1
ECO
DELLE miXI VALDESI
Spett.le
BIBLIOTECA VALDESE
TORSE PELLICE
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno XCVI - Nuni. 1
Una copia Lire 4(1
ABBONAMENTI
}
Eco: L. 2.000 per l’interno
L. 3.000 per l’estero
Speli ¡zi one in abbonamento postale • I Gruppo bis
Cambio di indirizzo hir“ 50
TORRE PELLICE - 7 gennaio 1966
Ammin. Claudiana Torre Pellice - C.C.P. 2-17557
L’Epifania, il Cristo e il mondo pagano
I magi di Bethlehem
¥ a storia del popolo d’Israele e
"tutti jili episodi deuJi evangeli
ci vengono narrati, per la prima volta, alla Scuola domenicale. Quale
uso risjtonderebbe più direttamente
aH’intenzione di Dio? come si potrebbe introdurci meglio, fin dalla
infanzia, nella Sacra Scrittura e farcela amare? Infatti è nella trama di
avvenimenti, e quindi di realtà umane concretissime e svariatissime, che
ci viene annunciata la verità di cui
domani saremo chiamati a vivere.
a quando quest’uso si limita al
periodo nel quale frequentiamo la Scuola domenicale, allora non
continuiamo indefinititamente ad
evocare questi racconti nella luce
che su essi proiettavano la nostra
immaginazione e la nostra sensibilità
di dodicenni. La nostra conoscenza
della Bibbia è immobilizzata. Per
questo la Bibbia rimane per un gran
numero di credenti, senza che ne
abbiano chiara coscienza, una raccolta di belle storie infantili. E al
riguardo gli episodi relativi alla nascita di Gesù detengono il record.
Eppure, che pregiudizio pensare
che ; due primi capitoli degli evangeli di Matteo e di Luca, in particolare il racconto dei magi venuti
dairOriente, siano stati redatti per
meravigliare i fanciulli! Vuol dire
ignorare che il narratore si è proposto precisamente di concretizzare il
loro significato; anzi, spessissimo
vuol dire non discernerne il significato e credere che basta far rivivere
tutti i dettagli dell’episodio per coglierne la portata!
I^i fatto, alle soglie dell’evangelo
-^secondo Matteo, mentre la
menzione della nascita del Signore
viene sbrigala in meno di due righe,
la venuta dei magi a Bethlehem apre
una parentesi singolarmente impreveduta e assai sorprendente. Nulla
è stato ancora detto di chi sarà il
figlio di Maria, nulla che lasciasse
intravedere la linea generale del suo
messaggio e dei suoi atti. Come
quello di tutti i neonati, l’avvenire
di questo bambino è avvolto di mistero. Nessuno, attorno a lui, avverte o prevede chi diverrà, domani.
Anzi, durante trent’anni rimarrà totalmente ignorato dai suoi concittadini. E quando suonerà l’ora di rispondere alla vocazione che d Padre
gli rivolge, chi nel suo popolo gli
riconoscerà l’identità del Servo dell’Eterno venuto non per giudicare
gli uomini ma per salvarli? Dovrà
sottrarsi al’entusiasmo di coloro che
vedono in lui il Messia glorioso atteso e sperato ardentemente dai pili
zelanti credenti. Ma si rimarrà chiusi all’umiltà del Maestro mansueto
e umile di cuore: sarà anzi oggetto
di scandalo, per i giusti.
Ecco quanto apj)rendiamo leg
gelido l’evaiigelo secondo Mat
teo. Ma prima d’iniziare il suo rac
conto, il narratore ci trasporta im
mediatamente in un mondo estraneo
al popolo che il Dio vivente lia scel
to jier rivelarsi agli uomini. Le pa
gine del’evangelo sono ancora bian
che, e immeiliatamente egli già c
porta al di là deH’ultima pagina
Gesù è appena nato, e dorme in una
statla, ma Matteo anticipa in qual
che modo l’ora della sua risurrezio
rallegrarono di grandissima allegrezza »
''Matteo 2: 10)
ne. Fin dal principio egli .annuncia
che il Cristo Gesù non sarà soltanto
il Messia degli Israeliti, ma anche
quello dei pagani, verso i quali invierà i SUOI testimoni, affinchè siano
anch’essi accolti nella casa del Padre. Ci è stato presentato il primissimo gruppo (li adoratori del Signore, e questi adoratori sono scelti fra
gli uomini pili estranei alla fede nel
Dio di Abrama, di Mosè e dei Profeti. Sono alcuni sacerdoti-magi di
una religione che divinizza gli astri,
formula oroscopi e profezie osservando, sulla volta del cielo, i movimenti imprevisti di pianeti e comete! Ecco gli uomini per i quali l’umiltà del neonato, lungi daU’essere
occasione di scandalo, è causa di una
inesprimibile allegrezza: per loro
essa non vela nè la sua grandezza nè
l’onnipotenza del suo amore!
Secondo i termini che Paolo userà ffix'i tardi, nella sua lettera ai cristiani di Efeso, ieri pagani, non sono più « esclusi dalla cittadinanza
d’Israele ed estranei ai patti della
Promessa, senza speranza e senza
Dio nel mudo », ma sono ora chiamati a vivere nella comunione di
Gesù Cristo. Sì, fin da questa prima
pagina, siamo trasportati al di là
della vittoria del Signore, all’ora
della sua elevazione.
Una leiinne di storia e
E’ storia valdese pure quella deH’800, con le affascinanti
iigure dell’ex inquisitore Desanctis e dei suoi amici carbonari e reverenti inglesi, pastori valdesi o popolani italiani
Pierre Lestringant
(dal «Journal des Missions
évangéliques», déc. 1965)
Quando si pror tnioia la parola
K storia » nei nostri ambienti valdesi
accade per un riflesso for» secolare,
ormai inevitabile, c‘le il pensiero si
rivolga al secolo glciioso delle Vicende valdesi: il ’600 con le sue cornici,
secondarie, del ’500 e del ’700. Con
molta pazienza e ciunvinzione alcuni
dei nostri studiosi dt si orzano, da alcuni anni, di dSstiigliere il nostro
sguardo da questo obiettivo fisso, ed
assumono, il diffìcile coimpito, quasi
la vocazione, di liberarci da questa
ipnosi dimostrandoc;» che « storia », e
si deve aggiungere « storia valdese »,
sono alla stregua del secolo puritano
anche i misteriosi tempi del medio
VALDO VINAY - I,uigì Desanctis e
il movimenio evangelico fra gli
italiani durante il Risorgimento.
Ccllana della Facoltà Valdese di
Teoloigia. Claudiai.a, Torino 1965,
evo da un lato ed i diffìcili e delicati
anni dell’800.
Mentre il prof. Mohiàr prosegue
la paziente indagine dei valdlsmo
medievale ed il Gönnet raccoglie i
documenti della sua protesta altri
coraggiosi si avanz^o nel Risorgimento: il Santini con le sue ricerche sul Gavazzi e su alcune delle nostre comunità oentenarie, il Mastrogiovanni con la sua opera sul Mazzarella, lo Spini col suo magistrale
lavoro « Risorgiment J e protestanti»,
ed in modo sistemat^o il prof. Vinay
nella nostra Facoltà teologica.
Dopo il volume consacrato agli
esuli Italiani a Londra pubblicato
dalla Claudiana anni or sono esce
ora un suo documentatissimo e ricco
lavoro di 350 pagine consacrato a
Luigi Desanctis.
Come il buon don Abbondio nel
iiMimiiiimiiiltiiiiiiiiimmiii
niriiiMiimiiiiiii
L’unità che fìià abbiamo in Gesù Cristo
deve diventare una realtà operante...
Pro Unidad Evangèlica
latino-americana
Campiñas, Brasile — I dirigenti delle
Chiese delFAmerica Latina hanno preso una
prima decisione in vista della creazione di
un consiglio ecumenico su scala continentale : hanno istituito una Comisión provisoria pro Unidad Evangélica Latino-americana
(UNELAM).
In un comunicato la nuova commissione
si dichiara decisa a lavorare, in modo prioritario, al « consolidamento dei consigli nazionali e delle federazioni »; li invita, insieme
alle organizzazioni denominazionali e alle
chiese nazionali autonome dell’emisfero, a
unirsi al suo sforzo.
Questa nuova commissione ha come membri i Consigli evangelici di Argentina, Brasile, Cile, Cuba, Messico, Puerto Rico, Uruguay; le Chiese metodiste e presbiteriane
deH’America Latina e gli enti interdenomi
AVVISO
La Commissione del IV Distretto
(Via iV Novembre 107, Rema) comu
nica di aver proceduto alla stampa,
in opuscolo dello studio che il prof.
Valdo Vinay, della nostra Facoltà
Teologica, ha tenuto alla Copferenza
distrettuale di Pisa (24-10-1965) su
« La comunità cristiana e la trasmissione della sua fede ». Si tratta di uno
studio sull’istnizione catechetica e
sulla formazione biblica, .sul piano familiare come su quello cemunitario.
Le chiese in particolare sono invitate
a diffondere questo studio fra le famiglie; richiedendolo immediatamente l’opuscolo può essere ottenuto a
L. 50 la copia.
nazionali latino-americani investiti dei problemi relativi a Chiesa e società, educazione, gioventù. Altri consigli nazionali, in vari
paesi — in particolare !a Colombia, la Costa Rica, l’Ecuador e il Perù — stanno studiando la possibilità di collahorare con la
commissione.
Sempre secondo questo ' comunicato, la
commissione intende pubblicare un servizio
stampa evangelico; studiare l’evangelizzazione nelle zone urbane in.lustriali e le condizioni della testimonianza cristiana in ambiente universitario; avviare un programma
di mutua assistenza fra le Chiese. Coordinerà i progetti di ’alfabetizzazione’ e veglierà
sul rinnovamento della Chiesa insistendo sul.
la formazione teologica.
Questa commissione s’incaricherà pure del
lavoro dei suoi tre membri impegnati nei
problemi di « Chiesa e Società », della gioventù e dell’educazione cristiana.
In tutti questi campi, ha affermato la nuo.
va commissione, cercheremo di esprimere
« Punità che già abbiamo in Gesù Cristo »
e di « fortificarci reciprocamente per compiere la magnifica missione che ci è stata
affidata ».
« Riconosciamo che rappresentiamo solo
una minoranza dei movimenti evangelici latino-americani, e che non siamo nulla senza
la solidarietà e le preghiere dei nostri fratelli. La nostra organizzazione non vuole costituire un doppione di quelle che già esistono, ma costruire su ciit che già è stato
fatto, coordinare e armonizzare, portare una
testimonianza evangelica unita nell’America
latina ».
La commissione è presieduta dal past.
Luis P. Bucafusco (Argentina); vice-presidente, past. Martin Ditrksen (Argentina);
segretario esecutivo, dr. Emilio (ìastro (Uruguay); segretario, past. Eungue Chavez (Cile). (soepi)
SUO studio molti, moltissimi lettori si
si interrogheranno in cuor loro domandandosi : chi era costruì? E non
avendo purtroppo, dati i tempi frettolosi del periodo natalizio, la possibilità di documentarsi leggendo le
350 pagine del libro di V. Vinay, rimarranno senza risposta perdendo
l’occasione di riflettere seriamente al
problema fondamentale della nostra
evangelizzazione.
Il volume non vuole infatti essere
semplicemente una biografìa del nerstmaggio ma una valutazione critica
di tutto il mondo evangelico della
rnetà del secolo scorso ; una prima
visione sintetica di quegli anni che
rimangono nel ricordo di tutte le comunità evangeliche italiane come la
età d’oro della testimonianza: 1848
l’indipendenza alle porte, la difesa
di Roma, Pemancipazione dei valdesi; 1859-60 la liberazione di mezz’Italia, la predicazione nelle piazze, le
folle interessate, opuscoli, giornali,
libri distribuiti e venduti a migliaia,
l’opera che si estende in tutta la penisola comunità ovunque raccolte intorno all’evangelo.
Tutto questo è senz’altro vero, almeno parzialmente, accade spesso
però che si operi una involontaria
proiezione nel passato dei propri
ideali e che la nostra generazione si
costruisca il suo « Risorgimento »
tutto evangelizzazione, slancio, entusiasmo contrapponendolo alla situazione attuale tutta stasi, pesantezza,
involuzione. Sarebbe un errore perchè le TKissibilità di predicare non
sono oggi meno numerose di allora
ed i tempi non sono meno promettenti, e valutando la situazione interna delle nostre comunità evangeliche si può ritenere òhe vi sia sotto
molti aspetti una maggior responsabilità ed una maggiore preparazione
al compito della testimonianza.
