1
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ELISABETTA E MARIA
«Ecco, Elisabetta tua parente ha
concepito anch’essa nella sua vecchiaia»
Luca 1,36
T7LISABETTA e Maria, due donne,
due parenti, due storie parallele,
due madri destinate al dolore supremo
della perdita violenta dei figli vaticinati, due donne che oscurano i loro uomini, che accolgono lo Spirito del Signore con fede simile, ma con esiti diversi. Elisabetta e Maria sono, nella costruzione poetica di Luca, testimoni e
protagoniste di una storia più grande
di loro che, tuttavia, le accomuna. La
storia non è la loro, ma è la storia degli
interventi dello Spirito. Egli viene
dalVAlto ad animare il panorama deprimente di un'umanità che non spera
più 0 che, se lo fa, scambia la speranza
con la preveggenza. La differenza tra
loro due sta nel modo con cui lo Spirito
anima la loro vita: l’intervento dello
Spirito nella vita e nella persona di Elisabetta consiste nel superamento dei limiti fisici dovuti all’età per consentire
la nascita di Giovanni il battezzatore.
Evento straordinario come quelli, presenti nella memoria di Israele, di Sara,
madre di Isacco, e Anna, madre di Samuele. L’intervento dello Spirito nella
vita e nella persona di Maria consiste
nel superamento della natura stessa,
per cui ella concepisce un bambino
senza il concorso di un uomo. Meditare
su similarietà e differenze delle vicende
di queste due vite parallele è certamente un utile esercizio, ma a noi basti qui
osservare alcune particolarità.
La prima osservazione è ovvia, ma
non per questo trascurabile: l’intervento del Signore, lo Spirito, è ciò
che orienta la vita di queste due donne. Tutto è narrato con grande dignità
e infinita poesia con il risultato di far
emergere la funzione fondamentale
dello Spirito. Per Luca è importante
evidenziare che la vita del popolo di
Dio nella storia di questo mondo è da
ricondursi all’azione dello Spirito. La
chiesa, se vive, vive di questa presenza
dinamica, non di altro. La seconda
considerazione è la seguente: la scelta
di queste due donne come origini
umane di due persone così significative come Giovanni e Gesù vuole dire
che la chiesa vive la presenza attiva
dello Spirito tra la forza della profezia
(Giovanni, la predicazione, l’appello
alla conversione, ecc.) e il miracolo
dell’incarnazione del Eiglio del Signore finalizzato alla salvezza.
/N terzo luogo, l’azione dello Spirito
si muove per realizzare ciò che ormai era «l’inaspettato», cioè l’apparire
del novello Elia (Giovanni il Battista) e
«l’incredibile», cioè Gesù che nasce da
Maria vergine. Inaspettato e incredibile, non sono due visioni del mondo che
Si giustappongono o si considerano in
successione, ma sono due realtà complementari. Come non vi fu Gesù senza Giovanni, non si può intendere la
salvezza senza ravvedimento e remissione dei peccati. Giovanni rappresenta l’affermazione e la celebrazione
deU’etica, Gesù rappresenta la crisi di
cfuesto tipo di mondo. Infine del finito,
colui che porta a compimento la nostra storia personale e la storia di tutto
[essere con le macerie delle sue rovine;
m una parola, Gesù inaugura l’era
creila fine, perché egli non è un miracolo di natura, ma l’incarnazione del
totalmente altro. La chiesa, dunque, ci
tocconta Luca, vive tra profezia e incarnazione, tra ciò che è inaspettato e
CIÒ che è incredibile, tra etica ed escatologia. Perché occorre che la chiesa
Sia purificata da ogni velleità di salvarsi e di salvare, per essere umile
strumento e consapevole testimone
ttcll’Emmanuele come furono a loro
tttodo Elisabetta e Maria.
____ Paolo Spanu
SETT1MAMAI.K.DELLE CHIESÉ:imilELÌ[CHi:BmX^
Aperta ad barare (Zimbabwe) la Vili Assemblea del Consiglio ecumenico delle chiese
Un appello a mondializzare la solidarietà
Il culto di apertura dell'Assemblea del giubileo^ presieduto dalla pastora portoricana Eunice
Santana, si è svoltò in una grande tenda nel campus dell'Università con oltre 4.000 partecipanti
PAOLO EMILIO LANDI
HARARE, Zimbabwe, 3 dicembre
Una croce in tek alta 4 metri, con
appesa la forma stilizzata del continente africano, opera di un celebre
scultore locale, è portata a spalla
sul palco, al ritmo dei tamburi. Si
apre così nella capitale dello Zimbabwe, la Vili Assemblea del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec),
con un culto tenuto nella grande
tenda da circo istallata nei giardini
della locale università.
L’Assemblea, la settima dalla fondazione del Cec, non solo costituisce il punto focale dell’attività del
Consiglio ma celebra quest’anno il
SOesimo anniversario dalla sua fondazione, avvenuta ad Amsterdam
nel 1948. Un’occasione per guardare indietro e avanti nella storia del
maggiore organismo ecumenico
mondiale. Il Cec è una comunità di
332 chiese di più di 100 paesi in tutti i continenti che rappresentano
tutte le grandi tradizioni cristiane,
esclusa quella cattolica che ciononostante collabora attivamente.
I 4.000 partecipanti, provenienti
da tutto il mondo, si riuniranno fino al 14 dicembre prossimo, intorno al tema «Volgetevi a Dio - Rallegratevi nella speranza». Il tema
esprime la chiamata a rinunciare a
una cultura di indifferenza e di egocentrismo e violenza per rivolgersi
alla vera sorgente di -vita. Allo stesso
tempo, nonostante la drammatica
situazione mondiale, il tema invita
ad affidarsi allo Spirito Santo che
agisce nella storia. Durante tutta
l’Assemblea il tema sarà esaminato
con studi biblici e dichiarazioni
nelle plenarie. Sarà testimoniato
con culti quotidiani e ampliato nella discussione dei temi critici
dell’agenda mondiale: il Nord e il
Sud del mondo, le chiese e l’ecumenismo, l’attualità, il futuro del
Consiglio ecumenico.
Non è un caso che il Cec abbia
deciso di tornare per la seconda
volta in Africa con la sua Assemblea: il continente africano sarà tra
Un momento del culto di apertura
breve il luogo dove si troveranno
più cristiani, il futuro della cristianità sarà legato indissolubilmente
al destino di questo continente.
Durante la predicazione nel culto di apertura la pastora Eunice
Santana, una dei presidenti del
Cec, ha insistito nel ricordare che il
60% della popolazione mondiale vive nella povertà, che un miliardo e
mezzo di persone guadagnano meno di un dollaro al giorno: «Se consideriamo la pratica di Gesù, attraverso la quale ci rivela Dio - ha detto -, scopriamo che questa pratica
di vita, difende e protegge la dignità
umana, si oppone ai sistemi di
morte. Rende possibile l’esplorazione di progetti di vita all’interno
di una società prostrata dall’ingiustizia, una società in cui lo sfruttamento, l’esclusione, l’oppressione
religiosa, politica e sociale e la povertà, sono la quotidiana esperienza della maggioranza della popolazione». Il culto, festoso nei canti
(foto wcc)
guidati da un coro di 200 cristiani
locali, si è concluso con un appello
a mondializzare la solidarietà, seguendo l’insegnamento di Gesù, rilanciando il ruolo delle chiese in
questo processo di riequilibrio delle economie e delle società.
L’Assemblea dovrà decidere sulla
formazione di un nuovo forum
ecumenico nel quale il Gec non
avrà una posizione di privilegio. Il
moderatore del Cec, il catholicos
Aram, ha affermato: «L’ecumenismo delle istituzioni è in crisi. Molte delle nostre chiese membro sono disilluse riguardo le istituzioni
ecumeniche. La gente, soprattutto
i giovani, non vuole diventare prigioniera delle istituzioni». D’altra
parte, Konrad Raiser, segretario generale del Cec, ha notato nella sua
relazione che «il Consiglio è diventato per la maggior parte protestante e occidentale».
Il movimento ecumenico è in crisi sia al suo interno sia all’esterno.
Chiusura del «Decennio di solidarietà delle chiese con le donne»
Lettera all'Assemblea: Ascoltate la voce delle donne!
ELIZABETH GREEN
HE cosa siete venute a vedere?» ha
chiesto Musima Kanyoro,
segretaria generale dell’
Ymca (Unione cristiana
delle giovani), alle mille
donne (e una manciata di
uomini) riunitesi ad Harare (Zimbabwe) per festeggiare la chiusura del «Decennio ecumenico delle
chiese in solidarietà con le
donne». Eravamo venute a
vedere un’Africa presa
nella morsa della povertà,
divisa dalle guerre, malata
di Aids o avevamo occhi
per vedere un continente
«vibrante di speranza viva»? Che cosa era venuta a
vedere questa moltitudine
variopinta di donne proveniente da ogni regione
del mondo?
Abbiamo visto, sentito,
toccato, assaporato il benvenuto delle donne africa
ne, dello Zimbabwe in
modo particolare. Ci hanno festeggiate con la musica, la danza, i lavori artigianali, la loro disponibilità, ma anche tante altre
donne, ciascuna con la
propria storia, il proprio
impegno, la propria fede.
Sì, perché ancora una volta abbiamo visto che il
Decennio di solidarietà
delle chiese con le donne
è stato piuttosto un decennio di solidarietà delle
donne con le chiese.
Infatti Konrad Raiser,
segretario generale del
Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), ha confessato l’impossibilità di mobilitare tutte le chiese e i
loro esecutivi intorno ai
temi del Decennio, come
la lotta contro il razzismo.
La lotta contro il sessismo
prevede un impegno a
lungo termine. Tuttavia,
ha affermato Raiser, il De
cennio è riuscito a rompere il silenzio e a far sì che
le chiese sentissero la voce delle donne, voce che
racconta, com’è successo
in una delle sessioni del
Festival, non solo della
violenza subita (in casa,
nella chiesa, per strada)
ma anche delTimpegno
concreto delle donne
contro la violenza, con
iniziative di ogni genere
in tutto il mondo. Voce
che le chiese spesso non
vogliono ascoltare perché
piena di dolore come erano le lacrime che abbiamo condiviso, versando
in un recipiente l’acqua
portata da ciascuna dal
proprio paese, acqua che
è stata ripresa in una liturgia ricca e suggestiva curata dalla teologa coreana
Chung Hyun Kyung. Tutto
questo abbiamo visto,
sentito, toccato.
E ora? Sul rinnovato
impegno di solidarietà
delle chiese con le donne
bisogna aspettare l’esito
dell’Assemblea, a cui le
donne del Festival hanno
indirizzato una lettera
programmatica. In ogni
caso bisogna, riprendendo un tema introdotto
dalla Kanyoro e ricorrente
per tutti i quattro giorni
del Festival, riscoprire,
donne giovani e meno
giovani, la nostra vocazione ad essere «elementi
di disturbo», «datrici di
fastidio» (ossia vere e proprie rompiscatole).
Bisogna cioè prendere
come modello la donna
della parabola di Luca 18
che non smette di insistere presso il giudice (o la
chiesa) ingiusto finché
non sia fatta giustizia, non
solo per lei ma per tutte le
donne rappresentate dalla moltitudine variopinta
riunitasi ad Harare.
Da una parte, in questi ultimi anni
la Chiesa ortodossa orientale ha richiesto maggiore visibilità e potere.
Le alte istituzioni orientali hanno
focalizzato il loro dissenso nei confronti delle chiese protestanti storiche soprattutto sui temi etici quali
l’aborto, l’omosessualità, oltre che
sul tema delle donne nella chiesa.
Significativamente, i rappresentanti ortodossi orientali all’Assemblea
sono di basso livello istituzionale.
Ma anche nell’ortodossia ci sono
voci più legate alla storia del movimento ecumenico. L’arcivescovo
Anastasios di Tirana (Albania), ha
affermato che, nonostante le presenti difficoltà, l’unità dei cristiani
non è un’opzione della vita cristiana, ma l’opzione imprescindibile.
Si è dichiarato ottimista ricordando
che «Dio è il Dio della Speranza».
L’Assemblea ha ricevuto un messaggio di saluto di papa Giovanni
Paolo II che, citando l’Enciclica «Ut
Unum Sint», ha ricordato che «credere in Cristo significa desiderare
l’unità dei cristiani». Pur esprimendo profondo apprezzamento per il
lavoro del Consiglio ecumenico in
questi decenni, il vescovo di Roma
non manca di citare il Giubileo
dell’anno 2000 come un’occasione
di testimoniare l’unità dei cristiani
in Gesù Cristo.
Ma, ascoltando i delegati e gli
oratori, l’impressione è che, con
ravvicinarsi della scadenza giubilare, le affermazioni della Chiesa
cattolica romana siano sempre
meno accettabili in ambito ecumenico. Molti hanno fatto riferimento all’indulgenza plenaria per
coloro che almeno per un giorno
smetteranno di fumare, se lo faranno con spirito di sacrificio e rinuncia cristiana. La teologa brasiliana Wanda Deifelt ha ammesso
che in America Latina «le porte si
stanno lentamente ma inesorabilmente chiudendo». In questa prospettiva il lavoro dell’Assemblea di
Harare assume tutta la sua importanza storica, quasi una rifondazione del Consiglio ecumenico nei
metodi e nelle strutture, nelle
priorità come nei temi.
L’Assemblea è stata preceduta
dal Festival per il Decennio ecumenico di solidarietà con le donne
(27-30 novembre) durante il quale
1.000 donne hanno valutato i progressi nel «restituire alle donne il
loro giusto posto nella casa del Signore». Il documento finale denuncia la violenza sulle donne, l’ingiustizia economica e razziale nei loro
confronti, esprimendo preoccupazione, in campo religioso, per la
crescita del fondamentalismo. Pur
riconoscendo che molte chiese non hanno fatto abbastanza,
Mercy Oduyoye, del Ghana, ex vicesegretario generale, ha ricordato
che «in questi 10 anni abbiamo visto un vescovo metodista e sette
vescovi luterani donne».
EDITORIALE
Il ritorno delle indulgenze
di PAOLO RICCA
A PAGINA
ia
„ „«COMMENTO
Omosessualità e dialogo
di ALBERTO TACCIA
A PAGINA
2
PAG. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
VENERDÌ 11 DICEMBRE i<kv
> ^ . ■jyvj >■» .V /■ s >- i" ^ ^
«Consolate,
consolate il mio
popolo, dice il
vostro Dio.
Parlate al cuore
di Gerusalemme
e proclamate che
il tempo della sua
schiavitù è
compiuto;
che il debito della
sua iniquità è
pagato, che essa
ha ricevuto dalla
mano del Signore
il doppio per tutti
i suoi peccati.
La voce di uno
grida: “Preparate
nel deserto la via
del Signore,
appianate nei
luoghi aridi una
strada per il
nostro Dio.
Ogni valle sia
colmata, ogni
monte e ogni colle
siano abbassati;
i luoghi scoscesi
siano livellati,
iluoghi
accidentati
diventino
pianeggianti.
Allora la gloria
del Signore sarà
rivelata, e tutti,
allo stesso tempo,
la vedranno;
perché la bocca
del Signore
Lha detto”.
Una voce dice:
“Grida!”
E si risponde:
“Che griderò?”
“Grida che ogni
carne è come
l’erba e che tutta
la sua grazia è
come il fiore del
campo.
L’erba si secca, il
fiore appassisce,
ma la parola del
nostro Dio dura
per sempre”.
Tu che porti la
buona notizia a
Sion, sali sopra
un alto monte! Tu
che porti la
buona notizia a
Gerusalemme,
alza forte la voce!
Alzala, non
temere! Di’ alle
città di Giuda:
“Ecco il vostro
Dio!”»
(Isaia 40,1-9)
«PREPARATE LA VIA DEL SIGNORE!»
L'invito rivolto dal profeta Isaia agli esuli israeliti a Babilonia prefigura la venuta
del Messia che si abbasserà e si farà carico fino in fondo delle ferite dell'umanità
SALVATORE RAPISARDA
Lf INVITO a preparare la via
I per la quale il Signore dovrà
passare può essere considerato
il brano d’Awento per eccellenza. Cosi è stato inteso dal profeta e così lo hanno inteso gli autori dei sinottici, anche se con
sfumature diverse. La parola del
profeta invita ad agire nel presente animati dai sentimenti
che l’imminente passaggio del
Signore suggerisce. L’attività
dovrà essere adeguata al ruolo,
alla dignità, alla santità di colui
che sta per venire.
nire alle loro necessità, di ridurre al minimo i loro disagi preparando la strada.
Il ritorno dall'esilio
Dal contesto del nostro oracolo comprendiamo che il
profeta parla agli israeliti che
stanno sperimentando la fine
della deportazione babilonese e
sono in procinto di ritornare in
Palestina. Per essi la prova è finita; già albeggia il giorno del riscatto, della libertà, della dignità ritrovata. Occorre preparare una via veloce, facile da
percorrere. La via dovrà tagliare
diritto per il deserto e non dovrà
seguire il solito percorso delle
carovane, il viaggio da Babilonia a Gerusalemme dovrà essere
il più breve possibile, perché tra
gli esuli vi saranno donne incinte, persone anziane, malate,
nonché bambini e bambine.
Tutte queste persone sono
ansiose di baciare la terra di
Israele. Per avere un quadro attuale della loro condizione basta richiamare alla mente le immagini dei profughi del Kosovo,
dell’Albania o dei curdi sbarcati
sulle nostre coste. È dunque un
gesto d’amore quello di sowe
Preghiamo
Signore, grande è la nostra gioia nell’ascolto del tuo
messaggio di consolazione. Tu ci parli di punizione per
il nostro peccato, per la nostra trasgressione del tuo
patto. Ci rendi anche giustizia affermando che per il
nostro peccato siamo stati puniti con una pena doppia. Ma ancora più grande è la nostra riconoscenza
perché Gesù Cristo, il tuo diletto figlio, si è fatto carico
di pagare per la nostra colpa.
Signore, sappiamo di correre continuamente il rischio di andare contro il tuo piano di salvezza, di trascurare l’amore per il nostro prossimo, di mettere in
secondo piano la ricerca della giustizia, di vivere egoisticamente per noi stessi soltanto.
Fa’, 0 Signore, che l’esperienza di Israele sia per noi
di guida, fa’ che il prezzo che Cristo ha pagato sulla
croce sia per noi il fondamento di una vita nuova, fatta
di ravvedimento e di sempre maggiore comunione con
te. Fa’, ancora, che impariamo a coniugare il servizio
con la glorificazione del tuo nome, il fare la tua volontà
con la realizzazione della vocazione che ci hai rivolta.
La via per il Signore
IL profeta dice dell’altro. La via
da preparare non è soltanto
per il ritorno degli esuli. In primo luogo è la via per il Signore.
È lui che la percorrerà per primo. Al suo seguito cammineranno gli esuli, lo seguiranno come
si segue il liberatore, il salvatore.
Essi saranno il gregge che il pastore conduce con cura: «...raccoglierà gli agnelli in braccio, li
porterà sul petto, condurrà le
pecore che allattano» (v. 11).
Poiché la via è per il Signore,
prepararla in modo adeguato significa compiere un’opera con
cui si glorifica il Signore. Si tratterà di appianare luoghi aridi, di
colmare valli, di spianare, di livellare alture. Vero è che il Signore non ha bisogno di superstrade per spostarsi. Non possiamo dimenticare, e lo sapeva bene il profeta (cfr. 11, 11-16), che
il Signore ha diviso le acque del
Mar Rosso per far passare il suo
popolo; è lui che ha condotto il
suo popolo per quarant’anni nel
deserto; egli ha la sua dimora in
cielo; il suo trono è trasportato
in volo da straordinarie creature
viventi (dir. Ezechiele 1).
Dunque la strada da costruire
glorificherà il Signore, perché
servirà coloro che sono oggetto
della sua salvezza. Spiritualizzare la strada per il Signore è possibile, lo ha fatto Marco riferendoci la predicazione di Giovanni
Battista. Questa lettura non è inconciliabile con la lettura storica. Infatti solo chi accoglie la parola di Dio nel proprio cuore ubbidirà a quella parola. Solo cbi
crede ubbidisce e chi ubbidisce
crede, diceva Bonhoeffer. L’ubbidienza si misurerà dalla capacità di costruire la strada, cioè di
compiere gesti che abbiano valenza di adorazione e di culto,
ma anche politica.
impartiti ordini precisi: preparate, appianate. E ancora: colmare, abbassare, spianare. È giunto
il momento in cui bisogna porre
mano all’opera senza ritardi. La
strada si deve costruire. 11 Signore viene e porta con se gli esuli.
Non è pensabile farsi trovare
con un progetto soltanto sulla
carta, con un cantiere ancora da
avviare. Sarebbe una crudeltà
verso i deportati e un’offesa al
Signore. Giunge così anche per
noi il momento in cui i nostri
progetti di servizio debbono ricevere priorità assoluta per essere attuati in breve tempo.
Per il Signore
e per il prossimo
Non è possibile disgiungere
la nostra responsabilit
Porre subito mano all'opera
PER il profeta il passaggio del
Signore è imminente, la sua
decisione di mettersi in viaggio
alla testa del suo popolo è presa,
ogni impedimento è stato superato. Tuttavia la carovana non è
ancora in movimento e il tempo
che rimane prima della partenza
non va misurato con orologi e
calendari, ma con l’ansia di chi
non vede l’ora di partire per
giungere alla sua patria liberata.
Per questo il tempo per preparare la strada è breve. Vengono
la nostra responsabilità
verso il Signore da quella verso
il prossimo. Quel cbe ci è chiesto di fare per il Signore vale anche per gli uomini e le donne
che ne beneficeranno. 11 gesto
verso il Signore è allo stesso
tempo un gesto verso il prossimo. Tutto ciò è detto chiaramente in una infinità di passi
biblici, ed è sconvolgente constatare come nel corso della storia persone religiose abbiano
potuto pensare di separare questi due aspetti. Rimane un mistero come ancora oggi si possa
pensare di lodare Dio, di celebrare feste solenni, accontentandosi al massimo di costruire
centri di accoglienza, campi
profughi, ghetti, senza costruire
quelle strade sulle quali le vittime della guerra, della povertà,
della dittatura possano camminare speditamente verso la libertà e la prosperità. Queste
considerazioni ci interpellano
non soltanto a proposito delle
vittime della guerra, dovunque
essa viene combattuta, ma anche a proposito dell’immigrazione, della giustizia sociale, del
riconoscimento dei diritti delle
minoranze e dei diritti fondamentali di ogni persona.
Alla conclusione dell’oracolo
la metafora del passaggio del Signore cede il posto a una rivelazione particolare: «Allora la gloria del Signore sarà rivelata» (v.
5). Questo avverrà quando gli
esuli torneranno a Gerusalemme, e in generale quando ogni
persona oppressa sarà liberata.
Questo vedranno coloro che costruiranno la strada e lo vedranno tutti. Per il profeta è estremamente chiaro che il rimpatrio
dei suoi connazionali non è dovuto ai rivolgimenti storici, alle
alterne fortune degli eserciti in
campo. Quel rimpatrio manifesterà la gloria del Signore, perché risponde alla sua volontà. In
questo il Signore si rende glorioso: nel riscattare e nel ricondurre alla propria casa il popolo che
ha sperimentato quarant’anni di
deportazione. Tutto ciò, alla luce dei grandi numeri della storia, alla luce della piccolezza di
Israele, anzi di Giuda, specialmente dopo le decimazioni di
Nabucodonosor, può apparire
una piccola cosa, un piccolo
successo, non già una grande
gloria. Il profeta è cosciente della questione dei numeri, altrove
si parla di «piccolo residuo». Ma
la gloria del Signore si manifesta
indipendentemente dal numero
dei riscattati, e appare ancora
più luminosa perché si manifesta persino nelle realtà che non
trovano udienza tra le grandi
questioni della storia.
La gloria del Signore
Questo modo di parlare della gloria del Signore, di individuare là dove essa si manifesta, ci dice molto del Signore che
viene. Ce lo presenta come il Signore che governa il mondo, che
ha in mano persino i potenti della storia, e allo stesso tempo ce
lo fa vedere accanto alle persone
umiliate, ferite, perdenti per riscattarle, per dar loro tutto ciò
che è stato loro sottratto. Egli è il
Signore potente che sta accanto
alle persone maltrattate, che sa
mettere il suo potere al servizio
delle persone da riscattare. Più
avanti, in Isaia stesso e nel Nuovo Testamento, il Signore scenderà un gradino più in basso, diventerà umile, umiliato, maltrattato egli stesso, per farsi carico
delle ferite dell’umanità.
Soltanto questo Signore,
pronto a servire, pronto a trarre
gloria nel riscatto delle persone
abbandonate, può essere confessato come il Salvatore del
mondo. Egli non compie un’opera a metà, non inizia dai livelli
alti per interessarsi soltanto a
una parte dell’umanità, ma si
abbassa al livello minimo, perché ama tutta l’umanità, perché
sa che tutta l’umanità vedrà la
sua gloria. La vedranno tanto
coloro che costruiranno la strada per servire, quanto coloro
che la percorreranno per andare
verso la terra promessa. Sarà un
gran giorno quando quella gloria sarà manifestata per tutti.
(Terza di una serie
di quattro meditazioni)
Note
omiletiche
I versetti dal 3 al 5
inseriti nel contesti!
apertura, prologo"*
Deutero-lsaia. Non è',
Cile collocarli stori
ncaiw
tempo della condj
ne dell'esilio babiloZ!
(539 a.C.). Questo prow
(versetti 1-11) d pre2
una serie di quattro^
oracoli (1-2, 3-5, 6-89.?
rivolti a Gerusalem'm,
in generale, al pppoij
Giuda che ha sperimjJ
to la deportazione a '
minciare dal 597 e
a.C. Sono oracoli die
lazione che annundanoi
fine della deportazione
il ritorno in patria. Pijl
tutto, però, annundanai
nuovo atteggiamentoil
Yhvh verso il suo popoij
Egli non punirà più ¡ls,
popolo, né direttameli
né mediante sovrani 90
nieri, ma li redimerà elif
condurrà in patria. Il it»
tato atteggiamento di,,
nei confronti del popolòj
manifesta in manierato
gibile, storica e politica,!
popolo ritornerà in
e riacquisterà la proptial
bertà. Il ritorno dall'esl
è parallelo all'uscita di
l'Egitto. Ambedue sm
gono per diretto intervet
to di Yhvh. La finedelfei
Ilo è anche come lafii(
del diluvio, ha davanti
sé promesse di benedi»
ne e non di ulteriori pii
zioni (Gen. 9).
L'oracolo dei versetti!
5, come quello successi!
è introdotto dalla cita»
ne di una voce. Quési
non è la voce del pr
Può essere intesa cornei
voce di Dio stesso 0 dii
,.. luterane (
Í bleadel.
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mezzo, s
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mo caso vi sarebbe «
nozione di abbassameli
di Dio, nel secondo DIoi
morrebbe totalmente
naccessibile e l'unica»
municazione possibiles varigrupf
rebbe quella che avvieii |pegnati st
mediante suoi intermedi la«Soclel
ri. La conclusione delFw menica p
colo parla della «bocca» . regione 1
Yhvh. È questa bocca d ; iur-Corse
ha parlato.
Il testo dell'AT è dW :
da quello che leggia)
nel NT, in Me 1, 3 e pai!
leli, dovuto alla traduil
dei LXX. Nel testo»
soretico è la strada che.Ì
ve essere costruita nel#
serto. Dato il contestoi
rico, non avrebbe sei
predicare nel deserto,
predicazione di Qio''**
Battista nel deserto, set«
do la tradizione di
risponde ad altre esige®
si tratta di esigerizeSF
tuali, di ravvedimeli»
non già sociali e pi
legate al ritorno in
Inoltre, per Marco il SiS
re che viene è già ided'
cato, è Gesù, mentre pei
Deutero-lsaia rimane
cora di là da venire.
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0 Sinodo delle chiese riformate della regione «Provence-Côte d'Azur-Corse»
«Dibattito 2000:2.000 dibattiti»
Questo il titolo del progetto che sarà lanciato al prossimo sinodo nazionale
I «valori» tipici dei protestanti impregnano sempre di più la società francese
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Il moderatore della sessione, Jean-Marie de Bouruenéy, ha iniziato il Sinodo
Lionale Provence-Côte d’
^ur-Corse tirando fuori da
un sacco una vecchia pentola
di scout, un uovo, dell’olio,
ecc ; ha separato il tuorlo
dali’albume, spiegando ad
ogni gesto che per fare un
buon Sinodo bisogna prendere le buone parole e mettete da parte le cattive, mettere
un po’ di sale ma non troppo... e ha passato il tutto al
vicemoderatore perché facesse la maionese.
Un po' di humour
Hon è stato l’unico esempio di humour di questo Si
nodo che, in un altro momento, ha visto l’équipe di
«coordinamento regionale»
raccogliere con grandi padelle i grossi pesci di cartone su
cui ogni partecipante aveva
espresso le sue proposte.
