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Ülpettoíe e Ammlnistíatore ; Bcovcnuto Celli, Via magenta 18, HOmñ
Homa, 24 2Tiar30 J1910 = anno ^ = XI. \5
A ♦ Venerdì Santo ' Pasqua 1 —La
^yrrirnarxo » ^ma di Getsemane - Getsemani 1 Golgota ! — Lotte e Vittorie — Scienza
e religione -- Lavoro da pazzi — Valli Valdesi
, — Da le antiche province — I nostri morti —
Nella Città dei fiori — Cronachetta Romana — Carteggio abruzzese — Oltre le alpi e i mari — Tendenza
scientifica e tendenza religiosa — Un po’ qua e un
po là L'ggendo e annotando — A questi lumi di
luna. Intrighi Vaticani — Libri e periodici ricevuti
— botto 1 incubo ! — Su e giù per il mondo, (in S“
pagina) Rivista Cristiana, (in 5“ pagina).
Venerdì SANfO! PASQUA!
li rinnegamento
(Luca XXII, 61).
Quello di Gesù fu uno sguardo di rimprovero e
al tempo stesso uno sguardo di tristezza, e doveva
ricordare a Pietro la sua presunzione, causa del fallo;
presunzione espressa da l’apostolo con queste parole : « Quando tutti ti abbandonassero, non però ti
abbandonerò io ». Lo sguardo di Gesù vinse l’Apostolo, come provano le lacrime di pentimento che
questi sparse. — Gesù ci segue cosi giorno per giorno
col suo sguardo puro e tenero insieme. Ci vede allorché soli, per una via che non è quella di tutti,
noi camminiamo, mentre da tutti siam giudicati e
censurati. Ci vede allorché il nostro cuore è abbattuto e sgomento pei disinganni della vita. Ci vede
allorché siamo temati da lo spirito del male, e col
suo sguardo Egli cerca di rianimarci e di renderci
vincitori. Ci vede allorché abbiamo riportata Ja vittoria e ci manifesta la sua profonda letizia. Allorché noi cadiamo come cadde Pietro, ci ricerca con
lo sguardo anche allora e ci dice : « So quel che
tu hai fatto, ma io t’amo egualmente. Io ti perdono,
vieni pure, non temere ».
Barabba e Gesù
(Luca XXIII, 25).
Che accozzo 1 II magistrato romano che rappresentava il diritto e la giustizia mette a paro Barabba,
un sedizioso omicida, con Gesù il Santo e il Giusto 1
Sbaglio... prepone il colpevole all’innocente, restituendo il primo a libertà e condannando il secondo.
In questo mondo non c’é giustizia : il nostro ardente
desiderio di giustizia suppone un altro mondo, ove
la giustizia abbia ad essere perfetta : la terra sospira e invoca il cielo. Gesù si sottomette a quella
sentenza, non protesta, prega pei carnefici. Ma tu, fratello mio, ti lagni tu, quando ti si schernisce, quando
ti si censura più o-meno ingiustamente, quando ti
si accusa a torto ? Non puoi tu sopportare che si
sospetti di te e ti irriti tu e ti scandalizzi al pensiero che il tale o il tale altro ti sia paragonato?
So comprenderti, poiché anch’io ho fatto -e faccio
come te. Ma sappilo : il solo mezzo per riescire a
sopportare simili ingiustizie consiste nel contemplar
Gesù dato in mano dei suoi nemici da un Filato e
Barabba liberato da lo stesso Governatore, che purtuttavia rappresentava la giustizia !
Padre, perdona loro!
(Luca XXIII, 84).
Questa é la prima delle sette parole proferite da
Gesù durante l’estremo supplizio. Le tre prime concernono gli uomini, le tre ultime concernono Lui. Il
suo primo pensiero é dunque per i carnefici, e che
carnefici ! dei soldati romani duri e crudeli, avvezzi
ad affigger con impassibilità alla croce gente colpevole. E Lui invece non ha per essi che pensieri amorevoli : quanto più soffre e tanto più si sente spinto
a supplicar Dio perch’Egli abbia di lor pietà, poiché « non sanno quel che si fanno ».— Cari Lettori,
anche noi — non é vero ? — vorremo calcar le orme
del Maestro e sforzarci di riprodurre il glorioso modello che ci sta dinanzi. Non mormoriamo più, non
diamo più luogo nel cuor nostro al rancore ; facciamo le nostre vendette amando, pregando per coloro che ci affliggono e che — senza saperlo — concorrono all’opera della nostra propria santificazione.
Ricordatevi I
(Luca XXIV, 6).
Si vive dei ricordi del passato come si vive delle esperienze presenti ; il nostro progresso intellettuale, spirituale e morale avviene mediante 1’ esercizio della memoria che ci ripone dinanzi di continuo ciò che vedemmo e ciò che udimmo: la nostra
persona si forma in grazia d’un accumularsi d’esperienze passate. I ricordi han dnnque una grandeimportanza. Se la mattina di Pasqua i discepoli erano
depressi, é perché non ricordavano più ; tutti assorti nel doloroso presente, non ripensavano alle promesse pur tanto esplicite che Gesù aveva lor fatte,
e poveri di fede non si aggrappavano a queste promesse, cosi da rallegrarsene e da attenderne fiduciosamente l’attuazione. — Caro Lettore, ricordati delle
gloriose promesse del tuo Salvatore ; ricordati delle
benedizioni da Lui già ottenute. Ricordati di Gesù
Cristo la mattina di ogni giorno, ricordati della sua
potenza, del .suo amore, della sua fedeltà, e che
questo ricordo ti empia di gioia e ti dia il coraggio
occorrente per procedere risolutamente innanzi.
Si mise a camminar con loro
(Luca XXIV, 16).
Perché quei due discepoli ignoti furono onorati
di una tra le nove apparizioni del Risnscitato ? Perché essi per l’appunto e non degli altri ? Certo,
perché essi erano straordinariamente tristi e sgomenti e abbisognavano d’ uno speciale incontro col
Salvatore la sera di quel gran giorno. — Di noi spesso
si potrebbe dire altrettanto. Se avessimo occhi per ve
dere e orecchie per udire, se avessimo specialmente
la fede che occorre, scorgeremmo spesso al nostro
lato il Salvatore pronto a camminare con noi, prudentemente, silenziosamente; ché Egli non intende
soverchiarci, ma soltanto concederci ciò che i nostri cuori anelano : fortezza, coraggio, gioia, speranza. Chi sa che tra ; miei Lettori alcuni non camminino soli nella notte o sul far della notte, con
1 anima afflitta e sconfortata ? Se ci fossero, vorrei
dir loro : Fratello, sorella, apri gli occhi e vedi :
Gesù si avvicina -a te e vuol far viaggio con te!
Dal francese di FRANK THOMAS
LA UlLLA Di QEÌSEHIANE
Questo era il nome di un « luogo » che Matteo e
Marco chiaman « villa » e Giovanni defluisce « orto ».
Era situato a levante di Gerusalemme, al dilà del torrente Chedron, alle falde del monte degli Ulivi, di
rincontro al Tempio e a circa un chilometro da) muro
della città. I tré vocaboli coi quali gli Evangelisti designano il Getsemane ci indurrebbero a credere che
quel « luogo » era solitario e deserto, un uliveto di
campagna ; ma noi crediamo sia stato più probabilmente un « podere » cintato, chiuso da un muro o da
una siepe, col frantoio per la estrazione dell’blio e la
torre di guardia. Invero, il vocabolo « kèpos » adoperato da Matteo (26[36) e da Marco (14[32) ritrovasi in
Luca (Fatti 28[27) per designare le « possessioni » di
Publio nell isola di Malta, mentre la « possessione
venduta da Anania e Saffira vien detta « ktema, »
« casa rurale » (Fatti 5{1). Ad ogni modo, doveva
essere una proprietà « chiusa », poiché Gesù « vi entrò » coi suoi discepoli (Giov. 18(1) ed un « luogo »
frequentato dai medesimi, che vi avevano libero accesso. Fors’anche eranvi panche da sedere (Matt. 26[36Mar. 14i32).
Posto adunque che si tratti di una villa di campagna, alcune difficoltà del racconto di Marco si sciolgono facilmente.
Anzitutto come spiegare che Marco appunto ci parli
di un giovanotto il quale « nella villa » e « iuvolto
di un pannolino » — (sindone) — c seguitava Gesù, »
mentre « tutti gli altri se ne fuggivano »? — poi, vistosi. in pericolo d arresto, « lasciò il panno e se ne
fuggi « ignudo »? Possibile ch’ei sia venuto da Gerusalemme in queir arnese, e se ne sia tornato nella
città senza neppur quello ? — E notisi che per « sin
done » intendesi un tessuto fine e di valore.
*
% Ni
Ora, se raccogliamo i diversi ragguagli che la narrazione evangelica ci ha conservati : la località della
villa (fuor di città) ; la qualità della medesima (un
orto) ; 1 accoglienza che Gesù riceveva in un coi suoi
discepoli (non escluso l’Iscariota); la presenza di quel
giovane al momento dell’arresto di Gesù ; il fatto che
Marco solamente ci ha tramandato cotesto episodio ; e
quest altro fatto importantissimo che «la casa di Maria madre di Giovanni soprannominato Marco » (Fatti
2
LA LUCE
l!
Si
-12il2) era un luogo di convegno dei discepoli ; e que'^'^st’^altro fatto ancora: che Pietro,.Ìiberato dall’Angelo,
corse là difilato e picchiò all’uscio deU’autipqrto (alla
« porta del pilone » che sarebbe il cancello della
’ villa) ; che Rode, senz’ aprire, « corse dentro » (era
dunque fuori) attraversando 1’ « aulè », spazio libero e
scoperto davanti o intorno alla villa ; che vi erano,
secondo Gioseffo, nei dintorni di Gerusalemme, molte
ville e giardini, quali ad esempio le residenze di Anna
e diCaiafa; che quando Pietro, dopo il canto dei gallo
(che si fa sentire m campagna meglio che in città)
usci dalla « corte- » attraversò il « vestibolo « e venne
al « pilone » (la strada poi fatta da Rode in casa di
Marco) dove la fantesca lo interrogò — tutto ciò messo
insieme, ci induce, se non ad affermare, a supporre che
la « villa, l’orto, il podere » di Getsemane, ossia del
« torcolo dell’olio » a piè del monte degli Ulivi, era
una proprietà privata di Maria, madre di Giovanni
Marco.
6ETSEMÌ\piì l QOLQOTPi !
*
* *
Rappresentiamoci ora la scena notturna.
La luna, nella sua massi ma. fase, sorgeva dietro il
monte degli Ulivi e inondava di mesto chiarore la
città silente; ma il fondo della valle era immerso ancora nell’ombra cupa, che avvolgeva ogni cosa. Gesù
esce da Gerusalemme, seguito dagli Undici. Fin presso
al Chedron i loro passi sono rischiarati dall’astro notturno ; poi comincia l’ombra densa degli ulivi. Tutti
entrano nella villa di Getsemane: era aperta; non dovea esser tardi nella notte. Una tristezza mortale opprime l’anima del Maestro. — « Sedete qui finché io
abbia orato », accenna egli a otto, di loro. Egli prende
seco Pietro, Giacomo e Giovanni e s’inoltra con essi
alquanto in disparte. Cresce l’angoscia, che diventa
agonia. Egli si scosta tutto solo per un nuovo tratto
e si raccomanda alle preghiere dei suoi. Egli stesso
prega, e il suo fervore è tale che il sudqr della fronte
si converte in grumoli di sangue ! — « Padre mio, se
egli è possibile, trapassi da me questo calice, che io
noi beva!... Padre mio, se egli non è possibile che
questo calice trapassi da me, che io noi beva — la
tua volontà sia fatta !»
Chi gli porgerà conforto in quest’ora tenebrosa ? Chi
rinfrancherà lo Spirito suo abbattuto fino alia^orte?..
I discepoli a cui avea detto con voce supplichevole :
« Vegliate ed orate, chè non entriate in tentazione »?...
— Essi dormono ; gli •occhi di loro sono aggravati di
sonno! Non hanno potuto vegliare un’ora con lui! Ed
Egli con voce di sconforto, li richiama alla realtà
della situazione : « Dormite pure da ora innanzi e riposatevi. Ecco l’ora è giunta, e ii Figliuol dell’uomo
è dato nelle mani dei peccatori I Levatevi, andiamo;
ecco, colui che mi tradisce è vicino! ».
Gli Undici si riscuotono ; ma è tardi ! Ecco una
schiera di snidati con torce, aste, bastoni, spade.....
Hanno una guida : Giuda Iscariot ! Giuda bacia il Maestro, e quel bacio è un tradimento! Pietro vuol schermire il suo Signore a colpi di spada... e recide un orecchio a Malco !... — Son io, risponde Gesù a quelli
che lo cercano... Ed essi cadono a ritroso... Nondimeno,
rialzatisi, pongon le mani addosso a Gesù... € Allora,
tutti i discepoli, lasciatolo, se ne fuggirono... » (Matt.
26i35-56).
