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Anno 122 - n. 43
7 novembre 1986
L. 600
Sped. abbonamento postale
Gruppo 1 bis/70
In caso di mancato recapito rispedire
a: casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
INTERROGATIVI SU ASSISI
Nonostante i larghi spazi accordati dai media i radicali non
sembrano, neppure questa volta, soddisfatti del trattamento
loro concesso. E forse con qualche ragione, perché tutti hanno
ampiamente sottolineato gli aspetti di fantasia e di spettacolo che, come sempre, hanno caratterizzato anche lo svolgimento del congresso. Uno dei più
grandi e incancellabili meriti dei
radicali è stato infatti, nella loro storia, quello di vivacizzare e
rendere popolari battaglie civili,
iniziate magari da altri, ma solo dai radicali portate a livello
di un consenso generale. Della
fame nel mondo si sono da sempre occupate organizzazioni come « Mani tese » o ia « Caritas »
o persone come quel Cambia
che vendette tutto quello che
aveva (e non era poco) e se ne
andò in Brasile per destinare il
ricavato a quei poveri. Ma solo
il Partito Radicale riuscì a fare
superare al fenomeno l’aspetto
della elemosina dovuta e a farlo
diventare una battaglia civile
che interessò settori molto ampi
del « palazzo » arrivando a risultati concreti e in qualche misura shiirj.'i/aati. E così per la
legge sid divorzio, di iniziativa
liberal-: ot ìalista, ma portata a
liven.i di tutti (anche di coloro
che non divorzieranno mai) come battaglia di libertà. E l’esemplilicazione potrebbe continuare.
Ili questo congresso allora, a
parte gli aspetti di fantasia e
di spettacolo, cosa c’era di serio e. sostanziale? E’ sempre rischio:-.-!) cercare di indovinare cosa c’è di serio dietro il funambolismo politico di Marco Pannella e dei suoi seguaci; ma si
può tentare di vederci U tentativo di dare vita finalmente, anche in Italia, a quel terzo punto di aggregazione politica che
permetta di finirla con quel bipolarismo che dura da una quarantina d'anni e che è all’origine dell’occupazione delle istituzioni ad opera dei partiti, rendendo impossibile qui da noi
quel solo aspetto democratico
che è dato da una necessaria
alternativa, superando il conservatorismo proprio dì chi ha
sempre considerato sua l’attività di governo o quella di opposizione.
In tutti i Paesi d’Europa, Francia, Germania, Spagna, Portogallo, Grecia, tale alternativa ha
potuto funzionare perché al di
fuori di un bipolarismo cristallizzato hanno potuto inserirsi
forze nuove, adatte alla nuova
società e portatrici di nuovi valori che hanno smosso le cose.
Riuscirà il Partito Radicale a
dare corpo a queste che fino ad
ora, da noi, sono poco più che
velleità? Chi scrive lo augura a
lui e al Paese.
Niso De Michelis
Abbonamenti 1987
Ordinario lire 31.000
Costo reale lire 50.000
Sostenitore lire 70.000
Da versare esclusivamente
sul c.c.p. 327106 intestato.
Eco-Luce - Torre Pellice
La pace: il simbolo e la realtà
Dopo Assisi si continua a sparare e morire - Il ruolo delle religioni e la figura del papa Il debito estero del Terzo Mondo - La Chiesa cattolica « suprema autorità morale del mondo »?
La « Giornata mondiale di preghiera per la pace » del 27 ottobre scorso è stata uno degli atti
più spettacolari del pontificato
di Giovanni Paolo II; uno di
quegli atti che passano ma coinvolgono grandi masse di persone.
La Chiesa di papa Wojtyla è
gestita con una frenesia di iniziative che si susseguono le une
dietro le altre: viaggi, documenti, momenti di dialogo... che fanno di papa Wojtyla un protagonista di prim’ordine nella scena intemazionale.
La giornata di Assisi è stata
uno degli atti di questo protagonismo, senza però raggiungere il
suo scopo. Essa infatti non ha
giovato alla pace. Infatti, dopo
il 27 ottobre si è continuato a
sparare anche in quelle regioni
che avevano rispettato la « tregua » chiesta dal papa per quel
giorno.
Uomini che professano quelle
fedi religiose rappresentate ad
Assisi in preghiera di pace, continuano ogni giorno a morire
colpiti da proiettili sparati da
uomini che professano anch’ essi una fede religiosa, magari la
stessa ' da parte dell’uccisore e
dell’ucciso. Muoiono in guerre
dichiarate spesso da uomini che
professano fedi religiose.
Cristiani e musulmani in Libano, cattolici da ogni parte dei
focolai di guerra accesi in America centrale, cattolici e protestanti in Irlanda del Nord... Cosa ha significato riniziativa di
Assisi per tutti costoro? Per non
parlare poi delle culture distmtte ad opera dei missionari occidentali, come quelle degli animisti africani e degli indiani di
America, i cui esponenti erano
anch’essi ad Assisi. Rappresentavano il proprio folklore secondo
il gusto di noi occidentali, o il
dramma delle loro culture soffocate con violenza dai Paesi industrializzati e dai costume di
vita che essi impongono, anche
tramite le chiese?
Nonostante questa carenza di
risultati concreti, oltre 50 capi
di Stato e Primi Ministri hanno
espresso la loro adesione all’iniziativa di Assisi, e quasi tutti
i focolai di guerra, per un giorno, si sono fermati. Quale significato attribuire a questo fatto?
A mio parere, il valore della
giornata di preghiera per la pace è stato precisato bene dal
Segretario del Segretariato per i
non cristiani, Padre Marcello
Zago; « Nessun’altra organizzazione avrebbe potuto prendere
un'iniziativa del genere soprattutto a livello di preghiera ». Se
la Chiesa cattolica vi è riuscita,
ha proseguito Zago, lo si deve
« alla personalità del papa », alla « presenza universale della
Chiesa... e al rapporto che la
Chiesa ha con la società... in tutti i Paesi ». Ossia: la S. Sede,
forte del consenso di ordine religioso che riscuote, agisce nella
TRA FEDE E RELIGIONE
Quando? Prima di domani
«...se qualcuno dai morti va aloro, si ravvederanno».
(Luca 16: 30)
Il ricco vestito di porpora potrebbe rappresentare l'uomo europeo occidentale che mangia a
quattro palmenti. Lazzaro potrebbe essere il terzo mondo
che muore di fame, fatto oggetto, di tanto in tanto, della pietà del ricco mondo occidentale
che gli invia qualche piccolo, irrilevante, aiuto. Ma, per tanti
motivi, il parallelo non funziona. Anche in Europa c’è gente,
come il piccolo Pietro Mattia di
Caserta, che muore di fame. Il
benessere più sfacciato convive
con sacche di miseria economica. La realtà del mondo in cui
viviamo è molto complessa e non
è facile tracciare dei confini
esatti tra i ricchi epuloni e i
poveri lazzari. Del resto anche
a Gesù non interessa esprimere
qui un giudizio morale sui poveri o sui ricchi o parlarci della
vita oltre la morte, la "punta”
della sua curiosa parabola è altrove.
L’episodio che Gesù illustra
con l’arte rabbinica di offrire un
insegnamento attraverso un’immagine, o una parabola riflette
questa volta un motivo antico
quanto il mondo. Esso affiora
già nell’antico racconto egiziano
che parla del viaggio nel regno
dei morti. Tornato tra i viventi
il singolare esploratore conclude, dopo aver visitato la vita dopo la morte, con queste parole il
suo viaggio: « Chi sulla terra è
buono, trova bontà anche nel regno dei morti; ma chi sulla terra è malvagio, anche nell’aldilà
riceverà cattiveria ».
Ma nel racconto di Gesù si va
oltre la saggezza antica del mon
do. La morte segna la fine di
ogni rapporto umano. Essa —
che per alcuni giunge come una
maledizione e per altri come
una liberazione — inaugura il
tempo dell’« ora è troppo tardi ».
La morte è lo spazio dell’impotenza per ogni decisione. Il ricco epulone della parabola vorrebbe scambiare la vita con la
morte e fare della morte il luogo della decisione, della conversione, della totale consacrazione
di sé a Dio. Ma l’ora del « troppo tardi » è già scoccata. Dalla
morte non si torna indietro per
correggere, rivedere, o compiere
nuove importanti azioni. Dalla
morte si può solo risorgere, se
Dio lo vorrà. Morendo ogni comunicazione si interrompe; non
arriva neanche la preghiera per
i morti o il messaggio dei vari
riti funebri, compreso quello dei
crisantemi o delle corone di alloro o dei monumenti funebri
( per i quali si continuano a spendere enormi ricchezze). Sono
abitudini che possono servire a
noi per rendere più tranquilla la
nostra coscienza tormentata o
per rendere meno crudo ciò che
rimane fondamentalmente inaccettabile.
Siamo, jnù o meno, tutti figli
di una religiosità che ci insegna
a vivere la nostra vita in funzione di un premio nell’ aldilà.
Ma la fede in Cristo ci dice che
l’aldilà appartiene a Dio soltanto, nell’al di qua è sufficiente
seguire la Parola di Dio, da Abramo all’Evangelo della risurrezione; su questa strada vita e
morte cessano di essere realtà
maledette.
Non c’è bisogno di morire per
conoscere la volontà di Dio. Si
può tornare a Lui adesso, qui
ed ora, senza attendere l’ora della morte quando sarà troppo tardi per vivere la fede. Non ci
sono ponti con l’aldilà. C’è solo
il silenzio dell’eternità. Noi non
abbiamo ricevuto istruzioni per
occuparci dell’« altro mondo »
che non ci appartiene; le istruzioni ricevute riguardano soltanto questo mondo. La nostra strada è delimitata dalle regole di
Mosè, dalle parole di pace e di
giustizia dei profeti e dall’Evangelo di Cristo. Non sappiamo
quanto sarà lungo il tragitto che
ci sarà dato di percorrere^ nei
passaggi più tortuosi di questa
strada saremo forse tentati di
voltarci e di tornare indietro
oppure di cambiare strada e di
sceglierne una più facile, perché
in effetti si tratta di un itinerario difficile che può condurre
alla croce. Ma le difficoltà, i rischi possono essere sconfitti dalla gioia, dall’entusiasmo di essere ’qui ed ora’ testimoni del
Risorto.
« Bisognava che tutte le cose
scritte di me nella legge di Mosè, nei profeti e nei Salmi, fossero adempiute »: sono le ultime
parole del Risorto che inaugurano il tempo della decisione,
della conversione a Dio finché il
cuore batte. Quando incamminarsi su questa strada? Subito,
prima di domani, perché non
c’è tempo da perdere. E non per
salvare la nostra anima ma per
vivere, in questo tempo, con
gioia e con riconoscenza la fede
in Cristo. Il resto è molto meno
importante.
Giuseppe Platone
scena intemazionale a livello politico e diplomatico, con un potere unico nel suo genere.
Ha radunato i più noti leaders religiosi deH’umanità. E la
figura del papa — già chiamato
dal Diritto canonico « successore del Principe degli Apostoli »
e « Sommo Pontefice della Chiesa universale » — è apparsa con
elementi di superiorità rispetto
agli altri leaders.
Fra breve, la Commissione
« Justitia et Pax » pubblicherà
un documento sul debito estero
dei Paesi del Terzo Mondo, sul
quale problema darà indicazioni etiche che avranno certamente delle conseguenze nei rapporti economici intemazionali.
Con iniziative come queste, la
Chiesa cattolica « si candida al
ruolo di suprema autorità morale del mondo », come ha scritto di recente Enzo Forcella.
Ma questa candidatura non significa automaticamente che la
Chiesa cattolica abbia particolari capacità, soprattutto a livello
degli organi centrali preposti alla custodia del suo pensiero, come la Congregazione per la Dottrina della Fede, di capire in profondità il mondo contemporaneo. Infatti, le sue aperture
esterne sono ben controbilanciate, aH’interno, da chiusure che
caratterizzano soprattutto gli
orientamenti teologici e pastorali: la Teologia della Liberazione,
il molo della donna nella chiesa, la pastorale dei matrimoni
misti e delle situazioni più difficili... A soli tre giorni di distanza dalla manifestazione di
Assisi, la Congregazione per la
Dottrina della Fede ha pubblicato un documento molto duro
sull’omosessualità, in cui si chiude la porta ad ogni tentativo di
rinnovamento della pastorale e
dell’etica cattolica su questo tema.
L’esclusione dall’insegnamento
del teologo americano Curran,
avvenuta qualche mese fa, aveva già dimostrato lo stesso orientamento da parte vaticana.
Ad Assisi, in particolare, si sono potuti vedere alcuni effetti,
all’interno del cattolicesimo, della ricezione più semplice e popolare (che è anche quella più
diffusa) del dialogo promosso
dalla S. Sede. Mentre gli esponenti delle Chiese cristiane —
riuniti in un raduno ecumenico
rappresentativo come pochi altri dell'insieme delle (¿hiese —
pregavano insieme nella cattedrale della città, all’esterno un
gmppo di persone recitava la più
« cattolica » e la meno « pluralista » fra le preghiere del cattolicesimo popolare: il rosario.
Non sono mancati coloro che
sono andati ad Assisi « per vedere il 'papa » più che per partecipare ad un incontro interreligioso finalizzato alla pace. Lo
dimostravano le non poche bandierine vaticane con scritto, sotto il ritratto di Wojtyla; « Benvenuto fra noi ».
Molto si potrebbe ancora dire
della preghiera-spettacolo della
Cesare MUaneschl
(continua a pag. 11)
2
2 religione a scuola
7 novembre 1986
NUOVE DISPOSIZIONI MINISTERIALI
E’ in arrivo la ciasse unica
Prevista una nuova discriminazione per chi non si avvale della religione
Classe unica per tutti coloro
che non si avvalgono dell’insegnamento della religione cattolica: è quanto dispone la circolare
n. 302 che il ministro Falcucci ha
inviato in questi giorni ai presidi delle scuole superiori. Come
è noto ai nostri lettori, l’applicazione dell’Intesa tra il Governo
e la Conferenza Episcopale Italiana circa l’insegnamento della religione cattolica è di fatto impossibile se si vogliono salvaguardare i princìpi della non-discriminazione e della libertà di coscienza. Così erano piovuti sul
tavolo del ministro numerosi
quesiti su come organizzare l’insegnamento e le attività alternative o il libero studio degli allievi.
Inoltre i presidi si lamentavano della carenza di strutture (già
peraltro denunciate lo scorso anno dal movimento degli studenti
con vivaci assemblee e cortei in
tutte le grandi città).
Per risolvere il problema, il
ministro Falcucci dà ora la facoltà ai presidi di « accorpare » in
una sola classe alunni di anni diversi « che comunque abbiano dichiarato di non volersi avvalere
dell’insegnamento della religione
cattolica ».
Da notare il « comunque », una
sottigliezza per includere in questa proposta anche coloro che
avevano dichiarato di non avvalersi ai sensi della legge 449/84
(Intesa tra lo Stato Italiano e la
■Tavola Valdese) che molti presidi continuano ad ignorare in
« assenza di disposizioni superio
ri ». Per coloro che non abbiano
scelto di avvalersi neanche delle
attività alternative, viene previsto lo « studio individuale » e
perciò niente uscita anticipata o
ingresso posticipato.
La circolare precisa poi che il
ricorso a supplenti per le attività
alternative può essere fatto « in
via assolutamente residuale ».
Niente supplenti e niente attività
per le quali non esistano all’interno della scuola gli insegnanti
con ore libere. E’ consigliabile
quindi che le attività si svolgano
nell’ambito della « educazione civica ».
Una circolare che provocherà
senza dubbio ulteriori problemi,
qualche impugnazione al TAR e
numerose “diffide” ai presidi.
G. G.
Milano - Manifestazione dì Comunione e Liberazione
CATTOLICI DEL NO
L’illusione della chiesa
Abbiamo risposto no. I nostri
due bambini (scuole elementari) non si avvarranno dell'ora di
religione cattolica. Perché?
I principi del cattolicesimo —
dice il Concordato — fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano. Certamente. Ma i
valori di tutte le religioni e ispirazioni umane fanno parte del
futuro planetario (l’unico possibile) dell'umanità. Noi siamo
credenti in Cristo e abbiamo
ricevuto questa fede nella chiesa cattolica, alla quale siamo
grati di questo. Ai nostri figli
annunciamo la nostra fede e
gliene facciamo approfondire la
conoscenza. Dipenderà poi da
Dio e dalla loro libertà se saranno dei credenti adulti. Ma la
scuola di tutti non è la stessa
cosa della famiglia e della chiesa. I bambini sanno che tra i
loro compagni c’è chi non crede a Gesù.
Abbiamo parlato coi figli dell’ora di religione ed essi hanno
accettato il no. Pensiamo di non
averli forzati perché al maggiore, quando cominciò la terza
elementare, proponemmo l’esenzione, per le stesse ragioni di
oggi, ma egli, pur comprendendole, preferì frequentare perché
il prete che veniva in classe, gli
era simpatico, e. dunque noi non
lo esentammo.
Pensiamo che la scuola di tutti debba certamente studiare la
religione umana, il più compietamente possibile, ma che una religione e una chiesa, per quanto
maggioritarie, non debbano avere l’esclusiva dell’insegnamento
attraverso la designazione degli
insegnanti. Ogni chiesa ha diritto alla libertà che hanno tutti
nella società, niente di meno e
niente di più. Perciò l’insegna
mento scolastico non deve essere dato solo da insegnanti approvati dalle gerarchie di una
chiesa. Quella è attività di scuola, non di chiesa.
Non ci piace la volontà della
nostra chiesa di assicurarsi, mediante contratto con lo Stato
(che ne ricava vantaggi suoi, del
pari discutibili), posizioni per
predicare la sua fede, o per ottenere che la scuola tratti il problema religioso solamente dal
punto di vista cattolico. Non ci
piace, perché non è questa la
via di Cristo, che non si è ritagliato spazi di potere né ha insegnato a farlo, ma ha parlato
e vissuto nella condizione dei
poveri, nella libertà della verità
e Tha pagata fino alla fine; e
perché non è la via dei migliori
seguaci di Cristo nella storia. La
loro vita e parola è stata efficace non per la posizione conquistata, ma per il valore intrinseco. La chiesa che continua a credere nel potere di una cattedra
(come Pio XI che credeva nel
1929 di aver « ridato Dio all’Italia e l’Italia a Dio », con ridicola
fiducia negli strumenti esteriori) cade in una tremenda illusione, da cui non bastano a svegliarla tanti decenni di (quasi
sempre) disastroso insegnamento concordatario della religione
nelle scuole. A meno che il vero
interesse concordatario della
chiesa non sia un altro: controllare molti posti di lavoro, che
restano per sempre dipendenti
dall’approvazione del vescovo e
che fruttano alle curie una percentuale sugli stipendi (a Torino 2% i laici Con carico di famiglia, 4% i laici, 6% i preti).
E’ ovvio che la scelta del no
non è una scelta antireligiosa,
né anticattolica, né contro la
NOTIZIE FLASH
□ PRESIDI A LEZIONE DI DISCRIMINAZIONE
TORINO — Mercoledì 22.X,’86 sono stati convocati in Provveditorato i Presidi delle scuole medie di Torino e Provincia che
avessero ancora problemi con l’ora di religione.
Il Provveditore ha risposto, a modo suo, ai molti quesiti che
gli sono stati posti dall’inizio dell’anno scolastico ad oggi. Attraverso lui, è chiaro, era il Ministro Falcucci a parlare, a rispondere... o a non rispondere.
