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ECO
DELLE VALLI VALDESI
SiíT .a
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Casa 'Valdese
'10RFÍ?' lpm.tch;
Settimanale
della Chiesa Valdese
Gettate lungi da voi tutte le vostre trasgressioni per le quali avete peccato, e latevl un cuor nuovo e uno spirito nuovo
Anno LXXXIX - N. 19
Una copia L i re ili)
ABBONAMENTI
}
Eco: L, 1.200 per Uintemo I Eco e La Luce: L. 1.800 per Uiiitemo I Spedìz. abb. postale ■ li Gruppo
L. 1.600 per Testerò
L. 2.500 per Testerò
Cambio d’indirizzo Lire S 0
TORRE PELLICE 8 Maggio 1959
Ammin. Clandiana Torre Pellice - C.C.P. 2-17SS7
Nel quadro delle celebrazioni storiche che .si stanno organizzando qua
e là, con più o meno grande fervore,
per commemorare eventi e personaggi del Risorgimento, c’è posto anche
per alcuni ricordi particolarmente cari a noi Valdesi. Questi ricordi, poi,
meritano d’esser conosciuti anche al
di là del nostro piccolo mondo Valdese, perchè rievocano con estremo
interesse le origini della Croce Rossa
Internazionale, nell’ambiente ginevrino
prima, aperto ad ogni iniziativa liberale e umanitaria, e poi sui vari campi di battaglia dell’Europa, alla metà
del secolo scorso.
Quali siano le ragioni non soltanto
ideali ma storiche e concrete di questo accostamento fra la Croce Rossa
Internazionale, il Risorgimento italiano ed il popolo Valdese, sia pur rappresentato da una famiglia soltanto,
è facile intendere dopo aver Ietto il
libro che Roger Boppe, diplomatico
francese residente a Ginevra, ha dedicato alla rievocazione della nobile
figura di Louis Appia, medico svizzero ma di origine valdese, uno degli
ideaiori e dei fondatori di quella grande opera di assistenza contrassegnata
in tubo il mondo dalla croce rossa su
fondo bianco (1).
Louis Appià nacque ad Hanau. in
Germania, il 13 ottobre 1818. Suo padre, Paolo Appia, Pastore Valdese, era
nato nel 1782 a Torre Pellice; il fratello di Luigi, Giorgio Appia, fu anche lui Pastore, a Pinerolo nel 1859 e
poi ili Sicilia, subito dopo la liberazione aell’isola dalla dominazione borbomc;i per opera delle camicie rosse
di Cia.’-ibaldi.
Nella città di Hanau Paolo Appia
era stato chiamato al servizio della
chiesa evangelica di lingua francese
fondala da rifugiati di Francia e di
Olanda durante le lotte della Riforma.
Sua moglie era svizzera ed aveva l’animo aperto ad ogni impulso di cariI per i poveri ed i sofferenti. Nell ambiente di famiglia, il nostro Louis
Appia ricevette pertanto la prima ispirazione cristiana verso una fede non
Luigi Appio e le origini
della Croce Rossa Internazionale
finta, ma concreta e visibile nelle sue
opere. Studiò successivamente a Ginevra e nella Università di Heidelberg;
e nel 1843 ottenne la laurea in medicina.
Aveva 25 anni. In Europa maturavano avvenimenti politici e sociali di
grande rilievo. Il vento della libertà
soffiava un po’ dovunque suscitando
entusiasmi e speranze; ma sui campi
di battaglia gli eserciti si preparavano
a subire gli urti sanguinosi. E fu appunto lo spettacolo di uomini feriti e
mutilati che suscitò nell’animo di
Louis Appia una profonda vocazione,
che divenne la ragione suprema della
sua vita, alla quale egli consacrò se
stesso totalmente, lottando contro ogni
ostacolo ed ogni difficoltà; alleviare
le sofferenze dei soldati feriti, creare
un’organizzazione capace di operare
liberamente su tutti i campi di battaglia come in altre calamità umane nel
nome della carità e della solidarietà.
Sui cempi di Solferino
fi 3 maggio 1859 Cavour e Napoleone 111 dichiaravano guerra all’Austria. Poco più di un mese dopo, il
24 giugno a Solferina 300.000 soldati
erano impegnati in un formidabile urMo decisivo per l’indipcndenza italiana.
Sul campo di battaglia cadevano 40
mila uomini ed i feriti si contavano a
migliaia. ” Dans le moment où tous
tes yeux se dirigent du côté du Piémont, où chaque matin on court à la
feuille du jour dans l'attente d’une bataille”, scriveva Louis Appia nel Journal de Genève, ” n’est-il pas naturel
que nous manifestidns aussi notre intérêt d’une façon efficace en contribuant au soulagement des blessés?
II medico Louis Appia decide allora
di partire per l’Italia. Le città ed i
villaggi della campagna mantovana
sono pieni di feriti che aspettano di
essere curati, fasciati e nutriti. Giacciono nelle chiese, nelle case, nei cortili, lungo le strade fianco a fianco
soldati francesi, piemontesi, austriaci,
ungheresi, slavi ed àrabi, molti dei
quali in preda alla febbre e ad ogni
sorta di infezione. Louis Appia si offre come medico volontario e chirurgo negli ospedali e nelle ambulanze.
Henri Du'nant, di poi premio Nobel
per la pace, e creatore con Appia, Dufour, Maunoir, Moynier, della Croce
Rossa, lo aveva preceduto sui campi
di Solferino, e tutti e due si erano curvati sulla sofferenza umana, constatando l’insufficienza di qualsiasi organizzazione di soccorso ai feriti.
Di ritorno a Ginevra, Appia si dedica tutto quanto alla sua missione.
Diventa cittadino svizzero, entra a far
parte di varie società filantropiche e
religiose. Pubblica i suoi ricordi di
Solferino nel libro « Le chirurgien à
rambulance » e, insieme con Dunant,
si sforza di destare interesse in altri
paesi europei per li' grande idea da
cui sono mossi; si tratta di scuotere
l’opinione pubblica e quella dei governi, giungendo, anche alla possibilità di
far riconoscere definitivamente dai
belligeranti la neutralità dei feriti e
di coloro che li assistono
Messaggiu di Carib^ldi
L’idea era grande, ma quegli uomini erano animati da profonde certezze interiori; con l’appoggio della « Société genevoise d’utilité publique » si
misero senz’altro al lavoro. Il 26 ot
tobre 1863 convocano a Ginevra una
prima Conferenza di medici e funzionari appartenenti a sedici paesi
diversi per studiare le possibilità di
una più efficace assistenza sanitaria sui
campi di battaglia. Nelle risoluzioni
della Conferenza si legge, tra l’altro,
che « les infirmiers portent, dans tous
tes pays, comme signe distinctif uniforme lin brassard blanc avec une croix
rouge ». QuelTemblema, proposto dal
nostro Appia e dal generale Dufour,
è diventato universalmente noto; e
quella Conferenza può essere considerata come l’assemblea fondatrice della Croce Rossa Internazionale, anche
se soltanto Tanno successivo, il 22
agosto 1864, i delegati di 12 paesi
.firmeranno Ifi celebre « Convention
de Genève » per il rispetto degli ospedali, delle ambulanze e dei feriti indipendentemente daUa loro nazionalità.
Intanto Louis Appia accorre là do-_
ve si combatte; aiuta, provvede, insegna, osserva da vicino le necessità dei
soldati feriti. In quello stesso anno
eccolo fra truppe e bivacchi sulle rive
del Baltico dove s’incontreranno le armate tedesche e danesi : « Dès mon
arrivée à Flensbourg le brassard était
à mon bras », scrive il medico Appia;
« il ne me quitte plus et sert à répandre
l’idée dn suscitant des questions ». Fu
il primo bracciale ginevrino portato su
di un campo di battaglia. Nel 1866
raggiunge i volontari di Garibaldi nel
Trentino. Passa da Milano, prende
con sè suo fratello, Georges Appia,
Pastore Valdese, con altre due persone e arriva al Quartier Generale di
Garibaldi ; « Toutes nos poches se
gonfiaidnt de citrons destinés..... aux
blessés. Deux tabliers de transport.
PER ASCENSiONE
Camminiamo per fede, e non per visione
Il Corinzi 5 : 7
Dal giorno dell'Ascensione sino alla venuta del Regno di Dio la
vita dei credenti, e quindi della Chiesa, è caratterizzata proprio da questo « vivere per fede e non per visione ».
Infatti non abbiamo più la possibilità di vedere quanto altri hanno
veduto, quindi non camminiamo per visione.
Gesù Cristo non è più su questa terra. Non facciamo parte di quegli
uomini che lo hanno conosciuto quando era in vita, secondo la carne.
Non abbiamo più la visione della sua persona, della sua fisionomia.
Oh, è vero I Sappiamo che i dettagli della figura fìsica di Gesù non
hanno importanza perchè lo sì' possa adorare e pregare. Sappiamo anche che si può essere stati suoi contemporanei, averlo veduto ed inteso, ma non averlo compreso, riconosciuto quale Figlìuol di Dio. Tuttavia l'Ascensione non ci ha soltanto tolto la visione della figura umana
di Gesù, ma anche quella del Cristo risorto, trasfigurato nella pienezza
della Sua gloria! A noi non è più dato vederlo quale apparve in mezzo
ai discepoli radunati nella camera, a Gerusalemme, o agli Apostoli sulla
riva del Mar di Tiberiade. Non è più in mezzo a noi per permettere ai
nuovi S. Tommaso di vedere e toccare il segno dei chiodi, di porre la
mano nella ferita del suo costato.
Cristo è partito! Ha lasciato questa nostra terra! Triste verità su
cui anche gli atei sono d'accordo. Gli atei, certo, che guardano il mondo
e vedono che è malvagio, che osservano la Chiesa e dicono (come i
credenti, in fondo): com'è spesso tiepida e peccaminosa! Cristo non è
presente nella Sua Chiesa? Non si interessa del mondo?
C'è poco da dire: l'Ascensione ha in sè qualche cosa della tristezza
amara di una partenza !
