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ANNO LXXV
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Torre PélHce, 13 [%embfe 1944-XXtl OJIARE
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N. 28
IX
Nulla sia più forte della vostra fede!
(Gianavello)
SETTIMANALE DELLA
ABBONAMENTO
Italia e Impero Anno L. 20 — Semestre L. 10
Estero . . » '»30— » >15
Ogni cambiamento d’indirizzo costa una lira— La copia Cent. 40
“ Non temiate, non temiate 1
Grida un angelo ai pastor „
Così, bambitii, cantavamo in coro mtorno all’Albero sdntiiìxmte,.,; nè sapeviamo quel che volerne diire t’esortazione
a « non temer,& », j.
iTi verità, non abhiàm forse moA compreso un simile saluto Natalizio. Natale: lieta solennità .simpatikia fra tutte; festa della gioiia per eccellenza, in famigliu e nelìtas chiesa, nei cuori ! — Ma
oggi? E’ egli .possibile far tacere il cuore lacerato? E quand’anche ciò fosse
possibile. Sarebbe egli lecito festeggiare,
dimentichi del flagello pauroso che sconvolge le famiglie, e la chiesa, e l’umanità?
Non c’è chi rum lo. senta: in questo
Natale abbiamo anzitutto bisogno di
udire una voce autorevole che ài « gridi » proprio qiucsto messaggio: « Non te.
mete ! ». Orbene, è il mes&aggìo iXageliCa specifico di questo Natale; è-ììÌ messaggio che la Chiesa vi addita quest’anno.
Sono tanti, invero, i nostri motivi di
timore; ma da «issi Ci Ubera il Redentore: ecco, gitisi che particolarmente c’insegna l’esperienza dei pastori di Betieem.
t): « «
Essi temetlarb per l’apparizione del
soprannaturale che li colpì.
Il soprannaturale incute sempre spavento, anche quando sia celeste, perchè
l’uomo peccatore si sente smarrito di
fronte al mistero. Ma che dire quando
si íratta-di-scprannatwále diabolico? -—
Oìu, VEvangelo c’insegna che, nielVattuale periodo della lotta necessaria per
il divenire del Regno di Dio sullla terra,
inevitabili sono le manifestazioni del
« Principe delle Tenebre » e che tali manifestazioni asisumono talora proporzioni
eccezionali, veramente.« sopra, naturali ».
Ed in esse, nel peccato, sta Ut radice di
tutti) i mali.
Come non esserne turbati?
« Non temieit© ! Oggi vi è nabO un Sal.vatore, Che è Cristo, il Signoire ».
E’ venuto. Agnello di Dio, ed ha sofferto come nói e più di noi; ha sofferto
per noi, togliendo su di Sè il nostro peccato e micordaindoci che la Risurrezione
tien dietro al Calvario: E’ venuto. Buon
Pastore che non ci abbandona; Ei cammina dinnanzi a noi sull’aspro sentiero
e ci ammonisce che, se non comprendiamo, ora, sapremo più tardi... —
Guardiamoci perciò dall’impazienza nel
giudicare le vie divine — e non temiamo ! Il bimbo, ignaro della volontà di
sua madre, non discute con lei: le si
stringe, quando ha paura, più forte al
seno.
« Non monta, se scrutar la notte oscura
Io cerco invan.
Sentir mi basta la mia rnain sicura
Nella tua man ».
Cristiani, ci bastH avere orecchio per
udire, fiduciosi, U celeste messaggio di
Natale.
CHIESA VALDESE
Riguardate alla roccia onde foste tarati
(Isaia U: 1)
■(« ■
Dlrallerai »rol. Ome COSTABBL
AMMINISTRAZIONE e REDAZIONE:
Via Ett«me Muti, 1 bis — TORBE PEIJJCE
Ali tempi dei pastori di Betlem, altri
ci furono, come, loro turbati; ma non potevano essere rassicurati dall’Angelo. Li
conoscete: Erode, H tiranno; ì Farisei,
ipocriti. Emissari del Malignai, non hanno ancora compiuto sulla nastra misera
terra tutta l’opera dell’Avversario, loro
Patrona. Ma l’Evangelo l’ha previsto; ha
vaticinata il moltiplicarsi dell’iniquità;
eppure ancor ripete agli uomini che Dio
gradisce: « Voi, non temete ! ».
— O Chiesa, Valdese, testimone attraverso alterne vicende secolari dell’Amore che non vien mai meno, possa tu —
malgrado ogni avversità — rispondere
ancora alla voce del cielo: « Ringraziato
Sd Dio, che ci dà la vittoria per mezzo
del Signor nostra Gesù Cristo ».
Luigi Miarauda.
“ [d issi li
»»
Isaia 61: 4.
Ho cenoaito a lungo, nella Parola di
D’o, un miessaggio per Natale e mi sono
fermato a questo 'passo contenuto nelrultima profezia messianiica 'di Isaia.
