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Spedizione in abb. post. Gr IIA/70
Fondato nel 1848
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Delle Yallì mLDESi
VENERDÌ 30 OTTOBRE 1992
ANNO 128 - N. 42
LIRE 1200
Tensioni tra le lavoratrici e il sindacato per un accordo che non soddisfa nessuno
Il Giappone è lontano. A Perosa le operaie
della Manifattura votano per ridursi il salario
_______GIORGIO GARPIOL_______
C9 è tensione tra gli operai e le operaie della
Manifattura di Perosa Argentina. Dopo il referendum con
il quale le maestranze hanno
accettato di ridursi il salario in
cambio della salvaguardia
dell’occupazione nello stabilimento, un gmppo di un centinaio di lavoratori e lavoratrici
ha deciso di contestare la delega fatta ai sindacati CGIL,
CISL, UIL.
I lavoratori contestano al
sindacato di aver firmato un
accordo che decurta il loro stipendio di 200.000 mensili su
1.300.000 medie.
Alla Manifattura di Perosa
le maestranze avevano già rinunciato agli aumenti salariali
degli ultimi due contratti
aziendali tanto che se si paragonano i salari di Perosa a
quelli di Legnano si constata
come questi ultimi siano superiori di circa 200 mila lire
mensili. A Perosa si era scambiato salario contro investimenti per salvare i posti di lavoro, che periodicamente sono
messi in discussione.
«Abbiamo già dato - dice
un’operaia - siamo stufi di far
da cavia per gli accordi “responsabili” che il sindacato ha
sempre fatto sulla nostra pelle.
Anni fa abbiamo accettato
di lavorare il sabato e la domenica (in seguito la SKF ha
seguito l’esempio), poi abbiamo dovuto programmare le ferie rigidamente. Adesso siamo
all’autoriduzione dello stipendio!»
Rifondazione comunista che
guida la protesta delle operaie
sostiene che così facendo il
sindacato «distrugge ogni forma di solidarietà tra i lavoratori a vantaggio del padrone»
e annuncia una «vertenza legale» contro l’accordo.
TRASPORTI NEL PINEROLESE
ANDREMO
IN CANOA
PIERVALDO ROSTAH
I sindacati per parte loro difer^ono - malvolentieri, la
CGIL - l’accordo. Era l’unica
strada possibile per difendere
l’occupazione. «Riconosciamo un esubero di 40-45 persone - dicono - ma abbiamo salvato il rimanente. Certo bisognerà tirare la cinghia». Insomma dicono di aver fatto
necessità virtù.
La tensione in fabbrica è alta, c’è un malcontento generalizzato anche tra chi ha firmato per l’accordo. Volano parole grosse. Siamo alla guerra
tra poveri.
Le amministrazioni comunali stanno seguendo con molta preoccupazione gli avvenimenti. Non si intravedono soluzioni al grave problema della mancanza di lavoro e alla
deindustrializzazione delle
valli. Si vive l’impotenza e la
paura che domani possa succedere, la stessa cosa anche in
altre situazioni.
Alle valli, sulla condizione
del lavoro si stanno sperimentando modelli « giapponesi»
per garantire il pieno utilizzo
degli impianti, e per mantenere competive le aziende sul
piano intemazionale.
La crisi del tessile è però
strutturale e sono necessarie
ben altre politiche a livello
nazionale ed europeo che non
quelle a corto termine di intensificare lo sfruttamento
della manodopera. Di questo
sono consapevoli tutti: sindacati, imprenditori, pubblici
amministratori e pubblica opinione.
Vanno ricercate alternative
concrete al declino industriale
e fare programmi per la creazioni di nuovi impieghi e non
solo per la difesa di quelli esistenti. In altre regioni la riflessione sulla deindustrializzazione si è accompagnata con
la ricerca di nuove opportunità. Occorre in altre parole
trovare alternative per mantenere l’occupazione nelle vallate e garantire almeno il ricambio tra padre e figlio. Per
far questo però è necessario
che tutte le parti in causa si
confrontino tra di loro e diano
vita ad un vero e proprio piano di rinascita delle Valli.
Le intelligenze ci sono. Le
possibilità di operare anche.
Ci vuole quello che si chiama
la volontà politica.
La decisione delle Ferrovie
di sostituire alcune corse
su iotaia con pullman ha creato in vai Pellice un certo sconcerto; ma come, si è detto, a
meno di un anno di distanza
dai lavori di ammodernamento della linea si scopre che
l’utilizzo è basso e si ricomincia con le sostituzioni con gli
autobus?
In realtà le cose stanno un
po’ diversamente. Solo alcune
corse (12 su 28) saranno sostituite e ciò era già stato messo
in preventivo con l’entrata in
vigore dell’orario invernale;
dunque in qualche modo chi,
specialmente se amministratore pubblico, si accorge solo
ora del problema, è certamente in difetto; la questione di
fondo rimane quella del trasporto pubblico e della possibilità di fruirne.
Il problema ha però almeno
due facce. A tutti i livelli politici si continua a parlare, a
proposito della mobilità, sempre di viabilità e non di trasporti, il che significa considerare l’auto e la strada (o
l’autostrada) con priorità assoluta.
Il trasporto pubblico collettivo viene sempre dopo, come
ipotesi secondaria; infatti ad
usare i mezzi pubblici sono
solo gli anziani, gli studenti o
al massimo i lavoratori pendolari cioè persone che o non
hanno o non possono usare
l’auto.Così il movimento continua ad essere quello in automobile.
Ne consegue che per gran
parte degli amministratori gli
investimenti vanno fatti sulle
strade ed in funzione del movimento in automobile. E se
anche si arriva a pensare ad un
trasporto pubblico, succede ad
esempio che le autolinee (in
concessione o gestite diretta
Sperimentazione anche a Torre Pellice
La seconda lingua
slmpara alla materna
Con il corrente anno scolastico ha avuto inizio nella
Scuola materna statale di Torre Pellice la sperimentazione
dell’apprendimento precoce di
una seconda lingua, nel caso
specifico il francese.
Essa è stata autorizzata - anche con un finanziamento dal ministero sulla base di un
progetto approvato dal Collegio dei docenti in cui si prevede di avviare sistematicamente i bambini alla conoscenza
del francese con interventi
ben strutturati, sempre sotto
forma di gioco, per alcune ore
settimanali, in sostituzione di
altre attività didattiche. Anche
i più piccoli hanno così l’opportunità di imparare canzoni,
ritornelli, nomi di persone e
cose; nulla di forzato; tutto si
basa sulla curiosità del bambino e sulla sua voglia di imparare cose nuove.
Si tratta di un’esperienza
che anticipa o si collega a
quanto avviene nella scuola
elementare a livello nazionale
con l’introduzione generalizzata della seconda lingua.
Sarà necessario studiare gli
opportuni raccordi con la
scuola elementare locale dove
già si insegna il francese, e la
speranza è che anche gli enti
di territorio appoggino questo
progetto, la cui realizzazione
non prevede costi supplementari, in quanto a insegnare il
francese è una stessa docente
della scuola materna all’interno del suo orario di servizio.
Pinerolo: nel nuovo esecutivo due assessori alla quercia
La prima volta del PDS in giunta
Più volte annunciato, poi
smentito e di nuovo d’attualità, alla fine l’ingresso del
PDS nella giunta comunale di
Pinerolo è cosa fatta. Venerdì
scorso l’accordo fra PDS, DC,
PSI e PSDl è stato annunciato
durante una conferenza stampa.
La giunta si dimette durante
questa settimana e il Consiglio
comunale è stato convocato
per i prossimi 4 e 5 novembre.
Due saranno i rappresentanti
della quercia nell’esecutivo
della città; Alessandro Buffa,
con delega al bilancio, finanze
e patrimonio, e Alberto Barbero, assessore alla cultura,
istruzione, partecipazione e
trasparenza.
Queste ultime due deleghe
sono state inserite su richiesta
del PDS per venire incontro
alle indicazioni della legge
241 del ‘90, che detta norme
proprio sulla trasparenza
dell’amministrazione pubblica.
«Vogliamo che la partecipazione sia un elemento reale
nella vita di Pinerolo - ha detto Barbero - in modo da ricostruire quel rapporto tra cittadini e istituzioni oggi largamente compromesso».
Ma che cosa è cambiato rispetto al momento della nascita del tripartito, così da farvi
cambiare idea?
«Anzitutto è cambiato il clima generale: si è capito che
c'è un’esigenza dijfusa di moralizzazione della vita pubblica, e in qualche modo il ricorso presentato contro la “doppia DC" da tutta la sinistra
unita fu una prima battaglia
vinta .su questo terreno. Devo
aggiungere che all'interno del
nostro gruppo sono state valutate sia le ragioni di un sì
all’ entrata in giunta sia le
perplessità: il governo che si
va a formare può essere la
prima pagina di un nuovo libro, ma può anche rischiare
di essere l'ultima di un volume vecchio».
E’ in discussione il nuovo
piano regolatore: qual’è la vostra posizione?
«Più che ad un'espansione
esagerata della città, che fino
a qualche tempo fa sembrava
destinata ad assumere dimensioni maggiori, noi pensiamo
a un recupero di alcune aree,
anche centrali, compresi i
molti alloggi (anche .se a volte
si tratta di abitazioni molto
modeste) che risultano .sfitti.
Abbiamo poi chiesto che il
piano regolatore venga redatto contestualmente al piano
del traffico e dei parcheggi e
a quello paessaggistico: solo
così si può avere un immagine
di ciò che potrà essere la
città, salvaguardando nel contempo la zona collinare».
mente dai Comuni), spesso
non hanno coincidenza con i
treni, oppure non si riesca a
far arrivare gli autobus direttamente nelle stazioni in funzione della ferrovia, o ancora si
utilizzano pullman largamente
sovradimensionati.
Per non dire delle corse su
gomma e su ferro che si sovrappongono, che sono pagate
entrambe con contributo
dell’ente pubblico e che sono
un vero e proprio scandalo ma
che fanno parte di un paese
che considera il trasporto come un sistema a scompartimenti stagni.
Un sistema che lamenta i
costi elevati del trasporto su
rotaia e li confronta con quelli
della gomma ignorando i costi
sociali derivanti dall’inquinamento, le vite umane perse
quotidianamente sulle strade,
la spesa sanitaria derivante dal
recupero di migliaia di feriti
in incidenti stradali.
Ma le FS o’ggi sono una
Spa, dicono i responsabili;
un’azienda non può permettersi dei bilanci in rosso e
qualcuno deve pagare. Certo,
qualcuno; poco importa se i
soldi arrivano col cappello
della Regione o dello stato: in
realtà pagano i cittadini, così
come i cittadini pagano i costi
della sanità, delle autostrade
ecc. Manca dunque una visione veramente globale.
Ma se il problema è aumentare l’uso del trasporto su ferrovia per aumentarne le entrate, le FS fanno o hanno fatto
tutto il possibile?
A livello generale si sta privilegiando il discorso dell’alta
velocità (tra l’altro molto più
cara che in paesi a noi vicini)
a discapito di interventi seri tipo i raddoppi di linee sul traffico locale.
Nel caso della Torino-Torre
Pellice, come su altre linee regionali, nei sei mesi trascorsi
dalla riapertura si è fatto poco
per dare riferimenti certi ai
possibili utenti.
La difficoltà a reperire i biglietti è diventata sempre
maggiore: i punti vendita,
spesso lontani dalle stazioni,
sono stati ben presto privati
dei preziosi ticket, col risultato di assurdi avanti e indietro.
