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Armo IV
;|i numero 2
I del 12 gennaio 1996
I L. 2000
Torino
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Bibbia e attualità
GIUSTIZIA
NON CARITÀ
TV T EL suo discorso di fine d'anno il
1V presidente della Repubblica oltre ad avere citato la Facoltà valdese
di teologia (e questo è stata per noi
una gradita sorpresa) ha anche accennato alla questione della povertà,
dicendo della sua commozione per il
fatto che sia stato cancellato dal codice il reato di accattonaggio. Il fenomeno della povertà avrebbe forse
meritato una parola in più. Pierre
Camiti, già segretario della Cisl e oggi presidente della Commissione
d’indagine sulla povertà, istituita
dalla presidenza del Consiglio, ha
recentemente dichiarato che «i poveri sono il prezzo che le società ricche
hanno messo in conto per il proprio
benessere». Se questo è vero, la massa dei poveri, che già oggi nell'Europa comunitaria conta qualcosa come 50 milioni di persone, è destinata
a crescere con un impatto devastante
nella nostra società. Aumenterà la
sofferenza di milioni di esseri umani, dai bambini che malnutriti e poco o nulla scolarizzati, non riusciranno a trovare una collocazione nel
mondo del lavoro, agli adulti che per
fare fronte ai problemi della soprav' vivenza o prenderanno la via della
delinquenza o saranno tentati di
porre fine alla propria esistenza, agli
anziani condannati a vivere una
vecchiaia da incubo. Chiedere l’elemosina o esercitare la carità non sono la risposta giusta a un problema
che, prima di tutto, è una questione
di giustizia.
Tpoveri li avete sempre con voi»,
disse Gesù ai suoi discepoli.
Dietro a questa parola (che è
un’analisi, non una condanna) sta
la constatazione che la povertà è il
risultato delle nostre organizzazioni
sociali, qualunque esse siano, per
cui è necessario apportare ad esse
dei correttivi che ristabiliscano
l’equità nella distribuzione dei beni,
della ricchezza e del lavoro.
È stupefacente constatare come
già nell’Antico Testamento il problema sia stato affrontato con lucidità,
inventando due istituti: l’anno sabbatico e il giubileo (Deut. 15 e Lev.
25). Il primo, celebrato ogni sette
anni, prevedeva la remissione dei
debiti e il secondo, ogni cinquanta
anni, stabiliva anche la ridistribuzione delle terre, cioè dei mezzi di
produzione. Il domenicano R. de
Vaux in una fondamentale opera
sulle istituzioni dell’Antico Testamento tratta questi due istituti nel
capitolo riguardante le istituzioni
civili e in particolare l’economia.
Non è corretto perciò celebrare il
giubileo in chiave religiosa, così come si appresta a fare la chiesa cattolica per il prossimo 2000, mentre è
più biblicamente fondato chiedere,
come già fanno il Consiglio ecume^
nico e altre organizzazioni di chiese,
che siano rimessi i debiti dei paesi
del Terzo Mondo.
La risposta che va data alla povertà, una delle grandi sfide dei
prossimi anni, deve esercitarsi sul
piano della politica e dell’economia.
Una risposta caritativa non risolve
il problema ma perpetua una situazione di dipendenza, di soggezione e
lascia inalterate le condizioni di ingiustizia e disuguaglianza, i privilegi dei pochi e le sofferenze dei molti.
Luciano Deodato
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANTJELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
A colloquio con i deputati evangelici Lino De Benetti, Lucio Malan, Domenico Maselli
Ci vuole un governo che faccia le riforme
/ «tecnici» hanno esaurito il loro compito. È urgente un esecutivo politico che faccia
innanzitutto la riforma elettorale e quella del l'organizzazione dello stato. Le votazioni a giugno
GIORCIO GARDIOL
UN anno fa, di questi giorni,
Lamberto Dini riceveva l’incarico dal presidente della Repubblica per formare un governo «tecnico» con compiti limitati. Si formava così un governo che aveva tra i
suoi propositi dichiarati l’approvazione della «par condicio» circa la
propaganda elettorale, risolvere il
problema del possibile conflitto di
interessi tra il ruolo di governo e la
proprietà delle imprese, riformare
il sistema pensionistico, impostare
la legge finanziaria in armonia con
gli accordi di Maastricht.
Alla vigilia di un dibattito parlamentare di verifica che si preannunzia teso, abbiamo chiesto a tre
parlamentari evangelici il loro giudizio sul governo di Dini. «È un
giudizio negativo - dice Lucio Malan, deputato del collegio di Pinerolo e aderente al gruppo dei Fèderalisti liberaldemocratici -. Dini è
responsabile della ripresa dell’inflazione, ha fatto una Finanziaria
con le toppe anziché fare le riforme;
ha difeso la vecchia politica e i soliti interessi rendendo più poveri i
poveri, e ha tartassato chi produce». Per Lino De Benetti, deputato
di Genova e .aderente al gruppo dei
Progressisti-Verdi «il giudizio è
moderatamente positivo. Abbiamo
appoggiato il governo per fare un
argine alle destre dopo il primo governo di Berlusconi. Era però un
governo di transizione, non il nostro governo. Ci sono dei ministri
che hanno fatto un cattivo lavoro.
Non siamo d’accordo con l’ennesima lottizzazione della Rai. Questo
ci fa dire che questo governo così
com’è ha finito il suo mandato».
Più positivo è invece il pastore Domenico Maselli, deputato di Lucca
e aderente al gruppo dei Progressisti-Cristiano sociali: «L’operato di
Il governo di Lamberto OinI il giorno della sua presentazione in Parlamento. Era il 17 gennaio 1995
Dini è sostanzialmente positivo, con
alcuni aspetti negativi come l’abuso
dei decreti legge che impediscono al
Parlamento di legiferare. Un governo più positivo di quello che l'ha
preceduto».
Come se ne esce? Con le votazioni subito, tra sei mesi, tra due
anni? C’è urgenza di una riforma
elettorale che garantisca al futuro
governo di poter governare, concordano i tre deputati evangelici.
«È necessario fare un governo che
faccia una nuova legge elettorale
sulla base della “proposta Barbera”
che dà un premio di maggioranza a
chi vince le elezioni», dice Lucio
Malan. Per Lino De Benetti «non c’è
la possibilità del governo di larghe
intese; c’è forse la possibilità di un
governo, con la presenza dei partiti,
che faccia poche cose: la modifica
della legge elettorale e l’introduzione della sfiducia costruttiva, il problema del conflitto di interesse. Se
no, meglio andare alle elezioni».
Maselli invece non crede al governissimo «che mi spaventa, al pari
dell’idea della Costituente. Non che
non si possa cambiare la seconda
parte della Costituzione, ma c’è in
qualcuno la voglia di modificare
anche la prima. La Rai ha illustrato
un servizio sulle “sette sataniche”
con un battesimo dei Testimoni di
Geova. Non vorrei che per regolare
nuove rhaterie si finisse per intaccare i diritti di libertà religiosa». Malan invece pensa che non sia importante lo strumento, ma il fatto
«che il popolo sia chiamato a decidere con un suo voto le modifiche
costituzionali». Favorevole alla Costituente «secondo la proposta di
una assemblea, eletta proporzionalmente, di poche persone con
compiti di modificare solo l’organizzazione rappresentativa dello
stato» è invece Lino De Benetti.
Per le elezioni c’è tempo: la prima
data utile è il mese di giugno.
B
Per l'unità dei cristiani
in tutta Italia preghiere
riflessioni, azioni
Tra i cristiani di tutto
il mondo il mese di gennaio è quello più ecumenico. Ormai dappertutto, in tutti i continenti,
gruppi di credenti e
chiese di diversa confessione si incontrano per
la «Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani». Quest’anno la
Settimana si svolgerà tra
il 18 e il 25 gennaio sul
testo «Ascoltate, io sto
alla porta e busso...»
(Apocalisse 3,14-22).
«Porgere attenzione al
Signore che è alla nostra
porta e bussa - scrivono
Tarchimandrita Theonas
Bakalis, il vescovo Giuseppe Chiaretti, il past.
Domenico Tomasetto e
padre Traian Valdman,
nella prefazione dell’
opuscolo di presentazione della Settimana, curato dalla Società biblica
significa mettere in discussione l’ordine stabilito in casa nostra, in vista di lin nuovo ordine in
cui vi sia finalmente
posto per l’altro, per l’altra, nell’unica comunione eucaristica che il corpo di Cristo presiede; significa anche prestare
orecchio e attenzione
nella direzione del mondo. (...) La preghiera e
l’azione cristiana per il
mondo sono due facce
della stessa medaglia:
questa è la strada di una
vera pratica ecumenica».
Su questo cliché (preghiera, riflessione, azione) si svolgeranno molte
iniziative in tutta Italia
tra le quali ricordiamo
rincontro di Livorno,
giovedì 25 gennaio, tra il
vescovo Abiondi e il presidente della Fcei, Domenico Tomasetto.
An e Cdu sono contrari
Non si può intitolare la
biblioteca a Bonhoeffer
Dietrich Bonhoeffer
non piace ad Alleanza
nazionale (An) e ai Cristiani democratici uniti
(Cdu). A Torino la giunta comunale ha proposto alla 9® circoscrizione
(Nizza, Millefonti, Lingotto) di intitolare la biblioteca di quartiere a
Bonhoeffer, il teologo
tedesco morto nel campo di concentramènto
di Flossemburg il 9 aprile 1945. Durante lo scorso tmno il Comune aveva sponsorizzato alcuni
importanti convegni in
occasione del cinquantenario della morte del
teologo tedesco. Per la
dedica di un edificio occorre però U parere della
circoscrizione. Così all’
ordine del giorno del
Consiglio circoscrizionale è venuta la pratica.
«Ma quando dovevamo
discuterla - dichiara il
consigliere verde, Vincenzo Spada, che ha reso pubblica la vicenda il presidente Vincenzo
Pisapia, di Forza Italia,
ha deciso di ritirare la
proposta dall’ordine del
giorno».
Che cos’era successo?
I consiglieri di An e del
Cdu non volevano saperne, meglio sarebbe
stato dedicarla a qualcun altro, a un italiano.
Così la delibera è finita
nel cassetto «per non
spaccare il Consiglio e la
giunta» ha dichiarato il
presidente Pisapia. Per
Spada però la possibilità che la biblioteca del
quartiere venga intitolata a Bonhoeffer sono ancora alte; tra i consiglieri
c’è molto fermento che
«l’insipienza di An e del
Cdu non fermerà», (g.g.)
LE SETTE SOTTO INCHIESTA. Sono 176
in Francia e oltre 600 in Italia. Sono le
sette e i nuovi gruppi religiosi oggetto
di indagini speciali da parte di commissioni governative o del ministro degli
Interni. Il ministro Coronas preannunzi^ la pubblicazione di un «rapporto»,
mentre mons. Sergio Goretti, vescovo
di Assisi, denuncia l'afflusso di dollari
di «dubbia provenienza» a sostegno
dell'espansione di alcune sette. Il Gris,
il Gruppo di ricerca e informazione sulle sette, afferma che queste sono pericolose per i loro associati: «C'è un'incidenza enorme di suicidi e malattie
mentali tra i seguaci». Si annunciano
tempi duri per le sette. E per la libertà
religiosa 7 (commento a pag. 10)
L'INCONTRO DEI GIOVANI. Hanno risposto in 70.000 all'appello dei «frères di
Taizé» che avevano convocato, per il 28
dicembre-1“ gennaio, il 18° incontro
europeo dei giovani a Wroclaw, in Polonia. Roger Schutz, priore di Taizé,
corhmentando l'incontro si è chiesto:
«Cosa sarebbe il futuro di un'Europa altamente tecnicizzata ma senz'anima7»;
solo «una nuova primavera delle chiese
può contribuire a dare un'anima all'Europa», ha concluso.
MUORE DI FREDDO NELLA ROULOTTE.
È successo a Cagliari. Una bambina zingara, tornata nella roulotte dopo essere stata dimessa dall'ospedale, è morta
di polmonite. (servizio a pag: 3)
2
\
*■ y'
PAG. 2 RIFORMA
<(Gesù disse ancorai
“Un uomo aveva
due figli. Il più giovane di loro disse al
padre: ‘Padre, dammi la parte dei beni
che mi spetta’. Ed
egli divise fra loro i
beni. Di lì a poco, il
figlio più giovane,
messa insieme ógni
cosa, partì per un
paese lontano, e vi
sperperò i suo beni,
vivendo dissolutamente. Quando
ebbe speso tutto, in
quel paese venne
una gran carestia
ed egli cominciò a
trovarsi nel
bisogno. (...)
Egli dunque si alzò
e tornò da suo padre; ma mentre era
ancora lontano, suo
padre lo vide e ne
ebbe compassione:
corse, gli si gettò al
collo, lo baciò e ribaciò. E il figlio gli
disse: ’Padre, ho
peccato contro il
cielo e contro di te;
non sono più degno
di essere chiamato
tuo figlio ’. (...)
E si misero a fare
gran festa. Or il figlio maggiore si tro
vava nei campi e
mentre tornava, come fu vicino a casa,
udì la musica e le
danze. Chipmò uno
dei servi e gli
domandò che cosa
succedesse. Quello
gli disse: ’È tornato
tuo fratello e tuo
padre ha ammazzato il vitello ingrassato’. Egli si adirò e
non volle entrare;
allora suo padre
uscì e lo pregava di
entrare. (...)
Il padre gli disse:
’Figliolo, tu sei
sempre con me e
ogni cosa mia è tua;
ma bisognava far
festa e rallegrarsi,
perché questo tuo
fratello era morto ed
è tornato in vita; era
perduto ed è stato
ritrovato”»
(Luca 15, 11-32)
\
All’Ascolto Della Paròla
VENERDÌ 12 GENNAIO 199t VEN
UNA PARABOLA CHE CI RIGUARDA
La parabola del «figliuol prodigo» ci avvince perché racconta la nostra storia
Anche noi siamo in fuga dai valori del passato
EMIDIO CAMPI
Malgrado la sua apparente semplicità, non si
riesce a sfuggire allo stupore
ogni Volta che si legge questa
parabola. Lo dimostra il fatto
che non si riesce a mettersi
d’accordo nel darle un titolo;
c’è chi vorrebbe chiamarla la
parabola del figlio ritrovato, chi
la parabola del padre amorevole. E non è un caso che nel giro
di pochi anni la letteratura europea ha tentato tre riletture
molto diverse di questo racconto evangelico: André Gide, Il ritorno del figliuol prodigo, 1907;
Rainer Marià Rilke, I Quaderni
di Malte Lauridis Brigge, 1910;
Franz Kafka, Il ritorno, 1920.
Perché avvince questa parabola? Perché racconta la nostra
storia. Perché ci riconosciamo
perfettamente, come iti uno
specchio, nella figura di quel
giovane. Anche noi come lui ci
muoviamo tra la fuga, la conversione e la reintegrazione.
Desiderio di fuga
IN modi diversi, come donne
p uomini moderni o postmoderni, noi siamo spesso in
fuga. In fuga dai complessi di
un’infanzia o di un’adolescenza
opprimente. Oppure in fuga da
certi ruoli sociali connessi al
Preghiamo
Signore,
grazie per il pane e per il vino,
per l’ospitalità alia tua mensa.
Ti ringraziamo perché la nostra vita
non è vagabondare a vuoto,
ma la via che ci riporta a casa.
Grazie, perché ci permetti di vivere
senza consumarci nell’ansia.
Tu sei il padrone di casa,
noi i tuoi ospiti.
Ci affidiamo a te.
(da Come pregare, di Jörg Zink, Claudiana, 1988, pag. 225)
proprio lavoro, alla propria condizione nella società. Lo spirito
del tempo, così tollerante, così
pronto a livellare tutto, esalta
questo nostro stato d’animo.
Non si devono più avere, si dice,
dei rimorsi, dei principi a cui
obbedire; non ci si deve più impegnare, identificare «anima e
corpo» in qualcosa, basta con la
rigidità, la perseveranza. Si vive
una volta sola e si deve vivere
qui e ora, seguendo le emozioni
del momento, senza lasciarsi
guidare dai ricordi del passato,
né tendere lo sguardo verso il
futuro avendo un progetto in testa. Una volta si diceva: stringi i
denti ragazzo, resisti e tira avanti nella tua strada. Oggi si pensa:
fa’ come vuoi, ragazzo, segui i
tuoi istinti, va’ dove ti porta il
cuore. Una volta l’ideale era la
formica laboriosa, che segue il
suo percorso, in fila con tutte le
sue sorelle. Oggi è la farfalla,
che svolazza da un fiore all’altro. E sfarfallando sfarfallando
speriamo di riscoprire il senso
della vita, di realizzare noi stessi. Ecco perché ci affascina questa parabola. Siamo in fuga,
proprio come il «figliuol prodigo» della parabola, a cui non
bastava più il piccolo mondo
della campagna. Come lui abbiamo un desiderio irresistibile
di affrancamento dalla tradizione, dai valori del passato.
rinunziare all’awentura dell’
autosufficienza, dell’autonomia, dello sfarfallare, e ritrovare
il concetto giusto di noi stessi.
Noi siamo delle creature ribelli
che spesso sbagliano, ma che
tuttavia possono correggere
consapevolmente il loro comportamento. Possiamo constatare determinate condizioni di
vita e capire razionalmente che
non potremmo sopravvivere
senza mutare la nostra condotta. Per esempio, oggi stiamo cominciando a capire, sia pure
molto lentamente, che non
possiamo vivere inquinando
aH’infinito il pianeta su cui viviamo e che questo porterebbe
inevitabilmente alla catastrofe.
È necessario un ripensamento.
Si impone una modifica del nostro comportamento. La conversione è l’unica via possibile.
Un altro esempio, questo molto
più lontano, ahimè, dalla sua
attuazione: stiamo lentamente
capendo che un modello di società ispirato a un militarismo
sfrenato porta inevitabilmente
alla catastrofe e che quindi è
necessaria una conversione che
miri ad una umanità pacificata,
in cui la scienza sia posta finalmente al servizio della gente e
non serva alla lotta selvaggia di
tutti contro tutti.
La reintegrazione
La conversione
Così è stato per il giovane
della nostra parabola, il
quale ha fatto le sue esperienza.
Avrà provato senza dubbio delle grandi emozioni, ma il nostro
testo ci racconta che ha avuto
piuttosto delle peripezie. Nel
momento più grave della crisi
esistenziale, il nostro giovane si
mette a riflettere razionalmente
sulla sua situazione e il testo ci
dice, con estrema sobrietà, che
«rientrò in sé». È importante
questa parolina. Cioè vi è stato
in lui un cambiamento di comportamento, una conversione
amara ma necessaria. Questo
aspetto della parabola ci affascina sia come esseri umani che
come credenti.
Il «rientrare in sé» del giovane
della parabola ci raffigura una
realtà basilare e che male faremmo a dimenticare: è possibile rientrare nei nostri limiti.
Certo «rientrare in sé», diventare ragionevoli, è stato sognato
mille volte, e non vi è nessuno
che non lo sogni in qualche
momento di amarezza o di ispirazione. Ma vi sono fortissime
ragioni per dubitare che sappiamo farlo senza un confronto
esterno, senza misurarci con un
modello, un ideale. Il nostro testo ci dice infatti che il giovane
rientra in sé, ma dopo aver
messo a confronto la propria situazione con quella dei servitori di suo padre. Il figlio ha capito di aver sbagliato, ma solo dopo aver ripensato cosa era la
sua condizione nella azienda
familiare. Il confronto gli rivela
che la cosa più saggia, più ovvia, è di fare ritorno a casa e
chiedere a suo padre di essere
reintegrato. Certo, egli non ha
più alcun diritto da far valere,
può solo sperare nella benevolenza del padre. E proprio questo è il terzo, affascinante elemento della parabola: il comportamento del padre.
Gli eventi si svolgono in maniera sorprendente. Il figlio
rientrato in sé viene accolto senza riserve, senza condizioni,
senza che gli venga richiesta una
confessione di colpevolezza per
la sua fuga, ma viene accolto a
braccia aperte prima ancora che
possa dire qualcosa a sua discolpa, gli viene preparata una festa.
In tal modo il padre annulla il
passato del figlio, gli ridà la sua
condizione di figlio.
E qui sta l’Evangelo, la buona
novella di questa parabola, per
noi donne e uomini disillusi e
realistici della fine del XX secolo. '
Il padre della parabola rimanda
a Dio. Più precisamente, l’amore che si manifesta in questa parabola è l’amore che Dio nutre
verso le creature. Non sarebbe
segno di poca fede in Dio, nel
suo amore infinito, il pensare da
parte .nostra che egli possa abbandonare noi, con i nostri errori, con i nostri recalcitranti comportamenti, con le nostre ribellioni, con le nostre fughe? La parabola del figliuol prodigo è qui
a ricordarci proprio questo: che
Dio esiste e ci ama e rimane invariabilmente fedele a questa
sua decisione, qualunque cosa
noi pensiamo di lui; che Dio ci
ama e ci vuole per sé, e ci avrà
per sé, qualunque cosa possiamo decidere in contrario; che
l’amore di Dio è più forte di tutti
i nostri dubbi, di tutte le nostre
freddezze, di tutte le nostre cadute. L’amore di Dio trionfa come perdono sul passato dell’uomo, e come invito a vivere in comunione con lui.
Il fratello «normale»
La parabola si conclude con
la descrizione dei sentimenti
del fratello «normale»», che si
adira dinanzi all’atteggiamento
del padre che gli appare incomprensibile. Nel suo senso di giustizia, avrebbe preferito che
questi avesse fatto una bella lavata di capo al «figliuol prodigo».
E forse così pensiamo anche noi.
Un pezzo del fratello normale si
trova in ciascuno di noi. Anche
per questo abbiamo bisogno di
questa parabola, per ricordarci
che l’amore di Dio vuole riunire
i «nórmali» e i «perduti» perdonati nel suo amore.
Note
omiletiche
Una lunga consuetudine interpretativa, ancora
abbastanza diffusa, fa
ruotare la parabola intorno alla figura del «figlioi
prodigo» (si tratta, tra
l'altro, della lettura sug.
gerita daH'inno 169 defl'
nnario cristiano): da essa
prende le mosse anche
Emidio Campi, per poi però mettere in luce l'effettivo centro del testo, che
è l'annuncio della misericordia incondizionata e
paradossale di Dio.
Il predicatore, o la prédicatrice, hanno la possibilità di sviluppare ulteriormente questo punto
approfondendo la dimensione polemica del testo,
trattata rapidamente nella conclusione della riflessione di Campi. 15,1-2 evidenzia che la parabola,
con le altre due che costituiscono il capitolo, va intesa come interpretazion^e
e illustrazione della prassi
di Gesù, che «accoglie!
peccatori e mangia con'
essi»: non si tratta di semplice anticonformismo, e
meno ancora di sottovalutazione della radicalità
del peccato e delle sue
conseguenze, ma della rivelazione della volontà,
del punto di vista, di Dio
stesso. La punta criticopolemica di tale atteggiamento di Gesù, e della parabola, va a colpire la
mentalità «religiosa», incarnata dal fratello maggiore, che ragiona in termini di retribuzione.
In questa prospettiva,
può essere utile (si veda,
ancora, la conclusione
della riflessione che pubbiichiamo) aiutare la comunità a non liqùidare
sbrigativamente il fratello
«non prodigo» come un
banale ipocrita, ma a
identificarsi con lui e con
le sue ottime ragioni, per
mettere in luce la carica
paradossale dell'Evangelo. Il pericolo, infatti, è
che persino questa parabola per così dire «esplosiva» venga automaticamente «disinnescata» dalla normalità «religiosa»
della predicazione, della
chiesa, del culto.
La critica storica conferma la tesi degli evangelisti, secondo cui la comunione di mensa di Gesù
con persone di dubbia reputazione, e il modo in cui
viene motivata, costituiscono uno dei motivi decisivi, verosimilmente il più
rilevante, del suo scontro
con i rappresentanti dell'
ortodossia: siamo quindi
di fronte al centro stesso
della vita, dell'annuncio e
anche della morte di Gesù, a uno dei fondamentali punti di partenza di
ogni «cristologia», di fronte al quale chi predica e
chi ascolta (uomini e donne religiosi) sono anzitutto giudicati, (f.f.)
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Per
approfondire
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Alcuni commentari a Luca sono stati segnalati nei,,
numeri scorsi. Come intro- si
duzione a un serio approcciò esegetico alle parabole, cfr. B. Corsani, Esegesi, !
Torino, Claudiana, 1989,
40-44; tra le decine di volumi dedicati a questo genere letterario, si vedano
àd esempio: A. Comba, Le '
parabole di Gesù, Torino,,
Claudiana; J. Jeremias, Le
parabole di Gesù, Brescia,
Paideia, 1957, più volte
riedito; chi voglia affrontare, oltre all'esegesi vera
e propria, la problematica !
teologica, linguistica e letteraria della parabola può
leggere P. Riebeur - E. Jùngel. Dire Dio, Brescia, Que-nniana, 1978; V. Fusco, Ol-,
tre la parabola, Roma, .
Boria, 1983. '
Per l'inquadramento nel
ministero del Gesù storico,
resta fondamentale GBornkamm, Gesù di Naza- \
reth, Torino, Claudiana,
1977, Il ristampa 1981.
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Per loro non c’è posto. A Roma vengono
frasferìti da un campo sosta all’altro. A Genova vengono mandati in campi senza servigi e lontano dai centri abitati. A Torino vengono spostati «solo» di 100 metri in linea
d’aria, ma peccato che è dall’altra sponda
del fiume e il ponte non c’è. A Napoli i campi
‘ nemmeno esistono.
.Nonostante le risoluzioni del Consiglio
■ 'd’Europa abbia approvato la raccomanda' sione 563 del 1975 che dice che anche loro
hanno diritti, nonostante la Costituzione,
nonostante le leggi nazionali e regionali pre
vedano per loro luoghi in cui sostare vengono regolarmente cacciati da vigili urbani e
polizia chiamati da «comitati» di cittadini
che non li vogliono come vicini di casa. Sono
gli zingari, i «rom» e i «sinti».
L’antico pregiudizio nei loro confronti è duro a morire. Così succede che a Biella un onesto cittadino imbraccia il fucile e uccide un
giostralo sinto padre di due figli, scambiandolo per un animale. Per cavilli giuridici la
famiglia non riesce a costituirsi parte civile e
non riceve indennizzi di sorta, mentre lo sparatore se la cava con una lieve condanna. A
Pisa viene regalata a due piccoli nomadi una
bambola piena di esplosivo e i due rimangono mutilati per sempre. A Roma vengono
spezzati i polsi a una zingarella che «tentava» un borseggio. Per qualche giorno le cronache ne parlano, poi tutto resta come prima.
I sondaggi però ci inducono a qualche ottimismo. Secondo la Swg di Trieste la ma^ior
parte degli italiani «accetta, almeno a parole» la convivenza con i nomadi. Alla domanda «se vicino a casa sua dovessero accamparsi dei nomadi, lei come si comporterebbe?». Il 42% degli interpellati ha risposto
«non farei nulla», l’8% «andrei a conoscerli», il 7% invece «chiederebbe alle autorità
di cacciarli», mentre il 15% si limiterebbe ad
«avvertire la polizia», U 19% «rafforzerebbe
le misure di sicurezza» e l’l% «parche^erebbe l’auto lontano da casa». Se un italiano
su due li accetta c’è speranza per una migliore convivenza.
In Italia sono alcune decine di migliaia (coi
nuovi arrivi dall’ex Jugoslavia e dalla Romania) di cui 600 evangelici. Ma come vivono?
Lo descrive il servizio della nostra redazione
napoletana.
La difficile vita quotidiana dei Rom nell'area napoletana tra sospetti e pregiudizi e l'aiuto dell'Opera nomadi
L^accattonaggio dei bambini è un modo per sopravvivere
Non ci sono campi sosta attrezzati manca l'acqua, la luce e I servizi igienici
i bambini che non hanno posto a scuola, sono l'unico mezzo di sostentamento delle famiglie
ANNA MAFFEI
I
Ìf OPERA nomadi a Napoli
esiste da circa un anno.
Abbiamo chiesto ad Anna
,Maria Cirillo, responsabile
per la Campania insieme a
suo marito Amedeo Curatoli,
di parlarci della situazione
' infocale dei Rom e delle iniziati'jì/e che quest’anno hanno av’viato. Da un po’ di tempo il
Coordinamento evangelici
migranti del Napoletano hd
freso contatti con l’Opera al
fine di cooperare per progetti
immuni.
«Ci sono essenzialmente
tre concentramenti di Rom
dell’ex Jugoslavia a Napoli e
provincia.. Le cifre sono ap•prossimative e si vanno ridujcendo per effetto del recente
' decreto sull’immigrazione;
iBumerosi Rom infatti stanno
.andando via perché sono
' ispaventati. Comunque a Napoli-Secondigliano ci sono
sei campi con circa 1.000
iiRom, a Giugliano sono circa
%00, a Caivano 200; poi ci sono piccoli gruppi a Melito, a
Epnticelli e a Torre Annunziata. A Napoli non ci sono
campi attrezzati, le condizioni di vita sono perciò tremende: non c’è acqua, non c’è luce, ci sono eserciti di topi e
non ci sono servizi igienici.
