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della Chiesa Valdese
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Gettate lungi da voi tutte le vostre trasgressioni per le quali avete peccato, e fatevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo
'interno t J?co e Ita Luce : L. 10#0 per Tinterno | Spediz. abli. postale 11 Grappo
resterò | , L, per Testerò | Cambio d’indirizzo Lire 30,—
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A.I1I10 — Num. 17
Una eopia L« 20
ABBONAMENTI
Leo: L. 600 per T
L. 1000 per
TORRE PELLÍCE — 15 Agosto^ 1952
Àìnmin. Claudiana Torre Pellice -C.C.P. 2-17557
IL XV AGOSTO
Come è stato annunziato, le eelebrazioni tradizionali de! X\ Agosto avranno inizio alle ore 10.
Programma del mattino :
Ad Angrogna
Meditazione: Past. U. Bert
Rievocazione storica: Prof. A. Armami Hugon
Evangelizzazione: Past. G. Castiglione
AirinversofPinasca
Meditazione: Past. R. Nisbet
Rievocazione storica: Prof. A. Jalla
Evangelizzazione: Past. O. Peyronel
Le riunioni del pomeriggio sono affidale alla F. U. V.
Prassuit di Angrogna
In. occasione della festa del XV Agosto, la parrocchia di Angrogna-Capoluogo
,dà il sno fraterno benvenuto a tutti i fratelli e le sorelle delle altre parrocchie che
''parteciperanno alla tradizionale festa valdese. Diamo qui alcune avvertenze che potranno essere utili ai partecipanti.
Per recarsi al luogo fissato per la riunione si sale dal Baussang per la strada
provinciale sino al Capoluogo (40 minuti, circa),. Dal Capoluogo a Prasauit vi sono
dieci minuti di strada, Cartelli indicatori verranno posti onde evitare deviaaioni!
Al Capoluogo sarà allestito sotto l’ala del Comune un servizi'? dal
l’albergatore locale. Si potrà avere per modico prezzo una tazza di caRe e
'WFé varíe. ■
¡i. Per gli automobilisti, motociclisti, scooteristi e ciclisti saranno allestiti a cura
della Chiesa, posteggi adatti. Il posteggio per gli automobilisti sarà posto sulla piaz.
zetta a sinistra prima di entrare nella borgata del Capoluogo, e nel prato lateralmente al tempio, dopo aver attraversato la piazza del Capoluogo, svoltando poi a destra. Per i motociclisti, scooteristi e ciclisti, il posteggio avrà luogo nella sala Unio.
nista (che tutti sono pregati di ammirare salendo, a destra del Viale della Rimerabranzaì!) e intorno alla sala stessa e, se lo spazio non sarà sufficiente, nel prato *t
nord del Tempio.
Subita dopo ii pranzo, funzionerà un servizio scelto di buffet. Si potrà avere,
per modico itrezzo, caffè caldo, thè, bibite, dolci (specialità di Angrogna!). Il provento sarà devoluto per continuare i lavori della nostra sala.
Le Corali di Torre Pellice e San Giovanni saranno presenti.
Quanti desiderano partecipare alla passeggiata storica devono trovarsi alle ore 7
al Ciabas. Un incaricato accompagnerà i partecipanti al Serre, a Chanforan, alla
Ghieisa d’ia Tana e darà le spiegazioni necessarie. e. a.
.r _
Al Clot di Inverso Pinasca
La festa tradizionale valdese del XV Agosto, all’aria aperta, avrà luogo quest’an.
ho, per la valle del Chisone, nel territorio del comune di Inverso Pinasca, nella
parrocchia di Pomarelto. Diamo sin d’ora il più caldo benvenuto a tutti coloro che
interverranno a questa simpatica riunione.
Il luogo ove si terrà la riunione è chiamato a La Ruina » (benché sia bellissimo
e non abbia il minimo aspetto di'alcunché di... ruinoso!!!). Vi si accede salendo per
20-^0 minuti dal fondovalle di Inverso Pinasca. Nel fondovalle si trova il villaggio
di Fleccia (ove ha sede il municipio di Inverso Pinasca) : vi si arriva sia transitando
per la strada dell’Inverso da S. Germano a Porosa, sia arrivando dalla strada nazionale, da cui si stacca, di fronte all’Istituto Cottolengo di Pinasca, una stradina di campagna che attraversa la valle del Chisone.
Da Fleccia si sale al quartiere del Clot Inverso, ed il luogo della riunione è a
pochi minuti oltre il Clot. Verranno posti lungo la via da seguire numerosi cartelli
con frecce indicatrici, sicché chiunque, anche poco pratico del posto, non abbia alcuna difficoltà per raggiungere la mèla.
Automobili e motociclette potranno essere lasciate al piano di Fleccia, in fondo,
valle; o, eventualmente, anche nel villaggio del Clot ove possono arrivare, però sol.
tanto macchine piccole.
II luogo della riunione (« La Ruina ») è sotto un’immensa cupola di castagni secolari, licchè, anche se la giornata dovesse essere molto calda, il pubblico non ne
risentirà.
A pochi passi dalla « Ruina » si trovano, all’intorno, quattro belle fontane di
acqua freschissima. Un servizio di buffet funzionerà durante quella giornata, con
interruzione naturalmente nelle ore del culto della mattina e della riunione pomeridiana organizzata dalla FUV. Nel programma del pomeriggio alcuni elementi della
Corale di Pomaretto (piuttosto decimata perchè molti saranno assenti, in ferie) canteranno <S{ri ed inni. p. m.
Nelle due località, rinizio del cullo del mattino e della riunione pomeridiana verrà
dato dieci minuti prima dal rullo del tamburo. I partecipanti sono pregati di prendere posto con sollecitudine il più vicino possibile alla tribuna degli oratori. Portare
l’Innario Cristiano
In caso di tempo cattivo, le riunioni non avranno luogo. In caso di leggera e
temporanea pioggia potranno servire di riparo i locali di culto di Angrogna e dell’Inverso.
La nuova Sala deH'Unione Giovanile di Angrogna
La bella Festa Valdese del 15 Agosto,
che di anno in anno si ripete con unanime
gioiosp consenso, non è àprta, come si-potrebbe credere, da un moto spontaneo della popolazione o da un'u'ànza popolare tradizionale; e neppure da^’iniziativa deliberata da un’assemblea sinodale ,e da un’aulorita ufficiale della (.blesa. E sorta semplicemente in seguilo alia cosciente volontà-cd sR» p~ z-xw iiKii dferat-i decisione di
un gruppo di laici di ■S.’’Giovanni. Ed in
questi giorni, nell avvicinarsi della ricorrenza. e interessante rendersi conto delle
ragioni e dei modi con cui tale decisione
è stata presa per comprendere meglio il
significato ed il valore della festa.
scersi, di stabUire reciproci legami di collaborazione, sia per esaminare insieme ar
gomen'ti' e problemi ^d’interesse generaïe,
mediante discorsi e conversazioni di oratori a ciò preparati.
La prima adunala
L’ Unione CrisHana Valdese
Fu nell'autunno del 1851 che alcuni valentnomini di S. Giovanni, di varia condizione sociale, si riunirono nella vecchia
aula scolastica dei Bellonatti, con lo scopo
di formare una Società, la quale lavorasse
per il benessere matgriale, morale, spirituale dei convalligiani, e particolarmente
dei giovani. Verano fra loro il vice-sindaco Enrico Gay, l’agricoltore Bartolomeo Olivet, il giovane notaio Davide Vola. No
risultò la formazione di quella Unione Cristlasa Valdese, di cui s’è celebrato l’anno
scorso il centenario, come della prima Associazione Cristiana dei Giovani d’Italia. La
sua finalità era semplice e chiara: lavorare
per il benessere ed il progresso materiale,
morale, spirituale dei convalligiani e particolarmente- del giovani, promuovere la formazione di robusti caratteri cristiani, preparare i Valdesi a quella missione evangelistica in tutta Italia, che essi, all’indomani della grande liberazione del 17 febbraio 1848, si preparavano a svolgere. La
dichiarazione pubblicata appunto dall’Unione rilevava la necessità che « tandis
que des l audois sont occupés à porter l’Evangile au dehors, il y en eût qui s’occupassent à la faire briller au dedans, en ramenant la foi des pères dans le coeur des
enfants ». Bella e nobile dichiarazione di
quel giovani laici di cent’anni fa, che potrebbe essere proposta tale e quale ai giovani di tutte le Unioni Valdesi d’oggigiorno....
Vicino ad un’azione interna fra i soci e
ad un’azione di propaganda, la nuova U
nione promosse subito con ardore straor
dinario un’attiva azione esterna in favori
dell’ambiente delle Valli. E fra le inizia
live prese in tale senso, estremamente inte
ressanti per i loro risultati duraturi, limi
liamoci a ricordare la più importante, se
guendone gli sviluppi nelle notizie che via
via ne diede la Buona Novella, il periodi
co valdese del tempo.