Quanti sono saliti sul treno
senza biglietto?
Quanti sapevano di poterlo
o doverlo chiedere al ferroviere in servizio, senza aggravio
alcuno? Quante volte, benché
la situazione fosse stata segnalata, il biglietto non è stato
emesso?
Ed ora si sono sostituite «alcune corse», ma tutti sono stati indotti a credere che nessun
treno avrebbe circolato la domenica. Responsabilità dei
giornalisti ignoranti o poca
chiarezza nei comunicati delle
FS? E le partenze dei pullman
che sono state tutte anticipate,
sono state sufficientemente
segnalate?
Sono piccole cose, ma in
grado di allontanare o avvicinare utenti (clienti, per le FS)
al treno: occorre dunque un
impegno di tutti. Prima che il
treno si fermi davvero.
2
PAG. Il
VENERDÌ 30 OTTOBRE 1992
E Eco Delle Yalli ¥vldesi ——
La storia di una cooperativa nata per far fronte ai problemi della frammentazione
Cooperative, strumento di aggregazione
Il faro della Resistenza costruito dai partigiani a Prarostino.
Approvato lo statuto del Consorzio
Daviero resta all'Acea
Dopo mesi di incontri e discussioni FACE A, il consorzio pinerolese per l’energia e
l’ambiente, ha il suo statuto;
lo imponeva la legge 142 del
‘90, ma la trattativa fra le forze politiche ed i rappresentanti dei Comuni consorziati
non è stata facile. Alla fine
c’è stato accordo quasi unanime.
Il testo adottato conferma
l’espressione di una gestione
consorziale dei servizi e prevede l’incompatibilità con
l’attribuzione ad altra azienda
dei servizi gas e acqua, pur
consentendo ai singoli Comuni di gestire questi servizi in
economia.
Ogni mille abitanti verrà
conferita ai Comuni una quota, attribuita comunque ai Comuni più piccoli. I sindaci (o
i loro rappresentanti) avranno
responsabilità pari alle quote
attribuite al loro Comune.
Per quanto riguarda reiezione del Consiglio di amministrazione e del presidente,
viene introdotta la novità che
sono possibili, oltre alle candidature presentate dai sindaci che costituiscono l’assemblea, anche autocandidature
sulla base di pubblicizzazione
negli albi pretori; questa possibilità è stata inserita per
consentire anche a tecnici
non «sponsorizzati» dai partiti di accedere alle candidature.
Lo statuto dell’ACEA, licenziato dall’assemblea giovedì scorso, passa ora al vaglio delle singole amministrazioni comunali; nel frattempo
resta «congelato» il vecchio
consiglio di amministrazione
col presidente Daviero: questa proposta è venuta da DC e
PSl, ma era - ha sottolineato
il sindaco di Villar Perosa,
Storero - anche la proposta
avanzata già mesi or sono dal
PDS.
La stessa assemblea del
consorzio, oltre ad approvare
lo statuto, ha esaminato ed
approvato anche il conto consuntivo per l’esercizio 1991.
Con uno stato patrimoniale
di 95 miliardi e 730 milioni,
l’ACEA svolge le sue maggiori attività nei settori gas
(quasi 30 miliardi), igiene
ambientale (circa 9 miliardi),
acqua (oltre 7 miliardi); solo
per il personale la spesa,
esclusi gli oneri previdenziali,
è di 5 miliardi e 765 milioni.
Il treno
turistico
TORINO - Un treno turistico in vai Pellice? Nelle ultime settimane comuni, Pro
Loco e Comunità montane
sono stati impegnati nella definizione di una proposta turistica da collegare a viaggi
con treni «storici» da Torino
nelle valli piemontesi.
La proposta è venuta dalle
ferrovie che, dopo la formula
della bici in treno, intende
proporre questa nuova possibilità utilizzando vecchio materiale rotabile e antiche locomotive. Soggiorni di uno o
due giorni si potrebbero svolgere nei paesi toccati da alcune linee ferroviarie.
1 rappresentanti degli enti
locali hanno predisposto delle
proposte di itinerari, che sono
ora al vaglio della Regione
che dovrebbe coordinare alcuni a,spetti dell’iniziativa.
^VbeiUe
\ssini razioni
ARNALDO PROCHET
AGENTE GENERALE DI TORRE PELLICE
via Repubblica 14 • tei. 0121/91820
L’attuale situazione generale del settore agricolo non è
sicuramente rosea, i problemi
sono tanti e nelle zone svantaggiate, come nella nostra
realtà territoriale, le difficoltà
sono ancor più gravi.
In questo contesto continuano a operare alcune cooperative agricole sorte per la
necessità di creare degli
sbocchi tali da consentire alle
numerose (all’epoca) piccole
aziende di commercializzare
alcuni dei propri prodotti, che
altrimenti avrebbero continuato a essere invenduti.
Per conoscere meglio la
realtà agricola che compone
il fenomeno della cooperazione nella zona, abbiamo rivolto alcune domande ad alcuni
componenti il Consiglio di
amministrazione di una di
queste cooperative, la Produttori agricoli prarostinesi, nata
nel 1978, che ha iniziato la
propria attività principale, la
raccolta del latte, l’anno dopo, grazie a una quindicina di
soci che si sono autotassati
per l’acquisto dei refrigeratori; i soci vi facevano arrivare
il loro prodotto, e nel periodo
successivo l’attività si è incrementata con l’ingresso di
nuovi soci e con l’acquisto di
altri refrigeratori, giungendo
poi all’ampliamento della rete di raccolta.
La punta massima viene
raggiunta nel 1989, quando
con 29 soci conferitori si è
avuta una produzione di circa
13 quintali al giorno; successivamente le attività della
cooperativa hanno cominciato a risentire dei periodo di
crisi di mercato e dell’incertezza relativa a varie norme
che toccano il settore della
produzione di latte.
Le difficoltà sempre maggiori pongono seri dubbi sulla prosecuzione di questa attività.
La cooperativa inoltre dispone dal 1982 di un piccolo
punto vendita a Prarostino,
dove il sabato e la domenica
vengono portati in vendita i
Venerdì 30 ottobre - ANGROGNA: L’autunno in
vai d’Angrogna prevede per
le ore 21, nella Sala unionista, lo spettacolo di JeanLuc Violet Quand craquent
les peìoux.
Lunedì 2 novembre - TORINO: Alle ore 20.45,
presso l’istituto salesiano
Rebaudengo (piazza Rebaudengo 22) si tiene il secondo incontro di orientamento
al volontariato internazionale e all’educazione interculturale. L’esperto in cinematografia africana Mamboo presenta il film Ween
Kuni (Il dono di Dio).
Martedì 3 novembre - SALUZZO: Alle ore 21, presso il centro Forma (via A.
Volta 16), la fisioterapeuta
Lorenzina Elia parla sul tema Yoga: via all’armonia.
prodotti dei soci e quelli ottenuti dalla lavorazione del latte, attività che viene svolta
anche al mercato di San Secondo al martedì pomeriggio.
Quali sono gli scopi della
cooperativa?
«I soci fondatori che costituirono la cooperativa erano
agricoltori delia zona di Prarostino e San Secondo, e avevano come obiettivo principale migliorare la situazione
delle aziende agricole dei soci, dando loro la possibilità
di vendere alle migliori condizioni possibili alcuni prodotti, quelli per i quali era
possibile organizzarsi per
concentrarli in quantità apprezzabili. Riteniamo che in
questo senso si sia ottenuto
un qualche risultato».
- A distanza di 14 anni che
cosa pensate della vostra
esperienza in cooperativa?
«Siamo unanimi nell affermare che nel complesso la
giudichiamo positiva, in primo luogo perché riteniamo
positivi i benefici per i soci
che, conferendo i loro prodotti, hanno potuto percepire
dei ricavi abbastanza soddisfacenti; ad esempio nell’ultimo esercizio il prezzo del latte è stato di 502 lire lorde, alle quali vanno aggiunti i premi o detratte le penalità relative al pagamento secondo
qualità che la cooperativa
applica dal 1989; trattandosi
per l’appunto di piccole
quantità il risultato ci sembra
buono.
Purtroppo la quantità raccolta va via via diminuendo
per effetto dell’abbandono
dell’attività da parte di parecchi lavoratori, per raggiunti limiti d’età o per necessità di natura economica,
in quanto questo tipo di atti
La caccia
è sospesa
Il calendario venatorio regionale è sospeso. Il Consiglio di stato ha accolto il ricorso della Lega italiana protezione uccelli e di Pro Natura. Le due associazioni ambientaliste avevano prodotto
una prima istanza al Tar che
però era stata respinta. Oggi
il Consiglio di stato riconosce
che il calendario venatorio
proposto dall’assessore Daniele Cantore costituisce un
«danno grave e irreparabile»
per la fauna.
Infatti, il calendario venatorio prevedeva la possibilità
di abbattimento di particolari
specie protette dai regolamenti CEE. Soddisfazione
per l’ordinanza del Consiglio
di stato è stata espressa da
Piero Belletti, presidente di
Pro Natura, che vede riconosciute nella decisione le giuste istanze degli ambientalisti. L’assessore Cantore, invece, ha dichiarato che l’amministrazione regionale si atterrà all’ordinanza. Verranno
escluse dal carniere le specie
protette e tornerà il divieto di
cacciare la domenica.
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vità agricola non consente di
ricavarne un reddito adeguato al lavoro faticoso e pesante
che si deve svolgere, e non si
è di certo agevolati dalle normative in materia.
Prendiamo ad esempio il
pagamento del latte in base
alla qualità; gli sforzi che si
fanno per migliorare la carica batterica o uno degli altri
titoli che vengono considerati
in base a dei parametri molto
rigidi, non vengono ripagati
dai premi fissati a livello nazionale o comunitario; inoltre
persistono delle forti difficoltà di mercato, aggravate
spesso dalla burocrazia che
complica le procedure e gli
adempimenti alla bonifica sanitaria tramite risanamento.
In secondo luogo, per
quanto riguarda l’attività di
vendita diretta dei prodotti
agricoli di produzione dei soci (formaggi, miele, patate,
frutta ecc...), pensiamo che
questa sia stata gradita dai
consumatori; in effetti la nostra clientela è composta oltre che dagli abitanti della
nostra zona anche da consumatori provenienti da località
più distanti, segno che la qua
lità dei nostri prodotti e la loro con venienza sul piano della bontà possono avere un
buon riscontro, tendenza
confermata anche dal discreto risultato ottenuto durante
la permanenza presso lo
stand allestito all’interno
dell’Iper In l’anno scorso».
- Quali sono le prospettive
future?
«Durante le nostre riunioni
abbiamo più volte discusso
circa il futuro della cooperativa, certamente legato al futuro delle aziende agricole
che la compongono; ne consegue che se verrà a mancare
la produzione di latte ci dovremo orientare verso altre
attività. Purtroppo però al
momento è difficile individuare settori alternativi che
siano adattabili alla nostra
situazione e alle caratteristiche territoriali».
Il Consiglio di amministrazione eletto nel 1990 dall’assemblea dei soci rimarrà in
carica fino all’aprile dell’anno prossimo, ed è composto
da Ferruccio Odino, presidente; Franco Parisa, Mauro
Gardiol, Italo Ricca e Ide
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gruppo II A/70
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTESTE, METODISTE, VALDESI
venerdì 30 OTTOBRE 1992
ANNO 0 - NUMERO 0
LA RINASCITA DEL NAZISMO
PRIMA
CHE SIA TARDI
DANIELE GARRONE
La ripresa di un antisemitismo dichiarato e violento in Germania - purtroppo
non solo lì - non può che destare enorme preoccupazione
ed occorre reagire prima che
sia troppo tardi.
