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ECO
DELLE VALLI VALDESI
Spett.
BIBLIOTECA VALDESE
TORRE PELLICE
(Torino)
Set I i m a n ale
della Chiesa Valdese
Anno xeni - N. 28-29
Una copia Lire 40
ABBONAMEIVn ^ Eco: L. 1.500 per l’interno I «Eco» e «Presenza Evangelica z
I L. 2.200 p#r l’estero^ I interno L. 2.500 - estero L. 3.700
Spedi», abb. postale - I Gruppo
Cambio d’indirizzo Lire 50
TORRE HEJ.LICE — 19 Luglio 1963
ArrwniTi- Claudiaiui Toire Pellice ■ C.CJ*. 2-17557
SISODAIE
Il Sinodo Valdese 1963 si aprirà a Torre Pel'lice domenica 4 agosto, con uin culto presieduto dal ,past. Ernesto -Vyassol.
Siamo dunque in antivigilia sinodale. La
settimana scorsa TECO-LUCE non è uscita, in parte, per facilitare alla Tipografia
Subalpina la stampa di lutti i documenti
sinodali, i cui testi arrivano solo a poco
a poco, e all ultimo momento, sommandosi certa tradiziomale imossejivanza congenita dei termini fissati, da parte di parecdii responsabili di relazioni, con il
fatto oggettivo ohe la- sesisione sinodale
all’inizio di agosto rende' assai affrettata
la «ehiusura» dell’auno ecclesiastico; e
fin d ora si può prevedere — e auspicare
— die ili prossimo Sinodo digeuterà della
data idefinitìvai in cui indire le future sessioni siinqdali; per quest’amo, in ogni
caso, si ;ios®ono ragionevolmente prevedere 00 ini ose sudale, che non facili;'eranno il sereno svolgersi dei lavori.
Sono al lavoro le ('onim'ássioni d’esam“:
quella -i:iroperato della Tavola e della
Facoltà iti Teologia (Pierluigi Jalla, Gino Con' , Guido Ribet, Teofilo Beri) e
quella •.tiU'operailo della C.I.O.V. (Roberto .laìoer. Lorenzo Rivoira, Mario Sereno, Lionello Gay). Inoltre il Sinodo
scorso s! <■ rigorosamente imipegniato a diaoutere ii relazioni di numerose commiissioni ad referendum che ( d;a anni, alcune) atleiiniioiiio di vedere esaminato il frut.
10 del lero lavoro.
Uno di I uiomeiutii più Imiporlanti e belli del itienodo presinodale è resaime di
fede di ! u dei candidati al miniistero della PairoLì. queist’anno si ipiresenla un solo
candido Mino Ayassot, di Torino, che
dopo avi c seguito la trafila di studi leologiiici i,"ii'sso la nostra Earolià di Teologia e olii 1 ili inresso la Facoltà teologica
di .Si.-Amiìrcwis (Edimhurgo), li.a avuto il
uo i I in ova nella comuni'tà di Catan/ Il I t pora e ha ulitimamente, al’a sessione ili giugno, «•onse.guitio la licenza leo nreisso la Facoltà di Roma.
11 isuo Í siiine di fede avrà luogo a Torro
Pellice. nella sala sinodale, giovedì 18
luii] o, e incnsiiamo a lui, in questa vigilia, eoe .mimo fralemio e con gratitudine
a Dio. '1 SI iiirò rammaricare iclie un solo
canij.da: 0 si presenti anche quest’anno:
purtroiipo. data la situazione, c’è da temere ( l:t; vengano anni in cui non vi sarà
ne.pipti>p iTin candidato. In alcune chiese,
e sopì al :uitiT'0 nelle ultime conferenze distrelluai.i questa nota dolente è B'atia battuta lori grave intensità; è ora che ogni
ciliiesa io isenta, a rischio, se no, d'i ricevere inialiclie brusco scrollone dalTaggraviarsi de'Ia già avvertita carenza di ministeri pastorali. Del resto, c’è da rhiedersi
se, tale isrursità di vocazioni ispecificihe
non sia solo un aspetto di una più amipia
carenza vocazionale, pur facendo la sua
parte di ragione al dibattito che è in
corso per una idiiarificazione di tutto il
probleiiia dei ministeri nella cldesa e del
ministero della chiesa nel mondo.
Altro momenilo presinodale d’importanza è il convegno pastorale, inidetito per
il venerdì 2 aigoisto, nel quale saranno affroni'iai i problemi del catechismo e soprat.
tutto dell’abbozzo di nuova liturgia, a
cui da anni si lavora. 'E’ appena da ricordare che il Corpo pastorale non è ur.
corpo cotstituente, coin capacità deliberativa, ma un corpo di ’tecnici’ teologilci,
a cui la 'Chiesa, atlravenso il Sinodo, ha
riconosciuto particolari doni, che essi
' ine'loro a fruiUo per Futile comune preparando e offrendo al Sinodo materiale
di lavoro e progetti sui quali esiprimono
una valutazione teologica. La necessità di
una nuova liturgia è oggi assai sentita;
e si tratta di una grossa questione, perchè Fattiuale rimnovameinto liturgico in
corso in molte cinese, se ha smosso acque
stagnnati e dato impulsi nuovi e vivi, ha
pure aperto forti problemi, sì che ci troviamo, uu po’ ovunque, in una situazione abbastanza fluida e confusa.
Speriamo ebe i membri del Sinodo possano avere lempestiivaniente il « rapporto » ed esaminarlo con calma prima dell’inizio dei lavoiri; e in ogni comunità si
tenga viva l’dmltercesisione per questo momento vitale ¡n un anno di esistenza della
nostra Chiesa, perchè il Signore operi con
potenza fra noi e in noi: non sdamo un
parlamemto, siamo un sinodo.
illiliiiiiMiiiimiiiiilluii
Celebrazipne del primo centenario
e Conferenza del Quarte Distretto
DaU’anlico edifìcio scolastico, ormai in disaso, alla nnnva « foresterìa »
Nei giorni 29 e 30 giugno scorsi è
stato celebrato il centenario della nascita della Comunità valdese di Rio
Marina. Contem;poraneamente si
svolta in Rio Marina la Conferenza
del Distretto. I momenti principali
dei due importanti avvenimenti si sono succeduti in un’ajtmoslera di solennità e di letizia nel Si^ore. Le autorità della Chiesa e molti fratelli provenienti da diverse città d’Italia sono
stati ricevuti con fraterna cordialità
dalla piccola ma viva comunità riomarinese, oggi costituita in gran par
le da fratelli e sorelle in età avanzata.
La sera del 29 il pastore Luigi Santini ha illustrato in una conferenza
la storia della comunità valdese di
Rio Marina e del movimento evangelico toscano-elbano dell’800, in una var
sta prospettiva della vita culturale e
politica di allora. L’esposizione calda,
suadente, sempre documentatissima,
del pastore Santini ha molto contribuito a far penetrare i presenti nello
spirito di una piccola comunità ñera
Colle della Croce
DOMENICA 28 LUGLIO
Convegno evangelico
italo-francese
Programma
Ore 11: Culto con celébrazione
della S. Cena.
Ore 14: Messaggi.
Si prega di portare lo « Psaumes et Cantiques ».
L’invito è rivolto a tutti!!!
>iiiiiiiiiiilMiiimiimMiiniiiiiiiiii»i>iiii"'>il’""iii"lll»oiiiliniiiiiiiimiini
A Montreal la 4» Conferenza
di « Fede e Costituzione »
Dui 12 al 26 luglio circa 509 teologi sono
riuniti a Montreal (Canada) per la quarta
conferenza mondiale di ’’Fede e Costituzione”. la branca teologica del Consiglio
ecumenico delle Chiese. All’ordine del
giorno dei lavori: il battesimo, la S. Cena,
il culto, il ministero e il governo della
Chiesa. Per la Chiesa Valdese partecipa il
prof. Valdo Vinay, della nostra Facoltà di
Teologia.
e insieme un po’ nostalgica del proprio passato.
Bisogna risalire al 1853 per trovare
nell’attività di alcune famiglie di modesti marinai, commercianti ed operai i primi inizi- cGnosciuti di una fedele testimonianza evangelica. E’ una
testimonianza che spesso si svolge lun.
go le linee dei trasporti marittimi che
toscani ed elbani intessevano alacremente fra l’isola d’Elba, le coste
della Toscana, della Liguria ed i primi
porti francesi. La testimonianza protestante, che si attuava allora spaiaimente con la diffusione della Bibbia,
seguiva naturalmente queste stesse
vie: le Bibbie erano colportate in carichi di carbone od in altri svariatissimi modi. Nel 1853 l’incontro casuale. a Nizza, ira un certo Piero Mariai.
toscano esiliato con la moglie a causa della sua fede religiosa evangelica,
e il capitano marittimo Giovanni Cignoni di Rio Marina può essere considerato l’episodio che portò poi alla
nascita, alcuni anni dopo, della con.'unità di Rio Marina. Giovanni Cignoni infatti recò seco da Nizza a
Rio Marina una Bibbia e la lesse insieme ad un suo amico, Angelo Quattrini, maestro muratore. Fu l’inizio
della diffusione clandestina della fede
evangelica nell’isola d’Elba, sempre
avversata, spesso oggetto' di soprai
fazioni e di violenze, ma mai soffoca
t'd L’attuale tempio, semplice e grazioso, è .stato costruito nel 1863, pKx:o
dopo l’Unità d’Italia e l’introduzione
iti Toscana dello Statuto del nuovo
Regno.
Domenica 30 il culto presieduto dal
pastore Roberto Jahier, già conduttore della Chiesa di Rioi Marina, si è
svolto solennemente alla p^enza delle autorità civili ed amministrative locali. Tutti hanno potuto avvertire la
atmosfera commossa in cui si è svolto il culto e vi ha certamente contribuito la presenza dei p>iù vecchi vaidesi di Rio Marina che recavano nel
cuore ricordi di fatti e di tempi che
non dobbiamo dimenticare. Alla ñne
del culto ci è stato anche presentato
un diretto discendente del famoso
Giovanni Cignoni di cui dianzi si diceva, il signor Mario Cignoni di Roma.
Il M.'deratore della Tavola Valdese,
pastore Ermanno Rostan, ha rivolto
ai presenti un vibrante messaggio che
si è concluso coll’evangeaico «non temere, piccolo gregge »,. perchè piccolo
gregge è ogg' davvero là comunità di
Rio Marina che, in pieghiexa e fede,
guarda all’avvenire.
Il messaggio del pastore Venturino
Mo di Carrara ci ha pinato il fraterno saluto augurale delte Chiesa Evangelica Metodista e le parole del pastore Emilio Corsani la gratitudine e la
letizia dei fratelli deli luogo.
Il pastore Guido Màithieu, presidente della Commissioift distrettuale,
animatore e organizzatore della celebrazione, ha letto alcuni messaggi di
solidarietà fra i qualf' citiamo quelli
del sindaco di Portofèrraio, del parr-'c-o di Rio Marina, del pastore Seiffredo Colucci, della diirezlone della
Società mineraria Fesiomin di Rio
Marina, del prof. Amato Billour.
Nel quadro generale dei festeggiamenti i fratelli provenienti dalla penisola hanno molto apprezzato una
gita pomeridiana perule località più
note dell’isola. ù
In serata una linoa'ie e combattiva
conferenza del pastoie Gustavo Bertin ha illustrato ai resenti le responsabilità ed i compiti djella Chiesa Valdese in Italia oggi. a
Per quanto si nferispe ai lavori del
la Conferenza distreffeiale va detto
che sono stai un po**ÜSstretti nel tempo dalle celebrazioni dei centenario
Fra gli argomenti di discussione emersi dalla lettura delta Relazione della
Commissione distrettuale è stato particolarmente dibattuto quelio ri'guardante gli operai e la carenza deile vocazioni : quest’anno purtroppo le iscrizioni al primo anno della Facoltà di
teologia sono andate deserte. La Conferenza distrettuale ha approvato in
proposito una mozione che è un drammatico appello alle comunità ed alia
sensibilità vocazionale dei giovani^
Anche la questione dei matrimoni
« misti » ha costituito argomento di
discussione', prendendo lo spunto da
alcuni casi spiacevoli veriflpatisi nel
corso dell’anno. L'esame di diverse e
importanti questioni liturgiche è stato rinviato alle assemblee delle singole comunità.
Chiunque ha partecipato a "IJueste
giornate riomarinesi ha potuto ammirare con i propri occhi la nuova « fo
resteria » e gli altri rinnovati locai
annessi alla Chiesa ricavati dal vec
chio edificio scolastico.
Dell’ospitalità e del cuore fraterno
del rioinarinesi diremo^ solo questo :
cari riomarinesi, ci avete commosso,
ci è dispiaciuto andarcene, sodarne
di tornare, ci ricorderemo di voi nelle
nostre preghiere. Rio Marina vivat,
cresca!, fioreat! Fra voi abbiiamo avvertito una volta di più che in Cristo
siamo un solo piccolo gregge, il Suo.
Ezio Ponzo
Il tempio di Rio Marina, centr:o della diaspora •elbatui. Sotto: l’uscita, dopo il culto ceilebrtilivo del extUenario.
(Foto Roberto Jahier).
iiiiiiiiiiiiiimiillioiimi
iiuuiiuumuiiiMiiii
Como, 29-30 giugno - Conferenza del Terzo Discretto
Possibilità (l’azione e pericoli
di una situazione di benessere
La Conferenza del III Dislrelto, ;die
si è riiuniita a Conio nei giorni 29 e 30
gingillo, ha aviuilo una durala maggiore
dell’abituale, e ne ha tratto icertamente
beneficio. I lavori si sono svolti con
calima e Fesanie delle singole relazioni
delle chiiese — che secondo alcumi costituirebbe la ragion d’essere stessa delle
Conferenaf ima smesso- è oo adotta , a
gran velocità — ha potuto avere il necesisario apiprofontdimento.
La comiunità di Conio ha offerto nna
oisipitalilà cordiale e signorUe; il Seggio (ipres. Neri Giampiricoli, vice pres.
Roberto Steiner, segr. Renata Urizio)
ha diretto i lavori icon paicata efficienza;
la nuova sala comaiuilaria con i suoi
indovinati colori ha creato ’Un’atmosfera
di serenità; molti elementi ineomana. hanno contribuito a rendere particolanmerlte
felice quesL’inicontro.
Uno dei temi ohe sono ritornati è sitato quello de>ll’opera tra i lasvoTatari ivaliani all’estero. Il pai^t. P. L. Jalla ha tenuto nna conversazione sulFargomento
(già pubblicata sul nostro settimanale) facendo riferimento alla recente conferenza di Amoldshain, Germania. La richiesta di mano d’opera da parte tìei paesi
europei più industrializzati ha provocato uìn massiccio flusso proveniente soprattutto dall’Italia meridionale. E’ per
questi nomini un cambiamento completo
di condizioni di vita, im salto di secoli,
aggravaCo dall’imcUria vergognosa da parte del governo italiano, che li manda allo s/baraglio senza iprepararli, assisterli e
guidarli; e dall’altra dall’egoismo degli
irniprenditori che, soprattutto per quel che
riguarda gli alloggi, conisiderano spesso
questi operai come sotto-uomini e dedicano loro memo cure che alla manutenzione dei maioiChinari che essi adoperano.
Il problema, umano, ha anche una dimensione religiosa; sono nuclei di paga
iiiiimmiiiiiiiiimiiii
iminililiiliiliMiiimiiiimiMMiiiiiiiiiiiiiiiimiiimiiiii
ni cattolici da tipica religiosità italiana!)
in nn paese protestante : in ohe misura
e,ssi rilevano nel paese ohe li ospita, uno
stile di vita diverso? in clie misura essi
so’Ho awicinaiti alla ‘compre'nsione del
pro’teBtantesimo oppure sono scandalizzati da’queste loro esperienze alll’estero?
Lo stesso argomento è riitounato nella
redazione delle nostre comcmilfi" jSi Svizzera e de] pastore ohe la Tavola*^ha destinat’O, 1 anno scorso, esclusivamente a
questo compito. A sua volta il pastore
svizzero J. R. Ma.ttliey ha parlato delle
sue eisiperaenze nella zona di WinterUiur.
Jn questi icasi i] «omipilo più dirett'o è
quello dell’aissistenza àgli operai evangelici, dissemiuari, da reperire e assistere.
