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Anno 128 - n. 25
19 giugno 1992
L. 1.200
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a: casella postale - 10066 Torre Pellice
biblioteca V---"
1006G
PEI bici
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
IL VOTO DEL 7 GIUGNO
Tra malgoverno
e disunione
L esito della parziale tornata amministrativa
LA MARCIA LA SPEZIA-PORTOVENERE
Produciamo pace,
non fabbrichiamo armi!
Il voto del 7 giugno a Napoli
e Trieste ha confermato, in moda forse accentuato dalle sue
caratteristiche di voto amministrativo, le tendenze espresse da
quello politico di aprile: che ci
piaccia o meno, gli elettori hanno descritto due Italie, ormai
profondamente divise sul loro
atteggiamento nei confronti del
sistema politico. Il Nord esprime in maniera tumultuosa (fino airimpossibilità di formare
una giunta comunale a Trieste)
la sua protesta contro il sistema dei partiti, spazzati via sia
sul terreno della loro legittimazione morale sia perché giudicati incapaci di incarnare la nuova coscienza che il Nord ha di
se stesso: una realtà che non ha
più bisogno del Sud né come
serbatoio di lavoro immigrato,
né come mercato. Il sistema politico che ha retto l’Italia, mantenendone per quarant’anni l’unità, viene visto ormai come U
nemico deU’integrazione nel mercato europeo. Roma più Mezzogiorno hanno prodotto solo corruzione.
Intanto Napoli vota compatta
per i partiti di governo. L’unica
ribellione si manifesta in maniera significativa con l’astensione,
la più alta, credo, mai raggiunta nella storia della città. La prima considerazione che viene da
fare, inevitabile, è che i napoletani non hanno creduto di avere altro strumento di critica; il
che vuol dire che i partiti di
opposizione, in primo luogo il
PDS, non hanno fornito nessuna credibile politica di alternativa. Del resto duole dirlo, ma
la verità è che le risse interne
di correnti (o di «aree», come
si preferisce chiamarle), e la
mancanza di un sia pur minimo
ragionamento programmatico,
che hanno caratterizzato la vita
del PDS negli ultimi mesi, hanno prodotto a Napoli una lista
composta certamente di cittadini onesti, ma per niente plausibile^ ai fini di un governo della
città. Ma non si può ignorare
il fatto che il PDS perde al Sud
come al Nord; al Sud appunto
perché non si presenta come credibile partito di governo; al
Nord perché subisce, insieme
con gli altri, la delegittimazione
dei partiti travolti dalla questione morale.
Dunque Napoli non punisce
chi l’ha condotta allo sfacelo,
chi ha alimentato corruzione e
malavita; Napoli non risente del1’« effetto Milano », e cede al voto di scambio.
Questa della «compravendita»
del voto non è, io credo, il tema principale su cui attardarsi
in una lamentela improduttiva,
altrimenti può diventare un alibi per addossare ad una popolazione (che baderebbe solo ai
suoi interessi immediati, e apparenti) quelle responsahiUtà
che sono invece in primo luogo
di chi non ha saputo costruire
nel Sud una politica di rinnovamento e di crescita civile. Infatti questo voto « governativo »
esprime, appunto, un bisogno di
governo, anche se paradossalmente è costretto a chiederlo a
chi finora ha malgovernato. La
società civile settentrionale ha
una sua produttività interna,
grazie alla quale può cominciare a fare a meno di un sistema
politico che si è ridotto così. Il
Sud invece vive di flussi di denaro esterno, di interventi straordinari; nessun governo in questi quarant’anni, e nessuna forza di opposizione, hanno fornito
al Mezzogiorno gli strumenti e
la reale possibilità per una crescita produttiva e civile dal suo
interno, anzi glieli hanno sottratti. Così la società civile del Sud
è ancora tutta integrata in questo sistema, e dipende da esso
non solo per ottenerne lavori e
sopravvivenza, ma anche per
darsi la sola immagine possibile di Stato e di governabilità.
Un dato, però, sembra accomunare ancora le parti di questo paese che si allontanano
sempre più l’una dall’altra, ed
è la sofferenza per la condizione ormai drammatica in cui versa tutta l’Italia, che si è voluta
e ancora vogliamo considerare
unita. La sofferenza di un paese
che, pur dandosi istituzioni democratiche, non ha saputo risolvere queste contraddizioni, e che
lascia ai suoi cittadini una ben
triste alternativa, fra i partiti
del malgoverno e le Leghe della
divisione e dell’egoismo.
Silvana Nitti
La nuova situazione internazionale richieide
azioni concrete e mirate - La presenza degli
Sono ricomparsi i fazzoletti
viola, quelli che gli evangelici italiani portavano alle grandi marce contro gli euromissili nei primi anni '80, e che gli organi di
informazione allora scoprirono
e segnalarono.
Sono ricomparsi fra le file degli evangelici spezzini, in prevalenza battisti, nel corso della
marcia per la pace di domenica
31 maggio, da La Spezia a Portovenere; qui la manifestazione si è
conclusa intorno all’abbazia del
X-XI sec., un eremo di tranquillità a poche decine di metri da
■uno dei luoghi del turismo marittimo più « chic » d’Italia.
Ignorata dalle pagine locali
della « Nazione » (il quotidiano
fiorentino, che esce con una edizione spezzina), che non poteva
peraltro ignorare la crisi dell’industria bellica cittadina, la manifestazione, a cui hanno partecipato alcune centinaia di persone,
con molti bambini e famiglie,
in rappresentanza di PDS, Rifondazione comunista, ARCI, Lega per l’ambiente, AGLI, sinda
cati, Associazione per la pace e
del Centro evangelico di La Spezia (a sua volta presente in città
anche nelle iniziative di solidarietà con gli immigrati), aveva
come obiettivo quello di sollecitare l’attenzione del paese sui
modi di « produrre pace ».
Solidarietà con
l’ex Jugoslavia
A poco più di un anno dalla
fine della guerra del Golfo le situazioni vecchie e nuove di crisi
impongono interventi specifici,
magari meno visibili nelle piazze,
ma più mirati e concreti; è così,
per esempio, nei confronti del
conflitto dell’ex Jugoslavia. Rifiutandosi di vedere i probema
in termini di bianco e nero, come fanno quasi tutti, comprese
forse le Nazioni Unite ma non
il loro segretario, i pacifisti si
sono attivati per una volta in
sintonia con il governo per l’istituzione di un « numero verde »
a cui far capo per oiTrire quanto
GESÙ’ CRISTO E LO SPIRITO SANTO
Il Paráclito
L’Ascensione segna il distacco storico, fisico di
Gesù; egli ci è stato « tolto ». Non ci ha però lasciati orfani e soli (né ha conferito a un’istituzione
sacra la prosecuzione della sua presenza). Ci ha
mandato il suo alter ego: la sua presenza pentecostale, lo Spirito Santo.
Proprio l'Evangelo di Giovanni, che parla come nessun altro dello Spirito — il Consolatore,
l’Avvocato (Advocatus, in latino, trascrizione letterale del Paráclitos greco), il Difensore che è il
vero e unico Vicario di Gesù Cristo — lega anche
m modo inscindibile lo Spirito a Cristo.
Nei discorsi di commiato di Gesù, che il 4"
Evangelo riferisce con ampiezza particolare, colpisce « con quale cura vi si parla delle relazioni
del Paráclito con U Padre e con il Figlio, con
espressioni che non concordano: il Padre manda
il Paráclito su preghiera (14: 16) o nel nome di
Gesù (14: 26); in 15: 26 invece è il Figlio che lo
manda, ma dal Padre, ed è detto espressamente
che lo Spirito procede dal Padre. Questa espressione richiama alla mente la discussione di
secoli più tardi fra l'ortodossia occidentale e quella orientale sul Filioque, se cioè lo Spirito procede, oltre che dal Padre, « anche dal Figlio » [come
credono gli occidentali e com’è rimasto affermato
nella loro versione del Credo costantinopolitano'].
Ma in reatà questa questione non interessa affatto Giovanni, cui è del tutto estranea l’idea di dare
una formulazione dogmatica ai rapporti all’interno della ’’Trinità”. Non era uno speculativo. Le
sue affermazioni vogliono piuttosto fondare, da
un lato, l’autorità dello Spirito e dall’altro garantire l’identità della rivelazione» (H. Strathmann). Quello che lo Spirito rivela di Gesù,
dopo la Pasqua e l’Ascensione (questa però non è
attestata dal 4“ Evangelo, almeno esplicitamente,
e la ’’glorificazione” di Gesù vi si identifica con la
sua resurrezione), non è altro che un proseguire
o, meglio, riecheggiare e chiarire la rivelazione che
Gesù ha dato di Dio.
La citata discussione sul Filioque non è dunque Un bizantinismo da teologi, è in gioco una
questione vitale; gli orientali, con la loro sviluppata teologia dello Spirito, si richiamano a certi
testi giovannici (ma non a tutti); ma ’’sganciando’, in qualche misura, lo Spirito da Cristo ne fanno, o rischiano di farne, il portatore di una rivelazione autonoma. Ma ogni volta che, nella storia della chiesa cristiana, lo Spirito è stato così
’’distinto” da Gesù Cristo, le conseguenze sono
state e sono gravissime. E’ un punto sul quale
avremo ancora molto da riflettere, proprio oggi
che si intensifica il confronto fra «fedi viventi»
(come il linguaggio ecumenico chiama le religioni), ma anche con l’ortodossia orientale e con lo
stesso cattolicesimo e la sua teologia aperta a
riconoscere tracce di ’’rivelazione naturale”; infine, con tutto il vigoroso movimento pentecostale.
Secondo la visione riformata Dio agisce con
due mani insieme, se così possiamo dire: attraverso Gesù Cristo — la Parola, l’Evangelo, le testimonianze rese a lui nelle Scritture — e attraverso lo Spirito.
Senza lo Spirito — che è la libertà sovrana
di Dio, che «soffia dove (e quando) vuole» — la
Bibbia, l’Evangelo stesso, resta documento, magari interessante, lettera morta; Gesù è ’’passato".
Ma non c’è Spirito — che sia "santo”, sia lo
Spirito di Dio — che agisca a prescindere da Cristo, sganciato da lui, che operi e riveli accanto
e oltre a Gesù. «'Vi ricorderà [farà rivivere e chiarirà] tutto quello che vi ho detto » (Giov. 14: 26),
«prenderà del mio e ve lo annuncerà» (16; 15).
Del mio, non di altri. In nessun altro è la salvezza.
Gino Conte
(da Diaspora evangelica - 6/’92)
un pacifismo fatto di
evangelici all’iniziativa
necessario alle iniziative di solidarietà con le vittime della guerra, dall’aiuto finanziario al lavoro volontario, all’assistenza ai
bambini.
E di fronte alla « questione armamenti », esauritasi la stagione dei blocchi nonviolenti e di
Comiso (che ora però si sta riattrezzando), si tirano le somme
del costante lavoro prodotto dai
vari osservatori sull’ industria
bellica, che in varie città operano
in sintonia con il sindacato.
Un percorso
significativo
E se si parla di industria bellica
si spiega la scelta di questa città
per la manifestazione; lungq il
percorso, che comprendeva anche una scorciatoia di aspetto
simbolico, fra gli olivi. Massimo
Torracca, della Federazione delle
chiese evangeliche liguri mi spiega che circa 1.000 persone e dunque 1.000 famiglie, gravitano intorno alla Oto Melara (l’impresa
che fa capo all’EFIM-FINBREDA
e produce essenzialmente mezzi
corazzati, artiglierie terrestri e
navali, missili e munizionamento,
oltre ad alcune componenti meccaniche per produzioni civili)
d’altra parte sono forse 5.000 gli
addetti, in vario modo, all’Arsenale, costeggiato per ampio tratto dai partecipanti.
Un’economia cittadina, dunque,
ampiamente connaturata al settore militare; non è facile tra
l’altro stimare esattamente il numero di addetti impiegati nell’indotto.
Un alto tasso di
disoccupazione
Nel suo intervento a Portovenere Luisa Morgantini, della
FIM-CISL, ha fornito dei dati significativi: il 40% degli spezzini
sono legati al militare, ma al
tempo stesso il tasso di disoccupazione della città (14%) è il
più alto di quelli del Nord Italia.
Una città che aveva fatto la
scommessa di decollare nel settore navale e militare si trova
adesso a subire le conseguenze
di vicende internazionali e del ridimensionamento delle commesse.
« La Nazione » ne attribuisce
la colpa, in parte, a Saddam Hussein, che non è oggi in grado di
pagare le forniture, ed è per
questo perseguito civilmente.
Ma con la fine del comuniSmo
e del bipolarismo le esportazioni
dell’industria bellica sono crol
Alberto Corsani
(continua a pag. 12)
2
fede e cultura
19 giugno 1992
UNO STUDIO SUL CATARISMO
SANTA SEVERA
Luoghi catari: Carcassonne (foto A. Ferri),
L’impegno delle donne
in pieno Medio Evo
La vita quotidiana dell’« altra metà » di questa lontana minoranza
- Sarebbe interessante un confronto con il ruolo delle donne valdesi
Con questo bel volume i Anne
Brenon, direttrice del Centra
national d’études cathares di
Villegly (presso Carcassonne),
completa la sua trilogia sul catarismo, iniziata felicemente con
Visages cathares e Le vrai
visage du catharisme. Fondandosi quasi esclusivamente su fonti inquisitoriali, solo in parte
edite, l’autrice tenta di rifare la
storia di quella lontana dissidenza, rivivendola daH’intemo attraverso la vita quotidiana di numerose donne che ad essa consacrarono le loro forze migliori
come « perfette » o semplici credenti; o meglio, centrando la sua
attenzione sulle figure femminili più significative di quel mondo, riesce a darci un quadro
vivo di tutte le peripezie a cui
andava incontro chi aveva scelto quella via per giungere a salvezza.
L’ambiente è la Francia meridionale, nel quadrilatero comprendente le attuali regioni della Linguadoca, della Contea di
Foix, della Guascogna e della
Guienna. Molte le città implicate nell’avventura catara (Béziers,
Carcassonne, Foix, Toulouse,
Albi ecc.), ma il sito più celebre
è senz’altro Montségur nell’Ariège, l’ultimo baluardo cataro, distrutto nel marzo 1244
con il suo immane rogo di ben
225 vittime. Tutte le classi sociali vi sono rappresentate, dalla
nobildonna nel suo castello all’umile pastorella delle falde pirenaiche. Il periodo di tempo va
dalla crociata albigese del 120929 fino agli anni ’30 del sec. XIV
quando, dopo la caduta di
Montségur e gli esili volontari
in Aragona o in Lombardia, vi
fu un parziale risveglio con i
fratelli Authier, entrambi « perfetti ». L’uiltimo a salire sul rogo
fu l’altro « perfetto » Bélibaste,
nel 1321, e la stessa sorte subì
quattro anni dopo l’ultima « credente » Guillelme Tournier.
Catari e
dissidenza
Il catarismo ebbe come le altre dissidenze contemporanee i
suoi alti e bassi: non vi furono
soltanto martiri, ma anche i deboli, i rinnegati, chi per paura
del peplo preferì l’abiura (e la
denuncia dei suoi vecchi fratelli in fede) alla prigionia o al
rogo, ma le donne in genere furono più coraggiose degli uomini!
Purtroppo quella storia si può
ricostruire solo mediante le deposizioni degli arrestati riportate
dagli inquisitori nelle loro raccolte di sentenze, e si sa con
quale cautela si devono prendere per buone. Premesso ciò, la
ricostruzione offertaci dalla Brenon è delle più interessanti, a
cominciare dalle pagine dedicate al grosso problema della promozione della donna, che certamente si ebbe in pieno Medioevo
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proprio per opera delle dissidenze religiose. Concentrando la sua
attenzione sul catarismo, l’autrice scrive testualmente che esse
ebbero come caratteristica il fatto di « non respingere la donna
nel disprezzo, ma al contrario
di accoglierla in un comune sogno di abolire ogni differenza
basata sul sesso, ritrovando la.
purezza degli esseri celesti, e le
relazioni d’amore dei "puri spiriti" » (p. 67).
Si sa, qual volere l’uguaglianza spirituale tra uomo e donna
poggiava presso i catari su una
concezione tipica del dualismo
da essi professato, che condanna il colpo come un prodotto
del principio del male riservando all’anima (spesso confusa
con lo spirito) tutto il bene possibile per la sua origine celestiale e la sua conseguente immortalità.
Certo, il catarismo della Brenon è « sui generis », ben diverso da quello sfornatoci finora
dalla corrente storiografia. E’
un catarismo cristiano, anzi il
solo cristianesimo veramente indipendente da Roma: è « la
chiesa dei veri cristiani, la sola
chiesa direttamente e automaticamente depositaria del messaggio e della tradizione di Cristo
e dei suoi apostoli » (p. 84). Tale
interpretazione corrisponde effettivamente alla realtà delle cose?
L’autrice ha buon gioco nel citare molte testimonianze a favore, privilegiando in particolare i
numerosi riferimenti al Sermone
sul Monte, ma dice poco o niente dei vari « miti » precristiani
che pur ispirano molte delle dottrine catare, come quello della
trasmigrazione delle anime. Dato questo orientamento, la Brenon è propensa a mettere in
dubbio l’origine autoctona del
termine « perfetto » (o « perfetta »), e persino dal nome « cataro », fatto derivare dal latino
catus con evidente allusione agli
adoratori del gatto (p. 88). Ho
l’impressione che qui non si tenga nel dovuto conto quelTumorismo più o meno nero di certi
polemisti, pronti a fare salaci
giochi di parole pur di mettere
alla berlina gli avversari.
Una tradizione
paleocristiana
In tale contesto si comprende
meglio perché la Brenon faccia
sua la pretesa dei suoi catari
cristiani di far risalire la loro
origine fino all’epoca apostolica,
nel solco di una sedicente tradizione paleocristiana, sia pure intesa in senso dualistico: «Il catarismo non è stato inventato
da nessun eresiarca della cristia
nità medievale; i catari non hanno altri fondatori, a quanto essi
sostengono, che Gesù Cristo
stesso; e di fatto, per come esso si presenta nei documenti, da
un capo all’altro dell’Europa intorno all’anno Mille, il loro movirnento appare come una vera
chiesa, unita malgrado il disordine apparente dei nomi con cui
qua e là la si indica, intorno
al suo rito paleocristiano del
battesimo per imposizione delle
mani e della sua tradizione non
meno venerabile di interpretazione dualista degli Evangeli » (pp.
86-87).
I catari e il
peccato originale
Ora, prescindendo da questa
visione unitaria che raccoglie in
un solo fascio tanti gruppi indipendenti — da definirsi piuttosto precatari, sulla scia di un
nostro illustre medievista, Eugenio Dupré-Theseider —, la cosa
più sconcertante di queW’interpretazione dualista consiste nel
voler salvaguardare ad ogni costo T« innocenza » di Dio, al quale il cataro si rifiuta di collegare il « male » comunque sia
inteso: anche quello derivato dal
« peccato originale », al quale i
catari non credevano (p. 97);
per cui, se Cristo figlio di Dio
è sceso in terra fu solo per liberare le anime imprigionate
nei corpi e condurle fino alla
salvezza attraverso le varie trasmigrazioni. In questa economia
della salvezza ha una funzione
preponderante il « perfetto » (o
la « perfetta »), che solo detiene
il potere di dare il « consolamentum », l’unico sacramento capace di svegliare « l'anima individuale, che riconosceva di appartenere realmente al solo mondo
del bene, e s’impegnava, ormai,
a vivere secondo la norma dell'Evangelo » (p. 97).
Di questa logica catara, così
diversa dal modo di pensare e
di agire dei valdesi medievali,
la Brenon ci dà ripetute testimonianze, da cui emerge in primo piano l’impegno delle donne, tutte citate con nome e cognome: ne ho contate un centinaio, tutte « perfette ». A quando un libro simile sulle donne
valdesi che — lo riconosce anche
la Brenon — erano impegnate
anch’esse nreferibilmente « per
evangelizzare il pubblico femminile, per meglio penetrare il cuore della famiglia » (p. 213)?
Giovanni Gönnet
Chiese e Europa
Il quarto convegno del Villaggio si è svolto
all’insegna di studio, confronto e preghiera
Per i cittadini europei di confessione protestante che cosa significa l’appuntamento del gennaio 1993, che segna l’avvio di
un processo di unificazione fra
paesi diversi per tradizione, lingua ed anche rèligione? Su questo si sono interrogati con l’aiuto di esperti, non solo protestanti, circa cinquanta partecipanti al IV convegno organizzato al « Villaggio della gioventù »
di S. Severa. Un appuntamento
ormai tradizionale, in maggio,
per quei credenti che intendono
ogni tanto ritrovarsi per tentare di coniugare fede e storia,
cercando così un filo conduttore per la propria esistenza, sempre più turbata da avvenimenti
di cui ci sfugge spesso la ragione ed il senso stesso.
Per inquadrare le riflessioni
teologiche del prof. Ricca, ha introdotto i lavori il prof. Moscato della cattedra di storia contemporanea deirUniversità di
Lecce; una sintesi felice, la sua,
perché ha colto il dramma ed
il senso di « vuoto » causato dalla caduta dell’impero sovietico
ma, nello stesso tempo, le nuove incognite ed i nuovi problemi che ne scaturiscono, non ultimo quello della possibilità di
creare un’Europa unita.
