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Anno 113 - N. 36
9 settembre 1977 - L. 200
Spedizione in abbonamento postale
I Gruppo /70
BIBLIOTECA VALDESE
10066 TORRE PEIL ICE
ddk valli valdesi
SETTIMANALE DELlFcHIESE EVANGELICHE \ALDESI El^ODlglE
___________la ..LETTERA ALLE CHIESE.. DEL COMITATO CENTRALE DEL CONSIGLIO DELLE CHIESE
Per una comunità veramente confessante
Svoltosi tra due ricorrenze signif^ative, la festa della Trasf^^^
cente Comitato Centrale del CECh^^ partecipazione al dramma della nostra storia
Won si sa se per caso o volutamente, ma è un fatto
che a Comitato Centrale
del Consiglio Ecumenico
delle Chiese, riunito a Ginevra
dal 21 luglio al 6 agosto, si e aperto e chiuso con due ricorrenz.e significative, Vuna liturgica e
l'altra storica: la festa della Trasfigurazione e l'anniversario della bomba di Hiroshima. Questi
due simboli, la cui stridente associazione ha certo costituito una sfida per i 134 partecipanti del
Comitato Centrale, riflettono la
loro tensione anche nella lettera
che a conclusione dei suoi lavori
il Comitato Centrale ha inviato
alle chiese.
Nata da un intenso lavoro a
gruppi di riflessione sul tema della « comunità confessante », contestata («ancora parole!») da
alcuni membri del Comitato,
questa lettera unisce l'espressione di una. fede che vuol essere
compresa e vissuta a confronto
con la dura realtà storica all espressione di una fede che sa
guardare al di là e al di sopra
della realtà storica nella gioiosa
speranza e anticipazione del Ri
sorto. Questi due poli — che certamente riflettono l'uno rapporto più marcatamente protestante e l'altro quello prevalentemente ortodosso — indicano una tensione che è sempre difficile mantenere nella vita delle chiese come degli individui. Come in ogni
tensione, l'instabilità tende a stabilizzarsi riversandosi da una
parte o dall'altra. Ma una fede
che è solo immersa nella storia
rischia di non rendere più testimonianza del Signore risorto,
mentre una fede che è solo contemplazione della gloria del Risorto rischia di non avere alcuna
rilevanza per gli uomini che si
dibattono nella storia. Scegliere
tra la celebrazione della festa della Trasfigurazione e l'impegno derivante dal ricordo di Hiroshima,
anziché accettare la loro tensione, significa perdere l'illuminazione degli occhi del cuore. la
« Lettera alle chiese » che il Comitato del CEC ci ha indirizzata
ha invece il grande pregio di
mantenere questa tensione. B
vero che vi prevale un tono liturgico e che la realta storica in
cui vivono le chiese nel nostro
tempo vi è più accennata che
chiarita, ma essa ci ripropone
con forza la tensione continua
a cui è chiamata la nostra fede.
Certo tutto questo non va idealizzato. Anche la comunità che
riesce ad esprimere questa tensione è pur sempre una comunità inadeguata e insufficiente di
fronte all'Evangelo. Leggendo la
lettera, è possibile riscontrare
questa consapevolezza non solo
nella confessione di peccato contenuta nelle domande che la lettera ci invita a rivolgerci reciprocamente — domande di estrema
importanza, ma che potrebbero
anche stemperarsi in un quadro
liturgico, in una pia ammissione
di indegnità — ma soprattutto
nell'uso frequente delle parole
« vero », « veramente ».
Può darsi che l'intenzione sia
quella di parlare in verità esprimendosi in un mondo che come ha detto il Segretario generale Philip Potter nel suo rapporto
— è « un mondo in preda alla
paura e alla sfiducia, aU’alienazione, alla solitudine, alla tirannia,
all’impotenza e alla dissimulazione ». In realtà mi sembra che
quando dei cristiani sentono la
necessità di proporsi l'impegno
e la speranza di essere una co
munità «veramente» confessante, ammettono dolorosamente la
debolezza di intenzioni già enunciate, tentativi già fatti, progetti
già caduti. E di fronte a questa
debolezza, espressa da aggettivi
e Q-VV6Tbi chiUYVlClti a pUYltcHdTlCl,
qtiale altra via può essere seguita se non quella che, appunto
indica la lettera, quella in primo
luogo della preghiera?
Certo la « Lettera alle chiese »
non è che una lettera, ancora
parole, e non risolve nulla. Ma
può aiutare: lasciamoci aiutare
leggendola nei culti e meditandola. Può aiutarci a pregare e ad
agire.
Quanto all'altra lettera che riportiamo in questa pagina — la
lettera « interna », anche se attraverso l'Atlantico, di un ramo
della Chiesa valdese all'altro —
non sta a noi che l'abbiamo inviata commentarla. Vorrei tuttavia dire che essa riflette situazioni e sentimenti che non sono
estranei, anzi sono parte del più
ampio quadro della « Lettera alle chiese ».
Anche questa lettera con tutto
ciò che vi si affolla dietro vuole
essere per noi, per le nostre chiese, un invito alla preghiera e all'azione.
Franco Giampiccoli
Sotto il simbolo del Consiglio Ecumenico, il
Philip Potter.
Segretario generale pastore
...l’Iddio del Signor nostro Gesù Cristo
illumini gli occhi del vostro cuore» affinché sappiate a quale speranza Egli
v’abbia chiamati... (Ef- 11
Fratelli e Sorelle in Cristo,
vi salutiamo tutti nel nome del
Signore Gesù Cristo. Siamo i vostri confratelli cristiani, inviati da
chiese di ogni parte del mondo
per incontrarsi qui come Comita.
to Centrale del Consiglio Ecumenico delle Chiese. Apparteniamo
a diverse razze e culture. Ci rallegriamo della nostra diversità che
sentiamo come un dono di Dio, e
tuttavia riflettiamo le divisioni
che lacerano il nostro mondo. Ci
incontriamo provenendo da diverse tradizioni cristiane. Ci rallegriamo di questa ricchezza, e tuttavia sentiamo la sofferenza di
appartenere a Chiese divise. Talvolta abbiamo da lottare duramente per comprenderci a vicenda e
per esprimere la nostra vocazione
comune. Abbiamo affrontato il tema della « Comunità confessante » alla luce di Efesini 1: 15-23,
in rapporto alle diverse situazioni
in cui ci troviamo come cristiani
nel mondo di oggi ed alle rnolte
questioni pressanti che abbiamo
dovuto affrontare durante il nostro incontro.
Confessare
il Cristo oggi
Siamo stati incoraggiati uderido della fede di comunità di cristiani in diversi paesi del mondo,
i quali confessano Cristo con il
loro cuore e la loro bocca, con le
loro parole e con i loro atti. Questa testimoniahza ha sempre un
alto costo. Per alcuni, anche durante l’anno trascorso, essa ha
SOMMARIO
2 Caso Kappler: è lecito
perdonare?
Scandidate al « Ministero
della Parola »
4 Sinodo e Conferenza
5 La ricerca della nostra
Facoltà di Teologia
0.y Cronaca delle valli
Alle chiese rioplatensi
rioplatense, bensì anche a noi.
Il Sinodo ha infatti tradotto
due accenni contenuti nel
« Messaggio » in due mandati
alle chiese e alla Tavola: alle chiese è esplicitamente indicata una impostazione per
Il Sinodo, nella sua sessione
italiana, ha inviato il « Messaggio alle chiese valdesi della regione rioplatense » che riportiamo qui sotto. Si tratta
di un messaggio che non parla solo ai fratelli della regione
Cari fratelli,
la sessione italiana del Sinodo valdese ha
ricevuto con gioia il vostro saluto e il vostro
incoraggiamento ed è lieta di annoverare tra
i suoi membri il moderador de la Mesa Vaidense, pastor Wilfrido Artus, la cui visita, attesa e desiderata, ci riempie di gioia. Il messaggio di fraternità che egli ci ha portato, e
che sottolinea ancora una volta l’unità delle
nostre chiese nella fede comune e nella vocazione, è stato ascoltato dalla sessione sinodale
con attenzione e viva partecipazione.
Considerando la diffìcile situazione in cui
si svolge la vostra opera di testimonianza all’Evangelo, desideriamo esprimervi la nostra
fraterna solidarietà. È questo il sentimento reale di tutta la sessione sinodale. E perché, appunto, non si tratti soltanto di un messaggio,
votato volentieri dalla nostra sessione sinodale,
ma che rischia poi di essere dimenticato, noi
vogliamo inviarvi anche dei messaggeri, che
condividano la vostra vocazione in questo tempo e il vostro servizio. Ci rallegriamo che la
Tavola valdese abbia messo a vostra disposizione un pastore per una delle vostre chiese e
chiediamo che faccia ogni sforzo per inviare
nei prossimi anni altri pastori per collaborare al lavoro di preparazione teologica organiz
il prossimo XVII febbraio; alla Tavola è chiesto di proseguire con il « massimo impegno » la ricerca di persone
disponibili per collaborare al
parazione dei ministeri. (Vedi
testo a pag. 8).
zato al centro Emmanuel.
Inoltre chiediamo alle Chiese Valdesi in
Italia di ricordare la vostra opera nella preghiera, nell’informazione, nella solidarietà e in
modo particolare di dedicare la domenica 19
febbraio 1978, giorno di apertura della sessione rioplatense del nostro Sinodo, all’intercessione per voi tutti e all’informazione sulla vita
delle chiese valdesi rioplatensi.
In questa sessione del Sinodo abbiamo affrontato il problema dei rapporti con lo Stato
a causa delle trattative in corso circa le intese
previste dalla Costituzione della Repubblica
italiana. Abbiamo preso conoscenza dell’atto
32/SR/77 e vi siamo grati per la chiarezza
della posizione assunta dalla vostra sessione
sinodale. Tale presa di posizione ci conforta
nelle nostre decisioni e siamo lieti di constatare ancora una volta come il riferimento comune all’art. 5 della Disciplina Valdese sia per
noi tutti confessione della fede cornune ed
espressione dell’unità delle nostre chiese.
Chiediamo al Signore di fortificare nella
fede e nell’obbedienza all’Evangelo le chiese
valdesi dei due rami e vi inviamo il nostro saluto fraterno.
Il Sinodo Valdese
sessione italiana
anche condotto al martirio. Alcuni sono imprigionati per la loro
confessione; altri sono messi da
parte. Alcuni si trovano ad essere
respinti dalla società in cui vivono; altri devono resistere per non
essere da essa sedotti. Alcuni svolgono la loro testimonianza nell area della controversia pubblica;
altri mantengono salda la fede là
dove la testimonianza pubblica è
impedita.
’Testimoniando come comunità
cristiana noi riflettiamo semplicemente la « bella confessione » resa dal Signore Gesù Cristo stesso
(1 Tim. 6: 13). Egli ci porta la
speranza della resurrezione portando nel suo corpo i segni visibili della sua sofferenza; porta i peccati del mondo; condivide le lotte dell’umanità; chiama la sua
Chiesa a testimoniare della sua
vittoria sui « principati e le potestà » e ci dà la forza per combattere contro tutte le potenze del
male. Egli solo è il Signore e accanto a lui non ci possono essere
altri signori e perciò egli pone
sotto giudizio ogni altro lealismo
che reclami la signoria sulla nostra vita.
Lo Spirito Santo illumina i nostri cuori e le nostre menti per
farci riconoscere Gesù come il Signore risorto e per permetterci di
riconoscere nella fragile forma
della sua Chiesa sulla terra la gloria divina del suo corpo. Come
membra di questo corpo siamo
nutriti alla Mensa del Signore, e
con tutta la comunità dei santi ci
uniamo in una liturgia di azioni
di grazie e di lode. Nelle ore più
cupe della disperazione udiamo il
messaggio di Pasqua: « Il Signore
è risuscitato », e rispondiamo col
cuore e con la voce: « E’ veramente risuscitato! ». Vi invitiamo
a rispondere insieme cantando la
vostra gioia per la resurrezione e
ringraziando Dio per il dono di
questo Evangelo.
Chi siamo
E tuttavia, chi siamo noi per
cantare l’inno del trionfo? Come
comunità cristiana noi celebriamo
la vittoria, ma sembriamo spesso
vivere nella sconfitta. Adoriamo
un Signore vivente, ma non sempre facciamo ciò che ci dice. Diciamo di volerlo seguire, ma abbiamo paura di andare dove egli
ci conduce. Affermiamo di essere
(continua a pag. 3)
2
IL DILEMMA DI SIMON WIESEMTHAI
Quando il perdono
diventa angoscia
Cosa vuol dire, concretamente, perdonare? ¿'interrogativo di Wiesenthal. che
nasce al capezzale di un criminale nazista, aspetta ancora una risposta
A proposito della fuga del Col.
Kappler e delle polemiche da essa suscitate, è forse bene ricordi qualche anno fa,
n Girasole di Simon Wiesenthal.
Tutti conoscono l’autore per Tinstancabile caccia da lui svolta ai
danni dei criminali di guerra nazisti, scovati nei più lontani nascondigli deirAmerica latina (il
caso più clamoroso fu quello di
ùichmann, consegnato alla giustizia israeliana); forse però non
tutti hanno -letto il suo libro, che
CI da la chiave per capire Taccanimento con cui Wiesenthal ha
compiuto la sua attività. È un libro aperto; non conclude nulla,
anzi lascia ad ogni lettore un interrogativo inquietante, quello
della necessità, o meglio opportumtà, del perdono. In breve, si
narra di una vicenda personale
dell autore; egli, ebreo di Leopoli in Polonia, oggetto dunque
Esercito
della Salvezza:
cambiamento
ai vertici
Il Commissario Arnold Brown
e stato nominato generale del1 Esercito della Salvezza. È succeduto dal 1’° luglio scorso al
generale Clarence Wiseman come comandante mondiale della
organizzazione. Attualmente egli
era comandante territoriale del1 Esercito della Salvezza in Canada, è m« generale dalla fondazione dell’Esercito, avvenuta
nel 1865 per opera di William
Booth.
Il nuovo generale ha 42 anni e
ha passato la maggior parte della sua vita nell’America del Nord,
dove ha creato i programmi radiofonici e televisivi «Ecco la
mia storia » e « La parola viva ».
da sempre del feroce antisemitismo slavo, deportato in un campo di lavoro, opera con la sua
squadra presso un ospedale mintare. Un giorno viene chiamato
da una infermiera al capezzale di
un giovane soldato „delle SS, morente, col volto interamente fasciato. Il soldato ha chiesto espressamente di poter parlare
con un detenuto ebreo prima di
morire; a Wiesenthal racconta
di un orrendo eccidio compiuto
dalle SS in un villaggio cecoslovacco, al quale aveva partecipato
personalmpte con zelo feroce;
ma quel cieco fanatismo si è ormai dissolto, e davanti alla morte al soldato non resta che un
atroce rimorso, per il quale chiede il perdono appunto a un ebreo, un qualsiasi ebreo in qualche modo sofferente. Wiesenthal
ad agghiacciante racconto e alla
richiesta di perdono non risponde; il soldato, cieco, non può vederne neppure l’espressione, e
muore disperato.
Da quel momento il rimorso,
quello di aver lasciato morire
un uorno senza neppure il conforto di una parola, si riversa su
Wie^nthal stesso. A guerra finita si reca a visitare la famiglia
del soldato, e si ritrova nel tipico
ambiente piccolo borghese che
nel Nazismo aveva posto tutte le
sue speranze; il figlio è morto
come un eroe, e ricordato in casa con un vero e proprio culto.