-Per i Rom la situazioni è più
: grave che per gli immigrati
perché sono famiglie con un
gran numero di bambini.
A Caivano si è instaurata
una buona collaborazione fra
noi e il Comune: è stata indiJAdduata l’area per il campo
¿Attrezzato e la pratica sta ani dando avanti. La situazione è
ppiù difficile a Napoli. In una
Ijrhmione con il prefetto si dedfCise che ogni Comune della
’ provincia di Napoli doveva
^assumersi la propria quota di
i.Rom. La tendenza del Comu
Nelle foto momenti di vita quotidiana dei bambini nei campo nomadi di Secondigiiano, presso Napoii
ne di Napoli sarebbe quindi
di prenderne solo 100-150,
ma la cosa appare impensabile anche perché Comuni
che oggi non hanno Rom sul
proprio territorio difficilmente ne accetteranno in futuro.
Il questore ha comunque individuato un’area per un primo campo. Vedremo quali
sviluppi ci saranno.
Rispetto alla situazione
scolastica, una circolare di
Russo-Iervolino e una precedente della Falcucci prescriveva che tutti i bambini presenti sul territorio italiano,
indipendentemente dalla situazione legale dei propri genitori, avessero il diritto di
andare a scuola. Dunque i
provveditori e i direttori didattici dovrebbero accettare
la documentazione precaria
che si presenta e iscrivere tutti i bambini alla scuola dell’obbligo. A Napoli il
W La missione zingara
Il culto sì fa sempre
sotto la tenda nel campo
f
to nel
torico,
le GNazaliana,
1.
Abbiamo chiesto al pastore
Ghigo Hudorovich, responsabile dei Rom evangelici in Italia, di darci il suo parere sulla
situazione attuale e delle
informazioni circa la loro vita e missione in Italia.
«In Italia è presente una
«omunità di Rom evangelici
di circa 600 membri distribuiti in varie regioni: Lombardia, Piemonte, Veneto e
Lazio. In Campania, invece,
Ci sono in maggioranza Rom
di provenienza jugoslava e di
fede ortodossa o musulmana. Dove ci sono gruppi
evangeiici questi si riuniscono generalmente in tende o
in locali presi in affitto nelle
Varie città. Le varie comunità, precedentemente appartenenti alle Assemblee di
Dio, sono oggi del tutto autonome e non ricevono alcun aiuto esterno: sono coltegate fra loro a livello internazionale. Nel giugno scorso
abbiamo tenuto a Legnano
(Mi) un convegno internazionale che ha portato insieme circa 3.000 Rom evangelici provenienti da varie parti
del mondo.
Attualmente la situazione
dei Rom in Italia è dura dappertutto anche se in alcuni
posti hanno promesso di
darci dei campi attrezzati.
L’intolleranza ci costringe a
spostarci continuamente, il
che rende difficilissimo a
molti che lavorano onestamente di continuare a farlo.
La gente tende a non fare distinzioni e considera sempre
i nomadi come ladri e malviventi. Molti dopo questo decreto stanno lasciando l’Italià. Noi evangelici, pur nelle
difficoltà che incontriamo
ogni giorno, continuiamo la
nostra missione, convinti come siamo che il Signore ci
benedirà come sta già facendo in tutto il mondo dove le
nostre comunità sono dappertutto in grande crescita».
provveditore Fenizia pretende invece una documentazione completa, quindi la
scolarizzazione è affidata al
buon cuore di qualche direttore didattico. Siamo finora
riusciti a mandare a scuola
tutti i bambini di Caivano,
che sono una cinquantina,
qualcuno a Melito e a Giugliano. Solo una decina invece nell’area di Napoli-Secondigliano.
Sul problema della scolarizzazione qualcosa si è mosso anche perché in collaborazione con l’Asl di Secondigliano siamo riusciti a vaccinare tutti i bambini. Da qualche tempo abbiamo anche
avviato con loro un programma per il quale stiamo sottoponendo gradualmente tutti
ad analisi di routine, queile
per la tubercolosi e per i’Hiv
per chi lo richiede.
Poi c’è la delicata e spinosa
questione del rapporto con il
Tribunale per i minori con
due ordini di problemi: i minori che delinquono o fanno
accattonaggio e i minori che
vengono allontanati dai genitori. Per trasgressioni di ragazzi fra i sedici e i diciotto
anni si tende ad applicare la
pena più sevèra, quella del
carcere, perché dalle comu
nità fuggono e gli arresti domiciliari sono impraticabili.
Noi stiamo cercando di arrivare a un protocollo di accordo in cui proponiamo delle
alternative alla carcerazione
prendendoci noi l’impegnò
di tenere occupati questi ragazzi e seguirli personalmente. Poi facciamo battaglie legali per casi di allontanamento dei bambini dai genitori senza valide ragioni. ”
L’accattonaggio di bambini
è comunque un problema serio che va affrontato. È vero
che quando gli adulti escono per chiedere l’elemosina spesso non sanno a chi lasciare i bambini e sono costretti a portarli con sé. La vita di ghetto che vivono li rende anche poco solidali fra loro. Vedere bambini che chiedono l’elemosina fa male ma
è anche vero che se non si risolve il problema della scuola, non si risolverà neppure
quello dell’accattonaggio.
D’altra parte molte delle attività artigianali tradizionali
dei Rom sono state distrutte
dalle leggi del mercato; non ci
sono molte alternative all’accattonaggio e così, chiedendo
l’elemosina, i figli sentono di
poter contribuire alla precaria economia della famiglia».
Il diritto diseguale per i minori
La storia di Dalibor
Un bambino Rom, legalmente
sottratto ai genitori
Mile Aleksic, zingaro jugoslavo, viveva finó a qualche mese fa in uno dei campi di Secondigiiano, forse il
più degradato, sotto il ponte di una superstrada. Viveva di elemosina e non di
furti. Circa un anno fa sua
moglie, Miiena Jevromovic,
partorì una bambina, Valentina, a cui alla nascita fu
riscontrata una gravissima
malattia genetica al fegato.
Informato della cosa tramite l’assistente sociale dell’
ospedale un giudice del Tribunale dei minori impose ai
genitori e all’altro figlio, Dalibor, di sottoporsi a delle
analisi dalle quali risultava
che Mile e sua moglie sono
portatori sani della malattia
mentre Dalibor è fortunatamente sano.
Dopo le analisi però i genitori furono mandati via
mentre Dalibor non veniva
loro più restituito. Nel frattempo la barribina si aggravava e veniva trasferita in
sala di rianimazione, ma ai
genitori veniva impedito
l’ingresso all’ospedale. Per
la sua insistenza Mile, zingaro alto ed esile, debole e
dall’aria allampanata e per
niente spavalda, fu malmenato, ma per giorni continuò ad andare davanti
all’ospedale fino a quando
qualcuno, impietositosi,
non gli disse che la bambina era morta. Recatosi
all’obitorio per vederla gli fu
detto che occorreva il permesso del giudice! Neanche
al cimitero è stato possibile
sapere dove la bimba è sepolta e ancora oggi il padre
e la madre non sanno dove
portare un fiore sulla tomba
della loro Valentina.
Nel frattempo l’Opera
nomadi, venuta a conoscenza della vicenda, chiedeva tramite l’avvocata Elena Coccia la restituzione
del bambino che era stato
nel frattempo affidato a un
istituto cattolico dove gli
era stato imposto il battesimo: non si chiamava più
Dalibor ma Luca. Il giudice
Pastore, lo stesso che aveva
impedito ai genitori di vedere la loro figlia morta, e
aveva tolto Dalibor ai genitori, ha posto condizioni
durissime per la restituzione del bambino: Mile doveva trovare casa e lavoro, cosa impensabile per uno zingaro mendicante che da generazioni vive in baracche
fatiscenti. Eppure è avvenuto una specie di miracolo: tramite l’interessamento
della Caritas hanno assegnato alla famiglia Aleksic
un prefabbricato a Ponticelli che Mile ha aggiustato
facendo perfino il contratto
per la luce e l’acqua.
A questo punto il giudice,
informato della nuova situazione, inspiegabilmente
decideva di affidare il bambino non ai genitori ma a
Boban, un cugino di Mile,
dotato di pemesso di soggiorno, il quale però presentatosi per l’affidamento
veniva rimandato a casa
perché i suoi stessi figli non
andavano a scuola. Ma il
giudice sa che quasi nessuno dei bambini dei campi
nomadi di Napoli va a
scuola perché il provveditore non ha alcuna volontà
di imporre la cosa ai direttori didattici? Anche questo
requisito è stato poi faticosamente adempiuto; i bambini sono stati iscritti a
scuola e Dalibor, dopo più
di otto mesi, è ritornato a
casa nella commozione generale: ma la cosa non finisce qui: l’assistente sociale
ha qualche giorno dopo
scoperto che il bambino
dormiva non da Boban ma
a casa sua con mamma e
papà e ha minacciato di dire tutto al giudice. Boban
allora, per paura di noie
giudiziarie, ha dichiarato di
voler rifiutare l’affidamento
e all’alba del giorno successivo Mile, terrorizzato dall’
idea che potessero togliergli di nuovo U figlio e anche
la piccola Jasmina, appena
nata, decideva con la moglie di fuggire e far perdere
le sue tracce.
Ora sono chissà dove con
la possibilità, se ii scoprono, di perdere tutti e due i
figli ed essere anche incriminati perché hanno «rapito» il loro stesso figlio! I responsabili dell’Opera nomade di Napoli, Duina Maria Cirillo e Amedeo Curatoli, haniio affermato: «Siccome abbiamo trascorso
molte ore con questa famigliola di zingari siamo assolutamepte certi che non
esiste nessuna, assolutamente nessuna delle condizioni (violenze, alcolismo,
maltrattamento, denutrizione, ecc.) che possono
giustificare l’allontanamento dei minori dai genitori. I
due hanno rapporti tenerissimi con i loro bambini.
L’assistente sociale potrà
senz’altro dire che trovarono i pidocchi in testa a Dalibor, come se per questo
un bambino perdesse il diritto di avere una madre e
un padre. Del resto anche
noi sospettiamo, a furia di
frequentare zingari, di esserci presi i pidocchi. Che
faranno, toglieranno i figli
anche a noi?».
Questa storia ci è stata raccontata dai responsabili dell’Opera
nomadi di Napoli ed è ampiamente documentabile.
4
PAG. 4 RIFORMA
Ecumene
VENERDÌ 12 GENNAIO 1996
VENE
La visita si è svolta dall'8 al 15 dicembre 1995 nelle sede del Cec a Ginevra
Il patriarca ortodosso Bartolomeo I
in visita al Centro ecumenico di Ginevra
Il patriarca ecumenico di Costantinopoli ha effettuato la sua prima visita
ufficiale presso il Consiglio ecumenico delle chiese
Il patriarca ecumenico di
Costantinopoli, Bartoloitìeo
I, ha effettuato, dall’S al 15
dicembre 1995, la sua prima
visita ufficiale presso il Consiglio ecumenico delle chiese
(Cec), a Ginevra. In quell’occasione ha incontrato anche
i rappresentanti della Conferenza delle chiese europee
(Kek), della Federazione luterana mondiale (Firn) e dell’
Alleanza riformata mondiale
(Arm), che hanno la loro sede presso il Centro ecumenico di Ginevra.
Al pastore Konrad Kaiser,
segretario generale del Cec,
Bartolomeo I ha fatto dono
di un calice d’argento. Secondo alcuni osservatori,
questo dono è altamente
simbolico: le chiese ortodosse e protestanti infatti, benché tutte membri del Cec,
sono tuttora divise sulla questione della celebrazione comune dell’Eucarestia.
I cristiani ortodossi non
autorizzano i non ortodossi a
condividere l’Eucarestia con
loro, perché ritengono che
questa pratica dovrebbe essere il risultato dell’unità e
non un evento vissuto insie, me sul cammino verso questa unità. Mentre offriva il calice al pastore Kaiser, il patriarca Bartolomeo I ha dichiarato che quello era «un
simbolo del nostro desiderio
comune della piena unità e
delFintercomunione nella fede e nei sacramenti».
Poco prima, in un discorso
rivolto ai membri del personale del Cec e agli ospiti, il
patriarca aveva riaffermato
con forza l’impegno ecumenico della Chiesa ortodossa.
La Chiesa ortodossa, ha
detto, è stata pno dei pionieri
della creazione del Cec; non
solo, ma attualmente il Patriarcato ecumenico «non rifiuta la responsabUità che gli
spetta» di promuovere la
«partecipazione diligente» di
tutte le Chiese ortodosse .a
quell’impresa comune dei
cristiani che ricercano nella
Il patriarca ecumenico ortodosso di Costantinopoli, Bartolomeo I
gioia dell’unità della Chiesa.
Il segretario generale del Cec
e il patriarca hanno poi evocato i punti di tensione esistenti tra la Chiesa ortodossa
e il Cec e alcune chiese protestanti. Kaiser ha ricordato le
critiche espresse dagli ortodossi in occasione del 25° anniversario del Cec ed ha rilevato che tali critiche sono
state «sempre comprese... come interpellazioni costmttive
provenienti da membri della
comunità fraterna». Ha inoltre riconPsciuto che oggi vi
sono ortodossi che considerano il movimento ecumenico «con diffidenza» e che ritengono che «la partecipazione ortodossa a questo movimento» sia «un tradimento
della vera fede». Su questo
problema, ha aggiunto Kai
ser, il Cec ha bisogno dei
consigli del patriarca ecumenico.
Nella sua risposta, il patriarca ha affermato che è un
«errore» pensare che gli ortodossi siano «residenti temporanei del Cec o, peggio ancora, ospiti in cerca di... asilo in
quella organizzazione». Ha
aggiunto che intendeva «correggere le vedute errate di
quei cristiani ortodossi che,
dimenticando le realizzazioni
di ieri, considerano la nostra
presenza qui come una specie
di esilio che ci imponiamo a
noi stessi e come un soggiorno in qualche luogo straniero». Ha sottolineato che gli ortodossi avevano contato molto sull’appoggio ecumenico
nel momento in cui stavano
attraversando «il periodo di
grandi difficoltà» susseguito al
crollo del comunismo.
«Tuttavia - ha detto il patriarca - siamo rimasti delusi
dalle azioni ostili di certi ambienti cattolici romani» e anche «da molte chiese protestanti», alcune delle quali,
membri del Cec, hanno cercato di fare proselitismo
presso alcune comunità ortodosse. Dopo «cinquanta o
settant’anni di spietate persecuzioni», gli ortodossi speravano di poter contare su
«un sostegno fraterno o, per
lo meno, su un minimo di
comprensione». Invece, i
paesi tradizionalmente ortodossi sono stati «scelti come
bersagli» di attività missionarie e «questi metodi fanno
oggi ostacolo al viaggio che
intendiamo proseguire insieme verso l’unità cristiana».
Konrad Kàiser ha precisato
che,,in pccasione delle riunioni di lavoro previste durante la visita del patriarca a
Ginevra, avrebbe sollecitato il
parere del Patriarcato ecumenico su diverse questioni, in
particolare sulla celebrazione
comune della Pasqua. Questa, si è augurato, potrebbe
essere inaugurata nell’anno
2001, anno in cui coincideranno i calendari dell’Oriente
e dell’Occidente.
Kaiser ha quindi dichiarato
che avrebbe chiesto il parere
del patriarca circa «l’atteggiamento negativo, o addirittura ostile, di alcune Chiese
ortodosse membri del Cec
oggi». Le critiche mosse da
queste Chiese gli risultano
tanto più difficili da capire
che la maggior parte delle legittime richieste espresse dagli ortodossi circa la loro partecipazione al Cec sono state
attuate. Il patriarca ha risposto che avrebbe presentato al
pastore Kaiser e al suo staff
di alti responsabili un «memorandum speciale» nel
quale il Patriarcato esporrà la
sua concezione e la sua visione del Cec alla vigilia del terzo millennio. (bss/cec)
Lo ha preparato una Commissione speciale nominata dal presidente Eltsin
Approvato il decreto che riabilita i credenti russi
Con ogni probabilità, il
presidfente russo Boris Eltsin
si accinge a promulgare un
decreto che riconosce che la
politica antireligiosa dell’ex
regime comunista sovietico
era criminale e che riabilita
tutti coloro che sono stati incarcerati per le loro credenze
religiose. Tale decreto dovrebbe essere la conseguenza logica di un rapporto sulle
persecuzioni religiose nell’ex
Unione Sovietica. Questo
rapporto, preparato dalla
Commissione presidenziale
sulla riabilitazione delle vittime della repressione politica e reso noto il 27 novembre scorso, fornisce molte
informazioni sulle persecuzioni di cui sono stati vittime
gli ecclesiastici e i credenti
Professoressa con bambina di
11 anni
cerca ragaaa «au pair»
per piccoli lavori domestici e
desiderosa di imparare il tedesco,. (febbraio/marzo a luglio
1996). Rivolgersi a prof. dr.
Christa Schäfer-Lichtenberger
Hauptstr. 84 D-69117 Heidelberg. Tel. 0049-6221-29473.
nell’ex Urss. Secondo il presidente di questa Commissione, Alexander Yakovlev, il decreto dovrebbe anche confermare la restituzione di tutti
gli edifici ecclesiastici alle loro rispettive denominazioni e
potrebbe anche obbligare le
autorità locali a dare il loro
contributo ai progetti di rinnovamento.
Anche se informazioni segrete sulle bnìtalità dell’ateismo sovietico erano già state
divulgate in questi ultimi anni, è la prima volta che un’inchiesta ufficiale e dettagliata
viene pubblicata a questo riguardo. Il rapporto è centrato
sulla repressione esercitata
contro l’ortodossia, religione
predominante nel paese,
nonché contro l’ebraismo e T
islamismo.
Non è un caso che questo
rapporto sia stato pubblicato
poche settimane prima delle
elezioni politiche. Le autorità
russe intendevano così ricordare all’opinione pubblica il
pesante passato dei comunisti nel momento in cui essi
assicurano di essersi sbarazzati dell’ideologia atea ed affermano che è del tutto possibile essere comunisti e cre
denti. Secondo il rapporto,
«un gran numero di ecclesiastici, di monaci e di suore furono bmtalmente martirizzati dai bolscevichi durante una
campagna di repressione iniziata nella primavera del
1918, subito dopo la rivoluzione del’17».
Il rapporto rievoca il martirio subito dall’arcivescovo
Andronik di Perm, che venne
sepolto vivo dalla Ceka perché aveva chiamato i fedeli a
non assistere alla sfilata di
maggio che, nel 1918, coincideva con la Settimana santa.
Nel 1922 iniziò la campagna
di confisca dei beni delle
chiese, con l’obiettivo di
rompere la basq stessa della
Chiesa. In un messaggio segreto indirizzato al Politburo,
Lenin invitava ad «abbattere i
membri più rappresentativi
del clero reazionario». Questa
lettera era già stata pubblicata nel 1990, ma Alexander
Yakovlev ha precisato che era
la prima volta che numerosi
documenti e dati statistici del
partito comunista, degli archivi del Kgb e di fonti regionali, non erano più ritenuti
confidenziali.
La repressione nei confron
ti della Chiesa ortodossa veniva anche applicata alle altre
religioni. È alla fine degli anni
’30 che questa persecuzione
fu la più feroce. Nel 1937,
136.900 ecclesiastici ortodossi sono stati arrestati e 85.300
uccisi. Un anno dopo, 28.300
sono stati arrestati e 21.500
uccisi. Nel 1939, su 1.500 arrestati, 900 furono uccisi. Anche durante la seconda guerra mondiale, quando Stalin
autorizzò una parziale riabilitazione della Chiesa ortodossa, ogni anno più di cento
preti furono giustiziati.
Anche se era un po’ diminuita, la persecùzione si è
fermata solo con l’arrivo al
potere di Mikhail Gorbaciov,
con la sua politica di democratizzazione e di glasnost.
Oggi la Chiesa ortodossa mssa parla di nuovi martiri della
Kussia quando si riferisce ai
credenti assassinati durante
il periodo sovietico. Alcuni
sono già stati canonizzati, ma
in tutti i servizi religiosi celebrati in memoria di questi
nuovi martiri, viene pronunciata una preghiera per le
centinaia di migliaia di credenti «i cui nomi sono conosciuti soltanto da Dio», (eni)
Dal Mondo Cristiano
Brasile: verso la Conferenza
metodista mondiale delPagosto 1996
RIO DE JANEIRO — Dal 7 al 15 agosto 1996 si svolgerà a Rio
de Janeiro la 17“ Conferenza metodista mondiale che avrà come motto: «Spirito Santo, donatore di vita». Alla metà dello
scorso novembre si erano già iscritte alla conferenza oltre
1.700 persone come componenti di delegazioni di diverse parti
del mondo. Proprio in vista della Conferenza il vescovo Adriel
de Souza Maia, presidente del Consiglio episcopale della Chiesa metodista brasiliana, ha invitato la scorsa primavera tutte le
chiese metodiste del Brasile ad aprire l’anno di preparazione
alla grande assemblea dedicando l’ultima domenica dell’agosto 1995 alla preghiera in vista di tale evento. Per un anno inte-?'
ro le diverse congregazioni metodiste del paese sono coinvolte
in una serie di iniziativa e attività, per creare un’atmosfera spirituale positiva verso l’appuntamento di agosto. Certamente la
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Conferenza mondiale segnerà una pietra miliare nella storiai
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del metodismo brasiliano.
Polonia: riconoscfmento dei battisti
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VARSAVIA — Si è tenuta recentemente a Radosc l’Assemblea generale delle chiese battiste della Polonia che ha eletto
come nuovo presidente dell’Unione il pastore Grzegorz Bednarcyk, di 39 anni, laureato in sociologia della religione. L’Assemblea ha accolto con gioia il riconoscimento ufficiale
dell’Unione battista polacca da parte del Parlamento. Il nuovo
status giuridico garantisce il pieno esercizio delle libertà religiose e parifica, fra l’altro, i pastori ai preti cattolici per quanto
riguarda il pagamento delle tasse e la possibilità di servire come cappellani militari. In Polonia ci sono 69 chiese battiste
con circa 5.000 membri battezzati e 16 stazioni missionarie. 18
comunità sono senza pastore ma il Seminario battista di Radosc conta attualmente 23 studenti in teologia. (ebps)
Chiesa ortodossa russa al Polo Sud
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ANTARTIDE — La Chiesa ortodossa russa manda per la prima volta, una missione nell’Antartide. Così ha comunicato il
Patriarcato di Mosca inviando il 25 novembre una delegazione
di 5 persone verso il Polo Sud alla stazione scientifica «Bellingsgausen». Qui, durante l’estate antartica verrà costruita una
chiesa, mentre nql cimitero vicino alla stazione, dove sono
seppelliti 47 russi, sarà eretta una croce votiva. L’operazione
rientra nelle celebrazioni per il 175° anniversario della scoper- J.
ta dell’Antartide avvenuta nel 1821 da parte di Fadej Belling-1
sgausen e Michail Lasarew, ufficiali della marina dello zar e
scienziati. Nei prossimi anni saranno costruite due chiese ortodosse anche nelle stazioni antartiche di Mirnaja e di Molodjoshnaja. Le chiese e la croce votiva del cimitero saranno in ‘
legno pregiato, le icone in legno intagliato, come usavano gli
antichi abitanti della Russia settentrionale: infatti i colori a olio
non reggono le temperature troppo rigide. Queste iniziative,
dal costo di diversi milioni di rubli, sono finanziate dal governo russo. (epd)
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All'Università battista di Bucarest
la laurea è riconosciuta dallo stato
BUCAREST —■ L’Università battista di Bucarest, aperta nel
1991, ha laureato i primi 22 studenti. Per un accordo con il governo romeno la laurea copre due aree di studio, poiché abilita
gli studenti alTinsegnamento o all’esercizio di un’attività in
campo sociale, ma contemporaneamente dà loro anche una
specifica preparazione in campo teologico. I 22 studenti usciti
da pochi mesi dall’Università battista hanno tutti trovato un
impiego statale in ospedali, scuole materne e in altre attività
sociali 0 come insegnanti di religione, di romeno o di lingue
estere. E naturalmente, data la loro particolare preparazione,
esercitano un ministero specifico nelle comunità locali battiste. L Università conta attualmente 250 studenti, di cui due
terzi ragazze: oltre la metà sono ospitati nel campus universitario; 24 studenti vengono dalla Repubblica moldava. I finanziarrienti giungono dal ministero per l’Educazione, attraverso
1 Università statale di Bucarest. Accanto all’Università battista
esiste il Seminario teologico, per la preparazione dei pastori a
pieno tempo: qui gli studenti sono 77 e hanno lo stesso preside
e gli stessi docenti dell Università. Un accordo analogo esiste
fra lo stato e le chiese ortodossa e cattolica. (ebps)
Il Decennio ecumenico di solidarietà
delle chiese con le donne
GINEVRA—- Da due anni a questa parte, alcune «équipe» sono state incaricate d^ Consiglio ecumenico delle chiese (Cec)
di visitare tutte le chiese membro nel mondo per fare con loro
una valutazione dei risultati ottenuti a metà del decennio, e
per riflettere su come valorizzare al meglio la seconda parte
del decennio che si concluderà nel 1998. Le prime valutazioni
harmo evidenziato quattro preoccupazioni principali all’interno dei gruppi e delle chiese locali: la violenza contro le donne;
Ìf delle donne alla vita della chiesa; l’ingiustizia
dell economia mondiale e i suoi effetti particolari sulle donne;
il razzismo nei confronti delle donne. E per cercare di trovare
soluzioni a tali preoccupazioni che i responsabili del Cec hanno deciso di incaricare 75 «équipe» di visitare le chiese membro. un programma di un ampiezza senza precedenti per il
Cec. L iniziativa, accolta favorevolmente in partenza dai responsabili di chiese, ha avuto finora pochi echi. (bss/apic)
Nuovi scavi archeologici a Qumran
QUMRAN Archeologi israeliani hanno iniziato una nuova
campagna di scavi nei pressi di Qumran, sul Mar Morto dove,
fra il 1947 e il 1956, in undici grotte, furono trovati un migliaio
di scritti, alcuni integri, altri in frammenti, vecchi di oltre duemila anni, divenuti poi famosi come «rotoli del Mar Morto».
Gli scavi, iniziati il 18 dicembre, sono condotti in collaborazione dall Università religiosa Bar-Ilan di Tel Aviv e dal Dipartiniento per le antichità di Gerusalemme e riguardano una zona
distante circa 200 metri dalle rovine dell’antica Qumran.
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Un punto di vista ebraico su un concetto biblico
Vìvere come stranieri in terra straniera
L'esperienza dell'«essere stranieri» non finisce con la fuga dall'Egitto
L'incontro con l'Altro che è in noi stessi
LUCIANO DEODATO
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T O straniero», «gli stra^<(Xjnieri»: uno dei luoghi
pili frequenti del nostro linguaggio; una categoria conogttuale dalle ampie valenze
sociali, culturali, politiche;
una dimensione con la quale
ci dobbiamo continuamente
confrontare anche a livello
psicologico; un nodo da risolvere nel «villaggio globale» in
cui ci troviamo, e dove anche
ci perdiamo perché sentiamo
messa in discussione la nostravera 0 presunta identità.
Se ne è parlato a Napoli nel
convegno organizzato dall’
Istituto suor Orsola Benincasa su «Monoteismo e conflitto» (13-15 dicembre) e, in
particolare, il prof. Gabriel
Levi dell’Università La Sapienza di Roma ha fornito
una lettura corsiva, quanto
inai fresca e stimolante, dei
dati contenuti nella Torah secondo l’interpretazione rabbinica e talmudica. Una lettura con la quale il pensiero
(Sistiano deve confrontarsi.
«Anche voi foste stranieriv..» dice in più luoghi la Tomh. Qual è il profondo messaggio contenuto in questo
ossessivo ritornello? «Essere
straniero - si è domandato
Levi - è uno stato giuridico o
una dimensione dell’espelienza umana? La definizione
di un rapporto particolare e
Casuale tra uomo e uomo oppure la definizione nucleare
e necessaria del rapporto tra
uomo e Dio?».
;I dati biblici parlano chiara, Dio «ascolta» il grido del
«^er», dello straniero, gli garstìtisce pane e abito perché
Nomadi nel deserto
lo «ama» e la riprova di ciò è
che così ha amato Israele,
«gher» in terra d’Egitto. Ma
l’esperienza di «straniero»
non cessa con l’uscita di
Israele dall’Egitto. Israele anzi continua a rimanere tale
anche nella terra promessa,
in una situazione esistenziale
duplice, sia da parte dell’uomo che sta di fronte a Dio come straniero («stranieri siamo noi davanti a te»), e sia da
parte di Dio il quale dichiara
che i figli d’Israele stanno
sulla loro terra come «stranieri», per cui ne hanno l’uso,
ma non il possesso perpetuo.
Straniero, dunque, non è
un dato occasionale, ma costitutivo; anzi, originario, perché Abramo stesso si è definito come straniero e pellegrino. Di più, egli entra nel racconto biblico mentre la sua
famiglia sta già migrando, come a dire che egli è doppiamente straniero: nasce come
straniero e riceve l’ordine di
diventare straniero, di sradicarsi dalla sua famiglia stessa.