Volontà di egemonia, crisi della democrazia, sottosviluppo
economico, disoccupazione, potere delle multinazionali; questi
ed altri sono i futuri, credibili
intralci per una via democratica
all’integrazione fra i diversi popoli europei. Se questo è stato
lo scenario mondiale, oltre che
europeo, presentato da Moscato,
Ricca non si è sottratto alla sfida ma anzi, tenendo conto di ciò
ed anche di recenti incontri fra
rappresentanti di chiese europee, ha sottolineato come contraddizioni, rigidità e tensioni
caratterizzino anche il mondo
religioso di fronte all’incognita
della futura unità europea.
In particolare Ricca ha enunciato alcuni compiti « inderogabili » per il protestantesimo europeo di questo scorcio di secolo: l’ecumenismo come banco di
prova della tolleranza e del rispetto fra chiese cristiane; la vivificante libertà del cristiano, all’interno della diversità di modelli ecclesiastici; il problema
ebraico e le profonde radici comuni con il cristianesimo; la
questione femminile ed il riconoscimento della parità fra uomo e donna all’interno delle organizzazioni ecclesiastiche ed infine una delle domande più urgenti di questa epoca: « Chi organizzerà e darà voce ai poveri? ».
Il successivo dibattito ha permesso di puntualizzare ulteriori
elementi: il regime comunista
davvero aveva sconfitto la povertà? Non devono le chiese europee seguire i primi passi di
queste istituzioni europee, in
modo da garantire i fondamentali diritti dei cittadini e dei lavoratori? La futura alleanza fra
governi europei sarà garanzia di
pace? Sopravviverà una visione
« eurocentrica » o le chiese si
apriranno agli apporti delle chiese di altre regioni del mondo?
Non c’è, di fronte a queste sfide, la necessità storica di una
nuova riforma del cristianesimo?
In chiusura della prima giornata di lavoro il prof. Ricca poteva notare che a fronte di una
forte secolarizzazione esiste però una sempre rinnovata domanda di Dio da parte degli uomini. Quindi la nuova frontiera
dei cristiani, oggi, è « l’evangelizzazione dell’Europa ».
A questa proposta hanno immediatamente contribuito a dare alcune risposte il teologo benedettino Elmar Salmann e l’ortodosso dott. Zarcone. In particolare quest’ultimo ha approfondito il tema del pluralismo
e dell’unità nel rispetto delle differenze, senza pretendere primati o egemonie.
Padre Salmann ha invece tentato la strada (indispensabile
per evangelizzare, secondo il benedettino!) di un’interpretazione « non ideologica » del cristianesimo; un’interpretazione
che ci obblighi ad una svolta
« antiplatonica ». Occorre valorizzare la pluralità rispetto all’unità; la creatività rispetto a
rigidi stereotipi prefissati; la natura invece della tecnica; il regionalismo invece dell’universalismo. Ed il libro di Musil L’uomo senza qualità rappresenterebbe la « magna charta » della
nostra epoca.
Se la Trinità di Dio è il fondamento dei cristiani, non si
può intendere l’unità come una
ferrea armatura in cui rinchiudere tutti. L’ecumenismo va ricercato, riconoscendo che è un
bene avere diversi modelli del
sacro, accettando la diversità come una gioia. Tante diverse rappresentazioni del cristianesimo
possono dare luogo ad altrettante diverse forme di comunione
e di concelebrazione fraterna.
L’Europa dei popoli e l’Europa dei cristiani potrà nascere solo se vi sarà da parte di tutti
rispetto per le diversità, altrimenti saremo condannati ad assistere alla nascita di nuovi accesi nazionalismi. Solo così i cristiani saranno davvero i seguaci di Gesù, che ha portato un
annuncio fatto di permanenti
rotture: con la vecchia Legge,
con il Tempio, con i sacerdoti,
ecc. Ai cristiani è stato chiesto
di vivere le tensioni, ma di viverle in modo costruttivo e non
distruttivo.
A questo si è riallacciato
l’imam Pawzy che ha ricordato
il valore della parola « pace »
nelle religioni sia cristiana che
ebraica che musulmana; ma questo non è l’unico elemento in comune, anche « il solo Dio » rappresenta un elemento di possibile comprensione. L’imam si è
soffermato soprattutto sul significato della solidarietà; senza
giustizia, senza equilibrio, senza
una attiva cooperazione fra i popoli, come si può correttamente parlare di pace?
Diffìcile, dopo aver messo
tanta carne al fuoco, tirare
le file di un convegno che ha
visto una molteplice partecipazione di voci, anche se sottesa
a tutte era la preoccupazione
per le attuali difficoltà. Allora ci
sembra corretto ricordare una
frase citata da padre Salmann:
« Questo tempo è precario! Ma
precario ci ricollega a ’’prece”,
cioè è un tempo ’’degno di preghiera” ». E preghiera è per noi
protestanti anche ricerca, studio,
confronto e ascolto. Questo IV
convegno al Villaggio di S. Severa fa parte di questo nostro
percorso.
Doriana Giudici
' ANNE BRENON, Les femimes cathares. Paris. Perrin, 1992, p, 413.
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19 giugno 1992
fede e cultura
LA SPEZIA
La questione meridionale
Per ragionare sul Mezzogiorno occorre sfatare una serie di luoghi
comuni - Il Sud come laboratorio - La presenza delle nostre chiese
Paolo Naso, direttore della rivista ecumenica «Confronti», nonché autore del libro La questione ricorrente, ha concluso nel
mese di maggio la serie di conferenze-dibattito promosse dal
collettivo culturale della Chiesa
metodista di La Spezia. Sfatando molti luoghi comuni, con taglio personale ed incisivo l’oratore, dopo avere espresso la sua
presa di distanza da certe tendenze della stampa italiana, in
cui molto spesso leggiamo avvilenti metafore ad indirizzo del
Mezzogiorno (ad esempio il desueto « cancro della società »,
oppure « favelas » o peggio Far
West), ha ricostruito a grandi
linee la storia di un certo atteggiamento della classe politica
italiana: nell’Ottocento come nei
più recenti anni Ottanta, si considera la questione meridionale
come qualcosa da estrapolare
dalla situazione nazionale e da
ritenersi invece anomala e a sé
stante.
Il relatore ha quindi focalizzato alcune fasi storiche salienti,
quali la repressione contadina
da parte dello stato nell’immediato dopoguerra, risalendo via
via fino alla fase delle « cattedrali! nel deserto », ossia al miraggio delle megastrutture industriali impiantate in tutto il Sud
con il benestare del centrosinistra; Naso ha espresso il suo
dissenso per tali scelte politiche
e ha concretizzato l’idea di una
forma civile e culturale di
impegno costante, volto ad un
lento ma sicuro recupero delle
regole democratiche indispensa
bili per il consesso civile del
Mezzogiorno.
Esistono vari tipi di approccio al problema meridionale: intanto quello dell’emergenza, per
cui illustri prefetti su! tipo di
Mori vengono invocati a gran
voce, ma di solito a tali scelte
seguono emergenze sempre più
gravi e più inquietanti; un altro
approccio è quello dello spostamento di risorse per cui, sulla
base di un supposto ed endemico sottosviluppo, si ritiene che
un fluire di risorse dalle regioni
più ricche sia l’unica possibilità
di speranza e sopravvivenza per
un Meridione che, succube di gestioni ladrone o maliose tese a
dissolvere fiumi di danaro pubblico, e violentato da strutture
amministrative e pubbliche collassate, non è mai riuscito né
riesce a tentare qualsiasi decollo.
La partecipazione
attiva
Infine, si può sottolineare un
approccio di tipo culturale, di
un meridionalismo che crede nella ricostruzione di un sistema
civile che si riconosca in regole
democratiche e che privilegi modelli culturali ed esistenziali come quello di una nuova qualità
della vita e di un nuovo rapporto partecipativo alla vita della
« polis », Un tipo di meridionalismo per il quale non sia necessario drenare enormi risorse
finanziarie, ma in cui si lavori
per riscoprire il senso di partecipazione e interdipendenza.
In questa linea si ritrovano i
grandi federalisti del passato,
Ferrari e Cattaneo, autori delle
pagine letterarie più alte sul Meridione e dalle cui convinzioni
emerge una grande difesa delle
umane risorse e della cultura
meridionale. Tali aspirazioni federaliste sono ben lontane dall’attuale recupero leghista, sostenuto da tagli assolutamente privatistici, settoriali e culturalmente limitati.
Passando poi alla presenza
evangelica nel Sud Paolo Naso,
che ha già attivamente lavorato
in diversi contesti meridionali,
rileva come nel tempo il protestantesimo del Sud sia diventato vivaio di criticità, di democrazia assimilata, grazie anche ad
una presenza di presidi collaterali alle chiese: asili, scuole,
centri sociali. L’oratore, nel rispondere a diversi interventi del
pubblico, ha detto di compiacersi di pensare al Sud in termini
di laboratorio, luogo cioè in cui
si opera con assiduità, in cui
si cercano soluzioni e si praticano scelte a volte rischiose,
ma che comunque sono testimonianza di impegno critico, evitando così semplificazioni e mistificazioni su un problema meridionale tanto complesso ed imponente, problema al quale, come protestanti, siamo tutti chiamati a rispondere e tutti sollecitati a scelte morali, civili e
politiche adeguate.
Elisabetta Senesi
ECUMENE
Incontro italo - tedesco
I problemi, (diversi e specifici per i due stati, esprimono tuttavia
inquietudini e incertezze molto simili - Sull’Europa valutazioni diverse
I problemi economici e politici che ostacolano la realizzazione dell’Europa unita sono sotto gli occhi di tutti. L’Italia è
alle prese con il suo spaventoso deficit pubblico, la Germania
scopre di non aver fatto bene i
conti deH’unifìcazione, la Gran
Bretagna è ancora restia ad un
suo ingresso pieno nel continente: siamo, insomma, davanti ad
una situazione che, a pochi mesi dalla fatidica data del ’93, appare ancora molto incerta e difficile. In questo quadro scoraggiante, le note più positive negli ultimi anni sono forse venute dal mondo della cultura, particolarmente interessato ad un
processo che senz’altro favorirà
lo scambio ed il confronto nella ricerca scientifica e nel dibattito culturale.
Cosciente delle proprie limitate possibilità, anche Ecumene si
è mossa in questa direzione, promuovendo una serie di incontri
politici e sociali fra gruppi di
ragazzi italiani e i giovani della
Schularbeit, della Chiesa evangelica del Baden-Württemberg.
Questa attività va avanti da
alcuni anni, e non solo ci ha
permesso di recarci più volte in
Germania per proseguire le discussioni avviate ad Ecumene,
ma è stata anche un’occasione
per stringere ottimi rapporti
con i fratelli delle comunità tedesche.
L’ultimo di questi seminari ha
avuto luogo in aprile proprio ad Ecumene, ed è stato una
buona occasione per fare il punto sulla situazione politica nei
nostri paesi dopo i recenti appuntamenti elettorali (anche in
Germania, infatti, si è votato,
sia pure in due soli Länder).
Ci siamo così resi conto che,
nonostante l’evidente diversità
dei problemi che attanagliano
Italia e Germania, dagli strati
profondi della società emergono
le stesse inquietudini e le stesse paure, e che queste si concretizzano in richieste molto simili. Va detto innanzitutto che
interpreti di queste esigenze si
stanno facendo, in Italia come
in Germania, soprattutto i partiti e i movimenti di destra. Anche nel paese della SPD, infatti,
la sinistra attraversa una fase
di grande difficoltà per i disastrosi effetti del crollo del comunismo, le cui macerie hanno
fatto vacillare anche le consolidate socialdemocrazie occidentali in cerca ora di una nuova
identità.
L’immigrazione
in Germania
Uno dei problemi più sentiti
in Germania è attualmente quello dell’immigrazione, che era già
particolarmente forte dai paesi
del Terzo Mondo, e che ora è
alimentata anche da quelli dell’Est. Il ceto medio tedesco, abituato ad un tenore di vita decisamente alto, vede con crescente preoccupazione questo fenomeno, ed è sempre più ostile
anche verso i concittadini dell’Est, solo due anni fa abbracciati fraternamente nell’euforia
del crollo del muro, e ora visti
come una delle cause principali
del rallentamento della locomotiva tedesca.
E’ in questo clima che si sono rafforzati i sentimenti xenofobi e razzisti che hanno favo
rito l’avanzata dei partiti di
estrema destra alle ultime elezioni oltre ad aver alimentato
l’odio delle squadracce neonaziste.
La preoccupazione per questa
crescita della destra è bilanciata dall’assoluto isolamento politico in cui sono confinati questi partiti, che li relega ad un
ruolo marginale nella vita democratica del paese. Finora infatti solo in un caso essi hanno
fatto pesare realmente le loro
posizioni reazionarie, quando
cioè sono riusciti a far mettere
in discussione il diritto all’asilo
politico, che in Germania è riconosciuto dalla Costituzione.
Nel corso del dibattito ci hanno sorpreso non poco le posizioni dei nostri fratelli tedeschi
sul grande tema dell’integrazione europea. A questo proposito
i loro timori non sono tanto rivolti ai problemi connessi con
la diversità delle condizioni economiche dei singoli stati, ma all’ipotesi che un’Europa compatta e forte possa costituire un
polo di ancor maggiore accentramento della ricchezza, a scapito come sempre delle popolazioni del Terzo Mondo: insomma
l’Europa unita vista come una
frontiera fra ricchi e poveri, sempre più netta e invalicabile. A nostro avviso questa preoccupazione per un « nuovo imperialismo
europeo » è eccessiva, e non tiene conto del fatto che una maggiore stabilità dell’economia europea potrebbe solo favorire l’inizio di quel processo, assolutamente necessario, della redistribuzione delle ricchezze su scala
mondiale.
Michele de Giovanni
PROTESTANTESIMO IN TV
Con la trasmissione di lunedì mattina 8 giugno (infatti per far posto al « Cantagiro » era stata soppressa l'abituale messa in onda della domenica sera) si è tornati alla
formula del « contenitore ».
Quattro servizi infatti vi
hanno trovato spazio.
Si è iniziato con un’intervista in studio ai rappresentanti rispettivamente della Chiesa avventista del settimo
giorno e delle Assemblee di
Dio, pastori Barbascia e Toppi. Entrambe le chiese, come
noto, compaiono sulla dichiarazione dei redditi quali destinatarie possibili del famoso 8 per mille, ma solo la prima ha scelto la strada del
battage pubblicitario. Entrambe non intendono utilizzare
che ci è abituale, il conduttore non ha fatto valutazioni
ma ha proposto di seguito un
altro raduno promosso a Riesi dalle Chiese valdesi e metodiste, che poneva l’accento
sul ruolo civile e sociale dei
credenti nella società meridionale. Ai telespettatori riflettere e preferire il modo
giudicato più idoneo per porgere il messaggio, anche in
base alla propria sensibilità
e al proprio vissuto. (E’ anche
vero, però, che metodi e contenuti sono interdipendenti:
varrebbe la pana, credo, affrontare seriamente l’argomento e verificare a fondo
le diverse esperienze).
Del raduno riesino di cui
sopra abbiamo seguito il suggestivo culto celebrato al
Il ‘^'^contenitore
59
gli eventuali versamenti a scopi interni ma solo per fini
sociali ed umanitari in Italia
e fuori.
Il pastore Toppi vede nella
presenza sul modulo anche
un mezzo indiretto per^ rendere edotti gli italiani che
esistono anche altre chiese
cristiane oltre alla cattolica.
Spiega inoltre che la gestione
dei fondi pervenuti e che
perverranno viene affidata ad
un servizio totalmente staccato dall’attività della chiesa.
Per i pentecostali l’essenziale
è farsi conoscere quali portatori del messaggio evangelico
e su questa linea un comitato
internazionale ha organizzato
a Roma e in tutte le capitali
d’Europa una « Marcia per
Cristo », che ha avuto luogo
il 23 maggio.
Questo argomento costituiva il secondo servizio che ci
ha offerto l’immagine di 5.000
partecipanti in maggioranza
giovani, che portavano striscioni, palloncini e bandiere
con frasi quali « Gesù libera »,
« Prepariamoci ad incontrare
Dio » e simili. La marcia era
intercalata da appelli contro
la superstizione, il razzismo,
il malgoverno, nel nome della fede in Gesù Cristo. Su
questo stile evangelistico, che
differisce molto da quello
l’aperto con le immagini della distribuzione della S. Cena amministrata dalla pastora Paola Benecchi e il forte
appello del pastore a scegliere tra indifferenza e resistenza, tra i propri interessi e
il bene collettivo.
Che cosa significhi questo
nel contesto sociale siciliano
dove queste parole sono risuonate non può sfuggire a
nessuno. La comunità riunita
ha poi letto ad alta voce la
bellissima ed impegnativa dichiarazione elaborata dalla
Chiesa valdese di Palermo e
riportata dal nostro giornale
sul numero del 29 maggio.
Ha chiuso la trasmissione
la rubrica Ipl, in cui il pastore Girardet ha ribadito la
nostra posizione di credenti
laici ed ha contestato l’identificazione che continuamente viene fatta sui giornali ed
anche su documenti pubblici
tra i termini « cristianesimo »
e « cattolicesimo » (al punto
di informare su un incontro
definendolo « tra ortodossi e
cristiani », quasi che gli ortodossi fossero estranei alla
cristianità!).
Una trasmissione gradevole
da seguire e alcuni problemi
su cui riflettere.
Mirella Argentieri Beln
SAE, 26 LUGLIO - 2 AGOSTO
«lo sono la via,
la verità, la vita»
Su questo tema il Segretaria
to attività ecumeniche organizza al Passo della Mendola (Trento), dal 26 luglio al 2 agosto,
la sua XXX sessione nazionale
di formazione ecumenica.
L’argomento è strettamente
connesso a quello della sessione
’91 (« ...Voi chi dite che io
sia? »), e sarà un’occasione di
studio e di spiritualità, nonché
di incontro fra esponenti delle
diverse confessioni cristiane, ma
anche ebrei e islamici. Sono previste anche testimonianze delle
grandi religioni orientali.
I circa 500 partecipanti seguiranno un ricco programma fatto di relazioni (circa 60 gli
esperti coinvolti) e di lavoro in
gruppi di studio. Momenti di
preghiera e liturgie comunitarie
apriranno e chiuderanno le giornate di lavoro.
La giornata di domenica 26 luglio sarà dedicata ad una riflessione sullo « stato » dell’ecumenismo nelle recenti assemblee,
cui partecipano il prof. D. Popescu, ortodosso romeno, la
prof.ssa Maria Vingiani, presidente del SAE, e Hans G. Philipp!, decano della Chiesa luterana in Italia. Nel pomeriggio
vi sarà una conferenza del rab
bino capo di Milano Giuseppe
Laras.
I lavori sul tema specifico iniziano dal lunedì, con relazioni
di mons. L. Sartori, del prof.
Paolo Ricca e delTarchimandrita G. Limouris. Nei giorni successivi sono previste comunicazioni degli esperti fra cui Martin Cunz, Traian Valdman, Pietro Giachetti, Bruno Corsani,
Glen G. Williams, Tede Vetrali,
Giuseppe Chiaretti.
Giovedì 30 luglio, tavola rotonda sul tema: Fede e vita: le fedi vive nella testimonianza di
credenti, con Fouad Khaled AlJam, musulmano; Krishna
Ghosh, induista; Peter Della
Santina, buddista.
I prezzi della retta complessiva (è richiesta la partecipazione a tutta la durata dell’incontro) va dalle 360.000 lire (camera a 4 o 5 letti senza bagno)
alle 480.000 (singola con bagno).
Iscrizione L. 70.000 da versare
su ccp 60927001 intestato a: SAE,
via Cava Aurelia 8/3 - 00165 Roma. Tel. per informazioni: 06/
6374033 (orario feriali 10-13).
Le iscrizioni si chiudono il 12
luglio salvo esaurimento dei posti.
4
4 vita delle chiese
19 giugno 1992
VALLECROSIA: INCONTRO PASTORALE ITALO-FRANCESE
Lo sguardo oltre i confini
! maggiori problemi espressi dai rappresentanti delle chiese europee
più « forti » - Occorre saper guardare ai problemi del Terzo Mondo
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Conferenza distrettuale
Neiirospitale quadro della Casa valdese di Vallecrosia si è
svolto, dal 17 al 20 maggio, rincontro fra pastori francesi e italiani, organizzato dalla CED del
II Distretto e dalla Regione Provence, Côte d’Azur, Corse della
Chiesa riformata di Francia sul
tema « Le chiese nell’Europa di
domani ».
Il tema scelto, nell'approssimarsi dell’impegnativa realizzazione dell’Europa « senza frontiere » del 1993, non poteva essere affrontato senza dare la parola ai diretti interessati. E così
erano stati invitati rappresentanti delle chiese di Spagna. Irlanda, Inghilterra, Olanda, Danimarca, Svezia, Svizzera e Germania (sia dell’ex DDR sia dell’ex
Germania occidentale). Vi erano
inoltre lo scozzese A'astair Hulbert ed il francese Gérard Merrainod che lavorano presso gli
organismi della Comunità europea a Bruxelles e Strasburgo,
dietro invito di Jacques Delors.
