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Anno 116 - N. 14
4 aprile 1980 - L. 300
Spedizione in abbonamento postale
Groppo bis/7C
ddk valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
9 punti
di vista
Calati 4: 19 - Una parola dell’Apostolo Paolo ci aiuta a riflettere sul senso della Pasqua
"Finché Cristo sia formato in voi
II
L’episodio di cronaca nera risale a ventiquattro anni fa, ma
molti lettori certamente lo ricorderanno, per l’emozione che
suscitò e il gran parlare che ne
fecero i giornali. Il 10 ottobre
1956 a Terrazzano di Rho, vicino
a Milano, due fratelli — poi riconosciuti infermi di mente — tennero in ostaggio per mezza giornata nei locali della scuola novantasei bambini e tre maestre.
Alla fine tutti furono felicemente
liberati (unica vittima un cittadino, ucciso per errore dalla polizia). La vicenda ha avuto uno
strascico, incominciato due anni fa, quando il minore dei fratelli, Egidio Santato — il quale,
come si usa dire, aveva interamente pagato il suo debito con
la giustizia, ricevendo dalle autorità i certificati di buona condotta — si è ripresentato a Terrazzano per ottenere il « perdono » dalle vittime, cioè la dichia^
razione che non avevano più
motivi di rancore: condizione
indispensabile per avere dalla
Corte d’Appello la riabilitazione,
cioè l’estinzione delle interdizióni civili connesse alle condanne
penali. Ciò gli sarebbe servito
per poter lavorare, rilevando
dalla madre la licenza per la
vendita dei giornali.
Ma il «perdono», dopo un
quarto di secolo, non c’è stato.
In questi due anni nessuno degli ex scolaretti — una decina
rimasti, gli altri dispersi, perché
trasferiti altrove — si è fatto
trovare, tutti si sono rinchiusi
nel loro privato, in una cieca e
sorda « difesa » deRIntimità delle
nuove famiglie, nel frattempo costituite. Al giornalista del « Corriere della Sera» che la interrogava, una protagonista di allora,
oggi sposa e madre (certamente
« esemplare »), ha risposto;
« Abbiamo dimenticato e vogliamo continuare a dimenticare.
Anche ragionare sul perdono significa comunque riaprire quella
storia. E, la prego, non metta il
mio nome: preferisco il silenzio ». Egidio Santato, visti vani
i suoi lunghi sforzi, in questi
giorni si è arreso ed è partito per
il Sud, alla ricerca di lavoro. In
questo modo si è conclusa la
vicenda, disperata parabola dei
giorni nostri. Certo si può capire come quel lontano dramma
abbia inciso indelebilmente nella vita di chi l’ha vissuto. Tuttavia la cosa che più penosamepte
colpisce è forse che il perdono è
stato negato non per odio o desiderio di vendetta (cose che in
un certo senso hanno almeno la
«nobiltà» della passione); ma
per insensibilità, indifferenza,
alienazionei desiderio di dimenticare, di non pensare. E nel modo più vile e squallido: fuggendo, non facendosi trovare. Così
le mancate Vittime di 24 anni fa
si sono trasformate —- senza rendersene conto — in assassini.
Che conclusioni trarre da questa
storia? Come uomo, francamente, non me la sentirei di erìgermi a giudice: chissà quante vob
te anch’io, seppure in contesti
diversi, mi sono comportato allo stesso modo, fingendo di non
vedere, girando la testa dall’altra parte. Un fatto come questo
ci coinvolge tutti: il peccato dell’altro devo riconoscerlo come
il mio peccato. Resta il fatto che
esso trae ancora una volta origine dalla deresponsabilizzazione. Nel momento in cui rifiuto
l’assunzione di responsabilità nei
confronti del fratello, commetto
un omicidio, ma al tempo stesso
un suicidio: annuUo l’altro, ma
anche me stesso.
Aurelio Penna
« Cristo nasce in noi affinché viviamo la sua vita »: in questa affermazione (di Calvino è riassunta la teologia cristiana. Ma la realizzazione di questo programma è quanto mai ardua
« Cristo formato in voi », « Cristo che prende forma in voi»
questo sembra essere per Paolo
non solo il fondamento ma l’essenza stessa della vita cristiana
ed alla attuazione di questa realtà tende tutto il suo apostolato,
tutta la sua evaùgelizzazione.
Ne siamo convinti? Come ha
da avvenire questo? Ecco .le domande fondamentali che si pongono alla attenzione, alla riflessione di tutta la chiesa cristiana
in questi nostri anni tormentati.
Riguardo al primo punto l’esperienza ci dice che gli stessi credenti stentano a porre al centro
della loro fede e della loro meditazione la persona di Gesù. Nel
corso del colloquio-esame prima
deH’ammissione in chiesa, i ragazzi di una- nostra comunità
hanno dato una valutazione molto onesta della propria posizione di fede ma ha sorpreso non
poco il fatto che parlassero in
generale di Dio e della chiesa
ma nessuno abbia menzionato
Gesù Cristo.
Il Cristo informe
della nostra teologia
A cosa dobbiamo attribuire
questo? Ad un errore di impostazione dell’insegnamento, al
fatto che la complessità dei pro
blemi presentati ha forse fatto
perdere il punto centrale del cliscorso, alla mancanza di chiarezza nel programma sèguito? Tutto è possibile, resta il fallimento di una catechesi che non riesce a far percepire che la sostanza della fede è Gesù Cristo.
Fallimento di una catechesi ma
anche di tutta una teologia, una
predicazione, un mocjo di porre
i problemi.
Parliamo troppo di noi stessi
e delle nostre situazioni di crisi,
troppo di ciò che la chiesa fa e
non fa, dovrebbe essere e potrebbe dire, indirizzando lo sguardo dei credenti, e dei ragazzi che
sono sulla via della fede, a se
stessi.
Parliamo anche di Dio ma forse ne parliamo male, lasciamo
sussistere il clima di ambiguità
che c’è intorno alla parola "dio";
tutti la usano, dai musulmani
ai Testimoni di Jeovah, dai san■ toni indù alla Bibbia ma è sempre lo stesso Dio? Pensano tutti
alla stessa realtà e nello stesso
modo quando ne pronunciano il
nome? Diamo per scontato^ che
la cosa chiara sia la réaltà di Dio
e quello che va spiegato sia l’opera di Gesù Cristo. È falso, al
contrario Gesù è la cosa più
chiara, e quello che va spiegato
è l’opera di Dio.
C’è di più, quando pensiamo
a Gesù Cristo pensiamo veramente ad una realtà che deve
essere formata in noi? Troppo
spesso, parlando di lui come del
Signore e del Salvatore, di colui
che ci ha liberati dal peccato e
dalla morte, lo facciamo estraneo a noi, una sorta di profeta
o di mago che dal di fuori risolve la nostra situazione, la nostra vicenda, che cambia la nostra vita.
Cristo, immagine
deiruomo nuovo
INTERVISTA AL MODERATORE BOUCHARD
Intensificare ia nostra soiidarietà
con i frateiii dei Rio de ia Piata
Di ritorno da un soggiorno di
tre settimane nel Rio de la Piata, dove ha visitato le chiese vaidesi e partecipato alla sessione
rioplatense del Sinodo valdese,
il Moderatore Giorgio Bouchard
ci ha rilasciato questa intervista.
— Hai iniziato la tua moderatura « interna » con un viaggio al Sud, Sicilia e Calabria,
che hai descritto a suo tempo
in un’intervista come una intensa emozione. Che dire dell’inizio
« esterno », del viaggio nel Rio
de la Piata?
— Per quanto in un contesto
molto diverso, ho provato una
emozione ugualmente profonda.
Non esito a dire che le tre settimane trascorse laggiù hanno
cambiato la mia idea del servizio nella chiesa.
Latina, e in particolare delle due
repubbliche del Rio de la Piata,
è completamente diversa. Alcune
rapide indicazioni: in Uruguay
il tasso di inflazione è dell’80%
annuo e in Argentina del 150%.
Un salario operaio è uguale in
termini reali a circa 1/3 del salario operaio in Italia. Secondo
il quotidiano « E1 Dia », nella
città di Montevideo (metà della
popolazione dell’Uruguay), il 70
per cento delle famiglie vive largamente al di sotto del minimo
vitale.
Popoli che ci sono
assai vicini
— Prima di parlare di questo,
vorresti delineare un quadro generale di quella terra lontana?
— In passato era la terra delle
promesse e delle speranze. Quanti bastimenti hanno trasportato
emigranti che partivano da Napoli o da Genova con la certezza di trovare laggiù quello che
mancava al contadino italiano
del Piemonte o della Calabria,
la terra e il pane! Ma questa
immagine appartiene al passato.
Oggi la situazione dell’America
I due paesi sono governati con
pugno di ferro da regimi militari, laico in Uruguay, parzialmente clericale in Argentina, dove il governo stipendia i vescovi, per esempio, non i sacerdoti.
L’opposizione è scomparsa, o se
vogliamo essere più precisi, gli
oppositori sono scomparsi: in
spagnolo si dice «desaparecidos».
« Somos derechos y humanos »,
siamo diritti e anche umani, dice un grande cartello sull’autostrada che porta i visitatori dall’aeroporto alla città di Buenos
Ayres. È un saluto che allude
chiaramente ai « derechos humanos », i diritti umani su cui' indagano le Nazioni Unite e organizzazioni come Amnesty International; Non credo che occorrano molti commenti.
Tre tipi di Chiese
evangeiiche
— Non più terre di emigrazione, quindi. E allora che cosa?
— Se evitiamo due errori di
visione che abbiamo commesso
Intervista a cura di
F. Giampiccoli
{continua a pag. 2)
parla l’apostolo chi è? Sono i
singoli credenti o è il voi della
comunità? sono io come credente singolo o è l’insieme della comunità? Dove si incontra questa
realtà nuova della vita? Nella
mia persona o nei miei rapporti con i fratelli? Il dilemma non
esiste per Paolo, nessun credente da solo « porta Cristo » e non
c’è nessuna comunità che non
sia composta da credenti. Se non
ci fossi io non ci saremmo neppure « noi », se non ci fosse il
« noi » della chiesa non ci sarei
neppure io.
Cristo è invece secondo Paolo
l’uomo nuovo, l’immagine di un
uomo nuovo che deve prendere
corpo in noi, che deve trovare
nella nostra umanità il suo spazio, la sua forma, la sua realtà.
Gesù ha vissuto in un certo modo, è morto in un certo modo,
è stato riconosciuto dai suoi vivente ed è tutto questo insieme
di realtà, vita-morte-risurrezione
che deve prendere corpo in noi.
« Cristo nasce in noi affinché vi. viamQ: la -sua-.vita » dice sinteticamente Calvino, ed in questa
breve affermazione è riassunta
non solo la sua teologia ma la
teologia cristiana.
Il come questo debba avvenire
è il secondo elemento del nostro
problema. Questo « voi » di cui
Una realizzazione che
è tutta da inventare
Il « come » è tutto, o quasi,
da inventare. Bisogna anzitutto
riuscire a comunicare questa
realtà, questo invito, questo ap^
nunzio e la nostra teologia è del
tutto impreparata a farlo; par- ,
liamo in termini troppo difficili,
dice la gente, non si vede bèM
cosa sia questa religione cristiana che valiamo vivere e proporre.
Bisogna in secondo luogo riuscire a esprimere questa fede a
livello di esperienza, di espressione, di sensibilità; uno deve
poter arricchire la sua fede, cioè
la presenza di Cristo in lui, con
la ricerca in comune, il dialogo,
l’incontro. Bisogna costruire
questa presenza, edificarla costantemente.
Bisogna infine vivere questa
presenza, deve manifestarsi all’estemo, nella vita cotidiana.
Bisogna inventare il nuovo modo di vivere cristiano individuando le cose che uno come
credente deve fare e quello che
non può fare.
nel passato — la visione coloniale di una piccola Italia tropicale, completa di Fiat e Pirelli, o la visione romantica di una
terra in cui tutti sono dei Che
Guevara e in cui si risolveranno
i problemi che in Europa non
riusciamo a risolvere , avremo
di fronte dei popoli che ci ^ono
assai vicini, a metà strada tra
l’Italia e la Spagna, popoli che
vivono certamente una situazione imperiale e in posizione di
subordinazione, con i quali però
abbiamo da svolgere un’importante attività di scambio.
Con sofferenza
e passione
Gesù Cristo non si forma in
noi da solo, senza lavoro, senza
fatica; Paolo che aveva lunga
esperienza, di fede e di missione
paragona questo al partorire: il
suo fu un partorire credenti responsabili, con sofferenza e passione, la nostra opera non potrà essere diversa.
Giorgio Toum
— E in questi popoli, come si
configura la presenza protestante?
— È una presenza minòritaria
e molto varia. Le chiese -evangeliche si possono dividere In tre
categorie: anzitutto le chiese degli emigranti, quelle che un sociologo protestante, Lalive D’Epìnay, ha chiamato « las Iglesias
del trasplaiite », le chiese del trapianto. La più grande e forte di
esse è la « Iglesia evangelica en
el Rio de la Piata », una chiesa
di origine tedesca, luterana e riformata unita, con la saldezza
□
□
□
SOMMARIO
□ Abbonamenti di
Pentecoste - p. 2
Il cancro del razzismo, di Bruno Tron
- p. 3
11 banchetto della
fede, di Giovanni
Crisostomo - p. 4
Una pagina per la
domenica della Facoltà di teologia p. 5
Cronaca delle Valli
- pp. 6-9
La Casa delle Diaconesse tra storia e
realtà di Giuseppe
Platone - p. 7
□ ^,USA; l’incidente
non è superato, di
Anna Alberghina p. 10
□
□
2
4 aprile 1980
DALLA PRIMA PAGINA
Solidarietà con il Rio de la Piata
f segue da pag. 1 )
organizzativa, culturale e perché
no, finanziaria, delle chiese di derivazione germanica. Vi sono alcune altre chiese del trapianto : la
Chiesa riformata di origine olandese, salda, calvinista; la Chiesa anglicana ; naturalmente la
Chiesa valdese. Al secondo tipo
appartengono le chiese dell’evangelizzazione ottocentesca: in primo luogo i metodisti, poi i Discepoli di Cristo, ecc. In Argentina e Uruguay senza dubbio i
metodisti sono stati nell’SOO la
chiesa guida, ima chiesa che ha
evangelizzato soprattutto gli emigrati di origine italiana. Lo si
riconosce dai nomi dei vescovi
che si sono succeduti: Barbieri,
Gattinoni, Pagura, l'attuale vescovo che è di origine friulana.
La terza categoria è formata dalle chiese di tipo pentecostale:
molta evangelizzazione senza
badare ai mezzi, talvolta senza
badare ai metodi. A metà strada
tra le chiese di origine ottocentesca e le chiese pentecostali
stanno i battisti, molto legati
alla Convenzione del sud degli
Stati Uniti e molto concentrati
suirevangelizzazioné, un pochino
isolati.
Un trapianto totale
— E i valdesi?
— Come è noto le comunità
valdesi sono nate 122 anni fa per
l'emigrazione di contadini poveri delle Valli del pinerolese.
Hanno avuto alcuni capi di grande energia, come per esempio
Daniel Armand Hugon, che laggiù chiamano familiarmente « E1
Caudillo ». Uomo di grande energia, con altri assunse decisioni
fondamentali come quella di abbandonare senza pietà la tradizione culturale francese e italiana e mettersi subito a predicare in castigliano e di aprire
chiese e scuole con grande decisione, ci fossero o non ci fossero pastori, ci fossero o non ci
fossero maestri. I nostri padri
nell’Uruguay deH’800 hanno quindi agito con energia e, diciamolo a testa alta, con chiaroveggenza. La colonizzazione ha assorbito le energie di due generazioni, che aH’inizio hanno fatto
la fame (ma anche le scuole e i
templi) e poi hanno conosciuto il
successo. Oggi le chiese yaldesi
del Rio de la Piata vivono in
questa situazione, di essere eredi
di un passato di lotta e di risultati positivi.
— Era, allora, un mondo ecclesiastico di tipo contadino. Lo
è ancora?
— Per me è chiaro che oggi
questo mondo delle « colonie »,
degli insediamenti rurali nelle
lande sconfinate concesse a quel
tempo dai governi dei due paesi,
questo « piccolo mondo antico »
delle colonie valdesi, va morendo e ogni tentativo di tenerlo
in vita sarebbe, a mio avviso,
non solo un errore, ma anche un
peccato. Era molto interessante
notare la differenza nel Sinodo:
i vecchi parlavano spesso di co-'
Ionie, i giovani parlavano soltanto di chiese. Questo, io direi,
è il punto fondamentale su cui
si gioca la vita o la morte delle
chiese valdesi dell’Argentina e
dell’Uruguay: vedere se sarà
possibile compiere il passaggio
da colonia a chiesa, se avrà successo il tentativo che si sta ela^
borando di avere una chiesa
confessante e presente nel mondo, una chiesa che non vuol perdere le sue radici culturali ma
vuole vivere e testimoniare nella
realtà e nel mondo in cui si trova.
— Come si conflg;ura la Chiesa valdese nel Rio de la Piata?
— I valdesi hanno laggiù 23
chiese . costituite, riconosciute
dallo stato (là è la chiesa locale
ad avere personalità giuridica
di fronte allo stato); ma le chiese locali sono 52 a cui si aggiungono 50 gruppi e 6 centri di evangelizzazione. Per tutto questo sono a disposizione 18 pastori, 2
assistenti di chiesa, con la prospettiva futura rallegrante di 8
studenti ih teologia. I gruppi
femminili sono 34: ho visto il
loro congresso che mi è parso
assai forte. La chiesa promuove
in proprio 10 iniziative sociali
e culturali, una con i metodisti,
4 insieme ad altre denominazioni; non ha un giornale perché il
governo uruguayano ha soppresso il Mensajero vaidense ormai
diversi anni fa e ad oggi non ha
permesso che venga nuovamente pubblicato. Un dato può interessare per valutare la situazione: i trattamenti dei pastori sono in termini reali inferiori di
1/4 a quelli italiani che già non
sono eccessivi...
L’esperienza
dell'integrazione
— Che impressione ti ha fatto
il Sinodo?
— Per prima cosa mi ha colpito la maggioranza dei laici: 30
laici e 18 pastori. Il vice-presidente del Sinodo è un contadino
che già da alcuni anni riceve
questo incarico e lo svolge con
grande energia. Inoltre mi ha
colpito la grossa partecipazione
di delegati di altre chiese dei due
paesi i quali non perdevano una
parola. Il Sinodo nell’insieme
ini è parso un grosso momento
di democrazia e di partecipazione, in cui si lavora molto per
commissioni ma si delibera in
plenaria su tutto, anche sugli
stipendi dei pastori. Si sente l’abitudine, all’autogoverno.
In particolare mi ha interessa
Abbonamenti
di Pentecoste
In molte delle nostre chiese è a Pentecoste che giovani
provenienti da famiglie evangeliche e persone che si sono
avvicinate all’Evangelo da
provenienze diverse professano la loro fede e diventano
membri a tutti gli effetti.
Un tempo la chiesa offriva
loro una Bibbia o un Nuovo
Testamento, ma in genere si
tratta di strumenti che i nuovi
membri hanno già avuto in
mano da tempo. In effetti ci
sono chiese che — secondo
una logica più chiara — regalano ai catecumeni una copia
della Bibbia o del Nuovo Testamento airinìzio della loro
formazione evangelica. Perciò in molte comunità il segno del benvenuto nella chiesa è rappresentato anche da
altri doni: un innario, un libro della Claudiana... E perché non regalare un abbonamento all’Eco-Luce? Può essere un dono adatto particolarmente per chi già non riceve il giornale in famiglia,
una proposta da mettere accanto ad altre per la scelta
da parte dell’interessato, una
possibilità per i nuovi membri di orizzontarsi non solo
nell’ambito della comunità
locale, ma anche nel quadro
generale della vita della chiesa.
Nel presentare questa pro
posta alle chiese che si preparano ad ammettere nuovi
membri, desideriamo precisare quanto segue:
— Gli abbonamenti di Pentecoste hanno una durata di
7 mesi e mezzo e sono offerti
al costo dell’abbonamento semestrale per le chiese (L.