Non solo, ma appena arrivato
nella terra di Canaan la fame
lo costringe a emigrare in
Egitto. Sempre nell’ambito di
questa estraneità di Abramo,
un dato curioso ma significativo, sul quale l’esegesi cristiana ^ incapace di soffermarsi, a differenza di quella
rabbinica, è che egli viene circonciso alla veneranda età di
99 anni, noi diremmo «in extremis», e perciò egli è il padre di tutti i «gherìm», gli
stranieri. Sorte analoga tocca
a Isacco: la terra di Canaan,
dalla quale non uscirà mai, è
definita nella Torah «terra
delle sue migrazioni». E così,
ancora, i dodici figli di Giacobbe saranno tutti concepiti
«fuori» dalla terra promessa,
neU’esilio di Charan. E che dire di Mosè? Nel suo esilio in
Madian egli scopre una sua
doppia estraneità; «...ero straniero in terra straniera».
Ci si può rendere conto, anche sulla base di questi rapidissimi cenni ad alcuni dati
biblici, come la categoria
«straniero» sia qualcosa di
molto di più di un semplice
dato sociologico e non riguardi soltanto la storia d’Israele.
Essa assume in un certo senso un valore paradigmatico.
Sàppiamo come nel cristianesimo del primo secolo e in
parte ancora nell’apologetica
dei secoli successivi, sia continuata a sopravvivere questa
categoria dello «straniero e
pellegrino». «Per riconoscere
l’Altro e per farsi riconoscere
dall’Altro è necessario diventare Altro da sé e trovare l’Altro dentro di noi - ha detto
Levi e, inversamente, per
riconoscere l’Altro e perché
l’Altro possa farsi riconoscere da noi' per quello che è, è
necessario che l’Altro trovi
dentro di noi se stesso».
Concludendo il suo intervento il prof. Levi ha fornito
una suggestiva spiegazione
di un nome di Dio, «Shaddai»
che la nostra Riveduta traduce vagamente con T«Onnipotente». La traduzione che Levi ne ha dato è «Colui che abbastanza» e può significare
«Colui che mette un limite
all’espansione dell’universo», ma anche «Colui che ha
abbastanza divinità per ogni
essere vivente», oppure ancora «Colui che ha abbastanza benedizione per tutti coloro che si benedicono dalla
' sua bocca», come a dire che
nell’Infinito ognuno è straniero e che l’Infinito è una
benedizione reciproca.
Cronaca e mistero
Ustica^ una vicenda ancora
tutta da portare alla luce
GIANLUIGI BETTOLI
USTICA 1980: un De 9
deiritavia sparisce nel
basso Tirreno portando con
sé 81 fra passeggeri e membri
dell’equipaggio. A questo
oscuro episodio è dedicato il
libro a cui ha collaborato anche Paolo Miggiano*. Socio
fondatore deU’associazione
per la pace, di cui è stato anche dirigente nazionale, e ricercatore negli istituti di studio per la pace (come l’italiano Irdisp e il prestigioso Sipri
di Stoccolma), e dopo aver lavorato per 5 anni come perito
di parte civile per i familiari
delle vittime, che in questi
anni hanno animato una dura e costante azione, giudiziaria e politica, per rimuovere silenzi, omertà e complicità sulla vicenda, Miggiano
ha scritto il libro con due
giornalisti da anni attivi nel
seguire la questione: Daria
Lucca («Il manifesto») e Andrea Purgatori («Corriere della sera»), noto anche come
coautore del film II muro di
gomma, sempre dedicato a
Ustica, emozionante viaggio
alla ricerca della verità.
Fiction e realtà corrono parallelamente su due piani che
ci offrono il panorama completo in cui si colloca la strage. Con la tecnica del giallo
esso ci presenta personaggi
meschini e calcolatori e anche personaggi che ci sono
sempre mancati: nonostante
la pessimistica conclusione,
abbiamo sempre sentito la
mancanza, nella realtà, per
esempio di un presidente del
Consiglio desideroso di andare a fondo dei problemi o
di un alto ufficiale dei servizi
segreti capace di stare dalla
parte della legalità.
In schede puntuali e nella
ripea appendice viene descritto il quadro fosco di quegli'anni di politica interna ed
estera, con i loro risvolti militari: la corsa al riarmo nucleare dei primi anni ’80, le
tensioni sempre più gravi fra
super e mini potenze nel Mediterraneo, lo scontro frontale fra gli Stati Uniti e la Libia
di Gheddafi proprio a ridosso
delle nostre coste meridionali. E naturalmente il ruolo
dell’Italia, provincia di frontiera dell’wimpero» e terreno
di scontro per operazioni.segrete di vario segno.
Alla fine le colpevolezze
della strage sono descritte,
tessendo insieme i molti fili
di un intreccio inestricabile,
in cui diventa secondario sapere se materialmente il missile fosse partito da un aereo
americano, francese, italiano
o libico. Quello che conta è
che decine di inermi cittadini
viaggiavano all’interno di un
vero campo di battaglia, incurante dei loro destini. E
quello che conta è anche che
in questi anni si è fatto di tutto per nascondere quello che
è realmente successo.
Un fatto che riporta alle
tante basi militari che sfuggono al nostro controllo nazionale (come quella di Aviano), al costume del poco rispetto per la legalità democratica da parte dei servizi segreti e di parte delle strutture
militari, alle tante morti sospette di «persone informate», tra cui i due piloti delle
«Frecce tricolori» precipitati
a Ramstein: che avessero visto troppo.quella notte di
quindici anni fa?
(•) D. LuccA, A. Purgatori:
Ustica: una sola verità. Milano,
SperUng & Kupfer, 1995, £ 24.900.
Emmanuel Lévinas: scheda
Gli anni della formazione
con Husserl e Heidegger
Emmanuel Lévinas era
> nato nel 1906 a Kaunas (Lituania) e aveva mosso i pri’mi passi culturali tra i libri
della biblioteca paterna,
leggendo soprattutto la
Bibbia e i grandi narratori
russi defi’800. La sua vera e
propria formazione culturale l’acquisirà però in
- Francia, sua patria d’elezione, e in Germania, studiando prima a Strasburgo e poi
alla Sorbona.
A, Parigi, sotto la guida di
Jean Wahl (1888-1974, altro
filosofo ebreo legato alTesi; stenzialismo poi rifugiato
negli Usa prima di rientrare
in Francia) si laureò con
Una tesi su Husserl dal titolo La teoria dell’interpretazione nella fenomenologia
di Husserl; quindi completò
. gli studi a Friburgo, città assai viva dal punto di vista
. culturale sul finire degli anni ’20, dove operavano filosofi come lo stesso Husserl
e il giovane suo discepolo
Martin Heidegger.
Lévinas fu attratto dal fa; scino intellettuale dell’autore di Essere e tempo, che
[iudicherà «uno dei più bei
ibri della storia della filosofia», insieme a pochi altri di
Platone, Kant e Hegel. E
questo si deve innanzitutto
al fatto che Heidegger nella
sua opera riportava al centro della riflessione filosofica il problema delT«essere»,
Vale a dire Tontologia che,
' Secondo Lévinas, dai greci
ai nostri giorni è la questio
ne attorno a cui ruota tutto
il pensiero occidentale.
Tuttavia, a differenza di
Heidegger che aderì al nazismo, Lévinas perderà tutti i
familiari nei campi di sterminio nazisti ed egli stesso,
richiamato allo scoppio della guerra, fu catturato dai tedeschi nel 1940 e rinchiuso
in un campo per prigionieri
di guerra ebrei. Una vicenda
simile per alcuni versi a
quella di tanti altri, ebrei e
non, vittime incolpevoli dell’orrore nazista (e pensiamo
subito a Dietrich Bonhoeffer, impiccato a 39 anni a
Flòssenburg e di cui si è ricordato il 50° anniversario
della morte), esperienza dalla quale il filosofo riuscì a
sopravvivere, ma che segnò
in modo definitivo il suo
pensiero.
La scomparsa del filosofo
L'alterità come norma etica
nel pensiero di Lévinas
NICOLA PAGANO
IL giorno di Natale si è
spento a Parigi, all’età di
quasi 90 anni, Emmanuel Lévinas, filosofo di origine e
braica il cui pensiero è caratterizzato da una forte ripresa
della tradizione ebraica stessa
e della trascendenza, inserita
nel quadro del pensiero occidentale, dai greci alla filosofia
tedesca del ’900.
C’è stato qualcuno come
Elie Wiesel, scrittore, drammaturgo ebreo di origine romena, premio Nobel per la
pace, che dopo Auschwitz si è
chiesto «dov’era Dio» allora; e
Primo Levi si era chiesto dove
fosse l’uomo. Per Lévinas, dopo Auschwitz, le cui grida «risuoneranno fino alla fine dei
tempi», la filosofia non può
più essere la stessa. Attraverso una revisione critica della
fenomenologia di Husserl e
dell’esistenzialismo di Heidegger, Lévinas già in uno
scritto del ’49 {Scoprendo
l'esistenzialismo con Husserl
ed Heide^er) sostiene che la
filosofia, pur conservando la
sua caratteristica di esercizio
razionale, non può più contii\uare a essere semplice ontologia, vale a dire ricerca
dell’essere, in cui tutto si riducei a ente, a oggetti, cose,
entità impersonali.
Il pensiero vero, per il filosofo francese recentemente
scomparso, non è un atto di
possesso e di dominio (su o di
qualcosa), ma un movimento
verso l’altro, così come la
condizione dell’uomo è contraddistinta dal rapporto io
tu, dall’irriducibile differenza
tra l’io e l’altro.
Nel suo libro Totalità e infinito (1961), forse il più noto,
superando dunque la filosofia
dell’essere, Lévinas ripropone
con forza la tematica delTn/tro, indicando nella trascendenza e in una metafisica
aperta all’idea di infinito la
radice di un autentico pensare. La relazione con l’infinito
tuttavia non è tematizzabile,
perché esso resta pur sempre
altro, una terza persona oltre
l’io e il tu; Tinfinito, in tal senso, si sottrae al mio dominio e
all’idea che ne possiedo, anche se opera sul mio io, caratterizzandosi in definitiva come ulteriorità di essere e di
pensare. A ciò corrisponde,
sul piano pratico, il desiderio,
visto non come dominio e
possesso, ma come apertura
e tensione verso l’altro.
In questa luce l'apertura
all’altro deve essere intesa nel
duplice senso sia di apertura
a Dio, liberato dall’orizzonte
dell’ontologia tradizionale
(puro essere, essere sommo)
e restituito alla natura biblica
di Dio persona (il Dio di
Abramo e di Giacobbe che si
rivela al suo popolo): sia come apertura all’uomo, nella
sua irriducibile alterità, che
delinea quindi una filosofia
essenzialmente etica, norma
morale che ci chiama in ultima analisi alla responsabilità
verso gli altri, secondo la formula coniata dallo stesso Lévinas dell’«umanesimo per
l’uomo».
(a pag. 10 un commento
di Paul Ricoeur)
Libri
Le religioni
e l'ecologia
Nella collana di «etica teologica» le edizioni Dehoniane hanno pubblicato nel
1995 un agile testo sulle concezioni della responsabilità
del creato nelle grandi religioni mondiali: cristianesimo, ebraismo. Islam, induismo, buddismo e taoismo,
dal titolo Religioni ed ecologia’*. Si tratta di un volume
collettaneo composto di brevi saggi pubblicato ih Austria
nel 1992, nel quale vengono
presentate le letture teologiche che potrebbero sostenere un impegno per la salvaguardia dell’ambiente.
Ciò equivale a dire che la
gran pàrte dell’umanità,
quella responsabile di estinzioni, manipolazioni, distruzioni di ecosistemi, ha nel
suo universo culturale una
componente a cui rifarsi ipotizzando di scegliere che lo
spazio in cui vivere la propria
fede non sia solo quello spirituale, ma anche la materialità
e le scelte di tutti i giorni.
Il testo è utile per il dialogo
interreligioso, a fianco di altri
testi come il n. 5/95 della rivista Concilium su «Ecologia e
povertà: grido della terra, grido dei poveri».
Con soluzione poco ecumenica, peraltro, chiude il
volume il piano triennale della diocesi di Bolzano-Bressanone per «Giustizia, pace e
salvaguardia del creato»; questo era il tema dell’Assemblea
ecumenica di Basilea '89 e di
Seoul ’90 e non mancavano
relativi testi. (a.v.)
(*) KarlGosler (a c. di). Religioni ed ecologia. Bologna, Dehoniane, 1995, pp 101, £14.000.
4 Riviste
Occhio al sud
dei Balcani
È opinione corrente che i
movimenti culturali e di opposizione si mobilitino non
appena cominciano a verificarsi i disastri. Così accade
per le guerre, le catastrofi
ambientali, le emergenze sociali; è stato così anche per la
drammatica vicenda della ex
Jugoslavia, è così per i problemi dell’immigrazione.
Ogni tanto tuttavia qualcuno
cerca di pensare in anticipo,
cerca di precorrere i tempi
delTelergenza preparandosi a
fronteggiarla.
Il più delle volte queste iniziative restano però nell’ombra e si devono a gruppi che
hanno antenne assai più lunghe di chi sbraita nell’agone
degli opinionisti o dei talkshow. Così è per esemplo per
Balkan Sud, iniziativa torinese che cerca, autoprodotta e
autofinanziata, di informare
su quelli che potrebbero essere alcuni sviluppi futuri del
conflitto balcanico. Kossovo,
Albania, Macedonia, la resistenza «culturale» di un popolo (quello del Kossovo appunto) che dopo essersi visto
chiudere l’università dal governo serbo ha deciso di continuare i corsi in casa dei professori, l’attentato al presidente macedone Gligorov
possono entrare nelle nostre
case fin da ora, prima che il
problema sfugga di mano.
Gli articoli vengono da
fonti autorevoli come «Le
Monde» o anche il «Financial
Times». Ampio spazio del n.
3, da poco uscito, è dedicato
anche alla Romania. Recapito del bollettino è via Passalacqua 4 -10122 Torino.
6
PAG. 6 RIFORMA
VENERDÌ 12 GENNAIO 1996
Il processo di mondializzazione
Una sfida
per l'Italia e l'Europa
PAOLO FABBRI
GIÀ da alcuni anni stiamo
vivendo la fase iniziale di un fenomeno di portata planetaria, destinato a
caratterizzare il prossimo
quarto di secolo, a provocare mutamenti sociali sconvolgenti fino a mettere in discussione lo «stato sociale»
realizzato nei vari paesi europei, a condizionare lo sviluppo economico dei paesi
occidentali e conseguentemente il relativo livello occupazionale. Si tratta della
«globalizzazione dei mercati» o più sinteticamente della «mondializzazione».
Sino all’inizio degli anni
’80 il mondo occidentale veniva diviso in due grandi categorie: paesi industrializzati
e paesi del Terzo Mondo.
Tra i primi gli Usa erano il
perno del sistema monetario
e commerciale intemaziona-,
le, mentre la Germania e il
Giappone si avviavano a assumere il rango attuale di
grandi potenze economiche
in una qualche misura alternative ai nordamericani. Il
commercio mondiale, fortemente limitato dai protezionismi doganali, era regolato
da un accordo tariffario internazionale (Gatt) molto
blando.
Oggi lo scenario è mutato
soprattutto per due fatti: la
caduta del muro di Berlino
con il conseguente allargamento dePmercato ai paesi
dell’Est europeo e l’emergere
dal Terzo Mondo di una categoria nuov?, quella dei
paesi in vià di sviluppo (pvs).
Tra questi va sottolineata
l’importanza dei paesi orientali (Taiwan, Corea del Sud,
Singapore, Thailandia, India,
Indonesia, ecc.).
Il trampolino di lancio dei
pvs è stato la capacità di offrire sul posto mano d’opera
minimamente qualificata a
costi estremamente bassi,
invogliando così gli imprenditori dei paesi industrializzati ad acquistare semilavorati di semplice lavorazione,
a far inontare prodotti finiti
inviando i semilavorati, ecc.
I salari in realtà non sono
sempre significativamente
inferiori, ciò che manca è lo
stato sociale: pensioni, sanità, assistenza in genere.
C’è un solo caso, Singapore,
dotato di assistenza e previdenza analoghe a quelle europee, ma per ora non fa testo e, pur essendo oggetto di
studio, non costituisce ancora un modello estensibile
a altri stati.
PUR con i citati limiti la
presenza sui mercati dei
paesi in via di sviluppo costituisce una delle cause della
mancata positiva evoluzione
dell’andamento economico
positivo iniziato nel 1993-94,
per cui si può dire che già
ora risentiamo della globalizzazione dei mercati.
In prospettiva le conseguenze della mondializzazione sono ben più importanti. Dalle lavorazioni semplici si è passati a quelle più
complesse e tra non molto è
prevedibile che inizierà la
creazione di nuova tecnologia. Infatti i giovani laureati
negli Usa, quando vogliono
fare ricerca, anziché fermarsi
nel grande paese spesso tornano in patria e creano ricerca, fanno scuola.
Il processo di globalizzazione dei mercati è giunto
ormai a uno stadio così avanzato che si è resa necessaria la creazione di un organiamo adatto alla nuova situazione sostituendo il vecchio accordo valutario Gatt
con il «World Trade Organisation» (Wto), dotato dell’au
torità per emettere giudizi e
addirittura imporre sanzioni
che sono basate naturai
mente anche sul prestigio e
la credibilità di cui gode.
Sotto la guida del suo attuale
presidente, l’italiano Renato
Ruggiero, il Wto ha recentemente pilotato la trattativa
delicatissima per risolvere il
contenzioso tra Usa e Giappone sulle automobili.
Proprio in ambito Wto si
ipotizza entro i prossimi 25
anni la creazione di un’area
comprendente Nord e Sud
America, un’altra comprendente Nord America-Pacifico-Asia e infine una Unione
europea allargata ai paesi
dell’Est e al Nord Africa. Più
controversa l’eventuale ere
azione di un’area preferenziale di libero scambio tra
Europa e Usa.
Adeguarsi al processo irreversibile della «mondializzazione» significa per i paesi
europei, Germania inclusa,
ridimensionare, in misura
che varia da paese a paese, il
proprio stato sociale. Per
l’Italia significa anche fare i
conti con lo smisurato debito pubblico creato dalla dissennata amministrazione
degli ultimi 30 anni e dall'
inefficienza associata a lassismo che caratterizza i pubblici servizi.
Ma certo non basta. Bisognerà investire in ricerca e
nella scuola perché la sfida
dei mercati si vince innanzitutto su questi due campi.
Ancora una volta l’Italia parte male, con una scuola disastrata e la ricerca affossata
dai bassi finanziamenti nonché dai discutibili criteri di
selezione. L’Unione europea
in questo scenario è una necessità assoluta, non solo per
l’Italia ma per tutti i paesi
europei. Restare fuori significa essere spazzati via.
Gli stati europei si troveranno dunque nella necessità di ridurre le spese sociali per rendere competitivi
i propri costi di produzione o
per ridurre il debito-pubblico, ma questo aprirà altri
due problemi: la disoccupazione e lo sviluppo economico. Infatti la spesa sociale,
che trova le sue fonti nelle
tasse, fappresenta uno dei
pilastri su cui si regge lo sviluppo economico e altresì
uno dei mezzi per risolvere il
problema della disoccupazione reso endemico dallo
sviluppo tecnologico che riduce sempre più la quantità
di persone impiegate nell’industria e anche nei servizi.
L’Italia, e con essa tutti i
paesi europei, si troverà dibattuta fra le esigenze contraddittorie di ridurre le spese sociali e il deficit pubblico
da una parte e spendere di
più per migliorare la scuola,
incrementare la ricerca, trasferire personale dalla produzione per il mercato al
soddisfacimento di bisogni
sociali attualmente trascurati riducendo la disoccupazione dall’altra.
Guardandolo con distacco, lo scenario fin
qui tracciato risulta obiettivamente molto grigio, denso
di incognite e di problemi
neppure impostati. Margini
per operare però non mancano. Occorre perseguire
l’efficienza, valorizzare la
creatività, far emergere il
senso di responsabilità, tutte
qualità presenti nel popolo
italiano. Occórre un progetto
politico, occorrono politici di
grande statura capaci di ottenere il consenso della gente, assolutamente necessario
per non seguire l’esempio
recente della Francia. Occorre agire con equità e guardare al futuro con speranza.
■ Indagine del Censis sulle parrocchie cattoliche
5.000 miliardi^ 26.000 parrocchie
La gestione economica per il 25% è comunitaria
Cresce la collaborazione con gli enti pubblici locali
IGNAZIO INGRAO
UN quarto delle parrocchie italiane ha una «gestione comunitaria». È questo uno dei dati che emergono 4alla ricerca che il Censis
ha curato per il Servizio per
la promozione del sostegno
economico alla Chiesa cattolica della Conferenza episcopale italiana (Cei). L’indagine
presentata è stata realizzata
intervistando telefonicamente oltre mille parroci italiani.
Dalle risposte risulta che oltre il 25% delle quasi 26.000
parrocchie italiane è gestita
in, modo «comunitario» dal
parroco e dai fedeli. Il 23%
della parrocchie ha invece
una gestione completamente
accentrata nelle mani del
parroco. Le restanti parrocchie ricorrono a formule intermedie. La gestione comunitaria delle parrocchie è particolarmente diffusa nel Nord
Italia (vi ricorrono il 34% delle parrocchie), mentre è più
r^ra nel Sud (si riscontra solo
nel 17% delle parrocchie).
«Gestione comunitaria» delle
parrocchie signifi^ca che in
esse è presente e attivo un
Consiglio pastorale parrocchiale e un Consiglio per gli
affari economici e i laici sono
coinvolti nelle decisioni relative alla gestione delle offerte
e nei mezzi di comunicazione della parrocchia.
I parroci intervistati hanno
anche dichiarato una notevole apertura alla collaborazione con le altre parrocchie: il
75% delle parrocchie intervistate partecipa infatti a stmtture di coordinamento interparrocchiali e il 78% dei parroci definisce «utili» tali strutture. Folta è anche la presenza delle associazioni, movimenti e gmppi laicali: in più
del 50% delle parrocchie ce
ne sono almeno tre. Ma 1’
apertura ,e la disponibilità alla collaborazione delle parrocchie italiane si dimostra
anche nei rapporti con i soggetti non ecclesiali: nel campo degli interventi caritativi il
41,1% delle parrocchie collabora con il Comune o la circoscrizione, il 36,4% con il
mondo del volontariato, il
24,6% con comunità di assistenza. «Questi dati dimostrano - ha detto Carla Collicelli del Censis - come la parrocchia italiana sia una realtà
aperta all’esterno e soprattuttp sia un organismo che
"lavora in rete” con gli altri
soggetti presenti sul territorio». Resta tuttavia scarso il
rapporto delle parrocchie
con il mondo della scuola
(solo il 4,4% dei parroci intervistati intrattiene questo tipo
di rapporti).
L’impegno delle parrocchie è rivolto a due fronti
principali: innanzitutto la catechesi, nelle sue varie forme
che vanno dall’iniziazione
cristiana (il 99% delle parrocchie), alla catechesi per gli
adulti e prematrimoniale. '
L’altro fronte di impegno
prevalente delle parrocchie
italiane è rappresentato dall’offerta di servizi socio-assistenziali, in particolare agli
ammalati (43% delle parrocchie), agli anziani (40%), alle
famiglie povere (37%).
Per realizzare tutte queste
Iniziative i parroci hanno dichiarato di avere bisogno di
non più di 100 milioni l’anno.
In realtà, ba detto Pierluigi
Bongiovanni, responsabile
del Servizio per la promozione del sostegno economico
alla Chiesa cattolica, «il fabbisogno finanziario delle 26.000
parrocchie italiane è più alto
e si può stimare complessivamente intorno ai 5.000 miliar
di annui. Ad ogni modo è sorprendente quanto le parrocchie riescano a realizzare pur
con cifre così modeste».
La forma di contribuzione
ai bisogni della parrocchia
che i fedeli continuano a prediligere è quella dell’offerta
durante la messa domenicale
(il 77,7% dei parroci ha dato
questa risposta). Altra forma
di offerta prediletta dai fedeli,
a sentire i parroci, è quella
data in occasione dei sacramenti (51,4%). 8%o e offerte
deducibili per il sostentamento del clero rappresentano, secondo i parroci, una
forma «prevalente» di contribuzione alle necessità della
parrocchia rispettivamente
solo per il 18,3% e il 6,3% dei
fedeli. A conti fatti, sul totale
delle entrate parrocchiali, le
opere' di culto incidono per il
60,5%, i contributi al sostentamento del clero per 1 ’8,5%
e gli interventi caritativi per il
31%. Comunque i parroci rilevano una buona disponibilità dei fedeli al sostegno della
Chiesa cattolica «senza pregiudizi sulle finalità dell’im
piego dei contributi offerti». È
quello che il Censis chiama
«atteggiamento universalista»
dei cattolici italiani.
Per garantire la trasparenza
dell’amministrazione parrocchiale, l’85,5% dei parroci intervistati ha dichiarato di ritenere utile 0 comunque «opportuna» la pubblicazione
del bilancio parrocchiale.
Inoltre, nel 90,5% delle parrocchie, esiste il Consiglio
parrocchiale per gli affari
economici. «La ricerca ha anche rilevato - ha aggiunto
Bongiovanni - come il coinvolgimento dei laici nella gestione della parrocchia crei
maggiore vitalità e partecipazione in tutta la comunità».
Quanto al futuro della parrocchia, i parroci italiani si
dicono particolarmente preoccupati dal crescere dell’indifferenza (67,5%), da una
sempre più accentuata personalizzazione del vissuto religioso (43,75%) e dall’affermarsi dell’individualismo
(24,9%). Tuttavia il 49,4% dei
parroci è fiducioso che in futuro i fedeli aumenteranno.
Forum del volontariato
Senza profitto ma con
le regole del mercato
Trasformare il terzo settore
(il mondo del volontariato,,
dell’associazionismo, delle
cooperative sociali) da arcipelago frammentato a soggetto sociale e politico unitario. Con questo intento è nato il Forum permanente del
terzo settore, a cui aderiscono alcune tra le più qualificate organizzazioni del no proflt italiane. La. prima assemblea nazionale di tale organismo è stata l’occasione per
iniziare un processo di costituzione di un soggetto forte e
autonomo in grado di interloquire con le istituzioni e
con il mercato per la definizione e l’attuazione delle politiche pubbliche e sociali.
Dalla crisi del welfare state si
esce costruendo un «sistema
misto» in cui i privati si affiancano allo stato nell’assicurare servizi sociali adeguati. È però necessario garantire-un rapporto di pari dignità, nella distinzione di
ruoli e di responsabilità, tra
le organizzazioni dei cittadini e i poteri pubblici.
Nuccio lovene, eletto coordinatore nazionale del Forum, ha affermato che «non
siamo, né intendiamo essere,
i bravi ragazzi sempre pronti
a tappare i buchi di emergenze sempre più numerose». Allo Stato si fanno richieste pre-'
cise: prime fra tutte, l’approvazione della normativa che
prevede agevolazioni fiscali
per le organizzazioni no profit
e il varo della legge sull’associazionismo sociale, ferma al
Senato. È stato istituito un tavolo di confronto permanente con i gruppi parlamentari
disponibili (assente solo il Polo, per ora) e, presso il ministero della Fattìiglia e della
solidarietà sociale, si è insediato un tavolo «quadrangolare» composto da governo,
Confindustria, sindacati e terzo settore.
Proprio i sindacati e il movimento cooperativo sono invitati dal Forum a partecipare
a una grande iniziativa programmatica, prevista al più
tardi per la primavera del ’96,
in cui si definiranno le proposte legislative e amministrative da presentare al nuovo
Parlamento. Sul tappeto ci
sono varie questioni di interesse comune: l’utilizzo dei
fondi pensione per finanziare
le organizzazioni senza fini di
lucro e l’impiego dei cassaintegrati, presso di esse, in lavori socialmente utili. (Adista)
Brevi
Le cause
dì morte
Secondo i dati dei censimenti, dal 1931 al 1991 la
percentuale di mortalità della
popolazione è passata dall’l,
48% allo 0,97%, con un leggero aumento negli ultimi anni
dovuto all’invecchiamento
della popolazione. I progressi
della sanità e la diffusione del
benessere economico hanno
avuto gli attesi effetti positivi
sulla salute della popolazione. L’Italia può oggi vantare
un’aspettativa di vita fra le
maggiori in Europa: 74 anni
gli uomini, 80 le donne. Di- .
saggregati secondo le cause
di morte, questi stessi dati rispecchiano le profonde mutazioni intervenute nel paese
e ne registrano le nuove, e
preoccupanti, tendenze.
Nel 1931 le prevalenti cause di morte erano dovute alle
cattive condizioni igieniche e
alimentari: il 55% della mortalità era dovuta al parto o
agli effetti, anche congeniti, .
della malnutrizione.
Nel 1991 le principali cause
di morte sono quelle dipendenti dalla qualità degli ambienti di lavoro e di vita: le ^
malattie cardiocircolatorie, *
malgrado il decremento di
percentuale rispetto al 1981,
sono responsabili del 43%
delle cause di morte; i tumori
del 27%. Le affezioni cancerogene e del sistema nervoso
sono le uniche che hanno ,
mantenuto i tassi in crescita
per tutto il periodo.