Gran parte del tempo è stato
occupato dalla presentazione della realtà delle varie chiese nella
prospettiva dell’integrazione europea. Le chiese protestanti europee
vivono situazioni molto diverse
ALL’ISOLA D’ELBA
Una bella
vacanza
Organizzato dalla Società di
cucito di Torre Pelllice, dal 27
maggio al 2 giugno ha avuto
luogo il viaggio-soggiorno « Vacanza all’isola d’Elba » a Rio
Marina. Vi hanno partecipato 32
persone della valle e un gruppo
di sei da Milano.
Ospiti della Casa valdese, in
un ambiente sereno e familiare,
i partecipanti hanno potuto godere diverse giornate in una delle più belle isole d’Italia.
Tre sono stati i momenti più
significativi; la serata comunitaria che ha permesso l’incontro
con la piccola comunità evangelica dell’isola: il culto con Santa
Cena nel tempio valídese costruito nel 1863-64, ed il magnifico
giro dell’isola in pullman che ha
permesso di vedere quanto essa
sia diversa da luogo a luogo e
come sia ricca di insenature e
golfi stupendi.
La Casa valdese, da poco conapletamente rinnovata, è ora diretta dalla signora Ornella Grein
Rovelli. Circonda la casa un bellissimo giardino, ed è stato invece un po’ triste vedere lì vicino il tempio valdese piuttosto
in cattive condizioni, bisognoso
pertanto di restauri anche urgenti.
La Società di cucito, nella mi;
sura delle sue possibilità e dei
suoi impegni, si farà promotrice
di una raccolta di fondi perché
si possa al più presto iniziare i
lavori più indispensabili che diano a questo tempio, simbolo della fede in terra di evangelizzazione, un aspetto decoroso.
E. B.
le une dalle altre e, sembra paradossale, sono forse le chiese
più grandi, più ricche e più importanti ad avere i più grossi
problemi esistenziali.
Il pastore che veniva dalla
Svizzera riportava i dati di un
recente sondaggio, fatto nel suo
cantone, da cui risulta che solo
il 7% è credente convinto ed
impegnato ed aggiungeva considerazioni molto pessimiste sulla maggioranza del corpo pastorale della sua chiesa cantonale,
spesso scoraggiato e demotivato.
Il giovane pastore francese, che
lavora a Stoccolma, parlava invece con entusiasmo delH’impegno della sua chiesa in una società largamente secolarizzata
ed il collega olandese giudicava
positiva la secolarizzazione perché, selezionando i veri credenti,
permette alle chiese di costruire
delle comunità di persone impegnate.
Molto problematica è apparsa
anche la situazione della Germania, dove con l’unificazione le
chiese vivono con difficoltà i
problemi che ne sono derivati.
I] pastore proveniente dalla parte occidentale sembrava preoccupato delle difficoltà finanziarie, mentre i colleghi dell’Est,
dopo aver ricordato l’impegno
delle loro chiese nell’evoluzione
che ha portato alla riunificazione, si dicevano molto preoccupati dei tra^ardi raggiunti e poco
soddisfatti dell’impostazione dei
rapporti chiesa-stato. Le chiese
devono oggi portare una voce
critica di fronte agli effimeri miraggi offerti dalla società occidentale.
I problemi delTIrlanda del
Nord sono stati affrontati con
sincerità dal collega irlandese.
La sofferenza causata da quei
movimenti terroristi, che poco
hanno di religioso, viene portata
dalle comunità protestanti e cattoliche insieme, in una volontà
di incontro e di collaborazione.
Molto diversa la situazione
spagnola; il pastore Carlos Capò
parlava infatti con ottimismo
delle prospettive offerte alle chiese dalTimpostazione laica dello
stato come viene costruita dall’attuale governo. Francesi ed
italiani hanno parlato di diverse
realtà: impegno verso i turisti
sulla Costa Azzurra, rapporto
chiesa-stato in Italia (Franco
Becchino), la Facoltà di teologia
(Daniele Garrone) e molte altre
informazioni, segno di una notevole vitalità delle nostre chiese.
Le chiese sono dunque pronte
ad entrare neH’Europa di domani? E’ difficile dirlo, ma certamente le premesse ci sono. Nelle
informazioni ricevute mancava
però, come giustamente ha lamentato Aldo Comba, un allargamento ddlla prospettiva sulla
realtà extraeuropea, mondiale.
Qua e là, negli interventi, sono
venuti fuori i problemi dei migranti e dei chiedenti asilo, ma
i problemi del Terzo Mondo sono così grandi e le responsabilità europee così evidenti che le
chiese non possono rimanere alla finestra a guardare.
Vogliamo esprimere una parola di riconoscenza a chi ha avuto il peso deH’organizzazione dell'incontro ed una parola di rincrescimento perché pochi colleghi italiani hanno saputo approfittare di questa opportunità.
Renato Coisson
PINEROLO — Si è svolta sabato e domenica scorsi l’annuale Conferenza delle Chiese vaidesi del primo Distretto (valli
valdesi); fra i temi discussi vi
sono stati le finanze, un’inchiesta sui rapporti ecumenici condotta fra membri di chiesa delle Valli, la vita delle chiese (progetti pastorali per la diaconia e
per i giovani) e il futuro di
Villa Olanda, la casa su cui il
prossimo Sinodo sarà chiamato
a dire una parola definitiva. In
merito a quest’ultimo argomento i delegati delle chiese delle
Valli hanno approvato a larga
maggioranza un ordine del giorno in cui tra l’altro si sottolineano le difficoltà in cui si trovano molte delle opere diaconali, nonché i problemi che le possibili soluzioni per Villa Olanda
comporterebbero alla chiesa.
Questo ordine del giorno si conclude con un invito al Sinodo affinché esamini anche altre ipotesi oltre a quelle fin qui emerse.
A conclusione dei suoi lavori
la Conferenza ha rieletto la CED
nelle persone di Thomas Noflke,
presidente, Graziella Tron, vicepresidente, Silvana Marchetti,
segretaria, Dario Tron, Carla
Beux, Vito Gardiol ed Attilio Sibille, membri. Il deputato della
Conferenza al prossimo Sinodo
sarà Emanuele Bosio; la prossima Conferenza distrettuale si
svolgerà a Frali e predicatore
sarà la pastora Lucilla Peyrot.
La commissione che esaminerà
l’operato della CED il prossimo anno sarà composta da Massimo Long (relatore). Laura Malan, Piervaldo Rostan, Klaus
Langeneck.
Assemblee di chiesa
TORRE PELLICE — La comunità è chiamata a due appuntamenti per domenica 21 giugno:
al mattino durante il culto avrà
PENTECOSTE
Una giornata memorabile
Domenica 28 giugno
□ FESTA DELL’ULIVETO
LUSERNA SAN GIOVANNI — La tradizionale festa si tiene a partire dalle ore 15.
CORATO — La comunità ha
vissuto ima giornata memorabile domenica 7 giugno (Pentecoste). Il Consiglio della PGEI era
al termine di un suo seminario
sull’organizzazione di un gemellaggio internazionale di tipo un
po’ speciale, con l’Albania. L’ha
tenuto a Corato nel week-end
6-7 giugno con l’aiuto di Anne
Marie Dupré e altri esponenti
della Federazione regionale apulo-lucana, che nell’ultimo anno
si sono lasciati sensibilizzare ai
X CIRCUITO
Campo
di lavoro
Il 24 maggio si è riunita a
Pisa TAssemblea del X circuito.
Ricordato con affetto e stima jl
past. Giovanni Scuderi, è stato
dato un saluto pieno di gratitudine al past. Salvatore Briante
e alla moglie Santina che, per
emeritazione, si trasferiscono a
Milano. A Pisa arriverà in autunno il past. Guido Colucci, e a
Livorno Ursel Königsmann, che
sarà consacrata al Sinodo, e si
occuperà anche della diaspora
di Piombino e Rio Marina.
La deputazione della Chiesa
apostolica italiana di FirenzePrato ha espresso il desiderio di
una maggior collaborazione. Il
past. Briante lascia la sovrintendenza del circuito dopo 6 anni;
al suo posto è stato eletto il
past. Gino Conte, e il consiglio è
stato riconfermato nelle persone
di Alberto La Marca, Franco Pavone, Paola Reggiani, Carmen
T robia.
problemi di quel paese. Risultato: preparazione di una delegazione, studio delle religioni esistenti in zona con particolare
attenzione all’ortodossia, campo
di lavoro alla «Casetta» (alla periferia di Bari) nella prima quindicina di agosto, per completare il restauro della casa, che serve soprattutto come centro di
accoglienza per stranieri. Attualmente ospita otto giovani albanesi.
Ma il meglio della giornata
doveva ancora venire nel tardo
pomeriggio, al momento del culto di Pentecoste. In esso sono
stati celebrati due battesimi di
adulti per aspersione (Rosa
Piombino e Anna Diaferia), di
un altro (Giuseppe Piombino) è
stata accolta la confessione di
fede e le promesse, ma il battesimo è stato eseguito per immersione a Matera domenica 14, in
occasione dell’inaugurazione del
nuovo tempio battista, e infine 2
confermazioni (Anna Paganelli e
Vincenzo Morollo). La confessione di fede (che riportiamo in
calce) è stata preparata dal
gruppo, letta da una persona e
confermata da ognuno. Per il
battesimo « differito » alla domenica successiva, una delegazione
della comunità di Corato si è recata a Matera e ha riascoltato la
stessa confessione insieme ad altre testimonianze. Pur senza cedimenti a eccessivi sacramentalismi, per una volta la liturgia
ha potuto essere ricca e festosa,
coronata da una folta partecipazione alla S. Cena, durante la
quale i giovani hanno cantato
uno spiritual.
E infine era anche la festa
conclusiva della scuola domenicale, che ha eseguito una recita,
« Il figlio di Anneken », sul tema del battesimo, della persecuzione e vita delle minoranze
luogo un’assemblea di chiesa
con relazione dei deputati alla
Conferenza distrettuale e discussione della proposta di un anziano per la situazione giovanile; alle ore 15 tutti sono invitati
ai Coppieri per un pomeriggio
comunitario.
• Gli auguri più sinceri vadano a Franca Odin e Marco Fogliano che si sono uniti in matrimonio.
• La comunità circonda di affetto e cristiana simpatia le famiglie dei fratelli e sorelle di
cui si è svolto il funerale in
questi ultimi tempi: Letizia Battelli, Lea Porciero, Aldo Costabel, SUvio Bertalot, Renzo Bertolucci, Ada Forneron, Paola Peyrot ved. Coisson.
MASSELLO — Domenica 28
giugno, alle ore 11 nella sala dei
Reynaud, si terrà un’assemblea
di chiesa sul tema degli stabili.
Solidarietà
BOBBIO PELLICE — Stefano
Reynaud non è più tra noi. Alla moglie Ilda Charbonnier,
membro del Concistoro, riconfermiamo da parte di tutta la
nostra comunità la simpatia cristiana e la certezza di fede nella resurrezione dei morti in Cristo.
Auguri
anabattiste. Un tema che ci inquieta per i risvolti di scelte radicali che comporta e sempre ci
appassiona per la somiglianza
con altre nostre scelte che comportano il coraggio di essere minoranza militante.
Aver condiviso nella stessa
giornata esperienze e suggerimenti diversi e ugualmente stimolanti in una atmosfera che
qualcuno ha definito « ecumenica» (ma è una definizione inadeguata, vista la dimensione
troppo interna!) ha reso questa
giornata memorabile.
G. S.
La confessione
di fede
Crediamo in Dio che ha creato
il mondo; egli ci ha chiamati
alla fede cristiana ed opera in
noi per mezzo del suo Spirito,
egli ci ha chiamati ad essere la
sua chiesa.
Dio ci invita ad una profonda
comunione con i nostri fratelli
e le nostre sorelle nel mondo
che ci circonda, a condividere le
speranze degli oppressi e degli
emarginali ai quali Dio ha promesso il suo futuro.
Crediamo in Dio che ci ha
mandato suo figlio povero e umile che si è sacrificato per noi
riscattandoci.
Egli ci ha chiamati ad esser
suoi collaboratori, affinché proclamiamo l’Evangelo, riceviamo
il battesimo di Cristo e mangiamo alla sua mensa.
Gesù vive, è presente ed è la
luce nel mondo intero. Il Signore ci aiuterà nelle nostre incertezze ed incredulità, ci verrà in
aiuto nei momenti di sconforto
e di bisogno.
Chiediamo il perdono dei nostri peccati e la gioia della vita
nel suo Regno.
POMARE’TTO — Sabato 13
giugno si sono uniti in matrimonio in chiesa Daniele Bertocchio e Luisella Clot di Pomaretto. Agli sposi gli auguri della
comunità.
Pentecoste
ANGROGNA — Nonostante la
pioggia e il freddo che ci hanno accompagnato dalTinizio alla
fine, quella di Pentecoste è stata per la nostra chiesa davvero
una bella giornata.
La partecipazione alla Giornata comunitaria di fine attività
(una novità assoluta per Angrogna) è infatti andata al di là
di ogni più rosea previsione: oltre 90 fratelli e sorelle di chiesa si sono ritrovati insieme per
prender parte al culto nel tempio di Pradeltorno e poi all’agape che, ottimamente curata dall’Unione giovanile, si è tenuta
nella Foresteria « La rocciaglia ».
Nel pomeriggio c’è stato un
momento di lavoro; il Concistoro si è incontrato con i responsabili dei vari gruppi di attività per uno scambio di informazioni sull’andamento dell’anno
che abbiamo chiuso « ufflcialmiente » proprio il 7 giugno e
anche per un inizio di programmazione del nuovo anno ecclesiastico che apriremo anch’esso
« ufficialmente » con una Giornata di inizio attività la domenica
11 ottobre 1992.
« Insieme con gioia »
LUSERNA SAN GIOVANNI —
La giornata comunitaria che il
Concistoro ha proposto ai vari
gruppi di attività della chiesa
avrà luogo domenica prossima
21 giugno con il seguente programma: ore 10, culto con la
partecipazione dei bambini della scuola domenicale; ore 12,
pranzo; ore 14, « caccia al tesoro » con i gruppi composti da
diverse fasce d’età; ore 16, bazar organizzato dalla Società di
cucito.
Ci saranno inoltre canti da
parte della corale ed alcune scenette dei giovani.
Una giornata « Insieme con
gioia» in cui ciascuno avrà modo di esprimere se stesso trascorrendo alcune ore di serenità e di aiuto reciproco nello scoprire che è bello ritrovarsi insieme e fraternizzare tra giovani e meno giovani.
Per il pranzo prenotarsi presso i pastori o presso l’Asilo valdese.
5
19 giugno 1992
vita delle chiese
AIUTO Al PROFUGHI
CORRISPONDENZE
Vedere per capire
Croazia: mentre ricorre I anniversario della proclamazione dell’indipendenza occorre aiutare quanti fuggono da Bosnia ed Erzegovina
Il 30 maggio scorso ricorreva
il prirno anniversario della proclamazione dell’indipendenza
della Croazia. Per l’occasione gli
edifici di Zagabria erano pavesati a festa, ma la gente sembrava vivere l’avvenimento con
un certo distacco.
Sulla piazza del Parlamento
una piccola folla assisteva alla
cerimonia del cambio della guardia. Alle 12 precise, dopo un colpo di cannone, i soldati, in sgargianti nuovissime uniformi ispirate da documenti storici di un
lontano passato, avanzando con
un passo fra il militare ed il
passo di danza, hanno dato vita alla cerimonia, istituita da
poco più di un mese, che poteva dare l’impressione di una normalità di vita e far dimenticare il contesto di guerra vissuto
dal paese se non ci fossero stati gli altri soldati che, in tuta
mimetica, sorvegliavano la folla
a mitra spianato.
Tutto questo può sembrare
strano, di fronte alle urgenze
che la giovane nazione deve affrontare, ma si può spiegare
con il bisogno di manifestare
una propria identità.
Avevamo portato un carico
(ufficialmente di 750 kg) di viveri, medicinali e vestiario per
l’opera di soccorso ai profughi,
portata avanti dal centro Duhovna Stvarnost. Il vecchio furgone aveva arrancato a fatica sulle salite di una strada che sembrava più animata (almeno in
Slovenia) delle altre volte. Ivan
e Jadranka Vacek, operatori del
centro, ci hanno parlato a lungo del dramma dei profughi.
Se gli uomini possono lasciare i luoghi minacciati dalla
guerra solo con un lasciapassare delle autorità (quasi impossibile da ottenere) sono le donne,
i vecchi ed i bambini a scappare a migliaia dalla Bosnia e
dall’Erzegovina. Quelli che giungono sulla costa verso Spalato
vengono avviati per mare a Fiume, mentre molti arrivano in
una Zagabria già piena di altri
profughi. Le strutture pubbliche
sono sature e quasi tutte le famiglie hanno dovuto aprire i
propri alloggi per ospitarne il
maggior numero possibile. In
certi alloggi convivono fino a 17
persone.
Il più delle volte i profughi
sono partiti in fretta portando
solo quello che avevano addosso. Jadranka raccontava che dopo averli visti, la prima volta,
era tornata a casa sconvolta,
aveva aperto il suo armadio ed
aveva preso asciugamani, lenzuola, ecc., tenendo solo un ricambio per la sua famiglia, pensando che il resto non era es
V CIRCUITO
Cambiamento
L’assemblea del V Circuito tenutasi a Vallecrosia è stata aperta dalla predicazione del candidato al ministero Paolo Tognina
su Col. 2: 12-15, calorosamente
accolta dai presenti. Auguriamo
a Paolo ogni bene per le prove
che lo separano dalla consacrazione (esami finali in Facoltà ed
« esame di fede » di fronte al
corpo pastorale) e per il suo ministero a Locamo (CH).
Nel Consiglio di circuito, Ennio Sasso lascia il suo posto dopo lunghi anni di appassionato
servizio, sostituito da Paola
Campagnolo (Sestri P.); confermati gli altri membri e il sovrintendente, Ugo Tomassone;
Stella Pallavidini (Bassignana)
è stata eletta deputata al Sinodo. L’assemblea autunnale è prevista per il 3 ottobre, a Savona.
senziale e poteva darlo a chi ne
aveva più bisogno.
Il centro segue ora 400 famiglie, composte da una a 17 persone, alloggiate nelle vicinanze
del centro stesso, e risponde ad
appelli che giungono anche dalle zone di guerra, dove è Ivan
che si reca con un furgone avuto in dono dalla Germania. « Dovreste venire a vedere, per capire! » ci diceva raccontandoci
le sue avventure. Viaggi spesso
pericolosi. In certe zone si può
accedere solo aggregandosi a
convogli militari. Così è stato
nella zona di Osijek, nella Bosnia e fino a Spalato. « Vede —
mi diceva mostrandomelo sulla
cartina — in questo tratto di
strada bisogna correre, perché
sparano ». Una volta una granata è caduta poco lontano ed ha
visto portare via i feriti. Giun
CEVAA
A Ecumene
il Conseil général
Un occasione di confronto e di programmazione per l’azione apostolica comune del futuro
Presso il centro di Ecumene,
a Velletri, si terrà dal 16 al 26
giugno la sessione annuale del
Consiglio della CEVAA. L’importante incontro dei responsabili
di tutte le chiese membro della
Comunità ha avuto un preludio
nei giorni 1-5 giugno con la riunione del Gruppo permanente
dell’animazione teologica, che
appoggia il lavoro del segretariato apposito. Alla riunione, che
ha avuto luogo presso la Casa
valdese di Roma, hanno partecipato i sei membri dell’équipe,
provenienti da Svizzera, Francia, Benin, Centrafrica e Argentina, e presieduta dal segretario
generale Samuel Ada.
L’argomento dei lavori è stato quello della prosecuzione dei
programmi di formazione all’animazione teologica a livello nazionale nelle diverse chiese. L’équipe si è riunita a Roma con lo
scopo di prendere contatto con
l’attività della locale comunità
di lingua francese che, configurandosi come Azione apostolica comune a tutte le chiese
CEVAA, si presenta particolarmente stimolante nel campo della formazione teologica di base
per le sue caratteristiche di comunità multiculturale, multirazziale e multiconfessionale. La dinamicità della comunità romana, inserita nei metodi e nella
sostanza dell’animazione teologica, così come è concepita dalla
CEVAA, può essere di stimolo
alla riflessione di tutta la Chiesa valdese.
Si tratta di trovare i modi convenienti per sviluppare questa
linea di lavoro, con il contributo deH’animatore teologico valdese, del pastore Edzavé e della
diacona Lucilla Tron.
F. T.
Appello
La Conferenza delle chiese europee (KEK) terrà la sua
X assemblea dal 1“ all’ll settembre 1992, a Praga.
La delegazione indicata dalla Tavola per questa importante assemblea è formata da Gianna Sciclone, vicemoderatore, e da Silvia Rostagno (designata dalla FGEI).
La KEK raccoglie quasi tutte le chiese ortodosse, anglicane e protestanti presenti in Europa; soprattutto nel periodo della divisione dell’Europa in blocchi contrapposti, ha
rappresentato uno dei pochi canali per assicurare un contatto tra, chiese dell’Est e dell’Ovest.
