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Anno 123 - n. 10
13 marzo 1987
L. 700
Sped. abbonamento postale
Gruppo 1 bis/70
In caso di mancato recapito rispedire
a: casella postale • 10066 Torre Pollice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
MILANO: UNO STRANO ATTENTATO
UBANO
Ammalati di
intolleranza
Scommessa della pace
Alla ricerca di una convivenza pacifica tra cristiani e musulmani
- L’arruolamento nelle milizie e il rischio di un nuovo genocidio
« Qui nuclei armati per la purificazione dello spirito. Alle 20.50
abbiamo fatto esplodere una
bomba contro la chiesa valdese e metodista, blasfema e antitradizionale ». Il comunicato dettato, martedì 3 marzo alle
23.30, da una fredda voce maschile all’ANSA, faceva seguito
ad un rozzo attentato che ha
mandato in frantumi i vetri del
seminterrato in cui le AGLI di
Via della Signora a Milano tengono il loro archivio. « Subito
abbiamo pensato ad un grosso
botto di carnevale, — commenta, visibilmente nervosa, la signora Scarano, portinaia dello
stabile di proprietà della chiesa valdese — poi sentendo andare i vetri in frantumi abbiamo
realizzato che si trattava di una
vera e propria bomba. E ho
dato subito l’allarme ».
Rozzamente confezionata (un
tubo metallico di 30 centimetri,
chiuso alle estremità e pieno di
esplosivo, inserito nella grata
della finestra), la bomba rudimentale avrebbe potuto appiccare il fuoco a tutte l’archivio
delle AGLI (l’associazione cattolica affitta una serie di locali
nell’edificio attiguo al Tempio
di Via Sforza) provocando un
vero e proprio rogo. L’attentato, che ha in sostanza sbagliato
obiettivo, è il quinto in sei mesi
rivendicato dai ’’Nuclei armati
per la purificazione dello spirito”, che si firmano: N.A.P.S. « Ora, dopo questo squallido episodio — dice il pastore Salvatore
Ricciardi — non ci metteremo
certo a piantonare lo stabile.
Gontinuiamo a lavorare come
sempre. Evidentemente qualche
squilibrato ha voluto intimidirci, ma non credo sia il caso di
drammatizzare quello che è successo ».
« E’ il classico autore che è considerato dai nuovi integralisti
della fede — dice Falcone — un
falso spiritualista. Golpendomi
hanno voluto darmi un avvertimento a non tenere in negozio
libri di esoterismo o di varia
religiosità ». Un mese fa i
N.A.P.S, avevano scagliato una
bomba contro la Sala del Regno dei Testimoni di Geova di
Via Oesalpina definita, nella solita telefonata anonima di rivendicazione, « un noto covo di
pseudocristiani al servizio del
corrotto misticismo contemporaneo ».
Ad ogni attentato cambia la
motivazione. Nel mirino dei
N.A.P.S. ci sono i raggruppamenti religiosi ’’diversi”. Ma i terroristi dello spirito non devono
avere, con la loro dottrina fatta
d’intolleranza di segno nazista
e di integrismo da guerra santa, molti seguaci, anche se fanno
molto rumore. Qualcuno ha già
voluto tracciare un parallelismo
tra i N.A.P.S. e il gruppo neonazista « Ludwig » che agiva contro « la dilagante immoralità »
colpendo tossicomani, omosessuali, prostitute. Altri ritengono
che questo misterioso gruppo
di crociati del tritolo si rifaccia
al testo di Dharmamentha (si
tratta di uno pseudonimo) pubGiuseppe Platone
(continua a pag. 2)
UN DRAMMA IN TRE ATTI
Se non canta il gallo
L’ultimo attentato in ordine di
tempo era avvenuto martedì 17
febbraio contro i « vermi spiritualisti » — così definiti dai
N.A.P.S. — del Gircolo ’’Vita
Nova” di Via Venini che si occupa di studi sulla reincarnazione e sullo spiritismo. Anche qui,
i bombaroli purificatori hanno
sbagliato obiettivo, devastando
un negozio di scarpe che ha
l’unica colpa di trovarsi proprio
accanto al circolo della metempsicosi. Uno dei N.A.P.S., inoltre, ha. agito il 2 ottobre scorso
a viso scoperto nella Libreria
Ecumenica del mezzanino della
stazione metropolitana di Piazza San Babila. « Stavo per chiudere il negozio — mi dice Galogero Falcone, titolare della libreria e membro della chiesa
metodista — quando un tizio
biondo, sulla trentina, che da
tempo sostava in un angolo tra
gli scaffali mi fa segno di avvicinarmi e mi chiede se avevo testi di Samael Aun Weor. Mentre
gli indicavo il ripiano in cui
compaiono tutti i libri dì Aun
Weor il tizie mi ha sferrato una
coltellata alla schiena ed è fuggito dileguandosi nella folla della
metropolitana ». I libri dì Aun
Weor, pubblicati in Italia dalla
Biblioteca Gnostica di Varese,
intrecciano gli insegnamenti di
Gristo con quelli di Buddha.
« Satana ha avuto il permesso di passarvi al vaglio... ma io ho
pregato per te perché tu sappia conservare la tua fede. E quando
sarai tornato a me, dai forza ai tuoi fratelli» (Luca 22 : 31-34).
Quattro versetti, un intero
dramma in tre atti. Primo atto:
Satana ha chiesto. Una seconda
traduzione dice: ha preteso. Una
terza: ha avuto il permesso. Di
fare cosa? Di vagliarvi come si
fa col grano per pulirlo. Il paragone di Gesù, è calzante: Satana è il battitore autorizzato a
flagellarci con prove e tentazioni. Il libro di Giobbe è l'esempio classico di questo "ministero" di Satana. Il testo dice vagliarvi, al plurale; ma poi il colloquio è tra Gesù e un solo uomo, Pietro.
Un solo uomo, e un uomo solo; solo davanti allo strapotere
di Satana. Un uomo chiamato
col nome che aveva prima di
accettare Gesù, il nome della
sua umanità: Simone. Ma la sorpresa di questo primo atto è che
Simone — e noi — siamo tagliati fuori da ogni decisione. Un
colloquio segreto è già avvenuto
senza che noi fossimo consultati. Satana ha chiesto; a chi? A
Dio. Ha preteso, ha avuto il permesso; da chi? Da Dio.
E’ la rivelazione che Gesù fa
a Simone. Le due maggiori potenze del mondo spirituale hanno tenuto il loro summit e hanno deciso che Simone — e noi —
siamo il grano da battere sotto
il bastone di Satana. Non è facile seguire Gesù su questa strada, la strada della nostra umanità esposta, offesa e indifesa:
Satana ha chiesto di vagliarvi.
Atto secondo: ma io ho pregato per te, perché tu sappia conservare la tua fede. Gesù ci appoggia. Lo dirà Paolo alla chiesa
di Roma: Cristo è alla destra di
Dio e sostiene la nostra causa.
Ora c’è chi sostiene la nostra
causa; e — con la nostra — la
causa dei fuggiaschi e dei perseguitati, dei tiepidi e dei ribelli,
dei provati, degli spergiuri, degli increduli, la causa dei morenti. La nostra causa, quando
non sappiamo se, dove e come
andrà a finire la corda sempre
più lisa della nostra fede; la nostra causa, quando sembra inutile credere, sperare, lottare. Io
ho pregato per te perché non
venga meno — che cosa? —. Perché la tua fede non venga meno.
una cortese signora non più giovanissima che da tre anni lavora nel « gruppo progetti di aiuto alle popolazioni palestinesi e
libanesi » in seno alla Cimade
(Servizio ecumenico di aiuto reciproco), un servizio di matrice
protestante. Mi riceve ai secondo piano in un sobrio ufficio in
rue de Crenelle a Parigi, una
città quasi assediata in questi
giorni per il processo a Ibrahim Abdallah. Il tempo è piovoso e freddo.
« E’ possibile vivere insieme: è stiani e musulmani nel sud del
una scommessa che stanno facen- Libano ».
do attualmente dei credenti cri- Ho davanti a me Albine iseh.
Albine Isoh è stata recentemente in Cisgiordania e conosce
a fondo la situazione medio-orientale, anche grazie agli intensi rapporti e contatti che la Cimade intrattiene con altre organizzazioni internazionali e con
due associazioni partner in Libano, la « Società per lo sviluppo
nel Libano Pair International »
ed il « Movimento Sociale Libanese », che si adoperano a promuovere opere di pace ed a cercare di ricucire il tessuto sociale e le divisioni tra le confessioni religiose. La Cimade cerca anzitutto di sensibilizzare la società francese al dramma libanese.
« E’ uno scandalo, ad esenwio,
che il turismo francese in Terra Santa (anche quello cattolico) ignori completamente i campi palestinesi. O ancor peggio
che nel catechismo cattolico sia
stata abolita la parola "Palestina" in quanto troppo equivoca!
Nel primo caso la Cimade ha preparato dei brevi prospetti da distribuire ai turisti perché conoscano le condizioni di vita di quei
campi ».
Possono venir meno il tuo benessere, la tua fortuna, il tuo pane;
puoi avere dubbi e sconfitte; ma
tutto è nulla in confronto al rischio ultimo, non più arginato:
che la tua fede venga meno. Gesù non prega per sottrarci ai colpi di Satana, ma perché la nostra fede non venga meno.
Atto terzo: e quando sarai tornato a me, dai forza ai tuoi fratelli. Chi ha (o crede di avere)
più fede, non condanna chi ne
ha di meno o non ce l'ha: aiuta.
Non fede per te solo, ma invocatrice per gli altri. Adesso Gesù
chiama Simone col nome dell’uomo nuovo: Pietro. Il nome
della vocazione, della confessione di ffede; il nome della solidità, della continuità, della robustezza. Questo nome non ba.sterà per evitare che Pietro rinneghi il Signore. Il nome di cristiano non ci salva dai nostri tradimenti. Solo il canto del gallo ridesterà Pietro. Le nostre commendatizie formano un'interminabile fila di compromessi e rinnegamenti, ma non li sappiamo
riconoscere se non canta il gallo.
Per fortuna il gallo canta sempre, affinché sempre daccapo
torniamo a riordinare un’esistem
za ridedicata al Signore che sostiene la nostra causa.
Renzo Turinetto
Ma l’azione della Cimade non
si arresta naturalmente qui. Di
intesa con il « Comitato cattolico contro la fame e per lo sviluppo », « Emmaus Internatio
nal », e « Solidarietà Internazionali » sta attualmente portando
avanti un piano di sostegno nel
sud del Libano (dintorni di Sidone) ed alla periferia sud di
Beirut.
Un caso emblematico
Il caso del Libano del Sud è
emblematico. Me ne parla Marc
Brunschvreiler, segretario generale della Cimade, che si è recato colà a Natale 1985, quando
questo programma ha preso le
mosse.
« Siamo andati proprio a Natale per manifestare a quelle ponolazìoni la comunione universale. Ogni villaggio ci ha accolti
con entusiasmo. Riteniamo che
sia essenziale associare l’insieme
delle componenti della società libanese per ogni programma di
aiuto. E’ forse un’opera profetica, ma se non li si spinge a vivere insieme, nessuna soluz,ione
avrà mai successo. E’ pericoloso
sostenere — come molti fanno
— una sola fazione ».
L’azione di aiuto è consistita
Roberto Giacone
(continua a pag. 12)
I
2
2 commenti e dibattiti
13 marzo 1987
NON FURBIZIA,
MA FEDELTÀ’
Caro Direttore,
leggo sempre più frequentemente
sul giornale lettere di lettori che invitano a stringersi intorno al papa per
le più svariate cause d’attualità: pace, ecologia, difesa della vita, ecc.
Con mia meraviglia non ho ancora
letto una risposta evangelica, che tagliasse la testa al toro sulla que
stione. Non pretendo di saperla dare
io, ma mi limito ad alcune amare ri-'
flessioni.
Sono abbastanza vecchia da avere
conosciuto la chiesa cattolica delle
scomuniche, delle lotte dai pulpiti, dei
roghi morali e culturali che una
volta erano anche materiali, come
del resto da duemila anni. Era la chiesa di iPio XII, di padre Gemelli, di
Gedda, del mio parroco locale che
tuonava contro la lotta operaia, le
donne e i vestiti corti, dei confessori che non assolvevano e che rifiutavano battesimi ai figli degli atei.
Ma adesso la chiesa romana si è
fatta furba. La sostanza è come prima e peggio di prima, ma la tattica
verso il mondo si è fatta morbida,
strisciante, accattivante. Si gioca sugli equivoci, facendo credere che essere cattolici è lo stesso che essere
dalla parte di tutte le buone cause in
cui è in gioco la salvezza deH'umanità: pace, ambiente, ecc. Ma poi ci
si spinge un po’ più in là, facendo
credere che ogni uomo di buona volontà è in ultima analisi un cattolico,
a dispetto dell’etichetta religiosa o
politica o filosofica; che il papa romano è il capo spirituale più o meno
riconosciuto della gigantesca lotta
mondiale dell’umanità che cerca di
salvarsi. Alla fine, si dice, basta credere. Dio è uguale per tutti, è superiore alle divisioni religiose, e così
deve fare ogni uomo in uno sforzo di
tolleranza reciproca, in nome di uno
spiritualismo che sta al fondo di ogni
credo positivo. E in base a questo
equivoco, il cattolicesimo è da qualche tempo in netta ripresa non solo
in ambito cattolico, ma anche in quello protestante.
E’ proprio soltanto un equivoco. Il
rilancio della mariologia e della stessa
figura del papa romano prova che il
nocciolo rimane più che mai duro.
E’ cambiata la buccia, si è deciso di
indorare la pillola anziché lasciarla
amara come si era fatto finora.
Il protestante non ha che una via:
la totale, irrinunciabile fedeltà a Cristo, forte contro la minaccia come
contro la lusinga della persuasione più
0 meno occuita, più o meno sottile.
Si è tutti d’accordo sullo stringersi
degli uomini contro la guerra, il razzismo, la povertà, lo sfruttamento,
l’inquinamento e tutto ciò che rende
brutto il presente e disastroso il futuro. Ma deve trattarsi di una lotta
laica, aconfessionale, di base. Il credente, poi, sa di dover riferire tutto
a Cristo, ma lui, personalmente. Non
ha M diritto di imporre conversioni o
di farne condizione per una lotta comune con altri uomini. Le buone cause non devono diventare un pretesto
per evangelizzare. E nemmeno l’evangelo deve diventare un pretesto per
fare vincere le buone cause. C’è purtroppo una grande confusione di idee;
e la chiesa romana, semplicemente,
ne approfitta a suo vantaggio. Non
bisogna lasciarsi ingannare: tutto qui.
Cordialmente.
VIOLENZA VERA E
VIOLENZA PRESUNTA
In riferimento alla lettera del sig.
Lucio Malan pubblicata sul n. 7 a pag.
2 nella rubrica • Botta e risposta » e
alla risposta relativa, vorrei porre alla direzione il quesito; « Può la violenza dell’oppressore far dimenticare
la Violenza dell’oppresso? ».
Il quesito mi sembra rilevante per
decidere la nostra posizione, di singoli e di chiese, di fronte ai drammi
della storia contemporanea. Forse si
può pensare che proprio il fatto ohe ci
si era dimenticati della violenza esercitata dagli oppressi ha portato alle
« sorprese » in Vietnam, in Cambogia,
ecc. Poi Pot era lo stesso prima e
dopo la vittoria (e questo è solo un
esempio], ma prima non erano state
notate le sue tendenze, poi sono venuti i giorni del massacro.
E’ indiscutibile ohe l’apartheid vada combattuto, ma se un giorno, dopo la vittoria dell’A.N.C., ci accorgeremo che i metodi che oggi proporre
verranno impiegati anche contro i suoi
avversari politici, cosa protremo dire
a coloro, e sono molti, che oggi in
Sud Africa e altrove vorrebbero lottare contro l’apartheid con altri metodi?
Cordiali saluti.
Sergio Borroni, Seniga
LA COSCIENZA
SOTTO IL CUSCINO
Vera Buggeri, Cusano Milanino
Seguo con interesse il dibattito
aperto sul giornale in merito alla questione sudafricana, e pur non ritenendomi informato quanto altri lettori,
vorrei al riguardo esprimere un mio
sentimento di disagio.
Mi pare infatti che sul Sud Africa,
come su molti altri argomenti, il cittadino medio interessato abbia oggi
grandi possibilità (a patto di diversificare le fonti d’informazione) di apprendere molte delle cose che ivi
accadono, e di leggere interpretazioni
di tutti i colori ideologici e politici,
che fatalmente verranno condivise o
no, a seconda delle personali convinzioni di ognuno.
Ma, e qui subentra il mio disagio,
io credo che per quanto informati siamo, noi non possiamo capire realmente cosa significa vivere, giorno per
giorno, da nero, la vita in Sud Africa;
e quindi rimaniamo molto male attrezzati ad esprimere giudizi ed 'opinioni che sono necessariamente filtrati dagli schemi interpretativi che
utilizziamo per il mondo in cui noi viviamo.
E partendo da questo punto di vista, le precisazioni del lettore Malan (n. del 20.2) mi appaiono un po’
poco centrate, sia rispetto alla situazione locale, sia rispetto al discorso
della sig.ra Cavazzutti Rossi (n. del
30.1).
Infatti credo che nessuno possa
contestare i fatti citati da Malan (anche se bisognerebbe forse vedere cosa determina certi avvenimenti) ma,
come lui stesso suggerisce, la situazione è più complessa di ogni tentativo di schematismo; ed io mi chiedo, se il sig. Malan vivesse (da nero), senza possibilità di altre scelte,
segregato economicamente da un
complesso ma funzionale sistema di
rapporti economici di sfruttamento,
segregato fisicamente nei ghetti urbani 0 nelle Homelands, segregato
moralmente e religiosamente per mez
per la stampa di
biglietti da vìsita, carta e buste intestate,
locandine e manifesti, libri, giornali, riviste,
dépliants pubblicitari, pieghevoli, ecc.
coop, tipografica subaipina
zo della stessa Bibbia in cui crede,
ecco, forse allora sarebbe più comprensivo verso un popolo trascinato
dalla propria disperazione a reagire.
Può darsi che le cose non siano
risolvibili con l’appoggio all’ANC e
alle sanzioni; ma certamente non si
risolvono voltando la schiena alle richieste di aiuto o peggio dando fiducia ad un regime che potrà anche modificare la forma, ma non la sostanza
della sua struttura.
Quanto alla condanna dell’uso della violenza, questa è sempre molto
giusta, ma è strano che la violenza
stessa venga più o meno accettata
come componente esistente in tutti i
punti di tensione del pianeta, e invece
ci si stupisca della sua presenza in
Sud Africa: dobbiamo subordinare il
nostro appoggio ad un popolo dominato alla sua totale remissività?
E’ certo anche vero che l’URSS interviene in vari modi nel conflitto,
così come fanno, più alla luce del sole, gli americani: ma qualcuno conosce un solo paese di cui queste due
potenze non influenzino le vicende?
Insomma, l’impressione è che nel
caso Sud Africa come in altri, ciò
che è al centro di alcuni interventi
non sia la preoccupazione per la gente, per chi soffre, per chi è tenuto
in condizioni spesso al limite dell’umano, quanto la preoccupazione per
il modificarsi delle sfere di influenza
delle superpotenze, e quindi degli equilibri internazionali.
Ora, questa preoccupazione è più
che legittima: ma per chi è ancora
convinto che ci sono superpotenze
"buone”, ohe difendono libertà e giustizia da quelle cattive, è consigliabile la visione sugli schermi cinematografici del film (di un regista americano) Salvador, sulle vicende di quel
paese.
In conclusione, col senno di poi
non è difficile accusare chi ha appoggiato a livello di opinione le lotte
"perdenti" di Vietnam, Indocind e
Iran; e probabilmente a molti rimorde
per questo ancora la coscienza (e
per il Cile, il Salvador, il Nicaragua, a
chi rimorde?).