Ma i credenti sanno però che Cristo non li ha lasciati orfani, che
è presente nella Sua Chiesa col Suo Spirito, col Suo amore e che ritornerà.
l'Ascensione contiene per noi la promessa del ritorno del Signore.
Ai discepoli che osservano smarriti e turbati il cielo al quale è asceso il
loro Salvatore, non dicono forse i due messaggeri celesti : « Questo
Gesù che è stato tolto da voi ed assunto in cielo, verrà nella medesima
maniera che l'avete veduto andare in cielo »? E quando Egli tornerà
allora non si avrà più soltanto una visione parziale di Cristo « secondo
la carne » o dì Cristo risuscitato e manifestato quale figliuol di Dio, ma
non ancora risplendente in tutta la Sua gloria di Re dei Re e Signore
dei Signori ! Si avrà allora la visione del Re e del Suo Regno, la conoscenza completa e diretta dell'amore di Dio, « poiché ora vediamo come
in uno specchio, in modo oscuro, ma allora vedremo faccia a faccia ;
ora conosco in parte, ma allora conoscerò appieno ».
E mtanto, in questo periodo di transizione tra la visione di Gesù
di Nazareth, che non si ha più, e quella del Figlio di Dio glorificato,
che non si ha ancora, siamo chiamati a vivere per fede, che è « certezza
di cose che si sperano, dimostrazione di cose che non si vedono ».
Dal giorno dell'Ascensione hanno inizio le confessioni di fede:
Credo in Dio, Padre, nel Suo figliuolo Gesù Cristo... Credo la Santa
Chiesa universale, la risurrezione dei morti, la vita eterna... « Beati
quelli che non hanno veduto ed hanno creduto! ».
l'Ascensione ci ricorda che siamo creature, che Dio è in cielo e noi
siamo sulla terra, che non vi è legame di unione tra lui e noi se non
crediamo al Suo amore, alla Sua Parola, fatta carne in Cristo, è vero,
ma non tuttavia in modo tale da poterla tenere prigioniera, in mano
nostra, come una cosa di cui possiamo disporre. Cristo è sceso tra gli
uomini ed è risalito in cielo, e non lo possiamo fare ridiscendere quando vogliamo.
Pretendere di rinchiudere Cristo in un ciborio o di vedere la Sua
potenza e la Sua divinità manifestate chiaramente nella Chiesa, o di
aiutare gli uomini a credere in lui con l'aiuto di immagini o di statue,
sono cose assurde e vane.
« Camminiamo per fede, e non per visione... perchè siamo stati
salvati in speranza. Ora la speranza di quel che si vede non è speranza ;
difatti quello che uno vede perchè lo spererebbe ancora? Ma se speriamo quello che non vediamo, noi l'aspettiamo con pazienza ».
l'Ascensione ci invita ad aspettare con pazienza il ritorno di Cristo,
ci ricorda la nostra limitatezza, ma anche la vocazione che ci è rivolta
a vivere dando, durante la nostra esistenza terrena, dei chiari segni
della nostra appartenenza a lui, con le nostre opere concrete al Suo
Servizio, in uno slancio di fiducia e di amore in Dio che relativizza la
f'ostra situazione umana perchè camminiamo per fede, in una tensione
di attesa e di speranza, nell'aspettativa che anche la fede venga aboiTa con la speranza, quando, ma solo allora, sarà superata dalla visione diretta, « faccia a faccia ».
B. C.
une gourde pleine de vermouth au
quinquina, les instruments de chirurgie les plus indispensables, un brassard au bras gauche, nos vêtements
ordinaires de voyage, tel était le reste
de notre équipement très peu militaire ». Ma quale opera umanitaria, là
nella chiesa di Tiarno, dove, in seguito alla battaglia di Bezzecca giacevano
a centinaia i feriti. Austriaci e Garibaldini, agonizzanti o in attesa di un
urgente aiuto!
Rientrando in Svizzera, Appia ed i
suoi amici presero commiato da Garibaldi. Su di un foglio intestato « Corpo
volontari Italiani », in data 28 luglio
1866, da Pieve di Buono, il generale
scrisse queste parole in francese e le
consegnò al medico Appia ; « Messieurs, que dirai-je à des hommes comme vous dont la mission sublime est
le soulagement de l’humanité souffrante. A vous, dont le dévouement a
tant contribué à amoindrir les peines
de mes camarades blessés — que Dieu
vous bénisse et qu’il bénisse tous les
hommes bienfaisants qui appartiennent à votre sainte institution. Je serai heureux si vous voulez me considérer pour la vie votre dévoué et reednnaissant confrère. Au Comité international pour le secours des blessés
-- à Genève. G. Garibaldi ».
Ma non vogliamo procedere e preferiamo invogliare i lettori a seguire
l’autore nella sua bella, appassionata,
fedele rievocazione del medico Louis
Appia e degli inizi della Croce Rossa
Internazionale.
Come ogni grande idea, anche quella da Cui era animato non riuscì ad imporsi senza sacrifici e senza opposizioni, specialmente di natura politica. Ma
Louis Appia era un uomo di fede,
disposto a non cedere di fronte al dubbio ed ai gravi impegni personali:
« race d’homme forts » dice Roger
Boppe, « que la foi en la toute-Puissance divine a saisi pour en faire des
réformateurs. Il se persuade qu’il est
un Instrument choisi pour sauver, soulager, guérir, pour moraliser et humaniser la guerre... ».
Poi, dopo aver viaggiato e lavorato
intensamente, eccolo di nuovo a Ginevra. Qrmai ha più di sessant’anni, ma
continua ad amare la sua vocazione e
i suoi ammalati. I progressi della
scienza stavano avviando la medicina
e la chirurgia verso nuove conquiste;
nel suo animo però c’era una eco profonda della celebre parola di Pasteur:
« Je ne te demande ni tes opinions,
ni ta religion, mais quelle est ta souffrànce ».
Intanto, l’idea propugnata da pochi
uomini, conquistava i popoli; dall’Europa, dall’Asia e dall’America giungevano nuove adesioni di governi alla
Convenzione di Ginevra, base fondamentale della C.R.l.
Rimasto solo, dopo la morte di sua
moglie Anne Caroline Lasserre, Appia
non si stanca di perorare la causa della carità e della solidarietà umana di
fronte alle brutture della guerra. Nel
1892 è accolto a Roma con onore insieme con i rappresentanti dei Comitati della Croce Rossa. Poi, ecco la
vecchiaia e l’infermità; e, nella sofferenza, i ricordi del passato e della sua
incessante attività, ispirata da una profonda fede in Dio. « La source de mes
lumières a été l’enseignement de la
Parole de Dieu, seule révélation infaillible », lasciò scritto ai suoi cari nel
1897. « J’y trouve tout ce qu’il me faut
pour m’éclairer sur le conditions du
salut, incapable de subsister devant
Dieu, par auciM mérite personnel, je
crois à la nécessité d’une conversion
individuelle pour nous approprier personnellement ce salut qu’il nous a
acquis pour tous ».
{Segue in 4« pag.) ER MANNO ROSTAN
(1) Roger Boppe: L’HOMME ET LA
GUERRE — Le docteur Louis Appia et les
débuts de la Croix-Rouge ■ 224 pagine •
.1. Mulilethaler - 27, rue <les Eaux-vives Genève e presso La Claudiana - Torre Pelliee.
2
Una Chiesa che discute
i suoi prohlemi
L ECO DELLE
Perchè e come vado
al culto domenicale
k seguito di un precedente scritto che accennava ai problemi che interessano la vita delle Chiese di montagna, trascriviamo una lettera
che prospetta l esperienza di una comunità di troate a quei problemi
Caro Collega.
Rispondo alla sua lettera colla quale mi chiede di farle conoscere quale
atteggiamento la mia Chiesa abbia assunto di fronte al problema del progressivo rilassamento della vita spirituale della Comunità dovuto — fra
le altre cause — al crescente abbandono del lavoro dei campi da parte
di molti i quali sono scesi dai monti
per cercare lavoro più redditizio nelle industrie.
Il Consiglio della Chiesa ha studiato quel problema ed ha concluso
che più che cercare di opporsi ad
un fenomeno naturale era necessario
cercare d’impedire che la comprensibile ricerca di una vita, per certi lati
più prospera, nuocesse alla vita spirituale dei fratelli. Noi crediamo che
più che denunciare il fenomeno doloroso ma legittimo, sia utile cercare il
modo di rimediare alle conseguenze
spirituali del fenomeno stesso.
Perciò abbiamo convocato la Chiesa — cioè tutti membri che la comfxjngono — ad una serie di adunanze
interne per discutere insieme quel
problema, con spirito di preghiera.
Ogni fratello ha ricevuto, ogni settimana, un elenco di domande sulle quali ognuno era invitato a riflettere, per
poter partecipare — settimana per
settimana — alia libera discussione
dei problemi che la Chiesa era chiamata ad affrontare.
Le domande
— V’era, in quegli elenchi, una serie di domande relative ai vantaggi ed
agli svantaggi dell’abbandono dei
campi, per la ricerca di un lavoro più
redditizio.
— V’era poi una serie di domande
sull’atteggiamento che i membri di
Chiesa che entravano nelle fabbriche
intendevano assumere. Intendevano
essi continuare ad essere fedeli discepoli di Cristo, in qualunque ambiente
essi lavorassero?
—• V’erano altre domande sui nuovi ostacoli spirituali ch’essi incontravano nel lavoro nelle fabbriche: influenze irreligiose di superiori o di
compagni di lavoro: influenze politiche di carattere ostile olla religione:
influenze immorali derivanti dalla
mentalità dell’ambiente ecc. — Come
intendevano essi comportarsi di fronte a quelle influenze, per rimanere fedeli a Dio?
— V’erano altre domande sul dovere cristiano della testimonianza della propria fede; sulla responsabilità
dei credenti di fronte a chi non conosce l’amore del Salvatore; sui mezzi
migliori per rendere la sua testimonianza.
— V’erano pure domande relative
alla situazione dei membri della propria famiglia chiamati a vivere in un
ambiente assai diverso da quello al
quale erano abituati: ed altre domande ancora.
— Il tono delle domande non era
pessimista : le domande erano rivolte
ai membri di Chiesa, manifestando la
fiducia ch’essi fossero sinceri credenti
che desideravano cercare il modo migliore per restar fedeli alla propria
fede.