Accanto a questo, un intenso lavoro con modifiche
della Disciplina della Chiesa
riformata di Francia (Erf), tra
cui il nuovo «congedo parentale di educazione», un accordo sul dialogo tra chiese
anglicane di Gran Bretagna e
Irlanda e le chiese riformate e
luterane di Francia, l’Assemblea del giornale regionale
«Échanges», e tante altre cose
che incalzano in due giorni e
mezzo, soprattutto notizie
flash e depliant distribuiti dai
possibile s ; vari gmppi e associazioni im
pegnati su molti fronti: Scod,
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nella logica del commercio
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'nmo nei due sensi: Francia/paesi terzi e viceversa; la
campagna 98 è centrata su
quattro progetti, fra cui uno
snll’Italia: «Il protestantesimo italiano è ai margini del
^0 paese?»); cappellania del■«prigioni, degli ospedali;
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¡m epoca di disseminazione;
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Veicoli, ecc. La mancanza di
controrelazione, alla quale
*mnio abituati in Italia, permette forse un clima più diteso, con meno tensioni.
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Corsica: la Punta della Parata che chiude il golfo di Ajaccio
progetto nazionale «Dibattito
2000: 2.000 dibattiti», che ha
optato non per manifestazioni giubilati e «mediatiche»,
ma per la testimonianza nello spazio pubblico. Il progetto sarà lanciato al prossimo
Sinodo nazionale, poi ripreso
dalle regioni: nel 2001 verranno preparate nuove formulazioni delle «convinzioni» raccolte dai dialoghi nelle
regioni, che saranno poi riformulate dal Sinodo nazionale del 2002.
I «valori» protestanti
Louis Schloesing ha citato
G. Mermet: «I valori protestanti sono in salita. Se i protestanti sono molto minoritari, i valori che essi rappresentano impregnano però sempre di più la società francese,
e l’austerità, la semplicità,
l’aspetto spoglio, l’autenti
cità, tendono oggi a diventare virtù» («Comment vivent
les français», 1998).
Poi altri problemi di diaspora, di finanze, di solidarietà con il Centro America
colpito dal ciclone Mitch; è
stato votato all’unanimità il
sostegno alle persone «sanspapiers», chiedendo alle autorità civili «il più largo spirito umanitario nello studio
dei dossier degli stranieri che
intendono regolarizzare la loro situazione».
Non è passato invece l’ordine del giorno che parlava di
ambiguità della cappellania
militare, la quale dipende finanziariamente dal ministero della Difesa: i presentatori
richiedevano, in questo momento di ristrutturazione
dell’esercito, un esame approfondito da parte della
Chiesa riformata e della Fe
derazione protestante. Il tema del Sinodo regionale, in
vista di quello nazionale, era
«Gesti che parlano: battesimo, cena, segni».
La missione dell'Erf oggi
Era stato studiato nelle
chiese locali, e le risposte elaborate per il lavoro di gruppo
durante il Sinodo regionale:
prima di approvare il progetto di risoluzione finale, la sintesi è stata fatta con il professore di teologia pratica della
Facoltà di teologia di Montpellier, Jean-François Zorn.
Si invita a «riflettere alla missione della Chiesa riformata
nel mondo attuale... tra fedeltà attualizzata e attenzione aperta alle attese degli uomini e delle donne del nostro
tempo», soprattutto dei giovani e dei marginali in cerca
di senso per la loro vita, da
guidare verso una possibile
comprensione evangelica,
anche utilizzando musica,
teatro, danza, cinema, varie
forme di incontri festivi (nella zona cercano, ad esempio,
di prepararsi per portare una
voce evangelica durante il
Festival di Cannes).
Questa opportunità di partecipare ai Sinodi regionali di
paesi limitrofi è sempre più
utile per il nostro lavoro e per
possibili iniziative comuni, e
dovrebbe poter essere allargata ad altri tipi di incontri settoriali, più piccoli, come le
nuove «équipe» della regione
Provence: catechesi, diaconia,
formazione, giovani, liturgia
musica e canto, missioni, relazioni ecumeniche (l’Erf ha
scelto il coordinamento regionale anziché le commissioni
che delegano a pochi).
Berlino: convegno dell'Alleanza mondiale battista
I diversi modi di esprimersi per adorare Dio
L’adorazione di Dio e le
sue motivazioni sono stati i
temi centrali del Convegno
internazionede su «I battisti e
l’adorazione» tenuto a Berlino presso la chiesa battista di
Schoneberg dal 15 al 18 ottobre scorso. Il convegno, organizzato dall’Alleanza mondiale battista (Amb) con la
collaborazione della Federazione battista europea (Fbe)
e dei battisti tedeschi è stato
presieduto da Tony Cupit, direttore del servizio Studi e ricerche dell’Amb. Vi hanno
preso parte circa 600 persone
di 58 paesi diversi, provenienti da tutti i continenti.
Il convegno non ha soltanto dibattuto teologicamente
l’argomento con studi di Karl
Heinz Walter, segretario generale della Fbe, e di Thorwald Lorenzen e Noci Vose,
provenienti dall’Australia, ma
ha dato il più ampio spazio
alla pratica dell’adorazione
esercitata attraverso gli strumenti umani di cui disponiamo: dalla musica alla preghiera, dall’esposizione biblica alla predicazione, dalia
danza al mimo alla drammatizzazione, con la massima libertà di interpretazione. Come ha sottolineato il pastore
inglese Chris Ellis: «Di tutti gli
atti che compiamo sulla terra,
l’unico che sarà ancora attuale in cielo è l’adorazione».
L’esempio di come ogni
popolo debba trovare il suo
modo di esprimersi per adorare Dio lo ha dato Ken Cadette, di Trinidad, raccontando l’esperienza delle chiese
dei Caraibi, passate prima
per il periodo dell’imposizione teologica nell’epoca della
PAG. 3 RIFORMA
Adorare con la danza: un momento del convegno (Foto Martha Skelton)
colonizzazione, poi per la fase in cui guardavano come
esempio ai modelli che venivano dall’Europa, per giungere infine al presente in cui
si sono sviluppate una teologia e una riflessione indigena, che ha saputo tradurre la
verità dell’Evangelo nelle
culture locali dando vita a
espressioni di fede originali.
Mona Khauli, del Libano,
Simon Sirkar, del Bangladesh, e Gregory Komendant,
dell’Ucraina, hanno parlato
dell’importanza dell’adorazione nella sofferenza, durante i periodi di guerra e di
persecuzione. È stato anche
osservato come fra i battisti
in genere, e specialmente nei
paesi occidentali, si sia scarsi
di simboli e di segni e, anche
nel battesimo e nella cena del
Signore, si dia poco spazio a
momenti significativi di creatività. Douglas Waruta, presidente del Dipartimento degli
studi religiosi dell’Università
Dal
Usa: Billy Graham in diretta su Internet
CALIFORNIA — Il 24 ottobre scorso il famoso evangelista
americano Billy Graham ha predicato in diretta su Internet. Il
collegamento, durato una ventina di minuti, è stato effettuato
dal 79enne predicatore battista da uno stadio della California.
«È spaventoso come la tecnologia moderna possa rendere
vulnerabile il mondo» aveva detto tempo fa Billy Graham in
una sua predicazione. Ma adesso ha sottolineato che questa
stessa tecnologia può essere usata «per proclamare l’Evangelo con una ampiezza mai vista prima d’ora», e vorrebbe potersi servire di questa rete per raggiungere prima di tutto i
giovani. Durante il suo intervento è stato inserito nel programma anche un concerto dal vivo di musica rock cristiana.
Rick Marshall, direttore della «crociata» di Billy Graham, afferma che questa musica può essere un aggancio per contattare il numero crescente di giovani non credenti che non
metterebbero mai piede in una chiesa. La predicazione di Billy Graham viene tradotta in simultanea servendosi delle onde
corte: già si effettua in cantonese, mandarino, spagnolo e
vietnamita. Per poter seguire questi spettacoli occorre possedere un «Reai Player» software che può essere collegato in rete gratis. Il sito web della Billy Graham Evangelistic Association è http: / / www.tampabaycrusade.org. (Ref.Presse)
Rafforzati i legami tra la Chiesa dei Fratelli
moravi e la Chiesa anglicana
FETTER LANE — Si rafforzano i legami tra la Chiesa dei Fratelli Moravi e la Chiesa anglicana. Firmando il 7 novembre l’accordo di Fetter Lane (il luogo dove nel 1738 sorse la prima chiesa morava in Inghilterra, poi distrutta da un bombardamento
durante la seconda guerra mondiale) le due chiese riconoscono
«una comune tradizione di spiritualità e liturgia» e promettono
di «condividere la propria testimonianza e missione». La Chiesa morava ha le sue radici nel movimento riformatore di Jan
Hus e conta oltre 700.000 fedeli nel mondo. (nev/eni)
Mosca: inaugurazione della prima chiesa
avventista del settimo giorno
MOSCA— Il 31 ottobre scorso è stato inaugurato il primo
luogo di culto di proprietà della Chiesa avventista russa dai
tempi delle politiche di confisca ad opera del regime comunista. Barbara Huff, assistente amministrativo del distretto regionale di Mosca, ha sottolineato l’importanza deU’awenimento e ha riferito che la costruzione della chiesa è iniziata
nel maggio del 1997 grazie a un’offerta mondiale e a una donazione privata. Alla cerimonia di inaugurazione erano presenti molti rappresentanti religiosi tra i quali Robert Kloosterhuis, vicepresidente della Conferenza generale degli avventisti, V. Shaikevich, rappresentante della Chiesa cattolica
russa, N. Reshikovets, rappresentante della Chiesa pentecostale e K. Blazhenov, in rappresentanza delle autorità della
città di Mosca. La prima Chiesa avventista fu stabilita a Mosca nel lontano 1908 e contava 30 membri. Oggi sono state
unificate due comunità che si riuniranno nel nuovo luogo di
culto in cui c’è lo spazio sufficiente per ospitare i 400 membri
del distretto est di Mosca. Gli avventisti a Mosca sono 3.200 e
si riuniscono in 12 luoghi di culto. (bia)
Germania: 2.000 pastori disoccupati
FRANCOFORTE — In Germania circa 2.000 diplomati e diplomate in teologia non hanno nessuna possibilità di entrare
nei ruoli pastorali, almeno per il momento. Soprattutto per le
difficoltà economiche in cui versano diverse chiese, nonostante abbiano superato gli esami con profitto, non possono essere
nemmeno accolti per il periodo di prova del cosiddetto «vicariato». Alla ricerca di un’occupazione gli aspiranti pastori trovano i lavori più disparati, in banca come nella pubblicità, nelle case editrici, presso le industrie automobilistiche e talvolta
in impieghi che richiedono un intervento nel sociale. (epd)
Lituania: registrati i battisti
di Nairobi (Kenia) ha descritto un servizio battesimale in
Africa: i catecumeni stanno
sulla riva del fiume, il pastore
in mezzo alla corrente e i
membri della chiesa sull’altra
riva, cantando e pregando.
Ogni persona che viene battezzata esce dall’acqua salendo sulla «riva dei credenti»
dove viene abbracciata e accolta nella comunione fraterna. Questo è un esempio di
come si può arricchire di significati simbolici e di adorazione un momento particolare della vita della chiesa.
Jason Das, del Bangladesh,
ha ricordato che il culto non
deve essere qualcosa di staccato dalla vita quotidiana e
ha raccontato di una persona
che giunta tardi ai culto aveva chiesto se il «servizio del
culto» era finito. «Sì - gli aveva risposto un membro di
chiesa - il culto in chiesa è finito, ma il servizio comincia
adesso». (ebps)
VILNIUS — Dopo uno sforzo durato parecchi mesi i battisti
lituani sono stati registrati ufficialmente come Unione delle
chiese evangeliche battiste di Lituania, secondo quanto riferito dal Segretario esecutivo dell’Unione, Linas Andronovas. Il
prossimo passo sarà il tentativo di diventare il decimo gruppo religioso riconosciuto dallo stato lituano. «Ringraziamo
tutti coloro che avendoci sostenuto nel momenti di difficoltà
e incertezza sono con noi anche in questi momenti di cambiamento e di gioia» ha detto Andronovas. (ebps)
^ Luterani e «media» negli Stati Uniti
USA — La Chiesa evangelica luterana in America (Elka) ha
iniziato una campagna per la riconquista dell’identità in tutti gli
Usa. Con spot alla televisione e alla radio, tramite i giornali e i
manifesti, la Elka si propone di invitare ad aderire alla Chiesa
tutti coloro che (sia di lingua inglese, sia di lingua spagnola) non
appartengono a nessuna chiesa. Questa azione ha provocato
delle reazioni positive tra i membri della Chiesa luterana. Eric C.
Shafer, direttore per le comunicazioni dell’Elka, illustrando il
progetto ha detto: «Questa campagna è la risposta al desiderio
espresso da molti che la Chiesa luterana si renda più visibile attraverso i media e la pubblicità». Con questa campagna l'Elka
vorrebbe raggiungere soprattutto due categorie di persone: i nati nel periodo del cosiddetto «babyboom» e i loro figli e la generazione dei giovani adulti, tra i 18 e i 30 anni. (Ref.Presse)
^ Olanda: al via una campagna
quinquennale per leggere la Bibbia
AMSTERDAM — 15 chiese protestanti e 5 organizzazioni
ecumeniche olandesi si sono unite dando vita a un piano
quinquennale per «ridare importanza al meno letto best seller
del mondo». Non si tratta di impegnarsi a vendere o diffondere altre copie della Bibbia, dice un comunicato emesso in proposito, quanto piuttosto a spingere gli olandesi «a togliere la
polvere dalle loro copie della Scrittura». (nevirec)
4
PAG. 4 RIFORMA
VENERDÌ ll^DlCEMBR^
Si è tenuto a Aix-en-Provence un Colloquio internazionale sui valdesi
Le novità delle fonti medioevali
Un aggiornamento sugli studi più recenti e sui documenti che potranno determinare
nuovi sviluppi storiografici. Sono stati ricordati Enea Balmas e Giovanni Gönnet
CARLO RAPINI
Nella prestigiosa sede
della «Casa mediterranea
delle scienze umane» dell’Università di Aix-en-Provence
(sala Georges Duby), recentemente inaugurata, ha avuto
luogo il 6 e 7 novembre il secondo Colloquio internazionale su «1 valdesi», a cui hanno partecipato i maggiori
specialisti europei provenienti da Belgio, Francia, Germania, Inghilterra, Italia, Repubblica ceca e Svizzera. L’Italia
era rappresentata dal prof. G.
Grado Merlo (Università di
Milano) con due suoi allievi,
dai prof. Cesare G. De Michelis e Franco Giacone (Università di Roma), oltre al sottoscritto; è stato notato con rincrescimento l’attuale apparente scarso interesse di questa Società per il periodo medioevale. È stata ricordata la
vasta e assidua opera del
prof. Giovanni Gönnet, conclusa dal secondo volume
deU’Enchiridion Fontium
Valdensium (Claudiana, ’98),
molto apprezzato durante il
Colloquio. È stato pure ricordato l’apporto del prof. Enea
Balmas e auspicata la ripresa
del suo progetto di «Antichi
testi valdesi».
Il Colloquio si è rivelato
prezioso per l’informazione
sulle acquisizioni di quest’ultimo decennio, risultate più
numerose del previsto. L’attivissimo prof. Peter Biller di
New York ha dichiarato che è
in arrivo «un’età dell’oro degli studi valdesi», annunciata
da nuove importanti edizioni
di fonti del Due-Trecento.
Egli stesso ha dimostrato che
una delle fonti più significative del primo Trecento, il De
vita et actibus, de fide...haereticorum qui se dicunt Pauperes de Lugduno (in cui è minutamente descritta la vita, la
fede e la liturgia adottata negli «ospizi» valdesi), ritenuto
da sempre un documento del
valdismo austriaco, appartiene invece all’area della Provenza-Linguadoca: e questo
cambia moltissimo per la
storia di questo valdismo, erroneamente giudicato agonizzante in quel periodo.
Uno specialista della storia
della chiesa di Lione, il prof.
Michel Rubellin, ha dato un
contributo fondamentale alla
storia del breve periodo lionese del valdismo, dimostrando in modo convincente
che l’arcivescovo Guichard,
un cistercense di elevata spiritualità, aveva sostenuto in
ogni modo l’attività di rinnovamento religioso dei «poveri» valdesi nella diocesi lionese: Valdo, dice Rubellin, era
un «ausiliario laico dell’arcivescovo»; questi gli avrebbe
consigliato di recarsi a Roma
durante il Concilio del 1179,
dandogli forse una lettera di
raccomandazione per il papa. La condanna e l’espulsione dei valdesi dalla città se
L'Inquisizione in un’incisione del ’400
guirà infatti di poco la morte
del loro fedele protettore nel
1182-83. Molto importanti
anche le ricerche della svizzera Kathrin Utz Tremp sui
processi di Friburgo e di Strasburgo nei primi decenni del
Trecento, che svelano un valdismo inconsueto, ricco e influente, molto bene inserito
nelle classi cittadine.
Il Colloquio si è chiuso con
una presentazione pubblica
del libro di Gabriel Audisio,
Les Vaudois, ripubblicato
dall’importante editore parigino Fayard (tradotto in tedesco e tra poco in inglese), e
del romanzo storico sui vaidesi del Luberon di FranzOlivier Giesbert, un giornalista notissimo in Francia perché direttore della redazione
del Figaro di Parigi. Dinanzi
ad alcune centinaia di persone, il famoso giornalista ha
detto; «Bisogna leggere le
fonti valdesi, io vi esorto a
farlo perché il y a de la modernité>. E si riferiva in particolare alla lotta per la tolleranza, contro la pena di morte e le crociate. «La storia valdese - ha detto Audisio - è la
migliore dimostrazione che la
violenza è impotente; i valdesi sono stati massacrati molte
volte e bruciati sul rogo, ma
sono sempre sopravvissuti».
Ascoltandoli ci si rendeva
conto che oggi il nome «Vaudois» esercita in Francia un
fascino straordinario, quasi
magico, ancora più vivo di
quello esercitato anni fa dal
nome «Cathares».
La storia del movimento
valdese medioevale, la sua eccezionale «letteratura», sono
un unicum che attrae storici
validissimi in tutta Europa.
Possiamo dimenticarcene?
^ Un saggio in forma di romanzo
Il re che vuole scoprire
le altre religioni
FULVIO FERRARIO
IN un paese lontano, prospero e molto secolarizzato, le notti del re e di un suo
consigliere sono turbati da
un sogni misteriosi, che
pongono loro le grandi domande sulla vita, sulla morte
e su Dio. Il re non può accontentarsi delle risposte
della tradizione (cristiana) in
cui è nato e che nel suo regno vede lentamente deperire: vuole ascoltare anche altre voci, vuole capire, sapere.
Convoca così il primo «Gran
torneo delle religioni»; i rappresentanti 4el cristianesimo, dell’ebraismo, dell’islamismo, dell’induismo e buddismo esporranno i loro
punti di vista e le loro risposte ai grandi quesiti delTumanità; anche l’ateismo radicale è invitato, nella persona di un filosofo francese, e
il Gran torneo ha inizio.
Questo il prologo dell’originale lavoro del pastore svizzero di origine keniota Shafique Keshavjee, autorevole
specialista di dialogo interreligioso’*. Il seguito si può riassumere assai brevemente; i
rappresentanti delle religioni
e dell’ateismo presentano le
loro convinzioni con grande
efficacia e nel massimo rispetto reciproco; la discussione è quanto mai feconda,
i tentativi di turbarla dall’esterno (da parte dei cattivi
fondamentalisti, in particolare islamici) sono respinti e le
tentazioni di slealtà da parte
di qualche interlocutore so
no prontamente cacciai
rio
C’è anche una storia d
e un finale a sorpresaci
non troppo.
Se l’impianto narrativou
è particolarmente elaborai
il volume costituisce tuttai
una bella introduzione ali
mi del dialogo
lisíeme
GINO
lOPOleg
IzialUelli
-li Anni 21
pi compag
Le grandi religioni delf«;^'
nità e la visione atea delrniT
do sono molto ben delinp^fc“'"^-- *
e7r„„,rcTgireir.3.5^''
cruciali dei confronto coni P* ’
sicurezza che viene daU’esn
rienza del dialogo pratica?
anche positivo che i lettori SLta (
le lettrici del nostro paese^ SSdam
biano la possibilità dico« m„!in
frontarsi con un approccio! ^/„eHa i
problema che risente del “¿chei
formazione protestante de dazioni c
l’autore: nessuna soluzioi op<
prefabbricata, una ricerca, scrive!
nesta e anche rischiosa, ci» , ,„o p la
sapevolezza dei limiti de| !L ¡1 Qatec
fiato
fedeltà ad essa II volumt i„„perdi
corredato da un appendicel l,hiridioi
livelli
cui e sinteticamente riassi
la carta d’identità delle pi
cipali religioni mondiali,
fatto che il libro sia stato
dotto così prontamente fl'oi
ginale francese è di quest'i
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non particolarmente sensi
le alle tematiche teologici
costituisce una spia della
polarità del tema e chis^.„^/>,^.^'
forse anche un piccolo sep
di una certa sprovincial
zione della cultura itali]
cosiddetta «laica».
ilo Cateà
10 pensato
e propria
iglia), usci
igli da disi
e; un teste
¡Diale della
iDsato piutt
(*) S. Keshaviee: Il re, il sai
il buffone. Torino, Einaudi,!
pp. 221, £26000.
La recente enciclica di Giovanni Paolo II «Fides et ratio» presenta il punto di vista della Chiesa cattolica latina^
Sostanzialmente ribadite le posizioni pre-conciliari sul rapporto tra fede e fisolosofia
ALFREDO SONELLI
IL problema dei rapporti tra
fede e filosofia diventa ancora più grave dinanzi ai quesiti delle filosofie del linguaggio. Il messaggio della Rivelazione è avvenuto mediante il
linguaggio umano: «Nel linguaggio umano prende corpo
il linguaggio di Dio che comunica la propria verità con
la “mirabile condiscendenza”
che rispecchia la logica dell’Incarnazione. Nell’interpretare le fonti della Rivelazione,
pertanto, è necessario che il
teologo si domandi quale sia
la verità profonda e genuina
che i testi vogliono comunicare pur nei limiti del linguaggio». Le fonti della Rivelazione esistono nella storia e
i testi che le esprimono risentono del condizionamento
storico culturale del tempo in
cui sono avvenuti, però comunicano la «verità profonda
e genuina». Com’è possibile
conciliare il relativo «la verità
stabile e assoluta» che annunciano?
Per quando riguarda i testi
biblici il loro significato profondo è dato dal Magistero:
«Questa verità - afferma il
papa - trova piena esplicitazione nella lettura perenne
che la Chiesa compie di tali
testi nel corso dei secoli,
mantenendone immutato il
significato originario». Per
«Chiesa» qui si potrebbe intendere il sensus fidelium, ma
nel cattolicesimo chi lo precisa se non il Magistero? Questo può farlo la Chiesa, ma il
problema si impone anche
alla filosofia: «È urgente pertanto che anche filosoficamente ci si interroghi sul rapporto che intercorre tra il fatto e il suo significato; rapporto che costituisce il senso
specifico della storia» (n. 94).
Il problema si ripresenta
per gli enunciati dogmatici:
anch’essi «pur risentendo a
volte la cultura del periodo in
cui vengono definiti, formulano una verità stabile e definitiva. Sorge quindi la domanda di come si possa conciliare l’assolutezza e Luniversalità della verità con l’innegabile condizionamento
delle formule che la esprimono» (95). Il papa trova la soluzione deH’applicazione di
una «ermeneutica aperta
all’istanza metafisica». In altre parole, è sempre il richiamo alla concezione scolastica
del sapere razionale profondamente radicata nel papa;
«Con il suo linguaggio storico
e circoscritto l’uomo può
esprimere verità che trascendono l’evento linguistico. La
verità, infatti, non può mai
essere limitata al tempo e alla
cultura: si conosce nella storia, ma supera la storia stessa» (n. 95).
Il problema diventa ancor
più specifico quando ci si interroga sulla «perenne validità del linguaggio concettuale usato nelle definizioni
conciliari» (96). Il dubbio su
questa perenne validità era
stato posto molto radical
mente già dal modernismo,
ma rimane tuttora forte all’interno della Chiesa cattolica. Il papa non avverte la serietà dell’interrogativo, ma lo
risolve con notevole ottimismo: «La storia del pensiero,
comunque, mostra che attraverso l’evoluzione e la varietà
delle culture certi concetti di
base mantengono il loro valore conoscitivo universale e
perciò la verità delle proposizioni che li esprimono. Se così non fosse la filosofia e le
scienze non potrebbero comunicare tra loro né potrebbero essere recepite da culture diverse da quelle in cui sono state pensate e elaborate».
Wojtyla sembra non accorgersi che ciò che gli dice è vero per quanto riguarda il linguaggio convenzionale scientifico e pragmatico, ma è del
tutto inesatto per quanto riguarda le supposte verità assolute, come sono presentate
quelle dogmatiche. Proprio
sui supposti «valori assoluti»
accade che parole uguali abbiano significati diversi e contrastanti. È ben difficile intendersi fra persone di culture diverse anche su cose semplici;
si ricordi poi quante lacrime e
quanto sangue siano costate
all’umanità le «verità assolute»; inquisizioni, guerre di religione, intolleranze, violenze
integraliste, paure di giudizi
spaventosi e di condanne
eterne. La storia dimostra che
è avvenuto e avviene proprio
ciò che Wojtyla ritiene impossibile, cioè che le scienze e la
filosofia non comunichino fra
loro, né siano «recepite da
culture diverse da quelle in
cui sono state pensate ed elaborate». Lo stesso contorto
cammino deH’ecumenismo
ne è una prova.
«Ad tuendam fidem»
La fede va difesa
L’enciclica Fides et Ratio
porta la data artificiale del 14
settembre. Qualche mese prima, il 18 maggio, il papa emanava motu proprio, il documento Ad tuendam fidem.
È un documento strettamente disciplinare che impone
una particolare definizione
dell’ambito della fedeltà alla
dottrina della Chiesa a coloro
che assumono particolari impegni ecclesiastici (vescovi,
teologi, predicatori, ecc.). Un
particolare giuramento di fede e di fedeltà era già stato
imposto da Pio X contro il
modernismo. Decaduto l’uso
col Concilio Vaticano li. Paolo VI aveva proposto un suo
testo come professione di fede; nel Codice di diritto canonico del 1983, il can. 750, è
precisato ciò che deve essere
creduto «fide divina et catholica». 11 can. 1371 stabilisce
che siano puniti «justa poena» coloro che insegnano
dottrine condannate dal papa 0 dai Concili ecumenici.
Fra i teologi cattolici, già al
tempo del neomodernismo
combattuto da Pio XII con la
Humani generis, era sorto
l’interrogativo sul valore vin
colante delle encicliche papali e di tutti i documenti scritti
0 espressi dal papa (messaggi, predicazioni solenni, e altro). Si era diffusa la convinzione che soltanto le definizioni ex cathedra e i canoni
dei Concili dovessero essere
creduti fide divina. Il motu
proprio del papa estende
l’ambito delle dottrine da accettare, aggiungendo al can.
750 un secondo paragrafo
che suona: «Si devono pure
fermamente accogliere e ritenere anche tutte e singole le
cose che vengono proposte
definitivamente dal magistero della chiesa circa la fede e i
costumi, quelle cioè che sono
richieste per custodire santamente e esporre fedelmente
lo stesso deposito della fede;
si oppone dunque alla dottrina della Chiesa cattolica chi
rifiuta le medesime proposizioni da tenersi definitivamente» (cfr. Il Regno-Documenti n. 15, 1998, p. 482). Si
noti che qui non si dice di
«credere per fede divina», ma
soltanto di «accogliere e ritenere fermamente», tuttavia si
parla di «proposizioni da tenersi definitivamente».