Non è questo confronto che oi interessa qui, confronto che è discutibile e come tutti i confronti inconcludente; ci preme sottolineare il fatto
che il secolo scorso, l’800 dei nostri
nonni, non fu im’età d’oro ma un
tempo di impegni e di tentativi, un
t^'po di grazia e di errori, una storia insomma e l’dnteress che rappresenta per noi la lettura delle vicende ottocentesche è un interesse spirituale in quanto la lezione dei nonni è suscettibile di servare ai nipotini.
A questo ci spìnge il volume di V.
Vinay. Non interesse per vecchie carte ma desiderio di valutare ed intendere una pagina di vita. La vicenda
del Desanctis — ex parroco romano,
qualifloatore della Suprema Inquisizione giunto alle fede evangelica dopo ima lunga crisi initeriore, esule a
Malta ed a Ginevra con molti altri
profughi politici, patrioti, ex sacerdoti, pastore della Chiesa Valdese ed
in un secondo tempo della Chiesa Libera ,spentosi professore della Facoltà Valdese (fi Teologia a Firenze alla vigilia della liberazione di Roma
nel 1869 — è una vicenda esemplare perchè riassume e compendila in
sè il dramma, le speranze, le crisi, gli
slanci, le limitazioni di tutta una generazione di italiani. Il caso del suo
amico Geymonat), figlio di valdesi,
pastore ed evangelizzatore valdese, è
infatti assolutamente diverso, rientra nella linea solida, programmata,
strutturata della chiesa valdese; ma
questo esule italiano preoccupato come i Gavazzi « Mazzarella del sur,
popolo ,della massa italiana a cui
predicare, scrittore polemico come
toro, autore del più bel testo polemico di tutto il secolo («Roma papale»)
ma d’altra parte parroco pieno di
CONTINUA
IN QUARTA PAGINA
IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIKIIIIIIJ
iiiiiiiiiiimitiiiiimii
A New Milford, nel Connecticut (USA),
una comunità metodista interamente bianca
ha eletto un pastore negro.
2 Gennaio 1966
— Ciao, Franco, come stai? Con tutte queste storie da fare alla fine
dell’anno, c’è da diventar matti!
— Dimmi, l’hai pagato il bollo della macchina per il 1966?
— Vorrei vedere! C’è solo il tempo fino al 10 Gennaio; se non lo
facessi, sono certo che m’imbatterei dritto filato nella stradale.
— E rabbonamento per la tele, l’hai fatto?
— Già! Vuoi mica che aspetti all’ultimo momento! E se fosse sor
teggiato il mio numero e vincessi una Fulvia?
Mi pare ci sia ancora un’altra cosa da fare in questo periodo,
ma non ricordo quale.
— No, non mi sembra. L’abbonamento alla Domenica del Corriere
me lo fa mio fratello e prendo La Stampa solo qualche volta dal giornalaio quando c’è un’astronave in orbita o qualche altra cosa molto
importante.
— A proposito, hai visto suU’ultimo Eco-Luce, tra « I lettori ci scrivono», queU’articoletto sul «Natale al Collegio»? Mia figlia era tutta
fiera e mi diceva : « Sai Papà, c’ero anch’io a fare la recita » !
— Meno male che hai parlato deU’Eco-Luce ! E io che non ho ancora
rinnovato rabbonamento e siamo già nel 1966! Bisogna che lo faccia
subito. Non voglio proprio che me lo sospendano per morosità. Pensa
alle centinaia di abbonamenti che piovono tutti assieme; devono mettersi le mani nei capelli a Torre Pellice! Io lo so, perchè quand’ero impiegato neirAmmini.strazlone del giornale, mi venivano le crisi di fegato
verso la fine deU’anno. Che roba! Tutti quei conti correnti strappati a
metà, quei nomi indecifrabili, quella gente che cambia indirizzo senza
naturalmente dirti quello precedente, quegli abbonamenti fatti col nome
della moglie e con l’indirizzo di casa, mentre fino a quel momento il
giornale era indirizzato al marito e con l’indirizzo deH’utficio, ecc. Pensare che sarebbe così semplice ritagliare il nome stampato sul giornale
e incollarlo sul conto corrente! Però, c’erano, certe volte, delle cose carine
su quei moduli di pagamento, delle parole gentili che tiravano su il
morale e che controbilanciavano cèrte lettere che non ti dico...
Basta devo scappare, ciao!
— Buon Anno! Ancora grazie che mi hai parlato del Collegio...
Sp.
5353232302
2
pag. 2
N. 1 — 7 gennaio 1966
FINORA IL VATICANO NON HA PAGATO
^ ^ Una grave
## tesoro dello Sento Sede responsabilità
Un alto prelato della Chiesa romana, in
visita nel Brasile, ricevette un giorno da un
ecclesiastico esperto di questioni brasiliane,
una proposta di finanziamento collegata con
la pianificazione industriale dello stato del
Nordeste, zona ricca di incalcolabili possibilità di sfruttamento e di sviluppo. Costo totale deirimpresa : 400 milioni di dollari all’anno, per 10 anni. Il prelato scosse il capo:
— Non so Se le risorse del Vaticano lo
consentiranno...
L’aneddoto è bifrontico. Nè il prelato nè
l’ecclesiastico hanno dato segno di stupirsi,
a priori, del carattere astronomico della somma in giuoco: 240 miliardi di lire, per una
sola zona, per un solo scopo... Nè, d’altro
canto, il prelato anzidetto, titolare di un posto di primissimo piano nell’amministrazione
della Santa Sede, ha accennato all’impossibilità di un. simile esborso; ma ha invece implicitamente ammesso di non conoscere l’entità del bilancio delle casse vaticane.
E’ un fatto unico nel suo genere. Il Vaticano è paradossalmente uno stato « moderno », ammirevolmente gestito, ma senza alcun bilancio, senza alcun controllo di gestione, senza un’assemblea di azionisti; preti o
laici, i responsabili di quel bilancio rendono
conto del loro operato esclusivamente al papa. dal quale nessuna autorità sulla terra può
esigere un rendiconto di sorta.
—• Ciò che entra là, diceva Pio X a un
giornalista indiscreto, accennando ad un cassetto del suo scrittoio, e ciò che ne esce per
le opere di Dio, non lo sa nessuno. E’ il miracolo quotidiano della bontà divina e della
generosità cattolica.
In realtà, il « miracolo » è un meccanismo
alquanto complesso e spesso anche piuttosto
prosaico, come lo prova l’ultima controversia,
su questo argomento, sorta tra il Vaticano e
l’Italia.
Il 39 dicembre 1962, il Parlameli to italiano approvava la legge dell’imposta del 15%
sui dividendi (cedole) di tutti i titoli azionari
del Paese. All’atto della elaborazione del testo legislativo, la Commissione parlamentare
per le Finanze aveva respinto un progetto
che prevedeva una eccezione a favore del Vaticano; e perciò, col 1963, banche ed agenti
dì cambio cominciarono a dedurre da tutte
le cedole azionarie, comprese evidentemente
quelle del Vaticano, le somme previste dalla
nuova legge. Immediatamente, in una nota
diplomatica del cardinale Cicognani, Segretario di Stato del Vaticano, la Santa Sede
1 giornali pubblicano gli elenchi dei maggiori
contribuenti: accanto alle amare considerazioni che per lo più detti elenchi suscitano, è
impertinente chiedere quando il Vaticono si
deciderà o pagare al fisco la cedolare?
protestò. Il Governo italiano rispose, poi inviò una seconda nota diplomatica di cui il
Segretario di Stato del Valicano accusò ricevuta. Quattro lettere in tutto, tutte con la
data dell’ll ottobre...
— E poi c’è ancora chi protesta contro la
lentezza delle poste italiane! — dirà qualcuno. Il fatto è che gli avvenimenti incalzavano. Il governo democristiano sì preparava
alle dimissioni, prevedibili per il 5 novembre
Ora, il contenuto della nota italiana era al
trettanto semplice quanto clamoroso: il Go
verno si dichiarava puramente e semplice
mente d'accordo con la Santa Sede. E il Mi
nistro delle Finanze (Andreotti) prescriveva
per mezzo di una circolare, con effetto im
mediato, che le banche e le società per azioni
rinunciassero a procedere a qualsiasi tratte
nula sui titoli di proprietà del Vaticano.
Ma a quanto ammontavano realmente gl:
investimenti azionari della Santa Sede? Si
vide subito che nessuno era in in grado di
rispondere ad una simile domanda. Le cifre
qua e là proposte variavano nella proporzione da 1 a 10. Ma abbiamo oggi una dichiarazione ufficiale del Ministro delle Finanze,
in risposta ad una interpellanza parlamentare :
— Le azioni italiane di proprietà del Vaticano gli hanno reso, nel 1963, esattamente
3.518.475.998 lire (ossia più di tre miliardi
e mezzo).
Si cominciò a fare i conti in tasca alla Santa Sede. Ammesso che i titoli italiani — in
media — diano un dividendo del 5%. se ne
può inferire che gli investimenti del Vaticano nella penisola italiana ammontino a circa
70 miliardi e 360 milioni. Quanto all’importo della cedolare « regalata », esso ammonterebbe onnualmente a circa 525 milioni.
— Ma queste cifre sono esse valide? —
Costituitosi il nuovo Gabinetto ministeriale,
l’onorevole Aldo Moro aveva proposto un
compromesso al cardinal Cicognani : il nuovo Governo avrebbe confermato .'*1 Vaticano
l’esenzione dalla tassa cedolare, ma il Vaticano si sarebbe impegnato a comunicare ogni
iiiHitiMmiiiiNiiiiimii
iiniilililiimiiiiiNiimiiiiiiiiiHiuii
iiiiimiiuimiiiii
Il libro di Giona
Da un commento biblico tenuto dal
Past. Luigi Santini al Centro « Amicizia ebraico-cristiana » di Firenze.
UNA PROFEZIA
per il nostro tempo
II
Ora Giona è di nuovo in grado di
comunicare con l’Eterno, di ascoltare
il suo ordine rinnovato: Va a Ninive.
Straordinaria insistenza, questa di
Dio che vuole stabilire un dialogo con
i peggiori nemici del Suo popolo. Ma
accade spesso cosi: Dio cerca Tuesmo
anche dove il credente rifiuta di riconoscere il suo prossimo. Soltanto,
Giona deve proclamare quello che ti
comando. E’ un particolare importante: Giona non è mandato a dire il
suo parere, mettiamo, sulla politica
interna delTAssiria, sulla scelta delle
alleanze e i sistemi di guerra. Giona
è mandato a dire quello ohe Dio vuole. E’ il credente che non ha una sua
soluzione sociale, ma ancora e soltanto la Parola di Dio.
E Giona si levò a andò: con quale
animo? Certo, come un servo obbediente, ma sostanzialmente ancora
legato ^le avversioni, ai pregiudizi
del proprio popolo. Eppure Ninive era
una grande città dinanzi a Dio: affermazione scandalosa quant’altre mai,
questo affermare che la incredula, la
malvagia, la violenta Ninive fosse
davanti a Dio », così come lo erano il
monte di Sion e il suo tempio. Ed è
un monito per il credente di oggi, che
pensa d’essere davanti a Dio, nella
considerazione di Dio, solo lin e chi
crede come lui, nella sua Genisalemme celeste calata in terra.
Ma ecco la predicazione che comincia: Ancora quaranta giorni, im
tempo compiuto, sufficiente ma limitato, e Ninive sarà distrutta : che
gioia, che liberazione. Qifi sentiamo
tutta la forza del Te Deum della sua.
fine cantato dal profeta Nahum.
Ninive era di tre giornate di cammino, ma bastò il cammino di una
giornata perchè passasse un’ondata
di commozione, di pentimento e di
fede per tutta la città. Grandi e popolino, uomini e bestie, tutti erano
preparati, capaci di ricevere l’annunzio profetico: i Niniviti avevano un
potenziale religioso immenso, davanti a Dio si comportavano proprio come Giona aveva fatto: pentimento e
invocazione di perdono.
