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Roma, 26 Dicembre 1908
SI pubblica ogni Sabato
ANNO 1 - N. 52
LA LUCE
Propugna gl’interessi sociaii^ morali e religiosi in Italia
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ABBONAMENTI
Italia : Anno L. 2,50 — Semestre L. 1,50
Estero : » » 5,00 — « « 3,00
Un numero separato Cent. 5
I manoscritti non si restitniscono
INSERZIONI
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fer avvisi ripetuti prezzi da convenirsi.
Direttore e Amministratore : B. Celli, Via Magenta 18, Roma
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SOMMARIO
Due parole di fln d’anno. — Natale ! T. G. — Il
ritratto di Cristo, Miles Cristi. — La critica storica alla culla di Betleem, E. Bosio. — Il Natale
nelle Valli Valdesi, .B. Soulier. — Natale olandese,
Paolo Bongo. — Natale in Isvezia, Marta Górausson e Karin Svartling. — Novella di Natale, A.
C. O. — Programma proposto dall’Alleanza Evan
gelica per la settimana di preghiera. — Nelle
terre irredente,*•* — Intolleranza repubblicana, ***
— Un centenario, Y, — Nella Penisola e nelle Isole. — Salice piangente. — Oltre le Alpi e i mari.
— Primavera della Vita.
PER l’anko nuovo
Il prezzo ¿’abbonamento alla LUCE, è mantenuto
a L. 2,50 per tutti coloro ehieijirVTanno pagato il
loro abbonamento PRIMA del 31 gennaio 1909,
dopo di che esso verrà portato a 3 lire.
Per le molte difficoltà avveratesi negli, scorsi
anni, sono SOPPRESSI gli abbonamenti postali
coll’estero. I nostri Amici dell’estero si compiacciano di valersi di vaglia internazionali, per pagare il loro abbonamento.
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prima del 31 gennaio 1909; dopo di che esso sarà
mantenuto a 6 lire.
Gli abbonamenti cumulativi sono soppressi.
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le dne Amministrazioni si sono accordate ; cosicché si potrà con una sola cartolina-vaglia di lire
sei e centesimi cinquanta inviare l’importo
dei due abbonamenti o all’Amministrazione della
LUCE (Via Magenta 18 — Roma) o all’Amministrazione della RIVISTA. (Via Nazionale 107
— Roma)
BAZZ AR
L’annua fiera di Beneficenza (Bazzar) a favore
dell’Istituto Gould, avrà luogo in Roma, piacendo
a Dio, agli ultimi giorni di febbraio p. v. Ricordarlo ai nostri lettori é volerli associare a questa
buona opera ; il farlo in tempo é dare loro modo
di disporsi a spedire oggetti confezionati ed altri
che verranno raccogliendo man mano. Parecchie
società di cucito, unioni della gioventù e scnole
Domenicali si sono ricordate degli orfanelli del
Gonld, per lo passato ; speriamo che vorranno
ricordarsene ancora in avvenire.
Rivolgere comunicazioni al riguardo e spedizioni d'oggetti alla signora M. Mnston 107, Via
Nazionale, Roma.
Due parole di fin d’anno
Mandiamo un saluto augurale a tutti i
nostri gentili Lettori, a tutti i nostri diletti
Collaboratori. Il nostro saluto augurale per
la fine dell’anno è quello angelico e apostolico : « Pace in terra ! Grazia a voi e
pace da Dio Padre nostro e dal Signor
Gesù Cristo ! »
Veramente nell’Evangelo si parla anche
di guerra. Ne dobbiam tenere gran conto.
Guerra e Pace : ecco il più bel motto per
ogni vita cristiana. La religione del Cristo
è la religione in cui i eontrasti più irriducibili si conciliano meravigliosamente : la
religione del Cristo è la religione della
pace e della guerra.
Guerra al clericalismo; alla superstizione,
all’errore, aU’intellettualismo, al razionali.smo, al materialismo pratico (il materialismo teorico, per chi ha un concino di
buon senso, è ormai morto e sepolto per
sempre !); guerra all’egoismo, al capitalismo
senza viscere, al socialismo ateo tutto
bocca e stomaco ; guerra all’alcoolismo, al
turpiloquio, alla corruzione e ai corruttori; guerra insomma contro il male morale 0 contro il peccato, per indicarlo col
suo più vero nome. L’opera nostra è opera
polemica, nell’ampio, nell’alto senso della
parola.
Ma, se dobbiam essere sempre pronti a
combattere, dobbiamo anche avidamente
ricercare e vivere costantemente la pace
con Dio, con noi stessi, con tutti gli uomini.
Preziosa cosa è la pace ! Schiavi di nessun
uomo al mondo, dipendenti solo da Dio,
in pace con Lui in grazia di Gesù Cristo,
abbiamo a condurci gli uni verso gli altri
come sinceri fratelli^ come membri affettuosi d’una stessa famiglia. In questa pace
generale e profonda è il segreto delle vittorie. Qualcuno ha detto che la religione
si propaga per via di contagio. Verissimo !
Sorvegliamo dunque gelosamente i nostri
atti, le nostre parole, i nostri sentimenti;
alimentiamo e attizziamo con cura il fuoco
sacro che ci arde in cuore. La propagazione della Buona Novella dipende da noi.
Il santo contagio da noi si diffonda, attraverso un’atmctsfera di pace e d’amore.
di virilità e d’energia, a tante e tante anime, a tutte quelle anime, che vorremmo
condurre con noi quando sonerà l’ora suprema.
N A. TALE !
Odi ? Risuonan le antiche campane
festanti, su le nere torri antiche,
donde cantar la fervida canzone,
a mille genti.
Risuonan ; e da lungi, per l'azzurro
grande, rispondono dal santo tetto
le calde melodie, nate quando
tutto moriva.
La terra tacita porge l'orecchio,
attonita ; il mare cessa il lungo
lamentio e, volgendosi all'oriente,
’ ' ' |Ì)ifdà èd astoitad’’’
T. C.
Il Ritratto di Cristo
A Natale, più che in qualsiasi altro tempo dell’anno, il ricordo di Gesù è dolce, perchè la cara
Festa ci ritorna alla mente con sempre nuova freschezza che il « Verbo si è fatto carne ».
La mente si eleva a questo santo pensiero, il
cuore esalta di gaudio,'e la fantasia, quasi istintivamente, cerca di dipingere coi colori più belli della
sua tavolozza la divina figura del Cristo.
Ma ahimè ! vano conato ! Gli Evangelisti non ci
hanno lasciato nei quattro Vangeli nessun ritratto
fisico del Cristo, e quello che la tradizione, non
molto antica, ci ha trasmesso, è invenzione umana,
non fotografia divina. Iddio non ha voluto che noi conoscessimo con certezza storica le fattezze fisiche
del « Verbo di Dio fatto carne ».
Il Signore, tuttavia, non ci ha lasciati senza consolazione. Uno dei quattro Evangelisti ci dipinge il
Cristo; non il Cristo umiliato, ma il Cristo glorioso,
non il Cristo della terra, ma il Cristo del cielo, cioè
il Cristo vivo, il Cristo vero, il Cristo eterno che
non muore mai e che sempre vive e prega il Padre
per noi.
L’Evangelista che ci-dà il ritratto di Gesù è
l’Apostolo Giovanni nel suo Apocalisse al capo primo,
versetto 10-18. Eccolo: « Io era in ispirito nel
giorno di domenica; e udii dietro a me una gran
voce, come d’una tromba, che diceva : Io son l’Alfa
e l’Omega; il primo e l’altimo; e : Ciò che tu vedi
scrivilo in un libro, e mandalo alle sette Chiese che
sono in Asia, ad Efeso, e a Smirne, e a Pergamo,
e a Tiatiri, e a Sardi, e a Filadelfia, e a Laodicea.
Ed io in quello mi rivoltai, per vedere la voce che
aveva parlato meco; e rivoltomi, vidi sette cande-
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LA LUCE
lieri d’oro. E in mezzo di quei sette candelieri scorsi
uno somigliante al Figlinol dell’Uomo, vestito d’una
veste lunga fino ai piedi, e cinto d’una cintura
d’oro alle mammelle. E il suo capo e i suoi capelli
«ran candidi come lana bianca, a guisa di neve; e
i suoi occhi somigliavano una fiamma di fuoco. E i
suoi piedi eran simili a del calcolibano, quasi fossero stati infocati in una fornace; e la sua voce era
come il suono di molte acque. Ed egli aveva nella
sua man destra sette stelle; e dalla sua bocca usciva
una spada a due tagli, acuta, e il suo sguardo era
come il sole, quando risplende nella sua forza. E
quando io l’ebbi veduto, caddi ai suoi piedi come
morto. Ed egli mise la sua man destra sopra di me,
dicendomi : non temere; io sono il primo e l’ultimo;
10 sono colui che vive, e sono stato morto; ma ecco,
son vivente nei secoli dei secoli. Amen; ed ho le
chiavi della morte e deH’inferno ».
Cosi dipinge il Cristo l’Apostolo Giovanni. I sette
candelieri, o piuttosto lampade, simboleggiano le
Ghiese cristiane locali, fra le quali vive sempre
Gesù per alimentare ed invigorire le loro fiamme.
La veste lunga e ondeggiante, stretta al seno da
Tina cintura d’oro, significa la regale Maestà di
Gesù, il quale, compito il duro lavoro che il Padre
gli aveva imposto sulla terra, regna ora glorioso
c si riposa in cielo.
I capelli scintillanti di bianca luce, qual neve candida, non significano già vecchiezza e degenerazione, ma una chiara aureola di splendore che irraggia dalla benedetta testa e la cinge di gloria,
conforme alla parola del Re Profeta, che disse del
Cristo ; « Sopra di Lui la sua corona fiorirà qual
nuovo rampollo ».
Gli occhi ardenti simboleggiano l’infinitamente
acuta visione della sua Onniscienza, conforme a quello
che dice la Scrittura : « Gli occhi del Signore sono
come una fiamma di fuoco ». Persino il candor dei
suoi piedi, simile a fulgente metallo che mandi
fiamma e fuoco, significa la gloria interna del Figliuol dell’Uomo.
La sua voce, che uguaglia in fragore, il suono
rimbombante di mille cascate d’acqua, è la voce onnipossente della « Parola eterna di Dio ». La spada
a due tagli che esce dalla sua bocca, è la sua divina giustizia colla quale Egli giudicherà i perversi
e farà ragione agli umili. Pel suo volto, poi, l’Apo.stolo Giovanni non trova simbolo migliore della faccia
sfolgorante del sole. E ben a ragione : perchè come
11 sole è per ogni cosa creata luce, calore, vita, cosi
il Cristo, come Verbo di Dio, è per noi luce divina. amore sopraterreno e vita trascendente.
Abbiamo, dunque, il ritratto di Gesù Cristo, il
ritratto del Figlinol dell’Uomo, il ritratto di Dio.