Per raggiungere gli scopi d’educazione,
di formazione spirituale, di pratica solidarietà, che l’Unione si proponeva, il mezzo più idoneo ed opportuno apparve quello d’organizzare grandi adunate pubbliche, in circostanze ed in località favorevoli, sia per dare occasione alte popolazioni
delle varie Valli d’incontrarsi, di cono
La prima adunata fu convocata a Sibaud,
il 1» seStembre 1853, il-’g-iorno atuiiverscyio
del famoso giuramento di fedeltà pronunziato dai Valdesi del Rimpatrio nel 1689, Il
successo fu strepitoso: pubblico di oltre
2000 persone, provenienti da ogni località
delle Valli Valdesi; la Tavola Valdese presente al completo, con un buon numero di
pastori; due lunghe riunioni, mattina e pomeriggio, presiedute dal Moderatore Giovanni Pietro Revel, sostenute dall’inesauribile attenzione del pubblico.
Dato l’ottimo esito deH’iniziativa, l’Unione di S, Giovanni decise di ripeterla
l’anno successivo, dandole un carattere analogo, riprendendone le stesse linee del
programma. Occorreva scegliere nn luogo ed
una data che convenissero a tutta la popolazione e favorissero il risultato deUa riunione. Come luogo, fu scelta la Balziglia,
famosa per l’eroica resistenza e la meravigliosa liberazione dei Valdesi del Rimpatrio. Come data, fu stabilito il 15 agosto.
primó XV Ágoslo Valdese
Non a caso era stato scelto quel giorno.
Prima del 1848, una iniqua disposizione
obbligava i Valdesi a rispettare scrupolosamente le festività cattoliche indicate dal
calendario uffipiale, astenendosi ^ forzatamente da ogni lavoro. Tale disposizione era
per loro particolarmente penosa il 15 agosto, non soltanto per il particolare significato della ricorrenza, ma anche perchè impediva loro ingiustamente d’attendere agli
urgenti lavori agricoli di mezza estate. Ora,
appunto per offrire ai valligiani un’occupazione seria e dignitosa in quel giorno di
riposo forzato, fin dal 1824 un gruppo di
Valdesi dissidenti, di quelli che appartenevano al movimento di risveglio religioso formatosi nel 1825, aveva deciso di organizzare una riunione religiosa in montagna, sui pascoli erbosi della Rognosa, la
cresta alpina che separa Angrogna da Roccapiatta. Un certo numero di montanari vi
era accorso. La riunione si ripetè d’anno
in anno, nello stesso luogo, fino al 1848.
Dopo l’editto d’emancipazione, tolto il
divieto, la riunione della Rognosa aveva in
parte perduto la sua ragion d’essere. Ma,
con questi precedenti, la data parve assai
opportuna per la nuova iniziativa. Ed è
così che ci informa la Buona Novella:
<( per mezzo di una circolare della bene« merita Unione Valdese, tutta la popolati zione delle Valli fu convocata alla Balziti glia, il 15 Agosto 1854. E non in vano »...
L’esito fu straordinario, superiore ad
ogni previsione. Ne riferì la descrizione
t:on profusione di particolari la Buona Novella in tre lunghi articoli successivi. V’intervennoro circa 4000 persone, il doppio
che a Sibaud. Numerose 'le personalitài“ il
deputato valdese on. Giuseppe. Malan, i
membri della Tavola, quasi tiitti i pastori, i
sindaci, alcuni delegati esteri, fra cui il
famoso evangelista I francese- , Napoleone
Roussel. L’adunata Vi raccolse sul vasto prato ondulato, a destra del torrente, ove tuttora si ripete. La riunione del mattino durò
tre ore e mezzo, quella del pomeriggio altre tre ore. Sei oratori la mattina,, 10 il
pomeriggio. Ed il bravo pubblico di quei
tempi rimase raccolto ed attento fino alla
fine.
Un fatto notevole da osservarsi è che subito in quella prima adunata, per intelligente '
ed attenta comprensione degli iniziatori,
furono dati i caratteri del programma è
del tono generale, che si dimostrarono i
più-adatti ed opportuni per la popolazione valdese e che quindi divennero tradizionali, determinando l’esito felice e la
sicura continuità dell’iniziativa.
Anrì tutto, la possibilità deU’incontro
generale deRa popolazione delle Valli,'in .
una manifestazione popolare, familiare,
che desse modo di rinsaldare i vincoli di
cordiale solidarietà e di comunanza di pénsieri e di'sentimenti; ' V
Poi, il carattere di serietà e di raccoglimento e di utile educazione intellettuale
che si volle dare aUa riunione, e che risultò- il mezzo migliore ed il più adatto per
il temperaménto valdese. Ogni volta che
in seguito si cercò d’introdurre nel programma della festa qualche accorgimento
diverso, derivato da altri ambienti, che sembrasse più moderno e più-vario, la riunione ne risultò sensibilmente danneggiata.
Ancora-y ìl caBattere di, rìcvocazione dél<^¥
momenti eroici della storia valdese, intesa non soltanto come ricordo del passato, ma anche come efficace strumento per
la formazione morale e spirituale della popolazione delle Valli. E tale carattere ne
venne avvalorato daUa coincidenza fortunata fra la data della festività e queüa tradizionale deR’inizio del Glorioso Rimpatrio, secondo il computo del calendario
■giuliano, tanto che a molti la festa del
15 agosto parve in seguito la celebrazione dell’anniversario di quel grande avvenimento.
Ed ancora, la distinzione del carattere
della riunione del mattino, più pastorale,
più ricca^ di pensiero religioso, e di quello della riunione del pomeriggio, più lai- ca, più giovanile, più varia, pur mantenendo intatta la linea essenziale di sereno
raccoglimento. r.
L’iniziativa, cosi magnificamente riuscita, fu ripetuta dall’Unione Valdese stessa
negli anni successivi, con gli stessi criteri c programmi, con lo stesso esito favorevole: al Pra del Torno (1855), all’Asará
(1856), a Rocciamaneut (1857), a Ciampèt
(1858), a Frali (1859), a Pian Prà (1860),
alla Vaccera (1861), ai Pian (1862)... E
questa tenacia di risoluzione e di propo- '
siti dell’Ente Iniziatore, unita alla calda
adesione della popolazione, fece la fortuna della grande Festa Valdese, la quale
nella regolare ripresa, divenne una tradizióne, si trasformò gradualmente in quella bella istituzione di carattere popolare,
che tutti i Valdesi aspettano di anno in
anno con rinnovato piacere. L’augurio che
vogliamo esprimere di tutto cuore, è' che
essa possa e sappia mantenere quei caratteri iniziali, che continueranno a darle il
notevole valore sociale c morale che essa
ancora possiede.
Am
■p*
Attilio Jalla
Al Colle delle Fontane
La riunione tradizionale per l’alta Valle Gerinanasea, al (iolle delle
Fontane, avrà luogo, contrariamente a quanto è stato annunziato DOMENICA 24 AGOSTO, alle ore 15.
Il pubblico delle Chiese dell’alta
Valle vi è particolarmente invitato.
2
2 —
L’ECO DELLE VALU VALDESI
11
logil It HODlllllUEt
Il II (iDlii Dilmsllalii PnliM
n y a actuellement en France quatre Facultés protestantes de théologie: celles de Paris et de Montpellier, rattachées à l’Eglise Réformée
(la Faculté de Paris a une chaire de
dogmatique luthérienne et une de
dogmatique réformée), celle de l’Université de Strasbourg et enfin celle d’Aix en Provence, fondée depuis
quelques années par les Eglises Réformées Evangéliques Indépendantes (non rattachées à l’union réformée de 1939).
La ville de Montpellier (100.000
habitants environ) a été pendant des
siècles le chef-lieu du Languedoc et
le siège de l’Intendant royal de la
région. Vers l’an 1560 la moitié de
la population avait embrassé la Réforme de toutes les notabilités y étaient favorables aux idées nouvelles. La ville eut ensuite beaucoup à
souffrir à cause des guerres de réligion et elle fut maintes fois dominée,
tour à tour, par les catholiques et
les protestants. Louis XIII assiégea
la ville en 1622 et y entra en vainqueur. Le XVII siècle vit la répression implacable contre les réformés:
à Montpellier seulement, 28 Ministres de l’Evangile furent pendus ou
roués. Leurs noms sont gravés sur
une plaque de marbre à l’intérieur
du Petit Temple de la viUe.
Montpellier a été depuis de longs
siècles un centre universitaire de premier ordre (la Faculté de Médecine
a été et est très renommée). Depuis
plus de trente ans la Faculté de Théologie Protestante y exerce aussi une
influence considérable.
L’origine de la Faculté remonte
au Synode de Montpellier de 1598
un mois à peine après la promulgation de l’Edit de Nantes), qui décida
la fondation de deux Académies,
dont l’une fu celle de Montauban.