Alla madre, chiusa in questo ricordo del passato, Wiesenthal
non ha il coraggio di raccontare
come sia veramente morto il figlio, rimasto solo nei frantumi
del mito nazista. Wiesenthal resta ancóra più solo col suo segreto, finché decide di scrivere
la sua storia per inviarla a numerose personalità del mondo
ebraico e di quello cristiano, della politica e della cultura, per avere da qualcuno una risposta
valida per il suo problema; è giu
sto che un uomo solo perdoni delitti così orrendi in nome di un
intero popolo?
È dunque il grande tema del
perdono, intorno al quale l’etica
ebraica e quella cristiana non
possono consentire.
11 libro pubblica, di seguito al
racconto, le risposte ricevute
dall’autore; nessuna risposta può
essere definitiva, e il problema
non può non coinvolgere anche
il lettore.
Anche oggi questo problema
della legittimità del perdono è
dibattuto, spesso però senza approfondire il significato stesso
del termine « perdono ». A volte
si ha l’impressione che esso serva solo a mascherare il gran desiderio di farla finita con questo
passato troppo scomodo, di cancellarlo frettolosamente; a volte
vi si riconosce un sentimento
pietistico, equivoco nel suo umanitarismo facilone e superficiale.
Cos’è veramente il perdono? La
giustizia umana, derivante per lo
più dal concetto romano del diritto, non lo contempla, e lo contempla soltanto nella forma, a
volte grottesca, dell’amnistia; ma
per un cristiano credo che esso
non voglia dire cancellare il passato, ma al contrario riviverlo insieme a coloro che più di noi lo
hanno sofferto, e assumerne le
responsabilità, per quel tanto di
passato che continua a vivere e
a riproporsi nel presente.
La trasmissione del 4 settembre
ha offerto una esauriente presentazione del Protestantesimo francese.
Essa si è articolata in due momenti : nella prima parte il past. A.
Comba ha messo in evidenza le analogie e le differenze fra Protestantesimo italiano e quello francese :
ambedue sono situati in paesi latini e si trovano in minoranza rispetto al Cattolicesimo, entrambi risentono fortemente dell’ influenza
cristiani sono messi in questione
dalla società.
Egli giudica positive anzi conseguenza deir azione dello Spirito
Santo le crisi airinterno delle chiese (vedi ad es. Dissenso cattolico) e
ritiene che il fenomeno Lefébvre
sia una tipica risposta di paura e
fuga di fronte alle sfide che il
mondo moderno ci rivolge.
Nelle risposte del past. Maury è
emersa, mi pare, la differenza so-
Francia protestante
del Calvinismo; quanto alle differenze il Protestantesimo francese è
numericamente più rilevante e si
trova ad operare in un paese dove,
in assenza del -Vaticano, certi condizionamenti sono meno forti.
Successivamente ha offerto una
rapida panoramica della storia del
Protestantesimo francese fino alPattuale situazione: circa 800.000
evangelici di cui la metà aderenti
alla Chiesa riformata di Francia,
un quarto a Chiese Luterane, un
quarto ad altre confessioni; pubbli
cazioni periodiche di notevole peso
nella nazione quali il settimanale
« Réforme », la rivista « Parole e t
pociété » e il bollettino BIP.
La seconda parte della trasmissione ha riportato l’intervista del
giornalista Z. Zizzola al past. J.
Maury, presidente della Federazione Chiese protestanti di Francia.
Nel colloquio è emersa una analisi
di cosa significhi essere cristiani
uell’ottica dell’eeumenisnjo, per il
past. Maury si è fedeli al Vangelo
nella misura in cui si vive il Suo
messaggio in aderenza ai problemi
del mondo. Ne deriva che le differenze fra le varie confessioni passano in secondo piano in quanto i
stanziale fra Protestantesimo e Cat
tolicesimo quando alla domanda sul
valore dell’ istituzione ecclesiastica
egli ha messo in evidenza che per
noi protestanti la necessità dell’istituzione non va disgiunta dalla necessità di una continua riforma :
le istituzioni devono dialetticamente morire e risorgere.
E’ anche emerso che ■ il nostro
tempo è avido di certezze religiose
e offre quindi delle opportunità a
noi credenti, d’altronde noi possiamo ricevere molto dai non credenti
che ci mostrano nuove possibilità
^ di lettura dell’Evangelo.
Un altro problema importante è
stato toccato dal giornalista circa i
rapporti tra i cristiani e il potere,
infatti non si può negare una stretta relazione tra istituzioni ecclesiastiche e borghesia, borghesia e potere. Come stabilire un nuovo rapporto? Dando vita a una Chiesa ve
ramente confessante che, rinunciando a ogni privilegio, possa e
sappia mettere in questione tutti
gli ordini costituiti.
Trasmissione indubbiamente interessante quanto al contenuto, ma
forse poco vivacizzata come impostazione e svolgiménto.
Mirella Bein
Rispondono alcuni interpellati
I a colloquio con i lettori
Torino, 29 agosto 1977 Care sorelle di Taranto,
Caro direttore,
ancora una volta il « piccolo », « povero », « poco importante » (secondo ,1
giudizio degli sciocchi) settimanale di
valdesi e metodisti ha dato ai suoi lettori un giudizio che va ben al di là
della superficialità e del settarismo di
tanta « grande stampa ». Alludo al
corsivo sulla fuga di Kappler, a firma
L.S., sulla prima pagina de « La Luce » del 26 agosto.
Come spesso nella informazione del
Suo giornale, ho respirato la boccata
d’aria davvero « diversa » offerta da
chi fa, sempre e comunque, appello
alla Scrittura. E a quella soltanto. Ho
ritrovato finalmente (dopo tante tortuosità di troppa stampa cattolica, dall’altra non mi sento coinvolto) il rinvio, per tutti, « criminali di guerra »
o no, al tribunale di Dio. Ho ritrovato
il rifiuto del razzismo, anche nel se»so di rivolgerlo ora contro i tedeschi.
Chi cerca di meglio comprendere la
Scrittura, sa che cosa dobbiamo a
questo popolo che non ha dato al mondo soltanto il dottor Goebbels. Nei
giorni della fuga e della canea degli
straccioni (incapaci persino di esercitare quella misericordia che pure è dono
dei poveri) sono andato a rileggere
Karl Barth.
Ho ripreso in mano quanto il grande
di Basilea, nello spirito di un Dio che
non vuole la morte del peccatore, ma
che si converta e viva, scrisse per la
Germania colpevole ma, dopo la disfatta, umiliata, affamata e disperata.
Barth non aveva la coda di paglia,
lui che per 12 anjii il nazismo combatte a viso aperto, come certi giornalisti o politici nostrani che (come sa)
si convertirono alTantifascismo dopo
la disfatta dell’Asse.
Grazie, dunque, ancora una volta
alla vóce di una minoranza che proprio nel rifiuto di essere « pasta » sa
essere « sale » e « lievito ».
Suo
Vittorio Me.ssori
poiché rivolgete un appello anche alla FFV, perché sia solidale col vostro
disagio di madri degli alunni evangelici che nelle elementari devono spesso
assorbire un insegnamento confessionale, vi rispondiamo che la nostra solidarietà con voi nel desiderio del rispetto della libertà di coscienza nella
scuola, è totale. E’ bello avere una Costituzione che ci promette di salvaguardare questa libertà — non è sempre
stato così nel nostro paese e non è cosi in tutti i paesi — ed è nostro dovere di eittadini di adoperarci a farla
valere in ogni occasione.
Stabilito questo permettetemi ancora una parola. Se è certamente necessario fare delle giuste rivendicazioni
questo non rischi di mettere a posto la
nostra coscienza né ci distragga dal
più grave compito di mamme evangeliche. L’osservanza della Costituzione
non garantisce la fede dei figlioli. E se
l’indifferenza e la secolarizzazione dilagano nella chiesa non è sempre colpa
della mancanza di libertà religiosa,
écc. Quello della crisi della fede mi
sembra il problema più grosso in cui
le mamme credenti sono impegnate
oggi. Che cosa tare perché la fede dei
ragazzi sia visibile, confessante, indipendentemente dal mettere o no in
pratica degli articoli della Costituzione?
Verso sera guardavo un misero negozietto di periferia: la vetrina era
talmente polverosa e disordinata che
non si capiva bene che cosa vendessero lì dentro. Improvvisamente le lettere sbilenche e opache dell’insegna divennero luminose : era successo « qualche cosa », era passata la corrente elettrica. Tutto era diverso, anche il rione
era diverso.
Insieme all’assicurazione del nostro
accordo di promuovere le iniziative
che auspicate, vogliate anche accogliere la mia speranza che « qualche cosa », una scintilla che va oltre i diritti
civili, illumini i vostri figlioli.
Berta Subilia
Ma è bene lasciare la parola
■a coloro che sono stati interpellati da Wiesenthal. Gran parte
di essi ha sofferto la persecuzione nazista o rappresenta il pensiero religioso ebraico o cristiano. Naturalmente ogni risposta
riflette la personalità e il pensiero del suo autore, e può essere quindi stimolante ad un’ulteriore riflessione il confronto
di qualcuna di esse. Fermo restando che nessuna può suonare come definitiva, proprio
per la vastità del problema.
Primo Levi afferma: « ...Lei ha
avuto ragione nel rifiutare al
morente il suo perdono. Ha avuto ragione perché era il male
minore: lei non avrebbe potuto
perdonargli se non mentendo, o
infliggendo a lei stesso una terribile violenza morale. È chiaro, tuttavia, che il suo rifiuto
non risòlve tutto, e si capisce
abbastanza bene che lei abbia
conservato dei dubbi: in casi come questo, il sì e il no non si
possono separare con un taglio
netto, e qualcosa resta sempre
dall'altra parte ».
P. Levi prosegue dicendo che,
mentre il perdono avrebbe avuto un profondo significato di
purificazione per il morente, per
Wiesenthal non sarebbe stato
che una formula vuota, cioè una
menzogna. Levi perfino condanna lo stesso desiderio di perdono, così tardivo, del soldato, e
conclude: « Tutto fa pensare
che, senza la paura della morte
imminente, si sarebbe comportato in tutt’altro modo: non si
sarebbe pentito che assai più
tardi, alla disfatta della Germania, o forse mai. Il suo gesto infantile, di 'far chiamare un
ebreo', mi sembra ad un tempo
infantile ed insolente. Infantile,
perché ricorda troppo da vicino
quello del bambino indifeso che
chiama soccorso, ed insolente
perché ancora una volta il nazista si serviva dell'ebreo come
di uno strumento, senza rendersi
conto del pericolo e del dramma che la sua richiesta doveva
rappr^entare per il prigioniero:
esaminato in profondità, il suo
gesto si tinge di egoismo', perché
vi si riconosce il tentativo di
scaricare su di un altro la propria angoscia ».
Hans Werner Lichter (scrittore
e giornalista tedesco) distingue
tra una risposta morale, per la
quale non si debba negare il perdono a chi lo richieda in punto
di morte, e una politica: in una
guerra così atroce, per difendersi dal mostro nazista non rimaneva che accettare come ovvi,
l’omicidio, la strage, la brutalità. La generosità ed il perdono
in una tale situazione di odio
sono concetti vuoti.
Martin Niemoller pur riconoscendo che il male fatto ad altri uòmini non possiamo perdonarlo nella sua essenza, formula
un tipo di risposta accettabile
per un cristiano;
«Per il male che mi hai fatto,
e che ora ti tormenta, io ti perdono. come io stesso posso liberarmi, e sentirmi libero, solo
attraverso il perdono che ricevo. Ma per ciò che hai fatto agli altri, agli uomini che mi sono vicini e il cui dolore tocca
anche me, il perdono deve venirti da quelli che tu hai offefo — e da uno che ne abbia le
facoltà e il diritto. E quello non
sono io ».
Ed ecco la risposta di un cattolico, padre Michel Riquetpur sapendo che è troppo facile
perdonare, e forse anche dimenticare, i delitti perpetrati contro
gli altri. « come cristiano come
sacerdote, confesso che il mio
titteggiamento nei confronti di
quel giovane tedesco sarebbe stato diverso. Il prete cristiano è,
per definizione e per vocazione,
I uomo della misericordia, e del
perdono. Ora, quel giovane tedesco poteva invocare più di una
giustificazione. Fin dalla prima
giovinezza era stato irretito dal
nazionalsocialismo, imbottito di
teorie dai suoi maestri, fanatizzato dalle schiere della gioventù
hitleriana nelle ^uali era stato
trascinato. E poi i suoi atti si
configurano nel clima feroce della guerra. Ha subito, più ancora
che agito. Lasciato a se stesso,
sarebbe forse stato umano ».
Leopold Senghor, Presidente
del Senegai, prende decisamente
atto della differenza tra la morMe cristiana e quella ebraica;
«Capisco il suo gesto di rifiutare il perdono. Rientra perfettamente nello spirito della Bibbia, lo spirito dell'antica legge.
Ma c'è la nuova legge, quella del
Cristo, espressa nel Vangelo.
Come cristiano, penso che lei
avrebbe dovuto perdonare ». Ma
si rende conto di quanto sia
difficile una posizione così chia
ra e aggiunge; « Appartengo a un
popolo che soffre, fratello del
popolo ebreo che soffre, e non
stento a capire i tormenti che
lei ha provato e il suo rifiuto di
perdonare. Ma, ripeto, come cristiano e come negro, ' avrei perdonato, credo, all'SS. Ho detto
“credo". Non voglio dire che lo
avrei fatto senz'altro. Forse nelle sue medesime circostanze anch io avrei agito allo stesso modo. Ho detto “forse". Ma chi può
mai sapere? ».
Herbert Marcuse risponde senza esitazione: « Io penso che avrei agito come ha agito lei:
ossia avrei respinto la supplica
della SS morente. Mi è sembrato sempre fuor dell'umano — un
travisamento della giustizia —
il carnefice che chiede perdono
alla vittima. Uno non può, non
deve andarsene intorno a uccidere e torturare e poi, quando
viene il momento, limitarsi a
chiedere, e a ottenere, il perdono. Secondo me questo atteggiamento perpetua il crimine ».
Jacques Maritain si pone al
posto del sacerdote che ascoltasse la confessione; « Ciò che
hai fatto non è umanamente perdonabile. Ma nel nome del tuo
Dio, sì, ti perdono ».
Concludif<mo citando la risposta di Robert Kempner che
come Wiesenthal, ha dedicato la
sua vita a combattere il nazismo e i suoi crimini. Nel corso
di tre processi contro capi nazisti (Monaco 1967, Bamberga
1968, Paderborn 1969) ha rappresentato la famiglia delle vittime (tra cui quella di Anna
Frank). Davanti all’immancabile
richiesta di perdono degli imputati, egli dichiarava alla corte:
« Qualunque sia la sentenza terrena, gli accusati dovranno rispondere per le loro azioni al
Signore lassù. Noi uomini su
questa terra non possiamo liberare col perdono" i colpevoli
dal loro mostruoso crimine. Possiamo solo pregare che il Signore sia misericordioso con le loro anime. Di più non siamo autorizzati a fare ».
Donatella Greppi Botto
SiMoiN Wie.senthal: Il girasole. Milano, 1970 (Ed. Garzanti).