La fantasia umana se lo può imaginare, la mente
può contemplarlo, e il cuore può amarlo. Gesù è
Dio con noi : con noi nella Nascita, con noi nella
Vita, con noi nella Morte, e con noi, un giorno,
nella beata risurrezione dei redenti da Lui per merito del suo Sangue.
niiles Chpisti.
La critica storjcajjla^ia di Betleem
Intorno alla povera culla di Gesù si muovono
persone di condizione sociale, di coltura, di origine,
ed anche di disposizioni morali molto diverse.
Accanto a Giuseppe ed a Maria che « serba e
collega insieme in cuor suo » tutte le cose che avvengono, sono presenti, se non di corpo certo di
spirito, il sacerdote Zaccaria colla sua moglie Elisabetta, accorrono i pastori e quelli che hanno sentito il loro racconto, esultano Simeone ed Anna, e
giungono da lontano i Magi d’Oriente; vorrebbe
venire anche il sanguinario Erode — ed in alto
cantano gloria gli angeli di Dio,
In ispirito la visiteremo anche noi la culla di
Betleem, coi milioni di credenti d’ogni lingua e
d’ogni popolo. Daremo anche noi gloria a Dio per
la Sua misericordia che ci ha dato un Salvatore nel
Verbo fatto carne, ricorderemo la sua fedeltà nell’adempiere le promesse fatte nel corso delle anti
che età, contempleremo le prospettive che Zaccaria,
Maria e Simeone contemplarono, fin dal principio,
quando nel bambino di Betleem salutarono non solo
il Redentore d’Israele, ma la Luce che doveva illuminare le genti, colui che doveva abbattere il
regno dell’orgoglio, della forza brutale, dell’ingiustizia, per rialzar gli umili e gli oppressi, colui che
doveva stabilire nei cuori e • nelFumanità il regno
di Dio. Insieme con Maria che fu « ricolma di
grazia » benediremo noi pure l’Iddio di bontà per
quella qualsiasi parte ch’Egli volle affidare ad ognuno
di noi nella effettuazione dei suoi grandi disegni.
Può darsi, però, che alle nostre pie meditazioni,
ai nostri sensi di adorazione e di gratitudine venga
a mescolarsi nna voce ben diversa uscita dal libro,
dalla gazzetta, dalla conversazione; voce che preteq^erà parlare in nome della scienza e che qualilificherà di leggenda tutto quel che i Vangeli ci
narrano della nascita e dell’infanzia di Gesù. « Che
in tempi di infantile credulità » dirà quella voce « abbiano potuto trovar credito racconti simili, si capisce; ma dinanzi alla critica storica odierna essi
non reggono più ».
La critica storica ha molto giovato àlla verità e
merita ogni rispetto quando non esorbita dai propri
confini e non si lascia dominare da preconcetti filosofici, magari anche anti-religiosi. Ufficio suo è di
accertare scrupolosamente la realtà dei fatti ricercando, esaminando e pesando i documenti che vi si
riferiscono. La critica storica potrà dimostrare che
nel IV secolo, allorché si vollero contar gli anni
dalla nascita del Cristo, fu fatto un errore di calcolo talché l’èra cristiana avrebbe dovuto principiar
quattro anni prima. Potrà dimostrare che la data
della nascita di Cristo fissata, per considerazioni
estranee alla storia, al 25 dicembre, non può essere
esatta. Ma prima di eliminare dalla storia della nascita di Gesù tutto quel che esce dall’ordinario, bisogna fare i conti coi documenti ed anche un poco
colla logica, la quale esige che un albero unico
(com'è stato il Cristo) sia nato da un seme speciale.
I documenti che possediamo sulla vita di Cristo
risalgono a poche diecine d’anni dalla morte di lui
e sono parecchi, di autori e di tendenze diverse.
Sulla nascita ne abbiamo due : Matteo e Luca, i
quali si completano a vicenda senza contraddirsi. Dal
punto di vista della critica storica, è impossibile negare l’altissimo valore delle prime pagine del Vangelo di Luca.
Siamo di fronte ad un autore di origine pagana
(sia egli oriundo dalla Lucania o d’Antiochia), di
coltura non comune poich’egli è letterato dalla mente
lucida, ordinata, dallo stile elegante e terso. Quest’uomo non è di quelli che credono alla cieca; egli
ha fatto delle pazienti ed accurate ricerche nella
storia evangelica perchè vuole che la fede sua e
del Mecenate al quale dedica il suo libro, poggi, non
sulla leggenda, ma sulla base bene accertata dei
fatti.
Egli stesso dichiara di avere avuto fra le mani
parecchie storie evangeliche fondate sulle narrazioni )-ipetute le tante volte dai testimoni oculari
dei fatti, nella loro predicazione orale.
Nè basta ancora; questo vero critico storico si è
recato sulla faccia dei luoghi ove si è svolta la
storia ch’egli intende narrare in modo più completo
e più ordinato. Se non ha visitato prima il paese
di Gesù, egli fu ad ogni modo compagno di Paolo
allorché questi, nel 59, si recò per l’ultima volta a
Gerusalemme passando, per Cesarea e sembra che
abbia passati in Palestina i due anni della prigionia
di Paolo per accompagnarlo poi nuovamente da Cesarea
fino a Roma, nel 61 (Atti 21|8. 15, 27il). Quale
occasione più propizia per un imvestigatore come
lui, di assumere, presso le tante persone che avevano ve(|pto ed udito, tutte le informazioni di cui
poteva aver bisogno ? E le assunse infatti, poiché
oltre al riunire i documenti scritti esistenti, egli
volle «scrutare ogni cosa accuratamente» (Luca lfl-4)
ed in ispecie risalire, nelle sue ricerche, fino « al
principio », fino alle origini della vita di Cristo. I
fratelli stessi di Gesù, fra cui Jacobo e Giuda, l’apostolo Giovanni presso cui era vissuta Maria, e tanti
altri erano in grado di fornirgli dei ragguaglii
precisi.
A queste ricerche dobbiamo quanto egli ci ha
tramandato circa la nascita e l’infanzia di Giovanni
Battista e di Gesù, nei due primi capitoli del suo
Vangelo. E si noti che di questi eventi egli ha avuto
cura di precisare l’epoca e di fissare la cornice storica. Siamo sotto Cesare Augusto imperatore ed
Erode è ancora, sebben per poco, re della Giudea..
Se non è risolta definitivamente la difficoltà relativa al censimento mentovato 2[2, è sempre meno
probabile l’ipotesi d’una qualche confusione fatta da
Luca con un censimento posteriore ch’egli ben conosce (Atti 5i37); mentre lo è sempre più quella
sostenuta da Lumpt e da Mommsen di un duplice
governatorato di Quirinio.
Si può dunque asserire che la critica storica ha
fatto da diciannove secoli il suo lavoro intorno agli
eventi che il Natale ricorda; e lo ha fatto nelle migliori condizioni : in un tempo vicino agli eventi
stessi, allorché esistevano ancora i primi documenti
scritti e si potevano controllare e completare per
via d’informazioni assunte direttamente presso chi
era in grado di darle. Lo ha fatto nella persona di
un uomo disinteressato, onesto, colto, bramoso di
verità, indagatore coscienzioso ed accurato dei fatti,
ed il cui racconto è confermato nelle cose essenziali da quello di Mattea
Chiedere di più per « riconoscer la certezza »
dei fatti che ricordiamo, non è cosa ragionevole.
E. Eosio.
Il Natale nelle Halli Haliltsi
Eccoci un’altra volta al gran giorno destinato a
ricordare alla generazione che passa il primo avvento
del Figlinol di Dio su questa terra. Fra tutte le
solennità cristiane, il Natale del Redentore è la
festa che si. celebra con maggior slancio da tutto
il popolo valdese. Sin dal principio di dicembre tutti
ne parlano, e molti già lavorano per renderla più
bella, più lieta, più edificante. I conduttori delle
Chiese studiano i mezzi di procurare il maggior
piacere e di fare il maggior bene ai bambini ed agli
adulti ; gl'insegnanti si adoperano onde la loro scolaresca impari alcuni bei cori e scelte recite, tanto
in prosa che in poesia, in vista dell’Albero di Natale;
i genitori pensano alle gradite sorprese che, sotto
forma di regalncci di vario genere, vogliono fare
ai loro figli ; i bambini aspettano fiduciosi chiedendosi le mille volte : che cosa mi daranno il babbo
e la mamma ? — Il Natale è per eccellenza un
giorno di letizia ; c’è la gioia di chi riceve, la gioia
maggiore di chi dà, e per tutti la gioia suprema
che scaturisce dal sentimento di una intima comunione col Dio d’amore.
Le manifestazioni di questa allegrezza sono ogni
anno quelle osservate le tante volte per lo passato.
La mattina del giorno di Natale sulla piazzetta davanti alla Chiesa si formano crocchi di gente dal
viso sorridente oltre Tusato; si scambiano forti
strette di mano, si rivolgono parole gentili, e si
fanno reciprocamente i più caldi augurii. In pochi
minuti la Chiesa è gremita di adoratori siffattamente
che non rimane un solo posto vuoto. Quando il
ministro si alza per parlare, l’uditorio è imponente,
il raccoglimento grande, l’attenzione massima Ognuno
ha il sentimento che Dio è vicino. L’oratore dimenticando sé stesso, si investe appieno del suo divino
ufficio di ambasciatore di Cristo, e predica con forza
e convinzione quella giustizia, quella pace, quella
gioia, queU’amore che il Figliuol di Dio portò quaggiù. Ed il discorso, preceduto e seguito da inni preparati con cura, produce, in tutti gli uditori una
benefie« impressione.
• •
Molte Scuole domenicali hanno il loro Albero di
Natale, nn bell’abete divelta dal vicina monte attorno al quale centinaia di vispi bambini, insieme
3
LA LUCE
coi loro monitori od amici,. ripetono ginbillaffliti, il
canto angelico : « Gloria a Dio nei luoghi altisaiioai,
pace in terra, benivoglienza inverso gli nomini. »
Anche laddove -per scarsezza di mezzi, o per altro
motivo, non è possibile avere Talbero di liatale, il
Direttore della scuola distribuisce agli alunni, raggianti di gioia, un opuscolo od una semplice Lettera
di Natale quale ricordo della festa. Gli orfani, i
vecchi, gli ammalati, gl’incarabili ricoverati nei
nostri vari Istituti di Beneficenza, non sono dimenticati ; hanno anch’essi il loro albero di Natale, illuminato da cento candele, carico di frutta, dolci,
regali ; e quegli sventurati dimenticano, per quel
giorno, le loro sofferenze o gli acciacchi della vecchiaia, per pensare a Colui che ha sofferto più di
tutti a fine di offrire a tutti il dono della vita
eterna.