Per ’Ciò ’Cthe riguarda la situazione del
reso del Distretto, due elementi paradossali sembrano ’Oomimi; da un Iato lo
tt^ffetiernisimo (dFintemo dette comunità
òhe si manifesta nella scarsa partecipazione ai culti domenicali e ai «eruppi
del Vangelo »; dalFallra un intensssie nuova nei riguardi da parte déUTopi
nume pubblica itattarm, fimo a ieri »ranitiea nel suo disinteresse per il protestantesimo. Vi sarebbe da trarre condusioni drammatiche ida questa constatazione: si de-ve concludere ■che pur nella nostra situazione di minoranza vi è in realta un largo margine di indifferenti ,che
non (hanno compreso la vocazione evangelica e solo un minuscolo « piöcolo resto »; che la fermezza della fede dei Valdesi, e non solo quella dei vicini cattolici, diventa facilmente flaccida in una
situazione di benessere. Ci ’sarebbe soprattMto da domandarsi se abbia senso
per da Chiesa continuare a mantenere
nna .settantina di pasturi ohe si affannano e SI esanriscono a corner dietro a
membri di chiesa disllra.tti e disinteressati, quando un campo nuovo e più vasto e
promettente si apre fuori delle ammuffìte sale ’l»arroioeihiali ? che a questo stato
di cose sia da eollegare la grave penuria
di vocazi-oni pastorali ohe una lettera del
iprof- Corsani ha ricordato a-Ha Conferenza . Comnnqne, la Conferenza non
posta queste domande, ohe forse
premalnre. La Chiesa valdese ha passato
momenti di crisi nella sna storia, per la
crudezza dell’assedio che la stringeva:
forse è la prima volta che la crisi è causata invece dalla dolce mancanza di assedio- Ma forse è eccessivo parlare di
crisi : certo è che alle domande che ci
vengono rivolte -oggi per sa-pere in ohe
cosa cornista la nostra fede, troppo poche, deboli, imprecise risposte noi diamo.
Non è mancata la parte pittoresca, ‘Curata questa V’olia dalla comunità di Venezia, die è stala Venfant terrible, offrendo materia ’per scontri verbali su vari argornenti. Ma ic’era troppo caldo per eccitarsi seriamente.
Il resoconto di un viaggio a Praga e a
Berlino-Bst, tenuto dal pasl. B. Rostagno,
ci ha dato l’occasione di conoscere di
’primai ma’Uo aspetti della vita dei credenti di quei luoghi; peccato die le diapositive proiettate fossero piuttosto... dianegative e lasciassero troppo aÙ’immaginazione degli astanti...
La Conferenza si è conclusa rieleggendo plebiscitariamente la Commissione
(past. Domenico Colucct, doti. R. Isemburg, sig. D. Passini) e incoraggiandola
nel suo (proposito di aumentare i collegamenti con le comunità.
M. M.
si e
sono
2
pac.
r
N. 28-29 — 19 luglio l9íj
NELLA PREDICAZIOHE E NELLA TESTIMONIANZA CRISTIANA
Apologia della speranza
jg eco il testo della predicazione
pronunciata dal pastore prof.
Valdo Vinay nella chiesa di Rorà, la domenica 26 agosto 1962.
La « speranza ch’è in voi », dice l’apostolo.
Quale speranza è in noi? in noi
villeggianti e negli abitanti di Rorà?
Forse molte speranze riempiono i nostri pensieri e i nostri propositi per
domani; ma non è di queste che intende dire l’apostolo. Porse non abbiamo speranze, perchè tutte sono state deluse e sono svanite ad una ad
una lungo il cammino della vita, e
ci sembra che le speranze siano proprie della giovinezza, come dei campi seminati e degli alberi in flore di
primavera. Ma chi può parlare di speranze d’autunno, nella maturità avanzata o nella vecchiezza? L’apostolo
non parla di queste speranze Esse
lion sono nulla di nuovo, vanno e
vengono a seconda delle circostanze
in ogni cuore umano.
L’apostolo parla di un’altra speranza, di quella che è in noi, nei cristiani, anche qiìando tutte le altre sono
svanite. Qual’è la speranza ch’è noi,
quando non c’è più nulla da sperare?
Il Signore. Egli è la nostra speranza.
Le altre speranze sono dell’uomo, nelle Bue possibilità, nel suo avvenire. Ma
la nostra speranza è tutta nel Signore.
Forse qualcuno pensa: La speranza dei cristiani è un mondo migliore,
la resurrezione, la vita eterna, il paradiso, il regno dei cieli. Che cosa dobbiamo dire? Sì o no. La nostra speranza non è nulla di tutto questo senza il Signore, perchè senza di lui anche la resurrezione e la vita eterna
sono una eternità vuota, angosciosa,
disperata infinitamente di più di quel
che possa esserlo la breve esistenza
terrena senza Dio, senza il Signore il
paradiso è noioso, senza di lui il regno dei cieli non è il regno- di Dio.
La nostra speranza è il Signore soltanto, ma questo « soltanto » significa
tutta la sua bontà verso di noi. Il Sigi; or Gesù Cristo è la incarnata parola che Dio ci rivolge, è l’Evangelo
stesso, è Dio con noi, Dio che ci salva. In lui e per mezzo di lui è tolta la
nostra solitudine atea, è tolto il peccato che ci allontana da Dio, il peccato che ci fa increduli, senza Dio e
senza speranza nel mondo.
Il fondamento della speranza è questo amore di Dio che ha fatto cose
grandi per noi. Ma la speranza non
è statica, non rimane ferma al passato, non segna il passo nel presente,
essa è piuttosto imo slancio e un balzo verso il futuro, verso l’assoluta novità c^e gli uomini non hanno conosciuto nella loro storia e non conoscono nella loro vita. Potremmo forse dire che questa speranza è apertura, come una porta e una finestra aperta
verso il futuro di Dio, cioè verso un
avvenire che non è nelle nostre mani,
ma nelle mani di Dio. Cos, come
quando uno sta per morire ed attende giorno per giorno, ora per ora di
lasciare questa vita. Speranza è allora
attesa soltanto' del futuro di Dio, della sua azione, della sua creazione di
un giorno nuovo, mai conosciuto per
l’innanzi, quando tutti i nostri giorni
si sono esauriti, come una sorgente
che ha dato tutte le sue acque e si è
disseccata
La speranza è il Signore che risuscita i morti, e dice : « Io vivo e voi
vivrete ». « Io sono la resurrezione e
la vita, chi crede in me anche se muoia vivrà, e chi vive e crede in me non
morrà mai in terno».
La speranza è il Signore che dona
lo .Spirito Santo-, lo spirito della vita,
sul quale la morte non ha potere alcuno
Questo è vero non soltanto alla fine, ma durante tutta resistenza. Dio
è la speranza della vita, perchè ci
sceglie e ci chiama a servirlo e cos;
dà un sensoi ai nostri giorni, una direzione al nostro cammino; perdona
le colpe, le deviazioni, i momenti della nostra mancanza di fede e di carità, prende tutta questa nostra giornata terrena cosi come la viviamo con
le sue azioni e decisioni, e la giustifica, cioè la perdona per i meriti di
Gesù Cristo, l’ama come cosa sua e
la .santifica.
Non v’è situazione perduta nella luce della sua grazia, Dio è la speranza,
perchè in Cristo ha riconciliato con
ò il mondo, ha perdonato e salvato
nostra sarà piena della conoscenza di
Dio; anche la morte non sarà più.
la morte sarà sommersa nella vita. S
a vita sarà comunione gioiosa con
Dio, nella pienezza dello Spirito Sante, sarà un vivere con Cristo in Dio,
sarà comunione con tutti i santi, con
tutti i redenti del Signore in un amore che non diminuisce e non si stanca, in una luce che non tramonta, in
una verità che è conoscenza di tutta
la bontà del Signore, quando Dio sarà tutto in tutti.
QuCita è la nostra speranza che
riempie il presente e il futuro di
Dio. Essa, sorprende e talvolta in
quieta gli uomini. Quando l’apostolo
.scriveva la parola che stiamo meditando, la situazione a questo riguardo non era in fondo molto diversa da
quella attuale. Anche il mondo antico era senza speranza, come esprimeva bene una pietra tombale con que
bte sconsoliate parole: Non fui — fui
— non sarò. Questa è -l’infinita debolezza del mondo di allora e di oggi.
stiana, e come essa possa illuminare
i suoi problemi, come possa indicare
la via per la quale bisogna cammina^
re nella fatica quotidiana per risolvere tante questioni essenziali della
vita sociale e intemazionale. Chiede« Che cosa ne dite voi cristiani? Che
cosa significa la vostra speranza in
questa situazione? O perchè sperate
ancora? Che cos’è questa vostra speranza di fronte alla fame e alla sofferenza del mondo, di fronte ai conflitti che sembrano del tutto insanabili e di fronte alle rivoluzioni? Nessuno si fa delle illusioni, nessuno vede un domani di pace, un mondo migliore e redento. Che cos’è questa vo
stra insopprimibile speranza? Com’è
possibile che non venga, meno? Come
può resistere a tutte le delusioni? Come può illuminare la situazione presente e il demani deU’umanità? ».
O fratelli, il mondo, g]i uomini e le
cose, e tutta la creazione, che geme
ed è in travaglio, sembrano chiedere
silenziosamente o gridando, la ragione della speranza dei figliuoli di Dio.
mondo, anche la nostra famiglia
anche Rorà o la nostra, città e il nostro popolo. E quale nazione della terra non è stata raggiunta dal suo amore? Per quale popolo pagano o- ateo
non è morto Gesù Cristo? Non avevano forse ragione i cristiani antichi
di dire : « Ave crux, spes unica », salve, o croce, unica speranza, e non soltanto di fronte alla morte, ma anche
in tutta la pienezza della vita?
La nostra speranza è Dio che regna
In questo mondo sconvolto egli non
ha rinunciato al suo governo, ed il
domani non è degli uomini, il deman'
è suo. La nostra speranza è il suo
regno in cui sarà manifestato il pieno
trionfo del suo amore su ogni forma
di egoismo umano, individuale o collettivo, trionfo deila sua giustizia mi
sericoMiosa, trionfo della pace e della riconciliazione fra le creature di
Dio. E la terra non sarà più posseduta dagli avidi e dai violenti, ma la
crederanno i mansueti; in essa non
si udrà più grido di angoscia e di dolore e non si imparerà più la guerra,
non vi sarà più il peccato e l’anima
Pronti a rispondere a vostra
difesa a chiunque vi domanda ragione della speranza che
è in voi, ma con dolcezza e
rispetto, avendo una buona
coscienza
ì Pi>^tro 3: 1-15
che esso è senza speranza. Quando
ha trovato la .migliore soluzione a tutti i suoi problemi, in fondo non ha
trovato l’unica vera soluzione, poiché
non ha dato agli uomini la speranza.
F' quindi ccmprensibile che esso domandi ragione della speranza cristiana. Ricordate, anche i flloscfi ateniesi condusserc' l’apostolo Paolo nell’Areopago per sapere quarera il Vangelo che egli annunziava.
Oggi questa domanda ci è rivolta
in diversi medi. Talvolta viene da materialisti ohe non conoscono altra potenza ohe il danaro nè altro desiderio ohe il piacere della carne. Essi si
a-vvicinano a noi con intenzioni di
scherno. La loro domanda non è una
vera domanda, perchè nulla vogliono
sapere. Per costoro non vi può essere
neppure una risposta. Gesù dice:
« Non gettate le vostre perle dinanzi
ai porci ».
Ma vi sono anche persone che veramente cercano e chiedono perchè
vorrebbero sapere. Fra queste sono
talvolta anche i nostri figliuoli, i nostri catecumeni. La loro demanda non
è una domanda accanto ad altre più
o meno importanti, più o meno curiose. E’ la domanda della vita, dei
sen,so e della verità dei loro giorn’
della redenzione che compenetra ogni
attimo dell’esistenza, della salvezza
da una morte che non è soltanto conclusione finale di una serie di anni
più o meno bene vissuti, ma è negazione presente di ogni giorno, di ogni
opera, di ogni pensiero. Forse questa
domanda talvolta non è neppure molto cosciente nelle persone, che sono
come degli assetati che non sanno di
avere sete; forse la loro domanda sorge più chiara quando in qualche vicenda ctella vita incontrano una creatura che spera.
Vi sono casi del tutto' disperati, e
nelle grandi città moderne sono' più
frequenti che mai. La cronaca quotidiana dei suicidi ce ne può dare una
Gualche sensazione; ma rangoscia, la
cli.iperazione chiusa di tanti nostri simili nelle case agiate e nelle case novere è infinitamente più vasta.
In varie città d’Europa si è perciò
istituita in questi ultimi anni una cura d’anime per telefono. Di giorno e
di notte qualcuno attende ai telefono
le domande più angosciose di persone
che non hanno il coraggio di aprirsi
ad alcuno, ma dicono a chi non vedono dietro al microfono tutta la loro
disperazione e chiedono così un’ultima volta se v’è una speranza prima
eli attuare un oscuro' proposito di suicidio. Si tratta di singole creature che
muoiono perchè non hanno speranza. Ess-e incarnano l’angoscia occulta
della città rumorosa, affacendata o
presa dalla frenesia del piacere, che
ricaccia nel profondo deH’anima una
angoscia che non può eliminare.
La domanda ci è rivolta dalle persone con le quali veniamo a contatto
e viviamo la nostra giornata, ed è rivolta a noi individualmente o a noi
come comunità, come chiesa. La domanda viene talvolta dalla società nel
suo insieme. I problemi culturali, sociali, politici, nazionali e intemazionali sono altrettanti piunti interrogativi. Un problema è sempre una do
manda, anche se spesso pensiamo che
non ci riguardi e che altre istanze dovrebbero rispondere ad esso.
La società moderna, nonostante tutte le sue meravigliose passibilità sedentiflche e tecniche, non ha ima speranza. E chiede quol’è la speranza cri
Perciò l’apostolo ci esorta ; Siate
«-pronti sempre a rispondere a
vostra difesa — o traducendo più
letteralmente il testo greco; siate
pronti a fare l’apologià — a chiunque
Vi domanda ragione della speranza
ch’è in voi.
Come risponderemo? Come faremo
Taipoiogia o renderemo ragione della
resurrezione del morti e del Regno di
Dio? Dovremo spiegare alla ragione
umana come risusciteranno i morti e
trovare argomenti che la possono persuadere? In fondo ci troviamo dinan
zi alle medesime difficoltà di quando
ci viene chiesto di dimostrare il fondamento della nostra fede nel Dio
create re di frante alle più moderne
Ecoperte scientifiche. Noi non vagliamo provare questa nostra fede cer
cando di accordare la narrazione biblica della creazione con la scienza
di ieri e di oggi, perchè fraintenderemmo e la Bibbia e la scienza, ma
semplicemente annunziamo ciò che la
parc.la di Dio ci dice, cioè che tutta
la creazic-ne è un atto- della infinita
bontà di Dio verso- di noi sue creature -- e la scienza ce ne svela sempre
nuovi e più vasti orizzonti. Questo è
i messaggio della Bibbia intorno al
principio dei cieli e della terra.
Ccs' anche la fine, cioè la resurre
zione e la vita eterna nel regno di
Dio, è opera dell’infinito amore redentore di Dio. QuaJ’è la ragione della
speranza? Questo amore che dà senza
misura, senza economia, come nella
creazione così nella salvezza. L’uomo
recinta il suo piccolo podere per timore che la capra del vicino venga a
brucare l’erba del suo prato; ma Dio
ha creato il mondo senza recinti; perchè ha fatto tutto e per tutti con straordinaria abbondanza, Cos’i è anche
ramore di Dio nella redenziome. Il suo
regno eterno' non conosce i confini
che noi tanto spesso poniamo per la
nostra mancanza di carità, il fondamento e i confini, e ad un tempo la
vita e la gioia del regno, sono ramo
re del Padre rivelato in Gesù Cristo
Fare rapologia di questo Vangelo si
gntoca annunziarlo dopo averlo meditato e rimeditate per affermare le
ragioni profonde e la vo-lontà buona
di Dio a nostro riguardo per l’avve
nire, certo, ma per un avvenire che
dà senso e valore a tutta la nostra
esistenza presente.
Non si può essere pronti a rendere
ragione della ■ siperanza se non si è
compreso quale !uce la redenzio-ne di
Cristo proietta nel nostro tempo.
Essa ci dà la visuale della speranza,
cic'è ci fa vedere gli uomini e gli avvenimenti, il lavoro e la politica, la
cultura e la civiltà, la vita e la morte, ed ogni problema ed ogni cosa sempre e soltanto nella speranza che Cristo ha portato nel mondo. Nulla può
essere tonsitìerato o studiato o posseduto all’infuori di questa visuale. Sarebbe lo stesso che voler distinguere
cose nere nelle tenebre più fitte della
notte. La speranza ha un’unica sorgente, l’amore di Dio verso di noi, ed
è come il sole che splende, rallegra
il cuore degli uomini e dà calore e
vita, colore e bellezza a tutti gli esseri
e a tutte le cose, illumina le nostre
campagne, i nostri monti come le nostre città. Perciò fare l’apologià di
questa speranza significa far vedere
agli uomini quanto essa è vera e valida per noi, in tutti gli aspetti e in
tutti i problemi deU’esistensa.