Una «nota illustrativa» di
la Congregazione per laf
trina della fede porta
che esempio di queste dff
ne «proposte definitiva^
te», ma non definita: ___
gnamento suH’ordinaaiJjCunjgi,^ „u ^
sacerdotale da riservarsif*
uomini»; «l’illiceità delleii
nasia»; «della prostituzioWj
della fornicazione»
485-486). Alla luce del®»
proprio, che vincola la
sione teologica in modocoj'jj
ambiguo e°ristretto vien» ISpiri
dubbio che l’enciclica
et Ratio, così priva di re!
e legata al passato precoW
bare, abbia lo scopo di p - »ESPosu
lldfc, duuid lu
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credenti impegnati nei
cultur¡
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preconcilio. Si
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questi suoi atti recent} ben al i
reami fùnebri per le sf^modell,
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gioventù evangelica
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BRE199J ^
Il dicembre 1998
Cultura
PAG. 5 RIFORMA
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Prasa,!»,
:ll Grande Catechismo» di Martin Lutero per la prima volta in italiano
La vita cristiana tra libertà e disciplina
lisíeme a «Il Piccolo Catechismo» ha contribuito efficacemente all'edificazione
03 Chiesa luterana. La fede si regge sul primato assoluto della parola di Dio
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miosa, eoa ,|i528 e la primavera del
limiti del 129, il Catechismo tedesco,
e, pur nel ¿¿titolato il Grande Cateti volumej |jj„joper distinguerlo dalppendicei •¡^chiridion (manuale) o
ite riassuii ^¡g Catechismo, quest’ul1 delle pm pensato per la catechesi
nondiall, ^ e propria (in chiesa o in
na statoti uscito inizialmente
mente (l'oi jgp jg distribuire o affigdi quest’a „„ {gsto breve, sintesi
ce di soli „jj]g (jgjig fede; il Grande
usato piuttosto per i cate
: teologici«
lia della pj
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È piuttosto raro che una nostra pubblicazione, specie se di
non immediata attualità, sia recensita sulla stampa esterna, tanto meno quotidiana. Da segnalare, dunque, che la
comparsa dell’ultimo (per ora) robusto volume della collana di Opere scelte di Lutero diretta da Paolo Ricca e pubblicata dalla Claudiana, quello dedicato a II Piccolo e II Grande Catechismo', abbia avuto rapidamente ampie e assai favorevoli recensioni su almeno tre grandi quotidiani.
E forse non è un caso che la pubblicazione di questo volume (l’ottavo a uscire, ma il n. 1 della collana, a segno del
suo carattere «fondante») sia stata seguita poco dopo dal
conferimento del prestigioso Heinrich Bornkamm Preis a
questa collana di testi luterani (v. Riforma del 18 settembre). È dunque con un po' di confusione, non scevra però da
fiera gioia, che presentiamo infine anche qui questo volume, ottimamente curato da Fulvio Ferrario che ha curato i
testi, li ha «situati» storicamente e teologicamente con una.
bella introduzione e li ha corredati di un apparato di note
particolarmente ricco in quantità e qualità. Caratteristica
della collana, il volume ha un abbondante apparato iconografico, curato una volta ancora con acuta intelligenza da
Carlo Rapini: tratto per lo più da stampe e incisioni del XVI
secolo (Lucas Cranach fa la parte del leone), aiuta con efficacia a conoscere alcuni aspetti della vita quotidiana e
dell’immaginario figurativo dei concreti destinatari degli
scritti: essenziale per cogliere il nerbo degli scritti e avvertirne la vitalità ancora attuale.
chisti e per la formazione dei
credenti adulti, summa teologica che si presenta come
una delle prime e fondamentali dogmatiche bibliche pro
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testanti. Esemplari, nei due
scritti, rimpianto teologico e
la chiarezza didattica.
I testi sono entrambi articolati secondo la millenaria
tradizione cristiana: vengono
esposti, commentati e attualizzati il Decalogo (ciò che
Dio ci chiede e si attende da
noi: si delinea la tipica sequenza luterana Legge-Evangelo), il Credo (ciò che Dio ha
fatto, fa e farà per noi), il Padre Nostro (modello di preghiera come rapporto con
Dio, attento ai riflessi nel nostro rapporto con il prossimo); una quarta e una quinta
parte sono dedicate al battesimo e al «sacramento defl’altare»; in una seconda edizione è stata aggiunta una «Breve esortazione alla confessione»; Lutero la mantiene, infatti, senza attribuirle valore
sacramentale, ma vedendovi
un’attualizzazione, diremmo
esistenziale, del battesimo,
un ritorno al battesimo.
Nella sua bella introduzione Ferrario ha puntualizzato
efficacemente «le due dimensioni di fondo della teologia
dei Catechismi, che sono anche decisive per tutta la riflessione del Lutero maturo»
(p. 36 s.). Anzitutto la certezza che la fede si regge sul primato assoluto della parola
esterna: essa soltanto libera
la fede dalle illusioni e fluttuazioni della nostra fragile e
orgogliosa soggettività. Da tener presente, anche leggendo
con forti riserve di riformati
ciò che Lutero scrive a proposito dei sacramenti e della
loro «efficacia»: il dibattito
battesimale^ e la riflessione
sulla Cena del Signore hanno
comunque da misurarsi, nei
termini esegeticamente aggiornati di oggi, con questa
appassionata oggettività luterana attribuita alla «parola
esterna». Poi la sottolineatura
della centralità del primo comandamento interpretato a
partire dalla rivelazione di
Dio in Gesù Cristo. Se la giustificazione per grazia mediante la fede non ha in questi Catechismi il posto eminente che ci si aspetterebbe,
è in realtà compresa in questa centralità di Dio, che nella
spiegazione del Credo si riflette nella centralità di Cristo
quale redentore: dunque, rispetto alle tradizionali discussioni teologiche sui modi
dell’incarnazione, Lutero
mette in primo piano il valore salvifico della missione
storica di Cristo.
Ancora Ferrario puntualizza così l’attualità di questi testi: 1) «Essi presentano, in
termini assai semplici, uno
stile di vita cristiano basato
sul connubio di libertà e disciplina»; e 2) «rappresentano un efficace tentativo di
inserire la fede nella vita,
cioè di mostrare la rilevanza
del messaggio nel contesto
sociale e culturale dei destinatari» (pag. 41 ss.); a titolo
d’esempio è avvincente il
commento alla richiesta
«Dacci oggi il nostro pane
quotidiano»: Lutero include
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La mostra al Musée d'Orsay a Parigi rimarrà aperta fino a gennaio
ispirazione religiosa nell'opera di Van Gogh e di Millet
J?ANCO CALVETTI
’esposizione Millet
ii; aiin . prestigioso
i |(| |.™’turale-comunicati5d’Orsay a Parigi,
min ® gennaio 1999,
P»ne al visitatore di incro0 sguardo sui due arti1^10 a una ricca selezio. JÌ7«gni e di tele provemusei, in
^ L’in
, !caz^„ artistico nella
e nella carriera di
Van Gogh. Si tratta per Van
Gogh di una profonda intimità spirituale verso Millet di
cui ammira sia l’opera sia
l’esistenza in mezzo ai contadini, lontana dai richiami della mondanità. L’intimità spirituale che Van Gogh sente
per Millet nasce in lui anche
dalla conoscenza della teologia cristiana tradizionale che
suo padre, pastore calvinista,
gli insegnò nella sua infanzia;ed è la creazione divina,
nella sua interezza, che offre^
all’artista le più convincenti
prove dell’esistenza di Dio. A
noi pare che il senso religioso
più esplicito in Van Gogh sia
espresso nel dipinto a olio Alla porta dell’eternità del 1890.
I curatori dell’esposizione
hanno accomunato, esponendoli vicini, due altri quadri; La
morte e il boscaiolo di Millet
(1) (1858-’59) e / vecchi compagni (prima del 1882) di loseph Israèls (2). E bene hanno
pensato i curatori della mostra, perché effettivamente
sappiamo, grazie alla fittissima corrispondenza con il fratello Theo, che queste due
opere lo hanno stimolato per
una riflessione che travalica la
sua produzione artistica.
3 - Van Gogh: «Alla porta dell’
eternità»
Nel quadro di Millet è messa in scena la favola di La
Fontaine: un povero boscaiolo, sperso nel bosco, abbandona spossato il carico di legna. Disperato, cosciente della sua sorte miserabile, egli
supplica la morte di liberarlo.
Eppure quando la morte è lì
vicino a lui pronto a colpirlo
con la sua falce, la congeda
bruscamente preferendole la
vita, anche se dolorosa. «Piuttosto soffrire che morire» è il
grido dell’uomo disperato,
per La Fontaine. Nel quadro
di Joseph Israèls Vecchi compagni c’è un vegliardo che
nell’oscurità di una camera
aspetta la morte in compagnia di un cane.
Dallo studio di queste due
opere Van Gogh crea un disegno nel 1851, Worm out, poi
una litografia nel 1882, Alla
porta dell’eternità, che diventerà poi con lo stesso titolo
un olio su tela nel 1890 (al
momento della sua ospedalizzazione) che è quel capolavoro che oggi ammiriamo (3):
un uomo vecchio e derelitto
seduto su una sedia impagliata si dispera circondato
da una insostenibile solitudine. In una lettera a Theo (la
n. 253), Van Gogh scrive:
«Come quel vecchietto ho un
sentimento della fede in un
qualche cosa lassù, anche se
La seconda edizione del «Grande Catechismo»
la preghiera per il potere secolare e lo Stato affinché siano al servizio del bene comune: «Perciò si potrebbe a
buon diritto mettere sulla
bandiera di ogni buon principe un pane, al posto di un
leone, oppure imprimerlo
sulla moneta, per ricordare,
tanto al principe che ai sudditi, che mediante l’ufficio
del principe abbiamo difesa e
pace e senza di loro non potremmo mangiare e conservare il caro pane» (p. 271 s.).
Leggere questi scritti, in
traduzione scorrevole e capace di rendere la semplicità
sapida e la freschezza dei testi originali (per il Grande Catechismo si tratta di una prima assoluta in italiano) è una
vera gioia, impensabile per
chi a priori arretra di fronte
alla lettura di un catechismo.
Non ogni pagina convince
del tutto e alcune note segnano anche momenti di distanza critica: ma in queste pagine alita potente, e semplice al
tempo stesso, il soffio di una
passione di Dio che, pur con
tutti i suoi limiti umani e storici, ha smosso la chiesa e la
storia; appunto perché ha
messo al centro non se stessa
né l’uomo, né le forze della
storia, ma Dio, il suo Cristo,
la sua Parola, la sua volontà,
la sua promessa.
(1) M. Lutero: Opere scelte. 1.
Il Piccolo Catechismo. Il Grande
Catechismo (1529). A cura di
Fulvio Ferrario, con 93 ili. nel testo e 8 fuori testo. Torino, Claudiana, 1998, pp. 365, £ 42.000.
(2) Enzo Bianchi: «E Lutero rese facile la Parola di Dio», in Tuttolibri, suppl. a «La Stampa», 9
luglio; Tullio Gregory, «E Lutero
tradusse U cristianesimo in chiarezza», in Domenica, suppl. a «11
Sole-24 ore», 19 luglio; Roberta
Ascarelli, «La Bibbia in pugno alla plebe», in Alias, suppl. a «11
Manifesto», 26 settembre.
(3) In questa collana è in preparazione un volume che raccoglie una scelta di sermoni e scritti
di Lutero sul battesimo (il Riformatore ha predicato e scritto
moltissimo in proposito).
2 - Jozef Israèls, «I vecchi compagni»
non so con certezza ciò che
ne sarà». L’opera riprende il
tema della vita eterna, della
casa del Padre. Non è tanto
una lezione di teologia quanto un sentire incerto dell’al di
là, un credere in un rifugio
oltre la morte. Un pensiero
che Van Gogh svilupperà,
specie negli ultimi giorni della sua travagliata vita, ci colpisce e ci induce a meditare:
come gli uomini, anche le religioni appartengono al tempo, non sfuggono alla finitudine propria dell’essere umano. Solo Dio è eterno.
NB: i numeri tra parentesi (1,
2, 3) si riferiscono alle fotografie
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6
PAG. 6 RIFORMA
Società
venerdì 11
Tre anni di attività dell'associazione «Libera» presieduta da Luigi Ciotti
Contro le mafie^ educare alla legalità
Con l'adesione di oltre 700 associazioni di tutta Italia, «Libera» ha promosso
diversi progetti che hanno coinvolto scuole, amministrazioni locali e gruppi vari
FEDERICA TOURN
AL mondo politico chieA>Z\do obbedienza», nel
senso etimologico di «udire
stando in piedi»: obbedire è
allora ascoltare le esigenze
della società civile perché
non si abbassi la guardia di
fronte alle mafie, alla fatica e
alla schiavitù dei molti giovani in carcere e sulla strada.
Così don Luigi Ciotti ha aperto l’assemblea nazionale di
Libera, convocata a Frascati il
28 e 29 novembre per rinnovare statuto e direttivo (Luigi
Ciotti è stato riconfermato
presidente) a più di tre anni
dalla sua costituzione. Oggi
la scommessa partita da una
stanza del gruppo Abele a
Torino grazie alla «sana follia» di un gruppo di persone
riunite intorno a don Ciotti è
arrivata a raccogliere più di
700 associazioni in tutta Italia, senza contare le adesioni
dei singoli sostenitori. Fondata a Roma il 25 marzo del
1995, in quello stesso mese in
cui veniva effettuata la prima
grande confisca dei beni di
Totò Riina e si apriva il maxiprocesso alla ’ndrangheta nel
suo complesso, riconosciuta
per la prima volta come organizzazione criminale e non
soltanto come un insieme
slegato di cosche. Libera ha
visto la realizzazione di diversi progetti di educazione
alla legalità che hanno coinvolto scuole, associazioni e
amministrazioni locali, senza
dimenticare la raccolta di un
milione di firme che ha portato all’approvazione della
legge 109 del marzo ’96 sull’uso sociale dei beni confiscati ai mafiosi.
«La sfida oggi è evitare che
i ragazzi entrino nel circuito
della dipendenza dalla droga
e dalla malavita dando ai
bambini degli strumenti critici - ha detto con forza don
Ciotti all’assemblea - per
questo dobbiamo ripetere
che il diritto all’educazione è
insufficiente nel nostro paese». L’impegno a educare è
una priorità che deve essere
radicata nel territorio in cui si
applica e coinvolgere non solo la famiglia e la scuola ma
tutti i soggetti sociali: «La
città sicura - ha spiegato don
Ciotti - non è quella che
soffoca le contraddizioni ma
quella che le fa emergere:
non possiamo dimenticare le
persone che intorno a noi
fanno fatica, perché ogni uomo deve essere in grado di
esprimere le proprie risorse e
dalla strada si può fare cultura, così come la cultura si deve confrontare con la strada».
La necessità di radicarsi nel
territorio è stata ribadita da
Pier Luigi Vigna, procuratore
nazionale antimafia, che ha
sottolineato l’urgenza di ricostituire la fiducia dei cittadini
nei confronti delle istituzioni,
venuta meno a causa della
criminalità diffusa. «È importante non solo catturare i criminali ma dare assistenza alle vittime», ha detto il procuratore, subito sostenuto da
Saveria Antiochia, che ha ricordato come spesso le famiglie delle vittime di mafia
non abbiano neanche di che
pagare gli spostamenti necessari per assistere ai processi; a questo proposito
Paolo Mancuso, vicedirettore
del Dipartimento deH’amministraZione penitenziaria, ha
avanzato la proposta di destinare una parte dei beni confiscati ai mafiosi proprio per
rifondere almeno in parte i
familiari delle vittime.
«Educhiamo anche i giovani al consumo - ha ammonito ancora don Ciotti - contro
10 spreco ma anche per evitare che consumino se stessi in
una logica autodistruttiva,
per un’anoressia esistenziale;
insegniamo loro a distinguere tra cose e persone, perché
11 consumare l’altro è la dimensione dell’ingiustizia».
Ed è quello che fa il mercato
della droga e della prostituzione: dal 1973 al 1998 ci sono stati 16.500 morti per
overdose, senza contare i
morti per Aids, e sono tutti,
come dice don Ciotti, morti
per strage di mafia. Ecco un
altro motivo per non abbassare la guardia nei confronti
delle mafie del Nord e del
Sud, come sembra avvenga
invece da tre anni a questa
parte, forse anche a causa
della mancanza di azioni clamorose da parte della criminalità mafiosa, che sta attraversando una delle sue fasi
cicliche di silenzio e apparente tranquillità, pericolose
perché segno di un sotterraneo tessere nuove complicità. «Napoli non è peggio di
Reggio Calabria solo perché
conta più fatti di sangue», ha
ricordato don Ciotti e ha invitato a guardare con attenzione alla Calabria, dove non si
riesce a penetrare abbastanza nella realtà locale, mentre
la ’ndrangheta cresce a livello
Internazionale ed è ancora
stata toccata ben poco dal
pentitismo.
La mafia purtroppo c’è, eccome; si è vista a Caccamo
con l’omicidio del candidato
sindaco Domenico Ceraci,
che con la sua lotta per cambiare il piano regolatore aveva minacciato gli interessi di
Nino Giuffrè, si è vista in Emilia col fenomeno del caporalato, si vede tutti i giorni a Milano, che oggi in Italia determina il prezzo della droga.
«La nuova mafia si muove sui
mercati finanziari e per contrastarla dobbiamo aprire
una nuova partita a livello in
ìll*Ì
Sordomuti
Un video
dei Testimoni
di Geova
La Congregazione italiana
dei Testimoni di Geova ha recentemente pubblicato una
videocassetta con la traduzione nella lingua italiana dei
segni (Lis) dell’opuscolo Cosa
richiede Dio da noi, già pubblicato nel 1996 dall’ente editoriale dei Testimoni di Geova. L’opuscolo, realizzato per
l’utilizzo nel corso di lezioni
bibliche, sarà ora utilizzato in
video espressamente per i
sordomuti interessati.
L’attività dei Testimoni di
Geova nei confronti dei sordomuti non data però da
questa pubblicazione: risale a
vent’anni fa la traduzione
nella lingua dei segni di una
parte del programma dell’Assemblea internazionale «Fede vittoriosa». È successivamente cresciuto il numero di
persone interessate a usufruire di questo particolare
materiale, che risiedono prevalentemente in Sicilia e in
Lombardia. A Torino invece
si trova la «Cooperativa dire»,
che presiede alla formazione
di interpreti in lingua dei segni, che fanno capo anche
all’ente nazionale sordomuti.
La videocassetta di recente
produzione consentirà quindi un più facile approccio
con le persone che conoscono il linguaggio dei segni.
ternazionale» ribadisce dal
canto suo il ministro delle Finanze, Vincenzo Visco, presente all’assemblea di Frascati. Della necessità di una nuova dimensione europea di Libera parla anche il procuratore Vigna, e Ciotti risponde
con l’impegno in questo senso per i prossimi tre anni.
Attenzione alla mafia silenziosa, quindi, che ha bisogno
più di commercialisti compiacenti che di killer, e che è
assassinato dai sicari di Nitto
Santapaola, e ribadisce nomi
e cognomi dei mafiosi, che
vanno ripetuti da tutti, coralmente, intanto che con pazienza e umiltà si fondano
modelli sociali diversi da
quello della violenza, con
quel senso positivo di un futuro di giustizia che se non è
certo facile è sicuramente
possibile.
Così ad esempio nel quartiere Zen 2 di Palermo, dove
Don Luigi Ciotti, fondatore e presidente di «Libera» (foto Passanante)
oggi innanzitutto corruzione,
come ricorda il presidente
della Camera, Luciano Violante. Contro questa criminalità subdola, in trasformazione, non limitiamo le richieste
di collaborazione e di coinvolgimento: «Non chiudiamo
le porte alle forze economiche e a chi ancora non è venuto con noi - avverte Violante non cediamo al rischio predicatorio e aristocratico del "noi dell’antimafia’’», perché in questa lotta,
non solo etica ma utile, come
ricorda Claudio Fava, ci vuole
sforzo sodale, comunità. Usa
proprio questa parola, «comunità», il figlio del giornalista fondatore de / Siciliani
è ancora elevatissima la percentuale di analfabetismo e
la maggior parte degli uomini è in carcere, si sta costruendo un centro per l’infanzia grazie a parte degli incassi della partita del cuore
del 1997 (ma occorrono ancora molti fondi: per informazioni rivolgersi al Centro
sociale «Laboratorio Zen insieme», via D’Annunzio 52,
90144 Palermo, tei. 091304696). Anche aderire a Libera (via Marcora,18, 00153
Roma, tei. 06-5840406, email: libera@libera.it) può
essere un primo passo per
mettersi in gioco, o meglio,
per «obbedire» e stare anche
noi in piedi in ascolto.
Il Senato e i Testimoni di Geova
«L'Intesa non s'ha da fare»
Alcuni senatori hanno presentato un’interrogazione
con la quale chiedono al governo di non concludere l’Intesa con i Testimoni di Geova. La Congregazione cristiana dei Testimoni di Geova,
ovviamente, considera questa azione come atto di intolleranza religiosa e ritiene
infondate le critiche mosse
dalle organizzazioni «antisette», in parte legate alla Chiesa cattolica.
1 Testimoni di Geova in un
loro comunicato rivendicano
il fatto di essere «una confessione riconosciuta dallo stato
italiano da oltre un ventennio. 1 loro ministri sono autorizzati a celebrare i matrimoni con effetti civili e ad
accedere agli istituti di pena.
11 loro ente rappresentativo,
la Congregazione cristiana
dei Testimoni di Geova, ha
ottenuto il riconoscimento
della personalità giuridica
nel 1986». In quella sede.
w J Convegno all'Università di
Le Intese e le confessioni
religiose di minoranza
MARTA D’AURIA
prosegue il testo, «sono stati
effettuati tutti gli accertamenti complessi e approfonditi previsti per legge dal ministero dell’Interno. Si sono
quindi espressi favorevolmente il Consiglio di stato e
il Consiglio dei ministri».
Riguardo alle accuse specifiche sollevate nell’interrogazione, i Testimoni di Geova si
dicono in grado «di dimostrare che i gruppi “antisette’’, a cui i parlamentari hanno dato credito, hanno promosso azioni giudiziarie
presso vari tribunali i quali
hanno sempre rigettato le
denunce presentate sugli
stessi aspetti sollevati dall’interrogazione». A conferma di
cip ci sono numerose sentenze di diversi tribunali, su
cui anche Riforma ha dato
notizia. In ogni modo la Corte costituzionale, con sentenza n. 195/1993, ha attribuito loro lo status di confessione religiosa a ogni effetto.
PER iniziativa dell’Istituto
di diritto ecclesiastico
della Facoltà di giurisprudenza dell’Università di Napoli
«Federico II», si è svolto nei
giorni 26 e 27 novembre il
convegno intitolato «Le Intese viste dalle Confessioni».
Nell’introduzione ai lavori il
prof. Mario Tedeschi, docente di Diritto ecclesiastico e canonico presso l’ateneo napoletano e organizzatore del
convegno, ha affermato che
l’incontro è nato dalla constatazione che spesso i docenti parlano di realtà che si
vivono esclusivamente come
fatto giuridico e di cui non si
ha diretta esperienza. Era
dunque giusto che il primo
bilancio delle Intese firmate
con lo stato fosse fatto dai
rappresentanti delle confessioni religiose, da coloro cioè
che vivono quotidianamente
sulla propria pelle le difficoltà
derivanti da una libertà di coscienza spesso ostacolata, a
volte negata.
Protagonisti della prima
giornata sono stati i rappresentanti delle sei confessioni
cbe hanno già stipulato una
Intesa con la Repubblica italiana. Ha aperto la sessione
mattutina il prof. Giorgio
Peyrot, che ha ricordato l’iter
storico-politico dell’Intesa
valdese, firmata nell’84, che
ha inaugurato l’«era» delle
Intese bilaterali tra lo stato
italiano e le confessioni religiose nel rispetto dell’art. 8
terzo comma della Costituzione. Sono seguite le relazioni dell’avvocato Guido Rubini per l’Unione delle Comunità ebraiche, del pastore
Ignazio Barbuscia per l’Unione delle chiese awentiste del
7° giorno, del pastore Franco
Scaramuccia per l’Unione
evangelica battista, di Riccardo Bachrach per la Chiesa
evangelica luterana e del
dott. Giuseppe Di Masa per le
Assemblee di Dio in Italia.
Nel corso della seconda giornata, invece, la parola è stata
data ai rappresentanti di
quelle confessioni religiose
cbe attendono di poter stipulare un’Intesa con la Repubblica italiana (la chiesa grecoortodossa, la comunità islamica italiana, la congregazio
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5 11 metodista Benecchi a D'Alei#
La scuola formi coscienzi
pluralistiche e democratio
Il presidente dell’Opera
per le chiese evangeliche metodiste in Italia (Opeemi), pastore Valdo Benecchi, ha inviato il 23 novembre una lettera al presidente del Consiglio, on. Massimo D’Alema,
per esprimere le preoccupazioni degli evangelici sui progetti relativi alla «parità scolastica» e al finanziamento delle
scuole private. Nella lettera, il
pastore Benecchi specifica
che «noi protestanti italiani,
nonostante un passato di sofferenza e di discriminazioni
che si è protratto in termini
acuti fino a pochi decenni fa e
che in talune circostanze non
sembra del tutto sopito, non
vogliamo in alcun modo contribuire ad alimentare un clima polemico né tantomeno
indugiare in schermaglie da
crociata o da guerra di religione. Come è noto siamo impegnati in un intenso e fecondo
dialogo ecumenico con la
Chiesa cattolica romana, sia a
livello locale che nazionale ed
internazionale».
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caso di mancato recapito si prega restituire
*1 mittente presso i’Ufficio PT Torino CMP Nord.
Fondato nel 1848
L’Editore
si impegna a corrispondere il diritto di resa.
XVIII EDIZIONE DI CROSS A LUSERNA — Una gara di elevato livello atletico e di grande partecipazione: il
Cross di Luserna, giunto alla 18“ edizione, ha visto oltre 700
atleti partecipare alle varie gare di categoria, dai più piccoli
degli esordienti ai senior alcuni dei quali hanno più volte indossato la maglia azzurra. Attesi da molti con simpatia, non
si sono visti i francesi ma la gran moltitudine di giovani ne
ha fatto dimenticare l’assenza. I tantissimi ragazzini hanno
dimostrato la vitalità di questo sport a livello piemontese e
anche locale: sono infatti alcune decine i giovanisimi atleti
che hanno scelto la corsa e l’atletica leggera, anche se probabilmente non parteciperanno mai a un’olimpiade.
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-J..
VENERDÌ 11 DICEMBRE 1998 ANNO 134-N. 48 LIRE 2000
Simpatici e interessanti,
questi valdesi: così parlano di noi molti servizi giornalistici. Ma, si potrebbe aggiungere, raramente interpellati e soprattutto in televisione, sulle questioni di grande
interesse nazionale. Così anche l’altra sera, in una trasmissione di «Pinocchio» dedicata alla parità scolastica,
c’erano tutti, dagli studenti ai
genitori, alla Confindustria e
naturalmente alla scuola cattolica. Ma di protestanti neppure l’ombra, anche se Gad
Lerner, almeno in virtù delle
sue radici ebraiche, dovrebbe
conoscere l’esistenza della
Chiesa valdese e delle sue
scuole. Il ministro Berlinguer,
pur dichiarando il suo impegno per la scuola pubblica e
E LE SCUOLE PROTESTANTI?
PINOCCHIO
MARCO ROSTAN
affermando che finora raccordo raggiunto nella maggioranza di governo riguarda
soltanto provvedimenti finanziari per il diritto allo studio
di tutti gli alunni, ha mostrato
grande disinformazione quando, all’interno delle scuole
private, ha voluto distinguere
quelle che «fanno catechesi»
da quelle che pur avendo un
progetto educativo «di tendenza» sono aperte e dunque
potrebbero, una volta definito
un insieme di regole da rispettare, far parte del sistema
pubblico. Il problema non è
la catechesi, che nessuno impone e che non si fa neppure
nell’ora di religione cattolica
nella scuola pubblica, ma il
progetto educativo, le modalità di assunzione degli insegnanti, la libertà di insegnamento, la qualità culturale. Se
Lerner avesse avuto la pa
zienza di sentire anche una
voce protestante, avrebbe
avuto il piacere di sentire dei
credenti che si sentono fortemente impegnati per la laicità
dello stato e per la valorizzazione della scuola pubblica,
che rispettano la Costituzione
e non pensano che «il senza
oneri per lo stato» possa essere aggirato, che promuovono
scuole nelle quali non si insegna la religione valdese ma si
studiano i fatti religiosi in una
prospettiva culturale e aconfessionale, ci sono insegnanti
con idee diverse, nessuno è
licenziato perché divorziato o
convivente e il progetto educativo vuole formare, attraverso il libero confronto, dei
cittadini europei maturi e responsabili.
