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LA BUONA NOVELLA
GIORNALE DELLA EVANGELIZZAZIONE ITALIANA
Scgucndii la vpriià nella carilà
Ki-ks. IV. 15.
Si distribuisce ogni Venerdi. — Per cadun Numero centesimi 10. — Per caduna linea d’inserzione cenlesimi 2«.
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franco al Direllore della Bh»?<a Nìivki.i..^ e n«m altrimenli.
All’estero, ai segnenii indirizzi: ].u?snKA,dai hì^k- NÌKahelt e librai» 21 Bomers-atreet;
Pviu<;i. dallalibreriaC. Meyrucis. me Tronchet, ‘i; N’imks, dal sig. Peyrot-Tinel libraio; LioMh;
dai sigg. Dodi» et Petit Pierre librai, rue Neuve, U; Gi!<EVKA,dul aig. E. Beroud libraio
Losa.n.na, dal sig. Delafontaine libraio.
Soiiiiiiario.
Appendice: Cenni storici sulla riforma in Italia nel secolo XVI. — A' miei Concittadini XIII. — Corrispondenza tra un Padre cappuccino ed un
Evangelista della nostra Chiesa. — Lo Stato
romano svelato, IV. — Notizie: S.-.(uIlen - Firenze. — Annunzio.
A’ MIEI CONCITTADINI PII
Il Giudaismo
XIIÍ.
La clerocrazia romana ha eziandio apostatato dalla fede col trasportare il giudaismo in
seno al cristianesimo e, potrei aggiungere,
coll’aver fatto rivivere sotto Io forme cristiane
lo spirito del paganesimo; spirilo di superbia,
consacrante l’ineguaglianza degli uomini, rh’nsalta airinfinito chi n’è invasato, o vilipende,
calpesta, lacera tutti coloro che gli contraddicono, che mostrano ripugnanza assoluta di credere a tanta sovrumana eccellenza e rifuggono
da cosi enorme corruttela degli umili dettali
«vangelici. Ma lascio stare questo argomento
che mi porterebbe troppo lungi ; parlerò del
giudaismo.
Anche la rivelazione ebbe il suo gradualo
progresso da Adamo a Cristo, colle grandi epoche intermedie dei Patriarchi, di Mosè e dei
APPENDICE
CENNI STORICI
DELLA RIFORMA IN ITALIA
NEL SECOLO XVI.
XXXIV.
Il callolicisrao, vinto in Germania, nella Svizzera, in Inghilterra, in Olanda, trionfava in Italia
nel modo che abbiamo narrato : ma il suo trionfo
era tristo ed illusorio; poiché la Chiesa di Homa
non riacquistava se non cuori straziati, animi
scontenti e spiriti vinti, non persuasi, che arrossivano della loro conversione come d’una
viltà e d’un delitto, che sentivansi meno onesti
dopo la loro apostasia e che adempivano ai precetti della chiesa papale con grande ripugnanza,
e col segreto timore di moltiplicar le loro profanazioni. Ma la parte più energica, più fedele e
per conseguenza la migliore dei proleslanti; an
Profeti : colla venuta del Messia un tale sviluppo cessò , e no surse un altro ossia lo sviluppo del cristianesimo. Gli antichi germi che
dovevano crescere e maturare voi li scoprirete,
0 miei concittadini, in quella promessa di un
Redentore fatta da Dio subito dopo la caduta
deH’uomo c nelle disposizioni chc a mano a
mano tutte le generazioni dovevano acquistare
per ricevere il suddetto Liberatore ; in principalità era d'uopo cho ne sentissero fort<;mente
il bisogno, e per conseguenza il desiderio. Il
mosaismo adunque non è che il seguito dell'anteriore preparazione patriarcale, resa piii sensibile colle varie instituzioni, introdotte ap|iunto
quando le varie tribìi divennero popolo; esso
consisteva quasi tutto in forme e cerimonie, lo
quali però sotto l’aspetto materiale nascondevano la spiritualità del cristianesimo, ed erano
altrettante figure o tipi della malvagità degli
uomini, della necessità dell’espiazione , del
Cielo, di Crislo ecc.