A ciascuno di noi rimanga il giudizio se la coscienza è meglio giocarla
in qualcosa in cui si spera, o tenerla
linda e pulita sotto il cuscino.
Alessandro Bottazzi, Torino
UNO SOLO
E’ IL PADRE
VIA ARNAUD, 23 - © 0121/91334 - 10066 TORRE RELUCE
FIGURE CHE SCOMPAIONO
Enrico Paschetto
La morte di Enrico Paschetto
non è solo un evento doloroso
tra i tanti della nostra vita personale, essendogli stati vicini
ed amici per circa trent’anni,
ma è una perdita notevole per
Tevangelismc italiano.
IVEolto dotato dalla natura, sia
per quanto riguarda l’aspetto
affascinante, che per le indubbie
doti di musicista e di oratore,
era nato e cresciuto in ima delle famiglie più interessanti del
nostre protestantesimo. Lo zio
Paolo era uno dei più rilevanti
pittori evangelici, il padre Ludovico, dopo una gioventù dedicata con successo alla ricerca archeologica, ha legato il suo nome alla direzione di quella rivista Bilychnis, che con Conseientia di Gangale, Gioventù Cristiana di IVIiegge, e Protestantesimo
di Subilia è stata una delle quattro voci con cui il protestantesimo italiano ha saputo fare
sentire la sua testimonianza
nella vita culturale italiana del
nostro secolo.
Le predicazioni risvegliate di
Ludovico ed Enrico Paschetto
a Torino nel periodo precedente
alla II Guerra mondiale, hanno
lasciato frutti ed echi profondi nella città, rinnovandovi una
presenza battista, ma meglio sarebbe dire evangelica. Ricordiamo Enrico insegnante alla scuola teologica di Rivoli, poi sovrintendente della IVIissione di
La Spezia, nel tentativo di dare
vita ad una Associazione IVIissionaria Evangelica Italiana. Molti di noi, dispersi in varie denominazioni, riconoscono nel suo
ministerio e nel suo insegnamento, la radice profonda e la
caratterizzazione del proprio
ministerio. Non voglio fare dei
nomi, ma so che molti sono
nelle mie condizioni. La gratitudine è tanto più profonda,
in quanto questi suoi scolari di
Rivoli e di Piascherino, collaboratori di Torino o di Firenze,
hanno da lui ricevuto il dono
di essere se stessi, diversi l’uno
dall’altro, senza il rischio di un
cliché sempre pericoloso. Non
dico, certo, che qua e là le an
tiche suggestioni di un simile
maestro non si ritrovino. Penso per esempio a quella chiave
di lettura del quarto capitolo di
Giovanni, che io gli ho carpito,
e per cui, ogni volta che commento quel brano, risento la
sua voce di un tempo, perfino
nelle inflessioni. Un vero padre
ha raggiunto il suo scopo quando i suoi figli se ne vanno, ciascuno per conto proprio, sviluppando la propria identità ed i
propri doni. Porse, caro Enrico,
ti abbiamo lasciato solo, ma non
per questo non ti siamo riconoscenti di ciò che ci hai permesso di trovare.
C’è sempre il rischio di trasformare in esaltazione acritica di un uomo il suo necrologio.
Errori ne ha commessi anche
Enrico, soprattutto se le sue
scelte vengono commisurate m
valori economici, perché essendo noi incompleti ed imperfetti, non siamo in grado di sapere quali siano i frutti reali, =arei tentato di dire spirituali, Ìi
certe scelte apparentemente azzardate, come il centro Jerusalem di Firenze. Quello che è
vero è che aveva imparato a
non essere settario e soprattutto a cercare di essere ubbidìc 'ate alla voce dello Spirito, m
questo ha saputo essere fino a la
fine un piccolo fanciullo, capa -e
di valutare le indicazioni deHo
Spirito, più che i valori apparentemente concreti di que; :a
società, anche esagerando y er
eccesso di entusiasmo. Così si
interpreta la sua scelta caris r.atica in un mondo protesta ce,
tradizionalmente piuttosto f fido, e la sua scelta ecumei ica
portata avanti con coerenza fino alla fine. Una folla di nomi
di amici si confonde con il suo
in questo mio commosso ricordo. Molti, come lui, ci hanr.o
preceduti dal Padre, per cui cc ntinuiamo la nostra strada, r :ù
stanchi, apparentemente più -oli, preceduti da testimoni r’ le,
ascoltato Giovanni, hanno aputo seguire Gesù.
Domenico Maselli
Egregio Direttore,
« Non chiamate alcuno sulla terra
vostro padre, perché uno solo è il
Padre vostro: Colui che sta nei cieli ».
L’ha detto Gesù (Mat. 23: 9). Ma
la chiesa cattolica (apostolica romana), nella sua insopportabile secolare
arroganza, non ne ha tenuto nessun
conto e da secoli le varie specie di
preti si fanno chiamare " padre »! E
ciò in tutte le lingue.
Ciò che mi sorprende è che l’appellativo sia anche usato pari pari
nei nostri giornali, in spregio a Matteo, anziché sostituirlo regolarmente
con « prete », così come si dà delI’« ingegnere » ad un ingegnere, delI’« avvocato » ad un avvocato, del
« dottore » ad un medico ecc. Che
se poi il titolo di prete ha spesso una
connotazione dispregiativa, la colpa è
solo ed esclusivamente del comportamento passato e presente di molti di
costoro (ricordiamo i Cippico e i Marcinkus!).
Quanto al « Santo Padre », alla
« Santa Sede », al « Sant’Uffizio » ed
altre amenità, si domandi cosa c’è di
santo in essi ai romani (che se ne
intendono dato che hanno il « privilegio » di vivere tra i preti!). I quali
romani leggono le targhe auto del Vaticano (S.C.V.) dicendo: « Se Cristo
Vedesse »!!!
Quindi niente più « Santo Padre »,
almeno nei nostri giornali, ma •' papa », « pontefice » e simili; niente più
« Santa Sede » ma • Vaticano » e
quanto al (ex) Sant’Uffizio lo si chiami
■ Vergognosa Inquisizione » a ricordo
della mostruosità che essa è stata (in
nome di Cristo!!!).
Cordiali saluti.
Massimo Pulejo, Bruxelles
Intolleranza
(segue da pag. 1)
bucato a Milano nel 1985 col titolo: « Lo yoga e il neospiritualismo moderno », in cui si predica la restaurazione integrale
della religione cristiana invitando « a fare il vuoto attorno a
quelle persone o a qùel materiale che si trovano al di fuori dell’insegnamento tradizionale ».
Secondo Bernardino del Boca, ritenuto uno dei più documentati studiosi italiani della galassia dei gruppi spiritualisti, dietro la sigla dei N.A.P.S. si nasconderebbero « gruppi ammalati di fascismo, fanatici che credono di possedere la verità e
vogliono combattere con qualsiasi mezzo tutti quelli che hanno idee diverse ».
L’integralismo religioso, l’idea
teocratica dello Stato, l’esigenza di vivere una spiritualità assoluta e intollerante è un fenomeno che travalica Milano. «Ma
certo. Si tratta ormai di una
questione universale — commenta il professore Ugo Gastaldi,
animatore del Centro Culturale
Protestante di Via Sforza — che
si sta allargando a macchia d’o
lio soprattutto là dove il fanatismo si sostituisce alla conoscenza e al confronto critico.
Da parte nostra, per capire il fenomeno in profondità, dovremmo cominciare a riflettere sul
fondamentalismo e sull’integralismo religioso per mettere a
fuoco le motivazioni di certi atteggiamenti irrazionali ». I servi
sciocchi deH’ambizioso disegno
restauratore hanno compiuto
alcune concrete azioni criminali
che di spirituale non hanno nulla. Esse evocano soltanto i fantasmi del nazismo e del fanatismo religioso che continua
pericolosamente a crescere. Non
allarmiamoci più del dovuto né
facciamo finta che non sia successo nulla. Continuiamo a leggere criticamente la realtà che
ci circonda cercando di capirla e di trasformarla nella prospettiva della tolleranza e della
giustizia.
Giuseppe Platone
Hanno collaborato a questo
numero; Archimede Bertolino, Ivana Costabel, Marco Davite, Giorgina Giacone, Saverio Guarna, Eugenio Rivoir,
Bruno Roslagno, Liliana Viglielmo.
QUESTA PAGINA
è dedicata ai commenti evangelici su fatti di attualità e non, ed
al dibattito dei lettori.
Preghiamo i lettori che desiderano intervenire di contenere i loro
scritti (dattiloscrìtti con interlinea
2) ad una cartella se lettere, ed
a due cartelle se interventi per il
dibattito.
3
F'
13 marzo 1987
speciale Sud Africa 3
21 MARZO, GIORNATA MONDIALE CONTRO IL RAZZISMO E L’APARTHEID
Nella prigione
di Botha
La segregazione in cifre
Smangaliso Mkatshwa, segretario generale della Conferenza Episcopale Cattolica del Sud Africa,
il 12 giugno dell’anno scorso venne arrestato mentre si trovava nella chiesa di St. Charles, e rinchiuso, insieme a suo nipote, Bheki
Zwane, nella stazione di polizia di
Hercules (Pretoria). Nel corso della sua detenzione è stato oggetto
di maltrattamenti e perfino di tortura. Ecco uno stralcio delle dichiarazioni che egli ha fatto, relative al trattamento ricevuto dopo essere stato prelevato dal carcere
da persone in borghese che lo
portarono, bendato, in un luogo
sconosciuto: « Presero le mie generalità. Senza avvertirmi qualcuno mi tirò giù i pantaloni e le mutande fino alle ginocchia. La camicia mi fu sistemata in modo da lasciare esposti i genitali e il sedere. Poi mi fu ordinato di cantare
due canti di liberazione, a mia
scelta. Cantai. Incominciarono a
interrogarmi. Non era un dialogo,
ma domande retoriche ostili:
Mkatshwa! Quali cambiamenti ti
piacerebbe vedere in Sud Africa...
perché tu che sei un prete ti immischi di politica... tu promuovi la
campagna per Mandela libero,
perché?... perché sostieni PANO
(African National Congress) terrorista... perché promuovi i boicottaggi. gli scioperi, la disubbidienza dal momento che essi finiscono
sempre nella violenza... tu e il vescovo Tutu non siete cristiani, altrimenti condannereste le sanzioni
economiche... perché ti opponi al
Governo... la Bibbia dice che dovresti ubbidire alle autorità indipendentemente da chi esse sono...
Queste ed altre domande mi sono
state fatte dai cinque che m’interrogavano a turno. Ogni volta che
cercavo di spiegare o chiarire un
argomento mi gridavano e diceva..no xii rispondere ”sì” p ”no”. Ma
non avevano interesse per spiegazioni. Per la complessa natura delle loro domande non potevo rispondere a monosillabi. Finirono
con ’Tassistermi” perché potessi
Bianchi
4,9 (15%) Popolaz. in milioni
Neri
23,9 (73%)
stans)
(inclusi i bantu
rispondere in maniera ’’corretta”.
Sono stato lasciato in piedi nello stesso posto per almeno 30
ore, sempre bendato e ammanettato. Mi fu spalmata sulle gambe e
sulle cosce una sostanza acquosa
che, insieme con l’aria fredda, mi
causava un enorme fastidio. Due
volte durante l’interrogatorio furono sparati colpi dietro a me, proprio dietro la mia testa. Non ho
nessuna idea dell’arma che fu usata. Mi fu introdotto nel sedere un
animale strisciante o un arnese
che mi andava su e giù per le
gambe e le cosce e invariabilmente finiva col mordermi i genitali.
Quando mi contraevo dal dolore
si mettevano a ridere. L’interrogatorio era accompagnato da sfilze di insulti, la maggior parte dei
quali irripetibili ».
La descrizione continua; finalmente la tortura finisce e Mkatshwa viene riaccompagnato alla
sua cella. Quando, dopo tante ore,
gli tolgono la benda, impiegherà
un’ora e mezza, prima di riacquistare la sua vista normale.
Questa di Mkatshwa è una delle
tante dichiarazioni giurate rese da
persone sottoposte a tortura in
Sud Africa. Nella sola provincia
del Natal, come ha rivelato Helen
Suzman in Parlamento a Città del
Capo, sono centinaia le dichiarazioni giurate di detenuti che descrivono i metodi inumani con i
quali sono stati torturati dalla polizia mentre erano in prigione. Era
di loro c’è anche la testimonianza
di un ragazzo di 12 anni e di un
altro di 14.
Tanto più dobbiamo ammirare
il coraggio del segretario della
Conferenza Episcopale, in quanto
egli continua ad essere detenuto.
Non lasciarsi intimorire, dire
ciò che succede, scegliere la parola, cercare ogni mezzo per far
conoscere, informare, affinché la
gente, l’opinione pubblica sappia,
tutto questo costituisce l’anima di
una resistenza che non può, alla
fine, non dare i suoi frutti.
Libertà di movimento
scarse limitazioni, raramente è sempre richiesto uno speapplicate ciale ’’pass”
Rappresentatività
diritto di voto e rappresentan- uniche rappresentanze nelle
ti in un Parlamento totalmen- municipalità delle città nere,
te di bianchi Parlamentari subordinati per
indiani e meticci eletti nell’84
per la prima volta.
ASPETTATIVA DI VITA
70 anni 57,5 anni
REDDITO MEDIO ANNUO PER LAVORATORE
8.260 dollari 1.815 dollari
SPESA STATALE PRO CAPITE PER L’EDUCAZIONE
780 dollari 110 dollari
PENSIONE MEDIA MENSILE
94 dollari 41 dollari
Cos'è l'apartheid?
« Apartheid », che in sudafricano significa separazione, è il nome dato dal governo della Repubblica Sudafricana al proprio
sistema di segregazione razziale,
oppressione e sfruttamento. Tale sistema consente ai bianchi,
che non superano 1/5 della popolazione, di controllare l’intero
apparato della Repubblica.
iSotto l’apartheid, la libertà di
movimento, i diritti politici e socio-economici degli Africani, della popolazione di colore e asiatica sono drasticamente limitati.
L’87% del territorio è assegnato
alla minoranza bianca: gli Africani sono forzatamente tenuti da
parte e relegati dal governo nelle riserve ohe costituiscono me
no del 13% della superficie più
improduttiva del Sud Africa.
, L’apartheid è il presupposto
dell’economia del Sud Africa
nonché della struttura politica;
le industrie e le imprese commerciali, possedute principalmente dai bianchi o da interessi stranieri, traggono beneficio dalYapartheid. Questi ultimi realizzano grandi profitti tramite lo
sfruttamento degli Africani ohe,
privati delle loro terre e delle
risorse naturali, lavorano duramente per salari di fame, procurando in tal modo una mano
d’opera a basso costo su cui si
regge l’economia del Sud Africa.
(fonte ONU)
A chi
rivolgersi ?
— « coordinamento nazionale
contro l’apartheid », c/o MOLISV - Piazza Albania 10 00153 Roma, tei. (06)5750941,
5750056.
— CIES - Via di S. Prisca 15/A 00153 Roma, tei. (06) 5758928,
5783619, rappresentante ufficiale dell’African National
Congress in Italia.
— « Conto alla rovescia - agenda antiapartheid », c/o IDOC,
Via S. Maria dell’Anima 30 00186 Roma, tei. (06)6568332.
— Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia - Via Firenze 38 - 00184 Roma, responsabile past. Saverio Guarna Via Gramsci 44 - 00030 San
Cesareo (Roma), tei. (06)
4755120.
Cosa
leggere ?
Nèlson Mandela: La lotta è la
mia vita, fascicolo speciale di
’’Sechaba”, edizione italiana,
Reggio Emilia, 1985; Nelson
Mandela: La non facile strada
della libertà, edizioni lavoro, Roma, '86; Ruth First: Alle radici
dell’apartheid. Angeli, Milano,
’84 ; ONU : Un crimine contro
l’umanità. Domande e risposte
sull’apartheid in Sud Africa,
Centro d’informazione delTONU,
Roma, sd ; ONU : Le sofferenze
deUe sudafricane nere sotto il
regime di apartheid. Centro di
informazione dell’ONU, Roma,
sd; Laurence: La propaganda
sudafricana: come si diffonde il
contagio razzista, ONU, Roma,
sd (gli ultimi tre opuscoli citati
possono essere richiesti gratuitamente a: Centro d’informazione ONU, piazza S. Marco 50,
00186 Roma, tei. (06) 6789907.
INIZIATIVA DEL NOSTRO GIORNALE
Aboliamo questo cartello
« 1 - Con forza chiediamo a
tutti i metodisti di portare in
preghiera la preoccupazione per
coloro che soffrono e lavorano
per il cambiamento del Sud Africa, perché abbia fine l’ingiusto
governo, perché gli oppressori
si convertano e siano cambiati
nel cuore, nella mente e nel comportamento.
2 - Ci appelliamo a tutte le
Chiese metodiste sparse sulla terra perché ritirino immediatamente i loro fondi presso banche, società o organismi che abbiano collegamenti diretti o indiretti con il Sud Africa.
3 - Chiediamo a tutte le chiese
nazionali di farsi portatrici presso i governi di una politica di
piene sanzioni economiche, visibili e controllabili, perché sia resa più probabile una soluzione
meno violenta della tragedia sud
africana, e di una politica di-*
aiuti economici ai paesi confinanti con il Sud Africa.
4 - Richiediamo che tutte le
Chiese metodiste diano assoluta
priorità alla diffusione della conoscenza dell’apartheid ed allo
studio della dichiarazione di Murare e del documento teologico
del Kairos.
5 - Ci appelliamo a tutte le
Chiese metodiste perché accolgano aiuti in denaro, cibo, medicine, alloggio, istruzione, borse di studio e assistenza a tutti
i profughi entro la propria terra
del Sud Africa.
6 - Chiediamo a tutta la famiglia metodista di aprire un fondo speciale per dare assistenza
alle Chiese metodiste del Sud
Africa nel ministerio che esse
svolgono verso le masse trasferite forzosamente, i senza casa.
coloro che nel prossimo futuro
saranno esposti in ogni modo,
perderanno lavoro e mezzi di
sussistenza minima, in continuo
pericolo di vita ».
Questi i termini di parte della
mozione approvata dalla XV
Conferenza mondiale metodista,
che il Sinodo delle Chiese valdesi e metodiste ha fatto propria
.nell’agosto dello scorso anno.
Il nostro giornale, riflettendo
su questo ordine del giorno, ha
chiesto ai fratelli impegnati nella gestione del Fondo di solidarietà (Roberto Peyrot, Renato
Coìsson, Maria Luisa Barberis)
di elaborare insieme a Febe Rossi Cavazzutti un progetto di sostegno finanziario alle vittime
dell’apartheid.
La decisione è stata quella di
appoggiare finanziariamente progetti del SACr (South African
Council of Churches), il Consiglio delle chiese che raggruppa i
metodisti, gli anglicani, i luterani, i riformati neri, meticci ed
asiatici, i congregazionalisti, i
presbiteriani, gli ortodossi, i
quaccheri.
Sono rappresentati nel SACC
10 milioni di credenti sudafricani, la maggioranza dei quali neri. Tra i più conosciuti esponenti del SACC figurano il vescovo,
premio Nobel per la pace, Desmond Tutu ed i pastori Beyers
Naudé ed Allan Boesak.
Chi vuole esprimere la sua solidarietà attraverso il nostro
« Fondo » è pregato di utilizzare
11 conto cci'rente postale numero 11234101 intestato a La Luce:
fondo di solidarietà, via Pio V,
n. 15, 10125 Torino.