Questa apologia non può essere una
bella parola che non impegna.
L’apostolo che ci esorta ad essere
pronti per la vera, buona risposta non
c’ presenta come aiuto qualche sistema icglco o qualche teoria, ma ci dice di parlare « con buona coscienza ».
L’apostolo precisa ancora «con dolcezza », o meglio, come dice il testo
originale, « con mansuetudine » cioè
con quell’atteggiamento che Gesù
chiama beato, perchè i mansueti erecleranno la terra, ed ancora : « con rispetto », essendo concordi, compassionevoli, pieni d’amore fraterno, pieto
si, umili, non rendendo male per male, ma al contrario benedicendo. Non
è questo ’’atteggiamento spirituale di
coloro che attendono il regno di Dio?
E che significa tutto ciò se non appunto che la speranza vuole incarnarsi in uomini che sperano? Come
SI può essere pronti all’apologià della
speranza con viso lungo e triste? o lodando i bei tempi passati?
Ricordo fratelli e colleghi, incontrati l’anno scorso nella Germania Òrientale. Ve n’erano alcuni che lavoravano con impegno e con letizia, perchè
vedeivano la loro situazione nella visuale della redenzione in Cristo. La
speranza s’incarnava in loro, faceva
essa stessa la sua apologia e sembrava
dire; «Non esiste un’epoca post-cristiana, la chiesa di Cristo non è una
vecchia istituzione preoccupata di conservare un vecchio mondo, essa è la
chiesa dell’a vvenire, la chiesa dì coloro che camminano verso il Regno e
non dei nostalgici di un passato più
comodo ».
Che cosa può significare essere pronti a una testimonianza con buona co
scienza, se non appunto che viviamo
la speranza, che lavoriamo' nella casa
e nella città con speranza, come il
vecchio agricoltore che nel nostro paese mediterraneo pianta l'ulivo, e su
questi monti il melo o il castagno^ per
la generazione ventura? Non v’è alcun angolo della nostra attività o delle nostre soste nella fatica quotidiana che possa fare a meno di questa
luce.
Anche l’ordinaria amministrazione
della chiesa, della nostra città o del
comune di Rorà. come dello stato vogliono uomini che sapniano amministrare con questa speranza.
La nostra vita ha da essere in qualche modo dimostrativa dell’Evat'.gelo
del Regno di Dio. Sperare significa
incarnare ogni giorno e ogni ora il
Vangelo della speranza. Se la nostra
speranza è nel trionfo dell’amore di
Dio e della sua giustizia misericordiesa, come possiamo essere pronti a farne l’apologià con buona coscienza, se
non vivendo di questo amore e ricercando la giustizia del regno di Dio?
Se la nostra speranza è la pace e la
riconciliazione del mondo in Cristo,
quale ne sarà l’apologià con buona
coscienza se non il nostro adoperarci
alla pace fra gli uomini in ogni sfera
della vita, dalla privata a quella internazionale, in modo che il Vangelo
manifesti oggi la sua luce? Ss la nostra speranza è che lo Sparito del Signore vincerà ogni egoiis-mo e gelosia
ed invidia, che non pr-ovarrà il peccato, ma la_ grazia, noi siamo pronti alla apologia con buona coscienza soltanto se consideriamo tutti gli uomini in Cristo, nel perdono di Dio e se
l’amore di Dio dimora in noi.
Lo pubblichiamo integralmente,
convinti che anche gli accenni
più direttamente riferiti a Rorà
contribuiscono a farne sentire
la concretezza, e ringraziamo
vivamente il prof. Vinay di avercelo fornito. red.
L’àpologìà della speranza sono ga
uomini che sperano, perchè lo Spiritò
Santo opera in loro, nonostante tutta
la loro miseria, e la coscienza della
loro indegnità ad essere in mezzo al
popolo tali segni del regno di Dio. La
speranza e gli uomini che sperano,
che sono chiamati a si, alta apologia
nel mondo, sono generati dallo Spirito del Signore. Nella cristianità antica i credenti erano detti talvolta
« figliuoli deU’amore e della pace »
Oggi quanti sono chiamati a questa
testimonianza nel mondo moderno so
no figliuoli della speranza, perchè sono nati dalla speranza. E ciò viene
non dagli uomini, ma da Dio. Amen
Offerte per i restauri del Tempio
e della Oasa Valdese di Rio Marioa
in occasione del suo centenario
Paoli An'.onietta (Rio Marina) L. 10.000;
Corsani Mari» e Letizia (Torre i’ellice!
3.000; Speces Adele (Rio Marinai 4.500;
Cesarò Amato e Letizia (Firenze | 10.000;
Martelli Federico (Genova) 5.000; in memoria di Angelo Acinelli, la moglie Evangelina, i figli e le figlie (Rio Marimi e Australi! i 50.000; Acinelli Alfredo, Giovanna, Flora e Falanca-Acinelli Rosa Roma
nc (Rio Marina) in memoria di (.incorno
Acinelli 76.000; Bertolè Marcella I ’'orino'
•r.Or.f,. A lutti la più viva ricono-scenia.
La Comm. Distr. Valdese
del IV DistreUo
Rinigraziand-o i generosi donatori, romu
nichiaiuo ohe le offerte possono ess.-re fat
te- pervenire o tramite la Tavola Valdese
Via IV Novemibre 107 . Roma ( i .c.p. nuim
1/27855) o direttamente al Sovrintendente
Distrettuale C. Gay - Via Marianna Dìo
nigi 57 - Roma, o al Capo-Distretto Pa
store G. Mathieu . Via IV Novembre 107
Roma, sempre specificando ; « per Rio
Marina in occasione del Centenario ».
PERSONALIA
La signorina Mirella Bianconi si è
lEureata brillante'menite presso ii Magistero di Roma in lingue e letterato
re straniere. Alla neo-dottoressa i nostri migliori auguri.
Apprendiamo la scomparsa, a Napoli, della Signora Nelly Donini Buffa. Ci proponiamo di ricordare l’opera- di questa nostra appirezz-ata .scrittrice, dedicatasi particolarmente ai ragazzi, ma desideriamo esprimere subito a tutti i suoi familiari la nostra
viva simpatia.
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CARTA DEL LE TRE VALLI
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Vi ricordiamo questo bel microsolco i g'ri, di cm. 30, su cui sono state
registrate in versione da concerto anliche canzoni valdesi. Lo si può ottenere, al prezzo di L. 3.300, presso la Cinudiana, Via Principe Tommaso 1,
Torino, oppure a Torre Pellice.
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19 luglio 1963 — N. 28-29
pag. 3
fina donna nella cronaca
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Non è un’attrice, non è una bamboleggiante principessa delie superstiti
monarchie, non è rurlatrice nè la vagante Soraya ultima morderà. E’ una
squallida creatura avvizzita precocemente, che si contorce in un letto d’ospedale (c’è ogni tanto qualche letto
disponibile per i ricoverati d’urgenza.
nell’Italia del miracolo), miruita da urta
malattia senza rimedio, e questa donna, o meglio questo residuo di ciò che
fu una donna sana, giovane e forte,
riesce ancora a pronunciare una frase
dantore. Inutilmente le ragazzine del
twist, le sofisticate signore del weekend, associerebbero quella frase al significato che la parola amore riveste
nel costume attuale, qui si tratta di
un amore senza tempo nè condizioni,
un amore miracolosamente rimasto vivo attraverso urta intera esistenza fatta di esperienze negative e il dolore di
un ménage deleterio che ha fermato 'I
passo di due sposi a due soglie diver
se. la galera e l’ospedale.
La cronaca è breve. Una donna di
56 anni sta morendo. La sua vita è
stata un susseguirsi di stenti, fatiche
e amarezze. Suo marito è in carcere,
condannalo a dodici anni per un omicidio compiuto una sera in cui l’alcool
aveva del tutto ottenebrato il suo cervello. Beveva per dimenticare il fallimento della sua carriera sportiva. La
moglie, benché il delitto fosse avvenuto in circostanze òhe frustravano]
particolarmente la sua dignità di sposa e i vuoi sentimenti, non lo abbandonò. Da quando il marito entrò in
carcere vi.sse soltanto per lui. Trovò
Uh poso) in una fabbrica, guadagnava
poco c Jonniva per terra, sul posto di
lavoro, per risparmiare i soldi del
tram. Dna volta al mese si recava a
Fos.safz; a trovare il marito; gli portava i liìvpri risparmi e il conforto di
una peesenza afftettuosa,. Quando la
donna ebbe i primi disturbi del male
non ne fece parola a nessuno, non voleva e.-sere ricoverata perchè non avrehbe più potuto vedere il marito.
Due settimane fa la trovarono priva
di sensi su di un giaciglio e la portarono all’ospedale. Ora sta per morire
è ridotta in condizioni pietose, soffre
dolori tremendi ma ha saputo sopportarli in .silenzio finché non si è accorta
dì ess. re vicina al grande passo. Al
loro, tra le lacrime, ha chiesto di abbracci-are per l’ultima volta il suo Emilio. lì permesso può essere concesso
soltanto dal Ministro di grazia e giustizia e occorre superare gli scogli della burocrazìa perchè il desiderio di
quella morente sia esaudito.
Forse i nostri lettori non si aspettavano che ci occupassimo per un intero articolo, di una donna della cronaca nera, questo argomento a sfondo
macabro, buono per il soggetto di un
film giallo con finale rosa-lacrimogeno, questo ricorso a particolari da malavita di osterie, ben poco si confanno
al nostro pulito giornale dove ì fratelli cercano un godimento spirituale ed
una distensione tanto necessari. Chi è
questa donna infine? Che cosa la met
tc al di sopra dei tanti argomenti dei
quali sarebbe bene, anzi, necessario
parlare in questo nostro colloquio? Il
marito, un gigantesco pugile, fallito
perchè era tutto muscoli e poca intelligenza, non deve aver seminato la
vita di questa donna di troppe rose.
Ma Elsa Neirotti, questo è il nome
della moglie, non si ribellava nè all’uomo nè a Dio. ”E’ un brav’uomo” diceva, ”ha soltanto il vizio di bere”.
Per anni è durato H grigio cammina
di questa miseria materiale e morale.
Ogni giorno, sempre, fino alle soglie
del carcere, e poi ancora, da sola, malata, stanca, affamata, la donna ha seguitato ad amare suo marito, è stata
l’angelo consolatore che nelle sue visite ha portato, forse, un barlume di
Fede in quella testa ottusa, ottenebrata dall’alcool e dai pugni. Attraverso
gli anni ha%eguitato a mantenere viva quella lampada di dedizione e di
amore che fa della casa un tempio e
stimonianza della presenza di Dio, riflessa dcdla Carità delle Sue creature;
più vive, e più luminosa, quanto più
oscura e declorante è l’umanità di una
di esse, quanto più ogni gioia e ogni
risposta le sono negate.
E' la Carità che non chiede, per sé,
altro che la gioia di donare, fino all'ultimo, fino ad ogni rinuncia.
A tutti quanti si dibattono fra le incomprensioni reciproché, le suscettibilità, le irritazioni; incapaci di colmare ì ’’vuoti’ con una carica affettiva
che superi la crisi e riconduca raccordo dove c’è diversità di opinioni o di
caratteri, a noi tutti cui piace tanto
spesso la parte della vittima e dell’oppresso, questa donna insegna quedehe
cosa. In tutta la sua vita c’è una manifestazione tale di amore, un tesoro
di sentimenti dei quali, quelli non espressi, sono ancora i più puri e i più
nobili. Il mestiere ci ha insegnato a
leggere tra le righe della cronaca; il
contatto con gente di ogni condizione,
con le ’’vite” altrui di ogni volto e di
ogni tipo, ci fanno vedere tutta l’esistenza di Elsa Neirotti, così come è
Stata per lei, e ci sentiamo commossi,
e ricordiamo i versi di una lirica, scritta da una donna, che dicevano press'a p(Ko così: Quando sarò morta a
pri le mie mani, vi troverai doitro delle rose, quelle che io non feci in tempo a offrirti.
Può sembrare uno strano contrasto
avvicinare la visione di queste rose, il
ritmo di questi versi così pieni di significato e di dolce completa dedizione, alle mani di Elsa Neirotti. Sono
mani logore, sporche, sfinite, senza
grazia nè eleganza, mani che conobbero tanto dolore; eppure poche sono,
forse, le mani che come queste seppe
ri offrire tanta meravigliosa e silenziosa dovizia di Carità fiorita.
Signor Ministro, La preghiamo anche noi per questa sorella morente:
riporti per un attimo, finché in tempo,
il sorriso su quelle povere labbra, perchè si chiuda quella esistenza tormentata con un segno di amore e di umanità. Marco
CAMPO LATINO
Parigi, 28 luglio - 3 agosto
Tenui: « Progresso e speranza cristiana »
PROGRAMMA
Domenica 28 luglio — Arrivo rongressHti.
Lunedì 29 Lu^o — Mattino: Culto di
apertura e presentazione del tema-studio biblico - Conferenza : « Promessa
della tecnica » (M. Meinadier) - Pomeriggio: libero.
Martedì 30 luglio — Mattino: Studio Biblico - Conferenza: Progresso e teologia: riflessioni d’un non teologo »
^Prof. Eìnea Balmas).
Mercoledì 31 luglio — Visita di Versailles,
ove nd pomeriggio parlerà il Prof.
Jean Ebersolt su « Storia e senso della storia ».
Giovedì 1 agosto — Mattino: Studio biblico - Pomeriggio : libero.
Venerdì 2 luglio — Mattino : « Chiesa e
progresso » (Pastore E. Mathiot) - Di
battilo generale e conclusioni . Pomeriggio: ore 18 culto di obiusura.
Sabato 5 luglio — Visita di Chartres (se le
iscrizioni saranno sufificienti).
Norme pratiche — Peneione giornaliera
fr. 18; possibilità di sconto dd 20% sulle
fmrovie francesi. Iscriverei, versando la
quota di L. 1000, presso il segretario delPAICE, Franco Calvetti - Pomaretto (Torino) al più presto.
Congresso annuale
lì Congresso Annuale dell’Associazione
avrà luogo D. v. a Torre Pellice nella
sala deU’Asilo g. e. il 10 agosto 1963 col
seguente programma :
ore 9,30 esulto di apertura
ore lo - Pìresentazione del tema : « Insegnante sotto accusa », da parte di un
irtsegnanite, di una madre -li famiglia,
di uno studente, seguito da discussione,
ore 1-1,30 - Relazione morale e finanziaria dd Comitato nazionale, dtecutisione, elezioni e varie.
Speriamo vivamente che i eoUe^ii vicini e lontani si sentano impegnati a
sostenere con la loro presenza il lavoro dell’Associazione: solo con la collaborazione di tulli essa può svolgere a
più largo raggio la sua azione indispensabile per l’affermazione dei nostri
principi evaingdici.
iiiiiimiiimiiiiiiiititiiiimmimiitiiiiiimiiitiimiiimiiniiii
simiiiiiiiinnninfDiiMitmiiiimiiuiii uiRiiiuiHiimmitHiHiui
ORSARA DI PUGLIA 29-30 GIUGNO
La Conferenza del Quinto Distretto
Partiti all’albà dalle nostre case, siamo
giunti, la mattina del 29 giugno, a Orsara
(1; Puglia. Dopo il caldo dei giorni precedenti, 'dopo le fatiche del viaggio, i nostri
polmoni e i nostri cuori si sono allargati
in un ampio respiro Jd corpo e dello spirilo di fronte alla stupenda visione della
distesa del Tavoliere delle Puglie, di que
■Sto slenninalo letto di mare emerso da lon
tani millenni. Per raggiungere Orsara, sia
: he si veni.sse in auto dalla stradale di
Fcggia, ria che si venisse per ferrovia, la
cui stazione è ad alcuni chilometri di distanza dal (-entro abitato, lutti abbiamo
dovuto percorrere il comune «d unico tratto di strada che, tra continue svolte, conduce su in [taese. E questo fatto, così .semplice da pote-- apparire banale, potrebbe
essere inle-rpn'talo come un sìmbolo: d.i
(piahinque direzione .si venga, per salire
alla meta occorre, almeno aH’ultimo bivio,
percorrere lutti lo .stesso tratto di strada.