La fabbricazione deH’arca di Noè, per esempio, 6 simbolo della fede neH’eterna salvezza ;
Isacco e Giuseppe sono tipi di Gesù Cristo ;
l’istituzione del sacrificio disangue, che rimonta sino alla famiglia di Adamo, è l’espressione di un bisogno universale della coscienza;
il sacerdozio esprime la decadenza dell'uman
genere, la necessità di un mediatore e ia sjieranza di trovarlo. Nel tempio di Gerusalemme,
il luogo santissimo è l’emblema del Cielo ; i Ire
colori alludono a Crislo, come vittima e come
ziché abiurare la fede, preferì l’esilio cosi duro
agli Italiani. Essi amavano la loro patria e lasciaronla volontariamente, e con essa le loro
case, le loro famiglie, le loro fortune, i loro negozii. Sublime esempio! utile in lutti i tempi e
buono per chiunque si consacra al nobile apostolato, sia pure di religione, di politica o di
scienza. Imperocché non si può essere un eroe
ed un martire, e diremmo quasi un uomo onesto,
che a patto di mostrarsi pronto sempre a sacrificare i propri beni, le proprie gioie e la stessa
vita alla convinzione ed alla fede. «Temiamo
troppo la morte, l’esilio, la povertà » diceva Catone quando la repubblica di Roma era alla vigilia di radere [Nimium timemus morlem, exilia,
egestaiem). Sta qui il segreto della decadenza
degli Stati. Essi infatti sono perduti quando i
cittadini preferiscono il riposo ed i piaceri all’onore. l protestanti d’Italia nel secolo xvi non temettero nè l’esilio, nè la povertà, nè la morte;
e la Chiesa di Roma coi suoi tribunali, colle sue
torture, co’suoi roghi non li vinse. Eglino Irion
re de’ cieli e dolla terra ; il candellioro o le lampade rappresentano i lumi dol Sauto Spirito ;
il pane della tavola , la divina [larola ; i profumi , le preghiere ; il sagriiicutoie Aronne,
riccameule vestito, è il tipo del supremo sagrificatoro Gesìi Cristo, unico o solo che possa
veramente essere sommo sacerdote, santo, innocente, immacolato, separato da peccalnri ed
eterno (Eiirei, vii, iti — v, 6), il qualo, in pari
tempo, è vittima di so stesso, per Irisare i peccati di imiti, essendo stato offertn una colta
(Ebrei, ix, 28). Egli è ia realtà, non allri, nou
papi od arcivescovi o vescovi o patriiirchi romani ; egli è in realtà, rijieto, la Luce e la Veritiì, l’L'riin e il Thuminiiii, che si leggevaiiu
sul pettorale dei graa Levita ; egli che porta il
suo popolo redento sullo spalle e sul cuore;
spiritualità simboleggiata dalle due pietre onicliine poste sopra gli omerali deU'Efod, e su
cui erauo scolpiti i nomi delle dodici tribìi; ialine l’olio dnU’unzinne è il tipo del Sunto .Spirito e delle sue grazie ecc. écc.
Ora, non è forse vero che il |)a[iismo riprodusse ael crislianesimo il culto materiale giudaico, e indossò perfino gli apparauienti sacerdotali dei sagrificatori e leviti, gli Et'od o pianete, i pettorali, i rocchetti, lo ciuture, i camici
e la tiara? E perpetuando cosi il giudaismo,
non è forso negare il suo com[)imeiito ? e negando il compimento, non è dare una sacrilega
mentita al Salvatore, alla redenzione?
Il regno di Üio sotto l’antica alleanza è
farono di essa, e le loro lacrime, i loro patimenti,
le loro sciagure non potevano che produrre
buoni frutti.
Erano sparsi quegli infelici, sparsi come uu
pugno di cenere, in Germania, in Olanda, nel
Belgio, nella Svizzera, in Francia, in liigliilterra;
gli uni divisi dai loro figli, dalle spose e dai
tardi genitori che formavano l’oggetlo del lofo
amore, delle loro cure e della loro gioia e che
temevano di non rivedere mai più sulla terra;
gli allri senza tetto, senza lavoro e senza nutrimento. In ogni angolo del mondo l’uinanità è
la stessa, il sole ha dovunque i medesimi raggi,
il firmamento è seminato di stelle: ogni terra ha
i suoi munti, i suoi laghi, isuoi fiumi; ma l’infelice esule sospira dovunque i noti sembianti
e quelli che chiama sole, cielo, monli, laghi o
fiumi della sua patria, testimoni degli innocenti trastulli della sua infanzia , delle vicende
della sua vita, degli affetti del suo cuore; e 1 i
sospira da mane a sera e la notte nei brevi sogni li vede. Poveri esuli! Non rimaneva ad essi
2
l'ombra d/’i beni avvenire, dice Paolo agli
Ebrei, x, 1 : il giudaismo era la religione d’autorità puramente esteriore {ministero di lettera,
2. Cor. ni, 7), un giogo sacro; esisteva un’inflessibilo unità , non era permessa alcuna ricerca o libertà di comunicare con Dio ecc.; ma
tutto questo ò giustificato dai fini immediati del
giudaismo stesso, ch’erano di conservare incorrotto il deposito della rivelazione primitiva
sino alla comparsa del Messia redentore, e ciò
col mezzo del governo teocratico e della nazionale unità; e di essere l’anello di congiunzione
col tempo evangelico, nel quale i tipi dovevano
diventare una realtà e compiersi le promesse
e i vaticinii dei profeli.
Leggete , o miei concittadini, tutta l’epistola
di saa Paolo agli Ebrei, e in ispecie i capi vili,
IX, X, e vi convincerete appieno che ora la cosa
è mutata, che Gesh Cristo ha recato a compimento il corso preparatorio dei secoli, e in Lui
v’ò la pienezza della legge e dei tempi [Ef. iv,
13 e seg.) : Egli stesso lo dice , tenni a compiere la legge ed i profeti (Mat. v, 17); e comrpiere non significa continuare, siccome fa la
clerocrazia romana, ma ridurre a perfezione, a
realtà piena, a pieno sviluppo l’antica alleanza.
Venne dunque a compiere e non a sciogliere,
od annullare la suddetta legge e i profeti : ed
in qual modo poleva eseguire questo piano?
Coll’esser Egli veramente Colui che doveva liberare il mondo tutto, dalla schiaviti! del demonio e dalla morie, Riparatore promesso, desiderato e sperato; e collo spiritualizzare l’antica alleanza e togliere il materiale inviluppo
cho nascondeva la verità e renderla cerl^, evidente, in modo assoluto; sant’Agostino dice
benissimo che il Nuovo Testamento è nascoso
nel Vecchio, e il Vecchio risplende nel Nuovo.