Questa, hoi detto, è la parola opportuna
per noi, chiiamatì a viveirei in mezzo a
tante rovine.
Immagino ii'vecchio profeta quando
-)i la détto airamamiense: la^ suia voce dovette tremaiTe.,di 'Commozione etì una
lacrima scendergli lungo le gote. Dinanzi al SUO sguardo 'e<tia il bampo di
rovine più triste che mai fosse stato.
GeriCsalemme, nel lontano settentrione,
era un cumulo di maicerie. Aveva combattuto ■disperatamente per un aimo e
— mezzo contro Toppressore ftnchè, mieituto dalla fiaimie e dalla peste, aveva dovuto Boccombere e con lei era crollato
tutto un mondo: il tempio sacch'eggjiato
e distrutto, la legge rimasta senza tutoiri, storia scritta dalla maino dall’Etietmo
é glorificata dai nomi di Abramo, Mosè,
Davide ed, Elia, conclusa nelle mani del
• pagano Nebucanedsar: « Oh ! mia patria BÌ bella le perduta... Oh ! membranza sì cara e fatai ! ».
r (Quelle rovine dicie una voce daH’alto
al profeta, saranno riedificate.
Rendi attento il tuo sguardo veggente, fermalo sulle colkxnne festanti dei reduci igimdate da Zorobabde, Esdra e
Neemiai, che attraversano il deserto ,diirettìe verso le antiidhe ruime. Volgilo ancor più lontano e vedi gli angeli festani ti salutare la culla di un discenidiente
di Davide. Guarda più lóntano ancora
e vedi il suo Regno estendersi fino aito
s aatremità della terra... In verità sono ri> sorte le rovine sulle quali avevi sparto
I i tuoi .pianti !
Ma Isaia è vissuto tantti secoli or sono
e noi viviamo oggi e siamo circondati
da nuove rovine, anicor fumanti; rovine
yaldesi !
I montanari partiti (dai nostri villaggi
e dispersi lontano neirultimo secolo.
Neiravito ipodere, i rovi; |e loro laggiù,
ne.Ili'esiLio di Babilonia, anche isenza
l’esercito' di Nebucanedsar... La Parola
di Dio, spada dei vecchi, negletta e polverosa in troppe co'sie... La (salute delle
famiglie patriarcali profanata da interessi terreni, fornicazioni, adulterii... Lo
spirito missionario dei Barbi oggi limitato a poche decine di uomini e a qualche dliiacanessa... Lo zelo <ii testimonianza che animava i martàil led ora. stenta
a confturre tutti fino alla Siacra Mensa...
Come son tristi queste parole per un
figlio delle Valili ! Ci stringe rm nodo' di
pianto alla gola, il cuore trabocca di nostalgia del piassato, votrreimmo non esser nati piuttosto che assistere alla decadenza dei nostro popolo !
Ma il nostro testo. non parla così !
Afferma che essi, i Valdesi, riedificheranno le antiche ruine. Dice che non
dobbiamo cedere allo scoraggiamento,
ma aver fede nel irisiveigjio dei nostro
popolo, che non dobbiamo essere afflitti, ma aprire il .cuore alla speranza. Mi
par di udire gli accenti ■di un inno dieli’Apiostoio delle Alpi (1):
Ne te désole point, Sion, sèche tes larmes,
L’Eternel est ton Dieu, ne sois plus en alar
[mes...
,.Jl te rétablira même au sein de tes ruines
La vigne et l’olivier étendront leurs racines.
Tout sera relevé comme en tes plus beaux
[jours,
Les murs de tes cités, tes remparts et tes
[tours...
lo non 80 ictorae tutto questo ipossa av
venire, ma lo credo, pietrchè hioi fede
netUa Buona Novella di Natale.
« « *
L.,..
(1) Félix Neff vissuto circa un secolo fa.
Eran tante, quellie rovine, ma non
bastanoi ancora. Nel seno delle famiglie,
nel segreto dei cuori, in ogni giorno che
passa, io ne scorgo di‘.nuove. ■
Penso a voi, travagliati ed aggravati.
Nellar^ta avete tanto sofferto; povertà,
malattie, lutti, son venuti adì abbattersi l’un dofX) l’altro suUie vostre spalle e
Ile hanno incurvate, mentre il viso si faceva rugoso, i capelili d’àrgento ed il
'cuore inaridito.
Penso a voi, che il peccaibo ha tenuti
schiavi per lungo tempo e ripagati con
il disprezzo della gente, le porte chiuse
sui vostri passi, la necessità dii- peccare
ancora per andare avanti, le 'accuse
della cosciienza, la rninaccia del giudizio
divino... E'd è questa la vita che avevate
soignata sì befia?
