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Cas"t Valdese
dOIiiiK PELLICB
DELLE VALLI VALDESI
Settimanale
della Chiesa Valdese
' Gettate lungi da voi tutte le vostre trasgressioni per le quali avete peccato, e fatevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo
Anno LXXXIX - N. 41
Una copia Lira 30
ABBONAMENTI
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TORRE PELLICE - 16 ottobre 19Ö9
Ammin. Claudiana Torre Pellice • C.C.P. 2-17S57
Non è una cosa sena
... « Per chi pensa al futuro, la
debolezza della scuola italiana dà
quel senso di sgomento civico in cui
si riflette anche il nostro istinto di *
conservazione ». Parole di uno dei
nostri migliori scrittori: Guido Piovene sulla Stampa di domenica 4
ottobre. Parole che tolte dal loro
contesto suonano gravi ma che sono
gravi anche nel contesto dell’articolo stesso. Ed è davvero con un certo
sgomento che il cittadino italiano o
per essere Più limitati e precisi il
cittadino delle nostre montagne vede aprirsi le scuole per i suoi figli.
In molte delle nostre scuole il giovedì mattina non si sapeva ancora se la
nuova maestra sarebbe venuta o meno, non si sapeva ancora se c’era
una nuova maestra e sulle piazzette
dei vari villaggi i bambini passarono la mattinata a giocare davanti
alle scuole vuote, e passarono la
giornata di venerdì a rincorrersi
aspettando che qualcuno desse loro
un’insegnante. Dove per somma fortuna risiedeva una collega anziana titolare vi fu un certo ordine e si
fectiro i turni, i piccoli al mattino
e i grandi al pomeriggio. E vedendo
i bambini giocare per le strade,
grandi e piccoli non poterono far a
meno di pensare « la grande baraonda è cominciata » cioè la scuola è conlinciata. Ognuno lo sa ma
durante l’e.state lo si dimentica o si
spera che abbiano migliorato qualcosa; ma alla ripresa vi prende veramente « 3o 'sgòmeinto civico » fli
fili parla Piovene e c e da domandarsi come i genitori riescano ancora a gin.stificare agli occhi dei figli
(|uesla situazione. Probabilmente
non la giustificano nemmeno più e
lasciano apparire il loro sconforto c
la loro indignazione, il loro disprezzo e la loro stanchezza. E’ questa la
crisi della scuola italiana. Non è il
dare a tutti una istruzione, non è la
eliminazione dell’analfabetismo, non
è nemmeno la revisione dei programmi onde siano più adeguati ai _
tempi, non è la modificazione in senso tecnico scientifico della nostra
cultura. Problemi certo vari e importanti, ma quello fondamentale è
un altro. Quelli sono problemi da
professori, da competenti, da tecnici seduti in commissioni e attorno a
tavoli coperti di carte e di libri; il
problema vero molto più serio ed uniano è quello che deve risolvere
ogni padre di famiglia della nostra
gente, sia esso contadino operaio o
minalore: è il sapere se la scuola
oggi nel suo villaggio è un istituto
degno di essere amato, sostenuto, apprezzato. La crisi non è di uomini
c di mezzi, è una crisi di dignità. E
il fatto che la scuola dalla giovane
insegnante alle sue più alte gerarchie ci appare oggi come un caos indecifrabile di controsensi e di assurdità in cui nessuno può seriamente
credere. Esistono certo delle leggi,
dei decreti, delle norme perchè le
cose siano fatte ma il cittadino normale, il cittadino che rientra la sera
dal lavoro e trova suo figlio in gi*"®
jierchè la maestra non c’è ancora o
è andata via, non le conosce lui le
leggi ed i decreti e le nomine, sa
soltanto che ai suoi tempi la scuola
era una cosa altrimenti seria. I misteri delle nomine, delle supplenze,
dei ruoli transitori non sono affar
suo, ma sono affar suo l’istruzione
dei figli che cambieranno durante
l’anno tre, quattro, cinque insegnanti con giorni vuoti tra 1 uno e 1 altro. Egli sa che soltanto alla^ fine
dell’anno si saprà chi è stata 1 insegnante della classe. Sa solo che una
non ])iiò rimanere (e rimarrebbe volentieri in paese) perchè le manca
qualche decimo di punto e che la
nuova appena arrivata cerca già il
modo di farsi trasferire perchè il
paese è brutto e non c’è la televisione. Certo Piovene ha ragione nel denunciare le necessità di nuove ricerche e nuove impostazioni della nostra scuola, ma vorremmo potesse
abitare qualche anno sulle montagne della nostra patria o anche solo
del nostro vecchio Piemonte per
rendersi conto della gravità della
crisi scolastica. Vorremmo parlasse
con il popolo di queste terre e la
sua diagnosi risulterebbe altrimenti
dura. Che fiducia può avere negli
organi della sua nazione il ragazzo
che il primo giorno di scuola passa
la sua mattinata ad aspettare la maestra che non viene? Che nozione si
potrà fare della Patria, dell’Italia,
della comunità civile davanti al disordine di cui è vittima? Non è il
metodo globale o il metodo classico
che lo colpiscono, non è il vecchio
o il nuovo; è il fatto che la sua patria non sia in grado di dargli istruzione ed ordine, non sia in grado di
inserirlo in un complesso armonico
e serio di disciplina e di educazione.
La scuola è la grande baraonda perciò la patria domani, allorquando
avrà raggiunto la maggiore età, non
potrà che essere per lui una baraonda maggiore.
L’Italia dei nostri nonni, l’Italia
umbertina era un’Italia un po’ sentimentale e ridicola, un po’ vecchiotta, ma quando De Amicis va il primo giorno a scuola ha coscienza di
entrare in un organismo profondamente serio. Non è quello che hanno imparato sui banchi che ha fatto
dei nostri nonni degli uomini seri,
è il fatto che seria era la nostra scuola. L’Italia di oggi dà consigli di politica internazionale e fa piani Per risolvere il problema delle zone sotto
sviluppate ma nella nostra valle su
una ventina scuole il primo ottobre
c’erano si e no 8-9 insegnanti, gli
altri hanno da venire.
Giorgio Tour II
BeBedetteJe Scuole Domenicali I
Antidoto necessario e strumento di formazione
Si sono riaperte in questi giorni, o
stanno per riaprirs,i,. le Scuole Domenicali. Ed è bene, pertanto, fermare
la nostra attenzione, per qualche
istante, su questo delicato settore vitale delle nostre chiese.
Come è noto, Tinsegnamento religioso nelle scuole elementari pubbliche viene impartito per due ore settimaniaU dpfll’insegnante titolare o
da un insegnante specialista (laico o
religioso).
Inoltre, applicando una vecchia
circolare regolante i rapporti tra la
scuola e la G.I.L. (Gioventù Italiana
del Ijittorio), nelle classi III, IV e V
Tinsegnamento religioso impartito
dalTinsegnante titolare della classe
viene integrato con venti lezioni di
mezz’ora ciascuna, durante Tanno
scolastico, da parte di sacerdoti designati dall’autorità religiosa.
Praticamente, calcolando anche il
tempo dedicato alle preghiere mattutine, più di tre ore su venticinque ore
settimanali di lezione sono, nelle
scuole pubbliche, dedicate alTistruz’one religiosa.
Non solo: l’articolo 27 del vigente
T. U. sull’istruzione elementare (5 febbraio 1928 n. 577) stabilisce: «A fondamento e coronaménto delTistruzione elementare, in ógni suo grado, è
posto TinsegnamenÌo della dottrina
cristiana secondo le forme ricevute
nella tradizione ca^Wica».
Questo concetto è ¡Stato riconfermato nei programmi ministeriali in vigore per tutte le scuple del tenritono
nazionale e la religione cattolica viene ad avere così un^posto notevole in
molti insegnamenfeii^ ecco: t»nti religiosi, poesie religiose, letture religiose, pratiche religiose. Gh stessi libri
di testo son pervasi da questo spirito
religioso confessionale.
Anche nelle pubbliche scuole supe
riori viene impartito Tinsegnamento
religioso, da un sacerdote o da un insegnante incaricato dalla curia arci»lescovile.
E’ evidente, perciò, la necessità che
i nostri figlioli frequentanti le scuole
pubbliche :
1) siano esentati dalle lezioni di re
ligione cattolica;
2) abbiano una adeguata istruzione
evangelica, che sostituisca quella impali ita nelle scuole pubbliche e serva
anche di antidoto per quanto viene
da loro assimilato, sia pure inconsciamente, nella scuola e nell’ambiente
extra-famUiare.
Innanzitutto, abbiamo detto, e necessario che i nostri figlioli siano
esentati dalle lezioni di religione cattolica. Occorre, cioè, che i genitori,
all’inizio di ogni anno scolastico, chiedano per iscritto al direttore didattico (scuole elementari) o al preside
(scuole secondarie) che i propri figlio,
li vengano dispensati dalTistruzione
religiosa, in modo che essi noii solo
siano dispensati dalTeseroizio di pratiche religiose, ma anche dall’assistere alle lezioni e dall’esecuzione di
compiti di carattere confessionale.
E procurino, i genitori, di vigilare
perchè l’esonero venga sempre rispettato e sia sempre salvaguardato il diritto della libertà religiosa: è molto
doloroso trovarsi in contrasto wn
quanto avviene nel campo scolastico,
ma è pure indispensabile essere incrollabili nella nostra fede religiosa.
Poi, abbiamo pure detto, occorre sostituire la istruzione religiosa catto
lica impartita nelle scuole pubbliche
con altra adeguata preparazione che
deve essere effettuata a cura delle famiglie e delle Scuole Domenicali.
La famiglia è il primo ambiente
di formazione spirituale del fanciullo, il primo tipo dì educazione : per
diritto-dovere originario, naturale,
inalienabile.
Ai genitori spetta la responsabilità
educattva e religiosa dei fìglioU. responsabilità- che?.M8®^-. ha»uq rwpup;.scinto e accettato anche nel momen
to del battesimo dei figlioli stessi e
che diventa più grave nel momento
in cui l’educazione statale sta prendendo un’impronta sempre più confessionale, sempre più limitativa del
la libertà religiosa.
Spetta dunque ai genitori l’impegno morale delTeducazione religiosa
dei figli, spetta ad essi di dimostrarsi
buoni testimoni della Parola di Dio.
