1
ECO
DELLE VALU VALDESI
Prof. ARMAND HUGON Augusto
Via Beckwith 10
10066 TORRE PELLICE
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 108 - Num. 41
Una copia Lire 80
ABBONAMENTI
L. 3.000 per l’interno
L. 4.000 per l’estero
Sped. in abb. postale - I Gruppo bis/70
Cambio di indirizzo Lire 100
TORRE PELLICE - 8 Ottobre 1971
Amm. : Via Cavour 1 - 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/'33094
Milioni di rogozzi tornano a souoia (e a quella domenicale ?)
GLI ULTIMI,
PRIMI
Le due preghiere che seguono sono
tradotte da Je lance ma joie vers le
del, una raccolta di preghiere di giovani africani curata dal missionario F.
Pawelzik e da E. Pidoux e pubblicata
da Labor et Fides, a Ginevra. Ci è parso utile, in questa "ripresa” scolastica,
ascoltare questi “ultimi”, forse a noi
“primi” nella sensibilità umana, e sopratutto nella fede.
Grazie, mio Dio,
che ci permetti di essere accolti
in questa scuola così costosa
ma che vale quel che costa.
Grazie per le giornate vissute
e per quella di oggi.
Qui si diventa vigorosi nel corpo
con cibo a sufficienza
e ci si affina la mente
con tutte queste date,
queste cifre e queste frasi
che ci mettiamo in testa.
Signore,
ho imparato altrettanto
ad avvicinarmi a te?
Stasera penso ai miei genitori,
ai miei fratelli e sorelle.
La mia giornata è stata facile:
non ho le braccia gonfie, stasera,
né le reni che mi fanno male.
Ero lì seduto nel mio banco,
mentre mio padre lavorava la terra.
Tracciavo linee sulla carta,
mentre mia madre cuoceva il pasto.
Tutti, a casa,
si affaticano per me.
Signore,
proteggili nel tuo amore.
Dammi denaro e forza bastanti,
e dà loro la vita necessaria
affinché a lungo, a lungo
possa occuparmi di loro.
Amen!
La tua grazia, o Dio,
ha vegliato sul nostro sonno.
La tua volontà
ispiri la nostra giornata!
Attorno al riposo e ai sogni,
si estende la tua bontà,
più vasta dello spazio
nel quale circola la luna,
più estesa
delle dodici ore della notte.
Grazie, mio Dio,
per l’ombra nella quale abbiamo
[dormito.
Era nera, come la mia pelle
e profonda, come la tua grazia.
Ora la tua parola ci strappa al sonno:
sono le cinque!
I nostri corpi si stirano.
I nostri occhi sono ancora
pesanti di sogni.
Ma ci ricordi:
forse prima di mezzogiorno,
appena cinque minuti priina,
la nostra vita potrebbe finire,
come deve finire
questo nuovo mattino.
La tua parola, o Dio,
s’infili nelle nostre membra
e ci strappi alla dolcezza del dormire.
La vita è più del sonno:
in piedi, per la giornata!
I nostri occhi siano limpidi,
liberi dai sogni notturni!
Signore,
lutto viene dal tuo sole:
gli uccelli come i buoi,
il tronco del mogano
come le erbe.
La tua grazia è il nostro sole!
La tua parola è il nostro timore!
Fammi conoscere la tua volontà,
perché vorrei,
con la forza della mia gioventù,
fare qualcosa per la tua gloria
al servizio de] mio prossimo
c del mio paese.
La tua parola in me
sia una forza
contro tutto ciò che temo:
le tentazioni,
le invidie,
le illusioni,
gli uomini,
le lezioni di matematica...
Vorrei onorarti agli occhi di tutti
e davanti al paese,
io che ho una borsa
per studiare in questa scuola
Quante centinaia di milioni di bambini e di ragazzi e. di adolescenti, in ogni parte del mondo, torna
a scuola in queste settimane? Difficile censirli. Scuole ultramoderne e scuolette all'aperto, scuole efficienti e attrezzatissime e scuole cadenti e sovraffollate. E poi tutta la schiera innumere di coloro per i
quali non c'è scuola, dei condannati all'ignoranza,
bloccati nella depressione, per i quali l'obbligo scolastico si capovolge crudelmente in divieto. E ancora, non solo i ragazzi vanno a scuola, ma anche
gli adulti, gli anziani: la campagna di alfabetizzazione non cala d'intensità, non accetta che una quota
cospicua della popolazione mondiale adulta sia segregata nell'ignoranza, in una vita sub-umana nella
quale la miseria fisica trova un riscontro anche più
tragico in quella interiore, in uno spirito legato, in
una mente oscurata, in una vita spiritualmente atrofizzata. Scuole statali, scuole missionarie. In quante
nazioni — e l'esperienza della nostra evangelizzazione non è ancora tanto lontana, e talvolta ancora
yiya! —, malgrado errori e condizionamenti "bian
chi", la chiesa ha portato, e tuttora porta il proprio
apporto efficace allo schiudersi dell'uomo alla conoscenza: memore, per altro, che la conoscenza che,
sola, fa veramente liberi è la conoscenza della Verità
vivente di Cristo. Ed ecco tutto il lavoro catechetico
della chiesa, ecco le scuole domenicali: anche queste,
nelle sale ultramoderne delle metropoli dell'emisfero settentrionale come nelle più isolate stazioni missionarie. È un po’ questo mondo policromo che cerchiamo di documentare, in alcuni aspetti della sua
problematica complessa e della sua vita palpitante,
ricca di speranza. Vi abbiamo dedicato in buona parte questo numero, e così faremo la prossima settimana. Senza pretendere ad alcuna sistematicità, e tanto
meno a completezza!, abbiamo cercato di offrire^
qualche spunto di riflessione, d’impegno. Affinché
con serietà, guardando in faccia i problemi, ma anche con gioia, con speranza, e sì, con riconoscenza, si
cominci l’anno: insegnanti, alunni, famiglie; nella comunità civile, e in quella ecclesiastica. Per noi riformati esse, da sempre, si intersecano e si distinguono.
A che punto è falfabetizzazione 7
intrapresa nel
l’analfabetismo è
L’azione massiccia
mondo per debellare
giunta oggi a uno stadio decisivo, secondo quanto risulta dalle ultime informazioni raccolte dalTUNESCO.
Le statistiche relative ai due ultimi
decenni permettono varie constatazioni incoraggianti, lo sbocco del tunnel
è in vista:
— il numero di adulti che sanno
leggere e scrivere è aumentato di 600
milioni dal 1950, e il loro numero cresce a un ritmo più rapido del tasso
d’aumento della popolazione mondiale;
— il vento ha girato, in America Latina, dove per la prima volta, e contro la tendenza mondiale, la massa
degli analfabeti è diminuita in cifre
assolute e non soltanto percentualmente;
— infine, il numero degli analfabeti
(foto CEC)
è cresciuto in misura inferiore al previsto, malgrado la spinta demografica.
Eppure questi medesimi dati, messi
a punto dairUfficio di statistica delrUNESCO in vista della Giornata internazionale dell’Alfabetizzazione, T8
settembre, danno pure degli avvertimenti:
— il numero totale degli analfabeti
resta schiacciante, anche se è inferiore alle previsioni: 783 milioni, contro
gli 810 previsti;
___ malgrado una diminuzione dei
tassi d’analfabetismo, in Africa e negli Stati arabi il 73,7% degli adulti
non sanno tuttora leggere né scrivere;
— il problema dell’analfabetismo
non potrà essere risolto entro il finire
del nostro secolo, poiché fra trent’anni — secondo le prospettive più ottimiste — il numero degli analfabeti non
sarà presumibilmente sceso al di sotto dei 650 milioni, cioè il 15% della polazione del globo.
tiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiMiiiiiiiiii
a causa dell’intelligenza
che tu mi hai data.
Ma ho capito una cosa:
oggi più che mai
l’uomo ha bisogno della tua parola.
Sia essa la forza delle mie giornate
come la tua grazia
è il riposo delle mie notti.
Amen!
Successi nell'America latina.
Le risposte date al questionario diffuso dall’UNESCO fra gli Stati-meni40%, è scesa oggi al 34,3%. Certo il
bro schiariscono l’orizzonte: esse mostrano che finalmente ci si è impegnati sulla buona strada per affrontare il
problema a livello mondiale. Le statistiche che esse han permesso di mettere a punto attestano che la proporzione degli analfabeti, che nel 1950 costituiva il 50% della popolazione mondiale, e che nel 1960 era ancora del
tasso rimane tuttofa alto in Africa e
nelle nazioni arabe (73,7%) e in Asia
(46,8%); ma neH'America latina è sceso in dieci anni dal 32,5 al 23,6%, mostrando quale può essere l’efficacia di
un’offensiva condotta sul duplice fronte dell’istruzione elementare e dell’insegnamento agli adulti. Infatti le nazioni latino-americane hanno lanciato,
nel 1957, a livello continentale, un
« progetto massimo » per sviluppare
rinsegnamento elementare e in dieci
anni il numero dei bambini accolti in
scuole è cresciuto di 35 milioni. Inoltre in quelle stesse nazioni sono stati
avviati, in questi anni, programmi
di alfabetizzazione per adulti, che hanno avuto un grande sviluppo, ad esempio le famose « scuole radiofoniche
Sutatenza » in Colombia. In Asia e in
Africa le nazioni giunte recentemente
all’indipendenza — lungi dal poter
pensare a generalizzare l’istruzione degli adulti — cominciano soltanto ora
ad affrontare l'estensione dell’insegnamento elementare.
Ed ecco un’altra indicazione che
scaturisce dalle risposte date al questionario delTUNESCO: è ormai largamente riconosciuto che Talfabetizzazione e l’istruzione popolare sono elementi costitutivi dello sviluppo economico. AlTincirca una metà delle nazioni che hanno un problema di alfabetizzazione sono di questo parere e
hanno inserito l’alfabetizzazione nel
loro piano di sviluppo. Al tempo stesso la forrnula « alfabetizzazione funzionale », promossa dalTUNESCO, raccoglie un numero crescente di aderenti: ciò che viene insegnato in fatto di
lettura, di scrittura e di calcolo è ciò
che può servire nella vita quotidiana
e nel lavoro; l’alfabetizzazione combinata con l'insegnamento professionale
si integra così nei progetti di sviluppo industriale e agricolo.
Si comincia a poter misurare i risultati dei progetti sostenuti dalTUNESCO nel quadro del Programma sperimentale mondiale di alfabetizzazione, poiché, dopo un lungo calcolo alla
rovescia, i più avanzati fra questi hanno avuto una buona partenza: 64.800
adulti beneficiano di questo insegnamento in India, 55.000 nell’Iran, 40.000
nel Mali, 20.000 nella Tanzania. Il totale degli effettivi ari'uolati nei tredici progetti dei quali parliamo, sono
passati da 25.000 nel 1969 (anno nel
quale è divenuto operativo il primo
di essi) agli oltre 235.000 di oggi. L’anno prossimo essi aumenteranno ancora e se le nazioni interessate decidono
di istituire nuovi programmi, disporranno presto di una mano d’opera
istruita e preparata sulla quale contare.
Un « se » importante
Questo « se » è importante. Infatti
l’azione ulteriore contro l’analfabetismo dipenderà essenzialrnente dalla
priorità che verrà riconosciuta a que
sta azione e dai fondi dei quali potrà
disporre. Per il momento non è lecito
essere ottimisti: sulle quarantaquattro nazioni che hanno dato risposte
fra loro paragonabili, non ve ne sono
che quattro — e di queste una sola in
fase di sviluppo — che stanzino più
del 3% del loro bilancio dell’educazione all’istruzione degli adulti, inclusa
la loro alfabetizzazione. Tutti gli altri
si accontentano di meno delTl%; e siccome soltanto una frazione di questo
1% va all’alfabetizzazione, si vede che
quest’ultima è ben lungi dall’essere
considerata prioritaria!
Tuttavia le spese che le nazioni in
fase di sviluppo dedicano all’educazione sono aumentate con rapido ritmo negli ultimi dieci anni. Queste spese rappresentano ormai, in confronto
con le nazioni industrializzate, alTincirca la medesima jjercentuale del bilancio nazionale e in certi casi persino una percentuale superiore (così in
Africa, con una media del 16,4% nel
1965). Resta però il fatto che in valori assoluti i crediti sono assai inferiori, mentre le popolazioni interessate
sono spesso assai più numerose.
Ci si può fare un’idea dello squilibrio fra necessità e mezzi in una nazione con una grande massa di analfabeti, prendendo l’esempio dell’India.
Quando il dr. Rao era ministro dell'educazione, aveva presentato e sostenuto un piano nazionale d’emergenza
che avrebbe ridotto il numero degli
analfabeti fra i 15 e i 25 anni, da ora
al 1981, da 150 milioni a 50 milioni;
ma, contando 4 dollari (circa 2.50() lire) a testa, avrebbe costato 400 milioni di dollari, mentre il IV Piano indiano non ne ha stanziato, a questo scopo, che 1.300.000.
Queste nazioni si trovano davanti a
un dilemma: consacrare l’essenziale
delle risorse disponibili all’insegnamento elementare, ovvero alfabetizzare gli adulti. La tendenza, attualmente, è di appoggiare l’offensiva sui due
fronti contemporaneamente. Infatti la
scolarizzazione non risolve tutto, come indica l’elevato tasso di abbandoni nel corso degli studi, tasso che in
Africa può raggiungere persino T81%.
In attesa che il problema del finanziamento sia risolto a livello internazionale, soluzioni parziali determineranno il ritmo del progresso.
Antony Brock
{Informations UNESCO)
Un tentativo francese
Lezioni di scuola domenicale (o
meglio: del giovedì) in un linguaggio infantile
Raincy (epd). - A Raincy (Francia), si
tentano nuove vie, sostituendo la scuola domenicale con una « Ecole du Jeudi », scuola del giovedì. Fatta l’esperienza che i ragazzi accettano sempre
meno volentieri e capiscono sempre
meno l’insegnamento religioso tradizionale, si sta cercando, con un gruppo di
25 ragazzi, fra i 7 e i 10 anni, ripartiti
in sottogruppi a seconda delle necessità, un nuovo linguaggio infantile, senza che per questo esso debba essere
puerile e sempliciotto. Ci si serve anche di simboli, di giochi, di espressione
ritmica.
Attualmente i ragazzi delle metropoli non trovano nei racconti biblici e
nella vita della Chiesa nulla o quasi
che abbia relazione con la realtà quotidiana cui sono abituati. Una vera
comprensione per la vita e per l’insegnamento di Cristo non può essere
suscitata per vie sentimentali o puramente intellettuali, bensì coinvolgendoli nel "gioco" delTesperienza.persona’e.
Possono giovare a questo scopo i più
vari mezzi espressivi, che sollecitino
l’immaginazione creativa del bimbo:
disegno, collage, mimo, danza, canto.
I ragazzi, inserendosi nel discorso,
muovendosi, esprimendo ciò che sentono e pensano, devono poter trovare
nella chiesa un luogo dove insieme si
ascolta, si parla e ci si esprime. La
difficoltà metodologica consiste nel riuscire a destare ciò che vi è di creativo
e di spontaneo nei bambini, e al tempo stesso a tener desta in loro la sensibilità per l’ordine e per la tranquillità.
mmimimimimimimummiimimminuiiimniiimiii
II problema scolastico
dei figli dei migranti
Per quei lavoratori stranieri in Germania
(còme altrove alFestero) che hanno la « fortuna » di avere con se la propria famiglia, grave si pone il problema dell’istruzione dei figli. Se non vogliono separarsene, non resta
altra alternativa che mandarli a scuola tedesca.