Penso a te gioventù, chiamata a sbocciare m questa tremendo età. Pur ieri
mi giungevano all’orecchio' i tuoi canti:
Lassù sulla montagna
Rovina, iì rmo chalet.
Ma l’eco ne vibrava ancora, dhe già
il tuo « ichalet » era crollato, la' gU'erra
aveva sovvertito i tuoi pensim e spezzato i 'tuoi sogni: separazioni (dolorose,
viaggi initeirm,inabili, dialoghi con la
morte, esilio e prigionia... Storie di lunghe attese, fidanzamenti rotti, fedeltà
eroiche... Giovani donne sianza' sorrisi,
bimbi iche non conoscono il volto paterno, gente aU’alha della vita e già
vecchia.
Povera gioventù ! Come potrai tu
cantare i’ultima strofa della tua canzone: « Lassù Sulla montagna - Risorge il
mio chalet »?
A viste umane tutte queste rovine
non si 'possono ricostruire, ma secondo
la Parola di Dio, isì. La Buona Novella
di Natale è quella diellu iristaurazionie*e
della risurrezione, tl deserto e la terra
arida si rallegrermmo, la solitudine gioirà e fiorirà come la rosa... (Is. 35).
Gesù è venuto per ravvivare la canna
rotta e ravvivare il lucignolto fumante: per salvare iciò che lera perito...
NpUa notte che ici awolg©, io credo, sta per risuonare di bel nuovo l’annun^io di Betlemme: « Gloria a Dio...
Pace, in ferra ». Ed allora i focplsSi dispersi torneranno a ricomporsi e molti
afflitti saranno iconsolatì, dei vecchi
rudranno e si sentiranno ringiovanire,
dei giovani rialzeranno il capo e uniranno! la voce al canto degli angeli. Su
tutta .la terra, attorno alle rovine fumanti, ; risorgerà la vita. Io to credo.
Me lo dice il Natale.
Ho leitto in ¡^oventù la storia di quel
poeta gpeoo, cieco ©d in età avanzate,
che visitò, 1© rovine (di Troia, studiandone la forma palmo a palmo col tatto
delle mani, baciandole © bagnandole con
le lacrime diegli occhi spenti, prima di
scriverne un poema immortale noto ancor oggi -in tutto il mondo.
Oggi come quel vegliardo, ci troviamo circondati da rovine in una notte
profónda. Ma sul nostio orizzonfe rispl'ende la luce di Natale !
E non si tratta più, allora, di cantere
su di lesse una triste elegia, ma di ben
altroi; '( .
Ricostruire ! Questa la misissianie dei
discepoli del Cristo dinanzi alle macerie.
E ic<m l’aiuto di Dio riedifichjeremo le
nostre rovine! Tutte, quelle dei giovani
ni © dei vecchi, diei peocaatori e degli innocenti. Il Signore riiooistruirà persino
quelle di chi piange tutto solo sopra
una tomba. Non è forse que^ che d
armumia il gioomo di Natale?
* <i> *
Natale è sempine tstato tin giooio belio tra i migliori, ma un Natale benefico
e glorioso come oggi, io non Tavevoi pensato mai.
Si, gkdai a Dio...
Pace m ferrai...
j iTn Pastore Valdese.
In famiglia
Domenica, primo ottobre.
' Abbiamo pensato di passare la serata
insieme, cosi alla buona, tra vicini che
si conasoono dia im ipezzo, che si stimano a vicenda, che si rendono — quando
capita — dei piccoli servizi. Siamo andati sempre d’accordo; ■ma gli avvenimenti kM questi tempi d. hamnO' ravvidnalti, d hanno fatto sentire più profondamente tutte le affinità che ci legano,
hanno quasi « scoperto » davanti ai nostri occhi (il! « fondo comune » delle
usanze, delle tradiziani, della mentalità, della fede.
E 'COSÌ noi tutti — o quasi tufeti — di'
Pkmiprà siamo riuniti queista sera ¡nella cudna di Jean: ampia cuidna della
casa nuova, imbiancata di fresco, fortemente illuminata: ichè la lU'Ce elettrica è arrivata anche <lui, fin nelle stalle
e nei fienili. Intorno intorno, tutti visi
noti e sorrisi amichevoli: alcimi uomini, molte donne, qualche bambino più
grande. Si 'discorre iprima, della guerra
naturalmente; poi la gioventù inconiinda a cantar,e (ogni f amiglia ha portato
rirmario) e si oantano uno, due, tre,
quattro Irmi. Alla gente nostra piace la
musica, anche molto .sempliòe,; .piacciono le voci sonore, anche tm po’ rozze.
E piace cantare tutte le strofe dell’Inno,
in modo cioè da non stroncare il pensiero, come capita fadlmentèvindicEoido
solo la prima © l’ultima strofa, oppure
la prima e la terza, oppure la seconda e
la quinta.