* *
Torniamo al giovane Marco.
Destato dal rumor dei soldati e dal baglior delle
torcie e delle lanterne, egli balza dal suo giaciglio, si
getta sulle spalle un lenzuolo e corre a vedere quel
che succede in villa... Egli arriva mentre gli scherani, messe le mani su Gesù, lo traducono ai principali sacerdoti. Egli li pedina; ma, di ciò accoltisi,
« i fanti lo presero ». Il giovane svelto « lasciato ii
panno, se ne fuggi ignudo da loro ». — Dove mai
sarebbe fuggito « ignudo » se non in casa sua? —
E dove mai sarebbesi trovata qjiesta casa sua, se non
nella villa sua di Getsemane? — Secondo questa ipotesi (che è del fu Petavel-Ollif) l’autore del secondo
Evangelo sarebbe stato un testimonio oculare del tradimento di Giuda, dell’arresto di Gesù e della fuga
degli Undici — tutto ciò nella sua villa di Getsemane. Y.
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La crisi principia bruscamente e quasi con una specie di sussulto. « Gesù cominciò ad essere contristato
e gravemente angosciato ». Lungi dal pensare che la
dignità di Gesù ne abbia a soffrire, i sinottici si compiacciono, diremo, a dipingere con i più oscuri colori
lo stato dell’animo suo. « E Gesù dice loro : 1’ anima
mia è occupata di tristizia insino alla morte ». Egli
sente il bisogno d’un conforto umano; ed invero, la
sofferenza condivisa è molto più facile a sopportare, e
l’isolamento rende più difficile la vittoria nei momenti
della prova. « Vegliate meco » dice ai suoi apostoli
prediletti, Pietro, Giacomo e Giovanni, e non avendo
ottenuto ciò che domandava, sospira con profonda tristezza : « Cosi, non avete potuto vegliare neppure un’ora,
meco ? »
Egli si allontana di nuovo e va a pregare ed a lottare solo ! innalza al Padre supplicazioni, preghiere ansanti e interrotte per strappare ai discepoli o almeno
a Pietro l’aiuto d’una simpatia vigile e fedele. Per tre
volte ripete le medesime parole : « Padre, oh ! volessi
tu allontanare da me questo calice ! Padre ! se è possibile, rimovasi da me questo calice ! Padre !, ogni cosa
ti è possibile, rimuovi da me questo calice! » Entra
in agonia, prega più intensamente e il suo sudore diviene simile a grumoli di sangue. Chi potrà mai indagare e comprendere le sofferenze sopportate da Gesù
durante quelle ore trascorse in Getsemani, in cui tutto
sembrava che si fosse riunito per stremare le sue forze
e per distoglierlo dal perseverare in una via piena di
dolori ? Ma egli si sotto nette : « Ma pure, non quel
ch’io voglio, ma quel che tu vuoi !.. Padre !, se non è
possibile che questo calice passi senza che io lo beva,
che la tua volontà sia fatta !.. non come io voglio, ma
come tu vuoi! » Egli domina i suoi sentimenti e ritrova l’unione della sua volontà con quella del Padre,
la quale unione è stata sempre il più autentico suggello della sua missione e della sua superiorità. Riunendo in sè tutto il coraggio e tutta la fede, con animo
risoluto, irremovibilmente deciso a proseguire nella via
terribile. Egli s’offre al traditore ohe lo cerca, con l’eroismo d’una risoluzione virile ed irrevocabile, con una
calma solo forse turbata da un ultimo fremito che si
traduce nell’ironia dolorosa di queste parole : c Dormite
ormai e riposate! » o di quest’altre: « Bastai E’ venuta l’ora; ecco, il Figliuol delTUomo è tradito nelle
mani dei peccatori ! Levatevi, andiamo ! Ecco il traditore è vicino ». Infatti, quando Giuda e i suoi seguaci
s’avanzano per catturarlo, Gesù con piena signoria di
sè dice loro ; < Sono io » e quelli indietreggiano e cadono a terra colpiti dalla maestà sovrana del Santo e
del Giusto. E voltosi a Pietro, che cercava difenderlo,
disse: « Riponi la tua spada nelfodero... Stimi tu forse
che io non possa pregare il Padre mio, ed Egli ora
mi fornirebbe più di dodici legioni di angeli ?... »
Se ben comprendo le parole di Gesù, mi sembra che
egli consideri la possibilità di pregare Iddio, perchè
rimuova da lui il calice amaro ; mi sembra che egli
creda che se io domandasse risolutamente a Dio, Iddio
gli concederebbe la richiesta e lo libererebbe da quei
tormenti.
Ma Gesù invece di far piegare la volontà del Padre,
alla propria, riunisce tutte le forze per piegare la sua
propria a quella del Padre. Egli ha tutto accettato non
nell’intenzione di elevare sè stesso ad un grado superiore di bellezza e di perfezione, poiché ogni pensiero
d’interesse personale è assente dal suo cuore, ma semplicemente ed unicamente per l’amore forte e sublime
ch’egli sente verso il Padre e verso noi. Per ciò, innanzi a tal prodigio d’eroismo morale, innanzi a tale
sovrabbondanza di grazia, che oltrepàssa ogni obbligazione, innanzi a questa libera carità gratuita, assolutamente gratuita, che sgorga dal cuore di Gesù, anche
noi, come i santi e gli angeli, ci prosterniamo e adoriamo questa carità, quest’amore, che eccede i limiti
della morale medesima !
Dopo Getsemani, il Golgota. E tutto un corteo di
tentazioni accompagna l’agonia e la morte di Gesù.
« Se tu sei il Cristo, scendi dalla croce ! » gli si grida,
e queste parole risuonano non solo come.un’eco della
tentazione del deserto, ma come un’eco delle parole di
Pietro : « Oh no. Signore ! Non ti avverrà cosi » (Matt.
XVI, 22). Poco dopo gli pare che Dio stesso lo abbandoni e l’angoscia deU’animo suo è cosi intensa ch’egli
esclama : « Dio mio, Dio mio, perchè mi hai abbandonato ?» Ai tormenti atroci del corpo, che si ripercuotono crudelmente suU’anima sua, si uniscono le sofferenze morali, suscitategli dalla più potente ingiustizia,
dalla più nera ingratitudine, dalla più desolante indifferenza. E tutto ciò vela per un momento la serenità
della sua fronte ; ed Egli sente (dolore supremo ed in •
scrutabile !) sente venirgli meno per un istante la presenza dello Spirito Santo, che sempre era stato la sua
luce e la sua forza. Ma Gesù trionfa; rimane fedele
nel momento istesso, in cui oscuri nuvoloni attraversano l’orizzoute dell’anima sua ; nel momento istesso,
in cui il mistero della volontà divina lo spaventa e lo
confonde: nel momento istesso, in cui il Padre nasconde
la sua faccia, lo priva della dolcezza della sua presenza
intima e della sua ineffabile comunione, e lo lascia
solo; lascia solo, colui che ebbe a dire : « Io non son
solo, ma il Padre che m’ ha mandato è meco ». Solo,
separato dal Padre, egli tuttavia persiste a confidare
in Lui e riacquista la sua calma divina e la sua grandezza di animo immutabile. Riavendosi da quel momento di orrore enorme, in cui gli. era sembrato che
tutto vacillasse e si sconvo'gesse d’intorno a lui ed in
lui, con voce forte esclama : « Padre, rimetto lo Spirito
mio nelle tue mani ». Detto questo, spirò !
(Le problème dn Christ — di Enrico Boisy.
Versione di V. P. Trobia
Lotte e Vittorie
Da lina lettera del giovanissimo Collegiale, che ci
ha scritto già due altre volte, togliamo i seguenti
brani:
« Fu per Natale, durante l’anno scorso, che io sentii ferma la brama di venir ammesso alla comunione dei fedeli : io vidi ognuno cibarsi del pane
e del vino, simbolo di una comunione più intima e
più vera. Quella della Santa Cena amministrata secondo il rito evangelico (1) è una delle cerimonie più
soavi e più commoventi cui mai abbia assistito, per
il suo carattere semplice e primitivo che fa istintivamente ritornar col pensiero alla sua stessa istituzione; le parole dolci e gravi che il Pastore pronunciava nel porgere ad ognuno i santi simboli mi scendevano fino al cuore calde e consolatrici.
Ed ecco, in quell’ora mi parve che l’esclusione da
quella cerimonia fosse l’emblema dell’esclusione da
un’altra comunione, dalla vera : che ero io infatti?
Un estraneo; eppure sentivo di amare gli uomini
riuniti sotto quel tetto di pace in un modo particolare, sentivo che moralmente non ero un estraneo,
ma che i miei sentimenti, i miei pensieri erano perfettamente in armonia con quelli di tutti gli altri.
Delle vecchie idee non ne era rimasta alcuna e cosi
come l’uomo nuovo era in me, nel mio interno, io
volevo ohe anche all’esterno apparisse onde tutti potessero saperlo e vederlo: ero evangelico di fatto, volevo esserlo anche di nome. Esposi il mio desiderio
e, poiché trovandomi in collegio non avrei potuto
intervenire alle istruzioni che settimanalmente ricevevano i catecumeni, fu stabilito che sarei stato ammesso durante il periodo estivo, fors'anche prima.
Era con ansia e con gioia che attendevo quel
giorno... ed ora lo vedo allontanarsi, senza che nessuno ne abbia la colpa, fra le nebbie del futuro e
non mi à dato più di poter fissare ii pensiero e lo
sguardo in esso, come in un vessillo di speranza.
Io l’amo la Chiesa Valdese; l’ho amata in principio
per la' sua storia gloriosa di martiri! e di persecuzioni, ì’ho amata poi senza saperne il perchè, più
tardi ihfiùe per gratitudine : ella mi ha saputo mostrare Cristo, nella sua vera luce, non di filosofo e di
maestro di morale, come già aveva fatto la storia, non
di pallido fantasma vago ed indefinibile prestantesi
a superstizioni ed assurdità e trucchi, come il papismo aveva fatto, ma nella luce invece di Dio vero,
vivo, unico e forte, buono e pietoso fino a « farsi
peccato » perchè noi fossimo giustificati. Perchè
l’amo la Chiesa Valdese? Io solo che conosco lo stato
d’animo in cui mi trovavo allorché cominciai a frequentarla, posso dirlo. La mia storia a questo riguardo è simile a quella di molti altri : quando, e
per una superficialissima ed indiretta conoscenza
dell’Evangelo e per lo svilupparsi delia ragione,
avevo scorto l’errore e le tenebre di cui la chiesa
romana avvolgo i suoi fedeli, la scienza (io dico di
quella parte malsana di scienza che si diletta di invadere il campo che non è, e non potrà mai esser suo,
non della scienza vera ed onestà) era venuta a me e
mi aveva ammaliato e sedotto sussurrandomi : « Tu
vedi, tutto è falso; tu non hai saputo scorgere cha
pochi errori, i più grossolani e però meno pericolosi, ma gli altri, quelli che tu non hai esaminati o i
non hai riconosciuti come tali, sono pure errori e
menzogne, più terribili e più dannose perchè meno
(1) Io sono nato nella chiesa cattolica romana, alla quale
l miei tuttora appartengono. ; ;
3
facilmente scopribili. Io, io ho tutto studiato e tutto
so! Credi a me, nessuna religione può svelarti la verità, poiché tutto è falso e relativo: quando il tuo
cuore avrà cessato di battere non ci sarà più nulla
di te >.
Così parlò la falsa scienza: ed io sfiduciato per le
cabale e la corruzione scoperta nel romanesimo, mi
abbandonai alla nuova consigliera tanto più che la
tendenza dell’uomo irrigenerato è sempre diretta
verso il male. Si può facilmente comprendere quale
effetto dovesse avere in me una tale convinzione :
« morale, giustizia, onestà, virtù... tutto è menzogna o
utopia ! Forse sappiamo noi ciò che è buono ? »
La corruzione del mondo non mi rattristava più
ed anzi mi pareva che quanto più si fosse corrotti
tanto più si fosse secondo natura e quindi felici : il
collegio, col suo freno severo e la buona educazione
ricevuta in famiglia, mi salvarono fortunatamente
dalla rovina totale cui mi avrebbe inevitabilmente
condotto un tale sistema.
Ero in queste condizioni quando un giorno a scuola
udii per la prima volta parlare dei Valdesi dal mio
professore di storia, valdese egli stesso di nascita :
allora non saprei dire perchè quel nome e quella lezione produssero su di me una impressione particolare destinata ad avere grandi conseguenze nell’animo mio. Mi interessai dei Valdesi studiandone con
amore le vicende e quando la loro storia non ebbe
più segreti ed incognite per me, io volli conoscere i
nuovi rampolli del vecchio tronco e mi recai, appena ne ebbi l’agio, nel tempio Valdese della mia
città, con un sorriso di scherno sul labbro per tutte
quelle dottrine che disprezzavo come superstizioni o
imposture, ^
Ma al vedere quelle persone raccolte, serie come
mai ne avevo visto nelle chiese Tornane, luoghi di
frivolezza o di ritrovo, allo scorgere su quei visi la
fede intensa e sincera che ardeva nei loro cuori, U
mio sorriso cadde e divenni pensieroso.
