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L'ATTESA DI CRISTO
«La notte è avanzata, il giorno
è vicino»
Romani 13,12
SI può guardare alla notte dalla
prospettiva del crepuscolo o da
quella dell’alba. La prospettiva crepuscolare è quella di chi porta il peso di
una giornata densa, combattuta, gravosa 0 semplicemente vuota, inutile,
tutta da dimenticare. Oppure è l’esperienza di chi veglia perché impegnato
in attività senza fine, senza respiro,
tutte volte ad alleviare il dolore di chi
soffre, di chi è spaventato dalla notte,
dai fantasmi dell’abbandono e della
solitudine. Dopo il crepuscolo la notte
è un tempo misterioso, perché l’oscurità maschera le forme, cambia i rumori della vita, il canto degli uccelli,
l'ululato degli animali. La notte vista
dal crepuscolo è lo spazio delle condotte nascoste, per il bene o per il male. La
notte vista dal crepuscolo fa sognare
l’amore o suscita pensieri clandestini.
Sogni e fantasmi, desideri sopiti dal
giorno trascorso che diventano anelito
deU’impossibile, opportunità per l’improbabile. Di notte, in attesa del sonno, si combatte contro Dio a motivo
dell’amarezza di un passato gravoso o
lo si loda, perché nel giorno trascorso
non siamo vissuti di solo pane.
rUTTAVIA la notte può essere vista
come esperienza in transito verso
l’alba. L’oscurità cede alla luce: il palpito delle stelle e l’indifferente chiarore
della luna scompaiono lentamente alla
luce del sole. E se si guarda alla notte
dal punto di vista dell’alba che avanza,
si può trarre un sospiro di sollievo, la
vita ricomincia, davanti vi è ancora
una possibilità. Persino il dolore e la
malattia perdono il carattere spaventoso che le tenebre conferiscono loro. Il
giorno, la luce, là possibilità del futuro,
diventano realtà incipienti, possibilità
a portata di mano. La notte vista dal
chiarore dell’alba dischiude lo spazio
della speranza. Per questo il canto degli uccelli e i richiami degli abitanti
delle foreste cambiano registro: non
più gli strazianti lamenti notturni, non
più richiami minacciosi delle belve,
ma lo squillante e festoso coro che
riempie di gioia per le sue melodie. Da
questa parte della sfera notturna ci si
veste, ci si prepara, si pianifica. La vita
è di nuovo una possibilità concreta. Lm.
luce scaccia le ombre e smaschera l’effimera realtà dei fantasmi.
UCCO perché la metafora della notte che passa si applica alla vita del
popolo di Dio. Perché l’esistenza cristiana. comincia all’alba di ogni ^orno con i movimenti di routine, tipici
della vita dei soldati: vestire l’armatura e predisporsi alla battaglia. La vita
cristiana è sostenuta dalla speranza e
si realizza nel fare tutto ciò che è necessario fare per essere pronti all’incontro con il Signore. Per questi motivi l’avvento del Signore è parte cospicua delle antiche liturgie cristiane,
^osì i cristiani, se accompagnano Gridio nel discepolato, scoprono che è il
futuro a orientare le decisioni del presente, anche se per converso è il presente che preconizza il futuro. Allora,
uttendiamo la venuta di colui che è
Sià venuto e che ha promesso di ritornare. E ancora, se il futuro nori è più
lo spazio delle fughe in avanti, né la
possibilità di sogni inevasi, ma è il
^cmpo di Dio che attira il passato conte esperienza significativa e orienta il
Ptesente come impegno nell amore,
ullora la dimensione dell’attesa è il
Scisto che viene, speranza di un mondo che passa, luce dei popoli che si avuicendano sul set della storia. Per quello, il Natale non sarà una mera contenzione da calendario, ma lo spazio
m cui accogliere la sfida che una volta
uncora ci lancia l’Evangelo.
Paolo Spanu
settimanale delle chiese evangeliche battiste, metodiste, valdesi
La legge finanziaria 1999 avrà un fondo di 347 miliardi a favore della parità scolastica
Progetti confusi sulla scuola
Tra contestazioni e polemiche è stato fatto un passo in più verso il «sistema pubblico integrato»
ma non si sa ancora quali standard di qualità, libertà e laicità saranno richiesti alle scuole private
EUGENIO BERNARDINI
Manifestazioni di studenti e
insegnanti, polemiche in Parlamento e in particolare nella maggioranza di governo: non si può dire che il primo passo verso la «parità scolastica», che molti temono
sia solo un ulteriore finanziamento
della scuola privata, sia andato liscio. Anche se solo 58 deputati hanno votato contro i 347 miliardi che
dovrebbero finanziare la legge Berlinguer sulla parità, in realtà il malessere è molto più esteso, sia nella
maggioranza che nell’opposizione.
Ne è convinto Valdo Spini, uno dei
58 contrari: «È stato un campanello
d’allarme per tutti, anche perché
sembrava che i contrari sarebbero
stati ancora meno su un emendamento, quello del socialista Viiletti,
che in effetti aveva più il significato
di sottolineare un problema che di
risolverlo. Anche se alla fine hanno
prevalso le tradizionali discipline di
partito, è chiaro che una legge sulla
parità scolastica che aggirasse le attuali norme costituzionali non potrebbe essere accettata dall’attuale
maggioranza di governo. Sono comunque inaccettabili le accuse, da
parte cattolica soprattutto ma anche da parte delle forze dell’opposizione, sulla presunta non libertà del
sistema pubblico che, grazie agli
accordi concordatari, consente anche l’insegnamento religioso cattolico nelle scuole pubbliche a totale
carico dello stato».
Domenico Maselli, invece, è stato
l’unico deputato evangelico a votare
contro l’emendamento Viiletti, e
quindi a favore dello stanziamento
dei 347 miliardi: «L’emendamento
Viiletti non era una soluzione né
una garanzia per la legge sulla parità che è ancora in discussione alla
Commissione istruzione del Senato.
Lo stanziamento costituirà un apposito fondo i cui criteri di utilizzo
devono essere ancora definiti e che
comunque potranno essere utilizzati anche dalle scuole pubbliche. Va
anche rilevato che la creazione
dell’autonomia scolastica nel sistema pubblico ha già creato le basi.
quelle più importanti, per una parità scolastica che rispetti chiare garanzie in termini di qualità e libertà
sia per gli insegnanti sia per gli allievi. Insomma, ci vuole un sistema
pubblico, rigorosissimo nei criteri,
in cui coesistano scuole dello stato,
degli enti locali, delle confessioni
religiose, delle associazioni non
profit. Qualcosa di simile a quello
che c’è già con il sistema integrato
della sanità di cui fanno parte anche ospedali cattolici ed evangelici
a condizione che rispettino i criteri
previsti per tutti gli altri ospedali.
Non vedo perché non ci possa essere un sistema altrettanto integrato
per l’istruzione che garantisca libertà, laicità e democrazia».
Il dibattito più importante, dunque, è quello che si sta svolgendo
sul disegno di legge 2741, presentato dal ministro della Pubblica
istruzione Luigi Berlinguer durante il governo Prodi, che è in corso
d’esame nella Commissione istruzione del Senato. Il disegno di legge è breve, solo quattro articoli, in
cui si riconosce «il valore e il servizio pubblico delle iniziative di
istruzione e formazione promosse
da enti e privati». Queste scuole
entrerebbero a far parte del «sistema pubblico integrato» col nome
di «scuole pubbliche paritarie» a
condizione che rispettino alcuni
standard di qualità riguardo le
strutture e gli spazi, la trasparenza
di gestione e bilancio, il livello di
istruzione, il rispetto dei contratti
collettivi di lavoro. L’offerta dei
privati sarebbe soggetta alla valutazione del Servizio nazionale per
la qualità dell’istruzione. Per le
sower\zioni si rimanda alla Finanziaria. Da qui il provvedimento di
347 miliardi votato alla Camera il
19 novembre con la sua coda di
polemiche politiche e manifestazioni studentesche.
Emancipazione dei valdesi
Un francobollo ricordo
delle Poste italiane
Venerdì 4 dicembre le
Poste italiane emetteranno un francobollo commemorativo in occasione
del 150° anniversario dell’editto di emancipazione
dei valdesi promungato il
17 febbraio 1848 dal re
Carlo Alberto.
L’emissione del francobollo, del valore di 800 lire (l’attuale tariffa lettera
fino a 20 grammi), avverrà a Torino. Per l’occasione, sarà allestita una
sezione dell’Ufficio filatelico delle Poste presso il
tempio valdese di Torino,
in corso Vittorio Emanuele II 23, dalle ore 10 alle
13 e dalle ore 14 alle 17,
per consentire a tutti gli
appassionati di filatelia di
avere anche l’apposito
annullo postale del giorno di emissione.
Inoltre, coloro che si
recheranno al tempio
valdese troveranno anche la mostra «Dalle Valli
all’Italia: 1848-1998» allestita nell’atrio, un ben
fornito banco di libri e
pubblicazioni varie e potranno visionare una videocassetta sulla storia
dei valdesi. Nel pomeriggio, alle ore 15.30, nel salone adiacente al tempio,
il pastore Giorgio Bouchard terrà una conversazione sul tema: «La libertà dei valdesi: che cosa ne hanno fatto?».
Una risposta al papa
La democrazia della
chiesa è un dono di Dio
Il 20 novembre il papa
ha ribadito il suo no alle
richieste di «democratizzazione della chiesa». Il
prof. Paolo Ricca, della
Facoltà valdese di teologia di Roma, ha commentato: «Non c’è da stupirsi
della polemica del papa
contro la “chiesa dal basso" e la democrazia della
chiesa. Ci sarebbe da stupirsi se un papa parlasse altrimenti. La chiesa
di Roma non ha mai amato molto la democrazia,
dentro le sue mura ancora meno che fuori. Come
potrebbero amare la democrazia coloro che ritengono di possedere, per
decreto divino, il mono
polio della verità? Il papa
dice (giustamente) che la
verità viene dal cielo.
Questo lo dicono tutti i
cristiani. Il problema è sapere come arriva sulla terra. Secondo il papa arriva
tramite lui e i vescovi, secondo noi arriva tramite
l’intera comunità cristiana. La democrazia della
chiesa è nata a Pentecoste
quando Dio ha sparso il
suo Spirito “sopra ogni
persona” (At. 2, 17). Nessun papa e nessuna gerarchia potranno mai prevalere contro questa “democrazia pentecostale” o se
vogliamo democrazia dall’alto che è il grande dono
di Dio al suo popolo».
Ma il finanziamento alle scuole
non statali esiste già sotto forma di
sussidi o sovvenzioni versate agli
istituti che provvedono a soddisfare bisogni educativi che l’istruzione statale non riesce a soddisfare
come nel caso eclatante delle scuole materne comunali o private
(12.300 realtà contro 13.700 materne statali), queste ultime soprattutto di ispirazione cattolica. Recentemente, ai finanziamenti statali si
sono aggiunti quelli di alcune Regioni e Comuni con la motivazione
che la scuola statale, soprattutto
per quanto riguarda le materne,
continua a non rispondere adeguatamente ai bisogni della popolazione. Il caso della Regione Emilia Romagna e del Comune di Bologna è
ampliamento illustrato in questo
numero del giornale nello speciale
«scuola» a pagina 3. Molti pensano,
e temoqo, che in realtà questi finanziamenti siano delle «prove
tecniche» in vista di un ampliamento del sostegno pubblico a tutta la scuola privata, soprattutto a
quella cattolica.
Per questa ragione il «Manifesto
laico» a difesa della scuola pubblica e per uno stato laico, pubblicato
il 13 novembre su alcuni organi di
stampa (anche di questo riferiamo
a pagina 3) e i cui primi firmatari
sono Giorgio Bocca, Critica liberale, Alessandro Galante Garrone,
Paolo Sylos Labini, è stato sottoscritto anche da molti evangelici. Il
presidente della Federazione delle
chiese evangeliche in Italia (Feci),
pastore Domenico Tomasetto, nella lettera di adesione al «Manifesto
laico» da parte del Consiglio Fcei
ha affermato di condividere «lo
spirito che lo ha animato e le esigenze che vi sono espresse». «Si
tratta peraltro - ha continuato - di
esigenze e posizioni già espresse
in vari interventi sia dalla stessa
Fcei, sia dalle assemblee delle
chiese membro della Federazione.
Ci rallegriamo che anche i laici si
mobilitino per far sentire la loro
voce su un argomento di così vasta
portata che investe l’intero sistema educativo italiano».
ECUMENEI
150 anni del Cec
di J-J. PEYRONEL, P. GAIEWSKI - _
ALLE PAGINE 40
CHIESE
In Argentina e Uruguay
di ALBERTO SOGGIN _
A i3AGtNA y
EDITORIALE
La questione curda
di J.-J. PEYRONEL
COMMENTO
I giovani e il lavoro
di DORiANA GIUDICI
DAL MONDO
I cristiani e ì diritti umani
di JACQUES STEWARD
2
PAG. 2 RIFORMA
VENERDÌ 27 NOVEMB^. i,
«Oracolo contro
Duma.
Mi si grida
da Seir:
“Sentinella, a che
punto è la notte?
Sentinella, a che
punto è la notte?”
La sentinella
risponde: “Vien
la mattina,
e vien anche la
notte. Se volete
interrogare,
interrogate pure;
tornate un’altra
volta"»
(Isaia 21,11-12)
«Nel principio
era la Parola,
la Parola era con
Dio, e la parola
era Dio.
Essa era nel
principio con Dio.
Ogni cosa è stata
fatta per mezzo
di lei; e senza di
lei neppure una
delle cose fatte è
stata fatta.
In lei era la vita,
e la vita era la
luce degli uomini.
La luce splende
nelle tenebre e le
tenebre non
l’hanno
sopraffatta. (...)
E venuto in casa
sua e i SUOI non
l’hanno ricevuto;
ma a tutti quelli
che l’hanno
ricevuto egli ha
dato il diritto
di diventare
figli di Dio;
a quelli, cioè,
che credono nel
suo nome; i quali
non sono nati da
sangue, né da
volontà di carne,
né da volontà
d’uomo, ma sono
nati da Dio.
E la parola è
diventata carne
e ha abitato per
un tempo fra noi,
piena di grazia e
di verità;
e noi abbiamo
contemplato la
sua gloria, gloria
come di unigenito
dal Padre»
(Giovanni 1, 1-14)
LA LUCE SPLENDE NELLE TENEBRE
Di fronte ai (drammi dell'umanità, facciamo nostra la domanda: «A che punto
è la notte?». Ma sappiamo che in Cristo Dio ha deciso di intervenire nella storia
SALVATORE RAPISARDA
Lf AVVENTO può essere penI salo come un cammino nella notte verso una meta che si
scorge in lontananza e che vediamo sempre più luminosa
man mano che ci avviciniamo
ad essa. Questa immagine della
luce che va aumentando ci viene suggerita anche dalla corona
con quattro candele con cui nei
paesi nordeuropei si celebra
l’Avvento. Con questa prima
meditazione d’Awento ci immergiamo nel buio della notte.
L’oracolo per Duma presenta un
quadro notturno con una sentinella al posto di guardia. Qualcuno, dal lontano monte Seir,
facendosi interprete e portavoce
degli abitanti di Duma, pone
una domanda precisa alla sentinella, cioè al profeta. Si vuole
sapere a che punto è la notte.
Una domanda attuale
SAPPIAMO veramente poco
di Duma, antica oasi al nord
dell’Arabia. Tuttavia la sua domanda, formulata circa 2.700 o
2.500 anni fa, rimane estremamente attuale per milioni, forse
anche per miliardi, di persone
che si sentono immerse nel buio
della notte. È la domanda delle
vittime degli scontri etnici che
in Congo, Sudan, ex Iugoslavia o
in Palestina continuano a versare sangue e a vedere morire i
propri cari; è la stessa domanda
delle vittime degli sfruttamenti
economici condannati a vivere
nelle bidonville, nei cunicoli
delle fogne, nelle periferie mal
Preghiamo
Signore, riconosciamo che tu hai prestato orecchio
non soltanto alle preghiere dei puri e degli eletti, ma
anche a quelle di chi ha peccato, di chi era lontano ed
escluso. Tu sei diventato il salvatore di chi era senza
Dio, di chi era senza speranza, di chi non osava guardare al domani. Ti lodiamo. Signore, perché tu fai brillare la tua luce nelle nostre tenebre, tu fai risuonare il
suono melodioso della tua voce in mezzo al frastuono
delle nostre vite. Grazie, Signore, perché la tua mano è
sempre pronta a soccorrerci, perché giorno dopo giorno ti prendi cura di noi.
Ora, Dio nostro, la nostra preghiera vuole fondersi
alla voce di chi ha fame, di chi grida per la violenza subita, di chi attende un raggio di speranza. Sappiamo
che queste voci, disperate, gridate, a volte sconnesse,
giungono a te, cosi come giungono a noi. Crediamo
che è tua volontà che simili invocazioni abbiano risposta, perciò. Signore, muovi tu le menti e i cuori di
chi ha potere in questo mondo, affinché si mettano in
atto forze di liberazione, di giustizia, di pace per il bene delle tue creature. Ascolta, Signore, la nostra preghiera che giunge a te nel nome di Gesù Cristo.
sane delle megalopoli di tutti i
continenti, costretti a cercare cibo negli immondezzai o a mendicare nei posti più impensati.
«A che punto è la notte?» è anche la domanda che può venire
alle labbra di chi, come le moderne schiave del sesso, è costretta in una condizione degradante; è la domanda di chi è sotto la condanna di una malattia
incurabile; del commerciante
vittima dell’usura; del disoccupato alla disperata ricerca di un
lavoro; della madre che ha un figlio drogato.
Come persone credenti siamo
chiamati a porre questa domanda quando ci mettiamo dalla
parte, in solidarietà, di chi è nella notte. Può darsi addirittura
che dobbiamo porla prima ancora che (se ciò fosse possibile)
la pongano persino gli ultimi
della terra, prima ancora che la
rassegnazione e la disperazione
impediscano loro di porre domande vitali. Può apparire presuntuoso porre la domanda al
posto di altri, come a togliere ad
altri il diritto di parlare. Tuttavia
non possiamo esimerci dal dare
voce al grido di dolore del nostri
fratelli e delle nostre sorelle che
vivono in condizioni disumane
(Bonhoeffer). Lo faremo, in ogni
caso, da una posizione di povertà (Kierkegaard), perché non
abbiamo la risposta in tasca, a
meno che non sia tutto un bluff,
e ciò sia che ci immedesimiamo
con i moderni abitanti di Duma,
sia che ci troviamo ad essere loro
compagni per una condizione
che ci pone sotto lo stesso giogo.
Quando pensiamo a una domanda a partire da una condizione di vera povertà, di assoluto disarmo, di sincera attesa della risposta che soltanto altri possono dare, pensiamo a Gesù sulla croce. Lì egli domanda: «Dio
mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato ?» (Me 15, 34), Il Gesù che pone questa domanda ha
compiuto una scelta di radicale
solidarietà con l’umanità, scelta
che nel Nuovo Testamento viene presentata in termini e in categorie diverse; ora come abbassamento da una condizione di
gloria preesistente (Paolo in 2
Cor. 8, 9 e in Filippesi 2, 5ss), ora
come identificazione col Servo
sofferente (Marco che segue
Isaia 52-53), ora come opposizione irriconciliabile contro il
potere, oppure come comunione con le persone minime ed
escluse (vari racconti dei Vangeli). Gesù pone con coerenza la
domanda di chi soffre il buio
della notte, di chi vuole sapere
perché è stato abbandonato nel
buio di una condizione umana
che con molta evidenza ha come destino soltanto sofferenza e
morte. Possiamo però dire che
la domanda che nasce dal ministero di Gesù non è una domanda disperata, anche se conserva
tutta la sua drammaticità. Egli
ha mostrato di muoversi verso il
regno di Dio, nonostante le opposizioni e i contrasti. Egli non
conosce la disperazione perché
nel buio della notte intravede la
luce, sebbene in lontananza;
egli cammina verso quel regno
che dà una risposta a chi ha fame, a chi soffre la persecuzione,
a chi ama la pace e la giustizia
(vedi le Beatitudini).
L’oracolo rivolto a Duma, oltre alla domanda, ci dà la risposta fornita a chi vuole sapere a
che punto è la notte. La risposta
dice che viene l’alba, ma aggiunge che verrà ancora la notte.
Chi si trova nelle tenebre, come
chi è assetato nel deserto, vedrà
certamente la luce del giorno,
avrà sì l’acqua che brama per
dissetarsi e non morire, ma poi
tornerà la notte, avrà ancora sete. Il dramma dell’esistenza, così
sembra dire l’oracolo, continua.
Alla crisi, al dolore, alla disperazione, non sembra venga data
una risposta risolutiva, una volta
per tutte, ma soltanto quanto
basta per ricominciare. L’oracolo sembra farci toccare con mano una realtà ricorrente, legata
ai cicli naturali. Come dare torto
a quest’oracolo? Assistiamo alla
ciclicità di gran parte dei fenomeni naturali e di molti aspetti
della storia: al giorno segue la
notte, le stagioni si susseguono
ogni anno.
ancora la notte in un ciclo naturale e storico senza fine, ci troveremmo di fronte a un messaggio disperante, sarebbe una visione senza prospettive. Invece
l’oracolo ci offre un sentiero,
una luce per andare avanti. Esso
ci fa un invito: «Se volete interrogare, interrogate pure; tornate
un’altra volta». Questo invito a
tornare, a rivolgere nuove domande è la vita della fede, è una
breccia nel muro dell’eterno ritorno, della ciclicità senza sbocchi. Cogliamo l’invito a fare la
stessa o le stesse domande, le
domande di chi non ha ancora
ricevuto risposta, perché speriamo, perché abbiamo fede che
una risposta, la risposta, verrà,
così come verrà l’alba del giorno
nuovo senza tramonto.
La speranza cristiana
La notte della storia
Tutto cìò ha la sua ragione,
fa parte delle leggi, della saggezza che governa il creato. Come faremmo a vivere se alla notte non seguisse il giorno, se al
sole cocente dell’estate non seguisse la benefica pioggia d’autunno e la bella neve d’inverno?
Ciò che invece genera sconcerto
è la ciclicità degli eventi storici:
alle guerre si susseguono guerre,
agli scandali e alle corruzioni si
susseguono altre corruzioni. La
notte della storia sembra essere
più lunga del giorno, e penosissima da sopportare.
Se il messaggio biblico ci lasciasse alla constatazione che
dopo la notte viene l’alba e poi
NOI attendiamo quel giorno,
il giorno del riscatto delle
persone povere, umiliate, vittime
di violenza; il giorno dell’abbondanza e del banchetto messianico; il giorno in cui i cuori, come
le malattie, saranno sanati, rigenerati. Lo attendiamo come persone che hanno ascoltato la parola profetica che apre il cuore
alla speranza. Lo attendiamo
perché nella parola profetica abbiamo colto una caparra, un impegno da parte di Dio che parla
al popolo immerso nel buio della
notte. La speranza non nasce nel
nostro cuore per un ottimismo
legato ai cicli della storia, bensì
perché Dio ha parlato, perché
Dio ha deciso di intervenire nella
storia (non nei fenomeni naturali) per darle la svolta nuova. Il
Vangelo di Giovanni ci rende
possibile confessare che quella
parola profetica che ci apre il
cuore alla speranza, che ci porta
la salvezza, è una parola fatta
carne, una parola che diventa luce e che rischiara le tenebre spirituali, e non soltanto il buio della notte. È la parola che non tutti
hanno ricevuto, non tutti hanno
compreso; anzi molti hanno persino cercato di offuscarla, di
metterla a tacere. Quelli, invece,
che l’hanno ricevuta, accolta,
che si sono lasciati chiamare al
suo seguito, sono diventati figli e
figlie della luce (Dio). Non soltanto possono domandare a che
punto è la notte, ma possono anche articolare una risposta per se
stessi e per gli altri: la notte sta
per finire, perché viene colui che
salva il mondo.
(prima di una serie
di quattro meditazioni)
Note
omiletiche
Il brano viene prese™,
to come un oracolo et
parte di una raccolta!
oracoli (capitoli 13-23 J
6s) rivolti a popoli strani
ri. La datazione di qn^..
oracoli è difficile, poS
tutto il libro di Isaia
problemi redazionaliT
si presenta come unài>
colta di oracoli e di disc»
si attribuiti a profeti,^
discepoli di profeti, vissi '
in epoche diverse, infai
parliamo di Isaia, disj?
condo Isaia, di Terzo Isaìj:
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A anco
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potrebbe anche trovare!) 1 nostri g
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visto per forza come e, aprir
discorso «contro» Duiiii
L'antica traduzione grea
detta LXX, ha voluto idea ,
tificare Duma con Edorij impntdonai
anche sulla base delli litàdelle s
menzione del monte Sei Stato scritte
Tuttavia è probabile dii laCostituzi
per i traduttori si sia trai (e non solo
tato di una svista o di uni Eppure i lo
attualizzazione. Le coni ¡rifatto di r
derazioni fin qui fatti ¡¡¡oso trov
hanno indotto gli esegei diffidenti e
a pensare ad una seriei ¡jjrio Dis
ambiguità insite nel no rheDroprii
stro testo, quali: seèi chesidicoi
discorso «contro» ci devi : ,. .
essere una ragione dira» ™3tradizii
core tra Israele e Duma teiUpu tiei
Edom. Ciò sarebbe gius# risch
ficato dalla storia dei rap (anche per
porti tra questi popoli_________
(efr Abdia vv. lOss; Salmi
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Da un punto di vista III INU Cl
guistico è da notare!
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(cf. Ez. 3 e 33). Alcune vo!
te i profeti interpellai
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pronta e invitano a torni \fEL 19Í
re (cf. Ger. 42, 4-7). Il no lì muna
stro profeta ha una rispo provava c
sta pronta ma invita puP Con la Fisti
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avere altro da dire. Il 5a finanziarr
è la montagna o la zoffi deU'infan2
montuosa, a sud-est dò fatto catte
Mar Morto, territorio Í Menzione
Edom. La traduzione di «i
che punto è la notte?»po , .______.
Uebbe essere anche «eh
cosa (dici/viene) della/daj j.
la notte?». Dal punto d “ididattu
vista strutturale il branos volli egu
lascia facilmente divider* ®unali. Vi
in tre parti: A) la doma»' commissi
da (insistita), B) la risposti formata d
(scontata), C) l'invito (* Comune, i
tornare, a ricercare nuove edellastes
risposte). .. ,1.1 scontro
Data la semplicità « Alcune s
testo, date le difficoltà® Consiglio
ta dal punto di '''®f^.f°|^za^(bei
co-critico, data l'ambigui»!
di fondo tra una non n-|f‘engon
sposta e una risposta
due tempi, il rnesj-s» j. • —■
della predicazione devi ^ valutai
essere ricavato dalla teo» ®ennio di
già biblica sottolineand biicoepri
che Dio non lascia souza tesso Cor
sposta le nostre doman Urinnovo
e rhe la risoosta di DlO, ITneofevpr
e che la risposta
tre che nelle leggi
natura, sta nel suo ''’fS %ato a e
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Diaz, J. L. / profetiJfM
Roma,1989, PP ”® '
160.000.
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Nev agenzia sta^fl
notizie evang®«'*^
abbonamento anni!
L. 60.000 -ccp 8249;^
intestato a Nev
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ni 27 NOVEMBRE 1998
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PAG. 3 RIFORMA
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Adesione al «Manifesto laico» di insegnanti evangelici riuniti a Napoli
La parità fra scuola pubblica e privata
¡¡veropluralismo è quello di una scuola pubblica aperta a tutti dove tutti, al di là
delle appartenenze, si trovino a loro agio in un clima di apprendimento libero
«ANCO CAIVETTI
Ha ancora ragione d’esseje e valore il fatto che
rittadini si mobilitino in tutti
imodi con appelli, sottoscrivi dibattiti, manifestazioVu questioni del nostro viTere democratico comune
come quello della difesa della
scuola pubblica?
mostri governanti, senza
ine7o^distinzione evidente purtroppo, fra sinistra e destra,
sembrano avere già tutto decìso, tutto concordato fra loto e’puntano, senza troppi ripensamenti, a realizzare la
Vita» fra scuola pubblica e
sVla privata, accordando
sostanziali «oneri» alle scuole
private, dimenticando, ed è
imperdonabile, che sulla parità delle scuole tutto è già
scritto negli articoli delia Costituzione repubblicana
(e non solo con l’articolo 33).
0 di undEppure 1 loro contorsionismi
Le consi in fatto di ragionamento capei fatti 2Ì0SO trovano moiti di noi
esegtj diffidenti e convinti del contrarlo. Dispiace constatare
che proprio uomini e donne
che si dicono di sinistra, con
una tradizione laica alle spalle, non riescano a ipotizzare
¡1 quali rischi stiano correndo
^lanche per le loro candidatu
re elettorali) cavalcando la tigre del finanziamento pubblico alle scuole private, «di
tendenza», siano esse cattoliche, laiche, padane, islamiche o bertinottiane.
Non ci stancheremo di ripetere fino alla nausea (non
nostra ma quella di chi non
vuol capire) che il vero pluralismo è quello di una scuola
pubblica aperta a tutti dove
tutti, indipendentemente dal
loro segno religioso, etico,
politico, si trovino a loro agio
in un clima di apprendimento democratico. Non si sono
stancati di dire ancora una
volta queste cose i trenta insegnanti evangelici riuniti a
Napoli Portici il 14 e 15 novembre scorsi, in vista di discutere anche sull’eventualità di costituire un’aggregazione futura. Non si sono
stancati e lo hanno detto nel
corso di tutte le relazioni, del
dibattito che ne è seguito,
dell’impegno assunto.