*
Ma è forse nel santuario della famiglia che si
^ente maggiormente, come sempre, la santa gioia
del Natale. Tutti i membri della famiglia si alzano
¡per tempo,; i genitori, ansiosi di dare ai loro figli
mn .pegno del loro immenso amore ; i figli bramosi
di abbracciare e ringraziare i genitori augurando
loro ogni bene. E’ la ricorrenza della Festa dell’amore : ognuno vuol far qualcosa per rendere felice,
in teramente felice, il suo congiunto. Sin dal di prima
si pensa a ripulire ogni cantuccio ed ogni mobile
ffella casa, come se si dovesse ricevere la visita del
re. La buona mamma fa dei veri miracoli per allestire a’ suoi cari un pranzetto assai migliore del
solito. E prima di sedere alla mensa, il padre di
famiglia, rende grazie al Supremo Benefattore. La
presenza deirEterno è sensibile in tutti i cuori, e
quella divina presenza santifica la gioia comune.
«r «
Fratelli Valdesi, e voi tutti che siete in comunione
con noi mediante la fede in Cristo, che il Natale
sia davvero un giorno benedetto per noi e per le
nostre famiglie 1
Come gli angeli, esaltiamo, lodiamo Iddio che ci
ha dato il Salvatore, il nostro Salvatore, e proclamiamo dovunque la buona novella ; come i pastori,
cerchiamo Gesù con prontezza, '&n umiltà, con fede
e, trovatolo, viviamo della sua vita ; e come Maria
tesoreggiamo nel cuor nostro tutto quello che ci
vien detto di Lui.
Villasecca.
B. Souliev
Fiatale olandese
Caro Signor Direttore^
Ella ebbe la cortesia di domandarmi qualche nota
sulla festa di Natale quale si celebra in Olanda;
e ciò perchè nel mio non breve ministerio più volte
anziché sotto il bel sole d’Italia dovetti, quale deputato della chiesa Valdese presso le chiese amiche
batave, trascorrere i giorni di festa cristiana natalizia, sotto le brume del nord, sospinto, oltre che
dallo zelo per l’opera nostra bella e santa, dai venti
che commovono il mare che sempre minacciò e tuttavia assale le gloriose dighe erette dai fratelli olandesi. Che le riferirò io ?.
La festa di Natale quale ora è di prammatica
in Germania, nei paesi cattolici, dov’è argomento e
causa di grandi simposii e talvolta di pantagrueliche
imbandite mense, non fa ammessa nelle chiese della
Biforma Neerlandese, come noi fu, e tuttavia ancora non lo è, nelle chiese della Swzia e del Nord
deirirlanda.
Nei paesi latini la festa di Natale è celebrata
con grandi riunioni di femiglia; ed è bene che in
esse alcune volte vengono o smussate od anche
sciolte qnistioni incresciose di famiglia, di posizione
sociale 0 di censo.
Per tanto, se davvero si verifichi nei fatti la pace,
sia benedetta la festa dei Natale del Redentore, laddove si canti di cuor sincero il pax hominibusbonae volmtatis.
H Luteranismo, che tante e moltiformi pratiche
■oonseTvàò -del cattolicismo romano, diede e tutt’ora
dà alla festa di Natale una importanza tale e tanta
da disgradarne quelle più precisamente storiche
della Pasqua (malgrado le loro movenze periodiche)
e della Pentecoste.
Le chiese riformate neerlandesi celebrano il Natale con culti semplici, senza particolare sfarzo —
Le chiese nallone olandesi, ultimo residuo del Rifugio dei riformati francesi, dopo la revoca deWeditto
di Nantes (1685) che esiliò il fiore della cittadinanza francese, (1) non dimenticarono mai le antiche commemorazioni del Natale del Signore Nostro
Gesù Cristo — Ebbi più volte il gaudio cristiano
purissimo, all’Aia, in Amsterdam, in Dordrecht, in
Groninga ecc. ecc.., di celebrare coi discendenti dei
fuorusciti Ugonotti, il Santo Natale.
Riguardo alla festa nel senso suo, dirò cosi, materiale, e cioè consistente in doni, in regali talvolta
ricchi ed opulenti, gli olandesi non la celebrano a
Natale; essi dopo la Riforma calvinista che tanto
mutò le sorti della loro vita politica ed ecclesiastica, conservarono tale uso pel giorno 6 di Dicembre festa di S. Nicola — questi ha una festa patronale di somma importanza a Bari, nella cattedrale
dedicata al suo nome ; e forse di là i marinai, bata vi e normanni ne portarono l’uso e la celebrazione nelle loro marine nordiche. A corte, nei palazzi e nelle più umili case si dànno e si ricevono
nel giorno di San Nicolao regali con lettere umoristiche sempre anonime o con firme stravaganti
che dilettano oltre modo il mondo grande e piccino,
e questo specialmente quando con una cesta piena
di giocattoli il vecchio vescovo Nicolao, dalla lunga
barba biqnca spiovente sopra vesti di broccato, ed
armato anche di una frusta per castigare i ragazzi
disubbidienti, si presenta a sera nelle case. E’ precisamente quello che si fa in Germania ed in Francia col « bonhomme Noël >. I regali che si fanno
in questa festa sono spesse volte assai ricchi e preziosi nelle famiglie facoltose, ma ho sempre esser
vate che i poveri dovunque non erano dimenticati,
e che anzi ricevevano copiosi doni da ignoti benefattori ai quali bene si adattai il detto di Cristo :
« quando tu fai limosina non sappia la tua sinistra
ciò che fa la tua destra ».
L’anno p. p. trovandomi in Amsterdam predicai
nella settimana di Natale parecchie volte e fui invitato aduno splendido albero di Natale nella « Grande Eglise » della Comunità vallona, che conteneva
più di 500 bambini i quali mi fecero festa allorché
parlai loro delle nostre scuole domenicali e recitai
loro, traducendolo quindi in francese, il bellissimo
inno nostro
Sotto splendido stellato
Dormon giteti quei pastor.....
Oh come sorridevano sotto le leggiadre chiome
bionde quei visetti paffutelli olandesi, e come brillavano quei bellissimi occhi cerulei, limpidi specchietti
di limpide anime, quando raccontavo alcuni fatti di
bambini italiani amici di Gesù !.
pQolo liongo.
(1) Gli storici cattolici in ciò concordi cogli storici proto
stanti provarono che la Francia per l’atto inconsulto e. fanatico di Luigi XIV, inspirato da Bossuet e da Madame de Maintenon, si privi) di 500000 sudditi leali e fedeli, fermi nella
fede evangelica.
Lettere di Natale, Cori
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le desidera gratis scriva a Miss. Radcliffe, Casa Carli
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E. -Meynier, Via Borgonuovo • Biella.
Natale in Isvezia
Di fatte le feste dell’anno il Natale è quella che
viene più solennemente celebrata sia come festa
religiosa, sia come festa di famiglia.
Già molto tempo, prima dell’apparizione del Cristianesimo in Isvezia, si celebrava la festa della
metà dell’inverno, ossia festa del ritorno della luce
e si riscontrano anche adesso nella festa di Natale
molti usi e costumi di quel tempo.
Il Natale è anzitutto una festa di famiglia, ed è
l’epoca in cui i membri sparsi si adunano compatti
intorno al focolare domestico. Naturalmente questa
festa non è identica nelle città come nelle campagne, e se’ si vuol avere un’ idea del vero Natale
Svedese, bisogna recarsi nei villaggi più lontani
delle grandi città.
In campagna i preparativi principiano assai prima
del 25 Dicembre. Anzitutto si ammazzano gli animali destinati ad imbandire le mense: manzi e maiali,,
nelle ricche famiglie.
Si fanno salsicce e prosciutti salati, ed ogni massaia che si rispetta allestisce almeno sette specie
di salami, dalle salsicce alle mortadelle. Col grasso
che resta, si fabbricano candele, ma questo è un
uso che ormai tende a sparire. Le massaie più abili
riescono anzi a fabbricare le candele a sette rami.
Poi si pensa a fare una gran pulizia in tutta
la casa. Si frega, si spazza, si lava ogni cosa, e ogni
cosa, dalla b.itteria di cucina fino all’argenteria padronale luccica come uno specchio.
Ogni casa di campagna possiede un forno'e per
Natale vi si cuoce pane bianco, pane bigio, pane
nero, pane dolce ed un numero illimitato di biscotti
di ogni forma e per tutti i gusti ; non mai mena
di sette specie (numero sacro).
Si fanno poi caramelle che vengono involtate in
carte di vari colori ; con esse si adorna l’albero di
Natale. La caramellata costituisce da sè una festicciola che s’inizia col sorbire un numero indeterminato di tazze di caffè^ eqn panna. Ciascuno taglia
la carta, l’arriccia e involge la caramella che talvolta è abbastanza grande da potervici incollare sopra qualche graziosa figurina.
Fra i preparativi di Natale non bisogna dimenticare i lavori fatti dai giovani e soprattutto dalle
giovani, per attendere ai quali è di prammatica di
passare almeno una notte insonne intorno alle tavole
di cucito, di ricamo, di cartoleria ecc. ecc.
Siamo finalmente alla vigilia del gran giorno. Di
buon mattino tutta la famiglia si aduna per il culto
domestico, dopo di che si passa nella stanza da desinare dove una tavola bene imbandita geme sotto
il peso di tante cose buone e si fa un’abbondante
colazione. Ed ecco una frotta di contadinelli che
vengono a ricevere il loro regalo natalizio: non c’è
pericolo che ne manchi uno !
I giovani e specialmente le ragazze vanno a gara
per portare ai poveri ed agli ammalati, cibi, oggetti
di vestiario, balocchi, ecc. Coloro che non si occupano di quest’opera di beneficenza si adoprano a
metter su e ad adornare il familiare Albero di
Natale.
Verso le due o le tre pomeridiane, ed anche più
tardi, padroni e servitori si riuniscono in cucina
per il pranzo, al quale compariscono vivande tradizionali ; cioè il lut-fisk, pesce cucinato in modo
tutto speciale, e il dopp ossia riso cotto nel latte, e
pane intinto nel grasso dove sono stati cotti i prosciutti di Natale. Nessuno ha il permesso di assaggiare di questi piatti prima di aver improvvisato
due versi rimati. Il pranzo finisce con pasta sfoglia
ripiena di conserva.
Allora la famiglia si sparpaglia e va a impacchettare i regali e poi verso le cinque s’aduna di
nuovo per prendere una tazza di caffè e panna.
Il padre di famiglia legge il Vangelo del giorno, e
tutti cantano in coro un inno di Natale.
Eccoci giunti all’istante cosi impazientemente aspettato dai fanciulli, cioè la distribuzione dei regali involtati tutti in carta candidissima con sopra
4
LA LUCE
il nome del destinatario e spesso anche qualche
verso burlesco....
Alle otto cena frugalissima, indi tutti si ritirano
nelle loro camere per potersi alzar la mattina di
poi molte ore prima del sole.
In campagna la mattina di Natale al culto delle
sei che si celebra in tutte le chiese, non manca
nessuno : vecchi e giovani, padroni e servitori, tutti
sono presenti. Le parrocchie sono estesissime, perciò molti si recano in chiesa colle loro slitte ed il
tintinnio dei sonagli si ripercuote tutto aU’intorno.