Ma per opera del papismo, il velo che celava
la faccia di Mosè fu steso invece sul Vangelo,
come già fecero i Galati ed altre Chiese nei
primi tempi : in somnia la confusione delle duo
alleanze è una fra le principali puse degli
errori nelle assemblee crisliane. Gegìi Crislo, a
cagion d’esempio, non abolì l’autorità in reli
deila loro patria che la convinzione e la fede
per cui andarono in bando, e per questa soifrivano in silenzio e con nobile fermezza. Ed abbenchè di diverse città, si avvicinavano, si consolavano , si soccorrevano a vicenda come se
nati fossero nella medesima culla.
Gli esuli italiani nella metà del secolo xvi
ascendevano, per testimonianza di Pietro Paolo
Vergerio, a più che 200; nove anni dopo il loro
numero era cresciuto sino ad 800; e verso il
•1568 a circa ICiOO; fra’ quali molli uomini di
lettere, insigni oratori, valenti artisti, cavalieri
distinti ed abili operai che portarono agli stranieri le nostre ani, le nostre industrie, In nostra coltura e la noslra civillà.
Gran parie di questi profughi preferirono di
riparare nella terra dei Grigioni, per la sua vicinanza all’Italia e per quella tal quale somiglianza di costumi che notavasi in quegli abitanti,
i quali (specialmente nella parte meridionale)
eran originarii di questa Penisola e ne ritenevano
tuttavia gli usi, le tradizioni e persino la lingua.
gione, ma la compiè rendendola spirituale, operante per dolce persuasione ; non abolì il culto,
ma lo rese, anche questo, spirituale (Giov. iv,
22-24) : e come osano i clericali far ciò che facevano i Galati, « rivolgersi dj-nuovo ai deboli
e poveri elementi, ai quali, tornando, indietro,
vogliono di nuovo s^jiyireiv Qs^ryaij^q:giorni,
e mesi, e stagioni, ed anni? » (Gal. iv, 9, 10).
Ora si deve far tutto da tulli in nome del Signore , cantando inni e cantici spirituali :
siamo noi il tempio del Santo Spirito. Il sabbato e il tempo orano strettamente connessi al
mosaisnTo : al presente la vita intera è divenuta festa cristiana; Gesù Cristo ci offre per
modello da imitare nientemeno che la perfezione del Padre Celeste.
Non crediate però, o miei concittadini, che
la spiritualità del cristianesimo esiga che ci
separiamo da ogni temporale faccenda, perchò
allora si annullerebbe il precetto eva^igelico
dell’amore degli uomini. Appunto perchè Gesù
Crislo venne a compiere e nulla sciolse, Egli
fondò pure una temporale umanità cristiana e
una cristiana civiltà; il regno di Dio deve in
ultimo avere il suo trionfo in tutti i suoi dominii; e il fondamento di ciò l’abbiamo nella risurrezione e nella nuova terra e nuovi cieli annunziati. E in vero, il crislianesimo tutto abbraccia perchè universale, cielo e terra, culto
« cultura ; nè l’antico patto che ìàpace sarebbe
stata largita in terra come in cielo agli uomini
di buonvokre, può essere distrutto (Lu., II, \ 4);
e l’antica famiglia esser deve richiamata alla
perfezione dei principii (Mat., XIX, 8). Ma i
buoni ordini civiH è d’uopo ch’emergano dalle
credenze e che siano l’applicazione di queste,
perchè è dallo spirito che si ricavano i principii delle cose ed è il crislianesimo solo che li
contenga ; perciò disse Gesù Cristo che il suo
regno non era del mondo d’allora, paganico,
immerso nelle tenebre , ma del nuovo mondo
ch’è luce e libertà. Distruggendo l’universalità
del cristianesimo e l’unità del regno divino si
disgiungerebbero cose indivisibili, mentre non
si deve separare ciò che Iddio ha congiunto
I Grigioni, soggetti anch’essi alia Curia di
Roma, e per conseguenza a tutti gli abusi del
degenerato cattolicismo, furono fra’ primi a legarsi coniro le falsate dotlrine e contro la corruzione del clero. In sul principio chiesero, e
dopo non lieve resistenza ottennero liberlà di
coscienza, mercè la quale videro ¡igevolata la
propaganda evangelica, ed introdussero nel loro
Stato la riforma, senza imporla a nessuno, e
senza che il governo vi esercitasse la benché
minima influenza.
Fu in tal modo che nel giro di pochi anni la
Clliesa riformata acquistò in quella repubblica
numerosi proseliti, i quali, e per la naturale
simpatia verso il popolo italiano e pei sacri vincoli ond’erano legati ai profughi protestanti, e
finalmente per l’utile economico, letterario e
morale che veniva loro da siffatta emigrazione,
accoglievano di buon grado tutli quelli che, fuggendo i rigori e le minacce dell’inquisizione,
cercavano rifugio nella loro patria.
E la visla di tanti generosi, che per non man
(Mat., XIX, 6). Mosè stesso predicò eterna la
sua legge, e lo benedizioni temporali del Deuteronomio e le promesse egualmente temporali dei profeti non ebbero ancora intera verificazione.