4.500) senza limitazione di
numero.
— Gli abbonamenti decorreranno dal n. 20 del 16 maggio e a richiesta tale numero
potrà essere recapitato con
invio speciale aH’indirizzo della chiesa in tempo per Pentecoste.
— Su tale numero è in programma una pagina su « Catechismo, confermazione, e
poi? » con la discussione sull’inserimento dei nuovi membri nella vita della chiesa locale.
I concistori e consigli di
chiesa che intendono avvalersi
di questa opportunità sono
pregati di trasmettere al più
presto la loro ordinazione
specificando la dizione « abbonamento di Pentecoste » in
modo che alla fine dell’anno
i destinatari possano ricevere daH’amministrazione EcoLuce un invito a rinnovare
personalmente l’abbonamento
che ha segnato il loro ingresso a pieno titolo nella vita
della loro chiesa.
Ordinazioni e pagamenti vanno indirizzati a:
ECO-LUCE, via Pio V 15, 10125 Torino, c.c.p. 327106.
to molto il dibattito sulla gioventù: il movimento giovanile sta
rinascendo con difficoltà e desidera un contatto con la EGEI,
così come gli studenti in teologia desiderano un contatto con
gli studenti italiani sia valdesi
che metodisti. A sua volta ha
interessato molto i sudamericani
la nostra integrazione valdese
DALLE CHIESE
Torino: costruire la pace
Su iniziativa dei giovani della
EGEI si è costituita una « commissione per la pace ». I giovani
hanno ritenuto opportuno chiedere alla comunità la formazione di tale commissione onde appunto la Chiesa nella sua totalità venga interessata ad un tema di tale importanza.
Sull’argomento è stata convocata un’assemblea di Chiesa, al
termine della quale è stato votato il seguente ordine del giorno ;
« La Chiesa evangelica valdese
di Torino, dopo aver dibattuto
nella sua Assemblea del 23 marzo 1980 il problema della violenza, degli armamenti e della pace
continuamente oltraggiata a livello mondiale:
— Confessa con umiltà e profondo senso di peccato la propria
colpa e corresponsabilità per
non aver finora testimoniato con
sufficiente fermezza e coerenza
cristiana contro Taberrante politica degli armamenti convenzionali e nucleari;
— Afferma che le vertenze foriere di conflitti devono essere
risolte con la comprensione, con
la giustizia e con l’amore, in antitesi alla politica di potenza e
di sopraffazione;
— Reputa intollerabile che il
nostro Paese abbia non solo accettato l’installazione di centinaia di missili atomici sul suo
territorio, ma sia anche fra le
potenze mondiali produttrici ed
esportatrici di armi, contribuendo cosi a fomentare tanto il
terrorismo quanto i conflitti internazionali;
— Denuncia l’interdipendenza
esistente fra l’adozione delle
centrali elettronucleari e la possibilità di potersi procurare, con
il loro combustibile, delle armi
atomiche;
— Conferma che la nonviolenza e l’obiezione di coscienza al
servizio militare sono atteggiamenti positivi e meritevoli del
massimo appoggio;
— Invita i genitori ed i responsabili della formazione scolastica, civile e religiosa dei fanciulli
e dei giovani a educarli all’avversione per la violenza, per le ar
mi e per tutto ciò che esse rappresentano;
— Si appella alla coscienza
delle popolazioni cristiane affinché inducano i propri governanti ad impostare una nuova politica basata su una reale cooperazione internazionale, sul disarmo anche unilaterale, e senza
illegittime ingerenze in altre nazioni;
— Rivolge un appello a tutte
le confessioni religiose affinché
prendano coscienza che la corsa
alle armi ed il conseguente equilibrio del terrore costituiscono
un gravissimo attentato sia alla
dignità umana che allo sviluppo
mondiale. Auspica pertanto che
nel prossimo futuro tutte le Chiese si impegnino a promuovere
iniziative ecumeniche concrete,
volte a perseguire l’obiettivo
della pace;
— Nel ricordare a tutti che il
messaggio di Gesù Cristo è un
messaggio d’amore e non di odio, di servizio e non di potenza, di vita e non di morte, afferma la propria aspirazione a
vivere senza la protezione omicida delle armi ».
• « Gli evangelici e la pace »
è il tema della manifestazione
organizzata per il 9 aprile dalla
Commissione per la pace. Alla
tavola rotonda che si terrà alla
Galleria dell’Arte moderna (Corso Galileo Ferraris) il 9 aprile
alle ore 20.30 interverranno i
proff. Paolo Ricca, Giorgio Rochat e il Presidente del Consiglio
regionale Sanlorenzo. È un'occasione importante di partecipazione e manifestazione di un concreto impegno per la pace.
Nuovo
conduttore
TRIESTE — Tempo di transizione ma non certo tempo di
stasi quello trascorso in quest’ultimo semestre dalla Comunità elvetica e valdese di Trieste. Il pastore Umberto Bert,
dopo un lungo ministerio in questa città, ha fatto ritorno alle
natie valli per godervi il meritato riposo insieme alla sua gentile signora: ad ambedue giunga
il grato ricordo ed il fervidò augurio di tutti coloro che li hanno stimati ed amati. Gli è succeduto il pastore Teodoro Fanlo
y Cortes che si è accinto con
giovanile fervore al complesso
lavoro inteso ad assicurare continuità ed impulso alla vita di
una comunità come questa, dove fervore e zelo coesistono accanto a conformismo ed apatìa.
La continuità si profila regolare, senza interruzioni di sorta,
nel culto e nella scuola domenicale, nei corsi di catechismo,
negli studi biblici, nei periodici
incontri ecumenici molto ben frequentati da vari gruppi evangelici e cattolici, nella partecipazione della nostra comunità a manifestazioni varie che l’hanno
portata ad incontrarsi a più riprese con i fratelli cattolici, ortodossi e di altre chiese cristiane della città.
Una fraterna collaborazione è
in atto da lungo tempo con i
fratelli della consorella comunità
metodista in Trieste ed anche
col gruppo battista esistente nella vicina Monfalcone e col suo
pastore.
Nuovo-impulso alla v4ta della
comunità è chiaro nelle intenzioni del pastore Fanlo y Cortés, che sta pazientemente e tenacemente riprendendo contatto con i tanti tiepidi, con i giovani che per vari motivi hanno
preferito negli scorsi anni dedicare il loro entusiasmo e le loro belle energie ad altre attività, ricordando loro le solenni
promesse da loro liberamente
fatte nel giorno della confermazione.
Studio
comunitario
ROMA - Via IV Novembre —
La vita della Comunità che è
stata sempre prevalentemente
centrata sul culto domenicale,
ha trovato un nuovo significativo interesse con l’attività di studio comunitario del mercoledì
pomeriggio. Tali riunioni sono
regolarmente frequentate da almeno una trentina di membri
di chiesa e da taluni amici estranei che dimostrano vivo interesse per gli argomenti trattati;
in questi ultimi tempi: il messaggio evangelico negli Atti e in
Paolo; il Regno di Dio; l’Apocalisse; il Padre nostro; la testimonianza cristiana; la santificazione; la trasfigurazione.
Dallo scorso mese di febbraio,
in seguito a richieste del gruppo di cui sopra, si è iniziato un
seminario di teologia pratica e
pastorale sui problemi della malattia, della morte e delle visite
agli ammalati ed anziani, anche
in vista della preparazione al ministero di visitatore.
• Visite. Concretizzando tale
lavoro di « formazione di quadri », un gruppo di sorelle ha
predisposto ed iniziato un programma di visite, mentre è in
fase di avvio un programma da
svolgere come ministero di cura
d’anime ed evangelizzazione all’interno e fuori della comunità.
• Riunioni di preghiera. A seguito di iniziativa presa dall’Unione Giovanile da circa due
mesi si è dato inizio nei ppmeriggi del primo e terzo lunedì
del mese a riunioni di preghiera. Ci auguriamo che questa attività possa gradatamente vedere aumentata la già pur non trascurabile presenza di sorelle e
fratelli.
• Evangelizzazione. È in corso di organizzazione la sistematica apertura del tempio nelle
ore pomeridiane di alcuni giorni
della settimana per accogliere
eventuali visitatori ; al riguardo
si sta predisponendo il necessario materiale di evangelizzazione. Oltre a ciò, allo scopo di evitare la negativa impressione che
può essere data dalla chiusura
di norma del tempio, è stato predisposto un quadro che, esposto in permanenza, possa dare
un messaggio evangelico mediante versetti biblici opportunamente scelti.
metodista: il problema anche se
in forma diversa si pone anche
laggiù. Un notevole apporto è
stato dato dalla commissione
del canto, con esecuzione di canti moderni sudamericani. Non
dimenticherò infine il culto di
Santa Cena con la partecipazione della chiesa locale che ha
chiuso il Sinodo. La Santa Cena era distribuita da 2 donne,
2 contadini, 2 pastori: è un po’
l’immagine della Chiesa valdese
nel Rio de la Piata.
— Avrai certo visitato diverse
chiese locali. Cosa ti ha colpito?
— La povertà. Ricordo una
casa pastorale in cui piove. Ho
la sensazione che a fronte dei
nostri fratelli del Rio de la Piata noi in Italia siamo dei benestanti talvolta seduti nel nostro
benessere, appoggiati dalle grandi chiese mitteleuropee e non
facciamo abbastanza per e con
questi fratelli.
Un’altra cosa da notare: un
senso di affetto molto vivo per
tutti gli italiani che hanno lavorato laggiù: Bruno Corsani, Alberto Soggìn, Aldo Comba che
hanno lasciato, è chiaro, un ricordo in moltissimi; ma anche
Bruno Rostagno e Thomas Soggin: me ne hanno parlato dappertutto perché la loro opera
è più recente e naturalmente sono più noti ai giovani.
— Quale può essere oggi il
contributo che i valdesi del Rio
de la Piata possono dare al protestantesimo sudamericano?
— I valdesi sono profondamente radicati in quanto chiesa latina e nello stesso tempo possono portare — nella Facoltà
teologica, nella Casa editrice, nel
Consiglio dell’Educazione cristiana, tutte attività che appartengono a 8 denominazioni in comune
— il contributo di una solida linea teologica riformata. Inoltre,
là dove si discute l’unità della
chiesa, i valdesi possono portare il contributo di una idea riformata, calvinista della chiesa,
col sinodo punto centrale della
vita della chiesa e ora, a fianco,
l’esperienza dell’integrazione tra
valdesi e metodisti come un importante contributo ecumenico
alla vita della chiesa. E infine,
per strano che possa parere, un
contributo importante è la conoscenza della storia valdese. Il
libro di Toum sarà probabilmente tradotto, quello di Molnàr uscirà al più tardi tra un
anno. C’è un interesse crescente
per la storia valdese e la sua
specificità sembra essere un importante aiuto per i nostri fratelli sudamericani per costruire
con le altre chiese evangeliche
quella minoranza protestante di
cui quei paesi hanno indubbiamente bisogno.
a cura di F. Giampiccoli
3
4 aprile 1980
CONSULTAZIONE DEL CEC A STOCCOLMA SUL RAZZISMO
Un cancro nelle nostre
relazioni umane
traddittoria (un milione e mez- menti ricadiamo
zo di disoccupati e mezzo milio- smo.
ne di lavoratori stranieri la mag
nel paternali
II comitato centrale del Consìglio Ecumenico, riunitosi a Jamaica nel gennaio del 1979, aveva deciso di mettere in moto un
processo di consultazioni regionali delle chiese sul problema
del razzismo. Lo scopo di tali
consultazioni non era quello di
teorizzare su questo vero e proprio cancro delle nostre relazioni umane, ma quello di analizzare le situazioni locali per giungere a proposte di una strategia
comune delle chiese per lottare
contro il razzismo.
A Stoccolma dal 2 al 9 marzo
si sono riuniti sessanta delegati
di chiese europee membro del
Consiglio ecumenico. Insieme a
noi c’erano altre settanta persone che partecipavano alla conferenza a vario titolo: relatori, persone impegnate in vari campi a
combattere il razzismo e parecchi rappresentanti di gruppi vittime del razzismo. Fra questi il
vescovo del Sud Africa Manas
Buthelezi la cui relazione è stata la più provocatoria ed equilibrata nello stesso tempo, ed anche la più evangelica a mio parere. È stata la voce di un credente che vive in prima persona
sulla sua pelle con il suo popolo
tutta la malvagità del razzismo
bianco in Sud Africa. Fra l’altro,
sul delicatissimo e controverso
problema dell’aiuto del CEC ai
movimenti di liberazione nella
Africa australe (Fondo speciale)
ci ha detto: « Con quale coscienza voi cristiani d’Europa vi affrettate a pronunciare condanne
su questo segno concreto di solidarietà con chi soffre, solo perché — dopo decenni di pazienza
e di lotta non violenta — i vostri fratelli africani hanno fatto
ricorso alla lotta armata? Non
accettate voi senza protestare
che i vostri governi spendano
somme enormi per la cosiddetta difesa? che le vostre industrie
belliche facciano affari d’oro
vendendo armi per il mondo?
MARIOLOGIA
Caro Direttore,
ringrazio don Andreatta (vedi tribuna Libera nel numero 8 di questo
giornale) prima di tutto perché legge
la mia rubrica e il nostro giornale, in
secondo luogo per le informazioni che
mi dà sulla paternità della frase cui
egli fa riferimento. Confesso che, nella
mia grande ignoranza, ignoravo la
esistenza di padre G. RoschinI e aggiungo che più che l'autore mi interessava, il concetto che non è solo quello
ricordato da don Andreatta, ma si
completa con il confronto fra la perdita di fedeli di Maria dovuta alla Riforma e l'acquisizione di almeno altrettanti fedeli ottenuti con la « evangelizzazione » più 0 meno forzata dell'America Meridionale. Ammetterà don
Andreatta che diverso è il modo e la
sostanza della Riforma e quelli della
conquista spagnola in America; e che
questo (non quello fra evangelizzazione cattolica e evangelizzazione protestante) era il punto rilevato. Del resto
a proposito di evangelizzazione protestante, nel Nord America varrebbe
la pena di controllare quanti irlandesi
polacchi e italiani (non certo protestanti) hanno contribuito alla conquista
di quel paese ed ai genocidi relativi.
E per finire non verserò lacrimé
sul mio « anelito ecumenico » in
quanto sono certo che il cammino dell'ecumenismo, che nonostante tutto
procede, non passa per il rilancio del
culto mariano, ma per ben altri sentieri come molti, protestanti e cattolici, sinceramente crediamo.
Molto cordialmente.
Nìso De Michel'is, Milano
■ Hanno collaborato a questo
numero: Domenico Abate Tito Cassano - Renato CoYssoil - Bruno Corsani - Franco Davite - Dino Gardiol Giovanni Scuderi - Franco
Taglierò.
Non accettate voi con una buona misura di orgoglio le vostre
lotte di indipendenza? ».
Alla fine della consultazione
il dissidio sugli aiuti ai movimenti di liberazione nell’Africa
australe non era certo superato;
l’uso del Fondo speciale mantiene tutta la sua ambiguità. Ma
abbiamo dovuto prendere atto
che le chiese africane (e di tutto il terzo mondo in generale)
hanno accolto questo gesto concreto come una conferma che le
chiese dell'occidente rifiutano
sul serio il razzismo.
Molte sono state le voci che
hanno chiesto alle chiese di ricordarsi della loro missione di
riconciliazione; una via difficile
e non scevra di ambiguità, perché c’è il sospetto che per molti
riconciliazione significhi in ultima analisi lasciare le cose come
stanno, mentre la riconciliazione non può avvenire senza pentimento e conversione (metanoia) e le nostre chiese sono state piuttosto timide nel predicare concretamente il pentimento
e la conversione.
L’altro grande polo di interesse della consultazione europea
— anzi il maggiore — è stato il
razzismo di casa nostra nei confronti soprattutto degli ormai
numerosissimi migranti del terzo mondo. Basta girare un po'
intorno slle stazioni Termini di
Roma, Centrale di Napoli e Milano, per rendersi conto delle
proporzioni del fenomeno.
In altri paesi dell’Europa occidentale (Francia, Inghilterra,
Olanda, Germania, Svezia) le
•chiese hanno preso di petto il
problema a livello interconfessionale e interraziale, e non di
rado sono state proprio le chiese
a levarsi a difesa di questi mi
granti contro i quali sta prendendo corpo un razzismo istituzionale (leggi restrittive e discriminatorie) prodotto di un razzismo emotivo fra le nostre popolazioni.
Da noi in Italia, non siamo ancora arrivati al razzismo istituzionale (probabilmente perché i
migranti sono di prima generazione, arrivati da poco e non ci
pestano ancora i piedi reclamando i giusti diritti alla casa, alla
scuola, al lavoro etc.L Si avvertono però già forme di razzismo
emotivo (solo qualche giorno fa
— tanto per dirne una — c’è stato un intervento di un interlocutore a 'Prima pagina’ del terzo programma radio) e c’è comunque un razzismo discriminatorio che sfrutta la condizione
precaria della maggior parte di
questi migranti. Non c’è bisogno di arrivare ai campi di sterminio, o ai ’bantustans’ per essere dei razzisti!
Le chiese ricordino
di essere sentinelle
È in questa situazione di razzismo strisciante che le nostre
chiese devono ricordarsi della
loro vocazione di sentinelle. Si
tratta prima di tutto di un lavoro continuo di informazione
e di educazione al nostro interno; bisogna dire fin dalla scuola
domenicale che il razzismo è
peccato. Ma perché non si cada
in pie affermazioni generiche è
anche necessario prendere coscienza della condizione di questi immigrati (a cominciare dalla situazione dei paesi di origine) e vederla nel contesto della
nostra realtà quanto mai con
gioranza dei quali impiegati nel
lavoro nero!). Solo così possiamo intraprendere un’azione di
difesa dei diritti e della dignità
dei migranti che sono venuti a
cercare nella nostra ricca Europa un po' di refrigerio alla loro
miseria.
A mio parere quest’azione può
benissimo essere condotta insieme ad altre forze là dove si riscontri un’identità di intenti, ma
comunque deve essere condotta
insieme agli interessati, altri
Per noi evangelici è un campo nuovo, nel quale però non
possiamo aver paura di entrare:
la nostra ignoranza o il nostro
silenzio ci renderebbe colpevoli
di assenso al razzismo e come
potremmo confessare nei nostri
culti di credere in Dio Padre che
ci ha creato a sua immagine e
somiglianza (tutti!) e che ci salva in Cristo Gesù in cui non vi
è più né giudeo né greco, ma
tutti siamo uno in lui, eredi della promessa?
Bruno Tron
INTERVISTA AL PASTORE BERTALOT
1.000.000di TILC
Il 20 marzo la milionesima copia della Traduzione interconfessionale del Nuovo Testamento in lingua corrente (TILC) è stata
offerta al papa Giovanni Paolo II; la prima copia del secondo milione al presidente della Federazione delle chiese evangeliche in
Italia pastore Piero Bensì. In tale occasione il past. Renzo Bertalot,
direttore dell’Alleanza biblica universale per l’Italia ha rilasciato
al nev un’intervista di cui pubblichiamo le parti salienti.
— Siamo dunque alla milionesima copia. Un best seller?
— Credo proprio. Non ho dati
per la diffusione delle varie edizioni cattoliche; quelle protestanti si vendono con una media di
circa 20.000 copie annue. Come
si vede, è un salto enorme.
— A questa traduzione hanno
lavorato cattolici e protestanti:
possiamo parlare di un’iniziativa ecumenica?
— Cerchiamo di evitare il termine « ecumenico ». Preferiamo
interconfessionale.
— Perché?
— Il termine « ecumenico » è
visto spesso legato ai dialoghi bilaterali o al Consiglio ecumenico
delle chiese di Ginevra. Ma il
campo d’azione deU’Alleanza biblica universale (ABU) è molto
più ampio e comprende anche
delle denominazioni o chiese che
non vogliono far parte del CEC.
Però là dove è necessario usiamo
Svizzera: una donna
alla presidenza di un
consiglio sinodale
Il Consiglio sinodale della
Chiesa riformata di Argovia ha
eletto alla sua presidenza Silvia
Michel, pastore ad Ammerswil,
che succede al suo collega Max
Gloor, deceduto recentemente.