I fatti ci sono quotidianamente proposti dai mezzi di
informazione. Rinascono
gruppi e movimenti di ispirazione nazista, composti non
solo di nostalgici ma anche di
giovanissimi, cresce il loro
seguito e spesso si usa tolleranza nei loro confronti. Ho
letto giorni fa su un quotidiano tedesco un servizio sui numerosi gruppi rock che inseriscono nel loro repertorio
canzoni antisemite e razziste.
Le parole d’ordine delle azioni che sfociano nelle aggressioni a stranieri accomunano
il revanscistico grido «la Germania ai tedeschi» ad insulti
agli ebrei; i nuovi slogan evocano quelli nazisti, quando
non li riproducono alla lettera.
Per almeno quattro motivi
bisogna essere allarmati da
questi segnali e non bisogna
trarre conclusioni ottimistiche
dal fatto che essi riguardano
per ora una minoranza, comunque cospicua.
Innanzitutto siamo di fronte
alla truce riproduzione di
qualche cosa che è già successo. Torna di attualità il
motivo ispiratore dell’opera
di Primo Levi; ricordare, perché quel che è successo può
tornare a succedere. Ciò che
sta succedendo non lo ha solo
già registrato la storia del Novecento, lo hanno visto con i
loro occhi i sopravvissuti. Il
nuovo antisemitismo è già
grave di per sé, ma reca anche i tratti di una sorta di
«coazione a ripetere», del riacutizzarsi di una turba mai sanata. Il nuovo antisemitismo
allarma anche per lo spettro
di ciò che rappresenta e di ciò
che potrebbe diventare perché
lo è già stato.
In secondo luogo c’è da essere allarmati perché la storia
di questo secolo dovrebbe
averci insegnato che il diffondersi dell’antisemitismo prelude alla barbarie e al totalitarismo. Gli ebrei furono negli
anni Trenta i primi bersagli,
ma non rimasero i soli. Non a
caso l'odio antisemita è correlato all’aggressione ai profughi e agli immigrati ed è
accompagnato dal sogno di
una Germania sana, forte,
vincente, unita da una forte
identità etnica. 11 diffondersi
deH’antisemitismo è una sorta
di cartina di tornasole dell’involuzione di un popolo, il segno premonitore del possibile
avvento di tempi bui.
In terzo luogo c’è da essere
allarmati perché, sebbene per
ora l’antisemitismo violento
ed esplicito appaia ancora come un fenomeno circoscritto
anche se non marginale, il
germe che esso promana
sembra trovare un fertile terreno di coltura. Anche oggi il
pericolo è la «zona grigia».
Già lo scorso anno, sondaggi
d’opinione condotti in Germania mostravano che il 25%
della popolazione aveva una
qualche forma di avversione
per gli stranieri e gli ebrei e la
maggioranza degli intervistati
indicava al primo posto Israele fra i paesi da cui la nuova
Germania avrebbe dovuto distanziarsi. Il sofferto processo
di assunzione critica del passato sembra sempre più lasciare il posto ad un desiderio
di riabilitazione, di rimozione
del senso della colpa e di riconquista di una identità nazionale basata sulla rimozione
del passato quando non su un
aperto «revisionismo storico».
In quarto luogo c’è da essere allarmati perché negli anni
Trenta e Quaranta si reagì in
ritardo, in Germania e nella
comunità internazionale. La
gravità e la specificità dell’
antisemitismo furono colte
solo a dramma concluso, non
soltanto nella «zona grigia»
della comoda indifferenza o
dell’antisemitismo «per bene», quello fatto «solo» di so
— segue a pagina 10 —
mmm&mm
La Riforma protestante si è posta al servizio della fede ricentrandola in Cristo
Per una fede riqualificata dalla parola di Dio
PAOLO RICCA
Per fede Abele..., per fede
Enoc..., per fede Noè...,
per fede Abramo..., per fede
anche Sara..., per fede Giacobbe..., per fede Giuseppe...,
per fede Mosè..., per fede
Raab... E che dirò di più?
Poiché il tempo mi mancherebbe per raccontare di Gedeone, Barac, Sansone, lefte,
Davide, Samuele e dei profeti
i quali per fede conquistarono
regni, praticarono la giustizia,
videro realizzarsi le promesse...» (Ebrei 11).
Per fede. Già da Abele, seconda generazione umana,
secondo uomo nato da donna
dopo il fratello Caino. Con
Abele comincia la fede. Così
antica è la sua storia, appartiene ai primordi dell’umanità
e si è perpetuata di generazione in generazione fino ai nostri giorni. L’apparizione della fede si confonde con il destarsi della coscienza umana
e in ogni generazione, da
Abele in poi, c’è chi è vissuto
per fede. Certo, nel ventaglio
molto ampio delle culture
umane diversi sono stati i
percorsi della fede, variegate
le sue manifestazioni, complesse le sue vicende. Anche
nella Bibbia, che pure è il documento di un’unica fede.
quella ebraico-cristiana, troviamo esperienze di fede diversissime che si trascrivono
in linguaggi, atteggiamenti e
comportamenti altrettanto diversi. Tutti sono però riconducibili a una stessa posizione di fonfo: «per fede».
Per fede Giovanni Battista..., per fede Gesù, che non
solo è vissuto, ha parlato, agito, guarito, sofferto per fede,
ma la fede l’ha anche suscitata: egli è «colui che crea la
fede e la rende perfetta»
(Ebrei 12: 2). Per fede il pubblicano Levi, il centurione romano, la donna senza nome
che unse il capo di Gesù. Per
fede Pietro, Paolo, Febe, Giulia, Perside. Per fede Stefano,
e con lui le schiere dei martiri
cristiani, molti nel nostro secolo. Che dirò di più? Poiché
il tempo mi mancherebbe per
raccontare di Clemente, Giustino, Ireneo, Priscilla, Domitilla, Ippolito, Cipriano, Origene e di innumerevoli altri,
grandi e piccoli, famosi e
oscuri, conosciuti e sconosciuti, uomini e donne (forse
più donne che uomini) che attraverso i secoli hanno scritto
la storia della fede - storia
singolare e misteriosa - facendola giungere fino a noi.
Anche quel grande rivolgimento e risorgimento cristia
no che abitualmente chiamiamo «Riforma protestante»
può essere bene interpretato e
condensato in queste due piccole, grandi parole: «per fede». Nata come decisione
personale e subito anche corale di fede, la Riforma si è
posta al servizio della fede in
due modi: ricentrandola in
Cristo e risostanziandola con
la Parola biblica. Per fede Lutero, meditando molto a lungo - per anni - sulle Scritture,
comprese di nuovo a fondo e
accolse il messaggio centrale
del cristianesimo: la grazia
perfettamente gratuita, immeritata e incondizionata che
rende liberi (dall’ansia nevrotica della salvezza) e responsabili (del mondo davanti a
Dio e di Dio davanti al mondo). Per fede Zwingli..., per
fede Bucero, Capitone, Vadiano, Calvino e innumerevoli altri in tutti i paesi d’Europa, anche in Italia, in tutti gli
ambienti sociali.
Per fede, per una fede riqualificata dalla parola di
Dio. Non è stata un’operazione indolore, neppure nel campo stesso della Riforma, ma è
stata salutare. Da quel grande
travaglio, anche attraverso
tensioni e conflitti, la fede è
stata benedetta.
Per fede, ma non sempre e
non solo. Anche Sara dubitò,
incredula davanti a una promessa per lei impossibile.
Dubitò anche il grande Mosè,
e non entrò nella terra promessa, pur vedendola e salutandola da lontano. Persino
Gesù, sulla croce, gridò:«Perché?» (Marco 15: 34). Così
anche al tempo della Riforma: per fede, ma non .sempre
e non solo. Così anche oggi.
Si faccia avanti chi non ha
mai dubitato. Ogni vero credente prega così: «Io credo;
vieni in aiuto della mia incredulità» (Marco 9: 24). E ancora; «Signore, aumentaci la
fede» (Luca 17: 5).
Ricordare la Riforma significa riappropriarsi di queste
due piccole, grandi parole:
«per fede». Che cos’è la fede? E’ essere certi di Dio e in
Dio. E’ vivere davanti a lui,
con lui e in lui, saldi nelle sue
promesse che in Gesù Cristo
hanno il loro «sì» e il loro
«amen». Non confidare in noi
stessi, nelle forze delPintelligenza, della conoscenza, della volontà; servirsene, certo,
ma non confidare in esse.
Partecipare alla costruzione
della città dell’uomo ma non
confidare nell’uomo. Vivere
e operare nella chiesa ma non
credere nella chiesa. Credere
in Dio. Unicamente in Dio.
AL SINODO ROMANO
Voci
protestanti
Al Sinodo della diocesi cattolica di Roma, che si è aperto nella basilica di San Giovanni in Laterano il 3 ottobre
scorso, parlano anche i «delegati fraterni» protestanti.
Tre sinora gli interventi.
Ha esordito il prof. Franco
Duprè, in rappresentanza della Chiesa valdese, che ha osservato come l’invito a partecipare al Sinodo «non è solo
formale ma è un’offerta a
partecipare ad un processo
in cui vi volete mettere in discussione. Conversione significa lavorare su noi stessi,
non per dimenticare la storia
passata, ma per superarla
coscientemente. Nel 1215 al
Concilio Laterano incominciò ad aprirsi il fossato tra il
movimento valdese e la Chiesa cattolica. Mi sembra di
buon auspicio che la Chiesa
cattolica di Roma ci abbia invitati proprio qui in San
Giovanni in Laterano»
Il secondo intervento è toccato al pastore Aurelio Sbaffi
della Chiesa metodista. « Il
cammino ecumenico - ha detto - necessita innanzitutto di
apertura al dialogo. E il dialogo non significa nascondersi reciprocamente i propri
profondi convincimenti. Nel
dialogo ci si ascolta, ci si
prende sul serio l'un l’altro,
ci si rispetta anche nella riconosciuta diversità».
«Le difficoltà storiche e
teologiche che si incontrano»
non devono scoraggiarci «se
il nostro intento primario è la
fedeltà al Signore nella proclamazione del suo Evangelo.
Per essere vero ed efficace il
dialogo ha bisogno che gli
interlocutori si pongano innanzitutto sotto il giudizio
della Parola di Dio, senza la
quale rischiamo di essere
“una lampada sotto il moggio’’ cioè di non avere alcuna
luce»
Anche la pastora battista
Adriana Pagnotti Cavina è intervenuta per auspicare una
ripresa di un processo ecumenico che parta dalla base delle chiese.
Ecumene
Il Concilio Vaticano
30 anni dopo
pagina 2
Delle Chiese
Ricordare
la Riforma ?
pagina 3
ALL’ASCOLTO
Della Parola
L’Eterno veglia
pagina 6
4
PAG. 2 RIFORMA
VENERDÌ 30 OTTOBRE 1992
A trent'anni dal Concilio Vaticano II, una valutazione protestante e ortodossa
La Chiesa cattolica è diventata più universale,
ma la struttura di fondo è rimasta «romana»
EMMANUELE PASCHETTO
\
L? 11 ottobre 1962 si apriva il secondo Concilio
Vaticano della Chiesa cattolica, a oltre 4 secoli dal Concilio di Trento che aveva sancito la seconda grande divisione nella cristianità, dopo lo
scisma tra Oriente ed Occidente deirXI secolo e 90 anni dopo il Vaticano Primo il
cui risultato principale era
stato la contrastata proclamazione del dogma dell’infallibilità papale.