Nel Tempio V.aldese di Orsara, suggestivo nella sua recente sistemazione ci
siamo ritrovati, venti delegati delle Cliiesc del tjuinto Distretto, con la presenza,
sempre gradila, del sovrintendente P. V.
Panascia.
L’Assistente di Chiesa Carmen Trobia ha
tenuto il Culto d’apertura, ed è stato con
vivo piacere che abbiamo ascoltato il sermone pronunciato con dolcezza femminile
e tuttavia con energia, di questa nostra so
relia consacrata al servizio del Signore.
La scelta del passo da meditare è stato
costituito da una preghiera e da una esortazione: il V. 19 del Salmo XXII ed i vv.
1,3-14 della 11 Lettera a Timoteo. In certo
modo la preghiera della Chiesa e la rispo
sta che j! Signore le dà per mezzo della
Santa Scrittura. Nello sgomento per la con
statazionc della nostra infedeltà, della no
stra incap.acità a dare quanto ritenevamo di
poter offrire (« ci troviamo con le mani
vuote, anzi macchiate, impresentabili, ma
ni che noli possono offrire tua ohe cercano di nascondersi »), ecco che il Signore
stesso pone sulle nostre labbra una preghiera che è una confessione di fede: «O
Eterno, tu sei la mia forza ! ». Tutto e tutti possono aiutarci, prima d’ogni altra cosa, ben inteso, la nostra coBaborazione fraterna, ma a condizione di essere appoggiati a Dio, di cercare in Lui il fondamento
sul quale edificare la no-stra Chiesa, il fondamento in cui radicare ogni opera nostra.
Ma, mentre noi chiediamo aiuto al Signore, il Signore ci dice: Aiuta, trasmetti
1 Evangelo che è salvezza in ogni distretta;
mentre noi chiediamo di essere custoditi,
il Signore ci ordina: Custodisci... perchè
egli vuole farci conoscere la redenzione del
la nostra vita rendendola piena di senso
con questa missione, con un servizio in vista del suo Regno.
Dopo queste edificanti g rincuoranti parole, che nella constatazione dei nostri limiti e delle nostre debolezze e infedeltii
ci ricordavano che la nostra forza può venire soltanto dal Signore, ricliiamandocl
tuttavia alle nostre dirette e personali responsabilità, hanno avuto inizio i lavori
della Conferenza con la elezione del Seggio e la lettura deUa Relazione della Coni
missione Dislretluale.
Seguendo le buone regole della omileti
ca tradizionale, la relazione, come un sermone, è stata divisa in tre parti: nella prima sono stati ricordali i fatti più importanti accaduti nel Distretto durante l’anno
ecclesiastico testé trascorso, nella seconda
è iStato fatto il bilancio critico delle atti
vilà ecclesiastiche e nella terza sono state
indicate alcune prospettive che si presentano per l’avvenire.
Mentre i fatti sono stati tutti positivi e
rallegranti (convegni, incontri e radunicelebrazione del centenario della Chiesa di
Psapoli, inizio dei lavori di costruzione del
tempio di S. Giovanni Lipioni, lavori pei
Tinstallnzione dell’asilo infantile di Orsare,, inaugurazione dei nuovi locali della
Chiesa di Campobasso), non è mancata una
constatazione negativa, sia pure d’ordine
ecclesiastico: l’ulteriore diminuzione dei
membri di Chiesa, di circa l’8,5%. La causa, come Ita messo in evidenza in modo
particolare il past. Vicentini, risiede nella
emigrazione. Dalle regioni meridionali agricole e con scarse industrie, come è noto,
parte un flu.sso migratorio verso le regioni
industriali deR’Italia settentrionale, verso
la Svizzera, la Germania e in certa misura
anche verso i paesi transoceanici. Le Co
munità colpite da questo fenomeno, per cui
vengono privale particolarmente degli uomini adulti e validi mentre rimangono le
donne ed I bambini, sono quelle di Bari,
Latiano, Campobasso, tutta la Diaspora abnizzese. Foggia, Corato, S. Giaccmo e la
sua Diaspora, Bernalda, mentre le Comunità di Brindisi e Natioli hanno registrato
lievi aumenti. Come sopperire a queste perdile e elle cosa fare per questi fratelli che
il bisogno r.llonlano dalla patria e divide
dalle famiglie? .Sono <iiie«ti due argomenti
e due problemi che non potevano ovvi-tmente essere esauriti nel breve corso di
una Conferenza Dislrciluaie.
Nonosl.iinte la diminuzione dei membri
di Chiesa, si è registi-.ilo, rispetto all’anii'i
precedente, un numenio dei versamenti, il
che non deve essere considerato soltanto
come un dato materiale ma può anche essere interpretato come un buon segno di
amore e di impegno. Naturalmente, come
è stato rilevalo, l’offerta da ®è sola non può
ecsiiluira un indice di teaecamenlo e di
risveglio religioso, giàa uuUa varrebbe il dare se non fosse aocompaignato da
un sentimento e un desiderio di viva e totale partecipazione di tutto il proprio spirilo al servizio del Signore.
Muovendo daU’argomento del colportag
gio. la prima discussione ampia e animata
s è aperta sull’imiponante proiblema della
evangelizzazione. Al tefmine di numerosi
interventi, la Conferenza ha approvato il
seguente o.d.g.:
”La Conferenza, in connessione con
la discussione sull’evangelizzazione, accogliendo l’istanza del Convegno giovanile interdenominazionale di Cerignola
dell’ 8-12-1962, chiede al Sinodo di pro
muovere con urgenza la riattivazione
del ministero del colpoilaggio ”.
Considerando come le opere sociali siano il più valido mezzo per una efl&cientc
evangelizzazione, la Conferenza, riconfer
mando l’o.d.g. votalo dalla Conferenza distrettuale tenutasi a Carundiio dal 2 ad 3
giugno dello scorso anno, ha approvato il
.secondo o. d. g.:
”La Conferenza, rMegg-andosi delle
opere .sociali felicemente sorte sul terreno del servizio e della testimonianza
cristutna nel Quinto Distretto, invita il
Sinodo a dare mandato alla Tavola di
voler coordinare e inquadrare dette opere ai fini di un .sempre più efficace loro potenziamento”.
Un ampio dibattito «i è avuto ancibe .sul
grave problema della mancanza di operai.
Tuttavia la Conferenza, con senso di realismo, coiisi-ia come non sia possibile, nella attuale situazione, poter chiedere tutti
(;uegli operai di cui in effetti le Comunità
c le Diaspore avrebbero bisogno, si è limitata alla richiesta di un solo operaio jier
la Comunità clic particolarmente e con urgenza ne ha bisogno, approvando il seguente o.,d. g.:
”T.ii Conferenza, dopo aver esaminalo la situazione della Diaspora TarantoRrindis-, in considerazione della necessità di una più adeguata cura d’anime,
dello sviluppo industriale della zona e
del nostro urgente dovere di testimonianza evangelica, rinnova alla Tavola
la raccomandazione ad inviare un secondo operaio a Brindisi ”.
Altra questione sulla quale i delegati
hanno portato tutta la loro attenzione è
3la;a quella concernente la sorella Trobia.
Non si trattava di porre in discussione il
pastorato femminile, per cui la Conferenza
ncn si è avventurata in discussioni teoio
Tra la teoria e la pratica
In margino alla Conferenza Distrettuale di Orsara di Puglia
Per chi ntn lo sapesse una Conferenza
distrettuale è l’incontro di un gruppo di responsabili che su problemi che di solito sono
gli stessi, discute e cerca di trovare una
linea di .soluzione da additare alla riflessione delle conunità (la base) che i responsabili rnppreìentnno, ovvero al Sinodo (il
vertice).
Additare al Sinodo un problema vuol dire inquadralo in una più ampia riflessio
ne, cioè f&lo pesare sulla coscienza vocazionale di tutta la Chiesa.
Quest’amo i problemi puntualizzati dalla Commùsione distrettuale furono quattro:
quattro glosse parole come queste: Culti;
Scuole Domenicali; Scuole di Catechismo;
Finanze, {.direi preferito: contribuzioni).
Non si trattava di discutere sull’acquisita bontà li queste strutture, quanto di esaminare il un comune spirito di ricerca il
lato manchevole e trovare i rimedi.
Ma chi cosa è successo quest’anno che a
parer irto avrebbe potuto essere evitato^
Che quatto più si è cercato di esemplificare
c conergizzarp i problemi, tanto più si è
riuscito a hanalizzitrli. E’ allora che si na
viga nd mare magno della teoria, delle
sentenza ad effetto.
CoglUrno una fra le tante che non tengono coito della realtà... a pag. 8 leggiamo :
... ’’Ippure In creazione di una Scuola
Domencale anche minuscola, la costituzione di ma scuola di Catechismo, magari con
un soli^ alunno, anche se non sono cose che
fanno notizia” e non provocano aiuti dall'estert, significano qualcosa di concreto
per la nostra opera”.
Se itvece ai problemi additati si fossero
dati àtri nomi... vecchi di secoli come:
Testirmnianza — collaborazione della famiglia— e laica in genere — si sarebbe rimasti nella discus.sione più aderenti al problema e meno astratti.
Le Scuole Domenicali e tanto meno le
Scuoti di Catechismo non si formano con
uno < due alunni. Nella grande diaspora
del V Distretto è stato rilevato che ben 14
tra piccole comunità o gruppi non godono
di queste indispensabili istituzioni. E così
sarà purtroppo... finché non riusciremo a
.suscitare una coscienza più cristiana e me
no clericale (accentratrice) della vita della
chiesa.
Questa purtroppo non poggia sui doni,
ma sul l'astore. Ci siamo clericizzati. .4lloni nulla è più difficile che di trovare un
monitore o un catechista dove non abbiamo
foimato un ¡mdre e una irmdre cristiani. Io
so di una madre che per poter comunicare
col proprio figlio cieco in Collegio imparò
l alfabeto Braille. E’ quella stessa sorella
che volle offrire una stanza e trasformarla
in Oratorio per la testimonianza e in seno
albi famiglia e al vicinato.
Le Scuole domenicali e di Catechismo
dobbiamo cercarle... quando avvertiamo che
esse sono altrettanto indispensabili che il
culto, che rischia, in certe zone depresse,
di rassomigliare ad un simulacro. Non ci
sbancheremo di insistere che vale la pena
di creare i vivai della chiesa di domani.
Quando ci siamo assunto compiti e pesi
superiori a quanto le nostre spalle potevano sopportare, non abbiamo per nulla
pensato agli càuti dell’estero.
Era solo la fede e la speranza a sospingerci, mentre il Signore approvava, suscitandoci amici e mezzi, confortando così la
azione intrapresa. Non è certo facile che
nei 14 ¡lesti segnalati basti Ut sola buona
volontà, i responsabili sentano tutta la nostra simpatia. Ma se lo Spirito del Signore
soffierà su quanti cercano di mantenere viva la fiamma della fede, con culti periodici
e regolari, e nei genitori mettendo nei loro cuori la preoccupazione di dare ai loro
figlioli col pane materiale il pane della
Parola e dell’ammaestramento, non sarà
impossibile il miracolo di tante scuole dodenicali, di tanti corsi di Catechismo quanti ne occorrono in .seno ai 14 gruppi se
gnalati. G. E. Castiglione
giclie, ed i delegati si sono espressi dimostrando un unanime entusiasta apprezzamento dell’oipera svolta dalla sorella Trobia
durante il suo periodo di prova. Informata
die, dovendo la sorella Trobia contrarre
prossimamente matrimonio, la sua domanda di passaggio in ruolo non è stata accolta, la Conferenza è rimasta fortemente sorpresa, in quanto la norma che avrebbe dovuto stabilire la obbliga-torietà della condizione di nubile o di vedova era stala respinta dal Sinodo 1961, mentre, sia le situazioni e necessità delle nostre Comunità e Diaspore, sia le qualità dimostraite dal
la sorella Trobia, venivano considerati validi argomenti in favore deR’accoglimento
della sua domanda. La Conferenza aippro\ava pertanto il seguente o.d.g.;
”La Conferenza sottopone all’attenzione del Sinodo il caso della candidala
assistente di Chiesa .sotto ¡trova Carmen
Trobia, la cui domanda di assunzione
nel ruolo delle assistenti di Chiesa, presentata a norma degli arti. 155 bis e 155
dei RR. OO., non è stata accolta dalla
Tavola”.
Veniva infine approvata la decisione con
la quale la Conferenza ha incaricato la
Commissione distrettuale di situdiare il problema dei Culti settimanali per Io studio
biblico e di riferire alla prossima confe
renza autunnale.
Approvata la Relazione della Commissione distrettuale, la Conferenza riconfermava detta Commissione, composta del
Tiast. Davide Cielo, presidenite, del fratello
Fiancesco Rusi, vice iiresidente, del past.
Ernesto Naso, segretario, ed eleggeva i delegati al Sinodo, nelle persone dei fratelli
Eros Vicari di Napoli (Vomero), Giordano
Senesi di Taranto ed Ercole Salvati di Ba
E’ stato infine stabilito che la prossima
Conferenza distrettuale sarà tenuta a Napoli ed il past. Enrico Trohia è stato designalo quale predicatore.
Nonostante la ristrettezza del tempo e
l’impegno di lavoro, no-n è mancata, ad
iniziativa e merito del past. Enrico Trobia, una interessante serata ricreativa con
la proiezione di un film a cociori, che ci
ha mostrato il baldo e simpatico gruppo
dei giovani evangelici tede.schi, guidati dal
pasì. Helmut Glatte, al lavoro da essi offerto per l’installazione del grande prefabbricato che dovrà essere sede dell’asilo infantile di Orsara e di un secondo film di
vita ambientale.
Al termine della prima giornata di lavoro avevamo ascoltato un messaggio del
past. Inceli!, della Chiesa Melodista di Napoli, il quale ha parlato, con acuti accenti polemici, dei predecessori di Paolo VI
che assunsero lo stesso nome, non mancando di ricordare alcuni atteggiamenti passati del cardinale Montini (quale ad esempio la soppressione del periodico « AdesKo »1, i quali non farebbero troppo sperare die egli possa essere continuatore, con
unità di spirito, di Giovanni XXIII.
La mattina della domenica il culto è staio presieduto dal past. Ciclo, il quale ha
parlalo sul cap IV v. 33 degli Atti degli
Apostoli, facendo un sempre opportuno richiamo alla Chiesa primitiva, la quale de
■-e rimanere nostro modello.
Per terminare, non possiamo passar sotto silenzio la cordiale accoglienza ricevuta
ad Orsara e gli ottimi servizi logistici li
pasti con.sumati insieme nei loculi parrocchiali rimarranno memorabili), per i quali
immaginiamo che non poche difficoltà dehl>ano essere state superate, e perciò siamo
grati al past. Enrico Trobia e alla sua gentile compagna, nonché a quanti li hanno
ccadiuvali in queste loro fatiche.
Sul sagralo del Tem-pio (gli inlransigenli mi passino questo termine cattolico di
sapore medioevale e romantico) ei siamo
salutati. Qualche frettoloso saluto, ma non
meno affettuoso e fraterno, di chi era costretto a scappar via, si era già avuto nell’interno del Tempio. Avevamo trascorso
due giorni insieme, in comunione fraterna, ed ora dovevamo separarci per ritornare là donde eravamo partiti. Incontrarsi e doversi separare è nel destino delle
vicende umane. Rimanere uniti neU’amorc di Cristo è il dono offerto ai credenti nel
■Signore.
Eros yicari
4
pag. 4
N. 28-29 — 19 taglio 1963
IMPEGNO EVANGELISTICO A ZURIGO
tlé-.
Noi predichiamo Cristo, poteoza di Dio
Un corso di cultura
Morris L. West
Ecco le parole che sera do-po sera sono
state di insegna per coloro che nel Volta
liaus (Casa del i>opolo) a Zurigo hanno con
dotto materia'lmente e spiritualmente la già
annunciata attività evangelistica. E non solo queste parole sono state loro di insegna
nu; hanno rappresentato l’unico baluardo
della loro fiducia. Infatti se uno in una impresa a favore del Regno di Dio pone tutt.i
la sua fiducia nella Potenza di Lui, ehe è
Cristo, costui non sarà mai svergognato e
sicuramente, in qualche modo, raccoglierà
il frutto del suo lavoro eseguito con zelo
e fervore e mosso unicamente dall’amore
per la redenzione den’umanità. Sì, perchè,
come afferma Gesù: «... vi sarà più letiiic in cielo per un solo peccatore che si
ravvede che per novantanove giusti i quali
non hanno bisogno di ravvedimento ». E
noi abbiamo appieno constatato quanto sia
verace quest’affermazione del nostro Signo
re vedendola più volte moltiplicata nel numero delle persone che, per la prima volta nella loro vita, hanno in questa circostanza piegato il capo dinanzi alla maestà
di Dio, potentemente investiti nelle coscienze dalla straordinaria imponenza del
divino appello, E la nostra allegrezza per
tanto miracolo è stata veramente di figliuoli di Dio che sperano in Lui, e in Lui si
confidano e fanno ugni cosa in Lui per
l’avanzamento del Suo regno.