Si tratta di una notizia che va
sottolineata, perché è la prima
volta che una donna è chiamata
a presiedere l’esecutivo di una
delle venti Chiese riformate svizzere.
Per la donna, dopo anni di
emarginazione dai posti di alta
responsabilità nella Chiesa, qualcosa comincia a cambiare. Certamente, una rondine non fa primavera, però è auspicabile che
in futuro i doni spirituali dell’altra metà della Chiesa vengano
valorizzati senza discriminazioni di sorta.
Silvia Michel è stata consacrata nel 1963 e detiene un altro
piccolo primato : tra le donne
pastori in Svizzera è stata la prima ad assumere da sola la responsabilità di una parrocchia.
Ella è membro del Consiglio sinodale fin dal 1974, è altresì nota per il suo apprezzato contributo alle trasmissioni religiose
della televisione svizzera.
Appelli delle chiese
ungheresi per la pace
I responsabili delle Chiese ungheresi, aderenti al Consiglio
ecumenico delle Chiese, hanno
inviato un appello per la difesa
della pace e della distensione
tra i popoli alle loro organizzazioni confessionali mondiali e
ai responsabili delle Chiese sorelle all’estero.
« Le Chiese cristiane — si afferma nel documento — non
debbono dare il loro consenso al
deterioramento delle buone relazioni, ma dovranno, nel nome
dell’Evangelo, lavorare per la pace e la cooperazione tra i popoli,
i gruppi e le nazioni di convinzioni differenti».
In questo invito alla pace la
crisi attuale viene confrontata
jechi dal mondo cristiano!
a cura di ANTONIO ADAMO
con la nuova atmosfera che si è
creata tra le Chiese nel corso
degli ultimi anni. Sebbene le
Chiese nelle loro relazioni non
siano riuscite a superare completamente le differenze politiche, harmo però scoperto che i
legami di fede sono ben più profondi delle divergenze ideologiche. Nel documento si sostiene
che è possibile « parlare anche
delle nostre differenze con uno
spirito fraterno ».
Le Chiese ungheresi chiedono
alle organizzazioni ecumeniche
e alle Chiese sia deU’Est che dell’Ovest di essere strumenti della
comprensione, deila distensione
e della pace. È necessario che i
cristiani si impegnino affinché si
ponga fine alla corsa agli armamenti e si giunga ad una collaborazione per assicurare la pace
nel mondo, al di là dei conflitti
ideologici, sociali e politici esistenti. L’attuale crisi mondiale
esige im impegno collettivo di
tutti i credenti per la realizzazione di una pace sempre più
giusta.
Questo appello giunge in un
momento quanto mai opportuno; la crisi cambogiana e soprattutto l’invasione sovietica
dell’Afghanistan hanno indubbiamente inferto un duro colpo
ai fautori del dialogo Est-Ovest,
Kinshasa: Bollettino
di Teologia Africana
(BIP-SNOP) — Riuniti ad Accra (Ghana) il 20 dicembre 1977
alla Conferenza Panafricana dei
Teologi del Terzo Mondo, gli
africani presenti decisero di
creare « L’Associazione Ecumenica dei Teologi Africani» e di
pubblicare un « Bollettino di
Teologia Africana » di cui è ap
pena uscito il secondo numero.
Nella pubblicazione si trovano
cinque articoli i cui titoli sono;
«I nostri avi, questi santi sconosciuti » ; « Continuità e di
scontinuità tra l’Antico Testamento e la vita ed il pensiero
africano » (in inglese) ; « Trattato di antropologia negro-africana»; «All’alba del cristianesimo
africano » ; « La fiducia in sé della Chiesa africana» (inglese).
Abbiamo ancora una monografia intitolata « Le Chiese cristiane africane, segni di autenticità » ; completano questo numero delle notizie bibliografiche e
una rubrica « Documentazione e
informazione ».
L’introduzione del primo articolo « I nostri avi, questi santi
sconosciuti » del teologo Bujo
rivela la tendenza della rivista:
« Il nostro contributo vorrebbe (...) porre il problema del culto degli antenati in una prospettiva teologica antica e moderna.
Il problema che ci preoccupa è
quello di sapere se è possibile
integrare la venerazione degli
antenati nella vita del cristiano
senza contraddire il messaggio
salvifico di Gesù Cristo. Questo
problema di non facile soluzione, cercheremo di affrontarlo in
due tappe. Studieremo prima la
importanza ed il posto degli antenati nella tradizione africana,
per passare infine a delle riflessioni che aprano qualche prospettiva per l’elaborazione di
una teologia del culto degli antenati ».
La rivista tratta dei problemi
teologici molto sentiti dai teologi africani, ed è auspicabile che
la signoria di Cristo abbia la meglio su ogni altro potere. Certo
che i confini tra il rispetto delle
tradizioni popolari ed il sincretismo religioso sono insidiosamente sfumati.
anche il termine ecumenico. Per
quanto ci riguarda, il nostro lavoro è basato sugli accordi firmati nel 1968 fra l’Alleanza biblica universale e Paolo 'VI. Essi
riguardano i principi direttivi
comuni per le traduzioni interconfessionali della Bibbia relativi ai testo originale, sul quale ormai da decenni c’è accordo, ai
criteri di traduzione, alla scelta
dei traduttori, ai gruppi di lavoro (traduzione, revisione, consulenza) alle note, ai glossari, fino
alle edizioni e alla stampa. Questo lavoro è stato realizzato insieme fin dal 1968. Da dodici anni
lavoriamo alTintemo di un’unità
ormai riconosciuta e consolidata.
— Cos’è l’AUeanza biblica universale?
— L’Alleanza biblica universale è il partner protestante di questa impresa comune. Essa si è
costituita nel 1946 raccogliendo
tutte le Società bibliche nazionali: alcune di esse avevano quasi
due secoli di vita. Esse hanno
così unificato il loro lavoro a livello mondiale, con lo stesso intento di tradurre, stampare e diffondere la Bibbia al massimo numero di persone, al più basso
prezzo possibile.
L’ABU opera ormai da decenni; nota in ambiente protestante,
nel 1968 ha accettato di servire
tutte le chiese compresa quella
cattolica. Si evitano così duplicati e dispersione di forze.
— Veniamo al primo milione di
copie vendute. Si tratta di un
fatto nuovo, almeno per l’Italia.
Quali sono stati i criteri, i canali di diffusione, le esperienze?
— Il nostro è stato volutamente un lavoro missionario. Da parte cattolica si sono seguiti piuttosto i canali di diffusione tradizionali, cioè soprattutto le librerie;
mentre da parte dell’ABU si è
puntato su una nuova serie dì
canali, prendendo contatto direttamente con le organizzazioni,
Uno dei risultati più interessanti
è che una gran parte della popolazione che non era abituata a
leggere la Bibbia (e soprattutto
le lettere del Nuovo Testamento), ha cominciato ora a confrontarvisi con una certa regolarità,
perché è leggibile, non distrae
ma invita alla lettura. Come risultato possiamo dire che ovunque in Italia si sono moltiplicati
i gruppi di studio biblico, che si
riverberano poi anche nella vita
della famiglia e deH’individuo.
— A che punto è la traduzione
dell’Antico Testamento?
— Siamo a circa mezza strada.
Ma prima di arrivare alla pubblicazione credo che passeranno ancora tre anni.
— Si seguono gli stessi criteri?
— Sii, abbiamo anche qui i tre
gruppi, di traduzione, revisione e
consulenza. Ciascuno di questi
gruppi è composto da protestanti
e cattolici; si cerca di arrivare al
50% in tutti i gruppi, anche se
non sempre ci si riesce. Da parte cattolica è l’editrice LDC di
Torino che ha scelto le persone
da consultare e gli esperti; da
parte protestante sono state le
chiese.
— Quante persone sono impegnate globalmente?
— 17 traduttori, circa 12 revisori e una sessantina di consulenti.
4
4 aprile 1980
PASQUA DI RISURREZIONE
AMAREZZA DI PASQUA
Il banchetto della fede Epistole anticlericali
Chi è pio, chi ama Dio, venga
a godere di questa bella e luminosa festa.
Chi è un fedele servitore entri nella gioia del suo Signore.
Chi ha sofferto le fatiche del
digiuno riceva ora il suo denaro.
Chi ha lavorato fin dalla prima
ora riceva ora il suo giusto salario; chi è venuto alla terza ora
si rallegri rendendo grazie; chi
è arrivato alla sesta ora non abbia alcun dubbio, perché non
perderà nulla; chi ha tardato fi
no alla nona ora si accosti senza esitazione e senza timore; chi
non è comparso se non all’undicesima ora non abbia timore alcuno a causa del suo ritardo..
Poiché il Signore è generoso.
Riceve l’ultimo come il primo.
Ammette al riposo il lavoratore
dell’imdicesima ora come colui
che ha lavorato fin dalla prima
ora; fa grazia all’ultimo e ama
il primo; dona a questo e accorda a quello; riceve l’opera e accoglie l’intenzione; onora il la
Le nostre riviste
Gioventù Evangelica
«Avere fiducia nel Signore,
certi che il nome di Gesù Cristo
non è uno slogati religióso, che
Evangelo non ci. lascia soli e
disarmati nelle situazioni che
dobbiamo affrontare »., L’ultimo
numero di Gioventù Evangelica
(febbraio ’80) si apre con queste parole e propone un ampio
materiale di studio — curato da
M. Rostan — sull’organizzazione
del lavoro in Italia « con particolare riferimento alla fabbrica
e alle sue trasformazioni». Inoltre, con la pubblicazione di un
documento del Consiglio PGEI
( « Riportare l’Evangelo sulle
piazze? Pensiamoci meglio») si
apre una riflessione, destinata a
continuare nei prossimi numeri,
sul tema dell’evangelizzazione.
Nella sezione dibattiti vengono
ospitati due interventi su vita e
problemi dei campi di studio nei
centri giovanili e un contributo,
molto personale, di B. Peyrot
su fede e politica nel rapporto
con la comunità evangelica. Chiude il numero un vivace reportage sulla chiesa valdese in Uruguay di M. Soggin al suo rientro dall’America Latina.
Protestantes imo
Il primo numero del 1980 si
apre con im saggio impegnativo
di V. Subilia su : « Il Signore dei
morti e dei viventi» in cui si
approfondisce il senso di passi
paolinici controversi (come 2
Cor. 5:6-8 o Pii. 1:21-23) dimostrando che al di là delle apparenze terminologiche («l’aposto
lo si è servito del linguaggio della sua epoca per trasmettere il
suo messaggio») Paolo non ha
cercato il compromesso tra la
fede cristiana e la visione filosofica dei suoi contemporanei greci. Segue uno studio di B. Corsani su; « Il Regno di Dio nel
pensiero di Joachim Jeremias»;
omaggio postumo al noto esegeta tedesco recentemente scomparso.
Nel saggio di Corsani il concetto di Regno, di cui Jeremias
nei suoi scritti tiene a sottolinearne non solo la dimensione
escatologica ma anche e soprattutto quella cristologica, viene
analizzato in raffronto con altre
concezioni di studiosi in teologia.
Troviamo inoltre tm intervento
su « Pede, scienza e futuro » a
cura di un partecipante alla Conferenza di Boston (P. Comba)
del luglio ’79. Anche il nostro
giornale ha riferito nel h. 36 del
7.9.’79 di questo eccezionale appuntamento ecumenico che in
Italia è stato pressoché ignorato
dai principali organi d’informazione. Seguono, com’è tradizione
della rivista, numerose recensioni a commentari o monografie
teologiche. Chiude il numero una
bella rievocazione della figura di
M. A. Rollier che ripercorre, sinteticamente, le tappe più significative della vita del noto scienziato protestante italiano, scomparso improvvisamente. (g.p.)
Per conoscere direttamente le
riviste qui segnalate rivolgersi a :
Protestantesimo, Piazza Cavour
32, 00193 Roma (c.c.p. 14013007,
abb. annuo 7.000); Gioventù Evangelica. Via Porro Lambertenghi 28, 20159 Milano (c.c.p.
3517004, abb. annuo 5.000).
voro é loda il buon proponimento.
Entrate dunque tutti nella
gioia del vostro Signore; ricevete la ricompensa, i primi come
i secondi; ricchi e pKJveri, giubilate insieme; astinenti e pigri,
onorate questo giorno; voi che
avete digiunato e voi che non
avete digiunato, rallegratevi oggi
li banchetto è pronto; partecipatevi tutti. Il vitello ingrassato è servito; che nessuno se ne
vada affamato.
Che tutti godano al banchetto
della fede; ricevete tutte le ricchezze della bontà.
Che nessuno si dolga della sua
povertà, poiché il regno comune è apparso.
Che nessuno pianga i suoi falli, poiché il perdono risplende
dalla tomba aperta.
Che nessuno tema, la morte,
perché la morte del Signore ci
ha liberati.
Ha spento la morte. Colui che
ne era trattenuto.
Ha imprigionato il soggiorno
dei morti, Colui che vi è disceso.
L’ha rattristato. Colui che gli
ha fatto gustare la sua carne.
Isaia l’ha presentito quando
ha esclamato:
Il soggiorno dei morti si è rattristato quando ti ha incontrato sotto terra. Si è rattristato
perché è stato annientato; s’è
rattristato perché è stato umiliato; s’è rattristato perché è stato messo a morte; s’è rattristato
perché è stato schiacciato; s’è
rattristato perché è stato legato.
Il soggiorno dei morti ha afferrato un corpo, e si è trovato
davanti a Dio; ha afferrato la
terra, e ha incontrato il cielo;
ha afferrato ciò che è visibile
ed è caduto su Ciò chè è invisibile.
O morte, dov’è il tuo dardo?
Soggiorno dei morti, dov’è la tua
vittoria?
Cristo è risuscitato e tu sei
schiacpiato.
Cristo è risuscitato e i demoni sono caduti.
Cristo è risuscitato e le nuvole si rallegrano.
Cristo è risuscitato e la vita
trionfa.
Cristo è risuscitato e non ci
sono più morti nelle tombe.
Poiché il^ Cristo è diventato
primizia di quelli che dormono,
essendo risuscitato dai morti. A
lui la gloria e l’onore nei secoli
dei secoli. Amen.
Questa omelia pasquale di Giovanni Crisostomo (IV secolo) è
letta ogni anno nelle chiese or- todosse il mattino di Pasqua.
TRIBUNA UBERA
Cristianesimo e marxismo
In risposta all’intervento di
Sergio Riposio (Eco-Luce n. 5)
replica Renato Paschetto:
(...) Anzitutto è strano che
qualcuno si dichiari stanco di
sentire, proprio su questo giornale, voci contrarie al comunismo.
Chissà perché poi un cristiano avrebbe il dovere di non essere anticomunista quando in
tutti gli stati comunisti il cristianesimo è, in vari modi, osteggiato e perseguitato.
Certo non è giusto condannare una dottrina a motivo delle
brutture commesse da uomini
preposti alla sua attuazione, ma
quando si constata che in tutti
i paesi che si reggono su tale
dottrina, i governi si comportano allo stesso modo e quando
i governanti cambiano e le brutture restano, è logico concludere
che il difetto sta nella dottrina.
È del tutto errato confondere
il marxismo con il comunismo;
la polemica su Marx, vivo o morto, è intesa proprio a stabilire
quanto delle teorie di Marx è
stato acquisito nell’ordinamento
degli stati comunisti ed acquista sempre maggior forza un giudizio negativo. Si può dire che
in quei regimi l’ispirazione marxista ha avuto la stessa sorte
dell’ispirazione evangelica nella
Democrazia Cristiana.
Le rivoluzioni compiute nel
nome di Marx in Russia, Cina,
ecc. sono state certamente benefiche, dato lo stato di arretratezza di quei Paesi, ma è doveroso domandarsi perché ì popoli
devono pagare il miglioramento
economico con la perdita della
libertà.
La situazione è ben diversa
nei Paesi più industrializzati: se
ne è accorto il P.C.I., testé definito, non certo marxisticamente
« partito conservatore e rivoluzionario ».
È certamente ingenuo parlare
di aggiornamento riferendosi
agli stati comunisti, dato che
essi sono maestri nel nascondere la verità. Poco veniamo a sapere delle persecuzioni, dei campi di concentramento, delle stragi nascoste dietro i grandi vocaboli; rivoluzione culturale, riabilitazione, rieducazione.
Prendendo ad esempio una vicenda ancora in corso; che cosa
è veramente successo alla morte di Mao? Che ne è di Changching? Perché non viene processata con la sua banda? Forse su
ciò potremmo essere ragguagliati dal pastore K. H. Ting, deputato (indipendente?) all’Assemblea Nazionale Cinese (La Luce,
4.1.1980).
Ed è sempre utile ricordare
la straordinaria avventura di
Giuseppe Stalin: acclamato in
vita maestro e guida della parte
di Abele e, dopo la sua morte,
vituperato quale prototipo moderno della razza di Caino.
Réposio dice che la dottrina
cristiana è assai più elevata di
quella marxista: a mio giudizio
esse sono incommensurabili perché hanno origini, finalità e modalità di attuazione affatto diverse.
Il cristianesimo è « Fede operante per mezzo dell’amore »
(Calati V. 6). Sul piano sociale il
cristianesimo riconosce che gli
uomini non sono tutti uguali ed
affida ai fedeli il compito di mitigare le disuguaglianze, facendo
fruttare i rispettivi doni a favore del prossimo (Matteo 25:1441.
Parabola dei talenti - Il giudizio).
Il marxismo, in attesa ed in
preparazione della « società perfetta » sentenzia autoritariamente: « A ciascuno secondo i suoi
bisogni, da ciascuno secondo le
sue capacità ».
Il compito di determinare capacità e bisogni è attribuito al
Partito, e questo opera con gli
Stalin ed i Pol-pOt.
Renato Paschetto
Edilio Antonelli, giornalista alla RAI (spicca ogni tanto al telegiornale il suo bell’accento toscano nei collegamenti con... Torino), cattolico critico (collegato al gruppo de « Il foglio »), da
una decina‘d’anni ha l’abitudine
di redigere in forma poetica delle lettere che invia a Natale e
Pasqua agli amici. Uno di questi le ha ora raccolte e stampate nella sua tipografia e messe a
disposizione di una cerchia più
vasta. Alcuni tagli azzeccati, altri meno, alcune immagini tratteggiate al vivo, qua e là qualche sprazzo di una fede sempre
viva e sofferta in mezzo al grigiore della chiesa che rischia costantemente di soffocarla... Il tema dominante è appunto la critica alla pesantezza istituzionale
della Chiesa-potere espressa in
tono amaro, a cui fa da contrappunto la scelta determinante dei
poveri e degli emarginati. Per la
Pasqua di quest’anno proponiamo due lettere pasquali della
raccolta. (/•§•)
Edilio Antonelli, Epistole anticlericali^ Stampa tiposervizio Maletto, Torino, L. 2.000.
PASQUA 1970
Carissimi, colui che viene dal futuro,
frequentatore di persone equivoche
e di donne di malaffare,
distruttore della morale clericale
e del potere delle chiese,
fustigatore di mercanti,
extraparlamentare pericoloso,
capellone senza fissa dimora,
se avesse voluto così il suo vicario
re e papa, sovrano
infallibile
seduto sul trono
di Pietro (?)
con una triplice corona in testa,
avrebbe fatto un compromesso
storico con Pilato,
e sarebbe morto nel suo letto.
PASQUA 1976
Mia Pasqua,
quando un uomo morendo
sconfìsse la morte.
Ma quel patibolo fu inutile
se la speranza dei poveri
dei disperati, dei reietti,
dei carcerati, delle donne di strada,
dei popoli in marcia,
è caduta nel vuoto della storia;
Beati i ricchi perché di loro è la terra,
beati coloro che posseggono,
perché saranno gli eredi del regno.
Guai a voi poveri e perseguitati,
guai a voi che soffrite ingiustizia,
guai a voi perché vostra è la pena.
Mia inutile Pasqua,
che non fai risorgere i vinti.
pastorale
Non me lo posso dimenticare; non devo dimenticare. La
sua immagine continua a starmi davanti. Lo rivedo lì, seduto
sul sudicio banco degli imputati. Perché così sudicio? Avvolto
in un vecchio pastrano nell'aula gelida della corte d’Assise Tre
carabinieri gli stanno intorno, senza perderlo di vista. Ma cosa
può fare con quelle mani serrate nei ce^pi e la lunga catena?