Il pesante giudizio dei credenti era
stato mondano, irreligioso : la luce
della fede splerideva dove per principio non avremmo messo che tenebre.
E Dio fece grazia a Ninive.
L’ultimo capitolo della profezia è
d’tma straordinaria finezza, prevede
le reazioni del lettore e proclama pienamente chi è Dio, cosa vuole Dio.
Giona ne provò un gran dispiacere
e ne fu irritato: siamo sinceri, nei
suoi panni anche noi avremmo provato dispiacere e irritazione. Come,
Ninive, la città che andava ffistrutta,
che per mezzo millennio era Tincubo
d’ogni pio Israelita, doveva conoscere
la misericordia di Dio? dov’era la giustizia? per cosa era morta, era stata
torturata, deportata, tanta gente innocente?
Ora Giona sa, ha chiara la ragione
del rifiuto e della fuga: nel profondo
della coscienza aveva intuito ohe sarebbe finita proprio così: sapevo che
Tu sei un Dio misericordioso, pietoso
lento alll’ira e di grande benignità,
e che Ti penti del male minacciato.
AlTuomo che ha creduto nei propri rancori, in una giustizia dal sapore della vendetta, al credente che
siè fatto partigiano d’una tesi politico-religiosa e ha diviso il mondo in
luce e tenebre, redenti e dannati, la
soluzione di Dio porta solo dispiacere, irritazione e, per finire, abbandono : per me vai meglio morire che
vivere.
E l’Eterno gli disse: fai bene a irritarti così? E’ quello che oggi, forse
domani, la Parola chiede a noi. Porse
noi, come Giona, non rispondiamo :
e la paziente pedagogia di Dio ci illumina, ci fa ragionare.
Giona è tornato quello di prima:
la realtà nuova Tha folgorato. Prima
andò a dormire in fondo alla nave,
ora esce di città va su un poggiolo, si
siede stando a vedere quello che succederebbe della città. Ma questa volta
Dio non lo fa buttare a mare come
zavorra pericolosa : per guarirlo, gli
fa crescere vicino un ricino che con
la sua ombra l’allieti, lo rinfreschi.
Ricordate cosa dica il seguito del
racconto: l’indomani il ricino seccò,
e Giona di nuovo piombò nello sconforto e imprecò: meglio è per me morire che vivere!
E qui il profeta stringe le fila del
racconto, inchioda l’uomo alla sua
miseria, alla sua meschineria: tu hai
pietà del ricino... e io non avrei pietà
di Ninive?...
Questa grande città, davanti a Dio,
ha solo persone che non sanno distinguere la loro destra dalla loro sinistra.
Non altro è ricordato.
Ho tralasciato l’esame storico-filologico, questioni testuali, d’autore e di
datazione; ho solo letto una grandiosa profezia in forma di parabola.
Es.sa è per il nostro tempo.
Ognuno porta nei propri pensieri,
nelle esperienze come nella cultura,
nella civiltà, i propri Niniviti. Oggi
il mondo intero ama accennare all’altro come a Ninive, la malvagia,
che sarà distrutta. E Dio chiede alle
sue creature credenti di andare a
Ninive, e di non dimenticare che
Egli è un Dio pietoso...
anno, per vìa diplomatica (vale a dire segretamente), l’elenco completo dei titoli e delle
azioni in suo possesso.
— Impossibile, aveva lisposto Cicognani.
Nessun Governo sovrano (e lo Stato della
Città del Vaticano è sovrano per eccellenza!)
è tenuto a dar conto delle sue finanze ad un
altro Governo.
E col diniego, in verità prevedibile, una
minaccia : se l'esenzione non dovesse venir
ratificata dal nuovo Governo, il Vaticano
avrebbe venduto i suoi titoli italiani per rein.
vestire i suoi fondi in titoli stranieri. Minaccia tutt’altro che oziosa, invero. La liquidazione in massa di alcuni quintali di azioni
avrebbe sconvolto i già difficili mercati della
Borsa italiana.
Restava tuttavia insoluta la questione : —
le cifre ufficialmente comunicate ciano valide? — A questo punto, il settimanale
« L’Espresso » entrò nella discussione, calcolando a circa 40 miliardi di lire la tassa « re.
galata ». L’enormità della cifra mise in subbuglio gli « ambienti competenti », i quali
si affrettarono a divulgare una nota « ufficiosa », la quale conteneva una argomentazione non priva di finezza: « una imposta di
tale entità corrisponderebbe all’incirca a dei
titoli per il valore di 3.500 miliardi. Ora, il
totale delle azioni quotate nella Borsa italiana
non sorpassa i 5.500 miliardi. Bisognerebbe
perciò dedurre che la Santa Sede possegga
il 70% di tutti quanti i titoli azionari italiani, il che manifestamente, non è soltanto
falso, ma anche assurdo.
La risposta non si fece aspettare :
— La cifra di 40 miliardi concerne ire
anni, non uno! — L’ammontare annuo delI’« evasione » fiscale sarebbe stato limitato
perciò a 13 miliardi; e in base ad altri calcoli, fatti secondo altri metodi, il valore delle
azioni detenute dal Vaticano sarebbe stato
di circa 1.166 miliardi.
Ma è tempo di fare un passo indietro, nella storia d’Italia meno recente. Nel 1929, la
Convenzione finanziaria firmata dal Governo
fascista in allegato ai Patti del Laterano, stabiliva che, a titolo di compenso per la perdita dei territori avvenuta nel 1870. la Santa
Sede avrebbe ricevuto un indennizzo di 750
milioni di lire (dell’epoca), più un miliardo
di lire in obbligazioni (al 5%): ossia circa
150 miliardi delle lire attuali.
In conseguenza dell’avvenuta Convenzione
finanziaria. Pio XI creò un organo incaricato
di fare fruttare il tesoro cosi ricevuto ; ossia
1’« .Amministrazione speciale della Santa Sede »; a cui, nel 1^2, Pio XII fec.: seguire
1'« Istituto per le Opere di Religione », che
* in realtà la Banca del Vaticano. Le sue
funzioni sono quelle di un grande istituto bancario intemazionale : essa compie anzitutto le operazioni finanziarie concernenti
ie Nunziature all’estero, le Delegazioni apostoliche, gli Ordini religiosi sparsi nel mondo: ma accetta pure i depositi, apre dei conti
correnti, procede a trasferimenti di valuta,
ecc.
Ora, insieme con un terzo organismo, fondato fin dal 1879 da Leone XIII, detto la
« Amministrazione dei Beni della Santa Sede », questi due organismi costituiscono oggi
una delle principali potenze finanziarie del
mondo intero. Già nel 1952, il settimanale
« Oggi » poteva scrivere: « il tesoro del Vaticano, ossia le sue riserve in oro, ammonta
ad 11 miliardi e mezzo di dollari, Cioè a più
di 7.000 miliardi di lire (sette bilioni). E’ il
.secondo tesoro del mondo, dopo il tesoro degli
Stati Uniti d’America. Quello delTTnghilterla non raggiunge i 2.600 miliardi di lire, E
le riserve d’oro della Repubblica Italiana
(sempre nel 1952) sono di circa 400 miliardi ».
Evidentemente le cifre vaticane, pubblicate da « Oggi » sono siate contestale, senza
tuttavia che se ne contrapponessero delle altre più attendibili o meglio documentate. Vale piuttosto la pena di chiederci quale sia
stata Ja genesi del « tesoro del Vaticano » e
quali i suoi sviluppi.
E’ chiaro, anzitutto, clic all’origine del tesoro odierno sta la « indennità » fissata dai
Patti lateranensi. Pio XI aveva parlato di
tede nella Provvidenza divina... m,a in quel
caso specifico, la Provvidenza prese il volto
di un abilissimo finanziere. Bernardino Nogara. al quale tu affidata 1’« Amministrazione
speciale », da lui gestita ininterrottamente
per ben 30 anni, con l’assistenza di un collegio di Cardinali. Bernardino Nogara aveva
con sè 4 contabili, 4 uscieri, e una diecina
di esperti : ma la sua corrispondenza era
scritta in sedici lingue!
L'accrescimento eli quei fondi iniziali fu
prodigioso. Attualmente, da quanto «i sa. sono
per Ja maggior parte amministrati da tre
grandi banche: la C. P. Morgan Bank di
New York, che ha l’incarico di tutte le operazioni nelle due Americhe : la LIambro’s
Bank di Londra, che opera nel Commonwealth: ed il Crédit Suisse, per l’Euro])a. Tramite quest’ultimo, il Vaticano poisederebbe
in Europa, fra l’altro, il 35% dei trainways
di Madrid, il 35% delle più grandi .società
conserviere ittiche riel Portogallo, 7 miliardi
(di vecchi franchi francesi) nelle industrie
cotoniera, lanir-ra e cartacea della Francia, c
poco meno di 60 miliardi di lire investiti
in imprese rlivcrse in Svizzera.
Ma il primo posto nelle cifre astronomiche
è occupato dalla Banca Morgan, di New
York. L'oro del Valicano, attualmente deposto nei forzieri della Federai Reserve Bank
per tramite e sotto la responsabilità della
Banca Morgan, è stato ceduto daH’islituto
statunitense a condizioni di particolarissimo
favore per la Santa Sede. Infatti, in virtù di
un accordo particolare tra la Santa Sede e
gli Stati Uniti, il Tesoro americano cede al
Papa i lingotti d’oro a 34 dollari l’oncia, anziché a 35 (corso ufficiale). Ugualmente, sono
previste delle agevolazioni eccezionali nelle
operazioni cosiddette arbitrali fra l’oro coniato
(in moneta) e l’oro in lingotti, operazioni che
sono condotte dalla « Amministrazione Speciale » Vaticana su tutti i mercati finanziari
del mondo.
Un’altra causa deU’accrescimento dei fondi del Vaticano, è stata data dagli svariati
privilegi ed esenzioni di cui esso ha goduto
e gode tuttora in Italia, dal 1929 ad oggi.
In virtù degli Accordi lateranensi e di convenzioni successive, i beni immobiliari deUa
Chiesa, in tutt’Italia, sono esenti da tasse ed
imposte. Tutti i capitali, lasciti, opere, sovvenzioni, Opere Pie, aventi il cosiddetto
« scopo di culto », sono esenti dai diritti di
successione, di registro, di ipoteca, ecc. Le
retribuzioni, per qualsiasi titolo e di qualsiasi natura, versate dalla Santa Sede e dai suoi
organismi periferici, anche a dei laici, sono
esenti da qualsiasi imposta governativa. Grazie ad un intelligente sfruttamento dei suoi
mezzi d’azione, la Chiesa è probabilmente il
più cospicuo azionista d’Italia. A Roma, è
suo il « Banco di Roma », feudo tradizionale
della famiglia Pacelli; essa controlla il « Banco di Santo Spirito », e dispone di partecipazioni imponenti nella « Società Immobiliare
Romana ». Nella regione di Roma, la Santa
Sede controlla, o ha una posizione di « forte »
minoranza, le gestioni dei principali servizi
pubblici: acqua, gas, elettricità, telefoni, ferrovie.
Per quanto concerne l'industria italiana, la
(( Centrale », possente holding milanese dell’elettricità e dei telefoni, è della Chiesa. Nel
settore delle Assicurazioni, lo stesso dicasi
della « Riunione Adriatica di Sicurtà », e
delle « Assicurazioni Generali di Venezia ».
Ma la Chiesa è ugualmente presente, c con
quanta autorità!, fra gli azionisti della Fiat,
della Pirelli, dell’Italcementi, della Montecatini. della CIT, della GIGA (la compagnia
dei Grandi Alberghi, che fra l’altro compren,
de anche la gestione del Casinò di San Remo), ecc.
Ai tempi di Pio XII. quest’enormc potere
era concentrato unicamente nelle mani di un
suo famulo, Enrico Galeazzi, e dei suoi tre
nipoti Carlo, Giulio e Marcantonio Pacelli,
principi della Chiesa. I due primi amministravano gli affari della zona romana, con
l’assistenza del marchese Sacchetti e del conte
Paolo Blumenstihl. Bernardino Nogara ed il
banchiere Massimo Spada curavano le grandi società dei nord. Infine, il cardinal Canali, una delle eminenze grige della Santa
Sede, sovrintendeva a tutto.