Anche se il primo Concilio
Vaticano si era chiuso prematuramente per l’ingresso delle
truppe piemontesi in Roma,.
si pensava generalmente, ancora negli anni cinquanta, che
ben difficilmente il nostro sècolo avrebbe assistito alla
convocazione di un nuovo
Concilio.
Abbiamo pensato di riportare il pensiero e la testimonianza di alcuni cristiani cattolici, protestanti ed ortodossi
sul significato del Vaticano
II, trent’anni fa e oggi.
Il pastore Piero Bensi, già
presidente della Federazione
delle Chiese evangeliche in
Italia (FCEI) e della Federazione battista europea, ricorda l’enorme sorpresa rappresentata dall’annuncio del
Concilio e le speranze che si
accesero: «Nessuno si aspettava un annuncio così repentino. Quanti di noi avevano
già iniziato dei timidi approcci con il cattolicesimo si
attendevano l’apertura di
molte porte fino ad allora
chiuse e mutazioniprofonde
all’interno della Chiesa cattolica». Paolo Ricca, docente
di storia del cristianesimo alla Facoltà valdese di teologia
di Roma, che seguì i lavori
del Concilio come giornalista, rievoca l’atmosfera di
quella grande assise: «Cera
una certa impreparazione dovuta alla novità dell’evento
di cui eravamo testimoni e
delle cui proporzioni reali
non ci rendevamo conto appieno». Ricorda che all’inizio
le notizie diffuse dalla sala
stampa erano molto filtrate,
le informazioni venivano
piuttosto dai vescovi e dai
teologi fuori dell’ufficialità.
Ricorda anche lo stupore ed il
rammarico di alcuni vescovi
italiani perché gli osservatori
«eretici» erano seduti più vicino al trono papale di diversi
di loro. Ricca sottolinea il
ruolo importantissimo svolto
dal segretariato per l’unità
dei cristiani diretto dal card.
Bea e da mons. Willebrands:
«Questo segretariato è stato
il "braccio ecumenico” di
Giovanni XXIII».
«Molti pensavano - dice
Sergio Rostagno, docente di
teologia sistematica alla Facoltà valdese - che con il Vaticano Il il cattolicesimo romano sarebbe diventato protestante o qualcosa di simile,
ma questo non poteva succedere» e prosegue, entrando
nel merito di una valutazione
a distanza di trent’anni: «La
struttura di fondo del pensiero cattolico non è cambiata,
in particolare il Concilio ha
ribadito la funzione sacerdotale della Chiesa e non è
quindi riuscito a dare alla
Chiesa cattolica la forza di
mettere in questione se stes.sa
su un piano generale. Ma aggiunge - questo accade raramente per tutte le chiese.
«Uno dei paradossi di questo
Concilio -rincalza Ricca - è
Città del Vaticano, 11 ottobre 1962; si apre il Concilio Vaticano II.
stato che ha lavorato sostanzialmente sulla collegialità
episcopale, ma questa nei fatti non è mai decollata, e alla
fine la centralità del papato è
stata persino ulteriormente
esaltata».
Bensi sottolinea alcune iniziative ecumeniche un tempo
impensabili come il Segretariato per le attività ecumeniche (SAE) «luogo privilegiato di incontri ecumenici», gli
incontri fra la Conferenza delle chiese europee e le Conferenze episcopali europee, gli
incontri bilaterali fra Chiesa
cattolica e denominazioni
protestanti e soprattutto «gli
innumerevoli e proficui incontri a livello di comunità.
Ci si incontra ormai fra fratelli, con i quali si può anche
litigare, ma fraternamente ».
Questa nuova atmosfera e
questo desiderio di incontro e
confronto è visto da tutti come uno dei risultati più positivi del Concilio. Tuttavia, e
sul piano teologico e su quello pratico, si rilevano all’interno del cattolicesimo «resistenze alle istanze più avanzate del Vaticano II». E non
mancano critiche all’attuale
pontificato con le sue insistenze sul culto mariano, infallibilità papale e sulla rigidità morale, specie in tema di
matrimonio e contraccezione.
«Il recupero della struttura
profonda della fede - dice
Rostagno - viene contrapposto trionfalisticamente al
mondo moderno, per cui riemerge per noi protestanti
l’esigenza di confrontarci seriamente con questa “strate
gia”. «Con il Concilio Vaticano Il - conclude Ricca - la
Chiesa cattolica è diventata
più universale, ma non meno
“romana”. Accanto ad una
straordinaria apertura e accoglienza di elementi provenienti dalle altre tradizioni
cristiane c’è stata una accentuazione del perno unitario
costituito da Roma».
Traian Valdman - teologo
ortodosso romeno di Milano
ha dichiarato:
«Il Concilio ha reso la
Chiesa romana più aperta al
mondo e alle altre chiese. Ha
riscoperto l’importanza
dell’opera dello Spirito Santo
e della Parola del Signore e
su tale fondamento ha formulato, accanto all’ecclesiologia giuridica, un’ecclesia di
comunione. Significativa la
teologia delle Chiese sorelle.
Circa le chiese ortodosse
orientali essa ha preso atto
che queste hanno successione
apostolica, che i sacramenti
da loro celebrati sono validi
e che guidano i propri fedeli
nella comunione con la Santissima Trinità».
Dopo trent’anni il giudizio
è positivo. La Chiesa cattolica ha recuperato valori che la
rendono più ortodossa di
quanto lo era prima. Dall’
ecumenismo del ritorno si è
passati all’ecumenismo dell’
incontro in Cristo. Talora le
affermazioni conciliari sono
state superate dalla prassi
ecumenica e dalle convergenze teologiche. Dal 1989
l’ecumenismo registra un rallentamento per la manifestazione di una certa ecclesiologia giuridica cattolica che
tende a imporre nuove strutture e il proprio modo di concepire l’evangelizzazione. Un
momento difficile che speriamo sia presto superato.
Ricordati dalle Chiese luterane di' Romania
I 450 anni della
Riforma in Transilvania
Nelle prime settimane di ottobre la minoranza tedesca
della Transilvania ha festeggiato i 450 anni dell’introduzione della Riforma luterana
nella regione.
L’insediamento in Romania
di coloni tedeschi provenienti
dalla Sassonia risale al XII
secolo. I sassoni hanno sempre conservato lingua e cultura germanica non fondendosi
con gli elementi autoctoni, in
ciò favoriti dall’appartenenza
della regione all’impero
asburgico fino al suo dissolvimento nel 1918.
Il primo tentativo di introduzione della Riforma nel
paese, risalente al 1526, fu
stroncato con le armi, ma
l’adesione quasi totale dei
sassoni alle idee luterane fece
sì che nel 1542 a Kronstadt
(Brasov) si tenesse la prima
«messa» evangelica ufficiale
a cui seguiva in breve tempo
l’organizzazione di una chiesa autonoma.
Le vicende politiche degli
ultiirii 60 anni (nazismo, seconda guerra mondiale, comunismo in Romania) hanno
colpito duramente la minoranza tedesca e conseguentemente la Chiesa evangelica,
che contava nel 1939 225.000
membri, presenti anche in altre regioni della Romania ei
che oggi ne ha solo più
30.000. La Chiesa luterana,
inoltre, rappresenta ormai solo più un quarto dei tedeschi
presenti nell’intero paese.
In un’intervista rilasciata al
Bollettino di informazione
delle chiese luterane di minoranza in Europa (IDL) il vescovo Klein ha rilevato che
l’emigrazione continua a dissanguare la Chiesa luterana
romena ed ha affermato che
l’unica speranza per il suo futuro è in «una rigenerazione,
Impressioni, ricordi e impegno di alcuni esponenti del mondo cattolico
È stato un evento evangelicamente innovativo
Oggi sono le chiese a dover essere concilio
Come ricordano i cattolici
il Concilio e che valutazione
ne danno a distanza di tre decenni?
Maria Vingiani, presidente
del Segretariato Attività Ecumeniche (SAE), si trasferì da
Venezia a Roma, proprio per
seguirne più da vicino i lavori. «L’ho vissuto quasi
dall’ interno, ed è stata una
grazia particolare, di quelle
che segnano» ci dice, con un
entusiasmo non assopito dal
tempo, e aggiunge: «Già l’annuncio fatto da papa Giovanni da S.Paolo fuori le mura il
25.1.59, a chiusura della Settimana di preghiera per
l’unità della Chiesa, per la
scelta de! giorno e del luogo,
qualificava il Vaticano II come evento di portata ecumenica eccezionale». Concorda
Giovanni Cereti, teologo cattolico, esperto di ecumenismo, e prosegue:«D(7po molti
secoli di un progressivo impoverimento della «cattolicità», il Vaticano II ha fatto
recuperare alla Chiesa cattolica un respiro veramente
universale, consentendole di
aprirsi agli autentici valori
umani e cristiani presenti nel
le altre chiese e nel mondo».
Il Concilio fu voluto per
l’“aggiornamento” della
Chiesa cattolica, il che - secondo Maria Vingiani - ha significato dialogo e coinvolgimento con le altre chiese e
religioni, «nelle contraddizioni interne e nelle .sfide della
storia». Per Franco Barbero,
della comunità di base di Pinerolo, «nell’ evento de! Concilio c’è stato qualcosa di
evangelicamente innovativo»,
ma l’operazione di aggiornamento è stata per la Chiesa
cattolica più che altro «il tentativo di non essere tagliata
fuori dai processi di modernizzazione. La gerarchia aveva capito, nell’alta dirigenza
vaticana, che c’era il ri.schio
di perdere il treno della .storia». Per Barbero più che
l’aggiornamento si sarebbe
dovuta cercare la “conversione”.
Cereti sottolinea alcuni insegnamenti del Concilio tradotti in atto, come la riforma
liturgica e «la più intensa frequentazione della Scrittura» e rileva:«.Se oggi prendiamo
sempre più coscienza di fare
parte di un’unica chiesa di
Cristo, della quale, in virtù
della fede e dell’unico battesimo fanno parte tutte le comunità cristiane esistenti nel
mondo, ciò è dovuto anche
all’ecclesiologia di comunione che si è imposta nella
chiesa cattolica e in tutte le
chiese, proprio negli anni
successivi al Vaticano II».