Ma, se è vero, come è vero, che
questo impegno spetta ai genitori, è
pure vero che esso spetta a tutta la
comunità, a tutta la chiesa (vedi li
turgia del battesilnoi). (Decorre che
famiglia e chiesa collaborino insieme
perchè i fanciulli possano cammlnac
re nella via di Dio.
Come l’opera educativa della famiglia è integrata da quella della scuola, cosi Teducazàone reìligiosa della
famiglia, è integrata da quella deila
chiesa, che la esplica per mezzo delle
Scuole Domenicali e del catechismo.
Alle Scuole Domenicali spetta, dunque, la grave respKxnsabilità di integrare, completare, continuare Toper
ra della famiglia nell’educazione re
ligiosa dei fanciulli.
Di qui la necessità che le SS. DD.
siano tenute nella dovuta considerazione da piarte delle famiglie.
Occorre che i genitori e i figlioli
ritengano che l’istruzione religiosa
imprartita nelle SS. DD. è almeno altrettanto necessaria e impiortante
quanto una qualsiasi materia di studio o lezione scolastica.
Occorre che i genitori avvalorino e
sostengano Topera doi monitori, abbiano con essi costanti rapporti, tenendo sempre presente che l’opera
delle SS. DD. integra l’opera della far
miglia, non la sostituisce, salvo nei
casi di spicciali situazioni familiari.
Occorre che i genitori vigilino perchè gli alunni delle SS. DD. a) frequentino assiduamente e puntualmente le lezioni; b) studino con impiegno
e serietà; c) si conoscano e si aiutino
vicendevolmente, sentendosi fra loro
uniti da amore fraterno, in modo da
costituire una comunità vivente, operante; d) procurino di essere «migliori » dei loro coetanei cattolicL
solvere da noi il loro computo di sviluppare nei fanciulli il sentimento rèligioso, di abituare i fanciulli ad ascoltare il Vangelo, di risvegliare in
loro lo spirito di osservazione e di
critica conforme a un retto piensiero
evangelico, di avviarli alla conoscenza ed al servizio del Signore.
Benedette cosi le SS. DD. se sapranno e potranno cpllaborare con i genitori nell’educazione dei fanciulli, affinchè crescano «in sapienza, in statura e in grazia dinanzi a Dio e di
nanzi agli uomini». Ezio Bonomi
del Comitato Naz. SS. DD.
Iiinstizìa e stampa.
Basta scorrere le pagine dei nostri quotidiani per essere impressionati dallo spa
zio dedicato, ogni giorno, non solo alla
cronaca nera spicciola, ma ai resoconti dei
« grandi » processi, purtroppo tutt’altro
che una rarità. Si è spesso denunciata la
perversa influenza che si può così, sia pur
involontariamente esercitare, non solo ma
soprattutto sui giovani. Ma c’è un aspetto
che a noi, del gran pubblico, non appare
forse così immediato, e che pure è determinante: quello dei rapporti tra la stampa
e il suo diritto d’informazione e la giustizia e il suo diritto d’indipendenza. Il pubblico ha diritto di essere informato; la
magistratura ha diritto di lavorare in pace,
libera da pressioni e suggestioni. Come
conciliare questo dilemma? Se lo sono
chiesto i magistrati riuniti in Congresso a
Sanremo, in seguito ad un progetto governativo di riforma del Codice Penale, che
irrigidirebbe le sanzioni contro la stampa
che interferisca nel lavoro della magistratura. In pratica la cosa si tradurrebbe in
un certo imbavagliamento della stampa,
estendendo il già in vigore « segreto istruttorio ». E’ rallegrante che a Sanremo molti
magistrati abbiano protestato contro tale
progetto, riconoscendo il diritto del pubblico di essere informato dei fatti della
vita nazionale, tanto più che spesso i processi possono avere colorazioni politiche,
per cui sarebbe pericoloso Timposto segreto e silenzio della stampa. E* noto che
anche in Francia un simile progetto del
governo ha incontrato forte opposizione,
specie a causa delle irregolarità indubbie,
se pur non generalizzate, che si sono riscontrate in certe procedure poliziesche in
istruttorie politiche.
Certamente, è auspicabile un maggiore
ritegno nei corrispondenti della stampa, un
maggiore rispetto della verità e della dignità dell’informazione, uno sdegnare la
corsa alla notizia sensazionale a tutti i costi, un evitare le affermazioni non verificate: c’è veramente molto da fare in questo senso. Ma come bene diceva A. Galante Garrone, riferendo su « La Stampa » (9
ottobre) sul citato Congresso: « Questo è
un problema, più che di leggi, di costume ». Ci auguriamo di tutto cuore che il
costume giornalistico si faccia più serio e
Spigolature italiane
più consapevole, e non turbi il sereno lavoro della magistratura, ma piuttosto la
aiuti col riflettere, sobriamente, l’opinione pubblica. Ma non ci auguriamo davvero che la stampa venga in alcun modo
imbavagliata, pur con le migliori — dichiarate — intenzioni.
jjuel che è da archiviare.
Certamente la maggior parte dei nostr
lettori ha seguito i tristi casi del vigile ro
mano Ignazio Melone, che ha voluto ap
pioppare una multa al Questore. Sono co
lati fiumi d’inchiostro, ci sono state inter
pellanze al Comune di Roma e in Parla
mento, una lunga istruttoria, e ora...
Andiamo per ordine: il Signor Questore
di Roma, dolt. Marzano, se ne andava un
giorno ad Ostia, libero evidentemente come ogni cittadino di godersi il tempo libero. Un po’ veloce, pare (non guidava
lui), e ad una curva... fischio! La solita
discussione cpl vigile. Sorpasso in curva?
Sì - no. E’ possibile che nè l’uno nè l’alirò inlerloculore aia alato erreftsivamente
urbano: di scene del genere ne conosciamo. E’ anche possibile che il fallo fosse
controverso, per quanto a seguire i resoconti dei giornali, specie i primi giorni,
pareva ch'aro. Comunque, il signor Questore, che è anche cittadino, e che ha diffuso circolari insistendo per l’applicazione
seria del Codice della strada non vuol pagare, e non vuol mostrare i documenti,
pur qualificandosi come il Questore. Baruffa sotto il sole. La nostra simpatia un
po’ sbarazzina va, evidentemente, al vigile: ma ammettiamo che il « caso » possa
non esser stato così netto e che il doti.
Marzano abbia pensato di aver le sue ragioni per rifiutare la multa. Quel che è
grave è quel che è seguito: lo sdegno del
Questore perchè « il Questore » è stato
trattalo in tal modo da un subalterno, e
l’ossequio del Comando dei Vigili Urbani,
che trasferì il Melone ad altro servizio:
una misura che, date le circostanze, non
poteva apparire che come un biasimo. Poi
si è arroventala la polemica, ci si son messi di mezzo i partiti... ed ecco che, prima
il giudice istruttore ed' ora il Procuratore
Generale hanno deciso, con motivazioni
che a noi e a molti paiono fragili, che il
« caso » Marzano-Melone sia archiviato.
Un fatterello di cronaca, eppure ha appassionato l’opinione pubblira; ed è infatti indicativo di un costume purtroppo
non morto: il Grande ha sempre ragione,
costume complicato daU’eredita fascista di
ossequio dovuto all’Autorità, specie se poliziesca.
Errare è umano, anche per i Questori ;
ma coprire Terrore con l’autorità — e
svuotare cosi l’autorità stessa — ecco il
malcostume. E’ per questo che pensiamo
che non il « caso » era da archiviare, ma
la mentalità del doti. Marzano e di chi
gli ha fatto ossequente corona.
Scompaiono, e chi li sostituisce?
E’ Enrico De Nicola, primo Presidente
della Repubblica Italiana che, questa volta,
è scomparso dalla nostra scena nazionale.
Altri ben meglio di noi, e per conoscenza
diretta ha ricordato questa figura, di cui
non si è solo potuto dire in coro unanime
che è stato « un galantuomo », ma che è
stato un assertore e poi un difensore delle
libertà costituzionali. Qui vogliamo solo
associarci a questo grato ricordo, non dimenticando che la libertà religiosa in Italia ha avuto in lui un saldo difensore,
e che le sue dimissioni da Presidente della
Corte Costituzionale — anche se i motiv
non ne furono pienamente chiariti — fu
rono pur connesse con dissensi sulTesecu
zione delle norme costituzionali al ri
guardo.
Il Presidente del Consiglio Federale del
le Chiese Evangeliche d’Italia, Past. Man
(redi Ronchi, Ita inviato questo telegramma
alTOn. Merzagora, Presidente del Senato ;
Per dipartita Onorevole De Nicola
Consiglio Federale Chiese Evangeliche
esprime profonde condoglianze sue et
Evangelici Italiani tutti et prega Dio
Onnipotente voler suscitare altri uomini animati come Compianto Scomparso
alto senso giustizia et passione per libertà costituzionali.
Scompaiono, i Calamandrei, i Salvemini,
i De Nicola. E chi li sostituisce? Girare lo
sguardo sulla nostra scena nazionale, ora,
non è rallegrante.
Attenti alle carte!
Altro simpatico « caso » degli ultimi
giorni è stata una perquisizione domiciliare. Il Prof. Ernesto Rossi, noto studioso e
pubblicista, in un discorso a Firenze —
dovutamente autorizzato dalla Questura —
in occasione del 20 settembre (festa piuttosto sospetta) aveva rievocato il nostro
Risorgimento (anch’esso piuttosto sospetto,
per quel che non possa esser rivendicato
ai Cattolici). 11 suo discorso era destinato
ad essere poi pubbli<-ato sulla rivista « Il
ponte ». Ed ecco che in casa Rossi giungono dei poliziotti e la perquisiscono, contro le norme costituzionali secondo cui il
domicilio dei cittadini è inviolabile, finché non si abbia fondato motivo di sospettare che vi si occultino cose pertinenti ad
un reato : tale non poteva certo essere il
discorso, pubblico, e destinato alla stampa. Si voleva, evidentemente, impedirne
la stampa. Particolare gustoso, il lesto non
è stato trovalo perchè già stampato. Ma
non si ha voglia di ridere. Dodici perqui
sizioni domiciliari aveva subito il prof
Rossi sotto il fascismo: ora la tredicesi
ma; e perchè? per aver ricordato il Ri
sorgimento culminato nella breccia di Por.
ta Pia. Le vibrate proteste levatesi da ogni
settore — salvo quello democristiano e
quello missino — han fatto capire che non
si vuole, da noi, sotto nessuna forma, una
Pontificia repubblica italiana. Quanto all’ala più reazionaria della DC — non e
tutta cosi, per fortuna — potrebbe forse
chiedersi se la breccia di Porta Pia — simbolo di quella rottura fra Chiesa e nazione che il Concordalo ha ricoperto ma non
certo sanalo — non è stata operata piu dal
di dentro che dal di fuori di Roma papale.