4
4 fede e cultura
f
13 marzo 1987
UN FILM DI DAMIANI SU GESÙ’
L'inchiesta
Capri è celebre per la sua
« piazzetta » e anche per i resti
della villa di Tiberio, che là consumò i suoi ultimi giorni fra
lusso e lussuria. Sotto l’impero
di Tiberio avvennero il ministerio, la condanna e la morte di
Gesù, ma nell’« Inchiesta » del
regista Damiani questi fatti non
si vedono più. Alcuni anni sono
già passati, a Roma è arrivata
la voce ohe quel tale di Nazareth
fatto crocifiggere dal governatore romano della Giudea è scomparso dal sepolcro perché sarebbe « risorto ». La risurrezione
non è contemplata nell’ordinamento romano; bisogna ritrovare il cadavere e mettere fine alla
dicerìa che potrebbe aumentare
il numero di quelli che ci credono.
Il delegato di Tiberio giunge
da Pilato con quest’incarico. Tito Valerio Tauro è giovane, colto, un po’ presuntuoso perché
stimato dalTimperatore, e vagamente ricattatorio: mette in Pilato il sosp>etto che il suo potere
vacilla. Avvia Tinchiesta, per la
verità in modo piuttosto disordinato: le notizie sono contraddittorie o confuse o tartufescamente false per spillare qualche
soldo. Anche la memoria di Pilato è nebbiosa, come ricordarsi
un morto fra tanti?, ma per addomesticare il magistrato imperiale gli mette tra le mani un
cadavere che non è quello cercato, nonché la propria moglie
Claudia Procula. Intanto, con l’astuzia fina del contadino, convince Tinquisitore a fingersi ebreo:
credi che quel santone palestinese sia ancora vivo?, vai a cercarlo sui monti, forse lo troverai.
Là ci sono i lebbrosi, banditi
dal consorzio civile, scambiano
Tauro per Gesù risorto; gioia e
meraviglia stanno per trasformarsi in fanatismo religioso.
Tauro torna a precipizio in pianura. Dove lo aspetta il suo destino. Pilato è lì con la soldatesca, scatta il piano per togliere
di mezzo un personaggio scomodo. Gli porgono una daga. Il filo
di questa lama ha dominato il
mondo, filosofeggia Tauro. Ha
capito cosa deve fare.
Ci sono i fatti e ci sono le intenzioni. Qualche volta i fatti rispettano le intenzioni, altre volte
no, le soffocano o le tradiscono,
magari cercando di renderle più
belle o più nobili.
Quali intenzioni aveva Damiani girando un film sulla sparizione del corpo di Gesù? In una
intervista ha detto che non voleva fare un « gÌ2dlo » né un film
storico né un lavoro edificatorio,
ma approdare alle sensazioni
che aiwolgono Tauro a mano a
mano che Tindagine si dipana:
i contrasti e le affinità fra scuole diverse di pensiero (Grecia,
Roma, Palestina); l’impatto violento della logica comune con la
paradossale illogicità del predicatore morto (non uccidere, ama
il nemico, perdona a chi ti fa del
male); la possibile cripto-conversione di Tauro: se fosse vissuto
sarebbe diventato cristiano?
Qgni tanto cinema e televisione pescano nella Bibbia. Si sono visti film effettistici, da De
Mille a Zeffirelli con Betsabee
discinte e lascive e Cristi con occhioni bovini che volevano apparire assorti (nel rispetto delToleografia popolare), accanto ai
tentativi più partecipi di Pasolini. Il film di Damiani è di grande dignità, un prodotto migliore
di altri nel filone, pur con immancabili concessioni allo spettacolo (costumi, ambienti, zeloti
crocifissi), inverosimiglianze (come fa Tauro a essere confuso
con i giudei? basta travestirsi
di stracci? che lingua parla con
loro?), leciti dubbi (la moglie di
Pilato sembra anche lei toccata
dalla grazia ma intanto, neanche
troppo clandestinamente, si apparta sul canapé con Tauro, fine
e distinto, così diverso dal marito, rozzo e politico intrigante).
Non sembra un’operazione
bassamente commerciale o riempitiva (tanto per fare un film),
però è ancora piena di cautela,
di timore di essere poco ortodossi, di scostarsi più di tanto
dal modo tradizionale di pensare e rappresentare una materia
così impervia e sfuggente. Forse
il difetto sta nel manico, cioè
non nella incapacità di realizzarla, ma nella sua intrinseca
impossibilità. (Non è questo anche il pauroso scoglio del « parlare su Dio »? Il contemporaneo
Bufalino chiede: « Se Dio esiste,
chi è? Se non esiste, chi siamo? ».
Provatevi a rispondere). Anni addietro perfino il dramma teatrale « Gesù » di Dreyer lasciava un
senso di inappagamento, di insoddisfazione. Epoure quell’opera, come il « Cercasi Gesù » di
Comencini (in tutt’altra chiave
di lettura, con Beppe Grillo) e
questo « L’inchiesta » di Damiani a mio modesto parere meritano ampio consenso.
Renzo Turinetto
MA PIACE ANCORA?
I giovani e la ietteratura
Un’antologia di prove letterarie per tredici autori entro i 25 anni
I ragazzi leggono e scrivono.
L’universo giovanile non è fatto
solo di hamburger, fast-food, timberland e sogni rosa campati in
aria tra un compito d’italiano e
un disco dei Pink Floyd. Sono
sensibili e attenti a ciò che li circonda e amano raccontare le
aspirazioni e le emozioni che
provano su un foglio di carta.
Questa affermazione che sfata
senza reticenze certi pregiudizi
(i giovani non leggono e non
scrivono più) è stata fatta da
Pier Vittorio Tondelli, Bienne,
laureato in estetica all’università di Bologna, autore di alcuni
libri tra cui: Pao Pao, Rimini,
Altri libertini, e ultimamente
curatore dell’antologia Under 25Giovani Blues, ohe raccoglie i
racconti di 13 scrittori esordienti.
Che cosa è Under 25 e chi sono i « giovani blues »?
« Under 25 è un progetto. L'idea è partita nella primavera del
1985. Dovevo scrivere su Linus
degli articoli sui giovani e mi
sono trovato bloccato perché, a
differenza delle altre volte, ho
sentito che non mi sarebbero bastati racconti di attitudini e di
atteggiamenti per dare un quadro completo e reale della fauna giovanile. Nell'articolo l'ho
scritto e chi lo ha letto mi ha
mandato delle lettere che proponevano dei nuovi atteggiamenti e contenuti. Esattamente gli
stessi che sono poi esplosi nel
novembre successivo con le contestazioni dei ragazzi dell'85. Il
progetto è nato l'estate stessa.
Alcuni miei amici della casa editrice 'il lavoro editoriale' mi avevano proposto l'idea di una rivi
sta per giovani autori italiani. Io
ho accettato, ma a tre condizioni: la prima è che non doveva
essere una rivista ma una serie
di volumi antologici autosufficienti. Insomma, non volevo dimostrare niente: né condotte
ideologiche né canoni estetici, solo un libro fatto da giovani autori sconosciuti. La seconda condizione è stata che il limite massimo di età per partecipare doveva essere fissato sui 25 anni e
terza condizione: tutti gli editori si dovevano impegnare a rispondere a chiunque avesse mandato un suo lavoro, questo per
mantenere i contatti e coinvolgere tutti in un lavoro collettivo ».
Dopo alcune incertezze, gli editori gli hanno dato l’avallo e il
progetto è partito. In fpochissimo tempo sono, arrivati centinaia e centinaia (in tutto 400)
lavori di giovani autori in cerca
di un posto al sole.
« Abbiamo ricevuto tutti i tipi possibili di racconto: ci sono
persino arrivati i temi in classe
delle bambine prodigio ».
Con questo progetto, frutto di
una dura selezione tra tutti i lavori pervenuti. Tondelli ha voluto far ricredere coloro che affermavano e affermano che i giovani non s’interessano alla letteratura. « Volevo vedere cosa
combinavano in questo settore
spesso accusato di non essere seguito dai ragazzi ».
Il progetto non è un’indagine
statistica j>er calcolare quanti
giovani, nati dal ’60 in poi, leggono e scrivono. « Né ho voluto
lanciare nuovi talenti: è troppo
presto per dire cosa faranno ».
AUTOBIOGRAFIE
I padri lontani
Infanzia, viaggi, Torre Pellice e la guerra
Marina Jarre, già nota per diversi romanzi (fra questi: Negli
occhi di una ragazza; Un leggero accento straniero, Viaggio a
Ninive) pubblica ora, sempre
per l’Editore Einaudi, una sua
autobiografia ‘.
Il libro è divise in tre capitoli, corrispondenti ai tre principali periodi della sua vita. Nel
primo: l’infanzia a Riga, in Lettonia, dove è nata, da padre
ebreo e da madre valdese. I
viaggi per venire a Torre Pellice dai nonni. La separazione,
poi il divorzio dei genitori e l’assegnazione alla madre delle due
figlie che, nel 1935, sono condotte
a Torre Pellice (secondo capitolo) dalla nonna. Il nonno, il severo professore di francese al
Collegio Valdese, Jean Coìsson,
direttore deH’Echo des Vallées
e giudice di pace, ben conosciuto
e ricordato dalla generazione di
studenti fra le due guerre, da
essi soprannominato « Le Fléau »
(nome ricordato anche nel libro
della Jarre), che qualificava di
« filistei » gli studenti provenienti da famiglie in cui non si par
lava francese, in contrapposizione ai valdesi francofoni, « popolo eletto », era già scomparso
qualche anno prima, nel 1931, e
di lui essa serba un ricordo quasi più per sentito dire. Grande influenza hanno la nonna (valdese
figlia di una ugonotta francese)
presso la quale le due bambine
Gersoni trascorrono la loro gioventù, frequentando il Collegio,
il periodo della guerra e della resistenza, a cui collataorano assieme alla madre, all’epoca interprete presso il comande tedesco di Torino e preziosa informatrice dei partigiani sui progetti dei tedeschi. E’ questo il
periodo che ha influito di più
sulla sua formazione e che le è
rimasto impresso tutta la vita:
la sua origine « barbetta ».
Il terzo capitolo è consacrato alla sua vita a Torino, di insegnante, di sposa e madre di
quattro figli e poi norma.
Osvaldo Coïsson
' Marina Jarre, I padri lontani, Einaudi, Torino 1987, pp. 161, L. 18.000,
FEBBRAIO '87
Novità in libreria
NARRATIVA
I giovani blues sono quindi
questo: un tentativo per dimostrare che la letteratura (in certi racconti dell’antologia non si
può ancora parlare di letteratura) è viva e prolifera tra chi ha
meno di 25 anni.
Si tratta di giovani, dunque, che
hanno molto in comune: stessa
generazione; stessi ideali e stessi miti; stesso amore: scrivere e leggere; nessuno li
prenderebbe per dei giovani
scrittori, non ne hanno la faccia; lo stile dei loro racconti è
simile e, cosa molto importante,
raccontano tutti un mondo estremamente pacato, senza troppi
drammi e tragedie, totalmente
diverso da quello descritto da
Tondelli in Altri libertini (oltretutto bellissimo) in cui i sessantottini erano assillati dalle violenze e dagli abusi del sesso e
della droga.
Sono tutti unanimi nel dire
che: « Sì, questa è stata un'esperienza importante. Ma per chi,
come noi, si trova solo nella cucina della letteratura, la strada
da fare è ancora molta ».
Scrivono quello che sentono,
soprattutto episodi di vita vissuta. E in questo s’intravede l’inizio del cambiamento di una generazione. L’amore irrefrenabile
per i libri e la voglia di scriverne ( « Abbiamo vartecipato essenzialmente perché ci piace scrivere »). Il sapore agrodolce delle
avventure d’amore. L’ironica attenzione per la società in cui vivono e la tendenza a minimizzare e ironizzare i lati deboli, i difetti e le piccole tragedie della
loro generazione.
Noemi Romeo
Colin Mac INNES: I signori grazia e
giustizia. Mondadori, L. 20.000.
Saverio STRATI; La conca degli airanci.
Mondadori, L. 20.000.
Larry McMURTRY: Vogiia di tenerezza. Mondadori Oscar, L. 7.500.
lan FLEMING: 007 Licenza di uccidere.
Mondadori Oscar, L. 6.000.
David LEAVITT: La lingua perduta delie
gru. Mondadori, L. 22.000.
Robin COOK: Ai posto di Dio. Sperling
& Kupfer, L. 17.900,
Walter SCOTT: ivanhoe. Mondadori Oscar, L. 12.000.
Giorgio DELL’ARTI: Il giorno prima dei
Sessantotto. Mondadori, L. 20.000.
Enzo BETTIZA: La campagna elettoraie.
Mondadori Oscar, L. 6.500.
David LAWRENCE: Poesie. Mondadori Oscar, L. 7.000.
Giuseppe GIACOSA: Come le foglie Tristi amori. Mondadori Oscar, L.
7.000.
Gesualdo BUFALINO: il malpensante.
Bompiani, L. 16.000.
Marguerite YOURCENAR: Ad occhi
aperti. Bompiani, L. 7,000.
DJuna BARNES: La foresta della notte.
Bompiani, L. 6.000.
Giuliana MORANDINI: Angelo a Berlino. Bompiani, L. 18.000.
Joseph ROTH: Le città bicHiche. Adelphi, L. 7.500.
Georges SIMENON: Pedigree. Adelphi,
L. 28.000.
Patricia HIGHSMITH: Delitti bestiali.
Bompiani, L. 8.000.
ESCHILO: Persiani - Sette contro Tebe - Supplici. Rizzoli. L. 9.500.
Lev Nikolaevic TOLSTOJ: I racconti di
Sebastopoli. Rizzoli, L. 7.500.
Edgar Allan POE: Racconti. Rizzoli,
L. 20.000.
Carlo CASSOLA: Il superstite. Rizzoli,
L. 7.000.
Tommaso LANDOLFI: Il gioco della torre. Rizzoli, L. 22.500.
Mempo GIARDINELLI: Calda luna.
Rizzoli, L. 18.000.
Marina BELLISARIO: Donna &iTop Manager. Rizzoli, L. 20.000.
James GRADY: La notte deH'avvoltoio. Rizzoli, L. 22.000.
ORAZIO: Satire. Garzanti, L. 10.000.
D.H. LAWRENCE: L’amante di Lady
Chatterley. Garzanti, L. 14.000.
Elias CANETTI: Auto da fé. Garzanti,
L. 18.000.
Alvaro POMBO: L'eroe delle mansarde
di Mansard. Garzanti, L. 16.000.
Andrej SINJAVSKIJ: Buona notte!
Garzanti, L. 25.000.
Ferdinando ALBERTAZZI: La ctisa del
barbiere. Garzanti, L. 20.000.
SAGGISTICA
Ioan COULIANO: Eros e magìa nei
Rinascimento. Il Saggiatore, I.
35.000.
Pietro ROSSI (a cura di): La storiografia contemporanea: indirizzi e problemi. Il Saggiatore, L. 45.000.
Bartolomé de LAS CASAS: Brevissima relazione della distruzione delle Indie. Mondadori Oscar, L. 6.500
Gabriella FIECCHI: Cuore mio. Monda
dori Oscar, L. 7.000.
James P. CARSE: Giochi finiti e infiniti. Mondadori, L. 18.000.
John BERTRAND: Nati por vincere. Mondadori, L. 26.000.
AA. VV.: La questione socialista. Einaudi.
L. 9.000.
Pietro JANNI: il romanzo greco. La
terza, L. 15.000.
L. VIGONE-C.LANZETTI: L'insegnamento della filosofia. Laterza, L. 15.000.
Stefano POGGI: Introduzione al Positivismo. Laterza, L. 15.000.
D. HUME: Opere filosofiche. Voi. 1”.
Laterza, L. 35.000.
G.J.V. NOSSAL: La fabbrica della vita. Laterza, L. 20.000.
J. VOGT: La Repubblica Romana. Laterza, L. 28.000.
Aldo RIZZO: Guerra e pace nel Duemila. Laterza, L. 18.000.
François FURET: Critica della Rivoluzione francese. Laterza, L. 18.000.
Paolo PRETO: Epidemia, paura e politica nell'Italia moderna. Laterza, L.
40.000.
Franco CORDERÒ: Savonarola: profeta
delle meraviglie (1494-1495). Laterza,
L. 45,000.
Lawrence STONE; Viaggio nella storia.
Laterza, L. 37.000.
AA. VV.: Armaimenti, guerre stellari e
disarmo oggi (Rapporto SIPRI). Dedalo, L. 22.000,
Lucio Anneo SENECA: Le consolazioni. Rizzoli, L. 9.000.
AA.VV.: Le piante alimentari e medicinali del Dott. Amai. Sonzogno, L.
30.000.
Renato MINORE: Leopardi - L’infanzia,
la città, gli amori. Bompiani. L.
18.000.
Andrea BONOMI: Le iimimagini dei nomi.
Garzanti, L. 26.000.
Vladimir JANKELEVITCH: Trattato delle virtù. Garzanti, L. 26.000.
GAMBE DI LEGNO: La lunga marcia
verso l'esilio. (Memorie di un guerriero Cheyenne). Rusconi, L. 25.000.
Gerald e Lee DURRELL: DurreN in Russia (Viaggio nelle riserve naturali
dell’Unione Sovietica). De Agostini,
L. 28.000.
A cura della
Libreria Claudiana
di Torino
5
i
13 marzo 1987
fede e cultura 5
UN PROBLEMA EVANGELICO
I fratelli e le sorelle di Gesù
L intervento del biblista Spinetoli, impedito dalle autorità ecclesiali a partecipare ad un dibattito ecumenico su un’importante pubblicazione della Claudiana, chiarisce un’antica ’querelle’
Giovedì 26 febbraio il Centro Evangelico di Cultura di Torino
aveva organizzato, in collaborazione con la redazione del "Foglio"
e di "Tempi di fraternità” e con le comunità cristiane di base del
Piemonte, una conferenza del biblista Ortensio da Spinetoli sul libro della Claudiana « I fratelli e le sorelle di Gesù », di Jean Gilles.
Ortensio da Spinetoli avrebbe dovuto parlare in un confronto con
Un esperto di lingua ebraica (il professor Bruno di Porto) e con una
teologa valdese (Erika Tomassone): in questo modo il confronto
^ownenico avrebbe potuto essere vivace e stimolante. Purtroppo,
all’inizio della serata, Franco Barbero comunicava ai presenti —
accorsi in buon numero nei locali della chiesa valdese di Torino —
che ad Ortensio da Spinetoli non era stata concessa l’autorizzazione nece.ssaria da parte delle autorità ecclesiastiche cattoliche. Una
lettera del noto biblista comunicava ai presenti il rincrescimento
per la mancata presenza.
E’ evidente che i temi della serata (che gli altri esperti hanno
reso di grande_ interesse) diventavano due: da una parte la discussione sulla tesi della verginità perpetua di Maria — e contemporaneamente una riflessione sulle possibilità di uno studioso di intervenire liberamente ad un dibattito (anche su problemi delicati e
da sempre controversi). E’ sempre difficile discutere quando i temi
della discussione si moltiplicano: gli interventi si intrecciano, non
sempre in modo soddisfacente; il tempo per un dibattito approfonUlto £ S£T£YlO difflifluisCB, DiciclìflO cHc déllc OCCCLsiOTli di iflCOVÌ.tTO si
sprecano malamente. In questo clima un po’ teso vorremmo tuttavia sottolineare la freschezza degli interventi dei relatori: con un
linguaggio semplice hanno saputo dire cose utili per iT nostro tempo. Numeroso il pubblico, ottima l’organizzazione. E. R.
Uno « studioso laico del greco
neotestamentario » si è provato
a riesaminare il problema dei
« fratelli » di Gesù La tesi che
egli sostiene non è nuova, ma il
metodo seguito e gli argomenti
addotti a favore sono tali che lasciano « intravedere ben pochi
spazi a contro-argomentazioni e
contro-deduzioni », afferma U.
Interlandi, nel « Commento » introduttivo (ivi, p. 19).