Cette Académie n’eut même pas
un siècle de vie: exilée en 1659 par
l’arbitraire royal elle s’en alla végéter à Puylaurens, où son activité cessa en 1685, à la Révocation.
Ce n’est qu’en 1810, à l’époque
napoléonienne, que l’Eglise Réformée put réorganiser la Faculté de
Montauban, transportée ensuite à
Montpellier.
0
A la suite d’une rapide visite du
Prof. Lucien Rimbault à notre Faculté, le Conseil de la Faculté de
Montpellier, dans le but de nouer
des liens plus étroits entre nos Facultés, m’adressa l’invitation de donner une série de leçons sur la situation du Protestantisme et sur l’oeuvre d’évangélisation en Italie pendant
ce dernier siècle.
Le nombre des étudiants varie,
chaque année, entre 60 et 80; ils représentent surtout le Midi de la France, ainsi que les pays de l’Union
Française (Algérie, Madagascar, Caméroim, etc.); les étudiants étrangers sont aussi nombreux.
Les rencontres et les conversations
avec les professeurs et avec les étudiants ont été bienfaisantes et agréables. Ainsi de nouveaux rapports de
amitié et de collaboration ont été
établis entre nos Facultés; nous espérons qu’un professeur de Montpellier vienne prochainement donner un
•curs à nos étudiants de Rome.
0
Grâce au dynamisme de son Doyen,
Mr. le Prof. Henry Leenhardt, la Faculté s’est lancée dans une entreprise de grande envergure: la création
d’un Centre Universitaire Protestant,
sous l’égide de la Faculté de Théologie.
Le but de ce Centre est de donner
le moyen à des étudiants des diverses disciplines universitaires de faire
leurs études en relation étroite avec
la Faculté de Théologie, trouvant
une communauté chrétienne capable
de les porter pendant le temps de
leurs études à l’Université et de leur
donner, à chacun dans la spécialité,
une vision chrétienne de la vie et de
sa profession.
Depuis longtemps le Doyen était
préoccupé par l’abîme qui se creuse de plus en plus entre la théologie
«t la culture, entre le pasteur et le
laïc. D’une manière occasionnelle une
solution lui est apparue. Pendant la
guerre la Faculté s’est trouvée à moitié vide. Pour équilibrer le budget,
l’on prit des pensionnaires, étudiants
en médecine ou en droit, qui vécurent plusieurs années dans l’atmosphère de la Faculté. Une influence
de ces laïcs sur les théologiens ne
tarda pas à se faire jour et réciproquement. Le médecin apprenait au
futur pasfeur, préoccupé du soin des
âmes, qu’il faut compter avec les
facteurs psychologiques et, en retour,
il recevait du théologien l’indication
que son travail de médecin pouvait
être bien autre chose qu’une industrie rentable: un service de Dieu
dans l’Eglise!
En général, le théologien vit à l’écart du monde universitaire, tandis
que l’étudiant reste sans culture biblique. Là est la source des difficultés que le pasteur rencontre auprès
des intellectuels.
L’ensemble du projet prévoit la
création d’un foyer de 160 chambres
et une dépense de 150 miUions de
francs.
Le commencement est, toutefois,
encore modeste, mais déjà efficace.
A deux pas de la Faculté, une construction s’élèvec’est la première
tranche des travaux. Les milieux protestants de France ainsi que la Faculté de Théologie de Richmond aux
Etats Unis suivrait avec un intérêt
cordial et pratiq[ue la nouvelle initiative qui a devant soi un bel avenir.
Le Centre rassemblera, en effet,
sous le même toit les étudiants de
France et de tout pays, qui désireront bénéficier de sa vie communautaire et de son enseignement. Chaque
étudiant aura si chambre, prendra
ses repas au C^tre. Des cours de
formation biblique lui seront ouverts
cependant que les théologiens pourront suivre l’enseignement d’universitaires protestants sur des sujets de
culture générale ou technique. Grâce à cette vie commune et à cet enseignement il se produira un brassage extrêmement .utile entre les futurs
pasteurs et les autres étudiants.
Nous suivons les professeurs et
leur Doyen dans^cette aventure de la
foi avec une très vive sympathie et
nous demandons-à Dieu de bénir leur
lourde tâche pour Sa gloire!
Elio Eynard
IL GRANDE SEGRETO
Un giovane, un cristiano fu un giorno
come preso d’assalto dagli interrogativi di
alcuni compagni ’ di lavoro.
Perchè gli dicevano, perchè gli innocenti devono soffrire e pagare sempre per i
malvagi?
Perchè le acque del Po possono inghiottire tante donne e tanti uomini? Perchè la
guerra voluta dai pazzi, lascia dietro di se
questa atroce miseria che dovrà essere sopportata da milioni di profughi e tra loro
tutti questi bimbi, dispersi nel mondo,
senza avvenire? Perchè le vittime sono
sempre dovunque ben altre che i colpevoli,
i quali, così spesso, sfuggono alla giustizia?...
— Non vi è perchè.
Ma vi è anzitutto questo fatto sconcertante... e ce lo riferisce l’Ev. di S. Matteo,
cap. 2: Una delle prime conseguenze della
venuta di Cristo fu il massacro degli innocenti: « Erode mandò ad uccidere tutti
i maschi ch’erano in Betlem dall’età di due
anni in giù a.
Perchè?
— Non vi è perchè.
Ma qnest’altro fatto più scandaloso: che
l’Innocente per eccellenza, l’Innocente venuto da Dio comincia la sua vita nella sofferenza, nasce in una stalla perchè gli uomini non hanno spazio per Lui, e continua
la sua vita nella sofferenza: fuga in Egit
to, tentazione nel deserto, tradimento, e
finisce la sua vita con una morte ignominiosa: la Croce.
Lui! l’Innocente per eccellenza, il solo
vero Innocente.
Finché non si collegano queste sofferenze le une con le altre, non si uniscono
quelle degli innocenti con quella dell’Innocente non si può fare a meno di ribellarsi, o cedere a sentimenti peggiori quale
lo sconforto, l’indifferenza o la disperazio
Ma la Bibbia ci afferma che Cristo è il
ricapitolatore di tutte le cose perchè Lui
è il capo. Lui solo offre a questo tragico
problema la sua giusta prospettiva perchè
riunisce in sè tutta la sofferenza e degli
innocenti e dei colpevoli.
Questa affermazione biblica non dà al
problema una risposta ragionevole. Essa ci
rivela solamente il gran segreto di Dio, il
quale prende su di Sè tutta la miseria umana e la fa portare dal Suo Figliuolo: l’Innocente, il quale per amore verso di noi,
tutti colpevoli, viene a condividere la nostra sorte. Ed ecco un problema da porre,
questa volta, all’interrogante: Ti sei mai
preoccupato della sofferenza di Cristo?
Hai mai accettato questo Innocente che
soffre... senza aver fatto niente di male?
Un brigante è stato capace di farlo sulla
croce. tradotto da La Vie Protestante.
EMIGRAZIONE E CRISI
nelle nostre Valli
Si .è parlato sovente in questi ultimi anni di una crisi delle nostre Valli, qualche volta a ragione, più spesso senza una sufficiente conoscenza
della situazione.
Che un certo disagio nelle Valli ci
sia, è innegabile: disagio che si manifesta nella vita economica e più
ancora in quella religiosa con una
sorta di apatia, di indifferenza nei
riguardi dei problemi della Chiesa.
Ma la responsabilità di questo stato
di cose risale in misura maggiore ai
Valdesi che vivono fuori dalle Valli
che non a quelli che vi risiedono. Il
motivo, infatti, di gran lunga il più
importante della crisi, consiste nella
emigrazione sia verso la pianura piemontese e l’Italia in genere, sia verso l’estero e in particolare l’America del Sud. Ed è precisamente col
cercare di limitare i danni causati da
questa emorragia, che va curata la
crisi delle Valli Valdesi.
in sè altamente apprezzabile. Ma avviene che il giovane il quale ha seguito e spesso con gravi sacrifici della sua famiglia gli studi superiori è
costretto poi a cercare fuori dalle
Valli un lavoro adeguato alle sue possibilità ;
c) la emigrazióne non è compensata neppure in minima parte dalla
immigrazione perchè le famiglie che
prendono talora il posto lasciato
vuoto da quelle * Valdesi-emigrate,
sono salvo rare ®ece»ionL'cattoliche.
dese. Orbene, il regolamento in sè è giusto,
ma risente troppo del passato, di quando
cioè i movimenti della popolazione valdese erano limitati a trasferimenti nell’ambito delle parrocchie delle Valli.
Ora la situazione è cambiata: occorre
trovare una formula per cui il Valdese eraigrato sia membro della comunità presso
la quale risiede —-, con tutti i relativi diritti e doveri — ma rimanga sempre iscritto nei registri -jj^occhia di origine,
sia pure con # doveri limitati.
