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LA BUONA NOVELLA
crORMlE DELIA EVASGEIIZZAZIOI ITiUANA
Seguendo la verità nella carità.
Efes. IV. 15.
PREZZO DI ASSOCIAZIONE
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aeiz« di Vaglia, cke doTraaoo essere iDTiaU frtic*
4l Kr«tlor« della Boona NoTella e bm altrlaeaU.
AU’estero, ai seguenti indirizzi: Parigi, dalla libreria C.Meyruei3, rue Tron
chel,^; Ginevra, da) sig. E. Beroud libraio; Inpìillterraper mezzo dì Ìraaco*l»oHi
■ogle&i spediti /ranco al Direttore della Buona KoTeìta.
SOM2VIARIO
Claudio vescovo di Torino, II. — Marianlsmo, ossia cullo idolatro di
Maria, distruttivo del cristianesimo. — Ai fratelli cattolici romani. —
Una Corrispondenza parigina della B. N. — Notizie. — Annunzi.
CLAUDIO VESCOVO DI T0RI\0
n.
« Quanto ai rimproveri che mi fai che io impedisca la genie
di andare in pellegrinaggio a Roma, tu non dici il vero. Inl'atli, io non approvo quel pellegrinaggio perchè so che non
nuoce a tutti siccome non è utile a tutti. Ma dimmi se lu invero pensi che l’andare a Roma sia un’opera di penitenza ?
Se è così, perchè da tanto tempo condanni tante anime a restare nel luo monastero nel quale sono entrate per fare penitenza? perchè invece di obbligarle a servirli non le mandi
a Roma? Tu ti vanti di avere 140 monaci che sono presso
di te per fare penitenza; e perchè non hai permesso a nessuno di essi di andare a Roma? Se lu credi che il pellegrinaggio di Roma sia una buona opera, e poi la impedisci ai
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tuoi monaci, che cosa risponderai contro 1» dichlarazioBe
vlel Signore; ehi avrà scandakzzato uno di questi piccioli eh»
credono in me, meglio per lui sarebbe che gli fosse appiccata una
macina da asino al collo e che fmse sommerso nel [ondo del mare ?
(ìlalt. XVill, &). Non vi è scandalo maggiore di quello d’impedire l’uomo di seguire la via che conduce alla eterna felicità.
« Anclie quel parsso del Va»geIo fi* s«i Pietro, t su questa
pietra io edifiehert ìa mia ehiesa.... e ti dar» le chiavi del regno
de' cieli, sappiamo benissimo che viene assai male interpretato. In furza di queste parole del Signore, una turba ignorante, non curando la vera intelligenza di quelle parole, ne
trae pretesto di correre a Roma per guadagnare la vita eterna:
ina chi intende a dovere le chiavi del regno de’ deh, non va a
Uoma a cercare la intercessione di S. Pietro. Se noi diffatti
esaminiamo la forza di quelle parole, troveremo che non è
stato detto al solo Pietro tulio ciò che avrai leggio in terra torà
legato ne' cieli, e lutto ci» ehe avrai sciolto in terra sarà sciolto
tte’cieii; questo ministero appartiene a quanti sono veri sopraìntendenti e pastori della Chiesa, che lo esercitano fino
a che sono nel mondo, e quando han pagato il debito alla
morte, succedono ad essi altri, ed esercitano lo stesso potere.
«Tornate dunque, o voi ciechi, deh tornate alla luce, ed
a Colui che illumina ogni uomo che viene al mondo (Gio. I, 9).
Colesta luce risplende nelle tenebre, e le tenebre non l’hanno
compresa. Ascoltate, o voi tutti che non vedendo o non volendo vedere questa luce, camminate nelle tenebre senza
sapere ove andiate: le tenebre vi han resi ciechi. Insensati !
che andando a Roma cercatela intercessione dell’apostolo,
ascoltale ciò che fra gli altri dice S. Agostino nel libro nono
della Trinità: Vieni con me, e rifletii perchè noi amiamo l’apostolo : è egli forse a cagione della sua fìgura umana che
noi conosciamo ? Forse perchè noi crediamo che è stato uomo?