Le riunioni
Le adunanze — spesso presiedute
da Anziani o da altri fratelli — si son
dimostrate utili, anche se, talvolta, le
discussioni sono sembrate a taluno
controproducenti. I membri di chiesa,
dapprima timidi e sospettosi, si .sono
poi appassionati a quelle riunioni settimanali, tanto che nei vari villaggi
si sono fatte altre riunioni locali per
studiare più a fondo certi aspetti dei
problemi proposti.
Molti fratelli sono stati, con ciò,
richiamati a considerare seriamente la
propria vita religiosa e le proprie responsabilità. Abbiamo il sentimento
che la decisione di discutere apertamente, con tutta la Chiesa, i problemi che riguardano la vita di tutti i
suoi membri, si sia dimostrata assai
utile...
Il deplorare i regressi della vita spirituale e il denunciarli non serve a
molto. E’ assai più utile studiare i
problemi che ci travagliano, cercando
assieme, con spirito di preghiera, quali rimedi si possano opporre ai mali
che minacciano la nostra vita spirituale.
La passività e la fredda critica sono elementi negativi: la ricerca di
ciò che può aiutare a migliorare, o almeno a non peggiorare, è assai più
benefica ».
Due osservazioni
In questa lettera vorremmo sottolineare due cose:
1) Il metodo seguito nello studio
dei problemi che travagliano una
Chiesa. Non bisogna limitarsi a studiarli fra Pastori o nei Consigli di
Chiesa, ma occorre studiarli in apposite assemblee con tutta la Chiesa,
stimolando con questionari la riflessione di tutti i responsabili e la loro
libera partecipazione alla discussione
di ciò che li concerne. I vantaggi di
questo sistema sono, in ultima analisi,
molto superiori agli inevitabili inconvenienti. Mantengono vivo il senso
della responsabilità di tutti i membri.
2) Vari metodi possono essere adottati e dare buoni frutti. Ma ricordiamo sempre che la passività di chi
guarda i problemi e non fa nuUa, o
critica soltanto, non serve a risolverli :
bisogna quindi preoccuparsi piuttosto
di cercare i rimedi dei mali, con perseveranza, con passione e con spirito
di preghiera.
Risveglio spirituale
Abbiamo riletto, in questi giorni, il
volumetto che il venerato Pastore Pietro Enrico Tron scrisse — circa 30
anni or sono — al termine del suo
lungo ministerio: UNA TESTIMONIANZA.
Egli tratta il problema della vita religiosa nelle nostre Valli, ed ha qualcosa da dire per nostro ammaestramento. Basta, per capirlo, fissare lo
sguardo sui titoli dei vari paragrafi
che riflettono la sua esperienza : a La
mia incapacità spirituale » - « Predicazione impotente » - « Cercando il
rimedio » - « Cambiamento di metodo » - « Primi albori ».
E’ la storia dell’esperienza fatta da
un fedele servitore di Dio il quale —
con tenacia ammirevole — seppe trovare una via efficace per condurre una
Comunità che aveva perso, il suo zelo,
ad un risveglio spirituale. La sua
esperienza è ispiratrice anche per chi
non veda tutte le cose esattamente
come lui. E’ la storia di un uomo che
non si adatta ad uno stato di cose deplorevole e lotta, insieme con la sua
Chiesa fino a che non venga trovata
una soluzione ai problemi che travagliano quella Chiesa.
Così ai problemi che travagliano
oggi le nostre Chiese, si può e si deve
trovare rimedio. Il solo atteggiamento
che non è ammissibile è quello della
passività. Incoraggiamo ogni sana iniziativa ed ogni ricerca sincera del metodo migliore. Se cercheremo tutti insieme — con spirito di preghiera e tenacia — la guida divina e l’aiuto da
alto non ci mancheranno.
Paolo Bosio
Vado al culto pubblico della domenica non per vedere persone e
cose, ma per udire l’annunzio della
Parola che Dio nella Sua bontà infinita fa giungere sino a me. Quanti
isolati desiderano di poter partecipare assiduamente ad un culto in comune!
Vado al culto non per ricevere solamente perdono, luce, conforto,
speranza, ma anche per dare moralmente :la mia partecipazione ha anche valore di te.stimonianza, e materialmente: la mia offerta per l’opera del Signore. E’ sempre vero che è
j)iù felice cosa il dare che il ricevere (Atti 20: 35).
Mi reco al culto non per criticare
o .scoprire difetti negli altri: pastori. o fedeli, ma per lasciarmi giudicare dalla Parola di Dio nei momenti di confessione di peccato, e per
scoprire sem])re più e meglio i miei
molti difètti. Un tale andava al culto per cercare di scoprire la gemma
preziosa della Parola nel più umile
dei sermoni e le virtù, specie quelle nascoste, negli altri.
Vado al culto domenicale non
sporadicamente, quando mi sento di
andare o mi fa comodo, o nelle grandi occasioni di Natale e Pasqua, ma
anche quando non mi sento: forse è
proprio allora che la mia anima ha
maggiore bisogno di andarci per avere nuova forza, consolazione, impulso al hene. Il malato teme l’intervento chirurgico, ma poi va lo stesso a farsi operare: sa che gli occorre.
Vado al culto non per restare all’utimo hanco (per falsa modestia o
2>er assistere da spettatore estraneo
o per andar via tra i jtrimi), ma per
sedermi sui primi banchi (non per
mettermi in mostra ma per dar mo
do di sedersi, sugli ultimi banchi, ai
ritardatari o eventuali visitatori)
oppure al solito mio posto.
Cerco di recarmi al culto non con
regolare ritardo (alcuni fanno a meno dell’assoluzione di peccato!), disturbando gli altri, specie quelli del
banco ove siedo, ma puntualmente;
anzi andrò qualche minuto prima
per potermi raccogliere in silenzio,
Alle autorità di questa terra mi presento puntualmente, tanto più dinanzi alla Maestà santa di Dio!
Cerco infine di andare al culto
non imjjreparato e non per dare soltanto una presenza corporea, una
¡»artecipazione passiva, ma preparato in modo da jjoter collaborare con
una mente attenta e con l’anima intercedente, pronunziando con sincerità il mio « Amen » ad ogni ])i-eghiera e ad ogni canto.
FlLAOEI.t'O
Lettre du “ Nid de Fours „
le
la
Du liaul (le Rorlie Blanche, Fédric fui
vile persuadé que, de ce jour, il n’aurait
jamais pu rentrer dans la caverne de Vanlacul, car dans la hrume de l’aube il aperçut des feux, ver.-i le passage de Porte
Avalanelie. de l’Epatte, de Lazarâa, qui
lui révélèrent l’e.xistence de bivouacs miitaires, lui obstruant tout chemin de
retraite.
Les cimes lui étant ainsi interdites, il
résolut de descendre la montagne, traverser le torrent et remonter la vallée
ur ja rive gauche de la Germanasque.
Mais avant d’avoir atteint le torrent, il se
vit inopinément en face de deux militiens.
Voir le garçon et s’empresser de le prendre fût l’affaire d’un moment. Le coutelas à la gorge on veut lui faire dire où sont
les Vaudois, qui harcèlent leurs compagnons et les paysans catholiques.
Fédric résiste! On le garrotte! On
liât! Rien!
On le conduit alors au chateau-forl de»
Truchets de Faët, et il est emprisonné dans
une cave, enchainé au mur.
Le lendemain, il fut ejnmené en ..
présence du Maître de Géant, et longue
ment et sévèrement interrogé et même
menacé^ de mort.
On ne put savoif'où était le repaire des
Vaudois, malgré que l’on fut convaincu
de sa provenance. L’état pitoyable de ses
habits, sa figure maigre hâlée disaient assez bien, quelle vie misérable il devait
conduire.
Bien que furieux de ne pouvoir obtenir
aucun renseignement, malgré les coups et
la torture, le Seigneur du Palais s’avisa
d exploiter pour soi-même les qualités
que témoignait ]a courageuse contenance
du garçon.
Ainsi il décida et donna ordre à son
intendant de ravitailler le garçon, l’habiller en valet-Muyer et l’instruire dans
la cure et manège des chevaux, tout en
h- surveillant strictement, afin qu’il ne
pense pas à s’enfuir.
El voilà notre Frédéric, prisonnier dans
le roTI-Palais des Truchets, qui apprend
a nettoyer l’écurie, donner manger et
abreuver les chevaux et les mulets; seller le cheval de son Maître, lui passer
brides et courroies et le conduire à la
porte et tenir l’étrier au chevalier.
Le garçon est intelligent, et cela l’intéresse. Il y voit quelque hasard de pouvoir se sauver.
Entre temps, il observe, et fait trésor
(le ce qu il voit.
Sur 1 esplanade, d’où l’on contemple
toute la vallée, et d’où l’on domine la
Mute qui arrive de la Pérouse et, par le
Perrier, monte à Praly-Massel d’un côté
et a Maneille-Chabrans-S. Martin de l’autre, il y a deux pièces de canons, qui sont
astiques et tenus toujours prêts au moi(Ire avis. Fédric fut même requiert de
donner une main au nettoyage des canons
et vit comment on i-harge la poudre, les
boulets et l’o.n manie les ustensiles et les
mèches.
Il était serviable, il se faisait aimer
Mais il rêvait toujours la manière pro
pice pour reimnquérir sa liberté. Enfii
l’occasion se présenta et il sut en profi
ter. On l’avertit, un soir, que le lende
main (jour de foire à Pérouse) il aurai
aidé le valet-charretier à guider un con
voit de deux chars de marchandise, que
le Seigneur Truchet envoyait au Sous
Préfet de la Pérouse. Frédéric devait sur
tout^ soigner l’un des mulets, qui étai
plutôt farouche, et ne devait pas le quit
ter un moment.
Fédric fit son plan!
II avait dans sa poche, déjà, une pierre
à briquet, il s’en procura vite un’autrc
avec, un bout de mèche à canon.
Le matin de bonne heure il aida le
carretier à harnacher les mulets et les
attelers à leur char. Puis, en route, il fui
si actif et serviable, que le charretier l’en
félicita auprès du Sieur Truchet, quand
celui-ci les devança à cheval.