Ora i Presidi hanno le idee chiare, sanno che;
1) è bene, anzi meglio eliminare qualche compresenza (tanto
sono ben il 20%!) e dedicarla alle attività alternative;
2) prima di organizzare corsi di recupero, è bene che verifichino, ai sensi della circolare applicativa dell’art. 7 della L. 517/7'ì,
che proprio ce ne sia bisogno ;
3) che possono essere nominati supplenti temporanei (sen'pre che tutte le ore di tutti gli insegnanti siano programmate e "
occupate), ma ribadendo che sono «temporanei»; ovvero, se un
insegnante a metà anno decide che può dedicarsi all’attività alter
nativa perché non ha più alunni da recuperare, può farlo senza
problemi; e se al supplente in questi mesi (da ora al 1” febbraio)
viene offerta una supplenza annuale, può accettarla, rinunciando
all’attuale di attività alternative (e pazienza se sono gli allievi a
rimetterci; sono «solo» quelli che hanno scelto di non avvalersi);
4) se l’insegnante di religione c’è dall’inizio delle lezioni, è
logico e niente affatto discriminante che le lezioni di religione incr
mincino (se non sono iniziate le ore di attività alternative è solo
e tutta colpa del Collegio docenti che non le ha attivate a tempo);
5) se un allievo (di scuola superiore) pur avendo scelto rii
non avvalersi, chiede di partecipare alle lezioni di religione cattolica perché l’insegnamento impartito è di « ampio respiro culturale», è bene che il Preside lo permetta, pur restando inalterato
il NO della scelta;
6) mentre la religione è materia scolastica e l’insegnante fa
parte di diritte del Consiglio di ciasse, valuta la sua attività ed
il rendimento dei ragazzi, l’insegnante delle attività alternative, per
il momento (sottolineato per il momento) è un «estraneo» rispetto al Consiglio di classe e quindi non può farne parte e, sempre
per il momento, non può, non deve essere data all’attività altern;itiva alcuna valutazione. Comunque, parola di Provveditore, por
questi problemi c’è ancora tempo!
7) e infine, sebbene l’attività alternativa non debba essere
valutata, non sia materia scolastica, ecc., l’allievo deve stare a
scuola, seguire l’ora di religione o di attività alternative ed io. Preside, non posso assolutamente permettere che si allontani da
scuola.
Alla sottolineatura di una Preside su quanto fossero discrirn nanti sia per chi si avvale sia per chi non si avvale le cose dette in
precedenza, il sig. Provveditore ha risposto che nella scuola già
ci sono altre e ben più gravi discriminazioni... una più, una meno..
□ RELIGIONE NELLE MATERNE COMUNALI;
CHE FARE?
cultura della religione (anzi!),
né contro l’approfondimento della propria fede da parte dei credenti (approfondimento che ha
il suo luogo nelle chiese e non
nella scuola). Lo diciamo perché
è possibile che i bambini che
« non si avvarranno » vengano
indicati come di famiglia antireligiosa e magari esclusi dai
sacramenti nella parrocchia. Ci
sono fatti che lo fanno prevedere.
Sappiamo che non pochi insegnanti di religione lavorano
correttamente e che genitori che
scelgono il sì concordano con
le idee qui esposte. Allora invitiamo gli uni e gli altri a contrastare ogni spirito di rottura
e di « conta » e a restare in dialogo con noi. Preghiamo gli insegnanti confessionali non solo
di non fare proselitismo nelle
classi, ma di promuovere una conoscenza progressivamente completa e, secondo la crescita degli alunni, critica, dei problemi
religiosi dell’umanità, nelle varie
risposte affermative (le religioni) come in quelle negative (gli
ateismi) o surrogatorie (le idolatrie antiche e odierne). Questo
per preparare un futuro in cui
la cultura e la scuola si sappiano occupare responsabilmente,
senza indegne abdicazioni nelle
mani di una chiesa, di queste
che .sono reali e perenni domande deH’uomo. Una tale cultura
non toglierà nulla ma contribuirà alla libertà delle chiese.
Il nostro nome non conta. Abbiamo scritto anche per interpretare genitori come noi, che
sono presenti in ogni scuola. Vi
siamo grati se potrete pubblicare.
(lettera firmata)
ROMA — Il problema è allo studio dell’ANCI, l’associazione
che raggruppa i comuni italiani. Lo hanno sollevato alcuni comuni che organizzano direttamente le scuole materne in Emilia e
Lombardia. Il problema è serio. Da una parte non c’è dubbio che
la scuola materna comunale è pubblica e quindi è compito del comune « assicurare » l’insegnamento della religione cattolica. Ma
quando gli insegnanti dichiarano la non disponibilità, che fare?
Il comune può o non può assumere supplenti di religione nella lista
comunicata dalle diocesi? Gli incarichi degli enti locali per supplenze così lunghe devono seguire le norme previste dai contratti
degli enti locali e dalla legge finanziaria. I supplenti si possono
pagare a parcella? Sembrerebbe di no, non essendo iscritti questi
ultimi ad un albo professionale.
□ DIBATTITO PARLAMENTARE
ROMA — Il ministro Falcucci, il 15 ottobre scorso, rispondendo ad una serie di interrogazioni parlamentari ha chiarito il suo
pensiero in merito ad alcune questioni sollevate dai deputati:
a) Chi non sceglie non può essere collocato d’ufficio tra chi
ha scelto.
b) Chi non si avvale sulla base della legge 449/84 di approvazione dell’Intesa tra il Governo e la Tavola Valdese deve fare le
attività alternative, infatti « l’art. 9 ultimo comma di tale legge richiede all’ordinamento scolastico di evitare che l’insegnamento religioso, nelle classi in cui sono presenti alunni che hanno dichiarato di non avvalersi, abbia luogo ’in occasione dell’insegnamento
di altre materie’ o secondo orari che abbiano per detti alunni effetti comunque discriminanti».
□ COMUNIONE È LIBERAZIONE VINCE
MILANO — Comunione e Liberazione (CL) aveva nei giorni
scorsi promosso una serie di manifestazioni a tutela degli insegnanti supplenti dell’ora di religione cattolica nelle scuole elementari della provincia. L’alto numero di « dichiarazioni di non disponibilità all’insegnamento» delle maestre titolari di cattedra (60%)
aveva obbligato i direttori didattici a ricorrere all’incaricò per
qualche migliaio di supplenti. Poiché in molte scuole le ore di religione erano poste alla prima o all’ultima ora, CL aveva organizzato la protesta dei supplenti. Con un telex del 22 ottobre il
Ministro Falcucci ha stabilito, accogliendo la protesta di CL, che
« considerata particolarità della situazione ripetutamente evidenziata e documentata, S.V. potest consentire in riferimento at manifesta impossibilità in talune scuole applicare disposizioni impartite, che collegio docenti programmi diversa collocazione oraria, assicurando in ogni caso contestuale svolgimento attività integrative di cui art. 2 legge 4 agosto n. 517, per alunni comunque non
avvalentisi insegnamento religione cattolica ».
3
7 novembre 1986
fede e cultura 3
La Chiesa Cristiana Avventista durante i trascorsi 9 mesi
dell’86 è stata impegnata in una
proposta di legge di iniziativa
popolare sul « Divieto della propaganda pubblicitaria degli alcolici, della loro vendita sulle
autostrade e della guida sotto
l’influenza dell’alcol ».
La Chiesa avventista, che da
anni in Italia e nel mondo offre gratuitamente dei « Piani »
per aiutare gli uomini a liberarsi dalla « droga » tabacco, ha
voluto dare, tramite questa proposta di legge di iniziativa popolare, un notevole contributo
per affrontare uno dei grossi
flagelli in Italia di cui poco si
parla.
Nel nostro paese muoiono circa 20.000 persone l’anno per cirrosi epatica imputabile all’alcol
e il 40 "/o circa degli incidenti
stradali seno causati dalla guida sotto l’influenza dell’alcol. Il
consumo degli alcolici è così
elevato da collocare il nostro
fra i primi paesi consumatori
de] mondo.
Secoiìdo riSTAT in Italia si
sono consumati, per l’anno 1985,
PROPOSTA DI LEGGE DELLA CHIESA AVVENTISTA
Lotta contro l’alcol
20.000 morti accertati all’anno, ma le cifre reali sono più gravi Nuove categorie di consumatori - Raccolte e convalidate 70.000 firme
91,1 litri di vino pro capite e 20,9
litri di birra (sempre pro capite) e c’è stato un aumento vertiginoso del consumo dei superalcolici come liquori, digestivi
ed aperitivi. Questo, naturalmente, procura diversi effetti negativi:
— Sulla salute, oltre a provocare cirrosi epatiche cui abbiamo già accennato, l’alcol causa
pancreatiti, forme di cardiopatie, neurosi e psicosi alcoliche,
tumori, infezioni ed altri sintomi e stati morbosi mal deflniti.
Uno studio pubblicato dalriSPES (Istituto di Studi Poli
tici. Economici e Sociali) in collaborazione con TEMA (Esperti
in Malattie Alcoliche) dà ima cifra di 100.000 morti dal 1974 ad
oggi.
Circa due milioni di italiani
sono alcoldipendenti e si pensa
anche che circa 5 milioni abusino regolarmente deH’alcol. Notiamo purtroppo un forte aumento di consumo di alcol presso due categorie Ano a qualche
anno fa un po' estranee: i ragazzi e le donne.
— Nel campo della sicurezza
stradale, l’Italia è rimasta molto indietro rispetto a tutti i pae
si europei in cui si è adottato
il controllo dell’alcolemia dei
conduttori di veicoli.
La polizia stradale di quasi
tutti i paesi europei è dotata di
speciali apparecchiature, semplici o soflsticate, per la rilevazione del tasso alcolemìco, mentre da noi sì offre la possibilità
all’autista di un TIR di acquistare alcolici ogni venti chilometri. Questa legislazione è, a
dir pòco, irresponsabile!
— I suicidi sono in sensibile
crescita e, secondo uno studio
fatto dal Ministero della Sanità,
il 25% di tali incidenti è attri
buibile all’alcol. Così, per il triennio 1981-1983, 2.100 suicidi sarebbero attribuibili all’alcol.
— Il costo economico dell’alcolismo sarebbe stato, nel 1980, di
3.700 miliardi considerando solo gli infortuni sul lavoro che
comportano la perdita di oltre
sette milioni di giornate lavorative. Il consumo di alcol incide anche pesantemente sulla bilancia dei pagamenti con l’estero, in quanto si assiste ad un
forte aumento dell’importazione
dei superalcolici nel nostro paese.
Non bisogna inoltre dimenticare gli altri danni imputabili
all’alcol quali omicidi, tare ereditarie, violenze carnali, violenze sui bambini, famiglie distrutte, miseria e dolori.
Per questo motivo sono state
raccolte più di 70.000 firme che
sono state consegnate in Parlamento il 2 settembre e, dopo il
controllo effettuato da quest’ultimo, siamo stati informati che
le firme erano valide e a giorni
la proposta dovrebbe approdare
in commissione.
Ignazio Barbuscia
FACOLTA’: LE
VALLI E IL SUD
fapartura dell'anno accademico della
Facoltà di Teologia Valdese si è svolta quest'anno alle Valli.
L'iniziativa di avvicinare la Facoltà
alle comunità mi pare opportuna e
credo che risponda ad una esigenza
reale, avvertita dagli studenti: uscire,
sia pur per breve tempo, dalla sfera
delle dotte disquisizioni teoio,glebe e
dei sermoni dogmaticamente coerenti, per inoltrarsi in una delle realtà
in cui essi potranno svolgere la loro missione pastorale e, da quanto
mi par di dedurre nel leggere il nutrito programma della visita, per cogliere le connessioni esistenti tra
comunità e territorio, ovvero tra comunità e strutture economico-sociali
nelle quali essa è inserita.
La scelta del luogo, teatro di questo '■ incorrii-G ravvicinato », mi lascia
tuttavia ii; preda a qualche dubbio.
Ho cioè ; iitipressione che comunque
la reniià delle Valli non sia fra le
più {giiorate, né da un qualunque
membro di una qualunque comunità
protestante in Italia (questo giornale
ne è un formidabile e puntuale divulgatori;) né dal cittadino che volga
per u:: attimo lo sguardo verso le
tematiche del Protestantesimo italiano, né tanto meno dallo studente di
Teologia che, in molti casi (origine
territoriale, familiare o culturale), è
sufficientemente integrato in essa.
Non me la sento, né mi pare questa la sede adatta, di porre una questione di « egemonia culturale » che
pur non andrebbe senz'altro trascesa, ma, se si guarda al problema dotandosi di una certa obiettività, non
può mettersi in dubbio che, comunque, le Valli Valdesi costituiscono un
polo di elaborazione culturale e di
sintesi che ha avuto e continua ad
avere un peso rilevante nella caratterizzazione della Chiesa Valdese; non
può mettersi in dubbio che le Valli
abbiano la forza e le possibilità di
porre all’attenzione generale questioni di indubbia Importanza ma particolaristiche e strettamente legate a quei
territorio (« trenino delle Valli » docet).
E’ davvero prioritario allora, per lo
studente di Teologia, entrare in contatto con una situazione che bene o
male è conosciuta ed accettata? O non
sarebbe torse più utile incominciare
finalmente ad individuare, a conoscere e pian piano anche ad accettare
altri modelli comunitari, differenti
strutture socio-economiche, diversi
“ paesaggi » che poco si prestano ad
abbellir calendari, ma che potrebbero offrire nuovi spunti e ragioni di
impegno pastorale?
Credo che 1’" esodo » dal Sud, Il
continuo pellegrinare di alcuni pastori di comunità in comunità, non sia
Una fuga dall'impegno e dai problehii, ma sia la tuga dal contrasto di
culture, dall'incomprensione di dinamiche di vita comunitaria sconosciute,
da chiese che non corrispondono alle aspettative che ci si crea nel corso degli anni di studio.
Ma tutto questo passa in secondo
piano?
L’aula sinodale riecheggia ancora
delle discussioni sull'impegno pastora
I VALDESI
E ASSISI
le nel Sud. Lascia qualche perp'essità
il fatto che l’anno accademico si
inauguri proprio alle Valli!
Tonio Cuocci, Taranto
PRECISAZIONI
SULLA CALABRIA
Caro Direttore,
in riferimento all’articolo « Viaggio
tra i Valdesi di Calabria » (2) de La
Luce n. 39 del 10.10,86 p. 6, devo
congratularmi con la sorella in fede
Susanne Labsch delle notizie e delle considerazioni fatte in meritò ai
Valdesi della Calabria.
Vorrei fare due precisazioni che
mi sembrano indispensabili ad evitare che si facciano degli errori
nella memoria storica.
1) Dove si dice che ci sia stato un « conflitto con il latifondista
Spinelli, che i Valdesi avessero accusato lo Spinelli di soprusi nei loro confronti ». C'è dell'esagerazione,
che viene forse dalla nostra sensibilità moderna rispetto ai problemi economici-sociali. Con ciò si afferma che
Spinelli, per vendetta, li abbia denunciati, come eretici, al Viceré di Napoli.
Da quello ohe ho sempre saputo i
rapporti di lavoro erano ottimi, perché
le terre prese in affitto erano coltivate bene, tanto ohe Spinelli esaltava
la lealtà e la laboriosità dei Valdesi.
Se in un secondo momento c’è stata
denunzia e collaborazione con l’Inquisizione da parte dello Spinelli, è dovuto a pressioni del parroco Anania di.
Guardia, il quale minacciò di denunciare lo stesso Spinelli al Tribunale dell'Inquisizione, come eretico.
Pare ohe sia stato l'Anania a segnalare il caso d'eresia al Cardinale alessandrino Michele Ghislieri, il quale ha fatto muovere l'Inquisizione.
2) In merito al « piccolo teschio »
che nell'articolo si attribuisce a S.
Sisto, bisogna rettificare eventuali
notizie conservate nel nostro Museo,
perché esso proviene da Montalto
Uffugo. In seguito al rifacimento della famosa gradinata storica sulla facciata della Chiesa di S. Francesco di
Paola sei anni fa (1980), si sono trovati quasi un centinaio di scheletri
stipati sotto le arcate della grande
scalinata tra i quali dei teschi. Uno
dei più piccoli, su richiesta del prof.
Dal Pino, docente alla Università di
Arcavacata (Cosenza) gli venne dato
alla mia presenza da un operaio addetto allo scavo. Dal Pino a sua volta l'ha donato a noi, come segno simbolico del martirio d'un popolo; perché in quella scalinata sono stati trucidati 88 Valdesi, durante la grande
strage del 1561.
A S. Sisto analogamente nel 1949
erano state scoperte alcune centinaia
di scheletri, seppelliti in uno scantinato a fianco della Chiesa di S. Michele Arcangelo, murati e collocati a
strati, coperti di sabbia. Varano pure le armature e resti dei vestiti a
brandelli: si suppone che fossero i
300 giovani che resistettero all'esercito del Cap. Castagneto, che perì
anche lui durante la resistenza di
questi giovani, che sopraffatti perirono a loro volta insieme a tutto il
paese sterminato a ferro e fuoco.
Forse dovremmo raccogliere tutte
queste notizie ad memoriam, prima
che passino nel silenzio o vengano
travisate!
Vincenzo Sciclone, Vasto
NO ALLE
SCOMUNICHE
Caro Signor Direttore,
mi consenta di rispondere, a tìtolo
personale, alla lettera aperta alla TEV
(Eco 24.10).
Ho aderito al movimento Testimonianza Evangelica Valdese fin dalla
sua fondazione.
Non ho mai fatto ricorso ad « iscrizioni forzatamente carpite »; non mi
interessa di far parte della « maggioranza »; non credo che mi si possa
accusare di «orgoglio, avidità, grettezza »; non prevedo nessuna « nefasta divisione tra valdesi » per colpa
della TEV (caso mai la divisione potrebbe venire da ohi vuole crearla ad
arte, dagli intolleranti e da chi vede
in ogni iniziativa un motivo di divisione).
Auspico invece: una chiesa non
condizionata da partiti politici; una
chiesa nella quale ognuno sia libero
di aderire alla TEV, alla FGEI, alla
FDEI, ecc.; una chiesa senza reciproche scomuniche, nella quale si possa
dialogare in piena libertà e sìa ammessa la critica costruttiva (si tratta, credo, di princìpi condivisi da
una buona parte dei membri attivi
rispettosi delle opinioni altrui, aderenti
0 non aderenti alla TEV).
Ma mi scusi. Signor Malanot, Lei
dice di aver partecipato al Sinodo: ho
quindi ragione di ritenere che prenda
parte attiva alla vita della sua chiesa.
Se cosi è, Lei pure non fa parte della
maggioranza. Nelle nostre comunità,
la maggioranza è infatti costituita dalla massa di coloro ai quali non importa affatto che la chiesa segua o
non segua un indirizzo socio-politico,
che predichi o non predichi l'Evangelo: la chiesa è vista come l'istituzione
a cui si ricorre per nascite, confermazioni, matrimoni (altrettante buone
occasioni per sfoggio di fasto), funerali. La maggioranza preferisce non
essere « disturbata » in altre occasioni ed ignora qualsiasi appello alla partecipazione.
La TEV non ha seguito? Certo, perché la TEV « disturba » con i suoi
insistenti richiami ad un risveglio o
rinnovamento o rilancio, lo si chiami
come si vuole, nella vita della chiesa.
Se non fosse per il fatto che Lei,
Signor Malanot. mi pare svisceratamente prevenuto nei confronti della TEV,
Le direi: provi a partecipare a qualche assemblea, legga qualche numero
della circolare, e poi rifletta sul contenuto della sua lettera aperta, perché quando si lanciano accuse e si
formulano giudizi così faziosi, sarebbe bene documentarsi.
Cordiali saluti.
Guido Baret, Pomaretto
ANCORA SUL
« SESSO DI DIO »
Spero davvero che nessuno sia scandalizzato, e nemmeno sorpreso, dalle
risposte dei bambini sul « sesso di
Dio ». Ciò che invece mi pare strana
è l’inopportunità di attribuire ai soli
(rambini simili incongruenze. Ammetto inoltre che mi stupisce il ritardo
nel sottolineare tali affermazioni.