Ho detto a principio che colla venula del
Messia cessò lo sviluppo dell'antica rivelazione
e cominciò lo sviluppo del cristianesimo ; ed
egli consiste nella sua propagazione per tutti i
paesi della terra, sino alla fine dei secoli, e
nella trasformazione morale e religiosa che fu
iniziata da esso e col tempo sarà compiuta : e
consiste pure nella successiva conoscenza delle
attinenze del cristianesimo stesso colle umane
cognizioni e colle società civili esteriori, perchè i principii morali si legano con Dio e coll'uomo, colla società e colla natura.
Oltre a quanto osservai, i clericali poi,' nel
loro insano orgoglio, al regno di Dio contrappongono il dominio pontificale, come se nei
tutti fossimo ancora sotto la circoncisione, e
non battezzati nel nome del Padre, del Fi<gliuolo e dello Spirilo Sanlo.
CORRISPONDENZA
(ra un Padre Cappuccino ed un Evangelista
della nostra Chiesa
(Continuazione)
F. Bruschi al Padre Teodosio.
M.to Reìì.do Padre Pro.ne Oss.mo
Sono lieto di trovare un momento di libertà.,
per dar riscontro alla pregiatissima sua. Prinia
però d’entrare in materia sui punti nella medesima dalla paternità vostra trattati, m’è d’uopo
farle notare che in detta sua lettera non trovo
risposta alcuna ad un’aCcusa con cui neH’ultima
mia aggravava la Chiesa papale. Io le diceva che '
Roma ha mutilata la Parola di Dio, la Bibbia;
ed ora soggiungo che lo ha fatto quando ne' catenhismi che si fanno imparare ai giovinetti ha
alterati i comandamenti di Dio; 1“ Con abbreviarli ; 2® Con toglierne intieramente uno, cioè
il secondo; 3'’ Col dividere il decimo in due.
care alla loro coscienza, avevano a tutto rinunziato e affrontavano l’esilio coi suoi mille dolori,
era cosi commovente e solenne, da confortare
in quella terra ospitale quanli avevano abbracciato la riforma e confondere in pari tempo gli
avversarii. A ciò contribuiva ognora più la viva
descrizione che gli esuli, usciti appena dal pericolo, facevano delle crudeltà dell’inquisizione e
dei traviamenti clericali, e l’entusiasmo con
cui parlavano della libertà di coscienza,di questa
preziosa islituzione che appo i Grigioni godevasi.
Il loro esenrìpio, il semplice conversare e i discorsi che pronunziavano in pubblico, allorché
se ne offriva loro la circostanza, tutto insomma
concorreva a confermare i credenti, accendere i
tiepidi e vincere gli ostinati. Per modo che (vedi
strano giuoco della sorte, o meglio sapiente consiglio di Dio!) i mali di quegli esuli sciagurati
divenivano pei Grigioni un seme fecondissimo di
bene.
3
evidentemente al fine di conservarne almeno il
numero. Ora da questo suo silenzio io sono autorizzato a credere che la paternità vostra]^ meco
d’accordo su questo pxinto , e che è pronta, nel
corso della nostra discussione, se si prolunga, ad
accettar tutte le conseguenze che da questa sua
concessione potran derivarne.
Quanto poi a ciò che mi dice non poter la paternità vostra sapere che io appartenessi alla
Chiesa cristiana delle Valli di Piemonte, per la
ragione che io non glielo aveva esposto, le ripeterà che credeva superfluo il dirglielo perchè
tutto il paese lo sa, e le persone che frequentano per quattro volte alla settimana le nostre
riunioni non sono state in silenzio a questo proposito. Oltre a ciò facil cosa le sarebbe stato di
argomentarlo da ciò che le autorità locali, penetrate dal profondo rispetto dovuto alle leggi
dello Stato , non avrebbero permesso tali riunioni qualora non si componessero di persone
addette ad essa Chiesa per la loro professione
di fede, e qualora non fossero presiedute da uno
dei di lei funzionarii. — Ciò premesso, passiamo
ora all’esame del primo dei suoi veramente falsi
supposti. — Mi ha recato non poca meraviglia,
il, confesso, il leggere nella sua lettera come ella
abbia tratto a conseguenza della mia professione
di fede il rigettare io assolutamente l’insegnam.ento che i pastori debbono a quella Chiesa che
venne alle lor cure affidata. Io non potea credere ai miei stessi occhi, ed ho dovuto più volte
rileggerla per accertarmene. Nè strana è questa
mia meraviglia, poiché non so davvero ove trovar si potrebbe uno scolaretto in logica che,
dalle mie premesse, avesse dedotta una simile
conseguenza. Eccole infatti il suo curioso ragionamento: • Il mio avversario confessa che
« la sua fede ha per base la Bibbia, anzi la pura
• Bibbia, che egli ritiene come parola di Dio ;
« da ciò ne segue che egli crede e professa tutte
a le dottrine che in essa si contengono : ma la
» Bibbia (che egli crede e professa) insegna che
n il vescovo, ossia il pastore dee ben presiedere
« alla Chiesa che gli fu confidata, ammaestrando
