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Anno VI
numero 18
del 1° maggio 1998
L. 2000
Spedizione in a. p. 45%
art, 2 eorrnna 20/8 legge 662/96
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IL LAVORO
«Lavora sei giorni... »
Esodo 20,9
/L 1° maggio è sinonimo di festa del
lavoro. Questa data mi fa ricordare
manifestazioni di operai e braccianti
con sventolio di bandiere rosse. Alle
immagini di festa però ben presto si
associano immagini di lutto, come
quelle legate all’eccidio di Portella della Ginestra. È così che dal clima di festa si passa al dolore, alla rabbia, al
senso di impotenza. Sensazioni queste
provate dalle migliaia di disoccupati
che a Napoli, a Palermo, a Catania
hanno manifestato per il lavoro. Sono
le sensazioni di quei genitori che vogliono uscire dall’indigenza, di quei
giovani, ragazzi e ragazze, che attendono di mettersi al lavoro per raggiungere l’autosujficienza e l’emancipazione economica, e così coronare i propri
sogni. È difficile parlare di festa del lavoro per il venticinque per cento, in
media, con picchi del cinquanta per
cento, di disoccupati delle regioni meridionali. Festa, dunque, di un lavoro
che non c’è, che viene sempre promesso
ma che viene sempre rinviato creando
e ricreando così delusioni e frustrazioni. Festa di un lavoro che, se arriva, è
sempre in ritardo, sempre scarso. Festa
di un lavoro che deve essere difeso a
denti stretti da chi rischia di perderlo a
causa degli attuali processi di ristrutturazione tecnologica e finanziaria.
/L lavoro è definito dal quarto comandamento. Il lavoro è un diritto,
secondo la nostra Costituzione. Il lavoro, spesso, è odiato. Il lavoro è desiderato, da chi non ce l’ha. Ma quale
lavoro va desiderato? Per che cosa si
vuole lavorare? La risposta a questa
domanda non ci può venire facilmente da chi è in cerca di occupazione, né
da chi è in situazione di estrema precarietà e, a causa delle scarsissime opportunità di lavoro, non è libero di
scegliere. Alla nostra domanda, al di
là delle romanticherie sulla supposta
bellezza del lavoro nei campi e delle
mistificazioni quali quel «Arbeit Macht Frei» (il lavoro rende liberi) all’ingresso del Lager di Auschwitz, prosaicamente si risponde che si lavora per
soddisfare le richieste del mercato. È
così che spesso si lavora per l’effimero,
per ciò che passa in fretta di moda o di
attualità (moda, tecnologia digitale,
auto), perciò che può essere facilmente distrutto e richiede rapide sostituzione (armi), per ciò che crea nuovi bisogni (status Symbol, fitness, svago e
quant’altro). Ma tutto questo non tiene in considerazione le esigenze del
creato, che va difeso dall’inquinamento e dalla distruzione delle risorse; il
lavoro non ha come priorità la qualità
della vita, individuale e collettiva.
Questa non conserva il ruolo di soggetto primario, ma viene asservita agli
aspetti consumistici deteriori.
Quando dìo pose Adamo nel giardino d’Eden «perché lo lavorasse e
lo custodisse» (Genesi 1, 15) pensava
certo al lavoro ma, c’è da crederci, non
al lavoro come si è venuto configurando oggi: alienante, distruttore; creatore
di risorse, ma soltanto per pochi, quindi fonte di sperequazioni e di divisioni,
anziché risorsa per l'intera umanità.
Come credenti, affermiamo che Cristo
ha messo l’umanità al centro della sua
opera salvifica, non già le «grandi pieite e le magnifiche costruzioni», per
quanto sacre potessero essere considerate. Per questo vogliamo immaginare
un lavoro che, mentre soddisfi le esigenze primarie di chi lo svolge (sicurezza, dignità, reddito, prospettive),
sia anche capace di costruire valori e
beni, e non di distru^erli; di unire la
famiglia umana, e non di dividerla; di
preservare la terra, di conservare la
natura, di tutelare l’umanità.
Salvatore Rapisarda
settimanale delire chiese evangeliche battiste, metodiste, valde
Le polemiche coinvolgono la gestione ordinaria e straordinaria dell'attività giudiziaria
Troppe incertezze sulla giustizia
Non è tanto in atto uno scontro tra magistratuta da un lato e politica e avvocatura dall'altro
quanto una crescente diversificazione di orientamenti all'interno di ciascuna componente
MARCO BOUCHARD
La giustizia attraversa un periodo di profonda e obiettiva incertezza che si traduce in un diffuso
disorientamento non solo nella cittadinanza ma anche tra gli operatori più lucidi e impegnati. Fino ad alcuni mesi fa sembrava ormai certo
che un nuovo quadro costituzionale nel quale la magistratura avrebbe
perso la sua attribuzione di potere
istituzionale e sarebbe stata divisa
da due organi rappresentativi: un
Consiglio superiore per i pubblici
ministeri e un altro per i giudici. Più
recentemente (grazie anche a una
evidente sintonia tra il Capo dello
stato e la presidente dell’Associazione nazionale dei magistrati) è
prevalsa l’opinione opposta, secondo cui la crisi della giustizia avrebbe bisogno innanzitutto di cure ordinarie nella sua struttura organizzativa. Anche l’esigenza di una
maggiore distinzione tra chi accusa
e chi giudica, secondo questa opinione, potrebbe essere degnamente
soddisfatta con una legge ordinaria,
senza incidere sulla Costituzione.
Nelle ultime ore, per contro, la
maggioranza e l’opposizione sono
tornate a valorizzare la strada delle
riforme costituzionali: è-dunque
prevedibile un ennesimo cambiamento di prospettiva.
La stessa incertezza si registra sul
versante della gestione ordinaria
dell’attività giudiziaria. Su delega
del Parlamento, il governo ha predisposto una riforma senza precedenti dell’ordinamento e dell’organizzazione giudiziaria, a costo zero. Si
tratta di una mastodontica opera di
razionalizzazione e semplificazione
del servizio giustizia il cui successo
dipenderà, peraltro, da una serie di
interventi accessori: una vasta opera di depenalizzazione di reati minori (per esempio assegni a vuoto) e
l’attribuzione al giudice di pace (che
è un giudice onorario) di una competenza penale per le trasgressioni
meno gravi. Questa riforma, la cui
entrata in vigore fissata inizialmente per giugno è stata già prorogata al
2 gennaio 1999, è duramente conte
X
Il sostituto procuratore Gherardo Colombo
(foto D. Passanante)
stata dall’avvocatura e sta suscitando un malumore palpabile fra gli
stessi magistrati. E è noto che i progetti innovativi non sostenuti da un
minimo di entusiasmo sono destinati a realizzazioni molto al di sotto
delle loro potenzialità.
Questi rapidi riferimenti sono
sufficienti per illustrare l’assenza di
chiarezza sulla giustizia, nei suoi
principi come nei risvolti applicativi. E a quest’ultimo proposito è certamente sintomatica la storia infinita dell’art. 513 del Codice di procedura penale: anzi è già di per sé
significativo, per non dire paradossale, che una regola processuale
(per quanto importante possa essere) domini il dibattito politico sulla
giustizia e sia, addirittura, diventata
di dominio pubblico. Oggi secondo
questa norma, per esemplificare, il
coimputato che durante le indagini
abbia accusato davanti al pubblico
ministero il suo o i suoi complici,
deve ribadire quelle accuse nel
pubblico processo. Se non le ribadisce e si avvale, come è suo diritto,
della facoltà di non rispondere, le
dichiarazioni precedentemente rese rimarranno lettera morta. È certamente una disposizione destinata
a incidere su piccoli e grandi processi e a ridurre, nella prospettiva
del dibattimento, il peso delle indagini del pubblico ministero.
Interessa però osservare come
ormai, anche su questioni così specifiche, non sia tanto in atto uno
scontro tra magistratura e politica
con l’avvocatura in posizione oppositiva alla prima, quanto una crescente diversificazione di orientamenti all’interno di ciascuna componente. I toni, non certo teneri,
con cui il presidente dell’Associazione dei magistrati ha ripreso le
dichiarazioni pubbliche di un auto
revole membro del pool anticorruzione della Procura di Milano confermano questa complessità, tanto
più che entrambi appartengono a
Magistratura democratica, la corrente associativa di sinistra che ha
appena concluso i lavori del suo
dodicesimo congresso nazionale.
Non è un caso che quel congresso, con gli inevitabili condizionamenti dell’attualità politica e giudiziaria, sia stato intitolato al tema
più generale della legalità, quasi
una ricerca dei principi primi, un
ritorno alle origini. E non è neppure un caso, probabilmente, che il
segretario della corrente, nella sua
relazione introduttiva per definire
l’attuale crisi di legalità, abbia attinto alcuni passaggi dalle pagine
della nota pastorale del 1991, Educare alla legalità, della Conferenza
episcopale italiana. Questo è il vero paradosso che dovremmo cercare di comprendere: nel momento in cui il diritto, e ancor più il giudiziario, è diventato così centrale,
potente e invasivo nella nostra
quotidianità, deborda e perde a tal
punto il senso dei suoi riferimenti
da dover reperire altrove i suggerimenti per una sua ridefinizione.
In effetti fino a non molto tempo
fa si chiedeva al magistrato di pacificare i rapporti sociali, di essere
d’appoggio all’azione statale e di
tutelare i costumi. Oggi gli si chiede di organizzare il mondo soprattutto perché i diritti formali e sociali degli individui si sono moltiplicati ma, al tempo stesso, lo stato
assistenziale, all’estremo delle sue
risorse, non riesce a soddisfarli. Di
qui e dalle difficoltà di ciascun
gruppo sociale di autoregolarsi nasce l’onnipresenza del giudice che
non risparmia più nessuno, nemmeno i potenti. E sono i potenti,
non a caso, a chiedergli di farsi da
parte. Ma è una richiesta ormai
anacronistica e incivile. Questo
non toglie che da una «repubblica
dei magistrati», peggio se penale,
tutti dobbiamo ben guardarci e
che una nuova società democratica debba riservare al giudice un
posto diverso da quello attuale.
Cec, Pax Christi, Fcei
Dichiarazione comune
contro le armi nucleari
Il pastore Domenico
Tomasetto, presidente
della Federazione delle
chiese evangeliche in Italia (Fcei), ha sottoscritto la dichiarazione «Agire ora per l’abolizione nucleare» firmata da
Konrad Kaiser, segretario
generale del Consiglio
ecumenico delle chiese
(Cec) e dal cardinale
Godfried Danneels, presidente di Pax Christi international. La Dichiarazione è indirizzata al Comitato preparatorio del
Trattato di nonproliferazione nucleare (Tnp) che
si incontra a Ginevra dal
27 aprile all’S maggio
1998 ed espone le ragioni
religiose e morali per
l’abolizione di tutte le armi nucleari. Si chiede ai
delegati del Comitato
preparatorio Tnp di fare
appello agli stati firmatari del Trattato perché si
impegnino a prendere
serie misure per l’abolizione del nucleare richiedendo loro dei rapporti
annuali su come vengono messe in atto queste
misure. Viene chiesto
inoltre ai delegati di elaborare una Convenzione
sulle armi nucleari che le
abolisca e le renda illegali. La Dichiarazione è stata mandata a tutti i ministri degli Esteri degli stati
aderenti al Tnp. (nev)
Un disservizio esasperante
Le Poste italiane contro
i piccoli periodici
Perché abbonarsi a un
periodico se poi questo
non arriva con regolarità
0 non arriva affatto? È
una domanda che si fanno tutti, non solo i nostri
abbonati che, malgrado
le continue proteste, vedono recapitare il settimanale in modo capriccioso: tra il giovedì e il
sabato (come dovrebbe
essere di norma), dopo
una settimana, a volte
due 0 tre numeri insieme. Eppure noi lo spediamo ogni mercoledì
entro le ore 14 e curiamo
che venga inoltrato rapidamente. Dopo di che
può succedere di tutto:
può finire su un treno
sbagliato, essere dimenticato sul carrello o sul
marciapiede di partenza
0 languire in un deposito
anche per giorni. Serve a
qualcosa inviare alla propria Direzione provinciale delle Poste una lettera
di reclamo sulla base del
facsimile che abbiamo
spesso pubblicato? Sì,
serve, un po’. Ma finché
non cambia la situazione
(e anche la mentalità di
molti alle Poste, dai vertici aziendali ai portalettere) i periodici in abbonamento continueranno
a subire la concorrenza
sleale di quelli che si possono permettere la distribuzione in edicola.
IL GIUBILEO DEL MINISTRO
Il 30 maggio si svolgerà l'incontro dei
Movimenti ecciesiali e delle Nuove comunità con il papa in piazza San Pietro. Si
tratta di un avvenimento tanto importante da meritare una circolare del ministro
della Pubblica istruzione. Luigi Berlinguer,
a tutti i provveditori d'Italia nella quale si
dice che «considerata l'eccezionaiità
dell'avvenimento e la valenza altamente
sociale dello stesso, si pregano le SS. LL. di
portare quanto sopra a conoscenza delle
istituzioni scolastiche funzionanti nelle
proprie circoscrizioni territoriali perché gli
organi collegiali, nell'esercizio dei propri
poteri di autonomia possano farne oggetto di esame e valutazione».
Lo segnala il Manifesto del 22 aprile
che rileva che è «il primo atto ufficiale
della "moderna" autonomia in nome della quale le scuole possono, "nell'esercizio
dei propri poteri", decidere se andare al
pellegrinaggio o non andarci. Non c'è la
scomunica per chi rimane in classe». Segnaliamo che la stessa cosa sta succedendo anche per la visita alla Sindone. Insomma, i tempi dell'«ugualmente liberi ma disuguali» non sono finiti. Anzi, (e.b.)
2
PAG. 2 RIFORMA
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«Beati i poveri in
spirito, perché di
loro è il regno dei
cieli.
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che sono afflitti,
perché saranno
consolati.
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perché
erediteranno
la terra.
Beati quelli che
sono affamati
e assetati di
giustizia, perché
saranno saziati.
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misericordiosi,
perché a loro
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Beati i puri
di cuore, perché
vedranno Dio.
Beati quelli che
si adoperano
per la pace,
perché saranno
chiamati
figli di Dio.
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per motivo
di giustizia,
perché di loro
è il regno dei cieli.
Beati voi, quando
vi insulteranno
e vi perseguiteranno e,
mentendo,
diranno contro
di voi ogni sorta
di male per
causa mia»
(Matteo 5, 3-11)
MISSIONE COME SOLIDARIETÀ
Saremo beati, dice Gesù, se uomini e donne di tutto il mondo, nel nome
della fede in lui, accetteranno di unirsi in una grande catena di solidarietà
CHARLES KLAGBA
¡1 culto di domenica 3 maggio è dedicato dalle chiese vaidesi e metodiste in Italia alle riflessione sulla Comunità evangelica di azione apostolica. È
un appuntamento annuale
che, oltre a stimolare le chiese
alla raccolta di offerte per il sostegno della Cevaa, vuole anche richiamare ognuno al senso più profondo della missione.
Appositamente per questa occasione il Segretario esecutivo
della Cevaa per l'animazione
teologica e la formazione, il pa store della Chiesa metodista in
Togo Charles Klagba, ci ha inviato questo contributo.
ro a osservare tutte quante le
cose che vi ho comandate».
Coloro che si basano su questo testo per parlare della
missione, ritengono che la
chiesa debba essere una comunità che sia impegnata
nell’evangelizzazione e che
predichi la Buona Notizia al
mondo intero in vista della
sua conversione a Cristo e
della sua adesione alla chiesa. 11 messaggio è centrato
sulle meravigliose opere che
Dio ha compiuto nel corso
della storia, soprattutto quelle in Gesù Cristo, il Salvatore
del mondo.
UL piano generale, per
ria:
v3 parlare della missione
della chiesa ci vengono in
mente due categorie di testi
evangelici. C’è innanzitutto il
testo che potremmo chiamare l’imperativo missionario in
Matteo 28, 18-20; «...ogni potere mi è stato dato in cielo e
sulla terra. Andate dunque e
fate miei discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome
del Padre, del Figlio e dello
Spirito Santo, insegnando lo
Mantenere viva
la speranza del Regno
La seconda categoria di testi può essere rappresentata dal brano del profeta
Isaia ripreso da Gesù nel
Vangelo secondo Luca (4, 1819): «Lo Spirito del Signore è
sopra di me; perciò mi ha
unto per evangelizzare i poveri; mi ha mandato ad annunziare la liberazione ai
Padre Nostro...
(detto in altro modo)
Tu che ci proteggi in ogni tempo,
rivela la tua gloria al mondo.
Tu, il cui regno è buono, fa' che esso venga.
Salvezza, amore, libertà, pace e gioia siano dati a tutti,
senza alcuna distinzione.
Venga oggi la vita abbondante della fine dei tempi.
A causa del perdono che ci dai, Padre,
fai che ci perdoniamo le une le altre.
Non abbandonarci nella prova, per favore,
siamo così fragili e deboli,
ma salvaci.
Poiché il regno, la potenza e la gloria sono presso di te,
per ogni tempo. Amen
Riflessione e meditazione sulla preghiera del nostro Signore
fatta dalle donne del Camerún (Associazione cristiana delle
donne della Chiesa protestante africana, 1989)
prigionieri e ai ciechi il recupero della vista; a rimettere
in libertà gli oppressi e a proclamare l’anno accettevole al
Signore...». In questa prospettiva la missione va oltre
il semplice annuncio evangelico. La missione della chiesa
non è principalmente basata
sulla raccolta di fedeli per
riempire i templi. La chiesa è
chiamata ad essere una comunità effettivamente al servizio di ogni essere umano,
chiunque esso sia, in qualsiasi luogo esso si trovi.
La missione della Chiesa è
quella di mantenere viva la
speranza del regno di Dio,
fatto di giustizia per tutti e
per tutte, di essere una comunità profetica che rifiuta
di entrare nella logica del
mondo ma che discerne i segni dei tempi per offrire e
promuovere delle alternative.
Mi ritrovo bene in questo
passo di Luca nel quale l’obiettivo primario dell’Evangelo è di essere liberatore,
senza però minimizzare l’importanza dell’annuncio evangelico al mondo intero in vista della sua conversione.
Per le nostre chiese impegnate nella missione, in questa fine di secolo, vorrei proporre un testo che va un po’
più lontano. Oso addirittura
dire che non è un testo fra
quelli citati quando si parla
di missione, oppure che non
è di quei testi che possono
ispirare e fondare le nostre
azioni missionarie. È il passo
di Matteo 5,3-10, conosciuto
come «Le beatitudini»; «Beati
i poveri in spirito, perché di
loro è il regno dei cieli. Beati
quelli che sono afflitti, perché
saranno consolati. Beati i
mansueti, perché erediteranno la terra. Beati quelli che
sono affamati e assetati di
giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi,
perché a loro misericordia
sarà fatta. Beati i puri di cuo
re, perché vedranno Dio.
Beati quelli che si adoperano
per la pace, perché saranno
chiamati figli di Dio. Beati i
perseguitati per motivo di
giustizia, perché di loro è il
regno dei cieli».
Questo testo ci pone davanti a uno specchio che riflette due immagini differenti. 1 versetti da 3 a 6 parlano
di una categoria di persone,
uomini e donne il cui senso
di dignità e di valore è stato
azzerato dall’oppressione e
dalla esclusione; coloro che
sono poveri, che piangono,
che hanno sete e fame di giustizia, che sono stati defraudati... Nelle beatitudini essi
ricevono l’assicurazione che
vedranno l’azione di Dio in
loro favore.
Totale solidarietà
con gli esclusi
I versetti successivi, da 7 a
10, parlano di coloro che
non appartengono direttamente al gruppo delle vittime, ma che sono invece in
totale solidarietà con quelle
vittime. Ciò comporta di diventare misericordiosi e puri
di cuore, di arrivare al punto
di non poter fare economia
di nulla neanche di se stesso,
di dire «sì» al programma di
Dio che chiede che si restituisca agli esclusi senza esitazione alcuna la loro dignità,
di impegnarsi a soffrire per la
giustizia, di essere sempre
pronti a operare per la pace.
È chiaro in questo passo
che la Buona Notizia di Dio
che ci è stata rivelata nell’uomo Gesù deve essere vissuta
nel contesto della solidarietà
con l’altro, vicino o lontano
che sia. Questa solidarietà si
rivela innanzitutto come una
non indifferenza alle debolezza dell’altro. Non si tratta
di una solidarietà qualsiasi,
ma di una solidarietà verso il
più povero, verso lo sfruttato
e l’escluso, verso colui che
non può sopravvivere da solo più di qualche istante.
Questa solidarietà ci chiama
a non fare mai il gioco dell’ingiustizia, a lavorare perché la politica (che organizza
la vita nella società) sia vissuta come missione e come
esercizio del potere che si fa
servizio. Essa implica che si
mettano in pratica dei gesti
di misericordia, di tenerezza
e di gratuità nei confronti
degli uomini e delle donne
che le ingiustizie strutturali
hanno snaturato.
Attraverso questa forma di
solidarietà, Gesù ci invita ad
entrare in una dinamica che
sbricioli a livello planetario i
muri che separano i ricchi
dai poveri, il Sud dal Nord: i
paesi del Nord possono entrare in modo attivo nei paesi del Sud mentre questi si
scontrano contro i muri del
protezionismo che migranti
e rifugiati trovano sempre
maggior difficoltà ad abbattere. La chiesa di Gesù Cristo
si snatura se non si impegna
accanto ai poveri e se non
partecipa a uno slancio di
solidarietà, in modo concreto e attivo. Convinti che Dio
ci ha chiamati a costruire
una società nuova in cui la
giustizia regni, in cui tutti gli
esseri umani si considerano
come figli di uno stesso Padre, 47 chiese di Africa, Europa, America Latina e Pacifico si sono unite per vivere
nel seno della «Comunità
evangelica di azione apostolica» (Cevaa) questa relazione di solidarietà.
Nella Cevaa le chiese si sono impegnate a rendere realizzabile la visione di Giovanni nella Apocalisse (7,9-12):
«Dopo queste cose guardai e
vidi una folla immensa che
nessuno poteva contare, proveniente da tutte le nazioni,
tribù, popoli e lingue, che
stava in piedi davanti al tro
«E Gesù,
avvicinatosi,
parlò loro,
dicendo: “Ogni
potere mi è stato
dato in cielo
e sulla terra.
Andate dunque
e fate miei
discepoli tutti
i popoli,
battezzandoli nel
nome del Padre,
del Figlio e dello
Spirito Santo,
insegnando loro
a osservare tutte
quante le cose ck
vi ho comandate.
Ed ecco, io sono
con voi tutti
i giorni, sino
alla fine dell'età
presente”»
(Matteo 28,18-201
«Dopo queste
cose guardai
e vidi una folla
immensa che
nessuno poteva
contare,
proveniente da
tutte le nazioni,
tribù, popoli
e lingue, che
stava in piedi
davanti al trono
e davanti
all’Agnello...
E adoravano Dw
e dicevano: Armi
Al nostro Dio la
lode, la gloria, la
potenza e la
forza, nei secoli
dei secoli! Amen'»
(Apocalisse 7,9-/(
no e davanti aH’Agnello... e
adoravano Dio e dicevano;
Amen! Al nostro Dio la lode,
la gloria, la potenza e la forza,
nei secoli dei secoli! Amen!».
Fare del nostro mondo un
villaggio planetario nel quale
tutte le nazioni, tutte le razze,
tutte le tribù, senza esclusioni di sorta, si costituiscono iii
una stessa entità davanti al
creatore per adorarlo e lodarlo: è questa la sfida che la Cevaa vuole raccogliere.
La responsabilità
delle chiese
Le chiese si sono impegni;
te nella Cevaa percW
condividono la convinzioni
che Dio, il dispensatore delli
vita, ci chiama a un nuovoi
modo di relazionarci gli u®
agli altri e ad essere portato»
di nuove speranze. Noi siamj
responsabili gli uni davan
agli altri di ciò che facciamo
abbiamo bisogno gli uni degl
altri per imparare chi sia®
di fronte a Dio. Una corno
ninne mondiale di solidarie
non sarà possibile se no»
quando avremo imparato
ascoltarci gli uni gli
vederci attraverso gli occ
degli altri oltrepassando
muri di separazione, a con
videro i nostri dubbi e vaio
re insieme le nostre sconti ^
Saremo beati, dice j
uomini e donne, ognuno
suo spazio, nel nome deim
de in lui, accetteranno, P
mezzo di parole e di azi
quotidiane, di unirsi n
creazione di questa gru j
catena di solidarietà tra L
esseri umani. È vero: qu®
agli occhi dei più senibra ^
sere una avventura folle
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saggia, perché si muove
saggia, pendile ------
trocorrente rispetto
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male. Ma la follia di Dio
è forse molto di più che
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Si è svolta a Velletri l'Assemblea delle chiese protestanti dei paesi latini
I rapporti tra stati e chiese minoritarie
Creata cinquantanni or sono, la Cepple riunisce diciotto chiese protestanti
presenti in sei paesi latini europei. Evoluzione positiva dei rapporti con lo stato
luca m. negro
La Conferenza delle chiese
protestanti dei paesi latini (Cepple) si è arricchita di
una nuova chiesa e di una
nuova lingua. Nel corso della
recente Assemblea quadriennale, svoltasi dal 16 al 19
aprile a Velletri (Roma), presso il Centro metodista di «Ecumene», è stata accolta in
seno alla Cepple la Chiesa
evangelica riformata del Cantone Grigioni (Svizzera), in
larga parte di lingua tedesca
nra con due «sezioni latine»;
una di lingua italiana (nelle
valli di Poschiavo e Bregaglia)
e una reto-romancia. Le chiese (o unioni e federazioni di
chiese) membro della Cepple
sono 18 in sei paesi (Belgio,
Francia, Italia, Portogallo,
Spagna e Svizzera), e rappresentano sei diverse tradizioni
denominazionali: in Belgio vi
è una Chiesa protestante unita, mentre negli altri paesi
aderiscono alla Cepple le
chiese di tradizione riformata
(valdesi in Italia, riformati in
Francia e Svizzera, presbiteriani in Portogallo, Chiesa
evangelica spagnola), luterana (Francia), battista (Francia, Italia), metodista (Italia,
Portogallo, Svizzera) e anglicana (Spagna e Portogallo).
Scopo della Cepple, nata
cinquant’anni fa soprattutto
in solidarietà con le chiese
spagnole e portoghesi, discriminate da regimi totalitari, è quello di favorire incontri di rappresentanti delie chiese membro a livello
«specialistico» (responsabili
di radio, televisione, docenti
di teologia, catechesi, cappellani, lavoro con migranti,
donne ecc.), di incoraggiare
gemellaggi e contatti bilaterali, di rappresentare la specificità del protestantesimo
latino nelle diverse istanze
ecumeniche europee.
L’Assemblea si è aperta
con il saluto del presidente, il
pastore valdese Salvatore
Ricciardi, e il rapporto sulle
attività del segretario genera
II coro battista «Ipharadisi», diretto da Cario Leiia, ha aiiietato ia prima serata deil’Assembiea deila Cepple
le, il teologo e pastore riformato francese Gérard Delteil.
A presiedere l’incontro è stato nominato Renato Maiocchi, presidente dell’Unione
battista italiana. La prima serata è stata allietata dai canti
internazionali (e napoletani)
eseguiti dal coro battista
«Ipharadisi», diretto da Carlo
Leila. I lavori sono proseguiti
con l’esame del lavoro svolto
dai vari «réseaux» (vedi l’articolo di Noemi Di Muro) e
con le relazioni e un ampio
dibattito sul tema dei rapporti chiesa-stato. L’Assemblea si è conclusa domenica
mattina con un culto di Santa Cena presieduto dal prof.
Yann Redalié, docente di
Nuovo Testamento alla Facoltà valdese di teologia.
Alla presidenza della Cepple è stato riconfermato, per
un quadriennio, il pastore
Ricciardi, mentre il nuovo segretario generale è il pastore
riformato francese Bernard
Antérion. L’Assemblea ha
espresso la sua riconoscenza
al pastore Delteil, per il lavoro svolto nello scorso quadriennio con grande competenza e creatività. A rappre
sentare le chiese italiane nel
Comitato di continuazione è
stata confermata la metodista Mirella Scorsonelli.
Solo in Svizzera i protestanti costituiscono una percentuale significativa della popolazione: nelle altre nazioni
«latine» si tratta di minoranze
spesso insignificanti dal punto di vista numerico, anche se
ben inserite nel contesto sociale e culturale dei rispettivi
paesi. In passato oggetto di
pesanti discriminazioni, negli
anni recenti le chiese protestanti dei paesi latini hanno
visto modificarsi in positivo e
intensificarsi le loro relazioni
con gli apparati statali, e l’Assemblea della Cepple ha voluto proprio fare il punto di
questa evoluzione, scegliendo come tema specifico
dell’Assemblea «I rapporti tra
chiese e stati: situazioni, evoluzioni, prospettive». Il tema
è stato affrontato nelle relazioni di Cianni Long, valdese,
docente di diritto pubblico
all’Università Luiss di Roma,
e di Roland Campiche, docente di sociologia alla Facoltà teologica dell’Università
di Losanna. Nel suo interven
to, Long ha messo in rilievo
come nei paesi latini di tradizione cattolica si sia arrivati
alla libertà per le minoranze
evangeliche ma non ancora
all’uguaglianza. Destano preoccupazione, in tutti i paesi,
talune reazioni esagerate di
fronte a fenomeni religiosi
settari, reazioni che rischiano
di minare il principio della libertà religiosa.
Fra gli altri temi all’ordine
del giorno, da segnalare il dibattito sulle iniziative in vista
dell’anno 2000: come si legge
in un documento preparatorio dell’Assemblea, i protestanti temono che le «grandi
liturgie commemorative comportino il rischio di una sorta
di apoteosi cristiana. Né il
movimento di Cesù né la sua
parola appartengono in modo
esclusivo alle chiese cristiane,
anche se riunite ecumenicamente», e preferirebbero partecipare a iniziative per ricordare la figura di Cristo, a cui
sia possibile associare non
solo le chiese, ma «diverse
correnti di pensiero e i portatori di grandi interrogativi
umani, quali filosofi, scienziati, ricercatori e artisti».
w« Intervista al presidente e al segretario uscente della Cepple
Un legame di solidarietà concreta tra le piccole chiese latine
ELISABETTA RIBET
Durante l’incontro delia
Cepple abbiamo colto
1 occasione per fare qualche
domanda a Salvatore Ricciardi. appena rieletto presidente, e a Gérard Delteil, segreta00 uscente.
~ La questione del rapporto
tea chiese e stati è molto amP*a e difficile da affrontare.
Lame si concilia con ciò il lavoro di un organismo come la
Lepple^ che dispone di mezzi,
^ptani e materiali, piuttosto
mitati?
Ricciardi: «Non ci si deve
dimenticare che le chiese sodo uno dei due partecipanti
ha discussione e che quindi
.’’PPOriante un’attenzione
discorso anche da parte
dgli stati. Gli interventi di
?®doi Long e Roland CamP Che e il dibattito che ne è
. hanno dimostrato
vpU * j'dlogo è possibile a li0 dei diversi stati, perché
p ®‘ÌVdZ‘ooi socio-politiche
Pp biano. La funzione che la
n„]PP d io questo discorso
sa .?®?omere è quella di casfg .,f/*®oitanza, in modo da
ma,- il passaggio di infor
"idzioni tra le chiese».
specificazione
pubblici al
Ricciardi: «Un richiamo ad
utilizzare questi fondi per fini
umanitari e di utilità sociale,
e non per predicare».
- In quale misura la Cepple
è interessata e impegnata nella riflessione e nelle varie iniziative riguardanti l’immigrazione, e in particolare
quella di credenti protestanti,
nell'Europa latina?
Delteil: «Abbiamo organizzato e partecipato a colloqui sul tema, in particolare a
livello sociale e politico. È
in effetti un argomento che
interessa a diversi livelli tutte
le chiese della Cepple. I Sinodi delle chiese riformate di
Francia hanno avuto al centro dei dibattiti la questione
dell’immigrazione, per quanto da noi la maggioranza degli immigrati siano islamici.
Per il momento, comunque,
sono i grandi organismi ecumenici che si occupano
di sensibilizzare l’opinione
pubblica e di creare spazi di
riflessione sul tema».
- Quale ruolo vedete per la
Cepple nell'Europa unita?
Ricciardi: «Fondamentalmente credo che essa potrebbe funzionare come collegamento, certo modesto e
al limite pragmatico, che abbia come fine quello di aiutare le chiese a non fare sepa
ratamente quello che potrebbero fare insieme. L’esempio
migliore e già attivo è quello
dei “réseaux”, dei “campi
d’azione” come quello sulla
radio e sulle comunicazioni,
o quello sulla catechetica,
che lavorano in trasversale
tra i vari stati e che sosteniamo al massimo delle nostre
possibilità».
- Gérard Delteil lascia il posto di segretario della Cepple
che ha occupato negli ultimi
quattro anni. Cosa le dispiace
di più di lasciare?
Delteil: «Sicuramente non
abbandono la Cepple, la
nuova “équipe de continuation” mi ha chiesto di continuare a collaborare, e non mi
dispiace affatto: vedo la Cepple come un legame di solidarietà concreta tra le chiese
latine, che disegna un modello diverso di “ecumenismo”,
un approccio concreto, che
parte dalla realtà effettiva, da
quello che è il predicare l’Evangelo».
- In quanto professore di
teologia, cosa dice dei rapporti tra le facoltà in Europa latina, e a pastori e animatori e
animatrici del 2000?
Delteil: «I legami tra le Facoltà di teologia dell’Europa
latina sono reali e solidi, a
tutti i livelli, e ci sono sempre
più progetti e programmi comuni. Testimoniare l’Evangelo poi non è mai ripetizione o riproduzione di schemi
e messaggi sempre uguali: la
ricerca di nuove forme di comunicazione, la capacità di
adattarsi a situazioni che si
evolvono molto rapidamente
e imparare ad interpretare
TEvangelo in un contesto di
continua mutazione sono sicuramente cose di cui si deve
tenere sempre più conto».
- Una domanda d’obbligo:
le chiese della Cepple e le celebrazioni per il Giubileo...