Involontariamente mi confrontavo con uno di quei
fedeli: in quella pace, letizia, luce chiara di fede e
dolcezza ; in me invece guerra, « spleen », rodimento
segreto ed irrequietezza continua. Come li invidiavo!
Io sentivo che la Scienza mi aveva ingannato e mi
avvedevo oramai che essa non può dar tutto e che
anzi è proprio quello che è indispensabile all’anima,
che essa non può concedere.
Questi pensieri mi turbinavano pel capo quando
un cantico dolcissimo mi scosse: la musica ha sempre prodotto su di me un effetto strano. Quella melodia era innegabilmente bella : le parole pol lai cantico (era quello che nella raccolta portai! n.'ééé) sembravano proprio parlassero al mio cuore. Rimasi turbato fino alla chiusura del Culto...
Quando mi fu nuovamente possibile tornati ai tempio, senza saperne il perchè, ma forse mosso dal desiderio di riudire quella musica tanto soave : in breve
sentii che lì era la verità, la luce, ed in nessun altro
luogo, ma credevo che ormai tutto fosse irreinissibilmente perduto per me e che non ci fosse più riabilitazione possibile. Però ben presto mi avvidi che
m’ingannavo e che il Buon Pastore non rigetta le
pecore fuorviate, ma anzi ne fa ricerca.
Perchè amo la Chiesa? E’ agevole ad ognuno il
comprenderlo oramai; io le debbo tutto: la mia liberazione dall’errore, la mia pace, la forza nel sopportare ogni avversità.
Come non soffrirei dunque per la lontananza da
una madre affettuosa come essa è ? Come non sospirerei il giorno in cui tutti mi riconosceranno
come suo figlio? Io vorrò consacrarle tutte le mie
forze, le mie facoltà e quel pocò di intelligenza che
Iddio mi ha concesso.
Ed ora tutto questo mi sfugge, se ne va lontano,
lontano: ogni rinunzia, ogni cosa che mi ricordi la
Chiesa da cui chi sa per quanto tempo starò lontano, mi rattrista. Io apro la raccolta dei Cantici, la
mia Bibbia, sfoglio la • Luce » e sento la grandezza
^i tutto quello che senza mia colpa per qualche tempo
ho perduto... e piango silenziosamente. »,
LUCE
Coraggio I e nella preghiera, nella serenità che ne deriva e nella letizia propria dei discepoli di Gesù Cristo, sì prepari al combattimento per il bene, per il
trionfo del Cristo nel mondo.
SCIENZA E RELIGIONE (1)
La colpa dejli Increduli
Ma il conforto verrà, caro Amico nostro. Gesù, che
ha detto: « Dove due o tre sono radunati nel mio
nome, io sono in mez?o di loro » ha anche détto:
« Io sono con voi in ogni tempo », ed Egli vuol
abitare nei nostri cuori mediaùte la fede. Coraggio,
dunque! Verrà il giorno dell’ammissione alla Chiesa,
e sarà un bel giorno ; ma più bello è il giorno in
cui noi ci uniamo spiritualmente al Ciisto. Poiché
per Lei questo giorno pare sia già venuto, dia luogo
nell’animo a una grande letizia. • Siate sempre allegri! » dice S.-Paolo.-Il famoso teologo evnngelioo
Enrico Bois, fervente testimone di Dio e del Cristo,
ha di recente pubblicato una conferenza dal titolo:
« Gioia e azione », Per operare, occorre che il nostro cuore sia pieno di pace, di gioia. Ora la pace e
la gioia sono tra i < frutti » dello < Spirito » che
soffia « dovunque » anche tra le monotone pareti
d’un collegio.
La Crisi della Scienza.
Forse qui non staranno male — a guisa di Appendice — alcune poche considerazioni intorno alla supposta crisi della scienza ; della quale supposta crisi
parlò e scrisse — tra gli altri — il professor Achille
Loria.
Contrariamente alla tesi sostenuta dal Loria, io nego
che la scienza odierna passi per una crisi. La scienza
infatti non fu mai tanto trionfatrice quant'oggi. E’
vero che si son dovute abbandonare teorie e assumerne
dell’altre e tornar indietro e riaccettare antiche teorie
smesse da gran tempo ; ma questo non si può chiamar
col nome di c crisi ». La scienza sperimentale non fu,
non è e non sarà mai altro che una instancabile sincera, spassionata, obiettiva ricercatrice. La scienza non
ha mai sognato d’essere infallibile: questo sogno sarà
quello di certi scienziati, ma non è quello della scienza.
La scienza indaga i fenomeni; non s’impanca a oracolo e neppure a maestra; ed è disposta a rifare, non
una; ma cento, ma mille volte la sua strada, pur di
scoprire la verità intorno ai fenomeni universali. Se
questa è crisi, la scienza, che ci passa oggi, ci passerà anche domani, ci passerà sempre in avvenire ;
chè, anche domani, anche in avvenire, la scienza non
sarà se non una sincera e spassionata e obiettiva e instancabile ricercatrice : o ammettere una crisi perpetua o cessare dal parlar di crisi : questo dilemma è
inevitabile.
Nella seconda metà dello scorso sècolo, gli scienziati
avevano confuso fino ad un certo punto la scienza con
la filosofia, ne avevan fatto quasi una medesima cosa :
errore madornale, di cui vanno tuttora colpevoli Ernesto Haeckel ed altri con lui. E venne la reazione ;
e la reazione — come quasi sempre accade — si spìnse
tropp’oltre, esagerando per l’altro verso contrario.
Com’è difficile' all’uomo di serbar l’equilìbrio perfetto! Se quegli scienziati della seconda metà dello
scorso secolo, tuttora rappresentati da Ernesto Haeckél e da altri, si illusero a segno da credere Che la
scienza potesse non solo abbracciar, fin da allora,
tutti i fenomeni, ma anche ciò che non è fenomeno, mediante un’occhiata sintetica universale, come da la navicella d’un areostato si abbraccia tutto l’orizzonte
visibile ; adesso, certo, per reazione si tende a far tutto
l’opposto per l’appunto : gli scienziati, in questo princìpio di secolo, si son dati —come nota con giustezza
Achille Loria — a una troppo ristretta o^ervazione
dei fenòmeni;' e così uno, per eeempio, studierà durante quindici anni consecutivi una medesima pianta,
un altro si immergerà tutto nell’esame d'un insetto,
senza levar mai la fronte, quasi ignorassero che, oltre
agli insetti e oltre a quella data pianta, altri fatti,
altri fenomeni non meno attraenti avvengono nel
vasto mondo. In somma, se gli scienziati della vècchia maniera erano tutta sìntesi, sintesi affrettata e
—- quei ch’è peggio — sintesi metafisica — come si
dice — cioè sintesi non di soli fenomeni... non esclusivamente scientìfica, anzi ultrascientìfica; molti scien
ziati dell'oggi vanno all’altro estremo e vivono di analisi minuta, minuziosa, quasi pedantesca, senza ambizione di sìntesi di nessuna specie, nè filosofica nè...
scientifica. Sembran dire : purché io riesca a conoscer
bene l’elettrone o l’anatomia degli uccelli o la psicologia degli insetti o la storia della mia pianta prediletta, rovini il mondo, poco m’importa. L’esagerazione
è manifesta. Ma non dobbiamo però esagerare anche
noi nel condannarla. Certo, giova assai — come prima
del Loria, del Luzzattì e dell’Anile, aveva notato, tra
gli altri, Raoul Pictet — giova assai dal particolare
alzar lo sguardo verso il generale ; e ciò è possibile
far sempre, in qualunque momento della vita della
scienza. Lo sminuzzamento raffredda: sarebbe desiderabile una sempre più larga comprensione di tutto
rinsieme. Inoltre : la scienza, che senza alcun dubbio
è costretta a pigliar le mosse da la filosofia, deve
ricondurci fino alla soglia della filosofia, della metafisìèa, senza confondersi mai con esse, badate bene.
Questo è verissimo ed io ben volentieri lo ricOnòsep.
Ma, per carità, evitiamo l’antico scoglio! Smetta lo
scienziato dì tanto in tanto il suo studio da specialista, si guardi d’intorno... è si guardi d’intorno, per
scoprire, per discernere le relazioni intercedenti tra
fenomeni e fenomeni, tra ì fenòmeni da lui studiati e quelli studiati da altri cultóri della scienza.
Non esca però mai dal dominio dei fenomeni; non
ne esca mai come scienaiato^— io intendo; come
(1) CSontinuazione vedi nnm. prec.
uomo, sarà un tutt’altro par di maniche : come uomo,
faccia quel ohe gli pare. Una sintesi può raccogliersi
quandochessia ; ma non si dimentichino queste due
cose : 1) la sintesi scientifica ha da essere sìntesi di
fenomeni, non di altro ; 2) la sintesi dei fenomeni
stessi non può essere per ora perfetta. Quello spirito
eccellentemente sintetico di Francesco De Sanctis, contraddicendo all’opera sua che fu essenzialmente opera
sintetica e sacrificandola, per così dire, — con felice
apertura di mente domandava: « Quando sarà possibile
una storia della letteratura italiana ? »..... ed egli
aveva scritto una storia della letteratura italiana !...
Or io dico : se non è possibile una storia della letteratura italiana, perchè la letteratura italiana non è
ben nota ancora, come sarebbe possibile la storia dell'Universo, la sintesi scientifica di tutti i fenomeni ?
Nonostante gli enormi progressi della scienza modernissima, i fenomeni sono tuttora pochissimo conosciuti. E che occorrerà per arrivare a conoscerli tutti,
se non la più paziente e la più perseverante delle analisi ? La sintesi è armonìa tra le parti. Come cogliere
quest’armonia tra cose che non conosco o che conosco
male ? Il cordoglio di Achille Loria è giusto ed è nobile, in quanto che deve riescir doloroso di non
poter abbracciare con una sola occhiata il mondo intero, come se si trattasse d'una cosa sola. Ma il giusto
e nobile cordoglio non deve risospingerci addietro,
alle sìntesi fantastiche perchè premature, alle sintesi
« dommatiche » ; chè sarebbe un rinnovare errori di
cui — riaprendo gli occhi — avremmo a menar nuovo
pentimento. ,11 cordoglio nòbile del Loria, per mantenersi giusto, non deve disanimare all’analisi precisa,
minuta, profonda : ne verrebbe un gravissimo danno,
ritardando la sintesi definitiva che tutti agognarne;
il cordoglio non deve disanimare gli specialisti : il
cordoglio, per esser giusto, deve anzi incoraggiare all’analisi, mantenendo però desto e acuendo sempre di
più nell’animo degli specialisti il bisogno di sintesi.
Imparino gli scienziati che il loro studio analitico non
è fine a sè stesso: è soltanto un mezzo, ad assorgere
a una visione comprensiva di tutto l’Universo. Non
distolgano lo sguardo da la realtà delle cose, la ricerchino in ogni angolo dell’Universo, in ciò che èinfitemente grande ed anche e forse più specialmente in
ciò che è infinitamente piccolo; ma, al tempo stesso,
guardino avanti, a quel punto luminoso che fin d’ora
brilla in lontananza. Alimentino in sè la sacra fiamma
della poesia universale, senza trasformarsi mai in romanzieri della scienza. Mirando con occhio adito in
ogni cosa, in ogni particella dell’Universo, e serbando
il cubr caldo d’entusiasmo vivace, l’analisi riescirà precisa, minuta, completa, ma non gretta ; e la sìntesi___
la sintesi di soli fenomeni, non ve lo scordate — s’apparecchierà po.ssente, scevra d’orgoglio e di meschinerìe.
S’è tanto allargato in questi ultimi anni il regno
della scienza, che l’occhio stenta a spaziarvi. Bisogna
continuar l’analisi ! Ma nessuno dimentichi che i materiali raccolti dovranno servire a formar un solo
tutto Organico. Facendo l'analisi, non si dimentichi un
momento che si lavora per la sintesi. Tale dimenticanza è la colpa di questi ultimi anni, scusabile del
resto,datele circostanze.Così noi adesso non abbiamo
e non possiamo avere se non dei capitoli staccati e
neppur finiti, dei capitoli come abbozzati, di una storia
futura. E meglio così — io credo—- che non uno zibaldone senza capo nè coda. II presente periodo scientifico segna, in ogni modo, un vero, un grande progresso sul periodo precedente. Sarà un periodo tran- sitorìo, di certo; ma • transitorio » non significa inutile, tanto meno erroneo. E^ inevitabile e indispensabile anzi. Se è inevitabile e indispensabile, perchè lo si
condanna? Si eviti l’errore che consiste nell’imagi-'
nare Che lo sminuzzamento della scienza abbia a durare eterno; si faccia pure la critica del presente:
ma la critica del presente non ha da rieseire uno
snervante rimpianto del passato, bensì un eccitamento
invece verso un più splendido avvenire; non ha da
essere il rimpianto d’un passato peggiore, ma uno
sforzo a preparare un avvenire migliore.