Nuove tecnologie
L'Informatica
al servizio delle
zone montane
Realizzare un sistema informatico che permetta di gestire le procedure amministrative e di pianificazione dei
Comuni montani e che allo
stesso tempo contribuisca a
ridurre i disagi della popolazione facilitando le pratiche,
ora lunghissime, sembra non
essere più un sogno. Una recente convenzione, firmata
dal ministero per le Politiche
agricole e la Regione Piemonte, prevede infatti la nascita di un sistema informatico che collegherà tutte le Comunità montane, le Regioni,
ti Corpo forestale dello stato
cconsenùrà agli utenti di forlute servizi e acquisire informazioni da tutte le banche dau disponibili sul territorio. Il
progetto sottoscritto da Regtone e ministero con la recente convenzione si chia®erà Sim (Sistema informatiy° per la montagna) e, dicono
j” ^ugione, sarà caratterizzau da un forte decentramento
suografico e aperto all’intetta gli enti locali e la
P mica amministrazione re^ statale. Sul lato prae li progetto Sim prevede
tipi di servizi: territoriale,
«™ttinistrativo e di consulta
ttone. Il
primo tipo di servi
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A colloquio con Carlo RavioI, amministratore delle Seggiovie, sulle prospettive della stagione invernale
Frali aspetta la neve per rilanciare Fattività turistica
1 mp.OCQ Q TìrtrmQ ì» mifrlirvfO_ Ì . l ò 1 ol n
Prati riparte dal ponte di
Sant’Ambrogio. Potrebbe
essere una slogan pubblicitario; è invece la realtà del piccolo centro dell’alta vai Germanasca che da 40 anni vede
la seggiovia in attività e con
essa guarda al cielo nella speranza di una nevicata abbondante e tempestiva. Non è
stato così quest’anno e per il
lungo ponte di inizio dicembre la stazione ha dovuto
puntare tutto sull’innevamento artificiale. Non è del resto
andata molto meglio ad altre
stazioni invernali: le modeste
nevicate dell’ultima settimana hanno portato una quarantina di centimetri di neve fresca presto portata via dal vento. «L’ultima stagione ci ha
visti chiudere con un entrata
inferiore del 40% rispetto
all’anno precedente - lamenta
l’amministratore delegato
delle Seggiovie, Carlo Raviol
- e davvero sarebbe benvenuta una nevicata copiosa!».
Fra le cause del disastro
dell’ultima stagione si deve
senz’altro inserire l’impossibilità di utilizzare l’impianto del
Ciatlet: «Anche se i lavori di
messa a norma e migliora
mento della sicurezza, per un
importo di oltre mezzo miliardo sono stati finiti durante la
stagione - commenta Raviol soltanto il 2 aprile abbiamo
avuto il collaudo da parte delle autorità preposte. Di fatto il
Ciatlet lo inauguriamo quest’
anno. Per andare incontro ai
nostri clienti che l’anno scorso
non hanno potuto usufruire
delle piste legate a questo impianto abbiamo anche deciso
di non ritoccare le tariffe».
Ma non era questo il solo
impianto ad aver bisogno di
interventi di manutenzione;
per altri si sono nel corso degli ultimi anni avanzate varie
ipotesi migliorative; basti ricordare per tutti il lungo «tira
e molla» fra società e Comune
per il raddoppio della seggiovia principale su cui si poteva
ottenere un mutuo dal Credito
sportivo ma al quale nessuno
è stato in grado di far fronte
per il pagamento delle rate.
Intanto è arrivato un aiuto
dall’Unione europea (però solo nella misura del 15%) per
la ristrutturazione della seggiovia di arroccamento del
Malzat; un intervento assolutamente necessario da effettuarsi nel 1999 per poter riaprire la stazione neH’inverno
’99-2000.
Ma il progetto Bric Rond,
nel cassetto da alcuni anni,
potrebbe essere ripreso: a sostegno di questo intervento è
stato chiesto, dalla società
Seggiovie 13 laghi, un aumento di capitale. Le ultime
assemblee della società ne
hanno discusso a lungo, an
che perché ci sono differenti
ipotesi di lavoro: l’aumento
di capitale richiesto è di 1 miliardo e 634 milioni. Qual è la
risposta? «Al momento abbiamo sottoscrizioni per 300
milioni - dice Carlo Raviol -;
sono una cinquantina di persone, in prevalenza di fuori,
che hanno capito l’importanza dell’investimento. Posso
pertanto dire che la gente comincia a sensibilizzarsi su
questo progetto».
Torre Pellice divenne allora la capitale dei valdesi: era la chiesa più numerosa delle Valli, quella dalla quale
sorgeva la maggioranza dei pastori, lì si
tenevano molto spesso i Sinodi e lì si
concentrava una serie di opere e di costruzioni come l’Ospedale (1826), il Collegio (1831) parificato nei 1859, il nuovo
tempio (1852), l’Orfanotrofio femminile
(1854) e la Facoltà teologica ( 1855).
L’evangelizzazione, nel regno di Sardegna, continuava. A Nizza, dove esisteva un comitato evangelico interdenominazionale già dal 1848, la comunità valdese fu organizzata dal 1853 da B. Malan
e divenne un’importante base dell’evangelizzazione, soprattutto negli anni precedenti all’Unità. Nel 1855 la Tavola vi inviò il pastore L. Pilatte, di origine francese, che inaugurò due scuole e nel 1857 il
tempio. Il culto è tenuto in francese (Pilatte) e in italiano (Cocorda). Frequentano la chiesa persone benestanti dalle origini più diverse: protestanti, cattolici, or
ILFILO DEI GIORNI
IL COMITATO
MARIO CIGNONI
todossi e russi, italiani e francesi.
A Pinerolo, dove le riunioni erano cominciate già nel 1849 in casa Monne! e
presto era stata istituita una scuola, fu
inaugurato il tempio nel 1860 grazie alla
donazione di una famiglia americana. In
valle d'Aosta: il punto di partenza fu il
culto tenuto dagli scozzesi a Courmayeur, a cui presto subentrarono i vaidesi che già nel 1860 inauguravano un
tempio che diverrà la centrale dell’azione
nella valle. Un gruppetto nacque ad
Alessandria e Pietramarazzi (1856), ma
si sarebbe costituito ufficialmente solo
anni dopo. Alcuni tentativi a Chambéry,
in Savoia, dove il deposito della Società
biblica è diretto da un valdese, vengono
abbandonati. In dodici anni dal 1848 i
valdesi si erano stabiliti nei luoghi principali del regno di Sardegna, dove erano
«tollerati» dallo Statuto albertino.
Con la seconda guerra di indipendenza
(1859), seguendo le tappe dell'Unità
d'Italia, la Chiesa valdese si poteva
espandere per tutto il regno. Ma era necessaria una nuova struttura e il Sinodo
del 1860, facendo seguito alle decisioni
del 1855, «compenetrato dalla necessità
per la Chiesa valdese di diventare sempre di più una chiesa missionaria», nominava un Comitato di evangelizzazione.
Le amministrazioni da questo momento
in poi sarebbero state due: la Tavola per
le valli valdesi, dove i culti si continuarono a tenere in francese, e il Comitato
per il resto d’Italia (fino al 1915 quando
il Comitato venne chiuso).
Da «1 valdesi in Italia (1848-1870)», in Dalle Valli airitalia 1848-1998, ed. Claudiana.
Fin qui i progetti; durante
l’estate si è lavorato al miglioramento di tutti gli aspetti
inerenti la sicurezza («pur tenendo conto della difficoltà
ad investire», puntualizza
l’amministratore della società) e, sempre più, molti
servizi accessori saranno affidati a ditte esterne. Ora si
scia, ma soltanto con la neve
artificiale e dunque con poche piste disponibili; sono
stati aperti il «Baby» e il «Salci», un paio di chilometri per
gli appassionati ma non solo.
«Questa volta - dice ancora
Raviol - siamo riusciti ad
avere davvero un bel fondo;
la neve è di qualità e il pubblico ha modo di apprezzarlo.
Così sono venuti ad allenarsi
a Frali anche dallo Sci club
Pragelato e siamo in trattativa
con Ala di Stura. Certo la
presenza qui di atleti che si
allenano deve essere conciliata con la disponibilità delle
piste anzitutto per i nostri
clienti». Per questi primi
giorni l’abbonamento giornaliero costa 17.000 lire, l’arrivo da altre zone di sciatori
che qui si preparano alle gare
è un segno di vitalità della
stazione e di qualità della neve ma, come sempre, a salvare una stagione, a renderla
valida oppure negativa, sarà
la caduta o meno nelle prossime, decisive, due settimane
di una abbondante nevicata.
I CINQUANTANNI
DEL CONSIGLIO
ECUMENICO
DELLE CHIESE
Alla Casa valdese dì
Torre Pellice, sabato 12
dicembre alle ore 17, si
svolgerà un incontro su
«Al servizio deH’Unità, i
cinquant’anni del Consiglio ecumenico delle
chiese»; intervengono
Bruno Rostagno, Fernanda Jourdan Comba,
Aldo Comba.
8
PAG. Il
E Eco Delle Valli ìàldesi
VENERDÌ 11 DICEMBR^
La scuola di Luserna Alta
RONACHE
UN TRALICCIO TIM ALLARMA LUSERNA ALTA —
Sono preoccupati i genitori dei circa 60 bambini che frequentano la scuola elementare della frazione di Luserna Alta a Luserna San Giovanni: infatti, senza nessun preavviso e
nessun tipo di informazione, sono stati avviati e sono a
buon punto i lavori per l’installazione di un traliccio della
Telecom per i cellulari proprio a ridosso della scuola. I genitori si sono mobilitati affinché f amministrazione comunale si adoperi per spostare il sito del traliccio, che si trova
a pochi metri dall’edificio scolastico, nei pressi del paese,
vicino a una villa storica. In questi giorni sono state già presentate le firme di tutti i genitori dei bambini che frequentano la scuola di Luserna Alta all’autorità scolastica e l’intera
frazione si sta mobilitando per raccogliere altre firme e organizzare eventuali forme di protesta. I genitori, che hanno
appena costituito un comitato spontaneo, sono molto preoccupati degli eventuali effetti che nel tempo potrebbe avere
sulla salute dei bambini la presenza così ravvicinata di un
ripetitore che emette e raccoglie una gran quantità di onde
elettromagnetiche; inoltre ritengono deturpante la presenza
del traliccio di circa 20 metri in mezzo alle case.
ORIENTAMENTO SCOLASTICO — Entro la fine di gennaio 1999 gli alunni che stanno attualmente frequentando la
terza media dovranno scegliere la scuola media superiore a
cui iscriversi. Per informare sulle possibili scelte il Distretto
scolastico 44 organizza a Pinerolo, all’auditorium del Liceo
scientifico, alcuni incontri con questo calendario; martedì
15 dicembre alle 20,30 incontro con i licei, introduzione del
preside Elio Salvai; giovedì 17 dicembre alle 20,30 sarà il
turno degli istituti professionali con introduzione del preside Sabatino D’Alessandro; venerdì 18 saranno rappresentati
gli istituti tecnici con introduzione del professor Carlo Zanzottera. Genitori e ragazzi sono invitati ad intervenire.
TERZA CONFERENZA DEI SERVIZI DELL’ASL 10 —
Terzo appuntamento per l’Asl 10 con la conferenza dei servizi: un momento per fare il punto sui risultati ottenuti, sulle iniziative assunte e su ciò che si intende realizzare nel
1999. Ci saranno i sindaci della zona, i responsabili dei servizi sanitari, gli operatori, il mondo del volontariato e naturalmente la popolazione che è invitata a partecipare direttamente anche in un dibattito che seguirà l’illustrazione del
lavoro svolto. L’appuntamento è per le 9,30 di sabato 12 dicembre, al teatro Incontro di via Caprilli 39 a Pinerolo.
VISITA ALLE «MERAVIGLIE DELLA BIBLIOTECA
REALE» — Un gruppo di lettori della biblioteca civica
«Carlo Levi» di Torre Pellice cerca persone interessate alla
mostra «Leonardo e le meraviglie della biblioteca reale di
Torino» per formare un gruppo di 25 persone e prenotare al
più presto una visita. Telefonare allo 0121-932530.
A BOBBIO SI DISCUTE DI PARCO — Il comitato promotore del parco della vai Pellice ha diffuso la stesura definitiva della proposta di istituzione del parco; è prevista la discussione sul documento in un incontro di sindaci della valle il 16 dicembre. In vista di questo incontro il Consiglio
comunale di Bobbio ha deciso di organizzare un’assemblea
pubblica per la sera di venerdì 11 alle 21 nella sala consigliare. «Vogliamo un confronto sulla base delle esperienze
maturate nei Comuni alpini» dice il sindaco, Aldo Charbonnier, che ricorda la partecipazione di Bobbio all’Alleanza
dei Comuni promossa dalla Cipra (commissione internazionale per la protezione delle Alpi). Sarà un confronto costruttivo o una semplice operazione volta a chiudere il discorso? È quanto temono i rappresentanti del comitato promotore che non sono stati invitati alla serata.
TRASPORTI
E ONORANZE FUNEBRI
VAL PELLICE
di Giacotto & c. j
Funerali ovunque '
Via l'Maggio 8,10062 Luserna San Giovanni (To)s
tei. e fax 0121/954340 (notturno e festivo)
Brutti segnali alla Beloit(Ji Pinerolo
166 unità in esubero
DAVIDE ROSSO
Sembra di difficile soluzione la crisi alla Beloit Italia
di Pinerolo. Dopo il voto contrario espresso dai lavoratori
alla firma dell’accordo proposto dall’azienda e la decisione
di questa di inviare più di 100
lettere di sospensione che invitavano altrettanti lavoratori
ad avvalersi delle ferie lunedì
30 novembre, la direzione italiana della multinazionale Beloit (che fa capo agli Stati
Uniti e ha sedi distaccate in
tutto il mondo) ha annunziato
di procedere alle pratiche per
la messa in mobilità di 166 lavoratori giudicati in esubero e
ha avviato in settimana le relative procedure. Nella stessa
giornata di lunedì l’assessore
al Lavoro del Comune di Pinerolo, Antonio Bruno, e il
sindaco, Alberto Barbero,
hanno incontrato i lavoratori e
i sindacati per sanare la frattura che si è creata fra Alp (Associazione lavoratori pinerolesi) e i sindacati confederali
a seguito del voto contrario
della scorsa settimana. Giovedì 3 dicembre poi Firn,
Fiom e Uiml hanno organiz
zato in mattinata una mobilitazione per protestare contro
le decisioni dell’azienda (altre
due ore di sciopero sono in
programma per la mattinata
di mercoledì 9) e nel corso
dell’assemblea che è seguita
Giorgio Cremaschi, della
Fiom Piemonte, ha ribadito
che per la Fiom questi «non
sono tagli per risanare ma per
chiudere l’azienda». Gli incontri intanto dei sindacati e
dei lavoratori con rappresentanti degli enti locali e statali
si susseguono per cercare soluzioni e per sensibilizzare soprattutto le istituzioni pubbliche al problema.
Sabato 5 dicembre una rappresentanza di operai, impiegati e sindacalisti della Beloit
Italia hanno incontrato il sottosegretario all’Industria,
Gianfranco Morgando, per
metterlo al corrente della situazione e richiedere un intervento del suo ministero; questo momento era stato preceduto la settimana scorsa da alcuni incontri con i capigruppo
del Consiglio comunale di Pinerolo, che si riunirà venerdì
11 in seduta pubblica per dibattere la situazione.
I risultati delle indagini sulle acque
Pellice: buona salute
Grazie a un accordo fra l’Agenzia regionale per la protezione ambientale (Arpa) e la
Provincia di Torino nel 1997
sono state effettuate indagini
lungo le sponde di alcuni corsi d’acqua, fra di esse il Pellice; scopo della rilevazione,
condotta con attenzione e
grande impegno da parte delle
guardie ecologiche volontarie,
era quello di individuare
eventuali scarichi anomali in
torrente e possibili discariche
abusive. «Il risultato globale ha detto il dott. Valerio Vecchié, dell’Arpa - è lusinghiero; due soli casi di abbandono
di rifiuto e 9 di scarichi confermano la buona situazione
della vai Pellice e del suo torrente». I Comuni dovranno
ora provvedere alle bonifiche
per il problema rifiuti e verificare la provenienza degli scarichi: potrebbe anche trattarsi
di situazioni per le quali è stata avanzata richiesta di autorizzazione. Entro lo scorso 31
dicembre i cittadini abitanti in
zone non servite da fognatura
dovevano compilare una
scheda per ottenere l’autorizzazione a depurare i propri
scarichi con metodi diversi:
all’Arpa sono arrivate quasi
6.000 schede che ora vengono
esaminate dai tecnici dell’agenzia. Solo dopo il parere
dell’Arpa (con le eventuali
prescrizioni) potranno essere
rilasciate le autorizzazioni, un
lavoro lungo che tuttavia risolverà i problemi di migliaia
di cittadini che, senza la necessaria autorizzazione allo
scarico, rischiano da 10 a 100
milioni di multa.
Tornando alla salute^del
torrente Pellice l’Arpa ha
condotto, dopo la verifica
delle guardie ecologiche, an
A Torre Pellice l'assemblea della «Bottega del possibile»
Progetto «rondine» per gli anziani
ALBERTO TACCIA
CATTURATO UN PROCIONE A LUSERNA — Un procione (più noto come «orsetto lavatore») è stato catturato la
scorsa settimana a Luserna San Giovanni in un fienile di
un’abitazione di via Malan. Il proprietario dello stabile è
stato anche morsicato dall’animale che dopo una prima cattura è riuscito a fuggire. Sono state necessarie tre ore di appostamenti per una nuova cattura; ciò a conferma che l’animale, certamente importato da qualche persona che lo ha tenuto con sé in modo illegale, era libero ormai da molto tempo. Il procione, del peso di circa 5 kg, è stato portato al canile di Torino dove verrà tenuto in osservazione.
Una bella lettera di Norberto Bobbio, in cui viene espressa piena solidarietà
con il lavoro compiuto dalla
Bottega del Possibile di Torre
Pellice relativamente allo sviluppo della cultura della domiciliarità intesa come «riscoperta del senso della casa
vissuta come luogo della sicurezza e della difesa, specialmente per le persone anziane, che trovano in essa una
tutela alla loro identità», è
stata accolta con riconoscenza dai membri dell’assemblea
generale degli aderenti che ha
avuto luogo a Torre Pellice il
21 novembre. È stata pure
letta una lettera del past. Sergio Ribet dall’Uruguay, con
brevi informazioni del suo lavoro e saluti e auguri per i lavori dell’assemblea. Gli aderenti alla Bottega sono già
240 provenienti ormai da
molte regioni d’Italia, dove il
«messaggio» della domiciliarità si va diffondendo e viene
accolto con entusiasmo da
parecchi operatori che si impegnano ad attuarne concretamente i principi ispiratori.
Sono già in atto ben oltre
30 «progetti rondine», cioè il
ritorno a casa, nelle migliori
condizioni possibili, di anziani già ricoverati in istituto.
Tali esperimenti possono aver
successo non solo là dove
permane la sussistenza della
casa, ma anche dove si costituisce una convergente volontà dell’anziano, dei membri della sua famiglia e di tutti quei servizi di sostegno do
miciliare, con l’ausilio del
volontariato, che permettono
tale ritorno in una situazione
protetta che dia garanzia di
assistenza e di continuità. Dal
che si dimostra che dove si
vuole si si può e dove si potrebbe bisognerebbe volerlo,
superando le difficoltà non
facili che spesso derivano
dalla famiglia stessa, dagli organismi pubblici, sempre in
carenza di mezzi e di operatori e, a volte, di immaginazione, da un volontariato che
spesso stenta a impegnarsi e
anche, perché no, dalle Case
di riposo stesse, molto preoccupate del miglior funzionamento interno dell’istituzione
e che, troppo spesso, non si
pongono il problema di possibili alternative.
D’altra parte appare chiaro
a tutti che con l’aumento numerico di persone anziane
che ormai raggiungono la
quarta“ oquinta età, sarà impensabile e inattuabile il moltiplicarsi di case residenziali
e sempre più indispensabile
sviluppare un’effettiva cultura della domiciliarità, provvedendo tutti gli strumenti necessari per renderla possibile
e vivibile. Non dunque una
«casa blindata» nella solitudine e nell’angoscia, ma una
casa aperta alle relazioni, allo
scambio, nel sostegno reciproco, affinché tutti quelli
che lo desiderano possano
continuare ad abitare nella sicurezza e nella serenità.
Come ha sottolineato il
dott. Nizzardo, presidente nazionale direttori delle istituzioni pubbliche e private e
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dove aumenta il carico
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diminuisce la portata.
membro dell’organismo europeo dei rappresentanti delle
strutture residenziali per anziani, le case di riposo potranno trovare una specifica
collocazione sia per accogliere anziani che preferiscono
tale sistemazione o sono as.solutamente impossibilitati a
rimanere al proprio domicilio, sia per inserirsi come risorsa in una rete di servizi e
interventi di natura sociale,
assistenziale e sanitaria che si
pongano come obiettivo comune l’attuazione di una politica sociale più adeguata e
della creazione di una società
più vivibile per tutti, senza
processi di emarginazione,
soprattutto rispetto alle fasce
più deboli della popolazione.
Importante durante l’assemblea è stata la relazione di
Rinaldo Bontempi, parlamentare europeo e membro della
commissione per le libertà
pubbliche e affari interni, uno
dei primi iscritti alla Bottega,
il quale ha sottolineato il fatto
che l’Europa non vuole limitarsi ad essere una unione
economica e di mercato ma
sta ponendo le basi per programmi di cooperazione per
l’occupazione e per stabilire,
nell’ambito della globalizzazione, pari condizioni di sviluppo a interventi sanitari e
sociali al più alto livello possibile, in un reale interscambio di risorse, esperienze,
professionalità, progetti, al fine di attuare un modello .sociale per il bene comune. Per
tenere insieme il mondo, occorre innanzitutto tenere insieme le persone!
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Comunità terapeutica «Du Pare» a Torre Pellice
$aper ascoltare la diversità
l’attività di albergo
diventando
comunità tera«utica per malati di mente.
, notizia è giunta a «ciel sereno» suscitando perplessità
soprattutto perché si andava a
ridurre ulteriormente la capacità di accoglienza turistica
della città e della valle. Naturalmente c’è stato anche chi
storto il naso di fronte
idea di una comunità per
malati di mente quasi vedenai0ggiare dei fantasmi
notturni per le strade di Torre
Pellice. Col suggestivo titolo
di «Roba da matti?!... saper
ascoltare la diversità» la direzione della Casa ha deciso
di organizzare una serata
pùbblica sia per parlare della
malattia mentale sia per di[tere del rapporto fra comunità terapeutica e comunità cittadina. L’appuntamenè per giovedì IO dicembre
e 21 nella sala consigliare
de! municipio di Torre Pellice dove saranno presenti, oltre ai responsabili della casa,
il sindaco, Armand Hugon, e
ildott. Emanuele Fontana del
dipartimento di Salute mentale dell’Asl 10.
«La nostra comunità - dice
direttrice, Sara Cassin ipita pazienti psichiatrici in
1 percorso riabilitativo a
medio e lungo termine. La
comunità Du Pare è totalmenprivata e ha delle convenàoni con varie Asl, a partire
one agli al ¿jUn jq di Pinerolo. Attuali nell’osped mente nella nostra comunità
inerolotnd vivono 13 persone, anche se
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la capienza totale è di 20 posti. A seguire i nostri ospiti
sono uno psichiatra, uno psicologo, tre educatori professionali, due infermieri e quattro assistenti domiciliari oltre
al personale dei servizi generali. I pazienti vivono la quotidianità della Casa tutti insieme: dalla cura personale al
rassetto del proprio ambiente
abitativo alla preparazione
dei pasti o al lavoro in giardino. Oltre a questo abbiamo
attività di carattere terapeutico e riabilitativo gestite da
personale specializzato».
- Dopo il «percorso riabilitativo» che succede?
«Sul dopo ci sono discussioni in atto da tempo, almeno da quando sono stati chiusi i manicomi con la legge
180 - puntualizza la dott.
Cassin -. Noi intendiamo
aprire la comunità terapeutica
a un discorso di rete: non vogliamo essere un “piccolo
manicomio”, magari elegante
ma dal quale i pazienti non
escono più. Puntiamo ad essere una maglia delle rete che
comprende i servizi dell’Asl,
i presìdi intermedi quali le
comunità alloggio o i gruppi
appartamento o ancora le
cooperative sociali per l’inserimento lavorativo, le società
sportive o culturali dove fare
delle attività. In qualche modo la comunità è l’intera cittadina che ospita il presidio».
- La diversità è una brutta
bestia; come pensate di rapportarvi con la cittadina ?
«Conosciamo la difficoltà a
far accettare la diversità; ciò
accade dovunque vi sia una
comunità terapeutica. Soltanto
della vai Pellice, si è vivacemente sviluppato nel corso di
questi anni in svariate occasioni di confronto e di discussione fra le diverse parti portatrici di interessi anche conflittuali come operatori economici, associazioni, amministratori pubblici ai vari livelli, cittadini, ecc. L’ultimo
incontro si è tenuto un anno
fa proprio a Angrogna, promosso dalla stessa amministrazione comunale nella manifestazione deir «Autunno».
Encomiabile iniziativa se ciò
non si riduce a un fatto isolato o a un’operazione di immagine ma se serve, invece, a
stimolare la riflessione e ad
aiutare gli amministratori a
prendere una posizione su un
argomento così dibattuto e
controverso.
A fronte di questa maturazione dialettica attorno alla
questione relativa al settore
«idroelettrico», è deludente
l’impressione riportata da
questa ultima visita istruttoria del 20 novembre soprattutto se confrontata con quella svolta alcuni anni fa a "Villar Pellice nella quale l’amministrazione comunale impose, con l’autorevolezza del
proprio ruolo istituzionale, le
proprie consapevoli convinzioni attraverso una delibera
di Consiglio.
L’impressione, quindi, è
che le amministrazioni locali
in genere subiscano o/e preferiscano assecondare l’iniziativa, spesso aggressiva, dell’imprenditore privato, forse
anche in ossequio a un malinteso senso di modernità. Interventi così importanti sul
territorio non possono e non
devono trovare impreparate le
amministrazioni.
Queste vicende accrescono
inoltre la sensazione di incocrenza che sovente si intravede
nei comportamenti degli amministratori pubblici e che
portano a situazioni contrad
L’ex albergo ora sede della comunità terapeutica
una comunicazione corretta
può riuscire a far cadere i timori: i pazienti psichiatrici
non assalgono nessuno e non
sono violenti, se rappresentano un pericolo lo rappresentano purtroppo per loro stessi».
- Al di là delle provenienze
geografiche, cosa c’è nella
storia precedente degli ospiti
della comunità Du Pare?
«La maggior parte dei nostri utenti provengono dall’ex
ospedale psichiatrico di Collegno e hanno alle spalle tantissimi anni di manicomio.
Alcuni di loro sono qui sulla
base di un percorso costruito
con medici e familiari del
malato in vista di un recupero
alla “normalità”, altri sono
entrati in manicomio per disturbi che oggi sono considerati decisamente curabili in
ambito familiare; una nostra
paziente è entrata in manicomio 25 anni fa per una depressione post partum e non
ne è più uscita...».
dittorie: da un lato proliferano le enunciazioni di principio nei convegni, le richieste
di autonomia e le insofferenze verso i livelli istituzionali
sovraordinati, mentre dall’altro lato emergono le inadeguatezze degli apparati tecnico-amministrativi comunali e
i limiti programmatici e culturali degli amministratori,
specialmente sulle questioni
ambientali e del territorio
(quanto è illusoria la riforma
Bassanini e quanto è demagogica e velleitaria l’ipotesi del
partito dei sindacil).
Il dubbio ci assale: sapranno i sindaci governare e salvaguardare il territorio e con
esso i nostri diritti e, perché
no, anche quelli delle generazioni future, oppure, presi
dall’ansia di sanare bilanci
sempre più complessi, preferiranno (s)vendere le loro (le
nostre!) ricchezze?
Forse c’è chi il proprio
«Colosseo» se lo sta già vendendo senza aspettare che il
famigerato emendamento che
autorizza i Comuni a vendere
i propri beni, venga approvato anche dal Senato.
Renato Annand-Hugon
resp. circolo vai Pellice
di Legambiente
Torre Pellice
Unioni
femmili
Il sottosegretario Morgando a Pinerolo
La «guerra» del lavoro
Ci riferiamo al n. 45 del 20
novembre e ringraziamo la
redazione per l’attenzione data all’attività delle Unioni
femminili delle nostre chiese
alle Valli. Vorremmo solo fare due osservazioni. L’articolo in prima pagina parla di
una preoccupazione che riguarda l’età delle partecipanti. Condividiamo questa pre
SERGIO N. TUBTULICI
O iamo qui a discutere
sul domani e le prospettive di industria, artigianato, produzione e lavoro ha detto in un convegno pubblico a Pinerolo Fon. Gianfranco Morgando, sottosegretario al ministero dell’Industria -. Discutere è utile e costruttivo ma intanto la realtà è
quella che è, la vediamo anche qui a Pinerolo. La Beloit
Italia attraversa una crisi
drammatica nella competizione del mercato globale e ha
avviato la procedura di mobilità di 166 lavoratori. Dopo
questo incontro, vedrò una
rappresentanza di operai e
impiegati che chiedono aiuto
al governo. Il guaio è che oggi i posti di lavoro non si difendono avallando assetti statici. Occorre muoversi sulla
lunghezza d’onda dei processi in corso per cercare nella
misura possibile di orientarli
in qualche modo».