Al censimento 1991 i morti
di cancro in Italia risultano
150.453, pari a circa ri% del- ;
l’intera popolazione.
(Fonte Istat) ;
Attenti
al rumore
All’andamento dei volumi
di traffico sono correlati an- f
che i livelli di rumore. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), le patologie connesse a «emissioni
acustiche di oltre 70 dBA sono di tipo psicosomatico». Il
decibel misura, in scala logaritmica, la pressione delle '
onde sonore sull’orecchio
umano. Ogni 6 dBA di differenza si ha quindi un raddoppio del fenomeno. I limiti
di accertabilità, recepiti dalla ^
normativa italiana, sono di ^
65 dBA per il giorno (dalle 6 ,
alle 22) e di 55 dBA per le rimanenti ore della notte. Delle 96 città oggetto di studio
nel rapporto Oms, l’88,5%
supera i livelli diurni e il
98,5% quelli notturni. Il
gruppo più consistente (pari
al 45% circa del campione)
convive con intervalli medi
di rumore compresi tra i 70 e
75 dBA il giorno (5-10 di più
della sòglia raccomandata) e
tra i 65 e i 70 dBA la notte
(10-15 di più). Il dato medio
nazionale è di 71 dBA/giorno
(+6) e 65 dBA/notte (-r 10). In
un’indagine condotta dal
Censis nel 1992, gli intervistati attribuivano all’inquinamento acustico la responsabilità di stress, danni
all’udito, cefalee.
B L'asilo
islamico
È stato aperto a Torino
l’asilo infantile «Aurora». È il
primo asilo per bambini di
religione islamica. Accoglie
dal lunedì al sabato una cinquantina di bambini, dai 3 ai
6 anni, a cui vengono insegnati la lingua araba, l’italiano e l’Islam, con l’obbligo di
imparare a memoria dei brani del Corano. La domenica ^
invece vengono fatte lezioni ;
intensive di cultura araba e
religionè islamica, ma solo
per i più grandicelli. ;
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Spedizione in abb. postale/50 - Torino
In caso di mancato recapito si prega restituire
al mittente presso l’Ufficio PT Torino CMP Nord.
L'Editore si impegna a corrispondere
ii diritto di resa.
Fondato nel 1848
■#
Fa discutere la decisione della Provincia di Torino di aprire la caccia al cinghiale durante il mese di gennaio. Da un
lato ci sono le centinaia di denunce che ogni anno gli agricoltori presentano per i danni provocati dai cinghiali, dall’altro una riapertura ora viene messa in discussione, e non solo
dagli ambientalisti; in questo periodo le femmine sono spesso gravide, ma a parte ciò gli spari possono mettere in difficoltà anche altri animali non oggetto di caccia. «Basterebbe
che ci consentissero di uccidere i cinghiali in autunno senza
il limite di due capi», dicono i cacciatori a loro volta non entusiasti di questa apertura estemporanea. Intanto già si sono
verificate alcune battute assai proficue; vedremo se ciò comporterà un’effettiva riduzione dei danni alle colture.
FI <
VENERDÌ 12 GENNAIO 1996 ANNO 132 - N. 2 URE 2000
E bastato che dallo stabilimento Telecom di None
fuoriuscissero alcune migliaia
di litri di gasolio da una cisterna per creare una macchia
inquinante che ha coperto il
torrente Chisola, e da lì il Po,
mettendo in grave difficoltà
l’erogazione dell’acqua potabile a Torino. 11 capoluogo
piemontese dipende infatti in
parte dall’acqua del Po che
viene potabilizzata. Immediatamente è scattato l’allarme e
con esso gli inviti a ridurre i
consumi di acqua potabile.
L’acqua è uno di quei beni
di cui le nostre vallate sono
ricchissime, di cui la pianura
ha un grande bisogno e per la
quale non esiste, a dispetto di
varie leggi, una corretta gestione. Qualche anno fa, di
COME GESTIRE UNA RISORSA PRIMARIA?
L'ACQUA
PIERVALDO ROSTAN
fronte a varie proposte di legge, i Comuni montani si erano ribellati temendo di essere
espropriati di una loro risorsa
peculiare; poi quella legge è
passata con qualche modifica.
La storia dell’acqua nella valli si intreccia con le attività
umane di ogni tipo, da quelle
produttive a quelle agricole
con le numerosissime derivazioni ad uso irriguo più capillari e contenute in montagna.
assai più massicce e drastiche
in pianura.
Negli ultimi anni si è avviata una vera corsa alla centraUna idroelettrica sfruttando i
salti d’acqua alpini e le valli
ne stanno subendo le conseguenze: poca ricaduta positiva per la gente del posto, ricchezza che, se ne va (i proprietari delle centraline sono
quasi sempre esterni alla zona) e intanto il regime dei
Pinerolo
Il Consiglio
discute
del teatro
Teatro e partecipazione:
questi gli argomenti che hanno visto confrontarsi durante
il Consiglio comunale di Pinerolo la scorsa settimana
giunta e opposizioni che avevano chiesto di conoscere le
ragioni che, dopo l’approvazione dello Statuto, non hanno consentito l’approvazione
di tutti i regolamenti che disciplinano la partecipazione
alla vita cittadina, a cominciare dal referendum consultivo. «È inutile che sulle
scelte per il teatro sociale il
sindaco annunci un referendum popolare - è sbottato il
capogruppo dell’Alternativa,
Giorgio Canal - se non è stabilito come farlo!».
Sul teatro sociale la discussione è stata intensa; ad uri
certo punto è sembrato che ad
essere messa in discussione
non fosse la questione del
teatro quanto la stessa politica culturale del Comune. Le
opposizioni hanno ricordato
come fra le priorità elencate
dall’aUuale maggioranza al
momento dell’elezione del
sindaco ci fosse proprio questa struttura.
Il progetto Flutter, 16 miliardi, è troppo oneroso? Sono
stati cercati i necessari finanziamenti? Sono state prese in
considerazione ipotesi diverse
sia come rilocazione che come uso del «quadrilatero» di
città al cui centro c’è appunto
il teatro? «I finanziamenti Cee
che abbiamo individuato sono
risultati troppo bassi», ha detto l’assessore Barbero, a cui
ha replicato il consigliere
Drago: «Altrove, per altri teatri analoghi al nostro sono stati trovati i necessari finanziamenti...». Il dibattito, a volte
aspro, non ha prodotto soluzioni immediate, anzi: l’impressione più diffusa è che
l’attuale amministrazione preferisca passare tutta la questione alla prossima giunta,
frutto delle elezioni autunnali.
Soprattutto in vai Pellice le diverse possibilità scatenano giochi politici e minacce
Gli accorpamenti scolastici fanno litigare
Siamo quasi al 1800, quando la costruzione della stazione ferroviaria «al di qua
dell’Angrogna», a Torre Pellice, scatenò gelosie fra lusernesi'e tortesi che si protrassero a lungo. Ora in ballo
non c’è la stazione ma le
scuole, le presidenze e le direzioni didattiche messe in
dubbio dal progetto di razionalizzazione della rete scolastica a partire dall’anno scolastico 1996-97.
I parametri di riferimento
indicati dal ministero sono di
un minimo di 12 classi per le
scuole medie e di 25 per le
medie superiori. In vai Pellice, tanto per far un esempio,
sarebbero sottodimensionate
le scuole medie di Bricherasio e l’istituto tecnico Alberti
di Luserna San Giovanni.
Queste indicazioni non sono
nuove, anzi, se ne parla da
tempo; tuttavia l’imminenza
della data del 13 gennaio,
quando le Comunità montane
dovrebbero fornire delle indi- ’
cazioni al Provveditorato,
rende il clima assai caldo. Si
mescolano interessi comunali, personali e oggettivo bisogno di dare delle indicazioni
alternative al taglio; in caso
contrario Provveditore, e più
ancora ministero, si sentiranno autorizzati a procedere.
Enti locali e direttori di
istituti hanno formulato varie
proposte, in settimana se ne
saprà di più. Fra le ipotesi
prevalenti ci sono la creazione di tre «poli verticali» (cioè
un’unica direzione per elementari e medie in ciascun
Comune) a Torre, Luserna e
Bricherasio, un polo verticale
a Torre e due poli orizzontali
(cioè le medie e le elementari
insieme) a Luserna e Briche
rasio, ovvero polo verticale a
Bricherasio e due poli orizzontali nel resto della valle,
con presidenza delle medie a
Luserna e direzione didattica
a Torre Pellice. È stata poi
avanzata un’ulteriore ipotesi
con le elementari invariate rispetto ad ora e accorpamento
a livello di medie fra Torre e
Bricherasio e Luserna con
Bibiana. •
Tutte queste proposte dovranno essere valutate da
amministratori e capi di istituto; al momento nessuna
sembra prevalere anche se
sono entrate in gioco manovre politiche di varia natura
con la minaccia, nemmeno
troppo velata da parte di Luserna San Giovanni, di una
crisi di Comunità montana se
non verrà presa in considerazione la proposta caldeggiata
da Luserna (polo verticale a
Torre, direzione e presidenza
per le altre scuole a Luserna).
Per l’Alberti si ipotizza l’accorpamento con l’istituto
agrario di Osasco.
Se in vai Pellice la situazione bolle, almeno a livello politico, più tranquilla è quella
della vai Chisone. In una riunione a metà dicembre fra
Comunità montana, sindapi e
distretto scolastico è stato stilato un documento da inviare
al Provveditore entro il fatidico 13 gennaio. «Nel documento - spiega il preside delle Medie di Villar Perosa,
Dario Seghe - si richiede che
la situazione resti invariata
per ogni tipo di scuola. Tagliare in un territorio che già
non presenta scuole superiori
sarebbe un impoverimento intollerabile. Il nostro motto deve essere: “Puntiamo i piedi e
facciamo resistenza’’».
Ogni anno le assemblee delle nostre
chiese eleggono i loro deputati alla
Conferenza distrettuale e al Sinodo. Al
termine dell’assemblea il presidente firma uno stampato predisposto dalla Tavola in cui si attesta che le persone elette
sono iscritte nei registri dei membri elettori per l’anno in corso. Tali «mandati di
deputazione» erano un tempo redatti seduta, stante, certo sulla base di un modello predisposto, ma permettevano larghi
margini di modifiche. È interessante leggerne uno.
Avendo oggi avuto notizia da una lettera del signor... Pastore e Moderatore,
in data..., di cui abbiamo ascoltato la lettura dopo la predicazione ordinaria, che
è necessario convocare un Sinodo di
questfi Valli per il disbrigo degli affari
che concernono la gloria di Dio e il bene
delle nostre chiese, desiderosi di compiere il nostro dovere, abbiamo deputato
come di un comune accordo deputiamo
con il presente mandato il signor... per
IL FILO DEI GIORNI
MANDATI
BRUNO BEILION
assistervi per noi e in nome nostro, insieme al nostro molto onorato pastore, pregando a questo fine la venerabile Assemblea di volerli accettare e di dare loro
voce propositiva e deliberativa e soprattutto di accordarci la prosecuzione del
ministero del signor... in quanto di buon
esempio e di particolare edificazione in
mezzo a noi, promettendo, per parte nostra, di approvare e ratificare tutto ciò
che verrà deciso e stabilito al fine di servire Dio e per il buon ordine delle nostre
Chiese, sulle quali; come anche sulla
detta venerabile Assemblea, chiediamo a
Dio di spandere le sue più sante benedi
zioni e che vi sia presente per la virtù del
suo Spirito Santo. Amen.
Seguono la data e alcune firme di
membri dell’assemblea di chiesa che ha
proceduto alla nomina. Lo stile è quello
di un atto notarile e l’importanza che
viene data a questa «deputazione» corrisponde esattamente a quella degli atti
rogati davanti al notaio. A quel tempo il
pastore faceva parte della deputazione
della chiesa e non partecipava al Sinodo
in quanto membro del «Corpo pastora-,
le», cioè con la sua specificità di teologo più che di pastore legato a una chiesa
particolare. i
Il Sinodo vuole essere in primo luogo
strumento per servire Dio e, poi, curare il
buon ordine, il buon funzionamento delle
chiese. Le due cose non possono essere
separate: solamente là dove c’è autentica
preoccupazione di servizio a Dio c’è
«bon ordre» nelle chiese e, inversamente, solo una chiesa che vive in pace può
veramente servire Dio.
corsi d’acqua ne esce spesso
stravolto; ne sanno qualcosa i
pescatori che frequentemente
denunciano le situazioni più
precarie.
E non bisogna dimenticare
le gestione del torrente dal
punto di vista ambientale come momento di prevenzione
(o di incentivazione) alle alluvioni; anche qui spesso gli interventi tardano e quando ci
sono risultano di impatto tale
da creare essi stessi possibili
dissesti. Mai come per l’acqua si può dunque affermare
che una corretta gestione a
monte è salvaguardia per la
pianura; sarà il 1996 Tanno in
cui si potrà comineare finalmente a pensare a questo settore con la dovuta attenzione
e la necessaria risolutezza?
/N Questo
Numero
Massello
Dopo la realizzazione di '
alcune strade e T allacciamento della borgata Occie
aÌTacquedtotto, il desiderio maggiore degli amministratori massellini sarebbe quello di poter offrire ai
turisti una struttura ricettiva di tipo «alternativo» e
attraente; ma anche Tasfaltatura della strada per la
storica Balziglia, spiega il
sindaco Micci, sarebbe auspicabile. . '
'. -Pag. Il
Ricettività
L'albergo Gilly di Torre
Pellice cambia gestione e
cercherà di rilanciate T
ospitalità a conferenze,
convegni e corsi di formazione aziendale che ne avevano caratterizzato gli anm
migliori. Di queste pro-,
spettive e della situazio^
ricettiva locale parliarnp
con Mario Malan, che subentra nella gestione.
... * '-Pag.»
Piscine
La situazione del Pincrolese, quanto a strutture per
la pratica del nuoto, è ab- ;
bastanza sconfortante: esi-(
stono al momento solo le
strutture di Luserna San
Giovanni e di Perosa Arj^ntma, che sono però gra*„
vate di problemi gestionà*^
li. A Pinerolo invece il
cantiere per un nuovo impianto è fermo perché è
stata data precedenza a
quello del palaghiaccio.
PAG.itt
Hockey su ghiaccio
Dopo anni di assenza
T hockey su ghiaccio è tornato in pubblico al palazzetto di 'Torre; peccato solo
per le intemperanze del
pubblico che hanno causato la sospensione della paf^.
tìta per alcuni minuti, v
' ; pAG.rv
....V .........y . ..
8
PAG. Il
Bosco di betulle a Pertusel (Villar Pelllce)
SAN SECONDO DISCUTE DI GIOVANI — Un lungo e appassionato dibattito ha aperto i lavori deirultimo Consiglio
comunale dell’anno per San Secondo; la discussione aveva
per oggetto gli orari di chiusura dei pubblici esercizi (con rifermento in particolare a bar, birrerie e discoteche) ma ha
finito per portare a riflettere sui problemi notturni arrecati
alla popolazione dagli avventori dei locali. Legato a questo
__ argomento il confronto si è spostato sulla condizione giovanile, sulle possibilità di socializzazione offerte, sui rapporti
col mondo giovanile e sulle responsabilità della società tutta. n Consiglio ha poi proceduto alla nomina del nuovo revisore dei conti nella persona del dott. Circhillo, attualmente
se^etOTO comunale a Piossasco e quindi alla conferma delle
commissioni già nominate dalla giunta. Dopo alcune variazioni di bilancio è stata approvata l’assunzione di un mutuo
alla Cassa depositi e prestiti per l’ampliamento della rete fognaria. Dopo lunga lettura sono stati approvati il regolamento comunale per la Tosap (tassa occupazione di spazi e aree
pubbliche) e quello generale di contabilità. 11 Consiglio si è
chiuso con la decisione di concedere in comodato all’Usl 10
dei locali a piano terra del municipio (ex Centro anziani) affinché vengano collocati nuovi servizi per il territorio.
ASTROFILI URANIA ■— L’Associazione astrofili Urania ha
in programma per il 1996 due viaggi, ai laboratori del Cem
di Ginevra e all’Osservatorio astronomico di Asiago. Fra le
altre attività ci saranno poi le consuete conferenze pubbliche
alle 21 dell’ultimo sabato di ogni mese (la prima è prevista
per il 27 gennaio, con il professor Briatore su «Letteratura,
filosofia e scienza nei romanzi di pensiero»), le visite guidate per scuole e gruppi (prenotarsi al 0121-90787, Giovanni
Peyrot). La quota di associazione a Urania è di lire 70.000;
il 24 febbraio alle,21 si terrà l’assemblea annuale dei soci.
RICOSTRUIRE IL PARTITO DEI SOCIALISTI ITALIANI — Ricostruire il partito dei Socialisti italiani: questo lo
slogan lanciato dalla Federazione provinciale di Torino del
Si. In un lungo documento, firmato da Eugenio Bozzello, i
socialisti di Boselli dicono di voler puntare, all’intemo di
un’area riformista che si collochi in alternativa alla destra, a
due poli, uno intorno al Pds e l’altro che raccolga in una federazione i socialisti, i popolari, i verdi, i liberaldemocratici
e i repubblicani. «La vera diaspora da superare - dice Boz"zello - sono i milioni di voti persi in favore del centro-destra; è a costoro che dobbiamo riparlare ridando loro prospettive e progetti in cui potersi riconoscere e credere. È
l’occasione per tutti di ritrovarsi, discutere e riacquisire consenso popolme difendendo e sostenendo i valori del socialismo e i diritti acquisiti dai lavoratori con lotte e sacrifici».
MODIFICHE AGLI STANDARD ABITATIVI? — L’altezza dei vani abitabili nelle zone montane potrebbe essere ridotta a 2,55 m anziché gU attuali 2,70, come già avviene in
altre zone montane. Questo dovrebbe consentire il recupero
di baite e borgate senza stravolgere rimpianto originale. In
proposito è stata presentata in Regione una proposta di legge da parte del consigliere Racchelli di Forza Italia.
NEUROPSICHIATRIA INFANTILE — Ha cambiato la
propria sede il servizio di neuropsichiatria infantile, che dalla fine dell’anno ha i suoi uffici in via Lombardini, presso
la sede della Comunità montana vai Pelhce. Il numero di telefono è 953131.
LA PIAZZA DI ANGROGNA — Angrogna ha una sola piazza, l’antica Rua d’ia Gheisa, che il fascismo impose di chiamare piazza Roma. Architettonicamente la piazza non è un
granché anche se vi si affacciano il municipio, la sede delle
* associazioni, l’unico negozio. L’amministrazione comunale
ha perciò chiesto ad alcuni architetti di fornire suggerimenti
e idee per il ripristino di un minimo di arredo urbano in modo da renderla più accogliente. Alcune proposte sono già
arrivate e quanto prima verranno realizzati dei lavori per il
ripristino dei gabinetti pubblici, al cui fianco verrà costruita
una doccia con annesso spogliatoio da utilizzarsi in occasione di gare sportive. Non è ancora stato possibile riaprire
il locale bar come chiesto da più parti: le normative
sull’abitabilità non consentono di riaprire nella vecchia locanda se non a prezzo di pesafiti e operosi interventi edilizi.
TORRE PELLICE: ARRIVA IL MUTUO PER LA BIBLIOTECA — È giunta al Comune di Torre Pellice la
comunicazione della Cassa depositi e prestiti di un mutuo di
200 milioni per la costmzione della nuova biblioteca civica.
La nuova sede si troverà-nell’ex laboratorio Capetti di via
D’Azeglio, a fianco della Galleria d’arte contemporanea.
E Eoo Delle Yaui ‘\Aldesi
VENERDÌ 12 GENNAIO 1996 yEN
Willy Micol, sindaco di Massello, illustra sogni e prospettive per il futuro
Bisogna incrementare l'accoglienza ai turisti
MILENA MARTINAT
Imassellini non sono di
certo persone con poche
idee e con poca voglia di lavorare per il bene comune.
L’amministrazione comunale
eletta tre anni e mezzo fa, con
' il suo sindaco Willy Micol,
sta portando a termine in questo periodo il programina che
si era prefissata.
«Le opere che avevamo
programmato sono quasi terminate - spiega Willy Micol
- grazie soprattutto all’impegno e alla buona volontà dei
massellini. Sulla traccia lasciataci dalla precedente amministrazione abbiamo costruito la pista agro-silvo-pastorale che parte 'da Aiasse,
termina a Coul Mian, passa
molto vicino alla borgata Occie che era ancora priva di
strade, ed è molto utile anche
al pastore che sale all’alpeggio di Troncea. Abbiamo avuto anche dei grossi problemi
dovendo effettuare un esproprio; da pmte di tutti gli altri
massellini c’è stato un grande
impegno volontario soprattutto nel taglio degli alberi.
G’è stato un grande aiuto perché ci dicevano che la pista è
un alleggerimento del lavoro
di trasporto del legname».
Era stato previsto il primo
troncone della seconda parte
dell’acquedotto comunale per
fornire quelle borgate che ne
erano ancora sprovviste. «Abbiamo preso l’acqua a 2.000
metri di quota, vicino a Balmetta - dice il sindaco - e si è
lavorato molto anche con gli
elicotteri; la borgata Occie è
stata così fornita di acqua
Sanità
Perché
rinunciare
al Cottolengo?
C’è mobilitazione nel Pinerolese sulle prospettive dell’
ospedale Cottolengo; da un
lato la firma di un accordo
sindacale fra rappresentanti
della «Piccola Casa della divina provvidenza» e sindacati
sembra portare un po’ di serenità per quanto riguarda il futuro dei dipendenti per i quali
è prevista una riqualificazione professionale, ma non sulle prospettive dell’ospedale
stesso e nemmeno sulle strategie di testimonianza della
Chiesa cattolica pinerolese.
Dal punto di vista dei servizi infatti viene confermata la
chiusura dei reparti di Oculistica e Ortopedia, la cui attività è stata finora assai apprezzata. Ciò sembra prefigurare delle scelte gestionali
che, nell’ambito cattolico di
Pinerolo, sanno di abbandono
di un presidio. Quali collegamenti con la realtà sanitaria
locale? con l’Usl 10? con
l’ospedale civile di Pinerolo?
Da più parti emerge il disagio di una scelta che non pare
aver coinvolto la locale diocesi;, anche il senatore Claudio
Bonansea è intervenuto, amareggiato per non essere stato
coinvolto. Il senatore del Ccd
sottolinea, in una lettera al
Superiore del Cottolengo, un
aspetto della questione: «Nelle valli che circondano Pinerolo le strutture ospedaliere
valdesi stanno facendo grossi
investimenti per offrire centri
a misurà d’uomo; perché mai
Pinerolo e i suoi paesi limitrofi devono perdere l’ospedale
Cottolengo?».
La scuola-museo della Balziglla
dell’acquedotto comunale».
L’amministrazione aveva deciso di asfaltare 500 metri
della strada che porta alla
borgata Porte, poi con i ribassi d’asta e con l’aiuto finanziario volontario degli abitanti della borgata sono riusciti
ad asfaltarla tutta. «È bello e
rincuora - si rallegra il sindaco - sentirsi dire da un anzia
no abitante della borgata Porte: “L’aver asfaltato questa
strada fa sì che io possa restare qualche anno in più nella
mia casa”. Avere la strada
asfaltata dà la sicurezza della
sua percorribilità anche in caso di nevicate, perché sia la
spalatura che lo scioglimento
della neve sono più rapidi e
gli abitanti si sentono sicuri di
Dalla vai Pellice alla valle di Susa
Valli frontaliere in rete telematica
Una rete telematica collegherà fra loro la vai Pellice,
le valli Chisone e Germanasca e la valle di Susa; le due
Comunità montane pinerolesi
hanno recentemente approvato, nei rispettivi Consigli, la
convenzione per là gestione.
La rete che si andrà a costituire, grazie anche al contributo di fondi Cee, comprenderà l’area transfrontalier^
francese e italiana; l’intento è
quello di facilitare le comunicaziom ai fini di promuovere
le risorse del territorio transfrontaliero e in particolare,
in questa prima fase, le risorse e le offerte turistiche.
Concretamente il progetto
prevede l’installazione di personal computer con modem
nelle sedi delle tre Comunità
montane e presso le due Apt.
Le spese di gestione saranno
suddivise in un terzo per ogni
Comunità montana; altri soggetti potranno entrare in partnership con gli enti promotori. La Comunità montana Val
li Chisone e Germanasca sarà
la capofila di questo nuovo
servizio a cui dovranno abituarsi a poter fare riferimento
turisti e operatori interessati
nella zona.
Questa convenzione è stata
approvata dalla Comunità
montana vai Pellice alla fine
di dicembre; nella stessa seduta è stato approvata la prosecuzione dell’esercizio associato delle funzioni socio-assistenziali tramite Comunità
montana. La scelta conferma
l’impegno degli anni scorsi,
in attesa di definire se verrà
delegata l’Usl oppure se sarà
ancora la Comunità a coordinare i servizi ovvero la gestione sarà diretta da parte dei
Comuni. Il costo per i Comuni sarà ancora di 32.000 lire
per abitante, viste le economie messe in atto negli ultimi
tempi. Restano, almeno per
ora, fuori dalla gestione i Comuni di Bobbio Pellice e Bricherasio anche se sono venuti
segnali di disponibilità alla
Pinerolo: sarà aggiudicato a base d'asta
Chiosco dei gelati in locazione
Il 23 gennaio, alle 9, nella
sala consiliare del Comune di
Pinerolo, è prevista l’assegnazione della locazione del
chiosco di proprietà comunale sito in piazza III Alpini con
destinazione artigianale per
laboratorio di gelati e bibite.
La durata della locazione è
fissata in sei anni.
Il canone annuale a base
d’asta è di lire 1.800.000 pre
via cauzione di 450.000 lire.
Per partecipare all’asta i concorrenti dovranno far pervenire l’offerta in carta bollata
in plico a mano o a mezzo
raccomandata postale, entro il
22 gennaio. L’offerta dovrà
essere sottoscritta con firma
leggibile e per esteso, chiusa
in separata apposita busta sigillata con ceralacca e controfirmata sui lembi di chiusura.
CONTRO IL DISAGIO
Associazione Arcobaleno
via Roma 41 (secondo piano)
LUSERNA S. GIOVANNI
Tutti i giorni dalle 17 alle 19
Tel. 95440!
Du(
Tc
poter essere raggiunti in caso
di necessità». E stata asfaltata
la strada per la borgata Molino e sono stati svolti altri lavori; il programma che 1’
amministrazione si era dato è
praticamente terminato, ma
manca ancora un anno e mezzo al termine del mandato.
Che cosa avete in mente di
fare? «Sarebbe interessante
creare qualcosa di alternativo
basandosi sui turisti di passaggio con la Gta e con altri
percorsi - spiega ancora Micol -. A parte il posto tappa
di Balziglia, Massello non offre altro, nonostante ci sia richiesta: attualmente i residenti sono 91, ma gli abitanti
in inverno poco più di una
ventina, anche se ci sono giovani che ritornano. Sarebbe
interessante poter offrire vitto
e alloggio ai turisti riaprendo
e ripristinando parti di case
non usate o inventare altre
possibilità per permettere soprattutto ai giovani che amano queste montagne di poterci vivere».
L’amministrazione di Willy
Micol tiene in serbo un grande sogno, quello di asfaltare
la strada che porta a Balziglia. «Per Massello, Balziglia
è molto importante, è la borgata conosciuta per le vicende, storiche anche al di fuori
delle valli, ma non è semplice
reperire i fondi per un lavoro
così costoso - conclude il sindaco -. Se si trovasse la massima collaborazione fra Comune e abitanti di Balziglia,
si potrebbe pensare di coinvolgere anche altri; per ora
considero questo progetto ancora nel libro dei sogni».
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gestione di Comunità. «In linea di massima - ha detto il
sindaco di Bobbio, Charbonnier - siamo d’accordo sulla
gestione associata per tutti i
servizi; si tratta di verificare
modalità e impegni».
Intanto, a proposito di servizi sul territorio dell’Usi 10,
va segnalata la presa di posizione di un gruppo di dipendenti Usi 10, ex 42 e 43 che
lamentano «la riorganizzazione dell’azienda sanitaria locale senza alcun progetto di distrettualizzazione» e il «continuo trasferimento del personale dalle ex Ussl 42 e 43 a
Pinerolo» che finiscono per
produrre forti lamentele da
parte dei cittadini per il disservizio che si viene a creare.
I lavoratori hanno scritto anche ai sindaci e agli ammini- (
stratori eletti localmente lamentando «la continua eliminazione di attività nelle zone
montane che creano forti
squilibri in termini di ridistribuzione delle risorse umane
ed economiche. Rifiutiamo di
considerare Faccorpamento
sinonimo assoluto di accentramento ed anzi ribadiamo la
nostra volontà di mantenere
nei territori montani i principali servizi rivolti all’utenza,
al duplice scopo di non produrre disagio alla popolazione
e di salvaguardare il maggior ''
numero possibile di posti di
lavoro nelle valli montane».