Prendo posto ài loentìro del grande tavolo. Il padron di ,casa abbassa la lampada sul Libro. Ai miei piedi sonnecchia il cane; davanti a me, contro la parete di faccia, romba la stufa: chè la
neve, è vicina e il freddo è veramente
precoce e penetrante; sotto là stufa dormicch’ano i gatti. La luce forte mette
in rilievo gli spigoli e le ■ombre del mobilio e fa risaitiare le linee forti, i tratti
saliienti dei volti. Tutti stanno raccolti in
quell’atteggiamento naturalmiente calmo
e tranquillo del montainafo in riposo. Il
canto si spegne..
— Invochiamo l’aiuto del Signore.
Si, invochiamo l’iaiuto e la presenza
di Dio. Domandiamogli d’essere con noi
in quest’ora di serenità nella tempesta.
Preghiamolo di fare il isilenzio in noi
perchè possiiamo sentire la Sua voce.
Immediatamente si forma l’atmosfera
religiosa.
Leggo un brimo della « Parola di
Dio ». Commieinlto il passo del giorno
indicato nel « pan© quotidiano » ora in
uso nelte nostre Valli: Parla, o Eterno.
E’ una parola di S. Paolo che scrive ai
Romani: « Lo Spirito aittesta insieme col
nostro spirito che siamo figliuoli di Dia »
(8: 16).
Com’è vero che non serve a gran cosa
(non è — mofllalmiente — di grande « valore ») la credenza puramente teorica e
prevalenfem'ente intellettu'alistica nelresistenza dì Dio considerato come Ente
supremo, come Causa prima, come Creatore e Reggitore dell’Universo: etemio,
infinito, onnipotente, onnnaapiente, onnipresiénte. Parole <àie ci oltrepa®ano.
Goethe diceva: « L’uomo, dal suo limitato orizzonte, aspira inutilmente a
spingere la mente nel Tutto. A noi non
conviene loccuparci dei segreti di Dio.
Teniamoli celati dentro di noi. Essi diffonderanno pur sempre lil loro splendore sulle nostre opere icome la mite luce
d’ùn (Sole naBOosto ».
Noi arriviamo a conoscere Dio attraverso l’umanità divina del Cristo. La
« fede » — per noi,— è im intimo rapporto ■con Dìo 'òhe scaturisce dalle nostre aspdrazàoni migHori. La fede consiste in una relazione personale — tra
ned e Lui —i fatta di volontà di ubbidienza, fatta di fiducia e di amcaie. Lo
.spirito nostro invoca li Padre dal profondo (il Padre rivelatoci dal Fratello
Maggiore Gesù). E lo Spirito Suo « rende teiatSmonianza » — nell’intimo santuario ,— al noisstro sjjirito, dandoci Tas-
2
- ■' ■■• ' "-.üÿ“
sicurazione clw stiamo Siici tìgiiuoli. La
no$tra fede è in oéìo, ì" ;>
, E di questa « testdmotniaiiSta interna s>
— di questa gcavn;^ spirittiole,-di questa certezza dèlia lìealtà di Dio, di quésta esperienza dell’Amoine dS Dio; di
tutto questo noi abbiamo ibdsogno nel^
l’ora tei^ea che volge, così come — in
«poca lantana — ne avevano ibiisogno i
nostri Padri. I tempi sono cambiati,
sono mutati i mezzi di offesa; ma il pericolo è lo stesso, le rovine sono le stesse. rangoecia è la stessa...
E allora, oggiyeoraie uria volta: avere
fiducia e riraanene uniti.
— Preghiamo. « Padre Nostro... iiberaci dal male ! ».
Si uniscono i nostri cuori, si fondono
le anime nostre nella preghiera. Ci tsien
tiamo ’ vra*am«iste una; ètessa famiglia, ì
a" iftnatelil e .soreUie tra riòi, flgliuoH sì,
figlmoii diletti — dell<i, stesso Padre. , ;
Poi riprendono i cauti: uno, dtie* tre, *
quattro... non so quanti. E sempire tutte
le stiTofe. S’è cantato per un bel .peizzo.
Ea tanto bene oantair«,
— Lo grazia del nostro Signore: Gesù '
. Cristo — L’amore di Dio, « che è noapro
Padre » — La cxmséìàidone. la forzai, la
luce, la giioio dello Spirito — Siano con
noi e con tutto il Siio Popolo — Ora e
sèmpre:
Usciamo. Non occorre aooendiene le
lanterne. , .
Nel cielo terso sjplenidie un meraviglioso plenilunio.
Piamprà.
'Giovanni E. Meille.