3
9 settembre 1977
VALDESI E POTERE STATALE - 4
S. SEVERA
Repubblica del sale e braccio secolare Riforma della scuola
Due casi di incoerenza nella storia valdese del XVIII secolo
e impegno evangelico
In questa serie di articoli sulla linea seguita
dai valdesi nei loro rapporti col potere statale dal
tempo della Riforma ad oggi, Giorgio Peyrot pur
accettando diversi elementi contenuti in una serie
similare di articoli di Augusto Armand Hugon —
pubblicata nel marzo scorso — non ne condivide
la tesi di fondo: che il separatismo tra chiesa e
stato, possa servire da chiave di interpretazione per
questo problema dal '500 in poi. Giorgio Peyrot
contrappone, come chiave interpretativa il "doppio
lealismo”: l’ubbidienza al principe "fin dove la nostra coscienza lo permetterà" e l'ubbidienza "a Dio
piuttosto che agli uomini” oltre tale punto di rottura. L’autore ravvisa una sostanziale coerenza con
questo principio messa in atto dai Valdesi nel corso della loro storia. Anche il XVIII secolo, afferma
Peyrot, se visto in questa prospettiva presenta una
sostanziale coerenza con il principio del doppio
lealismo. Tuttavia è in questo secolo che si riscontrano alcuni esempi di cedimento. Su queste "dolorose eccezioni”, già anticipate nel primo articolo,
l’autore si sofferma ora in questo articolo, il penultimo della serie.
Dove invece trovo veramente
una profonda incoerenza, dove si
rivela un’obbedienza al sovrano
in ordine a cose dove la sola obbedienza al Signore avrebbe dovuto imperare, è in certi atti sinodali dell’ottobre del 1708 nei
quali per servilismo regalista
viene condannato aspramente
quanto era stato compiuto sul
piano della vita religiosa ed ecclesiastica in seno alle chiese che
avevano fatto parte di quella Repubblica di S. Martino, che i generali dell’armata francese avevano costituito nella Val Germanasca, 4 anni prima nella speranza di distaccare i valdesi dalla
fedeltà al duca di Savoia. In quella circostanza il sinodo, pur avendo il sovrano già promulgata la
patente di grazia, non esitò a condannare i due candidati che, rispondendo alla chiamata delle
chiese, vi avevano esercitato il
loro ministero (2 e 3/SI/1708.X).
Inoltre furono persino biasimate
le chiese di quella Valle per la
loro condotta (4/SI/1708.X), e revocati i battesimi in esse amministrati in quegli anni (5/SI/
1708.X). Si dimostrò così veramente di aver obbedito al potere
di questo mondo piuttosto che
a Dio, e ciò indipendentemente
dal fatto che il ministero svolto
da Quei candidati era stato esercitato con gravi errori, fuori dal
quadro della disciplina ecclesiastica. Quello che non fu considerato in tale circostanza è infatti
il benessere spirituale di quelle
popolazioni che sarebbero rimaste prive per vari anni di ogni
ministero spirituale. Questo era
il punto che avrebbe dovuto attrarre) a mio avviso, la maggior
attenzione sinodale, prima di
considerare le modalità secondo
le quali tale ministero era stato
esercitato dai candidati in questione in contrasto con gli in+
ressi del principe. Si trattò di
ossequio al potere sovrano espresso probabilmente fuor di
bisogno, nell’intento di ingraziarselo per via che vari tra i valdesi avevano in effetti aderito alla
Repubblica voluta dai francesi
per le sole esigenze della loro
guerra, non per un riconoscimento di diritti che avrebbe potuto
essere rivendicato dalle popolazioni valdesi.
Questo sinodo del 1708 fu uno
dei momenti più deprimenti nella vita religiosa valdese. Pesr il
modo servile verso il monarca
con cui fu valutato in sede ecclesiastica il misero episodio di
quella che fu detta la repubblica
del sale.
Un altro episodio non molto
dissimile in sede di principio è
quello verificatosi nel 1791, allorché il sinodo, avendo deciso di
procedere ad una raccolta delle
disposizioni sinodali, così come
era stato fatto nel 1748, « vedendo l’inosservanza dei suoi articoli non aventi alcuna forza coattiva » decise di chiedere al sovrano di nominare un suo magistrato per giudicare in ultima istanza le questioni inerenti la disciplina ecclesiastica. Fortunatamente tale raccolta non venne
fatta ed in conseguenza non venne di poi rivolta al sovrano nessuna petizione. Ma il fatto resta
come un tentativo di ricorso al
braccio secolare per l’applicazione delle norme ecclesiastiche.
Istituto assai diffuso in quel tempo, ma inusitato perché contraddicente, neH’ambiente valdese.
L'attuarlo sarebbe stato un grave colpo inferto all’indipendenza
del proprio ordinamento difeso
da ogni ingerenza esterna nei secoli precedenti. Conseguenze queste di un lungo servaggio, ma tale circostanza attenuante non esclude la colpevolezza.
Questi episodi però non dipe
____________CANDIDATE AL « MINISTERO DELLA PAROLA »
Con parole di donna
In un paese cattolico (come il nostro) si è fatto di tutto per offuscare
la portata dirompente del pastorato femminile
Credo che uno dei momenti
più « coinvolgenti » della mia
vita, sia stato quello in cui i tre
candidati al Ministero Pastorale sono entrati nell’Aula Sinodale, per l’esame di fede il 20
agosto 1977. O meglio, le due
candidate, perché era in esse
che mi immedesimavo, era nella
loro pelle che mi pareva di vivere in quel momento.
Ho anche capito, finalmente,
che non potrei mai accettare di
vivere per me stessa un momento simile. Comunque, quella mattina, nella loro pelle, avanzavo con le gambe rigide e il
cuore quasi immobile, sotto gli
occhi dei miei futuri colleghi.
Occhi attenti, occhi vigili, occhi pieni di benevolenza, occhi
« paterni », occhi scrutatori, con
dietro tanti cervelli purificati dal
luogo, dalla circostanza, dal
ruolo. Ed il primo inno è stato
un possente coro che si è « innalzato al cielo » da voci sicure,
serene, tremende. Un coro di
maschi.
« Innalziamo i nostri cuori... ».
Dov’era il mio cuore? scoppiava, scoppiava. Dovevo smetterla di essere un corpo rotto, una
donna disintegrata. Dovevo ritrovare il mio cervello, i miei
nervi, il mio sangue.
« Oh, Signore, io sono qui perché il coro non sia più così, possente. Come farà la mia piccola voce ad arrivare fino a Te,
in mezzo a tutte queste voci
consacrate al Tuo servizio? In
mezzo a queste voci abituate a
parlare di Te? A parlare con
Te? Chiudi i loro occhi. Signore; falli voltare dall’altra parte. Dove sono le mie sorelle? È
ner loro che so parlare, è da
loro che so farmi intendere. Signore, questa mattina dovranno ESAMINARE LA MIA FEDE. Non lasciare che le loro domande di maschi mi facciano
perdere il senso della Tua realtà. Non lasciare che io sia costretta a dire con parole di don
na le cose che essi custodiscono nei loro cervelli di maschi.
Ridammi le cose che sono nel
mio corvello. Dammi la forza di
non rinnegare il mio modo di
accostarmi ai problemi per essere trovata ’perfetta agli occhi
loro’ ».
Era giusto sentirsi così? Questa angoscia derivava da una
realtà oggettiva di « poter-e »
(magari involontario, che in quel
momento sentivo come sopraffazione), del maschio sulla donna anche all’interno della chiesa, o era una esasperazione del
mio « sentimento » femminista
a togliermi il senso delle cose?
Poi sono arrivate le domande.
Finalmente. In quel momento il
«corpo pastorale» è tornato ad
essere un insieme di uomini.
Dietro le loro domande si indovinava la realtà della loro vita,
la concretezza dei problemi che
ogni giorno si trovano ad affrontare. Sotto i cervelli c’erano i
cuori; in molti di loro non c’era
più benevolenza, ma solidarietà. « Ci sono passato anch’io,
sorella ».
Le due donne, (è un caso?)
hanno cominciato a rispondere
parlando di sé, del loro modo
di comprendere la propria vocazione. Parole semplici, precise.
Nessuna parola inutile. Nessun
concetto privo di significato per
chi ascoltava. Finalmente. Porse è una cosa che tutti dovremmo fare, la confessione pubblica della nostra fede.
Un altro momento importante è stato il sermone di prova.
Il « corpo pastorale » era mimetizzato, non distinguibile dal
pubblico. Sotto la toga nera i
tre candi(Jati erano ugualmente
dignitosi e solenni, tranquilli,
pronti ad esercitare il « Ministero della Parola ». Certo, poter testimoniare ufficialmente
della propria fede attraverso le
parole, è un grande, grande
dono.
Tutte noi abbiamo condiviso
con Sitta l’umiliazione di leggere sul giornale di Agnelli che
lei « è diventata Pastore per
amore...» (di suo marito, naturalmente). Anche nel corpo pastorale c’è stato un piccolo incidente di quel genere, quando
uno dei suoi membri ha invitato le candidate donne a « sorridere di più» durante il sermone. Ma è stato solo un piccolo
sussulto involontario, e subito
nascosto. « Per carità, sorelle e
colleghe, d’ora in avanti, fra noi,
non ci sarà più nessuna differenza... ».
Quello che comunque ho sentito con grande evidenza, in
quei giorni e in quelli successivi durante il Sinodo, è stato il
perenne contrasto, la perenne
lotta (in me stessa e nella «tribù»), fra le incrostazioni di cultura cattolica che hanno finito
per depositarsi nelle nostre coscienze e nei nostri cervelli, e
l’E vangelo.
Penso che, proprio a causa di
queste incrostazioni, pochi di
noi, forse anche nelle comunità,
si siano resi conto della bieca
operazione che stava avvenendo
sui giornali in merito alla candidatura delle donne-pastore.
Ne hanno parlato molto per
farne un fatto di folklore, perché a nessuno fosse dato di vedere l’enorme portata dirompente che ha (in un paese cattolico fin nel midollo e che basa la propria forza su questo
suo essere cattolico) l’annuncio
deirEvangelQ predicato attraverso il fatto delle donne-pastore.
È ancora una cosa piccola, minima, perché noi evangelici siamo piccoli, ma il fatto che nessun giornale abbia fatto su queste cose un discorso serio, significa che un discorso serio sarebbe pericoloso per il potere.
G. L. T.
sero affatto dall’incrinamento di
un supposto tradizionale « separatismo » che non era mai esistito alle Valli. Né, tanto meno, vedo nell'atteggiamento servile di
tutto il settecento valdese verso
il potere statale, un cedimento di
fronte alle posizioni calviniste.
La Ginevra di Calvino e dei suoi
successori non fu certo uno stato separatista. Il separatismo nel
mondo protestante insorge con il
liberalismo religioso nel XIX secolo ed è strettamente legato nella sua origine al nome di Alessandro Vinet.
Se un allontanamento dalle posizioni teologiche calviniste vi fu
tra i valdesi del secolo XVIII,
questo può notarsi aH’inizio della seconda metà del secolo all’avvento delle « lumières ». Tant’è
che gli ortodossi calvinisti del
Comitato vallone, che sostenevano le scuole valdesi alle Valli,
sottoposero al corpo pastorale
valdese quella confessione di fede di verifica della loro ortodossia che tutti i pastori valdesi sottoscrissero quale « atto di conformità » nel 1767. E questo fu
anche un atto di obbedienza al
Signore.
( segue)
Giorgio Peyrot
Si è recentemente concluso, al
villaggio battista di Santa Severa
(Roma), il III Campo Famiglie
che ha affrontato e discusso il tema: « La Riforma della Scuola ».
I partecipanti hanno sottolineato il miglioramento della
scuola in senso democratico apportato dai decreti delegati e auspicano che siano resi più chiari
quegli articoli che si prestano a
facili fraintendimenti di parte e
che sia rivista la funzione direttiva, affinché non risulti un freno
burocratico al funzionamento
degli stessi organi collegiali. Nel
comunicato, che i partecipanti al
campo hanno formulato al termine dei lavori, si afferma che i
tempi sono ormai maturi per l’individuazione di una finalità educativa della scuola (dalla materna alla secondaria superiore)
che elimini le pregiudiziali concordatarie e che sia consona alle
esigenze di sviluppo della società in senso democratico.
Infine — così termina il documento del campo — si raccomanda al servizio Istruzione ed
Educazione della Federazione di
promuovere convegni, week-end
di studio, e sollecitare, sul tema
della riforma della scuola, interventi sulla rivista « La Scuola
Domenicale ».
Per una comunità
veramente confessante
(segue da pag. 1)
segni del Regno, ma spesso non
siamo che doppioni delle comunità che vivono intorno a noi. Siamo chiamati a prender parte all’opera di trasformazione del mondo condotta dal Cristo, ma ci conformiamo acriticamente ai modelli delle nostre società. Siamo inviati ad annunciare « la buona
novella ai poveri », ma chiudiamo le nostre orecchie a ciò che
questo significa pèr noi stessi.
Proclarniamo « la libertà per gli
oppressi », ma esitiamo a pagare
il prezzo della solidarietà con loro. Affermiamo la nostra liberazione in Cristo, ma restiamo impigliati nella rete del male. Gridiamo insieme : Abba, Padre, liberaci!
Vi invitiamo a porvi reciprocamente alcune di queste domande
tenendo conto della situazione in
cui vivete:
9 Come testimoniamo del Cristo nelle nostre parole, nei nostri atti, nella nostra vita quotidiana e nel nostro lavoro?
# Come rendiamo gli altri partecipi della nostra fede nelle
nostre famiglie, nel nostro vicinato e nel mondo più in generale?
# In che modo è contraddetta
la nostra confessione del Cristo all’interno della nostra comunità?
# Quali cambiamenti si renderebbero inevitabili nella vita
della nostra comunità se noi
fossimo una comunità che
confessa veramente il Cristo?
# In che modo ci aiutiamo gli
uni gli altri ad aprire le nostre vite al Cristo?
# Come ci aiutiamo gli uni gli
altri a rispondere come cristiani ai dilemmi che sorgono
quotidianamente nel nostro
lavoro?
# In che cosa il nostro confessare il Cristo ci separa dagli
altri? In che cosa ci unisce?
# Dove vediamo donne e uomini privati della dignità che è
loro dovuta, e che cosa facciamo, come comunità confessante, di fronte a tali situazioni?
Per chi siamo
Ci impegnarne a pregare gli
uni per gli altri e a partecipare
al ministero della santa intercessione che è propria del Cristo.
Questa intercessione non è solo
un mezzo per fortificare la comunità confessante, ma è la sua
stessa fonte vitale. Vi invitiamo
a pregare:
— per colorò che si accostano
alla coinunità confessante, perché lo Spirito porti i suoi frutti
nella loro vita;
— per coloro che sono ben sistemati nella loro fede e se ne
compiacciono, perché lo Spirito
li smuova e li risvegli ad una
nuova visione;
— per coloro che hanno lasciato la Chiesa con l’impressione
che essa non ha nulla da offrir
loro, perché il Cristo possa ancora raggiungerli per mezzo della
preghiera, della cura e della testimonianza della sua Chiesa.
— per coloro che vengono alla
Chiesa cercando la loro strada,
perche possano essere ricevuti da
una vera comunità confessante
che li conduca al Cristo;
— per coloro che soffrono a
causa deH'Evangelo, perché possano rallegrarsi nella speranza
e nella fiducia che il Signore è al
loro fianco;
— per coloro che cercano un
discepolato facile, perché imparino a prendere la croce e a seguire il Cristo;
— per coloro che sono impegnati in una vera lotta per la
liberazione e la giustizia, per la
pace e la riconciliazione, perché
possano essere sostenuti dalla
solidarietà della comunità confessante;
— per coloro che sono ciechi e
indifferenti ai bisogni del mondo,
perché possano imparare a vedere i bisogni degli altri con gli
occhi del Cristo;
— per tutte le comunità che
confessano il Cristo, perché possano esprimere l’unità del suo
corpo, ravvedendosi di tutto ciò
che lo nasconde al mondo;
— per tutti coloro che confessano il Cristò come Signore, perché le loro parole possano veramente descrivere i loro atti, i
loro atti tradurre pienamente il
loro amore e il loro amore riflettere fedelmente il loro Signore.