Gino Conte.
2
2 —
L'KO DELLE VyUU VALDESI
K ottobre 1959 — N. 41
iìncopa su Lourdes
Abbiamo presentato su «L’Eco »
del 9 ottobre u. s. il librò di Pierre
Petit su « Lourdes - I protestanti La tradizione cristiana ». Vorremmo
però'- aggiungere alcune osservazioni
perette, abbiamo l’impressione che non
sempre il problema di Lourdes e dei
suoi miracoli sia affrontato da parte
nostra con la necessaria serenità.
Chiunque si sia trovato a dover discutere con cattolici sa quale peso abbiano ai loro occhi i miracoli di Lourdes o di altri centri di devozione ai ffni
deH’apologia,'.i della difesa della loro
fede. Chi non-si è sentito dire: « Voi,
Protestanti, non avete i miracoli? ».
Innanzitutto non è verò. Inoltre quale
è il valore di questa asserzione? Mi
pare che sia duplice: «Nella vostra
Chiesa non esistono, non hanno origine miracoli, perchè in essa non c’è
una forza divina come nella nostra;
voi non siete oggetto di miracoli perchè la vostra fede-non è quella che
può ottenerli ’cioè la vera fede cristiana’ »,
Ebbene nella Bibbia il miracolo, la
manifestazione prodigiosa non è sempre espressione della Potenza divina,
ma può esserlo anche di una forza
malvagia. Così gli stregoni di Faraone
ripeterono alcuni miracoli di Mosè
(Esodo 7: 11, 22); i falsi profeti sono
in grado di « cacciare demoni e fare
in nome di Dio molte opere potenti »
(Matteo 7: 22; cfr. ; 24: 24; Marco
13; 22); rAnticristo può «per razione efficace di Satana » compiere « ogni
sorta di opere potenti, di segni e di
prodigi bugiardi » (II Tessalonicesi
2: 9); persino la bestia dell’Apocalisse",, che'più che una potenza religiosa
rappresenta una potenza politica totalitaria, ma per questo anticristiana, e
religiosa a modo suo, può fare « miracoli » (Apoc. 19: 20; cfr. : 13: 13);
«spiriti di demoni» «fanno dei segni»
(Apocalisse 16: 14). Questo non per
accusare Lourdes di essere la sede dell’Anticrisfo, ma per mettere in evidenza come per un vero cristiano non
conta tanto l’impressione di un fatto
straordinario quanto la Parola e la
Vita che l’accompagna necessariamente se viene da Dio. Perciò non è il
miracolo che può dare valore a una
parola falsa ma è la Parola vera che
dà valore al m'iracolo.
E’ vero, poi, che chi è oggetto di
UQ miracolo Io è sempre grazie alle
qualità delia sua fede? Spesso è così
ma' possono esservi eccezioni: vediamo Gesù guarire i dieci lebbrosi (Luca
17: 11-19) anche se uno solo dimostrerà di aver fede nel senso scritturale della parola. D’altra parte a uomini di fede può essere negato un miracolo; così a S. Paolo quando chiedeva di essere liberato dalla « scheggia nella carne » (probabilmente una
malattia degli occhi) da cui era afflitto.
il Signore rispose; « La mia grazia ti
basta, perchè la mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza » (II Corinzi 12: 7-9). Infine è controllata e
controllabile la fede dei guariti a
Lourdes? Rifiuterebbe Iddio un miracolo a uno che confida interamente
e solo in Lui perchè dopx), altri, lo
attribuiranno a un santo anziché a
Lui? Non credo; se lo rifiuta lo fa pei
ragioni, su cui non ci è dato sempre
— e forse mai — di indagare.
Dunque i miracoli di Maria a Lourdes o altrove come quelli di qualsiasi
santo sono estranei allo spirito neotestamentario? « No, no, ci dicono i
cattolici; anzi, nel libro degli Atti abbiamo una lunga serie di miracoli di
santi ». Per renderci conto della diversità di spirito fra i miracoli degli apostoli e quelli dei santi cattolici basta
esaminarne uijo qualsiasi: per esempio quello dello zoppo della porta
detta « Bella » del tempio di Gerusalemme (Atti 3; 1-10). E’ superfluo
mettere in evidenza che Pietro e Giovanni erano vivi: tutta la teoria cattolica dei miracoli poggia sulla dottrina — non biblica — dell’immortalità dell’anima. Un’altra cosa occorre,
invece, rilevare : lo zoppo « entrò nel
tempio camminando e saltando e lodando Iddio » (v. 8). Stonerebbe se
l’autore ci dicesse: lodando Pietro e
Giovanni. « In ogni tempo i miracoli
portano il nostro sguardo sul solo Signor Gesù Cristo; nessun servitore ne
ricava gloria, neppure provvisoriamente o in via subordinata ». Queste, di
Pierre Petit, sì che sono parole conformi all’Evangelo.
Lo stesso autore, come abbiamo notato, fa una critica alla « religione dei
luoghi ». Vogliamo solo trarne una
conseguenza in rapporto al fatto specifico dei miracoli.
« Gesù » ci dice S. Matteo « andava
attorno per tutte le città e per i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe e
predicando l’Evangelo del Regno, e
sanando ogni malattia ed ogni infermità » (9: 35); mai egli si è posto davanti a un altare dicendo : « venite e
vi guarisco ». L’aspetto più grave del
miracolismo cattolico è forse proprio
questo: si va a Lourdes o ad un altro,,
centro per ottenere un miracolo come
si andrebbe in una panetteria a comprare del pane. E se si vuole un miracolo l’unica cosa da fare è di andare
a Lourdes come se si vuole del pane
l’unica cosa da fare è di andare in una
panetteria. Questo è estremamente
grave, dicevamo, perchè in questo spirito si inserisce l’idea che il miracolo
si è ottenuto in cambio del pellegrinaggio che lo ha, in fondo, meritato.
Anche qui, subdolamente, rientra la
dottrina delle opere e dei meriti.
Di fronte ad una tale alterazione
dello spirito evangelico è sufficiente.
da parte nostra, il denunziarla? E’ sufficiente che facciamo delle polemiche
o, anche con carità, che riprendiamo
i nostri fratelli cattolici nel loro fanatismo? Forse l’Evangelo ci addita un
dovere più alto e più concreto. Lo zoppo della porta « Bella » non è andato
a dire: «Guardate che sono stato guarito da Dio, non da’Pietro e Giovanni,
perciò la gloria deve andare a Lui solo » ma « lodava Iddio ». Non basta
dire quel che bisógna fare; occorre
farlo. Noi Protestanti abbiamo un po’
la tendenza a fare’della riconoscenza
e della glorificazione di Dio una faccenda del tutto silenziosa, intima e
personale; non conosciamo più, o quasi più l’esuberanza del « camminare,
saltare e lodare Iddio ». Ebbene credo
che di fronte a Lourdes, a Oropa ed
a tutti gli altri centri di devozione, e
di miracoli, la principale cosa da fare
sia di lodare Iddio sia a parole, sia
con una .sempre più completa consacrazione del nostro essere alla Sua
causa per i miracoli veri che compie
pur sempre — forse anche a Lourdes
— per la sua Chiesa, che lo si voglia
riconoscere o no; che lo si sappia
o no. c. t.
II pleut sur Chan
foran___ Le clair
soleil qui illuminait tout à l’heure
l’entrée de la Tana et se jouait entre les feuilles des
arbustes, avait dis.
paru derrière de
gros nuages bas.
La montagne perdait sa couleur, et
le gris de la pierre, le gris de ces
lauses qui coiffent les rustiques fermes vaudoises, envahissait jusqu’au
vert des prairies. Gris aussi cet obélisque grossièrement équarri qui se
dresse sur le socle du monument
élevé par la piété des fidèles et commémorant la première traduction
de la Bible par Olivétan, un cousin
de Calvin. Une iscription en fran(,ais, une autre en italien, plus récente, ont été gravées dans le marbre. Ce rapprochement me plait.
Mais il manque quelque chose, et
mon coeur se serre. On s’est souvenu, à Lourdes, que Bernadette,
l’humble bergère pyrénéenne, aurait
entendu la ” Belle Dame ” lui parler, non en français mais en gascon,
et on a placé, sous la grotte, une inscription dans notre langue d’Oc.
J’aurais aimé qu’une inscription
dans cette langue rappelât également que la Bible avait déjà été tra
Carnet de route
duite ” en langue
vulgaire” dans cette même langue
d’Oc qui résonne
encore dans le vallon de Chanforan.
par la volonté de
Pierre Valdo, at
vaut de l’être en
français Par Olivétan. Nos Vaudois auraient-ils oublié
ce fait, pourtant capital, de leur histoire? Je n’ose le croire, et un jour
viendra, j’en ai la ferme conviction,
où une inscription en dialecte rappellera que la Bible, ce Livre essentiel, a été traduite, non seulement
en français ou en italien, mais dans
les langues de tous les peuples de la
terre...
Il pleut sur Chanforan... Les bêtes^ dont on entendait encore les
sonnailles tout à l’heure, ont regagné leurs étables. Le village se serre, au fond de la vallée, autour de
son église, et du pied du monument
austère, de ce carré de gazon où une
larme perle à Vextrémité de chaque
brin d’herbe, nous Vembrassons du
regard...
Mais un rayon de soleil réussira
bientôt à percer l’épais matelas de
nuages et restituera à ce paysage sévère, et pourtant si attachant, toute
sa couleur... Marcel Carrières
La testimonianza dei Cappeilane
ALBRECHT GOES, Prima deU’alba.
Trad. di Ruth Leiser Fortini. 2« ed.
Einaudi, Torino, 1959. 161 pp. L. 800.
Due racconti del pastore A. Goes,
già cappellano della Wehrmacht, si
trovano riuniti in questo volumetto.
Altri dirà dei suoi innegabili pregi
letterari, noi vorremmo dire due parole sul mondo spirituale che da esso emerge. '
Cominciamo dal secondo racconto : La vittima. La storia di una donna, anzi della coscienza di una donna, proprietaria della macelleria dove un giorno per Settimana (il venerdì dalle 17 in poi: orario scelto
con delicatezza nazista!) si vende
carne .agli ebrei. Ciò> che essa vede
il venerdì la porta a offrirsi come
vittima, per tentare il riscatto della
coscienza tedesca, rimanendo in casa durante l’incéùdio provocato da
un bombardamento; ma un ebreo
la salva. E’ un simbolo e un monito
che Goes mette davanti al suo popolo.