L’assemblea di Praga è la prima che la KEK terrà in im
paese dell’ex Europa dell’Est.
La KEK svolge il suo lavoro con mezzi modesti, e la partecipazione dei delegati delle chiese di quello che era, il
blocco dell’Est deve essere patrocinata con l’aiuto delle chiese
dell’Europa occidentale.
La Tavola intende promuovere una sottoscrizione per
aiutare una persona, delegata da una di queste chiese; il
costo è di l.OCO franchi svizzeri (ottocentocinquantamila lire),
calcolando la metà per il soggiorno e la metà per il viaggio
(questa seconda cifra evidentemente ra.ppresenta una media
del costo prevedibile).
Per questo motivo chiediamo, alle chiese e ai singoli, di
voler partecipare ad una sottoscrizione a questo scopo.
Vi ringraziamo per quanto vorrete fare
Versamenti sul ccp 00998005 intestato Tavola valdese via Firenze 38 - 00184 ROMA. Causale: Conferenza chiese europee.
Tempo di Pentecoste
to in un grande ospedale psichiatrico, per portare medicinali che erano stati richiesti, runico dottore rimasto al suo posto
di lavoro gli ha chiesto: «Ma
cosa ti ha spinto a venire fino
qui? », ed era stata per lui l’occasione di parlare dell’amore di
Cristo per tutti gli uomini.
Mentre andavamo a Zagabria,
Dario Fiorensoli andava a Fiume, di nuovo con il bagagliaio
pieno di viveri e con un calice
per la S. Cena che ci era stato
richiesto dalla comunità luterana: un dono che vuole essere un
simbolo. Poiché Dio ci ha amato in Cristo il dolore di chi soffre non ci può lasciare indifferenti ma ci coinvolge ed aspetta da noi segni di vera solidarietà.
Renato Coisson
TORINO — La ricorrenza della Pentecoste, nella Chiesa valdese di Torino diventa, di anno
in anno, una delle manifestazioni più significative per la comunità tutta raccolta nel tempio
di corso Vittorio (per l’occasione gli altri tre luoghi di culto
sono chiusi). La liturgia è stata
ripartita tra i pastori e i catechisti, la corale è intervenuta
con due canti appropriati alla
circostanza e hanno avuto luogo il battesimo degli adulti (quest’anno quattro), le confermazioni (dodici) e le accoglienze
(quattro).
« Nella comunione con la chiesa universale, noi confessiamo
che Gesù Cristo è il nostro Salvatore e il nostro unico Signore... Diventando membri della
sua chiesa, chiediamo al Signore di renderci testimoni fedeli... ». Scandite da una ragazza,
a nome di tutti, le parole della
liturgia sono risuonate nella loro solennità e pregnanza davanti all’assemblea silenziosa e in
piedi.
« Metterò dentro di voi un
cuore nuovo e uno spirito nuovo » (Ezech. 36). La predicazione di Pentecoste sottolinea che
la novità in assoluto rimane
l’iniziativa dell’azione di Dio per
mezzo della sua Parola e del
suo Spirito nei confronti della
quale ci è richiesta conversione,
pienezza di apertura, di disponibilità e di obbedienza.
• Pentecoste ecumenica a Torino, venerdì 5 giugno. Il refettorio della comunità « La Ragnatela » di via Vignale ha accolto un centinaio di credenti
cattolici, evangelici, ortodossi. Ci
sono state riflessioni su due testi
biblici: Genesi 11 (la torre di
Babele con la sua logica ancora attuale dell’arroganza dell’uomo verso Dio, della confusione
dei linguaggi e della discriminazione umana) presentate da don
Toni Revelli, prete operaio, e Atti 10 (la conversione di Pietro
e di Cornelio chiamati a superare le divisioni che li separano per creare una nuova comunità nata dall’azione dello Spirito di Dio), presentate da Alberto Taccia, pastore valdese.
Una serie di diapositive con
sottofondo musicale ha offerto
ai convenuti motivo di riflessione sui due versanti: la Babele
di oggi, confusione, prevaricazione, fame e morte e i segni di
speranza odierni; le prese di posizione e le testimonianze concrete dei cristiani nell’affermazione dell’unità dello Spirito e
dei segni di rinnovamento e di
pace.
Tra i segni di speranza vi è
la stessa comunità della Ragnatela (tessere fili di riconciliazione e di amore tra gli uomini)
che ci ha accolti: mensa per
extracomunitari, comunità alloggio per minori, centro di ascolto e di primo intervento per situazioni disastrate.
Padre Vasilescu, prete ortodosso romeno (la comunità romena ha rinunciato al vespro
settimanale nella sua cappella
per venire con noi), dopo averci condotti in preghiera attraverso alcuni estratti della liturgia ortodossa ha Concluso rincontro con la benedizione del
pane e delle bevande che sono
stati condivisi tra tutti.
Formalmente era a tutti chiaro che non si trattava di una
celebrazione eucaristica, che
nessun precetto dottrinale-giuridico-liturgico sul divieto dell’intercomunione era stato intaccato, ma soggettivamente la condivisione del pane e delle bevande è stata vissuta come segno
reale di comunione e di fraternità in una prospettiva di speranza. La corale evangelica è stata presente con alcuni canti.
• Grazie ai programmi dell’Amicizia ebraico-cristiana dopo
una interessante e coinvolgente
conferenza del prof. Luzzatto sulla morale ebraica che ha avuto
luogo nei locali della comunità
israelitica il 13 maggio, tre settimane più tardi, nel salone valdese di corse Vittorio vi è sta
ta la presentazione dell’etica cristiana come viene compresa e
vissuta nella Chiesa cattolica
(don Rossino, docente di morale presso la Facoltà teologica
diocesana) e nelle chiese evangeliche (past. Alberto Taccia). Superato lo schema classico di
un’etica dell’obbedienza (tendenzialmente cattolica) e un’etica
della responsabilità (tendenzialmente protestante), non più rigidamente applicabile alle due
confessioni, e partendo entrambi da una comprensione dell’etica come risposta alla vocazione di Dio, sono peraltro
emerse notevoli differenziazioni
sia nel linguaggio (che crea grosse difficoltà di reciproca comprensione), sia nelle applicazioni pratiche, specie in alcuni settori particolari come l’etica familiare.
Battesimi
AOSTA — Nel giorno di Pentecoste parenti, amici e comunità tutta si sono radunati attorno ai giovani Nadia Peloso e
Patrick Barmasse, i quali hanno
confessato pubblicamente la loro fede e ricevuto il battesimo.
Si è così brillantemente concluso un anno ecclesiastico che è
stato vissuto in quella normalità che però fa anche regola,
testimonianza, desiderio di essere presenti e di servire il Signore ed il prossimo.
Alle sorelle ed ai fratelli in
fede che si recheranno in Valle
d’Aosta per turismo, ricordiamo
i nostri piccoli enti ricettivi di
Aosta e Viering, i culti del capoluogo alle ore 10 e quelli a
Courmayeur (per i soli mesi di
luglio ed agosto) alle ore 18.
Nuovi membri
SAMPIERDARENA — Domenica 24 maggio nella Chiesa valdese sono stati accolti cinque
nuovi membri di chiesa; Mauro
Centenaro, Paolo Chiapperò, Daniela Pastorino, Giuseppina Rizzotti, Roberto Zanatta.
Il pastore Valdo Benecchi,
nella sua predicazione su Atti
10: 34-48, ha messo in evidenza
come Dio, mediante l’opera dello Spirito Santo, abbia fatto ancora una volta un buon uso della sua libertà suscitando la fede
in Gesù Cristo in donne e in
uomini provenienti da esperienze ed ambienti diversi, ma che
hanno scoperto quanto sia importante per loro la Parola del
Signore vivente.
Una sola sorella proviene da
ambiente evangelico.
La comunità ha accolto con
gioia la testimonianza di fede
delle nuove sorelle e dei nuovi
fratelli. Ad ognuno è stata donata copia dei testi di Dietrich
Bonhoeffer, Vita comune - Il libro di preghiera della Bibbia.
Con l’agape è proseguita la
« festa » accompagnata dalla
gioia e dalla riconoscenza al Signore per tutti i suoi doni.
Collaborazione
ALESSANDRIA — E’ iniziata
una collaborazione tra il pastore e l’équipe degli educatori della Casa di reclusione di Alessandria, consistente in alcune ore
mensili per attività di carattere
sociale e culturale. Se qualcuno
volesse unirsi a questa iniziativa, sappia che l’esigenza, da parte dell’istituzicne, è molto viva,
e che dunque gli spazi sono
aperti. Questa nostra presenza
ha lo stesso significato delle visite mensili alla casa di riposo:
si tratta di « frontiere » lungo le
quali la chiesa di Gesù Cristo
non può non essere presente.
Ringraziamo il past. Renzo
Turinetto per la giornata di fraternità trascorsa insieme.
• Il culto di domenica 28 giugno, a Bassignana, sarà presieduto dai ragazzi della scuola domenicale, a conclusione del loro
anno di lavoro. Seguirà un pranzo comunitario.
6
6 prospettive bibliche
19 giugno 1992
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
Il sacerdozio di tutti I credenti
A mio avviso, questa nozione (il ruolo
sacerdotale della comunità nel suo insieme, n.d.t.) non è troppo lontana dalle idee
di Paolo. In Romani 15, Paolo parla « d’esser ministro di Cristo Gesù per i gentili,
esercitando il sacro servigio del Vangelo di
Dio, affinché l’offerta dei gentili sia accettevole, essendo santificata dallo Spirito
Santo » (Romani 15: 16). Paolo sembra
dire di aver già compiuto il suo lavoro, da
Gerusalemme all’Illiria, e di prepararsi a
proseguire verso la Spagna. Questo, insieme a molte altre cose che continuiamo a
trovare quando leggiamo e rileggiamo Paolo, indicherebbe che egli non mirava a
convertire ogni singolo gentile. Piuttosto si
concentrava sulla realizzazione di una rete di comunità che fossero le primizie di
ogni nazione, un piccolo nucleo o seme
della nuova creazione, una comunità sacerdotale in grado di rappresentare ogni
popolo davanti a Dio.
Così, per Paolo e per gli altri scrittori
del Nuovo Testamento, la chiesa eredita,
attraverso Cristo, non semplicemente le
promesse fatte a Israele, ma le responsabilità di essere un popolo santo (sacerdotale,
capace di rappresentare Dio al mondo
e il mondo presso Dio, un tramite, un
”pontifex” o costruttore di ponti. Anche in Romani 8, nel passo sul quale abbiamo incentrato la nostra attenzione, Paolo parla di preghiera e di intercessione e della necessità che lo Spirito ci
soccorra nella nostra debolezza: è questa
soltanto una preghiera per i santi che lottano in mezzo a tanti nemici e tribolazioni?
Non significa piuttosto che i santi, come
Cristo, sono impegnati in una lotta per la
redenzione del mondo intero, dell’intera
creazione di Dio?
Riflettendo su questa esegesi, mi sembra che ne possiamo trarre tre insegnamenti:
L’estensione della
chiamata apostolica
1) L’accento posto dai protestanti sulla chiamata e la responsabilità di ogni
singolo credente è fondato sull’estensione a
tutti, da parte di Paolo, della sua chiamata
apostolica. Questa è la nostra eredità. Essa
ci dà la nostra identità. E’ una verità vitale per l’intera tradizione cristiana.
Nonostante le sfide della modernità, non
dovremmo cadere nella tentazione di razionalizzare il senso del destino che accompagna la coscienza della chiamata. Per riprendere un’immagine di Paolo, conosco
una donna in Cristo la cui vita, tra i venti
e i quarant’anni circa, è stata per varie ragioni una sorta di marcia nel deserto. Ebbe ciò che era tentata di descrivere come
un’esperienza simile a quella di Paolo sulla via di Damasco. Ed essa rispose a quella che intese essere una chiamata a ricevere
la consacrazione pastorale nella Chiesa metodista. In seguito, comprese che aveva inconsciamente dato seguito alla chiamata di
suo fratello Riccardo, che era morto all’età
di sedici anni. Questo era già abbastanza
strano ma poi sua madre le narrò una cosa
davvero straordinaria: nel 1939, lei era
incinta di un figlio. Pochi mesi prima che
nascesse il piccolo, la guerra scoppiò. Lei
era depressa e non desiderava far nascere
un figlio in un mondo eosì orribile. Pregò.
E dedicò il figlio che era ancora nel suo seno, così come aveva fatto Anna.
Questo mi fa tremare, ma se una cosa
del genere accade a uno di noi, può accadere a chiunque. Qgni credente, incluso
ogni essere di sesso femminile, è chiamato
Nella seconda parte del suo studio, il prof. Frances Young trae tre
insegnamenti dall’esegesi proposta: 1) la responsabilità personale di
ogni credente in risposta alla chiamata; 2) il contesto socio-politico
in cui avviene la chiamata: quale deve essere il nostro ruolo politico
in questo preciso contesto? 3) il credente non agisce isolatamente: è
parte di una comunità che, in quanto tale, ha una funzione sacerdotale,
quella di rappresentare Dio al mondo e il mondo presso Dio.
secondo il fine di Dio. Noi non possiamo
osare porre limiti alla chiamata di Dio.
Come protestanti, dobbiamo proclamare e
vivere la tradizione che abbiamo ereditata,
affermando la chiamata apostolica di ogni
cristiano.
Una visione apocalittica
del mondo
2) Il contesto di questa chiamata è un
mondo che geme ed è in travaglio, nel dolore spasmodico per dare nascita a un nuovo mondo.
Pochi di noi, oserei dire, condividono la
visione apocalittica del mondo che aveva
Paolo. Ma, per un certo senso della storia
che abbiamo, noi sappiamo che ci sono
continui piccoli cataclismi prima del grande cataclisma, quale che sia la forma che
questo assumerà. Ci sono morti e risurrezioni, nella vita delle nazioni, nella vita
della chiesa, nella vita degli individui. La
fine, forse, non è ancora giunta ma è ’’anticipata”. La lotta per far nascere un nuovo
mondo è già cominciata. Vivere tra la
presente età malvagia e la nuova creazione,
cercando di diventare quello che, in un certo senso, siamo già — gli eredi di Cristo,
l’immagine di Dio, l’umanità come Dio intese che essa fosse —, questa è una tensione sempre presente. Agostino, in un
momento in cui l’impero romano stava vivendo i suoi ultimi anni, scrisse di due
città, di due entità politiche, con differenti
motivazioni, che si muovevano attraverso
la storia in conflitto Luna con l’altra, in
tensione e con forme di interazione tra loro,
ed egli vide che la stessa lotta era rispecchiata nella chiesa e nell’individuo: la
lotta tra l’amore di Dio e l’egoismo. Senza
accettare in tutto e per tutto la visione apocalittica del primo secolo, noi possiamo vedere che, nella prospettiva di Paolo, ci sono molte cose che suonano vere in vari
momenti della storia, inclusa la nostra
storia oggi.
Forse soprattutto in questo momento della storia europea, a cinquant’anni dall’ultima grande guerra europea, noi ci sentiamo in mezzo a uno di questi momenti',
di lotta, quando qualcosa di nuovo sta per
nascere. Questo è il contesto della nostra
chiamata. Qual è allora la nostra chiamata
in questa situazione? Di sicuro, essa non
è semplicemente quella di riaffermare la
nostra tradizione e la nostra identità.
La questione che va posta è questa: quale deve essere il nostro ruolo politico in
questa nuova era? Come protestanti, noi
possiamo anche non sospirare per la vecchia cristianità, come alcuni sembrano fare, ma non dimentichiamo che, all’epoca
della Riforma, ci fu una ricerca di qualcosa di simile, una teocrazia, uno stretto collegamento tra la chiesa e lo stato. Il protestantesimo non riguarda solo la redenzione
di individui nelle loro privilegiate nicchie
spirituali. Il protestantesimo riguarda una
chiamata che ha conseguenze politiche poiché il contesto è una lotta mondiale, sotto
la guida di Dio, per far nascere una nuova
creazione che risponda ai fini di Dio.
Ritengo che questa idea di una chiamata
dei credenti ad essere una comunità-sacer
dozio ci riveli molte cose di ciò che questa
chiamata potrebbe comportare — e vale la
pena sottolineare che il concetto di sacerdozio appartiene, nel Nuovo Testamento,
non ai singoli credenti ma alla comunità,
al popolo di Dio.
L’Antico Testamento ci permette di intravvedere alcuni scorci della lotta del popolo di Dio per realizzare la sua vocazione
sacerdotale, per esprimere nella realtà sociale il fine di grazia di Dio, il suo regno
di giustizia e di pace. La storia di questo
popolo è la storia di un continuo processo
di adattamento a nuove condizioni: non
c’è nessun momento in cui l’utopia venga
realizzata ma ci sono piuttosto delle incursioni nell’esilio e nel ritorno, delle nuove
sfide, una lotta dinamica piuttosto che una
statica perfezione; E la storia emerge attraverso una sorta di interazione di « controlli ed equilibri » tra persone chiamate ad
esercitare diversi ruoli: re, profeti, sacerdoti, salmisti e poeti. Il corpo è composto di molti membri i cui diversi ruoli
concorrono tutti a fornire un contributo a
un compito che, secondo Isaia, non è per il
semplice beneficio di questi membri o del
popolo, per la loro propria salvezza o il
loro proprio realizzarsi, ma è piuttosto di
rappresentare una luce per le nazioni.
La chiesa: sottomessa
eppure libera
Come abbiamo visto, I Pietro dice ai
cristiani che essi hanno ricevuto per adozione questa eredità. Da questa epistola potremmo apprendere molto circa l’ambivalenza della chiesa nei confronti dei poteri
di questo mondo: la chiesa è sottomessa eppure libera giacché essa deve la sua fedeltà
di fondo al « commonwealth » di Dio e
non allo stato, ed essa osserva una comune
umana decenza nell’obbedienza, nell’integrità e nella bontà, evitando la criminalità
ma al tempo stesso essendo pronta, in caso di alternativa netta, a schierarsi decisamente con Cristo. Ed è questa epistola ad
insistere sul fatto che la chiamata al sacerdozio non è a fini di privilegio ma a fini di
responsabilità ad essere i tramiti tra Dio e
il suo mondo, « affinché proclamiate le virtù di colui che vi ha chiamati dalle tenebre
alla sua meravigliosa luce » (I Pietro 2: 9).
Qggi più che mai, nella storia mondiale,
la chiesa è dispersa attraverso tutto il corpo politico internazionale. Potremmo usare una parabola moderna e vedere la chiesa come una sorta di sistema nervoso, una
rete mondiale chiamata a trasmettere dei
messaggi, verticalmente e orizzontalmente
— consapevole della sofferenza e del giudizio, con il compito, spesso nascosto, della
intercessione e del servizio — e come segreto canale potenziale del coinvolgimento
di Dio nel mondo, un « tramite » sacerdotale.
Nell’esercitare questa azione sacerdotale,
la comunità cristiana metterà in evidenza
la compassione del sacerdote per il popolo:
giacché tutti noi siamo lungi dall'essere
perfetti. Il sacerdote non offre sacrifici e
preghiere per i propri peccati soltanto ma
anche per i peccati del popolo. Abbiamo
una responsabilità per una società politi
camente costituita, e abbiamo necessità di
scoprire qual è il nostro ruolo pubblico
nella nuova Europa che sta nascendo.
Parte di una
comunità sacerdotale
3) Il mio terzo ed ultimo punto emerge direttamente dal secondo. Ciascun credente è chiamato a diventare parte di una
comunità sacerdotale. Ho descritto questa
comunità come una rete che permea la società moderna in tutto il mondo, internazionalmente. Questa rete dipende dalla comunicazione e dalla reciproca partecipazione.
Essa esige l’ecumenismo poiché le differenti
correnti del discepolato cristiano sono presenti, in modi diversi, in luoghi diversi.
Non possiamo adempiere la nostra vocazione o essere partecipi del nostro destino
se non abbiamo comunione con altre
parti del corpo di Cristo, se non riconosciamo i nostri fratelli e le nostre
sorelle i quali tutti contribuiscono a
far sì che Cristo non sia solo ma sia il
primogenito di molti fratelli. Questo significa intrattenere rapporti ecumenici con
le chiese ortodosse, con la Chiesa cattolica
romana e con le fiorenti comunità pentecostali.
Sì, l’identità protestante fu forgiata nella
protesta — protesta contro un ceto sacerdotale dominante ed elitario, un ordine
clericale involuto che non mirava al di là
di se stesso ma flirtava con il privilegio,
l’autorità e il potere in sé e per sé. Ma forse la nostra tradizione ha anch’essa prodotto troppo facilmente un altro tipo di
sacerdozio elitario, involuto, un sacerdozio
di credenti individuali che sono tentati di
dimenticare la loro chiamata sacerdotale
che consiste nell’assumere responsabilità
per il mondo, una élite dei redenti che
pensa soltanto a persuadere altri a unirsi
al proprio gruppo elitario. C’è un tipo di
democrazia, nella chiesa e nel mondo, che
opprime gli individui, esigendo la loro partecipazione. C’è un altro tipo di democrazia
in cui alcuni sono chiamati ad essere servitori, ad assumere responsabilità per conto
di altri, come i rappresentanti di un più
vasto pubblico meno impegnato. Non potrebbe essere che le tradizioni di un sacerdozio mediatore, come lo troviamo nell’Antico Testamento, presente anche nelle più
vecchie correnti della cristianità — e contro il quale noi protestanti abbiamo protestato — abbiano qualcosa da offrirci mentre cerchiamo insieme di scoprire quale potrebbe essere il ruolo della chiesa nel nuovo ordine che sta emergendo? Non potremmo immaginare che, insieme, noi comunità
cristiane, possiamo rappresentare le nazioni davanti a Dio e Dio presso le nazioni?