No, al cerio ; altrimenti noi non dovremmo più amarlo, perciocché quell’uomo non è più; la sua anima ha abbandonato
it suo corpo: invece noi crediamo che quello che amiamo in
lui vive ancora al presente. Se il fedele deve credere a Dio
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quando parla, molto più debbe credergli quando giura. Or
egli dice: quando questi Ire uomini Noè, Daniele e Giob, fossero
in messo di quello... come io vivo, dice il Siynore Iddio, non libererebbero tìè figliuoli nè ^gliuole (Ezech. XIV, 44, 46), vale
a dire quand'anche i santi che voi invocate fossero della santità, giustizia e merito di quelli, non pur libererebbero nè
figlio nè figlia; e ciò affinchè niuno ponga la sua fiducia nella
intercessione de’ santi, perchè niuno potrà essere salvato se
non persevera com’essi nella fede, nella giustizia e nella verità,
siccome essi hanno perseverato, e per le quali cose han piaciuto a Dio...
«11 quinto rimprovero che mi fai è di non essere io in grazia del padrone apostolico {Dominus aposlolicus), chè cosi ti
piace chiamare il papa da cui ebbi l’onore della presente carica.
Siccome la parola aposlolicus indica per avventura il custode
dell’apostolo {dicilur quasi apostoli cuslos), sappi che non debbesi chiamare apostolico colui che siede sulla cattedra degli
apostoli, ma colui che fa le funzioni di apostolo. Quanto a
coloro che ne occupano la cattedra senza riempirne i doveri, '
il Signore ha detto: OH Scribi ed i Farisei seggono sopra la sedia
di Mosè : osservale adunque e fate tutte le cose che vi dicono che osserviate; ma non fate secondo le opere loro ; conciossiachè dicano ma
non facciano (\1ati. XXllI, 2, 3) ».
Questi brani di Claudio sono tolti da un’opera eminentemente
cattolica, cioè dalla Maxima Biblioth. PP. tom. XVI, col. 139,
169 e seg.
Abbiamo data questa lunga citazione acciò i nostri lettori
veggano che insegnasse un zelantissimo vescovo di Torino nel
nono secolo.
L’opera del vescovo Claudio non fu un fatto isolalo e senza
conseguenze: gli scrittori cattolici Genebrardo e Rorenco attestano che le dottrine di Claudio furono gelosamente conservate
nei secoli nono e decimo nelle valli del Piemonte, e che di là
passavano nella Lombardia, nella Toscana ed in altre parti
della nostra Italia.
Avea pertanto ben ragione Claudio di propagare altamente
che la dottrina da lui insegnata non era nuova, ma nuova bensì
era la dottrina de’ suoi avversarli ; imperciocché Claudio si ap-
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poggiava alle decisioni del concilio di Francoforte tenuto net
79-4, ed a quelle del sinodo di Parigi neH’824, nei quali concilii era stato condannato il secondo concilio Niceno che stabili
il culto delle immagini.
Per quanto noi sappiamo, Claudio non ebbe oppositori in
Italia: resse pacificamente la sua diocesi di Torino tino alla
sua morie, che avvenne nell’839.1 piii zelanti cattolici fino ai
nostri giorni han dovuto rendere onorevole testimonianza al
nostro Claudio. Un benemerito autore contemporaneo, conosciuto per uomo attaccatissimo alla cattolica religione, ma
conosciuto altiesi per uomo onorevole, il marchese Costa de
Beauregard, non ha esitato a confessare che Claudio era uomo
eloquente e di austeri costumi {Mémoires hislor., tom. 11,
pag. 50:.
(Dall’Amico di Caia).
MARIAMSMO
OSSIA
Cl'LTO IDOLATRO DI MARIA, DISTRUTTIVO DEL CRISTIANESIMO
Era riservalo ai tempi nostri Tesser testimonii deU’ultima
evoluzione, se pure sarà l’ultima, degli sviluppi del culto di
Maria. In presenza dell'audacia di Roma nel trarre conseguenze maggiori da un errore che rimonta a molti secoli,
paro a noi di somma importanza il renderci rigoroso conto
di tulli i passi fatti finora in sì funesta carriera, dacché la
Chiesa cominciò a pervertirsi, e per tal modo conoscere
quale sia la verità e quali cause l’abbiano sfigurata. È nostro
in tonto di addentrarci in questo soggetto con conscienzioso
ricerche, nulla affermando senza prove categoriche e positive. Ecco in qual ordine noi procederemo per trattarlo convonovol mente.