Certo non è stato facile decidere per questo miiniino lavoro nella sconfinata messe
del Signore, perchè essendo esso ideato e
rivolto alla evangelizzazione di 30.000 italiani residenti nella città di Zurigo e nel
suo Cantone, richiedeva la collaborazione
di tutte le chiese e i gruppi evangelici di
qualsiasi denominazione esistenti nel cantone stesso. Ma alla preghiera nulla è impossibile, e le diverse membra dell’unico
« Corpo jj si son potute riunire ed operare
(On slancio, fede, dedizione in quest’opera.
Nè è stato facile, a giudizio umano, scegliere, nella vastissima gamma della rivelazione l’argomento che più si confacesse
.alla circostanza (si trattava di esporre a
circa 200 persone, di cui gran parte certa
mente sfiduciate e amareggiate dalle molteplici difficoltà e delusioni di una vita sen
za Dio, il messaggio della salvezza per la
¡iolenza dello Spirito Santo nella fede in
Cristo Gesù. Si trattava di condensare, per
il bene di tanta gente il fiore delle verità
evangeliche e presentarglielo come dono di
Dio e non degli uomini. E ciò è quanto
con l’aiuto di Dio e per mezzo del Suo
Spirilo è stato fatto durante le «ere del 3(1
e 31 maggio, 1 e 2 giugno.
Poi bisognava disporre gli operai che materialmente si affiancassero a coloro cui era
stata assegnata la parte — direi — spiritua
le nella ricca « messe » ; ed anche questi
seno stati numerosi nelle persone dei « collaboratori » (che ancora non hanno finito
il loro- corso di qualificazione) ; quali con
sorprendente zelo, per qualche settimana,
si sono incessantemente dedicati alla di
stribuzione dei 30.000 inviti neUa città e
per i dintorni, incuranti della stanchezza
fisica, dei problemi familiari e del quasi
generale scetticismo che era facile riscontrare in coloro ai quali gli inviti erano destinati.
Il messaggio portato a quanti hanno accclto rinvito aveva per titolo « Tu cerchi...
hai trovalo? » ed è stato -distribuito in quattro incontri in cui sono stati svolti i se
guenti temi:
1) giovedì 3o maggio : La tormentosa ri
cerca della vita ; 2) venerdì 31 maggio : Il
Padre ti cerca; 3) sabato 1° giugno: La voce dei tuoi compagni; 4) domenica 2 giu
gno (giorno d! Pentecoste): L’ora della decisione.
Vogliamo esaminare brevemente i temi
suaccennati.
La tormentosa ricerca della vita.
Hanno co-Uaborato olio svolgimento di
questo tema il Pastore Dr. Elio Eynard, titolare della Chiesa evangelica di lingua italiana in Zurigo e i giovani Pastori Ronchi
e Corda della Missione evangelica dj lingua italiana nella stessa città.
Gli inni cantati sono stati tratti dall’Innario Cristiano e opportunamente ciclostilati e distribuiti, cosicché tutti i presenti
ne hanno potuto avere una copia e sono
stati in grado di seguire le parole. Durante
tutta la serie di incontri si è potuto rilevare con profonda commozione come quasi
tutti coloro che per la prima volta assiste
vano a una predicazione evangelica seguissero il canto degli inni con tanto interesse.
E’ da notare per questa prima serata di
evangelizzazione anche la preziosa presenza della corale svizzera che assai degna
mente ha diretto il canto dell’assemblea.
11 Pastore Ronchi inizia con la lettura di
un Salmo in cui, particolarmente, Davide
rivela un’anima assetata della conoscenza
di Dio. Viene presentata così, per la Parola di Dio la tormentosa ricerca dell’uomo
nella vita, talvolta consapet'ole, ma più
spesso ignota e oscura. E’ questo il tema
d: cui subito dopo ha fatto ampio oggetto
ii messaggio del Pastore Eynard. Prima però questi ha voluto cogliere l’occasione per
rendere con gli Italiani presenti un riverente omaggio alla libera e demoora-tica città di Zmigo e a tutta la Confederazione che,
a parte gli immancabili difetti (e qual’è
mai il Paese che ne è immune?) ci offre
ui; ricchissimo patrimonio di cultura e di
civiltà esemplari. Gli Svizzeri hanno risposti! lodando la nostra operosità nella loro
« alta congiuntura ».
Do-po questa parentesi ohe, sono convinto, è servita a creare la debita atmisfera di
Iraleniità, ecco il vero e proprio messaggio.
Dopo .aver seguito l’uomo nelle principali « tappe » del suo cammino verso la
civiltà, -dai primordi della sua apparizione
sulla t erra fino all’èra odi erna, e dimostra■o così -storicamente la perenne, affannosa
ricerca, l’oratore conclude col racconto in
sintesi del giovane Agostino che, dopo aver
vissuto tipicamente il travaglio dell’uomo
alla ricerca di una felicità illusoria incoiiira il tesoro dell’Evangelo e pronuncia la
famosa frase: «Il nostro -cuore è inquieto,
finche non s’acqueti in o Dio! ».
11 Pastore Corda ehiude questo primo incontro con vari annunci e un caldo invito
a (Seguire il resto degli incontri.
li Padre ti cerca.
Questo secondo tema rappresenta e contiene il cuore dell’iniiero messaggio
libri
L’avvocato del diavolo
che
sarà ulteriormente ampliato nel corso della
serata successiva.
Il Pastore MaUhey introduce lo studio
con la Jeilura delle parabole: il tesoro na
scosto, la pècora smarrita, la dramma perduta. Queste tre parahole vengono poi prere in esame dal Pastore Eynrrd soffermatidosi in modo particolare su quella della
dramma perduta. Qui egli fa notare quanto
sia prezioso nella vita di un uomo che Dio,
per sottrarlo alle teniabre deil mondo, si
serva talvolta di colpi liruschi, cosi come
la donna della parabola deve adoperare la
scopa e spazzare la casa per rinvenire la
monetina a lei tanto cara.
La voce dei tuoi compag-ni.
Questo tema è stato affidato alle esperienze di tre giovani evangeUci: Renato
Diiben-doi-f, Giuseppe Favaie e Guido Pagella. Il giovane Sebastiano Giuffrida ha
letto la -parabola -dd Figliuolo prodigo che
gh altri dovevano commentare.
Come si può facilmente notare qui la
collaborazione è stata alquanto varia e per
questo veramente originale. La forma, semplice ma nitida e armoniosa nei concetti e
nei sentimenti espressi da ognuno.
l’ora della decisione.
Ecco giunta l’ora della decisione.
Sono le cinque pomeridiane della domenica di Pentecoste. Il numero de: presenti,
molto rallegrante: 300 circa, di cui solo
una settantina evangelici.
Il Pastore Eynard gj accinge a svolgere
quesi’uliinio tema che è la mèta e il movente dell’intera attività evangelistica.
Davanti a uu uditorio straordinariamente
.'ittento e in-leressate, dopo aver brevemente accennato ai principa-li -punti che ci se
parano dalla -dottrina cattolico-rom-ana ed
alle maggio-ri difficoltà che ogni cristiano
iedele alla sua vocazione in-con-tra nella vita, e ricordato a questo propoisito le parole
del Maestro: «Nel mondo avrete tribolazione, ma fatevi animo, io ho vinto il
mondo o, il predicatore giunge ai punto
culminante e invila lutti coloro che -in qualclie modo hanno percepito il divino ap-pel1-1 e vogliono rispondere con l’impegno di
una vita nuova nella fede in Cristo, ad alzarsi in -piedi affinchè vedendoli, insieme a
tutta la Comunità presente, egli possa portare nella preghiera il ricordo dei loro volti Così termina questa serie di incontri,
non senza aver prima distribuito ai convenuti molte copie del Nuovo Te-stamento
e -del nostro mensile « Voce Evangelica ».
11 Signore voglia promuovere e benedire
nella sua chiesa ogni sforzo, piccolo o
grande che -sia, -che in tal senso si compie
in que.sto mondo, annunciante sempre più
chiari i segni della sua venuta.
Andrea Romito, lavoratore di Venosa (Potenza) attualmente a Uerikon (Zurigo).
COMUNICATO
Si è riuniito a Zurigo i giorni 15 e 16
giugno 1963 il convegno dei rappresentanti
delle comunità evangeliche di lingua italiana deUa Svizzera.
Erano presenti 46 delegali delle comunità evangeliche di Zurigo, Winterthur, Mannedorf, Gossau-Wetzikon, Biilach-Eglisau.
Sciaffusa, Basilea, San Gallo, Lucerna,
Erauenfeld, Bondo, Soglio, Caslasegna,
Slampa, Vicosoprano, Casaccia, Brusio, Poschiavo.
Sono siale presentate e discusse delle relazioni sui pumi seguenti:
1) Necessità di un rinnovamento evangelico nelle comunità e nella società contemporanea ;
2) L impegno di ogni singolo credente nella vita della comunità;
3' La responsabilità delle comunità dd lingua italiana verso i giovani, con speciale riferimento alle vocazioni per i molteplici ministeri della Chiesa;
4) Trasmissioni radio; registrazioni di culti e conferenze;
.5) Diffusione della stampa;
6) Attività future: costiluzio-ne di una commissione di collegamento.
Come conclusione è stata votata la seguente mozione:
Le Chiese evangeliche di lingua italiana sentono una particolare responso
bilità di diffondere il messaggio evangelico fra tutti coloro che parlano l’italiano, e in particolare fra i numerosi
lavoratori che non conoscono l’Evangelo.
Pertanto chiedono alla Federazione
delle Chiese protestanti svizzere di so
stenere questi loro sforzi presso le singole Chiese riformate cantonali affinchè
l’opera iniziata possa portare buoni
frutti.
La conferenza ha deciso di riunirsi annualmente e ha stabilito per la prossima
riunione di ritrovarsi a poschiavo i giorni
13 e 14 giugno 1964.
Il corso di studi, tenutosi a Riidligen dal
3 all’8 giugno, -ha avuto la partecipazione
di circa 20 persone. Si è subito creata una
atmosfera di famìglia fra i docenti e i discenti, provenienti in gran parte da Zurigo e da Basilea.
Nelle ore di studio, come nelle ore libere o durante i pasti, abbiamo sperimentato una vera comunione fraterna, accresciuta dalla presenza di un gruppo di gio
vanì studenti svizzeri, impegnati, nur essi,
in un l'Orso nella casa ehe ci ospitava.
I temi delle lezioni sono stati seguiti da
tutti con molto interesse: spesso sono state fatte delle domande di schiarimenti.
La -prima di queste lezioni, su « La riforma in Italia », fu tenuta dal pastore Corda, che ci presentò alcuni tentativi di riforma in Italia attraverso i secoli a partire
dal secolo decimo. Una serie dj personaggi, grandi e piccoli, tutti animati dalla
stessa volontà di vedere l’Italia rinnovata
d-all’evangelo, passavano dinanzi alla nostra attenzione, lasciando vivo in noi il desiderio di poterli imitare nella fede viva
che li faceva andare incontro alla persecjzic-ne e alla morte.
Altri studi hanno avuto per tema : I Salmi (past. Matthey); il Sermone sul monte
(past. Naso); lepislola ai Colo-ssesi (architetto Semadeni); i ministeri nella chiesa
Ipa-st. Eynard); eresie moderne: «I testi
moni di Geo-va » (past. Ron-ehi). Questi
studi sono stati alternati nel corso deUa settimana. La meditazione mattutina è stata
latta a turno da uno ^dei partecipanti al corsi;. Cosi pure un brève messaggio fu dato
al gruppo di S-cialftiiga in occasione di una
visita a quel gruppo evangelico italiano.
Le serate sono state impegnate per discussioni in comune. Tra queste particohernvente interessante l’esame -della situazione
politica in Italia. Altre serate sono state
dedicate alla tisione di documentari sulle
città italiane e commento musicale (le
Quattro Stagioni di Vivaldi) e dì diapositive sulle Valli Valdesi.
Data resperie-nza -positiva, tali corsi saranno ripetuti ed ampliati con l’inserimento di altri argomenti di studio. Rivolgiamo
perciò fin da ora rinvilo ai giovani evangelici sparsi nei vari -cantoni della Svizzera
a parteciparvi, in modo particolare ai giovani del Ticino e dei Grigioni, come pure ai giovani delle comunità in Italia.
Sebastiano Giuffrida
Un romanzo intelligente, che appaia dettato da un’intima e inderogabile necessita
dello scrittore (cosa a mio parere rarissima
al giorno d’oggi) e sia volto ad esprimere
prchlenii più che a descrivere situazioni,
rischia sempre di essere presentato, in una
recensione, in maniera incompleta: difficile è infatti dare soddisfa-eente rilievo a
lutti quell; che sembrano essere i guoi aapetti più -significativi, e a -tutte le sfaccettature della -personalità dell’autore. RinunI eremo quindi a priori a proporci di raggiungere questa compiutezza nel presentare
il -romanzo di Mc-rris West, uno scrittore
australiano ancor giovane, e profondo conoscitore dell’Italia: romanzo il cui argoniento è già per sè interessante per i nostri lettori.
In un paesino deRa Cala-bria, in zona
estremamente depressa, monsignor Blaise
Meredith viene mandato con l’inca-rico di
vagliare p-rove e testimonianze — lioè di
-svolgere il ruolo di « avvocalo del diavole I) — in vista della eventuale beatificazione di un uomo singolare, morto una venlina d’anni prima. Dall’impressionante conliasto fra la personalità del prelato inglese,
usu al -uo inetodico lavo-ro in Vaticano, e
quella degli abitanti di una terra misera e
deprc-ssa, fra la mentalità legalizzante e catalogatrice dei funzionario ecclesiastico e il
segreto anelito di riscatto, seppeUito sotto
i fanatismi e le passicni -della gente del
Sud, scaturisce il dramma, che ha per protagonisti, oltre all’avvocato del diavolo, vari personaggi, ohe fanno per lo più pròi'ossione di incredulità. A un certo punto
la causa di beatificazione diventa, non solo per lo scrittore, ma per Io stesso « avvocalo del diavolo », un pretesto, o meglio
una freccia indicatrice : ciò che viene messo Ì7i luce è proprio questo contrasto violento e il suo -significalo. 11 grande assente
allora non è più lo scomparso, l’ipotetico
santo, alla cui figura misteriosa e affascinante ciascuno dei sopravvissuti aggiunge
un tocco che appare preciso ma che è sempre impotente a risolvere i problemi -posti
dal diritto canonico. Il grande assente è
I amore, e lutti i personaggi, in un modo
o ne-U’altro, se ne rendono conto: anche
monsignor Meredith, che sa di essere condannato da malattia i-nourabile a una morte assai prossima (con la quale il libro si
chiude), e che si accorge, alla fine, di portare in sè il vuoto spa-vento-so -di una fede
senza amore.
Trapela dai libro, qua e là apertamente
espressa, una condanna delle alte gerarchie,
che nella -pagina finale del romanzo sì fa
esplicita attraverso il dubbio che sfiora per
un altiino la mente di un autorevole cardinale: « ... i cardini si riducono a inutile
raetaUo, se non sono saldamente fissati al
vivente edificio della chiesa, le cui pietre
seno i poveri, gli umili, gli ignoranti, i
peccatori, e chiunque è capace d’amore, dimenticali forse dai principi, ma non fi;,
menticati da Dio ».
La diagnosi dell’autore si ferma qui (infatti... « Era un pensiero fastidioso, e ii
cardinale Marolta decise di riprenderlo in
considerazione al momento del suo esame
di coscienza serale: era uu uomo melodico,
e aveva altre cose di cui occuparsi »). Ma
nella vicenda del protagonista die chiedo
di essere sepolto nel paesino della Calabria in cui Ila « ritrovato se stesso, come
uomo e come prete », sembra sia additata
runica soluzione possibile: la via del servizio, dell’incarnazione nel dolore e nella
miseria altrui, del dono totale di sè. Per
questo il lihi'o, che è già appassionante
nelle sue vicende, ha una particolare attualità die lo rende anche più interessante
per il lettore evangelico. 11 fatto di non
avere un Valicano, e dei cardinali meticolosi e autorevoli « con il cuore ricoperto
da un denso strato -di polvere delle biljliotcdie », non ci esime infatti da questo richiamo aU’imperalivo dell’aiiiore incarnato ; Riesì insegni. j- g
MORRIS L, -WEST: L’avvocato del
diavolo. Mondadori, 1961. L. 1.200.