Immobile, a capo chino, sprofondato in una specie di torpore
angoscioso. L'occhio storto è ancora più storto; si vede quasi
solo più il bianco. Solo, schiacciato dal peso della sua colpa,
annichilito e spaurito. In un momento d’ira e di follia aveva
ucciso la moglie, ed ora attendeva il giudizio.
Ecco perché Gesù aveva scelto d'essere processato; « ...fui
in prigione e veniste a trovarmi... ». Martellanti le parole di
Isaia « ...disprezzato e abbandonato dagli uomini, uomo di dolore, familiare col patire... dall’oppressione e dal giudizio fu
portato via... ».
Sfilavano i testimoni e come in un rosario venivano sgranate vecchie storie: i suoi difficili rapporti con la moglie, la
sua vita di padre, i litigi, tanti problemi che si accavallavano
uno sull altro, e soprattutto tanta miseria umana, la trama
consumata di una esistenza balorda. Ma una storia comune, di
tanti.
E viene il mio turno. Sì, lo conosco: ha sempre frequentato la chiesa, assiduamente. Sapevo delle sue difficoltà in famiglia, anche se non m'ero mai occupato direttamente del caso.
Per due volte s’era allontanato di casa, cercando di rimettere
pace nel suo animo turbato e sconvolto, ed aveva trovato rifugio presso di noL « Ma allora, mi chiede il presidente, se sapevate queste cose -perché-non siete intervenuti per risolvere
questa situazione?». Domanda ovvia. Cosa rispondere, come
poter rispondere? .
Anch'io avrei dovuto essere seduto, accanto a lui, sul banco
dei maledetti ed ascoltare a capo chino le imputazioni a mio
carico ed attendere con angoscia la sentenza.! Un intero paese
aveva alzato con lui la mano che stringeva il coltello e aveva
distrutto una vita e una famiglia. Perché tutti sapevano, mà
facevano fìnta d'ignorare. Tutti passavano accanto a quest’uomo sorridendogli, salutandolo, facendo magari due chiacchiere,
ma senza voler scalfire in nulla la sua solitudine, senza dargli
un briciolo d’aiuto nella sua difficile situazione. Se la doveva
sbrogliare da solo. Finché l’esasperazione l’ha travolto.
Ma la Chiesa? Dove era stata la Chiesa? E la comunione
dei santi? Che parole vuote di significato in questa come in
mille e mille altre occasioni!
Gli hanno dato undici anni. Così lui paga per il suo crimine e per là nostra ignavia.
Pubblichiamo in questa rubrica, in forma anonima, brevi
esperienze e riflessioni del ministero pastorale evangelico.
5
4 aprile 1980
13 APRILE - DOMENICA DELLA FACOLTA’ VALDESE DI TEOLOGIA
Ouanti sono gli studenti
li
■Pi'
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%■
W
Candidati
Quarto anno
Terzo anno
Secondo anno
Primo anno
Stranieri (1979-’80)
Diploma: nuovi iscritti di quest’anno
Diploma: iscritti nel 1978-’79
donne uomini totale
2 7 9
3 4 7
— 2 2
— 4 4
1 3 4
2 5 7
4 12 16
11 33 44
1 — 12
23 70 105
Totali
N.B. . Il dato relativo al corso del lunedì sera non è diviso tra uomini e donne. Dato però che alcune donne frequentano il corso, si può dire approssimativamente che sul
totale le donne rappresentano il 25%. S. R.
Visitiamo la Facoltà
Credo che per chi lavora in
un’opera della chiesa sia sempre
preferibile esibirne l’attività a
coloro che hanno la possibilità
di visitarla, che scriverne sulle
colonne di un giornale. D’altra
parte anche l’articolo può essere
un mezzo per entrare in contatto con chi non ha la possibilità
di muoversi, e per tentare almeno di dare un’impressione di una
attività che è vasta e multiforme.
Senza dubbio la prima attività
è quella dell’insegnamento, e
dobbiamo dire di essere ■ stati
particolarmente riconoscenti quest anno per la « leva » di matricole che si sono iscritte in primo
anno. Chi scrive queste note ha
riscontrato un interesse molto
vivo per la teologia, anche se ovviamente in 1” anno si tratta solo dei primi passi... Credo tutti
sappiano ormai che nel 1' anno
sono rappresentati il Nord, il
Centro e il Sud (Calabria e Sicilia), e anche sessi e denominazioni evangeliche diversi. Queste
due ultime caratteristiche valgono anche per gli altri anni.
Meno quella geografica, a causa
della prevalenza del Nord.
Un aspetto caratteristico deh
l’insegnamento in questo periodo è la presenza di tre docenti
di altri paesi: il prof. C. K. Barrett, inglese, e i profF. H. M.
Barth e R. Rendtorff, tedeschi.
I primi due danno alcune lezioni
(in italiano) in queste ultime settimane di marzo, rispettivamente di Nuovo Testamento e di
Dogmatica. Il terzo terrà una lezione pubblica di Antico Testamento. La collaborazione di questi docenti di università grandi
e famose è un onore per la nostra piccola Facoltà, e siamo loro molto grati.
L’attività del Centro
evangelico di cultura
Quest’anno è ripresa una collaborazione più intima fra il
« Centro evangelico di cultura »
di Roma e la Facoltà: il CEC ha
nominato presidente il nostro
Decano. Questa « unione personale » sembra avere dato un certo dinamismo all’attività del
CEC, anche perché il pubblico
esterno non è molto capace di
distinguere tra quello che fa il
CEC e le iniziative della Facoltà, e attribuisce spesso a quest’ultima l’onore di iniziative intraprese dal primo. Così è successo, per es., per la conferenza
su « Hans Kting è ancora un teologo cattolico?», di cui è. stato
dato un ampio, resoconto dal
Giornale Radio delle 8 la mattina seguente, o per la conferenza
tenuta dal Presidente della Commissione Ecumenica della CEI,
Mons. Agresti (arcivescovo di
Lucca) di cui sonò stati trasmessi per radio ampi brani registrati, alcuni giorni dopo, in un programma del mercoledì pomeriggio (dalle 18,30 alle 19): non solo della conferenza del Vescovo
ma anche della presentazione
del prof. Ricca e degli interventi
di dom Franzoni e di un giornalista della RAI.
Programmi culturali di vario
genere hanno visto anche quest’anno i professori impegnati in
regioni vicine e lontane: è interessante osservare che le sollecitazioni vengono dalle nostre co
munità (o circuiti, distretti, collettivi teologici, centri d’incontro...), oppure da ambienti cattolici, sempre più spesso, e infine— in questi ultimi anni —
anche da ambienti laici, come alcune amministrazioni regionali
o cittadine. Se di questo dobbiamo rallegrarci, rimane la preoccupazione per la scarsità delle
forze: rispondere a tutte queste
chiamate, e rispondere in modo
adeguato, richiede uno sforzo di
meditazione e di studio, oltre che
un consumo di tempo, non indifferenti.
Altre richieste di prestazioni
culturali vengono dall’estero: recentemente i proff. Soggin e Rostagno sono stati a Bensheim,
alTIstituto per lo studio delle
confessioni cristiane, dove la Facoltà conta alcuni fedeli amici;
il prof. Ricca è stato al Sinodo
della Renania e ha visitato la
comunità di Foschiavo; il sottoscritto sarà fra non molto a Berlino e a Gottinga.
Collaborazione
sul piano locale
Infine non vogliamo passare
sotto silenzio i rapporti con le
comunità romane e dei dintorni; perché in questo campo sono
attivi anche gli studenti, con predicazioni, studi biblici, insegnamento alle Scuole Domenicali, e
gruppi giovanili. Due aspetti interessanti e poco noti: la chiamata a predicare occasionalmente anche in'comunità evangeliche
di lingua straniera; e gli incontri con le comunità di base. In
particolare i Valdesi di Piazza
Cavour intrattengono un vivace
rapporto con la Comunità di base di San Paolo, seguito dal prof.
Róstagno, e domenica 23 marzo
un gruppo di quella comunità
parteciperà al nostro culto (preparato, per l’occasione, da un
gruppo di laici sotto la guida
del prof. Rostagno).
Un ultimo aspetto dellà vita di
Facoltà è Tallegria conviviale
che di quando in quando ci unisce intorno alle mense: ricordiamo al principio di gennaio una
cena fraterna con un gruppo di
studenti delle Facoltà svizzere
di lingua francese (specialmènte
Losanna) che avevano trascorso
qui a Roma una settimana di
studio; alla fine di febbraio un
incontro con 70 studenti e professori dell’Istituto Ecumenico
di Bossey, provenienti da ogni
parte del mondo; e alla metà di
marzo con un gruppo di studi
ecumenici della Facoltà Evangelica di Berlino, guidato dal prof.
Winterhagen. Nella loro diversità, questi gruppi concorrono a
mettere i nostri studenti e professori in rapporto con settori
molto vari del mondo cristiano,
soprattutto evangelico.
Ci sarebbero molte altre cose
da dire, p. es. su costosi lavori
di manutenzione straordinaria in
corso proprio questo mese: ma
lo spazio è tiranno, e lasciamo
ai lettori di immaginare la confusione (e... le spese!) che questo comportai Ci auguriamo che
con le notizie che abbiamo fornito i lettori e le chiese vedano
più concretamente la nostra esistenzà e il nostro lavoro, e ci sostengano con la preghiera e con
l’aiuto fraterno.
b. c.
Studiare teologia oggi
La validità e la capacità costruttiva di una riflessione teologica dipendono dalla testimonianza che essa è in grado di rendere all’Evangelo
Che senso ha lo studio della teologia? È possibile
«studiare» teologia?
Queste domande, anche
se formulate in modo diverso,
sono fondamentali per l'uomo e
per il credente. Potremmo anché
dire: è possibile « riflettere » sulla propria fede e sull'oggetto della fede? Ovvero la fede è soltanto un « sentimento », , o una
« esperienza », che si può vivere
ma non si può formulare in modo teorico?
L’ultimo libro che ho letto su
questo argomento, del prof. Wiles di Oxford, si pone questi problemi specialmente di fronte al
fatto dell’ateismo, della negazione di Dio. E’ possibile fare argomento di studio scientifico ciò
di cui tanti negano resistenza?
A questa domanda si potrebbero dare due risposte:
a) si può considerare la teologia come uno studio « confessionale », cioè possibile e aperto
a quelli che confessano di credere. Il credente trova nella teologia una sistemazione intellettuale della sua fede —- ma non
deve pensare che la problematica teologica interessi chi non
crede.
b) si può partire dal presupposto che ogni uomo — lo ammetta o non lo ammetta ha
una fede, ha un dio. Lutero,
commentando il 1° comandamento nel suo « Grande catechismo »,
dice che tutto ciò in cui' confida
un uomo, è il suo dio. In onesto
senso si può dire che non c’è nessuno che non abbia un « dio ».
Dunque la teologia, come scienza
dei rapporti fra l’uomo e dio,
può riguardare anche le persone
che non hanno il Dio della Bibbia ma un dio fatto a loro immagine e somiglianza.
A questo punto, i problemi anziché risolversi si moltiplicano.
E’ possibile uno studio della teologia che si collochi al di fuori
della fede in Gesù Cristo? Il Gesù giovannico è categorico a questo riguardo: « Chi ha visto me
ha visto il Padre» CGiov. 14: 9).
« Nessrmo viene al Padre se non
per mezzo di me» (14: 6). Altro
problema: è possibile una conoscenza di Dio che faccia a meno della rivelazione biblica? E’
vero che il Gesù giovannico condanna i lettori della Bibbia che
pensano di avere la vita eterna
per mezzo delle Scritture ma non
vogliono andare a Lui per avere
la vita (Giov. 5: 39-40) — però
aggiunge anche: « ed esse sono
quelle che rendono testimonianza di me » (5: 39).
Teologia e comunità
Un altro problema ancora:
qual è la funzione della comunità credente di fronte all’ipotesi
dello studio della teologia? È immaginabile che si possa studiare
teologia dal di fuori della comunità chp confessa la sua fede
nel Dio di Gesù Cristo? E d’altra
parte lo studio dall’interno della
comunità credente non è in qualche modo condizionato da quest’ultima? Aveva ragione o torto
chi scrisse: Io ñon crederei alTEvangelo se non mi inducesse
a farlo l’autorità della chiesa
universale? E ancora: è l’autorità della chiesa che ci ha dato
(o per lo meno ci ha trasmesso)
TEvangelo — o è l’autorità dell’Evangelo che ha fatto nascere
la chiesa?
E infine: è lo studio teologico
qualcosa di specialistico, riservato a pochi « addetti ai lavori »
che hanno il compito di scrivere
dei libri anche a nome degli altri
e per gli altri — oppure anche le
forme più elementari di sistemazione del nostro pensiero su Dio,
sul nostro rapporto con Lui, su
Gesù e sulla Bibbia non sono già
anch’esse una forma di riflessione teologica? Chi ripete il Padre
Nostro o il Credo riflettendo a
quello che dice, non sta già "facendo della teologia’’? E il nostro andare al culto, il nostro
leggere la Blbtìia a casa, il nostro pregare — non sono forse
già una precisa scelta teologica?
E se lo è, ne siamo consapevoli?
Oppure non saremmo capaci di
I quattro professori della Facoltà durante la discussione di una tesi.
Da sinistra, dopo il pastore Roberto Comba in primo piano, J. A.
Soggin, P. Ricca, B. Corsani e, seminascosto, S. Rostagno.
« rendere ragione della speranza
che è in noi» (1 Pietro 3: 15) a
chi ci interroga?
Domande aperte
Non ho fatto tutte queste domande per fornire la risposta —
le ho fatte per porre il problema.
Quanti lettori dell’Eco-Luce si riconoscono in queste domande, o
se le sono postè qualche volta?
Quanti giovani, in particolare, se
le pongono di fronte ad altri giovani come loro che darebbero
una risposta diversa o che non
avrebbero una risposta?
Le Facoltà di teologia sono lì
per riflettere su queste cose e per
aiutare a trovare un’impostazione di questi problemi che sia rilevante alla situazione dell’uomo
e della società del nostro tempo.
La capacità, di méttere in luce
questa rilevanza sarà per i credenti e le chiese di oggi anche
capacità di predicare TEvangelo
efficacemente.
Forse possiamo concludere dicendo che l’esistenza di una Facoltà e la validità di una riflessione teologica dipendono in ultima analisi dal loro valore di
testimonianza. Esattamente come una chiesa sta o cade nella
misura in cui testimonia (o non
testimonia) delTEvangelo. Riflessione teologica e testimonianza
saranno costruttive ed efficaci in
quanto saranno una ricerca corale, che riesca a porsi di fronte
alla più vasta gamma possibile
di conoscenze e di esperienze dei
problemi dell’oggi.
Pér questo, in vista del prossimo anno, la Facoltà invita i giovani (e i meno giovani!) a unirsi
per affrontare questi problemi,
perché la loro ricerca non sia
soltanto una risposta a problemi personali, ma una testimonianza rivolta a un mondo che
non conosce più la via della vita.
Bruno Corsani
Perchè questa scelta
Una chiacchierata con gli studenti del 1° anno
Le brevi impressioni degli studenti in teologia del primo anno che riportiamo di seguito
sono state raccolte in un rapido
incontro che ho avuto con loro
e risalgono all’ottobre del 1979:
un mese dopo la loro immatricolazione in Facoltà.
Come è maturata la vostra
decisione di fare teologia?
Lucìlia Peyrot (20 anni, valdese di San Remo): «La mia decisione non è stata improvvisa
bensì maturata in un anno di
soggiorno in Inghilterra dove
ho lavorato presso una missione
battista, con anziani e bambini.
Lì ho capito che questa era la
mia strada ». Franco Marcianò
(21 anni, pentecostale di Trapani): « Sarebbe lungo rispondere a questa domanda... sono comunque convinto di una chiamata insieme al fatto che essendo
vissuto in una chiesa pentecostale sento l’esigenza di im serio
approfondimento teologico. E
qui penso di trovarlo ». Dino
Magri (20 anni, valdese di Catanzaro): «Sino ad un anno fa
non pensavo minimamente d’entrare nella nostra Facoltà. Poi
la possibilità della teologia, in
me, si è fatta strada e riconosco
che alla fin dei conti è la cosa
che, oggi, m’interessa di più ».
Andreas Leimer (19 anni, luterano di Merano): «Attraverso un
amico che studia teologia a Tubinga ho conosciuto altri studenti in teologia, ho guardato i
loro programmi di studio e ho
capito che la teologia m’interessava. Non ho fatto lavoro nella
chiesa o lavoro sociale: non ho
avuto simili esperienze. Per il
momento la mia scelta è un fatto di cultura personale limitatamente al significato stesso della
teologia». Daniele Bouchard (19
anni, valdese di Roma); « La mia
scelta è stata combattuta tra
due modi diversi di lavorare per
la gente: medicina o teologia.
Alla fine però ho scelto teologia anche perché mi sembra un
modo bello e utile di servire gli
altri senza tentazioni di carriera.
Si tratta di acquisire ora una
serie di strumenti utili per iniziare un lavoro che mi costringa a riflettere a pieno tempo
sulle Scritture e le prospettive
della chiesa ».
Come vedete il vostro futuro?
Lucilla: « Non sono interessata alla teologia solo pome fatto
culturale ma in quanto servizio
nella chiesa; quindi, penso, un
futuro di servizio ». Franco: « Fare oggi teologia per me non si
gniflca che necesariamente debba poi servire il ¡Signore in una
chiesa pentecostale. Si vedrà ».
Dino: «Per me è troppo presto
per parlare dell’uso che farò della teologia ». Andreas: « Vorrei
continuare questi studi in Germania, ma la mia permanenza
qui a Roma non va confusa con
Tanno all’estero, anche perché
per _me l’Italia non è estero! ».
Daniele: « Non studio teologia
per sfizio culturale ma nella prospettiva del pastorato ».
Al mattino, alle 8.15, in Cappella professori e studenti si alternano ]^r una breve meditazione. Poi le lezioni. Prime Impressioni? Per Lucilla l’ambiente
favorisce lo studio; Franco si
è già « scontrato con i fratelli
riformati » ma aggiunge: « l’ambiente umano è ottimo »; Dino si
sente inserito; Andreas ritiene
che potrà soddisfare le sue esigenze culturali; Daniele ha capito che: «qui bisogna studiare
sul serio » però, confessa: « al
limite mi va anche bene ».
a cura di G. Platone
6
4 aprile 1980
cronaca delle valli
ALLE VALLI OGGI
Valli e
Cévennes
Esiste un mito delle Valli Vaidesi? Alcuni interventi del dibattito di domenica 23 marzo tra la
Tavola e le Chiese delle Valli potrebbero farlo pensare: a sentire alcuni fratelli che vivono
fuori delle Valli sembra che le
Valli siano rimaste l’unico pezzo d’Italia ancora salvabile, l’unico angolo di paese che ancora
resiste, un po’ come il villaggio
di Asterix nella Calila occupata
dai Romani... / Romani, oggi, ci
sono ancora e sono degni discendenti di quelli; tutta l’Italia è
avvelenata dalle loro malefatte,
anche le Valli, certo, però... le
Valli sono le Valli, sonò "nostre",
sono la nostra Palestina, la nostra terra promessa, conquistata e riconquistata. Questa è la
nostra terra perché la nostra storia secolare riecheggia da questi
monti e la nosta identità è scolpita nella roccia di questi stessi
monti. Tutto questo è vero, tragicamente vero, nessuno può
metterlo in dubbio: è vero sul
piano storico, culturale, sociologico, religioso, e perfino economico (i Valdesi sono un popolo
di contadini), ma può non essere più vero oggi dal punto di vista della fede.
