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ORMA
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
Spedizione in a. p. 45% - art i comma 20/B legge 662/96 - Filiale di Torino.
In caso di mancato recapito restituire al mittente presso l'Ufficio PT Torino CMP Nord
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Anno IX - numero 13-30 marzo 2001
PITORIALEI
ÿ frìslore della democrazia
JvALDOBENECCHl
A PAGINA
■ BIBBIA E ATTUALITÀ ■
L'insensato
«L’insensato dice in cuor suo: “Dio
non c’è”»
(Salmo 14:1)
IN questi giorni ho ricevuto per
posta elettronica un messaggio
spedito a milioni di persone in occasione della settimana deU’amicizia.
Questo è il messaggio: «Se noi potessùrio ridurre la popolazione del mondo intéro in un villaggio di 100 persone mantenendo le proporzioni di
tutti i popoli esistenti al mondo, il
villaggio sarebbe composto in questo
modo: ci sarebbero 57 asiatici, 21 europei, 14 americani (Nord, Centro e
Sud America), 8 africani; 52 sarebbero donne, 48 uomini; 70 sarebbero
non bianchi, 30 sarebbero bianchi; 70
sarebbero non cristiani, 30 sarebbero
cristiani; 6 persone possederebbero il
59% della ricchezza dei mondo intero; 80 vivrebbero in case senza àbitabilità; 70 sarebbero analfabeti; 50 soffrirebbero di malnutrizione; 1 starebbe per morire; 1 starebbe per nascere;
1 possederebbe un computer; 1, sì solo 1, avrebbe la laurea».
130 bianchi, i 30 cristiani e i 21 europei e i circa 9 nordamericani sono probabilmente le stesse persone:
quelle che si spartiscono la grossa
fetta del benessere mondiale. Ma
questo benessere ci ha trasformati in
atei cristiani: cristiani con le labbra e
atei con il cuore. Si diventa atei
quando si vive il proprio benessere
come un privilegio da difendere contro coloro che hanno bisogno. Abbiamo trasformato la fede in un’idea,
ma la fede non è un’idea. La fede è
vita. Se i nostri figli non ci seguono è
perché non vogliono seguire un’idea,
hanno bisogno di esempi, di coraggio, di voglia di sacrificarsi per qualcosa che ha valore. La fede non è una
dottrina. La fede è impegno, è entusiasmo, è credere contro speranza.
La fede è amore.
Il salmo 14 inizia con una frase:
l’insensato dice nel suo cuore:
«Dio non c’è». Non ha il coraggio di
dirlo ad alta voce. Lo dice nel luogo
nascosto del suo cuore. Ma le sue
azioni, le sue scelte, la sua vita gridano ciò che lui non ha il coraggio di
dire ad alta voce. L’insensato è colui
che ha perso ogni punto di orientamento. Non sa più dove andare. Non
ha più un senso e quindi è insensibile.
L’insensato è privo di Dio, ma non
perché non ha più un dio, ma perché
ha ridotto Dio a un privato idolo domestico. Ha un dio, ma è muto. Un
dio che non può .salvare. L’insensato,
ogni giorno in più che passa, si accorge dell’inutilità, dell’inefficacia di
questo dio. È ormai preso in trappola: non considerando Dio seriamente,
.non si lascia disturbare dalla sua presenza; ma non lasciandosi disturbare
da Dio, ogni giorno si scopre sempre
più solo e disperato.
Eppure noi stolti non siamo lasciati da soli in questa nostra
■Stoltezza. Dio vuole salvarci. Dio ci
salva. Lo fa con il suo stile, a suo mo
'do. Ci manda un povero di Galilea,
sradicato dalla sua terra, perseguitata
dai potenti, ucciso sulla croce: parabola di tanti immigrati che giungono
a noi. Ci manda quest’uomo crocifisso e ci dice: questo è il tuo salvatore
S noi siamo assaliti dal brivido di
fronte alla croce. Ci sentiamo scon
Volti. Sentiamo che dentro di noi ha
inizio un nuovo inizio. Una nuova
fiamma, un nuovo calore.
Raffaele Volpe
IGiOVANiFGEI
Crescere nella scelta di fede
di LUISA NITTt
ITEOLOGI
Per chi è morto Gesù?
di SERGIO ROSTACNO
A PAGINA
lECO DELLE VALLI
Ki/// alpine, treni sUade
di P. ROSTAN,D. ROSSO, E. MILANO
La ricerca scientifica di fronte alle emergenze ambientali, alimentari e sanitarie
Il «principio di precauzione»
Si tratta dello, strumento migliore per la valutazione del rischio attinente agli usi
e alle applicazioni della ricerca più avanzata guando esistano lacune e incertezze
ANNA ROLLIER
IL 5 novembre scorso, sulle pagine
del quotidiano II sole-24 ore, veniva pubblicato un appello contro le
restrizioni imposte in Italia in materia di ricerca sugli Organismi geneticamente modificati (Ogm) sottoscritto da numerosi scienziati e ricercatori; ampliato dalla cassa di risonanza di una vivace reazione mediática, esso innescava una serie di
iniziative (raccolta di firme, controappelli, prese di posizione) che
culminavano, a distanza di un mese,
nello svolgimento a Roma di un corteo di protesta nel quale sfilavano
alcuni dei più prestigiosi nomi della
scienza nostrana.
A di là dei suoi esiti operativi (i ricercatori denunciano il fatto che.
malgrado l’accordo raggiunto in
quella occasione con il governo,
nulla sia a tutt’oggi cambiato nelle
direttive del ministero dell’Agricoltura), questa vicenda ha avuto il
pregio di suscitare un dibattito ampio e animato, benché generatore di
parecchia confusione, al centro del
quale stanno sostanzialmente due
questioni: il problema della sicurezza delle manipolazioni biotecnologiche e delle loro applicazioni, da una
parte, e quello della libertà della ricerca dall’altra. Poiché la discussione sul primo dei due temi sopra
menzionati, la biosicurezza, si è sviluppata a partire dallo scontro tra
sostenitori e detrattori del cosiddetto principio di precauzione, ci sembra utile definire tale principio e citarne le più importanti implicazioni.
11 principio di precauzione, formulato per la prima volta a livello internazionale durante la Conferenza
mondiale su ambiente e sviluppo
svoltasi a Rio nel 1992, afferma che
«laddove ci siano pericoli di danni seri e irreversibili all’ambiente, la mancanza di prove scientifiche definitive
non può essere usata per posporre
misure efficaci e proporzionate per
prevenire il degrado ambientale». Limitato inizialmente alla normativa
nel settore ambientale, esso fa in se
güito il suo ingresso anche in campo
sanitario e, a partire dalla metà degli
Anni 90, viene sistematicamente uti
lizzato per giustificare le misure adot
tate dalle amministrazioni per la ge
stione di situazioni di crisi in materia
Segue a pag. 7
L'ultima prova di forza della guerriglia albanese Valli valdesi
La Macedonia chiama l'Europa
Che cosa ha motivato la prova di
forza militare della guerriglia albanese a Tetovo, sul confine macedone?
La disperazione per la situazione di
stallo in Kosovo (soprattutto dopo la
ripresa di credibilità internazionale
della nuova Serbia di Kustunica) che
delude le aspettative di rapida indipendenza in vista della costruzione
di una «Grande Albania», oppure
l’arroganza di chi sa di essere ben
protetto da interessi né nobili né limpidi, interni ed esterni alla regione,
che continuano a manifestarsi nel
rompicampo balcanico? La prova di
forza a Tetovo è un saggio per verificare il consenso nella forte minoranza albanese in Macedonia e la tenuta
del sistema politico dell’ex Iugoslavia
più pluralista degli ultimi anni, oppure è l’innesco di quella feroce spirale di vendetta e di odio che abbiamo già visto in Bosnia e in Kosovo?
I prossimi mesi diranno quale sia
la risposta giusta, intanto noi continuiamo a guardare sgomenti e frustrati verso un’area geograficamente
vicina ma di difficilissima comprensione per noi: i Balcani, zonà di confine tra Est e Ovest, tra culture, lingue e religioni diverse che si sono intrecciate, hanno combattuto e anche
convissuto, una regione che cerca il
suo spazio nel grande mercato europeo e mondiale. Certo, anche non
cedendo alla tentazione di spiegare
tutto con «il grande complotto occidentale» (di cui Mosca non sarebbe
comunque estranea) oppure con le
prove generali della criminalità organizzata che si fa potere politico di
governo internazionale, non possiamo fare a meno di chiederci se l’Europa stia veramente facendo di tutto,
e ciò che è meglio, per aiutare i popoli della regione a trovare un compromesso di provvisoria convivenza
in vista di una pace duratura, (e.b.)
A Frali si scia
fino a Pasqua
A Frali piste aperte fino a Pasqua.
La stagione sciistica di quest’anno
ha potuto giovarsi delle abbondanti
precipitazioni nevose ma l’andamento del turismo invernale non è
stato soddisfacente come previsto
Alla base di questa difficoltà una certa disaffezione degli italiani rispetto
a discipline che anni fa si valevano di
personaggi simbolo, e soprattutto le
difficoltà di accesso dovute ai danni
causati dall’alluvione di metà otto
bre alla strada provinciale. A questo
proposito un certo ottimismo viene
con la notizia che pare siano previsti
interventi per quasi 5 miliardi su
questa strada, legati alla promozione
delle Olimpiadi 2006. Sono allo studio, intanto, progetti migliorativi.
Apag. 11
ELEZIONI
FRANCESI
«È stata una vittoria della destra»:
questo il giudizio della maggioranza
dei francesi secondo un sondaggio realizzato per conto del giornale Le Monde
all’indomani del secondo turno delle
elezioni amministrative. Eppure, alla
vigilia del primo turno, i sondaggi avevano pronosticato un’«onda rosa», cioè
una vittoria della sinistra. In realtà, si è
trattato di un voto paradossale dal quale risulta però un sostanziale sconvolgimento del panorama politico.
Chirac perde i suoi due feudi: quello
di Parigi, dove fu sindaco per ben 17
anni e che gli servì da rampa di lancio
per la conquista dell’Eliseo, ma perde
anche nella sua regione di provenienza, la Corrèze, dove il suo candidato è
stato battuto. Perde infine a Lione, terza città di Francia e una delle città europee più significative, dove il candidato della destra, Charles Millon, che
qualche anno fa si era alleato con
l’estrema destra di Le Pen in nome
della «cristianità», è stato sconfessato
dalla borghesia dell’antica capitale dei
Galli. Ha vinto però nella capitale
deU’Occitania, Tolosa, grazie alla presenza di un suo candidato moderato
che è riuscito a neutralizzare una delle
liste «alternative» che hanno caratterizzato questa tornata elettorale: la lista «Motivé-e-s» (Motivati/e).
Nonostante le vittorie altamente
simboliche di Parigi e Lione, è la sinistra a risultare perdente, non solo perché cede molte città importanti come
Nîmes, bastione del Partito comunista
e antica capitale degli ugonotti delle
Cevenne, o Strasburgo, capitale dei luterani alsaziani e sede del Parlamento
europeo, ma perché è crollato uno dei
pilastri su cui si basava la «sinistra plurale» del primo ministro Lionel Jospin,
quello del Partito comunista. L’altro
pilastro di questa sinistra invece, quello dei Verdi, è stato ovunque il grande
vincitore di queste elezioni, però rappresenta un elettorato misto di estrema
sinistra e di centro, espressione di una
parte importante dei nuovi ceti medi
della società francese che la destra classica contende alla sinistra.
L’altro grande crollo che si è verificato è quello dell’estrema destra, ormai spaccata in due, che è riuscita a
mantenere le sue ultime conquiste
(Marignane, VitroUes, Orange ma non
Tolone), ma che complessivamente è
stata reintegrata dalla destra classica,
permettendo così la sostanziale vittoria di quest’ultima nella Francia
profonda. E questo è il dato più significativo di queste elezioni: ovunque, a
cominciare da Parigi, sono prevalsi i
candidati di «prossimità», cioè quelli
più vicini ai problemi e agli interessi
della gente del posto, e quasi ovunque
sono stati respinti i candidati «paracadutati» dall’alto, anche quando si trattava di ministri o di ex ministri molto
popolari, come Catherine Trautman a
Strasburgo o Jack Lang a Blois. Persino Martine Aubry, numero 2 del Partito socialista, ha faticato per subentrare a Pierre Mauroy a Lilla.
Che cosa significa questo? Sicuramente un rigetto del tradizionale centralismo parigino, ma anche il fatto
che nell’Europa sovranazionale che si
sta costruendo, i francesi non intendono accettare passivamente un nuovo
centralismo tecnocratico, quello di
Bruxelles, ma vogliono attuare appieno, come tutti gli europei, quel principio di sussidiarietà sul quale si fonda
la costruzione della stessa Europa.
Jean-Jacques Peyronel
2
PAG. 2 RIFORMA
Della Pai
VENERDÌ 50 MARZOji^J VENERDÌ 31
Allora disse loro:
“L’anima mia è
oppressa da
tristezza mortale;
rimanete qui e
vegliate con me”.
andato un po’
più avanti, si gettò
con la faccia a
terra, pregando, e
dicendo: “Padre
mio, se è possibile,
passi oltre da me
questo calice! Ma
pure, non come
voglio io, ma come
tu vuoi”.
^°Poi tornò dai
discepoli e li trovò
addormentati.
E disse a Pietro:
“Così, non siete
stati capaci di
vegliare con me
un’ora sola?
Vegliate e
pregate, affinché
non cadiate
in tentazione;
lo spirito è pronto,
ma la carne
è debole”.
*^Di nuovo, per
la seconda volta,
andò e pregò,
dicendo: “Padre
mio, se non è
possibile che
questo calice passi
oltre da me, senza
che io lo beva, sia
fatta la tua
volontà”.
Tornato, li trovò
addormentati,
perché i loro occhi
erano appesantiti.
^Allora, lasciatili,
andò di nuovo e
pregò per la terza
volta, ripetendo le
medesime parole»
(Matteo 26. 38-44)
«^Nei giorni della
sua carne, con
alte grida e con
lacrime egli offrì
preghiere
e suppliche
a colui che poteva
salvarlo dalla
morte ed è stato
esaudito per
la sua pietà.
Benché fosse
Figlio, imparò
l’ubbidienza dalle
cose che soffrì;
^e, reso perfetto,
divenne per tutti
coloro che gli
ubbidiscono
autore della
salvezza eterna»
FEDE E UBBIDIENZA
La fede è ubbidienza. L'atto di ubbidienza d inserisce in comunione con Dio fondata
non tanto sulle nostre convinzioni umane quanto sull'affidabilità assoluta di Dio
PAWEL CAJEWSKI
/^ARO Signore, benedetto
sia il tuo nome, io ti rivolgo la parola usando uno dei
nostri sistemi intonativi di
schiocchi e grugniti, occlusive
flottali e vibrazioni. Nelle generazioni storiche di ogni adulto
presente in questa sala, nella
nostra vita e nelle vite delle nostre madri e dei nostri padri,
delle nostre nonne e dei nostri
nonni, ci sono stati uomini mostruosamente malvagi che hanno mortificato l’umanità... uomini malvagi che hanno degradato la vita umana e sono stati
collettivamente responsabili
della riduzione in schiavitù e
dell’orribile morte di molte decine di milioni di esseri umani.
C’è stato un massacro esponenziale di anime, la pena e il tormento della distruzione in guerre, in genocidi, con le masse di
coloro che durante il nostro secolo hanno subito una morte
violenta consegnate dal loro
stesso numero alle liste del più
anonimo oblio. E questa gente
non può risorgere, non potrà e
non vorrà farlo neppure nell’immagine dei tuoi fedeli cristiani».
La paura
ON queste parole il reveren
(Ebrei 5,7-9)
CUN qu
do Thomas’Pemberton, protagonista del romanzo di E. L.
Doctorow l.a città di Dio (Mondatori, Milano, 2000) si congeda
dalla fede cristiana per abbracciare quella ebraica. Le parole di
questo discorso, oltre ad espri
mere l’angoscia che ha segnato
profondamente il ventesimo secolo, trasmettono il vero nucleo
della più profonda delle paure
umane; la paura della morte
concepita come oblio, come
non essere.
La paura è uno stato d’animo
stremante, dannoso e la reazione più naturale è quella di esorcizzarla, cioè scongiurare il pericolo attraverso un’azione sostitutiva. Nel caso della paura della
morte il ventaglio dei possibili
esorcismi è abbastanza ampio e
spazia dalle più raffinate tecniche di psicoterapia fino alle più
rozze forme di superstizione popolare. 11 denominatore comune
è, tuttavia, sempre la necessità
di ricorrere alla mediazione attiva di una persona iniziata, ovvero una persona che conosce il
problema in tutta la sua profondità e che è in grado di trarre un
rimedio da una dimensione
completamente sconosciuta a
chi chiede l’aiuto. In un certo
senso si potrebbe affermare che
il compito di fornire tale tipo di
assistenza è un compito sacerdotale. una funzione di collegamento tra realtà che altrimenti
resterebbero completamente
separate a discapito ovviamente
dell’essere umano.
sione tra l’umanità e la divinità
del nuovo sommo sacerdote. In
questa tensione non c’è spazio
per nessun atto rituale teso a
scongiurare il pericolo. 11 coinvolgimento dell’umanità di Cristo è totale e del tutto simile alla
paura che qualsiasi essere umano può provare davanti alla prospettiva di sofferenza e di morte.
Egli stesso è anche la vittima sacrificale. In questo stato di vittima si fondono perfettamente la
sua umanità e la sua divinità.
Dio condivide pienamente l’angoscia della condizione umana
per redimerla con il sacrificio
del Figlio dell’uomo che è a tutti
gli effetti il Figlio di Dio.
L'ubbidienza di Gesù
Il sacerdozio di Cristo
Preghiamo
Sotto il tuo giudizio, o Dio onnipotente, noi soccombiamo. Concedici d’aver pienamente coscienza della nostra debolezza e della nostra impotenza e ricordaci di
continuo che tu sei la nostra forza e il nostro sostegno.
Aiutaci a non mettere la nostra fiducia in noi stessi o nei
beni di questo mondo. Insegnaci a saper cercare rifugio
presso di te e a mettere risolutamente nelle tua mani la
nostra vita presente e la nostra salvezza eterna. (...) Fa’
in modo che noi impariamo a non trovare riposo che in
te e insegnaci a vivere secondo la tua volontà.
Tu sei colui che ha cominciato la nostra salvezza e colui che la porterà a termine. Ecco perché, o Dio, ti chiediamo di concederci di rispondere alla tua chiamata e di
sottometterci a te con timore e tremore. Permettici d’invocarti senza tregua e di scaricare su di te tutti i nostri affanni, fino al giorno in cui, finalmente fuori pericoli, potremo accedere alla beatitudine eterna che ci è stata acquistata dalla passione, dalla morte e dalla risurrezione
del tuo Figlio unico. Amen.
(Karl Barth, Preghiere, Claudiana, 1987, p. 98)
IL grande tema della Lettera
agli Ebrei è, per l’appunto, il
sacerdozio. Non si tratta di un
sacerdozio qualsiasi bensì del
sacerdozio ebraico, un istituto
nobile e al di fuori di ogni possibile accusa di superstizione o
magia. Tuttavia l’autore dello
scritto proclama il compimento
e la sostituzione del sacerdozio
di Aaronne da un ordine sacerdotale nuovo e fondato su una
persona diversa, quella di Cristo.
I primi dieci versetti del cap. 5
dell’epistola presentano i tratti
principali dell’unico e sommo
sacerdote del nuovo ordine.
Uno dei tratti che colpisce particolarmente è la sua umanità. Essa si rende particolarmente visibile nella sua angoscia e nella
paura viscerale della sofferenza
e della morte: con alte grida e
con lacrime egli offrì preghiere e
suppliche a colui che poteva salvarlo dalla morte (v. 7). A questa
umanità è contrapposta immediatamente, attraverso tutto il
carico di significati racchiusi
nella parola «Figlio», la sua divinità. Il tema centrale del discorso sta racchiuso tutto nella ten
IL rapporto tra le due nature di
Cristo è però espresso con un
concetto piuttosto insolito,
quello di ubbidienza. Questa ubbidienza non è una sottomissione all’autorità superiore e ad
una legge; essa ha come presupposto la piena uguaglianza e la
sostanziale unità del Padre con il
Figlio. L’accettazione della morte da parte del Figlio diventa
dunque l’atto di assoluta ed
estrema libertà e il senso della
sua funzione sacerdotale sta
proprio in questo atto. La spensierata disubbidienza originale
dell’uomo, che ha generato il
peccato e la morte, è dunque
cancellata dall’obbedienza del
Figlio di Dio che esprime il suo sì
con «grida e lacrime» per generare la salvezza e la vita eterna.
Nella visuale prettamente materiale della vita umana la prospettiva della libertà si incrocia
continuamente con l’orizzonte
della morte, che diventa la limitazione ineluttabile dell’esistenza stessa. In una visuale della vita
identificata comunemente con il
concetto di fede, in cui lo sguardo interiore va oltre quell’orizzonte della morte, la prospettiva della libertà resta sempre
quella centrale. Tale prospettiva
è, però, messa a confronto con la
libertà assoluta del Figlio di Dio
espressa nel suo sacrificio estremo e perfetto. In questa ottica la
libertà umana non può che essere relativizzata ed elaborata in
una chiave ben diversa dal consueto modo di riflettere sulle nostre azioni. Che cosa comporta
tutto ciò sul piano pratico? Comporta un totale cambio di prospettiva quando si tratta del nostro rapporto con Dio.
La filosofia medievale nonché
alcune correnti di teologia speculativa contemporanea hanno
cercato di ricondurre la fede a
una particolare forma di attività
della ragione. Nella vita quotidiana di molte persone la fede è
sovente identificata con il sentimento o con una soggettiva convinzione interiore. Entrambe le
interpretazioni dimostrano tutta
la loro debolezza proprio nel
confronto con la sofferenza.
Quale ragione si può trovare per
elaborare le guerre e i genocidi menzionati dal protagonista
del romanzo di Doctorow? Quale sentimento si può provare davanti alla palese degenerazione
dei comportamenti delle persone apparente innocue e affidabili? La vera sfida sia per la ragione
sia per il sentimento è però la risurrezione intesa come sconfitta
totale dell’oblio e del non essere.
Forse in questo caso le emozioni
identificate con il desiderio, tanto conscio quanto inconscio,
delTimmortalità potrebbero avere un significato, tuttavia quel
genere di desideri si sgretola facilmente sotto il primo colpo del
martello della ragione.
Conoscere la volontà di Dio
Note
omiletiche
L'Epistola agli Ebrei, j.[
tribuita inizialmente
Paolo, non è una vera*
propria epistola, ma pi^,'
tosto un'esposizione dot
trinale, una specie di
mone o di catechesi il e^jl
tema centrale è il sacerdo-t
zio di Cristo. Una deli^
ipotesi più accreditateè|
quella di vedere in questo!
scritto un'elaboraziorij
cristiana della distruzionj
del tempio di Gerusalem.|
Seco
ifìfutun
Lf UBBIDIENZA del Figlio riI tratta nei versetti 7-9 del
cap. 5 della Lettera agli Ebrei
sembra indicare un’altra via: il
nostro rapporto con Dio, la nostra fede è in sostanza ubbidienza. Non si tratta ovviamente di
esprimere il proprio assenso a
una dottrina astratta che davanti ai nostri dubbi e alle nostre
paure si presenta come verità
assoluta. L’assenso inteso come
atto di volontà è indispensabile
ma il nocciolo della questione
sta altrove. Giovanni Calvino
nel terzo libro della sua Istituzione della religione cristiana
definisce la fede come «una conoscenza della volontà di Dio
tratta dalla sua Parola» (Istituzione HI, 2, 6). L’atto di obbedienza ci inserisce dunque in
comunione con Dio fondata
non tanto sulle nostre convinzioni umane quanto sulTaffidabilità assoluta di Dio. In questo
modo siamo uniti anche al Figlio, che condivide i nostri tormenti legati alla bassezza della
condizione umana per condurci
alla gioiosa apoteosi di un’esistenza completamente rigenerata e libera da qualsiasi paura.
(Secondo di una serie
di quattro meditazioni)
«Lafigu
altro un’ai
cristiane!
poter con
di Roma c
me avvenuta nell'anno 7(1 tutto R
d.C., tuttavia la datazione!
dell'opera risulta difficile f
Si possono fissare so|.
tanto delle date approsj.
mative: dopo il 64, la pr|.l
ma grande persecuzione!
scatenata da Nerone (I de,|
stinatari sembrano avetj
sofferto ed essere statij
perseguitati), e prima dei{
96, data in cui l'epistola èj
citata da Clemente Roma-j
no. Il radicamento dello}
scritto nella cultura ellenl-j
stica risulta piuttosto evidente, lo stile, la sintassi e I
il vocabolario usati dall'autore attestano una no-1
tevole padronanza della
lingua greca, le citazioni
dell'AT corrispondono più I
delle volte alla versione!
dei Settanta (LXX), Il capi-[
tolo 5 dello scritto apre!
un'ampia sezione dedicata}
aila superiorità del sacer-[
dozio di Cristo rispetto al
queilo del sommo sacerdo-[
te giudaico; questa sezione!
comprende i capitoli 6e7, f
Il tema centrale del bra-j
no 5, 7-9, l'ubbidienza, èj
espresso con il vocabolario}
derivante dal verbo greco}
hypakoù, la cui radice è ilj
verbo akoù, «ascoltare».!
concetto di obbedienza!
può essere dunque elabo-[
rato a partire da una visio-i
ne di «ascolto obbedien-l
te» e non tanto da quellal
di sottomissione struttura-j,
le o gerarchica, li brariofT’teyOir
enfatizza abbastanza i|&ihi un
rapporto Padre-Figlio. Dal} tenuto la
contesto (versetti 4 e lOlj leaLonif
si evince molto facilmente! febbraio i
che la dizione «Padre» èj inizialme
riferita chiaramente al ¿’Avorio
Dio, inteso come il Signo j accaduti
re di Israele. junuo co
I versetti 7-9 si trovano!
in una cornice di duecita-l
zioni veterotestcìmentarie.l
Ai V. 5b è citato il Salmoif
6: Tu sei mio Figlio; oggitij
ho generato, al v. 6 il Sal-I
mo 110, 4; Tu sei sacerdote in eterno secondo roi f
dine di Melchisedec, laioj
conda parte della citazioi
ne è ripetuta al v.
cora parer
correre». '
rilasciata
pastore 1
Hans-Mic
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sommo sacerdote secondo I della pe
l'ordine di Melchisedecjde|i0gjg2
Taie cornice indica l'm*®'}l998. La
parabilità dell'ufficio
cerdotale di Cristo dalla'"
sua dignità di
Dio. La menzione di ,
chisedec (Genesi 13,
24) serve a sottolineare lai ®>ssione
preesistenza del sacerdo-j POnsabi
zio di Cristo e la sua antei ,msta e d
riorità rispetto al sacerdaj capresbi
zio di Aaronne. I )*10ltre i
Il brano evidenzia mol| impegna
to chiaramente la centraj rittìuma
lità e l'esclusività deiruft| Conitnisi
ciò sacerdotale di Crii!®; chéilpn
nel processo della saiveri bri ¿ella
nei processo ueiia
za (Solus Christus) e offm .
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inoltre numerosi spue
per una rifiessione di o*
rattere soteriologico
Per
approfondire
Nell'ambito della teob (¡¡(¡¡jgjjj ^
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In Germania si è aperto un dibattito fra le chiese su questo tema controverso
Il papa «portavoce» della cristianità?
Secondo il vescovo luterano bavarese Johannes Friedrich, il papato non dovrà più costituire
'p ftituro un elemento di separazione tra cattolici e protestanti Ma il primato «resta inaccettabile»
PAG. 3 RIFORMA
«La figura del papa è senz’
altro un’autorità notevole del
cristianesimo; ma da qui a
poter considerare il vescovo
Moina come “portavoce” di
tatto il cristianesimo, c’è ancora parecchia strada da perdere». Questa è l’opinione
rilasciata all’agenzia Nev dal
pastore luterano di Roma,
Hans-Michael Uhi, in merito
al dibattito in corso in Germania, e riportato anche dalla stampa italiana, a seguito
deUe dichiarazioni di alcuni
esponenti di chiese protestMiti tedesche secondo cui
la figura del pontefice potrebbe, in futuro, assumere il
molo di portavoce della cristianità nel mondo.
Il dibattito, avviato fra le
chiese tedesche già nelle
scorse settimane (in particolàre dopo un intervento del
pastore Manfred Kock, presidente della Chiesa evangelicatedesca, Ekd), è proseguitolo scorso 8 marzo con l’intefvento del vescovo della
Chiesa luterana bavarese
Johaimes Friedrich: «Il papato - è la dichiarazione riportata dal quotidiano tedesco
'Die Welt" - non dovrà più
costituire, in futuro, un elemento di separazione fra cri
».
Il papa Giovanni Paolo II
stiani cattolici e protestanti».
Ma, aggiunge con chiarezza il
vescovo Friedrich, per i protestanti «resta inaccettabile»
che il papa rivendichi per sé
il potere decisionale assoluto.
Anche sotto il profilo del dogma dell’infallibilità, ha precisato, da parte protestante resta difficile trovare un punto
di incontro.
In merito all’eco che la notizia ha avuto sulla stampa
italiana, il pastore Uhi, che ri
copre anche la carica di vicepresidente della Federazione
delle chiese evangeliche in
Italia (Fcei), osserva inoltre
che «è molto spiacevole che
la notizia riportata oggi dal
quotidiano Avvenire (9 marzo) non indichi le chiare
“condizioni” del vescovo Friedrich per un eventuale riconoscimento del papa come
portavoce cristiano: in primo
luogo la rinuncia al primato
del papa e al dogma dell’infallibilità». Sarebbe infatti difficile, aggiunge il pastore Uhi,
riconoscere un portavoce del
cristianesimo che da parte
sua non riconosce le chiese
della Riforma come «chiese in
senso proprio», né riconosce
loro lo stesso valore salvifico
della Chiesa cattolica.
Sul dibattito in corso in
Germania è intervenuto lo
scorso 9 marzo anche il segretario generale della Federazione luterana mondiale
(Firn), pastore Ishmael Noko,
con una dichiarazione che
intende «contribuire criticamente e costruttivamente»
alla discussione. Da parte luterana, spiega Noko, «possiamo certamente guardare al
papa, capo della Chiesa cattolica romana, come ad uno
dei leader spirituali del mondo. Ma - aggiunge il segretario della Firn - non possiamo
dissociare il ruolo spirituale
del papa dalla sua collocazione nella chiesa istituzionale
di cui è a capo, e da cui il suo
ministero è primariamente
definito. Egli è il vescovo di
Roma e come tale gode del
primato nell’ambito dell’episcopato del cattolicesimo romano». Bisogna essere chiari,
prosegue Noko, sul senso che
andrebbe ad acquisire il ruolo di «portavoce» dei cristiani: bisogna chiedersi se «la
globalizzazione e l’estrema
complessità che caratterizza
le chiese cristiane nel mondo» richiedano effettivamente tale figura e inoltre bisogna prestare attenzione all’eventualità che tale figura
non rischi di esprimere «una
prospettiva troppo occidentale». Per il segretario della
Firn sarebbe infine importante chiedersi «quale potrebbe essere la piattaforma
condivisa a partire dalla quale il o la portavoce del cristianesimo dovrebbe parlare.