Gratitudine
per i Valdesi delle Valli
Alcune proposte
e esemplificazioni
Un esempio
Quello della mia famiglia. Il mio nonno
paterno Tommaso Ribet nacque, visse e
mori nel comune di Pomaretto al cui bene
si dedicò reggendo per molti anni la carica
di Sindaco. I suoi nipoti attualmente viventi, tutti in età fra i 30 ed i 50 anni, cioè
nel periodo del pieno rendimento, sono
in numero di quindici: di questi, uno risiede a Pinerolo, quattro a Torino, uno a
Bagnolo, uno a Napoli, vino a Genova,
quattro negli Stati Uniti, due nell’America
del Sud, uno solo è rimasto nella vecchia
casa di Pomaretto.
Dalla parte dei miei nonni materni Cougn
di S. Giovanni, vi sono otto nipoti; se ne
trovano a Torino, a Genova, a Roma, a
Milano ma nemmeno uno risiede stabilmente alle Valli.
Di esempi analoghi te ne potrebbero citare molti altri.
Le cause della emigrazione
Per cominciare a limitare i danni
della emigrazione è necessario che i
Valdesi rimasti ^ alle Valli sentano
che quelli emigrati hanno per loro
una profonda gratitudine.
E’ infatti sommamente ingiusto
pensare che sono i migliori, i più
attivi ad andarsene; la verità è nel
contrario. Quelli che rimangono dimostrano maggiore attaccamento alle montagne natie, maggiore spirito
di sacrificio e senso di responsabilità;
così gli agricoltori che potrebbero
trovare nella pianura terre più fertili, i professionisti, medici, insegnanti ecc. che rinuwiano talora a brillanti carriere per servire il loro popolo. ^
Le nostre Valli sono costituite da
elementi naturali, roccie, fiumi, da
preziosi ricordi (di un glorioso passato, da un comi>lesso di valori morali e spirituali ' connaturati ormai
con l’ambiente fisico, cosi Sibaud,
Chanforan, la Balsiglia; ma sono soprattutto costituite dagli abitanti. E
in questo senso, perchè le Valli siano e rimangano Valdesi, fa molto di
più il mio cugino, unico di tutta la
famiglia, fedelmente rimasto nella
casa dei padri a Pomaretto, che tutti
gli altri 14 cugini messi insieme.
1) Quello che fanno gli Svizzeri:
Devo alla cortesia del Consolato Svizze
ro di Torino alcune interessanti informa
zioni. Uno svizzero può risiedere in qual
siasi punto della Confederazione o dell’e
stero ed esplicare quivi la sua normale at
tività; ma è sempre registrato come cittadi
no del comune di origine della sua fami
glia, anche se non vi è nato e non vi è mai
stato; ed ha, come tale,diritti e doveri ben
definiti. Questa forma di cittadinanza si
chiama « attinenza » : la moglie assume
quella del marito: i figli quella del padre,
di generazione in generazione. E cosi ogni
Svizzero rimane legato al Cantone di ori
gine della famiglia, a distanza di secoli.
2) ....quello che fanno i militari:
Hanno la tipica forma di registrazione
della « forza assente ». Il militare che presta servizio presso enti diversi dal reparto
di origine è sempre però seguito, amministrato da questo, e registrato nel ruolo appunto della « forza assente ».
Sono in gran parte quelle che stanno alle radici del così detto « spopolamento della montagna » e sono comuni a tutte le Vallate alpine; ma
per le nostre Valli sussìstono tre molivi peculiari che rendono più imponente e quindi più preoccupante il
fenomeno :
a) il fatto che per le restrizioni religiose i nostri Padri fino al 1848 furono praticamente obbligati a vivere
nella ristretta cerchia delle loro montagne dove, in conseguenza, la densità della popolazione fu relativamente più alta e quindi più forte il
disagio economico. Non appena furono abbattute le barriere la popolazione, troppo compressa, cercò di espandersi con ritmo eccessivamente
rapido;
b) il desiderio di cultura che ha
sempre distinto il popolo valdese, e
I collegamenti
con I Valdesi emigrati
Ritengo che in questo campo molto si possa fare per migliorare la situazione. Tralascio gli aspetti della
vita amministrativa ed economica,
per insistere sulla organizzazione ecclesiastica.
Anche qui un caso concreto:
Mio fratello, membro della comunità di
S. Giovanni, qualche, anno fa si trasferì per
lavoro a Pesaro; dopo alcuni mesi ricevette una comunicazione del concistoro di S.
Giovanni che — in base al regolamento per
il quale, dopo sei mesi di assenza, si decade dalla qualifica di membro di chiesa Io dichiarava cancellato dai registri della
Chiesa di S. Giovanni. Non essendovi comunità Valdese nè a Pesaro nè nelle vicinanze, praticamente per molti anni mio fratello non appartenne-ad alcuna Chiesa Val
3) ....e quello che potremmo fare noi:
Costituire presso ogni comunità delle
Valli un registro particolare, destinato ai
membri della comunità che emigrano, c
che possa servire pure ai loro figli e discen.
denti; attribuire a questi emigrati alcuni
diritti e relativi doveri: creare insomma la
figura del membro della comunità « per
attinenza ». E questo non solo per motivi
d’ordine sentimentale ma per ovvi motivi
d’oriline pratico che, per esigenze di spazio non posso più esemplificare. Io sono
stato confermato a S. Giovanni; poi sono
stato successivamente membro della comunità di Como, Milano e ora di Torino, Con
la comunità di S. Giovanni non posso per
regolamento avere rapporti, diciamo così,
ufficiali. Uno dei miei figli è nato a Torino, l’altro a Como; i loro legami con le
Valli sono già attenuati; che cosa sarà dei
loro figli?
Se invece io avessi continuato a far parte
della comunità di S. Giovanni, sia pure solo nella « forza assente » mi sarei sentito
legato a quella Chiesa assai più che un qua.
lunque villeggiante che d’estate va al culto
domenicale e basta; potrei interessarmi delle cose della parrocchia senza apparire un
intruso e a loro volta il Pastore e il concistoro potrebbero rivolgersi a me, impegnandomi cóme membro — sia pure con
diritti e doveri limitati —■ ma pur sempre
membro della comunità. E cosi per i miei
figli e discendenti.
E tutto questo senza venir meno ai doveri verso la comunità di normale residenza verso la quale il Valdese emigrato ha la
pienezza dei diritti e doveri.
Concludendo
Non ho certo la presunzione di aficrmare che questa mia proposta sia buoiia cosi
com’è; ma sono convinto che qualche cosa
bisogna fare per arginare i deleteri effetli
della costante emorragia di forze fresche
dalle Valli e sarò grato a chi vorrà darmi
o direttamente (via Massena 15, Torino} o
tramite l’Eco della Valli Valdesi consigli
e aiuto per concludere qualche cosa su un
piano concreto.
Mi riservo, in altra occasione, di tornare
sull’argomento per segnalare aHrr AnmiinL
strazipne della nostra Chiesa la urgente necessità che le Valli siano più curate e per
affermare — a costo di fare la figura di
un mulo da montagna col paraocchi — che,
se è ottima cosa dedicare uomini e mezzi
per portare l’Evangelo in località e a popolazioni lontane, è necessario prima o almeno nel contempo, evangelizzare — o se
si preferisce — rievangelizzare le valli c
aiutare le comunità che di anno in anno si
vedono depauperate dal forzato allontanamento di' ottimi elementi.
Ma desidero, qui e adesso, ricordare che
deve essere un sacro impegno per tutti noi
Valdesi che siamo scesi al piano, il sentirci sempre legati alle nostre amate Valli, alle nostre antiche comunità, ai nostri fratelli
che più di noi sono rimasti fedeli alla terra dei Padri.
Gustavo Ribet
L’argomento trattato da Gustavo Ribet
nell’articolo che ora pubblichiamo investe
non pochi aspetti della vita e della responsabilità della Chiesa, specialmente nel settore delle Valli Valdesi. Non è, a parer
nostro, un problema che si possa risolvere
completamente nella linea indicata dall’autore, ma è pur sempre un problema che ci
deve intimamente interessare. E’ probabile,
anzi lo auguriamo, che l’articolo susciti una
discussione sulle pagine del giornale. Possa, tale discussione, essere fatta con serenità cristiana e con il desiderio sincero di
cooperare al vero bene della nostra chiesa
e del popolo valdese delle Valli nel suo
insieme. Red.
Al tramonto di sabato 12 luglio è entrata nel riposo di Dio l’anima di
Virginia Halan Nelson
nata Malan - di anni 78
Ne danno l’annuncio a funerali, avvenuti
la sorella Italia Malan; le figlie Anna Maria col marito Ernesto Ruhoff e Jacqueline; la cugina Lina Gaydou, che affettuosamente l’ha curata, i cugini Scanavino e
i parenti tutti.