La sintesi suppone è richiede l’analisi e un’analisi perfetta. La sintesi non è che it raccogliere le fila sparse.
Come raccoglierle, senOn-Ci sono ó se scarseggiano P
Avreste una sintesi, ma sarebbe la più meschina e
precaria cosa del mondo. Moderate dunque e regolate l’odierno movìménió analitico ; rendete ben chiàiò
alle menti degli scienziati tìhe l’analisi è un mezzo,
non uno scopo ; che lo scopo a cui si deve mirare
e tendere è la sintesi, non l’analisi ; jnà, d’aitro Iat>, ’
favorite l’odierno movimento che è assai più scMtifico di quello passato, e non vi lasèiate sorprendisi ~
mai a sospirare, come gl’Ìsraeltó, lia cipolle d’EgiTldf
, ■ ■ ■ - ■ ■ DlOiiT
■1 ! iii;, (Continua)
CaniEpa vuota
con comodo di cucina cercasi, in
1 • - Roma alta, per signorina sola. Ri
volgersi alla Luce (Via Magenta 18, l^ma).
4
LA LUCE
LAYORjOjDa pazzi
Gli stati maggiori delle nazioui civili hanno uu gran
da fare. E come mai? Pericolo imminente di guerra
non c’è, almeno pare che non ci sia ; eppure il lavoro è
dovunque intenso e febbrile. Bisogna pure che quei corpi
tecnici, importantissimi negli organismi militari moderni, giustifichino in qualche modo la loro ragione d’essere e dimostrino la loro utilità, non solo in tempo di
guerra, ma in tempo di pace altresi.
In che consiste il lavoro degli stati maggiori in
tempo di pace ? Non consiste soltanto nel cambiare o
modificare 1 uniforme del soldato, nel togliere o aggiungere qualche alamaro, nel far passare la sciabola baionetta da destra a sinistra, come dicono i maligni ; ma
consiste soprattutto nei preparare le possibili guerre
future. Che ci sarebbero a fare gli eserciti, coi relativi
stati maggiori, se non ci fosse la previsione costante
della guerra e la preparazione alacre per tale eventualità ? Per questo si modificano gli armamenti, si modificano e si mutano continuamente i mezzi di offesa,
si tracciano nuovi piani di mobilitazione, buttando tra
i ferravecchi o passando agli archivi ciò che ieri era
1 ultimo portato della scienza militaresca, l’ultima creazione del gqnere, con quanto conforto dei contribuenti,
di leggeri si capisce.
Chi più si distingue per attività e precisione in codesto lavoro di Sisifo, è lo stato maggiore tedesco. Per
timore che un piano o parte di esso venga conosciuto
da una potenza interessata, si lavora senza tregua a
modificare gli antichi o a prepararne di nuovi, soprattutto per quanto riguarda il trasporto delle truppe per
ferrovia. Tale lavoro, di una precisione matematica, è
diventato cosi aspro e terribile che, dice il « Chamber’s
Journal », molti ufficiali « impazziscono » facendolo, ed
è difficile indurre altri a farlo anche con la lusinga di
vantaggi materiali.
Donde si vede che il « mestiere » della guerra, anche
in tempo di pace, è lavoro da pazzi. Non solo gli uomini impazziscono, ma anche le bestie, come capitò a
quei poveri cani, che furono messi sulla vecchia corazzata Jena per esperimentare gli effetti del bombardamento all’ossido di carbonio : non furono asfissiati, come
i tecnici militari si aspettavano, ma impazzirono e due
si suicidarono buttandosi in mare e lasciandosi andare a
fondo.
Ecco gli effetti sicari dei prog’ressi della tecnica militare : impazziscono uomini e animali. La guerra in sè
è opera da pazzi, e prova più convincente non si poteva desiderare.
V’è però qualche speranza che l’uomo debba rinsavire un giorno o l’altro ; le bestie sono già savie e non
impazziscono se non per opera dell’uomo.
Prendiamo nota con viva soddisfazione come sia
sempre più difficile trovare dei giovani che vogliano'
acconciarsi a fare quel lavoro inutile delittuoso che fa
impazzire chi vi si consacra : e auguriamo che tosto
sia non solo « difficile », ma « impossibile » reclutare
tali artefici dello sterminio e della morte.
Quando gli uomini saranno diventati savi per davvero, savi della « sapienza da alto », non « impareranno più l’arte della guerra » e non impazziranno più
a prepararla.
Envieo l^lvoive
VALLI VALDESI
Torrepellice. — Domenica scorsa il prof, dottor
Pons ripetè a Torrepellice la sua conferenza intorno
alle « nostre colonie deirAmerica meridionale ».
S. Germano Ghisone. — L’Unione cristiana delle
Giovani ha avuto la visita della signorina Vullschleger, segretaria generale delle Unioni francesi.
J)a le antiche provìnce
Torino. — VAvvenire d’Italia giornale clericale di
Bologna pubblicava un telegramma da Torino così
concepito : < Ha prodotto disgusto in tutta la cittadinanza torinese il fatto ohe il vostro Bossi ha dato
un concerto nella piccola chiesa protestante dei valdesi »...
Che fanatici ! — Tra parentesi : la nostra chiesa di
Torino è tutt’altro che « piccola ».
— Bellissimo uditorio domenica 6 marzo — dice il
-- nella cappella di S. Donato, per la prima
conferenza del pastore Ernesto Giampiccoli sul « libero pensiero e la libertà religiosa ».
— Da lo stesso Lien apprendiamo che il pastore
Giampiccoli tenne domenica scorsa e terrà la pros
sima domenica, alle 17, conferenze con proiezioni luminose su le « Scene della passione e della risurrezione ».
J nostri morti
Il giorno 12 corrente si addormentò nel Signore,
a Revere, la nostra Sorella in fede
Lucia Raineri
nata Garutti di anni 73,
Nelle conversazioni avute con lei durante la sua
breve malattia, ella mi ripeteva spesso le parole di
S. Paolo : « Il morire mi è guadagno ». E quando io
le domandavo s’ella si sentisse in pace e riconciliata
con Dio, mi rispondeva con fermezza : « Sì, perchè
Gesù Cristo è venuto per salvare i peccatori ».
Le portai la notizia che il Signore aveva preso a
Sè la bimba del Pastore Sig. Simeoni, la Laurina, che
stando a Revere l’anno scorso, andava spesso in casa
della Lucia Raineri a baloccarsi con la nipotina di
lei. Ne sentì gran dolore ! Poi disse : « Povera bimba,
il Signore poteva risparmiarla, prendendo me invece di quella bambina ! » Risposi : No, Sorella, queste cose la mente umana non può discernere ! Se è
Iddio che le permette, dobbiamo stare tranquilli,
perchè Egli è il nostro Padre, e quello che noi giudichiamo un male, è il nostro bene invece. Rimase
contenta di quanto dissi, poi sospirando esclamò :
* La tua volontà sia fatta, o Signore 1 »
Il servizio funebre fu tenuto il giorno 13 con un
discreto intervento di persone. Che il Signore benedica la testimonianza resa al suo Evangelo in sì triste occasione 1
Riccardo Avanzo.
NELLA CITTA’ DEI FIORI
Un Collaboratore d’un periodico fiorentino, riandando sur un nostro vecchio articolo di quasi tre
mesi or sono, ci accusa di proteggere gli sfruttatori
del proletario!
Don Chisciotte trasformava con la sua imaginazione
gl’ innocenti mulini a vento in terribili cavalieri erranti; e così egli poteva esercitare la sua nobile
smania di combattimento. Ora, Don Chisciotte è un
immortale tipo rappresentativo, che s’incarna in ogni
tempo. Compatiamo le debolezze umane i
— Riassumiamo da The Florence Herald : — Il 12
marzo alle 8,30 pom. nel Palazzo Salviati, Via dei
Serragli 51, il pastore G. E. Melile diede una piacevolissima conferenza intorno alle Valli Valdesi (Val
Luserna, Val Pellice, Valle d’Angrogna, di S. Martino
e di Porosa). L’eloquente conferenza fu ilhistrata da
bellissime proiezioni e riesci graditissima al numeroso e attento uditorio.
6ronachetta Romana
Le altre due conferenze del Dr. Luzzi riescirono
egualmente attraenti e furono con molta attenzione
ascoltate da un pubblico numeroso. Nella prima, l’oratore dette una scorsa attraverso al mondo delle
versioni e dello edizioni bibliche da quando il Guttenberg inventò la stampa fino a noi ; e l’oratore ci
fece passare innanzi alla mente e agli... occhi le simpaticlie figure di Martin Lutero, di Guglielmo Tindale, dell’Olivetano, del Diodati, del Martini e di altri
ancora. — La seconda conferenza si può dividere in tre
punti: 1) informazioni circa ai manoscritti delle Sacre Scritture, a completamento di quanto l’oratore
ci aveva detto in precedenti conferenze : 2) le scoperte egiziane, assirobabilonesi, eco., e la luce ch’esse
gittano su l’Antico Testamento ; 3) la storia del moderno diffondersi della Parola di Dio in 430 idiomi,
per opera specialmente della Società biblica britannica e straniera, che ha la sua sede in Londra.
— Nei giorni scorsi, i tramvieri di Roma han fatto
sciopero, ed han fatto sciopero del pari i poveri spazzini. Percorrendo le vie della capitale, pareva di essere trasportati in qualcuno dei più sudici fra i più
sudici villaggi d’Italia. Immondizie da tutte le parti,
fin dinanzi ai palazzi degli ambasciatori esteri. Che
vergogna per l’Italia e per Roma ! E che iniquità, soprattutto! I tramvieri non chiedevano che un meschino aumento di paga a una società d’azionisti che
fa, certo, affari d’oro. Con che cuore si ricusa un piccolo aumento di paga in una Roma, in cui tutto si
è fatto carissimo, a cominciar da gli alloggi ? Un calzolaio di Via Volturno deve sgomberare, perchè non
si trova in grado di pagare la pigione della non vasta bottega, pigione che gli fu da un minuto all’altro
portata da L. 160 a L. 350 (il mese, badate !) Se i capitalisti non smetteranno un po’ del loro esoso egoi- |
smo, avverrà una rivoluzione in tutte le regole, non ,
se he può dubitare. E il peggio è che non solo i ca
pitalisti, ma anche il municipio framasson* affama
la povera gente.
Ci si perdoni questo sfogo, ohe dedichiamo a quell’ameuo collaboratore d’un periodico fiorentino che
ci accusa di far l’occhiolino di triglia agli sfruttatori j
Carteggio abruzzese
In questa quaresima, nel forte e gentile Abruzzo,
sono stati mandati dalle curie vescovili di Trivento
e di Chieti dei bravissimi frati predicatori per richiamare il popolo a penitenza. Uno di costoro venne
a Borrello il 27 febbraio, e si trattenne fino al sei marzo,
spezzando ogni sera il così detto pane della parola di
Dio.
Dovrei far rilevare tutte le sciocchezze da lui dette;
ma una basterà per tutte. Crimine ab uno ecc.
In una di quelle sere, adunque, volendo innalzare
il prete alla dignità di mediatore, ardì assomigliare
Iddio ad un tronco d'albero. Il commento agli amanti
della verità.
Mi piace però anche far conoscere ai lettori della
Luce che per la nostra chiesa furono sette giorni di
benedizione. Ogni sera la nostra sala rigurgitò d’uditori. Si stava come acciughe in un barile. Alla nostra lettera di sfida per un pubblico contraddittorio,
prima si rispose che si sarebbe accettato, ma in casa
dell’arciprete e alla presenza d’intellettuali (leggi :
parenti ed amiconi del parroco) poi, vistisi a mal partito, perchè noi richiedemmo, com’era giusto, un uguale
giurì, gli avversari si ritirarono, dicendo : che ci sarebbe .andata di mezzo la loro... convenienza.
S. Pasqualoni
OLTRE LE ALPI E 1 flflRI
Svìzzera
Ginevra — È aperto il concorso al posto di professore ordinario dì esegesi del Nnovo Testamento presso
la Facoltà teologica (evangelica) dell’Università.
— Inaugnrandosi presso 1’ altra scuola di teologia
(ìndipendente da lo Stato) il secondo semestre accademico, il prof. Baumgartner — che v’insegna l’ebraico
— ho proferito una prolusione sul tema : • Gesù, le
sue origini, il suo potere miracoloso e la sua morte
in croce, nella letteratura israelitica dei primi secoli
dell’era cristiana, secondo l’opera del Laiblé: Jesus
Christus im Thalmud ». L’oratore concluse dicendo
che le asserzione del Talmud non nuocciono alla fede
cristiana, anzi la confermano piuttosto. ^
— L’evangelizzazione popolare in Ginevra è condotta specialmente dai valenti e pii pastori Thouvenot
e Sàuvin.
— Lunedì scorso, nella sala centrale della Maddalena, si eseguirono le sette composizioni musicali che
Haydn scrisse su le sette parole proferite da Gesù in
croce. Prima di ciascuna esecuzione, l’instancabile
prof. Giorgio Fulliquet dell’Università spiegò la parola corrispondente di Gesù.