Ma dapprima Giovanni XXIII e poi
Paolo VI hanno rivoluzionalo i quadri della
finanza vaticana. I compiti di Galeazzi e dei
nipoti Pacelli sono stati ridimensionati; la
principale responsabilità finanziaria è stata
conferita al cardinale Di Jorio ed al Segretario di Stato Cardinal Cicognani. Tuttavia, è
difficile dedurre da questi cambiamenti di
persone la natura delle variazioni (eventuali)
della politica finanziaria del Vaticano, il qua.
le, — come è noto — ha il tempo dalla sua.
Quest’è, comunque, il punto di vista dello
(c Istituto per le Opere di Religione », la banca del Vaticano, il quale dà ai suoi clienti la
possibilità di trasferire liberamente tutti i
loro fondi in qualsiasi moneta del mondo, in
una qualsiasi parte del globo. Infatti, chiunque apre un conto presso questo Istituto (c
ciò avviene soltanto dopo una lunga, accurata
disamina, caso per caso, delle condizioni del
richiedente) deve, per prima cosa, impegnarsi
a lasciare all’Istituto medesimo, dopo morte,
una percentuale consistente sui valori deposti,
od anche una somma determinata, stabilita in
precedenza dalla direzione dellTstituto. Quest’impegno non è soltanto del testatore : esso
concerne i suoi eredi e non è suscettibile di
modificazioni per via testamentaria... Come
si usa dire a Roma :
«la forza della Chiesa sta nella sua sopravvivenza ». Marcel Malefoy
(Da « Constellation », rivista mens, francese, novembre 1965, trad. T. B.).
iiiiimiilimiiiillilMtMiM
Libertà di coscienza
* In seguito a un lungo processo d’appello
intentato da una coppia atea di origine olandese, è stato loro riconosciuto il diritto di
rifiutare il giuramento per diventare cittadini canadesi servendosi della formula attualraciile obbligatoria: «Dio mi aiuti ». Un
caso analogo è nel frattempo .sorto nella Columbia britannica. Si prevede clic fra breve
il parlamento canadese sarà presentato un
progetto di legge che annulla la formula con.
tenziosa.
« Rileggiamo le parole della Liturgia del
Battesimo dei fanciulli. I genitori, ¡insieme
alla comunità intera, proimettono solennemente che pregheranno, del continuo per
questi bamibini ; che cureranno che siano
istruiti nella verità cristiana contenuta nelle Sacre Scritture; che li avvieranno ad
una vita di fede con la parola d’incoraggiamento e l’eisempio. Questo compito che
i genitori e la Comunità intera si sono
cosi solennemente assunti, viene purtroppo
trascurato spesso dai genitori, e del lutto dimenticato dalla comunità.
« Certo esistono la Scuola Domenicale ed
il Catechismo. Ma die cosa serve questa
solitaria ora settimanale, quando, a casa,
la fede è soltanto un fatto pio o negletto
nel reparto della domenica se va bene, oppure del tutto inesistente di fatto? Ricordo
sempre quel padre «Ire esigeva che suo
figlio andasse regolarmente alla Scuola Domenicale prima, e al catechismo poi, ma
lui? Lui er.a superiore a queste cose ormai;
lui non si faceva mai vedere e mandava
suo figlio sempre da solo. Come avrà fatto
quel padre ad essere il pastore di suo
figlio, come aveva promesso il giorno' che
l’aveva portato al Battesimo? Come farà
quel padre a condurre suo figlio a Cristo
se lui stes'so di fatto ne è lontano?
« Oggi si parla di crisi della gioveniù.
Posso accettare questo fatto come una realtà, se con.sidero l’ambiente in cui la gioventù vive, ambiente più pagano die cristiano. TiiUavia, quando vedo d nostri giovani nelle loro famiglie, mi viene piul'osio
da parlare di crisi della famiglia. Quali
sono infatti i giovani nella nostra comii*
nilà die vedono nei loro genitori un eseuipio di fede? degli appassionati sUidiosi
della Bibbia; delle persone che vivono una
vita di preghiera effettiva; delle persone
die irradiano nella loro vita e nelle loro
decisioni concrete, ramore ohe hanno per
il loro Signore? Ora vi posso assicurare
I he, salvo le pochissime eccezioni, solo là
dove almeno uno dei genitori si occupa di
i ( ndurre con amore i suoi figli a Cristo,
solo là troviamo quell’apertura alla fede
die altrimenti, nell’adolescenza è difficile
di trovare ». (da un bollettino di chiesa).
Culto radio
ore 7.40
Domenica 9 gennaio
Past. GINO CONTE
Domenica 16 gennaio
Past. GIOVANNI LENTO
Fondo costruzione
cappella in Rimìni
{IV Elenco)
Sig. E. Long, Novara, L. 5.000; Famiglia
Ringsdorff, Bad Godesberg (D.M. 320) Lire
48.800; Colletta al Culto tedesco del 30-5:
L. 18.900; Pastore W. Baberg (D.M. 100):
L. 15.500; Marlin e Christfl Tecklenburg.
Berlino, 31.300; Coniugi Zìmmerman, Tuttlingen, 10.000; Id. id. (D.M. 100) 15.430:
Sig. Teodoro Celli e Sig.ra, Roma, 10.000:
Past. W. Steib, Vohenstraus (D.M. 100).
15.500; Anonyme Lausanne 20.000: Jean Sa.
muel Génier, Zurigo (Fr. Sv. 20) 2.860:
Sig.na Ruth Heussler, Basilea (Fr. Sv. 20)
2.860; Cav. Alberto Fagetti, Milano 50.000:
Colletta Culto tedesco del 1-8, 5.100: Sig.
Giu.seppe e Clorinda (^uerrini, Firenze 5.000:
Jean Samuel Génier. Zurigo 1.000: Sig. Egidio Revel 50.000; Sig.ra Orsolina Srartazzini, Bondo (Svizzera) 200.000; Raccolta cassetta offerte 66.495; Franca e Mariella D‘Ari
3.755. Totale L. 578.500. Elenco ’ecedente :
L. 1.890.286. Totale generale al 6-12-1965:
i». 2.468.786.
Ringraziamo di cuore tutli i generosi amici della nostra opera cd invitiaiiK) (¡uanti
volessero contribuire per la costruzione della
Cappella Valdese ed Ecumenica in Rimini
a versare le offerte .sul c. c. 8/18136 intestalo alla Cassiera della Comunità: Ada D'Ari:
oppure direttamente alla Tavola Valdese e. e.
N. 1/27855, specificando la causale de) versamento. Grazie!
IMIIHIIIIIHUIII
DONI RICEVUTI
PER ECO-LUCE
Marino Soulier Leontiuii (Svizz.) L. 400;
Beiiyr Rodolfo (Pincrolo) 200; Grand Pietro (Lusema San Giovanni) 500; Bulla
Emilo (Torre Pcliire) 200; Bencch Fanny
(Torre Peliice) 200; Garnier Enriira (Torre
PelHce) 1.000: Codino Giulia (Pinerolo)
500; Pon Matilde (Liiserna San Giovanni)
300; Pous Bniilia (Luserna Sau Giovanni'
300; Pailolla Alfredo (Pcsrolam iano) 400;
Gardrol Frida (Trieste) 1.000; Mieoi Giovanni (Massello) 200; Ghigo Alberto (Pcrreroj 300; Janavel Caterina (Villar Pellicc)
500; .Seppe Emile (Franeia) 160; Codino
Guido (Pinerolo) 200; Balma« Federico
(Torino) 500; Scailamarchia Irene (VelleIri) 50O; Bellion Valdo (Torre Pelliice)
500; Geymonat Elena (An gregna) 500;
Gay Lisetta (Torino) 1.000; Rivoir Marianna (Torre Peliice) 500; Rivoir Mario (Torre Pelliee) 500; Gallai Luciano (Firenze)
500; Breiiza Renato (Pinerolo) 500; Basfiigtiana Marina (iMilano) 2.000; Durio Arnoldo (Ivrea) 2.000; Giacinto lidia (Catania) 400; Vola Arturo (Torre Peliice) 500;
Schmidt Causa dr. M. (Zurigo) 7.000; Revel
Rolando (Montepulciano) 500; Metzrnlliin
Ascona (Svizzera) 2.000; Giardini Luciano
(Torino) 600; Raimas Silvia (Milano) 200:
Qui’tirini dr. Einanuelo (Perrero) 500; Alicol Federico (Pomarelto) 2(10; GrillBon.
jour A tilia (Pinerolo) l.()00; Griot Alfredo
(Pinerolo) 500; Taccia Alberto, Pastore (.An
grogna) 1.000; Lanieri Antonio Ceriana (Imperia) 500; Biilonr Enrico (Rordighera)
1.000; Zeccliin Irma (Venezia) 1.01)0; Albano Lena Santina (La Maddalena) 500: Ranieri Edmondo (Torino) 500; Rapi.-ard.i
Hanni (Ancona) 200; Durand Alberto (Genova) 500; As-sley Coisson vcd. Cbentrc (Inv.
Pinasca) 1.000; Beux Soulier Elisa (inv.
Pinasca) 5.00; Bounons Giaccone Anita
(S. Antonio Suça) 500; Andrei Elisa (Firenze) 1.000; Neuman ing. Giorgio (Firenze) 1.000; Lena Carlo Alberto (Ija Maddalena) 1.000; Rizzato rag. Mario (Rovigo)
500; Maggiore Angela (Palermo) 500: \'alente Bianca (Taranto) 500; Rostan Alessio
(Pinerolo) 300; Goss Rina (San Giovanni 200.
Grazie!
3
7 gennaio 1966 — N. 1
pag. 3
MCDESl E nHETODISTl = DECISIOIVI E RIIUVll
QUeSTMIDLin
L intByrszionB 6 Ib conf6ssion6 di f6d6 3olo uno schorzo
di cattivo gusto?
Precise richieste delucidative da parte metodista e chiarimenti esplicatici da parte valdese su documenti basilari
La questione che sembra dar luogo
■ad incertezze p^iù indicative ed alla
necessità di chiarimento teologico è
quella — come abbiamo detto — relativa alla confessione di fede; cioè al
contenuto dottrinario delle due chiese.
Se in proposito ci soffermiamo preliminiarmente a considerare i « Lineamenti dottrinari » della Chiesa metO'
dista d’Italia, che sono uniti agli atti
della prima Conferenza autonoma, e
che, pur non costituendo « un. sistema
teologico formale e speculativo » da
«imporre ai pastori» (come è precisato nel documento), tutta^via affermano spunti dottrinari precisi e il
contenuto sommario della fede di
questa nostra chiesa sorella, rileviamo
che in questi Lineamenti v’è un riconoscimento della Rivelazione divina
e delle Sacre Scritture come fondamento della fede (Coni, fede Vald. articoli 2, 3, 4 ) ; una concezione del ministero pastorale (C.F.V. art. 31) e dei
sacerdozio universale dei credenti ;
un’attestazione circa i Sacramenti
(C.F.V. art. 38), che trovano pieno riscontro nella dottrina della nostra
Chiesa, e più particolarmente negli
articoli della confessicne di fede del
1655 che siamo venuti richiamando.
Ma la questione non verte su questi
punti, diremo tranquilli del contenuto dottrinario comune, ma sul complesso della Confessione di fede del
1655 tuttora seguita dalla, Chiesa valdese e sull’Atto dichiarativo votato
ad osplicazione di taluni punti della
medesima dal nostro Sinodo del 1894.
Su questi documenti basilari vi furono precise richieste delucidative da
parte metodista e chiarimenti espdicativi da parte valdese. Tuttavia su
questo punto taluni osiservano che, se
il nostro Sinodo prevedeva, nel corso
della seconda fase delle trattative
(quella per l’unione organica denominazicnale unitaria, poi abbandonata)
che in caso di unione i pastori metodisti avrebbero accettata la nostra
confessione di fede del 1655, naturalmente integrata com'è daU’Atto dichiarativo del 1894, non vi è però mai
stato alcun esplicito riferimento in
tal senso nei deliberati dei Sinodi e
dello Conferenza metodista. Ed è strano che in tal senso .siasi pronunciata
erroneamente anche la Commissione
mista (Rap. pag. 4). Pertanto taluni
sono portati a ccncludere che tale silenzio è equivoco ed interpretabile
come riserva di fondo sul piano dottrinario ed esigono un esplicito chiarimento. Questo il punto su cui i
« teoilogi » sembrano formalm.snte impennati.