In genere scelgono per questa alternativa coloro che prospettano un insediamento a
lungo termine nella Germania federale. Come si presenta la situazione per i figli degli
emigrati? Secondo la legislazione scolastica
tedesca il ciclo di studi obbligatorio è di 9 anni (dai 6 ai 15 anni) e questo vale anche per
i ragazzi di differente nazionalità che soggiornano nella Repubblica federale. Ma per i figli degli emigrati la scuola d’obbligo presenta
immediatamente due problemi: la lingua di
istruzione e l'adattamento ad un sistema scolastico assai diverso da quello del paese di
provenienza. Questo comporta inevitabilmente delle conseguenze negative sia sul rendimento degli allievi, sia sulla loro posizione all’interno della comunità infantile. Questi fenomeni sono ormai ben noti e per cercare di
evitarli il governo federale ha istituito dei
corsi speciali (le cosidette “ pluriclassi”) in
cui i figli dei lavoratori stranieri ricevono
dei corsi supplementari. Tali corsi sono per i
2/3 nella lingua materna (italiano o spagnolo etc.) e per 1/3 in tedesco. Ma le scuole di
questo tipo sono molto rare e la loro utilità è
minima: basti pensare che nel Baden Württemberg per una popolazione scolastica di
23.069 bambini esistono solo 113 classi di questo tipo (cioè una classe ogni 204 bambini!).
Di fronte a questa situazione, per evitare
che a livello dei bambini si ripeta lo stesso sistema discriminatorio usato per gli adulti, è
necessario
che
Lezione di tedesco in una « pluriclasse » per figli di lai'oratori stranieri in Germania (foto Auslandskurier Schw. Hall)
i genitori intraprendano una
lotta per il riconoscimento delle specìfiche esigenze di adattamento linguistico dei loro figli e che chiedano rislruzìone - là dove ci sìa un ragionevole numero di bambini in
età scolastica - dì ultcrior
scuole di questo tipo con prò
grammi scolastici integrali.
Abbiamo parlalo di valuta
zione di programmi scolastici
integrati e non di « scuole ita
liane ». Molto spesso è espres
sa l’esigenza dì avere una
« scuola tutta italiana ». cioè
una scuola che garantisca ai
figli degli emigrali di poter
ritornare ad ogni momento nei
loro paesi con le famiglie e
continuare là gli studi. Questa
esigenza è ben comprensibile,
e tuttavia non sarebbe affatto
utile invocare delle « scuole
nazionali » per i figli degli
Emhmo Campi
(continua a pag. 4)
2
pag. ¿
N. 41 — 8 ottobre 1971
Mentre si vanno riaprendo le Scuole Domenicali^
Oual'é l'attività che le Chiesi evangeliche dedicano alla
La nostra Rivista
Rossa e bianca, più rossa che bianca, la copertina della rivista, quarto
ed ultimo numero dell’anno scolastico
1970-71, è bella, così vivace. Il titolo
è: « La Scuola domenicale ». La parola « Scuola » occupa quasi metà della
copertina; l’aggettivo « domenicale » è
scritto sotto, in un angolino, tanto in
piccolo che a prima vista sfugge.
È un caso che la Redazione abbia
relegato quella parola in un angolino?
No, non è un caso e lo leggiamo nella
prima pagina della Rivista: il Servizio
Istruzione ed Educazione della Federazione si propone di servirsi di questa
Rivista come tramite fra sé e le Comunità, e la Rivista intende « allargare- il suo interesse ai problemi della
scuola in genere come la nuova copertina desidera esprimere ».
Ma a noi monitori dà un senso di
malinconia vedere quella parolina nera, lì da parte, messa quasi all’ultimo
momento come per una tarda resipiscenza.
Ogni numero, sono quattro in un
anno, porta il calendario delle lezioni
da seguire. Ogni lezione ha una spiegazione ad uso dei monitori, con note
storiche, teologiche, pedagogiche; suggerimenti per lo sviluppo della lezione, per le ricerche da far fare ai ragazzi, per i disegni. Poi ci sono articoli riguardanti la scuola, la famiglia, la psicologia del bambino; infine
recensioni e segnalazioni di libri.
Il Consiglio Nazionale
Scuole Domenicali
« La Scuola Domenicale » è la rivista del C.N.S.S.D.D. e dell’A.I.C.E. (Associazione Insegnanti Cristiani Ev.).
Prima ancora che si formasse la Federazione delle Chiese, nel 1964, si era
costituito il C.N., composto dei tre segretariati: Battista, Metodista, Valdese. In rapporto alla Federazione, il
C.N. fa parte del Servizio istruzione
ed educazione. I tre Segretariati denominazionali hanno i loro responsabili
nei Pastori V. Corai (B.), V. Benecchi
(M.), T. Soggin (V.). Il Consiglio cura
la traduzione del materiale didattico e
la sua distribuzione alle Chiese, organizza convegni e campi di studio, visite alle Comunità.
Quest’estate ci sono stati due campi-monitori, a Ecumene e a S. Severa:
il primo organizzato dai Metodisti, il
secondo dai Battisti; aperti a tutti. Ci
sono stati, durante l’anno, convegni a
S. Fedele, a Bari, a Savona, a Bologna,
nelle Valli Valdesi. A Firenze c’è stato
il convegno dei Paesi latini; in luglio
il Past. Spanu (B.) ha rappresentato a
Lima (Perù) il C. N. all’Assemblea generale del Consiglio mondiale dell’educazione cristiana, del quale il nostro
Consiglio è membro.
il nostro materiale
Per i piccoli del « nido » abbiamo il
fascicolo Lavoriamo con gioia che consta di schede sciolte con disegni da
colorare, che saranno illustrate a voce
dal monitore. I bambini conservano
le loro figure in una cartellina.
Per i bambini dai 6 ai 9 anni c’è un
libretto: Domenica mattina: per ogni
lezione un piccolo sunto del testo da
studiare e una illustrazione colorata
che stimola la fantasia e la memoria.
Per i ragazzi dai 9 agli 11 anni c’è
Guarda e ascolta, con testo biblico,
illustrazione fotografica atta a suscitare riflessione e attualizzazione del
messaggio biblico, domande.
Ci sono poi sussidiari didattici: carte geografiche, figurine per flanellografo o vassoio di sabbia, per comporre
quadri. C’è il piccolo sussidiario Sono
evangelico, c’è Racconta la Bibbia ai
tuoi ragazzi, il gigante di cui si è già
molto parlato e che ci intimidisce un
po’.
Quasi tutto questo materiale è di
provenienza estera.
C’è infine, ma non ultima, la Bibbia.
Così Battisti, Metodisti, Valdesi procedono sullo stesso binario per quanto riguarda l’insegnamento religioso,
cioè per l’organizzazione e per il materiale, e questo binario lo chiamiamo programma nazionale.
Ogni denominazione darà poi al fanciullo la sua impronta particolare.
E’ bello quella prima domenica mattina
vederli arrivare tutti (Come siete cresciuti!),
vederne di nuovi ( Chi sono?), e i piccolissimi (L’anno scorso non erano ancora in braccio?) che vengono condotti da giovani genitori (Non contestavano?).
Per le chiese evangeliche la scuola domenicale è comune a tutte, cara a tutte, un po'
trascurata da tutte. Mentre « di là » c’è il culto, « di qua » si svolge quell’ora così intensa
per i monitori, variamente accetta ai bambini, sempre un po’ caotica per tutti. Ora di insegnamento o di culto? L’uno e l’altro, ma a
modo dei piccoli: mentre la preghiera cerca
le sue parole, un tintinnio di monetine cadute fa pensare alla colletta; la colletta dà il
via verso gli attaccapanni; per il canto a volte bisogna vincere una certa resistenza e i
piccolissimi sono sempre in movimento.
Vogliamo dare in questa pagina notizie
delle Chiese evangeliche in rapporto ai bambini, per quanto abbiamo potuto raccogliere
dai vari periodici o da informazioni di responsabili.
Molte cose abbiamo in comune noi
evangelici nella prassi della scuola domenicale, tra queste i « monitori ». Essi sono dei
dilettanti che, forti della loro fede, affrontano ogni domenica il compito di insegnare
la Bibbia ai loro fratelli minori; dai figli di
famiglie di provata fede evangelica a quelli
di matrimoni misti, senza parlare dell’influenza cattolica che tutti, più o meno, subiscono.
« Io — dice una monitrice che ha istruito
già due generazioni — li vedo sparire appena
fatta la confermazione; spesso riappaiono
qualche anno dopo tenendo il bambino per
mano... ».
« Io — dice un giovane che ha voltato le
spalle alla Chiesa — se avrò dei bambini li
manderò alla scuola domenicale ».
« Perché, se tu non credi? Perché imparino almeno la morale? »
« Non so, penso che la scuola domenicale
ci vuole... ».
« Ecco — dice la giovane madre di un
bambino piccolissimo — siete lì pronti a
gettarvi su di lui per imporgli un modo di
pensare... ».
« Già adesso — si lamenta un monitore —
mettono tutto in dubbio, già si vede come
finirà... ».
« Lo Spirito soffia dove vuole — ricorda il
Pastore — noi seminiamo... ».
A ogni monitore penso si addica questo:
noi seminiamo; e anzi, ricordiamo che il seminatore è Cristo. Tanto più, secondo me, lo
dobbiamo tener presente, in quanto per noi
riformati anche la scuola domenicale tende
a essere un fatto culturale. Non dico che ciò
sia sbagliato e del resto fa parte del nostro
modo di essere, però a volte noi monitori ci
lasciamo prendere la mano dalla preoccupazione culturale e ci poniamo mille problemi
psicologici e pedagogici, relegando la fede
all’ultimo posto. Penso questo leggendo la
nostra rivista, quella che esce per noi. Vaidesi, Metodisti, Battisti, espressa dal Consiglio Nazionale delle Scuole domenicali.
I. A.
Nelle Scuole Douienicali Battiste
FRA I METODISTI
Dalla s. D. Battista di Pordenone
giungono notizie liete: ce le manda la
responsabile sorella Edda Rotunno.
« Gli allievi arrivano accompagnati
dai genitori in auto, verso le 9,30; La
riunione inizia col canto, preghiera, offerta. Una volta al mese il direttore
della corale ha 30 minuti per insegnare
loro la musica. Dalle 10,45 ogni gruppo •
va nella sua aula che è provvista di lavagne, carte geografiche, gessi, colori e
vario altro materiale e svolge la sua lezione. I locali sono spaziosi, ben .arieggiati, illuminati e riscaldati. Gli insegnanti sono liberi nello svolgimento
delle lezioni, che non sono cattedratiche, ma conversazioni a cui tutti partecipano ben volentieri. Quest’anno ci
sono stati problemi di rilievo. L monitori, pur essendo giovani, hanno un bagaglio ricco di esperienze e di conoscenza della Parola di Dio che rende il
loro compito più facile e pieno di soddisfazioni. La frequenza è molto elevata, tra ragazzi e monitori vi sono buoni
rapporti di amicizia.
Gli allievi amano cantare e imparano nuovi inni. Eseguono volentieri i
Bimbo in preghiera, di A. del Sarto
compiti assegnati, sia scritti, sia versetti e salmi a memoria. Pregano spontaneamente e danno generosamente, si
che possiamo dire che la nostra S. .0. è
un'attività veramente viva e molto promettente ».
Corsi per monitori
e campi estivi
La Comm. S. D. ha organizzato quest’anno a S. Severa (Roma) il 4» corso
monitori, dal 15 al 24 settembre, aperto a tutti. Il programma di studio è stato questo:
« Le confessioni di fede in Israele »
Relatore Past. SinigaUia.
« Paqlinismo e Atti » Rèi. Angelo .Ali- '
monta.' '
« Lutero e la sua teologia » Rei. Doriana Frattini.
« La teologia esegetica e la nuova
teologia » Rei. Piero Bensi.
« Breve introduzione ai problemi di
psicopedagogia e applicazioni pratiche
intorno ai primi capitoli della Genesi ».
Rei. R. Eynard.
I Battisti organizzano campi estivi
per ragazzi. Quest’anno quello di Rocca di Papa, per ragazzi dagli 11 ai 12
anni aveva come tema di studio « Le
religioni e la fede cristiana »; quello
per 8-10 anni: « Incontri con alcuni
uomini della Bibbia. Riflessioni sulle
loro parole e i loro atti ».
A S. Severa c’è stato il campo cadetti (13-16 anni), con questo tema: «Quattro settori contestati: scuola, famiglia,
religione, divertimento ».
L’Istituto Taylor
Abbiamo già parlato in queste pagine deìVIstituto Taylor di Roma, dove
i Battisti accolgono e curano bambini
e ragazzi senza famiglia.
Annesso all’Istituto c’è un asilo infantile che è frequentato, oltre che dai
bambini del Taylor, anche da quelli del
1 ciclostilato « Noi » porta periodicamente agli amici le notizie dell’Istituto ed è scritto un po’ dai piccoli e un
po’ dai grandi. E’ il fratello del .nostro « Gouldino ».
Asili e doposcuola
L’UCEBI ha fatto recentemente un
censimentodegli Asili e doposcuola, ed
ecco ciò che risulta alla fine del 1970:
Le chiese di Grosseto e S. Angelo in
Villa hanno gestito ciascuna un asilo
per complessivi 44 bambini.
Le chiese di Altamura, Ariccia, Mottola, Roma Garbatella, S. Benedetto dei
Marsi, Saracinello, Taranto e Varese
hanno esercito doposcuola per un totale di 180 alunni.
La Scuola materna di Rivoli è esercita dall’Istituto Filadelfia, la Scuola
Materna di Roma Via delle Spingile
dall’Istituto Taylor.
Leñera di una munitrice
«L’AMICO DEI FANCIULLI»;
chi lo legge e chi no
Abbiamo chiesto a Berta Suhilia, che dirige questo nostro
giornaletto, in quale misura « L’Amico » serva all’Evangelismo italiano. Ecco quanto essa ci dice: « In effetti questo piccolo giornale
è un servizio federativo ante litteram. Di esso si servono da molti
anni anche i Pastori Metodisti e Battisti e gruppi di Fratelli. Non
raggiunge gli Avventisti e i Pentecostali e abbiamo fatto solo i primi approcci con la Chiesa di Cristo. Mi è difficile stabilire il numero esatto di abbonamenti per denominazione, perché sono oscillanti si può però calcolare che gli abbonati non valdesi raggiungono il 10% di cui la metà è rappresentata dai Metodisti.
« E curioso e interessante notare come la percentuale di abbonamenti delle scuole domenicali sia in diretto rapporto con le
tendenze del Conduttori delle chiese. I Pastori generalmente — sia
detto a loro onore — non sono mai contenti di quello che si pubblica; sono cioè dotati di un vivo senso critico e di un sano anelito
alla perfezione. Quindi anche la scarsa divulgazione del nostro
periodico risente di una certa dose di inevitabilità.
« Mi pare che i Pastori che si interessano al problema di una
letteratura infantile religiosa siano pochissimi nelle Chiese e,
pur considerando la loro matrice comune, li potremmo grosso
modo dividere in alcune correnti: gli "attivisti” propenderebbero
per un foglio allegro, che faccia divertire i bambini, che si lasci
leggere col trasporto con cui essi leggono i fumetti; i "politici”
non vogliono niente, forse perché non sono ancora arrivati a una
fase costruttiva, forse lo considerano troppo religioso; i "pietisti”
non amano un giornale laico i cui temi (natura, animali, problemi dello sviluppo) non sono abbastanza religiosi e non si rivolgono a una morale personale, quindi finiscono col considerarlo
inutile.
« Tenendo conto di tutto questo, continuiamo a chiederci quale sia il discorso che la Chiesa deve fare ai suoi ragazzi ».
Da una chiesa metodista (Bologna)
una giovanissima monitrice, Claudia
Baldoni, ci parla delle sue esperienze,
con una sincerità fresca e spesso ingenua. La sua voce ci pare che rispecchi l’attivismo caretteristico della Chic
sa Metodista e ci piace riportarla.
« Ho cominciato a fare la monitrice, se così si può dire, quando non ero
ancora confermata, e questo ha fatto
inorridire un po’ il resto della Comunità. (Qmissis) Tre anni fa tenevo semplicemente i bambini scatenati che le
mamme non possono portare in chiesa, lo facevo così, senza uno scopo ben
precìso, perché mi piacciono i bambini. Da due anni invece tengo la II classe, e ho cominciato a farlo un po’ per
la stessa ragione di tre anni fa, poi mi
sono trovata benissimo, sia con i bambini che con i monitori. Lo faccio anche per imparare un po’ di più, perché, anche se è difficile da credere,
stando con i bambini si imparano un
sacco di cose, sia dal lato umano che
da quello religioso, che magari stando
con persone super preparate non impareresti mai.