Infatti il dogma dell’incarnazione
non può che soddisfare da secoli i
materialisti e rinnegare ineluttabilmente la parola inequivocabile di Gesù: Dio è spirito.
In un mondo di esasperazione sessuale e privo di rispetto per se stesso, è comprensibile che si giunga,
secondo una logica infantile, a simili aberrazioni.
Basterebbe il buon senso a suggerire che l’idea della incarnazione di
Dio non può che mantenere tali adoratori « infantili » e precludere una
maturazione spirituale completamente estranea a tale idea.
Com'è possibile che gli studi più
diffusi possano tollerare una credulità oscurantista? Si potrebbe dopotutto sostenere che sia appunto questa maggior luce intellettuale che
vuota le Chiese.
Invece di borbottare insieme il « Padre nostro » ed altre litanie, come per
assicurarsi che i presenti non dormano, gli adoratori dell'ecumenismo
potrebbero realizzare un notevole passo sul cammino della unità (nella diversità) decidendosi a spiritualizzare
maggiormente la loro religione. Allora si renderebbero conto di quanto siamo tutti fratelli (cristiani e non cristiani) davanti a Dio Spirito che Gesù
ci ha fatto conoscere come Padre d’amore e niente affatto come generatore fisico.
E' significativo che le ricerche attuali dei fisici siano più spirituali che
quelle del religiosi. Ma è vergognoso
per noi ohe ci consideriamo cristiani
e che abbiamo maggior fiducia nell’interpretazione di Paolo, che nell'originalità di Cristo.
Chi è informato che Richard Yao
fondò l’anno scorso negli USA II movimento dei « fondamentalisti anonimi? ». Costoro, alla stregua degli
alcoolisti anonimi, intendono liberare
le vittime dalle strettoie mortali dell'Immobilismo religioso.
Questa è una notizia che merita
riflessione.,,
Lucietta Tenger, Neuchâtel
Il Sommo Pontefice ha indetto (come tutti sanno) per il 27 ottobre un
incontro di preghiera per la pace dei
rappresentanti di tutte le Religioni del
mondo; tutti hanno accolto quest’invito: i Patriarchi Ortodossi Russi,
Greci, Armeni, Copti, Rumeni, Bulgari, ecc,; 1 Vescovi e Pastori Anglicani,
Luterani, Presbiteriani, Battisti, Riformati, Episcopali, Calvinisti, ecc.;
i Buddisti, gli Indù, i Musulmani, gli
Ebrei, il Dalai Lama, ecc.; chi invece
non ha accolto questo invito di preghiera (invito che è d'altronde la manifestazione della volontà di Dio) sono solo i Valdesi nostrani, i quali, vivendo in Italia, avrebbero invece dovuto essere 1 primi ed i più zelanti
a voler partecipare a questo incontro di preghiera fra tutti gli uomini
di buona volontà onde chiedere a Dio
la grazia di allontanare dall'umanità
il terribile spettro della guerra nucleare.
Perché i nostri Fratelli Valdesi si
dimostrano così aridi e permalosi verso le iniziative papali? La nostra Gerarchia Cattolica sì dimostra molto
più aperta ed ecumenica di quella
Valdese, la quale invece si comporta
in modo chiuso e settario; prego pertanto i Valdesi di voler uscire dal loro isolamento (seguendo così l'esempio dei non Cattolici e non Cristiani
di tutto il mondo) ed aprirsi con generosità alla Chiesa Cattolica e non
soltanto incontrarsi con i Cattolici ed
i Preti del dissenso; solo così faranno
la santa volontà dì Dio ed ubbidiranno pienamente al Vangelo, se veramente vogliono essere fedeli alla Parola di Dìo, come dicono nelle loro
prediche e scrivono nei loro giornali.
Porgo i miei più cordiali saluti
cristiani a tutti quanti.
Felice Morello, Pinerolo
PALOMBARO — Sabato 8 novembre, ore 17. Nella sala S. Rocco conferenza sul tema: « Disagio giovanile, affidamento familiare ». Parlerà il
Dr. Bernardo - Mastrogiacomo, Presidente del tribunale dei minori de
L'Aquila.
CINiSELLO BALSAMO — Venerdì
14 novembre alle ore 21 si terrà il
primo incontro di un ciclo di conferenze sul tema « A confronto su Dio ».
L'argomento trattato dal Prof. Diego
Lanza dell'Università di Pavia, affronterà il tema; « Come nasce l'idea di
Dio? », L’incontro è a Villa Ghirlanda.
TORINO — Giovedì 20 novembre,
nella Sala Valdese di via Pio V n. 15,
h. 21, per iniziativa del Centro Evangelico di cultura, del Centro Teologico, e della redazione de II foglio,
Alessandro Klein (docente universitario), Aldo Moda (insegnante), ed II
pastore Bruno Rostagno presenteranno
il volume K. BARTH, Volontà di Dio
e desideri umani. L’iniziativa teologica dì K. Barth nella Gernrania hitleriana, edito dalla Claudiana.
4
4 vita delle chiese
7 novembre 1986
ASILO DI SAN GERMANO
Iniziati
i lavori di ristrutturazione
Già prende forma la nuova struttura - Una risposta alla mutata condizione dell’anziano - L’impegno di tutti per il sostegno al progetto
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Contro l’apartheid
Il paesaggio cambia rapidamente, quando entrano in funzione gli escavatori. Se ne sarà
certamente reso conto chi passa di questi tempi per la strada dell’inverso, a San Germano.
All’Asilo sono infatti iniziati i
lavori per la nuova struttura:
due case sono state abbattute,
rinfermeria e il reparto degli
uomini, e solo un troncone
della pensilina rimane in piedi,
per dare uno sfogo nei mesi invernali ai sessanta ospiti rimasti, stipati nella terza casa risparmiata per il momento dalle ruspe.
Nello spazio così liberato, già
si vede nascere la nuova struttura.
Faceva un certo effetto, lo confesso, veder crollare le vecchie
case: era un pezzo della nostra
storia che veniva abbattuto. Ma
ora che la nuova realtà sta nascendo, un sentimento diverso
prende il posto della tristezza,
ed è la speranza che l’opera iniziata possa presto essere messa
in grado di funzionare, di portare il suo servizio.
I tempi tecnici parlano di due
anni almeno, prima che la costruzione sia ultimata. Ma non
è questo che spaventa: nel dare
inizio ai lavori la Tavola ed il
Comitato hanno puntato forte
in una specie di scommessa.
L’opera è infatti finanziata soltanto al sessanta per cento circa (il valore del primo appalto
già assegnato). Il completamento, dunque, della nuova casa è
condizionato alla ricerca dei fondi che mancano. Era giusto agire così? Non era più pruden
te aspettare di avere tutti i soldi per costruire, prima di abbattere?
Porse era più prudente, ma
non sarebbe stato realistico. Si
poteva, infatti, tenere ancora
in piedi una casa totalmente insicura e inadatta alla nuova
realtà in cui deve servire? E
poi, coloro che già avevano donato il loro milione come avrebbero reagito ai ritardi? E chi
avrebbe dato ancora i>er una
casa sempre promessa e mai
costruita? Bisognava iniziare a
costruire, e si è iniziato. Intanto
il Comitato sta progettando
una nuova campagna di finanziamento, da svolgere innanzitutto presso le Chiese e la popolazione delle Valli Chisone e
Germanasca. Tutti devono essere coinvolti, chiamati a partecipare alla costruzione del
nuovo Asilo: dalle aziende alle
Chiese, dai singoli alle amministrazioni. Le ragioni della nuova costruzione le sanno già tutti: la condizione dell’anziano sta
rapidamente cambiando perché
ora la medicina ci fa vivere di
più, ma handicappati nel corpo
o nella mente. E per far fronte
a questo cambiamento, anche
le strutture che ci diamo devono mutare. Ma c’è un’altra ragione che non è detta forse a
sufficienza e che è importante
quanto le altre: questa casa è
per noi e per coloro che amiamo. Non è vero — non è sempre vero — che chi porta un
genitore o un parente all’Asilo
lo fa per disfarsi di un fardello.
Vi sono situazioni, e se ne incontrano sempre di più, in cui una
struttura come l’Asilo è la sola possibilità di una vita serena
per un anziano. Per questi motivi la casa è nostra, di tutti. E
per questo non abbiamo paura
di chiedere soldi a tutti: è im
servizio alla Valle.
La risposta che fino ad oggi
abbiamo ricevuto è certo incoraggiante: le Chiese valdesi delle Valli Chisone e Germanasca
hanno già versato circa mezzo
miliardo, un altro centinaio di
milioni è venuto da ditte, privati ed enti del circondario. Sono cifre importanti, ma ancora
molto lavoro resta da fare.
Il costo globale dell’opera si
aggirerà infatti intorno ai quattro miliardi. Questa cifra, lontana dai preventivi di due anni fa
(allora si parlava di tre miliardi), è il frutto di leggi recenti
quali Tantincendio e di incertezze burocratiche e nasce anche dal fatto che, senza cercare
né lusso né sprechi, non abbiamo voluto costrmre ima casa
che appena nata fosse già inadeguata. Abbiamo voluto che il
nuovo Asilo, come il vecchio,
potesse « campare cent’anni ».
Naturalmente nel nostre sforzo finanziario riceveremo un valido aiuto dalle Chiese sorelle
all’ester'o, in special modo della
Germania, che hanno promesso
circa un miliardo e mezzo. Ma
noi non possiamo sempre e solo
sperare nell’aiuto dall’estero.
Noi potremo chiedere aiuto soltanto quando avremo fatto tutto il possibile con le nostre forze. Perché gli anziani dell’Asilo
sono i nostri anziani.
Paolo Rlbet
COLLEGIO
IV CIRCUITO
Ospiti illustri Nuovi predicatori
TORRE PELLICE — Due gra
dite visite al Collegio, negli ultimi giorni.
Anzitutto quella del prof. Alessandro Galante Garrone, che
ha parlato agli allievi dell’ultimo anno del Liceo Classico e
Linguistico: un discorso informale, che ha spaziato dal terrorismo al Consiglio Superiore
della Magistratura, dalla Resistenza all’insegnamento dell’educazione civica nelle scuole italiane, ma un discorso pieno di
vita vissuta, da cui sono trasparsi gli ideali, ma anche le
amarezze dell’oratore, le delusioni del presente e le speranze
per il futuro.
Una pagina vivente di storia
contemporanea che rimarrà impressa nella mente degli allievi
più di tante letture sui libri di
testo.
Mercoledì 22 il pastore Donald
Fox, della comunità inglese di
Torino, ha tenuto una conferenza in lingua a due classi del
Linguistico sul tema: la prima
traduzione in inglese della Bibbia per mano di William Tyndale. Questi iniziò la sua opera nel
1523; ma un proclama reale del
1530 ne condannò la traduzione.
Tyndale veniva perciò processato e giustiziato. La Bibbia era
comunque pubblicata nel 1540:
segno che ormai la rottura tra
la Chiesa Inglese e quella di
Roma stava consumandosi.
Ringraziamo il past. Fox per
la sua esposizione. Gli allievi
hanno vivamente apprezzato il
suo vivace e chiaro « American »!
TORINO — La prima delle
due assemblee annuali del IV
Circuito è stata ospitata dalla
chiesa di Torino sabato 25 ottobre con partecipazione « fluttuante » nell’arco della giornata. Si segnalano questi punti:
— Giovani: al mattino si è
riservato ampio spazio al Progetto/Torino che ha informato
sul suo collegamento con i giovani valdesi e battisti. Si cerca
di formare una Giunta regionale interconfessionale; si cercano anche contatti con le valli
valdesi e (almeno con scambio
di notizie) con il ben più lontano polo della Sicilia. Da tempo
il Progetto/Torino ha chiesto
alle chiese di essere direttamente interessate mediante un loro
rappresentante espressamente
incaricato, e l’assemblea toma
ad invitare le « renitenti » a soddisfare tale richiesta. In questo
piano deiraggregazionei si inscrive ancora un convegno di tre
giorni ad Agape in dicembre,
che si aggiunge a quelli indetti
in precedenza. Il Progetto/Torino cura inoltre un’indagine sul
catechismo, incontrandosi qualche volta con i catechisti stessi.
— Apartheid : il Circuito se
ne occuperà nella sua prossima
assemblea in modo più ampio
di quanto fatto prima; intanto
chiede alle chiese di tener desta la loro attenzione mediante
preghiere, predicazioni, notizie
e iniziative pratiche, affiancate
da una domenica apposita dedicata a questa situazione antievangelica.
— Predicatori locali: essi sono invitati con gioia ad unirsi
ai pastori nei tre interi sabati
dedicati ad alcuni testi: di Spener sul pietismo; di Boesak sul
razzismo; di Barth sulla predicazione; di Girardet sulla liturgia. Due nuovi predicatori locali sono stati ufficialmente riconosciuti dall’assemblea, avendo
completato la loro preparazione: sono due sorelle di Ivrea
per le quali va la riconoscenza
al Signore della chiesa, ai pastori che le hanno preparate per
quattro anni, e ad esse stesse
che, insieme con altri, si sono
impegnate in questo prezioso
servizio.
In negativo l’assemblea segnala invece che nonostante le date
degli incontri di Circuito vengano comunicate a tutti gli organismi interessati con larghissimo anticipo (sei mesi prima),
ogni volta si registra la concomitanza di sopravvenuti altri
impegni ecclesiastici che causano spiacevoli assenze ; e prega
i suddetti organismi di non ridurre il Circuito a semplice presenza cartacea nei Regolamenti,
tanto più che esso è già in parte visto come una sovrastruttura.
Renzo Tiirinetto
PRAMOLLO — Il 19 ottobre
ha avuto luogo a Ruata un incontro giovanile organizzato dalle
chiese del 2° circuito. Il culto è
stato preparato dai giovani, con
la predicazione del pastore Luciano Deodato, sul tema: « Contro l’apartheid, un impegno per
la pace e la giustizia ». Li ringraziamo per la loro partecipazione
e per averci aiutati a capire meglio quel problema e anche le nostre responsabilità.
• Domenica 9 novembre, nel
corso del culto, si terrà l’assemblea di chiesa per l’esame dei lavori della Conferenza Distrettuale e del Sinodo.
Nozze d’oro
POMARETTO — Gli auguri di
tutta la chiesa a Adele ed Emanuele Bertalot, in occasione del
50° anniversario del loro matrimonio. Ohe il Signore continui a
guidarli sul loro cammino e a
benedirli!
• Con la prima domenica di
novembre, i culti domenicali si
tengono non nel Tempio, ma nel
Teatro del Convitto. L'ambiente
più raccolto permette non solo
di risparmiare sulle spese di riscaldamento, ma anche di avere
delle assemblee con una maggior
partecipazione. Il culto si tèrrà
nel Teatro per tutto il periodo
invernale, fino a Pasqua, con
esclusione ovviamente di culti in
cui si prevede una grande partecipazione di persone, come per
es. Natale e il 17 febbraio.
Scuole di quartiere
ANGROGNA — Nelle riunioni
quartierali della prossima settimana (il 10 al Capoluogo, l’il al
Martel, il 12 al Prassuit-Verné, il
13 agli Odins-Bertot, sempre alle
ore 20), verrà presentato un progetto di massima sulla valorizzazione culturale delle scuolette di
quartiere.
Ristrutturazione
degli stabili
TORRE PE1Ì.ICE — Con l’intento di preparare un programma di intervento per gli stabili
della chiesa che necessitano di
ristrutturazione, il Concistoro
ha convocato due Assemblee di
chiesa. La prima avrà luogo domenica 9 dopo il culto e sarà dedicata ad una informazione dettagliata sulla situazione. La seconda è convocata per domenica 23 alle ore 16: sarà in quella
occasione che verrà decisa la
programmazione per i prossimi
cinque anni.
• L’Unione Femminile si riunisce domenica 9 alle ore 15 : sarà ospite il pastore Lucilla Peyrot.
• Nel tempio del Ciabas a fine
settembre si sono uniti in matrimonio Valter Michelin Salomon e Norma Benecchio. La
comunità rivolge agli sposi gli
auguri di una vita benedetta dal
Signore.
Lutto
VILLAR PELLICE — Ci ha
lasciato il fratello Pascal Umberto deceduto all’età di 93 anni; egli era il decano degli uomini della nostra comunità e
molto conosciuto nella Val Pel
lice. Alla anziana compagna, alle figlie, ai figli ed a tutti i familiari rinnoviamo la nostr;;
fraterna solidarietà.
Riunioni quartierali
SAN SECONDO — Domenica
19 ottobre abbiamo avuto la
gioia di avere in mezzo a noi fi
prof. Bruno Corsani che ha presieduto il culto e rivolto un caloroso messaggio. Lo ringraziamo ancora.
Le riunioni quartierali nel mese di novembre avranno luogo ;
il 5, Combe; il 7, Brusiti; il 12,
erotta; il 14, Prese; il 19,
ma; il 21, Centro; il 26, Cavorctto; il 28, Barbé.
« L’il ottobre il Signore ha
chiamato a Sé Emilio Ferrerò.
Ai familiari esprimiamo ancora
la nostra simpatia cristiana.
Calendario
Lunedì 10 novembre
□ INCONTRO
PASTORALE
TORRE PELLICE — Alle ore 9,15
presso la Casa Unionista si tiene
l'incontro pastorale del I Distretto.
Meditazione a cura di K. Langeneck.
Tema dell'incontro: « L'etica », introdotto da E. Tomassone.
□ CONVEGNO
CATECHISTI
TORRE PELLICE — Presso la Casa
Valdese con inizio alle ore 14.30 si
tiene il convegno dei catechisti del
I Distretto. Aldo Rutigllano e Claudio
Pasquet introducono il tema: « Calendario di catechismo; l'insegnamento
dell'Antico Testamento »,
NOVITÀ’ .
Nella « Piccola Collana Moderna » è uscito il n. 49:
JURGEN EBACH
L'eredità della violenza
La « guerra santa » nella Bibbia e la violenza di oggi
pp. 180, L. 7.900
Una rifiessione biblico-teologica sulla pace, la guerra, la violenza e le sue radici profonde. Vengono riesaminati i testi
biblici relativi alla « guerra santa » e la violenza in genere.
Quindi viene ricostruita la storia degli effetti che una interpretazione errata della « guerra santa » ha prodotto, dalle
« Crociate » a Lutero, alla « teologia della guerra » del 19141918 ed al recente terrorismo in Europa. L’Autore cerca poi di
trovare nel quotidiano delle forme concrete di prassi alternativa che superino la società della violenza.
CLAUDIANA EDITRICE, V. Pr. Tommaso 1, 10125 TORINO
c.c.p. 20780102
5
7 novembre 1986
vita delle chiese 5
tTINERARIO NELLE TRE VENEZIE
DALL’ASSEMBLEA DEL XII CIRCUITO
Vicenza
In un incontro tra membri di chiesa si discute della storia
e dell’attualità del metodismo.
mo ha finito col prevalere.
Nella comunità si tengono studi
biblici anche di carattere interconfessionale. Padova infatti,
sotto il profilo ecumenico, è una
città vivace.
Presenza metodista nelle
roccaforti del cattolicesimo
Padova e Vicenza: le prospettive di due chiese che da ormai più di
un secolo partecipano attivamente alla vita delle rispettive città
La romana « Patavium », oggi, è il principale “polo di servizi” del Veneto. Il tasso di disoccupazione sfiora Z’11%, di cui il
53% sono giovani. L’unico settore in crescita è l’artigianato;
la tenuta industriale è messa in
forse da una crescita disorganica, s;:ar sámente programmata,
che crea benessere (nel Veneto
gli investimenti sono mediamente maggiori rispetto alle medie nazionali), accanto ad un uso
indisc-'a limato del territorio e.
della città. Come coniugare la
crescita economica con la qualità dei LO sviluppo? « Si tratta rii
assunirre nuovi riferimenti quali
l’occupazione giovanile, garantire
pari opportunità alle donne —
mi dice Maddalena Costabel, ex
sindaco a Felónica Po, insegnante, moglie del pastore locale, attiva nella comunità — e procedere verso un’industria ecologicameme più pulita, assicurare una
più ctlicace integrazione del sistema produttivo abbassandone i
costi esterni ». La “mens politica”
di chi per anni si è occupato di
problemi concreti di amministrazione ripropone, in termini sociologici e non mitici, l’analisi di un
Comune estremamente complesso, che raggruppa 400.000 abitanti nella sua area urbana.