Signore Iddio, ti preghiamo di
aprire gli occhi del nostro cuore
alla visione di un mondo rinnovato dal tuo Spirito, di aprire la
nostra bocca ad invocare il nome di Gesù e di aprire la nostra
vita al potere di conversione del
Cristo. Insieme noi lo celebriamo come il Signore risorto e vittorioso. Aiutaci ad adorare, a testimoniare e a lavorare in gioiosa anticipazione della vittoria finale, quando il Cristo raccoglierà
insieme tutte le cose nella gloria
e rivendicherà le nazioni come
sua proprietà. Poiché tuo è il Regno, la potenza e la gloria, nei
secoli dei secoli. Amen.
4
9 settembre 1977
PUNTI SALIENTI E DELIBERE DELLA CONFERENZA METODISTA
Un impegno per tutti
Evangelizzazione
La Conferenza della Chiesa Evangelica Metodista d’Italia riunita in Torre Pellice
dal 20 al 27 agosto 1977, a
conclusione del dibattito sul
rapporto del Comitato Permanente nella parte relativa
al campo di lavoro; tenuto
conto in particolare di quanto in detto rapporto è riferito circa le iniziative evangelistiche delle chiese locali;
richiamato l’ordine del giorno sul rilancio dell’azione evangelistica adottato nella
Conferenza 1974 ;
invita le cinese a program
mare ed attuare nell’anno ecclesiastico 1977/78 almeno una concreta iniziativa evangelistica ed a riferire specificatamente al riguardo alla
prossima sessione ordinaria
della Conferenza tramite il
Comitato Permanente.
Impegna i pastori, gli evangelisti, i predicatori laici e
gli altri fratelli impegnati
nelle varie attività della chiesa ad intervenire all’assemblea di settembre a Ecumene
dedicata alla ricerca di una
linea di predicazione per il
nostro tempo.
Dopo il primo sguardo d’insieme sulla Conferenza
metodista offerto ai lettori del giornale dall’articolo di Claudio Tron sul numero
scorso, ritorniamo su alcuni momenti della Conferenza riportando anche il testo delle principali
delibere.
La Conferenza, limitata quest’anno a soli 17 pastori e 28 laici
con voce deliberativa nella attuazione del piano d’integrazione, ha
aperto la sua XVI sessione con
due importanti messaggi, della vice presidente Leda Rocca e del
presidente pastore Aquilante, di
cui il nostro giornale ha già riferito nel n. 33-34. Vorrei comunque sottolineare che il messaggio
del pastore Aquilante è stato un
discorso chiaro, incisivo e forte
mente impegnativo, rivolto non
solo ai membri della Conferenza,
ma a tutte le chiese metodiste
d’Italia. All’analisi storica dell’evolversi sociale e politico del
neutro Paese, il presidente ha
unito una chiara esortazione a
rispondere al compito della testimonianza. Le nostre chiese, ha
detto, hanno un compito storico,
poiché a noi il Signore ha affidato una Parola che è « potenza di
Dio » e che può trasformare la
nostra società in collettività di
uomini nuovi, perché « senza uomini diversi non è possibile ottenere una società diversa ». Avanti, dunque, con fede e con coraggio senza vergognarsi dell’Evangelo di Gesù Cristo.
Il campo di lavoro. La Conferenza ha dedicato la maggior par
te del suo tempo all’esame del
campo di lavoro delle varie chiese
metodiste in Italia. Dalle relazioni
delle chiese, sintetizzate dal Comitato Permanente nel suo rapporto, risulta che le nostre chiese
stanno evolvendosi in una direzione seria ed impegnativa e sono
nella ricerca attiva di scoprire la
forma più concreta possibile di
predicare l’Evangelo oggi. In proposito, la Conferenza ha approvato un ordine del giorno che
pubblichiamo qui a parte.
Problemi ecumenici. Per quanto si riferisce ai rapporti col cattolicesimo, dopo aver sostenuto
con vari interventi, che non possiamo dialogare col potere se non
a rischio di avallare i metodi delr oppressione verticistica della
chiesa, la Conferenza ha preso nota della lotta che i nostri fratelli
dell’Abruzzo-Molise stanno sostenendo in occasione ed in opnosizione al Congresso Eucaristico nazionale che la chiesa cattolica ha
programmato in settembre a Pescara. In merito, la Conferenza ha
approvato due ordini del giorno
i cui testi sono qui riportati.
Integrazione valdese-metodista.
Nei riguardi della integrazione,
ormai rimangono poche cose da
attuarsi, più a livello amministrativo che morale o dottrinale. Stiamo avvicinandoci con gioia e spirito davvero fraterno alla meta
conclusiva della piena integrazione che sarà raggiunta entro il
1979.
Conclusione. Se ci è permesso
di formulare un giudizio, possiamo dire che è stata una Conferenza seria, serena, fraterna, e di evi
dente impegno per tutti. Un impegno che è espresso dalle parole
dell’inno 112 col quale è stata conclusa la XVI Conferenza: « Contro ogni mal che l’uomo opprime
e strazia levisi il popolo di Dio,
fedeli Sol chi combatte, forte di
sua grazia, segue il Signor secondo l’Evangel ».
Giuseppe Anziani
Ecumene
Dal 19 al 23 settembre avrà luogo l’annuale convegno pastorale della chiesa
metodista, aperto a pastori e
predicatori laici in particolar
modo metodisti e valdesi.
Tema di quest’anno; «La
predicazione ».
Dal 12 al 18 settembre,
sempre a Ecumene, si svolgerà il campo giovani sul tema :
« La protesta giovanile attraverso le canzoni degli ultimi
10 anni ». Dirigeranno il campo Giovanni e Arma Ribet.
Per iscrizioni e informazioni telefonare a Ecumene (Velletri) 06/9631310.
Sul congresso eucaristico
La Conferenza della Chiesa Evangelica Metodista d'Italia riunita in
Torre Pellice dal 20 al 27 Agosto
1977,
presa visione del programma del XIX Congresso Eucaristico
Nazionale che avrà luogo a Pescara
daini al 18 settembre 1977,
— constata che esso non offre la possibilità di un fraterno confronto ecumenico attorno ad uno dei
problemi che maggiormente separano cattolici e protestanti creando così un'immagine fallace di unanimismo,
— ritiene che nel contesto storico sociale nel quale il Congresso
si celebra, per i suoi contenuti e
per il suo programma, esso diventa
di fatto strumento di restaurazione
del consenso popolare in funzione
del perpetuarsi di rapporti egemonici del tutto estranei allo spirito dell'Evangelo e, peraltro, rifiutati da
una parte degli stessi cattolici italiani ;
— esprime la propria solidarietà alle comunità evangeliche della
zona, impegnate in una doverosa
opera di chiarimento.
♦ ♦
La Conferenza della Chiesa Evangelica Metodista d'Italia discusso il
quadro teologico-liturgico entro cui
si muove un Congresso Eucaristico,
rilevato che :
a ) al culto della presenza personale del Cristo nell' eucarestia,
« segno e causa dell'unità del corpo
mistico », soggiace la pesante concezione della dipendenza automatii:a dell'ecumenismo dal sacramento
eucaristico ;
b) l'eucarestia non è il segno
dell'unità delia Chiesa, ma è l'unità
della Chiesa che comporta il rendimento di grazie, poiché non è la
Cena del Signore che ci rende discepoli, ma è il discepolato che ci fa
partecipare alla Cena del Signore;
dichiara che non può consentire
con la Chiesa cattolica romana nel
dedicare un qualsiasi spazio ai rapporti ecumenici nell'ambito di una
tale manifestazione ;
afferma che tali rapporti vanno
visti e discussi a livello teologico,
confrontandosi con la Parola di Dio,
nella parità e nell'uguaglianza.
Nessun sinodo può ovviamente esaminare a fondo tutta l’attività della Chiesa e i problemi
che vi sono connessi direttamente e indirettamente. Una
scelta di argomenti principali,
che costituiranno la spina dorsale della sessione sinodale, è
non solo inevitabile ma espressamente prescritta dal nostro
ordinamento. È la Commissione d’esame, che per un mese ha
divorato quantità incredibili di
carta — relazioni, verbali, documenti, corrispondenza — vagliando un anno intero di vita
della Chiesa, l’organismo' incaricato di suggerire al Sinodo i
temi e gli argomenti su cui conviene centrare l’attenzione. Così
quest’anno temi dominanti sono stati, per esempio, l’analisi
della vita delle chiese, i rapporti con lo stato, il legame con la
regione rioplatense, l’emigrazione, alcuni rilevanti cambiamenti nell’ordinamento interno.
Mentre su questi temi, e su
altri temi fìssi che ricorrono
ogni anno (Facoltà di teologia,
finanze, CIOV) stiamo riferendo a parte in queste settimane,
parliamo qui, in sede di cronaca, di altri argomenti non meno importanti, ma che il Sinodo o la sessione congiunta Sinodo-Conferenza hanno trattato
quest’anno con minor rilievo.
Iniegrazione
Non molto appariscente, eppure rilevante, è stato il passo
avanti compiuto nell’applicazione regolamentare del Patto di
integrazione valdo-metodista. ì:
certo molto più vistosa la realtà integrata dei circuiti e dei
distretti; ma non meno importante è la laboriosa delimitazione territoriale delle chiese ( e
dei circuiti) portata a termine
quest’anno con un voto che la
mette in applicazione a partire
dal 1“ settembre. Essa dà ad
ogni chiesa una responsabilità
relativa ad un preciso territorio
sia per ciò che riguarda la cura
della diaspora, sia per qualsiasi
evento che in quel territorio riguardi le nostre due Chiese.
Più appariscenti sono state invece le decisioni riguardo ai lavori e alla data del Sinodo.
Da un lato si è deciso, sulla
base delle proposte della Commissione per l’integrazione, di
strutturare maggiormente il funzionamento del Sinodo. In pra
L'anno prossimo,
Sinodo ai 30 iugiio
RACCONTANDO IL SINODO
Come avviene ogni anno, ad alcuni
temi sinodali è stato riservato minor
spazio ma non minore importanza:
si tratta o di decisioni
organizzative
0 di un primo affiorare di temi
che occuperanno ben altro
spazio in futuro
tica in futuro le giornate sinodali si svolgeranno maggiormente secondo una falsariga di temi e spazi definiti in modo da
consentire al pubblico di orientarsi conoscendo con anticipo il
tempo e il momento dedicato a
questo o a quell’argomento.
Dall’altro la data del Sinodo
è stata spostata in modo da includere la nostra massima assemblea nel periodo delle ferie
della maggior parte della popolazione (l’apertura cadrà nella
domenica più vicina al 1° agosto) in modo da consentire la
più larga partecipazione possibile ai deputati delle chiese.
Soprattutto la seconda è stata una decisione non facile, presa malgrado le perplessità logistiche espresse in diversi interventi. Se sono state prese è perché riflettono la preoccupazione del Sinodo di essere sempre
meno un’assemblea di élite che
vive fuori del contesto e del
contatto con le chiese e di svolgersi sempre più ad un livello
di partecipazione accessibile ai
membri delle nostre chiese.
A questo proposito si può aggiungere che si sta anche studiando la possibilità di facilitare la partecipazione dei deputati delle chiese (che spesso si trovano a disagio non seguendo il
Sinodo di anno in anno) con
una riunione informale preparatoria — la mattina della domenica di apertura — sui meccanismi, le procedure e i temi
princinali del Sinodo.
Oltre ad alcuni piccoli cambiamenti relativi al funzionamento dei circuiti e dei distretti,
che hanno permesso di « aggiustare il tiro » dopo due anni di
pratica integrata, l’approvazione
dello statuto di due opere meto
diste, il centro giovanile di Ecumene e il Centro Evangelico di
Servizio di Villa S. Sebastiano,
ha concluso la parte dedicata
all’integrazione.
ArgomenH
dì studio
Ogni sinodo suggerisce qualche tema di studio alle chiese o
demanda loro l’esame preliminare di un argomento su cui si
dovrà prendere una decisione.
Il Sinodo di quest’anno non è
stato da meno e ha affidato alle
chiese lo studio di ben 4 argomenti.
Sono temi che in gran parte
il Sinodo di quest’anno ha solo
sfiorato (salvo in parte il primo), ma appunto il loro rinvio
alle chiese costituisce la premessa per un esame approfondito ed uno spazio adeguato nel
futuro. Poiché ovviamente il nostro giornale dovrà tornare su
questi temi durante quest’anno,
ci limitiamo ad elencarli brevemente.
1. Educazione cristiana in vista
della fede.
Nel quadro dell’apertura della
chiesa ai problemi del tempo in
cui viviamo e della discussione
che in questi anni coinvolge
molti credenti pensosi della loro responsabilità di testimonianza, il problema dell’educazione cristiana in vista della fede riguardante sia la nuova generazione sia gli adulti (problema che non si risolve né con
un’istruzione scolastica, né con
uno spontaneismo privo di ogni
struttura) costituisce un nodo
di importanza vitale. Il Sinodo
ha chiesto alle chiese di dare
quest’anno particolare rilevanza
a questo argomento, ha invitato
la Tavola ad agevolare questo
lavoro predisponendo « mediante apposita commissione uno
schema di lavoro e successivi
interventi durante l’anno » e ha
suggerito alla Federazione di
affiancare con i suoi servizi questo lavoro.
La Conferenza metodista ha
fatto propria questa delibera
del Sinodo, per cui questo lavoro delle chiese potrà avere lo
sfondo comune dei circuiti e
dei distretti.
2. Ministeri.
Dopo i capitoli sulle chiese e
sulle persone nella chiesa, già
approvati, la revisione delle discipline che stiamo conducendo
in questi anni affronta un tema
di estrema importanza: i ministeri nella chiesa. La Commissione delle discipline ha predisposto una bozza relativa a questo capitolo da sottoporre alle
chiese. Si pensava che fosse possibile almeno una prima discussione generale nella sessione
congiunta, ma ne è mancato il
tempo. Alle chiese quindi il grosso compito della discussione
preliminare di questa materia
che, seppur si presenta sotto la
veste di un capitolo dei regolamenti, costituisce una delle componenti centrali del ripensamento che andiamo cónducendo
sulla Chiesa in questi anni.
3. Conciliarità.
Il Sinodo dell’anno scorso aveva affidato ad una commissione
lo studio di questo tema emer
so in modo preminente nel corso dell’Assemblea di Nairobi e
che il past. Paolo Ricca, relatore di questa commissione, ha
definito una svolta in vista del
rilancio di un ecumenismo che
si ponga il tema dell’unità non
più in termini della chiesa una,
ma appunto nei termini di chiese diverse facenti capo ad una
comune organizzazione conciliare.
La commissione ha riferito al
corpo pastorale valdese e metodista riunito prima del Sinodo
e su suggerimento del corpo pastorale stesso, la sessione congiunta ha demandato anche questo tema allo studio delle chiese.
4. Culto e liturgia.
Sempre al corpo pastorale ha
riferito sul suo operato anche
la commissione per la liturgia
che per ora ha svolto prevalentemente un lavoro di inchiesta
sulle forme del culto nelle chiese locali. Su proposta del corpo
pastorale, la sessione congiunta
ha rinnovato il mandato alla
commissione chiedendole di concludere il suo lavoro e di presentarlo alle chiese in vista di
un loro esame che tuttavia non
si limiti al vaglio di proposte liturgiche, ma sia invece occasione per una riflessione comunitaria « circa il significato del
culto e le forme liturgiche che
esso può assumere ».
In considerazione però del
fatto che si tratta del quarto argomento demandato, alle chiese,
il termine di scadenza per questo studio è stato spostato al
1979.