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L996 venerdì 12 GENNAIO 1996
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Due libri che ripercorrono la vita passata delle Valli e di Pinerolo
tì Torre Pellice dì un tempo e Pultimo tramvai
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9 era una volta a Torre Pellice», e «C’era
una volta il Gibuti», nome
glorioso della tramvia Pinerolo-Perosa: ecco altri due piacevoli libri*, prevalentemente
fotografici ma ricchi anche di
notizie storiche che stimolano
i ricordi dei più anziani abitanti della vai Pellice e della
vai Chisone ma risultano interessanti anche per i più giovani, per i nuovi residenti e per
le ricerche scolastiche.
Tullio Contino torna a ripercorrere con curiosità le vie
di Torre Pellice, utilizzando
la ricca collezione di cartoline-delia signora Vittorina
Burrato Negro; il commento
è stato messo insieme sulla
base di quella miniera di dati
che è lo studio del prof. Augusto Armand Hugon su dieci secoli di storia di Torre
Pellice, ma non mancano
iholti ricordi personali che
interesseranno soprattutto gli
artigiani e i commercianti:
dalle locandine pubblicitarie
degli anni ’20 al curioso si: sterna di refrigerazione adotkto dal caffè Vandalino (che
fii per un breve periodo negli
attuali locali della Cariplo in
piazza della Libertà), il cui
dehors era riparato da un tendone che rivoli d’acqua mantenevano fresco nelle ore più
calde dell’estate.
Il centro dì Torre Pellice in una cartolina d’epoca
Quanto alle trasformazioni
urbanistiche, illuminante è la
sequenza di immagini che sfilano negli anni della zona del
viale Dante, mentre per i
gruppi e le attività si potrà
curiosare tra i volti del «gruppo esperantista» riunito davanti al Collegio nel 1905 o
dei partecipanti alle «cardate»
del Cai alla Vaccera.
L’altro libro, sulla tramvia
Pinerolo-Perosa Argentina, è
nato dall’iniziativa di Dario
Seglie, che in occasione della
mostra sull’archeologia industriale in vai Chisone del
1994 lanciò l’idea di una mostra e di un libro sul «Gibuti».
La mostra è stata realizzata a
Pinerolo e il libro, curato oltre che da Seglie anche da
Gian Vittorio Avondo e Vaiter Bruno, ne costituisce il
prezioso catalogo.
Anche qui la parte più interessante è la documentazione
fotografica, ma non manca un
inquadramento del Pinerolese
nel periodo postunitario e
della «rivoluzione industriale» nelle valli. Come è noto,
fino al 1880, i trasporti erano
effettuati mediante carrozze e
cavalli che a Pinerolo erano
dislocate nei principali alberghi cpn partenze giornaliere
per Lusema e per Torre, Fe
Mancano strutture alberghiere di fascia intermedia
Come rilanciare la ricettività?
PIERVALDO ROSTAN
Con il 1996 l’albergo Gilly di Torre Pellice cambia gestione: la famiglia
Poët, che negli anni ’70 aveva «inventato» l’unica struttura a quattro stelle della vai
Pellice, costruendone gli edifici e occupandosi direttamente della gestione, passa la
mano. Qualche sentore di
(cambiamento si era già avìvertito negli scorsi anni, con
la riduzione dell’attività internale e l’impiego del personale in strutture alberghiere al Sestriere; poi insistentemente era circolata la voce di
.chiusura, peraltro smentita
dalla proprietà.
Giunge ora l’ufficializzazione di una nuova gestione:
al Gilly troveremo il signor
Mario Malan, che in questi
ultimi due anni aveva gestito
l’hôtel Du Parc, sempre a
Torre Pellice, rilanciandone
l’attività. Si tratta di un passaggio che ha avuto una certa
Si rilevanza in valle; che cosa
c’è alla base di questa scelta?
. «Abbiamo avuto delle divergenze sulla gestione dell’hòtel Du Parc con la proprietà e
si era deciso di lasciare queste struttura - spiega Mario
Malan -; nel frattempo si è
aperta l’opportunità del Gilly.
Lascio il Du Parc, dove eravamo impegnati a gestione
familiare, per assumere la gestione del Gilly come società
‘La fortuna”, cooperativa di
Servizi che gestisce anche alh^e attività».
- L’albergo Gilly ha una
storia con alti e bassi in questi quattro lustri; molta parte
dell’attività della struttura
era legata ai seminari e corsi
^lle industrie, in particolare
{ ^lla Fiat; la crisi industriale aveva portato a dei tagli
ehe a loro volta avevano pejato sull’attività del Gilly. Ci
eono speranze di ripresa in
Í Vtësto senso?
La Foresteria valdese di Torre Pellice
«Il calo del lavoro congressuale è stato evidente negli
anni più difficili della crisi;
abbiamo incontrato il responsabile dei corsi della Fiat
avendo alcune assicurazioni.
Guardando poi al mercato torinese abbiamo scoperto che
ci sono moltissime realtà industriali, magari più piccole,
che investono in corsi di formazione».
- Il Gilly ha in questi ultimi
tempi ridotto Fattività alberghiera trasformando alcuni
locali in uso residenziale;
quanti posti letto resteranno?
«La struttura conta una
quarantina di camere, moltissime trasformabili in doppie
o triple; dunque contiamo di
poter lavorare bene anche
con i gruppi di turisti che
giungono qui in pullman e
che si “accontentano” delle
camere doppie».
- Il fatto di essere un
«quattro stelle» può essere,
oltre che un importante riconoscimento, anche un handicap per i prezzi che comporta, non certo alla portata di
tutti...
«Non abbiamo in vista un
declassamento, anche perché
l’attività congressuale si rivolge specificatamente al quattro
stelle; chi viene al Gilly si
aspetta un certo tipo di servizio. Proveremo ad essere un
pochino più abbordabili per le
aziende della zona per vedere
se è possibile allacciare un discorso con loro».
- Rispetto ah personale attualmente impiegato al Gilly
quali soluzione ipotizzate?
«Sostanzialmente verranno
confermate tutte le 6 persone
che ora vi lavorano, anche se
non pensiamo di confermare
il servizio di lavanderia interna, oggi troppo costoso. Tenendo conto che la nostra
cooperativa svolge servizi anche fuori della valle, è chiaro
che offriremo eventuali nuovi
lavori proprio a chi faceva
parte della vecchia gestione».
- Confermandosi il Gilly
struttura di grande rilievo,
con un punto interrogativo sul
Du Pare, non le sembra che a
Torre Pellice gli spazi ricettivi siano un po’ ristretti, specie
in una fascia di utente compresà fra la tradizionale Foresteria e la vostra struttura?
«Effettivamente può essere
così: l’offerta intermedia è
carente. D’altra parte è anche
vero che non si può vivere su
un turismo che funziona tre
mesi all’anno...».
nestrelle e Perosa, Barge, Bagnolo, Cavour e Saluzzo.
Ancora, oltre a sapere come
nacque la tramvia, è curioso
rileggere oggi, alla luce delle
infinite polemiche sulla strada statale e i suoi problemi, la
storia che portò alla soppressione del tram (ultimo viaggio nel 1968) e il referendum
che l’«Eco del Chisone» promosse fra i suoi lettori.
(*) T. Contino: C’era una
volta a Torre Pellice. Torino, R.
Chiaromonte editore, 1995, sip.
G. V. Avondo-V. Bruno-D.
Segue: Il Gibuti, storia della
tramvia Pinerolo-Perosa. Torino, Kosmos, 1995, £ 26.000.
Provincia
Approvato
il bilàncio
di previsione
per il 1996
Il Consiglio provinciale ha
approvato il 20 dicembre il
bilancio di previsione per il
1996 con 26 voti a favore
(quelli della maggioranza di
centro-sinistra), e 6 contrari,
mentre hanno abbandonato
l’aula i consiglieri di Forza
Italia, Ccd, Cdu e Léga Nord.
Il bilaqcio pareggia su 424
miliardi: sul versante delle
entrate sono in diminuzione i
trasferimenti dello Stato, che
insieme a quelli della Regione e di altri enti pubblici si
aggirano sui 207 miliardi; 59
miliardi sono le entrate tributarie, 36 quelle extratributarie: .si prevede di accendere
mutui per circa 60 miliardi.
Quanto alle uscite, 290 miliardi sono riservati alla spesa
corrente (103 per il personale), 54 agli investimenti e 50
al rimborso delle rate dei mutui accesi in passato.
Illustrando le caratteristiche del documento, la presidente, Mercedes Bresso, aveva sottolineato che «all’interno delle rigidità di bilancio si
è cercato di tener conto delle
priorità individuate nel programma di giunta. Più risorse
rispetto al passato dunque
per il turismo, le attività economiche, l’ambiente e la difesa del suolo. Di rilievo anche gli interventi nel settore
della viabilità, dove siamo
chiamati a portare a termine
gli interventi di nostra competenza previsti per i mondiali di sci del ’97.
Quanto all’edilizia scolastica, la maggior parte dell^
spesa sarà assorbita nel prossimo anno dall’esigenza di finanziare l’adeguamento degli
edifici alle norme di sicurezza in vigore».
Per ora esistono solo due strutture
Piscine in difficoltà
nel Pinerolese
Due piscine e un buco nel
terreno: questa la situazione
delle piscine nel Pinerolese.
A Pinerolo il cantiere è fermo da mesi e non si riattiverà
nemmeno nel ’96: la giunta
ha infatti scelto di terminaré
il palazzo del ghiaccio investendo altri due miliardi e di
«congelare» il cantiere della
piscina almeno fino al 1997..
Sarà questa una patata bollente della futura amministrazione, insieme alla gestione
dell’insieme del complesso
sportivo della città.
Così il comprensorio continua a contare sulle due piscine valjigiane di Perosa Argentina e Luserna San Giovanni, strutture che faticano a
sopportare pesanti costi di
gestione. A Lusema si chiude
nel periodo più freddo da un
paio di anni per risparmiare
sul riscaldamento; a Perosa si
discute di come tenere aperta
la struttura: «Non vogliamo
assolutamente rinuncia^ alla
piscina di valle - dice il presidente della Comunità montana valli Chisone e Germanasca, Erminio Ribet - ma
ora ci troviamo in difficoltà,
anche perché oltre ai costi di
gestione dovremmo far fronte anche ad interventi di manutenzionè straordinaria».
Piove infatti dal tetto della
piscina e non è uba novità;
fin dalla sua inaugurazione
nei primi anni ’80 emersero
dei problemi: c’era addirittura chi non voleva neppure si
aprisse. Oggi il valore sociale, a favore dei ragazzi di tutta la valle e non solo, è sotto
gli occhi di tutti; c’è però la
novità della Provincia che
vorrebbe ridurre il suo intervento economico. «Non è
che la Provincia voglia sottrarsi - prosegue Ribet - però
sostiene di voler puntare al
pareggio di esercizio, cosa
per altro impossibile da raggiungere».
I Comuni sono ovviamente
preoccupati. Finora il 75%
dei costi è stato coperto dalla
Provincia e il resto dalla Comunità montana tramite i Comuni; durante l’ultimo Consiglio si sono levate voci allarmate: potrebbe chiudere la
piscina di Perosa? Si rinvieranno i corsi per le scuole?
La scorsa settimana c’è stato
un confronto anche serrato
fra i sindaci: per ora è stato
chiesto un incontro urgente
alla Provincia per tentare
ogni via per non rinunciare a
un servizio sociale che Ribet
conferma essere «importantissimo per la valle».
L'attività del gruppo di insegnanti
Lìngua e nuova
didattica: sì comincia
Sono iniziate ufficialmente
in questi giorni le attività del
gruppo Lend (Lingua e nuova
didattica) del Pinerolese, che
riunisce gli insegnanti di lingua straniera delle scuole di
ogni ordine e grado della vai
Pellice, delle valli Cbisone e
Germanasca e di Pinerolo.
Per circa un anno si sono
svolti presso il Liceo europeo
di Torre Pellice alcuni incontri conoscitivi tra gli insegnanti interessati e si è deciso, al termine dello scorso anno, scolastico di aderire
all’associazione culturale nazionale Lend come autonomo
gruppo locale.
Sono molte le iniziative che
i membri del Lend pinerolese
intendono portare avanti, avvalendosi sia del contributo
di esperti esterni sia del confronto tra insegnanti di scuole
diverse, dalla materna alle superiori. Attualmente è cominciato il primo dei colsi di aggiornamento proposto dal
gruppo che riguarderà la continuità educativa nell’insegnamento linguistico, e prevede un ciclo di incontri tra
insegnanti iscritti al Lend,
coordinati dalla supervisione
Ita
di esperti nel campo dell
continuità, e un ciclo di conferenze sulle tematiche legate
sia alla continuità che alla
professionalità docente, di cui
due in italiano, due in inglese
e due in francese.
«Attualmente gli iscritti al
gruppo sono una quarantina
- spiegano i membri del direttivo del Lend pinerolese e in un contesto dove non
mancano le proposte culturali
è già un buon risultato; speriamo tuttavia di accrescere il
numero degli iscritti fornendo
corsi qualitativamente validi,
riconosciuti a livello ufficiale
(l’attuale corso di aggiornamento sulla continuità è in
via di riconoscimento da parte del Provveditorato agli
Studi di Torino) e contiamo
soprattutto di diventare un
punto di riferimento per gli
insegnanti dell’area linguistica del territorio pinerolese.
Inoltre tra i nostri progetti ci
sono anche quello di creare
una piccola biblioteca costituita da materiali a disposizione degli insegnanti, la realizzazione di documenti scritti dei lavori svolti nelle proprie scuole e durante i corsi
del Lend e la volontà di offrire uno spazio interattivo per i
docenti di lingue straniere».
Gli incontri del gruppo si
svolgono presso il Liceo europeo di Torre Pellice con un
calendario che prevede due
appuntamenti mensili il lunedì (a partire dall’8 gennaio)
alle 17,15, per partecipare ai
quali è necessario iscriversi al
Lend, rivolgendosi presso la
segreteria del Liceo di Torre
Pellice (tel.0121-91260).
n-
10
PAG. IV
Riápre il palaghiaccio
Penice sí
riscopre l'hockey
L’apertura del palazzo del
ghiaccio di Torre^Pellice con
l’inizio del 199^ è risultata
una graditissima sorpresa sia
per il pubblico dei pattinatori
sia per la soòietà di hockey
su ghiaccio di Torre, che aveva comunque deciso di iscrivere le sue squadre giovanili
ai campionati di categoria.
Tantissimi ragazzini impegnati in pista fino alla chiusura per i lavori di copertura, in
tanti si sono ritrovati non appena la pista di via Filatoio è
stata riaperta.
A parte la prima squadra
che in questi anni di stop ha
visto abbandonare alcune vecchi «senatori» dal glorioso
passato in serie A, l’H.C. Valpellice schiera quest’anno
quattro formazioni di giovanissimi, l’under 8, 10, 14 e
16. «In questi tre anni di chiusura della pista di Torre Penice - spiega Giovanni Cotta
Morandini, uno dei responsabili tecnici della società - abbiamo cercato di fare attività
avvalendoci di altre piste o
delle poche e limitate opportunità di Torre Pellice; ora si
tratta di uscire dalla “clandestinità”. In questi anni abbiamo mantenuto un nucleo abbastanza valido di ragazzini
con punte sugli 8 anni e sui
16; in tutto si tratta di una sessantina di giovani e giovanissimi. Ci sono ovviamente dei
neofiti che hanno visto il
ghiaccio poche volte ma potranno ora riprendere confidenza coi pattini».
- Discorso a parte meritano gli adulti...
«In effetti l’ex prima squadra si è trasferita in massima
parte a Torino dove è nata una
valida collaborazione con la
Il servizio
a Natale
Gent.mo direttore,
condivido pienamente quanto da lei scritto nell’articolo
«Privato è bello» sul non servizio postale a Torre Pellice
durante il periodo natalizio.
Quanto è successo è semplicemente vergognoso. Per ristabilire un minimo di servizio ho dovuto diffidare l’Ènte
Poste e richiedere l’intervento
del Prefetto. Se nel prossimo
futuro dovesse ripetersi una
tale situazione procederò a
denuncia alla Procura della
Repubblica per interruzione
di pubblico servizio.
Cordiali saluti.
Marco Armand Hugon
sindaco di Torre Pellice
Centrale del latte'che disputa
la serie B2 e che dovrebbe
giocare a Torre un^paio di partite. Per il prossimo anno prevediamo di iscrivere la squadra al campionato come HCV
pur mantenendo l’importante
collaborazione con il Torino».
-'Abbiamo detto delle squadre giovanili, ma esiste un’età
minima alla quale iñiziare a
pattinare sul ghiaccio?
«A cinque, sei anni i bambini iniziano a rispondere alle
prime indicazioni di un maèstro; si tratta comunque sempre di gioco: ricordiamo che
l’under 8 e 10 non hanno attività agonistica con risultato».
- Esiste un’attività femminile?
«Nelle nostre compagini
under 10 abbiamo inserito due
elementi femminili che fisicamente sono avanti nella maturazione. A quell’età è facile
un inserimento che veda squadre miste; creare un nucleo
indipendente forse è invece
prematuro. C’è poi l’attività
di pattinaggio artistico: il discorso è assai complesso poiché gli istruttori non si basano
sul volontariato ma chiedono
un rimborso orario».
- Torniamo rapidamente
alla prima squadra, dove alcuni giocatori sono diventati
ex, talvolta allenatori di ragazzini e altri giocano a Torino. Qual è lo situazione delThockey in Piemonte?
«L’hockey ghiaccio in Piemonte è praticamente nullo:
noi oi riaffacciamo dopo tre
anni con l’under 14 e riusciremo ad essere i primi. Questo
dà l’idea della portata di questo sport: sembra quasi che il
tempo si sia fermato a tre anni
fa. Avere il ghiaccio per tutto
l’anno può davvero rappresentare un’occasione per il rilancio di questo sport e creare
qualcosa di valido».
È dunque* un mondo che si
ritrova, dopo i tre ann'i di
stop; centinaia sono stati i
pattinatori, molti giovanissimi
nei giorni di festa, centinaia
domenica 7 per la partita del
Torino con il Varese, tant’è
che molti tifosi sono stati lasciati fuori da cancelli stante
l’agibilità di una sola tribuna.
Molta aspettativa, una partita
mediocre degenerata nel secondo tempo quando sono
saltati i nervi alla squadra
lombarda e ad alcuni facinorosi del pubblico; rincontro è
stato sospeso per alcuni minuti poi, con l’intervento della
forza pubblica, è tornata la
calma. Per la cronaca rincontro ha visto il Varese imporsi
per 7 a 4 (2-3; 0-3; 2-1 i parziali) con una nota di merito
per il portiere tórrese Gaydou
e con un ripensamento generale da fare sul comportamento del pubblico.
Cantina Sociale di Bricherasio
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VENERDÌ 12 GENNAIO 1996 f; VE
PALLAVOLO: IL PINEROLO OTTIENE DUE VITTO
ME — Doppio successo per le formazioni pinerolesi di volley;
i maschi in CI hanno superato in trasferta il Cus Genova per 3
a 1, portandosi al settimo'posto in classifica. Importante vittoria Mche per le ragazze in B2 che superando per 3 a 0 il Racconigi si confermano capoliste al pari dell’Agii Trecate.
Vittoria netta per la squadra 3S Nova Siria A categoria allievi
U 14 che ha battuto il Body System con il punteggio di 0 a 3
(2-15, 8-15, 8-15) durante un incontro dove è emerso nettamente il divario tecnico tra le due formazioni.
Vittoria per la 3S Nova Siria B per 2 a 1 contro Val Susa
Spind, segnando un riscatto per la formazione guidata da Bresso nella seconda partita del campionato.
Altra vittoria per la formazione 3S Nova Siria categoria ragazze U16 che ha battuto per 3 a 1 Perosa Volley; le ragazze di
Gardiol (Benecchio, L. Fornero, Poèt, B. Fornero, Matta, Maurino, Geymonat, Bertin, Lasagne, De Pizzol e Favout) hanno rischiato di compromettere il risultato con un errore al terzo set.
Perdono invece le allieve Under 14 con il Pefosa Volley per
1 a 2, seppure in un incontro combattuto vinto dalle avversarie
nel terzo set. Per la formazione lusernese giocavano Angelini,
Favout, Fornero L., Di Vicino, De Pizzol, Benedetto, Maurino,
Barale, Benecchio, Agrillo; per Perosa Volley hanno giocato
Ferro, Pons, Peyran, Depetris, Marino, Sala, Gargantini e Clot.
CALCIO: IL PINEROLO SUPERA LA CAPOLISTA
AOSTA — Domenica da ricordare per il Pinerolo nel campionato dilettanti; al Barbieri arriva la capolista Aosta ed è dunque
incontro di tutto rilievo. I valdostani passano in vantaggio con
Campedelli capace di sfmttare l’unica incertezza del diciottenne
portiere biancoblù. Cara. Il Pinerolo, in 10 uomini per l’esplusione di Raimondi, potrebbe cedere ma invece ha una vivace
reazione che lo porta prima a pareggiare con Ceddia e poi addirittura in vantaggio con Fabbrini diventato bomber del girone.
TENNIS TAVOLO — Seconda esperienza nazionale per
Davide Gay della polisportiva Valpellice che a Bergamo, malgrado una positiva prestazione, è riuscito a conquistare un solo
set su tre partite. Intanto riprendono i campionati e i primi a
scendere in campo saranno i ragazzi della D2 provinciale che
venerdì 12 giocheranno a Torino con il Cus; la CI nazionale e
la C2 regionale giocheranno sabato 13 a Torino cql Cus e a
Volpiano con il Valledora.
Nelle
Chiese Valdesi
ASSEMBLEA DELLE CORALI — Domenica 14 gennaio, alle 15, presso i locali della chiesa valdese di via
dei Mille a Pinerolo si svolgerà l’assemblea delle Corali.
INCONTRI TEOLOGICI MIEGGE — Domenica 14
gennaio, alle 17,30, presso la sala valdese di San Secondo, prosegue lo studio su «L’essere e la domanda su Dio»
tratto dal testo «Teologia sistematica» di P. Tillich.
RIUNIOÒH DI PREGHIERA — Domenica 14 gennaio,
alle 15,30, presso la chiesa dei Fratelli di corso Gramsci,
proseguono gli incontri di preghiera fra le chiese evangeliche di Torre Pellice e Lusema San Giovanni.
ANGROGNA — Il 14 gennaio, vista la richiesta di alcuni
membri della comunità, riprenderanno i culti in lingua
francese al capoluogo. Da alcuni anni la, lingua francese
era stata usata sóltanto più nel canto nelle riunioni quartierali e in un culto al mese. Le prossime riunioni quarterali avranno luogo martedì 16 al capoluogo e martedì 21
a Buonanotte. L’Unione femminile si riunirà domenica
14 al capoluogo.
LUSERNA SAN GIOVANNI — A partire dal 17 gennaio,
al presbiterio, alle 20,45, si svolgerà uno studio Wblico a
cadenza settimanale condotto dal pastore Berutti. Le
prossime riunioni quartierali saranno il 16 gennaio ai
Gonin e il 18 a fondo San Giovanni; inizio ore 20,30.
MASSELLO — La prossima riunione sarà giovedì 11 gennaio, ore 15, al Roberso.
PERRERO-MANIGLIA — Le prossime riunioni saranno
il 16 gennaio alle Grangette, il 17 alla Baissa e il 18 al
Bessé; inizio ore 15.
POMARETTO — Le prossime riunioni quartierali saranno il 12 gennaio, ore 15, a Inverso Clot e il 17, ore
20,30, a Pomaretto.
PRAROSTINO — Domenica 14 gennaio, alle 14,30, riprendono gli incontri dell’Unione femminile.
SAN SECONDO — Il culto di domenica 14 gennaio sarà
presieduto dal pastore battista Podestà. La prossima riunione quartierale sarà giovedì 18 gennaio a Miradolo, alle 20,30; tema di questo ciclo di incontri sarà: «I matrimoni misti».
TORRE PELLICE — Giovedì 11, alle 15,30, presso il
presbiterio, la riunione di studio biblico esaminerà la
bozza del documento sull’ecumenismo nella parte riguardante l’ebraismo. Le prossime riunioni quartierali si
svolgeranno il 12 agli Appiotti, il 16 all’Inverso e il 17 ai
Chabriols; inizio ore 20,30.
VILLAR PELLICE — Le prossime riunioni quartierali si
svolgeranno lunedì 15 al Teynaud e venerdì 19 al Serre.
VILLAR PEROSA — La Chiesa valdese di Villarha organizzato, presso la biblioteca comunale, una mostra della
Bibbia che si apre sabato 20 gennaio, alle 20,45, con una
conferenza del past. Giorgio Toum su «La Bibbia nelle
comunità valdesi»: La mostra (ore 15-18,30) si chiuderà
venerdì 26 con un conferenza del prof. Bruno Corsani
sul tema «Perché e come leggiamo la Bibbia?».
VILLASECCA — Le prossime riunioni saranno il 10 gennaio, ore 20, a Serre Marcò, il 16 alle 14,30 ai Trossieri e
alle 20 a Trussan, e il 17 a Pian Faetto alle 20.
11 gennaio, giovedì — PINEROLO: Alle 20,45, presso l’auditorium del liceo scientifico, su
organizzazione dell’associazione
La Fornace, avrà luogo un dibattito su «La città sicura: esclusione o inclusione?». Presenteranno
l’argomento il prof. Gianni.Vattimo, dell’Università di Torino,
l’arch. Elvio Rostagno, assessore
ai Servizi sociali di Pinerolo e il
capitano Mario Simeoni, comandante della compagnia carabinieri di Pinerolo.
11 gennaio, giovedì — TORRE PELLICE:^er la stagione
concertistica dell’Unitre, alle
15,30, presso la Casa valdese,
Antonio D’Attejlis, clarinetto.
Marco Fella, violoncello, Elena
Bossina, pianoforte, proporranno
musiche di Beethoven e Glinka.
12 gennaio, venerdì — TORRE PELLICE: Alle 17, nella
sala consiliare del municipio,
Giorgio Bouchard presenterà il
romanzo «Bella'vita e guerre altrui di Mr. Pyle, gentiluomo» di
Alessandro Barbero, che sarà
presente all’incontro. Organizzano l’Unitre di Torre Pellice e la
biblioteca comunale.
12 gennaio, venerdì — PEROSA ARGENTINA: Alle 21,
presso il Centro anziani, primo
appuntamento con i cineforum
organizzato daH’associazione
Alidada: verrà posto in visione il
film Ladybird, ladybird di Ken
Loach. Il costo dell’abbonamento è di £ 25.000 per sette serate
fino al 1° marzo.
12 gennaio, venerdì — TORRE PELLICE: Alle 20,45, presso la Comunità montana in corso
Lombardini 2, su organizzazione
del Gruppo di studio Val Lucerna, Giuliano Martignetti e Giuseppe Gamba presenteranno il
loro «Dizionario dell’ambiente»
(Isedi, 1995); precederà un’introduzione di Ferruccio falla.
12 gennaio, venerdì — SAN
GERMANO; Alle 20,45, presso
le vecchie scuole, il past. Giorgio
Bouchard parlerà su «I protestanti, una minoranza significativa».
13 gennaio, sabato — PINEROLO: Per la serie di incontri
organizzati dall’assessorato alla
Cultura presso la biblioteca ragazzi in corso Piave, alle 14,30,
incontro «Alla ricerca della storia più bella»; storie raccontate,
inventate, giocate, cantate ovvero l’animazione con un libro.
13 gennaio, sabato — TORINO: Dalle 9,30, presso l’Aula
magna delTItis Avogadro in via
Rossini 18, su organizzazione, di
Legambiente, Lega antivivisezione e Associazione culturale
veterinaria di salute pubblica, si
svolge un convegno su «Agricoltura e zootecnia intensive: il caso
emblematico dei vitelli a carne
bianca». Intervengono rappresentanti del mondo universitario,
delle associazioni dei consumatori e dei promotori. Il convegno
si concluderà intorno alle 17,30.
14 gennaio, domenica —
SAN GERMANO; Alle 21, nel
tempio valdese, per la rassegna
Piemonte in musica, concerto del
gruppo Strauss.
14 gennaio, domenica — PINEROLO: Alle 16, presso l’auditorium di corso Piave, per la
rassegna per ragazzi «Di festa
teatrando», la compagnia Stilema
presenta «Perché».
16 gennaio, martedì — RADIO BECKWITH: Alle ore 19,
sui 96.500 di Radio Beckwith
Evangelica, va in onda un programma su «Poesia e Resistenza»; la trasmissione verrà replicata mercoledì 17 alle 11,30.
18 gennaio, giovedì — SALUZZO: Alle 15,30, presso la
Scuola di alto perfezionamento
musicale, il prof. Stefano Jacomuzzi, scrittore e docente
universitarib, parlerà su: «Suggestioni musicali nell’opera di
D’Annunzio».
19 gennaio, venerdì — SAN
GERMANO: Alle 20,30, in
borgata Turina, Clara Bounous
parlerà su «Malta crocevia dei
popoli», in ricordo di Guido
Vinçon.
19 gennaio, venerdì — PRAGELATO: Alle 21, presso la sala mostre, incontro su «Vicende
religiose nélTEscarton du Pragela» a cura di mons. Angelo Blanc
e Gian Paolo Di Pascale.