La Padova universitaria, quella perbenista cattolica e quella
del proletariato non s’incontrqno
mai: questa r un'altra cosa che
colpisce chi osserva questa città,
cuore della cultura universitaria
catiolica. Dall’industria del “Santo” [la supposta potenza taumaturgica di Sant’Antonio con in
braccio Gesù Bambino non conosce crisi) ai nuovi settori del cattolicesimo che rifiuta V arroccamento integralistico, esiste una
svarioiissima gamma di posizioni. La fase del terrorismo appare
ormai lontana. La cultura della
pace sembra offrire, nella regione più militarizzata d’Italia, un
terreno d’incontro per le forze
più vive. E in questa nuova ricerca d’identità c’è spazio anche
per la chiesa metodista del centralissimo Corso Milano.
Nella storia del metodismo italiano, Padova occupa un posto di
rilievo poiché qui si tenne, nel
1868, la prima Conferenza di
quella che diverrà la Chiesa
Evangelica Metodista d’Italia.
« La comunità metodista — mi
dice Fiorenza Panzera, insegnante alle superiori — è certamente
conosciuta e stimata, ma la gente non approda volentieri a questo atollo protestante nel mare
cattolico. Venire qui significa fare una scelta difficile, controcorrente ».
Il gruppo femminile della comunità è molto attivo, aperto.
Olga Bragaglia, che lo presiede,
ricorda le conferenze, i dibattiti
che il gruppo organizza con cadenza mensile: dai temi su scienza e fede all’impegno per la pace.
Durante la settimana, per qualche ora, il tempio viene aperto.
Chi entra? Qualche passante curioso, qualche donna anziana che
scambia il tempio per una chiesa
cattolica. « A volte inizia proprio
così un dialogo —, dice Bruno
Costabel, pastore da poco più di
un anno a Padova — un contatto
e in questo senso siamo continuamente sollecitati a dire o a
spiegare chi sono e cosa vogliono
i protestanti ». Periodicamente,
nei locali della comunità, si svolge la seduta dell'assistenza pastorale agli omosessuali credenti.
All'inizio tante chiacchiere, quasi
uno scandalo, poi il senso di libertà e di rispetto per il prossi
Sulla strada
deH’Etiope
Vicenza
Non lontano da Padova, a Vicenza, esiste un’altra chiesa metodista in cui, nel lontano 1850,
operò il pastore Cesare De Michelis, nonno dell’attuale ministro del lavoro. Lo scrittore Goffredo Parise, nel suo libro « Il
prete bello », scrive del quartiere
popolare « Le Barche », dove oggi ancora si affaccia la chiesa metodista di « Cristo Re » (’si chiama così in polemica con il marianesimo della chiesa di Roma’,
precisa un anziano membro di
chiesa). Pare che il primo colportore che entrò in Porta Pia venisse da queste parti; anche Fogazzaro in un suo romanzo parla
di un certo «Carnesecca», colportore di origine vicentina.
I vecchi nietodisti avevano in
casa il ritratto di Gesù socialista;
alla vigilia della I guerra mondiale i metodisti di Vicenza furono
duramente attaccati dalla stampa cattolica perché, anziché sostenere l’Italia in guerra, perdevano tempo « ad evangelizzare in
lungo e in largo». Tra alterne
vicende, che sarebbe troppo lungo raccontare, la comunità metodista di Vicènzà, che possiede uno
stupendo edifìcio (da restaurare)
nel cuore della città antica, raccoglie oggi una quarantina di
persone, particolarmente attive.
« Bisognerebbe riallacciare i fili
con le vecchie famiglie evangeliche che si sono un po’ perse e
riscoprire — dice un membro di
chiesa — lo spirito dell’evangelizzazione ». Anche qui si colgono
vaste possibilità di dialogo, di incontro con una città viva, che ha
dentro di sé un’antica e “titolata"
chiesa protestante.
Alla sera, dopo un incontro vivacissimo sulla storia della comunità (peccato che quasi tutto
l’archivio sia stato distrutto dai
tedeschi nella seconda guerra
mondiale), ci incontriamo sulla
collina che domina Vicenza per
un’ agape generosa, organizzata
da un membro di chiesa. E il futurq? « Rimanere una presenza
significativa che si confronta con
la città e con l’Evangelo — dice
Giorgio Brunello — senza avere
complessi d’inferiorità per il fatto d’essere pochi ».
E’ passato più d’un secolo da
quando la chiesa metodista in
Veneto contava 16 locali di culto,
24 predicatori, 179 scuole domenicali, 592 allievi nei corsi d’istruzione scolastica organizzati dalla
chiesa. « Siamo parte della storia della città e della Regione; —
precisa una giovane signorina
che presiede il Consiglio di Chiesa — dobbiamo guardare avanti
senza dimenticare ciò che i nostri padri hanno costruito in questa città ».
Giuseppe Platone
(Secondo di una serie
di quattro articoli).
« Filippo capì quello che doveva fare quando fu messo sulla
strada dell’Etiope (Atti 8: 26-40).
L’evangelizzazione non nasce da
un programma fatto a tavolino,
ma sgorga dalla domanda dell’uomo nostro contemporaneo ».
Con queste parole il past. D.
Cappella ha dato decisamente il
tono giusto alla seconda parte
dei lavori dell’Assemblea del XII
Circuito svoltasi a Vasto, nei
nuovi locali della Chiesa Valdese, il 19 ottobre 1986. Fino a quel
momento l’Assemblea aveva
ascoltato la relazione della Commissione di Evangelizzazione nella quale non venivano indicate
alle chiese particolari strategie
o interventi, ma si lasciavano libere di studiare, di volta in volta, i modi più appropriati per fare evangelizzazione. Erano seguiti interventi che richiamavano le
chiese alla loro ragion d’essere:
la proclamazione deU’Evangelo.
Questi richiami erano fatti però
in un tono rm po’ troppo pessimistico e autoflagellante per cui
sembrava ohe i credenti (sempre
gli stessi come le « vacche del
ministro »), non avessero recepito la tragicità del « Guai a me »
di Paolo. Una sorella, saggiamente, ci riportava ad una sana
sobrietà evangelica: saremo sempre dei servi disutili, ma facciamo attenzione a non essere disperati e schiacciati dal nostro
peccato, sì da non vedere lo Spirito Santo all’opera in mezzo a
noi.
Era una ventata di speranza e
di fiducia!
Il nostro più grande sforzo oggi, e al tempo stesso travaglio
quotidiano, è quello di imparare
a porre di nuovo l’uomo davanti
alla situazione che causò, allora,
il « che debbo fare per essere
salvato? », naturalmente ritraducendo questo grido in termini
comprensibili.
Venivano presentate due oroposte di altrettanti ordini del
giorno: la prima di condanna
contro la crociata antiabortista
condotta nella scuola abruzzese
dai Cappuccini dell’« Armata
Bianca » (un filmato, « Il grido silénzioso », del filone ’horror’, proiettato durante l’ora di insegnamento di religione cattolica) che
conteneva anche l’affermazione
che la vita e la protezione di essa
sono un dono di Dio; l’altra di
solidarietà a quattro pacifisti dell’area evangelica di l’escara che
dovranno comparire in un processo per avere « turbato » un
rito religioso a carattere nazionale dei cappellani militari a Capestrano (AQ).
Vedendo il calore e l’unanimità cori i quali venivano accolte le due proposte, mi ritornava
alla mente il nostro fratello Filippo che era stato messo in
movimento dalle esigenze del
funzionario regio. Anche a noi,
forse, lo Spirito di Dio aveva
indicato la via da seguire facendoci cogliere le occasioni nelle quali l’Etiope di oggi aspira
ad una vita che sia degna di tale
nome.
Particolarmente gradita la presenza del past. B. Edzavé, insieme alla Signora, che ha predicato sul Sai. 24 e ci ha dato notizie sulla Gevaa e sul suo ministero a Roma.
Il Consiglio è stato ridimensionato (da 5 a 3 membri per
ragioni di collegamento) e rinnovato: confermata Gianna Sciclone, sovr.; Isolina Di Giorgio
e Domenico Cappella, membri.
Enns Mannelli
CORRISPONDENZE
Insediamento del pastore
GENOVA — Il 5 ottobre 1986,
Letizia Tpmassone è stata insediata quale pastore delle chiese
di Sestri e di Sampierdarena.
Presenti ai due culti numerosi
membri delle chiese di Savona e
Imperia, oltre al sovrintendente
del 5° circuito Giorgio Castelli
che ha predicato ricordando la
importanza dei doni che i vari
fratelli portano in seno alla comunità.
Letizia vive in Liguria ormai
da molti anni; non era necessaria quindi troppa ufficialità: insieme è stato chiesto al Signore
di poter lavorare proficuamente
al Suo servizio per gli anni futuri.
Le due comunità si sono riunite a Sestri per l’agape alla quale era presente anche im gruppo
di fratelli delle Chiese battiste
genovesi. Il pomeriggio è trascorso lietamente tra messaggi
e parole d’augurio.
rito ed ha vissuto la sua fede
con gioia e coerenza fino in fondo. Al fianco del marito ha affrontato con serenità l’opposizione e le angherie di un ambiente dalla mentalità cattolica
ristretta, negli anni in cui nasceva e si affermava in questa
città la piccola comunità evangelica.
Era molto amata da tante
persone; tutti ricordiamo il suo
sorriso affettuoso, la sua testimonianza a Cristo semplice e,
limiinosa. Di lei possiamo dire:
che ha combattuto il buon combattimento ed ha serbata la fede fino al momento in cui è entrata nella pace del Signore. Ai
figli e a tutti i suoi familiari
vanno la nostra simpatia e solidarietà.
Ricordo
AGRIGENTO — Il 17 ottobre
è venuta a mancare alla nostra
comunità la sorella Sebastiana
Fasulo nata Giandalia, all’età
di 90 anni. Proveniente dal cattolicesimo, si era sposata nel
1929 con Calogero Pasulo, uomo di profonda fede evangelica
e fondatore, insieme ad Augusto
Sciascia, della comunità valdese di Agrigento.
Sebastiana Fasulo ha conosciuto il Vangelo tramite il ma
NOVITA’
Nella collana « Sola Scrìptura » esce il n. 12:
HELMUT GOLLWITZER
Liberazione e solidarietà
INTRODUZIONE ALLA TEOLOGIA EVANGELICA
8°, pp. 192, L. 15.000 (trad. di Gino Conte)
La LIBERAZIONE — lo straordinario dono che Dio ci fa
nell’Evàngelo — non può limitarsi alla sfera individuale, ma
deve condurci ad ima piena solidarietà fra tutti gli uomini.
L’ultimò « corso » universitario tenuto da Gollwitzer a Berlino che è anche un grido d’allarme e di denuncia contro
« l’inconcepibile cecità con la quale i detentori del potere
nello Stato, nella società, nell’economia trascurano gli avvertimenti (...) pur trovandosi davanti a una minaccia di gravità
eccezionale che noi uomini facciamo incombere sull’esistenza stessa dell’umanità (...). Assomigliamo tutti a quella padrona di casa pompeiana, in una vignetta dell’umorista G.
Novello, la quale la mattina prima dell’eruzione del Vesuvio,
fa spolverare a fondo tutti i suoi ninnoli dalle sue serve ».
CLAUDIANA EDITRICE, V. Pr. Tommaso 1, 10125 TORINO
c.c.p. 20780102
6
^ prospettive bìbliche
7 novembre 1986
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
LA NATURA
CI E’ AFFIDATA
« L'Eterno Iddio prese dunque
l’uomo e lo pose nel giardino d’Eden
perché lo lavorasse e lo custodisse »
(Genesi 2: 15)
Dopo che Dio ebbe colmato la
terra di beni e di bellezza,
preparò quindi il giardino
deU’Eden; volle fame la dimora e la residenza regale dell’uomo
al quale aveva affidato il dominio su
tutti gli animali. Egli pone dunque
l’uomo in questo giardino come in
una cittadella e in un tempio. Era
libero di uscirne, di circolare quanto voleva e di divertirsi con gli animali dovunque, su tutta la terra,
dove la fertilità e la piacevolezza
erano altrettanto grandi.
Un duplice compito
E’ un duplice compito, dimque,
quello che Dio affida ad Adamo; lavorerà, cioè coltiverà questo giardino, e lo proteggerà, ne sarà il guardiano. Di questo mandato rimangono alcune vestigia e le due attività
restano congiunte: non soltanto la
terra dev’essere coltivata, ma le
piantagioni devono essere protette.
Entrambi questi compiti non sono
più quello che erano. Tanto l’agricoltura quanto la difesa di questo
lavoro sono esposti oggi a ogni sorta di pericoli e di miseria. Il perché,
lo si illustrerà ampiamente più avanti, al cap. 3. Là vedremo come il lavoro di questa terra è stato svilito
e completamente sconvolto; quante
spine, quanta fatica, quanti sforzi e
quante inquietudini per allevare i
nostri figli!
Se invece Adamo fosse rimasto
nello stato d’innocenza, avrebbe coltivato la terra non soltanto senza fatica, ma anzi sarebbe stato per lui
un gioco e un godimento senza pari.
Alla nascita, i figli non sarebbero dipesi cosi a lungo dal latte materno,
ma forse, come i pulcini, avrebbero
potuto muoversi senza aspettare,
Nei « giorni » in cui ricordiamo la Riforma., può essere di vivo interesse vedere come i Riformatori si sono avvicinati ad un testo biblico,
lo hanno commentato (e sappisimo che questo è stato l’aspetto fondamentale della loro lunga fatica). Vediamo oggi come, nei loro commentari sul libro della Genesi, Lutero e Calvino hanno spiegato un testo del
racconto della creazione; notiamo come, specie in Lutero, il commento
è segnato dalle condizioni di vita dell’epoca.
a cura di GINO CONTE
cercando da sé il proprio cibo. E voi
sapete a che punto la condizione del
neonato è precaria, oggigiorno.
Quanto al nostro cibo, non solo
esso non è diverso da quello degli
animali, ma gli uomini se lo rubano
perfidamente a vicenda. Hanno bisogno di muri, di siepi e di altre
protezioni, che per altro non sono
che un riparo derisorio per ciò che
essi hanno prodotto a prezzo di tanta fatica.
Una situazione
drasticamente degradata
Constatiamo così a che punto è
deleterio il peccato originale. Peccando, l’uomo è decaduto spiritualmente, ma il suo castigo è anche
corporale. Persino nella condizione
miserabile che è oggi la nostra, sappiamo che per chi possiede un bel
giardino, coltivarlo non è un peso,
anzi, ci si dà con piacere. Quale perfezione, dunque, nel giardino del paradiso e nello stato primordiale di
innocenza!
Non è inutile sottolineare, a questò punto, che l’uomo non è stato
creato per essere inattivo ma per lavorare: così era nello stato d’innocenza. E’ dunque giusto condannare lo stato d’inattività dei monaci e
delle monache [n.d.t.: la critica che
Lutero, come gli altri Riformatori,
muove alla condizione monastica,
non ha qui il suo vero punto di forza; forse in parte vera a quell'epoca, la critica di inattivo parassitismo
— specie per gli ordini 'mendicanti'
— non coglierebbe infatti la gene
ralità del fenomeno monastico; in
realtà la critica dei Riformatori si
rivolge proprio al fatto stesso che
si voglia istituire uno 'stato' umano
e cristiano particolare, che rappresenterebbe una condizione cristiana
di particolare perfezione, e in questo i valdesi primitivi avevano già
visto abbastanza chiaro'].
Alcuni interpreti spiegano questo
testo dicendo che era Dio che doveva coltivare e proteggere [il giardino di Eden]. Ma qui non si parla che
di un lavoro e di una protezione
umani; poco dopo, infatti, si dice
che Caino fu agricoltore e i libri di
Giobbe e dell’Ecclesiaste [Eccl. 5: 9]
chiamano i re « coltivatori della terra », non soltanto per lavorarla ma
per salvaguardarla. In ogni caso, come ho detto, se oggi queste non sono parole gradevoli, a quei tempi,
invece, il lavoro e la protezione erano come un gioco e vi si trovava il
più grande piacere.
Martin Lutero
A questo punto Mosè aggiunge
che la terra fu affidata all’uomo a condizione che si
impegnasse a coltivarla. Ne
consegue che gli uomini sono stati
creati per impegnarsi a fare qualcosa e non per restarsene pigri e inattivi. E’ vero che questo lavoro era
lieto e piacevole, privo di qualsiasi
difficoltà e noia. Tuttavia, volendo
che l’uomo s’impegnasse a coltivare
la terra, Dio ha condannato nella
sua persona l’inattività e la leggerezza. Non c’è quindi nulla che sia
più contrario all’ordine della nai Lira, che il consumare la propria vita
nel bere, nel mangiare e nel donuire, senza preoccuparsi di ciò che faremo. ^
Non in possesso,
ma in affidamento
Mosè aggiunge che Adamo fu ■ ostituito guardiano di questo giardino, per mostrare che possediamo
ciò che Dio ci ha messo nelle mani,
a condizione che ci accontentiamo
di usarne in modo sobrio e moderato, conservando il resto. Colui che
possiede un campo ne riceva il frutto annuale in modo tale da non permettere che il fondo si deteriori per
negligenza; ma anzi si prenda cura
di trasmetterlo a coloro che verranno dopo di lui altrettanto ben coltivato, e anche meglio, di come l’ha
ricevuto. Viva dei frutti, in modo
da non sciupare nulla con eccessi e
da non lasciare che nulla si corrompa o perisca per negligenza.
Affinché si realizzi fra noi questo
risparmio e vi sia una tale diligenza
nel conservare i beni dei quali Dio
ci ha dato il godimento, ciascuno
pensi che è l’economo di Dio in tutto ciò che possiede. Così non gli capiterà di comportarsi in modo dissoluto né di corrompere, abusandone, ciò che Dio ha voluto che fosse
protetto e conservato.
Giovanni Calvino
Il testo di Lutero è tratto dal suo Commentario alla Genesi, nell’edizione francese delle Oeuvres de M. Luther (voi.
XVII), quello di Calvino dal suo Commentario alla Genesi nel primo volume
dei suoi Commentaires sur l’Ancien et le
Nouveau Testament, l’uno e l’altro pubblicati dall’editore ginevrino Labor et Fi;
des. Il commento di Lutero alla Genesi
è la sua ultima grande fatica esegetica
(154345), che il Riformatore concludeva
così : « Ecco dunque questo buon libro
della Genesi. Voglia Iddio che dopo di
me lo si spieghi meglio ». Il commento
di Calvino è del 1554, dedicato a Enrico
di Navarra, per il quale, allora, Parigi
non valeva ancora una messa.
7
7 novembre 1986
obiettivo aperto 7
DOCUMENTO DEL CONSIGLIO ECUMENICO DELLE CHIESE
LA.I.D.S.: COSA POSSIAMO FARE,
OLTRE ALLA RICERCA MEDICA
L’AIDS — la sindrome da immunodeficienza acquisita — rischia di diventare negli Stati
Uniii una « catastrofe nazionale » se non si provvederà tempesiivamente ad arginare la sua
diff usione. Se non verranno prese misure preventive adeguate,
alla fine degli anni '80 morranno
a causa dell’AIDS 50.000 persone l’anno.
