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Si«.«
LORGO SFIIIA
Cas9 Valiese
TOR
DELLE VALLI VALDESI
BE FELLICE
Settimanale
della Chiesa Valdese
Gettate lungi da voi tutte le vostre trasgressioni per le quali avete peccato, e lotevi un cuor nuovo e riao spìrito nuovo
Anno LXXXVIII - N. 48
Una copia Li re 30
ABBONAMENTI
}
Eco: L. 1.200 per rìntemo | Eco e La Luce: L. 1.800 per rintemo j Spediz. abb. pestale - tl Grappo
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Cambio tTindiriszo L^e 5 0
TORRE PELLICE - 5 dicembre 1958
Ammin, ClamBaiui Torre Pollice - C.C.P. 2-17SS7
Francia “6ollista„?
A poche settimane dal referendurri
sulla nuova Costituzione, i Francesi
del territorio metropolitano e dei territori d’oltremare sono stati richiar
mati alle urne per eleggere il nuovo
Parlamento.
E a poche settimane si è ripetuta,
ancora più spettacolare, la vittoria
del « gollismo ». I risultati delle elezioni hanno portato ima vera rivoluzione nella rappresentanza parlamentare.
Trionfatrice è l’U.N.R. (Union pour
la Nouvelle République), a capo della
quale è quel Soustelle che fu uno degli ispiratori, se non l’ideatore ed il
capo del « colpo di stato » algerino, in
maggio.
Qualche seggio in più hanno guadagnato le destre conservatrici; qualcuno ne hanno perso i due tronconi
nei quali si è scissa la D. C. francese;
ma il «disastro)» di una sconfitta
completa è per il centro-sinistra e le
sinistre: i parlamentari radicalsocialisti sono scesi da 49 a 14, quelli socialisti da 88 a 43, quelli comunisti da
143 a 10! L’insieme dei partiti di destra dispone quindi di più di 400 seggi sui 536 dell’Assemblea, quasi i quattro quinti; la D. C. viene e trovarsi
a sinistra, rispetto a questa massiccia destra, e l’opposizione radicale,
socialista e comimista non è più una
opposizione che possa, per ora, infiuire fortemente sulla politica francese.
Come è stato possibile questo mutamento così radicale? Esso si spiega
in parte con il nuovo sistema elettorale che ha retto la consultazione,
quello del collegio, uninominale,; la
stata distribuita proporzionalmente
alla percentuale dei voti ottenuta da
ogni partito, ma in base al principio
della unicità di un eletto per ogni
collegio elettorale. E’ così che, ad
esempio, per quanto la percentuale
dei voti ottenuti dai comunisti sia
scesa soltanto dal 25,7% al 20,7“/b, i
loro seggi sono scesi invece da 143 a
10! cioè nella stragrande maggioranza dei collegi, pur avendo ottenuto
un numero di voti non molto inferiore a quello del 1956, i candidati comunisti (fra cui anche uno dei loro capi, Duelos) sono stati battuti da quelli delle destre.
La consultazione elettorale è stata
un giudizio assai severo portato sulla
classe politica finora al potere: oltre
metà degli eletti sono del tutto nuovi
alla Camera. Sono rimasti esclusi uomini come Mendès France, Mitterand,
Paure, Pineau, Lacoste, Moch, Defferre, Ramadier; Guy Mollet è riuscito a «passare» soltanto perchè nel
suo collegio l’U. N. R. ha ritirato il
suo candidato. E fin qui, se si rispetta
il sistema democratico, non c’è nulla
di tragico, anzi è un salutare invito a
ripensare tutta una politica che si è
dimostrata per anni debole ed inetta.
Mai colpiti, sono i veri colpevoli? Il
«giudizio» è stato oculato e sagace?
Abbiamo da farvi le più ampie riserve. E tentiamo di esporle brevemente.
Anzitutto, il sistema elettorale dei
collegio uninominale ha falsato completamente la rappresentanza parlamentare. E’ grottesco che il comunismo francese, che percentualmente rimane il secondo gruppo politico non
abbia che la ridicola rappresentanza
di 10 deputati; e ciò che ^unge ali’estremo per i comunisti, si ripíete anche per ì socialisti ed i radicali. Questa spropiorzione non può facilitare la
vita di un sano regime parlamentare, in cui le varie tendenze dell’elettorato confrontino liberamente le lo,ro posizioni. Certo, queste « sistema »
poteva offrire il vantaggio di votare
«per l’uomo» (il candidato dei p>arti
ti nel collegio) e non tanto «per il
partito », ma questo qualunquismo px>
liticn, spesso invocato, non pjorta buoni frutti: anzitutto, anche l’uomo mi
gliore non riesce a liberarsi totalmen
te dalla macchina di questo o quel
partito (nè molti hanno la statura
morale di De Gaulie) ; e px>i non sempre il corpio elettorale, spiecie se mosso dalla passione piolitica più che dal
maturato ragionamento (com’è certo
stato il caso in Francia, in questi
giorni), sceglie effettivamente gli uomini migliori. Fra gli «esclusi» che
abbiamo ricordato sopra (e ce ne sono molti altri) vi sono uomini che,
se anche hanno commesso degli errori politici — ed è indubbio — dovreb
bero pierò avere un pieso politico ben
altro di quello di uomini nuovi che
sono entrati al Parlamento, pmrecchi
dei quali si sono fatti notare unicamente Pier le loro tendenze « squadriste», in Algeria o in Francia.
In secondo luogo il partito capieg
giato da Soustelle (U. N. R.) si è presentato come esponente del « gollismo », — sebbene De Gaulie abbia voluto t nersi fuori da ogni partito
—, ed ha così trovato un grande
favore nel co^o elettorale, come già
era stato pier il referendum : nel gran
marasma della politica francese degli
ultimi anni la figura notevole di De
Gaulie ha assunto un carattere quasi
mitico, e per due volte ormai una forte percentuale dei francesi ha votato
per lui, contro ló screditato « ancien
légime ». Ma qui sta Tequivoco. La
ambizione piolitica di Soustelle è ben
altra cosa che la vocazione politica
che ha sentito — senza modestia —
il Generale; e il nazionalismo acceso,
pieno di rancori, antiarabo, di tanti
esponenti dell’Union pour la Nouvel
le République è ben diveiso dal forse
orgoglioso ma serio senso che De Gaulle ha della vocazione della Francia nel
mondo e anzitutto nelle sue vecchie
colonie in fermento. Il Generale, in
cui tanti frnacesi spierano, si trova
ora di fronte ad una Camera in cui
ha la stragrande maggioranza una
destra sia conservatrice sia eversiva
(pronta, l’abbiamo visto, anche ai colpi di stato). Non ne deve essere soddisfatto, e difficile gli riuscirà la fxmzione di arbitro che i grandi pxiteri
conferitigli dalla nuova Costituzione
gli attribuiscono. Non. sarà, purtropbo,’ l’a'tbiWfFà dué^gfàhdl partiti 'di
tipo inglese o americano (conservatori e progressisti), sanamente condizionantisi l’un l’altro, ma dovrà impegnare tutto il suo peso politico e
morale p>er controbilanciare la pireoc
cupante spìnta unilaterale delle destre. Mentre l’oppxisirione delle sinistre, relegata fuori della sua naturale
palestra, il Parlamento, pmtrebbe pwrtare ad ima tensione piericolosa ne’
paese. ^
Il problema più urgente, quello al
gerino, non sembra ’avviato ad una
soluzione bilaterale. In mano ad im
partito che non nasconde la sua decisione anti-araba — anche se il « go
verno » nazionalista ^ algerino, al Cairo, pxirta con il suo rifiuto di trattare
con Parigi, una greve respionsabilità
nel prolungarsi dello stato di guerra.
E l’atteggiamento del partito di mag
gioranza nei confronti deirAlgeria non
è che un aspietto di quello più generale verso tutti i T. O. (Territoires
d’Outre Mer) : ì graiì ségni che giungono da questi — ultimamente il distacco della Guinea -i— non sono dunque avvertiti?
Non è dunque rallegrEUite, l’eco che
ci giunge dalla Francia. Anche il direttore di Réforme, A, Finet, che aveva cercato di valutale realìsticamente, in senso piositivo, Tawento di De
Gaulie al potere, riconosce che ì frutti non sono quelli che si attendeva e
spierava. Forse era stata soltanto ima
generosa illusione, non tanto verso
De Gaulie quanto nei, confronti della
maturità piolìtica del rào piaèse. L’« ancien régime » era dc^o del giudizio
riservatogli; ma che àire del nuovo?
L’imioa speranza è che questo piccolo terremòto dìa una salutare scossa
ai «politici» e agli lettori francesi;
e un po’ presto, primAche si facciano
troppi passi fatali àulntenio (dittatura) e aU’estemo (stógùe in Algeria,
allontanamento di altri Territori dalla «comunità» francese, sabotaggio
della comunità eui^i|aa).
Ghie Conte
Notre Seigneur,
ENFANT
Au deuxième acte des ” Justes ”
de Camus, un terroriste qui, pour
servir la liberté, avait sollicité la
mission et Vhonneur d’abattre le
grand-duc, symbole de Voppression,
explique un geste incompréhensible:
au moment de frapper, il g, laissé
tomber son bras armé d’une bombe:
” Frères, dit-il à ses amis, je n’ai
pas pu... Il y avait des enfants dans
la calèche du grand-duc ”.