I congiunti ringraziano il Dott. De Bei
tini, la Signorina Chauvie e tutti quelli che
furono di conforto nella triste circostanza.
Per desiderio dell’estinta la famiglia non
prenderà il lutto.
« E vi sarà un giorno unico, che
è conosciuto al Signore, che non è
composto di giorno e di notte; e
al tempo deUa sera vi sarà luce ».
{Zaccaria XIV, 7).
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L’ECO BELLE VALU VALDESI
— 3
!L REGNO
che questo sia appunto il Regno che
invochiamo nella prenderà domenicale. Esso è, ed i suoi cittadini si riconosctmo tra loro nella comune fe
Il centro del Vangelo
Le opinioni intorno al Regno di
Dio sono tra i cristiani le più diverse
e spesso eontradditorie e se tutti preghiamo: « Il tuo Regno venga » diamo signifieati diversissimi aUa preghiera. Recentemente su queste colonne si sono svolte discussioni che
rispecchiano tale diversità d’opinioni.
Se può essere di qualche consolazione, notiamo che anche nell’ambito della Chiesa Romana non esiste
uniformità d’opinione su questo argomento ed esso rimane tra le credenze opinabili. I testi più autorevoli concludono che il Regno di Dio,
in quanto collettività di coloro che
riconoscono la regalità di Cristo
e si sottopongono alla Sua legge, non
può essere che la Chiesa, e, naturalmente la Chiesa Cattolica, apostolica, romana .Eliminando gli ultimi
due attributi e lasciando al primo il
suo significato etimologico, è questa
un’opinione ortodossa anche tra noi,
ed alcune delle parabole di Gesù, tra
cui quella dell’albero germogliato
dal piccolissimo seme, giustifica invero questa interpretazione, ma altre
parole di Gesù potrebbero suggerirne qualcuna diversa.
A grandi linee il Regno di Dio è
dai cristiani concepito in due modi
sostanzialmente diversi. Uno è quello
del miilenarismo. L’età dell’oro che
l’anticìiità classica poneva nel passato,, si proiettava per l’ebraismo nell’avvenire; le parole di Gesù riguardo
al Regno di Dio e le visioni dell’Apocalissc furono poste accanto al capitolo 65 di Isaia con una interpretazione materialistica e sensuale della
profezia. Nei secoli di mezzo si valutarono perfino il peso degli ovini
e la grossezza dei grappoli d’uva nella « nuova Gerusalemme ». La Chiesa ufficiale condannò queste utopie
di gaudenti e affermò che il Regno
di Dio è un Regno spirituale destimi’
to a condurre gli uomini, alla beatitudine eterna nel Paradiso (Dizionario^ j^_erudizione_ ecclesiastico :.de|
Cav. Gaetano Moroni Romano, Voi.
29, Venezia 1852).
Ritengo opportuno anche oggi,
anche per noi riformati questo richiamo ai fini ultraterreni della nostra
fede, alquanto persi di vista nella vita religiosa ed ecclesiastica del nostro tempo. La concezione millenaria
del Regno ritorna oggi ad essere
in voga, sotto la forma meno grossolanamente sensuale, ma pur sempre
materialista di un Regno ove dominano la giustizia, la pace, il benessere la (dibertà dal bisogno » e dove
sventolano, a seconda delle idee di
ognimo, vessilli scarlatti o a striscio
e stelle.
Ora, vessilli a parte, questa idea
del Regno non ha in sè nulla di « eretico », perchè, effeltivamente, tutte quelle aspirazioni dovrebbero essere soddifatte in un Regno terreno
ove il Cristo fosse veramente sovrano. Un ideale simile, qualcuno opporrà, è irrealizzabile. D’accordo,
irrealizzabile dalle forze umane ed
infatti attuabile, secondo il profeta,
solo per l’intervento diretto di Dio.
Ma l’uomo avendo la capacità di
concepire simile idea, dimostra di
essere sospinto verso la sua attuazione con un progredire lentissimo ritardato da non poche retrocessioni.
Qui soccorre la matematica, con la
teoria dei « limiti ». Il Regno di Dio
inteso in questo modo è un limite al
quale si tende con una serie di avvicinamenti ma che non si raggiungerà mai.
Non diversamente accade nel campo dei sìmili « Regni » concepiti su
piani puramente umani e materialistici. Le dottrine sociali più avanzate preconizzano forme di economia
' collettiva ohe dovranno realizzarsi
questa visione generosa, ma purtroppo umana, dei « nuovi cieli » e della « nuova terra » Rmitano la loro
aspirazione al Regno. Le vie del Signore sono tante e non sono le nostre.
Vi sono poi deUe parole di Gesù
che fanno pensare ad un’altra meno
pittoresca, ma più consolante visione del Regno. « Il mio regno non è
di questo mondo » egli dice; e ancora : « il Regno di DIO è in voi ».
Quindi il Regno di Dio non è una
semplice aspirazione, non è più una
brillante prospettiva, esso è una realtà attuale, sempre in atto in diveni
re; il Regno di Dio è in noi e siamo
noi che lo costituiamo cittadini di un
Regno che non si costringe nel tempo e nello spazio. E noi riteniamo
deità al comune Signore, ma è limgi
dàll’abbracciare tutta l’umanità e
forse, anche sotto 'questa forma, potrebbe essere un concetto limite almeno fine al giorno, che Dio conosce, in cui esso si affermerà in quella
realtà che è diffide per noi concepire e attorno alla quale si sbizzarriscono fantasie più sbrigliate che logiche.
Anche in questo modo il Regno di
Dio è un Regno « di pace, di giustizia e amor » anche 'se non codificati
in forma ufficiale ed è per questo
regno, invisibile, ma la cui potenza
è immensa e potrebbe diventare incommensurabile, è per questo Regno
che dobbiamo pregare ed operare,
non solo per il tempo, ma per l’eternità.
« Iddio ha tanto amato il mondo
che ha dato il Suo unigenito Figliolo
affinchè chiunque crede in lui non
perisca ma abbia vita eterna ».
lolo Paolo ai Romani e con la luce
de do Spirito Santo si convincerà di
peccato.
In questo versetto deU’Evaiigelo di
S. Giovanni (3: 16) è contenuto il
centro dell’Evangelo tutto. Vediamolo in ogni sua parte.
Ia promessa sicura dell^ salvezza
L'amore di Dio:
M. Eynard
Cose piccole per bimbi grandi
E’ sicuro, perchè Dio è Padre no
stro, non solo il Creatore e il Giudice. E’ un amore incommensurabile:
non abbiamo sulla terra un terminedi paragone. Se gli slessi angeli sondano invano l’abisso di questo amore, tanto meno noi potremo conoscer
ne la larghezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità. Scriveva S. Giovanni (1 Giov. 4: 8): « Dio è Amore ». Questa è una delle migliori definizioni di Dio contenute nella Rivelazione cristiana. L’oggetto di questo
amore salvifico fu ed è il « mondo ».
sempre in un avvenire più o meno
lontano ed alle quali ci si può solo
avvicinare per approssimazioni successive.
Nulla di strano nè di biasimevole
in ciò : tutte le cose umane sono sempre nell’ambito del provvisorio e
dell’approssimativo, ne è possibile al
l’umanità realizzare cose perfette. Ed
è perciò che il Regno di Dio in cui
« il lupo e l’agnello pasceranno insieme » non potrà mai essere una
realtà se Dio stesso non la stabilirà.
Sarebbe stolta presunzione da parte nostra il condannare coloro che in
In questo nuovo ufficio la stenografa, donna ancor ” quasi ’ giovane, si
trovava bene. Tutto vi si svolgeva
senza fretta e lei aveva modo e tempo di osservare i suoi colleghi e di
studiarne il carattere.
Due uomini avevano attirato in
particolar modo la sua attenzione:
il cavaliere, bell’uomo di mezza età,
dal gesto largo e signorile, dal sorriso simpatico, pronto ad ogni offerta
generosa. Anche lì, come in tutti gli
uffici del grande stabilimento, circolavano sovente distinte per raccolta
di denaro, destinato a questo o a
quello scopo : il dono di nozze per un
collega, i fiori per un funerale, ecc..
Ed eccolo, il cavaliere, quotarsi
per una cifra alta, con un tratto di
penna disinvolto e sbadato, non privo di esibizionismo. Era sempre ben
vestito e ben rasato, scherzava volentieri con spirito di buona lega; gli
piaceva molto parlare di un certo parente, ministro, e di un altro, alto
prelato al Vaticano.
Quando entrava in ufficio, portava
con sè un’ondata di buon umore e
parlava a tutti con dignitosa giovialità. ” Gli piace di rendersi popolare,
di essere considerato e stimato... ”
pensava la stenografa. Infatti, gli si
voleva bene, si sollecitava il suo parere che egli elargiva senza farsi pregare.