Come andrebbe definita la
sua responsabilità nei confronti della complessità delle
chiese cristiane?». (nev)
P?' Si è riunita a Lomé (Togo) la Commissione giustizia e diritti umani della Cevaa
La parola delle chiese è attesa come una predicazione
: La Commissione giustizia e
diritti umani della Cevaa ha
temilo la sua sessione annuale a Lomé (Togo) dal 18 al 26
febbraio scorsi. L’incontro era
iamalmente previsto in Costa
¿’Avòrio ma gli avvenimenti
Ecaduti in quel paese non
hanno consentito alla Chiesa
metodista di organizzare l’acco^ienza. A Lomé, la sessione
dffla Commissione si è svolta in un clima reso estremamente sensibile, per non dire
ostile, per via della pubblicanone del rapporto congiunto
dell’Onu e dell’Oua (Organizzazione dell’unità africana)
sulle esecuzioni sommarie e
fe gravi violazioni dei diritti
iella persona in occasione
delle elezioni presidenziali del
1998. La situazione togolese è
(luindi diventata una questione prioritaria nell’agenda delta commissione.
In questo contesto, la commissione ha incontrato i responsabili della Chiesa meto,dista e della Chiesa evangelica presbiteriana del Togo. Ha
¡noltre incontrato persone
'Spegnate sul fronte dei dirtttiumani, il presidente della
VMttoissione elettorale nonil presidente e vari membri della Commissione nazio‘mledei diritti umani. Dopo
incontri, la commissione
;ha rivolto diversi messaggi:
Y alla Commissione naziodei diritti umani per
*'jb®derle di fare di tutto affinane le raccomandazioni conjnute nel rapporto Onu-Oua
'ano attuate. Tali raccoman. baioni mirano a stabilire una
‘®etotale sui fatti del 1998;
2) al presidente della Commissione elettorale per assillarlo del sostegno della
giustizia e divi,.' n*?nani e della Cevaa in
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Cevaa nel Togo per dire loro
che la parola pubblica delle
chiese è attesa come una predicazione per il Togo di oggi,
una predicazione portatrice
di ragioni di credere e di sperare nel presente e nel futuro.
La commissione ha poi affrontato diverse altre questioni:
a) il debito dei paesi più
poveri: il rimborso del debito
per i paesi del Sud è un grave
intralcio al loro sviluppo, li
debito dei paesi più poveri è
immòrale perché il suo rimborso pesa prima di tutto sulle popolazioni più povere. Esso significa meno salute, meno istruzione, meno mezzi
per lo sviluppo, meno lavoro.
Il debito è un ostacolo alla
democrazia dei paesi del Sud.
La commissione incoraggia le
chiese a mobilitarsi nella lotta per l’annullamento del debito in vista di una soluzione
giusta e durevole. La commissione incoraggia in particolare le chiese del Sud ad
entrare attivamente e concretamente nel movimento «Annulliamo il debito!»;
b) la questione dei diritti
umani nel Madagascar a livel
lo della situazione carceraria.
La commissione è stata informata in proposito dall’avvocata Volona Rasoanantoandro. In seguito a questa comunicazione, la commissione
ha deciso di raccogliere informazioni e testimonianze sulla
situazione nelle carceri dei
paesi in cui si trovano le chiese membro della Comunità;
c) la questione dell’immigrazione nei paesi del Nord e
nei paesi del Sud: verrà inviata alle chiese membro della
Cevaa un'inchiesta al fine di
avere un’informazione più
ampia sul modo in cui le
chiese si mobilitano per l’accoglienza dello straniero. II
risultato di tale inchiesta potrebbe consentire un migliore coordinamento dell’azione
delle chiese in materia di servizio e di accoglienza presso
gli stranieri:
d) la questione dei diritti
umani nella Polinesia francese: la Cevaa si è impegnata a
fianco della Chiesa evangelica della Polinesia francese
per finanziare un’inchiesta
sui diritti umani in Polinesia,
in particolare nei settori della
giustizia e delle carceri. Que
ll presidente della Cevaa, Ralph
Teinaore (Foto Cevaa)
sta inchiesta è stata realizzata
nel febbraio 2001, in connessione con la Lega dei diritti
umani della Polinesia e la Federazione internazionale dei
diritti umani.
Varie altre questioni sono
state esaminate nell’ambito
della commissione: la situazione in Costa d’Avorio, la
lotta contro la povertà in Camerún, il decennio «Vincere
la violenza», la questione
dell'Aids in Africa, i rapporti
Francia-Africa. (Cevaa)
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1997.
Il Premio Templeton 2000 assegnato ad Arthur R. Peacocke
Scienziato e prete della chiesa anglicana
Il Premio Templeton 2000 per il progresso
in religione è stato assegnato al prete anglicano Arthur R. Peacocke, noto biochimico che
ha dedicato la sua vita a chiarire il rapporto
tra la scienza e la teologia. Peacocke, 76 anni,
docente all’Università di Oxford, in Inghilterra, dottore in scienza e in teologia, è il fondatore della «Società degli scienziati ordinati»,
un’organizzazione ecumenica internazionale
che si prefigge di stabilire il nesso tra la scienza e la religione e di stimolare la spiritualità
fra gli scienziati. «È assolutamente vitale per il
futuro della nostra cultura che questi due “regni” entrino in dialogo», ha dichiarato il professore in una recente intervista. È il terzo anno consecutivo che il Premio viene assegnato
a uno scienziato; lo scorso anno fu il fisico
Freeman I. Dyson e l’anno prima il fisico e
teologo lan Barboiir.
Negli Anni 50, pur proseguendo le sue ricerche sul Dna, Peacocke studiò i legami esistenti tra la religione e la scienza. I suoi sforzi por
tarono alla redazione di un libro pubblicato
nel 1971, Science and thè Christian Experiment. Lo stesso anno, Peacocke venne ordinato prete anglicano perché, dice, egli si sentiva
frustrato nel ruolo di predicatore laico. Nel
1986 fondò la «Società degli scienziati ordinati»; composto all’inizio di 12 membri, il gruppo si è poi allargato e oggi ne conta 79, die
rappresentano sette chiese. Peacocke ha anche fondato a Oxford il «lan Ramsey Centre
per lo studio interdisciplinare delle credenze
religiose rispetto alle scienze».
Descrivendo la scienza come «la lingua
mondiale del nostro tempo», Peacocke ha
sottolineato che è tempo per «i pensatori e
credenti di tutte le religioni di adoperarsi in
modo creativo a sviluppare le prospettive
universali delle scienze». Al tempo stesso, ha
aggiunto, gli scienziati pongono oggi delle
domande etiche necessarie e profonde: «La
scienza sa che non può rispondere da sola a
tali domande», ha affermato. (eni)
DAL MONDO CRISTIANO
8 Nella cattedrale ortodossa di Seoul
Corea del Sud: tutti i cristiani
celebreranno insieme la Pasqua
SEOUL — Il fatto che quest’anno la data della Pasqua sia
la stessa per tutti i cristiani avrà un significato speciale nella
Corea del Sud, dove le chiese intendono dare alla ricorrenza
un forte significato unitario. Protestanti, ortodossi e cattolici celebreranno insieme la Pasqua con una cerimonia ecumenica nella cattedrale ortodossa di Seoul, auspicando che
«da quest’anno la data della Pasqua diventi unica per tutte
le chiese del mondo». (nev/eni)
Angola
Un awentista eletto vicepresidente
del Consiglio nazionale
LUANDA — Benjamin Fausto Paiva, avvocato e membro
del governo dell’Angola, è stato eletto vicepresidente del
Consiglio nazionale. 50 anni, figlio di un pastore awentista,
Paiva è anche anziano di una delle comunità awentiste della
capitale, Luanda, e, fedele al dettato della sua confessione,
rifiuta di occuparsi di questioni politiche il sabato, (nev/adn)
In visita al Consiglio ecumenico delle chiese
Karekin denuncia l'invasione delle sette
GINEVRA — «La libertà di coscienza non può trasformarsi
in anarchia»: così si è espresso Karekin II, «Catholicos» della
Chiesa apostolica armena nel corso della sua prima visita alla
sede ginevrina del Consiglio ecumenico delle chiese, di cui la
Chiesa armena fa parte. Secondo Karekin l’Armenia, che
quest’anno festeggia il 1.700“ anniversario della conversione
al cristianesimo della nazione, deve fronteggiare «un’invasione di sette che non evangelizzano ma mirano soprattutto a
scardinare i valori cristiani del nostro popolo». (nev/eni)
: Consiglio della Federazione luterana mondiale
Cambia la sede della prossima seduta
GINEVRA— Sarà tenuta a Ginévra e non più a Gerusalemme la prossima seduta del Consiglio della Federazione luterana mondiale (Firn, 12-19 giugno). Nell’annunciarlo, il vescovo luterano palestinese Munib Younan e il segretario generale della Firn, Ishmael Noko, hanno giustificato il cambiamento di sede con la preoccupazione per l’incolumità dei
membri del Consiglio in un paese sconvolto dalla violenza.
Ciononostante, hanno tenuto a sottolineare che l’impegno
dei luterani per un accordo di pace e riconciliazione tra
israeliani e palestinesi non subirà alcuna modifica, (nev/lwi)
Argentina
Colpiti edifici delle minoranze religiose
BUENOS AIRES — Preoccupazione in Argentina per una
serie di attentati e di incendi dolosi che in questi ultimi mesi
hanno colpito chiese e istituzioni delle minoranze protestanti, ebree e musulmane, specialmente nelle regioni del Sud
del paese. «È una catena perversa che dobbiamo assolutamente spezzare» ha commentato il vescovo metodista Etchegoyen, dopo l'incendio doloso che il 2 marzo ha distrutto
completamente il tempio metodista di Neuquen. (nev/icp)
4 ' Da parte della Chiesa riformata degli Stati Uniti
352 ettari restituiti agli indiani
NUOVO MESSICO — La Chiesa riformata degli Stati Uniti
(Crcna) ha restituito alle tribù indiane locali un territorio di
352 ettari nel Nuovo Messico. Comprato nel 1903, il vasto terreno ha ospitato finora una scuola e un ospedale per le tribù
Navaho e Zuni. Avamposto sperduto all’inizio del secolo, oggi
il terreno è valutato tra i 15 e i 60 milioni di dollari. (nev/rec)
Secondo la rivista «Verità e vita»
Venezuela: 7J% di evangelici
CARACAS — Secondo la rivista «Verità e vita», il 7,7% della
popolazione venezuelana (24 milioni) è di confessione evangelica e in gran parte frequenta comunità pentecostali. Sempre secondo i rilevamenti della rivista, negli ultimi anni sono
state costituite 1.462 nuove chiese, portando il totale delle
chiese evangeliche presenti nel paese a 15.462. (nev/ns)
Lo afferma il quotidiano «Romania libera»
Romania: boom edilizio religioso
BUCAREST — Boom edilizio religioso in Romania. Secondo il quotidiano «Romania libera», tra il 1996 e il 2000 la
chiesa ortodossa (a cui appartiene l’86,4% dei 22,6 milioni di
romeni) ha costruito 492 nuovi templi. Nell’insolita classifica figurano anche la Chiesa cattolica (5,1% della popolazione) con 67 chiese di rito greco e 37 di rito latino e quella battista con 119 nuovi locali di culto. (nev)
I dati di un recente sondaggio Gallup
Gli americani e la Bibbia
NEW YORK — Secondo un recente sondaggio Gallup, negli
Usa solo il 59% della popolazione ha letto qualche capitolo
della Bibbia. I lettori abituali sono invece il 37%. Curiosamente il 65% degli intervistati ritiene che «la Bibbia contiene le risposte ai più importanti problemi della vita», (nev/rapidas)
4
PAG. 4 RIFORMA
Un grande convegno a Parigi per ricordare l'autore di «Rivoluzione liberale»
Cento anni fa nasceva Piero Gobetti
Fiero avversario del fascismo e strenuo difensore della causa della libertà, il pensiero di
Gobetti è ancora molto attuale. Una cerimonia semplice ma intensa sulla sua tomba a Parigi
FRANCO CALVEni
CENTO anni fa (1901) nasceva a Torino Piero Gobetti. Quel Piero Gobetti che
farà scrivere a Gaetano Salvemini nell’ora della sua morte
(1926) «A me pare di aver
perduto una radice della vita
(...) quel figliolo era veramente uno dei miei prediletti.
Qualcosa di me era passato
in lui, mi sentivo rivivere per
le parti migliori della mia anima. Tutto spezzato, tutto distrutto! Vorrei gridare furiosamente il mio dolore, e non
posso (...)». Per ricordarlo e
non già per celebrarlo, visto
che Piero Gobetti ci ha insegnato la sobrietà che ci viene
dritto dal mondo laico, un
grande convegno è stato organizzato a Parigi il 21 febbraio scorso. Sotto la presidenza di Maurice Aymard,
Michel Cassac dell’Università
di Nizza, Eric Vial dell’Università di Grenoble, Ersilia
Alessandrone Perona dell’
Istituto storico della Resistenza di Torino, Fabrice d’Almeida dell’Università di Nanterre
e Alberto Gabella del Centro
studi Gobetti di Torino hanno
fatto risuonare la loro voce e
la loro riconoscenza fra le accoglienti sale dell’Istituto italiano di cultura.
Cassac ha sottolineato il
fatto, rifacendosi a Energie
nuove e a Rivoluzione liberale, che Gobetti opera una rivoluzione che partendo dal
basso supera i partiti centralisti, trasformisti, parassitari
mentre Vélite della classe operaia propone un modello
etico-politico fondato sul senso di responsabilità, di sacrificio, di libero esame quali presupposti essenziali per Gobetti; un Gobetti intransigente di fronte a una politica che
conosce compromessi e cedimenti. Cassac ha interpretato
Gobetti come un combattente che «alfieramente» si oppone al fascismo nascente,
pronto a battersi per creare
spazi di libertà, aperti al dialogo: in una parola l’opposto
a quanto accade oggi, quando
prevalgono gli insulti rispetto
al dialogo e al confronto.
Nella sua apprezzatissima
comunicazione Ersilia Alessandrone Perona ha fatto il
punto del lavoro immane che
sta conducendo sui carteggi
gobettiani che rivelano gli interessi nascosti del grande
«protoavversario di Mussolini» prospettando interpretazioni di grande intuito e periodizzazioni più esatte che
coinvolgono la stessa scrittura. La studiosa ha confermato
la svolta del 1920, quando la
formazione di Gobetti si conclude e gli consente spazi di
militanza che prendono il po
sto delle sue passioni letterarie e filosofiche. Interessanti
le considerazioni sulla scrittura di Gobetti che si fa vieppiù aforistica e sentenziale.
Alberto Gabella ha informato il numeroso pubblico
accorso sui numerosi e riuscitissimi convegni gobettiani che si sono succeduti in
questi ultimi anni, presentando una panoramica delle
pubblicazioni riedite di Gobetti e su Gobetti. Partendo
dagli Atti del colloquio italofrancese «Piero Gobetti e la
Francia» a cura del Centro
studi torinese (Franco Angeli, 1985), passando per Gobetti tra Riforma e Rivoluzione (a cura di A. Gabella e O.
Mazzoleni) del 1999, fino agli
Atti della Facoltà di Lettere e
Filosofia di Nizza su Gobetti e
gli anni Venti, Gabella ha dato informazioni di prima mano circa la traduzione in
Francia di Rivoluzione liberale e del suo libro in corso
su Gobetti; e ancora circa
l’antologia di scritti gobettiani in Belgio, la raccolta di
scritti gobettiani per la Yale
University Press, e sul volume di Paolo Bagnoli per
l’Università di Princeton.
Queste segnalazioni ci fanno ben sperare perché l’insostituibile difensore della causa della libertà viva e continui nel suo apporto di inse
gnante e di animatore culturale. Una cerimonia semplice
ma intensa ha avuto luogo al
cimitero Pére Lachaise: sulla
modesta tomba di Gobetti
(ora segnalata sulla pianta
delle tombe dei «grandi»).
Una scolaresca toscana assisteva partecipe alla lettura,
mai pubblicizzata prima, delle numerose parole di condoglianze che la vedova, Ada
Marchesini, riceveva dalle
più grandi e libere intelligenze del tempo: Giustino Fortunato, Gaetano Salvemini,
Garlo Rosselli, Piero Sraffa,
Giuseppe Gappa, Edmondo
Rho, Edoardo Giretti, Angelo
Tasca e Giuseppe Prezzolini.
Anche i ragazzi della III liceo
classico del Gollegio valdese
di Torre Pellice si recheranno
nel prossimo maggio sulla
tomba del grande patriota
che, come dice Bartolo Gariglio, continua di anno in anno a «farsi nuovi amici».
A quegli adolescenti e a
quegli scolari e a quelle scolare di tutta Italia ci piace rivolgere, chiedendo loro di stare
per un minuto in laico (ossia
pensoso) silenzio e in piedi, le
parole di Primo Levi: «Meditate che questo è stato/ Vi comando queste parole./ Scolpitele nel vostro cuore/ Stando per casa, andando per
via,/ Goricandovi alzandovi;/
Ripetetele ai vostri figli».
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Suscita perplessità il recente libro di Armin Kreiner dedicato alla sofferenza
Tra Dio e il male si rischia di dimenticare Gesù Cristo
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È dedicato al tema «L’insegnamento delle scienze religiose
in Europa» il n. 37 (maggio-agosto 2000) di Religioni e societì
(Napoli, Edizioni scientifiche italiane, redazione a Firenze,
via Gavour 38), la rivista diretta da Arnaldo Nesti. 11 centro
del discorso affrontato dai vari saggi che compongono il volume è costituito dal mutare della società
europea in seguito al coinvolgimento di
culture e religioni «altre»; altri saggi si occupano della formazione universitaria e
mettono a confronto esperienze e istituzioni dei diversi paesi europei. Di particolare interesse il contributo su «Laicità e
culture religiose in un’Europa che cambia» firmato da Ermanno Genre, professore di teologia pratica alla Facoltà vcildese.
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FULVIO FERRARIO
IL rapporto tra il Dio buono
e la sofferenza costituisce
da sempre il problema dei
problemi. Normalmente la
teologia ammette subito che
non esistono soluzioni che
facciano quadrare tutti i conti: il dubbio e l’inquietudine
anche intellettuale sono destinati a restare, mentre lo
scandalo del soffrire può solo
essere affrontato sul piano
pratico, nella fede nella vicinanza e solidarietà di Dio in
Gristo. Ricordo che un teologo cattolico molto bravo mi
disse una volta: se trovi qualcuno che ti spiega in modo
chiaro e definitivo l’enigma
del dolore, bloccalo subito e
vieni a cbiamarmi, perché è
certamente «lui», che finalmente è tornato!
Il professor Armin Kreiner*
non la pensa così: egli si mostra anzi alquanto indispettito
da quella che ritiene l'arrendevolezza della teologia e della filosofia e ritiene che una
fede che non voglia essere irrazionale debba giungere a
una spiegazione logicamente
plausibile dei paradossi legati
all’esistenza del'male nel
mondo. La sua teoria è riassumibile in poche parole: l’esistenza del male nel mondo è
il prezzo che anche un Dio
onnipotente non può non pagare per avere creature provviste di libero arbitrio; ed è
giusto che sia così, perché il
libero arbitrio è un valore talmente elevato da rendere
sopportabile, almeno all’intelletto, ogni conseguenza derivante da un suo eventuale
uso sbagliato. Ma, ci si potrebbe chiedere, anche ammettendo che Auschwitz sia
«spiegabile» in una simile
prospettiva (benché si faccia
fatica persino a scrivere una
simile frase), che dire del terremoto in India, cioè del cosiddetto «male naturale»?
Kreiner ha una risposta anche per questo; l’esistenza di
un mondo che abbia leggi
stabili e che normalmente (a
parte cioè i «miracoli» intesi
come sospensione delle leggi
di natura) non conoscono eccezioni è condizione indispensabile perché si dia un
vero libero arbitrio, perché
cioè si possano prendere decisioni responsabili, delle
quali si conoscano almeno in
parte le conseguenze.
Anche chi. come chi scrive
queste note, dubiti alquanto
che l’argomentazione di Kreiner abbia anche solo un po’
della forza convincente che
l’autore sembra attribuirle,
troverà nel libro un’utile rassegna dei diversi approcci a
questo tema centrale: da questo punto di vista l’opera è
molto istruttiva. La trattazione si svolge però in modo
pressoché esclusivo dal punto
di vista della filosofia, non
della teologia, sicché Kreiner
può parlare del rapporto tra
Dio e la sofferenza praticamente senza tener conto di
Gesù: gli interlocutori privilegiati dell’autore sono i filosofi
della religione, in particolare
quelli anglosassoni. Quanto
alla tesi, oggi molto diffusa,
che parla di una sofferenza di
Dio accanto all’essere umano,
Kreiner cita una singolare e
nel suo genere efficace affermazione di Rahner: «Al fine di
tirarmi fuori dal mio fango e
dalla mia scalogna, in verità
non mi giova a nulla se a Dio,
per dirla in modo grossolano,
le cose vanno schifosamente
allo stesso modo» (p. 163).
Ghe dire? Anche questo è
un punto di vista, anche se
personalmente resto convinto che il tentativo di molta
teologia moderna di ascoltare Giobbe (che a Kreiner invece interessa poco) e il grido
di Gristo sulla croce (che pure per il nostro autore non è
un tema) meriterebbe maggiore rispetto. È vero, si ha a
volte l’impressione che la
teologia contemporanea ammetta di non sapere che pesci pigliare, mentre Kreiner si
mostra assai sicuro di sé e i
conti gli tornano a perfezione. Esistono casi, tuttavia, in
cui i punti di domanda affermano di più di quelli d’esclamazione e i silenzi accompagnano più di quanto non facciano le parole. Sospetto però
che secondo Kreiner considerazioni del genere sarebbero poco «razionali».
(*) A. Kreiner: Dio nel dolore.
Sulla validità degli argomenti
della teodicea. Brescia, Queriniana, 2000, pp. 387, £62.000.
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Si presenta quanto mai attuale il volume curato dalla psi- ricòrdani
coioga e docente Silvia Vegetti Finzi e dalla giornalista An- ino, che (
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na Maria Battistin {L'età incerta. I nuovi adolescenti, Mon- i|
dadori, 2000, pp. XIII-378, £ 34.000) dedicato a come cam..............bia la nostra concezione dell’adolescenza,
vegetli finii |
Dalle modificazioni ebe intervengono
nella fisiologia di questi «ex bambini»,
non ancora giovani, allo sconvolgimento
dei loro rapporti fra coetanei, con i genitori, con le persone di riferimento (pei
esempio nella scuola), il libro compie una
carrellata sui vari aspetti, ricchi di contraddizioni, che caratterizzano questa fase difficile dell’esistenza.
TELEVISIONE «
Protestantesimo
L'ingresso del campo di Auschwitz
(foto Zibecchi)
Rubrica televisiva di Raidue, a cura della Fcei,
trasmessa a domeniche alterne e, in replica, ilh’
nedì seguente alle ore 24 circa e alle ore 9,30 del lunedì successivo. Domenica 1” aprile, ore 23,50 circa, andrà in onda.
«Filippo Melantone, riformatore suo malgrado. Biografiada
grande umanista del '500». La replica sarà trasmessa lunedi
2 aprile alle ore 24 e lunedì 9 aprile alle 9,30 circa.
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Conferenza organizzata dagli evangelici di La Spezia e da Amnesty International
Il cristianesimo e il problema storico della pena di mot^zfà
ELISABETTA SENESI
nel
PER la seconda volta
corso della sua attività
ormai pluridecennale, il collettivo culturale della chiesa
valdese e metodista di La
Spezia ha organizzato una
conferenza dibattito sul tema
della pena di morte con la
partecipazione di Mauro Dispensa, rappresentante spezzino di Amnesty International e di Franco Becchino,
magistrato e pastore della
Ghiesa metodista di Savona.
Quest’ultimo ha condotto
una lucida analisi dell’atteggiamento del cristianesimo
evidenziando come purtroppo l’istituzione chiesa non
abbia mai preso una posizione chiara contro la pena di
morte; solo recentemente il
cattolicesimo si è schierato
contro di essa. Mentre in ambito protestante il recente
pronunciamento delle chiese
battiste americane della Gonvenzione del Sud in favore
della pena capitale ha prodotto una presa di posizione
in senso contrario dei battisti
italiani e lo stesso Jimmy Garter si è fatto promotore di un
dissenso nel battismo statunitense. La Ghiesa metodista,
per altro, ha steso una dichiarazione che prende una
netta posizione contro l’arbitrio e la violenza nell'uso della giustizia, in favore di una
riabilitazione comunque della persona che commette il
reato. Ma. si è chiesto il pastore Becchino, quanti tra i
metodisti si riconoscono in
quei principi?
Nelle Scritture non mancano riferimenti a una giustizia
che si occupi della protezione e del recupero del colpevole. Allo stesso Gaino viene
risparmiata la vita e in un
certo senso egli è protetto
dalla vendetta sommaria di
quanti vorrebbero eliminar- lo. Nel Vecchio Testamento si
fa anche riferimento alla sacralità della vita, punto di
forza della Scrittura che invoca il rispetto per resistenza
umana che non può essere
tolta dalTuomo. Nel Nuovo
Testamento alla giustizia degli uomini si contrappone
quella di Dio che è perdono e
amore, comprensione dell’altro che è sempre e comunque una persona recuperabile al bene: non c’è torto che
non possa essere perdonato.
Oggi si potrebbe affermare che le due giustizie piuttosto che essere in opposizione possono essere messe in
relazione tra loro: la giustizia
umana è sempre relativa rispetto a quella di Dio, quindi
non può mai comminare pene assolute quali la pena capitale e inoltre non può negare il recupero al bene. La
pena di morte non può di
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come giustizia dell’uo^ politichi
stesso. Gome uomini e coti erano i
cristiani dobbiamo dunflj| portata
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Nel suo intervento Ma'! quello (
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[020^
WPNERD130 marzo 2001
Cultura
PAG. 5 RIFORMA
i Come fare a eliminare per sempre l'antisemitismo dalla cultura cristiana?
Cristiani ed ebrei oggi
f^olf Rendtorff, in un libro tradotto dalla Claudiana, propone elementi per una teologia
non antigiudaica. Che cosa significa per i cristiani riscoprire le proprie radici ebraiche?
KLAUS UNCENECK
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CJ0STIANI ed ebrei oggi*,
così il titolo dei libro di
golf Bendtorff. Oggi assistiamo à manifestazioni di antijjmitismo e antigiudaismo
^rientrano in ciò a cui gli
Arei sono abituati da secoli:
^®atello di chiesa un po’
fondamentalista accusa gli
ebrei in una conferenza pubblica di aver ucciso Gesù Cristo; la paura di poter perdere qualche punto di benessere risuscita lo spettro della
«lobby» ebraica che dietro' le
quinte governerebbe il mondo; la politica israeliana nei
confronti dei palestinesi suscita perplessità, per cui la sinistra boicotta le manifestazioni di cultura ebraica. L’oggi, per gli ebrei, sicuramente
non è peggiore di molti altri
periodi dei passato, anzi. Ma
l’oggi non è semplicemente
un momento paragonabile
ad altri momenti della storia.
Oggi è l’oggi dopo la Shoà.
Quando sento ripetere da
quel fratello gli argomenti
dassici dell’antigiudaismo
cristiano, quando leggo che
I in Germania una coppia presso Berlino è stata minacciata
da un gruppo di neonazisti in
quanto ebrea, comincio a tremare, Sono tedesco come
Rendtorff, e comincio a tremare dalla paura, dalla rabbia; il grembo da cui è uscito
tutto questo è ancora fecondo. Forse si tratta di una sensibilità particolarmente tedesca. Forse quel tremore lo
sentono soltanto gli ebrei e
quei (pochi) tedeschi che si
ricòWano, cioè non rimuovono, che oggi è l’oggi dopo la
Shoà e nel rapporto con gli
ebrei lo sarà sempre. La Shoà
è uno degli avvenimenti che
rimarrà nella memoria e nella
fede del popolo d’Israele co
5imo
ca, il h'
edì suein onda;
rafia del
a lunedì
dia psista An(, Manie carascenza,
■ngonO
nbini»,
imento [g liberazione dalla schiai geni-Ivitù in Egitto, l’esilio in Babito (peijlonia, la distruzione dei Tempie una pio, il ritorno nella Terra prodi con- messa, un avvenimento che
està fa- ha segnato profondamente la
’sua esistenza.
Nella canzone dei prigionieri di Dachau un verso dice: «Quello che eri nei tempi
passati, oggi non lo sei più e
da molto tempo». Questa af. dermazione valeva per l’espeIl3 Fcei, lieiiza del lager, che annientava la dignità delle persone,
vale per i sopravvissuti dei
campi di sterminio, vale per
dpopolo degli ebrei. Gli ebrei
europei non possono mai più
essere quello che erano prima della follia letale dei nazismo. Ma anche noi europei
non ebrei non possiamo mai
più essere quello che erava1. mo prima, in particolare non
|Q||V '^eirapporticon gli ebrei. Printadi Auschwitz l’antisemitij ^tu ora un fenomeno quoti6 invu‘'T mano, spesso collegato alle
eli un . politiche nazionali. Gli ebrei
ini e*'®; il capro espiatorio a
o dunq^ Portata di mano. Dopo Auoena ca| Schwltz l’antisemitismo non
□sofia ® più tollerabile. Ma allora, se
jnon possiamo più essere
Ito Matj quello che eravamo prima,
o di seiq focosa siamo? Che cosa voiti prop ghamo e possiamo essere?
epl®I?i, fondo questa la do
3tio d'f che il libro di RendtoposL °'mpone e a cui cerca di dae o ina» re degli inizi di risposte, una
„^f'nttda che tocca in parti' chiese cristiane,
»otnl’^..j P tché il cristianesimo ha le
vedibil', , e radici nell’ebraismo, ma
ivata ri 1, tttigiudaismo cristiano e
è liberai '“titisemitismo dell’Europa
> ha erano il terreno che
j costri^ prodotto il tentativo di
Li il popolo ebraico,
r;he ha screditato il
in particolare
; fidiit' tl silenzio della grande
conos “Sgioranza delle chiese eudividuali.
Il cimitero ebraico a Praga
ropee di fronte alla politica
nazista contro gli ebrei. Rendtorff riprende vecchi temi
dell’autocomprensione cristiana: il rapporto tra Antico
Testamento e Nuovo Testamento, il ruolo dell’Antico
Testamento nella predicazione della chiesa, il rapporto tra
il popolo di Israele, il popolo
di Dio della Bibbia ebraica e
la chiesa di Gesù Cristo, la
messianicità di Gesù e il suo
non riconoscimento da parte
degli ebrei, e cerca di porli in
un altro modo.
Sono temi molto complessi
che non potevano essere af
R O 1.1- R I, N I) I O K F F
CRISTI/
ED
OGGI
L i 9 U Q f Û il 3
frontati in modo esaustivo: si
tratta di una raccolta di conferenze tenute in varie occasioni. Senz’altro c’è bisogno
di approfondire i vari temi
nelle varie discipline della
teologia cristiana. Trovo però
molto importante che questi
saggi affrontino il problema
dell’antigiudaismo più o meno aperto della teologia cristiana, che emerge già in alcuni strati dei Nuovo Testamento ed è diventato in seguito una caratteristica molto
forte del pensiero cristiano.