Ainsi la présence d’un enfant remet tout en question. Le roi Hérode
se sent troublé à l’annonce de la
naissance d’iib petit enfant dont le
poids dérisoipe fait basculer toute
l'histoire du monde.
' i» * a
Déjà nous nous étonnons que Dieu
se soit fait homme. Mais qu’il allât
jusqu’à devenir un enfant! L’homme
peut être un sage, un héros, un saint,
digne d’admiration et d’imitation.
Mais l’enfant,,’ s’il suscite la tendresse, n’inspire guère que le sourire ou
la pitié. Et pourtant, toute l’ascendance du Christ, d’Abraham à David, les patriarches rassasiés de jours,
le cortège, des prophètes et des rois,
la sagesse des nations, l’expérience
humaine accumulée, tous les siècles
d’histoire, aboutissent à un enfant'.
Et quand, à notre tour, nous refat
I TAL IA- NOSTRA
Arrantei, campare,
L’Evangelo è una protesta contro la nostra non dignitosa mentalità
nei confronti del lavoro
Il fallo che proponiamo alla riflessione
dei lellori non è un racconto pio frutto di
una immaginazione ben intenzionata; realmente accaduto, ci piace raccontarlo come
ci è stalo raccontato dal prof. Giorgio Spini recentemente tornato dall’America. Gli
chiediamo anzi sfiusa se ci permettiamo di
darne pubblica divulgazione ma riteniamo
sia, 0 almeno possa essere, di istruzione per
tutti noi e tale da fornire materiale per la
riflessione.
Un ragazzo di famiglia povera, contadina o operaia che fosse, comunque non
agiata, era riuscito con molta buona volontà ed un certo spirito di sacrificio a
compiere i suoi studi, studi che i genitori
non erano in grado di pagargli. Era riuscito valendosi del sistema americano: studiare facendo contemporaneamente un laloro manuale; si era impiegato presso il
droghiere del paese e nelle ore di libertà,
nelle ore cioè in cui non era a scuola, faceva il garzone in bottega. Fin qui nulla di
strano, per l’America almeno, chè in Italia non si vedrebbe come naturale un ginnasiale o un liceale fare il garzone droghiere. E non solo perchè da noi gli studi
Tutte le famiglie delle Valli Valdesi, che non sono ancora abbonate all’ECO, riceveranno in omaggio gratuito il giornale per tutto il mese di dicembre, a partire da questo numero
(4 numeri).
Questo omaggio è inviato dall’Amministrazione del giornale nella speranza che molti fra i lettori dell’ECO
vogliano abbonarsi. Non occorre rimandare indietro il giornale. Chi non
si abbona, automaticamente non riceverà più il giornale col 1« gennaio.
Ma ci auguriamo che la folla dei nuovi abbonati ci costringa a mobilitare
personale straordinario...
L’Amministrazione
sono, secondo quanto si dice molto più seri
e non lasciano tempo libero o perchè quando è già difficile trovare lavoro per i
disoccupati se si dovessero impiegare anche gli studenti povera economia italiana!
Una esperienza simile a quella degli studenti americani, che contemporaneamente
fanno un lavoro manuale, sarebbe da noi
inconcepibile perchè chi si è per sua fortuna raffinato le mani sulle carte o sui libri
considera indegno della propria situazione
sporcarle ancora. E su questo punto ci sarebbe da fare un lungo discorso, ma torniamo al nostro garzone droghiere. Ultimati dunque i suoi studi si iscrive all’università e non ad una università qualsiasi,
niente di meno che a Yale una delle due
più gloriose e rinomate città universitarie.
Nel formulario per l’iscrizione si trova anche la domanda: Avete esercitato un lavoro
manuale? Quale? Il nostro studente risponde onestamente: Sì, ho lavorato tanto
tempo presso il sig. X in qualità di garzone. Fin qui ancora nulla di particolare, la
manìa americana dei questionari e delle
inchieste; ma l’interessante viene dopo.
La segreteria dell’università scrive al droghiere per chiedere informazioni circa quel
suo ex garzone. Ottime sono le referenze:
il ragazzo si era sempre dimostrato serio,
attento, veramente a modo. L’università
accolse la domanda di iscrizione dello studente in questione considerando essenziale
oltrecltè il suo ottimo punteggio anche la
raccomandazione del droghiere.
Il ragionamento che i responsabili di
Yale hanno fatto è semplice e logico: se
uno è stato un buon garzone droghiere, se
ha fatto cioè il suo lavoro seriamente, ha
molte probabilità di diventare un buon professore o ingegnere, se ne ha le capacità, perchè farà seriamente il suo nuovo
lavoro.
* « *
Questa la storia, ed è tutt’altro che una
americanata; ci rivela al contrario un modo di ragionare, di comportarsi, tutta una
mentalità davanti ai quali c’è ben poco
da sorridere ma solo da togliersi tanto di
cappello. Che cosa infatti questo episodio
ci dimostra? Che per quella nazione il
lavoro, qualsiasi lavoro, manuale o intellettuale, importante o umile è rivestito di
un’intima, profonda, indubitabile dignità.
Che lo spazzino non è da meno del professore nè l’avvocato da più del contadi
no, che il valore l’importaùza la dignità
di ognuno di essi non consiste nel fare
un lavoro più elevato dell’altro ma nel
semplice fatto che lo fanno seriamente.
E proprio su questo punto il raffronto con
la mentalità italiana è più interessante ma
nello stesso tempo più triste. L’italiano è
bensì lavoratore, e con buona pace di tutti
possiamo affermare che è lavoratore tanto
nel Nord che nel Sud, è industrioso, sveglio, sa lavorare ed in certa misura ama
il suo lavoro. Quello che gli manca nel
lavoro non è dunque l’intelligenza, la capacità, la voglia, è solamente la dignità.
Non sa dare dignità al suo lavoro e vede
che altri non danno dignità al suo ed al
loro lavoro. Lavora perchè bisogna farlo,
per mangiare, per vìvere, o meglio, secondo l’espressione che rivela tutta la povertà
dell’educazione civile da noi ricevuta, l’italiano lavora per campare. Se potesse ne
farebbe a meno e subito, perchè segretamente invidia quelli che vivono senza lavorare. Naturalmente c’è in ogni paese
del mondo gente che ha voglia di lavorare e gente che ne ha poco o punto, è normale; quello che non è normale è il fatto
che tale seconda categoria di cittadini sìa
da noi considerata quasi con invìdia se sa
arrangiarsi. Questo verbo ci è sfuggito dalla penna ma nessuno potrà contestare che
esso sia tipico della nostra mentalità quanto il verbo campare.
Il vero italiano, quello che segretamente
molti di noi vorrebbero essere, è quello
che si sa fare avanti, si sa arrangiare, si
sa piazzare in una situazione vantaggiosa
dove ci sia da guadagnare facendo il meno possibile. Quello è un tipo in gamba,
ed ecco, calzante, il terzo termine tipico,
intraducibile del nostro linguaggio cotidiano: in gamba. Tipi così non sono, necessariamente, tipi intelligenti, istruiti,
buoni lavoratori, anche se a volte si dice
che uno è in gamba per significare che
sa fare il suo lavoro e ci riesce bene; il
tipo in gamba è il furbo che sa con poca
o molta intelligenza (quel poco o molto
che Dio gli ha dato) farsi strada evitando
la fatica e perciò il lavoro.
E’ doloroso dirlo, ma tutta la nostra
etica, cioè la nostra vita poggia su queste
tre parole: arrangiarsi, campare, essere in
gamba; ed è evidente che con un simile
linguaggio, indice di una mentalità eqni(segue in 4.a pag.) G. Tourn
sons l’histoire de notre ère et remontons le cours des générations, c’est
un enfant qui nous arrête.
Il semble qu’à ce poit précis Dieu
atteint le comble de son humanité.
On peut encore faire un Dieu, d’un
homme ou d’une femme — et les religions n’y ont pas manqué, ni celles d’hier ni celles d’aujourd’hui.
Mais un enfant ne se prête pas à ce
jeu. En choisissant la peau d’un
enfant Dieu a empêché toute confusion et toute idolâtrie. Il s’est réfugié en ce qu’il y a de plus faible et
de plus pauvre au mondes mais aussi de plus à notre portée, à notre
mesure, à luitre merci. L’Enfant et
le Crucifié se rejoignent dans le fardeau qu’ils sont dans nos bras, dans
la question muette qu’ils posent à
notre foi. Pas trace de divinité en
eux. Et pourtant c’est en eux qu’habite la plénitude de la divinité.
* * *
Notre Seigneur, un enfant! ’’Vous
le reconnaîtrez à ce signe: vous trouverez un petit enfant... ” (Luc 2:
12). Mais cet enfant, au moment où
nous le contemplons, nous rappelle,
qu’il est aussi un Fils, et nous garde à jamais de la religion de l’Enfant. Car ce ” petit Jésus ”, comme
on l’appelle un peu facilment, c’est
tout de même le Fils de Dieu. Il n’a
pas de signification en lui-même,
l ’enfance la plus pure, la plus sainte ne saurait être un mystère d’adoration et de foi.