Gli interpreti cattolici, a cominciare da S. Gerolamo, hanno fatto ricorso al sostrato semitico, ovvero all’uso veterotestamentario di « fratello », il
cui significato si estende anche a « parente prossimo » e a
« cugino », per spiegarlo in senso più estensivo ed escludere così il senso ovvio o naturale.
L’autore comincia col prendere in esame i passi della Genesi,
del Levitico, delle Cronache e
conclude ohe « è assolutamenté
vero che negli scritti dell’Antico
Testamento il termine ’’fratelli”
implica anche cugini, nipoti, pronipoti... » (ivi, p. 25). Ma, e ciò
gli esegeti spesso non lo dicono,
nei passi citati è il testo stesso
a precisare, ogni volta, che non
si tratta di « veri fratelli » e ad
indicare il loro grado esatto di
parentela (ivi). Una «tale precisazione » manca invece nel Nuovo Testamento quando si parla
di « fratelli di Gesù ».
I vangeli hanno certamente
un’origine palestinese, ma sono
scritti in greco e per destinatari
che parlano greco. A meno che
non venga segnalato il contrario
i termini vanno interpretati in
base al significato che hanno in
tale lingua. Checché ne possa essere dell’uso semitico « adelphos » in greco vuol dire esclusivamente fratello nel pieno
significato della parola (pag. 41)Se « la madre » e « i fratelli »
vengono a cercare Gesù (Me 3:
31; Mt 12: 46), come si tratta
della sua vera madre deve trattarsi anche dei veri fratelli (cfr.
p. 43). I nazaretani parlano dei
« fratelli » e delle « sorelle » di
Gesù allo stesso modo ohe del
« padre » e della « madre », quindi deve supporsi in senso vero e
proprio, e non associano ai veri
genitori dei semplici cugini, senza precisarlo (Me 6: 3; Mt 13:
55-56). « In greco adelphé, come
il suo equivalente maschile, significa unicamente sorella » (p.
46). Quando nel vangelo di Giovanni, redatto alla fine del I secolo, in Asia minore, quindi ben
lontano dal mondo palestinese,
si parla « dei fratelli di Gesù »
diffidenti delle sue scelte religiose (Gv 7: 3, 5, 10) non poteva
Per segnalare un grado più imprecisato di parentela il Nuovo
Testamento adopera synghenés,
che può stare anche per « cugino ». Luca chiama Elisabetta synghenés (parente) della madre di
Gesù (1: 36; cfr. 1: 58, 61). Ancora nel racconto deU’infanzia
ricorda che Maria e Giuseppe si
misero a cercare il bambino « tra
i parenti » (en tois syngheneusin) e i « conoscenti » (2: 44).
NelTesortazione sulla scelta degli invitati Gesù raccomanda:
« Non invitare i tuoi amici, né i
tuoi ifrateili (tous adelphous), né i
tuoi parenti (toUs syngheneis), né
i vicini... » (Le 14: 12). E ai discepoli Gesù ricorda ohe saranno « traditi persino da genitori.
fratelli, parenti (synghenon), e
amici » (Le 21: 16).
« Nessun profeta, osserva Gesù a proposito delTincredulità
dei suoi concittadini, è disprezzato se non nella sua patria, tra
i suoi parenti (en tois syngheneusin) e in casa sua » (Me 6: 4).
Questi richiami sono sufficienti a mettere in luce il punto di
vista in cui l’autore si muove,
linguistico e filologico, quello
ohe deve precedere qualsiasi altra considerazione. Il libro è un
discorso rivolto agli esperti di
lingua greca, un tentativo di rintracciare le reali intenzioni degli autori neotestamentari, il significato che dovevano attribuire ai termini a cui facevano ri
corso. Nel nostro caso si tratta
di vocaboli comuni, noti (padre,
madre, fratello, parente) sul cui
significato per nessuno ci potevano essere equivoci. Per correggere una tale lettura ovvia, garantita, incontrovertibile, ci vogliono ragioni gravi, testuali e
contestuali, non semplici supposizioni o apriorismi dottrinali.
Questo nuovo libro, « frutto di
una ricerca molto attenta, minuziosa e prudente » non deve « dare inizio a una controversia »
ma segnalarsi come un serio
contributo per risolvere un problema evangelico che non manca
di avere risvolti pratici e teologici. La fede è un dono di Dio
agli uomini, ma le ricostruzioni
gratuite ohe intorno ad essa fioriscono possono qualche volta
ostacolarne la comprensione e
Taccogliénza.
Ortensio da Spinetoli
* Jean Gilles, I "fratelli e sorelle”
di Gesù, introduzione di Bruno Corsani,
commento di U. Interlandi, Claudiana,
Torino 1985, pp. Ili, L. 7.600.
IN CASO DI GUERRA NUCLEARE
intendersi in un senso diverso da
quello che il termine aveva nel
contesto, come quando poco avanti (6: 42) si parla del « figlio
di Giuseppe ».
Nel libro degli Atti, scritto da
un autore di origine greca, compaiono egualmente i « fratelli di
Gesù» (1: 14). Anche se non
è esclusa l’ipotesi che possa trattarsi di una categoria di credenti, è più facile ohe si tratti dei
« familiari » menzionati, anche
qui accanto alla « madre » come
nei testi evangelici.
D’altra parte i vangeli presentano altre coppie di fratelli (Giacomo e Giovanni, Pietro e Andrea, Marta, Maria e Lazzaro)
per i quali a nessimo è venuto
mai in mente di intenderli come
cugini. In più, per alcuni di essi
vengono menzionati anche i rispettivi genitori. « A che titolo,
in nome e in virtù di quale principio e di quale regola lessicologica e logica di ragionamento
e di pensiero, queste stesse parole, in una stessa opera, in uno
stesso testo, usate dai medesimi
autori, hanno, nei tre casi osservati, valore e significato di ’’fratelli” e, usate in un altro caso
assolutamente analogo non lo
hanno più e vorrebbero significare un’altra cosa, cioè ’’cugini”? Nei testi non troviamo un
solo indizio che possa anche solo suggerire una qualsiasi distinzione o differenziazione d’uso tra
gli uni e gli altri» (p. 61). Anche Paolo, nelle sue lettere, parla dei « fratelli del Signore » ( 1
Cor. 9: 5), e un'altra volta, scrivendo ai Galati, chiama Giacomo « fratello del Signore ». Non
è la stessa dicitura dei « fratelli
di Gesù », ma indica lo stesso
grado di parentela. 1 Corinzi e i
Galati non avrebbero potuto dare al termine un altro significato.
Il vocabolario neotestamentario per indicare i rapporti di parentela è più ricco di quello
del Vecchio Testamento; non
manca il termine per designare
una parentela di secondo grado,
nel nostro caso « il cugino ». Il
termine è anepsiós, che non appare mai nei vangeli, tanto meno per indicare i parenti stretti
di Gesù. Tuttavia anepsiós non
è un vocabolo estraneo al Nuovo Testamento. Compare almeno
una volta nella conclusione della lettera ai Colossesi: « Vi salutano Aristarco... Marco, il cugino (anepsiós) di Barnaba»
(4: 10). Difatti nel primo viaggio missionario di Barnaba e
Paolo, egli è a loro fianco, almeno fino a Cipro (cfr. Atti 13: 4-5).
Il “giorno dopo” del medico
La prevenzione del male (in questo caso il conflitto nucleare) è meglio
della cura delle sue vittime - Se scoppia la bomba, cosa succede?
Un esercizio nel quale molti
si sono dilettati, per ricavarne immancabilmente conclusioni
tutt’altro che rassicuranti, è
quello di cercare di rappresentarsi la realtà con la quale dovrebbero fare i conti i sopravvissuti a un’eventuale guerra
atomica. L’ultimo studio di questo tipo, firmato da H. G. Pledger, professore all’università inglese di Newcastle upon Tyne,
affronta la questione dal punto
di vista della medicina.
L’articolo, apparso sulla rivista The lancet, parte da un presupposto del tutto evidente :
che, cioè, nessun servizio sanitario sarà mai in grado di fronteggiare l’emergenza del dopobomba (secondo stime della British Medicai Association, im attacco nucleare da 200 megatoni
contro la Gran Bretagna ucciderebbe subito da 17 a 30 milioni
di persone, e ne ferirebbe più o
meno gravemente da 3 a 7 milioni). Questa eventualità aprirebbe però una serie di questioni quanto mai delicate sul piano
etico: di fronte a un’enorme domanda di assistenza (pazienti
traumatizzati e irradiati nei primi giorni, divampare di epidemie in seguito), con buona parte degli ospedali distrutta, con
morti e feriti anche fra il personale sanitario, con quali criteri decidere chi assistere subito, chi in un secondo tempo, e
chi non curare affatto?
In caso di gravi calamità naturali esistono dettagliati protocolli per suddividere i pazienti fra coloro che richiedono cure immediate, o urgenti, o non
urgenti; ma — osserva Pledger
— questi criteri si basano sul
fatto che, per esempio dopo un
terremoto, in poco tèmpo si riesce a concentrare nella zona colpita un’ingente quantità di personale e mezzi di soccorso, grazie alla solidarietà nazionale e
internazionale che si sviluppa in
questi casi. In caso di guerra
atomica, invece, nessun aiuto
potrebbe essere atteso dall’esterno, perché con tutta verosimiglianza non una sola città o un
solo paese sarebbero colpiti dalla catastrofe, ma il mondo intero.
Fra i possibili comportamenti da tenere in questi casi, Pledger descrive, senza prendere posizione per l’uno o per l’altro,
due criteri contrastanti, chia
mando il primo « utilitario », e
il secondo « egualitario ».
Secondo il criterio « utilitario », bisognerebbe valutare, per
decidere a chi dedicare le scarse risorse disponibili, fattori come: le possibilità di successo terapeutico (meglio cercare di ridurre una frattura non grave che
consumare energie per trattare
una grave emorragia che lascia
poche speranze di salvezza del
paziente); l’utilità immediata del
paziente (meglio curare un medico che un insegnante); e così
via.
Il criterio « egualitario », invece, è quello per il quale ogni
persona ha lo stesso diritto di
essere curata indipendentemente dalla gravità della sua patologia o dalla sua funzione sociale:
è una concezione che mette al
centro l’individuo, mentre la prima privilegiava la collettività.
Non potendo curare tutti, secon
do quest’ultima impostazione, i
medici dovrebbero assistere chi
ha più urgente bisogno di cure, o chi per primo arriva in
ospedale, o anche estrarre a sorte il nome dei « privilegiati » da
curare; o infine, nella versione
più radicale, non curare nessuno per non far torto agli esclusi.
Possono forse sembrare delle
fantasie un. po’ perverse,-ma, anche se non fa piacere pensarlo,
e anche se negli ultimi tempi
dalle superpotenze son venuti
segnali distensivi, la minaccia
della guerra atomica resta una
realtà, e lo sarà finché continuerà a esistere questo tipo di armi. Saggiamente, Pledger conclude il suo articolo osservando
come, in questo come in altri
campi della medicina, la prevenzione del male (il conflitto nucleare) sia meglio della cura delle sue vittime.
P. F.
FACOLTA’ VALDESE DI TEOLOGIA
Roma
Cattedra di teologia sistematica
Seminario
sulla cristologia
di Schleiermacher
Il seminario si terrà nella sede della Facoltà (via P.
Cossa 42, nelle vicinanze di P. Cavour) nelle seguenti date:
venerdì - 3 aprile 1987 - dalle ore 15 alle ore 19
venerdì - 10 aprile 1987 - dalle ore 15 alle ore 19
Testo base:
F. Schleiermacher, La dottrina della fede, a cura di S. Sorrentino, 2 voli., Brescia, Paideia 1981 e 1985.
Il seminario verte in particolar modo sui paragrafi 14,
30, 91-105 ed è coordinato dai prof. S. Rostagno della Facoltà Valdese e S. Sorrentino dell’Università di Salerno.
Sono disponibili alcuni posti per partecipanti esterni.
Iscriversi versando lire 10.000 sul ccp 24717001 intestato a
Facoltà Valdese di Teologia - Segreteria.
Per informazioni telefonare o scrivere al prof. Rostagno,
via P. Cossa 42, 00193 Roma, tei. 06/361.97.29.
6
6 obiettivo aperto
« Protestantesimo »no
evangelici, ma utdo
La prima trasmissiona è andata in onda il 4 gennaio 1973
Tra costituzione e legge di riforma dei servizi Radio-Tv
Dal 22 febbraio la rubrica televisiva « Protestantesimo » va in onda —
sempre su RAI DUE — non più di
lunedì ma di domenica. La domanda di rito che segue questo annuncio tradisce in genere nei toni che
assume — dal sospettoso al sarcastico — una solida diffidenza maturata in anni di programmazione seminotturna: « Ma a che ora? ». Anche la risposta è di rito; « Ufficialmente alle 22.50, in pratica... staremo a vedere ». Il che a sua volta
non tradisce — come spesso un po’
fantasiosamente si pensa — l’allusione a una sorta di « complotto »
contro gli evangelici, ma più banalmente — e più tristemente — l’incapacità di un’azienda come la RAI
di rispettare e far rispettare gli orari di programmazione da essa prefissati.
ta da 15 a 20 minuti con l’aggiunta
del notiziario. Quanto alla televisione, invece, la RAI riconosce che
i tempi sono maturi per l’apertura
di spazi destinati al messaggio delle minoranze religiose; ma prima
che questo riconoscimento si traduca in atti concreti passano cinque
anni. Nel frattempo, la Federazione
non rimane inattiva; a parte i continui solleciti, colloqui ecc. si prepara ad assumere nuove responsabilità. Indice un concorso, seleziona
due giovani, li manda all’estero ad
imparare i rudimenti del mestiere,
e intanto elabora proposte di programmi.
Un caso isolato di censura
Sospetti infondati
Comunque, questa del « complotto » non è la sola opinione fantasiosa che circola su « Protestantesimo »;
anzi, l’esperienza quotidiana di chi
ci lavora è che tra gli stessi evangelici, addirittura tra persone che
hanno avuto o hanno responsabilità
nella FCEI, si nutrono idee piuttosto confuse. Forse la Federazione nel
suo insieme e il Servizio Stampa Radio e Televisione in particolare non
hanno curato abbastanza, da questo
punto di vista, i rapporti col « popolo evangelico »; o forse la materia è troppo tecnica per suscitare interesse, ed è più facile appoggiarsi
a uno schema che sembra ovvio;
«Protestantesimo» uguale RAI, uguale prepotenza, uguale discriminazione contro gli evangelici. Prendiamo
dunque occasione dai recenti cambiamenti per chiarire un po’ meglio
l’intero quadro. Cominciamo con due
parole di storia.
Nel 1967 nasce a Milano la Federazione delle Chiese Evangeliche in
Italia. Uno degli scopi per cui un
certo numero di chiese ha voluto
questa nuova struttura interdenominazionale è appunto la predicazione
attraverso i mass media. Il Servizio
Stampa Radio e Televisione si mette subito all’opera. Per quanto riguarda la radio, chiede e ottiene
già nel ’68 che la trasmissione « Culto Evangelico » (in onda fin dal 44
senza alcuna innovazione) sia porta
Finalmente, il 4 gennaio 1973 il
primo numero di « Protestantesimo »
« riempie gli schermi ». L’espressione
è ironica perché sicuramente la quasi totalità degli schermi rimane spenta: il programma va in onda sul Secondo Canale — che iniziava allora
i suoi programmi alle 19 — tra le
18.30 e le 18.45, seguito dalla rubrica di vita e cultura ebraica « Sorgente di vita ». Per di più, pochissimi forse sanno che cosa avvenne il
giorno stesso della messa in onda:
tre ore prima del fatidico momento,
il capo dei Servizi religiosi della
RAI, avendo visionato solo allora il
programma, convoca d’urgenza i curatori e impone una modifica. Proprio così! Il primo — e bisogna ammettere, praticamente anche l’ultimo — atto di censura colpì proprio
la trasmissione del debutto. Perché
mai? Nel presentare la nuova rubrica che con quella trasmissione prendeva l’avvio, avevamo affermato più
o meno: « Gli evangelici italiani intendono dare testimonianza di un
modo alternativo di vivere la fede
cristiana ». Ma dico, volevamo proprio sconvolgere le coscienze degli
italiani, rivelando al « grande » pubblico ciò che per secoli la cultura dominante era riuscita a tenere più o
meno nascosto, e cioè che esistono
anche altre chiese cristiane oltre alla chiesa romana...?!
I primi cicli di trasmissioni (allora la rubrica non andava in onda
nei mesi estivi) fecero man mano
scomparire la diffidenza nei nostri
confronti. Per cui quando fu appro
vata la legge di riforma dei servizi
radiotelevisivi (1975) e nacquero le
nuove Reti, il direttore della Rete
Due propose una collocazione più
prestigiosa: non più 15 minuti settimanali in pomeriggio feriale e in zona « desertica » (la nostra rubrica
« apriva » il pomeriggio) ma 30 minuti a settimane alterne nella terza
fascia serale della domenica, la fascia dei programmi culturali.
Questo grosso salto fu compiuto
a partire dal 31 ottobre 1976, ma
mostrò ben presto i suoi inconvenienti: al solito, l’ora ufficiale (22.50)
scivolava regolarmente fin verso le
23.30 ed oltre, che divennero ben presto la regola. Inoltre, la rubrica veniva dopo l’ultimo telegiornale, con
tanto di « buonanotte » e oroscopo
per il giorno dopo (sic!). Dopo diverse proteste la rubrica fu collocata
prima del TG, ma spesso e volentieri risaltava in coda. Ad un certo punto, constatata la non praticabilità
della domenica, fu portata al lunedì, prima del TG della notte, ma con
l’irregolarità e i ritardi che tutti conosciamo. Recentemente, la Rete Due
ha istituito per ogni sera (eccetto
il sabato e la domenica) una cosiddetta « night line » e questo ha coniportato il ritorno di « Protestantesimo » alla collocazione domenicale,
sempre prima dell’ultimo TG e, al
solito, con previsione ufficiale di
messa in onda alle 22.50.
Riassunta così per rapidi cenni la
vicenda di questi anni, cerchiamo
ora di sciogliere alcuni nodi di fondo.
Aspetti giuridici
1. « Diritti » e « doveri ». Molti evangelici, nel loro sacrosanto furore per la collocazione tarda della rubrica, ritengono che la RAI calpesti
in questo modo i diritti delle minoranze religiose. Ora, esistono indubbiamente dei principi costituzionali
dai quali può essere dedotto inequivocabilmente il dovere di dare spazio, nella programmazione radiotelevisiva pubblica, alle diverse realtà
politiche, culturali, religiose presenti nel paese. Ma l’attuazione pratica
di questi principi è compito delle
leggi; e — salvo impugnazione di queste ultime presso la Corte Costituzionale in quanto contrastino, appunto, con la Costituzione — alle
leggi e solo alle leggi si può far
riferimento per rivendicare resistenza di un « diritto » in senso proprio.
Qra, la legge vigente in questa materia è la già citata legge di riforma dei servizi radiotelevisivi (legge
14.4.75 n. 103), la quale ha istituito
il « diritto di accesso », che è così
configurato:
« Sono riservati dalla Società concessionaria, per apposite trasmissioni, tempi non inferiori al 5% del totale delle ore di programmazione televisiva e al 3% del totale delle ore
di programmazione radiofonica, distintamente per la diffusione nazio
nale e per quella regionale, ai partiti e ai gruppi rappresentati in Parlamento, alle organizzazioni associa
tive delle autonomie locali, ai sin
dacati nazionali, alle confessioni iv
ligiose... e ad altri gruppi di rilevante interesse che ne facciano richiesta » (art. 6, partim).