1° Ci stabiliremo sopra il terreno della S. Scrittura,
seuza il fondamento della quale gli stessi Padri dell’antichilà dissero unanimi che qualunque edificio riposa sopra
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l’arena. Comincieroino dal momento preciso in cui il Signor
nostro Gesù Cristo entra neU’uflìzio suo di pubblico insegnamento, e fa atto di legislatore e redentore. Questo momento apparisce allorché s'intornia di discepoli, e perciò
prenderemo le mosse dall'istante nel quale assiste allo sposalizio di Cana io Galilea; e cercando negli Evangeli quante
volte Maria è introdotta dinanzi al divino sno Figlio, noi
scruteremo, ventilando ogni testo, le intenzioni cho vi sono
rinchiuse, e ci arresteremo, nulla omettendo che sia importante, a’ piè della croce, dove per l’ultima volta Maria vi si
trova con Giovanni. Così abbraccieremo tutto lo spazio, dall’entrata di Cristo nella missione sua, fino all’epoca in cui
dalla croce pronunzia Egli, spirando, che tutto è compiuta.
11 campo è assai vasto da percorrersi, e vi scopriremo coso
a cui non si suole molto pensare, un vero piano di precauzioni contro tutte le idee esagerate intorno a Maria ; piano
che abbaglierà chiunque non vuol esser cieco ; dal cho si
giudicherà quanto un culto qualunque a Lei indirizzato vi
sia implicitamente e formalmente respinto e condannalo.
2“ Faremo un passo di più ; e pondereremo le Epistole
come gli Atti apostolici, e principalmente il Cantico dei Cantici e anche l’Apocalisse , e dedurremo un sistema aiTatto
opposto di quello invalso nella Chiesa romana ; si vedrii che
i titoli, gli attributi, le glorie e la compartecipazione a tutti
i tesori di Cristo nel modo trascendente che venne applicata
a Maria, non la concernano in niun senso, ma solo la Chiesa
cho è l’Eva novella, sposa del novello Adamo, che, congiunta a Cristo, siederà sullo stesso suo trono, vittoriosa con
Lui dell’antico serpente, il cui capo sarà schiacciato, secondo la promessa fatta nella Genesi, non da Èva, ma dalla
di lei semenza, cioè Cristo stesso. Posto lo scandaglio nelle
dottrine apostoliche sovra un tal punto, si dovrà ben riconoscere ehe, dopo Gesù Cristo, non v’ha nulla da paragonarsi
agli eletti componenti la Chiesa, e che non una creatura,
ma tutti quelli che sono in Cristo, sono esaltati fino al suo
trono nel Regno avvenire. Prenderemo quindi a studiare le
applicazioni violente, accomodatizie, capricciose di frasi o
imagini dell'Antico Testamento e anche del Nuovo, e si scor-
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gcrà quanto sia enorme l’abuso di questa applicazione ridicola e indegna. Anche questo campo da percorrere da noi
ci darà ampia messe.
3® Ci metteremo ad analizzare la credenza dei primi secoli, le simpatie o le ripugnanze della Chiesa nascente intorno ai primi tentativi di far uscire Maria da quella modesta
benché veneranda posizione in cui i Vangeli la collocarono,
siccome noi lo dimostreremo, indagando a fondo l’intero disegno della Parola inspirata a questo proposito. Bisognerà
piìi convincersi che la deviazione e i primi eccessi hanno
per fonte i libri apocrifici più e più diffusi in quei secoli, o
che simultaneamente a una folla di altri errori, frodi, leggende, usurpazioni e stravaganze, questo errore non potea
n meno di camminare di pari passo con quelli, anch’esso
crescendo in vaste proporzioni fino aH’eslremo deH’iperbole
e della demenza. Così saremo obbligali di seguire di periodo
in periodo gl’incrementi del culto di Maria, e accennare a
quella miriade di falsi miracoli, di finzioni grossolane e di
sempre peggiori corruzioni che, coll’andar dei secoli, sopra
tutto barbari e ignoranti, si svolsero in un modo affatto incomprensibile e indicibile. Si vedrà con qual arte si fomentò
l’idea di concezione immacolata, e parendo lasciare piena
libertà all’opinione contraria’, intanto si favoreggiò l’opinione chiamata pia, finché si giudicò il tempo venuto di
farne un dogma ; nuovo anello aggiunto alla pesante vecchia
catena che stringe tante coscienze, forzale, anche malgrado
loro, ad andarne aggravate. In simil guisa avrem percorso
l’intero ciclo in cui si elaborò l'apoteosi di Maria, il cui
culto finì per tulto assorbire, per oscurare un gran numero
di verità capitali, per distruggere la nozione di Redenzione,
per isconvolgere tutta l’economia della teologia cristiana,
per ecclissare e sovvertire nelle sue basi stesse il Cristianesimo; tutte conseguenze disastrose che noi faremo toccare
con mano, se il Datore dei lumi ci assiste in questa disquisizione; a Lui ricorriamo, con fiducia di nulla dire che guidati dalla più intiera dirittura, beo sapendo che in materia
di tanto rilievo la verità deve restar sopra a tutti i riguardi
umani, siccome la sola che è di un prezzo infinito. Per noi
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il Marianismo propriamente detto è idolatria di rafTinatissima tempera, è oltre modo sedicente; e di questa nostra
■asserzione daremo copiose prove. Papismo e Marianismo ,
ecco le due mine che hanno mosso in pezzi il primitivo edlfizio. Per nostra parie negli articoli successivi staremo circoscritti all’esame del solo lato cho comprendiamo sotto
questo titolo di Marianismo, ossia culto idolatro di Maria ; e
se sopra tale argomento perveniamo a gettare viva luce che
scuola gl’intelletti, e loro faccia comprendere i risultati perniciosissimi di tanta superstizione ed aberrazione, ciò sarà
•abbastanza per noi, e daremo per ben spese le nostre ricerche e fatiche.