Delteil: «La mia preoccupazione è sulle critiche che certamente si faranno al trionfalismo ecclesiastico che si noterà nelle numerose manifestazioni. Le chiese della Cepple, ma anche tutte le chiese
della Riforma, hanno un ruolo che può essere importante,
a condizione che restino se
stesse. Spero si riuscirà a
creare dibattiti e occasioni di
dibattito, con chiunque sia
interessato, su quale cristianesimo sia possibile e valido
venti secoli dopo Gesù Cristo. Nella predicazione della
fine del millennio, sta a noi
dare spazio all’autocritica e
alla speranza, nelle chiese
della Cepple come in tutto il
protestantesimo».
Il metodo di lavoro della Cepple
I «réseaux»: mettere in rete
le esperienze comuni
NOEMI DI MURO
L} ASSEMBLEA della Cepple che si è appena conclusa a Ecumene ha confermato con grande enfasi il metodo di lavoro che questo organismo da anni si è dato:
«mettere in rete le esperienze
comuni». Da anni, su varie tematiche, nell’ambito delle
chiese protestanti dei paesi
latini lo scambio di visioni,
l’aiuto reciproco, l’ispirazione che può venire dalla conoscenza delle esperienze dell’
altro è sembrato il modo migliore per collaborare ed esprimere solidarietà tra chiese di un’area d’Europa che,
pur all’interno di specificità
nazionali, ha radici culturali e
situazioni religiose comuni.
Già l’assemblea di Aveiro
(Portogallo) del 1994 aveva
incoraggiato il Comitato di
continuità a promuovere e
sostenere questo lavoro di
cooperazione tra protestanti
in paesi dove le chiese protestanti vivono una pondizione
di forte minoranza, se non di
isolamento. In questi anni in
cui i grandi organismi internazionali vivono un momento di debolezza e di crisi di
rappresentatività questo metodo di lavoro «in rete», in
gruppi di lavoro, su tematiche comuni mostra i suoi
aspetti positivi. Questi gruppi
consentono uno scambio
orizzontale su esperienze comuni, consente di conoscere le soluzioni ricercate nei
vari paesi sui problemi comuni, fa partecipare agli incontri internazionali i normali membri di chiesa e non
solo i dirigenti ecclesiastici. È
insomma un modo per crescere insieme.
Attualmente esistono cinque «réseaux»: quello delle
facoltà di teologia, il coordinamento sulla catechesi, i seminari radio, il network delle
donne e, l’ultimo promosso,
la cappellania nelle carceri.
Altri incontri sono stati promossi sul tema dell’immigrazione ed è in preparazione
un primo incontro sul tema
della diaconia nei vari paesi.
Ciascuno nel suo ambito
specifico diventa prezioso.
Per le facoltà di teologia diventa un’occasione oltre che
di scambi di cattedra o di studenti anche di approfondimento su questioni teologiche in un ambito intemazionale che consente una socializzazione delle ricerche in
corso nei vari paesi. Il gruppo
sulla catechesi diventa un
luogo dove riflettere sull’impostazione generale dei materiali per la catechesi e luogo
dove in molti casi è maturata
la coscienza dell’importanza
di un lavoro comune sulla catechesi tra le diverse chiese
evangeliche di un paese. I
seminari radio, organizzati
ogni due anni, mettono insieme i volontari che lavorano
nelle radio private con i professionisti delle radio nazionali, in uno scambio che diventa formazione per tutti. In
questi ultimi anni poi, il fenomeno delle radio o programmi evangelici in radio
locali si è esteso anche alla
Francia e alla Svizzera con
una grossa presenza di realtà neoevangeliche anche di
questi paesi. Questo fenomeno, non più limitato a Spagna, Portogallo e Italia diventa un fecondo terreno di incontro tra chiese storiche e
gruppi neoevangelici.
Il gruppo donne, forte e vivace, mette in collegamento
le realtà delle donne evangeliche dei vari paesi. Qualificante è il neonato gruppo di
cappellania nelle prigioni.
Un po’ in tutti i paesi sono in
aumento i carcerati evangelici causa gli immigrati e questo fenomeno impone nuove
modalità di intervento. Il
gruppo, anche in questo caso, vuole promuovere un momento di scambio e riflessione su un lavoro difficile favorendo la riflessione pastorale
e teologica. Per il 1999 è previsto un incontro in Italia. Su
un tema come l’immigrazione e la diaconia, la specificità
geografica dei paesi Cepple
facilita l’elaborazione di un
approccio comune. Sulla diaconia è stato segnalato il bisogno di uno scambio sulle
strategie e la pianificazione.
Nel corso dell’Assemblea,
infine, è stato affidato al Comitato di continuità l’incarico di contattare le organizzazioni giovanili dei vari paesi
per vedere di promuovere
l’incontro dei giovani. Questo
potrebbe avvenire a più livelli, tra responsabili o animatori ma anche tra gruppi giovanili di diverse città in una
sorta di visite di scambio tra
paesi diversi. Anche in questo caso il principio ispiratore è quello di rafforzare l’identità degli evangelici che
spesso nelle loro città vivono
situazioni di minoranza e
isolamento.
Insomma è proprio con il
lavoro di queste «reti» che la
Cepple trova il suo spazio e
senso: continuare ad essere
uno strumento che sostenga
il lavoro delle chiese nei paesi dove il protestantesimo è
disperso e fortemente minoritario e nello stesso tempo
essere un luogo di scambio
di progetti e visioni. Alle soglie del 2000, e di fronte a
progetti di «apoteosi cristiana» questo sembra ancora
un modello semplice ed efficace che ripercorre la semplicità evangelica.
Il Centro di Ecumene dove si sono svolti i lavori deli’Assemblea
4
PAG. 4 RIFORMA
VENERDÌ 1^ MAGGIO VENERI
La difesa dell'identità ebraica è una delle sfide aperte dall'Emancipazione
Fuori dal ghetto: il 1848 degli ebrei
Presenti in Italia dal II secolo avanti Cristo, perseguitati e ghettizzati per secoli
dalla cristianità, hanno partecipato pienamente alla costruzione della democrazia
GIORGIO BOUCHARD
Non molto tempo fa, al
momento del mio ritorno a Torino, mi venne voglia
di rivisitare non solo i «luoghi storici valdesi» (la Cittadella, piazza Castello luogo
del martirio di Gioffredo Varaglia), ma anche di cercare
la sede dell’antico ghetto
ebraico: lo trovai nel bel centro della città, vicino a «Piazza Carlina», ma rimasi stupefatto della ristrettezza dello
spazio che esso aveva occupato: poco più di un isolato,
per una comunità che pure
nel tempo era stata una delle
più importanti d’Italia. La
scoperta di questa ristrettezza dello spazio fìsico concesso ai «giudei» fu per me la
dolorosa conferma della tragica sorte riservata agli ebrei
durante i secoli della «cristianità»: spazi fisicamente e
giuridicamente soffocanti,
precarietà di vita, minaccia
ebrei arsi vivi a Arezzo), tanto
che gli autori possono concludere: «Hitler non inventò
nulla nel suo programma antisemita» (p. 17).
Infatti la vicenda dell’ebraismo piemontese comincia proprio con una delle
maggiori infamie della storia
cristiana: la repressione e poi
la cacciata degli ebrei spagnoli. I primi arrivano già nel
secolo XTV, altri seguono dopo l’espulsione del 1492,
l’anno conclusivo della Reconquista. In Piemonte, gli
ebrei vivranno a lungo, ma in
una condizione di continua
precarietà: nessuno stabile
permesso di soggiorno, solo
delle licenze di residenza (le
«condotte») periodicamente
rinnovabili, a prezzo di pesanti tributi. Il ghetto arriverà solo nel 1679 a Torino,
ma ancora in pieno ’700 la
condizione ebraica verrà ulteriormente inasprita.
Su questo bel capolavoro di
della libertà dei valdesi. Massimo si impegna a favore
dell’emancipazione ebraica.
Ma anche Vincenzo Gioberti
la considera un momento
qualificante del processo risorgimentale; e Cavour preme (invano) perché lo Statuto consacri il principio della
libertà religiosa. Per un valdese può essere interessante
apprendere cbe la famosa
«petizione delle 600 firme»
(23 dicembre 1847) aveva come scopo anche la libertà degli ebrei. Non è invece ben
chiaro perché i valdesi siano
arrivati all’emancipazione
prima degli ebrei: forse cbe
alla vigilia della prima guerra
di Indipendenza i liberali piemontesi avevano bisogno di
assicurarsi a ogni costo la benevolenza di Sua Maestà britannica e dei suoi pii ministri
evangelica!? Non lo sappiamo. L’emancipazione ebraica, più lenta di quella valdese, accompagna tuttavia le
L’interno della sinagoga di Casale Monferrato
continua, menzogna e disprezzo. Al confronto, la sorte dei poveri contadini valdesi da cui discendo «secondo
la carne» era più sopportabile: almeno potevano respirare aria pura, avevano le grotte in cui nascondere le armi,
la potente Inghilterra a cui
guardare nei momenti di pericolo. Per gli ebrei, nulla di
tutto questo: solo un passato
doloroso e un avvenire buio.
Ma la storia (o, per meglio
dire. Qualcuno infinitamente
superiore alla Storia) ha voluto che ebrei e valdesi fossero accomunati, proprio a Torino, dallo stesso processo di
emancipazione nel corso degli ultimi due secoli.
Ho perciò letto con partecipazione e commozione il breve e denso libretto* che due
note personalità dell’ebraismo torinese e italiano hanno dedicato all’emancipazione degli ebrei in Piemonte (e
quindi in Italia). Nel libro non
mancano preziosi flashback
storici: è bene sentirsi ricordare che la presenza ebraica
in Italia risale al II secolo a.C.,
ed è dunque storicamente costitutiva dell’identità civile e
religiosa del nostro paese; è
bene ricordare che i ghetti
vennero istituiti durante la
Controriforma (1555) sulla
base di un’apposita bolla papale, la quale prescriveva che
gli ebrei «deicidi e infedeli»
dovessero vivere dentro un
recinto speciale; è bene lasciarsi dire che la pena del
fuoco veniva spesso comminata agli ebrei (1556: 2^ marrani arsi a Urbino; 1799: 13
Ancien Régime arriva la ventata della Rivoluzione francese: quella che gli ebrei giustamente chiamano la «prima
emancipazione»: dal 1799 al
1814 i 5.000 ebrei piemontesi
possono respirare: sono cittadini come tutti gli altri, possono uscire dal ghetto.
Non c’è da stupirsi se molti
di loro sono stati giacobini,
oppure membri entusiasti
e attivi della società napoleonica. I 15 anni del dominio
francese sono decisivi, perché in essi la comunità ebraica si integra con la nascente
borghesia piemontese, a dispetto di una povertà che
tocca i due terzi della popolazione ebraica. Questo fecondo rapporto borghesia-ebraismo fa SI che i tentativi di Restaurazione compiuti dopo il
1814 vadano sostanzialmente
a vuoto: i proclami del re e
del governo riescono bensì a
far di nuovo pendere la spada
di Damocle sulla comunità
ebraica, ma non riescono a
fermarne lo slancio innovativo. Gli ebrei saranno presenti
nella vita economica, nelle
iniziative politiche più spericolate, poi nella costruzione
del nuovo regime liberale.
Infatti i liberaldernocratici
guardano con attenzione alla
presenza ebraica in Italia: in
Lombardia, il grande Cattaneo dedica un libro (1836) a
dimostrare che sono le leggi
antiebraiche che hanno costretto gli ebrei a dedicarsi alle attività finanziarie; in Piemonte poi, i fratelli D’Azeglio
si dividono le parti: mentre
Roberto si dedica alla causa
tappe più significative dell’incipiente Risorgimento: il
primo decreto viene firmato
il 29 marzo 1848, mentre l’esercito piemontese sta avanzando su Milano, l’ultimo (27
giugno) mentre lo stesso
esercito è ormai sulle rive del
Mincio e si sta avviando verso una sconfitta militare che
risulterà essere una grande
vittoria politica.
Emancipazione e Risorgimento: questo binomio che
segnerà la vita dell’evangelismo italiano, segna anche la
crescita dell’ebraismo: pienamente integrati nella società civile e politica della
nuova Italia, gli ebrei saranno poi crudelmente smentiti
dalle leggi razziali del 1938 e
dalla complicità fascista nel
programma di annientamento della «soluzione finale».
Dopo la Shoah, la realizzazione dello Stato d’Israele
porrà gli ebrei italiani davanti a nuovi, difficili dilemmi.
La difesa dell’identità ebraica
rimane perciò come «una
delle sfide lasciate aperte
dall’emancipazione». Il libro
termina con un’enigmatica
citazione di Isaac B. Singer:
«L’uomo deve possedere sia
la saggezza del dubbio che il
fuoco della fede».
Già: il fuoco della fede. Fratelli ebrei, a cui siamo accomunati da secoli di roghi e da
200 anni di lotta comune per
la giustizia e per la libertà,
che ne direste se trovassimo il
tempo di parlare insieme anche di questo? Alcuni di noi
hanno rinnovato la loro idea
di Dio leggendo i testi dei
grandi filosofi ebrei del Novecento, gli unici che abbiano
davvero saputo rispondere al
tragico e sterile ateismo della
nostra epoca. Riscoprire il
volto di Dio ci porterà più vicini agli uomini e alle donne
del nostro tempo, ma sono
certo che non ci allontanerà
affatto da quei volontari ebrei
e da quei montanari valdesi
che nella primavera del 1848
marciavano insieme verso
Goito e Pastrengo. Gridavano,forse, «avanti Savoia!», ma
il loro sguardo (come il nostro) era rivolto verso quel
Dio che prepara per i suoi
«un avvenire e una speranza»
(Geremia 29, 11): una speranza che va ben al di là delle
realizzazioni storiche a cui
pure siamo tenuti a partecipare insieme a ogni altra
creatura umana.
(•) Giorgina Ahian Li:vi-Giulio
Disegni: Fuori dal ghetto. Il 1848
degli ebrei. Prefazione di Guido
Neppi Modona. Roma, Editori
riuniti, 1998, pp. XII-146, £ 20.000.
Targa di riconoscenza degli ebrei di Casale Monferrato
Convegno di studi a Torino
Integrazione e assimilazione
degli ebrei in Italia
PIERA EGIDI
La porta barocca di ingresso al Museo d’arte e storia ebraica a Casale Monferrato
T > EMANCIPAZIONE tra
\\ I j integrazione e assimilazione»: questo il tema di un
convegno promosso nella
giornata del 29 marzo scorso
a Torino dalla Comunità ebraica per discutere e ricordare i 150 anni dallo Statuto
Albertino e dagli editti di
emancipazione della minoranza ebraica. Furio Colombo, Giorgina Arian Levi, Guido Fubini, Francesca Sofia,
Bruno Maida hanno introdotto il convegno, che è proseguito nell’intera giornata con
l’intervento di numerosi altri
storici, concludendosi significativamente con l’interrogativo «emancipazione o assimilazione?» in una tavola rotonda che ha visto la partecipazione di Daniele Garrone,
Francesca Sofia, Silvia Sadoun e Corrado Vivanti.
Le «tre parole: sionismo,
identità, assimilazione» sono
state al centro della riflessione di Furio Colombo che, come altri studiosi, si è mosso
sulla linea interpretativa della lotta per l’emancipazione
delle minoranze religiose che
accompagna durante tutto
l’800 la battaglia della civiltà
liberale verso il progresso e le
libertà che prepararono e
realizzarono il Risorgimento.
E il 1848 fu «non tanto il riconoscimento di un diritto,
quanto l’avvio di un processo», ha notato Guido Fubini
che ha percorso in un accuratissimo excursus le tappe legislative fino a quel tragico 1938
delle leggi razziali fasciste che
ha spezzato la simbiosi degli
ebrei con lo stato italiano,
quel processo per cui gli ebrei
si sentivano finalmente «cittadini come gli altri», e che permetteva a Gramsci di notare
come in Italia non esistesse
antisionismo, perché si erano
«fatti italiani» allo stesso modo dei piemontesi o dei napoletani 0 dei siciliani. Il 1938 è
quindi un sanguinoso spartiacque, in cui gli ebrei «si sono sentiti espulsi», come una
regione italiana; la celebrazione dei 150 anni dello Statuto
non può prescindere dalla
Shoah e dal suo tragico significato di annientamento; anche se è pur vero che «per
ogni ebreo che si è salvato c’è
stato un non ebreo che lo ha
salvato», questa però è
una «terribile lezione
ebrei in Italia».
Nel quadro di queste coordinate si sono mossi mi
approfondimenti: Gioigini
Arian Levi (Le premesse economico-sociali all'emancipazione), Francesca Sofia (Stato
nazionale ed emancipazione), Bruno Maida (Gli ekia
Torino nella secondaoKtò
dell’800), Giulio Disegnili!
dibattito nelTebraismo pif
móntese alle soglie dellemancipazione), Fabio Levi
(Oltre l'emancipazione: l’integrazione ebraica nella vita
torinese), Alberto Sornekli
(Riflessi dell'emancipazioni
nella vita ebraica).
Impossibile in così breve
spazio riferire della complessità dei temi affrontati dai
singoli apporti degli studiosi,
in un convegno così ricco del
quale ci auguriamo di potei
acquisire gli atti. Così per b
vivace tavola rotonda, che ha
visto intervenire Francesca
Sofia sul pluralismo delD'
dentità ebraica. Silvia Sadouf
approfondire le tematiche'
dell’educazione e della fot
mozione attraverso lo studio
dei libri di testo per la scuo
ebraica e della stampa petW’
dica, mentre Corrado Vivan ■
curatore del volume di stori
ebraica per la casa editrice t
naudi, ha sottolineato lo s
luppo odierno di quei «te
aurorali» allora affrontati. U
niele Garrone infine ha ripe
corso tra l’altro ciò che acc
muna due minoranze °ppt
se nei secoli nel nostro pae
come valdesi e ebrei: 1 atte
zione a non accontenta
delle «libertà ricevute» e
continuare una comune
taglia di libertà, e il «vaio
della memoria», con 1 imp
tanza per il racconto e la
struzione storica come
mento di identità.
Le celebrazioni sono
stati
-------- . n|g.'
inoltre accompagnate m r ■
monte da due l'Vipot
mostre; una curata ».
munità di Casale Monte!
to, che ha rinvenuto do^
menti finora mai espos ’
l’altra a Torino (il
vio è stato però tragica ;
distrutto dai bombardarne^
del 1942), presentati ora
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sieme in un unico catalj;
1848, Dalla tolleranza a“
bertà, Torino, febbraio,
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In questa foto e sotto: due momenti di «Lancillotto e Ginevra» (1974)
Cultura-------------------------¡
L'anziano regista è una figura anomala della cinematografia mondiale
Il cinema «spirituale» di Robert Bresson
Considerato quasi giansenista per il rigore e la ricerca interiore del trascendente
è autore di opere di poesia che non tralasciano l'osservazione della società
Al BERTO COBSANI_
UN giansenista del cinema» è la definizione
che più si attaglia a Robert
Bressoni classe 1907, uno dei
massimi registi di sempre,
tanto schivo e parco nella
oroduzione quanto apprezzato in sede critica e da parte di
molti autori a loro volta innovatori nella storia del cinema.
Il suo è un modo di filmare
spigoloso, scarnificato, ridotto ^l’essenziale della narrazione e alla massima economia del gesto e deH’intonazione delle parole da parte
degli attori (rigorosamente
non professionisti).
Raramente si è visto coincidere il rigore morale degli argomenti trattati e della visione del mondo con un rigore
della forma altrettanto sviluppato, come si può verificare
nell’ampia retrospettiva dedicata a Bresson a Roma a fine
aprile e in seguito in altre
città italiane. Bresson dice di
voler ricorrere non a attori ma
a modelli, di aborrire la tendenza generalizzata a fare del
«teatro filmato»: così i suoi
drammi, spesso fondati su solide basi letterarie, Dostoevskij, Tolstoj e soprattutto Bernanos, vedono le sequenze
iniziare per essere tagliate a
metà del loro compiersi: lo
spettatore può completare il
quadro narrativo, il dramma
sembra sempre tronco, ma in
realtà circola proprio perché
continuamente lasciato in sospeso; f personaggi stessi sono sempre al limite di itinerari destinati a essere frustrati o
a concludersi diversamente
dd previsto.
le storie portate sullo
schermo da questo singolare
autore nativo del Puy-de-Dôme sono quasi sempre storie
di perdenti: dal Diario di un
curato di campagna (1950, da
Bernanos) al borsaiolo di
fickpocket (1959) e poi via
via radicalizzando con una
Giovanna D’Arco, con un asino, inusitato protagonista di
un dramma dell’egoismo e
della violenza umane, con
Mouchette (ancora da Bernanos), ragazza selvatica cresciuta fra pazzia familiare, fame, sospetto da parte del villuggio, stupro: in anni più retenti il regista affronta ancora dei personaggi giovani, disadattati della contemporaneità, tra droga e distruzione
dell'ambiente {Il diavolo provabilmente, 1977), delin^luenti per caso [L’argent,
1983 da Tolstoj, ma con amnientazione ai giorni nostri)
uppure giovani dei secoli
passati, come Lancillotto e
Ginevra, alla ricerca di qualtosa di impossibile.
Tutti questi personaggi soJjo accomunati dalla ricerca
dj qualcosa che sfugge loro:
P}U si applicano, anche majuacalmente, al perseguimenn dei propri fini o anche delm proprie azioni prive di scopo apparente, e più i loro
Orzi sono vanificati o vanno
u altre direzioni impreviste,
diti, probabilmente con
accezione dell’asino Balthar, per antonomasia creatura '^^dùetta a subire, a lavoraj P®*’ l’uomo sotto minaccia
rioii’ . ùd. Nella sofferenza
Q fddlmale è stato fin troptnl' individuare la «caticità» dell’autore, legata a
viti P^jddnta concezione saltinoti dolore. In realtà la
pEsf^' Bresson è più comAvfr*^’ ' gesuita Amédée
tpec^’ parte da una inte
premessa («... l’uninon ^ X 'Urterò [nel cinema]
stat(!'^° mostrarsi allo
^ rnaf ben
0 chi ce lo mostra e chi
PAG. 5 RIFORMA
ce lo nasconde»), il cinema
può «farci vedere che può esistere un mondo estraneo al
nostro, e quindi inusitato e
misterioso (...), ma che può
intrattenere certi rapporti con
il nostro mondo abituale»'. Il
laico Adelio Ferrerò invece,
pure uno dei migliori studiosi
italiani degli Anni 70, sottolinea, proprio a proposito di
Balthazar, Timpossibilità della Grazia, perché tutto il quadro del film è pessimista e la
crudeltà sembra vincerla^
Bresson, dice anzi, va verso
un «cristianesimo ateo».
Ma il problema è proprio
quello di rendere visibile l’invisibile, e il problema sembra
non ammettere soluzioni:
giustamente ancora Ayfre sostiene che i film di introspezione psicologica sono obbligati a «respingere ogni intervento miracoloso, ciò che abbiamo chiamato “meraviglioso”, che nascerebbe come
dall’esterno»". Non a caso
Bresson rifiuta l’approfondimento psicologico dei caratteri e lega i propri personaggi
a pure azioni, eventualmente
ripetute più e più volte, quasi
meccanizzate: qualcosa di
più grande di questi uomini
e donne li muove, la loro applicazione sembra convinta e
financo cocciuta, ma è voluta
e «agita» altrove. È anche votata allo scacco, ma proprio
da questa situazione si può
intuire (anche se non si può
vedere) un’azione liberante
che per il credente sta nella
grazia. L’equivoco in cui cade il critico laico è la non visibilità della grazia, come se
essa si potesse rappresentare. Per noi l’analisi, puntigliosa e lucida, quasi scientifica, dei comportamenti
umani ne mostra l’inadeguatezza, e il senso di attesa che
emana da tutte queste sequenze non concluse rimanda drammaticamente a una
possibilità che è fuori delle
nostre coordinate. Il giansenismo che tanti hanno riconosciuto in Bresson non va
legato a un giudizio moralistico espresso dal regista verso i suoi personaggi (ciò che
sarebbe abbastanza superficiale), ma proprio a un’antropologia che egli ha seguito
con singolare coerenza in
tutta una carriera, e che lo
rende estremamente interessante per dei protestanti, anche se evidentemente il giansenismo è altra cosa rispetto
alla dottrina della predestinazione (a fondamento della
giustificazione, per i giansenisti, sta sì la fede, ma non
indipendentemente dalle
opere buone).
(1) A. Ayfre: Cinéma et transcendance, postfazione a H. Agel,
«Le cinéma et le sacré», Paris, Ed.
du Cerf, 1961, pp. 160-162.
(2) A. Ferrerò: Robert Bresson. Firenze, La nuova Italia,
1976, p. 79.
(3) A. Ayfre: cit., p. 169.
Il libro di due studiosi di Diritto canonico
Le sconosciute religioni di minoranza
SERGIO RONCHI
1% yr OLII italiani non co\<ÌV1 noscono quasi nulla
di chi professa religioni diverse da quella cattolica e
continuano nella acritica
identificazione, cara al fascismo, tra acattolici e stranieri.
La pubblica amministrazione, a sua volta, non dispone
di adeguati strumenti conoscitivi. Gli ultimi dati ufficiali
sulle scelte religiose degli italiani risalgono ai censimenti
del 1911 e del 1931: il ministero dell’Interno non possiede un panorama completo
delle confessioni religiose
presenti in Italia». Con queste non blande parole due ordinari di diritto canonico, Silvio Ferrari e Giovanni Battista Varnier, introducono alla
lettura di un volume, a loro
cura’*, sulle altre fedi presenti
in Italia, inserendole all’interno dell’attuale contesto
giuridico.
Le «religioni di minoranza»
vengono illustrate per mano
di singoli specialisti, che offrono una dettagliata rassegna della geografia religiosa
nazionale: si va dagli ebrei ai
culti satanici, passando attraverso il variegato universo
protestante e ortodosso, i
gruppi di ispirazione cristiana, l’Islam e i nuovi movimenti religiosi (scienza cri
stiana, società teosofica, vita
universale, New Age, Ananda
Marga, Soka Gakkai, neosufismo, ecc.). Ogni contributo
(schede molto articolate) ne
offre origini storiche, principi
dottrinali, struttura e organizzazione, presenza nel paese. Di questa ricerca, unica
nel panorama editoriale italiano, si auspica una seconda
edizione priva (per quanto
almeno attiene all’evangelismo) di giudizi di valore, inesattezze e lacune di una certa
qual gravità che vanno a discapito di un lavoro in sé
enorme, lodevole, prezioso e
accurato nelle linee generali.
Storicamente non è eccessivo definire il cattolicesimo
«chiesa dei sacramenti» e il
protestantesimo «chiesa della Parola»: e se una lettura
personale della Bibbia comporti «inevitabilmente dei rischi, quali la possibilità di errori da parte dei credenti, di
un esasperato individualismo
nella lettura, ecc.» è tesi da
affermare e sostenere in altra
sede. Inoltre, due righe sul
sola fide non avrebbero stonato e, poi, il sola Scriptura
non è assolutamente un «ridimensionamento» del «richiamo a una tradizione ecclesiale accanto alla Scrittura
e all’autorità infallibile di un
magistero della Chiesa». Sarebbe interessante sapere
i Le opere del maestro francese
Uno stile personale
una carriera parsimoniosa
Dopo due film di valore ma
non ancora personali nell’
espressione di una poetica
propria [La conversa di Belfort, del 1943 con dialoghi di
Jean Giraudoux, e Les dame
du Bois de Boulogne, 1945), il
primo lungometraggio personale di Bresson è il Diario
di un curato di campagna
(1950) daU’omonimo romanzo di Georges Bernanos, a
cui seguono Un condannato
a morte è fuggito fl956) e soprattutto Pickpocket (1959,
termine francese che indica
il borsaiolo).
Il Processo di Giovanna
D’Arco è del 1962 e si basa essenzialmente sull’analisi delle
carte processuali e ripropone
la «distanza» tra ciò che è
umanamente verificabile (i
verbali, appunto) e un’interiorità di fronte alla quale la
macchina cinema è costretta
a fare un passo indietro, a ritrarsi mostrando a un tempo
la propria inadeguatezza e il
proprio fascino nel suggerire
implicitamente ciò che sfugge
alla macchina da presa. Ai hasard Balthazar e Mouchette,
tra il 1966 e il 1967, vengono
spesso considerati insieme
per il loro carattere impietoso
nel mostrare i vinti, i marginali costretti a subire, in una
prospettiva che sembra escludere ogni redenzione.
Un clima più disteso anima Quattro notti di un sognatore (1971), dal racconto
Le notti bianche di Dostoevskij: ambientato nella Parigi
degli Anni 70 un giovane ferma una ragazza che pare volersi gettare nella Senna, e
con lei si intratterrà a parlare
altre tre sere: sarà un rapporto intenso ma circoscritto nel
tempo e nell’intensità, poi
ognuno sarà di nuovo per la
sua strada. Il tono è malinconico più che surreale, come
era quello del racconto ambientato a Pietroburgo. Lancillotto e Ginevra (1974) inizia in realtà dopo che la ricerca del Sacro Graal del ciclo della Tavola rotonda è finita senza risultato: restano
le guerre, le uccisioni, un
amore impossibile, le straordinarie sequenze del torneo
a cavallo, lancia in resta, stupefacenti per i movimenti e il
quali siano le «diverse religioni protestanti» e in che cosa
esse differiscano rispetto alle
«denominazioni». Come pure
conoscere i criteri che hanno
spinto Antonio G. Chizzoniti
a mettere tra i «gruppi religiosi di ispirazione cristiana»,
accanto a mormoni e Testimoni di Geova, avventisti e
pentecostali (entrambi considerati evangelici a pag. 67).
Non un solo cenno alla situazione del protestantesimo
sotto il democristiano Mario
Sceiba: anglicani. Esercito
della Salvezza (anch’esso nominato a pag. 67) e nazareni
non avrebbero comunità in
Italia: nessun riferimento per
i battisti al «riconoscimento
reciproco» (Assemblea-Sinodo) e alla Confessione di fede, entrambi del 1990. Della
Fcel fanno parte (dal 1994)
anche una comunità pentecostale di Napoli (Fiumi di vita) e la triestina Comunità
evangelica di confessione elvetica. Infine alla Facoltà valdese di teologia (attiva da 143
anni) è dedicato un solo fugace riferimento, mentre
nessuna notizia sulla rivista
Protestantesimo (al suo 73°
anno di vita) e sull’editrice
Claudiana (nata nel 1855).
(•) S. Ferrari-G. B. Varnier (a
cura di), Le minoranze religiose
in Italia. Cinisello Balsamo, Edizioni San Paolo, 1997, £ 22.000.
ritmo quanto vuote di significato perché «vuoto» era
quell’esercizio.
Il diavolo probabilmente
(1977) racconta di un giovane, Charles, che più degli
adulti coglie l’assurdità di
una società spersonalizzata e
distruttiva (dei rapporti, della
natura, degli scopi di vivere)
e cerca di annichilirsi facendosi uccidere da un tossicodipendente. Il film fu vietato
ai minori, in Francia, per «istigazione al suicidio», ma i
censori non capirono che il
dramma maggiore era quello
di chi, prigioniero della droga, si prestava a sparare. Infine L’argent (1983) provocò i
fischi del pubblico del Festival di Cannes all’indirizzo
dell’anziano regista, sorretto
da un François Truffant che
di lì ajpochi mesi sarebbe
morto prematuramente, forse per motivi di polemica politica con il governo che lo
aveva finanziato. Dalla novella La cambiale falsa di Tolstoj
racconta di un giovane come
tanti che, venuto in possesso
di una banconota falsa, si
trova progressivamente prigioniero di un gorgo di imbrogli e furti fino alla rapina
(sequenza degna dei migliçri
gangster-film americani
quanto a tensione) e alla condanna definitiva.
Bresson è anche autore di
un carnet di appunti, lapidari
quanto i propri film, che ne
esprimono l’estetica [Note
sul cinematografo, Marsilio,
1986) fatta di rigore e priva di
concessioni allo spettacolo e
ai facili sentimenti; per esempio nei suoi film è «vietata» ogni musica, a meno che
la sua esecuzione strumentale faccia parte della scena. È
da ricordare, a questo proposito, una «quasi musica» in II
diavolo probabilmente: in
una chiesa si accostano e si
alternano, come in una partitura orchestrale, l’aspirapolvere degli addetti alle pulizie e le note prodotte
dall’accordatore dell’organo:
i volumi sonori dipingono
quasi fisicamente l’ambiente
in cui i giovani vivono senza
riferimenti saldi in un momento che sarà decisivo per
lo sviluppo del dramma.
I testi teorici di Bresson
Una realtà da ricostruire
Niente psicologia (di quella che scopre solo quel che può
scoprire).
Frammentazione: è indispensabile, se non vogliamo cadere nella rappresentazione. Vedere esseri e cose nelle loro
parti separabili. Isolare queste parti. Renderle indipendenti
così da porle in una nuova dipendenza.
Riorganizzare i rumori inorganizzati (quel che credi di
sentire non è quel che senti) di una via, di una stazione ferroviaria, di un aeroporto... Riprenderli uno per uno nel silenzio e dosarne il miscuglio.
11 reale non è drammatico. Il dramma nascerà da una certa progressione di elementi non drammatici.
Modelli. Che si lascino guidare non da te, ma dalle parole
e dai gesti che gli fai dire e fare.
(da Note sul cinematografo, Marsilio, 1986)
6
PAG. 6 RIFORMA
VENERDÌ 1^ MAGGIO
È iniziato l'esame in commissione Affari costituzionali della Camera
Una nuova legge sulla libertà religiosa
Dato che la nuova normativa abrogherà quella fascista del 1929-30 sui «culti
ammessi», sarebbe bene anche sostituire la competenza del ministero delllnterno
EUGENIO BERNARDINI
IL disegno di legge n. 3947
presentato dal governo il 3
luglio 1997 recante il titolo
«Norme sulla libertà religiosa
e abrogazione della legislazione sui culti ammessi», intende integrare il rinnovamento della legislazione ecclesiastica (articolatasi dal
1984 nella revisione concordataria, nelle norme sugli enti
cattolici e il sostentamento
del clero e nella stipula di Intese con diverse confessioni
religiose diversa dalla cattolica) e intende parallelamente
abrogare la normativa fascista sui «culti ammessi» degli
Anni 29-30 che si basa su
principi diversi e anche in
contrasto con quelli della Costituzione democratica.