Quello che mi ha colpito in
modo particolare è l’antigiudaismo di certe formulazioni
teologiche che noi spesso inconsapevolmente usiamo,
convinti dell’esclusività della
nostra fede. Usiamo un linguaggio teologico che condanna il popolo ebraico alla
non esistenza. Se noi cristiani
siamo il nuovo popolo di Dio,
se noi, per fede, siamo i figli
di Abramo, dove è allora il
popolo che Dio ha scelto ai
tempi di Mosè, dove è la discendenza di Abramo per nascita? Noi protestanti italiani
ci lamentiamo spesso dei fatto che in Italia cristiano significa cattolico, che la Riforma è un fatto della storia
(foto Zibecchi)
dell’Europa del ’500, ma poi
nessuno ne ha mai più sentito parlare. Noi cristiani abbiamo fatto un’operazione
simile nei confronti degli
ebrei. C’era una volta il popolo degli ebrei in cui nasceva Gesù Cristo. In Gesù Cristo, noi abbiamo ereditato
tutto quello che era loro, la
loroi storia, la loro Sacra Scrittura, il loro Dio, ma il popolo
ebraico, che continuava a vivere accanto a noi, abbiarno
cercato di ignorarlo.
Rolf Rendtorff propone
elementi per una teologia,
un linguaggio teologico non
antigiudaici. Per seguire e
continuare il suo approccio
c’è però bisogno che riscopriamo le radici ebraiche
della nostra fede, che rivisitiamo la nostra autocomprensione cristiana nella sua
formazione nella storia dei
nostro pensiero. È una sfida
per la teologia e per la fede,
ma anche un lavoro molto
appassionante. Ed è comunque un compito indispensabile se nel dialogo tra cristiani ed ebrei oggi vogliamo andare avanti.
(*) Roi.f REND i oRpr: Cristiani
ed ebrei oggi. Torino, Claudiana,
1999, £ 19.000.
Una carrellata di spigolature prese dalla stampa nazionale
I «barba» valdesi nella Puglia del '400
Nell’opuscolo della Società
di studi valdesi che quest’anno il past. Giorgio Tourn ha
dedicato alla figura dei barba
nel ’400, si sottolinea, in particolare parlando di barba
Martino, il giramondo, l’estensione della diaspora valdese in territori che abitualmente non sono collegati a
tale presenza, dalla Francia
centroccidentale all’Italia
centrale e meridionale, da
Camerino a Manfredonia all’Apulia. Con interesse abbiamo perciò letto sul Quotidiano di Foggia del 24 settembre
2000, una rievocazione del
movimento valdese nella Capitanata scritta da Emilio
Benvenuto. Risalgono al 1398
le prime testimonianze scritte che attestano la presenza
di barba in Puglia, mentre un
diacono valdese processato
nel 1451 a Pinerolo dichiarò
di avere portato, negli anni
1448-49, a Manfredonia il ricavato di una colletta fatta
nelle valli valdesi.
È noto che nella decisione
di Chanforan, il parere dei
barba pugliesi era importante. I valdesi pugliesi, scrive
Benvenuto, erano prevalentemente di origine provenzale e
furono attirati dai re angioini,
da Carlo I in poi, nella Capitanata spopolata dalle guerre.
perché ritenuti più affidabili
delle genti presenti nella provincia appena conquistata.
Verso il 1400, i torbidi dello
scisma papale e la lotta fra le
due case d’Angiò immiserì a
tal punto la Provenza che
molti ne emigrarono. Scrive
Benvenuto: «Lo storico valdese Gillio, figlio di un barba
che aveva visitato quei luoghi
soggiornandovi... attribuisce
a quell’epoca la costituzione
di forti nuclei valdesi a Castelluccio V. Maggiore, Celle
di San Vito, Faeto e Motta M.
Corvino, in tutta l’alta valle
del Gelone, a Montaguto e
Monteleone di Puglia, fin nei
pressi di Ariano Irpino. La
crociata di Innocenzo Vili
contro i valdesi del Delfinato
provocò altri arrivi a Volturara Appula e in altre località
della Capitanata... (i valdesi)
erano compatti soprattutto a
Celle San Vito e Faeto, rese
tanto più libere dalla loro posizione appartata in montagna. Non vi erano preti residenti tra loro e l’Arciprete di
Castelluccio V. Maggiore, cui
spettava di visitarli, finì con
l’abbracciare la loro fede...
Quando seppero che i loro
fratelli del Piemonte, nel
1555, si erano eretti dei templi e vi predicavano pubblicamente, vollero fare altret
Desiderio di conoscenza
Una «gabbia cosmica»
per l'uomo del 2000
tanto, parendo loro un atto di
viltà il tenere più oltre nascosta la testimonianza della loro fede. Il barba Gillio, facendo loro notare la differenza
tra i sudditi dei Savoia e quelli dell’integralista Filippo II di
Spagna, li invitò a vendere i
loro beni e ad emigrare in
Francia. Quelli di Calabria,
forti del loro numero di circa
10.000, non gli diedero ascolto, chiamarono dei ministri a
sede fissa e attrassero su di
loro, così, la tremenda bufera
che spazzò via ogni traccia
delle loro chiese, con migliaia
di morti. Quelli di Puglia furono più prudenti, specie a
Sant’Agata. Già nel 1555 partirono per Ginevra un Condello, un Lapone e un Mammi e successivamente altri,
atterriti dai massacri dei loro
fratelli di fede avvenuti in Calabria».
(a cura di Marco Rostan)
FRANCO CAMPANELLI
SIAMO in una gabbia cosmica, hanno decretato
gli scienziati del nostro tempo. Einstein ha fissato, nell’invalicabilità della velocità
della luce, il limite fisico di
spostamento di un qualsiasi
corpo dotato di massa e viene così dimostrato che l’uomo non potrà mai raggiungere neppure la più vicina stella, occorrendo fino a questa
un viaggio di secoli. Dunque
siamo costretti e confinati in
quello che, rispetto al deserto
cosmico, non può che essere
un minuscolo granellino di
sabbia. Stando sempre alla
inoppugnabile giudizio della
scienza, tra qualche miliardo
di anni il nostro splendido
pianeta sarà di nuovo diventato polvere stellare oppure
verrà assorbito dalla massa
del Sole, nel frattempo diventato un’immane «nana
bianca». Cosicché l’umano
consesso e la Terra, quali entità fisiche, subiranno inesorabilmente quel processo di
degradazione, morte e rinascita, nel perenne divenire
dell’Universo i cui confini,
per la scienza, sono insiti nello stesso mistero e nella medesima sua inconoscibilità.
L'ordinamento divino
In ogni epoca l’uomo si è
dato una propria rappresentazione della realtà visibile,
in base alle cognizioni del
suo tempo. Cantore dell’ordinamento divino dell’universo, Dante, pur nelle limitate
acquisizioni cosmologiche
del suo tempo, non sapeva
darsi alcun’altra ragione della vastità delTinfinito e della
bellezza del firmamento se
non quella preordinata dalla
divina volontà creatrice. E
così non poteva che concludere la sua Commedia glorificando «l’Amor che move il
sole e l’altre stelle». Quattro
secoli dopo, e ancora con
straordinaria preveggenza,
Blaise Pascal già si chiedeva:
«Quando considero la breve
durata della mia vita, assorbita nell’eternità che precede e
segue il piccolo spazio che io
riempio e che vedo, sperduto
nell’infinita immensità degli
spazi che ignoro e che mi
ignorano, mi spavento e mi
meraviglio di vedermi qui
piuttosto che là, perché non
vi è affatto motivo perché io
sia qui piuttosto che là, adesso piuttosto che allora. Chi
mi ci ha messo?»'.
Un recinto metafisico
I dubbi che angosciavano
Pascal non avrebbero scalfito, nell’epoca dei Lumi, Immanuel Kant. Egli reputava
come limitato da un «recinto
metafisico» tutto quello che
sta al di là della visibile realtà,
delle nostre possibilità sensorie, per ammonirci circa l’impossibilità, anzi l’inutilità di
travalicare quel confine. L’
uomo potrà invece realizzarsi
nell’esercizio costante del
proprio dovere, entro una
perfetta rete giuridica, unico
luogo ove potrà darsi una sua
nobilitazione. L’infinito rimaneva, dunque, al di fuori
del reale, del razionale, quale
regno di un irraggiungibile
Spirito Assoluto. Al di fuori
del sicuro recinto di finitudine non poteva che esserci
rumanamente inconoscibile.
..................
Per la
pubblicità su
tei. 011-655278, fax 011-657542
Negata la mistica presenza
del divino e costretti all’interno di questa insormontabile
prigione, «quello che vi viene
lasciato - ribadiva Kant - è
un coerente tipo di finitezza
in cui solo l’imperativo morale innalza l’uomo al di sopra dell’esistenza animale. La
moralità gli dà dignità, e la
lotta fra il bene e il male è
una lotta morale in cui elementi come la grazia e la preghiera sono negati».
La poesia della giustizia
Molto più calato nella realtà fu il sentimento morale,
lo struggente anelito a esso
da parte di Giacomo Leopardi. Riteneva il poeta che solo
da un diffuso senso morale
potesse derivare una maggiore giustizia, pace e eguaglianza tra gli uomini; in mezzo ai
quali, peraltro, proprio non
riusciva a calarsi e a convivere, ma di cui pure esaltava le
rare virtù, le umane età felici
(l’ingenuità e la gaiezza infantile, la spensieratezza giovanile, i primi amori). E nondimeno era anche convinto
dell’inattuabilità di un cambiamento morale della gente;
per cui l’unica consolazione
rimaneva infine l’immaginazione, potendo questa soltanto protenderlo al di là degli
angusti confini dell’esistenza,
potendo egli finalmente, con
la sola forza del pensiero («io
nel pensier mi fingo»)" adagiarsi negli «interminati spazi» e nei «sovrumani silenzi»,
così da averne sollievo, ancorché fugace e temporaneo.
Vorrebbe tanto ribellarsi, gridare all’ingiustizia, scoprire il
perché di tanta malvagità;
vorrebbe lottare contro la Natura matrigna, scoprire la
causa che spinge gli elementi
naturali ad accanirsi contro la
già dura quotidiana esistenza
(Dialogo della Natura e di un
islandese). Poi alla fine, stanco e amareggiato, soprattutto
conscio di non potere niente
contro forze così esorbitanti,
rinuncia alla ribellione e può
solo esclamare: «È funesto a
chi nasce il dì natale», assumendo le vesti dell’errante
pastore dell’Asia.
Leopardi è l’uomo in perenne ricerca, al quale sono
sempre state invise le convenzioni religiose preconfezionate, queste essendo palesemente antitetiche all’usuale, concreto comportamento
(Discorso sopra lo stato presente dei costumi degli italiani); ovvero troppo spiritualmente esigente per accontentarsi di una fede semplicistica
e ipocrita. A quanti, tuttavia,
potrebbe essere di insegnamento l’anticonvenzionalità
civile e religiosa del poeta recanatese! Lontano nel tempo,
dal nostro tempo, forse mille
anni prima della nascita di
Cristo, un uomo in solitudine
vagava per smisurate aride
lande, interrogandosi sulle
ragioni della propria esistenza: «Io alzo gli occhi ai monti» paradigma degli «interminati spazi» del pensatore moderno, o dell’astronauta del
2001 di Stanley Kubrick, disperso oltre i confini delle galassie, raggelato dalla constatazione di un governo sovrano del Nulla. «Donde mi
verrà l’aiuto?» (Salmo 12, 1),
si era chiesto lo stanco viandante, avendo tuttavia già
scoperto la risposta che lo
traeva fuori dalla disperazione, unica sua compagna fino
a quel momento. Sapremmo
noi oggi, al soglie del terzo
millennio, ancora porci la
medesima domanda e rimanere, come l’antico pellegrino, in fidente umile attesa?
(1) Blaisk Pascaì.: Pensieri (n.
205). Milano, Mondadori.
(2) Giacomo Lt-oi>Anni: L’infinito in Tutte le poesie e le prose.
Newton-Compton, 1998.
6
PAG. 6 RIFORMA
Vita Delle Chiese
venerdì 30
MARZO ito
A Pasqua si terrà il Congresso nazionale della Federazione giovanile evangelica
Crescere nella comune scelta di fede
Il Congresso è una «scuola di democrazia» in cui si intrecciano la festa, l'incontro, il culto, la
musica, il lavoro, il canto, la preghiera, il divertimento. Scienza e fede tra i temi in discussione
LUISA Nim
ILXIVCongresso nazionale
della Federazione giovanile evangelica italiana (Fgei) si
svolgerà dal 13 al 16 aprile ai
Villaggio della gioventù di
Santa Severa; vale la pena di
partecipare a questo incontro, per vari motivi. Ogni
Congresso della Federazione
giovanile è in primo luogo
un’occasione per incontrare
ragazzi e ragazze da tutta Italia, che condividono la passione per le domande della
fede e la disponibilità a farsi
interrogare dalle reciproche
differenze. Un Congresso
della Fgei è inoltre una piccola ma rigorosa «scuola di democrazia», dove i nostri desideri e progetti possono prendere forma concreta attraverso il confronto diretto con altri giovani evangelici.
L’obiettivo principale del
Congresso, che si tiene ogni
due anni e mezzo, con la partecipazione di più di 100 persone, è di analizzare il lavoro svolto dal Consiglio nazionale nel corso dell’ultimo
«mandato» e indicare le linee
di lavoro per il futuro. Il Congresso ha inoltre il compito
di eleggere i 7 membri del
Consiglio nazionale, i rappresentanti Fgei nei comitati dei
Centri giovanili e i revisori
(incaricati di predisporre per
il successivo Congresso una
valutazione critica del lavoro
svolto). Vale la pena di esserci, quindi, anche per farsi
portavoce della propria realtà
locale, riportando le aspettative e i progetti del proprio
gruppo giovanile. È importante sapere che ciascun
gruppo ha diritto a inviare i
propri delegati con diritto di
voto (uno per ogni dieci persone iscritte): ciò che conta,
vitali, il Consiglio ha organizzato, ad aprile 2000, il viaggio
del pulmino «Teshuvà» (termine biblico che richiama il
tema del «ritorno» e della
conversione): una iniziativa
fuori programma che forse
può essere letta come uno dei
fili rossi dell’ultimo mandato,
per le premesse da cui nasceva ma anche per le conseguenze positive e a volte impreviste a cui ha condotto.
A bordo del pulmino Teshuvà, che ha viaggiato attraverso l’Italia per circa 10 giorni, si sono alternate persone
diverse ad ogni tappa, accolte
ogni sera da un gruppo o da
una comunità diversa. È stato
un viaggio pieno di sorprese
e di «digressioni», che ha
messo in movimento la Fgei
favorendo lo scambio di materiale, di informazioni, di
idee e anche di storie da raccontare ad ogni tappa. È stata
una esperienza importante
tanto per le persone che viaggiavano, quanto per chi le
ospitava preparando l’accoglienza con il coinvolgimento
delle comunità e dei gruppi
locali: e anche il momento in
cui ciascuno lasciava il pulmino ha avuto la sua rilevanza: come a dire che il viaggio
del «ritorno», della conversione a Dio, dipende da noi solo
in parte. C’è da lasciare il posto all’altro, aH’altra, che proseguirà il viaggio; c’è da lasciare spazio al racconto che
l’altro farà del viaggio.
I temi del Congresso
Al Congresso di quest’anno parleremo di molti argomenti, organizzando il lavoro in piccoli gruppi e laboratori. Fra i temi in discussione
spiccano il rapporto fra politica, economia e testimonianza, la nostra ricerca di
fede, le domande che la
scienza pone alla fede, il
processo «Essere chiese insieme», il conflitto. Inoltre,
dal momento che il Congresso si tiene dal venerdì al lunedì di Pasqua, le giornate
saranno scandite da una
speciale liturgia pasquale.
Avremo anche una serata
dedicata al tema «Scienza e
fede», con l’intervento di alcuni relatori evangelici.
Tuttavia ogni Congresso
Fgei è fatto anche di tante altre cose, che si intrecciano
fecondaménte e per le quali
vale sempre la pena di esserci: è festa, evento, incontro,
culto, musica, lavoro, canto,
commozione, preghiera, divertimento... La Fgei è un
luogo in cui molti giovani
hanno maturato o rafforzato
la propria scelta di fede, grazie a incontri importanti e a
esperienze umane e formative di grande valore. Per molti
rincontro con la Fgei è stata
una scoperta e una sorpresa
che è rinnovata a lungo negli
anni. La speranza è che ciò
possa accadere ancora a
molte persone.
Gruppo di lavoro al Congresso Fgei del 1996
(foto P. Romeo)
Per informazioni
e iscrizioni: Sandro Spana,
tei. 02-6599603
comunque, è arrivare al Congresso portando nuove idee e
visioni per la Fgei. In una assemblea democratica come il
Congresso Fgei si può scoprire inoltre che il conflitto fra
diverse posizioni può essere
vissuto costruttivamente e
anzi dal confronto fra le reciproche diversità possono nascere visioni e progetti nuovi
per tutta la Federazione.
I gruppi giovanili locali
Dalla relazione del Consiglio (che verrà discussa all’apertura del Congresso ma è
già stata diffusa fra i gruppi) si
evince sia la grande mole di
lavoro che ha caratterizzato
l’ultimo mandato, sia una certa «sofferenza» per ciò che riguarda il lavoro locale dei
gruppi, quello quotidiano e
faticoso, che pure costituisce
la spina dorsale della vita della Fgei: proprio per dare maggiore visibilità al tessuto locale della Federazione, che nonostante le difficoltà presenta
aspetti molto interessanti e
Organizzato a Napoli dal Movimento femminile battista
Convegno «Voci da un carcere femminile»
Sabato 17 marzo si è svolto,
nella chiesa battista di via Fona a Napoli, il convegno «Voci da un carcere femminile»,
organizzato dal Movimento
femminile battista insieme
all’Associazione evangelica
battista della Campania. Presenti circa una quarantina di
donne provenienti dalle chiese battiste del Napoletano. La
prima testimonianza è stata
quella di Maria Franco, docente di lettere, che da 17 anni insegna presso il distaccamento della scuola media
statale «A. Sogliano» del carcere di Nisida, unico penitenziario minorile per tutto il
Meridione. «Ciò che l’esperienza del carcere - ha detto
la Franco - mi ha dato in
questi anni di comprendere è
la scoperta del valore delle
relazioni umane al di sopra di
ogni altra cosa». All’interno
del carcere sono numerose
attività rieducative che vanno
dai corsi scolastici a corsi di
formazione professionale
UNIONE CRISTIANA EVANGELICA BAHISTA D'ITALIA
L’Ente patrimoniale deH’Unione
cristiana evangelica battista d’Italia
con sede in Roma, piazza S. Lorenzo in Lucina 35
ricerca:
due addettì/e (personale ausiliario)
da collocare part-time presso la Casa di riposo «Villa Grazialma» di Avigliana (To) via Umberto I n. 8, con inquadramento
nel contratto nazionale Uneba.
Si prega di inviare domanda con attestato e curriculum dettagliato all’Ente patrimoniale dellTJCEBI, piazza San Lorenzo in
Lucina 35, 00186 Roma (tei. 06/6876124-6872261; fax
06/6876185; e-mail; ucebitetin.it) entro il 20 aprile 2001.
La graduatoria dei candidati/e verrà fissata da una commissione esaminatrice.
Costituisce titolo preferenziale la conoscenza dell’ambiente e
delle chiese evangeliche in Italia.
Per Informazioni rivolgersi all’Ente, agli indirizzi indicati
(informatica, cucina), e ad attività di tipo diverso (teatro,
ceramica).
L’universo della prigione
femminile di Pozzuoli è stato
presentato dalla voce di Lina
Stanco. Dal 1976 la Stanco si
dedica a tempo pieno al lavoro di volontariato che va
dai colloqui personali con le
detenute al reperimento di
consulenze legali soprattutto
per le straniere che rappresentano la maggioranza delle detenute. Il suo insostituibile ruolo a Pozzuoli costituisce quell’anello di congiunzione fra il «dentro» e il
«fuori» che non è istituzionalmente previsto. Una delle
urgenze individuate a cui
anche le chiese evangeliche
possono offrire un loro contributo è di avviare, in rete,
progetti che sul territorio
possono diventare occasioni
alternative alla pena.
Alla testimonianza di Lina
si è aggiunta quella di Patrizia, che ha alle spalle 10 anni
di carcere e 15 di tossicodipendenza. Di Patrizia e di alcune altre detenute le presenti avevano potuto ascoltare la testimonianza attraverso la registrazione di una trasmissione televisiva che presentava appunto storie di vita
dal carcere femminile di Pozzuoli. «11 carcere è molto
brutto - aveva detto Patrizia
nel filmato - ma se non fossi
stata arrestata forse non avrei
potuto essere qui a parlarne».
E Patrizia è stata con noi parlando con semplicità, chiarezza e tanto coraggio di
un’esperienza che certamente l’ha segnata per sempre,
ma che intende lasciarsi definitivamente alle spalle.
Da anni diversi ministri delle chiese evangeliche della zona sono impegnati in un lavoro pastorale nelle carceri ma
schili di Poggioreale e di Secondigliano a Napoli. 11 convegno è stato organizzato per
estendere al carcere femminile di Pozzuoli tale impegno
ma anche per avviare un lavoro di volontariato sociale di
sostegno alle detenute dentro
e fuori al carcere. È in corso, a
cura di vari pastori di Napoli,
un seminario di pastorale carceraria per la formazione di
nuovi ministri e ministre.
Nel pomeriggio il convegno è proseguito con una illustrazione, da parte della
presidente del Movimento
femminile battista, pastora
Gabriela Lio, delle tematiche
che il Movimento affronterà
nel corso della prossima assemblea che avrà luogo dall’il al 13 maggio prossimi,
fra i quali ci sarà, in primo
luogo, quello del rilancio del
Centro evangelico battista di
Rocca di Papa. Un culto semplice e molto partecipato ha
concluso questo significativo
appuntamento, (m.d.)
* Lutto per la Chiesa libera di Avellino
Gennaro De Paola
DOMENICO NASELLI
La Chiesa libera di Avellino
aveva il 4 marzo accolto
con gioia la decisione del pastore Casarella di riprendere
il servizio pastorale dopo un
periodo di congedo sabbatico. Pur nella riconoscenza
per il circuito valdese-metodista e per la Chiesa battista
di Napoli, che avevano assicurato il regolare svolgimento
dei culti, la ripresa della normale vita ecclesiastica aveva
rallegrato i membri e in particolare l’anziano della comunità, fratello Gennaro De
Paola. In questo stato d’animo il Signore lo ha richiamato a sé nella notte successiva.
Il fratello Gennaro aveva
sposato la sorella Maria Marzano, di provenienza della
Chiesa battista di Aquilonia,
imparentata con il pastore
Benito Marzano. La famiglia
De Paola era stata il punto di
riferimento della comunità di
Avellino fin da quando il
Centro biblico di Napoli aveva iniziato l’opera in città con
il pastore Marco Cifariello.
Quando la chiesa ritirò il pastore da Avellino, il gruppo
continuò appoggiandosi alla
famiglia Marzano e ai fratelli
Antonio Casarella e Antonio
Cammisa in comunione con
le chiese libere.
Il locale di culto, preso in
affitto, fu mantenuto in vita
dalla comunità che si può dire avesse due centri: il locale
stesso e il negozio di giocattoli di Gennaro De Paola. Il terremoto del 1980 mise alla
prova la piccola comunità,
con il crollo del locale. Per alcuni mesi la Fcei aprì una
tendopoli provvisoria accanto
a casa De Paola che fu il centro operativo evangelico in
città. Molti dei lettori che
prodigavano in quei giorni h
corderanno l’ospitalità deliì
famiglia De Paola e la set»
nità di Gennaro e Mari}
L’opera di Monteforte poti
nascere proprio per qu^j,
testimonianza e perché 1’},
parroco. Luigi Urcioli, ptiJ
di trasferirsi come insegnai^
a Pescia, aveva seminatoi,
paròla della pace e della ti.
concicliazione, e fu così faci
trovare il terreno.
Nonostante il disagio deli}
riunioni in casa, durate pet
qualche anno, il fratello De
Paola accettò l’impostazione
che prima si dovesse pensare
ai senzatetto e poi ad avete
un locale di culto. Dopol)
nascita del Villaggio di Mon.
teforte Irpino, la chiesad
Avellino vi si trasferì tempo,
raneamente e fu ancora la fa,
miglia De Paola a chiedere
che con l’aiuto della Tavola
valdese si potesse riaprirei
locale ad Avellino.
Il pastore Casarella, come
tutti quanti si sono adoperai
per Avellino, è testimone de)
la serietà, serenità e impegno
del fratello Gennaro. Nell
ambiente della famiglia e de
la comunità si sono formati
figli di Maria e Gennaro, tra
cui quella Paola che è attuai^
mente presidente della chie'
sa di lingua italiana di Zurigo,
Nel mese di dicembre, dopo
anni di assenza, ho potuto
godere della comunione ititi'
ma e dolcemente severa con
Gennaro De Paola. Ora il Signore lo ha chiamato a sé
noi gli chiediamo di darci la
forza di proseguire il nostro
cammino fedelmente. Al funerale il pastore Casarella ha
potuto dare un messaggio di
fede e di speranza ai numerosi presenti.
LEO!
TLie,ma
[locali d'
sta, si è tei
«La visibili
la chiesa»
jjana Giuc
la Fdei, cc
sioni, di t
Fcei e me
. ,1 Ultimamente viveva a Torre Pellice
Maria Luisa Jourdan
evangelica ad Almese
IVO BLANDINO
Alla beila età di 93 anni si
è spenta alla Casa delle
diaconesse la signora Maria
Luisa Jourdan. I funerali si
sono svolti mercoledì 14
marzo: da circa dieci anni era
tornata dove era nata e nelle
sue amate Valli ha chiuso la
sua vita terrena. Maria Luisa
ha vissuto per più di cinquant’anni in valle di Susa e
precisamente ad Almese, dove molti anni or sono aveva
sposato Vittorio Gallo, per
ben quarant’anni guardia
municipale: una famiglia conosciutissima, a partire dai
figli Piero, abile massaggiatore che malgrado la propria
infermità aveva esercitato
con grande carità il proprio
dono (non c’è persona in vai
Susa che non abbia conosciuto le sue meravigliose doti nei confronti dei pazienti) e
■;iuV
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avoro. Il (
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Brass Ban
nel 1987
suonatori
sposto a u
vista mete
CSD - Asilo dei vecchi S. Germano Chisone
Iscrizioni al «Centro diurno» per anziani
L’Asilo offre ad anziani autosufficienti, parzialmente autosufficienti e non autosufficienti un servizio diurno, in parte
convenzionato con l’Asl 10 di Pinerolo.
Il servizio è aperto tutti i giorni, dal lunedì al venerdì
(esclusi i festivi), dalle 9 alle 16,30.
Il servizio comprende trasporto con mezzo attrezzato anche per carrozzine, pasti, assistenza, cure sanitarie, terapie di
riabilitazione, attività di animazione.
Per ulteriori informazioni ed eventuali iscrizioni prendere
contatto direttamente con la direzione dell’Asilo (via Carlo
Alberto Tron, 1 3 - San Germano Chisone - tei. fax 012158855 - e-mail: asilo.sangermano@tpellice.it).
Per usufruire dei post* convenzionati prendere contatto
con i servizi sociali della Comunità montana valli Chisone e
Germanasca o con quelli delTAsl 10 di Pinerolo.
La direzione dell’A.silo
Franco che con la famiglia
tuttora vive a Torre Pellice
svolgendo la sua opera in seno alla Chiesa valdese.
Maria Luisa ebbe un grande legame d’affetto con mia
madre. Entrambe si trovavano, nel 1944, in un paese dove l’ecumenismo non dava
ancora i suoi frutti, e avevano
sposato due cittadini di Almese; erano le uniche evangeliche e la vita non fu certo
facile. Quando il marito ''
Maria Luisa le presentò mia
madre, il suo cuore si aprt
era felice di aver trovato, anche se lontano dalle Valli, una
sorella che condivideva la sua
stessa fede. Grazie al loro
rattere e simpatia furono
bito amate e apprezz.ate d
popolazione. Alcuni mesi fa.
quando la vidi per l’ultima
volta. Maria Luisa mi mostri
con grande semplicità alcuna
delle sue foto della giovitieaza; era una donna bellissima
ma ancor più la sua bellezza
era interiore e il suo cuore eia
grande; io l’ho conosciuta
sempre piena di gioia e set«'
na e non potrò dimenticare!
sincero affetto dimostrato n®
nostri confronti.
Ora, passando in via Rf
mana ad Almese, la vecchia
casa dove abitava, guarderà
quella dimora ricordane
le belle giornate che avevam
trascorso insieme ma ne»
stesso tempo penserò eh
una dimora eterna ci ricevei
un giorno quando i credeh
nel Signore risorgeranno
a Una riu
Betodist
Nacque i
Youth Bra
ciò la sua
claudiSn^
via Principe Tommaso,
011-6689804-fax 011
http://www.claudiana.lt
cere
'•'Sposta
Un mese
9lio/met
Perfezio
Ronoscei
^Ponìbil
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J?!'. eh.
CH-1040
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yHHERDl 30 MARZO
2001
Vita Delle Chiese
PAG. 7 RIFORMA
Dibattito sulla «visibilità delle donne» a Piacenza
Le donne nella chiesa
-Si, V
Non diversamente do quanto avviene nello società civile, la
componente femminile promuove l'affermazione dei valori umani
LEONARDO CASORIO
ILlemarzo, a Piacenza, nei
locali della chiesa metodiita, si è tenuto un dibattito su
,li visibilità delle donne nella chiesa». introdotto da Doriana Giudici, presidente della Fdei, consigliera con mansioni, di tesoriera presso la
icà e membro del Consiglio
nazionale dell’economia e del
avoro. Il dibattito, nonostante l’orario delle 19, ha visto
presenti una quarantina di
persone, tra donne e uomini
che si sono mostrate interessate alle tematiche trattate.
Dove sono le donne oggi
palla società? che ruolo ricoprono nelle chiese? hanno
uguale, considerazione nel
mondo nelle relazioni umaue? che senso ha vivere la
«oprla fede al femminile?
Questi sono alcuni dei tanti
hterrogativi emersi nel corso
All’esposizione che si è svolta con scioltezza e proprietà
dipensiero, attraverso un
cammino storico con citazionivarie e con argomenti che
ormai non fanno più scandalo
grazie alla costante polarizzazione di attenzione che i movimenti femministi hanno
proposto nel corso di questi
miglia
Pellica
1 in se
1 granon mia
-ovavaese don dava
vevano
i di Al; evaliu certo
irito
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si aprì:
Ito, anilli, una
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no.
■ Napoli
Musica a
Casa Materna
Dal 10 al 17 aprile l’istituto
Casa Materna di Portici ospiterà la «Methodist Youth
Brass Band», che si è formata
nel 1987 quando 20 giovani
suonatori di fiati, avendo risposto a un annuncio sulla rivista metodista, si ritrovarono
8 una riunione nella chiesa
metodista di Surbiton Hill.
Nacque così la Methodist
iouth Brass Band che cominciò la sua attività accompagnando gli inni.
I membri delia banda tro®oche fare musica insieme
sia occasione di gioia fraterna e di crescila nella fede. La
florida è un gruppo indipendente all’interno della Chiesa
metodista inglese che si sostiene autonomamente grarìe a donazioni, sottoscrizioni e parziali entrate provenienti dai concerti. 11 programma prevede un concerto
nell’auditorio di Casa Materna (mercoledì 11 aprile, ore
il.30), la partecipazione al
nnlto interconfessionale che
s> tiene a Napoli {giovedì 12
nprile, ore 18), un concerto
per la cittadinanza di Portici
isabato 14 aprile, ore 20) e la
PWècipazione al culto nella
nhiesa luterana di Capri (dontenica 15 aprile, ore 10,30).