« Né io né i bambini abbiamo idee
chiare sull’argomento che io spiego li
domenica, ma insieme cerchiamo di
capire bene, dalle loro domande, dalle spiegazioni che danno a mie domande. Spiegazioni e risposte sono
stranissime e nessuno se le sognerebbe mai... (omissis). Nella mia classe
non si può stabilire un vero dialogo,
perché i bambini sono ancora p'ccoV,
ma spesso è divertente sentire le loro
impressioni sul brano letto prima. D'
solito io spiego il brano, poi leggiamo
qualche versetto della Bibbia. Fatto
questo, e dopo eventuali domande in
proposito, parliamo di scuola, di casa,
di giochi. Secondo me è anche beVo
e importante conoscere i bambini, capirli, ascoltarli; e l’unico modo per
arrivare a questo è interessarsi delle
loro cose. Questo cerco di fare io e
(almeno in questo) credo di esserci
riuscita benino. Mi fa molto piacere
sentire che i bambini mi vogliono bene e mi considerano come una sorella:
questa è una cretinata, lo so, ma mi
fa molto piacere ».
Dopo questa « cretinata », ci parla
delle riunioni che fanno i 7 monitori
ogni settimana per preparare la lezione. Quest’anno fanno anche un lavoro
« interessantissimo »: studiano pedagogia. « Si scoprono — essa dice —
un sacco di cose interessantissime, mai
La scuola materna di Scicli
(foto Carbonaro)
sapule prima ». Poi hanno deciso di
formare una bibliotechina per i monitori e anche di ritinteggiare a vivaci
colori la sala della scuola.
« Ultimamente siamo stati tutti impegnati a fare prove su prove per le
nostre tournées canore. Abbiamo formato un coro di bambini eccezionale,
al suono della chitarra e ogni tanto le
altre comunità ci invitano a cantare
(Modena, Parma, Ferrara). Delle volte
andiamo a fare lezione su un prato.
Qgni anno facciamo almeno tre gite
di un giorno e una di più giorni ( quest’anno ad Angrogna a visitare le Valli Valdesi). Verso novembre prepariamo la festa dell’albero: lasciamo ai
bambini piena libertà di scegliere cori e recite ed è bello vedere come si
danno tutti da fare. All’inizio dell’anno prepariamo la pesca, il cui ricavato va a beneficio di qualche opera, come decidono i ragazzi. Ci sono poi le
riunioni dei cadetti: qui non si gioca
ma si trattano problemi veri, come:
obiezione di coscienza, razzismo, scuola ecc.
« Un’ultima cosa: ogni mese facciamo una riunione con i genitori per discutere un po’ su loro eventuali accuse (!) e su nostre deficenze, ma non
riescono molto bene perché... (meglio
non parlarne). Qgni settimana noi monitori facciamo visi'e alle famiglie dei
bambini; neanche questa cosa ha molto successo, ma noi perseveriamo e
forse un giorno si sveglieranno anche
i genitori ».
L’asilo di Scicli
La Comunità metodista di Scicli (Ragusa) ha numerosi bambini che non
potrebbero frequentare la scuola materna essendo tutti gli asili gestiti da
suore. Così tre anni fa si è pensato
di aprire un asilo, che peraltro accoglie anche bambini cattolici. L’iniziativa è stata sorretta da offerte e prosegue con l’aiuto di tutti; confida negli aiuti perché i bisogni sono molti c
i mezzi scarsi. Adesso ci sono una
trentina di bambini che stanno dalle 9
alle 16 e mangiano una minestra offerta. I genitori pagano una modesta
retta; chi proprio non può non paga.
I bambini sono assistiti da tre sorelle di chiesa, tra cui la moglie del
Pastore Moncada: esse non sono diplomate e fanno del loro meglio per
educarli e parlare loro dell’Evangelo.
Il direttore è TAvv. Ugo Schirò.
Quest’anno si sono fatti dei miglioramenti nell’asilo che hanno portato
un deficit nel bilancio. « Non ci stancheremo mai di pregare Dio — dice
Agostina Moncada — affinché il nostro asilo venga preso a cuore e sostenuto da tutti ».
L’asilo di Rapolla
A Rapolla (Potenza) c’è una scuola
materna. Su « Gioventù Evangelica »
(N. 8, 1971) è stato pubblicato un servizio su Rapolla, scritto dal Gruppo
Giovanile della Chiesa. « Già avevamo
— scrivono i giovani — una scuola per
bambini dai ire ai cinque anni. Ma ci
accorgemmo che essa non dava una
vera liberazione in quanto era semplicemente un’opera paternalistica e pertanto di oppressione ». Perciò essi hanno allargato il lavoro con una serie di
assemblee scuola-famiglia, in modo di
coinvolgere una parte maggiore della
comunità e le famiglie dei bambini, al
fine di rendere questa gente più co
sciente delle proprie possibilità in rapporto al proprio stato.
II gruppo che lavora alla scuola è di
circa dieci persone, di cui tic a pieno
tempo.
Non avendo materiale ci riserviamo
di parlare in un prossimo notiziario
di Casa Materna di Portici.
3
8 ottobre 1971 — N. 41
pag. 3
piccole e grandi, nella diaspora evangelica italiana
lisiiinnniama che sono chiamatG a rendere ai bambini?
NELLE ASSEMBLEE DI DIO
«Per noi la scuola domenicale non è
riservata ai soli ragazzi-b
Chiese dei Fralelli
« Sono una bambina di 8 anni e frequento i culti con la mia famiglia e anche la scuola domenicale. Gesù è buono con me e mi benedice.
« Lo scorso anno, nel mese di novembre, mi sentivo stanca e senza forze di giocare con gli altri bambini. Il
dottore scolastico disse che avevo i dolori reumatici nel sangue, che mi avevano causato un soffio al cuore: ci volevano cure lunghe e continue. La mamma si rattristò molto: però aveva tanta
fiducia in Gesù e confidava nel Suo aiuto... In chiesa l'anziano mi parlò di Gesù e poi mi unse di olio nel nome del
Signore. Tutta la Chiesa pregò per me
e la benedizione scese su noi. Mi sentii
guarita. Senza fare nessuna cura, in un
secondo esame del sangue l’esito fu
buono.
« Ringrazio il Signore perché mi ha
guarita ed ora salto corro e gioco e sto
bene ». Gargioni Roberta (Su « Risveglio Pentecostale» Agosto 1971).
Scuole Domenicali
Delle scuole domenicali delle Assemblee di Dio ci manda notizie il Pastore
Francesco Toppi, di Roma « Abbiamo
— egli dice — 400 scuole domenicali
nelle varie chiese e gruppi; esse sono
organizzate come segue: in ogni chiesa esiste un Consiglio della S. D., composto dai monitori e diretto da un sopraintendente che cura sia il lavoro di
insegnamento che l’assistenza spirituale dei nostri ragazzi.
« Secondo il nostro concetto, la S. D.
non è solo riservata ai fanciulli ma anche ai giovani ed agli adulti, in quanto,
seguendo il programma di lezioni pubblicate a cura del reparto S. D. delle
A.D.I., tutti i credenti possono trarre
giovamento spirituale dagli insegnamenti che, nell’arco di sei anni, coprono interamente tutti i libri della Bibbia. Questo programma incoraggia il
culto privato e individuale, perché per
ogni settimana sono indicati passi da
leggere e meditare in preparazione della domenica seguente. Riteniamo perciò la S. D. uno strumnto di formazione spirituale e dottrinale molto importante.
« I manuali suddivisi per le diverse
età, sono pubblicati in collaborazione
con le nostre chiese consorelle degli
Stati Uniti che ci forniscono i testi,
che vengono tradotti e adattati per il
nostro popolo.
« Al presente sono stampati ogni trimestre 7.000 copie di manuali per alunni e 1.000 per monitori. Questi ultimi
ricevono un’adeguata istruzione biblica
e preparazione didattica a mezzo di
corsi di insegnamento che personale
specializzato fa presso ogni chiesa e
gruppo.
« Questa attività ci dà dei frutti di
grande valore; noi la riteniamo basilare per lo sviluppo della nostra gioventù e per la conoscenza della Parola
nell’ambito delle nostre comunità. In
mezzo a noi l’importanza è particolare,
in considerazione del tatto che un’alta
percentuale dei membri delle nostre
chiese provengono dall’ambiente cattolico e quindi di scarsissima conoscenz.i biblica ».
Il Villaggio Befania
« Gesù ama i fanciulli. Egli ha fatto
iniziare quest’opera per fede e l’ha protetta e sostenuta fino ad oggi e la sosterrà fino alla fine. Il Signore ha provveduto per la costruzione del Villaggio
Betania, Egli ha fornito ogni lecita co
Un periodico per ragazzi
« Il ragazzo e la Bibbia » è un mensile per ragazzi. Lo dirige Giona Prencipe a Genova. Il giornaletto ha compiuto l’anno scorso il suo 20° anno di
età. Lo scopo è quello di spingere e
aiutare i ragazzi a leggere ogni giorno
la Bibbia. Nel numero di gennaio '70
inizia lo studio della Genesi, suggerendo per ogni giorno del mese la lettura
di un brano e aggiungendo una breve spiegazione. La stessa cosa per gli
Atti. Inoltre ci sono piccole meditazioni che prendono lo spunto da fatti e
aneddoti storici o da vita vissuta; poesie e racconti, il racconto biblico e infine giochi biblici a premio.
Non si chiede per l’abbonamento una
quota fissa ma un’offerta volontaria e
infatti il periodico vive con i doni dei
lettori.
Un istituto per ragazzi
La Chiesa dei Fratelli, Ente morale
di Firenze, ha l’amministrazione e la
direzione dell’Istituto « G. Comandi »,
che un comitato di Evangelici le affidò
fin dal 1945. L’Istituto è composto di 5
edifici, ha un parco e del terreno coltivabile; ospita circa 70 ragazzi.
Presentemente l’istituto ha sospeso
per un anno la sua attività, per poterla ricominciare, si spera, con personale
qualificato.
I campi estivi
I campi estivi dei Fratelli si svolgono a Poggio Uberiini (Firenze) a Fra
Vernara (Alessandria), a Torretta (Foggia), per ragazzi dai 9 ai 15 anni, e sono
uno degli aspètti più incoraggianti dell’opera fra i ragazzi.
NELLE CHIESE DI CRISTO
La giornata di campo inizia con una
breve riunione di preghiera; poi vi sono gli studi biblici che occupano parecchie ore. Riunioni oppure giochi e canti e un breve culto chiudono la giornata.
« Ore felici »
Durante le campagne evangelistiche
con tende si organizza un’attività per
ragazzi. Nel pomeriggio si raccolgono
e si cerca di impartire loro insegnamenti biblici e tramite questo lavoro
si può penetrare nelle famiglie. Attualmente è in corso a Roma CTuscolano)
una campagna e si fanno riunioni all’aperto che vedono raccolti fino a 100
ragazzi. Altre « Qre felici » si tengono
in case private, spesso di simpatipanti
che desiderano sia data ai figli un’istruzione religiosa.
L’Asilo di Manfredonia
Scrive Ester Valente che dirige
’Asi
lo; « Il numero dei bambini che accogliamo si aggira dai 60 ai 70, figli di
credenti. Lo scopo è quello di inculcare nel piccolo cuore dei bambini le
grandi verità della Parola di Dio e di
condurli alla conoscenza del grande
amore di Gesù, affinché sentano il desiderio di buttarsi nelle Sue braccia e
confidare in Lui per tutta la vita ». Ai
bambini si insegnano inni e versetti biblici, si insegna a pregare, sia per rim
graziare il Signore che per chiedergli
aiuto. Inoltre si intrattengono con storie della Bibbia o con racconti missionari che siano loro di esempio. Si fanno giochi educativi, canto e ginnastica.
Due volte all’anno una piccola festa
riunisce anche i genitori ed è un buon
mezzo di testimonianza.
modità ed ha chiamato uomini e donne alla consacrazione per servire umilmente e con sacrifici a questi spensierati figlioli ».
Gianfranco Arcangeli dirige con untore quest’opera per fanciulli orfani o
bisognosi, che le Assemblee di Dio sostengono con le loro offerte. Sorge presso Roma, a Tor Lupara, in un edificio
di nuova costruzione, circondato da orto e frutteto. Il diario di una giornata,
scritto da un piccolo ospite, ci dà la
sensazione che la vita nel villaggio
scorre piena, serena e protetta, all’ombra del motto della casa: « Dio è il
padre degli orfani » (Salmo 68).
La voce dei bambini di Betania ci
giunge attraverso tre dischi incisi dal
loro « coro ».
Una molteplicità di iniziative
favorita dal congregazionalismo
La Chiesa di Cristo, pensosa dell’insegnamento religioso da impartire ai
ragazzi, dedica a questo problema, in
« Il Seme del Regno » di aprile ’71, un
« dossier » suH’insegnamento della Parola, in cui sono raccolte note e suggerimenti per una catechesi più efficace.
Vi hanno collaborato degli insegnanti.
Carmela Coppola dice che l’intento
del cristiano è Limitazione di Cristo, e
così anche il bambino deve essere guidato verso questo fine.
Qccorre quindi che egli cominci a
conoscere Gesù e i Suoi insegnamenti
onde trovare in Lui il modello a cui
ispirarsi. Dall’imitazione egli passerà
al bisogno di pregare e alla fede.
Ma
= iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiMiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimmiiiiiniiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiMiiiiim
I Un messaggio dall'Esercifo della Salvezza
Credenti troppo timidi, anche con i bambini!
= te
= e
E na
In tutti i tempi, sotto tutti i cieli,
presso tutti i popoli di qualunque
condizione o cultura, nessuno metili dubbio il valore costituito da
ogni bambino.
Dovunque c’è un bambino, sia
egli candidato a ereditare un trono, sia che venga ad allietare una
casa modesta o una rozza capanna,
egli forma sempre l’oggetto di tenere cure e in lui si centralizza 1 affetto di quanti lo circondano.
L’infanzia rappresenta l’avvenire
e sarebbe insensato chiunque non
sapesse guardare al futuro curando la salute fisica, l’educazione, lo
spirito di ogni bambino.
È ovvio che non pretendo di dire
nulla di nuovo, ma posso ricordare
a me stesso e a ogni credente l’immenso valore che ogni bambino
rappresenta per la Chiesa cristiain quanto Gesù ha dichiarato
che « di tali è il regno dei cieli ».
Ritengo che come cristiani abbiamo delle urgenti responsabilità
quando leggiamo nella Scrittura:
« Inculca al fanciullo la via che deve tenere » (Prov. 22: 6).
Vedete, noi non vorremmo complicare resistenza dei nostri figlioli
I tentativo di risparmiare loro
pene e le privazioni sofferte da
noi, facciamo di tutto per rendere
la loro vita più facile e piacevole.
Provvediamo loro l’istruzione, lo
sport, il divertimento, tutte cose
necessarie per prepararli alla vita,
ma sovente commettiamo t errore
di trascurare lo sviluppo dei valori dello spirito, entità che resta anche quando tutte le altre cose saranno passate. Però l’insegnamento
della Scrittura non si accorda con
la nostra logica quando essa viene
strumentalizzata dalle teorie di mo
ncl
le
noi.
Il 1971 è per lEsercito della Salvezza l’anno del fanciullo, per il quale esso ha
scelto il motto: « Ogni bambino ha valore ». Anche per
questo abbiamo chiesto a un
rappresentante dell’Esercito
di scrivere un messaggio per
l’apertura del nuovo anno della scuola domenicale. Ai bambini, genitori, monitori di
I tutte le Chiese Evangeliche
ecco ciò che dice il T. Col.
Umberto D’Angelo:
da, no, la Scrittura dice: « Ammaestra il fanciullo secondo la condotta che deve tenere » (Diodati). Ma
dove comincia tale ammaestramento? Non c’è una regola fissa, sebbene possiamo presumere che esso
inizi con il culto di famiglia. E normale che ogni famiglia cristiana
renda quotidianamente il suo culto a Dio.
Sebbene siano passati tanti anrii,
non potrò mai dimentipre il mio
nonno, vecchio garibaldino, che approfittando del fatto che avevo imparalo a leggere, mi proponeva letture della Bibbia. Quanto gli sono
grato oggi ancora per aver guidato
i miei passi nel cammino di Dio.