« Voi siete una generazione eletta, un
reai sacerdozio, una gente santa, un popolo che Dio s’è acquistato affinché proclamiate le virtù di colui che vi ha chiamati
dalle tenebre alla sua meravigliosa luce »
(1 Pietro 2: 9).
« Or noi sappiamo che tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio,
i quali son chiamati secondo il suo proponimento. Perché quelli che egli ha preconosciuti, li ha pure predestinati ad esser
conformi all’immagine del suo Figliuolo,
ond’egli sia il primogenito fra molti fratelli; e quelli che ha predestinati, li ha
pure chiamati; e quelli che ha chiamati, li
ha pure giustificati; e quelli che ha giustificati, li ha pure glorificati » (Romani 8:
28-30).
Frances Young
(2 - fine)
7
19 giugno 1992
obiettivo aperto
UN INTERVENTO DEL SEGRETARIO GENERALE DEL CEC
Gli attori della conquista
La caduta di Granada, la cacciata dei mori e l’affermazione di una società spagnola totalmente identificata con
il cattolicesimo - L’espulsione degli ebrei e l’Inquisizione - Gravi ripercussioni politiche sull’America Latina
Durante le IV Giornate internazionali di letteratura
ispano-americana, nel novembre 1991, il segretario generale
del Consiglio ecumenico delle chiese, pastore Emilio Castro,
ha presentato vari aspetti della società spagnola del XV e
XVI secolo. Esportati nel Nuovo Mondo, questi hanno trasformato e forgiato l’America Latina.
(...) Il tema proposto ci porta
a volgere lo sguardo verso la
Spagna del XV e XVI secolo. Ho
quindi pensato che, oltre agli attori diretti della conquista, potremmo interessarci a coloro che
vivevano in Spagna a quell’epoca
e che, per varie ragioni, non poterono unirsi ai conquistatori ma
che parteciparono ugualmente alla conquista grazie all’influenza
che ebbero sulla mentalità e sul
comportamento del « conquistador ».
Considerata nel suo insieme,
l’America Latina presenta un’unità culturale sorprendente. Non
solo per quanto riguarda la lingua ma anche per quanto attiene
al modo di vita sociale, ai valori,
alle difficoltà incontrate per instaurare regimi veramente democratici, alle forme della religiosità popolare; tutto ciò è il riflesso delle vicissitudini storiche
della Spagna, maturate nella coscienza collettiva del suo popolo
e importate in America Latina.
Il XV secolo offre tre elementi
di risposta che possono aiutarci
a capire alcune componenti essenziali della psicologia dei conquistatori, dei loro metodi, e anche dei valori e delle abitudini
sociali che hanno trasmesso ai
creoli e che costituiscono, ancora
oggi, caratteristiche della società latinoamericana.
La presenza
araba
Per sette secoli la Spagna fu
occupata dai mori e divenne il
campo di battaglia di una riconquista che si concluse proprio
nell’anno della scoperta dell’America. La caduta di Granada nel
1492 pose infatti termine alla
presenza musulmana nella penisola iberica. Da quel momento, i
mori furono tollerati ma a poco a poco costretti alla conversione. La conversione o l’esilio
sembrano essere stati la politica
dominante nel XVI secolo.
Ovviamente, il popolo iberico
fu segnato da quei secoli di presenza e di conflitto, e dall’arricohimento che gli portarono le conoscenze filosofiche e scientifiche
dei conquistatori arabi; ma fu
anche influenzato dal proprio
comportamento bellicoso e assolutamente intollerante nei confronti degli altri popoli e delle
altre religioni.
I mori di Spagna non parteciparono direttamente alla conquista deH’America Latina, ma furono presenti nelle mentalità dei
conquistatori e nei loro comportamenti nei confronti delle popolazioni autoctone.
Una sola religione poteva essere tollerata, in quanto la verità
non ammetteva l’errore. La religione e la patria erano realtà indissociabili; il partecipare alla
conquista veniva considerato come una missione sacra e il conquistare come un servizio^ reso
alla santa madre Chiesa. L’evangelizzazione non stabiliva una separazione tra potere civile e potere religioso. Se san Giacorno è
il patrono delle forze conquistatrici, è prima di tutto il patrono
delle forze ohe hanno strappato
la Spagna al potere musulmano.
Così, mentre in Spagna i soldati della riconquista venivano
premiati con terre tolte ai conquistati ed i nobili con terre ma
anche con tributi versati dalle
popolazioni che rimanevano, in
America Latina vennero imposte
la hacienda e Vencomienda *, che
permisero di premiare i soldati
e di ringraziare i nobili per i loro
servizi. Imponendo il pagamento
di un tributo alle popolazioni
autoctone, gli spagnoli non facevano altro che riprodurre l’unico
modo di conquista che conoscevano. Non seppero fare la differenza tra la riconquista di un
territorio perso e la conquista di
un territorio che apparteneva ai
suoi abitanti autoctoni.
A giungere in America Latina
furono la Spagna contadina e la
Spagna nobile, unite in una visione di conquista e di godimento usufruttuario di tale conquista. Fu una Spagna missionaria
ma nella quale la missione considerava l’omogeneità religiosa come scontata.
L’espulsione
degli ebrei
Il 30 marzo 1492 i re cattolici
decretarono l’espulsione degli ebrei dalla Spagna. Più di mille
anni di coesistenza giungevano a
questo tragico termine.
In realtà, sembra che ci fossero ebrei in Spagna prima dell’era cristiana. L’apostolo Paolo,
nella sua epistola ai Romani, pària della sua intenzione di visitare la Spagna per farvi opera di
evangelizzazione. Sapendo che
egli era solito iniziare il suo lavoro con una visita alla sinagoga,
si può immaginare che egli avesse avuto sentore dell’esistenza di
sinagoghe ebraiche in Spagna già
durante il primo Secolo dell’era
cristiana.
Quel che è certo è che quei
lunghi secoli di coesistenza permisero alla società spagnola di
arricchirsi delle competenze particolari che la comunità ebraica
era riuscita a sviluppare. Vi furono certo alcuni episodi tragici,
fra cui un certo numero di pogrom; è vero che l’ebreo fu sempre considerato un cittadino a
parte, anzi di seconda categoria.
Ma in genere gli ebrei e coloro
che venivano chiamati i convertiti — gli ebrei battezzati — potevano vivere nella comunità spagnola e esercitare i loro talenti
nei campi della medicina, delle
lettere, del commercio e della
finanza. Nobili e re ricercavano i
loro consigli. L’espulsione decretata dai re cattolici rese impossibile la partecipazione degli
ebrei alla conquista dell’America.
(...) Di conseguenza, i settori
della società che essi rappresentavano, il dinamismo di una borghesia nascente o di un’industrializzazione nascente, furono assenti per lunghi anni dai territori
conquistati in America Latina.
L’integrazione degli
ebrei espulsi
Se seguiamo gli ebrei nella loro partenza forzata dalla Spagna
verso gli altri paesi del bacino
mediterraneo o verso il Portogallo, poi verso l’Olanda, scopriamo
la rapidità con la quale essi seppero integrarsi nel loro nuovo
ambiente nazionale, e l’impulso
che diedero a questi paesi portando loro dinamismo commerciale e industriale e conoscenze
scientifiche che furono una grande ricchezza per i loro ospiti e
Granada (P. de Medina, Libro de las grandezas de España, 1548).
una perdita tragica per la Spagna e quindi anche per l’America Latina.
E’ certo che Luis di Santangel,
ebreo convertito, fu il vero finanziatore della spedizione di Cristoforo Colombo, ma è altrettanto certo che 150.000 ebrei furono
espulsi e 200.000 costretti a convertirsi accettando il hattesimo
per poter continuare a vivere in
Spagna. (...)
L’Inquisizione,
arma politica
Nel 1479 l’Inquisizione venne
ufficialmente instaurata in Spagna. Era un’impresa che mescolava epurazione della fede e affermazione dell’autorità politica
dello stato.
All’inizio si trattava di combattere i « giudaizzanti », cioè i convertiti al cristianesimo di origine
ebraica dei quali non ci si fidava
e che venivano perseguitati a causa della loro vera o presunta pratica della fede ebraica. L’Inquisizione cominciò con il ricercare
coloro che rischiavano di riallacciare i legami con la loro antica
fede.
Ma è curioso constatare che,
nella stragrande maggioranza dei
casi, il sequestro dei beni era una
tappa normale del processo e
probabilmente anche della sentenza. Ci vuole poco ad individuare le ragioni all’origine di
questo movimento: volontà di
purificare la fede, monolitismo
di quella società spagnola che
non poteva concepire l’esistenza
di una religione diversa da quella che dava coesione alla nazione,
soprattutto per quanto riguardava le sue imprese militari. Ma,
nello stesso tempo, il sequestro
dei beni mostrava chiaramente
l’invidia suscitata dai mezzi economici dei « giudaizzanti » e anche i bisogni del tesoro pubblico
dell’epoca.
Poi toccò ai « moriscos », convertiti anche loro ma di origine
musulmana, essere ricercati e
perseguitati perché si dubitava
della sincerità della loro conversione. Alla fine, l’Inquisizione non
potè accontentarsi di intervenire
alla periferia della cristianità e
dovette prendersela con i cristiani veri e propri, punendo coloro
che avevano velleità contestatrici
rispetto all’ideologia dominante.
Custode dei costumi
e delle opinioni
L’Inquisizione si trasformò allora in custode dei costumi e
delle opinioni, praticamente in
polizia religiosa e politica. I modernisti ed i luterani non poterono partecipare apertamente alla
conquista del continente latinoamericano. Gli elementi contestatori, che avrebbero potuto
aprire la Spagna alla modernità
del dibattito che si stava svolgendo in tutta l’Europa del XV e
XVI secolo, vennero messi a tacere dall’Inquisizione e impediti
di partecipare all’apertura della
società nel suo insieme.
A regnare in Spagna e — per
esportazione — in America Latina, fu pertanto una società ripiegata su se stessa, che non ammetteva l’opposizione e nella
quale opinione era sinonimo di
delitto. Le tradizioni democratiche del XII e XIII secolo vennero
ridotte al nulla e sostituite da un
ordine di sottomissione all’autorità centrale e all’autorità della
chiesa che impedì ogni espressione di volontà collettiva diversa da quella dei poteri stabiliti.
Non si poteva chiedere alla Spagna di dare prova di una tolleranza religiosa che era quasi inesistente in Europa a quell’epoca.
In compenso, essa avrebbe potuto, come la Germania, l’Olanda o
l’Inghilterra, tollerare l’espressione di un ventaglio di opinioni differenti rispetto al fatto religioso
e al comportamento sociale; queste opinioni furono infatti all’origine di uno sviluppo sociale e politico del tutto differente in America del Nord e in America del
Sud.
Latina. Le forze contestatrici,
moderniste, riformiste o rivoluzionarie operarono in modo quasi sovversivo sia in Spagna che in
America durante tutti quei secoli. Solo di recente, a metà del XIX
secolo, cominciarono a prendere
corpo e a guadagnare terreno sul
piano sociale. Così, in molti paesi, si osserva che cattolici dissidenti e massoni fecero alleanza
ed aprirono la porta dell’America
Latina al protestantesimo nordamericano. Quest’ultimo, nel dare largo spazio all’istruzione,
scosse la società tradizionale nelle sue fondamenta.
Il secondo shock si ferificò con
l’arrivo massiccio di migliaia di
profughi politici spagnoli dopo
la guerra civile. Anarchici, socialisti, comunisti, liberi pensatori
sbarcarono, rappresentanti una
Spagna in rottura con l’immagine tradizionale che presentava lo
statu quo in vigore in America
Latina.
La teologia
delta liberazione
Nel corso degli ultimi anni, soprattutto dopo il Concilio Vaticano II, abbiamo visto sorgere
il movimento ecumenico e la teologia della liberazione, il che ha
permesso una nuova alleanza
tra i preti e i teologi progressisti
spagnoli da un lato e le aspirazioni delle masse latinoamericane
ad una vita diversa dall’altro.
Conviene sottolineare che molti
teologi della liberazione sono
missionari spagnoli che lavorano
in America Latina. Il martirio
dei gesuiti in Salvador illustra
questa realtà. La Spagna ha sempre attirato molto i latinoamericani, non solo a causa dell’inerzia storica che li spinge a considerarla come la madrepatria,
ma anche per riconoscenza verso
i suoi valori culturali e spirituali.
Il Cristo di Velasquez illustra la
profondità della religiosità spagnola e trova eco nell’inconscio
collettivo dell’ America Latina.
Ma i giovani latinoamericani ammirano e capiscono anche pensatori come Miguel de Unamuno,
con la sua religiosità contestatrice e la sua riaffermazione di una
qualità eroica che non passa attraverso l’oppressione dell’altro,
simboleggiata dalla conquista,
ma che si manifesta nell’afferrriazione della eiustizia, simboleggiata dal Don Chisciotte.
Il frutto di una
doppia eredità
La continua lotta portata avanti dal l’America Latina per trovare il cammino della democrazia e della modernità è stata condizionata da un corporativismo
che impregna tutte le pratiche sociali, da una verticalità dell’autorità che viene percepita come il
frutto di una doppia eredità:
l’eredità pre-ispanica e l’eredità
coloniale. (...)
Gli ebrei, i mori, i protestanti,
i cattolici contestatori non poterono sbarcare apertamente in
America Latina. Erano sicuramente presenti attraverso figure
come Bartolomé de Las Casas e
negli sforzi umanizzanti delle
missioni francescane in Paraguay e in Uruguav; si manifestarono anche attraverso parroci
che lottarono per l’indipendenza delle nazioni americane.
Ma, nell’insieme, erano minoritari e non poterono influire sulle
grandi linee direttrici del comportamento sociale in America
Una nuova
possibile alleanza?
Fascino per una Spagna profonda e rigetto di una esperienza
coloniale verticale, tale è la realtà nel momento in cui ci apprestiamo a celebrare il 500" anniversario della scoperta dell’America. Una nuova alleanza tra la
Spagna e l’America Latina è possibile se non la compromettiamo
con una celebrazione trionfalistica di un passato che è la nostra dolorosa eredità comune e
che dobbiamo riuscire a trasformare in avvenire comune.
Emilio Castro
(da SOEPI/Mensuel - maggio ’92)
* L'encomienda era un’istituzione
spagnola dell’epoca coloniale che consisteva nel dividere gli indiani in vari
gruppi di persone che venivano messe
al servizio di nn « encomendero ». Gli
indiani dovevano pagare un’imposta e
lavorare per 1’« encomendero » che era
incaricato di proteggerli e di evangelizzarli.
8
8
ecumenismo
19 giugno 1992
IL PUNTO SU UN RAPPORTO COMPLESSO
Il Consiglio ecumenico
e la Chiesa romana
Sei incontri in 25 anni per discutere e riflettere insieme su molte
delle più importanti questioni che dividono le strade dei cristiani
Il rapporto tra il Consiglio
ecumenico e la Chiesa romana è
particolarmente evidente nei rapporti del gruppo misto teologico. Vi sono stati sei incontri
(1966, ’67, ’71, 75, ’83 e ’90). I documenti prodotti sono molto ampi e non ci basterebbe il tempo
per elencarne i soli titoli. Cercheremo di soffermarci sui punti e
sui contenuti che ci sembrano
essenziali.
Un solo movimento
ecumenico
Viene ripetutamente affermato
che il movimento ecumenico è
imo solo : unico e comune. Si
tratta di un nuovo modo di
comprendere, che è quello antico.
Nel promuoverlo la Chiesa cattolica e il CEC si avvicinano e il
criterio dei loro rapporti sta nel
servizio all’unico movimento. Nel
disegno di Dio esiste una sola
chiesa presente in ogni chiesa
locale.
Unità della chiesa
La piena unità si avrà solo
alla fine. Nel frattempo va considerata un’unità nella diversità
che esclude l’uniformità. L’unità
è nell’apostolicità e nella missione. Rimangono soprattutto
problemi aperti: per esempio, il
rapporto tra conciliarità e collegialità, tra collegialità e primato.
Le risposte sono diverse e permangono gli interrogativi, soprattutto nel campo dell’etica e
dei matrimoni misti. L’impegno
etico può essere fonte di nuove
divisioni come, per esempio, l’aborto. Viene avviata la preparazione di un documento comune
dal titolo « Verso una professione di fede comune ». Rimane in
vigore l’orientamento verso un
concilio universale sulla scia
di Nairobi 1975 e si manifesta la
necessità di predisporre accordi
e convergenze (BEM) senza esigere più dell’essenziale. Intanto
anche nell’ultimo rapporto, il sesto del 1990, si continua a riflettere sull’unità come obiettivo di
mezzo. L’appendice al documento tratta il rapporto tra chiesa
universale e chiesa locale : non
sono alternative o a sé stanti
perché esiste una sola chiesa,
1’« una sancta », che non è la somma di tutte le chiese locali. Occorrerà quindi sviluppare una
ecclesiologia di comunione, un
impegno comune per una nuova
riflessione che non può essere
una mera questione organizzativa. La discussione ritorna sulr«episcopè», ma le interpretazioni sulla figura del vescovo divergono. Si pone come necessaria
una riflessione sulla gerarchia
delle verità proposta dal Concilio Vaticano II. Sono verità articolate intorno ad un centro. Il
nesso con il centro può avere diversi legami. Cristo è il centro e
il fondamento. Le chiese hanno
nessi diversi in rapporto al centro e su questi si articola il dialogo, che è una « koinonia » par
ziale. Il metodo del dialogo deve
tener presente la dimensione storica per attingere alle tradizioni
e cercare nuove risposte in vista
del Regno di Dio. Nel dialogo si
può cambiare; la discussione sul
ministero del vescovo e sulla giustificazione per fede ne costituiscono un esempio. Vi sono differenze che non riguardano il fondamento (per esempio le devozioni).
La formazione
Il tema ritorna in quasi tutti
i rapporti. Si tratta di una priorità. A questo livello vanno soprattutto coinvolti i laici e dove
è possibile bisogna arrivare ad
una preparazione comime. L’accento va messo sulla preparazione dei giovani e dei giovani pastori per sensibilizzarli alla storia del
movimento ecumenico. Le chiese
devono raccogliere la sfida dei
dialoghi; sembrano, invece, dimostrare poco interesse per l’impegno comune e non si lasciano
coinvolgere. L’ideale sarebbe di
creare centri ecumenici o accademie ecumeniche sulla scia di
Bossey e poter seguire da vicino
le implicazioni e le proposte delle assemblee ecumeniche (Basilea e Canberra).
La testimonianza comune
Nel 1971 e nel 1981 sono usciti
due documenti sulla testimonianza comune. Occorre cercare una
via per una missione comune e
corretta che abbia un risvolto
verso i non credenti e i credenti
di altre fedi, il che presuppone
una comunione ecclesiale (357).
Le aree di impegno sono ormai
numerose: studi biblici, preghiera ecumenica, traduzione della
Bibbia, stampa, radio e televisione. Soprattutto vanno ripresi e
divulgati i temi della pace, della
giustizia e della salvaguardia del
creato.
La collaborazione ecumenica
deve inoltre estendersi agli studi
comuni: il BEM, l’ecclesiologia
di comunione, l’unità che cerchiamo, il rapporto con gli ebrei
e con l’Islam, l’etica e la scienza,
i servizi sociali, la sanità e i diritti umani. Occorre valutare i
dialoghi bilaterali, che non sono
alternativi ma complementari,
ed avviare una teologia della natura (non una teologia naturale).
Il proselitismo
E’ un tema che continua a ricorrere nell’agenda ecumenica e
che presenta alcune difficoltà.
Va scartato il proselitismo come
aggressione e comunque non conforme allo spirito evangelico. E’
necessario rendersi conto delle
ragioni dei cambiamenti e aiutarsi vicendevolmente per porre
rimedio agli aspetti negativi,
sempre rispettando la libertà.
( Ci permettiamo un’osservazione personale : stiamo attenti a
non riproporre in termini mo
per la stampa di
biglietti da visita, carta e buste intestate,
locandine e manifesti, libri, giornali, riviste,
dépliants pubblicitari, pieghevoli, ecc.
coop. tipografica subalpina
VIA ARNAUD, 23 - © 0121/91334 - 10066 TORRE PELLICE
Echi dal mondo
cristiano
derni l’antica formula del « cuius
regio eius religio »).
La Bibbia
Vi sono state cinque riunioni
di Fede e Costituzione su temi
riguardanti l’interpretazione della Bibbia, la sua autorità e la sua
applicazione. E’ inutile sottolineare l’importanza delle traduzioni comuni della Bibbia, che
rappresentano sicuramente il
frutto più concreto degli attuali
rapporti ecumenici tra cattolici
e protestanti.