Ragazza 16enne
cerca famiglia
jjisposta a darle alloggio per
n mese (luglio o metà-lu3"0/metà-agosto 2001) per
perfezionare il suo italiano
conoscenze scolastiche). DiP°^'bile ad aiutare come
¡^“V'Sitter» (esperienze). Per
n P’^ezioni: Mlle Aude Jureeh. de la Fontaine 126,
—~^h40 Echallens (Suisse)
Il coro femminile della chiesa
coreana a Piacenza
ultimi anni. Indubbiamente il
movimento femminile ha accelerato l’impegno per polarizzare una grande attenzione
sulla dignità dell’essere umano in genere, attivandosi in
modo particolare affinché
questa dignità sia riconosciuta alle donne in eguale misura
che agli uomini. È ancora in
corso un grosso dibattito che,
con alterne vicende positive e
a volte anche di contraddizioni, Vede diminuire la discriminazione fra uomini e donne.
Numerosi interventi hanno
Mottola
Promuovere
i diritti umani
Sabato 10 marzo per la serie
«Fine settimana con...» la
Chiesa battista di Mottola ha
ospitato Luisa Coppola in una
conferenza aperta a tutta la
cittadinanza su Amnesty International e i diritti umani.
L'argomento, molto ampio e
articolato, è stato esposto con
accuratezza di dettagli dalla
relatrice a un pubblico numeroso e partecipe: dalla Cina
dove la pena di morte miete
4,000 esecuzioni l’anno agli
Stati Uniti in cui ben 36 stati
prevedono la stessa pena; dal
Sud Africa dove le guerre civili
hanno per protagonisti anche
i bambini e sono alimentate
dalle armi, prodotte anche in
Italia, al Sud America dove i
bambini spariscono rapiti dagli «squadroni della morte»;
dalla pena di morte inflitta
agli omosessuali in Iran alla
tragica situazione delle donne
in Afghanistan e in gran parte
dei paesi islamici. Il motto di
Amnesty International è «Armati di penna»; l’invio di lettere per petizioni, giornali di
informazione, l’alfabetizzazione e una sempre crescente
sensibilizzazione: queste sono
le «armi» per combattere la
ancora persistente violazione
dei diritti umani nel mondo.
Vendesi alloggio
La Chiesa valdese di Torino
vende un alloggio ereditato
in Torino zona San Paolo in
stabile con portineria e ascensore. L'alloggio con annessi
due garages, è composto da
ingresso, ripostiglio, soggiorno, cucinino, bagno, due camere per complessivi mq. 80
più due balconi e cantina. Per
informazioni geom. Roberto
Giavara, tei. 011-6061287.
Regala
bn abbona
mento a
evidenziato come l’argomento abbia interessato i presenti. La coordinatrice dell’incontro, Donatella Cattadori,
membro del Consiglio della
Chiesa metodista di Piacenza, ha ringraziato i presenti,
fra i quali vi erano alcune
donne del gruppo Sae locale
e una rappresentanza di donne evangeliche coreane.
L’incontro era iniziato con
un armonioso canto, le cui
parole erano tratte dal Salmo
23, da parte di alcune componenti femminili del coro
della comunità evangelica
coreana che condivide la
chiesa Con la comunità locale
per il culto domenicale, nella
loro madre lingua. Apprezzata in particolare una breve testimonianza di come in Corea venga considerata la donna nel mondo evangelico e
nella famiglia. Evidentemente un’educazione basata sulla
fede in Gesù Cristo non può
non mettere la donna in una
condizione di parità con l’uomo, in quanto tutti, uomini e
donne, sono considerati figli
di uno stesso Padre, e per entrambi è assicurata la grazia e
la misericordia del Signore,
senza distinzioni di sesso o di
condizioni sociali.
Notizie (jalla comunità valiJese ó\ Angrogna
Assemblea di chiesa sull'otto per mille
FRANCO TAGLIERÒ
L} ASSEMBLEA della ChieI sa valdese di Angrogna si
è riunita domenica 18 marzo
per discutere e deliberare
sulla questione della quota
dell’otto per mille riferita ai
contribuenti che non hanno
espresso alcuna preferenza.
A ogni membro elettore era
stata distribuita nelle settimane precedenti la relazione
della Commissione ad referendum chiesta dal Sinodo e
pubblicata da Riforma, e il
dibattito si è svolto su una
base di partenza in cui tutti i
presenti avevano le informazioni necessarie.
Una breve introduzione
riassuntiva, utile per mettere
Donne africane, tra conflitti e
carestie (foto Acnur/Eyster)
Il 16-17 marzo a Caserta
Assemblea generale
delle chiese pentecostali
Il 16 e 17 marzo si è svolta a
Caserta, all’Hotel Vanvitelli,
la prima Assemblea generale
della Federazione delle chiese pentecostali (Fcp). Alla Federazione aderiscono associazioni di chiese e chiese locali che all’Assemblea erano
rappresentate da 130 delegati. Fra gli ospiti dell’Assemblea era presente anche il
prof. Gianni Long, presidente
della Federazione delle chiese evangeliche italiane.
Nata un anno fa, la Fcp è
l’organismo di collegamento
di circa 300 comunità locali
di area pentecostale. Questa
prima Assemblea generale
ha elaborato alcuni mandati
per il Consiglio nazionale,
per la creazione di alcuni
servizi. «Il primo importante
servizio che il Consiglio tenterà di realizzare - si legge in
un comunicato conclusivo
dell’incontro - sarà una rete
tecnico-legale su tutto il territorio nazionale che serva
da supporto informativo e da
punto di consulenza per tutte le chiese della Federazione, ma anche di quante altre
decideranno di usufruirne».
In questo settore, spiega ancora il comunicato, vi sarà
una stretta collaborazione
con la Federazione delle
chiese evangeliche in Italia.
In secondo luogo la Fcp
intende realizzare un «coordinamento tra le chiese indigene e quelle frutto dell’immigrazione che, come è noto, hanno raggiunto una diffusione e una consistenza
jg—
Biïii
Il past. Remo Cristallo
notevole». Infine, i delegati
dell’Assemblea chiedono al
Consiglio di curare «la programmazione di eventi significativi, come il raduno
"Pentecoste 2000” celebrato
nel settembre scorso a Napoli e che ha visto concentrarsi in una manifestazione
pubblica evangelica circa
10.000 persone provenienti
da diverse parti d’Italia».
L’Assemblea ha poi eletto
il Consiglio nazionale, che a
sua volta ha provveduto a
eleggere le cariche e a nominare la propria Commissione
permanente di lavoro (Cpl)
con compiti di segreteria. È
stato riconfermato come
presidente il pastore Remo
Cristallo, della Chiesa «Nuova Pentecoste» di Aversa: il
pastore Silvano Lilli, della
Chiesa evangelica internazionale di Roma, è stato anch’egli riconfermato alla vicepresidenza. (iieiO
a fuoco il tipo di decisione da
prendere, ha permesso tutta
una serie di interventi che
hanno condotto l’Assemblea
a valutare positivamente e
all’unanimità l’eventuale accettazione della quota relativa ai contribuenti che non
hanno espresso scelte. Più
contrastata è stata invece
l’indicazione di mantenere la
ripartizione attuale (70% per
progetti in Italia e 30% per
progetti all’estero): infatti
una minoranza molto significativa aveva proposto di suddividere a metà fra le due destinazioni (50%) il gettito
dell’otto per mille. L’attenzione ai problemi della diaconia valdese ha prevalso
con un scarto di due voti
sull’apertura a una maggiore
solidarietà nei confronti dei
paesi poveri del mondo.
È terminata all’inizio di
marzo la serie di incontri del
giovedì alla scuola grande del
capoluogo organizzata in so
stituzione della tradizionale
riunione quartierale. La partecipazione è stata molto incoraggiante in occasione della conversazioni tenute dal
pastore Claudio Pasquet sui
valdesi negli Stati Uniti e dai
responsabili della sezione
valligiana dell’associazione
«Il sassolino bianco», entrambe accompagnate dalla
proiezione di interessanti
diapositive.
La comunità si è riunita per
esprimere la sua solidarietà
fraterna ad alcune famiglie
colpite in queste ultime settimane dal lutto. Sono infatti
deceduti Guido Buffa (Foyer
del Serre), Aldina Benech
(Baussan) e Elvino Buffa
(Pradeltorno). Il decesso di
quest’ultimo fratello, persona molto amata e stimata
nell’alta valle d’Angrogna per
la sua mitezza e la sua ferma
testimonianza di fede, ha fatto confluire a Pradeltorno
una folla commossa.
Il «principio di precauzione»
CRONACHE DELLE CHIESE!
VILLAR PELLICE — Si sono recentemente sposati Silvia Ayassot con Ivan Charbonnier e Federica Tourn con Davide
Dalmas. È nata Rebecca, di Franco Geymet e Donatella
Gonin. Ci rallegriamo per questi momenti di gioia.
• Purtroppo la nostra comunità è stata colpita da alcuni
lutti: ci hanno lasciato Ernesto Gönnet, Alfredo Giraudin,
Elvino Buffa, di Angrogna ma ospite alla Casa Miramonti, e
Alice Bertot, pure ospite alla Miramonti; inoltre a Lione è
deceduto Renato Ayassot originario di Villar Pellice: esprimiamo ancora alle famiglie la nostra fraterna solidarietà.
RORÀ — La comunità esprime la propria cristiana simpatia e
la propria fiducia nelle promesse del Signore alla famiglia
Durand e Tourn colpita dalla scomparsa di Luisa Tourn.
di sicurezza alimentare o sanitaria (diossina, mucca pazza) e per la gestione di situazioni di rischio (Ogm).
La scienza riconosca
i propri limiti
A livello europeo, dopo l’adozione nel febbraio 2000 da
parte della Commissione europea di una direttiva volta a
stabilire le modalità e le linee
direttrici del l’applicazione
del principio di precauzione,
e grazie al voto parlamentare
del 14 febbraio scorso (che
deve ancora essere ratificato
dai governi nazionali), la normativa nel settore degli Ogm
prevede la sospensione dell’attuale moratoria e autorizza la coltivazione sperimentale in campo aperto delle
piante transgeniche secondo
procedimenti di rigorosa
cautela volti alla tutela della
salute dei cittadini.
La libertà della ricerca (condizione indispensabile per
l’esistenza stessa della ricerca,
giustamente rivendicata dagli
scienziati) non viene dunque
messa in discussione dal principio di precauzione, che rimane però lo strumento di
elezione per la valutazione del
rischio attinente agli usi e alle
applicazioni della ricerca «nei
casi in cui le basi scientifiche
siano insufficienti o quando
esistano incertezze». Certo,
bisogna che l’incertezza venga riconosciuta come tale,
che la scienza denunci i propri limiti, che gli scienziati
ammettano di sapere poco, a
volte addirittura di non sapere (e come spiegare altrimenti
«sorprese» quali il fatto che
nel genoma umano ci siano
solo 30.000 geni invece degli
80-100.000 precedentemente
ipotizzati?) ma questa è una
questione che riguarda chi
pratica la scienza, cioè gli uomini e non i principi.
La libertà della ricerca
il tema delle modalità della
comunicazione scientifica ci
conduce al secondo punto
nodale del dibattito sulla
scienza di questi ultimi mesi
che è, come abbiamo già detto, quello della libertà della
ricerca. Come fare per uscire
dalle secche della sterile contrapposizione fra due opposte visioni (autonomia oppure non autonomia della ricerca dalla società e dalle sue
istituzioni), ugualmente venate di dogmatismo, che ha
caratterizzato questo dibattito, conferendogli un sapore
un po’ rétro?
Un’occhiata a ciò che avviene negli altri paesi europei
ci può fornire numerosi e
utili spunti di riflessione. Secondo lo storico della scienza
Herbert Gottweis, nello sviluppo del dibattito internazionale sulle poste messe in
gioco dalle biotecnologie e
nella parallela messa in atto
da parte della società di misure di sicurezza e di istituzioni di controllo, si possono
distinguere tre fasi. Dopo una
prima fase di autoregolamentazione esclusiva da parte degli scienziati e una seconda in
cui (grazie all’ecologismo
emergente e al concetto di rischio genetico sviluppatosi a
partire dall’introduzione nell’ambiente degli Ogm) l’opinione pubblica reclama studi
di impatto ambientale e regolamentazioni rigorose, molti
paesi europei (ma non l’Italia!) si trovano ora in una terza fase che ha avuto inizio a
metà degli Anni 90.
In questa fase, caratterizzata da una crisi di legittimità
delle commissioni di esperti
e dalla convinzione che la
scienza non detenga il monopolio esclusivo dell’autorevolezza in materia di scelte
«biopolitiche», si assiste alla
messa in atto (prima in Danimarca e in seguito in Gran
Bretagna, Olanda, Australia,
Canada, Giappone) delle
«consensus conferences»,
riunioni pubbliche in cui cittadini «profani», non collegati cioè né con la ricerca né
con l’industria, dopo avere
interpellato gli specialisti e
altre parti in causa, emettono
pareri consultivi.
Il consenso dei cittadini
Secondo Gottweis «è interessante rilevare come queste
deliberazioni dei cittadini
siano di solito relativamente
equilibrate, e come il dispositivo delle “consensus conferences”, abbia rappresentato
un’efficace risposta alla crisi
di legittimità delle forme
classiche dell'azione pubblica, osservazione che sembra
awaloratà dalle ultime edizioni dell’Eurobarometro indicanti come l’opinione pubblica danese, dopo anni di atteggiamento fortemente oppositivo alle biotecnologie,
sembra ora entrata in una fase di maggiore accettazione.
L’efficacia di questa metodologia sembra essere tale che
alcuni si preoccupano della
possibilità che essa rappresenti una nuova “ingegneria
sociale” volta a ottenere l’accettazione pubblica di scelte
tecnologiche già precedentemente compiute dagli operatori». Vogliamo provarci anche noi italiani?
Anna Rollier
8
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
Conferenza del giornalista e scrittore Luigi Sandri alla Chiesa battista di Napoli
Gerusalemme capitale di due nazioni?
L'onalisi della questione mediorientale e del blocco del processo di pace non cancella
la speranza che Gerusalemme, la «città delle religioni», incarni un giorno la pacificazione
«Si (dovranno cercare vie
inesplorate per rendere possibile una convivenza pacifica nella terra di Israele e Palestina. Forse per sostanziare
questo processo si dovranno
anche ritrovare e riattualizzare, nel compromesso politico, idee radicate nelle Scritture dei due popoli, quella ad
esempio che nessuna terra
può essere veramente proprietà di nessuno, perché
tutta la terra è di Dio e noi
siamo soli suoi affittuari. Si
dovrà anche cercare una maniera inedita per la quale una
città, Gerusalemme, possa
pacificamente divenire capitale di due nazioni». Con
questa apertura alla speranza
Luigi Sandri ha concluso un
lungo e appassionato intervento sulle radici del conflitto israelo-palestinese e sui
termini attuali della questione, avvenuto nel corso di una
serata di testimonianza e
preghiera organizzata a Napoli dal Coordinamento ecumenico per la pace e il disarmo giovedì 1° marzo.
Le parole di Sandri, giornalista dell’Ansa e collaboratore
di diverse pubblicazioni, fra
le quali il mensile «Confronti», sono state ascoltate quasi
con il fiato sospeso da oltre
un centinaio di persone che
affollavano la sala della chiesa battista di via Foria. La sua
esposizione ha avuto la capa
cità di fare identificare i presenti con i punti di vista diversi di ebrei, musulmani e
cristiani, punti di vista radicati in una storia tragica fatta
spesso di intolleranza, di volontà di dominio e di contrastanti esigenze di sopravvivenza. Sandri ha lasciato nella memoria di tutti alcune indimenticabili tracce, come
quella affermazione semplice, ma quanto vera, che qualora in Gerusalemme venisse
abbattuto il cosiddetto muro
del pianto, ultimo residuo
dell’antico tempio di Erode,
crollerebbe anche la spianata
delle moschee. Simbolo che
l’affermazione di una identità
non può attuarsi sulla cancellazione dell’identità dell’altro.
«Io non sono un credente
praticante - ha affermato
Omar Suleiman, un esule palestinese che dopo ventitré
anni ha potuto solo recentemente visitare i suoi cari in
Palestina - eppure l’ora più
bella a Gerusalemme è verso
Luna, le due, quando si possono vedere sciamare gli ebrei che vanno a pregare al
muro del pianto, quando i
muezzin chiamano i musulmani alla preghiera, mentre
si sentono i rintocchi delle
campane delle chiese cristiane. In quel momento ho dovuto fermarmi quasi paralizzato, un’emozione fortissima
mi ha invaso». Gerusalemme
o «La santa», come la chiamano i musulmani, è stata
anche il centro della riflessione biblica condivisa dal
teS; Il XVII Febbraio a Villar Pellice
Una festa per inaugurare
la nuova sala polivalente
ITALIA CAIRUS
STEFANIA GEYMONAT
La «Festa della libertà» ha
assunto quest’anno un
aspetto particolare in quanto
ha coinciso con l’inaugurazione della nuova sala polivalente voluta dalla nostra chiesa per favorire momenti di incontro comunitari. La sera
del 16 febbraio in vari punti
del paese si sono accesi i falò
e alle 21 un folto gruppo di
villaresi, unitamente ari amici
e simpatizzanti, si è riunito
intorno al falò del ponte delle
Rovine, dove il moderatore
Gianni Genre e Gianni Long,
presidente della Fcei, hanno
rivolto un messaggio ai presenti; la corale di Villar-Bobbio ha animato la serata e ai
convenuti è stato offerto un
bicchiere di «vin brulé» preparato dal locale gruppo Ana.
La ricorrenza del XVII Febbraio ha poi avuto il suo momento più significativo nel
culto del mattino dove, nel
tempio gremito, il moderatore ha rivolto un forte messaggio, evidenziando come in
ogni aspetto della nostra vita
di singoli e di popolo chiesa
sia fondamentale l’intervento di Dio a cui va la riconoscenza per la libertà di cui
godiamo oggi eqter quanto,
solo confidando nella sua
guida e nel suo aiuto, riusciamo a fare. La corale, i ragazzi
del precatecbismo e i bambini della scuola domenicale
hanno portato il contributo
dei loro bellissimi canti e di
alcune letture in cui hanno
espresso i loro pensieri sul
'T^adio
abbonamenti
interno L. 10.000
estero L. 20.000
sostenitore L. 20.000
privilegio di essere liberi, ma
anche sulle responsabilità
che questo comporta.
Altro motivo di gioia è stata
la presenza per l’intera giornata di un gruppo di fratelli e
sorelle della Chiesa valdese di
Coazze, accompagnati dal pastore Eugenio Bernardini.
Verso le ore 12,30, nella nuova
sala, ha avuto luogo il tradizionale pranzo comunitario
preparato e servito magistralmente dal gruppo accoglienza
e dai giovani della comunità.
11 diacono Dario Tron, nel sottolineare che il sogno prospettato e approvato dall’as"semblea di chiesa dell’ottobre
1997 riguardo alla costruzione
di una nuova sala sia diventato realtà, ha rivolto un ringraziamento ai progettisti, alla
ditta costruttrice e a tutti coloro che, in modi e tempi diversi, hanno contribuito alla
realizzazione di questa bella e
funzionale costruzione.
Si sono in seguito susseguiti i messaggi del sindaco
di Villar Felice, degli amici
tedeschi di Rothselberg nel
Palatinato, dei rappresentanti della Chiesa cattolica locale, del presidente del Consiglio di chiesa di Coazze, del
pastore Bernardini e del moderatore. L’agape si è conclusa con il canto del Giuro di
Sibaud, mediante il quale i
presenti hanno voluto esprimere i loro sentimenti di riconoscenza e di fedeltà al Signore. Alla sera, nella sala
nuovamente gremita, i giovani della filodrammatica
hanno presentato una simpatica commedia dal titolo «1
sagrin éd don Taverna» e una
farsa, replicate la sera dopo e
ancora il 25 marzo; le offerte
raccolte nella seconda serata
sono state devolute all’associazione «Il sassolino bianco»
che opera a favore dei ragazzi residenti in un orfanotrofio nella zona di Cernobil.
pastore valdese Luca Baratto
sul testo di Isaia 62,1-5. «Nonostante la mia formazione
riformata faccio fatica a considerare decisiva la sacralità
di qualsiasi luogo - ha affermato -. Forse la pace ci potrà
essere solo se si rinuncia realisticamente a voler rimettere in piedi un passato che
non può più ritornare e se si
ha il desiderio di non tacere,
sia nella denuncia delle ingiustizie, sia nel nutrire la
speranza di riascoltare a Gerusalemme quelle grida di
gioia tante volte promesse
nella Bibbia».
«Nella comunità di Nevé
Shalom in Israele dove vivono insieme cristiani, musulmani, ebrei e persone in ricerca - ha raccontato ancora
Sandri - si è sentita la necessità di costruire un luogo di
preghiera. Dopo lunga riflessione si è concordato di creare un luogo pensato come un
tenda vuota dalla quale si
avesse la visione della splendida vallata sottostante. In
questo luogo, tutti possono
andare e stare in silenzio. Si è
fatta l’esperienza che solo
nel silenzio davanti a Dio ci
si sente uniti, mentre la parola crea divisione». Nell’attesa di ritrovare presto una
parola attraverso la quale
«tutti, dal più piccolo al più
grande, conosceranno Dio»
(Geremia 31,34). (a.m.)
La Chiesa valdese di Bari parla di storia
L'occasione per ricordare
pagine di fede e sangue
LORENIO SCORNAIENCHI
noto che la nostra civiltà
ha una forte tendenza a
dimenticare il passato, a considerare la storia una disciplina superflua nell’ottica della
produttività delle grandi industrie e quindi destinata ad
avere, come già avviene nei
programmi scolastici, un ruolo secondario. Vi è poi la piaga del revisionismo storico
che attenta alla corretta valutazione storica dei fatti, sotto
i colpi del relativismo dei giudizi. Un esempio a Bari è stata lo scorretto modo di celebrare la giornata della memoria (27 gennaio) nella quale
invece della Shoà, si è parlato
dei soldati italiani uccisi a Cefalonia dai tedeschi, si sono
celebrate ovunque messe in
suffragio «per i morti di tutte
le guerre» e pochi giorni prima l’amministrazione aveva
scoperto un monumento al
podestà di Bari (poi parlamentare missino) Araldo di
Crollalanza.
In questo contesto la Chiesa valdese di Bari ha voluto
parlare di storia in occasione
del XVll Febbraio di quest’anno ricordando una pagina
tragica della storia valdese, la
distruzione delle comunità
valdesi di Puglia e Calabria
con una conferenza del professor Pierroberto Scaramella, docente di storia moderna
airUniversità di Bari, sul tema; «Inquisizione ed eresie
nel Mezzogiorno d’Italia; il
caso del valdesi di Puglia e
Calabria». Di fronte a un ampio uditorio Scaramella ha
esposto i risultati delle sue recenti ricerche condotte sulle
fonti inquisitorial! (raccolte in
suo testo di valore) e ha ripercorso le tappe principali che
hanno portato alla strage. Per
molti anni i valdesi poterono
vivere pacificamente con la
protezione dei feudatari, pra
ticando la simulazione religiosa. L’adesione alla Riforma
nel 1532 da una parte e la costituzione dell’Inquisizione
romana dall’altra posero fine
ai controlli blandi delle autorità diocesane.
Nel 1558 con più serrati
controlli dell’Inquisizione in
Puglia e in Calabria si rilevò
la presenza dell’«infettione»
di dottrine eretiche in interi
villaggi con rischio di conta
gio nelle zone circostanti. In
quell’anno iniziò dunque l’o
pera di repressione che in Puglia fu condotta dai gesuiti
con l’indottrinamento, men
tre in Calabria seguì il modello spagnolo di repressione ar
mata. La strage e le distruzione di interi casali condotte
nel 1561 con efferatezza e de
terminazione diedero un du
ro colpo anche all’economia
locale in cui i valdesi svolge
vano un importante ruolo
produttivo. Entrambe le stra
tegie adottate per la repres
sione condussero allo stesso
risultato; la cancellazione di
ogni traccia di fede riformata
neiritalia meridionale e la
creazione di una società chiù
sa e arroccata in se stessa (
fortemente connotata da un
provincialismo culturale che
perdura fino ai giorni nostri
La novità della ricerca di
Scaramella consiste nell’aver
messo in luce e documenta
to l’opera di indottrinamen
to e di normalizzazione seguita alla strage e durata oltre un secolo. È importante
che questa storia sia nota e
compresa in tutta la sua
drammaticità perché essa è
la storia del nostro paese, di
come la Controriforma abbia
voluto in Italia come in Spa
gna cancellare qualsiasi for
ma di pluralismo confessio
naie, ingenerando fatalismo
e superstizione o completo
disinteresse per ogni argo
mento religioso.
venerdì 30
MARZO 200,
AGENDA
30 marzo - T aprile
4 4C. ìiin
RIESI — Nell’ambito delle manifestazioni per i 40 anni dei
Servizio cristiano, il 30, ore 18, proiezione del film «Riesi.Al.
cune impressioni» di Arnaldo Panasela; a seguire incontro
con Jean-Jacques Peyronel, Giuseppe Platone, Eliana Briante
e Paolo Naso; il sabato, a partire dalle 9,30, giornata sul tenta
«L’impegno sociale a Riesi», con Giuseppe Micciebè, Salvatore Cardinale (ministro Poste), Gianni Genre, Michele Figurelli,
Marco Jourdan. Gruppi di lavoro su «Diaconia oggi. Conte?
Perché?», «Diaconia e scuole», «Meccanica srl.»; «Uliva srl,»;
«Sicilia oggi. Problemi e chances». In serata Assemblea degli
Amici. La domenica alle 9,30, nella chiesa valdese (via Fataci
63), mostra fotografica «Celebrazione di Riesi» e festa delle corali. Alle 11 culto in piazza presieduto dai pastori Eliana
Briante e Ulrich Eckert con predicazione del pastore Gianni
Genre. Pranzo al Servizio cristiano e incontro con Piera Egidi,
VELLETRI — Al Centro Ecumene si tiene un week-end di ricerca sul tema «La progettualità di Ecumene nel movimento
evangelico», e in seguito l’Assemblea degli Amici di Ecumene e il Comitato generale del Centro. Informazioni allo 069633310, fax 06-9633947; e-mail: ecumene@allnet.it
venerdì 3
Veri
31 marzo
BERGAMO — Alle ore 17,30, al Centro culturale protestante
(via Tasso 55), Pietro Zappalà parla sul tema «La “Passione
secondo Matteo" di J. S. Bach; una lettura del testo e della
musica con ascolti selezionati».
31 marzo - T aprile
SANT’ANTIOCO (Ca) — A partire dalle ore 17 del sabato 31,
alla biblioteca, si tiene un convegno ecumenico interreligioso organizzato dall’Associazione terza età di Sant’Antioco e
dalla Chiesa battista del Sulcis-Iglesiente. Partecipano frai
relatori il pastore Giuseppe Miglio, il professor Gianni Cancedda, il presidente dell’Unione comunità ebraiche, Amos
Luzzatto, il professor Paolo Ricca e il professor Ali Schutz,
Per informazioni tei. 0781-660667; e-mail; giusmig@libero.it
1° aprile
ROMA — Alle 17, per l’Ass. amicizia ebraico-cristiana, alla
Facoltà valdese di teologia si rappresenta «Goal», commedia
del laboratorio del liceo scientifico di via Forte Braschi.
2 aprile
IGLESIAS (Ca) — Alle ore 9, al Centro giovanile Santa Barbara, il Comitato territoriale per la cancellazione del debito
estero, a cui partecipa la Chiesa battista del Sulcis-Iglesiente,
organizza una lezione del professor Alberto Castagnola sul
tema «...intanto cancelliamo il debito».
LENTINI (Sr) — Alle 18, alla chiesa battista (via Regina Margherita 38), il past. Giorgio Bouchard e Piera Egidi parlano
sul tema «Voci e sguardi di donne. Itinerari di donne evangeliche in Italia». Sarà presentato il libro di Piera Egidi «Sguardi
di donne». Modera l’incontro il past. Pawel Gajewski.
ROMA — Alle 17, alla sede dell’Amicizia ebraico-cristiana
(via Calamatta 38), Mostafà E1 Ayoubi parla sul tema «Islam e
fondamentalismi del XX secolo».
MANTOVA — Alle ore 21, alla sala Isabella d’Este (via G. Romano 13), il past. Gianmaria Grimaldi parla sul tema «I rapporti economici nella Bibbia».
3 aprile
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ROMA — Alle 18, al Centro evangelico di cultura (v. P. Cessa
42), Maria Sbaffi Girardet, Giancarlo Sabbadini e Gianni Long
discutono il tema «I matrimoni interconfessionali; pro.spettive e problemi dopo gli accordi tra Tavola valdese e Cei».
4 aprile
Aeedeva
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PADOVA — Alle ore 16, alla chiesa metodista (c. Milano),
Matteo Passini, direttore della Banca etica, parla sul tema
«Globalizzazione: come affrontarla nella vita quotidiana?».
ROMA — Alle ore 16,15, alla chiesa metodista (via Firenze
38), Italo Grassi e Valdo Benecchi parlano sul tema «Guarigioni e miracoli dalla Bibbia a oggi».
5 aprile
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GENOVA — Alle ore 17, a Palazzo Tursi (via Garibaldi 9, primo piano), il prof Massimo Firpo parla sul tema «Jacopo
Pontormo, Lorenzo Lotto e la Riforma italiana».
6 aprile
TRIESTE — Alle ore 16,30, nell’Aula magna del Seminario
vescovile (via Besenghi 16), i coniugi Gianni e Miriam Marcheselli parlano sul tema «Testo comune e testo applicativo
per una pastorale dei matrimoni misti interconfessionali».
PALERMO — Alle 17,30, al Centro evangelico di cultura «GBonelli» (v. Spezio 43), per il ciclo «Da Lutero a M. L. King», “
past. Pawel Gajewski parla sul tema «La dissidenza battista».
UDINE — Alle ore 18, alla chiesa metodista (piazzale D’Annunzio 9), il pastore Arrigo Bonnes parla sul tema «Predicare
per 50 anni l’Evangelo di Gesù Cristo in punta di matita. Profilo di Charles M. Schulz».
CINISELLO BALSAMO — Alle 21, al Centro Lombardini, si
tiene uno studio biblico sul tema «L’omosessuale».
7 aprile
BERGAMO — Alle ore 17,30, al Centro culturale protestante
(via Tasso 55), il prof Daniele Garrone parla sul tema «Omosessualità e pensiero biblico; il rapporto tra i comportamenti
descritti nella Bibbia e le nostre iclee in merito».
MILANO — A partire dalle 9,30, alla chiesa metodista (v^
Porro Lambertenghi 28), si tiene il primo incontro del seini'
nario .sulla pastorale giovanile organizzato dal 6” circuito
delle chiese valdesi e metodiste. Alla relazione della past^,*
Anne Zeli e di Claudia Lupi («La comunità come entità raftì
gurative») fa seguito il lavoro in gruppi.