« gl’ignoranti, confortando i deboli, vegliando a
« che false dottrine non vi si introducano, atte
« a sedurre le pecorelle di G. C. supremo pa« store delle anime, ecc., ecc. : dunque il mio
» avversario rigetta l’insegnamento dei Pastori
« nella Chiesa ». Io credo dovermi astenere da
ogni commento sulla stranezza di un tal modo
d’argomentare. — No, mio rev.do padre, non è
vero ,. nè ella poteva mai dedurlo dalla mia lettera, -ch'io abbia rigettato, o rigetti l'insegnamento dei pastori nella Chiesa di G. C., perchè'
chiaramente' lò trovo indicato nella divina Parola su cui èr basata la mia fede : ritengo anzi
che terribili saranno i castighi cui va incontro
quel'pastore che, tiepido neirèsetcizio del suo
ministero, amando meglio l’ozio e l’agiatezza
(Apocaì., Ili, 14, 15), non si faccia, come Paolo,
tutto a tutti per guadagnare qualche anima a
G. C. ^1* Cor., IX, 19 a 22): solo pretendo come
ne ho il diritto, clie colui fAe dev'é ammaestrarmi,
mi predichi laParola(i^ Tim.. IV, 2) divinamente
inspirata (III, 16) e che rcUamente la maneggi
(II, 1.5); ma se questo pretesi) pastore m'insegna
diversamente, e riòn èi acquieta alle sane parole
di G. C. ed alla dottrina che è conforme alla
)netà.(l» a Tim., VI, 3); Se mostra col fatto chc
per lui l’esercizio di quésta pietà è’ un’arte per
guadagnare (id.) ; se , posta da banda la verità ,
sostituisce a questa dotlrine e comandamenti
d’uomini (Marco , VII, 7); io lo terrò in conto
di quel falso profeta, o falso predicatore , che
viene a me coi vestimenti della pecora, ma che
dall’opere riconosco essere un lupo rapace, da
cui, per divino precetto, debbo guardarmi (Matteo, VII, 15). Se poi il pastore della Chiesa è
tale quali erano e Timoteo e Tito, io ricevo con
gioia il suo insegnamento, perchè egli non fa
che sviluppare coll’aiuto dello Spirito di Dio le
dottrine registrate nella parola. Fra noi il Pastore non può, quand'anche il volesse, imporre
altra dottrina da quella infuori che nòDa Bibbia
ritrovasi, perchè noi , ad imitazione degli abitanti di Berea, abbiamo sotto agli occhi questo
libro divino, mentre egli ce ne predica il contenuto ed attentamente l’esaminiamo per ve<lore
se le cose da lui predicateci sono in realtà quali
egli ce le annunzia [Atti, XVII, 11). Dal che ne
segue che credendo a lui possiamo con piena
convinzione e franchezza ripètere: « Io credo la
Bibbia, tutta la Bibbia e, iu religione ,nuH'altro
che la Bibbia ».
Ma i Pastori della Chiesa papale sono eglino
imitatori di Timoteo e di Tito? Insegnano eglino
la dottrina che predicavano G. C. e gli Apostoli?
Una volta io mel credeva, perchè poco leggeva
la Parola di Dio e meno la meditava; ma ora
che essa, per la grazia di Dio , >' il pascolo salutare deH'anima mia posso, senza tema di errare, francamente asserire che le doltriue predicate dai papisti non trovansi in gran ]iarte nella
Parola di Dio, e molte sono a questa formalmente contrarie. — Infatti nel Vangelo ritrovo
che l’apostolo Pietro aveva moglie, potcht’ G. C.
guarisce la di lui suocera (Mirco 1 , .30, 31) :
trovo che san Paolo vuole che il vescovo ed il
diacono siano ammogliati (la Tm. III). La Chiesa
del papa, in diametrica opposizione, impone agli
ecclesiastici secolari e regolari il celibato. — San
Pietro« dice che: il battesimo che pi salva non è
quefÌo'che lava iÌ corpo, ma l’impiego di una
buona'coscienza dinanzi a Dio jl» Pietro, HI, 21).
La Chiesa del papa invece insegna che il battesimo d’acqua cancella il peccato originale, e l'attuale se v'è, annulla la pena per essi dovuta, fa
il battezzato figlio di Dio ed erede del cielo. —
San Paolo ci dice: Cbe ama meglio nella Chiesa
dire cinque parole atte ad ammaestrare gli uditori, che diecimila in lingua straniera (1» Cor.,
XIV). La Chiesa del papa non fa una sola funzione in lingua volgare. — San Paolo ci dice :
Perchè vi s'impongòno ordinamenti: non jtoccaré, non assaggiare, ecc., coseche periscono per
l’usò, secondo i comandanjeati e le,dottrine degli uomini? j^olotsesì, II). La Chics^ d,el papa
impone le macerazioni, i digiuni» le discipline,
le astinenze, la recita dei rosarii e dei salmi penitenziali (in latinoj*, ecc., opere.ch^ sono comandaménti di uomini e non di Dio , e colle
quali nonostante pretende si possa apquistare
l’eterna salvezza! — G. C ha detto: Mangiate di
tutto quello che vi sarà messo dinanzi (Lng. X, 8)
e san Paolo ha soggiunto: Mangiate di lutto quello
che si vende al macello (I.a ^or., X, 25); ma nè
l’uno nè l'altro hanno fatta eccezione di tempi.
La Chiesa del papa impone l’astinenza dalle carni
e da altri cibi speciali in certi determinati giorni.