La data della Pasqua
Si è tentato all’inizio dei lavori
di gruppo di avviare un discorso
sulla data della Pasqua per giungere a fissarla di comune accordo. Si era parlato della domenica dopo il secondo sabato di
aprile. Ma il discorso non è più
stato ripreso.
Sodepax e JWC
Sodepax nasce nel 1968. Ha un
incarico triennale che viene rinnovato ogni triennio. L’attenzione è particolarmente rivolta ai
problemi sociali. Si lavora in vista di un nuovo ordinamento
mondiale. Sorgono atteggiamenti
divergenti sulle ideologie e sull’etiCB, sociale. Sodepax viene
quindi sospeso. Nasce il Joint
Working Group, che ha, carattere consultivo in vista di uno
scambio di informazioni. Si riunisce una volta l’anno per valutare la situazione. (A Canberra
il JWG avrà lo scopo preciso di
affrontare i nodi che ostacolano
il cammino ecumenico e di facilitare il proseguimento dello
studio e della ricerca).
Per una teologìa
dì comunione
Fin dal primo rapporto si indica la necessità di approfondire
la comunione come condizione
indispensabile per progredire nel
dialogo ecumenico. La comunione esiste anche se imperfetta e
non descrivibile con le stesse parole. La mancanza di comunione
è un segno negativo per Tumanità: uno scandalo e un ostacolo
alla riconciliazione. La « koinonia» sembra essere la prospettiva nellB, quale dovrà muoversi
più celermente il dialogo ecumenico e forse quella più promettente per ulteriori passi avanti.
Si tratta per ora di una comunione, incompleta (per gli ortodossi
quella completa è escatologica
ed eucaristica), ma crescente e
reale; una comunione che è dono e compito contemporaneamente ed è tale anche in assenza della comunione eucaristica.
A conclusione di questa rapida panoramica sui punti di maggior interesse trattati nei sei incontri tra Chiesa cattolica e CEC
formuli?.mo rauspicio che la nostra Facoltà favorisca sempre
più l’aggiornamento sui temi in
discussione affinché i nostri pastori e i nostri laici possano lasciarsi coinvolgere dalla teologia
« vitale e concreta » ( Canberra
1990) che si sviluppa tra le chiese a livello mondiale. Per gli
studenti in teologia è necessario
che si mettano in atto corsi
opzionali attenti alla metodologia ecumenica e all’evolversi dei
dialoghi multilaterali e bilaterali
tra le varie confessioni cristiane.
Renzo Bertalot
E. Castro dottore
honoris causa
GINEVRA — Il Collegio dei
rettori e decani dell’Università
di Ginevra ha deciso di conferire al segretario generale del
Consiglio ecumenico delle chiese, pastore Emilio Castro, il grado di dottore in teologia honoris
causa, in occasione del Dies Academicus 1992, cerimonia che ha
avuto luogo il 3 giugno.
La lettera del 3 aprile, indirizzata a Emilio Castro per comunicargli la decisione, precisa:
« Nel conferirle la più alta distinzione di cui essa dispone,
l’Università desidera onorare un
servitore lucido e coraggioso del
movimento ecumenico contemporaneo mirante al riavvicinamento delle chiese cristiane a livello mondiale ».
(SOEPI)
Cacciati i russi
dal monte Athos
GRECIA — Tutti i monaci
russi del monastero «Skit Ilija»,
nella Repubblica monastica russa autonoma del Monte Athos,
sono stati cacciati dalla polizia
greca. Lo ha annunciato l’agenzia di stampa ITARTASS. Secondo alcune fonti, si tratterebbe
di una volontà di « ellenizzare »
la Repubblica monastica sotto la
pressione di ambienti nazionalistici della Chiesa ortodossa greca.
Secondo l’agenzia di stampa,
i poliziotti hanno forzato l’abate e gli altri monaci a lasciare
il loro monastero. L’espulsione
sarebbe dovuta al fatto che i
monaci russi avrebbero rifiutato di menzionare, nella liturgia
quotidiana, il nome del patriarca ecumenico di Costantinopoli.
A parte i monaci greci, il Monte Athos accoglie anche monaci
russi, serbi e rumeni ortodossi.
L’accesso è vietato alle donne.
La Repubblica monastica gode
fin dall’inizio del secolo di una
larga autonomia all’interno dello stato greco.
(SPP)
Culto di Pasqua
trasmesso per radio
L’AVANA — Secondo il presidente del Consiglio ecumenico di
Cuba, Orestes Gonzales, i cristiani cubani hanno oggi « la possibilità di utilizzare i media per
comunicare a tutti il loro messaggio ».
La domenica di Pasqua il culto celebrato nella Chiesa presbiteriana riformata dell’Avana è
stato trasmesso alla radio nazionale. La predicazione era tenuta dal pastore Héctor Mendez,
presidente della Chiesa presbiteriana e membro del Comitato
centrale del Consiglio ecumenico delle chiese.
I rapporti tra le chiese e lo
stato a Cuba sono migliorati dopo la visita di Jesse Jackson nel
1983. Dopo decenni di restrizioni imposte dallo stato sulla libertà religiosa si è svolta una
riunione, nell’aprile ’91, tra Fidel
Castro e il Consiglio ecumenico
di Cuba — che rappresenta la
maggioranza dei protestanti cubani, stimati a circa il 10% della
popolazione (10 milioni di abitanti) —, e una decisione dell’ottobre ’91 permette ai credenti
di diventare membri del partito
comunista.
si è dichiarata un prossipossibilità si
i cristiani di
mezzi di cola televisione
Orestes Gonzales
to « convinto che
mo futuro, nuove
presenteranno per
accedere ad altri
municazione, come
e la stampa ».
(SOEPI)
Assemblea delle
chiese africane
ZIMBABWE — La 6' Assemblea generale della Conferenza
delle chiese di tutta l’Africa
(CETA) si svolgerà a Harare,
in Zimbabwe, e non al Cairo, in
Egitto, «per motivi economici e
logistici... ». Così informa un comunicato pubblicato dalla CETA
il 18 maggio. Le date (25-26 ottobre) rimangono immutate.
Philip Potter, ex segretario generale del CEC, sarà l’oratore
principale.
(SPP)
Congresso di
teologia pratica
SVIZZERA — Il Congresso internazionale ecumenico di teologia pratica francofona svoltosi
a Crét-Bérard, dal 26 al 31 maggio, ha riunito per la prima volta 75 professori provenienti da
Svìzzera, Canada, Francia, Italia, Belgio, Libano, Africa, Madagascar, Grecia e Cecoslovacchia. Essi hanno tentato di fare il punto su questa disciplina che ora non è più la « cenerentola » delle discipline teologiche. I due quinti dei partecipanti erano protestanti, i tre
quinti cattolici. Hanno deciso di
creare un’associazione internazionale di teologia pratica, il
cui primo presidente è stato designato nella persona del professore Bernard Raymond, della
Facoltà di teologia di Losanna.
(SPP)
Enchiridion Oecumenicum, voi. I.
Edizioni Dehoniane, pp. 335-529 « Cattolici - CEC ». Il Regno, n. 17, 1990,
pp. 555-576.
COPPIE INTERCONFESSIONALI
Incontro internazionale
Torre Peliice, 18-19 luglio
Presso la Foresteria valdese si tiene un incontro di coppie interconfessionali francesi, svizzere e italiane sul tema:
Le coppie miste di fronte al problema della catechesi, con
lavori su: « Educazione religiosa nella famiglia interconfessionale », « Esperienze e problemi della catechesi ecumenica
e interconfessionale », « Problematiche pastorali relative ai
matrimoni interconfessionali ».
La domenica mattina è prevista la partecipazione al culto
evangelico e alla liturgia cattolica. La retta completa giornaliera presso la Foresteria è di L. 38.000 (pasto singolo L.
12.000). Per la pensione completa occorre prenotarsi entro
il 30 giugno. (Rivolgersi ai coniugi Griglio, Pinerolo, tei. 0121/
795091; Bonetto, S. Secondo di Pinerolo, tei. 0121/501702; Giolito, Torino, tei. 011/5681508; don Mario Polastro, Pinerolo,
tei. 0121/322426).
9
valli valdesi
19 giugno 1992
LUSERNA SAN GIOVANNI
Regione: sì alla
« Direttiva Seveso »
TORINO — Il Consiglio regionale del Piemonte ha approvato
la legge per il recepimento della cosiddetta « direttiva Seveso »
sui rischi di incidenti connessi
a determinate attività industriali. Il provvedimento era atteso in particolare dal mondo
ambientalista e ha preso le messe, in Consiglio regionale, dalla
presentazione di un disegno di
legge da parte dei gruppi PDS
e Verdi, a cui ha fatto seguito
un disegno di legge aa parie nella giunta. Dopo un lungo periodo di discussione si è arrivati
al testo di legge approvato alla
fine di maggio.
La legge prevede l’istituzione
di un registro regionale delle attività industriali a rischio di incidente rilevante; nell’elenco fornito dalla Regione risultano
comprese anche la Annovati spa
di Luserna S. Giovanni e la Galfer di Barge.
Tra gli elementi più interessanti del provvedimento troviamo l’istituzione di una unità
flessibile per l’esame delle notifiche e dei rapporti di sicurezza
allegati, per la ricezione delle dichiarazioni e lo svolgimento di
tutti gli àtti susseguenti; l’istituzione di un osservatorio permanente per la sicurezza industriale con compiti consultivi e
di supporto delle valutazioni
tecniche previste di competenza
della Regione; l’istituzione di
conferenze provinciali che svolgeranno sostanzialmente compiti di collegamento con i prefetti
e a cui sono demandate alcune
funzioni specifiche quali l’esame
dei piani di emergenza predisposti dal prefetto e il coadiuvo
delle altre autorità competenti
per l’informazione alla popolazione.
« Il giraparco »
a Fra Catinai
TORINO — La UISP sta organizzando un soggiorno vacanza rivolto ai giovani fra gli 8
ed i 14 anni denominato « Il giraparco »; l’attività si svolgerà
nel parco naturale Orsiera Rocciavré, presso il centro di Fra
Catinai dal 31 agosto al 13 settembre. Attività culturali (visita
al forte di Fenestrelle, alle borgate montane), sportive (cure e
benessere del corpo), ambientali (aspetti didattici formativi)
sono previste durante il soggiorno unitamente ad escursioni e
momenti ricreativi. Le attività
si svolgeranno grazie alla collaborazione degli educatori del
Centro. Per informazioni ed
iscrizioni occorre rivolgersi all’UISP, in via Canova 8, tei. 011/
677115.
Il «palazzo»
visto daH’opposizione
PDS (Pron), Lega Nord (Sandrone), Verdi (GardioI) valutano due anni
di difficile attività politica, tra piccole « crisi » e problemi insoluti
La diffusione
delle allergie
TORINO — Le patologie da
allergia ed il relativo numero di
pazienti sono in costante aumento: negli ultimi trent’anni il
numero di soggetti colpiti è aumentato di almeno sei volte e
gli studi più attendibili hanno
dimostrato che almeno il 15%
della popolazione ne soffre; il
fenomeno è evidente anche fra
i bambini, dove il 7% soffre di
allergie. . , ,
A fronte della diffusione del
fenomeno sono stati organizzati,
dall’assessorato alla Sanità regionale, vari momenti di formazione per le figure professionali
che sono a contatto con quanti
soffrono di tali patologie. Nella
Regione Piemonte, nel 1989, sono state effettuate 35.000 prime
visite ed altri 32.000 controlli
successivi; 11.000 pazienti hanno
fatto ricorso al vaccino. Le forme prevalenti di allergia sono
di tipo respiratorio: si calcola
che almeno il 5% della popolazione soffra di asma; vengono
poi le allergie nei confronti di
farmaci e quelle di tipo cutaneo.
Mentre la crisi della giunta lusernese non pare trovare una
soluzione rapida (la convocazione di un Consiglio per venerclì
19 giugno ha tutte le caratteristiche di « atto dovuto » ma senza prospettive, secondo quanto
affermano gli stessi esponenti
dei partiti che siedono in Consiglio) può essere interessante
incontrare i rappresentanti delle diverse forze politiche che da
oltre due anni siedono sui banchi dell’opposizione, ruolo interpretato diversamente, senza dimenticare che due gruppi hanno
per la prima volta esponenti in
Consiglio comunale, la Lega
Nord ed i Verdi.
Due anni di attività
amministrativa
Come sono stati vissuti questi
primi due anni di attività amministrativa?
« Mi aspettavo atteggiamenti
molto più marcati, più "allineati” — esordisce GardioI —; per
certi versi c’è stato molto rispetto per le opinioni delle minoranze, ma sul piano pratico
pochi risultati ».
« Non ho notato — dice Cecilia
Pron — dei grandi cambiamenti
rispetto alla precedente tornata
amministrativa, in cui la coalizio
ne era molto simile all’attuale;
è vero che il sindaco è stato
del PSI ma, visti anche i numeri dei consiglieri, ho l’impressione che i socialisti non siano stati in grado di incidere un granché. Per quanto riguarda lo spazio concesso alle minoranze credo che, ad eccezione del momento della stesura dello Statuto, non ci sia stato un reale
coinvolgimento ».
« Bene e male nello stesso
tempo — rincara Sandrone —;
la scelta di impegnarmi nell’amministrazione è stata la conseguenza di quello che ritengo un
dovere civico: in questo senso
sono contento di contribuire a
lavorare per la trasparenza e la
chiarezza a Luserna. Per la verità ho vissuto questi due anni
come un momento di formazione non avendo precedenti esperienze amministrative. Aggiungo
che quest’esperienza mi ha confermato nelle mie idee che lo
stato centralista oggi non è più
idoneo alle esigenze del paese,
limitando in modo esagerato i
poteri degli enti locali ».
Quali spazi aperti
alla novità?
C’è stata una qualche proposta che voi avete presentato e
che non abbia avuto riscontro,
ovvero avete colto disponibilità
alle novità?
« Ho più volte rimarcato — dice GardioI — una serie di problemi rispetto alla compilazione
del bilancio comunale; è vero
che le risorse sono quelle che
sono, ma trovo che ci siano^ state carenze proprio in settori che
maggiormente interessano la popolazione: penso alla scuola, alla salute; nel contempo si sono
fatte grosse spese per il cosiddetto "arredo urbano” senza per
altro sentire prima la popolazione ».
Carenza di
programmazione
« Ho colto la volontà di realizzare del nuovo — afferma invece Sandrone —; ricordo a questo
proposito il servizio di trasporto urbano, l’avvio di un discorso per lo scalo merci ferroviario in grado di decongestionare
la strada provinciale e da ultimo l’idea di organizzare una fiera della pietra per valoriz.zare
una risorsa locale. Certo, più in
generale, ho l’impressione che si
sia stati fortemente carenti di
programmazione ».
« Devo precisare che la decisione di avviare il servizio di autolinea — interviene Cecilia Pron
— era stata assunta da tempo e
proprio su nostra sollecitazione,
m.a solo l'anno scorso si è potuto avviare questo servizio. Anche
per l’acquedotto chiediamo da
tempo una soluzione completa
che superi il disagio che puntualmente si ripete ogni anno
in molte zone del paese; ora si
è dato all’ACEA l’acquedotto,
ma solo per un anno, e dunque
è chiaro che il consorzio non
può prevedere grandi investimenti. Ho insomma l’impressione di un certo immobilismo dovuto al fatto che non tutti hanno "tirato" nella stessa direzio
II piano
urbanistico
Ricordato, per buona pace del
consigliere Sandrone e dei lettori, che in realtà la scorsa amministrazione (PSI-DC) aveva deciso di introdurre una variante al
piano regolatore che cancellava
la possibilità di uno scalo merci e che questo progetto è stato recentemente reinserito in seguito alle osservasdoni presentate nella primavera ’90 da esponenti del Verdi, chiediamo ai
consiglieri di minoranza se sul
piano urbanistico vi siano dei
nodi non risolti, tenendo conto
che Luserna ha registrato negli
ultimi anni un significativo aumento nella popolazione residente. E se inoltre la presenza di
numerosi professionisti all’interno del Consiglio comunale può
influenzare decisioni ed orientamenti.
« Occorrerebbe ripensare l'intero piano regolatore — risponde GardioI — tenendo presenti
Loc. Pis della Gianna
apertura
dal r giugno
al 30 settembre
più
i fine settimana
e festività
per prenotazioni
tei. (0121) 930077
non le priorità di quelli che vogliono cementificare ma avendo
veramente presenti le prospettive globali di sviluppo del paese;
penso in particolare alla zona industriale, che è nata male e si
è sviluppata peggio con una mescolanza di attività, di abitazioni ecc. che ha poi portato a
successive modifiche del piano
regolatore. Ci sono capannoni
che stanno crollando, altri che
vengono ricostruiti e la stessa
circolazione stradale nella zona
è a grave rischio. Oltretutto la
zona industriale non è servita da
fognatura ed in caso di incidenti gli scarichi sono puntualmente finiti nei fossi utilizzati per
l’irrigazione e poi nei torrenti.
Anche la viabilità richiederebbe
interventi: ad ogni elezione si
parla del discusso progetto di
asse dì valle ma non si interviene neanche sulle strade minori ».
« La questione edilizia — aggiunge Pron — si è un po’ arenata; non si danno le concessioni anche perché il Comune da
alcuni anni non ha aggiornato gli
oneri di urbanizzazione ».
« Non so se la presenza di molti ingegneri, architetti e geometri in Consiglio comunale possa influenzare certe scelte —
conclude Sandrone —; certo sarebbe opportuno che, se consiglieri, non operassero sul territorio dello stesso Comune; forse,
ma a livelli più alti del Comune,
sarebbe opportuna anche una sistematica turnazione fra funzionari in modo da evitare la creazione possibile di lobbies particolari, come gli avvenimenti nazionali di questi giorni dimostra
La pratica
dell’opposizione
In chiusura di intervista chiediamo ai singoli esponenti delle
diverse forze politiche della minoranza una valutazione reciproca dell’essere « opposizione ».
« A me è parso — afferma GardioI — che i consiglieri della Lega siano stati troppo legati alle
direttive "centrali" del loro movimento piuttosto che alle loro
personali convinzioni ».
« Mi sembravano più battaglieri all'inizio — dice Cecilia Pron,
sempre riferendosi ai leghisti —;
ora assistiamo all'astensione o
al voto contrario, ma senza praticamente alcun intervento significativo ».
« Se devo dare un voto ai miei
colleghi — conclude a sua volta Sandrone — di GardioI posso
dire che mi pare il maestro che
viene ai Consigli molto preparato, per correggere gli errori della
giunta, mentre il PDS, in termini di interrogazioni e interpellanze, ha prodotto più o meno
quanto noi ».
a cura di
Piervaldo Rostan
Alla « ES » due
anni di attività
PINEROLO — La galleria d’arte « ES » presenta la mostra di
chiusura della sua seconda stagione di attività. « Settanta per
cento » è il titolo, a sottolineare
il fermato standard delle opere
presentate dagli artisti. Tra di
loro sei donne, Elisabetta Clatamo. Franca Chiono, Alisa Giani,
Emi Pecorini, Luisa Rabbia, Maria Gabriella Stralla; accanto a
loro Antonio Aduc, Giorgio Badriotto, Roberto di Pasquale e
Giorgio Granezio.
La mostra resterà aperta fino
alla seconda settimana di luglio
dal mercoledì alla domenica fra
le 16 e le 19,30, il sabato anche
dalle 10 alle 12,20 nei locali di
via Vescovado 8.
Per la ricostruzione
del sindacato
PINEROLO — Si pone come
obiettivo « la ricostruzione del
sindacato dei lavoratori in alternativa ai sindacati istituzionali
e di comodo ». E’ la CUB (confederazione unitaria di base)
che pone come suoi principi la
solidarietà, la giustizia sociale,
l’uguaglianza, la democrazia, il
diritto dei lavoratori a decidere
sulle piattaforme e sugli accordi. ,
La presentazione di questo sindacato avverrà martedì 23 giugno, alle ore 20,30, presso il centro sociale di via Lequio, con la
partecipazione di Cosimo Scarinzi, Piergiorgio Tiboni, Luigi
Casali.
Consiglio aperto
sulla « Graziano »
LUSERNA SAN GIOVANNI —
Per discutere della situazione
venutasi a creare dopo l’annuncio da parte della proprietà della chiusura entro la fine dell’anno dello stabilimento della Graziano, è stato convocato un Consiglio comunale « aperto » presso la sala conferenze del municipio, per le ore 21 di venerdì
19 giugno.
Cinema
TORRE PELLICE — Il cinema Trento
ha in programma, giovedì 18, ore 21,
l'ultima serata della rassegna « Alpinismo in celluloide »; venerdì 19, ore
21.15, è in programma «Ombre e nebbie », film che verrà riproposto lunedì
22, ore 21,15; sabato 20, ore 20 e 22,10
e domenica, ore 20 e 22,10, è in programma « La famiglia Addams ».
PINEROLO — Il cinema Italia propone, da giovedì 18 a mercoledì 24,
«Effetto allucinante» (poliziesco); orario: 20 e 22,20, sabato ore 20 e 22,30.