Essi hanno aderito al documento fatto circolare dalla
Fondazione critica liberale,
avente per primi firmatari
Giorgio Bocca, Alessandro
Galante Garrone, Paolo Sylos
Labini. Per comunicare il tono del documento, che si
esprime in maniera decisa
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GIOVANNI ANZIANI
Nel 1994 il Consiglio comunale di Bologna approvava una convenzione
:on la Fism (Federazione itaana scuole materne) per un
inanziamento alle scuole
lell’infanzia autonome e di
cattoliche. Detta convenzione prevedeva che le
scuole cattoliche dovessero
nel triennio adeguare le struthire, il personale e i programffli didattici per raggiungere
j livelli eguali alle scuole co■ri munali. Veniva istituita una
dommissione di controllo
fermata da responsabili del
Comune, del Provveditorato
d della stessa Fism (controllafe e controllore!).
;Alcune settimane or sono il
'Onsiglio comunale di Bologna ha approvato a maggioranza (ben 7 consiglieri che
Astengono la giunta del sin. Vitali hanno votato conrj un ordine del giorno
f J'^^'l^tazione positiva del
*!i! di convenzione pub
“ ‘CO e privato. Lunedì 30 lo
caso Consiglio dovrà votare
rinnovo della convenzione
'“‘e prevede:
consolidare il sistema inFato a gestione mista pubj liP'Pi'ivata della scuola
“ infanzia comunale:
( ' 7^Dtenere un sistema di
In m permette al priva«1 conservare le finalità re
ligiose e discriminare insegnanti e studenti che non accettano tali finalità;
- aumentare l’onere pubblico perché le scuole private
cattoliche possano ricevere
da tutti gli enti pubblici circa
un miliardo e duecento milioni annui;
- nuovo finanziamento
perché la Fism possa assumere dei pedagogisti per le
scuole private.
In contemporanea il Consiglio regionale deU’Emilia-Romagna sta approvando una
nuova legge regionale sul diritto allo studio per estendere
il sistema integrato pubblico
e privato a tutte e scuole di
ogni ordine e grado con un
impegno di circa 4,5 miliardi
alle scuole private (le quali
prenderanno anche 14 miliardi tramite i Comuni!). Il
Comitato bolognese di Scuola e Costituzione ha organizzato, unitamente alla Chiesa
metodista, comunità ebraica.
Chiesa avventista e alcune
associazioni sindacali, una
serie di manifestazioni. Si
tratta di coinvolgere la città
su queste problematiche riconoscendo nelle varie scelte
comunali e regionali un attacco al dettato costituzionale. Da parte delle tre minoranze religiose cittadine si è
voluto, con una nota, presentare le ragioni della propria
opposizione.
anche contro l’ingerenza del
Vaticano, pubblichiamo la
prima parte che presenta dieci slogan del sì e del no.
«1) Sì aU’autonomia e al
pluralismo dello stato. 2) No
alle ingerenze delle gerarchie
ecclesiastiche. 3) Sì alla rigenerazione della scuola pubblica. 4) No al finanziamento
statale diretto o indiretto delle
scuole confessionali. 5) Sì alla
libertà di insegnamento. 6)
No a trucchi per aggirare il
dettato costituzionale: “Senza
oneri per lo stato”. 7) Sì alla libertà di espressione di tutte le
religioni. 8) No ai privilegi
della Chiesa cattolica. 9) Sì alla libertà delle scelte morali e
culturali di ciascun individuo.
10) No a una legislazione che
provoca disuguaglianza tra i
cittadini».
All’appello avevano aderito
fra gli evangelici Gianni Rostan, moderatore della Tavola valdese, lo storico Giorgio
Spini, l’on. Giorgio Gardiol, il
presidente della Federazione
delle chiese evangeliche in
Italia Domenico Tomasetto,
Piera Egidi Bouchard, giornalista, Maurizio Girolami.
Una lettera delle chiese bolognesi
Nota sul sistema integrato
pubblico e privato
All'attenzione dei consiglieri
comunali di Bologna
Quali responsabili delle comunità religiose di Bologna,
desideriamo rendere manifesto il nostro pensiero al Consiglio comunale riguardo alla
proposta della giunta di rinnovare la convenzione con le
scuole dell’infanzia autonome e cattoliche. Come premessa dichiariamo di non
avere a riguardo alcun interesse diretto dato che nessuna comunità religiosa a Bologna gestisce scuole. Il nostro
interesse è strettamente legato alla responsabilità di cittadini desiderosi di contribuire
al consolidamento di una società civile laica e pluralista,
società ove le diverse espressioni religiose possano sempre avere pieni diritti e pieni
doveri come sancito dall’art.3
della Costituzione.
Riteniamo di dover dichiarare un fermo dissenso riguardo al prosieguo del progetto di un sistema integrato pubblico e privato nella
scuola, e in particolare al finanziamento dato a scuole
dell’infanzia di tendenza.
Questo nostro dissenso è
motivato dal fatto che la
Costituzione impedisce tale
finanziamento per le scuole
gestite da privati e chiede
che la Repubblica istituisca
scuole di ogni ordine e grado
per una formazione eguali
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* Una testimonianza diretta
Posizione «non compatibile»
con il progetto educativo
Ogni settimana...
RIFORMA ti fa conoscere un mondo evangelico più grande
di quello che puoi conoscere con la tua esperienza diretta.
L’abbonamento ord'marìo costa 105.00(7 lire (invariato dal
1997): se il tuo reddito familiare non te lo consente, puoi utilizzare liberamente l'abbonamento ridotto di 55.000 lire,
oppure puoi fare un abbonamento semestrale che costa
55.000 lire: se, invece, hai qualche risorsa in più, aiutaci con
l’abbonamento sostenitore di 200.000 lire o inviandoci una
qualsiasi cifra in dono: aiuterai chi non se lo può permettere.
Insomma, ci sono diversi modi per non rinunciare a
RIFORMA.
Gli abbonamenti decorrono, per dodici o sei mesi, dal giorno
di ricevimento della prima copia del giornale.
taria e non confessionale.
Siamo del parere che il
triennio trascorso dall’inizio
del progetto comunale per il
sistema integrato pubblico e
privato, non possa essere
considerato positivo anche
sul piano della concretezza;
non sono aumentati i posti
per i bambini, non vi è stato
un vantaggio economico per
le famiglie e si è di fatto assimilato il progetto culturale
delle scuole dell’infanzia cattoliche. Riteniamo di dover
anche manifestare il nostro
impegno positivo per un progetto scuola che sia indirizzato ad un sensibile aumento
degli investimenti nella scuola comunale dell’infanzia (...)
per il migliorarne la qualità.
A conclusione, siamo per
una pluralità «nella» scuola e
non per una pluralità «delle»
scuole. Come responsabili di
minoranze religiose riteniamo che solo aH’interno del rispetto del dettato costituzionale sia possibile offrire stessi
diritti ad ogni cittadino indipendentemente dal proprio
credo religioso.
Bianca Coibi Pinzi
(Comunità ebraica)
Giovanni Anziani
(Chiesa metodista)
Giovanni Caccamo
(Chiesa avventista)
Bologna
BRUNO GAMBARDELLA '
MI accorgo, parlando con
cittadini che non vivono la maggior parte del loro
tempo e delle loro energie
intellettuali nel mondo della
scuola, che spesso il dibattito
in atto sul ruolo dell’istruzione pubblica nel nostro paese
è visto o come battaglia ideologica tra laici e cattolici (o
tra statalisti e liberali) o come pura questione economica legata alle difficoltà finanziarie dello stato italiano. In
entrambi i casi, la questione
è di retroguardia e deve essere affidata a chi è stato chiamato a far quadrare gli anemici conti del nostro bilancio. Non concordo con queste interpretazioni, ma provo
a sviluppare un ragionamento partendo proprio da questi presupposti e cito da un
episodio, senz’altro minimale e poco significativo, che
ho vissuto in prima persona.
Appena laureato in filosofia, nel 1990, ho inviato una
serie di domande alle scuole
pubbliche e private della mia
regione d’origine, la Campania. Fui contattato da un liceo classico gestito da non so
quale ordine religioso cattolico e invitato per un incontro informale con il preside.
Il colloquio, volto molto discretamente a sondare la mia
cultura storico-filosofica e il
mio modo di intendere il
rapporto docente-discente,
andò benissimo. Il preside
iniziò a parlare delle condizioni economiche dell’impiego e di altri aspetti non
importanti per il mio discorso. Fui invitato a compilare
una scheda nella quale mi si
chiedeva, tra l’altro, il mio
stato civile, se i miei genitori
fossero separati o divorziati,
se e quando ero stato cresimato, quale movimento ecclesiale incontrasse la mia
simpatia. Dinanzi a queste
domande, nonostante avessi
bisogno di lavorare e di maturare punteggio, non potei
esimermi dal dichiararmi
non cattolico. A quel punto il
preside-sacerdote si alzò, mi
strinse la mano formulandomi i suoi migliori auguri per
il mio futuro e, non dopo
aver sorriso e lodato la mia
preparazione culturale e il
mio coraggio intellettuale,
mi accompagnò alla porta.
La mia posizione non era
compatibile con il progetto
educativo di quella scuola.
Seppi anzi che il posto a cui
ambivo era stato «lasciato libero» da una collega licenziata perché in attesa di un
figlio da un uomo che non
aveva voluto fare il «matrimonio riparatore».
Da protestante ho sempre
vissuto laicamente le mie
idee e non ho mai pensato
che un modello educativo
fosse naturalmente migliore
0 peggiore di un altro: non
credevo fosse importante la
mia identità religiosa, ma la
mia preparazione e la proposta educativa che avevo da
offrire. Oggi sono uno dei
tanti insegnanti precari che
lavora in una scuola pubblica. Nessuno ovviamente mi
ha chiesto se faccio settimanalmente la comunione o se
prenderò (il più tardi possibile) l’estrema unzione; sono
sposato da qualche mese con
una donna di fede bahà’i e
sono membro della Chiesa
battista di Cagliari. Tutto ciò
farebbe inorridire il buon
preside di quel liceo, ma non
interessa ai miei colleghi, ai
miei alunni e ai loro genitori.
A loro interessa la serietà del
mio lavoro. Sanno della mia
fede cristiana evangelica, ma
mai mi sono permesso di
tentare una qualunque azione di proselitismo. Qualche
tempo fa ho invitato Ù pastore Anders a parlare di Martin
Luther King ai miei alunni: il
primo a essere stato invitato
è stato il collega sacerdote!
Non è più tempo di guerre
di religione, certo. Mi chiedo
però perché i miei soldi di
contribuente debbano finanziare scuole confessionali e
confindustriali o i diplomifici. Io non contesto la libertà
della Chiesa cattolica di istituire scuole conformi al proprio progetto e di assumere
insegnanti che in quel progetto credono. Non possono farlo con soldi pubblici
quando l’accesso a quelle
scuole è naturalmente precluso a chi non si riconosce
in certe idee e certe posizioni
etiche e morali; io per questo
non ho avuto la possibilità
di avere un impiego stabile
e comodo. Certa sinistra italiana si sta sempre più clericalizzando, inseguendo un
consenso e una legittimità a
governare che non deve venire dal cardinale Ruini o
dall’Ossernaiore romano, ma
dalla gente e dalla storia. Si
chiudono scuole di montagna, si «verticalizzano» istituti, si tagliano fondi e posti
di lavoro in nome del risparmio di bilancio. In queste
condizioni è possibile finanziare il sistema scolastico
non statale?
Prima o poi la cosiddetta
«parità scolastica» diventerà
legge dello stato (che cosa
farà Fon. Maselli, che di recente nell’aula di Montecitorio ha difeso questa prospettiva?). Mi auguro che allora i
cattolici impegnati in politica, le stesse autorità vaticane, la sinistra e i liberali italiani (sic!) chiedano l’abolizione dell’ora di religione
nelle scuole, ora a totale carico di uno stato che consentirà a chi vuol ricevere una
cultura confessionale di farlo
senza oneri.
Per il momento, ciò che mi
amareggia come italiano è la
continua ingerenza delle autorità di uno stato straniero,
la Città del Vaticano, negli affari interni della nostra Repubblica e la totale subordinazione di tante forze politiche dinanzi al diktat che vengono da Oltretevere. Come
cristiano sono indignato per
la pretesa di una chiesa,
quella romana, di catechizzare giovani che, pur essendo nati da famiglie cattoliche, in un ambiente libero e
laico, nel confronto con altri,
potrebbero fare altre scelte
di fede. Non si risponde alla
secolarizzazione in atto tentando di costruire una nuova
egemonia! La volontà di investire davvero nel percorso
ecumenico si valuta non solo
dalle richieste di perdono, facili e indolori a distanza di
tanti anni, ma anche da questi concreti tentativi di violare la libertà e la dignità altrui.
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4
PAG. 4 RIFORMA
VENERDÌ 27 NOVEMBRFk.
swr.
Roma, Facoltà valdese di teologia: convegno di studio per i 50 anni del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec)
Quale sarà il volto del cristianesimo nel XXI secolo?
Al convegno organizzato dalla Facoltà valdese di teologia e dalla rivista «Protestantesimo», il segretario generale del Cgf
Konrad Raiser ha illustrato la sua proposta di un «Forum ecumenico delle chiese» da indire possibilmente nell'anno 2O0]
Da sinistra: Tarek Mitri, ii prof. Ermanno Genre, decano deiia Facoltà, che ha aperto i lavori e il segretario generale del Cec, Konrad Raiser
La relazione di Konrad Raiser, segretario generale del Consiglio ecumenico
Tutte le chiese dovrebbero sedere attorno allo stesso tavolo
JEAN-JACQUES PEYRONEL
.. T70RSE abbiamo bisogno
«re.............
di riprendere e di riportare alla nostra mente la prassi delle antiche comunità cristiane dei tempi apostolici che
celebravano l’eucaristia come
parte di un pasto in comune,
l'agape». Con questa proposta molto suggestiva il pastore Konrad Raiser, segretario
generale del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), ha
indicato quello che appare
oggi come il maggiore ostacolo sul cammino travagliato
del movimento ecumenico:
l’impossibilità di celebrare
insieme la cena del Signore.
Una contraddizione
fondamentale
Questa questione è stata al
centro della relazione che
Konrad Raiser ha svolto venerdì 13 novembre, nell’Aula
Magna della Facoltà valdese
di teologia a Roma, in apertura del convegno di studio organizzato dalla Facoltà e dalla
rivista «Protestantesimo» per
i 50 anni del Cec. In un’aula
piena, ma non gremita, alla
presenza di molti cattolici ma
in assenza di rappresentanti
del Pontificio Segretariato per
la promozione dell’unità dei
cristiani, Konrad Raiser ha
esposto, con la consueta
chiarezza e competenza teologica, la sua visione del Cec
in quest’anno giubilare dalla
sua fondazione e le sue proposte per «allargare il tavolo
ecumenico» (questo il titolo
della sua relazione) in vista
del nuovo secolo. «Condividere l’eucarestia - ha affermato - è diventato il simbolo
centrale per l’unità ebe cerchiamo». Raiser ha quindi ribadito che l’unità ricercata
dal Cec non è quella della
uniformità ecclesiale né quella del consenso dottrinale ad
ogni costo, ma quella di una
effettiva conciliarità ecumenica che consenta a tutte le
chiese che confessano Gesù
Cristo come Signore e Salvatore di sedere insieme e alla
pari attorno a un grande tavolo rotondo (per sottolineare la parità fra tutti gli ospiti),
«per manifestare più pienamente quella koinonia che
Gesù praticava quando offriva e cercava fraternità a tavola e che è promessa a noi come la pienezza di vita nel regno di Dio». Ma. si è chiesto
Raiser, «possiamo pensare seriamente di allargare il tavolo
ecumenico quando in effetti
questo tavolo è gravemente
diviso e spezzato?».
Verso una nuova visione
La Vili Assemblea del Cec,
che sta per iniziare ad Harare, nello Zimbabwe, sul tema
«Volgetevi a Dio - Rallegratevi nella speranza», sarà chiamata a fare un bilancio critico e autocritico di questi 50
anni e a proporre una nuova
visione ecumenica «che possa guidare il movimento ecumenico nel nuovo secolo».
Questa nuova visione è esposta in un documento elaborato dal Cec in questi ultimi anni, intitolato «Verso una comune comprensione e visione» del Cec, che dovrebbe essere approvato dall’Assemblea di Harare. È stato scelto
un paese africano per lo svolgimento di questa «Assemblea del giubileo» proprio
perché, dopo la fine del bipolarismo e dell’apartheid in
Sud Africa, «l’Africa sta sperimentando un nuovo processo di liberazione, di ritrovamento della fiducia in sé, e
questo processo attinge alle
sorgenti della fede cristiana
della sua gente». Al termine
dell’Assemblea verrà celebrato il giubileo del Cec, con un
culto solenne durante il quale tutte le chiese membro si
impegneranno a rinnovare il
patto ecumenico che le lega.
Ma, ha detto Raiser, se applichiamo l’immagine del tavolo ecumenico alla situazione attuale del Cec, «l’immagine attira l’attenzione sul fatto
che l’ecumenismo organizzato è davvero una faccenda
che riguarda solo una minoranza fra le diverse parti del
cristianesimo mondiale. Sono membro del Cec in linea
di massima soltanto le chiese
del protestantesimo storico e
dell’ortodossia». Com’è noto,
infatti, non vi aderiscono la
maggior parte delle chiese
pentecostali, delle nuove
chiese evangelicali, delle
chiese indipendenti in Africa
e in Asia, nonché la Chiesa
cattolica romana, che è di
gran lunga la più numerosa
chiesa cristiana nel mondo.
Da qui l’interrogativo: «Può
il Cec continuare a configurarsi come la struttura ecumenica più rappresentativa e
globale se, in realtà, rappresenta solo una minoranza fra
le chiese cristiane del mondo?». Che fare? Aumentare il
numero delle chiese membro? Una simile ipotesi verrebbe sicuramente bocciata
dalle chiese ortodosse che già
rimproverano al Cec di essere
dominato dalle chiese protestanti. D’altra parte non si
tratta di aggiungere posti ad
un tavolo presieduto da altri:
«La Chiesa cattolica - ha sottolineato Raiser - non è un
ospite che viene da fuori ma
un partner pieno nell’unico
movimento ecumenico». La
proposta del Cec per il nuovo
millennio è quella di un «Forum delle chiese e organizzazioni ecumeniche cristiane»,
cioè un Concilio autenticamente universale che dovrebbe essere convocato congiuntamente da tutte le chiese e
organizzazioni ecumeniche,
fra cui il Cec che, ha poi precisato Raiser, non verrebbe
sostituito dalla nuova organizzazione ma manterrebbe
la propria fisionomia, anche
se, probabilmente, più snella.
Per un «Forum
ecumenico delle chiese»
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Il tempio valdese di piazza Cavour a Roma. Il Convegno si è svolto
presso l’Aula Magna della Facoltà, nell’adiacente via Pietro Cossa
Questa idea, lanciata dallo
stesso Raiser nell’aprile 1996
durante una conferenza in
Germania, dovrebbe «allargare il tavolo ecumenico nel
senso di sviluppare una prassi di comunione senza condizioni e limiti strutturali».
Inoltre, «la lista degli invitati a
questo tavolo ecumenico allargato dovrebbe andare oltre
i “capi delle chiese” e comprendere tutte le parti del popolo di Dio», compresi laici,
donne e giovani. Konrad Raiser è infatti convinto che la
questione cruciale oggi non è
tanto di giungere a una unità
ecclesiale istituzionale quanto di sapere cosa significa essere chiesa in una situazione
in cui molti, soprattutto fra i
giovani, non trovano più, nelle attuali chiese istituzionali,
una risposta soddisfacente alla loro ricerca di senso spirituale. Da qui l’importanza del
riferimento all’idea di «tavolo
ecumenico» in quanto, nella
maggior parte delle culture, il
tavolo è il simbolo della comunità umana che attorno ad
esso si raccoglie per condividere il cibo, per instaurare relazioni, per discutere e prendere decisioni comuni.
E i rapporti con le altre fedi viventi? Questi vanno
senz’altro portati avanti ma,
ha affermato Raiser, «non dovremmo permettere che questa legittima preoccupazione
per una più ampia comunità
umana distragga la nostra attenzione dal rispondere alla
vocazione ecumenica primaria di estendere la comunione visibile tra coloro che confessano Gesù Cristo come
Dio e Salvatore. 11 lavoro ecumenico e quello con le altre
fedi sono collegati, ma non
sono identici».
La relazione di Tarek Mitri
La via stretta del dialogo tr
due sponde del Mediterranì
\/ENER
Sul tema cruciale dell’incontro delle culture e del dialogo interreligioso nel Mediterraneo è intervenuto Tarek
Mitri, ortodosso libanese, responsabile del dialogo cristiano-islamico del Cec. Parlando del Medio Oriente, «un
luogo in cui si gioca l’evoluzione degli equilibri in gestazione dopo il crollo dell’ordine bipolare». Mitri ha affermato che, in questo tempo
segnato dalla mondializzazione, stiamo assistendo ad
«una ricerca appassionata di
appartenenza, di identità e di
radicamento». «Il paradosso
della mondializzazione - ha
detto - è che, producendo
omogeneizzazione e uniformizzazione, essa esaspera il
bisogno di distinzione e di riconoscimento». Infatti, «più
gli individui e i popoli si somigliano, più cercano di sottolineare le differenze».
Così, anche per via delle
semplificazioni operate dai
mass media, vengono amplificate le diiierenze tra Europa
e mondo arabo musulmano e
questo fa sì che «l’islamismo,
che si rifà ad un Islam “minacciato”, viene percepito come la manifestazione di un
Islam “minaccioso”». Ora se è
vero che, nel campo islamista, non mancano taluni eccessi dottrinali che appaiono
estranei alle idee di partecipazione politica e di sovranità popolare «è anche vero
che non è possibile prescindere da un riconoscimento
della forza dell’appello islamista». Infatti, nei paesi mediorientali, la forza di questo
appello nasce «dalla denuncia di mali e di abusi reali, da
uno schierarsi dalla parte degli oppressi e delle vittime del
dispotismo» nonché «da una
protesta contro la banalizzazione crescente della vita».
L’appello islamista, ha affermato Mitri, «cerca la promessa di un’utopia in un mondo
sempre più segnato dalla perdita di senso e dall’amnesia».
Nei paesi europei invece, «esso risponde ad un bisogno di
affermazione di sé di fronte
alla scelta dolorosa tra
l’emarginazione e la dissoluzione della propria identità».
Riaffermare
la cittadinanza
Stando così le cose, su quale base instaurare un dialogo
tra le due sponde del Mediterranneo, tra due realtà culturali e religiose che i mass
media ci presentano come
due mondi impermeabili
l’uno all’altro? L’unica breccia possibile, secondo Mitri, è
quella della «riaffermazione
della cittadinanza». La cittadinanza infatti «rimane il terreno di un incontro libero tra
le persone». Ora, le persone,
a Nord come a Sud del Mediterraneo, «non possono essere ridotte ai ruoli assegnati
loro tanto dalle forze del
mercato quanto da quelle del
neotribalismo. L’attualizzazione della cittadinanza offre
uno spazio pubblico ad una
vita in comunità che non sacrifica l’identità nella ricerca
dell’inclusione».
Anche il riferimento al passato, così importante per gli
arabi ma anche per gli europei che ultimamente hanno
commemorato molti avveni
menti significativi del _
pria storia, deve essereà
tamente vagliato. In un
do globalizzato che tei
ridurre tutto alla sub
televisiva e aH’americi
zione degli stili di vita
giovani generazioni, «laji
ria non è una memoria ai®
strale né una tradizione«
lettiva. Essa è quello diej
gente recepisce attraveti
l’educazione e la comunis
zione moderna». Riferend
alla Bosnia, Mitri ha affen
to: «Non è l’odio ancestra
che ha causato la guerra.!
guerra che ha creato l’odio
Insomma, sia per gli euro]«
che per gli arabi, la questioi
di fondo è: «Bisogna integiji
si 0 resistere?» poiché
fronte all’onda della moni
lizzazione che travolge ti
indistintamente, «siamo
degli “immigrati” nel mon
in cui viviamo».
Le condizioni del dialof
Come avviare il
«immigrati» così diversi?
, uni
condo Mitri, nessun dialogi
»-»/-vooiKilQ oiiT'i'TO lo ìot*QOQn73 !
do in c
fredda.
possibile senza la presenza
mediatori. E mediatori ni
possono essere i sostenitj jjgggj.g
del «principio della recipi ¿■addizi
cità» che spesso «dimentìe|
no che la pluralità culturali ^g|j
religiosa presenta aspetti i
ferenti sulle due spondei
Mediterraneo», per cui«
rebbe azzardato, per noni
ingiusto, confonderli e sta
lire una simmetria di tappi
tra maggioranza e minorai
0 esigere una reciprocità
Umma musulmana e Ot
dente “cristiano”».
Chi può fare dunque
mediatore? Molti cristi!
arabi si candidano ma|
molti di loro il dialogo W
so «solo se permette di diS
tere i problemi tra concitta
ni». Infatti, contrariamenfi
quanto pensano talunii
problemi relativi all'opp“
sione politica, allo sm
mento economico e alia
lozioni dei diritti della p®
na riguardano il più dede
te altrettanto i cristi^tq»
to i loro concittadini»'
nome dei loro diritti in q
to cittadini che i cns®®
grediti, minacciati 0 VI
di discriminazioni, varm
fesi e attivamente sosten
5l e cUllVdiuciii^-venia
«Il più delle volte - na F partire
sato Mitri - la posta in
non è quella del vaPP® „
maggioranza musu^
minoranza cristiana ms
la della giustizia, delia F
la ueiia giubLi/-ia, v*
cipazione politica, d
umani e della dignd .
naie». Applicare il «P ;
della reciprocità» L
tra le religioni, come .
cune istituzioni r
prendendolo improPf^
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PAG. 5 RIFORMA
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{partecipanti alla tavola rotonda su «Quale statuto della religione nella società»: da sinistra, Giovanni Filoramo, Paolo Ricca, Maria Sbaffi Girardet, Debora Spini, Giuseppe Ruggieri
La relazione del prof. Vittorio Sainati
Il cristianesimo verso il 2000
Problemi e prospettive
JEAN-JACQUES PEYRONEL
il dialogo 1
sì diversi! S
DOPO la pausa pomeridiana è intervenuto il
prof. Vittorio Sainati, filosofo
cattolico, esperto di logica e
di questioni di ecclesiologia,
che ha parlato su «Il cristianesimo verso il 2000; problemi e prospettive». Prima di
dargli la parola, il prof. Sergio
Rostagno ha ricordato coinè
fin dalla sua fondazione il
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simo nel mondo greco, il
kerygma, l’annuncio evangelico, è stato ridotto a dottrina,
facendo entrare la metafisica
in un contesto che la ignorava. Il Nuovo Testamento infatti non è una dottrina filosofica ma un messaggio salvifico. Da questa «corruzione»
del messaggio originale da
parte della filosofia greca deriva la lunga storia dei dogmi,
a cominciare dal concetto del
primato pontificio fino al
dogma delTinfallibilità del
papa {16 luglio 1870). «Il dogma - ha detto Sainati - è
l’emblema teorico del cristianesimo moderno».
Da questo è derivata l’ecclesiologia verticista e la centralità del Magistero, tipiche
della concezione cattolica romana della chiesa, che hanno
portato a una chiusura non
solo linguistica ma anche politico-sociale. «Il compito oggi - ha affermato Sainati - è
di liberare la teologia cattolica». Vi può contribuire il lavoro ermeneutico compiuto
nel corso di questo secolo e
in particolare la scoperta fondamentale che il linguaggio
del Nuovo Testamento è
strutturalmente mitico e che
la verità di quel mito non è
logica ma di carattere escatologico, esistenziale.
Che tutte le chiese cristiane, non solo quella cattolica
romana, debbano liberarsi
dalla «cattività istituzionale e
dottrinale» nella quale si sono rinchiuse, lo aveva sostenuto con forza, in mattinata,
il segretario generale del Cec.
Tale liberazione è possibile
se le chiese sapranno «volgersi a Dio», quel Dio che,
lungi dall’essere «morto», è il
Vivente che apre davanti a loro la via del futuro.
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La tavola rotonda a quattro voci è stata presieduta dal prof. Paolo Ricca
Quale statuto della religione nella società contemporanea?
PAWEL GAJESWSKI
UALE statuto della re\\ ligione nella società?».
Questo titolo espresso in forma di una domanda è stato
anche il vero filo rosso della
tavola rotonda con la quale si
sono conclusi i lavori del
convegno «Cristianesimo
verso il 2000». È sintomatico
che noi dobbiamo riflettere
sullo statuto della religione e
non delle religioni, ha detto il
prof. Paolo Ricca, moderatore della tavola rotonda, nel
suo intervento introduttivo.
La religione intesa come una
delle fondamentali componenti dell’esistenza umana
riconquista, secondo Ricca,
una notevole rilevanza nella
società. Riprendendo il pen
e II prof. Vittorio Sainati
Il prof. Giovanni Filoramo
siero di Tarek Mitri, il prof.
Ricca ha sostenuto la necessità di una sorta di autoripensamento delle religioni in
modo tale che esse non vengano strumentalizzate per
sostenere i conflitti politici.
Gli itinerari tracciati da
Paolo Ricca sono stati sviluppati dai quattro partecipanti
alla tavola rotonda: Giovanni
Filoramo, docente di storia
delle religioni all’Università di
Torino, Giuseppe Ruggieri,
docente di teologia fondamentale a Catania, Debora
Spini, docente universitaria di
filosofia a Firenze e Maria
Sbaffi Girardet, presidente
della commissione ecumenica delle chiese valdesi e metodiste. Che cos’è in fondo la religione e che cosa succede
quando essa esce dal recinto
istituzionale? Con queste domande ha iniziato il suo intervento il prof. Filoramo. «Ci
troviamo oggi davanti a una
realtà che richiede una
profonda riflessione sul rapporto tra religione e modernità - ha continuato Filoramo
- è la modernità che provoca
oggi una risposta fondamentalista da parte delle grandi
religioni». Secondo il relatore,
non si può sottovalutare la dimensione esoterica del fenomeno nonché una dimensione rituale della religiosità che
spesso accompagna le tendenze fondamentaliste.