Sarà perché io sono per metà
valdese delle Valli e per metà
ugonotto delle Cévennes, ma non
posso fare a meno, appunto, di
paragonare le Valli alle Cévennes, La storia è ñ per dimostrare le numerose affinità e somiglianze tra queste due zone: tutt’e due terre di un popolo "eretico" selvaggiamente perseguitato, tutt’e due terre povere di contadini poveri, tutt’e due luoghi
in cui la fede ha segnato la storia, tutt’e due zone di forte presenza protestante in un contesto
cattòlico. Ora, sotto tanti aspetti, le Valli di oggi mi ricordano
le Cévennes di 20 anni fa: stessa
economia, stesso senso di appartenenza protestante, stessi comportamenti individuali e sociali,
stesse caratteristiche culturali,
stessa presenza significativa a livello sociopolitico, stessa diffidenza rispetto al cattolicesimo,
ecc... Ma cosa sono oggi le Cévennes? Una zona quasi deserta,
tagliata fuori dallo sviluppo economico; campagne e villaggi danno un senso di abbandono; da
tempo i giovani se ne sono andati a Nîmes o a Montpellier
verso i nuovi poli di sviluppo;
le grosse chiese protestanti si
sono dissanguate e sono diventate piccoli nuclei conservatori,
vestigia di un passato inesorabilmente scomparso. La presenza
protestante a livello sociale, culturale e politico è scarsa se non
inesistente, o meglio è ormai
espressa da piccoli gruppi, comuni agricole o socio-culturali, staccati da tempo dalla Chiesa ufficiale o in forte contrasto con
essa. Può darsi che questi gruppi siano embrioni di una nuova
presenza protestante, o forse sono soltanto esperienze senza respiro, fine a se stesse. Costituiscono comunque tentativi di radicamento, e di predicazione, in
una realtà segnata dall’emarginazione. Può darsi che la loro
azione sia soltanto una voce —
esile — che grida nel deserto,
ma è pur sempre una voce, mentre il protestantesimo ufficiale
si limita a far sentire la sua una
volta all’anno in occasione del
grande raduno al "Musée du Désert". Queste due parole "museo" e "deserto" esprimono forse
la vera realtà delle Chiese protestanti delle Cévennes, oggi.
Ora, se consideriamo che in
Francia i processi economici e
sociali sono avanti di 15 o 20 anni rispetto all'Italia, c’è da chiedersi se, fra 20 anni, la sorte
delle Valli non sarà simile a
quella delle Cévennes. Questa è
l’opinione o la sensazione di parecchi valdesi delle Valli. È un
destino inesorabile? St, nella misura in cui ci lasceremo "vincere
dal mondo", cioè nella misura in
cui rinunceremo, magari inconsapevolmente, a tradurre — quindi a rischiare — la nostra fede
a livello sociale, politico e culturale, e continueremo a viverla
nel chiuso delle nostre chiese.
Jean-Jacques Peyronel
VAL GERMANASCA
Interventi per la viabilità
Nell'incontro tra la Giunta Provinciale e la popolazione di Prali
si è parlato di viabilità, di problemi dell’amministrazione provinciale, di partecipazione popolare alle scelte amministrative.
Con l’inizio dell’estate riprenderanno i lavori nel tratto Indritto dei marmi della strada
provinciale della Val Germanasca. Se i lavori procederanno col
ritmo previsto, avremo finalmente una strada più percorribile
nei mesi invernali: verrà infatti
costruito il primo paravalanghe,
in materiale leggero (costo 26 milioni), e sarà rettificata la curva
a gomito a valle del ponte delle
capre, che ora costituisce sempre un grosso ostacolo per i mezzi sgombraneve (costo 110 mil.).
Inoltre si farà l’esperimento di
sistemare delle barriere fermaneve nei canaloni nella zona Tre
ponti, allo scopo di prevenire la
caduta di slavine; ovviamente
l’utilità di quest’ultimo intervento si potrà Stabilire soltanto alla
prova dei fatti, cioè dopo le prime consistenti nevicate.
Questi, insieme col completamento del manto stradale, gli impegni della Provincia che il presidente Salvetti ha annunciato
nell’incontro con la popolazione
di Prali che si è svolto nel pomeriggio del 2 marzo u.s.
In apertura dell’incontro il sindaco di Prali Franco Fiorio Plà
ha sottolineato il significato democratico di questo dialogo tra
amministratori e cittadini. Ricordando le esigenze espresse
dalla popolazione di Prali due
anni fa, in una lettera firmata da
139 cittadini, il sindaco ha elencato i fatti nuovi che da allora si
sono realizzati, a cominciare dal,
rapporto che si è stabilito tra
Comune, Comunità Montana e
Provincia: « un rapporto vivo, a
volte sofferto, ma sempre proficuo ». I risultati si sono visti,
non soltanto nel campo della viabilità, con il coordinamento dei
mezzi per lo sgombero della neve e l’inizio della costruzione dei
paravalanghe, ma anche nella
sistemazione del territorio, con
Comunità Montana
Chisone-Germanasca
Deliibere
del Consiglio
Molti gli argomenti all’o.d.g.
dell’ultimo Consiglio. Ormai si è
vicini alle elezioni per cui è
emersa la preoccupazione che i
programmi vengano bloccati
per vacanza del consiglio. E’
quindi stata data la delega alla
Giunta esecutiva per la realizzazione di:
a) completamento elettrificazione di Massello. Scelta ed esecuzione di impianto di elettrificazione del Gran Dubbione.
b) Progettazione di installazione dei primi ripetitori televisivi nei comuni di S. Germano Perosa - Roure - Perrero - Prali.
c) allacciamento telefonico a
9 borgate di Perosa, Pinasca, Pomaretto, Prali e S. Germano.
d) gestione estiva dei mezzi
meccanici di proprietà della Comunità (Unimog, pale gommate,
rullo compressore).
Inoltre sono stati approvati importanti piani di interventi per
la tutela materno-infantile e di
prestazioni assistenziali per l’anno 1980; in più sono stati erogati
13.500.000 al Comitato organizzatore G.T.A. (Grande traversata,
delle Alpi) per attrezzare 3 nuovi
posti tappa a Ghigo, Maniglia ed
al Gran Faetto di Roure e per
realizzare la segnaletica sui nuovi tracciati.
Altri provvedimenti approvati;
l’ammissione a contributo per
l’acquisto di uno scuolabus ed
attrezzature sportive per il comune di Prali.
All’inizio della seduta, parole
commosse a ricordo di Oscar
Bouchard, sindaco di S. Germano, di cui è stata ricordata la
coerenza nell’impegno e la semplicità del rapporto con la sua
gente.
A. L.
gli interventi seguiti all’alluvione del 1977, e ancora nel campo
culturale, in collaborazione col
Teatro Stabile di Torino.
Tornando alla viabilità, tutti
gli interventi nel corso dell’incontro sono stati improntati a
concretezza e realismo. L’ass. alle
finanze Gattini ha ricordato che
la Provincia si muove entro stretti limiti di bilancio, a causa della mancata riforma degli enti locali. La scelta dell’attuale amministrazione, che si è trovata sulle
spalle un pesante deficit lasciato
dall’amministrazione precedente,
è stata di non più avviare grandi
opere, ma di rispondere alle esigenze locali. Il piano dell’assessore Borsello prevede 80 miliardi
per la sistemazione generale della viabilità, di cui 600 milioni per
uno studio sulle condizioni dei
ponti.
Oltre alle opere di cui si è detto, in Val Germanasca saranno
spesi 64 milioni per il consolidamento e l’impermeabilizzazione
del ponte di Ghigo e 26 milioni
per il consolidamento del ponte
di Massello.
Niente promesse roboanti quindi, ma la scelta di interventi utili, senza disperdere i mezzi:
quest’anno il bilancio chiude in
pareggio. L’assessore Baridon e
il consigliere Coucourde fanno
sentire la voce delle nostre Valli; Coucourde ricorda che l’interessamento della popolazione è
sempre un aiuto per chi deve
amministrare; Baridon, con la
concretezza e la competenza che
fanno rimpiangere che egli debba quest’anno lasciare l’incarico
di assessore alla montagna, ribadisce l’importanza della montagna, anche se in Italia è poco
riconosciuta, e fa un breve bilancio di quanto si è fatto in
Provincia.
Alle Comunità Montane la Provincia ha dato più fondi di quanti ne abbia dati lo Stato, e le
erogazioni sono sempre state concordate tenendo conto delle richieste e delle proposte locali.
Senz’altro una linea di azione da
proseguire e sviluppare anche in
futuro.
Bruno Rostagno
________A PROPOSITO DELLA « DAMO »
Ritratto o modello?
Immagino che l’intento di C.
Tron nello scrivere l’articolo « la
damo » (Eco-Luce 7 marzo ’80)
fosse quello di riavviare in modo
originale un dibattito che sul
giornale non è mai stato molto
veemente: quello sulla condizione della donna e sul suo ruolo
nella società o, se si preferisce, >
nella Chiesa.
Dico in modo originale, (visto
che si tratta di C. Tron) perché
non ci si aspetterebbe da imo
che è abituato ad andare a fondo dei problemi un simile elenco di luoghi comuni, se non supponendo che egli volesse, appunto, suscitare qualche risposta.
Trovo che sia un articolo simpatico, perché dice con chiarezza e senza giri di frase che
ognuno di noi ha il ruolo che
gli viene assegnato dal proprio
sesso. Le mogli di pastore attuali ed eventualmente le altre
donne che (pur non avendo sotto mano un pastore da sposare,
0 essendosi già sposate con qualcun altro, o non avendo intenzione di sposarsi affatto) si stiano interrogando sul senso e
la qualità della loro vocazione,
possono capire dall’articolo che
cosa deve fare ima persona di
sesso femminile se vuole che la
sua vocazione sia inconfondibile.
Come Maria (la Vergine), così le
mogli di pastore, qui sulla terra, devono avere la funzione di
« mediatrici » fra i turbolenti ed
1 venerabili: la mediazione, a
questo livello, diventa un ministero; essa è al « femminile » la
versione del ministero della Parola.
Non sto a parlare di quel
« ...ministero riconosciuto di fatto, se non di diritto » che, appunto perché non riconosciuto di
diritto neppure qualora l’interessata lo richiedesse, è di fatto
un’imposizione del costume, (ne
potranno parlare le mogli di pa
store che « ...spesso anche oggi
sono direttrici di corale, monitrici di scuola domenicale... pronte sempre a dare tutto con un
sorriso senza ricevere niente... »).
Quello che lascia sconcertate è
il tono dell’articolo: questo presentare un’immagine di donna la
quale, ammesso che corrispondesse alla realtà del passato,
trovava la conferma della propria identità di credente nell’essere lei... ciò che suo marito non
era. Non vi pare riduttivo per
tutti e due? È inoltre curioso il
riferimento implicito (ma certamente molto efficace) alle « altre », le turbolente, quelle che in
questi anni agitati magari celebrano l’8 marzo e che in tale occasione si scambiano le mimose
(ma che forse si sono anche
date da fare per organizzare dibattiti sulla violenza sessuale o
sull’aborto). Certo, l’autore non
poteva avere, almeno a livello
cosciente, queste intenzioni di
contrapposizione quando ha
scritto il « cappello » del suo
articolo, ma è più che probabile
che questa sia la lettura che ne
viene fatta. Non sono d’accordo
con lui neppure dal punto di vista... linguistico, ma di questo
si potrà parlare in altra sede
perché mi pare che il punto centrale del suo « messaggio » sìa
appunto quello di aver scritto un
articolo con tali contenuti la sera dell’8 marzo. E non mi si venga a dire che egli non ha fatto altro che riferire dati « storici ». Sappiamo tutti che la « storia » può essere letta da molti
punti di vista differenti.
Se le intenzioni dello storico
non sono dichiarate, chi ci vieta di pensare che egli, presentando un « ritratto » di questo
tipo, non intendesse in realtà
proporre un « modello »?
Graziella Tron Lami
PRIMO CIRCUITO
La chiesa valdese e la comunità cattolica di Torre Pellice
organizzano due dibattiti pubblici su temi di attualità:
Domenica 20 aprile (ore 15.30): Maria nella fede dei credenti
(introducono Padre Laconi del Seminario di Torino e
A. Sonelli pastore a Firenze).
Domenica 4 maggio (ore 15.30): La Chiesa in cammino verso
il 2000
(introducono Giorgio Girardet ed Enzo Bianchi).
Il primo incontro avrà luogo nella Sala Unionista; il secondo incontro nel Salone dell’Opera Giovanile.
Cassieri dei Primo Distretto
I Cassieri (e là dove esistono anche i membri delle Commissioni Finanziarie) sono invitati a partecipare ad un incontro di informazioni e scambio di idee che avrà luogo a
Villar Perosa, nei locali del Convitto, sabato 12 aprile alle
ore 16.30.
Si raccomanda vivamente di non mancare, data la importanza degli argomenti che dovranno essere affrontati.
La Commissione Esecutiva Distrettuale
Grosseto: una
sentenza
democratica
Come preannunciato nel numero del 21 marzo scorso (cronaca
delle Valli) si è tenuto a Grosseto il processo contro nove persone, tra le quali don Sirio Politi,
primo prete operaio italiano,
Beppe Marasso, esponente piemontese del movimento nonviolento, e Alberto l’Abate e sua moglie, collaboratore di « Confronto », il bimestrale del centro sociale evangelico di Firenze.
Essi erano accusati (dietro autodenuncia) di « blocco ferroviario » causato durante una manifestazione che si svolse a Capalbio unitamente alla locale ponolazione. per protestare contro
la progettata installazione di una
centrale elettronucleare a Montalto di Castro.
Gli imputati sono stati tutti
assolti perché, come dice la
sentenp, « agirono in stato di
necessità putativa » e cioè vollero richiamare l’attenzione delle
autorità sul pericolo che poteva
derivare da detto impianto. I lavori della centrale in effetti da
allora sono bloccati perché ad
una prima indifferenza degli amministratori locali è seguita una
più responsabile presa di coscienza del problema. Interessante l’arringa del pubblico ministero che, pur avendo chiesto
la condanna degli imputati a 5
mesi e 10 giorni di reclusione, ha
concluso; « In un paese come il
nostro, dove sempre più dilagante si manifesta la corruzione in
seno a tutti i corpi istituzionali
ed, in cui, con sempre minor ritegno, si conferma la propria
personale corruzione auasi sicuri
della personale impunità, è davvero arduo, se non impossibile,
credere che la crisi energetica sia
risolvibile con l’estensione delle
centrali nucleari e che la scelta
nucleare sia una scelta di civiltà ».
r. p.
Convegno
EGEI - Volli
La FGEI-Valli ha organizzato
quest’anno una serie di 5 convegni
di formazione biblica che hanno
il compito di informare e di stimolare la discussione. Il programma si muove su due livelli :
1) fornire gli strumenti per
capire il messaggio biblico;
3) permettere ai giovani partecipanti ai convegni una ricomprensione, nel loro linguaggio e
nella loro cultura, delle grandi
« formule teologiche » attorno a
cui ruota la nostra crescita di
fede.
Con questo intento abbiamo
organizzato a dicembre un convegno dal tema significativo :
« Perché la Bibbia? ». A gennaio
si è svolto a Pomaretto il 2“ convegno della serie in cui abbiamo
cercato di capire il modo corretto di leggere la Bibbia senza
farle dire ciò che vorremmo noi.
A questo riguardo, sono particolarmente importanti gli strumenti tecnici di cui disponiamo:
chiavi bibliche, commentari, introduzioni, dizionari biblici, ecc...
Ora, restano da fare 3 convegni che verteranno più ' su problemi etici : nel 3“ e 4® convegno,
intendiamo affrontare il problema della fede cristiana, centrata soprattutto sulla questione
dell’amore in quanto espressione concreta di questa fede, da
due diverse angolature; la dimensione privata (individuale)
della fede e la dimensione pubblica (collettiva). L'ultimo convegno affronterà il problema
della speranza nella sua dimensione pubblica e privata.
Questi convegni non sono riservati ai soli membri della
FGEI ma sono aperti a tutti coloro, giovani e no, che si interrogano sul senso della loro fede.
Il prossimo convegno è fissato
per il 12 e 13 aprile, a Torre Pellice. Sarà aperto sabato 12, alle
ore 16, da una relazione di Giorgio Tourn. Il programma dettagliato del convegno sarà pubblicato sul prossimo numero del
giornale.
Segreteria FGEI-ValIi
7
4 aprile 1980
CRONACA DELLE VALLI
VITA E PROSPETTIVE DEGLI ISTITUTI ALLE VALLI ■ 3 J^Q^ÌzÌB UtÌlÌ
La Casa delle Diaconesse
tra storia e reaità
Ispirato dal radicale servizio verso il prossimo dell’inglese Elisabeth Fry e
dall’instancabile opera assistenziale dei Mennoniti
olandesi il pastore Theodor Fliedner fondò, nel
1836, la prima comunità
delle diaconesse a Kaiserswerth in Germania. In seguito altre comunità sorsero qua e là in Germania
e in Svizzera sino a contare decine di migliaia di
diaconesse. Obiettivo principale: curare i malati,
aiutare gli anziani e gli
emarginati. Il rapido sviluppo del diaconato femminile in Europa non poteva lasciare indifferenti i
valdesi che avevano già
largamente beneficiato del
servizio reso dalle diaconesse di Saint Loup e Neun.cnster (Svizzera) negli
ospedali di Torino, Milano,
Torre Pellice, Pomaretto e
al Rifugio Carlo Alberto.
Sorse così a Torino, nel
1901, per attivo interessamento dell’Unione Internazionale delle Amiche della Giovane (YWCA) la Casa italiana delle Diaconesse. Primo presidente fu il
pastore Ernesto Giampiccoli. Da allora la Casa ha
cambiato diverse sedi finché, negli anni '50, ha trovato definitiva sistemazione nella palazzina, immersa in un piccolo parco, di
viale Gilly a Torre Pellice.
« Lo scopo principale dell’opera delle Diaconesse •—
mi dice l’attuale direttrice
della Casa, suor Dina Costantin, originaria d’inverso Pinasca — era e rimane
tuttora quello di preparare delle giovani evangeliche che si sentono chiama
te a servire il Signore nelle persone dei fratelli ».
Ma nella Casa di giovani
novizie, desiderose di offrire la loro vita nel servizio
del prossimo, non ce ne
sono. Come mai? « Oggi
siamo rimaste solo sei Diaconesse — confessa suor
Dina — tutte più o meno
anziane. L’amore per il denaro, l’esigenza di avere
un ben preciso orario di
lavoro e soprattutto la
mancanza di un impegno
che sia veramente disinteressato sono i motivi per
cui oggi mancano Diaconesse. Non si trova più nessuno che si senta di svolgere un servizio volontario
verso il prossimo. Ai miei
tempi — soggiunge suor
Dina — certe cose si sentivano di più. Ma una cosa non è cambiata: l’amore di Dio per noi. Quando
Gesù chiamò i suoi discepoli nessuno di loro chiese: quanto mi dai? Oppure: quante ore dovrò fare? ».
REGIONE PIEMONTE
COMUNITÀ’ MONTANA VAL PELLICE
UNITA’ LOCALE DEI SERVIZI N. 43
Servizio Guardia medica
notturna-prefestiva-festiva
Il recapito del servizio è;
— dal sabato ore 14 al lunedì ore 8;
— dalle ore 14 della vigilia del giorno festivo infrasettimanale alle ore 8 del giorno successivo al festivo presso
rOSPEDALE MAURIZIANO
di LUSERNA SAN GIOVANNI
90884
nella notte dei giorni feriali dalle ore 20
alle ore 8 escluso sabato, domenica e vigilia dei festivi presso
l’OSPEDALE VALDESE
di TORRE PELLICE
932433
Il servizio è gratuito per tutti i cittadini
italiani e per le persone tutelate da assistenza sanitaria internazionale.
Si informano i cittadini che:
il servizio sostituisce ì medici generici
solamente negli orari di cui sopra: non
prima e non dopo;
può essere utilizzato solamente per effettive urgenze e non per bisogni lievi;
chiamate inutili « ingolfano » il servizio;
il servizio « costa » denaro pubblico;
non il sprecatelo y> con chiamate superflue
che possono mettere in pericolo la vita
di una persona veramente grave;
il servizio avrà inizio il 1° aprile 1980.