S’il est un enfant aujourd’hui, ce
Fils unique, c’est pour mieux nom
révéler le Père, car en grandissant,
il pourrait nous le masquer, comme
tant de fils ont évincé leur père. S’il
i St aussi un enfant, c’est pour qu’on
ne puisse pas douter du Père, c’est
pour qu’on se demande à son sujet:
Qui est sont Père? ” et qu’on ne
pense jamais à lui sans penser à
Dieu.
”Je crois en Jésus-Christ, son
Fils unique, notre Seigneur, qui a
été conçu du Saint-Esprit et qui est
né de la Vierge Marie”.
Un enfarU. Il faut que nous le
redevenions nous-même: ” En vérité, je vous le dis, si vous ne retournez à l’état des enfants, vous ne
pourrez entrer dans le Royaume des
deux”.
________ Jean Vivien
Nous sommes profondément reconnaissants à « La Vie Protestante », qui nous a
gracieusement permis de reproduire cet
article, comme ceux qui paraîtront dans
nos prochains numéros: Notre Seigneur,
un Juif, un pauvre, un frère.
Per Natale il governo australiano
emetterà una serie speciale di francobolli. La vignetta rappresenta un
bambino inginocchiato in preghiera
davanti alla stella di Betlehem.
2
L'ECO DEUE^AUI VALBESt
=-p.-hía 1 V Itì^oociLJLJIO # 1 ■ /'•V r. # A f , - CJ^IId r 0.1 Ola.
IL f#1VIPO DE « Tutti hanno peccato e son privi della gloria di Dio e sono giU’ « stificati gratuitamente per la sua grazia mediante la redenzione ELLA GRAZIA Ma questo non. può durare sempre, non può mettere fine alle pre- tese ed alla ribellione degli uomini.
« che è in Gesù Cristo, il quale Iddio ha prestabilito come propù
« ziazione mediante la fede nel sangue d’esso per dimostrare la sua Essa finisce un giorno, anzi è già finita.
« giustizia, avendo Egli usato tolleranza verso i peccati commessi E allora? Il giudizio viene. Nulla può impedire che venga e che si
« in passato, al tempo della sua divina pazienza; per dimostrare, « dico, la sua giustizia nel tempo presente, ond’Egli sia giusto e « giustificante colui che ha fede in Gesù ». manifesti ; nulla può impedire che venga eseguito. L'ultimo giorno del nostro mondo non sarà un giorno di gloria e di
Romani 3: 23-26. gioia, ma di tenebre e di fuoco.
Il nostro mondo ha molte differenze ed una caratteristica comune. Ma quando il mondo è stato immerso nelle tenebre, la notte si è
E' un mondo di cose meravigliose ed orribili, di egoismi e di atti di de- illuminata e si è riempita dei cori degli angeli di Betlemme.
dizione, di eroismi e di viltà. Quando lasciamo che Dio pronunzi sulla nostra vita e sulle nostre
Una società di scienziati e di ignoranti, di credenti e di increduli. pretese il suo giudizio e lasciamo che dica il suo « no » radicale e tre-
di cristiani e di pagani, di santi e di criminali, di bianchi di neri e di gial- mendo, allora Egli ci annunzia di avere in serbo per noi un'altra giusti-
li, di Occidentali e di Orientali. zia non basata sul giudizio di quello che abbiamo fatto, ma fondata sul
Ma in tutte queste diversità vi è una costante comune a tutti : suo amore per, noi.
« tutti hanno peccato e son privi della gloria di Dio » cioè della vita che Una nuova giustizia, una nuova salvezza.
viene da Lui; tutti vivono in quella pretesa di indipendenza da Dio, di Dio ci dice: ecco, quello che tu non potrai mai fare, il mio Figliuolo
pratica eguaglianza con (ui, di poter fare secondo i nostri criteri, che viene a compierlo per te; il giudizio che secondo giustizia ho pronun-
la Bibbia chiama « peccato ». ciato sopra di te e sopra la tua ribellione. Egli lo porterà sulla croce e
Ora a questo mondo ed a questi uomini che vivono così, a noi tutti lo sconterà nei suo sangue e nella sua morte.
che siamo in questa condizione, alle nostre opere che non possono esse- Il tuo debito è pagato, le opere degne della salvezza sono compio-
re luce dinnanzi alla luce di Dio, non possono rimanere in piedi quando te, per te, dal mio Figliuolo.
il Signore viene, che non son trovate proprio buone quando il Signore La tua salvezza è pronta, realizzata, conquistata.
giudica, a questo mondo ed a noi Dio non può dire che « no ». E quando Il tempo della pazienza è finito, è venuto il tempo del giudizio e
Dio pronunzia questo giudizio tutto è finito. della grazia : il tempo della fede.
Eppure questo mondo ha durato fino a Natale, fino a questo nuovo Fra qualche giorno Natale ci ripeterà il grande annunzio di questa
Natale che è di nuovo imminente. grazia ed il grande appello alla fede in Gesù Cristo, il Figliuolo di Dio,
Forse che Dio non ha saputo o potuto mantenere la sua promessa nato da Maria Vergine, dato per i nostri peccati e risuscitato per la no-
ed eseguire il suo giudizio? stra giustificazione.
Certo no. Ma vi è, o piuttosto vi è stato, il tempo della « pazienza » Avremo noi onestamente riconosciuto la nostra perdizione ed avre-
di Dio. mo accettato H « no » di Dio su di noi per sentire anche il bisogno e la
Il periodo in cui Dio ha voluto attendere e pazientare come un pa- gioia del dono e delia vita che Dio ci offre in Gesù Cristo?
dre con un figliuolo capriccioso e testardo, come un medico con certi A questo ci invita questo scorcio di Avvento, affinchè nel giorno del
mali. « Dio ha usato tolleranza con i peccati commessi in passato, al grande annunzio e del grande invito noi scegliamo la vita affinchè vi-
tempo della sua divina pazienza ». Franco Davite. •
A PROPOSITO DE “ L’AMICO DEI FANCIULLI „
Qualtro idee su un Quínale per radazzi
Quando si redige un giornale ecclesiastico per adulti si sa più o meno cosa essi vi cerchino: l’opinione
della loro Chiesa sotto i vari e più
complessi aspetti.
Ma i ragazzi non cercano niente
di questo genere: leggono e basta.^
Tocca dunque a noi, tenendo presente la loro età, tradurre il messaggio cristiano, quello eterno e
quello particolare del nostro tempo,
in un linguaggio che sia loro comprensibile.
(}ual’è il messaggio particolare ai
ragazzi del nostro tempo? Presupponendo che la Scuola Domenicale
laccia con loro il lavoro biblico di
spiegazione della Scrittura e li awii
quindi all’incontro e all’adorazione
di Dio — che ha l’altra sua faccia
neH’incontro e nell’amore del prossimo — pensiamo che il giornale che
deve aiutare, completare la loro formazione cristiana di Scuola Domenicale, abbia il compito di esemplificare cosa sia nella vita l’incontro
di Dio e del prossimo.
Ma come dirlo?
La nostra piccola redazione si trova prima di tutto davanti a un problema di forma: nei lunghi racconti, nei sermoncini ottocenteschi, si
potevano dire tante cose, ma come
fare se ora non si usano più le lunghe pagine nere di scritto, mentre
d’altra parte le illustrazioni tanto
abbondanti nelle grandi tirature costano un occhio? E pòi le nostre illustrazioni a un colore solo, le nostre fotografie in bianco e nero sono
^ TULLIO UIMY
Dieci anni di Agape
19481958
Il tempo delle pietre è finito
ma le mani che esse incallirono
sono tese ancora invocando :
O Signore, sollevaci al Tuo amore.
Il tempo delle polemiche è finito
ma le labbra che annunciavano Cristo
sono aperte ancora invocando :
O Signore, sollevaci al Tuo amore.
Il tempo della storia è venuto
e preme col suo peso mortale
su di noi che peccando invochiamo :
O Signore, sollevaci al Tuo amore.
Il tempo del Regno che geme
dalle mani, dalle labbra, dalla carne
il tempo di Agape che splende dalle
è l'attesa. [pietre
sproporzionatamente modeste di
fronte ai rotocalchi e alla policromia
delle altre smaglianti riviste per ragazzi. Sono cosi abituati ora alle
svelte sintesi di un concetto, ravvivate da vedute su vedute.
Siamo dunque di fronte al problema nuovo della forma e al problema
tipogratico che sappiamo di non poter risolvere appunto a causa della
nostra esigua tiratura sperando sempre in aiuti che non si sa bene oa
dove potrebbero venire e nella comprensione di ragazzi e di grandi.
E poi la vera preoccupazione:
che cosa dire? Di amare Dio e d'
amare il prossimo? Ma qual’è il
prossimo che è teribilmente impor
tante che la nuova generazione incontri e ami? Qual’è la parola particolare che Dio ci dice e vuole che
diciamo loro?
La storia di noi che occupiamo in
questi anni posti di redazione è presto detta:
— a 10 anni ci avevano insegnate
ad odiare gli austriaci,
— a 20 anni ci avevano comandato
di odiare gl’inglesi,
—■ a 30 anni avevamo visto scoppiare la seconda guerra mondiale e
non sapevamo più, coi presupposti
che avevamo avuto, chi avremmo dovuto odiare: c’era chi odiava i tedeschi e chi gl’italiani, chi i giapponesi e chi i russi e chi gli alleati tutti quanti,
—r a 40 anni abbiamo sentito dire
che avevano scoperto l’arma nucltare, promessa da tanto tempo, e che
d’ora in poi non sapremo più che
cosa vedremo.