L’altro racconto ha portata più
generale e si rivolge alla coscienza
dì tutti. E’ la storia vera del cappellano Goes, chiamato a portare
l’ultimo conforto terreno ad un condannato a morte pet diserzione. Tutto si svolge nella notte prima dell’e
secuzione. Egli incontra il giudice
del tribunale militare, secco ed insensibile, che però si stordisce con
la vodka dopo ogni esecuzione (ma
perchè lo dico? E’ un rivolgimento
della coscienza che Goes introduce
inaspettatamente). Un borioso ufficiale che ha fatto carriera con la
bassezza servile apprezzata dal partito. Un compaesano: una voce familiare ed umana. Un capitano destinato per punizione a Stalingrado,
che passa la notte prima della partenza con la fidanzata, nella stessa
camera del cappellano.
Il condannato: una persona che
emerge da un passato triste e senza
amore. La caserma come patria; non
riceve mai posta e mai regali per
Natale. Ma si guadagna anche una
medaglia. Un uomo che lo Stato condanna fino all’ultima punizione: ma
questa perchè è riuscito a trovarsi
per una volta (così vicino, pur nel
pieno della guerra) un suo modo di
vivere nella pace che cercava e nell’aìiiore, e perciò è stato quasi naturale per lui disertare. « Ho voluto
vivere come un essere umano per
qualche settimana, ecco; e ora la
¡•ago così ».
La tesi diventa qui evidente, perchè mentre la vita cui sei destinato
la trovi li, a portata di mano, nella
IL MESSAGGIO DI OSEA
« Prendete con voi delle parole e tornate all'Eterno »
(Osea 14 : 2).
Le nostre Letture Bibliche ci hanno indicato, per questo periodo,
. . alcuni testi tratti dal libro del profeta Osea.
Figura quanto mai caratteristica quella di questo profeta, vissuto
■ intorno all'anno 740 a. C. nel regno di Samaria, il cui messaggio però,
pur nelle mutate condizioni storiche e in differenti situazioni ambien. tali, ci presenta una realtà che sostanzialmente è molto simile alla nos.tra, cioè la realtà di un mondo, di una società profondamente scristia. nizzati, viventi la loro vita economica, sociale, culturale e politica senza
■piò la dinamica e la direzione di Dio, ma con una dinamica e una dire7ione secolarizzate.
Questo allontamento da Dio, è presentato dal profeta come un
: peccato di adulterio, di infedeltà. Non mancano nella Bibbia questi riferimenti alla vita coniugale, trattando dei rapporti tra Dio e il suo po'polo, tra Dio e gli uomini; ma è una caratteristica particolare di Osea
il ìorlo.
Della situazione di allontanamento da Dio, nella quale ci troviamo
oggi, della situazione di paura e di falsa sicurezza ad un tempo, di
ricchezza e di miseria, di progresso tecnico e di pauroso decadimento
- morale, di tutto quanto di spaventoso è avvenuto e potrebbe avvenire,
.siamo un po' tutti responsabili. Non è per colpa degli eventi in sè, o
per cause estranee alla nostra volontà umana che tanto sangue è colato
e potrebbe continuare a colare, che tante distruzioni sono state seminate, che tanti genocidi sono stati perpetrati, che tante bestemmie sono
state proferite. Se l'umanità è caduta così in basso, da trovarsi sul fondo
della sua apostasia, è per colpa sua, è perchè ha voluto così... Nessuno
può avere la pretesa di avere le mani pulite nella faccenda del peccato.
Dio darà forse corso al suo giusto giudizio? Nessuno conosce i
piani di Dio. Può darsi che Dio conduca l'umanità nel deserto del suo
giudizio. Ma, nel messaggio di Osea, « nel deserto » Dio parlerà al suo
Cuore... di là le darà la valle d'Acor come porta di speranza. Il Dio, che
non ha lasciato perire il suo popolo nel deserto, ove ha vissuto per 40
anni, non lascerà perire gli uomini nel nuovo deserto ben più disperate e arido del loro peccato. Per fare questo Dio pone una sola condizione : tornate !
TornareI Significa, prima di tutto, fermarsi sulla via sin qui seguita,
non procedere per essa neppure di un sol passo. Fermarsi e riconoscere
che è giunto il rnomento indilazionabile di fermarsi, che non c'è un minuto da perdere; riconoscere che la via seguita dagli uomini, nella loro
follia, non è stata la via buona, al contrario, è la via che condurrà sicuramente alla rovina.
Fermarsi e riconoscere... Non basta ; occorre il coraggio di tornare
indietro, di invertire la rotta, cambiare di direzione e di via, anche se
ciò può essere umiliante (anzi l'umiliazione sarà il segno del vero ritorno).
Tornare a Dìo ! un invito, ma anche un ordine...
Ma con che cosa presentarsi davanti a Dio? Quale offerta recare?
Gli uomini, come' Israele, non han più nulla; le loro mani sono vuote.
Cosa volete che gli uomini abbiano ancora da far valere dinanzi a Dio
dopo i campi di,Mathausen, dopo la bomba di Hiroschima?
Abituati a pensare che la Divinità si placa con l'abbondanza dei
sacrifìci, gli uomini devono ora imparare a riconoscere la loro assoluta
povertà ; le loro mani sono vuote...
Eppure dinanzi a Dio ci si deve presentare con qualche cosa! Ma
che cosa?
« Prendete con voi delle parole... » (v. 2).
Questa frase è profondamente vera e significativa: alla nostra
umanità, come a Israele infedele, non sono rimaste che delle parole.
Ma quali parole? Certo non « la moltitudine delle loro parole... »
(di cui vedi Gesù in Matt. 6: 7), ma la parola della umiliazione, della
confessione del proprio peccato.
C'è da domandarsi però se alla nostra generazione sia almeno rimasta questa parola... se la nostra umanità moderna sia ancora sensibile alla umiliazione, a riconoscere la sua colpa.
Se lo è, allora non più giovenchi, non più sacrifìci vani, ma una
parola nuova, diversa dalle tante inutili e vuote parole pronunziate fin
qui, una parola che traduca in espressione parlata e vissuta il nostro
pentimento, il nostro dolore per aver pensato, sentito, parlato, agito,
cioè per aver vissuto la nostra vita senza Dio; ma questa parola ha anche da essere una parola che traduca in espressione parlata e vissuta
la nostra riconoscenza, la nostra lode per l'amore indefettibile di Dio.
Giovanni Peyrot.
pace, lo Stato ti condanna a morte:
e questa è la pazzia della guerra.
Si può trovare in Goes un certo gusto per i simboli.
E infine l’incontro con il comandante del plotone d’esecuzione, un
altro pastore! Così il cappellano deve portare conforto al condannato e
al boia.
Cbe cosa si diranno i due uomini,
camminando di notte per le vie deserte della cittadina russa? Qualche
cosa li distingue dal giudice del tribunale o dall’ufficiale che ha fatto
carriera per mezzo del partito?
Il cappellano dice: siamo tutti
colpevoli, anche il disertore. Ora
non c’è null’altro da fare che vivere qnesta vita di colpevoli (il pastore ordinerà: fuoco!). Ma dopo (vale
la pena di citare tutto il passo):
« quando sarà passato tutto, la guerra e Hitler, allora avremo un nuovo
dovere e saremo leali verso di quello. Allora si tratterà della realtà interiore di tutto quanto avviene ora
e della guerra in genere. Non si
tratterà di odiare, allora, la guerra.
L’odio, se si può dir così, è un sentimento positivo. Bisogna sconsacrare la guerra. Toglierle ogni incanto.
Bisogna inculcare nella coscienza
umana la certezza di come sia banale e laido questo mestiere di soldato. Che l’Iliade rimanga Vlliade
e il Canto dei Nibelunghi quel che
e; ma noi dobbiamo sapere cbe lavorare con una pala e una zappa è
più onorevole che andare a caccia
di decorazioni. La guerra, bisogna
dire così, la guerra è sudore, pus,
orina. Dopodomani lo sapranno tut
ti e lo sapranno per qualche anno
Ma lasci che passi un decennio e al
lora vedremo di nuovo crescere mi
ti, come gramigna. E allora ciascu
no di noi dovrà essere al suo ¡tosto
con una buona falce » (pag. 58).
E’ imi'ortante capire quel che è
scritto qui. E’ la testimonianza d
un pastore, cappellano e anche nifi
ciale. Lasciamo da parte il proble
ma se questa è storia vera, se le pa
role furono veramente pronunciate
allora. Quel cbe importa è che 1
parole siano scriil»- adesso. E’ ora
che occorre testimoniare così, e non
in altro modo.
La falce è un simbolo, e certo vi
sono altri simboli con cui chi è stato
in guerra (certo solo lui!) può testimoniare: simboli gloriosi ed altri
¡tiù modesti, tra i quali, come sajtpianio, anche il fiasco... Ci si può
decidere Per l’uno o per gli altri.
Ma sono contento di dire, come pa.«tore, che il collega Goes ha scelto
la falce.
Sergio Ro.stagno
CANZONIERE
UNIONISTA
« Cantiamo insieme » raccolta di
canzoni popolari ad uso delle Unioni
giovanili, a cura della FUV.
Richiedere al Past. Alberto Taccia,
via Minatore 3 A, Verona, versando
sul c.c.p. n. 8/656 L. 200 la copia.
3
N. 41 — 16 ottobre 1M9
L'ECO DELLE VALLI VALDESI
3
Servizio
e “ Diaconato tradizionaio
Su « Voce Evangelica » periodico mensile per la Chiesa di lingua
italiana della Svizzera, ho letto questo avviso:
Istituti evangelici di assistenza
nelle Valli Valdesi, ostacolati nella
loro missione dalla mancanza di personale, saranno riconoscenti a quelle
sorelle svizzere che vorranno offrire
alcuni m,esi di collaborazione.
Credo che ogni Pastore, sia delle
Comunità delle Valli, che di quelle
dell’evangelizzazione, dovrebbe far
presente questo avviso ai suoi membri e specialmente alla gioventù, far
loro comprendere che esso risuona
come un monito e come un rimprovero.