Arrivant à Pérouse on communiqua au
charretier que les deux charges devaient
être conduites à une maison située aux
abords de la ville, vers le haut, par une
ruelle plutôt escarpée. Il fallait donc détacher un mulet de son char, l’atteler avec
l’autre mulet et quand le premier char
serait arrivé, retourner avec les deux bêtes prendre ]e second char.
Arrivés dans la cour du Sous-Prefet
avec la première charge, Fédric détacha
sa bête et tandis que le charretier était
occupé à détacher l’autre mulet il fit passer un bout de mèche à canon, sous le
harnais de la bêle près de la queue, et
battant le briquet y mit le feu. Le charretier, s’acheminant avec son mulet par
la bride, ordonna à Fédric de le suivre,
tenant, lui aussi, sa bêle au licou. lyorsque
le leu de la mèche arriva près de la peau
(le 1 animal, celui-ci commença à s’inquiéter, puis à lancer des ruades. Fédric pris
son temps, et au moment où la bête devenait furieuse il la lâcha à l’emlmui iiurc
d’une clairière latérale. Le mulet s'v engagea en folle course Itondissant et déclaiiclianî ruade sur ruade, essayant de st- dé.livrer enfin.
Fédric leignat de vouloir le r<;J((indre,
lui courut après, mais à jteiue il trouva
un buisson il s’y cacha, regardant la fin
de l’aventure du mulet.
Le charretier, voyant le mulet courir et
Fédric qui le poursuivait, crut d’abord
que la chose se serait vite résolue et que
le garçon aurait reprise et ramenée sa
bêtii. Mais voyant que l’animal courait
toujours, soulevant la poussière, ij s’avisa
de monter le sien, pour couper le chemin
parcouru par le fuyard.
C’est ce que voulait Fédric. Sitôt qu’il
vil le charretier courir après son mulet,
il prit, lui, le chemin de la montagne et
se porta vite loin de la Pérouse. Evitant
toute hal)itation il gagna vite les régions
des pâturages et continuant sa course,
avant la nuit il était .sur le haut de la
montagne la Boucharde.
Monsieur de Truchet et le charretier ne
surent jamais an sur et au jii.sle rommeni
et pourquoi le iiiulei avait été si furieux.
Car au moment où on le reprit, culbuté
dans un fossé, son harnais avait accroché
(tuelque part, s’était déchiré, puis avait
Irainé, de manière qu’on ne put se rendre compte de la fourberie de Frédéric,
et on crût très simplement ((ue le garçon
avait su profiter de la circ.onslance favorable de la hizzarrerie du mulet.
Et lui, il était de nouveau libre, sur
la montagne!
En haut! Toujours en haut!
Nous l’y retrouverons prochainement!
H. de Peyranol.
Libri che consigiiamo
Davidson Ross
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SCHEGGE
L'ORA TARDA
Se l'ora tarda della tua giornata
ti invita a prendere congedo da questo mondo
perchè ti lagni?
Non ne hai scoperto
la vanità e la menzogna?
Che cosa ti alletta? Che cosa ti trattiene?
Un ultimo istinto di vita?
Anche questo finirà.
Accetta adunque
in onorato distacco
la parte di dolore che la tua legge ti riserba.
Raccogli le vele
dei tuoi pensieri e dei tuoi affetti
e lascia che l'onda della sera
porti la tua barca
alla riva misteriosa
da cui provieni.
L'ULTIMA PAROLA
Quando non potrò più
nè muovere, nè parlare, nè scrivere
nè pensare con chiarezza
spero mi resti l'unica cosa
compiutamente vera
quella di poter dire « Sì »
alla volontà che mi governa.
LO STESSO DIO
Il Dio della vita
è anche il Dio della morte.
Perchè accettare Luna e non l'altra?
L'EBREO ERRANTE
Chiunque crede in Dio
non ha fissa dimora che in Lui.
Carlo Lupo
Scuoia Latina
di Pomaretto
Doni ^ ricevuti, con riconoscenza,
dalla Direzione fino al 30 aprile 1959 ;
Sig.ra Lina Miegge (Roma) L. 1.000;
Giulietta e Arturo Balma in memoria babbo 2.000; Ribet Roberto (Pomaretto) 2.000; M. Mathieu (Pomaretto) in memoria maestro E Balma
LOCO; Sig.ra Clelia Vigliano Banchetti (Ban) 1.000; Dottor Guido Botturi
ferino) 10.000; Sigma Luisa PonsKarrer fS. Germano Chisone) 300;
Ugo Rivoiro-Pellegrin 15.000; Lucilla e Laura Mathieu (Roma) 2 000Peyronel Silvio (Chiotti) 2.000.
Il Mi. Bender (iducinrio
dei Valdesi del Baden
Dal pastore Zeller che da circa trenta
e l’anima dei gruppi Valdesi del
Württemberg e del Baden c che retcnlemente ha festeggialo il suo 70» compleanno riceviamo l’ultima copia del
d • V Waldenser» (Bollettino
et yaldeai di Germania) e leggiamo un comunicato che ci torna molto gradito perche annunzia che il sig. l-amdesbischof del
Baden Dr. Bender, già così favorevolmente conosciuto tra noi, ha testé assunto il
eompito di fiduciario dei Valdesi del Baden.
Ecco il comunicalo:
« Ouesl’anno il consigliere Dürr del Consiglio .Supremo della Chiesa del Baden
ehe fin qui era stalo il nostro fiduciario
e entralo in emerilazione. Im ringraziamo
vivamente per l’opera sua fedele e silenziosa e gli auguriamo lunga vita e molte
divine benedizioni.
Ora, il signor Landesbisehof D. Bender
di Karlsruhe ha avuto la bontà di avocare a sé questo incarico. Questa notizia
riempie di gioia tutta la nostra unione ed
i suoi amici e ci incoraggia alla fiducia e
ali; azione ». E.
ì
V
r/y
3
L'ECO DELLE VAUI VALDESI
— 3
La Chiesa di Frali
Dal ‘‘buon tempo antico,, al “risveglio,,
pietista ed a quello dei nostri giorni
La cliiesa non è un oggetto inanimato,
è un organismo vivente: nel parlare di
una comunità cristiana, di quella di Frali
in questo caso, non è sufficiente dire che
vi son poco più di 330 membri comunicanti, una quarantina di alunni alla Scuola Domenicale, una quindicina di catecumeni. Non basta neppure dire che l’Unione Giovanile è ben frequentata e l’Unione
delle Madri un po’ meno, che al culto
partecipano in media più giovani che vec<bi e più uomini che donne. Questi ed
altri dati statistici possono indicare le dimensioni esteriori della comunità ma per
capirne la vita bisogna studiare in che
modo essa reagisce agli stimoli esterni,
ossia come affronta i problemi che la
vita di volta in volta le pone.
Qui il discorso diventa piuttosto difficile perchè più che portare dei dati oggettivi dobbiamo spesso porre innanzi
delle impressioni e valutazioni personali
a iTitica e a revisione.
Quando i prajini di una certa età parlano del passato, in genere concordano
nel (lire che la vita materiale era, alla fi"c del secolo scorso, molto più difficile di
"ggi. Ed in questo hanno certamente ragione; dii ha lelto rarticolo di .Sandro
'^arl, alcune settimane or sono ne capirà
bnilmenle i motivi: la popolazione era
a.llora piu nunierosa e viveva esclusiva'uente deiragricohura, poi l’emigrazione
Ini latto diminuire il numero degli abilanli. mentre il lavoro nelle miniere ha
lionato un incremento all’economia; prova del migliorato tenore di vita è tra l’aliro il fatto che allora alcune diecine di
ainiglie ricevevano dei soccorsi dalla
Unesa. mentre oggi i bisognosi sono po' ile unità.
Un’altra osservazione che si ode spe.sso
«■ che nello spazio di due generazioni il
ivello medio della moralità non si è aflalto abbassato, anzi forse è oggi migliore
ili un tempo.
Le impressioni del pralini riguardo al
lassato sono invece più negative quando
reli
cerle tra
pa
si riferiscono a]la vita stnritunle
posa. La partecipazione al cullo era più
intensa, le conoscenze bibliche più prolonde, maggiore il rispetto verso i tenitori. più diffusa la lettura di libri edifi-anti. più rigorosa la disciplina ecclesia-tica, piu stretta Losservanza di
dizioni pie.
\ i è certo una gran parte di verità in
'iuesie osservazioni, ma errata, ci pare, è
la conclusione che spesso se ne trae di
una decadenza della vita spirituale; più
giusto sarebbe forse il dire che sono in
decadenza certe manifestazioni o <erte
liiiiiie della religione ]iiù die la religione
Messa.
L’ultimo movinienlo religioso importaliI«’ rlie Ila suosso le Valli Valdesi è slato
il a risveglio » pietista dell'800 che si è
■ 'aulito da tempo nelle parrocchie di fondo valle ed è invece iierdurato più a lungo 111 quelle di montagna, molto meno
lineate da]la crisi religiosa che ha accompagnalo Finii usi rializzazione.
Ma oggi anche qui esso pare aver fatto
i| SUO tempo, ed alcune delle pratiche religiose che gli eran proprie vengono, dai
I>iu giovani, considerate come dei formalismi, perchè esiste il senlimenlo che esse
MOTI corrispondono più a qualclie cosa di
vitale per Fuoino c per il credente moderno; e (1 altra parte non esiste ancora
nulla che le sostituisca, perchè il rinnovamento teologico degli anni recenti non
ha ancora raggiunto la massa dei membri
di una comunità rurale. Questa si trova
perciò come seduta tra due seggiole, e,
non avendo altri elementi di paragone
che il proprio passato, parla di decadenza.