<-■ L.e chiese non devono occuparci di questo », si sente spesso
dire. Altri — i piu fondamentalisti — vedono nell’.AIDS quasi
un castigo di Dio per comportamenti sessuali che vengono giudicati peccaminosi.
il comitato esecutivo del Consi sjio Ecumenico delle Chiese,
che si è riunito recentemente
(dal 15 al 19 settembre) a Reykjavik ha invece elaborato, sulla
base del lavoro predisposto da
un colloquio appositamente
convocato sulla materia, il testo
che qui pubblichiamo.
Secondo i rapporti della Organizzazione Mondiale della Sanità (O.
M S.) il virus dell’AIDS è diffuso^ in
tin ii i continenti. Colpisce uomini,
donne, ragazzi senza distinzione di
condizione sociale o di livello economico. Il numero delle persone
colpite aumenta in ragione geometrica e raddoppia ogni 10-14 mesi.
Oggi gli affetti da AIDS sono stimati in tutto il mondo nel numero di
30.000 (24.000 negli Stati Uniti, 2.600
in Europa e 1.000 in Africa).
E’ una cifra senza dubbio inferiore alla realtà perché molti paesi non
sono in grado di fomiré dati completi. Il numero delle persone colpite, che non presentano i sintomi clinici della malattia (cioè coloro che
vengono definiti i « portatori sani »
di ,4IDS), è sconosciuto ma potrebbe arrivare a qualche milione. In
Africa la malattia colpisce soprattutto le persone eterosessuali; in Europa, in America del Nord e in Oceania colpisce soprattutto gli omosessuali maschi e i consumatori di droghe assunte attraverso iniezioni endovenose.
La mortalità è elevata: 75% dopo
un anno dalla diagnosi, e 100% dopo tre anni. Non è ancora stato trovato alcun trattamento efficace e la
speranza di realizzare un vaccino è
ancora molto incerta. Al momento
attuale solo le misure preventive
possono permettere di arginare l’epidemia.
Le chiese, comunità
portatrici di guarigione
I partecipanti al colloquio hanno
così definito i fondamenti teologici
del ministero della guarigione: « Nel
ministero della vita e della morte,
noi incontriamo Dio; quest’incontro
suscita la fiducia e la speranza, la
paura rispettosa e non la paralisi e
l’immobilismo. A coloro che non
Il virus HTLV III
responsabile dell'AIDS.
La ricerca medica
non è ancora riuscita
ad individuare il vaccino.
possiamo guarire, possiamo portare il nostro sostegno e la nostra solidarietà: ”Ho avuto fame... sete...
ero straniero... nudo... malato... in
prigione... e voi mi avete dato da
mangiare e da bere... mi avete accolto... vestito... visitato” » (Matteo 25).
L’urgenza del problema dell’AIDS
ci interpella ad essere Chiesa negli
atti e nella verità, ad essere una comunità che reca la guarigione.
L’AIDS è un problema che divide
e chiede alle chiese di aprire il loro
cuore, di pentirsi per la loro passività e per il loro rigido moralismo.
L’AIDS non conosce alcuna barriera — né di razza, né di classe, né di
sesso, né di tendenza sessuale, né di
costume sessuale, e mette in discussione le nostre paure e le nostre pratiche di esclusione. La comunità che
porta la guarigione ha essa stessa
bisogno della guarigione e del perdono del Cristo.
I partecipanti al colloquio invitano le chiese ad assumere misure concrete nei seguenti ambiti:
1 - Pastorale
II popolo di Dio è chiamato ad
essere la famiglia che circonda e sostiene i malati vittime dell’AIDS e
coloro che in un modo o in un altro
vivono a contatto con questa malattia, prendendosi cura del fratello,
della sorella o del ragazzo senza erigere .barriere, senza escludere, senza esséife ostili o respingere. La morte è un mistero. Quando siamo confrontati con essa, la collera e l’impotenza si impadroniscono di noi.
Dobbiamo riconoscere questa impotenza e non negarla. Questo approccio riveste un significato particolare
quando esercitiamo il ministero
presso le persone colpite dall’AIDS.
Queste ultime esercitano anch’esse il
loro ministero nei nostri confronti
quando approfondiamo insieme la
nostra comprensione della morte alla luce della morte e della resurre
La cartina
illustra
la possibile
origine e
propagazione
dell’AIDS.
I casi di AIDS
si propagano
in misura
geometrica.
Occorre
assumere
concrete
misure di
prevenzione
per evitare
che l'AIDS
diventi il
«male del 2000».
llMI
zione del Cristo.
2 - Educazione preventiva
Al fine di informare il pubblico
con notizie sulla malattia invitiamo
le chiese a partecipare attivamente ai
programmi di educazione preventiva affiancando i medici, gli igienisti, gli specialisti in materia, le istituzioni pubbliche della sanità e, dove questo è possibile, i centri sociali e comunitari. Chiediamo alle chiese di utilizzare i servizi dell’QMS per
quest’opera di informazione.
L’AIDS può essere prevenuto. La
società deve disporre dei mezzi necessari. Dovranno essere predisposte le misure che possano essere utilizzate da tutti — portatori, malati,
gruppi a rischio — e dalla popolazione in generale, perché esistono
in questa numerosi portatori non
identificati. La prevenzione richiede egualmente a ciascuno di adottare modi di comportamento responsabili e un miglioramento dell’ambiente e delle condizioni socioeconomiche in molte parti del mondo.
3 - Ministero sociale
Vista la grande diversità delle valutazioni che esistono a proposito
di alcune delle questioni legate all’AIDS, le chiese membro del Consiglio Ecumenico delle Chiese dovranno situare rigorosamente la loro
azione nel contesto che è, loro proprio. Tuttavia affermiamo alcuni valori condivisi e in particolare:
a) La libera circolazione in ogni
paese e all’estero dei dati medici
sulla malattia e di tutte le informazioni destinate a sensibilizzare
l'opinione pubblica.
b) La libertà di proseguire le ricerche sulla malattia.
c) La libera informazione sulla
malattia ai malati, alle loro famiglie e ai loro partners.
d) Il diritto di tutti alle cure
mediche e al sostegno pastorale
L’AIDS
SECONDO L’OMS
Si pone diagnosi di AIDS in un soggetto precedentemente sano, di età compresa tra 28 e 60 anni, che presenta insieme i criteri A e B;
A. assenza di cause note di immunosoppressione, come neoplasie, insufficienza renale o terapia corticosteroidea:
6. presenza di malattie indicative di depressione dell'immunità cellulare, tra cui;
1) sarcoma di Kaposi
2) linfoma primario limitato al sistema
nervoso centrale
3) meningite, encefalite o polmonite da:
Pneumocystis; Toxoplasma; Cytomegalovirus; Cryptococcus; Aspergillus,
Nocardia; Candida; Strongyloides; Zygomycetes
4) esofagite da Herpes simplex, Candida
o Cytomegalovirus
5) leucoenoefalopatia progressiva multifocale
6) Herpes simplex mucocutaneo cronico
(più di 1 mesel
7) enterocolite da criptosporidiosi cronica
(più di 1 mesef
8) coccidioidomicosi, istoplasmosi, mlcobatteri atipici disseminati o dei sistema nervoso centrale.
senza distinzione di condizione
sociale e di livello economico, di
razza, di sesso, di tendenza o di
espressione sessuale.
e) Il carattere confidenziale delle cartelle cliniche delle persone
colpite dall’AIDS e dalle malattie
collegate, o dei portatori di anticorpi.
Essendo l’AIDS una epidemia generalizzata, l’azione concreta delle
chiese e di ogni cristiano non deve
indirizzarsi unicamente verso il malato che è vicino, ma anche allo straniero che si trova aU’altro capo del
mondo, attraverso una reale collaborazione su scala mondiale.
Il colloquio impegna inoltre le
chiese a combattere il reale pericolo
che esiste quando si utilizza l’AIDS
come pretesto per la discriminazione e per l’oppressione e a vigilare
perché vengano salvaguardati i diritti delle persone colpite direttamente o indirettamente dall’AIDS.
Il comitato esecutivo desidera infine portare all’attenzione delle chiese queste preoccupazioni espresse
dai membri del colloquio: « Confessare che le chiese sono state lente
a rompere il silenzio e ad agire; che
un buon numero di cristiani è pronto a giudicate e condannare chi è diventato vittima della malattia; e che
molte chiese col loro mutismo sono
responsabili della paura che si è diffusa per il mondo più rapidamente
del virus stesso.
Affermare che Dio nella sua relazione con noi è amore e misericordia e che noi siamo dunque liberati
da tutti i discorsi moralistici e semplicistici sulle persone colpite dal virus ».
(Traduzione di Giorgio Gardiol)
8
8 ecaineiiisino
7 novembre 1986
A TORRE PELLICE DAL 6 AL 10 OTTOBRE
Al lavoro per la settimana
deH'unità dei cristiani
Echi dal mondo
cristiano
a cura di Susanne Labsch
Da lunedi 6 a venerdì 10 ottobre ujs. ha lavorato presso la
Foresteria di Torre Pellice il
gruppo preparatorio alla « Settimana di preghiera per Timità
dei cristiani » del 1988. Esso era
composto da 10 persone, oltre
un’interprete e una segretaria:
6 nominate dal Consiglio Ecumenico e 4 dal Segretariato per
l’Unità dei Cristiani. A questo
gruppo si sono aggiunti due rappresentanti del « gruppo ecumenico locale », formato da valdesi e cattolici, che, durante l’anho, aveva scelto il tema e preparato tutto il mateiiale (Don
M. Polastro e M. Ayassot).
Il lavoro consisteva nell’elaborazione di otto schede per la
settimana di preghiera (ima per
ogni giorno), comprendenti un
testo biblico di base, Tindicazione di altri quattro passi biblici di supporto, un breve commento e Tind'icazione di una
« intenzione » di preghiera. Accanto alle schede si doveva preparare uno schema liturgico
per una « celebrazione ecumenica della Parola di Dio », una introduzione che spiegasse tutto il
materiale proposto, im’appendice con ulteriori preghiere e testi vari da utilizzare durante la
settimana, alcune proposte pratiche su come svolgere il lavoro
nelle varie chiese.
Il tema scelto dal gruppo ecumenico locale è stato: «L’amore scaccia via la paura », con
una riflessione sul testO' di I Giov.
4; 7-21. Questa proposta è stata
accolta dal gruppo di lavoro,
come pure tutti i testi biblici
proposti, pur con un lavoro di
approfondito esame e di revisione di tutto il materiale.
Nella presentazione del lavoro fatto dal gruppo ecumenico
locale, il pastore M. Ayassot ha
sottolineato quattro motivazioni che sono state alla base della scelta del tema:
A) Una motivazione teologica — L’Evangelo è una buona
notizia, annuncio del Regno di
Dio che si è avvicinato in Cristo agli uomini. Una delle caratteristiche di questo annuncio
del Regno è la liberazione degli uomini, liberazione in Cristo da ogni forma di schiavitù.
Ora, una delle schiavitù più evidenti del nostro tempo è la
paura. Più che mai, dunque,
dobbiamo annunciare un vangelo che sia liberazione dalla
schiavitù della paura. Dio è
amore. In Cristo Egli ha amato
il mondo e l’amore è certezza,
è chiarezza di rapporti, è conoscenza reciproca, è ascolto, dialogo, consolazione e pace. Nell’amore non c’è spazio per la
paura: è superata la solitudine,
l’angoscia, l’ansia, l’egoismo.
L’amore è il nuovo di Dio nel
nostro vecchio mondo malato.
B) Una motivazione sociologica — Molti sociologi indicano oggi fra i mali più comuni
e radicati nell’umanità la paura.
Paura per mancanza di prospettive (disoccupazione, incertezze,
fuga nella droga, ecc.); paura
del disastro nucleare ed ecologico: paura dell’altro (violenza,
fuga nell’individuale, egoismo);
paura della malattia e, più ancora, della sofferenza; paura della solitudine, ecc.
Di fronte a queste paure si
tentano risposte il più delle
volte negative: la fuga, il rinchiudersi in se stessi, la corsa
a uno svago frenetico e spesso
vuoto di ogni soddisfazione, la
ricerca dell’isola felice in maldestri salti nella magìa, nella
superstizione, o nelle più diverse forme di religiosità lontane
o stravaganti.
Anche per questo motivo l’Evangelo deU’amore di Cristo, che
ridà identità e dignità ad ogni
uomo, è oggi una parola indispensabile.
C) Una motivazione ecumenica — Fra le paure che siamo
chiamati a vincere nel nome di
Gesù Cristo e grazie al suo amore, c’è anche quella dell’isolamento, dell’orgoglio confessionale, delle nostre sicurezze, che
ci fanno comunque pensare di
avere un po’ più di verità degli altri. L’amore ci fa superare la paura del confronto, ci
spinge ad incontrarci, a conoscerci, ad ascoltarci reciprocamente come fratelli. L’amore
che vince la paura annienta anche ogni forma di preconcetto,
di pregiudizio, ci spinge a ricercare il Cristo prima che le garanzie, i puntelli, le giustificazioni delle nostre diverse teologie ed ecclesiologie. Solo al di
là di queste paure è possibile
anche pregare insieme.
D) Una motivazione di continuità — Il tema per la settimana di preghiera per Turdtà
dei cristiani per il 1986 è «Voi
mi sarete testimoni » e quello
per il 1987 è « Uniti in Cristo,
una nuova creazione ». Ora, i
credenti, ri-creati dal Cristo vivente, a lui uniti, hanno il preciso compito di rendere testimonianza di Cristo e del suo amo
re per il mondo. Questa testimonianza dell’amore è anche
vittoria contro ogni forma di
male, di egoismo, di sopruso,
contro tutto ciò che genera
paura.
Sulla base di queste motivazioni è stato elaborato il progetto delle otto schede e della
liturgia. Si è trattato di cinque
giorni di intenso lavoro in uno
spirito aperto, franco e fraterno. Una volta di più ci si è
resi conto di come un proficuo
lavoro ecumenico trovi il suo
terreno di autentico confronto
a partire dalla riflessione e dallo studio della Parola di Dio.
Una domanda rimane tuttavia
ancora aperta; tutto questo lavoro, serio, approfondito, a volte anche meticoloso, è veramente proficuo se poi rischia sul
piano locale di ridursi a ima
settimana di preghiera in cui le
espressioni delTincontro ecumenico si fermano a livello di celebrazioni liturgiche comuni?
E’ fondamentale che, accanto a
questo, gruppi locali continuino a lavorare con costanza a livello di studio biblico e di aperto confronto sia sui problemi
che ci uniscono che su quelli
che ci dividono.
Marco Ayassot
I 150 anni della
casa di Kaiserswerth
(epd) — Il segretario generale
del CEC, Emilio Castro, ha partecipato insieme al presidente
della RFT, von Weizsäcker, alla
celebrazione dei 15Q anni della
casa delle diaconesse a Kaiserswerth, vicino a Düsseldorf. Quest’associazione di case di diaconesse comprende 100 case in
tutto il mondo con 20.000 diaconesse e 90.000 collaboratori laici. Nel suo discorso Emilio Castro ha invitato i credenti a non
rassegnarsi davanti alle grandi
catastrofi, come l’incendio della
centrale atomica di Cernobyl,
ma a sperare.
Luterani argentini
con Leuenberg
(epd) — La Chiesa Unita Luterana dell’Argentina si è associata alla Concordia di Leuenberg che esprime il consenso
delle chiese aderenti (fra cui le
Chiese Valdesi e Metodiste) sulla questione del battesimo e della Cena del Signore. L’adesione
è avvenuta nel corso della settimana di preghiera per l’unità
dei cristiani.
ROMA-INTERVISTA AL SEGRETARIATO PER L’UNITA’ DEI CRISTIANI
ll^progresso 'sta neiridentificare
le nostre divergenze
Ad Assisi non tutti i cristiani
erano intorno al pontefice romano. L’iniziativa rapida ed unilaterale del papa segna una battuta d’arresto nel dialogo ecumenico? Qual è lo stato di salute delLecumenismo visto dall’osservatorio romano? Ne parliamo
con uno specialista, una ’testa
pensante’ del « Segretariato per
l’unità dei cristiani » di Roma.
Monsignor Eleuterio Fortino,
al di là del contingente, è possibile fare una rapida analisi dell’ecumenismo visto da Roma (e
non dagli ambienti più integristi)?
« Ritengo — risponde Fortino,
specialista nel dialogo ecumenico con il mondo ortodosso internazionale — che la ricerca
dell’unità non sia mai stata così
estesa come nei nostri tempi.
Ovviamente esistono importanti
dialoghi teologici non solo tra
la chiesa cattolica e le chiese
di Oriente e di Occidente ma anche dialoghi ira le chiese senza
la partecipazione della chiesa
cattolica romana. Penso qui —
continua Fortino — agli incontri ecumenici tra anglicani e ortodossi o tra ortodossi e riformati nell’ ambito del Consiglio
Ecumenico delle Chiese di Ginevra. Mai nella storia del cristianesimo, dopo le divisioni storiche, i rapporti tra i cristiani sono stati della qualità attuale;
questo non significa che i problemi teologici di fondo siano
stati risolti. Il dialogo ecumenico tra cattolici e protestanti ha
avuto un avvio entusiasmante.
Era il primo contatto, era la scoperta dell' ’altro’, del ’diverso
da te’, però man mano che si
progredisce nel dialogo si identificano anche quelle che sono le
vere divergenze ».
Infatti molti colgono le battute d’arresto, le diversità via
via emergenti dalle diverse con
Monsignor Eleuterio Fortino,
del Segretariato per l’Unità
dei Cristiani.
cezioni teologiche ed ecclesiologiche, come un regresso sul piano ecumenico. C’è dietro a questo modo di ragionare una falsa concezione deH’ecumenismo?
« Il fatto che, con chiarezza —
risponde Fortino — emergano le
divergenze costituisce un vero
progresso ecumenico. Identificare, svelare le nostre diversità è
un dato positivo nel rapporto
che abbiamo con gli altri. Solo
sapendo bene chi siamo e cosa
vogliamo possiamo affrontare il
dialogo interecclesiastico con un
nuovo spirito e anche con
una maggior comprensione reciproca. Vorrei fare questo
esempio: la questione fede e opere oggi non la si affronta più come nel passato a colpi di sentenze. Essa è una questione realmente complessa che è entrata
a far parte del dialogo ecumenico e quest’ultimo ha portato
ad una nuova comprensione di
molti temi fondamentali come
quello della giustificazione per
Grazia mediante la fede o quello del battesimo o quello sul
Per una nuova
immagine degli uomini
(epd) — NeH’economia si dovrebbe sviluppare una nuova immagine degli uomini. Si parte
sempre daH’uomo che lavora a
pieno tempo, senza sostenere
gli sviluppi nel cambio dei rudi
e il fenomeno degli uomini che
lavorano a tempo parziale per
avere più tempo da dedicare al
la famiglia ed alla casa e facilitare il lavoro delle donne. Quest’appello è partito da un campo di lavoro dell’Accademia E
vangelica di Bad Segeberg nella
RFT.
Culto ecumenico
al « Katholikentag »
(epd) — Durante r89° « Katho
likentag », la biennale grande as
sise dei cattolici della Germani, i
Federale ad Aquisgrana si è
tenute un culto ecumenico con
la partecipazione attiva di tutU
i rappresentanti più alti delie
diverse chiese cristiane nella
RFT. Hanno celebrato questo
culto il metropolita Labard;.kis, il cardinale Hoeffner ed ù
vescovo di Berlino e presidente
della EKD Kruse.
Il culto aveva per motto: Se
rete i miei testimoni.
Il Katholikentag è la più grande manifestazione del cattolicisimo tedesco, e il culto è stato
definito dai partecipanti come
un "culmine ecumenico”.