Maria Vingiani lamenta
tuttavia la lentezza e la discontinuità del rinnovamento
«per mediazioni difficili e resistenze all’attuazione dei deliberati del Concilio, per cui
riemergono valori totalizzanti, causa di legittime preoccupazioni, .soprattutto sul fronte
del dialogo interconfessionale» e cita come esempi «il ripreso centralismo univer.salistico, la prassi riduttiva della
collegialità, il non superato
condizionamento del rapporto clero-laici-uomini-donne
nella chiesa, che non responsabilizza il .sacerdozio comune dei fedeli, la “comunione”
e r “unità" richiamate
all’uniformità». Più pessimista Franco Barbero ritiene
che la Chiesa cattolica abbia
mostrato in questi ultimi anni
di non saper essere «concilia
che però non consiste in una
crescita numerica ma nel
mantenimento delle posizioni
attuali grazie ad una maggior
consistenza, spirituale e ad
una nuova visione della chiesa. La nostra esistenza come
chiesa evangelica in Romania
può giustificarsi solo se sappiamo darle un preciso significato ecumenico nel contesto
delle diverse chiese e confessioni del paese».
re, nè spiritualmente, nè
strutturalmente », «Non si
tratta tanto di fare Concili aggiunge - ma di “essere concilio”, cioè comunità che si
confrontano senza gerarchie,
senza presunte autorità sacre» . «La forza del Concilio
non è spenta - ribatte Maria
Vingiani - trenta anni sono
pochi per il passaggio da un
costume di cristianità
all'evento di chiesa conciliare». «All’interno della Chiesa
cattolica deve restare vigilante l’impegno per continuare
l’opera di rinnovamento, in
una sempre più esigente fedeltà a Cristo; - aggiunge
Cereti e guarda fiducioso in
avanti - passi ulteriori potranno essere compiuti in un
Concilio che attendiamo per
il futuro, e nel quale speriamo
che possano convenire tutti i
discepoli del Signore». Barbero richiama aH’oggi.«A/ibiamo, in larga misura, altri
problemi da quelli “presenti”
nel Concilio, il quale ha fatto
“la sua parte”. Ora diventa
necessario cercare cibo più
nutriente: rivolgiamoci più
appas.sionatamente alla Parola di Dio»,
EBREI-CRISTIANI
Preoccupazioni
«L’Assemblea dell’amicizia ebraico-cristiana di Torino, riunitasi il 25 ottobre
1992 per la sua sessione di
apertura del nuovo anno sociale, ha sottolineato con viva
preoccupazione le crescenti
manifestazioni di antisemitismo, non solo perpetrate con
atti intimidatori e gravemente
offensivi, ma anche con una
ripresa di pseudoteorizzazioni
riecheggianti, spesse volte,
purtroppo,-! termini classici
dell’antisemitismo cristiano.
Esprime pertanto riprovazione e sdegno nei confronti
di tali comportamenti e rivolge la più viva solidarietà alla
comunità ebraica e singolarmente a tutti gli ebrei, ribadendo che, tra i compiti specifici dell’AEC stanno il dialogo reciproco e, come elemento preminente, l’impegno
contro ogni forma di antisemitismo».
EGino
Restrizioni
Le pubblicazioni cristiane
ed ebraiche potranno d'ora in
poi essere requisite dallo Stato egiziano. E' quanto ha appena deciso la corte suprema
del Cairo su richiesta dell'università islamica E1 Azhar. Tale decisione limita la libertà
di espressione dei giornali
cristiani: copti, cattolici e
protestanti.
GRECIA
Discriminazioni
La Chiesa ortodossa di
Grecia tenta di impedire ai
protestanti la carriera di maestro. Il metropolita Germanos
Para.skevopoulos di Elis (Peloponneso) ha fatto appello
contro la decisione presa dal
ministro dell'Istruzione di autorizzare l'assunzione di «settari evangelici » nelle scuole
pubbliche. Secondo lui, l'insegnamento e l'educazione
della gioventù greca non dovrebbero essere affidati a persone che hanno rinnegato la
«santa ortodossia ».
5
venerdì 30 OTTOBRE 1992
DOMENICA 1° NOVEMBRE
RICORDARE
LA RIFORMA ?
GIORGIO TOURN
La ricorrenza della Riforma (a ricordo di quel 17
ottobre 1517 quando Lutero rese pubbliche le sue 95 tesi)
suona oggi un po’ come la celebrazione del 20 settembre.
Quest’ultima data, per un lungo periodo storico grande manifestazione, quasi festa nazionale dell’Italia moderna, è stata cancellata nell’era democristiana; non serviva più, era anzi fuori luogo, apparteneva ad
un passato da dimenticare. La
breccia di Porta Pia, che mise
fine al potere temporale del
papa, non è ricorrenza di attualità.
La Chiesa, lungi dal dover
essere ridimensionata, ricondotta al suo ruolo unicamente
spirituale, come intendevano
gli uomini della generazione
del 1870, va adulata, riverita,
valorizzata perché rappresenta
ormai la grande custode dei
valori umani: la morale, la carità, l’impegno civico.
Altrettanto inopportuno, privo di significato, fuori luogo
pare oggi a molti ricordare la
Riforma protestante. Non solo
nell’Italia post-moderna in cui
viviamo, che in questo campo
non ha nulla da ricordare perché non sa nemmeno che sia
esistita la Riforma, ma anche
nei paesi che l’hanno conosciuta e ne sono eredi, la ricorrenza pare fuori luogo. E le
nostre chiese evangeliche non
paiono più riferirsi a questo
momento con quell’attenzione
carica di riconoscenza, attenzione, nostalgia con cui si
guarda alle grandi esperienze
della propria esistenza passata.
E’ come il 20 settembre:
c’è, non si può cancellare dalla storia, data che si studia sui
libri a scuola ma non proposta,
valore, riferimento per oggi.
Questo atteggiamento è determinato, a nostro parere, da due
orientamenti di pensiero a volte anche concomitanti: un malinteso evangelismo ed una
volontà di predicazione ben
intenzionata ma unilaterale.
Perché ricordare la Riforma
visto che il fondamento della
chiesa è il solo Evangelo? A
quello soltanto merita tornare
perché lì stanno i principi essenziali della fede, tutto il resto è tradizione umana, relativa, priva di valore.
Così pensano molti evangelici e non pochi cattolici uniti
in questo rifiuto della Riforma
come momento significativo
deH’esperienza cristiana; stranamente uniti e concordi malgrado le diversità delle provenienze e dei principi teologici,
uniti nell’illusione di essere figli degli apostoli mentre sono
tutt’al più pronipoti di Lutero;
tutti quanti, non solo luterani e
calvinisti ma pentecostali. Fratelli, cattolici di ba.se e teologi
progressisti perché neppure
possiamo immaginare ciò che
sarebbe la cristianità moderna
senza di lui.
Altrettanto critici sono, per
altri motivi, coloro che vogliono guardare non al ieri ma
all’oggi e oggi il problema
non è più quello della Riforma; giustificazione dell’uomo
per fede o grazia, predicazione
della Parola, ma senso della
vita in un mondo in sfacelo,
valore del creato e dell’uomo
stesso; credenti questi a cui
non pare inoltre avere senso il
dibattere questioni di sottile
teologia in un mondo che perde la fede e trova la religione.
I problemi sono oggi la sfida
dell’ateismo e il dialogo con
le fedi viventi sul pianeta. Anche qui c’è un’illusione: trova
re se stessi nell’aprirsi all’altro, nel dialogare, colloquiare,
uscire dalla propria identità
per trovarne una nuova.
In realtà noi siamo quello
che siamo, non altro: figli ed
eredi di quella famiglia di credenti che ha amato la Scrittura
più della tradizione materna.
Cristo più della chiesa, la libertà dello Spirito più delle sicurezze dell’obbedienza, la
casa più del convento, il dibattito delle assemblee più della
contemplazione, il lavoro più
delle meditazione, la responsabilità più della carità, Dio
più di se stessi.
Così siamo stati e così siamo oggi, volenti o nolenti,
consapevoli o fedifraghi. Ricordare la Riforma significa
oggi, a mio modesto avviso,
guardarsi allo specchio senza
vanità ma senza vergogna, con
la sobria fierezza della propria
età. Una festa in famiglia dunque ? E per quelli che non sono della famiglia?
Nessuno è escluso dal patrimonio della Riforma anche se
non riteniamo doverlo imporre; la Riforma non è infatti il
patrimonio ecclesiale di nessuna chiesa, non è il blasone dei
riformati, ma in un mondo dove tutti sono maestri può essere la sobria proposta di una vita nuova nella fede in Cristo;
in dialogo con fratelli ortodossi che sanno come si prega,
cattolici romani come si agisce, fratelli evangelici come si
crede e che tutti insegnano a
tutti. Essere riformati significa
solo consapevolezza di ciò che
Dio ha ci ha voluto fare essere
e ci vuol fare diventare con la
sua Parola, noi e chiunque accetta di lasciarsi formare da
lui.
■^ViTA Delle Chiese
Una delegazione della FGEI ha visitato l'Albania
Esplorare, conoscere, solidarizzare
PAG. 3 RIFORMA
MARISA CIPRELLI
GIANLUCA NG
Esplorare, conoscere e solidarizzare con l’Albania». Ecco il progetto che ci
ha spinti a visitare questo
paese, un progetto che riguardava sia noi ragazzi della
FGEI (per l’esigenza di creare un rapporto di aiuti e soprattutto di scambio culturale
con un paese di forte immigrazione verso l’Italia), sia il
Servizio rifugiati e migranti
della EGEI.
Dunque si è deciso di lavorare insieme, cominciando dà
un convegno che tracciasse le
linee del progetto. L’incontro
si era tenuto a Corato (BA) il
7-8 giugno scorsi, e aveva visto la partecipazione sia di
’’fgeini” che di rappresentanti
delle comunità.
La scelta del luogo non era
stata casuale, ma aveva mirato proprio al coinvolgimento
diretto di coloro che avevano
collaborato maggiormente
con gli albanesi al momento
del loro esodo.
Quella scelta ci sembrava
importante sia per creare un
dialogo costruttivo con chi'si
era impegnato nell’accoglienza, sia per essere un importante stimolo per la discussione in quelle comunità in cui
l’incontro con gli albanesi ha
prodotto situazioni imbarazzanti e spesso di rottura.
Una delle conclusioni più
importanti era stata di avere
come partner principale la
Chiesa ortodossa albanese:
innanzitutto perché la EGEI,
facendo parte della Conferenza delle chiese europee
(KEK), ha stabilito contatti
con il segretario generale
Aleko Dhimas; in secondo
luogo perché, come noi, anche gli ortodossi sono una
minoranza, e ci sembrava opportuno avere un confronto
su questo piano; infine questo
L’incontro della delegazione della Federazione giovanile evangelica
italiana con Aleko Dhimas, segretario generale della Chiesa ortodossa autocefala d’Albania svoltosi all’inizio di ottobre.
poteva essere un buon canale
per interpretare la realtà albanese e per capire come muoverci per una solidarietà più
concreta.
In effetti questa si è dimostrata una decisione giusta,
forse perché la loro disponibilità è stata senza limiti, è il
dialogo è stato facile.
Attraverso vari colloqui
con ortodossi e altre persone
incontrate a Tirana abbiamo
capito l’importanza che ha
l’autonomia della Ghiesa albanese non solo su un piano
religioso, ma anche su quello
politico, perché evita la possibile interferenza di un altro
paese.
Ecco perché il ruolo delle
nostre chiese può essere importante, sia come esempio di
minoranza (che nonostante le
sue difficoltà difende in tutti i
modi la diversità e la specificità), ma anche praticamente,
sostenendo la Ghiesa ortodossa albanese nei limiti delle
nostre possibilità.
Proprio perché rappresentano una minoranza le chiese
ortodosse vennero adibite a
palestre e ristoranti, mentre le
moschee ebbero il privilegio
di essere conservate come tali.
Avere come referente la
Ghiesa ortodossa non ci ha
impedito di incontrare altre
realtà; in particolare abbiamo
trascorso un pomeriggio con
una coppia di medici inglesi
inviati dalla Società battista
missionaria; essi ci hanno
informato di un loro progetto
per lo sviluppo agricolo
nell’Albania settentrionale e
dei problemi inerenti alla riapertura delle scuole elementari: mancano i banchi, le sedie,
i libri di testo, quaderni e matite.