La Svizzera guarda con tanta simpatia alla nostra Chiesa, alle nostre
Opere, ammira la... sensibilità degli
Italiani e noi dimostriamo praticamente la nostra... grande sensibilità,
specialmente verso i sofferenti, trascurandoli, anzi addirittura chiedendo aiuto agli altri per farci sostituire.
In tutta la Chiesa Valdese non ci
sono più giovani desiderose di dedicarsi alle Opere di assistenza, perchè il lavoro è troppo duro e difficile, o perchè non si guadagna abbastanza, o perchè dette Opere richiedono troppo sacrificio di tempo, o sono troppo lontane dal centro abitato. E’ mai possibile ciò?
Che magnifica figura.
Questo è un vero e proprio sintomo di malattia della Chiesa.
E a questo punto vorrei esprimere qualche pensiero sul cc Diaconato
tradizionale m.
La mancanza di personale laico
nei nostri Istituti è una dimostrazione che non sono i principi su cui
si fonda im’Opera di diaconesse ad
impedire alle giovani di venire a servire il Signore.
Naturalmente noi sappiamo che
molto lavoro silenzioso viene svolto
in seno alle nostre Comunità e per
questo siamo riconoscenti al Signore, ma ci rendiamo conto che la
Chiesa ha bisogno assoluto ed urgente di altre persone capaci di donare
non una sola ora, un solo giorno,
un mese od un anno al servizio dei
sofferenti, ma di consacrar loro tut
ta la vita. E, per questa dedizione,
i cinque principi sui quali si fonda
il Diaconato tradizionale: Casa Madre, celibato, servizio gratuito, vita
comunitaria, consacrazione, sono un
aiuto indescrivibile. No, essi non
sono un peso ed un impedimento
per ehi ne ha compreso il significato, ma facilitano il compito; non
vanno aboliti, ma valorizzati.
Diaconato tradizionale non è una
cosa d’altri tempi, come non è il
Cristianesimo una cosa d’altri tempi. ma esso è più che mai attuale.
Proprio oggi, in un mondo in cui
tutti gli sforzi sono tesi per il proprio guadagno, interesse, per il divertimento e la moda, è necessario
testimoniare che Per servire il Signore si può diventare liberi, anzi bisogna liberarsi da ogni legame. Gli ordinamenti che ci legano ad una Casa Madre ci rendono libere per il
nostro servizio.
Si cercano molteplici ragioni che
dovrebbero essere la causa della
mancanza di sviluppo delle diverse
opere di diaconesse; ma, la ragione
bsailare è che : L’amore si è raffreddato. La Chiesa ha anche dimenticato di pregare per questo suo ramo,
per questo talento che Dio le ha affidato.
Spesso ci si domanda che cosa bisogna fare per suscitare delle vocazioni, da dove bisogna cominciare.
Oh, noi tutti lo sappiamo benissimo da dove cominciare. Pregare.
Pregare che lo Spirito soffi come nella Chiesa di Antiochia quando lo
c Spirito Santo disse: Mettetemi a
I>arte Salilo e Barnaba per l’opera
alla quale li ho chiamati ». Pregare
per i doni dello Spirito che certamente continueranno a manifestarsi
come un tempo. Ed ancora, spetta
alla Chiesa di suscitare nei giovani
un grande amore per Gesù Cristo e
la Sua parola e le vocazioni sorgeranno nel suo seno. E quando la
(ihiesa manda dei giovani o delle
giovani a lavorare nel campo di Dio,
essa non deve dimenticare di accompagnarli con la preghiera affinchè es
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si possano essere dei servitori e rappresentanti fedeli.
Quando siamo obbligati a ritirarci da un posto di lavoro per mancanza di forze, ciò non costituisce
una battaglia perduta per la Casa
Madre, ma per la Chiesa. Noi sappiamo che Diaconia e Chiesa si appartengono, si compensano ed è perciò che noi oggi poniamo il problema alla responsabilità della Chiesa
tutta, affinchè essa non si limiti a
guardare la nostra OPera con compianto, derisione, spirito critico; ma
facciamo appello alla sua preghiera, al suo interessamento, alla sua
simpatia ed affetto. « Pregate il Signore della messe che mandi degli
operai » cosi potremo continuare a
dare il nostro contributo alle opere
di assistenza. Guai a noi tutti se i
nostri fratelli sofferenti, i preferiti
dal Signor Gesù, dovessero venire
a mancare dell’aiuto materiale e morale che ci viene imposto dal Signore
della Diaconia! Sr. A. J.
//
Per ''Pradelio rno
Sono grato alla signora Ejdina Ribet di
aver attirato l’attenzione dei lettori dell’Eco sulla situazione di Pradeltorno: anch’io avevo notato da parecchio tempo lo
stato di abbandono ¡dPi nostri stabil' in
quella località, e avrei voluto scrivere in
merito un articolo sull’Bco.
Se non l’ho fatto è semplicemente per
timore di urtare delle suscettibilità come,
purtroppo, quasi sempre avviene quando
qualcuno anche a fin di bene e con spirito di carità, fa notare qualche aspetto
meno felice delle nostre parrocchie.
Ora che la questione è ajperta sono lieto
di dare la mia offerta; anzi proporrei senz’altro di aprire una sottoscrizione pet
Pradeltorno. Mi sembra questo il migl’or
modo di rispondere aH’appello di solidarietà lanciato dalla signora Ribet.
Un amico di Pradeltorno
Allego L. 1.000.
Per Pra del Torno con tutta la mia solidarietà e comprensione: L. 1.000.
Marta Turin.
OFFENBACH (Germania) - E>e
gli scout protestanti hanno cominciato a rimettere in ordine un cimitero israelitico dei ^'dintorni delia città, che era stato completamente saccheggiato. Questa finiziativa non ha
incontrato il favore di tutta la pope
lazione. Tuttavia il gruppo di scout
conta di mantenere in buono stato il
cimitero e intende porre una lapide
recante incise queste parole : « Alla
memoria dei morti . Come avvertimento per i vivi». (S.OE.P.I.)
Una simpatica adunata
Domenica 11 corr. nel Salone della
Casa Valdese delle Diaconesse in
Torre Pellice, si sono radunate numerose Diaconesse per esprimere la loro
riconoscenza al Pastore R. Nisbet il
quale, essendo stato destinato alla
Chiesa di Sampierdarena, ha dovuto
lasciare la direzione della Casa.
La riunione è stata improntata al
carattere tradizionale delle nostre Diaconesse: molta cordialità e sereno ottimismo.
Il Pastore Nisbet ha rivolto un affettuoso messaggio di congedo alle
Sorelle della cui Casa Madre si è occupato, in due periodi, per molti anni.
Convinto che i nostri compagni di lavoro che ci lasciano continuano a vivere in comunione di spirito con noi
egli ha voluto ricordare le Suore che
in questi anni sono ascese alla vita
celeste ed ha espresso la speranza che
nuove vocazioni si manifestino e molte giovani forze vengano a coadiuvare
le valorose Diaconesse.
Il nuovo Direttore ha espresso il
convincimento che i doni di evangelizzatore del Pastore Nisbet porteranno presto molti frutti nel suo nuovo
campo di lavoro. Suor Giovanna e
Suor Alba hanno espresso la riconoscenza e l’affetto di tutte le sorelle
per l’opera assidua compiuta dal loro
Direttore. Una bella radio è stata
quindi offerta al Pastore Nisbet quale
pegno di affettuosa riconoscenza.
La Simpatica adunata, inframezzata
da canti (e come cantano bene le nostre Diaconesse!) si è conclusa in fraterni conversari nel refettorio dove è
stato offerto un ottimo tè. {lux)
RETTIFICA
Si precisa che il nuinero degli studenli
del Collegio che hanno conseguito il Diploma di malurità classica (licenza liceale), nello scorso anno scolastico 1958-1959,
è di 8 (otto) su dodici, e non di sette,
come erroneamente è stato pubblicatf) nell’ultimo numero di questo giornale. All’elemco dei nominati occorre aggiungere
quello della sig.na Anna Maria Mattana.
Gl scusiamo per Tinvolontaria omissione.
Nella cronaca dell’inaugurazione della
cappella ortodossa a Villa Olanda siamo
incorsi in un errore involontario, di cui
ci scusiamo e che rettifichiamo; la cappella è stata non solo eseguila, ma disegnata
e progettata dall’lnig. V-ttorio Ravazzini,
con alcune indicazioni da parte del saceidote ortodosso in mer lo airarredamento
interno.
I# posto dello fragole
Per chi non ha partecipato aiia “ Giornata degli «uomini delie Valii „ ad Agape
Come già l’anno scorso, anche quest’anno un buon numero di uomini delle Valli (150 circa), è salito ad
Agàpe, TU ottobre scorso, per trascorrervi una giornata.
Dopo il culto del mattino, presieduto dal past. Vinay, e dopo un intervallo per il pranzo, ha avuto inizio la parte centrale della giornata.
A quest’ultima haimo assistito anche
molti involontari ritardatari, tra cui
il vostro cronista.
Dopo brevi parole introduttive del
past. Vinay, ha preso la parola il prof.
Ernesto Tron, al quale era stato chiesto di parlare su
ISTRUZIONE PROFESSIONALE E
SVILUPPO ECONOMICO DELLE
VALLI.
Dopo aver constatato un fatto indiscutibile, che cioè le Valli attraversarlo un periodo di crisi economica,
l’oratore ha d’altra parte sottolineato che, nel secolo scorso la crisi era
assai più acuta. Questo perchè la popolazione era più numerosa. Oggi le
aree agricole da sfruttare, prò capite,
sotto aumentate. Non bisogna poi dimenticare che le condizioni di vita
sono notevolmente migliorate, da al
lora. Se prima il mezzo di trasporto
principale era la schiena (umana o,
più di rado, di un mulo), ora le merci
vengono portate da e. per i paesi di
montagna con mezzi ben più comodi
e moderni, approfittando anche delle
strade che vanno sempre più estendendosi. Basta pensare alla strada
delle Fontane ed a quello che promette di essere il suo prolungamento per
Rodoretto (ma la strada di Rorà va
peggiorando e altre aspettano...).