In primo luogo, i giuristi hanno
rilevato che non si può parlare qui
di un « diritto » vero e proprio iii
quanto non è possibile ricorrere al
la magistratura — nè ordinaria ne
amministrativa — in caso di viola
zione. La legge infatti prevede eh.:
le domande siano esaminate da una
sottocommissione per l’accesso istituita in seno alla Commissione pai
lamentare per l’indirizzo e la vigilanza delle trasmissioni radiotelevisive,
e che eventuali ricorsi vengano esaminati dalla Commissione nel suo
insieme. Quindi si tratta di un « >.• ritto » sui generis la cui tutela è aifidata alla discrezionalità propina
della sede politica (Commissione parlamentare) in cui si attua.
Ma a parte questo, se gli evangelici intendono usufruire di quesio
« diritto » debbono mettersi in coda
insieme a tutti gli altri richiedenti
per poi vedersi attribuire, di tanto
in tanto, qualche minuto di quel!e
«trasmissioni dell’accesso» (ma ' o
qualcuno che le vede?) che la gesti
ne di questi anni ha trasformato uo
punto qualificante della riforma :.l
adempimento svogliato che rasenui
la beffa.
Dunque, in base alla legge gli 0vangelici e le altre minoranze non
hanno altri « diritti » da rivendicare
se non questo simulacro del « diritto di accesso ». Ma aggiungo subito
che non è vero neanche.l’opposto c
cioè che la rubrica « Protestante.simo » realizzi quindi una sorta di graziosa concessione, in definitiva una
sorta di privilegio che la RAI concederebbe alle minoranze religiose e
non ad altre. E’ vero invece che tale rubrica esiste non in forza di un
diritto degli evangelici, ma di un dovere della RAI, che trova anch’esso
il suo fondamento nella citata legge
del ’75. L’art. 1 recita infatti al secondo comma;
« L’indipendenza, l’obiettività e
l’apertura alle diverse tendenze politiche, sociali e culturali, nel rispetto
delle libertà garantite dalla Costituzione sono principi fondamentali della disciplina del servizio pubblico radiotelevisivo ».
E l’art. 13 (partim):
« L’atto di concessione deve impegnare la Concessionaria ad organizzarsi in modi idonei per:
(...)
favorire uno sviluppo del servizio
che rispetti la importanza e la molteplicità delle opinioni, anche attraverso un decentramento ideativo e
produttivo dell’azienda, e stabilendo
un efficace rapporto con la realtà del
paese e in particolare con le organizzazioni più rappresentative dei lavoratori, dipendenti e autonomi, della
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QUATTORDICI ANNI DI APPUNTAMENTI TELEVISIVI
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Rispetto degli orari di programmazione: arduo problema
I membri della redazione sono nominati dalla Federazione
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cooperazione e con le forze della cultura ».
Ecco, questi sono i fondamenti legislativi che giustificano l'esistenza
di rubriche televisive come « Protestantesimo » e « Sorgente di vita »:
non un diritto delle minoranze a determinati spazi ma un dovere della
concessionaria (attualmente la RAI)
di garantire un’informazione pluralistica anche in campo religioso. Questo capovolgimento di prospettiva è
importante non Solo e non tanto per
chiarire i reali termini della questione ma perché comporta alcune conseguenze. Intanto, l’esigenza che l’informazione radiotelevisiva sia attenta alle diverse correnti politiche, culturali, religiose non è imposta in primo luogo dal legislatore nell’interesse di tali correnti ma per un interesse pubblico. In altre parole, mentre
con il cosiddetto « diritto d’accesso »
il legislatore intende tutelare l’interesse dei gruppi che lo richiedono,
qui intende tutelare l’interesse dello
Stato a che le trasmissioni radiotelevisive abbiano un carattere pluralistico. Pertanto, ove questa esigenza
non venga rispettata, è il Parlamento (attraverso la Commissione per
l’indirizzo e la vigilanza) che deve intervenire a tutela dell’interesse pubblico. Mentre i gruppi che si ritenessero discriminati non avrebbero la
possibilità di rivendicare un loro preteso « diritto » ma solo di invocare
l’intervento della Commissione che
però, appunto, conserva tutta la discrezionalità propria delle sedi di
valutazione politica.
In secondo luogo, il dovere che la
legge impone alla RAI di garantire
l’apertura alle diverse correnti non
si traduce necessariamente nella
creazione di rubriche apposite per le
rninoranze religiose. In linea di principio a questa esigenza si può rispondere in molti modi diversi. Se storicamente si è addivenuti alla creazione di rubriche specifiche (con tutti i
rischi di ghettizzazione che questo
comporta) ciò è dovuto alla particolare situazione, della società italiana,
dove nel corso dei secoli è stata perpetrata con tutti i mézzi — fino all’eliminazione fisica dei dissenzienti
— una sistematica espulsione di ogni
e qualsiasi esperienza religiosa diversa dalla cattolica. Col risultato che
« l’apertura alle diverse tendenze religiose » dei settori radiotelevisivi è
concepibile soltanto attraverso settori « specialistici », in attesa che una
autentica maturazione restituisca alla cultura del nostro paese un patrimonio di fede, di pensiero, di testimonianza che è stato a lungo discriminato e ghettizzato.
La firma della nuova
convenzione
Ecco perché la nuova convenzione,
firmata nel 1984, che regola i rapporti fra la RAI e la FCEI per la produzione della rubrica « Protestantesimo », così si esprime:
« La RAI, in linea coi principi di
pluralismo deH’informazione anche
nel campo del pensiero religioso e in
considerazione del fatto che la specificità del messaggio di cui la minoranza protestante è portatrice comporta un coinvolgimento diretto di
un ente esponenziale di detta minoranza, conferma come per il passato l’affidamento alla FCEI della realizzazione della rubrica televisiva
’’Protestantesimo” ».
2. Il ruolo della FCEI.
Tutto questo ci porta alla necessità di sciogliere un secondo nodo.
Ogni volta che qualcuno della redazione arriva presso una comunità per
delle riprese tutti — ma proprio tutti, come ho già detto, anche molti
che hanno avuto o hanno responsabilità nella FCÈI — pensano di veder
arrivare una troupe della RAI. Viceversa, come appare ogni quindici
giorni nella sigla e come si evince
dal preambolo della convenzione testé citata, la rubrica « Protestantesimo » è interamente prodotta dalla
FCEI.
Questo significa che tutti coloro
che producono « Protestantesimo »
lavorano per la FCEI. Più precisamente la rubrica dispone di tre programmisti registi (Marco Davite, Renato Maiocchi, Gianna Urizio) e di
una segretaria di redazione/produzione (Elisa Bagheri) che ne costi
tuiscono il personale fisso, regolarmente assunto dalla FCEI, mentre
per le riprese filmate si noleggiano
di volta in volta troupes e attrezzature di studi privati. Inoltre, la RAI
mette a disposizione della rubrica
quindicinalmente uno studio televi
sivo.
Dunque, ogni spesa di personale,
redazionale, di viaggio, di materiale,
di riprese filmate, di montaggio viene
sostenuta dalla FCEI. La RAI, a sua
volta, corrisponde alla FCEI un rimborso fisso per ogni trasmissione realizzata e per ogni filmato prodotto.
Ecco perché i programmisti registi di
« Protestantesimo » cercano di contenere le spese di produzione, contando spesso sulla collaborazione delle
comunità locali: ogni lira risparmiata in un caso consente alla FCEI di
largheggiare in un altro caso. Qgni
risorsa risparmiata può consentire
maggiore respiro produttivo in trasmissioni successive. Tutto questo
condiziona anche il livello professionale della rubrica. Oggi le risorse disponibili ci consentono un buon livello di trasmissione culturale con occasionali « escursioni » (impiego di attori, di attrezzature particolari, puntate all’estero, consulenze ecc.). Ma è
chiaro che, per esempio, non potremmo realizzare un ciclo di trasmissioni in Palestina né un’inchiesta filmata sulla religiosità in America né uno
sceneggiato con diversi attori.
In compenso, questa situazione ci
consente un’ampia autonomia. La
RAI riceve i nostri prodotti e li manda in onda riservandosi soltanto —
ovviamente — di bloccare eventuali
infrazioni a disposizioni di legge. Il
palinsesto dei programmi viene elaborato periodicamente da un cosiddetto « gruppo operativo » formato
da evangelici romani di diverse denominazioni, nominato dal Consiglio
della FCEI, e viene approvato dal
Consiglio stesso in apposite sedute
congiunte col suddetto gruppo operativo.
Trasmissioni RAI:
ma a che ora?
3. Infine, per chiudere il cerchio,
torniamo al nodo da cui siamo partiti, e cioè l’orario di messa in onda.
Adesso sarà forse un po’ più chiaro
in quali termini si pone il problema.
In via di fatto la FCEI e l’Unione
delle Comunità Israelitiche vengono
consultate quando si presenta un
problema di mutamento dell’orario,
e si cerca di trovare un accordo su
eventuali nuove collocazioni. Anzi, la
già citata convenzione tra la RAI e la
FCEI, per la prima volta, registra
questo accordo nero su bianco, prevedendo una programmazione alle
22.50 circa. In linea di principio, però, è difficile contestare alla RAI il
diritto di variare Tassetto dei propri
programmi. E, ancora una volta, se
queste variazioni respingono le rubriche delle minoranze religiose verso ore impossibili, non siamo di fronte a un « diritto » violato (le suddette
trasmissioni sono affidate a enti
esterni ma non sono « accesso » bensì trasmissioni RAI, della RAI a tutti
gli effetti) ma ad un dovere assolto
in maniera inadeguata, o al limite disatteso. Il che — sia ben chiaro —
non è meno grave, ma la valutazione
dell’adeguatezza o meno rispetto agli
obblighi imposti dalla legge è una
valutazione, come ho cercato di chiarire, di opportunità politica che spetta, come per tutto il resto della programmazione radiotelevisiva, in sede di decisione agli organi della RAI
e in sede di controllo alla Commissione parlamentare per l’indirizzo e
la vigilanza.
In definitiva, la situazione della nostra rubrica non dipende tanto dall’intensità delle lamentele (spesso più
che giustificate) che riusciamo a far
arrivare o dall’invocazione di « diritti violati » quanto dal grado di democrazia e di pluralismo che via via
matura — se e quando matura —
nella società italiana, e dalla nostra capacità, come evangelici, di
aver parte in questo processo di
maturazione. Ancora una volta, la
battaglia per il « nostro » spazio
costituisce un momento della più
ampia battaglia per la democrazia e il pluralismo della radiotelevisione e della società, nella quale come evangelici non possiamo che
essere in prima fila.
In questo quadro — ma solo in
questo quadro — la battaglia per il
nostro spazio non è l’unica, ma neanche l’ultima, in ordine di importanza,
per la crescita della società civile.
Renato Maiocchi
8
8 vita delle chiese
13 marzo 1987
PROGRAMMA DEL CONSIGLIO ECUMENICO DELLE CHIESE
Pace, giustizia, ecoiogia:
nuovi aspetti
deii’ecumenismo
Intervista a Sergio Ribet - Necessità di giungere attraverso un processo conciliare ad un « Patto » tra tutte le chiese per la pace
CORRISPONDENZE
Conferenze
e dibattiti
— La Tavola Valdese ti ha nominato come persona di collegamento con il programma « Giustizia, Pace e Salvaguardia della
creazione », promosso dal Consiglio Ecumenico delle Chiese. In
che cosa consiste questo programma?
— L’iniziativa del C.E.C. è stata già presentata in sintesi sul
nostro giornale, in un articolo
del 18 luglio 1986, a firma P.F.
Riprendendo notizie della rivista
« One World », si ricordava ohe
già l’Assemblea di Vancouver
del 1983 aveva proposto un incontro mondiale su questo tema, coinvolgendo in una riflessione di base non solo le chiese
membro del C.E.C., ma p>ossibilmente anche i cattolici e le chiese tradizionalmente « paciflste ».
— Ma in che senso le nostre
chiese possono essere coinvolte
in questo programma?
— Lo devo ancora capire. Certamente un ruolo lo avrà la Commissione delle Chiese Battiste,
Metodiste e Valdesi per la pace
e il disarmo. Anzi, a questo proposito devo dire che è stato per
me un fatto importante che anche metodisti e battisti mi abbiano chiesto di lavorare al programma. Mi sembra che le linee
da seguire siano essenzialmente
due. Da un lato si tratta di approfondire il contenuto di termini di per sé suadenti — giustizia, pace, salvaguardia della
creazione — vedendo come interagiscono, riflettendo teologicamente su questa tematica. Direi
che se le nostre chiese hanno già
svolto ima riflessione su pace e
giustizia, da approfondire certo,
ma avviata, per quanto riguarda
il tema ecologico devono ancora
compiere molti passi.
D’altro lato, la ricerca non vuole essere flne a se stessa, ma vuole essere un contributo ad un
« processo conciliare » di mutuo
impegno — patto — tra le chiese, in favore appunto della giustizia, della pace e della salvaguardia della creazione. In altre
parole, dovremo affrontare sia
un nuovo aspetto dell’ecumenismo, sia i contenuti speciflci
inerenti ai temi proposti.
— Ma che cosa si aspetta il
C.E.C. da questa iniziativa?
— Credo che possiamo riprendere alcune domande contenute
nella lettera che il segretario generale del C.EXi., Emilio Castro,
ha inviato un anno fa (il 20 febbraio 1986) alle chiese membro
del C.E.C., ai consigli nazionali di
chiese, alle organizzazioni ecu
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meniche regionali e ai membri
del Comitato Centrale.
Si chiede Castro; « Che succede nella vostra chiesa, nei gmppi legati alla vostra chiesa e che
stanno affrontando queste questioni, nella vostra società e nel
vostro paese? Prendete posizione pubblicamente, esercitando un
ministero profetico? Esprimete
in concreto la vostra solidarietà,
condividendo mutuamente le vostre difficoltà, motivando e sostenendo quanti sono scoraggiati e stanchi di lottare? ». E, passando a richieste specifiche, Emilio Castro continua: « Saremmo
lieti di essere tenuti al corrente
delle vostre esperienze e attività... e delle dichiarazioni rese
pubbliche dalla vostra chiesa...
su questi argomenti », « sui modelli di alleanza esistenti e le
forme concrete che questa alleanza prende nella vita delle
chiese ».
Uh primo momento, quindi, è
informativo; che cosa succede.
Contemporaneamente, ci si chiede se quanto facciamo può essere fatto con altri, con altre chiese, e con quali strumenti concreti.
— Ma sono previsti momenti
di incontro, iniziative, per sviluppare la riflessione, e informare le chiese da un lato, e il C.E.C.
dall’altro?
— E’ solo da novembre che ho
cominciato ad occuparmi di questo settore. Una prima iniziativa
pubbhca è stata opportunamente lanciata dal giornale, con il
« Concorso mondiale di disegno
dei ragazzi ». Spero di poter periodicamente informare attra
verso il giornale di iniziative che
si vorranno prendere a livello
italiano ed internazionale. Ad
Agape vari campi saranno svolti
tenendo presente l’ottica del
C.E.C., e nell’incontro degli Amici di Agape, previsto per il 29 e
30 agosto di quest’anno, dedicheremo spazio a questi temi. Ma
sarebbe importante che iniziative anche locali, anche piccole,
fossero portate a conoscenza gli
uni degli altri: anche una conferenza, un gruppo di studio,
un’azione di solidarietà, di per
sé piccole cose, potrebbero essere segni di qualcosa che si
muove, semi di future iniziative.
— Hai sempre parlato di « salvaguardia della creazione »; ma
a volte abbiamo sentito parlare
di « integrità della creazione »: è
la stessa cosa? quale dizione è
più corretta?
— In sede di Commissione delle Chiese Battiste, Metodiste e
Valdesi per la pace e il disarmo
abbiamo optato per la dizione
« Salvaguardia ». Ma nel Consiglio Ecumenico delle Chiese si
usano molte lingue, a volte è difficile proporre delle traduzioni
soddisfacenti. In italiano parlare di un « processo conciliare
tendente ad una alleanza in favore della giustizia, della pace e
della salvaguardia della creazione » è francamente pesante, stilisticamente e contenutisticamente. Forse ci vorrebbe un articolo
solo per spiegare i termini usati...
Intervista a cura di
Piervaldo Rostan
XVII FEBBRAIO A ROMA
Culto in comune
Probabilmente qualcuno ci sarà rimasto di stucco. « Che mi
si sia fermato l’orologio? Tic tac,
funziona. Che sia già lunedì? No,
è domenica mattina, ma la chiesa è rimasta chiusa. E dove sono andati a finire tutti quanti? ».
Eppure è stato detto e ridetto:
domenica 22 febbraio a Roma
ci si vede tutti nella chiesa valdese di Piazza Cavour. In occasione di quella che ormai viene
chiamata la « settimana della libertà », in ricordo della concessione dei diritti civili ai valdesi
in quel lontano 17 febbraio 1848,
le chiese battiste, metodiste e
valdesi di Roma hanno deciso
di sospendere i loro culti domenicali per ritrovarsi tutti insieme a testimonianza del comune
impegno per la giustizia e per
la libertà. Nel corso del culto in
comune, il pastore metodista Aurelio Sbaffi, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, ne ha ricordato due
aspetti concreti: libertà nella
scuola e solidarietà con gli immigrati nel nostro paese. Sottolineando la mobilitazione degli
evangelici contro l’insegnamento
confessionale nella scuola, il pastore Sbaffi ha ricordato che non
SI tratta di una mossa autodi
BRESCÌA — Una serie di avvenimenti hanno segnato la vita
della chiesa dalla riapertura delle attività in ottobre fino a febbraio. Il 5 ottobre è stata insediata Maria Bonafede a pastore
per tre giorni alla settimana e
per tre domeniche al mese. In
seguito, nell’assemblea di domenica 19 si è stabilito di rivitalizzare il Centro Valdese di cultura (creato da Paolo Bosio) che
in questi ultimi anni è stato anche riconosciuto dall’Assessorato alla cultura.
Il 16 ottobre, presso una sala
cittadina, il pastore D. Garrone
e don G. Cfereti, segretario della
conferenza mondiale delle religioni sulla pace, per la sezione
italiana, hanno dato vita ad un
dibattito sul tema : « Religioni :
fonti di pace o di guerra?». In
novembre, presso la Biblioteca
Comunale di Borgosatollo, si è
tenuto un dibattito sull’insegnamento religioso nelle scuole, con
la partecipazione del pastore
M. Bonafede, che ha poi parlato
in altre occasioni presso delle
scuole cittadine. Venerdì 5 dicembre, nell’ambito delle celebrazioni barthiane, si è svolta
nei nostri locali una conferenza
del past. Bruno Rostagno sul tema : « Umanizzazione del mondo
e testimonianza cristiana in Karl
Barth ».
In occasione della settimana
del 17 febbraio, il pastore Enrico Corsani ha tenuto uno studio
sul tema : « Il contributo del riformatore Giovanni Calvino alla formazione del mondo moderno », mentre la prof. Bruna
Peyrot aveva rievocato le vicende relative all’esilio del 1687, illustrando anche i progetti in
cantiere per le celebrazioni del
centenario dell’89.
Possiamo infine ricordare la
partecipazione del pastore Corsani ad una tavola rotonda organizzata dai partiti della sinistra sul « No al Concordato », che
ha spiegato il punto di vista valdese anticoncordatario, ed il significato delle nostre Intese, di
cui è stato sottolineato il carattere antiprivilegiario.
Centro ”P. Andreetti”
COMO — Per iniziativa del
Centro Evangelico « Pietro An
dreetti », si svolgerà sabato 21
e domenica 22 marzo a S. Fedele d’Intelvi il secondo convegno
« Fede e testimonianza 1987 »,
dedicato al tema « La fraternità
nella Bibbia e nella nostra esperienza ».
Il convegno, che sarà introdotto da una relazione di Paolo
Naso, verterà su questi intérrogativi: è vere che avvertiamo
un crescente bisogno di fraternità? Qual è il rapporto tra fraternità e testimonianza? Quali
le « ambiguità » della fraternità?