L’altro, il ragioniere, era per lei
più difficile da catalogare. Silenzioso, eppure sereno, vestito modestamente, pareva e non era, un tipo insignificante; qualcosa, nel suo sguardo, le dava un senso di profonda fiducia. Quando circolavano quelle tali distinte, segrmva anche lui volentieri la sua cifra, che era sempre, però, piuttosto modesta.
Il cavaliere, un giorno, le disse di
lui: « E’ un buon uomo, gli si può
sempre chiedere un favore., ma è di
poche parole e molto avaro...! »
« Come mai? ha famiglia numerosa? » « Nemmeno per idea! soli, lui
e sua moglie! Col suo stipendio potrebbero permettersi un altro tenore
di vita... invece, quante grettezze!
Appartamentino in periferia, villeggiatura economica... Lui si lesina ogni cosa, perfino il denaro per le sigarette... Tutto il contrario di me —
e qui, un bel gesto grandioso — io
non amo le piccinerie, desidero prendermi quei piaceri che la mia posizione mi permette e, soprattutto mi
piace dare... oh quanto mi piace dare..,! » Un largo sorriso, da buon filantropo, gli dilatava la bocca.
Un giorno mentre il ragioniere non
era in ufficio, viene introdotto un
bel giovanottone, che si qualifica per
suo nipote, dice di venire da Roma.
In seguito a cortesi domande, chiarisce: a Desidero annunziare personalmente allo zio, che il mio esame di
laurea è andato benone... eccomi ora,
grazie a lui, dottore in medicina..! »
Gli occhi gli brillano; continua con
semplicità: « Sono contento in particolar modo per lo zio, è lui che mi
ha mantenuto agli studi e che contribuisce affinchè le mie sorelle abbiano
anche loro una buona educazione;
so che fa sacrifici pgr questo, anche
se non ama parlarne. Dopo la morte
di mio padre, ha trovato molto naturale addossarsi le spese della nostra
istruzione e, quando lo si ringrazia,
limane sorpreso: h0, non pensa di
fare qualcosa di straordinario, la bontà è un suo modo di essere, è connaturata in lui... e cosìj perchè non saprebbe essere differènte... » Il giovane è commosso e lo sono pure i .suoi
dscoltatori, in loro si mescola, però,
un vago rimorso.
La stenografa, si volge a guardare
il cavaliere con uno sguardo lungo,
indagatore, forse un po’ duro, cc ..Lui
è fatto così... — pensa ironicamente
— gli piace dare... dare a lui! mentre
l’altro., è un meschirto, un gretto,
non sa essere ” signore”... Vediamo
diV^ro si-,
gnore... Oh, la rtpù^mnte abitudine
di credersi migliore degli altri, di
giudicare..! » Interrofnpe bruscamente questo pensiero, mentre un senso
molesto la pervade. Si accorge, che
si accingeva anch’essp a giudicare un
collega e che forse, essa pure, avrebbe potuto sbagliare.
Linda Bert
(La città dell’Uomo)
Il Mondo:
Questa parola non ha qui i) sensi,
restrittivo, particolare che di solito è
dato da S. Giovanni, ma è lutto il
mondo abitato, l’ecumène, cioè tutta
l’umanità. Questo mondo è in perdizione, va in rovina, in quanto da Adamo cominciò a trasgredire coscientemente la divina volontà, per cui
merita il giusto castigo divino, castigo procrastinato, ma certo. E questo
mondo da sè non ha potuto, non può
e non potrà salvarsi; tutti i suoi sforzi per questo sono vani. Affinchè ii
mondo « non perisca », occorre un
rimedio, un riparo, una salvezza.
« Affinchè chiunque crede in Lui
non perisca ma abbia vita eterna ».
E’ una salvezza eterna e comincia già
fin da quaggiù (S. Giovanni 5: 24^.
£’ una salvezza universale, in quanto
chiunque crede nel Uristo ha vita elerna, cioè chiunque si affida pienamente, confida veramente in Colui
che sa e vuole perdonare e salvare.
Sottolineiamo la parola chiunque,
cioè tu, frateUo, soreUa, io o qualunc^ue altra persona, l’uomo della strada, il paria e il galantuomo (che ri
conosce che le sue opere lo salvano),
il povero, il mendicante e il ricco
(che non fa più un idolo di tutte le
sue ricchezze), rignorante, il .semplice e il dotto (che ha riconosciuto i
limiti della umana scienza o filosofia), il barbaro col perizoma e l’uomo
civile che gode di tutti i conforti, a
religioso e il « senza Dio » (anche
chi Lo rinnega può essere salvalo
(l’esempio di Pietro insegni!) la persona più corretta e il ladrone (quello dei due accanto al Cristo Crocifisso ci sia di conforto, ma non ci indui a a ritardare la nostra conversione
al Cristo!), colui che è nato evange
fico o cattoRco, ebreo o mussulmano... tutti possono salvarsi per la lede in Gesù Cristo, poiché grazia è
stata fatta a tutti, sì anche a te, a tei
Gesù Cristo è il Salvatore.
Il Riparatore, il Mediatore tra
queste due realtà lontane e opposte
(non è il peccato quella cosa ohe separa l’uomo da Dio?), il « trait d’union ». Egli solo, perfetto Uomo e
perfetto Dio, poteva compiere la necessaria opera di riconciliazione dei
niond[o (^S. Giovanni 4: 42; 1 Giov.
2 : 2). Egli da solo pagava tutto il debito dell’umanità verso Dio e cosi
stracciava le cambiali di tutti i debitori (non è il nostro peccato un dejito verso Dio? E chi di noi avrebbe potuto pagare, insolvibili come
siamo tutti?). Se qualcuno pensa di
•'on aver debiti verso Dio, legga o riegga i primi capitoli (o la prima
letà, meglio) dell’epistola dell’apo
La condizione, la sola, è inclusa
in questo stesso versetto: Chiunque
crede. E allora che t’impedisce di fare -quel che fece il carceriere di Filippi? Anche tu « credi in Gesù Cristo e sarai salvato » (Atti degli Apostoli 16: 31). ir OGGI SE UDITE LA
SUA VOCE NON INDURATE I VOSTRI CUORI »! (Epistola Ebrei
3: 15). L. N.
Chi si guarda nello speechÌQ e si trova
tanto hello, poiché forse disgraziatamente
lo è, si ricordi che la bellezza esteriore
non vale nulla se, con Vaiato di Dio, non
si acquista anche quella interiore. Anzi, la
bellezza esteriore, che genera sovente la
vanità, può condurre alla perdizione. Non
pavoneggiamoci, dunque, con essa, ma cerchiamo di diventare umili ancelle di Cristo, la cui più grande bellezza consiste nel
profumo di viola delle opere buone che,
come nardo schietto, offriremo a Gesù,
F. Maurin,
VOCE DELLE COMUNITÀ
Angrogna ( Capoluogo )
Martedì 29 luglio lianno avuto luogo i funerali del nostro fratello Gaydou Giacomo
deceduto ai Malans inferiori alla età di anni 97. Egli era il decano della nostra parrocchia. In una delle ultime visite fattegli
egli ricordava come mai avesse dovuto ricorrere alle cure di un medico e manifestava la spernza di oltrepassare la soglia del
secolo. Il Signore ha disposto altrimenti e
noi ci inchiniamo davanti alla sua volontà.
Ai figli ed ai parenti tutti esprimiamo ancora la nostra fraterna simpatia. Ringraziamo il Pastore A. Comba che ha presieduto
il servizio funebre in assenza del Pastore.
Costa, deceduto quasi novantenne. Di lui
si può dire che, come Enoc, « camminò con
Dio ».
Rinnoviamo alle famiglie afflitte Pespressione della nostra cristiana simpatia.
entourés d’une si cordiale affection pendant
lem séjour aux Vallées. Dans l’impossibilité de saluer chacun personnellement, ils
les prient de trouver ici un salut ému qu’ils
espèrent bien être un au-revoir.
Ringraziamo le famiglie del quartiere di
Prassuit che hanno gentilmente concesso
che la tradizionale festa del XV agosto avesse luogo sulle loro proprietà.
Battesimi. Ultimamente è stato amministrato il sacramento del battesimo a: Negrin
Enzo di Giovanni e di Negrin Anna, Costa;
Baridon Nella di Ermanno e di Baridon
Celina, Carboneri; Re Jolanda di Maria,
Reymond; Bertinat Jolanda di Stefano e di
Cairus Costanza, Ferrera. « Lasciate i fanciulli venire a Gesù: son anime care, soii
care a Gesù ».
La chiesa rinnova i suoi ringraziamenti
ai pastori sigg. Vianello della Chiesa Battista c Loup di Cannes ed al prof. Baridon
per i loro apprezzati ed edificanti messag
La Table a désigné le cand. theol. Teofilo
Pons pour occuper le poste du Serre jusqu après le Synode où une décision définitive sera prise. Que ce nouveau pasteur soit
le bienvenu et trouve un chaleureux accueil.