— Si attende a Ginevra il pastore francese Ullern,
ohe vi terrà radunanze di risveglio nei giorni 3, 4, 5,
e 6 del prossimo aprile.
Losanna. —TI Semeur Vaudois, periodico della
Chiesa Nazionale, contiene un magnifico articolo di
nove colonne e mezzo sotto il titolo ; « Sì 1... Ma ?... »
dedicato ai catecumeni. Dove si può scrivere un articolo oom’è quello, la religione non morirà... tanto
presto. Sarebbe bene tradurre l’articolo e farne un
opuscolo da dispensare ai nostri catecumeni italiani.
Nelle Valli Valdesi, ove il francese è capito, si potrebbe
dispensare un’edizione francese di questo ottimo articolo. C’è vita religiosa in Isvizzera ! e questa vita
va crescendo ogni giorno più.
Francia
Parigi — Frank Puaux è stato eletto presidente del
Comitato di Storia evangelica francese, in luogo del
barone di Schickler testé morto. Lo Schickler ha lasciato alla società 200 mila franchi.
L. Parker nel periodico francese L’Evangéliste
riferisce intorno alle radunanze di risveglio tenute
a Parigi da Gipsy Smith, per soli inglesi. Egli dice:
A vedere Gipsy Smith si pensa : ecco un uomo di
Dio, ecco un discepolo di Gesù Cristo. Ciò che più
attira in lui è la naturalezza, la semplicità. La sua
forza consiste nella fedeltà all’Evangelo, fedeltà ch’egli
manifesta rimproverando ai cristiani il formalismo,
la mondanità, l’incredulità. Gipsy Smith non ha che
una passione : Gesù Cristo ! Condurre peccatori a
Gesù Cristo è il suo più vivo desiderio. — Le radunanze parigine furono ben frequentate e ricche di
conversioni.Nella cappella Malesherbes—dice il Parker
— Gipsy Smith parlò in modo stringentissimo della
gloria di Gesù Cristo, dell’ incredulità dei discepoli,
dell’efficacia della preghiera. « I moltissimi uditori se
ne andarono profondamente commossi ; e .parecchi
trattenevano a stento le lacrime ».
— Maurizio Viollette presentò alla Camera francese
5
LA LUCE
e la Camera votò un’ottima aggiunta alla legge contro la letteratura immonda. Il Comitato della Stampa
ba protestato, gridando a possibili arbitrii e invocando
la libertà della stampa. — Bella libertà ! e non devo
godere della libertà anch'io ? — si potrebbe rispondere al Comitato della Stampa. — Ebbene, percorrendo
le vie della città, io mi sento urtato da la vista di
pubblicazioni indecenti : voi, che le esponete, limitate
la mia libertà! Togliete dunque via codesta robaccia,
se vi preme la libertà... di tutti, s’intende, e non solo
la vostra. Non c’è libertà degna d’una nazione incivilita, senza la morale.
Keims — Il 27 febbraio, conferenza in contraddittoria sul tema : « Perchè non sono ateo ? » L’oratore
era Enrico Ahier, giornalista parigino. La società
umana — egli disse — non fu mai atea. L’idea della
divinità, rudimentale da prima, si è svolta via via
fin che ha ritrovato la sua migliore espressione nel
Cristianesimo, in cui noi siamo in cospetto di Dio rivelato da Gasò Cristo. — Il Cristo ci ha rivelato Dio
nou come se fosse un giudice iuesorabile, ma come
un padre che ama i suoi figlioli. Così, gli uomini
sono fratelli. Gesù ci mostra del pari tutta la profondità del male nel cuore umano, e ei addita anche il
perdono concesso a coloro che lo amano. La fede in
Dio nasce non da un qualsiasi insegnamento, ma da
un esperienza vissuta. Soltanto questa può dare all’uomo la felicità e insieme la certezza della vita eterna. Dio è Spirito e Vita : e Dio preme al genere
umano che si sente più che mai attirato verso quanto
è vita.
Dopo una discussione, l’oratore concluse dicendo:
Se per molti socialisti e anarchici, la quistione sociale è tutto, la quistione morale resta tuttavia la più
importante. Senza credenze religiose, non sarà mai
possibile di costituire una società migliore. Gli uomini
divengano cristiani, eia quistione sociale si risolverà
spontaneamente.
Belffio
Liegi II 27 febbraio scorso, festeggiandosi il cinquantenario dell’erezione del tempio evangelico, si c
inaugurato un , ospizio-ospedale », che porterà il nome
di . Betesda ».
Inghilterra
Londra — Si sono scoperti nuovi documenti intorno
a Shakespeare. Secondo questi nuovi documenti, il
grande poeta avrebbe trascorso gli anni suoi più fecondi, cioè gli anni tra il 1598 e il 1604, presso una
famiglia ugonotta (cioè riformata o evangelica francese) rifugiatasi in Inghilterra. In quegli anni Shakespeare avrebbe incontrato Milton allora fanciullo.
Spagna
Ecco il titolo dei periodici cristiani evangelici che
si pubblicano in Spagna. Tra parentesi notiamo il
luogo in cui essi sono pubblicati. — E1 Cristiano — Revista Cristiana — E1 Mensa] ero de la Verdad — La
Luz — Esfuerzo cristiano — E1 Amigo de la Infancìa (Madrid) — Hojas dominicales (Andalusia) — E1
Evangelista (Barcelona) — E1 Eoo de la Verdad (Sàbadel) — E1 Heraldo (Figueras).
Egitto
Con piacere leggiamo neWImparziale, che si pubblica in italiano al Cairo, la notizia seguente :
^ « Ieri sera il distinto pastore evangelico italiano,
sig. Rinaldo Malan, nel solito locale della Missione
Americana, tenne l’annunziata conferenza sull’ c Alcoolismo e il problema sociale ».
L’egregio conferenziere con fatti, date e notizie statistiche illustrò e affermò la tesi che « la miseria produce l’alcoolismo e l’alcoolismo produce la miseria ».
Il numeroso uditorio, fra cui molti operai, salutò
con un caldo applauso la fine della dotta conferenza.
Sarebbe desiderio vivissimo e di non dubbia utilità che questa conferenza fosse pubblicata per il bene
dell’umanità ».
TENDENZA SCIENTIFICA
E TENDENZA REUfilOSA
Traduciamo da la Semaine religieuse il riassunto
della magnifica conferenza, che sotto il titolo : » Mentalité scientifique et mentalité religieuse » il professore G. Pnlliquet ha tenuto di recente in Ginevra.
L’uomo dell’oggi ha una tendenza scientifica. Anzitutto egli crede alla realtà del mondo esterno e
considera la materia come verità fondamentale donde
ogni cosa deriva, senza riflettere che non la materia egli conosce, bensì solamente le impressioni
che la materia su di lui produce, e che ci può essere discordanza tra ciò che è veramente e ciò che
noi ne percepiamo coi nostri sensi.
Il secondo distintivo della tendenza scientifica è
il « determinismo ». Ogni cosa è rigorosamente pre
destinata. Ciò che avviene doveva avvenire. Ciò che
va producendosi è la conseguenza di ciò che esisteva
prima. Il presente è il risultato di tutto il passato
e in sè reca il germe di tutto quanto l’avvenire.
Questa teoria è un mirabile strumento di lavoro.
Mercè di essa si è pervenuto a scoprir leggi generali e perfino a preveder l’avvenire. Ma questo
metodo, eccellente per ciò che concerne le cose, non
si palesa più tale per ciò che concerne le persone.
Le persone sono esseri viventi, e non semplici cose
soggette unicamente alle leggi fisiche e chimiche ;
e però tre sorta di determinismi operano su di esse :
un determinismo fisico, un determinismo fisiologico
e un determinismo psicologico. Questi determinismi
possono entrare in lotta tra loro e contrabbilanciarsi. Allora s’apre un adito alla libertà. La libertà
non è di necessità esclusa neppure da quel sistema
scientifico che volesse essere rigorosamente determinista.
In terzo luogo, la tendenza scientifica non discerne nell’universo che forze e leggi. Eccellente
quando si tratti di studiare i fenomeni della natura, questa tendenza riesce inetta quando la si voglia applicare al mondo morale. La nozione del bene
e del male allora svanisce, per lasciare solamente
il posto all’utile e al dannoso, al piacevole e al doloroso. La relazione intercedente tra persona e persona perde ogni valore, poiché ciascuno non fa se
non quello che è a forza costretto di fare : non può
operare diversamente. Il giudizio che ciascuno porta
su sè stesso è soppresso. L’idea del dovere sparisce. Lo sforzo a raggiungere il meglio riesce
inutile, antiscientifico. Si è quel che si è, inetti a
mutare minimamente. Se si ammettesse la sola tendenza scientifica, ne verrebbero impediti il formarsi
e lo svolgersi della persona morale.
Siamo dunque sospinti verso la « mentalità » reigiosa. L’uomo religioso crede alla propria « personalità », sente cioè d’essere una persona, quantunque non possa definire che si abbia a intendere
)er Í persona », come del Testo lo scienziato non vi
saprà definire che s’intenda per « vita » o per « materia ». L’uomo religioso crede che il mondo morale
lossegga le sue forze proprie e le sue leggi nè più
nè meno che il mondo fisico. Crede che l’esistènza
stessa della sua persona implichi e richieda resistenza di altre persone simili alla sua.; le quali
hanno ai suoi occhi più importanza che tutte quante
le realtà materiali. Crede alla « personalità » di
Dio e, mediante Gesù, crede anche alla figliolanza
divina, che per lui è la cosa più bella che uno possa
imaginare e più preziosa che non sia la scoperta di
mille mondi solari.
La tendenza scientifica, quando s’esercita nel dominio che le è proprio, è d’un’importanza invalutabile. Essa è stata e sarà feconda per il genere
umano. La tendenza religiosa la completa ed arricchisce. Noi possediamo due metodi : l’uno ci serve
per cogliere, comprendere e signoreggiar le cose ;
l’altro per conoscere le persone e per condurci nelle
nostre relazioni con esse. La scienza, per quanto
grande, è inetta a scrutar l’Universo intero. Oltre
al mondo sensibile c’è il mondo delle persone, il
mondo morale che non può essere còlto se non per
mezzo del metodo religioso. Non ci sono due realtà.
Non c’è dissidio. Il mondo delle cose prepara il
mondo delle persone, e il mondo delle persone è il
compimento del mondo delle cose. E’ necessario che
la tendenza scientifica e la tendenza religiosa crescano neH'uomo e si completino l’una con l’altra.
Allora avremo la personalità umana integrale e feconda.
On po’ qua e oo po’ là
La colonia Valdese e Svizzera di Monnet, Mo. ha
avuto la gioia d’inaugurare una nuova chiesa. Ci rallegriamo di leggero che il nostro amico J. G. Knotter
è tornato alla direzione di quella congregazione. Egli
è stato assistito neH’inaugùrazione dal dott. G. B.
Hillae da due altri.pastori locali. In quella occasione
dicaistette nuovi membri furono aggiunti alla chiesa.
E’ stato celebrato, or son pochi mesi, il centenario
della nascita del dott. Carlo Chiniquy più noto sotto
il nome di Padre Chiniquy. Questi fu, per anni, uno
dei preti cattolici più stimati tra i francesi degli
Stati Uniti. All’età di cinquanta anni, passò alla
chiesa evangelica con tutta la sua congregazione di
S. Anna (IH.). Scrisse un libro che rimase celebre :
» Cinquant’anni nella chiesa romana », e fu. odiato,
perseguitato, vilipeso dai suoi antichi colleghi e correligionari come forse nessuno è stato dai tempi di
Lutero e di Calvino in qua.
La chiesa di S. Anna celebrò il suo giubileo con
vari discorsi sul dott. Chiniquy e l’opera sua e sui
progressi della chiesa, tenuti dai pastori francesi
Provost, Boudreau di Quebec, Beauchamp e da altri.
*
* *
n dott. Berry è il rappresentante, in America, della
missione Me All di Parigi. Egli ha patrocinato, tempo
fa, in Pittsburg la causa di questa missione e parlato del € Bon Messager », la cappella galleggiante,
e la « Semeuse », il carro biblico, coi quali vengono
evangelizzati i villaggi rivieraschi e le campagne di
Francia.
*
«
Il seminario teologico evangelico di Princeton, U.
S. A., conta 150 studenti di cni 45 stanno per essere
consacrati. Nei suoi 98 anni di esistenza, il seminario
ha avuto 5742 studenti i quali, salve poche eccezioni,
sono diventati pastori, e 380 sono partiti per le missioni estere.
*
* *
Alcuni studenti del * Western Theological Seminary » di Pittsburg consacrano alcune delle loro serate all’evangelizzazione degli italiani, dei russi, dei
tedeschi, dei polacchi, degli ungheresi e dei lituani
della città e dei dintorni. Hanno pure aperto una
scuola per gli uomini e una per le donne, ove insegnano la lingua inglese e il lavoro manuale.
* ^
Cinque mila duecento persone, uomini e donne,
sono uscite dal * Moody Bible Instituto » di Chicago.