Secondo il governo, la regola della bilateralità sancita
dagli articoli 7 (Concordato) e
8 (Intese con le confessioni
diverse da quella cattolica)
della Costituzione non esaurisce il sistema del pluralismo
confessionale disegnato dal
costituente né sarebbe possibile riservare alla negoziazione legislativa con le singole
confessioni religiose la regolamentazione di interessi riguardanti la generalità dei
cittadini e di materie che non
toccano o non si esauriscono
nel rapporto stato-confessioni. 11 disegno di legge, inoltre,
tiene conto delle numerose
convenzioni internazionali
sui diritti dell’uomo, intende
agevolare la vita di istituzioni,
associazioni e organizzazioni
con finalità di religione o di
culto nella loro libera e peculiare espressione e intende
definire e regolare le procedure per la stipula delle Inte
La firma dell’Intesa con la Chiesa evangelica luterana da parte del presidente del Consiglio Giuliano
Amato nel 1993 (foto Giorgi)
se. Domenico Maselli, presentando la legge in commissione Affari costituzionali della Camera il 24 marzo, ha
espresso un giudizio nettamente positivo rilevando, per
esempio, che mentre la legge
del 1929 prevede il potere del
ministro dell’Interno di riconoscere i ministri di culto, il
disegno di legge proposto affida direttamente agli enti
rappresentativi delle diverse
confessioni la facoltà di individuare autonomamente i
propri ministri di culto.
Maselli ha formulato però
anche alcune osservazioni: in
primo luogo sarebbe opportuno trasferire la competenza
sugli affari di culto dal ministero dell’Interno alla presidenza del Consiglio dei ministri al fine di evitare l’assimilazione degli affari di culto al
le questioni di polizia, d’altronde già oggi la stesura delle Intese compete alla presidenza del Consiglio.
Un’altra questione riguarda il parere del Consiglio di
Stato nell’ambito della procedura di riconoscimento
della personalità giuridica alle confessioni religiose o ai
loro enti rappresentativi. Maselli si chiede se non sia più
idonea a dare tale parere una
apposita commissione di
specialisti nominata presso la
presidenza del Consiglio dei
ministri a supporto dell’attività della commissione per le
Intese. L’esame di merito
delle diverse realtà religiose,
spesso molto diversificate tra
loro, richiede un’attenzione
tutta particolare che solo una
commissione di specialisti
appare in grado di compiere.
Un’altra questione ancora
riguarda l’opportunità di riflettere sulla predisposizione
di un modello di Intesa tipo a
cui andrebbero, di volta in
volta, aggiunti quei profili
specifici di ciascuna confessione religiosa. Infine Maselli
ha formulato un’osservazione riguardante le confessioni
religiose che non richiedono
un riconoscimento statale
perché ritengono sufficiente
la semplice applicazione del
diritto civile comune; a tale
proposito si chiede se non sia
possibile introdurre una
qualche forma di riconoscimento anche per queste confessioni in modo da garantirne la tutela. Nei prossimi numeri di Riforma pubblicheremo i pareri di diversi rappresentanti delle confessioni religiose interessate.
Gianni Long: ci sono ancora diverse questioni da definire
Gianni Long è docente
presso l’Università Luiss di
Roma e membro della Commissione consultiva del Consiglio dei ministri per la libertà religiosa. Gli abbiamo
rivolto alcune domande in
merito al disegno di legge in
discussione.
- Il disegno di legge sulla libertà religiosa è stato elaborato dalla vostra Commissione?
«No. Si tratta di un progetto ormai antico, approvato
una prima volta dal Consiglio
dei ministri nel 1990. Successivamente è stato rivisto nel
corso del governo Dini. Il governo Prodi lo ha approvato e
trasmesso al Parlamento prima della nomina dell’attuale
Commissione. Per inciso l’attuale esecutivo, più o meno
contestualmente alla presentazione del disegno di legge,
ha avviato le trattative per
l’Intesa con l’Unione buddista italiana e con i Testimoni
di Geova. Con ciò ha voluto
dimostrare che a differenza
di quanto sostenuto da altri
governi, non considera che il
disegno di legge sia alternativo alla stipulazione di nuove
Intese».
- Ciò rende il disegno di legge più accettabile di quanto
fosse in passato? Nel 1990 esso
fu assai criticato dalle confessioni religiose interessate, e in
particolare dalle chiese evangeliche...
«Certamente uno dei motivi dell’opposizione più volte
espressa al progetto cosiddetto "sulla libertà religiosa" era
proprio la dichiarata intenzione di chiudere la "stagione
delle Intese” con una legge
unilaterale dello stato (unilaterale nel senso che sarebbe
emanata senza aver ascoltato
gli interessati, cioè le confes
sioni religiose). In questo
senso, la decisione di aprire la
via a due intese "difficili", con
confessioni molto diverse da
quelle con cui sono state stipulate le Intese sinora esistenti, è positiva. Ma restano
le perplessità di fondo che sono state sottolineate in passato su tutti i diversi obiettivi
che la legge si prefigge».
- Quali sono le perplessità
che permangono?
«La legge ha diversi obiettivi. I tre fondamentali sono;
chiarire e specificare i diritti
di libertà religiosa previsti
dalla Costituzione: individuare le procedure per i rapporti
tra stato e confessioni; definire’uno standard comune di
trattamento per le confessioni senza Intesa che le avvicini
a quelle con Intesa. Chiarire i
diritti di libertà è in astratto
un obiettivo condivisibile ma
spesso intervenire con una
legge sui diritti costituzionali
significa limitarli. E alcune disposizioni del disegno di legge rischiano appunto di essere limitative delle libertà in
tema di religione cosi come
sono andate delineandosi in
questi anni, grazie soprattutto alle sentenze della Corte
Costituzionale. Si tratta quindi di una materia da trattare
con grande cautela».
- E per quanto riguarda le
procedure per i rapporti tra
stato e confessioni?
«È una materia che può essere certamente oggetto di
una legge, ed è anche la parte
del progetto in cui si sono
realizzati i più significativi
miglioramenti rispetto al testo del 1990: per esempio sono apprezzabili la scomparsa
del concetto di “confessione
riconosciuta” (inaccettabile
per molte chiese), sostituito
dal più neutro “confessione
con personalità giuridica”, e
soprattutto l’espressa previsione che la nuova legge non
modifica le leggi esistenti
emanate sulla base di Intese e
non pregiudica quelle future.
Si tratta di due richieste che
furono a suo tempo formulate dalle chiese evangeliche.
Tuttavia anche qui permangono delle perplessità, poiché
si consacra nella legge la formula "ineguale”: non vi è
trattativa alla pari, ma le confessioni forniscono dei propri
esperti per integrare la commissione governativa. E anche l’innovazione per cui il
governo, in vista di future Intese, deve preventivamente
informarne il Parlamento suscita interrogativi: quali saranno le procedure di questa
informazione? E queste procedure non finiranno per essere così pesanti da scoraggiare le nuove Intese?».
- Il progetto prevede una serie di norme su matrimonio,
assistenza spirituale, defiscalizzazione ecc., che vogliono
conferire alle confessioni senza Intesa una condizione simile a quella delle confessioni
che hanno un’Intesa. Che cosa
ne pensa?
«Questo è il punto più delicato. L’obiettivo di queste disposizioni è in se stesso lodevole (salva la necessità di rivedere alcuni punti specifici)
ma secondo me ciò è contrario all’art. 8 della Costituzione, secondo cui i rapporti tra
stato e confessioni religiose
devono essere regolati “per
legge sulla base di Intese”.
Ciò esclude che lo stato possa
legiferare unilateralmente su
queste materie. Una regolamentazione di questo tipo sarebbe compatibile con la Co
stituzione solo se costituisse
una “Intesa tipo”, che diventa
applicabile a una confessione
solo se essa sottoscrive una
apposita Intesa, un po’ come
avviene da molti anni per le
“piccole Intese” sulla previdenza dei ministri di culto. In
questo senso si è pronunciato
anche il relatore Maselli».
- Quali obiettivi di modifica possono perseguire le confessioni religiose minoritarie
se il progetto di legge andrà
avanti?
«È certamente positivo che
la Repubblica italiana voglia
sostituire, dopo tanti anni, la
legislazione del 1929-30 ma,
a parte le modifiche sopra indicate, credo che vi sia un’altra cosa da richiedere. La legislazione del 1929 trovò il
suo completamento nell’attribuzione della competenza
sui culti al ministero dell’Interno (prima erano della Giustizia). Rivedendo tutta la
materia, credo che anche
questa competenza vada ripensata: potrebbe forse essere spostata alla presidenza
del Consiglio, che già da oltre
vent'anni gestisce le Intese con le confessioni, ma non
i problemi amministrativi
quotidiani. A parte i cattivi ricordi che storicamente sono
legati alla competenza del
ministero dell’Interno, ritengo che si tratterebbe di una
razionalizzazione positiva
anche per lo stato. E, per inciso, servirebbe a ricondurre
i rapporti tra stato e confessioni al livello costituzionale
a cui legittimamente appartengono, evitando che domani essi possano essere frantumati in venti o più diverse
competenze regionali, peggiorando sicuramente la condizione delle piccole chiese».
41 articoli del testo in discussione
spel
art. ‘
Ilici
alni
L'Ed
Le norme sulla libertà di
coscienza e di religione
Il disegno di legge si suddivide in quattro capi. Il capo primo (articoli 1-12) contiene norme a tutela della libertà di coscienza e di religione. In particolare, l’articolo 1
richiama le convenzioni internazionali sui diritti inviolabili dell’uomo e 1 principi del
diritto internazionale generalmente riconosciuti in materia. L’articolo 2 fornisce
una definizione della libertà
di coscienza e di religione
(«La libertà di coscienza e di
religione comprende il diritto
di professare liberamente la
propria fede religiosa o credenza, in qualsiasi forma individuale o associata, di
diffonderla e farne propaganda, di osservare i riti e di esercitare il culto in privato e in
pubblico») stabilendo, tra
l’altro, che ciascuno ha il diritto di mutare religione o
credenza. L’articolo 3 vieta
ogni discriminazione religiosa così come l’obbligo di dichiarare la propria appartenenza confessionale. L’articolo 4, nel garantire il diritto
dei genitori di istruire e educare i figli in coerenza con la
propria fede religiosa o credenza, precisa che questo
debba essere fatto nel rispetto della personalità e senza
pregiudizio per la salute dei
figli; stabilisce, infine, che dal
quattordicesimo anno di età i
figli possano compiere autonomamente le scelte inerenti
alla libertà di religione. L’articolo 5 riguarda la libertà di
riunione e associazione e il 6
intende garantire la piena libertà di adesione e di recesso
da qualsiasi organismo confessionale. L’articolo 7 prevede che i dettami di una fede
religiosa possano essere limitati esclusivamente dal rispetto dei diritti e dei doveri
sanciti dalla Costituzione e
che la possibilità l’esercizio
della obiezione di coscienza
nei diversi settori è disciplinata per legge. L’articolo 8
tutela la libertà religiosa di
particolari categorie di cittadini come quelli appartenenti alle forze armate e di polizia, i degenti negli ospedali e
i detenuti. L’articolo 9 disci
plina la figura dei ministri di
culto e il 10 la procedura pei
la celebrazione del matrirno.
nio davanti a un ministro di
culto di una confessione religiosa avente personalità gin
ridica che ricalca sostanziaimente quella già prevista
nell’intesa sottoscritta con la
Tavola valdese. L’articolo li
riguarda la possibilità pei
alunni e genitori di svolgere
nell’ambito della scuola attività di informazione religio,
sa. L’articolo 12 riconosce la
libertà di effettuare collette
affissioni e distribuzione di
stampati e pubblicazioni.
Il capo secondo (articoli
13-25) contiene le norme riguardanti la disciplina delle
confessioni e associazioni religiose, la procedura per il ri
conoscimento della persona
lità giuridica degli enti reli
giosi e la conseguente defi
scalizzazione delle donazioni
a essi indirizzati fino a un importo annuo di due milioni di
lire (con previsioni di minori
entrate per l’erario di 3 mi
bardi e 400 milioni annui)
nonché la possibilità per
ministri di culto delle confes
sioni religiose con persona
lità giuridica di iscriversi
all’apposito fondo speciale
previdenziale Inps.
Il capo terzo (articoli 26-35)
definisce la procedura per la
stipulazione delle Intese, stabilendo che l’Intesa sia richiedibile da parte di una
confessione religiosa non riconosciuta come persona
giuridica purché sia acquisto
il parere del Consiglio di Stato, che, invece, non è richiesto per le Intese con le confessioni o con gli enti di rappresentanza dotati di personalità giuridica. La procedura
prevede che il progetto distesa sia redatto da una cobmissione mista di rappresentanti del governo e di espeiii,
cittadini italiani, designati
dalla confessione religiosa
interessata.
Il capo quarto (articoli 3641) contiene le disposizioni
finali e transitorie per il passaggio dalla vecchia normativa dei «culti ammessi» del
’29-39 alla nuova.
J'Legge sull'immigrazione
Proposte per la stesura
del regolamento attuativo
È stata istituita la Commissione interministeriale che
provvederà alla stesura del
regolamento di attuazione
che dovrà essere emanato entro 180 giorni dall’entrata in
vigore della legge sull’immigrazione (27 marzo). La Commissione non ha membri
esterni ma sono previsti nel
corso dei lavori incontri consultivi con rappresentanti dei
sindacati e delie associazioni.
Alcune associazioni nazionali, tra cui la Caritas, l’Asgi, la
Comunità di Sant’Egidio, la
Federazione delle chiese evangeliche in Italia, stanno
elaborando delle proposte da
sottoporre al presidente della
Commissione Guelfi (sottosegretario del ministero dell’Interno) in cui individuano gli
elementi fondamentali che
dovrebbero essere inclusi nel
regolamento. Un lavoro analogo verrà fatto rispetto al documento triennale sulla programmazione dei flussi che
dovrà essere predisposto entro tre mesi dall’entrata in vigore della legge.
Per favorire la conoscenza
dei problemi reali che sta sollevando l’applicazione della
nuova legge, può risultare
utile inviare all’on. Guelfi (f®
06-46549549) segnalazioni SU
casi concreti (su cui si abbiano notizie certe e dettagliate
in cui la nuova legge sia sta
applicata in modo impropriaIn particolare sono stati ve
ficati in alcune città il rilw
di rilasciare il libretto sani
rio a immigrati iscritti alle
ste di collocamento (Carrai j
la mancanza del rinnovo
permesso di soggiorno a
immigrato presente in n
dal 1987 per mancanza a
mezzi di sussistenza (Lee '
l’espulsione atnministra
con imbarco immediato ai
immigrato irregolare (
prestava al nero il suo s
zio di a.ssistenza a una per
na anziana) che aveva rie
Ilei dil/zldli* j. g, I
to un provvedimento a
spulsione nel 1997
Ri
T
Í
il
L
se
tras
gor
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vat
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I
see
loe
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ser
me
del
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qui
del
abi
ter;
di
nai
dei
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Spedizione in a.p. 45% ,
art 2 comma 20/B legge 662/96 - Filiaie diTorino
In caso di mancato recapito si prega reatituire
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Fondato nel 1848
TORINO 2006
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ECCO IL LOGO DI TORINO OLIMPICA — La scorsa settimana è stato presentato a Torino il logo di Torino
candidata alle Olimpiadi invernali del 2006. Il disegno ideato da Giorgetto Giugiaro, designer d’automobili noto in tutto
il mondo e membro del comitato promotore, vuole sottolineare, come lo stesso autore ha detto, «l’unicità della Mole e
delle montagne: la Mole nei giorni di sole sembra incastrata
tra la neve, a formare con le montagne un solo oggetto».
L’anno che ci separa dal momento della scelta del Comitato
olimpico internazionale verrà impiegato per promuovere in
tutto il mondo la candidatura di Torino e delle sue valli.
VENERDÌ 12 MAGGIO 1998 ANNO 134 - N. 18 LIRE 2000
Quest’anno il sindacato
confederale ha pensato
di valorizzare la giornata del
r maggio dedicandola al 50°
anniversario della dichiarazione dei diritti dell’uomo. Diritti di chi lavora giustamente
perché in età produttiva, diritti di quei tanti milioni di bambini ogni giorno costretti nel
mondo a lavorare o semplicemente di quei 30 che, stando
alle statistiche, ogni giorno
abbandonano, in Italia, la
scuola; diritti, infine, di quelli
che un lavoro non ce l’hanno.
Ma anche il Pinerolese pone
argomenti di riflessione.
I 130 posti in esubero annunciati dalla Beloit non turbano i sonni soltanto di altrettante famiglie: il rischio che
un pezzo importante di storia
r MAGGIO
RESPONSABILITÀ
PIERVALDO ROSTAN
pinerolese finisca nel giro di
poco tempo è quanto mai concreto. E in questo contesto il
sindacato confederale si scopre rissoso come poche altre
volte; questa volta il sindacato
autonomo, con le sue cariche
di utopia, di velleitarismo ma
anche di profondo impegno,
c’entra solo in parte.
C’è un malessere diffuso e
c’è divisione del mondo del
lavoro, c’è diffidenza che
produce egoismo, ci sono leggi che producono ingiustizia.
Così enti pubblici e privati
preferiscono affidare servizi e
produzioni a cooperative, che
dell’antico spirito di mutualità e tutela hanno ben poco,
pur di limitare (!) qualche costo. Si scopre che se un Comune ricorre ai lavoratori socialmente utili spesso lo fa
per ridurre le ore alla cooperativa X o Y a cui aveva affi
dato un certo appalto: con
una mano si dà lavoro a una
persona ma con l’altra lo si
toglie a qualcuno. E che dire
di un’altra situazione assurda:
si garantisce a determinati lavoratori in mobilità un indennizzo mensile e poi si offre
loro di lavorare presso qualche ente pubblico col risultato che nessuno accoglie la
proposta visto che può avere i
soldi anche senza accettare
l’impiego e che in molti casi
è riuscito anche a trovare un
secondo lavoro, naturalmente
in nero. Le contraddizioni sono dunque molte e coinvolgono davvero tutti, sindacati, lavoratori, datori di lavoro: il 1°
maggio sia dunque occasione
di festa, ma anche di nuova
responsabilità.
Regione Piemonte
Trasporti
pubblici
/integrati
Dal 1° gennaio 1999, in base ai «decreti Bassanini», il
trasporto pubblico su rotaia e
gomma diventerà competenza
delle Regioni; la Regione
Piemonte ha da poco approvato il disegno di legge che
dovrà disciplinare il settore.
Il disegno di legge stabilisce che il trasporto pubblico
locale deriva dall'integrazione funzionale delle reti e dei
servizi regionali (collegamento fra i principali centri
del Piemonte e di questi con
le regioni confinanti), di
quelli provinciali, urbani e
delle zone a bassa intensità
abitativa. La Regione eserciterà direttamente le funzioni
di programmazione, coordinamento e amministrazione
dei servizi ferroviari di interesse regionale o locale stipulando col ministero appositi
accordi di programma onde
garantire l’afflusso delle risorse necessarie nella fase di
subentro. Alle Province saranno delegate le competenze
del trasporto su gomma e dei
servizi nei centri con meno di
30.000 abitanti; ci sarà un
ruolo anche per le Comunità
montane. I servizi da erogare
dovranno tener conto delle
domande di pendolarismo per
lavoro 0 studio, dell’accesso
ai servizi amministrativi, sanitari 0 culturali, della necessità di ridurre congestionamento e inquinamento da
traffico. La proposta di legge
prevede anche interventi nelta promozione dell’uso del
mezzo pubblico e sottolinea
Per alcuni è consuetudine per altri studio: l'importante è che diventi una valida prospettiva verso il futuro
Parlare ¡1 francese alle valli valdesi: mito oppure realtà?
FEDERICA TOURN
Una settimana per parlare
francese alle Valli. Sette
giorni con conferenze, film,
libri e musica, interventi di
animazione e incontri dedicati soprattutto ai ragazzi ma
non solo. Anche quest’anno
la «Semaine du français»,
coordinata dal Collegio valdese di Torre Pellice, ritorna
a ricordarci, se mai ce ne fosse bisogno, il forte legame
culturale e storico che unisce
i due versanti delle Alpi.
Il francese fino all’epoca
fascista era la lingua della fede (anche L’eco delle valli
valdesi era scritto in francese
fino al 1938 e usciva con la
testata Echo des vallées vaudoises) introdotta nelle nostre
valli dopo la terribile peste
del 1630. Come racconta
Giorgio Tourn nel suo libro
più volte ristampato dalla
Claudiana, I valdesi, la singolare vicenda di un popolochiesa, nell’epidemia morirono 11 dei 13 pastori delle
Valli, rendendo necessario il
ricorso a nuovi ministri provenienti da Ginevra. Con il
loro arrivo, e con l’adozione
della lingua francese nel cul
I gemellaggi hanno un posto significativo nei legami con la realtà
francese
to, si dà il via a un nuovo
orientamento culturale nella
Chiesa valdese, che si riscontra ancora oggi nel lessico familiare alle Valli: non è raro
sentire, soprattutto gli anziani, padroneggiare tre lingue e
rivolgersi per esempio in
francese ai figli, in italiano ai
nipoti e in patuà ai vicini di
casa o ai negozianti.
In qualche comunità una
volta al mese si tiene ancora il
culto in francese, o si cantano
gli Psaumes et cantiques la
domenica o in qualche riunione quartierale, e qualche solerte monitore insegna dei
brani in francese ai bambini
alla scuola domenicale. Certo,
l’attaccamento a questa lingua
è ancora forte: ne sono una
spia i diversi gemellaggi che i
Comuni delle Valli hanno intrecciato con Comuni della vicina Francia: dopo Torre Pellice, che già più di 40 anni fa
ha stretto legami con Guille
stre, è stata la volta per esempio di Pinerolo, Perosa Argentina, Pomaretto, Inverso
Pinasca, Villar Pellice.
Proprio a Villar Pellice, poi,
ancora oggi si parla molto il
francese, più del patuà, se si
escludono naturalmente i più
giovani. «Tutte le persone anziane conoscono il francese spiega Bruna Frache, vicesindaco di Villar e insegnante di
francese nella scuola media di
Fessolo, vicino a Ivrea - e si
tratta di un francese corretto
dal punto di vista strutturale,
se pure a volte con qualche
cedimento sul fronte del lessico». Non è raro, insomma, inserire nella conversazione una
parola «francesizzata», come
tribuler, che con il francese
non ha nulla a che fare, e che
è presa a prestito dall’italiano
o dal dialetto. «È però un
francese fin de siècle, legato
alle letture bibliche, e che non
si è rinnovato con il passare
del tempo - precisa Bruna
Frache - un francese valligiano, senza dubbio, con tutte le
sue particolarità, compresa la
pronuncia, simile al francese
parlato nel Midi. Finché la
scuola materna non era pubblica ma gestita dalla chiesa
importanza della uniformità
'Isi sistemi tariffari. «È un
provvedimento di grande importanza - ha rilevato l’assessore regionale ai Trasporh. Masaracchio -; la Regione
Si impegna ad adeguare i ser''izi alle esigenze qualitative
® quantitative della domanda,
® potenziare le infrastrutture
0 a promuovere l’utilizzo del
"lezzo pubblico».
I documenti relativi alla «guerra dei
banditi» (1663-64) sono particolarmente numerosi per questa guerra informale che nessuno vuol riconoscere come
tale, che nasce da una situazione insostenibile di angherie e soprusi e lascia dietro di sé una scia di lutti, di rovine, di
miseria e di amarezze non meno di una
guerra combattuta con tutte le regole.
Durante l’inverno ’63-64 la mancanza di
pane era estrema perché le messi erano
state in buona parte distrutte dalle milizie del conte di Bagnolo allo scopo di
far terra bruciata intorno ai «banditi» e
alla popolazione che li sosteneva, e la
miseria giunse al punto che la gente dovette andare cercare del pane a Pinerolo,
in terra francese!
Leggendo i vari documenti che raccontano questi avvenimenti da parte degli accusatori e dei difensori dei ribelli,
da parte delle autorità sabaude o dei parlamentari svizzeri che hanno mediato la
IL FILO DEI GIORNI
MALANOT
_____________FRANCO PAVITE______________
soluzione di questo problema si ha un
quadro veramente drammatico di questi
anni, in cui il governatore del forte di
Torre Pellice ricorse senza scrupoli a
una politica di terrore alla quale i valdesi, formati già dalla resistenza in occasione delle Pasque Piemontesi, reagiscono senza tanti complimenti. Un solo
esempio: oltre che bruciare le messi, le
milizie del Bagnolo portavano via ai
contadini gli attrezzi di ferro (compresi i
cerchi delle botti e dei tini) perché erano
di difficile sostituzione. Ed ecco la risposta valdese: un attacco al convento di
Luserna saputamente ben fornito di ogni
ben di Dio; i frati non avranno danni alla
persona ma si troveranno senza il loro
saio e, beninteso, senza casseruole, padelle e cerchi delle botti.
In questo quadro la battaglia del Malanot (oggi la zona ha cambiato nome e si
chiama Malan) è uno dei pochi episodi
di combattimento più convenzionale nel
quale, però, le milizie di Giosuè Gianavello se la cavano con onore. Avviene il
25 maggio del ’63. 1 valdesi scendono
provocatoriamente a valle e stuzzicano
le milizie dei conti di Luserna che attaccano e, forti del numero, mettono alle
strette i valdesi che si ritirano dando
l’impressione di vittoria al nemico; ma
quando si trovano a loro agio in terreno
montano contrattaccano con una manovra avvolgente e respingono l’avversario
oltre le posizioni di partenza. Fortunatamente questo combattimento fu uno degli ultimi di questa strana guerra.
era più che probabile che la
lingua madre dei bambini fosse il francese, che si parlava
in casa, all’asilo e si continuava a usare a scuola, anche
grazie alle ore di francese che
i maestri tenevano alle elementari fuori dall’orario normale, quando ancora l’insegnamento della lingua straniera non era in programma».
Adesso, il francese non è più
la prima lingua dei bambini,
che lo capiscono ma non lo
usano più e rischiano di perderlo. «A questo proposito
ben vengano iniziative come
la Semaine du français - aggiunge il vicesindaco di Villar
- perché, nell’ottica del bilinguismo previsto dai programmi scolastici, coinvolgono i
ragazzi nella valorizzazione
di un patrimonio culturale importante». Insomma, in un territorio di confine come il nostro, e con la tradizione storica che ci portiamo dietro, nelle Valli è meglio insegnare a
scuola il francese piuttosto
che l’inglese.
«La Semaine du français ha
senso se guarda al futuro interviene il pastore di San
Germano, Luciano Deodato lo studio e la pratica del francese qui da noi non vanno nel
senso di un puro e sterile conservatorismo, ma in direzione
di un’Europa dei popoli che
sappia far riemergere e valorizzare una cultura comune
patrimonio di zone transnazionali». Può essere anche
questo un modo per festeggiare la caduta delle frontiere
e sorpassare il vecchio concetto di nazione, attivando
con i territori francesi rapporti nuovi e arricchenti, non solo di tipo economico: «Coltivare il francese da noi può allora dare un supporto culturale importante nella costruzione della nuova Europa - aggiunge Deodato - senza dimenticare che oggi il francese
ha un altro scopo concreto fino a pochi anni fa inimmaginabile: ci permette di comunicare con gli immigrati di
lingua francofona».
8
PAG. Il
E Eco Delle iälli
I
VENERDÌ 1- MAGGIO 1998
Incontro con il pastore uruguaiano Miguel Angel Cabrera Angrogna
Verso il forte di Fenestrelle
Bisogna dare voce a chi non l'ha
4 liste per
le comunali
FENESTRELLE: TRE LISTE — Dopo Massello ecco Fenestrelle: «Piemonte Nazione d’Europa» colpisce nuovamente
in vai Chisone e, poco prima della scadenza dei termini per
la presentazione delle candidature in vista delle elezioni amministrative del 24 maggio, un drappello di torinesi ha presentato la terza lista, guidata dal candidato a sindaco Maurizio Borsotti. Sarà meno semplice che a Massello; a Fenestrelle due liste locali erano già state presentate, una guidata
dal sindaco uscente, Oscar Raviol, e l’altra da luri Bossuto.
QUASI DEBELLATE TBC E BRUCELLOSI — È un risultato importante, quello annunciato dal servizio veterinario
dell’Ausl 10 di Pinerolo: la stragrande maggioranza degli allevamenti bovini sono ufficialmente indenni da brucellosi
(brc) e tubercolosi (tbc). Per quanto riguarda la brc gli allevamenti indenni sono 1.603 su 1.613, cioè il 99,4% mentre
per la tbc siamo ormai al 98,5% del totale dichiarato ufficialmente indenne. Si tratta di un risultato costato sacrifici
ma determinante per garantire ai cittadini una certa sicurezza sui prodotti acquistati. Il servizio veterinario si trova costantemente a dover verificare la qualità del bestiame importato che nel Pinerolese, nel 1997, ha raggiunto la cifra di ben
15.626 capi da ingrasso su un patrimonio di 73.000 capi.
ACCOLTELLA L’AMICA: ARRESTATO — Un giovane
di Torre Pellice, Mauro Pons, 30 anni, residente in via Vigna, è stato arrestato e associato al carcere di Saluzzo la sera del 24 aprile. Al culmine di una lite con l’amica Caterina
Migliorati, originaria di Rieti, Pons ha ferito la donna con
due coltellate di cui una vicino all’occhio sinistro. Spaventato dal fatto il feritore ha poi cercato di soccorrere la ragazza facendola trasportare all’ospedale valdese di Torre
Pellice; sulle prime, all’arrivo dei carabinieri ha dapprima
negato il fatto e poi si è rifiutato di parlare.
ARRESTI PER DROGA A PINEROLO — A seguito di
una perquisizione condotta dal nucleo dei carabinieri di Pinerolo presso le casermette di Abbadia Alpina, nella mattinata del 23 aprile scorso sono stati arrestati due giovani
trovati in possesso di 323 grammi di hascish, 2 gr di cocaina e un bilancino di precisione. Si tratta di Roberto Fefri, di
21 anni, nativo di Andria e di Sandro Manzoni, 31 anni,
originario di Guidonia Monte Celio. Gli inquirenti sospettano che i due rifornissero il mercato della zona; in seguito
al fatto il Comune di Pinerolo ha fatto rapidamente murare
tutte le entrate dello stabile abbandonato da anni.
TEATRO DELLE RELIGIONI — Sabato 9 maggio e domenica 10 in prima nazionale Assemblea teatro, nell’ambito
della rassegna «11 teatro delle religioni», presenta alla sala
Cabrini «Il vascello di carta», scritto e interpretato da Gisella
Bein. Si tratta della rappresentazione teatrale della vita di
santa Francesca Saveria Cabrini, una donna che alla fine del
secolo scorso attraversò l’oceano ventiquattro volte, fondando missioni in tutto il mondo e favorendo l’integrazione degli immigrati italiani nel continente americano. Gisella Bein
vuole raccontare al pubblico della doppia personalità di una
mistica e di una grande imprenditrice, entrambe racchiuse
nella vita della Cabrini. Ingresso £ 15.000, ridotto 10.000.
17 MILIARDI PER L’ARTIGIANATO — Sono 117 le imprese artigiane della provincia di Torino che hanno ricevuto
un aiuto comunitario per la ristrutturazione, il cambio di
macchinari, Paggiomamento tecnologico degli impianti. In
tutto 17 miliardi per 152 imprese in tutta la regione e 100
miliardi di investimenti totali.
LA PROVINCIA INTERVISTA I CITTADINI — Dalla
prossima settimana 1.200 cittadini, equamente suddivisi fra i
quattro circondari di Ivrea, Lanzo, Pinerolo e Susa, saranno
oggetto di interviste telefoniche nel quadro di una indagine
condotta dalla Provincia di Torino. Le 37 domande che verranno rivolte ai cittadini riguardano il grado di soddisfazione
verso i servizi pubblici, la notorietà dei servizi offerti dalla
Provincia, i tipi di intervento che l’opinione pubblica ritiene
utili o necessari per il miglioramento della qualità della vita.
DUO DI FLAUTO E PIANOFORTE — Il duo di flauto e pianoforte, di recente formazione a già perfettamente affiatato
(Alessandro Crosta al flauto e Nadia Teste al pianoforte) ha
suonato con brio e notevole virtuosismo le musiche in programma per il concerto del 16 aprile scorso all Unitrè di Torre Pellice: la Sonata in Do maggiore di Donizetti, la Serenata
op. 41 di Beethoven, poco conosciuta, l’Ave Maria di Schubert e una Fantasia su canzoni napoletane di Pappalardo.
IN RICORDO DI MATTEO — Qualche mese fa il piccolo
Matteo Mourglia di Campigliene Fenile è morto improvvisamente, a un anno di età. I genitori hanno deciso di donare,
in ricordo di Matteo, un moderno apparecchio di monitoraggio (un «saturimetro», che permette di controllare 1 ossigenazione del sangue senza necessità di prelievi) alla Divisione di pediatria dell’ospedale «Agnelli» di Pinerolo. La
direzione dell’Ausl 10, i medici e il personale della Divisione di pediatria desiderano esprimere pubblicamente ai genitori di Matteo la loro gratitudine, assicurandoli che l’apparecchio donato sarà di grande aiuto a molti piccoli pazienti.
Nello stesso giorno in cui
alle Valli la Chiesa valdese
riceveva la visita del presidente della Repubblica, Oscar
Luigi Scalfaro, il 15 febbraio,
si apriva a Colonia Vaidense
in Uruguay, il Sinodo delle
chiese valdesi del Rio de la
Piata. Il culto di apertura era
tenuto dal pastore Sergio Ribet, arrivato da Pomaretto
meno di una settimana prima.
La presenza di Sergio Ribet
in Uruguay non è però legata
al tempo del Sinodo ma si situa in uno scambio pastorale
fra i due rami della Chiesa
valdese che porterà Sergio e
sua moglie Marianna per due
anni nelle chiesa di Fray Bentos e Young e contemporaneamente a Pomaretto il pastore Angel Cabrerà e sua
moglie Lilli.