(segue)
F. Giampiccoli
5
9 settembre 1977
LA FACOLTA’ DI TEOLOGIA AL VAGLIO DEL SINODO
Rapporto creativo
tra chiese e Facoltà
Al centro del vivace dibattito sinodale l esigenza di una pratica pastorale che si
affianchi al programma di studi per u na formazione completa degli studenti
L’anno accademico testé decorso non è stato certamente, per la
nostra Facoltà di Teologia, un anno di « ordinaria amministrazione ». Come rileva il rapporto al
Sinodo del Consiglio di Facoltà,
vari eventi hanno movimentato
lo svolgimento dei programmi e
la vita di questa nostra comunità.
Vi è stato, in primo luogo, la
partenza per emeritazione, dei
professori Valdo Vinay e Vittorio
Subilia e l’inizio dell’insegnamento dei nuovi professori Paolo Ricca e Sergio Rostagno.
L’anno decorso ha ricevuto
inoltre un carattere particolare di
transizione per via dell’applicazione del nuovo regolamento della
Facoltà, colla prevista differenziazione tra Collegio accademico
e Consiglio della Facoltà; nel Consiglio la presenza di un rappresentante degli studenti permette ed
assicura, da parte loro, una partecipazione viva ed interessata alle
decisioni del Consiglio stesso.
L’improvvisa morte dello studente Davide Abate, le vicende che la hanno preceduta hanno
scosso la comunità della Facoltà
che ha profondamente sofferto la
scomparsa del compagno di studi.
Il problema che ha maggiormente interessato il Sinodo e che
ha anche seriamente impegnato,
nel corso dell’anno, il Collegio
accademico è quello del periodo
di pratica pastorale richiesto per
gli studenti. L’esigenza che allo
studio accademico gli studenti
debbano alternare una qualche
forma di pratica pastorale, cioè di
conoscenza non solo teorica degli
svariati problemi della vita di una comunità e della parte di responsabilità che di essa ha il suo
pastore, è sentita ed attuata già da
anni. Ma non è facile pretendere
che gli studenti seguano assiduamente i corsi, rimproverandoli se
talvolta sono in ritardo nei loro
esami (come è stato fatto in Sinodo) e richiedere loro, al tempo
stesso, di essere largamente disponibili per una attività esterna.
Quest’ultima è consistita finora
nella sostituzione estiva di pastori
in vacanza e in un’opera di predicazione e testimonianza a fine settimana nelle comunità viciniori;
questo, senza dimenticare l’impegno della « domenica della Facoltà » che vede regolarmente ogni anno gli studenti della Facoltà su molti pulpiti delle chiese.
Ma il rapporto della Facoltà al
Sinodo ci ha confermato che la
visuale di questo piano di pratica
pastorale e di testimonianza da
parte degli studenti sarà allargata, entrando anche in quella cerchia di attività nelle quali il futuro pastore potrà, nel domani, manifestare la sua vocazione: così,
ad esempio, i nostri istituti di assistenza, la nostra stampa, le organizzazioni settoriali (FGEI e
FDEI). Queste varie attività —
ed altre non qui ricordate — potranno meglio mettere gli studenti
di fronte ad esperienze e problemi sociali ed economico-politici,
arricchendo e completando la loro preparazione pastorale.
Per meglio raggiungere tale scopo il Consiglio di Facoltà ha proposto al Sinodo una riorganizzazione del programma dei corsi accademici, in modo da creare mag
giore spazio per il lavoro fuori
della Facoltà.
Il Sinodo ha preso atto con piacere che i programmi stessi di insegnamento svolti nell’anno decorso, e più ancora quelli definiti per il prossimo anno, mostrano già tali intendimenti, onde meglio preparare gli studenti nei più
diversificati compiti di testimonianza.
Potremmo riassumere dicendo
che sempre più la nostra Facoltà
vuole essere considerata non una
isola distaccata dalla vita eterogenea del mondo protestante, ma
invece sempre più una sua parte
essenziale; tale suo intendimento
vuole renderlo più evidente non
solo nel suo insegnamento ma anche colla sua crescente presenza
fisica nella vita della chiesa e delle opere.
In un tale programma, mi lascia soltanto un po’ perplesso il
progetto di uno spostamento di
tutta la Facoltà (docenti e studenti) presso una nostra comunità per
un fine settimana (in pompa magna?!); credo che sia più facile
una utilizzazione delle forze in
una contemporanea opera di testimonianza in località diverse.
Anche la rivista della Facoltà
« Protestantesimo » contribuirà -—
è negli intendimenti del Consiglio
ed un nostro augurio — ad allargare il cerchio delle tematiche,
possibilmente con un linguaggio
meno tecnico onde facilitarne la
lettura.
Preziosa, come sempre, la presenza della Biblioteca della Facoltà e la sua efficacia sul piano cul
DALLA RELAZIONE DELLA COMMISSIONE D’ESAME
Nuove vie da battere
Dai rapporti della Facoltà
emergono le premesse per la
creazione di una più stretta rete di rapporti fra professori e
studenti, tra Facoltà e chiese,
tra Facoltà e mondo culturale
esterno : ma si tratta soprattutto di proposte e di un primo
- avvio, che avranno occasione dì
maturare nei prossimi anni. Per
il momento sottolineiamo l’indicazione programmatica, che
condividiamo, con cui il Consiglio si presenta all’inizio della
sua relazione al Sinodo ; « La
Facoltà si inserisce nella vita
delle chiese costituendo un mo
mento di riflessione e formazione che va visto nel quadro della presenza protestante in Italia... essa risponde alla domanda di cultura teologica presente
in Italia, sia fuori che dentro le
chiese evangeliche, e da un punto di vista ecclesiologico, lungi
dal considerarsi un istituto autonomo operante ad un astratto livello accademico, si considera parte integrante della ricerca comunitaria dei protestanti italiani» (...).
Il programma di studi dei
quattro anni prevede già un più
Per il prossimo anno
Antico Testamento
Prof. ALBERTO SOGGIN, Prof. ine. MICHELE SINIGAGLIA.
Grammatica ebraica (I anno).
Ebraico II (facoltativo, II-III-IV anno); testi da
determinare dall’Antico Testamento e da
Qumràn.
Introduzione alVAntico Testamento (I-II anno).
Introduzione alla problematica ed alla metodologia (I-II anno).
Esegesi dell’Antico Testamento (II-III-IV): La Creazione nella Genesi, nei testi profetici e sapienziali (I sem.).
Teologia dell’Antico Testamento (II-III-IV anno);
La Creazione (II semestre).
Nuovo Testamento
Prof. BRUNO CORSAMI
Introduzione all’esegesi neotestamentaria (I sem.).
a) L'interpretazione dei testi antichi.
b) Problemi specifici posti dal Nuovo Testamento.
c) Strumenti di lavoro e loro uso.
Introduzione alla Teologia del Nuovo Testamento
(II sem.). Correnti religiose e problematiche
spirituali e sociali dell’ambiente neo-testamentario.
Esegesi del Nuovo Testamento (1 sem.)
Lettera di Paolo ai Filippesi.
Teologia del Nuovo Testamento (II sem).
Aspetti di teologia paolinica.
del denaro nel basso Medioevo (con particolare riferimento ai movimenti pauperistici e agli
ordini mendicanti).
Teologia Sistematica
Prof. SERGIO ROSTAGNO
Dogmatica:
La dottrina della S. Scrittura (I-II anno, I semestre).
La dottrina dello Spirito Santo: il miracolo e
la preghiera (III-IV anno, I semestre).
La dottrina dello Spirito Santo: ecclesiologia
(III-IV anno, II semestre). Seminario su testi
di Moltmann, Kùng, Schleiermacher ed altri.
Simbolica:
Cristianesimo di fronte alle culture non occidentali: posizione delle confessioni cristiane,
con particolare riferimento al Buddismo (I-II
anno, II semestre).
Teologia Pratica
Storia della Chiesa
Prof. PAOLO RICCA
Corso: Storia della chiesa nell’età contemporanea
(I sem.).
Seminario: La chiesa confessante in Germania
(II sem.).
Prof. GIOVANNI GÖNNET
Corso: Il problema della povertà e la questione
Prof. PAOLO RICCA
Corso: La cura pastorale (I sem.).
Seminario: Il problema della malattia, del dolore
e della morte (I sem.).
Seminario sistematico-omiletico: / credenti di fronte alle proposte etiche del nostro tempo (II semestre).
Seminario esegetico-omiletico; Analisi esegetiche
ed elaborazione omiletica di alcuni testi biblici (II sem.).
Prof. JEAN-MARC CHAPPUIS (dell’Università di
Ginevra). . .
Corso: La predicazione e i mezzi di comunicazione
di massa (in collaborazione con il Servizio Radio-Televisione della Federazione Evangelica
Italiana).
Dr. RITA GAY
Corso: La comunità cristiana come sistema di comunicazione.
ampio ventaglio di interessi, allargato anche dai contributi di
docenti esterni. È una via che
a nostro avviso può essere sviluppata ulteriormente, con la
sola avvertenza di non provocare un sovraccarico sugli studenti (e sui docenti che devono
pur inquadrare e partecipare
criticamente ai corsi). Si tratta
di rispondere ad esigenze oggi
fortemente sentite e che, ove
realizzate in corsi aperti al pubblico, possibilmente in ore serali, potrebbero Contribuire a fare della Facoltà un punto di incontro e dibattito a livello cittadino e con riflessi di portata
nazionale. Pensiamo ai problemi dell’etica, che si ripresentano oggi con urgenza e che occorre saper affrontare in una
prospettiva cristiana e riformata; pensiamo alle problematiche
sollevate dal movimento delle
donne, a quelle relative alla
riappropriazione del corpo, ai
rapporti interpersonali nella famiglia e al di fuori di essa; e,
sul versante dell’etica sociale, i
problemi urgenti del rapporto
fra l’uomo e l’ambiente, ivi compreso il ritorno alla strategia
nucleare. Un altro Alone che si
ripresenta nel dibattito a livello
nazionale è quello della religiosità di massa e della religione
popolare ; e ancora il tema ;
« Fede o religione ; che senso
ha parlare di una fede non religiosa? » che è molto sentito e
dibattuto nei settori culturalmente più avanzati del dissenso
cattolico, proprio nel tentativo
di dare nuovamente senso a una
predicazione evangelica che sembra erosa dal condizionamento
culturale e politicò. Vi sono poi
le ricerche di sociologia della
religione, che dovrebbero aiutare a capire quello che succede
nel mondo delle sette di tipo popolare e aggressivo (come i Testimoni di Geova) e in quelle
di tipo elitario e quietistico, come i misticismi orientaleggianti
e i carismatici. Non mancano
gli studiosi che abbiano avviato
delle ricerche in queste direzioni; la Facoltà potrebbe offrire
uno spazio d’incontro e di più
attento riferimento al dato evangelico, rispondendo cosà alla crisi spirituale che traversa oggi
larghi settori del paese, di formazione cattolica, ma in ricerca di nuovi orientamenti culturali e religiosi...
turale. Il suo sostentamento è però legato alla situazione finanziaria della Facoltà stessa, sempre
difficile come quella della nostra
Chiesa.
Il Sinodo ha dibattuto il problema, domandandosi tra l’altro
se la Facoltà poteva eventualmente assumere una autonomia amministrativa, reperendo essa stessa e
nei limiti delle sue forze i fondi
necessari alla sua attività. Ma qualunque sia la soluzione, il probleblema di base è sempre lo stesso:
anche, e direi specialmente, la Facoltà di Teologia vive per Rapporto finanziario che, accanto a quello delle nostre chiese, ci viene fraternamente dato dalle Chiese estere.
È sempre più convincente la
considerazione che l’insegnamento
della teologia è l’arma indispensabile per la nostra testimonianza
di fede in tutte quelle diverse e talora sconcertanti manifestazioni
del mondo in cui viviamo e di
fronte alle quali la Facoltà di Teologia vuole ormai trovare ben preparati i propri studenti, non solo
teologicamente.
Ed è di incoraggiamento il constatare che gli studenti iscritti al
r anno siano numerosi, e tra essi sette valdesi.
Daniele Rochat
Un dono
e un invito
Una lettrice ci scrive :
Faccio parte della Comunità
di Savona-Albenga ed ho letto
sulla « Luce » del 15 aprile u.s.
l’articolo sulla Facoltà di Teologia dal quale ho appreso che
esiste un sodalizio « Amici della Facoltà ».
In memoria di mio zio, prof.
Agide Pirazzini che visse in
America, pastore della Chiesa
Metodista e professore della facoltà di Teologia all’Università
di New York, vorrei dare qualche contributo a detta Facoltà,
cui è affidato l’avvenire del Protestantesimo in Italia.
Invio quindi qui accluso un
assegno di L. 100.000.
Ringraziamo per questo dono
che abbiamo trasmesso alla Facoltà, lieti che il nostro servizio precedente abbia favorito
questa nuova adesione ( ma speriamo non solo questa!) al sodalizio ’’Amici della Facoltà”
Cogliamo l’occasione per ricordare che responsabile di
questa associazione che sostiene la nostra Facoltà è il Dr.
Ugo Zeni, via Mogadiscio 15 Roma.
Roma -1 versamenti possono essere fatti usando il
c.c.p. n. 1/60777 intestato:
Credito Italiano - Roma
(c/ Amici della Facoltà di
Teologia)
6
9 settembre 1977
cronaca delle valli
Mal comune
mezzo
gaudio?
« Proprio così, ’Concordato’,
anzi ’mini-concordato’... i valdesi avranno un concordato, qualunque sia il nome con cui vorranno chiamarlo... ».
Così dòn Trombetto, dopo
lunghi mesi di silenzio, ritorna
alla ribalta sulle colonne del settimanale diocesano e liquida la
proposta di intese con lo stato
della chiesa valdese-metodista.
È una critica che dobbiamo
valutare: non abbiamo la pretesa dell’infallibilità. E per valutarla dobbiamo prendere per
buono l’invito dello stesso Trombqtto, cioè « farlo con argomenti e non con ingiuriè». Il fatto
è che il buon don Trombotto di
argomenti alla sua tesi del "mini-concordato” non ne porta
neppure uno e allora il suo discorso è come un castello di carta che non ha bisogno di nessun
attacco, neanche di ragazzini
con la fionda, cade da sé.
^ Dicano un po’ i lettori del
I Eco del Chisoné dove hanno
trovato degli argomenti che giustifichino l’interpretazione del
Trombotto. Ma se mancano gli
argomenti non manca l’idea generale che il lettore deve farsi.
Questo è ciò che conta nell’abilità giornalistica. E qual’è l’idea
che si possono fare i cattolici
pinerolesi dopo aver letto il
Trombotto sul nostro sinodo?
Che i valdesi faranno un concordato e che hanno fatto un
buon lavoro nel loro sinodo.
Concordato = buon lavoro? È
questo che voleva l’articolista?
E questa la chiarezza invocata?
Io non lo so, lo sa lui. A me ciò
che interessa è cosa mai hanno
capito i lettori di questo giornale che, sempre a detta del Trombotto « appartengono ogni giorno di più a entrambe le chiese »
(che questa sia la politica delI Eco del Chisone e della curia lo
posso anche credere ed i valdesi
fanno bene a leggere ciò che si
scrive sul settimanale cattolico
di Pinerolo, ma che don Trombotto pretenda di essere lui, sacerdote cattolico, a garantire l’attendibilità di ciò che si dice del
sinodo valdese...).
Che a don Trombotto piaccia
ogni tanto travestirsi da valdese per spiegare ai valdesi come
stanno le cose in casa loro può
essere un’operazione utile per
avere il polso della realtà ecumenica che c’è nella diocesi pinerolese, però non si arrabbi se
gli diciamo che questi travestimenti sono ormai fuori moda.