Di essi, 460 sono attualmente nel campo delle missioni fra i pagani al servizio di varii comitati.
*
« *
Il pastore E van Edwards ha predicato recentemente
il suo 7908. sermone, senza servirsi di note ed all’età
di 94 anni.
*
Il pastore 9. W. Bidwell ha celebrato ultimamente
il suo 100.» aùniversario, predicando in una chiesa
del Vermont. Egli ha predicato l’Evangelo durante
75 anni e si è ritirato novantenne dal ministero attivo.
*
^ %
Le Associazioni dei Giovani hanno, negli Stati Uniti e nel Canadá, 457000 membri e possegono 680
case unioniste del valore di Lire it. 256.860.000.
«
tic «
I « Gedeoni » sono i membri di una società fra
commessi viaggiatori cristiani, il cui numero è salito,
negli Stati Uniti, a 8000. Essi prendono l’impegno di
testimoniar del Cristo ovunque vadano e di lavorare
a condurre i loro colleghi al Salvatore. Hanno intrappreso di collocare una Bibbia in tutte le camere
degli alberghi dove passano e ne hanno già lasciate
14000.
He
«Ü «
II 1909 è stato un anno di prosperità per la Società
Biblica Americana. Essa ha ricevuto più doni di
quanti ne avesse mai ricevuti in nessuno degli anni
precedenti ; ha stabilito due nuove agenzie negli
Stasi Uniti, portandone il numero a nove, sparse
daU’Atlantico al Pacifico ; la vendita è stata maggiore
che negli anni passati sia nella repubblica americana
che all’estero. — Dànno conferenze illustrate in varie città degli Stati sull’opera della Società in Cina e
nel Giappone il Sig. ,W. Scott Elliot missionario ed
il tenente Sig. Carlo F. Gammon, già insegnante militare nella Università imperiale di Tientsin.
L’agenzia di New-York ha distribuito, nel solo mese
di dicembre u. s., 16350 copie delle Scritture. Nelle
feste natalizie ì suoi colportori hanno fatto una larga
distribuzione fra gli immigranti e fra i marinai.
Il « cuore di Chicago », che comprende 36 rioni, ha
una popolazione di 1305380. Il * North Western Christian Advocate » dice che trovansi in quel territorio
385 chiese e missioni evangeliche, 102 cattoliche romane, 47 sinagoghe giudaiche e 10 altri luoghi di
culto.
*
* 4:
I cattolici romani d’Irlanda pare aprano gli occhi
ed il cuore alla Verità. Essi han dato varie provo
d’indipendenza, frequentando, a dispetto dei divieti
6
6
LA LUCE
e delle minacce, le adunanze di evangelizzazione tenute appositamente per loro.
• *
Dal- gran risveglio nel paese di Galles in poi, lè
chiese evangeliche hanno avuto un aumento di 67 431
membri. Il risveglio continua anche ora a portare j
suoi frutti. Le radunanze, in alcuni luoghi, proseguono tra i minatori, condotte dallo Spirito del Signore. Una chiesa che aveva, prima, 200 membri
adulti ne ha ora circa 600. A chi chiedeva quanti dei
nuovi convertiti avessero perseverato, fu risposto es.
ser rari i casi di quelli che ritornano indietro. Le
radunanze di preghiere son frequentate da un numero doppio di persone e procedono ovunque con entusiasmo.
Molti dei convertiti sono adulti, già induriti nel
Tindifferenza e forse nel vizio, e sono veri tizzoni
scampati dal fuoco.
* . • *
Fra gli oratori al sinodo del Texas, U. S. A., si
leggono i nomi di due boemi, il pastore Sesulka e lo
studente Frank Hornicek. 11 presbiterio di Wheeling
ha consacrato al santo ministero il siriano Sig. Joe
Zaidan che lavorerà fra i suoi connazionali del distretto.
«
* •
A Faste St. Louis, la missione fra gli ungheresi, diretta dal pastore Giuseppe Kardoss, ha preso un tale
sviluppo che verrà presto costituita in una nuova
chiesa.
«
* *
Il Sig. Giuseppe Krenek, alunno del collegio « Nove
Masso » di Vienna, giunto in America da 16 mesi,
durante i quali ha lavorato tra i suoi connazionali
di Baltimora, ha ora assunta la direzionè della chiesa
boema di Silver Lake, Min.
«
• •
Il Sig. Vaclav Vanek è soprintendente di una « Casa
per gli immigranti austriaci ». Il suo rapporto triennale dà una idea del lavoro da lui compiuto e del
bene fatto, quando si pensi che ha provveduto alTalloggio di 13069 persone e distribuito 33676 pasti spendendo lire 43660.
*
* •
Se ne togli quelle tedesche, le colonie più numerose di Chicago come pure dell’llliuois sono le colonie polacche e boeme. Infatti dopo Varsavia e Lodz,
Chicago è considerata la prima città polacca e la
prima città boema dopo Vienna e Praga. Si capisce
quindi che i cristiani di quella città e di quello stato
se n* diano pensiero e cerchino il modo, di evangelizzare queste popolazioni.
CI. d. P.
Leggendo e apootandò
Angelo Crespi nel Coenobium dà un largo riassunto
dell’ultimo libro di Padre Tyrrel, dal titolo II Cristianesimo al bivio, di cui si pubblicherà prossimamente la traduzione italiana per cura di Arnaldo Cervesato. '
A dire il vero, non siamo stati mai entusiasti dell’ex-gesuita, sopratut|p a causa della nebulosità del
suo pensiero religioso, per cui neppure oggi si può
facilmente afferrare quello che abbia voluto conseguire nella sua vasta e molteplice opera letteraria.
La stessa impressione si rinnova leggendo il riassunto
che del suddetto libro ci dà il Crespi.
Il Tyrrel sembra voglia spezzare una lancia contro
il protestantesimo detto liberale, senza comprenderlo
affatto, poiché non è punto vero che esso si risolva
meramente in un cristianesimo umanistico o in un
mero fenomeno naturale storico, mentre le caratteristiche fondamentali del cattolicismo sono già ravvisabiii nei Vangeli sinottici, (sic, sic).
Per il Tyrrel è dimostrato che il Cristo, convinto
della fine imminente, non poteva a meno di concentrare e richiamare l’attenzione di tutti sul Cielo, sull’al di là : « Pentitevi perchè il Regno dei Cieli è vicino ». A noi sembra che questa interpretazione sia'
davvero unilaterale e incompleta. L’imminenza del
Regno vuol diro semplicemente che la sua manifestazione sarà evidente in quei discepoli che si arrenderanno già alla predicazione del Cristo, in quanto il
Regno di Dio o dei Cieli ha la sua sede già nei oiiorLII che non escludo punto che il Regno di Dio o dei
Cieli avrà la sua suprema manifestazione nella vita
avvenire detta altrimenti vita eterna.
Per il Tyrrel insonima l’identità tra l'idea religiosa
di Gesù e quella del cattolicismo è evidente e dimor
strata per quanto concerne la Eucaristia, i miracoli,
l’espiazione ecc.
Basta rilevare queste idee per afferiùarJe del tutto
fantastiche, e in opposizióne assoluta a quelle del
Tangeli e dei Nuovo Testamento In-genere.
Il Crespi stesso è costretto a confessare che questo
è un libro che a molti può perfino parere conservatore o reazionario.
• •
Ricorderanno i lettori che la formula nuova di Sennino riguardo ai rapporti tra lo Stato e la Chiesa è
compendiata in questa parola : aclericalismo. Napoleone Colajanni non 1’ accetta, perchè troppo mite e
incolore. Egli è assolutaménte in favore di una politica decisamente anticlericale, avvertendo però che
anticlericalismo non vuol dire persecuzione contro la
Chiesa, ma semplicemente difesa dello Stato laico e
delle sue leggi, la quale esige la soppressione delle
congregazioni ricostituitesi in barba a dette leggi, e
l’espulsione dei gesuiti, ohe, del resto, un papa aveva
già avuto l’ardire di sopprimere.
Abbiamo già, a suo tempo, espresso la nostra opinione in siffatta materia. Libertà per tutti nell’ambito delle leggi, persecuzione contro nessuno.
*
* *
Molto si è detto intorno al pensiero di Giosuè Carducci nei rapporti con la fede religiosa e con il cristianesimo. Ora è interessante una lettera del Carducci
che il Secolo pubblica, e che l’articolista ritiene come
logica continuazione del.pensiero carducciano, dalVlnno a Satana alla Chiesa di Polenta. La lettera è
invero importante, ,e perciò ci permettiamo di riprodurla integralmente.
Ecco la lettera :
« Signora contessa Silvia molto amata,
€ Voglio fare le mie confessioni, cioè vo’ dir cose
che, dopo morto, tolgano ogni dubbio del come io
pensassi e credessi.
€ Cominciamo dal principio; da Dio, o da chi è tenuto Dio. Poco più che ragazzo cominciai un inno a
Cristo, cosi : „
Io non so chi tu sia, nè per che modo
Venuto se’ quaggiù...
applicando a Cristo i versi che Dante poneva in bocca
ad Ugolino.
« Uomo fatto, rincarai con parole mie proprie quel
che avevo accennato di sbieco, segnatamente nella
Chiesa gotica;
0 inacessibile re degli spiriti.
Tuoi templi il sole escludono.
Cruciato martire, tu cruci gli uomini.
Tu di tristizia l’aer contamini ;
e nelle Fonti del Clitumno .■
...un galileo
Di rosse chiome il Campidoglio ascese,
Gittolle in capo una sua croce e disse :
Portala e servi.
« E certo sono cose forti e indimenticabili. Confesso
che mi lasciai trasportare dal principio romano, in
me ardentissimo : e fu troppo. Ma quasi al tempo stesso
soavi cose pensai e scrissi di Cristo :
Oh allor che del Giordano ai freschi rivi
Traea le turbe una gentil virtù ecc.
' « Resta ohe ogni qual volta fui tratto a declamare
contròf Cristo, fu per odio ai preti; ogni volta che di
Cristo pensai libero e sciolto, fu mio sentimento intimo. Ciò non vuol dire ch’io rinneghi quel che ho
fatto: quel che scrissi, scrissi ; e }a divinità di Cristo
non ammetto. Ma certo alcune espressioni son troppo;
ed io, senza adorare la divinità di Cristo, m’inchino
al gran martire umano. Questo voglio che si sappia,
e lo gerivo a Voi; perchè capace di dirlo apertamente.
Vedete che m’è venuta voglia di scrivere, oggi.
* Il vostro Giosuè Carducci ». i
« Pensieri della Vigilia di Natale, che ho sempre
avuto, e da tenerne conto. — G. C. •
« Alla contessa
Silvia Pasolini Zanelli — Faenza ».
Enrico CQeynier.
^ luna!
Mi faccio interprete del desiderio dei fratelli com, ponenti la Chiesa di Mezzano Inf.re nel far sapere alle
chiese sorelle e a tutti coloro che simpatizzano con
noi, ciò che succede di questi giorni in questo Comune di Mezzano e come il Signore ci dia sempre di
che magnificare il Suo santo nome. — Il sig. Malapelle
10 scórso novembre fu Invitato a presentarsi af Sin^
daco e alla Giunta del Comune per aver egli infranto
11 nuovo regolamento Comunale, che vieta qualsiasi
discorso nel cimitero. L’interpellato rispose che egli
non poteva per nessuna cagione sottrarsi all’imperioso
bisognò di adempiere tutto intiero il suo doWe di
.banditore deil’Evangelo. Così egli fu denunziato ài
Pretore di Colorno e giovedì 10 marzo si svolse questo
processo condannando il sig. Malapelle a lire 25 di
multa più le spese processuali e accordandogli la legge'
del j^rdono. Tuttavia il giorno 10 marzo segna per
noi fratelli una data memorabile, percMper ben più
di cinque ore PEvangelo venne annunziato dall’accusato, con tutto l’ardore di cui è capace, a un pubblico
numeroso 8 agli stessi magistrati, che ascoltarono la
Novella colla più viva attenzione..Oh vòglia’
Iddio olle la sempliee ma vibrante confessione della
fede evangelica abbia potuto scuotere qualche coscienza
addormentata, abbia risvegliato qualche fede latente!
Bella, splendida è stata la testimonianza del nostro
Ministro nel dimostrare coi fatti che gli evangelici
non sono capaci di mentire per risparmiarsi una condanna, ma che al contrario si reputano sempre felici,
orgogliosi di-poter annunziare Cristo e il suo Evangelo. Cara ed indimenticabile giornata è stata quella
del 10 marzo, che ha ripieno di gioia i nostri cuori
nel poter verificare che gli stessi nostri avversari,
10 stesso tribunale non ha potuto fare ameno di dimostrare la sua ammirazione per il sentimento profondo, sentito, che un Ministro Evangelico prova per
la santa missione affidatagli. Anche il forte contrasto
tra la debolezza di un Pretore, che teme menomare
l’autorità di un Consiglio Comunale, e la nobile fierezza di un semplice banditore della Parola di Dio
ohe non indietreggia davanti all’assalto del nemico,
ha destato una piena di simpatia verso gli evangelici.