AVVERTENZA: i profanimi relativi a questa rubrica vantj^
inoltrati 15 giorni prima del venerdì di uscita del settimanai^
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Commenti
PAG. 9 RIFORMA
Continua il nostro dibattito sulle scelte non espresse dell'Otto per mille dell'lrpef
Veramente vogliamo cambiare per altruismo?
Se mi è consentito, vorrei
fare un secondo intervento,
dòpo quello pubblicato su
tnfyrrm del 16 febbraio, sulla
luestione dell’otto per mille,
'vero che, come dice giustamente Gianni Rostan {Rifor2 marzo), non siamo stati
coerenti e «più candidi delle
colombe» quando abbiamo
accettato la legge concorda- ■
tarla che istituisce il fondo
pensioni per il clero e i paston legge privilegiarla grazie
alia quale«! [nostri] contributi pénsionistici sono stati per
anni circa un terzo di quello
che avrebbero dovuto essere»
(anche se oggi paghiamo dei
contributi leggermente aumentati). Così già allora abbiamo accettato un alleggerimento a favore della cassa
culto, che certo non era per
interventi sociali, assistenzialie umanitari.
È vero che molte nostre
chiese, locali hanno chiesto e
Ottenuto finanziamenti pubblici da Comuni, Province e
legioni per restaurare i propri templi e locali annessi,
;ltfutture che nulla hanno a
che vedere con le opere umanitarie, ma riguardano ciò
;die si riferisce al culto. È vero
che abbiamo incluso tra i beneficiari della quota dell’otto
per mille che altbiamo accettato anche la «cultura» nella
quale, oltre alle scuole e agli
istituti di istruzione che rendono dei servizi ai nostri concittadini, abbiamo inserito
anché altre opere e Centri
iulturali, che certamente
ftuno informazione, ma anche testimonianza della nostra fede e quindi predicazioine ed evangelizzazione.
I In quanto poi alla nostra
diaconia, come è stato più
vòlte detto e sottolineato, anch’essa è una forma di predi
Portici (Napoli): festa a «Casa materna»
Hossa
Long
petti
ano),
tema
1?».
renze
luari
l priicopò
cazione, non con parole ma
con opere di solidarietà tese
a testimoniare concretamente l’agape di Cristo al prossimo. Quindi pure questa è un
modo di predicare e di evangelizzare. Inoltre, pare che si
vada affermando l’idea che i
nostri diaconi (servitori e testimoni dell’Evangelo con le
opere) dovrebbero essere stipendiati con i fondi dell’otto
per mille, mentre i pastori
(servitori e testimoni dell’Evangelo con le parole) dovrebbero ancora continuare
a ricevere lo stipendio dalla
cassa delle offerte volontarie
dei credenti. Ma non si capisce il perché di questa discrepanza, dato che gli uni e
gli altri sono testimoni e servitori, sia pure in modi diversi, della stessa Parola. Infine,
siamo arrivati al punto di non
accontentarci più della quota
dell’otto per mille che ci è assegnata dalle scelte libere e
volontarie dei contribuenti,
ma vogliamo ricevere anche
la parte proporzionale delle
scelte non espresse, riman
giandoci le affermazioni che
avevamo fatto con tanta enfasi e fierezza per distinguerci da chi invece non si fa
scrupoli di incassare anche
finanziamenti che i cittadini
non gli assegnano. Procedendo su questa strada sulla
quale già da tempo ci siamo
messi, l’ultimo passo che ci
resta da fare è quello di decidere di usare i proventi dell’otto per mille anche per lo
stipendio ai pastori e per le
altre spese di culto.
Così, come dice Claudio
Tron {Riforma 2 marzo), seguendo «la politica del carciofo», togliendo una foglia
per volta, passo dopo passo,
siamo arrivati fin qui. Tanto
vale che ci decidiamo una
buona volta per tutte e stabiliamo se vogliamo cambiare
l’articolo 5 della Costituzione
della nostra chiesa, che afferma fra l’altro: «La Chiesa si
regge da sé in modo indipendente, senza pretendere alcuna condizione di privilegio
nell’ordine temporale». In
tutto questo ciò che mi turba
profondamente è il nostro
camminare a ritroso, soprattutto il fatto che prima affermiamo determinati principi,
solennemente, e quando facciamo un passo in una direzione fissiamo dei paletti, di
cui ci vantiamo e andiamo
fieri, perché ci distinguono e
ci caratterizzano, ma poi togliamo quei paletti, li buttiamo via e facciamo dei passi in
altre direzioni, dimenticando
tutto quello che prima avevamo fermamente attestato.
Questo non vuol dire che
non si debba e non si possa
mai cambiare idea e rotta,
perché anzi a volte è giusto e
bene farlo, quando ci si accorge di avere veramente sbagliato. Ma l’esame va fatto
con la massima attenzione,
perché si può avere sbagliato
prima e bisogna correggersi,
ma è anche possibile che si
stia sbagliando adesso e bisogna non fare altri errori. In
quest’esame particolare il vero dilemma, come dice Gianni Rostan, è «sapere perché si
cambia idea: lo si fa per noi
stessi 0 per gli altri? lo si fa per
chi ha fame?». In altri termini,
si tratta del nostro egoismo o
del nostro altruismo (ecclesiastico)? Personalmente non
mi sentirei troppo sicuro di
un nostro altruismo del tutto
purp e disinteressato quando
vogliamo usare anche quella
percentuale dell’otto per mille che i contribuenti non ci
assegnano, che in base alla
nostra Intesa finora va allo
stato, il quale deve usarla per
lo stesso scopo: opere sociali
di assistenza e beneficenza.
Quindi, in definitiva, quei soldi vanno comunque «a chi ha
fame», anche se non siamo
noi a gestirli.
Agostino Garufi - Mestre
No per il culto, sì per una diaconia aperta a tutti
inario
Marcativo
ili»,
ra «G
ng», il
ista».
D’Airdicare
ì. Prolini, si
stante
.Orno;
I menti
ta (vi*
senti'
rcuite
lastot*
à raffi
Che le nostre opere diaconali siamo espressione della
predicazione e della volontà
diservizio delle nostre chiese
mi pare fuor di dubbio. Ma è
Itrettanto vero che le nostre
Piccole comunità, dovendo
powedere al mantenimento
del culto, hanno dovuto fare
Affidamento, per sostenere la
diaconia, sull’aiuto delle
Chiese protestanti estere. Su
[questo non c’è mai stato nulla da ridire. Tuttavia, nel voliere del tempo, le nostre
iChiese sorelle si sono trovate
snch’esse di fronte a delle
difficoltà di ordine finanziario e noi ci siamo trovati nella
^ecessità di cercare e trovare
altre fonti di finanziamento
per le nostre opere.
La questione dei pubblici
finanziamenti delle nostre
ripete diaconali cominciò ad
essere discussa e contestata
*n Sinodo, da quando negli
®ni Sessanta, l’Istituto vallee e la Casa del fanciullo di
pernio chiesero e ottennero
0% Regione siciliana la pa®oa scolastica con relativo
riitanziamento. Nell’ambient® in cui viviamo i nostri istihiti sorgono come una rispo*t® a delle gravi e urgenti ne^ssità di ordine sociale, non
ririnno fini confessionali, ope^•10 in collaborazione con gli
.rittti pubblici, reclutano perdonale qualificato, sono apPtozzati dalle famiglie che ne
usufruiscono e dalle comperimi pubbliche autorità. Ma è
oinprensibile che per soPtrivvivere e ampliare le proPpri attività, abbiano bisogno
•consistenti aiuti finanziari.
Li eravamo rallegrati per la
cisione del Sinodo del 1991
ri aveva deliberato di acceleri i finanziamenti dell’otto
e -successivamente
f. Fj.oé- nelle denunzia dei
riOditi del 1996, ben 210.343
favore delle nostre chiese.
Sembrava che il problema del
finanziamento delle nostre
opere fosse finalmente risolto. Purtroppo improvvisamente, ci troviamo ora di
fronte delle nuove difficoltà
dovute alla recente riforma fiscale. Infatti i giornali pubblicano: «Niente più denuncia
dei redditi per mezzo milione
di italiani». Il che vuol dire
che un altrettanto numero di
nostri concittadini non sono
più tenuti da quest’anno a
presentare il modello 2001, e
sarà loro più difficile esprimere la loro scelta dell’otto
per mille che rappresentava il
pilastro su cui poggiava la decisione del Sinodo del 1991.
Ritengo che dobbiamo considerare la questione da un altro punto di vista e attenerci
fermamente al fatto che le
scelte espres.se sono diminuite e diminuiranno forse ancora di più, non perché i sottoscrittori abbiano cambiato
opinione o siano rimasti insoddisfatti dell’uso che abbiamo fatto del danaro ricevuto,
ma per ragioni indipendenti
dalla loro volontà. E dato che
noi non possiamo interpellarli, il problema rimane senza
soluzione. Non possiamo di
nuovo rimettere in discussione i finanziamenti dell’otto
per mille e rimanere chiusi
come in una gabbia di ferro,
nelle modalità e nelle formule
che abbiamo sottoscritto nel
1991 che possono essere rive
dute e modificate, in modo da
poterne uscire e liberamente
partecipare alla ripartizione
del fondo delle quote non
espresse, come hanno fatto le
chiese luterane e avventiate.
Il fatto di professare una religione diversa da quella della
maggioranza non ci dispensa
dall’essere cittadini come tutti gli altri e di avere nei rapporti dello stato gli stessi doveri ma anche gli stessi diritti.
Per questo noi pastori non
abbiamo rinunziato alla pensione sociale che cl viene erogata come a tutti gli altri cittadini. Abbiamo rinunciato al
mantenimento del culto da
LA TAVOLA VALDESE INFORMA
178.000 miliardi
1.424 miliardi
41,15%
586 miliardi
1,58%
9.258 milioni
9.250 milioni
parte dello stato perché la fede è un fatto personale, privato. Non così la diaconia che è
un fatto sociale. Perciò perché
non accettare, nelle forme
che non possiamo stabilire
solo noi, il danaro che lo stato, che non è il regno del male, ci dà la facoltà di ricevere e
di utilizzare per il bene degli
altri e che fa parte di un patrimonio a cui affluisce il gettito
delle tasse che noi paghiamo?
Gesù ha chiesto al Padre: «Io
non ti prego che tu li tolga dal
mondo, ma che tu li preservi
dal maligno» (Giov. 17,15).
Pietro Valdo Panascia
Palermo
L'Otto per mille del 2000
(dichiarazioni del 1997)
Le sorprese (purtroppo anche quelle spiacevoli) non finiscono mai. Il ministero del Tesoro, in data luglio 2000, accreditò alla Tavola valdese l’importo di lire 6 miliardi come acconto, e il 14 agosto l’importo di lire 15 miliardi 108 milioni
453.000 a saldo, senza comunicare alcun dato relativo alle
firme sottoscritte a favore della Chiesa valdese e senza alcuna altra indicazione sul calcolo eseguito.
Dopo numerosi contatti telefonici, sia con il ministero del
Tesoro, sia con il ministero delle Finanze, dove segnalavamo
l’anomalia della somma ricevuta, il 25 luglio ci vennero comunicati i dati delle sottoscrizioni nei seguenti termini:
dichiaranti con scelta espressa 41,15%
scelte regolari a favore della Chiesa valdese 1,58%
Dal sito Web del ministero delle Finanze, il nostro ufficio
Opm rilevò il gettito Irpef dell’anno 1996, a cui si riferiscono
le dichiarazioni del 1997, indicato in 178.000 miliardi. L’ufficio Opm predispose così il calcolo di presunta spettanza
deirOpm:
gettito Irpef
otto per mille
quote espresse
valore Opm relativo
scelte a favore della Chiesa valdese
Opm per la Chiesa valdese
arrotondato
L’ufficio Opm presentò il suddetto calcolo, mediante fax, al
ministero del Tesoro, in data 22 luglio 2000, chiedendo sollecita conferma. Non avendo ricevuto nessuna risposta il moderatore Gianni Rostan, in data 14 agosto 2000, scrisse ai ministri dèi Tesoro, delle Finanze e degli Interni (a cui deve essere inviato il bilancio delTOpm) richiedendo urgente verifica e risposta prima deU’inizio del Sinodo. Non essendo pervenuta alcuna risposta, si agì sulla base dei suddetti calcoli:
1) congelando il presunto importo eccedente pari a lire
11.806 milioni e tenendolo a disposizione del ministero;
2) assegnando l’Opm 2000 sulla base dell’importo complessivo di 9.250 milioni.
Il ministero del Tesoro, in data 22 settembre, comunicò
Tawenuto ricevimento della lettera del moderatore, con
espressioni di riconoscenza per il comportamento della Tavola valdese. Nei mesi successivi, fino alla scorsa settimana,
l’ufficio Opm ha in continuazione sollecitato una risposta del
ministero del Tesoro e, nel mese di febbraio, ha ottenuto assicurazioni su una imminente comunicazione.
Giungiamo così al 16 marzo, quando l’ufficio Opm ha ottenuto copia della comunicazione che verrà inviata prossimamente al moderatore a firma del Ragioniere generale dello
Stato. Siamo così venuti a sapere che:
1) il gettito Irpef iscritto a bilancio 1996 non è 178.000 miliardi come indica il sito del ministero delle Finanze, ma di
165.931 miliardi e 230 milioni 421.176 lire;
2) ne consegue che TOpm totale non è di lire 1.424 miliardi
ma bensì di 1.327 miliardi 449 milioni 843.369 lire;
3) le scelte espresse regolari a favore della Chiesa valdese
sono pari all’1,58%;
4) il dato definitivo della percentuale delle scelte espresse è
del 39,21% anziché del 41,15% come indicato in precedenza.
La conseguenza è che l’Opm dell’anno 2000 di competenza della Chiesa valdese ammonta a lire 8.224 milioni anziché
ai 9.250 milioni da noi stimati.
Nella lettera si richiede il rimborso di lire 11.806 milioni da
noi congelati e si comunica altresì che la differenza di 1.076
milioni è da considerarsi come anticipo sull’Opm del 2001.
Due conclusioni, senza entrare in alcun tipo di considerazioni (che sarebbero molto numerose). La prima è che abbiamo assegnato nel 2000 già 1.076 milioni, che ci vengono lasciati come anticipo del 2001, ma che ridurranno sensibilmente la disponibilità per Tanno in corso. La seconda conclusione è che le scelte espresse nel calcolo definitivo, crollate al
39,21% rispetto al 45,49% dell’anno precedente, sono alla base
di questa riduzione che creerà grandi difficoltà nell’assegnazione dei fondi Opm 2001. Tutti ne tengano conto fin d’ora.
Per la Tavola valdese, il moderatore Gianni Geme
Rimango decisamente contrario
Prosegue con buon ritmo il
dibattito sulT8 per mille «di
scelta inespressa». Sono decisamente contrario all’accettazione (anzi, alla richiesta); e mentre riconosco che
il documento del gruppo di
lavoro presenta correttamente anche ì principali argomenti contrari (pur con un
equilibrio un po’ equilibristico, come qualcuno ha osservato), ringrazio Nicola Rochat, Agostino Garufi, Ruggero Marchetti, Claudio Tron,
Paolo T. Angeleri, Paolo Gay
per i loro interventi che si accordano e si integrano e che
sottoscrivo convinto: questi i
più recenti, altri ve ne sono
Scelte
erano state espresse a
Oltre 20 radio commerciali ed evangeliche trasmettono ^
in tutta Italia dal lunedi al venerdì una serie completa di |
meditazioni della Parola di Dio, dalla Genesi all’Apocalisse, f
(Per una lista completa dette frequenze, consultare il sito In- |
ternet http://blbbia.lombardla.com o contattare CRC) |
CRC - Centro, di radiodiffusione cristiana |
C. P, 14 - 20050 Macherio MI - tei 039-2010343; fax 039-2012520 |
E-mail: mailto:crcrcb@tin.it - Web: http://bibbia.lombardia.com f
stati più addietro e mi pare
di ricordare uno scritto di
Marco Rostan, che in questo
momento non ritrovo.
Pur nell’ascolto fraterno e
nel rispetto verso chi la pensa
diversamente (e con il serio
apprezzamento per come il
«nostro» 8 per mille viene gestito), sottolineo le argomentazioni avanzate da questi
fratelli (non isolati, penso):
esse vanno oltre il livello
dell’opportunità o meno e
toccano questioni di principio, che sono importanti non
perché pretendiamo di essere anime belle. Il fatto è che,
qui, la «deviazione» risale
all’inizio, quando abbiamo
accettato, anzi, richiesto di
partecipare ai vantaggi di
una norma neoconcordataria. Allora ci si è incamminati
su un binario abbastanza
prevedibile, e Claudio Tron
ha tratteggiato così bene, con
triste arguzia, la «politica del
carciofo» che si è sviluppata.
Vorrei aggiungere un’osservazione. Nel suo secondo,
più recente, intervento l’ex
moderatore Gianni Rostan
nota giustamente che, quanto a cedimenti «concordatari», in passato abbiamo fatto
di peggio: quando abbiamo
accettato, anzi, richiesto di
condividere con la Chiesa
cattolica (e con qualche altro) un sistema pensionistico
«scandalosamente privilegiario», come ha ricordato
molto bene Gianni Rostan.
Pochissimi votammo contro,
allora, in Sinodo: fu quello
l’inizio della «politica del
carciofo»? Un carciofo, a differenza di quello erbaceo,
indigesto. Dobbiamo proprio continuare a sfogliarlo,
questo «carciofo», pur con le
migliori intenzioni?
Piuttosto, una cosa non abbiamo mai pensato di fare:
domandare al governo perché non rende di pubblica ragione il modo in cui usa la
sua quota residua; una informazione corretta potrebbe
invogliare contribuenti a una
scelta civile. O no?
Gino Conte - Firenze
Ci stiamo
uniformando
al mondo
Stiamo diventando anonimi, banali, qualunquisti. Con
molta fierezza contrapponevo fino a ieri ai miei interlocutori ebe noi protestanti
mai avremmo utilizzato e
spartito il bottino che sarebbe derivato dall’opzione per
lo stato. Sono umiliata e mi
vergogno un po’ quando incontro i miei amici cattolici.
Stiamo uniformandoci alle
cose di questo mondo e non
saremo più credibili.
Io personalmente, pur
mantenendo la fede, incomincio a sentirmi distaccata
dalla chiesa come istituzione.
Spero solo che sia una «sbandata» di qualcuno che vuole
per forza far quadrare i conti,
ma forse si dimentica che cosa vuol dire essere protestanti e laici in tutti i sensi.
Lina Welter Pomosa
Vicenza
10
PAG. 10 RIFORMA
VENERDÌ 30
MARZO 200,
IL VALORE
DELLA DEMOCRAZIA
VALDO BENECCHI
Lezioni di democrazia. Questo è stato, in sintesi, il contenuto dell’incontro che si è svolto il 21 marzo nella chiesa metodista di Roma sul tema «Cristiani e democrazia». Al saluto
introduttivo di chi scrive, che
ha sottolineato come la democrazia sia una componente primaria della spiritualità, della
cultura e del modo di essere
chiesa degli evangelici, sono seguite le testimonianze di Oscar
Luigi Scalfaro, Tina Anseimi,
Valdo Spini, Tullia Zevi, Walter
Veltroni. Momenti di autentica
tensione etica e ideale, un bene
davvero raro in questa campagna elettorale che fa pensare che il nostro
paese da questo
punto di vista
stia andando alla deriva. Attacchi personali,
provocazioni,
menzogne, accuse, risse ne
sono gli ingredienti. Gli slogan elettorali
del partito di
Berlusconi che campeggiano
ovunque nelle nostre città, sono
come sospesi nel vuoto; non c’è
passato, non c’è futuro ma solo
l’oggi del capitalismo selvaggio,
del mercato.
Le testimonianze che abbiamo ascoltato hanno una forza
capace di motivare l’oggi e il
domani. Tullia Zevi ha messo in
evidenza il ruolo insostituibile
delle minoranze religiose in Italia che è quello di captare dei
segnali di pericolo per la democrazia, di motivare la necessità
di vigilare affinché quelli che
nel corso della serata sono stati
defìniti «valori condivisi», siano difesi nel modo più totale.
La Carta costituzionale prima
di tutto: ogni tanto si affacciano
minacciosi propositi di cambiamento anche della prima parte
che proclama i diritti e i doveri
fondamentali della persona
umana e che per questo ha un
valore indefinito. La Costituzione è il territorio dei valori che
fanno un paese, una comunità,
una nazione. La Costituzione ha
aleggiato fra i presenti come
qualcosa di vivo, di palpitante.
Poi il valore del potere come
servizio: se la ragione più profonda della gestione del potere
non è il servizio, essa può diventare negazione della libertà
e dei diritti delle persone. E non
c’è solo la violenza fisica. C’è la
violenza della parola, la violenza dell’immagine, la violenza
morale, la riduzione delio spa
Come cittadini e
come credenti siamo
flettere, possa fare liberamente
le proprie scelte.
Il valore della memoria è uno
degli ingredienti che danno sapore alla democrazia. È stolta
l’intenzione di chi intende rimuovere ciò che è stato per fare
dei giganteschi e pericolosi indistinti. Solo uno stato sinceramente laico è capace di autentica democrazia e può rendere
possibile la coesistenza delle
varie comunità. La libertà religiosa è piena solo se lo stato è
laico. In Italia la libertà religiosa è una parola non facile, che si
è fatta strada faticosamente. Il
dovere dei cittadini è un altro
valore: è il prendersi sulle spalle
un pezzo di responsabilità della
vita del paese. La
democrazia dipende da me che
sono chiamato a
impegnati anche noi fare ii candidato
o da me che sono
a difendere i valori
invitato a esprimere il mio voto.
democratici condivisi Non ci sono ragioni valide per
l’astensione. I do
zio in cui il cittadino possa ri
i: irx) oixi-eMi-u ^u>es]
Æà.
REDAZIONE CENTRALE TORINO:
Via S. Pio V, 15 - 10125 Torino, tei, 011/655278 - fax
011/657542 e-mail: redazione.1orino@riforma.it;
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Federica Toum. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino Di
Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Pawel Gajewski, Giorgio Gardiol. Maurizio Girolami, Pasquale lacobino. Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa
Nini, Nicola Pantaleo, Emmanuele Paschetto, Giuseppe Platone, Giovanna Pons,
Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Raffaele Volpe.
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valli valdesi) £ 30.000. Partecipazioni: mm/colonna £ 1.800. Economici: a parola £ 1.000.
La testata Riforma è registrata dal Tribunale di Pinerolo con il numero 176/51.
Riforma-L'Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testata
L'Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 175/51 (modifiche registrate il 6dicembre1999).
Il numero 12 del 23 marzo 2001 è stato spedito dall’Ufficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 21 marzo 2001
2001
Associato alla
Unione stampa
periodica italiana
veri sono gli stessi per il cristiano e il non cristiano, ma il cristiano si sente impegnato dentro, sente un dovere interiore di
cui risponde alla propria coscienza religiosa e a Dio che è
amore e misericordia.
La Costituzione recita all’art.
2: «La Repubblica riconosce e
garantisce i diritti inviolabili
dell’uomo». Lo stato nasce con
lo scopo di servire le persone,
soprattutto le più deboli, le più
emarginate. Uno stato etico che
si arroga il diritto di fissare ciò
che è morale e ciò che non lo è
mina la democrazia e la libertà.
Molti di noi ricordano le conseguenze dolorose della concezione di un simile stato. Forse
quelle lezioni non sono bastate
se in qualche parte politica riaffiora questa visione. C’è un male diffuso nel nostro paese, l’indifferenza. Tutti noi cittadini
abbiamo il dovere di essere intelligenti e vigili. Alle volte sembra che non ci sia più reazione,
né morale né politica, a tanti
eventi che dovrebbero preoccuparci, anche perché già da oggi,
essendo presenti o assenti, noi
decidiamo del futuro. Sta anche
a noi inviare un messaggio
chiaro, persuasivo per riempire
i vuoti che la crisi dei partiti e
della politica ha lasciato. Le soluzioni autoritarie si sono imposte là dove la politica non è
stata capace di dare dei contenuti assumano l’oggi e che
siano capaci di proiettarlo nel
domani. Così non sia.
Si tratta di una donnanda centrale per la fede cristiana
Per chi è morto Gesù?
Sono diverse le risposte della teologia: dalla motivazione espiatoria
e sacrificale a quella dell'obbediente dedizione del Figlio al Padre
SERGIO ROSTAGNO
Fra le tante spiegazioni
della morte di Gesù, ve
n’è una oggi quasi abbandonata: Gesù avrebbe offerto la
sua vita per espiare i peccati
di tutta l’umanità. La sua
morte sarebbe un sacrificio
offerto a Dio Padre, per placare la sua ira contro i peccatori. È una risposta molto tradizionale. Ma è anche la risposta che ha attirato le maggiori critiche da parte cristiana come da parte ebraica.
Non si capisce a chi sarebbe
offerto questo sacrificio. A
Dio Padre? E perché mai Dio
Padre vorrebbe il sacrificio
del Figlio? Da parte ebraica si
obietta che l’idea è estranea
all’Antico Testamento. Se diciamo che Dio trattiene la
sua ira fino a quando la lascia
partire tutta d’un colpo per
colpire il Figlio, ebbene l’ideale biblico è piuttosto un
altro. Proprio il Dio dell’Antico Testamento è misericordioso e trattiene la sua ira. Lo
scopo di Dio è posto in termini positivi (Salmo 40, 7-9).
Inoltre dove c’è una morte
procurata, c’è un responsabile e questo responsabile non
fa una gran bella figura. C’è il
pericolo che si addossi all’ebreo la colpa della crocifissione, una colpa che non ha
basi storiche né riscontri di
alcun tipo, salvo che in certi
imbarazzanti testi cristiani.
Gli ebrei hanno ragione di lamentarsi, per esempio, per I
Tessalonicesi 2, 15: «Gli ebrei
sono invisi a Dio e al genere
umano» è una frase oggi intollerabile ed è solo un documento storico. Però devo dire
che da quando ero bambino
non ho mai sentito altro, nelle nostre chiese, che la colpa
della morte di Gesù è nostra,
di noi peccatori, e di nessun
altro. Non ho mai sentito accusare altre persone. Anche
nelle passioni di Bach, che
seguono tutto il racconto delle passioni negli Evangeli, alla fine il coro canta: «Gesù è
morto “per colpa mia’’».
No all'idea di sacrificio
Oggi, però, ci possiamo
chiedere se non sia il caso di
abbandonare l’idea di sacrificio offerto per il nostro riscatto. Di fatto, si può dire
che molti pensano che la fede cristiana quando parla
della croce non deve lasciare
intendere che Dio inesorabilmente reclama il sacrificio
del suo Figlio unigenito; deve
invéce presentare la croce
come prova dell'amore infinito del Padre e dell’obbediertza «libera» del Figlio.
Frasi del genere si leggono in
molte pubblicazioni recenti.
Io mi domando se quello
che si vuole mettere al posto
Lorenzo Lotto: Crocifissione (1531)
dell’idea di giustizia, la dedizione di Gesù, abbia lo stesso
significato di quello che si toglie. Per quanto mi senta in
imbarazzo di fronte alla cultura del sacrificio, non mi pare che facciamo un gran passo avanti sostituendole la tesi
dell’obbedienza «libera» del
Figlio. L’idea è infatti che io
dovrei imitare quel gesto. Dio
fonda, insomma, quello che
devo fare io e mi dà il buon
esempio. Questo sarebbe il
nuovo cristianesimo, antidogmatico, moderno, rinnovato, ecumenico. Il risultato
mi sembra ridicolo. Preferivo
confessare che Gesù è morto
per i miei peccati. È da qui
che bisogna ripartire. Oggi va
di moda, in numerose pubblicazioni, rifiutare il cosiddetto dogma tradizionale per
mettere al suo posto l’appello
alla bontà delle azioni umane. Come se ci fossero soltanto queste due possibilità.
Una parte di quello che oggi si chiama rinnovamento
della cristologia non è altro
che la traduzione in termini
di buone azioni di quello che
era il significato tradizionale
della morte di Gesù. Il Padre
offre il Figlio, il Figlio si dona.
Il Padre accetta il dono eccetera. Ogni idea di giudizio è
sapientemente aggirata. L’oggetto della teologia è il ritorno dell’uomo a Dio attraverso le capacità dell’uomo. Gesù è l’esempio di queste capacità umane, sommate a
quelle divine più potenti.
Questa specie di «cristologia»
permette di aggirare l’ostacolo di un rapporto tra uomo e
Dio dove negazione e affermazione, peccato e grazia,
giudizio e misericordia sono
entrambe piene e totali.
Giustizia e misericordia
di Dio
La volontà di aggirare l’ostacolo fondandosi sulle capacità umano-divine di Gesù
è presentata come una tesi
antidogmatica e antitradizionale. Dato che molti amano
tutto quello che si presenta
come antidogmatico e antitradizionale, finiscono per
amare anche questa tesi, che
in verità non è per nulla nuova. E se Invece fosse proprio
necessario legare la sorte di
Gesù al rigore e alla serietà
della giustizia divina? In
realtà, la morte di Gesù fa apparire la misericordia di Dio
in tutta la sua forza, senza eliminàre o ammorbidire il discorso sulla giustizia.
Lo sviluppo della cristologia
in altre direzioni non può che
suscitare il dissenso di chi ancora si sente responsabile verso le tesi dei nostri catechismi. Nessun dubbio che debbano essere riviste e corrette,
ma non per farle rientrare in
una visione che oggi appare
sempre più come ripresentazione camuffata di un illusione umana di salvezza. Non si
può aggirare il rigore della
giustizia né affrontarla con le
forze umane rafforzate da
quelle divine. La morte di Gesù attesta non un Dio cattivo
e una tesi da ammorbidire,
ma la serietà del discorso biblico, insieme all’annuncio di
salvezza che lo accompagna.
Nicola, dalla provincia
di Messina, ci scrive da
tempo e abbiamo già avuto
occasione di incontrarlo in
questa trasmissione. Pur essendo cattolico, è abbonato a
Riforma, il periodico delle
chiese batliste, metodiste e
valdesi, ed è nostro assiduo
ascoltatore. Oggi ci scrive per
dirci, tra l’altro, che «come
stanno le cose siamo numerosi i credenti cattolici, e in particolare gli appartenenti al
clero, che all’iiiterno della
chiesa combattiamo "la buona battaglia" affiancandoci ai
fratelli evangelici, sperando
che le cose cambino radicalmente nella Chie.sa cattolica
ancorata solidamente al Medioevo (specialmente al Concilio di Trento, sotto questo
papato)». Nicola aggiunge alla
lettera un suo breve scritto
EUGENIO RIVOIR
che termina con queste parole: «Per non andare troppo alle lunghe, si conclude che sarebbe l’ora di superare certe
"istituzioni” che non garantiscono alle generazioni future
la perfetta comunione con
Dio e ritornare adeguatamente alla sana dottrina delle origini: cioè abbandonare certe
manifestazioni di prestigio, di
potere ecclesiastico e venire a
una più razionale logica con
SUI GIORNALI^
Ecumenismo e papato
In una pagina dedicata!
all’ecumenismo (18 marzo)
compare una riflessione dj
Enzo Bianchi, priore della
Comunità di Bose. «Oggi.,
scrive - sono molti a registrare un raffreddamento di
interesse per Lecumenisnio
e a leggere, in svariati eventi
e gesti delle chiese, contraddizioni al cammino intrapreso. Ma l’esortazione continua (...) di Giovanni Paolo
II ci chiede di non dimenticare che l’unità dei cristiani
è una volontà manifestata
dal Signore Gesù Cristo..,»,
Essa, precisa, «dono del Signore e impegno da parte di
tutti i cristiani, non può essere una risposta a un bisogno filantropico di unità, né
può essere plasmata dalla
politica ecclesiastica o da
opportunità strategiche». Il
papa ha effettuato questo richiamo nel corso del Concistoro del 21 febbraio, «nella
consapevolezza - prosegue
Bianchi - che lo stesso ministero petrino, pur costituendo oggi una difficoltà per le
altre chiese, può ritornare
ad essere, una volta rinnovato evangelicamente con il
contributo, il consiglio e il
confronto di tutti i cristiani,
come nel primo millennio il
servizio della comunione
ecclesiale nella sollecitudine
per tutte le chiese».
facente al popolo cristiano».