Il cinema Hollywood ha in programma, fino a mercoledì 24, « Il ladro di
bambini » (dramm. italia ’92) in orario
20 e 22,30, domenica ore 16, 18, 20,
22,30.
Il Ritz propone, fino a lunedì 22.
« Tutto può accadere » (comico brillante USA ’92) con orario 20,15 e
22,15; domenica ore 16,15, 18,15, 20,15,
22.15. Martedì 23 e mercoledì 24 è
in programma « Fino alla fine del mondo », ore 19,30 e 22,15.
di gobello e jalla
UlIN
via repubblica, 2 - torre pellice-®932023
10
10 valli valdesi
19 giugno 1992
POMARETTO: L’ESPERIENZA DELLA « CHIABRANDA »
Turismo ecologico
Una serie di offerte (cucina, ospitalità, prodotti originali) per commercializzare al meglio la « materia prima » - Rigorosi i controlli
POMARETTO
Agriturismo: una parola oggi
molto di moda, usata ed abusata. Ma esattamente che cosa significa? Un tipo speciale di turismo in campagna? Pranzi e cene
all’insegna della genuinità? Una
svolta per l’agricoltura?
Per poter conoscere meglio
questa realtà e rispondere a
queste domande, ci siamo rivolti
ad un agrii^pismo in funzione
da alcuni armi in vai Germanasca, a Pomaretto: l’azienda agricola « La Chiabranda » di Roberto Ribet, che racconta del come
ha deciso di abbandonare il « posto ».
« Ho sempre affiancato il mio
lavoro in fabbrica al lavoro agricolo, per aiutare i miei genitori.
Dopo la loro morte il doppio lavoro si è rivelato sempre più pesante. Il lavoro in Fiat era stressante, sia a causa del viaggio sia
per il lavoro in catena di montaggio. Ci sono momenti nella
vita in cui bisogna scegliere: il
lavoro in campagna è duro, ma è
pur sempre a dimensione umana.
Il legame che sento verso la terra dei miei avi ha fatto pendere
l’ago della bilancia».
Come vi è venuta in mente Fattività di « agriturismo »?
« Nel giro di alcuni anni ci siamo accorti, mia moglie ed io,
che il lavoro fatto non aveva un
corrispettivo valore economico.
Inoltre la produzione di prodotti
come frutta, patate, ortaggi e
vino, latte, latticini, uova, pollame e carni bovine non aveva
sbocco commerciale.
Si trattava quindi di trovare
una via, un canale di commercializzazione del prodotto. Qui
trasformiamo una materia prima, il prodotto agricolo, in appetitosi piatti da servire in tavola ».
Quali garanzie ci sono per i
fruitori del vostro servizio? Esiste un’organizzazione che fa da
supporto alla vostra azienda?
« Sul territorio italiano esistono tre associazioni a cui fanno
capo le aziende agrituristiche :
’’Agriturist”, ’’Turismo verde” e
’’Terranostra”. Ci siamo informati e abbiamo optato per ’’Terranostra”, che ci è sembrata più
rispondente alle nostre esigenze.
Fare dell’agriturismo significa,
nel nostro caso, ospitare gruppi
di persone che desiderano conoscere meglio le vallate alpine del
Piemonte. L’ospitalità si traduce
nella somministrazione di pasti,
confezionati con i prodotti derivati dalla coltivazione del proprio podere, alloggio in camere
o in campeggio, vendita di prodotti aziendali ».
Essere associati a ’’Terranostra” significa, quindi, seguire
regole particolari? I vostri ospiti
hanno la sicurezza di poter consumare prodotti genuini?
« L’Associazione per il turismo
rurale in Piemonte sta diventando estremamente severa. Nell’agosto 1991 le aziende agrituristiche aderenti a ’’Terranostra”
hanno dovuto sottoscrivere un
’’codice di comportamento”, costituito da una serie di regole
autodisciplinari, che danno una
garanzia ai fruitori dei nostri
servizi ».
In che cosa consiste questo
’’codice di comportamento”?
« Innanzitutto delinea la figura
dell’associato, che deve essere
coltivatore diretto a tempo
pieno; i locali adibiti al ristoro
e all’alloggio devono essere arredati in modo sobrio, con mobili
semplici e rustici, che rispecchino il gusto tipico del mondo contadino. Questo ’’codice” stabilisce anche un numero massimo
di posti a sedere, che non deve
superare i 60 coperti. Particolarmente curata deve essere la confezione dei pasti: sia dal punto
di vista igienico, sia nella proposta dei piatti, i quali devono attenersi il più possibile alla tradizione culinaria locale ».
GRUPPO TEATRO ANGROGNA
TORRE PELLICE Vent’anni dì canzoni
Lavori al
Palaghiaccio
Sono in corso da un paio di
settimane i lavori per la copertura del palazzo del ghiaccio;
saranno almeno tre le ditte impegnate in tempi successivi nella realizzazione dell’opera, finanziata in parte con il denaro stanziato dallo stato in vista dei
« mondiali » di calcio del 1990,
in parte con fondi CEE ed in
parte con mutui già ottenuti dal
Comune.
I lavori per i basamenti in cemento attualmente in corso vengono eseguiti dalla ditta Rabellino di Santo Stefano Belbo che
ha ottenuto l’appalto e che dovrà terminare la sua parte entro la metà di luglio; successivamente interverrà la ditta Holzbau di Bressanone che realizzerà la vera e propria copertura,
in legno lamellare. Sarà poi la
Zublena che dovrà realizzare la
centrale termica.
La costruzione di questa copertura consentirà alla valle di avere una struttura coperta in grado di ospitare non solo manifestazioni legate allo sport del
ghiaccio ma anche, d’estate, concerti o altri incontri di rilevante
interesse; al momento tuttavia
non vi sono certezze circa i tempi di effettiva realizz.azione dell’opera, collaudi compresi, il che
potrebbe mettere in forse l’inizio
della prossima stagione sportiva.
Vent’anni di teatro vogliono
dire, nel caso del Gruppo Teatro
Angrogna, altrettanti di canto;
praticamente ogni spettacolo costruito dal gruppo è stato arricchito di canti, talvolta tratti
dalla tradizione popolare, altre
volte scritti dagli stessi componenti del GTA.
Quante scene sono da molti
ricordate proprio grazie a delle
canzoni che hanno contribuito a
creare sensazioni, atmosfere particolari!
Ebbene, in occasione del loro
ventesimo compleanno, quelli
del GTA hanno voluto raccogliere in una musicassetta alcuni
dei brani più significativi e belli dei loro spettacoli, fino ad alcuni canti dell’ultima « fatica »,
« E mi chanto »: canti di lavoro,
d’amore e di festa, di emigrazione; ma accanto ad essi sono stati registrati anche pezzi di autori (Dylan, Guccini, Parra...) che
hanno in qualche modo segnato il percorso musicale di una
generazione come quella della
maggior parte dei componenti
il gruppo e che hanno spesso
accompagnato lotte e battaglie
civili negli ultimi 25 anni.
La musicassetta, intitolata « 20
anni del Gruppo ’Teatro Angrogna », è stata realizzata con la
collaborazione di Enrico Lantelme e può essere richiesta direttamente presso i componenti del
grappo in occasione degli spettacoli, oppure presso la libreria
Claudiana di Torre Pellice.
P.V.R.
L’ECO DELLE VALLI VALDESI
organizza un
INCONTRO-DIBATTITO
Venerdì 26 giugno - ore 21
Sala Lombardini - PEROSA ARGENTINA
« Uso delle acque:
progetti ed ipotesi a confronto »
Intervengono: dott. Giovanni Re (ENEL)
ing. Piercarlo Golzio (ENEL)
ing. Piergiuseppe Daviero (ACEA)
dott. Gilberto Fornerls (consulente assessorato
Caccia e pesca - Provincia di Torino)
Erminio Ribet, presidente Comunità montana
valli Chisone e Germanasca
Introduce e modera : Giorgio Gardiol, direttore de « L’Eco
delle valli valdesi ».
I giovani e la droga
Musiche, testi scenici e soprattutto molti
interrogativi per coinvolgere la popolazione
A proposito di cucina, quali
piatti proponete tu e Lorena?
« Tra gli antipasti abbiamo la
possibilità di offrire prodotti ottenuti dalla lavorazione della
carne dei maiali che alleviamo: i
tradizionali salami da consumare cotti o crudi, il ’’formaggio”
di maiale, che è una specialità
non molto diffusa. Tra i primi
possiamo offrire gnocchi di patate, la quiche ripiena di verdure di stagione, la zuppa alla valdese (zuppa di grissini cotta a
fuoco lento nel brodo di pollo) ».
Esco dalla « Chiabranda » con
le idee molto più chiare. I controlli effettuati da « Terranostra» sono severi (spesso fatti,
a sorpresa, da giornalisti) e garantiscono l’affidabilità delle
aziende associate.
Il Piemonte agricolo ha moltissimo da offrire a chi desidera
approfondire le proprie conoscenze eno-gastronomiche : nelle
cascine di pianura, come nelle
cucine contadine della casa di
montagna, è nascosto un tesoro gastronomico che si trasmette
da generazioni. Qui si ritrovano
sapori e profumi che parevano
dimenticati, sepolti dai precotti
della mensa aziendale, dai sapori
esotici di ristoranti cinesi, dalla
veloce cucina di casa nostra.
L’agriturismo è un modo intelligente di fare del turismo, di
avvicinarsi alla natura (sapori e
profumi compresi), di ricreare
quella simbiosi uomo-natura che
sta. via via scomparendo.
Se l’agricoltura italiana sta attraversando un periodo di crisi
gravissima, forse una strada giusta per salvare il salvabile è quella imboccata dalle 71 aziende
agrituristiche, indicate da «Terranostra » nel suo 2° vademecum,
ubicate nelle province di Alessandria, Asti, Cuneo, Novara e
Torino.
Intervista a cura di Paola ReveI
Il « grappo giovani » ha terminato per quest’anno le sue attività, domenica 7 giugno, patro
cinando uno spettacolo di mimo
e scene varie, presentato da
Rupert Raison, che ha avuto un
ottimo successo.
Il venerdì precedente, il grappo che aveva seguito il corso di
mimo, tenuto dallo stesso Rupert,
si era esibito davanti ad un pubblico più ristretto, quasi familiare, che già era stato un buon
« antipasto »: gli attori, alle prime armi, forse si erano sottovalutati e non avevano spinto la
pubblicità al loro spettacolo;
peccato, chi si è ricordato dell’annuncio e si è presentato all’appuntamento non è stato deluso. Ma l’atto più qualificante
del grappo è stato con ogni probabilità quello che ha avuto luogo venerdì 29 maggio. Una proposta dal titolo « Ragazzi contro? », che comprendeva momenti scenici, domande, informazioni sul problema droga.
Alternando musiche e canzoni
attinenti al problema, e testi scenici ricavati da una buona bibliografia (fornita ai partecipanti) di testi vari sul problema,
scritti da operatori sul _ campo,
da tossicodipendenti usciti dalla
droga, o uccisi dalla stessa, il
gruppo ha presentato con molta
dignità interrogativi e informazione, aprendo un dibattito con
il pubblico presente.
Ha partecipato alla serata il
dottor Andrea Garrone, presidente della consulta delle valli Chisone e Germanasca contro le tossicodipendenze. Introducendo la
serata Dario Tron, l’animatore
giovanile che da anni segue il
gruppo giovani, ha ricordato che
del problema si era parlato ampiamente alcuni anni fa. Poi una
lunga parentesi, che forse aveva
fatto pensare che il problema si
era per lo meno attenuato. Il
gruppo aveva ugualmente preparato la sua serata di informazione, ritenendo che su questi temi
non ci si può permettere di riposare; ma non poteva immaginare che, proprio pochi giorni
prima di presentare il suo programma e la sua riflessione, diversi casi mortali avrebbero nac
Centro
culturale
valdese
Incontri
G. Miegge
Sabato 20 giugno avrà luogo
ad Angrogna alla Sala unionista
l’ultimo degli incontri teologici deU’anno, dedicati a Giovanni Miegge col seguente programma: ore 9,30 lettura e discussione del cap. XI di « Per una fede »; ore 14 lettura e discussione del cap. XII; ore 16 valutazione degli incontri dell’anno e
programma futuro; ore 18 chiusura.
MOSTRA
Sabato 27 giugno ore 15; inaugurazione della mostra: « Italo
Hugon: 50 anni di cartoline illustrate ».
Per mezzo secolo le vedute
delle nostre valli sono state
quelle che Italo Hugon ha ripreso con amore e pazienza. La piccola mostra allestita nei locali
del Centro vuole essere un
omaggio alla sua attività ed al
suo impegno. La mostra collocata nella Biblioteca del Centro è
aperta con lo stesso orario della Biblioteca, ovvero dal lunedi
al venerdì dalle ore 9 alle 12 e
daUe 14 alle 17.
ceso preoccupazioni, dramrni,
paura e senso di impotenza. Giovani vite (fratelli cattolici e vaidesi, persone come noi, amici e
compagni di gioco, di catechismo, di scuola, di lavoro) che
direttamente o indirettamente la
droga ci toglie.
Non è stato uno spettacolo
(anche se i giovani che hanno
proposto questo incontro hanno
presentato scene preparate in
modo eccellente, quasi professionistico) ma un momento profondo, a volte drammatico, per
chiedere a tutti un impegno vero, lucido e capace di amore.
Chi ha partecipato ha anche
compreso un po’ di più il senso — uno dei sensi possibili di
un grappo giovanile come il nostro. ,
Sarebbe difficile darne una definizione precisa: un po’ raccoglie giovani di Pomaretto, un po
della valle Germanasca: vi partecipano giovanissimi, giovani
e adulti; vi sono iniziative che
spaziano dalla cultura allo sport,
dalla manualità alla riflessione,
daU’ecclesiastico al laico, con
gruppi e sottogruppi che si
scompongono e si riaggregano...
Se è vero che il migliore antidoto alla tossicodipendenza è la
prevenzione, il gruppo è una piccola iniziativa che può avere u
suo peso.
Oggi
e domani
Cantavallì
MASSELLO — Per Cantavalli '92, sabato 20 giugno, alle ore 21, nei tempio vaidese, « La ciapa rusa » presenterà musica tradizionale del Piemonte.
Concerti
DRONERO — NelTambito delle manifestazioni dei Pais d'Oc, domenica
21 giugno, alle ore 21, nel tendone
spettacoli, il gruppo di musica occitana Lou Dalfin presenterà la sua
nuova musicassetta: « W Jan dTEiretto ».
Manifestazioni
RRICHERASIO — Si svolgerà da venerdì 19 a domenica 21 giugno la prima festa dell'Alternativa democratica.
Oltre a stand, caccia al tesoro e
momenti musicali si segnala, sabato
20, alle ore 17, un dibattito sulla situazione politica nazionale con la partecipazione di rappresentanti di varie
forze politiche; le manifestazioni si
svolgeranno in piazza Castelvecchio.
ristorante ‘pizzeria
• BIBIANA •
VIA PINEROLO 52
^ 55859
LA QUALITÀ
DELL’OSPITALITÀ'
CHIUSO IL martedì
11
19 giugno 1992
lettere ÎÎ
LA PETIZIONE
Vorremmo portare un contributo al dibattito apertosi sulle pagine di questo
giornale circa la già nota questione
di tre o quattro bambini nordafricani
che praticano vendita ambulante nella
zona centrale di Torre Peliice, riferendoci in particolare al metodo con
cui è stata scritta e avviata una petizione a loro riguardo.
La prima considerazione è questa:
ci sembra francamente vergognoso
che di fronte « in generale » ad una
società marcia e corrotta fin nelle sue
più profonde pieghe, e « in particolare » qui localmente gravida di enormi
problemi — che soltanto un'ipocrita
cultura « affaristico-turistica » unita ad
una lettura « perbenistica » della realtà della valle {« valdese è bello e si
vende bene ») tiene costantemente celate: speculazione finanziaria ed edilizia, miorodelinquenza, fasce di grossa
emarginazione soprattutto giovanile,
tossicodipendenza in crescita continua,
forme lavorative non contrattuali e non
tutelate — qualcuno individui nella
« vendita ambulante » di questi tre o
quattro bambini di colore una centralità di « emergenza » tale da attivare
le coscienze e adoperarsi alia raccolta di circa trecento firme da presentare aH’amministrazione comunale.
La seconda considerazione è questa:
è altrettanto grave che compaia nel
paese una lettera al sindaco anonima,
trasformata poi in una petizione altrettanto anonima per la raccolta di firme, Nell'attività politica e nelle conseguenti proposte è buona regola democratica quella di qualificarsi all'opinione pubblica. Viviamo oltretutto in
un paese di poche migliaia di anime,
in cui ci si conosce quasi tutti, siamo peraltro tutti abbastanza consapevoli di ciò che da tempo i servizi sociali della Comunità montana fanno in
relazione ai problemi di questi bambini e delle loro famiglie. Era proprio
necessario che un cittadino anonimo
attivasse un'iniziativa di tipo « plebiscitario » tra la popolazione per chiedere all'ente pubblico un intervento
definitivamente risolutore? Come mai
si fa una petizione per reprimere l'evasione scolastica dei bambini nordafricani e non la si è fatta per combattere se non l'evasione certamente
l'abbandono scolastico di diversi bambini locali? Evidentemente ciò che interessa non è tanto la piena attuazione del diritto-dovere scolastico in vai
Peliice, quanto semplicemente l'allontanamento di comportamenti che disturbano la quiete dell'oasi commerciale del paese.
Perché non scegliere mezzi e iuoghi « politici » per confrontarsi su questi problemi? Perché non approfondire
la discussione aH'interno di organismi
e comitati presenti localmente e che
da tempo si occupano di problemi re
lativi ail'immigrazione? Perché non anteporre una logica di solidarietà al
generico appello all'emotività e a quel
tanto di impulsi repressivi che son
presenti in tutti noi?
La terza considerazione riguarda la
scelta dei veicoli e dei canali su cui
far viaggiare questa petizione e la
conseguente raccolta di firme: un numero cioè non precisato di esercizi
commerciali, negozi e bar del centro
di Torre Peliice. Perché questi? Perché non andare a raccogliere firme
davanti alle fabbriche o alle scuole
o alle chiese della valle?
C'è inoltre una evidente differenza
di tono tra la petizione e la successiva lettera di Lo Bue pubblicata sul
numero del 22.5.'92.
La petizione si limita ad invocare
la semplice repressione di un fatto
notato da ■■ commercianti, esercenti,
clienti e passanti del centro >>.
Evidentemente le categorie sociali
interessate al fatto sono sostanzialmente i commercianti con i ioro clienti e i passanti che dopotutto sono
anche potenziali clienti.
Per queste precise scelte e contenuti della petizione nessuno ci convincerà mai del fatto che il principale
obiettivo deli'avventurosa iniziativa sia
la specifica tutela del minore o in
questo caso preciso la protesta e la
lotta contro lo sfruttamento di questi
bambini stranieri, quanto invece la pulizia della nostra - isola pedonale » in
funzione di un turismo benestante
(con vocazioni europee) epurato da
ogni spettacolo di emarginazione « turbativa » (come bambini ohe vendono
accendini e spugnette, zingari, mendicanti, eco.).
La lettera di Lo Bue intende poi
dare una giustificazione di ■> tono alto », morale e civile alla petizione
proposta: mostra però di basarsi su
un concetto di democrazia di tipo decisamente restrittivo e autoritario.
Sembra che per Lo Bue la « democrazia » si riduca all'applicazione pura e
semplice della « legge ».
Noi riteniamo invece che ■< democrazia » sia un concetto molto più
esteso ohe non quello di « legge ».
E' innanzi tutto l'insieme dei diritti civili e poiitici del cittadino, anche del
marocchino « domiciliato in via Arnaud, 11 ».
Democrazia vuoi dire nello specifico anche tollerare e comunque, rispettare chi ha comportamenti e culture
diversi dai nostri. Pensiamo ad esempio alla spaccatura che si creò nell'opinione pubblica francese di fronte
al problema di imporre o no aile stu
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
Redattori: Alberto Corsani, Luciano Deodato (vicedirettore), Giorgio Gardiol (direttore). Carmelina Maurizio, Jean-Jacques Peyronel, Piervaldo Rostan. ___________
Comitato editoriale: Paolo T. Angelerl, Mirella Argentieri Bein, Claudio
Bo, Alberto Bragaglia, Franco Carri, Rosanna Ciappa Nitti, Piera Egidi,
Adriano Longo, Emmanuele Paschetto. Roberto Peyrot, Sergio Ribet,
Mirella Soorsonelli.
Collaboratori: Daniela Actis (segreteria), Mitzi Menusan (amministrazione) Stello Armand-Hugon, Mariella Taglierò (revisione editoriale).
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10066 Torre
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Peliice - telefono 0121/91334
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Finanziari, legali, sentenze: L, 800 ogni parola
Prezzi non comprensivi dell'IVA
dentesse nordafricane di togliersi il
velo a scuola.