Il Presidente
Arch. Piercarlo LONGO
L'Ass. ai Servizi Sociali
Dott. Danilo RIVOIRA
Lavorare, ma
anche dialogare
A mezzogiorno chiacchiero con il personale in cucina. Tre ragazze giovani
stanno preparando i vassoi per le persone anziane
residenti nella Casa. « Qui
c’è un sacco da lavorare
— ammette Elena, 22 anni, un figlio — e a volte
l’atmosfera è tesa anche
perché tutti mangiano in
camera e hanno le loro esigenze, poi la cucina non è
molto funzionale. Le suore
lavorano molto ma parlano troppo poco. Penso che
se ci fosse più dialogo sarebbe meglio ».
Elena da quattro anni lavora nella Casa: « La paga è modesta, tuttavia in
questi anni mi sono affezionata a questo lavoro,
ormai so come muovermi ».
Antonella, assunta da 8
mesi, lavora in cucina ma
non se la sente di mettere
mano ai fornelli: « Ci vuole esperienza e qui gli
ospiti sono più esigenti
delle suore ».
E le suore? « Quelle —
dice Elena — lavorano in
continuazione. Non hanno
orari, ma è la loro vita ».
Su sei Diaconesse, solo due
sono in servizio attivo. Le
altre quattro, dopo una vita operosa, sono a riposo.
Nata quindi come centro
di formazione spirituale
per le giovani desiderose
d’intraprendere la via del
servizio, la Casa, dal dopoguerra ad oggi, si è radicalmente trasformata.
« Per forza — dichiara
suor Marinette — mancando giovani forze la Casa si
vide obbligata a prendere
un’altra via. Oggi infatti è
diventata una casa di riposo per anziani. Attualmente ospitiamo una quindicina di persone la cui
stragrande maggioranza supera i 90 anni ».
Avete molte richieste?
« Guardi — mi dice suor
Marinette — proprio oggi
abbiamo dovuto, a malincuore, respingere due richieste. Praticamente non
passa giorno che qualcuno
non chieda di essere ospitato qui da noi. Dispiace
dire di no ma i posti sono
quelli che sono ». Un grande salone, stanzette, un
ambiente un po’ buio. Questa Casa non sembra l’ideale per ospitare persone anziane. « Apparentemente è
così — ammette suor Marinette — anche perché la
costruzione fu ideata per
ospitare giovani novizie e
non persone anziane. Eppure a conti fatti la gente
qui si trova bene. Forse
perché ognuno ha una
stanza per sé o forse perché cerchiamo di creare
un’atmosfera non solo familiare ma evangelica. Al
giovedì c’è il culto, nelle
grandi occasioni si mangia
insieme nel salone e ogni
tanto, con l’aiuto di gruppi o di singoli, organizziamo pomeriggi comunitari
con canti, diapositive... ».
Il futuro è
ormai segnato?
Nessuna novizia e molte
richieste di persone anziane: il futuro della Casa è
ormai segnato? « Il futuro — mi dice suor Dina
mentre ceniamo in un ampio salone che s’affaccia
sull'orto curato minuziosamente — non ci appartiene. Certo le prospettive non
sono allegre: malattie, sofferénzè, lolitudiné e angoscia aumentano con i tempi moderni. E noi siamo
soltanto in due. Ma dovremmo essere quattro,
sei, tante per servire giorno dopo giorno con l’aiuto e la forza che il Signore ci dà. E se egli vorrà
potrà fare sorgere altre
che continueranno il compito al quale ci ha chiamate ».
Chiedo a una diaconessa anziana cosa vuol dire
fare la Diaconessa. « È molto semplice — risponde —
essere Diaconessa vuol dire amare, amare e amare
e poi dare, dare e dare ».
Ultime rappresentanti di
un mondo che scompare?
Incapaci d’aver impresso
una svolta diaconale moderna, idonea a conciliare esigenze retributive e
spirito evangelico? Non lo
chiedo più. Nella Casa immersa tra i pini del parco
non c’è spazio per polemiche. Bisogna ascoltare. Ma
forse ne vale la pena.
Giuseppe Platone
Doni CIOV
OSPEDALE TORRE PELLICE
L.3.000': Falchi Velia, Genova; Tron Emanuele, Genova.
L. 10.000; Biglione Eunice, Genova; Roncaglione Carlo, Ivrea;
Malan Emery, Torre Pellice;
Agli Eynard Germana, Torre
Pellice.
L. 15.000: Eynard Marco e
Franca, Torre Pellice.
L. 50.000: In mem. di Elena
Beri, la sorella e i nipoti. Torre Peliice.
L. 61.640: Miss. I. Montaido,
U.S.A.
L. 100.000; Tommasina Colla
Rostagno.
L. 500.000: In mem. Umberto
Godino, la famiglia, Prarostino.
OSPEDALE POMARETTO
L. 2.000; Falchi Velia, Genova.
L. 3.000: Tron Emanuele, Genova.
L. 5.000: Peretto Carolina,
Ivrea.
L. 10.000: Biglione Eunice, Genova; Roncaglione Carlo, Ivrea;
Peyrot Susanna, Pinerolo.
L. 15.000: Evelina, Vilma, Rina,
S. Germano: Tron M. Luisa, Pomaretto.
L. 20.000: Costabel Ernesto e
Lisa,, Inverso Pinasca; Ribotta
Giuseppe.
L. 30.000; Pascal Luigia. Salza;
Micol Cesare, Perosa Arg.;
Connetto Elena, Prarostino.
L. 40.000: Anziani RIV-SKF, in
mem. Lantelme Ernesto.
L. 50.000: I figli di Lantelme
Ernesto, S. Germano; Maria
Martinat Bertalot, Torino; Emilia Tron Giustetto, S. Pietro.
L. 61.640: Miss. 1. Montaido,
U.S.A.
L. 100.000: Sappè Lina, Travers Ettore ed Ezio, Villar Perosa.
L. 500.000: In mem. Umberto
Godino, la famiglia, Prarostino.
Agevolazioni per impianti Biogas
Apprendiamo che dall’Assessorato all’Agricoltura e Foreste del Piemonte è reso noto che a seguito di
modifica alla legge regionale 63/78 è possibile presentare regolare domanda da parte delle Aziende ad indirizzo zootecnico per procedere aU’impianto/i per la produzione di biogas destinato a fornire energia elettrica.
Notevole il contributo regionale che può raggiungere il
100 per cento della spesa prevista ; inoltre per le aziende
in via di avviamento un finanziamento a « fondo perduto ». . , . •
Gli interessati si rivolgano per maggiori chiarimenti all’Ass. Agricoltura e Foreste della Regione Piemonte.
Posti a concorso
La Comunità Montana Val Pellice ha indetto concorsi
riposto di Direttore Settore Servizi Amministrativi (titolo di studio: Laurea in Giurisprudenza od equipollente); .
1 posto di Assistente sociale di base (titolo di studio;
Diploma di scuola Media Superiore o Diploma di
Assistente Sociale); . .
1 posto di Esperto Addetto al Servizio Odontoiatrico
(titolo di studio: Diploma di Economo Dietista ed attestato corso prevenzione stomatologica oppure diploma di infermiere professionale con esperienza
di almeno 1 anno presso ambulatorio odontoiatrico);
1 posto di Perito Agrario (titolo di studio: Diploma di
Perito o Tecnico Agrario);
1 posto di Educatore al Tempo Libero, Cultura e Sport
(titolo di studio; Diploma di scuola media superiore [con particolare valutazione in sede di concorso
di titoli attinenti i settori educazione, animazione,
attività culturali in genere, attività sportive], costituisce titolo preferenziale il possesso della patente autoveicoli D pubblica);
1 posto di Esperto addetto ai servizi sanitari integrati
(titolo di studio: Diploma di Assistente Sanitaria od
Infermiera Professionale);
1 posto di Addetto all’Assistenza domiciliare (titolo di
studio; Licenza scuola delTobbligo [con particolare
valutazione in sede di concorso di titoli attinenti il
settore servizi domiciliari]).
Le domande vanno presentate entro il 2 maggio 1980.
Per informazioni rivolgersi alla segreteria della Comunità Montana Val Pellice.
Amici del Collegio
Offerte prò riscaldamento del
fondo " Pezzo di legno » istituito
dagli studenti - inverno 1979-80
1" Elenco
L. 5.000; Barolin Erik.
L. 10.000: Gay Sandro; Lausarot Marinella; Chauvie Barbara;"
Charbonnier Roberto; Berton
Kit; Gamba Enzo.
L. 15.000: Bertalot Mauro;
Rossetti Paola; Bellora Daniele;
Marauda Andrea.
L. 20.000: Roland Paola; Armand Ugon Jolanda; Lapisa Ezio
e Sandro; Fraschia Marco; Capello Simona; Odio Antonella;
Rostagno Luca; Spialtini Silvia;
Malanot Barbara; Sellar! Nicoletta e Oliver; Regoli Luca;
Pronello Paolo; Chiantore Bartolomeo; Turaglio Gianluca; Beux
Samuele; Danna Gabriele.
L. 25.000: Benecchio Daniela;
Benecchio Luca.
L. 30.000: Re Mauro; Molli
Daniela; Gualco Barbara; Rostan Paola; Puy Monica; Bouissa
Marco.
Caffarel Alberto; Cangioli Daniela; Imberti Francesca; Nunia
Elena.
L. 70.000: Rivoira Enrico.
Da privati:
L. 10.000: Frache Èva e Luigia.
L. 20.000: Moselli Antonio;
Coisson Annalisa.
L. 30.000: Coisson Mario.
In memoria dei Prof. Augusto
Anmand Hugon:
L. 20.000: Gay Dr. Pier Guido.
L. 50.000: Sorelle Cornelio;
Ade e Enrico Gardiol.
L. 100.000: I membri del Comitato del Collegio.
Società di
Studi Valdesi
Doni in memoria di Augusto
Armand Hugon:
L. 100.000: Carlo Armand Hugon e famiglia.
L. 50.000: Insegnanti del «Gruppo di aggiornamento Val Pellice»
C.C. Postale n. 14389100 Soc. di Studi Valdesi - Torre
Pellice.
Mobilificio
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10060 ABBADIA ALPINA
PINEROLO - Via S. Secondo, 38 - Tel. 22344
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8
CRONACA DELLE VALU
4 aprile 1980
DIBATTITI
I nostri ospedali nel quadro
della riforma sanitaria
L’intervista al Dr. Varese
ed alcuni interventi successivi in cui si richiedeva come mai, proprio nella zona più interessata,
non erano emerse ancora
prese di posizione sul futuro dell’ospedale, mi hanno spinto ad approfondire l’argomento. Devo però
chiedere scusa ai lettori
se prima di affrontarlo
faccio una breve premessa storica che ritengo essenziale.
Dalla Costituzione
Il problema della riforma dell’assistenza sanitaria deve essere inquadrato
nel più grande problema
dell’ordinamento moderno
di una società civile. Per
questo motivo non possiamo fare a meno di richiamarci alla Costituzione (2 gennaio 1948) che
sancisce le libertà democratiche e il diritto di autogoverno in contrapposizione al centralismo burocratico del periodo fasci
sta. All’art. 117 noi troviamo scritto che alle Regioni viene demandato di emanare norme legislative
nei limiti dei principi fondamentali stabiliti dalle
Leggi dello Stato in tutta
una serie di materie fra
cui l’assistenza sociale, sanitaria, ospedaliera; per
questo settore lo stato avrebbe aperto dei capitoli
di spesa. Queste leggi emanate dovevano in seguito
essere applicate zona per
zona, tramite un grosso
dibattito ed ima partecipazione dal basso. Questo è
l’aspetto veramente innovativo della Costituzione.
Ma naturalmente siamo in
Italia, per cui abbiamo
impiegato 30 anni per adempiere al dettato costituzionale ed addivenire a
questo decentramento. Ne'
frattempo ciascuno ha
fatto a modo suo, chi con
maggior coscienza, chi canalizzando in determinate
zone il denaro pubblico,
nell’assenza più totale di
una programmazione che
evitasse di creare squilibri
pesanti poi da colmare.
Col passare degli anni si è
fatta sempre più acuta la
necessità di riformare il
sistema sanitario (non dimentichiamo che il nostro
è fra i più cari e fra i meno efficienti d’Europa) per
dotare ciascuna zona di
una serie di strutture di
base il più vicino possibile al cittadino (Unità Locale) a cui tutti indistintamente possano accedere
(superamento delle mutue).
Questo riordino ha valore nazionale ed il riequilibrio deve nel tempo avvenire fra Regione e Regione
(emblematica per la sua
mancanza di strutture è la
zona di Napoli) e attraverso piani successivi (trienni). All’interno di ciascun triennio, ogni Regione deve raggiungere determinati obiettivi circa i servizi, proponendo vari gradi di riequilibratura. Noi ci
troviamo di fronte adesso
alla prima proposta presentata dalla Regione Piemonte.
L’angolo di Magna Linota
Cara Magna Linota,
mi capita spesso di andare a trovare degli amici
nei vari ospedali della zona. Quanta miseria, quanta sofferenza! Ti assicuro
che quando ne esco sono
ben riconoscente al Signore per quel po’ di salute
che ancora mi rimane! C’è
però qualcosa nella vita
degli ospedali che mi lascia perplesso: il rapporto fra il malato e coloro
che lo curano. Entrato in
ospedale il malato perde
qualsiasi personalità, qualsiasi diritto a pensare, a
sapere, a volere. E’ un oggetto, o meglio un « caso
clinico ». Più il « caso » è
interessante e più avrà intorno a sé il codazzo dei
« camici bianchi » che tanto intimidiscono. Ix) esamineranno sopra, sotto,
fuori, dentro, da tutte le
parti. Però guai se vuole
sapere qualcosa: le risposte diventano evasive. Poverino, non può capire i
paroioni difficili, è meglio
che non sappia! Per non
essere trattato male, è meglio che stia zitto!
Comincia poi la serie interminabile degli esami:
sangue, urina, radiografie
varie. Qualche volta il malato viene caricato sull’autoambulanza e trasportato a Torino per qualche
esame più complesso. E il
malato va, viene, a piedi
(con la testa che gli gira
per l’emozione e la debolezza), o in carrozzella o in
barella, trascinato per corridoi, scale, ascensori, lasciato spesso solo in attesa in qualche sala d’aspetto.
Arrivano in seguito le
cure: iniezioni, fleboclisi,
endovenose, ed i controlli
continui: termometro, elettrocardiogrammi. Si comincia molto presto al
mattino, quando si avrebbe ancora bisogno di dormire, e poi si continua durante il giorno, qualche volta anche durante la notte.
C’è anche il mistero di
quando il malato sarà dimesso. « Quando andrai a
casa? » « Non lo so, non
mi hanno ancora detto
niente ». E poi all'improvviso l’annuncio: « Avverta
i suoi che oggi la dimet, tiamo ».
Sono convinto, almeno
lo spero, che tutto sia ve
ramente fatto a fin di bene e che tutto sia necessario. Quello però che non
mi va giù è come spesso
il malato si trova ad essere
in potere di chi lo cura e
viene tenuto all’oscuro di
quanto gli fanno. Il malato vuole sapere, deve sapere; in fin dei conti la pelle
è sua!
C’è poi anche da dire
qualcosa sull’organizzazione degli ospedali che, mi
sembra, mira più all’efficienza del lavoro che al benessere del malato. Mi hanno raccontato che a Torino, ultimamente, un nostro fratello che era gravissimo è morto senza nessun parente accanto a sé
perché giù in portineria
non hanno lasciato entrare
la nipote, che dava il cambio alla zia che era stata
quasi 24 ore, solo perché
« non aveva il permesso ».
Come se ciò non bastasse,
ci sono volute più di due
ore perché dall’ospedale
facessero una telefonata ad
un fratello per dirgli del
decesso avvenuto. Per completare la dose i parenti
sono anche stati sgridati
per non aver assistito il
loro congiunto!
Perché negli ospedali
spesso non si tien conto
che i malati sono innanzi
tutto delle persone, con i
propri timori e le proprie
speranze? Mi sembra che
Se qualche volta si facesse qualche iniezione in
meno e si dicesse qualche
parola in più si rischierebbe forse di vederli guarire un po’ più in fretta!
Barhou Réné del Peni
Caro harbou Réné,
che cosa posso dirti? Anch’io, e altri che conosco,
quando siamo stati malati
ci siamo sentiti ridotti come delle cose. Io credo che,
anche con la migliore volontà da parte di tutti, questo non si possa mai evitare completamente. La
debolezza e la soiferenza,
già da sole, fanno dipendere il malato dagli altri,
come un bambino piccolo,
con la differenza che non
è un neonato e perciò ne
soffre. Però in casa, o in
ospedali più piccoli e familiari come sono i nostri,
si rimane ancora un po’
meno cose e un po’ più
persone; invece in certi
grossi ospedali si rischia
davvero di diventare soltanto un numero. Anche
per questo non voglio credere alle voci che la Regione non giudica necessari i nostri ospedali di
Pomaretto e di Torre Pellice. Mi sembra anche giusto che le nostre chiese
siano state invitate a riflettere sui diritti dei malati e dei morenti, e poi a
darsi da fare perché siano
rispettati.
Fra questi diritti c’è indubbiamente quello di sapere che male hai, che cosa ti stanno facendo e perché, e c’è quello di non essere lasciati soli con il male e con la paura. Bisogna
ricordarlo a chi lavora negli ospedali, bisogna rivedere certi regolamenti, ma
non basta: ognuno di noi
può fare direttamente qualcosa.
Se siamo sani, dobbiamo ricordarci un po’ di
più dei malati: sappiamo
che il personale non basta
e dobbiamo occuparci non
solo dei nostri cari, ma
anche di chi non ha nessuno ad assisterlo. Io ricordo con riconoscenza la
figlia di una mia vicina di
letto, che non andava mai
via senza prima aver chiesto anche a me se per caso
avevo bisogno di qualcosa.
Se non stiamo bene, dobbiamo cercare di essere dei
buoni malati, e non è facile. Ho sentito spesso i
medici lamentarsi perché i
loro pazienti o si trascurano troppo e si decidono
a farsi curare solo quando
è troppo tardi, o non hanno nulla di grave e fanno
perdere tempo raccontando tutti i più piccoli disturbi, e poi protestano 'se
non si vedono ordinare
medicine, controlli e analisi non indispensabili. Forse non hanno tutti i torti
e potremmo aiutarli a curare meglio chi ne ha realmente bisogno.
Magna Linota
L’angolo di Magna Linota è aperto a chi voglia
sottoporle problemi, esprimere pareri, avanzare richieste. Indirizzare a: Magna Linota. Eco delle Valli Valdesi, Casella Postale,
Torre PeUice.
Medicina
preventiva
Una cosa è da sottolineare: una moderna medicina non parte dal momento
della malattia (il medico
ci cura a patto che siamo
malati), ma cerca di prevedere ed eliminare le cause che portano in seguito
alla malattia. La Legge
prevede quindi la costituzione di servizi per la prevenzione negli ambienti di
lavoro e contro gli inquinamenti (le Unità di base);
prevede una medicina per
il concepimento ed il parto e l’età evolutiva (i consultori); prevede una serie
di strutture diversificate
per la terza età (foyer,
case albergo). Tutto ciò
dovrebbe essere raccordato alla possibilità di avere garantiti sul territorio
maggiori servizi di trasporto, sgombero neve, servizi domiciliari eoe.