Ma più che di decadenza si deve parlare di transizione; la quale, per quanto
riguarda Frali, è resa più sensibile ed
evidente dal fatto che anche Je strutture
economiche e sociali sono in rapida evoluzione. EjKica di transizione, dunque, ma
non di crisi, perchè l’esaurirsi delle forme della religiosità del « risveglio » non
ha, per ora, coinvolto la religione come
tale, mentre il rinnovamento teologico
delja nostra generazione è ormai sufficientemente maturo da offrirci strumenti
di pensiero e di azione adeguati. Usandoli
con decisione e con chiarezza di intenti
si può probabilmente evitare che la transizione diventi crisi. Riprendendo una
immagine usata in recenti discussioni si
può dire che sotto una ruggine superficiale il metallo è solido e che dei reagenti appro]iriali possono rendergli la .sua
lucentezza.
In questo contesto Agape è stata e può
essere di eccezionale importanza per la
chiesa di Frali. Essa, oltre ad aver indubbiamente favolilo se non determinalo lo
liKTemenlo del movimento turistico e
quindi della economia, ha una sua funzione specifica: nel momento in cui la
|»opolazione e la chiesa locali vengono a
confronto con una massa di persone di
mentalità urbana. Agape ha fallo si che
tale confronto avvenisse non solo con lo
elemento decristianizzalo e godereccio di
una gran parte del piccolo turismo domenicale, ma anche con l’elemento intellettualmente e cristianamente sveglio e cosciente che vi ai ritrova per i campi-studio.
Agape ed il contatto personale con quelli che ne fanno parte possono dunque essere il canale attraverso cui il rinnovamento teologico, ecclesiologico ed ecumenico contemporaneo possono venir mediali alla chiesa di Frali. Sull’importanza di
<|iiesla funzione e sulla resjKinsabilità che
essa implica non credo ai insista mai abbastanza. Vi sono, certo, alcune difficoltà
psicologiche e pratiche da superare per
stabilire un coniano che aia non solo di
cortesia formale o di collaborazione in
cose materiali, ma che permetta effettivo
scambio di pensieri sul piano religioso ;
ma d’altra parte l’ambiente locale si dimostra oggi particolarmente ricettivo e
suscettibile di accettare quei rinnovamenti
che gli vengano suggeriti con sufficiente
perseveranza.
Per affrontare il mondo moderno, la
chiesa di Frali deve rinnovare il suo modo di intendere se stessa ed i suoi strumenti di azione, adeguandoli al tempi.
Ritengo che la chiesa di Frali avverta
questa necessità (pur dovendo diventarne
ancora più pienamente cosciente) ; ne testimonia la prontezza con cui è stata accolta l’iniziativa della costruzione del
nuovo tempio e gli sforzi già fatti per renderla possibile. Il nuovo tempio, con la
sua sala parrocchiale ed annessi, vuol essere non solo un luogo di culto più grande dell’antico, ma un centro comunitario,
uno strumento di evangelizzazione (pensiero del tutto nuovo in una comunità fino
a ieri isolata e chiusa in se stessa), in una
parola, la cornice moderna per la vita religiosa di una comunità cristiana nel nostro secolo.
Della possibilità di un rinnovamento
religioso testimoniano pure le riunioni
serali di preghiera che da poche settimane si tengono con regolarità in alcune
borgate; in questo caso si tratta di un
elemento della tradizione che è stato ripreso e rinnovato. Un tempo, i « maestri
di quartiere » convocavano per mezzo degli alunni la popolazione alla preghiera;
oggi, spariti gli antichi maestri, sono gli
anziani o i semplici laici che presiedono
queste riunioni. Oltre al valore intrinseco
della preghiera in comune è da notare il
latto che si è rotto quel vecchio preconcetto che faceva delle cose religiose quasi
un monopolio del pastore e delle persone
« che hanno studiato ».
Abbiamo parlato in queste righe non
della fede ma della vita religiosa della
chiesa di Frali, cioè delle forme in cui
la fede si esprime. Crediamo tuttavia che
non sia stato un discorso inutile. Come un
violinista che venga colpito da paralisi
vedrà la sua ispirazione musicale intristire a meno che egli non sappia cercarle
un’altra espressione e dedicarsi per esempio alla composizione, così crediamo che
la fede di una comunità o di un singolo
finisca con l’indebolirsi se è costretta ad
esprimersi in schemi sorpassati e se non
riesce a manifestarsi in forme nuove, adeguale al tempo d’oggi. Aldo Comba.
VILLAR PELLICE
Villeggiatura evangelica
aiie Vaili Valdesi
In seguito ad accordi presi con alcuni proprietari di pensione a Villar
Penice possiamo offrire delle condi
zioni di soggiorno estremamente favorevolL per una parte dell’estate, a
quei gruppi di correligionari che desiderano trascorrere almeno un paio
di settimane in comunione fraterna
con noi.
I gruppi dovranno essere costituiti
da almeno venti persone (anche quindici ma con una lieve maggiorazione della retta giornaliera).
Queste facilitazioni sono’ offerte da
oggi e fino al 30 giugno eppoi nuovamente dal 20 agosto e fino al 30
settembre.
Naturalmente le prenotazioni deb
bono essere effettuate con la massima urgenza e possono essere inviate
direttamente al pastore di Villar Pellice. Particolarmente graditi saranno
gli ospiti che potranno essere accompagnati da un pastore.
Sono ancora a disposizione dei fra
telli villeggianti alcuni appartamenti,
ni a prezzo particolarmente modico
ed in località idealmente adatta alla
villeggiatura. Anche qui, rivolgersi
con la massima urgenza al pastore.
Aiuti U. S. A. all’estero
Gli Stati Uniti devono estendere o
rafforzare il loro aiuto ai paesi sottosviluppati — ha recentemente dichia
rato un portavoce del Consiglio nazionale delle Chiese di Cristo negli
Stati Uniti, in occasione di un congresso. Parlando in nome del Dipar
timento degli Affari Internazionali
del Consiglio, il Dr. Donald C. Stona, decano della Scuola d’Affari internazionali di Pittsburgh, ha affermato che se una nazione tenta di proteggere la sua sicurezza con mezzi militari isolandosi al tempo stesso dal
resto del mondo, e se cerca solo il
proprio vantaggio economico senza
riguardi per la povertà e la miseria
degli altri popoli, la sua politica sarà
vana, e le conseguenze gravi per tutto
il paese. Il Dr. Stoffe si è fatto interprete della preoccupazione delle Chiese, quando constatano che l’interesse
egoistico e angusto predomina nel
programma di mutua assistenza degli
Stati Uniti. S.OE.P.I.
5-12 AOUT 1959
(loiiférence de la Réeoiieiliation loternationale
au f-liàteau de Trauteofels - Stainaeli (%rie)
MERCREDI 5 AOUT — PUISSANCE DE LA PAIX — Bienvenue. Professeur Hannes de Graaf, Président du Comité européen de La
Réconciliation.
JEUDI 6 AOUT — PUISSANCE DE L’AMOUR — Exposés des professeurs Hans Thirring (Autriche) et Kathleen Lonsdale (Angleterre).
— Entretiens sur le désarmement, la guerre atomique, bactériologique et chimique, et sur la puissance de l’Amour qui bannit la
crainte.
VENDREDI 7 AOUT - TEMOIGNAGE DE L’AMOUR — Dans le Droit
et dans l’Histoire — Exposés des professeurs Jacques Ellul (France) et Geoffrey Nuttall (Angleterre). — Entretiens sur la propagande, la guerre froide, expériences personnelles sur ce qui se
passe quand la vérité est proclamée dans l’amour.
SAMEDI 8 AOUT — Dans les problèmes de race et de classe — Exposés
des pasteurs N. J. Smith, Alabama (Etats-Unis); Michael Scott
(Angleterre); Arthur Blaxall (Afrique du Sud); et de l’abbé Raymond Croquet (Belgique). — Entretiens sur les problèmes de discrimination des races et sur la puissance de l’amour qui unit par-de
là les barrières de race et de couleur.
DIMANCHE 9 AOUT — Culte en commun. — Entretien sur la tâche de
la Réconciliation dans différents domaines, sur base régionale.
IiUNDI 10 AOUT — -Appel à la jeunesse. — Exposé du pasteur Peter
Schwenkhagen fAllemagne fédérale). — Comment les jeunes
répondent. — Rapports sur: Le Festival mondial de jeunesse à
Vienne: par André van der Mensbrugghe (Beigique). — Travail
parmi la jeunesse Chrétienne de Scandinavie : par Svend J. Gaam
Larsen (Danemark). — Le Comité des Jeunes de l’I.F.o.R.: par
Robert Jefford (Grande-Bretagne) — Service de Jeunes en Europe
Orientale: par John Metzler iEtats-Unis).
MARDI 11 AOUT — APPEL A Ii’AMOUR — Exposés du pasteur Johannes Hamel (Allemagne de l’Est); du professeur G. H. M. Macgregor (Président du Mouvement International de la Réconciliation).
— Entretiens sur le service de la paix; Qu’est-ce qui est le plus
nécessaire? Quelles pessibilités nous sont ouvertes?
Il y aura des excursions vendredi et lundi dans l’après-midi.
On sera logé en grands dortoires. Les frais pour la semaine
représentent 280 schillings autrichiens (environ 48 frs suisses, y
compris une finance d’inscription de 6 frs pour frais généraux).
Le Château de Trautenfels, bâti en 1660 sur les ruines d’un
château romain, est une auberge de jeunesse au milieu d’un parc,
au pied du Grimming (23.61 m.) avec une vue magnifique. Il y a
place pour 120 personnes.
Inscriptions: Italie: Pasteur Neri Giampiccoli, Via Masone 11,
Bergamo.
Les langues principales de la Conférence seront l’anglais, le
français et l’allemand; il y aura des interprètes.
Chaque matin, l’exposé sera .suivi d’une discussion à la plateforme (panel discussion) en .séance plénière; l’exposé du soir sera
suivi de discussion par groupes.
Matin et soir: Moments de recueillement, ouverts à chacun,
mais non obligatoires.
I LETTORI CI SCRIVONO
OaitoUcesÊmo amabUe„7
Caro Direttore,
Un (-orrispondente dell’Ei-o ha trovato
iiK-ompleto l’articolo del « mereiaio ambulante », dove questi riferiva una sua
(onversazione con un analfabeta di Paesana. A mia volta ho trovato inromplela la
risposta dell’amico Franco Falchi, laddove egli auspica che i Valdesi incomincino
a « comprendere e realmente amare » la
Chiesa Romana. Per essere completa,
avrebbe dovuto aggiungere « e facendo
atto di solenne abiura delle loro eresie,
domandino di essere accolti in seno alla
Chiesa Romana ».