Sarà che io sono stato assiduo frequentatore del dibattito
sinodale ed ho trascurato le
aiuole della casa valdese, ma i
“molti” preoccupati di questo —
a detta del Trombotto — improvviso voltafaccia del sinodo,
proprio non li ho incontrati.
Ma è fra questi "molti” frequentatori delle aiuole che Trombotto ha raccolto tutte quelle
perplessità mini-concordatarie
che si sono poi tradotte in un
yoto unanime sul progetto di
intese. Su questo neppure una
parola. Eppure se qualcosa si
poteva dire era proprio su questa unanimità...
Il tono dello scritto di don
Trombotto è troppo compiaciuto, sa troppo di grido di vittoria di chi in realtà è contento
che le cose siano andate come
lui le ha capite, e cioè che il nostro progetto di intese con lo
stato sia realmente un “miniconcordato”.
Io gli dico che se ho approvato il progetto di intese è perché,
al di là di alcuni articoli che ritengo ancora adesso di infelice
formulazione, ho avuto piena
convinzione che questo progetto di intese sta al concordato
come l’uomo onesto sta al ladro
di professione.
II compiacimento è dunque
fuori luogo.
I cattolici democratici pinerolesi si tranquillizzino: la lotta al
concordato non si arresta, la
chiesa valdese non è quella che
sogna don Trombotto.
È proprio la soddisfazione che
traspare dietro l’articolo che è
pericolosa, perché è il prodotto
di 30 anni di regime concordatario. Ed è al tempo stesso il
tradimento del dialogo ecumenico.
_ E. Gente
SCUOLE A LUSERNA SAN GIOVANNI
Telegramma del Ministro:
dopo ii biennio non ci sarà ii triennio!
“ ” I® sperimentazione avviata con ii biennio - Protesta della Comunità Montana
Ancora una volta la « riforma » della scuola delude le aspettative della nostra popolazione
Delusione ed indignazione :
queste le prime reazioni degli
insegnanti, dei genitori, degli
amministratori al telegramma
del sottosegretario di stato alla
pubblica istruzione Falcucci, De,
che nega l’autorizzazione di istituzione di classi di triennio sperimentale presso il biennio di
Luserna S. Giovanni.
La comunicazione telegrafica,
arrivata forse non a caso verso
la metà del mese di agosto, non
dà alcuna motivazione al provvedimento preso ; si limita a non
dare il via ad un progetto, presentato dalla scuola al Ministero alcuni mesi fa, che ha richiesto un grosso lavoro e che ha
coinvolto i genitori, la popolazione e gli Enti Locali.
Il progetto del biennio di Luserna di istituzione di triennio
sperimentale con indirizzi sociosanitario e tecnico-amministrativo, ha trovato un interlocuto
re attento nella Comunità Montana Val Penice, ente di programmazione, che ha espresso
in sede di consiglio attraverso
tutte le forze politiche, consenso per Tiniziativa e per l’individuazione di indirizzi rispondenti
alle necessità della zona.
Il provvedimento del Ministero della P.I., che fra l’altro ha
ignorato il parere della Comunità, appare ancor più grave nel
momento in cui inizia un dialogo sempre più stretto fra Enti
locali e scuola, al fine di trovare una soluzione efficace al problema della occupazione giovanile.
Dopo una riunione di giunta
allargata della Comunità Montana si è frattanto mandato al
Ministro un telegramma in cui
si chiede un pronto riesame della decisione che contrasta con
le aspettative della popolazione
e con la realtà della Val Pellice,
sede di distretto scolastico.
In questi ultimi giorni, oltre
alla scuola interessata, anche la
Provincia di Torino ha invitato
il ministero a rivedere la decisione presa nei confronti della
non istituzione dei trienni di Luserna S. Giovanni e di Giaveno.
In margine alla vicenda delle
scuole di Luserna S. Giovanni e
di Giaveno, mi paiono importanti alcune considerazioni. Innanzitutto nel passato, pur con
le dovute cautele, trienni sperimentali sono stati concessi dal
Ministero; anzi per l’anno scolastico di imminente apertura è
stato riconfermato il triennio di
Ivrea con indirizzo socio-sanitario. Perché dunque queste improvvise e non previste decisioni? Almeno tre ipotesi potrebbero essere formulate al riguardo. Una prima ipotesi potrebbe
______PERRERO: L’INCUBO DELL’ALLUVIONE NON E* CESSATO
Mentre si esamina il terreno,
c'è chi lavora
La minaccia di una nuova catastrofe causata dalle piogge di
fine agosto e la conclusione del
periodo di ferie hanno riportato
sul luogo del disastroso smottamento di Ferrerò i tecnici del Genio civile e dell’assessorato all’ecologia della Regione. Dato che anche la ditta che indagava sullo stato del terreno è pronta a riferire le
conclusioni a cui si. è giunti, si
può sperare di avere molto presto
un quadro globale della situazione e soprattutto sapere che cosa è
possibile fare per evitare guai peggiori. E’ chiaro che non è sufficiente incanalare l’acqua che esce
dalla montagna per impedire l’allagamento del paese, se non si eseguono lavori più in alto, dove il
terreno smosso scivola a valle alla
minima occasione.
TORRE: CONVEGNO DI STORIA VALDESE
«Barbi» e la cultura
del loro tempo
Apertosi domenica pomeriggio 28 agosto con una Tavola rotonda sul problema, della libertà religiosa in Italia dal ’29 ad
oggi a cui ha partecipato numeroso pubblico, il Convegno ha
proseguito i suoi lavori nelle
giornate di lunedì, e martedì
mattina seguendo in parte il
programma annunziato ed in
parte modificandolo.
Significative, come sempre le
comunicazioni dei proff. Spini,
Caponetto, Gönnet, Landi, Cagna ed altri, che saranno pubblicate nel prossimo Bollettino
della Società di Studi Valdesi.
Particolare interesse ha suscitato la tavola rotonda sul tema
« I manoscritti valdesi medievali ». Una visione della storia che
è stata per molti anni presente
fra noi ha dato l’idea che i vaidesi del Medio Evo fossero uomini semplici e poco istruiti, i
loro barbi sono spesso presentati come gente contadina che
sapeva solo recitare a memoria
testi della Bibbia, le ricerche
hanno invece dimostrato, e ne è
stata data prova in questo incontro, che la loro istruzione
era invece assai approfondita
ed erano perfettamente a loro
agio nel mondo culturale del loro tempo.
Una visione da rivedere dunque anche in questo settore e
che rende la vicenda valdese
medievale ancor più suggestiva.
È davvero peccato che il tem
Hanno collaborato a questo
numero: O. Castellani, Gino
Costabel, Dino Gardiol, Teofilo Pons, Paolo Ribet, Giorgio Tourn, Graziella Tron.
po quanto mai inclemente con i
rovesci di pioggia ed il freddo
abbiano trattenuto molti dal partecipare; una maggior sollecitudine ed un maggior interesse
renderebbe più proficuo questo
incontro e sarebbe di incoraggiamento per gli organizzatori.
Così pure, per la frana delle
Segne, la Provincia ha assicurato
che si faranno al più presto lavori di canalizzazione al di sopra
dei muraglioni di sostegno per deviare le acque piovane.
Per quanto riguarda invece gli
innumerevoli piccoli lavori di sistemazione di strade, ponti, muri
di sostegno, gli abitanti delle frazioni del Comune hanno provveduto con ore di lavoro volontario,
come si usa tra gente che non è
mai stata abituata a stare con le
mani in mano ad aspettare aiuti o
interventi esterni.
Mentre chi abita in città si occupa esclusivamente degli affari
propri, limitandqsi se mai a protestare ad alta voce se il Comune
non interviene prontamete a riparare il marciapiede dissestato, il
montanaro si fa personalmente carico della cura dei beni di tutti, rimettendoci anche di tasca propria
se è necessario. Ma, senza questo
paziente, secolare lavoro, quanta
parte del territorio italiano sarebbe ancora abitabile?
INCONTRO AD AGAPE
La Riforma protestante
interessa
le comunità di base
Domenica 4 settembre si è
concluso ad Agape il campo studi organizzato dalla EGEI e
dalle Comunità di base sul tema della Riforma.
Nonostante una limitata partecipazione (il momento scelto
non era certo dei più favorevoli), il campo ha avuto un esito
decisamente positivo. Il confronto con la Riforma è sempre
arricchente per tutti, particolarmente nell’attuale contesto
ecumenico. Ci si deve sforzare
perché la Riforma sia studiata
non come un momento confessionale ma ecumenico della storia della chiesa; questo confronto tra cattolici e protestanti costituisce anche in questa luce un
primo passo che dovrà avere
un seguito.
La partecipazione di Grado
Merlo, Giuliana Gandolfo, Giorgio Tourn (purtroppo Paolo
Ricca e Ugo Gastaldo hanno
dovuto rinunciare al loro impegno) ha fornito validi elementi di discussione, sui movimenti ereticali medievali, Lutero, Zwingli e Calvino, l’anabattismo. Particolarmente ricca la
relazione di Tourn che ha spaziato ampiamente sugli sviluppi della Riforma in Europa.
Informazioni reciproche sulla
attività della EGEI e delle Comunità di base, una riflessione
sul significato della preghiera,
uno studio biblico ed un confronto sul significato delle intese con lo stato sono stati altrettanti temi di discussione che
hanno caratterizzato questo incontro.
Siamo convinti che questo tipo di incontri sia un arricchimento reciproco per chi intende
il lavoro ecumenico questione
essenziale della nostra vocazione cristiana.
essere ricondotta alla mancanza di una copertura finanziaria
per la sperimentazione. Se questa ragione fosse valida ci si
chiederebbe allora perché il Ministero con apposita circolare
ha dato la possibilità di chiedere la sperimentazione fissando
tempi e modalità per le richieste. La seconda ipotesi potrebbe riguardare 1’« imminenza »
della riforma della scuola superiore. Poco plausibile ci pare però questa ipotesi, considerato
che da almeno dieci anni si parla di riformare i corsi superiori
rna fino a questo momento non
si è fatto nulla. Le previsioni
poi non sono di immediata attuazione di riforma, dato che le
posizioni delle forze politiche
non sono per nulla convergenti,
motivo per cui sarà difficile, anche nelle migliori delle ipotesi,
che si attui prima del 1980.
La terza ipotesi potrebbe consistere nella determinazione di
liquidare la sperimentazione,
giustificandola apparentemente
con la mancanza di fondi o con
l’imminenza della riforma, dato
che non ha mai rappresentato alcun obiettivo per il Ministero.
Alcuni fatti, mi pare, confermerebbero l’ipotesi.
1) In Italia non si sono mai
condotte sperimentazioni in vista di una riforma. L'unica riforma scolastica che è stata attuata risale al 1962 ed ha riguardato solo la scuola media inferiore (creazione della scuola media unica). Essa non è stata
preceduta da alcuna sperimentazione.
2) Le sperimentazioni condotte dal 1970 in poi, a tutti i livelli di scuola, sono state « strappate » dalle forze politiche e ' sindacali ai vari governi e ministeri DC, che, da parte loro hanno
cercato di ostacolarle.
3) Il progetto del ministro
Malfatti di riforma della superiore non prevede, tra l’altro, il
biennio e il triennio di scuola
superiore, ma un primo anno di
scuola obbligatorio per tutti —
di consolidamento di ciò che è
stato precedentemente appreso!
— seguito da Un quadriennio
non obbligatorio. Si scopre così
in modo chiaro che i bienni e i
trienni sperimentali per il ministro non dovevano sperimentare, in vista della riforma, ma
per far contenti, si fa per dire,
tutti coloro che vogliono una
scuola più seria ed efficiente.
Ancora una volta la logica ministeriale dimostra che le riforme in Italia si vogliono fare a
tavolino, cercando di cambiare
qualcosa per lasciare le cose così come sono.
4) Negare i trienni sperimentali, là ove funzionano i bienni
vuol dire affossare l’intera sperimentazione. Già il ministro
aveva disposto l’esame integrativo per i ragazzi che finivano il
biennio e volevano continuare
gli studi superiori (terzo anno
di magistrale, ragioniere, perito
ecc.). Malgrado ciò le iscrizioni
aumentavano al primo anno,
poiché molti genitori speràvano
nell’istituzione del triennio.
Ma, a questo punto, chi iscriverà ancora il proprio figlio al
biennio, quando, dopo due anni
e previo esame integrativo dovrà continuare in una scuola
non riformata?
Certo è che lasciando perdere,
scoraggiandosi di fronte alle difficoltà si fa il gioco di chi non
vuole le riforme e di chi vuole
che tutto rimanga cosi com’è.
Coloro che hanno creduto che
la strada delle riforme fosse facile in questo Paese non hanno
fatto i conti con il potere centrale, con chi teme di perdere
il controllo ed il monopolio sulla vita della nazione.
I fatti piccoli e grandi di questi ultimi tempi non ne sono
forse chiaro esempio?
Marco Armand-Hugon
7
9 settembre 1977
CRONACA DELLE VALLI
— 7
Incontro pastorale
del Primo Distretto
PROPOSTE DI PROGRAMMA
Proponiamo di scegliere tra 3 linee di lavoro:
1. - Discussione su alcuni articoli del nuovo ABC della fede evangelica
(in preparazione), ottenuti in anteprima.
2. - Discussione su alcuni testi di G. MIEGGE, Scritti teologici, che si po
trebbe concludere con un nuovo « Bilancio teologico di una generazione » 1950-1977.
3. - Lettura di un volume. Proposte:
H. OTT, Dio
J. MOLTMANN, Uomo
D. SOELLE, Sofferenza
W. KASPER, Introduzione alla fede (cattolico)
tutti delia Queriniana
P. FREIRE, L'educazione come pratica della libertà, Oscar saggi Mondadori
J. MIGUEZ BONINO, Cristiani e Marxisti,r Claudiana.
Ricordiamo che il programma verrà deciso nell'Incontro del 26 Settembre al Castagneto di Villar Pellice con inizio alle ore 9,15,
Cosi ricordo... James Gay
Cosà lo ricordo; meglio forse
dovrei dire: così ricordo una
pagina umile, modesta di storia
della chiesa valdese di San Giovanni; e poiché la Storia della
Chiesa con la maiuscola altro
non è che un tessuto di pagine
umili e modeste come umili e
modeste sono le vite dei tessitori, James Gay ha il suo posto
in questa Storia.
E tutto comincia in una piccola camera a pian terreno della Casa Valdese di San Giovanni : la sede della « Unione », della A.C.D.G. di San Giovanni,
dove si riunisce settimanalmente un bel gruppo di giovani;
James (il cognome non conta
all’Unione) diventa presto presidente, membro del Comitato
di gruppo con Attilio Jalla; è
l’epoca d’oro del movimento
unionista con Eugenio Revel, i
Jouve, Malapelle, Ugo Janni,
Cesare Gay; James presiede; a
turno, talvolta faticosamente,
gli unionisti leggono un passo
della Bibbia; il presidente commenta; poi si canta, si chiacchiera, si discute; sono specialmente i problemi dell’agricoltura sul tappeto. James ha studiato alla Scuola Normale di Torre, ma la ’terra’ è la sua ’vocazione’. e la terra ha bisogno
di ’cooperazione’ : questa ’cooperazione’ è l’impegno, la ’costante’ della operosità di James
Gay. Dalle cooperative per la
vendita del latte alla Bealera
Peyrota è organizzatore non
mai deluso dalla resistenza passiva dell’incurabile individualismo valdese. Anche la sua presa di posizione nella lotta di liberazione, la sua presidenza della giunta clandestina non furono in realtà se non la conclusione logica di questa sete inesausta di cooperazione, al di sopra
di ogni settarismo confessionale o di partito.