«Si tratta di un vero e proprio scambio pastorale - conferma Sergio Ribet che già era
stato sei mesi in Sud America
nel 1984 -; è una formula per
molti versi nuova e che ci
conferma che il tempo della
“colonizzazione” è finito: siamo di fronte a uno scambio alla pari fra i due rami della
Chiesa valdese». È anche uno
scambio «completo»; le due
famiglie pastorali vivranno
nei rispettivi alloggi e così a
Pomaretto incontriamo il pastore Miguel Angel Cabrerà
arrivato in vai Germanasca da
pochi mesi insieme a sua moglie e alla figlia Leticia. Un
altro figlio, Fernando, più
grande, è rimasto in Argentina
per motivi di studio. «Possiamo imparare qui molto - dice
Miguel Angel Cabrerà - ma
anche, speriamo, dare; anzi
penso che questo scambio sia
importante non solo per Sergio e me ma per le due Chiese
valdesi che in questo modo
possono riscoprire l’unità della chiesa al di qua e al di là
dell’Atlantico».
Poco dopo il suo arrivo il
nuovo pastore di Pomaretto
ha vissuto il XVII Febbraio:
I
Il pastore Cabrera con la moglie e la figlia
«Una data molto importante e
che quest’anno - aggiunge
Cabrera - come ha proposto
la Federazione delle chiese, ci
deve stimolare a riflettere sulla libertà degli altri. Essa non
è soltanto un dato storico, ma
va vissuta oggi in mezzo a
tanti problemi: la disoccupazione, l’emigrazione, le
tasse. Certo è un dono di Dio:
anche per i valdesi del Rio de
la Piata è stato una grande
sfida. Negli anni passati abbiamo vissuto momenti difficili rispetto alla libertà».
Si può dire che esiste un
modo latinoamericano, forse
più gioioso, di vivere la fede?
«Certo ci sono modi diversi
di vivere la propria fede: precisa il pastore Cabrera non dobbiamo dimenticare la
geografia e la rispettiva storia. Il vero problema credo
sia il riflettere sul senso della
predicazione e anche ascoltare: non solo i discorsi dei pastori, ma anche quello della
gente. Per la strada si incontra gente allegra; mi chiedo
perché questo non accade anche in chiesa. Dobbiamo
dunque stare attenti. Il pro
blema per me è quello di saper comunicare l’Evangelo: è
una difficoltà legata alla caratteristica stessa della chiesa
che sembra non aver bisogno
di comunicare eppure sarebbe importantissimo scegliere
i linguaggi giusti per comunicare una fede gioiosa, senza
rinunciare alla profondità e
alla semplicità: insomma
dobbiamo prestare molta attenzione a chi abbiamo davanti».
Un’attenzione, questa di
Miguel Angel Cabrerà, che
probabilmente deriva anche
dall’aver dedicato molto tempo, in America Latina, alla
comunicazione sia radiofonica che mediante i giornali:
«Si parla molto di tv, di computer, di Internet, ma bisogna
dire che non tutti i popoli
hanno le stesse opportunità di
utilizzare i mezzi di comunicazione; noi come chiesa afferma Cabrerà - dobbiamo
saper collegare la comunicazione al senso di comunità e
dar voce a chi non ce Tha, a
chi non può dire né scrivere;
in qualche modo dobbiamo
giocare un ruolo profetico».
I cittadini di Angrogna, sulle schede elettorali il 24 maggio troveranno ben 4 simboli e
altrettanti candidati a sindaco;
alle tre liste già annunciate si
è infatti aggiunta quella della
Lega Nord che ha deciso di
partecipare presentando candidati esterni al paese.
II sindaco uscente, JeanLouis Sappé, si ricandida; con
lui in lista vi sono Bertin Albino, Borgarello Ezio, Adorno
Paolo, Agli Bruno, Alpignano
Ilaria in Congiu, Arnoul Gabriella Nicoletta, Blanc Vaiter, Grand Paola in Gönnet,
Pons Elio, Rivoira Cesare, Rivoira Chantal, Rostan Marco,
La lista dell’ex vicesindaco
Luca Simond propone quale
sindaco Giovanni Battista Zunino; con lui sono lo stesso
Simond, Monnet Ercole, Simond Frida in Bertot, Bonato
Wilhelm Lorens, Chanforan
Barbara, Giordan Gino, Lasagno Massimo Stefano, Mele
Dario, Giordan Rinaldo, Bertinat Lilian in Malan, Gamba
Bruna in Ghiri.
La lista dell’ex capogruppo
di minoranza Michele Benedetto è composta da Saccaggl
Gian Piero, Danna Michele,
Odino Marina in Bima, Bonnet Willer, Odino Sandra in
Franchino, Benedetto Mauro,
Bertin Marco, Pons Giuseppe,
Miegge Romana in Bertin,
Reynaud Eros, Giordan Lorenzo, Panizzieri Renata.
La Lega Nord propone quale candidata a sindaco Piera
Merlo e con lei Babboni Pierluigi, Dolce Guido, Blanc Aurelio, Gamero Francesco, Borgiattino Cinzia, Bergesio'
Mirko, Gennaro Andrea, Agù
Enrico, Corda Giovanni, Conte Silva, Corio Francangelo.
Mentre stavano portando
a Pinerolo le liste dei candidati, due impiegate comunali,
Blanc e Rivoira, sono state
vittima di un incidente d’auto
riportando ferite non gravi e
danneggiamenti al veicolo.
Sono saltati alcuni incontri legati alla ristrutturazione della Beloit Italia
Pinerolo: ancora polemica fra i sindacati
________DAVIDE ROSSO__________
Situazione tesa alla Beloit
Italia. Dopo i mancati incontri all’Unione industriale a
Torino e in Regione per discutere il progetto di ristrutturazione avanzato dalla direzione dell’azienda, il gruppo
di lavoratori «Sensibili alle
foglie» ha affisso nella bacheca della fabbrica un comunicato in cui chiedevano
alla Firn e alla Uilm chiarimenti riguardo alla loro mancata presenza agli incontri. La
Firn per parte sua ha risposto
con un comunicato ripercorrendo le vicende avvenute in
questi giorni partendo dall’adesione al documento che
richiedeva un incontro con le
istituzioni comunali di Pinerolo e i parlamentari della zona, la richiesta fatta a nome e
per conto di Fim-Fiom-Uilm
all’assessorato al Lavoro della Regione Piemonte per avere un incontro sugli stessi temi, fino a arrivare ai mancati
incontri di martedì a Torino.
La Firn spiega di non essere
stata informata dalla Fiom
dell’incontro tenutosi al Comune di Pinerolo sabato 18
aprile, di aver chiesto un po’
di tempo all’azienda prima
dell’incontro all’Unione industriale per invitare la Fiom a
fare unitariamente l’assemblea
di fabbrica prevista per il gior
no successivo (indetta da quest’ultima per presentare i propri candidati per le elezioni
delle rappresentanze sindacali
del 28 aprile alla Beloit) per
parlare della situazione aziendale, invito che è stato rifiutato con conseguente rifiuto da
parte della Firn e della Uilm a
partecipare alla riunione con
l’azienda e l’Amma, di non
aver potuto partecipare all’incontro in Regione a causa di
precedenti impegni ma di non
aver chiesto rinvii vista la gravità della situazione.
La lettera si chiude con alcune considerazioni da parte
della Firn: «Prima di fare gli
interessi di bottega - si legge
- con assemblee, interviste,
comunicati, in situazioni come questa forse sarebbe utile
unitariamente pensare a come
tutelare meglio i lavoratori.
Meglio non dire bugie, come
dire che si presentano i candidati quando all’ordine del
giorno ci sono due punti distinti (Presentazione lista
Fiom-Cgil, Situazione aziendale) utilizzando così le
informazioni per i propri fini
(elezioni).
Crimininalizzare le altre organizzazioni di fronte alla
propria confusione serve a
poco e alla lunga quando non
individueranno più nemici
con chi se la prenderanno?
Sfugge a chi giova questa po
lemica. Poco si sente dire da
questi signori delle responsabilità del management Beloit
Italia, che noi modestamente
riteniamo anche responsabile
della situazione attuale, ma
forse, oltre al corporativismo,
qualcuno è anche in debito di
riconoscenza».
Immediata la replica della
Fiom che lunedì ha diffuso
una nota in cui chiarisce che
l’assemblea richiesta per la
presentazione dei candidati
era prevista in un primo momento per martedì, «prova
che la Fiom non voleva l’assemblea per parlare dell’incontro sindacale da sola», ma
che è poi stata spostata a
mercoledì per la sopravvenuta concomitanza con rincontro all’Unione industriale.
Sull’incontro al Comune di
Pinerolo la Fiom, pur ammettendo il disguido organizzativo, ritiene che «da quando
abtjiamo deciso di stare vicini ai lavoratori Beloit “Sensibili alle foglie” è calato il gelo nei rapporti unitari. Specialmente da parte Firn non si
è più alzato il telefono per
parlare una volta con la
Fiom». Quest’ultima insiste
poi sulla necessità di concentrarsi maggiormente sulle
priorità occupazionali anziché sulle schermaglie legate
ad espedienti organizzativi.
Giunge poi un chiarimento
anche su Alp: «Ho un grande
rispetto - dice Marco Selvaggini, firmatario della notaper il senso di militanza e di
volontà dei compagni di AlpMa la scelta di far nascere
Alp è stata sbagliata, ho sempre pensato che la Cgil è la
grande casa delle forze di
progresso e in questo momento servirebbe costruire un
grosso sindacato unitario invece che rimarcare differenze
e frantumare il fronte in troppe sigle». La nota della Fioffl
si chiude augurandosi che n
chiarimento serva a porre hn
a «polemiche sterili» e che si
ricominci «a parlare
serie tenendo presente che
Beloit Italia ha comunicato
130 esuberi e che a questi lavoratori non interessa se
Fiom ha telefonato, se qualcuno ha risposto e via dice do, interessa la sostanza».
Per parte sua Enrico Tron
della Firn ha commentato n
tutto rimarcando il ii
se «qualcuno si prende deg
impegni li deve |
mantenere, altrimenti e inuu f
le parlare di serietà. Propn0|
oggi, lunedì 27
cevuto conferma dal sm^a |i
di Pinerolo che ,,i
informare la Firn e le t ra
ganizzazioni sindacali a
l’incontro di sabato 1° , SÌ
stato dato alla Fiom che p J
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KliaMsSijiffS®
della Federazione Donne Evangeliche in Italia
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Contro lo «cultura del silenzio»
La violenza sulle donne o contro le donne è un male antico; e antico è anche il
modo per sopportarlo: tacere. Occorre rompere questa pesante cappa che sempre, e da sempre, cade su chi subisce violenza: bisogna parlarne! E le chiese devono essere uno dei luoghi in cui ci si libera e si dà voce alla sofferenza. Questo è stato
l’obiettivo principale del Convegno organizzato dalla Federazione donne evangeliche in
Italia (Fdei) e dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) il 28-29 marzo, a
Roma, dal significativo titolo: »Oltre il silenzio».
Si è così individuato il messaggio più corretto per chiudere il «Decennio ecumenico
delle chiese in solidarietà con le donne». Infatti le donne, ovunque nel mondo, anche
all’interno delle più diverse culture, sono l’oggetto privilegiato delle violenze degli uomini. Violenze di vario tipo: da quella psicologica, a quella fisica; dalla violenza sessuale,
alla molestia o al ricatto sessuale. Quello che più sconcerta è che il 91% degli uomini
che usano violenza sono «socialmente» normali; solo il 9% è psicopatico, tossicodipendente 0 alcolizzato.
D quadro della situazione è quindi estremamente preoccupante; sembra quasi che la
violenza faccia parte integrante della «normalità». Ma quale «normalità»? Quella costruita, nel corso dei secoli, da uomini; infatti ogni società è stata organizzata «a immagine e
somiglianza» dell’uomo, non degli esseri umani, appartenenti ai due sessi. È interessante ricordare la riflessione sulla differenza dei sessi, sviluppata nei primissimi anni del secolo XX dal sociologo e filosofo tedesco Georg Simmel: il pensatore, sollecitato a rivolgere la sua attenzione a questo argomento dal movimento femminista del suo tempo
sottolinea il carattere asimmetrico e gerarchico dei rapporti fra i due sessi e lo considera come un portato del «potere» che i maschi hanno nelle società.
Dice Simmel: «...il sesso maschile si erige a umano in generale». Ogni cultura e societìi riposa su una «posizione di forza degli uomini». Non solo, continua Simmel, il maI schio, per riconoscersi, definirsi, identificarsi, «deve uscire da sé e oggettivarsi, attraverso ¡I suo rapporto con la femmina». Quindi è la donna, la garanzia della virilità e
dell’esistenza stessa dell’uomo. Le donne vengono così, sempre, in ogni cultura o
»defà, strumentalizzate a vantaggio dell’uomo. Le donne devono essere asservite, usate e a loro volta oggettivate, perché l’uomo creda in se stesso e diventi
soggetto della storia, collettiva e individuale.
j^esta potrebbe essere un’interessante spiegazione del perché, troppo spesso, la violenza maschile si coniuga, nella storia umana e nelle culture dominanti,
con la normalità. Ma non può essere così per le comunità cristiane, dove non
può essere accettato il modello tradizionale «abituati alle situazioni date», oppure,
•5 maschio è, per sua natura, violento». Spesso la stessa società laica e democratica sceglie, come via d’uscita, terapie psicologiche di sostegno alla donna, vitti
ma, che sono troppo spesso finalizzate solo alla sopportazione.
Eppure gli atteggiamenti aggressivi dei padri hanno ripercussioni negative anche sui figli che, se maschi, tendono a sviluppare aggressività verso tutte le donne e a disprezzare
la madre e le sorelle e che, se femmine, diventano passive, insicure, depresse. Le chiese
devono essere, prima di tutto, un rifugio sicuro, dove alle vittime vengono offerti comprensione e amore, soprattutto devono essere il luogo in cui recuperano il senso di sé e,
a piccoli passi, si rendono autonome e indipendenti dal potere di chi usa loro violenza,
di qualsiasi tipo. Questo è stato il percorso indicato durante i lavori del Convegno.
Le stesse relatrici al Convegno, la sociologa Maria Nadotti e la pastora Orr Mac Donald, hanno dimostrato che è molto alta la percentuale di «quelle die ce la fanno» se aiutate a ritrovare, prima di tutto, la propria dignità, offesa e negata. Si tratta di un 70% a
cui si aggiunge, a distanza di tempo, un altro 26%. Purtroppo la famiglia spesso non è il
luogo più adatto per ritrovare se stesse: il Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), in un
documento del giugno 1997, sottolinea che «dal 25 al 50% delle donne, subisce episodi
di violenza, fisica o sessuale, aH’interno della propria famiglia».
Sono dati che il Cec così commenta: «Le chiese, che appartengono a donne e a uomini, “insieme” devono essere il luogo in cui si sperimenta il mutuo riconoscimento». E
la Conferenza delle chiese europee (Kek), sottoscrivendo la dichiarazione di Ballycastle
(24 novembre-4 dicembre 1994) esorta le chiese a «essere la fonte da cui le donne traggono forza e potere».
Dal convegno del 28-29 marzo a Roma è partita la richiesta alle chiese perché aprano «sportelli» di servizio per meglio conoscere e prendere coscienza della reale situazione delle donne nelle famiglie e sui posti di lavoro, al fine di costruire, insieme, una vera
comunità di donne e di uomini. Anche le chiese devono concorrere a rompere il silenzio
che avvolge la violenza contro le donne e lo devono fare con la preghiera, la predicazione e la pratica quotidiana.
Dorìana Giudici
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Cosà e la donna cananea
«Partito di là, Gesù si ritirò nel territorio di Tiro e di Sidone. Ed ecco una donna cananea di quei luoghi venne fuori e si mise a gridare: “Abbi pietà di me, Signore, figlio di Davide. Mia figlia è gravemente tormentata
da un demonio”,: Ma egli non le rispose parola. E i suoi discepoli si avvicinarono e lo pregavano dicendo:
“Mandala via, perché ci grida dietro”. Ma egli rispose: “Io non sono stato mandato che alle pecore perdute
della casa d’Israele”. Ella però venne e gli si prostrò davanti, dicendo: “Signore, aiutamil”. Gesù rispose: “Non
è bene prendere il pane dei figli per buttarlo ai cagnolini”. Ma ella disse: “Dici bene Signore, eppure anche i
cagnolini mangiano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni”. Allora C^sù le disse: “Donna,
grande è la tua fede, ti sia fatto come mot”. E da quel momento sua figlia fu guarita».
Matteo 15, 21-28
Questo è uno di quei miracoli in cui Gesù non punta tanto sul miracolo in se stesso ma sull’insegnamento
versò detérminatè péisone. La guarigione non occupa un posto importante ma sembra fare da cornice, o
meglio da coronamento a un comportamento corretto da parte di chi chiede il miracolo.
Intarito c’è da premettere che Gesù si era ritirato in territòrio di Tirò e Sidone. E questa è una provocazione. Gesù, figlio di Dio, uomo di chiesa, non si ritira nella sinagoga per riposarsi o a casa sua, ma va in territorio straniero,
addirittura pàganó. Gesù rivaluta, dà dignità a luoghi sconsacrati non solo per «salvare» gli abitanti di quei luoghi
ma per cominciare a svegliare gli israeliti, quelli che si ritenevano gli unici salvati. Gesù comincia ad allargare le sinagoghe troppo strette e i confini di salvezza ben delimitati.
Anche se il suo intento è solo di riposarsi (nel luogo pagano), ci si accorge che l’Evangelo ha rotto gli argini, è
straripato ed è giunto fino ài pagani. Questo è il vero miracolo! Gesù ha fatto cadere i muri dì separazione fra le
razze, per ¡ salvati e i dannati. La disperazione, d forse l’intuizione di aver trovato la persona giusta, portano la
donna cananea a chiedere aiuto a Gesù: ma Gesù invece non dice nulla. È indifferente. Gesù tace, forse perché il
silenzio a volte è complicità, è condivisione, il silenzio può essere solidarietà.
Resta in silenzio petché che cosa si può dire ad una madre disperata? Soffre con lei e con lei si sente impotente
davanti alla sofferenza umana. Poteva guarire subito la ragazza; il non averlo fatto dimostra che il suo obbiettivo
non era la guarigione miracolosa dei malati, quello serviva solo per attirare l’attenzione su di sé, per acquistare credibilità. Già con i miracoli non è stato riconosciuto quale Figlio di Dio, figurarsi senza. Il suo scopo non era la guarigione, ma l’annuncio di un nuovo Regno, in cui il dolore, almeno quello provocato dall’umanità, era sconfitto
perché cedeva il posto alla solidarietà, alla giustizia.
Ritorniamo all’impressione che si ha da una lettura superficiale del testo e notiamo che la prima caratteristica è il
fastidio che i discepoli e Gesù provano per l’insistenza della donna. 1 discepoli e Gesù rivelano qui tutta la loro debolezza. Non si commuovono al dolore di questa madre. Proprio loro che sono destinati a diventare 1 fondatori della chiesa cristiana? Proprio loro non hanno cuore. Ecco, hanno ragione allora quelli che diffidano dei cristiani e
delle chiese cristiane, quelli che non vanno in chiesa perché tanto in chiesa ci sono degli ipocriti che predicano bene e razzolano male. Ecco, queste persone non hanno capito una cosa molto semplice, e cioè che i cristiani non
sono delle superpersone ma uomini e donne uguali agli altri, con i propri lìmiti, i propri difetti, le proprie debolezze, ma nonostante tutto questo hanno deciso di vivere non solo per se stessi o per la propria famiglia, ma anche
per gli altri. La fede nel chiuso della propria casa serve a poco, la fede si vive nella comunità, come sostegno gli
uni degli altri.
I discepoli che chiedono a Gesù di guarire la ragazza è cadente che vogliono soltanto liberarsi di lei. Ma Gesù
non può tacere ancora. Deve dire qualche cosa. E rivolgendosi ai discepoli dice appunto che lui non è stato mandato che per le pecore perdute di Israele. Tutti gli altri per ora sono solo dei cani. Gesù dice cagnolini, ma la realtà
è che i cagnolini sono cani. La donna pagana è un cane e non ha diritto di rientrare nel piano di salvezza riservato
solo al popolo di Israele. Questa risposta è brutale, ma rispetta il progetto di Dio: un progetto che va per tappe,
prima a Israele e poi agli altri.
La donna pare che non abbia battuto ciglio a questo insulto, anzi lo ha preso alla lettera, lo ha capovolto a suo
favore. La donna accetta di essere un cane, ma replica che anche i cani si possono sfamare con le briciole che cadono dal tavolo dei figli del regno di Dio. La donna pagana ha vinto Gesù. La sua umiltà e la sua dolcezza non potevano che farla vincere. La donna accede cosi al Regno non cercando di superare gli altri, ma aspettando umilmente il suo turno. Questo discorso scompiglia il piano di Dio , solo perché lo rispetta.
E Gesù ratifica questo fatto: i pagani credono già, hanno bruciato le tappe, ha inizio la salvezza universale. I pagani stanno forzando anzitempo le porte de! Regno e questo stupisce Gesù, ma alla fine anche lui si fa infervorare
dalla donna e le guarisce la figlia, come premio tangibile della sua fede. Ma il premio per quelli che credono non è
tanto la guarigione quanto l’ingresso nel regno di Dio, Tlngresso nel suo progetto di riconciliazione fra gli uomini.
Di questo regno noi facciamo parte: il miracolo è avvenuto anche per noi.
Elena Chines
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Numerosi e partecipati sono stati gli incontri delle donne credenti sul tema proposto dalle donne del Madagascafjjlanci g
Gmp '98: un'occasione di incontro
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Scorrendo le notizie relative alla celebrazione della Giornata mondiale di preghiera (Gmp) si nota subito
con quanta elasticità sappiamo adattare un appuntamento invece pensato e stabilito il primo venerdì di marzo per permettere che si intreccino preghiere e intenzioni di donne di molte parti del mondo.
L intento del Movimento della Gmp è quello che donne e uomini (c'è evidentemente posto anche per loro)
di diverse denominazioni e confessioni religiose, nello stesso giorno sostengano con le loro preghiere al Signore le richieste di aiuto che altre donne sottolineano nella liturgia dell'anno.
Il Movimento della Gmp delle donne, come anche ha sottolineato la 11 Assemblea ecumenica di Graz, lo
scorso giugno, è la prima iniziativa che vanta un lavoro ecumenico nel mondo ormai collaudato da 111 anni,
un movimento in continuo divenire.
A Palermo, per la prima
volta, alla celebrazione
della Gmp hanno partecipato anche le sorelle luterane e awentiste che ci hanno
invitato a tenere la liturgia il
sabato 7 marzo nella loro chiesa. La meditazione che ha tratteggiato i ruoli delle donne nella Bibbia è stata tenuta da
Margherita Piazza, una sorella
awentista. A tutti i presenti le
sorelle awentiste hanno offerto un segnalibro con un fiore.
La cerimonia si è ripetuta in
Chiesa valdese la domenica 8
marzo tra sorelle valdesi e metodiste
Che questo sia l’inizio di una
lunga serie di altri incontri dove sorelle e fratelli (perché no?)
in fede si trovino bene insieme, al di là delle proprie denominazioni.
Edvige Schmid!
La Gmp ha coinciso con la
festa della donna a Vicenza.
Nella Chiesa metodista una
buona partecipazione di tutta la
comunità, arricchita dalla presenza nutrita di un gruppo di
donne della parrocchia di San
Floriano (Tv), invitato per il tramite del loro parroco, ha fatto
si che la giornata riuscisse benissimo: il sermone è stato tenuto da Gabriella Gianello
mentre Ester, una cara sorella
ganaense, ha cantato un inno
nella sua lingua, regalando a
tutti noi un momento di com
A Catania la meditazione,
tenuta dalla pastora luterana
Almut Kramm, ha approfondito il concetto di «familiarità»,
ossia del rapporto profondo
che lega i membri della famiglia a cui si appartiene all’interno della cultura siciliana.
Rapporto così stretto che, per
gli stranieri, è quasi impossibile
rompere la morsa. Ciò in netta
contraddizione col messaggio
di Gesù, che raccomanda di vivere la famiglia non in senso
totalizzante ma elastico sì da
trovare legami anche tra sorelle nella fede.
Questo messaggio, i canti,
l’unzione, la colletta, hanno
creato un clima cordiale tra sorelle valdesi, awentiste, cattoliche, luterane, battiste e, con
gradita sorpresa, 3-4 fratelli
convenuti tutti nella chiesa battista. Speriamo che questi incontri proseguano anche in futuro perché le barriere delle
«famiglie denominazionali»
possano far posto a incontri
ecumenici in cui sentirci tutti
membri della stessa «famiglia»
di Gesù Cristo.
Elena Chines
gascar, attraverso i racconti
sulla vita nella sua isola e attraverso gli oggetti e alcuni prodotti malgasci, ha reso la liturgia molto più concreta e molto
più partecipata. Manta e Rija
hanno raccontato delle difficoltà della vita in Madagascar
specie nelle zone rurali spesso
colpite da carestie, del ruolo
delle donne in una cultura con
forti caratteristiche patriarcali,
ma anche la bellezza del loro
paese. Il simbolo del nostro
culto è stato l’odore meraviglioso della vaniglia che il padre di Manta aveva mandato.
E nata cosi la curiosità di conoscere meglio il Madagascar
con un’altra serata, magari
con una cena malgascia.
Klaus Langeneck
Il 6 marzo, come ormai tutti
gli anni, a Roma, abbiamo
pregato, luterane, cattoliche,
evangeliche e battiste, nella
chiesa evangelica di via del Babuino. La chiesa era piena e la
commozione prendeva tutte
all’idea che insieme potessimo
costruire e far crescere un sentimento di pace. Le preghiere
espresse dalle donne delle varie chiese cristiane erano semplici ma piene di grande significato e ci hanno insegnato come con un po’ di buona volontà si può arrivare alla vera
unità dei cristiani. La cerimonia di preghiera si è chiusa con
dei bellissimi canti eseguiti da
un gruppo malgascio presente
da anni a Roma e con un affettuoso arrivederci al prossimo anno.
Elenisa Ducei
mozione.
Lina Weller Fomasa
In occasione della Gmp la
sera del primo venerdì di marzo le lavoratrici e le volontarie
del Servizio cristiano di Riesi
(Gl), le sorelle del gruppo ecumenico e altre amiche hanno
partecipato a un culto,
quest’anno particolare perché
una giovane coppia del Mada
L’Unione femminile della
Chiesa battista di Matera ha
celebrato la Gmp e, nel consolidare il proprio legame di fratellanza e sorellanza nella comunità, ha coinvolto fratelli e
sorelle della Chiesa cattolica
del quartiere che hanno ricevuto il benvenuto anche dalla pastora Elisabeth Green. Un momento significativo è stato
quello dell’offerta, in cui ogni
sorella e ogni fratello hanno
unto con un olio profumato la
mano dell’altro/a, sussurrando; «Io sono il tuo prossimo»
come segno di riconciliazione
e di amore.
A Parma, il primo venerdì
di marzo, nella chiesa metodista, una trentina di sorelle appartenenti alle chiese awentista, metodista, cattolica e ortodossa ha pregato con le parole
della liturgia che aveva precedentemente preparato. È da
notare che il giornale della diocesi di Parma aveva dato notizia di questo appuntamento:
ciò ha fatto sì che, da parte
cattolica, fossero presenti non
solo sorelle interessate all’ecumenismo, ma anche a sorelle
appartenenti ad alcune parrocchie della città.
Maria Grazia Sbaffí
Caterina Gambetta
Domenica 15 marzo le donne hanno voluto intitolare la
giornata; «Fede al femminile»
per celebrare il culto della
Gmp nei locali della Chiesa
battista di Ferrara insieme
con le sorelle di Rovigo e Felónica. Mentre la liturgia è
DICONO DI NOI
fi proposito di parità...
Conservo una fotografia i
di famiglia scattata a 1/^
Torre Pellice negli ulti- j
mi anni del secolo XIX. Sono
tre coppie di fidanzati (o appe- )
na maritati), Coisson, Nisbet e
Miegge. Quell’immagine, fatta
nel cortile di casa e non in uno
studio fotografico, comunica
vitalità e gioia: si poteva essere
giovani anche nell’Ottocento!
Mi dà altresi l'impressione di
una notevole parità tra i sessi:
è evidente che quelle coppie non erano
frutto di un accordo preliminare tra le famiglie ma si erano formate per libera scelta («per amore» come si suol dire). Due di
queste donne hanno avuto una forte presenza nella mia vita. Mia nonna, Rachele
CoYsson, precocemente vedova, ha gestito
con grande energia una famiglia di tre figli. in condizioni economiche assai precarie. Margherita Nisbet è vissuta a lungo in
Africa, sulle rive dello Zambesì, dove Augusto CoTsson, fratello di mia nonna, lavorava come missionario: le sue meravigliose
narrazioni mi hanno aperto la mente su altri mondi.
Prima del matrimonio, mio nonno
andò a perfezionarsi negli studi di ingegneria a Zurigo, con l’amico Tommaso
Jervis. Si occupavano anche dell’alfabetizzazione degli operai italiani emigrati e
si awalsero dell’amicizia e dell’aiuto di
una signora svizzera. Berta Spinner, che
militava nel gruppo dei socialisti cristiani
(di cui facevano parte i pastori Mermann
Kutter e Leonhard Ragaz, e il giovane
Karl Barth). Mio padre, Giovanni Miegge, ebbe come padrino il Jervis, come
madrina la Spinner. Non l’ho mai incontrata ma, fino agli Anni 40, giungevano a
casa nostra le sue lettere, ricche di cultura e di senso politico.
Mi sembra dunque che, cento anni or
sono, nell’ambiente protestante medioborghese, alcune donne, a prescindere
dalle forti personalità (che ci sono state in
ogni luogo e in ogni tempo), avessero raggiunto una notevole autonomia. Il senso
della reciprocità nella vita di coppia faceva
parte della tradizione calvinista. Le scrittrici avevano una posizione eminente nella
letteratura dell’epoca vittoriana. Persino
nei circoli politici e nei movimenti di
emancipazione si trovavano giovani signore di buona famiglia. Insomma, la mutazione delle strutture tradizionali, nei rapporti
tra i sessi è stata, in Occidente, un processo di lunga durata, che attraversa un buon
numero di generazioni.
In quelle più recenti il rivolgimento si è
completato, soprattutto sul piano dell’istruzione e del lavoro. Le donne più anziane
della mia famiglia, di cui ho parlato, avevano frequentato la scuola meno dei mariti e
non avrebbero mai pensato di svolgere gli
stessi ruoli professionali. Da questo punto
di vista permaneva la differenza, anche sul
piano dell’«autorità».
Mia madre invece aveva completato gli
studi secondari. Insegnò in una scuola alla
periferia di Londra e rinunziò a quel lavoro
per fare la «moglie di pastore». Quando la
Chiesa valdese, negli Anni 50, incominciò
ad affrontare il problema del pastorato
femminile, Giovanni Miegge era inizialmente poco propenso a quella svolta. Le
discussioni domestiche lo portarono a
cambiare opinione. Rimane il fatto che,
nella nostra cultura (e in quasi tutte le altre), da millenni la divisione del lavoro e
dei ruoli ha attribuito ai maschi il monopo
lio delle istituzioni pubbliche,
del «diritto», della «politica» e,
pertanto, della violenza organizzata in pace e in guerra.
La «belle époque», documentata dalla fotografia dei
miei nonni, finì nel 1914. In
quattro anni dì insensati combattimenti di trincea le nazioni
più civilizzate riuscirono ad annientare alcuni milioni di reclute, la forza dell’awenire: il primogenito della zia Margherita
mori in quel modo, un altro dei suoi figli fu
disperso nella seconda guerra mondiale.
Alla fine di questo secolo, la minaccia della
autodistruzione per via di guerra nucleare
sembra essersi attenuata. In un mondo
malamente unificato dal Mercato, i conflitti
si disperdono e si moltiplicano, come una
epidemia: circoscritti nello spazio, efferati
nella forma. Ciò avviene poco lontano dai
nostri confini: ieri in Croazia e in Bosnia,
oggi in Algeria.
Ci dovremmo chiedere perché questa
violenza recente si manifesta sempre meno nello scontro diretto dei maschi combattenti e si esercita sempre più sugli inermi, in primo luogo sulle donne. Come
rientrano in gioco, là dove crollano le società tradizionali e gli stati moderni, i ruoli
atavici che sembravano cancellati dalla
modernizzazione?
Viviamo in un’epoca in cui le giovani
generazioni sono private di ragionevoli attese del futuro, innanzitutto sul piano del
lavoro, dell’attività professionale; e sono
altresì emarginate e escluse dalla attività e
dalle decisioni politiche.
In questa congiuntura può awenire facilmente che, a differenza delle donne, i giovani maschi ricadano nella condotta istituzionale che è stata attribuita e prescritta al
loro sesso, a partire dalle profondità della
preistoria: la lotta armata. La possibilità di
uscirne è sicuramente legata alla soppressione di questo ultimo, infernale privilegio.
Mario Miegge
stata curata dalle sorelle delle
tre chiese, il messaggio evangelico è stato annunciato da
Letizia Tomassone. Un messaggio che ci ha parlato della
nuova famiglia in Cristo, quella
che si sceglie per fede individuale, dove non ci sono barriere né divisioni di sangue, razza, sesso o popolo.
Nel pomeriggio la pastora
Tomassone ha introdotto le
donne e gli uomini presenti ai
temi della teologia femminile;
attraverso la lettura di un racconto e delle principali idee di
alcune teologhe, ci ha fatto
notare come la voce delle donne nella e sulla Bibbia sia stata
ridotta al silenzio fin dall’epoca delle prime comunità neo
cristiane.
Ivana Natali
A Milano, il 6 marzo, la
Gmp è stata celebrata nella
chiesa cattolica di San Babila,
con una buona affluenza di
donne e uomini; com’è tradizione la domenica successiva,
8 marzo, la giornata è stata
celebrata nella chiesa valdese
di via Sforza con la partecipazione della comunità. La meditazione è stata affidata ad Anna Masino di Varese, mentre
la corale ha eseguito il canone
«Dal sorger del sole». Sono
state distribuite delle cartoline
eseguite con fine senso estetico dalle sorelle malgasce. L’incoraggiante partecipazione ai
due incontri ci esorta a un im;
pegno maggiore per una testimonianza dentro e fuori le singole denominazioni e confessioni.