D. Troisi : L'odore dei cattolici. Cane-si,
Roma 1963, pp. 212, L. 1.500. 1-a condizione di uno -spretalo nel nuovo roimnzo d-eir autore di «Diario di un
giudice ». E’ ra-go-nia pubblica di uno
apretato che si aggrappa al rispcilo che
crede -dovuto alla sua dignità di uomo,
alla- -su-a vera vocja-ziojie di vive-re in una
fami-g-lia; rifi-ula, la violenza, la ¡Hticinica religiosa, la complicità politica, c int.
tavia sarà iseonfitto dairinloller-aniza,
vit-lim-a dell-’O-rdine die ne rcc-lii-ina la
sconfe.ssìone.
R. Caim-ois: Ponzio Pilalo. Einaudi, To-rino 1963, p-p, 80, ,L. 1.0-00. Un Pilalo
’diverso’: ve-ro? stimolante, conumque.
6£
Su un libro di successo di Bertrand Russell
non sono cristiano
Caro Franco,
ho letto con molta attenzione il libro
di Lord Russell ohe hai avuto la genti
lezza di inviarmi.
Ho letto sforzandomi di mettere da
parte ogni pregiudizio e di essere il
più possibile imparziale nel giudizio
che mi hai chiesto. Infatti nelle tue
parole ho avvertito, ma forse mi sbaglio, una punta di dubbio sulla possibilità che un «bigotto» possa comprendere mito quanto l’iilu-stre filosofo inglese ha scritto. Sulle prime;
sono stato fortemente tentato di ricambiare il tuo dono inviandoti un
altro libro, molto più antico di questo del Russell e anche molto più se.
vero verso i cristiani: la Bibbia. Ma
so che essa figura tra i volumi della
tua così ben foimita biblioteca e mi
limito quindi a raccomandartené la
lettura, cosi come lo faccio per me e
per altri come me forse trop-po convinti del «loro» cristianesimo. Ano al
punto di dimenticare il vero Gesù cosi diverso da quello dipinto dalla nostra pietà religiosa.
Ti confesso che presi a sfogliare il
volume„to di Lord Russell con -un certo scetticismo, sebbene cerchi sempre
di rispettare le opinioni altri! senza
prevenzione alcuna. Non ti nasconde
anche una certa delusione poiché da
un illustre uomo- di pensiero quale il
Russell mi era lecito attendere qualche cosa di più originale e nuovo circa questo grande, eterno tema del divino e del Cristo.
Ho detto « una certa delusiore » per
significare delusione parziale, e cercherò di spiegarmi se avrai la pazienza di leggermi fino alla fine.
Dio non ha bisogno di avvocai «del
diavolo» cos:’i come di santi sfornati
dalle chiese e non è mia intenzione
di farlo cadendo nella tradizionale
apologetica o peggio nella trita polemica.
Le accuse rivolte dall’autore al «Dio
della Bibbia» sono pressoché le ¡tesse
che da millenni si sono sentite rivolgere in tutte le lingue ed in tutte le
forme.
Il creato é un’opera imperfetta, il .
male che regna nel mondo smentisce
la potenza di una superiore mente
creatrice, l’umanità può trovare ri se
stessa l’energia per creare un mondo
migliore ecc. ecc.
Né le accuse rivolte a Gesù sono
molto più originali: il suo è un risegnamento che porta alla durezza d’animo ed al fanatismo, altri uo-nini
(1) BERTRAND RUSSELL: Perchè non
¡sono cristiano. jLon'gan©.si, -Mjlanio ,P62,
VI eri-, pagg. 288, L. 1.250.
hanno elaborato dottrine più umane
e perfette ecc.
La religione é, per il nostro autore,
causa di gravi mali per la società, una
forza oscura che impedisce la libera
evoluzione dell’uomo, e così via.
Il punto debole della fatica di Lord
Russell mi pare stia nel fatto che egli
basa i suoi dubbi e la sua critica negativa sulla constatazione di fatti e
di situazioni che la Scrittura é ben
lungi dal negare o dail’igno-r-are. A costo di sembrarti paradossale, ti dirò
che il più grande romanzo (se cosi
posso esprimermi) realista del mondo
e ancora questo vecchio Libro che pure tu un giorno- solevi aprire e studiare. La Bibbia ci rivela le case cosi
come esse sono realmente, senza -attenuare nulla, senza velare nulla: un
mondo in travaglio, in lotta e che
giace nelle tenebre e nel male. Un
mondo in cui l’uomo che si affanni
con la sua intelligenza (di cui Lord
Russell sembra tener gran conto) a
costruire 1-avven-ire migliore per sé ed
ì suoi figli vede distrutta 1-a sua opera dalle sue stesse mani, come in una
immane fatioa di Sisifo.
Per me, caro Franco, queste di Lord
Russell sono porte aperte sfondate.
Padronissimo di non accettare ia risposta biblica (perché la risposta c’è)
ai suoi dubbi. Ma mi pare che le sue
argomentazioni non pecchino di una
eccessiva obiettività.
Trarre spunto da alcuni isolati versetti, tolti dal loro contesto, per pronunziare un giudizio inappellabile su
Gesù, sulla sua opera ed il suo insegnamento: per te che fai appello così spesso alla mia obiettività di « laico scaldabanchi », non è questo scarsezza di conoscenza se non proprio
mancanza di serena obiettività (o di
buona fede)?
A questo punto potresti essere indotto a gettare via questa lettera pensa.ndo che io abbia letto « Perchè non
sono cristiano» col fermo proposito
di gettare al rogo il volume in un ennesimo autodafé, secondo il costume
medievale; ma non è cosi. Vi è anche
un lato positivo del lavoro del Russell.
Molte delle accuse mosse al cristianesimo da Lord Russell sono dovute
ad una ccnoscenza di alcuni dogmi e
dell’insegnamento di alcune confessioni cristiane (insegnamenti che però non sono quelli biblici e che non
trovano consenzienti tutti i cristiani).
V ! è tuttavia un appunto, una accusa
che tocca da vicino tutta la cristianità. Nota che ho scritto « cristianità » e non cristianesimo perchè non
vorrei -si facesse troppa Iconfusione
tra i due termini di ben diverso valore Sulla cruda realtà di peccato della
cristianità possono ben fondarsi certe accuse di Russell e di quanti come
lui vedono nella cristianità una realtà ben diversa dairtnsegn-amento di
Cristo-.
Sono quasi dueimil-a ann-i che la cristianità sta perdendo inumeri occasioni di essere il sale della terra e
la luce del mondo ,il lievito della società in cui vivono i cristiani chiusi in
se stessi, paghi di una- fede egoista
fatta di tradizioni e di conservatorismo, una fede che si esaurisce in una
pietà religiosa vuota, formale.
Ma come ignorare anche i tralci vivi che attraverso i secoli, per grazia
di Dio, hanno dato il loro buon frutto? Come negare quanto di positivo è
stato fatto nel mondo proprio per la
presenza continua di un piccolo resto, di un piccolo e sparuto gruppo di
credenti per i quali l’essere cristiani
è questione di vita opero-sa e fedele
al servìzio di Dio e del prossimo?
Tuttavia la presenza di questi fermenti attivi non può che rendere più
tragica e dolorosa la realtà di una
cristianità divisa, infedele.
Il lato positivo dell’cpera di Lord
Russell è proprio qui, in questa accusa
spietata e rovente ad una cristianità
che per troppo tempo ha tradito la
sua vocazione crocifiggendo così ogni
giorno di nuovo il suo Signore.
E’ anche un invito ad im ripensamento della nostra fede cristiana e
dei suo valore per la nostra vita quotidiana. Un campanello d’allarme per
svegliarci e farci comprendere Tiniportanza del fatto che abbiamo riconosciuto Gesù come nostro personale
Salvatore.
Caro Franco, non mi illudo di aver
soddisfatte il tuo desiderio di conoscere il mio giudizio sul lavoro del
Russell. Nè mi illudo che queste righe
affrettate possano chiarire a te i dubbi che ti assillano. Permettimi però di
dirti che il dubbio che ti assale, che
ci assale tutti talora in modo forte e
doloroso, può anche essere sempre un
segno di Grazia. Solo che noi si voglia compiere un atto di umiltà chinando il capo, aprendo il cuore all’opera della Grazia. Opera misteriosa per la nostra mente umana, ma
cpera concreta e vivente. Il dubbio e
la ricerca sono sterili solo se il nostro orgoglio o la nostra presunzione
ci impediscno di farci piccoli fanciulli accettando con speranza e fiducia
la volontà di Amore del Padre che ci
chiama ad essere Suoi in tutto il nostro essere, in tutta la nostra umile,
povera e travagliata esistenza perchè
dalla nostra debolezza e nella nostra
pochezza si manifesti la sua Grazia.
Tuo Mario
5
j9 lug'io 1963 — N. 28-29
P®g- 5
Offerte
prò deficit
«Eco-Luce»
Da parec<'hio tempo abbiamo trascurato
di pubblicare le offerte ricevute per i nostri giornali; ee ne scusiamo con i donatori generosi e ci ripromettiamo di riprendere la buona abitudine; «oroineiamo, pubblicando il primo elenco di offerte ricevute in risposta airappello prò degri! 1962-63, per le quali ringraziamo molto calorosamente.
Albertina e Jean Bertin (Torino) 500;
Ballila (Torino) 1.000; un’abbonata (Torino i 300; N. N. (Torino) 1.500; Gino
Conte I Torino) 1.000; Fanny Prelato iTorinoi 2.000; Enriclietta e Luigi Conte
(Torino I 10.000; coniugi Vidossich (Torino I 2.000; Federico Pioppi (Trieste) 500;
Arturo Vola (Torre Pelliee) 1.000; Maria
Vicentini (Torino) 1.000; Maurizio Cornar ibi. Christopbe) 500; Carlo Monaya
(Aosta) 500; Rachele Odin (Lusema San
Giovanni) 1.000; Giovanni Mantelli (Alessandria) 1.000; William May (Torino)
20.000; Pietro Benigni (Mantova) 350; Beniamino Cavi (Milano) 1.000; Fatima
Ferrini (Pontedera) 500; Delia Fontana
(Firenze; LOOO; Silvio Rossotti (Aosta)
500: Giovanni L’Abate (Firenze) 500; Roberto Malan (Torino) 1.500; Otto Diener
(Schio) 2.000; Bianca Pavoni (Milano)
500: Carletto Quara (Gassino) 500; Giovanni Revel (Signa) 1.000; Irma Lucchetti
(Genova) 1.000; Bruno Bissaldi (Genova)
1.000; Ester Bianchi (Biella) 3.000; Erminia Gardiol (lissime) 1.000; Ines La
Scola (Bari) 1.000; Umberto Caruso (Caruchio; 1.000; Davide Caruso (Vasto) 500;
Santo Carrise (Reggio Cai.) 1.500; Giuseppe Giorgiolè (Livorno) 300; Nicola Oliva A'asio) 1.000; Luigi Costa (Frosinone) 1..500; Alessandro e Clara Vetta (Udine) S.OoO; Margrit Wyss (Como) 1.400;
Paolo I' Elvira Gay (Chiavari) 1.000; Francesco Palermo (Messina) 500; Ragni Basso iM'iano) 500; Davide Cielo (Napoli)
501): Ciiiesa Valdese di Pisa 5.000; Erich
Costaiiiino (Roma) 500; Claudino Paolucci (Roma) 2.000; Achille Pavone (Castellina it! s.'.hjanti) 1.000; suor Benha Stettler
(Napoli i 1.000; Car’o Amedeo Grill (Pineroliii 500; Rinalda Savigni Robutti (Carema) l.OflO; Roberto Cavo (Sainpierdarenai Ì.500; Corrado Peter (Perosa Arg.)
1.(100: Emilia Schumaeiher (Roma) 1.3(10;
Enrichetta Genre (Prali) 2.000; Nydia
Long-Marey (Roma) 500; Samuele Carrari (La Spezia) 1.000; Ludovica Bertolè
(Torre Pelliee) 1.000; Anita Bosio (Torre Pelliee) 1.000; Pierina Buffa (Torre
Pellicci 500; Laura Jervis (Torre Pellice) l.dOO; Ester Moreno (Torre Pelliee)
2.000: Mary Roland (Torre Pelliee) 5.000;
Fanny Saleng (Torre Pelliee) 200; Carlo
Tomasini (Torre Pelliee) 1.000; Marta Turiti (Torre Pelliee) 5.000; « un’infermiera » t Torre Pelliee) 1.000; N. N. (Anigrognal 500; Giovanni Benech (Luserna San
Gio.anni) 500: Cecilia Besozzi (Luserna
S. Giovanni) 500; Guido Godino (Pinerolo' 100: Giosuè Lager (Inverso Pinasca)
100: Yvonne Costantino (Roma) 500; Fernando Odin (Torino) 1.000; Nida Pons
(Torino) 1.000; P. Peyrot (Luserna San
Gin-.ai.ti) 5.000; N. N. (Torre Pelliee)
1.000: Caterina. Berton (Masserano) 500;
N. N. Napoli) l.OOft; Armando Borelli
(Belt'ach, Sv.) 4.940.
{continua)
AZIONI PER LA PACE
NOTIZIE DALL’ITALIA
a La pace è cosa troppo importante per
lasciarla in mano ai governanti ». Coscien
ti della validità di questa aff^mazìone del
prof. Capitini ci sembra questa possa ^sere così logicamente campletata: « ... p«*
cui ciascuno si deve ad oprare personalmente per il suo conseguimento ». In modo
parlicolare noi cristiani, che sentiamo il
triste peso e le responsabilità di una lunga tradizione di partecipazione a « guerre
giuste », a « guerre sanie », a violenze, a
discriminazioni razziali di divisioni tra
chiese cristiane per bianchi e per neri (vedi Stati Uniti), a genocidi, a uccisioni di
ogni genere, dobbiamo riscoprire il vero
senso del messaggio della croce, delle parole di Gesù: «Siate facitori di pace»
(Matt. 5: 9), «Non uccidere» (Deut. 5:
17), « lo vi de un nuovo comandamento;
amatevi gli uni gli altri » (Giov. 13: 34U
« Amate i vostri nemici... » (Matt. 5: 43'
e soprattutto saperle mettere in pratica nella nostra vita. Ma occorre farlo subito: è
adesso, durante la pace, che noi, in quanto cristiani, dobbiamo preparare la pace,
adoprandcci perché il messaggio di Cristo,
del suo rifiuto alla guerra, alla violenza,
airuccisione, entri nelle nostre case, giun
ga nelle officine, nelle scuole, per le strade, nei nostri catechismi, nelle Chiese che
rhanno dimenticato.
11 problema è assai vasto, e non possia
■IO qui trattarlo diffusamente; vorremmo
solo introdurre, suscitare, un dialogo sul
problema e presentare di volta in volta
una rassegna informativa di manifestazioni,
movimenti, azioni, opinioni, libri, dibattif, sul problema della pace e di tutti gli
altri ad esso strettamente collegati (come
il disp’-mo, gli obiettori di coscienza....)
La scelta iniziale è caduta sull’Italia non
perchè la nostra nazione o i cristiani italiani siano più impegnati per la pace che
quelli di altre nazioni (anzi si potrebbe diri il contrario); ma perchè quello che sii
è fatto e che si sia facendo, é difficilmente
periato a conoscenza dei più, attraverso gli
scarsi mezzi di informazione italiani ed
ancor meno entra nelle nostre case, scuole, officine, unioni giovanili e chiese.
Le Consulte per la pace
La Consulta italiana per la pace (1) non
è un’associazione, ina un collegamento organica dì associazioni. Co&tituitoai il Comitato Centrale — di cui fanno parte tr.i
gli ai ri il prof. Capitini, il Sen. Spano, il
prof. Graziani (S.C.L), la eig.ra I. Z. Gay
(YWCA), Avv. B. Segre (« L’Incontro »),
il past. Girardet (Agape), M. Stracuzzi, S.
Briclini (MIRj — questi ha indirizzato l’azione della Consulta verso la costituzione
(a livello regionale, provinciale, comuna
le) di «consulte», per ottenere un coordinamento decentrato, di maggiore efbcacità
ed utilità per l’utilizzazione dei vari elementi che da ogni luogo, idea e confe^io
nfc, decidono di impegnarsi con azioni pratiche per la pace.