Forse per tutto questo insieme ci
sembra che nulla sia cosi importante da cercare di inculcare nella generazione giovane se non il senso
dell’amore del prossimo sotto la specie dell’amore degli altri popoli. E
torse nessuno della nostra generazio
ne che si occupi di educazione e che
abbia un po’ di senno non sente il
desiderio e non cerca di farlo con
tutte le sue forze. Fra gli altri anche
la redazione dell’Amico dei Fanciulli.
Ma non è solo una educazione internazionale che cerchiamo di seguire nei nostri panorami di paesi,
descrizioni di abitudini o di curiose
forme di vita di popoli vicini o lontani. Ciò che fa reciprocamente ainici i popoli e rende vicini gli uo
mini iion sono le bellezze turistiche,
non sono le caratteristiche dei vari
paesi. Non è forse il fatto di poterli
considerare uomini liberi, rispettan
doli nella loro gioia di vivere e di
servire? E se ora non sembra che
gli uomini sentano tanto questa esi
genza, non tocca a noi ricordarla,
poiché l’Evangelo ce l’ha prosp t
tata?
Sfilano così vitelle nostre pagin
gli uomini che hanno sofferto nel
passato, dai reduci di Babilonia agli
Ugonotti delle Cevenne del XVI“
sec., e ai Valdesi^ dagli uomini di colore delle guerre di secessione a quelli dei giorni nostri.
Cos’è la libertà religiosa? Cos’è
il problema delle razze? Cos’è il comunismo? Cos’è l’Euratom? Non
lo sappiamo che adesso quasi tutti i
bambini sanno che i piccoli vengono direttamente dalla mamma .sen-,
za l’intermediaria cicogna e che altre sono le loro domande, che parlano già di tutte queste cose dei
& grandi »? Risponderà loro la Chie.sa?
Senza pensare di poter fare molto
con le nostre modeste 16 pagine mensili, vorremmo però attraverso esse
far loro sentire una voce che sia
un’eco di quello che l’Evangelo ha
detto alla Scuola Domenicale.
Ma non si può parlare di uomini
liberi se non si parla di uomini fratelli, uniti dalla comune dipendenza da Dio. E’ questa una educazione ecumenica| che ci sta particolarmente a cuore, perchè crediamo
che il sentirsi membra dello stesso
unico corpo di cui Cristo è il capo
abbia dei riflessi su tutti i nostri
pensieri di pace o di guerra, di
amicizia o no con gli altri. Qui,
davanti a questo unico Signore è
veramente il luogo dove può essere
scossa la nostra coscienza e Lui ci
appare come il capo di tutto un immenso corpo ed è l’unico luogo dove riusciamo ad amarci.
Non sappiamo se possiamo sempre rendere chiare, vive ed elementari le idee che siamo venuti esponendo qui brevemente. Naturali* *
te cerchiamo di farlo nella forma
più varia, sotto specie di novelle,
di documentari, di viaggi, di biografie, di notizie.
Il gruppo redazionale è abbastanza compatto e di tanto in tanto si
accresce di nuova collaborazione.
Siamo riconoscenti a tutti quelli che
si interessano a questo lavoro.
La tiratura è lievemente in diminuzione forse perchè molte comunità non possono impegnarsi nella
quota d’abbonamento. Abbiamo voluto far conoscere il nostro programma anche perchè i Pastori, i Concistori, l’Amministrazione stessa si
rendano conto che il giornale non
vuole essere solo un foglio di svago
più o meno utile per i membri delle
nostre Scuole Domenicali (per quan to contempli anche quest’ultimo elemento), ma ha la speranza o almeno cerca di essere del materiale
formativo per i piccoli della nostra
Chiesa. Ci chiediamo spesso se è
giusto (amministrativamente si; ma
dal punto di vista educativo?...)
che ricevano il giornale solo quelli
che lo possono pagare. Non sarebbe
allora più morale non stamparlo?
E’ solo una domanda.
La nostra speranza rimane: di
rendere ai nostri ragazzi un servizio che non sia del tutto inutile.
Berta Subiti \
[DSììa^aQ M 0ao[D(D
In una chiesa di Amsterdam, ogni
giorno a mezzogiorno, si celebrano
dei brevi culti per gli impiegati di
uffici e per gli alunni delle scuole. I
predicatori sono scelti nelle varie chiese.
Una compagnia cinematografica italiana ha prodotto un film sulla vita
di Gesù, descritta, per mezzo di opere
di grandi pittori italiani. Il film è intitolato : « Liberazione ».
La prima Casa della Bibbia dell’Africa Orientale si è aperta a Nairobi.
Distribuirà le Sacre Scritture in più
di cinquanta lingue.
La Società Biblica dell’India e di
Ceylon tenta un nuovo metodo missionario : prepara la pubblicazione de
gli Evangeli sotto forma di appendici che compariranno su vari giornali
sia negli idiomi regionali che in inglese.
Nel corso di ima riunione speciale
dei suoi pastori e rappresentanti laici, la Chiesa Evangelica Spagnola ha
deciso di riprendere una parte attiva
nella vita dell’AUeanza Riformata
Mondiale, dopo molti anni di interruzione.
Si apprende dalla Romania che 235
preti e monaci della Chiesa Ortodossa sono stati arrestati nel paese nel
corso degli ultimi mesi. Pure numerosi Ebrei sono stati privati del loro
posto, o incarcerati. Non si ha notizia delle reazioni degli ambienti uffiiiali della Chiesa Ortodossa Romena.
Ici, notre bon
vieux français!
Î6m JusHcb - ÊnJustÊcBm
Les épisodes troublants de justice
— et d’injustice — humaine se multiplient. On dirait même que le dernier rempart de l’honnêteté et de la
dignité humaine est sur le point de
céder: des juges qui doutent de leur
vocation, des législateurs qui violent
la loi, des innocents emprisonnés, des
coupables libérés... Qui gardera les
gardiens?
On se souviendra qu’un des mouvements pour la libération de notre
pays s’appelait « Giustizia e Liberté ». Quant à la liberté il
fauit reconnaître que nous l’avons.
Peut-être les italiens n’en sont-ils pas
tout à fait persuadés, ou ne l’apprécient-ils pas comme il faudrait: mais
le fait est que nous sommes aujourd’hui un peuple libre.
Mais la justice? l’indépendance, voire la responsabilité de la magistrature?
Hélas, après la cas du juge Troisi,
après celui du juge qui se tue sur la
réponse du jury, après les erreurs
judiciaires si fréquentes de nos jours
(serions-nous plus sensibles que nos
pères sur ce point?), on a lieu de se
demander : où en sommes-nous? où
allons-nous?
Peut-être, le fin fond de notre égarement et de notre misère est là; et
nous sommes sur le point de le toucher. Nous appartenons à une civilisation qui se dit juste et qui a construit des temples splendides à la justice, qui s’est donné des lois justes, trop
justes — summum jus, summa injuria
— et c’est pourquoi, aujourd’hui, tout
craque, tout saute. En ce temps d’Avent, où l’Evangile de la naissance du
Sauveur nous reconduit aux choses
humbles et simples, ne faudrait-il pas
souligner, comme une actualité troublante, le fait que Lui seul peut porter
à notre humanité foncièrement injuste
le message de la justice véritable, qui
vient de Dieu, le message de l’équité,
du cuique suum?
L’ancien aphorisme de la législation
romaine est bien loin d’être réalisé
aujourd’hui. Au èonfact avec notre
monde injuste et cruel, où chacun se
désolidarise d’avec son prochain, il
devient espérance et prophétie.
# 7m GBntratlioiion nationalB
Dimanche prochain, inauguration de
la Mairie de La Tour, restaurée. On
a déjà lu, sur la presse locale, des appréciations sympathiques et des commentaires un peu moins sympathiques.
A la campagne, on a dit ” cela coûte
cher ” et ” nous paierons cela ”.
Bien entendu, qu’il faudra paier cela. Il ne peut pas en arriver autrement.
C’est étonnant comme les individus
prétendent des administrations publiques ce que ces dernières ne peuvent
donner sans la collaboration concrète
des contribuables.
Ce à quoi il faut réagir, de toutes
nos forces, c’est au mauvais emploi
des fonds publics, des impôts perçus
et mal distribués, et souvent matériellement volés. Or, c’est justement ici
que les italiens agissent en parfaite
contradiction avec eux triêmes. Chaque fois qu’une oeuvre publique utile
et destinée à améliorer des services
dont tout le monde pourra jouir, vient
à coûter, un brouhaha de protestations
se lève. Mais .supposons qu’un fonctionnaire abuse de l’argent qui lui
est confié, qu’un ministre pratique effrontément le népotisme, qu’un trésorier d’une administration publique
dissipe des millions à droite et à gauche. Supposons cela, et tout ce que
l’opinion publique apprend sur les indélicatesses qui se commettent journellement — et vous troverez une
masse de braves gens qui vous diront:
” tant pis ” et ” c’est inévitable ” et
” rien à faire avec la corruption romaine ”, et ainsi de suite. Ils grinchent,
ces rouspéteurs: mais iis acceptent, ils
sont résignés, quelquefois ils n’osent
pas même se prônoncer. Il paraît qu’à
un certain degré de l’échelle sociale,
voler ne s’appelle plus voler (on entend parler d’ ’’integrazione dello stipendia ”, s’il vous pleut), et la malhonnêteté n’est plus du tout malhonnête...