La neve scintilla al lume delle lanterne, e quei pedoni che stanno di casa nelle vicinanze del tempio
portano torce a vento accese che rischiarono tutta
la strada; mentre le finestre delle casupole dei contadini splendono illuminate da candele poste sui davanzali delle finestre. Insomma il tutto rappresenta
una passeggiata fantastica, che termina con un gran
falò di tutte le torce accese buttate l’una sull’altra.
Entrando in Chiesi si resta avvolti da un oceano
'di luce e da un canto di gioia e di lode a Dio in
onore del divin Fanciullo nato nella stalla di Betlemme e coricato nelle mangiatoia. Non mai i templi sono gremiti come nella mattina di Natale.
La fine del culto segna anche l’apparizione del
giorno e i fedeli s’ affrettono a tornare a casa per
la prima colazione.
Il resto della giornata (come anche le giornate
immediatamente successive al Natale) si passa in
feste di famiglia, e quando giunge l’ora della separazione e della dispersione ogni parente porta con
sè una buona provvista di quella luce e di quel
calore che irradiano dal Fanciullo giacente nella
mangiatoia di Betlemme.
* *
Si racconta che il defunto Re Oscar II si recasse
ad ogni fiera di Natale nelle strade di Stoccolma e
visitasse le botteghe improvvisate di balocchi, biscotti ecc.
Egli vi andava colle tasche sempre piene di soldi
coi quali comprava dolci e balocchi che dispensava
poi alle frotte di bambini che lo seguitavano per
via.
Il Re era cosi accorto che non gli accadeva mai
di dare due regali allo stesso bambino, non ostante
le arti di quei monelli, che facevan di tutto per
trarlo in inganno.
JVIat'ta Ooraüsson e l^arin Svartling
(H. Nìcati trad. dallo Svedese)
NOVELLa DI NflTaLE
Era la mattina di Natale. Naturalmente una mattina freddissima. Quando la mia donna di servizio
entrò in camera ad aprire le imposte la luce pallida
«he penetrò attraverso i cristalli tutti candidi e istoriati, mi fece provare un senso di malinconia. Fin da
bambina ho sempre desiderato che nel giorno di Natale brillasse un bel sole.
Stetti ancora un poco al calduccio sotto le coperte
prima di decidermi ad uscire di letto.
Involontariamente sorridevo ripensando alla festa
della sera prima. Il mio piccolo appartamento, appartamento comodo benché modesto di vecchia ragazza
solitaria, era stato per un paio d’oro il teatro di una
allegria, d’un chiasso veramente insoliti. I vecchi mobili, del tempo ancora del !■ Napoleone, niai forse come
quella sera avevano assistito ad un simile spettacolo.
Quindici ragazzi colle relative mamme, coi relativi
papà, colle relative bambinaie, tutti riuniti in queste
cinque stanzette; quindici ragazzi vispi, sani, belli,
quindici nipotini miei, di cui vado orgogliosa come
di cosache mi appartenga esclusivamente... Un albero
di Nataie alto fin quasi al soffitto, scintillante, odoroso
di resina fresca, un monte di piccoli doni, una catasta
di dolci appetitosi, dal delicato profumo di vaniglia...
Rido ancora oggi... oh quei musetti ohe si avvicinavano a quella bella tavola... quegli occhioni spalancati,
quelle piccole narici frementi, quelle linguette che
sgusciavan fuori a leccare voluttuosamente le labbra
rosse come fragole 1...
E quante risate, quante grida di gioia, quanti baci,
quante carezze alla vecchia zia, nel momento della distribuzione dei'doni...
Basta! La festa era stata splendida. Ma era finita
un po’ male, come è per solito di tutte le feste. Era
finita coi brontolìi sommessi, ma uggiosissimi della mia
vecchia Marta, che, poveretta, doveva rimettere un
po’ d’ordine in tutto quel caos lasciato dai miei quindici frugoli.
Speravo che la notte le avrebbe calmato un poco i
nervi, ma niente affatto. Mentre mi godevo ancora
dieci minuti di riposo in quella malinconica mattina
di Natale, la sentivo agitarsi di là nelle altre stanze
a spazzare, a spolverare, a batter sofà e poltrone, accompagnando ogni suo movimento' con un monotono
borbottio interminabile.
Ebbi pietà della povera vecchia e saltai su in fretta
per darle una mano.
Ben presto tutto fu di nuovo in perfetto ordine, e
il sorriso, un sorriso felice, riapparve sulle labbra vizze
e scolorite della Marta quando le dissi :
c Va bene, ora potete andare a godervi tutta la
festa di Natale a casa del vostro figliuolo, Anche voi
avete dei nipotini... e guardate, qui c’è una paniera
piena di cosette utili e di dolci rimasti da ieri sera;
prendete tutto e fate star allegri anche- voi i vostri
piccoli monelli >.
Ero invitata per le tre del pomeriggio- a casa di mio
fratello Paolo il quale ogni anno a Natale riunisce a
pranzo nel suo magnifico salone tutti i parenti grandi
e piccini, vicini e lontani che si trovano in Roma. Lui
e sua moglie facevano con garbo da gran signori gli
onori della festa, e si mostravano sempre sorridenti
e allegri, quantunque tutti quei ragazzetti irrompenti festosi nelle ricche sale, per solito- silenziose,
ravvisasseiro sempre un dolore nascosto, sepolto in
fondo a quei due nobili cuori. Ah quel piccolo Mario
così bello, così intelligente, così caro che lia morte
s’era portato via a quattro anni, chi avrebbe mai potuto dimenticarlo I . ^
Ero dunque aspettata per le tre in via. del Babuino;
ma fino a queU’ora che avrei fatto ? Non erano che
le dieci.
Presi un libro e m’immersi nella letlura.Ma mentre
leggevo, il mio pensiero era altrove : una specie di
presentimento, una voce interna, insistente mi diceva :
« Bada, mentre tu te ne stai qui tranq,uilla a goderti
al calduccio la bella vacanza di Natale, c^è qualcuno
che soffre e che tu potresti forse consolare... ».
Dovetti chiudere il libro, l-a voce interna era troppo
insistente. Infilai i guanti, mi accomodai in capo il
cappello, mi ravvolsi nella cappa e- in un batter d’occhio fui in istrada.
Sapevo da chi dovevo andare.. Via per strade e stradette, fra una folla affaccendata e allegra nel rigido
mattino invernale, vià pet piazze e viali, le mie vecchie gambe ancor svelte e forti, mi portavano come
il vento.
Arrivai finalmente. Davanti al palazzone immenso
dalle innumerevoli finestre, dall’aspetto di vecchia caserma, mi sentii stringere il cuore.
Quanta gente là dentro ! Un alveare umano... e tutti
sconosciuti gli uni agli altri, e tutti intenti egoisticamente a pensare ciascuno alle proprie miserie, a
godere le proprie piccole gioie, senza curarsi affatto
dei vicini che sono a uscio a uscio, che soffrono
forse.
Ah se gli uomini si amassero tutti! se si sentissero
tutti fratelli 1
Al secondo piano, dopo aver attraversato un lungo
corridoio su cui davano di qua e di là molti usci
tutti numerati, ini arrestai dinanzi al numero 17.
Due 0 tre ragazzi sudici, che sbucaron fuori di non
so dove rincorrendosi e vocianuo, mi diedero uno spintone che poco mancò mi mandasse ruzzoloni per
terra. Gettai involontariamente un grido; i ragazzi si
diedero a sghignazzar più forte. Una mamma arrivò
in quel punto e appioppati loro quattro scapaccioni
li rincorse lungo il corridoio. Un uscio sbatacchiò,
poi tutto ritornò nel silenzio.
Che triste silenzio di vecchia caserma abbandonata I
E c’era tanta gente là dentro !
Bussai al numero 17.
« Entrate » disse una voce dal di dentro.
Girai la maniglia ed entrai.
Un grido di gioia m’accolse e due mani fredde
strinsero vigorosamente le mie, e due grandi occhi
brillanti sotto una fronte pallidissima si fissarono riconoscenti nei miei.
In un momento fui fatta sedere in una poltroncina accanto alla finestra, ebbi i piedi appoggiati
sopra un piccolo tappeto di pelo, fui sbarazzata dei
guanti e del cappello.
. La gentile creatura ancora giovanissima che abitava in quella povera, ma pur ridente stanzetta, non
rifiniva di emettere esclamazioni di gioia.
« Oh, chi mai si sarebbe imaginato di vederla oggi...
Lei, proprio lei ! Se sapesse che piacere mi fa ! Ho
tanto pensato a lei, ieri sera, a lei così felice in mezzo
ai,suoi cari i... Come ha potuto ricordarsi di me in
un giorno come questo, e venir poi dì così lontano e
con questo freddo !..».
Sedette di fronte a me e tornò a fissarmi- con q>ue£
suoi occhi brillanti e pieni di una dolcezza cosi malinconica che mi faceva sempre male al cuore..
« Che cosa c’è di strano che io sia venuta a trovarla, Maria ? » le risposi sorridendo; non siamo vecchie amiche? ».
« Oh certo, se non avessi lei, cara Signorina... senon fosse venuta lei, avrei passato sola sola tutto il
giorno di Natale. — Mi creda, qualche volta mi assale una malinconia così grande... ».
« Lo so, cara figliuola, lo so, e io vedo da qpesti
brutti segni qui sotto agli occhi che piange troppo e
troppo spesso *.
Si cacciò indietro dalla fronte alcune piccole ciocche di capelli, volse il capo e fissò lo sguardo fuori
della finestra sulla cupola di S. Pietro che si vedovai
a poca distanza.
Due o tre grosse lagrime le scesero lente giù per
le guance.
c Tia » esclamai, < non son venuta di così lontano
e in un giorno come questo per vederla piangere. Gb*
raggio.«. ».
Ma la giovanotta a un tratto nascondendosi il volto
fira le mani scoppiò in singhiozzi.
Mi sentivo- anch’io così commossa che per qualche
minuto non potei parlare. Ma poi, pian piano, com
gentili parole affettuose, con carezze delicate, riuscii
a calmarla un poco.
Allora ricominciò a parlare col petto ancora ansante
di singhiozzi, colla voce tremante per le lagrime chele facevan nodo alla gola.
c Gh, signorina, lei sa tutti i miei guai ; lei è la
sola persona a cui io li abbia confidati tutti, tuttii...
lei sa- perchè piango.« Creda, qualche volta il peso delle
mie di^razie mi pare così grande, che non mi sento
più la forza di portairlo... Tutti quelli che amavo osono naortì o mi hanno abbandonata, lei lo sa; la- vita,
così sola- mi è odiosa... Finché lavoro, finche ho de
fare colle mie lezioni, finché sono distratta dalle occupazioni della vita materiale, non soffro tanto; ma
quando tomo qui, e mi trovo sola, sempre sola, sempre
sola.« ah, le assicuro, signorina... Nei giorni di vacanza poi.« e oggi, og^«. Se penso che un anno fa!.«. ».
L’interruppi :
< Sta bene, cara, so tutto quello che mi vorrebbe
dire, non si stanchi, non pianga più così forte... pensi
invece alle misericordie del Signore. Ha provato- a
pregarlo come le ho detto io, ha provato a chiedergli
con fede le consolazioni di cui ha bisogno ? ».