Le iscrizioni (il costo è fissato in L. 8.000) devono pervenire
entro il 17 marzo. Nel pomeriggio della domenica è inoltre prevista l’Assemblea degli amici del
Centro evangelico.
Lavori al tempio
FIRENZE — In vista dell’assemblea di chiesa di domenica
8 marzo, dedicata ai lavori di ristrutturazione del tempio di via
Micheli, erano state fatte alcune
puntualizzazioni relative all’ordi
ne e alla consistenza degli inter
venti necessari.
In particolare è stato chiarito
che sarà possibile una certa gradualità nei lavori, e ciò permetterà di operare con maggiore
serenità. E’ stato anche sottoli
neato, oltre all’interesse manife
stato per il tempio anche da ai
tre chiese evangeliche fiorentine, come nelle Intese tra la Rt
pubblica italiana e la Tavola Va dese Tart. 17 preveda che esse
« collaborano per la tutela e la
valorizzazione dei beni culturali
afferenti al patrimonio storico
morale e materiale delle Chiest
rappresentate dalla. TV, istituendo a tale scopo apposite commissioni miste. Tali commissioni hanno tra l’altro il compiti,
della compilazione e dell’aggiornamento dell’inventario dei ben
culturali suddetti».
Alla luce di questo articolo^
che evidenzia una certa respor;
sabilità civica nella cura di un.
bene culturale che può interes
sare tutta la comunità civile, c’e
chi ha ipotizzato la possibilits
di affitto o vendita del locale. M:i
è da chiedersi quale altra form;i
di utilizzo potrebbe essere pre
vista per il tempio, esempio forse unico in Italia di gotico in
glese.
fensiva, ma di una battaglia condotta nell’interesse di tutti i cittadini, in difesa della libertà e
del pluralismo, beni inalienabili
in ogni società civile. Prendendo
poi lo spunto dai ripetuti atti di
vandalismo e di intimidazione di
cui recentemente è stato fatto
oggetto l’Esercito della Salvezza
di Roma, Sbaffi ha ribadito l’importanza di una solidarietà concreta con chi si impegna per una
giustizia senza frontiere, e di
una attenta vigilanza perché non
si ceda alla tentazione di criminalizzare gli immigrati con un
atteggiamento razzista che è
sempre in agguato dentro di noi.
Di fronte a quasi 500 persone
il pastore Paolo Spanu, presidente dell’Unione cristiana evangelica battista in Italia, ha sottolineato nella sua predicazione
il nesso imprescindibile tra libertà e verità, una libertà vissuta come piena disponibilità per
gli altri, e una verità evangelica
che ci spinge a vivere dei rapporti più autentici con il prossimo. Questi temi sono stati poi
ripresi da numerose preghiere
spontanee, attraverso le quali la
comunità ha espresso la sua partecipazione al culto in comune
M. D.
ASS. EVANGELICA DI VOLONTARIATO
Assemblea ordinaria
Firenze 20-21-22 marzo 1987
Sede sociale - via dei Serragli, 49 - Istituto Gould
Venerdì 20 - Arrivo in serata;
ore 20.30: Assemblea in F convocazione.
Sabato 21
ore 9-13: Dibattito sul tema: « La Protezione civile ».
Interverranno: un funzionario della Regione Toscana; un
membro del Movimento Federativo Democratico; il pastore
E. Trobia designato dalla FCEI ad organizzare gli interventi d’emergenza;
ore 15: Ripresa dei lavori e visita guidata alla città
di Firenze;
ore 19; Cena e serata libera.
Domenica 22 - Assemblea in 2" convocazione
ore 9: Meditazione (past. Luigi Santini);
ore 9.30;
— Relazione del consiglio e discussione plenaria.
— Adempimenti degli atti formali e rinnovo cariche sociali;
ore 12.30: Pranzo e partenze.
Costo dell’incontro L. 35.000 (dal pernottamento di venerdì
20 al pranzo della domenica 22).
Prenotazioni presse Segreteria del Gould, tei. 055/212576 (ore
ufficio).
9
i
13 marzo 1987
vita delle chiese 9
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
vorò all’Asilo e che, sentendosi
veramente uno dei nostri, ha voluto condividere con noi la gioia
Le finanze della chiesa
SAN SECONBO — Le finanze
della chiesa sono state l’argomento deH’Assemblea del 1“
marzo. Il cassiere Giulio Griglio
ha illustrato la relazione finanziaria del 1986.
La comunità ha risposto all’appello fatto nel mese di dicembre e così abbiamo potuto
mantenere l’impegno preso con
la Tavola per la cassa culto e
il Fondo Emeriti.
Siamo quindi passati alla richiesta di revisione dell’impegno per il 1987. Da anni si ripete che i comitati esteri non contribuiranno per la nostra cassa
culto, ma soltanto per le opere.
Siamo quindi noi che dobbiamo
mantenere le spese della cassa
culto e quelle locali.
Occorre perciò rivedere la situazione delle nostre offerte sensibilizzando chi non contribuisce
o contribuisce « simbolicamente », facendo capire che è bene
dare diverse « buste » durante
l’anno e non una sola alla fine
dell'anno e dare con generosità
la nostra offerta al Signore.
Per il 1987 la CBD ha chiesto
alla comunità di S. Secondo di
impegnarsi per la cassa culto
per L. 29 milioni.
L’assemblea ha discusso a lungo e si è deciso di ritrovarsi il
22 marzo per prendere una decisione definitiva e nel frattempo sensibilizzare gli assenti affinché la decisione che sarà presa sia meditata e cosciente.
• Domenica 22 marzo, subito
dopo il culto (che inizierà alle
ore 10) è convocata l’assemblea
di chiesa col seguente órdine del
giorno ; Revisione impegno per
il 1987 — Colletta al culto domenicale — L’8 per mille.
hanno presieduto il culto del 1”
marzo.
• Serate bibliche: 13.3 (lettera a Filemone); 20.3, 27.3, 3.4
(lettera ai Filippesi).
• Riunioni quartieraii: 17.3
Vivian; 24.3 Fleccia (presso l’Anziano G. Ghigo).
• Seduta del Concistoro con il
Comitato del Convitto - Foresteria: sabato 14, ore 20.30.
Modifica al preventivo
XVII Febbraio
Appuntamenti
VILLAR PEROSA — Ringra
zi amo i giovani della PGEI che
NIZZA
Giornata valdese
Domenica 22 febbraio la Comunità Riformata di Nizza ha
organizzato una « giornata valdese » per il piccolo gruppo di
valdesi residenti nella zona. L’idea era stata suggerita l’anno
scorso al pastore Georges Cabanis, da poco trasferito in
quella comunità, dal presidente
della regione Provence-Côte d’Azur, sensibile alla numerosa presenza di valdesi immigrati nella
prima metà del nostro secolo in
tutta la Costa Azzurra. L’incontro dell’anno scorso, che aveva
visto la partecipazione di Letizia Tomassone, era stato molto apprezzato incoraggiando il
Consiglio di Chiesa a ripetere
l’iniziativa anche quest’anno.
Una numerosa assemblea, un
quarto della quale era valdese, ha partecipato al culto nella
bella chiesa che alcuni anni fa
la comunità riformata ha rilevato dalla comunità anglicana. La
predicazione è stata affidata al
sottoscritto mentre il pastore
Cabanis ha guidato il culto esprimendo la gioia di tutta la comunità di condividere con i valdesi
la loro « festa dell’emancipazione ».
Una quarantina di commensali, praticamente tutti valdesi, si
è poi ritrovata per un pranzo
comunitario organizzato nei locali della chiesa ed è stato un
gioioso momento di conversazioni e di scambio di notizie in
cui i vari Genre, Pastre, Chanforan erano felici di parlare dei
loro parenti residenti alle valli.
Grazie a videocassette è stato
poi possibile rivedere insieme i
due programmi che Présence
Protestante (la rubrica del protestantesimo francese alla televisione) ha dedicato recentemente ai valdesi. I programmi
erano stati girati lo scorso autunno e sono stati un’ottima base per una buona ora di conversazione in cui le domande
hanno dimostrato l’interesse con
cui questi nostri fratelli e sorelle seguono la vita della nostra
chiesa.
E’ venuta fuori anche l’interessante storia della presenza
■ialdese a Nizza, presenza iniziata nella prima metà dell’800 con
la costituzione di una vivace comunità che nel 1857 inaugurava
il suo tempio costruito con un
grosso contributo del Re di
Prussia. Per le difficoltà create
dall’ultima guerra mondiale la
comunità veniva sciolta con l’invito a confluire nella comunità
riformata.. Solo una, parte del
gruppo si è però ritrovata in
quella comunità a dire il vero
un po’ borghese, mentre un’altra parte si univa a comunità
libere e la maggioranza si disperdeva nel nulla. Il tempio
venduto veniva prima usato come palestra sportiva ed attualmente ospita una esposizione di
mobili. Un po’ di nostalgia rimane per quanto non si è potuto 0 saputo fare per quei fratelli e quelle sorelle che colà avevano dovuto emigrare per trovare una possibilità di vita.
Renato Coisson
ti della nostra casa per anziani
i quali per l’occasione avevano
rinunciato a coricarsi all’ora
abituale. I canti che sono risuonati sia intorno al falò, sia
all’interno della casa hanno caratterizzato quei momenti di intensa fraternità ed hanno rallegrato profondamente i presenti.
Il giorno seguente è stata la
banda musicale a portare una
nota di calore agli ospiti dell’Asilo i quali hanno gradito assai
quella visita.
• Il 19 abbiamo ricevuto la visita del moderatore Franco
Giampiccoli, che, dopo aver trascorso alcune ore all’Asilo dove
ha presieduto il culto e si è intrattenuto con gli ospiti, ha
avuto un incontro con il Concistoro.
• Le prossime riunioni quartieraii saranno le seguenti : 14
marzo. Porte; 18 marzo, Balmas;
27 marzo, VUla.
PRAMOLLO — Domenica 1”
marzo abbiamo ricevuto la visita dei membri della CED, che
hanno trascorso con noi la giornata, partecipando al culto con
assemblea di chiesa, poi ad una
riunione pomeridiana con il
Concistoro. Li ringraziamo per
questa possibilità di incontrarci e anche di chiarirci le idee
su molti problemi.
L’assemblea di chiesa ha apiprovato la modifica al preventivo finanziario per l’anno 1987,
rispondendo cosi alla richiesta
di versare 12 milioni alla cassa
centrale. Perché questo impegno
possa essere veramente realizzato è necessario che tutti i membri di chiesa riflettano seriamente sul significato della contribuzione secondo le loro reali possibilità.
• Il culto di domenica 15 mar
A1 culto hanno partecipato attivamente i bambini della Scuola Domenicale che, sotto l’esperta guida della nostra animatrice
giovanile Ingrid Frank coadiuvata dalle monitrici, hanno letto
delle preghiere da loro preparate, cantato e suonato. Hanno pure dato il loro apprezzato apporto con la lettura biblica due
catecumeni di IV anno e la corale che ha cantato il salmo 121.
Il testo del sermone è stato tratto dal salmo 139. Sia al culto sia
all’agape i partecipanti sono stati molto numerosi; fra di essi
i genitori di Ingrid giunti dalla
Germania e Martin Dorner, il
volontario che l’anno scorso la
• Sabato 28 febbraio è stata
invocata la benedizione del Signore sugli sposi Marina Mourglìa e Giancarlo Gallian che si
erano uniti in matrimonio in
Municipio.
L’augurio nostro è che la loro
vita scorra sempre serena sotto lo sguardo del Signore.
Assemblea
ANGROGNA — Domenica 15
alle ore 10, presso il Tempio del
Capoluogo è convocata l’assemblea di chiesa che affronterà l’argomento della gestione delle nostre foresterie (« Ca d’ia pais »,
«La Rocciaglia») sulla base di
GIORNATA
zo sarà curato dal gruppo FGEI.
MONDIALE DI PREGHIERA
DELLE UNIONI FEMMINILI
S. GERMANO CHISONE —
La serata del 16 febbraio è stata quest’anno vissuta in un clima di gioia del tutto particolare
perché un folto gruppo di torinesi sì è unito alla nostra corale
ed a molti di noi per ammirare
il falò delTAsilo, Serata dunque
anche di incontro con molti fratelli di Torino e con alcuni ospi
Siete uno in Cristo
E’ significativo che il tema di
questo anno centenario ^ « Venite e rallegratevi! » ■— non sia
stato preparato dalle donne di
un solo paese, bensì dalle nove
donne del Comitato esecutivo
che provengono da Turchia, Brasile, Irlanda, Canada, Corea, Trinidad, Zambia, Nuova Zelanda e
Scozia. I due testi biblici sono:
« La parabola del gran convito » in Luca 14;
« Non c’è qui né Giudeo
né Greco; non c’è né schiavo né libero; non c’è né
maschio né femmina; poiché voi tutti siete uno in
Cristo Gesù » (Calati 3: 28).
Il primo di questi due testi
così universali è stato meditato
nelle quattro Chiese valdesi di
Torino dove le sorelle del Piemonte hanno trascorsa la giornata. Il Concistoro ha invitato
queste sorelle, divise in quattro
gruppi, a presiedere il culto, e
così la giornata ha avuto un inizio comunitario di adorazione,
seguito dalle agapi, prima di raggiungere tutte il Tempio di corso Vittorio per il programma pomeridiano.
Stare insieme così, innumerevoli sorelle in Cristo, per gioire,
cantare, pregare e lodare il Signore con una sola voce dà davvero di pregustare la gioia del
« gran convito » del Regno di
Dio, ed è l'espressione più impressionante e visibile di tutto
un movimento di sorelle che servono, pregano e studiano insieme durante tutto l’arco dell’an
no (e degli anni!) nella chiesa.
La nostra giornata a Torino, con
la partecipazione di circa 250 sorelle provenienti da Torino (Chiese Valdesi, Battiste, Esercito Salvezza), dalle Valli e dalla Liguria,
era parte di un più vasto movimento mondiale che è sorto da una grande sensibilità cristiana che
soffre per le divisioni degli uomini e delle nazioni. Se all’inizio il bisogno di preghiera di
intercessione si opponeva alla
tragica situazione creata da una
lunga guerra, oggi il movimento aspira a porre una nuova luce davanti agli uomini, ima nuova speranza: quella di Gesù come segno di una realtà diversa
che l’umanità può vivere, una
realtà diversa annunziata da Gesù.
E’ significativo che il iComitato abbia scelto due testi tanto
universali, e non certo celebrativi della propria « bravura »!
Non è forse frutto dello Spirito
che soffia e ohe ci spinge ad
allargare questo movimento femminile così significativo in seno
alle nostre Chiese a « l’altra metà »? Non sarebbe meraviglioso
vedere i nostri numeri raddoppiati dalla presenza dei nostri fratelli in Cristo? Non possiamo
cercare di sensibilizzare e coinvolgere anche loro nei nostri
molteplici impegni dentro e fuori la chiesa? Sarebbe un grande
aiuto per la sua opera, ed anche un segno che « siamo tutti
uno in Cristo (ìesù ».
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una relazione del Concistoro. Si
esaminerà inoltre l’argomento
finanziario.
della celebrazione del XVII febbraio. Anche Thomas Perrot, che
fa il servizio civile presso l’Asilo, ha espresso la sua soddisfazione di trovarsi fra noi.
• Ai familiari di Caterina Susanna Buffa ved. Chauvie («Susannetta ») deceduta all’età di 84
anni, rinnoviamo la nostra speranza in Cristo.
Nuovi numeri
telefonici
Daini marzo ’87 sono cambiati i numeri del telefono in Val
Germanasca. Per il comune di
Prali il secondo e terzo numero vanno sostituiti con 07 e per
Perrero coi numeri 08.
Come esempio ecco i nuovi numeri di:
Agape 807514
Chiesa Valdese Prali 807519
Chiesa Valdese Perrero 808816
Chiesa Valdese Villaseoca 808817
Tron Claudio 808821
Giovedì 12 marzo
□ COLLETTIVO BIBLICO
ECUMENICO
PINE'ROLO — Prosegue l'attività
con la lettura del libro dell’Apocalisse. L'incontro è previsto per ie
20.45 presso la chiesa valdese di via
dei Mille 1. Si farà la lettura comunitaria dei capitoli 12-16.
Domenica 15 marzo
□ CONVEGNO
PRE-CATECHISMO
1° CIRCUITO
TORRE PELLICE — Con la partecipazione al culto nel tempio di Torre
Pellice inizia un incontro con i ragazzi delle chiese del circuito avente come tema: « L’assemblea di chiesa ». Animazione e giochi concluderanno la giornata.
n ASSEMBLEA DI CHIESA
TORRE PELLICE — Al termine del
culto si svolge l’assemblea per l'elezione dei deputati al Sinodo ed alla
Conferenza Distrettuale.
Venerdì 20 marzo
n LEGGERE LA BIBBIA
CON I NOSTRI FIGLI
TORRE PELLICE — Alle 20.45 ipresso la casa unionista si svolge un incontro fra genitori, monitori e catechisti dopo quello di gennaio sulla
preghiera. E’ un’occasione per risvegliare i’interesse per la lettura biblica nelle famiglie e per incontrare
le persone impegnate nell'istruzione
religiosa; tutti i genitori sono calorosamente invitati a partecipare.
□ IL SACRO E IL SANTO
TORINO — Presso la sala valdese
di via Pio V alle ore 21 incontro sul
tema » Il sacro e il santo: liberarsi
dalla religione o liberare la religione? ». Intervengono Franco Barbero,
animatore biblico della Comunità di
base di Pinerolo e Giorgio Girardet,
docente di teologia pratica alla Facoltà valdese di teologia di Roma. Seguirà libero dibattito.
Domenica 22 marzo
n INCONTRI MATRIMONI
MISTI
PINEROLO — Presso la chiesa valdese di via dei Mille 1 a partire dalle ore 15 si tiene il terzo incontro
previsto per quest’anno sul tema della
" Catechesi ecumenica ».
L’argomento è: « Dal battesimo alla
catechesi ecumenica: le coppie miste
fanno il punto » e riflessioni sogli incontri col past. B. Rostagno.
10
10 valli valdesi
13 marzo 1987
BOBBIO PELLICE
Un museo
valdese
per il futuro
Uno dei progetti più. importanti, ed interessanti, per il prossimo centenario del Rimpatrio,
nel 1989, è la ristrutturazione
del museo valdese di Torre Pellice. Il museo ha già alle spalle
una lunga storia ed è stato oggetto di parecchie modifiche nel
corso degli anni. Dalla sua sede primitiva, alla Casa Valdese,
nel 1939 è passato nella Scuola
Normale, dove si trova attualmente; è stato poi ampliato nel
1974, in concomitanza con l’8°
centenario della conversione di
Valdo.
Ci si può chiedere perché, a
distanza di così pochi anni, si
debba ora procedere ad una. nuova sistemazione. Forse la voglia
di novità, di cambiamento, di rivoluzionare sempre tutto ha contagiato anche la Società di Studi Valdesi? Negli incontri che si
sono avuti di recente per impostare il lavoro si è posta anche
questa domanda e si è constatato che non si tratta di velleità
innovative ma di una necessità
profonda: il linguaggio che abbiamo usato sin qui per presentare
le nostre realtà, ed i temi
di fondo della nostra fede,
non comunica in modo diretto
quello che vorremmo comunicare. Di qui la necessità di impostare in modo diverso e nuovo
il tutto.
Di qui il problema di fondo:
a che serve un museo? A raccogliere roba vecchia, a mettere in
ordine, in modo più o meno simpatico e piacevole ricordi del passato, a salvare un patrimonio di
valori e di cultura che rischia di
sparire nel vortice della società
moderna?