Valdesi fotogenici
(In lettore ci ha segnalato quest'articolo
comparso su ^^Ferrania*' — mensile milanese. giugno 63 —- u projiosito di una mo*
stra fotografica : **Valdesi in Val Pelliee
di Carlo CosuHch^ tenutasi alla Biblioteca
Comunale di Milano:
Edmondo De Amicis ha lasciato delle
pagine in ’Alle porte d'I'^*ilm , sui riti religiosi dei Valdesi in Val Pelliee, in cui
risalta in primo luogo il senso fresco della
natura U( andavano avanti, sempre in mezzo ai castagni, alPombra, dentro a un verde vivissimo, sparso di piccole macchie dì
sole, simili a slriscie e a mucchi dì scudi
d'cr'3, che oi rammentavano i bei boschetti freschi del Talderini ») ; inoltre, data la
sua abilità e soprattutto la sua onestà di
giornalisla ehe oggi forse isaranno sottovalutate ma rhe pesano senza dubbio sulla
bilancia dei suoi lavori che non si limilano al ’Cuore’, De Amicis ha scritto affermazioni acute su queste manifestazioini singolari, su quelle solennità religiose ohe fan
pensare « agli antichi riti druidici delle fareste ». CosuUch ha fatto un servizio insolito su tale attività del Valdesi e debbiamo dire che, se da un lato poteva fare assai di più (Cosulich è un fotografo molto
bravo, di gusto, con idee chiare a proposito di fotografìa e di cultura fotografica),
dall’altro non s’è lasciato minimamente
prendere la mano dal colore, neppure da
quelle « piccole maechie dì sole » con le
quali un fotografo di venti anni fa avrebbe comuiuto il suo bravo esercizio callb
grafico ici vengono in men-e le scene tan
lo belle di ’Piccolo mondo antico’ dì Soldati, il fo'tografo ci pare fesse Terzane,
coi castagni luminosi e Luisa, una Alida
Valli giovane giovane, in mezzo a una gran
luce alla Agnès Vania). Certo, c’è la mo
di, d’oggi, e in alcuni momenti la folla
sembra quella di una ordinaria scampagnata e pare di vedere le carte coi resti del
prosciutto e lo briciole di pane; ma il
« documento » esiste, e si può ritrovare
quell’almosfeTa singolare che soltanto tra
persone di fede raccolte in gruppo è dato
di rintracciare: cioè, quel senso di solitudine, quell’allontanarsi dalla fiera, dal senso della grossolanità, quel disprezzo della
volgarità : quest’aria circola effettivamente
in scene del genere. Non sappiamo se Cosulich era in effetti < «sciente di tale presenza, ma ciononoslanìe ha saputo renderla con sufficiente chiarezza. Ripetiamo: il
servizio poteva trasmetterci un sentimento
più limpido della realtà; si vede benissimo ohe Cosulich^è cr^esclìito con altri interessi e che si è fermfato a una '»cuoia che
insegna a guardare alla folla, all’uomo massa senza quell’amore, quell’attenzione,
quella pietà che distinguono l’artista inteso a uno sguardo interiore, più alto. E’
inutile, non è la stessa cosa: i gesti non
sono gli stessi, e questa folla non è quella
che si accalca negli stadi, la folla che di
domenica non vuole pensare. (Juella folli
hiì i suoi poeti, lo sappiamo bene, ha i
suoi fotografi che non vogliono pensare,
non. vogliono vedere al di là delle opache
e crude apparenze. Giuseppe Turroni
Dopo un anno si sono creale « coi»ulte »nelle città di Cagliari, Firenze, Ferrara,
Perugia, Torino, Bo-logija, i cui punti programmatici comprendono la ricerca di una
coesistenza pacifica, il disarmo nucleare at
traverso la riduzione progressiva degli armamenti, il rafforzamento delle Nazioni
Unite, la fine di ogni colonialismo, razzismo, la creazione di zone smilitarizzale,
Manifestazioni popolari :
marce per la pace
Questo tipo di manifestazione pubblica e
pcpolare, « dal basso », che ha come uno
de^lì scopi fondamentali quello di smuo
vere Fopinione pubblica, si effettua da moi
ti anni in quasi tutte le nazioni europee e
specialmente in Inghilterra (basti ricordare
l'annuale marcia di quattro giorni da Aldermaston alla Trafalgar Square di Londra, cui partecipano in media 4P-50.00U
persone).
Il 24 settembre 1961 in Italia si è svolta
la prima marcia per la pace, indetta dal
Centro per la Nonviolenza, da Perugia ad
Assisi. Spiegare in poche parole, gli scopi
ed i motivi per cui quei 20-30.000 italiani
lianno sentito il bisogno di partecipare i
tale manifestazione, è impossibile in cosi
poco spazio. Chi desiderasse una risposta
o un chiarimento può leggersi accuratamente il libro che raccoglie le testimonianze
di questa marcia (« In cammino per la pace ,) — Einaudi 1962.
Ricordiamo brevemente alcune altre marrie per la pace che hanno seguito, nelle
varie regioni, alla prima.
18 marzo 1962. Marcia dei Cento Comuni
umbro-toscani da Camucia a Cortona. La
marcia è stata una manifestazione ordinata
e solenne in cui ogni segno di partito politico era stato vietato. Hanno partecipato
migliaia di persone della Val di Chiana e
di altri cento comuni deUe provincie di
Arezzo, Siena e Perugia.
25 moggio 1962. Marcia notturna per la
pace a Bologna. Partita dalla Piazza della
Pace e conclusasi ai Giardini Margherita,
la manifestazione indetta dalla lOoinsulta
bolognese ha avuto un ordinato successo a
cui hanno partecipato circa 30.000 persone.
13 gennaio 1963. Marcia per la pace di
Altamura (Rati). E’ stata la più vasta manifestazione pacifista popolare che sia avvenuta da anni nel Sud. Ispirata e animata
dalla limpida fede dello scrittore Tomma
so Fiore, ha raccolto più di 10.000 persone
convenute dai centri della Puglia e della
Lucania.
21 aprile 1963. Marcia della pace per le
vie di Roma. Tra le organizzazioni promotrici c’era con nostro piacere, finalmente
una organizzazione evangelica; La Gioventù Evangelica Metodista, ohe assieme al
MIR, al gruppo Nuova Resistenza, alla Federazione Giovanile Ebraica ed altre organizzazioni pacifiste hanno sfilato da Largo
San Bernardo a Porta S. Paolo per le vie
della capitale, distribuendo stampati della
Consulta Italiana per la pace. p. t.
(1) Costituitasi nel gennaio 1962, in una
riunione di diversi movimenti, direttori di
periodici e persone ohe operano attivamente in Italia iper la pace, con lo scopo di
costituire una federazione per poter realizzare iniziative comuni.
Notizie
da Villar Perosa
Culli mattutini. — I brevi culti celebrata alle ore 8,30 della doimenica tnattim, banuo luogo regolanueute. Per ora
no« sono frequentati che da poiché persone ma abbiamo motivo di ritenere che
1« siano maggiormente in avvenire. Ricordiamo ad ogni modo la loro esistenza
a quanti possono approfittarne.
Ammissione. — Sabato sera 6 corr., nel
corso di un breve Culto, presente l’Unione GiovaniiLe e una rappresentanza del
Concistoro, ha avuto, luogo la prima ammissione nel nostro tempio. Un giovane
fratello, con voce sicura, ha espresso ai
presenti Ih sua professioine di fede e
quiindi col rito semplice e solenne che ci
è consueto, ha rioevuto Tinmpoaizione delle mani e la « mano d’aesoedazione » o il
« bacio cristiano » da parte dei presenti.
■Vozze. — Domenica mattina 7 coir, al
termine del culto è stata celebrata Ila prima ceriimonia nuziale nel tempio di Villar Perosa : Zeppeguo Giuseppe e Baret
Albina. Numerosi i fratelli in fede, i parenti e gli amici, vivo il gaudio dei piresemi, olezzanti i fioiri e melodioso il canto dì un piccolo gruppo corale.
Estreme onoranze. — Lunedì 8 coir, la
comunità e un vasto stuolo di amici hanno aiccoimpa guato alla estrema dimora le
spoglile mortali del nostro fratello Tullio
Venturi di anni 62 che il Signore ha rddhiamato a se dopo una lunga malattia,
nel corso della quale tutti haimo ammirate Fimpegno e l’amore con i quali è
stato assistito diai suoi cari. Dopo la breve eemimoinia affla casa dell’Estinto i presenti si son portati al tetnipio che ne ha
però potuto ospitare appena una metà,
mentre gli altìri seguivano la eerdmooia
con l’aiuto degli ailitoparliantì. periieried.
Gesù ritorna : è la perenne comjsolante
speranza, dei credenti. Dopo il tempio,
un Jiungo corteo di macchine ha aiocompaignato il feretro fino al cimitero delle
Chenevières.
Nozze. — Domenica 14 corr. al termine del Cullo ha avuto luogo la sieconda
cerimonia, nuziale della nostra comunità:
Gallo Piero deìUia chiesa valdese di Sosa,
si univa in matrimonio con Costantin Anita delle Chenevières. Particolare commovente: sei anni or sono, in seguito a disgrazia sui' llavoiro, lo sposo aveva penso
toitalmente la vistai... Nessuna meraiviiglia
quindi se l’awendmento commosse tutta
la comunità e la cittadina. Poiché la sposa era impdeigatia alla RIV le sue compagne di uifiioio e le sue amiiohe le inviarono una tal copia di doni e di fiori che il
tempio .— grazie alla mano anche di un
vero artista — nie fu abbeMiito come di
rado i ,preseinlti avevano visto che foisise
un tempio. E quanto al mesisaiggio, come
non parlare dell’amore — che non ha
egnali — di chi « dona » la propria vita
per i suoi cari? E (come non inviare un
reverente saluto alila mamma deìEa sposa, vedovai e confinata lassù sul monte
dalia salute precaria e delle cui tre figliuole l’una è diaconessa, FaiWa inkegnanite e la terza è qui, accanto allo sposo cieco, sull’elegante inginoochiatoio che
essi stessi banino regalato alla chiosa?
Molti lianno pianto di commozione, tutti
son rimasti ediifiioati e rangurio rivolto
a gili sposi è stalo appainto questo : che
poetano per lunghi anni esisere un motivo di ispirazione per quanti li cdrieonderanno così come lo sono oigigj per noi.
Aiiehe qui la Corale ha cantato e l’Unione ha festegigiatO' la sua consocia.
miiniiiiitiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiii
iiiiiiiiiiMiiiiiiiimii
iiiimiiiiiiitiiii)iii
iiiinmiitiKiimiiiiii
I lettori ci scrivono
Aspettiamo dal Sinodo...
l:n lettore, da Sanremo:
E' lei.ito aspettare che il prossimo
Sìnod ) delle chiese valdesi risolva,
ili uno spìrito il più possibile adc
renle alJ.i Parola di Dio, almeno alcuni dei proVdemi, tutti urgenti, che
slamili davanti alla coscienza od a.subrosi iente dei valdesi e delle loro
cl'.iefo?
Ua anni questi problemi vengono
al Sinodo ; se ne parla in seduta o
sui p'.'ali (.ircostanli, ma, purlroppo,
l'anno dopo se ne parla ancora. La
storia intorno a noi, invece, procedo. e poco la influenzane le ohiaccliiere degli uomini; essa procede
oltre, sorpassa e schiaccia. E non
crediamo, noi valdesi, dì essere fuori flalla storia an.che se ci occupiamo
dti nostri problemi interni.
Il primo dei (problemi che il i)i
nodo dovrebbe affrontare è quello
I della riforma di sè stesso, Autorevoli
i voci — non ultima quella del MoI doratore - mettono in evidenza jl
pencolo che la nostra aissemblea suprema muoia coii(geslionaia. La sala
£ sempre più affollata anno dopo an;jii; ormai i vect lii banchi non bastano più à sostenere tutti i deputati, ma miesto è il minor male: lo
s; può attenuare facilmente indugiando, anche durante le sedute, a fare
una fumatina sulle acccglienti pani chine da cui si vede il Vandalino.
ìt male vero sta nel fallo che, con
( una sovrabbondanza di deputali che
j i padri non previdero, le di.scnssioni
i Jiver.tano sempre più caotiche e inI concludenti, malgrado l’azione delle
1 sempre efficienti presidenze. Bisogna dunque, per prima cosa, che ¡1
Sin'di si articoli una buona volta in
commissioni, come tutte le assemIdce del mondo. Ma per far questo,
carne va fatto, fin dall’inizio di questo Sinodo, bisogna non aver più rigeardo, come avvenne nel ’61, al fetiicio del regolamento e dell’ordine
tradizionale dei lavori; bisogna che
fii dalla prima seduta il Sinodo delil;eri la formazione e il compito
delle commissioni: e questo può esse; fatto, purché lo si voglia davvero e da lutti, nella giornata del lunedì.
Rimane il problema della formazione del Sinodo, del numero dei
c-ijoi membri. Que.slo problema è legalo, secondo me, alla necessaria riforma della struttura generale della
Comunione valdese. Quando avremo
i presbiteri — perchè li avremo —
i membri del Sinodo saranno ì rappresentanti di essi; e noin saranno
.-erto i 150 e più. Do'bbiamo quindi
aspettare che la commissione nomi
nala nel 1961 abbia finito ¡ suoi la\ ri; e speriamo sia presto. Forse
allora i membri dei nreshiterii, od
i rappresentanti Ji essi, daj quali
sarà rostituitii il Sinodo, rimarranno in carica, come tali, per più an
ri; non saranno cioè più eletti all impromptu, anno per anno, dalle
chiese ii dalle lonferenze; .«aranne
quindi più preparali e più responsabili.
Ma il ¿>roblejna prinuinale — ce
nc sono molti altri — il problema
che «i impone addirillura, e la cnì
.soliTzione o meno pone sempliremen
' : cinese r.ilternativa di essere
di vedere il lor: candelabro r'mosso p da o ajli altri ebe forse oggi le
cinese neppure conoscono, è quello
dell’efficienza del lavoro in tutte le
•uc manifestazioni, dalla predicazione al catechismo, dairalliviià edìfi( oliva a quella scciale. Se ne parla,
sj fa qiialcasa. qua e là; ma quando
Sì fa è sempre per un impulso individuale o locale, mai secondo un
convìncimenlo comune derivato da
uno studio e da un’ispirazione comune. Le relazioni delle chiese e
della Tavcla, su cui s’impemìanc,
.secondo una prassi per me discutibile. le controrelazioni delle varie
( onim’ssionì d’esame, mettono in luce molli mali su cui sì piagnucola
un po’, e tutto prosegue come prima.
Siamo nei persuasi, membri delle
chiese c membri del Sinodo, che
dobbiamo prendere seriamente in e*
same quella che è la ragione stessa
del nostro essere? E non parlo del
nostro essere come istituzione. E siamo persuasi die le risoluzioni dei
problemi non può venire dalle iniziative individuali? Siamo |>ersuasi
che, come chiese riformate, abbiamo
ragione di essere solo se del continuo ci riformiamo?
Il Signore ci dia di rispondere sb
e di agire in conseguenza.
Lino de Nicola
Il problema dell’Intolleranza
Palermo 29-6-1963
Gaio Direttore,
L'intollerariza è stata semipre uno
dei problemi più scottanti dell’umana à. uno dei mali peggiori che abb ::io l■'',lpilo il genere umano. Essa si manifestò, soprattutto nel pe-odo medievale, raggiungendo il fani'li.‘'mo c causando delitti particolariu“nie efferati. Ma questo proble
ma non è stato ancora superato nel
I
iAnSfKS
y di Pratofiorito
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a Torino, Via P- Tommaso, 1
la socie'.à contemporanea, malgrado
ima indiscutibile evoluzione realizzatasi nel corso dei secoli nel mon
d I civile ; anzi in molti paesi esso
presenta ancor oggi il suo truce volto nelle ferme della discriminazione
pregiudiziale nei confronti di movimenti politici, religiosi, ecc.
Noi siamo due giovani palermita
:i] e ci proponiamo di occuparci del
problema dell’intolleranza nel nostro
Paese, nel periodo più recente della
nostra storia (dal 46 ad oggi). La
nostra in enzione è di raccogliere in
un oolume gli epi.sodi più significalivi con cui i'iniollcranza si è manifestata nel nostro Paese negli ultimi
anni e di aggiungere alla citazione
di questi episodi un commento critico die valga a dimostrare gli aspetti antisociali e antiumani di questo
fenomeno, sperando di contribuire
in tal modo a creare una maggiore
coscienza ddla necessità per ogni uomo civile di condurre una lotta contro questo riprovevole fenomeno, cC
si vuole che la nostra società progredisca realmente sulla via della civiltà e della liliertà.