Santina Briante
Una bella esperienza ecumenica è stata vissuta Domenica 1- marzo a Pomaretto
in occasione della Gmp, molto
ben presentata, per la prima
volta, dal giornale della diocesi
«L’eco del Chisone». Molte
valdesi di tutte le comunità
delle Valli con sorelle cattoliche, awentiste e salutiste hanno partecipato al culto. Felice
è stata la scelta di Pomaretto
dove da anni viene coltivata
una vera amicizia con dei cristiani malgasci, alcuni di loro
già conosciuti alle Valli, che
hanno già awiato in questi anni scambi di visite in Madagascar e a Pomaretto.
Vera Long
Domenica 1- marzo il Gruppo donne della Chiesa valdese
di Torino ha celebrato la
Gmp, suddividendosi nei quattro luoghi di culto mentre venerdì 6 marzo, nel salone della
chiesa battista di via Passalacqua, una numerosa presenza
di sorelle valdesi, battiste, metodiste, awentiste e cattoliche
si è raccolta superando di gran
lunga le aspettative delle organizzatrici. Un gesto simbolico
ci ha awicinate: ognuna di noi
bagnava la mano della sua vicina con profumo alla vaniglia,
mentre venivano distribuiti
piccoli sacchetti contenenti i
profumatissimi chiodi di garofano, in segno di comunione e
di gioia.
E ancora, alla fine, per non
perdere i contatti, ogni donna
ha ricevuto una sagoma di mano di cartone sulla quale scriveva il proprio indirizzo prima
di cercare chi aveva la corrispondente e così scambiarla.
L'appuntamento è ora per
l'anno prossimo, sperando di
avere insieme altri momenti di
unione, di comunione e di solidarietà concreta con paesi di
culture differenti e problematiche diverse che solo con la
preghiera e nell’amore di Cristo si superano.
Didi Saccomani
Venerdì
Anche quest’anno le donJ^genz;
vanoe iche del Ponont„ i,
evangeliche del Ponente Um bombito
re si sono incontrate in occjJ,pineroles.
sione della Gmp. -• .
A Genova le donne de| ifprevis
comunità battista, metodistaserv
valdese si sono riunite nellj*“ Lctiito a
chiesa battista di via Vemazz^^ji di li
il porneriggio del 6 marzo, »Se mez:
un cui o comunitario a più v, 7,oigimen
ci. Inoltre le sorelle di Sestri ¿le as
Sampierdarena, jn occasione^ e Croi
della Giornata della donna!,L;e4001
domenica 8 marzo, hanJ^^edic
presieduto nella chiesa di S^J^cessari
stri un culto, molto ben riusdLergenza
to, inframmezzato da canti e^g^ate t
1 sdecorso
danze.
Nell’estremo Ponente le so-„richerasio.
relle delle comunità valdesi r ptnerolo
Bordighera, Sanremo e Im.f’„Lorso l
perla si sono incontrate pe,¡„clonanti
celebrare la Gmp domenica 29^ to a I
marzo nella chiesa valdese diL a Torre
Bordighera. «S’aPerosi
Uura Volpii'ìa Croce
Il Gruppo femminile metodi-’^Vigone
sta di Savona ha celebrato la,.a2Ìone in
Gmp nel pomeriggio di lunedi' ¡gaale).
16 marzo. Alla riunione sono ^el Pinete
intervenute anche le sorelle ‘tj effet
ilgci
della locale Chiesa awentista
1997 sono s
che molto spesso si uniscono f^a b
al lavoro del nostro gruppo nel ¡„lontanato:
quadro di una fraterna collabo- 39:
razione fra le due comunità,
Porosa Arge
La sorella Valeriana Mollano‘|“g49 (soci
ha presieduto la liturgia propo- 1779
sta dalle sorelle del Madaga- jq3
scar, opportunamente adatta- ° ’
ta. Allo svolgimento della liturgia hanno partecipato, confetture e preghiere, alcune tele
sorelle presenti. L’incontro siè
concluso con un momento o\
festa, ricollegando cosi la riunione anche alla celebrazione
della giornata della donna u • •
dell’8 marzo. LOpiPIO
Virginia Caccìapuotì
Beodiino
Peüice751 s
Nel 1998
ria si pone!’
mentare il |
lisa
Il Comitato
nazionalo Fdei
FEDEI
Doriana Giudici
presidente
via del Casaletto 385
00151 Roma
Emera Napoletano
vicepresidente
via Croce Rossa 34
90144 Palermo
Maria Grazia Sbaffi
segretaria
via Racagni 24
43100 Parma
Marina Bertin
tesoriera
via Olivet 12
10062 Lusema S.Giovanni (To)
ccp. n. 36083103
Tea Tonarelli
via Pomposa 19
44100 Ferrara
Elena Chines
via Casalaina 32
95126 Catania
Margherita Greetje
Van Der Veer,
rapporti con
Amnestp International
località Toppito
67060 Villa S
(L’Aquila)
Lidia Ribet
responsabile per la GMP
via Assietta 4
10069 Villar Perosa (Torino)
Daniela Ferraro
responsabile per la stampo
via S. Pio V 15
10125 Torino
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bile ai sensi di legge: Piera E|i •
Edizioni Protestanti srl, via o
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La Ghisleriana - Mondovì.
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j 12 maggio 1998
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Venerdì 17 aprile e stato
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Il totale complessivo della
>nne de| “ prevista per garantire
»etodistae^aon servizio di emergennite neirastato quantificato in 5
Vernazz^^^i di lire, di cui un minarzo, pj, g mezzo per le spese e
> a più vo-',volgimento dell’attività da
di Sestri delle associazioni Croce
oocasioruye e Croce Rossa, e 3 mila donna e 400 milioni per il per
0, hanno% medico e infermieristi
'Sa di S«.; necessario. Nel piano per
dusctfcniergenza 1998, sono state
^a canti sdentiate tutte le postazioni
fi soccorso di base esistenti
■nte le so-jnetierasio, Cavour, Cumiavaldesi pinerolo e Porte), quelle
'”® ® soccorso temporaneamente
itrate peijnnzionanti come soccorso
Tuenica 29|vnnzato a Pinerolo presso il
'valdese di^a aTorre Pellice presso la
:ri,'a Perosa Argentina presura Volpi ^ In Qoce verde, a Pragelato
nesso l’ambulatorio comunale metoègn vigone presso la Cri (poilebrato la.|n2Ìone in via di conferma
' di lunedggionale).
ione sono ]y[ei pinerolese gli interventi
le sorelle enti effettuati nel corso del
awentista|59’7 ggno stati 6.115 così riuniscono „^¡(1 fnn le associazioni di
injppondjJnicntariato: Bricherasio 306,
la collabo 0nvour 393, Cumiana 338,
-°^uriità, pgjgjn Argentina 526, Pinero
1 Mellano In g49 (gQccoj-so avanzato) e
jia propo- [J12 (soccorso di base), Pra
Madaga- —
te adatta
, confef
103, Porte 263, Torre
Mce751 e Vigone 814.
Nel 1998 l’Azienda sanita
msi pone l’obiettivo di incre
* mentare il personale sanitario
mtrosie - ■ - ....
amento di
osi la riuebrazione
la donna
cctapuoti
Becohino
I destinato a\ servizio di emer
genza 118: attualmente i medici in servizio sono 9, ma dal
bando pubblico per 30 posti,
scaduto lo scorso 3 aprile, sono pervenute 8 domande. La
situazione della disponibilità
di medici per tale servizio non
è dunque delle migliori, a Pinerolo come peraltro nel resto
del Piemonte. Per tamponare
almeno in parte l’attuale carenza, l’Azienda sanitaria Asl
10 ha richiesto e ottenuto dalla Regione Piemonte l’autorizzazione ad assumere medici con incarico a termine anche fuori bando di concorso.
Per quanto riguarda gli infermieri professionali su di un
fabbisogno complessivo di 30
unità, 6 per ogni postazione,
nel solo 1997 ne sono stati assunti 24 per il servizio sulle
prime 4 postazioni e sono stati distribuiti come segue: 6 infermieri professionali per le
postazioni di Pragelato-Sestriere, Pinerolo, Perosa Argentina, Torre Pellice. L’assegnazione del personale necessario alle postazioni di Perosa
Argentina e Torre Pellice
verrà completato entro maggio, compatibilmente con la
persistente scarsità di personale medico. In materia di formazione sono stati appena inviati ai corsi regionali i primi
50 operatori, ma l’Azienda
Asl ha ottenuto altresì l’autorizzazione a organizzare una
vera e propria struttura di formazione in loco e a tal fine
sono stati richiesti e ottenuti i
fondi necessari a effettuare i
corsi di formazione per il 118.
Tali corsi verranno pertanto
attivati entro il mese di maggio e nell’arco di 3 anni interesseranno oltre che tutti gli
operatori medici e infermieristici anche i 1.200 volontari
delle varie associazioni.
Per la prima volta il progetto di formazione-informazione sulle funzioni e l’attività
del 118, nonché sul funzionamento e la relativa organizzazione coinvolgerà (inizialmente attraverso i primi 6 incontri formativi) il personale
sanitario operante nelle polizie municipali, i vigili del fuoco, i carabinieri, la polizia
stradale e i vigili urbani di Pinerolo. Dal punto di vista finanziario l’Ausl 10 ha inserito
nel programma 118 la quantificazione dei costi per l’anno
1998, presentati da ognuna
delle associazioni Croce Verde e Croce Rossa operanti nel
Pinerolese, costi comprensivi
sia dei mezzi di soccorso di
base che avanzato previsti,
così suddivisi: Croce Verde di
Bricherasio 50 milioni di lire,
Croce Verde di Cavour 57 milioni, Croce Verde di Cumiana 69 milioni. Croce Verde di
Perosa Argentina 460 milioni;
Croce Verde di Pinerolo 444
milioni. Croce Verde di Porte
42 milioni. Croce Rossa di
Torre Pellice 117 milioni,
Croce Rossa di Vigone 163
milioni.
In conclusione si segnala
che dal 1° aprile il servizio di
emergenza sanitaria territoriale e il 118 presso TAusl 10
hanno un nuovo responsabile,
il dottor Paolo Ribet, medico
presso l’ospedale «Agnelli».
Alle Valli da 2 al 9 maggio
Semaine du français
Diversi gli interventi di animazione proposti ai ragazzi
delle scuole elementari e medie inferiori e superiori in collaborazione con gli insegnanti: dai libri ai film a prezzo ridotto (3.000 lire) al cinema
Trento (mercoledì 6 maggio
alle ore 20,30 «La fille de
d’Artagnan» di B. Tavernier e
giovedì 7 maggio sempre alle
20,30 «Rien ne va plus» di C.
Chabrol) dalle mostre ai canti
e ai cartoni animati (martedì 5
maggio alle ore 17, festa al cinema Trento con cartoni, video e canti di allievi delle
scuole elementari). Sono previsti fra l’altro dei racconti in
francese a Radio Beckwith
(fm 91.200 e 96.550) alle ore
17 il 4, 5, 6, 7, 8 e 9 maggio e
i bambini avranno a disposizione libri, cd-rom, cassette,
riviste in francese presso la
Libreria Claudiana di Torre
Pellice sempre dal 4 al 9 maggio in orario di apertura (dalle
ore 9,30 alle 12,30 e dalle 15
alle 19,30, chiuso il mercoledì
pomeriggio). Ecco alcuni appuntamenti:
Sabato 2 maggio, San
Germano: alle ore 21,15 nel
tempio valdese, alTinterno
della rassegna Cantavalli,
concerto di Christian Maes e
Emmanuel Pariselle: «Musiques et chansons pour deux
accordéons».
Mercoledì 6 maggio, Perosa Argentina: alle ore 15,
nella sala consiliare della Comunità montana, presentazione del video «Escartons, una
storia di montagne», di Vittoria Castagneto.
Vopinione di alcuni operatori scolastici su una possibile nuova organizzazione
Il sabato libero porta poco giovamento
to
Fdei
FEDERICA TOURN
Sabato sì, sabato no. Sicuramente l’opportunità per
■ragazzi delle scuole medie
àiferiori e superiori di non ante a scuola il sabato non è
la questione più importante
adrambito del progetto di
autonomia scolastica, ma è
Pitìbabile che sia uno dei punb più sentiti dalle famiglie e
anche da molti professori,
il fatto che dal prossimo
*10 scolastico le scuole poauno scegliere se ripartire o
® le ore del sabato sugli altri
■orni della settimana ha già
■lo luogo a non pochi com■enti. Dal punto di vista deivanni (To) lannglie, inutile dire che la
iluazione varia caso per caao. c’è chi lavora il sabato e
on saprebbe a chi affidare i
■gli, e chi non lavora e già
Pniisa magari a lunghi fine
ntiinana in montagna o alil®''^ Nel caso della chiusura
sabato, inoltre, i professori
on avrebbero più il giorno
^ oro nel corso della settima’ sarebbero sempre tutti
Saliti a scuola e questo daon alcuni, nuove
bastianoljunità di progettualità
' piltoa complessiva.
però, le scuole
ì^inerolese sembrano
cautela. «Come
d’istituto e come
■fissione del collegio
al
ÌMP
Torino)
lampo
docenti sull’autonomia stiamo lavorando a diversi progetti a questo riguardo - spiega Mariella Amico, direttrice
didattica delTIstituto onnicomprensivo di Villar Perosa
- non è semplice trovare una
soluzione perché fino a che il
Provveditorato non ci concede le ore di cinquanta minuti
non possiamo ricaricare le
cinque ore del sabato sui pomeriggi: con il tempo pieno,
si arriverebbe a far fare ai ragazzi in alcuni giorni anche 8
o 9 ore, senza beneficio per
la didattica. Comunque il sabato libero è una questione
marginale perché T aspetto
interessante dell’autonomia
scolastica è la possibilità del
rimaneggiamento curricolare,
che lascia aperte le porte
alTinsegnamento di nuove
discipline, a percorsi opzionali con le classi suddivise in
gruppi».
Le idee sono molte (e alcune sono in parte già state
messe in pratica neH’orario
scolastico attuale) e vanno da
un laboratorio linguistico in
cui fare giornalismo e scrittura creativa a un lavoro di continuità con le elementari sul
bilinguismo (inglese e francese), all’attività di informatica.
Per l’anno prossimo però, resterà tutto normale, con la
scuola aperta anche il sabato.
Decisamente contrario al
sabato libero, invece, è il preside del Liceo Porporato di
Pinerolo, Elio Salvai: «Il
monte ore è già alto, va dalle
28 alle 34 ore ed è impossibile ripartirlo - spiega il preside
inoltre il lavoro domestico
per i nostri allievi è indispensabile e non si può tenerli a
scuola anche al pomeriggio».
In più c’è il problema degli
orari dei mezzi di trasporto
pubblici, fondamentale per
delle scuole che reclutano ragazzi su un territorio disperso
come il nostro. «È un problema strutturale - conferma il
prof. Salvai - il sistema dei
trasporti è tale per cui le lezioni devono cominciare alle
8,20 e finire alle 12,40; le ditte di trasporto, nonostante
l’intervento della Provincia,
non vogliono cambiare orari
perché devono tenere conto
dei turni di lavoro degli operai. In una situazione del genere diventa molto pesante
per un ragazzo che abita fuori
città restare a scuola anche il
pomeriggio».
Ha praticamente gli stessi
problemi il Collegio valdese
di Torre Pellice: «Da noi oggi
non sono previsti pomeriggi a
scuola proprio perché moltissimi allievi vengono dai paesi
circostanti, dalla pianura e
dalla vai Chisone - dice il
prof. Enrico Fumerò - inoltre
credo che i ragazzi dopo le
medie abbiano bisogno di
tempo per sé, per rielaborare
le cose che hanno fatto al
mattino in classe e per lavorare per conto loro». Al Collegio nelle ultime due settimane di marzo si è tentato l’esperimento del sabato libero
ma, secondo il prof. Fumerò,
il sabato libero ha portato solo a un cattivo sfruttamento
del tempo: «Il pomeriggio si
lavora peggio perché i ragazzi sono più stanchi, per non
parlare della difficoltà di ripresa del ritmo di lavoro dopo due giorni di pausa».
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Mercoledì 6 maggio, Torre Pellice: alle ore 18, nell’aula del Consiglio della Comunità montana, conferenza
pubblica di Fiorenzo Feriaino, dell’1res, su «Differenze e
complementarità tra il Piemonte e le regioni francesi limitrofe».
Giovedì 7 maggio, Torre
Pellice: alle ore 16 per gli
studenti e alle 17 per gli adulti, visita alla mostra di Daniel
Buren (Galleria Tucci Russo)
guidata dal direttore del Centre culturel français di Torino,
Jany Bourdais. Prenotarsi al
Collegio al 91260.
Giovedì 7 maggio. San
Germano: alle ore 20 alla sede dell’Ana, serata gastronomica «Souper au XIX siècle»,
con menu francese dell’Ottocento realizzato dagli allievi
dell’Istituto alberghiero di Pinerolo (prenotazioni al 58485
oppure al 58601).
Venerdì 8 maggio, Perosa
Argentina: alle ore 21, al Padiglione Pian de la Tour, per
la festa delle scuole, gli alunni delle classi di francese dei
due istituti comprensivi presenteranno una serata di animazione in francese.
Sabato 9 maggio, Perosa
Argentina: alle ore 16,45,
nella sala della Comunità
montana, conferenza di Giorgio Toum su «La Rivoluzione
francese alle valli valdesi».
Sabato 9 maggio. Pomaretto: alle ore 21, la corale
valdese di San Germano presenta «Chants de notte terre.
Canti e complaintes della tradizione valdese».
via
Beckwith 16 Tel. 0121-944405 TORRE PÊLLÎCE
Posta
Non è un rito
Sul numero 4/98 del mensile // piccolo di Pinerolo è
comparso (pag. 12) un articolo a firma Marilena Falco nel
quale si dice un mucchio di
sciocchezze riguardo alle
confermazioni. Essendo io
una neoconfermata, vorrei dire della mia indignazione per
le cose inesatte contenute
nelTarticolo. Tanto per fare
un esempio le nostre chiese
non sono da confondere con
le «parrocchie» cattoliche, e
la confermazione non è un
«rito», e neanche un’imposizione da parte dei genitori,
ma una scelta libera. L’autrice dell’articolo dimostra di
non avere capito nulla sulla
questione dell’insegnamento
della religione cattolica nelle
scuole pubbliche, che non è
un confronto tra le religioni
ma un indottrinamento confessionale pagato dallo stato:
non capisco proprio perché
una protestante dovrebbe assistere all’ora di religione. E
non capisco neanche perché
noi siamo «razzisti» se non
partecipiamo all’ora di religione. Razzista caso mai sarà
l’autrice deU’articolo per i
gratuiti insulti che sparge sulla comunità valdese.
L’autrice parla della confermazione come di una «penosa formalità». Ma di penoso mi sembra che ci sia solo
quello che lei dice! Afferma
inoltre che per fare la confermazione bisognerebbe attendere di essere maggiorenni.
Io sono disposta a accettare
qualsiasi critica, ma che sia
fatta seriamente e in modo sereno. Mi domando per quale
motivo è stato pubblicato un
articolo di questo tipo. Quale
progetto sta dietro a questa
operazione?
Ingrid Rivoira
San Germano Chisone
INCONTRI PASTORALI I
DISTRETTO — Si svolgerà a
San Secondo martedì 5
maggio, alle 9,15, l'ultimo
incontro pastorale del I distretto per l'anno in corso.
La meditazione sarà a cura
di Anita Tron, l'introduzione sarà di Daniele Garrone
su «Le frontiere attuali dello
studio dell'Antico Testamento». L'incontro terminerà alle 16.
CEVAA — Martedì 5
maggio alle 15 al presbiterio di Torre Pellice, seduta
della società delle Missioni
Cevaa aperta a tutti; parleranno i coniugi Fiorio, di ritorno da un viaggio in Camerún.
INCONTRI BIBLICO-TEOLOGICI — Nella sala di piazza Jervis a Villar Pellice martedì 5 maggio alle 20,45 si
svolgerà un incontro biblico
teologico aperto a tutti sul
tema «Il cancro: che cos'è e
come si affronta», inter
verrà il dottor Gianni Forna
ri, oncologo dell'ospedale
evangelico di Torino.
BOBBIO PELLICE — Do
menica 10 maggio: presentazione e discussione della
relazione morale.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Lo studio biblico terminerà giovedì 7 maggio al
le 20,45 al presbiterio. Riu
nione quartierale martedì 5
maggio a Boer Priorato.
PERRERO-MANIGLIA —
Lunedì 4 maggio incontro
dell'Unione femminile alle
14,30. Domenica 10 maggio
si svolgerà il bazar annuale
a partire dalle 14,30.
PINEROLO — Venerdì 8
maggio alle 20,45 assemblea di chiesa straordinaria
sul tema dell'ora di religio
ne a scuola e sull'istruzione
religiosa.
PRAROSTINO — Dome
nica 10 maggio si svolgerà il
bazar annuale a partire dal
le 14,30. Nei giorni prece
denti i ragazzi della scuola
domenicale e del grecate
chismo passeranno nelle
borgate per offrire i biglietti della sottoscrizione e per
raccogliere i doni offerti per
il bazar; è necessario che i
doni, soprattutto quelli per
i dolci, pervengano entro il
7 maggio al presbiterio; sa
bato 9 maggio si ritroveran
no i volontari e le volontà
rie che vorranno preparare
la sala del teatro.
TORRE PELLICE — 5tudio
biblico lunedì 4 maggio alle
20,45 al presbiterio su «5er
vire come Gesù», Marco 10,
32-45. Domenica 10 maggio
assemblea di chiesa alle 10
nel tempio del centro, al
l'odg: elezione di due an
ziani, relazione annua del
Concistoro sulle attività del
la chiesa. Domenica 3 mag
gio alle 15 Rossana Aldri
ghetti terrà uno studio sullo
stemma valdese. Domenica
3 maggio culto in francese
al centro con il pastore Aldo
Comba.
VILLAR PELLICE — Ve
nerdì 1° maggio nel prato
del presbiterio si terrà un'
agape comunitaria preparata dal Gruppo giovani e dalla Commissione accoglienza; costo del biglietto lire
15.000, in vendita presso i
negozi del paese. Domenica
3 maggio, alle 10, culto con
assemblea di chiesa, presentazione della relazione annua, elezione dei deputati
alla Conferenza distrettuale
e al 5inodo, informazioni
sulla nuova sala polivalente.
VILLAR PEROSA — Do
menica 3 maggio alle 10 culto al Convitto e assemblea
di chiesa per eleggere i deputati alla Conferenza distrettuale e al 5inodo; inoltre si procederà all'esame
della relazione sulle attività
della Chiesa per l'anno ecclesiastico 1997-98 e si potrànno discutere e programmare le attività future.
VILLASECCA — Con il
mese di maggio iniziano i
culti a Combagarino: domenica 3 maggio culto alle 9, il
prossimo sarà la terza domenica del mese.
12
PAG. IV
E Eco Delle Aàlli Aàldesi
VENERDÌ 12 MAGGIO
PALLAVOLO — Ancora
una giornata super positiva
per i colori pinerolesi; tutte e
tre le formazioni hanno infatti
vinto, allontanandosi così in
modo quasi definitivo dalla
zona calda del fondo classifica. In B2 maschile il Body
Cisco è andato a vincere a
San Mauro per 3-1 salendo a
22 punti in classifica; in B1
femminile il Magic Traco ha
battuto il Mantova al termine
di un incontro sempre tirato e
concluso sul 3-2: in questo
modo le ragazze pinerolesi
agguantano il quint’ultimo
posto. Ha vinto anche il Cerotti in B2 femminile, al tie
break nella trasferta di Cogne.
In prima divisione femminile festa grande a Caselle per le
ragazze del 3S guidate da Mario Picotto; pur deconcentrate
per la conquista anticipata della promozione le lusernesi
hanno vinto per 3-0. Nei play
off secca sconfitta per 0-3 degli allievi del 3S in casa con il
Valli di Lanzo che a questo
punto compromette le speranze future della squadra. In ter
CAMPI AL BAGNÒOU
Si svolgeranno a partire dal
prossimo mese di luglio i
campi estivi per bambini e ragazzi in località Bagnòou ad
Angrogna. Il primo si svolgerà dal 19 al 23 luglio per i
ragazzi che hanno frequentato le ultime tre classi delle
elementari; per prenotarsi ci
si può rivolgere a Marinella
Lausarot, tei. 932969. Dal 24
al 29 luglio sarà il turno delle
medie sulle fedi viventi; per
prenotarsi rivolgersi a Franco
Taglierò tei. 944182. Infine il
campo piccoli, fino alla seconda elementare, si svolgerà
dal 30 luglio al 2 agosto; prenotazioni presso Maura Bertin, tei. 953026.
za divisione maschile invece il
3S ha battuto il Sangiak per 30. Nel memorial «Ferrazza» il
San Secondo ha battuto il
Volley La Torre per 3-0 e guida la classifica con 12 punti.
Bella notizia da Ceva dove
TAlpitour Traco ha vinto il titolo piemontese nella categoria ragazzi il Chivasso per 30; fra i cuneesi ha giocato, in
prestito, anche Marco Ferrerò
del 3S Pinerolo.
TENNIS TAVOLO — La
polisportiva Valpellice ha partecipato a Torino al trofeo Baroni con tre formazioni; la gara era valevole per la qualificazione al titolo italiano
«Csain tennis tavolo». La Valpellice ha così onorato il titolo
italiano vinto lo scorso anno
con i fratelli Ghiri, Picchi padre e figlio e Girardon. La
squadra A, composta da Sergio Ghiri, Giuliano Migliore e
Battaglia si è classificata seconda nel torneo di società;
secondo posto per Migliore
nella sua categoria e terzo per
Giuliano Ghiri nell’assoluto.
CALCIO — Sta finendo il
campionato dilettanti che vede
il Pinerolo ormai retrocesso in
Eccellenza; opposti al Cuneo i
biancoblù sono andati in vantaggio con Nastasi su rigore;
dagli 11 metri i pinerolesi
hanno poi subito il pareggio e
nel finale è arrivata anche la
rete della vittoria degli ospiti.
La Fossanese ha vinto ad Aosta per 3-0 ma non è ancora al
sicuro da rischi retrocessione
anche perché domenica farà
visita alla capolista Sanremese. In prima categoria il Lusema ha battuto la Doglianese
per 2-1, il Barge ha perso col
Salsasio per 3-0 mentre il Cavour ha concluso con un pareggio pirotecnico (4-4) il
confronto con il Cornegliano.
Cantavalli
Musiche
di Francia a
San Germano
Arrivano dalla Francia i
due ospiti del Cantavalli di
sabato 2 maggio: al tempio
valdese di San Germano Chisone si esibiranno Christian
Maes e Emmanuel Pariselle
con uno spettacolo musicale
basato sulla fisarmonica diatonica che entrambi suonano.
Si tratta di due fra i protagonisti della scena folk francese, attivi in numerosi gruppi e
progetti musicali e ora riuniti
in un duo d’eccezione, dove
virtuosismo e genialità sono
al servizio di una proposta
che nella musica in lingua
francese, non solo della madrepatria, ma anche della
Louisiana e del Quebec, trova
un suo punto centrale di riferimento. Entrambi hanno alle
spalle numerose incisioni. Lo
spettacolo prevede anche musiche da altri territori, siano
essi TIrlanda o la Bulgaria...
Emmanuel Pariselle lavora
con i «French Alligators» che
qualche anno fa si esibirono
con successo a Pinerolo in
uno spettacolo di musica
cajun, e ha recentemente collaborato con Marc Bobine
neH’incisione di un’opera antologica sulla musica tradizionale francese; oltre alla fisarmonica, si esibisce anche
nel canto. Christian Maes è
uno strumentista ecclettico,
specialista di musica irlandese e del Quebec, ma aperto
anche ad altre influenze, dal
rock alle musiche africane.
Lo spettacolo di sabato inizia
come di consueto alle 21,15,
con ingresso a lire 10.000.
Appuntamenti
30 aprile, giovedì — TORRE PELLICE: Alle 15,30 alla
biblioteca della Casa valdese per TUnitrè, concerto di Sandra
Landini, pianoforte, con musiche di Beethoven, Chopin, Listz.
6 maggio, mercoledì — PINEROLO: Alle 20,45 nella sala
al pianterreno del seminario vescovile, via Trieste 44, seconda
lezione del corso per il riconoscimento degli alberi sul tema
«La radice: geometria di vasi» con il professor Passet Gros.
7 maggio, giovedì — TORRE PELLICE: Alle 15,30 alla
biblioteca della Casa valdese per TUnitrè, concerto per clarinetto con Gabriele Sozzani che presenterà «L’evoluzione del
timbro da Debussy al computer».
8 maggio, venerdì — PINEROLO: Nella chiesa di San
Giuseppe, alle 21, concerto di chitarre del «Duo Alexandre
Transmann». Ingresso libero.
8 maggio, venerdì — PINEROLO: Alle 21, al Teatro-incontro (via Caprini 39), l’associazione «Gruppo don Tonino Bello»
organizza un dibattito sul tema «In piedi, costruttori di pace»
con mons. Diego Bona, vescovo di Saluzzo e presidente nazionale di Pax Christi, Alberto Corsani (Ass. per la pace), Rinaldo
Canali (àss. don Tonino), Onofrio Di Gennaro (Sermig-Arsenale della pace Torino; moderatore don Vittorio Morero.
9 maggio, sabato — SALUZZO: Si apre la terza edizione del
«maggio musicale»; alle 21, all’abbazia di Staffarda, concerto de
«I polifonici di Saluzzo» diretti da Ivano Scanavino che presenteranno «In nomine lucis», espressioni del sacro musicale.
9-10 maggio — BAGNOLO: Al teatro «Silvio Pellico», alle
21, va in scena «Trappola per un uomo solo», con la compagnia La R.am.pa. Ingresso lire 15.000 intero, 12.000 ridotti.
30 aprile - 12 maggio — TORRE PELLICE: La biblioteca valdese sarà chiusa per ferie. Riaprirà con orario martedi,
mercoledì, venerdì, sabato, 9-12,30 e 14-18. La bibliotecaria
sarà disponibile per la consulenza al pubblico in orario di apertura fatta eccezione per mercoledì e venerdì pomeriggio.
Servizi
VALLI
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Guardia medica:
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Ospedale di Pomaretto, tei.
Guardia farmaceutica:
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Ferrerò: Farmacia Valletti.
Via Monte Nero 27 tei
848827.
DOMENICA 3 MAGGIO T f
Rinasca: Farmacia Bertorelb Jij,'J del :
rionale P2 tftl ann*7n^
Anc/7
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- V. Nazionale 22, tei. 800707, ¡J^Wesl
Ambulanze
Croce Verde, Perosa: tei. 81000 llS as
Croce Verde, Porte : tei. 201454 “adell’intro
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Ospedale civile, tei. 2331
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Via dei Mille, 1 -10064 Pinerolo
tei. 0121-323422; fax 323831
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Resp. ai sensi di legge Piera Egidi
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Una copia L. 2.000
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Alla fine di maggio sarà pronta la nuova area a Pinerolo
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Raccolta differenziata a livello sovracomúnale
Sarà pronta a fine maggio
la nuova area sovracomunaie per la raccolta differenziata dei rifiuti a Pinerolo.
Dopo quella di Torre Pellice,
in attività da ormai più di un
anno, e quella di Luserna San
Giovanni, già finita e di prossima apertura, il bacino del
Consorzio Acea avrà così un
terzo punto di conferimento
sovracomunale.
L’intenzione è però quella
di averne una quindicina in
attività per la fine del ’99, il
tutto tra l’altro all’interno di
un progetto di più grandi dimensioni che prevede una
forte riduzione dei rifiuti in
discarica, anche con la costruzione di un impianto di
compostaggio degli sfalci verdi e più avanti l’attivazione,
in collaborazione con i consorzi Cidu di Grugliasco, Collegno, Rivoli e Torino Sud,
di un inceneritore che servirà
i tre bacini interessati all’interno di un sistema integrato
di smaltimento dei rifiuti.
La parola d’ordine oggi, comunque, è sempre più la riduzione dei rifiuti che finiscono in discarica, a fronte di
un costante aumento dei
consumi e quindi degli scarti
prodotti dalla popolazione.
Nelle intenzioni dell’Acea le
aree sovracomunali hanno
proprio lo scopo di incrementare maggiormente la separazione dei vari materiali
che così facendo possono venire poi riciclati o smaltiti in
maniera differente. Si tratta
di aree al servizio dei cittadini di più comuni aperte tutti
i giorni però presidiate, recintate e circondate da arbusti il cui ingresso sarà regolamentato e controllato da un
guardiano. Sono predisposte,
oltre che a contenere cassoni
per i rifiuti ingombranti, an
che per la raccolta differenziata delle varie tipologie di
materiali dal ferro al legno,
dalla carta al vetro, dai pneumatici ai medicinali scaduti,
dagli oli minerali agli accumulatori esauriti ecc. Sostanzialmente al cittadino viene
fornito un luogo dove poter
conferire in maniera differenziata anche discrete quantità
di materiali diversi in maniera non più indistinta. 11 materiale raccolto viene poi destinato dal Consorzio Acea a
diverse aziende che si occupano del riciclo o dello smaltimento di es.so.
La prima di queste aree sovracomunali è stata aperta
all’inizio del ’97 a Torre Pellice, dove è stata realizzata in
accordo con la Comunità
montana vai Pellice; successi
vamente è stata realizzata
quella di Luserna che sarà
presto aperta agli utenti, e nei
l'ISOlA CHE NON C'ER
ADESSO CE!...
Le isole sono le aree sovracomunali per la raccolta differenziata. Le puoi trovare a Torre Pellice e, tra pochi giorni, a Luserna.
In queste areee, comode e oraanizzate, trovi i cassoni per i rifiuti ingombranti, quelli per la raccolta del ferro,
del legno, dello corta, dello plastica, dei medicinali scaduti, degli olii minerali, degli accumulatori esauriti,
dei pneumatici non più utilizzabili, ecc. Ogni materiale ha un suo posto specìfico: in questo modo i diversi rifiuti
non finiscono più in discarica ma vengono smaltiti in modo differenziato per essere riciclati
CON UN BEL RISPARMIO PER IL CITfADINO E UN GRAN VANTAGGIO PER L'AMBIENTE '
L'isola che non c'era adesso c'èl... vicino a casa tua.