Infine tutta l'iniziativa nel «piccolo»
di Torre Peliice è coerente purtroppo
con ciò che avviene nel « grande »
della storia umana: infatti la costruzione dello stato borghese nei cosiddetti paesi « modello », Inghilterra e
Francia (modello anche per le punte
più avanzate della cultura protestante),
è avvenuta spesso col concorso di
magistrati, talora anglicani e calvinisti, che fra 1500 e 1800, in nome dell'etica del lavoro, rinchiudevano nelle
carceri e nei manicomi mendicanti, vagabondi, accattoni, prostitute...
Daniele Rostan,
Sergio Abate, Torre Peliice
FEDE E POLITICA
Ho letto con la massima attenzione
e vivo interesse il « Documento » del
pastore Sergio Aquilante inserito nel
numero del 15 maggio scorso. E' una
questione che deve essere largamente dibattuta sulla stampa quotidiana
e non solo sul nostro giornale.
E' una eccellente dissertazione sullo stato generale dell'Italia meridionale e particolarmente della cara e bella Sicilia.
Condivido e sottoscrivo in pieno tutte le argomentazioni, le deduzioni e
le proposte concernenti una assidua
ed efficace opera di evangelizzazione
da parte delle chiese evangeliche (e
particolarmente della nostra) per combattere questa giusta battaglia contro
l'ignoranza (ignorare = non sapere)
ma soprattutto la piaga della radicata
superstizione.
Ottima la proposta per le scuole e
le altre umane prospettive di azione
sociale, affinché la « luce » splenda
su tutta l'Italia meridionale e deve essere la « luce dell’Evangelo »!
Nel prezioso documento una cosa
sola non trova il mio consenso: al
punto 2) col titolo « La questione meridionale » in cui l'autore dice testualmente: « ...personalmente non mi "rassegno” alle attuali difficoltà e continuo ad essere convinto della possibilità di una "prospettiva socialista”
sia pure rivisitata in rapporto alla situazione dell'oggi ».
Confesso francamente che questa
specie di... stonatura mi ha alquanto
deluso e dispiaciuto poiché ho dovuto constatare che il fratello Aquilante è talmente preso dalla passione
politica che non può proprio farne a
meno, malgrado che essa sia ormai
la responsabile (in parte quella socialista) della tragica situazione del nostro paese!
La fede cristiana e le nostre chiese non possono né debbono entrare
nelle beghe sociali, partitiche e politiche.
Gli evangelici valdesi non possono
essere coinvolti nel vergognoso marasma della politica (tutta la politica)
italiana, ad ogni livello della quale affiorano ogni giorno le brutture che ci
hanno ormai squalificato anche nel
campo europeo e internazionale!
Manteniamo quindi le nostre chiese
libere da ogni ideologia politica, lasciando ai singoli membri la libertà
di comportarsi come credono (fuori
della chiesa) sotto la loro personale
responsabilità, anche perché la nostra
chiesa non avrebbe alcuna voce in capitolo e sarebbero pertanto delle compromettenti azioni sprecate!
Ferruccio Giovannini, Pisa
VILLA OLANDA
Poiché al prossimo Sinodo i membri saranno nuovamente chiamati a discutere la questione di Villa Olanda,
penso che sia cosa saggia che tutte
le chiese ne parlino e si orientino su
quale può essere la soluzione migliore per questa grande villa; se pensiamo che in tutta la vai Peliice, alla
vigilia del Sinodo '91 l'elenco delle
richieste in attesa di accoglienza in
una struttura per anziani era di ben
453 persone, penso che la soluzione
sia certamente di farne una casa di
riposo. E' cosa umana essere sensibili ed accoglienti verso i rifugiati,
sono stato anch'io straniero in ben
5 nazioni diverse, quindi conosco bene che cosa è la fame, l'umiliazione,
la lontananza dal proprio paese, dai
nostri cari, i sacrifici per procurarsi
un pezzo di pane; ma penso che sia
pure umano essere sensibili verso le
centinaia di anziani delle nostre valli
che aspettano con ansia di trovare un
ricovero.
Se i governanti del mondo invece
di spendere tanti miliardi per costruire le micidiali armi che uccidono il
prossimo dedicassero una parte di
quei soldi per la fame dei paesi più
poveri, in modo che non si sia costretti ad andare all'estero per procurarsi il pane, certamente sarebbe la
cosa più saggia, che tutti i governi
dei paesi più ricchi dovrebbero fare.
Ogni evangelico dovrebbe sentire in
cuor suo un po' di orgoglio e una
particolare dedizione per Torre Pollice, che è conosciuta come capitale
del protestantesimo italiano, questa romantica cittadina che De Amicis definì la « Ginevra italiana » per la sua
incantevole posizione ai piedi della
montagna, che la protegge dai venti
del Nord e le regala un clima eccezionalmente mite che consente la crescita di cipressi, palme e altre piante esotiche, con i suoi monumenti e
palazzi storici; potremmo anche definirla la perla regina delle nostre vallate alpine, bagnata dal silenzioso torrente Peliice che accoglie la dolce
poesia dei numerosi ruscelli che rumoreggianti scendono dagli ameni monti che fanno da corona a tutta la vallata; questi monti che sono la testimonianza eterna di orribili sofferenze
affrontate dai nostri avi per potere
conservare la purezza della fede evangelica, e proprio il penoso ricordo di
questi atroci patimenti dovrebbe farci meditare ed essere riconoscenti a
Dio della libertà che oggi godiamo,
ed indurci ad essere più solidali nei
confronti delle nostre opere.
Sono fiducioso che il Sinodo '92
vorrà riaprire le sue porte agli anziani, e ridare il pane a tutto il personale che fino ad ora ha prestato la
sua opera a Villa Olanda.
Clemente Beux, San Germano
IL TITOLO
Dopo qualche esitazione, vorrei contribuire ad una valutazione attenta del
titolo che assumerà il nuovo settimanale.
« Reforme » non penso sia trasferibile nel contesto culturale e popolare
italiano nel momento in cui i profeti
di riforma sono giunti al parossismo
ed alla confusione.
il solo titolo, ohe ha coraggio e
che mi piace in sé, anche graficamente, a mio giudizio non caratterizza il
giornale di chiese non facilmente
identificabili nel complesso del paese.
Forse, ma è secondario, verrebbe
scambiato per il periodico di un movimento come quello di Giannini e
Segni.
Non concordo con il suggerimento
di « Vita protestante », limitativo e di
scarso peso teologico.
Proporrei, ma non sono né un grafico
né un pubblicitario, una via: l'aggiunta dell'articolo LA (c'è stata quella
Riforma) e, dopo LA RiFORMA, PROTESTANTE.
Non so, prendetela come una delle
tante idee vaganti.
Fraternamente.
Massimo Rocchi, Imperia
I COGNOMI DI GESÙ’
Caro Direttore,
vorrei tentare, questa volta, di portare un po' di serena ingenuità nella
sua rubrica, troppo spesso molto seria ed impegnata. Esce a giorni un
libro: <Gesù di cognome si chiamava
Dio, un'antologia di opinioni, personalissime interpretazioni, dubbi sulla religione, raccolti tra i bambini del
III Circolo didattico di Spoleto in quella nuova e obbligatoria materia che è
l'insegnamento scolastico precoce della religione cattolica e del quale un
quotidiano fornisce alcune anticipazioni.
Senza voler assolutamente denigrare l'impegno con cui i fanciulli si sforzano di comprendere, non può mancare, in chi legge, un sorriso per le
loro profonde ingenuità.
Ecco alcuni « pensierini » scelti tra
quelli che mi sono parsi più significativi:
— « Non esiste la mamma di Dio,
si è creato da solo ».
— « Prima di Dio, c'erano gli dei
e le dee, ora sono morti ».
— « L'hanno creato Giuseppe e Maria ».
— « Il primo Vangelo l'ha scritto
Gesù. Il secondo Vangelo è il Vangelo secondo Matteo ».
— « Il Vangelo secondo Matteo significa che Matteo scriveva le cose
che gli pareva a lui ».
— « Ci sono migliaia di Dii. I cinesi li protegge Budda. Sta a Pechino, in un convento, è una statua d'oro.
Il Dio protestante sta in Ungheria.
Questi dii sono spirito, persone-ombra.
Il nostro Dio è uno Spirito-santo. Non
si conoscono tra loro, si ignorano, cercano di evitarsi, perché non vanno
d'accordo. I testimoni di Geova credono in un Dio superiore ».
— « L'angelo e Dio hanno scelto
Maria per due buoni motivi. Primo era
buona, pregava sempre, non faceva
peccato. Secondo, era già fidanzata,
non gli dovevano cercare marito. Univano l'utile al dilettevole ».
— « Forse Maria ha sposato Dio dopo che è rimasta vedova ».
— « Maria è la nonna di Gesù, perché era la madre di Dio, Gesù era
figlio di Dio ».
— « lo prima avevo capito che Dio
si chiamava Giuseppe, adesso non ci
capisco più niente ».
— « Le donne diventano suore. Una
donna non può diventare prete perché
una donna vestita da prete è ridicola ».
—• « Prete è nome di maschio, e
poi le femmine non possono dir messa ».
Molto cordialmente.
Reto Bonifazi, Terni
RINGRAZIAMENTO
« Non trattenetemi, perché il
Signore ha fatto riuscire il mio
viaggio. Lasciatemi partire, affinché io possa andare dal mio
Signore »
(Genesi 24: 56)
La moglie ed i congiunti di
Stefano Reynaud
di anni 58
commassi e riconoscenti per la dimostrazione di stima e di affetto tributata al loro caro, nell’impossibilità di
farlo singolarmente ringraziano tutte
le gentili persone che con fiori, scritti,
parole di conforto e presenza hanno
voluto essere loro vicini in questa triste circostanza.
Un grazie particolare ai medici, paramedici e personale tutto del reparto oncologia deirospedale E. Agnelli
di Pinerolo ed al pastore sig. Rutiglìano,
Bobbio Peliice, 18 giugno 1992.
AVVISI ECONOMICI
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privato acquista. Tel.' (0121) 40181
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6692838.
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Tel. 0121/598194.
USSL 42 • VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: presso Ospedale Valdese di Pomaretto - Tel. 81154.
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 21 GIUGNO 1992
San Germano Chisone: FARMACIA
TRON - Telef. 58766.
Fenestrelle: FARMACIA GRIPPO Via Umberto I. 1 - Tel. 83904.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte: Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica ;
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 2331 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 932433.
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 21 GIUGNO 1992
Torre Peliice: FARMACIA INTERNAZIONALE - Via Arnaud 8 - Telefono
91.374.
Ambulanza :
CRI Torre Peliice: Telefono 91.996.
Croce Verde Bricheraslo; tei. 598790
SERVIZIO ATTIVO INFERMIERISTICO: ore 8-17, presso i distretti.
SERVIZIO ELIAMBULANZA, elicottero: tei. 116.
12
12 villaggio globale
19 giugno 1992
CELEBRAZIONI COLOMBIANE A GENOVA
Fronte del porto
Le trasformazioni della città stanno avvenendo in modo disomogeneo
Produciamo pace!
La « grande tartaruga », così
Gino Paoli ha definito la città
che sotto i suoi tetti d’ardesia
nasconde il più grande centro
storico d’Europa. Il più grande
ma, ahinoi, anche tra i più degradati. Per fortuna c’è chi ha
pensato a lei, e in occasione
delle celebrazioni colombiane ha
pensato di rifarle il trucco e regalarle un’occasione di riscatto
con l’Expo: la nave e il mare.
Dei 765 miliardi stanziati, 585
sono stati direttamente destinati all’Ente Colombo ’92 (fondato da Regione, Provincia, Comune, Camera di commercio e Consorzio autonomo del porto)
mentre 180 al Comune che, tramite un meccanismo moltiplicatore, ha già potuto disporre di
360 miliardi.
Al di là delle opinioni personali sul progetto di Renzo Piano (abbiamo scampato il « cono » di Portman, per cui poteva andare peggio!), è indubbio
che siano mancate, da parte dell’ente, serietà e puntualità. Alle
numerose richieste di cosa stia
realmente accadendo in porto, è
sempre stata negata ogni informazione. Questo è stato giustificato con il fatto che pur essendo l’ente composto da una
parte pubblica, e ricevendo
esclusivamente sovvenzioni pubbliche, è tuttavia un organismo
privato. Mah!
Altro dubbio che sorge spontaneo riguarda la destinazione
d’uso del porto antico una volta che i 16.700 metri quadrati di
esposizione siano stati smantellati... Che rapporto avrà la
città con una tensostruttura di
60 metri, con un centro congressi da 1.500 posti, o con il più
grande acquario del mondo?
Alcune proposte sono già state avanzate, ma chi gestirà quest’enorme marchingegno?
E infine, che impatto avranno sul centro storico gli interventi dei privati nelle aree limitrofe dovè sorgeranno, tra
l’altro, due alberghi, un centro
commerciale ed un porticciolo
turistico?
Mancando infatti un piano
complessivo l’Expo sta già innescando trasformazioni che avvengono in modo spontaneo,
non regolato. E la « grande tartaruga » riuscirà forse a salvare un paio di vicoli in cui verranno investiti i resti del festino, per diventare tra non molto il più piccolo e brutto centro
storico d’Europa.
L’unica ad essere sottoposta
a continue e tempestive opere
di manutenzione è la « casa di
Colombo ». Poco importa se degli esperti hanno incontrovertibilmente stabilito che è un edificio del 1600.
Come già in occasione dei
mondiali di calcio, anche per festeggiare « degnamente » lo sbarco di Cristoforo Colombo in
America non si è trovato di
meglio che riversare sull’ambiente l’ennesima valanga di cemento; tangenziali a Lucca o Novara, nuove aree di servizio lungo
le autostrade, e così via. Insomma, una vera fiera di cemento
e ossidi di zolfo.
I più ingenui si chiederanno:
perché realizzare delle opere
pubbliche di ordinaria amministrazione e « chiamarle » Cristoforo? Un ministro scaltro potrebbe rispondere che in questo
modo si snellisce la burocrazia,
ma un osservatore attento non
si esimerebbe dal sottolineare
che allo stesso tempo si scavalcano vincoli e meccanismi di
controllo a cui gli enti locali sono tenuti.
E in ballo ci sono oltre 6 mila e 500 miliardi di bruscolini;
oltre agli 800 miliardi destinati
esclusivamente a Genova.
Un esempio lampante di questa logica di dubbia correttezza
è la dogana di Sagrate, il cui progetto di ampliamento giaceva nei
cassetti degli amministratori da
un decennio e che prevedendo
un transito di circa 2.000 Tir al
giorno difficilmente sarebbe giunto ad approvazione. Quale modo migliore di celebrare una
« scoperta » geografica che quello di concedere il lancio dì una
bombetta ecologica?
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tettoia, garage e giardino, in parte da ristrutturare. L. 180 m.
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cucina, 2 camere, 3 bagni, mansarda, tavernetta,
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(Trattative solo in ufficio).
Un vero inghippo giuridico sta
inoltre nella cosiddetta Conferenza di servizi. Nata per snellire i processi amministrativi nei
casi in cui siano coinvolti più
livelli statali, possiede però un
rovescio della medaglia piuttosto nefasto. Le decisioni assunte in tale sede possono infatti
scavalcare o addirittura modificare strumenti urbanistici vigenti, oppure evitare « noiosi obblighi » come la valutazione di impatto ambientale.
EGEI - Genova
(segue da pag. 1)
late in generale. Esse avevano
raggiunto, secondo Mondo economico (30 novembre ’91), il 50%
della produzione all’inizio degli
anni ’80, ma nel 1990 sono scese
a meno di un decimo.
Industria militare
in difficoltà
Ed anche un certo ritardo nella definizione del programma del
« Nuovo modello di difesa », elaborato mesi fa in una prima bozza dal ministero, contribuisce a
far registrare una diminuzione
del 20% delle commesse alla ditta spezzina. « La Nazione » lamenta poi che « l’industria nazionale è sempre più costretta ad
operare (...) in una posizione di
svantaggio nei confronti della
concorrenza estera degli stessi
paesi Nato a causa della lungag, gine delle procedure amministrative imposte dalla normativa sulla vendita di armamenti all’estero ».
Magari si finirà,col ritenere che
ciò che si fa a livello legislativo
per controllare il commercio delle armi (ci ricordiamo Talamone,
le vendite « ecumeniche » tanto
all’Iran quanto all’Iraq, tanto
all’Etiopia quanto alla Somalia,
paesi che erano in guerra fra loro?) è responsabile della crisi
del settore!
I pacifisti, che parlando di riconversione dell’industria bellica
si sentivano rinfacciare il successo del settore in termini di occu
pazione, denunciano ora ohe il
meccanismo si è rotto.
Occorre, diceva Luisa Morgantini, che in Europa si pensi seriamente ad una ristrutturazione
del settore, come è già avvenuto
in parte nella siderurgia e nella
cantieristica. Occorrerà trasformare una situazione di crisi in
un'opportunità per una scelta diversa (altre industrie hanno iniziato ad orientare la produzione
di sistemi elettronici di controllo dal militare al campo biomedico...), abbandonando 1’« assistenzialismo industriale » che garantiva le commesse alle industrie belliche.
Il discorso è ovviamente complesso, e richiede accurate analisi condotte su dati rigorosamente verificati; è importante
tuttavia farlo, e portarlo a conoscenza della gente; il pacifismo
di questi anni ’90 dovrà vivere di
denuncia, di progetto e di solidarietà.
In quest’ultimo settore, è stato
ribadito negli interventi successivi, è pressante e urgente la solidarietà con i pacifisti in Serbia,
in Croazia, in Bosnia; con tutti
quelli (e sono tanti) che nelle ex
repubbliche jugoslave sono prima di tutto contro questa guerra; alcuni sono, per forza di cose,
disertori. A tutti loro, alle vìttime, deve essere dedicata tutta
la nostra attenzione.
Alberto Corsani
^ Informazioni desunte da M. Pianta-A. Castagnola, La riconversione
dell’industria militare, S. Domenico di
Fiesole, ECP, 1990.
LUSERNA S. GIOVANNI ■ Via 1°Magglo, 114• Tel. (0121) 901617 I
S. SECONDO DI PINER. » Via della Repubblica, 20 • Tel. (0121) 501697 ■
I
CONSORIIO PER U RACCOLTA E DEPURAIIONE ACQUE REFLUE
PiHEROLO - PORTE (TU)
Ai sensi deil'art. 6 delia legge 25 febbraio 1987 n. 67, si pubblicano i dati relativi al bilancio preventivo dell'anno 1992 e al conto consuntivo 1990 (1).
1) Le notizie relative alle entrate ed alle spese sono le seguenti:
KNTRATI (in milioni di lire)
SPESE (In milioni di lire)
DENOMINAZIONE Previsioni di competenza da bilancio anno 1992 Accertamenti da conto coniunilvo anno 1990
- Contributi e trasferim.
(di cui dai consorziati).. — —
(di cui dallo Stato) — —
(di cui dalle Regioni) .... — —
-Altre entrate correnti.... 968 712
Totale entrale correnti.... 968 712
- Alienazione di beni e trasferimenti
(di cui dal consorziati).. — —
(di cui dallo Stato) — —
(di cui dalle Regioni) .... — —
- Assurtzione prestiti 600 —
Totale entrate capitale.... 600 —
- Partite di giro 85 32
-Disavanzo — —
TOTALE GENERALE 1.653 744
DENOMINAZIONE Previsioni di competenze da bilancio anno 1992 Impegni da conto consuntivo anno 1990
-Correnti ...^ 963 387
- Rimborso quote di capitale per mutui
in ammortamento 5 4
Totale spese correnti 968 391
- Spese di investimento 600 196
Totale spese capitale 600 196
- Rimborso prestiti diversi da quota capitali per
mutui — —
- Partite di giro 85 32
-Avanzo — —
TOTALE GENERALE 1.653 619
2) La classificazione delle principali spese correnti e In cónto capitale, desurita dal consuntivo, secondo l’analisi economica è la seguente;
- Personale....................................................................... L 144
- Acquisto beni é servizi............................................................. L. 223
- Interessi passivi ............................................................... L 11
- Investimenti effettuati direttamente dall'Amministrazione ....................... L 196
- Investimenti Indiretti........................................................... L —
TOTALE ............................................................................... L. 574
3) La risultanza finale a tutto il 31 dicembre 1990 desunta dal consuntivo è la seguente;
- Avanzo di amministrazione dal conto consuntivo dell’anno 1990 .................. L 583
- Residui passivi perenti esistenti alla data di chiusura del conto consuntivo
dell'anno 1990 ................................................................... L 8
- Avanzo/disavanzo di amministrazione disponibile al 31 dicembre 1990 ............... L. 575
- Ammontare del debiti fuori bilancio comunque esistenti e risultanti dalla
elencazione allegata al conto consuntivo dell'anno................................ L —
4) Le prlrtclpall entrate e spese per abitante desunte dal consuntivo sono le seguenti;
ENTRATE CORRENTI................ L. 0,019276 SPESE CORRENTI..................... L 0,010467
di cui:- contributi e trasferimenti.L. — di cui: - personale....................,. L. 0,003901
- altre entrate correnti . L. 0,019276 - acquisto beni e servizi . L. 0,006042
- altre spese correnti .. L, 0,000623
(1) / dati si riferiscono ali'uilimo conto consuntivo approvato.
IL PRESIDENTE DEL CONSORZIO Livio Trombetto