Récemment a été administré le baptême
aux deux enfants suivants: Pons Rinaldo de
Riccardo e Agli Margherita; Piston Fredy
de Enrico et Menusan Isely.
«1
Ci è giunta la dolorosa notizia che a Savona è deceduta in modo subitaneo la nostra sorella Legger Laura, compagna del
nostro fratello Ernesto Malan dei Malan
inferiori, colà residente per ragioni di lavoro. Al marito ed ai parenti afflitti esprimiamo la nostra viva, fraterna simpatìa invocando su loro tutti le consolazioni del
Padre. e. a.
Angrogna (Serre)
Corpo Pastorale
Bobbio Penice
Funerali. Dopo lunghe sofferenze sopportate cristianamente, è deceduto il 3 luglio, Bouchard Paolo, di anni 78.
Il 19 dello stesso mese una numerosa folla ha reso gli onori funebri alla spoglia
mortale di Negrin Giovanni Eliseo, della
Le 3 juillet, la paroisse a été douloureusement ébranlée par la mort subite de l’ancien Chiavia Bartolomeo, dit Mimi Chauvie. Cet homme, dont tous appréciaient la
foi, la bonne humeur et la modestie, était
membre du Concistoire depuis plus de 55
ans, ayant été nommé aide-diacre à l’âge de
18 ans. Sa mémoire demeurera un exemple
de fidélité et nous demandons à Dieu de
susciter de nombreuses personnes desquelles Jésus puisse dire: « heureux ce serviteur.. » (Mt. 24: 46).
A l’occasion de leur départ pour la Belgique, le pasteur et sa famille désirent exprimer leur reconnaissance et prendre congé de tous ceux qui les ont accueillis et
Affinchè, con il mio silenzio, io non abbia ad espormi al rimprovero di aver abbandonala la verifà
per un pezzo di pane o per paura degli uomini, difenderò fino alla morte la verità che Dio mi ha
affidata, specialmente la verità delle Sante Scritture.
So die la verità dimora, che è forte e che sarà vittoriosa d’eternità in eternità. Se il timore della
morte mi spaventa, spero che il mio Dio con l'aiuto del Santo Spirito mi concederà la fermezza. Sebo
trovato grazia agli occhi Suoi, Egli mi coronerà con il mio martirio. Sarà questa una splendida vittoria.
Parole di Giovanni Hus, precursore della Riforma e martire della fede, arso sul rogo per ordine del Concilio di Costanza
6 Luglio 1415
La riunione presinodale del Corpo dei Pa.stori ha avuto luogo a Torre Pelliee il 6 corrente. Dopo il culto
presieduto dal Moderatore, i cand.
in teol. Pons Teofilo e Briante Salvatore hanno sostenuto il loro esame
di fede. Il loro sermone di prova sarà predicato nel tempio di Pinerolo,
mercoledì 13 agosto, alle ore 10. II
pubblico è caldamente invitato ad
intervenire.
Acune questioni concernenti la
Scuola Domenicale e una richiesta
delle Chiese Valdesi del Sud America in merito alla amministrazione
del battesimo hanno formato oggetto di brevi discussioni. Uno studio
più approfondito di quest’ultimo argomento verrà fatto nella seduta del
Corpo Pastorale di settembre.
4
L’ECO DELLE VALU VALDESI
Tra libri e riviste
ERNEST CHRISTEN - Maurice Crettez,
guide légendaire. Edilion Labor et Fides
Ginevra, fr. sv. 5,20.
Un libro che sarà letto con interesse da
quanti amano l’alpinismo e le gesta, talvolta eroiche per quanto spesso silenziose,
dcUe guide alpine. Maurice Crettez è appunto una celebre guida svizzera del Vailese. La « Fondation Suisse pour Explot^ation Alpines », organizzatrice delle spedizioni sull’Everest, ha patrocinato la pubblicazione del volumetto che è una rievocazione della vita di tenacia, di gioia e di tranquillo coraggio della guida « leggendaria »
M. Crettez. Ottima stampa, alcune belle fotografie di rocce e di nevai. e. r.
Monument de Prangins
C’est, autour du monument de Prangins que les Vaudois de la Suisse et
leurs amis célébreront l’anniversaire
de la OLOEIEUSE EENTEEE.
Dimanche 10 Août
sous les auspices de la Société et cJe
la Colonie des Vaudois du Piémont.
Programme :
8 h. 40. — Eendez-vous au débarcadère du Pont du Mt. Blanc. Genève
10 h. — Départ de Nyon pour Promentlioux et jonction avec les
« Valdesi » du Canton de Vaud.
11 h. — Manifestation officielle, culte, récit commémoratif, message du
Past. Arnaldo Genre de Bobi.
12 h. — Pique-nique dans la campagne de Monsieur Liecbti;
15 h. — Partie récréative.
Le Président : E. Pasquet.
no alla morte. Per questo, la lettura del libro ci aiuta a confessare piu fermamente la
nostra fede, ad essere fedeli alla Verità della Parola di Dio; passano i martiri ed i
combattenti di Dio, la Verità rimane, perchè Dio è il vero Vincitore.
E’ utile conoscere la storia della Riforma; ma, per questo, è necessario conoscere
gli avvenimenti di un secolo pi ima, in modo speciale la testimonianza di Hns « guerrier de Dieu ». Questo libro supplisce ad
una lacuna e ci è di valido aiuto. e. r.
PERSONALIA
WLADIMIR BISCHLER. L’Echarde. Editions Labor et Fides. Ginevra, fr. sv. 6,75
Si tratta di un romanzo. NeU’esistenza
del protagonista, Gérard Lavisse, tutto sem.
bra accanirsi contro il suo destino ; la sua
famiglia, gli amici, gli_ avvenimenti, la sua
stessa natura, lo allontanano dal pastorato.
Eppure, malgrado la sofferenza, l’indifferenza, l’incredulità di. quelli che lo circondano, egli resiste, accetta questa scheggia
(l’écharde) nella sua carne; giorno verrà in
cui la scheggia, da motivo di sofferenza e
di prova diventerà per lui sorgente di gioia.
Ambiente esterno svizzero; romanzo di
intonazione protestante, buono soprattutto per le famiglie e le biblioteche parrocchiali. e. r.
La famiglia del Pastore Enrico Geymet di
Villar Pellice è stata colpita dal lutto, con
la dipartenza della mamma del Pastore
Prof, Luigia Bertalot
Ved. Geymet
che nella umiltà cristiana e nella perseverante dedizione di sè stessa ha compiuto
Popera sua sulla terra, nella casa, nella
Chiesa e nella scuola.
L’Eco delle Valli Valdesi, nel commosso
ricordo della defunta, esprime al Pastore
Geymet éd ai suoi congiunti i sentimenti
di cristiana solidarietà nel lutto e nella speranza in Colui che c< ha distrutto la morte
ed ha prodotto in luce la vita e l’immortalità mediante l’Evangelo ».
P. ROUBICZEK et J. KALMER. Jean Hus,
guerrier de Dieu. Editions Delachaux et
Niestlè. Neuchâtel, fr. sv. 6.
Abbiamo letto questo libro con intere.sse sempre crescente e lo additiamo a quanti
vogliono arricchire le loro conoscenze storiche e al tempo stesso fortificarsi nella contemplazione di una fede evangelica capace
di non deflettere, neppure davanti alla ostilità, alla violenza, al rogo.
Due sono, infatti, le caratteristiche di
questo volume. Prima di tutto la ricchezza dei dati storici sul periodo che si può
. considerare la pre-Riforma, in Boemia specialmente, la terra di Giovanni Hus e di
Gerolamo da Praga. 1 due personaggi, specialmente il primo, sono bene inquadrati
negli avvenimenti del loro tempo e nella
atmosfera politica, culturale e religiosa contemporanea. Tempi di crisi, di evoluzione
dal Medio Evo all’Età Moderna, di creazione di Stati Nazionali e, sul piano della
fede cristiana, tempi di intrighi, di lotte
intestine, di corruzione dell’alta gerarchia
ecclesiastica: Papi che pretendono dominare
la vita politica, presènza contemporanea di
due, talvolta tré pretesi successori di Pietro
e vicari di Cristo; e, su questo sfondo, la
lotta fra l’esigenza nascente di una riforma
della vita religiosa con un ritorno alla sem.
plicità ed alla verità apostolica e la presenza della potestà e della forza nella Chiesa
Romana, rappresentata dal Concilio di Costanza del 1415. Un conflitto che, per Giovanni Hus, come già per Wiclif e poi per
Gerolamo da Praga, implicherà scomuniche,
arresti, prigionia, insulti, condanna e rogo.