. <1 nel conoeder^ la palma,, coone oratone sacro, in un tempo in cui, di buoni
i.'i
\ - ■
Il professore Giovanni Rostagno non
è più, materiabnienite, con noi. La sua
salma riposa, da domenica 3 dicembre,
nel cimitero di Torre Pollice, in attesa
di andare a raggiungtere, nel Campo
Verano, a Roma, la tomba della sua diletta madre, e quelle, sempre più numerose, dei fedelissimi amici e discepoli
della « sua » Chiesa di Via IV Novembre. Non vedremo più la sua alta persona, leggermente incurvata, meno dal
peso degH anni ohe da un. atteggiamento consueto di bontà, il suo profilo grave e intelligente, il suo volito reso quasi
diafano — come per una ¡estrema spiritualizzarionie — dalle infermità, di cui
da lunghi anni soffriva con fermezza
sU>;ca, trasfigurata dalla sua grande
fede. Vederlo cosi, iselle ore Æ sole, per
le brevi strade di Torre PeRice,’ era
un’esperienza benefica. H fascino’ che
emanava dalla sua piersona, e a cui nessuno poteva sottrarsi, l’elevaziàne spirituale che spirava da ogni sua parola,
erano una vivente attestazione di quel
, mohdo'superiore dello sìfirito e della
carità, che sembra tristemente naufragare nelle tragiche circostanze di questi anni — circostanze che egli seguiva
con intensa attenzaane, punito dùninuita
dalla consuetudine di bm più aiti pensieri, ohe erano divenuti come la aostanaa della sua personalità.
Negli ultimi giorni di novembre la
voce si era sparsa fubninea, gettando
nella costernazione tutti coloro che lo
circondavano di affettuosa venerazione:
il prof. Rostagno moriva. Ed egli si è
spento in pochi giorni, assistito dalla sua
consorte e dalle diaconesse della Casa,
che li accoglieva entrambi con affettuosa ospitalità. Fino a ¡pochi giorni prima
aveva lavorato ad alcuni manoscritti destinati alla pubblicazione. Le esequie
seguirono con grande con<»rso di gente,
muovendo dalla Casa delle Diaconesse,
ove il culto intimo fu ipresàeduto dal paistore della parrocchia e dal pastore Arnaldo Comba. Mentre la salimi portata a braccia dagli studenti dfeUa Facoltà di Teologia presenti a Torre Pellice,
entrava nel tempio, la Ceràie eseguiva
l’inno da lui composto: « Vieni mi disse un giorno il Redentore... ». il pastore G. Tron non pronunciò alcun discorso. Egli lesse alcuni ¡passi biblici: i testi sacri che descrivono la carriera dei
fedeli servitori di Dio, ai quali egli si
era costantemente ispirato; poi lesse
l’ultima « Meditazione del Tramonto »;
e dall’una' e daU’aMira lettura risorgeva
viva e potente la personaiità dell’estìnto: in qiuell’istante supremo della separazione, egli parlava ancora ¡ Il proifessore D. Bosio, della Facoltà di Teologia, evocò la fi^ra del docente e dèi
^pastore II Vice-Moderatonie L. Marau'da parlò a nome della Tavola Valdese.
Il pastore S. Coluccd e^^se la riconoscenza degli antichi studenti. Il pastore R. Jahier pronunziò la preghiiera.
n servizio funebre al cimitero fu preaiedutio dall pastooie R. Nisbet.
• « •
La carriera esterna del pirof. Giovaniri Rostagno prasènta ¡poche diate salienti. Era nato il il9 marzo 1871. Suo padre, il pastore Francesco Rostagno {autore del nostro beirinno funeibre; « O
beati su iM cielo!,..») taiori mentre il
.piccolo Giovanni era naUa tenera in‘. fanzia. L’influenza assolutamente dominante, nella sua adolescenza:, fu quella
dedla madre, Giuseppina Meille, donna
di alta i^pirìituaRtà cristiana, .per la iemale egli provò sempre una profonda venerazinoe, ed il cui esempio^ insieme al
ricordo di suo padre, valse certamente
ad orientarlo verso la vcicazioine {^tsto
rale. Egli fece gM. stuidd secondari a
Toma, Pellice, nell’ambiente animato da
forti personaiità e da grandi aispirazioni che distiniguevia la nostra piccola città sul finire dlel secolo XIX. Studiò lettere a Torino, Iteologiia a Firenze, alla
Facoltà Valdese, poi a Ginevra e a
Edimburgo. L’anno di prova, a Messina, pieno di.cari^ ricordi, si associa al
suo fidanzamento con colei 'che doveva
essere la fedelle compagna idi tutta la
sua vita. Il matrimonio seguì a pochi
mesi dii distanza dalla consacrazione, che
era avvenuta al Sinodo del 1897. E subito il giovane pastore si trovò a capo
di quella comunità della capitale, da
cui non doveva più separarsi, B.piritualmiente, ed alla quale doveva tornare a
.più riprese nella sua vita, per esercitarvi in’varie forme il suo ministero
L’anno 1905 lo vide nominato a:l|a cattedra dii teologia storica e pratica nella
nostra P^oltà: egli succedeva a quellaj
forte tempra di studioso che fu il profes-1
sore Emilio Gamba. Bd in quella posi-/
zicaie di ailta fiducdia doveva svolgerai la
sua attì’vità, eon brevi intemndoni, m
cui la più lunga dovuta alla guerra d^
Ì914-18, fino lal 1940 . Nel 1925 ebbe
rinatteso oncoie di essere cbiamatìo . a
precedere il culto di inaugurazione della sessione della Lega delle Naziohi,
nella cattedrale di Sadnt-Pierre. a Ginevra: chiaro riconosciimento di una
^orietà che si estendeva oltre i
dieU Italia. Entra'to in emerittazione
ficiabnente » nel 1937, i^li stabilì
residenza a Pinerolo, .per esBere in <
do di svolgere ancora, fino all’ultimo,
un’attività pastorale nelle pamoi&hie
delle Valli; e negli ultimi anni s’eri tnasferito con la Signora, a Torre Ptìlice.