Il prof Ruggieri ha riportato
le domande poste dal prof
Rostagno alle loro origini intellettuali, ricordando l’individualismo religioso del ’600
nonché Weber e Rosenzweig
con la loro visione di un mondo disincantato. «Assistiamo
oggi al ritorno delTincanto ha sostenuto Ruggieri - e uno
dei compiti più urgenti è lo
studio del rapporto tra religione e cristianesimo». Alcuni
spunti per questo tipo di studio si possono trovare nel
pensiero di Tertulliano con la
sua identificazione del cristianesimo con l’unica religione
vera, ossia con la Verità, una
tendenza che nel corso dei secoli ha favorito violenza e ha
provocato molti disagi. «La dimensione di verità comporta
dunque un confronto con i
problemi etici - ha continuato
il prof Ruggieri - e in questa
prospettiva una questione
fondamentale è il rapporto tra
legge ed Evangelo, una questione che non è per niente
teorica ma ha una grande valenza esistenziale».
Debora Spini ha ricondotto
il tema della tavola rotonda
all’anniversario del Cec. A
che cosa serve il Cec nella situazione di oggi? si è interrogata Foratrice. Esso serve, si è
risposta, come possibilità di
confronto tra le varie identità. Il principale pregio di
questo organismo è il fatto
che nessuno è mai a casa sua,
ossia esso è uno spazio pubblico, spazio in cui si vive l’esperienza, spesso dolorosa,
della diversità. Questa riflessione è sfociata in un discorso molto più ampio, concentrato sulle tensioni privato
so in relazione con le sue basi
culturali e politiche. Un altro
fattore importante è la ricerca scientifica che apre delle
prospettive completamente
nuove anche per la religione
nella sua dimensione etica.
Il prof. Giuseppe Ruggieri
pubblico e verità-diversità. Il
movimento ecumenico ha in
questa dialettica un ruolo
unico e molto importante per
l’Europa postmoderna.
Trasformazione e ricerca:
su queste due parole ha costruito il suo discorso Maria
Sbaffi Girardet. La religione
come fenomeno, ma anche
come concetto, si trova in
una fase di profonda trasformazione; la trasformazione
riguarda sia i suoi aspetti
esteriori che la stessa base
teorica del fenomeno religio
Debora Spini
Questa trasformazione presuppone anche una trasformazione del Consiglio ecumenico delle chiese: esso deve rendere sempre più visibile
la comunione già esistente e
nello stesso tempo creare una
progettualità coerente con le
esigenze della società di oggi.
Nel ventaglio di queste esigenze non può essere sottovalutata, secondo Girardet, la
loro dimensione spirituale, ricordata di recente nel programma pastorale della Chiesa riformata di Francia. Questa dimensione si esprime
con la parola «ricerca». In
questo complesso di ricerca, il
senso della vita, ovvero la ricerca della felicità si pone decisamente al primo posto. «Il
compito dei cristiani è sempre quello di annunciare il Signore che ci viene incontro ha detto Maria Sbaffi Girardet
-, è Dio stesso che costruisce,
che dà senso alla vita. La ricerca della felicità deve quindi trovare una sua dimensione personale che significa soprattutto sviluppo della propria personalità anche attraverso la sofferenza. C’è però
anche un aspetto più ampio
di questa dimensione ed è
quello di un amore generoso
che trova la sua massima
espressione nella lotta solidale contro ogni forma di male
che affligge l’essere umano».
Un’altra ricerca è quella
dell’unità: essa trova il suo
spazio nella dialettica tra Dio
ed essere umano, tra uomo e
donna, tra natura e cultura,
tra cielo e terra. In modo particolare, questa ricerca si rende visibile nella tensione tra
la pienezza e la parzialità di
ogni esperienza di fede. La ricerca dell’unità trova il suo
seguito nella ricerca dell’identità. Qui la chiave è la relazione vissuta in modo sempre più consapevole. Vivendo
in una rete di relazioni con
gli altri cade la possibilità di
una totale identità ma finisce
anche quella solitudine così
drammaticamente elaborata
dalla filosofia esistenzialista.
Il punto più alto nel cammino di ricerca è la ricerca della
verità. '«Bisogna porsi contro
ogni forma di spettacolarità,
contro la “pubblicità” che
presuppone una concorrenza
tra le verità - ha ribadito Maria Sbaffi Girardet -. Il cristianesimo deve proporre un Gesù molto concreto che non
impone le risposte preconfezionate ma invita a scavare
nella propria personalità e
nella società affinché possano venire fuori il rispetto per
la persona umana, la tolleranza e la solidarietà».
Le quattro presentazioni
hanno preparato il terreno a
una discussione lunga e molto ricca di contenuti, una discussione che ha toccato non
soltanto gli argomenti riguardanti il tema specifico della
tavola rotonda ma, soprattutto, il ruolo del cristianesimo
nel panorama religioso di oggi e quindi anche il ruolo del
Cec. In questo contesto è sorta la domanda se il cristiane
Maria Sbaffi Girardet
simo stesso abbia assorbito o
eliminato la religione con
tutti i rischi ad essa legati. Secondo l’opinione del prof.
Ruggieri, rappresentante del
pensiero cattolico, nessuna
delle due espressioni rende
bene il rapporto tra cristianesimo e religione, dato che il
cristianesimo non può essere
attualmente ricondotto a una
sola forma religiosa. L’altro
filo conduttore della discussione ha portato verso un approfondimento dell’idea del
forum come un possibile paradigma per il futuro lavoro
ecumenico. Quasi tutti gli inteiventi hanno ribadito la validità e l’originalità di questa
proposta che, però, deve essere ancora ulteriormente
elaborata e concretizzata.
Nella breve parola conclusiva, il professor Ricca ha ricordato ancora una volta che
l’unità è l’opera del Signore e
che la preghiera affinché essa
si concretizzi è un compito
che non deve essere mai dimenticato.
6
PAG. 6 RIFORMA
VENERDÌ 27 NOVEMBRE ■
■ 1 Riflessioni a partire da uno spettacolo teatrale
L'amore è più forte di ogni cosa
Il richiamo al testo del Cantico dei Cantici evidenzia il
contrasto tra i sentimenti e una cultura che li nasconde
PAOLO FABBRI
CHI non ha sognato in vita
sua l’amore? No, non
l’essere amato, l’amore in sé,
l’amore per un essere vago,
evanescente ma vibrante alla
nostra voce come il diapason
alla nota gemella? Chi, avvezzo alla Scrittura, non si è soffermato sulle parole del Cantico dei cantici: «Chi è colei
che sale dal deserto appoggiata all’amico suo? Io t’ho
svegliata sotto il melo, dove
tua madre t’ha partorito, do^
ve quella che t’ha partorito,
s’è sgravata di te. Mettimi come un sigillo sul tuo cuore,
come un sigillo sul tuo braccio; perché l’amore è forte
come la morte, la gelosia è
dura come il soggiorno dei
morti. I suoi ardori sono ardori di fuoco, fiamme dell’Eterno. Le grandi acque non
potrebbero spegnere l’amore, e dei fiumi non potrebbero sommergerlo.
Se uno desse tutti i beni di
casa sua in cambio dell’amore, sarebbe del tutto disprezzato». Chi di noi, senza disegnare un volto nella mente,
non si è domandato: dove
sarà, come potrò incontrare
questo essere con cui potrei
anche escludermi dal mondo
perché esso stesso è un mondo? E chi di noi non ha dubitato del proprio aspetto fisico, della propria adeguatezza,
di trovarsi, alla prova dei fatti,
incapace di reggere il confronto, provando la tentazione di chiudersi in se stesso?
Muñeca (premio «Eti-Stre
Una scena dallo spettacolo
gatto» del 1998) è nato come
spettacolo per bambini, prendendo spunto da La bella e la
bestia di Perrault, ma estende
il proprio messaggio a tutti
coloro, di qualsiasi età, che
hanno sognato l’amore e temuto l’inaridirsi del proprio
cuore. Vale la pena di chiedersi quanto abbia contribuito un’elaborazione eccessivamente sessuofobica della teologia paolinica alla sottovalutazione dell’amore di coppia.
La vicenda parte da un Luibestia (Roberto Corona), che
vive rinchiuso nel suo palazzo circondato da bambole da
egli stesso create, con cui
danza freneticamente, sollevando un pulviscolo che diventa metafora del sogno,
parla, simula una vita intera.
Fra tutti i manichini dal bel
volto, a catturare le sue particolari attenzioni è Muñeca,
la bambola robot che gira su
se stessa, dispensa luci colorate, produce vento come
l’alito caldo di un’amante. Ed
è Muñeca, che Lui vuole sposare, ottenendo in cambio
non solo fedeltà e dedizione
ma qualcosa di più, quel
qualcosa che solo il sogno
può dare. In questo modo
onirico entra casualmente
Lei-bella (Monica Mattioli),
una ragazzina con la testa
ben salda sui libri e i piedi
per terra. Accade allora l’imprevisto: scocca l’amore, un
amore che pare troppo bello
per essere vero, e infatti lina
rosa, simbolo dell’amore, diventa motivo di contesa fra i
due, e ciascuno torna di slancio alla propria realtà virtuale solitaria. L’amore però è
più forte di tutto e di tutti, la
rosa brucia per autocombustione, il simbolo cede il posto alla realtà, la bella e la bestia si guardano negli occhi,
le ali della fantasia planano
delicatamente in un suolo
dove il mondo virtuale si
fonde con quello reale.
La regia di Gianluigi Gherzi, che ha elaborato il testo
insieme agli interpreti, è fantasiosa, vivace, dona allo
spettacolo un ottimo ritmo
senza pause inutili, arricchendo l’azione di trovate
tecniche colorite. L’interpretazione di Roberto Corona e
Monica Mattioli riesce nell’impresa non facile di coinvolgere gli spettatori nel sogno, con una recitazione che
getta un ponte fra tutte le età.
(Milano - teatro Verdi)
Un libro affascinante ricco di sollecitazioni
La presenza del «Pool» nella cultura moderna
SERGIO N. TURTULICI
Abili per consumato e
sensibile mestiere a calare nelle loro pièces forme
della tradizione teatrale alta
(vedi il «teatro nel teatro» di
«La maciverica») gli autoriattori del Gruppo teatro Angrogna hanno sapientemente
situato nell’ultimo spettacolo, «Fort Village», la figura del
Pool (il Matto). Ne avevo riferito presentando su queste
pagine lo spettacolo: qui funzionano da «fool» tre presenze magiche, folletti dei boschi
che sulla scena smascherano
gli affari dei potenti, speculazioni edilizie sulla borgata alpina spacciate per progetti
ecocompatibili.
Il Fool è invenzione teatrale di Shakespeare, giocata
ogni volta con rigore matematico nella duplice funzione di disvelamento ironico e
talora antagonistico dei codici di linguaggio e degli ingranaggi che muovono il dominio e di elevazione a potenza
della tensione drammatica,
ora sospendendola ora rimettendola in moto. In Romeo e Giulietta, Mercuzio ha
la funzione di mettere in discussione dall’interno la retorica dell’Eros, di demolire il
formalismo cortese dei discorsi dei due amanti. In
Molto rumore per nulla, sono
Dogberry e la sua ronda di
notte a funzionare da contraltare rispetto ai bisticci
cortesi, agli eleganti duetti
verbali di Beatrice e Benedick, esprimendosi con le
strutture linguistiche «basse»
della City londinese. In Re
Lear il Fool ha una presenza
più emblematica: il matto di
corte si giova della libertà di
parola per disvelare con detti
ora salaci ora amari il mondo
che lo circonda. Il Matto è la
pazzia di Lear e quindi la sua
saggezza, metafora incarnata
della coscienza e consapevolezza che Lear stesso conquisterà una volta definitivamente umiliato e vinto, coscienza del proprio errore,
della propria «cecità», del
male connaturato alla condizione umana. Addirittura in
Amleto il rigoroso ragionare
intellettuale del principe di
Danimarca, anticipatore in
letteratura della moderna civiltà del dubbio, esprime in
dimensione tragica la critica
stringente, l’ironia disvelatrice del Fool: «C’è del metodo
nella sua follia», dice Polonio
di Amleto.
È stato Shakespeare a dare
così rilevante spessore creativo alla presenza letteraria e
scenica del Fool. Ma la follia,
nelle sue molteplici espressioni sia antropologiche sia
spettacolari (il tonto, il deviante, il diverso sessuale e
sociale, l’eretico, il ribelle, il
buffone, il clown, il folletto, il
rigoletto) ha esercitato in tutte le culture una secolare seduzione. Su questo tema William Willeford, docente di
Letteratura inglese all’Università di Washington ma anche antropologo e psicanalista junghiano, ha scritto un
saggio affascinante*. Un percorso ricognitivo che indaga
«
L'appuntamento annuale dell'Istituto Ifed di fbdova
L'educazione alle «Giornate teologiche»
VALERIO BERNARDI
I profondi cambiamenti che
sono in atto nel settore
scolastico in Italia hanno più
volte interrogato gli evangelici e anche l’Ifed (l’Istituto di
formazione e documentazione evangelica) che come
ogni anno ha organizzato le
sue giornate teologiche a Padova, dal 18 al ¿9 settembre,
nella Sala della Gran Guardia, ha posto come argomento del convegno la questione
dell’educazione. Al centro
del dibattito la possibilità di
creare un progetto educativo
evangelicale che possa essere
proposto anche a livello nazionale. Infatti, legate alle
giornate vi sono state altre
due iniziative: la pubblicazione di una «Carta orientativa per un progetto educativo
cristiano» e il tentativo di costituire un’associazione di
insegnanti evangelici impegnati in prima persona nel
mondo della scuola.
I lavori, apertisi la mattina
del 18, hanno visto relazioni
da parte di Valerio Bernardi, insegnante evangelico,
che si è soffermato sullo sviluppo storico del mondo della scuola in Italia, sottolineandone il progetto elitario
e selettivo da un punto di vista sociale e progettuale; di
Elio Canale, preside del Collegio valdese di Torre Pellice,
che ha parlato della storia di
questa esperienza di scuola
privata protestante in Italia e
ne ha sottolineato soprattutto gli aspetti di surroga del
ruolo dello stato in una zona
marginale d’Italia; di Paola
Verna, del comitato direttivo
I del Cidi, che invece si è sofI fermata sulla discussione dei
I vari progetti di riforma varati
nel profondo le devianze antropologiche, le buffonerie e
giullarate rituali, magiche,
comportamentali delle società primitive (esempi tra i
tanti, i «contrari» in alcune
tribù di indiani americani come i Pueblo, Navaho e Dakota con i loro «atteggiamenti
rovesciati e travestimenti rituali») che analizza la «follia»,
i giochi giullareschi nello
spettacolo attraverso i secoli.
Il passaggio dal rito al teatro
nell’antica Grecia, il medioevo, Shakespeare per poi arrivare fino al XX secolo. I ruoli nel clownismo circense,
Charlie Chaplin, Buster Keaton, Grock, i fratelli Marx, Karl
Valentin, Danni Kaye e tanti
altri (e possiamo rammaricarci che l’autore americano non
conosca il nostro Totò).
Willeford mostra come il
Fool che irrompe e sconvolge
la scena quotidiana della vita
e quella del teatro, del circo,
del cinema sta fra l’ordine e il
disordine, in bilico tra l’armonia e il caos, tra bene e
male, ragione e dissennatezza, maschile e femminile,
centro e periferia. «Il mondo
è tutto un palcoscenico» fa
dire Shakespeare e Jacques in
Come vi piace, riprendendo il
motto sulla facciata del Globe, il teatro di Londra di cui
Shakespeare era comproprietario: «Tutto il mondo recita
la parte del buffone». Simbolo di ambiguità e doppiezza,
il Matto è rappresentato molte volte con in mano un bastone, uno scettro che reca in
cima l'effigie della sua stessa
faccia, il suo doppio. La follia
del Matto, Willeford osserva,
è quella di ciascuno di noi,
neanche tanto nascosta.
dal ministro Berlinguer,
dall’autonomia al riordino
dei cicli scolastici. Come
sempre le giornate hanno
avuto un ospite straniero che
era Robert Mewton, fondatore di una scuola privata evangelica ad Aix-en-Provence, in Francia. Mewton ha tenuto due relazioni, una di tipo teologico, che si è soffermata soprattutto sul progetto educativo che può essere
intravisto nella Bibbia, e
un’altra che ha teso invece a
raccontare l’esperienza di
questa scuola.
L’incontro ha avuto il suo
momento più interessante in
una tavola rotonda dove sono
intervenuti insegnanti, genitori, teologi che hanno interagito tra loro interrogandosi
sopratutto sul senso deU’educazione in Italia oggi, su quelle che sono le novità che apporta la riforma scolastica e
su alcuni dubbi che essa fa
sorgere, inerenti soprattutto
l’occultazione (come ha affer
mato Pietro Bolognesi) de]i
ideologie che sembrano nn!
trasparire all’interno del piZ
getto di riforma dei saper;
che, tra l’altro, non terrebbe
conto dell’unitarietà del sa
pere e del ruolo fondamenta
le della famiglia nel proce^
educativo.
Elio Canale
Il convegno si è chiuso eoa
l’invio di una lettera apeitaa)
ministro della Pubblica istju,
zione. Luigi Berlinguer, in cui
pur apprezzando i tentativi
di riforma effettuati dal governo Prodi e dal ministro si
è ribadito il bisogno di ren
dere maggiormente espliciti
il progetto educativo, la pos.
sibilità di collocare il sapete
entro determinati confini
ideologici, la centralità de|
famiglia aH’interno del progetto educativo, la questione
dell’insegnamento religioso
nel curriculum scolastico eie
va nella prospettiva di unaiichiesta di abolizione deli’itc,
ma anche di un non inseri'
mento di un’ora di culturi
religiosa o di Bibbia dele^
allo stato o a una chiesa di
stato, la possibilità di avere
udienza dal ministro stesso,
L’incontro di estremo interesse e che ha visto a ogni relazione seguire un vivace dibattito (i partecipanti alle
giornate erano circa un centinaio), ha lasciato aperte alcune questioni come quell
inerente i rapporti tra scucii
pubblica e scuola privata (alcuni erano orientati versoli
fondazione di scuole privati
evangelicali e altri, invece, ritenevano essenziale il ruolo
della scuola pubblica in
lia) e al ruolo degli insegnanti evangelici nelle scuole
pubbliche e aU’internodi
processo di riforma delll
stessa scuola. ,!f.
L'ultimo numero della rivista della Facoltà di teologia
I documenti sull'eutanasia e sull'ecumenisirii
(*) WiiJ.iAM Wiu.f.ford: Il Fool e
il suo scettro. Moretti & Vitali,
1998, pp. 340, lire 35.000.
Nel n. 4/98 di Protestantesimo Fulvio Ferrario esamina
le reazioni di Karl Barth
(1886-1968) a proposito delle
dottrine del riformatore svizzero Ulrich Zwingli (14841531). Barth è in realtà più vicino ai paradossi di Lutero
che alle posizioni di Zwingli,
ma si potrebbe invece attendere una vicinanza a Zwingli
là dove si viene a parlare della nozione di sacramento e in
particolare delle dottrine del
riformatore su battesimo e
cena del Signore. Barth però
è guardingo. Simpatia, varie
discussioni interessanti, e infine Barth, nella sua ricerca
di nuove vie su battesimo e
Cena, si muove in un ambito
non zwingliano.
Partendo da un testo di Platone, l’articolo di Sergio Rostagno si sofferma sulle nozioni di santità e giustizia in
relazione alle attuali discussioni sulla giustificazione.
L’interesse per la realizzazione della santità del credente
porta la teologia della Riforma all’impiego delle nozioni
di causa e origine. Queste nozioni in realtà subiscono una
trasformazione. Infatti, se la
validità piena del reale non
può che essere fondata in
modo da richiedere impegno,
quest’ultimo non può essere
inteso come realizzazione
della santità o della verità.
Il documento sull’eutanasia del «Gruppo di lavoro sui
problemi posti dalla scien- za
alla fede» (più brevemente
Gruppo bioetica), pubblicato
nel numero 1 della rivista, ha
avuto una presentazione ufficiale al Sinodo delle chiese
valdesi e metodiste dell’agosto 1998 e in seguito è stato
ripreso anche dalla grande
stampa. In questo numero
sono pubblicate quattro rea
zioni che fanno riferimento
al documento e ne discutono
i problemi.
Un tema, quello dell’eutanasia, che sta suscitando ampio interesse, forse perché in
presenza dei temi della bioetica (temi raggruppati per
comodità sotto la l’etichetta
di bioetica), l’individuo ha di
nuovo l’impressione di essere confrontato con questioni
concernenti il possibile e
l’impossibile, il lecito e l’illecito, il limite e il nuovo, dopo
la delusione del progresso ridotto a un mercato che suscita solo desiderio di possesso, subito soddisfatto e
subito reiterato. Lo stesso Sinodo 1998 ha invece approvato definitivamente un ampio documento su «L’ecumenismo e il dialogo interreligioso», che era in gestazione
da vari anni. Questo documento, più fondamentale del
precedente, non ha ricevuto
subito la stessa attenzione da
parte della stampa. Per i
ragione? In ogni caso i no9
lettori hanno a disposiziOi
il documento sul preseiK
numero della rivista. .
Il numero ospita comej
consueto varie recensioni-^
chiude la lista dei libri ricevi
e l’indice dell’anno 1998.1»
rivista Protestantesimo si W
va anche su Internet, all®
dirizzo del sito www. ago»
stm.it/S.Rostagno. Si posso
leggere tra l’altro gliin
delle ultime cinque annate,
sommari deH'ultimo an
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provvisorio, in attesa di .
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Chi ci vuole aiutare voloi«*|
riamente è benvenuto.
(prof. Sergio RosWg“
Facoltà valdese di 16010^,^
via Pietro Cossa 42 Roma. Tel. 06-3219729. ^
06-3201040 ; e-mail s-h«’
gno@agora.stm.it).
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^ comma 20/B legge 662/96 - Filiale dlTorino
fn raso di mancato recapito si prega restituire
ai mittente presso l’Ufficio PT Torino CMP Nord.
L’Editore si impegna a corrispondere il diritto di resa.
Fondato nel 1848
L’ingresso del municipio di Pinerolo da lunedì 23 novembre accoglie un nuovo ufficio nato per rispondere alle
richieste dei cittadini che qui possono presentare istanze,
reclami e segnalazioni e ricevere informazioni generali sui
procedimenti amministrativi e sull’accesso ai documenti.
L’Ufficio relazioni con il pubblico del Comune di Pinerolo
(Urp) è stato inaugurato ufficialmente sabato 21 ed è aperto
dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 12,30. Nelle intenzioni
dell’amministrazione il nuovo ufficio vuole essere un sostanziale cambiamento del rapporto con il cittadino che
viene così a trovare un riferimento che lo guida in ogni sua
necessità all’interno della struttura comunale.
VENERDÌ 27 NOVEMBRE 1998
Sono le 16,30, o forse poco
più tardi, di un normale
pomeriggio autunnale; l’annata è di quelle che di solito si
definiscono siccitose, le fontane lasciano appena sgorgare
un esile filo d’acqua. Non
piove da mesi. Sul pendio della valle si scorge improvvisamente una fiamma che, alimentata dalla brezza serale (o
dal vento impetuoso) e dal fogliame ben secco, diventa rapidamente un incendio. Qualcuno lo avvista, chiama i volontari antincendio e decine o
centinaia di uomini, per ore
lavorano rischiando talvolta
anche la vita, per domare le
fiamme. È successo a Torre
Penice, a Pramollo, a Angrogna, a Villar Pellice, a Bobbio
Penice e chissà in quanti altri
ANNO 134 - N. 46
URE 2000
SULLA MONTAGNA ABBANDONATA
LE FIAMME
PIERVALDO ROSTAN
paesi; il canovaccio è sempre
lo stesso: cambia ogni tanto
l’ora (ma quasi sempre si è di
notte, così lo spettacolo è più
esaltante) e può cambiare
l’esito a seconda di alcune
circostanze: maggiore tempestività, più o meno legname
secco abbandonato, un numero più elevato di uomini ad intervenire.
La montagna abbandonata;
soprattutto i prati e i boschi.
Se un vecchio albero cade
sotto i colpi del vento o il peso della neve, nessuno la raccoglierà; quando si taglia un
lotto boschivo raramente si
portano via i rami, anzi spesso
li si abbandona lungo i canaloni che scendono ripidi per la
montagna; chi ha ancora gli
animali falcia appena i prati
di fondovalle, quelli più in alto li usa al massimo per il pascolo; e trovare qualcuno che
raccolga ancora le foglie secche per farne lettiera per gli
armenti è cosa davvero rara.
La montagna è ferita. E basta poco a colpirla. Perché, è
chiaro, l’autocombustione è
impossibile, casi di speculazione ben difficili e quasi mai
l’incendio parte da una pratica
agricola. È il piromane che si
esalta nelle notti secche d’autunno, che raggiunge il bosco
attraverso comode strade,
aperte per venire incontro alle
esigenze del montanaro, e dà
il via alle fiamme; indagare è
quasi impossibile. Restano i
danni alla valle, il rischio per
le case sparse sui monti, la fatica di tanti volontari chiamati
a intervenire in condizioni impossibili. Almeno fino alla
prima nevicata.
A Pinerolo
Si farà
la piscina
comunale
La piscina al Palazzetto
dello Sport di Pinerolo si
farà. Questo è almeno quanto
assicura la Cogen spa, la ditta
che a suo tempo si è aggiudicata l’appalto ma che fino a
oggi non ha dato segni di voler portare a termine l’impegno preso (l’impresa ha infatti lasciato a metà il primo lotto di lavori, che prevederebbe
una piscina scoperta, in attesa
della realizzazione dell’impianto coperto). Di fronte a
un tergiversare che dura ormai da sette mesi (i lavori sarebbero dovuti cominciare il
19 aprile), l’amministrazione
di Pinerolo si era trovata di
fronte alla necessità di mettere la Cogen alle strette: o la
ditta comincia i lavori o si arriverà alla rescissione del
contratto, soluzione certo non
indolore, considerato il tempo
c i soldi che andrebbero persi
nell’attesa di predisporre una
nuova gara di appalto. Infatti
li lavoro deve essere finito
entro un anno, senza contare
che il Comune si è impegnato
m un mutuo per coprire le
spese di realizzazione della
piscina (5 miliardi e 700 milioni) e deve continuare ovviamente a pagarne le rate.
In un incontro decisivo,
convocato per l’occasione
giovedì 19 novembre, la Cogen ha però assicurato di essere determinata a portare fiin fondo l’impegno preso:
1 impresa ha spiegato di aver
avuto difficoltà nel reperire
la ditta a cui affidare il subappalto (che è stata presentata durante rincontro stesso), ma che alla fine tutto si
ara risolto positivamente.
«L’impresa si è presentata e
Il problema dell'occupazione, ben presente nel Pinerolese, deve coinvolgere anche le nostre comunità
La formazione, unico accesso per il mondo del lavoro
DAVIDE ROSSO
Flessibilità, formazione,
mercato globale, anche se
non sempre usati in maniera
chiarissima, sono termini che
ricorrono sempre più di frequente nel nostro vocabolario
anche ovviamente qui alle
Valli. La formazione in particolare oggi viene vista da più
parti come uno dei tasselli
fondamentali per andare oltre
la situazione di stallo occupazionale in cui versa il nostro
paese. La formazione professionale continua delle persone viene indicata ad esempio
dal sociologo torinese Luciano Gallino come una delle
poche risposte credibili alla
crisi occupazionale che colpisce l’Italia e l’Europa in un
mondo sempre più dominato
dal mercato globale e dalla
globalizzazione del lavoro.
In quale misura si fa formazione da noi? Quale spazio ha
e quale funzione può avere?.
«La formazione - ci dice
Adriano Longo, diacono che
si occupa anche di tematiche
legate alla formazione - è il
risultato di essere predisposti
al cambiamento. Quando c’è
interesse allora si può fare,
altrimenti il tutto cade nel
nulla». Ma deve esserci anche
l’informazione, occorre attivare un processo comunicazionale che sia in grado di far
crescere quell’interesse fondamentale al processo formativo. Oggi nel Pinerolese sono diverse le occasioni di formazione offerte ai giovani in
cerca di lavoro o a persone
che un impiego lo hanno già,
ma sembra mancare una visione di insieme, di indirizzo
al cambiamento.
Le iniziative sono le più varie: si va dai corsi organizzati
dalle Comunità montane per
gli artigiani che intendono
aggiornarsi, ai corsi informativi nelle scuole, dai corsi per
operatori turistici proposti
aH’intemo di un progetto comune finanziato con fondi
della Comunità europea tra
Collegio valdese di Torre
Pellice e alcune scuole francesi (progetto che ha coinvolto una ventina di persone del
Pinerolese) alle iniziative
coordinate dal centro di iniziativa locale per l’occupazione (Cilo) di Pinerolo a
quelle promosse dai sindacati
dei diversi settori produttivi.
Da noi, come altrove in Italia, la formazione riguarda sia
lavoratori in cerca di occupa
zione sia persone già inserite
nel mondo lavorativo che intendono migliorarsi o che a
cui le aziende richiedono periodi formativi specifici. Intanto anche le diverse scuole
presenti sul nostro territorio,
con la raggiunta autonomia,
tornano a interrogarsi con forza sul loro ruolo e sul peso
che ricoprono nel processo
formativo, e le aziende propongono in alcuni casi pro
getti mirati di collaborazione;
è il caso ad esempio degli istituto tecnici. C’è un po’ di tutto insomma, ma si ha l’impressione che molto si stia facendo ma che poco tutto sommato si sappia. Gli operatori
del settore che abbiamo sentito ci dicono che molti giovani
ignorano resistenza per
esempio del Cilo o di altri
centri o enti in grado di indirizzarli verso scelte attendibili
ha
espresso la voglia di con
eludere - ha commentato
assessore pinerolese ai La''on Pubblici, Giulio Blanc P® anche se l’incontro con la
bgen è andato bene, prima
' esprimermi aspetto di veere qualcosa di concreto».