Non so se questa era Finteiizione di
Falchi, ma è cerio questa la logica conseguenza (Iella sua duplice premessa:
I**) Dobbiamo dìmentftieare il passalo
die più non ci appartiene;
2»| Dobbiamo amare la Chiesa Romana.
Si traila di afl'ermazioni così chiare e
precise., da non lasciare alternativa: se
esse rispondono alla verità, noi abbiamo
il categorico dovere di diventare Cattolici
Romani, perchè la verità dev’essere seguita a prezzo di qualsiasi rinunzia.
Ma vorrei che qualcuno illuminasse la
mia ignoranza. E’ innanzi lutto vero —
come afferma il Falchi — che ¡1 passalo
è passato.'' Lo spirito persecutorio che
tanto sangue e lacrime ha fatto versare, è
davvero per sempre tramontalo? Esistono
delle dichiarazioni autorevoli di deplorazione per quello che è stato? Per conto
mio non solo ignoro qualsiasi affermazione del genere, ma vedo che in Spagna la
Chiesa evangelica (*ontinua ad essere oggetto^ di un iratlamenlo umiliante e vessatorio, che dalla Colombia continuano a
giungere notizie di uccisioni di Protestanti, e 1 ultimo numero dell Eco ci porla
la notìzia del processo dì Avezzano, dove
un evangelico è stalo (‘oudannato per vilipendio alla religione dello Stato, perchè
ha osato affiggere due fogli iwiligrafali
ilov era indicata la a lede di nasi'ila di
alcune invenzioni della Chiesa Cattolica
Romana )>.
Quando leggo di questo e di altro, non
t>08so non rimanere perplesso davanti alla
affermazione che (( il passalo più non ci
appartiene », quasi che, al contrario, questo passato non tenti, con (‘rescente suecesso, di rivivere nel momento presente,
minacciando quello che abbiamo di più
prezioso; la nostra fede e il diritto di
profes.sarhi anche davanti ai potenti del
mondo.
Ma più grave e insidiosa e la seconda
afl'ermazione; « Noi dobbiamo amare la
Chiesa Romana ».
Qui occorre fare una distinzione. Una
cosa è dire: « Dobbi amo amare i Cattolici », e un’altra: «Dobbiamo amare la
Chiesa Romana ». E’ perchè non si è sempre tenuto presente questa distinzione,
( he ai sono commessi degli errori madornali, e si sono inaspriti i rapporti fra le
due confessioni, rendendo difficile il cosidetto « dialogo ».
Che noi evangelici dobbiamo amare i
Cattolici è fuori discussione, e questo
non solo perchè il comandamento dell’amore cristiano non conosce confini nè
limitazioni, ma anche perchè in seno alla
Chiesa Romana vi sono delle personalità
cristiane infinitamente più avanti di molli
evangelici nella vita spirituale e nell’amore di Cristo. Questo dobbiamo affermare
ben chiaro, ricordando, per limitarci a
pochi nomi di sacerdoti, un don Frimo
Mazzolari, don Lorenzo Milani, don Zeno, il fondatore di Nomadelfia, l’ahate
Couturier.
Ma quando, in nome dell’EvangeJo, mi
si esorta ad amare non solo il mio prossimo, ma anche un sistema gerarchicojKilitico-religioso, allora ho diritto di
avere qualche precisazione. Che cosa dobbiamo noi amare nella Chiesa Romana?
Suppongo che quando si adopera una
espressione come questa non è per fare
un po’ di sentimentalismo, ma che mi si
invita ad amare tutto quello che costituisce questa Chiesa: i suoi riti e le sue dottrine, le sue finalità politiche, i suoi miracoli, le sue statue, il suo sfarzo, la sua
gerarchia, i suoi Dicasteri, compreso il
•Sant’Uffizio.
Ma qui si pone una domanda ben precisa; attraverso i secoli vi sono state delle
legioni di persone le quali, in nome delFEvangelo, hanno detto di no a quello
che è diventata la Chiesa, anzi hanno visto nella pratica e nella dottrina della
Chiesa Romana una tale deviazione da
quello che Gesù ha insegnato, da preferire la prigione, l’esilio, la morte. Dunque
tutti costoro si sono sbagliati, e possiamo
liquidare la loro memoria e buttare a
mare l’eredità di sangue che ci hanno
tramandata, con una verità lapajissiana;
« Il passato è passato, e più non ci appartiene ».
Ma anche se non ci fosse la testimonianza del passato — quel passato che mi
sembra si voglia troppo facilmente ignorare — c’è pur sempre la testimonianza
(Iella Sacra .Scrittura.
Finché leggeremo una cosa nella Bibbia, e un’altra nella dottrina della Chiesa
Romana il nostro dovere sarà chiaro, e
potremo esprimerlo con le parole stesse
di Don Zeno Saltini (che però, nel frattempo, dev’essere stato ridotto allo stato
laicale): «Ho imparato che la Chiesa è il
regno della libertà perchè i suoi figli, dal
Fapa in giù, di fatto non comandano
proprio niente, dovendo essi comandare
solo quelle cose che Dio comanda, contrariamente sareblte peccato comandare e
ubbidire ».
Il comandamento di Cristo ci deve spingere con un senso di sincero amore e di
profonda umiltà verso i nostri fratelli
Cattolici. Ma in nessun luogo della Pa
rola di Dio troviamo l’ordine di amare
delle istituzioni, degli organismi umani.
Certo è rincrescevole di dover prendere
delle posizioni dure in questo clima, un
po’ artificiale è vero, del « gran ritorno ».
Anche noi auspichiamo il giorno in cui
la Chiesa Cristiana ritroverà la sua unità.
E per conto nostro saremo ben pronti a
incontrarci non solo con i Cattolici; ma
anche con la Chiesa Romana, quando
questa ci verrà incontro non come l’infallibile e orgogliosa interprete della Divinità. ma come l’umiie serva della Parola (li Dio. Roberto Nisbet.
Siamo grati al Past. Nisbet per i dati
oggettivi che egli ricorda e per le sue
considerazioni: ci trovano tutti totalmente
d’accordo? Queste discussioni sul nostro
atteggiamento nei confronti del Cattolicesimo ritornano periodicamente; credo
che sia non solo utile ma necessario. E’
chiaro che le ragioni profonde della Protesta riformata sussistono oggi almeno
quanto nel XVI secolo. D’altra parte qualcosa di nuovo fermenta nel grande e
smembrato corpo della Chiesa. Non so se
nei secoli passati sarebbe stato concepibile questo stralcio di un bollettino parrocchiale cattolico torinese, inviatoci da
un lettore (che l’ha trovato nella propria
buca delle lettere) quale segno che anche
Ira questi ’’spregiati bollettini” ci sono
eccezioni.
Tra cattolici e protestanti
In Svizzera i cattolici del cantone di
Obwalden hanno aiutato la comunità protestante a costruire un tempio a Sarnen.
Quale testimonianza di cordiale amicizia
il Comune e la Parrocchia cattolica hanno deciso di partecipare aUe spese di tale
costruzione con un apporto di 5.000 Franchi ciascuno. Per lo stesso fine il cantone
di Obwalden voterà un sussidio di 10.000
Franchi. L’atto di solidarietà cristiana merita di essere sottolineato in quanto non
era dovuto nè a esigenze legali nè a doveri di reciprocità nei riguardi della minoranza confessionale che conta circa 300
membri, ossia l’l,25% della popolazione
totale del cantone che ascende a 24.000
abitanti, quasi tutti cattolici.
In diverse città olandesi, tra cui Amsterdam e l’Aia, cattolici e protestanti
si sono uniti per cantare le pastorali natalizie. La radio ha trasmesso i canti e i
discorsi dei sacerdoti cattolici e dei pastori protestanti. A Utrecht l’Arcivescovo
Alfrink ha presieduto una di queste riunioni, a cui hanno partecipato diverse
migliaia di persone.
Piccoli fatti di cronaca questi, da cui
emerge però un certo senso di distensione: non è necessario cadere in falso irenismo, per cui ogni religione è buona; è
certo che il volersi bene costituisce una
migliore base per conoscersi e trovare
punti di incontro anche sul piano dottrinale.
Piccolo fatto di cronMa anche questo,
certo. Insignificante., forse, a confronto —
ad esempio —■ con la politica curiale (vedi recente decreto del S. Uffizio), eppure
indice di uno spirito più aperto e amichevole, anche .se il jtarroco che l’ha riportato non penserebbe certo a lasciare il
Cattolicesimo. E forse dovremmo chiederci e ricercare più profondamente perchè molti cattolici, di cui pure riconosciamo la sincera fede nell’Evangelo, non
abbandonano il Cattolicesimo (come alcuni, invece, fanno), ma continuano a
trovare in e.s.so la Chiesa.
red.
Radio Réveil
ha dieci anni
L’emissione Radio Réveil festeggia
in questi giorni il suo decimo anniversario. Creata per iniziativa del
Pastore Hermann Parli, risponde sull’antenna di Montecarlo alle migliaia
di lettere che dall’Europa, dall’Africa
e dal Medio Oriente vengono ad
esporre problemi e difficoltà. Frequentemente dei corrispondenti chiedono
di ricevere un esemplare delle Sacre
Scritture.
Incoraggiata dai primi risultati ottenuti, l’équipe di Radio Réveil ha
lanciato in se^ito tre nuovi programmi, due dei quali, in italiano ed
in spagnolo, sono pure trasmessi da
Radio Montecarlo, mentre il terzo, in
tedesco, è diffuso da Radio Luxembourg.
Tutti questi programmi sono elaborati al quartier generale dell’Azione cristiana Radio e Stampa, a Lugano, che conta ima dozzina di collaboratori. Pastori di diverse denominazioni partecipano alle trasmissioni,
che sono sostenute dai doni di numerosi cristiani di varie Chiese e di parecchi paesi d’Europa. S.OE.P.I.
4
Noi abbiamo conosciuto l'amore che Dio ha per noi e vi
abbiamo creduto.