Se si può constatare un certo progresso com’è dunque possibile parlare
ui crisi? Si tratta forse del fatto che
i nostri montanari sono incontentabili? Evidentemente no. Se un tempo
i econemia delle Valli era autonoma,
per cui tutto o quasi tutto veniva prodotto sul posto, oggi anche le Valli
sono inserite in una più vasta economia nazionale ed intemazionale, il
che implica il passaggio ad una economia monetaria, alla necessità di avere del denaro liquido per acquistare
le materie prime. La crisi dunque esiste. Crisi di passaggio da un’economia all’altra, da una mentalità all’altra. Cosa si può fare per portare la
nostra economia ad un livello normale, valendosi delle sole risorse agricole? L’oratore è piuttosto pessimista.
Si può, certo migliorare la coltivazione del terreno, e la qualità del bestiame da allevamento, si può intensificare la coltura boschiva, diffondere
ia fertirrigazione, magari — nella migliore delle ipotesi raddoppiare o
triplicare il reddito dei nostri campi,
ma molte difficoltà rimarranno ancora da vincere. Dove smerciare i prodotti? Come rendere praticamente
operanti le migliorie di cui tanto si
paria? E’ dunque necessario prevedere un’economia mista. Non vi deve,
cioè, essere un solo cespite di entrata
(quello dell’agricoltura), ma altri cespiti laterali. E’ necessario abbinare
agricoltura e artigianato spoetizzato o agricoltura e lavoro in fabrica.
Ma perchè questo sia realizzabile ci
vuole una adeguata
ISTRUZIONE PROFESSIONALE
Specialmente i giovani ed i ragazzi devono prepararsi in vista di questa economia mista. Infatti, per entrale nelle fabbriche con una certa
facilità, è necessario essere degli operai specializzati. I manovali ed i lavo
ratori senza titolo alcuno trovano assai diffìcilmente un lavoro stabile e
ben retribuito. La difficoltà sta nella
assenza o quasi di scuole di Istruzione professionale adatte. Se nella provincia di Torino ci sono quattrocento
scuole di tutti i generi e per tutti i
gusti, nelle nostre Valli non esistono
scuole professionali o, se ci sono, sono Inadatte od irraggiungibili dai più.
E’ dunque necessario creare a Torino
un Convitto, capace di ospitare studenti di vario genere che possano frequentare così le molto utili scuole esistenti in quella città. Poi, colla facilità di spostamento dei nostri giorni,
i neo operai qualificati potranno andare a lavorare nelle (poche) fabbriche delle Valli, mantenendo il loro
domicilio a Prali-o’a- Rodoretto o a
Rorà.
Appena terminata l’interessante esposizione del prof. Tron, il dott. Emanuele Bosio spezzava una lancia in
favore della rinascita agricola delle
Valli, parlando sul tema
POSSIBILITÀ’ DELLA ECONOMIA
MONTANA.
Egli faceva notare che, per affrontare il problema, è necessario andare
a! di là delle due posizioni più diffuse. Una di queste è quella dei « nostal
gici, persone che vivono generalmente
in città lontane, che ammirano d’estate le casette, i larici, le fotografie
di donne in costume locale che con
un breve falcetto in mano mietono
turgido grano, segno dell’abbondanza», ma non colgono in tutta la sua
gravità la crisi che*-travaglia le Valli.
L’altra è quella dei pessimisti cronici, per i quali niente e nessuno può
fermare il processa di spopolamento
e di impeverimento dei nostri valligiani. Bisogna comimque prendere
atto del fatto che, ad ogni modo, il
40% degli abitanti delle Valli appartiene alla categoria degli agricoltori
e che si tratta di aiutare questo 40“'o
a risolvere le proprie difficoltà.
Certo, molti guardano all’industria
con interesse per tre ragioni fondamentali. Innanzitutto perchè l’operaio
di industria ha un salario fìsso; che
piova o tiri vento o grandini esso non
cambia. Le prestazioni mutualistiche
(del resto ora estese anche agli agricoltori) sono la seconda ragione. In
fine le pensioni della Previdenza Sociale sono il terzo aspetto interessan
te della questione. D’altra parte la
vita di fabbrica favorisce un abbandono, spesso totale, alle direttive che
vengono dall’alto e non contribuisce,
certo, a formare la personalità ed il
senso di responsabilità. Inoltre le industrie tessili non prevedono attualmente un notevole aumento di assunzioni e le altre industrie non danno
chiare garanzie in proposito, nè si
parla di creare nuovi stabilimenti alle Valli.
Come si vede, dimque, neanche se
tutti i valdesi delle Valli diventassero come per miracolo operai qualificati il problema sarebbe interamente
risolto. Ed allora è necessario ricordare che
I CAMPI E I PRATI SONO NOSTRI.
La ma,ggior parte del terreno è in
mano valdese. Ma il patrimonio terriero vale in quanto rende. Purtroppo il rendimento dei nostri terreni è
rimasto quello di sempre — contrariamente a quanto avviene in pianura o in altre valli — mentre il costo
del lavoro è aumentato. Questo rende diffìcile di trovare un nuovo equilibrio economico.
Eppure, con un maggior spirito di
iniziativa e con una maggiore energia, si potrebbe realizzare qualche
progresso (come del resto è già avvenuto nei terreni pianeggianti come S.
Secondo). Purtroppo spesso manca
appunto lo spirito d’iniziativa e mancano sufficienti nozioni tecnologiche.
« Il contadino è contadino per nascita, per eredità, perchè possiede. Quanti — si domanda il Bosio — nelle Valli Valdesi, senza eccezione alcuna di
categoria, dai nostri pastori, ai professori, a tutti i benpensanti che parlano di agricoltura come me, alla popolazione tutta che li ascolta... credono che sia necessario al giorno di
oggi una preparazione professionale
per pascolare le capre al Col Giuliano o altrove, per seminare segale, per
piantar patate?... Al giorno d’oggi il
dilettantismo non è più permesso,
neppure in campagna... in qualunque
attività oggigiorno si deve essere spe
cializzati ». Abbiamo tutti mancato,
dimenticando questo particolare essenziale. Può sembrare un giudizio
L'Auiditoire de Calvin
à Genève
L'Auditoire de Calvin. Genève. Brocliure
illustrée. 1 Franc suisse. En vente à
TA.R.M., 17 Malagnou, Genève, Suisse.
Le 1er juin 1959, l’Auditoire de Calvin,
complètement restauré, était réouvert solennellement à l’occasion des fêtes jubilaires commémorant le 450e anniversaire
de la naissance de Calvin et le 400ème anniversaire de la fondation par Calvin de
TAcadéinie, qui devint l’Université de
Genève. L’Auditoire, ancienne chapelle de
Notre-Dame-la-Neuve, joua dès le milieu
du XVI siècle un rôle important non seulement dans la vie religieuse protestante
de Genève, mais dans Tessor des Eglises
réformées en Europe et ailleurs. C’est pourquoi il était logique que la restauration
de l’Auditoire fût entreprise sous les auspices de l’Alliance réformée mondiale, qui
trouva auprès de ses Eglises membres un
intérêt actif et un appui généreux. Dédicacé le 1er juin comme centre réformé
mondial en présence de plus de lOO délégués d’Eglises réformées et presbytériennes de tous les continents et des autorité.s
civiles, ecclésiastiques et universitaires,
TAudiloire sert déjà de lieu de culte à des
Eglises réformées de langue étrangère
établies à Genève. Il est appelé à être de
plus en plus un lieu de rencontre et d’échange d’idées, symbole d’une foi qui,
tout en restant fidèle à l’héritage reçu,
doit apporter sa contribution au monde
d’aujourd’hui. La petite plaquette illustrée,
que vient de publier l’Alliance réformée
mondiale à Genève, évoque Tbistoire de
ce sanctuaire, dont les premiers fondements remontent au-dela du Ve siècle, décrit ses transformations et reconstructions
successives et donne un aperçu du travail
de l’Alliance réformée mondiale. Ceux
qui la liront comprendront pourquoi ce
petit édifice, à Tombre des tours de la
cathédrale de Saint-Pierre, a une signification spirituelle dont le rayonnement s’étend
bien au-delà de ses murs, et pourquoi il
revien; à chacun, membre d’une Eglise
réformée on presbytérienne, de considérer cette maison comme la sienne et de
lui donner le souffle qui la fera vivre.
esagerato. Eppure lo « sfogo » a cui si
abbandona l’oratore è più che comprensibile. Egli dice : « Quando vedo
1 nostri montanari sudare come bestie per piantare tante e tante patate
quando basterebbe piantarne la metà
e, invece di aspettare con mussulmar
na rassegnazione che la peronospera
le faccia marcire, basterebbe scegliere le sementi adatte, difenderle dai
parassiti a tempo e concimarle a dovere, penso a quanta ricchezza ci sarebbe in più se tutti sapessero cosa
devono fare. Quando vedo dei prati
riarsi, ancora attraversati dalle •bialere secche costruite 2 o 3 secoli la, inefficienti perchè non ci si mette d’accordo per chiedere allo stato i milioni necessari; quando vedo il letame
lavato-dalla pioggia per mesi perchè
costruire una tettoria di « tole » rotte
per proteggerlo dalle intemperie non
merita e sono tanti rosei biglietti da
diecimila che se ne vanno... allora
penso che c’è ancora molto da imparare... Ammiro il lavoro improbo che
compiono i contadini delle Valli... la
loro perseveranza... ma non la loro
inerzia disarmante quando si propone loro qualcosa di nuovo ».
Si tratta invece proprio di fare
qualcosa di nuovo.
IL POSTO DELLE FRAGOLE
E qui veniamo al titolo del nostro
« reportage ». Infatti tanto l’oratore
ufficiale quanto altri, nel corso della
discussione, hanno proposto molte innovazioni. Si tratta di migliorare TallevamentO' del bestiame e di creare
degli esemplari adatti per la riproduzione, di convertire molti campi in
prati, con opportuni accorgimenti, di
giungere ad una sola razza bovina
Ma si tratta anche di tentare la coltivazione di fragole, lamponi, nocciole, camomilla e lavanda. Non sorrida
il lettore : sono tutti prodotti pregiati
che vengono pagati a caro prezzo, anche perchè, coltivati in montagna,
giungerebbero sul mercato in un momento in cui altrove scarseggiano.
Tentiamo queste vie nuove che sono
già state seguite con successo altrove,
x: past. Vinay fa notare che, a Salice
d’ITzio (1.900 mt.!), tali colture hanno dato ottimi risultati. Il prof. Mottier, della Scuola d’Agricoltura di
Marcelin (Vaud), porta il suo autorevole parere in questo senso. Prima di
incamminarci bisogna però tener presenti due necessità
LE COOPERATIVE E LA COOPERAZIONE.