Lesotho:
espulsione
ruolo dei ministeri ordinati nella chiesa. Su certi temi, come
quello dell’autorità nella chiesa,
l’ecumenismo procede molto len-.
tamente. Io ritengo che questa
calma di fondo sia positiva perché i problemi teologici devono
essere profondamente capiti e
risolti e non semplicemente schizzati e rinviati alle prossime generazioni. Nel campo teologico
ed in particolare in quello del
dialogo ecumenico la fretta è
cattiva consigliera. Tuttavia malgrado la marcia ridotta con cui
in genere si procede nel campo
ecumenico, credo che chiunque
possa riconoscere che si sono
fatti degli evidenti progressi che
incoraggiano a proseguire nel
difficile cammino ecumenico ».
L’ecumenismo va avanti malgrado le diversità di posizioni,
come l’ultima occasione in ordine di tempo ha ampiamente
dimostrato: la preghiera per la
pace di Assisi voluta dal pontefice non ha vistò tutti i cristiani allineati. Ma non è l’unico
problema. Molti, e questa volta
in sede protestante, si chiedono:
come mai la chiesa di Roma non
si candida a diventare membro
del Consiglio Ecumenico delle
Chiese anziché continuare a promuovere un ecumenismo di tipo
bilaterale? Molti problemi, molti interrogativi e molte diversità.
« Ma il nuovo rapporto di fraternità — conclude Fortino —
che si è ormai instaurato tra le
chiese fa sì che l’altro, il ’partner’ venga visto nella sua realtà senza deformazioni preconcette e senza alterazioni causate da reazioni emotive o troppo facili sentimentalismi. L’unità non significa né appiattimento, né uniformità, ma unità di
fede nella diversità di teologie,
di liturgie e di discipline ».
Giuseppe Platone
(Soepi) — Nel Lesotho è stato espulso su ordine militare il
segretario generale del Consigho
Cristiano, il prete Michael Warsnip.
Il CEC per il culto
cristiano africano
(Soepi) — I delegati africani
che hanno partecipato all’atelier per il culto e la liturgia organizzato dal CEC in agosto ad
Harare hanno costituito un organo africano per la promozione del culto cristiano africano
che si chiama: AFALMA, Associazione Africana per la Liturgia, la Musica e l’Arte. L’AFALMA è formata da un consiglio
di sette membri che rappresentano tutte le chiese del CEC nell’Africa nera. Il suo presidente
Patrick Matsikenyiri ha ribadito
che la fede cristiana in Africa
deve fondarsi egualmente sull’assimilazione delle esigenze
dell’Evangelo e sui ricchi valori
culturali dell’Africa nera.
Vescovi svizzeri
e intercomunione
(Spp) — La Conferenza Episcopale della Svizzera ha rifiutato in un documento di teologia
sistematica recentemente pubblicato l’intercomunione tra cattolici e protestanti. Questa decisione ha provocato le proteste della Conferenza delle Chiese Protestanti della Svizzera Tedesca e della Federazione delle
Chiese Evangeliche in Svizzera.
La Federazione ha soprattutto
protestato contro 11 fatto che
il documento dei vescovi cattolici dà l’impressione che l’intercomunione non sia possibile a
causa delle riserve protestanti
mentre le chiese protestanti conoscono e praticano in verità
già da trent’anni l’intercomunione.
9
7 novembre 1986
eciimeirismo 9
A BUDAPEST LA « COMMISSIONE MEDICA CRISTIANA»
Salute,
guarigione e integrità
Culture a confronto sull’uomo nella sua integrità psico-fisica - La
scienza, da sola, non basta: il problema riguarda l’intera comunità
Circa una ottantina di rappresentanti di diciannove nazioni
europee sia deirOvest che delTEst, medici, pastori, operatori
sociali, assistenziali, sanitari, cappellani ospedalieri, diaconi e diaconesse, membri di amministrazioni ecclesiastiche e sanitarie, si
sono incontrati, nella prima metà di ettembre, nel meraviglioso scenario della stupenda città
di Budapest, per prendere parte
alla conferenza europea organizzata dalla Commissione Medica
Cristiana del Consiglio Ecumenico delie Chiese, sul tema: salute,
guari;.:ionc e integrità.
La Commissione
Medica Cristiana
La C.M.C., costituita già alla
fine degli anni ’60 come uno specifico settore di ricerca nell’ambito del C.E.C., ha praticamente
lavorato per oltre un decennio
su questo unico tema. Il terzo
termine, «integrità» (in inglese
« w'itoleness », di non facile traduzione) ha subito una duplice
diversa accentuazione: ovvero di
globalità, completezza, totalità
in senso individualistico per sottolineare l'unità psico fisica dell’uomo, ovvero di integrità in
senso sociale per sottolineare
l’appartenenza comunitaria, l’aggicga.doiic equilibrata deU’individu.o e n , società. Quindi i concet!i ,c alute e di recupero della li ;c (guarigione) sono stati
viso d: volta in volta in una dimeiccone individuale e comunitaria.
Li) tematica sorge negli anni
’60, dalla necessità di dare nuovi
ori,.'; ii amen ti e nuove risposte
allimpegno sanitario condotto
dal'e Chiese nel Terzo Mondo, in
situ.azioni di rapido mutamento
politico, sociale, economico e tecnologico. Il nascere di autonomie nazionali (e spesso nazionalistiche) accompagnate dal risorgere di vecchie tradizioni e vecchie culture non sempre di segno
positivo e lo sviluppo tecnico e
l’enorme aumento dei costi dell’intervento sanitario legato alla
economia occidentale, hanno messo in crisi i vecchi schemi e hanno riproposto il senso deH’azione,
della presenza e della testimonianza della Chiesa in campo sociale, assistenziale e sanitario.
Da questo ripensamento sono
nate alcune linee di riflessione:
a) Riconsiderare a nuovo il significato di salute e di guarigione da un punto di vista cristiano,
confrontando i propri dati di
partenza con culture diverse dalla cultura occidentale, condizionata da un grandissimo sviluppo
della ricerca scientifica e tecnica,
sostenuta da enormi possibilità
economiche che le conferiscono
un ruolo egemone indiscusso.
b) Aprire un dialogo su questi
temi nei vari Paesi del mondo,
dando a tutti la possibilità di
esprimersi e confrontarsi, mettendo in comune riflessioni, esperienze, problemi, difficoltà, soluzioni.
Le conferenze
regionali
Hanno così avuto luogo, dal
1977 ad oggi, sei conferenze regionali in vari Paesi dell’America
latina, dell’Africa, dell’Asia, dell’Oceania e negli Stati Uniti di
America.
La conferenza di Budapest era
dunque la seconda in una regione di cultura occidentale e a questa seguirà un’ultima conferenza
neH’Asia orientale. Da tutti questi incontri emerge una panoramica affascinante, ricca di elementi diversi, ma non sintetizzabili. Uno stesso problema, legato
all’essenza della natura dell’uomo, viene vissuto nei modi più
diversi a seconda delle culture,
delle tradizioni, delle situazioni
religiose, politiche, sociali ed economiche delle varie regioni del
mondo.
Ma un secondo elemento che
lega tutta questa ricerca, oltre al
comune denominatore uomo, è
dato dalla fede cristiana. E’ vero che alle varie conferenze erano invitati rappresentanti di altre religioni e che oltre agli evangelici erano presenti cattolici e
ortodossi e che il modo stesso
di vivere e sentire la fede in Cristo è diverso da Paese a Paese,
ma tutto questo non ha impedito, anzi ha favorito, una ricerca
comune più approfondita sul significato cristiano della realtà
e del valore della vita dell’uomo.
Le culture orientali ci aiutano a
valorizzare una concezione unitaria dell’ uomo, riscoprendo il
concetto biblico di shalom (la
pace), inteso come recupero di
un corretto ed equilibrato rapporto deH’uomo con se stesso,
con gli altri, con la natura (e anche con gli antenati, dicono gli
africani!). L’apporto occidentale
si muove invece nel senso di una
approfondita ricerca scientifica,
analitica dell’uomo nelle sue
componenti fisiche, psichiche e
sociali.
Il risultato non può esprimersi
in una sintesi appiattita, inapplicabile sia dagli uni che dagli altri, ma deve condurre ad una rimessa in questione delle reciproche sicurezze, nelTaccettazione
reciproca di stimoli, critiche, osservazioni per uno sviluppo dinamico di una azione che si nonga
al servizio deU’uomo, sempre tenuto presente e rispettato come
l’essere che Dio ha amato, in cui
si è incarnato in vista della sua
salvezza.
La conferenza
di Budapest
Ma a Budapest non sono giunti Rili echi delle concezioni africane e orientali di salute e guarigione. E neppure è stato avvertilo, come ci si poteva aspettare,
il peso della diversità culturale,
tecnologica, sociale ed economica tra Paesi dell’Ovest e dell’Est
europeo, come tra i Paesi del
Nord e del Sud.
Alcuni medici e operatori socio-sanitari hanno rilevato il limite di una medicina che, nel
suo tecnicismo esasperato, rischia di perdere di vista l’uomo
nella sua integrità, non essendo
più in grado di dare risposte sul
senso della sofferenza, della malattia, della morte. Da questi medici emergeva una domanda di
co'Iaborazione per un miglior
servizio reso all’uomo.
Ma a tale domanda, quali sono le risposte degli « operatori
ecclesiastici », laici o pastori che
siano? Se vi è una crisi della
medicina, vi è forse più grave
una crisi della teologia. Nella
stessa assemblea si sono uditi da
una parte tentativi di sublimare
o esaltare il valore della sofferenza come elemento di elevazione
e di purificazione spirituale, da
altra parte slogans quali « Gesù
è il vero medico ohe guarisce ».
Ma, in tali diversità di posizioni, abbiamo veramente colto il
messaggio dell’Evangelo sul senso della malattia, della sofferenza, della morte, sul significato
della preghiera, dell’esaudimento,
della guarigione e della salvezza? E se lo abbiamo c^ito, siamo in grado di esprimerlo in
modo omogeneo, evitando di
creare disorientamenti, angosce,
insicurezza e ansia, anziché trasmettere fiducia, consolazione,
forza d’animo?
E in quali forme, con quali
strumenti, con quali parole saremo in grado di trasmettere tale
messaggio?
Da più parti è stata sottolineata la necessità di una maggiore
e più approfondita preparazione
biblica e teologica per quanti,
pastori, diaconi e laici, hanno
ima particolare responsabilità di
predicazione e cura d’anime presso gli ammalati e i sofferenti.
Soltanto nella formazione di
ministeri umanamente disponibili, evangelicamente motivati e
teologicamente preparati si potrà
stabilire un dialogo effettivo con
operatori sanitari professionalmente ben preparati e a loro volta umanamente disponibili e, per
quanto possibile, evangelicamente motivati.
La comunità
che guarisce
Ma il problema della salute,
della guarigione e dell’integrità
umana, non è una questione da
risolvere esclusivamente in termini di collaborazione tra addetti ai lavori delle varie discipline.
E’ una questione che riguarda
tutta la comunità nel suo insieme e, in modo particolare, la comunità dei credenti. Il problema
della qualità e degli obiettivi dell’esistenza, del senso stesso della
vita dell’uomo, il problema del
suo inserimento familiare, affettivo, sociale, lavorativo, nella valorizzazione delle sue potenzialità creative, nel rispetto della sua
persona, dei suoi limiti, della sua
libertà, nell’aiuto e nella solidarietà nei momenti di crisi, di
cedimento, di debolezza sono fattori fondamentali nella prevenzione di molti processi patologici, nella loro insorgenza e nel loro superamento. E qui sta il senso della « comunità terapeutica »
in senso lato, cioè il contributo
che ognuno di noi può dare individualmente e collettivamente per
il raggiungimento dello shalom,
della pace biblica, di cui Dio stesso, in Cristo, vuole essere il portatore e il donatore.
Un discorso
agli inizi
Per le nostre chiese, questo discorso, ancorché non nuovo, è
appena agli inizi. Siamo grati
per l’attenzione, l’impegno e la
' sensibilità della C.M.C., ohe per
oltre 10 anni ha portato avanti tale riflessione con fede e perseveranza, consapevole della sua rilevanza fondamentale per la diaconia della chiesa.
Noi evangelici italiani, finora
disattenti ed ignoranti su quanto
si stava facendo, siamo entrati
ora nel dialogo. Per il momento
gli stimoli ricevuti sono stati più
numerosi di quelli che abbiamo
saputo e potuto portare. Ma il
problema è per noi altrettanto
attuale e bruciante: ci auguriamo che tutti, e non solo i soliti
’addetti ai lavori’ nossano dare il
loro contributo di fede, di pensiero, di impegno concreto.
Alberto Taccia
DALLA STAMPA ITALIANA
Il genio religioso e la pace
« Quel che ieri si è vissuto ad
Assisi è una delle più alte testimonianze del genio religioso in
un tempo drammaticamente secolarizzato ». Così l’apertura dell'editoriale di Luigi Geninazzi
sull’Avvenire di martedì 28 ottobre. Dei commenti e delle interpretazioni politiche, apparsi
sui giornali all’indomani della
giornata di preghiera ideata da
Giovanni Paolo II , vedremo più
avanti. Preme subito far rilevare due commenti a proposito
della mancata partecipazione
degli evangelici italiani. Alessandro Galante Garrone, sulla Stampa: « Comprendiamo il riserbo
di quei protestanti italiani che,
ripudiando ogni tentazione di
spettacolarità, hanno preferito
la preghiera rivolta a Dio nei
loro templi, anziché in pubblico »; e Filippo Gentiioni, che dalle righe del Manifesto notava
venerdì 24 : «... i protestanti italiani mettono fuori discussione
il loro impegno per la pace
(sempre presenti... alle grandi
manifestazioni... e in tutte le
campagne contro i missili di Comiso... E le autorità cattoliche?)
...Sulla sostanza (...) obiettano
alla pubblicità di una preghiera
che diviene spettacolo, snaturandosi, nonché al rischio di una
nuova dimostrazione di egemonia da parte del vescovo di Roma ».
« La pace è un dono che trascende lo sforzo umano e che
solo Dio può dare », scrive Pietro Scoppola sull’organo DC H
popolo. E Roberto Sciubba, sull’Avanti, che intanto non perde
occasione per polemizzare, in
prima pagina, con la manifestazionj romana di sabato 25: « La
scommessa, il sogno del Papa e
di tutti i partecipanti a questa
grande giornata è infatti quello
coltivato ’in qualche parte’ (...)
nel profondo di ogni cuore umano. Ma è anche la prospettiva
cui sembra indirizzarci tutto lo
sviluppo del mondo contemporaneo. Se n’era già accorto il
Concilio, vent’anni fa. Ai cattolici il Concilio aveva svelato il
dramma di non essere tutto (...).
’Tutta la teologia cattolica successiva al Concilio (...) iniziò a
tener conto del dato storico dell’interdipendenza fra tutte le nazioni della terra, fra tutte le
culture ».
Incontro obbligato, quindi, fra
religioni — e culture — lontanissime fra loro: il che può recare inevitabili aspetti di curiosità e di spettacolo : « Come non
incantarsi davanti alla suggestione della preghiera buddista
— potente, assente, trasognata
— col Dalai Lama, circondato
regalmente dai suoi dignitari
(...) che evoca persino un Oriente in qualche modo letterariamente di maniera (...). E come
non cercare di fotografare quei
magnifici costumi bianchi, quasi da grande ’prima’ degli Scintoisti, o quei due religiosi africani a torso nudo come nelle
sequenze di un film su foreste
e savane, o gli Indù che contemplano Dio negli occhi della
folla, o i Musulmani intenti a
recitare versetti del Corano sui
loro preziosi tappeti?» (Achille
Di Giacomo su II tempo).
Ma ci sono forse, in questa
giornata, risvolti più importanti, un nuovo modo di intendere
il dialogo tra diverse religioni,
secondo Pietro Citati (Corriere
della sera) : « Non c’è stato errore peggiore, nella storia recente, che il tentativo di avvicinare musulmani e cattolici, protestanti e buddisti in una vaga
religiosità unica, in una confusa fratellanza, sotto il segno di
un Dio scolorito e senza vigore.
Da un lato, questo mediocre illuminismo ha indebolito e distrutto le vere religioni, dall’altro ha scatenato più violenti gli
odi, le passioni, gli spiriti di parte ». Invece, ad Assisi « la diversità delle religioni, dei riti, delle vesti, dei gesti, delle preghiere, delle lingue (...) — la diversità, questo bene unico dell’uomo —, è stata così rispettata ».
Ad ogni modo, « lo ’stare insieme per pregare’ indica una
convergenza che viene dal profondo dell’uomo. Implorare da
Dio la pace sulla terra (...), la
convergenza dell’implorazione al
Signore del mondo e della storia (...) non può distaccarsi da
altre convergenze ricercate, convergenze ’politiche’, diciamo pure. E se pensiamo quante volte
nella storia il grido di ’Dio lo
vuole!’ (...) è risuonato per spingere a guerre definite sante, il
’Dio lo vuole’ preordinato alla
pace, fa parte del cambiar mente che la nostra epoca esige»
(Vittorio Citterich, in prima pagina di Avvenire).
Sergio Romano, invece, sul
Corriere della sera, cerca di individuare un possibile vero e proprio « disegno politico » nella
« tregua di Dio » del 27 ottobre :
«... essa consente alla Chiesa
di tenere sotto controllo un dibattito che le sfuggì di mano
tra la fine degli anni Settanta
e l’inizio degli anni Ottanta...
Costretta a pronunciarsi su un
problema astratto e imbarazzante — la ’moralità’ delle armi nucleari — essa rischiò di
frantumarsi in chiese nazionali
e conferenze episcopali». E ancora : « L’Onu e il diritto internazionale sono impotenti. Non
credo che il Papa si faccia illusioni sulla possibilità di supplire alla loro inefficacia. Credo
tuttavia che egli speri di innalzajig ppntro la violenza internauna sorta di diga morale)». Il tutto, precisa Romano, a
due condizioni: la Chiesa «dovrà ricordare... che non tutti i
regimi danno lo stesso spazio
alla pubblica opinione e che non
tutti quindi sono egualmente
soggetti alle sue censure ». Inoltre, e ancora, si affaccia il tabù
della politica : « La pace della
Chiesa è un valore assoluto, im
bene ideale; le paci storiche sono quasi sempre quelle che i
vincitori hanno imposto ai vinti... Se la Chiesa difendesse qualsiasi pace, (...) diverrebbe inevitabilmente una istituzione conservatrice. Se tentasse di distinguere fra paci buone e cattive
diverrebbe una potenza politica».
Alberto Corsanl
10
10 cranàca delle Valli
7 novemtore 1986
DUE SFIDE Al NOSTRI MODELLI CULTURALI
aperte
Scender da cavallo senza cascare
La sfida della nuova cultura post-industriale, tecnico-scientifica, informatica - Le nuove affinità col contesto culturale italiano - Come mantenere il bagaglio del passato?
Domenica 2 novembre. La « festa » delle forze armate è quest’anno spostata in questa data.
La caserma Berardi, che ospita
il battaglione Susa degli alpini
è per l’occasione tirata a lustro
e apre le sue porte ai parenti
dei militari, alle autorità ed alla
popolazione. Per l’occasione anche le altre caserme hanno fornito il materiale bellico da esporre; una gazzella dei carabinieri,
un carro armato, alcuni cannoni, ed anche alcune imponenti
attrezzature che possono anche
essere impiegate nelle operazioni di soccorso delle popolazioni
colpite dalle troppo ricorrenti
catastrofi che si manifestano nel
nostro paese, pale meccaniche,
ruspe, escavatari, veicoli anfibi. '
L’occasione è buona per vedere come l’esercito reagisce alle
critiche, ai suggerimenti che di
questi tempri travagliano la sua
vita dopo gli incidenti che quest’estate hanno visto suicidi di
reclute e di graduati, dopo le
proposte di riforma della leva,
di inclusione delle donne, dell’esercito di professionisti. Visito la caserma per ricercare le
tracce di questo dibattito. Nella bacheca delle informazioni
alla truppa, accanto ad un cartello sulla droga e ad una scritta
sull’ordine e l’efficienza, ci sono
alcuni ritagli fotocopiati di riviste militari che danno la risposta ufficiale a queste critiche.