A Nicola vorrei dire che lo
ringrazio per il suo incoraggiamento. Mi pare di capire
attraverso le pagine del suo
scritto un grande tentativo di
combattere, in mezzo a grosse delusioni, quelle che lui
chiama «le inventive religiose
prive di fondamento che vengono apportate alla vita della
chiesa fin dai primi secoli del
cristianesimo». Le delusioni
laSepubUka
Eredità di Schweitzer
Una pagina dedicata da
Silvia Giacomoni al messaggio di Albert Schweitzer permette di cogliere, nelle parole della figlia Rhena, alcu
ni aspetti della personalità
del teologo, musicista, medico e filantropo. «Mio padre - dice - seguiva Gesù,
aveva con lui un rapporto
molto personale. In Africa
era andato per compensare
il male fatto dai bianchi, ed
era molto aperto alle altre
religioni». E ancora: «Ai suoi
collaboratori mio padre
chiedeva solo che conoscessero la medicina e che avessero il senso dell’umorismo»
(...). «C’è molto humour anche nei sermoni, tutti basati
su questioni di vita quotidiana». L’autrice dell’articolo poi cita Paolo Ricca:
«Schweitzer andò in Africa
per seguire Gesù e, seguendolo, scoprire chi fosse (
I discepoli non conoscono
Gesù ma lo seguono, se
guono uno sconosciuto (...)
II Regno di cui parlano
Vangeli si materializza nel
la pratica dell’amore in no
me di questo sconosciu
to». «È un modo di vivere la
fede - conclude Giacomoni
- che oggi perseguono anche molti cattolici. Questo
spiega il rinnovato interesse
per il gigante Schweitzer».
Il cali
in
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Pasqt
sciistici a
manascE
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sono tante. Nicola dice a
certo punto: «Io personal
mente, dopo lunghe espe;
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intraveda alcuna speranza d>
“fede" sicura per le future gc
nerazioni, ma...?». Rimai'*
questo «ma?» che permette di
andare cavanti; Nicola cerca
qualcuno con cui combatter
la battaglia per la purificaziO'
ne della fede e, nonostani
tutto, non vuole smettere di
sperare. Perché esistono pc*
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PAG. 11 RIFORMA
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W Le liste e le candidature per le elezioni
Verso il voto del 13 maggio
A 50 giorni dalle elezioni politiche e amministrative del 13
maggio si vanno delineando le prime mosse dei vari schieramenti ma, soprattutto dal centro-destra, non si hanno ancora
certezze. Se appare scontata la candidatura per il centro-sinistra dei parlamentari uscenti Merlo e Passone neH’altro schieramento si continua a parlare dell’ex deputato Lucio Malan come candidato al Senato mentre per la Camera sarebbero in pista esponenti di An e della Lega Nord. Si voterà anche in tre Comuni della zona: Pinerolo (dove sabato scorso è stata presentata la candidatura del sindaco uscente Barbero a cui sarà probabilmente contrapposta la forzista Maurino di Frossasco), Cumiaña e Massello (dove potrebbe essere riconfermato Micol).
* Nelle chiese valdesi del primo distretto
SI discute di otto per mille
Le chiese dei I distretto sono impegnate in queste settimane
in numerose assemblee. Di norma in questo periodo si scelgono le deputazioni per il Sinodo e la Conferenza distrettuale e,
dopo l’appuntamento pasquale con le confermazioni, si viaggia verso la relazione di fine anno e le tre assemblee di circuito,
Quest’anno si stanno raccogliendo le indicazioni delle singole
chiese in vista della decisione sull’8%0: continuare a ricevere i
fondi solo sulla base delle scelte chiaramente espresse dai contribuenti oppure entrare pienamente nel meccanismo e ricevere i fondi proporzionalmente anche fra quanti non hanno
espresso nessuna scelta? La commissione nominata ad hoc ha
istruito il dibattito: le chiese sono chiamate a pronunciarsi.
Riforma
mo
Fondato nel 1848
Nonostante le abbondanti nevicate la stagione turistica ha in parte deluso le attese
A Frali si potrà sciare fino a Pasqua
Il colo di presenze rispetto od anni precedenti è dovuto olla diminuzione di popolarità degli sport
invernali e alle difficoltà di accesso olle piste in conseguenza dell'alluvione di metà ottobre
DAVIDE ROSSO
SARANNO aperti fino a
Pasqua gli impianti
sciistici a Frali in vai Germanasca dove attualmente sono aperte in settiinana le piste della parte
alta della stazione e la
seggiovia per la risalita.
Nonostante le copiose
precipitazioni nevose,
nella stazione pralina la
stagione sciistica in corso
non sembra andare bene
come previsto: «Le presenzefino a questo momento - dice Carlo Rayiol, direttore delle Seggiovie 13 laghi - sono al
50% delle previsioni se
confrontate con i dati che
abbiamo del '97, annata
simile dal punto di vista
della neve. I motivi probabilmente sono da ricercare in più fattori: erano
due armi che non nevicava più con questa intensità; in questo periodo si
b ridotta l’attenzione che
¡media dedicano allo sci
a differenza di qualche
snno fa quando campioni
come Tomba e la Compagnoni facevano in qualche modo da traino all'intero mondo dello sci;
li strada provinciale per
ihali, danneggiata in più
punti dalle frane, non inyogliava, specialmente a
inizio stagione, i turisti a
percorrerla». E in effetti
-----a mesi ormai
dalfalluvione di ottobre,
in situazione della prodnciale già stretta di per
sdfion è delle migliori
Mn alcuni tratti di carreggiata in cui i veicoli
procedono ancora a traffico alternato.
A peggiorare la situazione si è aggiunta anche
la vicenda del progetto di
rifacimento della seggiovia tramorttato a causa di
problemi con l’accesso ai
fondi dell’Unione europea, fondi che avrebbero
permesso l’intervento
concordato tra la Società
13 laghi, la Comunità
montana e i Comuni di
Frali e Ferrerò che hanno
comunque iscritto a bilancio per il 2001 i fondi
disponibili per eventuali
altri interventi.
A compensare un po’
ione
issio
cura- ^
inda
'M
Í
orologeria - oref iceria - argenteria
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gioielli
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la situazione la soddisfazione di veder inserite fra
i siti di allenamento per
le Olimpiadi invernali di
Torino 2006 le piste di
Frali anche se il tutto è
mitigato dal fatto che sono state inserite come sito «a costo zero»: cioè
non sarebbero previsti
interventi sugli impianti
e sulle strutture. Sul versante strade invece notizie consolanti giungono
sempre dal versante olimpiadi dove pare siano
previsti interventi per
quasi 5 miliardi sulla provinciale per Frali distribuiti in vari interventi e
in particolare nei tratti di
Chiotti e Ferrerò.
In valle intanto si continua a lavorare su progetti di rilancio degli impianti sciistici: «La valenza politica dell’accordo
raggiunto tra pubblico e
privato sul rifacimento
della seggiovia, benché
sia tramontata l’ipotesi
di realizzazione di un
nuovo impianto, rimane
- dice ancora Raviol - e si
stanno cercando vie alternative per poter comunque realizzare degli
interventi». In particolare è presso gli uffici della
Comunità montana valli
Chisone e Germanasca
che in questo momento
si sta lavorando maggiormente allo studio di un
progetto complessivo
che dovrebbe riguardare
svariati interventi migliorativi sugli impianti.
Nell'ambito del Pinerolese
Latte, si produce
troppo poco
Fiù latte, meno cacao:
era lo slogan di una nota
pubblicità, ma che sembra non valere per il nostro territorio, dove si
produce sempre meno
latte, in crisi raccolta e
trasformazione, a fronte
di un costante sviluppo, o
di una sostanziale tenuta,
del settore dolciario.
■Risale al 1997 lo stanziamento regionale di
500 milioni destinato alla riorganizzazione del
settore lattiero-caseario
nel Finerolese: un’operazione che prevedeva i
lavori di ristrutturazione
alla Latteria e la realizzazione di un centro di
vendita a Pinerolo (per il
quale la Comunità montana vai Pellice sta già
pagando l’affitto di un
locale vuoto) e a Perosa
Argentina, allo scopo di
coordinare il lavoro e la
raccolta delle allora 4
cooperative presenti sul
territorio (nel frattempo
Macello ha chiuso).
Ma il latte è poco, sul
quantitativo che arriva
dalla vai Chisone incidono i costi proibitivi per il
trasporto, e alcuni pro
duttori della vai Pellice
hanno deciso di trasformare il latte per proprio
conto. Nel 2000 la Latteria interrompe l’attività.
La Regione impone un
aut-aut: entro il 16 marzo 2001 una risposta, se
no niente fondi. «Abbia
mo ottenuto una proroga
di due settimane - spiega
Piervaldo Rostan, consigliere delegato all’agricoltura della Comunità
vai Pellice - dopo un incontro con i produttori».
Venerdì scorso, in un ulteriore incontro fra produttori, le tre Comunità
montane e il direttivo
della Latteria, è stata a
vanzata la proposta (tra
mite Bartolomeo Viotto
esperto nel settore e in
caricato Testate scorsa di
compiere una ricognizione su problemi e prò
spettive della latteria) di
superare lo scoglio delle
tre cooperative per rifor
marne una nuova, par
tendo da quella già esi
stente, e in migliori con
dizioni, di Prarostino. In
settimana si aspetta una
risposta dal direttivo del
la Cooperativa di Bobbio
ICONTRAPPUNTOI
VIVERE CON PASSIONE
LA NOSTRA VITA
GIORGIO TOURN
Il mondo valdese
può superare
l'immagine di
severità finora
consolidata
Di recente mi è accaduto
di fare due incontri che,
pur diversi sotto molti
punti di vista, sono risultati stranamente convergenti nel porre alla mia attenzione una problema di
immagine, che è però anche di identità. Il primo è
accaduto alcune settimane
or sono, a Guillestre, nel
corso di un in- iijiiiiiiiii
contro con i
responsabili del parco
regionale del
Queyras per
una collaborazione in campo turistico. Il
nostro interlocutore aveva
un’ipotesi su
cui lavorare e
la espose: «Bisogna creare
nella nostra regione un’immagine che abbia i valdesi
come elemento di forza,
analogamente a quanto è
stato fatto in Linguadoca
con i catari; con i valdesi
dovrebbe riuscire più interessante e più eloquente...».
«C’è una bella differenza pensai - i catari sono un
fossile storico, puoi far visitare vecchi castelli e bei
paesaggi ma non esiste più
nulla da 8 secoli, mentre da
noi la storia è proseguita e
ci siamo ancora...».
Non era però quello che
pensava il nostro interlocutore e l’argomento a cui fece ricorso, per sostenere la
superiorità dell’immagine
valdese su quella catara, mi
spiazzò del tutto: «I catari
hanno una religione triste,
tutta divieti, che non invoglia a vivere, dà un’immagine pessimista, ai valdesi
si associa invece l’idea di
una religione positiva, di
amore per la vita, per le cose belle, concrete, buone»,
ha detto. Che i «poveri di
Lione» si potessero associare all’immagine di una
vita felice e gioiosa proprio
non mi era mai venuto in
mente. Forse il nostro pessimismo calvinista e la nostra rassegnazione italica,
con forti venature di severa
piemontesità, ci condiziona nel leggere anche la nostra storia? Fuò darsi.
Proprio su questo tema
mi è giunto il secondo
spunto di riflessione. Un
architetto torinese, profondo conoscitore delle nostro ambiente, per cui prova naturale simpatia, mi
faceva notare: «I vostri
musei e le vostre presentazioni sono sempre molto
curati e ben fatti, ma danno una impressione, non
saprei come dire, di severo.
grigio, perfino triste, non
di positivo, gioioso».
«Non è che la nostra sia
una storia così ricca di pagine gioiose - pensavo fra
me ascoltandolo - raccontare secoli di persecuzioni e
di repressioni non è così
positivo...». Previde la mia
obiezione o addirittura lesse nel pensiero e così proseguì: «Se un
giorno ha occasione di andare a Berlino non manchi di visitare il museo
ebraico, fatto di recente,
grandioso:
narra la storia della comimità ebraiche tra il nazismo e la guerra; incredibile il senso di allegrezza, gioia, positività;
con l’olocausto! Eppure è
così, i colori, i fiori non saprei neppure io che cosa».
Metto insieme i due messaggi; pur da diverse angolature le due immagini del
valdismo appaiono molto
simili: identità positiva,
espressione di una vita
gioiosa, libera, aperta. È invece molto evidente che la |
realtà odierna non corrisponde affatto a queste attese, a quello che ci si aspetterebbe. In una enciclopedia geografica, apparsa anni or sono, le nostre
valli stavano sotto il titolo
«La severa gioia del valdese». Si potrebbe dire ancora oggi? Per evitare di cadere nell’errore di essere io
stesso tristanzuolo non
starò a fare confronti fra ieri e oggi, fra come siamo e
come dovremmo essere, né I
mi chiederò perché siamo
così o cosà.
Voglio piuttosto prendere le osservazioni dei miei I
due interlocutori come una
proposta: dare una immagine di noi come persone, e
comunità, propositive, e
farlo non per calcolo, facciata, politica ma nella ricerca di verità, per essere
ciò che dobbiamo essere,
abbandonare o superare |
l’atteggiamento lamentoso,
pessimista, critico dei nostri discorsi e diventare ciò
che quei nostri interlocutori si aspettano da noi: gente I
che vive con passione la
sua vita; è qualcosa di più
che rifare la faccia, si tratta
di cambiare carattere. Non
è per questo necessario ri-1
nunciare alla nostra storia
0 alla cultura o all’identità
che viene dalla fede: serve
un modo diverso di rapportarsi agli altri.
12
PAG. 12 RIFORMA
E Eco Delle ^lli ^àldesi
venerdì 30
MARZO 200,
»igHSIg:«1^ÌÌÌM-|Ì»
CRONACHE
FINANZIAMENTI PER L’ALVEO DEL CHISONE A
SAN GERMANO — Successivamente alle recenti
riunioni effettuate con l’Autorità di bacino, il
Magistrato del Po ha provveduto a integrare le
precedenti previsioni emanate con 4 finanziamenti che in precedenza non avevano copertura
di cui uno di 700 milioni sul territorio di San
Germano Chisone. «È senza dubbio una bella
notizia - dice il sindaco, Clara Bounous - che
premia la linea adottata da alcuni amministratori a tutela della popolazione e dell’economia locale». A questo punto non rimane che attendere
l’elaborazione dei progetti, che a quanto ha affermato il Magistrato del Po, verranno concertati
con le amministrazioni interessate vista l’interdisciplinarietà e la complessità dei problemi.
CURE DOMICILIARI ALL’ASL 10 — Sabato 24 marzo si è tenuto a Pinerolo il secondo seminario
sulla sperimentazione del progetto pilota per le
cure domiciliari. Nel corso del 2000 è stata attuata la formazione biennale che coinvolge ben 120
operatori dell’Asl 10 dei servizi socio-assistenziali, ospedali valdesi e associazioni di volontariato. Dal mese di aprile la formazione degli operatori si articolerà su due livelli paralleli: uno didattico-metodologico e uno finalizzato a un’effettiva sperimentazione sul campo. 1 settori interessati vanno dall’assistenza domiciliare integrata. all’unità di cure palliative, al rapporto fra medici ospedalieri e medici di famiglia.
VILLAR PELLICE; UN BILANCIO DA QUASI DUE
MILIARDI — Nella seduta del 6 marzo scorso il
Consiglio comunale di Villar Pellice ha approvato all’unanimità il bilancio di previsione per
l’anno 2001 che pareggia a 1 miliardo e 915 milioni. Fra le maggiori spese previste, con un finanziamento regionale di 400 milioni, c’è il ripristino del sedime stradale e la messa in sicurezza in località Teynaud e Saret. Entro l’anno
l’apertura dei cantieri. Sale da 40 a 48.000 lire il
contributo prò capite per il settore socio-assistenziale della Comunità montana, resta invariata rici e non viene applicata l’aliquota Irpef.
Per la Tarso si registra un aumento del 20% corrispondente ai costi Acea per raccolta e smaltimento. Danilo Geymonat sostituisce il dimissionario consigliere Marco Tumminello
TUTELA DELLE ACQUE — L’acqua, risorsa e contemporaneamente minaccia, è al centro di due
convegni, entrambi il 31 marzo. 11 primo, in vai
Pellice, è previsto per le 9,30 alla Casa valdese di
Torre Pellice su iniziativa del Lions Club. «L’acqua e la vai Pellice» vedrà a confronto Tiziana Barugola e Gino Lusso dell’Università di Torino, Erminio Ribet presidente delTAcea, Mauro Gnaccarini dell’Associazione per la tutela della salute
pubblica. Nel pomeriggio, alle 14,30 a Perrero nel
salone della Pro Loco, incontro promosso dal comitato per la salvaguardia del Chisone e dei suoi
affluenti su «Sfruttamento intensivo delle acque
per la produzione di energia idroelettrica».
TORRE INDIVIDUA IL SITO PALAGHIACCIO —
Entro il 2001 dovranno essere individuati tutti i
progettisti degli impianti olimpici per Torino
2006. A Torre Pellice il Consiglio comunale martedì 27 ha individuato in modo formale quale
possibile sito del nuovo Palaghiaccio l’area di
proprietà della Tavola valdese a monte dell’hotel
Gilly. Classificata a destinazione «artigianale» la
zona sarà soggetta a variazione urbanistica. La
Provincia di Torino ha già realizzato un progetto
di massima per una nuova struttura, con una rotonda per il collegamento con la provinciale 161.
È previsto anche un ostello interno, fortemente
voluto per poter ospitare nel periodo estivo
squadre o gruppi in allenamento.
GIUSEPPE IMPASTATO A TORRE PELLICE — Venerdì 6 e sabato 7 aprile, nel nome di Giuseppe
«Peppino» Impastato, ucciso dalla mafia nel maggio del 1978, Torre Pellice ospiterà, provenienti
dalla Sicilia, il fratello, Giovanni, l’amico e compagno di lotta Salvo Vitale e il fondatore del Centro a lui intitolato, Umberto Santino. Nel corso
delle giornate dedicate a «Giovani, giustizia e partecipazione», i ragazzi delle scuole medie e superiori del territorio potranno vedere il film «I cento
passi» di Marco Tullio Giordana, ispirato alla vicenda umana e politica di Impastato.
rochet
Consiglio della Connunità montana vai Pellice
Bilancio di 15 miliardi
Un preventivo necessariomente «magro» deve fare i conti
con il continuo calo dei trasferimenti dagli enti superiori
MASSIMO CNONE
IL consigliere Ccd Colomba pretende l’intervento di ciascun assessore sui progetti messi a bilancio nel proprio settore.
La squadra di Bertalot si
piega all’interrogatorio
voluto dai banchi dell’opposizione. È l’aneddoto
più divertente della seduta di Consiglio della Comunità montana vai Pellice di giovedì 22 marzo,
nella quale in verità la
minoranza non ha saputo
opporre argomenti decisivi alle cifre del magro
bilancio preventivo.
Nelle file della maggioranza si registra il passaggio ufficiale di consegne
dal dimissionario Marco
Tumminello a Bruna Frache, sindaco di Villar Pellice; Piervaldo Rostan e lo
stesso Tumminello sono
stati costretti a dimettersi
dalla carica di assessori:
un taglio alla giunta imposto dall’interpretazione del testo unico di regolamento degli enti locali. Come consigliere de
legato, Rostan mantiene
le competenze per ambiente e montagna, alle
quali si aggiunge anche la
delega all’agricoltura,
mentre l’assessore Mauro
Pons passa dall’agricoltura al turismo.
11 bilancio di previsione 2001 pareggia sui 15
miliardi. L’assessore Ezio
Borgarello rileva «una riduzione generale della
spesa che incide sui servizi, in particolare nelle
politiche per i giovani e
nel settore socio-assistenziale». Prime vittime
delle ristrettezze finanziarie sono gli istituti per
anziani, che si vedranno
ridurre del 20% i contributi destinati alle integrazioni sociali.
Per il gruppo di minoranza il consigliere Zunino rileva come il bilancio
sia orientato sempre piu
verso il socio-assistenziale (che da solo costa
quasi 4 miliardi), senza
dare prospettive per il futuro: «Il turismo - dice
Zunino - registra una diminuzione del 64%, lo
sport del 28% e l’agricoltura del 25%». Ma per
Bertalot «le diminuzioni
sono reali e derivano da
una flessione nei trasferimenti dagli enti superiori. Dobbiamo diminuire
una serie di spese fisse
per aumentare quelle
progettuali e di investimento». Sono tre i grandi
progetti sui quali la Comunità montana intende
concentrare gli sforzi:
l’organizzazione delTaccoglienza turistica, con la
«Porta di valle» alla Cantina sociale di Bricherasio (un progetto da oltre
1 miliardo e 300 milioni
di investimento), la Latteria sociale di Bobbio
Pellice e l’Istituto della
pietra a Villa Olanda, con
la sistemazione del terzo
piano destinato a foresteria. 11 bilancio è approvato con i voti della
maggioranza: dall’opposizione il no di Bonansea
e Colomba e l’astensione
di Rossetto e Zunino; as
senti i consiglieri di Bob
bio, Aldo Charbonnier ed
Eric Charbonnier.
Un nuovo logo e una campagna promozionale
Torre Pellice si farà più bella
Con un nuovo marchio
e uno slogan («Mille anni, mille realtà»), Torre
Pellice si fa bella raccogliendo attorno a sé la
propria specificità culturale e facendosi portavoce di una più ampia promozione turistica dell’intero territorio. Nulla da
inventare, le potenzialità
ci sono, bisogna organizzarsi sforzandosi di lavorare insieme. Detto fatto;
mercoledì 21 marzo, amministratori, ristoratori e
rappresentanti delle culture locali, si sono dati
appuntamento per presentare la nuova campagna di promozione di
Torre Pellice. È stata una
giornata intensa, con un
programma fitto preparato per giornalisti e visitatori istituzionali. Centro culturale valdese. Priorato mauriziano. Mulino
di Santa Margherita, Galleria d’arte contemporanea e biblioteca: tante
tappe per darsi appuntamento finale al ristorante
Flipot con presentazione
della nuova linea comunicazionale e cena a base
di prodotti locali, frutto
della collaborazione fra i
cuochi dei ristoranti Flipot, Centro, hotel Gilly e
Foresteria valdese.
Tra i presenti, oltre agli
amministratori di Torre
Pellice, anche la presidente della Provincia,
Mercedes Bresso. il deputato pinerolese Giorgio
Merlo, l’assessore provinciale Bellion, il consigliere regionale Bolla e
il consigliere provinciale
Chiapperò. A fare gli onori di casa è Formai cittadino onorario di Torre
La presentazione della nuova
Pellice, lo scrittore Bruno
Gambarotta, che ha allietato la serata con le consuete e brillanti battute.
La nuova immagine
promozionale di Torre
Pellice, uno studio realizzato dall’agenzia Brunazzi&Associati, consiste
nella pubblicità, con i
nuovi annunci, i poster e
il pieghevole, e nel direct
marketing, in altre parole
tutte quelle operazioni
«destinate ai residenti e
alla loro percezione del
territorio». Messo a nuovo il vecchio logo del Comune, con la caratteristica Torre bianca su sfondo
blu, è stato creato anche
linea comunicazionale
un marchio apposito per
la campagna informativa
e che d’ora in avanti decorerà tutto il materiale
promozionale, anche in
vista del coinvolgimento,
non si ancora in quale
forma (ci si augura come
sede di gare), nel prossimo evento olimpico del
2006: appuntamento sul
quale si sono soffermati il
sindaco, Marco Armand
Hugon, e il presidente
della Comunità montana
vai Pellice, Claudio Bertalot, sottolineando la
necessità di lavorare insieme e al di là dei colori
politici, in vista dell’obiettivo comune.
Pinerolese pedemontano
Nuovi laboratori
e nuove attrezzature
DANIELA GRILL
IL Consiglio della Comunità montana Pinerolese pedemontano di
mercoledì 21 marzo è
iniziato con la convalida
della nomina di Enzo
Mancanelli come rappresentante del Comune
di San Secondo all’interno del Consiglio, in sostituzione di Luciano Mattinai. 11 punto all’ordine
del giorno più discusso è
stato il secondo: l’approvazione del bilancio di
previsione per l’esercizio
2001 e quella del bilancio
di previsione pluriennale
fino al 2003.
«Le spese, che si attestano sui tre miliardi e
poco più, sono state concentrate su alcuni punti
che noi riteniamo essenziali - spiega Luca Pignatelli, consigliere delegato
al settore del bilancio -. A
parte le spese correnti di
gestione e funzionamento della Comunità stessa,
quasi il 60% del totale
delle risorse, ci sono
stanziamenti per i progetti che stiamo portando avanti per la manu
tenzione del territorio
montano, come gli stu^j
idrogeologici sui vari cor.
si d’acqua. Altre spese in,
teressano 1 progetti di
sviluppo locale, i finan.
ziamenti per i centri id.
cali di promozione del
territorio, quali il centro
Arguì di Frossasco eia
bottega di vendita di pm.
dotti tipici e raccolta latt(
di Prarostino».
Da segnalare anche un'
importante iniziativa che
vede stanziati 294 milioni
complessivi per un piano
triennale di dotazione alle scuole elementari
medie dei Comuni cori
meno di 5.000 abitanti
ritenute più «povere» come attrezzature, laboratori, computer e stain
panti- In conclusione si
votato per l’approvazione
della variazione numerica della giunta, con l’i
giunta di due nuovi cotiiponenti nelle figure di
Luca Veltri con delega alla cultura, pubblica istruzione e lavori pubblici
esclusivamente per quanto riguarda la nuova sede,
e Luca Pignatelli con delega al bilancio
I Sulla «Rivista della montagna
Il pastore Muston
MARCO ROSTAN
Giunta al trentesimo
anno di attività, la
«Rivista della montagna»
si rinnova radicalmente:
più pagine, un formato
più maneggevole, 10 numeri l’anno con alcune
monografie. I temi saranno come sempre alpinismo, escursionismo, arrampicata, sci ma anche
attualità, ambiente, cultura, frammenti di sapere
montanaro, indagini, reportage. Protagonista del
numero di febbraio* è
l’inverno. Ma la sorpresa
più gradita per i lettori
valdesi, e non solo, è la
rievocazione della fuga
del pastore valdese Alexis
Muston, nel lontano rigido inverno del 1835.
L’appassionante articolo è di Maria Rosa Fabbrini che, frugando nelle
carte conservate nell’archivio della Società di
studi valdesi, ricostruisce
tutta la vicenda Muston:
Alexis, figlio del pastore
Georges, aveva studiato
a Strasburgo e poi a Parigi, iniziando il suo tirocinio pastorale a Rodoret
It
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to. Siamo prima del ’48 e
in quel periodo nessun
suddito piemontese po
teva stampare, anche all’estero, qualsiasi libro
che sapesse di liberali
smo o anticattolicesimo
senza che il manoscritto
fosse stato preventivamente approvato dall’Ufficio della regia censura. Alexis Muston aveva pubblicato a Strasburgo la sua tesi di laureaft
l’origine et du nomdn
Vdrrrfo/s senza la preventiva approvazione..- Pei
il Capodanno del 183Í
Alexis era sceso dai suoi
parenti a Bobbio, nella
notte dell’8 gennaio,
viene recapitato un biglietto che lo avverte Ji
fuggire immediatarnentt
in Francia perché contro
di lui è stato spiccato m
mandato di arresto.
Parte da solo, di notte
ha un curioso incontro
con alcuni giovani travestiti per carnevale e convince uno di loro. Malpertus, ad accompagnaj'
lo: ma a Villanova Mr
pertus non se la sente
proseguire. Trova allofl
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San Germano: presto gli appalti per l'ampliamento
Un miglior servizio scolastico
DAVIDE ROSSO
Approvati ì progetti, a breve saranno dati in appalto i lavori del primo
lotto di realizzazione delTampliamento
deU’edificio delle scuole elementari di
San Germano. Il progetto, che prevede
interventi per 973 milioni in totale con
un finanziamento di 193 milioni di provenienza regionale, comporterà la costruzione di una nuova ala che sarà collegata all’edificio attuale e che permetterà di avere spazio sufficiente per ospitare sia i bambini delle elementari che
quelli delle materne e la relativa mensa.
«Si tratta di un progetto importante dice Clara Bounous, sindaco di San
Germano - perché tra l’altro finalmente
permetterà di poter razionalizzare il
servizio facilitando le attività congiunte
fra le classi ed eliminando il problema
della mensa in due strutture». La razionalizzazione inoltre permetterà di libe
rare i locali della villa Widemann attualmente occupati dalla materna che saranno ceduti con ogni probabilità all’ufficio postale ora situato nella vecchia
casa comunale. «Per ora - dice ancora
la Bounous - le ipotesi di utilizzo futuro
dei locali che si libereranno non sono
ancora certe. Sicuramente nel caso le
Poste decidessero di non servirsene verranno concessi in affitto ad associazioni
che operano sul territorio».
Ci vorrà ancora tempo però perché
se l’inizio lavori sembra vicino i tempi
di realizzazione sono previsti in un
tempo di due anni. Inizialmente verrà
costruita la struttura portante della
nuova ala e il nuovo salone della mensa mentre in un secondo lotto di lavori
si provvederà aU’ultimazione del secondo piano della costruzione e a lievi
modifiche alla planimetria dell’edificio
vecchio al secondo piano e alla sistemazione definitiva del piano terra.
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un cacciatore di carnoso . ]
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'ffNERDi 30 marzo 2001
1 trasporti nelle vallate alpine
Bisogna stabilire
la verità dei costi
WERVAIDOROSTAN
Bisogna stabilire la
«verità dei costi». E
fluesto uno dei concetti
maggiormente ricorrenti
nei documenti della Cinta (Commissione internazionale per la protezione delle Alpi) e che in
modo particolare va tenuto in conto se ci riferiamo ai collegamenti attraverso le Alpi. A due
anni di distanza dal tracco rogo del traforo del
Monte Bianco e della
conseguente chiusura
del tunnel da Courmayeur verso Chamonix diversi elementi ci portano
a riflettere su questo tipo
di collegamento. «No ai
Tir!». Con questo slogan
hanno manifestato gli
abitanti di qua e di là
delle Alpi, a significare
tutto il proprio disagio
sul passaggio quotidiano
di migliaia di camion carichi di merci. E sulla
stessa posizione si trovano abitanti e amministratori della vai Susa
che, chiuso il Bianco,
sopportano quasi tutto il
traffico internazionale e
che dovrebbero in prospettiva «digerire» un altro asse nevralgico dei
tràsporti quale l’alta velocità ferroviaria.