Tale il quadro di una carriiera raiKolta,
svoltasi tutta in profondità, e che/lasda
sotto ogni aspetto un’orma profonda.
* «
Game prafessore, anzitutto. iBd atitiì
in cui egH iniziava il suo insegmmento
sono caratterizzati da un inrfto fei^
vore di ricerche intorno'alle oiidni del
cris;^nesimo; ed a questo pèpodo di
storia il prof, Rostagno dedicòTima appassionata attenzione. Egli sentiva profondamente, e sapeva infonaere nei
suoi allievi, l’amore di quegli Mzi eroici e del loro carattere in qualme modo
sovrumano. La storia della GÉesa ridiventava veramente, ■ nella siri parola,
una storia sacra, come era ^ata per i
grandi storici cristìiani del p
abbiamo un .esempio della
di evocazione nel suo volume
con San Paolo »; e ben altr
ato. Noi
capacità
« A Roma
' ne avrem
mo avuti, se la sua eccessil'a modestia
non lo avesse troppo spessi trattenuto
dallo scrivere.
Ma per quanta fosse ,un /appassionato
cultore e un .profondo conòscitore della
stona antica del cristianesèno, vi era in
lui un amore che suolava questo
grande amore: quello dèlia « teologia
pratica ». Formare 1 futuri paistori con
le Blue istruzioni e‘ col sto esempio, fu
iper ecceUenzia la sua vocazionie come
professore: pari solo a quella, mai smentita, del sacro ministero-./l suoi corri manosciitti restano una fmte .preziosa di
insegi^enti, a cui i siioi antichi discepoli ritomano con amère, ritrovandovi
l’eco della sua parolt viva; soltanto
reco; poiqhè nulla .può/rendere l’iinpressioinie delle sue lerionl a riti, non vi ha
aaristito. i
Se attraverso il sup insegnamento il
ppùf. Giovanni Rostpgno ha esercitato
una mfluenza benedétta su tutta una
generMiotìe di pàstori, nel pubblioo della' Chiesa egli era aapratutto conosciuto oom© predcaitore. erano concor
predicatori, nella dhiiesa Vaìdesie, ve |
jn’erano diversi. Egli aveva una èlo- quenza calda, che afferrava ranima é
. la coanmoveva. Ma sebbene ri; rivol. gesisieiro sòpratutto al cuore, i suoi di'■ ¡ri^orri erano siempre pieni un -pensie’
ro elaborato fino -nei niiinimi partioola'ri. In ima forma eminentemente pratiloa, oqncneta, drammatica, le verità eterne del cristìlariesimio, nella loro integrità le ricriiezza, formavano la sostanza
delia ®uà prediicazioine, ed in questo,
più che nieOiltì sue qualità non comuni di
oratore, è il segreto della sua influenza
di^lpevole. Egli eccelleva, d’ialtronde, oltif che nel sermone tradizionale, solenI, eloquente, nella « medlitazione » racilta, neiila isiobria «.omeflia», aderente '
isso passo alil-a Sacra Scrittura: i «culdel giovedì isera » nel Tempio di Via
Novembre rimangon-o, nella memddei Suoi uditori,' oomie una delle
jpremioni ipiù -compiute della sua pre■icazione; e noi ne abbiamo un esempio
lel libro .che è forse il suo capolavoro,
che durerà, come durano soltanto le
pere ohe raggiTangono un elevato grato di perfezione di conltienuto le di forza: il « Più presso a te. Signor !... »; ©d
anche nella raccolta, meno oomplelSBa
come ispirazione, ma profondamente benefica, delle «Meditazioni dei tramonto ».