Dopo il Sinodo del 1848 iniziano le
prime avventure missionarie. I vaidesi parlano il patuà occitano, ma le persone colte e i pastori che hanno studiato
all’estero parlano in francese, che tutti
comprendono. In questa lingua sono tenuti i culti, gli interventi nelle assemblee
principali e nei Sinodi e vengono scritti i
documenti ufficiali. È necessario dunque
parlare l’italiano per predicare e alla fine
del 1848 vengono inviati a Eirenze i giovani pastori «risvegliati» G. P. Meille,
B. Malan, B. Tron e F. Gay, seguiti l’anno dopo da P. Geymonat, per imparare il
«toscano» e per tenere predicazioni nella
cappella svizzera frequentate anche da
esponenti della chiesa dei Fratelli (...).
Con la sconfitta dei piemontesi e delle
Repubbliche e con il ritorno degli antichi sovrani, si assiste a una forte restaurazione soprattutto in Toscana. A Firenze i pastori valdesi sono cacciati (1851):
IL FILO DEI GIORNI
TORINO 1850
MARIO CIGNONI
Malan viene arrestato e bandito; Geymonat, arrestato mentre predicava, viene
addirittura accompagnato dai gendarmi
fino al confine (...).
In Piemonte, dopo gli episodi toscani,
comincia ufficialmente l’evangelizzazione valdese, quando il pastore G. P. Meille viene inviato a Torino nel 1850. Già
esisteva a Torino circa dal 1830 una
chiesa valdese, curata dal pastore Bert,
membro della vecchia dirigenza, che si
radunava nella cappella di Prussia, dove
si tenevano i culti in francese sotto la
protezione del conte Waldburg-Truchsess (...). Dopo poco le predicazioni del
Meille (in lingua italiana), che si tenevano in casa Bellora, quartier generale dei
protestanti di Torino, raggiunsero un uditorio più vasto, a cui si aggiunsero in
breve gli evangelici fiorentini esiliati dal
Granduca: uomini che erano noti per
avere sofferto di persona le persecuzioni
e il carcere quali Magrini, Betti*, Soiaini,
Borsieri; poi esuli politici dal regno di
Napoli come i magistrati B. Mazzarella e
Albarella d’Afflitto (...).
Meille fondò un nuovo giornale, la
«Buona Novella» (Torino 1851), che divenne l’organo del protestantesimo in
Piemonte. Continuarono ad esistere ancora due chiese valdesi, quella francese e
quella italiana, fino al 1865 quando le
^ due chiese si fusero.
da / valdesi in Italia (1848-1870) in Dalle
Valli all’Italia 1848-1998, ed. Claudiana
di formazione e crescita professionale in vista di trovare o
mantenere il lavoro, non sempre c’è comunicazione fra i
vari soggetti promotori di iniziative di formazione. I nascenti Patti territoriali potrebbero e dovrebbero essere un
occasione per tirare le file in
queste tematiche, un motivo
di incontro e di scambio, un
luogo dove individuare degli
obbiettivi comuni di sviluppo
e di crescita. Esiste comunque
un patrimonio di ore formative, che la comunità mette a
disposizione, abbastanza vario e che va sfruttato.
Per parte sua anche la Chiesa valdese sembra muoversi
sulla strada della rivalutazione dei ruoli interni alle sue
opere attraverso la formazione sia a livello nazionale che
locale. «C’è la percezione dice ancora Adriano Longo che occorra muoversi e le tematiche relative al rapporto
chiesa-diaconia sembrano andare in questa direzione.
Ognuno deve individuare delle priorità, dei filoni di formazione per individuare dei
progetti da proporre». Probabilmente si parlerà anche di
questo nell’incontro che si
terrà lunedì 21 dicembre a
San Germano con i pastori e i
diaconi del primo distretto
che si riuniscono per affrontare il tema «Lavoro che cambia, una sfida per le chiese».
L’incontro sarà l’ultimo di
una serie a cui parteciperà il
professor Bruno Ricca,
dell’università La Sapienza di
Roma, che il 19 e il 20 sarà a
Torre Pellice per presentare la
sua esperienza di formatore ai
ragazzi del Collegio e ai giovani della Egei. Questi incontri saranno una tappa di quel
progetto più generale che deve mirare a creare interesse
intorno a un argomento importante che a diverso titolo
vede coinvolte anche diverse
persone nelle nostre chiese,
da chi svolge un servizio in
esse ad opere come il Collegio che fa della formazione la
propria missione.
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VENERDÌ 27 NOVEMBRf ■
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L'ala comunale a Luserna Alta
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UNA CONVENZIONE PER LA STRADA DI MUGNIVA
— Verrà discussa venerdì prossimo dal Consiglio comunale
di Luserna San Giovanni una proposta di convenzione con
il Comune di Bagnolo Piemonte per la manutenzione della
strada delle cave di Mugniva: il problema non è nuovo è riguarda una strada utilizzata massicciamente dai camion che
portano a valle i blocchi di pietra ottenuti dalla cave coltivate a Bagnolo. Ci sarà dunque un intervento del Comune
cuneese nella manutenzione del collegamento viario. Durante il Consiglio si discuterà anche del progetto di ristrutturazione del centro storico in frazione San Giovanni.
PREMIATO IL CENTRO CULTURALE — Il concorso «Alps d’Occitània», indetto dall’associazione culturale per gli
studi occitani «Mediart» con il patrocinio della Comunità
montana vai Pellice e la presidenza del Consiglio regionale
del Piemonte, che prevedeva poesia, prosa e audiovisivi in
lingua occitana, ha premiato il video in patuà «E mi continu,
mi countiou» del Centro culturale valdese, curato dalla cooperativa «La carabattola». Il video, completamente in patuà
delle valli Chisone e Germanasca, presenta il lavoro dei conteurs del Centro culturale che, negli ultimi anni, con il sostegno della Comunità montana locale, ha lavorato con i ragazzi
delle scuole elementari e negli istituti per anziani nell’operazione di recupero e rivalorizzazione della parlata locale.
CERVA UCCISA DA UN’AUTO A BIBIANA — Ha destato
un certo stupore l’incidente accaduto mercoledì scorso in serata sulla strada che unisce Bibiana e Bagnolo: un’autovettura ha infatti investito una cerva che ha improvvisamente attraversato la carreggiata. Ingenti i danni all’auto e morte
dell’animale: questo il bilancio dell’insolito scontro. I cervi,
diffusi in alta vai Chisone, sono invece assenti dalla vai Pellice; l’animale ucciso portava le indicazioni di un comprensorio alpino della Provincia di Cuneo e forse spaventato dai
cani era sceso a valle, oltre la zona abituale per questo ungulato. Intanto proprio in questi giorni il Comprensorio alpino
To 1 (vallate pinerolesi) ha iniziato il dibattito sulla possibilità di reintroduzione del cervo anche in vai Pellice.
RSU ALLA CORCOS — La scorsa settimana si sono svolte
le elezioni per le rappresentanze sindacali alla Corcos di
Pinerolo e Luserna San Giovanni; l’affluenza è stata del
77,5% con 230 voti alla Filcea-Cgil, 98 alla Ulcer-Uil e 51
alla Flerica-Cisl. Quindi la Filcea ha ottenuto 6 rappresentanti, la Ulcer 4 e la Flerica 2.
NUOVI PRIMARI ALL’ASL 10 — Il dottor Carlo Doriguzzi succede al dottor Tiberio Doriguzzi nel ruolo di primario
di Neurologia all’Asl 10 di Pinerolo. Fra i due non c’è alcun legame di parentela ma solo omonimia. Il nuovo primario ha iniziato la sua carriera 22 anni fa presso la clinica
neurologica dell’Università di Torino e proviene dall’incarico di responsabile del progetto di diagnostica-terapeutica
delle Molinette di Torino. Nel corso della settimana è anche stato affidato l’incarico quinquennale di responsabile
del servizio Tossicodipendenze al dottor Remo Angelino;
che dal 1 ° dicembre si occuperà del coordinamento dei tre
Sert di Perosa, Torre Pellice e Pinerolo che in tutto si avvalgono di 27 operatori. Il dott. Angelino ricopriva già questo incarico con nomina provvisoria.
GIORGIO MERLO INTERROGA D’ALEMA SULLA TORINO-LIONE — L’on. Giorgio Merlo ha recentemente rivolto un’interrogazione a risposta immediata al presidente
del Consiglio dei ministri. Massimo D’Alema, sulle prospettive del collegamento ferroviario ad alta velocità fra Torino
e Lione. «Malgrado alcuni pronunciamenti autorevoli, la fase di progettazione della tratta, un’opera di importanza cruciale. stenta a decollare» ha detto fra l'altro Merlo. Nella sua
risposta D’Alema ha ricordato che è in atto uno studio destinato a chiarire i dubbi di natura geologica; «L’obiettivo - ha
chiosato D’Alema - è quello di consentire una decisione;
dovrà quindi essere precisata l’architettura dell’intervento rispetto alle gallerie previste». Resta il fatto che al momento
la direttrice più trafficata risulta essere quella del Gottardo.
SCUOLE AL FREDDO A TORRE PELLICE — Si sono registrati due inconvenienti nell’ultimo fine settimana alle
scuole di Torre Pellice; il sabato l’istituto Alberti è rimasto
al freddo a metà mattina: una perdita d’acqua alle scuole
medie aveva causato un corto circuito nel locale caldaia.
Lunedì mattina ancora temperature rigide e studenti in Comune: un inconveniente legato al freddo fuori del normale e
al ritardo nell’accensione dell’impianto. Entro la fine
dell’anno dovrebbe intanto entrare in funzione il nuovo impianto di riscaldamento a cippato di legna che scalderà tutti
gli edifici scolastici, la biblioteca e la galleria d’arte.
Intervista radiofonica a monsignor Piergiorgio Debernardi, nuovo vescovo di Pinerolo
Cristiani per dare speranza alla società
PIERVALDO ROSTAN
Nominato a settembre, il
nuovo vescovo di Pinerolo, Piergiorgio Debernardi è
entrato in diocesi da pochi
giorni; canavesano, con un’intensa vita sacerdotale in varie
località di quell’area, da Rivarolo a San Benigno, da Strambino a Ribordone è stato negli
ultimi sei anni vicario generale della diocesi di Ivrea a fianco di mons. Bettazzi. Ospite
la scorsa settimana degli studi
di Radio Beckwith, il vescovo
Debernardi ha voluto anzitutto rivolgere un caldo saluto
alle comunità valdesi della
zona e col ricordo è andato
agli ultimi anni eporediesi:
«Soprattutto gli ultimi anni
con mons. Bettazzi sono stati
per me una grande scuola, per
la sua apertura al mondo, per
la sua presenza nella società
soprattutto nei momenti cruciali nel mondo del lavoro o
di fronte a problemi internazionali. In tutti i casi come
cristiani abbiamo cercato di
portare speranza e di essere
fermento di solidarietà nel
mondo in cui si vive».
- Da Ivrea a Pinerolo; là
una vivace Chiesa valdese
con cui la Chiesa cattolica ha
spesso dialogato, qui una
diocesi definita da molti «di
frontiera»; con quale animo
si accinge al suo ministero
per quanto concerne il dialogo ecumenico?
«Ho alle mie spalle una
esperienza a Ivrea di collaborazione esemplare con la
Chiesa valdese: sia a livello di
incontri di preghiera che sul
piano di progetti di solidarietà; penso ad esempio alla
Anche a Pinerolo sì pone il problema dell’accoglienza e dell’integrazione
“Casa di Abramo’’, pensata e
realizzata insieme alla Chiesa
valdese e alla comunità ebraica, dove davvero mettendo insieme forze delle nostre chiese abbiamo offerto alla città
un luogo di accoglienza soprattutto per immigrati. Penso
alla “Casa della solidarietà”
dove molte persone della comunità valdese operano con
capacità e intelligenza verso
le fasce più povere e verso i
giovani in difficoltà; penso alla “Casa della carità”: anche lì
c’è una sinergia fra le comunità ecclesiali presenti sul territorio. Insieme abbiamo avuto momenti che definirei addirittura esaltanti e questo mi
incoraggia anche per il mio
lavoro nel Pinerolese».
- L’Eporediese ha visto negli ultimi anni momenti di
grande difficoltà per l’occupazione così tanto legata
all’Olivetti; il Pinerolese ha
forse in minor misura una
«monocultura industriale» e
tuttavia non mancano i pro
II nuovo direttore a Torre Pellice
Claudiana ieri e oggi
AUGUSTO COMBA
Dicono che i valdesi sono
simpatici agli italiani e
vogliono dimostrarlo con le
cifre deH’8 per mille. Diciamo allora di scienza nostra
che l’editrice Claudiana sta a
cuore ai valdesi, e lo ha dimostrato, la sera dèi 20 novembre a Torre Pellice, il buon
numero di persone imbacuccate che hanno sfidato il gelo
e sono venute a ascoltare, nella biblioteca della Casa valdese gentilmente concessa alla
«Val Lucerna» il nuovo direttore, Manuel Kromer, che ha
saputo ripercorrere un secolo
e mezzo di storia della Claudiana, addentrandosi infine
nel presente e anche nel futuro, unendo la precisione storica a humour, vivacità e rivelazione di particolari inediti.
Conoscevamo a grandi linee la periodizzazione corrispondente alle sedi successive: Torre Pellice 1855 {Société des Traités), Torino
1857 (tipografia), Firenze
1862 (entrambe; poi dal 1913
solo più la Società), Torre
Pellice 1925, Torino dal 1960
in poi. Accanto all’iter delle
rilocazioni, Kromer ci ha fatto capire quello del trapasso
fra periodi sponsorizzati da
amici stranieri; altri periodi di
autonomia sia pure sussidiata,
altri infine, dal 1925 in poi, di
collegamento organico con la
Chiesa valdese. Abbiamo
sentito raccontare cose molto
interessanti in fatto di produzione editoriale. La quale in
certe epoche, e con certi
«prodotti» raggiunse picchi
straordinari. Gli anni di Firenze furono senza dubbio i
migliori della Claudiana. Nel
1867 l’almanacco L’Amico di
casa toccava le 50.000 copie,
i vari libri e libretti le 98.000.
Nel 1883 le pubblicazioni,
esclusi almanacchi e giornali,
giunsero a 138.000 esemplari.
In quegli anni prima e dopo il
1870 erano feroci le polemiche con i «papisti», e questi
ultimi erano particolarmente
angosciati dalle pubblicazioni
popolari come L’Amico di casa, di cui stampavano parodie
attribuendogli, sotto la maschera, il volto del diavolo. E
come erano brutalmente bistrattati, dalle popolazioni devote, gli eroici colportori!
Un ampio spazio ha avuto
un tema di intrinseco spessore
storico e conoscitivo, quello
delle personalità dei direttori
e dei criteri da loro seguiti. Le
direzioni di maggiore durata
sono state quelle di Odoardo
Jalla, dal 1890 al 1925, e
quella di Carlo Rapini, iniziata nel 1964 e testé conclusa.
Tutti abbiamo avvertito globalmente il salto di qualità
che la Claudiana ha fatto .sotto la sua guida, ma Kromer
ce lo ha fatto capire analiticamente, specificandone i vari
punti in modo particolarmente illuminante. Con lo stesso
metodo ha illustrato in conclusione le prospettive per il
futuro, ancorate lucidamente
già da anni a quelle dell’evangelismo italiano nel suo
complesso; un evangelismo
che per fortuna, a quanto pare,
comincia finalmente a essere
simpatico ai nostri concittadini, ma che comunque ha ancora molto da imparare per potere svolgere bene, e concordemente, il suo compito.
blemi: la Beloit annuncia ad
esempio oltre 100 esuberi.
Che ruolo può giocare in
questi casi una chiesa cristiana ?
«Ho seguito molti anni
mons. Bettazzi ai cancelli
delle fabbriche o nelle assemblee; a volte anche solo la
presenza è un segno di solidarietà e di speranza e penso
che ogni chiesa debba essere
presente nel mondo del lavoro, non solo per proporre soluzioni concrete ma per aprire
il cuore per dire che lottando
si possono ottenere cose importanti».
- Lei ha parlato di iniziative comuni alla Chiesa valdese sul tema dell’accoglienza;
tuttavia anche all’interno della Caritas ci sono state posizioni diversificate...
«Nella recente assemblea
dei vescovi di Collevalenza si
è discusso di questo argomento e si è riaffermato il
principio del dovere dell’accoglienza, soprattutto di fron
te all’emergenza; certamenu
questo deve avvenire nel ■
spetto della legalità».
- Viviamo in un mondo »
cidentale nominalmente
stiano, ma sempre di bììcredenti autentici paiono ^
minuire...
8C.I fpra 1 pun
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^giormen
accomanda
e • . felle chiese
«E vero, siamo minoranj, Lo nei lo
ma non per questo dobbiam Litàviè
rinunciare: abbiamo il graj; J ^ega:
annuncio dell Evangelo^“^ '■
fare e su questo punto omj
chiesa cristiana deve dimenlEsit'iv'i sul
care il passato che l’ha divisi «lizzazione
e portare al mondo l’amored
Gesù Cristo, questo per
speranza al mondo e d
un’anima profonda».
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babwe (Africa), la Co^ cui realizza
missione distrettuale 8'Ia uegli ordini
diocesi di Pinerolo orgaiÉ tlj scoraggia
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se in via dei Mille 1 a letto e le «r
rolo, sabato 28 novembw appassii
alle ore 20,45. Interveng ¡epnna guai
no il pastore Bruno Rosta ''edere qua
gno sul tema «La storia à “enti che
Consiglio ecumenico del adoperati, c
chiese», il prof. Simoai possono es
Morandini su «Cec e Ghie questi, i
sa cattolica» e il pastmi
Luciano Deodato su «Gl gi
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Una conferenza del giudice Pazé
Le vìe delPadozìone
SERGIO N. TURTULICI
Tutte le culture di tutti i
tempi conoscono l’istituto dell’adozione, ha ricordato
Piercarlo Pazé, pretore dirigente e giudice tutelare a Pinerolo in una conferenza sui
nuovi problemi in materia di
adozione, e i più antichi racconti li leggiamo nella Bibbia. Mosè viene adottato dalla figlia del faraone, Ester da
Mardocheo. Certo, facendosi
più complesse le società, la
legislazione sui diritti e doveri in tema di adozione è
venuta evolvendosi.
Abbiamo ricevuto dal diritto romano, ha spiegato Pazé,
le forme giuridiche dell’adozione. In Italia fino al 1967,
anno della prima organica
legge in materia, la legislazione perché una coppia senza figli allargasse la famiglia
accogliendo un bambino è
stata tutta di stampo romanistico. L’attenzione del legislatore privilegiava la continuità del nome e del patrimonio, occorrevano almeno 50
anni di differenza d’età rispetto al minore perché si potesse adottare. In definitiva
l’equilibrio era spostato a pro
della coppia che faceva domanda al tribunale dei minori
per supplire a una mancata
genitorialità biologica con
una adottiva.
Già la legge n. 184 del
1983 ha posto diversamente
l’accento. Si privilegiano le
coppie giovani, la genitorialità degli affetti, del desiderio, quella sociale. Si sposta
l’accento sul versante dei diritti, delle necessità del bambino adottando. E allora il le
«presenza
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regolarment
te faciime
che la radi
mente come
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essa ha acq
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gislatore si preoccupa che. tere musica
rapporto adottivo sia il pi svolge un
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dei genitori naturali. ConW
500.000 nascite nel 1997, s
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di adozione, 3.500 affidS’
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bunali dei minori. Il giudi®
Pazé ha illustrato gli aspe#
significativi della legge
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degli scopi e obiettivi di
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abbandonato, il nucleo e
rapporto familiare idonei
Poi è passato a riferire
problemi e temi nuovi
legislazione che
è in discussione alle Camere'
Il tema che ovviamente
scita il maggior interesse,
che perché qui è più pres|
la suggestione dei ir*®®'®,
quello dell’adozione da pa®
dei single, delle coppi® a
sposate, delle coppie omos
suali. Ma c’è, non m®''°Lec('»c • '
gnificativo indice delle nuo j
sensibilità emergenti, ane,| ¿j]],.^®
quello che tocca il come ®
quando parlare chiaratnen
meno al minore, rivela 8
l’identità della famig'*®.
la sua stori®:
provenienza.
quella che qualche
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minorile ha chiamato f,
narrabile» circa i
distacco dalla famigli® ¡»i,
gine. C’è il tema dell ad®
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dirifio internazionale,
anche qui ci sono i Pr . ; ¿iii
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nascono dal «villaggi® è i
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E Eco DELLE YALU "\ÀLDESI
inerolo
DIBATTITO
LA RADIO
nirenelii.
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i punti che la recente
mente c^ \ assemblea sinodale ha
'■« pii!' iLgiormente discusso e poi
paiono di. domandato all’attenzione
felle chiese perché li inseriminorana lano nei loro programmi di
a debbia^ Lità vi è, da un lato, quello
IO il gr^ ^’aggregazione e del lavo
''úngelo da Giovanile, dall’altro il forte
punto ogni L|o a essere creativi e pro
•''o dimenti, «sitivi sul piano dell’evan
' l’ha divisa tólizzazione, riscoprendo an
5 l’amorep;i.= Himensione pubblici
Ito per
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MARCO ROSTAN
la dimensione pubblica
ila testimonianza. Dal cansuo, la Conferenza del I dietto'aveva segnalato la necessità di curare i contatti con
1, I i numerosi evangelici che in
in W pesti anni si sono trasferiti
iella pianura pinerolese e sar'ar iBZzese. Sicuramente questi
v^Cti obiettivi saranno stati ricordale! 50“ ai ti «elle assemblee di chiesa di
Consiglio pesi! ® presenti a
le chiesi Concistori e organiprossimii smi distrettuali.
Assemblei Spesso, tuttavia, nel mo14dicea- «teelo in cui ci si mette a
in Zinb concreti in
la Co® C«i realizzare quanto votato
tuale e I «egli ordini del giorno, capita
10 organi iH scoraggiarsi di fronte alle
3 pubblia difficoltà anche perché a volipio vali Ptsi pensa di dover inventare
e 1 a Pii» tutto e le «novità» non semnovembw pte appassionano. Varrebbe
ntervenge h P««« guardarsi intorno per
ino Rosta ''edere quali sono gli stru1 storiadé «te«!* ''he possono essere
nico dell! adoperati, che già esistono e
F. Simoai possono essere valorizzati,
ec e Ch» questi, e proprio in rela
11 pastori ®ne al discorso dell’aggre0 su «Cl( S«^'uue giovanile e dell’blea dei owigelizzazione, del colleaianza».. ptnento fra le chiese e le
ÌLI irsene isolate, mi sembra
le Radio Beckwith Evangeica possa svolgere un ruolo
ssai importante: chi l’ascolta
tegolarmente se ne può rendere facilmente conto. È vero
che la radio è nata inizialDiente come iniziativa piuttoautonoma, ma negli anni
essa ha acquistato in professionalità, e oltre alla trasmettere musica e informazione
svolge un ampio ruolo di
«presenza protestante» sul
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nel canip;
territorio, con la trasmissione
dei culti e con le numerose
rubriche bibliche.
Recentemente il gruppo di
collaboratori ha tenuto conto
di una serie di osservazioni
critiche a proposito dei contenuti e sta cercando di realizzare rubriche di migliore
«qualità evangelica». Per
molte persone isolate. Radio
Beckwith rappresenta l’unico
collegamento quotidiano con
la chiesa e con il contesto sociale e culturale delle Valli.
Non c’è dubbio poi che, attraverso la musica e altre iniziative che si organizzano attorno alla radio, si realizzi un’
interessante aggregazione di
giovani, evangelici e non.
D’altra parte, proprio il salto
qualitativo e tecnico in atto
pone la radio di fronte a un
bivio; o si realizzano alcuni
investimenti fondamentali per
la sua efficienza (in primo
luogo per far sì che la radio
sia ascoltabile non solo in vai
Pellice e nella pianura, ma
anche in vai Chisone ) oppure
si andrà verso un progressivo
decadimento che potrebbe anche comportare la scomparsa
di questo fondamentale strumento. In questi anni la Conferenza distrettuale non ha
mancato di dare un sostegno,
ma ho l’impressione che sarebbe necessario un passo più
deciso, con il quale le chiese
e le opere delle Valli assumano decisamente lo strumento
della radio per l’informazione, il collegamento, l’evangelizzazione, la comunicazione
periodica dell’attività, dei
problemi, della riflessione in
atto sia nella diaconia che
nella vita delle chiese. Il Consiglio dell’Associazione F. Lo
Bue ricerca questo sostegno e
la redazione sarebbe lieta di
accogliere proposte di rubriche o altri suggerimenti provenienti dalle chiese. È troppo sperare che su questo terreno maturino frutti concreti,
sia in termini di idee che di finanze? Speriamo di no.
A colloquio con l'assessore provinciale Beppe Gamba
Rifiuti: una prossima rivoluzione?
Negli ultimi anni in Italia si
è importata più carta da macero di quanta si sia riusciti a recuperare; e del resto ci sono
molte regioni dove la raccolta
differenziata stenta a decollare. Basti ricordare come la
quantità di rifiuti prodotti sia
raddoppiata in 20 anni con
grande impatto di tutto quello
che costituisce imballaggio.
Le discariche si stanno colmando rapidamente, il sistema
di smaltimento più corretto
deve ancora essere trovato;
più del 90% dei rifiuti prende
ancora la via della discarica, a
costi assai elevati per i cittadini che spendono in media
120.000 lire l’anno pro capite.
Le risposte per un corretto
smaltimento sono ancora in
fase di studio; si dovrebbe comunque partire da una capillare raccolta differenziata prima
di parlare di impianti di termodistruzione o incenerimento. La Provincia di Torino si è
data, con una delibera dell’8
settembre scorso, un «programma provinciale di gestione dei rifiuti»: se ne è parlato
la scorsa settimana a Torino.
In provincia vi sono al momento, con le attuali discariche in attività, potenzialità residue di quasi 7,5 milioni di
metri cubi (circa 100.000 a
Pinerolo): una cifra solo apparentemente grande ma che
invece rischia di essere colmata nel giro di pochi anni se
non si riuscirà nel breve periodo a ridurre sensibilmente
il conferimento di rifiuti tal
quali. «Il programma provinciale - ha detto l’assessore
provinciale Gamba - si pone
alcuni obiettivi strategici tra
cui i principali sono: raggiungimento di percentuale nella
raccolta differenziata vicina
al 50%, la drastica riduzione
dei conferimenti in discarica,
dall’attuale 90% al 19% entro
il 2003, la riorganizzazione
del servizio territoriale. Operativamente puntiamo su una
gestione integrata: da un lato
si devono ridurre i rifiuti,
dall’altro avviare azioni di
riuso e recupero». Si dovranno ad esemnio realizzare im
Una battaglia per l'ambiente e per il risparmio energetico
No airìnquìnamento luminoso
CIOVANNI PEYROT
J^i chi è il cielo stellato?
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attualnien utti infatti abbiamo il diritto
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paesaggio che sta sopra di
' (al di sopra dell’orizzonmeno importante di
^«Ua che sta sotto di noi (la
l^®“tra piccola Terra). E inve9uesto bene comune, che è
■Jtrwf ° stellato, ci viene sot° .^^mpre di più da luci
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mento dell’ambiente. Infatti
illuminare è necessario: è un
segno di progresso, di sicurezza e di estetica (quando riguarda l’illuminazione si alcuni monumenti) ma è inutile
e dannoso illuminare zone
non necessarie.
L’illuminazione stradale
con diffusori inadeguati, i fari
da parecchie decine di kilowatt degli impianti sportivi,
le insegne luminose e soprattutto i fasci laser, fissi, rotanti,
multipli delle discoteche, accecano gli osservatori astronomici, impediscono la ricerca
scientifica degli astronomi, limitano la passione degli astrofili e l’amore per la natura o la
pura curiosità di tutti i cittadini oltre a danneggiare le migrazioni di alcuni animali e
rendere spesso più pericolosa
la guida. Si calcola che in Italia una razionale illuminazione pubblica consentirebbe allo
stato un risparmio annuo superiore ai 400 miliardi di lire.
È pertanto con estremo interesse che l’Associazione
astrofili Urania di Luserna
San Giovanni si associa, assieme a tutte le altre categorie
interessate (astronomi, astrofili e naturalisti), all’iniziativa
del gruppo consigliare regio
pianti di compostaggio per la
frazione verde e quella organica (uno è previsto a Pinerolo con una potenzialità di
10.000 tonnellate annue) producendo un compost che restituisca energia alla terra; si
prevede poi la costruzione, a
livello provinciale, di due o
tre impianti di trattamento
termico, di impianti di trattamento dei fanghi di depurazione, di un paio di discariche
finali per i residui. Elemento
da non trascurare, una tale rivoluzione nel sistema della
raccolta, trattamento e smaltimento dei rifiuti, potrebbe
impiegare alcune centinaia di
addetti: non sarà un fatto im
mediato ma concretizzabile
nel momento in cui andranno
a regime i vari impianti.
Ci saranno aumenti tariffari? Quelle praticate nel Pinerolese dall’Acea sono fra le
più basse in assoluto e ritocchi ci saranno, se non altro
per sopportare gli elevati investimenti previsti; non va
però dimenticato che anche in
questo settore è in atto un
profondo mutamento: la tassa
servirà esclusivamente a pagare un servizio reso ai cittadini e nell’applicarla Comuni
e consorzi dovranno tener
conto delle effettive quantità
e qualità di rifiuti prodotti da
cittadini e imprese.