VALLI
CHISÒNE • GERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale di Pomaretto, tei. 81154
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 14 GENNAiO
San Germano Chisone: Farmacia Tron , tei. 58787
Fenestreile: Farmacia Grippo
- Via Umberto 11, tei. 83904
Ambulanze:
Croce Verde, Perosa: tei. 81000
Croce Verde, Porte : tei, 201454
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 14 GENNAIO
Villar Pellice: Farmacia GayPiazza Jervis, tei. 930705
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790
PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Cspedale civile, tei. 2331
Ambulanza:
Croce Verde, tei. 322664
SERVIZIO INFERMIERISTICO
dalle ore 8 alle 17, presso le
sedi dei distretti.
SERVIZIO ELIAMBULANZA
telefono 118
Cinema
TORRE PELLICE — Il
Trento ha in programma, sabato 13, ore 20 e 22,10, domenica 14, ore 16, 18, 20,
22,10 e lunedì 15, ore 21,15,
Vacanze di Natale ’95.
BARGE — Il cinema Comunale ha in programma, venerdì 12, ore 21 Terra e libertà; sabato 13, ore 21,
L’inglese che salì sulla collina e scese da una montagna;
domenica, ore 15, 17, 19, 21,
lunedì, martedì, mercoledì,
giovedì, ore 19,30 e 21 Pocahontas.
PINEROLO — La multisala Italia ha in programma,
alla sala «5cento» Viaggi di
nozze; feriali 20 e 22,20, sabato 20 e 22,30, domenica
15,15, 17,40, 20, 22,20. Alla
sala «2cento» è in programmazione Casper; feriali 20,15
e 22,20, sabato 20,15, 22,30,
domenica ore 14,30, 16,30,
18,15,20,15,22,20.
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vecchi-antichi e oggetti vari:
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Resp. Frango Qiamplccoll
Stampa: La Ghisleriana Mondpvì
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Vita Delle Chiese
PAG. 7 RIFORMA- '
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Positiva esperienza delle chiese genovesi
Alla fiera del libro^ per pochi
soldi^ una Bibbia comprai
Partecipare alla manifestazione ha significato creare
delle occasioni per avvicinare la gente e testimoniare
MARCO CONTE
' TV TI servirebbe un libro
Vìva per fare le gite in Riviera». È questa una delle varie richieste che ci vengono
' rivolte al banco della Bibbia.
; Sto parlando della Fiera del
libro, un’iniziativa che va
avanti da oltre dieci anni a
Genova in occasione delle festìvità natalizie e pasquali. La
centralissima Galleria Mazzini è «invasa» dalle bancarelle
dei venditori ambulanti di libri e i genovesi non mancano
di farvi almeno un salto.
In questa lunga fila di banchi, che a dire il vero propo, ' ne.cose molto simili tra loro,
if se né differenziano due; quel: lo deirUnicef e il nostro. Lo
‘ spazio non è molto, ma permette di presentare circa trecento titoli. La Bibbia viene
proposta in diverse traduzioni e edizioni, italiane e stra,, niere; tutti gli altri volumi
■f - spaziano nel mondo evangei" lìco con puntate nel cattoli; cesimo e nell’ebraismo.
. ? Il lavoro è svolto dai membri delle comunità genovesi
battiste, metodiste e valdesi,
J che si alternano in turni di alL cune ore durante i quindici
giorni di apertura. Il fatto che
T all’aspetto organizzativo partecipi anche l’Unione per la
¥ lettura della Bibbia costitui
II banco dedicato alla Bibbia in Galleria Mazzini
sce una (rara) esperienza di
lavoro comune tra chiese
«storiche» e «evangelicals».
Questo tipo di collaborazione porta necessariamente
a delle mediazioni. L’alternativa sarebbe forse quella di
esporre solo Bibbie (a proposito, quale traduzione?); Il comitato organizzatore ritiene
più utile veder convivere magari due commentari che si
contraddicono, piuttosto che
rinunciare a questa opportunità di testimonianza nel
cuore della città. Non bisogna dimenticare, infatti, che
questa iniziativa ha permesso
a diverse persone di prendere
contatti con le nostre chiese,
arrivando anche all’ammissione di nuovi membri.
I dati del 1995 parlano di
400 libri venduti, tra cui 90
Bibbie. Un commerciante
avrebbe già cambiato prodotto visto il modesto margine di
guadagno, ma le motivazioni
che ci fanno continuare sono,
ovviamente, altre.
M Peschici
Una domenica
f
importante
SILVANA MASELLA
Nei giorni 9-10 dicembre
abbiamo avuto il piacere
di avere in mezzo a noi, alla
Chiesa evangelica riformata
di Peschici, il pastore Salvatore Rapisarda accompagnato dalla moglie. Di solito non
teniamo riunioni il sabato
sera ma in questa occasione,
approfittando della loro presenza, abbiamo tenuto un
incontro articolato in un ampio colloquio, fatto di domande interessanti, soprattutto per un giovane credente che si trova dinanzi a problemi cruciali per la propria
vita, dal divorzio all’aborto,
alla droga: il tutto è stato affrontato in maniera molto
chiara, basandosi sul riferimento alla Parola di Dio.
La domenica mattina la sala era piena di fratelli, tra i
quali un gruppo proveniente
dalla Chiesa evangelica di
San Giovanni Rotondo (Fg),
con molti partecipanti anche
cattolici, sollecitati dalle lettere di invito che alcuni giorni prima avevamo distribuito. Era présente il professore
di religione cattolica della
scuola media. Nel pomeriggio Rapisarda ha voluto parlarci di un grande personaggio come Dietrich Bonhoeffer, additandoci la grande fede che quest’uomo ebbe,
nelle difficoltà del tempo del
nazismo, nel difendere la parola di Dio fino alla morte. La
signora Rapisarda ha invece
voluto cantare per noi uno
spiritual, espressione della
fede dei neri americani.
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È la predicazione che costruisce le comunità
Ne/ momento dell'insediamento del nuovo pastore Martin Ibarra la comunità
non dimentica gli insegnamenti del suo predecessore, Michele Sinigaglia
GIOVANNI ARCIDIACONO
SE non fosse stato trattenuto a La Spezia per motivi di salute il pastore Michele Sinigaglia avrebbe letto
il testo di Luca 17, 7-10 e lo
avrebbe così commentato:
«Forse che il Signore ci ritiene inutili? No! Ma ci vuol rimandare alla coerenza di fede! La ricompensa può essere
solo quella della Grazia e solo
in essa dobbiamo sentirci dire di “aver compiuto tutto il
dover nostro”. La Grazia non
è a buon mercato. Chi serve
il Signore è dentro la sua
Grazia e si è in obbligo di essere suoi servi. Allora e solo
allora si è nella coerenza della fede e neH’“obbligo” di
“compiere tutto il dover nostro” perché è per Grazia che
siamo stati salvati».
In occasione dell’insediamento del pastore Martin
Ibarra y Perez a conduttore
della Chiesa battista di Bari,
avvenuto il 5 novembre scorso, desidero esprimere un
ringraziamento pubblico al
pastore Michele Senigàglia
che ha svolto il suo ministero
pastorale, qui a Bari, fino a
un anno e mezzo fa, prima di
essere collocato in emeritazione.
Durante l’anno di «vacanza
pastorale» la vita comunitaria
si è svolta in armonia. Tutta
la chiesa ha potuto sperimentare la «bellezza» della
comunione fraterna sia nella
Parola predicata che negli
sforzi finanziari sostenuti, sia
nell’organizzazione della
scuola domenicale e del corso di catecumenato che nelle
visite e gli studi biblici nelle
case, sia con Id studio biblico
del mercoledì con la chiesa
valdese che con la partecipazione al coro ecumenico. La
chiesa ha intrattenuto rapporti con le realtà con le
realtà politico-sociali della
città: è stata coinvolta nel lavoro dell’Associazione regionale battista e della Federazione regionale. Tutto si è
svolto «con dignità e ordine»
(1 Corinzi 14,40).
Se questo è stato possibile
dobbiamo un ringraziamento innanzitutto al Signore
Per I vostri acquisti, per gli abbonamenti al periodici evangelici
- ; n
Librerie
CLAUDIANA
/i- ^
MILANO; TORINO; '
via Francesco Sforza, 12/A via Principe Tommaso, 1 ;
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che ci ha condotti, ma anche
al pastore Michele Sinigaglia
che ha retto la chiesa dal
1985 al 1994. Con la sua competenza teologica, la sua conoscenza dell’Antico Testamento, con l’invito a vivere
nella comunione e a riconoscere i doni dello Spirito il
pastore Sinigaglia ha coltivato in noi l’amore per la parola di Dio. Per questo gli diciamo: grazie! La moglie, Anna,
ci ha trasmesso l’amore per il
canto e per la musica di lode
al Signore. Grazie Anna per i
continui incoraggiamenti a
cercare questa dimensione
della fede!
Grazie ad entrambi per
averci offerto: l’invito a vivere
la consacrazione nella misura della nostra fede e a ricercare nella comunità la diversità dei doni secondo la Grazia che ci è stata concessa:
l’invito alla vigilanza perché
la centralità della parola di
Dio nel culto domenicale
non sia mai messa in discussione 0 adombrata da protagonismi di sorta: l’esortazione a sottoporsi «del continuo» nella propria vita alla signoria di Gesù Cristo per essere «trasformati mediante il
rinnovamento della [nostra]
mente, affinché [conosciamo] per esperienza quale sia
la volontà di Dio, la buona
accettevole e perfetta volontà» (Romani 12, 2).
Un ringraziamento dunque
al pastore Sinigaglia che ci ha
spinto a agire in risposta alla
chiamata del Signore che ci
ha scelti perché «andiate e
portate frutto e il vostro frutto sia permanente» (Giovanni
15,16). E tra i frutti permanenti dobbiamo riconoscere
Michele Sinigaglia
la «giustificazione per Grazia,
mediante la fede» (Romani
5). In un .momento come
questo segnato da profondi
contrasti sociali e politici ed
esposto a ogni tipo di speculazione, anche il sentimento
religioso è sfruttato da chi
pretende di operare una sostituzione nel momento costitutivo della fede. E ciò non
avviene soltanto nell’ambito
della religiosità cattolica dove
con le «madonnine piangenti» si vuol contrastare la modernità, ma rischia di annidarsi anche nelle nostre piccole realtà evangeliche dove
la tentazione di sostituire la
parola di Dio con altre «Signorie» assume connotazioni
intimistiche. Da qui la vigilanza nella chiesa, ma anche
la conferma della.fraternità
sotto il vincolo della Parola.
Compito ancor più difficile
adesso che siamo chiamati a
vivere in comunione le diverse esperienze di fede di fratelli e sorelle provenienti da
paesi e culture diverse.
L'impegno del pastore
Se 72 ore la settimana
vi sembrano poche...
Quant’è grande l’impegno
di un pastore? Questo interrogativo se lo pongono molti
membri di chiesa e i giudizi
sono assai diversi: uno, che i
pastori dovrebbero impegnarsi maggiormente: l’altro,
che i pastori rischiano di am-.
malarsi per il troppo lavoro.
Per rispondervi bisogna
premettere che l’impegno
pastorale richiede oggi un tipo di intervento diverso rispetto al passato e quindi alcune attività che un tempo
erano più seguite oggi occupano meno spazio nell’agenda del pastore. Bisogna premettere anche che l’impegno
non è esattamente quantificabile, perché esso comporta
una disponibilità pressoché
completa e assorbe mentalmente e spiritualmente in
maniera totale. Tuttavia un
pastore ha voluto provare a
calcolare, in termini di tempo, quali sono i suoi impegni
settimanali, facendo la media sugli ultimi tre mesi. Come tutte le medie, il quadro
che ne emerge non rappresentaTa realtà di una settimana, ma è sufficientemente
significativo, anche se è difficile quantificare tutta una
serie di contatti estemporanei (a volte brevi, ma che
sommati...).
Il risultato può stupire: si
tratta di un totale di 72 ore
settimanali a cui si devono
sommare altre 4,5 ore la settimana (in media) di viaggi per
servizio fuori dalla provincia
di residenza. Nel dettaglio:
Predicazione (culti, atti litur
gici, preparazione sermoni e
liturgia, attività connesse):
9.5 óre settimanali. Preparazione (di scritti vari, studi biblici pastorali, lettura e aggiornamento personale): 7,5
ore settimanali. Studi biblici
(di quartiere, gmppo giovanile, catechismo, preparazione
monitori): 6 ore settimanali.
Conferenze (tenute in vari
ambienti interni ed esterni,
scuole, convegni specifici):
3.5 ore settimanali.
Attività comunitarie varie
(incontri di gruppi, comprese
le agapi e i pasti di lavoro):
4.5 ore settimanali. Visite (a
singoli, nelle loro case o
neH’ufficio pastorale, cura
d’anime): 6 ore settimanali.
Contatti interni alla comunità (incontri, telefonate, vari
scambi di informazioni): 2,5
ore settimanali. Contatti
esterni alla comunità (telefonici, interviste, richieste
informazioni, enti pubblici):
2 ore settimanali.
Riunioni di carattere interno (Consiglio di chiesa, assemblea, circuito, ecc.): 2,5
ore settimanali. Riunioni
esterne (ecumeniche, colloqui pastorali, commissioni
della comunità, altre varie): 5
ore settimanali. Attività burocratiche (posta, registri, conti, ecc.: questioni attinenti ai
locali,' circolare): 5,5 ore settimanali. Commissioni non di
nomina comunitaria (Ced,
ecc.); 3,5 Ore settimanali. Collaborazioni a giornali e riviste
(7 ore); consulenze teologiche e liibliche (7 ore). Totale
72 ore settimanali.
BARI — II pastore Martin Ibarra y Perez è il nuovo pastore
delle Chiesa battista delle nostra città. L’insediamentò è
I àwenuto il 5 novembre scorso con la partecipazione del vicepresidente deU’Ucebi, past. Domenico Tomasetto, che
ha predicato sul testo di 1 Corinzi 3, 1-9. Nella preghiera è
¿tato detto «Ti preghiamo Signore nostro, fa’ di ognuno di
noi, di tutte le nostre chiese, una comunità e un popolò nel
quale ogni membro possa scoprire il suo posto e bruciare
nel tuo fuoco d’amore, e far crescére il dono da te ricevuto,
qualunque esso sia, per l'edificazione e il benessere del tuo
popolo e della tua chiesa», (g.a.)
PINEROLO — La chiesa si è stretta intorno alla famiglia di Angelo Sala, i cui funerali si sono svolti il 2 gennaio, ricordando le promesse del Signore che dà consolazione agli afflitti.
• Tutte le attività della chiesa sono riprese dopo la pausa
del periodo di Natale. Venerdì 12 si tiene la riunione del
Concistoro. Venerdì 26 gennaio alle ore 20,45 la nostra
chiesa farà visita alla parrocchia della Madonna di Fatima
per una riflessione biblica sul tema «Ascoltate, io sto alla
porta e busso...» (Apocalisse 3,14-22), nel quadro della settimana per l’unità dei cristiani.
VILLAR PELLICE — Il mese di dicembre è stato occasione di
numerosi incontri per la nostra comunità. Abbiamo avuto
10 scambio di visite fra quartieri in occasione delle riunioni,
è un esperimento che avevamo già avuto anni fa e che risulta gradito. Si sono poi susseguiti bazar, concerti e feste
dell’albero per i bambini che quest’anno partecipano più
numerosi alla scuola domenicale. Ringraziamo tutti coloro
che hanno collaborato per la buona riuscita degli incontri.
• È deceduta presso la Casa Miramonti Paolina Negrin ved.
Talmon, di 90 anni. Ci ha lasciati anche Maria Maddalena
Pelenc ved. Rambaud, di 85 anni. Ai loro familiari giunga
l’espressione della simpatia cristiana di tutta la comunità.
PRAROSTINO — Condoglianze della chiesa tutta alla famiglia
di Giacomo Rivoir, deceduto il 4 gennaio scorso.
PRAMOLLO — La comunità ringrazia il prof. Bruno Corsani e
11 fratello Ugo Zeni per i vivi messaggi rivoltici nel corso dei
culti da loro presieduti il 24 dicembre e il 1“ gennaio.
• Ci rallegriamo con Nadia Jahier e Silvano Gabutti per la
nascita della secondogenita Martina e diamo alla bimba un
caloroso benvenuto.
• Ci hanno lasciati il fratello Guido Long (Ciotti), all’età di
67 anni, e la sorella Luigia Long ved. Peyronel (Tournim),
di 82. Ai familiari in lutto giungano la simpatia e la fraterna
solidarietà cristiana di tutta la comunità.
Per la
pubblicità
su
tei. 011-655278, fax 011-657542
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12
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
venerdì 12 GENNAIO 1996
VEf
Intervista al pastore Giuseppe Lardieri, della chiesa di Altopascio
Accolti 1.500 bambini di Cernobil
Ospitati nelle famiglie della città bambini provenienti da Cornei, una delle città
della Bielorussia più colpite dal disastro nucleare del 1986
FRANCO A. BONO
Nel I960 la famiglia Lardieri lascia Caposele
(Avellino) e si trasferisce ad
Altopascio, in Lucchesia. Sono in sei: i genitori e quattro
figli fra cui Giuseppe di 10
anni. Due anni più tardi uno '
dei figli va in vacanza dai
nonni, al ritorno ha con sé
una Bibbia e un innario: racconta ai suoi come ha trovato
in Gesù il proprio Salvatore e
Signore. I familiari vedono il
cambiamento che questo incontro ha prodotto nella sua
vita e aprono il loro cuore a
Cristo Signore, anche Giuseppe. Da Caposele arriva un
missionario che li guida nel
nuovo cammino di fede. Sono molto attivi nell’evangelizzazione, aprono la propria
casa a riunioni regolari.
Nel 1976 sono 15-20 persone e decidono di aprire un locale di culto. A Giuseppe viene chiesto di assumere la cura pastorale della comunità.
Oggi questa è composta di un
centinaio" di persone di area
pentecostale indipendente.
Sono ormai cinque anni
che Giuseppe Lardieri e la
sua chiesa sono impegnati in
un lavoro di assistenza ai
bimbi di Cernobil. Noi della
Chiesa evangelica valdese di
Lucca abbiamo collaborato
con loro. Poiché questa attività si è pian piano allargata,
abbiamo posto alcune domande al pastore Lardieri.
- Quando e perché ha cominciato a interessarsi dei
bambini di Cernobil?
«Nel 1990 mio padre decise
di fare ricerche su alcuni parenti in Russia, ci aiutò la signora Clara Corrai di Migliarino Pisano, una russa sposata con un italiano. Ritrovammo i parenti. La signora Corrai ci chiese aiuto per ospitare dei bimbi di Gomel in Bielorussia, la sua città di origine. Gomel, 600.000 abitanti,
‘ 120 km da Cernobil, è probabilmente la città più colpita
dal disastro nucleare del
1986, perché il vento vi portò
sopra la nube radioattiva.
Portare i bimbi lontano da
casa è utile sia moralmente,
sia fisicamente, forse serve
anche a diminuire im po’ la
loro contaminazione radioattiva.
Era possibile avere solo
bimbi di famiglie evangeliche, ma noi decidemmo di
aiutare bimbi che ne avevantf^
bisogno, indipendentemente
dal credo dei loro genitori.
Così, nel lu^io del 1992, arrivarono 60 bimbi che vennero
ospitati per un mese in famiglie della nostra chiesa, della
Chiesa valdese di Lucca e anche in famiglie cattoliche di
Altopascio».
- Che cosa è successo da allora?
<<È stata ed è una bellissima
esperienza. Sempre di più le
famiglie di Altopascio e dintorni chiedono di ospitare
bambini che arrivano in turni di un mese ciascuno, da
maggio a settembre. Ad oggi
ne abbiamo ospitati complessivamente 2.800, 1.500
solo quest’anno».
- Vi appoggiate a qualche
organizzazibne? Perché?
«Sì, un appoggio è necessario soprattutto per la preparazione dei documenti. Ci
sono associazioni umanitarie
che li preparano gratuitamente. Le segnalazioni sono
fatte da chiese evangeliche,
dall’associazione delle famiglie numerose e da quella
delle famiglie povere. La selezione è fatta in collaborazione con le associazioni locali. 11 costo del viaggio aereo
fino a Pisa e ritorno, 250.000
I rilevamenti di radioattività con il contatore Geiger
lire, è coperto dalle famiglie
ospitanti».
- Continuerete questa attività?
«Poiché l’amore in azione è
una potente forma indiretta
di evangelizzazione, la risposta è sì, continueremo con
grande gioia dei bimbi, delle
famiglie italiane e, soprattutto, delle famiglie russe che
vedono i loro figli rifiorire».
-Avete difficoltà?
«Solo i normali problemi
che si hanno con i bimbi,
specie quando sono di diversa cultura e parlano un’altra
lingua».
- Solo queste?
«Beh, certo, con la burocrazia a volte c’è un po’ di fnzione».
- Ci sono bambini malati?
Che fate?
«(Questo è un capitolo a
parte. Per insufficienza di
strutture idonee e di medicinali adatti, non sempre è
possibile che nel loro paese i
bambini vengano curati in
modo adeguato. Dopo aver
preso accordi con ospedali
italiani e dietro segnalazione
delle associazioni locali, dal
1993 ad oggi, nei mesi invernali, sono arrivati 53 bambini
con tumori causati dalla loro
esposizione alle radiazioni.
Finora ne sono stati operati
23 alla tiroide, uno al pancreas, uno al cervello. Tutti i
bambini operati hanno buone speranze di sopraA/vivenza. Per meglio coordinare
questa nostra iniziativa, è di
questi giorni la firma di un
protocollo di intesa fra l’ospedale Santa Chiara di Pisa
e il ministero della Sanità
della Repubblica di Bielorussia, auspici il ministero della
Sanità italiano e la Regione
Toscana, con la supervisione
dell’Organizzazione mondiale della sanità».
- Chi paga le spese?
«A questo proposito il protocollo dice: “Si ritiene che il
sostegno finanziario per l’attuazione del presente Protocollo venga fornito da organizzazioni italiane pubbliche
e private, ivi incluse le associazioni umanitarie’’. L’ospedale si è impegnato a ridurre
al minimo il costo delle degenze: finora abbiamo provveduto noi con l’aiuto di fratelli e amici: in qualche caso i
medici dell’ospedale hanno
donato le loro prestazioni».
- Quanto tempo le prende
questa attività?
«Negli anni scorsi ha assorbito una buona metà del
mio tempo: quest’anno mi
ha impegnato a tempo pieno. Non ho ancora preso
una decisione definitiva;
non mi piace chiedere uno
stipendio per questo lavoro.
ma neppure gravare sulla
chiesa come ora. Riguardo ai
bambini che vengono in vacanza penso di passare la
mano ad associazioni di volontari, per potermi dedicare
solo a quelli malati e alle attività della chiesa».
- Se potesse tornare indietro, che farebbe?
«Rifarei le stesse cose. La
mia chiesa e io abbiamo imparato che annunciare verbalmente l’Evangelo e viverlo
praticamente sono i due lati
di quella medaglia che è la vita del credente: non sussiste
se non ci sono tutti e due».
- Se qualcuno volesse aiutarvi, che cosa dovrebbe fare?
«Ospitare un bambino, oppure sostenere la spesa del
viaggio, 0 parte di essa, per
fare arrivare in Italia un bambino da operare o curare
presso l’ospedale Santa Chiara di Pisa, 0 aiutarci a coprire
le spese di degenza. Durante
la convalescenza, nell’attesa
che possano riaffrontare il
viaggio di ritorno, sono ospitati da famiglie italiane*».
- Periodicamente inviate
doni, perché? di che cosa si
tratta?
«Perché là c’è bisogno di
tutto. All’inizio abbiamo
pensato di aiutarli al massimo delle nostre possibilità e
abbiamo mandato viveri e
vestiario. Col tempo ci siamo
resi conto che abituare la
gente a ricevere di tutto era
come sviluppare una società
di accattoni, ci siamo così indirizzati principalmente sui
medicinali. Altri generi possono essere rimediati o aggiunti, ma le medicine semplicemente non ci sono e loro hanno bisogno di essere
curati».
- Se potesse fare un appello,
che cosa direbbe?
«Chiederei ai fratelli delle
chiese storiche di ospitare altri bambini nelle loro strutture ricettive o nelle famiglie.
Le organizzazioni alle quali
rivolgersi non mancano».
- Ha qualche altra cosa da
dire?
«Sì, la nostra è anche una
battaglia spirituale, abbiamo
assoluto bisogno della guida
del Signore. Per piacere pregate per noi».
(*) Chiunque volesse partecipare a questa iniziativa può chiedere ulteriori informazioni o inviare offerte per il tramite della
Chiesa evangelica valdese, via
Galli Tassi 50,55100 Lucca.
Chiesa valdese di Villasecca
Allo studio Pecumenismo
il battismo e la bioetica
La comunità ha avviato le
sue attività invernali all’inizio
di ottobre con poche variazioni rispetto alla consuetudine: la visita di un gruppo
francese ha fornito l’occasione per una giornata di festa.
Poi il culto di apertura ha segnato l’inizio delle attività: la
scuola domenicale, con i suoi
15 alunni; il catechismo, quest’anno con soli 5 ragazzi;
l’Unione femminile, con 24
associate: la corale, con poco
meno di 20 membri; le riunioni quartierali variamente
frequentate. I temi affrontati
nei primi tre cicli di queste
ultime sono stati il documento sinodale sull’ecumenismo,
la storia del battismo e i temi
dell’Assemblea-Sinodo di
quest’anno, la bioetica.
L’assemblea di chiesa di
inizio anno, oltre a fare il
programma per l’inverno, ha
confermato nel ministero di
anziano, per la zona di Riclaretto, la sorella Maria Bou
nous a CUI auguriamo un
servizio benedetto nei prossimi anni.
Il periodo natalizio è iniziato con l’occasione gioiosa
delle nozze di Andrea Ribet e
Lorella Gaydou. Essendo lo
sposo cattolico, don Buffa,
parroco di Perrero, ha portato
il saluto della sua comunità.
Abbiamo poi avuto gli incontri tradizionali: il culto del
24 al Trussan, che ha avuto
anche un significato di «inàugurazione» della scuola quartierale interamente rimessa a
nuovo da alcuni volonterosi
abitanti della zona; il culto di
Natale, presieduto dal prof.
Sergio Rostagno della Facoltà
di teologia, che ringraziamo
per la sua ricorrente preziosa
collaborazione: il 26 abbiamo
avuto la festa a Villasecca,
con la consegna di una copia
della Bibbia ai bambini della
scuola domenicale. La richiesta della Bibbia era partita da
loro e il Concistoro ha ritenuto in questo modo di offrire
un dono significativo in un
tempo in cui il «pacchetto»
con l’arancia e i cioccolatini
non ha più senso. A tutti questi incontri ha partecipato
come sempre, con l’apprezzamento di tutti, la corale.
L’ultimo dell’anno abbiamo avuto il culto serale, seguito dall’agape fraterna, a
cui hanno partecipato come
gli anni scorsi alcuni membri
delle chiese vicine. Infine, il
7 gennaio, abbiamo avuto il
culto di inizio anno, con la liturgia metodista del rinnovamento del patto e la cena
del Signore.
Purtroppo la malattia e la'
prova in alcune famiglie della
comunità hanno messo
un’ombra di tristezza in tutte
queste occasioni in cui è pur
stata presente la gioia
dell’Evangelo. Siamo vicini a
chi soffre con la simpatia e la
preghiera.
Regala
un abbonamento
rifoWa
Crescono i battisti in Albania
Ormai non c'è più posto
nella nuova chiesa di Tirana
EMMANUELE PASCHETTO
Anche ìì 1995 è stato un
anno positivo per la missione battista in Albania. La
comunità di Tirana è passata
da 44 a 95 membri. Uno dei
momenti più significativi è
stata la riunione battesimale
tenutasi il 30 luglio, quando
33 nuovi credenti hanno dato
la loro testimonianza di fede
in Cristo. La domenica successiva, il 6 agosto, il culto è
stato tenuto per la prima volta in un locale più ampio: un
piccolo cinematografo preso
in affitto. Tutte le altre attività continuano nel Centro
battista che però era ormai
insufficiente a contenere i
partecipanti al culto. Il cinema si trova a meno di un chilometro dal Centro battista
ed ha una capienza di oltre
160 posti, sufficienti per accogliere le circa 120 persone
che frequentano mediamente il culto domenicale.
Un’altra novità è il fatto che
il culto viene condotto quasi
esclusivamente da credenti
albanesi, per cui l’attività
principale di Saverio e Betsy
Guarna è ora quella di istruire
e preparare le persone per i
vari ministeri da esercitare
nella comunità: si tratta di un
compito essenziale, perché i
fratelli e le sorelle di Tirana
sono tutti neofiti.