Gli scenari mondiali dell’economia sono abbastanza
oscuri, le prospettive che si
hanno a breve non sono incoraggianti, ha notato Morgando. Si sono stabilizzati nel sistema Italia una tendenza alla
bassa inflazione, un deficit
pubblico strutturalmente sotto
controllo, più bassi tassi di
interesse. Nell’Europa della
moneta unica ci siamo: ma
c’è un dato di fondo, il sistema che non cresce perché la
domanda interna ristagna. Per
rilanciare la produzione occorre far crescere gli investimenti, ma come? Non è decisivo il minor costo del denaro
occupazione sul piano pratico
ma non su quello della fede.
Chi dice che l’elemento giovane che oggi non è interessato non lo sia tra dieci, quindici o vent’anni? Forse quell’attività che le Unioni femminili svolgono in seno alla
chiesa presuppone una maturità spirituale che può crescere con gli anni.
La preoccupazione che soprattutto abbiamo è quella
che le Unioni e le Società di
cucito continuino a essere
portatrici di espressione comunitaria di fede, e certo la
grazia del Signore non ha riguardo all’età, altrimenti le
Unioni e Società di cucito come potrebbero essere ancora
viventi? Lo Spirito del Signore agisce senza le nostre misure e radunarci attorno alla
sua Parola è avvicinarci a una
fonte di energia che ci sospinge a esprimerci in qualche
modo, non impedite né dall’età né dalla cultura che abbiamo. Abbiamo imparato a
condurre riunioni quartierali e
culti, oltre al resto.
Un’altra osservazione riguarda la pubblicazione, non
su Riforma ma solo su L’eco
delle valli valdesi, della relazione di Liliana Viglielmo sul
seminario biblico annuale tenutosi a Torre Pellice a metà
di novembre. Ora vorremmo
puntualizzare che l’attività
dei seminari promossa da un
congresso nazionale deH’allora Federazione femminile
valdese (Ffv) nel 1978 riguarda tutte le Unioni delle nostre
chiese in Italia e non soltanto
le Valli, anche per le presenze che possiamo avere: quest’anno, per esempio, da Villa
San Sebastiano era venuta la
sorella Elsa Antonelli, membro del Comitato nazionale
Ffevm. Fraternamente
Maria Tamietti e alcune sorelle dell’Unione femminile
valdese di Torre Pellice
e non è scontato che ridurre
la leva fiscale, quindi spesa
corrente e stato sociale, serva
a far crescere la domanda e liberare risorse da investire.
Nel mercato globale è necessario attrarre investimenti
esteri. Ma qui il nostro sistema è il meno attrattivo d’Europa, per ragioni come il costo del denaro, la scarsa flessibilità e innovazione, l’inefficienza delle burocrazie. Le
politiche industriali locali
contano oggi molto di più
della politica nazionale.
Il modello Italia ha nelle
piccole imprese un vantaggio
importante, ma perché funzionino a dovere i Patti territoriali, il nuovo strumento di
concertazione economica, occorre che le imprese si mettano in rete e in rete si mettano
enti locali, banche, università.
E questo prima di chiedere
come ambiti territoriali i finanziamenti del ministero
dell’Industria: stante che i
circa 3.000 miliardi per i patti
territoriali non coprono in atto la metà della domanda.
Occorre che gli enti locali si
mettano in grado di far funzionare lo «sportello unico»
che ora è previsto per agevolare i rapporti tra la pubblica
amministrazione e le imprese.
Certo Fon. Morgando non
ha nascosto i problemi. E anche negli interventi di dibattito è emerso che i problemi
sono tanti e complessi e le soluzioni scarsissime. Siamo,
ha detto qualcuno, nel pieno
di una guerra e mentre si
combatte i generali stanno discutendo tra di loro le strategie di difesa e di attacco.
Frali domani
1) Anche se non parlo patuà, mi considero pralino di
cuore (lo sa chi mi conosce);
2) la seggiovia «di Prali,
per Prali»? Per Prali, se non
di Prali, altri si impegnarono;
posso ricordare mio zio Emilio e citare le parole del pastore ai suoi funerali: «Un segno che resterà sarà l’impegno avuto per un paese in cui
non era nato»;
3) che i pralini si facciano
avanti: c’è da augurarselo, infatti. A volte sembrano un
po’ conservatori (ad esempio
la ristrutturazione del museo
finalmente decisa dopo parecchie discussioni);
4) farsi avanti, prendere iniziative concrete: a quel che
ho sentito l’attuale sindaco
sembra piuttosto timido. Certo c’è stata la proposta
dell’ing. Daviero (pralino
doc?), 4 miliardi presi da
banche e enti vari e rimborsati dalla «Seggiovie 13 Laghi». Proposta sincera?
5) «Senso di responsabilità
di tutti», amministratori, azionisti vecchi e nuovi: l’aumento di capitale in corso non deve essere sabotato. Senza seggiovie sarebbe il declino di
Prali. Qualcuno lo vuole?
Quelli che qualche anno fa
preferivano il turismo verde e
alberghi piuttosto che condomini perché nei primi il soggiorno è più breve così che la
tranquillità torna presto?
6) Partecipazione, collaborazione: sono cambiati i tempi daH’inaugurazione quasi
40 anni fa. Gestire una società come la «13 Laghi» attuale in un contesto di concorrenza e difficoltà economiche generali richiede altre
qualità anche se è auspicabile
«che riprenda il dialogo»,
nell’interesse di tutti.
Lucien Ferrerò
Puget-sur-Durance
Nelle
Chiese
Valdesi
CONVEGNO EGEI —
Sabato 19 e domenica 20 i
giovani delle comunità
delle Valli e del Pinerolese
sono invitati a partecipare
al convegno organizzato
dalla Fegei su «Noi e il lavoro», che si svolgerà al
convitto di volar Perosa a
partire dalle 15,30 di sabato. Per informazioni: Daniele, tei. 0121-514505;
Loretta, tei. 0121-800244.
INCONTRI TEOLOGICI — Domenica 13 dicembre, dalle 17 alle 22,
nella sala della chiesa di
San Secondo, incontro teologico «G. Miegge»: letture da Kierkegaard.
ANGROGNA — Riunione quartierale martedì
15 dicembre alle 20,30 al
Martel. Domenica 13 dicembre culto in francese.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Studio biblico
giovedì 17 dicembre, alle
20,45, al presbiterio su «Il
senso del battesimo. Sacramento?». Riunioni quartierali: giovedì 17 dicembre a
Fondo S. Giovanni, venerdì 18 agli Airali. L’Unione femminile si incontra domenica 13 dicembre
per la festa di Natale. Donne insieme si ritrova venerdì 18 dicembre alle
20,45 al presbiterio.
PERRERO-MANIGLIA — Riunioni quartierali: lunedì 14 dicembre
alle 14 alle Grangette,
martedì 15 alle 20,30 all’Eirassa. Incontro dell’Unione femminile martedì
15 dicembre alle 14,30.
POMARETTO — Riunioni quartierali: giovedì
10 alle ore 15 all’Inverso
Paiola, mercoledì 16 alle
20.30 alla Lausa. Incontro
dell’Unione femminile
dell’Inverso venerdì 11 dicembre alle 14,30.
FRALI — R iunione
quartierale venerdì 18 dicembre alle 20,30 a Ghigo
sul testo di Martin Lutero
«Il Padre nostro spiegato
ai semplici laici».
PRAROSTINO — Riunione quartierale giovedì
10, alle 15, ai Gay.
SAN SECONDO —
Riunione quartierale a Prima giovedì 10 dicembre
alle 20,30.
TORRE PELLICE —
Riunioni quartierali: venerdì 11 dicembre agli Appiotti, martedì 15 ai Simound, mercoledì 16 ai
Bouissa.
VILLAR PELLICE —
Domenica 13 dicembre
dalle 9 alle 10,30 e dalle
11.30 alle 17,30 circa bazar prenatalizio organizzato dall’Unione femminile:
l’incasso sarà destinato alla costruzione della nuova
sala. Riunione quartierale
martedì 15 dicembre alle
20.30 all’Inverso. Culto
serale domenica 13 dicembre alle 17,30.
VILLASECCA — L’
Unione femminile si riunisce il 10 dicembre alle
14,30. Riunioni quartierali: martedì 15 alle 14,30 ai
Trossieri, alle 20 a Morasso, mercoledì 16 alle 20 a
Trussan, giovedì 17 alle 20
a Villasecca.
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Anche le nostre chiese devono sentirsi coinvolte dal problema
I giovani e il lavoro che cambia
Il lavoro che cambia è il filo
conduttore di una serie di
incontri che Bruno Ricca, degli uffici della Tavola valdese, avrà nei prossimi giorni
con i giovani delle valli, ma
anche con i pastori. Adriano
Longo collabora nell'organizzazione di quegli incontri; da
quali premesse siete partiti?
«Il tema del lavoro è uno
dei nodi centrali nella vita di
ciascun individuo - precisa
Adriano Longo, che da quando ha abbandonato la direzione della Foresteria di Torre
Pellice si occupa della formazione - e quindi anche di una
intera comunità. In questo
momento l’industria sta riducendo i suoi'organici e la disoccupazione, soprattutto
quella giovanile, aumenta
mentre nuove iniziative stentano a partire. Se ci limitiamo
a lamentarci del lavoro che
non c’è, ed aspettiamo che le
soluzioni ci giungano dall’esterno, senza fare uno sforzo per cercare di capire quali
orizzonti ci stanno di fronte e
verso quali frontiere andranno
le necessità sia dell’oggi che
del futuro, rimaniamo fermi al
palo, anzi regrediamo».
Bruno Ricca ha già affrontato questi temi in una serie di
incontri organizzati a Roma
con la nostra Facoltà di teologia. Si è pensato quindi che
potesse essere utile riprendere
questo argomento alle Valli,
dove il problema della scarsità di lavoro è abbastanza
sentito. Quali saranno i momenti di confronto? «Anzitutto al Collegio valdese, sabato
19 dicembre, incontrando gli
studenti degli ultimi tre anni spiega Adriano Longo l’intervento sarà mirato a dare
dell’informazione, poiché la
preoccupazione per la futura
attività lavorativa non è ancora a quel livello così percepita. E invece il momento giusto per riflettere sugli obiettivi
che ciascuno degli studenti
può porsi per la propria vita.
Bruno Ricca sottolinea in tutti
i suoi interventi la necessità di
porsi nell’ottica della promo
zione del cambiamento che
tocca la mente e poi gli atteggiamenti. Questo è un processo culturale che richiede volontà di aderire, determinazione nel procedere, necessità di
una comunità di riferimento.
Il secondo intervento avrà
luogo nel pomeriggio dello
stesso sabato 19 nel corso di
un convegno che si terrà alla
Foresteria di Villar Perosa,
organizzato dalla Fgei-Valli,
ma aperto a tutti i giovani che
sono interessati al tema. Il discorso in questo contesto rivolto a giovani che hanno per
la maggior parte già portato a
termine i loro studi avrà un taglio di maggiore approfondimento. Sul tema ci sono già
state differenti occasioni di
confronto e pertanto è logico
attendersi quesiti più mirati.
Ci sarà infine un terzo incontro il lunedì successivo 21
dicembre a San Germano con
i pastori e i diaconi del primo
Distretto. Il tema scelto “Il lavoro che cambia. Una sfida
per la chiesa?’’, vuole evidenziare il fatto che ci si trova di
fronte a grossi mutamenti epocali di indirizzo e di costume.
Questi avranno certamente
delle ripercussioni sulla vita
della nostra popolazione; ci si
augura di intravedere degli
sbocchi per le generazioni che
si affacciano. Questi concetti
mi portano alla mente ciò che
distingueva le Unioni giovanili di un tempo delle Valli.
L’organizzazione democratica
al loro interno, l’elezione dei
membri del seggio (presidente
- segretario) la suddivisione
dei ruoli e dei relativi compiti
mi pare abbiano formato alla
democrazia diretta schiere di
giovani che hanno esportato
nella propria attività lavorativa 0 nei rapporti con gli altri
questa impronta. L’obiettivo
primario di tutti gli incontri è
quello di iniziare un percorso
di ricerca e di riscontrare quale interesse questo possa suscitare. In seguito vorremmo
rispondere tutti insieme al
quesito “Quali strumenti ci
diamo per proseguire questa
ricerca? con quali tempi? con
quali modi? quali luoghi?’’».
10 dicembre, giovedì —
TORRE PELLICE: Alle 21,15
al cinema Trento l’Associazione
pace e il Gruppo Italia 90 Val
Pellice Amnesty International
presentano il film «Il destino».
11 dicembre, venerdì — LUSERNA ALTA: Nella chiesa di
San Giacomo, alle 21, concerto
della «Schola cantorum» di San
Martino di Torre Pellice e della
corale valdese di Angrogna. Ingresso libero.
11 dicembre, venerdì —
TORRE PELLICE: Alle 20,45,
alla Bottega del possibile, per il
Gruppo di studio Val Lucerna
Alberto Corsani parlerà sul tema
«Poesia della città: il cinema dagli Anni 20 ai giorni nostri».
11 dicembre, venerdì — PINEROLO: Alle 21, nel duomo,
concerto di Natale con l’ensemble vocale Arcadia.
11 dicembre, venerdì —
TORRE PELLICE: Alla Botte
ga del possibile incontro su «La
musicaterapia nella globalità dei
linguaggi, anche strumento di domiciliarità?». Per informazioni
tei. 0121-953377.
11 dicembre, venerdì —
TORRE PELLICE: Alle 21,15,
al teatro del Forte, «Nonsoloteatro» presenta «Pietro Micca, storia e retroscena di un uomo
esplosivo», di e con Guido Castiglia. Lire 15.000, ridotto 10.000.
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Anche l’Auronzo esce sconfitto da Torre Pellice. Nella
16“ giornata il Valpellice
Sparea supera per 5-2 la formazione che nei due precedenti confronti diretti aveva
sempre vinto. Sembra tutto
facile fin dall’avvio, quando
dopo appena 36” Berti porta i
valligiani in vantaggio; all’8’
la seconda rete con Vasicko.
Nel secondo tempo però,
complice qualche distrazione
di troppo, gli ospiti si fanno
avanti e al 9’ segnano la rete
del 2-1; a quel punto c’è la
reazione biancorossa che nel
giro di un paio di minuti riporta il punteggio entro limiti
di sicurezza con le reti di De
Luca e Melotto. 11 terzo tempo vede una rete per parte,
prima del Valpellice con Volante e quasi allo scadere degli ospiti che sorprendono il
giovane secondo portiere Malan entrato negli ultimi 5’ al
posto del titolare Rossi. Tre
giorni dopo l’HC Valpellice
Sparea esce battuto dal campo della capolista Val Venosta; sconfitto ma non surclassato da quella che è probabilmente la formazione più
completa dell’intero campio
nato e che pure a Torre Pellice aveva conosciuto la prima
sconfitta. Per un tempo i
biancorossi tengono, rispondendo con Vasicko al gol di
apertura degli altoatesini; anzi i valligiani sfiorano in un
paio di occasioni la rete del
raddoppio. Nel secondo e nel
terzo tempo però il Valpellice
deve subire il gioco più preciso della capolista che va a rete due volte per tempo chiudendo sul 5-1 che riporta la
Valpe al sesto posto. Prosegue anche la serie B che vede
il Pinerolo incapace di uscire
dal grigiore, che l’ha fin qui
caratterizzato; domenica sera
in casa col Chiavenna i pinerolesi hanno perso per 6-1.
TENNIS TAVOLO
Giornata da dimenticare per
la polisportiva Valpellice; la
Cl, dopo essere stata in vantaggio per 3-0 ha perso per 53 ad opera del Regaldi Novara che ha avuto la meglio in
sei set ai vantaggi; i punti sono stati di Gay, Malano e
Rosso.
PALLAMANO
Ancora una giornata negativa con molte assenze nelle fila
delle squadre del 3S; non ci
sono solo gli infortuni a rallentare la marcia delle formazioni ma anche qualche assenza poco giustificabile che mette in difficoltà i giovani che
invece sono sempre presenti.
La società sta così cercando
rinforzi per garantire un regolare svolgimento ai campionati. Nell’under 16 maschile il
3S Pinerolo è stato battuto in
casa per 29-8 dal Candiolo
giocando con soli sei effettivi;
nell’under 19 il 3S ha perso a
Torino per 25-12 con 8 reti di
Vedano. Il 13 dicembre i pinerolesi affrontearanno al palasport di via dei Rochis, alle
11,30, la Pallamano Biella.
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felice 1999
In C2 non è stato sufficiente un Migliore autore di tre
punti; i fratelli Ghiri sono rimasti all’asciutto e la squadra
ha perso. Sconfitta anche in
DI per 1-5, l’unica vittoria è
arrivata dalla squadra A della
D2 che soffrendo ha battuto
per 5-4 la Telecom Torino
grazie ai punti di Girardon,
Ghirardotti e Reynaudo.
Sempre in D2 la squadra B è
stata superata a Torino dal K2
con un solo punto di Cesano.
11 prossimo turno vedrà tutte
le squadre in trasferta.
Patrick Pascal del Gs Pomaretto ha vinto la categoria
ragazzi al cross di Luserna di
domenica scorsa; al terzo posto Matteo Riha del 3S Luserna-Sangermanese. Valerio
Gullì, di Pinerolo, pur in non
grande giornata, si è Imposto
fra gli allievi mentre' Alessandro Bizzi è giunto 2° fra
gli juniores.
PALLAVOLO
Entrambe a 9 punti le formazioni di Pinerolo in B1 e
B2 dopo sette turni: in B1
femminile il Magic Cemtti ha
perso in casa della Pro Patria
pur vincendo il primo set,
mentre in Body Cisco in B2
maschile ha superato per 3-1
l’Alpignano vincendo il primo set addirittura per 15-0.
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VENERDÌ 11 DICEMRBE
12 dicembre, sabato — PINEROLO: Alla libreria Gianoglio, ore 9-12, presentazione del
libro «Con la spada e con la croce», di Enrico Bertone, con la
presenza dell’autore.
12 dicembre, sabato — PINEROLO: Alle 15,30, all’hotel
dei Cavalieri, incontro col ministro dell’Interno, Rosa Russo Jervolino; la riunione è organizzata
dall’on. Giorgio Merlo e dal sen.
Elvio Passone.
12 dicembre, sabato — PINEROLO: Alle 21, all’auditorium di corso Piave, concerto di
musica occitana con il gruppo
«Li Deiblandu».
12 dicembre, sabato — BOBBIO PELLICE: Alle 21,15, per
Tacabanda, nel tempio, i Baraban
propongono canti e melodie natalizie dell’Italia settentrionale.
12 dicembre, sabato — PINEROLO: Presso il Teatro Incontro alle 21,15 la compagnia
Teatro Città Murata presenta
«Gioco al massacro», testo e regia di Bruno Stori. Ingresso lire
15.000, ridotto lire 10.000.
12 dicembre, sabato — TORRE PELLICE: Nel tempio, alle
21, concerto del coro polifonico
di Bagnolo «Gabrieli» e del
gruppo vocale «Tranneuno», ingresso a offerta libera a favore
dell’associazione volontari antincendi boschivi.
12 dicembre, sabato — VILLAR PELLICE: Alle 20,45, nel
tempio, in collaborazione con il
Centro culturale valdese, concerto del coro Eiminal della vai Germanasca e presentazione del libro
di Maria Luisa Gariglio Genre
«La Balmo d’Arman».
12 dicembre, sabato — PINEROLO: Alle 21, all’auditorium «Vittime della mafia», via
dei Rochis, concerto di Natale
con la «Filarmonica folcloristica
pinerolese», ingresso libero.
12 dicembre, sabato — LUSERNA SAN GIOVANNI; Nella chiesa di San Giovanni Battista, alle 21, concerto d’organo
con Letizia Romiti, per l’inaugurazione del restauro dell’organo.
13 dicembre, domenica —
TORRE PELLICE: Alle 15,30,
alla foresteria valdese, l’ingegner
Davide Valente parlerà su «Archeologia e Nuovo Testamento»,
con proiezione di diapositive.
13 dicembre, domenica —
PRAROSTINO: Alla sede dell'Ana serata del tesseramento,
con bagna caòda alpina per soci e
simpatizzanti.
13 dicembre, domenica —
TORRE PELLICE: Al teatro
del Forte, alle 16. la compagnia
Teatro dell’angolo propone «Pigiami», per la rassegna «Domenica in tre a teatro con mamma e
papà», ingresso lire 6.000.
13 dicembre,'domenica —
SALUZZO: Nei locali dell’ex
caserma Musso, alle 21, concerto
repertorio delle canzoni di Lucio
Battisti.
14 dicembre, lunedì — PINEROLO: Alle ore 17,30, nella
sala di rappresentanza del Comune, il prof. Carlo Federico Grosso
parla sul tema: «La Costituzione
tra passato e futuro».
14 dicembre, iunedì — TORRE PELLICE: Al Centro culturale, alle 20,30, per la serie di
conversazioni sul libro. Maria
Rosa Fabbrini propone «Possessione. una storia romantica» di
A. Byatt.
15 dicembre, martedì — PINEROLO: All’associazione
Stranamore, alle 21,15, proiezione di «Racconto d’inverno» di E.
Rohmer. Ingresso gratuito.
15 dicembre, martedì — LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle
21, nella chiesa del Sacro Cuore
di Aitali concerto del coro e fanfara Brigata Taurinense.
17 dicembre, giovedì —
TORRE PELLICE: Alle 15.30,
per rUnitrè, alla Casa valdese,
concerto con Enrico Demaria,
violino, e Maria Grazia Perello,
pianoforte, musiche di Haendel,
Dvorak, Brahms.
17 dicembre, giovedì — PINEROLO: Al cinema Italia, per
Cineforum 1998-99, alle 20,A5,
proiezione di «Marius e Jeanette»
di R. Guediguian.
18 dicembre, venerdì —
TORRE PELLICE: Alla sede
del Cai, alle 21. proiezione diapositive sulle attività del 1998.
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BARGE — Il cinema Comunale ha in programma, venerdì 11, ore 21, Le tentazioiii
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Formazione teologica degli
insegnanti e le conclusioni di
Franco Calvetti alla Consultazione fra operatori della
icuola promossa dal Consiglio Fcei a Portici il 14-15 novembre
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1 risultati della consultazione degli insegnanti tenutasi a Napoli Portici
I protestanti e la riformulazione del sistema scolastico
THEA SARRITZU
Durante le relazioni e il
dibattito che ne è seguito siamo stati sollecitati a interrogarci sulla nostra identità confessionale nel contesto della nostra professionalità di insegnanti, educatori,
formatori, operatori in genere della scuola. La sollecitazione ci viene dal contesto
storico nel quale ci troviamo
(scristianizzazione, carenza
di spiritualità, materialità
pervasiva e invasiva, confusione delle ideologie e degli
ideali, ignoranza in fatto di
cultura religiosa). Siamo
chiamati in causa perché nel
nostro paese a monopolio
cattolico siamo una presenza
di minoranza e siamo turbati
dagli episodi di arroganza del
potere in generale e dagli attentati continui alla libertà e
alla democrazia.
Ci siamo detti di essere
consci dei nostri limiti, delle
difHcoltà di confronto con gli
altri, della nostra specificità,
scambiata a volte per ambiguità, della nostra impostatone che ci porta a sentirci
laici e nello stesso tempo
credenti. Dobbiamo riconoscere che le voci laiche in Italia sono fioche e intermittenti; non alzano la voce neanche i sindacati o i partiti politici di sinistra. Eppure in
mezzo a tanto torpore ci rendiamo conto che occorre investire energie perché il fatto
religioso e la sua cultura non
siano solo appaltati alla
Chiesa cattolica. L’entrata in
Europa può essere per noi
occasione di testimonianza e
di collegamento con il protestantesimo d’Oltralpe.
Come muoverci preparandoci a diventare un movimento di operatori evangelici
della scuola in Italia? Tre sono le parole d’ordine che possiamo darci l’un l’altro; vigilanza, impegno, progettualità. Questi tre slogan devono
diventare un filo tra noi. In
particolare, soffermiamoci
sulla progettualità, su cui intessere il nostro collegamento
ideale e operativo. Vi sono
svariati campi di lavoro, alcuni con finalità alte, per i quali
gli obiettivi saranno a lungo
termine, di carattere più organizzativo e gestionale. Bisogna avvicinarsi per studiare
la storia della pedagogia
evangelica in Italia, o meglio
la storia di chi si è occupato
in modo così convinto di
educazione nelle nostre «stazioni» missionarie, dalla metà
dell’Ottocento in poi.
Occorre rafforzare, riesaminandoli, i valori, le idee guida
che ci trovano particolarmente convinti in fatto di educazione: l’esaltazione della cultura come indispensabile
momento per la conoscenzarispetto deU’altro; la ricerca
dell’autonomia di giudizio
«fuori dal branco», il senso
della responsabilità individuale, così presente nella cultura protestante, il coraggio
delle scelte senza mediatori,
la fierezza di essere diversi.
Sta davanti a noi una lista
lunga e articolata di intenti
operativi [si veda l’articolo di
Thea Sarritzu in questa stessa pagina, ndr], tutti volti a
un fine che è poi quello di
sempre per degli educatori:
seminare a piene mani e gettare semi di giustìzia sociale,
di democrazia e di solidarietà evangelica nel paese nel
quale si opera.
UN collegamento organico fra insegnanti e operatori evangelici della scuola
del Centro-Sud appartenenti
a chiese federate e non è stato l’obiettìvo di una consultazione promossa dal Consiglio
della Fcei dopo una delibera
del Sinodo. Alla consultazione che ha avuto luogo a Casa
Materna di Portici (Napoli) il
14 e 15 novembre, ha partecipato un numeroso gruppo di
fratelli e sorelle provenienti
da Fiorenzuola, Taranto, Bari, Palermo, Alvignano (Ce),
Pinerolo, Napoli.
I temi affrontati nelle due
giornate di studio, «Per un
contributo protestante nella
riformulazione del sistema
scolastico italiano» e «Lo studio del fatto religioso in una
prospettiva non cqnfessionale» sono stati approfonditi
con molta chiarezza e competenza dai relatori Piero
Trotta, Giovanni Lombardo,
Nicola Pagano e Rosanna
Ciappa. Durante il primo incontro presieduto da Franco
Calvetti, le relazioni hanno
stimolato momenti di riflessione e di confronto sui molteplici aspetti del mondo della scuola di oggi, come il disagio e il malessere dovuto a
continui annunci di riforme
strutturali, scarso impegno
degli enti istituzionali, mortificazione degli insegnanti e
sofferenza e inquietudine che
in noi, voci di minoranza,
creano la mancanza di tolleranza di democrazia e della
libertà di apprendimento.
Le nostre scuole, è stato
detto, sono intrise di un’atavica confessionalità. Tutti noi
operatori della scuola abbiamo «tacitamente» lasciato
che il monopolio degli studi
religiosi fosse affidato ai canali cattolici. La nostra testimonianza è spesso correlata
all’impegno sociale, al sapere, ma quanti di noi nelle
classi «inconsapevolmente»
Casa Materna ha ospitato i lavori del Convegno
non hanno saputo cogliere
l’opportunità di diffondere la
cultura evangelica?
«Lo studio del fatto religioso in una prospettiva non
confessionale» è stato il tema
della seconda giornata di studio, presieduta da Marco
Jourdan e preceduta dalla
meditazione biblica di Luca
Baratto. Nell’approccio allo
studio del fatto religioso, si è
detto, bisognerebbe assumere una prospettiva laica, non
confessionale; la cultura religiosa deve essere legata a un
percorso di ricerca conoscitivo e non impositivo, attraverso quindi un metodo scientifico, storico. In Italia da una
mappa del ’90 si evince un
rapporto numerico spropositato fra istituti di scienze religiose tenute dai cattolici e
quelli dello stato; altra questione spinosa è la piena «istituzionalità» dell’insegnamento della religione cattolica.
Nonostante le varie sentenze
e ricorsi ai Tar regionali. Tire
rimane l’esperienza più confusa e sconcertante fra quelle
vissute nella scuola italiana.
Ultima novità è il progetto
sulla «parità» scolastica. Se è
vero che l’Italia è l’unico paese al mondo in cui la scuola
privata non è finanziata, è
pur vero che lo stato annualmente spende 1.200 miliardi
per stipendiare i 20.000 insegnanti di religione che operano nelle scuole statali, si fa
carico dei costi di urbanizzazione degli edifici di culto, invia 350 miliardi come contributi al funzionamento delle
varie opere, permette che alle
scuole private giunga una vasta area dei finanziamenti da
parte delle Regioni sotto forma di sussidi che, secondo la
Cgil-scuola si aggira intorno
ai 3-4.000 miliardi.