Teofosfilo.
AI
NOSTRI FRATELLI CATTOLICI ROMANI
Per l’addietro noi abbiamo avuto occasione d’indirizzare
brevi parole ai buoni romanisti, preti e laici, onde sollecitarli,
secondo i mezzi loro, a promuovere la tanto necessaria riforma religiosa ia Italia, visto che non è sperabile ch'ella discenda dalPalto^ ma che fa d'uopo che sorga dalle ultime file
della gerarchia ecclesiastica e civile.
Ora vogliamo fare un cenno, non altro cJie \in cenno, per
mostrare il punto essenziale su cui i cattolici romani dovrebbero affaticarsi per ottenere il desiderato scopo. In genere,
potremmo lor dire, giacché la Chiesa papale intende di essere
anch’essa fondata sulla Sacra Scrittura, il che non è,—protestate adunque, gridate, adoperatevi affinchè veramente lo
sia. — Ma, discendendo al particolare , noi crediamo che ii
punto di mira da scegliere verso il quale dirigere l’opera, sia
cotesto; — Procurate che venga rimessa la Comunione ossia
la Santa Cena nella forma stabilita da Gesù Cristo, e che nel
celebrare un tale Sacramento si parli, come fece il Redentore,
il linguaggio conosciuto dai fedeli; e ciò senz’altre dispute.
L’instituzione della S. Cena si trova negli Evangeli! di Matteo, al capo XXVI ; di Marco, al capo xiv ; di Luca, al capo
xxir e nella 1* Epistola ai Corinti, al capo xi: da questi passi
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nunit! emerge chiara la yerità. Analisiamo brereinente soltanto le parole « Questo è il mio corpo » proferite da Gesù
Cristo. Il fuor di dubbio ch’egli per la parola, questo intendeva il pane che rompeva e dava agli Apostoli suoi (veggansi
per soprappiù il t 16 del capo x della 1"- Epistola ai Corinti, e
il ^ 7 del capo xx degli Atti), dunque è io stesso che abbia
detto n questo pane ch’io rompo e che vi do a mangiare è il
mio corpo » Ognuno scorge però che tale proposizione non
può esser vera nel senso letterale, poiché il pane non era in
fatto il corpo di Lui ; convien prenderlo come figura e in senso
spirituale. Anzitutto si noti che nella pura lingua ebraica,
prima che sì alterasse per la mescO'lanza dell’idioma siriaco,
la parola è veniva adoperata per significa o rappresenta;, numerosi esempi abbiamo di ciò nell’antico Testamento (Genesi, xl,
12. IS; XL, 26. — Ezech., xxivii, 11. —Damele, ii, 38; it, 20,
22; VII, 17, 24; vni, 20, 21, ecc.). Cosi dicasi del Testamento
Nuovo che, sebbene scritto io lingua greca, la quale non difetta delle par&le significare, figurare, rappresentare, pure imita
sovente la frase ebraica, come nella 1» Corin., x, 4 « quella
pietra era Cristo », cioè rappresentava; e nell’Epist. ai Calati,
IV, 24; o neH'Apocalisse, XVII, ecc. Laonde ia suddetta proposizione non si può intendere che cosi: « questo pane che io
rompo e che vi do a mangiare rappresenta il mio corpo ». Ot
aggiungasi che tale figura la si ravvisa eziandio nelle altre
parole che seguono: «Fate questo in rammemorazio'ne di me».
(Luca, XXII, 19).