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Diritto oirombiente
CONSORZIO ACCA ENERGIA AAIBIENIE ■ Vio Vigone, 42 • 10064 PINEROLO - Tel. 0)21 /236)
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AREA
SOVRACOMUNALE
DI RACCOLTA
DIFFERENZIATA
w-^ in funzione
nel comune di
Torre Pellice
prossimi anni ne verranno
preparate altre in vai Chisone e nel resto del bacino del
Consorzio (una quindicina in
tutto). Dalle stime fatte dal
Consorzio Acea in questo
primo anno di attività i cittadini sembrano aver risposto
positivamente alTiniziativa
delle aree sovracomunali (in
quella di Torre Pellice nel periodo che va da maggio a dicembre dalle stime risulta per
esempio che sono state raccolti 10.900 chili di carta,
1.200 di plastica, 650 di olio
e 5.200 di vetro).
L’area sovracomunale di Pinerolo (che è costata intorno
ai 180 milioni di lire con
contributi regionali per circa
il 40% del totale) è stata realizzata predisponendo allo
scopo un terreno posto lateralmente a via Vecchia di
Buriasco e dovrebbe essere
terminata a fine aprile mentre è prevista la sua apertura a
fine maggio dopo che si sara
terminato anche il lavoro di
sistemazione della zona verde
intorno ad essa; sarà presidiata direttamente da personale
Acea ed è predisposta per il
conferimento dei più diversi
materiali dal legno ai rifiut'
ingombranti, dagli olii esausti
alle batterie esaurite.
È prevista al suo interno
anche un’area per la manu'
tenzione delle automobiliPer quei cittadini intatti che
praticano «il fai da te» del
cambio dell’olio, dei pneuniatici, o della batteria della loro
auto l’Acea ha pensato di riservare una zona alPinterno
dell’area di Pinerolo in cui
sarà po.ssihile praticare questa
attività.
Davide Rosso
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PAG. 7 RIFORMA
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Nel 260° anniversario della nascita del metodismo
Inattualità di Wesley
^nche ai nostri giorni è utile prendere in considerazione
le strategie di quell'epoca in vista della testimonianza
.«IISEPPE ANZIANI
, A sera del 24 maggio 1738
■il pastore anglicano fonMore del metodismo, Gio^ Wesley (come racconta
Idi stesso nel suo «Giornale»
„diario), ascoltando la lettudell’introduzione di Lutero
», festiva;
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all’epistola ai Romani, nel
corso di una riunione dei Fraeiii moravi a Londra, fu colpito dalla preziosa affermazW circa la salvezza per
jrazia mediante la fede. «Senscrisse Wesley - come un
fuoco ardente dentro di me»,
che provocò una decisiva
svolta del suo pensiero, e il
suo cuore ne fu infiammato.
Da quel momento, o da quella profonda esperienza interiore (narra Sergio Carile nel
suo Sommario storico del metodismo], si può dire che ha
origine la successiva opera di
Giovanni Wesley. E da quel
momento si usa datare la nasdta del metodismo.
Questo rapidissimo e troppo lacunoso cenno storico ci
invita a ricordare il 260“ anniversario di un grande evento,
che ravviva l’interesse per il
metodismo, oggi diffuso in
tutto il mondo. Penso che
valga la pena non solo di ri
cordare l’evento, ma di rivedere alcuni metodi e iniziative del movimento metodista
del tempo delle sue origini. È
utile prendere in esame metodi e forme che senza dubbio possono essere di interesse anche nel nostro tempo.
Fra le cose primarie da tenere
presente vi è l’istituzione dell’impiego dei laici (o dei non
consacrati al ministero pastorale) per la predicazione
dell’Evangelo. Si può dire
che, appunto con tale regola,
il metodismo ha potuto formare le proprie radici. Laici
che Wesley stesso preparava,
indicando loro la forma e lo
stile della predicazione.
Wesley insegnava una predicazione semplice e nel contempo pregnante, diversa da
quella della chiesa ufficiale
del tempo: un metodo di predicare che consisteva nell’esporre un passo biblico e rendere da esso un messaggio,
che arrivava direttamente alla
realtà di coloro che ascoltavano. Quindi parole chiare che
giungevano al cuore della
gente, la quale attendeva di
essere nutrita «non solo di
pane ma di ogni parola che
viene da Dio».
Un altro metodo insegnato
Si ringrazia l’editore per lo spazio concesso
COMITATO PROMOTORE PER LA RISTRUTTURAZIONE
DELL'OSPEDALE EVANGELICO VALDESE DI TORINO
Compagnia Torino Teatro
'I tuo contributo ci aiuterà a realizzare il secondo lotto del
Spande progetto di ristrutturazione dello storico Ospedale
"Angelico Valdese di Torino in un Centro Sanitario moderno.
Ljove efficienza del servizio, dotazione tecnologica e nuovi si«emi organizzativi siano coniugati con una particolare attenzione al rapporto umano con il malato. Per continuare la tradirne che, da più di 150 anni, contraddistingue la presenza
' questo Ospedale nel quartiere San Salvario.
J contributi a favore del Comitato per la Ristrutturazione e
^nipliamento dell'Ospedale Evangelico Valdese di Torino
possono essere effettuati:
CArTa*'*® Bonifico bancario sul c/c n. 10/500 ABI 01025 ^ 1077 - Istituto Bancario San Paolo di Torino - ag. 40;
sto! ''^'■sannento in c/c postale n. 36294106 - Torino intera ° Comitato Promotore per la Ristrutturazione e l'AmpliaOspedale Evangelico Valdese di Torino.
da Wesley è stato quello della
formazione delle «classi».
Ovvero suddividere il territorio in varie parti o in gruppi
di persone o famiglie, con un
«capoclasse» per ciascun
gruppo che li visita, li aiuta e
li istruisce.
Una volta al mese Wesley
riuniva tutti i capoclasse, i
quali riferivano i frutti del loro servizio. E allora, perché
oggi non tenere conto di tali
metodi, di tali iniziative e anche di tale forma di predicazione? Non scartiamo tutto
questo, che è un prezioso patrimonio da sperimentare, da
valutare, da mettere in pratica al più presto. Mancano i
pastori e centinaia di persone, soprattutto nelle grandi
città, sono abbandonate a se
stesse... L’evangelizzazione si
inaridisce perché non abbiamo la possibilità di raggiungere coloro che ignorano la
nostra esistenza.
Forse alcuni ritengono che
quel patrimonio di metodi e
di iniziative sia vecchio di
260 anni eppure ognuno sa
che esistono molte cosò le
quali, anche se vecchie di parecchi anni, non invecchiano, sono sempre valide. Diamoci da fare, rompiamo gli
indugi e liberiamoci dal falso
concetto che le cose di un
tempo passato, non si deb^bono usare. La situazione
’delle nostre chiese e l’urgenza della necessità del mondo,
il quale attende da noi i segni
della fede, della speranza e
dell’amore ce lo impongono.
Le celebrazioni per il 1848 anche a Bari
Il punto sulla libertà religiosa in Italia
_______DAVIDE SFREGOLA_______
NELL’AMBITO delle manifestazioni organizzate in
occasione del 150° anniversario della concessione dei diritti civili e politici ai valdesi e
agli ebrei, il 31 marzo si è tenuta presso la Facoltà di Lingue dell’Università una tavola
rotonda sul tema: «La libertà
religiosa in Italia». La manifestazione, organizzata dalla
Chiesa valdese, ha visto come
relatori, oltre al pastore Lorenzo Scornaienchi, che ne è
stato anche il moderatore,
ring. Bernardo Kelz, vicepresidente della Federazione nazionale delle associazioni di
amicizia Italia-Israele, e il
prof. Luciano Canfora, docente alla Facoltà di Lettere
della stessa Università.
Nell’intervento di apertura
il pastore Scornaienchi ha ricordato che con le Patenti di
Grazia del 1848 il re Carlo Alberto non sanciva la libertà
religiosa per valdesi e ebrei
ma consentiva loro di accedere ai diritti civili che già erano
propri degli altri sudditi del
Regno sabaudo, confermando di fatto la supremazia della religione cattolica romana.
Nonostante il tempo trascorso e l’evoluzione sociale e legislativa occorsa, ha continuato, il tema della libertà religiosa in Italia appare a tutt’oggi non superato, e ciò a
causa della profonda permeazione delle istituzioni
statali da parte della Chiesa
cattolica romana. Anche le
Intese di recente stipulate tra
alcune denominazioni evangeliche e lo stato sembrano
non già concorrere alla auspicabile laicità dello stato stesso ma contribuire piuttosto
alla definitiva rassegnazione
di fronte alla condizione di
privilegio di cui la Chiesa cattolica può godere.
L’intervento delTing. Kelz
ha sintetizzato le tappe storiche dell’integrazione della
comunità ebraica nel tessuto
sociale italiano, che ha avuto
inizio con l’insediamento dei
primi ebrei già alcune decine
di anni prima della nascita di
Cristo, evidenziando come
durante i secoli si siano alternati periodi di tolleranza verso gli ebrei a periodi di grande persecuzione motivata da
ragioni non solo razziali ma
purtroppo anche religiose.
Anche in questa vicenda l’atteggiamento della Chiesa
cattolica appare tutt’altro
che ininfluente e ancora oggi, ha aggiunto Kelz, nonostante le progressive parziali
ammissioni, restano delle
ombre sulla posizione da essa complessivamente tenuta
all’epoca delle deportazioni
nazifasciste.
Il prof. Canfora ha evidenziato il fatto come nei secoli
la Chiesa cattolica romana sia
sempre rimasta in auge adattandosi in maniera sorprendente a tutti i tipi di ordinamento sociale e politico con i
quali storicamente si è trovata a convivere, senza quindi
interferire anche nei confronti dei regimi dittatoriali e vessatori. Canfora ha sostenuto
che il vasto potere acquisito,
in Italia come altrove, dalla
Chiesa cattolica si sia perpetrato e consolidato in'virtù
della sua grande capacità di
continua mutazione.
In margine alla tavola rotonda è opportuno sottolineare un altro aspetto della
questione, e cioè quali siano
Il past. Lorenzo Scornaienchi
oggi gli spazi residui di libertà interiore per l’esercizio
di un culto che non consista
esclusivamente di atti liturgici, di rituali o di proclamazioni verbali di appartenenza,
ma piuttosto di vivo rapporto
spirituale che si manifesti in
comportamenti pratici e in
aspirazioni tendenti al bene.
Anche il credente infatti, inquadrato neH’avanzatissima
società dei nostri giorni in cui
sono in pieno sviluppo processi e metodi sempre più sofisticati e efficaci per modellare le Coscienze e indurre
desideri e comportamenti
conformi allo standard richiesto, non appare immune
dal condizionamento che ne
proviene. I connotati del prototipo di «uomo di successo»,
e cioè arrivismo, scaltrezza,
aggressività gratuita, disonestà, cupidigia, consumismo,
superficialità, indifferenza rispetto alla discriminazione e
quant’altro, permeano in misura crescente i credenti e le
chiese, soppiantando nella
pratica l’unico esercizio veramente utile: l’imitazione di
Gesù Cristo.
Il molo del Comitato per la ristrutturazione dell'Ospedale valdese di Torino
Un valido sostegno per realizzare un grande progetto
PAOLA BARBERO
Enel corso del 1996 che i
responsabili dell’Ospedale valdese di Torino vengono
posti di fronte a una scelta
difficile e impellente: rilanciare l’antica struttura ospedaliera, ristrutturandone^ e
ampliandone gli edifici, dotandola di tecnologie avanzate e rinnovandone i sistemi di
gestione, oppure rassegnarsi
al suo lento e dignitoso declino. La scelta cadde coraggiosamente sulla prima ipotesi:
coraggiosamente, perché si
trattava di reperire buona
parte dei fondi necessari a
compiere il complesso progetto di rinnovo.
Ci voleva, allora, per la
Commissione direttiva, un
«aiutante in campo» determinato e non facile a spaventarsi, ebe lo aiutasse a sostenere questo lungo processo, ricercando risorse aggiuntive, finanziarie e non,
facendo conoscere l’ospedale, i suoi «punti di forza» medico-sanitari, i nuovi servizi
di assistenza e cura che sarebbero stati via via avviati,
suscitando attenzione e simpatia da parte dell’opinione
pubblica torinese. Insomma,
ci voleva un «imprenditore di
solidarietà». E la Commissione direttiva lo trovò proprio
in un piccolo imprenditore
di fede valdese, da sempre
impegnato in varie attività
sociali e associative. Anzi,
un’imprenditrice: Angela Tedino Forapani.
La signora Forapani coglie
la sfida e si mette subito al lavoro, costituendo il «Comitato promotore per la ristrutturazione e l’ampliamento dell’Ospedale evangelico valdese di Torino», coinvolgendo
persone del mondo imprenditoriale, professionale e fi
nanziario. Entrano subito a
farne parte, accanto a Angela
Tedino Forapani, Paola Barbero, Giorgio Bouchard, Loredana Cappelli, Sergio Eynard, Rolf Hilfiker, Tiziana
Nasi, Nora Paesante, Anna
Maria Palma Rambaudi, Cristina Rostan, Bianca Vetrino
Nicola. Al Comitato si sono
dichiarati vicini, condividendone le finalità, Alessandro
Galante Garrone e Gianni
Vattimo.
Già nel novembre del ’96, il
Comitato esce aU’esterno,
con una ampia campagna di
comunicazione, dal titolo
«Anche poco. Per realizzare
un grande progetto»: una
conferenza stampa, grandi
manifesti affissi in città,
20.000 volantini distribuiti
ovunque, con accluso bollettino postale. La campagna
aveva lo scopo di illustrare
pubblicamente, nei dettagli,
il progetto di trasformazione
dell’Ospedale: la sopraelevazione con un nuovo reparto
di chirurgia, con relative sale
operatorie; l’incremento delle assistenze in Day hospital
oncologico e non; il Day-Surgery, il rinnovo del reparto di
gastroenterologia, della diabetologia. L’apertura dell’attività ambulatoriale, di allergologia, chirurgia plastica e
della mano, dell’oculistica e
in prospettiva quella della
microchirurgia oftalmica, ma
non solo; la dotazione di tecnologie sanitarie avanzate, e
una maggiore efficienza gestionale. Insomma, un piccolo nuovo modello di ospedale, che raccordasse nuovi sistemi di gestione e innovazioni tecnologiche, nella tradizione evangelica di attenzione alla sofferenza di ogni
singolo malato.
All’inizio del 1998 arrivano i
primi risultati significativi; il 7
OSPIDALE EVANGELICO \AL1BC
.
Angela Tedino Forapani, presidente dei Comitato promotore per ia
ristrutturazione
febbraio scorso è stato inaugurato il nuovo reparto di
chirurgia, alla cui realizzazione l’attività del Comitato ha
contribuito raccogliendo un
miliardo e 300 milioni di offerte provenienti da fondazioni bancarie, associazioni, imprenditori, singoli cittadini,
tra cui moltissimi ex pazienti.
Ma l’azione del Comitato non
si ferma qui, anzi continua
per accompagnare la realizzazione dell’intero progetto:
un ospedale moderno, efficiente, e solidale nel cuore di
uno dei quartieri di Torino,
San Salvario, maggiormente
esposti a fenomeni di degrado e di tensione sociale.
Il nuovo appuntamento del
Comitato è già vicino; con il
patrocino della città di Torino, il 6 maggio, al teatro Carignano (ore 21), la Compagnia
«Torino Teatro» si esibirà
nella «Mandragola», di Nicolò Machiavelli. Subito dopo, il 3 giugno, sempre al teatro Carignano, (ore 21), il
Centro danza «Royal» di Torino si esibirà in «Passo dopo
passo», un programma di
danza classica e contemporanea. L’intero incasso sarà devoluto alla ristrutturazione
dell’ospedale. «Confidiamo dice Angela Tedino Forapani
- che tutti coloro che finora
ci hanno seguito e sostenuto
continuino a farlo, nell’interesse della città e dell’immagine della presenza della comunità valdese».
14
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
Il Congresso della Federazione a Firenze
Ffevm: 40 anni di lavoro comune
Con emozione sono stati ripercorsi gli anni dei primi
contatti fra le unioni e con altre organizzazioni femminili
WANDA TOURN
. HE peccato - mi dice
\\ 1 ' ■
luna delegata al IX
Congresso della Federazione
femminile evangelica valdese
e metodista (Ffevm), svoltosi
al Gould di Firenze il 17-19
aprile - nel programma erano
previste due ore di pausa consecutiva per poter dare uno
sguardo alla città»; uno sguardo, dice bene, visitare Firenze
è tutt’altra cosa. Ha ragione,
questa sorella, ma se il Seggio
non ci ha concesso queste ore
di libertà è perché avevamo
lavoro in abbondanza. Argomenti di discussione: quale
futuro per la Ffevm, la Lettera
circolare, la conclusione del
Decennio ecumenico di solidarietà delle chiese con le
donne, la modifica di alcuni
articoli dello statuto.
Molti e interessantissimi
sono stati gli interventi (che
saranno riportati nella «Lettera circolare» che uscirà a
maggio) ma questo spazio lo
voglio dedicare piuttosto
all’intervento di Elsa Rostan,
una sorella che ha avuto il
coraggio di affrontare il viaggio in pullman, di seguire i
lavori del Congresso e di raccontarci, nella serata di sabato, come è nata la Federazione 40 anni fa: un compleanno importante degno di essere ricordato (prima del congresso, fra l’altro, Delia Bert,
Fernanda Comba, Elsa Rostan e Ade Theiler Cardio! si
erano incontrate a Torre Pellice per ricostruire insieme
vari momenti di questa straordinaria iniziativa).
«Le Unioni femminili - ha
raccontato Elsa Rostan - avevano avviato un lavoro missionario, sociale, di assistenza
spirituale e morale fin dalla
metà dell’800. Ma il periodo
che voglio ricordare parte dal
1946: fu in quegli anni che alcune mogli di pastore iniziarono a frequentare gli incontri pastorali e scambiarsi notizie sul lavoro femminile nelle comunità. Organizzammo
Foto di gruppo delle partecipanti al Congresso Ffevm a Firenze
- : Chiesa valdese di Angrogna
I canti per ricordare il 1848
attraverso la fede e la storia
alcuni incontri tra noi e spronate da Lina Miegge pensammo di organizzare meglio il
nostro lavoro: nel 1954-55 fu
possibile avere dei contatti
con organizzazioni femminili
estere già costituite e che avevano chiesto al moderatore
notizie sulle attività femminili
delle nostre chiese. Fu allora
che egli incoraggiò qualcuna
di noi ad accettare gli inviti
che ci pervenivano dall’estero. Nel 1955 Lucilla Santini
rappresentò le Unioni femminili valdesi italiane all’Assemblea riformata mondiale
in Germania.
Nel 1956, a Vaumarcus,
Delia Bert fu ospite della “Fédération suisse des femmes
protestantes” e Ade Theiler
andò a un congresso a Zurigo. Infine nel marzo 1957 a
Pinerolo si incontrarono 150
donne rappresentanti di Unioni femminili: vi furono
ospiti provenienti da comunità estere e in quell’occasione Fernanda Comba ci riferì che in Uruguay esisteva
una Federazione femminile
da 20 anni. Dopo questo convegno si costituì un Comitato
provvisorio che lavorò alla
stesura di uno statuto affin
L'Unione Cristiana
Evangelica Battista d'Italia
ha avviato le procedure per la selezione
di un/a candidato/a all'incarico di
Segretario generale
che deve possedere i seguenti requisiti:
✓ laurea in discipline giuridiche o economiche oppure
diploma di scuola media superiore con pluriennale
esperienza di gestione amministrativa;
✓ ottima conoscenza dell'inglese parlato e scritto e,
preferibilmente, di altre lingue;
✓ capacità realizzativa di concretizzare le decisioni
prese, di lavorare per progetti, di proattività e di
coordinare il lavoro di squadra;
|Z capacità di gestione del personale degli uffici, di valutazione, motivazione e qualificazione professionale
delle persone;
v' capacità di gestione dell'amministrazione dell'Ucebi
e della redazione dei bilanci e dei rendiconti amministrativi secondo corretti principi contabili;
t/ capacità di analisi dei fatti economico-finanziari, dei
bilanci, della loro interpretazione e della formulazione di azioni propositive;
capacità di rappresentanza dell'Llcebi in consessi nazionali ed internazionali nelle fattispecie delegate;
✓ preferibile appartenenza all'ambiente evangelico e
conoscenza dello stesso.
Le domande, accompagnate da curriculum vitae e da
ogni altro documento considerato utile ai fini della candidatura, dovranno pervenire via e-mail, fax, ecc. entro
il 25 maggio 1998 a:
Ucebi/ piazza S. Lorenzo in Lucina 35 - 00186
Roma • tei. 06*6876124/6872261; fax 066876185; e-mail Ucebi.it@Agora.stm.it.
ché una federazione femminile potesse nascere anche in
Italia: e fu così che nell’agosto
del 1958, a Torre Pellice, nacque la Federazione femminile
evangelica valdese. Da allora
la storia è scritta nei verbali di
ogni congresso...».
Nel 1980, possiamo aggiungere, con l’integrazione
dei Gruppi femminili metodisti, la nostra sigla è cambiata in Federazione femminile
evangelica valdese metodista
(Ffevm). L’attuale Congresso
ha ribadito la validità di tale
organo settoriale della chiesa, che unisce i vari gruppi
motivandoli a mantenere i
contatti tra loro e con Testerno. «Incontriamoci e “la sapienza e la conoscenza sia
nei vostri cuori” (Proverbi 2,
10)» è stato il versetto conduttore del Congresso: incontrarsi permette di intrecciare dei nuovi legami; la sapienza è un dono di Dio, sta a
noi di fare fruttare il talento
che ci è dato per accrescere
la nostra conoscenza.
La corale della nostra chiesa, invitata da alcune associazioni culturali e cattoliche,
dai giornali locali «Il corriere»
e «La pagina», ha tenuto a fine marzo un concerto a Saluzzo, nell’ambito della mostra «Dalle Valli all’Italia». Il
repertorio dei canti della storia e della fede valdese ba fatto da cornice a un intervento
di Giorgio Tourn sul significato del 150° anniversario
delle Lettere Patenti.
• L’Assemblea di chiesa di
fine marzo ha discusso i regolamenti della Chiesa valdese relativi alle persone: membri comunicanti e elettori,
criteri di eleggibilità e così
via. La discussione, richiesta
in una precedente assemblea, si era resa necessaria
per mettere a punto una strategia volta a sensibilizzare i
membri di chiesa a prendere
più precisi impegni nel campo della gestione della vita
comunitaria. La stessa Assemblea ha eletto come anziano la sorella Elena Bertot,
insediata poi durante il culto
di Pasqua. La nuova eletta
sostituisce la sorella Wilma
Monnet, che ha lasciato il
suo incarico per motivi personali. A quest’ultima espri
miamo la riconoscenza della
comunità per il lavoro svolto,
mentre rivolgiamo a Elena
Bertot il più profondo augurio di un servizio benedetto
dal Signore.
• Nel quadro degli incontri
con le opere diaconali previsti dalla Commissione distrettuale, la chiesa di Angrogna ha ricevuto la visita
del direttore dell’Asilo dei
vecchi di San Giovanni, Tullio Parise, che al termine del
culto ha dato un’apprezzata
informazione sull’istituto
sfociata poi in un breve dibattito sul senso dell’impegno sia della chiesa sia degli
operatori nei confronti delle
persone accolte nelle istituzioni diaconali.
• Nel corso dell’ultimo ciclo
delle riunioni quartierali,
conclusosi a Pasqua, il pastore Taglierò ha presentato,
mediante una serie di diapositive, la chiese valdesi dell’Uruguay da lui visitate in occasione delle riunioni del Comitato esecutivo della Cevaa.
• Rinnoviamo le felicitazioni a Bianche e Silvio Bertin
del Serre che il 3 aprile hanno
festeggiato il 50° anniversario
di matrimonio insieme a famigliari e amici.
M Cagliari
L'impegno
nonviolento
di M. L. King
A trent’anni dalla motte
Martin Luther King, la
battista di Cagliari ricord?
Lap
di dÌ3'
Iiamagg
suo impegno per la -..o
nella
alTo
nero e su quello che fu pvai
viniento dei diritti civili
Stati Uniti. La mostra,‘'clf ^jEe
Sara inaugurata sabatoi*?® 1 è (
maggio alle ore 18 nei locifS e rii
della locale chiesa battista all
viale Regina Margherita“l e
che sarà a dlsposlalo,,« “
Visitatori per nove giorni,«'art
rnmnnnp ni iin QPtfr^ro t'
compone di un settore cevaa
del predi^fobiettr
tore, della visione di
Angrogna: la scuola-museo degli Odin-Bertot
(tra cui un documentario
ginale dell’epoca), di un vi'
deobox interattivo, di
La Cevai
.“Vente nell’
stanza dei graffiti e di, gss
luogo di incontro, il «ristoff placo i
dell’attivista sociale» cheii®
vita i visitatori a fermarsi e
condividere «pane e acqui“' (Z£
in ricordo delle dicianno, ,
volte in cui Martin LutheifSeip
King fu messo in carcere. J
La «Martin Luther KingV^conali (s
Week», realizzata dai memlipjpedali e
e amici della Chiesa hettistiggui di svii
con la generosa collaborazio^io scamb
ne di Radio press e della Su pgjticolare
cietà umanitaria di Cagliai L favorir
inizierà con una tavola roto» dell’altro e
da con i rappresentanti deli ¿elle barrie
chiese cristiane sul temaJ LaCevaa
meccanismi di segregazioji domande ((
nella società postindustrii (odi giovar
le». Interverranno per l’oca periodo dir
sione Bruno Gambardella, ^a chiesa
docente di italiano e storiì
do, non è
don Ettore Cannavera, fondatore della Comunità de'^
E
TORRE PELLICE — Augusto Charbonnier e Giovanna Malan
hanno festeggiato il 7 aprile il settantesimo anniversario
del loro matrimonio. La nostra comunità è loro vicina con
gioia e fraterno affetto.
• Domenica 19 aprile è stata invocata la benedizione del Signore sul matrimonio di Marco Gisola e Francesca Giaccone; il culto è stato reso particolarmente gioioso dal canto
del coretto e dalla presenza di numerosi fratelli di altre comunità. Formuliamo per gli sposi i migliori auguri.
• L’Evangelo della resurrezione è stato annunciato in occasione dei funerali di Gioacchino Venturi, Savina Caglierò
ved. Bertin e Adolfo Schindler.
C.E.O.
COORDINAMENTO EVANGELICO OSPEDALIERO
1 ° giugno 1998 - Torre Pellice
III Giornata di studio organizzata dal Ceo.
Le Fondazioni bancarie e il settore «non profit»
É previsto l'intervento di tre illustri relatori:
- il prof. Stefano Zamagni parlerà sul tema principale «Dopo il D.Igs. 4Ó0/97: la via italiana al non profit» per trattare anche argomenti specifici quali: le nuove forme
di finanziamento del non profit; Fondazioni bancarie e
«Project financing»; l'urgenza di una legge civilistica per il
«non profit», e altri interessanti temi,
- Fon. Alessandro Giovanni Repetto, membro della commissione Finanze della Camera, illustrerà gli aspetti del regime civilistico delle Fondazioni bancarie quale emerge
dal testo del ddl. 31 94 ormai in avanzata fase di applicazione.
- il dott. Dario Disegni, direttore della Compagnia di San
Paolo di Torino, è stato invitato a evidenziare quali potrebbero essere gli spazi di una eventuale collaborazione tra
Fondazioni bancarie e settore non profit; quali potrebbero
essere le opportunità «da cogliere»; come il non profit deve organizzarsi su questo tema.
ISLAM PLURALE PLURALISMO NELL'ISLAM
DIALOGO CON L'ISLAM
ENERDi 12 GIUGNO
SABATO 13 GIUGNO
9:
confronto, Heihcit \udeii
pastore della cb/cs.i (^ange'
ca battista, e parli e (.lorgi ^
Gerace, archimandiita delli
chiesa greco-ortodossa. M)dera l’incontro StefanoMe/o- ■ ■
ni, docente di sistemi'elettro- LdllU
nici automatici, mentiela
cornice musicale dell'fficon- Venerdì 1
tro sarà proposta dal coro toa Nuore
della chiesa battista. battito sul
^pensieri
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I cristianesi:
IsIam di oggi: presentazione multimedjCi®’iVuole qqJjj
Roma 12-14 giugno 1998
Aula Magna Facoltà valdese di teologia
via Pietro Cassa 40
Nell'incontro e nel dialogo con l'IsIam, pesano ancora le ombre
di un passato di pregiudizio e scontro. Per queste ragioni
linea di ricerca che da anni caratterizza la nostra rivista, Coc
fronti organizza un convegno dal titolo «IsIam plurale».
PROGRAMMA
ore 17,30: I nuovi turchi: mass media, scuola e IsIam (con conW
bufi multimediali). Interventi di Enzo Pace, sociologo; Mahmow
Salem El Sheikh, giornalista e islamologo; Soana Tortora, Adi.
IsIam di ieri e ---- ----------------------- -
Complessità e dinamiche dell'islam nelle terre dell IsWleml cfjiu
in Europa e in Italia: le risorse del dialogo (Mahmoud ^
lem El Sheikh, giornalista e islamologo); rii stradi
ore 1 1,30: Stefano Allievi, sociologo; Saud Abu Abbà, vicedita| stanti che >
tote della Lega islamica - sezione italiano, moschea di Roma; y ;?nacentro;
torio lanari, membro del Segretariato per l'ecumenismo e il diac pg stam
go della Cei; Giovanni Fronzoni, teologo e saggista;
ore 14,30: Visita alla moschea di Roma; incontro con alcuni tCi
sponsabili (è necessaria la prenotazione);
ore 17:1 problemi sul tappeto
- I rapporti con la società e le istituzioni: Giulio H. So^
via, comunità islamica di Bologna e Ali Schutz, comuni
islamica di Milano, Ucoii;
- Il lavoro, la famiglia, la donna: Zahra Sheikh Usuf,
sociazione donne immigrate, Emilia Romagna; _
- Vivere la fede: Noureddine Chemmaoui, comunità is
mica di Roma.
LL
OMBNICA 14 GIUGNO
ore 9.30-12: Noi, l'IsIam, il futuro
presiede Daniele Garrone, Facoltà valdese di teologi
Interventi di Aboul Khier Breigheche, vicepresideC
Ucoii; Amos Luzzatto, comunità ebraica di Venezia, J
tore de «La rassegna mensile di Israel»; Michael^ ri 9 ,
rald, pontificio Consiglio per il dialogo; Annamaria
lia. Confronti.
Per iscrizioni, prenotazioni e informazioni rivolgersi a Confrot'* ^
ufficio Programmi, 06-4820503; fax 06-48903241 ____/
■ordina
•ridotte
■sostar
■cumul
intestat
15
3GI0 li
maggio 1998
Vita
Chiese
PAG. 9 RIFORMA
Le chiese valdesi e metodiste in solidarietà con la Cevaa
Ito
ing
Ila niorte,
la Qiig^
ricordai
la I ‘
Una testimonianza senza confini
La principale attività della missione è volta a favorire progetti di sviluppo e
di diaconia e a praticare gli scambi di pastori e operatori fra le chiese membro
Il 3 per le chÌ6S6
li J¿esi e metodiste ricorre la
1 mmenica della Cevaa», in
«lenta coC ", manifesta concreta«e, coru,i“‘ e idealmente la vici-n® fi'^Canza all’operato della Co-he fu limata evangelica di azione
ti ‘^™li nej®^tolica di cui queste no"“"^■^^'S Shiesefanno parte. La
sabato
8
è dedicata al culto
•'/Il luuc e riconoscenza, ed è
ì battista,!®.' lo alla riflessione co
rnenta si ,______
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sizione
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sul senso della missio“'ne oggi; inoltre si tiene una
giorni,j V|a particolare per aiuta^ttorefot, j^devaa a raggiungere i
del predici^^jjl obiettivi nel campo delle di filimi,.^„ngelizzazione e della so
u, uiunvi La Cevaa lavora attualivo, di nell’animazione teo
'i'.: ^ di «logicapresso il popolo Tobas
), li «nstoijgYdLaoo argentino, nelTaale» che il j g evangelistica e diacotermarsieijj^lg Inlorno al canale del
le e acquij,^ gjjgo (Zambia), collabora
diciannon J.jjjylo ¿i pastori, insegnan'tin Luths,! medici presso le chiese, le
tarcere. jgnole e le loro opere
ther Kingidiagonali (scuole di teologia,
dai membigjpgjaii e dispensari, proesa battistigg,!! d¡ sviluppo), e si presta
ollaboraait^lQ scambio di persone, in
I e della So particolare giovani e donne,
di Cagliati per favorire la conoscenza
avola rotoli' dell'altro e il superamento
ntanti deli delle barriere di ogni genere,
sul teina il fa Cevaa, che riceve a volte
tgregazioB domande (da parte soprattutitindustrii' (odi giovani) per svolgere un
i períoca periodo di volontariato presso
mbardelli, chiesa del Sud del mon10 e stoni do, non è organizzata per
avera, fon- nnggfa attivi^: favorisce piutmunitaue
srt Andei!
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do ssa. MoìianoMeloe mielettromentie la
dell'incon- Venerdì 17 aprile si è tenua dal coro tóaNuoro un incontro-diliattito sul tema «L’attualità
¿^pensiero di Martin Luther
*®g a trent’anni dalla morti». 11 convegno; organizzato
dal locale Centro culturale
protestante con il patrocinio
del Consorzio per la pubblica
lettura del capoluogo barbatleino, ha coinvolto quasi
centocinquanta persone che
hanno affollato Tauditorium
della biblioteca comunale
‘Sebastiano Satta». Studenti
delle scuole superiori provepienti da tutta la provincia,
jpaegnanti, operatori culturali cittadini hanno assistito al
ponto convegno promosso in
Otta da un’associazione cullale che, come ha ricordato
“coordinatore Bruno Gam«rdella, non vuole muoversi
. nel piccolo recinto del
/'“{l^nesimo riformato, ma
1996: alcuni membri delle assise in visita ai iuoghi storici vaidesi
avviato per la Chiesa valdese
del Rio de la Piata.