Tutto questo per una scuola di parte; di fronte a queste
ingerenze nemmeno la Costituzione sembra essere un divieto non valicabile. Lo scenario sociale in cui viviamo
sollecita a interrogarci sulla
nostra presenza e consci della nostra specificità di essere
laici e credenti come insegnanti, operatori scolastici ed
evangelici, sentiamo tutti
l’urgenza di formare un’associazione che tenda a riaffermare la laicità della scuola
pubblica, individuare gli
strumenti attraverso in quali
siano trasmessi i valori, costruire iniziative culturali e
dare ampia e costante informazione di quegli aspetti
confessionali di cui sono piene le scuole pubbliche.
Nel presente e nella prassi
quotidiana come movimento
coordinato potremmo riapri
re la vertenza dell’Irc, esercitare una corretta vigilanza,
assistenza alle famiglie che
non si avvalgono déll’Irc e, in
una prospettiva futura, ricercare alleanze, creare mobilità
con le altre forze che credono
nel pluralismo e nella democrazia, contribuire alla formazione religiosa che si può attuare nelle scuole con l’ora
della «storia delle religioni».
Punto di partenza è la scuola
pubblica intesa come scuola
della Repubblica, luogo di
formazione della persona, per
tutti, «plurinterreligiosa», pluriconfessionale, plurietnica
dove possano essere tutelate
la libertà di apprendimento e
la, libertà delle coscienze. Noi
credenti evangelici sentiamo
l’esigenza di testimoniare e
come cittadini vorrernmo
«modellare» con contributi
culturali l’istruzione, ma sul
piano cognitivo della formazione religiosa dobbiamo optare per un insegnamento libero, critico che attiene assolutamente a un ordine culturale e pedagogico.
Durante l’incontro a Portici, le relazioni così corpose e
avvincenti hanno creato dei
momenti «particolarmente
sereni e costmttivi» e la consapevolezza di voler rafforzare nelle scuole i nostri valori
come l’esaltazione della cultura, il senso della responsabilità, rivendicare la tendenza di giudizio, lavorare per la
non omologazione rivendicare il coraggio delle scelte. Il
nascente coordinamento ha
progettato; per la primavera
del 1999 un convegno per gli
insegnanti evangelici di tutta
Italia; un inserto su Riforma-,
la pubblicazione di un testo
sulla cultura religiosa protestante: di contattare organizzazioni laiche. Noi operatori
della scuola che abbiamo vissuto questa significativa esperienza auspichiamo che
tanti si uniscano a questo
rinnovamento e impegno di
vita e di professionalità.
L'impostazione generalmente diffusa oggi ha un carattere teologico e confessionale piuttosto che storico e culturale
La formazione agli studi religiosi nel nostro paese deve assumere una prospettiva laica
, . . . - _ *1 r._1 -norcnnalp P mllptt
ROSANNA CIAPPA
La formazione agli studi
religiosi in Italia avviene
oggi sostanzialmente attraverso due canali, un canale
confessionale cattolico e uno
laico statale di livello accademico. Il primo è costituito,
oltre che dalle Facoltà teologiche, da quegli Istituti di
scienze religiose (Isr) o Istituii superiori di scienze religiose (Issr) che nell’ultimo quinriicennio hanno avuto uno
straordinario incremento in
quaiito istituzioni per la formazione dei docenti di religione presenti nelle scuole
Italiane di ogni ordine e gra00 secondo le norme del
ouovo Concordato del febbraio dell’84: una mappa aggiornata agli inizi degli Anni
^0 (ma la situazione a oggi
opo è molto diversa) consta
0136 Issr con 12 sedi distacopte, e di 82 Isr, per un totale
01 circa 18.000 iscritti. Vi si
orinano gli addetti ai ministri nella chiesa fino al diaconato, e gli insegnanti di reig'one cattolica nelle scuole
s atali, attraverso due percor! oiiferenziati, uno ministeM didattico.
Isella Nota pastorale della
Gei sulla Formazione teologica nella chiesa particolare del
maggio ’85 emergono con
molta chiarezza i criteri ispiratori della formazione teologica e lo statuto di fondazione di questi istituti. Si vuole
sgombrare il campo da un
equivoco; la dizione «Scienze
religiose» qualifica questi istituti in un modo per certi versi impreciso «potendo a torto
lasciar credere che in essi si
attui una ricerca puramente
storico-culturale o con riferimento al fenomeno religioso
in senso lato». Si tratta invece, precisa la nota, di centri
di studio della teologia in
senso pieno. Insomma lo statuto epistemologico delle discipline che vi si studiano
non è storico-culturale ma è
teologico e confessionale. Da
una parte, il carattere dichiaratamente «teologico» della
formazione che avviene in
questi istituti, dall’altra la necessità dell’approvazione del
vescovo per insegnare nelle
scuole statali, rendono di fatto l’insegnamento concordatario (Ire) confessionale a tutti
gli effetti, al di là degli sforzi
che alcuni (non pochi) docenti possano fare per trasformarla in uno spazio in
cui dibattere problemi personali, esistenziali morali in
senso ampio.
Il secondo canale di formazione agli studi religiosi è
quello presente nelle università statali. In Italia ci sono
sostanzialmente due importanti complessi: a Roma, all’Università La Sapienza esiste un Dipartimento di studi
storico-religiosi; alla Cattolica
di Milano c’è un Dipartimento di scienze religiose. All’
Università Federico II di Napoli esiste invece una Sezione
storico-religiosa che è parte
del Dipartimento di discipline storiche della Facoltà di
lettere e filosofia. Gli insegnamenti presenti hanno un diverso taglio disciplinare: storico, letterario, filosofico, antropologico-culturale, sociologico, ecc.: complessivamente hanno un taglio culturale e fenomenologico, non
confessionale o dogmaticoteologico. Il metodo dell’insegnamento è rigorosamente
critico, scientifico e laico, il
che vuol dire che dovrebbe
esservi escluso ogni presupposto di fede o confessionale.
Vorrei proporre una rifles- sione relativa alla possibilità
stessa di assumere una prospettiva laica negli studi religiosi. Intanto qual è l’elemento che deconfessionalizza la
prospettiva religiosa? Direi
semplicemente e in primo
luogo lo scopo, la finalità, che
è, in senso ampio, conoscitiva,
non propositiva-impositiva di
una visione del mondo, di
una qualche verità. Per definizione la conoscenza non ha
interesse da difendere, è legata a un percorso di ricerca e
può condurre da qualunque
parte. È interessante la motivazione di molti studenti che
inseriscono le discipline storico-religiose nel loro piano di
studi sulla base di un vero e
proprio equivoco: il desiderio
di avere una conferma scientifica della loro opzione religio
sa o, viceversa, (in una chiave
laicista) di acquisire gli elementi scientifici per contestarla. È l’equivoco confessionale che nell’università di stato individua una sede per la
propaganda o per la controversia religiosa.
Un secondo elemento di
deconfessionalizzazione è il
metodo, che in questa prospettiva non può che essere
scientifico, critico e storico.
Sottolineerei con particolare
forza la prospettiva storica
che mi sembra una decisiva
chiave di lettura laica, anche
se altri approcci non sono
meno deconfessionalizzanti.
Introdurre la dimensione
della storia/storicità non significa soltanto individuare
le coordinate storiche o geografiche di un fatto, o definire
l’autenticità letteraria di un
testo o ristabilirne la corretta
lezione filologica, molto di
più significa introdurre una
stratificazione diacronica; risalire, per esempio per quanto riguarda i Vangeli, di ipotesi in ipotesi, la catena delle
tradizioni che portino fino a
Gesù e ai suoi ipsissima
verba, significa passare dalla
forma letteraria dei testi alla
ricostruzione storica dei fatti.
Ancora a titolo di esempio
si può ricostruire la storia
dell’idea cristologica e scoprire che la cristologia non è
stata né una creazione di Gesù (il quale peraltro non si è
mai apertamente definito se
non con il titolo inconsueto e
misterioso di Figlio dell’uomo), né un’illuminazione imI prowisa dei discepoli, ma è
stata il frutto di uno sviluppo
lento e progressivo, del quale
si possono sia pure appressi- 1
mativamente ricostruire le
tappe, avvenuto prima nella
comunità palestinese e poi in
quella ellenistica. Questa lettura storica è sicuramente
problematica, non solo perché prescinde, ma perché
può anche entrare in dialettica con la compatta visione
teologica che nei testi che
possediamo legge un’organica dottrina cristologica. Bisognerebbe chiedersi se scoprire che Gesù ha fatto un uso
alquanto modesto dei titoli
messianici o che la cristologia
è il frutto di uno sviluppo storico progressivo è un sapere
irrilevante, una nozione indifferente ai fini della fede, o
meglio ai fini di quella sintesi
che la teologia è chiamata a
fare; ma non è tanto questo
potenziale conflitto che interessa in questa sede, quanto
piuttosto il fatto che una lettura storica, scientifica, o più
in generale culturale, può e
deve prescindere da presupposti teologici e confessionali
senza per questo negarli
Da questo quadro rapido e
forse sommario della situazione italiana emerge un dato preoccupante: il monopolio degli studi religiosi tradizionalmente delegato a canali formativi confessionali cattolici, alimenta la rozzezza
culturale e la scarsa sensibilità dell’opinione colta e cosiddetta laica al fatto religioso come dato costitutivo della civiltà, profondamente inscritto nelTidentità comune.
personale e collettiva. Proprio la non chiara distinzione
tra religione come opzione di
fede, che appartiene alla sfera privata e intangibile della
coscienza, e religione come
grande fatto culturale della
coscienza collettiva, ha generato in Italia non poche confusioni e enormi guasti, di cui
il recente dibattito sulla «parità scolastica» e sul cosiddetto servizio pubblico integrato
è un penoso segnale.
Il dibattito è fortemente
ideologizzato: la maggior parte degli istituti privati in Italia
appartiene alla Chiesa cattolica. La Chiesa cattolica si presenta in una veste che mi permetto di definire sempre più
arrogante. Ha ottenuto l’otto
per mille e nella forma, vorrei
dire, peggiore di un finanziamento diretto del culto, concorrendo anche alla ripartizione delle scelte non espresse: ha ottenuto col dispositivo
concordatario di essere capillarmente presente nelle scuole di ogni ordine e grado con
un’ora di religione dichiaratamente confessionale; oggi,
con il pretesto di una malintesa libertà di scelta, pretende
ancora di finanziare con il denaro di tutti una scelta confessionale di parte. Se questo
accade è perché, salvo rare
eccezioni, c’è un appannamento generale della coscienza laica anche in quei
partiti che si definiscono non
ideologici ma che non hanno
evidentemente maturato la
corretta distinzione tra pubblico e privato, tra laico e
confessionale.
12
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle
VENERDÌ 11 DICEMBRF
DELLA EMANCIPAZIONE DEI
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t.PXS. - TOMA ■ tSW 3 CALORIO
Il francobollo commemorativo dell’emancipazione dei vaidesi
Torino: annullo del «primo giorno)
V
E un successo l'emissione
del francobollo sul 1848
GIUSEPPE PLATONE
IL bozzetto del nuovo francobollo dedicato al 150“
anniversario deH’emancipazione dei valdesi è stato disegnato dall’architetto Sergio
Calorio, collaboratore di vecchia data del Centro culturale
valdese a Torre Pellice. Abbiamo chiesto ad alcune persone convenute al tempio di
Torino venerdì 4 dicembre,
primo giorno di emissione,
un parere sulla bellezza o meno del nuovo francobollo. A
grande maggioranza il francobollo è piaciuto, così come
è piaciuta l’idea di organizzare, proprio nell’austero edificio protestante situato sul
centrale corso Vittorio Emanuele 11, un ufficio postale
provvisorio dal mattino sino
al tardo pomeriggio. Centinaia di persone vi sono transitate durante la giornata, alcune si sono anche fermate a
visionare il video su realtà e
storia della Chiesa valdese
realizzato dal Centro culturale, altri hanno chiesto informazioni sui valdesi a Torino.
Più di una persona ha ammesso di «entrare per la prima volta in questa chiesa che
vediamo sempre chiusa». Un
gruppo della comunità valdese torinese si è attivata al banco vendita dei libri e del vario
materiale predisposto, altri
hanno intrattenuto le persone
che facevano la fila in attesa
di acquistare i francobolli, le
cartoline o le buste predisposte dalle Poste italiane e dedicate al primo giorno d’emissione. NeH’atrio del tempio è
stata inoltre allestita la mostra
su «1 valdesi e l'Italia» e per
molti, dopo l’acquisto della
novità, è stata un’occasione
per gettare uno sguardo sulla
storia del popolo-chiesa.
Nel primo pomeriggio, nel
salone attiguo, il pastore
Giorgio Bouchard ha tenuto
una brillante conversazione
su libertà e protestantesimo.
Dopo avere rapiditamente
schizzato il contesto’ storico
in cui nacque l’editto albertino del 1848, Bouchard ha in
particolare approfondito la
questione del Risorgimento
prima e poi della Resistenza
al nazifascismo come tempi
Per la pubblicità
su
tei. 011-655278, fax 011-657542
in cui il protestantesimo italiano ha saputo esprimere
una sua forte specificità. Era
l’Italia della modernità che si
contrapponeva con forza
alTItalia clericale. Bouchard
ha inoltre ricordato le battaglie del protestantesimo di
questi ultimi anni, che continuano nelTintento di contribuire a un’edificazione democratica della seconda Repubblica. Infine ha concluso:
«Per valdesi, metodisti, battisti, luterani, avventisti, pentecostali, Fratelli il valore centrale è la libertà; e questo valore esce confermato dalla
crisi delle ideologie del nostro
secolo. Giustizia e libertà: in
questo credevano gli uomini
che nel ’44 affrontavano il
plotone d’esecuzione con la
Bibbia in mano e lo sguardo
volto verso la Città di Dio. Su
questo possiamo interrogarci
anche noi, in mezzo alle traversie, tutto sommato molto
meno drammatiche, della seconda Repubblica».
Al momento della chiusura
dell’ufficio postale mobile di
emissione del nuovo francobollo uno dei suoi responsabili, Francesco Petronella,
che da quindici anni è addetto all’ufficio filatelico della
sede centrale delle Poste, ha
commentato: «Una vendita
così non l’ho mai vista, fatto
salva quella in occasione
dell’esposizione mondiale di
Genova nel 1982. In poche
ore abbiamo venduto circa
6.000 francobolli. Un sacco di
gente e un vivo interesse».
Mentre conta i soldi della
giornata (oltre cinque milioni
di incasso) la signora Maria
De Plano, anch’essa del Centro filatelico delle Poste, precisa ai ritardatari che continuavano a arrivare al tempio
dopo la chiusura delle 17 che
l’annullo figurato continuerà
a essere utilizzato esclusivamente sino a fine mese presso l’ufficio filatelico delle Poste di via Alfieri 10 a Torino.
Il nuovo francobollo dedicato all’emancipazione dei
valdesi è comunque reperibile presso gli uffici filatelici
delle Poste italiane sino a
esaurimento. Per conoscere
l’esatto importo della tiratura
occorrerà attendere l’uscita
del bollettino filatelico illustrativo ufficiale: è questione
di giorni. Ambienti informati
ritengono che il francobollo
di cui parliamo sia stato
stampato almeno in tre milioni di pezzi come in genere
succede per ogni nuovo francobollo. E i valdesi, almeno
questa volta, sarebbero stati
trattati alla pari.
Che cosa pensano alcuni lettori del lezionario «Un giorno, una parola
Una guida per la riflessione quotidiana
Uno strumento per la preghiera individuale o familiare, ma anche di dialogo
con altre persone che, con questo tramite, possono avvicinarsi all'Evangelo
ANNA MAFFEI
FEDERICA TOURN
IL lezionario dei Fratelli
Moravi Un giorno, una parola è arrivato, con il 1999, al
quinto anno della sua riedizione in italiano (l’edizione
originale è giunta alla 269esima uscita ed è conosciuta oggi in tutto il mondo grazie alla pubblicazione in 43 lingue
diverse). L’intento è sempre
quello di mettere al centro
della riflessione quotidiana la
lettura della Bibbia: dei due
versetti proposti ogni giorno,
il primo segue il corso dell’anno liturgico ed è collegato
all’Evangelo della domenica,
mentre il secondo è parte
della lectio continua dei libri
biblici, ideata in modo che in
quattro anni si esaurisca il
Nuovo Testamento e in otto i
testi fondamentali dell’Antico; non manca una sezione
che fornisce delle tracce di
preghiera di ringraziamento
e di intercessione.
Chi utilizza il lezionario?
Lo usava Bonhoeffer che, come ricorda Paolo Ricca nell’introduzione all’edizione
del 1997, il giorno prima della sua morte tenne un culto
ai compagni del campo di
concentramento di Flossenburg commentando le letture del giorno; oggi lo usano
certamente molti membri di
chiesa e credenti evangelici,
ma anche cattolici e persone
«in ricerca». «Lo leggo quoti
dianamente - racconta Giorgina Giacone, membro di
chiesa di San Germano Chisone - perché è una guida
nella conoscenza della parola di Dio e perché, visto che è
un libro diffuso nell’ambiente evangelico non solo valdese, penso che sia un modo
per sentirmi unita ai fratelli
in fede». «Ho cominciato a
usare regolarmente Un giorno, una parola da quest’anno - ha detto Velia Cocca,
diacona della chiesa battista
di Napoli -. Mi è piaciuto
perché pur essendo un testo
sintetico offre spunti interessanti e ti lascia pensare. Mi è
capitato quest’anno di leggerlo spesso durante la malattia di mio padre. In quelle
occasioni, in ospedale o in
casa, lo leggevamo spesso insieme, anche in presenza di
persone non del nostro ambiente. E così si apriva un
dialogo. Quelle letture, quei
pensieri, quelle preghiere sono stati un piccolo ma valido
strumento per evangelizzare.
Quest’anno ho deciso di
comprarne un po’ per farne
dono a qualcuno».
«Conosco il lezionario da
quando è stato regalato a mio
marito - dice invece Pierangela Castellani, psicoioga e
moglie del sindaco di Torino
- trovo che sia un grosso aiuto per chi ha poco tempo da
dedicare alla preghiera e alla
riflessione: lo porto sempre
con me, anche al lavoro, e a
Chiese battiste del Lazio
Il canto unisce e invita
a incontrarsi regolarmente
BLASCO RAMIREZ
Domenica 29 novembre
si è svolto nei locali della
chiesa di Roma-Centocelle
un partecipato incontro delle
chiese battiste del Lazio, organizzato dall’Associazione
delle chiese evangeliche battiste di Lazio e Abruzzo (Acebla). La giornata è iniziata
con un’agape, alla quale hanno partecipato circa 120 persone, in una sentita atmosfera di comunione e di cordialità. Il numero dei partecipanti, superiore a quello preventivato, ha contribuito a
scaldare l’ambiente di quella
gioia cbe si prova quando si è
consapevoli di vivere insieme
un incontro che è certamente
frutto della fatica di chi lo ha
organizzato e preparato, ma è
anche e soprattutto un dono
del Signore.
Il pomeriggio è continuato
tra il giocoso e l’emozione
del canto, guidato dal fratello
Carlo Leila e dalla sorella
Marta D’Auria, con l’aiuto di
Elisa Bagheri. Il ministero
dell’animazione musicale
della giovane coppia è stato
molto apprezzato, e il loro
contributo si è rivelato significativo, perché ha aiutato i
partecipanti a vivere con
mapiore intensità il canto di
inni sconosciuti alla maggioranza dei presenti. La preghiera è che, quanto prima,
possano svolgere il loro ministero a tempo pieno a favore delle nostre chiese.
Il pomeriggio è continuato
con una riflessione, guidata
dalla sorella Angela Cereda.
Partendo dalle difficoltà che,
nel passato, i battisti romani
hanno avuto nell’incontrarsi
insieme più spesso, questo
incontro ha avuto il merito di
dare voce alla voglia di ritrovarsi con cadenze regolari,
almeno ogni 3-4 mesi, e di
evidenziare il fatto che ora
l’esigenza è sentita maggiormente e che la voglia di stare
insieme deve essere soddisfatta per quello che è. Sembra essere giunto il tempo di
una conoscenza meno superficiale l’uno dell’altro come individui e come chiese,
alla riscoperta di quanto è
bello che i fratelli e le sorelle
dimorino insieme.
Abbonamento
per Tanno 1998-99
Abbonamento per l’interno ...............l. 30.000
Abbonamento sostenitore per l’interno ...L. 50.000
Abbonamento per l’estero........................l. 34.000
6 0 più abbonamenti
allo stesso indirizzo (l’uno)...................l. 27.000
da versare sul c.c.p. n. 18345223 intestato a «Comitato Scuote Domenicali», via Porro Lambertenghi 28 - 20159 Mitano
volte mi capita di leggerlo
durante l’intervallo di pranzo; altrimenti lo leggo insieme a mio marito, prima di
cominciare la giornata. Sono
una credente e ritengo che la
chiesa sia una sola: questo
non è l’unico lezionario che
uso, perché quando posso mi
piace attingere a più fonti; di
quello dei Fratelli Moravi mi
piace in particolare il riferimento alTAntico e al Nuovo
Testamento. Anche se non
riesco a fare tutte le letture
consigliate, mi piace essere
guidata nella riflessione quotidiana e poi capita spesso
che il pensiero scelto per
quel giorno colga proprio le
esigenze o gli stati d’animo
del momento».
«Un giorno, una parola è
interessante perché privilegia
giustamente i grandi temi
della spiritualità protestante
- spiega padre Eugenio Costa, gesuita, direttore del
Centro teologico di Torino facendo emergere l’amore
per la Parola, una lettura moderatamente critica e il gusto
per l’interrogazione tipici del
protestantesimo». Ma il lezionario è soprattutto un
suggerimento di approccio
diretto alla Bibbia, un canale
per aprire alla prosecuzione
della lettura: «L’ideale sarebbe che la persona che legge si
lasciasse prendere dal testo
biblico e accettasse di farsi
interrogare dalla Parola», aggiunge padre Costa, che subi
to avvicina il lezionario dii
Fratelli Moravi alla rubiL
settimanale di Riforma «Bà
bia e attualità». «Dalle rlfl
sioni pubblicate emerge
cultura biblico-teologica,3!;^comp!
ratteristica del mondo evas elR>f“g''
gelico, non "beata” e quest, liLuserm
dal mio punto di vista è mol iceva pii
to interessante, oltre diesa ducatore
lutare, vista la quantità di ,erricop:
“buonismo” che in molti ca| ¡ponsabi
affligge il mondo cattolico ponsabilf
peraltro variegato - spiega i^al Rifu!
padre Costa - mi chiedo seip 997. A fa
questa lettura della realtà o ' ^ '
non intervenga una spededi M-rpessimismo tradizionale prò, 'animazi
testante: certo a volte credo ;azione,
che si potrebbero dare anche ¡terno, di
esempi più positivi del pre- lere rivo
sente, perché se è vero cheli jspid tf®f
cattolico tende a calcatela io state!
mano sulla presenza del bene ¡oda di i:
nel mondo, è pur vero che lefo
luci esistono».
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Letture bibIkheqautUtkne perii
1999
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I manuali,
«volutame
RONACHE
SANREMO — Nella chiesa luterana si sono incontrati il 22 no
vembre circa 50 evangelici (valdesi, luterani, anglicani)
provenienti anche da Bordighera, per celebrare con un
culto i 25 anni della Concordia di Leuenberg. Da anni le
chiese valdese e luterana di Sanremo sono unite da rapporti fraterni e cordiali e sempre più spesso si celebrano
culti in comune. Anche il Pomeriggio d’avvento è diventato un incontro annuale tradizionale: ci si informa a vicenda, si lavora insieme e se necessario si è ospiti gli uni nella
chiesa degli altri: questi rapporti sono una realtà della Riviera di Ponente, Perciò era naturale che l’anniversario di
Leuenberg non si perdesse fra i molti altri anniversari, anche se la Concordia in fondo per Sanremo non è stata altro
che una conferma ufficiale di una realtà già presente. Nel
culto solenne si è ricordato con gratitudine che le differenze teologiche fra valdesi, metodisti e luterani oggi non sussistono più. La predicazione è stata tenuta dalla pastora
Dorothee Mùller e la liturgia dal decano Jùrgen Astfalk;la
colletta è stata destinata alla Fcei per l’aiuto alle vittime
della catastrofe in Honduras.
PRAMOLLO — Ringraziamo vivamente i pastori Guglielmo
Crucitti e Luciano Deodato che hanno presieduto 1 culti rispettivamente del 15 e del 29 novembre. Soprattutto quest’ultimo è stato particolare perché vi hanno partecipato
anche i bambini della scuola domenicale, ed è stato quinm
dedicato in modo particolare a loro.
BARLETTA — La Comunità battista ha vissuto due giornate
commoventi il 28 e 29 novembre, quando abbiamo avuto
come ospite la pastora Anna Maffei, vicepresidotite
• dell’Unione battista. Nel primo pomeriggio del 28 si è te
nuto uno scambio di informazioni con i membri di chiesa,
e successivamente la pastora ha tenuto una conferenza
pubblica sul tema «Il grande sogno di un piccolo popolo'
cammino», a cui ha partecipato come ospite anche la
fessoressa Cañero, in rappresentanza del Comune. La uo
menica la pastora Maffei ha tenuto il culto: molti i
nelle due occasioni; auguriamo alla vicepresidoti
dell'Unione un proficuo lavoro e un ritorno fra noi.
Radio & Television
CULTO EVANGELICO: ogni domenica mattina alle 7,2
sul primo programma radiofonico della Rai, predicazion^
e notizie dal mondo evangelico italiano ed estero, appf"
tamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di Raidue rea
lizzata a cura della Federazione delle chiese evangelip
in Italia, trasmessa a domeniche alterne alle 23,40 circ
e, in replica, il lunedì della settimana seguente alle o
9,15 circa. Domenica 13 dicembre andrà in onda: «Ha
re, Assemblea ecumenica mondiale; Immigrazione: la
golamentazione dei clandestini; Incontri». La replica s
trasmessa lunedì 21 dicembre, ore 9,15 circa. ^
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Il nuovo ruolo dell'animazione degli anziani al Rifugio Re Carlo Alberto
Un impiego fruttuoso del tempo
^ piccoli gruppi 0 in comunità, gli anziani possono e devono essere coinvolti
in attività che permettano il mantenimento dei legami con il loro passato
mAHfiELLO GAIETTI
UE annifa, proprio in
questo periodo, su Rijor3loeica öXfl compariva un annuncio
andò evau «IRifagia Re Carlo Alberto
ä" e qu5 iLuserna San Giovanni che
asta è mol iceva più ° ni®no «Cercasi
Ùre che sa- ducatore o assistente somale
santità di «r ricoprire il posto di rea molti casi aonsabile sociale«. Il re' cattolico ponsabile sociale, chi scrive,
o-spiega al Rifugio dal marzci del
chiedo sein 997. A fare che cosa? 11 lavoGlia realtà osi può dividere in alcuni fila specie! oniprincipali: irinanzitutto
ionale pro. 'animazione, cioè 1 organiz/olte credo lazione, airinterno e all edare anche ¡temo, di attività di vano gevi del pre, lere rivolte agli ospiti e alle
vero che il )spiti del Rifugio. Queste socalcare la io state impostate dopo una
za del bene lorta di indagine svolta presvero che !è io i residenti, per evitare di
(Calarle dall’alto» ma coinfolgendo la persona in un
qualcosa che lo riguarda da
iicino. Si possono distinguere due tipi di attività: le proiezioni di diapositive e i momenti di musica, magari da
»allo, che sono rivolti al
«grande gmppo», cioè a tutti
gli ospiti che hanno intenzione di assistervi. Per il resto
l’animazione è fatta di momenti rivolti a gruppi più ristretti: si va dalla quindicina
di persone per la lettura del
giornale o l'ascolto guidato di
musica, alle 5-6 per il gruppo
di discussione o le attività
manuali. Quella del gruppo
volutamente ristretto è una
scelta precisa, fatta per evitare che, anche in quei momenti pensati per la stimolatone e l’impiego «fruttuoso»
lei tempo, l’anziano sia «uno
„„ dei tanti», e finisca per perdeanglicanil l tc la propria identità e il suo
----------«essere unico; si vuole inoltre
tutelare quelle persone che
ancora conservano un discreto grado di lucidità e riservare loro dei momenti in
un contesto adatto alle loro
caratteristiche.
L'animazione è fatta anche
Iti il 22 no
re con un
Da anni le
te da rapcelebrano
è diventala a vicenli uni nella
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ersari, anstata altro
sente. Nel
e differen;i non sosia pastora
Astfalk; la
Ile vittime '
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di uscite, talvolta serali, per
pranzi, concerti, visite a mostre. Per queste, come per le
attività «interne», vi è un’ottima collaborazione con altre
case per anziani, in particolare l’Asilo di San Giovanni e
quello di San Germano, e ciò
permette agli ospiti delle diverse strutture di ritrovare
persone conosciute nel passato, ma anche di fare conoscenze e stabilire legami, cosa che si può fare tranquillamente anche a 90 anni. Si
stanno inoltre avviando collaborazioni con associazioni
presenti sul territorio.