Per uTtimo, l’istituzione della S. Cena é un Sacramento,
non è egli vero? Anche la Chiesa romana lo dice e riconosce
altresi che ogni Sacramento è un segno sacro e visibile d’una
grazia invisibile di Dio, e che la parola dev’essere aggiunta
all'elemento per fare che ciò sia Sacramento: ebbene, perchè
imbrogliare il senso dell’Atto con interpretazioni arbitrarie?
perchè alterarlo o con ommissioni o con aggiunte? perchè
prenderlo in parte come figura, in parte alla lettera? Non è
forse naturalissimo che nei Sacramenti si usino parole sacramentali? che i segni assumano d’ordinario i nomi delle cose
significate? Vediamo già ohe la Circoncisione è appellata l'alleanza di Dio, Genesi, xvii; l’agnello di Pasqua, il Passaggio,
Esodo, XII, ecc.; l’Arca, l'Eterno , 2 Samuele vi; la pietra
figura di Gesù Cristo, 1 Corinti, x. È naturalissimo che in un
atto ch’è una figura, s'abbia a servirsi di figura conforme all’atto stesso, affinchè nominando i segni col nome di qiò ch(>
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significano, si possa scorgere l’unione del segno colla cosa significata.
Abbiamo detto a principio che, particolarmente parlando, i
romanisti e in ispecie il basso clero dovrebbero prendere di
mira il punto della S. Cena per riuscire in un tempo più o
meno lungo alla riforma religiosa. E perchè questo punto in
principalità? Perché tornando aH’inslituzione vera e divina
di questo Sacramento non avrebbero più luogo le messe senza
comunicanti ; perchè la comunione s’effettuerebbe sotto le due
specie ; perchè l’ostia scomparirebbe dagli altari; cadrebbe in
disuso la elevazione e l'adorazione di essa; il prete, curvato
suH'altare, più non chiederebbe a Dio la remissione dei peccati pei meriti dei Santi ; e tutto il servizio si farebbe in lingua intesa.
Come mai si può ravvisare nella messa la S. Cena, chiamata
dall’Apostolo una comunione? La parola cena vale appunto
pasto in comune. Nella messa s’intende sagrificar G. C. in memoria di G. C., cosa, se non foss'altro, assurda : fu cambiato il
Sacramento in un sacrificio, eppure Paolo spiega abbastanza
l'atto nel C. xi, dove dice che si tratta di annunziare e celebrar
la morte del Salvatore, non di sacrificarlo. E invero il Salvatore, quando riunì gli Apostoli per fare la Pasqua insieme, non
parlò nè di sacrificio, nè di offerta ; rese grazie a Dio, ma nulla
presentò a Lui, bensi a’discepoli, i quali non adorarono l'ostia,
anzi stettero seduti a mensa. Se poi ben si guardi, i preti nella
messa fanno il contrario di quello che pretendono fare ,
imperciocché offrendo Gesù Cristo a Dio non è certo applicarlo e appropriarlo a se stessi, mentre nella S. Cena ci applichiamo in fatto il sacrificio di Gesù Cristo, col riceverlo ed
accettarlo per fede, come dato a noi e non già come offerto a
Dio in olocausto. Insomma la redenzione che il prete offre a
Dio o è la medesima che Gesù Cristo offerse sulla croce, o è
un'altra. Se è la medesima, bisogna di necessità che il detto
prete offra in sacrificio reale la morte di Cristo ; la qual cosa
è impossibile perchè Egli non muore nella messa: se è un’altra, ecco allora due prezzi di redenzione, ed ecco per conseguenza un secondo Vangelo inventato dagli uomini.
Molte cose ancora vorremmo aggiungere in proposito, ma
per questa volta ci limitiamo al brevissimo cenno fatto, colla
mira intanto di attirare l’attenzione dei buoni preti romani
su tale argomento, persuasi come siamo che nella religione
papale la messa è il fondamento di tutto l’edificio, e che rifor-
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ìaato, secondo la verità della S. Srittura, questo punto, facilmente si riformerebbero tutte le altre cose ■che trovansi in
contrasto colla parola di Dio.
CORRISPONDENZA PARIGINA
iiWa Buoua isoMtVVa.
II.