Nella società di oggi, consumistica c materialista, i credenti sono
diventati estremamente tiniidi per
le cose spirituali, delle quali si parla solo sottovoce.
Coraggio! Ogni genitore, ogni ministro di culto, ogni monitore, ogni
credente, possa ascoltare l’invito di
Gesù: « Lasciate i piccoli fanciulli
venire a me! » (Marco 10: 14).
I bambini, di cui è il regno dei
cieli, devono stare con Gesù, e dobbiamo condurveli noi, con l’esem
pio, con l’amore, con il sacrificio, =
con la preghiera. E
I nostri bambini ed anche gli al- =
tri, tutti i bambini, hanno bisogno =
di essere da Lui benedetti, guidati, |
ispirati; tutti sono da Lui amati, ^
tutti! E
Ricordo, quando un giorno an- =
dammo a visitare una povera ma- ^
dre, caduta fino all’ultimo gradino ^
della scala sociale e le proponem- 5
mo una via d’uscita alla sua pcao- ^
sa situazione: « Per me non c’è più ^
nulla da fare, esclamò con gli oc- g
chi pieni di pianto, ed aggiunse. =
vi prego, fate qualche cosa per la ^
mia bambina! » Mentre la bambi- g
na ci sorrideva inconsapevole, mi =
domandavo se quell’appello di una s
madre non mi veniva anche dal ^
Signore. . =
Noi credenti in Dio non possia- s
mo rimanere inoperosi: abbiamo la ^
legge del Signore che è perfetta, ^
abbiamo la sovranità dell’amore di =
Dio che sorpassa ogni intendimen- =
to. Se non sentiamo il dovere di ^
trasmettere questa preziosa eredità ^
ai nostri figlioli ed a tutti i bambi- ^
ni che capiteranno sotto la nostra ^
influenza, noi avremo mancato di ^
essere coerenti con la nostra prò- ^
fessione di fede. =
Concludendo, con l’inizio del nuo- ^
vo anno scolastico, ognuno sia al- 5
l’opera, cooperando al migliore in- =
cremento delle scuole domenicali, =
sia conducendo che cercando i =
bambini, sia come monitori, con
l’amore e con la preghiera, affinché
ancora e sempre possa avverarsi il
miracolo descritto in Marco 10/16:
« ...E Gesù... presili in bracciio e
imposte loro le mani, li benedice
LIBRI
« Voce della Bibbia », organizzazione
internazionale per la diffusione della
Bibbia, offre libri per ragazzi, dischi,
un programma radiofonico. Ecco un
elenco di buoni libri per bambini che
si possono chiedere a « Voce della
Bibbia» Gas. post. 580, 41100 Modena,
c.c.p. 8/8167.
B. Palmer
Danny Orlis e il mistero della
500
in
L.
L.
L.
500
500
500
Baia del Triangolo
Danny Qrlis e i misteriosi
cendi nel bosco
Danny Qrlis e i cacciatori
Danny Qrlis va a scuola
P. St. John
Hamid il piccolo marocchino L. 1.400
E. WiENS - V. Brentan
La storia più bella, la Bibbia L. 5.500
« Voce della Bibbia » offre anche un
giornaletto mensile per ragazzi, « Il
Traguardo », che viene spedito a 13.000
ragazzi fra Italia e estero, in prevalenza cattolici. Il suo intento è portare il messaggio di Cristo.
A questa attività si aggiunge quella
radiofonica nominata in altra parte.
Chi si occupa di questa attività per
ragazzi è Erma Wiens, conosciuta come « zia Erma », che se ne occupa dal
1961. Essa è in contatto con centinaia
di giovanissimi.
Erma Wiens e Valeria Brentan, insieme hanno dato vita a una Bibbia
per ragazzi dal titolo La storia più
bella, la Bibbia. La Scrittura viene
esposta in 269 racconti accessibili alla
mente infantile, prevedendo le domande dei bambini, appassionandoli alla
narrazione così da invogliarli alla futura lettura integrale.
come si otterrà questo risultato? Bisognerà far capire al fanciullo che non si
deve credere e basta, ma pensare al significato della fede. Gli si insegnerà a
rivolgersi a Dio per qualsiasi scelta da
fare, a tenersi in costante comunione
con Cristo, fratello, amico, guida per
tutti noi.
Evelyn Jones dice che se ci assumiamo il compito di insegnare la Parola, la nostra vita deve essere un esempio delle cose che diciamo. Dobbiamo
essere lieti, umili, sinceri, generosi, pazienti. Dobbiamo ascoltare gli altri, essere zelanti nella Comunità, assidui let- .
tori della Bibbia e infine essere fedelmente dediti alla preghiera.
Charles Troyer suggerisce alcuni sistemi utili per i più piccoli: la flanellografia, il versetto a memoria (utile
secondo lui per fissare i punti p:ù importanti di una lezione); i punti premio per la frequenza e il profitto,
una cartellina-diario per sviluppare a
casa il lavoro fatto.
La « caccia alla Scrittura » consiste
nel nominare un versetto che il ragazzo dovrà rapidamente cercare sulla
Bibbia.
^ Mary Robinson suggerisce di costrui= re con grossa carta un album e incoli larvi figure ritagliate da rivestire, in
= modo da formare delle scene con cui
i dar vita agli insegnamenti biblici. Per
= i più grandi essa consiglia la discussio^ ne, le domande scritte. Di metodi come
I questi ce ne sono tpti e ognuno ne può
r escogitare di nuovi. Essa ci invita a ri= cordare la nostra responsabilità verso
i i fanciulli: « Forse le nostre parole di
= oggi li salveranno domani e con loro
= altre anime ».
I Dalla Scuola dom. della Chiesa di
= Milano ci manda notizie la sorella Lui ciana Caddeo. I ragazzi non sono nu= merosi ma frequentano regolarmente,
E I bambini assistono al culto con i ge= nitori e durante l’ora dello studio bibliI co degli adulti, fanno la loro lezmne.
§ Poiché le comunità della Chiesa di
E Cristo sono autonome, ognuna lavora
= secondo la sua volontà. Il materiale di= dattico quindi viene scelto da ognuna:
I alcune seguono il programma de « La
= Scuola Domenicale », altre si prepara
E no da sole il proprio materiale. Le mo
= nitrici di Milano hanno preparato un
I album ciclostilato da colorare per i
= piccini, i quali passano parte dell’ora a
i colorare e fare lavoretti inerenti alla
= lezione. Ai più grandi, per completare
= la lezione, vengono proposti temi, pen
= sieri, domande o discussione. Hanno
E avuto successo domande tipo quiz c
E parole crociate, frasi da completare,
E per ricopiare la lezione.
= I ragazzi di Milano hanno dato ini= zio a un loro giornaletto ciclostilato.
= uiiiiiiiimmiiiiiiiii iiiiiiiimimimiiiii iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
I Un programma radiofonico
DISCHI
Da « Uomini Nuovi », mensile di formazione cristiana Gen. Feb. 1971. Questi dischi si
possono ottenere al prezzo di L. 1.000 ciascuno, previo versamento su c.c.p. 27/9100, intestato a « Uomini nuovi », 21030 Marchirolo (Varese).
Un 3304 Micros. a 33 giri
La Bibbia raccontata ai bambini
« La storia dell’arca di Noè » (organo e
canto).
Un 4547 Micros. a 45 giri
La Bibbia raccontata ai bambini
La vera amicizia. Il migliore amico
Dentro il mio cuor. I soldatini del Signore
Coro dei Cadetti di Agape
Questi dischi si possono avere a L. 1.000 ciascuno; tre dischi a L. 2.500 chiedendoli a
Segreteria di Agape 10060 Frali ccp. 2/20554
intestato a Agape-centro Ecumenico.
LVM 002, 45 giri. Son io Signor. Va dillo sopra i monti. Nessuno sa. Padre nostro.
LVM 003, 45 giri. Fai sognar. Spezziamo il
pane insieme. Là presso il fiume. Sta con
me Signor.
LVM 004, 45 giri. Grazie. Quando il cielo
crollerà. C’eri tu. Shalom.
Questi tre dischi sono stati incisi dal coro
dei cadetti di Agape, scelti dalla raccolta
« Vieni canta con noi » e da « Canzoniere
due ».
Coro del villaggio Betania
Sei inni per bambini :
Del fiorellin
Sul diretto del cielo
Balda gioventù
Per tutto l’anno
Oh se fossi un angioletto!
Apri la porta
Si può chiedere al Villaggio Betania, Torlupara di Mentana (Roma).
Per un'offerta usare il c.e. 1/39025.
Un diseo per ragazzi L. 2.500. Si può chiedere a « Voce della Bibbia ». Cas. post. 580,
41100 Modena ccp. 8/8167.
Casa Cares
Questo Ist. per ragazzi non appartiene a nessuna denominazione, però
è un’opera evangelica. Questa sigla significa: « Comitato assistenza ragazzi
e studenti ». E nata nel 1962, ha canibiato da allora tre volte di residenza
e presentemente risiede a Reggcllo
(Firenze) Villa « I Graffi ». E questo
un complesso edilizio con terreno coltivabile. Casa Cares cerca di essere
una vera famiglia per i suoi ragazzi,
che provengono da famiglie bisognose
o disintegrate. Partecipano all’opera
giovani volontari di ogni paese, che si
prestano per un periodo di tempo, oltre i responsabili fissi. La casa, che
non vuole barriere confessionali, vuol
essere la manifestazione dell’unità dei
credenti in Cristo.
Umberto D’Angelo
= Radio TWR Montecarlo onde corte (mt.
E 49 - Kc. 5960) Programma per ragazzi, ogni
llllimilllllllllllll
„„„„„„„„„„I„,I,„I,„I||||||||||||||IIIIIIIIIIIIIIIIII........................................................................................
domenica ore 13,35.
Questa doppia pagina
è stata curata
da INDA ADE
4
pag. 4
N. 41 — 8 ottobre 1971
DUE VOLTI DEL CATTOLICESIMO, 0 DUE ANIME?
Oltre 500 ¡partecipanti al convegno genovese dì "Lenere 71" |_e feste dei poveri
« Sta iniziando un movimento di riforma nella chiesa cattolica italiana, radicale e irreversibile »
Due settimane fa abbiamo dato notizia del convegno indetto a Genova,
per il sabato 25 e la domenica 26 set
tembre, dal gruppo che si raccoglie intorno al mensile « Lettere 71 », diretto da Raniero La Valle; avevamo anche pubblicato lo scritto con il quale
questi introduceva il tema del Convegno: « Che dire dell'uomo? ». Siamo
grati a P. Orlando il quale ha partecipato al Convegno e, accogliendo la nostra richiesta, ce ne riferisce vivacemente.
Red.
1. - Il clima e l’ambiente.
Gli amici di Lettere 71 hanno affrontato il tema dell’uomo oppresso, nella
città del cardinale Siri. Questi aveva
affermato a giustificazione della repressione deH’esperienza evangelica di
Oregina che « il diritto canonico condiziona i rapporti con Dio ». Il convegno ha messo invece al centro delle
sue attenzioni solo la Parola di Dio
rivolta all’uomo reale del nostro
tempo.
L’invito a Genova era stato fatto dalla comunità di Oregina (che conduce
la sua esperienza di comunità di base)
con altri gruppi che continuano una
certa tradizione progressista in una
città che non sopporta che il clima
tridentino. Ma in questi ultimi anni il
progressismo si è ridotto in circoletti
chiusi costretti a divorare libercoli e
a meditare silenziosamente. I difensori del blocco di ordine ecclesiastico
sono disposti a tollerare il silenzio e
i discorsi vaghi ma non le comunità
reali che mettono al centro come unico Signore Gesù e la sua Parola. Questo silenzio imbarazzato dei « progressisti » e le loro pratiche evasive costituiscono uno dei chiarimenti del postconcilio. Chi non ha proceduto a una
centratura evangelica della professione di fede e della vita comunitaria e
a un superamento deciso delle connivenze concordatarie con il potere costituito deve stare al gioco curiale. Un
caso genovese tipico è rappresentato
dalla rivista « Il gallo » che oggi non
canta più, o canta dolci profezie senza
nominare per esempio nemmeno la parola Qregina da due anni a questa
parte.
In questo senso si può dire che si
va verso un chiarimento nel mondo
cattolico. I toni ambigui, in questi
frangenti, prendono facilmente la forma di fughe mistiche, alla ricerca di
pallidi Tabor che permettano di parlare in un’atmosfera rarefatta per non
dare fastidio alle potenze che pagano.
Ebbene a questo Convegno si è insieme sentito la potenza dello Spirito che
soffia violentemente e l’imbarazzo di
tanti che di fronte ai problemi radicali posti dalla Parola che ci viene rivolta restano ancora in cerca di formulette magiche e consolatorie.
La presenza della comunità di Qregina ha permesso di mettere a fuoco
queste tensioni reali della cattolicità
italiana senza togliere al tema del convegno un respiro ampio che ha visto
testimonianze toccanti e analisi penetranti del riferimento a Cristo in un
impegno di liberazione dalle varie
espressioni dell’uomo storico.
Ma, al di là di Qregina, i 500 e più
convegnisti hanno mostrato una maturazione che è in netto contrasto con
l’immagine di paura che dà certo cattolicesimo ufficiale in questo momento.
2. - Alcuni interventi significativi.
L’argomento del convegno riguardava « l’uomo, la condizione in cui oggi
si trova, fluttuante e mortificato, preso in ostaggio ed ucciso. Quest’uomo
che tuttavia i cristiani dichiarano salvato ». Nel numero di Lettere 71 del
luglio-settembre Raniero La Valle, ben
noto a Torino perché costretto ad abbandonare La Stampa per motivi di coscienza, aveva presentato le ragioni
della scelta di un tale tema. La prima,
macroscopica e immediata, era la
« fluttuazione » della condizione umana come conseguenza della fluttuazione del sistema monetario dominato
dal dollaro. « Dovunque l’uomo è in
ostaggio al potere. Gli uomini che hanno monete deboli sono in ostaggio degli uomini che hanno monete forti. Gli
uomini che hanno solo il lavoro, sono
in ostaggio degli uomini che hanno il
capitale. Gli uomini senza terra di
quelli che hanno la terra. Gli uomini
senza istruzione, sono in ostaggio degli istruiti. I negri del Sudafrica sono
in ostaggio dei bianchi che continuano ad esserne padroni. I mozambicani, gli angolani, sono in ostaggio dei
portoghesi. I paesi del mondo libero,
sono in ostaggio degli Stati Uniti,
quelli socialisti, sono in ostaggio dell’Unione Sovietica. Gerusalemme è in
ostaggio degli Israeliani, i fedayn sono
nelle mani e sotto le ruote del carro
di Hussein. Tornano di moda le pene
di morte, le esecuzioni capitali con
processi sommari, in Marocco, in Sudan, in Iran, nelle città ribelli della
Bolivia. Il riscatto del Vietnam è costato finora un milione di morti e cinque milioni di profughi ». La Valle che
ha introdotto i lavori e la discussione
ha precisato che di fronte alla oppressione umana la riflessione si presenta
senza chiari progetti riguardo al suo
futuro e tutte le ideologie mostrano la
loro astrattezza e unilateralità.
Di fronte a tale radicale smarrimento e incapacità di progettare, Raniero
ha prospettato l’uomo immagine e
« icona » di Dio nel Cristo e ha delineato alcune suggestive solidarietà tra
l’uomo di oggi e il Cristo crocifisso.
All’uomo viene tolta la parola come a
Gesù, la Parola di Dio venuto per dare la parola ai poveri e agli oppressi
e a liberare tutti dalle potenze e dal
male. L’uomo è costretto a fuggire e
Gesù non ha avuto dove posare il capo, è affidato ad altri, in ostaggio, e
anche Gesù fu consegnato nelle « mani dei malfattori ». Perciò in tanta incertezza la confessione di fede ci pone
dalla parte di Gesù vivente nell’uomo
di oggi, nelle grandi masse di uomini
privi di potere, di parole, costretti alla
fuga e consegnati nelle mani dei detentori del potere capitalistico in tutte le sue varianti.
Raniero non ha voluto dare un taglio politico preciso al suo discorso,
ha inteso evocare la parte della fede
e della chiesa notando amaramente
come la chiesa cattolica si pone oggi
contro la prassi di molti credenti solidali con i poveri.