Incontro per il patto territoriale a Pinerolo
In cerca dì sviluppo
naie dei Socialisti e del Patto
dei democratici di proporre
una legge su «inquinamento
luminoso, risparmio energetico e salvaguardia dell’ambiente». Una prima riunione
tra esperti dei vari settori si è
aperta sabato 21 novembre
nella sala Viglione del Consiglio regionale. Agli interventi
preordinati (tra cui il naturalista Ezio Fonio e il presidente
degli astrofili della vai d’Aosta, Guido Cossard), è seguita
la tavola rotonda presieduta
dal giornalista scientifico de
La Stampa Piero Bianucci.
La battaglia contro l’inquinamento luminoso è iniziata
da decenni e con buoni risultati in nazioni più progredite
della nostra, come l’Inghilterra e gli Stati Uniti, e da pochi
mesi anche in alcune Regioni
italiane, come il Veneto e la
Valle d’Aosta. In Piemonte
finalmente se ne comincia a
parlare e l’iter procedurale
politico del disegno di legge,
che di solito è sempre molto
lungo, potrebbe essere abbreviato dalle esperienze legislative acquisite dalle altre nazioni e dalle Regioni italiane
che già fruiscono di questa
essenziale e doverosa salvaguardia della natura.
Era il 19 luglio 1997; il
«Forum pinerolese», composto da persone provenienti da
diverse realtà sociali e politiche, usciva allo scoperto proponendo per il rilancio del
Pinerolese la nascita di un
vero e proprio patto fra enti e
gruppi su cui impostare ipotesi di sviluppo. Nel giro di
pochi mesi, grazie anche ai
provvedimenti governativi
che varavano iniziative volte
all’autosviluppo dei territori
locali investendo elevate
quantità di risorse, prendeva
piede l’idea di dar vita a un
«patto territoriale». Venne
individuato un capofila (il
Comune di Pinerolo) che
avrebbe guidato la definizione del patto insieme agli eletti nazionali della zona. Merlo
e Passone, ai rappresentanti
delle Comunità montane, delle attività economiche, delle
organizzazioni di categoria.
Il Comune di Pinerolo ha
successivamente individuato
nella S&T l’agenzia incaricata di redigere il testo del patto. Lunedì 23 novembre è
stato presentato il rapporto
intermedio sullo «stato dell’arte» del progetto.
Al momento hanno dato
formale adesione al Patto territoriale 52 Comuni (46 della
provincia di Torino e 6 della
provincia di Cuneo più vicina
fra cui Barge e Bagnolo), tre
Comunità montane, la Provincia di Torino oltre a numerose associazioni e organismi;
il mondo valdese è rappre.sentato dal Centro culturale valdese e dalla Commissione sinodale per la diaconia.
L’esame del rapporto intermedio ha consentito di valutare elementi positivi e criticità; fra i primi la buona partenza del polo industriale di
sviluppo di Pinerolo e lo
«scopriminiera» in vai Chisone, fra i secondi le difficoltà
occupazionali della Beloit e
alla Skf e quelle legate alle
infrastrutture e ai collegamenti; autostrada per Pinerolo, viabilità in vai Chisone e
vai Pellice, raddoppio della
ferrovia fra Pinerolo e Torino, collegamento ferroviario
turistico con la Francia: questi alcuni dei nodi ricordati
dalTon. Giorgio Merlo. Il senatore Elio Passone ha ricordato il periodo a cavallo fra
la fine dell’800 e i primi anni
del ’900: «Pinerolo visse un
periodo ricco di iniziative,
nell’industria come nella cultura; è tempo di ricominciare
a investire sul territorio», ha
detto Passone.
Tutti d’accordo dunque sul
lavorare insieme, anche se
questo fatto deve essere considerato un mezzo e non un
fine; la serata si è chiusa con
la comunicazione di ulteriori
passaggi; entro sei mesi si dovrebbe arrivare alla fase
istruttoria, nella consapevolezza che ad oggi sono interessati a patti territoriali o accordi d’area almeno 25 milioni di italiani. Sarà compito di
un tavolo di concertazione
composto da esponenti degli
organismi più rappresentativi
e dai parlamentari, di redigere
un progetto credibile che sappia evidenziare le capacità di
autosviluppo del territorio e
garantire al Pinerolese, cerniera fra pianura torinese e
valli alpine, le necessarie risorse per decollare.
PAG. Ili
Nelle
Chiese
Valdesi
ANGROGNA — Domenica 29 assemblea di chiesa
sulla relazione sul Sinodo e
su alcuni problemi amministrativi. Martedì 1° dicembre, alle 20,30, riunione
quartierale ai Jourdan.
BOBBIO PELLICE — Domenica 29 novembre alle
10 culto animato dai catecumeni. Riunione quartierale all'Inverso martedì 1°
dicembre alle 20.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Studio biblico
giovedì 3 dicembre alle
20,45, al presbiterio, su «La
Cena che non c'è». Riunioni quartierali: martedì 1°
dicembre alle 20,30 alla
Cartera e ai Gonin, mercoledì 2 dicembre ai Peyrot.
MASSELLO — Riunione
quartierale al Roberso alle
14 del 2 dicembre.
PERRERO-MANIGLIA —
Incontro dell'Unione femminile martedì 1° dicembre
e ore 14,30. Riunione
quartierale alla Baissa giovedì 3 ore 14,30.
PINEROLO — Domenica
29 novembre alle 10 culto
con assemblea di chiesa
sull'insegnamento della religione a scuola.
POMARETTO — Domenica 29 novembre alle 10
culto all'Inverso. Riunioni
quartierali: mercoledì 2 dicembre alle 20 ai Pons, venerdì 4 alle 15 all'Inverso
Clot. Studio biblico sul Libro dei Salmi giovedì 26
novembre alle 20,30 all'eicolo grande.
PRAROSTINO — Riunione quartierale a San Bartolomeo giovedì 26 novembre alle 20,30.
SAN SECONDO — Riunione quartierale mercoledì 2 dicembre alle 20,30
alle Combe.
TORRE PELLICE — Riunioni quartierali: venerdì
27 novembre agli Appiotti,
martedì 1° dicembre ai Simound, venerdì 4 alla Ravadera.. Domenica 29 novembre alle 14,30 alla Foresteria si terrà un pomeriggio di solidarietà con la Cevaa organizzata dal gruppo missioni Cevaa di Torre
Pellice. A partire da lunedì
30 novembre ogni lunedì
dalle 20,45 alle 21,45, alla
Casa unionista, chi desidera
rinfrescare o estendere la
propria conoscenza della
Bibbia avrà quest'anno la
possibilità di farlo: circa
una volta al mese questi incontri avranno la forma di
culto serale. Domenica 6
dicembre alle 15, alla Casa
unionista, l'incontro dell'
Unione femminile propone
la ricerca della socia Bruna
Avondetto Ribotta sulla
croce ugonotta.
VILLAR PELLICE — Riu
nioni quartierali, alle ore
20,30: lunedì 30 novembre
alla Piantà, venerdì 4 dicembre al Serre. Mercoledì
2 dicembre alle 21 incon
tro sull'etica.
VILLASECCA — Riunio
ne quartierale giovedì 26
novembre alle 20.
Ylf US
Ottica
Lenti a contatto
Laboratorio in sede
con il montaggio lenti computerizzato
Fotografia
LUSERNA S. GIOVANNI
Via Roma, 42
TORRE PELLICE
Via Arnaud, 5
10
PAG. IV
E Eco Delle ^lli %ldesi
HOCKEY GHIACCIO — Valpe che prima sfiora il «colpaccio» a Como e poi supera di slancio il Bozen: questo il verdetto
della settimana prima di una doppia trasferta nel Bellunese, martedì con lo Zoldo e sabato a Feltre. L’incontro di domenica sera
col titolato Bozen è subito iniziato in discesa; gli ospiti, scesi in
pista col loro terzo portiere sono capitolati dopo appena 24” grazie alla rete di Marchetti; eppure i biancorossi hanno dovuto
aspettare il finale del tempo per andare a rete altre due volte con
Vasicko e De Zordo. La seconda frazione ha visto solo una rete,
per gli ospiti con Eggeri. Nel terzo tempo la Valpe Sparea ha ripreso a macinare gioco realizzando con Fabrizio Berti e con
John Volante autore di una progressione in velocità .11 5-1 finale
racconta di una pista di Torre Pellice dove tutti sono in difficoltà e pochi riescono a portare a casa i due punti.
In serie B i Draghi Pinerolo non la spuntano nemmeno con la
Lariana Como da cui escono sconfitti in casa per 3-0: i sogni di
play off si allontanano così in modo definitivo.
TENNIS TAVOLO — Due sole vittorie per la Polisportiva
Valpellice neU’ultimo turno: in DI a ’Torino i valligiani hanno
vinto per 5-0 grazie ai punti di Battaglia, Belloni e Franco Picchi; in C2 grazie a 3 punti di Giuliano Ghiri e uno di Sergio
Ghiri e di Migliore, la Valpellice ha battuto il Crdc Torino per
5-3. In Gl invece è arrivata la sconfitta a Bergamo, per 5-1 con
un solo punto per Davide Gay. Male anche la giornata in D2: la
squadra A ha perso in casa 4-5 cedendo per mancanza di concentrazione, mentre la squadra B è stata superata dallo Stampaglia Torino per 5-2 con due punti di Cesano. I prossimi incontri
casalinghi si disputeranno in via Filatoio sabato 5 dicembre.
PALLAMANO — È iniziato con una partita casalinga il
campionato giovanile under 19 di pallamano che vede impegnata la squadra maschile del 3 S Pinerolo; il Vercelli è riuscito
a imporsi ai ragazzi guidati da Marco Re. Dopo un inizio equilibrato, il marcamento a uomo di Rosso, il più pericoloso pinerolese, e una serie di 4 rigori battuti dai vercellesi, hanno bloccato la buona partenza del 3S: Tinesperienza di alcuni difensori
ha penalizzato la squadra che ha dovuto reagire anche all’infortunio occorso al pivot Magnano. Chiuso il primo tempo sul 510, Barberis passava dalla porta all’attacco mentre fra i pali si
portava Trematore; dalla manovra derivava maggiore spinta offensiva e il 3S si portava sotto. Una brutta caduta mandava
Barberis al Pronto soccorso di Pinerolo e la squadra ne risentiva: la sola grinta non bastava e il Vercelli chiudeva sul 23-19.
Le reti del 3 S sono state di Laddomada (6), Rosso e Rivoira
(5), Barberis (2) e Chiabrando (1).
PALLAVOLO — Doppia sconfitta per le pinerolesi in serie
B: il Magic Cerotti in B1 femminile perde piuttosto nettamente
(0-3) sul campo del Cavallino matto Donoratico, mentre in B2
maschile il Body Cisco è superato in casa per 3-1 da un Parabiago che doveva invece essere alla sua portata. Nel campionato ragazze il 3S è stato battuto in casa dal 2D Lingotto mentre i
ragazzi del 3S hanno superato per 3-0 il C&L Autotrasporti;
nel torneo Baudrino il Villafranca guida con 9 punti; seguono
3S Pinerolo con 6, Volley La Torre e Pablo Neruda a 3.
INVITO AL TEATRO — Come avviene ormai da diversi
anni l’Ufficio cultura del Comune di Luserna San Giovanni
propone l’invito al Teatro Alfieri per tutta la stagione 98-99,
con possibilità di usufruire del trasporto fino al teatro e della
prenotazione allo spettacolo tramite l’Ufficio cultura stesso,
presso il quale a partire dalla rappresentazione inaugurate del 3
dicembre «Hollywood» è possibile informarsi e prenotarsi.
Inoltre sempre per la prossima stagione teatrale gli amanti
dell’operetta potranno partire da Luserna San Giovanni per assistere agli spettacoli nell’ambito del 44° Festival dell’operetta,
in scena al Teatro Alfieri a partire dal mercoledì 9 dicembre
con «Sogno di un valzer». Tutti gli interessati potranno rivolgersi al tei. 0121-954431.
TACABANDA A LUSERNETTA — È la volta di un duo
chitarristico per il Tacabanda ’98; sabato 28 novembre a Lusernetta, alle 21,15 presso le scuole elementari. Franco Morone e
Tim Sparks, due maestri del «fingerpicking» americani presenteranno uno spettacolo diviso in due parti: dapprima due repertori diversi proposti separatamente e poi un finale con i due
chitarristi riuniti a sviluppare un linguaggio comune.
LABORATORIO TEATRALE IN VAL PELLICE —
L’assessorato alla Cultura e Giovani della Comunità montana
vai Pellice intende proseguire l’attività di laboratorio teatrale
per giovani e adulti che da anni viene svolta presso il Cilo di
Torre Pellice. Il laboratorio verrà condotto dalla compagnia
Stilema di Torino e prevede 15 incontri di due ore ciascuno tra
dicembre ’98 e giugno ’99, con cadenze che verranno concordate tra i partecipanti nel primo incontro che si terrà presso il
Ciao di Torre Pellice in via Volta 5 il 1° dicembre, alle ore
20,30. Gli interessati possono rivolgersi a Caterina Bruno,
presso il Ciao, tei. 0121-91556.
MATRIMONIO DA ESPOSIZIONE — Sabato 28 e domenica 29 novembre si tiene a Palazzo Saluzzo Paesana a Torino, in via della Consolata 1 bis, «Guidasposi meeting. Nozze
da sogno», una rassegna che tocca i vari aspetti dell’organizzazione delle nozze, dagli abiti da sposa ai viaggi della luna di
miele e alle bomboniere. L’ingresso è gratuito; l’orario è dalle
ore 10 alle 22,30.
FONDI PER IL CENTRO AMERICA — In seguito ai catastrofici danni in vite umane e in distruzioni causati recentemente in Centro America dall’uragano Mitch, alcune organizzazioni nazionali stanno raccogliendo fondi a favore di queste
popolazioni. Eccole nel dettaglio: La Croce Rossa italiana raccoglie fondi su cc bancario n. 218020 della Bnl filiale di Roma,
cc postale n. 300004; la Caritas su cc bancario n. 106000/66
del Banco Ambroveneto, filiale di Roma, cc postale n. 347013.
L’associazione Italia-Nicaragua raccoglie fondi (che saranno
devoluti alle popolazioni di alcuni Comuni del Nicaragua con
cui in questi anni ha attuato dei progetti) su cc bancario n.
19990 della Banca Popolare di Milano, agenzia n. 21 corso di
Porta Vittoria 28, 20122 Milano, intestato a «Associazione Italia-Nicaragua, via Saccardo 39, 20134 Milano» (tei. e fax 022140944), specificando «Emergenza uragano ’98».
Materna
a Villar Pellice
La scuola materna di Villar
Pellice sta nuovamente vivendo momenti difficili. I bambini presenti al mattino sono
quasi una ventina, ma alla
mensa e nel pomeriggio le
presenze sono quasi dimezzate. 11 direttore didattico ha fatto capire che se la situazione
rimarrà tale si potrebbe arrivare alla chiusura del tempo pieno, risparmiando un’insegnante e mantenendo solo le ore
mattutine. Se veramente si arrivasse a una situazione del
genere, c’è il rischio che la
scuola materna chiuda del
tutto in quanto, mancando il
tempo pieno, diversi genitori
per il prossimo anno scolastico iscriverebbero i loro figli
ad altre scuole della valle. La
speranza è che le famiglie che
non hanno iscritto i loro figli
alla scuola materna e quelle
che non usano il tempo pieno
si rendano conto che quando i
servizi chiudono è molto difficile farli riaprire, soprattutto
in periodi di tagli alle spese
scolastiche, e che un servizio
come la scuola materna non è
solo per i bambini di oggi, ma
anche per le generazioni che
verranno.
A partire da dicembre fino a tutta l'estate
I campì dì Agape
Dario Tran - Villar Pellice
L'Eco Delle Valli Valdesi
Via dei Mille, 1 -10064 Pinerolo
tei. 0121-323422; fax 323831
recapito Torre Pellice
tei. 0121-933290; fax 932409
Sped. in abb. post./50
Pubblicazione unitaria con Riforma
non può essere venduto separatamente
Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/60
Resp. ai sensi di legge Piera Egidi
Stampa; La Ghisleriana Mondovi
Una copia L. 2.000
Dal prossimo 4 dicembre
Agape, il Centro ecumenico
di Prali, dà avvio alla nuova
programmazione dei campi,
attività portata avanti con
successo da molti anni, con
proposte varie per tutte le età.
Si comincia dunque dal campo formazione che si svolgerà dal 4 all’8 dicembre su
«Ricordo, racconto, ascolto,
l’autobiografia nella formazione interculturale»; si prosegue con il campo intergenerazionale su «Atilibasnopser 0 responsabilità: che
faccio della mia libertà?», dal
26 dicembre al 1° gennaio
1999, rivolto a adulti e ragazzi, a partire dai 14 anni. Subito dopo arriva la proposta del
week-end teologico con il
campo su «Colpa, peccato,
perdono». A Pasqua Agape
propone il campo donne su
«Orfeo e Euridice», ovvero il
confronto con un mito, con la
poesia e con il canto.
1 campi estivi inizieranno
con quello per bambini di 1,11
e 111 elementare che si svolgerà dal 13 giugno al 20 agosto e avrà per tema «Mosè,
ma non avevi detto che ci
portavi al mare?», ancora una
riflessione sulla terra promessa, proseguendo il filo portato
avanti lo scorso anno; ai più
grandicelli (IV e V elementare) si rivolge il campo dal 20
al 27 giugno sulla comunicazione e Tinterculturalità; per
gli adolescenti dal 27 giugno
al 7 luglio la riflessione proposta sarà invece sul modo
diverso di vivere il tempo sociale nelle diverse culture, e
dall’8 al 18 luglio sempre per
i ragazzi dai 14 ai 17 anni il
campo sarà su «La fantasia al
potere». Il programma estivo
di Agape prevede poi il XX
incontro fede e omosessualità, (dal 18 al 25 luglio), un
campo donne (27 luglio-3
agosto) sulla transitorietà, un
campo giovani (18-25 anni)
su «Identità giovanile, disagio e arte», in inglese, italiano, tedesco e francese, un
campo teologico sulla Bibbia
e le teologie della liberazione
(12-19 agosto), un campo politico organizzato insieme
all’European Contact Group
(dal 19 al 26 agosto), un
week-end etica dal 19 al 22
agosto sui vari modelli di famiglia, infine un campo per
le scuole medie su «1999:
viaggio aH’interno», ovvero
riflessioni sulle modalità di
conoscersi e incontrarsi.Per
informazioni e iscrizioni rivolgersi alla segreteria di
Agape tei. 0121-807514.
«Diario» sui valdesi
Allora siamo
simpatici?
MARCO ROSTAN
VitaNuova
EDGARDO POGGIO S.A.S. ASSICURAZIONI
^asileset
Agente generale
Maria Luisa POGGIO GÖNNET
Via Raviolo, 10/A
Tel. 0121-79459Ó
10064 Pinerolo
FAX 0121-795572
Simpatici, rispettati, stimati. Ma nel loro cammino
sconosciuti. In questo modo,
che ci pare sostanzialmente
esatto, vengono presentati i
valdesi in un ampio servizio
di Luciano Del Sette e Claudio Degola sul settimanale
Diario (n. 46) che presenta in
copertina una bella cuffia
valdese con il titolo «Perché
sono simpatici i valdesi?». 11
dato che colpisce gli autori è
naturalmente quello dell’otto
per mille: «A fronte di circa
30.000 iscritti - osservano ammontano a più di 130.000
i versamenti effettuati a favore dell’Unione delle chiese
valdesi e metodiste».
Dopo una sommaria presentazione della fede (solo
Dio e Cristo, ma non madonna e santi) l’articolo si domanda se ci si può considerare valdesi pur dichiarandosi
atei o agnostici e riporta in
merito le opinioni di Donatella Sommani e di Gianfranco
Manfredi. Dopo una ricostruzione storica, si viene all’attualità, con particolare riferimento alle scuola, ai centri
culturali e giovanili, al funzionamento del Sinodo e alla
politica, con il parere di Giorgio Gardiol suH’attuale presenza evangelica in Parlamento. Non poteva mancare, per
finire, la visita a Torre Pellice, dove si mescolano amabilmente Chanforan, le vecchie
borgate, le tome e la cucina di
Flipot: come si vede, l’impostazione turistica di «Linea
verde» fa scuola, con i suoi
pregi e anche i suoi limiti.
VENERDÌ 27 NOVEMBRE^ ^ 2)
27 novembre, venerdì — TORINO: Alle 15,30, al Museo nazionale della montagna, incontro
su «A scuola di montanità», con
L. Cangini, A. Miletto, M. Bertiglia, B. Biava, B. Peyrot, B. De
Bernardi.
27 novembre, venerdì — PINEROLO: Al Centro sociale di
via Lequio, alle 21, per il corso
di orticoltura biologica,incontro
su «La lavorazione del terreno».
28 novembre, sabato — PEROSA ARGENTINA: Al padiglione Pian de la Tour festa da
ballo Aido-Avis.
28 novembre, sabato ^
TORRE PELLICE: Alle 21,15,
al teatro del Forte, va in scena
«Paradis» di B. Nigrone, presentato dalla compagnia «Onda teatro». Ingresso lire 15.000, ridotto
10.000.
28 novembre, sabato — TORINO: Alle 17,30, al conservatorio «Giuseppe Verdi», recital con
Oscar Alessi, posto unico lire
30.000. Il ricavato sarà devoluto
interamente al comitato per la ristrutturazione e Fampliamento
dell’ospedale evangelico valdese
di Torino.
28 novembre, sabato — PINEROLO: Alle 21,15, all’auditorium del liceo scientifico, il
Gruppo teatro Angrogna presenta
«Fort Village», regia Claudio
Raimondo.
28 novembre, sabato —
RORÀ: Al ristorante Monte
Frioland 2° raduno dei baffuti e
dei barbuti a partire dalle 20.
28 novembre, sabato —
LEINÌ: A partire dalle 9,50, i
Testimoni di Geova delle valli
Chisone e Pellice, di Pinerolo e
Piossasco si riuniscono nella sala
di via De Gasperi per un’assemblea su: «Mostriamo apprezzamento per la tavola di Geova».
28 novembre, sabato — BAGNOLO: Al teatro «Silvio Pellico», alle 21,15, la compagnia
«Thriller club company» propone
«Senza vie di fuga» da Agatha
Christie, regia di F. Urban. Ingresso lire 15.000, ridotti 12.000.
1° dicembre, martedì — LUSERNA SAN GIOVANNI: Nella sede dell’associazione «Arcobaleno», via Roma 41, alle 20,45,
serata prenatalizia per fare il punto sull'associazione: estrazione
dei premi della sottoscrizione,
spuntino e brindisi.
1“ dicembre, martedì — PINEROLO: All’Associazione
«Stranamore» viene proiettato il
film «Racconto di primavera», di
E. Rohmer. Ingresso gratuito.
3 dicembre, giovedì —TORRE PELLICE: Alla Bottega del
Possibile seminario su «L’incontro con l’alcol e i suoi problemi:
esperienze a confronto per garantire la domiciliarità», coordinano
G. Aimone e M. Martucci.
3 dicembre, giovedì — TORRE PELLICE: Alle 15,30, alla
biblioteca della Casa valdese,
rUnitrè propone una conferenza
su «La cucina nell’età classica e
medievale», rei. Maria Maglione.
3 dicembre, giovedì — CAVOUR: Nel salone parrocchiale,
alle 21, la banda musicale propone un incontro su «L’Africa, rit
mi e origini».
4 dicembre, venerdì — TORRE PELLICE: Alle 21, nella sala consiliare, dibattito su «Il diritto per i diritti», l’istituzione della
corte internazionale per i crimini
di guerra contro l’umanità e la
pace; interverrà Marco Bertotto,
della circoscr. Piemonte e Val d’
Aosta di Amnesty International.
4-8 dicembre — PEROSA
ARGENTINA: Nei locali della
Croce Verde si potranno visitare
le espo.sizioni in occasione dei 10
anni del magazine «Eco mese»
delle vignette originali di Giuliano Rossetti «Dieci anni di storia
d’Italia» e «Il frutto deH’immaginazione», ovvero nature morte
rese vive della fantasia con fotografie di Mauro Cinquetti.
5 dicembre, sabato — CUMIANA: Nei locali della scuola
media, alle 21,15 la compagnia
«ArteVivaTeatro» presenta «Induzione omicida»: ingresso lire
10.000, ridotto 8.000.
VALLI
CHISONE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva.
Ospedale di Pomaretto, tei. 81154
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 29 NOVEMBRE
Perosa Argentina: Farmacia
Bagiiani - Piazza Marconi r
tei. 81261
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Croce Verde, Perosa: tei. 81000 I
Croce Verde, Porte : tei. 201454 *
Lepott
ifositivo
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VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
teiefono 932433
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Guardia farmaceutica:
DOMENICA 29 NOVEMBRE democrazia i
Torre Pellice: Farmacia In-’
ternazionale - Via Arnaud 81
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Croce V. - Bricherasio, tei. 598790 ii questi si è
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PINEROLO
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Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, tei. 167-233111
TORRE PELLICE - Il
cinema Trento ha in programma, giovedì 26 e venerdì 27,
ore 21,15, Tu ridi dei Fratei
Taviani; sabato 28, ore 20,10
e 22,10, domenica 29, ore 16,
18, 20, e 22,10 e lunedì 30 e
martedì 1° dicembre orej
21,15, Tutti pazzi per Mary.
PINEROLO — La multisa-)
la Italia (0121-393905) pro-1
pone alla sala «5centp», gio-l
vedi 26, ore 20,45, cinefonim
per i soli tesserati; negli aliti
giorni Al di là dei sogni. Alla
sala «2cento» Out of sight.
BARGE — Il cinema Comunale ha in programma, venerdì 27, ore 21, L’odore della notte; sabato 28, ore 21,
The patriot; domenica ore
15, 17, 19, 21, lunedì, martedì, mercoledì e giovedì, ore
21, Tutti pazzi per Mary.
CONOMICI
PRIVATO acquista mo;-,
bili vecchi-antichi e oggetti
vari; tei 0121-40181.
5 dicembre, sabato — TORRE PELLICE: Alle 20.45, al
teatro del Forte, serata speciale
con la compagnia Nautai, che
presenta «Nyna e Yann». Ingresso lire 6.000.
Torre. Pellice
Concerto
camera
da
È stato proprio un
felice
inizio il primo concerto p®
rUnitrè di Torre Pellic«'
eseguito il 12
novembre.
Una perfetta esecuzione de^
duo Mestiere-Pizzetti, Morena Mestieri al flauto e rs
trizia Plzzelti al pianoion .
che ben si sono meritate
premi e i riconoscimeli
dopo il brillante diplomi'
conseguito rispettivamen
a Ferrara e a Bologna,
programma era vario e m
ressante: una «Sonata»
Donizzetti, scintillante
cantabile, una
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op. 160, ardua prova sia r
il flauto che per il
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passaggi armonici, 1
«Suoni» di Spriano, aef j
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mente. Un bis molto
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ìf Dopo la dittatura, Argentina e Uruguay cercano stabilità democratica
Esperienze di riconciliazione nazionale
Ig potenzialità economiche dei due paesi fanno prevedere uno sviluppo futuro
pQsitivo. La presenza della Chiesa valdese e la Facoltà di teologia di Buenos Aires
PAG. 7 RIFORMA
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aoda poco usciti da unvee proprio incubo. L’Argenàna ha visto le sue ricchezze
Lperate prima dal regime
teiWde e populista di Pecche ha governato a due rirese (considerato da alcuni
Lenuamente “la via argentila al socialismo"), poi da una
democrazia durata pochi ani turbata da rivendicazioni
ffl’rporative di vari sindacati e
infine dalla dittatura militare.
Tutti hanno attinto a piene
mani ai fondi di pensione e
aie casse malattie; nessuno
di questi si è molto preoccupato di bilanci, per cui un
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guerra mondiale con un’abUdantissima copertura aurea e in valuta pregiata, si è
visto ben presto coinvolto in
una spirale inflazionistica da
terzo mondo.
Solo con il ristabilimento
della democrazia e la parificazione della moneta (il peso) al
dollaro è stato possibile interrompere la stampa di cartamoneta e quindi Tinflazione.
Ciò ha condotto, d’altro lato,
un notevole aumento dei
prezzi (salvo quello della carne), cosa di cui soffrono specialmente i pensionati e i lavoratori dipendenti a reddito
fisso. Per il resto il progresso
èvisibile dovunque: autostrade anche urbane, privafeazione dei servizi pubblici
albani salvo le metropolita*, con prestazioni molto minorate, una tendenza a priatizzare tutto quello che è
irivatizzabile e di eliminare
quello che funziona male.
Un esempio è dato dalle
ferrovie: attraverso di esse le
ditte proprietarie inglesi fino
al 1946 venivano accusate di
sfruttare il paese, pur offrendo servizi considerati ottimi;
■ma volta nazionalizzate sotto Perón divennero una delle
■tiaggiori fonti di deficit per il
bilancio nazionale, deficit
ohe non si poteva certo nascondere sotto la frase propagandistica «adesso sono
nostre». Si parla di una media di un milione di dollari al
S'Orno, e questo per decine
d'anni! Adesso una buona
patte delle linee a lungo per®orso sono state eliminate
■luando erano deficitarie e
sostituite con ottimi autobus
privati, che hanno tra l’altro
■1 vantaggio di poter viaggiaro con orari molto più flessigli. Restano le ferrovie su"roane per i pendolari; so00 stati anche parzialmente
pvatizzati i servizi postali e
Mli telefonici.
Anche in Argentina la Chie} oattolica insiste sul finan■amento delle proprie scuo'heramente osteggiata dai
P^Oti e dai movimenti laici.