Ma il libro non è soltanto un documento
storico; è anche una testimonianza alla Ve.
rità resa da Giovanni Hus, con profonda
umiltà cristiana e con grande coraggio, fi
La Signora Luigia Bertalot ved. Geymet
ebbe un’infanzia e una gioventù oltremodo
travagliate. Separata dalla famiglia in tenera
età ,venne allevata da una zia e studiò al
« Pensionnat » di Torre Pellice. Trascorse
in seguito un periodo all’estero, a 28 anni
si sposò col professor Geymet, ma dopo tre
anni restò vedova. Sei settimane dopo la
morte del marito, perse anche la figliuoletta
di sei mesi.
Entrò allora al servizio della Chiesa Valdese come maestra e fu inviata a Carema,
nel Canavese. Gli inizi furono oltremodo
difficili trovò una scuola con sei o sette alunni, dei quali un sordomuto e due bambini deficienti, ed una fortissima ostilità
nell’ambiente cattolico. Conobbe le amarezze deUo scoramento, ma la volontà e
la preghiera ebbero a poco a poco ragione delle lacrime.
In pochi anni la scuola divenne fiorente
e raccolse tutti gli elementi migliori del
paese. Da sola diresse vari anni una scuola
con le cinque classi elementari ed oltre
quaranta alunni. Diede sempre all’istruzione religiosa una grande importanza e convogliò quanti alunni possibile alla Scuola
Domenicale che essa pure presiedeva. Collaborò quanto potè con i Pastori organizzando riunioni e presiedendo essa stessa dei
culti. Specialmente le feste dell’albero di
Natale, che costituivano un avvenimento
nella vita invernale del paese, lasciarono
nei cuori una impronta profonda.
E più ancora di queste attività, colpirono l’attenzione dei Caremesi. le cure che
essa prodigava agli ammalati, vegliandoli
talvolta tutta la notte anche in tempo di
scuola. Per mantenere una promessa fatta
al marito, si consegui all’Università un
diploma di abilitazione all’insegnamento di
lingue estere, ma rinunziò anche a posti
ambiti che le vennero offerti in seguito per
non abbandonare l’Opera della Chiesa
Valdese. Rimase a Carema 23 anni al termine dei quali vari suoi ex alunni furono
ammessi alla Chiesa.
Chiusa la Scuola’ di Carema insieme a
varie altre, resse per qualche anno un do
poscuola a Polonica Po dove venne tra
sferita a fianco del figlio Pastore. Emerita
ta, continuò come prima ad istruire classi
più o meno numerose di alunni durante
quattordici anni a Rorà preparandoli spes
so per esami da dare nelle scuole medie
collaborando sempre col figlio Pastore nel
l’istruzione religiosa dei catecumeni. Con
tinuò ancora questa attività con le forze
thè le restavano per altri quattro anni nella
Chiesa di Villar Pellice.
E’ giusto che la Chiesa e la popolazione
Valdese la ricordino ora con animo riconoscente, chiedendo a Dio di suscitare in
queste nostre Valli e nelle nostre comunità
altri uomini ed altre donne devotamente
fedeli all’ideale del servizio nello spirito
del Maestro. Red.
DONI IN MEMORIA
Per Orfanolrofio Maschile Valdese
Pinerolo: N. N. in mem. Emma Leidlieuser e Emilio Gardiol 500; Pasrhetto Ugo
e Ilda, in mem. caro babbo 1.000; Durand
Cesarina e Aldo in memoria Sorella
400; Paschetto Giulia e Gino in mem. caro babbo 1.000; Long Arturo in mem.
Mamma Fanny Rivoire 1.000 — Pomaretto:
Coniugi Benyr in mem. 500; Balmas Giuseppina, fiori in mem. 500; Tron Adele
ved. Ribet, in mem. E. Pons 1.500; Arturo
Irma Rostagno in mem. di E. Pons 5.000;
Menusan Tommaso in mem. della mamma
500 — Chicago: Malvina Rostan in mem.
Jean Henri Peyrot della Ribba di Prali
12.232 — Massello: Pons Riccardo e Giuliano, in rie. del loro padre 500; Bartolomeo Micol e fam. in rie. loro caro figlioletto 500.
Per Orfanolrofio Femminile
Torre Pellice: La figlia Susanna Fasulo
in mem. della mamma Elena Avondet Gardiol 10.000; Marguerite Albarin, en souvenir de Clementine Fenouil 1.000 — Torino:
Rag. Gino e Giorgina Jahier, in mem. -Ada
Arias Jahier 25.000 ^ Torre Pellice (Coppieri): L’Unione dei Coppieri in mem. dei
suoi Unionisti caduti in guerra 2.500 —
Tolentino (L O. V.): Vittoria Ugolini, in
mem. di Guido Ridolfi 1.000 — Luserna
S. Giovanni: Daisy Mazzetti in mem dell’amichetta Ornella Gtdlo 500 — Pinerolo:
N. N. fiori in mem. di Emma Leidhenser
e Emilio Gardiol 500; Paschetto Ugo e IIda, in mem caro babbo 1.000; Durand Cesarina e Aldo, in mem. sorella e zia
400; Gunetli lima in mem. mamma 1.000;
Gardiol Godino Iva in mem. sorella Elda
1.500; Pons Rita in mem. Gardiol Augusta
500; Paschetto Giulia e Gino in m. caro
babbo 1.000; Long Arturo, in mem. mamma Fanny Rivoire 1.000 — Torre Pellice:
Cocorda Arturo e Signora in memoria ved
Mazzolini Maria 4.000; Nel 4.o anniversario della morte di Paschetto Enrico, la
famiglia 2.000; Anniversario della morte
marito e padre Gönnet 200 — Parigi: I Valdesi di Parigi in mem. di Jenny Griset, deceduta a S. Germano fr. f. 15.000.
Per l9 Farol II Teologia
Chiese : Bergamo L. AO.OOO -r- Palermo
5.000 Cosenza 1.000 — Felonica 3.000 —
Sanremo 2.400 — Napoli 5.000 — Vallccrosia 10.000 — Villar Pellice 2.354 — Cerignola 500 — Orsara 366 — Trieste 5.500
— Monfalcone 1.000 — Roma, IV Nov.
32.230 — Perrero 2.000 — Torino 21.617 —
Carunchio 1.000 — S, Giacomo 2.ÓÓ0 —
Campobasso 2.000 -^ Verona 5.000 — Brescia 5.000 — Grotte 1.000 — Sampierdarena 5.000 — Foggia 2.000 — Rodoretto 1.50C
— Angrogna Centro, 2.000 — Massello*
3.500 — Livorno 1.000 — Catania lÓ.OOO —
Villasecca 2.000 — Roma, P. C. 5.000.
Chiesa di Roma, IV Nov. L. 21.000 —
id. di Como 5.000 -cr id. Firenze V. S.
2.000 — id. Prali 2.oW— id. Genova 30000
— id. Prarostino 2.000 — id. Pomaretto
20.000 — id. Pachino 4,000 —id. Riesi 1.000
— id. Bari 10.000 — id. Corato 5.000 —
id. Lucca 5.000 — id. Pisa 3.000 — id. Siena 2.000 — id. Vittoria 1.000.
Ing. Giorgio Neumann, Firenze L. -500
— Guido Rivoir, ^gano 10.000.
Perchè non aveva radice si seccò (Marco 13: 6).
La religione superficiale non ha vita propria e non è prodotta da un amore inalterabile per Cristo. Essa dipende unicamente da fattori esterni quali: riunioni di risveglio, visite di predicatori particolarmente apprezzati, forme speciali di culto, influenze di amici, ece. Ma tale religione non
va mai molto lonlùho.
La religione vera, invece, si manifesta
naturalmente, e cresce lentamente, forte e
lussureggiante, in essa le radiai si affondano profonde nella terra e non soffrono
per i continui cambiamenti di temperatura anzi, dopo ogni tempesta sembrano divenire più .salde e più ferme.
Dir. Resp. Ermanno Rostan
Autorizzazione Decreto 27 - XI - 1950
Tribunale di Pinerolo
Tip. Subalpina, s. p. a. . Torre Pellice
La famiglia Gardiol ed i parenti tutti commossi per l’indimenticabile dimostrazione
di affetto tributata alla cara
Erodìoa Gardiol
- nata Romano
neU’itnpossibUità di farlo personalmente
ringraziano tutti coloro che hanno voluto
essere loro vicini in^occasione della luttuosa circostanza. Porgono un particolare ringraziamento al Pastore Valdese Sig. Rostan
Ermanno, ai vicini di casa, al Direttore ed ai Dipendenti -delVIstiluto Bancario
di San Paolo, Succursale di Pinerolo.
Miradolo di S. Secondo 2-8-1952.
La famiglia Gamba ringrazia sentitamente tutte le gentili persone che presero parte
al loro grande dolore per la perdita della
loro cara mamma, suocera e nonna
Long Gelina Yed. Comba
Un particolare ringraziamento vada al
Dott. De Clementi per le cure prestatele ed
ai vicini di casa.
Inverso Porte 27-7-1952
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