La verità dei costi è ovviamente data non solo
dalle aride cifre legate alla realizzazione di un’opera, seppur faraonica
come un tunnel. I costi
possono essere quelli
che paga l’ambiente nel
sUO complesso se una
valle è tagliata a metà da
un nastro di asfalto (ogni
essere animato vedrà il
suo spazio di movimento
limitato); ma i costi sono
anche quelli sulla salute
dei cittadini residenti, sul
paesaggio, sulle coltivaàoni. E tutto ciò in nome
dellàlibertà di movimento e della necessità di far
circolare le merci nel nostro continente. Peccato
che non si sia capaci di
imporre dei limiti (tranne, e per certi versi soltanto, l’Austria o la Svizzera): è stato calcolato
che l’Italia importa dal
Nord Europa la stessa
quantità di patate (e sono milioni di kg) che a
sua volta esporta verso le
stesse regioni; analogamente succede che il nostro paese, produttore di
agrumi per eccellenza,
esporti in Germania le
arance per poi importarne i succhi. E a questo
andirivieni di merci e di
mezzi di trasporto va aggiunto tutto il complesso
fenomeno turistico. Portare su rotaia il più possibile del traffico a cavallo
delle Alpi:, è uno dei caposaldi del «Protocollo
trasporti» che da anni vede confrontarsi i paesi
aderenti alla «Convenzione delle Alpi».
E nel Pinerolese questa
riflessione come si colloca? Dopo decenni passati
a vagheggiare del fantomatico traforo al Colle
della Croce verso la Francia (non certo la Sorbona
0 Parigi, ma il piacevole
ambiente del parco del
Queyras, con i suoi 2.000
abitanti su un’area più
vasta della vai Pellice),
l’argomento sembra sepolto. Si parla del trenino
su per le Alpi: ipotesi
suggestiva ma i cui costi
non sono soltanto i 2 o
300 miliardi necessari alla sua realizzazione. Ci
sarebbe da valutare l’impatto socio-economico
sulla valle, bisognerebbe
stimare la capacità della
vai Pellice di diventare
imprenditrice di se stessa per inserirsi in un circuito che può riguardare
almeno tutto il NordOvest italiano. Se si deve
valutare dalla partecipazione agli incontri pubblici fin qui organizzati
per discutere il progetto
ha ragione chi pensa che
il trenino resterà nella
memoria per una cartolina e un carro allegorico...
E Eco Delle Valli "\àldesi
A colloquio con il senatore Elvio Passone
PAG. 13 RIFORMA
Sulla ferrovia Torino-Lione
Alta capacità sì, ma come? Accordo sulla «Tav»
Serve un tavolo di concertazione dove poter affrontare
anche le ragioni delle comunità locali della valle di Susa
DAVIDE ROSSO
INSIEME ai sindaci e ai
cittadini della vai di
Susa che il 29 gennaio si
sono recati a Torino per
chiedere di poter dire la
loro in merito alla costruzione della linea ad
alta capacità Torino-Lione c’era anche il senatore Elvio Fassone. Lo abbiamo incontrato recentemente nella sua casa
pinerolese e gli abbiamo
rivolto alcune domande
sulla nuova linea ferroviaria ma anche sulle dinamiche che processi
come quello in corso di
riorganizzazione del trasporto non solo italiano
ma europeo finiscono
per ingenerare.
«Nel caso particolare
dell’alta capacità - dice
Fassone - tutto nasce dal
fatto che il volume del
traffico merci è costantemente in aumento e le
previsioni dicono che
per il 2005 vi sarà una saturazione delle vie di comunicazioni lungo le di
rettrici che portano in
Europa, cosa che porterà
alla contingentazione del
traffico su gomma se non
si incrementerà l’utilizzo
del trasporto su rotaia,
anche se ovviamente
non è detto che tutto
questo traffico debba
prenderselo in carico la
vai di Susa».
- Quindi la sua posizione è contraria all’alta
capacità?
«Non posso attualmente dire di condividere la linea di quanti dicono di no. Certamente è
mancata la concertazione e attualmente è necessario avviare un tavolo che discuta non sul
“se” costruire la nuova linea, posizione al momento superata dalla firma dell’accordo bilaterale del 29 gennaio, ma sul
“come” farlo. Ragionare
a valle dell’accordo ma
tenendo presente che
occorre nella progettazione definitiva rendere
meno impattante possibile l’alta capacità per la
valle facendo emergere
in maniera forte la questione sicurezza e quella
delle compensazioni che
al territorio devono arrivare anche da un punto
di vista socio-politico».
- Come è possibile conciliare il punto di vista
della grande e della piccola comunità?
«In casi come questo a
mio parere la “micro comunità” non può porre
dei veti a priori a meno
che siano in gioco la salute delle persone; in
compenso però la macrocomunità non può
non tener conto dei diritti della comunità piccola
e del territorio interessato dagli interventi e deve
farsi carico delle compensazioni che devono
essere messe in pratica.
Ruolo del tavolo di concertazione sarebbe proprio quello di ragionare
non solo sul come l’opera dovrà essere ma anche
delle modalità dell’assetto del territorio in conseguenza dell’opera».
Progetti di migliorie in vista delle Olimpiadi 2006
Quale viabilità in vai Chisone?
La viabilità e la sicurezza sono da tempo uno
dei problemi all’ordine
del giorno nelle valli Chisone e Germanasca che
non essendo servite da linee ferroviarie devono
sopportare il transito veicolare diretto verso Sestriere, Pragelato e'Praii
sulla strada statale 23 e
sulla provinciale per Prali. L’urgenza in queste
valli diventa sempre più
il mettere in sicurezza gli
attraversamenti stradali
dei paesi oltre che, come
ha dimostrato il recente
alluvione di ottobre i
tratti di strada che fiancheggiano 1 torrenti Chi
sone e Germanasca. Le
olimpiadi di Torino 2006
sono state viste da molti
come una possibilità per
la sistemazione della viabilità delle valli. Dei 650
miliardi previsti per la
viabilità olimpica molti
dovrebbero essere spesi
in vai Chisone per finanziare interventi come la
circonvallazione di Porte
e la messa in sicurezza di
alcuni tratti tra Pragelato
e Sestriere; dubbi e necessità di reperire altri
fondi vi sono invece ancora per tratti come quello tra volar Porosa e Porosa. Per quel che riguarda la vai Germanasca poi
sono previsti interventi
«strategici» a Chiotti di
Perrero e in altri punti.
Quel che emerge è un
quadro che se da un lato
sembra mostrare la vo
lontà di intervenire dal
l’altro lato lascia ancora
molti buchi e molte in
certezze. Si parla di interventi di miglioramento di
alcuni tratti e si lascia
praticamente immutata
la situazione in altri dove
la situazione non è certo
rosea o addirittura si ipotizzano percorsi alterna
tivi quanto meno proble
matici destinati a essere
bocciati prima ancora di
essere presentati.
L’accordo sottoscritto
il 29 gennaio tra i governi
italiano e francese per la
costruzione della nuova
linea ferroviaria ad alta
capacità della vai Susa ha
fatto discutere e continua a preoccupare parte
della vallata per l’impatto ambientale, e non solo, che questa avrà.
Più nel dettaglio il progetto presentato prevede
per collegare Torino a
Lione lo scavo di un tunnel di circa 52 chilometri
da Saint-Jean de Maurienne fino a Bussoleno,
la costruzione di un paio
di nuove stazioni nella
parte italiana e un collegamento indipendente
alla linea ferroviaria per
Milano che permetterebbe al traffico ferroviario
non diretto a Torino di
non intasare quest’ultima città ma di superarla
tangenzialmente.
Dal punto di vista di
chi si è dimostrato favorevole al progetto questo
permetterebbe di risolvere il problema innanzitutto del sempre crescente traffico merci pesante su gomma in valle
trasferendo questo su
una linea ferroviaria capace di trasportare una
quantità enorme di mezzi a un costo nettamente
inferiore all’attuale (si
parla di convogli lunghi
anche 2 chilometri) e
«pulirebbe» la vai di Susa
che non potrebbe che
trarre vantaggio, anche
dal punto di vista turistico, dal fatto di avere le
strade libere dai camion
e probabilmente una fer
Due anni fa l'incendio che fece 39 vittime nel tunnel fra Courmayeur e Chamonix
Traforo stradale del Bianco: una storia esemplare
EUGIO MILANO
IL24 marzo 1999 il rogo
del tunnel del Monte
fiianco, che ha provocato
39 vittime, ha evidenzialo, nel modo più dram®atico possibile, la fragiotà e la pericolosità del
sistema dei trasporti su
somma, ponendo all’attonzione delTopinione
pubblica europea un arflouiento nodale per lo
sviluppo dell’Unione. Il
traforo, aperto nel 1965,
un gt®f ®uanna unica, senza al'lut'a via di fuga, con una
carreggiata di soli sette
®otri, aveva visto increjjjontare il passaggio dei
pesanti da 77.420
1968 a 776.604 del
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raccon;
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la Mon**
£ 12.0®*
1998 (transito complessivo nel 1998 2 milioni di
veicoli, pari a oltre il 40%
del volume del traffico
globale dell’area nordoccidentale), senza che
nessuno si fosse premurato di operare interventi
sulla struttura, anche a
fronte del passaggio di
mezzi sempre più grandi,
più larghi e più veloci. La
regolamentazione del
traffico, che nei primi
anni era molto rigida (limiti di velocità, distanze,
divieto alle merci pericolose) si era via via sfilacciata, sino a giungere alla
«deregulation» più totale.
Nei primi mesi successivi al rogo, da più parti,
anche istituzionali, si era
L’i,
'Ugresso del traforo del Monte Bianco
levata la voce che la situazione alla riapertura
non avrebbe potuto più
essere ipotizzata come in
precedenza e le popolazioni dell’uno e dell’altro
versante si erano mobilitate intorno a comitati
popolari, sorti per impedire il ritorno del traffico
selvaggio attraverso il
tunnel; soprattutto la valle di Chamonix aveva trovato nei suoi amministratori comunali dei veri e
propri «campioni» nella
battaglia volta a ottenere
un divieto al traffico dei
Tir da 40 tonnellate. Diversa era la situazione in
Valle d’Aosta; il comitato
popolare, che in 90 giorni
aveva raccolto oltre 21
mila firme, trovava nella
Regione e nei Comuni un
fronte compatto a favore
dei Tir e a sostegno della
Società del Traforo.
I due stati nel frattempo, francese e italiano,
producevano, nel luglio
del 1999, un primo «rapporto» comune sulla catastrofe. Il documento si
limitava a suggerire misure atte più ad affrontare nuovi disastri che non
a mettere in reale sicurezza il tunnel. Su questa
relazione, da parte italia
na si impostavano i progetti di rifacimento e si
organizzava una grande
campagna di comunicazione per dimostrare la
necessità assoluta di una
riapertura del tunnel
senza alcuna limitazione.
L’anno 2000 vedeva
perciò due fronti contrapposti: il comitato popolare, che nel frattempo
si era collegato con tutte
le altre realtà alpine dell’uno e dell’altro versante, impegnato a portare
le esigenze dei territori
montani al Parlamento
italiano e a quello europeo e la società di gestione del tunnel, che operava per attuare al più presto il progetto di ripristino del traffico come in
precedenza. I francesi si
dimostravano molto più
prudenti e perplessi sia
perché attenti alle argomentazioni presentate
dai territori alpini sia per
un loro preciso disegno
di trasferimento su rotaia
di sempre maggiori quote di Tir (le autostrade
ferroviarie). Per loro l’alta
velocità Lione-'forino era
prioritaria.
Si è giunti quindi al
gennaio 2001, data del
vertice italo-francese di
mata ferroviaria a Ulzio.
Chi è contrario fa presente che la nuova linea
avrebbe un impatto ambientale troppo forte per
una vallata che ha già
due statali una linea ferroviaria, un’autostrada e
un elettrodotto; per di
più, nei tratti dove i binari correrebbero in superficie, cioè nella parte
bassa della valle, l’inquinamento acustico sarebbe elevato e la costruzione del tunnel da una parte comporterebbe il probabile prosciugamento
delle falde acquifere per
anni e dall’altra produrrebbe il problema della
quantità di materiale di
risulta che sarebbe difficilmente collocabile.
Queste a grandi linee le
questioni sul tappeto a
cui si aggiunge anche la
preoccupazione della popolazione che si è sentita
scavalcata nella decisione
non essendo stata in alcun modo sentita o interpella dal governo italiano.
Il 29 gennaio, giorno della
firma dell’accordo, a Torino una rappresentanza
di sindaci e cittadini della
vai di Susa ha manifestato per le vie della città
contro il progetto chiedendo un incontro con i
rappresentanti dei due
governi per avere uno
scambio di opinioni. L’incontro non è avvenuto
ma i sindaci continuano a
chiedere di poter partecipare di più alle decisioni
che li riguardano e di essere meno spettatori di
cose che succedono sul
loro territorio.
Torino, che tra l’altro ha
stabilito che la riapertura
del- tunnel del Monte
Bianco avverrà nel prossimo settembre. Pochi
giorni prima il ministro
dei Lavori pubblici, Nerio
Nesi, in visita ai cantieri
del tunnel, aveva dichiarato che non si prevedeva
né una limitazione quan
titativa dei Tir (un numero fisso di passaggi al
giorno) né un tetto quali
tativo di dimensione dei
mezzi (non oltre un certo
tonnellaggio), bensì si
confidava in una regolamentazione normativa,
molto simile a quella che
era stata attuata negli anni iniziali di servizio
vertice di Torino, come è
noto, si è limitato a defi
nire soltanto un quadro
generale, perciò le forme
della regolazione del traffico saranno stabilite da
una apposita commissio
ne tecnica. La popolazione valdostana, pur tra
qualche perplessità circa
il rispetto dei tempi, si è
dimostrata favorevole al
la riapertura del tunnel
in quanto il collegamento
del Monte Bianco è considerato vitale sia da un
punto di vista culturale
che turistico.
NELLE CHIESE VALDESI
UNIONI FEMMINILI I DISTRETTO — Venerdì 6
aprile, alle ore 14,30, nei locali della chiesa di Pinerolo, Piera Egidi presenterà il suo libro «Sguardi di donne». L’incontro è aperto a tutti.
AGAPE — A partire da giovedì 15 marzo è possibile
iscriversi ai campi estivi di Agape, tei. 0121807514, fax 0121-807690.
ANGROGNA — Riunione quartierale al Martel martedì 3 aprile.
BOBBIO PELLICE — Martedì 3 aprile, alle 15, all’Inverso, riunione quartierale. Incontro dell’Unione
femminile domenica 1" aprile.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Riunioni quartierali:
venerdì 30 marzo, a Boer Priorato, martedì 3
aprile alla Cartera. Domenica 1“ aprile, incontro
dell’Unione femminile. Martedì 3 aprile, studio
biblico, alle 20,45, su «Idetti “lo sono”».
MASSELLO — Domenica 1° aprile, alle 11, assemblea
di chiesa: relazione morale, elezione del deputato/a al Sinodo e alla Conferenza distrettuale.
PERRERO-MANIGLIA — Martedì 3 aprile, alle
14,30, riunione quartierale alla Baissa.
PINEROLO — Domenica 1° aprile, culto con assemblea di chiesa, alle 10, all’odg: approvazione del
conto consuntivo 2000 e discussione della proposta di accedere alla ripartizione delle quote
non espresse dell’8 per mille.
POMARETTO — Incontro al Centro anziani, venerdì
6 aprile, alle 16. Riunioni quartierali: lunedì 2
aprile, ai Masselli, mercoledì 4, alla borgata
Pons, alle 20, venerdì 6, alle 15, all’Inverso Clot.
PRAROSTINO — Riunione quartierale giovedì 29,
alle 15, alla borgata Gay.
TORRE PELLICE — Lunedì 2 aprile studio biblico su
1 Pietro 2, 1-10. Martedì 3, alle 15, incontro della
Cevaa. Riunioni quartierali: martedì 3 aprile alla
borgata Simund, venerdì 6 aprile alla Ravadera.
VILLAR PELLICE — Domenica 1" aprile culto in
francese. Lunedì 2 aprile, riunione al Teynaud
VILLASECCA — Riunioni quartierali, alle 20: lunedì
2 aprile a Pian Faetto e venerdì 6 a Trussan.
14
PAG. 14 RIFORMA
ÌMliliililiÌSii
E Eco DELLE "\àLLI \ÀLDESI
VENERDÌ 30
marzo 2,^
SPORT
CURLINC
La Coppa Italia di curling è approdata nell’ultimo fine settimana a Pinerolo; sport praticamente
sconosciuto, ma olimpico
e perciò in fase di promozione, questa specie di
bocce (ingergo si chiamano «stones») sul ghiaccio
dovrebbe aver sede, per
l’evento del 2006, sulla
rinnovata pista di corso
Tazzoli a Torino. La sesta
gara di coppa Italia ha visto la partecipazione delle migliori formazioni italiane. Si sono imposti i
cortinesi del Cristallo
(Lettieri, Cavallo, Alverà e
Callegari), davanti a Feltro, Zurigo e Draghi Torino; settimo posto per il
Pinerolo, ultimo e penultimo per le due compagini lusernesi, ovviamente
alle prime esperienze a
questi livelli. Con questa
manifestazione volge al
termine la seconda edizione di «Verso Torino
2006», una iniziativa volta
alla promozione dei luoghi che ospiteranno le
Olimpiadi di Torino; oltre
9.000 ragazzi hanno avuto modo di confrontarsi e
conoscere molte delle discipline che saranno protagoniste dei Giochi. E si
avvia alla chiusura anche
l’attività del Palaghiaccio
di Pinerolo, aperto grazie
alla collaborazione con
Agess e Comunità montana vai Pellice e finalmente agibile dallo scorso
gennaio.
VOLLEY
Continua la serie positiva del Body Cisco Pinerolo che consolida la terza posizione in serie B2; i
pinerolesi hanno sconfitto per 3-0 l’Asystel Milano mentre l’Igo Genova è
avviato verso la promozione senza passare dai
play off. Nei campionati
minori il 3S Pinerolo è
stato battuto in casa dal
Carol’s Volley per 3-2 in
terza divisione femminile, dove il junior il Vbc
Pinerolo ha superato per
3-0 il 3S Luserna. Nel torneo Giocavolley Monviso
il 3S Pinerolo ha superato le cugine del 3S Luserna «B» per 3-0 e con
ugual punteggio il Volleinsieme Orbassano ha
superato la Piscinese; in
classifica guida sempre il
' Ford Porte con 11 punti.
CALCIO
Si allontana la capolista
Trino nel girone B di Eccellenza; i vercellesi vincono per 6-0 sul Villafranca mentre il Pinerolo,
sempre secondo, non va
oltre lo 0-0 con la quart’
ultima Castellazzo. Domenica il Pinerolo sarà in
trasferta con il Libarna,
penultimo in classifica,
nel tentativo di mantenere il vantaggio in zona
«spareggi promozione».
Una gara per la Coppa Italia di curling
Abbadia
Metodo
biologico
Diffondere il metodo
biologico in agricoltura e
in allevamento, promuovere il consumo di alimenti biologici L’associazione «Terra sana Piemonte» che dal 30 marzo
al 25 maggio organizza,
con cadenza settimanale
nei locali della parrocchia di Abbadia dalle
20,30 alle 22,30, un corso
di bioagricoltura per la
salute durante il quale si
parlerà di orticoltura,
frutticoltura, riconoscimento e uso delle erbe,
omeopatia. Per informazioni e iscrizioni telefonare allo 0121-71844.
Al via la rassegna di musica tradizionale
Ha quindici anni il folk-revival
«Cantavalli» compie
15 anni. Nata nel 1987
la rassegna, all’alba del
nuovo millennio si presenta come una realtà
consolidata, connotata
da orientamenti culturali
ben definiti: proposte di
buon livello qualitativo,
che offrono un quadro
dei modi espressivi presenti nel mondo popolare e delle diverse linee
musicali che caratterizzano oggi il folk-revival;
ampio coinvolgimento
del territorio, con la scelta di gestire una programmazione di spettacoli itinerante, pur con la
complessità organizzativa che ne deriva; stimolo
alla partecipazione del
pubblico, per lo spazio
assicurato al bai folk, che
viene proposto ove possibile dopo 1 concerti o in
serate dedicate e che favorisce la creazione di un
clima di festa e la socializzazione fra i presenti.
Intorno a questi capisaldi si sviluppa anche
l’edizione 2001, che come sempre viene coordinata dall’assessorato
alla Cultura della Comunità montana valli Chisone e Germanasca, e
organizzata sul piano artistico e tecnico dall’associazione culturale
«La Cantarana» di Pinerolo, con il concorso del
le Pro Loco delle località
interessate. Nove serate
nelle due valli, a cui si
aggiunge in chiusura un
concerto a Pinerolo, città
capofila dell’area, con
una prevalenza di gruppi
dei due versanti delle Alpi occidentali, ma anche
con frequenti divagazioni oltremanica e nel lontano Oriente.
Si parte con due feste
da ballo: ad «Arbebo»,
trio di suonatori del Cunease con una ricetta di
sicuro successo, a base di
«courenta e bagnet», il
compito di inaugurare la
rassegna al salone polivalente di Pinasca il 31 marzo, con inizio alle 21,15.
L’Acea sta per avviare una indagine nei Comuni del Pinerolese
Come si utilizza il composter
Senza nessuno scopo fiscale o di controllo, il sondaggio vuole
evidenziare eventuali problemi nella produzione di compost
Proseguono sul nostro territorio le iniziative del Consorzio
Acea mirate a ridurre
la quantità di materiale indifferenziato da
smaltire in maniera
differenziata in discarica. Dopo la realizzazione delle «Eco isole», il cui piano complessivo ne prevede
16 su tutto il territorio,
delle piazzole ecologiche (almeno una in
ogni Comune ma in
alcuni centri si arriva
fino a 5) e l’attivazione
del nuovo impianto di
compostaggio inaugurato da qualche settimana, si dà ora il via a
due nuove iniziative.
L’obiettivo è quello
di eliminare il più possibile dal flusso di rifiuti indifferenziati la
frazione organica, detta anche «umida»; per
intenderci, tutti i resti e
gli avanzi di cucina.
Secondo le numerose
indagini compiute, la
raccolta differenziata
del rifiuto organico
permette una riduzione del peso totale dei
rifiuti conferiti in discarica di almeno il 30%.
Il primo intervento
dell’Acea coinvolge le
utenze familiari in possesso di composter (in
passato ne sono stati
distribuiti 3.500). Nell’ambito di un progetto
provinciale, l’Azienda
consortile pinerolese
intende realizzare un
monitoraggio presso
un campione di utenti
che hanno ricevuto il
composter in uso. L’indagine, completamente gratuita, non ha assolutamente fini fiscali
o di controllo ma è
esclusivamente finalizzata a verificare eventuali problemi sorti
nell’utilizzo dei composter e acquisire informazioni circa le quantità di materiale che tale pratica permette di
eliminare dal normale
circuito di raccolta.
L’iniziativa sarà svolta dall’Istituto per le
piante da legno e l’ambiente (Ipla) di Torino,
ente strumentale della
Regione, che opererà
sotto il coordinamento
diretto dell’Acea. Per
realizzare il progetto è
necessaria però la
collaborazione dei cittadini che hanno in
uso il composter e che
dovranno rendersi disponibili, previo contatto telefonico, a ricevere la visita dei tecnici Ipla. In proposito,
l’Acea invita gentil
mente tutti i cittadini
disponibili ad essere
contattati per l’indagine, a segnalare il proprio nominativo telefonando al numero verde 800-808055 (dal lunedì al sabato dalle
ore 18 alle 22) o via
fax al numero 0121236300 oppure indirizzando un messaggio
di posta elettronica a:
amparore@aceapinerolo.it con oggetto;
Adesione composter.
La seconda iniziativa, anche questa condotta dall’Acea tramite
l’Istituto per le piante
da legno e l’ambiente,
coinvolge invece ristoranti, pizzerie, trattorie
e mense del bacino pinerolese. Presso questi esercizi, infatti, I’
Acea ha intenzione di
attivare in tempi brevi
la raccolta differenziata della frazione organica 0 «umida» che dir
si voglia.
Per organizzare in
modo ottimale ed efficace la raccolta è però
necessario acquisire
preventivamente una
serie di informazioni e
dati, per il cui reperimento si renderà necessaria la collaborazione di un campione
di esercizi interessati
che potranno essere
contattati dall’lpla.
L’Acea ringrazia anticipatamente tutti gli
esercizi che presteranno la loro cbllaborazione, e invita chi volesse
manifestare la propria
disponibilità, a contattare il consorzio Acea,
segnalando i propri
estremi con soggetto
Adesione ristoranti.
Anche questa seconda indagine non ha alcuna finalità fiscale o
sanzionatoria ma è
esclusivamente mirata
ad acquisire informazioni per avviare una
fase sperimentale di
raccolta della frazione
organica.
APPUNTAMENTI
I informazione pubblicitaria]
29 marzo, giovedì
TORRE PELLICE: Nella sede di via Roma 7, alle 21,
assemblea straordinaria della Cooperativa di consumo: modifica dello statuto sociale, varie.
TORRE PELLICE: Alle 15,30, alla biblioteca della Casa valdese, conferenza di G. Gualerzi su «Giuseppe
Verdi e la sua opera: la prima maturità (1855-1862)».
BRICHERASIO: Alle 21, nella sala Aldo Moro delle
scuole, serata con l’associazione «Il sassolino bianco»:
proiezione di diapositive e resoconto sul vissuto dei
bambini di Radun, Bielorussia. L’associazione è impegnata a sostenere iniziative a favore dell’infanzia.
30 marzo, venerdì
PINEROLO: Nella chiesa di San Giuseppe, alle 21,
concerto del duo arpa e violoncello, con Ilaria Vivian
e Antonino Puliafito. Ingresso libero.
TORRE PELLICE: Alle 20,45, alla Casa valdese, per
il gruppo di studio Val Lucerna, conferenza del professor Ferruccio Corsani su «Bach, il multiforme».
CANTALUPA: Nella villa comunale, alle 21, incontro su «Specchi di suoni, immagini, parole, conversazioni: ritratto da e per la musica», con Guido Donati,
professore di organo e composizione organistica al
conservatorio Giuseppe Verdi di Torino.
31 marzo, sabato
TORRE PELLICE: Nella sede dell’associazione Libera officina, via Angrogna 20, laboratorio sull’assemblaggio della plastica.
SAN GERMANO CHISONE: Inaugurazione del percorso naturalistico Verdeacqua e delle mostre «Figurazione nel parco» e «Arte e riciclo», dalle ore 14,30.
1° aprile, domenica
TORRE PELLICE: Alle 15, nella Casa, delle attività,
via Beckwith 5, assemblea annuale ordinaria dei soci
dell’associazione «Amici dell’ospedale».
2 aprile, lunedì
PINEROLO: Nella sala al pianterreno del seminario
vescovile, alle 20,45, incontro su «Bse e salute pubblica; quale futuro?», con la dottoressa Elena Bozzetta.
TORRE PELLICE: Nel tempio, alle 21, concerto del
coro accademico di Copenaghen. Ingresso libero.
LUSERNA SAN GIOVANNI; Alle 20,30, nella sala
mostre, presentazione dei nuovi libri per adulti e ragazzi acquistati dalla biblioteca comunale; partecipa
lo scrittore Alessandro Barbero.
POMARETTO: Alle 20,45, nell’Eicolo Orando, incontro del gruppo valli Germanasca e Chisone formatosi intorno alla rivista «La beidana».
4 aprile, mercoledì
TORINO: .Alle 9, nella sala Cavour del centro congressi «Torino incontra» in via Nino Costa 8, convegno della Regione su «Pianificazione e programmazione forestale i Piemonte»; chiusura alle 16,30.
5 aprile, giovedì
PINEROLO: Nella sede del Cai di via Sommelier,
serata su «Dall’Atlantico al Mar Rosso attraverso
l’Africa sahariana», con Bruno Fossat.
TORRE PELLICE: Alle 15,30, alla biblioteca della
Casa valdese, conferenza del prof. Gaulerzi, su «Giu
seppe Verdi e la sua opera: la seconda maturità».
6 aprile, venerdì
PINEROLO: Nella chiesa di San Giuseppe, alle 21
concerto con Gianluca Angelillo, pianforte; musiche
di Brahms, Schumann. Ingresso libero.
CUMIANA: Alle 21, nella villa comunale, incontro
su «La musica tradizionale occitana», con Sergio Be
rardo, musicista fondatore del gruppo «Lou Dalfin».
PINEROLO: Nel centro sociale di via Michele Bra
vo, incontro su «Traffici internazionali, merci, denaro
e persone schivi senza frontiere».
7 aprile, sabato
PRAMOLLO; Alle ore 20,45, nel tempio di Ruata,
concerto del coro Bric Boucie. Ingresso libero.
SAN GERMANO CHISONE: Nella sala valdese, alle
21, Gisella Bein recita «Più di mille giovedì», regia di
Renzo Sicco. Ingresso unico lire 10.000.
ANGROGNA: Alle 21, nel tempio del Serre, canti
con il gruppo corale Eirninal: proventi devoluti alla
squadra antincendi boschivi protezione civile.
Locali tipici nel Pinerolese
Per mangiar bene
Mangiar bene sta diventando, oltre che un
ottimo modo di vivere,
un’occasione privilegiata
di approfondimento culturale e di viaggio nelle
tradizioni locali. Lo dimostra, ad esempio, il
successo del Salone del
gusto di Torino. «Riscoprire lo straordinario patrimonio della cucina regionale italiana in 1.700
locali selezionati»: questo è l’obiettivo annunciato della guida, anzi del
«Sussidiario del mangiarbere all’italiana», pubblicata da Slow Food editore (Osterie d'Italia 2001,
Slow Food editore, Bra,
2001), gruppo che si occupa proprio di organizzare la kermesse enogastronomica del Lingotto.
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CINEMA il
1»
TORRE PELLICEcinema Trento ha in p
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martedì e giovedì, ott
21.15 Billy Elliot.
PINEROLO — La mal
risala Italia ha in programma, alla sala «2ceiito», Chocolat; feriali 20t
22,20, sabato 20 e 22,3«,
domenica 15,15, 17,40,
e 22,20. Alla sala «5ceiito», da venerdì, è in visione Amici Ahrarara; ferial
ore 20,15 e 22,20, sabati
20.15 e 22,30, dom.16,05
18,10, 20,15 e 22,20.
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il torrente Chisone
sentando un ecosistemi
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saggistici e soprattutti
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sia di passo che stanziali
L’inaugurazione di «V®'
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ciato verso Villar Perosai
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correre ai ripari innatf
tutto per mettere in sicj
rezza alcune borgate e
pristinare il percorso
visita». C’è soddisfazi®
a San Germano perché
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prendere il via.
La cerimonia di saba
che prenderà il via
ore 14,30, prevede olu»'
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presentazione di due®
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tografle di Renzo MW
allestimento di Tere Gr'datto e «Letture di Ces
Pavese» a cura di M^*
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I II nuovo Innario
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ÌLone. Ecco i risultati, moLti (non sono una giornalital La giovanissima N. B. (Il
fnrii) ha detto: «Ma per noi
Ma scuola domenicale non
Pè niente, perché?». Non so,
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fheva in cerca dell’erbetta
non piaceva e neanche quella
stellina che brilla lassù. A me
ouesta sembra una grave
mancanza, i bambini sono
niù importanti dei grandi.
una gentile sorella, M. F.
di Bologna, si esprime così:
,Lo trovo molto bello, con
tutti quei testi per il culto e
altre cose. Uno può anche fammi culto individuale e anche un laico può improvvisate un culto davanti ad altri».