Il biblista Barbaglio ha presentato
una circostanziata e robusta imagine
dell’uomo nella Sacra Scrittura che
non è possibile riferire se non nella
sua struttura: il progetto di Dio, il
peccato e la redenzione. Di fronte alle
ideologie antropologiche, in fondo così ingenue, nei confronti dell’uomo, le
opere di Dio in Gesù sono la salvezza
integrale. Barbaglio ha fatto notere
come la rivelazione dell’uomo nel piano di Dio non è nata da ragionamenti
e da illuminazioni interiori ma nelle
opere e negli atti della storia umana,
invitando così a guardare nel volto degli avvenimenti per leggere la Parola
che crea, perdona e adempie il progetto di una umanità libera e piena.
Balducci ha affrontato il rapporto
tra la fede (riferimento a Cristo) e
l’impegno rivoluzionario, sottolineando l’ingenuità e la ristrettezza sia della fede come ideologia rivoluzionaria,
sia dello spiritualismo, che intende
mettere la confessione di fede al di
fuori o in alternativa al progetto politico di liberazione e alle sue reali
componenti storiche nel proletariato
cosciente. Il proletariato contiene la
immagine dell’uomo alla quale tutti si
devono legare, perché è immagine universale che tende a negare la stessa
classe proletaria in quanto tale. La
teologia deve, per suo conto, lottare
contro la falsa coscienza che prende
in particolare e in generale la forma
dell’assolutezza religiosa. La fede ha
un progetto e una riserva di speranza
che la porta a rifiutare la falsa
coscienza anche come posizione di
semplice parafrasi dei temi rivoluzionari, tesa al « di più » e « diverso »
che Dio dona all’uomo in Gesù Cristo.
In questo senso la fede va confessata
anche alla classe oppressa per impedirne una vendita all’ideologia e alla
coscienza della classe dominante in
un modulo di rivoluzione dell’invidia.
Queste precisazioni hanno riscosso
un’attenzione particolare e hanno creato un clima di genuino entusiasmo,
perché hanno offerto ai tanti cristiani oggi militanti nelle forze del movimento operaio una chiara prospettiva
di confessione di fede come forza riformatrice della testimonianza della
chiesa.
Alla fine della prima giornata, pressanti e caldi testimonianze ed appelli
sono venuti da operai, profughi sudafricani, dai ciechi deH’Istituto Chiossone in lotta a Genova contro la repressione e la gestione della loro istituzione-ghetto.
Ma quello che ha toccato nel vivo
della situazione locale è stato l’appello di Oregina nelle parole di padre
Zerbinati; la comunità non compie
atti sacramentali perché provocano
sospensione, diffide e altre conseguenze anche penali. Cosa fare? Circa quaranta persone hanno trascorso una
parte elei la notte a studiare la situazione.
3. - Testimonianza per Oregina per la
ricerca di una vera unità nella
chiesa.
La comunità di Oregina nonostante
il divieto canonico con cui si sospende « a divinis » i sacerdoti che celebrino atti di culto e la diffida ai fedeli
di avere rapporti con essa, ha chiesto
al vescovo di considerare il significato
dei carismi nella chiesa. Questi carismi non comportano il potere civile
che il Concordato garantisce e tantomeno possono, a livello teologico, por
si arbitrariamente senza nessun rapporto di effettiva carità e servizio. Qregina mette la sua vita e i suoi rapporti con il vescovo sotto il giudizio del
Vangelo tenendo anche conto delle
obiettive connivenze col potere che
contraddistingue la chiesa cattolica in
Italia. A Genova ha sempre chiesto al
vescovo di dissociarsi dalla speculazione edilizia (vendita dell’area del vecchio seminario nel centro storico), dallo spionaggio ideologico nelle scuole
(caso del Liceo artistico e rifiuto di
padre Zerbinati di compilare uno schedario che provocò la sospensione del
suo incarico di insegnante di religione). Rinuncia alla cresima perché viene rifiutata ai bambini delTIsolotto;
compie il matrimonio davanti alla comunità senza adire la parrocchia che
può ottenere direttamente la trascrizione per gli effetti civili. Tutta questa prassi spiega la profonda carica
evangelica e la rabbia legalistica di
Siri che, rappresentante dei vescovi
italiani al Sinodo, sente crollare tutta
la sua tracotante fiducia accordata al
metodo autoritario e costantiniano.
Lettere 71 ha preso atto di questa situazione assurda ma chiara nei suoi
termini teologici e ha risposto all’appello di Qregina offrendosi di accogliere la comunità in quanto tale a un
culto di penitenziale e di riconciliazione nel quale fossero presenti insieme, come sacerdoti, anche Siri e Zerbinati. Il vescovo è risultato irreperibile ma ha potuto leggere un invito
scritto lasciato nella sua residenza. La
comunità di Qregina ha rotto così il
suo « digiuno sacramentale » accogliendo il riconoscimento fraterno fatto dagli amici di Lettere 71 al di fuori
e contro la logica canonistica del Cardinale che non si è fatto vivo in alcun modo. Sospenderà i 15 sacerdoti
celebranti e scomunicherà i 500 fedeli
che hanno vissuta la cena del Signore
in intensità di fede e di comunione?
Non si sa e tutto è possibile quando
la logica della Legge attanaglia la chiesa. Certo che la parola di comunione
e di speranza che per la chiesa reale
è venuta la sera di domenica 26 settembre è ben più importante delle ma.
novre di un cardinale tridentino.
Sta veramente iniziando un movirnento di Riforma nella Chiesa cattolica italiana, radicale e irreversibile.
Il convegno ne ha dato chiari segni.
« Il sangue (di S. Gennaro) che si ravviverà fra poco, deve ravvivarci dentro, ravvivare la nostra Chiesa, la nostra fede, il nostro proponimento di vita nuova » — dice il cardinale Ursi, arcivescovo di Napoli
Gennaro (San), Vescovo di Benevento, è venerato come principale patrono di Napoli. La sua esistenza storica
sembra storicamente accertata. Avreb
be subito il martirio in Pozzuoli circa
Tanno 305; già nel sec. V era oggetto
di venerazione. Le sue reliquie dopo
varie peregrinazioni ritornarono a Napoli nel 1477. La teca del sangue è custodita, salvo errore, dalla curia arcivescovile. « Le ampolle del sangue,
perfettamente chiuse, sono fissate entro una teca circolare di metallo, chiusa anch’essa, sulle due facce, piane, da
forti cristalli. Secondo l’opinione più
diffusa il prodigio consiste principalmente nella liquefazione del sangue,
ordinariamente solido ». In realtà si
tratta di fenomeni più complessi sulla cui natura e origine molto si è discusso senza che si sia riusciti a dare
una « spiegazione naturale soddisfacente ».
Non sono pochi gli studiosi cattolici che hanno manifestato la. loro perplessità di fronte a questa conclusio
ne ufficiale, perché fenomeni analoghi
« di reliquie di sangui prodigiosi » non
non sono rari « nel territorio dell’antico regno di Napoli » (S. Giovanni Battista, S. Pantaleone, S. Patrizia, S. Luigi Gonzaga, ecc.).
Sembra obiettivamente si debba
escludere frode o mistificazione; ma
sembra pure improprio l’uso del termine «miracolo»; forse quello di
« prodigio » è più indicato e meno
compromettente. Lo fa rientrare, sia
pure a più alto livello, in quella serie
di prodigi di cui è ricca la nostra Italia, quella meridionale in modo particolare. C’è dunque in questo rinnovarsi del miracolo del sangue di San Gennaro la « cosa in sé » e la sua interpretazione.
Per la « cosa in sé » ci sia permesso
di segnalare ai nostri lettori un libro
di Annabella Rossi: Le feste dei poveri (Ed. Laterza) che è il frutto di
un’indagine condotta dalla scrittrice
in rnodo particolare nell’Italia centro
meridionale con impietoso amore per
cerrare una risposta a molti interrogativi: « Chi sono e cosa cére-ano i pellegrini? Che cosa sono per loro i santua.ri a cui sono dedicati? Qual’è il significato del loro pellegrinaggio e delle feste in cui culmina? ».
Peppino Qri.ando
IIIIIIMIIIIIIIMIIlP"lllllllllllllllll|||||t|ll|||||||||||||||M|||||||||||||||||M|||llllll|l||||||||||||||||||||||||||||||||||||M||||||M||||||
Comunità e scuola
(segue da pag. 6)
strumento di
significato di gestione del potere da parte del
popolo di modo che le grande scelte economico-politiche non siano monopolio di pochi
ma dei molti.
In questa prospettiva si situa resperimento in corso nel comune di Torre Pellice
dei consigli di quartiere che rappresentano
un primo modo di condurre la gente a discutere e decidere, una prima via verso la partecipazione diretta della base alle scelte politiche.
È seguito il discorso di Mario Lodi che ha
illustrato concretamente l'esperimento in atto nel comune di Piadena (cittadina del cremonese) di gestione del potere locale da parte della base.
Come si attua questo modo nuovo di far
politica nelFambito del comune? Il fatto fondamentale è che l’organo che possiede il potere decisionale non è più la Giunta (dunque
un ristretto numero di persone elette dalla popolazione) bensì l'assemblea popolare che prende in esame tutti i problemi e decide collettivamente; i consiglieri eletti sono esecutori
del potere esercitato dal popolo e ogni decisione presa daU’assemblea è vincolante.
Ecco il ribaltamento nella direzione di una
democrazia non formale ma effettiva : il potere non si esercita dall alto ma dal basso, il
luogo delle decisioni politiche si sposta da un
piccolo gruppo alla collettività.
In assemblea (il cui ritmo di convocazione
varia a seconda dell’urgenza dei problemi da
affrontare, raggiungendo anche il numero di
tre al mese) ogni volta si discute un solo
argomento che viene illustrato in tutti i suoi
aspetti. Al termine della discussione T.-issemblea dà delle indicazioni generali e nomina
dei gruppi di studio che traducano concretamente tali indicazioni. Ad esempio sì affronta il problema di quale debba essere il criterio politico di tassazione da seguire nel comune; Tassemblea decìde che la tassa dì famiglia deve essere proporzionale al reddito
delle varie categorie sociali, per cui molli
(contadini e operai) ne saranno esentati, mentre gli industriali saranno tassati in ragione
del loro profitto calcolalo dagli operai stessi
in base alla produzione, e analogamente i professionisti in ragione delle loro entrate reali.
Ai gruppi dì studio nominati dairassemblea
spetterà di calcolare questi vari redditi e il
corrispondente livello di tassazione.
Nel corso di questa esperienza i contadini
c gli operai hanno preso coscienza a livello
concreto che il loro potere decisionale era però limitalo a un ristretto ambito in quanto
ne rimanevano esclusi i più importanti setto
amministrazìone del comune,
ma diventa luogo di formazione politica in
cui i senza-potere, le classi sfruttate prendono
coscienza di sè, conoscono una prima forma
di organizzazione.
E’ seguito un interessante dibattito con cui
si è conclusa l'intensa attività del convegno.
Elena Bein
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiitiiiiMiiimiiiifiiiiiiiiniiiiiiinitiii
li problema scolastico
dei figli dei migranti
(segue da pag. 1)
emigrati perché questo non farebbe che aumentare la situazione di ghetto in cui gli emigrati vivono. Quello che va chiesto è piuttosto l’istituzione di corsi speciali che permettono un passaggio scolastico senza intoppi dal
sistema tedesco a quello italiano e viceversa.
La possibilità di realizzazione di questi corsi non può più essere lasciata alle iniziative di
« buon cuore » e ai « buoni sentimenti » verso i « poveri emigrati ». Si tratta di un compito che spetta obbligatoriamente agli enti statali. Dopo tutto è il governo federale (e l'industria) ad avere bisogno degli emigrati e quindi deve assicurare anche una sufficiente
istruzione dei loro figli.
Emidio Campi
Per mancanza di spazio molti
scritti, corrispondenze e notizie devono essere rimandati. Ce ne scusiamo con tutti. red.
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiimiiMiiiii
AVVISI ECONOMICI
E l’indagine ci fa conoscere tutta
un’Italia nostra quasi sconosciuta, di
cui sentiamo parlare in occasione di
manifestazioni folkloristiche, in cui
processioni, luminarie, riti strani e
sconcertanti nascondono a malapena
una infinita e tragica miseria materiale e spirituale: Le feste dei poveri che
fioriscono sotto l’occhio ora preoccupato ora benevolo della Chiesa ufficiale.
Ma San Gennaro è in una posizione
privilegiata; non deve preoccuparsi,
come il suo collega San Donato (nel
Salento) di ammalati di mente che accorrono a lui dalla provincia di Lecce
per rendergli onore e impetrare guarigione il 6 e 7 agosto; può permettere
l’esistenza a Cimitile, vicino a Napoli,
del culto di Giovannino della Santa
Croce di Gesù, morto a 18 a. nel 1930,
un culto recente dunque che sembra
stenti ad affermarsi (nonostante miracoli e grazie); non ha le preoccupazioni economiche di Giacomo Izzo (provincia di Caserta) che è « in costante
rapporto con la Madonna », che riceve
la grazia, lui analfabeta, di poter scrivere e leggere e scoprire, ahimè, che
un assegno « di Lire 350.000 inviatogli
dal Ministro Bosco è stato riscosso dal
parroco e non devoluto al restauro della chiesa »...
San Gennaro invece può tutto; oltre
le date fìsse che sono tre: « il sabato
che precede la prima domenica di
maggio, il 19 settembre, anniversario
del martirio, e il 16 dicembre anniversario dell’eruzione del Vesuvio del
1631, il sangue si liquefa anche in occasioni straordinarie »; per esempio sì
è liquefatto « il 29 giugno 1966 nel solenne ingresso di S. E. Mons. Corrado
Ursi nell’arcidiocesi di Napoli ».
E il cardinale Corrado Ursi ha restituito al Santo la cortesia con un discorso ponderoso e debitamente ponderato di cui « Il Mattino », quotidiano
napoletano, ha dato ampio resoconto
(20 settembre 1971). Un discorso postconciliare e presinodale che mette i
punti sugli i e dice senza possibilità
di equivoci quello che ci sembra sia
ancora il pensiero ufficiale della gerarchia e, crediamo di non errare, della
Chiesa, ad ogni modo di Paolo VI. Né
dobbiamo sottolineare il fondamento
immutato espresso in un sillogismo
implacabile: l’uomo ha bisogno di certezza; la certezza si trova nella verità;
Cristo è la Verità; ma Cristo ha dato
il deposito della verità a Pietro ed ai
suoi successori; il Papa, con i vescovi, ha quindi il deposito della verità;
come Cristo contiene in sé la Chiesa,
così il Papa contiene tutti i vescovi del
mondo. Famiglia, laici, vescovi, tutti al
loro posto in un ordine ben costituito,
dove « uomini visibili » siano guidati
« da uomini visibili ».
Punto e basta! Perché, fino a nuovo
ordine, questa è la Chiesa cattolica (e
non dimentichiamo che cattolica significa universale; ovverossia ecumenica?).
Non stupisce quindi, su questo piano di concentrazione, la buona novella che non ci sembra aver ricevuto
finora il dovuto rilievo: i Gesuiti decidono l’impegno globale del loro Qrdine nel movimento ecumenico. Il loro Capo, Pietro Arrupe, ha indubbia
ri della società, quali la scuola, la chiesa, ma
soprattutto la fabbrica, il luogo di produzione.
Ecco che Tassemhlea non è più unicamente
CEDESl avviatissimo studio massofisioterapico modernamente attrezzato a Pincrolo ad
un fisioterapista cieco. Rivolgersi a Franco
Davite - 10060 Prali (To) - Tel. 0121/8.519.
INDIPENDENTE, torinese, giovane, semplice, quarantenne, statale, privo conoscenze,
corrisponderebbe scopo matrimonio valdese
28-35enne, alta 1,60, carina, seria emancipata. Scrivere Pretelli Vittorio, fermo Posta, Via Alfieri 10100 Torino.
VENDESI Fabbricato in San Germano Chisone 5 alloggi, cortile, garages, giardino, eventualmente frazionabili. Telefonare Torino
334.125 ore pasti.