Voi conoscete cotesto stabilimento aperto non è molto
sotto la più modesta forma a Livron, nella medesima casa,
abitata dal martire Rane, e trasferito poscia nel centro protestante della contrada Crest; stabilito infine da un anno in una
vasta casa che s’innalza al disopra della piccola città, quale
monumento di beneficenza, benché non abbia altro lusso che
quello dell’aria e d’una splendida pulitezza. È per festeggiare
l’anniversario di questo pio instituto che si riunisce annualmente nella città di Crest buon numero di pastori e di fedeli
d«l dipartimento. L’ospitalità la più accurata e affettuosa
avea preparato agli stranieri e il luogo onde ricoverare, e la
mensa, somministrando cosi ai nuovi accorsi l’occasione
di fare interessanti conoscenze. Il mattino del sedici andante alle 11 ore ci recammo al tempio ^ dove il pastore
Buisson di Lione parlò sul Capo XIV di S. Giovanni ; a Io non
vi lascierò orfani » con ciò che precede e che segue : egli dipinse in modo commovente la situazione di colui ch’è solo
nella folla, solo assai più del viaggiatore che traversa il deserto, poiché la solitudine nella natura sembra almeno che ci
avvicini a Dio ; egli sviluppò come i legami della famiglia
contribuiscano a fare l’educazione dei genitori così bene come
quella dei figliuoli, quanto sieno santi, dacché Dio li prese
per tipo del suo amore, e quanto per conseguenza la loro repentina rottura sia disgraziata e terribile per le giovani creature : ma dopo d’aver eccitata la sensibilità dell’uditorio, egli
diè opera a mostrare come tutte le emozioni del cuore naturale sieno insufficienti per fasciare le piaghe che promuovono
la di lui pietà; tutte coteste agitazioni, tutti cotesti slanci di
simpatia vanno tosto a calmarsi, come si calma il flutto del
mare che va morendo alla riva. Il filosofo si farà pur anco ua
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merito di far tacere la voce della natura, e dirà come quell’antico romano al suo amico piangente: « Ignoravi tu che il
figlio tuo era mortale? » Tutti que’slanci sono raggi sparpagliati, sono forze che s’urtano e s’afRevoliscono mutuamente:
vi manca il fascio, il fuoco, il centro. « lo vedeva (continua il
predicatore) ultimamente un’antica, incisione, il di cui pensiero
mi colpi, malgrado il difetto di esecuzione: a diritta, Diogene, colla lanterna alla mano, cerca un uomo senza trovarlo,
e va ripetendo: « io cerco un uomo »; dall’altra parte. Pilato
mostra al mondo la cruenta vittima, dicendo: Ecce homo! Si,
Gesù Cristo, ecco l’uomo tal quale ci abbisogna; è a Gesù
Cristo solo che appartiene di riunire per la virtù del suo spirito consolatore e santificante ciò che il peccato ha disperso
e distrutto; ecco la fonte della vita nuova, ecco il fuoco della
carità che non fallisce, ecco il fascio, il centro dell’esser nostro; Egli è il solo che possa dare alle nostre opere cristiane
il loro vero carattere, l’umiltà, la perseveranza, la vita ». Il
predicatore terminò con un fervido appello alla carità di tutti
gli assistenti.
Dopo la seduta officiale del pomeriggio, presieduta dal vtnerando generale Bonnet, segui la visita della vasta casa che
racchiude dalle bO alle 70 orfanelle e che potrebbe contenerne
molte più, se vi fossero fondi per riceverne di nuove; finalmente, dopo le passeggiate della sera nella magnifica contrada
che circonda Crest, la chiesa s'è riempita per la seconda volta
alle ore otto, ed abbiamo udito con profondo interessamento
e grande edificazione il pastore Ducros, predicatore vivo, preciso, che riunisce ad una somma ricchezza di sviluppi un vigore forte e rimarchevole di colorito. « Dopo quanto udiste
di commovente e di rallegrante in questa bella giornata, io mi
sento spinto, o miei fratelli, a rammentarvi la propria vostra
impotenza ; guardatevi dal confidarvi in ciò che vedeste o intendeste o faceste ; io vengo a dirvelo da parte del mio Salvatore e vostro ; lungi da me, voi nulla potete fare. » Il signor Ducros ha in seguito dimostrato con rara forza che le opere non
sono degne di cotesto nome se la fonte e it motivo non sono
puri. 0 Ditemi qual è l'idea che ha dettato un’opera; mostratemene il motivo, il pensiero, lo scopo morale, e vi dirò ciò
che vale. Le opere che il mondo reclama, le opere di cui si
mena tanto romore, non le si misura, non le si pesa come la
materia. Mirate quell’uomo, egli è instancabile nel far del
bene ; egli spenderà i suoi averi in limosine, il suo tempo in
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lavori di beneficenza ; la notte lo si troverà al capezzale d'un.