Si era pensato di realizzare
un gemellaggio con una di
queste scuole per un aiuto
pratico e per instaurare un
rapporto diretto con loro.
Tutti questi progetti però
saranno discussi nel convegno organizzato dalla FGEI
con la collaborazione della
FGEI per il 28-29 novembre
nei locali della chiesa battista
di Mottola.
Inoltre verranno fatte altre
proposte per capire in che direzione e in quali modi questo «progetto Albania» debba
continuare.
Battisti
lombardi
contro
il razzismo
______DARIO SACCOMANI__
Evangelizzare, diffondere
la Parola del Signore e
creare tra le comunità della
regione un rapporto più fraterno, con scambi di culto e studi biblici. E’ quanto è emerso
dall’ultima riunione dell’Associazione «Ghiese battiste
della Lombardia», che ha
avuto luogo il 18 ottobre scorso nei locali di Varese. All’assemblea ha preso parte l’intero comitato, presieduto dal
pastore Paolo Spanu, che dalla passata primavera è il presidente, e i delegati delle comunità di Milano, Bollate,
Varese e Lodi.
Numerosi i problemi e le
iniziative all’ordine del giorno: ripristinare i seminari organizzati in collaborazione
con il Dipartimento di evangelizzazione, che tanto successo hanno riscosso l’anno
passato, istituire nelle singole
comunità seminari per predicatori locali e volontari sociali
e rafforzare le relazioni tra le
singole chiese allo scopo di
intensificare l’attività pastorale su tutta la regione (dato anche lo scarso numero di pastori), e non soltanto attraverso il culto domenicale. A molti anni dalla nascita dell’associazione, dunque, la vita delle
chiese lombarde appare in
pieno sviluppo. Molto ancora
si deve fare, sia all’interno
delle comunità, che hanno bisogno di rafforzarsi e crescere, sia all’esterno di esse, al
preciso scopo di evangelizzare e mantere compatto il tessuto evangelico della regione,
messo in allarmetlalla recente
ondata razzista. A questo proposito, il prossimo anno saranno organizzate numerose
attività ispirate alla lotta contro il razzismo e alla figura di
Martin Luther King.
C
Il problema
giovanile
SAN GERMANO - I partecipanti all’assemblea di
chiesa di domenica 25 ottobre
hanno ascoltato le relazioni
dei deputati alla Gonferenza
distrettuale e al Sinodo, che
hanno passato in rassegna gli
argomenti più importanti dibattuti. L’argomento che ha
suscitato più interesse è stato
quello concernente l’eventuale assegnazione ad un pastore
del compito specifico della
cura d’anime dei giovani, che
spesso si trovano in condizioni di disagio e necessitano di
comunicazione per superare il
proprio privato.
Mentre per alcuni si tratta
di una proposta da prendere
in considerazione, da parte di
altri si insiste sul fatto che
purtroppo i membri delle nostre comunità, ponendosi
sempre in posizione di delega, non si rendono conto che
la loro vocazione è anche
quella di occuparsi, accanto
al pastore, della cura d’anime
dei giovani, verso la quale
dovrebbero orientarsi con
grande impegno.
Sull’altro argomento scottante, «Ghiese e democrazia»
è stata accolta la proposta del
Goncistoro di organizzare due
dibattiti nei primi mesi del
prossimo anno, invitando degli esperti, per chiarire alcuni
dei problemi che ci coinvolgono sia come italiani che come abitanti delle Valli.
Festa
del raccolto
PRAROSTINO - Nel culto
di ripresa delle attività, domenica 12 ottobre, sono stati insediati tre nuovi anziani:
Claudina Bertalot Robert
(Gollaretto), Attilio Fornerone (Roc, parte bassa) e Renato Fornerone per il quartiere
Gay. Ringraziamo quelli
uscenti: Bruno Avondetto,
Giulia Paschetto Reynaud e
Alma Pastre Gardiol.
* Domenica 1° novembre
avrà luogo la Festa del raccolto. Nel pomeriggio, a partire dalle ore 14.45, nella sala
del teatro si terrà il bazar autunnale, con vendita di prodotti dei frutteti e degli orti,
di torte, pane, ecc... Nella sala del presbiterio verrà offerta
una tazza di tè o caffè.
* Nel corso del culto del 27
settembre è stata battezzata
Angelica, figlia di Massimo
Rivoir e di Giusy Garia. Sono
nati: Jody, figlio di Graziano
Godin e Fiorella Travers;
Laura, figlia di Rossano
Gönnet e Marina Rostan; Simone, figlio di Enrico Gay e
di Fiorella Olivero; Annalisa,
figlia di Graziano Paire e
Oriana Forneron; Danilo, figlio di Glaudio Rol e Nella
Gamusso.
* Nel mese di ottobre ci
hanno lasciato Cesare Bourne di 95 anni e Franco Bounous di 64. Esprimiamo alle
famiglie in lutto la nostra solidarietà e il nostro affetto.
Un pressante appello per il rilancio di un'opera di frontiera
Sosteniamo il lavoro del Centro
diaconale «La Noce» di Palermo
MARCO ROSTAN
Tra gli appelli “forti” che
l’ultimo Sinodo delle
chiese valdesi e metodiste ha
rivolto ai membri delle comunità vi è quello per «sostenere
concretamente» l’opera del
Centro diaconale di Palermo.
Per dare attuazione a questo mandato il moderatore.
Franco Giampiccoli, e il nuovo direttore de La Noce, Marco Jourdan, hanno inviato a
tutte le chiese una lettera che,
fornendo una serie di notizie
recenti e in parte più preoccupanti di quelle a disposizione
del Sinodo, sollecitano una
decisa solidarietà finanziaria
la quale, da parte degli “amici” ha segnato un forte calo
rispetto agli ultimi due anni.
Nella discussione sinodale è
stato riconosciuto che il Centro di Palermo rappresenta
una «frontiera irrinunciabile»
della nostra testimonianza in
Italia; per altro è indubbio
che questa grande opera riflette nella sua storia passata
tutta la passione, l’impegno,
la speranza, la scommessa e
al tempo stesso le contraddizioni, le difficoltà e anche gli
errori che spesso si accompa
gnano a molte imprese diaconali espresse dalle chiese
evangeliche.
Da un lato testimonianza
concreta dell’amore di Cristo,
spirito di servizio che non
vuole essere assistenza, opere
come predicazione e segno di
possibile cambiamento di
mentalità, dall’altro grandiosità edilizie eccessive e poco
funzionali, pesante dipendenza dalle convenzioni con gli
enti pubblici, carico eccessivo di personale.
Per La Noce, poi, tutto è
stato reso più complicato dalle realtà di Palermo; sia per le
nuove sfide da cui la nostra
diaconia è interpellata, sia per
i rapporti con la pubblica amministrazione e il costume
che normalmente la contraddistingue. Proprio sul versante della «politica sociale» sono venute, ultimamente, le
«sterzate» che hanno messo
in difficoltà le attività: basti
pensare che il numero dei minori assistiti dal Gomune
presso la scuola del Gentro è
passato da 172 nel ’90 a 97
nel ’91 e a 22 quest’anno.
Per fronteggiare il pesante
deficit del ’91 e quello che si
prospetta nel ’92 il Gomitato
generale del Gentro, nel quale
sono presenti anche le organizzazioni ecumeniche che
fin dall’inizio sostengono La
Noce, ha dovuto operare dei
“tagli” drastici in particolare
sul costo del personale e in
parte sulle attività; per queste
ultime la ricerca dovrà orientarsi nel senso della qualità e
anche verso l’ottenimento di
un certo reddito che permetta
di sostenere i servizi dai quali
non si può pensare di avere
un utile.
Ma anche la qualificazione
- ad esempio a vantaggio dei
disabili - è difficile in un edificio, come quello attuale,
pieno di barriere architettoniche.
Per questi motivi, e nonostante le preoccupazioni, la
lettera di Giampiccoli e Jourdan insiste sullo sforzo che è
necessario fare subito; «Per
poter pensare al futuro è necessario sopravvivere al presente ed è per questo che ci
rivolgiamo pressantemente ad
amici vecchi e nuovi certi di
ricevere - dice la lettera - il
sostegno di cui questa frontiera irrinunciabile della nostra testimonianza in Italia ha
oggi più che mai bisogno».
6
PAG. 4 RIFORMA
:::VlTA DELLE CHIESE
VENERDÌ 30 OTTOBRE 1992
La testimonianza evangelica nella realtà di Cinisello Balsamo
Come si può rendere visibile
la nostra presenza nella città
ALFREDO BERLENDIS
Da un anno la Tavola valdese ha inviato un pastore al centro «Jacopo Lombardini», per collaborare alla sua
attività e per la «presenza
protestante in città».
Sono protestanti alcuni ex
membri della Comune, alcuni
membri attuali e c’è sempre
una cerchia di simpatizzanti,
circa 20-40 persone in tutto.
Alcuni sono membri delle
chiese valdese e metodista di
Milano. Diversamente dal
passato, il nucleo della comune non è a maggioranza evangelica o comunque interessata alla testimonianza cristiana.
Gli evangelici a Cinisello,
città di circa 78.000 abitanti,
sono relativamente numerosi:
pentecostali, avventisti, una
«Chiesa evangelica intemazionale». I Testimoni di Geova hanno due Sale del Regno.
Il cattolicesimo locale non è
vivace, ma gli oratori sono
ben funzionanti; le AGLI
SCHEDA
Il Centro
Lombardini
di Cinisello
Il Centro Lombardini
è sorto come iniziativa
dei giovani delle chiese
evangeliche di Milano
che, attraverso un effettivo radicamento nella
città, intendevano esprimere una testimonianza
all'Evangelo ed un impegno sociale in quella
realtà prevalentemente
operaia.
Al gruppo iniziale si
aggiunsero nel corso
degli anni altri collaboratori interessati alla
scuola popolare, alla
«comune» che costituisce il gruppo propulsivo
del Centro, alle varie attività culturali e allo
studio biblico; molti di
loro non sono evangelici, alcuni non sono credenti.
Non si volle, all’epoca, costruire qualcosa di
«nuovo» ma inserirsi
nel tessuto cittadino,
abitandoci e scommettendo sulle persone anziché sull’edificio.
Dopo il decennio iniziale che vide la presenza nel gruppo di Toti e
Giorgio Bouchard, seguirono periodi più brevi durante i quali il
Centro si avvalse della
presenza, a metà tempo,
dei pastori Pasquet e
Garrone.
Negli ultimi anni il
gruppo si è autogestito
finché nel 1991, in
coincidenza con un cospicuo ricambio nel
gruppo della comune, la
Tavola ha ritenuto di
chiedere al pastore Alfredo Berlendis un impegno a pieno tempo
per un lavoro pastorale
nella zona e per la collaborazione con le attività del Centro stesso.
Il nuovo gruppo che costituisce la comune e che gestisce il Centro
culturale Jacopo Lombardini occupandosi di scuola e di immigrati.
hanno un Centro dove svolgono attività diaconale, biblicoformativa, con validi esegeti e
buona preparazione.
Il «Lombardini» è in un caseggiato popolare, giustamente definito da uno dei fondatori un luogo chiuso, un condominio con vantaggi e svantaggi. Come proporre una
presenza protestante? Salvo il
culto di Natale e qualche conferenza le attività evangeliche
non radunano più di 20 persone; in passato si pensò a un
locale esterno, accessibile ma
per varie ragioni, fra cui l’esiguità del gruppo, il progetto è
stato accantonato.