Dal 7 agosto al 2 settembre
saranno in Italia una dozzina
di fratelli e sorelle della Chie
tosto l’invio di persone per incarichi specifici dietro richiesta delle chiese stesse e per
tempi più lunghi (minimo
due anni) fornendo agli inviati i previsti supporti di legge
(stipendi, assicurazioni, previdenze) . Per i volontari, il cui
inserimento nelle chiese del
Sud è sempre problematico,
la strada percorribile è quella
degli accordi bilaterali con le
direzioni delle chiese della
Cevaa. Si potrebbe poi pensare a degli «scambi di volontari», poiché proprio il principio
dello scambio è fondamentale
per la Comunità, come è stato
sa di Gesù Cristo in Madagascar, che vengono a restituire
la visita che un gruppo di giovani delle valli valdesi ha
compiuto nel 1996. Questo
viaggio concluderà la serie di
incontri (visita da chiesa a
chiesa) finanziati in parte
dalla Cevaa, un’esperienza
positiva sul cui esempio si
cercherà di concretizzarne
altre in futuro.
Ogni anno la Chiesa valde
se versa alla Cevaa una somma che viene stabilita dal Sinodo: è un segno tangibile
della volontà della chiesa tutta di partecipare alla missione; le collette delle chiese
(Domenica della Cevaa e offerte personali) vanno inviate
invece al più presto alle amministrazioni valdese e metodista che poi inviano ogni trimestre una quota parte dal
segretariato di Parigi. Con i
proventi dell’otto per mille
relativi all’anno 1993 sono
stati finanziati alcuni progetti
giunti attraverso la Cevaa; il
Collegio di N’tolo (Camerún)
e 9 piccoli progetti nei settori
dell’agricoltura e della sanità
della Chiesa di Gesù Cristo in
Madagascar. Quest’anno sono stati presentati alla Commissione apposita per l’otto
per mille i dossier relativi ai
progetti di alcuni ospedali da
ristrutturare e da attrezzare
in Camerún e Zambia.
Nel 1997 il Comitato italiano, in collaborazione con
Teditrice Claudiana, ha pubblicato una raccolta di fiabe
del Lesotho («Ditaolane ripopola il mondo») a cura di Elena Ravazzini e di Laura Nisbet, che ha lavorato molti
anni in Lesotho come insegnante di francese.
Le offerte personali vanno
inviate alla Tavola valdese o
alTOpcemi specificando «per
la Cevaa». Per informazioni;
Comitato italiano per la Cevaa -10060 Angrogna (To).
Una riuscita iniziativa dei Centro culturale protestante di Nuoro
L'attualità di Martin Luther King a 30 anni dalla niorte
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dell Islogmi chiunque voglia conihmoud » intarsi e percorrere un trat„ ® sùada assieme ai prote' Vvivono nella SardeAnioni* ‘^®«trosettentrionale.
6 ' ' a stampa locale ha mo
n alcuni i^\
Strato un certo interesse per
un appuntamento che rappresentava una novità assoluta per la città di Nuoro.
Giornalisti di una televisione
privata locale hanno intervistato alcuni relatori prima del
convegno e hanno seguito
buona parte dei lavori. Moderatore del dibattito è stato
Piero Pili, il quale ha presentato le finalità del Centro culturale protestante «Martin
Luther King» e ha ricordato
gli episodi più significativi
della vita del leader nero ucciso trent’anni fa.
Ha preso in seguito la parola Alexis Lermann, una lettrice di lingua inglese che insegna in una scuola cittadina, la
quale ha letto in lingua originale il celeberrimo / have a
dream, suscitando una vivida
emozione nei presenti (che
avevano a disposizione una
traduzione). E intervenuto
poi Bruno Gambardella, che
ha affrontato il tema «La Parola che libera: Martin Luther
King». È stato evidenziato il
profondo legame esistente tra
il pensiero e le azioni del pa
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Regala
un abbonamento a
JTALIA
ABBONAMENT11998
■ordinario £ m.ooo
•ridotto f 85.000
■sostenitore £ 200.000
■semestrale f 55.000
ESTERO
- ordinario
- via aerea
- sostenitore
• semestrale
£ 160.000
£ 195.000
£ 250.000
£ 80.000
uniulativo Riforma + Confronti £ Ì45.000 (solo Italia)
in,., abbonarsi: versare l'importo sul ccp n. 14548101
Edizioni Protestanti s.r.l., via S. Pio V15 bis, 10125 Torino.
store battista americano e il
cristianesimo riformato, il fecondo connubio tra il concetto d’amore insegnato da Gesù
e il metodo di lotta nonviolenta teorizzato e realizzato
da Gandhi. Ripercorrendo la
vicenda umana di King sono
state riprese le tematiche più
significative, dalla condanna
del militarismo imperialista
alla lotta contro la discriminazione di tutti i poveri americani. I protestanti italiani
non intendono erigere monumenti alla memoria per poi
dimenticare il significato più
vero di quell’impegno, ma
nella loro testimonianza di fede intendono riproporre e attualizzare quelle battaglie per
la liberazione dell’uomo con
la forza dell’amore di Dio.
È intervenuta poi Marina
Moncelsi, la quale ha intrattenuto l’uditorio su un tema
decisamente interessante:
«L’intolleranza del diritto: le
leggi razziali». Gli italiani si
sono spesso considerati immuni dalla malattia del razzismo, ma il nostro paese si è
distinto per la ferocia delle
persecuzioni nei confronti
dei cittadini di origine ebraica. Nelle università fascistizzate le cattedre di «Razzismo» erano tra le più ambite
e riviste come «La difesa della
razza» erano lette e apprezzate da tantissime persone.
Credere che in Italia il problema razzismo non sia attuale per la presunta presenza di solidi anticorpi è mera
follia. Herbert Anders, pastore della Chiesa battista di Cagliari, ha sviluppato il tema
«Gli esclusi nella società del
benessere», sottolineando
l’esistenza nei paesi più ricchi di nuovi e pericolosi razzismi: quello verso gli emarginati, gli anziani, i più poveri, verso i diversi in genere.
Tanti muri sono crollati negli ultimi anni, ma tanti altri
sono stati innalzati dall’indifferenza e dall’avidità umana.
Nel mondo oggi la segregazione non è più realizzata in
base al colore della pelle, ma
attraverso condizioni economiche troppo differenti. Chi
possiede denaro può difendersi in tribunale, può vivere
in condizioni decenti, può
trascorrere la propria vita
con serenità, può vivere senza frustrazioni in una società
che trova nella pubblicità
consumistica il proprio specchio più fedele. Per gli altri vi
è solo la segregazione più
odiosa, più strisciante. Da
qui la necessità della realizzazione di una carta etica, di
un progetto basato sui valori
dell’integrazione e della ìraternità piuttosto che sulla
rincorsa del profitto a ogni
costo. Su questo terreno i cristiani devono spendere tutte
le loro energie.
Dopo gli interventi è seguito un lungo e approfondito
dibattito, al quale hanno partecipato molti convenuti, i
quali hanno posto domande
ai relatori e hanno espresso le
loro opinioni. Solo il sopraggiungere dell’orario di chiusura previsto per l’auditorium
ha segnato la fine dell’incontro. La piccola comunità battista presente a Nuoro continuerà in questa fase la sua
opera di testimonianza evangelica attraverso nuovi incontri organizzati dal Centro culturale protestante «Martin
Luther King». Grazie all’aiuto
fraterno dei pastori e delle
chiese di Cagliari e Carbonia i
cristiani riformati di Nuoro e
del Nord della Sardegna si
propongono di realizzare nel
futuro una loro più incisiva
presenza in un ambiente sociale che può trovare nell’Evangelo della speranza e della
liberazione un’occasione di
consapevolezza, di speranza
e di riscatto. (b.g.)
Agenda
I® maaaio
BETHEL — Alle ore 10 inizia la tradizionale giornata comunitaria presso il Centro evangelico. Il prof. Paolo Ricca
terrà una conferenza dal titolo: «Il movimento ecumenico
oggi: sfide e strategie», in apertura della Sessione intensiva
1998 per il Sud del Corso di formazione a distanza della Facoltà valdese di Teologia (Bethel, l°-3 maggio). La giornata
si concluderà alle ore 16 circa. Quota per il pranzo £ 20.000
a persona: pernottamento e prima colazione £ 15.000; cena £ 15.000. Per informazioni e iscrizioni: past. Bruno Gabrielli, via XX Settembre 62, 88100 Catanzaro (tei. fax 0961728045). Per informazioni sul corso Simonpietro Marchese, viaG. Messina 71,74100 Taranto (tei. 099-4774680).
rSmfjgio
MEZZANO INFERIORE — Con arrivo il 1° sera e inizio dei
lavori alle 10 del 2 maggio, al Centro studi per il cristianesimo sociale si tiene l’incontro annuale dedicato quest’anno
al tema: «Molti, diversi, ma non troppi. Immigrazioni nelle
società italiane di fine millennio». Intervengono tra gli altri
Giovanni Mottura, Domenico Maselli, Sergio Rostagno,
don Giovanni Gullino, Anne Marie Dupré, Bruno Tron, Danilo Amadei, Hamid Bichri, Franco Valenti, Alfonso Manocchio, Giorgio Bouchard. Domenica 3 culto conclusivo
con predicazioni di Vivian Wiwoloku e Bruno Tron. Quota
rimborso spese per tutto il convegno £ 25.000; un pasto £
15.000. Iscrizioni entro il 27 aprile presso Massimo Aquilante, borgo Riccio 13,43100 Parma (tei. 0521-238551).
5 maggio '
UDINE — Alle ore 18, nella sala della chiesa evangelica
metodista (piazzale D’Annunzio 9), il pastore Giovanni
Carrari presenta il libro a cura di Franco Chiarini «Il metodismo italiano (1861-1991)» (ediz. Claudiana).
TORINO — Alle ore 21, nel tempio di corso Vittorio Emanuele, T«Accademia del Ricercare» diretta da Piero Busca
esegue musiche dal «Banchetto musicale» di Johanna Hermann Schein (1586-1630). Ingresso £ 15.000.
6 maggio
ROMA — Alle ore 18, nell’Aula magna della Chiesa metodista (via Firenze 38), nelTambito della serie di incontri «Come eravamo, come siamo» organizzato da «L’altraitalia»,
Omar Calabrese e Claudio Fracassi affrontano il tema;
«L’Italia degli anni ’80. L’era della comunicazione».
NAPOLI — Tra le ore 16 e le 20, nella sala della comunità
luterana (via Lontano 1), per il ciclo di incontri su «La libertà - Dio e l’uomo», Bettina König conduce un laboratorio di danza dal titolo; «Passi regolanti e liberanti». Per
informazioni: IlkaSobottke (tei. 081-7430386).
TORINO — Alle ore 16 e alle 20,45, nella sala di via Pio V15
(I piano) il past. Giorgio Bouchard tiene il terzo incontro
sui profeti ebrei sull’argomento «Cittadini, non servi».
8 maggio
NAPOLI — In occasione del 50° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani, l’associazione «Pax
cultura» organizza il convegno con mostra «Una terra di luce per far nascere una coscienza di pace e di fratellanza
nelle menti e nei cuori degli uomini», con inizio alle ore 10
alla sala Gemito (di fronte al Museo nazionale).
9 maggio
TORINO — Alle ore 16, nel Salone valdese di corso Vittorio
Emanuele 23, il Centro evangelico di cultura organizza un
incontro sul tema: «La predicazione evangelica di fronte alla crisi del XX secolo: l’esempio di Giovanni Miegge e di
Carlo Gay». Intervengono i pastori valdesi Daniela Di Carlo
e Luciano Deodato e Claudio Tron, insegnante e predicatore. Nel corso dell’incontro saranno presentati il libro di
sermoni di Carlo Gay («Il canto della fede») e il volume di
«Scritti pastorali» di Giovanni Miegge (ed. Claudiana).
MESTRE — Alle 9,30, presso la Casa Cardinal Urbani (via
Castellana 16/A) inizia il LXXX Convegno dei gruppi Sae
del Triveneto, che prevede una meditazione biblica a cura
di Lucia Ambrosini e una tavola rotonda sul tema: «L’
Oriente e l’Occidente di fronte alla natura». Intervengono i
proff. Antonio Rigopoulos e Simone Morandini. Per informazioni; Paola Bressan (tei. 041-950340).
MEANA DI SUSA — A partire dalle 15,30 la Chiesa battista
(frazione Campo del carro) organizza la festa del 104° anniversario della sua presenza nella cittadina.
ROMA — Alle ore 16, in via Giusti 12, il Sae organizza un incontro sul tema: «Ecumenismo, cammino di comunione»
con interventi di Innocenzo Gargano e di Valdo Benecchl.
I
SadtoeUimmoM
CULTO EVANGELICO; ogni domenica mattina alle 7,27 sul
primo programma radiofonico della Rai, predicazione e
notizie dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di Raidue, a cura
della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche alterne alle 23,40 circa e, in replica, il
lunedì della settimana seguente alle ore 9,30 circa. Domenica 3 maggio andrà in onda «Otto per mille: le scelte dei
protestanti; Famiglie curde a Monteforte Irpino; Donne: oltre il silenzio; Chiaro scuro; un commento a un’attualità».
La replica sarà trasmessa lunedì 11 maggio alle ore 9 circa.
AVVERTENZA: chi desidera usufruire di questa rubrica deve
inviare i programmi, per lettera o fax, quindici giorni prima
del venerdì di uscita del settimanale.
16
PAG. 10 RIFORMA
Commenti
VENERDÌ r- MAGGIO
A
1“
maggio
Adriana Luciano
I miei primi cortei del 1° maggio sono stati quelli della fi
ne degli Anni Sessanta. Operai e studenti, intellettuali e
tecnici, tutti «uniti nella lotta»: al culmine di un movimento che sembrava in grado di unificare interessi e bisogni
delle più diverse categorie di lavoratori in un nuovo disegno di società. Gli slogan erano radicali, la prospettiva rivoluzionaria ma gli obiettivi delle lotte, le rivendicazioni, i
risultati raggiunti g[uardavano al qui e ora: meno diseguaglianze retributive, più salute in fabbrica e fuori, meno autoritarismo gratuito nelle scuole, più democrazia, più giustizia. La controparte era sempre il padrone, ma l’interiocutore era spesso lo stato. Soprattutto si volevano pienamente realizzate le promesse della Carta costituzionale: lavoro, reddito, istruzione, salute, casa. Qualcuno, forse,
pensava di poter chiedere allo stato anche la felicità.
Ricorre quest’anno il trentennale del Sessantotto. Ci sarà
una nuova ondata di «bilanci». Non intendo awenturarmici. Sul filo della memoria di trenta 1“ maggio vissuti prima
da studentessa, poi da giovane ricercatrice con figlio per
mano, e poi ancora da docente per bene ai margini di cortei
sempre più striminziti o di rumorosi concerti, voglio solo
rinoracciare i segni di un cambiamento che è andato in direzioni ben diversfe da queUe che allora speravamo, o temevamo. Non c'è stata la proletarizzazione di tutti i lavoratori:
sono aumentate le differenze, le diseguaglianze. Alcuni tipi
(U lavori sono peggiorati, altri migliorati. Tecnici, insegnanti, professionisti che si immaginavano un futuro di burocratizzazione, standardizzazione, sono oggi alle prese con
lavori che cambiano, con nuove conoscenze da acquisire e
rinsicurezza che cresce. Ma non sono finiti neU’indistinzione di un lavoro reso sempre più ripetitivo e alienante.
Non siamo approdati alla società del non lavoro. Chi
pensava che l’automazione avrebbe inesorabilmente fatto
scompare il lavoro vivo a vantaggio delle macchine, e chi
aveva già seppellito l’etica del lavoro e la sua centralità nella vita e nell’identità delle persone, deve ora constatare che
con la disoccupazione a due cifre, la questione del lavoro si
ripropone, oggi, in termini nuovi.
Si riduce il lavoro industriale, è vero, ma non con la stessa intensità e lo stesso segno dovunque. Ci sono zone, e settori, in cui, per via delle tecnologie, o della globalizzazione,
l’occupazione declina inesorabilmente. In molte zone del
Sud non è mai arrivata, o se ne è presto andata. Ce ne sono
altre, il mitico Nord-Est, per fare solo un esempio, in cui il
lavoro industriale cresce. E a rimpiazzare i lavoratori che
mancano arrivano gli immigrati. Nuove tecnoiogie e nuovi
prodotti creano anche nuovi lavoratori della conoscenza.
Basti pensare alle telecomunicazioni. Cresce il lavoro nel
terziario. Quello dei lavori cattivi e precari (dai pony express, alle squadre di manutenzione industriale) ma anche
quello delle professioni sociali e culturali. È aumentata l’offerta di lavoro. Le giovani donne, tutte, vogliono lavorare e
nel lavoro cercano autonomia, identità, carriera.
Come gli uomini. Tutti cercano lavori veri. Non i lavori
socialmente utili o i cantieri di lavoro che ricordano il lavoro coatto e senza senso degli albori della rivoluzione industriale. Ma lavori che insieme al reddito diano identità e
senso. Sono le nuove rivendicazioni e i nuovi soggetti dei
cortei di questi anni. Questi giovani sono disposti anche a
«diventare imprenditori di se stessi» ma invocano un futuro che non vedono. Insieme alle «pantere grigie»: pensionati e lavoratori alla fine della carriera spaventati all’idea
che la promessa di una tranquilla vecchiaia, a godersi la
meritata pensione, non verrà mantenuta. Generazioni in
conflitto tra di loro, a contendersi le rovine di uno stato sociale che, a furia di rispondere alle domande che crescevano in maniera inefficiente e iniqua, è arrivato sull’orlo della bancarotta. Generazioni disorientate da un senso di insicurezza e di paura per il futuro, che evoca ricordi remoti.
È tempo di ricucire, di ricomporre, di correre ai ripari. Se
non si vuole che questo secolo finisca negando la promessa
per la quale le generazioni uscite dalla guerra avevano coraggiosamente impegnato le loro braccia, le loro intelligenze e le loro speranze e la generazione del Sessantotto
aveva osato l’utopia. La promessa di futuro.
Rifdema
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DIRETTORE: Eugenio Bernardini VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: Anna Maffei. IN REDAZIONE: Alberto Coreani, Marta D'Auria, Emmanuele Paschetto, Jean-Jacques Peyronel, Piervaldo Rostan (coordinatore de L'eco delle valli) Federica Tourn. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino DI
Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrano, Giuseppe Ficara, Giorgio Gardiol, Maurizio
Girolami, Pasquale lacobino, Milena Martinat, Carmellna Maurizio, Luca Negro,
Luisa Nitti, Nicola Pantaleo, Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelll, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi
REVISIONE EDITORIALE:Stelio Armand-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia; ABBONAMENTI: Daniela Actis.
STAMPA: La Ghisleriana s.n.c. Mondovì - tei, 0174-42590.
EDITORE: Edizioni Protestanti s.r.l. - via S. Pio V, 15 bis -10125Torino.
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Associato alla
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periodica italiana
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Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176 del 1* gennaio 1951, Le modifiche
sono state registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 17 del 24 aprile 1998 è stato consegnato per l'inoltro postale airufficio CMP Nord, via Reiss Romoli 44/11 di Torino mercoledì 22 aprile 1998,
Né malattia né vizio ma condizione umana
L^omosessualìtà interroga le chiese
Forse è arrivato anche per noi il tempo di una riflessione
serena e concreta in cui ci si rispetti reciprocamente
ALBERTO TACCIA
Lf AFFERMAZIONE dell’on.
I Fini secondo cui gli omosessuali non dovrebbero
essere autorizzati a esercitare
la funzione di insegnanti scolastici sta suscitando grande
scalpore. Giustamente si è
sottolineata la necessità di
chiarire la differenza fondamentale tra omosessualità e
pedofilia: quest’ultima è una
grave deviazione che può riguardare tutti, sia omo che
eterosessuali. Un’altra premessa che deve essere sottolineata è la natura stessa dell’omosessualità, sia maschile
che femminile. Sembra ormai definitivamente stabilito
che non si tratta né di una
malattia né di un vizio peccaminoso ma di una condizione umana, la cui legittimità
non può essere negata, al
massimo di una tendenza genetica che può essere fissata
da fattori psicologici, familiari o ambientali esterni.
La grande sofferenza degli
omosessuali non nasce tanto
dalla loro condizione ma dal
pregiudizio, dalla condanna,
dall’irrisionq e dalla discriminazione di cui sono ancora
oggetto. Questo ci può anche
aiutare a capire alcuni atteggiamenti provocatori che
purtroppo si ritorcono contro
di loro. Non si può condannare un essere umano per
una condizione di vita che
non ha scelto (e che non ha
certamente voluto!) ma che
ha scoperto in se stesso, spesso terrorizzato da tutte le bibliche maledizioni che gli
piovono sul capo. L’Organizzazione mondiale della sanità
ha cancellato dal 1992 (soltanto sei anni fa!) l’omosessualità dall’elenco delle malattie. Per quel che riguarda il
problema posto dalla Bibbia
su tale tema deve essere ripreso con grande attenzione,
senza pregiudizi ma con senso di responsabilità e rispetto
anche nei confronti di alcuni
ambienti assertori di una teologia a carattere letteralistico con i quali si rischia una
profonda spaccatura.
Tuttavia l’affermazione
dell’on. Fini suscita in noi
un’altra domanda; «Può un
omosessuale assumere il ministero pastorale in una delle
nostre chiese?». In teoria la risposta non può che essere
positiva, dato che la condizione sessuale non è pre'vista come elemento discriminante
ai fini dell’idoneità pastorale,
ma sappiamo che in pratica
le cose vanno molto diversamente. Val la pena di avviare
una riflessione comune che
vorrei introdurre con una ra
DA Busto Arsizio un ascoltatore, sempre attento,
ci scrive per esprimere la sua
delusione perché non sempre viene detto il Padre Nostro alla fine del breve culto
radiotrasmesso: egli si domanda se questo dipende dal
breve tempo che ci è concesso. L’ascoltatore continua così: «A mio modesto avviso il
Padre Nostro è parte integrante e significativa del culto e la sua soppressione o
meno non può essere lasciata
alla libera discrezione del pastore. Tenendo conto che,
anche dal punto di vista ecumenico, è forse l’unica preghiera nella quale tutti i cristiani delle varie chiese occidentali si riconoscono quali
figli dello stesso Padre. Dico
questo chiedendo scusa per
l’intromissione...».
Questa lettera ci permette
di dire qualche parola a pro
pida e sicuramente eccessiva
semplificazione. Il problema,
a mio avviso, potrebbe essere
affrontato sotto due aspetti. Il
primo riguarda la sensibilità e
il grado di maturità delle nostre comunità che potrebbero
esprimere al riguardo fortissime riserve che, se anche riteniamo di non dover condividere, non possiamo assolutamente ignorare. Esse accenderebbero polemiche che rischierebbero di polarizzare
su tale questione tutta la vita
delle chiesa e provocare dannose ripercussioni sulla coesione stessa della comunità.
Il secondo aspetto riguarda
l’interessato o l’interessata.
Questo (0 questa) può considerare (analogamente a qualsiasi altra persona) la sua sessualità una questione strettamente privata che non ha alcuna ragione di trasparire o
di interferire nel compimento del suo ministerio, valutabile in base a ben altri parametri, senza essere di scandalo verso quelli che l’apostolo Paolo, senza alcuna
valutazione negativa, chiama
«i deboli nella fede», verso i
quali deve essere esercitato
lo spirito dell’agape (I Corinzi 8; Romani 14), piuttosto
che l’affermazione presuntuosa del diritto alla propria
libertà. Dice Paolo: «Io so e
sono persuaso che nel Signor
Gesù nessuna cosa è impura
in se stessa. (...) ma bada che
questo tuo diritto non diventi
un intoppo per i deboli». La
nostra libertà e l’affermazione dei nostri diritti devono
dunque trovare il loro limite
nell’amore.
Questo non significa, dal
lato opposto, che l’interessato/a debba nascondersi, occultando la propria natura
omosessuale come qualche
cosa di cui vergognarsi. Se lo
ritiene necessario e opportuno ne deve poter parlare affrontando con serenità le reazioni che tale dichiarazione
può suscitare, ma discutendone con altrettanta serenità
e con lealtà nello spirito
dell’agape, della comprensione e del rispetto reciproci, affinché gli altri siano rassicurati in un rapporto di fiduciosa collaborazione, ricercando
«le cose che contribuiscono
alla pace e alla mutua edificazione» (Romani 14, 19). Mi
pare che questa possa essere
la premessa per avviare nella
chiesa un discorso coerente
con la nostra vocazione.
Gli evangelici e gli «squatter»
Incontrare lo sconosciuto
ALBERTO CORSANI
Nelle polemiche e nei dibattiti seguiti alla vicenda degli squatter torinesi, un
fatto colpisce; la stampa e gli
esperti si sono divisi tra chi
chiede essenzialmente repressione e che si straccia le
vesti ritenendo che la colpa
della situazione creatasi a Torino sia di scuola, famiglia,
società. Pochi invece, troppo
pochi a mio avviso, hanno
ammesso di non riuscire a capire. Sembra più facile ammettere delle colpe verso una
intera generazione (colpe
che, beninteso, ci sono ma
non esauriscono il problema),
ma ammettere di non sapere,
questo no, giammai.
Per dei credenti forse è più
agevole confrontarsi con un
problema del genere, giacché
dovremmo essere abituati noi
stessi a vivere la fede, a testimoniarne conseguentemente,
a orientare l’intera nostra esistenza sapendo che nonostante la nostra saldezza di
convinzioni: «...non è stato
ancora manifestato ciò che
saremo» (I Giov.i 3, 2). Qual
cosa, insomma, può sfuggirci
del piano di Dio per noi, possiamo agire e lo facciamo anche senza essere perfettamente al chiaro del nostro
ruolo e del nostro futuro.
Ciò non significa che rinunciamo a sviluppare degli
orientamenti culturali e a
darci degli orientamenti etici.
Ma, tenendo presente la parola che la recente Assemblea
della Fcei (Torre Pellice, novembre ’97) ha fatto propria,
possiamo pensare sulla scorta di Isaia, che allargare il
luogo della nostra tenda, non
rinunciando a rafforzare i
picchetti, significhi aprirla
non solo al forestiero e al limite all’awersario, ma anche
a chi ci è sconosciuto, a chi
sfugge alle nostre coordinate,
a chi non riusciamo a capire.
I popoli del deserto praticavano l’ospitalità nei confronti
del viandante di cui non si sa
nulla, se non che un certo
giorno o una certa notte possa passare nei dintorni della
tenda. E se i picchetti saranno stati ben confitti in terra,
agli uni e agli altri sarà più
difficile darseli sulla testa.
t/lV /dtlG/ù'
V__
JJ
™iii
EUGENIO RIVOIR
posito del Padre Nostro. Non
dirò niente della sua importanza e del suo significato né
del motivo per cui Gesù lo
racconta ai suoi discepoli.
Ma vorrei cercare di descrivere che cosa possiamo fare noi
di queste parole: possiamo
ripeterle perché questo è diventato obbligatorio (una
legge nelle chiese ne indica i
luoghi e i tempi della declamazione); oppure possiamo
dirlo (qualche volta a bassa
voce) alla fine delle nostre
letture bibliche quotidiane,
se questa è diventata la nostra abitudine; oppure possiamo ricordarcene quando
abbiamo l’Impressione di
aver perso il senso della vita
comunitaria (e diciamo Padre nostro e non solo Padre
mio); oppure quando rischiamo di pretendere solo il perdono degli altri e dimentichiamo che possiamo perdonare («Perdonaci come ab
I a Albi
ne quest
GENTE VENElè*S
In fàCCiO S6.
Protestanti e Sindo¿o contri
Una valutazione im/®!'’'
sante delle Posizioi^fN
stanti in merito all’osterà
della Sindone viene dal#®’!*'’
go ed ecumenista rct.-WcluW mi
Luigi Sartori, che in co# ®
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sione di un’intervista sili®’
mero dell’ll aprile, sost#®®’’"'’™
«La provocazione dei fr#®®”’’
protestanti è utile pere? 2) i mem
questo desiderio di cose fica costiti
pressionanti” che facilitaifvano, in
ripresa della fede non sic|oP®^°
il rischio di strafare, peipse comp
tutto ciò che non è direfclig;®®®’ ®
mente parola di Dio, codi®cdivolonl
ta nella Bibbia e poi nell|aU’al’° 1^”
turgia e nella vita della Cparebbe do
sa, può diventare occasionfare alla d
idolatria, di traduzione deliCarta tutti i i
prannaturale in oggetto». 3) ovriam
politica del
icoilii desc
costituzionE
nostre istitu
Nuova religiosità nella Città
nella volon
Un’indagine condottaferesentata
1.000 studenti deirEmilialparlamenta
magna offre lo spunto al salda Zagrebel
manale (23 aprile) peràudel 16/1/93
considerazioni e intervis così anche
sulla «nuova spiritualità»:Irai!coniqu
sogno di trascendente ecii ta nei confi
di sé, compresenza di pià» cattolica, i
sioni religiose piuttosto è apressione
ricerca di Dio. Il quadroiìi stato, ma ci
ferimento classico del crisi la quale si :
nesimo cattolico non tramoi gior parte
ta, anche se credere inbio qui siamo
in Cristo come suo Figlio zìonecivicB
60,2% degli interpellati] r 4jHj-jspg
si accompagna a riti e sao coscienza d
menti; e la morale viene vi [jplj ¿g]
suta come qualcosa cietó jjjjjjg
ne al singolo individnaifee- sdo assai i
logo Pietro Coda lospiegacoii
la temperie attuale.«Eut jialiber
tempo di soggettività e di li; y.
bertà». Annamaria Guadagli
scrive: «Non è più tempoi
assalti al cielo, di dissacrado ^
ni. E neppure di difesa a o
tranza del fondamenti de« ggjjjj .
tradizione e dell’identità ci cbnsapeTOi
stiana». E padre AntonioSp j
darò (La civiltà cafio/tcu):'«pjjjjj,g ^
tempo la religiosità e« PÌ«comuni di
gata a modelli sociali (••• “^ttosto cl
passa per l’individuo
conta molto la testimonia»
personale». C’è tuttora bis
gno di riferimenti etici, "»no italiano
regola imposta ’^®’’®5ticonosciu
suta come proiezione
. rt/'^tie di G
possessività dell’educato^ ,,,.
(Coda). E il filosofo GiC”
Giorello: «La libertà t^'liocoRti '
scienza evoca il protestanti
mo, ma se fosse vero ci sari
! som
be un bisogno di coerenzalfc .
la sfera del personale eia* Lette
• ■ 'anni
esteriore». Invece 1 giova»«- ~ .
sondaggio sembrano respa
gere la precettistica e 1 iwl* QajQ
gno del volontariato. non poti
g»nte,dip
perché
biamo perdonato»); oppjve
era.
quando siamo convinti
tutto dipenda da noi sentire più
tu oggi il nostro pane ^ ^quiiia^^te
giorno» dice una ^chiesi comunirat
Padre Nostro); oppure r .itonigjjg ^
siamo pensare che le P® .tanto facev
di Gesù siano una P^^Pj^ttilci
comi
di comprensione della no^
possibilità di vita, fij’^fn^'etuecarat
da poter ascoltare e Lpereb^bè'a
dire quando ne sentiam iquaiù^ che
necessità. , J'tì amico i
Insomma il Padre j'unico vei
è stato dato perché ne i T prima fra
mo qualcosa di s'Sume >incroUaùii(
Ci ahita a capire chepo^o
mo vivere perché tuu j, sempjg^
stato dato e ancora ci ^bìq bamb
dato. Liberi di gioire, 1 tentato h
graziare e di chieder • %ano, ^
biio
Padre;
cosa si può dire di pW
(Rubrica «Parliamone >1^ mia e ic
me» della trasmissione ¡L Po la gg
evangelico» curata i, uione
andata in onda domeñe
aprile).
'®ttesimo
17
aggioiÆNERDÎ IiMAGGIO 1998
J
PAG. 1 1 RIFORMA
SX-" ,
Il meriti
^dell'Assemblea
'ostituente
seconda
igiosità
Rispondo una
Ita a Alberto Donati solo
le questioni pertinenti,
'•nè la nostra Carta Costitu^ENET&ale. Egli mi perdonerà se
t faccio senza avere letto il
e Sindoi contributo sull’argo
ione inte®fj^^ nostra Costituzione è
Prettamente legittima in
all ostenJ I approvata con ricolene daltt^ metodo democratiista cattor j„aggioranza qualificata
“Ci membri eletti allo scopo
^'''lessano ha messo in dubbio
Savoia,;
tile perch!2) i membri dell’Assem3 di co* costituente rappresenle facilitalvano, in quanto eletti il
e non si^ipolo italiano nelle sue diafare nerietse componenti culturali e
on è’direfoose, e quindi espressioDio, cod»e di volontà dal basso e non
e poi neWall’alto (in caso contrario si
ta della darebbe dovuto far partecie occasioniate alla discussione sulla
uzione delicarta tutti i cittadini) ;
oggetto». 3) ovviamente la sovranità
politica dello stato italiano,
come descritto nella Carta
costituzionale e attuato nelle
nostre istituzioni, non risiede
nella Città del Vaticano ma
nella volontà popolare rapcondotta|resentata nelle assemblee
eU’Emilialparlamentari (per tutti si veountoalseidaZagrebelsky su La Stampa
e) per àiifdel 16/1/95), che determina
e interna così anche gli accordi bilateritualità»:! rali coni quali esso si rapporidenteeci tanei confronti della Chiesa
iza di p» cattolica, intesa non come
riuttostoè aptessione della religione di
quadroii ¡tato, ma come la chiesa nel;o del ciisii fa quale si riconosce la magnon iamoigiot parte degli italiani (fino
dere in Dìo qui siamo alJ'abc dell’educasuo Figlio zione civica];
rpellati) r ¡¡ Spetto della libertà di
L riti e sao cos^en^a di ciascuno, valore
ile vienen ^jgj protestantesimo
storico (entrato purtroppo
maw.i eo- solo assai tardivamente fra
lo spiega con pji cattolici con il decreto
male;, «E U suga libertà religiosa del
-*'■ r !hmì ^™'^dio Vaticano II) in cui
!? , .A alai si volle derogare all’atto
S ^formazione della Carta
! difesa ai negazione pregiu
“ „ti Hill perciò, dell’area della
Sunna), ha naturalmente e
,* , c- consapevolmente indirizzato
di redazione a
tà pra niiilf^®'’-® valori condivisi e
. ij di etica razionale
iPiuttosto che da una partico
Ltimoniai«te^eligmsm nei con..ttnra his. della quale buona pari etici ma-lutr^^^^n^blea e del popoì viptievt. cuon si sarebbero
>7inne deC“^°®c:iuti (cfr. dichiara’educatoC°p® di G. Dossetti in Atti
sofo costituente,
iprtà diq ^°^^°commissrone. Rerotestant^®"^ pag. 20). In
ero ci sari"
coerenza T
inale e l’ij
i giovani*
•ano respi*
ca e rW
Ito.
questo, i cattolici presenti alla Costituente mi sembrano
ancora oggi molto più «moderni» rispetto alla visione
ottocentesca di Donati, che
pare auspicare una costituzione fondata sull’etica protestante e sul primato del Decalogo. La loro tesi dichiarata
era opposta: l’etica cristiana,
se effettivamente compresa e
illuminata dalla fede e opportunamente mediata nei
confronti della cultura del
tempo, è perfettamente rispondente alle attese della
ragione, e perciò può essere
condivisa non solo da cattolici e protestanti, ma da tutti;
5) i valori sui quali è ordinata la nostra Carta fondamentale rimandano al rifiuto
del fascismo, e quindi dell’ordinamento «dall’alto»
dello stato, dell’etica e del vivere civile, e al rigetto del
corrispondente metodo antidemocratico; basti per tutti
ricordare le parole di La Pira
alla prima sottocommissione: «Diverso è il caso per la
nuova Costituzione italiana:
essa è necessariamente legata alla dura esperienza dello
stato totalitario, il quale non
si limitò a violare questo o
quel diritto fondamentale
dell’uomo: negò in radice
resistenza di diritti originari
dell’uomo anteriori allo stato; esso anzi, accogliendo la
teoria dei diritti “riflessi”, fu
propugnatore della tesi (...)
che queste “concessioni”,
possono essere in qualunque momento il beneplacito
di colui dal quale soltanto
tali diritti derivano: lo stato»
[La nuova Costituzione italiana. Progetto e relazioni,
Roma, Studium, 1947, pp.