1 Giovanni 4:' 16
L'Eco delle Valli Valdesi
Se uno dice : lo amo Dio, e
odia il suo fratello, è bugiardo.
1 Giovanni 4: 20
FESTA DI CANTO A proposito dì corì R dì trombe
A^NjiovAMNi ascoltale... le due campane
Cho cosa ci stanno a fare le trombe ad una festa di
canto? Così esclamava qualcuno sul sagrato del tempio dei
Bellonatti, poco prima dell’inizio della festa, ed un altro
gli rispondeva: ^ una festa di canto è soltanto una manifestazione accademica, hai ragione, ma se essa è invece
uno sforzo della chiesa per celebrare la gloria di Dio con
i talenti della musica, allora le trombe ed altri strumenti
ancora jiossono trovare posto a fianco delle voci. E’ la
Bibbia stessa, d’altronde, che li associa e non poche volte...
Grossa novità indubbiamente, queste trombe e l’assemblea l’accolse con impeccabile cortesia e gentilezza ma anche con l’animo sospeso ed in essa, le reazioni furono diametralmente opposte. Entusiasti spesso i giovanissimi, quasi
tristi invece alcuni anziani, e molti con nello sguardo quel
qualche cosa che proviamo tutti quando udiamo i canti
spirituali dei negri... Ma gentili tutti e questo deve essere
sottolineato.
Un appunto venne mosso seduta stante alle trombe dal
presidente della Commissione del Canto Sacro: quello di
essere un po' troppo squillanti e nessuno gli può contestare di aver avuto ragione, salvo il fatto che la caratteristica fondamentale delle trombe è appunto quella di dover
e.ssere squillanti e di far trasalire con la loro veemenza
coloro che stanno attorno. Non sarà però difficile in avvenire di trovare una via media tra queste opposte esigenze.
Alle trombe villaresi — un doppio quartetto neppure al
completo — venne dato il posto dell’intermezzo a metà
del programma. Uno dei programmi più felici e meglio
riusciti da parecchi anni a questa parte al quale se una
critica può esser fatta si è solo quella della monotonia del
bello. Quella stessa monotonia che sulla riviera ligure, a
lungo andare, stanca gli occhi dei turisti che veggono passare dinanzi a sè dei paesaggi sempre belli, gli uni più
degli altri. Le trombe e l’interessante canto dei Russi dell’Uliveto ad ogni modo ruppero abbastanza nettamente la
monotonia del bello della nostra festa di canto ed in questo
senso, forse, non le recarono danno.
Lo scopo dei trombettieri ad ogni modo è stato raggiunto. Essi non intendevano offrire una esibizione artistica che
sarebbe stata assurda per dei principianti ma richiamare
l’attenzione della chiesa sopra un nuovo modo (nuovo pei
noi) di celebrare la gloria di Dio al quale dovrebbe essere
affidato un compito importante nel prossimo avvenire. 11
nostro popolo Valdese è stanco e sonnolento e neppure
le magnifiche feste di canto delle nostre corali riescono più
ad interessarlo... Ai Bellonatti avrebbe dovuto esser gremito di folla anche il sagrato della Chiesa e la piazza sottostante a sentirsi con gli altoparlanti ij magnifico concerto
ed invece neppure il tempio era re.almente gremito... 1 nostri valligiani hanno proprio bisogno di qualcosa di squii
lante che li faccia trasalire e li risvegli e perciò, forse, in
avvenire, le trombe potranno utilmente collaborare con |e
corali.
I trombettieri Villaresi partirono quasi tutti airuscita
dal tempio senz.i poter partecipare al beneficio della comunione fraterna nella cara Sala Albarin. Li aspettava il lavoro
urgente della loro dura vita estiva, alcuni dovevano farsi
ancora un lungo tratto di montagna, a rotta di collo per
accudire al proprio bestiame. E perciò partirono in fretta,
a malincuore, senza più poter salutare nessuno...
Ma forse, proprio appunto per questo, le feste di canto
dell’avvenire gradiranno ancora di essere visitate da questi
trombettieri, scesi in fretta dalla montagna per venire a dar
fiato alle loro trombe squillanti. E. Geymei
Apprezziamo assai lo sforzo che il Pastore Geymet
fa per offrire una nuova possibiliià ili espressione alla adorazione delle nostre chiese; il cronista stesso ha ultimamente
notato su queste colonne quale servizio i " cori di ottoni ”
possano offrire. Ma. poiché il Past. Geymet ha voluto scrivere con simpatico humor. mi permetto di far lo stesso,
sia pur con minor talento: la mia personale opinione è che
sarebbe stato forse più sagaio. psicologicamente, presentarsi
in una riunione come quella di domenica con una sicurezza maggiore di quella che si .sentiva.: vi attendiamo, cari
amici, e con riconoscenza, non solo perchè ci facciate ” trasalire ” (di un trasalimento che forse non è tutto puro
gaudio interiore...) e ci scuotiate, ma perchè i vostri ottoni
possano cantare con limpidezza gioiosa le lodi del Signore.
E siamo certi che così sarà, e ci auguriamo che il vostro
” coro " non rimanga isolato.
Ed ora. poiché — non dimentichiamolo — si trattava di
una festa di canto, voglio esprimere a eiuanli si sono adoperali alla sua riuscita il più vivo ringraziamento, nella
certezza di farlo a nome di tutti. E’ stato un bel pomeriggio, presieduto come si conviene dal Presidente della Commissione del Canto Sacro, Past. Aime, dotto l’introduzione
ed il .saluto cordiale del Past. Jahier. Le corali di Angrogna.
l orino, l orre Pellice e S. Giovanni .si sono avvicendate
nell eseguire gli inni d insieme ed i loro inni e cori appos.tornente preparati. E un’ottima occasione, per rispolverare
inni presso thè sconosciuti o far conoscenza con altri del
tutto ignoti. La Corale, di Angrogna ha cantato l’inno 93
I francese) eri il coro Les anges dans nos campagnes”, di
.Anonimo; i torinesi, guidati dal sig. Dino Ciesch. hanno
e.seguito l’inno 128 (ital.) e un ’’Corale” di Dossier; la
Corale di torre Pellice ha cantato l’inno 52 (francese) ed
il Coro per fiatale ” di Ferruccio Corsani; il sig. Albarin
ha diretto gli ospitanti ” Sangianin ” net canto dell’inno
250 (francese) e dell’ormai classico ” Gloria a Dio ” di
lìost. Il Me Corsani ha diretto i possenti inni d’insieme:
200 (ita!.). 50 (francese), il nuovo ’’Inno per Confermazioni”. 210 (ital.) e infine lo stupendo ” Allelujah ” di
Palestrina (56 francese); l’Impressione di qualche lieve incertezza. qua e là. in questi canti d’insieme, svanisce se si
pen.sa invece alla coesione raggiunta da corali non abituate
a cantare insieme; e l’imi>res.sione dominante è .stata di
una grande gioia, in viva gratitudine.
Una simpatica ” novità ”. oltre ai trombettieri del Pillar. che hanno e.seguito due Corali di lode e l’inno ’’Lux
luce.t in tenebris ’, è stata data dtdla partecipazione del
piccolo coro di alcuni ospiti dell’Uliveto e di Villa Olanda,
che hanno cantato in rus.so il ” Padre nostro ” ed un inno
pasquale: proprio domenica ricorreva, secondo il calendario ortodo.s.so. la loro Pasqua; e infatti la Corale di Torre
Pellice. dopo il simpatico e generoso ricevimento offerto
dagli ospiti di S. Giovanni, .si è ancora recata a cantare a
I illa Olanda. E’ .stalo veramente bello, non quale nota
folklori.stica. ma quale segno del loro lento inserirsi in
mezzo a noi e della fraternità della fede, che i fratelli
russi abbiano voluto partecipare attivamente alla nostra festa.
Si poteva certo esser più numerosi; c'era tuttavia
tino belbi assemblea, attenta e. dopo, riconoscente. Cosi
potesse esser sempre forte, inten.so. di tutti, il canto nei
nostri culti! Avrebbe for.se ragione il Past. Geymet. nel
voler dare la ” sveglia ” con le .sue trombe, copia in sedicesimo di quelle apocalittiche del giudizio?! La gioia che
abbiamo provato nel tempio dei Bellonatti può essere quella di ogni nostro culto. Così sia! Gino Conte
PERRERO - AIIAlVIRr.m
Domenica 19 aprile si è svolto a Ferrerò, favorito da una magnifica giornata,
l'annuale bazar organizzato dairunionc
delle madri. La numerosa partecipazione,
anche dalle parrocchie vicine, ha contribuito alla buona riuscita della giornata.
Desideriamo ringraziare le madri, e spe< ialniente la Signora Quattrini, che hanno
dedicato il loro tempo c le loro capacità
a questa attività della Chiesa, i giovani e
tutti coloro che hanno contribuito con
doni vari.
Domenica 26 aprile abbiamo invertito
l’ordine dei culti tenendo prima quello a
Ferrerò alle 8.30 e poi quello a Maniglia
alle 10.30. La partecipazione a questi culti non è stata inferiore al normale malgrado il cambiamento d’orario, anzi è leggermente aumentata. Manterremo questo
orario per ogni prima domenica del mese
durante il periodo estivo.
Visita di
Fra la sera di giovedi 7 corr. (Ascensione) e la mattina di domenica 10 corr. una
comitiva d’una novantina di amici Svizzeri,
provenienti da Morges (Cantone di Vaudi
giungerà con Ire autopulman in visita alle
Valli. 1 gradili ospiti visiteranno i monumenti di Torre Fellice nella mattinata di
venerdì; si recheranno nel pomeriggio a
Bobbio Fellice (verso le 15) salendo a .Sibaud; quandi a Villar Fellice, (verso le
17), ove sarà loro offerto un amichevole
ricevimento. Nella mattinala di sabato, essi visiteranno la Scuola d'Eà-onomia doinesliia e S. Giovanni; nel pomeriggio .si recheranno fino ad Agape (Ira le 15.30 c le
17), visitando lungo il percorso Foniaretio
(verso le 15) e Ferrerò (verso le 17.30). In
nome di tulle le comunità valdesi delle
Valli, itorgiamo loro un cordiale benvenuto.
iVef/e serate di venerdì e di sabato due
riunioni saranno convocate, per dar modo
alle comunità valdesi di ritrovarsi con gli
ospiti amici e stabilire con loro fraterni
vincoli di solidarietà. Venerdì sera alle ore
21, nell’dula Magna ilei Collegio Valdese
di Torre Pellice. sarà presentato dal prof.