Argentina non vi è una serdella Costituzione che
. h esplicitamente il finan, rrtento delle scuole private
jPoUe dello stato e degli
„ ' *?oali come da noi, ma il
DioH sembra essere il
nari Anche in Argenti
cattolicesimo mostra va
Siamo tornati per tre settimane nei due paesi rioplatensi,
mia moglie e io, alla fine di ottobre e all'inizio di novembre
1998, dopo oltre 35 anni dì assenza. Siamo stati invitati dalla
nostra véccìiia Facoltà di teologia, nata dalla collaborazione
di metodisti. Discepoli di Cristo, valdesi, presbiteriani, anglicani e luterani foggi «Instituto superior evangélico de estudios teológicos», abbreviato Isedet) nel contesto delle «conferenze Carnahan», fondate all’inizio degli Anni 50 mediante
un lascito di una mecenate nordamericana. Le conferenze
hanno luogo una volta ogni anno da un lunedì a un venerdì
(quest’anno dal 26 al 30 ottobre), dalle ore 20 alle ore 22 per
dar modo a chi lavora di parteciparvi.
Purtroppo la svalutazione del dollaro e la riduzione dei
contributi dall'estero hanno limitato l’opera della Facoltà,
che occupa un solo edificio dei due di sua proprietà e ha dovuto chiuderè la scuola di musica e abolire il convitto per gli
studenti egli alloggi per i professori. In ogni caso il corpo docente è rimasto molto buono e la biblioteca è sempre ottima;
in altre parole, Buenos Aires è un luogo nel quale è possibile
studiare validamente teologia protestante e non stupisce
quindi che alcuni pentecostali e membri di denominazioni
evangeliche non aderenti, ma anche dei cattolici, frequentino
i corsi deU’Isedet. Gli studenti iscritti sono oltre cento.
sperare per il suo futuro: dopo tutto il paese è ricchissimo, non vi è mai stata la fame endemica che affligge
tanti altri paesi, non vi sono
problemi razziali (se escludiamo poche decine di migliaia di Indios nell’estremo
nord e nell’estremo sud). Le
tracce della guerra civile
stanno scomparendo anche
grazie a generose amnistie
(troppo generose, nell’opinione di molti) che hanno
perdonato sia i militari sia la
cosiddetta guerriglia, nel tentativo di ottenere una riconciliazione nazionale. Che
molta rabbia covi ancora sotto le ceneri appare chiaramente in casi come quello cileno del generale Pinochet,
per cui esso può divampare
improvvisamente.
Lasciata l’Argentina ci siamo recati in Uruguay, cosa
ormai facile dati gli ottimi
servizi di aliscafi tra Buenos
Aires e Colonia e Buenos Aires e Montevideo. Abbiamo
visitato le chiese di Colonia
Vaidense, Montevideo e Paysandù. Anche qui ottimi autobus privati garantiscono i servizi extraurbani e urbani. A
Montevideo la Chiesa valdese
ha un bel tempio con salone e
casa pastorale e una casa dello studente in un grattacielo
chiamato «torre Valdo», situati in una delle principali avenidas della città. Caratteristica di questo paese è che la
Chiesa valdese è molto integrata nel sistema politico e
che non mancano notevoli
sue personalità nel potere legislativo ed esecutivo.
La situazione uruguaiana in
campo economico e politico
appare sotto molti punti di vista migliore di quella argentina, anche se la moneta nazionale non è legata al dollaro: il
regime militare non sembra
aver commesso delitti così
gravi e non ha lasciato quella
eredità di odio che si riscontra
in Argentina. L’economia si
sta assestando dopo decenni
di malgoverno e di dittatura e
il paese dovrebbe riprendersi
rapidamente. Anche qui la
privatizzazione dei trasporti
pubblici ha liberato lo Stato e
gli enti locali da forti deficit. I
rapporti con la Chiesa cattolica sono buoni, ma l’Uruguay
rimane uno stato laico, a differenza di quello argentino.
Nei due paesi le nostre chiese,
come anche le altre chiese
evangeliche, soffrono più o
meno degli stessi mali di molte di quelle europee: scarsa
frequenza ai culti, poco interesse per lo studio della Bibbia, appartenenza talvolta più
etnica che confessante e militante. Ma i pastori non mancano e sono tutti bene preparati. Le difficoltà finanziarie
(si parla di stipendi pagati a
rate!) non hanno finora scoraggiato le vocazioni al ministero. Sembrano invece fiorire
i movimenti di tipo fondamentalista, senza che si possa
dire se il messaggio da questi
predicato costituisca una valida alternativa al cattolicesimo
tradizionalista. I loro rapporti
con le altre chiese evangeliche sono scarsi, spesso nulli.
Dovunque siamo stati ricevuti calorosamente e un unico nostro desiderio è quello
di potere un giorno ritornare
per un periodo più lungo,
magari per fare lezione ed
avere contatti più stretti con
le nostre chiese. Tutti i pastori e molti laici incontrati ci
hanno chiesto di salutare i
fratelli europei, specialmente
il moderatore Delmo Rostan
e i membri della Mesa, la Tavola sudamericana.
La Borsa di Buenos Aires
Il primo matrimonio interconfessionale nel Trentino
Insieme con il conforto della Parola di Dio
.... Chiesa valdese di Ivrea
I candidati a sindaco
e il problema della laicità
CINZIA CARUGATI VITALI
IL 13 novembre, nei locali
della chiesa valdese, su
iniziativa della chiesa stessa
e con la presenza di rappresentanti di altre minoranze
religiose, si è svolto un singolare incontro con i candidati
a sindaco per le elezioni comunali del 29 novembre.
L’elemento non nuovo in assoluto, ma sicuramente poco
frequente, era costituito dalla contemporanea presenza
dei candidati stessi, quasi
tutti intervenuti (7 su 9 per la
precisione), chiamati a rispondere sul tema: «Che cosa vuol dire essere laici?».
Per fornire spunti all’analisi del tema sono state anche
proposte, per esempio, alcune situazioni concrete come
occasioni per manifestare la
propria laicità: scuola, mense, celebrazioni civili e religiose, finanziamenti pubblici
a scuole private. Lo scopo era
quello di fare dichiarare a
ogni candidato l’atteggiamento della sua eventuale
amministrazione nei confronti delle minoranze di
ogni genere, ma in primo
luogo di quelle religiose ed
etniche. Questo anche perché la storia del nostro paese,
passata ma anche recente, ha
visto rappresentanti pubblici,
con le insegne delle loro funzioni e non come privati cittadini, orientarsi verso situazioni confessionali particolari, dimenticando che in quel
momento essi rappresentavano tutti gli elettori indipendentemente dalle credenze
religiose e non.
Il tema dell’incontro ha stimolato tutti i candidati sindaci (Fiorenzo Grijuela, Alfredo Tradardi, Gitana Scozzati, Salvatore Rao, Graziella
Bronzini, Maria Laura Pescatori, Loris Pietro Mauro: assenti Maurizio Neviani e Mario Raio, che peraltro si sono
scusati) che, pur nella diversità delle proprie posizioni,
hanno raccolto con sensibilità l’occasione di esporre il
proprio punto di vista programmatico. Il pubblico numeroso ha seguito con interesse le differenti esposizioni
e ha animato il dibattito con
alcune ulteriori domande.
Un incontro a Santa Severa
Tre giorni di lavoro per la
preparazione dello staff
ALBERTO SIDDU
Nel caldo tepore del sole
di Santa Severa, nei giorni dai 6 aH’8 novembre si è
tenuto il Campo formazione
staff. È stata un’occasione
che ci ha permesso di poter
pianificare il lavoro per l’organizzazione dei campi per il
prossimo anno; i partecipanti
sono stati circa una trentina
provenienti da varie comunità: da sottolineare la presenza di alcuni rappresentanti dei centri di Agape,
Bethel e Ecumene.
Sono stati tre giorni di lavoro intensi e altrettanto
gioiosi in cui il Signore e il
clima di fraternità hanno
aperto le porte per un attento esame delle problematiche inerenti la miglior realizzazione delle nostre «vacanze intelligenti». Il lavoro si è
svolto con incontri di gruppo prima e con sedute ple
narie, con l’esposizione del
ciclo organizzativo per i
campi estivi, con l’arricchimento delle esperienze fatte
nei centri sopracitati. Si è tenuto conto in maniera globale delle necessità inerenti
la presenza nei campi dei
bambini, dei giovani e adulti, tenendo presente i momenti di spiritualità, dei temi da proporre, e le serate di
socializzazione.
I nostri incontri sono stati
supportati per le «Dinamiche
tra staff e ospiti» e per le «Dinamiche interne al Gruppo
staff» dagli interventi dei relatori dottor Lepri e dalla dottoressa Abbate. Con i consigli
e gli strumenti di base avuti
per ampliare il nostro bagaglio, si sono quindi composti
gli staff. Ora c’è da augurarci
a vicenda buon lavoro, dandoci appuntamento per il
prossimo incontro di metà
febbraio 1999.
da un’estrema
'Conservatrice, legata
Dei e gruppi analo"e 'loiin liberazio
Hiarv' °*^‘ontamento spesso
e ino ® perciò sconfessati
.'^all’autorità eccle
PoDnin^' ^ ohe punto il
chL ° Partecipi appare poco
a che f casi abbiamo
ci ®'e con pure e sempli
yESÌ"'
^ P®'' ‘otto TArgen
P'nttosm “«’impressione
^to positiva e fa bene
FLORESTANA PICCOLI SFREDDA
Dovrebbe essere noto ai
lettori che nel giugno
1997 è stato sottoscritto uri
«Testo comune sui matrimoni
interconfessionali» da parte
della Conferenza episcopale
italiana, della Tavola valdese e
del Comitato permanente
delTOpera per le chiese metodiste in Italia. Si è trattato di
un evento storico, la prima
pietra miliare nel percorso
ecumenico postconciliare del
nostro paese. Un’apertura
nuova, un fiotto di luce, anche se difficoltà e problemi
permangono nella celebrazione dei matrimoni interconfessionali: ma ostacoli importanti sono stato rimossi e forse il
popolo di Dio, sospinto irreversibilmente dallo Spirito sul
cammino dell’unità, deve
però saper frenare la sua santa impazienza.
I matrimoni celebrati in
Italia secondo il «Testo comune» (di cui alcune norme applicative sono recentissime o
addirittura ancora in corso)
sono finora pochi. A Rovereto
il 24 ottobre è stato celebrato
il primo del Trentino: Fabia
De Tommaso (cattolica) e
Paolo Gabriele Sfredda (evangelico) si sono uniti in matrimonio secondo il nuovo documento nella sobria e bellissima chiesa di San Giuseppe.
Ne diamo Tannuncio su queste colonne con gioia, con
commozione, con gratitudine
al Signore e a tutti coloro che
vi hanno collaborato.
Mancava la Mensa del Signore, poiché sarebbe stata
un doloroso segno di divisione: è lo scandalo che tuttora
separa le nostre chiese. La
«Liturgia della Parola» ha
però consentito che la Parola
risuonasse alta fra le navate
austere della chiesa attraverso la predicazione dei due
ministri: il parroco don Giuseppe Conci e il pastore valdese Giulio Vicentini. Una liturgia che ha costituito una
forte testimonianza, gioiosa e
splendente come l’Alleltija di
Haendel che ha sancito la comunione degli sposi. Il coro
parrocchiale ha cantato anche il «Forte Rocca» di Lutero,
l’organo e il violino solisti
hanno contribuito ad arricchire la celebrazione. Nelle
letture bibliche, nel silenzio
raccolto e nelle preghiere dei
credenti si avvertiva la presenza del Signore.
A Ginevra, il luglio scorso,
al termine di un convegno
mondiale dei «foyers mixtes»
(a cui hanno partecipato anche Gianni e Myriam Marcheselli, pionieri in questo
cammino), era stato espresso
un messaggio. Chiudiamo
questa testimonianza ecumenica con uno stralcio di
tale messaggio, letto verso la
fine della celebrazione di Rovereto dallo sposo, mano
nella mano della sposa: «Come cellula della chiesa... imploriamo le nostre chiese di
rispondere al nostro bisogno
con un invito chiaro a condividere insieme la cena del Signore in tutte le comunità
ecclesiali cristiane e ad esprimere così la speranza dell’intera chiesa per l’unità». Voglia il Signore illuminare la
sua chiesa, trasformare in
realtà viva questa speranza.
Un gruppo di partecipanti aii’incontro
dB
gioventù evangelica
SOTTOSCRIZiONE 1998
normale.........................I- 45.000
sostenitore.......................90.000
estero............................60.000
«3 copie al prezzo di 2»..........90.000
cumulativo GE/Confronti...........90.000
versamenti da effettuare sul ccp n. 35917004 intestato a;
gioventù evangeiica
via Porro Lambertenghi, 28 - 20159 Miiano
12
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 27 NOVEMB^Rp
Un viaggio organizzato dalla Commissione sinodale per la diaconia
Visita alle strutture diaconali ceche
Il fascino di Praga e dei suoi quartieri caratteristici si è affiancato alla densità degli
incontri con gli operatori delle strutture che fanno capo alle chiese protestanti
ANITA TRON
,, O lAM partiti un matti-i
1
' no, per andare a Pra-aga, e per tutto il cammi-i-no,
cantavam le canzoni». 11 viaggio in autobus è stato molto
lungo: 18 ore intervallate da
qualche quarto d’ora d’aria
alle stazioni di servizio, ma è
servito per socializzare, per
diventare un gruppo a tutti
gli effetti. Pur essendo infatti
ognuna e ognuno di noi implicati a vario titolo nel lavoro delle opere diaconali della
Chiesa valdese, non tutti si
conoscevano; il programma
predisposto dalla Csd, in collaborazione con l’organizzazione diaconale della Repubblica ceca, ci ha consentito di
visitare la città di Praga (monumenti, musei, luoghi storici, birrerie e locali jazz) ma i
momenti forti dell’intero
viaggio sono stati l’incontro
coi colleghi e le colleghe della
diaconia locale.
Alla guida della signora Èva
Grollova, vicepresidente della diaconia ceca, abbiamo visitato un Centro polivalente e
incontrato la comunità (che
ci ha offerto dei deliziosi pasticcini) del quartiere 8 di
Praga; una Casa per anziani a
Libice; una struttura polifunzionale per portatori di han
dicap a Caslav e un Centro di
accoglienza e formazione a
Bystrice («Sola Grada»), presso il quale erano riuniti i direttori e le direttrici ceche per
un corso di formazione.
È stata un’esperienza coinvolgente, a tratti anche emozionante. Ciascuno di noi,
soprattutto chi lavora da più
tempo all’interno delle nostre opere e ha vissuto il periodo «prima e dopo» le grandi ristrutturazioni, si è trovato a casa propria, si è riconosciuto nei modi di fare, di entrare in relazione con le persone, di affrontare i problemi, di sognare il futuro dei
propri servizi diaconali. Ci
siamo sentiti in comunione,
in sintonia al di là della barriera della lingua e della diversa cultura. Non è un’esperienza da poco.
Personalmente ho colto sul
volto dei miei compagni e
delle mie compagne di viaggio delle espressioni che mi
porterò dentro e mi scalderanno nei momenti di stanchezza. Nella Repubblica ceca la componente protestante è minoritaria: rappresenta
in tutto un 10% della popolazione, composta per il resto
da un 40% di cattolici e da un
50% che si dichiara non appartenente ad alcuna confes
Il Palazzo dei principi a Lytomice
sione religiosa. L’intervento
diretto e strutturato delle
chiese ceche nella società è
un’iniziativa molto giovane,
che si è sviluppata dal 1989 in
poi, dopo la «rivoluzione di
velluto». Da questo punto di
vista, il confronto con la storia della nostra diaconia è
stato di grosso impatto.
Ci siamo trovati come proiettati in un mondo in costruzione, dove tutto è ancora
possibile, dove si può ancora
scegliere senza essere condizionati da quello che c’è già,
dal timore di venir meno a
una vocazione o di tradire
l’eredità ricevuta se si decide
di abbandonare qualcosa
strada facendo. In altre parole, si trovano nella fortunata
circostanza di poter costruire
la loro diaconia partendo dai
bisogni a cui vogliono rispondere. Non hanno ancora l’onere, tipico della diaconia occidentale, di dover mantenere e continuamente adeguare
ai nuovi bisogni opere centenarie, inserite nella programmazione degli interventi socio-sanitari locali e perciò
ancora utili, ancora necessarie. Nel corso del 1999 un
gruppo di operatori e operatrici della diaconia ceca verrà
in visita da noi. Ci prepariamo a accoglierli con altrettanto entusiasmo e slancio.
Un impegno rigoroso e costante condotto anche nell'Università
Giovanna Pagliani Peyronel, scienziata evangelica antifascista
ENRICO I. RAMBALDI
IL 2 agosto è mancata Giovanna Pagliani Peyronel.
Era nata 86 anni fa a Palermo,
dove il nonno paterno insegnava Fisica, quando la fisica
e la matematica siciliane erano all’avanguardia: all’inizio
secolo si formavano a Palermo fisici di rilievo, come Orso
Mario Corbino, poi promotore del laboratorio romano di
via Panisperna, e brillava un
Circolo matematico, celebrato da Henri Poincaré come la
più importante organizzazione matematica al mondo. 11
padre, ing. Pietro Pagliani, le
trasmise l’interesse scientifico, mentre dalla madre, Erminia Pons, le venne la tradizione evangelica: il nonno paterno (originario di Fontane, in
vai Germanasca) era stato pastore valdese, poi «prestato»
alla chiesa metodista.
In Giovanna Pagliani giovanotta a Milano studi scientifici ed evangelismo si congiunsero in un’unica scelta di vita:
a Milano si laureò in Scienze
naturali con un professore
valdese, Emanuele Grill, e
percorse tutta la carriera universitaria, da assistente a
professore ordinario di Petrografia e direttrice del Dipartimento di Scienze della
Terra; a Milano sposò Giorgio
Peyronel, anch’egli scienziato e valdese, nato in una convalle della Germanasca, a
Massello, e figlio del pastore
valdese Francesco. Gli sposi
ebbero due figlie, Susanna e
Giovanna Pagliani Peyronel (a sinistra) con i coniugi Berta e Vittorio
Subilia a metà degli Anni 70
Giuliana, condivisero gli anni
difficili della Resistenza e
un’impegnata vita di lavoro,
ma seppero anche godersi gli
svaghi: mitiche, tra familiari e
amici, le loro escursioni d’alta montagna e sui ghiacciai
con il fratello di Giovanna, il
medico metodista Adriano
Pagliani, e lungo l’elenco dei
paesi che, in 56 anni di matrimonio, Giovanna e il marito
visitarono in Europa, America, Asia, Africa.
Ma ciò che soprattutto
Riforma vuole ricordare, è
l’impegno antifascista di Giovanna Pagliani evangelica e
universitaria. Nella riedizione
della monumentale Storia di
Milano della Treccani (cfr. E.
1. Rambaldi, La cultura filosoficav. XVllI/2). Giovanna vie
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Abbonamento sostenitore per l'interno...........L. 50.000
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allo stesso indirizzo (l’uno)...................L. 27.000
da versare sul c.c.p. n. 18345223 Intestato a «Comitato Scuole Domenicali», via
Porro Lambertenghi 28 - 20159 Milano
ne ricordata come firmataria
del manifesto che, il 26 luglio
1943, segnò una svolta nella
vita universitaria italiana: «I
sottosegnati Professori Docenti ed Assistenti del Politecnico
e dell’Università di Milano
chiedono che venga immediatamente abrogata ogni discriminazione religiosa politica e
razziale per l’ammissione di
docenti e discenti in tutti gli
Istituti di alta cultura del
Paese ¡...] che i colleghi colpiti
da iniqui provvedimenti discriminatori politici e razziali
vengano reintegrati nei posti
che occupavano [...che per] i
colleghi che hanno rinunziato
alla carriera universitaria per
conservare integra la loro coscienza politica e morale I...I
vengano immediatamente
presi in considerazione provvedimenti riparatori /.../. Salutano il Maestro di recente
scomparso Piero Martinetti
con il rimpianto che egli non
abbia potuto vedere quest’alba di libertà e dignità risorgenti» (cfr. Attività clandestina dell’Associazione Professori e Assistenti Universitari,
Milano, 1945). Questo «primo
grido di libertà» elevato in
Università contro la tirannia
e ricordato anche in altri studi (cfr. 1. Cattaneo, L'Università degli Studi di Milano tra
attendismo e Resistenza, in rivista di «Storia della Lombardia», 1947) venne firmato da
Giovanna Pagliani e altri
quattro universitari: Antonio
Banfi, Giorgio Peyronel, Mario Alberto Rollier e Gianfranco Mattei, cbe di Giovanna
era stato testimone di nozze
e che nel 1944 pagherà con la
tortura e la morte la lotta al
nazifascismo. Su cinque firmatari, tre erano evangelici, a
riprova del ruolo che il protestantesimo italiano ebbe
nell’antifascismo.
Già molti anni prima Giovanna Pagliani era stata attiva negli ambienti universitari antifascisti. Fino al 1931,
quando perse la cattedra per
non giurare fedeltà al fascismo, sui «lunghi banchi consunti simili più a quelli di una
chiesa che di una scuola»
delV «aula rettangolare di un
antico palazzo» in cui, a «poche persone sparse qua e là»,
teneva Piero Martinetti, sedevano non solo studenti, ma
anche un «gruppetto» di «fedeli» giovani neolaureati, anche di altre discipline; qualche professionista; dissenzienti di diverse estrazioni sociali (cfr. I. Raboni, Piero Martinetti: un maestro ne «11 Ponte», 1951). Tra loro vi fu, talvolta, anche Giovanna Pagliani, che già allora intrecciava
legami con studiosi perseguitati, come Piero Martinetti,
Ernesto Buonaiuti, Mario Untersteiner (Giovanna Pagliani
fu, da liceale, compagna di
classe di sua moglie. Linda
Candia) e, insieme al marito,
animava l’ambiente evangelico e antifascista che, attorno a
Giovanni Miegge, avrebbe
pubblicato «Gioventù cristiana» e «L’Appello».
Giovanna Pagliani è tornata
al Padre. Ai familiari, che perdono in lei la protagonista di
una più esclusiva cerchia di
affetti, porgiamo le condoglianze e il conforto che anche noi ricordiamo Giovanna
Pagliani, studiosa evangelica
il cui impegno contribuì a che
noi potessimo vivere liberi.
Il 2 novembre a Bagnol
Giornata di preghiera
delle donne battiste
MARTA D’AURIA
CON la mente e il cuore ri
volti alle migliaia di sorelle credenti che nel medesimo giorno, anche se in diverse latitudini e longitudini, si
riuniscono in preghiera, le
donne battiste del Napoletano si sono incontrate lunedì
2 novembre per vivere insieme la Giornata mondiale di
preghiera delle donne battiste. Quest’anno l’incontro,
che ha visto la partecipazione
di oltre una cinquantina di
donne appartenenti alle sette
chiese battiste presenti nella
zona, si è svolto nella chiesa
di Bagnoli. In apertura la pastora Anna Maffei, in veste di
vicepresidente dell’Ucebi, ha
ricordato non solo che nel
panorama internazionale
delle Unioni battiste, quella
italiana è stata tra le prime ad
appoggiare e sostenere il ministero pastorale femminile,
ma ha anche sottolineato che
molte chiese della nostra piccola Unione battista crescono e si reggono grazie alla costante testimonianza e al
considerevole contributo offerto dalle donne.
A partire dall’invito «Celebriamo l’amore di Cristo» il
culto è stato frutto dell’impegno di ogni singolo gruppo di
donne: la comunità di Fuorigrotta e quella di via Feria
hanno proposto due brevi
meditazioni bibliche 1
munità di Casavatore’ha
dato le presenti in ujj
mento di preghiera, qu^
Bagnoli ha condiviso umi
tura corale, il gruppo dj.
no ha gestito il momenti
la raccolta dell’offertad’n
re, mentre quello diTj
Annunziata ha presiedili
liturgia. Infine le donnei
comunità di Monterusci
(Pozzuoli) hanno condoli
momento della cenadd
gnore che è stato il plùi,,
so di tutto l’incontro
Dinanzi ad una tavolali
apparecchiata, alcune si
hanno cominciato adii
stare insieme farina, aci
un pizzico di sale e del Ha
mentre la pastora Gabil
Lio ha invitato tutte a pj
dere parte alla condivisii
del pane e del vino offerta
Gesù Cristo. Fiduciose eli
pane e il vino rappresene
per noi, fragili viandanj
questo mondo, il vero(
che nutre e ristora, le dot
hanno accolto l’invito
gioioso banchetto rinnoi
do il proprio impegno ali
vizio del regno di Dio. Alt
canti alternati a immagij
corsi d’acqua, metaforei
l’inesauribile amore dl(
sto, hanno arricchito rind
tro di preghiera mondi
delle donne battiste che
tutte rimane un appun
mento da non perdere,
Al
filane
marief
CON gri
fatica
TORRE ANNUNZIATA — Domenica l® novembre la localed
sa battista ha vissuto un momento di profonda gioiaini
l’estate sco:
ciano Mene
disopra st£
completa :
anche per £
me vigenti
un edificic
quadro del
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soffitto de
per dare pi
me, la ran
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pienza a 5^
man comp
essere ospi
dei balconi
pagna, ecc,
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gerà sia alti
Un gran
compiuto
eraunpref
tonel 19d
estiva eva
nella sua s
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migliorami
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chiese bat
valdesi di
L’intento è
tere il Cen
anche di v
stili, laici (
nei campi
' salute, del
te chi pro|
comunità
castone del culto di insediamento del pastore in provala
nude Casalino. 11 culto è stato presieduto dalla pastoraJ
na Maffei mentre il presidente dell’Unione battista. Rei
Maiocchi, ha tenuto la predicazione a partire dalla parai
del seminatore in Matteo 13, 1-23. Dopo una promessi
impegno e consacrazione fatta da Emanuele Casali»
nanzi a Dio e a tutta l’assemblea riunita, il pastore Massi
Aprile, «tutor» del pastore in prova, ha invocato le heni
zioni e il costante sostegno del Signore su Emanuele, lai
glie Maria e il loro primo figlio che nascerà tra pochi®
Hanno condiviso questo importante momento di gioia!
ringraziamento i rappresentanti di tutte le comunità®
remi all’Associazione delle chiese battiste nel Napoletanlj
MANTOVA — La Chiesa valdese, il 4 novembre, ha
la sorella Elvina Veneri ved. Pognani per i suoi 90 aniu,
sieme alle figlie e ai parenti, la comunità augura alias»
Elvina che il Signore la conservi ancora a lungo.
TORRE PELLICE — Gli auguri più sinceri a Michele Boi?
vanni e Silvia Benech e a Alder Gaydou e Silvia Buffa,!
si sono sposati. ,,,
• Nella comune speranza in Cristo risorto siamo viciiw
famiglie di Francesco Aonso, Ilver Simond e Renato
gn, di cui si sono svolti i funerali.
Nella «Piccola collana moderna» è uscito il
Paolo Ricca, Giorgio Tourn
Le 95 tesi di Lutero
e la cristianità del nostro tempo
pp. 84, L. 10.000, cod. 291
Lutero affisse le 95 tesi perché la verità fosse “conosciuta dal popolo”. Il 31 ottobre 1517 nacque la Riforma
protestante il cui tema, allora
come oggi, è la penitenza:
una seria confessione dei
nostri (non di quelli altrui)
peccati, a cui segue l’annuncio della grazia misericordiosa di Dio.
Nord Italia
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riposo, a 4(
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Centro.I p
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VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 -10125
TEL. 011/668,98.04 - FAX 011/650.43.94 - C.ur-^
MILA]
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Vita Delle Chiese
PAG. 9 RIFORMA
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li Sono vicini alla conclusione i lavori allo stabile di Tramonti di Sopra
Il Centro «Luciano Menegon» si rinnova
Alla necessità di mettere la struttura «a norma» si è unito un progetto di
filando e di ampliamento dell'attività che potrà coprire l'intero arco dell'anno
^jiabie-fbance maurin
CON grande impegno, e
fatica dei responsabili
l'estate scorsa, il Centro «Lugano Menegon» di Tramonti
disopra sta ultimando la sua
fonteiJI completa ristrutturazione,
no coni; anche per adeguarsi alle nor“ me vigenti. E cosi diventato
Vìolìr» rtpl
condoti !
toTH in edificio molto bello nel
ontro quadro delle sue montagne
matavnu econ nuove possibilità: il
. soffitto del salone rialzato
alcune
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so»
farina,
de e della
tora Gabi
sterna e le due grandi camere e bagni per portatori di
tutteanJl>andi‘'®P’ stimerò di cacondivi! mere che ormai porta la ca/ino Pionzo a 50 posti
ducioÌÌ man completo potrà dunque
^ essere ospitato
dare più respiro alTinsie
, la rampa d’accesso e
un pullà dunque
_______ , la bellezza
UimlS del balconi aperti sulla cam,.ina,ecc. lHlesiderloèche
tnra la nuova Vita che vi si svolo rinvi gerà sia altrettanto bella.
nv® grande passo è stato
npegrj dall’epoca in cui
T era un prefabbricato, costrui
diDio.iyitonel 1948 perla colonia
Il Centro «Luciano Menegon» come appare al momento
a immagiit gj(¡ya evangelica che.
pur
amore d semplicità ha svol
rrhitnl’i™ “>' ^"‘^be attraverso ulteriori
5 miglioramenti, un’importanittiste cZ funzione aggregativa per le
' chiese battiste, metodiste e
un appnm tutta la regione.
^ L'intento è ora quello di mettere il Centro a disposizione
anche di vari gruppi autogestiti, laici 0 altri che operino
nei campi della scuola, della
salute, del tempo libero. Inoltre chi programma un viaggio
Comunitario attraverso il
Nord Italia, le Dolomiti, e chi
va verso incontri con l’Est europeo potrebbero fare di Tramonti tappe di riflessione e
riposo, a 400 m di altitudine.