L’esercito spnega, senza la minima autocritica, che l’istituzione
è sana.
Provo a parlare coi militari,
ma l’argomento è tabù: i militari hanno paura di esprimere
il loro pensiero, i graduati non
hanno informazioni sufficienti
per esprimere giudizi.
E il movimento per la pace?
Nessuna informazione è affissa,
ma qualche idea in più c’è da
parte dei militari. L’esercito, mi
dicono, non è una struttura offensiva, ma solo difensiva. Le
sue azioni sono finalizzate alla
sicurezza di tutti ed alla pace.
Come nel Libano, dove fin quando c’erano gli italiani c’è stata
una relativa calma. Ed oggi?
L’esercito sta strutturandosi
anche per i compriti di protezione civile. Non dimentichiamo il
servizio durante il terremoto al
Sud di qualche anno fa, l’azione
che poche settimane fa è stata
svolta proprio in queste valli in
coordinamento-col WWF per la
bonifica ambientale.
Ed è soprattutto questa funzione che interessa i giovani
militari di leva. Se facciamo il
militare, almeno che questo serva a qualcosa.
Le porte aperte della caserma
non servono però ad avvicinare
maggiormente la popolazione all’esercito se non vengono affrontati i nodi di fondo della
questione militare, se c’è ancora paura di affrontare le questioni più spinose.
Certo il ricordo dei caduti è
un monito a tutte le idee belliciste. Occorre però che questa
apertura non sia solo di un giorno all’anno ma continui, che sia
permesso alla gente di incontrare più spesso i giovani in servizio di leva, che i comuni dove
hanno sede le caserme organizzino momenti culturali di confronto sulle prospettive del servizio militare e di dibattito sulle contraddizioni e sul significato della naja. Solo così il nostro esercito sarà, come vuole la
nostra Costituzione, un esercito
di popolo.
Giorgio Gardiol
Un microprocessore, emblema dzll'era informatica: fino a che punto
siamo attenti alle nuove tecnologie?
Il problema della cultura alle Valli, molto opportunamente
sollevato dalla CED del I Distretto nella riunione autunnale
dei concistori, ha dinanzi a sé —
tra le altre — due sfide di grande impegno.
La prima ci viene incontro
dal mome-nto storico in cui viviamo. Siamo eredi di vari strati di cultura del passato, creati da classi sociali ben definite,
e che fino ad oggi ci hanno permesso, malgrado qualche lacuna nostra, di esprimere un’identità di tutto rispetto. Per esempio siamo eredi di quella cultura medievale creata dal clero
che è rappresentata dalla teologia. Dalla Riforma in poi l’abbiamo arricchita e trasformata
èd in quell’ambito ci muoviamo
con notevole disinvoltura. Siamo eredi anche della cultura
umanistica, letteraria e storica,
maturata nelle corti principesche del Rinascimento. Si tratta in un certo senso di una cultura aristocratica, ma anche in
quella ci muoviamo con disinvoltura. Anche coloro, tra di noi,
che non hanno studi scolastici
molto approfonditi, hanno, invece, una sensibilità storica e
sono fonti preziose di informazione per la ricerca in questo
campo che si va facendo in questi anni.
Ci muoviamo già con più difficoltà, forse, nella cultura scientifica e tecnica, creata sostanzialmente dalla borghesia nascente come fonte efficace per aumentare la ricchezza. O, meglio,
quelli di noi che posseggono
questo tipo di cultura non sempre riescono a metterla in rapporto con la loro identità di
credenti e meno ancora con la
vita di una comunità. Sappiamo
fare la teologia della comunità;
sappiamo fare la storia della
comunità: balbettiamo quando
dobbiamo affrontare scientificamente la struttura di una comunità di credenti.
Siamo, infine, in generale, del
tutto analfabeti nella cultura
cosiddetta post-industriale, nell’informatica, nelle teorie in
base alle quali si organizza oggi
la produzione, si analizzano e si
modificano i comportamenti dei
singoli e dei gruppi, si scatenano anche i conflitti in cui siamo
coinvolti. Questa cultura è al
tempo stesso prodotto e matrice di una nuova classe, dotata
di grande potere, i cui contorni non sono ancora del tutto
definiti, ma che comimque non
si identifica più col capitalista
tradizionale. E di fronte a questa cultura non solo balbettiamo, come di fronte a quella
scientifica, ma opponiamo di
solito un sussiegoso silenzio,
come se la nostra teologia e la
nostra storia non dovessero abbassarsi a confrontarsi con questa nuova cultura.
Questo atteggiamento è sbagliato nella misura in cui significa non saperci mettere in
questione. Se la corsa agli armamenti si giova di giochi di
simulazione, per esaminare i
problemi a cui quella corsa vuol
far fronte, è estremamente negativo rifiutare questo strumento nella nostra strategia evangelistica e diaconale. Se voglio
creare o potenziare un istituto
diaconale o, in certi casi, semplicemente mantenerlo, lo posso fare in maniera assai più oculata se mi servo di questi strumenti, piuttosto che se parto
con un grosso bagaglio di parole d’ordine, ma non ho verificato né gli obiettivi, né le risorse, né i costi, né gli strumenti in maniera un pochino
precisa. Ci è richiesto un balzo
in avanti culturale per conoscere meglio noi stessi e saperci
ARREDAMENTI
Mobilificio
GIUSEPPE GRIVA
FABBRICA • ESPOSIZIONE
Via S. Secondo, 38 - PINEROLO - Tel. (0121) 201712
(di fronte Caserma Alpini « Berardi »)
organizzare meglio, anche come comunità di credenti.
La seconda sfida ci viene da
una situazione che si è verificata
in questi ultimi decenni per tutti coloro che sono in una situazione geografica simile alla nostra.
Praticamente fino alla seconda
guerra mondiale su tutto l’arco
alpino abbiamo avuto sistemi
socio-culturali la cui ottica era
posta a cavallo dell’arco stesso.
L’area occitana, di cui facciamo
parte, è a cavallo fra Italia e
Francia; quella francese è a
cavallo nella zona valdostana; segue l’area dei Valser, quella ticinese, quella tedesca, poi quella slovena.
In base a questo fenomeno
per lungo tempo, anche malgrado ostacoli posti da frontiere
politiche, c’è stata una tendenza
a comunicare maggiormente con
altre zone della stessa cultura,
piuttosto che con le basse valli. Anche da un punto di vista
economico è curioso che mentre
a Perosa Argentina, per esempio, si importava manodopera
dal Veneto, gli abitanti dell’alta Val Chisone e della Val Germanasca andassero a cercare
occupazione a Marsiglia, scavalcando montagne e colli non
sempre agevoli. Nel nostro secolo un complesso molto ampio di fattori (mezzi di comunicazione di massa, sviluppo
della motorizzazione, spopolamento delle montagne ecc.) ha
PINEROLO
Corale di
Düsseldorf
Pinerolo, 31 ottobre. Nel tempio valdese, la ’Evangelische Kantorei’ della Friedenskirche di
Düsseldorf tiene la serata conclusiva di una tournée alle Valli.
Il tempio non è gremito, ma il
pubblico presente segue con intensa attenzione i brani eseguiti
da questa corale in modo eccezionale. In apertura sono eseguiti
mottetti a otto e cinque voci di
Pachelbel, Schütz, Schein: composizioni severe tratte dai Salmi,
di profonda compostezza e spiritualità. Segue un mottetto a
quattro voci, composto da Alessandro Scarlatti, sul tema della
lode, molto vivace, quasi brioso
e un Padre Nostro musicato da
G. Verdi su un testo di Dante Alighieri. Due brani imparati apposta, in previsione di questa tournée. Segue, fra gli altri, un mottetto molto suggestivo di F. Mendelssohn - Bartholdy, tratto dal
Salmo 22. Alcune parti, le invocazioni di soccorso, sono eseguite da un tenore con una melodia
che richiama il suono dello ’shofàr’ ebraico. Quando poi il dolore
diventa troppo intenso e il grido
si fa acuto, un soprano subentra
al tenore, e prosegue la melodia
fino alle note più alte. E’ stato
senz'altro il brano più suggestivo
di tutto questo magnifico concerto. In chiusura, fuori programma, la corale ha eseguito il
« Forte Rocca », ovviamente nella
versione tedesca (Fine feste Burg
isi unser Gott) e la complainte
« Le prisonnier de Saluces », invitando il pubblico ad associarsi
al canto. Una serata splendida,
sia per l’ottima preparazione della corale, sia per la scelta dei
brani che, infine, per la loro spiritualità.
L. D.
provocato un brusco cambiamento in questo fenomeno. Anziché scavalcare i colli oggi si
scende in pianura. A nessuno
viene più in mente di fare il
contrario. L’affinità culturale,
pertanto, più sentita, non è più
quella dell’altro versante delio
spartiacque, ma quella della pianura e della nazione in cui si
abita. Fino ad oggi questa nuova affinità ha condotto ad un soffocamento della precedente cultura, piuttosto che ad un suo
arricchimento. Alcuni aspetti —
tra cui il respiro internazionale — sono ormai gravemente
compromessi.
Forse è mancata una preparazione precedente. L’unico punio
su cui i Valdesi manifestano
una tenuta sostanziale è queho
della teologia. Ma c’è da domandarsi se perché questa tenuta
continui non sarebbe necessario acquisire in altri campi della cultura una maggior capacità
di dialogo e di confronto: ur.a
capacità che permetta di mantenere il bagaglio del passato arricchendolo di apporti nuovi e
costruttivi, che non mancano
certo alla cultura « nazionale ;■>.
Si tratta, insomma, di satrtr
scendere da cavallo delle montagne senza rompersi la testa. Una
sfida, appunto, per tutto l’aroo
alpino in cui i Valdesi delle ''-'aili sono coinvolti in pieno.
Claudio 'Triin
Localizzata una
nuova sede
per l’Alberghiero
PINEROLO — Sarà forse costruito a San Lazzaro nella zona dei complessi sportivi il nuovo edificio che ospiterà l’Istituto Alberghiero. L’istituto, che
conta 670 allievi provenienti da
Quasi tutta la provincia ed anche da quelle di Cuneo e Asti,
è attualmente situato nella villa
Prever in viale Rimembranza.
I suoi locali sono però insufficienti e da circa una decina di
anni si sta parlando di una sua
sistemazione. Inizialmente si era
pensato di ristrutturare i locali
attuali che però sono all’interno
di un parco pubblico. La cosa
aveva provocato la protesta degli abitanti del quartiere. La nuova localizzazione è stata approvata dalla maggioranza consiliare, mentre il PCI si è astenuto sfidando la Giunta a realizzare l’opera in un terreno di superficie così ridotta, DP è stata
contraria preferendo a quella indicata, la zona ormai abbandonata degli stabilimenti degli elettrodi della Talco e Grafite
in via Vigone. Due socialisti, pur
votando per disciplina di partito
la proposta, avevano indicato in
via Carmagnola un’area di possibile insediamento della scuola.
Successo del
banco Claudiana
LUSERNA — In occasione dell’annuale « fiera dei santi », svoltasi domenica 2 novembre, il
gruppo evangelizzazione della
chiesa valdese di Torre Pellice,
ha allestito un banco vendita di
libri Claudiana. Numerose vendite. Tra i più richiesti la Storia
dei valdesi di Giorgio Tourn.
11
7 novembre 1986
cronaca delle Valli li
NO AL
CONFORMISMO
Caro direttore,
non ho portato né porterò sulla tomba i crisantemi. E c'è chi me lo ha
rimproverato quasi fosse una mancanza di rispetto nei confronti di chi ho
amato per tutta la vita. Ma non mi
sono sentita di seguire questo stile di
vita cattolico-commerciale che riempie di fiori i cimiteri a data fissa. Uno
stile che ormai ha conquistato quasi tutti. Come valdese, di fronte alla
morte, mi aggrappo soltanto alla risurrezione di Cristo. Non voglio altro. La
tomba .semplice senza fiori è l'espressione deiia nostra fede semplice che
abbiamo ereditato dai padri. Non lascianiooi condizionare dalle mode di
massa che in questo caso sono il
preludio della preghiera per i defunti. Forse non abbiamo più il coraggio
di vive-n sino in fondo la nostra diversitci',’
Fiorina Bleynat, Villar Perosa
LE FINANZE
DELLA CHIESA
Come deputata al Sinodo di quest'annc ho potuto seguire le relazioni
sulla situazione finanziaria e quale
cassiera della mia chiesa questo argomento mi ha particolarmente interessata.
Constatando che per la cassa culto vi è una sensibile diminuzione dei
contributi dall'Italia e della solidarietà
dall'estero, che si registra un passivo
per l'anno scorso e che il reale sostegno delle chiese italiane copre
circa la metà del fabbisogno, io mi
domando dove sta andando la nostra
chiesa.
Se fossimo una chiesa missionaria
tutta protesa verso l'evangelizzazione,
questa situazione finanziaria sarebbe
ancora comprensibile. Il fatto però che
i membri di chiesa invece di aumentare diminuiscono, che il numero delle
chiese è invariato, che le vocazioni
pastorali sono scarse, mi pone delle
perplessità e mi domando se alla mancanza di convinzioni verso l’esterno
non ne corrisponda un'altra verso l'in
terno, dato che solo la metà del necessario al mantenimento del corpo
pastorale viene garantito dalle chiese italiane.
Questa realtà, in questo periodo così delicato anche per le decisioni che
può darsi siamo chiamati a esprimere
su leggi dello Stato riguardanti il finanziamento per la sussistenza del
clero, può indurci in tentazioni di
infedeltà? Per non legare l'annuncio
della Parola e l'aiuto ai bisognosi al
contingente, l'invito dell'apostoio Paolo ad affaticarsi personalmente per i
bisogni propri e di quelli che sono
con noi e per l'aiuto ai deboli, onde camminare onestamente verso quelli di fuori (Atti 20: 34-35 e i Tess. 4:
9-12) può ravvivare ancora oggi le
nostre coscienze? e quali soluzioni
come chiesa riusciremo a manifestare?
E' giusto che abbiamo fratelli e sorelle impegnati a pieno tempo per la
predicazione della Parola e la conduzione delle chiese quando le nostre
risorse non ci consentono di dare l'oro
una remunerazione sufficiente, disattendendo a questo modo l'insegnamento evangelico?
Con perplessità e domande ho però anche la ferma fiducia che la nostra chiesa, arrivata dalla Riforma alle soglie del duemila con una struttura minima ed essenziale ai suoi
fini, riuscirà a mantenersi ancora fedele, anche prestando orecchio alle
voci che sorgono nel suo seno, e a
dare la risposta che le permetterà di
continuare a svolgere la missione affidatale dal Signore.
mt. Torre Pollice
ARBUSTI
NEL PELLICE
Signor Direttore,
0 K... tutti insieme ecologicamente, ma dopo l'alluvione del maggio
1977 nel torrente Pellice sono nati e
prosperati arbusti che alla prossima
piena saranno sradicati e, ammucchiati sotto i ponti, formeranno ingorghi che provocheranno danni incalcolabili. Quando verranno tolti?
Cordiali saluti
D. A. H., Torre Pellice
Oggi
e domani
Gli avvisi da pubblicarsi in questa rubrica debbono pervenire in tipografia
entro le ore 9 del lunedì precedente
la data di pubblicazione del giornale.
Segnalazioni
PINEROLO — Il Comitato di Solidarietà con il Nicaragua comunica che
dopo la pausa estiva riprendono gli
incontri di informazione sul Nicaragua.
Il primo incontro si svolgerà giovedì 6 novembre 1986 presso il Centro Sociale di Via Clemente Lequlo
alle ore 20.45.
Parteciperà Roberto Tarallo appena
tornato dal Nicaragua e verrà proiettato un video con spezzoni di vita
quotidiana nicaraguense ed interviste.
PINEROLO — Riprendono anche
quest'anno 1986/87, a livello di Comunità valdesi e cattoliche, gl'incontri
sui matrimoni interconfessionali. La
Diocesi cattolica e la Conferenza Distrettuale valdese si sono impegnate
a portare avanti questa ricerca importante insieme alle coppie interconfessionali.
Si affronta quest'anno il tema della
« catechesi », senza però abbandonare la ricerca sul ■■ Battesim'o in forma
ecumenica »; i due argomenti sono
strettamente collegati.
Ecco il calendario e i temi:
Domenica 16 novembre, ore 15 - 18
presso la Chiesa Valdese di via dei
Mille 1 - Pinerolo: <■ I criteri del rinnovamento deila catechesi in campo
cattolico e in campo evangelico »
— Introducono un prete e un pastore
— Dibattito
—■ Le coppie iniziano il lavoro su alcuni testi e materiali catechistici.
Domenica 18 gertnaio, ore 15 - 18
presso la « Casa della giovane », via
Silvio Pellico 40 - Pinerolo: « I catechismi della Chiesa cattolica italiana
Le lettere a Magna Linota, vanno indirizzate a Eco delle Valli Valdesi, caselia postale, 10066 Torre Pellice (To).
Cara magna Linota,
tu che sei anziana e dovresti
avere più esperienza di me, che
cosa ne dici delle varie marce e
cerimonie per la pace? Perché
non se n'è fatta una. sola? Che
senso ha chiedere la pace e non
essere nemmeno capaci di chiederla tutti insieme? Io ho quindici anni e mi piacerebbe, se
posso, chiarirmi le idee.
Gina M.
Mia cara figliola,
quando avevo la tua età, ci
radunavano sulle piazze con la
cartolina-precetto, per applaudire la guerra, che ci avrebbe fatti di nuovo diventare ricchi e
potenti come gli antichi Romani; e quando ci domandavano se
volevamo burro o cannoni, la
folla urlava che preferiva i cannoni. Più tardi ho vissuto la
guerra e ho sperato, e continuo
a sperare, di non vederne mai
più. Invece da allora in qualche
parte del nostro mondo c’è sempi'e stata una guerra.
Capisci dunque che, quando la
gente chiede invece la pace, io
ne sono ben contenta. Però hai
ragione: è triste vedere che, invece di unirsi agli altri il sabato, il papa ha sentito il bisogno
di organizzare una cerimonia
per conto suo il lunedì. Ricordo
con gioia una fiaccolata di Natale per la pace a Pinerolo, in
cui camminavamo insieme, cat-.
telici con il loro vescovo e vaidesi, liberali e comunisti. Anche
se ci eravamo mossi per ragioni diverse, eravamo lì tutti insieme a chiedere la medesima cosa.
Altre cose mi hanno rattristata anche quest’anno: che nel
corteo di sabato si siano infilati
dei violenti pronti a fracassare
le vetrine, e che a riunirsi il lunedì siano stati i capi delle
varie religioni. Non c’era posto
per chi non riconosce altri capi
che Gesù Cristo, e poi la guerra
è patita prima di tutto dalla
gente qualsiasi e solo di rado
dai capi.
E poi sembrava che per ognuno i pericoli di guerra venissero
solo dagli altri, i cattivi.
Invece ricordo i fazzoletti viola del pentimento: non possiamo partecipare a queste manifestazioni senza un senso di rimorso e di colpa, perché non
abbiamo fatto e non facciamo
abbastanza per rendere possibile la pace, noi che, anche quando siamo poveri, abbiamo tante
cose che altri non hanno, scuole, strade, ospedali, e non stiamo morendo di fame.
Ennure. nonostante tutti i miei
dubbi, ho sentito il bisogno di
partecipare in qualche modo a
questa rieerca di pace, anche
senza muovermi da casa mia, e
ho digiunato e pregato eon gli
altri, sia il sabato, sia il lunedì.
Mi sembrava di collaborare a
superare il fossato fra i due
gruppi e di lavorare, in silenzio,
per la pace. Ma, nello stesso
tempo, mi vergognavo, perché
quel digiuno era per me una libera scelta, quasi un lusso, men
I programmi della Scuola domenicale >■
— Introducono un valdese e un cattolico
— Dibattito
Domenica 22 marzo, ore 15-18
luogo da stabilire: « Per una catechesi ecumenica » (da specificare ulteriormente) .