malato, e all’aurord ai piè dell’altare di Dio ; la massa stupida
ed ignorante ripeterà: « è un uomo ohe si guadagna il paradiso », e al vederlo si ciederebbe ch’ei dovesse essere fervido
in zelo: ma sapete voi ciò che fa agire cotesto uomo? è la
paura, sì, la paura; egli udi parlare d'un inferno dove si bruciano i peccatori; ed ecco, ei sa che commise de' peccati; intese discorrere d’un demonio, specie di gendarme di Dio, che
sta alla porta per agguantare e gettar nelle fiamme colui che
non offre come passaporto una certa quantità di buone opere;
intese questo e trema, e vorrebbe non fare ciò che fa ; non
ama Dio, vorrebbe seguire il diavolo e la sua andatura, ma
trema. Or voi appellereste opere queste? Si, io le pongo
le opere di quel fakir indiano che rimane disteso nella polvere della grande strada, rifiutando il cibo necessario, coperto
di cenci schifosi, divorato dagli insetti generati dalla di lui
sordida sporcizia, senza saper altro che snocciolare, balbettando, le pallottole della sua corona. — tutto ciò perchè sa
che il suo Dio è cattivo, e che se non tormenta se stesso quaggiù, egli sarà tormentato in un altro mondo. — E voi appellereste opere queste? Volgetevi a quell’operaio assiduo; prima
dell’aurora egli batte il ferro o pulisce il legno; il sole ha già
da lungo tempo compiuto il suo corso, ed ei lavora e martella tuttavia : sapete voi il perchè? domandategliene il motivo. Io vi dirò qual sia, che valga; s'egli ha famiglia e se si
priva del riposo necessaria per sostenerla, è un uomo dabbene, un vero uomo onesto, e lo stimo; se forse s'affanna, si
affatica per dare eziandio del pane al figlio della vedova, per
aiutare il suo vicino povero o il proprio amico caduto in miseria, allora è un santo, è un uomo ammirabile, ed io desidero
imitarlo : ma se il motivo della di lui azione, il secreto dei
sudori suoi è un’ambizione divorante, se vuole ammucchiare
danaro e s’arricchisce, in tal caso è un miserabile e Io disprezzo. Sapete voi qual sia la causa di molte opere pretese
buone? È la paura di darsi a Dio; bisogna calmare la propria
coscienza, e, per farla tacere, si va incontro a qualche sacrifìcio, e se il cristiano dice a questi uomini di dare se stessi,
eglino rispondono : Lasciateci, ¡asciateci il cuore e prendete
l’oro. La fonte delle opere è un cuore rigenerato, e la prima
opera a fare è di lasciarsi redimere e mutare per la grazia di
Dio; imperciocché, lungi da me, dice Cristo, voi nulla potete
produrre >.
13
— 341 —
Addio , caro fratello ; qui mi fermo, ed è ben tempo ; che
Iddio ci conceda di dimorare in Cristo, ed allora noi produrremo molti frutti.
Il vostro affei"''
G, A.
Notizie
Feassinello d’Oliva (Casale). — Sepoltura di un bambino
evangelico. — Moriva in questo comune, il di 21 ottobre p. p.,
un ragazzo di pochi anni, figlio di quel medesimo Giovanni
Rosa, di cui altra volta di già dicemmo i gravi dispiaceri patiti a cagione della sua fede, e come al solito i preti ed i loro
fautori, ad onta che si trattasse di un bambino nato e stato
battezzato quando i genitori ancora appartenevano alla Chiesa
romana, fecero di tutto per vietarne la tumulazione nel cimitero comune. Ma, corae in altre circostanze, vani furono i loro
sforzi a fronte del contegno fermo e risoluto dell’autorità cii
vile ; la sepoltura ebbe luogo, mediante il concorso di alcunfratelli appositamente giunti da Casale per dar grato attestato
di cristiana fratellanza alla famiglia Rosa ed al popolo di
Frassinelle, che, accorso numeroso a questa religiosa cerimonia, fu pòrta l’occasione di accertarsi come sieno infondate ed
insussistenti le accuse che da alcuni interessati vengono mosse
tuttodì contro gli Evangelici e le loro credenze. Il lato comico di questo avvenimento si fu il vedere , l’indomani della
sepoltura, il parroco, a capo di una processione composta di
selanti del luogo, affrettarsi di purificare con nuovi esorcismi
il luogo pro^anaio dalla presenza di quel piccolo cadavere !...