VENDESI alloggio tre camere, cucinetta e
servizi con garage zona Piazza d’Armi Pinerolo. Telefonare 70.763 Pinerolo.
mente profondo questo senso dell’universalità ordinata in vista di un fine
precostituito; egli è, appunto in questi giorni, il commesso viaggiatore di
un ecumenismo che lo ha già portato
a Mosca e di lì in Asia et ultra!
Nel IV Congresso internazionale dei
Gesuiti ecumenici, a Dublino (dal 16
al 20 agosto), il Padre Pietro Arrupe
ha svolto il concetto che l’ecumenismo
non può più esser abbandonato all’iniziativa individuale, ma dev’esser assunto come compito specifico dalla
Compagnia di Gesù, per stabilire con
tutti cristiani e non cristiani: a Mosca
eventualmente anche coi movimenti
dcU’ateismo ufficiale, ed a Roma... con
i Fratelli di Taizé!
Perché questa è un’altra buona novella: il priore protestante (?) dell’ordine monastico protestante (?) di Taizé, « fratello » (non ancora Padre) Ruggero « avrà d’ora innanzi un rappresentante personale presso la Santa Sede; egli avrà un seggio a Roma al Segretariato per l'unità dei cristiani ». Si
potranno così stabilire delle relazioni
personali più strette, « un dialogo diretto per comprendersi sempre “dans
la limpidité du coeur” », come dice il
buon fratello Ruggero. Avremmo preferito che egli avesse detto: «limpidità de la doctrine »; ma la chiarezza
del confronto dottrinale gli impedirebbe forse di associarsi in « limpidité de
coeur » alla perorazione del cardinale
Corrado Ursi, che vogliamo ancora riferire: « Il sangue (di San Gennaro)
che si ravviverà fra poco deve ravvivarci dentro, deve ravvivare la nostra
Chiesa, la nostra fede, il nostro proposito di vita nuova ».
Lutero, Zwingli, Calvino avrebbero
detto: il sangue di Cristo!
L. A. Vaimal
I ;
5
8 ottobre 1971 — N. 41
pag
Vita, problemi, prospettive delle chiese valdesi
Al lavoro fra gli evangelici eritrei
Comitato Collegio Valdese
1 missionari Bruno e Paoia Tron "
hanno pariato a Torre Peilice...
Corsi, lezioni, culti
e una conferenza
Domenica 26 settembre, a Torre Peilice, un folto gruppo di membri delle
Società missionarie si radunava nella
sala delle attività per ascoltare con vivo interesse i nostri missionari Valdesi Bruno e Paola Trón che da anni lavorano in Eritrea, alle dipendenze della
Soc. Miss. Svedese. Più di un secolo fa
questa società aveva iniziato un’opera
fra i Kunama, tribù animista del basso
piano occidentale, ai confini col Sudan.
In Eritrea ci sono pure moltissirni musulmani, e un forte gruppo di cristiani
copti sull’altopiano. I nostri missionari
svolgono la loro opera fra i tre gruppi,
mentre la missione svedese lavora anche nella Chiesa evangelica in Eüopia.
Colla traduzione della Bibbia in lingua tigrigna, più di 20.000 copie sono
state distribuite nelle famiglie, pscitando così un risveglio incoraggiante.
Quest’anno la Chiesa evangelica eritrea ha preso coscienza della sua responsabilità ed è avvenuta l’integrazione della Missione nella Chiesa. Su una
ventina di pastori eritrei, quindici sono già anziani, sui 70 anni. E però rallegrante il numero delle richieste di ammissione di giovani, alla Facoltà di
Teologia di Addis-Abeba. Molti 'stanno
ancora proseguendo gli studi inferiori.
Resta comunque fortemente desiderata la presenza di missionari.
Più difficile è l’opera fra i musulmani, salvo quella medica, forse; però si
nota un risveglio un po’ dovunque con
l’organizzazione di gruppi di preghiera
e di studi biblici tra vicini di casa. Fra
i mussulmani le donne sono ancora
considerate esseri inferiori, mentre la
copta è rispettata, anche se fa i lavori
più pesanti in casa è alla ricerca di legna e di acqua.
La Chiesa evangelica in Eritrea ha
attualmente bisogno di: 4 pastori, 4
infermiere, 1 animatore della gioventù,
oltre a diversi professori di scuola secondaria: una ventina^ di persone che
saranno accolte con gioia e subito inserite nella Chiesa evangelica con Eritrea.
Come un po’ dovunque nel mondo,
non esiste pace perfetta in Eritrea, ma
ci sono spesso guerriglie sanguinose
fra le tribù.
Paola Tron Nisbet ci ha dato notizie
rallegranti della giovane Anna che molti di noi conoscono dalle lettere pubblicate sull’« Eco-Luce ». Anna ha potuto terminare gli studi ed è ora grata
di avere un posto di segretaria in un
ospedale. Orfana sin da piccola, menomata alle gambe dalla poliomielite, senza l’aiuto fraterno di molti non avrebbe avuto un avvenire; un aiuto che è
stato per lei una efficace testimonianza
resa a Cristo, il Liberatore.
Noi seguiremo ora con maggiore fedeltà e un interesse più vivo Bruno e
Paola Tron che, dopo 3 mesi di congedo, stanno per ripartire con gioia per ii
loro campo di lavoro, coi suoi problemi e le sue difficoltà, che lo rendono
più affascinante perché immerso nella
vita di tutto un popolo.
Come lo facevano notare i missionari Coìsson, se a Torre Peilice l’interesse
missionario è sempre stato vivo, è però urgente che penetri una linfa primaverile che gli dia una nuova spinta nella nostra comunità e prepari la nuova
generazione alle responsabilità che incomberanno loro quando la vecchia sa
Fino al suo ritorno si farà sentire la
voce del Maestro: « La messe è grande,
ma pochi sono gli operai. Pregate dunque il Signore della messe che spinga
degli operai nella sua messe ».
Graziella Jalla
...a Torino...
Una riunione simile ha raccolto a
Torino, il 30 settembre, le sorelle del
« gruppo Missioni ». e un buon numero di amici, intorno a Paola e a Bruno
Tron: proprio alla vigilia della loro
partenza per tornare al loro ministero,
dopo un periodo di congedo (operoso!)
in Italia e in Svezia, siamo stati molto
riconoscenti che ci abbiano dedicato
un pomeriggio; le domande numerose
loro rivolte e il vivo interesse con cui
sono stati seguiti ha attestato non solo
quanto la loro venuta sia stata apprezzata, ma che il pensiero e l’intercessione di molti li segue, ora.
...e a Sanremo
Il Comitato del Collegio Valdese, in
accordo con i Pastori della Val Peilice, ricorda che il primo ciclo di lezioni di teologia sarà tenuto dal prof.
A. SoGGiN secondo il programma seguente:
Da lunedì 18-10 a venerdì 22-10 alle
ore 20.45 presso la Foresteria di Torre Peilice: Introduzione ai Profeti.
Da lunedì 18-10 a venerdì 22-10 alle
ore 10,30 presso la Chiesa di Pinerolo.
Corso di aggiornamento pastorale:
I Profeti.
Domenica 24-10 alle ore 16,30 presso
la foresteria di Torre Peilice, conferenza: Relazione su un recente viaggio
ecumenico in Palestina.
Il prof. Soggin, in accordo con la
Commissione distrettuale, predicherà
a Torre Peilice il 17-10 e a Bobbio Peilice il 24-10; e in accordo con il Presidi del Collegio terrà nel corso della
settimana alcune lezioni agli studenti
della Scuola Media e del GinnasioLiceo.
Pure a Sanremo i missionari Bruno
e Paola Tron hanno portato il loro
messaggio, partecipando al culto di
santa cena, la domenica 3 ottobre. La
comunità è stata lieta di salutarli, alla
vigilia della loro ri-partenza, e pensa
con un augurio fraterno e nell’intercessione alla ripresa del loro ministerio
africano.
* * *
Mercoledì 6 ottobre è ripresa la serie degli studi biblici, con una conferenza del prof. Bruno Corsani, della
Facoltà Valdese di Teologia in Roma;
egli ha parlato sul tema: Attualità del
Sermone sul monte - Escatologia e politica nell’insegnamento di Gesù. Grazie di cuore per il suo efficace contributo.
iiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiimiimiiiM
Pomaretto
Ricordiamo il culto con S. Cena, domenica 10, alle 10,30, nonché Vinizio della Scuoda Domenicale, alle ore 9, per Porosa e Pomaretto. Infine, il culto di domenica 17 avrà
luogo eccezionalmente alle ore 11
Consultazione giovanile
interdenonpinazionale
per la diliusione
della Bibbia
Sabato 16 ottobre, nei locali della
Chiesa evangelica di Venaria Reale
(Torino), via V. Zanellato 53, si terrà
il primo Convegno Giovanile Evangelico Interdénominazionale, indetto dall’Alleanza Biblica Universale. L’invito
è firmato dal past. Renza Bertalot,
direttore della Libreria S. Scritture; il
programma delFincontro sarà il seguente :
14.30 : presentazione e introduzione.
15 ; lavoro della Società Biblica in
Italia.
16.30 : breve intervallo.
16,45 : consultazione
18 ; programmi.
19 ; conclusione.
Le adesioni possono essere comunicate telefonicamente a Torino, ad Alessandro Foriero, tei. 77.42.13.
........ iiiiiiiiimiiiiiimiiii
Scompare un amico
Il prof. Gabriele Pepe ebbi la fortuna di conoscerlo da vicino durante H
mio ministerio barese. La sua scomparsa lascia un vuoto anche in seno
all’Evangelismo pugliese. Godeva immensamente nel partecipare ai nostri
Culti. Il contatto spirituale che cercava di mantenere coi Valdesi (egli era
stato per studi nelle Valli Valdesi)
aveva la sua scaturigine innanzi tutto
nell’Evangelo. Se avesse dovuto anagrafarsi avrebbe senz'altro dichiarato
di essere un cristiano evangelico.
Lo andavo a trovare spesso all’Università quando avevo articoli della
“Luce” che potessero interessarlo e m
rà sparita.
..............
lamella ilei CK Mie-Painsnio
Le risposte continuano, ma vorremmo che si intensificassero
Come diversi lettori sanno, attualmente la nostra iniziativa permanente
che affianca il « fondo di solidarietà »
votato al sinodo dell’anno scorso (alla
unanimità, ma con una unanimità assai
meno riscontrabile nella realtà delle
singole comunità) è attualmente volta
a sostenere l’appello che il Consiglio
ecumenico delle Chiese ha lanciato alle Chiese-membro a favore degli otto
milioni e mezzo di profughi pakistani
in India, che vivono in condizioni tali
da far vergognare il resto del genere
umano sul suo disinteresse o sulla sua
« fatalistica » accettazione di fatti tragici come questo. Abbiamo riferito nel
numero precedente che ora il già tragico stato di fatto delle cose è ulterioimente aggravato sia dal continuo affluire dei profughi in ragione di circa
40 mila al giorno - e sia dalla pioggie e
inondazioni che hanno causato nuove
grandi difficoltà e rallentamenti nella
già così inadeguata distribuzione di viveri, medicinali e soccorsi.
Le ultime informazioni del soepì (u
bollettino di informazioni del Cec) precisano che, a seguito della richiesta della comunità cristiana del Pakistan
orientale, la Cesear, che è la commissione di aiuti del Cec ha stanziato altri
15 mila dollari (poco più di nove milioni di lire) per l’acquisto di medicine.
In India, l’organizzazione di aiuto
delle Chiese indiane si prepara anche
a collaborare coll’analogo servizio cattolico a dei vasti programmi di alimentazione nei campi profughi, con un costo totale di circa 900 milioni di lire.
Abbiamo ricevuto altre sottoscrizioni, che pubblichiamo qui sotto ed invitiamo ancora una volta caldamente tutti i lettori e le comunità ad inviare urgenti e generose offerte. Non appena
avremo raggiunto i due milioni, provvederemo a trasmettere la somma alla
Tavola affinché a sua volta la faccia
subito proseguire alla volta della commissione aiuti del Cec. .
Ricordiamo che le offerte vanno inviate al conto corr. postale n. Z/iVo/o
intestalo a: Roberto Peyrot, corso
Moncalieri 70, 10133 Torino. -i
Da Torino: L. Serafino L. 5.000: L. G. C.
10.000: T. Viola 5.000.
Da Torre Peilice: A. Jouve 5.000: S. Longo
2.000: S. Cornelio 5.000: E. e D. Abate
5.000.
D(t Bergamo : N. N. 100.000.
Da Gorle (Bg): N. N. 25.000.
Da Genova: T. Porta 10.000.
Da Riclaretto: E. Viglielmo 10.000.
Da Campobasso: P. Corbo 2.000.
Da Udine: R. Grillo 2.000.
Da Pomaretto: G. Lactsch 5.000.
Da Liimrno: N. N. 1.000.
Da Luserna S. Giovanni: N. N. 5.000.
Totale L. 197.000: prec. L. 1.396.785: in cas«iri L. 1.593.(85.
Doni Eco-Luce
Piero Moncada - Canada L. 2.000: E. C.
'forino 5.000: Ester Ribet - Ferrerò 2.000: Eli
Co.stabel - Svizzera 1.100: Giulio Cesarò - Palermo 1.000: Alberto Soggin - Roma 2.000:
Graziella Jalla - Torre Peilice 1.000: Corrado
Baret - Salerno 10.000: Maria Prochct Codino
Torino 400: L. C. - Torino 5.000: Lina e Aldi Varese - Torre P. 10.000.
Grazie! (continua)
II Congresso della Federaz. Giovanile Evangelica Italiana
S. Severa (Roma) - 31 Ottobre - 2 Novembre 1971
“Le alternative della testimonianza”
PROGRAMMA
DOMENICA 31 OTTOBRE - ore 9 :
Culto di apertura
Elezione della Presidenza
Interventi :
a) I termini reali dello scontro politico di oggi (Giorgio Gardiol)
ò) L’impegno e il suo fondamento evangelico (Paolo Spanu)
c) Relazione del Segretario F.G.E.I. (Gian Paolo Ricco)
Pomeriggio:
Discussione in seduta plenaria
Discussione in gruppi di lavoro.
LUNEDÌ 1 NOVEMBRE - ore 9:
Culto di apertura
Discussione in assemblea plenaria
ore 11: relazione e discussione su «Gioventù Evangelica» (Marco Rostan)
Pomeriggio:
Riunioni delle Federazioni Regionali
MARTEDÌ 2 NOVEMBRE - ore 9 :
Discussione in assemblea plenaria
Elezioni
ore 12 : Culto di chiusura, con S. Cena
Partecipazione: Ogni unione o gruppo giovanile ha diritto di essere rappresentato
da un delegato per ogni 50 membri o frazione di 50. Ogni gruppo può inviare quanti
osservatori vuole, a proprie spese.
Tutte le iscrizioni vanno inviate entro e non oltre il 15 Ottobre al Past. Paolo
Spanu - Via Bertola, 63 - 10122 Torino - tei. 53.72.63.
Costo del Congresso (vitto e alloggio): L. 4.500 + L. 1.000 di iscrizione.
Nel pomeriggio del 2 Novembre e parte del giorno 3, avranno luogo i Congressi
MGB e GEM, sempre a S. Severa : tutti sono cordialmente invitati ad assistervi.
N.B.: S. Severa si trova a 70 Km. da Roma ed è facilmente raggiungibile in treno
o in macchina sia da Roma che da Civitavecchia.
A PRAROSTINO
"Dalla bocca dei fanciulli hai tratto lode,
per ridurre ai silenzio l'avversario"
quei momenti egli coglieva l’occasione
per intrecciare la conversazione su comuni amici: il prof. Giovanni Gönnet,
il prof. Armand Hugon e tanti altri.
Quando capitavano professori nel suo
studio non faceva mistero di presentarmi per quel che ero.
A testimoniare della sua posizione
ideologica, mi tornano alla mente due
ricordi che lo facevano qualcosa di più
di un simpatizzante.
Quando uscì la rivista “Protesta laica”, da lui diretta — erano gli anni
dell’integrismo democristiano — si
tenne a Taranto una specie di tavoia
rotonda e fummo ben felici, con l’amico Vittorio Laurora, di averlo a nostro fianco quando io insistevo nel fissare certi limiti ad un certo laicismo
anticlericale mancante di un ajflato
autenticamente religioso.