Jalla un breve profilo di storia valdese, a
cui seguiranno brevi messaggi reciproci fra
ospitanti ed ospiti, ed una serie di proiezioni luminose sulle Valli.
Sabato .sera alle, ore 21, nel Tempio Valdese di S. Giovanni saranno rivolli ni presenti alcuni brevi messaggi di reciproco saluto. a cui seguirà la Santa Cerni, a concludere degnamente la visita.
I membri di chiesa sono vivamente invitati a partecipare sia alla riunione che al
rullo, per esprimere la nostra fraternità
con gli ospiti graditi.
11 culto di Domenica 3 maggio è stalo
allietato da un battesimo e da nozze d’oro;
Reimto Poel, di Attilio, ha ricevuto il segno della grazia di Dio e i coniugi Filiberto e Maria Poet di Fuetto hanno celebrato il 50° anniversario del loro matrimonio partecipando al cullo con la loro
numerosissima famiglia. Tra i parenti venuti dalla Francia abbiamo salutalo in
mezzo a noi il Sig. Henry Foet, presidente dell’Union Vaudoise de Marseille.
Questa giornata è stala, secondo l’intenzione stessa dei due festeggiati, « une fête
de reconnaissance au Seigneur ». Che il
Signore benedica in special modo queste
due famiglie che hanno trovalo in questo
giorno la loro gioia nel Signore.
Con la riunione di Ferrerò del 30 aprile
si è concluso il ciclo delle, riunioni qimrlierali. La riunione di Ferrerò, in cui si
è discusso della preoccupante e purtroppo
abituale trasgressione del io cómandainenlo, è stata numerosa e vivace. Si è
deriso di tenere alcune riunioni a Ferrerò durante il periodo estivo.
/ giovani dell’unione hanno visitato .sabato 25 aprile l’unione di Pomaretto discutendo insième sul culto e -sulla santificazione del giorno del riposo. Alla discussione sono seguili il thè e i giochi.
Desideriamo ringraziare il Fastore e i giovani di Fomaretlo t>er la simpatica serata
trascorsa con loro. L’unione dei giovani
ha chiuso la sua attività sabato 2 maggio
con un'agape fraterna: .sono tuttavia in
programma altre attività estive come gite,
lunghe e brevi, c riunioni di canto.
Martedì 28 aprile abbiamo celebrato il
servizio funebre di Ribet Pietro, di San
Secondo, originario di Chiabrano. Ai parenti tutti rinnoviamo la nostra solidarietà e la nostra speranza cristiana.
Ringraziamo il Sig. Sandro Sarti che ha
sostiliiilo il pastore nei due culti di domenica 12 aprile.
Si sta organizzando una gita a Lugana
per domenica 31 maggio: per parteciparvi
è necessario iscriversi entro la metà del
mese presentando un documento con fotografia. La spesa si aggirerà sulle 2.000
lire.
Ricordiamo infine che i conti dell'anno
1958-59 verranno chiusi il 15 maggio per
poter presentare la relazione nell'assemblea di Uhiesa che verrà convolata per
doincnica 21 maggio.
i\ Al E R R E IH A (r.apnlun.^n)
Sabato 2 maggio nel nostro Tempio abbiamo invocalo la benedizione del Signore sul niatriiiionio di Eynard Dante, Segretario Comunale di Angrogna e Chauvie
Alma (Capoluogo).
La grazia del Signore circondi ed accompagni sempre questo nuovo focolare.
e. a.
VILLa.SEr.CA
L’Linione delle Madri ha avuto il piacere di incontrare la Sig.na .4nita Gay.
missionaria al Gabon, nel corso della seduta del 5 Aprile. La .Signorina Gay ha
intrattenuto le nostre sorelle con interessanti notizie sul suo lavoro nel lebbrosario di Ebeigne illustrandole con una serie
di riusciti documentari a passo ridotto da
lei ste.ssa girati nel Gabon. La ringraziamo
ancora per avere accettalo il nostro invilo
e averci cosi permesso di rinsaldare i nostri legami con la Missione.
Sempre sul tema di Missioni i giovani
della « Pra del Torno » hanno presieduto
sabato 11 una serie di riunioni nei quartieri di Albarea, Combagarino, Trussan.
Roccia, Villasecca e Bovile e il 12 la scuola domenicale ed il cullo ai Chiotti. Furtroppo i lavori dei campi non hanno favorito 1 afflusso alle riunioni serali, ciò
nonostante è stala raccolta una buona somma a favore delle missioni. Ringraziamo
ancora i giovani studenti.
Era stato notato negli ultimi tempi che
uno dei tre ippocastani ombreggiatiti lo
spiazzo dietro la chiesa dei Chiotti portava
del danno e della umidità alla chiesa
stessa. Ferciò ha dovuto essere abbattuto,
rendendo anche più arioso e solatio il
piazzalello stesso, l’unico luogo tranquillo
dove le mamme dei Chiotti possono lasciar giocare i loro bambini fuori del jiericolo della strada.
U 15 aprile un incidente che jMiteva avere delle tragiche conseguenze è toccato al
Sig. Ermanno Perro di Villasecca supcriore il quale, mentre accudiva al lavoro
dei suoi campi è stato colpito al ventre
dal calcio di un mulo. Ricoveralo all Ospedale Maria Vittoria di Torino ha dovuto
subire una grave operazione dalla quale si
sta ora fortunatamente rimellendo. Gli inviamo i nostri fraterni auguri di un rapido
rlslabilimento.
Il lutto ha visitalo ullimainenlc ilue lamiglic della nostra ('.omuuilà. 11 22 si
spegneva ai Chiotti il Sig. Emilio Gaydou
originario di Fomaretlo aH'elà di 66 anni
ed il 26 decedeva a Fiali l'aetlo la sorella
Lidia Ghigo all'età di 83 anni. Entrambi
avevano vissuto per molli anni lontani dalla nostra Farrocebia e la morte li ha ra
pili poco dopo il loro ritorno
fra noi. 11
Signore consoli le famiglie nel liillo.
Un nuovo focolare si è acceso con il matrimonio di Jolanda dot con Alberto Lmig.
originario di Framollo. Gli sposi, uniti in
matrimonio nel nostro lenijiio il 18 Aprile, si sono stabiliti nella borgata (li Conibagarino. Giunga loro Faiigiirio sincero di
una unione benedella da Dio.
U Quartiere del Linsardo. riniaslo senza
Anziano a causa della iiarleiiza del Sig.
la-vy Masse!, trasferito a Fomaretlo, ha
indicalo il Sig. Alberto Barus (piale nuovo Membro del Concistoro pcr (piella zona.
luigi appia
{Continua dalla lo pag.)
La morte venne a prenderlo il 1
maggio 1898. Secondo il suo volere,
nel cimitero di Saint Georges a Ginevra, nessuna lapide indica la sua tomba.
Rimangono sulla terra i segni della
sua dedizione e della sua fedeltà ad
una idea nobile e giusta. E rimane
nei nostri cuori il ricordo di lui, un
ricordo che Roger Boppe, l’autore del
libro, ha fatto rivivere con grande efficacia, nel centenario di Solferino e
dei primordi della Croce Rossa, associando al nome di Henri Dimani anche quello di Louis Appio.
Voglia Iddio suscitare in mezzo a
noi uomini e donne disposti a servirLo
con l’e.sempio e nella fedeltà ad un
grande ideale. Uomini e donne capaci
di ascoltare la loro coscienza: a celle
prande piiissance », come diceva Appia, « cfui n’oheit qii'à Dieit el qui aura le derider mot avec Lui ».
Nel primo doloroso anniversario
della scomparsa di
Cornelia Gay-Paschetto
il marito Umberto, il figlio Reme, la
nuora, i nipotini che tanto amava,
la sorella e parenti ricordano la loro
cara, fidenti nella divina promestsa
cristiana.
Las Cruees (Nuovo Messico).
Pinerolo.
I A VVISI ECONOMICI \
VIALE DANTE vendesi villa composta: cantina, due piani, garage, impianto riscaldamento, ampio terreno davanti alberato a frutta. - Rivolgersi Rossi Luigi, Via Arnaud,
n. 21 - Torre Pellice.
FAMIGLIA valdese di Angrogna assumerebbe in custodia bambino o
bambina (da 1 a 14 anni) bisognosi
di clima di mezza montagna. ■■ Rivolgersi al giornale.
Prof. Dr. Franco Operti
Libero Docente
in Clinica Ortopedica
Specialista in Ortopedia
Traumatologia e Chirurgia Plastica
Visite presso Ospedale Valdese di
Torino: Lunedì e Venerdì ore 16,30
Consulenze presso Ospedale Valdese
di Torre Pellice : previo appuntamento
Prof. Hr. A. Ronìsi'.ontro
Libero docente
in Clinica Odontoiatrica all'Università
MALATTIE
DELLA BOCCA E DEI DENTI
Pinerolo - Via Palestro, 7 - Tel. 24-98
Tutta la settimana tranne domenica
e lunedì
Dottoressa
Iolanda Do Carli l/alcrìo
Medico Chirurgo
Specialista
in malattie dei bambini
Psicologia e pedagogia
Consultazioni presso l'Ospedale
Valdese di Pomaretto
Il primo e il terzo mercoledì del mese
Ore 14-16
Redattore: Gino Conte
Coppieri - Torre Pellice
Tel. 94.76
Sede e Amministrazione
Editrice Claudiana
Torre Pellice - c.c.p. 2/175.57
Tipografia Subalpina - s. p. a
Torre Pellice (Torno)
Direttore: Prof. Gino Costabel
Pubblicaz. autorizzata dal Tribunale
di Pinerolo con decreto del 1-1-195-5
mobili
(^%im
Strada di S. Secondo n. 4 - Telefono 2344
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