E così James si trovò di nuovo — ancora — fianco a fianco
con Mario Falchi (il presidente
del Comitato nazionale delle
A.C.D.G. del quale, ogni tanto,
oggi, qualche studioso scopre la
personalità) nel buon combattimento della libertà che unisce
nella carità. Prima si parlava
di interdenominazionalismo, di
aconfessionalismo ; ora si parla
di ecumenismo, di agape; — ancora parole sempre difficili e
dotte ! — James non è « uomo
SERVIZIO MEDICO
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PELLICE - I.USERNA S. GIOVANNI
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Dal 10 al 23 settembre 1977
Dott. DE BETTINI OIANCARLO
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Sino al 17 settembre
festivo e notturno
FARMACIA VASARIO
( Dott.ssa Gaietto)
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Sino al 24 settembre
FARMACIA MUSTON
( Dr. Manassero )
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AUTOAMBULANZA
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Torre Pellice : Tel. 91.365 - 91.300
Luserna S. G. Tel. 90.884 ■ 90.205
di chiesa » nel senso comune
della parola; erede di quella tradizione del Risveglio, resa concreta a San Giovanni nello scisma di Cocorda, diffida della
chiesa-istituzione; non è membro del Concistoro, ma del comitato di gruppo delle A.C.D.G.;
è uomo d’azione (e avrà simpatia per il Partito d’Azione);
qualcuno forse lo trova scomodo. Ma James non cambia : è
l’azione che lo interessa, oggi
primo sindaco dopo la Liberazione come ieri presidente dell’Unione: un’azione che trova
oggi come ieri nella lettura del
Vangelo la sua ispirazione; ieri
le piccole cose : organizzare la
raccolta dei doni in natura per
la beneficenza, la serata del
XVII, la filodrammatica, oggi
la riorganizzazione di un’attività
comunale da ristrutturare. Sempre una costante : collaborazione di tutti.
Non è casuale il fatto che uno
dei suoi ultimi desideri sia stato quello che sulla sua tomba
venisse cantato il vecchio inno
unionista del cuore giovane di
Mario Palchi : « Non foglie, no,
che il vento invola — ma fiori
e frutti io ti darò ». E crediamo
fermamente che anche nella prova dolorosa della fine della
« corsa » terrena, il « sereno »
della fede ha rischiarato l’ora
della sofferenza.
L. A. Vaimal
PIEDICAVALLO
È oramai divenuta una tradizione (siamo al 3“ anno) che il
culto, nella prima domenica di
settembre, nella bella chiesetta
di pietra di iPiedicavallo, venga
tenuto in piemontese.
Davanti ad un pubblico composto di valdesi del Biellese,
sotto là guida del sig. Bert, anziano della chiesa di Biella, di
villeggianti, di cultori del piemontese, fra cui molti del gruppo Ij Brandé, con l’infaticabile
Gustavo Buratti, principale organizzatore di questa manifestazione, il pastore Ernesto Ayassot ha illustrato il testo del III
cap. dell’Evangelo di S. Giovanni, la visita di Nicodemo a Gesù e la necessità della « nuova
nascita» per vedere il Regno di
Dio.
Ha anche letto una lettera di
saluto ai fratelli valdesi, scritta
nello spirito del Concilio Vaticano II, dal nuovo parroco di
Piedicavallo, pubblicata sul suo
bollettino parrocchiale.
Sono stati cantati gli inni 132,
14, 136 e 299 del nostro innario^
tradotti magistralmente dal poeta piemontese Camillo Breoro.
Di questi, gli anni scorsi abbiamo pubblicato i nn. 14 e 132. Diamo ora il testo del n. 132.
Pare sant, noi it pregoma
che tò regn a ven-a an tera.
Pare sant, it suplicoma
che tra j'òm chita la guèra...
Daje a l’òm n’ùnich amor,
na ca sola e 'n sol Pastor.’
Pare sant, noi it laudoma
per toa bin e per toa cura...
Pare sant, it ringrassioma
perchè it fas la stra. sicura...
Ti it ses Vita e Verità,
Ti it ses la Felicità.
Nella chiesa, durante l’estate
è anche stata esposta una collezione di documenti, ritagli di
giornali, fotografie, per illustrare la storia della presenza valdese nel Biellese, e allestito un
banco di vendita delle pubblicazioni della Claudiana.
SAN GIOVANNI
• Venerdì 2 settembre si sono
svolti i funerali di Goss Giacomo, di 68 anni, abitante con la
moglie a Luserna alta. Dopo
lunghi mesi di malattia si è
spento all’ospedale Mauriziano.
Ai familiari vada ancora la nostra solidarietà cristiana.
TORRE PELLICE
• Il nostro ringraziamento ai
pastori Bogo, B. Corsani, Giambarresi ed al moderatore Sbaffi per i messaggi rivoltici nel
corso dei culti di luglio.
• Nel corso della riunione tenutasi ai Chabriols domenica 14
agosto sono stati battezzati i
due bambini della famiglia di
Ferruccio e Eliana Bellion: Sandro e Miriam.
• Sabato 3 settembre un folto
gruppo di amici e parenti ha
circondato Renato Cesan e Marina Gamba che si sono sposati
nel nostro tempio. Gli sposi appartengono alla chiesa valdese
ed a quella cattolica di Torre
Pellice; la sposa ha ottenuto la
dispensa per il suo matrimonio
pur celebrandosi in chiesa valdese e con l’intenzione di battezzare i figli nella chiesa valdese;
al termine della cerimonia nel
nostro tempio, un membro della
comunità cattolica di Torre Pellice ha letto agli sposi un messaggio di augurio e di saluto.
Alla nuova famiglia il Signore
dia di crescere nel compimento
della sua volontà.
• Venerdìj 23 seduta del Concistoro con i rappresentanti delle
diverse attività della chiesa per
uno scambio di idee in vista della programmazione del prossimo anno.
• Hanno trascorso alcuni giorni fra noi un gruppo di giovani
della comunità di Lourmarin coi
pastori Mordant e Blanc, hanno visitato le opere della chiesa
ed Agape.
• Lunedì, 5 settembre ha avuto
luogo il funerale della nostra
sorella Rosa D’Accardi ved. Casini deceduta all’Ospedale di
Torre all’età di 86 anni. Al familiari rinnoviamo la nostra fraterna simpatia.
Trombettieri del Baden alle Valli
PERRERO
• Per domenica 11 sono convocate le riunioni quartiérali a
Campo La Salza (Massello) e
a Campo Clot (Rodoretto). All’ordine del giorno il problema
della vendita delle locali scuole
valdesi. Le assemblee inizieranno alle 14,30.
• Roberto Masseti che ha avuto
la casa fortemente danneggiata
(alle Bibbe di Perrero) dall’alluvione del maggio scorso, organizza un campo di lavoro per
costruire un muro di sostegno
che impedisca ulteriori franamenti. Chi vuol dargli una mano telefoni all’84.88.64 di Perrero.
Suggerimenti per migliorare la cronaca delle valli
Sono un assiduo lettore dell’ EcoLuce e certo di interpretare anche il
sentimento di altri lettori, sarei per
proporre a codesta redazione due suggerimenti :
а) Come mai è stato tralasciato
la pubblicazione del servizio sanitario
festivo e notturno?
б) Altro suggerimento : Molto tempo addietro quando rintestazione non
era • Eco - Luce ma, se non erro
« L’Echo des Vallées Vaudoises » veniva pubblicato in ultima pagina, settimanalmente, indirizzo e località ove
erano dislocati i pastori valdesi. Non
si potrebbe riprendere detta inserzione,
non settimanalmente, ma trimestralmente o almeno quadrimestralmente?
Non vorrei rubare molto spazio a
codesto settimanale, ma secondo me,
sarebbe utile e interessante per molti.
Abbiamo tralasciato per un certo
periodo il riquadro sanitario per ragioni di spazio. L'abbiamo rimesso
prima che ci giungesse la sua lettera,
perché effettivamente ci rendiamo conio délVimportanza di questo servizio.
Gli indirizzi dei pastori (e non solo
quelli delle Valli) sono annualmente
pubblicati dal calendario della Claudiana "Valli Nostre" di cui consigliamo
vivamente Vacquisto presso il negozio
Claudiana di Torre o presso la vostra
chiesa.
Venticinque trombettieri del
Badén con i loro familiari, in
tutto una cinquantina di persone, hanno trascorso tre settimane alle Valli, con base al Castagneto. Questo centro di incontro, egregiamente diretto dai
Sig.ri Lazier, è sempre più efficiente ed è sempre in piena attività fino al tardo autunno.
L'amico Ludwig Pfatteìcher,
che viene in mezzo a noi tutti
Comunità Montana
Val Pellice
N. 1 POSTO DI APPLICATO; con
scadenza 10-11-1977; titolo di studio:
certificato di licenza di scuola media
inferiore; età da 18 a 32 anni; trattamento economico :
a) stipendio iniziale annuo lordo
di L. 2,150.000 pensionabili, suscettibili di 4 aumenti biennali nella misura del 10 per cento e successivi 9
aumenti biennali del 5 per cento (con
un massimo della progressione delrS5%);
b) tredicesiijia mensilità nell’ammontare di L. 179.166 inizialmente,
con .gli aumenti previsti per lo stipendio;
c) indennità integrativa speciale;
d) eventuali quote di aggiunta di
famiglia per le persone a carico.
N. 3 POSTI DI GEOMETRA; con
scadenza 10-11-1977; titolo di studio:
diploma di Geometra; età da 18 a 32
anni; trattamento economico:
a) stipendio iniziale annuo lordo
di L. 2.400.000 pensionabili, suscettibili di 4 aumenti biennali nella misura del 10 per cento e successivi 9
aumento biennali del 5 per cento (con
un massimo della progressione dell’85%);
b) tredicesima mensilità nell’ammontare di L. 200.000 inizialmente,
con gli aumenti previsti per lo stipendio;
c) indennità integrativa speciale;
d) eventuali quote di aggiunta di
famiglia per le persone a carico.
Per informazioni rivolgersi alla segreteria della Comunità Montana Val
Pellice.
Il Presidente
(Longo Arch. Piercarlo)
VILLAR PEROSA
• Domenica scorsa, 4 settembre, è stata battezzata la piccola Travers Liliana di Vittorio e
Wanda. A loro l’augurio — da
parte della comimità — di saper
esprimere un’educazione illuminata dalla Parola di Dio«
• Il culto di domenica 11 c. m.
sarà presieduto dal past. Silvio
Long, attualmente in Svizzera.
« Un folto gruppo di tedeschi,
guidati dal pastore Kiesner, è
ospite presso il nostro Convitto.
Il gruppo, proveniente da Stoccarda, ,nel corso del culto di domenica ha rivolto un messaggio
alTassemblea. In questi giorni
la simpatica comitiva sta visitando, con grande interesse, le
Valli.
Doni « Eco-Luce »
Rinaldi Walter, Milano L. 500; Ricciardi Natale, USA 5.550; Comba Gustavo, Torre Pellice 20.000; Chiesa
Evangelica Italiana, Zurigo 3.420;
Treves Mario, St. Vincent 5.000; Rozza Pietro, Trieste 2.000; Hermann
Maria, Napoli 2.000; Collette riunioni,
Pomaretto 32.750; Fara. Giordan, Torre Pellice 1.205; Cesarò Giulio, Palermo 2.000; Cionini Jenny, Genova
1.000; Tierque Emilia, Svizzera 2.500.
gli anni da ormai un ventennio,
era l’animatore di questo simpatico gruppo di suonatori. Questa volta essi hanno avuto la
buona idea di condurre con
sé anche mogli e figli. «Così,
hanno detto, impareranno anche
loro a conoscere e ad amare le
Valli e la Chiesa valdese». Malgrado il tempo tutt’altro che
meraviglioso questi ospiti hanno fatto varie gite nei dintorni.
Dovimque andavano non mancavano di offrire un concerto accompagnato da canti e scenette
preparate dai più piccoli. Cosi
è avvenuto, ad esempio, a Rorà
a San Germano, a Torre Pellice.
« Herr » Pfatteicher, responsabile dello sviluppo dei numerosi gruppi di trombettieri evangelici del Baden (sono parecchie migliaia), ha manifestato l’intenzione di avere ancora
una volta un seminario di perfezionamento in comune tra
trombettieri valdesi e tedeschi
appena possibile. Siamo riconoscenti al pensiero che, cosìt, i nostri suonatori si sentiranno incoraggiati e sostenuti anche dai
fratelli tedeschi.
Il soggiorno al Castagneto si
è chiuso con una simpatica serata che neppure la pioggerella,
sopravvenuta... a tavole quasi
ripulite, ha potuto oscurare.
Giovanni Conte
Corso per rimplegò
glovaolle
La Regione Piemonte ha autorizzato un Corso di Preparazione per Bibliotecari e aiuto Bibliotecari che si terrà
a Piuerolo a partire dalla metà di settembre.
Il corso consterà di complessive 90
ore di lezione, che si terranno nei giorni di mercoledì - giovedì - venerdì sabato dalle ore 14,30.
Al corso possono partecipare coloro
che sono già in possesso di dìploiha di
scuola media.
Le iscrizioni si chiuderanno il 17
settembre.
A coloro che superano gli esami, il
Presidente della Regione rilascerà un
diploma di idoneità.
Per qualsiasi chiarimento e per il
calendario deUe lezioni gli interessati
potranno rivolgersi alla segreteria del
corso presso la Biblioteca Centrale, Via
Battisti, n. 11 - Pinerolo - Telefono
0121/74.505.
RINGRAZIAMENTO
I familiari di
James Cay
profondamente toccati daRa manifestazione di unanime ed affettuosa simpatia, non potendo ringraziare personalmente tutti, esprimono viva riconoscenza.
Luserna San Giovanni, 9 settembre ’77
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8
8
9 settembre 1977
IL PROBLEMA DELL’INFANZIA
Il tarlo nascosto del patriarcato
Alla base della nostra civiltà non c'è solo il parricidio originale: ancor più a monte, pur oscurata e negata,
c è la crudeltà patriarcale sulla prole. E’ possibile combatterla solo se la si ammette.
Che il patriarcato sia il sistema sociale che ha permesso e
mantenuto l’oppressione della
donna, nessun dubbio e, credo,
nessuna obiezione. Che in esso il maschio abbia avuto modo di esercitare il potere in
ogni senso, di strutturare anzi
il rapporto di potere ad ogni livello e in ogni più impensata
forma, credo convengano tutti.
Forse meno note sono altre considerazioni la cui inoppugnabilità ci sembra data dalla loro
convergenza malgrado la provenienza da fonti, presupposti e
metodologie diverse o addirittura contrastanti. Eccone alcime:
per Engels il patriarcato coincide con la CIVILTÀ’ (in quanto storia scritta) e si accompagna alla trasmissione del patrimonio ereditario ed alla prima
oppressione di classe (contro la
donna). Anche per Freud il patriarcato coincide con la CIVILTÀ’ (in quanto società umana,
concezione più allargata della
precedente, ma sostanzialmente
analoga); esso si accompagna
al parricidio originario ed alla
esogamia (complesso edipico tabù dell’incesto). Per LévyStrauss il patriarcato corrisponde allo scambio delle donne (ancora esogamia-tabù dell’incesto)
mantenuto da regole di parentela; e sono appunto queste che
costituiscono l’essenza della CIVILTÀ’ in quanto essa si stacca e si oppone alla famiglia biologica naturale.
Ad un primo sommario esame di queste affermazioni potrebbe sembrare che il patriarcato sia talmente costitutivo della civiltà da ritenere impossibile scindere l’ima dall’altro :
verrebbe da pensare che abbattuto il patriarcato sarebbe abbattuta la nostra civiltà. Ma allora che ne è della nostra progressiva presa di coscienza politica e civile che ci ha fatto riconoscere nelle caratteristiche
fondanti del patriarcato gli elementi da superare per la liberazione dei popoli e della donna?