Un proverbe arabe dit cependemt,
que celui qui accepte d’être volé, est
pour autant coupable que celui qui
le vole.
Petit Valdo
3
L'ECO DELLE VALU VALDESI
— 3
A COLONIA VALDENSE
Un Liceo Valdese
Non sarebbe giusto che le celebrazioni del primo centenario delle
Colonie Valdesi in Uruguay passassero senza che fosse fatta menzione
del Liceo di Colonia Vaidense.
Fin dai primissimi tempi della loro vita in America del Sud i Valdesi
si preoccuparono dell’istruzione dei
loro figliuoli lavorando e facendo
sacrifici non solo per avere delle
chiese e dei pastori, ma anche per
costruire delle scuole ed ottenere dei
maestri. E se nel tracciare la storia
della nostra opera in Uruguay si ricorda la parte che vi ebbero i pastori, sarebbe giusto che si menzionassero più spesso anche i maestri di
scuola, molti dei quali furono altrettanto consacrati alla loro missione
ed esercitarono nei primi tempi della colonizzazione un’influenza forse
meno appariscente ma certo non meno importante sulla formazione mentale e morale dei nostri fratelli d’oltre Oceano.
Presto però ci si rese conto che
l’istruzione elementare non era sufiìciente a un popolo che desiderava
progredire ed avere una propria vita. I Valdesi sudamericani avevano
bisogno di medici, di notai, di maestri, di pastori: difficile farne venire
dall’Europa e non sempre conveniente dipendere interamente dai servizi dei professionisti locali che, non
essendo evangelici, avrebbero potuto influire negativamente sul carattere della colonia.
Fin dai primi anni del suo ministerio a Colonia Vaidense il pastore
Daniele Armand Hugon si era reso
conto di questo problema ed aveva
cominciato egli stesso a tenere in
casa sua delle lezioni di scuola secondaria a un gruppetto di giovani
volonterosi. Ma questa, naturalmente, non poteva essere una soluzione;
era necessario creare un vero e proprio liceo che desse un titolo riconosciuto dallo Stato, e tale da permettere l’accesso agli studi universitari.
Tale idea era veramente audace;
c’erano allora soltanto due licei in
tutto l’Uruguay, uno a Montevideo,
la capitale, e l’altro a Salto, la città
più importante dell’interno del paese. Che una piccola, giovane e non
ricca colonia di contadini piemontesi dovesse avere il terzo liceo della
Repubblica pareva strano. E tuttavia l’il giugno 1888 si apriva il liceo
di Colonia Vaidense, denominato
« Liceo Evangelico ». Le due persone che avevano lavorato più attivamente per giungere a questo risultato erano il pastore Armand Hugon
ed il Dr. Wood, sovrintendente della Chiesa Metodista, che aveva preso molto a cuore questa iniziativa.
Lo spirito con cui fu fondato quel
liceo risulta chiaramente da un estratto del suo libro di verbali in cui si
legge che « il programma (del liceo)
è quello di rendere indipendenti e
vigorosi al più alto grado il pensiero
e la coscienza individuali; a questo
fine non soltanto adopera i mezzi più
idonei, ma si vale altresì della potenza dell’Evangelo di Gesù Cristo
nella sua forma semplice e pura, che
è la forza di maggior efficacia nella
storia del mondo per emancipare, irrobustire e purificare lo spirito umano... ».
Per quell’anno 1888 i pastori Armand Hugon e Wood ed il signor
Rodolfo Griot diedero lezioni gratuitamente a una trentina di alunni;
gratuitamente era stata concessa la
casa Griot dove funzionava il liceo,
ed il materiale didattico era in parte
fornito dai professori a loro proprie
spese.
Nonostante la sistemazione provvisoria, l’insegnamento nel Liceo valdese era così buono che già alla fine
del secondo anno di esistenza gli
esami che vi si facevano erano legalmente equiparati a quelli dei corsi
inferiori dell’Università di Montevideo.
La storia di questa scuola secondaria non ha niente di esteriormente
emozionante: è fatta di un gran numero di lettere, petizioni, pratiche
per ottenere i fondi necessari per
costruire un edificio proprio, per ottenere una sovvenzione dal governo
uruguayano, per ottenere che la Tavola mandasse dei professori. Ma
dietro a quelle pratiche, quanti sforzi, iniziative, sacrifici e preoccupazioni da parte del piccolo gruppo di
sostenitori del Liceo, consci dell’enorme importanza di quella casa di studio! Sono ormai diecine e diecine i
professionisti valdesi e non valdesi
che sono passati per le aule di quel
liceo; alcuni hanno raggiunto delle
posizioni di primo piano nella vita
nazionale uruguayana e talvolta in
quella internazionale, in campo tecnico, scientifico o politico, contribuendo a far conoscere ed apprezzare il popolo valdese.
Vocabolario dell'Avvento
ALLEGREZZA
L'annunzio del Signor Gesù Cristo è un annunzio gioioso, il « buon
annunzio di una grande allegrezza per tutto il popolo », per ogni creatura ; coloro che per primi l'udirono « si rallegrarono di grandissima
allegrezza », e da quel giorno ad ogni generazione di credenti si adatta
la parola apostolica : « Credendo in Lui, voi gioite di un'allegrezza ineffabile e gloriosa » ( 1 Pie. 1:8).
L'Antico Testamento vibra dell'attesa di questa allegrezza. Essa si
manifesta, sì, in modo limitato, momentaneo, nell'esultanza dell'incontro con Dio, nel culto ( il Salterio ne è traboccante ! ) ; viene invocata e
ricevuta dall'uomo prostrato nella confessione del suo peccato ( Sai. 51 :
« ...rendimi la gioia della tua salvezza ! » ) ; esprime la riconoscenza meravigliata per le liberazioni di Dio nella storia del suo popolo ( Sai.
126: 3); ma rimane pur sempre, nella sua perfezione, una promessa,
la grande promessa che si adempierà nel « giorno del Signore » ( Is. 35 ;
65; 66; Sof. 3: 14 ss.; Zacc. 2: 10).
Per questo è così importante la nota di esultante — anche se umile
e silenziosa — allegrezza che avvolge la nascita di Gesù ; ed è ancora
questa allegrezza che accompagna la sua proclamazione del Regno di
Dio, con l'insegnamento e con i miracoli, accolta con gioiosa meraviglia
da coloro cui è rivolta, anche se talvolta è un'allegrezza superficiale e
passeggera (Matt. 13: 20). Il suo sgorgare è il segno che, veramente,
in Gesù Cristo, il Regno di Dio sì è avvicinato, è in mezzo agli uomini,
che la nuova creazione sorge aH'orizzonte, illuminata dall'« Aurora che
dall'alto ci ha visitato» (Luca 1 : 78). Questa è l'allegrezza apostolica
dinanzi al Signore risorto, ed essa domina la storia pur così travagliata
della Chiesa del libro degli Atti : la gioia della comunione col Signore
vivente ed atteso, mediante l'Evangelo predicato ed offerto nella S. Cena, nella certezza del Suo ritorno glorioso e rinnovatore — l'allegrezza,
dono e frutto dello Spirito Santo (Gal. 5: 22), che prolunga quella
ineffabile che si esprime negli ultimi discorsi di Gesù con gli apostoli
(Giov. 14 e 16), alla tragica vigilia della Passione.
Perciò gli apostoli, ad una Chiesa provata dalla persecuzione, e dalla distretta della condizione umana, possono ripetere fiduciosi : « Rallegratevi nel Signore !» ; « L'Iddio della speranza vi riempia di ogni allegrezza nel vostro credere! » (Rom. 15: 13), in attesa del giorno in cui
ci sarà dato di « entrare nella gioia del nostro Signore » (Matt. 25: 21 ).
Veramente « il Signore ha fatto cose grandi per noi, e noi siamo
nella gioia», in questo tempo di Avvento: il Signore è venuto, il Signore viene, ed è Lui la fonte e la pienezza della nostra gioia.
Dal 1926 il Liceo di Colonia Vaidense è passato allo Stato e l’influenza della Chiesa vi è ormai solo indiretta, ma è diflìcile esagerare l’importanza che esso ha avuto nell’elevare
il livello intellettuale e sociale non
solo di quelli che ne sono stati alunni
ma, indirettamente, di tutta la popolazione valdese sudamericana. Per
mezzo di quel primo Liceo rurale
dell’Uruguay la popolazione valdese
ha imparato l’importanza dell’istruzione per tutti gli uomini. Qui in Italia chi studia lo fa per scappare dalla campagna e trovarsi un impiego in
fabbrica o in città. In Uruguay abbiamo incontrato diversi giovani valdesi che dopo due, tre, quattro anni
di scuola secondaria tornavano tranquillamente a lavorare la terra; i genitori avevano fatto dei sacrifici non
per trasformare i loro figli in impiegatucci, ma per farne degli agricoltori moderni, dei contadini istruiti.