Due giorni dopo questo processo il sig. Malapelle
fu di nuovo chiamato per il seppellimento di un neonato al Casale, frazione di Mezzano e questa volta più
ehe mai ci fu una vera dimostrazione di simpatia coll’intervento di tante persone. La funzione religiosa col
relativo discorso non fu interrotta, come altra volta,
dalla guardia, fu però da questa di nuovo denunciata la trasgressione del regolamento comunale.
Noi però siamo tranquilli e confidiamo in Dio che illuminerà, certamente la coscienza dei magistrati della
Corte di Cassazione di Roma dove si è ricorso, perchè
la sentenza del Pretore venga annullata e che la bandiera della libertà, che i nemici del Vangelo vorrebbero calpestata, possa sventolare di nuovo gloiiosasamente. — Fatevi animo, dice il Signore, Io ho vinto
11 mondo.
Un Evangelico
IntpÌ5hi_yaticani
Cominciamo da l’ultimo caso avvenuto, quello che
riguarda l’ex Vice-Presidente degli Stati Uniti, signor
Fairbanks. Il fatto è noto ; ci limiteremo a riassumere
quel che ne dice un giornale americano.
— I connazionali del signor Fairhanks apprendono con
rispetto e con approvazione la sua condotta assennata e
virile. L’incidente è una nuova prova dello spirito del
papismo, quello cioè d’un bimbo dispettoso che dice
al suo compagno : « Io non giuncherò più con te se
tu vai a giuocare con il tale o tale altro ». E mostra
pure lo spirito di dominio e di persecuzione che ha
sempre animato la Chiesa di Eoma. Meno male che
le bizze e gli sgarbi del Vaticano sono ormai innocui,
Il ben noto Mgr. Irelaud ha voluto dire anche la
sua; « Non eraquistione, dice, che il signor Fairhanks
fosse metodista oandasse a la Chiesa metodista perle
bue devozioni. La quistione era che, facendo come ha
fatto, dava la sua approvazione a 1’ operato dell’Associazione metodista in Eoma. I metodisti americani —
in Eoma — sono attivissimi nella loro opera perniciosa di proselitismo. Avverto e insisto che non parlo
della chiesa metodista nel suo insieme (quasi che non
fosse la chiesa nel suo insieme che fa far la propaganda in Eoma e ne paga le spese !), ma dell’Associazione metodista di Eoma. Djl resto, io son pronto
ad ammettere che il signor Fairhanks (che semplicione!)
non abbia afferrato il vero significato del suo atto
agli occhi dei cattolici romani d’America ».
Il Papa ed il suo paladino americano non vogliono
Che i metodisti facciano proseliti in Eoma. Vogliono
per sè la prerogativa esclusiva di fare, « in questo secolo, rientrare gii Stati Uniti nel grembo a la loro
Chièsa » secondo il programma del loro ultimo convegno
di Baltimora. Eppur non sappiamo che farci del romanesimo in questo paese ; esso è un elemento straniero
ch’é per noi un pericolo ed una minaccia. L’incidente
è dunque li per il nostro ammaestramento e per il nostro ammonimento. La Chiesa Eomana è screditata
nei paesi cattolici e prospera soltanto nei paesi
protestanti ove gode di tutte le libertà che ’’tiltrove le son negate. Essa vorrebbe dunque carpire
in quest’nltimi ciò che le sfugge nei primi, — Il
dptt. John "Woods manda anch’egli un grido d’allarme. Dispacci recenti da Eoma annunziano che il
Papa, cerca nuovamente di stabilire delle relazioni diplomatiche col nostro paese. Si direbbe che lo smacco
ricevuto, tempo fa, da Storer da parte dell’allora Presidente Eoosevelt non sia bastato. Forse si spera che
il^ signor Taft sia più maneggiabile e già si buccina
che lo Storer sia persona assai grata alla Casa BiancaNon c'è da stupire che il Papa cerchi un po’ di consolazione, di simpatia e d’aiuto in America ora che tutte
lei Nàzioni d’Europa gli voltano le spalle e che la parola
d’ordine sembra essere ovunque « separazione della
Ciiesa dallo Stato ». Ma come potremmo aver relazioni '
diplomatiche col Vaticano? Il Papa non è un Sovrano.
Bgll è, ovvero un suddito italiano, ovvero, simile aFi.lippe Nolan, un nomo senza patria. Se noi accettassimo
uh ambasciatore del Vaticano faremmo un affronto al
7
Governo Italiano che abbiamo riconosciuto da quarantanni. Quando Vittorio Emanuele fece di Boma
la Capitale del Eegno d’Italia, cadde il potere temporale ; il Papa può avere una parvenza di Corte, ma
egli non è un Sovrano ed occupa il Vaticano unicamente per la longanimità degli Italiani. Abbiamo un
ambasciatore a Roma e dei consoli in tutte le principali città italiane, quindi non abbiamo che fare dei servizi diplomatici del Vaticano. Se il signor Taft è stato
molto largo riguardo a la quistione delle proprietà dei
frati nelle Filippine, non crediamo voglia lasciarsi prendere ad un alleanza politica, che sarebbe contraria a gli
interessi ed a la volontà del paese.
— John Morley disse, anni or sono, che i tre avvenimenti più importanti della seconda metà del secolo XIX sono stati l’unificazione d’Italia, la guerra
civile degli Stati Uniti e la creazione dell’Impero germanico. Disse pure che i tre nomi indissolubilmente
legati a codesti avvenimenti sono quelli di Cavour,
Lincoln e Bismark.
Ciò malgrado, la Chiesa Romana non cessa di far premure a lo scopo di stabilire una legazione a Washington
ed avere un rappresentante americano al Vaticano. L’atteggiamento del Papa verso l’Italia è quello di un insulto continuato, ed egli vorrebbe avere un appiglio
per insolentire contro*il Governo del suo paese. L’insistenza di Roma per riavere il potere temporale ed
insorgere contro l’Italia prova quello che sarebbe e ciò
che farebbe negli Stati Uniti qualora ne avesse il potere 6 l’opportunità.
— Il « Catholic Telegraph » gongola perchè, in seguito a la lagnanza d’un prete, il Commissario dell’Istruzione ha proibito la lettura della Bibbia nelle scuole
pubbliche di Freeport, L. I. Cosi che un prete intrigante fa cacciar la Bibbia dalle scuole e, fra non molto,
si farà sentire a chiedere la divisione dei fondi per
l’istruzione col pretesto che le scuole pubbliche sono
antireligiose e senza Dio. Del resto, non sarebbe il
primo a fare udii’e quel grido insensato. E’ quella
ormai la tattica riconosciuta e costante della Chiesa
papale.
— Uno scrittore cattolico dice esservi negli Stati
Uniti 4800 scuole parrocchiali con una media di 230
alunni cioè più di un milione in tutto. Egli aggiunge
esservi molti cattolici che non vivono secondo i det
LA LUCE
tarai della Chiesa perchè non hanno frequentato le scuole
parrocchiali ; e che, se queste venissero soppresse, in
.meno di vent’anni, la popolazione cattolica diminuirebbe
di metà.
— Non tutti credono ai grandi progressi della Chiesa
Romana- dei quali taluni menano così gran vanto. Un
cattolico autentico, il signor Giuseppe Me Cabe ha pubblicato, tempo fa, un libro intitolato ; « La decadenza
della Chiesa di Roma ». In esso leggesi ; « Nel 1889,
un prete tedesco di Cincinnati, padre Walbury, calcolava che le perdite della Chiesa negli Stati Uniti ammontassero a 17 milioni ». Nel 1898 il « Freman’s
Journal » (papista) disse che 20 milioni di cattolici
romani erano passati al protestantismo nella Repubblica da la bandiera stellata. In Inghilterra e nei
suoi possedimenti, durante il secolo XIX, la Chiesa
Romana ha perso 3,500,000 membri. E la conclusione
del signor Me Cabe è che, nel corso del secolo passato, 80 milioni di fedeli sono andati perduti per la
Chiesa nei paesi di lingua inglese.
— « The Western Watchman » (La Vedetta d’Occidente) di Saint-Louis, M., un giornate clericale se ve
u’è uno, pubblica il sermone d’un prete, dal quale sermone togliamo questo brano : « Il più gran problema
che s’affacci a noi in questo momento è quello che concerne la nostra gioventù. Abbiamo risolti gli altri problemi in modo soddisfacente; ma questo rimane ancora
insoluto. I nostri giovani vanno a la perdizione ; i nostri giovani cattolici sono spesso i peggiori elementi
che si possano incontrare. In tutte le maggiori città
degli Stati Uniti, i giovani cattolici son quelli che
hanno la peggior riputazione. Chiedete , a la polizia,
leggete i giornali e vedrete sempre la medesima storia :
i trasgressori delle leggi, in San Luigi ed in tutte le
grandi città, portano sempre dei nomi cattolici irlandesi. Prendete qualunque fra le tante associazioni di
delinquenti e vedrete che sono composte in massima
parte di ragazzi nati da parenti cattolici ».
Il « Christian Observer » commenta : « E’ codesta
una confessione umiliante. Ora, qual’è la causa di un
tale stato di cose ? Senza dubbio, la causa va Cercata
nella morale rilassata della Chiesa Romana, nel cerimonialismo che va sotto il nome di religione e nel commercio che fa il prete delle sue assoluzioni ».
— E invero, le cose, agli Stati Uniti, non devono
volgere pro])izie al Vaticano. Il clero e la stampa clericale non sono mai stati cosi accaniti contro gli evangelici, specie contro quelli che vogliono aprir gli occhi
ai poveri illusi. Un ex-prete, che ha lavorato dodici
anni a Filadelfia e sul conto del quale nulla erasi potuto dire, parti per Ensley, Alabama, ove si recava per
evangelizzare gli Italiani. Ed il « Catholic Telegraph »
suggerisce ai suoi fidi,-i « Cavalieri di Colombo » di
fare nriime&tìgasione sul suo carattere ! che, secondo
lui, non ha mai potuto affrontare la pubblicità. Il medesimo « Catholic Telegraph » fa una specie di« index
expurgatorius » per mettere i suoi lettori in guardia
contro l’eresia. Un redattore entra nella Libreria pubblica di Cincinnati, vi esamina i libri ed i giornali, dà
la lista di quelli che sono scritti da papisti, proibendo
la lettura di tutti gli altri.
— Ma, il colmo lo abbiamo ancora in queste parole
del sopra citato « Western Watchman » : « I cattolici,
non soltanto credono, ma sanno, d’una scienza ferma
quanto la rujie di Gibilterra, che un apostata da la
chiesa cattoiica è un puro mascalzone (unmitigated
scoundrel), uno che ha rinnegato ogni principio onesto
ed onorevole. Non vi è un cattolico nel mondo che non
preferisca veder morire la madre o la sorella anziché
vederle farsi protestanti. E, per quel che ci riguarda, preferiremmo veiler un nostro parente appiccato piuttosto
che vederlo rinnegare la sua religione. Sono stati appiccati tanti innocenti ! Molti malfattori son morti sul
patibolo della morte dei santi. Ma Un cattolico apostata,
se muore nella sua apostasia, è dannato sicuramente
come sono stati dannati il ricco epulone e Giuda Isca
riota. Tra un
chiedessero uii
a Beelzebub »
E dopo tuttcì
non cambia
LIBRI € FERIODig RICCVOTI
Lettera di iin apostolo di Cristo, epistola di S. Paolo
ai Cralati, tradoi;ta sull’originale greco con prefazione. Milano,
redazione del « Dispensatore », 1905. — Corriere della Marsiea. Avezzano. — Il Seminatore. Torino. — Pro mutualità scolastica, ai genitori dei nostri scolari. Tip. Cooperativa, Firenze. -, La Pace, Anno III, N. 3. — L’Avanguardia,
Anno III, N. 3 (marzo 1910), — La Riforma laica, Rivista
Critica di questioni odierne. Anno I, N. 3.
Siotto VinouBo!
Proprietà riservata — Biprodazioae proibita
Freddamente, sardonicamente il superbo Prelato rivolse la parola a Don Angelo :
-— Davvero, signor Parroco, Lei mi empie di meraviglia; la sua ingenuità, per non dire altro, ô sorprendente! E Lei ha proprio creduto necessario di lasciare là
sua tranquilla parrocchia,e di fare un noioso viaggio di
quattro ore, per venir qui a raccontarmi queste belle
novità, che io già sapevo a memoria ? Se soltanto per
questo mi ha chiesto un’udienza, l’avverto che il mio
tempo è prezioso e che posso disporne solo per cose
di ben più grave importanza. Io non sono il Padre
Francesco da Cortona... Con me non si discute e non
si fa sfoggio di sentimentalismo. Signor Parroco, io
non ho che una parola. Mi dichiari subito quale decisione Ella abbia preso.
Così dicendo, fece l’atto di voler suonare il campanello d’argento, ohe stava sulla tavola.
— Eminenza — esclamò Don Angelo, arrestando con
gesto supplichevole la mano del Cardinale — la prego,
ancora un minuto.