Tutto questo indubbiamente,
ma anche qualcosa di più. Negli
ultimi anni i visitatori, giovani e
meno giovani, italiani e stranieri,
si interessano alle cose più con
lo sguardo rivolto al futuro che
al passato.
Non interessa tanto sapere chi
siamo stati, chi siano stati i vaidesi, ma chi sono oggi e cosa
pensano oggi. Le domande immediate, dirette, non sono di carattere storico, ma religioso, le
persecuzioni e le guerre, le battaglie e gli esili costituiscono solo lo sfondo, necessario certo, su
cui si muove il dibattito che tocca invece l’ecumenismo, la chiesa, la politica, lo Stato, la vita
cristiana, l’etica, la religione.
Oggi alle Valli entrano, durante il culto nelle nostre chiese, sì
e no 10 persone ogni domenica,
nei nostri musei superiamo senza difficoltà i 500 in un mese,
sia pure con le punte estive. Essi
sono così diventati il nostro maggior luogo di evangelizzazione, la
nostra grande piazza dove è possibili parlare e comunicare in
una atmosfera particolarmente
disponibile, perché chi visita un
museo è sempre in vacanza, in
ferie, in riposo, in una condizione di disponibilità.
Non è un caso che un teologo così sensibile come Georges
Casalis, recentemente scomparso
e di cui il nostro giornale ha
parlato ampiamente, un teologo
così impegnato e militante, abbia trascorso la sua emeritazione in un museo, come responsabile del Museo di Calvino a Noyon, trasformando una vecchia casa polverosa e di scarsa risonanza in un centro vivo e ricco di
stimoli per migliaia di visitatori
che, attraverso la storia, cercano
in realtà la risposta a problemi
di vita. Sapremo fare lo stesso
anche noi? Giorgio Toum
Ovovia per la Francia:
non è cosi semplice
Per il sindaco Charbonnier si può rilanciare così una zona altrimenti destinata a morire Longo: aspettiamo il progetto - Occasione da non perdere? - Perplessità dell’ass. Coìsson
In vai Pellice in questi giorni si
fa un gran parlare di un progetto
di collegamento con la Francia
mediante trasporto su fune, noto come « ovovia »; abbiamo sentito il sindaco di Bobbio Pellice
Aldo Charbonnier e l’assessore al
turismo Cesare Gay.
I primi pour-parler risalgono
— esordisce Charbonnier — alla
scorsa legislatura, quando l'allora sindaco Berton si vide presentare la proposta da parte di alcuni comuni del Queyras: si volevano far nascere delle strutture
per lo sci. Allora il tutto fu congelato in attesa della nuova amministrazione; oggi abbiamo avuto
diversi incontri per verificare la
fattibilità della cosa: è venuta
fuori una società di Cannes che
cerca di inserirsi in un progetto
di vacanze ’’tutto compreso”, sia
d’inverno ohe d’estate.
— Qual è l’ampiezza del progetto?
— In Francia sono coinvolti
cinque comuni che vedrebbero
sorgere, oltre a piste di sci anohe
alcuni villaggi turistici che dovrebbero inserirsi nelle caratte
ristiche dei paesi dove sorgono,
recuperando baite o addirittura
castelli; altri villaggi analoghi
dovrebbero sorgere in vai Pellice.
Economicamente ognuno di questi villaggi dovrebbe occupare 200
persone utilizzando mano d’opera locale ed incrementando altre
attività collaterali come l’agrìcoltura e l’agriturismo.
— Venendo alla Valle, quali
problemi comporterebbe un insediamento di questo tipo?
— Per quanto riguarda Bobbio
ci ripromettiamo di salvaguardare le zone di interesse agricolo
riservando a questi insediamenti
la parte fra il paese ed il torrente
Pellice, immaginando la partenza della funivia daH’Inverso. Esaminando la conformazione della
zona — aggiunge Gay — si può
immaginare un primo tratto fino
a Villanova ed un successivo verso il colle deU’Urina.
— Quali soluzioni per la viabilità ed i parcheggi?
— Si tratta di riprendere —
continua Charbonnier — il vec
PEROSA ARGENTINA
Alla scoperta del Nepal
Se è vero che le zone inesplorate nel nostro pianeta si vanno riducendo sempre di più, a
scapito di chi sogna l’avventura
con la « a » maiuscola, anche un
itinerario turistico può dare a
chi lo percorre la sensazione di
essersi lasciati alle spalle la civiltà moderna per introdursi in
un mondo di vita quasi primitiva.
Uno di questi itinerari, che si
svolgono nel Nepal, ai piedi delle vette più alte del mondo, è
stato illustrato il 6 marzo dalle
Guide alpine della vai Pellice
nella sala del cinema « Piemont »
ad un pubblico numeroso e interessato.
Il viaggio in Nepal è stato
compiuto lo scorso novembre da
una quindicina di persone, che
in seguito hanno affrontato il
« trekking dell’Annapurna », percorso montano che conduce ad
un passo di altitudine superiore
ai 5.000 metri, proprio nel cuore
della catena dell’Himalaya. Le
splendide diapositive illustravano sia il paesaggio, sia il modo
di vivere di quella popolazione,
che col turismo integra un reddito molto misero, basato quasi
esclusivamente sui prodotti del
suolo.
La parte avventurosa della
spedizione, che ha attratto molto i presenti, quasi tutti soci del
CAI Val Germanasca, è infatti
costituita dai disagi nell’alimen
. tazione, dalla scarsità di acqua
potabile e dalla difficoltà di adattamento alle grandi altezze. In
cambio, si può condividere la vita della gente che mette a disposizione dei turisti le proprie abitazioni e fornisce il vitto.
Al termine della proiezione,
sono state rivolte molte domande ai presentatori sulle possibilità pratiche di ripetere questa
esperienza: infatti, si può organizzare per il prossimo mese di
novembre una comitiva che le
guide accompagneranno nel percorso.
Il costo non è proibitivo — è
stato assicurato — perché si aggira sui due milioni e mezzo,
souvenirs permettendo. Il periodo non si può variare perché bisogna aspettare il passaggio del
monsone autunnale, dopo il quale si ha un mese di tempo splendido. E’ richiesto un allenamento alla montagna e una buona
capacità di adattamento ai disagi, oltre ad un’ottima salute, essendo impossibile in Nepal avere assistenza medica al di fuori
della capitale.
Chi fosse interessato alla spedizione, può mettersi in contatto con il gruppo Guide della vai
Pellice, che ora estendono la loro Eizione anche nelle valli Chisone e Germanasca, oppure ad
un qualsiasi responsabile della
sezione locale del CAI.
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chio progetto dell’asse di Valle
da Pinerolo; per quanto riguarda il collegamento con Torino
si va ormai verso l’autostrada
fino a Pinerolo.' Certo bisognerà rivedere il piano regolatore intercomunale, ma questo era
già in programma.
— (Per i parcheggi — dice Gay
— si possono utilizzare aree marginali come quelle lungo i torrenti Cruello e Pellice.
— Tutto questo non creerà problemi da un punto di vista ambientale?
—Su questo argomento — prosegue Gay — ci siamo confrontati in Regione con l’ass. Moretti ed in Provincia con la presidente Casiraghi e da loro abbiamo avuto assicurazioni che avremo il loro aiuto per passare attraverso le leggi che vincolano il
paesaggio...
La popolazione locale, che verrà presto coinvolta con assemblee pubbliche, pare comunque,
a detta del Sindaco, abbastanza
favorevole.
— Non si corre il rischio, se ci
sarà questa invasione turistica,
di veder scomparire gli ultimi
tratti di cultura locale?
— E’ un rischio che dobbiamo
correre — conclude Charbonnier — cercando di essere noi a
gestire il turismo e non viceversa; non dimentichiamo che nell’anno scorso a Bobbio è nato un
solo bambino: di questo passo
rischiamo di scomparire!
SulTargomento abbiamo sentito anOhe alcuni personaggi politici locali, per primo Tarch. Congo, presidente della Comunità
Montana, organo sovracomunale
di valle e che quindi dovrebbe
essere in qualche modo coinvolta.
« Anzitutto la Comunità Montana è sempre stata al corrente
di quest’ipotesi ed ha partecipato alle riunioni che si sono svolte in quest’ultimo anno; siamo
in una fase di attesa in quanto,
in concreto, né il gruppo finanziario nè le autorità politiche
francesi hanno presentato un
progetto su cui discutere.
Certo potrebbe trattarsi dell’occasione da non perdere per
il futuro della valle; bisogna però andare a fondo del problema,
se non altro perché siamo soggetti a dei vincoli precisi ».
— Ci sono state molte consultazioni...?
— Diciamo che la Giunta ed
il suo presidente hanno avuto
molti incontri: il problerna di
fondo è ohe non abbiamo discusso su un progetto, anche se sappiamo già che in Francia il piano sta partendo, indipendentemente dalle nostre decisioni.
— Non c’è il rischio di accogliere quest’idea come soluzione
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SERVIZI FUNEBRI OVUNQUE
ai problemi della valle solo perché pressati da reali urgenze?
— A livello personale mi è parso che il modo di condurre l’operazione in Francia sia estremamente serio, tale da dare garanzie di sviluppo turistico della zona; certo non ci starei ad un
discorso di puro trasporto di
gente sul versante francese.
— Per quanto riguarda la viabilità, questo progetto cosa significa?
— ¡Per quanto di nostra competenza esso si inserisce nelle
scelte fatte a suo tempo, cioè
l’asse di valle; è chiaro che sono coinvolte sullo specifico problema Regione e Provincia. Bisogna risolvere anohe i collegamenti fra Pinerolo e Torino, oltre ovviamente a strutture a
monte, tipo parcheggi.
Abbiamo sentito sul progetto
anche l’assessore ai trasporti e
viabilità della Gomunità Montana, Franca Coisson.
— Cosa ne pensa?
— Ho appreso con vivo stupo
re del progetto da giornali locali; interviste rilasciate da col
leghi di Giunta dopo incontri d;
cui non conoscevo l’esistenza c
dei quali non si è mai parlato
nella Giunta di cui faccio parte.
Non conoscendo il progetto,
non mi sento di esprimere opr
nioni al riguardo; posso però di
re ohe vista la vastità dell’iniziativa, non può essere circoscriita al comune di Bobbio, ma coin
volge tutta la valle, a partire
dalle varie amministrazioni.
Del resto il programma delle
attuale amministrazione della Co
munità prevede proprio il massimo coinvolgimento dei Comuni nelle decisioni. Personalmente dunque mi sento solo di c
sprimere perplessità suH’operazione che sconvolgerebbe la viabilità di valle per portare i turisti... a sciare in Francia. Ripeto però che occorre conoscere ii
fondo tutto il progetto prima di
pronunciarsi.
a cura di Piervaldo Rostan
con la collaborazione di
Giuseppe Platone
e Claudio Pasque!
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11
13 marzo 1987
valli valdesi 11
UNA RASSEGNA DI MUSICA POPOLARE
Cantavalli
PEROSA — L’Assessorato alla
Cultura della Comunità Montana organizza, a partire dalla metà di marzo, un ciclo di spettacoli di musica popolare in alcuni Comuni delle Valli Chisone e
Germanasca, ai quali parteciperanno sia gruppi musicali e vocali del pinerolese, sia gruppi
provenienti da altre zone del
Piemonte.
Il ciclo si caratterizza, in ogni
caso, come « riproposta » di musiche e canti tradizionali da parte di gruppi impegnati in una
paziente attività di ricerca, elaborazione e salvataggio di un patrimonio culturale che rischia di
andare disperso.
L'iniziativa, patrocinata dall’Assessorato alla Montagna della Provincia di Torino, viene
promossa in collaborazione con
l’Associazione Culturale « La
Cantarana » di Pinerolo, e con il
Proiezioni
PINEROLO — Il gruppo giovani di
San Lazzaro, con la collaboraziGne del
gruppo di quartiere e del posto di
prestito libri, organizza la proiezione
di tre film per i giovani sul « nucleare •> presso il Centro Sociale di San
Lazzaro (via Rochis 3).
Venerdì 13 marzo, ore 20.30; Profezia (documentario su Hiroshima durata: 45 minuti).
Venerdì 20 marzo, ore 20.30; Detector (incidente nucleare - Australia
- t'urata: 96 minuti).
Venerdì 27 marzo, ore 20.30: Testament (esplosione atomica - USA
- duiata: 85 minuti).
Ogni film sarà preceduto da una
breve presentazione e seguito da un
dibattito: verrà distribuita una scheda
di ntroduzione sul film.
L egresso è gratuito.
TORRE PELLICE — Presso la sede di
piazza Gianavello venerdì 20 marzo
alani soci del CAI presentano il loro recente viaggio in Egitto-NiIo-Mar
Rosso: inizio ore 21.
Amnesty International
TORRE PELLICE — Giovedì 12 marzo, ore 16.30, al Centro d’incontro,
avrà luogo una riunione con il seguente o.d.g,:
a) Rilascio di 57 prigionieri politici in Salvador (tra loro Brigido Sanchez, oggetto di Azione Urgente da parte dei Gruppo "Val Pellice") per lo
scambio con il col. Napoleon Avalos
che era in mano all'opposizione.
b) Comunicato stampa della Sezione Italiana in occasione dell'B. marzo
festa della donna. Distribuzione di
appelli per 5 donne di stati esteri,
vittime e attiviste per i diritti umani.
c) Attività nel settore scuola.
d) Esame del piano programmatico
della Sezione Italiana di A.l.
e) Raccolta di Notiziari e distribuzione dei medesimi nelle sale di aspetto di studi di professionisti.
Concerti
TORRE PELLICE — Il concerto previsto per il 3 marzo, organizzato dalla Comunità Montana, è stato rinviato a venerdì 13 marzo alle ore 21,
sempre presso il cinema Trento, quando tenuta Ciulei, violino, eseguirà
musiche di Bach e Paganini.
TORRE PELLICE — Con l’organizzazione dell'Ass. Amici dell'Ospedale
Valdese, sabato 21 marzo alle ore 21,
presso il tempio valdese si svolge
un concerto del Coro Alpino Val Pellice: offerte in favore della ristrutturazione dell'Ospedale di Torre.
Lèi
supporto delle associazioni locali che si sono rese disponibili a
livello comunale.
Il programma degli incontri è
il seguente:
Sabato 14/3, ore 21, Inverso
rinasca - fr. Fleccia - Salone
Trattoria dei Fiori: La Cantarana - Canti e danze tradizionali
del pinerolese.
Sabato 21/3, ore 21, Pramollo bg. Ruata - Sala Valdese: Refolé - Canti e danze tradizionali del
taiellese e dell’area alpina.
Sabato 28/3, ore 2Ì, S. Germano Chisone - Chiesa Valdese :
Badia Corale di Val Chisone Canti tradizionali delle vallate
del pinerolese.
Sabato 4/4, ore 21, Roure - loc.
Talmon - Centro Sociale: Artezin - Canti e danze delle valli
Decitane.
Sabato 11/4, ore 21, Pragelato fr. Ruà - Palestra Comunale:
Cantovivo - Canti, danze e ballate della tradizione piemontese.
Sabato 25/4, ore 21, Ferrerò Centro Sportivo Culturale: Lou
Rest - Festa da ballo con musiche Decitane.
Domenica 31/5, ore 15, Perosa
Argentina - Parco «E. Gay»:
Lou Pradzalencs - Musiche e
danze delle valli eccitane.
Società
di Studi
Vaidesi
Emigrazione
in Francia
La Società di Studi Valdesi ha
iniziato un programma di studi sulla situazione delle Valli fra
le due guerre ed è perciò interessata alla raccolta di materiale e documenti inerenti a quel periodo, in modo particolare riguardo aH’emigrazione in Francia.
Chi sia in possesso di fotografie, lettere, circolari ecc... è pregato di segnalarlo alla Società
di Studi (via Arnaud - 10066 Torre Pellice - To) che provvederà
a farlo riprodurre, restituendo
gli originali.
Il lavoro di recupero del patrimonio musicale
tradizionale delle valli Chisone e Germanasca
RICORDANDO
ALDO DEL PERO
In questa lettera vorrei parlare di
Aido Del Pero. Non è mia intenzione
scrivere un necrologio celebrativo,
vorrei semplicemente condividere con
i lettori dell'Eco alcune riflessioni.
La vita di Del Pero è stata parte
della storia operaia di una valle; la
sua morte da credente e il suo funerale in chiesa cattolica fanno oggi
pensare molti, forse soprattutto i compagni di partito più anziani e i figli
di quella generazione per la quale
comunista equivale ancora ad ateo.
Aldo era solito considerarsi « uno
che reagiva », fin dalla sua andata
in campagna, a dieci anni appena,
nelle terre delle Langfie dove era
nato. Reagiva e vedeva reagire gli altri, gli antifascisti di Canale d'Alba,
gli operai della Widemann durante gli
scioperi del '20, che suo padre visse
da protagonista.
L'adesione al partito comunista,
nell’immediato dopoguerra, gli ha dato, come a molti della sua età, un
quadro di riferimento per spiegarsi le
ingiustizie sociali, e un'organizzazione
in cui le rabbie individuali sono diventate teoria collettiva. Il partito è
stato la sua emancipazione, e col
partito ha mescolato la sua vita e i
suoi pensieri. Le tappe della sua biografia sono significativi riferimenti anche per capire l'evoluzione del partito comunista in vai Pellice, dagli anni
'50, pesantemente anticomunisti, agli
anni dell'unità nazionale, difficili per
chi, specie alla base del partito, aveva cresciuto un'identità di oppositore.
Ma non è la sede per leggere tutti gli
impegni e le posizioni assunti da questo leader locale. L'impegno della sua
militanza è certo la storia di un’epoca, e di un'etica — quella comunista
— con la quale dovremmo confrontarci di più.
Un’immagine mi ha molto colpita
il giorno del suo funerale; vedere le
bandiere rosse ammainarsi sul sagrato
della chiesa cattolica di Airali a Luserna San Giovanni e vedere i suoi compagni ammutolire, raccogliersi a crocchio e aspettare fuori. Nel momento
della morte non riuscivano più a
riconoscersi in lui, o meglio, in quel
suo gesto finale di riconversione alla
chiesa cattolica. Non era il fatto di essere credente e comunista a turbare,
quanto il vedere una persona per tanti anni in un modo e improvvisamente
capire che forse era anche qualcos'altro. Del Pero ha parlato per decenni di come deve essere' una nuova
società, però non avrà mai parlato
di Dio, tutt’al più delle ricchezze
materiali della chiesa cattolica. La
cultura comunista ha ricondotto le
esigenze della spiritualità umana a una
dimensione solo orizzontale della vita,
in cui l'interesse centrale sono le
cose, le rivendicazioni, i rapporti solidali con gli altri, la ricerca dell'uguaglianza e della giustizia fra le persone. Tutto giustissimo. Tuttavia l’altra
COMUNITÀ’ MONTANA VAL PELLICE
U.S.S.L. 43
CONCORSO PUBBLICO
E’ indetto pubblico concorso, per titoli ed esami,
presso l’Unità Socio Sanitaria Locale n. 43, a:
— 3 POSTI DI OPERATORE PROFESSIONALE DI
r CATEGORIA - COLLABORATORE - INFERMIERI PROFESSIONALI.
Le domande, in carta legale, dovranno pervenire
all’Ufficio Personale dell’U.S.S.L. n. 43 - Piazza Muston
n. 3 - Torre Pellice - entro e non oltre le ore 12,00 del
16 marzo 1987.
Per ogni altra informazione rivolgersi all’Ufficio
Personale dell’U.S.S.L. n. 43 - P.za Muston n. 3 - TORRE
PELLICE - Tel. 0121/91514 - 91836.
Orario apertura al pubblico: tutti i giorni dalle Ore
9,30 alle ore 12 escluso il sabato.