All’interno di questo ,
quadro che decisamente
punta sulla prevenzione e
riabilitazione, troviamo come ultimo stadio l’ospedale, struttura altamente specializzata e costosa da utilizzarsi per prestazioni
non fornibili in altra sede. Nei paesi europei più
avanzati, all’ospedale si va
solo nella fase acuta per
poi passare ad altre strutture i cui costi siano inferiori. Si parlava prima di
rischi che possono minare
la salute dei cittadini. Ebbene questi rischi non sono sempre gli Stessi: variano da zona a zona. Ecco quindi la necessità che
ciascun territorio evidenzi i propri tramite i normali canali di dibattito
pubblico (nel caso nostro
le Comunità Montane, in
altri i quartieri o le Unità
Locali comprendenti più
comuni). Alla Regione
quindi spetta trovare una
sintesi delle varie esigenze proponendo un sistema
equilibrato di strutture e
servizi, tali da coprire tutto il territorio e un rapporto tra costi e benefici che
sia accettabile. Sin qui non
penso che vi siano dei dubbi; tutti sono concordi nel
pensare che senza programmazione spenderemo
sempre di più e avremo
risultati sempre più sproporzionati alla spesa sostenuta. Il problema sorge al
momento di proporre delle modifiche; la programmazione allora non piace
più, guai a chi tocca il servizio che ho sulla porta di
casa. Dove all’interno di
una vallata esistevano due
ospedali o piccole infermerie con 30/70 posti letto, per uno vi può essere
la possibilità di essere convertito in poliambulatorio
(è la proposta, se non vado errato, formulata per
l’ospedale di Torre); per
Taltxo vi possono essere
tutt’al più remote possibilità di essere trasformato
in un altro servizio oppure
di diventare un servizio
privato. A questo punto
succede il finimondo: petizioni, delegazioni alla
Regione, minacele di blocchi stradali (è il caso dell’ospedale di Fra Catinai
la settimana scorsa). Così
il comune cittadino che
ben si era guardato dal
partecipare alle varie riunioni indette sui problemi
sanitari della sua zona e
che lasciava fare agli addetti ai lavori, si sente per
alcuni giorni protagonista,
si mette in moto; raccoglie
di casa in casa le firme,
indice manifestazioni ecc.
Naturalmente non possono essere trattati in così
poco spazio tutti i problemi che sorgono da queste
ipotesi di trasformazione,
ma la riforma sanitaria
regionale e le ipotesi regionali attualmente in discussione hanno una serie di
indicazioni in tali campi;
ne cito alcuni: la formazione del personale infermieristico, la riqualificazione
del personale da trasferire ad altri incarichi.
Ritornando al caso concreto dell’Ospedale di Pomaretto, la proposta regionale di avere sul territorio
della nostra Comunità
Montana (ULS 42) un ospedale generale unico da cui
quello di Pomaretto sarebbe escluso, ha una deroga. Eccola: «Per motivi
ambientali, quando la densità territoriale dell’Unità
Locale è inferiore a 50 abitanti per Kmq ed oltre il
50% della popolazione risiede a 500 m. ed oltre sul
livello del mare».
Esistono poi altre considerazioni di rendimento e
di attrezzature esistenti
che possono dimostrare la
validità di questo presidio
per gli anni futuri in attesa
della completa applicazione della riforma. Questo
non significa che abbiamo
la garanzia che fra 20 anni vi sarà ancora l’ospedale così come lo conosciamo. Allora quale è il nostro
compito? Anzitutto, poiché ci troviamo di fronte
ad una proposta che deve
essere ancora discussa
possiamo partecipare, dobbiamo farlo. Partecipiamo
alle varie fasi del dibattito
che vi sarà fra brevè e di
cui i giornali daranno notizia, avendo la coscienza
che la riforma sanitaria
non è solo una proposta
che cala dall’alto ma può
diventare una occasione
che ci viene offerta per
costruire ciascuno per la
propria zona dei servizi a
misura delle nostre esigenze. Partecipiamo anche con
vigilanza affinché quanto si
concorderà venga applicato con precisione e tempestività. Se sarà così, l’eventuale trasformazione
deU’ospedale di Pomaretto
tra molto tempo, troverà
un terreno pronto e non
un salto di qualità peggiorativo dei servizi resi. Partecipiamo con la consapevolezza di rendere un servizio gli uni agli altri. In
questo settore, come nell’altro della diaconia verso
i malati, ci sono molti ruoli scoperti che ciascuno
di noi può aiutare a coprire. Quindi non deleghiamo solo a chi lavora nel
settore e non limitiamoci
alle petizioni ma con la
nostra partecipazione diretta diamo una indicazione su come la riforma
sanitaria deve essere applicata per la nostra zona.
Adriano Longo
COMUNITÀ’ MONTANA
VALLI CHISONE E GERMANASCA
AVVISO
La Comunità Montana Valli Chisone e Germanasca cerca PERSONALE MEDICO per l’espletamento del servizio di guardia medica notturna,
prefestiva e festiva sul territorio dell’Unità Locale
dei Servizi n. 42.
E’ richiesta una disponibilità oraria variabile
dalle 12 alle 30 ore settimanali, articolate in turni
di guardia max 12 ore.
I sanitari che aspirano all’incarico dovranno
far pervenire domanda alFOrdine Provinciale dei
Medici entro il 30 aprile 1980, per l’iscrizione nelle
apposite graduatorie zonali.
Per ogni ulteriore informazione e chiarimento, rivolgersi alla Comunità Montana Valli Chisone e Germanasca, p.za Libertà, 1 - Pomaretto Tel. 81190/81497.
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9
4 aprile 1980
CRONACA DELLE VALLI
9
III CIRCUITO
Da dove
viene l’idea
L’idea di organizzare un incontro delle comunità del nostro circuito ci è stata suggerita da esperienze analoghe che si stanno facendo in varie regioni della Francia.
La Federazione Protestante di Francia, alcuni anni fa, ha infatti
invitato le varie regioni ad avere delle grandi riunioni su base interdenominazionale per favorire una conoscenza ed una collaborazione fra le varie chiese.
La regione Centre-Alpes-Rhône è stata la prima a rispondere a
questo invito organizzando la riunione di Gérnens 78. Sono dunque
stati i nostri "vicini" d'oltr’alpe a stimolarci in questa iniziativa.
In questi ultimi anni si sono intensificati i contatti con questi
nostri fratelli, soprattutto con la comunità di Briançon e recentemente con Bourgoin-Jallieu. Il protestantesimo francese vive una
realtà minoritaria simile alla nostra, B dunque per noi molto importante intensificare la collaborazione e gli incontri, per un utile
scambio di esperienze.
Al Past. Gérard Cadier responsabile dell’organizzazione della
festa della regione Centre-AlpesRhóne che si è tenuta a Gérnens
nel 1978 abbiamo chiesto:
no oggi affrontate serenamente,
risolte poco alla volta o superate. Ognuno segue la sua strada,
ma impariamo già a camminare
insieme.
— Che cosa è stata Gérnens 78
per le comunità protestanti della zona?
— Camminare insieme, non è
questo infatti il tema del prossimo incontro?
— 7.000 protestanti venuti da
15 dipartimenti francesi intorno
a Lione, riuniti per cantare la
gloria del Signore ed ascoltare
la Sua Parola.... In quel giorno,
il lunedì di Pentecoste del 1978,
non c’erano più riformati, luterani, battisti, membri delle chiese libere, salutisti: ma soltanto
dei protestanti, discepoli di Gesù Cristo, che celebravano la loro riconciliazione in una festa
dalle grandi prospettive.
È stata l’unità vissuta nella
diversità: non l’uniformità ma il
pluralismo costruttivo, mettendo ciascuno i propri doni al servizio degli altri. A Gérnens si è
passato oltre alle belle frasi ed
alle buone intenzioni: si è vissuto, si è concretizzato qualcosa.
Per una volta la Chiesa si è presentata nella veste della gioia: la
gioia di ritrovarsi; la gioia di
coloro che si amano perché il
Signore li ha amati per primo.
— Che cosa ne resta, a due anni di distanza?
— Innanzi tutto un solido legame che diventa sempre più
evidente fra le divèrse famiglie
spirituali protestanti: inviti reciproci, scambio di informazioni,
azioni comuni, molti incontri
sia a livello dei pastori che a
quello delle comunità; non siamo più degli sconosciuti gli uni
agli altri, ma dei fratelli. Le questioni che ieri soltanto erano
degli ostacoli insormontabili, so
— Sì, per rincontro di Gérnens
81 abbiamo scelto come tema:
Camminare insieme. Non abbiamo l’intenzione di fermarci per
la strada ma vogliamo portare
avanti il dialogo e l’azione comune. A Pentecoste del 1981 ci
ritroveremo di nuovo per fare
il punto, sempre nella prospettiva di un futuro in cui i discepoli
del Cristo saranno tutti fratelli,
la mano nella mano. Da qui là
ci sono ancora molte tappe da
percorrere, c’è tutta una riflessione biblica, teologica da portare avanti; l’abbiamo già intrapresa e tutte le comunità, le
opere, i movimenti delle diverse
chiese che traggono origine dalla
Riforma vi lavoreranno di buzzo
buono nel corso dell’anno. Camminiamo insieme verso Gérnens
81; è il cammino verso l’accordo perfetto di tutti coloro che
proclamano Gesù Cristo loro
unico Signore, aspettando che i
fratelli cattolici romani possano
unirsi anche loro alla nostra
coorte di lode e di servizio.
Gérnens è stata all’origine, ed
è oggi ancora, un atto di fede;
è un segno dato dal Signore che
veglia sui suoi; è una speranza
alla quale ci aggrappiamo tutti
con entusiasmo; è una forte testimonianza al nome di Gesù
Cristo che permette di superare
le divisioni per vivere insieme
l’amore di Dio.
a cura di Renato Goïsson
17 Février
La célébration du « 17 Février »
s’est déroulée à Paris — le 24 —
car réunir les familles en période de vacances scolaires devient
difficile.
Une fois l’an nous nous retrouvons au Collège Bernard Palissy
dont nous sommes les hôtes. La
salle de classe aménagée, le buffet dressé, ayant échangé les nouvelles des Vallées et d’ailleurs,
chacun s’installe pour écouter
ce que quelques uns ont préparé
pour que cette journée soit celle
du souvenir et de l’Avenir.
Madame le Professeur Magda
Martini, historienne de Pierre
Valdo, nous contait quelques
anecdotes le concernant, souhaitons que son livre épuisé actuellement soit à nouveau publié, le
Moyen-Age étant l’objet de nombreuses recherches, il serait fort
bien accueilli.
Monsieur le Professeur Henri
Appia commenta le livre du Professeur Audisio sur le Procès du
Barbe Vaudois Griot révélant
combien les méthodes de l’Inquisition étaient toutes aussi incisives en matière de procédure
qu’elles l’ont été dans un proche
passé et le sont encore de nos
jours.
Félix Vigne devait évoquer ensuite la vie et l’oeuvre de Félix
Neff auteur d’un réveil Protestant combien réaliste chez les
Vaudois des Hautes Alpes qui
devait se répercuter dans, nos
Vallées. Rien d’académique ni
d’austère dans tous ces propos
LUSERNA
SAN GIOVANNI
Nel corso del culto di domenica sono stati ammessi nella
piena comunione della chiesa
trentadue catecumeni che venerdì sera, al termine del corso di
catechismo, avevano presentato
la loro domanda al concistoro.
Il messaggio, centrato sul versetto 19 del cap. 4 dei Galati,
che il pastore Taccia ha rivolto
ad essi ed ai membri di chiesa
che, per l’occasione, gremivano il
tempio, è stato un convincente
richiamo alla responsabilità del
credente di fronte alla sua vocazione ed al significato che la
presenza di Cristo deve assumere nel quadro della vita singola
e comunitaria di ognuno.
Al culto un gruppo di catecumeni ha dato la sua testimonianza con la lettura biblica e la
preghiera e la corale ha offerto
il suo prezioso contributo con
il canto di una melodia popolare dal titolo «Prière».
Dopo il culto, una ottantina di
membri di chiesa era presente
nella Sala Albarin per partecipare con i giovani confermati ad
un pranzo comunitario in una
simpatica atmosfera di fraternità é di amicizia.
Pensiaino a questi giovani con
affetto e chiediamo al Signore di
guidarli nel cammino della vita
e di renderli fedeli testimoni del
Suo Evangelo.
• Sabato pomeriggio abbiamo
accompagnato all’estrema dimora terrena le spoglie mortali di
Longo Secondo, deceduto alla
età di 78 anni.
Il servizio funebre è stato presieduto dal pastore Tàccia con
la collaborazione del pastore
Enrico Paschetto della comunità
battista di Torino alla quale il
fratello scomparso apparteneva.
Ai parenti ed in modo particolare alla moglie e al figlio
arch. Piercarlo, presidente della
Comunità Montana ed ' attivo
membro della nostra chiesa, diciamo l’espressione della nostra
fraterna solidarietà e simpatia.
ANGROGNA
• Una ventina di partecipanti
dell’Un. Pemm. si sono incontrate domenica 30 nella scuoletta del Serre. Dopo ima meditazione biblica si è esaminata la
possibilità che alcune delegate
dell’Unione partecipino al congresso femminile evangelico di
Ariccia. Si sono poi discusse
questioni organizzative (per es.
la giornata dell’anziano che si
svolgerà nella Sala domenica 13
aprile nel pomeriggio). Infine a
partire dal 7 c. m. il ’giro ’delle
riunioni di quartiere sarà curato con un programma di letture
e canti evangelici dall’Un. Pemrn.
che ringraziamo per la disponibilità.
tous orientés vers l’espérance
d’un renouveau favorable aux
habitants de ces montagnes par
trop délaissées.
Depuis la disparition du Pasteur Georges Appia nous avons
trouvé dans la personne du Professeur Henri Friedel le laïc
Chrétien, qui assura le culte. II
sait très bien déranger les habitudes et secouer les esprits par
un certain conformisme et surtout un anticonformisme qui
éveille et suggère la réflexion.
La journée se termina alors
en conversations autour d’une
tasse de thé qui ne saurait manquer, les uns échangent des rendez-vous, d’autres se souvenaient
des grands feux de leur jeunesse, la nuit tomba provoquant la
dispersion.
Paris, le 6 mars 1980.
Huguette VIgne-Ribet
« II culto liturgico di Passione si terrà giovedì; 3 alle 20,30
nel Tempio del Capoluogo e venerdì 4 alle 20,30 nel tempio del
Serre. Culti di Pasqua: domenica ore 10 al Capoluogo e alle
20,30 a Pradeltorno.
Precisazione
POMARETTO
Il culto di domenica 23 marzo
allTnverso è stato presieduto
dal pastore emerito Lamy Coisson, che ha poi proiettato, nel
pomeriggio, una serie di diapositive sul suo recente viaggio in
Palestina.
Siamo molto riconoscenti al
past. Coisson per questa sua
collaborazione e per quanto aveva fatto (culti e servizi funebri)
durante l’assenza del pastore, in
missione in Alsazia.
SAN SECONDO
In un tempio gremito sono
stati confermati Ivo Avondet
(Combe), Piero Cardon (Centro),
Gilbert Chauvìe (Rivoira), Floriana Combe (Centro), Lilia Costantino (Simunin), Carla Gardiol (Cavoretto), Ilaria Long
(Centro), Fabrizio Meitre (Miradolo), Walter Monnet (Prima),
Ivana Paschetto (Combe), Paolo
Peyrot (Miradolo), Laura Pons
(Centro), Ornella Ricca (Centro).
Nel pomeriggio l’Unione femminile ha organizzato un incontro
con i catecumeni e le loro famiglie.
Daniele Ghigo, a nome della
TEV, ha consegnato ai catecumeni il libro che ricorda la partecipazione valdese nel campo
missionario e nella CEvAA.
Nel corso di questo incontro
è stato presentato il lavoro dell’Uliveto, con l’invito a proseguire e potenziare la collaborazione
che la chiesa di S. Secondo, da
alcuni anni, dà a quest’opera.
Ai nuovi membri di chiesa
giunga l’augurio fraterno di tutta la comunità e l’invito ad unirsi ai fratelli impegnati nel servizio e nella testimonianza resa
a Gesù Cristo ed alla sua spe
• Una serata importante per
tutti : mercoledì 9 aprile una corale evangelica tedesca (Hessische Kantorei) composta da 30
persone presenterà per la coinunità d’Angrogna, nella Sala Unionista, alle 20,30 un concerto corale. Ingresso libero. Partecipate
numerosi.
ranza.
TORRE PELLICE
oggi e domani
In merito all’affermazione contenuta nell’articolo « il senso
della nostra presenza» (EcoLuce n. 13), secondo cui il Comitato non era rappresentato
all’incontro promosso dalla Tavola, pure essendo stato invitato,
il Comitato predisa quanto segue:
a) il Presidente era impegnato nella sua Comunità con
un programma, fissato ben prima della riunione in parola, in
rapporto con la campagna di
evangelizzazione ;
b) gli altri membri del Comitato, per uno spiacevole disguido, non hanno potuto intervenire.
Tanto per evitare qualche illazione nella sottolineata assenza dei responsabili dei nostri
Istituti di istruzione.
Per il Comitato:
il Presidente Giovanni Conte
La Chiesa di Torre Pellice ha
20 nuovi membri; sono: Ardesi
Silvano, Bertalot Erik, Benech
Claudio, Bertin Marco, Bonnet
Riccardo, Buffa Massimo, Chauvie Adriana, Giampiccoli Anna,
Maritano (Grazia, Michelin S.
Bruno, Michelin S. Giovanni,
Morel Giuliana, Pellegrin Luigi,
Pellenco Daniele, Poét Nadia,
Peyrot Eliana, Peyronel Bruna,
Quinet Nadia, Rostagno Cinzia,
Sappè Annalisa. Possa il Signore
aiutarli e seguirli nella loro ricerca di fede con tutti i membri
della comunità.
• Il Gruppo Filodrammatico
ha riproposto il suo lavoro teatrale sabato sera nel salone del
Convitto. Il pubblico, non molto
numeroso, ha partecipato alla
discussione che è seguita alla
rappresentazione.
• Il gruppo biblico che si è
riunito per alcuni mesi il lunedì sera ha terminato il proprio
lavoro. Lo studio prosegùirà a
scadenza mensile il venerdì sera
in concomitanza con la riunione
del Gruppo Giovanile. Il primo
appuntamento è fissato per venerdì 11 (ore 20.30): verranno
esaminate e discusse le questioni relative al rapporto tra battisti, metodisti e valdesi.
• Ricordiamo il calendario
dei culti : giovedì 3, alle ore 21,
al centro; venerdì 4, ore 1Ò.30,
agli Appiotti e alle ore 21 ai
Coppieri; domenica 6 alle ore
10 al centro. Tutti i culti saranno con Santa Cena.
RINGRAZIAMENTO
Piercarlo e Beatrice Longo, riconoscenti per raffetto e la simpatia dimostrata neUa triste circostanza della
morte di
Secondo (Dino) Longo
ringraziano tutti di cuore.
Luserna S. Giovanni, 31 marzo 1980
RINGRAZIAMENTO
La mamma e i familiari di
Oscar Bouchard
profondamente commossi per la grandissima dimostrazione di stima e di
affetto tributata al loro caro ùnprovvisamente scomparso, neU’impossibilità
di farlo singolarmente, ringraziano di
vivo cuore tutti coloro che con parole
di conforto, scritti, opere di bene,
fiori e presenza ai funerali, hanno
preso parte al loro Immenso dolore.
Un ringraziamento particolare al
personale del Pronto Soccorso delrOspedale <c E. Agnelli », all’Amministrazione e alla Giunta Comunale di S.
Germano Chisone, al Sig. Architetto
G. Blanc, al Consigliere Regionale R.
Bontempi, al Pastore valdese G. Conte
per i loro messaggi.
« Or il frutto della giustizia si
semina nella pace per quelli
che s’adoperano alla pace »
(S. Giacomo 3: 18)
'In questa rubrica pubblichiamo gli avvisi inerenti ad iniziative di carattere
economico, culturale e civile che ci pervengono in tipografia entro le ore 9
di ogni lunedì (tei. 0121/91334).
ANGROGNA, martedì 8 aprile alle
ore 21, nella Sala Unionista, la Cooperativa Teatro Canzone presenta lo
spettacolo « Caté Chantant ». Il costo
del biglietto è di L. 1.000.
PRALi - Sala Valdese — Il Teatro
Stabile di Torino ha organizzato i seguenti spettacoli nella sala valdese di
Prali:
— Venerdì 4 aprile, ore 21 « Los Indios de la Langa ». Spettacolo musicale
con I Cantambanchi.
— Lunedi 14 aprile, « La favola rotonda ». Spettacolo del Teatro Stabile
per le scuole.
— Sabato 19 aprile, ore 21: • Edith
Piai, una donna, una vita, una voce ».
Spettacolo musicale con Raffaella De
Vita.
Posto unico negli spettacoli per adulti: L. 1.000.
RINGRAZIAMENTO
Il papà, la mamma e parenti tutti
del compianto
Italo Ribet
nell’impossibilità di farlo singolarmente, sentitamente ringraziano tutti coloro che in qualsiasi modo si sono prodigati ed hanno preso parte al loro dolore.