Aldo Comba.
Cambiamenti di indirizzo
Si avvertono i Sigg. Abbonati che, per il cambiamento dell'indirizzo a cui viene spedito il giornale, bisogna attenersi alle seguenti
norme :
1 ) inviare il ritaglio del giornale su cui è stampigliato l'indirizzo
aell'abbonato (o quanto meno, per chi non vuol ritagliare il foglio,
comunicare esattamente e per esteso il vecchio indirizzo);
2) accompagnare la notifica del cambiamento di indirizzo con la
somma di Lire 50 (anche in francobolli).
Non si darà corso ad alcuna notifica di cambiamento di indirizzo
che non sia accompagnata da quanto sopra. Con dicembre entrerà in
funzione un.a nuova stampigliatrice elettrica, che l'Amministrazione del
giornale ha acquistato allo scopo di eliminare gli inconvenienti verificatisi nel recapito dei giornali. Tale macchina, molto costosa, è stata
acquistata con sacrifìcio. La targhettatura degli indirizzi per cambiamento non può, ovviamente, esser fatta gravare dai Sigg. Abbonati
sulle spese dell'Amministrazione.
Le copie che ci perverranno di ritorno dalla posta, con la dicitura
« sconosciuto al portalettere », o « trasferito », o « partito », e simili,
vengono tenute a disposizione degli interessati per 2 numeri consecutivi ; indi l'abbonamento è sospeso. L'abbonato che non riceve regolarmente il giornale è pregato di informare immediatamente l'Amministrazione.
DA QUALE SI ATTINGE IL MEGLIO?
Libro, radio, cinematografo, televisione
Quattro mezzi di espressione e di diffusione della cultura
Un giovane massellino, studente all’Istituto Magistrale di Pinerolo, ci manda questo interessante articolo, frutto della meditazione di un tema assegrmto in quell’istituto. Siamo lieti di pubblicarlo, e che venga così a completare, in modo obiettivo,
la difesa del libro sostenuta da noi quindici giorni or sono. •;
Forse non è inopporinno, visto che l’argomento è (li attualità sul nostro giornale
(cfr. ((L’Eco delle Valli» del 21 novembre u. 8.), esaminare alcuni aspetti dei
moderni mezzi di diffusione e di espressone per tentare un giudizio sul loro valore. Non mi soffermerò a esaminare l’imm()ralità di certi film, ó’ di certi libri, perche ad essa si può rimediare con una scelta net secondo caso e.con l’astensione nel
primo. Esaminerò, invece, le principali caratteristiche positive e negative del meglio
della produzione sia in un campo, sia nel1 altro.
Innanzitutto radio, cinematografo e televisione forniscono un’infinità di informazioni — vere o alterate o addirittura false,
il che e il meno — ma non formano: il
susseguirsi delle notizie è talmente rapido
che non si ha il tempo nè di vagliarle, nè
di selezionarle, nè di meditarle, senza che
sfuggano, poi, la maggior parte delle altre
e, forse, le più interessanti. Un libro, al
contrario, rimane a disposizione del lettore che, di fronte ad un brano che lo fa riflettere, può fermarsi a piacere, senza timore che il resto sfugga col risultato che
non riuscirebbe più a coordinare ciò che
ua appreso.
Raramente tali mezzi affrontano direttamente problemi di vita, innestandoli nella
vita pratica odierna considerata nella sua
globalità,^ nella molteplicità dei suoi aspetF^tcìtè spesso, anche quando vengono
affrontati tali problemi, si impostano su
uno sfondo romanzato, sentimentale, tradizionale. Certo che essi non interessano la
stragrande maggioranza degli uomini, i
quali preferiscono vivere ad intuito la loro
vita, seguendo la massa, senza rendersi ragione del perchè ultimo delle loro azioni;
ma questa non è una scusa plausibile, ed
il miglior mezzo per rimediare a questo
aspetto negativo del nostro popolo, penso
sia proprio l’introduzione — disinteressata
economicamente, al contrario di quella di
un dato argomento da trasmettere per radio o per televisione, scelto non in base
al suo valore formativo ma in base all’interesse immediato che può suscitare nel
popolo — di una lettura sana ed intelligente.
Radio, cinematografo e televisione, poi,
permettono un’infinità di sofismi, perchè
l’uditore non ha tempo di vagliare l’argoinento; invece se il libro non dà una dimostrazione cliiara delle sue affermazioni,
è possibile non accettarle perchè si ha tempo di meditarle criticamente.
La scelta di un libro richiede una chiara
coscienza dei criteri in base ai quali il singolo lettore la fa, al contrario dei programmi R.AI o TV o cinematografici che vengono scelti da uno per tutti gli altri che li
accettano più o meno inconsciamente.
Infine, una critica ai moderni mezzi di
diffusione e di espressione rivolta già da
E’ USCITO
Prof. A. Armand Hugon
TORRE PELLICE
Dieci secoli di storia e di vicende
L. 900
Quest’opera del Sindaco di Torre
Penice, che presenteremo la settimana prossima, esce in occasione della
inaugurazione della nuova Casa del
Comune, che avrà luogo domenica
7 dicembre.
altri e che approvo è che essi, fornendo ragionamenti, immagini, sentimenti ed altri
frutti dello spirito già fatti senza richiedere il minimo sforzo da parte dell’uditore, favoriscono moltissimo la pigrizia mentale e spirituale già così diffusa fra gli
uomini. Non si può dire che la determini/io, in quanto chi ha un intelletto, un
cuore ed una volontà, ha tutto per conservare la sua indipendenza di giudizio di
fronte ad essi, ma molti deboli possono
diventare vittime — insisto su questa pat*ola dei mezzi meccanici di espressione.
Il libro, non fornendo immagini copiose,
richiede l’attività della fantasia del lettore; sottopone, inoltre, i suoi ragionamenti
ad una critica; invita all’azione ragionata,
perchè egli non agisce nè fa vedere alcuno
che agisca per il lettore o che lo inviti ad
imitarlo senza che si renda conto del « perchè » lo imita. Non vogliamo sostenere,
con questo, che gli intellettuali italiani
agiscano con maggior considerazione di
quelli che non leggono nulla, ma ciò è
dovuto non al fatto che i libri li rendano
indecisi, ma al loro carattere stesso, indolente sia per natura sia per l’interesse che
possono avere nel seguire l’andazzo del
popolino cattolico.
E’ innegabile che radio, televisore e cinematografo abbiano qualche punto di vantaggio e, tanto per non far torto a nessuno,
cerchiamo di mettere in evidenza anche
questi in modo da giungere o, almeno, da
convincere che è necessario giungere ad un
intelligente conciliazione degli uni e degli
altri mezzi come continuazione e integrazione dell’educazione scolastica, di ipialsiasi grado. I mezzi meccanici hanno un vantaggio innanzi tutto pratico: un ammalato,
infatti, potrà attingere con maggior facilità
le notizie da uno di essi, almeno dalla radio e dalla televisione, che non da un
libro. Da un punto di vista psicologico è
noto che udendo e vedendo le cose esse rimangono più facilmente impresse nella memoria che non limitandosi a leggerle.
Forse essi investono, più del libro, numerosi aspetti della vita, soprattutto artistica: mentre il primo, infatti può far gustare quasi solo un’opera letteraria, gli
altri possono, molto più facilmente, presentare capolavori della musica e delle arti
figurative, cosa apprezzabilissima che, purtroppo, il nostro popolo gusta meno di altre di minor valore.
Radio e Televisione hanno, infine, il
merito di inserire il cittadino nel mondo
intero, informandolo degli avvenimenti politici, economici e sociali, giorno per giorno. Anche se, talvolta, è permesso di dubitare di certe notizie non verificate, questo è forse il maggior merito dei moderni
apparecchi, in quanto, in tale loro compito, sono insostituibili.
Se, però, in questo campo, i libri si vedono costretti a cedere loro il passo, è
auspicabile che presto questi cessino di
occupare il tempo che dovrebbe essere dedicato alla lettura. c. t.
Obiezioni al culto pubblico
a ) Fa troppo freddo o caldo, piove,
nevica, tira vento, c'è nebbia...
b ) Ho troppo da fare : sono tante le
cose che lascio appunto per la domenica : bagno, visite, acquisti speciali...
c) Sono troppo stanco; tutte le
mattine vado al lavoro alle otto (o
prima), oggi voglio riposare di più,
dormire finché ne ho voglia...
d ) Ascolterò il culto radio e se mi
sfugge quello delle 7,30, — come
spesso avviene — cercherò di sentire
quello delle ore 9 da Trieste, e se
no... farò il culto da me.
e) So già quello che sarà detto in
Chiesa dal Pastore ; ho frequentato la
Scuola domenicale, tutto il corso di
catechismo di 3 anni, ho letto e rileggo ogni tanto il Vangelo; ho udito
tanti sermoni...
f) Non voglio incontrare in Chiesa
quella tale persona o quella tale famiglia...
g) Non ho voglia di andare; non
mi sento più di andare, francamente
non ne sento più il bisogno. Prima invece, quando all'ora del culto non ero
presente, avevo una cattiva coscienza,
ma ora vedo che tutto continua lo
stesso, e se vado o non vado non mi
fa niente...
n) Siccome non si fa che della teologia, della accademia religiosa, la
predicazione è sempre la stessa, cioè
quella che si faceva 50 o 100 anni fa
e nessuno prende sul serio quello che
vi si dice per applicarlo alla vita pratica... a che andarvi?
i) Non ci vado più da anni, o meglio ci vado una volta o due all'anno;
del resto chi ci va non è migliore di
me, anzi direi...