Le une devono incaricarsi di piazzare la merce dei singoli. L’altra, ed
è la più difficile da trovare e da mettere in atto, ma la più necessaria, de
ve servire a far funzionare le Cooperative ed a creare uno sforzo unico.
Ma se si saprà trovare la volontà di
essere uniti (la storia valdese insegni), i risultati non potranno che essere incoraggianti.
Il prof. Attilio Jalla, con la sua multiforme, efficace e disinterassata attività, ha saputo compiere un’opera da
pioiiiere in questo senso, e gli siamo
tutti grati per questo. Ma ora si trat
ta di associarsi a lui ed ai pochi altri
già impegnati in questo senso, per
dare alle Valli dei lavoratori qualificati e come agricoltori e come operai
o artigiani. I presenti ad Agàpte Thanno promesso, aspettiamo di vedere
tutto un fervore di opere. Si tratta di
credere e di vivere la propria fede concretamente: Tha ricordato efficaciemente il Moderatore Rostan.
Giovanni Conte
4
OTOVANNI MIEGGE
VERGINE MARIA
2. edlz. — L. 750
Claudiana - Torre Pellice
L'Eco delle Valli Valdesi
PIERRE PETIT
LOURDES
Trad. G. Costabel — L. 450
Claudiana - Torre Pellice
Notiziario delle nostre Comunità
ANfiBOIilllia [CapaluDgol
Sabato 3 ottobre, nel tempio del Capoluogo, abbiamo invocato la bemediz one di
Dio sul matrimonio di Roston Vuldo (Lusema San Giovanni) e Travers Alda (Ciauviera).
Domenica 4 ottobre il Pastore E. Aime
e la sua famiglia prendevano commiato
dalla Comunità di Angrogna-Capoluogo
dopo un ministero di 11 anni. Gremito il
tempio, intensa in ognuno la commozione. Con delicato pensiero, i fratelli e le
sorelle di chiesa avevano disposto onde
l’intero culto fosse registrato su un magnetofo-no che offrivano in seguito in dono
al loro Pastore « onde non li dimenticasse ». 11 Pastore, spiegando il testo della
predicazione (Atti 20-32) ha posto in rilievo che i legami indissolubili di affetto
che lo hanno legalo e sempre lo legheranno alla Chiesa dì Angrogna non possono
nè potranno spezzarsi nè allentarsi in
quanto non sono soltanto legami di ordine affettivo, sentimentale, umano, ma legami di fede, di speranza'e di amore fondati in Cristo Gesù.
Raccomandando la Comunità a Dio ed
alla parola della sua grazia, il Pastore ha
concluso esortando tutti ad attenersi sempre a questa Parola ed a fondare su essa
sola tutta quanta la loro vita. In seguito,
in profondo raccoglimento, la Santa Cena
è stata celebrata dalla totalità dei convenuti.
11 Pastore E. Aime e la sua famiglia desiderano ancora ringraziare di tutto cuore
i fratelli e le sorelle della Chiesa di Angrogna-Capoluogo per tutte le numerose
prove di affetto e di simpatia loro dimostrate nelle occasio-ni più svariate nel corso di questi 11 anni di ministero, vissuti
con loro in comunione di fede e di amore. Ed assicurandoli che non li dimenticheranno, invocano su loro tutti la grazia
e le benediz'oni del comune Salvatore c
Signore.
L’Assemblea della Chiesa di AngrognaCapoluogo è convocata per domenica 18
ottobre nel cor.so del culto, che avrà inizio
aUe ore 10. Ordine del giorno: Comunicazioni della Commissione Consultiva in
merito alla elez'one del nuovo Pastore della Comunità e decisione della Assemblea
di Chiesa al riguardo. Si prega di non
mancare.
La Tavola Valdese ha afhdato la curi
temporanea della Chiesa di Angrogna-Capoluogo, a partire dal giorno 20 ottobre
al Pastore Teodoro Raima, al quale auguriamo di tutto cuore un ministero benedetto tra i fratelli e le sorelle di AngrognaCapoluogo. e. a.
RORA’
POlWaRETTO
MASSEL
Domenica scorsa, 11 ottobre, i ragazzi
della Scuola Domenicale hanno cominciato
la loro annata di lavoro con un culto tenuto in comune con tutta la comunità.
I corsi di catech-jsmo inizieranno nej
primi giorni di novembre.
Si ricorda ancora che il culto di dome
nica 25 ottobre sarà tenuto in francese
Ricordatevi di portare gli innari francesi
I nostri migliori auguri di pronta gua
rigione a Jolanda Town, che ha recente
mente subito un intervento chirurgico.
II nostro pensiero fraterno segue Alberto
Rivoira per il quale ogni pericolo sembra
essersi allontanato.
RURRIU PELLICE
DomenÌA;a 11 ottobre il Pastore Edoardo A*me è stato ufficialmente insediato
quale nuovo conduttore spirituale della
Comunità di Bobbio Pellice. Numerosa
la; partecipazione della fratellanza alla cerimonia, al 'termiine della quale un Anziano, a nome del Concistoro e della Comunità tutta rivolgeva un caldo benvenuto al nuovo Pastore
Ringraziamo sentitamente il Pastore sig.
Luigi Marauda il quale, delegalo all’uopo
dalla Commissione Distrettuale, ha presidino la cerimonia dell’insediamento.
PRARUSTIIMU
Matrimoni. In questi ultimi tempi abbiamo avuto la gieia di celebrare ben 4
matrimoni: Romani Vittorio (Giaculinera) e Costantino Graziella (Collaretto) il
12 settembre; Griglio Ettore (S. Secondo)
e Avondetto Ilda (Colombini) il 19 settembre; Godine Edoardo (Sarei Navarra) c
Rivoiro Elda (Roc) il 4 ottobre; Ostorero
Alberto (Frossasco) e Pastre Ada (Grilli
il 4 ottobre.
A tutti questi giovani sposi, r'nnoviamo
! augurio di una vita coniugale serena t
benedetta sotto lo sguardo del Signore.
Funerale. AlTOspedale civile di Pinerolo, ove era stato ricoverato da qualche
giorno, è deceduto Codino Etnaniicle (Bi1 a) all’età di 51 anni. I suoi fimerali hanno avuto luogo lunedi 28 selicmhre.
« Conducetevi con timore durante il
tempo del vostro pellegrinagg'o » (1 Pietro 1: 17).
Ripresa. Stanno per riprendere le vario
attività ecclesiastiche. Domenica 18 ottobre ore 9 la scuola domenicale; giovedì
22 i corsi d’; catechismo (domenica 25 ore
14, per gli studenti e gli operai!.
Invito alle famiglie ad inviare dalla prima lezione i loro figliuoli.
AGAPE - 31 ottobre - 4 novembre 1959
Campo Valli Valdesi
Tema: «LE VALLI VALDESI TRA IL PASSATO E L’AVVENIRE».
Direttore; Past. Franco Davite.
Le Valli Valdesi stanno cambiando rapidamente il loro volto tradizionale. La radio, la televisione, l’industrializzazione il turismo, la meccanizzazione, i giornali portano sempre di più l’eco e la presenza di ur
mondo nuovo, diverso che rivoluziona tutto: la vita sociale, morale, fa
miliare, economica, culturale ed anche religiosa. Cosa fare di fronte a
questo mondo nuovo? Respingerle restando attaccati alle tradizioni del
passato? Accettarlo, conformandoci ad esso? Questi sono i problemi che
saranno esaminati e discussi in questo campo. Si studierà innanzi tutto
lo sviluppo sociale e culturale delle Valli dal primo dopo guerra ad oggi
e la crisi religiosa che ne è seguita. Inoltre, guardando aH’avvenire, si
esamineranno le nuove prospettive sociali e culturali, nonché la ricerca
di un rinnovamento religioso che rappresenti vero lievito evangelico nelle strutture sociali. Il tema sarà articolato su quattro studi:
a) Lo .sviluppo sociale e culturale.
b) La decadenza religiosa.
c) Prospettive sociali e culturali.
d) Ricerca, di un rinnevamento religioso.
Si prevede inoltre una conversazione dell’Avv. Ettore Serafino sul
tema: I Valdesi e la resistenza. Collaboreranno a questo campo: Il Past.
Giorgio Bouchard. il Past. .Aldo Comha, il -Sig. Sandro Sarti, l’Avv. E.
Serafino, il Past. Giorgio Tourn.
Convegno responsabili
Subito dopo il campo Valli, il 4 Novembre dalle ore 9 alle ore 16, avrà
luogo ad Agape il Convegno Responsabili del I Gruppo. Tutte le Unioni
delle Valli sono perciò invitate ad inviare un giovane responsabile a
que:to convegno in cui si porranno le basi del lavoro di insieme per ii
nuovo anno e si eleggerà il Comitato di gruppo.
NORME DI PARTECIPAZIONE
a) Le iscrizioni al Campo Valli e al Convegno vanno fatte almeno 10
giorni prima presso la: Segreteria di Agape, Frali, (Torino).
b) All’atto della iscrizione precisare se si desidera usufruire del pullman
speciale che verrà allestito a Perosa con partenza alle ore 17,30 di
sabato 31 Ottobre.
c) Il campo avrà inizio alle ore 19, con la cena di sabato 31 Ottobre.
Subito dopo cena vi sarà il culto di apertura e una serata di presentazioni e giochi.
d) Il prezzo totale del campo sarà di L. 2.700. Per chi partecipa anche
al Congresso L. 3.600. Sono previste facilitazioni per giovani che ne
abbiano bisogno e che ne facciano richiesta alla ^greteria di Agape
tramite il loro Pastore.
e) Si può ariche partecipare al campo per un numero inferiore di giorni,
previ accordi con la Segreteria di Agape.
f) Il campo termina la mattina del 4 Novembre, dopo colazione, all’inizio
del Convegno responsabili.
g) Il programma prevede, oltre agli studi e discussioni, serate ricreative,
giochi, canti che renderanno simpatiche e gioiose le giornate al
campo.
Receti temente è stato inaugurato l’anno
scoilastico al Centro ed all’Inverso rispettivamente al Tempio ed aUa cappella del
dot per i bambini Valdesi. Un opportuno
messaggio è stato rivo-ito ai bambini perchè nello studio perseverante e neH’amore
per PEva-ngelo trovino uno scopo della loro vita -scolaatiica.
Siamo lieti di -dare un caldo benvenuto
airinsegnante Germana Costantin che è
stata trasferita a Vivian. Siamo lieti di
averla come collaboratrice della nostra parrocchia.