Grazie all’offerta raccolta a
Torino durante la Settimana
di preghiera per l'unità dei
cristiani e divisa in parti
eguali fra cattolici, ortodossi
ed evangelici, destinata alla
preparazione teologica dei
cristiani albanesi, e grazie ad
alcune borse di studio, cinque ragazze hanno potuto
frequentare dei corsi all’International Baptist Academy
(Ibla) di Budapest. Quattro vi
sono rimaste per tre mesi e
una, Loreta Statili, per un anno. Già altre ragazze sono
state inviate presso lo stesso
istituto. Nel prossimo settembre si vorrebbe iniziare
un seminario sul posto, e
questo richiede ulteriori fondi per i quali si fa anche appello alla sensibilità dei fratelli e delle sorelle in Italia.
Loreta Stathi, che è rientrata a Tirana a Natale, ha intenzione di lavorare a pieno
tempo per la chiesa e già si
sta impegnando nel popolo
so quartiere di Laprake, dove
c’è un’attività particolare con
una ventina di bambini e
uno studio biblico settimanale frequentato da 20-30
adulti. Si spera di poter costituire al più presto una chiesa
nella zona.
All’Ibla sta studiando un’
altra ragazza, Engj, di 27 anni, una zingara nera, ex musulmana. Due mesi prima di
partire per l’Istituto ha rifiutato il matrimonio con un
musulmano e questo fatto,
data la sua età e l’appartertenza a una famiglia numerosa, le ha procurato l’ostilità
dei familiari che hanno visto
sfumare la possibilità di una
sua sistemazione sicura. Al
suo ritorno dovrebbe condurre un’opera evangelistica
presso il gruppo etnico da cui
proviene, molto chiuso non
solo verso gli stranieri ma anche verso gli albanesi. In autunno sono arrivati a Tirana
due ragazze e tre giovani
deU’Action Team della Baptist Missionary' Society che si
sono inseriti positivamente
nel molteplice lavoro sociale
ed evangelistico della chiesa.
Fra le altre attività che vengono condotte in Albania dalla composita équipe battista,
che si occupa anche di progetti sociali, agricoli e sanitari, è da segnalare la costruzione di ima strada per collegare
un paese montano isolato,
Shkrete* alla cittadina di
Krujé. Dieci km di strada non
sembreranno molti, ma permettono alla popolazione
contadina della zona di raggiungere più facilmente scuole, negozi e altri servizi essenziali senza camminare, nella
brutta stagione, nel fango e
nella neve per ore e ore. La
costruzione della strada rientra in un progetto chiamato
«Mountain Village Project»
condotto da una squadra di
tecnici della Missione battista
europea con i finanziamenti
delle chiese evangeliche tedesche e del governo federale
della Germania. Tra gli obiettivi del progetto, che ha avuto
diverse migliaia di marchi di
finanziamento, c’è anche la
creazione a BCrujè di un ostello per ospitare durante la settimana i ragazzi dei villaggi
circostanti che frequentano
le scuole secondarie nel capoluogo.
90
gioventù evangelica
SOTTOSCRIZIONE 1996
nomale.........................l. 45.000
sostenitore....................... 90.000
estero...........................60.000
«3 copie al prezzo di 2».........90.000
cumuiativo GE/Confronti...........85.000
versamenti da effettuare sui ccp n. 35917004 intestato a:
gioventù evangelica
via Porro Lambertenghi, 28
20159 Milano
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VENERDÌ 12 GENNAIO 1996
Vita Delle Chiese
PAG. 9 RIFORMA,
Chiesa valdese di Forano Sabino
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Quando la chiesa la cultura
In una città dove la vita associativa stenta a decollare
la chiesa evangelica promuove iniziative e si amplia
EUGENIO RIVOIR
■Si
Forano è a so km da Roma: siamo alla periferia di
Roma {molta gente va a lavorare nella grande città e i treni della mattina e della sera
sono pieni di pendolari; molti romani passano il weekend a Forano, dove hanno
una seconda casa). A Forano
non ci sono (quasi) iniziative
culturali, non ci sono cinema, non ci sono concerti,
non ci sono dibattiti pubblici
perché la gente del fine settimana ha già avuto tutto a Roma e i pendolari tornano a
casa stanchi.
Uno dei compiti della nostra chiesa è quindi anche
quello di proporre cultura alternativa: quest’autunno abbiamo proposto un dibattito
su Pechino, con l’aiuto di Doriana Giudici, un incontro
con il Sae romano (culto,
agape comunitaria, dibattito), una giornata di festa prisma di Natale, con tanti bam^bini quanti non si erano visti
da anni.
Negli ultimi mesi non sono
’ garrivate soltanto proposte;
sono arrivate persone. Tre
nuove famiglie si sono agii punte alla comunità valdese:
' da Terrasini (in Sicilia), da
Roma, da Passo Corese; e
una simpatica signora che
era andata in Germania per
un po’ di tempo, ma che non
, aveva mai perso i contatti
t con noi, è ritornata con sua e
con nostra grande gioia.
La scuola domenicale è
quasi raddoppiata e alla fine
del culto domenicale la chiesa si riempie di allegrezza
. perché entrano i bambini e
cantano, con voci più o meno
intonate, i loro canti. Così, tra
■ una cosa e l’altra, il numero
di coloro che hanno preso
l’abitudine di frequentare i
culti è aumentato. Direi che
si chiacchiera anche di più,
prima e dopo il culto, sullo
spiazzo erboso davanti alla
chiesa: ci si scambiano opinioni, idee, proposte o semplicemente informazioni.
Il tempio valdese di Forano Sabino
Può darsi che questo sguardo sugli ultimi mesi sia un po’
superficiale, che veda solo alcune apparenze. Ma questo è
quel che vede chi si avvicina a
noi, preso dalla curiosità di
capire che cosa è una chiesa
valdese (e si fa guidare in una
visita alla chiesa, o chiede
informazioni e scopre cose
inattese). Fatto sta che un
certo numero di simpatizzanti ha cominciato a frequentare i culti con una certa regolarità. Speriamo di essere anche capaci di ricevere e di
non pretendere di essere gli
unici che sanno dare.
Un nuovo prete è stato inviato nella comunità cattolica del nostro Comune; è gio
vane, viene da Vicenza, ha
gran voglia di parlare. L’abbiamo invitato e ci ha raccontato un po’ delle sue speranze e dei suoi progetti. Intanto, una volta la settimana,
ci confrontiamo in un momento di studio biblico; non
siamo tanti, siamo una decina di persone, ma stiamo
studiando modi diversi di
comunicazione.
Nell’ultima settimana dell’anno che è appena finito
abbiamo anche avuto un funerale; è morto Armando Angelici, improvvisamente, come, un po’ meno di tre anni
fa, era morto il fratello Natale. Il tempo, oggi come sempre, è nelle mani di Dio.
Federazione delle chiese evangeuche in Italia
«
Un patto per la vita
»
Prenoto n._
Prenoto n.
Settimana della ubertà 1996
11-18 FEBBRAIO
Cedola di prenotazione dei materiali
___copie del Quaderno «Un patto per la vita». Costo unitario lire 8.000.
___copie del Poster «Scegli la vita». Costo Unitario lire 5.000.
La prenotazione è per conto di (chiesa, circuito, gruppo).
Posta ordinaria Q
Corriere Q
Al seguente inidirizzo: Nome e cognome______________________
via____________ cap_______________________________città_____
telefono
Le spese postali sono a mio carico; pagherò la spedizione e i materiali tramite il bollettino di CCP che riceverò insieme ai materiali.
La cedola di prenotazione va inviata a Settimana della libertà c/o
Federazione delle chiese evangeliche in Italia
via Firenze 38 00184 - Roma
Segreteria della Settimana c/o Confronti
telefono: 06-48903241 (ore 10-13); fax: 06-4827901
. Vibo Valentia
Un richiamo
alla centralità
di Cristo
Fra i cattolici di Vibo Valentia è in corso un dibattito:
l’arciprete Onofrio Brindisi
ha preso posizione sulle processioni e sulla devozione ai
santi, in occasione della presentazione di un libro su san
Leoluca, protettore della
città. I due prelati si erano
confrontati in un pubblico dibattito, moderato da un antropologo. L’arciprete ha sostenuto la necessità di «una
rivoluzione culturale all’interno della Chiesa finalizzata al
recupero della figura liberante di Cristo, a cui nella pratica
della nostra gente fanno ombra i vari santi».
Il vescovo, Domenico Cortese, non ha nascosto la propria'contrarietà: «...i santi ha detto - sono un momento
di preghiera, un mezzo per
arrivare a Dio (...), il nostro
popolo ha bisogno di questi
segni per rafforzare la propria fede».
Sulla vicenda sono intervenuti due membri del Centro
culturale cristiano di Reggio
Calabria, Pino Canale e Eugenia Marzotti, che hanno
espresso solidarietà all’arciprete. In una lettera alla
«Gazzetta del Sud», i due
evangelici sostengono che il
vescovo «dimentica l’affermazione di Gesù: “Io sono la
via, la verità e la vita" (...). La
teologia cattolica sostiene
anch’essa l’unicità di Dio, ma
se poi nella pratica della religiosità popolare si cade nel
paganesimo politeistico vuol
dire che tra religione cattolica e tradizione della Chiesa
c’è contrasto (...). Bisogna
avere il coraggio di rompere
con la tradizione come Gesù
che ruppe con là tradizione
dei mercanti del tempio».
La lettera degli evangelici
augura all’arciprete che la
sua esigenza di recupero della figura liberante di Cristo
divenga al più presto esigenza di tutti.
Prarostino
La settimana
di Natale
La settimana di Natale è
stata densa di attività per la
chiesa di Prarostino e ha visto
impegnati molti membri deb
la comunità. La corale, sotto
la guida di Silvano Calzi, ha
partecipato ai culti di Natale
e del 31 dicembre; ha anche
eseguito alcuni brani per gli
ospiti della Casa di riposo
«Prealpi». I ragazzi della scuola domenicale e del precatechismo hanno preparato, insieme a monitori e monitrici,
una recita e canti natalizi per
il 26 pomeriggio; prima ancora erano passati dalle famiglie
^^dei loro quartieri per portare
un piccolo dono confezionato con grande entusiasmo da
loro stessi. Il 29 dicembre la
sala del teatro ha ospitato la
compagnia «E1 Ciabot» di
Piossasco, che ha presentato
una commedia del teatro dialettale, spettacolo organizzato dall’amministrazione comunale di Prarostino in collaborazione con Pro Loco e Comunità pedemontana pinerolese. Il 31 dicembre sera si è
avuto un incontro con agape
fraterna intitolato «Aspettando il nuovo anno», a cui hanno partecipato ben una sessantina di persone.
Gli auguri di molti giorni
pieni della gioia e della consolazione di Dio vanno anche
a tutti coloro che per malattia
o altri motivi non hanno potuto partecipare ai vari momenti comunitari. ip.m.)
Agenda
ROMA — Nel quadro del corso di formazione del gmppo romano del Sae si tiene un
dibattito con il past. Paolo Ricca, Luigi Sartori e Vladimir Zelinskij sul tema «Chiamati alla riconciliazione: le chiese in dialogo»:
ore 16, presso le suore francescane «Missionarie di Maria» in via Giusti 12. Per ulteriori informazioni telefonare allo 06-70453555 oppure 06-58331825.
TORINO —In occasione della «giornata
di conoscenza dell’ebraismo» il prof. Paolo
Debenedetti parla sul tema «...è la radice
che porta te» (Romani 11, 18): ore 18, nel
salone valdese di Corso Vittorio Emanuele
23. Per informazioni tei. 011-746003.
TORINO — Nel quadro della «Settimana
per l’unità dei cristiani» si tiene «la liturgia
ecumenica di apertura» con l’arcivescovo
Giovanni Saldmni, il pastore Emmanuele
Paschetto ,e padre Giorgio Vasilescu: ore
18,30, nel duomo, in piazza San Giovanni.
Per informazioni 011-6692838.
MODENA — Nel quadro di un ciclo di
conferenze sul tema «Natura e identità» la
Fondazione San Carlo propone la conferenza di Ugo Fabietti sul tema «La costruzione
dell’etnia»: ore 17,30, presso la sede della
Fondazione in via San Carlo 5. Per ulteriori
informazioni telefonare allo 059-222315.
TORINO — Nel quadro della «Settimana per l’unità dei
Cristiani» si tiene la celebrazione ortodossa «Inno Akathistos alla santissima trinità» con padre Giorgio Vasilescu,
della comunità ortodossa romena: ore 19, nel santuario
della Consolata. Per informazioni 011-6692838.
TORINO — Nel quadro della «Settimana
per l’unità dei cristiani» si tiene il culto
evangelico «dare la propria vita per i fratelli». Predicazione dei pastori Marrazzo e Platone: ore 16,30, nella chiesa avventista di via
Rosta 3. Informazioni al 011-6692838.
ROMA — Nel quadro delle attività del
grappo romano del Sae si tiene rincontro di
fraternità e preghiera della «Settimana per
l’unità dei cristiani»: ore 17, presso le suore
francescane «Missionarie di Maria» in via
Giusti 12. Informazioni al 06-70453555.
TORINO — Nel quadro della «Settimana per l’unità dei
cristiani» si tiene «la festa» con la comunità cristiana pera^
viana: ore 15,30, nel salone della parrocchia di San Secondo in via Gioberti 5. Per informazioni 011-6692838.
TORINO — Nel quadro della «Settimana
per l’unità dei cristiani» si tiene il dibattito
sul tema «Le chiese e la nuova immigrazione: comunione nella fede e diversità culturale» con Brano Tron, Predo Olivero e Riccardo Maccioni; ore 21, al Seminario di via
XX Settembre 83. Per informazioni 011-6692838.
TORINO — Nel quadro della «Settimana
per l’unità dei cristiani» si tengono le liturgie ecumeniche nelle chiese del Cottolengo
di via S. Pietro in Vincoli 2, battista in via
Viterbo 119, del Gesù 'Nazareno in via Duchessa Jolanda 24, di Nostra Signora della
Salute in via Vibò 24, del Patrocinio 5i San Giuseppe in
via Baiardi 8, di Pietro e Paolo in piazza Saluzzo; tutte alle
ore 20,45. Per ulteriori informazioni tei. 011-6692838.
TORINO — Nel quadro della «Settimana
per l’unità, dei cristiani» si tiene un concerto
di musiche di F. J. Haydn. Esegue il quartetto «Soli deo gloria» presenta Rodolfo Venditti: ore 21, a San Domenico in via San Domenico 0. Informazioni al 011-6692838.
TORINO — Termina la «Settimana per
l’unità dei cristiani» con la liturgia ecumenica a cura del past. Giusep^ Platone, di pa-^
dre Giorgio Vasilescu e di padre Giuseppe
Giordano: ore 18,30, nel tempio valdese di
corso Vittorio. Informazioni al 011-6692838.
PADOVA — «Ripensare l’Apocalisse oggi» è il titolo di un dibattito con Massimo
Cacciati, filosofo, e don Bruno Forte, preside della Facoltà teologica meridionale, organizzato dal Centro Marco Salizzato: ore
21, presso il teatro «Antoiyanum», in via
Briosco 7. Per informazioni tei. 049-690269.
CULTO EVANGELICO: ogni domenica
mattina alle 7,27 sul primo programma radiofonico della Rai, predicazione e notizie
dal mondo evangelico italiano ed estero, ^appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva
realizzata dalla Federazione delle chiese
evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche
alterne da Raidue alle 23,40 circa e, in replica, il lunedì della settimana dopo alle 9,30.
Domenica 14 gennaio (replica lunedì 22 gennaio): Speciale
dal Ruanda (l’impegno delle chiese per la ricostruzione).
AVVERTENZA: chi desidera usufruire di questa rubrica deve inviare i programmi, per lettera o fax, quindici
giorni prima del venerdì di uscita del settimanale.
14
PAG. 10 RIFORMA
venerdì 12 GENNAIO 1996
Ripomma
\
Nubi sulla libertà
Giorgio Gardiol
Due milioni di italiani si fanno fare le carte o si fanno
predire il futuro da chiromanti e maghi. Lo afferma il
rapporto sulla «Religiosità degli italismi». Il ministero degli Interni ha contato almeno 600 gruppi e movimenti religiosi che interessano quasi il 2% (cioè più di un milione)
di italiani.
Questo preoccupa. Innanzitutto la Chiesa cattolica al
cui interno da anni Opera il Gris, il gruppo di ricerca e
informazione suUe sette, che offre consulenza e programmi di «deprogrammazione». La stessa Gei considera «una
sfida pastorale» l’attività delle sette e, nel 1993, ha chiesto
«fermezza» di fronte ai nuovi movimenti religiosi. Esistono classificazioni delle sette e dei movimenti religiosi in
base alla loro «pericolosità». Secondo il prof. Massimo Introvigne, solo pochi di questi movimenti «presentano un
pericolo di tipo criminale» e possono indurre al suicidio o
all’omicidio. Il pericolo è, sempre secondo Introvigne,
«per U portafoglio».
Più allarmato è lo scrittore Alberto Bevilacqua, che sul
Corriere deUa Sera parla di un rapporto stabile tra sette e
malavita. «Oggi le sette - scrive Bevilacqua - rischiano di
essere altrettante piovre che muovono giri d’affari di miliardi e affondano i tentacoli nel racket ...mentre continuiatno a indagare nei fenomeni mafiosi, ci lasciamo
sfuggire altri fenomeni che si stanno manifestando meno
pericolosi». Se si desse retta a Bevilacqua fra qualche
tempo avremo la Dias, la direzione investigativa antisette. Ma, battute a parte, è pericoloso U ricorso aUa polizia
per contrastare il fenomeno delle nuove religioni e mi
preoccupo quando leggo di «ricerche» di polizia sulle
nuove religioni.
Il nostro è un paese che afferma, neUa sua Costituzione, la libertà di associazione, di religione e il pluralismo
confessionale. Non è sempre stato così. Per buona parte
degli anni ’50 noi evangelici, lo ha documentato il prof.
Giorgio Spini su «il Ponte» del 1953, abbiamo dovuto
combattere per la libertà religiosa, contro funzionari dì
polizia che conoscevano solo il Testo unico (fascista) delle leggi di polizia. Erano gli anni in cui per aprire un luogo di culto o fare un funerale bisognava avere Twautorizzazione» del maresciallo dei carabinieri e in cui il prof.
Giovanni Gönnet era privato dell’insegnamento universitario semplicemente perché valdese. Ci voUe tutta l’azione giuridica del prof. Giorgio Peyrot perché le norme fasciste e liberticide venissero cancellate dai nostri codici.
Poi si passò ad usare il reato di «vilipendio» per impedire
rappresentazioni teatraU e cinematografiche (U caso del
«Vicario» di Hocchut e quello della «Ricotta» di Pier Paolo
Pasolini). Alla fine però la Corte costituzionale cominciò
a funzionare e i diritti di libertà vennero riaffermati. Ci
sono voluti però 36 anni di battaglie per arrivare all’attuazione della Costituzione e alla prima «Intesa» con le
chiese rappresentate dalla Tavola valdese, e un’altra decina d’anni per le Intese con battisti e luterani. Oggi quasi
tutte le chiese evangeliche «storiche», che le hanno volute, haimo Intese «di libertà». La religione a scuola è facoltativa, il «vilipendio» è ridimensionato.
Si potrebbe dire che la battaglia per la libertà di religione è vinta. Ma non è così: ci sono movimenti che hanno
chiesto l’Intesa (Testimoni di Geova e Comunità islamica) che non riescono ad ottenerla. Inoltre la legge
1159/1929 regola la vita di tutti i movimenti religiosi senza Intesa. Una legge che, certamente, non si ispira ai
principi costituzionali. Cosa fare? Abrogarla semplicemente: è la mia posizione. Nei confronti dei culti che non
vogliono Intese devono valere le norme costituzionali.
So, però, che alcune chiese e movimenti sono contrari e
preferirebbero modificare la legge per cambiarla a tal
punto che passi da strumento di repressione a strumento
di libertà. Qualcosa però bisogna fare urgentemente, perché, temo, tornano le misure amministrative (fisco, norme urbanistiche, ecc.) a limitare i diritti di libertà. Le nubi si addensano ora sulle nuòve religioni e poi, forse, anche sulle libertà di tutti.
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DIRETTORE: Giorgio Gardiol VICEDIRETTORI: Luciatìo Oeodato, Emmanuele Paschetto
REDATTORI: Stello Armand-Hugort, Claudio Bo, Alberto Bragaglla, Alberto Coreani,
Avemlno Di Croce, Fulvio Ferrarlo, Maurizio Girolami, Anna Mattel, Milena Martinat, Carmellna Maurizio, Luca Negro, Luisa Nidi, Jean-Jacques Peyronel, Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Pietro Romeo, Marco Rostan, Piervaldo Rostan, Marco Schellenbaum, Federica Toum, Florence Vinti, Rattaele Volpe AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia ABBONAMENTI: Daniela Actis FOTOCOMPOSIZIONE: Aec s.r.l. Mondovi - tei. 0174/551919
STAMPA: La Ghisleriana s.n.c. Mondovi - tei. 0174/42590 EDITORE: Edizioni Protestanti s.rJ.-via Pio V, 15 bis -lOlZ^Torino.
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Tariffe Inserzioni pubblicitarie: a modulo (42,5x40 mm) £ 30.000 Partecipazioni: mlllimetro/colonna £ 1.800 Economici: a parola £ 1.000.
Ritorma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con II n.
176 del l'gennaio 1951, responsabile Franco Giampioooli. Le modifiche sono state registrate con ontinanza in data 5 marzo 1993.
Il numero 1 del 5 gennaio 1996 è stato consegnato per l’inoltro postale all'Ufficio CMP Nord,
via Reiss Romoli 44/11 di Torino mercoledì 3 gennaio 1996.
Le catene di Sant'Antonio e la promessa di felicità
La paura di fronte all^ignoto
Per le cose di cui non sappiamo darci una spiegazione
non serve ricorrere al soprannaturale
FRANCO CAMPANELLI
MI è capitato quest’anno
di ricevere per due volte consecutive una missiva
dal candidato standard, con
piccole variazioni redazionali: vi si esprimono auguri di
buona fortuna da estendere
via via ad altri, nella nota formula di una «lettera-catena».
Nello specifico, la nostra
prende avvio dal Venezuela
e, nella sua forma canonica,
è stata composta da tale S. T.
Antony De Group. Lo scritto
ha fatto il giro del mondo per
ben nove volte.
Leggendola, mi viene raccomandato perentoriamente
di non trattenerla entro le 96
ore successive; vale a dire
che devo a mia volta stamparne copie e inviarle ad
amici, parenti, conoscenti e
non. Segue la descrizione di
clamorosi colpi di fortuna
accaduti a persone di vario
rango (per aver seguito la
raccomandazione) e di
altrettanto improvvide débàcle per coloro che hanno
spezzato la catena. In un crescendo di ammonimenti si
segnalano poi le indicibili disgrazie occorse a quelli che si
sono dimostrati smemorati.
Si dice ancora che questa catena va avanti dal 1952 e chi
ha seguito le istruzioni è stato quasi sempre premiato
dalla buona sorte, con immancabili vincite a lotto e
lotterie. La lettera termina
con l’invito pressante a spedire almeno 20 copie insieme alla solenne promessa di
una straordinaria sorpresa di
lì a poco tempo.
Ho potuto constatare che
una delle copie pervenutami
è stata «rieditata» al computer, deducendone che oramai lo scritto solca trasversalmente varie fasce culturali, ottenendo un effetto ben
preciso: l’irrazionale convincimento che possa esserci
del vero in quegli ammonimenti e che eventi infausti
possano capitare, anche,
proprio a te! (se spezzi la catena epistolare).
Ecco ricomparire l’eterna
paura dell’uomo di fronte
all’evento sconosciuto,
all’ignoto, ma anche la mancanza di fiducia in una dimensione «altra» dell’esistenza, in una visione trascendente dell’esistenza.
Per le cose di cui non sa o
non vuole darsi spiegazione,
l’essere «contratta» col soprannaturale, ricorrendo ai
tanti vari mediatori del sacro
o imbonitori del profano, che
dir si voglia. Non si ha tempo
per i problemi di coscienza,
anzi, per rimuovere questo
fastidio si trova sempre il
modo di aggirare l’ostacolo e
di sfuggire. In realtà si continua a rimanere impigliati negli anelli di queste catene infinite, asservendo se stessi alla condizione di un’esistenza
materiale, tutta volta aUa preservazione dei propri meschini interessi.
Mi vien fatto di pensare anche al tipo di risposta che
l’uomo pio, religioso, oppone
di fronte a questa univoca,
grigia prospettiva e non posso non constatare come tanti
«esperimenti etici» rivelino,
in realtà, un malcelato biso
gno di aggrapparsi a dei totem, a degli idoli che servano
a proteggerlo e ad assicurarlo
dagli spiriti maligni (in termini psicanalitici: le proprie nevrosi, le proprie frustrazioni)
e che, nondimeno, le vincolino a una logica di mercimonio: tanto dò, tanto ricevo!
Oppure, secondo una visione esistenzialista, quante
volte la risposta cercata solo
in noi stessi, con le nostre
forze, ci conduce inesorabilmente su un binario morto,
su una strada senza sbocco. E
tuttavia l’orizzonte non è così
nebuloso come sembra. Come 2.000 anni or sono nei discorsi dell’apostolo di Tarso
ai pagani del suo tempo, a
noi rimane ancora la validità
del medesimo riferimento:
l’Evangelo, la Parola di Dio
che non incatena ma che affranca l’uomo da tutte le possibili, fallaci schiavitù.
La ricerca del grande filosofo ebreo sul tema della morte
Lévinas pensatore della responsabilità
Il filosofo protestante Paul
Ricoeur ha ricordato sul quotidiano cattolico francese «La
croix» l'amico e collega Emmanuel Lévinas. Riportiamo
alcuni brani del suo intervento, teso a fare il punto sull'
idea che Lévinas stesso aveva
della morte.
PAUL RICOEUR
Dio, la morte e il tempo è il
titolo di un libro di Lévinas che deriva da un suo corso tenuto alla Sorbona nel
1975-76, «La Morte e il Tempo», seguito da un corso parallelo dedicato a «Dio e Tonto-teologia». Il primo di questi due corsi «La Morte e il
Tempo», è fondamentalmente un confronto con Martin
Heidegger e il suo famoso tema delT«essere-per-la-morte». Secondo Lévinas, Heidegger ha voluto pensare il tempo a partire dalla morte e la
morte a partire dall’angoscia
del nulla, come fine dell’essere finito. Lévinas, al contrario,
propone di pensare la morte
a ptirtire dal tempo.
Per questo si tratta di rinunciare all'idea di Essere e,
conseguentemente, a quella
di Nulla. Occorre innanzitutto rifiutare il punto di partenza di Heidegger, ovvero l’angoscia di fronte alla mia morte, e partire piuttosto dall’incontro con la morte altrui. La
sfida è immensa: una lunga
lotta con il dilemma ontologico essere-nulla percorre lo
svolgimento dell’intero corso
accademico. Tempo e morte,
secondo Lévinas, devono essere entrambi sottratti a questo dilemma.
La sua originalità rispetto
al pensiero di Heidegger si
manifesta al momento di nominare l’esperienza ritenuta
più autentica; l’angoscia di
fronte alla morte. Per Lévinas
è già concedere troppo a
un.' intenzionalità, una ritorca di senso, inoltre orientata
verso il nulla. Il mio primo
accesso di fronte alla morte è
il mio affetto (il mio essere
emozionato) per la morte di
un altro, questo Altro che mi
è stato affidato. A sua volta
questo affetto presuppone
un’esperienza del tempo che
non deve nulla alla morte,
che del tempo segnerebbe il
carattere «finito».
Questa esperienza è quella
della durata del tempo, del
«durare» del tempo che «io
faccio durare» nel modo di
una passività che Lévinas
chiama «pazienza». La pazienza non tende a nulla, è
priva di ogni intenzionalità:
si può tendere a dei contenuti del tempo, non al tempo
in sé. (...)
Ci si domanderà se può esserci qualcosa di più temibile
e temuto del nulla, ma non
da questa domanda bisogna
partire, quanto piuttosto
dall’affetto per la morte altrui. Questo affetto non avvolge alcuna angoscia primaria, esso risveglia solo il mio
legatile ferito di responsabilità, relazione etica per eccellenza. «Il carattere negativo
della morte - dice Lévinas - è
iscritto nell’odio o nel desiderio di omicidio. È nella relazione con gli altri che noi
pensiamo la morte nella sua
negatività». Che cosa potrei
temere infatti se non Tuccidere?: «La morte apre al volto
dell’Altro, che è espressione
del comandamento "Non uccidere’’. tentare di partire
dall’assassinio come ciò che
suggerisce il senso completo
della morte».
Nel tornare poi dalla morte
dell’altro alla propria morte,
Lévinas parla di «emozione
senza rappresentazione», di
«inquietudine nell’ignoto»
(...). Qui c’è poco da trovare e
anche da cercare, per una ragione legata alla natura della
durata del tempo, che Lévinas vede rapportata all’Infinito. Esso supera ciò che
contiene, è eccedenza del
«contenente» rispetto al contenuto. Ricollocata su questo
sfondo di durata del tempo,
in relazione con l’infinito, la
morte non può che annunciarsi come scandalo, come
crisi. (...) Atteggiamenti possibili a questo punto sono da
una parte la deferenza davanti alla morte dell’Altro,
dall’altra la referenza del
tempo all’Infinito, che resta il
«differente», ciò che è senza
misura comune. Ciò che si
teme sorge come «sproporzione tra me e Tlnfinito, come essere-davanti-a-Dio».