Un altro ricordo: eravamo appena
usciti dall’Qratorio di Corso Vittorio
in Bari dopo lo studio biblico al quale
il prof. Pepe era stato presente con alcuni suoi Colleghi (era sempre accompagnato da amici) e ci volle raccontare la sua recente esperienza. Ci disse
che era stato ad Altamura nella locale
Chiesa Battista, presiedeva un vecchietto che lesse nella Bibbia e poi
cominciò a parlare, man mano avvinceva l’uditorio perché corredava il suo
dire con esperienze vissute. Alla fine
con molla umiltà si scusò; non sapeva
se aveva colpito nel segno o meno perché era un uomo di poca cultura. Lo
storico del medioevo commentava,
quasi avesse ritrovato la continuità in
atto della predicazione Valdese, sernplice, laica, cosruttiva: «...di questa
predicazione avrebbe tanto bisogno i
nostro popolo! ». ..
Altri, in questo momento, sente n
vuoto che il nostro Amico lascia nel
mondo della cultura. Altrettanto grande è il vuoto che egli lascia nel noslr >
piccolo ma interessantissimo mon
dell’evangelismo pugliese.
G. E. Castiglione
La recita e la mostra della Scuola Domenicale, già annunciate precedentemente, sono
state accolte con un discreto successo. Il pubblico ba avuto modo di vedere con quale impegno i bambini hanno preparato il loro pomeriggio; una preparazione cbe è durata alcuni mesi. I bambini cbe hanno fatto questo
lavoro erano solo i più grandicelli : quarta
e quinta elementare, e qualcuno delle medie.
La mostra riuniva però disegni e collages di
tutte le classi, eseguiti durante l’anno 1970-71.
L.'i recita comprendeva una commedia e una
farsa. Il testo della commedia, dal titolo, a Una
famiglia povera », è stato creato per intero dai
bambini stessi, come sono stati i bambini stes' si a fare le pulizie e ad allestire la sala della
mostra e il teatro, procurandosi anche il materiale.
La farsa era intitolata « Il Signor Veneranda ». NeH’intervallo fra la commedia e la farsa sono stati cantati dai bambini: Voglio donar la vita agli altri (testo di M. Ayassot), La
provvidenza (testo di M. Ayassot) e Io mi domando perché (uno dei canti di Agape, inserito nel disco avente lo stesso titolo).
La commedia trattava il problema della povertà in una famiglia abbastanza numerosa (i
genitori e tre figli) dove il padre non trova
un lavoro fisso, e quando lo trova, in un negozio di abbigliamento, si lascia travolgere
dalla tentazione, ruba due vestiti per non
mandare più a scuola stracciati i due figli
maggiori. Da ciò vengono i guai : licenziato e
condannato a tre mesi di prigione, il padre
lascia la famiglia in condizioni disperate. E’
qui che comincia però a intravedersi il messaggio umano e cristiano che ci viene dal testo
dei bambini: i figli maggiori lasciano la scuola e trovano lavoro; quando il padrone di casa sfratta la famiglia, con la scusa della « reputazione », lo stesso che ha offerto lavoro
ai due ragazzi offre anche alloggio e un impiego per il padre che sta per tornare.
A questo punto la commedia termina e sorgono molte riflessioni. Prima di tutto facciamo notare ancora una volta che il testo è opera integrale dei bambini, per cui le riflessioni che si presentano per prime sono: che cosa possiamo pensare di un tale testo? Che cosa cioè vogliono dirci i bambini? A prima vista si ha l’impressione che la commedia sia
una delle solite favole a lieto fine con sottofondo di morale (...i buoni che trionfano sui
cattivi, ecc...); ma noi pensiamo invece che
l’intenzione degli « autori » non fosse assolutamente questa. Ci fu infatti, nel corso
della preparazione, una discussione : se, cioè,
terminare la commedia a «»lieto fine » o no. E’
stato facile capire dalle loro parole che quello che cercavano non era proprio la morale,
ma un certo ottimismo, una certa speranza.
Vogliamo dire insomma che. più o meno coscientemente, quei bambini si sono resi conto
delle ingiustizie ma conservano la speranza di
trovare anche giustizie; esiste poi in loro un
notevole senso della realtà, che si sente in tutta la commedia, ma in modo particolare nelle parole della madre alla notizia dello .sfratto : ella non inveisce né contro il padrone né
contro il destino, contro niente; anzi, riconosce
le ragioni del padrone di casa, senza mai perdersi d'animo.
E' stato capito il messaggio di questi bambini? La loro iniziativa è molto incoraggiante. perché, come ha detto bene una signora
del pubblico, « questi saranno altrettanti evangelizzatori »; e speriamolo.
Sono iniziati da poco i lavori di restauro
della Cappella del Rodi, che vengono eseguiti
da un gruppo di volontari della comunità. Soni previsti il riassetto del tetto e deirinlerno.
Sabato 2 ottobre riprenderà Vattività della
Corale. Domenica 26 settembre c'è stato un
incontro delle rispettive Corali di Prarostino e
di Rorà. nella nostra comunità. 1 due gruppi
hanno trascorso insieme tutta la giornata.
Sabato 28 agosto si è celebrato il matrimonio dell’anziano del quartiere dèi Roch, Marco
Avondetto, con l’insegnante Paola Codino, anche lei facente parte della nostra comunità.
Ai neo-sposi l’affettuoso augurio della comunità per un’unione felice vissuta cristianamente.
Tra le altre purtroppo una spiacevole notizia. Due giovani della nostra comunità sono
stati vittima di un incidente sabato sera 28
agosto. I giovani sono Gianni e Franco Codino (15 e 17 anni). Si sono scontrati frontalmente in una curva con i rispettivi motorini.
Entrambi hanno avuto la frattura della mandibola e di altre parti del capo. Ad essi va il
caldo augurio della comunità per una complet,i gnarigione, sperando che la loro disavventura serva di monito agli altri.
« Desidero partire ed essere con
Cristo» (FU. 1: 23).
Il giorno 29 settembre è mancato
aH’affetto dei suoi cari il Commendatore Prof.
Silvio Pons
Uff. Accademico e Uff. della Pubblica
Istruzione di Francia
Addolorati ma sostenuti dalla Fede
del Risorto ne danno il triste annuncio la moglie Irma Vinçon, il figlio
Aldo, la nuora, i nipoti tanto amati,
le sorelle, i fratelli, i cognati, la figlioccia Florelisa Long Vinçon, i nipoti, pronipoti, cugini e parenti tutti.
Il funerale è avvenuto il 1» ottobre
a Firenze.
Firenze, 1» ottobre 1971.
Le famiglie Chauvie - Chiavia e
Mcnnet, profondamente commosse
per la grande e fraterna dimostrazione di simpatia per l’immatura scomparsa dei loro cari
Filippo Chauvie
Freidmo Monnet
desiderano, essendo nell’assoluta impossibilità di farlo individualmente,
inviare con la presente i loro ringraziamenti e l’espressione della loro
più sentita gratitudine a tutti coloro
che con fiori, scritti e presenza hanno partecipato al loro tragico lutto.
Un ringraziamento del tutto particolare vada al Sig. Sindaco ed al Sig.
Segretario del Comune di Torre Peilice, all’infermiera Donatella Jourdan,
al Sig. Francis Rostan, ai Sigg. Pastori, alla famiglia Frache, a tutti gli
Amici delle Valli, di Bardonecchia,
Sestriere, Pinerolo, Torino, Genova,
Finale, Borgio V., Pietra L., Loano,
Alessandria, Cisterna d’Asti, Crema,
Monza e Spliigen (Svizzera), nonché
a tutti coloro che con tanta abnegazione hanno collaborato alla ben triste missione del recupero delle care
salme ed al successivo svolgimento
del servizio funebre.
Torre Peilice, 26 settembre 1971,
6
pag. 6
N. 41 — 8 ottobre 1971
I NOSTRI GIORNI
UOMINI, FATTI, SITUAZIONI
MARIO LODI, un educatore
A Torino, la repressione
a Pescara, le cineprese
Nello scorso numero abbiamo scritto della protesta torinese degli obiettori di coscienza, protesta che sfociò nell’attuazione di un digiuno da parte di
diversi giovani. All’ottavo giorno la manifestazione è stata interrotta dalla polizia e dai carabinieri che hanno portato via tutto il materiale di propaganda
e han fatto- sloggiare i pacifisti da piazza Carlo Felice. Il movimento antimilitarista, nel darne notizia, afferma che
sono stati stracciati « fotografie e manifesti » e che è stato distrutto « parecchio materiale » da parte delle « forze dell’ordine ». I giovani, portati in
questura, venivano poi rilasciati, ma
non è stato loro possibile ottenere il
verbale di « divieto della manifestazione » richiesto.
Gli organizzatori della manifestazione si sono riservati di ricorrere alla
magistratura « per la tutela dei nostri
diritti sanciti dall’art. 21 della Costituzione ». Com’è noto, quest'articolo, al
primo capoverso, dice testualmente;
« Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero colla parola, lo scritto o altro mezzo di diffusione ».
Intanto in questi giorni, sempre a Torino, il tribunale militare ha condannato un altro obiettore di coscienza,
mentre i carabinieri hanno arrestato,
per la terza volta, un testimone di Geova che ha scontato per renitenza alla
leva ben tredici mesi di carcere fra
Gaeta e Peschiera.
Contemporaneamente, sotto il ronzare delle cineprese delle televisioni
francese, tedesca e inglese, si è tenuto
a Pescara un campo-scuola frequentato da 500 giovani missini giunti da tutta Italia. Dalla corrispondenza dell’inviato di un quotidiano apprendiamo
che Almirante ha dato ordine di riporre i trattati duceschi, i labari e le camicie nere in soffitta, di abolire il più possibile il saluto romano e ha perfino tollerato i capelloni. Temeva forse che la
forza pubblica avrebbe agito in coerenza al divieto di ricostituzione o alTapologia del partito fascista?
Ma se non l’hanno fatto neppure
quando, all’inizio dell’anno, l’Italia fu
scossa da cima a fondo da una vera e
propria offensiva neofascista allo scopo di creare quella confusione, quel disorientamento - come ricordavamo nel
numero del 12 febbraio scorso - sui
quali far leva per « salvare la patria »
magari con un governo «forte». Né bastò neppure la provata esistenza delle
bande armate paramilitari, come ad
esempio quella del monte Maranza,
presso Trento.
Deputati e dirigenti missini si sono
alternati al microfono per le loro lezioni, per la preparazione « ideologica »
con appelli ai liberali, ai monarchici,
ai giovani democristiani di destra e anche a certi gruppi socialdemocratici.
Essi affermano di aver «raccolto» il
grido di dolore di R. Calabria » e promettono per i prossimi mesi « tante
Reggio » per salvare lo Stato e l’ordine.
I « docenti » rivendicano anche
un nuovo impero, T« Impero europeo »
con Spagna, Grecia e Portogallo come
Stati-guida, ritengono che gli intellettuali stiano bene nella pattumiera e
infine vogliono uscire dal ghetto politico « in cui siamo stati cacciati dopo la
sconfitta del 1945 ».
Se non è fascismo questo.... ma la nostra società, o per lo meno i suoi attuali rappresentanti giudicano assai più
pericolosi dei giovani digiunatori che
rifiutano di imparare ad uccidere.
I problemi delTadozione
Sotto la presidenza della liberiana
Angie Brooks, che fu già presidente dell’assemblea delTONU, si è tenuta recentemente a Milano una conferenza mondiale sull’adozione e sull’affiliamento
familiare.
La conferenza ha affrontato i problemi relativi non solo sotto l’aspetto dell’inserimento del bimbi abbandonati
nelle nuove famiglie, ma, soprattutto,
ha cercato di indicare le cause - in vari
interventi e documenti - che portano
all’abbandono dell’infanzia e al coiitinuo crescere del numero dei bambini
ricoverati in vari istituti.
In sostanza, la Conferenza ha voluto
sottoporre all’attenzione delTopinione
pubblica i problemi dell’adozione in
una prospettiva non di generico umanitarismo, ma di ampio impegno sociale.
La delegazione ha in modo particolare posto l’accento, nel suo documento, sulla necessità di una concezione
nuova dell’adozione, che deve essere intesa come un « intervento di emergenza » diretto a dare una famiglia a dei
bambini che ne sono privi ma che non
può essere usata c strumentalizzata come soluzione permanente per impedire
di affievolire la necessaria e urgente
azione diretta alTeliminazione delle
cause sociali determinanti le situazioni
di abbandono.
Nel dibattito delle varie concezioni
mondiali sull’adozione è emersa quella
che - pur partendo anch’essa dall’esigenza di tutelare al massimo l’interesse
del minore - si traduce in realtà nel limitare o nel negare alle famiglie più
« modeste » il diritto di adottare dei figli per riservarlo ai più abbienti.
Le varie concezioni sull’adozione sono poi state ampiate - e complicate
dall’estendersi dell’Adozione interrazziale che la Conf., in quanto mondiale, ha ampiamente trattato. Questo tipo di adozione si è notevolmente esteso negli ultimi anni e la cosa, oltre a
significare che il mondo diventa sempre più piccolo e ad avere il suo lato
positivo come contributo all’emarginazione dei concetti di nazionalismo e di
razzismo, ha sempre il suo tragico risvolto dovuto al fatto che anche questo
tipo di adozione è pur sempre da considerarsi come un « intervento di emergenza » a livello più vasto; intervento
dovuto al fatto che, ad esempio, migliaia di bambini di paesi sottosviluppati, come filippini, africani, sudcoreani ed altri ancora lasciano i loro paesi
per essere adottati in nazioni a capitalismo avanzato, a motivo della condizione di sfruttati e di neocolonizzati
dei loro luoghi di origine che diventano
sempre più poveri e sottomessi.
Il lato sociale dei problemi dell’ado
zione si ripercuote largamente anche in
Italia dove -. come ha fatto notare un
oratore - i minori abbandonati sono
spesso preda (ne abbiamo avuti numerosi e raccapriccianti esempi) di
certi industriali dell’assistenza e di certe organizzazioni che vivono e prosperano alle loro spalle.
Ma accanto agli orfani - diciamo così - « tradizionali », la Conferenza ha
denunciato anche la triste situazione
degli « orfani di frontiera ». Secondo
un’indagine compiuta dall’Associazione nazionale famiglie adottive sui figli dei lavoratori costretti a emigrare
in Svizzera e in Germania, risulta che
migliaia di bimbi vengono ricoverati
in istituti del Mezzogiorno o in quelli
di frontiera dato che non possono seguire i loro genitori, sia perché lo Stato dove essi emigrano lo proibisce, sia
perché le spese per l’assistenza infantile sono troppo elevate.
Roberto Peyrot
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
IL SOCIALISMO
DAL VOLTO UMANO
Roger Garaudy è stato intervistato dalla rivista « Der Spiegel », sull’attuale situazione del comunismo in
URSS e in Francia, e sui suoi rapporti personali col PCF (= partito comunista francese). Il Garaudy entrò nel
PCF all’età di 20 anni (nel 1933) e fu
internato, durante la seconda guerra
mondiale, in un campo di concentramento. Dopo la guerra, percorse sia
la carriera universitaria, sia quella
politica, entrambe brillantemente. Deputato, poi senatore, infine membro
del comitato centrale del PCF dal 1956
al 1970, anno in cui venne espulso dal
PCF per deviazionismo. È indubbiamente un grande conoscitore del marxismo-leninismo, forse il più grande
della Francia contemporanea: lo attestano le numerose opere da lui scritte sull’argomento, e l’aver egli diretto
la pubblicazione in francese delle opere complete di Lenin. La sua crisi di
coscienza ebbe clamorosamente inizio
nel 1968, dopo l’occupazione della Cecoslovacchia operata dagli eserciti del
Patto di Varsavia.
Ecco alcune delle domande e risposte delTintervista, come sono riportate sul mensile « Lectures pour tous »
(settembre 1971).
« D. Come si spiega che il PCF si rifiuta sempre, in grandissima maggioranza, non diciamo di condannare, ma
neppure di disapprovare d’una virgola
la politica sovietica?
R. Credo che vi siano, per questo,
due spiegazioni, l’una delle quali mi
sembra legittima, l’altra illegittima.