« Ho provato, ho provato; ma io non so più pregare... ». Scosse la testa con tristezza. < Qualche volta,
creda, mi è assolutamente impossibile... mi assalgono
dubbi tremendi, che sono cóme ribellioni di tutto l’esssere mio... ah! che vita! che triste vita senza affetti,
senza scopo... ».
Le piccole mani tremavano; sugli occhi era calata
un’ombra di disperata tristezza.
« Venga » le dissi, « venga, preghiamo- ora insieme ».
La feci inginocchiare accanto a me ed elevai a Dìo
il mio spirito pregando con intenso fervore per quella
povera cara anima afflitta.
Quando ci rialzammo, le campane di mezzogiorno
sonavano a festa. L’ombra scura, disperata era sparita
dai begli occhi espressivi, che tornarono a fissarmi
con grande affetto.
« Grazie, Signorina », mi disse la buona figliuola,
» quando sono vicina a lei mi sento più tranquilla,
più forte, più rassegnata... ma quando lei sarà partita...
« Ah, i miei giorni di vacanza sono terribili! •
Volli por fine a quella scena dolorosa.
• Vediamo », esclamai quanto più allegramente mi
fu possibile I lei deve far colazione, e anch’io sento
gli stimoli dell’appetito ; prepari la tavola ; intanto io
scenderò a comperar qualche cosa, poi verrò qui a
farle compagnia ».
Un fulgido sorriso le illuminò tutto il volto.
« Davvero ? Lei vuol restare a colazione con me ?
No, non scenda, non voglio; non vada a comperar nulla.
Farà penitenza, ina si accontenterà per oggi del poco
che c’è nella mia dispensa. Aspetti, vado a prendere
una tovaglia pulita ».
Corse nell’altra stanza e ritornò poco dopo coi bei
capelli crespi ben ravviati e tutta sorridente di una
gioia nuova per lei. Stendemmo insieme la tovaglia
candida, fragrante di lavanda.
Mentre mangiavamo, le chiesi delle sue lezioni. Ne aveva molte, specialmente da due o tre mesi. Non è
difficile a Roma trovar lezioni, se si posseggono buoni
certificati, e Maria era una signorina molto colta, e
conosceva, parecchie lìngue perfettamente. In altri
tempi non avrebbe mai pensato di doversi servire dei
suoi diplomi per guadagnarsi da vivere, ma dopo le
gravi, tremende sventure della sua famiglia... Morti,
fallimenti, perdita dì amici... abbandono di parenti
interessati... Ah, povera figliuola I Era fuggita via da
Firenze e da sette od otto mesi era venuta a Roma a
guadagnarsi il pane. Mi era stata raccomandata da
5
LA LUCE
una mia buona amica, ed io avevo fatto per lei ii poco
che m’era stato possibile.
Durante quel semplice pasto la gentile creatura pareva trasformata, tant’era in lei la felicità di potermi
servire, di aver qualcuno alla sua tavola, di sentire
un cuore caldo vicino al suo.
« Ora > le dissi, quando ebbe sparecchiato, « esca
con me. Due passi le faranno bene ».
« Di già se ne vuol andar viaP »
« Venga con me, vedrà che staremo insieme ancora
per un’oretta o due ».
Non si fece pregare. Ci ponemmo a camminare svelte
svelte, perchè la tramontana era pungente.
♦ Senta », le dissi a un tratto. « C’ è qui da queste
parti una famiglia che vorrei visitare, salga con me... »
€ Ma io non vado volentieri da nessuno, lei lo sa,
sono rustica... »
€ Oh ma questa brava gente non le metterà soggezione, vedrà; venga, venga ».
E la condussi quasi a forza su per una scala lunga
e buia. All’ ultimo piano entrammo in una grande
stanza ingombra e tutta in disordine. Tre marmocchietti rossi, rossi pel freddo, sudici e scapigliati, si
avvoltolavano per terra facendo il chiasso. Al mio
entrare mi riconobbero e furono subito in piedi,
gridando :
« Papà, papà, la Signorina. Venne dall’ altra stanza
un uomo grande e barbuto, che ci accolse con un
largo sorriso di gioia sulla faccia buona e intelligente.
€ Oh ! Il giorno di“ Natale, Signorina, s’è ricordata
di noi... mia moglie sarà così felice di vederla I passino, passino.
Nell’altra stanza c'era la moglie inchiodata nel letto
da due mesi a cagione di forti dolori artritici alle
gambe.
« Come va ? » le dissi stringendole la mano.
< Come vuole che la vada, cara Signorina ; devo ringraziare il Signore che non c’è peggioramento.
* E il lavoro ? »
« Grazie a Dio, il lavoro non manca, ma è la casa,
la casa che va a rottta di collo ! Creda, Signorina, questo pover’uomo è fuori a lavorare dalla mattina alla
sera e quando torna è stanco morto, poi gli uomini...
si sa.. non si può pretendere che facciano quello che
fa una donna...
« Ma le vicine... »
» Eh sì, le vicine... qualche piccolo piacere lo fanno ;
ma qui ci vorrebbe altro che piccoli piaceri... Questi
tre frugoli hanno l’argento vivo addosso e mi mettono
tutto a soqquadro, e s’imbrattano, e rompono tutto...
Ah creda, che quando non c’è mio marito in casa è
proprio una miseria ». ..
Osservavo colla coda dell’occhio Maria, che indifferente dapprima, ascoltava ora con viva attenzione
e girava intorno per la stanza degli sguardi pietosi.
« Bisognerebbe poterli mandare all’asilo tutti e tre »
soggiunsi accarezzando il più piccino, che mi s’ era
attaccato alla gonnella e che frugava nella mia borsetta dove egli trovava sempre qualche cosa che gli
andava a genio.
« Magari ce li potessi mandare... ma e condurceli,
e andarli a riprendere? Bisognerebbe pagare una donna a posta, e non è possibile, creda. In casa nostra,
grazie a Dio, la miseria non c’è, ma si vive appena
appena... »
Intanto Maria mi era venuta vicino e mi. diceva
qualche cosa sottovoce.
« Ma certo », esclamai I • Non è vero. Rosa, che sareste felice se questa signorina, mentre siamo qui, ravviasse un poco i vostri piccini, e rimettesse un poco
in ordine le stanze? »
La moglie e il marito alzarono le mani al cielo per
la meraviglia e tutti confusi vollero protestare. Ma
già Maria s’era tolti i guanti e il mantello e si aggirava sollecita di qua e di là come una brava donnina
di casa. L’uomo si diede ad aiutarla, vergognandosi
di restarsene inoperoso, e in men che non si dica
tutto era rimesso in discreto ordine : Le stanze spazzate, la polvere tolta via, i bimbi lavati, pettinati,
rivestiti a nuovo con un grembialino di bucato, la
tavola pronta, la minestra scodellata, i piccini seduti
a mensa con un tovagliolo grande annodato dietro
il collo.
Ah che sospiro di sollievo uscì dal petto della povera madre 1 Che sorriso beato su quelle facce felici!
'Ci vuol tanto poco per far felice la gente buona !
Mentre mangiavano. Maria mi pregò d’aspettarla un
minuto, e dlsparve. Ritornò poco dopo, con un gran
•cartoccio in mano. Lo depose sulla tavola, l’aperse e
apparve agli occhi estasiati di quella brava gente, una
bella torta fresca, appetitosa...
È impossibile ripetere tutte le espressioni di affettuoso ringraziamento di quel padre e di quella maidre felici. Ci congedammo.
Maria strinse la mano alla povera malata e le disse :
State allegra Rosa ; io ho del tempo e verrò tutti i
giorni a lavorare un pochino per iroi, e quanto a man
dare i bimbi all’asilo ci penseremo, e vedrete che tutto
si accomoderà ».
Uscimmo da quella casa seguite dalle benedizioni di
quei due cuori consolati.
Sulle scale strinsi forte Maria fra le braccia e le
dissi : * Brava, figliuola, brava ; e giacché ho ancora
un po’ di tempo a mia disposizione, venga ancora con
me da una era amica mia che da tanto volevo farle
conoscere ».
Maria non oppose più resistenza. « Vengo dove vuole
lei, » mi rispose, « mi sento così sollevata, così tranquilla finché sono con lei 1 »
La mia amica era una povera infelice, da quindici
anni condannata all’immobilità nel fondo d’un letto.
Una malattia strana, incomprensibile 1’ aveva resa
così impotente.
Tutto il suo corpo era un dolore, non si poteva toccarla senza ch’ella soffrisse spasimi acutissimi ; ella
non poteva sopportare la luce e la sua camera era
sempre immersa nella penombra scura di doppie tende
verdi scendenti fino a terra.
Spiegai tutto questo a Maria prima d’entrare, affinchè non si sgomentasse e non facesse atti di meraviglia che avrebbero afflitto la malata.
Quando il nostro occhio si fu abituato all’oscurità,
la vedemmo distesa sul suo letto di dolore. Il sereno
volto ancora bello nella sofferenza di tanti anni, sorrise di giubilo al nostro entrare.
« Oh, amica mia », mi disse * pensavo che tu fossi
in fèsta coi tuoi parenti, e invece hai pensato a me I
E questa signorina? Ci vedo poco, ma mi pare una
bella e buona signorina... Grazio d’ aver pensato ad
una povera solitaria ammalata, in questo bel giorno
di Natale ».
Gli occhi di Marias si empirono di lagrime —
€ Vede, Signorina » continuò la mia amica, rivolgendosi a lei, ci sono tanti sventurati nel mondo, ma
pochi sono disgraziati al pari di me. Sono sola sulla
terra, vivo da quindici anni in questo letto, affidata
alle cure d’una vecchia serva che mi vuol bene. Qualche buon amico viene s vedermi di quando in quando...
ecco tutto. Eppure in realtà io sono felice, posseggo
tutte le consolazioni che può dare il Signore e aspetto
con pazienza, con rassegnazione, con calma, il momento in cui Egli vorrà chiamarmi a sè. »
Vidi che Maria nascostamente si asciugava gli occhi.
Le strinsi la mano, perchè riprendesse animo e non
mostrasse la sua commozione.
La fioca voce monotona continuò : * Una cosa sola
mi manca, una cosa che desidero vivamente, ma che
mi è quasi impossibile di ottenere, ed è la lettura
della Santa Parola di Dio. QuanÌo qualche amica viene
a trovarmi la prego sempre di leggermene una pagina
0 due, ma in questa oscurità, ben pochi ci vedono,
e poi le visite sono rare... stanno tutti tanto lontano... »
C’era un così doloroso accento di rimpianto in
quella povera voce, che mi sentii tutta turbata... avevo
provato anch’io a leggere il Vangelo in quella stanza,
ma avevo dovuto rinunziarvi ; i miei occhi, che non
sono mai stati molto buoni, non riuscivano assolutamente a decifrare una parola nell’ombra fitta di quelle
tende.
Maria mormorò sotto voce : « Se io potessi... »
Il volto della malata s’illuminò.