Lo scorso mese di settembre il Rifugio e l’Asilo di San
Giovanni hanno organizzato
insieme un soggiorno di dieci
giorni alla Casa valdese di
Borgio Verezzi, che ha visto la
partecipazione di circa 25
ospiti delle due case, oltre a
diversi esterni, persone cioè
che per l’occasione si sono
aggregate al gruppo. Inoltre
vengono organizzate iniziative aperte all’esterno, come
concerti o film all’aperto, che
hanno tra l’altro lo scopo di
portare il mondo esterno
dentro la struttura. Un contributo all’animazione viene dato dai volontari che vengono
al Rifugio per svolgere attività
specifiche, portando un aiuto
fondamentale. Di persone disposte a darci una mano c’è
sempre bisogno, quindi chi
fosse interessato può mettersi
in contatto con noi.
L’altro filone importante
del lavoro del responsabile
sociale è quello dell’attenzione ai bisogni particolari del
singolo ospite, cioè tutte
quelle cose, diverse per ogni
persona e che la rendono
unica. Tutto ciò che gli/le
permette in qualche modo di
restare collegato, anche una
volta entrato in casa di riposo, alla propria storia, alla
propria vita, ai propri interessi. Quella della persona in casa di riposo è una posizione
Concerto per gli ospiti al Rifugio
di debolezza, con poche possibilità di scelta, il pericolo è
dunque quello di spersonalizzarsi, di non essere più ciò
che si era prima, ma solo uno
dei settanta ospiti. Si va quindi dalla creazione di un piccolo orto per l’ospite che ha
sempre svolto questa attività,
e che è ancora in grado di farlo, all’uscita al mercato settimanale per chi ha bisogno di
fare piccoli acquisti o per chi
ha voglia di incontrare gli
amici in piazza, alla chiacchierata (senza l’assillo dei
tempi di lavoro da rispettare)
con chi è costretto sulla sedia
a rotelle. Si potrebbe continuare con uno o più esempi
per ogni ospite. Naturalmente questo lavoro è strettamente collegato a quello dell’animazione, in quanto entrambi rispondono a bisogni
importanti, perché per essere
vivi non abbiamo bisogno solo di mangiare, bere, dormire,
essere puliti e al sicuro: anche
il cervello, in qualche modo,
ha bisogno di cibo.
Tutto il lavoro del responsabile sociale viene svolto in
collaborazione con le altre figure professionali presenti
all’interno della struttura, in
particolare infermiere. Vi è
poi un lavoro più «da scrivania» come il mantenimento
dei rapporti con Inps, prefettura, anagrafe, oltre a quelli
con i servizi sociali di territorio. In generale si può dire
che la scelta di inserire una
figura professionale proveniente dal sociale va nella direzione delToccuparsi dell’ospite della casa per anziani
non come di un malato ma
come di una persona, con
precise caratteristitoe e con
bisogni che sono solo suoi.
Insomma, pur tenendo conto
dei limiti oggettivi dati dalle
condizioni di salute, spesso
precarie, degli ospiti, un discorso sul miglioramento
della qualità di vita si può
portare avanti anche in una
casa di riposo. Anche per
cambiare l’immagine di queste strutture, che non sono
solo posti dove si va ad aspettare di concludere la propria
esistenza ma dove, se lo si
vuole, la vita continua.
Rincontro a Asti
Una storia
chiesa
non apologetica
Sabato 21 novembre scorpresso la libreria Alfabeta
'Asti, un laico e un sacerdo11 '•^Rolico hanno presentato
recente libro del pastore
•*“''8'° Bouchard Cristiane,■ *fon'a, dottrina, diffurre, ed. idea libri, fresco di
fn diverse lingue. Era
f l’autore. Un numenJ' ® attento pubblico ha
apprezzare l’opera di
rn^'^^ard come un’opera
>'®fa e chiara pur nella
^o»*'”Agatezza non di parte,
a„.. apologetica; una storia
stori non riferita alla
di,: ® questa o quella tranu.’ nia intesa nella comdella sua ricchezza
aie oonoininazionale, coEdoarH ®°®tonuto il prof,
ecunip® Angelino. Un’opera
ta ig dunque, che aiu
in comprensione
nel ^ùrniento di difficoltà
verso l’unità
Prez7nt^'^° Borelli), Molto ap'ose^hpu””® nume
''omnatm^ unmagini che acPtesen? lettura. Alla
'"leressam“"® ^ seguito un
lo nel nf. Ì ® '"‘vace dibattila ® ?ono intervenuti
^ottucci hLu Pastore Enzo
Pontecnct r ^.l“oale Chiesa
lodista ® il pastore me'10 Bruno Giaccone.
Il pastore Richard Grocott insediato anche a Vicenza
Rendiamoci disponibili a ricevere il Signore
Agenda
SONDRIO — Alle ore 21, al Centro evangelico di cultura
(via Malta 16), il prof. Mario Miegge, docente di Filosofia
teoretica all’Università di Ferrara, parla sul tema: «Gerolamo Savonarola (1452-1498): profezia e politica».
BERGAMO — Alle ore 17,30, nella sede di via Tasso 55, il
Centro culturale protestante propone l’ultimo incontro su
«Religione, società, individuo in Inghilterra e negli Stati
Uniti». Il professor Bruno Cartosio parla sul tema: «Religione e società negli Stati Uniti, dalla schiavitù ai movimenti di liberazione contemporanei».
TORINO — Alle ore 9 e alle ore 14, presso la sede dell’ex
seminario arcivescovile (via XX Settembre 83), si tiene 1 ultimo incontro sul tema: «Pluralismo religioso e culturale in
Europa» organizzato dalla Commissione cattolica per
l’ecumenismo e il dialogo del Piemonte-Valle d’Aosta. Per
informazioni rivolgersi allo 011-3092217.
NAPOLI — Alle ore 18, presso il Centro culturale evangelico «G. Caracciolo» (via dei Cimbri ang. via Duomo), si tiene il primo incontro di bioetica sul tema: «L’interruzione
volontaria di gravidanza». Intervengono i dott. Pasquale
Contiello e Stefano Spallone, la prefissa Donatella Abignente e il professor Sergio Rostagno.
VEROLI (Fr) — Nell’ambito del convegno di studi su «Il
Giubileo del 2000, il debito e il principio della restituzione»,
a partire dalle 15, si tengono le relazioni di Giampiero Bof
(«Il Giubileo del 2000 e la liberazione dei popoli dal debito»), Daniele Garrone («Il Giubileo come modello di legge di
cancellazione del debito»), Gerson Josè da Silva Guimares
(«L’impatto del debito nei paesi del Sud del mondo»). Presiede l’economista Alberto Castagnola. Informazioni: Oltre
l’Occidente, fax: 0775/853516, tei. 0339/3848905.
12-13 dicembre
LIKA WELLER FORNASA
Domenica 22 novembre
in una chiesa gremita di
fedeli e di ospiti, la Comunità
metodista di Vicenza ha accolto il pastore Richard Grocott alla presenza della sovrintendente del 7“ circuito,
Clara Cozzi, che ne ha ufficializzato l’insediamento. Erano
presenti alla semplice ma intensa cerimonia monsignor
Giuseppe Dal Ferro, delegato
diocesano per l’ecumenismo,
rappresentanti del Sae, cattolici delle parrocchie di San
Floriano (Tv), di Campiglia
dei Berici (Vi) e della Montanina di Velo d’Astico; e ancora il pastore Frank Gibson
con la moglie e alcuni fratelli
della chiesa metodista di Padova, dove il pastore era già
stato presentato.
Il tema del sermone era
tratto dalla parabola delle
dieci vergini (Matteo 23, 113). Il pastore ci ha esortati a
non fare come le cinque vergini stolte che hanno lasciato
spegnere la loro lampada per
12 dicembre
NONANTOLA (Re) - NOVELLARA (Mo) — Con inizio alle
ore 9 del sabato, si tiene il convegno organizzato dalle riviste «Qol» e «Confronti» sul tema: «Un Dio plurale? Dalla religione degli italiani all’Italia delle religioni». Intervengono
fra gli altri Paolo De Benedetti, Paolo Ricca, Carlo Molari,
Mahmoud Salem el Sheik, Daniele Garrone, Paolo Naso.
13 dicembre
ROMA — Alle 16, presso le Suore francescane missionarie di
Maria (via Giusti 12), il gruppo Sae promuove un incontro
su; «Paternità-maternità di Dio e unità della famiglia umana. Le chiese divise messe in discussione da quest’annuncio» con Juvenalie Jonascu, Giacomo Puglisi e Paolo Ricca.
FIRENZE —Alle ore 17, nei locali della chiesa metodista
(via dei Benci 9), a cura del Centro culturale protestante
«Pier Martire Vermigli» in collaborazione con «Agrimus»,
si tiene un concerto natalizio dedicato alla memoria di
Adam Blaszczyk, già vicepresidente del Centro.
TRIESTE — Alle 18,30, presso il Gruppo ecumenico (via Tigor 24), il prof. Giovanni Miccoli parla sul tema: «Modalità
e varietà della presenza cristiana nell’arco della sua storia».
TORINO — Alle ore 15, nella sede decentrata della Biblioteca di Scienze religiose «E. Peterson» (via Martini 4b), Il
professor Piero Boitani, nell’ambito della serie di incontri
«I lunedì della Peterson», presenta il proprio libro «La nube
della non conoscenza» (Milano, Adelphi, 1998).
18 dicembre
BERGAMO —Alle ore 21, al Centro culturale protestante
(via Tasso 55), il prof. Gianni Long parla sul tema: «Georg
Philipp Telemann: l’amico-rivale di Bach», con ascolto di
brani significativi. Per informazioni tei. 035-238410.
AVVERTENZA: i programmi relativi a questa rubrica vanno
inoltrati 15 giorni prima del venerdì di uscita del settimanale.
Il pastore Richard Grocott (a sin.) insieme al pastore Pieter Bouman
mancanza di olio che le alimentasse. Mentre erano fuori
a comperare l’olio è arrivato
10 sposo che le ha escluse dalla stanza delle nozze malgrado le loro suppliche: Signore, Signore, aprici. «Vegliate
dunque perché non sapete né
11 giorno né l’ora». Teniamo
sempre accesa la lampada
Per la
pubblicità su
tei. 011-655278, fax 011-657542
della fede e dell’amore, pronti
a ricevere il Signore.
Un gruppo multietnico formato da fratelli e sorelle ganaensi, giapponesi, inglesi a
statunitensi hanno cantato
splendidamente un bell’inno
in inglese. Dopo la santa cena hanno portato il loro saluto di benvenuto al pastore
Grocott, alla moglie e al piccolo John Gabriella Gianello
a nome della comunità di Vicenza, mons. Giuseppe Dal
Ferro, il pastore Frank Gibson, Umberto Corrà a nome
del Sae, Johnson Adei. Alla fine del culto, poi, è seguito un
rinfresco preparato dal Gruppo dell’attività femminile.
DICEMBRE 1998
Scuola
Senza oneri per lo stato
Chiesa cattolica
Santa Inquisizione alla sbarra
Giovani
E naque un centro sociale di destra
Enciclica
«Fides et ratio», la verità violenta
Usa
Che fine ha fatto Jimmy Carter?
Confronti: una copia lire 8.000; abbonamento annuo lire 65.000;
(sostenitore lire 120.000 con libro in omaggio). Versamento sul ccp 61288007
intestato a coop. Com Nuovi Tempi, via Firenze 38,00184 Roma.
Chiedete una copia omaggio telefonando allo 06-4820503, fax 4827901,
(indirizzo Internet; Http://hella.stm.iWmarket/8ct/home.htm)
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RIFORMA
VENERDÌ 11 DICEMRbe
Il ritorno delle indulgenze
Paolo Ricca
Le indulgenze sono tornate. Agli evangelici la cosa non
interessa, ma anche a molti cattolici questo ritorno non
farà, probabilmente, né caldo né freddo, tanto la loro vita
di fede si svolge ormai lontano da questa strana (ma redditizia) invenzione medievale, collegata con un complicato
sistema penitenziale di cui si stenta, oggi, a comprendere i
meccanismi. Che cos’è un’indulgenza? Pochi lo sanno, anche perché nel linguaggio corrente essere indulgenti significa non essere severi, lasciar correre. L’indulgenza non è la
stessa cosa. Che cos’è dunque? Per saperlo occorre addentrarsi nelle complesse articolazioni della dottrina cattolica
della penitenza, oggi chiamata «sacramento della riconciliazione». Ogni peccato comporta una colpa (per aver offeso Dio) e una pena (per aver infranto la legge). La colpa la
può rimettere solo Dio (che lo fa, abitualmente, attraverso
l’assoluzione sacerdotale). La pena invece è di competenza
della chiesa: è lei che la fissa, è lei che la gestisce. Essa ha il
potere di commutarla, e l’indulgenza è questo: la commutazione di una pena in un’altra (come una serie di preghiere in un digiuno, un digiuno in un pellegrinaggio, un pellegrinaggio in un’offerta per i poveri o in qualche altra prestazione benefica, e così via). È comprensibile che ben presto il modo più sbrigativo di «lucrare un’indulgenza» divenne l’offerta in danaro. E anche se, a rigore, il sistema
può funzionare senza, è l’accoppiata indulgenza-offerta in
danaro che ha funzionato più e meglio di tutte. Inoltre, fi
fatto che l’indulgenza sia applicabile, secondo la dottrina
cattolica, anche alle anime del purgatorio accorciando i
tempi della loro purificazione, ne ha incrementato molto la
diffusione. Infine ci si è sentiti autorizzati a essere particolarmente generosi nell’elargizione delle indulgenze grazie
al cospicuo «tesoro della chiesa» costituito dai meriti supererogatori (così sono chiamati) dei santi, cioè dei meriti in
più di quelli di cui essi haimo bisogno, che la chiesa amministra distribuendoli a chi non ne ha o ne ha troppo pochi.
Molti pensavano che tutto questo fosse storia passata.
Invece le indulgenze sono tornate. Sono tornate con la
«Bolla di indizione del grande giubileo dell’anno 2000» firmata da Giovanni Paolo II e resa nota fi 29 novembre scorso, insieme alle «Disposizioni per l’acquisto dell’indulgenza giubilare». L’abbinamento indulgenza-giubileo è tradizionale. Già nel primo «anno santo» indetto da Bonifacio
Vili nel 1300 i numerosissimi pellegrini affluiti a Roma «se
ne andarono - secondo un testimone del tempo - tutti carichi d’indulgenze, lasciando a Roma un immenso danaro». L’attuale pontefice ribadisce che l’indulgenza «è uno
degli elementi costitutivi dell’evento giubilare» (n. 9) e ne
parla con un linguaggio ispirato, lirico, scandito di citazioni bibliche, quasi trasfigurante, tanto da chiamare l’indulgenza «dono prezioso» (n. 9). Le stesse «Disposizioni per
l’acquisto» contengono un’affermazione che avrebbe fatto
saltare dalla gioia Lutero, e cioè questa: «Cristo è l’indulgenza e la propiziazione per i nostri peccati».
Ma questa suggestiva veste letteraria copre, senza minimamente modificare, la dottrina delle indulgenze che, oltre a essere stata - come si sa - fatale per l’unità della chiesa d’Occidente, sembra a noi niente affatto evangelica perché oflTusca il carattere gratuito e incondizionato del perdono di Dio, che è il cuore dell’Evangelo. Il fatto poi che la
Bolla parli di indulgenze al singolare anziché di indulgenze al plurale è, sul piano teologico, del tutto irrilevante.
Aveva visto bene Lutero: la dottrina delle indulgenze non è
da trasfigurare ma da abbandonare. Perché il perdono di
Dio cancella sia la colpa sia la pena, perciò cancella anche
l’indulgenza, che non ha più ragion d’essere. Si può commutare una pena che c’è, non una pena che non c’è. Il perdono di Dio è tale da rendere supei^ue tutte le indulgenze,
passate, presenti e future, giubilari e non giubilali. In saecula saeculorum. Amen.
E che cosa metti al posto delle indulgenze cancellate?
Metto la predica di Cristo e della sua giustizia, poco nota
a noi ma ben nota all’apostolo Paolo, il quale parla di
«guadagnare Cristo» (ma senza indulgenze, perché, appunto, l’indulgenza è Lui!) è di «essere trovato in lui non
con una giustizia derivante dalla legge, ma con quella che
si ha mediante la fede in Cristo: la giustizia che viene da
Dio, basata sulla fede» (Filippesi 3,8-9).
EIPORMA
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Croce. Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Giorgio GardioI, Maurizio
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DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
REVISIONE EDITORIALE.Stelio Armand-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia; ABBONAMENTI: Daniela Actis
STAMPA: La Ghisleriana s.n.c. Mondavi - tei. 0174-42590.
EDITORE: Edizioni Protestanti s.r.l.-via S. Pio V, 15 bis -10125Torino.
^túnmaie cm ilSoo
1998
Associato alla
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periodica italiana
Tariffe inserzioni pubblicitarie: a modulo (42,5x40 mm) £ 30.000.
Partecipazioni: mm/colonna £ 1.800. Economici: a paroia £ 1.000.
Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176 del 1' gennaio 1951. Le modifiche
sono sfate registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 47 del 4 dicembre 1998 è stato spedito dall’Ufficio CMP
Nord di Torino mercoledì 2 dicembre 1998.
La questione dell'omosessualità interroga le chiese
Un atteggiamento di dialogo
Lo Spirito opera al di là dei nostri giudizi: occorre accogliere
quanti chiedono di vivere come parte di una comunità
ALBERTO TACCIA
CREDO che dobbiamo essere riconoscenti ad Anna Grosso per il suo articolo
«Famiglie diverse e omosessualità» apparso sul numero
47 di Riforma, che ci richiama a una più decisa radicalità evangelica, specie in
campo etico. Per noi evangelici, che giustamente ci battiamo a favore della laicità,
esiste il rischio di appiattirci
su posizioni liberiste e laiciste, confondendole con affermazioni di autentica libertà,
mentre spesso si tratta semplicemente di un «conformismo alla mentalità dei presente secolo» (Romani 12, 2),
da cui l’Evangelo ci mette in
guardia e della conseguente
adozione di mode e comportamenti che vanno per la
maggiore, sotto l’etichetta di
attualità, progresso, modernità. Ma se è vero che una libertà senza responsabilità è
«soltanto un’occasione per
vivere secondo la carne» (Calati 5, 13), è anche vero che
una responsabilità senza libertà rischia di scadere nel
moralismo e nel legalismo.
Ritrovare e saper vivere il
dono della libertà cristiana
nell’ambito di una responsabilità orientata al servizio
verso gli altri e sostanziata di
amore e comprensione reciproca, è l’ambito giusto in cui
confrontare e discutere fraternamente le diverse posizioni che legittimamente
emergono nelle nostre chiese. Come giustamente scrive
la nostra sorella, fi perdono
di Dio implica la chiara denuncia del peccato umano e
non la sua copertura e giustificazione, e deve condurre al
ravvedimento. Tuttavia sul
problema specifico dell’omosessualità, compresa non come vizio o malattia ma come
condizione umana, credo che
dovremo ulteriormente approfondire la riflessione.
il mio giudizio iniziale di
riprovazione è stato radicalmente modificato dopo aver
incontrato alcuni omosessuali credenti, che mi hanno
aiutato a comprendere la
profondità del loro travaglio
e della loro sofferenza quando hanno scoperto in loro
stessi una inclinazione naturale contro la quale hanno
cercato di lottare con tutte le
loro forze per liberarsi da
questa inaccettabile diversità
che il avrebbe esposti all’irrisione e all’emarginazione da
parte della gente «normale»
fuori e dentro la chiesa stessa! Si sono rivolti al Signore,
ma hanno trovato la strada
sbarrata dai versetti di con
MOL'TI di noi protestanti, insieme agli amici
cattolici impegnati nel dialogo ecumenico, avevamo sperato che in questo giubileo la
Chiesa cattolica avrebbe accantonato il concetto delle
indulgenze. Speranza delusa:
siamo stati ingenui. Nella
bolla che indice il Giubileo
2000, il papa ritorna con forza sul tema dell’indulgenza
plenaria, che si può ottenere
seguendo le istruzioni allegate alla bolla. I.a dottrina delle
indulgenze è radicalmente
contraria alla parola di Dio,
tanto che è stata la scintilla
che ha fatto scatenare la
Riforma protestante. Nel catechismo cattolico si fa una
distinzione fra la colpa del
peccato (che viene rimessa
da Dio in Cristo) e le pene
temporali che il peccato
comporta e che devono essere espiate dal cristiano stesso
danna che ben conosciamo e
da queile chiese che, per fedeltà alla lettera (che talora
uccide) hanno dimenticato lo
Spirito che vivifica e che può
operare anche ai di ià dei loro
giudizi e pregiudizi. Uno di
loro mi ha ricordato la parola
dell’apostolo Paolo: «Tre volte ho pregato il Signore che
mi liberasse da questa scheggia nella carne. Egli mi ha
detto: la mia grazia ti basta...»
(II Corinzi 12, 8).
Molti di loro, nelle nostre
comunità, vivono in silenzio
e spesso nell’umiliazione la
loro condizione per non recare scandalo, sanno che a loro
è negata la possibilità di essere come gli altri, è negata la
gioia di formarsi una famiglia.
Altri invece hanno avuto il
coraggio di uscire allo scoperto, sfidando il pregiudizio, e
chiedono di essere considerati uomini e donne che, se vivono in modo diverso la loro
sessualità, chiedono che a loro sia riconosciuto il diritto di
ogni altro cittadino, il diritto
di essere credenti e riconosciuti come tali, membri di
una comunità, il diritto di assumere in essa delle responsabilità e di esprimere le loro
capacità, mettendo al servizio
degli altri i doni che il Signore
ha loro concesso di fede, speranza, amore, condivisione,
servizio, fraternità, il diritto di
formarsi una famiglia che
probabilmente non risulterà
più disastrata di tante famiglie cosiddette normali!
Forse prima di parlare di
loro sulla base delle opinioni
che ci siamo formati, anche
sui versetti biblici, dovremo
provare a parlare con loro e
ascoltarli in spirito di rispetto, di attenzione, di disponibilità fraterna.
Piccole intolleranze quotidiane
Andata-ritorno con insulti
ALBERTO CORSAMI
Andata e ritorno dal venerdì alla domenica, Torino-Aosta. Sulla Torino-Aosta due giovani donne inveiscono con la capotreno, rea di
voler applicare le 10.000 lire
di multa a una di loro che è
priva dell’abbonamento. Forse perché lavorano nell’ambiente degli studi legali, le
due ritengono di avere ragione da vendere, e accusano la
funzionarla di non fare le
stesse multe agli extracomunitari. Sulla linea Aosta-Torino invece un ragazzo, forse di
vent anni, dorme con un cane, di taglia piccola ma non
piccolissima: gambe allungate
sul sedile di fronte, scarponi
anfibi sullo zaino, il cane sul
sedile a fianco. Però, alla richiesta del capotreno, risulta
che il cane è sprovvisto di biglietto, come già all’andata: la
prima volta ho lasciato correre, è l’argomento, abbastanza
ragionevole, del ferroviere,
ora basta, il cane paga e paga
pure la multa (ovvero, paga il
padrone). Contumelie del giovane, che si sente insultato
dal funzionario: quest’ultimo
deve chiamare gli agenti Polfer per fare scendere il giovane alla prima stazione.
Due casi in cui si manifesta
l’estraneità non tanto alle
norme (credo che entrambi i
viaggiatori sapessero bene di
essere nel torto), ma allo spirito che le ha determinate e
che determina (o dovrebbe
determinare) ogni regolazione dei rapporti fra le persone.
Non interessa al giovane, che
nel suo ribellismo si sente
escluso da una società che
non gli comunica nulla (sintomatica, invece, e a suo modo
bella l’amicizia con il cane);
interessa ancor meno alla
rappresentate di un’Italia che
si ritiene oltraggiata dagli invasori. Per entrambi è giusto
ribellarsi a chi sta facendo il
proprio lavoro, forse perché
uno il lavoro non ce l’ha, e
l’altra vede lo stato come
ostacolo all’iniziativa. Comune ai due casi il tono «sopra le
righe» da parte di chi è comunque poco difendibile. I
problemi della convivenza
non stanno solo nelle aule
della politica o nei dibattiti televisivi, ma stanno sulla scena
della nostra quotidianità.
PIERO bensì
in questa vita o nel purgatorio. La Chiesa si arroga il potere di rimettere queste pene
temporali tramite appunto
l’indulgenza che il cristiano
peccatore si conquista nei
modi indicati. Nulla è più
lontano dal messaggio dell’
Evangelo: la croce e la resurrezione di Gesù annullano
colpa e pena al credente che
si ravvede. Chi è perdonato
non ha più nulla da espiare,
nessuna pena temporale: il
Signore ha fatto tutto per noi.
ha preso su di sé la nostra
miseria, nulla possiamo fare
noi. «Non c’è dunque più
nessuna condanna per quelli
che sono in Cristo Gesù»
esclama l’apostolo Paolo e
aggiunge: «Giustificati per fede abbiamo pace con Dio per
mezzo di Gesù Cristo» e Pietro specifica: «Cristo ha portato i nostri peccati nel suo
corpo sul legno... e mediante
le sue lividure siete stati sanati». Cristo è pienamente
sufficiente per il credente:
. Llitico-so
Chiesa e valori i
„nfrontid*
Rifacendosi a un prM « meicant
te articolo di Nilde lotal o anche cl
co Passuello, dirigente dei one può I
mocratici di sinistra din, oni, che s
nienza Adi, si chiede (28. ,eineglio
vembre) che posto occunn »¿o che £
«valori» nel discorso d( tónte la c<
Chiesa cattolica (e deiat d«Din me
stra), entrambe proiettate pche la F
alimentare speranza in ua empre coi
turo migliore e quindi iij nella, nelle
in grado di far trascenda eàe mete
durezza e gli interessi deli lalinealit
sente in nome di un den, fcchepo
più giusto». Però precisai i sulle coi
che non è accettabile pe, nmite dalli
cristiano è ridurre laChiei i dà chiari
la sua missione alla loto 11 Dio h'I
mensione secolare, quasi in popolo
giacimento etico della soci in regime :
La Chiesa è altro da quei (tuali. Egli
esiste per l’annuncio di aparte dr
Buona Notizia che qu@ lilara: «Hi
presente così imperfetto i lelmiopoi
è l’inevitabile destino del’i i ho udite
mo ma solo il frutto dellas ¡trappano
alienazione dalla propriai .„);einfatt
nazione profonda, creatun arlo» (Esc
e che tutti siamo chiamai lei libri de
una vita più buona, piùf iure inveti
sta, più degna di essere sis :umula ca]
ta». E ancora: «...la miai da. Gesù ]
quietudine non viene dall peste pos
nir meno di una funzionet jamo: «Lo
ca, ma dal constatarelaa )sopra di
stra difficoltà a testimonia anto per e\
con la vita e con le opi ri, mi ha r
quella Buona Notizia», dare ia lib
nieriearir
laRepubblialrsS
Vendita delle indulgeii| [ÌdÌc!
Nello Aiello commentai :
novembre) l’annunciosj !°
indulgenza per l’anno fa ' . “
lare, rifacendosi alle pan
di Lutero: «Appenaun».., .
tintinna nella cassa, un'S ’ P , ®
ma vola in paradiso». «Sd , ,,, P°' ^
passati quattro secoli-p ^ P°f‘
segue Ajello -. Ognianifl . 3
sità ereticale verso la Chid, '
di Roma si è attenuata i® ,/ P
svanire (...). Nessun Luta o
redivivo (...) Pronf ciap i
anatemi moralistici (..•).*, . ,
nonché ieri (...) alcune# ™ G>
di un testo emanato diah ,,
nitenzeria Apostolica,
hanno rischiato di diffoni gj ’
intorno a noi l’antico sa#
dell’indulgenza a P3g®®
to. Secondo il meccani®
riportato da un po’ Wto
giornali nei giorni scorsi,,
offerte ai bisognosi e a
nenza da alcune pra^L
benefattore diventa cos
neficiario. Non avrà tu»
né bevuto, ma potrà «cu
giurare, a buon J
dannazione e assicurar ■
la salvezza». "•..comeH
sociare il tintinnio dei ,
agli splendori delp
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veroi leti
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che altro potremmo aj
gere noi alla sua opera.