Agl’incontri sono invitati preti, pastori, membri dei Concistori e dei
Consigli parrocchiali, coppie interconfessionali di fidanzati e di sposi.
PINEROLO — Considerate le attuali condizioni legislative che impediscono ai diabetici l'accesso ai concorsi
per impieghi pubblici, alle colonie
estive, allo sport, ecc., la Federazione Nazionale delle Associazioni Diabetici chiede urgentemente i'approvazione del progetto di legge unificato
in tema di prevenzione e cura del
diabete.
E’ in atto una raccolta di firme per
consentire l’inserimento dei diabetici a livello sociale, il potenziamento
delle strutture socio-sanitarie specifiche e il miglioramento deH'informazione, della prevenzione e dell’educazione sanitaria; ogni firma è un passo avanti per ii superamento delle
attuali ingiustificate discriminazioni.
Le firme di tutte le persone interessate (diabetici e non) si raccolgono a
Pinerolo presso II Centro Antidiabetico dell'Ospedale Civile e a Torre Pellice presso la palestra fisioterapica
di Benedetto Michele, via Guardia Piemontese 22.
Amnesty International
TORRE PELLICE — Giovedì 6 novembre, ore 16.30, al Centro di Incontro, avrà luogo una riunione con il
seguente o.d.g.: a) intervento press'o le autorità della Colombia con
Azioni Urgenti per la scomparsa d’un
arrestato e II ritrovamento del suo
cadavere; b) relazione sulla partecipazione di A.i. ad «Autunno in Val d'Angrogna »; c) varie.
TORRE PELLICE — Foresteria Valdese, sabato 8 n'ov., inizio ore 14.30,
« Trattenimento pomeridiano per Amnesty », con thè, doici, ’’tavolino" per
raccoita-firme ecc. Tutti possono partecipare!
Comitati per la pace
POMARETTO — Presso la sala consiliare del municipio si tiene giovedì
6 novembre alle ore 20.30 la riunione
del Comitato pace vaili Chis'one e
Germanasca.
tre per altri è la vita di tutti i
giorni.
Non credo di essere riuscita
a chiarirti le idee. Ho solo cercato di dirti quello che penso.
Magna Linota
La pace
f segue da pag. I)
giornata, che mal rispecchia i
valori propri delle culture religiose che erano rappresentate in
quella manifestazione.
Del resto, nessuna cultura religiosa si esprime nella sua forma migliore e più genuina nelle
manifestazioni esterne dei suoi
esponenti ufficiali. Ad Assisi ho
provato il gusto di avere scelto
di essere minoranza. Non per
essere « contrario ad ogni costo », ma per avere lo spazio necessario 'per la ricerca dell’autenticità della fede...
Solo che la fede nel Padre che
ci invita a predicare sui tetti ciò
che abbiamo ascoltato nell’intimo, e che ci invita altresì a pregare a porte chiuse perché Egli
vede già il nostro pensiero e il
nostro cuore, non è una fede
« scontata ».
E in nessuna chiesa manca la
volontà di vantarsi per le oliere delle nostre mani umane, invece che vantarsi solo di ciò che
la grazia di Dio e la Croce di
Cristo hanno operato in noi. Egli
solo è la nostra pace.
Cesare Milaneschi
RINGRAZIAMENTO
« Siate allegri nella speranza,
pazienti nell’afflizione, perseveranti nella preghiera ».
(Romani 12: 12)
I figli e familiari tutti della compianta
Nelly Veraldo wed. Pogliani
riconoscenti ringraziano sentitamente
tutti coloro che con 'scritti, fiori e presenza hanno partecipato al loro dolore.
Un ringraziamento particolare alramieo Dott. Paolo Ribet per le assidue ed affettuose cure ed a tutte le
persone che l’hanno aiutata e confortata durante la sua malattia.
Pineroloy 7 novembre 1986
E’ mancato all’affetto dei suoi cari
Aldo Cougn
Ne danno ii doloroso annuncio la moglie Teresa Troiani, i figli Daniela,
Stefano e Massimo, la sorella Elvìna,
il fratello Giovanni, il genero, le nipotine e i parenti tutti.
Tivoli, 26 ottobre 1986
RINGRAZIAMENTO
I familiari del compianto
Pietro Rostan
nell’impossibilità di farlo singolarmente ringraziano di cuore quanti, con
presenza, scritti, fiord, parole di conforto, hanno preso parte al loro dolore
e rivolgono un pensiero riconoscente
al pastore Lucilla Peyrot, al dr. Vaiter Broue, al personale medico e paramedico del rep. Chirurgia dell’Ospedale
Civile « E. Agnelli » di Pinerolo ed ai
sigg. Roberto Tron e Silvio Giraud.
Pinerolo, 6 novembre 1986
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Radio
Beckwith
compie
due anni
TORRE PELLICE — Raddo
Beckwith ha festeggiato sabato
1« novembre il suo secondo anniversario. « Ci sono molti problemi — dice Italo Pons, uno
degli animatori — soprattutto
finanziari, che non permettono
l’acquisto degli strumenti tecnici indispensabili per essere
ascoltati fuori della valle cothe
era nei nostri programmi ».
Radio Beckwith trasmette tutti i giorni dalle 14 alle 23 su
FM 91.200.
• Hanno collaborato a questo
numero; Archimede Bertolino,
Ivana Costabel, Luigi Marchetti, Anna Marnilo Reedtz, Teofilo Pons, Liliana Rasetti, Marco e Sandra Rizzi, Franco Taglierò, Irene Wigley.
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva: presso Qspedale Valdese di Pomaretto - Tel. 81154.
Guardia Farmaceutica :
DOMENICA 9 NOVEMBRE 1986
Villar Perosa: FARMACIA DE PAOLI
- Via Nazionale, 22 - Tel. 840707.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa; Tel. 81.000.
Croce Verde Porte: Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
( Distretto di Pinerolo )
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza ;
Croce Verde Pinerolo; Tel. 22664,
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva e festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia Farmaceutica ;
DOMENICA 9 NOVEMBRE 1986
Bricherasio; FARMACIA FERRARIS ■
Via Vittorio Emanuele 83/4 - Tel.
59774.
Villar Pellice: FARMACIA GAY •
Piazza Jervis ■ Tel. 930705.
Ambulanza ;
Croce Rossa Torre Pellice; Telefo
no 91.996.
12
12 uomo e società
7 novembre 1986
VERSO IL 2000
AMNESTY INTERNATIONAL
Che ne sarà della terra? ■ prigionieri;
del mese
Inquinamento e contaminazioni varie avvolgono il nostro pianeta in
una spira mortale - E' urgente e necessaria una nuova politica
Le notizie suirambiente che ci
circonda dicono purtroppo che la
situazione va man mano peggiorando, né pare che l’opera dell’uomo — a parte qualche lodevole eccezione — sia volta a cercare di raddrizzare uno stato di
fatto che rischia veramente di
portare a degli squilibri insanabili.
Nel giro di quattro giorni abbiamo letto sui giornali tre notizie davvero allarmanti, ma che
d’altra parte non fanno che confermare ciò che le persone preoccupate dall’ormai immenso problema ecologico, vanno da anni
annunciando fra la quasi totale
indifferenza (per non dire fastidio) di coloro che dovrebbero seguire e curare questo aspetto
fondamentale della vita sulla
terra.
Già si sapeva (ed anche su questo giornale ne abbiamo parlato,
nel numero dell’8 agosto scorso),
che ormai, da qualche tempo, un
gigantesco “buco" nella calotta di
ozono — che protegge la terra
dai dannosissimi raggi ultravioletti — campeggia sopra l’Antartide, tra i venti e i trenta chilometri di quota. Questo fenomeno è sicuramente dovuto all’attività dell’uomo e, in modo particolare, alle sostanze propellenti contenute nelle bombolette
spray e nei frigoriferi. Una impressionante fotografia, ripresa
da un satellite americano, mostra questo "buco”, mentre la didascalia ricorda che il conseguente aumento delle radiazioni ultraviolette potrà provocare tumori della pelle e cecità negli esseri
umani, nonché danni catastrofici
ad animali e vegetali.
* * *
Una seconda notizia, nel riferire sulla riunione di un gruppo di
lavoro — tenutasi a Madrid nei
giorni scorsi — sulle oscillazioni
del clima nel Mediterraneo, dà la
sensazione di una tragedia incombente sull’umanità. L'innalzamento della temperatura della
terra e della sua atmosfera è essenzialmente dovuto al cosiddetto « effetto serra »: 1’ anidride
carbonica che esce dai camini,
dalle caldaie, dalle ciminiere, dallo scarico degli automezzi ha all’incirca lo stesso effetto di una
gigantesca cupola di plastica o
di vetro, attraverso la quale i
raggi del sole penetrano, ma poi
il loro calore rimane imprigionato, appunto come in una serra.
Le rilevazioni di questo fenomeno sono imipressionanti: considerato un periodo di 130 anni,
fino al 1984 (e nella cui .prima
parte i valori si sono mantenuti
abbastanza costanti), è risultato
che i tre anni più caldi sono stati il 4980, il 1981 ed il 1983, con
un aumento molto marcato. Il
tetto della fascia di 1,5 gradi dovrebbe essere sfondato nel 1994;
per i più ottimisti nel 2015; per i
pessimisti prima del 1990.
Ne deriveranno comunque situazioni del tutto nuove e terribilmente distruttive. L’incertezza
verte solo sul fatto se la catastrofe colpirà ancora noi oppure i nostri figli. Le calotte polari sono
destinate a fondere parzialmente
o totalmente, i mari copriranno
enormi distese di terra, sommergendo migliaia di città.
* * *
La terza notizia riguarda il
dopo-Cernobyl. In Svezia si teme
che le conseguenze del noto scoppio verificatosi nella centrale nucleare sovietica possano causare
addirittura la scomparsa di un intero gruppo etnico: i lapponi. Le
renne, loro principale base economica ed alimentare, contengono tassi di cesio 137 così alti da
non poter essere commestibili. 11
più grande quotidiano svedese dice: « Cernobyl è il colpo di grazia per questo popolo sparso nella tundra scandinava a cavallo
del circolo polare artico ». Mentre il livello di guardia è stabilito
dalle autorità svedesi in 300
becquerel al chilo, si registrano
valori ohe arrivano fino a punte
di oltre 20 mila. La carne delle
renne macellate verrà macinata
e ne verrà fatto mangime da usare negli allevamenti degji animali
da pelliccia, in qualunque caso
condannati a morte. Responsabile indiretto di questa catastrofe
è il lichene, il cibo basilare delle
renne.
Barry Commoner, professore
universitario di scienze ambientali a New York, autore di numerosi libri, fra cui « Quando il cerchio si chiude » (opportunamente
ristampato e aggiornato quest’anno da Garzanti) parlando
della radioattività in Lapponia a
seguito degli esperimenti nucleari neU’atmosfera, già nell’edizione del 1972 sottolineava, quasi
“profeticamente", che i licheni,
diversamente dall’erba, assorbono le radiazioni direttamente dall’aria anziché dal terreno, capace
per sua natura di attenuarne
l’impatto. I licheni — egli precisava — risultano quindi dei condensatori di radioattività, che poi
trasmettono a caribù e renne, e
indirettamente ai loro consumatori.
* *
Tre notizie, tre realtà scientifi
camente provate, che colpiscono
indistintamente il sud, il centro
e il nord della terra. Una volta
ancora, l’uomo deve capire che
questa “navicella spaziale” è unica per tutti. Se un membro soffre, tutti gli altri membri soffrono o — per lo meno — devono
farsi carico delle sofferenze altrui. Man mano ohe si va avanti
sarà sempre più difficile ovviare
a queste drammatiche situazioni
che — si badi bene — non costituiscono che una parte di tutta
la problematica collegata alla
questione ambientale.
I rimedi fondamentali possono
essere assunti solo a livello politico-economico e questo purtroppo rende pessimisti in quanto
vediamo bene come i responsabili pongano del tutto in secondo
piano questi problemi. Prima c’è
la produzione, prima c’è il “progresso”, prima c’è la spinta al
consumismo, prima c’è la corsa
al gigantismo: per il resto, si
vedrà.
La conclusione non può essere
che una, la stessa che Commoner indica nel suo libro: se si
vuole cambiare (a parte i nostri
singoli comportamenti ed iniziative), è necessario che Topinione
pubblica si imponga e si adoperi per la creazione di governi
realmente democratici e sociali
che controllino i sistemi di produzione e di sviluppo, e che antepongano alla creazione di immense ricchezze e di potere, il
rispetto ed il controllo delTambiente. Roberto Peyrot
RICERCHE MILITARI
Bomba antimateria
Sono almeno quarant’anni che
nell’immaginario fantascientifico
l’antimateria occupa uno spazio
preciso, suggerendo spesso, fra
l’altro, Tipotesi di universi paralleli al nostro. Ma negli ultimi tempi la fisica delle particelle — e le ricerche al Cern di
Ginevra ne sono un esempio —
« maneggia » antimateria con
una certa familiarità. Quantità
minime, ovviamente; si calcola
che al Cern vengano prodotti
ogni anno lO-s milligrammi di
antiprotoni. Ora, TAir Force statunitense sembra intenzionata
a prendere seriamente in considerazione la costruzione di ordigni esplosivi a base di ’antimateria. Studi recenti compiuti
dalla Rand Corporation americana affermano che lo scontro
materia-antimateria è in grado
di generare una potenza esplosiva pan a 44 tonnellate di tritolo per ogni milligrammo. Con
un investimento variabile dai 5
ai 15 milioni di dollari si potrebbero compiere le ricerche di fattibilità per la messa a punto di
una tecnologia idonea a raccogliere una quantità di antimateria sufficiente a essere militarmente significativa. Si tratta di
aggiungere dispositivi di raccolta per gli antiprotoni agli acceleratori di particelle già esistenti. Problemi non facili ma, a
quanto pare, non impossibili da
risolvere. Un’ipotesi di costo:
un milligrammo di antimateria
Si aggirerebbe sui 133 milioni
di dollari. Ritornando alle immagini (sempre meno) fantascientifiche si commenta che,
dopo aver garantito la possibile
distruzione del mondo, l’establishment militare è oggi inte^
ressato a far esplodere anche
l’universo parallelo.
( Da Nature,
21 agosto 1986)
CHIA THYE
SINGAPORE
POH
Top secret e allarmi atomici
Dal 1977 al 1984 negli Stati
Uniti l’allarme atomico per missili in arrivo (Missile Display
Conferences) è scattato 1.152
volte. In altrettante occasioni il
mondo è andato più vicino a
una guerra nucleare accidentale.
Secondo Brian Crissey, del Department of Computer Science
del Linfield College delTOregon,
solo nel primo semestre di quest’anno fenomeni naturali come
l’ingresso di un meteorite nell’atmosfera o fatti umani ma innocui, come la discesa di stadi fausti di razzi o esiti di test
balistici, hanno fatto scattare
l’allarme 285 volte. Il numero e
il tipo di questi falsi allarmi è
documentato dal North American Aerospace Defence Command (Norad) ai sensi dello
US’s Freedom Information Act.
Con queste informazioni ricercatori di molte università stanno lavorando a modelli computerizzati per studiare le conseguenze di fatti del genere, nella prospettiva del rischio di
una guerra nucleare accidentale.
.Proprio a questo^, pi0to il Pentagono sembra avere deciso di
bloccare tali informazioni. Ma il
dibattito in materia sta coinvol
gendo un numero crescente di
ricercatori e di tecnici negli
Usa, specie dopo la crisi del
Golfo della Sirte.
Come ha di recente affermato
Bruce Blair, già membro della
Task force on nuclear command
and control del Pentagono, in
tempi di crisi internazionale ogni precauzione viene attenuata
o peggio rimossa e « il dogma
della velocità di risposta » può
anche condurre a catastrofici
errori.
(Da New Scientist, 5 giugno
1986)
Per il mese di settembre il
Notiziario di A. I. ha presentato
i casi dei seguenti tre prigionieri per motivi di opinione:
ANTOINE MAMIRAKIZA
BURUNDI
Chierico nella chiesa di St.
Michel a Bujumbura. Venne arrestato fra la fine di luglio e il
principio di agosto del 1985 con
altre 20 persone. Era stata precedentemente intercettata dalla
polizia una lettera aperta firmata dai « Cristiani della diocesi
di Bujumbura » al loro vescovo,
in cui si criticavano aspramente
le restrizioni operate dal governo nei confronti delle attività
religiose.
Mamirakiza, accusato di avere collaborato alla redazione della lettera, fu processato nel novembre ’85 e condannato a due
anni di carcere insieme con altre due persone accusate del medesimo reato. Il presunto autore
della lettera fu condannato a
5 anni di carcere e chi aveva
soltanto annotato un commento alla bozza della lettera a 4
anni. A. I. ha adottato i 5 detenuti come prigionieri di opinione.
Si prega di inviare lettere cortesi chiedendo il rilascio di Antoine Mamirakiza e degli altri
4 a:
Son Excellence le Colonel
Jean-Baptiste Bagaza
Président de la République
Présidence de la R^ublique
Bujumbura - Burundi (Afrique)
Orchard Road
(Asiaì
Singapore
40 anni (20 passati in carcere),
ex membro del partito d’opposizione al governo, il Barisan Sosialis. Nel 1966, in seguito ad una
manifestazione contro il coinvclgimento degli Stati Uniti nel
Vietnam, Ghia Thye Poh fu arrestato con altri 21 membri del
partito. Da allora è stato sempre
in carcere senza processo. Accusato di essersi infiltrato come membro del partito comunista della Malesia nelle file del
Barisan Sosialis per destabilizzare il governo, più volte, durante i venti anni di carcere, respinse questa accusa, quantunque gli promettessero, in cambio di una sua confessione, il
rilascio. Detenuto in continuazione in una cella oscura rischia
di perdere la vista. Inoltre il
fatto di non conoscere il termine della sua carcerazione, non
avendo avuto un processo e
quindi una condanna, gli sconvolge la mente.
' Si invitano i lettori' a scrivere
cortesemente per chiedere il rilascio di Ghia Thye Poh a:
His Excellency Lee Kuan Yew
Prime Minister
Office cf thè Prime Minister
Istana Annexe
ION BUGAN - ROMANIA
50 anni, elettricista. Fu arrestato nel 1983, dopo aver manifestato per le vie di Bucarest,
mostrando un disegno raffigurante il Presidente Geausescu
con la scritta: Non ti vogliamo,
boia.
Fu condannato a dieci anni di
carcere, ma in seguito ad amnistie concesse nelT84 e nelT86 u
scirà di prigione nel 1989.
Per favore, indirizzate lettere
cortesi per chiedere la imme
diata liberazione di Icn Buga:i
a:
The President of thè Socialist
Republic of Romania
His Excellency
Nicolae Geausescu
Galea Vieterei 49-53
Bucarest - Romania
Rilasci e nuovi casi
A.I. ha appreso che nel mese
di luglio 1986 sono stati rila
sciati 123 prigionieri adottati o
sotto investigazione. Sono star
assunti 79 nuovi casi.
Pena di morte
Durante il mese di giugno ’86
sono state condannate a mori:
48 persone in 11 paesi e 31 sor :
state giustiziate in 7 paesi.
A cura d.'l
Gruppo ’’Val Pellict ’
via Beckwith 8 - Torre Pellica
^ _ .....
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Redattori; Alberto Corsani, Luciano Deodato, Giorgio GardioI (direttore), Paolo Fiorio, Roberto Giacone, Adriano Longo, Giuseppe Platone (vice direttore). Comitato di
redazione: i redattori e: Mirelia
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Franco Carri, Rosanna Ciappa Nii
ti, Piera Egidi, Claudio H. Martelli,
Roberto Peyrot, Sergio Ribet, Massimo Romeo, Cesare Milaneschi,
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