Con la parola Dio tutto ricomincia nel secondo corso
di lezioni. Ma nessuna facilitazione viene in soccorso,
nella misura in cui bisogna,
anche qui, pensare Dio senza
Tessere, fuori dalTonro-teo/ogia, di cui Terrore millenario
è stato considerare Dio come
un ente, confuso con Tessere.
E se la via delTonto-teologia
è preclusa, non resta che un
approccio etico (...): Lévinas
non è stato il pensatore né
della preoccupazione né
delL’angoscia, ma della responsabilità. Quest’ultima gli
ispirò solo un’ultima paura:
quella di fare (o di lasciare)
morire un altro.
Réforme
Per eliminare
la povertà
Le Nazioni Unite hanno
dichiarato il 1996 «Tanno internazionale per l’eliminazione della povertà». Commentando questo fatto su
Reforme (il settimanale protestante francese), Judith Bricault osserva: «L’eliminazione della povertà' è qualcosa
di più che una questione di
reddito per procurarsi prodotti, generi alimentari e servizi. Fa appello ad altri criteri
riguardanti la mortalità infantile, la speranza di vita, la
nutrizione, l’accesso all’acqua potabile, alle cure per la
salute e all’educazione.
Eliminare la povertà è
molto di più che allargare
l’accesso a beni e servizi: è
un processo articolato che
abbraccia fattori complessi
come il soddisfacimento di
bisogni fondamentali, il rispetto dei diritti della persona e la partecipazione popolare allo sviluppo. Così l’eliminazione della povertà non
può essere altro che l’espressione della volontà politica
dei governi e l’azione della
comunità internazionale.
L’anno internazionale per
l’eliminazione della povertà
permetterà alle Nazioni Unite, ai governi e alle società in
generale di concretizzare i
loro sforzi in vista dei seguenti obiettivi;
- eliminazione della fame
nel mondo grazie allo sviluppo dell’agricoltura e a una
migliore distribuzione dei generi ahmentari nel mondo;
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- accesso a un livello di vita
minimo grazie all’educazione, alle cure mediche e ai servizi sociali di base;
- la creazione di posti di lavoro e del pieno impiego,,
grazie a ihiziative del settore
privato che favoriscano Timprenditorialità;
- il sostegno delle donne e
dei gruppi marginalizzati con
Teliminazióne della discriminazione e l’adozione di misure egualitarie sul lavoro;
- l’equilibrio economico
grazie a una politica di stabilità piuttosto che di inflazione;
- il finanziamento dello
sviluppo e l’eliminazione del
debito grazie a uno sviluppo
efficace e duraturo;
- la promozione degli
scambi commerciali internazionali, grazie alTintegrazione di tutti i paesi in un sistema giusto, sicuro e prevedibile».
JESUS
L'ecumenismo
a San Germano
Su Jesus, il mensile dei «periodici San Paolo», Riccardo
Maccioni fa il punto sull’ecumenismo a San Germano
Chisone, il paese delle valli
valdesi dove il 70% dei circa
1.700 abitanti è valdese.
Osserva il parroco don Ferdinando Lanfranchini che
«solo quindi anni fa i rapporti
erano tesissimi. Durante la
processione del Corpus domini i valdesi si barricavano
in casa e abbassavano le serrande. Sembrava la scena di
un film di don Camillo, con i
pochi cattolici in fila con le
strade vuote. Quando ci penso mi vien voglia di gridare al
miracolo».
Oggi però le cose vanno
meglio perché «nel complesso la voglia di dialogare è diventata patrimonio comune»
come osserva ancora il parroco. Anche perché «dobbiamo
a riconoscere nel fratello, un
testimone di Cristo. Come
anche noi téntiamo di essere» conclude il pastore valdese, Paolo Ribet.
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La lettera della settimana
La scuola non è una fabbrica^ è un processo educativo
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MARCELLA GAY
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O letto l’articolo «Cattivi
maestri» di Maurizio Gi: rolami (Riforma 44/95, pag.
1) e devo confessare che mi
lascia abbastanza sconcerta. ta. Ovviamente concordo
con le conclusioni dell’ultimo paragrafo. Ho insegnato
,1 per cinquant’anni nelle
^ scuole secondarie superiori,
sempre aspettando una rif forma promessa mezzo sej colo fa. Ma i punti precedenti non mi convincono, a coll;- minciare dal primo confronV; to fra scuola e fabbrica: in
fabbrica si lavora sul mateI.Ì ’ riale che si è scelto, possibil: |i mente adatto allo scopo; alle
superiori i ragazzi vengono
i'i troppo spesso mandati per
' parcheggiarli in qualche modo, dato che non sperano di
trovar loro un lavoro (e poi
W noi non fabbrichiamo diplo■ fi' mati, cerchiamo solo di insej gnare qualcosa a degli esseri
umani; o forse si vorrebbe
quella scuola che si sta semI pre più realizzando, il «tapis„1 roulant» da cui escono tutti
/ dottori anche se paurosa•| mente ignoranti?).
E così via: 1) studiare il
passato non vuol dire seppellirsi in questo ma trovare dei
termini di confronto che ci
aiutino a liberarci dalla
^ schiavitù di un presente of
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• La denuncia che Francesco
Toppi fa degli atti di religiosità aggressiva verificatosi ai
danni dell’Istituto biblico ifa. liano mediante l’affissione di
manifesti di chiara matrice
anacronistica e integralista
(Riforma del 22 dicembre
, scorso) merita alcune considerazioni.
Dico subito che l’iniziativa
di quel sedicente «movimento di resistenza, l’alternativa
cristiana», mi appare disgustosa, come è disgustoso il
gesto di chi ha imbrattato di
sterco le pareti del tempio
delle Assemblee di Dio di via
Vibo Equestre. La mia solidarietà con quella comunità,
impegnata nella predicazio^ne dell’Evangelo, è piena. An' che perché la difesa dei diritti
I delle minoranze è un impegno imprescindibile che come evangelici sentiamo in
modo forte.
La seconda considerazione
riguarda il richiamo all’ecumenismo fatto per ben due
volte da Toppi. Trovo questo
richiamo, nel contesto dell’
articolo, fuori luogo. In nessun modo gli atti denunciati
possono essere riconducibili
a credenti che si muovono
nell’ambito dell’ecumenismo. Chi fa ecumenismo, per
quanto è la mia personale
esperienza, si muove nella ricerca della fraternità, nonché
della fedeltà alla parola di
Dio. La lettura di un altro
scritto di Toppi (Riforma del
27 ottobre), mi conferma
nell’opinione che intendiamo due cose diverse. Personalmente non credo che vi
sìa contraddizione tra «ubbidire a Dio anziché agli uomini» e impegnarsi nel dialogo
ecumenico. Nessuna contraddizione può essere vista
tra chi desidera seguire «la
Verità nell’amore» e chi si accosta con umiltà e carità ad
altri credenti, facendo così
ecumenismo. Anzi dirò di
iiù: senza dialogo con altri
credenti vi è solo settarismo.
Si può certo citare Giuda 3i
«Combattere strenuamente
per la fede...» ma poi risulta
fertoci ossessivamente come
Tunica realtà possibile. E poi
gii studenti non sono monaci
di clausura: la scuola occupa
alcune ore di giornate ben
più lunghe e pienamente calate nella realtà attuale.
2) una scuola che insegni
abilità può ridurti a robot
adattissimo a produrre, ma
indifeso di fronte a qualsiasi
pubblicità.
3) non è pessimistico dire
che gli insegnati non sanno
nulla dei giovani? A parte
quelli che lo sono essi stessi,
gli altri sono pur fratelii, padri o nonni di altri giovani,
senza contare le mille occasioni che si hanno di trovarsi
con loro anche fuori dell’orario scolastico. Io ho invece il
timore che noi siamo troppo
numerosi nei loro rock, tv e
sport, e incapaci di offrire loro interessi alternativi.
4) mi pare che si trascuri
una differenza fondamentale
tra scuola delTobbligo, a cui
spetta condurre la locomoti
La foto della settimana
Tre ospiti deiia Casa delie diaconesse di Torre Pellice recitano per i loro colleghi dell’Asilo di Luserna
San Giovanni. La foto ci è stata inviata dalla Casa delle diaconesse
difficile condividere lo stupore di Toppi per il riferimento
che altri fanno a San Giorgio
in lotta contro il dragone (immagine anche questa biblica). L’ecumenismo non è un
combattimento, non è una
lotta contro altri credenti,
«poiché il combattimento
nostro non è contro sangue e
carne...» (Efesini 6,12).
Pronto sempre a continuare il dialogo in spirito costruttivo e franco
Salvatore Rapisartía - Catania
L'ecumenismo
inutile
Dalle colonne degli ultimi
numeri di Riforma ricavo,
questa è la mia impressione,
un’euforia quanto mai esagerata per quanto riguarda il
dialogo e i rapporti con la
Chiesa cattolica, in modo
particolare dopo il convegno
di Palermo, dove hanno partecipato come «delegati^fraterni» rappresentanti evangelici ed ortodossi.
Illudersi che il cattolicesimo, almeno in Italia, stia
cambiando mi pare assolutamente fuori luogo: così come
mi pare una cosa senza senso
dialogare con tale confessione religiosa. Io non so se coloro che auspicano sempre
più questo dialogo spendono
un po’ del loro tempo a sfogliare di tanto in tanto i giornali, infatti non passa giorno
che la nostra stampa, che
vorrebbe essere laica ma non
lo è, riporta articoli, considerazioni, prese di posizione da
parte del papa, cardinali, gesuiti che fanno veramente
rabbrividire, scatenando reazioni anche violente da parte
di cattolici impegnati quali filosofi, scrittori, teologi colpevoli solamente di non essere
sempre sulla stessa lunghezza d’onda per quanto concerne l’insegnamento di «santa
madre chiesa». All’estero la
fratjtura con Roma da parte
cattolica si va sempre più accentuando, ribellioni, referendum, raccolte di firme,
sono all’ordine del giorno.
Ecco, di fronte a questo
quadro poco edificante per
la verità, pensiamo noi evangelici ancora ad un dialogo
serio e costruttivo? Certo potrà esserci un dialogo di fac
ciata ma niente più... Un
abisso ci separa e Culturalmente e teologicamente dalla chiesa di Roma! Nella città
di Vercelli in cui vivo, sono
venuto a sapere con grande
mia amarezza che chi in
pubbiico promuoveva incontri ecumenici in reaità poi, in
privato, metteva in guardia i
propri parrocchiani dagli
evangelici asserendo che
erano una «setta»!
L’ecumenismo è vera utopia e poi cosa si intende per
dialogo? e poi, dialogare su
che cosa? in campo sociale,
etico, morale, politico, reiigioso, tutto ci divide e niente
ci unisce. L’unica cosa però
che potrebbe unirci sarebbe
quella di proclamare a gran
voce a questa umanità la «signoria» di Dio, ma anche qui,
ahimè, la Chiesa cattolica ha
preferito affidare le sorti
dell’umanità alla Madonna!
E allora, per cortesia, impariamo ad essere e a ritornare più «protestanti» un
modo di essere che oggi forse
non esiste più, ma che mi
aveva affascinato quando 38
anni fa lasciai l’Azione cattolica per conoscere, non la
dottrina di una chiesa, ma
l’Evangelo. Di esperienza
cattolica ne ho fin troppa !
Sergio Margara - Vercelli
L'ermeneutica
del sospetto
Partecipando al convegno
romano indetto per celebrare
il cinquantenario della Facoltà valdese di teologia (cfr.
Riforma delT8 dicembre ’95),
ho avuto l’occasione di conoscere una teologa femminista
la pastora battista Elizabeth
Green e delle sue riflessioni
su talune donne dell’Antico
Testamento (Dal silenzio alla
Parola: storie di donne nella
Bibbia, Torino, Claudiana,
1992, pag. 80).
Se tra le preoccupazioni
dell’autrice spicca quella,
confessa, di far emergere dall’oblio delle donne diventate
«pressoché invisibili» o «intraviste di sfuggita», non meno importante è il presupposto che tali scelte siano state
fatte nel quadro di un’ermeneutica decisamente femminista, che non ha paura di
procedere dalla «differenza
sessuale» presente fin da Genesi 1, 27, ripetuta in Genesi
5, 2; «Dio creò l’uomo... maschio e femmina».
Certo, nel pensare e nel dire
tutto ciò Elizabeth Green non
può fare a meno di manifestare un certo risentimento antimaschio, o mi sbaglio? Chi ne
fa le spese è il cosiddetto «patriarcato», con i suoi rappresentanti più «stupidi» o più
allineati ai sistema androcentrico, mentre a fronte vengono esaltate le donne non più
oggetto ma soggetto, con la
loro sapienza millenaria personificata nella Hokmah (o
Sofìa) di proverbi 8,22-31.
Nella fattispecie si tratta di
una quindicina di «eroine»
come Sara e Agar (Genesi,
cap. 11-23 e Galati 4, 21-31),
che spaccano le regole del
patriarcato; Tamar (Genesi
38), che gestisce intelligentemente la legge del levirato; le
levatrici Sifra e Prua (Esodo
1) che mettono'nel sacco il
faraone; Miriam (Esodo 15),
che osa criticare Mosè; Debora e Giaele (Giudici, cap. 4 e
5), che piìotano la riscossa di
Israele contro i Cananei; Anna (I Samuele, cap. 1 e 2), che
osa trattare con Dio della sua
sterilità: Abigail (I Samuele
25), che sa opporsi al marito
«sciocco»; la donna saggia di
Tekoa (II Samuele 25), che
esorta alla pace e alla riconciliazione contro l’odio e la
vendetta: Hulda la profetessa
(II Re 22), che legittima la
riforma anti idolatrica di Giosia; Ruth e Noemi (Ruth), che
preferiscono la fedeltà all’
Eterno al solito trantran di
tutti i giorni.
Se l’autrice raccomanda
giustamente al lettore di
«viaggiare con il testo biblico
accanto», non ci dice però se
con l’originale o con quale
traduzione. Inoltre, valendosi
insieme del metodo delle
equivalenze dinamiche caro
alla Tilc e delT«ermeneutica del sospetto», Elizabeth
Green si sente autorizzata a
trasformare ràdicaimente la
stesura di Ebrei 11, 1 passando dagli «antichi» del testo
greco e della Vulgata ad «alcuni uomini del passato» della Tilc e rovesciando quest’ultima versione in «alcune donne del passato» (p. 61).
Giovanni Gönnet - Roma
va in cima, e studi successivi
già indirizzati ad una serie di
scelte, per cui non tutti possono o vogliono tenere il
passo. ^
5) probabilmente siamo
tutti dei cattivi maestri; però
molti del nostro eventuale
sadismo e la nostra discrezionalità non si esercitano su
una massa di schiavi, ma su
un folto gruppo di giovani nel
pieno delle loro energie,
maggiorenni o quasi, e d’altra parte ben protetti contro
la nostra tirannide sia da genitori iperprotettivi, sia da
giornalisti pronti ogni anno a
presentare servizi strappalacrime su esami di maturità
che danno di solito il 99% di
promossi. E poi io ha fiducia
nei giovani. I miei coetanei,
cresciuti nella scuola fascista
e dittatoriale, hanno ben saputo scegliere la prima volta
che, a caro prezzo, ne hanno
avuto la possibilità.
Concludendo, è bello e
giusto avere delle convinzioni, ma sarebbe preferibile
esporle in forma meno dogmatica e recisa. Qualcuno,
fedele a un ammonimento di
Gesù, ha scritto un libro intitolato «Maestri di nessuno». *
Forse anche l’autore dell’articolo sarebbe un insegnate
più efficace se fosse un po’
meno cattedrattico nelle sue
affermazioni.
No all'ospitalità
eucaristica
Negli ambienti ecumenici
si parla di «Ut unum sint», la
recente enciclica di Giovanni
Paolo II, come dinn contributo al riavvicinamento di tutte
ie comunità cristiane. Sarebbe interessante leggere questa enciclica nella sua interezza e nella stesura latina per
comprendere quali siano le
proposte ecumeniche avanzate da colui che si considera
il capo spirituale non solo dei
cattolici ma di tutti i cristiani.
Ora però lasciamo le alte
sfere per scendere in basso,
tra la gente comune. È lodevole lo spirito di tolleranza sia
dei cattolici che dei protestanti che partecipano a riunioni e congressi ecumenici.
Si è ben lontani da quella pretesa di possedere la verità che
un tempo animava sia cattolici che protestanti e che impediva il dialogo interconfessionale. Ora la Bibbia è diventata
il centro dell’interesse e del
confronto ecumenico. •
Ciò che non capisco e che
mi sconcerta è il desiderio
manifestato da alcuni protestanti, tra cui molte donne,
che si giunga alTintercomunione tra cattolici e protestanti? Ci sono coppie miste
che soffrono di trovarsi divise
alla mensa eucaristica. Si deplora lo «scandalo» di una
mensa del Signore divisa.
Al riguardo la mia opinione
è del tutto opposta. Il significatò dell’eucarestia cattolica
è, come si sà, completamente
diverso da quello della Santa
Cena protestante. La concezione delia presenza «corporea» di Cristo è inaccettabile
dalla mentalità protestante e
estranea alla sua sensibilità.
Se per «intercomunione» si
intende un rito unico, come è
possibile conciliare due modi
di sentire e credere così diversi? Il cattolico e il protestante vi porterebbero ciascuno la propria interpretazione e ne risulterebbe una
forma ambigua di ecumenismo e, in religione, i compromessi non si accettano.
Meglio lasciare lo «status
quo» e cercare l’unità dei cristiani in altre forme di ecumenismo.
Silvana Tron - Torre Pellice
Uno Stato
più laico
Caro direttore,
la Rai per cui si deve pagare il canone ha coperto con la
sua coltre cattolica le ultime
feste malgrado o come conseguenza degli appelli comunitari del Papa e del Presidente e ha saltato i servizi
settimanali israelita ed evangelico compensati da un culto valdese, dovuto però all’Eurovisione, cioè ad accordi
internazionali. Ha mostrato
un Wojtyla in trono celebrato
come fosse Gesù, o quasi. Ha
deplorato lo scarso Natale di
Sarajevo musulmana e dato
la signora Arafat per cattolica
dimenticando che altrove è
data per anglicana. Ma che
volete, minoranze tolferate?
Mica una par condicio?
Intanto si apprende che Pio
XII voleva estendere lo Stato
del Vaticano fino a toccare il
mare approfittando della
sconfitta dello Stato italiana
nell’ultima guerra mondiale.
Adesso non ce n’è più bisogno. Adesso tutta l’Italia sta
diventando suo dominio. Ne
è'prova che dobbiamo pagare
le tqsse per il suo giubileo e
per là megalomania dell’architetto e chierico Rutelli,
emulo dell’architetto e fascista Piacentini. Con l’appoggio
di pseudo-sinistra e pseudolaici.. Noi dobbiamo inghiottire il ricatto: non volevate mica far vincere Fini? È la perversa logica dei maggioritari, •
che di solito veramente maggioritari non sono neanche.
Confusione dei linguaggi e
della volontà.
La monda Chiesa cattolica
romana gioca su tutti i tavoli
e si fa bella di una beneficenza che si sostituisce ai diritti
ed è pagata da chi? Dai contribuenti. L’abnegazione di
molti individui può essere
bellissima, ma la funzione vicaria degli organismi religiosi
deve essere temporanea
quando necessaria. E sovente
lo è. Altrimenti perché ci diciamo laici?
Folle hanno invaso le piazze l’ultima sera dell’anno e
ragazzi hanno occupato le
scuole in cui si sentono a disagio. Molti di più Than visto
per televisione, che qualche
volta serve. Segno di una speranza nel futuro. Molti si apprestano a festeggiare la fine
del millennio nel 1999, e credono o fìngono di credere
che' il nuovo secolo cominci
con il 2000, mentre invece
comincia con il 200i. È un segno di impazienza? O anche
la matematica elementare è
un’opinione? Io credo di sì.
All’indigestione deve seguire la riflessione. Trasferendo
in politica: un po’ di Bossi, di
Bertinotti e Crucianelli, un
po’ dei Verdi. Ho toccato più
argomenti? Tout se tient. Se
mi dite che sono banalità, rispondo che spesso sotto le
cose banali e vere quelle che
non si guardano più.
Con i miei saluti,
Gustavo Malan
Torre Pellice-La Tour
Epifania 1996
RINGRAZIAMENTO
'I familiari della cara
Paolina Negrin
ved. Talmon
nell'impossibilità di farlo singolarmente, ringraziano riconoscenti
quanti hanno preso parte al loro
dolore.
Un ringraziamento particolare
alla direzione e al personale della
Casa Miramonti, alla dott. Grand
e al pastore Genre.
Villar Pellice, 2 gennaio 1996
I nocrologf si sdc»ttàno
entro le orò d dei lunedi. Tetefònsre ai numero O11^SS270 - fax
011-dKrS42. ’
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PAG. 12 RIFORMA
venerdì 12 GENNAIO 1996
Nell'agosto scorso è deceduto uno dei personaggi di spicco del movimento per la pace e la giustizia della Svizzera
VVilli Kobe: pacifista^ socialista e pastore
Nel 1945f dopo la morte di Leonhard Ragaz^ Willi Kobe gli succedette come presidente del centro svizzero
del lavoro per la pace a Zurigo. Nel 1963 organizzò la prima marcia di Pasqua per la pace
HEDI VACCARO
Alcuni mesi fa cì ha lasciato Wìlli Kobe, perso'nalità dr spiccq del movimento per la pace e la giustizia della Svizzera. L’ho conosciuto nell’ambito del Movimento internazionale della
rìconciliaèiione (Mir). La nostra amicizia mi ha arricchito mol1;o. Il suo carattere sereno e aperto a tutti, la sua
perseveranza nel lavoro per
un mondo nuovo della pace
di Cristo mi sono stati di
esempio.
Willi Kobe è nato nel 1899 a
Zurigo in una famiglia di origine tedesca. La madre era
sarta, il padre un falegname
che nel tempo libero si occupava ahche dell’orto e questo
amore per l’orto ha accompagnato Willi fino agli ultimi
anni della sua vita. Dopo la
scuola dell’obbligo fece un
apprendistato di ragioniere e
col suo modesto salario aiutò
la sua famiglia negli anni diffìcili della prima guerra mondiale. A sedici anni entrò
nell’Ymca, provenendo da
una famiglia protestaiite, ma
solo di nome. Qui fa amicizia
con giovani credenti: uno di
essi, Carlo Brcnner, sarà uno
dei primi obiettori di coscienza svizzeri. Nel tempo
libero questi giovani organizzano giochi con i ragazzi poveri. Mlli matura il desiderio
di andare in India come missionario laico, ma si convince
che ci vuole anche lo studio
della teologia. Così dopo una
intensiva e accelerata preparazione per la maturità nell’
autùnno 1918 si iscrive alla
Facoltà di teologia protestante a Zurigo dove ha tra i professori Leonhard Ragaz che
insegna teologia sistematica
e pratica e che porta un forte
messaggio sociale, per la pace e la giustizia.
Già tra i 14 e i 15 anni, dopo
le prime esercitazioni insieme ai «cadetti» (militari),
Willi aveva deciso che non
avrebbe mai partecipato a
nessuna guerra o violenza
omicida. Quando vede i’ecatombe della guerra diventa
ancora più contrario ad ogni
pensiero patriottico militarista. Al momento della sua
coscrizione, all’inizio del
1919, si rifiuta di portare le
armi e viene assegnato al servizio sanitario: dopo tre giorni viene rilasciato «per ragioni di salute».
Ragaz, figlio di contadini,
era stato solidale con gli operai, durante il suo pastorato a
Coira e a Basilea, prima di
essere chiamato a Zurigo. Si
era iscritto al partito socialdemocratico e con Hermann
Kutter ed altri aveva fondato
il movimento dei socialisti
religiosi e il suo periodico
«Neue Wege».
Il 1“ agosto 1922, pastore in
prova a Granichen (Aargau),
Willi tiene un discorso pubblico in occasione della festa
nazionale, in sostituzione del
pastore titolare che è ammalato. Chiede alcuni provvedimenti di carattere sociale, co
Leonhard Ragaz esercitò una
forte influenza sul giovane studente in teologia Willi Kobe
me l’assicurazione statale per
la vecchiaia, la conversione
di una parte delle spese militari per esigenze sociali e il
voto alle donne: questo discorsa non piace a moiti svizzeri tradizionalisti.
Per prepararsi alla sua missióne in India passa due mesi
al collegio quacchero Woodbrocke che fa parte di un
complesso di edifici, i Selly
Oak Colleges, Vicino a Birmingham, fondato dai fratelli
Cadbury, fabbricanti di cioccolata, famosi per la loro
apertura sociale. Si sposa con
Marta Kaegi, insegnante di
cucito e lavori femminili, che
aveva già conosciuto da giovanissimo. Vanno a vivere
nella casa pastorale di Mitlò
di, nel cantone Glarus, dove
Willi è stato chiamato come
pastore. La comunità è piccola, così Kobe continua a
studiare leggendo libri di psicologia, di Karl Marx e molti
altri. Anzitutto anima dei
gruppi giovanili e combatte
l’alcolismo: nel 1926 deve lasciare Mitlodi, perché non
vuole promettere di astenersi
dal fare propaganda antimilitarista. Viene chiamato dalla chiesa di Lohn, un piccolo
paesino di contadini nei
pressi di Schaffhausen, dove
lavora per il miglioramento
della scuola, specialmente in
favore delle ragazze che non
avrebbero continuato a studiare dopo le elementari. Introduce dei corsi di cucito e
di dietetica, per migliorare la
nutrizione della popolazione.
Per combattere l’alcolismo
dilagante, causato anzitutto
dalla produzione casalinga
degli alcolici da parte degli
agricoltori, introduce la campagna per il sidro dolce. Con
la sua bicicletta sarà attivo in
tutto il cantone di Schaffhausen per propagarlo: ancora negli anni seguenti i
contadini continueranno a
produrre il sidro dolce. In
questi anni Kobe continua
anche a scrivere: dopo il libro su Gandhi pubblica un
libro su George Cadbury e
scrive molti articoli sulle
questioni sociali d’attualità.
Nel 1932 diventa uno dei
tre pastori della grande chiesa di Oerlikon, alla periferia
di Zurigo, centro deH’indu
stria metalmeccanica a due
passi dall’industria bellica
Bilhrle. Sono gli anni della
crisi economica mondiale, i
disoccupati sono tanti e Willi
organizza un gmppo di lavoro per loro, con conferenze e
dibattiti, proiezioni dì film e
diapositive, e merenda. Organizza inoltre la cura dei
malati da parte del Comune
e, durante la guerra, l’aiuto
ai profughi.
Dopo la morte di Leonhard Ragaz, il 6 dicembre
1945, diventa suo successore
come presidente del Centro
svizzero del lavoro per la pace a Zurigo. In seguito diventa anche presidente del Consiglio svizzero per la pace.
Rimane nella comunità di
Oerlikon fino al suo pensionamento, nel 1964. Da allora
in poi si dedica compietamente al lavoro per la pace e
la giustizia. Già nel 1963 organizza la prima marcia di
Pasqua per la pace.
Willi Kobe fu uno del fondatori della sezione svizzera
del Movimento internazionale della riconciliazione e
per molti anni suo presidente. Dagli anni ’50 fu presidente del movimento contro
il riarmo atomico; inoltre fu
anche presidente del Centro
per i profughi di Zurigo. Lavorò contro la militarizzazione obbligatoria dei giovanissimi e contro l’esportazione
di armi e per il riconoscimento dell’obiezione di coscienza e il servizio civile,
Gli ultimi decenni della
sua lunghissima vita furono
molto fecondi. Purtroppo
nel 1971 morì la moglie Marta. Dei loro quattro figli, tutti
maschi, uno si trasferì in
Nuova Zelanda. Quando i
genitori andavano a trovarlo,
Willi Kobe visitava anche i
gruppi per la pace (Mir, ecc.)
della nuova Zelanda e del
Giappone.
Molti anni più tardi, nel
1988, Willi sposò Margrit Besmer, anche lei attiva nei
movimenti per la giustizia e
la pace. Insieme tengono
anzitutto i contatti con il
Serpa), coordinamento dei
gruppi e movimenti nonviolenti dell’America Latina e
lanciano le campagne di solidarietà con i poveri di quel
continente. Willi resterà attivo fino alla morte, sopraggiunta il 10 agosto 1995.
Uno degli ultimi scritti di
Willi è il suo trattato sulla
«teologia energetica», dove
vi sono delle riflessioni sulla
profondità del creato, sullo
Spirito Santo, che agisce in
ogni vita, che conduce all’
esperienza religiosa, alla lotta per la pace e la giustizia, al
seguito di Gesù. Nel 1994 è
uscito il libro di Ruedi Brassel e Martin Léuenberger
«Willi Kobe Pazifist, Sozialist
und Pfarrer» (Willi Kobe pacifista, socialista e pastore),
«storia di una vita e del movimento per la pace». Gli autori sono due giovani storici
che si basano sui fatti autobiografici e su numerose
conversazioni.
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