Esprimiamo alcune ipotesi;
occorre trovare un ambito e
uno sbocco. L’ambito è la
città e il suo hinterland più vicino: ciò presuppone un progetto studiato con le chiese di
Milano. Esse sono allo stesso
tempo troppo vicine (così da
attrarre il nucleo di Cinisello
e il lavoro pastorale) e abbastanza lontane da non essere
cooperanti con il Lombardini.
Si dovrà modificare il secon
do aspetto.
E’ difficile pensare che si
potrà dare coesione e apertura al gruppo di credenti non
disponendo di uno spazio
esterno. Potremo operare senza una continuità di proposta
di ascolto della Parola (culti,
riflessione, conferenze), e
senza che tale lavoro sia visibile e in luogo accessibile?
Crediamo che il Lombardini,
le chiese milanesi, la Tavola,
debbano ripensare alla presenza visibile, forse con un
locale polivalente sia per la
proposta cristiana sia per servizi di aggregazione del centro.
Prima che la minuscola
componente protestante si
dissolva occorre un progetto
che dia ambito e sbocco, che
inventi strutture più adeguate
alla sua vocazione «pubblica». Per l’evangelicità e la visibilità del Lombardini auspichiamo suggerimenti, di aggiustamento dei vecchi progetti o di proposta di nuovi;
tutto sarà prezioso se giungerà in tempo utile.
L'azione del Servizio migranti della FCEI
Le chiese per i rifugiati
dell'ex Jugoslavia
La coordinatrice del Servizio rifugiati e migranti della
Federazione delle chiese evangeliche in Italia, Anne-Marie
Duprè, accompagnata dai pastori di Trieste Renato Coì'sson
(valdese) e Claudio H. Martelli
(metodista), si è recata il 13
e 14 ottobre in Croazia per un
incontro con i responsabili del
progetto di aiuto ai rifugiati
che il SRM sta sostenendo in
collaborazione con le chiese
evangeliche di Trieste
A Pola i rappresentanti del
SRM hanno incontrato i responsabili dell’associazione
«Ictus», legata alla Chiesa
evangelica della città che, in
collaborazione con il Servizio,
assiste 90 ospiti di un orfanotrofio, 20 del quali provengono
da Mostar (Bosnia). Finora
l’aiuto delle chiese italiane è
consistito in viveri e vestiario,
ma viene richiesto ora materiale educativo in quanto i venti
ragazzi profughi non possono
frequentare le scuole, perché
non croati.
A Fiume il SRM sostiene il
lavoro della Comunità luterana, che di recente dispone di
un pastore inviato da una missione norvegese. Lino Lubiana, oriundo fiumano. Il contri
Dall'Assemblea autunnale (Jelle chiese del XIII Circuito
Decìsa una forte mobilitazione
a sostegno dì «Villa Betanìa
»
L’organizzazione dell’attività delle chiese è stata al
centro dell’assemblea autunnale del XIII circuito delle
chiese valdesi e metodiste,
riunitasi presso Casa materna
a Portici (Napoli) sabato 17
ottobre. In particolare, una
grande attenzione è stata riservata al futuro dell’ospedale evangelico Villa Betania di
Ponticelli. A riguardo il Consiglio di circuito aveva ripreso l’atto sinodale e aveva
chiesto alle chiese di prendere iniziative.
Il presidente dell’ospedale,
Sergio Nitri, ha introdotto il
dibattito con una relazione
molto dettagliata che evidenziava da una parte una certa
apertura della Regione Campania per risolvere al più presto la questione della «classificazione» della struttura (che
dovrebbe diventare ospedale
pubblico di zona); dall’altra è
nuovamente emersa la situazione finanziaria non più sostenibile a causa dei gravi ritardi con cui la Regione paga
le rette ospedaliere; un credito di circa 10 miliardi!
L’assemblea ha risposto
con un ricco dibattito, articolato e operativo. La situazione - è stato detto - si colloca
all’interno di una situazione
nazionale di corruzione e diritti violati; l’impegno delle
chiese deve essere più produttivo, ed è stata affermata
l’importanza della nostra diaconia soprattutto in Campania
come segno forte di una predicazione evangelica che proclama la liberazione da ogni
oppressione. Al termine è stato approvato un atto operativo che dà mandato al Consiglio di circuito di «curare la
diffusione a livelio distrettuale e nazionale delle idee e
proposte emerse in Assemblea (...), di sostenere il Comitato di Villa Betania in tutte le iniziative che esso sta
avviando per ottenere la classificazione dell’ ospedale e lo
sblocco della sua paradossale
situazione creditoria (...). di
chiedere che le previste manifestazioni della “settimana
della libertà” siano concentrate in Ponticelli (...), di mettere la struttura organizzativa
del Circuito a disposizione
della FCEI per la realizzazione pratica di queste manifestazioni».
E’ stato preso anche l’impegno di far pervenire al presidente della Regione Campania 10.000 cartoline di cittadini per chiedere la classifica
zione: un segno di mobilitazione non solo degli evangelici, ma della popolazione tutta di Ponticelli.
PROTESTANTESIMO
IN TV
DOMENICA
1° NOVEMBRE
ore 23.30 circa - RAIDUE
replica
LUNEDI’
9 NOVEMBRE
ore 9.30 circa - RAIDUE
LA RIFORMA
PROTESTANTE
NELL’ITALIA
DEL CINQUECENTO
Venerdì 30 ottobre - UDINE - Alle ore 18, presso la
sala della Chiesa metodista
(piazzale D’Annunzio 9) il
pastore Arrigo Bonnes presenta il libro di Alister Me
Grath II pensiero della
Riforma.
Sabato 31 ottobre - TORINO - Alle ore 21, presso il
tempio valdese, nell’ambito
dell’autunno cameristico e
vocale ‘92, il quartetto Walton esegue musiche di Boccherini e Mozart.
Giovedì 5 novembre
PONTICELLI (Na) - Alle ore
16.30, presso il centro culturale «Emilio Nitri» del Villaggio Caracciolo, il dottor
Nando Sasso parla sul tema II
diabete, nell’ambito del ciclo
buto delle chiese italiane consente di assistere circa 80 rifugiati; si pensa di sostenere un
orfanotrofio che ospita ragazzi
rifugiati dalla Bosnia.
A Zagabria il partner del
SRM è l’associazione “Duhova Stvaraost”, legata alle chiese battiste; l’associazione riceve dall’Italia e da altri paesi
aiuti per assistere 500 persone
a Zagabria e per fornire medicinali e viveri a 20 centri sanitari nelle zone di guerra. Oltre
a questi progetti in Croazia, le
chiese sostengono un gruppo
di zingari Rom evangelici rifugiati a Trieste, curando in
particolare la scolarizzazione
dei bambini e cercando di facilitare il tradizionale lavoro
degli adulti nella lavorazione
del rame. 1 lavori del SRM,
iniziati nell’ottobre 1991, sono
finanziati al 75% dalle chiese
italiane e per il 25% dal Consiglio ecumenico delle chiese.
Per il 1993 si prevede il
contributo di un organismo
ecumenico olandese, ed è stato presentato al governo italiano un progetto per la ricostruzione dell’ospedale di Vincovie, in Slavonia, e per il riscaldamento di un campo profughi
in Korina.
L'assemblea di chiesa di Riesi
Decisa la mobilitazione
per liberarsi della mafia
L’Assemblea di chiesa ha
ascoltato la relazione sui lavori del Sinodo. Un argomento in particolare ha suscitato
una discussione molto vivace,
ed è stato «Chiese e democrazia».
E’ stata accolta con entusiasmo la decisione del Sinodo di caratterizzare la «settimana della libertà» del XVII
febbraio come settimana di
mobilitazione degli evangelici per la «libertà dalla mafia».
Non si tratta certamente di
un problema estraneo alla
piccola comunità di Riesi, e
dopo Uimpegno personale,
dopo l’affissione di manifesti
per tutta la città recanti la
confessione di fede scritta
dalla Chiesa valdese di Palermo e sottoscritta da quella di
Riesi, vi è ancora il bisogno
di impegnarsi come chiesa
per essere presenti pubblicamente nella lotta contro la
mafia.
Si sta già organizzando al
riguardo un dibattito pubblico
per novembre, e altri ne seguiranno, speriamo, perché la
gente del Sud abbia sempre
più consapevolezza che la
mafia si combatte anzitutto
partendo da un’etica personale coerente, che non ricerca i
propri interessi, i privilegi e i
trattamenti particolari.
* La comunità riesina si è
molto rallegrata della presentazione al tempio di Marta
Cosentino; la chiesa ha vissuto dei momenti di gioia e di
allegrezza stringendosi attorno ai genitori Nunzio e Angelica.
La notizia della scomparsa
della sorella Pietrina Pistone
Caci ha colto di sorpresa l’intera comunità. Pietrina infatti
aveva solo 59 anni, è mancata
improvvisamente e lascia il
ricordo di una donna fervente
e impegnata in molte attività
della chiesa.
di incontri sulla medicina
preventiva.
Venerdì 6 - mercoledì 11
novembre - REGGELLO
(Fi) - A Casa Cares (villa «I
graffi») si svolge il corso per
operatori nei servizi e nella
diaconia organizzato dalla
Commissione di studio per la
diaconia.
Il corso si articola nelle tre
sezioni storica, biblica e di
attualità.
Intervengono e presentano
relazioni: Giorgio Spini, Andrea Mannucci, Gianni Boston, Nedo Baracani, Fulvio
Ferrano.
Domenica 8 novembre
FIRENZE - Si inaugura il
corso di formazione diaconale con il seguente programma:
ore 10.30: culto nella chiesa metodista (via de’ Benci 9)
tenuto dal prof. Paolo Ricca.
ore 13; agape presso il
Centro giovanile protestante
«Gould» (via de’ Serragli
49).
ore 15.30: inaugurazione
dell’anno con presentazione
dei corsi e visita ai locali,
messaggi e saluti da parte di
ospiti, studenti e rappresentanti delle chiese.
ore 17.30; rinfresco offerto
dagli studenti.
Domenica 8 novembre
BOLOGNA - Dalle 18.30 alle 21.30 si tiene presso la
chiesa metodista un incontro
comunitario di riflessioni, testimonianza e preghiera seguito da un’agape fraterna.
Venerdì 13 novembre TORINO - Alle ore 20. 45,
presso il Salone valdese di
corso Vittorio Emanuele II
23, Rob Van Drimmelen,
economi.sta e segretario della
«Commissione sulla partecipazione delle chiese allo sviluppo» del Consiglio ecumenico delle chie.se (Ginevra),
parlerà sul tema Fede cristiana e vita economica.
La Ca.sa Valcie.se di Vallecrosia
CERCA
UN OPERAIO MANUTENTORE
addetto alla manutenzione generale.
Si richiede disponibilità ad ottenere il brevetto per a.ssLstenza
bagnanti in acque aperte. Trattamento economico adeguato
comprensivo di vitto ed eventuale alloggio.
Inviare al più presto il proprio curriculum a:
CASA VALDESE - C.P. 45 - 18019 VALLECROSIA (IM)
o telefonare per informazioni al 0184/29.55.51.
7
venerdì 30 OTTOBRE 1992
Vita Delle Chiese
PAG. 5 RIFORMA
L'Assemblea della Federazione delle chiese evangeliche di Puglia e Lucania
, I
Il cantiere aperto di un comune servizio
di testimonianza alPEvangelo di Gesù Cristo
GIANNA SCICLONE
Saggezza fatta di fragilità
condivise, dono dell’altro
nella propria irriducibilità ai
nostri schemi, vocazione al
servizio comune all’Evangelo
di Gesù Cristo: questi i tre livelli di consapevolezza di
unità e solidarietà fra le chiese richiamati nella relazione
introduttiva all’Assemblea
della Federazione delle chiese
evangeliche apulo-lucane
(FCEPL), tenutasi a Bari il 18
ottobre.