Ma la realtà dei fatti si presenta
in modo alquanto diverso. E qui viene a proposito ricordare quell’esigenza pregiudiziale che abbiamo enunciata sulla necessità fondamentale di
una informazione globale sìil corso
stesso delle trattative svolte, noichè
la memoria non sempre soccorre in
mede- a.ieguato. Se infatti andiamo
a rivedere la documentazione ufficiale rileviamo che mentre nel 1942, al
tempo della preventivata fusione tra
valdesi e metodisti ■wesleyani, era stato eniinciato che i pastori -wesleyani
sarebbero stati pronti a « sottoscrivere in piena coscienza la confessione
di fede valdese del 1655 coi chiarimenti contenuti nell’atto dichiaritivo
approvato dal Sinodo del 1894» (Dich.
del Presidente metodista alla Tavola
del 29-8-1942); a seguito dell’avvenuta
unificazione dei d,ue rami del metodismo, alla ripresa della seconda fase
delle trattative, veniva precisato: «noi
non potremmo accedere a tale confessione (quella del 1655) a meno ohe
tale atto dichiarativo (quello del 1894)
non fosse considerato parte integrante della confessione di fede e non come un elemento del tutto accessorio
e facilmente abrogabile» (lett. Pres.
metodista alla Tavola del 18-5-1947).
A tale perplessità rispose in medo inequivoco il nostro Sinodo precisando :
« L’atto dichiarative del 1894 è atto
sinodale e ritrae pertanto la sua validità dalla stessa fonte di autorità dalla quale è emanata la confessione di
fede del 1655» (AS. 1947 art. 12).
Ora è da tener presente che quella
richiesta cui il Sinodo ha data esauriente soddisfazione, non fu solo
espressa in una lettera del Presidente
metodista che, per quanto autorevole,
potrebbe non impegnare tutta la Chiesa. Infatti in una comunicazione ufficiale del Segretario del Sinodo metodista del 10-5-1947, fu precisato che «il
nostro Sinodo ha unanimamente approvato roperato dei suoi rappresentanti neH’incontro che ebbero con la
Ven. Tavola valdese a Rema. Questo
dà pieno valore alla lettera del nostro
Presidente che riassumendo il nostro
punto di vista .servirà di base per
l’esame della questione da parte del
vostro Sinodo ». Pert:^nto l’affermazione metodista sulla accessione alla
confessione di fede valdese se comprensiva dell’atto dichiarativo e la
precisazione data in tal senso da parte valdese, sono da considerarsi sostanzialmente e formalmente atti formulati e scambiati al livello dei Sinodi rispettivi e rappresentano pertanto
l’avviso delle due chiese. E i documenti surrichiamati furono a suo tempo
portati a conoscenza dei rispettivi Sinodi.
Quanto sopra ricordato spiega dunque perchè il nostro Sinodo del 1955
precisò in termini, che altrimenti risultano oscuri, che « l’ujnità esistente
con la Chiesa Ev. metodista d’Italia
si palesa... in caso di uniofie organica
nella accettazione della confessione di
fede del 1655 integrata dall’atto dichiarativo del 1894» (AS, 1955 art. 11).
Tale dichiarazione appare pertanto
non solo corretta, ma esprimente in
sintesi il comime pensiero delle due
chiese m-anifestato come sopra detto
mediante i documenti del 1947.
Su questo punto che di comune intesa è fissato in vista di un’unione
organica ,non è da credere possano
insorgere dubbi ora nel corso dell’integrazione che. sui piano strutturale,
è o;perazione assai meno rigida di una
unione organica. Quanto sepra andava rammentato, documenti alla mano,
perchè il punto costituisce un impegno fo^rmale delle due chiese di cui è
giusto vengo tenuto il debito conto
per superare ogni equivoco. Ma non
va altresì dinLentioato che la Tavola
aveva a suo tempo chiarito che, in
riferimento alla progettata unione organica « il corpo pastorale metodista
attuale non sarebbe chiamato a sottoscrivere alcuna confessione di fede,
ma solo i nuovi candidati che entreranno nel ruolo dei pastori della chiesa risultante dali’unione » (Messaggio
al Pres. metodista sett. 1953). Ora sembrerebbe ovvio che una tale situazione
debba ritenersi confermata tanto più
nella presente fase dì integrazione.
Gitmta a tal segno la trattativa, di
queste cose, esse non fecero più oggetto di dichiarazioni ufficiali. Da un
lato perchè essendo tramontata la fase dell’unione organica basata sul
concetto denominazionale unitario, la
questione ha perduto parte del suo
rilievo; d’altro lato percàiè la fase della integrazione m corso è stata avviata sulla scorta dei punti su cui una
intesa era già stata raggiunta.
Ma in tema di confessione di fede
fu nel tempo avviato anche -un diverso
discorso, rimasto però impreciso e nel
vagog e cioè quello di procedere allo
studio di una nuova comune formulazione di confessione di fede
Una proposta in ta! senso venne
avanzata dapprima nella già citata
lettera del Presidente metodista del
18-4-1847, eventualità che fu presentata anche nella comunicazione del
Comitato Permanente alla Tavola del
luglio 1953. Tuttavia tale proposta non
fu mai presentata come istanza idonea a superare eventuali difficoltà dottrinarie, ma solo per pervenire ad una
enunciazione più attuale della confessione dii fede e perchè un nuovo teste
attestasse la partecipazione comune
alla formulazione della dottrina. Difatti in segiùto sia il Sinodo valdese
(AS. 1957 art. 10), sia quello metodista (1958) non mancarono di attestare
in modo preciso « la comunione di fede eristente » tra le due Ohie.se. Anche
nel riportare tali atti sinodali ravvisiamo nel Rapporto della Conimissione mista alcrmi errori formii.i di iettura ‘rremessa pag. 4)
Riandando col pensiero alle confessioni di fede della nostra chiesa valdeise, di cui quella del 1655 non è neppur l’ultima in ordine di tempo, è sintomatico rilevare ohe detti documenti
han sempre avuto origine da circo^
stanze occasionali quando la Chiesa
ha sentito il bisogno a propria difesa
di confessare a nuovo la propria fede,
offrendo agli uomini del tempo la sua
testimonianza oggettiva e sottoponendola di volta in volta al giudizio di
confronto con la Paroila. Furono sempre e soltanto gravi e pressa,nti ragioni di distretta, e non mai il piacere
di procedere a formulazioni speculative, ohe richiesero e ci impoisero la
stesura di tali documenti ; e non è
dato di vedere neirattuale frangente
il ripetersi di eventi ohe giustifichino
al momento nu nuovo testo, che rischierebbe di presentarsi come mero
parto teorico disincarnato dalla vivente realtà delle nostre ohiiese valdesi e
metodiste. Ciò non toglie che su questo argomento possa esser chiamato
eventualmente ad esprimere il suo avviso il corpo comune dei pastori, tanto più che quello valdese non escluse
alcuni anni fa. come è ovvio, di studiare la possibilità di una nuova formulazione della confessione di fede.
E’ un fatto cb’.e la fede confessata con
la stessa linearità dottrìnariia possa
essere espressa, a tempo e circostanze
dovute ,con una terminologia diversa
CONTINUA
IN QUARTA PAGINA
Pare che nelle pubbliche strade
d’Italia si aggirino, mescolati tra la
folla ote assiepa i marciapiedi delle
città, anche certi ragazzetti ohe tengono in tasca, non già ing^-ui trastulli o il serramanico — primordiale
distintivo del malcostume di nostra
gente —, ma più moderni apparati
intimidatori, quali bottiglie ripiene
di materiale esplodente già innescate
con una miccia e quindi pronte all’uso. E quel ohe forse molti non sanno è che pare che tali ordigni questi
ragazzi li trovino così beili che pronti
all’angolo delle strade come se si trattasse di « caldarroiste » !
Basta quindi che qualcuno di questi ragazzetti di 15 anni, come il Fede
Emanuele, domenica 12 dicembre 1965
si fermi incuriosito con altri « comparielli» ai margini di una tenda situata in Augusta all’angolo di via
Feria dove un centocinquanta evangelici tengono il loro culto, per sentirsi sospinto dall’irrefrenabile desiderio di gettar la bottiglia e determinare cobj lo scompiglio nella riunione,, tanto più che, per altra coincidenza del tutto inspiegabile, venne alristante a mancare anche la luce. Come conseguenza di questo « scherzo
di cattivo gusto», come lo chiama la
stampa Iccale, sono stati rilevati qualche danno alle cose, due ferimenii
alle persone per fortuna non .gravi,
e l’autore di tanta prodezza se buscata una denuncia a piede libero
per pubibdioa intimidazione mediante
lancio di materiale esplodenti (c. p.
420) e per turbamento di funzione religiosa (c. p. 404).
La innocente ingenuità di questo
giovincello è stata tale che interrogato in commissariato ha dichiarato:
« a sentire tutto quel gridare dentro
la tenda, neU’asoaltare quel frastuono
di strumenti, restai turbato e impressionato. La tenda era niena di persone che cantavano e facevano ” gesti strani”. Allora pensai di spaventarli, per gioco, facendo esplodere la
’’bomba” anziché a mare nella sottostante scogliera. Senonchè l’ordigno durante il lancio prese uno strano effetto e andò a finire proprio ai
piedi della tenda dal lato ohe guarda il mare. Io stesso fui preso da
paura e finii in acqua. Poi andai a
casa e, sempre impaurito, andai a letto .senza sapere quel che era accaduto ».
.....
................ imrimiiummnmim
A parte le strane coincidenze di
questa storia è certo impressionante
la precisa avvedutezza di questo ragazzino incoscente e la accortezza
del suo linguaggio cori, esatto ed adatto a scagionare se stesso da ogni responsabilità dolosa, sia a coprire
eventualmente chi avesse per caso a
suo mezzo combinata la faccenda!
Sono infatti ammirevolmente ragionevoli questi sconsiderati che per la
loro età minorile è ben noto a tutti
che se la cavano poi penalment in
modo assai leggero. Dobbiamo convenire che noi non siamo certamente
adatti a comprendere la prontezza di
riflessi e la intelligente vivezza di
certi ragazzi meridionali ! intanto
constatiamo ohe rintimldazlone è stata compiuta, la riunione religiosa dei
pentecostali in Augusta è rimasta
sospesa, l’azione di evangelizzazione
in corso è stata turbata, e nei fedeli,
e non solo in essi, si diffonde im’insicurezza ed il legittimo sospetto di
essere minacciati ed esposti a qualunque gesto inconsiderato.
Come credenti noi vogliamo essere
ingenui come il ragazzo di Augusta,
dal così bel nome evangelico di Fede
Emanuele, dichiara di essere; e non
intendiamo nè avallar sospetti, nè
nutrire rancori. Ma come cittadini
dobbiamo chiedere che l’indagine in
corso non si limiti a far « tirare a
tutti un lungo sospiro di sollievo»
come riferisce la stampa locale con
tono tra l’ironico ed 11 compassionevole (La Sicilia: 14 dicembre 1965)
perchè in fin dei conti non è successo
nulla di grave; ma vada in fondo alla faccenda perchè i cittadini tutti
evangelici compresi, abbiano la certezza che nelle strade — se dobbiamo credere alla storia — non si trovino più ordigni già pronti a disposizione di chi vuol far certi scherzi,
e chi li prepara per questi scherzi
antievangelici sia ricercato e severamente punito. Come evangelici poi,
manifestiamo tutta la nostra fraterna solidarietà cristiana al pastore
Rosario di Palermo ed a quanti con
lui pregavano domenica 12 dicembre
nella tenda di Augusta ed annemeiavono il Signore, ignari, di essere esposti ai gesti insulsi e sconsiderati di
chi, invece di elevare l’animo suo di
fronte alla Parola di Dio, reagisce in
modo così) stupido e brutale ad un
tempo. Peyrot
..........................................................................................................................................................................mimi....
........................................................................................................................................................................
Il mi mimi III miMiiimiiiiiiim mimi Miiimii III miiiimimii min IMI limili
iiiiimiiiimiiiiiiiiiiiiHmiiiniiimiiimiiimiiMiiiiiiiiiimiinniiiiiiiiimmii
Sacerdoti, profeti e sorrisi
Preceduto da un fuoco tambureggiante di
recensioni elogiative, di gindizi autorevolmente luaudativi di premi (Grand Prix
Catholique de I-ittéruure 1963, Prix Jean
Cibie, Grand Prix de VAcademie du Vernet}, « Come attraverso il fuoco... » di
Jean Montaurier fgiuiige tra noi, tradotto
da Luiigi Castiglione, edito dalla S.E.l.