IL VICE PRESIDENTE
(Giandomenico GAMBA)
LA SEDUTA
DEL CONSIGLIO
DI CIRCOLO
Big.ri Lettori, Sig. Direttore
La presente non è una risposta al
Sig. Salusso Andrea, poiché la lettera (« ili vestito del re », pubblicata sul
n. 9 del 6.3 - n.d.r.) non era indirizzata
a me, ma al giornale che l'ha lospitata.
In relazione al contenuto della lettera stessa ritengo però opportuno
invitare tutti coloro che si sentono
comunque stimolati dalla lettera del
Sig. Salusso ad essere presenti alla
seduta del prossimo Consiglio di Circolo, che si terrà venerdì 13 marzo
'87 alle ore 20.45, ricordando che le
sedute sono pubbliche.
Mi auguro soprattutto che il Signor
Direttore del settimanale vorrà essere presente, considerando che si è
voluto assumere la responsabilità di
suonare una campana.
Per inciso, e per opportuna informazione, preciso che la convocazione
del Consiglio era stata decisa prima
della pubblicazione della lettera.
Distinti saluti.
M. Guido, Torre Pellice
Il giornale riceve molte lettere. Di
solito. pubblichiamo quelle che — pur
presentando punti di vista particolari
— sollevano problemi generali. La lettera di Andrea Salusso poneva in primo luogo ai promotori della lista
"scuola laica e democratica” del Consiglio di Circolo di Torre il problema
del funzionamento del Consiglio stesso. Problema del resto comune a tutti
i consigli di circolo italiani. E’ noto
infatti come l’attuale legislazione ed
una sua interpretazione restrittiva ne
limiti molto le potenzialità di governo
della scuola, come è stato ampiamente
dimostrato ancora recentemente nella
vicenda delle attività alternative all’ora di religione.
Marcello Guido, presidente del Consiglio di Circolo, ci chiede di accorrere
al suono della sua campana. Saremo
presenti, ovviamente come uditori, per
presentare sul giornale anche l’altra
campana, se suonerà. 9- g.
Istituti Ospitalieri
Valdesi
Concorsi pubblici
Sono indetti i seguenti concorsi :
— Ospedale di Torre Pellice:
2 posti infermiere professionale.
— Ospedale di Pomaretto: 6
posti infermiere professionale.
Scadenza ore 12 del 23 aprile 1987.
Per informazioni rivolgersi ;
CIOV - via Beckwitb 3 - 10066
Torre Pellice - tei. 0121/91606.
dimensione, quella del rapporto con
l'assoluto, con Dio, non è così facilmente risolvibile. Essa ritorna nei
momenti critici, in cui si è più deboli 0 sprovveduti e se la riflessione
di fede non ha accompagnato il corso
di una vita, al suo tramonto, si ripescano gli insegnamenti dell’infanzia, le
semplici regole del buon comportamento religioso.
Un altro aspetto mi ha colpita. Nel
momento in cui la bara entrava in
chiesa, la chiesa cattolica era là, pronta ad accoglierlo, e a sciogliere il suo
essersi precedentemente schierato,
nell’universo dei valori universalmente riconosciuti delCamicizia e del servizio al prossimo. E' molto lontana da
me l’Idea di giudicare Del Pero. Se
così ha voluto, così ha creduto, nessuno è giudice della coscienza altrui.
Per me resterà sempre un « vecchio »
— con tutta la dignità che ha questo
termine — che mi ha Insegnato molto e trasmesso una memoria ancora
efficace per il presente. Penso che
dobbiamo salutarlo così, con le sue
contraddizioni in vita e in morte, come
ogni altra persona, con riconoscenza
per ciò che ha sempre, nella sua
schietta semplicità, cercato di comunicare e realizzare.
Bruna Peyrot, Lus. S. Giov.
« Io sono la resurrezione e la
vita, chi crede in me anche se
muore vivrà »
(Giovanni 11: 25)
E’ mancata ai suoi cari
Giovanna Adele Hahn in Beri
Ne danno il triste annuncio i) marito
Edoardo, le figlie Renata col marito
Renzo Beochio Ga'loppo e le nipoti Daniela e Roberta; GabrieH-a col marito
Piergiorgio Borio e le nipoti Federica
con Andrea, Nicole e Costanza; Paola,
la sorella Renata Bounous, le cognate
ed i parenti tutti.
Biella, 26 febbraio 1987
RINGRAZIAMENTO
« Non temere, perché io ti ho
riscattato, ti ho chiamato per
nome; tu sei mio! »
(Isaia 43: 1)
Si è serenamente addormentato nel
Signore
Ottavio Giocoli
Lo partecipano la moglie Giuseppina
Costantini, la sorella Clara col marito Alessandro Vetta, la cognata Maria, la fedele Elisa e i parenti tutti.
I familiari desiderano ringraaàare
molto sentitamente il pastore Giovanni
Conte.
Roma, 7 marzo 1987.
RINGRAZIAMENTO
Il marito Beppe, il figlio Jacopo e
i parenti tutti annunciano la scomparsa di
Luciana Bogo Terenzio
avvenuta a Venezia il 14/2/’87.
Un particolare ringraziamenito al
pastore Berlendis e a tutte le persone
ohe hanno tributato stima e affetto alla
loro cara.
Venezia^ 28 febbraio 1987.
RINGRAZIAMENTO
(( Ho combattuto il buon conibattimento, ho finito la corsa,
ho serbato la fede »
(II Tim. 4: 7)
Il 26 febbraio è mancata all’affetto
dei suoi cari
Susanna Rostan ved. Grill
I familiari ringraziano tutte le gentili persone che hanno condiviso il loro dolore, in particolare il past. Erika
Tomassone e il pastore Marco Ayassot.
Proli, 26 febbraio 1987.
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(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664.
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Guardia medica :
Notturna, prefestiva e festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
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Croce Rossa Torre Pellice: Telefono 91.996.
12
12 fatti e problemi
1
13 marzo 1987
STATI UNITI
L’8 MARZO DI AMNESTY
Non uccidere
Paula Cooper, 16 anni, e altri 33 minori attendono di essere giustiziati - Nasce un comitato per l’abolizione della pena di morte
Donne in carcere
per reati d’opinione
A 30 chilometri da Chicago, Illi
nois, c’è un paesino che non fa eccezione nella mappa della delinquenza minorile: ha anch’esso la
sua quota di teppisti. Gary, Indiana, non regge il confronto con
le 135 bande e i 13.000 teppisti di
Chicago, che costringono il sindaco nero Coleman Young a consigliare tutti di uscire di casa con
la pistola in tasca, ma ha anch’esso un triste primato: anche un
bambino di 10 anni può finire sulla sedia elettrica. L’il luglio scorso il tribunale ha condannato alla
pena capitale Paula Cooper, nera,
16 anni, sull’onda dell’orrore suscitato in tutto il paese dall’efferato delitto che aveva commesso
l’anno prima, il 19 maggio. Quel
pomeriggio, a Gary, quattro ragazzine nere uscirono di scuola durante l’intervallo, si scolarono una
bottiglia di whisky e progettarono
una rapina. Una di loro si ricordò
della sua ex-insegnante di scuola
domenicale della piccola chiesa
battista, andarono a trovarla e
uscirono dalla sua casa con 10 dollari e con la sua automobile lasciando Ruth Pelke, 78 anni, in
un lago di sangue: 33 coltellate.
Al processo Paula chiese perdono
ai parenti della vittima, ma non
schivò la pena di morte, e le sue
compagne ebbero 25, 30 e 60 anni
di carcere.
Ora, mentre i coetanei stanno
a scuola, Paula passa 23 su 24 ore
nella cella di rigore del penitenziario femminile di Michigan City,
una stanza gialla con la TV, e
aspetta la morte. Se avesse commesso il suo delitto trenta chilometri più in là, nell’Illinois, dove
non c’è la pena di morte per i minorenni, sarebbe stata condannata
all’ergastolo. Il suo caso giudiziario andrà avanti ancora un po ,
perché la Corte Suprema ha interposto appello contro la sentenza
di primo grado, ma l’unica sua
possibilità di non salire sulla sedia elettrica è nelle mani del Governatore dell’Indiana, il solo che
può commutare la pena di morte
in pena detentiva. E perciò l’avvocato di Paula ha rivolto un appello all’opinione pubblica americana e internazionale perché si faccia pressione sul Governatore e
si scriva chiedendogli un atto di
clemenza. Dalla sola Italia ha già
ricevuto 3.000 lettere che gli chiedono di staccare la spina della corrente.
In USA, ben 37 dei 50 stati
hanno mantenuto o reintrodotto (come in Indiana) la pena di
morte come deterrente contro il
diffondersi della delinquenza minorile, e infatti ben 26 dei 37
stati prevedono che essa possa essere comminata anche a minorenni. Oggi sono 33 i minori in attesa di esecuzione negli Usa. Victor
Streib, docente di diritto all’Università di Stato di Cleveland ed
esperto di criminologia minorile
ha lamentato che l’America potrebbe essere l’unica nazione al
mondo che uccide i suoi giovani e,
riferendosi a un altro minore nel
braccio della morte, ha detto che
se Wayne Thompson vivesse in
Unione Sovietica, in Libia o in
Sud Africa, non sarebbe nel braccio della morte. Dietro la pena di
morte c’è sempre l’idea di una giustizia vendicativa e dell’esempio
deterrente, ma sia l’una che l’altro
non possono renderla accettabile
perché, primo, una morte non paga un’altra e non si può rendere
morte con morte, e, poi, perché è
stato dimostrato che l’esempio de
terrente non funziona. L’abolizione della pena di morte è una questione di civiltà giuridica, perché
la pena non deve castigare i corpi
ma deve avere come fine il recupero del colpevole che, come ogni
persona umana, ha in sé la potenzialità di redimersi: è la lezione
di C. Beccaria. E poi, anche Paula
è una vittima: nata in casa di genitori alcolizzati, è stata stuprata
dal padre quando era ancora bambina e veniva spesso costretta con
la sorellina ad assistere, legate coi
cavetti della luce, alle violenze del
padre sulla madre, tanto che questa una volta tentò di suicidarsi
chiudendosi con le due bambine
nel garage e lasciando acceso il
motore dell’automobile. Poi il padre si è volatilizzato, la madre pure, e Paula è cresciuta sui marciapièdi di Gary,. nel giro dell’alcol, della droga e della prostituzione. Perciò oltre a sentire orrore
per il suo delitto, sentiamo anche
rimorso, perché quella mano che
brandiva il coltellaccio della cucina è stata armata quel pomeriggio dalle violenze subite in tanti
altri pomeriggi da adulti che hanno infierito sulla sua infanzia e
sulla sua adolescenza in modi che
il codice penale non è riuscito a
perseguire, ma che certo non furono meno atroci e meno assassini
delle coltellate.
E siamo certi che anche Ruth
Pelke ha sentito pietà per Paula,
come sente pietà per lei il nipote
della vacchina della scuola domenicale, « l’unico amico che ho —
dice Paula oggi — e che mi ha
dato una Bibbia che leggo tutti i
giorni ». « Vorrei che la gente non
mi considerasse un mostro, ma un
essere umano », chiede la più giovane condannata a morte di cui si
sia mai sentito dire. E Irma Snavely, amica di Ruth, esprime anche i
nostri sentimenti: « Ruth Pelke
era una persona sensibile, mite e
gentile. E’ stata mia insegnante di
scuola domenicale, mia vicina di
casa e mia intima amica per molti anni. Era una credente devota
che per tanti anni ha influenzato
molte vite nella nostra chiesa.
L’anno scorso è stata brutalmente
e insensatamente uccisa da Paula
Cooper e tre altre adolescenti di
Gary, Indiana.
Ora lo stato vuole uccidere Paula per dimostrare che è sbagliato
uccidere una persona. Che cosa
otteniamo uccidendo Paula? Conoscendo Ruth Pelke come l’ho conosciuta io, sono sicura che non
avrebbe voluto questo per Paula,
Ruth poteva guardare al di là del
crimine commesso da Paula e dalle
sue compagne e vedere le ingiustizie e i mali della nostra società
che hanno determinato la formazione delle ragazze. Ruth conosceva il potere della redenzione e
del perdono della Croce. Per Ruth
la Croce significava che se noi perdoniamo, stiamo dicendo: la violenza finisce qui, la vendetta appartiene a Dio. Poi c’è una possibilità di cambiamento. Se invece
cerchiamo noi la vendetta, perpetuiamo proprio i crimini dei quali
vogliamo liberarci ».
Il comitato Non uccidere, del
quale fanno parte organizzazioni
laiche e religiose per l’abolizione
della pena di morte, ritiene che il
diritto alla vita è un diritto umano
fondamentale, sulla base della Dichiarazione Universale dei Diritti
Umani e della Risoluzione 2857
dell’ Assemblea Generale dell’ONU, e invita tutte le persone
che hanno a cuore la sorte di Paula Cooper ad accogliere l’appello
del suo avvocato scrivendo al Governatore dell’Indiana per chiedergli un atto di clemenza. Del comitato fanno parte la Chiesa Valdese di Roma p.za Cavour, e il Dipartimento d’Evangelizzazione dell’UCEBI. Le lettere vanno indirizzate a: Governor Robert Orr, State House, Indianapolis, Indiana
46204, USA, trasmettendo fotocopia al past. S. Guarna, via A.
Gramsci 44, 00030 San Cesareo
RM, vice-presidente del comitato
Non uccidere.
G. S.
Denunciano per prime le violazioni dei diritti umani, ma a volte pagano di persona
La Sezione Italiana di Amnesty International, in occasione
deH’8 marzo. Giornata Internazionale della Donna, ricorda all’opinione pubblica le continue
violazioni dei Diritti Umani subite dalle dorme in molti Paesi,
violazioni spesso accompagnate
da particolari trattamenti umilianti (come le perquisizioni personali) e da violenza sessuale.
La ancora minore considerazione
della clignità umana a cui si assiste nel caso di violazioni dei
Diritti Umani compiute ai danni
delle dorme, deriva anche dalla
circostanza che in molti Paesi
proprio le donne sono in prima
fila a denunciare questi abusi e
ad organizzarsi in associazioni,
comitati, gruppi per la difesa
dei Diritti Umani.
gi adottate nel corso dello stato
di emergenza consentono la sua
detenzione senza limiti di tempo e senza processo.
— Tenagnework Hailè Selassiè,
73eime figlia dell’ex imperatore
etiopico. E’ detenuta in durissime condizioni (dorme infatti su
un materasso inviatole da Amnesty International) dal 1974,
senza accuse né processo, unicamente a causa della sua parentela col deposto imperatore.
Anche quest’armo la Sezione
Italiana di Amnesty International rende noti alcuni casi emblematici di violazioni ai Diritti
Umani ai danni delle donne.
— Hanna Mykhaylenko, 52enne
bibliotecaria sovietica di Odessa.
Arrestata e processata nel 1980
per « agitazione e propaganda
antisovietica», essendo sospettata di aver fatto circolare materiale prodotto dai gruppi per i
Diritti Umani di Mosca e dell’Ucraina, sta scontando la sua
condanna nell’ospedale psichiatrico di Leningrado, dove è trattata con neurolettici che stanno
aggravando le sue condizioni di
salute, già minate da un tumore
al seno.
— Ivy Cikiswa Gcina, 49enne
sudafricana, dirigente dell’Organizzazione Femminile di Port
Elizabeth. E’ stata arrestata, a
causa della sua pacifica opposizione al regime di apartheid, poco dopo la proclamazione dello
stato di emergenza, il 12 giugno
1986, durante un raid compiuto
nella sua abitazione dalle forze
di sicurezza sudafricane. Le leg
Scommessa della pace
(segue da pag. I)
nella costruzione di un pozzo per
permettere ralimentazione d’acqua a un villaggio cristiano e
ad uno musulmano, i cui terreni confinano. Così una regione
sottosviluppata, dove anche l’agricoltura era carente, ha iniziato a reggersi da sola. E gli aiuti
continuano con l’invio di trattori e la creazione di una cooperativa agricola. Certo l’equilibrio nella zona è estremamente
precario. Le forze palestinesi sono presenti in questa parte del
Libano e i caccia israeliani bombardano in continuazione il territorio. Sforzi umani ed aiuti rischiano costantemente di venire
vanificati.
« Nel Libano del Sud — aggiunge Brunschweiler — Israele
ed i palestinesi sono totalmente
odiati. Ed il rischio di un altro
genocidio palestinese è qui più
concreto che altrove. Sabra e
Chatila non esistono più. I profughi dei campi palestinesi stanno fuggendo verso Sidone. E' Vt
il pericolo maggiore, è lì che tra
qualche mese ci potrà essere
una nuova battaglia ».
Albine Isch mi parla ancora
dei programmi sociali in corso
alla periferia sud di Beirut, ove
si trovano ammassati principalmente rifugiati sciiti del sud e
della valle della Bekaa; gli aiuti vanno dalle vaccinazioni ai
bambini alle derattizzazioni, dalla distribuzione di insetticidi al
sostegno delle famiglie in situazioni critiche.
Gli sradicati non si contano.
D’altra parte la disoccupazione è
altissima (oltre il 50%) e l’unica
prospettiva di « lavoro » per i
giovani è quella di arruolarsi
nelle milizie: quelle che tutte le
sere vediamo, seduti in poltrona
davanti alla TV, sparare da qualche angolo di strada o dietro
qualche trincea di fortuna. Già,
perché le milizie (tutte le milizie dei vari gruppi in guerra) pagano. E bene. Tanto che molte
famiglie libanesi si rivolgono alla Cimade pregando di aiutare
i loro figli, attualmente in Francia per studio, affinché non ritornino in patria. In quanto là
— non trovando lavoro — finirebbero per ingrossare le file di
qualche milizia in questo gioco
al massacro, oppure per infoltire le schiere dei coltivatori di
droga.
Dalle parole di Albine Isch e
Marc Brunsohwciler un punto
Hai rinnovato
il tuo
abbonamento
all’Eco/Luce?
— Yeh Tao-Lei, 36enne insegnante di Taiwan. Accusata di
essere stata reclutata da agenti
della Cina e di aver introdotto
clandestinamente nell’isola propaganda comunista, è stata condannata nel 1981 a 14 anni di
carcere.
Amnesty International sostiene che la causa del suo arresto
è stata unicamente l’opposizione pacifica al governo di Tai
wan.
I casi illustrati rappresentano
solo una minima parte delle vio
lazioni ai Diritti Umani su cui
Amnesty sta lavorando.
• L’Eco delle Valli Valdesi •: Rea
Tribunale di Pinerolo n. 17S
Redattori: Alberto Corsari, Luciano Deodato, Giorgio GardioI (direttore), Paolo Fiorio, Roberto Giacone, Adriano Longo, Giuseppe Platone (vice direttore). Comitato di
redazione: i redattori e: Mirella
Bein Argentieri, Valdo Benecchi
Franco Carri, Rosanna Ciappa Nit
ti, Piera Egidi, Claudio H. Martelli
Roberto Peyrot, Sergio Ribet, Mas
simo Romeo, Cesare Milaneschi
Marco Rostan, Mirella Scorsonelli
Liliana Viglielmo.
Redazione e Amministrazione: Via
Pio V, 15 - 10125 Torino - Tel. 011/
655.278.
Redazione i’Eco delle Vaili Valdesi:
Via Arnaud. 23 - 10066 Torre Pellice.
fermo costantemente ritorna; la
situazione libanese (ma anche
medio-orientale) troverà una soluzione solo quando si risolverà
il problema palestinese. E la pace, su cui pochi ancora scommettono, dovrà alla fine venire.
Verrà, come dice Nvn&ry in un
libro di recente pubblicazione in
Francia \ non perché i popoli
siano ragionevoli o perché le
grandi potenze siano generose e
piene di buona volontà. Verrà
perché non c’è alternativa.
Roberto Giacone
' Uri Avnery, Mon frère l’ennemi,
Paris 1986, p. 320. Citato da J.P. Nunez, Cimade Information, dicembre
1986, p. 47.
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