S. Germano Chisone Borg. Dormigliosi,
18 marzo 1980
RINGRAZIAMENTO
ff In pace io mi coricherò e in
pace dormirò, perché tu solo, o
Eterno, mi fai abitare in sicurtà » (Sai. 4:8).
« Come la cerva agogna i rivi
dedVacque, così l’anima mia agogna te, o Dio'» (Salmo 42-23 1).
I figli, nuora, genero, nipoti e parenti partecipano la dipartita di
Elda Rostan ved. Beiti
dì anni 86
e ringraziano conoscenti, vicini e amici della comunità per la loro simpatia
nell’ora della separazione.
Torino, 29 marzo 1980
Gli amministratori ed il personale
della Comunità Montana Val Pellice
partecipano con affetto ed amicizia al
lutto del Presidente Longo arch. Pier
Carlo per la scomparsa del papà
Secondo Longo
Torre Pellice, 31 marzo 1980
AVVISI ECONOMICI
TRASLOCHI e trasporti per qualsiasi destinazione, preventivi a richiesta : Sala Giulio, via Belfiore, 83 NicheUno, tei. (OH) 62.70.463.
EVANGELICO lombardo, handicappato autosufficiente, anziano, solo, affitterebbe appartamento 2-3 locali e
servizi pianoterra accessibile con carrozzella ortopedica, con box auto.
Città preferite: Firenze, Bologna,
Brescia, Milano. Scrivere a: Trezzi,
Corso Crispi, 415 - Barracca (Mes.
sina).
COM. MONTANA VAL PELLICE
SERVIZIO
GUARDIA MEDICA
notturna - prefestiva - festiva
— dal sabato ore 14 al lunedì
ore 8
— dalle ore 14 della vigilia del
giorno festivo Infrasettimanale
alle ore 8 del giorno succes
sivo presso l'OSPEDALE MAU
RIZIANO - Luserna San Gio
vanni - TEL. 90884
— nella notte dei giorni feriali
dalle ore 20 alle ore 8 (esclu
so sabato, domenica e vigilia
dei festivi ) presso l'OSPEDA
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Domenica 6 aprile
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Via della Repubblica. 25 - 91.328
Lunedi 7 aprile
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Via Arnaud, 5 - Tei. 91.374
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Domenica 6 aprile
Lunedi 7 aprile
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Via Roma, 7 - Tel. 909031
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A Torre Pellice: martedì chiusa >a
farmacia Muston, giovedì chiusa
ia farmacia Internazionale.
A Lucerna S. Giovanni : mercoledì
chiusa la farmacia Preti, giovedì
chiusa la farmacia Vasario.
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Tcr^'e Pellice : Tel. 901 18 - 91.273
Croce verde di Porte tei. 74197
VIGILI DEL FUOCO
Torre Pellice : Tel. 91.365 * 91.300
Luserna S. G. Tel. 90.884 - 90.205
10
IO
4 aprile 1980
A un anno dalla fuga radioattiva alla centrale di Three-Mile Island
AMNESTY INTERNATIONAL
USA; l'incidente non è superato violazione dei diritti
umani in Guatemala
Il nome dì «Three-Mile Island»
desta oggi nella pubblica opinione solo un ricordo molto vago. L’incidente verificatosi nel
marzo dello scorso anno in questa centrale nucleare della Pennsylvania non ebbe, infatti, delle
conseguenze mortali. I « mass
media » non si sono stancati di
ripetere che l’entità delle radiazioni fuoruscite in quell’occasione è Stata minima, che non ci
sarà alcun sensibile aumento del
tasso di cancro e che non insorgeranno mutazioni genetiche di
alcun tipo. Numerosi ed illustri
psicologi affermano, però, di
aver riscontrato negli abitanti
della zona colpita dalla fuga di
radiazioni, disturbi di natura,
psicologica, simili, per molti aspetti, a quelli mostrati dai sopravvissuti di Hiroshima e Nagasaki. È evidente che nessuno
intende fare un paragone fra la
entità dei due disastri. Gli abitanti della Pennsylvania non vivranno con il continuo ricordo della
morte grottesca e terribile dei loro familiari. Quello che, però, essi stanno vivendo è l’incertezza
del futuro, l’inesplicabile angoscia dell’ignoto. Gli scienziati non
sono stati concordi nell’efifettuare una valutazione precisa della
quantità di radiazioni che sarebbe stata emessa nella zona.
La gente ha ricevuto solo garanzie verbali di sicurezza da parte
di politici compiacenti ed interessati ma l’ignoranza effettiva di
ciò che riservi il futuro trasforma la loro esistenza in im assurdo e la priva di ogni slancio. Che
senso ha fare piani per il domani
quando esso è sconosciuto? Se
siamo dunque troppo abituati a
dar peso soltanto ai risvolti pra
tici della vita, rincidente di
Three-Mile Island deve aiutarci a
capire il peso che possono avere
le conseguenze emotive e psicologiche del nostro operato e dei
nostri sbagli.
Tra gli studiosi che si sono occupati di Three-Mile Island —
informa la rivista americana
Christianìty and Crisis —uno dei
più noti è il dr. Robert J. Lifton,
che ha evidenziato una serie di
livelli progressivi nelle reazioni
della popolazione toccata dall’incidente.
La reazione più spontanea che
insorge dopo una disgrazia in chi
ne è rimasto incolume è un grave
senso di colpa. Gli abitanti di
Goldsboro, Middletown, HarriSburg non possono sentirsi colpe-,
voli per essere ancora vivi ma
molto spesso si rimproverano di
essere fuggiti dal loro paese
ouando forse ci sarebbe stato
bisogno del loro aiuto; si è infatti calcolato che circa 200.000 persone evacuarono l’area subito
dopo l’incidente. Chi non è partito, invece, teme di aver potuto
danneggiare indirettamente la salute dei propri figli. Incubi, stanchezza, nervosismo, senso di frustrazione sono i segni tangibili
di questa tensione collettiva.
In molti però la paura ha già
lasciato il posto alla rabbia e
alla ribellione. La gente si sente
privata della propria dignità
umana e rifiuta di diventare « cavia del progresso ». La ’’Società”
è oggetto di sarcasmo, perché è
ormai considerata come un’entità senza volto che maschera solo
interessi privati.
Come tutte le esperienze traumatiche anche questa ha provo
Fondo di solidarietà
Dopo un intervallo più lungo
del consueto, dovuto in modo
particolare alla lentezza ed al
disordine con cui i versamenti
vengono accreditati sul conto
corrente postale, siamo in grado
di dare una situazione aggiornata.
Innanzi tutto precisiamo di
aver fatto invio alla Tavola della
somma di L. 3 milioni 500 mila
così ripartita:
L. 2 milioni a sostegno dell’appello del Consiglio ecumenico
delle Chiese contro la fame dei
bambini nel mondo;
L. 1 milione 500 mila a favore
delTappello della Chiesa unita
dello Zambia, rivolto a tutte le
Chiese della CEvAA per un aiuto urgente a favore dei profughi
dalla Rhodesia.
Nel ripartire ora di nuovo da
quota zero (o quasi) riproponiamo ai lettori un triplice obiettivo:
1) Siccome vari doni sono
espressamente destinati dai sottoscrittori per il dramma cambogiano, sia per quanto riguarda la situazione interna di quel
paese e sia per quanto concerne la tragica sorte dei profughi,
una parte del Fondo viene ora
destinata a tale scopo, in appoggio al programma di aiuti del
C.E.C. In cassa abbiamo attualmente per tale fine circa L. 150
njila.
Nel prossimo
numero
Due pagine a cura
del Segretariato attività femminili metodiste : <c La donna
e le attività femminili nella chiesa e
nella società ».
Un
Aurelio Penna:
compito per gli intellettuali evangeli
ci.
J. J. Peyronel: La
polveriera di £1 Salvador.
2) In secondo luogo manteniamo aperta la sottoscrizione
permanente contro la fame nel
mondo: riteniamo del tutto inutile dilungarci sulla necessità di
contribuire generosamente e
in modo continuativo a questa
iniziativa, vòlta a lenire questa
piaga tremenda.
3) Infine ricordiamo il nostro
impegno di contribuire in modo
permanente anche ad un’altra
iniziativa del C.E.C. e cioè al suo
Programma di lotta al Razzismo
(PLR). Anche se la situazione
nelTAfrioa australe è forse meno
drammatica che nel passato in
seguito alle libere elezioni tenutesi in Rhodesia-Zimbabwe, la
situazione è sempre molto pesante nella repubblica sudafricana. Una recente presa di posizione del Consiglio sudafricano
delle Chiese ha denunciato le
leggi dello Stato « che violano la
giustizia di Dio e di conseguenza «annullano i diritti'dell’uomo e infiiggono la sofferenza ».
Ma anche in altri paesi la discriminazione razziale è addirittura
codificata o comunque applicata.
Il C.E.C. infatti aiuta anche altri gruppi oppressi, quali i coreani in Giappone, gli aborigeni australiani, gli indios dell’America
Latina, gli indiani d’America e
del Canadá, ecc.
Prima di dare l’elenco aggiornato delle offerte ricevute, desideriamo precisare che, per
quanto riguarda le « offerte non
individuate » conteggiate nell’ultimo elenco del 18 gennaio scorso,
nel frattempo ce ne sono giunti
gli estremi. La somma di L. 70.000
si deve pertanto intendere così
ripartita: A. Kovacs L. 10.000; M.
Rivoira 50.000; G. Vezzosi 10.000.
Ed ecco ora la situazione aggiornata:
N. N. con simpatia (4 vers.) L. 60
mila; P. Corbo (3 vers.) 15.000; R. Jalla 50.000; L. Ribet 10.000; L. Giudici
5.000; D. Fontana 100.000; M. Tron Bernoulli 10.000; E. Selis 20.000; Amici
30.000; M. Alfieri 6.000; E. Argenti
Alfieri 6.000; E. e S. Maurin 15.000;
R. e J. Tomasini 50.000; C. Roncaglioné 50.000; R. M. F. C. 5.000; M. Campase 10.000; G. Galli 15.000; Unione
femm. valdese Roma 100.000; E. e M.
Bein 50.000; M. Bein Buzzi 10.000; E.
P. in mem. mamma 40.000; R. Jalla
50.000; S. C. 50.000; G. Mora 50.000;
G. e I. Eynard 200.000; 0. Bufalo 50
mila; Interessi anno 1979 L. 25.636. —
Totale L. 1.082.636; prec. 2.668.679;
tot. gen. 3.751.315; inviato alla Tavola
L. 3.500.000; in cassa L. 251.315.
cato in molte delle persone che
l’hanno vissuta un intorpidimento della volontà, un rifiuto di ricordare..
Chi viene da fùori è accolto
con diffidenza e risentimento. Accettare Tappoggio altrui significherebbe, infatti, fare atto di sottomissione, ammettere la propria
dipendenza. Non si tratta solo di
orgoglio frustrato ma di ciò che
il Dottor Lifton ha chiamato
« l’angoscia del contagio ». Le vittime di qualunque tipo di trauma temono sempre che gli estranei possano sfuggirle per paura
di una contaminazione. E questo
timore non è del tutto immaginario; le agenzie locali infatti
hanno registrato in quella zona
un calo del turismo di circa il
50 per cento.
Anche se forse non del tutto
a ragione, molti abitanti rifiutano
ogni responsabilità deU’accaduto,
hanno bisogno di crearsi un capro espiatorio e lo cercano nei
più vistosi detentori del potere.
Molti, d’altra parte, si sono
fatti una ragione di vita nell’impegno diuturno dì lotta all’energia nucleare.
Noi che non abbiamo vissuto
direttamente la loro' esperienza
non dobbiamo limitarci a rispondere loro con sterile compatimento; non dobbiamo considerare le conseguenze che questi avvenimenti hanno avuto sul piano
emotivo come secondarie ed irrilevanti. Sarebbe un gesto con
troproducente il minimizzare ì
rischi di un’economia massicciamente dipendente dall’energia
nucleare. La gente ha il diritto
di chiedere ai propri governi di
non lasciarsi influenzare dagli
intrecci degli interessi privati e
di potenziare gli studi per lo
sfruttamento di fonti di energìa
alternativa. Ciò che Si vuole è
almeno essere informati del prezzo da pagare nel nome del « cosiddetto progresso »!
Anna Alberghina
Attingendo alla ampia documentazione raccolta da Amnesty
International, organizzazione di
cui ha ampiamente scritto Patrizia Mathieu nel nostro numero del 29 febbraio, riteniamo valga la pena di occuparsi degli
aspetti della politica internazionale che toccano la persona dell’Uomo, il quale finisce col trovarsi stritolato in meccanismi di
cui non sempre può afferrare tutte le implicazioni.
Alle cause più appariscenti, come la difesa di gruppi limitati
con la oppressione dei più, si
affiancano infatti aspetti delle
responsabilità internazionali per
cui cubani consolidano l’oppressione in Eritrea e nello Yemen,
russi invadono l’Afghanistan, e
americani appoggiano fino all’estremo regimi oppressivi e corrotti nella spesso illusoria ipotesi che essi siano struménti
adatti a tutelare i loro interessi.
E questo per citare solo i fenomeni più macroscopici.
In questo quadro il caso del
Guatemala presenta alcuni aspetti che lo rendono esemplare.
Secondo la documentazione
raccolta da A. I. nei primi mesi
del ’78 ben 770 corpi di vittime
non immediatamente identificabili sono stati sepolti nel solo
cimitero di Verbene; molti di essi (almeno 200) presentavano segni inconfondibili di tortura. Tenuto conto solo dei fatti accertati si può calcolare in almeno
50.000 persone il numero delle
vittime di assassinii negli ultimi
dieci anni (la popolazione del
Guatemala è in tutto di ca. 6 milioni). La dittatura si è servita
per ottenere tali risultati non
solo di organi statali, ma anche
di « squadre della morte » di tipo paramilitare. Per quanto riguarda le vittime si può dire che
COBRIEñE BELLA SERA
Risultato di un’inchiesta:
cresce la religiosità
Il supplemento settimanale «Ih
lustrato» del «Corriere della Sera » (8.3;’8p) pubblica un servizioinchiesta spi giovanissimi — sotto i venti —, analizzando i loro
atteggiamenti su temi come l'amore, lo studio, il divertimento,
la politica, la spiritualità. Su
quest’ultimo argomento riprendiamo dall’articolo alcune parti
significative (a. p.).
Ed ecco la sorpresa: cresce la
religiosità. Forse non è esatto
parlare di fede o di ritorno alla
Chiesa.
Il problema è più complesso,
c’è una sincera richiesta spirituale, un’esigenza a guardarsi
dentro, a pensare al bene, alla
vita, alla morte.
Non sorprende, quindi, che in
una recente inchiesta condotta
dalle Adi nelle fabbriche, nelle
scuole, negli stadi, nelle discoteche, il settanta per cento dei giovani, dai quindici ai diciassette
anni, abbia detto di « credere in
Dio » e il venticinque per cento
abbia aggiunto: « Sono un cattòlico praticante ».
Contro il padre, contro la madre, contro la famiglia, contro lo
Stato, contro i partiti, contro la
società; infine, la solitudine. Esce
forse da questo vuoto interiore
l’immagine di un Dio, della spiritualità, della religione.
Il ritorno alla spiritualità non
è soltanto quantitativa (più meditazione e più preghiera oppure un maggior numero di giovani alle veglie per la pace) ma è
una riscoperta qualitativa. Per
questo motivo chiedono alla
Chiesa meno burocrazia; non
piacciono i fasti e le cerimonie
pompose.
Partecipare alla rinnovata religiosità non significa necessariamente iscriversi alle organizzazioni militanti cattoliche.
Non significa neppure che questi giovani abbiano un’immagine
precisa di Dio.
L’immagine di Dio è abbastanza approssimativa, ma la tenden
za spirituale è precisa e concreta: la si può analizzare anche
attraverso le loro letture. C’è il
crollo della saggistica politica e
sociologica e una scelta sempre
maggiore di libri sull’io-religioso
e sulla problematica interiore
estesa agli scritti, alle testimonianze e ai messaggi di Buddha
o Maometto.
Si può parlare di un abbraccio
mistico contro il dio-denaro, il
dio-successo, il dio-divertimento.
È una sicurezza per vincere la
solitudine? Forse.
TUTTOLIBRI
Giorgio Rochat sulle
elezioni dei militari
non vi sonò limiti precisi, né
ideologici né sociali. Tutti coloro che si opponevano in un modo o nell’altro alla dittatura vi
sono compresi. Si va così dal
massacro di oltre cento indigeni
Kekchi avvenuto a Panzas il 29
maggio ’78, alla uccisione del
parroco di San José Pimla ucciso il 30 giugno dello stesso anno per aver scritto upa lettera
aperta pubblicata da vari giornali in cui chiedeva riforme negli arruolamenti per l’esercito,
ma anche perché aveva difeso
l’azione delle Comunità indie
tendente a conservare alla loro
povera agricoltura l’acqua di
dieci fiumi della zona destinati
ad essere deviati altrove. Sindacalisti come Mario Mujia, Miguel
Angel Ordoma e Arnulfo Cifuentes Dias, deputati come Alberto
Fuentes Mohe (che era stato anche ministro in precedenti governi), lo stesso sindaco di Guatemala City Manuel Colon Argueta e quello di Acatenango Hermes Perez Castañeda. Più fortunati i costretti all’esilio come il
vescovo John Cristopher o il deputato Carlos Gallardo Flores.
Naturalmente, ricorda A. I., vi
sono anche episodi di violenza
di opposto segno contro funzionari di governo o di polizia. E
vi è infine una sconcertante dichiarazione del Presidente Lucas
Garcia che, rispondendo a varie
richieste rivoltegli, dichiara che
la violenza è come una « allergia » con la quale si deve imparare a vivere, mentre in altra occasione afferma « che per eliminare la violenza in Guatemala
sarebbe necessaria una bacchetta magica ». Secondo A. I. il cardinale Casariegos contrasta energicamente l’opera dei vescovi e
sacerdoti che cercano di lavorare per l’attenuazione delle tensióni sociali attraverso il miglioramento delle condizioni di
vita della popolazione, specie
nelle campagne. Alcuni di tali
sacerdoti hanno così pagato con
la vita, altri con l’esilio. A. I. ritiene che non vi siano più detenuti politici in Guatemala: quelli che c’erano sono passati dalle
carceri ai cimiteri, e quelli che
ci sono rischiano di andare direttamente ai cimiteri senza neppur passare per le carceri.
La politica internazionale purtroppo non è fatta solo delle più
o meno solenni dichiarazioni dei
vari protagonisti, ma anche di
tutti i piccoli uomini che ne sono più le vittime che gli autori.
E purtroppo, come l’Afghanistan
insegna, il Guatemala non è il
solo teatro dove tali delitti sono
perpetrati.
A queste vittime di ogni segno
e colore dovrebbe essere rivolta
la nostra attiva solidarietà.
N.D.M.
Queste elezioni sarebbero state impensabili qualche tempo fa,
scrive Giorgio Rochat in un comrnento alle elezioni militari che
si sono svolte in questi giorni
(«Il cauto Sessantotto del soldato », 15.3.1980), ma le lotte
spontanee dei soldati tra il ’70
e il ’75 hanno messo in questione una condizione militare insostenibile di arretratezza morale
e materiale. Ne sono seguiti alcuni miglioramenti, la diffusione
del servizio civile alternativo ed
è successivamente partita la protesta dei sottufficiali, degli « uomini radar », dei corpi di polizia.
Notando come queste tensioni
non siano una prerogativa italiana ma « il risultato della evoluzione della società occidentale », Rochat delinea la necessità
di una ridefinizione del ruolo
delle forze armate. Cardine di
questo rinnovamento è la legge
del luglio ’78 la cui attuazione
è comunque frenata da interessi conservatori, dilazionata fino
ad oggi e ingabbiata in spazi ristretti. Salutando quindi queste
elezioni con interesse ma anche
senza entusiasmi fuori luogo,
Rochat conclude che « non bisogna attendersi rotture miracolistiche da queste elezioni e dagli
organismi che ne scaturiranno,
ma piuttosto un contributo ad
un faticoso processo di maturazione collettiva dentro e fuori le
caserme ». (/. g.)
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