La spiegazione legittima è che la Rivoluzione d’Ottobre ha aperto per prima
un varco effettivo nel sistema capitalista. Prima di quella rivoluzione, molti partiti socialisti avevano chiaccherato sul socialismo, ma nessuno aveva realizzato il socialismo, neppure
avendo ottenuto la maggioranza assoluta. Con Lenin la realizzazione è stata fatta per la prima volta, e ciò fece
nascere una speranza legittima.
E illegittimo, invece, pretendere
che gli attuali dirigenti del Partito Comunista Sovietico rappresentino "il
partito di Lenin". Oggi lo Stato e il
Partito Sovietico costituiscono una
perversione radicale, di tipo burocratico e dispotico, delle concezioni di
Marx e di Lenin. Ma gli errori e i delitti di Stalin, denunciati da Kruscev
al XX Congresso del Partito Comunista dell'URSS, non bastano a spiegare
tale perversione.
Il PCF non ha fatto un’analisi sufficiente delle cause profonde della perversione. Le sue strutture sono copiate da quelle del Partito Sovietico, e
un buon numero di dirigenti sperano
che tali strutture non vengano messe
in discussione: la base non era dunque preparata alla critica, dai suoi
stessi dirigenti.
D. Com’è potuto avvenire questo?
R. Al XX Congresso non ci si sarebbe dovuti contentare di parlare di
"culto della personalità", perché ciò
non significa nulla. È assurdo considerare Stalin colpevole di tutto quel
ch’è stato fatto ai suoi tempi: Stalin
non è una causa, bensì un effetto.
Quando un certo sistema, che si era
sviluppato in condizioni storiche particolari, .superò i propri limiti, allora
venne Stalin. La classe operaia era
già minoritaria, nell’lìRSS, all’inizio
della Rivoluzione d’Ottobre. Dopo la
rivoluzione e la guerra civile, i quadri
migliori di quella classe operaia erano stati sterminati nella lotta, tanto
che fu necessario istituire una dittatura del proletariato quasi senza proletariato.
D. La dittatura era dunque la sola
.soluzione possibile?
R. Il Partito parlò in nome d’una
classe operaia, che essenzialmente non
esisteva ancora. Un apparato si mise
a parlare in nome del Partito, poi un
ufficio politico in nome dell'apparato:
e, al limite, un solo uomo fin) per par
Mario Lodi rappresenta una delle
tante figure più interessanti di insegnante impegnato in un movimento di
rinnovamento della scuola e di denuncia delle strutture oppressive della stessa Per lui, il momento educativo costituisce un atto di onestà e di impegno e
deve possedere la forza di liberazione
delle capacità espressive delTallievo.
Ogni suo tentativo di rinnovamento,
ogni nuova tecnica didattica da lui
inaugurata deve essere inserito e considerato in questo più ampio contesto
motivazionale, secondo linee di ricerca che lo avvicinano all’impegno di don
Milani.
Lodi è nato a Piàdena (Cremona) nel
1922 ed insegna dal 1940. Partecipa al
Movimento di Cooperazione Educativa
(M.C.E.), fondato da un attivo gruppo
di insegnanti che, sulle linee programmatiche e didattiche inaugurate dal
francese Célestin Freinet (quali la tipografia scolastica, il testo libero, la
ricerca d’ambiente, la corrispondenza
interscolastica, ecc.), ha provocato anche fra i docenti italiani un moto di revisione e di ripensamento, investendo
il piano scolastico e quello socio-politico.
Insieme a G. Morandi, ha curato nei
Quaderni di Piadena (1962) l’esposizione delle sue esperienze nella Biblioteca popolare del paese. Inoltre, ha pubblicato C’è speranza se questo accade
al Vho (1963) e, per i ragazzi. Il permesso (1957-1970), Il soldatino del pin punì
pà (1962), Il corvo (1971), ottenendo di
recente anche il riconoscimento del
Premio Viareggio.
La materia prima dei suoi libri è
sempre costituita da un’esperienza personalmente vissuta e sofferta; così, in
C’è speranza, ritroviamo l’analisi di
cinque anni di scuola nella sede del
Vho e dei primi approcci ad una didattica liberatrice. A continuaz. di questa
prima ricerca ed utilizzando i brani
più significativi del giornalino Insieme
pubblicato dalla sua classe. Lodi ha
presentato lo scorso anno, riscuotendo
un enorme successo, quel meravigliosodiario scolastico che è II paese sbagliato (1970, Einaudi).Qui, ritroviamo tutta la carica costruttiva e rivoluzionaria
di un maestro del popolo, di un uomo
modesto e sensibile ad ogni bisogno
reale delle persone che, come lui, vivono in un « paese sbagliato » che sentono di dover disfare e ricostruire secondo una dimensione più umana.
Roberto Eynard
lare e decidere per tutti. Ecco l’ingranaggio. Un solo dirigente comunista,
a mio avviso, seppe porre il problema nei suoi veri termini, l'indomani
del XX Congresso: Togliatti. Questi
disse: “Bisogna ripensare la concezione del Partito nei suoi fondamenti,
creare un Partito nuovo. Non si deve
fare, volendo esser leninisti, un Partito copiato' da quello che Lenin fece in
date condizioni, le quali furono radicalmente diverse dalle nostre condizioni attuali".
D. Lei parla dello stalinismo, come
se fosse un regime ancora al potere.
Che cos'è lo stalinismo?
R. Lo stalinismo, a mio parere, si
appoggia su tre principi codificati da
Stalin nel suo libro: “I principi del leninismo”.
1») Col nome di “centralismo democratico”, si è applicata in un partito legale, anzi in un partito al potere, una concezione ch'era stata elaborata da Lenin in condizioni di lotta
clandestina e in opposizione all’autocrazia zarista.
2») Col nome di “ruolo dirigente
del Partito”, si è perpetuata in tempo
di pace, una concezione ch’era stata
elaborata da Lenin per un periodo di
guerra e durante un periodo di guerra.
3“) Il terzo principio dello stalinismo, è quella pretesa legge secondo
cui più il socialismo si sviluppa, più
la lotta di classe si acutizza. Essa è
stata il pretesto di grandi massacri,
perché in nome di tale legge ogni opposizione, e persino ogni critica, è stata assimilata ad un’azione del nemico.
È l'applicazione di questa legge che
ha portato alla Cecoslovacchia ».
Non possiamo riportare il seguito
dell’intervista, che è molto ampia e
interessante. In sostanza, il Garaudy
auspica l’avvento d’un socialismo dal
volto umano, come auspicava anche il
Dubcek. Noi ci sentiamo vicini a lui
con profonda simpatia, anche e soprattutto perché abbiamo letta di lui
la seguente stupefacente invettiva
(stupefacente perché rarissima, a quanto ci consta, nella penna di uno che
si dice marxista): « Voi, gente di Chiesa, voi siete i ricettatori della grande
speranza che c’è stata rubata da Costantino. Rendeteci Gesù Cristo. La
sua vita e la sua morte appartengono
anche a noi, appartengono a tutti coloro per i quali esse hanno un senso »
(citato da « Le Monde » del 28.9.’71).
UN ESERCITO DEMOCRATICO
Nel precedente n. di questo settimanale abbiamo riportato una lettera di Giorgio Rochat, denunciante la
legislazione ed il costume repressivi
dell’esercito italiano. « L’Astrolabio »
del 26.9.’71 ritorna ampiamente sul tema, con due lunghi articoli. Dal secondo (di Luigi Anderlini) riportiamo il
passo seguente, che conferma invece
il giudizio (da noi accennato di sfuggita) sulla democraticità dell’esercito
tedesco.
« La Germania che alcuni considerano (e storiciamente non a torto) la
patria del militarismo appare oggi come uno dei pae.si più avanzati in fatto
di democratizzazione delle forze armate, un esempio che con l’istituzione
del Commissario Parlamentare per le
forze armate, col riconoscimento dell’obiezione di coscienza, col rilievo dato ai problemi del “foro interiore" del
militare, ai suoi diritti inalienabili,
potrebbe essere costantemente riproposto ai nostri governanti. Vieti fatto
di constatare, melanconicamente, che
le soluzioni gattopardesche da noi
escogitate (lasciare di fatto le cose come erano, anche dopo l’approvazione
della Costituz.ione) trovano il loro alimento in un ambiente dove il cattolicesimo ha operato nel senso del peggiore gesuitismo, il che non è avvenuto in un paese che — più militarista del nostro — ha però dietro le
spalle Lutero e quello che il protestantesimo significa per lo sviluppo
del senso di responsabilità personale ».
Comunità e scuola
Un convegno a Torre Pellice, con la partecipazione di M. Lodi
A Torre Pellice si è tenuto martedì 28 settembre un convegno sul tema c< Comunità e
scuola », organizzato dalla Direzione Scolastica in collaborazione con l’Amministrazione
Comunale.
Ha aperto i lavori il direttore didattico
prof. Roberto Eynard con una presentazione
del tema e degli oratori.
È seguita la relazione introduttiva al dibattito tenuta dal prof. Francesco De Bartolomeis, direttore dellTstituto di Pedagogia
deirUniversità di Torino,
Il relatore ha iniziato con una precisazione
importante sul concetto di comunità : la comunità nella società capitalistica non è una
realtà ma un’ipotesi, infatti in una società
divisa in classi non si può parlare di comunità
che resta un obiettivo da realizzare storicamente. Ogni discorso sulla scuola deve perciò partire da questa constatazione di fondo : la scuola
attuale è espressione della società capitalistica
e il compito che il sistema le assegna è quello di perpetuare lo status quo.
Quali devono essere pertanto le prese di
posizione nella scuola degli insegnanti che
vogliono lottare per una società diversa?
Innanzitutto la società senza classi si può
raggiungere solo con la rivoluzione che non
può certo avvenire nella scuola (sovrastruttura), ma soltanto a livello strutturale dei rapporti di produzione. Gli insegnanti cioè devono rendersi conto dei limiti oggettivi che incontra la loro azione nella scuola, azione che
rischia sempre di essere ricuperata dal sistema,
di risolversi in un riformismo funzionale alla
situazione esistente.
Ma rendersi conto dì questa ambiguità, di
questa contradditorietà non significa rinunciare a qualunque impegno di rinnovamento
airinterno della scuola, ma accettare Tinevitabilità degli obiettivi intermedi — rapporti
nuovi nella classe, contenuti alternativi, nuova pedagogia — che possono si risolversi in
||•'tM!||||]|||)||l||||||||IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII
Così ci vedono
Su « Settegiorni » (19.9.’71) si è potuto leggere un servizio sui periodici protestanti italiani nel quale accanto a una presentazione più ampia dei problemi che incontra attualmente « Nuovi Tempi », si passano in rassegna le testate - e sono molte! • dei giornali evangelici nostrani. Ecco come viene presentato « L’Eco-Luce » :
« La luce ». E’ il settimanale della chiesa valdese, edito a Torre Pellice: un foglio di
sei o otto pagine, senza foto, di presentazione grafica non brillante. Nelle vallate piemontesi in cui il protestantesimo valdese conta le sue comunità più consistenti, il settimanale viene diffuso con una diversa testata
(ma con contenuto identico): «L'eco delle
valli ». « La luce » è alla sua 64a annata. Il
direttore effettivo (responsabile è il pastore
Luigi Santini di Firenze) è Gino Conte, esponente degli orientamenti teologici più tradizionali. Sul piano ecclesiastico, infatti, « La
Luce » persegue una linea piultosto conservatrice, anche se meno oltranzista che in passalo nei confronli del calloliccsimo. Sul piano
politico, invece, è relativamente più incline alle aperture. Ultimamente ha posto l’accento, in
particolare, sul riconoscimento deirobiezìone
di coscienza e suH'abolìzione di reati di vilipendio. La gamma degli argomenti toccati è
discretamente ampia. Si* avverte il tentativo di
non farne un .semplice organo confessionale
interno. Ma i lettori della « Luce » sono quasi tutti valdesi. La tiratura si aggira intorno
alle 3-4 mila copie (i valde.si in Italia .sono
poco più di 26 mila). La distribuzione sfrutta
i canali tradizionali: molte copie vengono diffuse al momento del culto domenicale. L’acquisto del giornale è spe.sso inteso come un
« simbolo di stato » : è accertato che non sem})re l'acquirente, poi, lo legge.
Una valutazione analoga si più leggere in
un articolo di Giorgio Girardet, dedicato alla
stampa periodica evangelica italiana, sulla rivista « Studi francescani » (aprile-giugno ’71.)
azioni di puro riformismo, ma possono anche
costituire tappe importanti sulla via del cambiamento della società.
Queste idee sono emerse sia daH’esposizione
del relatore, sia dal dibattito che ne è seguito..
La mattinata si è conclusa con la proiezione
di films-documentari suH’atelier di pittura di
Gigliola Chessa, ispirato al metodo Stern. È
risultata evidente Ì’efficacia di tale mezzo di
espressione ai fini della libera estrinsecazione
della personalità del bambino.
AlFesterno della Sala Sinodale — in cui
si è tenuto il convegno — era stata allestitai
la mostra dei dipinti che — seguendo lo stesso metodo — i bambini del Parco Robinson
di Torre Pellice avevano eseguito sotto la guida di un gruppo di giovani. Uno di essi ha
illustrato nel pomeriggio le sue interessanti
esperienze.
Nel pomeriggio ha parlato il maestro Mario
Lodi (autore del libro II paese sbagliato) presentato dall’assessore all’istruzione di Torre
Pellice. La tesi di fondo della sua relazionepuò essere cosi esposta : il progetto che devch
guidare gli insegnanti nel fare scuola è la
realizzazione di una società senza classi che
sola può dirsi « comunità ».
È vero che una tale realizzazione (come già-,
era emerso nella relazione del De Bartolomeis)
può avvenire solo con il mutamento strutturale dei rapporti di produzione, ma tuttavia
ogni cambiamento sociale suppone la condizione soggettiva della presa di coscienza delle
contraddizioni reali : è a questo livello di sensibilizzazione politica che si deve operare aU
l’interno della scuola.
In questa prospettiva il modo nuovo di fare
scuola consiste precisamente nel porre al cen*
tro del lavoro scolastico Vanalisi critica della
realtà sociale, appunto per far emergere le
contraddizioni della società capitalistica.
Tale ricerca non serve semplicemente a
« fotografare » la realtà come essa è ma a stu^
diare il modo di superare tali contraddizioni,,
a lavorare per una autentica rivoluzione che
porti alla liberazione dell’uomo. Ecco dunque
la dinamica che collega la scuola con la società : il movimento va dalla società alla scuola (in quanto nella scuola si prende coscienza
dei problemi sociali) e poi torna nella società,,
porta aH’esterno la critica, mette in luce le
contraddizioni attraverso un collegamento con.
le famiglie, con il quartiere.
Non si tratta dunque di fare una scuola
nuova come « isola felice », ma di mettere la
scuola al servizio delle classi sfruttate, portando aH’esterno l’analisi critica in modo che la
gente ne sia coinvolta, sìa compartecipe e non
semplice oggetto di informazioni.
M. Lodi ha illustrato questo con un esempio tratto dalla sua attività di insegnante. Affrontando in classe il tema deH’emìgrazione,.
quali sono le fasi della ricerca?
Innanzitutto si parte dairintervisla a famiglie che abbiano un parente all’estero,,
si collocano tali testimonianze in un ambito
statistico, infine sì comunicano i primi risultati di tale analisi alla gente del paese invitandola a partecipare al successivo sviluppo
della ricerca (cause del fenomeno, ecc.) che risulterà essere un lavoro collettivo fuori dalle mura della scuola.
Ecco che con questo non si ha a che fare
semplicemente con una nuova didattica (ricuperabile dal sistema perché lascia soslanzialmenle le cose come stanno) ma con una
azione già politica che ha alla sua origine
una precisa scelta di classe e si pone come
esercizio di presa di coscienza della .struttura
sociale nella prospettiva del cambiamento della società.
Il tema della serata - « Il Comune e la
partecipazione di liase » - è stato introdotto
dall'avv. Ettore Beri.
L'esigenza di fondo del far politica - egli
ha sottolinealo - deve essere quella della libertà e della democrazia, nel suo autentico
Elena Bein
(continua a pag. 4)
Direttore responsabile: Giivo Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 - 8/7/1960
Tip. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice [Torino^