« Provi signorina », disse fissandola avidamente.
Un Vangelo è qui sul mio tavolino; si segga vicino a
me, e legga sottovoce e lento lento...
Maria prese il libro in mano. Dapprima a fatica
rilevò qualche parola, ma poi a poco a poco potè
leggere spedita. La dolce voce dal puro accento fiorentino accarezzava l’orecchio, le soavi ineffabili parole Divine scendevano diritte e calde al cuore della
povera malata.
« Basta » diss’ella poco dopo.
Regnò per qualche minuto un silenzio solenne ;
credo che le nostre tre anime fossero tutte raccolte
in preghiera. Finalmente la malata mormorò come in
un sospiro :
. Grazie, Signore, che mi hai mandato un angelo
in questo santo giorno. »
Bisognava andarsene: le lunghe visite stancavano
troppo la malata. Mentre Maria la salutava, ella le fece
cenno che si abbassasse e la baciò lievemente sulla
fronte dicendole : « Grazie, cara, torni se può qualche
volta... mi farà tanto bene, e il Signore la benedirà. »
. Potrei forse venire tutti i giorni per una mezz’oretta 1 » domandò Maria timidamente.
* Dio la ricompensi, venga e le vorrò bene come
fosse mia figlia. »
Maria uscì prima di me, io mi trattenni ancora un
istante e dissi alla mia amica :
. Ha molto sofferto, ha bisogno di consolazione,
l’affido a te...
[ « Va bene » mi rispose semplicemente, « ringrazie
remo insieme il Signore per tutte le sue infinite misericordie, e per tutti i suoi benefizi. »
Queste parole pronunziate da quelle labbra, mi
parvero tanto subbiimi che me ne uscii col cuore
pieno di una fede più viva e più salda che mai.
Giù nella strada Maria mi prese tutte e due le mani
e me le strinse con effusione.
« Non so come ringraziarla della sua bontà », mi
disse. « E’ un Natale benedetto questo, lo sento.
Mi pare che d’ora innanzi una nuova vita comineará
per me. Grazie, grazie con tutta l’anima. Ma ora dobbiamo separarci : lei è aspettata in una casa piena di
gioia e di festa, io devo rientrare nella mia solitaria
e silenziosa a meditare, a pregare, a far nuovi progetti per l’avvenire. •
La baciai e l’abbracciai stretta stretta.
« Penserò a lei molto, e pregherò per lei. Ci rivedremo presto. Addio.
Quel Natale passò: ed eccone un altro.
Di nuovo c’è festa nelle sale di via del Babuino.
Ma che festa 1 Un altro piccolo piccolo, Mario è venuto
a prendere il posto di quello ohe era partito quattro
anni or sono, e la festa del Natale deve essere anche la
festa del suo battesimo.
Accanto allo splendido albero preparato dalla madre e dal padre esultanti, è Stata trasportata la culla
tutta trine e nastri. Fra quelle trine e quei nastrisi
agitano due manine minuscole color di rosa, e brillano due occhietti neri, vivi, lucenti, e sorride una
boccuccia rossa come il sangue.
Intorno alla culla i ’quindici cuginetti guardano a
bocca aperta quella meraviglia,'quel portento di bimbo
dimenticando perfino di ammirare l’albero gigantesco.
Il pastore che deve amministrare il battesimo entra
finalmente nella sala e dietro a lui entrano signori e
signore. I ragazzi fanno largo. Il piccolo portento vien
tolto dalla culla e dato in braccio alla madrina e la
cerimonia si compie nel più solenne silenzio.
La madrina depone di nuovo nella culla il piccino
e lo bacia, poi i suoi occhi scintillanti di contentezza
incontrano i miei.
« Signorina, mi dice avvicinandosi, un anno solo è
passato, ed io sono un’altra creatura. Devo a lei tutto ;
nuovi affetti, nuove gioie, la pace intima del cuore,
una più serena, più pura visione delia vita, un amore
sempre crescente per tutti quedli che soffrono, una
brama sempre più viva di imitare per quanto è possibile il Divino Maestro... tutto devo a lei. »
€ Ah, non a me, non a me, cara figliuola, » le rispondo io prendendola a braccetto, « ma a Colui che
ci guarda e . ci benedice in ogni istante della nostra
vita. Egli, Egli solo ha parlato al tuo cuore or fa un
anno quando t’ha ispirata di uscire dal tuo egoistico
dolore per dedicarti con tutte le tue forze a consolare
altri dolori, a rallegrare altri cuori afflitti. Amare,
consolare, pregare : ecco gli scopi della vita, ecco le
vere gioie della vita. »
Mentre il bel volto radiante di Maria s’illumina di
d’interna felicità, i miei frugoli di nipotini ci vengono
attorno e ci separano trascinandoci verso la sala da
pranzo.
Quei birichini sono tutti entusiasti della loro maestrina d’inglese; e la vecchia zia... ah la vecchia zia...
bisogna pur confessarlo ne è un pochettino, un pochettino gelosa...
K. C. G.
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dal 20 Dicembre — Legature in tela stile quovo,
serie ed eleganti insieme. —- Lire UNA la copia, franca
di porto in tutto il Regno. — Spedire ordinazioni alla
Libreria Claudiana, Via de’ Serragli 51, Firenze.
Proposto dall’Alleanza Evangelica per la
settimana di preghiera.
Domenica 3 Gennaio 1909.
Argomenti per Sermone.
Ecco io fo ogni cosa nuova. Apoc. XXL 5
Gesù Mediatore del nuovo patto. Ebr. XII. 24
Se alcuno è in Cristo egli è nuova creatura. 2 Cor. V. 17
Io vi do un nuovo comandamento. Giov. XIII. 34
Noi aspettiamo nuovi cieli e nuova terra. 2 Piet. III. 13
E cantavano un cantico nuovo. Apoc. XIV. 3
Colui che testimonia queste cose, dice : Certo io vengo
tosto. Apoc. XXII. 20
Lunedi, 4 Gennaio 1909.
Ringraziamento ed Umiliaz...,^^
Ringraziamento per le benediziiani'pesate e per la
fedeltà di Dio il Padre. Per la pdteh'za dell’ Evangelo
di Cristo ; per il dono dello Spirito Santo ; per la fedeltà e r amore di molti alle Sante Scritture, per un
profondo e crescente desideriad'un risveglio spirituale.
Umiliazione a cagione del materialismo e della monda
1'
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ÍÍ5V "Ù.')
6
nità delle Chiese. A cagione del rilassamento nella no
stra vita religiosa, della relativa scarsezza delle conversioni, della mancanza di zelo, di desiderio, di santità,
di amore e di fede.
Lettura della Parola di Dio
Deut. Vili. Salm. CHI. Daniel. IX. 319. Ap. II i-7
Martedì 5 Gennaio 1909.
La Chiesa Universale ; Preghiera per “ il Corpo
unico „ di cui Cristo è il capo.
Preghiere per una maggiore manifestazione dell’« Unità dello Spirito nel legame della pace ». Perchè vengono rafforzate le file dei membri della Chiesa spirituale, perchè vengano adoperati metodi spirituali e non
mondani nell attività della Chiesa ; perchè prevalga
una maggior conoscenza della Parola di Dio, e un
maggior amore per essa ; perchè la santità della vita
si unisca all ortodossia della fede ; perchè la potenza
dello spirito possa accompagnare il ministero della Parola per 1’ educazione del popolo di Dio e per la conquista delle anime; preghiere per i vari rami dell’Alleanza Evangelica e per l’estendimento della sua influenza fra le Chiese in tutto il mondo ; preghiere per
tutti i Cristiani perseguitati.
Lettura della Parola di Dio
Ef. 1. 15-23; III. 14-21; Col. 1. 9-19; H. 9-10; Eb
XIII 17-21.
Mercoledì 6 Gennaio 1909.
Naeioni e loro Governanti
Preghiera per tutti i Sovrani e Governanti, affinchè
la, pace prevalga fra le nazioni ; che la verità e la
giustizia prevalgono nella vita civile, pòlitica e commerciale : che possano cessare le crudeltà nel Congo e
il traffico dell’oppio nella Cina ; che l’intemperanza,
l’impurità, il gioco ed altri vizi possano scemare. Preghiere per i Giudici, pei Magistrati, pei Legislatori,
pei Giornalisti, pei Soldati, e in generale per tutti
coloro che'hanno cariche, affinchè possano disimpegnare
il loro dovere nel tihior di Dio ; preghiere per una
più larga e vera osservanza del giorno del. Signore,
per Puniversale libertà religiosa, e per l’espandersi
della verità Evangelica.
Lettura della parola di Dio
Matteo V. 1-18; Eomani XIII; XIV. 17-19 Apoc
XXL 21-27. ■
Giovedì 7 Gennaio 1909.
Missioni estere.
Lodi al Signore perchè il Vangelo si mostra adatto
ad ogni individuo e ad ogni razza : lodi al Signore per
le nuove porte che si sono aperte e per le maggiori
simpatie che il Vangelo va conquistando. Preghiere
per le Società missionarie, specialmente per quelle, che
lavorano nelle contrade d’Oriente. Per i nuovi operai
mandati da Dio, per tutti i lavoratori in paesi stranieri, affinchè la loro fede sia fortificata, perchè sieno
evitati gli scoraggimenti, e si accresca la cooperazione, perchè scompaiano gesuitiche ed altre malvage
influenze ; preghiera per le missioni mediche, per l’opera femminile fra le donne, per i pastori e gli evangelisti indigeni, per tutte le Società bibliche, e per
coloro che si dedicano alla traduzione e allo spargimento della Parola di Dio.
Lettura della Parola di Dio
Sai. LXXII ; Lue. XXIV. 46-49 ; Att. I. 7-8 Eom
X. 8-15 ; Ap. VII. 9-10.
Venerdì 8 Gennaio 1909.
Famiglie, istttuii d.*ed/ueazione, giovani*
Lodi al Signore per i genitori savi, pei maestri di
Scuole domenicali e per altri, che coll’ insegnamento,
coll’esempio e colla preghiera conducono i giovani a
Cristo.
Preghiere affinchè i genitori abbiano a vivere in
modo da riuscire a condurre i loro figlioli ai piedi della
Croce: affinchè gli operai che si consacrano alle scuole
domenicali sieno moltiplicati, e possano sempre meglio
lavorare alla conversione di molti ; affinchè un’influenza
spirituale pervada tutte le Università e tutti gli istituti educativi; affinchè una fede vigorosa unita ad lum
serietà tutta SBirìtualA fthViìann a
serietà tutta spirituale abbiano a wu..»v.maui«K^ii«i3s
ogni insegnante ed ogni studente di teologia ; affinchè
ogni Società cbM lavora per il bene spirituale dei giovani e dei faneinlli sìa benedetta.
Lettssfit della Parola di Dio ~
I Samuele I. 27-28 ; III, 8-10, 19-21 ; Ef. IV 1-4 •
2 Tim. III. 14-17 : IV. 1-5.
Sabato 9 Gennaio 1909.