Un giovane docente universitario, G. B., cresciuto nella
chiesa metodista ma che non
frequenta più, l’ha voluto e se'
lo è. fatto mandare da R. M.,
non si capisce perché; sarebbe una tarda nostalgia dei
verdi pascoli? Io, valdese di
85 anni, mi sono affrettata a
cercare nell’indice per vedere
se ci sono ancora gli inni dei
miei giovani anni; superficiale. Con tutti i pregi che ha
(nuovi inni, chiarezza tipografica, linea teologica), lo
trovo tuttavia poco consono
alla nostra semplicità e povertà (ricordate: «Seguono
nudi un Cristo nudo»).
«Ma - sento obiettare da
uno dei nostri grandi - viviamo in un altro tempo, dobbiamo andare al passo con i
tempi...». «Sì, è vero, questo
tempo vuole apparenza, bellezza, fulgore», commenta un
assennato pastore, e scuote
latesta. «E scomodo, non
pratico, brutta la copertina»:
èli commento di una giovane
aicheologa, D. B., ex agapina,
memore dei canti di dieci anni fa. Brutta la copertina?
Non mi sembra tanto brutta,
con quella fascia celeste che
attraversa il blu notte del resto, come a dire che la musica rompe l’oscurità delle nostre menti.
A. C., un giovane insegnante di musica, cattolico, apprezza; «Voi valdesi però con
tamusica proprio non ci sapete fare». Certo, abbiamo
come guida Lutero e come
l^iratori i Salmi. C. A.: «A me
piace, è bello, più leggibile
iel vecchio. Tanti di noi gioiti hanno lasciato la chiesa.
Pagina Dei Lettori
PAG. 15 RIFORMA
ma chi può dimenticare i
canti?». E un’anziana sorella
di Roma: «Finalmente potrò
cantare senza occhiali». V.
M.: «Perché ci avete tolto
Forte rocca? Sì, lo so, c’è ancora ma con altre parole. Lo
sappiamo tutti che quell’inno, adesso, non si canterà
più». È quasi piangente la voce di V. M. e dentro di me
non so darle torto.
E un’altra voce, quella della
mia cara amica S. B.; «Io mi
sono accorta che certi inni
sono ancora miei, ma cominciano con parole leggermente diverse. Perché? E un piccolo crudele inganno?». A Roma, nella vetrina della Libreria di piazza Cavour, sotto le
due torri, l’Innario 2000 ci
sorride con la sua fascia celeste, ci invita a prenderlo, sfogliarlo, impararlo. «Sarà un
po' difficile - dice Rossella imparare tutti quei nuovi inni. Ci proveremo, ce la faremo sotto la voce potente del
nostro organo. Intanto l’Innario si vende». E dunque,
piaccia o no, lunga vita all’Innario 2000 «...e la gioia inondi il cuore».
Inda Ade - Roma
«Inguaribile»
brutta parola
Ho letto sul numero del 9
febbraio di Riforma l’articolo
di Giampaolo Perletti «i farmaci e l’eutanasia». Sono
medico internista dal 1977,
ho lavorato in medicina generale e al Pronto soccorso
dell’ospedale SS. Annunziata
di Savigliano fino al 1994. Ho
collaborato per due anni con
l’associazione Adas di Cuneo,
assistendo a domicilio i malati terminali. Ho curato malati lungodegenti presso una
casa di cura privata. Valdese
dalla nascita per tradizione, e
dall’età della ragione per
convinzione personale, credente ma scarsamente praticante, mi sento fortemente
coinvolto nella discussione in
atto sul problema eutanasia.
Come medico protestante,
vorrei fare alcune riflessioni e
precisazioni.
Sono sconcertato che la
Chiesa valdese, volendo compiere un atto di «grande democrazia» cerchi di convincere i propri credenti che
l’eutanasia debba essere praticata a quei pazienti che la
richiedono riferendo un dolore insopportabile, ma che
sovente è amplificato dal giudizio di «inguaribilità» emesso dal medico. La definizione
di inguaribilità, con la quale
troppo sovente si etichetta
una persona, è a mio parere
del tutto arbitraria. La mia
esperienza al letto di questi
pazienti mi ha insegnato che
emettere delle prognosi quod
vitam sia un atto di grande
presunzione da parte della
classe medica che si rivela
sommamente deleterio per
l’equilibrio psicologico del
paziente, determinando una
rapida caduta delle sue difese
immunitarie.
Sono consapevole della pesante responsabilità che la
classe medica, attraverso l’approccio meccanicistico alla
malattia, ha nel fallimento di
questa medicina, e cerco di
accostarmi alle persone sofferenti con un atteggiamento di
rispetto e di sensibilità. Sono
convinto che medici e «curatori d’anime» dovrebbero imparare a somministrare in
maggior quantità quella grandiosa medicina universale
che si chiama amore, che
ognuno di noi può dare poiché non costa nulla e per questo non entra nel «giro delle
promozioni delle case farmaceutiche», ma potrebbe motivare il paziente a credere nel
suo futuro continuando a vivere. È compito della chiesa
promuovere la crescita spirituale delle persone.
L’eutanasia è il frutto di
una società che cerca di eliminare velocemente i malati
che dimostrano il fallimento
di questa medicina. Quello
che mi pare più sconcertante
è che la Chiesa valdese promuova e sostenga questa soluzione estrema che, a mio
parere, viola inequivocabilmente la legge divina. È compito di una chiesa che si definisce tale promuovere la vita
e non la morte.
Non entro nel merito della
diatriba tra la dott. Pisani e
G. Perletti; vorrei solo ricordare a quest’ultimo che, per
dare giudizi sulla correttezza
0 meno di certi interventi terapeutici, bisognerebbe vivere tali realtà al letto del paziente. Con questo intendo
anche manifestare la mia totale condivisione dello scritto
della dott. Pisani, che ritengo
frutto di esperienza medica
legata a una sensibilità evangelica non comune.
Roberto Charbonnier
Savigliano (Cn)
Passatempo
(D. Mazzarella)
^fìzzontali
Elemento dello stemma
valdese
Sposa del mitico Ataj mante
Molti cognomi scozzesi
In così
• E Signore ne ha affidati a
u ^*®®cuno di noi
tu tedesco
15. Risultati, conclusioni
16. Profeta dell’Antico Testamento
18. Gas di colore giallo verdastro
19. Robinie... senza pari
20.,I.a più comune negazione
21. Un mese del calendario
ebraico
22. Possessivo femminile
24. Iniziali del violinista Accardo
25. Altari pagani
26. Sigla di Enna
27. Umberto, esploratore
che sorvolò il Polo Nord
col dirigibile Norge
29. Lontano nel tempo o
nello spazio
30. Tradusse in francese la
Bibbia per i Valdesi
Verticali
1. Si prepara al battesimo o
alla confermazione
2. Nella parte posteriore
3. Nome d’uomo
4. Nipote di Abramo
5. Iniziali dell’attore comico Macario
6. Agire come il buon pastore nei confronti delle
pecore disperse
7. Centro per la gioventù in
provincia di Roma
11. Azienda Sanitaria Locale
12. La città di Valdo
13. Iscrizione sulla croce di
Gesù
17. Un figlio del re Davide
21. Proprietario di una vigna
vicino al palazzo del re
Acab
23. Preposizione semplice
24. Pesi, fardelli
27. Notizie Evangeliche
28. Andata, partita
Una tabella connparativa degli inni modificati nel primo verso
Il nuovo Innario è sempre più diffuso
Per rendere più agevole il reperimento nel Nuovo Innario degli inni riportati dalle edizioni
precedenti del 1922 e 1969, a cui è stata apportata una modifica nel primo verso, presentiamo una tabella comparativa tra il numero degli inni precedenti e quello degli inni nuovi.
Innario 1969 Innario 2000
34. Vieni o divino Spirito =
43. Su riedasi al Signor =
69. Meco dimora =
72. A Dio che tanto ci ama :
79. In tenebre di morte =
84. Signor tu gli occhi volgi a me =
85. Deh, più vicino :
99. Il mio sentier finché dovrò calcare :
125. Vo, recinto d’insidie funeste :
141. V’è per noi su questa terra :
142. Qual forte rocca :
158. Su, venite deU’Eterno :
172. Dal fondo del mio duolo
212. Vieni Santo Redentor
259. Gran Dio tu solo i popoli
272. Non sia giammai turbato
275. Invochiam la tua presenza
282. Padre e Signor, benigno il volto abbassa
119. Spirito del Signore
243. Torniamo con fervor
241. Con me dimora
263. A Dio che a sé ci chiama
90. Signor per la tua luce
314. Signor lo sguardo volgi a me
315. A Te vicino
265. Finché dovrò smarrito camminare
319. Minacciato da insidie funeste
302. Noi dobbiamo sulla terra
45. La forte rocca
175. Su venite del Signore
181. Dal fondo del cuor mio
: 65. Or vieni Redentore
79. Tu vedi, o Dio, dei popoli
: 346. Non sia mai più turbato
: 165. Qui raccolti in tua presenza
331. Padre e Signor, discenda la tua grazia
Innario 1922 Innario 2000
49. Notte benigna
137. Perché mai nel duolo assorto
216. Confidiamoci nel Signore
76. Santa notte di Natal
308. Perché mai nell’amarezza
156. Confidiamo nel nostro Dio
Santi e beati
Con disappunto ho constatato che l’essenziale intervento di Massimo Rubboli
dal titolo «Osservazioni sul
Giubileo», pubblicato nel numero del 2 febbraio scorso, è
passato inosservato. Ho finito di leggere il numero del 9
marzo, ma non ho colto nei
numeri pubblicati finora nessuna reazione, né a sostegno
delle osservazioni, che condivido, di Rubboli, né contrarie. Nello stesso periodo il
nostro settimanale ha continuato a dare notizia, giustamente per dovere di cronaca,
di appuntamenti e incontri
ecumenici.
Intervento passato inosservato, senza lasciare traccia,
ignorato quello di Massimo
Rubboli. Ebbene no; grazie a
Dio, una risposta ci è giunta
dal Vaticano domenica 11
marzo con la solenne proclamazione di 233 beati. I giornali parlano di questo papa
come del più «beatificatore»
e «santificatore»; in 23 anni di
pontificato, 1.229 beati e 446
santi da rapportare ai 1.310
beati e 300 santi proclamati
dai suoi predecessori in 390
anni. Ha ragione Massimo
Rubboli: prima, durante e
dopo il Giubileo, la Chiesa
cattolica è rimasta immutata.
Prendiamone atto.
Angelo Arca
Cascinette d’Ivrea (To)
Solidarietà
conto corrente postale n. 11234101
intestato a La Luce, via San Pio 15,10125 Torino
In data 9 febbraio abbiamo spedito 10 milioni di lire
all’Associazione dei combattenti eritrei mutilati di
guerra che gestisce la cooperativa dei fornai di cui ci
stiamo occupando. Secondo le indicazioni del past.
Milaneschi abbiamo inoltrato il denaro tramite il
consolato eritreo di Milano.
La somma è regolarmente
giunta a destinazione come
ci attesta la lettera del 26
febbraio tradotta dal past.
Bruno Tron. «Nel salutarti ti
comunichiamo che il denaro che ci avete inviato ci è
giunto e ammonta al cambio a 49780,01 nakfa. Tutti
ringraziamo molto di quello
che state facendo e ci auguriamo che l’aiuto possa
continuare anche per il futuro. Accludo ricevuta del
denaro inviatoci. Daniel Salomon (cassiere)».
Ringraziamo tutti i donatori, come pure il past. Milaneschi e signora, il past.
Bruno Tron e il rag. Giulio
Griglio, direttore dell’agenzia San Paolo di Luserna
San Giovanni che si sono
impegnati con noi per il
buon esito di questa operazione. La signora Lemlem
Milaneschi ci ha anche trasmesso i ringraziamenti del
sig. Teklay Ridane, presidente dell’associazione, che
conclude scrivendo «Mi auguro che questo impegno
continui perché, data la situazione che si è venuta a
creare, abbiamo avuto un
aumento considerevole di
mutilati di guerra. Perciò
c’è tanto bisogno della solidarietà di tutti». Vogliamo
accogliere questo invito? Ce
lo auguriamo, (f.d)
OFFERTE GIUNTE IN
GENNAIO-FEBBRAIO 2001
£ 1.030.000: membri della
chiesa valdese di Firenze.
£ 400.000: Renata Busani
Pampuro in memoria della
zia Federica.
£ 300.000: Elda Coisson.
£ 250.000: Mirella Argentieri Bein.
£.100.000; Anonimo.
£ 70.000; Sauro Gottardi.
Interessi netti
ccp anno 2000 £ 2.742
Totale £2.152.747
Totale prec. £9.594.255
Imp. Bollo £ 27.000
Totale £11.720.002
Inviati in Eritrea
£ 10.000.000
In cassa £ 1.120.002
«Tu mi hai anche dato
lo scudo della tua salvezza,
la tua destra mi ha sostenuto»
Salmo 18, 35
Margherita Pernisco
parola e azione in Cristo, nella
creazione di Dio, si è addormentata nel Signore all’età di 56 anni.
Al suo risveglio ci saremo anche noi; il Risorto oggi, domani,
sempre sarà con noi.
La Chiesa valdese di Taranto,
che molto ha ricevuto dalla sua
testimonianza, la ricorda con fraterno affetto. Esprime la sua solidarietà al marito Rocco Serio, al
fratello Giuseppe e ai parenti tutti.
Taranto, 22 marzo 2001
RINGRAZIAMENTO
«Nel mondo avrete tribolazioni
ma fatevi animo;
io ho vinto il mondo»
Giovanni 16, 33
I familiari tutti della cara
Alice Bertot ved. Buo
riconoscenti, ringraziano di cuore
tutti coloro che con scritti, presenza, parole di contorto e fiori hanno
preso parte al loro dolore. Un ringraziamento particolare alla direzione, al personale e agli ospiti
della Casa Miramonti di Villar Pellice, alle sig.re Giulia, Adele, Jeannette e Sandrina e a Dario Tron.
Villar Penice, 30 marzo 2001
PARTECIPAZIONI
«O Signore, al mattino tu ascolti
la mia voce; al mattino
ti offro la mia preghiera
e attendo un tuo cenno»
Salmo 5, 3
Si è serenamente spenta, a 89
anni
Liliana Mentini Venturi
Lo annunciano i figli Danilo e
Myriam Marcheselli, con Gianni, i
nipoti Stefano con Elisabetta, Emanuela con Roberto, e le pronipotine.
I familiari ringraziano i pastori
Bruno Rostagno e Ennio del Priore, i medici, il personale e i volontari del Pronto soccorso di Pinerolo e Torre Pellice per la valida e
solidale assistenza.
Torre Pellice, 23 marzo 2001
RINGRAZIAMENTO
«Quand'anche camminassi nella
valle della morte io non temerei
alcun male perché tu sei con me»
Salmo 23, 4
I tigli e i familiari tutti della cara
Luisa Tourn ved. Durant
di anni 78
protondamente commossi per la
dimostrazione di affetto tributata
alla loro cara, nell'impossibilità di
farlo personalmente, ringraziano
tutti coloro che con preghiere, parole di conforto, scritti e presenza
hanno preso parte al loro immenso dolore. Un ringraziamento par
ticolare al personale medico e paramedico dell’Ospedale valdese
di Torre Pellice, ai pastori Berutti
e Mercurio, al doti. Mourglia e alla
signora Ines.
Rorà, 22 marzo 2001
RINGRAZIAMENTO
«lo ho combattuto il buon
combattimento, ho finito la
corsa, ho serbato la fede»
Il Timoteo 4, 7
La moglie, la figlia, la nuora e i
nipoti del caro
Ernesto Rivoira
commossi per la dimostrazione di
affetto tributata al loro caro, nell'impossibilità di farlo singolarmente, ringraziano lutti coloro che
con presenza, parole di conforto,
scritti e fiori hanno preso parte al
loro dolore.
Un ringraziamento particolare
al dott. Bevacqua, alla guardia
medica, all’Ospedale valdese di
Torre Pellice, al pastore Rostagno, alla Croce Verde di Bricherasio, ai vicini di casa a all’Ass.
nazionale combattenti e reduci.
Angrogna, 30 marzo 2001
I necrologi si accettano
entro le ore 9 dei lunedì.
Teiefonare al numero
, ^011-658278
fax 011-657542
16
PAG. 16 RIFORMA
VENERDÌ 30 MARZO 20qi
Dacca (Bangladesh): conferenza del segretario generale del Cec, Konrad Raiser
Giubileo e debito del Terzo Mondo
/ governi dei paesi indebitati sono costretti dai creditori internazionali a ridurre le spese per
la sanità, l'istruzione, l'approvvigionamento d'acqua potabile e lo sviluppo delle Infrastrutture
Durante il recente viaggio
che ha effettuato in Bangladesh insieme a una delegazione ecumenica, il segretario
generale del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec),
Konrad Kaiser, ha vivamente
criticato le disuguaglianze del
sistema di credito internazionale sul quale si basa l’economia mondiale, sottolineando
che tale sistema svantaggia i
paesi indebitati. Lo ha affermato nel corso di una riunione pubblica organizzata a
Dacca dal Consiglio nazionale delle chiese del Bangladesh
sul tema «Giubileo e debito
del Terzo Mondo». Diversi
oratori hanno condiviso le osservazioni di Kaiser.
Un sistema ingiusto
«Le misure prese per risolvere la crisi dell’indebitamento sono state finora quasi esclusivamente dettate dai
paesi creditori. Il sistema
stesso è imperfetto e deve essere corretto», ha dichiarato
Kaiser di fronte a 200 universitari, militanti, giuristi, economisti e rappresentanti delle organizzazioni non governative che partecipavano al
seminario.
Nella sua relazione, Kaiser
ha sottolineato che le misure
adottate per alleggerire il debito implicavano la riduzione
delle spese pubbliche e l’incoraggiamento di una produzione orientata verso l’esportazione. Questo, secondo Kaiser, «riduce la capacità dei governi di rispondere ai bisogni
immediati della popolazione». Di conseguenza, i governi
dei paesi fortemente indebitati sono costretti dai creditori
internazionali a ridurre le spese per la sanità, l’istruzione,
l’approvvigionamento in acqua potabile e lo sviluppo delle infrastrutture. «Queste misure hanno aggravato e fortemente danneggiato le condizioni sociali ed economiche
dei paesi colpiti», ha detto
Kaiser riferendosi alle «drammatiche situazioni che si nascondono dietro l’espressione
“debito del Terzo Mondo’’».
Kyoto: colloquio ecumenico asiatico
Sicurezza nazionale e
sicurezza della popolazione
Per le vie di Dacca
Precisando che il debito è
in larga parte un credito che
era stato concesso ai regimi
militari dittatoriali, Kaiser ha
aggiunto che porzioni di questi prestiti erano stati deviate
e non avevano «approfittato
molto a coloro che devono
rimborsarli oggi».
L'azione delle chiese
Di fronte a simili ingiustizie
le chiese e altre organizzazioni hanno lanciato una campagna per l’annullamento e l’alleggerimento del debito in vista di «Jubilee 2000». Citando
una dichiarazione del Cec sulla remissione del debito, Kaiser ha ricordato che è giunto il
tempo di trovare i mezzi per
far cessare il ciclo dell’accumulazione del debito. 11 Bangladesh spende 600 milioni di
dollari (26% del budget annuale del governo) per il servizio del debito. Se tale somma fosse dedicata allo sviluppo, essa potrebbe in sei anni
sradicare la povertà che imperversa nel paese.
Per William Biplob Samadder, presidente dell’Unione
battista di Dacca, «l’aiuto è
diventato un flagello come
l’Aids. Soltanto il 40% dei
prestiti va a favore della popolazione». Samadder, un ingegnere al servizio del governo, ha spiegato che il 5% dei
prestiri è dedicato alle spese
di accoglienza delle delegazioni di organismi collegati ai
donatori, e che i cohsulenti
internazionali ne intascano il
10%, senza contare le altre
deduzioni. Il vescovo Theotonius Gomes, segretario generale della Conferenza episcopale del Bangladesh, ha dichiarato che i paesi donatori
non perdono di vista i propri
interessi economici quando
concedono prestiti ai paesi in
via di sviluppo. La Chiesa
cattolica, ha detto, «condivide e approva completamente» le preoccupazioni esposte
da Konrad Kaiser.
Il 14 marzo, prima della
partenza della delegazione
del Cec, Konrad Kaiser ha
posto la prima pietra di un
centro ecumenico nell’ambito del Consiglio nazionale
delle chiese del Bangladesh
(Nccb). «Vorrei che questa
casa diventi un luogo di unità
(foto G. Sandionigi - Archivio Rime)
per tutta la comunità cristiana del Bangladesh», ha detto.
Tensioni fra cristiani
Più volte, durante i suoi incontri, Kaiser ha ricordato alle chiese divise del Bangladesh la necessità di «riavvicinarsi». Riferendosi al paragone fatto da Paolo tra la Chiesa
e il corpo umano, ha detto:
«Non è possibile appartenere
alla Chiesa per se stessi, così
come non è possibile essere
cristiani da soli». I responsabili di chiesa hanno parlato
delle tensioni che ci sono tra
cristiani. Sudhir Adhikari, responsabile di chiesa associato al Nccb, ha dichiarato che i
nuovi gruppi evangelici fondati da Coreani e da altri avevano aggravato le divisioni
tra i cristiani. Oltre venti
chiese sono state create in
questi ultimi anni.
Ammettendo che era «doloroso» vedere alcuni responsabili di chiesa «in disaccordo», Kaiser ha espresso la
speranza che la sua visita
possa essere un «evento catalizzatore» per l’unità delle
chiese in Bangladesh. (eni)
Un colloquio ecumenico
sul tema «Giustizia, pace e sicurezza della popolazione
nell’Asia del Nord-Est», che si
è svolto recentemente a Kyoto (Giappone), ha stabilito
una chiara distinzione tra il
concetto di sicurezza nazionale, tradizionalmente definita nel senso di sicurezza
militare, e quello di «sicurezza della popolazione».
Lo shalom dei più poveri
«Dal punto di vista della fede - si legge nel rapporto del
colloquio -, la sicurezza di
tutti si misura secondo lo
shalom dei più poveri, dei più
deboli, degli asserviti, dei
minjung... Il criterio della sicurezza della popolazione è
la vita in abbondanza per
questi “minimi”, in un’economia mondializzata segnata
dall’estrema povertà, la malattia, l’ingiustizia, il degrado
dell’ambiente e l’egemonia
militare». Il colloquio, organizzato dal 26 febbraio al 3
marzo dal Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), ha riùnito una quarantina di persone
rappresentanti i consigli cristiani nazionali del Giappone
e della Corea, la Chiesa presbiteriana di Taiwan, il Consiglio cristiano di Cina (Ccc) e
la Conferenza cristiana dell’Asia (Cca), nonché partner
ecumenici d’Europa e del
Nord America. Era il terzo colloquio dedicato ai problemi
della sicurezza nella regione.
Nel 1977 un colloquio del
Cec sul militarismo aveva dichiarato: «La pace che ricerchiamo non è semplicemente l’assenza di guerra, ma lo
shalom nel senso biblico,
uno stato positivo di pace e
di giustizia, di rispetto reciproco delle differenze, di benessere, di salute, di sicurezza». Questa presa di posizione aveva un carattere profetico visto che, secondo Clement John (Pakistan), membro dell’équipe «Rapporti internazionali» del Cec, annunciava quello che il Programma dell’Onu per lo sviluppo
(Pnud) afferma oggi.
Nel 1984, un altro colloquio centrò la propria attenzione sulla minaccia nucleare
Lettera di Vladimir Tolstoj, pronipote dello scrittore, al patriarca della Chiesa ortodossa russa
«La scomunica di Tolstoj è un ostacolo alla riconciliazione nazionale»
Cent’anni dopo aver scomunicato Lev Tolstoj, la Chiesa ortodossa russa fa orecchio da mercante agli appelli
del suo pro-pronipote, Vladimir Tolstoj, il quale vorrebbe
che essa riesaminasse gli
scritti e le riflessioni del celebre romanziere. Vladimir
Tolstoj, direttore del Museo
Tolstoj di lasnaja Poliana, ha
spiegato che, nel gennaio
scorso, aveva scritto al patriarca Alessio per chiedergli
di rivedere l’insegnamento di
Lev Tolstoj in quanto ritiene
che la scomunica rappresenti un ostacolo alla riconciliazione nazionale.
ca
Il patriarca Alessio H
Lettera al patriarca
Nella sua lettera al patriar_.i, il discendente dello scrittore dichiara che la scomunica di Tolstoj da parte del sinodo della Chiesa ortodossa russa, il 22 febbraio 1901, ha avuto un «effetto doloroso sul
corso ulteriore della storia
della Russia». Secondo lui, la
decisione della Chiesa ortodossa ha costretto «ogni cristiano russo a fare una scelta
morale» difficile. «Un ortodosso non può rigettare Dio,
ma gli è anche difficile rigettare un genio e profeta nazionale che, a tutt’oggi, rappresenta
l’orgoglio e la gloria della nostra cultura nazionale», ha
scritto Vladimir Tolstoj.
11 conte Lev Tolstoj (18281910) è famoso in tutto il
mondo per i suoi romanzi, in
particolare Guerra e Pace e
Anna Karenina. Dopo avere
terminato questi due romanzi alla fine degli anni 1870,
Tolstoj fu colto da una profonda crisi morale che lo
portò a cercare il §enso della
propria vita. Non trovò molto
conforto negli scritti dei filosofi, teologi e scienziati ma,
come dichiarò in Confessione,
opera pubblicata nel 1884,
trovò nella vita quotidiana
dei contadini russi esempi
che gli insegnarono che ognuno deve servire Dio anziché vivere per se stesso.
Questa crisi spirituale lo
trasformò in quello che alcuni chiamano un anarchico
cristiano, attaccato all’Evangelo, ma che non credeva
nell’immortalità e vedeva nel
Cristo solo un uomo. Rigettò
inoltre l’autorità della chiesa
e del governo. Seguito allora
da numerosi discepoli, Tolstoj dedicò l’essenziale della
seconda metà della sua vita
alla redazione di saggi, trattati, drammi e opere didattiche. Nel suo romanzo Risurrezione, pubblicato nel 1899,
egli criticò fortemente il rituale della Chiesa ortodossa.
Fu probabilmente una delle
ragioni della sua scomunica.
Con le sue opinioni, Tolstoj
influenzò molti umanisti, fra
cui il Mahatma Gandhi. Valdimir Tolstoj ha poi detto che
il patriarca Alessio non aveva
risposto alla sua lettera.
La posizione della chiesa
Da parte loro, gli alti responsabili della Chiesa ortodossa russa hanno detto
chiaramente, in dichiarazioni
recenti, che desideravano attenersi alla decisione presa
dalla chiesa nel 1901 e che
non intendono rivalutare gli
scritti di Tolstoj. In una conferenza stampa svoltasi il 4
marzo scorso, il patriarca
Alessio ha riconosciuto «il genio letterario» di Tolstoj ma
ha detto che le vedute religiose dello scrittore sono un’altra cosa. «Non penso che abbiamo il diritto di costringere
un uomo morto da (circa)
cent’anni a rientrare nel
grembo della Chiesa che egli
ha rigettata», ha dichiarato.
Vsevolod Chaplin, uno dei
rappresentanti del Patriarcato di Mosca, ha dichiarato:
«Penso che tutti i russi, credenti o no, rispettino lo scrittore Tolstoj. Quando espresse opinioni che andavano
contro gli insegnamenti e lo
spirito della chiesa, quest’ultima aveva evidentemente il
diritto di dire che tali opinioni non erano ortodosse».
Chaplin ha fatto notare
che Tolstoj non si è pubblicamente pentito dopo la .sua
scomunica del 1901. Sono
circolati vari rumori secondo
i quali lo scrittore avrebbe ricevuto l’assoluzione e la comunione prima della sua
morte ma, secondo Chaplin,
tutto fa pensare che non fu
così. Secondo lui, una rivalutazione delle riflessioni e degli insegnamenti di Tolstoj
«avrebbe senso solo se si
e sulla divisione della Corea
Invitò il Cec a favorire il dia!
logo tra i cristiani del Nord e
del Sud sul tema della riunlfi.
cazione pacifica. Nel corso
degli anni, questo dialogo
doveva incoraggiare i governi
delle due Coree ad andare
avanti verso tale obiettivo,
Nei suoi sforzi in vista di ri:
definire la «sicurezza nazionale» in termini di «sicurezza
della popolazione», il colloquio di Kyoto ha rilevato un
certo numero di cambiamenti positivi e negativi verificatisi in Asia dal 1984 in poi.
Lev Tolstoj
avesse la prova che Tolstoj si
fosse pentito prima della sua
morte. In assenza di tale proquesto non avrebbe sen
va
so». Chaplin ha aggiunto che
la
Lati positivi...
Dal lato positivo, le dittature militari repressive sono
state sostituite da governi democraticamente eletti; i rapidi progressi delle tecniche di
comunicazione hanno permesso ai gruppi della società
civile e ai movimenti popolari di comunicare più facilmente e di impegnarsi in
azioni di difesa comune - fenomeno che il colloquio ha
salutato come esempio di
«mondializzazione dal basso». La Chiesa presbiteriana
di Taiwan ha attirato l’attenzione sul numero crescente
di organizzazioni internazionali non governative (Ong)
che lavorano nella regione e
che esercitano un’influenza
positiva a favore della giustizia, della pace e dei diritti
della persona.
Da parte sua, il Consiglio
cristiano della Cina ha evi
denziato alcuni effetti negativi della mondializzazione
nella regione; emarginazione
ed esclusione dei lavoratori,
insicurezza dell’impiego e del
reddito. Nel suo rapporto, '
Ccc ha affermato la necessità
di un impegno comune sfavore di una migliore qualità
della vita per tutti, ha sottolineato che i profitti economici
della mondializzazione devono essere garantiti a tutti
che occorre salvaguardare
l’integrità dell’ambiente per
le future generazioni.
...e negativi
Dal lato negativo, il colloquio ha rilevato che «persiste
e, sotto certi aspetti, peggiora
la tendenza a far leva su soluzioni militari per risolvere
problemi e le divisioni tra
esseri umani». Si riferiva»
particolare al fatto che «le re
centi direttive strategiche
pubblicate dal Pentagono
americano hanno avuto co
un
scomunica non è stata
«una maledizione, come
pensano alcuni, bensì l’attestazione che le convinzioni
dello scrittore erano fortemente in contraddizione con
l’insegnamento ortodosso».
Per Vladimir Tolstoj «i responsabili della Chiesa cercano di evitare la questione
ma ho ricevuto molte lettere
e molte telefonate che mi
hanno convinto che c’è materia di dibattito». (eni)
me effetto di creare nuori ti
mori e sentimenti di insicu
rezza nella regione. Se verranno attuati, i nuovi sistemi
di difesa antimissili (Ntnd
Tmd) porteranno quasi certamente a una nuova corsa
agli armamenti».
Tentando di distinguere
approccio comune di fron
te alle minacce che pesano
sulle loro società, in un tem
po in cui la stessa nozione
stato-nazione viene rimessa
in discussione, i partecipano
al colloquio hanno ricercato i
mezzi per continuare a con
sultarsi sulle possibilità o
trovare altre soluzioni al ptO’
blema della sicurezza ne®
loro regione, soluzioni cM
consentirebbero di sostituir®
il ricorso alle armi nucleari®
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