Preghiamo pertanto la Redazione
ed i lettori tutti di contribuire alla
elaborazione di quest’opera fornendoci dei corsi e delle esperienze che
riguardino 1 intolleranza religiosa in
Italia, come essa si è manifestata nel
nostro Paese negli ultimi anni.
Fiduciosi nella vostra gentile collaborazione, vi inviamo i più cordiali saluti.
Franco p itale e Aldo Calcidese
P. S. Vi preghiamo di inviare il materiale a questo indirizzo: S'g. Vi
tale Francesco, via Flavio Gioia 32,
Palermo.
Per ciò che riguardo l’intolleranza
più specificamente religiosa, ricordiamo che ampia documentazione è
nata raccolta, da anni. dalVUfficio
l egale del Consiglio Federale delle
Chiese Evangeliche in Italia, Via il
¡\ovembrg 107, Roma; e non manca
una bibliografia purtroppo cospicua.
Abbiamo
ricevuto
Per il piccolo profugo ustionato:
Renato Giuntini (Milano) 1.000:
B e C. Tamìelti (Ivreai 5.000: GF R. Longo (Ivrea) 1.000; Luigi
Sgarzi (Roma) 5.0GC: Valler,se, Janin. Canale, Giannitrapani (Ivreai
3.500: Arrigo Bellrami (Reggio Emilia) l.C'Ofl.
Per l’opera evangelica a Marsala:
Salvatore Garzia (Marsala) 10.000:
T. (USA) 6j0: Giovanni La Spina
(Marsala) 1.000.
Pel il Rifugio Carlo Alberto:
tn memoria della .sorella Ida. Angelo e Arturo Bogo (Venezia) 5.000.
In memoria del I*rof. Giovanni Turin. Mario e Mary Jabier (Torino)
10.000; Giorgio e Teresina Vidossich (Torino) 5.000: Prof. Giulio
Lenzi (Milano) 10.000.
Per la Chie.sa di Rio Marina:
Cecilia Besozzi ('Luserna S. Giovanni) 500.
6
pa«. 6
N. 28-29 - 19 luglio 19«
TZIGANI A RORA
In una domenica di giugno abbiamo avu
lo alle Fucine di Rorà un incontro con al
cuni Tzigani, acco(mipagnati dal caro amico
Geymet e la fanfara di Vil'lar Perosa. Come
è noto gli Tzigani provengono dalla Boemia e conducono una vita nomade, quasi
sempre molto dura sia per la presa di posizione da -parte delle comunità civili, rette
da leggi e da autorità civilmente organizza
te, sia per lo stesso nomadismo che impon-;
un ca-rattere transitorio a -tutto : vita e morte, sofferenza e gioia, lavoro e riposo sono
vissuti da questi nomini sotto il segno di
una esistenza che conosce soltanto delle
brevi soste quando hanno un po’ di jKisto a
debita distanza dai -centri abitati. Potrebbe
essere pesta a questo punto la domanda,
che è poi il problema degli Tzigani, sulla
possibilità di rimanersene nella loro terra
d’origine. Non è questo che ci interessa
qui, quanto piuttosto i casi particolari di
quei fratelli Tzigani che abbiamo conosciu
to e che hanno suscitato in chi li ha incontiati per la prima volta della contrastanti
reazioni.
Là abbiamo sentiti cantare le lodi del Signore accompagnandosi nel ritmo battendo
le mani; tutti gli uomini hanno reso la loro testimonianza narrando la propria conversione con -parole sentite e viva partecipazione di spirito da parte degli altri connazionali presenti. Il nomade — si sa —
vive e si serve di ogni espediente per vivere, ma questi nostri fratti che n^a loro
vita hanno incontrato il Signore in maniera
veramente miracolosa, hann<, imparato da
AN6R0GNA ICdp0laQ90)
Martedì 9 luglio una folla numerosa di
amici e congiunti accompagnava al campo
dell estremo riposo la salma di Bartolomeo Malan del Prassuit, morto all’età di
78 anni. Un altro della vecchia generazione
che ci lascia. Era apprezzato per la sua saggezza e per la sua conoscenza acquisita at
traverso molte letture : lo salutiamo con
mollo rimpianto, sapendo che i posti la6cia.ti vTio.ti da questi uomini diffìcilmente
verranno rioccupati. Ai figli alle sorelle,
a; parenti più colpiti da questo lutto rinnoviamo l’espressione della nostra solidarietà cristiana, fiduciosi neH’anniuncio del
la resurrezione.
— Ricordiamo ancora a tutti gli iute.
Tessati (in particolar-e agli angrognini del
quartiere dei Jouidaus) -che ogni domenica
alle 15, vi è il culto al Ciabas, presieduto
a turno dai Pastori di San Giovanni, Torre e Anigrogna.
BOBBIO PELUCE
Domenica 7 luglio nel corso del nostro
culto nel tempio è stato presentato al battesimo ü bamhiuo Charbonnier Erich di
Renato e Gra^ Amalia (Via Sibaud). Il
Signore benedica sempre questo bambino
ed i suoi genitori dando loro di essere fedeli alle promesse fatte davanti a Dio ed
alla Chiesa. e, a.
PEHBEBO - MAHICHA
Rettifìcbiamo quanto è apparso nella nostra -ultima corrispondenza, circa la
rielezione dei membri del Concistoro. Sono stati riconfermati gli anziani sig. Alberto P-omte del Bessè per il -quartiere del
Bessè ed il ®i-g. Luigi Pons della Baissa
per i quartieri di Maniglia.
I bambini della Scuola domenicale
hanno- effettuato la loro gita di chiusura
la domenica-' 9 -gj-ugno alla Raima di Ro-d Gretto.
—- Il culto del 23 giugno a Perrero è
stato -presieduto dal pastore sig. S. Co-lucci -che a nome della comunità ringraziam-o ancora sentitamente per il messaggio
ohe ci ha portato nel nome del Signore.
— -La sera del 29 giugno abbiamo avuto un’adunanza nel tempio di Perrero durante la quale quattro fratelli tzigani ci
hanno rivolto la loro testimonianza. Li
ringraziamo vivamente.
— Il 26 giugno dopo brevissima malattia è deceduto all’ospedale civile di Pinerolo il nostro fratello Alberto Ferrerò
all’età di anni 53. Dopo essere stato sorvegliante della miniera di Sapatlè e del
Malsais fino alla sua chiusura era attualmente alle nuove gallerie del Crosetto. Al
suo funerale hanno partecipato dirigenti
della So'C. Talco e Grafite Val Chisone
con una larga rappresentanza delle maestranze ed un numeroso pubblico di parenti ed amici. Alla vedova, ai figli ed
ai parenti tutti diciamo rana vol^ ancora
l’espressione della nostra solidarietà nella prova e nella comunione delle speranze e delle certezze della fede. \
ROMA [Via IV Novembre)
Sabato 29 Giugno nel nostro tempio si
sono uniti in matrimonio il Signor Gino
Birci di Carlo e di Damiani Francesco
(Roma) con la Signorina Maria Luisa De
Rosa di Pellegrino e di Vaselli Clara (Pisa). Era presente un numeroso stuolo di
parenti e di amici delle famiglie degli sposi oltre ad una larga rappresentanza della
Comunità.
In assenza del Pastore la cerimonia nuziale è stata presieduta dal pastore Guido
Comba e si è svolta in una atmosfera di
gioia e di serenità oltreché di raccoglimen
to alla presenza del Signore.
Agli auguri ohe in quella lieta occasi«
ne sono stati fo-rmulati per gli sposi, vogliamo aggiungere i nostri e quelli della
Comunità tutta molto cordiali e fralenii
Possano essere vere anche per questi sposi le parole bibliche: «Con noi è l’Eterno, il nostro Dio» per aiutarci ».
Gesù Cristo ad amare il prossimo come se
stessi. Certo, è un po’ arduo per noi che
siamo nati c viviamo nell’ambito di questo
principio dell’Evangelo, che è il sommario
della legge e dei profeti, capire che cosa
significhi subire una svo'lta decisiva nella
propria esistenza. E quella esortazione apo
stolìca « chi rubava non rubi più... » deve
aver avuto un molo decisivo nella vita di
questi Tzigani convertiti.
Pensiamo che queste donne e questi uomini sono stati strappati alla loro vita pagana e sono stati immessi nel cammino della pace con Dio e con gli uomini. Essi
hanno incontrato una nuova, grande famiglia, noi credenti italiani. Óra essi sanno
che fra i tanti milioni di persone ohe li
sfuggono e li disprezzano vi sono dei fratelli che li accolgono e li amano in Gesù
Cristo. Non avevano una patria, o se l’hanno è soltanto ideale, ma oggi trovano una
patria laddove dei fratelli hanno comunione con loro anche se abitudini e civiltà potrebbero altrimenti dividere.
Tramonti di Sopra
(Udine)
La famiglia Ferrerò riconoscente
per le testimonianze di simpatia ricevute in occasione della dipartita del
suo caro
COLONIA
Alberto Ferrerò
EVANGELICA
— In seguito alle avvenute riunioni della Unione Madri del Centro e delle Fucine
abbiamo deciso le date dei nostri Bazars
estivi cosi distribuiti: alle Fucine domenita 11 agosto, al Centro domenica 18 agosto.
Vogliamo ringraziare fin d’ora tutte le
Madri che si sono impegnate in questo no
bile lavoro e gli Amici e Villeggianti che
in ogni maniera ci hanno mostrato il loro
reale interessamenito.
— Dagli ultimi giorni di luglio a quasi
tutto il mese di agosto avremo una Mostra
personale del pittore e amico E. Margiunti
— Dal 17 corr. al 5 agosto ospiteremo un
gnippo di giovani francesi provenienti da
Bordeaux e guidati dal pastore J. L. Vidil.
Accogliamo questi giovani col consueto
amore e simpatia che ci sono propri e soprattutto cerchiamo di collaborare tutti insieme a mantenere ordinato e accogliente
il nostro paesino che tanto amiamo.
La Colonia Evangelica di Tramonti apre
le porte della « Capanna Menegon » per
accogliere ospiti desidero-si di trascorrere
le loro ferie in un ambiente familiare ed
evangelh-o, come pure ànptK-lare qualcosa: una presenza di soM»Hetà, un contributo di amore fraterno verso Tramoiili,
la sua gente, la sua comunità; l’invilo,
rivolto a tutti, è naturalmente particolarmente indirizzato agli evangelici del Triveneto.
11 tema del Campo-ferie di quest’anno
sarà
LA TESTIMONIANZA
La presenza a Tramonti di un’attiva comunità evangelica assicura la possibilità
della frequenza ai culti.
articolato in tre studi: Fondamento biblico della testimonianza — La testimonianza nel mondo del lavoro — La testimonianza nella comunità. Durante il campo
— tempo permettendo — sono previste gite ed escursioni, passeggiate nei pittoreschi dintorni, serate di canto intorno ai
caratteristici falò, serate cinematografiche,
« Olimpiadi di Ferragosto »...
Campo-Ferie: 29 luglio - 25 agosto 1963
Direzione: rag. Mario Macchioro
Quota iscrizione: L. 200 a persona, aB’atlo deH’iscrizione.
Quota pernottamento: in capanna (brande) L. 10(1 per notte.
Quota pasti: L. 600 al giorno (prima colazione, pranzo, cena).
Stanze presso privati : da L. 500 in su
(prenotarsi in tempo).
Iscrizioni e prenotazioni:
Direzione Campeggio Evangelico, Via
Torrebianca 41, Trieste.
Oppure: Past. Alessandro Velia, Via
Treppo 29, Udine.
Tramonti di So>pra: 64 km. da Udine, me.
tri 420 s.m. Autoservizio diretto da Udine. Ufficio PP.TT. Medico.
La famiglia del Compianto
Tullio Venturi
musica
NAPOLI
Te colporteur vaudois”
0 Ta chanson de la noble dame”
CAMPO INTERNAZIONALE
PER GIOVANI
A Napoli, dove risiedeva da qualche anno, è decedrata Nelly Buffa ved. Donini.
Il decesso è avvenuto il 29 Giugno al termine di un lungo periodo di infermità sopportato con cristiana serenità. La signora
Nelly era figlia del pastore valdese G. D.
Buffa e moglie del M.o Idino Donini. Dolala di squisita sensibilità letteraria, lascia
alcuni libri per ragazzi, fra cui « Il lumicino sulla montagna », « L’erede di Torrescura », « Coserello ».
In assenza del Past. Cielo, impegnato
con i lavori della conferenza distrettuale
ad Orsara di Puglia, il funerale è stato presieduto dal Cand. Theol. Vezio Inoelli, il
30 Giugno. Il giorno doipo, presentì il Past.
Cielo ed un gruppo di membri della Chiesa Valdese di Napoli che si sono stretti affettuosamente intomo ai parenti della defunta, la salma è stata inumata nel cimitero Britannico, dove riposa pure la salma
del M° Donini.
Ai figli Marilia, Adriano e Adamo ed al
la sorella Fernanda Flcrio la nostra cristiana simpatia.
« Secondo taluni storici è affermato che
le idee di Lutero e della Riforma, penetrarono nelle Cevenne nel 16" secolo per
mezzo di colporlori originari delle valli
valdesi.
Infatti, esiste un piccolo poema di dieci
strofe conosciuto in Francia sotto il titolo:
I.a chanson de la noble dame, mentre qui
è intitolato: Le colporteur vaudois ».
In occasione della visita che la Corale di
San Giovanni fece nel novembre del 1961
alla comunità di St. Jean du Gard, la
« chanson » venne eseguita in quel vasto
tempio, ma su motivi musicali totalmenle
diversi.
fenso Schloesing, alsaziano, il quale avrebbre gradito conoscere il nome dell’autore
del poemetto.
(Unione Cristiana Biblica)
età dai 14 ai 21 anni
dal 16 agosto al 6 settembre 1963
a Champfleuri (Grenoble - Francia).
I Riformati francesi la cantano sull’aria da noi conosciuta col titolo: Le poitrinaire, mentre — a nostro personale giudici 0 —-la musica italiana è da ritenersi
propria del poema.
Chi trae quelle note da « Le Christianisme au XXme siècle » fu al tempo del summenzionato pellegrinaggio, ospite di un
Pastore a riposo ottantaseienne, sig. Al
Qnesto ospite, su fogli rinvenuti qui a
San Giovanni (fogli ohe la UCDG distribuì
all’inizio del secolo alle sue associate) potè scoprire se non il nome per intero due
iniziali: G. de F. le quali orientarono il
sig. Schloesing nelle sue ricerche, riuscend ) ad identificare l’autore in Guillaume de
Felice, nato a Losanna nel 1803.
Questa identificazione venne confermata
da due discendenti del de Felice.
11 primo, sig. Filippo de Felice, dice tra
l'altro, che suo nonno aveva tradotto i versi di una poesia inglese.
Il secondo, sig. Meyhoffer, che fu Pa
store a Bruxelles e professore a Losanna,
precisa che il nonno aveva imitato un « originale » americano del « poeta (Juaker »
J. S. Wittier, nato a Haverhill (Mass.) nel
1807.
Il titolo del poemetto è « The vaudois
teacher ». Gustavo Albarin
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(presso lo studio del dott. Pelizzaro) tutti i venerdì dalle
13,30 aUe 15.
a TORINO (via Ristagno 20 S. Rita) martedì, giovedì e sabato daUe 14 aUe 16.
deceduto dopo breve malattia all’età
di anni 53, ringrazia di cuore la Direzione e le Maestranze della Soc. Talco
e Grafite Val Chisone, il Dott. E. Quattrini, i sigg. Medici ed il Personale
delTOspedale Civile di Pinerolo, i pa
stori Deodato, Davite e Rivoira. la
rappresentanza dell’A.N.A. e quanti in
qualsiasi modO' le sono stati vicini nell’ora del lutto.
« Il suo sole tramonta mentr’è
giorno ancora» (Ger. 15; 9)
Perrero (Pomarat). 1" luglio 1963
profondamente commossa dalla grande dimostrazione di stima e di affetto tributata al suo caro Scomparso,
ringrazia di vivo cuore tutti coloro
che con fiori, benefioenza, scritti, parole di conforto e di presenza hanno
voluto partecipare al suo immenso dolore.
Un grazie particolare alle famigliePrinzio Franco, Dott. Enrico Geymet
Pastore Valdese; alla Sig.na Camino
Mariettina, al Medico curante Dott.
Giuseppe Gallo, e Dott. Alberto Tob’a, ai colleglli di lavoro del figlio, all’Unione CISAL di Pinerolo, al Gninpo Indipendenti RIV, all’ANPI di Vii
^1 Perosa, alla Giunta del Comune
di Inverso Pinasca.
Villar Perosa, 13 luglio 1963