Si può dire che la predicazione è stata la grande passione della vita del pr-ofessor Giovanni Rostagno. Eppime ve
n’era una più .profonda, più intima, che
era -ciame il segreto motore di questa:
ramore delle anime, la passione della
cura pastorale individuale, diretta. Di
questo aspetto del suo ministeiro non
rimangono tracce visibili, ned libri: ma
ne rimane l’orma in un numiero imprecisabile di cuori. EgiM, aveAna rriazioni
estesiasime, dentro e fuori dell’ambiente .evangelico; e tutti, coloro che venivano e lui con qualche carico morale,
ProsegaeQdo il Caonnuo
Speriamo di far cosa grata ai lettori del
nostro giornale, dando loro alcune notizie
della nostra Chiesa.
DaU’Italia centro--meridionale non ci è più
riuscito ad avere alcuna notìzia. Fino alla
fine di maggio ci siamo tenuti in collegaw
mento con il Moderatore e le Chiese di Roma. Malgrado le gravi prove per cui la capitale dovette passare, ci siamo confortati
nel pensiero che quelle comunità non avevano perso nulla del loro fervore. Nel mese
di aprile, mentre l’angoscia serrava l’anima
di molti, venne perfino organizzata una manifestazione benefica, alla quale i membri di
chiesa risposerò con ammirabile zelo, a prò
delle opere di beneficenza della chiesa. Recentemente, per mezzo della radio, si ebbero
notizie del pastore Paolo Bosio, e altri messaggi, laconici, ma pur sempre preziosi, sono
giunti alle famiglie dei pastori A. Deodato,
L. Naso ed E. Corsani.
Con .le comunità -dell’Italia settentrionale
cerchiamo dì mantenerci il più frequentemente possibile in comunicazione, e siamo
lieti di sapere che, quasi ovunque,’ i cidti si
tengono regolarmente, malgrado i pericoli
che ì fratelli devono talora affrontare per recarsi al tempio. JLe difficoltà più gravi sono
rappresentate dagli allarmi, che ostacolano
varie attività, specialmente le scuole dorrlenicali; dal coprifuoco, che impedisce le riunioni serali, specialmente quelle giovanili.
Mqlto compromessa è quasi ovunque la cura
delle diaspore, le. qiMli invece reclamerebbero la maggiore attenzione a causa dei numerosi evangelici sfollati.
La situazione economica della Chiesa si è .
sensibilmente aggravata in questi ultimi tempi. tanto che in un prossimo avvenire sarà
necessario affrontare il problema con delle
vedute completamente nuove. Noi vorremmo che ogni membro di chiesa, non solo
quelli più abbienti, ma sopratutto la massa
dei modesti agricoltori, operai e impiegati,
fosse consapevole che in questo momento-la
Chiesa non può fare altro assegnanwnto che
sulle loro contribuzioni individuali. Non invano nel passato si è fatto appello all’amore
dei Valdesi per la loro Chiesa, e una volta
ancora noi confidiamo che l’offerta di quest’anno sarà in rapporto con il moltiplicato
costo della vita. Potremmo,, dire: mettiamoci
una mano sulla coscienza, e consideriamo se
c’è un rapporto onesto fra la nostra contribuzione per la Chiesa e quello che siamq costretti a spendere per procurarci l’indispensabile per la vita materiale. Preferiamo dire:
mettiamoci una mano sul cuore e contribuia- ■
mo come ci detta l’amore per U Signore e
per la Sua caiLsa.
Anche alle Valli la guerra ha fatto sentire
le sue ripercussioni sulla vita ecclesiastica.
Perfino il Sinodo, che dal 1854 aveva avuto luogo ogni anno, non ha potuto riunirsi,
ed è sembrato a tutti una grave privazione.
A parte le sue deliberazioni, di importanza
variabile a seconda degli anni, esso dava il
tono alla vita della Chiesa, e sembrava che
tutte quelle persone che, una volta all’anno,
rivedevamo a Torre Pellice, ci dicessero con
la loro presenza: « Abbiamo tenuto fermo;
abbiamo intenzione, di tenere fermo ». Il libro degli Atti dice che San Paolo, dopo
ch’ebbe incontrato i cristiani di Roma «rese
grazie a pio e prese animo», e noi pure,
dopo il Sinodo, ci rimettevamo al lavoro con
nuovo coraggio.
Malgrado tutto (e questo «tutto» comprende molte lacrime, nuAti Itati, mólte tri
con un problema tormmtoèo. con un
dolore, un ^blno o uh rimorso sapèvano di porber trovare nella sua larità
illuminata è nella sua fede, al tempo
riesso seria ed umana, la comprensione,
il conforto, l’impulso di citi avevano biHogno. Dio solo eonoBcse veramienitìe questa «parte deh’opera 'di colui ebe Egli
.aveva così riccamente dotato -per compierla: Dio, e ooJoTo obé per mezzo del
suo ministero Sono stati dia Dio benefi'oati.