I ) Andrò piuttosto in montagna :
mi edifica di più fuggir tutto e tutti.
Tu puoi, lettore, aggiungere le tue
obiezioni, oppure... rispondere.
L. N.
— Nell’ultimo numero di Protestantesimo (4-1958) troverete uno studio biblico
su « I nemici nei Salmi » (G. Sauer); uno
studio critico « Sui manoscritti del Mar
Morto» (V. Subilia) ed uno su «Scrittura
e predicazione» (R. Bertalot); una rassegna sul « Risveglio del laicato » (R. Gay)
ed una : « Da Pio XII a Giovanni XXIII »
(V. Subilia); oltre a numerose recensioni.
— Dal sommario del n. 5-1958 di Foi et
Vie: 4 rapporti alla Conferenza delle Chiese protestanti dei paesi latini (G. Peyrot,
G. Spini, G. Miegge, H. Bruston); un importante documento « Les chrétiens et la
prédication de la guerre au siècle de l’atome »; oltre a rassegne e recensioni.
— L’ultimo numero della Revue Réformée (3-1958) riporta alcuni interessanti studi presentati aU’VIII Congresso Internazionale Riformato, tenutosi l’estate scorsa a
Strasburgo. Segnaliamo, oltre ad alcuni studi biblici di J. Cardier, « La foi réformée
et la conception moderne de l’homme »
(G. C. Berkouwer), « Le Témoignage en
Parole et en Actes » (P. Marcel).
4
' Sèri Lui che recherà la pace.
Sari chiamato Prìncipe della
pace.
AAich. 5; 4; ls« 9;,^
L*Eco delle Valli Valdesi
" Abbiamo pace con Dio per
mezzo di Gesù Cristo. Beati coloro che si adoperano alla pace.
Rom. 5: 1 ; Matt. 5: 9.
Arrangiarsi, campare,
essere in gamba
{segue dalla l.a pag.)
valente, non si fa una nazione moderna,
si fa solo la nazione che abbiamo: qualche
migliaio di furbi e qualche milione di
cittadini. Di lavoratori? di cittadini coscienti? forti-dubbi possiamo avere in merito alla coscienza civica di questi milioni
di cittadini; piuttosto di milioni di individui che furbi non hanno saputo o potuto essere (secondo il giudizio di quégli
altri « in gamba » di cui discorrevamo).
La cancrena della vita pubblica italiana,
determinata forse da molti fattori, è certamente alimentata da questa umiliazione di
colui che lavora e cerca di dare un significato di onestà e di dignità al proprio lavoro. Da questa mentalità di gente in
gamba viene alimentata la mentalità cortigiana, superficiale, cicisbea e parassitaria
che sembra caratterizzare l’Italia dal tempo della Controriforma, eccetto forse il
tempo brevissimo dell’800, la parentesi
del Risorgimento. Il contadino si sente
umiliato perchè lavora a vuoto ed è insudiciato, l’operaio perchè fatica e non costruisce, l’intellettuale perchè spende at. tività fra l’indifferenza e la noia e potremmo continuare perchè tutto il popolo è in
questa condizione. Si potranno prendere
provvedimenti e promulgare leggi ed applicare sistemi economici liberali o socialisti, poco o nulla cambierà finché ogni
individuo che' lavora' ■— qualsiasi sia la
sua attività e professione non vede e
sente riconosciuto il proprio lavoro come
degno, dignitoso, valido.
Per questa sua mentalità l’Italia stenta a.
diventare una nazione moderna — dicevamo — e c’è da domandarsi se lo diventerà
mai, se il suo conformismo e la paralisi
interiore nel campo del pensiero, degli
studi, delle ricerche non finirà per immobilizzarla. Una prova di questa situazione, evidente e quasi dura, si ebbe nel nostro padiglione all’Esposizione di Bruxelles. Lungi dalla vistosa ricchezza americana, dalla preziosità francese e dalla
massiccia, tronfia e nello stesso tempo ingenua potenza sovietica, era veramente
espressione di una nazione raffinata ed intelligente, oseremmo dire geniale; ma
stanca, sfiduciata, scettica che non crede
e non spera nel suo lavoro. Alcune sale
erano di una sobrietà classica, di un gusto
sicuro e certi esempi del nostro artigianato
splendidi ma il complesso mancava di dinamismo, di fiducia, di quel senso di attività, di novità che caratterizzano una nazione aperta al futuro. Gli stranieri fermandosi a quel leggero velo di retorica
che sempre copre ogni manifestazione del
genere hanno ritrovato quegli elementi
che già fanno parte del mito dell’Italia:
l’arte, la bellezza, il sole, i monumenti e
le arance; ma dietro, a chi sapeva leggere, si profilava il volto triste di una nazione sfiduciata che non ha più voglia di misurarsi con gli altri perchè non crede più
nelle sue possibilità. Nessuna statistica,
nessun discorso ufficiale per quanto eloquente ci potranno far dimenticare il vuoto smisurato opprimente del salone dei ricevimenti alla sommità dell’ultimo padiglione con i grandi arazzi a coprire le pareti, o il salone della letteratura. C’era il
nostro passato : i classici stupendamente
rilegati ed allineati, Machiavelli, Dante,
Leopardi, Galilei ecc. sovrastati dalla
scritta tragica nella sua sobrietà: la lezione dei classici. Un passato morto e rilegato in buon ordine; quale la sua lezione?
Nessuna, solo un po’ di presunzione. Ed
il presente, qualche magro autografo, qualche fotografia e non potrebbe essere altrimenti: chi abbiamo che possa sul piano
europeo significare la nostra presenza?
Dallo studente americano siamo giunti
al padiglione dell’&posizione con un discorso apparentemente senza legame. Il
fatto che volevamo sottolineare è pur lo
stesso: una nazione che segretamente invidia i furbi che si sanno arrangiare e non
sa dare dignità al suo lavoro è matura per
il conformismo e l’apatia.
Ci si potrà porre la domanda che cosa
questo discorso abbia a che fare con la
nostra fede evangelica. Molto, a parer no
stro, moltissimo. La dignità di ogni nomo
e perciò di ogni uomo che lavora, di ogn
personalità umana nasce solo quando vie
ne predicata e creduta la dignità della fede
la dignità che Cristo ha dato ad ogni indi
viduo rendendolo partecipe della sua sai
vezza. Non si ha vergogna del proprio o
dell’altrui lavoro quando si crede che ogni
uomo grande o piccolo è egualmente re
sponsabile davanti al Signore dei doni ri
cevuti per l’edificazione di tutti. Qui ognuno è in grado 4i vedere quanto può fare
e dire perchè sul lavoro ognuno si senta
rivestito della sua dignità. G. Tourn.
/ LETTORI CI SCRIVONO...
Non abbiamo il “ mal della pietra
Riguardo all’articolo apparso suU’Eco
delle VaUi del 21 novembre scorso, sotto
il titolo « Il mal deRa pietra », credo sia
mio dovere di chiarirne alcuni punti.
L’articolista inizia con un breve sunto
di un articolo stampato sull’Europeo del
26 ottobre, nel quale viene aspramente
criticata la « dilagante frenesia edilizia della religiosità italiana, la quale ha seminato in tutta Italia statue di Madonne, croci,
iconi, ecc, ».
Egli continua col deplòrare il fatto che
l’usanza cominci a prendere piede anche
nelle nostre valli, dato che gruppi di giovani hanno provveduto ad ornare una delle nostre cime con una bibbia in marmo.
Ora io non so con quale idea siano state
poste tutte le madonne e croci alle quali
allude l’Europeo, ma desidero parlare della famosa bibbia aperta posta sulla cima
del monte Granerò.
Essa è stata posta lassù da un gruppo di
giovani, i quali dopo molti sacrifici, sia
dal lato finanziario che dal lato materiale,
sacrifici che essi hanno affrontato con animo di giovani cristiani e alpinisti, hanno
potuto così raggiungere lo scopo di porre
codesto cippo su una delle cime più belle
della nostra valle, a ricordo delle belle
escursioni fatte lassù in liete comitive, e
per dimostrare la loro riconoscenza e l’amore a Dio che aveva loro concesso la grande gioia di potersi trovare lassù, più vicini
a Lui, e più lontani dalle maldicenze terrene. Se poi essi hanno voluto che questo
ricordo fosse una marmorea bibbia invece magari della fotografia di una qualsiasi
cover girl, dimostra che codesti giovani
non hanno solamente cementato la hibhia
sul Granerò; ma l’hanno anche ben cementata nel cuore.