Che ne sarà della realizzazione
degli ideali socialisti e di liberazione della donna se l’ostacolo
principale da abbattere sembra
dover travolgere con sé l’edifìcio intero della civiltà? La ragione e l’affettività, mentre ci
convincono della necessità di annullare i rapporti di potere, di
dare giustizia ad ogni individuo
eliminando ogni discriminazione, ogni sfruttamento, ci riaffermano altresì, nella convinzione
che queste esigenze sono il frutto più bello della nostra CIVILTÀ’. Vi è qui una apparente
contraddizione; la civiltà è portatrice di valori che ne impongono la distruzione, il dissolvimento : come dire che per salvarsi la civiltà deve autodistruggersi.
Questa disperata constatazione ci induce ad esaminare un
po’ meglio il problema. Finora
abbiamo parlato delle origini
Comitato di Redazione ; Bruno BelMon, Ermanno Genre, Giuseppe Platone, Paolo Ricca, Fulvio Rocco, Sergio Rostagno, Roberto Sbaffi.
Direttore : FRANCO GIAMPICCOLI
Dirett. Responsabile: GINO CONTE
Redazione: Via Pio V, 15 . 10125
Torino, Tel. 011/655.278.
Amministrazione; Casa Valdese 10066 Torre Pellice (Torino) - c.c.p.
2/33094 intestato a « L'Eco delle Valli - La Luce » - Torre Pellice.
Abbonamenti : Italia annuo 7.000 semestrale 4.000 - estero annuo
10.000 - sostenitore annuo 15.000.
Una copia L. 200, arretrata L. 250.
Cambio di indirizzo L. 100.
Inserzióni; prezzi per mm. di altezza, larghezza 1 colonna commerciali
L. 120 - mortuari 220 - doni 80 economici T50 per parola.
Fondo di solidarieU ; c.c.p. 2/39878
intestato a ; Roberto Peyrot - Corso
Moncalieri, 70 - 10133 Torino.
Reg, Tribunale
8 luglio i960.
di Pinerolo N. 175,
Cooperativa Tipografica
Torre Pellice (Torino)
Subalpina
della civiltà e del patriarcato ;
per millenni e per secoli le cose sono andate avanti più o meno secondo le caratteristiche esaminate. Ma l’aumento della produttività ed il fenomeno del capitalismo industriale hanno introdotto dei mutamenti significativi nei capisaldi stessi del
patriarcato ; a poco a poco con
1 inurbamento, l’emigrazione, la
immigrazione vengono a cessare le prerogative vincolanti delle strutture di parentela e predomina la classe mentre al tempo stesso e per la medesima
causa sorge la famiglia nucleare, assai simile alla famiglia biomgica naturale. Ecco sfasciato
davanti ai nostri occhi l’edificio
patriarcale.
Il sistema econpmico del capitalismo, sorto come conseguenza inesorabile del sistema
patriarcale, ha determinato in
modo definitivo la non-necessita, come dice J. Mitchell, delle
^ggi istituite dal patriarcato.
Forse è questo il momento in
CUI la civiltà può liberarsi dagli
elementi che son serviti per costituirla, anzi dave farlo per non
restare soffocata o mummificata nella crisalide invece che librarsi come libera farfalla. La
strada è dunque quella di una
rivoluzione culturale che mantenendo intatti i principi conquistati dalla nostra civiltà, sradichi le male erbe ormai soffocanti che costituiscono i capisaldi del patriarcato; ecco dunque in prima linea i movimenti
di liberazione della donna condotti non con sistema patriarcale, ecco tutti i movimenti di
liberazione contro le oppressioni di classe, ecco la lotta contro
tutti i padronati.
Ma attenti. Il tarlo nascosto
del patriarcato si annida in
ognuno dì noi e nella nostra cultura per distruggere quello che
faticosamente costruiscono questi movimenti rivoluzionari. Nel
nostro inconscio e nelle nostre
caratteristiche psichiche vive
perché nascosto e sconosciuto a
noi stessi il germe originario del
patriarcato, quello che è stato
maestro ad ogni sopraffazione,
modello di ogni imperio ed ogni
schiavitù: il sacrificio del figlio
dell’uomo. Freud considerava
fondante della nostra civiltà il
parricidio originale, ma nel calcare l’accento sulla priorità del
delitto del figlio dimostrava che
anche in lui si era prodotta una
scotomìzzazione da negazione
della realtà che tuttavia in qualche modo aveva intuita, che
cioè il parricidio costituisce la
conseguenza reattiva alla condotta inizialmente crudele della
madre e del padre. Crudeltà
verso la prole che pare essere
una caratteristica della specie
umana, della società umana in
tutte le diverse culture e nelle
diverse epoche. Crudeltà che,
per il fatto di coesistere con
sentimenti amorosi, non si vuole riconoscere, non si vuole ammettere permettendo in tal modo che essa assuma forme difficilmente controllabili o razio
nalizzandola con giustificazioni
che tendono a perpetuarla. Continua cosi anche aH’interno dei
movimenti rivoluzionari più onesti ad allignare la mala erba
della nostra « cultura », il figlicidio; uccisione (leggete la Bib
bia, i miti greci, ogni altro mito, la storia, le favole, le cronache giornaliere!), abbandono e
allontanamento per i più giusti
motivi ( guardatevi intorno,
guardate nelle vostre famiglie),
severità (con le migliori intenzioni), percosse (qualche volta
è necessario), mortificazioni, negligenza, trascuratezza o troppe
esigenze, soffocamento di ogni
impulso vitale, imposizione della nostra volontà, richiesta di
obbedienza, di sottomissione,
preparazione alla schiavitù.
Jolanda Valerio de Carli
2. - segue
Abbonamenti 1978
Il prezzo degli abbonamenti per il 1978 sono stati
definiti, in accordo con la
Tavola e il Comitato Permanente, in questo modo
(tra parentesi le quote
1977);
annuo (5.000) 7.000
semestrale (3.000) 4.000
estero (7.500) 10.000
sostenitore ( 10.000) 15.000
È un salto non indifferente, imposto dai continui aumenti, ma desideriamo ricordare che il prezzo
di L. 5.000! era restato immutato per diversi anni
ed anche con questo aumento siamo ancora a livelli inferiori al costo reale del giornale, per il quale — se dovessimo fare un
calcolo solo economico —
dovremmo stabilire un
prezzo annuo intorno alle
10.000 lire.
Contiamo perciò molto
— come quest’anno — su
una buona risposta dei sostenitori, di quanti cioè
sono disposti a sostenere
l’Eco-Luce così come si
sostengono altre opere
della chiesa. È evidente
che la cifra dell’abbonamento sostenitore è indicativa e che accoglieremo
con gratitudine qualsiasi
dono sia che si fermi al
di sotto delle 15.000 lire sia
che le superi! Segnaliamo
a questo proposito con
riconoscenza un dono di L.
50.000 ricevuto da una persona delle Valli.
Gli abbonamenti hanno
decorrenza annuale o semestrale. Chi sottoscrive
ora un nuovo abbonamento lo fa per il 1978. Poiché, invece, comincerà a
ricevere subito il giornale,
confidiamo che vorrà, liberamente, arrotondare
l’abbonamento in considerazione dei numeri che riceverà ancora quest’anno.
c
LA SETTIMANA INTERNAZIONALE
a cura di Tullio Viola
J
Due pesi e due misure
Allarmanti notizie sull’avvenire dei detenuti della cosiddetta « Frazióne armata rossa »
o banda Baader (ex Baader Meinhof), gruppo tedesco di
estremisti rivoluzionari di sinistra che, per le loro gesta (in
parte) criminali, presentano
qualche analogia con le nostre
Brigate Rosse, ci provengono
dalla Francia.
« La signora Klaus Croissant,
avvocato del gruppo Baader, rifugiata in Francia, è uscita per
qualche ora, giovedì 25.8, dalla
clandestinità per avvertire la
stampa del drammatico peggioramento dello stato di salute dei
detenuti del gruppo.
Nella conferenza stampa, la
Croissant ha ricordato la storia
delle lotte combattute da quei
detenuti, dopo il 1972, per ottenere nuove condizioni di detenzione. Ha ricordato che i detenuti sono passati già attraverso
quattro scioperi della fame. Al
termine del quarta sciopero, che
durò 145 giorni, essi avevano ottenuto la promessa di essere riuniti (nelle celle di detenzione)
in gruppi di 15 o 20^^_______
Ma, una settimana dopo l'assassinio di Jürgen Ponto, questi
gruppi sono stati soppressi. Prendendo una simile decisione, le
autorità tedesche sapevano molto bene (afferma la Croissant)
di provocare una resistenza disperata da parte dei detenuti. E
infatti 40 prigionieri, ripartiti in
12 stabilimenti di pena, hanno
iniziato un quinto sciopero della fame. La Croissant accusa le
autorità tedesche di volerla far
finita col gruppo Baader e di
preparare l'opinione pubblica a
una conclusione tragica; a prova
di ciò, cita un sondaggio apparso sulla stampa e secondo il
quale, alla domanda: "Ritenete
che sia bene lasciar morire i detenuti delta Frazione armata rossa?'', il 74% delle persone interrogate hanno risposto "Sì”.
L'avvocato ha dichiarato: "Già
12 prigionieri sono entrati in regime di alimentazione forzata e
molti di loro hanno raggiunto
uno stato di semi-coma".
Il governo tedesco non cederà
(afferma ancora la Croissant):
andrà fino in fondo, e ciò giusti
fica le più vive inquietudini per
i prossimi giorni ».
(Articolo di « Le Monde » del
27.8, p. 2).
Facciamo ora un confronto
critico con la questione Kappler. Noi possiamo capire, in
certa misura, che molti tedeschi
(in primo luogo i parenti) chiedessero clemenza per il loro
connazionale colonnello Kappler.
Dicendo ciò, non pensiamo naturalrnente alle richieste dei neonazisti, né dei qualunquisti, né
degl’incapaci di opinioni personali (le ultime due categorie sono purtroppo diffuse presso tutti i popoli): pensiamo alle richieste di quelli che non sono
neo-nazisti e che hanno intelligenza e coscienza morale, civile
e politica (soprattutto uomini
politici, per l’appunto), in particolare fra i credenti, quali ad
es. W. Brandt e G. Heinemann
(che fecero quella richiesta,
quando furono l’unò Cancelliere, l’altro Presidente della Germania Federale).
Invece non possiamo capire
quei tedeschi che si facevano
addirittura una bandiera, una
vocazione della liberazione del
Kappler, ed ora continuano a
farsela ner tutti i prigionieri di
guerra. Mi dicono che, fra quei
tedeschi, vi sono anche dei pastori evangelici di sentimenti democratici, persino alcuni che
passarono attraverso campi di
concentramento spaventosi come Dachau ecc.
Orbene è certamente meraviglioso che un essere umano (a
imitazione di Gesù, v. Atti 7,60)
perdoni ai propri carnefici, ma
non lo è chi crede di poter perdonare ai carnefici degli altri, e
neppure ai propri carnefici per
le violenze che questi abbiano
commesso verso altri. Nei rapporti fra uomini, non esiste il
perdono in conto terzi (v. Matt.
6, 12). Dovrebbero essere quei
terzi, a loro volta, a perdonare,
e ciò è evidentemente e purtroppo impossibile quando quei terzi sono morti (v. il nostro articolo su questo settimanale, n. 14
del 2.4.1976).
Ma (si obietterà) non si tratta di perdono, bensì di clemenza, cioè di un atto di carità cri
stiana che intende risollevare la
condizione umana nei limiti della vita terrena, a chi ha già lungamente espiato e sofferto e che
si è pentito. Bene: allora a noi
sembra che l'impegno di chi
sente una così grande vocazione, dovrebbe almeno passare attraverso un’effettiva consultazione dei discendenti (o eredi spirituali) delle vittime, i quali, in
caso contrario, hanno tutte le
ragioni per sentirsi offesi. È un
passaggio obbligato; chi vuole
sfuggirgli, manca di rispetto verso quei discendenti.
Diciamo di più; l’impegnato
dovrebbe anche far opera di
persuasione su quei discendenti, « costringerli » (nel senso di
Luca 14,23) a chiedere, a loro
volta, l’atto di clemenza.
Tutto ciò è stato fatto? È stato fatto, o si sta facendo, o ci si
propone di farlo per gli altri
prigionieri di guerra? Per farlo
occorrerebbe lo sforzo organiz
zato di tutto un popolo: cosa da
cui il popolo tedesco, come ogni
altro, è certo lontanissimo!
Perciò non accettiamo quanto abbiamo .letto sul n 33-34 di
questo settimanale (del 26.8, p. 1,
artic. siglato L. S.), che l’opinione dei discendenti degli ebrei
uccisi alle Fosse Ardeatine (per
ragioni, a quanto pare, anche
numeriche) conta poco (furono
soltanto 75 su 335!). Quei discendenti ebrei hanno potuto esprimere il proprio parere, perché
formano una comunità compatta ed organizzata. Ma sono stati consultati i discendenti degli
altri 335 — 75 = 260 uccisi? E se
lo sono stati, che cosa hanno risposto?
Ma i tedeschi (si sa) sono
strani e, qualche volta, spaventosi. Sognano imprese irrealizzabili e, così sognando, s’indignano degl’italiani sterminatori
di uccelli, mentre non si accorgono del proprio governo che, a
bella posta, fa morir di morte
lenta i detenuti della banda Baader (o addirittura lo approvano).
Alle chiese in Italia
Il Smodo,
dopo aver ascoltato il messaggio del
Moderador Wilfrido Artus e aver preso
conoscenza degli atti della 13ma sessione sinodale rioplatense,
richiama Tattenzione delle chiese sulla diffìcile situazione in cui vivono le
chiese valdesi nella regione rioplatense.
E' un dovere fraterno non soltanto
esprimere solidarietà nell'intercessione,
ma anche imparare a conoscere i fatti e
le situazioni come cose che ci concernono direttamente. E' possibile che molti
tra noi considerino con indifferenza o
non si curino di sapere che cosa succede
in Uruguay e in Argentina : occorre invece ricordare che ì nostri fratelli sono
chiamati a render la loro testimonianza
dì fede in situazioni che dobbiamo imparare a valutare esattamente e che l'unità
delle nostre chiese si manifesta anche
nella compartecipazione alle loro preoccupazioni e alla loro ricerca di fedeltà
all'Evangelo.
Dalle informazioni ricevute risulta
che comincia a farsi strada la coscienza che le chiese sono corresponsabili
della situazione sociale e politica dei
loro Paesi. Questo costituisce un serio
ammonimento per noi tutti : non sì può
restare in un cantuccio, lasciando che
il mondo vada secondo la sua strada,
contentandoci di vivere la nostra vita
spirituale e comunitaria tra noi. Siamo
anche noi corresponsabili della storia
di questo mondo, nel quale siamo chiamati ad affermare la realtà nuova dei'
Regno di Dio.
Poiché la prossima sessione sinodale
rioplatense si aprirà, a Dio piacendo, la
domenica 19 febbraio 1978, il Sinodo
invita le chiese a dedicare la commemorazione del 17 febbraio alla preghiera e aH'informazione sulla vita e sulla
situazione delle chiese valdesi rioplatensi, dedicando altresì una colletta per
la Mesa Vaidense, quale segno concreto
di fraternità.
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Il Sinodo, convinto della necessità e
dell'urgenza di collaborare con la Mesa
Vaidense neH'organìzzazione dei corsi di
preparazione teologica presso il centro
Emmanuel di Colonia Vaidense
invita la Tavola a proseguire con il
massimo impegno nella ricerca di persone che si rendano disponibili nei prossimi anni per detti servizi.