— San Paolo ha dirette le sue epistole a tutti
i cristiani di Roma, di Corinto, della Galazia, di
Efeso, di Filippi, di Tessalonica. di Colosso uon
che a tutti i convertiti d'infra i Giudei : e san
Giacomo, san Pietro, san Giovanni e san Giuda
ai cristiani di Gerusalemme dispersi, ed alla
Chiesa universale, al fine evidentemente che fossero lette da tutti (si veda il principio di tutte
le epistole menzionate), e la Chiesa del papa no
proibisce la lettura, bestemmiando empiamente,
per mezzo del Concilio di Trento, chc maggior
danno die utilità ne risulta a chi legge (vedi lo
citazioni del Concilio nella lettera precodonto
del pa<ire Teodosio) ; San Paolo ci dire: Noi
siamo salvati jier grazia, mediante la fede, non
per opere, acciocché niuno si piorii'K/'eji, lì,
8, 9) e da san Triacomo rileviamo che le opero
altro non sono che conseguenze della viva fede
(Giac., II); e la Chiesa .lei papa invece insegna
che è colle opero che si acquista il ciclo, ed
anatemizza dii crede in contrario. Le divine
Srrtiture o’insegnano che uno solo ò il mediatore fra Dio e gli uomini, cioè fiesù Cristo
uomo (I* Tim., II, .5). La Chiesa del papaha moltiplicato questi intercessori a migliaia, ed ha annoverato nel loro catalogo perfino degl’omicidi.
Ah ! se egli è vero che la Chiesa di G. C. è la
colonna e il fondamento della verità, bisogna
necessariamente dire che quella del papa che insegna tutt'altro (|ie la verità, sia il nido della
menzogna e dell’errore. Se egli è vero che sono
pastori staì)iliti da Dio quelli che conservano intatta la purità della dottrina, e zelantemente la
predicano, acciocché tutti gli nomini insino alla
fine <lel mondo possano giungere alla conoscenza
della verità, bisogna necessariamente dire che i
preti del papa :-.iano quegli Scribi e Farisei i quali
serrano il regni) dei rieli davanti agli uomini,
corrompendo la dottrina di Gesù Cristo, e non
vi entrano e; ,i modcsimi, nè lasciano entrare
coloro che stan per entrare (Matteo, XXIII, 19);
e quindi se sono tenuto ad accetlare l’insegnamenio di quelli, e in fatto anche di disciplina sotmettermi al giudizio loro, sotto pena, in caso
contrario, di esser tenuto in conto di pagano e
di pubblicano; io debbo allontanarmi da questi
per non esser con loro involto in quei tremendi
e ripetuti guai di cui Gcsii Cristo ti'minaccia,
comè pure è mio dovere di render glòria alla
verità pubblicamente confessandola, e di protestare coniro all’errore ed all’abuso. Se la Chiesa
dei papi fosse la Chiesa di Gesù Cristo, possederebbe anche al di d’oggi quella fede identica
ed una che professava la Chiesa di Roma dei
tempi apostolici ; fede, che leggiamo essere stata
nota a tutto il mondo per la sua purità, e per la
quale l’apostolo sentiva il bisognò di render grazie al Signore (Rom., I, 8). Ove sia caduta questa Chiesa tanto fervente e si pièna di vita a quei
tempi noi lo abbiamo veduto di già : mi piace
però, prima di chiudere su questa materia, di
paragonare di volo alcune dottrine che essa professa al di d’oggi con quelle registrate nell’aurea
epistola che Paolo scriveva ai Romani dei tempi
andati. —La Chiesa che era in Roma ai tempi
dell’apostolo credeva (insieme col dotto protestante il dottore Anglicano, di cui la P. V. mi
parla nella sua lettera) che la Sinagoga era la
depositaria degli oracoli divini [Rom., III, 2), e
quindi riteneva por canonici quei libri sacri solamente che come tali riconosceva la detta Depositaria. Ma la Chiesa di Roma del tempo dei
papi, per mezzo del suo Concilio di Trento (uella
sessione IV, 8 aprile 1546), a cui, secondo narra
lo storico Pallavicino, si ritrovarono come rappresentanti di tutta la Chiosa di Gesù Cristo solo
cinquantatre persone, cioè cinque cardinali, e
quarant’otto fra arcivescovi e vescovi !!!, decretò
essere canonici i libri che la Sinagoga antica,
non quella dei giorni nostri, han ritenuto e ritiene come apocrifi. — La Chiesa di Roma dei
tempi apostolici riteneva come domma che tutti,
senza alcuna eccezione. Giudei e Greci hau peccato ; che non v’ha alcun giusto nè anco uno
{Rom., Ili, 9, 10). Ma quella dei tempi papali per
l'organo del suo Concilio di Trento, sessione V,
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dichiara che non intende comprendere in quel
suo decreto del peccato originale la Beata Vergine Maria; ed il vescovo di Roma dei giorni
nostri dichiara la Beata Madre del Redentore
scevra del peccato d'origine. —La Chiesa di Gesù
Cristo che era in Roma ai tempi degli apostoli
credeva; come lo abbiamo anche notato di sopra,
che l'uomo è giustificato per fede, senza le opere
della legge [Rom., Ili, 28); quella dei tempi papali poi scomunica di fatto l’apostolo Paolo, e
con lui ogni cristiauo che dirà che l'uomo è giustiticatoper la fede solamente. La Chiesa di Roma
dei tempi apostolici credeva che la elezione era
per pura grazia di Dio, perchè altrimenti la grazia non sarebbe sfata più grazia (Rom. XI, 6) ; ma
la Chiesa papale, senza il minimo scrupolo, la
scomunica, e con essa chiunque sosterrà che la
giustizia che è stata ricevuta non sia aumentata
per mezzo delle buone opere. — La Chiesa di
Homa dei tempi apostolici credeva nou esserri
condannazione alcuna per quelli che sono in
Gesù Cristo (Bom., Vili, 1); ma la Chiesa papale anche qui scomunica quella Chiesa, s. Paolo,
e con esso chiunque dirà: che al peccatore pentito che ha ricevuto la grazia della giustificazione
non resta più pena alcuna da scontare in questa
o nell’altra vita.