R. Winzen in a Témoignage Chrétiens ha
saluta o in questo volume « un vertice della
letteratura spirituale contemporanea ». Français Mauriac ha confessato in « Le Figaro
littéraire » che questo libro « mi si impone
quasi di forza, lega la mia attenzione e
prende me che ormai più nessun romanzo
riesce ad interessare ». In quanto a Luigi
Castislione, in una nota introduttiva, egli
ritiene che il confronto con il classico
« Diario di un curato di campagna » si risolva a vantaggio di Montaurier; forse .sarebbe giunta l’ora di « riidimemsionare » il
« Diario » di Bernanos.
Cosa dire, ora di questo librò?
Per un protestante è difficile capire l’entusiasmo ohe esso ha suscitato negli ambienti cattolici, costi come gli è difficile
condividere l’entusiasmo per certe « aperture » conciliari. Ma occore cercare di
comprendere certe posizioni, il peso di
una tradizione, lier afferrare il valore del
tentativo di una ribe’lione.
Questo libro ha il merito di venire al
inoraen o btiono e di affrontare, ancora
una volta, il problema fondamentale della
Chiesa Romana (e torse dell’Evangelismo
raoiidialc): il sacordorio. E lo affronta
non in astratto, ma in concreto. E’ un
diario.
Il diario di un curalo, di un parroco,
finito in una parrocchia di miseri pescatori; la sua consacraziune al sacerdozio è
il frutto di una vocazione tardiva; è un
contadino, figlio di conladlni. Il suo diario
comincia con l’arrivo nella sua nuova sede:
sede d’esilio e di punizione per la sua incapacità dt adattamento alla disciplina della
Cliie.sa. Disciplina nel senso etimologico,
perchè ¡1 noslro sacerdote non si ribella
fortna'mentp. non rifiuta l’aulorilà del vescovo e il lu igi stero della Chiesa. Ma soffre
nello spirilo, e la sua obbedienza diventa
strazio, perchè egl; sente, vede che la sua
Cb lesa, la Cbies,i d,i Cristo e di Roma, non
riesce pii) a render concreto ed attuale il
messaggio del suo Signore.
Ed in questa situazione di crisi, il nostro
sacerdote incontra un altro confratdllo <be
ha affrontato la stessa crisi: q decano: una
nobile figura dj prete che ha rinunziato
alla sua carriera, al ®uo decanato, e si rifugia nel misera presbiterio della misera
parrocchia di pescatori. Sacerdote che sale
sulla navicella del pescatore e getta le reti
e porla pesce sulla mensa del collega.
Non uno « spretato » che cerca la mano
di un altro « spretato », ma un cercatore
“Il sacerdote, quando cerca il contatto con la società, spesso si accorge
di esserne separato da un abisso...,,
il quale fa parie delle sue esiperienze, delle
sue delusioni, della sua speranza ad un altro fratello che il Signore lia messo sulla
“ua sti-.ada.
Il diario costituisce il documento di
questo incontro di due solitari. E’ un diario in prosa; ma quasi preferiremmo chiamarlo poema in prosa o sinfonia, perchè
la poesia è presente e viva in moltissime
pagine e il dramma spirituale si trasfigura
in una luce cihe fa di questo incontro di
due creature, il diamnia di tutta la Cliiesa.
Sinfonia dai molli tempi e temi. E su
questo punto il lettore protestante rimane
talora perple.sso per la difficoltà di immedesimarsi con la «situazione» e quindi
« comprendere » il reale significato di questa rivol a.
Accenniamo ad alcuni di questi « temi ».
11 pettegolezzo e l’arrivienio dei confratelli — L’intellettuale -— L’attivismo —
Le pie donne delle pie associazioni d’assistenza — Il conferenziere specializzali —
Le « missioni » (di risveglio et slmilia).
Si ha J’impressione di un certo artificio
nella impostazione. La presentazione è abilissima: rargomento non è mai trattato ex
professo, ma colto sul vivo. Vediamo questi sacerdoti pronti a giudicare il collega,
sotto « il velame» di melliflue parole; fogliamo il loro sorriso ironico; vediamo e
udiamo il parroco dalla bella voce, quando intuona il « Maagnifirat » !
In quanto alle pie donne, che diventale
patronesse si credono padrone e intervengono in alto per far ammonire in basso,
evidenteinonle tutto il mondo è paese!
Non diselli iaino (nè potremmo farlo) la
corrispondenza di questi quadretti alla
realtà della vita parrocchiale del callolicesimo in Francia, ma ci sembra che quscta
rappresentazione non esaurisca il problema.
D’altra parte è innegabile il successo di
questo libro, che non si può spiegare col
soco riferimento all’airte. Indjubbiamente
il lettore francsee, cd ora quello italiano
(cattolico), ha avvertilo in queste pagine
un richiamo ed una polemica che trascendono i limiti dei « temi » indicati qui sopra.
« Il sacerdote, quando cerca il contatto
con la società, spesso scopre d’esserne separato da un abisso »; queste parole che
il cardinale Suenens avrebbe pronunziato
nel Concilio Vaticano, costituiscono l’espe
rienza vissuta dai due « cercatori » ,di cui
il diario costituisce la testimonianza, a
tratti commovente, sempre commossa.
La soluzione del diario?
Mentre, ixier quanto si riferisce alla scoperta dell’« abiisiso » che si apre sotto 1
piedi de! sacerdote che cerca il contatto
con la società, il diario è profondamente
umano, realistico, — le pagine che parlano
di questa tragica esperienza: la terra che
frana soitlo i piedi, le saipienti costruzioni
della teologia tomistica che non reggono
più ai colpì della critica della teologia
« nuova », le strutture che scricchiolano,
soino pagine di vita vissuta, la conclusione,
la soluzione è sconcertante per uno spirito
cresciuto nella tradizione delle Chiese nate dalla Riforma.
Non neghiamo che siano pagine drammatiche, nelle quali la spiritualità i-attoli<a raggiunge il suo vertice. E se pensiamo
agli itinerari della « Madonna pellegrina »,
aH’enluisiaismo iconciliare per Maria, madre
della Chiesa, comprendiamo che, per il
lettore cattolìc.o questa conelusione appaia
come la sola soluzione, la vera, la buona.
Ci sia quindi peimesso di accennarvi, in
questa segnalazione.
II no.stro sacerdote ed il suo amico, il
decano, tentano di evadere; cosa cerehino
esallamentf, non lo sanno; sanno soltanto
che cosi non può continuare la loro vita;
sono ribelli, soffrono; le loro lacrime sono lacrime di sangue; nati per essere apostoli e profeti, sono parroci di romunilà
di miscredenti, di indifferenti, di uomini
e donne religiosi; ma dove sono ì cristiani ?
Dibattili, conferenze, attività specializzata di tecnici dell’Azione Cattolica, «missioni », « incontri » di categorie sociali,...
tutto questo serve .soltanto a rivelare la
presenza deH’afiisso, a dare il senso del
fallimenlo dì un ministero sacerdotale che
è stalo gioiosamente assunto, come risposta
ad una chiamata dairAllo. E il vescovo è
buono, ma così lontano e diploiiialico.
Sono pagine queste sconvolgenti, nelle
quali il dramma di im’auima diventa il
dramma di tutta la Chiesa.
Nel cannmino dell’evasioine (o della ricerca?), il decano trova la via che lo riconduirà nella sua parrocchia, fra i colleghi vanesi e pettegoli, le donne pie e maldicenti, gli intellettuali tomisti, i diseredali
nella carne e nello spirito; e con lui, pron
to alla morte, il confratello: ambedue resi
umili, con il sorriso di ohi « attraverso il
fuoco » Ila visto il volto di Dìo. Diciamo
di Dio; ci sconcerta di dover dire: di Maria, anche se sono pagine di altissima poesia e, per tanti aspetti, vicine al Sermone
su 1 monte, Nella cappella oscura della
chiosa, il decano si inginocchia alla balaustra e vede; la Vergine, la Madre di
Dio: in braccio un bambino: il «Bambino Gesù ».
« L’artista ha immaginato mesto: il
Bambino carezzava un uccello e quest'uccello ingrato l’ha morso nel dito. Non fa
ancora nessuna relazione tra le sue carezze
e la beccata. Soffre dunque... di stupore,
la sua reazione è umana... ».
« E sua madre? ».
n II sorriso di questa Madre non si può
esprimere con le parole; ...lo si contempla... si chiudono subito gli occhi e... lo
si ascolta... ».
La mistica del sorriso e dello sguardo ;
il pietismo ha conosciuto qualcosa di simile; nia era lo sguardo di Gesù. (Juì, è
lo sguardo il sorriso di Maria: «Per questa donna, c’è una sola avventura, quella
della fede. Se si accetta di entrare nel suo
sorriso... osservi il suo Bambino... ».
■( Allora, che cosa aspetti? La Redenzione è in cammino per te, girovago del
mio cuore. Ormai ha un solo abito presentabile: il mio sorriso fatto tuo. Ti basta. Sei così bello da quando io sorrido
nella sua faccia ».
Terminiamo questa già troppo lunga recensione di un libro che deve essere Ielle,
con un interrogativo; lo stesso con il quale abbiamo cominciato. Come si «piega
questo successo? Con il peso dei temi affrontati, o con la mistica della soluzione
finale? Ai lettori di un gioirnale evangelico non sfugge che il titolo « Come attraverso il fuoco » è un passo della Epistola
ai Corinzi (I, cap. 3 vers. 10-15).
L. A. Vainutl
CoDferenzi' sul Coiieiliii Vaticano II
nelle (Ihiese del Primo Distretto
Il Pastore Paolo Ricca, responsabile
del servizio di informazione e stampa
per il Concilio Vaticano II, sarà alle
Valli dal 14 al 20 gennaio e parlerà
in varie Chiese secondo il seguente
calendario:
14 Villar Perosa; 15 Pomaretto;
16 Torre Pelllce; 17 Colloquio Pastorale a Pinerolo- 18 Knerolo; 19 Villar Penice; 20 Bobbio Pellice.
La Commìss. Distrettuale
4
pag. 4
Una lezione
di storia
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
sensibilità per l’anima e la vita dei
credenti, questo teologo romano amico del cardinale Ferretti, dilaniato
tra il suo carattere teologico-ecclesiastìco di pastore valdese e le tendenze
risvegliate libere di tanti suoi amici,
questo ex cittadino pontificio che predica con pazienza e convinzione in
mezzo ai profughi, mazzmtani, ribelli, non è figlio di contadini valdesi
risvegliato e consacrato all’evangelizzazione, sembra appartenere ad un
altro evangelismo, in realtà è un altro evangelismo.
Quanti problemi attuali, scottanti
del nostro mondo evangelico, quante
prevenziGni, quanti equivoci hanno
la loro radico in ouel tempo, nell’irrisolto e sospeso colloquio dei Mazzarella e J. Pierre Meille, dei Desanctis
e Geymonat, dei Guicciardini e Stewart ! I valdesi « orgogliosi e pieni di
sufficienza », gli evangelici « superficiali ed entusiasti », i fratelli « fanatici e presrmtuosi », slogans entrati a
far parte del nostro discorso ecumeruco. Veri fino a che punto? Espressioni inadeguate di qualcosa di autentico? Porse, di ima diversità vocazionale di cui non sappiamo renderci ragione.
Ed i problemi teologici ! Il non mai
risolto divario tra studio ed evangelizzazione, il falso mito dell’entusiasmo senza lettura, la mancata assimilazione di una sana ed autentica
fede scritturale, il bibUcismo non vissuto criticamente, ranticlericalismo
aggressivo. Tutto questo si ritrova
oggi, sia pur in forma attenuata e
diversa nel nostro mondo evangelico,
nientre si ripone a nei la vocazione
di allora; seminare l’evangelo.
Nessun credente, oggi, seriamente
imiiegnato nella sua testimonianza
può dire: i problemi sono quelli di
pggi, la storia dei miei nonni non mi
interessa,; a n^uno è lecito dirlo,
perchè i normi sono passati dove
stiamo passando ed a distanza di decenni possiamo giudicare, sia pur con
affettuosa comprensiione, i loro errori.