Fa bene il papa ad e
i credenti a celebrare u
bileo rendendosi
per chi soffre; O’®
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Dio. Ma se la
continua a insistere
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re con l’Evangelo, c
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so può ancora avere 4 ^
dialogo? Non ci porta
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(Rubrica
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diouno «Culto
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M 11 dicembre 1998
PAG. 1 1 RIFORMA
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«a fii/o'-mfldellS novemche propone un dibattito
ideo sociale sull’attegÌmento delle chiese nei
Knti della globalizzazio;fflercantilistica mondiale,
„anche che questa discusse può provocare laceraci che sono però comune meglio di un complice si, che avvalla pericolosafcente la corrente ideologia
j«Dio mercato», pur sapenjhe la propensione, noti
Lpre condivisa da tutti, è
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ttabile pei amite dalla parola di Dm che
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■ alla loro, Il Dio d’Israele ha liberato
lare, quasi m popolo che era schiavo in
) della sod m regime archetipo di quelli
ro da qua ittuali. Egli, schierandosi dalnuncioài a parte dei poveri, così dii che quei hiara; «Ho visto 1 afflizione
aperfetto a lei mio popolo che è in Egitto
istino del') ì ho udito il grido che gli
utto dellat itrappano i suoi oppressori
la propria 1 e infatti sono sceso a libe
la, creatati arlo» (Esodo 3, 7-8). Anche
10 chiamai lei libri dei profeti troviamo
ona, piùi iure invettive contro chi aci essere» lumula capitale senza giusti«...la miai da, Gesù pare riconfermare
viene dalt peste posizioni; infatti legI funzionet jamo: «Lo Spirito del Signore
statare lai I sopra di me; perciò mi ha
testimonia unto per evangelizzare i poveon le opei ri, mi ha mandato a annunitizia». date la liberazione ai prigionieri e a rimettere in libertà gli
oppressi» (Luca 4,18); e anco
I ta; «Beati voi che siete poveri
perché il Regno di Dìo è vo_ .. sito» (Luca 6, 20); «Ma guai a
nmental perché avete già la
iinrin si consolazione» (Luca 6,
inno á che pace sociale, al
alie pi concertazione per
la un sd ®dnuare a gabbare gli sfrutssa un'i ipoveri e i disoccupati!
ìso». «Sa P°‘ consultiamo il libro
icoli-pi ^®ll’Apocalisse, leggiamo: «I
gni ama “^^canti della terra piange0 la Chli c faranno cordoglio per
luatafiffl PC'^ché nessuno compra
sun Luto P'“ 'c loro merci» (Apocalisse
nunciap H), ciò che coincide con
ici (..■)• S "'^.^duta definitiva di «BabiIcune ri¿ Grande», che in chiato dailaP Attuale dovremmo leggere
olicat" !|”balizzazione mondiale»,
diffonda ‘;®solo, ma la Rivelazione di
«tavanni parla chiaramente
di una selezione divina dell’umanità fra chi prenderà il
numero, il sigillo della «Bestia» (leggasi governo politico
e sistema economico mondiale) e quanti, pur nella sofferenza e nelle persecuzioni, rimarranno fedeli alla Parola di
Dio (Apocalisse 13).
Non si parla di compromessi politici per la sovvenzione delle chiese, né di garanzie per le stesse, né di pace sociale, ma di aperta e netta scelta di campo a favore di
Dio e di quelli che sono sopra
la sua protezione e tutela; i
poveri e gli emarginati della
terra; quelli che politicamente non contano nulla (in questo sistema). Purtroppo già a
partire dalle nostre chiese si
riscontra una pericolosa indifferenza rispetto a questi temi e in nome di un Vangelo
teorico ma non praticato
convivono ricchi proprietari e
poveri al di sotto della soglia
di povertà, senza che si pratichi una solidarietà che non
sia fatta di sole parole, ma di
contenuti. Auguro che ci si
corregga in tempo prima che
il «Giudizio di Dio cominci
dalla sua casa» (I Pietro 4,17).
Lettere brevi
^lediamo ai lettori di scriverci lettere di 15-20 righe
dattiloscritte. Grazie
Mario Alberione
Luserna San Giovanni
Non si può
giustificare tutto
Ho letto l’articolo intitolato
«Per una Teor-Etica cristiana»
di Massimo Marottoli, pubblicato nel numero di Riforma del 23 ottobre scorso.
Non posso evitare di esprimere il mio parere su quanto
è detto in quest’articolo, in
quanto ritengo la tesi esposta
dal signor Marottoli quanto
meno «strana» e contraria al
mio concetto di etica.
L’autore inizia, secondo
me giustamente, criticando
la possibilità di legare l’etica
alla conoscenza. Tutta la prima parte dell’articolo è svolta
correttamente arrivando alla
giusta conclusione che «Realtà del buono e conoscenza,
dunque, sono termini non
necessariamente dipendenti,
in un certo senso svincolati
l’uno dall’altro. Forse è su
questo svincolamento che si
fonda la mia etica. In ogni
caso, tale liberazione della
realtà del buono dalla conoscenza è proprio ciò che mi
permette di essere uomo raziocinante e credente al tempo stesso...»
Riesco ancora a comprendere quando l’autore dice:
«Ma tale mia ignoranza della
Grazia di Dio non mi perrnette di affermare che fuori di
me, (...), tutto il resto è irredento e malvagio, o nulla».
Porsi a giudice di persone e
comportamenti è sempre
mmo
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ebrareil^'
)si dispon^
fX'fi
comu'r®*!
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Sdieea
Nella «Piccola collana moderna» è uscito il n. 79
Eugenio Stretti
Il movimento pentecostale
Le Assemblee di Dio in Italia
Presentazione di Francesco Toppi
pp. 106, LI5.000, cod. 298
°Po tante incomprensioni e ca■■Bie del passato anche recente,
^ volume illustra la storia e il
^ nsiero dei pentecostali in contitumultuosa crescita, specie
merica Latina oggi, e ne spie® differenze rispetto all’ondata
la '¡If^^tica che coinvolge anche
cattolica. Per conoscedQlio i fratelli pentecostali.
■ìugraio S'iraii
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Claudiana
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Una reazione alla posizione di Domenico Maselli sulla parità scolastica
Nella scuola lo stato deve assicurare libertà e uguaglianza
PIERO TROTTA
Non mi ha affatto scandalizzato che
il pastore Maselli, nella sua qualità
di deputato al Parlamento, abbia deciso di votare a favore di uno stanziamento di bilancio che costituisce uno
dei tasselli sui quali si sta costruendo la
cosiddetta parità scolastica e il conseguente finanziamento statale alla scuola gestita dalla Chiesa cattolica. Egli, infatti, siede in Parlamento in rappresentanza degli elettori che lo hanno votato
e dello schieramento politico a cui appartiene e non del protestantesimo italiano. Ne consegue che deve ritenersi
perfettamente libero di essere leale nei
confronti dei primi, dai quali è stato sostenuto e valorizzato come deputato,
anziché nei confronti del secondo, che
è notoriamente schierato tra coloro che
contestano la legittimità giuridica e la
validità culturale di un appalto di pezzi
consistenti deU’istruzione pubblica alle
organizzazioni confessionali che perseguono, in fatto e in principio, obiettivi
di indottrinamento.
Ciò che, invece, mi sorprende è che
Maselli non motiva la sua adesione sulla base delle dure lèggi della politica (è
notorio che la sinistra governa anche
sulla base di un diktat operato da una
parte del mondo cattolico, che condiziona il suo appoggio, o la sua non ostilità, a uno scambio di favori) bensì in
forza di una sostanziale rimozione delle
prospettive reali che la gerarchia cattolica persegue e che, con espressione accattivante, vengono definite come sistema scolastico pubblico integrato.
Non è infatti un mistero che il mondo
cattolico, reputando ristruzione pubblica inidonea al perseguimento dei
suoi fini (malgrado l’insegnamento della religione cattolica) vuole gestire, a
spese della collettività, una scuola in
cui, sulla base di appositi «progetti di
istituto», vengano selezionati insegnanti pienamente ortodossi, che trasmettano acriticamente agli allievi quelle «verità» sulle quali pretende di esercitare
un rigido controllo.
In tale quadro non vedo come possano essere assicurate quelle «garanzie in
termini di qualità e libertà sia per gli insegnanti sia per gli allievi» e quella «laicità e democrazia» a cui Maselli ha fatto
riferimento nel suo intervento alla Camera e nella sua intervista a Riforma.
Sarà infatti una scuola in cui i docenti
entreranno per «professione di fede» e
potranno essere espulsi per «eresia», o
più semplicemente perché una crisi
matrimoniale li avrà costretti al divorzio; una scuola nella quale, per esempio, sarà trasmessa agli allievi la superiorità dell’wobbedienza» sulla responsabilità o la sostanziale erroneità delle
teorie scientifiche che contrastino con
gli insegnamenti della gerarchia.
Non comprendo, poi, come la prospettiva tenacemente perseguita dal
cattolicesimo italiano possa trovare una
sua legittimazione nel fatto Che all’interno del Servizio sanitario nazionale
convivano gli ospedali gestiti dalla
Chiesa cattolica con quelli gestiti dalle
chiese evangeliche, nelTambito della loro diaconia. Invero, non mi risulta che
la diagnosi e la terapia delle malattie
trovi il proprio fondamento nella dottrina religiosa, né che l’obiettivo di trasmettere i fondamenti della propria cultura si persegua attraverso le operazioni
chirurgiche? E ancora non mi sembra
che i problemi, derivanti dal fatto che il
nostro paese si avvìi sempre più a ospitare persone di etnìa, cultura e fede diversa, trovino soluzione offrendo a ciascuno una scuola nella quale i giovani
siano educati a rafforzare le differenze
(esponenti della gerarchia cattolica
hanno pubblicamente lamentato i pericoli della «islamizzazione» deH’Italia)
anziché al civile confronto e alla pacifica convivenza. Non vedo, infine, come
lo stato italiano possa qualificarsi più
laico destinando alle organizzazioni
cattoliche qualche altro migliaio di miliardi (tale cifra sarebbe, peraltro, abbondantemente superata ove trovassero ingresso le proposte del presidente
della Conferenza episcopale) ai circa
4.000 che già, attraverso una serie di rivoli, le finanziano.
Non posso quindi che augurarmi
che, quando la Camera dei deputati
esaminerà gli ulteriori provvedimenti
che serviranno ad attuare il disegno
che è già palese (finanziamento atto a
garantire la sopravvivenza e lo sviluppo di scuole pienamente confessionali
con docenti e programmi scelti direttamente per trasmettere i valori e la fede
della chiesa di appartenenza), Maselli
apra gli occhi e la sua notoria onestà
mtellettuale lo induca a rivendicare la
piena libertà di coscienza (di cui gli altri deputati evangelici si sono già avvalsi) e a esprimere il proprio motivato
dissenso da una prospettiva che l’evangelismo italiano non condivide, non
perché «laicista», ma perché ritiene che
la testimonianza della fede ai giovani e
l’educazione religiosa sono compiti
delle chiese, che vanno adempiuti con
il contributo dei credenti, e che lo stato
laico deve lìmitaisi ad assicurare libertà e eguaglianza.
estremamente pericoloso. Ho
la tendenza a credere che le
persone che basano la propria
vita sui precetti dell’etica assoluta rivelataci dal Signore
abbiano qualche possibilità in
più di non essere malvagie.
L’uomo resta comunque peccatore e il giudizio non compete a noi (Luca 6, 41-42).
Non riesco però più a seguire Marottoli quando dice:
«Anzi, già la minima e parziale conoscenza che ho della
Grazia di Dio mi è sufficiente
ad affermare, in linea di principio, che per quella sua vastità e profondità, per forza
ogni realtà passata, presente
e futura è già sotto l’effetto
della Grazia...». Qui si giustifica tutto! L’articolo è scritto
a proposito dell’omosessualità, ma perché soffermarsi su
questo aspetto? La Grazia di
Dio è immensa e ogni realtà
passata, presente e futura è
già sotto il suo effetto: anche
l’assassinio? Anche gli stupri?
Anche la pedofilia? Anche la
schiavitù e lo sfruttamento?
Mi fermo, ma è chiaro che
la lista potrebbe andare avanti a lungo. L’etica, cioè la
distinzione del bene dal male
è, per un cristiano, un’etica
assoluta, dettata dalla volontà del Dio Creatore e Signore e rivelata nelle Sacre
Scritture. In mancanza di un
fondamento assoluto per distinguere il bene dal male si
può parlare solo di accettazione di norme comuni e si
entra nella pericolosa spirale
del relativismo (ricordiamoci
che il regime nazionalsocialista in Germania era un governo regolarmente eletto i
cui fondamenti etici erano
accettati da molti).
Il problema, nel caso dell’omosessualità come in tutti
gli altri casi che hanno a che
fare con l’etica, può essere
quello di capire quello che
Dio vuole da noi. Una riflessione biblica, un’attenta esegesi, una interpretazione del
testo normativo... questo può
essere considerato come utile
da persone che rifiutano
un’etica relativista e che accettano un Essere superiore
come ente normativo su cui
l’etica si fonda.
Luigi Farricella - Torino
Apertura
al prossimo
AVVISO AGLI ABBONATI
La libreria Claudiana di Torre Pellice comunica che,
a causa del grande afflusso di clienti, coloro che desiderano rinnovare presso il negozio l’abbonamento
a Riforma-L’eco delle valli sono pregati di farlo prima
del 18 dicembre o dopo la fine dell’anno.
Ogni settimana...
RIFORMA ti fa conoscere un mondo evangelico più grande
di quello che puoi conoscere con la tua esperienza diretta.
L’abbonamento ordinario costa 105.000 lire (invariato dal
1997); se II tuo reddito familiare non te lo consente, puoi utilizzare liberamente l’abbonamento ridotto di 55.000 lire,
oppure puoi fare un abbonamento semestrale che costa
55.000 lire; se, invece, hai qualche risorsa in più, aiutaci con
l’abbonamento sostenitore di 200.000 lire o inviandoci una
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La Comunità cristiana riformata di Finale Ligure, per il proprio
sostentamento mette a disposizione per famiglie o gruppi di credenti la propria sede di piazza del Tribunale 6, dotata di 6 posti
letto suddivisi in due camere (locali termoriscaldati e uso cucina).
La disponibilità è valida dal settembre al giugno di ogni anno
per soggiorni di qualsiasi durata (anche una sola notte) a prezzi
del tutto contenuti. Per prenotazióni e informazioni telefonare
all’ora di cena al 019-691782 o al 019-691328. La comunità si
riunisce la domenica alle ore 10 è al giovedì alle ore 21.
Il giornale «La Provincia»
di Como ha ospitato sulla
prima pagina (con seguito in
pagine interne), in data 19
novembre, la lettera che Maria Adelaide Rinaldi, pastore
della Chiesa valdese, ha indirizzato al vescovo Maggiolini a proposito delle dichiarazioni da lui rese sul problema dell’immigrazione e
dei profughi nel nostro paese. Monsignor Maggiolini
aveva parlato in un’intervista ai Tg della Rai in occasione dei lavori della Conferenza episcopale. «Come non
c’è un diritto all’invasione aveva detto Maggiolini - non
c’è un dovere a lasciarsi invadere. Bisognerà che l’Europa abbia ad avere un sussulto di dignità per non lasciarsi travolgere da un islamismo che indubbiamente
porta i figli e porta una certa
intransigenza teologica».
La lettera di Maria Adelaide Rinaldi, scritta a nome del
Consiglio di chiesa, chiarisce
■ I problemi
degli evangelici
immigrati
Gli immigrati regolari in
Italia ammontano a 1.240.721
di cui 422.186 (34%) musulmani, 275.500 cristiani evangelici (22,2%), 372.000 cattolici romani (30%), ecc. Ritengo
quindi che il settimanale
Riforma dovrebbe essere la
voce non soltanto di noi
evangelici italiani ma anche
degli evangelici stranieri e
pertanto una pagina del giornale dovrebbe essere dedicata
ai problemi, alla vita, ecc. dei
sopra menzionati protestanti
stranieri (cinesi, filippini, sudamericani, coreani, africani,
ecc.) e alle loro comunità.
Certo della vostra comprensione vi porgo fraterni saluti,
Raffaele Balenci - Firenze
che parlare di «dovere a non
lasciarsi invadere significa fare una grave affermazione
antievangelica. Chiudersi alle
masse che fuggono la guerra
e i soprusi o che cercano
nuove possibilità di esistenza, equivale a rifiutare il comportamento che ha origine
dall’Evangelo, il quale richiede la condivisione del proprio pane con gli affamati e
l’accoglienza degli stranieri
(Matteo 25, 31-46)». Il testo
prosegue ricordando i secoli
di persecuzioni subite dai
valdesi e invita i cristiani a
essere «aperti e disponibili
verso il nostro prossimo» e a
portare «con la nostra prassi,
un messaggio di liberazione e
di speranza»
111
Errata corrige
A pag. 8 del numero 47 è
stata data un’errata indicazione sugli incontri di bioetica organizzati a Napoli dal
Centro culturale «Caracciolo». Mentre il primo è giustamente annunciato per sabato 12 dicembre, il secondo
non si tiene il giorno successivo ma si terrà sabato 13
febbraio 1999.
Nuovi indirizzi
Il pastore Pietro Ciavarella
e famiglia comunicano il proprio nuovo indirizzo: via dei
Benci 9, 50122 Firenze. Telefono 055-88143.
Il pastore Enos Mannelli
comunica il nuovo indirizzo:
via P. Togliatti 23, 64025 Pineto (Te). Tel. 085-9491588.
Condividiamo la posizione
del nostro lettore e stiamo già
lavorando per rendere possibile una maggiore «visibilità»
degli evangelici stranieri sulle
pagine di Riforma (e.b.).
RINGRAZIAMENTO
«In pace mi coricherò
e in pace dormirò,
perché tu solo, o Eterno,
mi fai abitare al sicuro»
Salmo 4, 8
I familiari di
Emanuele Tron
riconoscenti, ringraziano tutti coloro che, in vario modo, sono stati
loro vicino in questa dolorosa circostanza.
Un grazie particolare alla Croce Verde di Perosa Argentina e al
personale dell’elisoccorso 118.
Massello, 2 dicembre 1998
16
PAG. 1 2
RIFORMA
*
La drammatica situazione di donne del Bangladesh
Voltare lo sguardo può bruciare come l'addo
SILVIO FALCO*
g CIMMIA, tornatene al
I lo zoo!»; questo rinsulto con cui alcuni ragazzi di
Dacca (Bangladesh) apostrofano Bina, una ragazza con il
volto distrutto dall’acido
solforico. Bina ha 17 anni, ne
aveva 15 quando una notte le
hanno gettato l’acido (il vetriolo) che si è portato via naso, labbra e occhio destro.
Pensate che l’acido non era
destinato a lei ma a una sua
cugina: si trattava della «vendetta» di un innamorato respinto; la cugina conserva il
suo bel volto mentre Bina no,
non si sposerà mai, non avrà
mai dei bambini.
Una terribile violenza
contro le donne
Shelina, 12 anni appena.
Mentre si recava alla fonte a
prendere acqua, un giovane
di 18 anni, al quale lei continuava a dire di no, le ha gettato in viso acido, quello delle batterie d’auto: il suo volto
oggi è deturpato, violentato,
irriconoscibile. Un’altra ragazza della Associazione Naripokkho, unica organizzazione locale che si occupa
delle donne vittime dell’acido, ci racconta che li chiamano «delitti passionali, delitti
d’amore...». Ragazzi, giovani
e adulti maschi sostengono
che le donne con il viso «acidificato» se la sono voluta la
disgrazia, hanno dato troppe
occhiate in giro e oggi pagano questa loro presunzione.
Credo che a 12 anni o 15 anni
si possa essere curiosi e liberi
di guardare in giro!
Fino a due anni fa questa
terribile e infame violenza
contro le donne in Bangladesh, solo per aver respinto un
corteggiatore, per vendette
trasversali o ancora per motivi patrimoniali o patriarcali,
era taciuta. Vittime, parenti,
opinione pubblica: nessuno
parlava, scriveva, rendeva
pubblico questo dramma così ingiusto. Il Bangladesh è
ancora sott’acqua: si tratta
della peggiore alluvione negli
ultimi cinquant’anni. Intere
zone del paese e della capitale, Dacca, sono sommerse da
alcuni mesi e mettono a dura
prova la tenacia degli abitanti
e le poche risorse del paese.
Ciò che ha spinto Coopi
(Cooperazione Internazionale, Ong di Milano) in Bangladesh non riguarda le grandi
catastrofi o i grandi temi già
più volte affrontati, ma una
tragedia minore, che si ritiene altrettanto devastante per
quelle migliaia di ragazze che
hanno subito l’attacco con
acido, l’acidificazione, la «vetriolizzazione». I diversi nomi
non riescono, neppur lontanamente, a dare un’idea degli effetti spaventosi che il
contatto con l’acido provoca,
non solo sulla pelle di queste
giovanissime ragazze.
Alcune di queste le ho presentate (Bina, Shelina), oppure avete avuto modo di conoscerle attraverso gli articoli
e i servizi dei media italiani.
Nolita, Nurnar, altre si vergognano troppo del loro aspetto per farsi intervistare o anche solo per poter uscire di
casa. La loro vita viene completamente cambiata dal dolore fisico, lo shock psicologico, la vergogna della famiglia
e dagli sguardi punitivi della
gente. Ragazze di 16-20 anni
perdono ogni speranza per il
futuro, futuro che in Bangladesh vede la donna realizzata
come moglie e madre. A causa di uno sfregio che ha deturpato il loro viso, esse non
riusciranno mai a trovare
marito e ad avere figli. Diventano un peso, una vergogna
per la famiglia che spesso le
abbandona, ritenendole non
più degne. Sono un vero obbrobrio per la società!
L'iniziativa di Coopi
una Ong di Milano
In questa desolazione, una
mano è stata tesa a queste
donne, vittime dell’acido, da
parte di una associazione locale che si prefigge lo scopo di
combattere la violenza sulle
giovani donne. Naripokkho,
che significa «dalla parte delle
donne», lavora da circa due
anni e mezzo con le stesse vittime. Obiettivo è di riportarle
alla vita. Lavora soprattutto
realizzando un forte sostegno
psicologico, ma è anche necessario un sostegno economico e legale. Coopi, attraverso una volontaria italiana,
Alessandra Ferri, è stata accolta con entusiasmo dalla
Associazione locale e ha conosciuto alcune delle ragazze.
Si è cercato di capire cosa fosse necessario per aiutare queste giovani donne a riprendere una vita che avesse dignità
di essere chiamata tale.
Insieme ad Alessandra Ferri altri tre medici hanno potuto visitare alcune decine di
donne con il viso ustionato.
Questa prima casistica ha
permesso di delineare quali
tipo di interventi fare, e quali
FORMA
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Riforma ti
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riflettere su avvenimenti piccoli e grandi del
nostro tempo, sulle chiese e i movimenti evangelici, sull'ecumenismo, su Bibbia e teologia e su
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Gli abbonamenti decorrono, per dodici o .sei mesi, dal giorno di ricevimento
della pnma copia del giornale.
Due donne del Bangladesh sfigurate dall’acido
tipologie di competenze occorrono per portare a termine con successo il progetto.
Comunque la vita di queste
ragazze deve andare avanti
dopo l’intervento chirurgico
che in ogni caso non potrà
sempre essere risolutivo.
Dovranno avere la possibilità
di continuare gli studi e di
crearsi una professione, reinserirsi nella società; occorre
aiutarle e sostenerle a seguire
una formazione, a non essere
piu un peso, ma una risorsa,
per se stesse e per la loro famiglia. Questa certamente è
la maggiore difficoltà da af
frontare e sarà il punto sul
quale si misurerà il successo
del progetto.
Rafforzare la solidarietà
Queste ragazze, diventate
adulte nel volgere di poche
ore, hanno un grande voglia
di tornare a vivere: Musiima
vorrebbe aprire un negozio di
sartoria. Bina vuole diventare
assistente sociale, Saida studia da infermiera... Tutti questi bisogni sono stati esplorati e si è cercato di capire come Coopi può intervenire. In
primo luogo ci si è trovati
d’accordo con Naripokkho
LA
VITA
BANGLADESH
Il logo di Coopi, la Ong di Milano che aiuta le donne sfigurate
ed altre istituzioni locali cl
è indispensabile pensaiei
un progetto a lungo termi®
Certo, un’offerta daU’esttà
per operare alcune ragaa
sarà accettata, ma nonp
bastare a risolvere il probfc
ma. Vanno formate e con»
lidate competenze in loci
con programmi di formaziff
ne di qualità. La rete di si
darietà deve essere rafforzai)
ed allargata.
Coopi può mettere a dii^
sizione le sue competenze,!
sue risorse, i suoi volontaii
per aiutare le Ong locali, li
questa battaglia si afflai^
cherà ad altri organismi te:
ternazionali che si sono interessati all’iniziativa: Unicel
Unione europea, governo italiano e altre istituzioni. Sappiamo però che quando di
addentra in questo monà
entra in gioco la politica loale ed internazionale: i temii
diventano lunghi e il risulta®
non sempre certo. Ciò dii
importa è dare a queste giovani donne una prima rispo-,
sta immediata che rappresenti un segnale forte ed a®
speranza concreta.
* Direttore saniM
degli ospedali vali
di Torre Pellice e
Albania: la nuova Costituzione e la libertà religiosa
Soddisfazione delle chiese evangeliche locai
SAVERIO GUARNA
/L 22 novembre scorso, gli
albanesi sono stati chiamati alle urne per votare la nuova Costituzione della Repubblica, proposta dal Partito socialista (al potere) e fortemente osteggiata dal Partito democratico (Pd, alTopposizione). Il Pd ha fatto una campagna di boicottaggio del referendum. Durante la campagna, si sono verificate agitazioni e violenze a Tirana e in
tutto il paese, ma le procedure
di voto si sono svolte senza incidenti e il referendum ha registrato una partecipazione
del 50,57% del corpo elettorale, una percentuale di poco
superiore a quella necessaria
per la sua validità (50% + 1).
Il 91,1% dei voti espressi è risultato favorevole. Il 28 novembre, il Presidente della Repubblica, Mejdani, ha proclamato il risultato e firmato il
testo della nuova Costituzione. Ecco il testo degli articoli
relativi alla libertà religiosa
(traduzione libera dalla versione ujficiale in inglese, ndr):
4) Lo stato e le comunità religiose rispettano reciprocamente l’indipendenza dell’altro e cooperano per il bene
di ciascuno di loro e per tutti
5) 1 rapporti tra lo stato e le
comunità religiose sono regolati sulla base di accordi
stipulati tra i loro rappresentanti e il Consiglio dei ministri. Tali accordi vengono ratificati dal Parlamento
6) Le comunità religiose
sono persone giuridiche. Godono di indipendenza nell’amministrazione delle loro
proprietà secondo i loro principi, regole e canoni, purché
non vengano lesi interessi di
parti terze
Articolo 24
Articolo 10
1) La Repubblica d’Albania
non ha una religione ufficiale
2) Lo stato è neutrale su
questioni di fede e di coscienza: su tali questioni garantisce la libertà d’espressione nella vita pubblica
3) Lo stato garantisce l’uguaglianza delle comunità
religiose
1) Viene garantita la libertà
di coscienza e di religione
2) Ognuno è libero di scegliere o di cambiare la propria religione o le proprie
credenze, nonché di esprimerle individualmente e collettivamente, in pubblico o in
privato, attraverso il culto,
l’educazione, le pratiche religiose 0 l’adempimento di riti
3) Nessuno può essere costretto 0 impedito di aderire
o meno ad una comunità religiosa o a pratiche religiose,
né di manifestare pubblicamente le sue credenze o la
sua fede.
L’ambasciatore dell’Osce
(Organizzazione per lo sviluppo e la cooperazione in
Europa) a Tirana, Daan Everts ha dichiarato: «Per
l’opinione pubblica inte®’
zinnale questa è un’ottim*
Costituzione, in linea con f
standard europei. Per la ®
redazione, i costituzionaliso
albanesi hanno lavorato noto bene insieme ai ntigo®
costituzionalisti d’EuropaLa precedente Costituto®
era del 1976. Dopo il oro
del regime comunistai
pacchetto di leggi ora a
adottato nel 199L k.
quali non vi era nessuna
gione ufficiale in Albe”’®'..
successivamente un’altra
ge diede un certo ricotjoa
mento a tre religioni rr® ^
se (cattolica romanadossa e musulmana).
avevano i loro rapprese
presso l’ufficio del P^t^.^di
nistro. Questo era
preoccupazione per
evangeliche. ugsoD»
Le chiese evange ici^e .5
ora soddisfatte del ^
cui la nuova Costituz'O
fronta le questioni r e
Alcune di loro hanno E,
so preoccupazione cir . 5
terpretazione del P^ eh«
deH’articolo 10,
a) futuri governi possa „niugliere soltanto alcu"® sii;
nità religiose con le
polare accordi; oì Lyoodi tali accordi possa"® ¡are,
re una religione pa
discriminando o*
comunità religiose_*^gj
esame più attent
degli articoli 10 e 24.
bra di poter ^i.
mori non siano fonda
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