Domenica 11 il culto è stato presieduto
dal Pastore Giovanni Trom di Montevideo.
Mentre gli diamo il Benvenuto lo ringraziamo per il suo profondo messaggio rivolto alla nostra chiesa.
Domenica 18 c. m. avrà luogo il culto
della ripresa per tutti i bambini, catecumeni e adulti. 1 bambini sono pregati di
trovarsi alle 9,30 in chiesa. 11 culto avrà
inizio alle ore 10 precise.
I colori autunnali nelle sfumature più
varie s’offrivano ai iiellegrimi pomarin’ la
domenica 11 mentre viaggiavamo verso
Susa e Coazze: la prima neve autunnale
del Sestriere rendeva ancora più vivo il
contrasto dei colori in un panorama stupendo lungo le storiche Valli dove rifulse
la testimonianza evangelica. Nei pressi del
Laus ripensavamo allo storico sinodo die
raccolse un numero cospicuo di Pastori
in -un tempo ormai lontano eppure cosi
vicino al nostro cuore; a Salbertrand il
pensiero s' tuffò in quella pagina gloriosa
scritta a caratteri di sangue quando i reduci proruppero nel grido vittorioso : « Le
pont e.-it à ncus ». Quel lontano fatto d’arme consentì ai Valdesi di riconquistare le
Valli e più ancora conquistare più tard'
tante anime d’Italia alla conoscenza dei
Vangelo.
La valle che ci portava a Susa è ricca
di storia, di testimonianze umili e silenz'ose del passato e del presente al cospetto
delle quali le glor e romane sfumano.
Risalendo la valle che ci portava a Coazze ripensavamo al fedele nucleo di fratelli
e sorelle rimasti ancorati lassù sui monti
al messaggio della speranza: con emozione abbiamo riudito le vicende deH’orig ne
di quell’alpeslre cliieselta: alcuni cittadini
di Coazze avevano udito il messaggio del
Vangelo a Piiierolo c poi l’avevauo recato
ai loro am’ci e di quando in quando, a
piedi, risalendo gli impervi sentieri dei
monti si recavano a udire ancora la Parola
della Vita, incuranti di tutti gl' ostacoli
pur di ritemprarsi nelle cose che allietano
c consolano.
Con grande affetto siamo stati accolti dal
collega Vetta, la signora e la simpatica
comunità: i messaggi del ma-tt'no e del
pomeriggio dei due Pastori, il canto dentro e fuori del Tempio della corale di Pomaretto diretta dalla .sig.ua Grill Speranza no-ncbè le improvvisazioni del gruppo
I oral'.stico di Coazze hanno conferito alla
giornata un tono di gioia e di profonda
i'ratemità.
Non sono mancati gli incontri, ricchi di
vita spirituale e con anime che cercano la
pace profonda, assetati della pura acqua
del Vangelo che r'-nnova, puri-fica, salva.
La nota folcloristica di Susa unita a
quella idillica del lago di Avigliana sono
rimaste come sfumate di fronte a quella
deH’amore fraterno vissuto sulle alture di
Coazze, sulla comunione di anime che
hanno riposto m Cristo la loro Speranza.
TURRE PELLICE
Ecco riprese le Scuole Domenicali e i
corsi di catechismo. Tutti i catecumeni si
sono raccolti, domenica scorsa, alle ore 9,
nel Tempio del centro, per iniziare insieme, con un culto, il loro anno di studio e
di preparazione. Poi i bimbi di tutte le
nostre Scuole Domenicali sono affluiti nel
grande Tempio, ancora una volta occupa-to
quasi per metà da loro, e si è avuto il
cullo d’inaugurazione, insieme a tutta la
chiesa. Possa l’anno che s’inizia essere per
i bimbi e per ¡ giovani, come per tutta la
cliiesa, un anno di volonterosa risposta all’invito gioioso che è l’Evangelo del Signor Gesù Cristo!
La nostra riconoscenza va al Cand. Renalo Coisson e al Past. Giovanni Berlinalli
che liann-o presieduto i culti ai Coppieri
le domeniche 4 e 11 ottobre.
Domenica 4 ha avuto luogo la seduta
plenaria inaugurale delle nostre Società
Missionarie, a cui auguriamo un buon anno di attività.
Un gruppo di uomini della nostra chie.sa
ha partecipato con piena soddisfazione alrinconlro di Agape, domenica scorsa. Grazie di cuore agli organizzatori di questa
bella e proficua giornata.
Domenica 18 ottobre, alle ore 15, nella
sala di attività, avrà luogo VAssemblea di
Chiesa: all’o.d.g. la relazione del delegalo
al Sinodo, il programma del prossimo anno, la relazione del Concistoro sui lavori
per il rinnovo dell’impianto di riscaldamento del Tempio del centro.
I giovani deiriJnione del Centro hanno
avuto la loro a.ssemhlea d’inizio, sabato
scorso: a questo sabato le elezioni. Ai Coppieri invece un buon gruppo dei giovani è
volonterosamente impegnato nei lavori di
rifacimento del pavimento della sala.
Sabato lo è stalo celebralo ai Coppieri
il matrimonio di Silvio Martinal e di Delfina Benecchio. Rinnoviamo qui i nostri
auguri più cordiali agli sposi.
Esprimiamo ancora la nostra simpatia
cristiana alla famiglia del Sig. Giuseppe
Fieger, di cui è stato celebrato il servizio
funebre il 1 ottobre.
Nous remercions les pasteurs G- Mathieu,
G. Miegge et G. Tro-n qui ont aimablement accepté de nous adresser leurs messages les dimanches 20 27 septembre et
4 octobre. Nous remercions aussi M.lle
Lucilla Mathieu qui a guidé nos chants à
l’Iiarmonium.
L’école du dimanche reprendra dimanche 18 ses leçons à 9,30 au Temple. Dimanche 11 a eu lieu le culte d’ouvert-ure
tic l’année scola re et les enfants ont part eipé au culte du matin.
Prière -de porter au Presbytère les pommes de terre pour nos Oeuvres de bienfaisance et au Temple le bois pour le
chauffage.
S. EEKMAWÜ EHISONE
Ripresa attività ecclesiastiche. Domenica
18 Ottobre ore 9: Inizio Scuola Domenicale. Ore 14,30': riu-n'.one dell’assemblea d'i
chiesa. Domenica 25 Ottobre ore 14: 1 e
II corso catechismo (iscrizioni); ore 15:
III corso catechismo (-scrizioni). Po-sson-i
essere iscritti al primo corso i ragazzi nati
nel 1946 e le ragazze nate nel 1947. Domenica 1 Novembre ore 10,30: domenica della Riforma e celebrazione della S. Cena,
ore 14,30: convegno interquartierale della
gioventù. Mercoledì 4 Novembre: corale.
Giovedì 5 Novembre: rìun'one signore Società di Cucito. Venerdì 6 Novembre: Unione Giovanile. Domenica 8 Novembre
ore 11,30: riunione catecumeni di IV anno.
Battesimi. Lantelme Ivano di Edoardo e
di Ribet Livietta. Comba Marisa di Riccardo e di Pastre Dina. Ficac-ci Danila
Umberta di Guido e di Lon-g Giuseppina.
Meynier Roberto Gustavo di Piero e di
.lahier Edda.
Dipartenze. Martinat Giulio di mesi 9
(Gaydou); Malan Adolfo, di anni 75 (Asilo). Bouno-us Lamy, di anni 83 (Savoia):
Ruhmann Olga, di anni 90 (Asilo); Sappè
Paolina in Balmas, di anni 65 (Blanc);
Grill Davide, di anni 88 (Asilo). Nagy Irma, di anni 96 (A-sUo). Lantelme Davide
Alberto, di anni 90 (Gtmdini).
Alle famiglie afflitte rinnoviamo l’esprpssio-ne della nostra simpatia cristiana.
l'oDSitílio
o
Fi'dfi’aliì iliicsc Evinjfi'liilie
AVVIS O
Si rendo noto che un tale denominato
Dionisio Biondi si presenta negli ambienti
evangelici vantando relazioni ed aderenze
con pastori ed istituzioni valdesi od amicizie con varie personalità.
'fra l’altro il, predetto non risulta essere
amico nè di Danilo Dolci, nè del prof.
Aldo Capitini, e non ha nulla a che vedere col Collegio Valdese di Torre Pellice
o con la Facoltà Valdese di Teologia di
Roma.
BERLINO. ■ Secondo un nuovo
pianoi, in Germania orientale sono
iniziate, verso la metà di séttembre,
delle lezioni in vista di preparare i
giovani, alla cerimonia della « consacrazione della gioventù ». Le lezioni
saranno 16, dodici delle quali aventi
un orientamento dichiaratamente
ateo. L’ideologia materialista sarà applicata a tutti i campi della vita.
(S.OE.P.I.)
La famiglia della compianta
Sappè Paolina
in Balmas
profondamente commossa per le di
mostrazioni di affetto e di simpatia
ricevute in occasione del suo lutto
ringrazia sentitamente quanti in va
rio modo l’hanno circondata. Un rin
graziamento particolare ai dottori
Bertolini e De Clementi, alla sig.ra
Nini Costabel, ai parenti ed ai vicini
di casa.
S. Germano Chisone, 24-9-59.
Prof. Ur. franco Uperti
Libero Docente
in Clinica Ortopedica
Specialista in Ortopedia
Traumatologia e Chirurgia Plastica
Visite presso Ospedale Valdese di
Torino; Lunedì e Venerdì ore 16,30
Consulenze presso Ospedale Valdese
di Torre Pellice: previo appuntamento
Dottoressa
Iolanda De Carli l/alerio
Medico Chirurgo
Specialista
in malattie dei bambini
Psicologia e pedagogia
Consultazioni presso l'Ospedale
Valdese di Pomaretto
Il primo e il terzo mercoledì del mese
Ore 14-16
Redattore: Gino Conte
Coppieri - Torre Pellice
Tel. 94.76
Sede e Amministrazione
Editrice Claudiana
Torre Pellice - c.c.p. 2/175.57
Tipografìa Subalpina - s. p. a
Torre Pellice (Tormo)
Direttore : Prof. Gino Costabel _
Pubblicaz. autorizzata dal Tribunale
di Pinerolo con decreto del 1-1-195.5
MOBILI
Qiuàeppe Q'iluu
Strada dì S. Secondo n. 4 - Telefono 2344
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