E’ troppo facile l’affermare che oggi i
giovani non sono più ferventi nella fede,
che sono indifferenti, che non si occupano
più di Dio nè della Sua Parola. Bisogna
star vicino a questi giovani, cercare di comprenderli, vedere quello che c’è di buono
in loro. E c’è tanto di buono in loro, neUa
maggioranza! Purtroppo invece vengono
criticati e scoraggiati sempre, e si vedono
affibbiare dei freddi macigni al posto del
cuore. Cuore ne hanno i nostri giovani, e
molto, e anche tanta fede. Il tutto sta nel
metterli nella possibilità di poterlo dimostrare. E se una di queste possibilità è la
posa di una bibbia in marmo, ben venga!
Inoltre se l’articolista deU’Eco seguisse
un po’ più da vicino l’attività cristiana dei
giovani, vedrebbe che essi hanno tutti
perfettamente intatta la facoltà del giudizio, e continuano nel loro piccolo a sostenere, e non disfare, l’opera di Dio. Il tutto, come ho detto, sta nel saperli prendere!
Attilio Pasquet.
Non credo che i giovani che hanno sostenuto con grande entusiasmo la non lieve
fatica di portare sul Granerò una lapide
con una Bibbia scolpita ed un versetto
scelto dal Pastore Bruno Tron: « Confidate
in perpetuo in Dio perchè Dio è la roccia
dei secoli » (Is. 26: 4) l’abbiano fatto
per « spirito agonistico ».
E questo lo dico perchè conosco abbastanza a fondo quei giovani. Assai perplessi
nel vedere tutte le cime dei nostri monti
tappezzate di c.-ocìfissi e di madonne hanno
desiderato che figurasse pure un simbolo
nostro per ricordare come ci sia ancora
nelle nostre Valli un nucleo vivente discendente da coloro che hanno sacrificato ogni
cosa per la loro fede. Siamo d’accordo, non
è che un simbolo, ma accettiamolo con benevolenza e con riconoscenza. L’iniziativa è
stata presa dai giovani dei Coppieri ed a
loro si sono uniti tutti gli altri unionisti.
Non credo che si possano considerare quei
giovani come « parte poco vitale della Chiesa » come ho scritto il giovane lettore sul
l’Eco perchè godiamo di una larga coUaborazione giovanile nelle Scuole Domenicali; sono i giovani che hanno dedicato le
loro ore di libertà per la raccolta dei doni
in natura per i nostri Istituti Ospitalieri;
un altro gruppo di giovani da due anni
visita una buona parte dei nostri vecchi e
malati anche nei quartieri più lontani ed
ai loro doni materiali uniscono un messaggio spirituale; altri hanno dedicato le loro
serate per varie settimane per rinnovare il
pavimento del Tempio dei Coppieri; altri
ancora hanno offerto la loro collaborazione
per la settimana del libro. Sono segni rallegranti e penso che tocca a noi tutti di
incoraggiare ed apprezzare questa collaborazione che è veramente preziosa per la
nostra Chiesa.
P.S. - Non sarebbe possibile pubblicare
sull’Eco delle Valli, alcuni riassunti dell’opera del prof. O. Cullmann « Immortalité de l’âme ou résurrection des morts »,
per dare modo anche a coloro che non
possono leggerla per intero di approfondire
il meraviglioso messaggio biblico della risurrezione dai morti.
Con distinti saluti.
Lina Varese Beri
Torre Pellice
Siamo lieti di questa testimonianza resa
all’impegno dei giovani nella Chiesa. Quanto alla questione ” immortalità - risurrezione ”, sarà forse bene approfondirla come la Signora Varese ci chiede, poiché le
reazioni sono state molte e diverse. Chiediamo soltanto, se la discussione sarà continuata, che venga affrontata senza partiti
presi, senza sospetti antiteologici (non si
rendono conto, gli spregiatori della teologia, che hanno anch’essi una loro teologia?), sulla base della Scrittura, e non di
pie credenze e tradizioni. Solo così, in questo problema, che certo è controverso, non
avremo un dialogo di sordi. red.
PERREBO - lllSIlllEI.ia
Dopo una lunga malattia è deceduta il !<■ Novembre Ferrerò Luigia
(Cassasi all’età di 79 anni. Esprimiamo in questa occasione la nostra simpatia Cristiana alla famiglia e ai parenti tutti.
Il 2 Novambre, durante il culto domenicale a Ferrerò, è stato battezzato Poet Umberto Federico, di Enrico.
Voglia il Signore dar forza e costanza ai genitori per mantenere le loro
promesse e ascolti le loro preghiere.
L’Unione Femminile ha ripreso le
sue attività. Speriamo che il numero
delle partecipanti, già considerevole,
cresca ancora in futuro. Le riunioni
si terranno ogni due giovedì a Ferrerò e ogni secondo mercoledì del mese a Maniglia.
I membri dell’Unione Giovanile
hanno a turno accompagnato il pastore nelle riimioni quartierali che
hanno avuto luogo nel mese scorso,
ricevendo una fraterna accoglienza
nelle varie borgate. Questa simpatica
iniziativa dell’Unione Giovanile permetterà una maggiore reciproca conoscenza tra i membri di Chiesa.
PRALl
Praticamente tutta la popolazione
infantile di Frali è stata vaccinata
contro la poliomielite in queste ultime setimane ; e assieme ai bambini
anche un certo numero di adolescenti si sono sottoposti a queste iniezioni come misura di prudenza. Crediamo che in questo campo la prudenza
non sia troppa, dato che ormai anche in Piemonte si sono avuti dei casi di questa terribile malattia. Tanto
più necesaria è la vaccinazione qui a
Frali, dove il movimento dei villeggianti e dei campisti assume ogni anno un ritmo più intenso. A fine dicembre ed ih primavera verranno effettuate le altre due iniezioni che
completano l’immuni^azione.
Domenica 30 novembre il Culto è
stato presieduto dal Pastore Tullio
MOBILI “ O.ANA
QtkiùGppe Qfiim
Strada di S. Secondo n. 4 - Telefono 2344
P I N E R O L O
di fronte Caserma Berardi (Alpini)
ARREDAMENTI COMPLETI DI ALLOGGI
Vinay che ha predicato sull’episodio
di Gesù che guarisce il fanciullo epilettico (S. Marco 9: 14-29) sottolineando l’importanza della preghiera
per ottenere il rinnovamento di cui
ha bisogno la nostra vita individuale e parrocchiale. Là Chiesa di Frali
ringrazia il Pastore Vinay per il suo
messaggio evangelico. •
Per sabato 6 e domenica 7 dicembre sono attesi gli studenti della Società Missionaria Fra del Torno che
presiederanno mia riunione a Ghigo
ed una a Villa sabato alle ore 12,30.
Sarà fatta una colletta a favore delle
Mlssioi\i. Gli studenti rivolgeranno
un messaggio an^e ai bambini della
Scuola Domenicale e durante il Culto.
La Biblioteca Parrocchiale ha ricevuto un certo numero di libri nuovi
ed altri sono attesi per i prossimi
giorni. Gli abbonati alla Biblioteca
sono assidui ma, fìn’ora, sono piuttosto pochi, mentre il servizio della
Biblioteca è ofletto a tutti e sarebbe
logico che molti ne approfittassero.
VMROSTIIVIU
Le attività della ripresa nella nostra parrocchia, nonostante la forte
forbiciata inferta quest’autunno nel
nostro corpo ecclesiastico per costituire la nuova comunità di S. Secondo, si sono avviate tutte abbastanza
• bene e procedono ora normalmente
(evidentemente potremo fare molto
di più, data la buona base di partenza come numero di membri che siar
mo rimasti).
Abbiamo anche già fatto un giro di
riunioni quartierali, ben frequentate,
nelle quali abbiamo considerato la situazione della nostra Parrocchia,, nei
suoi vali aspetti, dopo il noto distacco di circa 1/4 delle sue forze. Tutti
i membri della nostra Comimità sono stati messi al corrente di questa
situazione, e quindi anche invitati a
prendere, con gioia e con decisione,
il proprio posto nella vita della comunità. Nella vita della Chiesa del
Signor Gesù Cristo, ognuno ha il suo
posto particolare, come nella ediflc^
zione di una casa ogni pietra ha il
suo posto, che non può essere occupato da un’altro, nè tanto meno lar
sciato vuoto. Possano quindi tutti i
nit'mbri della nostra Comunità occupare il loro posto : allora si vedrà
ogni attività andar bene.
Battesimo: è stato amministrato il
S. Battesimo a Martinat Mauro, di
Giovanni e di Bertin Plorinda (Pralarossa) il 18 novembre in occasione
della riunione quartierale. La grazia
del Signore guidi questo bambino e
i suoi genitori nelle vie della Vita.
Dipartenza Dopo pochi giorni di
indisposizione, è mancato a questa
vita il nostro fratello Brosia Giacomo, dei Gayot, deceduto al Collaretto, presso la figlia Clelia, il 22 no
vembre alla età di 82 anni Le consolazioni del Signore scendano nei
cuoil, afflitti per questa separazione.
Assemblea di Chiesa. Comunichiamo a tutta la Comunità, ed in particolare ai membri elettori, che è convocata una « assemblea di chiesa »
per domenica 7 dicembre, durante il
culto, per procedere alla elezione degli Anziani dei quartieri dei Cardonatti e del Collaretto. Si intervenga
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Torre Pellice (Torino)
La famiglia Bounous ringrazia
quanti in qualsiasi modo hanno preso parte al suo dolore per la dipartita
della cara sorella
Bounous Susanna
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Pastore F. Sommanl.
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