— Parli — fece il Prelato con un dignitoso cenno
di assenso.
Ma Don Angelo si sentiva soffocare. L’effetto prodotto
in lui dalle parole gelide e pungenti del Cardinale
era terribile. Il sudore gli colava dalla fronte cocente
e nelle ossa sentiva un freddo mortale. Aveva mal
compreso... o non si era spiegato chiaramente ? Voile
ricominciare da capo, volle tentare un’altra via e balbettò alcune frasi sconnesse... /V..
— Basta, basta così, signor mio, — lo interruppe il
Prelato picchiando con impazienza il piede sùl^morbido tappeto.— Lei non sa quello che si dice, e nèn sa
neppure con chi parla ! M’avvedo che l’ho giudicata
male, credendola degna di un riguardo per parte mia.
Avrei dovuto agire secondo che il’mio dovere m’ingiungeva e porre la scure senza pietà all’albero guasto
dalle radici. -ì
— Eminentissimo — disse Don Angelo coraggiosamente, levando gli occhi in faccia al Prelatp — no,
non sono un albero guasto. Sono un povero prete, è
^ero, indegno di servire la causa del Cristo, ma desi
deroso di lavorare con tutte le mie deboli forze all’avanzamento del Suo regno. Egli vede la mia pochezza, ma vede anche la mia buona volontà.
— Non nego ohe Lei abbia fatto il suo dovere in
passato, signor Parroco ; ma qui si tratta del presente.
Io sto ai fatti. Le si domanda una prova del suo zelo
per la Chiesa, e Lei si rifiuta di darla, e si trincera
dietro la sua coscienza, e si permette di ragionare e
di giudicare. Chi tentenna, chi dubita, chi cavilla, chi
non obbedisca con gioia,'non è degno di portare il
nome di sacerdote. Così hanno cominciato tutti i grandi
ribelli. Signor mìo, la Chiesa ha bisogno di figli sottomessi, ciecamente sottomessi, che sappiano sacrificarle anima e corpo, intelligenza e volontà. La battaglia, che essa sta combattendo oggi, è una battaglia
tremenda, ed è necessario che il suo esercito sìa un
esercito di schiavi fedeli, affinchè essa possa trionfare dei suoi nemici. Non v’è forza in quell’esercito
dove robbedionza non è assoluta. Del resto, chi la costringe, Bìgiìbr mìo? Se Lei non sente qual sia il suo
dovere di sacerdote e di cattolico, chi l’obbliga a seguirci? II mondo è grande e c’è posto per tutti. Fuori,
fuori dàl seno della Chiesa le pecore matte ! E basti
così. So quello che mi resta da fare.
DoniAngelo tremava come una foglia.
— La prego, la scongiuro, Eminenza — disse con
voce malferma. — Non mi giudichi così male. Sento
che po^ei dare tutto il mio sangue per il trionfo della
Chiesa; ma qual vantaggio ne ricaverebbe essa, se io,
suo sacerdote, commettessi un’azione indegna e bassa ?
Non l’esporrei io maggiormente al sarcasmo e allo
sprezzo del suoi nemici P
— Le bo già detto che non discuto. Segua puro i
saggi consigli della sua intemerata coscienza. Libero
Lei di'agire come vuole, libero io pure di prendere
i provvedimenti necessari per rimuovere dalle nostre
file un soldato ribelle. La prego, caro signore, di ritirarsi, iti tempo è prezioso e non posso perderlo in
ciarle. L(avverto intanto che oggi stesso il Santo Padre
sarà informato delle sue gesta. La scomunica non si
farà at|eu(}ere e subito verranno aperte le pratiche
presso ; ili Governo per ottenere il ritiro del regio placet. Disponga dunque le cose nella sua parrocchia in
modo da pbter lasciare,' quanto prima, libero il posto
ad un altro, qhe meglio di Lei conosca qual sia il dovere di un sacerdote Cattolico. > J i - ,i
Don Aagplp, ohe fino ^allora era stato in atteggiamento umile « ed aveva ' pazientemente ascoltato gli
Sfl
dii
ohe
ingiusti rímpri
parole, che lo
si riddrizzò,
— Non conpi
nenza, perchè
reputo vile? ■
lera . — E’ du
e che io, nella
credere, che eii
bari, tirannici
Evo? E’ dunqui
al punto da
scienze, da fiacri
al male, da
vero che un
schiavo nelle
dienza, qnand’à
Sorpreso dall
sua audacia, il
imporgli silenti
interruppe il
ed imperioso,
spavento. Tutlia
animo cercò am
— No, non
ohe parli. ìlio
forze e infaccii^
credendo verá
del Signore. Mi^
Cristo non Ò
tenza terrena,
che hanno sete
sottrarsi al suò
— Basta! basi
prete verso Tu^
fiammeggianti
poca cosa per
— Oggi — r
disperaziòné —
strp corpo col
scomunica, che
— Üácite,
che ancora porta
«.un cane dai sei'
(Còdfin.ua)
: ■; .i'rsis'.
CO
àigd
cattolico apostata e Beelzebab che ci
impiego, noi lo daremmo di preferenza
ciò, dicano i lettori s’è vero che « Roma .
Pino Pini.
overi del Cardinale, a queste ultime
colpivano in faccia come una sferzata,
l’irrigidì, s’accese in viso.
'SCO il mìo dovere di sacerdote, Eininon voglio piegarmi ad un’azione che
- esclamò con occhi scintillanti di colnque vero quello che si dice della Chiesa^
mia pazza ingenuità, non ho mai voluta
isa governa ancora oggi con metodi bàre crudeli, come ai bei tempi del Medio
le vero che la sua corruzione è arrivata
ipravare gli animi, da deturpare le cacare ogni impulso generoso, da indurre
Ingere alla disperazione? E’ dunque
sacerdote è necessariamente un vile
mani dei superiori, obbligato all’obbe■ nche gli venga comand,ato un delitto ?
lo scatto improvviso del prete e dalla
Cardinale non aveva saputo lì per lì
o. Ma riavutosi .subito dallo stupore,
[Sgraziato con un « Basta ! » così aspro
Don Angelo diede un balzo per lo
via r amarezza traboccante del suo
icora uno sfogo nelle parole ;
basta. Eminenza, non basta; bisogna
sa se ho difeso sempre, con tutte le mie
a tutti i nemici, la causa della Chiesa,
ii|aente che in essa abitasse lo Spirito
oggi Lei mi ha aperto gli occhi. No,
in noi; la potenza della Chiesa è una poche abusa del nome di Dio; e le anime,
e fame di giustizia, hanno ragione di
dominio.
al — urlò il Cardinale, spingendo il
ciò, col volto congestionato e gli occhi
In altri tempi il rogo sarebbe stato
tanta audacia!
'ì battè Don Angelo, fuori di .sè per la
oggi, non potendo più torturare il noiùooo, lo si tortura affamandoci colla
non meritiamo.
lorè, uscite vi dico, o io dimenticherò
ite codesto abito e vi farò cacciare come
vi. '"'i“'
8
8
LA LUCE
SU E GIÙ PER IL MONDO
Un articolo del Bellonci.
Il Giornale d’Italia ha pubblicato un articolo del
Bellonci intitolato « Dio e Napoleone ». — Sa di poco,
pi aspettavamo assai di meglio da un pensatore come
il Bellonci. Egli ci par troppo tenero di Napoleone.
Sostiene che tutti i Grandi credettero in Dio: e sta
bene. Sospene che_ il Dio in cui i Grandi credettero
era un Dio — diciamo così — a loro modo. Esagerazione ! Il Dlo^ di Ampère, per esempio, è l’Iddio cristiano ; e così dicasi di Pasteur e di cento altrL L’Iddio di quel Gesù, che fu ed è il Grande per eccellenza,
è anche l’Iddio di un gran numero di Grandi.
Lo scandalo delle Congregazioni.
Dello scandalo delle congregazioni francesi, così
détto, con Duez per protagonista, han parlato tutti i
giornali quotidiani, e noi ci restringiamo a segnalarlo
per debito di cronaca.
Contro il duello.
A Milano si è tenuto un comizio contro il duello.
Sarebbe ora che si sopprimesse questo avanzo di Medio Evo. — Siamo noi ben usciti dal Medio Evo? —
Ne dubitiamo assai. La divisione pomposa che si fa
, della storia è convenzionale semplicemente. I nostri
nipoti rideranno della nostra velleità di considerarci
avanzatissimi nella civiltà ; ed essi divideranno diversamente la storia, includendo anche il nostro secolo
neH’età di... mezzo.
La politica religiosa in Spagna.
Ü liberale governo a cui presiede il ministro Canalejas si proporrebbe di risolvere la quistione della
« politica religiosa » o, meglio, ecclesiastica : 1) riducendo il numero delle comunità o congregazioni ; 2)
sottomettendo, senza persecuzioni, le comunità religiose a una legge comune ; 3) restringendo le esenzioni e i privilegi (industriali) concessi alle comunità
stesse, le quali fan la concorrenza al commercio laico.
Rivista Cristiana
É uscito il N’ 3 (marzo 1910). — Eccone il sommario :
« Ecce Homo, G. Di Frali — Nuove lettere di Paolo
Sarpi, Karl Benrath — La vera via, ossia d’una lega
tra il clero. Un prete — Biblioteca Evangelica per ia
coltura dei laici. Luigi Bossi — La pagina dei pastori,
Ev. — Leggende religiose senesi, E. Chiarugi — Cronaca del movimento religioso, U. Janni — Daile riviste e dai giornali, G. R. — Note bibliografiche, G.
R. - A. R. ».
Per abbonarsi alla Rivista, inviare al sig. 0. Jalla
(Via Serragli 61, Firenze) L. 5 (da l’estero L. 6). Per
abbonarsi congiuntamente alla Rivista e al Bollettino
Omiletico, inviare L. 6 (da l’estero L. 7,50).
Domenico Giocoli, gerente responsabile
Tipografia dell’Istituto Gould, Via Marghera 2, Roma
ILRfoei CaCñO
ILCnCñO oeiR.5
ÜtflDITÍl PCESSOTUni 1 conrETTiEm tDaOGHItW 3.
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UeCDITfl- PRESSO TUTTI iCOfIFETTieRI ePPOCHllRl
IL CA.CA.O TALMONE è riconosciuto Valimento ricostituente più nutritivo e facile a
digerirsi.
Qrande fledaglia
del MINISTERO
di Agricoltura,
Industria
e Commercio
20 ^Diplomi d’Onore
e (Hoto
Altre specialitli dello Stabilimento
TALMONE :
Colazioni Istantanee High lite
Cianduja TaitDooe
Cioccolatine Talmone
Pe^jert de Reine
Bouchée de Pame.
Friaodijej
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ANTICÀNIZIE-MIGONÌ
BIDONA IN BBNTB TEMPO E SENZA DISTURBI
Al CAPELLI BIAMOlil alla BARBA
IL COLORE PRIMITIVO
È un pr^arato speciale indicato per ridonare alla barba ed- ai capelli bianchi
ed indeboliti, colore, bellezza e Tltal|ta della prima giOTinezza senza macchiare nè
la biancheria nè la pelle Questa impareggiabile et mposizione pei capelli non è una
tintura, ma un’acqua di soave prOmmo che hon ihacchia nè la biancheria nè la
pelle e che si adopera colla massimi facilità e speditezza Essa agisce sul bulbo dei
capelli è della barba fimendone il nutrimento nccessitrio e cioè ridonando loro, il colore primitivo.
favoK^ndone lo sviluppo e rendendoli flessibili, morbidi ed arrestandone la caduta. Inoltre pulisce prontamente la cotenna e fa. sparire la forfora — Una
sàia fiotti^io, Òaata per .con»0guim6 un effetto sor^
prenìumu
-, AsTXEÌSTATC'O
VANGELO MIGONE & C. - Aftlauo
' flsaliDeiìt« bo potuto trovare una preparazione che mi
cUou«»»« ai caglili a alla bjirl>a il colore primitivo, la ire•chezta e bellénà ¿ella gioventù senza avere >1 minimo
liita-sSola bottliglia-della vostra. Anticanisie mi bastò ed
òrà'ftfo h6 un acdQ‘f»ehx bianco. Sonopienamente convinto che
4oe«qi.vos^ •peolaltt^v non è una tintura, ma un’acqua che
odo làsccÌiÌw nè la biancheria'^nè la pelle, ea agisce sulla cute
• Atoendo ■com^rire totalmente le pelli
cole vrinÌDnPMMo le radici dei capelli, tanto che ora essi non
piè» neatrg'Sòfsi U pericolo di diventare calvo
A I PgtnAMi Enrico.
^ Costo L. 4 la bottiglia, cent, 8« {o piè per U •pédUlè&e,
^ a bottiglie L. 8 — 3 bottlj^ie L. Il fraoiAe di porte de ^ ^
tutti i Earrucchieri, Droghief^Je Parfaacisti. ^
In vnndita prenno tutti i PpofiMnÌ«r),,farmaal«ti m Opoghlarl.
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