Missione interna, e gli Israeliti.
Preghiere per la Missione interna e per gli operai
che lavorano in essa; per i medici e per tutti quelli
LA LUCE
che si affaticano attorno ai malati ed ai morenti. Per
i culti che in alcuni luoghi si tengono all’aria aperta,
per gli Evangelisti e per l’opera di evangelizzazione ;
per un prossimo ritorno degli Israeliti nella loro patria,
e per la loro conversione come popolo ; per tutti quelli
che lavorano nelle missioni fra gli Israeliti.
Lettura della Parola di Dio
Is. LXIII. 1-7 ; Zac. X. 8-12 ; XIII. 1-2 XIV. 8-9,
20-21 ; Eom. XI. 25-36 : Ap. XXII. 20-21.
J^elle terre irredente
L’ineffabile nostra alleata, fra i suoi tripudi imperialisti, non ha mente nè tempo per occuparsi delle
violazioni dei diritti dell’uomo e del negato rispetto
alla libertà d’nna coscienza.
Ecco che cosa ci scrivono da un punto di quel litorale che la geografia e l’etnografia vorrebbero italiani, ma che la politica dichiara austriaci.
Un sacerdote romano, la di cui fede nel verbo del
Vaticano è stata scossa assai, si mette in corrispondenza con un evangelico. Questi, spedisce al nuovo
amico, alcuni opuscoli... ma ha dimenticato che in
quelle beatissime regioni, trono ed altare, aspersorio
e sciabola si confondono in unico regime assoluto.
Quindi il detto p-icco dalle mani dell’ufficiale postale e di quello doganale passa per la revisione
nelle mani del Eeverendissimo parroco I
Il povero sacerdote si vede tosto chiamato ai « redde
rationem » davanti al cancelliere di curia, fiancheggiato da un delegato della I. e R. Polizia per sentirsi dichiarato sospeso « a divinis » e severamente
ammonito con relativa pubblicazione « in foro ecclesiastico ».
Non aggiungiamo altro per ora circa la violazione
delle corrispondenze provenienti dall’Italia... e probabilmente d’altrove; ma non ci sarà al nostro Parlamento chi, dopo aver protestato contro coloro che
maneggiano il randello sugli omeri dei cultori di
studi proseguiti in italico idioma, inquisiscono le coscienze che vogliono evangelicamente servire Iddio,
col meditare su testi in lingua italiana ?
E’ probabile che in omaggio alla triplice, una
volta di più la consegna Sarà di russare ed il . non
te ne incaricà » si ripercuoterà dalla Consulta a
Montecitorio e da Montecitorio alla Consulta. ***
IntolleranzaM^ubblicana
E’ risaputo che vi sono dei tali più realisti del
re... Ora veniamo a conoscere degli altri che fino
a ieri stimavano di rappresentare l’incarnazione
della < cosa pubblica » (in cui è compresa la libertà individuale) i quali invece, per fanatismo repubblicano, sopprimono l’altrui libertà di coscienza.
Dopo avere mossa guerra ai regni della terra,
bisogna pure dichiararla al Regho dei Cieli. La
virtù repubblicana, nel nostro bel paese, che non
permette di riconoscere un re in sulla superficie
del globo, non può più tollerare che se ne onori e
se ne serva uno, il quale domini su tutte le terre
e su tutti i globi.
Pertanto in talune regioni non può ascriversi al
partito, nè fare parte di esso, chi ancora professa
fede ed ubbidienza al supremo Reggitore, Iddio.
Nessuno inarchi le ciglia ed esclami ; queste sono
esagerazioni maligne, trovate di cattivo gnstol
Ecco cosa ci si scrive da una città di Romagna, che
potrebbe anche essere Porli :
« Nella Società Aurelio Saffi, fuori le porte,
vepue deliberato che non può appartenere al partito repubblicano chi frequenta le adunanze della
Chiesa Evangelica o chi fa parte di essa ! ».
Senza disturbare il professote Ghislieri ed il
Consiglio direttivo della * Ragione » ci rivolgiamo
direttamente all’onorevole Gaudenzi, deputato del
collegio, per sapere se la Aurelio Saffi di Porli,
extra muros, non abbia ricevuto un attestato di benemerenza speciale dalla Sacra Congregazione del
S. Ufficio ac.compagnata da specialissima benedizione di Sua Santità.Pio X ?
Se «scora non fossero giunti, reclamino I
UN eENTENHRl©
Il locale di via della Vigna Vecchia, 17 — accanto al Bargello — ove si raduna una parte dei
‘ Fratelli » di Firenze, era insolitamente affollato
la sera di martedì, 8 Dicambre : si trattava di commemorare il centenario della nascita del conte Pietro
Guicciardini — che mancò ai vivi nel marzo del
1886. Il sig. C. A. Zanini, conduttore di questa
Chiesa, ave.a diramato inviti ai pastori, ministri e
professori evangelici di Firenze, e per mezzo di
essi alle Chiese sorelle, e tutti corrisposero all’appèllo, cosicché, alle 16, la bella ed austera sala si
trovò gremita di ascoltatori. L’ing. sig. E. Bianciardi, chiamato a presiedere l’adunanza, ne espose
il programma, troppo vasto pel tempo di cui si potea disporre, dimodoché fu dovuto sfrondare, con
gran rammarico di tutti. Diciamo subito, che gl’intermezzi fra un oratore e l’altro furono consacrati
ad inni e canti, a cui presero parte ora l’assemblea,
ora i giovani dell Asilo G. Comandi, ora le giovanetto dell’Istituto femminile di via del Gignoro, ed
ora gli studenti della Scuola valdese di teologia,
con accompagnamento di armonio.
Il sig. C. Zanini ricordò, nei più brevi termini
possibili, i fatti più salienti della vita, della conversione, dell’attività missionaria del conte Piero
Guicciardini, dopo averne narrata la discendenza
dai tempi più lontani. In vero, la prosapia dei Guicciardini si rese benemerita di Firenze, per le alte
cariche pubbliche rivestite, e per aver d-ito esempi
di nobiltà di carattere non solo, ma di operosità,
come usavano allora le grandi casate fiorentine.
Parlarono, fra gli altri, il sig. Manfredini, uno
degli ultimi compagni d’opera del conte Guicciardini, venuto da Ferrara appositamente per rendere
omaggio alla di lui memoria e ricordare quant'ei
fece a pro dell’opera del Signore in Italia, circondato da un manipolo di cooperatori, devoti alla sua
persona ed ai concetti suoi speciali, in materia ecclesiastica e religiosa.— A questo riguardo il prof.
E. Bosio rilevò che se, in cose secondarie, non
tutti avrebbero potuto consentire col conte Piero
Guicciardini, ogni evangelico invece, nelle cose fondamentali, era pienamente d’accordo con lui. L’»nità nella varietà, come rilevò il sig. 0. Longo
in una preghiera, ecco quello che costituisce la saldezza e la bellezza della religione di Cristo : Egli
il tronco, le Chiese i rami !
Il conte Piero Guicciardini si era occupato della
diffusione delle S. Scritture ; anzi, aiutato da valenti
linguisti, ne curò una edizione speciale, che andò
col suo nome, e che era del nostro Diodati ammodernato. L’edizione è ornai esaurita, ma ha fatto
del bene, come ne fa tutto ciò che tende a far
meglio conoscere la Parola di J)ìo.l\s\g. A. Meille,
come già rappresentante in Italia della Socielà B.
B. e F., rilevò il fatto, e lo collegò a quell’altro
del conte che leggeva la Bibbia nel suo palazzo col
suo portiere calzolaio. Mai più nobili nè l’un nè
l’altro !
Il sig. Pali, rappresentante dei « Fratelli » che
si radunano in Via Nazionale, disse quanto egli e
la sua congregazioue si associavano alla odierna
manifestazione ; poi, essendo ornai l’ora tarda, la
solenne funzione fu chiusa con uno dei cantici designati e una preghiera del sig. Norlenghi, che raccomandò a Dio alcuni malati della chiesa.
Ben fece il nostro caro ed amato collega, sig. C.
Zanini, , di ridare alle stampe l’opuscolo sul Conte
Piero Guicciardini, pubblicato nel 1902 : lo si può
avere da lui per cent. 25. In quelle pagine, si leggeranno molte cose degne d’esser conosciute da quegli
evangelici — e sono tanti ! — che, per l’amplissima
libertà di coscienza di cui ora si gode, non sanno
quanto essa fosse ristretta nei primordi dell’evangelizzazione I — Ben fece altresì il sig. Zanini .—
e non avrebbe potuto far diversamente —- di evocare in questa circostenza la memoria di Teodoric»
Pietrocòla Possetti, il quale, come dice nna nota
dell’opuscolo: « fu convertito all’evangelo in Inghilterra, particoliàrmente per la istrumentalità del
7
LA LUGE
Conte P. Guicciardini, ne divenne Tintimo amico ed
il più valente suo cooperatore... Dei suoi Inni^
se ne cantano in quasi tutte lé chiese evangeliche
in Italia, ed anche all’estero ». Egli mori, d’improvviso, la Domenica 3 Giugno 1883, appena terminato il culto in Via Vigna Vecchia — precedendo
di tre anni la « tornata a casa » del conte Guicciardini. Entrambi lasciarono un’impronta luminosa
sulla via del lóro pellegrinaggio terrestre. Y.
jtdla penisola e nelle Jsole
(Notizie delle nostre Chiese)
Verona
Il giornale clericale Verona Fedele ha accasato il
nostro pastore signor G. Messina di essersi slanciato
nella politica trattando in una delle sue pubbliche conferenze l’argomento : « Il risveglio del patriottismo in
Italia dopo i recenti tumulti universitari di Vienna. »
Accusa fuor di posto, ipotesi senza fondamento! E
Verona Fedele se ne sarebbe avvista, se avesse avuto...
il coraggio di mandare un cronista nel. nostro tempio
di Via del Duomo. Ma si! I clericali son còlti dalla tremarella, quando varcano la soglia delle chiese evangeliche ! Alla larga !
Siena
Abbiamo qtii sul tavolino la relazione annua 1907-08
di questa chiesa. Il numero dei membri comunicanti
si è accresciuto. I culti domenicali sono stati sempre
ben frequentati la mattina. Non di rado, più uditori
ancora alla radunanza della sera. « Abbiamo avuto quest’anno, più del solito, anime ansiose di conoscere la
verità che è in Cristo ». Una sessantina di alunni alla
scuola domenicale. * L’Unione Cristiana Femminile ha
eontinuato a lavorare con zelo e con amore » provvedendo, come in passato, alla refezione scolastica durante i 3 mesi invernali. « Le Finanze segnano un
progresso ».
Campobasso
« La sera dell’8 corrente, il giovane oratore C. De
Angelis, valdese, tenne una pubblica conferenza svolgendo magistralmente il tema : « La madre di Gesù
nella Chiesa romana e nel Cristianesimo ». Molto pubblico v’intervenne, fra cui vari professori delle nostre
scuole.