In marzo-aprile sarà necessario un campo lavoro
per delle opere esterne al
Centro. I problemi attuadi da
risolvere al più presto possi
I la locale d
da gioiaiflC
in provalti
Ila pastoraJ
artista, Rei
dalla parai
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e Casalina
store Massi
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anuele, lai
ra pochi ®
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mmunità*
Napoletano.
ha festeggi
oi 90 anni
ura alla sol
IO.
chele Bong
Ivia Buffai®
imo
vicini*
bile sono: prima di tutto dotare il Centro del riscaldamento, altrimenti non potrà
funzionare sempre (fatto necessario per raggiungere 1’
autofinanziamento, ed è già
stato predisposto l’impianto
base, ma per la caldaia e i radiatori ci vogliono altri fondi): avere fiducia nelle chiese
evangeliche italiane dell’area
Fcei e in altre chiese amiche,
di modo che esse si sentano
sempre più solidali con questo progetto che riguarda
tutti ma che va al di là delle
nostre magre possibilità,
malgrado gli sforzi della Tavola valdese per reperire dei
fondi, e della Ced che ha ripartito tra tutte le chiese del
II distretto e su tre anni un
impegno comune non indifferente, contando inoltre sulla generosità di tanti altri.
A parte questo il Comitato
dovrà prevedere altri aspetti:
la pianificazione dei prossimi
mesi per trovare i fondi per
restituire i prestiti, con visite
alle nostre chiese o altrove,
pieghevoli informativi, articoli, ecc.; la programmazione
della primavera e dell’estate
prossima con un’attenzione
particolare al nuovo statuto
che cambia diversi punti e allarga il nostro orizzonte puntando sull’interscambio culturale e religioso tra le nazioni vicine (Austria, Slovenia,
Croazia) e per iniziare a pensare a un programma di educazione alla pace; l’impegno
per la formazione di tutte le
persone che sono coinvolte
in un modo o nelTaltro nel
Centro. Questa formazione
potrebbe essere fatta o durante le riunioni del Comitato o con quella prevista dalla
Commissione sinodale per la
diaconia, oppure con altre
possibilità di formazione, al
fine di sviluppare sempre migliori competenze per favori
(foto Emanuele Coisson)
re rincontro tra giovani, tra
famiglie e singles e per l’accoglienza e la vita comunitaria.
Per i campi a livello giovanile, per la formazione dei
giovani staffisti della zona,
un’idea potrebbe essere
quella di una partecipazione
programmata ai campi di
formazione di Agape (o in altri centri), come quello che si
terrà il 4-8 dicembre prossimo sul tema: «Ricordo, racconto, ascolto: l’autobiografia nella formazione interculturale». Uno scambio tra i
nostri diversi centri permetterebbe forse anche di spostare i ragazzi e le ragazzi
iscritti ai campi in soprannumero, portandoli con una
parte dello staff a Tramonti
di Sopra. Altre idee sono
benvenute: tutte e tutti coloro che hanno avuto o avranno a che fare con Tramonti
sono invitati a fare pervenire
proposte, idee, speranze.
^ Le chiese di Colleferro e Ferentino hanno vissuto un'intensa stagione
Incontri e comunione con fratelli e sorelle tedeschi
^ fRANCESCO TRAVERSI
Questi ultimi mesi dei
1998 per le comunità di
Eolleferro e Ferentino sono
ricchi e di gioia e di
piofonda e sincera felicità
"ollaccogliere nelle proprie
Uùese e intorno ai propri de®ohi i fratelli e le sorelle pro''snienti dalla Germania. Mai
'-oirie in questo periodo si è
sontito in maniera forte e vi11 senso biblico delTaccoP'onza e del condividere in'fime momenti sinceri intor0 alla parola del Signore. La
pte più intensa delle visite
stata nel dare accoglienza
® soprattutto nel sentire di
,^ore stati accolti nei cuori
j,. fratelli stranieri po
'’Ì'inuti dopo essersi co^bora scompare la
appartenenza nanale, la differenza di culEua diversità di una lin
(yjnon si comprende,
0 viene superato come
da un gesto, da
sguardo e da una stretta
di mano, non servono più
tante parole per passare
un’indimenticabile giornata
serena e gioiosa.
Il 27 settembre erano giunti a Ferentino 21 vicari della
Chiesa della Renania, che
avevano molto apprezzato
un’escursione turistica fra le
antichità di Ferentino e Anagni. Il 20 ottobre poi 16 lettori
di una rivista ecclesiastica
della Chiesa del Baden hanno
pranzato a Colleferro e si sono poi recati in visita alla comunità di Ferentino. Nel primo pomeriggio c’è stato un
intenso e approfondito scambio di idee e opinioni riguardo alla stampa religiosa tedesca e quella italiana: gli ospiti
hanno molto apprezzato la
impostazione e i contenuti
del settimanale Riforma, del
trimestrale Protestantesimo,
di Gioventù evangelica, e soprattutto della vasta pubblicistica dèlia casa editrice
Claudiana e della varia stampa per la scuola domenicale e
di riflessione biblica.
Ìian.T
/ vostri acquisti, per gli abbonamenti ai periodici evangelici
Librerìe CLAUDIANA
I^ILANO:
''»a Francesco Sforza, 12/A
^‘el. 02/76021518
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jazza della Libertà, 7;
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tei. 011/6692458
ROMA:
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E ancora: il 31 ottobre abbiamo avuto il piacere di
ospitare 29 fratelli di un
gruppo ecumenico di Friburgo, che dopo una sosta nella
chiesa di Colleferro hanno
pranzato con i fratelli di Ferentino. L’il novembre è stata la volta di 35 laici che frequentano la Laien-Uni, Università per laici della Renania, accolti in una maniera
superba nella casa di campagna dei fratelli Antonio e Edna Natalizia, e che intorno a
un fuoco scoppiettante hanno ascoltato veramente interessati la storia della nascita
delle comunità di Colleferro e
Ferentino e dopo molte domande si è consumata una
deliziosa cena a base delle
specialità locali e del buon vino locale: siamo sicuri di avere lasciato nei loro cuori dei
ricordi che difficilmente potranno dimenticare.
Il 16 novembre però è giunto tra noi un gruppo veramente speciale, 23 fratelli della Chiesa gemellata di Rhaydt
in Renania, guidati dal pastore Harald Kamp e da sua moglie Iurta e dal simpaticissimo
John Me Donnald con la moglie Herica. Il culto domenicale, per le due comunità riunite, è stato tenuto nelle due
lingue dalla pastora Dorothée
Mack e dal pastore Kamp, che
ha centrato la sua meditazione sul testo di Efesini 5, 8-14:
«Se un tempo eravate tenebra, ora siete luce del Signore.
Comportatevi perciò come i
Agenda
27 nooembre
BERGAMO — Alle ore 17,30, presso il Centro culturale
protestante, il professor Mario Corona parla sul tema:
«L’egemonia puritana nella cultura americana: l’individuo
nella poesia di Whitman e Ginsberg». Tel. 035-238410.
SONDRIO — Alle ore 21, presso il Centro evangelico di
cultura (via Malta 16), Franco Monteforte (direttore de «La
Provincia» di Sondrio) e il pastore Alfredo Berlendis discutono l’enciclica «Fides et ratio».
TRIESTE — Alle 18, nella sala del Circolo delle Assicurazioni generali (p.za Duca degli Abruzzi 1), in occasione del 1°
centenario della Comunità evangelica metodista, il past.
Giovanni Carrari parla su: «“Un triestino controcorrente di
cent’anni fa”: la nascita della Chiesa metodista di Trieste».
27-29 nooembre
PACHINO (Sr)—Alle ore 15 del venerdì comincia, presso
la Chiesa valdese, il seminario di formazione organizzato
dalla Fcei sul tema: «Immigrati tra noi».
28 nooembre
BIELLA — /Vile ore 20,45, nella sala valdese di via Feda di
Cessato 9/c, si tiene una presentazione del libro di Piera
Egidi Bouchard «Incontri. Identità allo specchio tra fede e
ragione». Presente l’autrice, introduce Massimiliano Zegna
e presiede il past. Jonathan Terino. Musica e poesia piemontesi a cura di Laura Rolando e Tavo Burat.
29 nooembre
ROMA — Con l’agape successiva al culto e per tutto il pomeriggio, nella chiesa battista di Centocelle, si tiene una
giornata di evangelizzazione promossa dall’Acebla.
BASSIGNANA — Alle ore 16, presso il Centro culturale
protestante, nella chiesa metodista (via della Vittoria 5), si
tiene uno studio biblico con la partecipazione del gruppo
teatrale «La Parola è vita» di Spinetta.
30 nooembre
ROMA — Alle ore 17,30, nella sala del Consiglio deUa X circoscrizione (piazza di Cinecittà 11), il teologo José Ramos
Regidor parla sul tema: «Diritti dei poveri, diritti della terra:
un dibattito aperto», per il ciclo di seminari sul Futuro dei
diritti umani a cura della Lega internazionale per i diritti e
la liberazione dei popoli. Telefonare allo 06-6864640.
MANTOVA — Alle ore 20,45, nella sala Adi di via Solferino
36, don Roberto Fiorini tiene il terzo incontro di studio biblico interconfessionale dedicato al libro di Giona, sul tema: «Spunti di riflessione per l’attualità».
3 dicembre
La pastora Dorothee Mack
figli della luce...». Le parole
del pastore Kamp sono state,
nella loro semplice chiarezza,
un momento di profonda riflessione per le due comunità,
e soprattutto un forte e chiaro
richiamo a essere figli della
luce, visibili e presenti in una
società sempre più avvolta
nelle tenebre del male e della
corruzione. Un’allegra e fraterna agape ha riunito tutti
intorno a innumerevoli tavoli
imbanditi: un grazie di cuore
a quanti hanno contribuito
alla buona riuscita della giornata. Finisce qui la cronaca
di tre mesi di visite, ma non è
detto che prima di Natale improvvisamente una telefonata non annunci... un altro
gruppo di amici tedeschi, e
allora tutta l’organizzazione
«miracolosamente» si rimetterà di nuovo in moto.
MESTRE —Alle ore 15,30, presso il liceo scientifico «G.
Bruno» (via Baglioni 49), a conclusione del corso di aggiornamento per insegnasti organizzato dal Centro culturale
Palazzo Cavagnis, il past. Giorgio Bouchard parla sul tema:
«La presenza protestante nell’Italia unita: 1848-1998. Il suo
rapporto con la cultura e la vita civile delTEuropa».
GENOVA — Alle ore 17,30, nella sala della Società di letture
e conversazioni scientifiche di palazzo Ducale (ingr. da
piazza De Ferrari), i proff. Piero Stefani e Maria Teresa Valeggi parlano sul tema: «Testi sacri e letture sapienziali:
Bibbia, Corano e Bhagavad-Gita» per il ciclo di incontri del
Sae sul tema «Pace e guerra».
TRIESTE — Alle ore 17,30, nella basilica di San Silvestro, il
professor Gianfranco Hofer parla sul tema: «Orientamenti
culturali e didattici della scuola secondaria» per il ciclo di
incontri dedicati a Trieste nell’Ottocento.
6 dicembre
SIRACUSA — Alle ore 17, nella chiesa di S. Martino, l’Istituto mediterraneo di studi universitari organizza un incontro sul tema: «Le religioni del Libro e la sfida della speranza». Intervengono il past. Salvatore Rapisarda, il rabbino
Luciano Caro, padre Felice Scalla e il prof. Alberto Ventura.
NAPOLI — A partire dalle 9, presso il Centro evangelico
«Emilio Nitti», villaggio Caracciolo (Ponticelli), si svolge la
festa delle scuole domenicali sul tema: «Comunicare e
condividere: gli Atti degli apostoli». Per informazioni rivolgersi alla past. Gabriela Lio, tei. 081-291216.
6-8 dicembre
ROMA — Il Sae organizza un incontro giovanile sul tema
«Vivere la comunione: una sfida per le chiese divise».
AU’incontro, che inizia con la visita alla sinagoga (ore 9,30
di domenica 6). intervengono fra gli altri Francesco Consalvi, Carlo Molari, Maria Bonafede, p. luvenalie lon lonascu. Quota di partecipazione £ 150.000. Per ulteriori informazioni e iscrizioni telefonare allo 06-43534853.
io e teleoisione^
CULTO EVANGELICO: ogni domenica mattina alle 7,27 sul
primo programma radiofonico della Rai, predicazione e
notizie dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di Raidue a cura
della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche alterne alle 23,40 circa e. in replica, il
lunedì della settimana seguente alle ore 9,15 circa. Domenica 29 novembre andrà in onda: «“Nunca mas”: la lotta
dei familiari delle vittime della dittatura argentina per la
memoria, la giustizia, i diritti umani». La replica sarà trasmessa lunedì 7 dicembre alle ore 9,15 circa.
AVVERTENZA: chi desidera usufruire di questa rubrica deve inviare i programmi, per lettera ofax, quindici giorni prima del venerdì di uscita del settimanale.
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RIFORMA
Commenti
VENERDÌ 27 NOVEMBRF
Riforma
La questione curda
Jean-Jacques Peyronel
Il giornale Le Monde ha scritto in un suo recente editoriale che «l’arresto di Abdullah Ocalan a Roma proietta ia questione curda nei cuore deil’Europa in modo spettacoiare». A
dire il vero, il governo italiano avrebbe probabilmente fatto
volentieri a meno di dover gestire un caso così «imbarazzante». Ocalan infatti è il capo carismatico del Pkk (Partito
del lavoratori curdi), fondato nel 1978 e che nel 1984 ha intrapreso la lotta armata contro lo stato turco per rivendicare l’indipendenza del Kurdistan. Su di lui pendono due
mandati di cattura internazionali, uno turco e uno tedesco,
ambedue per fatti criminali e attività terroristiche. L’arresto
a Fiumicino di Ocalan, proveniente da Mosca dove non aveva ottenuto l’asilo politico dopo essere stato costretto, dietro pressione turca, a lasciare la Siria, era dunque obbligato.
Come è noto, il governo ha scelto la strada del pieno rispetto delle procedure previste dalla Costituzione e dalle
leggi vigenti, rifiutando di consegnare Ocalan a uno stato
in cui vige la pena di morte. Tale atteggiamento ha provocato la reazione isterica del governo (traballante) di Ankara
che ancora una volta ha dimostrato di avere una concezione tutta sua dello stato di diritto, il che non depone certo a
favore della sua candidatura ad entrare a far parte
deirUnione europea (Ue). Un anno fa, tale candidatura era
stata bocciata alla quasi unanimità (ad eccezione dell’Italia!) dei paesi membri dell’Ue proprio perché la Turchia
non dava sufficienti garanzie del rispetto dei diritti umani.
L’appoggio dato all’Italia dal Parlamento europeo e dal
presidente di turno della Ue, di fronte aU’«inaccettabile attacco turco», conferma dunque la compattezza dell’Europa
sulla questione cruciale della concezione della democrazia.
Ma dopo la decisione della Corte d’Appello di Roma di
porre il leader curdo in libertà vigilata, la vicenda assume U
significato politico che già aveva in partenza, e cioè la famosa «questione curda» sulla quale però non è affatto detto che l’Unione europea dimostri la stessa compattezza. Il
Pkk infatti è considerato fuori legge in Francia e organizzazione terroristica in Germania, paese in cui risiedono oltre
due milioni di turchi, fra cui circa 700-800.000 curdi. È
pronta l’Europa, oltre che l’Onu, ad affrontare una «conferenza intemazionale sul problema curdo», come ha auspicato U ministro per i Rapporti con il Parlamento, Folloni?
Come ha detto D’Alema, «la solidarietà delle forze politiche per i curdi non è di oggi ed è per questo che Ocalan è venuto in Italia chiedendoci asilo politico», e la recente riunione a Montecitorio del Parlamento curdo in esilio, svoitasi con il consenso unanime deila Commissione esteri della
Camera, dimostra che l’Italia è probabilmente il paese più
disponibile alla ricerca di una soluzione politica della questione curda. Ma data la situazione che si è venuta a creare
con la Turchia, di cui l’Italia è U secondo partner commerciale europeo dopo la Germania (in particolare per quanto
riguarda la vendita di materiale bellico impiegato soprattutto nella feroce repressione anticurda), e con gli Usa per i
quali la Turchia rappresenta la pedina essenziale della Nato
nello scacchiere mediorientale, è realistico ipotizzare oggi
una conferenza internazionale sulla questione curda?
D’altra parte la «questione curda» non può essere ridotta
alle sorti del solo Pkk, che oggi si trova indubbiamente in
una situazione di isolamento intemazionale: anche gli altri
territori curdi in Siria, Iraq e Iran hanno i loro movimenti
di liberazione, e in particolare il Kurdistan iracheno, diventato «Regione autonoma» dopo la guerra del Golfo, in cui ci
sono due grossi partiti curdi, il Pdk (Partito democratico)
di Massud Barzani, e l’Upk (Unione patriottica) di Jalal Talabani, in conflitto aperto dal 1994 ma che nel settembre
scorso hanno firmato insieme a Washington un accordo
anti Pkk e che non vedrebbero certo di buon occhio una
conferenza internazionale dominata dal loro fratello-nemico Ocalan. L’analogia tra la vicenda curda e quella palestinese si ferma al fatto che quella curda coinvolge non uno
ma quattro paesi chiave del Medio Oriente e che uno di
questi, la Turchia appunto, è ormai legato da un patto militare con Israele in funzione anti Iraq.
Quale sarà il destino di Ocalan? Asilo politico in Italia?
Estradizione in Germania? Intanto, non sembra essere
dietro l’angolo il tempo in cui sarà possibile affrontare, in
sede internazionale, la drammatica «questione curda».
Riforma
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DIRETTORE: Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: Anna Maffei. IN REDAZIONE: Alberto Corsani, Marta D'Auria, Emmanuele Paschetto, Jean-Jacques Peyronel, Piervaldo Rostan (coordinatore de L'eco delle valli) Federica Tourn. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino Di
Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Giorgio GardioI, Maurizio
Girolami, Pasquale lacobino, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca Negro,
Luisa Nitti, Nicola Pantaleo, Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
REVISIONE EDITORIALE:Stelio Armand-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia; ABBONAMENTI: Daniela Actis.
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Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176 del 1' gennaio 1951. Le modifiche
sono state registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 45 del 20 novembre 1998 è stato spedito dall'Ufficio
CMP Nord di Torino mercoledì 18 novembre 1998.
1998
Associato alla
Unione stampa
periodica italiana
Continua la riflessione su come cambia il lavoro
Lavoro e non lavoro per i giovani
In tutta Europa la disoccupazione giovanile è in aumento
Le nuove forme di inserimento nelle attività produttive
DORIANA GIUDICI*
Nel corso degli Anni Novanta, in tutti i paesi europei, la posizione degli individui più giovani nel mercato
del lavoro si è progressivamente indebolita: eppure,
l’ingresso nel mondo del lavoro rappresenta, da un lato,
un momento fondamentale
nell’evoluzione dell’essere
umano e dall’altro un prerequisito indispensabile per la
realizzazione di altre scelte
fondamentali quali il matrimonio, l’abitazione, le amicizie. Sono infatti direttamente
ricollegabili al problema dell’esclusione sociale i fenomeni di criminalità giovanile
0 di suicidio.
I dati occupazionali in Italia, con riferimento ai giovani,
ci dicono che, nel 1997, tra i
15 e i 24 anni abbiamo avuto
2 milioni e 58.000 occupati (il
10% degli occupati totali);
mentre tra i 25 e i 34 anni sono stati 5 milioni e 796.000 (il
29,8%). A livello territoriale il
33% sta nelle regioni del
Nord-Ovest, il 28% nel NordEst, il 1,6% nel Centro e il 23%
nel Sud. Disaggregando i vari
dati, intervistando i giovani,
analizzando ricerche e inchieste di settore, risulta che uno
dei principali problemi che
caratterizzano l’occupazione
giovanile è il primo ingresso
nel mondo del lavoro. Infatti
in Italia, fra tutti i paesi europei, esiste la più lunga durata
di ricerca dell’occupazione
per ogni giovane; in genere si
tratta di più di un anno.
Non si può negare che negli ultimi anni il mondo politico-sindacale si sia mosso,
cercando di superare le proprie rigidità, incomprensioni,
i propri ritardi, per cercare di
dare risposte più puntuali al
bisogno di lavoro. Nell’analisi
delle trasformazioni del mercato del lavoro è stata attribuita una certa importanza
alla diffusione del «lavoro a
tempo parziale». Introdotto
in Italia, con legge nel 1984,
ha avuto una notevole diffusione, passando dai 111.198
avviati nel 1995 agli oltre
400.000 del 1997. Si tratta, in
realtà, di una forma di orario
di lavoro che ha coinvolto
prevalentemente le donne
(nel 1997 sono pari al 71,8%
del totale degli occupati a
part time) e non ha favorito
particolarmente l’occupazione giovanile (sono solo il
23,5% del totale con un’età
fra i 15 e i 29 anni).
Un ruolo invece determinante ha svolto, fin dalla metà
degli Anni 80, il Contratto di
formazione e lavoro (Cfi) che
registra fino al 1989 una forte
crescita di avviamenti al pri
mo lavoro (530.099 giovani,
entrati nel mondo del lavoro
attraverso il Cfl). Anche nel
1993, a seguito di alcune modifiche legislative che innalzano l’età massima dei destinatari (da 29 a 32 anni), si assiste
a un’ulteriore ripresa del numero di giovani avviati al lavoro; nel 1997 è stato pari a
281.945.1 giovani e le giovani
avviate al lavoro con il Cfl
hanno per la maggior parte
frequentato solo la scuola
dell’obbligo (il 63,3% del totale nel 1997); più contenuto il
numero di chi è in possesso di
diploma (32,4%) o di laurea
(4,3) la maggioranza dei Cfi è
stata stipulata nei settori industriali (61%) e in particolare
nelle imprese di piccole dimensioni. A livello territoriale
il Cfl, è diffuso soprattutto al
Nord (55,6% del totale).
Uno strumento di avviamento al lavoro, per molti
aspetti simile al Cfl, è l’apprendistato, ma negli ultimi
15 anni è stato usato sempre
meno dagli imprenditori,
tanto che gli apprendisti erano 557.000 nel 1988 e nel
1997 sono stati 392.000. I Cfl
sono stati preferiti al «vecchio» apprendistato perché
più flessibili e meno onerosi
economicamente. Una recente legge del 1997 (la legge
196/97, più conosciuta come
«Pacchetto Treu») ha varato
alcune novità: 1) le borse di
lavoro e il tirocinio, introdotti
per consentire ai giovani di
fare un’esperienza lavorativa;
dai primi dati disponibili risulta l’attivazione di 48.939
borse; 2) i piani di inserimento professionale, rivolti soprattutto a giovani qualificati, che sono stati utilizzati da
39.061 giovani, tra ragazze e
ragazzi: 3) i lavori di pubblica
utilità, inseriti nel piano
straordinario per l’anno 1997
dal governo Prodi, non hanno, in realtà, conseguito i risultati voluti: sono stati avviati solo 900 progetti per un
totale di 8.000 giovani; 4) il
lavoro interinale, introdotto
con l’obiettivo di accrescere
la flessibilità del mercato del
lavoro, ha avuto una certa
diffusione prevalente nelle
regioni settentrionali (dei
13.236 giovani coinvolti fino
al luglio 1998, il 75% era collocato al Nord; il 20% ai Centro e al Sud solo il 5%).
Aspettiamo ora, dal nuovo
governo D’Alema e dal nuovo
ministro del Lavoro, Bassolino, un segnale per capire se
intendono mantenere le innovazioni degli ultimi anni;
rafforzarle, trasformarle o lasciarle cadere nel dimenticatoio. A noi preme, ancora una
volta, ricordare come, nel nostro paese, una parte rilevante del lavoro sommerso riguardi le giovani generazioni:
qualche volta, è vero, che esso si rivela lo strumento più
adatto perché i giovani «emergano» poi nel mondo del
lavoro ufficiale e garantito
(perché riescono così a superare gli ostacoli che le stesse
strutture istituzionali ancora
frappongono all’inserimento
dei giovani), ma è una magra
consolazione. Tutti sanno,
imprese, sindacati, governo
che, in realtà, le illegalità diffuse nel mondo del lavoro
rendono sempre più fragile il
nostro tessuto democratico.
Ora la finanziaria ’99 dovrà
contenere delle novità; le attendono con ansia i giovani e
le loro famiglie.
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Religione a scuola
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miglie cattoliche potranno q fratelli e h
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grazie ai miei soldi, disco ¡massemble
confessionali - si chiede Si ome qualci
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le le religioni (tutte) siano a dibattito i
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e filosofia) e non ci sia yggg gj gg
un’ora di religione cattollé gestioni cf
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Il settimanale (22 ottol .
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liarlaie delle piim.ueiei. ipia
si come un rito, il Bel l’.iese
viene investito da un.i r.illua
ili scio|)eri a singhio//,o che
ne sconvolgono la vita. Nessuno nega ai lavoratori i diritto di scioperare: è la sola arma contrattuale che hanno.
Ma sono più di trent’anni che
si cerca di stabilire un minimo di regolamentazione per
ridurre i disagi dei cittadini,
quando a scioperare sono i
servizi di pubblica utilità. Finora abbiamo regolamentato
ben poco. In questi giorni tutto si blocca: aerei, treni, taxi
romani, pompe di benzina e
persino gli avvocati. Lo sciopero degli avvocati, poi, è veramente al limite dell’assurdo
e è stato duramente ripreso
dal Capo dello Stato. Gli avvocati scioperano per prote
r\l/ï/'ââ^i3 ìli e
■'ì
PIERO bensì
Stare contro una sentenza
della Corte Costituzionale.
Non ho la competenza per
entrare nel merito, ma mi domando: che senso ha scioperare contro una sentenza della Corte? La si può criticare
certamente; ma credono forse gli avvocati di fare cambiare idea alla Corte con il loro
sciopero? Sanno a chi fanno
male? Non certo a se stessi,
né ai magistrati, ma a quei
poveri disgraziati di cittadini
che attendono i processi. Sono centinaia di migliaia i processi pendenti: alcuni giornalisti parlano di un milione.
Dietro a ogni fascicolo che
ammuffisce nelle procure o
nei tribunali civili, vi sono
persone che attendono da
cinque, otto, dieci anni di
avere giustizia. Già è una calamità il carattere italico: litigioso, puntiglioso, cavilloso,
permaloso per cui ogni ombra è motivo di denunzia.
Come sarebbe pib
la vita se fossimo tuWP .| „ ° signi
leranti e lasciassimo!2 della m
Putivo l'o
^l'Unióne
Darsi altri
’atro:
nali per i crimini, le
violenze, le sopra
T Uscire
violenze, le soprau» , o « ui
Ma gli italiani sono fa e ass
hanno la querela ne' ni n
E gli avvocati con i
pero non fanno che p ^
rare la situazione jjj!
solverla com’è loto P »
dovere morale e civ»^ ^arodireti
tarda la giustizia, pm ^ *)!!alcosa
il diritto. Dice ’’'^'onato
biblico: «Siccomela e , ^viafg^^g
contro una mala ^uto g fqg
si esegue prontam®^ ^sione d
cuore dei figliuoli de« Ja Betanin
ni è pieno della vog**®
U1 C JJICIIU uv..« - il], .
il male» (Ecclesiaste»' ¡for¡
(Rubrica "Un
mento» della trasmessi . si se
mento» aeua iruòn»*'' jj
diouno.culto evangeli ,^Uele
dalla Federazione^ Wlede
evangeliche in Italm la ma
;o a di;
H
fiport
bla, a j
15
27 NOVEMBRE 1998
sedi per
discutere
i recenti numeri di
irma quasi con cadenza
U.X Itìmanale, soiio comparse
lt& »ere con esplicito riferi■; Lo all’Assemblea della
a scuola Li, al suo svolgimento,
“ * e sue delibere. Pur repudei finali «do le questioni ivi sollevala privata] idesue di attenzione, non
«box» che] jtrerò nel loro merito. Speuatuttìioj .visiono altre occasioni e
iginadelm tó spazi per farlo. Qui mi
™ di costi ,eine sollevare la questione
affrontati« ¡He occasioni e degli spazi
ismo. Sena ¡dialogo e di dibattito tra le
sec’èqualt desebattiste.
iioranza,cl L’Assemblea a cui le lettere
re menob mno riferimento risale alla
ggettivasn ne di giugno. A oggi, dopo
I pubblica iù di quattro mesi, le chiese
nanzianiei ¡m hanno ricevuto alcuna
irivata, m ^jojare, alcuna informaziol’insegnaui esucome procede il lavoro
e cattolica ¡u’Ucebi. Eppure erano starammi dei ¡sollevate questioni che meAvremmo, uno dibattito e approfondicattoliche unto: si pensi alla definizioittolicamet jdei compiti del segretario
le" dovesi jnerale e del presidente,
laltà dallJ on annesse ricadute sulla
alersiomà jstione dell’ente patrimoaò dispens ¡üe e dell’Ucehi. Ora appare
nto dellai ella massima importanza
«Ora chele ocumentare adeguatamene potranno ¡¡fratelli e le sorelle di chie•o figli, at( e evitare così che il dibatoldi, diselli ito assembleare si restringa,
si chiedeSs ome quaicuno lamenta, a
re anch’loj oejji addetti ai lavori. È pure
igorosama gUj massima importanza
ale, nella^ he all’informazione segua
itte) siano! n dibattito e che le compoimento (sii jnti (membri) delle nostre
loncisiaj blese si esprimano sulle
necattolic uestioni che coinvolgono
ittele chiese. Tra un’Asseme l’altra, che si tengono a
za di due anni, le chièse
jRiste spesso rimangono
iioro isolamento locale o, a
itamentO elio di associazione, discuno questioni, ancora una
® ° lita, locali, salvo i fugaci in
J preassembleari, in vi
klentLiffi generale,
ica i meriti questo assetto Riforma
dtalizzaM P“ uno strumento prelinunpei » di comunicazione, di
1 ci stava ™™nzione e di espressio" nasetif dibattito aperto sulla
i ( ) InbB pdone dell’Otto per mille
ica eradift dell’Assemblea Ucebi
iva di diva rappresentare un buon
confedera Tuttavia, non per
imileinqil questioni si può con
i varietà di Riforma come una
nti. Il p¥ appropriata. Ciò perché
lucieointet tutti i membri delle noitrinsecadl tt® chiese vi sono abbonati,
'a. HagW tion tutti hanno il
0 import* di scrivere, perché i
me di una V del dibattito diventestiana enfe ?®ro estremamente lunghi
10 di chini ;'?rgomento diverrebbe inloltisecoi Jdonte. Riforma conserva
Roma e Bà ®?tie il suo ruolo di inforere alcune ™rione e di documentazioeologichei nja le chiese, e in partico
1 Chiesa®'^ chiese battiste, debboanti». °^re e darsi altri momenti
I le loro d|'! pOutro e di dibattito allar
«cani sci® J® Per evitare quello che
. i,'’olta si chiamava lo
.]p prento» tra la realtà lo¿ invero del Comitato
,,illd''o, l’organo che lavora
''•Unione tutta.
be pid.P, i,.?'®* nitri momenti di in10 tutti P'r, fgnificativi è diven
issimo 1 uella massima urgenza
ini, lotrrt® u. rtscire dal disagio del
jpraffa® „ 8° a distanza o dilaziosono fato ■ Le assemblee delle asela nel sai^ “®>azioni regionali
on il lor® j
10 che
è io?o"3 Errata corrige
e e ciyt3 Caro diretti
zia, pirt
l’antico®^ deve aver
tne la s®"“ evia°fev*H trasmissioa^a azit»’®' che ho
intarnarti* ccjsj ® ^npoli Ponticelli in
inlidegii'i trentennale di
'“SiS^’^dicuiunbra
siaste8.ii’’
,inH ^e sur! ^ P^S'tia 7. L’origi''osi: «Hannah
urrtt^^' d “Nulla forse
moderne
¿ novernn di fede in
mi sem
brano inadeguate a fare fronte alle nuove questioni. Nelle
regioni si avverte, infatti, una
realtà locale frammentata che
perciò al massimo può soltanto recepire indicazioni
provenienti dalTesterno. Penso, invece, a incontri che contemplino aspetti spirituali,
culturali e organizzativi pensati in grado di incidere costruttivamente a livello generale. Istituire tali incontri (Sinodi regionali?) significa qualificare in maniera nuova il
nostro stare assieme, il nostro
cooperare in vista dell’edificazione reciproca e della testimonianza alTEvangelo.