Ed ora, mio caro R. Padre, che mi risponde?
Dirà élla ancora che dai primi pastori della Chiesa
romana si è professata ed insegnata la medesima
identica dottrina che si professa e s’insegna dalla
Chiesa di Roma dei tempi nostri? È egli in questa maniera che dessa ha conservata la fede apostolica? È egli cosi che è stata fedele guardiana
delle divine Scritture e colonna e fondamento
di verità? E dovrò io ancora esser tenuto in conto
di pagano e pubblicano per non voler ascoltare
una Chiesa che ha apostatato dalla fede di G. Cristo? E dovrò esser tenuto per apostata io che
aborrendo l’errore e l’impostura ho voluto far
ritorno, colla grazia di Dio, alla fede dei miei
antichi padri, i primitivi cristiani di Roma? E
non mi è egli comandato di obbedire piuttosto a
Dio che agli uomini? Lo decida la P. V. Quanto
a me leggerò sempre la mia Bibbia, pregando il
Signore a voler produrre in me quelle disposizioni, a mezzo delle quali possa farlo con frutto ;
ed affinché crescendo nella conoscenza della verità, possa essere in istato di combattere l’errore dovunque lo incontrerò. —Ma la P. V. mi
dice che la Bibbia non è abbastanza chiara onde
possa servirmi di norma in ciò che concerne la
fede e la morale per cui non potrei rilevarne profitto. — Al primo momento di libertà mi farò un
dovere di rispondere anche a questo veramente
falso supposto--Intanto la riverisco.
F. Br03CHI.
LO STATO ROMANO SVELATO
IV.
Spionaggio del confessionale.
« Oltre alla inquisizione generale, il Romano
è soggetto a quella più diretta, esercitata dal
clero secolare e specialmente dal curato.
« 11 parroco è ad un tempo ufficiale dello Stato,
capo dello spionaggio, ispettore di polizia e padre spirituale. Il secreto della confessione è depositato in registri ; e le di lui funzioni secolari
gli tolgono il suo tempo migliore. A lui, inprima,
deve il parrocchiano indirizzarsi per ottenere
un passaporto, un permesso di porto d’armi ;
senza di lui non può avere alcun impiego , nè
favore, nè soccorso di luoghi pii; la polizia po
litica nulla fa senza consultare il parroco. Nel
registro ch’egli tieue di tutti i suoi parrocchiani,
vi nota la presenza loro ai sacramenti, i lor costumi, opinioni e tutto ciò che può interessare
la polizia alla quale comunica ogni cosa; a tale
efTetto, ha in man sua alcune devote fra le più
ciarliere e le meglio instrutte del quartiere che
mantiene con fondi di beneficenza. Egli è nel
medesimo tempo l’agente del vescovo, che ha su
tutta la diocesi la polizia de’ costumi, ed ha in
conseguenza delle spie e de’ tribunali: il vescovo
giudica tutte le cause dei preti fra loro e co’laici;
sovrintende l’istruzione pubblica, la stampa, i
luoghi j)# ; s’è uomo attivo , s’appropria il meglio degli afl'arie paralizza l’amministrazione... ».
S.-JüLiBN. — Altra citazione contro Jacquet.
— I nostri lettori si ricorderanno essere stato
cotesto istitutore condannato dal tribunale di
Chambéry per blasfema contro la Vergine, e poi
graziato da S. M. Ora lo stesso sig. Jacquet
venne ancora citato dinanzi al tribunale di SaintJulien per dili'usione di Bibbie. Ma siccome tale
veudita si fa a Chambéry liberamente e pubblicamente, così questa volta il Jacquet, il quale
si difese da se medesimo, fu assolto. Questa decisione di nn tribunale della Savoia servirà, crediamo, di norma ai giudici della Liguria per non
essere anch’essi tanto corrivi a processare chi
vende Antichi e Nuovi Testamenti. Quantunque
il Codice penale non sia riformato, davvero non
sappiamo con quale criterio e con quale coscienza si possano condannare i venditori delle
Sacre Scritture che sono la Parola di Dio.
Fikbnzk. — I preti al letto di un eTangeUco
moriente, e dopo la morte. — Giorni sono in
Firenze venne còllo da grave malattia un nostro fratello di recente convertito a Gesù Cristo. Perduta ogni speranza di guarigione, la di
lui moglie, anch’essa divenuta evangelica, ebbe
in prima a contrastare fortemente col medico, il
quale insisteva afiìnchè fosse chiamato il prete,
cercando pure di spaventarla col dirle che il
marito verrebbe sepolto come un cane: cui ella
rispondeva umilmente : Faranno ciò che a loro
piacerà, ma non abbiamo bisogno di preti.