Il Iptto poi che i nostri nipotini giudichino i nostri non ci autorizza affatto a dire: errore per errore, viviamo «au jour le jour». L’interesse
della ricerca del prof. Vinay sta ap
punto in questo giudizio sereno ed
obiettivo siffla storia del ventennio
48- '70, giudizio che altri potranno
criticare e sfumare ma che permane
valido a giudizio nostro nel suo insieme.
La tesi del Vinay è duplice, e trova la sua documentazione storica in
questo volume, anche se era già presente in scritti precedenti: l’evangelismo italiano dell’800 è stato un evangelismo di tino pietista-individualista
e questo carattere ha significato una
limitazione per l’evangelizzazione, in
quanto ha accentuato il carattere personale della fede senza creare una
coscienza comunitaria di vita. In secondo luogo il dramma dell’evangelismo italiano è stato il mancato dialogo tra la comunità valdese, forte
della sua struttura e della sua teologia, e le forze evangeliche più vive
e vicine alla mentalità italiana.
Pino a che pimto la valutazione dello storico non sia stata sensibilizzata
da.lle vicende contemporanee del nostro mondo evangelico valdese è difficile dire (questo potrebbe essere uno
dei pregi dell’opera!): dietro il Desanotis e il Geymonat e il Meille ap
paiono in filigrana alcuni dei problemi vitali dell’ecclesiologia valdese
odierna, alcuni atteggiamenti caratteristici, alcuni dibattiti sinodali anche recenti.
Nessuno si lasci jiertanto scoraggiare dalla mole e dal costo dell’opera (relativo, se si giudica il livello e
la ricchezza del lavoro) e inizi al più
presto la conoscenza delle affascinanti figure dell’ex inquisitore Desanctis
e dei suoi amici carbonari e revereninglesi, pastori valdesi o popolani
italiani ; vi troverà la nostra storia
e una lezione di testimonianza.
Giorgio Tourn
La compagna di un ministerio pastorale
Maria Vinay De Martino
Nata il 24 ottobre 1881 a Napoli,
era figlia di un ex-seminarista fuggito
da Seccavo (Napoli) aU’approssimarsi dell’Eroe dei due mondi, maitre la
madre si era convertita all’Evangelo
in seguito a una guarigione miracolosa da imminente cecità totale. Co:i
l’aiuto del fratello Giovanni, e con
fondi messi a disposizione dal padre,
che cono.sceva troppo bene la completa ignoranza deiravangelo che re
gnaya nel popolo a causa del diffuso
senuanalfabetismo, riuscì a fondare
al Vomero, rione alto di Napoli, una
scuola che divenne poi la culla del1 attuale Oniesa Valdese del Vomere.
Quivi conobbe il giovane evangelista
Arturo Vinay, giunto allora da un
anno di approfondimento teologico in
Scozia, il quale desiderava una compagna che fosse anzitutto e soprattutto anch’essa un’evangelizzatrice ■
fra i due sorse spontanea la simpatia, che si cancluse con il matrimonio
celebrato a Napoli nel 1911.
Trasferiti a S. Giacomo degli Schiavoni, in Abruzzo, in quel paese di 800
anime riprese con raddoppiato entusiasmo il suo lavoro di maestra.
Consacrato pastore valdese, Arturo
Vinay verme trasferito a Siracusa —
una stazione evangclistica allora morente — che due sposi con le loro
giovanili energie contribuirono efficacemente a far risorgere.
Allo scoppio della prima guerra
nicndiale, di fronte alla dura necessità di risparmiare e di restringere il
campo di lavoro, furono entrambi trasferiti a Reggio Calabria, con l’incarico di curare quindicinalmente ia chiesa di Palerna, distante 157 km. (7 ore
di treno-lum^a, perchè i convogli ferroviari servivano soprattutto ai trasporti militari verso il fronte e dei
feriti verso gli ospedali). Fa’erna un
paesetto a 8(X) m. sul mare, e a bora
la si poteva raggiungere solo aUraver,sol sentieri infestati di vipere d estate, trasformati in nuci.li di fango
alla statone delle piogge... Ma dalle
labbra di Maria Vinay non sfuggì mai
un lamento, nè fu espresso il desiderio d’un trasferimento: «Iddio provvederà » — diceva, e la sua fede non
vacillò neppure quando si accorse che
la salute del marito se n’era andata.
Dopo un anno di riposo a Torre
Penice e _due mesi d’ospedale a Milano, egli riprese servizio ad Ivrea, c«.'ii
l’incarico della diaspora di Drusac co,
Carema, Pont Canavese, a cui dopo
qualche anno si aguuns-i Biella con
le stazioni di Piedicavallo e Torrazza.
Si cemprende che cosa significasse
una diaspora di questo genere. Quando scoppiò la seconda guerra mondiale, si dovette presto riiìnciare aH’automobile, e per non abbandonare Biella, che era chiesa abbastanza nume
rosa, si dovette ricorrere al « cavai di
S. Francesco », con frequente rischio
di essere considerati o dai tedeschi o
dai partigiani spie del nemico. Fu durante quei penosi viaggi a piedi che
Maria Vinay De Martino contrasse
quella malattia di cuore che la tormentò duramente negli ultimi anni
della sua vita, e a cui si aggiunsero
varie altre gravi infermità. Ma più
le prove si accanivano contro di lei,
più adamantina si mostrava la sua
fede; ed era essa a cercare di ridare
corag.gio e fede al marito, che ormai
non s’illudeva più.
La mattina del 13 dicembre u. s.,
dopo atroci sofferenze sopportate con
esemplare pazienza, entrava nella pace di Dio, lardando al marito di versare quelle lagrime amare che mai
avevano bagiiato i suoi occhi ; ormai
essa ha raggiùnto la pace di Dio.
I lettori
CI scrivono...
Una lettrice, da Roma:
Caro Mg, Conio,
,i suoi articoli oome quelli di Alfredo Soiiellli, sul riBultati del Conelisio Vatioauo II, mi fanno sentire
su terreno sicuro, perchè la confusione sia diventando grande anche tra noi- Graizie e auguri.
Anna Tilli Peri
f lettori che ci hanno scritto relativamente alla nostra revisione liturgica pazientino: gli scritti ricecevuti sono abbastanza ampi, e dob
biamo rinviarli alla prossima pub•licazione di un numero doppio.
red.
bta
Ringraziami chi ci ha fornito i dati, così scarni e così eloquenti, relativi aH’esistetza e al ministero di
questa compina di pastore, che ha
servite con srincio, dedizione, perseveranza, in cdn,dizioni che, allora forse non infrequenti, non sono oggi più
molto conoscijite. Al Past. Arturo Vinay esprimiamo la nostra fraterna
simpatia nel qdore e nella speranza.
red.
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
ÜNGH0GNA <Capoluo90)
Valdesi e
Metodisti
SEGUE DALLA TERZA PAGINA
e forse fuori di quelle durezze che si
riscontrano nel testo del 1655, il quale,
nelle gravi circostanze di quell’anno
tragico della nostra storia, noi mediammo direttamente, mediante un
condensato, dalla confessione di fede
che le Chiese di Francia avevano steso
quasi un secolo prima.
Vorremmo però concludere queste
note sulle questioni dottrinarie ricordando che « la Chiesa manifesta la
sua unità non in più o meno sapienti
dosature di tradizioni diverse, ma nella confessione della fede nell’unico Signore per diventare strumento concreto ed operante di cui Dio si serve
per salvare questo nostro mondo
aprendolo al suo Regno che viene»
(Rapp. Comm. mista, premessa oagina 5).
Giorgio Peyrot
Il tempo del Natale è stato vissuto dalla
nostra Comunità nella gioia e nella riconoscenza, cercando di coglierne il significato
perenne al di là della transitoria e subito
dimenticata festività tradizionale. Il Culto di
S. Cena del giorno di Natale è stalo ben frequentato, ma non in modo eccessivo (segno
di maggior serietà?). Il giorno dopo ci siamo
ancora raccolti in Chiesa con i nostri bambini
per riudire «dalla bocca dei fanciulli» il mes.
^ggio natalizio. La Corale ha partecipato al
Culto di Natale («Sur ton peuple, assis dans
la nuit », musica di N. Hermann, 1554) e
alla Pesta dell’Albero («Dal tronco secolare»).
Alla festa hanno, anehe parteeipato i nostri
trombettieri (con aiuti da Torre, Villar Pelbce e S. Giovanni): hanno suonato un preludio, un intermezzo e una eonclusione e han.
no accompagnato gli inni di insiem.;. Un vivo ringraziamento ancora a quanti hanno in
qualsiasi modo collaborato alla buona riuscita della nostra festa dell’albero, aneh-e
quest anno fatta :n comune con la Chiesa del
Serre.
Sempre in quest’atmosfera e con questo
spirito il Concistoro al completo, il Sindaco,
rappresentanti dei Consiglio Comunale e il
Pastore si sono recati in delegazione a fare
visUa al piu anziano angrognino vivente:
bulla Damele, nato a Pradeltorno il 19 maree 1869 ed ora residente a Luserna San Giovanni, dove gode buona salute e vive nel ricordo ancora lucido di tanti uomini ed episodi ormai passati e di cui egli rimane an^ra uno dei pochi testimoni viventi. Barba
Daniel è stato quindici anni Anziano del
Concistoro e per parecchi anni membro del
Consiglio Comunale. La nostra presenza, accompagnata da un piccolo dono, voleva essere una testimonianza di affetto e riconoscenza, e l’assicurazione che non l'abbiamo
dimenticato. Il nostro Sindaco lesse una breve e simpatica poesia in angrognino compoSta per 1 occasione. Rinnoviamo a Barba Daatei 1 augurio di un anno sereno e benedetto,
«tra tre anni torneremo per il suo centenario », gli e stato detto e con la prontezza e
1 arguzia che lo contraddistingue, rispose:
«iNon so se avrò la pazienza di attendere fino
allora ». La lucidità, la serenità e la fede
torte di questo vecchio angrognino è di eseni.
pio a tutti noi.
Nel mese di dicembre un gruppo di giovani Si è impegnato nel lavoro di colportaggio
presso le famiglie della Chiesa. I risultati
sono stati moderatamente incoraggianti... so?r^*‘*ì***’ * calendari sono stati maggiormente
diffusi. Speriamo sia un primo passo verso
una maggior diffusione e lettura dei nostri
libri.
Continua per la nostra Comunità l'«operasione stabili», con relativa ricerca di fondi.
A^ questo proposito abbiamo ricevuto un contributi da parecchi ex-angrognini emigrati
nell America del Nord. Ci è stato grato il
loro saluto e i loro atti di solidarietà, trasmessoci dalla Sig.ra Elcna Geymonat, che
trascorse là qualche tempo, riallacciando parecchie conoscenze e amicizie.
Nei clima del Natale sono state celebrate
le consuete festicciole all’Inverso, Podio, Pomaretto. Ospedale, Asilo, Perosa e la corale
ha cantato l’inno di circostanza al Natale e
con un gruppo presso i malati. Inviamo il
nostro grazie riconoscente a tutti i collabora.
tori e collaboratrici comprese le persone che
hanno procurato l'abete.
L’attività giovanile svolge la sua opera me.
diante gruppi di servizio delle recite ha dato
con grande successo «Mamma» del Pastore
Enrico Corsani al quale inviamo un grazie
riconoscente, seguita da una farsa istruttiva
Ci auguriamo che sulle scene i nostri giovani
non debbano più mandare a memoria la fraseologia dei doppi sensi che tanto male arreca
alla nostra gioventù c che uno spirito nuovo
possa animare anche la filodrammatica, con
recite atte a recare de’ buoni me.ssaggi di
natura spirituale e sociale ad un tempo. Guar.
diamo con fiducia aUa schiera degli adolescenti e dei giovani perchè siano aperti a
tutti 1 problemi ed in grado di poter portare
una testimonianz.1 con una mentalità nuova;
per questo la scelta delle letture, dei program,
mi televisivi e dei film è determinante; non
dimntichiamo gli incontri, i campi di agape
molto utili per conoscere i problemi del nostro tempo. Speriamo che la nota di sano
pietismo che si rivela nelle visite presso le
famiglie da parte dei giovani unitamente alla
azione di colportaggio possa essere benefica
per I giovani che la compiono e quelli che la
ricevono. Sin dora ricordiamo che catecumeni e giovani stanno visitando tutte le famiglie della chiesa i- per un tempo per ora
indeterminato. Accoglieteli perciò come gli
angeli del Signore per i pensieri che lasceranno nelle famiglie e per gli eventuali libri
che con piena libertà potrete acquistare o
meno.