Mi piace immaginare tali
spazi anche in termini interdenominazionali, persino in
termini ecumenici, badando
a che la preponderanza accordata a alcuni aspetti di
carattere generale non soffochi e non svaluti altri aspetti
specifici reputati importanti
per lo stare assieme come
battisti. Si tratta di creare
qualcosa che abbia la forza
di chiamare assieme e di ritornare positivamente sulla
vita delle chiese.
L’Assemblea generale, che
rappresenta il momento di
maggiore forza nella vita
deirUcebi, certamente per i
suoi aspetti nazionale e amministrativo, appare spesso
sovradosata; vi si discutono
persino questioni legate al
ministero locale di poche
chiese. Per avviare una seria
riforma del lavoro delle nostre chiese, bisognerebbe definire meglio il lavoro dell’Assemblea generale e aggiungere momenti decentrati che
siano veramente forti e che
sappiano recuperare non solo i guasti dello scollamento,
ma che sappiano proiettare
le chiese verso una società in
cambiamento.
Salvatore Rapisarda
Siracusa
Di «Riforma»
mi piace...
Desidero segnalare alla redazione di Riforma alcuni
aspetti del giornale. Apprezzo particolarmente tutte le
sezioni delle pagine «Fede e
spiritualità», «All’ascolto della Parola»: i temi, trattati con
grande sensibilità pastorale e
competenza teologica, mi sono sembrati molto vicini al
mio momento spirituale,
considerato anche il fatto che
vengo da una cultura e da un
ambiente cattolico, poco rigoroso nell’affrontare qualunque problematica partendo dalla Sacra Scrittura. La
Bibbia è veramente un pozzo
profondo di acque limpidissime, che conosco poco o
nulla ma che spero, grazie a
voi, di approfondire.
Sarei felice di trovare «Documenti» delle varie chiese,
oltre ai commenti su iniziative e all’informazione sulla vita delle varie comunità. Credo (ma questo è un parere
veramente personalissimo)
che sia importante avere un
formato diverso dal giornale
di ora, più simile a una rivista
di attualità, più maneggevole
nello sfogliarla, soprattutto
per chi legge viaggiando o
deve archiviare e consultare
spesso la rivista.
Buon lavoro e complimenti
Antonello Lotti - Perugia
irtalcc
tore.
Pagina
PAG. 1 1 RIFORMA
Cattolici e protestanti hanno traduzioni e usi liturgici diversi
Come termina il «Padre Nostro» che Gesù ha insegnato?
Leggendo l’articolo «I caratois» nella rubrica «Il filo dei giorni» sul numero 41 del 23 ottobre de L’eco delle valli valdesi, mi
ha sorpreso la citazione biblica di Matteo 6, 13s. Stando alla
semplice citazione sembra che tale frase del Padre Nostro
«perché a te appartengono...» faccia parte del testo biblico.
Una semplice mia riflessione, che certamente non ha il carisma deH’infallibilità, si esprime così: le Bibbie cattoliche non
hanno tale espressione. La Traduzione interconfessionale in
lingua corrente (Tilc) anch’essa non riporta tale frase.
Ho consultato la Bibbia pubblicata dalla Claudiana (Volume I -1 Vangeli sinottici). Le note relative a Matteo sono del
prof. Bmno Corsani (Pasqua 1965). Anche lì nel testo biblico
la frase non c’è. Alctmi manoscritti aggiungono la frase: «Poiché a Te appartengono...», che si è soliti recitare al termine
del Padre Nostro. I manoscritti antichi però non riportano
questa frase, e così la Vulgata: probabilmente si tratta di
un’aggiunta fatta da un copista nel trascrivere il testo.
Certamente t^ fi"ase è «veritiera»: basta che noi facciamo
riferimento a II Timoteo 4, 18; Romani 16, 27; I Pietro 5, 11.
Anche gli esegeti o commentatori o scrittori fanno citazioni
simili. L’articolista dice che lo storico Pietro Caffaro non era
riuscito a capire il perché dei «Caratois», ma forse lui si è
spinto, certo involontariamente, a dare come parola di Dio in
detto capitolo di Matteo 6, 13b quello che è parola di Dio in
altri testi biblici. Ringraziando Dio per il buon cammino ecurnenico fatto principalmente nella parola del Signore, auguro
un buon lavoro di apostolato.
sac. Egidio Allaix
San Secondo di Pinerolo
La versione «protestante
»
La preghiera insegnata da Gesù termina, sì o no, con le parole che attribuiscono a Dio «il regno, la potenza e la gloria»?
Perché queste parole sono presenti nella pratica protestante e
assenti nella tradizione cattolica? Statisticamente, bisogna riconoscere che la dossologia (attribuzione di gloria) non è presente nei più antichi manoscritti del Nuovo Testamento. Questi manoscritti sono stati scoperti o utilizzati solo negli ultimi
tre secoli, mentre nel XVI secolo ci si accontentava di consultare pochi manoscritti medievali, ed era già un grandissimo
passo avanti! La prima edizione di un Nuovo Testamento grecò fu fatta da Erasmo da Rotterdam nel 1516. Egli aveva a disposizione solo manoscritti tardivi e non poteva sapere che i
manoscritti del IV sècolo non riportavano quella dossologia.
Le più antiche traduzioni protestanti, da Lutero (1522) a Olivetano (1535), si basavano sul testo di Erasmo, perciò contengono la dossologia. È così che nelle chiese evangeliche essa è entrata nell’uso della preghiera personale e di quella cultuale.
La traduzione latina (Vulgata) della Bibbia, fatta da Girolamo fra il 390 e il 400, non conteneva la dossologia, e questo
ha determinato la pratica cattolica di non pronunciarla. E
però interessante osservare che il Padre Nostro è seguito da
una breve dossologia nel catechismo morale chiamato «Didaché [istruzione] dei dodici apostoli», composto verso il 150
d.C. Tra l’istruzione sul Battesimo e quella sulla Cena, riporta
il testo del Padre Nostro con questa conclusione: «Poiché tua
è la potenza e la gloria nei secoli» (cito da G. Miegge, La Chiesa dei martiri. Claudiana, 1954, p. 12). Dunque la dossologia
era conosciuta e insegnata insieme alle sette domande del
Padre Nostro già alcuni secoli prima dei manoscritti del Nuovo Testamento che la contengono.
II nostro lettore, cattolico, è convinto che la frase finale del
Padre Nostro è «veritiera», e cita come prove II Timoteo 4,18
(«A lui sia la gloria nei secoli dei secoli, amen»); Romani 16,
27, molto simile alla precedente; e I Pietro 5, 11 («A lui sia la
potenza, nei secoli dei secoli, amen»). Si potrebbe anche aggiungere I Cronache 29, 11 («A te. Signore, la grandezza, la
potenza, lo splendore, la maestà..., a te. Signore, ii regno»).
È possibile che i primi cristiani, quando si riunivano per il
culto, e specialmente per la Cena, abbiano fatto salire a Dio il
Padre Nostro seguito dalla solenne formula di lode che noi
conosciamo. La dossologia potrebbe dunque essere il segno
dell’uso assembleare, comunitario della preghiera insegnata
da Gesù. Una conclusione dossologica era costante nelle preghiere giudaiche, ma poteva essere formulata in modi diversi,
e talvolta il suo contenuto non era scritto, ma veniva lasciato
alla sensibilità o all’ispirazione di chi pronunziava la preghiera. Questa è una spiegazione plausibile dell’assenza della
dossologia in molti antichi manoscritti, e delle differenze che
ci sono tra la dossologia della Didaché e quella di Matteo 6,
13. Anche i vari manoscritti di Matteo che riportano la dossologia presentano spesso delle varianti fra loro (cfr. G, Miegge,
LI sermone sul monte, Claudiana, 1970, p. 224).
Se Tùso nel culto ha dato origine alla conclusione dossologica, si può capire che essa sia in tensione con la prima metà
del Padre Nostro. Nelle prime tre domande si chiede (e si augura) a Dio di vedere presto la glorificazione del suo nome, la
realizzazione dei suo regno, la pratica della sua volontà. Nella
dossologia invece «il regno, la potenza e la gloria» non sono
più oggetto di preghiera, ma sono esaltati liturgicamente come possesso o quSità essenziali e permanenti di Dio. È proprio questa certezza a dare ai credenti la fiducia che Dio è in
grado di esaudire le loro richieste. In un mondo che è ancora
nel provvisorio i credenti di oggi, come quelli del l secolo, ripetono il Padre Nostro camminando con fiducia e con speranza verso la luce del Regno che ha già anticipato la sua manifestazione nella persona e nell’opera di Gesù.
Bruno Corsani
I battisti
nel mondo
Questa lettera è stata inviata
a Ezio Mauro, direttore del quotidiano «La Repubblica» e al Garante del lettore Gianni Garbi
L’articolo pubblicato su «La
Repubblica» martedì 17 novembre a firma di Furio Colombo sul suicidio collettivo
di centinaia di membri del
movimento religioso guidato
da Jim Jones, avvenuto venti
anni fa nella Guyana, contiene un’errata informazione
che intendiamo segnalare ai
lettori. Si dice nei primo paragrafo dell’articolo che il reverendo Jones guidava un culto
«cristiano-battista» e nei seguito dell’articolo si afferma
che Jones era stato ordinato
in una congregazione battista. Da informazioni in nostro
possesso che abbiamo attentamente verificato Jim Jones
capeggiava invece un movimento definito «Il tempio del
popolo» alTinterno di un’altra
rispettabile denominazione
cristiana, i «Discepoli di Cristo» nella quale fino alla fine
è stato riconosciuto pastore.
Anche in Italia è necessario
un giudizio finale: i pegpori
hanno perso la paura e i migliori hanno perso la speranza”. Noi invece non abbiamo
perso la speranza».
Seguiva, non virgolettata,
la frase: Salvati per grazia, noi
sappiamo che saremo misurati secondo le opere, ecc. Si
tratta di un pensiero mio (e
nostro), non certo di Hannah
Arendt, che non era credente.
Cordialmente
Giorgio Bouchard - Torino
Avviso agli abbonati
Continua il disservizio postale. Lo sappiamo, non è una
notìzia. Anche perché, non ricevendo il giornale, voi siete i primi a saperlo. In queste ultime settimane c'è stato
un peggioramento della situazione logistica in cui versa
il Centro di inoltro delle stampe in abbonamento delle
poste di Torino Nord a cui ci dobbiamo rivolgere obbligatoriamente. Dato che sono iniziati i lavori per liberare
questa grande struttura dall'amianto, l'amministrazione
postale non ha trovato altra soluzione che trasferire tutto ii lavoro e il relativo personale (per quanto tempo? Si
parla di mesi, molti mesi, praticamente anni) presso un
altro grande Centro di raccolta e smistamento nella periferia di Torino. Risultato: dove c'era un impiegato, ora ce
ne devono stare due; nel piazzale dove prima c'era un
camion (o un furgone) che scaricava o caricava posta e
giornali, ora ce ne devono stare due; dove prima c'era un
«pancale» di posta, ora ce ne devono stare due. La struttura è al limite delle sue capacità, basta un evento particolare (uno sciopero, un lieve aumento del materiale da
movimentare, qualche assenza in più tra il personale) per
causare ulteriori disservizi.
Ciononostante, noi riusciamo ancora a «controllare»
che il giornale venga regolarmente spedito da questa
grande struttura: noi lo consegniamo ogni mercoledì
(precedente la data del venerdì riportata sul giornale) in
tarda mattinata o inizio del pomeriggio, normalmente la
sera stessa è già inoltrato, se no il giovedì mattina. Dopodiché può succedere di tutto, un «di tutto» assolutamente al di fuori di ogni nostra possibilità di controllo. E il «di
tutto» succede, spesso, molto spesso, come in queste ultime settimane in cui sono state «colpite» (ormai noi ne
parliamo come di un morbo) anche zone dove il giornale
arriva abbastanza regolarmente. Che fare? Protestare,
maledire, piangere? Pensate come ci sentiamo noi che,
dopo aver faticato per darvi un prodotto il più aggiornato possibile, lo vediamo recapitare dopo una settimana,
dieci giorni, quindici giorni. Il solito lamento? Si, il solito
lamento. E anche la solita richiesta: non abbandonateci,
abbonatevi e riabbonatevi.
Il direttore
Eugenio Bernardini
imparare a operare delle distinzioni nel variegato universo delle confessioni religiose.
Il nostro è ormai un mondo
plurale nel campo delle idee,
delle posizioni politiche, e anche in quello delle appartenenze di fede. Condividiamo
in pieno le preoccupazioni
dell’articolista che mette in
guardia contro fanatismi, culti della personalità e tecniche
di manipolazione della coscienza che possono sfociare,
come fu per il movimento di
Jones, in tragedie collettive e
in atti criminali. Per fare questo occorre un’informazione
che aiuti il lettore a conoscere
e a distinguere.
Ultimamente,'forse per
l’aggressività della destra religiosa americana, a volte erroneamente identificata con le
chiese battiste e invece movimento trasversale che negli
Usa interessa tutte le denominazioni cristiane, cattolicesimo compreso, quasi ogni
volta che si parla di chiese
battiste si danno informazio
PER LE VACANZE
Un fratello della chiesa
di Biella mette a disposizione uno 0 due minialloggi situati a 100 metri
dallo Ionio dal mese di
settembre al mese di
giugno in forma gratuita
(salvo rimborso gas e luce). Se il soggiorno sarà
stato gradito sarà pure
gradita un’offerta alla Facoltà di teologia o a
«Riforma». La casa si
trova a Ardore Marina
(Re), servita dalla ferrovia: gli aeroporti di Reggio e di Lamezia Terme
sono a 100 km. Rivolgersi a Arcangelo Caccamo,
tei. 015-590504.
ni approssimative e fuorvianti. II caso Clinton-Lewinsky
(il presidente Clinton è membro di una chiesa battista) ha
costituito un’ulteriore occasione per diffondere in Italia
notizie fantastiche su presunte bizzarrie sessuali dei
battisti. Le nostre rettifiche
sono state quasi sempre
ignorate. Il movimento battista è nato nel secolo XVII
all’interno delle chiese della
Riforma protestante, conta
circa 40 milioni di membri
confessanti in tutto il mondo,
e ha come principi basilari
quello della democrazia interna, della libertà di coscienza e della separazione
della chiesa dallo stato. Fu
pastore il Premio Nobel per
la pace Martin Luther King,
assassinato per difendere la
giustizia, la nonviolenza e i
diritti delle minoranze.
Anna Maffei
vicepresidente
dell’Unione cristiana
evangelica battista d’Italia
RINGRAZIAMENTO
«Cherchez les choses
qui soni en haut»
Colossiens 3,1
Adelina, Ida, Ines, Aldo Chambon, le famiglie Chambon, Brosia,
Lageard, Meynier e Pons annunciano la scomparsa di
Leontina Chambon
ved. Artuso (Tatò)
di anni 95
avvenuta in Pomaretto, ed esprimono riconoscenza a quanti sono
stati loro vicino nei momento delia
separazione.
I funerali si sono svolti nel tempio di Pomaretto, con la predicazione dei pastore Chiabrera.
Pomaretto, 17 novembre 1998
Per la pubblicità su
tei. 011-655278
fax 011 -657542
16
PAG.
12
RIFORMA
Globale
VENERDÌ 27 NOVEMB^q^
Il 10 dicembre 1998 ricorre il 50° anniversario della Dichiarazione approvata dall'Assemblea generale dell'
La responsabilità dei cristiani di fronte alla «Dichiarazione universale dei diritti umani)
JACQUES STEWART*
PER molti di noi è probabilmente scontato il nesso tra molte affermazioni bibliche che fondano la fede
cristiana e l’origine dei diritti
umani. Ma oggi la cosa più
importante per i cristiani non
è tanto di rivendicare una paternità o una qualsiasi autorità sui diritti umani (...)
quanto di trovare nella Bibbia, nell’Evangelo, le risorse
di un rinnovato impegno,
molto più gratuito e molto
più conseguente, rispetto al
programma rappresentato
dai diritti umani.
«Tutti gli esseri umani
nascono liberi e eguali
in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e
devono agire gli uni
verso gli altri in spirito di fratellanza»
(articolo 1)
Le chiese purtroppo hanno
tradito, per molto tempo e in
molti modi, questo programma, in nome dei propri interessi, della propria autorità e
spesso anche in nome del riferimento religioso o addirittura confessionale. Per cui è
bene che le chiese oggi siano
molto più modeste e non
vengano a dire che i diritti
umani sono stati inventati
dai cristiani. Una delle prime
espressioni dei diritti umani
è stata proclamata da un certo Roger Williams, che fondò
la prima comunità battista in
America, a Rhodes Island, a
metà del ’600. E questa dichiarazione fu considerata
come un’eresia perché affermava il diritto degli indiani di
vivere sulle loro terre, terre
sulle quali stavano arrivando
degli europei. (...)
Un rispetto senza il quale
il culto è idolatria
Una delle linee di forza che
si affermano attraverso la storia della rivelazione di Dio è
quella della interdipendenza
fra tutte le famiglie della terra.
Interdipendenza segnata da
una promessa che porta a
prendere coscienza dell’uguaglianza degli esseri umani e
dell’esigenza di giustizia e di
rispetto dei diritti dei poveri,
delle vedove, degli orfani, degli stranieri; un rispetto dei
diritti senza il quale, come ricordano i profeti, il culto reso
a Dio è menzogna, idolatria.
C’è un versetto straordinario
di Isaia: «Il digiuno che io gradisco non è forse questo: che si
spezzino le catene della malvagità, che si sciolgano i legami del giogo, che si lascino liberi gli oppressi e che si spezzi
ogni tipo di giogo?» (Is 58,6).
Occorrerebbe anche fare riferimento al tema biblico del
giubileo. (...) Vorrei soffermarmi sul giubileo di cui si
parla nel libro del Levitico, al
capitolo 25. È davvero straordinario. Il giubileo veniva
proposto come una legge ad
Israele, al suo ritorno dall’esilio a Babilonia. Ma è una legge che probabilmente non è
mai stata applicata: non si è
potuto o forse non si è tentato
di applicarla. Alla fine di ogni
periodo di sette volte sette anni, cioè ogni 50 anni, il giubileo annunciava la remissione
di tutti i debiti, la ridistribuzione delle terre, la liberazione degli schiavi, e disposizioni
particolari per la protezione
dei più deboli. La prospettiva
utopica del giubileo era la rottura delle ripetizioni, della
trasmissione ereditaria delle
pene, del lavoro, delle disuguaglianze, dei rapporti di costrizione, di dipendenza, di
servitù degli uni nei confronti
degli altri. Era una straordinaria forza di provocazione che
mirava alla rottura dello status quo, delle situazioni di
violenza, di giustizia non soddisfatta e soffocata dal silenzio in nome di un sedicente
ordine naturale delle cose,
della fatalità.
Questo giubileo significava
una rottura della logica che
consiste ad aspettare che tutte le condizioni ottimali, psicologiche, sociali, economiche, ecc. siano riunite per
tentare di porre fine a situazioni pesanti. (...) Il giubileo
significava che non si sceglieva il tempo favorevole: che
l’anno fosse buono o cattivo
dal punto di vista economico
e sociale, esso doveva avvenire una volta ogni 50 anni.
Tutto doveva essere rimesso
in discussione. E tutto doveva essere riparato.
Dopo il passaggio del ciclone Mitch sul Centro America
Le chiese deirHonduras e del Nicaragua
chiedono l'annullamento del debito estero
Responsabili di chiesa del
Centro America hanno chiesto alle istituzioni internazionali di prestiti di cancellare il
debito estero delTHonduras e
del Nicaragua, due dei paesi
più poveri della zona travolta
dal ciclone Mitch. «Se dobbiamo sopravvivere e ricostruire, dobbiamo cominciare con la remissione totale
del debito - ha dichiarato
Noemi Espinoza, presidente
della Commissione cristiana
per lo sviluppo in Honduras
-. È assurdo ricevere invii
massicci di aiuti internazionali e doverli poi restituire
per rimborsare gli interessi
del debito. Vogliamo conservare le nostre risorse qui per
ricostruire il nostro paese.
L’aiuto dei nostri amici stranieri ci è ancora necessario,
ma possiamo partecipare alla
ricostruzione».
L’Honduras ha un debito
estero di 4,2 miliardi di dollari e il Nicaragua di 6 miliardi.
Oltre il 50% degli introiti dei
due paesi viene devoluto al
servizio del debito. Il ciclone
Mitch, considerato come la
«catastrofe più tremenda della storia moderna», li ha fatti
precipitare in una situazione
ancora più drammatica. Soltanto in Honduras 6.000 persone sono morte e 6.000 risultano scomparse. Il 60%
delle infrastrutture del paese
è stato gravemente colpito, o
distrutto. 11 70% dei raccolti è
stato annientato. La situazione in Nicaragua è altrettanto
drammatica. Senza un aiuto
massiccio internazionale, i
due paesi rischiano anni di
carestia e di epidemie.
Al termine di un incontro
dei presidenti del Centro
America a San Salvador, il 9
novembre scorso, il presidente honduregno Carlos
Flores ha dichiarato che il
suo paese non è in grado di
rimborsare il suo debito. «In
Managua, la capitale del Nicaragua
72 ore - ha detto - abbiamo
perso quello che avevamo
costruito, a poco a poco, in
50 anni». Per Noemi Espinoza, il cui organismo è collegato alla «Azione comune delle
chiese» (Act), a Ginevra, il debito del suo paese è «immorale»; prima del ciclone, era
un «ostacolo allo sviluppo e
alla democratizzazione; dopo
il ciclone, esso dovrebbe essere annullato... se vogliamo
conservare qualche speranza
nel futuro».
Anche l’arcivescovo cattolico romano di Tegucigalpa,
Oscar Andrés Rodriguez, ha
chiesto la remissione totale
del debito del Nicaragua e
deU’Honduras. «Ciò potrebbe
nort essere economicamente
possibile, né politicamente
possibile, ma dovrebbe essere
umanamente possibile» ha
detto l’8 novembre scorso. Lo
stesso giorno, il cardinale Miguel Obando y Bravo, arcivescovo di Managua, ha chiesto
l’annullamento del debito come «testimonianza di solidarietà» nei confronti delle vittime del ciclone. «Prima eravamo poveri, ma la nostra situazione è peggiorata - ha affermato -. I contadini vivono
delle loro coltivazioni, dei loro fagioli, dei loro maiali e dei
Il tempo
della grazia di.Dio
loro polli. Tutto ciò è stato
travolto dalle inondazioni...
La comunità internazionale
dovrebbe avere pietà di noi».
Il direttore esecutivo del
Consiglio nicaraguese delle
chiese evangeliche, Gilberto
Aguirre, ha dichiarato che il
debito estero del suo paese
ha «conseguenze negative
sulla qualità della vita perché
esso aumenta la disoccupazione e riduce l’accesso ai
servizi scolastici e sanitari».
Secondo lui il debito del Nicaragua è «il più grande ostacolo allo sviluppo del paese».
Nel Nicaragua, il Comitato
ecumenico del personale internazionale impiegato presso le chiese, ha accusato gli
organismi di prestiti internazionali di spingere il governo
a «dare la precedenza al rimborso del debito rispetto all’aiuto ai cittadini». In una
lettera pubblicata in questi
giorni il Comitato ricorda
che lo scorso anno il governo
nicaraguese ha speso 2,5 volte più denaro per il rimborso
del debito che non per i servizi sanitari e scolastici: «All’indomani del ciclone - afferma la lettera - l’asservimento rappresentato dal debito non è mai stato così
scandaloso». (eni)
In Gesù vedo il Cristo che
viene ad aprire e a compiere
questo tempo del giubileo,
questo tempo della grazia di
Dio che dà ancora più senso
e esigenza ai diritti umani.
Nel Cristo, nella sua umanità,
vediamo rivelato il futuro
della nostra umanità, il futuro del nostro modo di vivere
da umani, qui e ora; vediamo
una linea di comportamento
possibile per le nostre relazioni con il prossimo, con lo
straniero.
Nel dono d’amore della vita del Cristo che si è identificato con il più piccolo e con
tutti coloro che soffrono, e
nel messaggio della sua risurrezione, noi troviamo la sorgente di una libertà nuova
per assumere la nostra vocazione di donne e di uomini
responsabili gli uni degli altri.
In Cristo, nelTEvangelo, noi
troviamo l’intelligenza di
quello che possiamo fare, di
quello che possiamo condividere ora con altri, in funzione
della speranza che ci è stata
rivelata, della speranza per
questo mondo che Dio ha riconciliato con sé.
Per degli spazi liberi
di parola
genti che i cristiani possono
portare oggi nella difesa dei
diritti umani individuali, sociali, economici e politici, è di
creare ovunque nella società
degli spazi pubblici, degli spazi liberi di parola. Sono sempre più persuaso che quello
che manca di più nella nostra
società, nel nostro secolo di
mass mèdia sofisticatissimi,
sia l’incontro vero e il dibattito pubblico per condividere
informazioni, calmare le angosce, far tacere i rumori xenofobi e razzisti, eliminare le
paure identitarie nelle quali
oggi si rinchiude la gente.
Dobbiamo aprire, non solo
fra cristiani ovviamente ma
«Nessun individuo
potrà essere tenuto in
stato di schiavitù o di
servitù; la schiavitù e
la tratta degli schiavi
saranno proibite sotto qualsiasi forma»
(articolo 4)
chiusura. Prendere l’inij
va e la cura, insieme a qi
denti e non credenti, di *
re spazi di parola, puèn»
mettere di dare progress”
mente un altro contenni
discorso politico. È anchéi
stra responsabilità inf
rendere più credibile ij'|
scorso politico. Faresìck
questo discorso nonsiat
contenti di messe in
non sia un discorso rip^
vo, ma sempre più un dis®
so che abbia il peso e il^
di una parola-atto.
La nostra responsabilità
Per via di questa parola di
riconciliazione che ci viene
affidata, di cui Dio ha assunto
l’iniziativa in Cristo e che ci
chiama ad una nuova creazione, uno dei contributi più ur
con il maggior numero possibile di altre persone e gruppi,
questi spazi liberi di parola
per confrontare tra rappresentanti di storie e di culture
differenti, le nostre memorie
differenti della storia, per riconciliare le nostre memorie,
per poter cercare insieme ciò
che possiamo intraprendere
oggi, nella nostra diversità, in
solidarietà con le persone, le
famiglie, i popoli che vivono
situazioni di non diritto e di
Non c’è pace, non cisi
diritti umani su questa tt
senza il sorgere, al livello f
modesto in cui ci trofia^
di una parola nuova, ditj
parola giusta, di una pai(
che maturiamo insieme jn
sando a quello che possisn
fare di fronte a situaziilj
molto precise, molto conci
te. La grande posta inglj
della Dichiarazione deidi|
umani è che siamo respoi^
bili della vita, del futuro, |
la libertà, della giustizi
della pace, qui, in questo ^
ciso momento, così cornei
l’altro capo della terra.
(Estratto di una conferà
tenuta in Francia nel m0
’98. Tratto da «CourrierM
sett.ott. 98)
* Pastore riforma^
presidente della FedettÀ
protestante di Fraà
Presidente della sezionepi
cese della Conferenza moni
le delle religioni per laß
Il mondo
è grande;..
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virtù c
non Si
reden:
poli ri
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oscilla
zione,
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latrai
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