Denunziato alla Cura dal medico il moribondo,
giunsero poco dopo, l’uno dietro l’altro, tre fi
quatro preti, curati e sottocurati, e nella cameretta dell’infermo stettero più d’un’ora a gridar
forte e a lottare coU’infelice quasi privo di vita :
e certo fu per grazia di Dio ch’egli ebbe la forza
in que’ momenti estremi di sostenere la terribile
pugna di Satana; fu per grazia di Dio che egli
potè con voce sonora dichiarare che persisteva
nel riconoscere un solo Salvatore, un solo sommo
Sacerdote e Capo della Chiesa, Gesù Cristo.
I preti si rivolsero quindi alla moglie e la trovarono ugualmente immobile come una roccia,
— Perchè, dicevano ad essa, nou persuadete il
marito a conformarsi ai voleri della Chiesa? —
Perchè, rispondeva, io non posso forzare i di lui
sentimenti. — Dunque ancor voi, soggiungevano,
avete i sentimenti medesimi?—Si...
Poscia il povero morente pregava quegli aguzzini ad avere compassione del suo stato ; ma in
vano. Uno vi fu che cercò persino coll’adulazione di vincere l’infermo e la moglie: diceva a
questa : — Vostro marito è un angelo, soltanto
gli mancano i Sacrameati. — Sorgeva il moribondo a rispondere ; Sempre io riconosco Gesù
Cristo, egli solo;- non riconosco l’uomo.
Un amico di casa che lo assisteva dovette anch’egli subire l’inquisitoriale interrogatorio che
segue: — Chi siete voi? (cosi i preti) — Sono
amico suo, venuto per soccorrerlo. — Avete voi
gli stessi sentimenti? — Io sono cristiano, ma
poi ciascuno ha le proprie opinioni; io le mie ;
egli le sue; voi le vostre. — Siete cattolico? —
Anche cattolico.— Qual è il vostro nome? — Sto
qui a Santa Maria Novella... Ma ora lasciatemi
passare che asciughi i sudori del malato. —Noi
sappiamo che vengono qui persone per fare il
protestantismo.... Se vengono, ci avvertirete? —
Non saprei; non vidi che degli amici che venivano a visitarlo. —
Alle 5 ore circa dei giorno 30 luglio il nostro
buon fratello spirò tranquillamente, e spese l’ultimo suo fiato a confessare esser Cristo il suo e
nostro Salvatore ; e qui comincia una seconda tragedia. — Noi uon vogliamo portarlo via, dissero
i preti; se lo prendano i protestanti; sappiamo
che è tale, un quaqnero. —Ebbene fu risposto a
loro, ci dicano come si deve fare? La Cura vi
darà un foglio per la Delegazione. — Cosi fu; il
Cancelliere poi citò la moglie del defunto, e la
sottopose ad un interrogatorio poliziesco onde
scoprire da chi era stato il di lei marito, siccome
egli disse, sviato; chi gli aveva dato il libro; e
le parlò di scandalo per aver rigettati preti e Sacramenti. — Ed ella a lui • chi abbiamo noi scandalezzato? Gli ignoranti forse, ma nou quelli che
hanno -un tantino di conoscenza delle cose; i
preti stessi hanno reso testimonianza che la fede
di mio marito era buona, che era un angelo, che
sopportò la di lui malattia lunga e dolorosa cou
grande rassegnazione. — Ed il Cancelliere: Ma
ora la Cura lo rigetta, e tocca a voi il farlo portar via. — Come mai ! io non ho che delle donne
in casa; parenti non ne ho più; non ho più nè
madre, nè fratelli, uè cugini; tutti ci hanno abbandonato. Alla fine, se voi non volete far sepellire il morto, lo depositerò nel salotto, ed io
mi chiuderò nella camera ; sarà quel che sarà.
—La buona moglie e fedele serva di Gesù Cristo
ebbe eziandio a sostenere lungo combattimento
con altra persona; ma Iddio l’ha sostenuta miracolosamente, e ai falsi ragionamenti dell’importuno seppe contrapporre tali risposte da confonderlo e ridurlo al silenzio ; la chiusa fu questa;
— Volete dunque dannare la vostra anima come
lo è quella del marito vostro? Sì, rispondeva la
intrepida donna, si...; se ha perduto la sua, nello
stesso modo perderò la mia. —
Il luttoso dramma terminò cosi : alle dieci ore
di sera la polizia mandò a levare il corpo morto
del nostro buon fratello ; quattro gendarmi scortarono il carro su cui fu posto tino al luogo destinato, percorrendo la via solitaria delle mura;
una mano di plebe ignorante fece in sulla strada
alquanto chiasso, ed alcuni eziandio imprecarono e contro l’estinto e contro la di lui virtuosa
moglie. Che l’Onnipotente vogliailluminare quei
ciechi, e tutti coloro che s’aggirano ancora nell’oscurità del papismo !
GroHMO Uoncnlco gerente.
AL
DEPOSITO DI LIBRI RELIGIOSI
Viale del Re^ A'® 31.
LA.
SUPREMAZIA PAPALE
AL TRIBimE DELl’iMlCIIIli
Prima verHlone llullanu
dall’originale lnglese
Torino. — Dall» Stampevia dell’Unione Tipograflco-iMitrice.