Signore 1 fino a quando?....
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Germania. — CoiiTersionì. — Due professori nel ginnasio
di Saar, in Boemia, ed un prete cattolico di Cracovia, attualmente a Meslan, si sono testé convertiti alla fede evangelica.
Nell’Alta-Silesia, per contro, si son visti due, già pastori, abbracciare il Cattolicismo. Ambedue erano stati destituiti da
qualche tempo, uno per motivo d’immoralità, l’altro per insegnamenti contrarii aH'Evangelo.
{L'Espérance)
Francia. — Confessione d’un vescovo. — Una corrispondenza deU’Indep. Belge contiene la seguente misteriosa notizia;
« Una visita solenne fatta di recente ad una delle città della
provincia arcivescovile di Bordeaux, da monsignor Chalandon, fu accompagnata da un incidente di un doloroso interesse. Il vescovo di una diocesi, che io non nominerò, ma che
è conosciuto pel suo violento ultramontanismo, sali sulla sedia vescovile in presenza di tuttO'il suo clero, circa 200 ecclesiastici, ed umilmente confessò di aver commesso molte colpevoli azioni. La più grave di queste era l’ingiusta distrazione
dei fondi della diocesi destinati a soccorrere i preti vecchi ed
infermi. E il prelato confessò che, abbisognandogli una grossa
somma per la costruzione di uno stabilimento pei fratelli mariisti, egli aveva distratto quei fondi per tale scopo. Egli
quindi continuò dicendo che per qualche tempo era stato un
oggetto d’odio pel suo clero, e che quest’odio erasi fatto così
violento, ch’egli aveva ricevuto una lettera anonima, in cui
era minacciato di morte per pugnale. Egli conchiuse col dichiarare che, per riguardo a quella sciagurata quistione di
danaro, era pronto a dare tutte le spiegazioni che il suo clero
potesse domandare ». Vi lascio immaginare l’effetto che produssero coteste rivelazioni. È positivo che il prelato venne
accusato al ministro di grazia e giustizia ed al fisco come colpevole di malversazione.
Crosso Domenico gerente
15
ANNUNZI
LE SEGUENTI OPERE
trovansi vendibili al Deposito dei Libri religiosi,
viale del Re, N" 31.
Dictionnaire des parallèles, concordances et analogies
Bibliques; un vol. in-8»..........Fe. 4 50
MONOD (Adolphe). Sermons ; première et deuxième série
formant chacune un fort volume.......» 5 ¡50
Le Christianisme aux trois premiers siècles: séances
historiques données à Genève en février, mars et avril
1837, par MM. Merle d’Aubigné, Bungener, De Gasparin et Viguet ; un fort volume in-12“ . . . • « 3 51)
Trois discours par M. le Comte A. de Gasparin ; un volume in-8®..............» 2 00
Le Chrétien ou l’homme accompli, conférences par A.
Bouvieb; un vol. in-12®.........» 2 50
II ritratto di Maria nei Cieli, delineato dietro i dati aitimi nella S. Scrittura; in-16®.......» 0 10
Preghiere di famiglia; terza edizione notevolmente accresciuta ...............» 0 30
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È venuto alla luce e trovasi vendibile da tutti i Librai
L’AMICO DI CASA
ALMANACCO POPOLARE ILLUSTRATO
I»E» li’AIilVO 185»
ANNO 5“ DELLA SUA PUBBLICAZIONE
Prezzo cent. 25.
L’Amico di Casa, uscito in luce quest’anno pili sollecitamente che per lo addietro, si raccomanda per nitidezza di
tipi e per una scelta accuratissima di scritti morali, descrittivi, industriali ed igienici. Esso va adorno di numerose incisioni, alcune delle quali furono appositamente eseguite
per illustrare il testo. Le moltiplicate domande, a cui non si
potè soddisfare l’anno scorso, perchè l’edizione di 6,000
copie venne prontamente esaurita, consigliarono ^li Editori
di portare quest’anno il numero delle copie a 12,000. Gli
amici della libertà religiosa, che sono, la Dio mercè, numerosi in Piemonte, e tutti i padri di famiglia ai quali sta a
cuore che le letture cui mettono in mano alla loro prole
sieno castigate e mirino ad un utile scopo, abbiansi per
raccomandata la nuova pubblicazione, nella quale troveranno giustificato ad ogni pagina il titolo di Amico di Casa.
Torin», — Siainperiu dcU'Unicne Tipografico-Edilriee.