97-99). I diritti naturali dell’uomo, fra i quali è compreso quello di affermare spropositi, erano ben presenti al
professore fiorentino, tomista di formazione.
6) Questi stessi valori erano e sono ancora oggi una risposta alla volontà di potenza fascista, e il prolungamento ideale della Resistenza: un punto di confluenza
di tutte le forze attive della
società, come disse Moro:
«Non possiamo dimenticare
quello che è stato, perché
questa Costituzione oggi
emerge da quella resistenza,
da quella lotta, da quella negazione per le quali ci siamo
trovati insieme sul fronte
della resistenza e della guerra rivoluzionaria e ora ci troviamo insieme per quest’impegno d’affermazione dei
valori supremi della dignità
umana e della vita sociale»
[Atti dell’Assemblea costituente, Commissione per la
Costituzione. Resoconti sommari, p. 2040).
Giuseppe Piacentini
Reggio Emilia
Lettera
a un amico
Caro Daniele,
non potendo più parlare
■ di persona o al telefo
ù d Signore ti ha voo»)- opp**v„ 1 ti scrivo una bre
onvinti Mi riesce molto
noi («da*’Z!;. pensare di non poter
rirhiestaiVn“la tua risata così
rurePiS^'cativa, le tue battute
le le ® barzellette che
la ® 8’*
della nosJT^omuni.
a, qualblleti,„*'°” erano solo queste
3 e da
ientiana«lqq'^|i^°e altro! Altre erano le
che hanno fa
Ire Nostr»|l'u„.^ico fraterno e sincero.
fatto di te
lénefatiprimaYa^^«“
che pos%o die
'ché*P^ come la mia, Sia
é ton«“ Sii!'dicevamo
ira ci e ìq ha’ ’’i^tirdi? Tu bambino
iire,di^^Snt'"^"^^bbiamofreedere. ^ Chiesa battista di
più? , mio
ano.
di cui
era pastore
it^ Sa ìiiia spesso eri a caS la ® E poi,
a ’’Uniondomenicale,
o/ne»'r*’Hattesim ^'“''^.nile e poi il
1 e quindi membri
fedeli della chiesa, con le rispettive famiglie e infine tu
diacono e io diaconessa,
sempre pronti e disponibili a
servire il Signore.
Tu che passavi a prendermi
in macchina per andare alle
riunioni e arrivavi ogni volta
in ritardo, e io che mi arrabbiavo, perché eravamo sempre gli ultimi, ma tu, con calma e allegria, mi tranquillizzavi e si partiva... Come vorrei arrabbiarmi ancora, Daniele, e dirti che sei un ritardatario incallito! Adesso alle
riunioni sono puntuale, ma
era molto meglio prima. Il
tuo entusiasmo, la tua gioia
di vivere, il tuo coraggio nell’affrontare le prove ti hanno
accompagnato anche durante la malattia e anziché essere
io a consolare te, eri tu a dare
forza, gioia e serenità a me.
Mi manchi molto, Daniele,
così come manchi a tutti
quelli che ti hanno conosciuto e amato. Scommetto che
ora, con la mimica a te abituale, stai facendo ridere gli
angeli. Ciao Dani, un forte
abbraccio.
Marisa Inguanti - Milano
Il dialogo non limiti la nostra diversità nel vivere la fede in Gesù Cristo
Ecumenismo e evangelizzazione
BRUNO GAMBARDELLA
Egregio direttore, mi piace pensare
alla Chiesa come a un unico corpo
costituito da varie membra. Mi piace
sperare che l’invito dell’apostolo Paolo
a perseverare fino in fondo nella ricerca
dell’unità sia accolto, sempre e con forza, da tutti i cristiani.
Da anni le nostre chiese partecipano
con l’entusiasmo richiesto ai figli di Dio
a incontri che permettono di conoscere
meglio le altre confessioni, cristiane e
non. L’appuntamento di Graz (e altri
ancora) ha permesso al cattolico di incontrare nel protestante un fratello che,
pur nella diversità, ama lo stesso Dio, riconosce in Gesù il proprio, personale.
Signore e Salvatore. Molti evangelici
hanno trovato nel cattolico di base non
un papista, un servo della tradizione extrabiblica che intende legittimare il potere di una gerarchia autoritaria, ma
una persona dotata di una spiritualità
da conoscere e da apprezzare, di uno
spirito d’amore che non può e non deve
essere misconosciuto in nome e per
conto di vecchie polemiche e di battaglie ideologiche.
Mi piace ricordare come oggi tanti
cristiani di diverse confessioni lavorino
insieme per portare un concreto aiuto a
chi soffre la miseria su questo sazio e
opulento pianeta. Nulla da eccepire,
quindi, nei confronti di chi lavora nel
campo dell’ecumenismo, ma vorrei
esprimere qualche considerazione che
riguarda da vicino la sopravvivenza
stessa delle nostte chiese.
Spesso ci lamentiamo del fatto che le
comunità protestanti non crescono nel
numero dei loro membri di chiesa o dei
simpatizzanti. Proprio mentre le prospettive di unione politica dell’Europa
consentono agli italiani di conoscere
l’altro cristianesimo, così presente in
tanti paesi del vecchio continente,
l’evangelismo italiano scopre spesso di
non saper comunicare aH’esterno del
proprio ambiente angusto e minoritario. Riforma ha fatto benissimo a dare
spazio a numerosi interventi che lamentavano la disinformazione offerta
dai mezzi di comunicazione di massa
sulle tesi e sulle dottrine del protestantesimo. Conosciamo la superficialità di
tanti giornalisti italiani, ma è incredibile che in Italia un pastore sia definito
«prete protestante» o gli evangelici
«evangelisti». Ma che -visibilità offrono i
protestanti nel paese più secolarizzato
ma più cattolicheggiante d’Europa?
Continuino pure gli incontri ecumenici di preghiera, i culti con gli altri cristiani, ma sia anche ribadita la nostra
diversità di vivere la fede in Gesù. Inorridisco all’idea che qualcuno possa
confondere ecumenismo e evangelizzazione. Questi sono due momenti diversi
di una testimonianza che Cristo ci ha
chiamato a dare al mondo.
Come possiamo awicùiare chi, deluso dal cattolicesimo, non si mette alla
ricerca di un altro modo di vivere la sua
fede perché «oggi non vi è più tanta
differenza tra cristiani» (testuali parole
di un amico da me invitato a uno studio biblico)? La differenza c’è, eccome!
L’etica della libertà nella responsabilità
è un elemento che oggi sia allontana
sempre più dalla morale precettistica e
dalle dispensazioni giubilati; la laicità
delle istituzioni pubWiche rappresenta
un traguardo di democrazia e di tolleranza che è seìnpre più contrapposto a
certi obiettivi di temporalità e di egemonia culturale: le interpretazioni biblicamente fondate sono ancor oggi
antitetiche alle devozioni mariane e
iconografiche (più o meno piangenti).
È ùnportantissimo il dialogo fra cristiani, ma bisogna incontrare chi crede
in valori che la Chiesa romana non riconosce come tali; bisogna annunziare
la buona novella a chi non ascolta più
il messaggio dell’Evangelo solo perché
somministrato, mediato e interpretato
dal cattolicesimo. È necessario, a mio
parere, riprendere lo slancio che altre
chiese evangeliche stanno mostrando
da anni. Non serve utilizzare lo spirito
polemico di altri tempi, ma è nostro
dovere annunziare che TEvangelo della
libertà, della giustizia, della pace può
essere vissuto anche nelle piccole chiese protestanti, quelle chiese che annunciano Cristo in spirito e verità.
Se davvero le pastore battista somministrano il battesimo ai bambini degli ospedali in nome e per conto di un
presunto spirito di fratellanza ecumenica; se davvero qualcuno crede che
evangelizzazione è solo ecumenico; se
davvero è necessario sfumare le differenze lasciando che le nostre chiese si
svuotino, dovrò riconoscere che io del
protestantesimo non ho capito molto e
che il cristianesimo altro è solo un trascurabile dettaglio nella storia della
chiesa universale.
^ Roma verso
il Giubileo
Con una dimostrazione
universale di civiltà, ordine,
ospitalità ed efficacia organizzativa (secondo la programmazione), giungeranno a Roma per le celebrazioni dell’anno 2000 milioni di pellegrini; alla presenza di responsabili di ogni sezione, l’inizio
di tali manifestazioni sarà annunciato da una campana
che peserà cinque tonnellate,
con una circonferenza di sei
metri. Nella fattispecie tale
campana, che suonerà con la
nota musicale di un «sol grave», recherà in rilievo un
grande occhio che dovrebbe
rappresentare la «centralità di
Dio» e più in basso lo stemma
di Giovanni Paolo II con il
motto che si commenta da
solo: «Totus tuus».
Non sarà certo paragonabile lo stupore di Dante alla visita della città di Roma con le
tante ristrutturazioni e le sue
nuove costruzioni sì che il
pellegrino «veggendo Roma e
l’ardua sua opera stupefaciensi» (Paradiso XXXI) per
l’insperata bellezza di tante
suggestive opere d’arte. In
sostanza l’Italia laica sarà
coinvolta nel grande «affare
Giubileo» in forma folcloristico-turistica, certo non spirituale, in una presunta valenza artistico-religiosa. I lavori
di ristrutturazione e di costruzione con gravosissimi
oneri investiti dipenderanno
dal dicastero dei Beni culturali attraverso le commissioni
del settore artistico e culturale: nell’attuare ogni opera in
programma, non si dovrà cadere in quegli errori imperdonabili definiti «cattedrali
nel deserto» o, come accadde
con i Mondiali di calcio di
Italia ’90, in lavori risultati
poi inutilizzati. C’è da prevedere, seguendo le nostre umane esperienze, che l’attuale caotica paganeggiante Roma si presenterà nell’anno di
grazia 2000 con tutti gli apporti funzionali del nostro
tempo (soprattutto nel campo tecnico-scientifico) in un
aspetto non certo paragonabile alla «santa città» descritta in Apocalisse 22,9-27.
Le opere d’arte più note,
quelle cioè più vicine al realismo verista, accoglieranno,
come è facile supporre, fiumi
di visitatori pellegrini compunti, disposti a «vedere» la
naturalistica interpretazione
dell’artista, per un fine essenzialmente «devozionale», indipendentemente dallo stile
e dai valori dello spirito per il
quale sono stati prodotti.
Tuttavia i prodotti estetici
andranno apprezzati secondo i genuini valori della «sacralità dell’arte». Vasto, infatti, è lo sviluppo della produzione artistica da ammirare
attraverso i motivi genuini
della sacralità dell’arte stessa,
nata al di fuori dei momenti
di natura religiosa.
Una vasta e complessa opera quale la Cappella Sistina
con i rinascimentali affreschi
ispirati ai motivi biblici non
devono essere confusi con le
mitiche favole del mondo pagano, che allontanavano dalla spiritualità per una «lettura» fatta in chiave di umana
emotività. Ci saranno indubbiamente gruppi organizzati
di «ciceroni» che concentreranno l’attenzione dei presenti secondo particolari
umani di sicuro effetto, mentre gli animi dovrebbero es
Qe
gioventù evangelica
SOTTOSCRIZIONE 1998
normale...........................L. 45.000
sostenitore..........................90.000
estero...............................60.000
«3 copie al prezzo di 2»............. 90.000
cumulativo GE/Confronti..............90.000
versamenti da effettuare sul ccp n. 35917004 intestato a:
gioventù evangelica
via Porro Lambertenghi, 28 - 20159 Milano
sere volti al misticismo e non
al materialismo.
Quanti cattolici verranno
al Giubileo perché venga loro
concessa l’indulgenza plenaria dopo la visita, in grazia di
Dio, delle quattro maggiori
basiliche di Roma (San Giovanni in Laterano, San Pietro
in Vaticano, Santa Maria
Maggiore e San Paolo fuori le
mura)! Noi evangelici vorremmo che il richiamo di Roma non fosse turistico-mondano, ma che tutti i cristiani
coscientemente fedeli al
mandato del Signore ricor
dassero i principi della fede
sapendo che «questa è la nostra vittoria che ha vinto il
mondo: la nostra fede» (I
Giovanni 5,4).
Elio Rinaldi - Firenze
3 Nuovo indirizzo
Il nuovo indirizzo di Carlo
Papini e Rina Lidia Caponetto
è il seguente: via E. Granello
lA/5 - 16166 Genova Quinto.
Il numero di telefono non è
quello comunicato in un primo tempo, bensì 010-383692.
RINGRAZIAMENTO
«Non ti spaventare
e non ti sgomentare
perché i'Eterno,
il tuo Dio, sarà con te
ovunque andrai»
Giosuè 1, 9
Serenamente ci ha lasciati
Emilia Ayassot
ved. Roberto Alilo
Lo annunciano con immenso
dolore la sorella gemella Emma, i
nipoti Luciano e Romano Ippolito
e Giuliana Giannetti con le rispettive famiglie, e parenti tutti.
Roma, 26 aprile 1998
RINGRAZIAMENTO
«Non temere, perché
io ti ho riscattata,
ti ho chiamata
per nome; tu sei mia!»
Isaia 43,1
Il buon Padre celeste ha accolto nelle sue dimore, il 23 aprile
1998, all’età di 64 anni,
Paola Taccia in Cambellotti
Lo annunciano, nella certezza
della risurrezione promessa dal
Signore, i suoi cari: il marito Ezio,
i figli Massimiliano, Luciano e
Marcello con Emma, Angela e
Monica, la sorella Lorenzina e famiglia, il fratello Alberto e famiglia, i parenti tutti.
Si ringraziano, con commozione e apprezzamento, tutte le numerosissime persone che hanno
voluto in vario modo esprimere la
loro partecipazione nei momenti
della sofferenza e nella tristezza
della separazione. Si ringraziano
particolarmente i medici e il personale tutto deirOspedale evangelico valdese di Torino per l’assistenza e le cure dispensate. Le
eventuali offerte potranno essere
destinate a questo ospedale in ristrutturazione.
Torino, 27 aprile 1998
RINGRAZIAMENTO
I familiari del caro
Oreste Baret
riconoscenti, ringraziano tutti coloro che con presenza, fiori, scritti,
parole di conforto e opere di bene
hanno preso parte al loro dolore.
Un grazie particolare ai medici
e al personale dei reparti Cardiologia, Rianimazione e Pronto soccorso dell’ospedale civile di Pinerolo, al dottor Pranzò, al pastore
Tom Noffke, ai vicini di casa, al
Partito della rifondazione comunista, intervenuto con bandiera, e a
Loris Bounous.
vaiar Porosa, 23 aprile 1998
RINGRAZIAMENTO
I familiari della compianta
Alida Chiavia Bertot
di anni 52
commossi e riconoscenti per la
dimostrazione di stima e di affetto
tributata alla loro cara ringraziano
tutti coloro che con scritti, fiori e
parole di conforto si sono uniti al
loro dolore.
Angrogna, 22 aprile 1998
RINGRAZIAMENTO
«lo alzo gli occhi ai monti:
donde mi verrà l'aiuto?
Il mio aiuto viene dall'Eterno
che ha fatto i cieli e la terra»
Salmo 121
Il giorno 19 aprile 1998, all’età
di 57 anni, è mancato all’affetto
dei suoi parenti, dei suoi fratelli e
sorelle di chiesa e dei suoi amici
Daniele Ravagnàn
La sua militanza di discepolo di
Cristo in comunione con la Chiesa battista di Milano-Pinamonte è
stata sorretta dalla parola del salmo citato.
Milano, 1® maggio 1998
18
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RIFORMA
Villaggio Globale
VENERDÌ 19 MAGGIO
199s
Proposta dell'arcivescovo anglicano di Città del Capo
Per un'unione economica degli stati africani
L’arcivescovo anglicano di
Città del Capo, Njongonkulu
Ndungane, ha vivamente incoraggiato i leader africani a
mettere in piedi una «Unione
economica degli stati africani» per garantire crescita e
sviluppo al maggior numero
di persone. Ndungane ha fatto la proposta in occasione
del lancio in Africa della campagna per il Giubileo dell’anno 2000 ad Accra, nel Ghana,
il 16 aprile scorso; la campagna per il Giubileo dell’anno
2000, sostenuta dalle chiese,
chiede l’annullamento, per il
nuovo millennio, dell’indebitamento dei paesi più poveri.
Nel discorso che ha pronunciato di fronte a capi di
stato africani, rappresentanti
delle comunità protestanti,
cattoliche romane e musulmane, universitari e delegati
di sindacati e di organizzazioni non governative, l’arcivescovo Ndungane ha affermato che è tempo per «il gigante africano di uscire dal
suo profondo sonno e di occupare il posto che gli spetta
nel mondo. Siamo un popolo
e un continente dotati di una
ricca eredità, la culla dell’umanità». L’unità africana è
una delle principali preoccupazioni dell’arcivescovo Ndungane, successore di Desmond Tutu a capo dei due
milioni di anglicani del Sud
Africa. Nel gennaio scorso
Ndungane aveva chiesto alle
chiese anglicane di unirsi
all’interno di una «Chiesa
episcopale d’Africa» e ai governi africani di pensare alla
creazione di un’organizzazione economica continentale.
Con questa nuova proposta, Ndungane ha compiuto
un ulteriore passo. A suo parere, i leader politici dovrebbero andare al di là degli accordi economici bilaterali e
regionali e lanciarsi in prò- |
Danza della pioggia a Chikowa (Zambia)
getti più ambiziosi. D’altra
parte, un’unione economica
degli stati africani dovrebbe
garantire: 1) che TAfrica non
sia mai più emarginata e non
sia mai più una ciotola di
mendicante tesa al mondo;
2) che le risorse africane non
siano mai più sfruttate: 3)
che l’Africa non divenga la
scarica dei rifiuti ambientali,
quali i rifiuti nucleari; 4) che
l’Africa attiri capitali di investitori del mondo intero.
«È tempo oggi per i paesi di
questo continente di avviare
un periodo di crescita continua e stimolante, una crescita economica e sociale che
porterebbe lo sviluppo in tutto il mondo - ha detto Ndungane -. È molto incoraggiante
ricordare che uno studio recente del dipartimento di ricerca della rivista The Economist rileva che 5 delle 20 nazioni che registrano la più rapida crescita economica si
trovano in Africa. Questo è
notevole ed è su questa base
che dobbiamo costruire».
Un’unione economica degli stati africani avvicinerebbe
il continente all’indipendenza economica, pur dandogli
«l’opportunità di negoziare
con maggiore vigore e realismo con il mondo sviluppato
e industrializzato». L’Africa
deve dunque giocare un ruolo essenziale influenzando il
corso del prossimo millennio.
Per questo, ha aggiunto Ndungane, deve «liberarsi dalle
ultime catene dell’oppressione che ancora la trattengono,
costituite dal giogo del debito
internazionale».
Ma, ha detto ancora Ndungane rivolgendosi ai capi di
stato, «la liberazione dal debito deve essere accompagnata da un impegno: che
tutti possano usufruire dei
vantaggi che ne deriveranno». Gli economisti africani,
ha aggiunto, dovrebbero cogliere quest’opportunità unica e ricercare soluzioni per il
nostro continente. In Africa
si trovano anche grandi specialisti delTeconomia e della
pianificazione che potrebbero provocare «questo slancio
benefico» e garantire l’annullamento del debito, consentendo così di liberare
grosse somme di denaro per
lo sviluppo e di generare nuove ricchezze. (eni)
El Salvador: le 4 suore americane uccise nel 1980
Gli assassini agirono su ordine dei militari
I membri dell’ordine cattolico di Maryknoll, negli Usa,
hanno appreso con soddisfazione che le quattro ex guardie nazionali salvadoregne,
dichiarate colpevoli di avere
assassinato tre suore e una
missionaria laica americane
nel 1980, riconoscono oggi di
avere agito su ordine dei loro
capi. Le confessioni dei quattro uomini sono state fatte
nel marzo scorso ai due avvocati del Lawyers Committee
for Human Rights (Commissione dei giuristi per i diritti
della persona), di New York,
che rappresenta le famiglie
delle vittime (le suore di Maryknoll Maura Clarke e Ita
Ford, la suora orsolina Dorothy Kazel e la missionaria
cattolica laica Jean Donovan).
Queste confessioni sono
importanti perché confermano la tesi avanzata da tempo
dalle colleghe e dalle famiglie
delle vittime, nonché da organizzazioni di difesa dei diritti
della persona umana, e cioè
che quei delitti non avrebbero potuto essere compiuti senza l’approvazione dei
militari salvadoregni. I governi degli Usa e di El Salvador
hanno sempre sostenuto che
gli autori di quegli assassini
avevano agito da soli. Secondo Stephen De Mott, responsabile della comunicazione
dell’ordine di Maryknoll, so
Nev agenzia stampa
notizie evangeliche
abbonamento annuo L. 60.000
da versare sul ccp 82441007
intestato a Nev - Roma
cietà cattolica missionaria di
New York, il sequestro, lo stupro e l’assassinio delle quattro donne il 23 dicembre 1980
avevano profondamente colpito l’opinione pubblica americana, provocando «un enorme problema a livello delle
relazioni pubbliche» per 1’
amministrazione del presidente Ronald Reagan.
Stephen Mott ha detto che
vi è stata «un’azione concertata per diffamare quelle
donne», e ha ricordato che
Alexander Haig, allora segretario di stato degli Usa, aveva dichiarato nel 1981 che
forse le quattro donne erano
state uccise mentre tentavano di oltrepassare un posto
di blocco militare. Per suor
Patricia Ryan, vicepresidente
delle suore di Maryknoll, «sono certamente informazioni
importanti, ma siamo sempre molto indignate di constatare che ci è voluto così
tanto tempo perché tale informazione venisse divulgata
e anche perché il dipartimento di stato degli Usa non ha
portato avanti l’inchiesta».
«Nella sofferenza, noi, suore
di Maryknoll, abbiamo sopportato la perdita delle nostre suore e quella di 76.000
altre persone, morte nell’anonimato, abbandonate sul
bordo delle strade».
Le quattro guardie nazionali hanno riconosciuto che il
loro superiore diretto, il sergente Luis Antonio Colindres
Alemán, aveva detto loro di
aver ricevuto «l’ordine di uccidere quelle donne, e che essi non avrebbero partecipato
all’assassinio delie religiose
senza tale assicurazione»,
scrivono gli avvocati Scott
Greathead e Robert Weiner in
una lettera indirizzata il 3
aprile scorso a Madeleine Albrigbt, segretario di stato degli Usa. Questi uomini (Daniel Canales Ramirez, Carlos
Joaquin Contreras Palacios,
Francisco Orlando Contreras
Recinos e Jose Roberto Moreno Canjura), riconosciuti colpevoli nel 1984, sono stati
condannati a 30 anni di detenzione. Gli avvocati hanno
potuto incontrarli in prigione
grazie all’intervento dell’ambasciata Usa in El Salvador. I
prigionieri hanno affermato
che soltanto Colindres Aleman sapeva chi aveva dato
l’ordine di uccidere le suore.
Ma quest’ultimo ha rifiutato
di parlare agli avvocati.
Il portavoce del Dipartimento di stato, James Rubin,
ha dichiarato che gli Usa, che
considerano valide le conclusioni dell’inchiesta del giudice federale del 1983, secondo
le quali i quattro uomini non
eseguivano ordini, avrebbero
esortato il governo salvadoregno ad approfondire l’inchiesta qualora fossero emerse
nuove prove. Durante gli Anni 80 gli Usa hanno speso sette miliardi di dollari per aiutare il governo salvadoregno
a combattere la guerriglia del
Fronte Farabundo Marti di liberazione nazionale (Fmln).
Nel 1992, l’accordo di pace
firmato tra i guerriglieri e il
governo poneva fine a 12 anni di guerra civile.
Secondo l’agenzia Reuters,
il presidente salvadoregno
Armando Calderon Sol, ha
dichiarato che queste confessioni potrebbero spingere il
suo governo a riaprire il caso.
(eni)
Una dichiarazione del Consiglio nazionale dell'Erf
La Chiesa riformata di Francia disapprova
le alleanze con l'estrema destra di Le Pen
A due mesi dal suo Sinodo
nazionale sul tema dello straniero, il Consiglio nazionale
della Chiesa riformata di
Francia (Erf) ha disapprovato
le alleanze elettorali con
l’estrema destra. Riunito a Parigi dal 27 al 28 marzo scorso,
il Consiglio nazionale dell’Erf
si è soffermato a lungo sulle
elezioni regionali del 15 marzo e sulle alleanze tra eletti di
destra e di estrema destra.
Diverse istanze dell’Erf
(consigli di chiesa e consigli
regionali) hanno preso iniziative: pubblicazione di dichiarazioni, incontri con gli eletti,
partecipazione a manifestazioni. In ogni circostanza, si
trattava di esprimere una viva preoccupazione e una netta disapprovazione per tali
alleanze. I riformati francesi
tengono a manifestare la loro
vigilanza, fondata sul rispetto
del patto repubblicano e sull’attenzione ai principi contenuti nella dichiarazione dei
diritti umani, e la loro fedeltà
all’Evangelo.
Le reazioni dell'Erf
Il Consiglio nazionale, sollecitato dagli uni per esprimere pubblicamente la sua
posizione in nome di tali
principi, da altri invece per
astenersi dal farlo in nome di
una prudente neutralità, ha
dichiarato che di non avere
«l’ingenuità di credere che
una dichiarazione in più o in
meno influirà in modo decisivo sulla vita sociale e politica in Francia». Sottolinea
però «che a rinviare troppo
l’espressione chiara e serena
di convinzioni condivise dalla grandissima maggioranza
dei protestanti, esso corre il
rischio di scivolare da una riserva meditata ad una com
promissione passiva». Del resto, dicono i responsabili dell’Erf, la minaccia estremista e
xenofoba non riguarda soltanto la società civile ma anche le chiese. Ed ha lanciato
un appello alla vigilanza nei
confronti delle persone che si
riferiscono al protestantesimo per promuovere idee di
estrema destra.
A varie riprese, l’Erf si è già
espressa su tali questioni. Attualmente è impegnata in vari modi in una riflessione che
tocca queste preoccupazioni.
Un gruppo di lavoro sulla estrema destra, messo in piedi
su richiesta del Sinodo nazionale, sta preparando una
pubblicazione che uscirà nei
prossimi mesi. In seguito alle
prese di posizione delle chiese locali e dei sinodi regionali, il Sinodo nazionale esprimerà prossimamente le sue
convinzioni teologiche ed
etiche sulla questione dello
straniero. D’altra parte, varie
manifestazioni, organizzate
in occasione del quarto centenario dell’Editto di Nantes,
intendono suscitare una riflessione sui fondamenti del
patto sociale.
È quindi sulla base «di un
lavoro avviato da tempo», di
di un dialogo costante con la
popolazione e con i responsabili delle chiese e di una
meditazione delle Scritture,
che il Consiglio nazionale ha
tenuto a esprimersi. Esso
constata che il voto a favore
dell’estrema destra «si colloca purtroppo nella durata» e
che si tratta di una componente politica della Francia
contemporanea. Circa le elezioni regionali, il Consiglio
lamenta il rifiuto, da parte
dei partiti, di modificare la
legge elettorale «che deve
permettere sia la rapprese»
tanza di tutte le famiglie*
opinione, sia Tindicazionel
una maggioranza di govem,
chiara ed omogenea». Essi
denuncia «il non rispetto de
gli impegni presi di front,
agli elettori durante la cam.
pagna elettorale» e rimpiaj,
ge «la perdita di credibilitj
degli attori politici agli occlj
dell’opinione».
Il leader del Fronte Nazionale Jean-Marie Le Pen
Le poste in gioco
Il Consiglio nazionale sot-l
tolinea alcune poste in gioco
«Riaffermare i fondamenti
del patto sociale, costitutivo
della nostra espressione d¡
un voler vivere insieme ereditato dal nostro passato e
portatore di un progetto di
futuro. Ripristinare la fiducia
data con l’elezione ai rappresentanti politici, per organizzare lo sviluppo, la solidarietà, la sicurezza delle persone e dei beni, nonché la pace
sociale. Promuovere il ritorno al dibattito, che deve
prendere in conto tutte le situazioni, analizzare le cause
reali, proporre azioni concrete, mobilitare in vista di un
agire insieme.
Organizzare l’esercizio della
cittadinanza, forza della democrazia, chiamando alla
partecipazione alle decisioni
fondamentali ma anche alla
sua pratica quotidiana. Occorre lavorare alla definizione
di un codice urbano di eni
ciascuno sarebbe allo stessa
tempo autore e beneficiado,
Riflettere, in particolare coni
professionisti (...) sullewsponsabilità educative dei
mezzi di comunicazione di
massa. (...) Come uscire daJTeffetto specchio, che non 6
altro che proporre ai citta*'
la visione, spesso caricairra/e
della loro propria immagine?
Come valorizzare la moltitudine di azioni concrete, solidali, già portate avanti datanti attori anonimi della nostra
vita sociale? Dare senso alle
nostre convinzioni nutrite
dalTEvangelo che chiama coloro che ne vivono a riconoscere l’altro nello stesso modo
in cui sanno di essere riconosciuti, ad accogliere l’altro
nello stesso modo in cui sanno di essere accolti, ad amare
l’altro nello stesso modo in
cui sanno di essere amati».
Oggi, i riformati non possono sottrarsi a queste questioni, conclude il Consiglio nazionale dell’Erf: «Dobbiamo
rinunciare all’impotenza o ^
disinteresse...».
Filippine: un appello della Conferenza episcopale
No alla compravendita del voto degli elettori
Alla vigilia delle elezioni
politiche nazionali previste
per TU maggio prossimo, la
Conferenza episcopale delle
Filippine ha chiesto ai cattolici di non accettare denaro
in cambio del loro voto. In
una lettera pubblicata a Pasqua, i vescovi sottolineano
che vendere il proprio voto
equivale a prostituirsi.
I vescovi esortano coloro
che hanno già accettato denaro a restituirlo o a darlo ad
opere di beneficenza e quindi
ad andare a votare secondo
coscienza. In occasione delle
precedenti elezioni, alcuni responsabili di chiesa avevano
dichiarato che era possibile
accettare denaro e votare secondo coscienza. Ma, secondo fonti giornalistiche, l’arcivescovo Oscar Cruz, presidente della Conferenza episcopale, avrebbe detto di recente: «Se quello che vende il
proprio voto non vota per il
candidato, è un bugiardo. Se
invece vota per il candidato
che gli ha dato denaro, allora
si è lasciato comprare». Il Movimento nazionale per le elezioni libere, organizzazione
non governativa sostenuta
dalle chiese, ha inoltre messo
in guardia contro i rischi di
frodi elettorali. Un gruppo di
lavoro ha già rivelato che 2000
«elettori» che avevano indicato lo stesso indirizzo (una casa di Las Pinas, nella zona di
Manila) si sono iscritti per le
elezioni dell’11 maggio.
In un messaggio di Pasqua,
l’arcivescovo cattolico di Manila, Cardinal Jaime Sin, ha
espresso la speranza che
l’amore di Dio «rivelerà il meglio del carattere umano, nel
momento in cui cerchiamo di
preservare la terra, di mostrarci solidali dei poveri e
degli oppressi e di garantire
l’onestà e l’integrità nella sfera politica». Il cardinale Sin
ha inoltre sottolineato che la
Chiesa si sarebbe opposta ad
ogni tentativo di annulli'
mento delle elezioni. App^'
rentemente faceva riferimenj
to alle voci secondo le qumi
governo filippino penserebW
ad una simile eventualità, vO"
ci peraltro smentite dal pre®'
dente filippino Fidel RamosPrima di Pasqua RanioS'
che è membro della Chie*
unita di Cristo, ha rivolto u
messaggio ai filippini n
quale chiedeva loro di reim
parare il messaggio di
sima e di Pasqua. «Dobbi
mo capire che la sofferenza
il dolore non toccano soltaa
to gli esseri umani ma ancl'j
le nazioni e le società che
trovano costantemente c
frontate al fallimento e a
vittoria, alla àisperazion
alla speranza, alla
e al rinnovamento,
te e alla redenzione». R
dei filippini, su una P°P j.
zione di 74 milioni di p^*
ne, è cristiano, in maggior^
za cattolico.
m
poi
Pei
me
ta,
spe
doi
Na
me
da
Na
sisì
cer
me.
cel
reg
se
tat
mt
mi
un
an
un
ne
at
w
P>
' tal
rei
pei
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chi
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lai
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siu
ne
COI
pei
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fui
ne,
Rii
un
va,
sai
SOi
SOI
ca.
un
ni
ha
no
mt
no
mt
vii
pr,
PO
ni
ni.
m
de
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ta,
Fa
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eh
se,
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