L’oratore, con un- fine e brillante parallelismo storico-critico, mostrò come la madre di Gesù, nel Cattolicismo, non è che la Madonna, la Dea, priva di vita
e bellezza propria: è Iside, priva del fascino che la
fantasia lussureggiante del paganesimo aveva circondato la sua Dea. Passò poscia a tratteggiare la fisonomía storica ed umana di Maria, ricavando dalle poche
tinte degli Evangeli colori sufficienti per far rivivere
e sentire tutta la vera vita umana e la naturale bellezza di colei, che fh la madre di Gesù, e che la fantasia popolare ha divinizzato col figlio suo.
Il giovane e valente oratore ci fece gustare una
buona ora di diletto intellettuale con la sua parola elegante ed animata ».
(Dal Giornale d’Italia) ¡~
Salice piangente
In poche settimane la seconda Chiesa Valdese di
Milano ha perduto tre cari fratelli, nell'ordine seguente:
Pozzi Romeo — già cattolico romapo in buona fede,
cadde nell’indifferenza e dal contatto dei compagni di
lavoro condotto nell’incosciente incredulità. Un nostro
fratello gli parlò della fede in Cristo e, dalla lettura
del Vangelo si senti attratto verso la conoscenza della
verità; cominciò a venire alle nostre adunanze e divenne poi uno dei più assidui frequentatori. Dopo un
anno fu ammesso membro effettivo della chiesa e da
quattro anni era stato eletto membro del Consiglio di
■Chiesa.
Nella scorsa primavera fu colpito da forte bronchite
ma, giovane forte e robusto pensava che fosse cosa da
poco e, spinto dalla necessità al lavoro, si trascurò ;
la bronchite si converti in polmonite e il poveretto,
dopo parecchi mesi di malattia, spirava con esemplare
rassegnazione, il 24 Novembre p. p. Il giorno dopo
ebbe luogo il trasporto funebre, accompagnato oltre
•che dalla famiglia, dai parenti e numerosi fratelli in
fede, anche da alcune centinaia dei suoi compagni di
lavoro essendo stato chiuso, in segno¡di lutto, il grande
^stabilimento.
Il Signore conforti e consoli la madre e le sorelle
del caro pstinto, e riempia il vuoto lasciato dal caro
Pozzi nella chiesa.
*
* *
Cozzi Luigi — vecchio fratello, primizie dei primi
anni della evangelizzazione in Milano, fu un credente
sincero, buono quanto benefico, finché potè disporre
del fatto suo. Divenuto vecchio, ma sempre giovane
nella fede, dopo alcuni mesi pas.sati nell’Asilo Evangelico, fu dai parenti ricoverato all’Ospedale Maggiore.
La mattina di domenica, 6 corrente, in un momento
di delirio prodotto da debolezza, la suora in servizio
chiamò il prete, il quale si affrettò ad amministrargli i sacramenti di santa madre chiesa ; ma ahimè !
poco dopo fu colpito da congestione cerebrale. Tre
giorni fu sotto la violenza convulsiva ; ma prima di
morire riacquistò i sensi e, alzando le mani verso il
cielo, pronunziò qualche parola confessando il nome di
Gesù — e spirò
I parenti di lui, sebbene cattolici romani, non credettero nella sincerità dei sacramenti amministrati dal
sacerdote, e vollero che la salma del caro estinto fosse
accompagnata coi riti evangelici, perchè convinti essi
medesimi che tale fu sempre la fede del nostro buon
Cossi.
*
*
Ornaghi Antonio — malgrado la sua imperfezione
fisica fu tra i più forti nella lotta delle famose Cinque
Giornate del 48, contro gli Austriaci, e fu pure un’altra delle primizie dell’opera in Milano e membro di
questa chiesa fino dal 1860-61. NeU’anno 1864, si consacrò al colportaggio piantando le sue tende a Fara
Novarese, ove dimorò circa tre anni, facendo le sue
gite missionarie fra i paesi posti alle due rive della
Sesia, da Novara a Varallo. Fu largamente benedetto
nella vendita delle Sante Scritture e, colla sua dialettica e forte convinzione della verità, persuadeva e convinceva molti fra quelli che lo avvicinavano; per questo
era odiato mortalmente dagli avversari. Nell’opuscolo:
« Storia del Vangelo in Fara Novarese » si parla
alquanto di lui e dei pericoli a cui si trovò più volte.
Liberato il Veneto, dopo la guerra del 1866, il nostro Ornaghi andò per tutto il Lombardo-Veneto, e passando da città e paesi giunse a Udine, suo ultimo
quartiere generale per l’opera sua in tutti i paesi sparsi
nel Friuli ; e fu lui che raccolse i primi amici del
Vangelo che furono la base della chiesa evangelica in
Udine.
Dopo cinque o sei anni di lavoro consacrato allo
spargimento del Vangelo, stanco dalle fatiche, cessò
l’opera del colportaggio e ritornò alla sua occupazione
di chincagliere, a Milano, prestando per molti anni il
suo servizio attivo alla nostra chiesa, prima come diacono, poi come anziano. Infine, a 79 anni, fu colpito da
grave malattia, e quando sembrava fuori di pericolo,
la notte dell’11 corrente fu offeso da nuovo malanno
e spirò. — Al trasporto funebre, che ebbe luogo alle
ore 14'di Domenica scorsa, accorsero fratelli e sorelle
antichi e nuovi — a rendere l’ultimo tributo di testimonianza; numerosi furono gli amici personali e vi
fu eziandio la rappresentanza, con vessillo, della Croce
Verde della quale istituzione fu uno dei benefattori.
Fu ancora tra i maggiori contribuenti per la erezione
del nuovo tempio e nel suo testamento si ricordò anche
dei poveri della nostra chiesa e dei poveri ammalati
all’Asilo Evangelico.
A tutti e tre i cari estinti un nuovo : — a rivederci
in Cristo !
Damiamo Bopgia
*
* *
A Torrepellice è morto Bartolomeo Goss, chiamato
per antonomasia 1’« anziano Goss », bella figura di cristiano ricco di fede, di zelo, di amore largo, operoso,
costante.
OLTRE LE ALPI E I MARI ^
(Notizie delle Chiese Evangeliche estere)
Svizzera
Leggiamo nell’ottimo periodico Foi et Vie un eccellente articolo del Dr. G. Grilli pastore a Livorno ;
nel quale il nostro bravo amico sintetizza felicemente
il movimento religioso odierno d’Italia e gitta fiducioso
uno sguardo sull’avvenire. L’articolo ha per titolo : Les
destinées religieuses de VItalie.
Miranda
(e. r.) La domenica 29 novembre, alle 3 del pomeriggio, ebbe luogo, nella Chiesa della Redenzione, in
Parigi, la celebrazione del centenario della Chiesa Lu
terana in detta città. « Le Témoignage », org ano ufficiale della Chiesa, racconta diffusamente tutti i particolari della festa che durò oltre 4 ore e riuscì oltremodo solenne ed edificante. Fra i molti discorsi proferiti
leggemmo con speciale interesse quello del venerato
Decano sig. Giorgio Appia, oriundo Valdese, incaricato
di rendere omaggio ai membri laici del concistoro. In
quella occasione la Chiesa luterana di Parigi venne
onorata nella persona del suo Ispettore ecclesiastico
sig. Pastore Weber, il quale fu decorato da Sua Mae stà
Gustavo V, re di Svezia dell’ordine della Stella polare ^
e nominato dottore in teologia, honoris causa, dalla
facoltà di teologia dell’Università di Rostock.
Come si sa, la Chiesa della confessione d’ Ausburgo
sorse in Parigi, cent’ anni or sono, sotto gli auspici
dell’Ambasciata di Svezia.
Germania
(/- . C.) La « Allgem. Ev. Konferenz » della Germania, radunata quest'anno nella città di Hannover, ha
trattato in extenso l’argomento che al presente interessa tutta la cristianità : « l’insegnamento religioso
nella scuola » e vuole senza sacrificare alcuna delle
verità rivelate, metterlo in armonia colle aspirazioni
ragionevoli del momento attuale. E’ stato inoltre posta
in rilievo la crescente imptfftanza della partecipazione
dell’elemento detto laico a kutte le manifestazioni della
vita della Chiesa. Si 'vede che nelle chiese evangeliche
il clericalismo viene combattuto da coloro stessi che
vengono conisiderati come componendo il clero. Se altrettanto accadesse nella chiesa papale ! Ben tosto crollerebbe il Vaticano !
PRIMAVERA DELLA VITA
(e. r.) Le Unioni Cristiane di giovani, dei due sessi
a Ginevra, hanno tenuto dal 15 al 22 Novembre delle
adunanze, dapprima nei quartieri eccentrici, poi nel
centro stesso della città ! Le riunioni della periferia
hanno sortito esito piuttosto negativo ; non cosi quelle
del centro che sono riuscite affollatissime, massime le
le riunioni di giovinette. Lo scopo quindi si può dire
in gran parte raggiunto e l’esempio delle Unioni ginevrine è degno di essere proposto'aU'imitazione delle
altre Unioni.
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L’Amico di Casa, 68 pagine, biblico,
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Il Messaggero di Pace, 48 pagine, verso
biblico ogni giorno.............. • • 0.25
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Almanacco delle U. C. d. G., biblico . » 0,10
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II. Testi biblici per parete :
Testi argentati, cm. 30 per 44, 6 versetti differenti, ciascuno . . • ’’ LOO
idem. cm. 30 per 15. 4 ver.setti differenti, ciascuno..........., • . • ' ^^5
idem cm. 15 per 19, 2 versetti difrenti, ciascuno. . . . . ‘ 0-50
idem, cm. 12 per 15, 2 versetti differenti. ciascuno...................• 0,40
idem, cm. 9 per 19, 2 versetti differenti, ciascuno..............■_ « 0.30
Testi colorati, cm. 30 per 44, 5 versetti
differenti, ciascuno.........._ • • • 0,50
idem, cm. 24 per 17, 8 versetti differenti, ciascuno...................* 0.25
idem, cm, 20 per 25,7 versetti differenti, ciascuno...................‘ 0.25
III. Testi biblici francesi :
Dimen. cm. 17 per 12 — 10 var. cias. < 0,20
. 18 per 12 — 2 « * 0,25
. 24 per 12 — 12 « « 0.40
t 26 per 15 — 6 « « 0.50
« 29 per 21 — 12 « * 0.60
« 33 per 24 — 10 « • 1.00
IV. Cartoline bibliche : ^
Italiane — 60 varietà ciascuna - . . «f 04|5
Francesi — 60 varietà «....■»■♦ 0.15
V. Libii ed opuscoli:
Lettere di Natale 1908 per Fanciulli e
per Adulti ; le 100 copie ..... • 3.00
Falco, racconto originale per bambini,
ciascuno....................
Prove e benedizioni, racconto pei giovani, ciascuno . . . ,..................‘ 1-00
Geografia della Palestina ili. voi. II.
(sottoscr. L. 1) ciascuna ..... « 1.50
Cemento sull’ epistole della cattività
(Ef. Fil., Col., Filemone). ciascuno « 4.00
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