^ Altri ricorderanno di lui sopriatutto
l’uomio della pa-ce: l’uomo che fece del
principio .apostolico: « vivere in pac<5
con tutti » il principio della sua condotta, senza nemmeno prenderle atto della
riserva che contiene: « se è possibile... »,
poiché non ammetteva questa imitossibiMta; l’uomo che non poteva avere nemici, perchè li disiarmava con la sua tenace bontà e con la sua illimitata capacntà di perdono; © rixe era capace <li lavorare per anni, senza stancarsi, alla
r-'iconiciiiiazione di due awiersari: è -per
quésto soffriva più »che non si possa dire
dei tremendi ccxniflitti che dilaniano
1 umanità.
ife )t!
Ed ora egli riposa. Ma tutti sentiamo che non si è allontanato da noi.
Eigli rima.ne vivo epre-iente nelTimpronta di lui (che tutti abbiamo ricevuto; rimane vivo nel ricordo iedelé, che non
svanirà; rimane vivo nella ¡parola scritta, che lambirà rivestire una maggiore
solennità, da-iquando ci giunge da oltre'
il velo. E ci adldita la patria eterna delle mime redente, verso la q,uale egli
andò, con fermezza senza, soste, per
tutta la sua vita. La sua vita faceva
cr adere nella .santità. E la santità è sempre ancora il migliore argomento in favore dril’inunortalità. Perciò la sua inemoria è in benedizione.
Giovanni Mtsgge.
bolazioni), anche quest’anno si è ripresa l’att.vità in tutte le parrocchie, con la ferma
intenzione di non rinunziare a nessuna delle
nostre attività, se non costretti da forza
maggiore. Ci sbagliamo, dicendo di aver notato qua e là un maggiore attaccamento alla
Chiesa? Una maggiore frequenza ai culti?
ci Shafiù^Jio, . ad og^ù.
là fedele- testìmoniwiQia di attaccamento, offerta dai Pastori verso le loro comunità in
Circostanze spesso critiche, come pure la
rispondenza di vera simpatia dei parrocchiani verso i loro Pastori.
Malgrado le tante difficoltà, perfino Vaitivita amministra Uva delle Comunità segna
una ripresa. Vogliamo accennare in modo
particolare alla vecchia questione delle asse.Tiblee di chiesa e dei membri elettoti. Come si sa, l ultimo Sinodo si prcocc'upò del
fenomeno delle assemblee di chiesa così
scarsamente frequentate, e in modo particolare non parve giusto che delle Comunità
di centinaia di membri di chiesa av-essero
delle assemblee composte di poche decine di
elettori presenti. Il^ Sinodo decise perciò di
richiamare l'attenzione delle comunità delle
Valli su questo problema, invitandole a stabilire un numero di membri elettori, al dì
sotto dei quali te assemblee di chiesa non
avrebbero potuto aver luogo. Anche l'ultima
Conferenza Distrettuale ha rlbadÙO gli stessi concetti, per cui si attende ora che le varie parrocchie, determinando il numero minimo di membri elettori per’ la validità delle assemblee di chiesa^.studino anche i mezzi per rendere queste ultime più interessanti e più efficaci.
Questo problema, per.’quanto interessante,
è però sfondarlo di. fronte, ad altri dì carattere piu spirtuale; e in alcune parrocchie
Ci si preoccupa di stabilire delle riunioni di
preghiera. Noi attendiamo molto da queste
.riunioni, che un poco alla volta dovranno essere stabilite in tutte le parròcchie.
Noi vedremmo volentieri che, invece che
dai Pastori, l’iniziativa partisse da un gruppo di credenti, in ogni località; per esempio,
dieci o venti persone chiedano al Pastore di
riunirsi in qualche locale della chiesa una
volta alla settimana. Si incomincino queste
riunioni nella forma più modesta possibile:
qualche lettura biblica, alcuni canti, poi a
turno ognuno innalzi una breve, fervente
preghiera a Colui che ascolta le richieste dei
suoi figli. Si inizi rigorosamente la riunione
all’ora fissata e non si oltre passi la mèzz’ora.
Già alcuni di questi nuclei di preghiera
sono attivi in alcune comunità, e, quando
esse saranno stabilite ovunque, crediamo che
saranno destinate a portare delle grandi benedizióni alle nostre Valli. Tra le altre, una
benedizione speciale verrà ai nostri'Pastori,
qlando sapranno che la loro attività pastorale, la preparazione dei loro sermoni, è accompagnata e sostenuta dalla preghiera fervente di un gruppo ,dl credenti della loro
parrocchia.
« Dal punto al quale siamo arrivati, continuiamo a camminare per la' stessa via »
(FU 3; 16). it Nlsbet.
Prof. Gino Costabei,,' Direttore responsaldle
Autorizzazione Min: Cultura Popolare N. 10
del 7 gennaio 1944-XXII
ARTI GRAFICHE “ L’ALPINA Torre Pelli«