Ringraziamo tutti i collaboratori in modo
particolare il Signor Bosco, il seggij che se
costituito sotto la presidenza di Ribet Luciano.
POMARETTO
RGCcntemenle sono stali celebrali i seguenti
servizi funebri : Baret Davide del Serre di Invcr.'o Rinasca; Bare! Maria Melania ved. Ribet degli Aymar e rimasta degente per lungo Ipinpo all o.spedale di Pomaretto; Teofilo
Clot, originario della parroecliia di Villasecca. Inviamo alla famiglie il nostro pensiero
di solidarietà cri.'iliana. Ksprimiamo parimenti
la nostra simpatia alla Signora Viray Esterina per la dipartenza della mamma alTosp^dale di Pomaretto.
Abbiamo celebrato il matrimonio di Gioì
Bruna e Monteschio Fedora : inviamo agli
s|K)si 1 augurio d una vita .serena c benedetta
dal Signore.
Ringraziamo di cuore Gianni Jahier per il
suo buon me.ssaggio rivolto alla comunità
domenica 26 dicembre.
SAN SECONDO
Il tempo di Natale e Capodanno è state
caratterizzato da una rallegrante partecipazione di fedeli ai vari culti ed alla S. Cena,
celebrata ben tre volte in otto giorni. La
Inorale ha fortemente contribuito all’edificazione de! culti,
ha avuto luogo la
sera de. 26. Questa innovazione serale ha incontrato 1 approvazione del pubblico che ha
riempito il tempio. Il maestoso abete, gentilmente offertoci dal comune di Saiza, si ergeva m tutta la sua bellezza neH'ampio abside del nostro tempio. Come ogni anno. =
bambini hanno svolto un ricco ed interessante
programma di recite e canti.
snn~ dicembre e del 2 gennaio
sono stati presieduti rispettivamente dal si«
Dino Gardiol e dallo .studente in teologFa
branco Monnet. ®
Li ringraziamo per i loro efficaci messaggi
e per la loro fraterna collahorazione.
- Inviamo un pensiero di viva rmonoscen.
za ai componenti il Coro della Pro Loco di
San Germano Chusone, che, la sera dell’ll di.
cemhre alla Scuola Umhi-rto I ci hanno ofler.
to mi ricco repertorio di canti eseguiti con
vivacilii e competenza.
fiOBBlO PELLICE
Malgrado Ì1 iemjio avverso, caratterizzato
dal vento che soffiafe impetuoso, i nostri culti della sera del 3Ì dicembre e del mattino
del 2 gennaio sono Itati ben frequentati, con
buona partecipazioni pure alla Cena del Signore. La nostra Cedale ha eseguito lodevolmente un inno di circostanza al culto del
2 gennaio.
Il Signore ci concèda di accogliere, di meditare ancora e di niettere in pratica i messaggi che in occasiofie del del Natale, della
fine c delPinizio d‘aano ci sono stati rivolti
uel suo nome.
Giovedì .30 dicemHe abbiamo invocato la
benedizione di Dio si< matrimonio di Duval
Abele (Cairus) e Bertiiial Giovanna (Ferriera).
La Chiesa tutta por|e a questi sposi i .-uoi
auguri affettuosi e comanda al Signore di
circondare sempre conjla ;razia questo nuovo
tocoiare fondato nel s|o nome. e a
VIUAR pAlìCE
I
A meno di tre mesi|di distanza dalla com.
pagna della sua vita liì concluso la sua gior.
nata terrena il nostro -fratello in fede Ribet
berdmando, di anni 7(Ì del Ciarmis. Già indisposto nella sua salu|i, egli è stato colpito
negli ultimi giorni da) una grave infermità
dalla quale non ha pojuto riprendersi. Egli
era originario deU'altril valle e l'unico rapprosenCante nella nostis Comumtà del no
me che egli portava. I.numeirosi amici che
egli si era falto qua feno aiocor»i a porgergli |it loro ultimo saluto in occasione
del suo funerale svolfosi all’Osipedale di
Torre Pellìce, prima, « poi a Villar Pollice.
Esprimiamo ancora «ì familiari la nostra fraterna e sentila Simpatia.
Diamo il nostro caloroso saluto di « benvenuto » a Lilia, di Ailtilio e Giovanna
Vernè (Cen-lro-Ciarmis) e a Cinzia e Scr
gio, di Stefano e Laura Gliarhonnier (Pianlaa) — giunti insieme questi due ultimi
piccoli — venuti ad allietare il loro focolare domestico.
Ai geriitori di questi bimbi le nostre più
vive feliicitazioiii.
Il S. Bai tesimi) è stato amministrato a
^Trvana, di Daniele e Ivonne Vegrin
(Ceniro-Saret).
VILLAR PEROSA
Elezioni Pastorali. — Il 14 nov., sotto la
presidenza del Pastore Davite, » membri
elettori si sono mobilitati per reiezione del
Pastore. E’ risultato eletto, con ottima votazione, il Pastore che già aveva organizzato
la comunità e tutta la chiesa si è stretta intorno a lui per testimoniargli il suo aifetto
e la sua riconoscenza.
Nozze. -- Il 10 ottobre abbiamo unito in
matrimonio la nostra sorella Ada Paolasso di
Villar con il giovane Antonio Maiatesta e il
16 ottobre Olga Ferrerò della Germanetta
con Germano Giaiero del Clot. Entrambe le
coppie erano circondate eia un gran numero
di parenti ed amici e noi rinnoviamo al Signore la preghiera di benedire questi nuovi
focolari che si sono stabiliti fra noi.
Dipartenze. — L'8 dicembre è deceduto il
nostro fratello Davide Coisson, anziano Riv,
(li anni 74, che da qualche tempo era ospite
deiristituto Bernardi di Pinerolo. Le sue esequie hanno avuto inizio alPospedale Civile
di Pinerolo ove egli è deceduto, soUd la presidenza del Pastore locale e sono proseguite
nella nostra cappella davanti ad una folla di
amici e conoscenti del defunto. Il Pastore di
Villar ha parlato sulla sofferenza umana con
riferimento al libro di Giobbe. Si è quindi
proseguito pei il cimitero di Pinasca ove già
riposano le spoglie della moglie del defunto.
AUa figlia in America ed ai nipoti rinnoviamo la nostra simpatia cristiana che estendiamo aUe nostre sorelle : Mirella Guidetto
Poel per la morte del padre a Pian Faetlo:
Lina Travers Sappè deUa madre a S Germano c Ivonne Costabel Godino, del padre a
S. Secondo, Prendiamo pure viva parte al do.
loie dei fratelli Coucourde, per l’improvvisa
dipartita dei loro congiunto.
Messaggi. — Ringraziamo il nostro studente in teologia Ermanno Genre per il suo
primo ed apprezzato sermone aUa \’gilia del
rientro in Facoltà.
Ringraziamo pure il nostro anz'ano Davide Subilia per la sua ottima relazione sul Sinodo e così pure il fratello Emilio Travers
che ci ha parlato del Congresso Evangelico.
Il 7 ottobre il Pastore Magri di Lu&erna
San Giovanni ha presieduto il nostro culto
dandoci una forte predicazione. Il pomeriggio, alle Chenevières, egli ci ha intrattenuti
sulla sua conversione. Ringraziamo pure la
sua gentile signora che l’ha accompagnato.
Visita delle mamme rorenghe. — Il 5 di
cembre abbiamo avuto la gioia di accoglier/
un buon numero di soreUe di Rorà. guidali*
dalla signora Rutigiiano, che hanno Irascoiso la giornata con noi.
Dopo una breve tappa al Presbiterio esse
lianno partecipato al nostro culto.
Per il pranzo, sono state ospiti nelle l'..miglio, il che ha favorito una migliore io
noscenza; alle 14,30, incontro fraterno .ille
Chencvieres con le sorelle delle due località.
Il Pastore Kutigliano appena giunto da Rorà. ci ha dato un ottimo studio sulle personalità di Marta e Maria. Dopo U canto di
alcuni inni in francese, la signora Kutiglidn<*
ci ha parlato delle sue esperienze come madre e come insegnante in rapporto alla edu
cazionc del fanciullo.
Durante il tè si sono intrecciale piacevoli
conversazionj con le nostre ospiti. 11 Pastore
Geymct ha ricordato con commozione gli anni trascorsi a Rorà, il Pastore RutigHano e
signora hanno ringraziato per l’nccoglienza
ricevuta e poi i nostri cari ospiti hanno preso la via del ritorno lasciando nei nostri
cuori il ricordo nostalgico delle fraterne ore
vissute insieme.
Direttore resp.: Gino Conte
Reg. ai Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
11 Signore Taccompagni
all
Il nastro ringraziamento si rivolge pure
[In 1-1 oilraininatica della chiesa di Torino
ebe .sabato 18 dicembre, sotto la regia del1 infa icabile signor Ghigiieri ci ha prcsentato I avvincente eoinmedia di Vittorio Cai
vino: «Quando arriva Don Gonzalo» I nii
nierosj c scroscianti applausi del pubblico
hanno detto ai liravi attori quanto la loro re.
cita fosse apprezzata. Quella stessa sera la nostra Filodrammatica recitava a Viliai Pellice
il dramma: « Terra lontana».
Nel mese di novembre i nostri giovani
■sono stati ospiti dell'Unione Giovanile di
Bobbio Pellice. Grazie ancora per la fraterna
accoglienza!
AVETE RINNOVATO
IL VOSTRO ABBONAMENTO?
zia, iii6ienie ai suoi genitori, nadrino t
madrina.
Siamo grati al Sig. Atberto Uazier, del
Castagneto, ebe ha presieduto i culti della
domeuic.i 26 diieeiiibre e diella domenica
2 gennaio, portandoci '1 buon messaggio
delia Parola del Signore; e ai Pastore ÀiWrto Taccia ebe Ini parlato ai giovani in
oecasione dei loro raduno mensile di dicembre, «enulosi nella scuola del Serre.
Il 18 dicembre abbiamo avuto la gioia
di ricevere la visita (Iella Filodiammatica
di S. Scrorido, che ci ha presentato la
commedia «Terra lonl.ana ». 1 bravi arti
-sii - Hi quali esprimiamo ancora il nostro
vivo n'auso -- ri hanmi fallo trascorrere
una bilia serata. Diciamo loro ii noaro
riiigraziamenlo, insieme al iioslro « arrivederci preslo » molto cordiale.
Ricordiamo ai giovani della (ioiniinità il
prossimn Raduno mensile fissato per mercobdì 12 gennaio, alle ore 20,38, nella
scuola della Piaiilà.
Eavoiniti da un temilo »pb-ndido, quasi
priimavorile, abbiamo avuto delle buone
celedrrazioiii natalizie, toon delie oflilme
adunanze. Ne, riingraziamo il Signore, domandandoGli di fare si ebe -quanto è stato
detto e fatto nel Suo nome non rimanga
sterile, ma possa co-neorrere al bene spirituale della Comunità e di ognuno dei
suoi membri.
e-jn !a sua gra- Tip. Subalpina s.p.a. . Torre Pellice (To)
avvisi economici
FAMIGLIA cerca brava ragazza per aiuto lavori domestici anche primo servìzio. Trattamento familiare. Possibilità di parlare
francese. Scrivere a; Adolfo Rostan - Cascale Vica (Torino) Tclef. (011)95.04.59.
OLEIFICIO FIDOLIO 09IE0LIEEE
di Scevola Paolo
O N E G L I A
Offerta speciale del rinomato OLIO
DI ONEGLIA per forniture alle Famiiglie direttamente dalla produzione
in recipiente pratico e sicuro e cioè la
lattina da litri 1 circa;
N. 20 LATTINE
pagamento anticipato L. 16.000
pagamento c. assegno L. 16.400
N. 12 LATTINE
pagamento anticipato L. 9.800
pagamento c. assegno L. 10.080
versare gli anticipi sul c/c postale
n. 4/23840 intestato a Scevola Paolo Oneglia.
Per informazioni scrivere a Scevola
Paolo - Casella Postale n. 426 - Oneglia
A