La FCEPL ha vissuto in
questi ultimi due anni un indispensabile e entusiasmante
momento di rilancio, dopo alcuni anni di crisi. La nuova
formula adottata dall’assemblea, e sancita per statuto, è
quella di una struttura di raccordo fra le due denominazioni (XIV circuito e associazione regionale delle chiese
battiste).
La relazione e il dibattito
hanno valutato come significativi alcuni incontri, primo
fra tutti il convegno su Mezzogiorno e chiese, svoltosi
nell’aprile scorso, di cui l’assemblea ha chiesto una riedizione quest’anno. La formula
adottata, quella di un’organizzazione comune fra la
FCEPL e la Federazione giovanile evangelica (EGEI), in
cui ciascun gruppo EGEI e/o
ciascuna chiesa ha portato un
suo specifico contributo al dibattito, è stata particolarmente felice.
Di fronte all esodo di massa dei profughi aibanesi si è manifestata ia solidarietà deile chiese pugliesi.
L’Assemblea ha rilanciato i
contenuti del convegno, inviando alle chiese le Sette parole del nostro discepolato
nel Sud come concetti chiave
da approfondire nella catechesi e nella testimonianza
individuale e collettiva.
A tale proposito va segnalata un’altra iniziativa comune tra EGEI e chiese apulolucane, cioè rincontro su Italia-Albania: quale solidarietà
intelligente?, che si terrà alla
fine di novembre. La Puglia,
area ponte con l’Est europeo,
è dunque luogo privilegiato
per interrogarsi sulla propria
vocazione anche in termini di
prassi. Ecco perché il Consiglio aveva già pensato all’organizzazione di seminari teologici, a partire da novembre,
sui temi dell’etica protestante.
Altro impegno è quello della sensibilizzazione sulla laicità della scuola e sulle obiezioni di coscienza al servizio
militare e alle spese militari.
È stata poi sottolineata l’importanza del lancio del settimanale BMV Riforma, e anche qui la FCEPL può essere
strumento di diffusione della
riflessione.
L’assemblea ha accolto una
proposta di approfondimento
della tematica dell’evangeliz
Dal documento del convegno «Mezzogiorno e chiese»
Il discepolato al Sud:
un progetto comunitario
Le chiese evangeliche in
Italia, che avevano il compito
di affermare e annunciare un
Evangelo che chiama tutti a
conversione, hanno cercato
talvolta di opporre una convinta resistenza suonando le
trombe, come la sentinella di
cui parla il profeta Ezechiele
per avvertire tutti dei pericoli
che stanno correndo, pur nella consapevolezza dei limiti
intrinsechi ad una condizione
di minoranza. Altre volte
hanno preferito scegliere un
atteggiamento di tregua, di
ripensamento e di autocritica.
Oggi gli eventi che hanno
determinato profondi cambiamenti nel mondo (la caduta delle Ideologie, la consapevolezza del rischio ambientale come rischio plane
tario, ecc.) ci spingono a riconsiderare l’importanza di
una visione evangelica come
alternativa ad una società fortemente con'sumistica nella
quale impera la logica del
profitto ad ogni costo.
Ripensando all’Ecclesiaste,
quando ci dice che c’è un
tempo per riflettere e un tempo per agire, un tempo per
resistere e un tempo per arrendersi, dobbiamo riappropriarci di quella passione di
lottare che negli anni passati
ha caratterizzato il mondo
evangelico pervaso, ultimamente, da un senso di disorientamento.
In questa logica, dal convegno viene forte una spinta ad
andare avanti, rivalutando
l’importanza dell’autonomia
Le sette parole
di ogni credente come condizione necessaria a formare
individui responsabili e convinti che, per uscire da una
situazione così degradata come quella meridionale e italiana, sia indispensabile interagire con altri soggetti attraverso un’azione comunitaria
di collaborazione.
Come tutto questo può avvenire? Noi evangelici non
possiamo che partire da quel
Cristo che ci invita a mettere
la mano all’aratro e a divul' gare il suo insegnamento nella certezza che il riscatto, non
solo del popolo meridionale
ma dell’intera umanità, non
può che avvenire attraverso
una continua e convinta testimonianza evangelica.
1) Mediazione: «V’è un solo Dio e anche un solo mediatore fra Dio e gli umani, Gesù Cristo» (I Timoteo 2: 5). Dunque io non accetto alcuna mediazione e
alcun mediatore se non Gesù Cristo.
2) Resistenza-resa: «Prendete la completa armatura di Dio affinché possiate resistere al giorno malvagio» (Efesini 6: 13).
Io mi impegno a resistere ogni giorno al
male e anche ad arrendermi a Gesù Cristo.
3) Autonomia: «Voi siete stati chiamati a
libertà» (Calati 5: 13). Affermo dunque
la mia autonomia nel rifiuto di ogni forma di delega.
4) Responsabilità: «Non essere vinto dal
male, ma vinci il male col bene» (Romani 12: 21). Mi dichiaro responsabile di
fronte agli impegni che come credente
sono chiamato/a ad assumere.
5) Collaborazione: «La nostra comunione di fede sia efficace» (Filemone 6).
Niente mi è possibile fare da solo/a.
6) Testimonianza evangelica: «Come il
Padre ha mandato me così io mando
voi» (Giov. 20: 21). Mi impegno a testimoniare Cristo nel mondo.
7) Riscatto: «Voi siete sfati riscattati a
prezzo, non diventate schiavi degli uomini» (I Corinzi 7: 23). L’annuncio di riscatto che ricevo da Cristo mi impone di
ribellarmi contro ogni fatalismo.
zazione, in vista di un incontro delle chiese e poi di un raduno a carattere pubblico. Sono stati previsti incontri fra i
bambini e i monitori delle varie scuole domenicali e la
prospettiva di collaborazione
territoriale, già in corso a Bari e Lecce.
Insomma, il cantiere è aperto: ciò che ci guida e ci unisce è, come ha detto il pastore
Lupi nella sua appassionata
predicazione su Daniele 5, la
testimonianza, l’affermazione
e il primato della signoria di
Dio sulla storia, non meno
che sulla nostra vita individuale di credenti.
Salerno:
i giovani
per la città
È ripresa l’attività del gruppo giovanile metodista di Salerno, gruppo che nella scorsa
primavera ha aderito alla
EGEI.
Si tratta di un gruppo non
molto numeroso ma compatto
e intenzionato a operare soprattutto per «il bene della
città». Vi sono quattro studenti universitari e altri che
frequentano il liceo. Le occasioni di incontro sono settimanali, e si susseguiranno in
un programma di iniziative
articolate su tre linee.
Formazione biblica, attraverso colloqui con il pastore
impostati sui temi dell’etica
nel Nuovo Testamento.
Impegno nel forum antirazzista, attraverso contatti, incontri e riunioni con un gruppo di giovani senegalesi per
un programma di reciproca
conoscenza.
Impegno «evangelistico»;
da oltre un anno è in preparazione, e in parte già è realizzato, del materiale per un’
evangelizzazione soprattutto
nell’ambiente giovanile e universitario.
Quest’ultimo impegno è
quello che maggiormente
coinvolge, nell’intento di
aprire un dialogo Con i giovani deirUniversità.
Ci siamo accorti che prima
di evangelizzare occorre avere strumenti per dialogare,
farsi udire e ascoltare dagli
altri. Non sono gli opuscoli
che fanno conoscere la Parola, ma ci permettono di rompere il muro di silenzio e di
indifferenza che troviamo intorno a noi.
BOBBIO PELLICE -,I1 culto di domenica 18 ottobre è stato
tenuto dal past. Emidio Campi, docente di storia della chiesa presso la Facoltà di teologia dell’università di Zurigo, e il
culto in francese di domenica 25 è stato tenuto dal past.
Giorgio Tourn, che ha anche presentato il proprio libro /
giorni della bestia, recentemente pubblicato.
• In occasione del culto con Cena del Signore, domenica 1 °
novembre verrà ricordata la Riforma.
TORRE PELLICE - Per motivi di forza maggiore il concerto
della corale studentesca del Baden, previsto per venerdì 30
ottobre nel tempio non avrà luogo.
PRALI - L’Unione femminile, vista la situazione difficile, ha
deciso di versare i proventi del bazar e dell’agape dello
scorso 17 febbraio alla cassa centrale della Tavola valdese,
per un totale di cinque milioni di lire.
VALLE DI SUSA - «Un uomo, una donna, una vita» è il tema
della conferenza itinerante che si è tenuta nelle chiese battiste il 2 e il 3 ottobre a Bussoleno, il 5 a Villarfocchiardo, il
23 e il 24 a S. Antonino di Susa. Ha parlato il ginecologo
Luigi Sgrò.
AOSTA - Ha preso il via il 28 ottobre il terzo anno del Collettivo biblico ecumenico, presieduto dal pastore Roberto Romussi e da don Paolo Papone. Il tema di quest’anno è «Sapienza e profezia nell’Antico Testamento». Il Collettivo ha
scadenza bimensile (il secondo e il quarto mercoledì del
mese) e si tiene nella chiesa di Santo Stefano. Prossimo incontro rii novembre.
• Il 18 ottobre, nel tempio, il pastore Roberto Romussi ha
celebrato il matrimonio tra Christian Viale e Tiziana Ferrarese, entrambi di 23 anni. È stitto anche battezzato il figlio, Rèmi, di otto mesi.
TORINO - Ogni martedì alle 20,30, per tutto il mese di novembre, la Chiesa battista di via Passalacqua ospita i concerti dell’associazione.musicale Valentino.
• Nella Chiesa battista di via Passalacqua, domenica 11 ottobre, Marco Piovano ha battezzato Maria Beiforte D’Arpino, Valeria Ciccarelli e i fratelli Elia e Simona
Piovano. I canti della corale valdese e battista hanno preceduto un’agape fraterna.
POMARETTO - A partire da domenica 1° novembre, per tutta
la stagione invernale salvo a Natale e a fine anno, i culti si
terranno nella sala del teatro.
• Si sono uniti in matrimonio Luisella Leger e Silvano Morello con rito civile, e Marcella Pranza e Enrico Rostan
nella Chiesa cattolica di Villar Porosa. Agli sposi gli auguri
della comunità.
TRIESTE - Domenica 1° novembre nella Chiesa luterana di
Largo Panfili si tiene un culto riunito delle tre chiese evangeliche della città, in occasione della domenica della Riforma.
EMILIA ROMAGNA - Le chiese battiste di Ferrara e Rovigo
svolgono un’intensa evangelizzazione via radio. Si chiama
infatti “Radio voce nel deserto” (Fm. 87.7/87.8) remittente
radiofonica gestita dalle due comunità, il cui pastore è Carmine Bianchi. La radio funziona 24 ore su 24. Tra i programmi lo studio biblico «Viaggio dentro la Bibbia», la predicazione «Incontri con la fede cristiana» e «Parole di speranza». Per il 6 novembre è stata invece organizzata una
conferenza su «Europa, oggi e domani» presso i locali della
chiesa di via Carlo Majer, relatore Giorgio Girardet. Infine,
il 5 novembre a Ferrara e il 6 a Rovigo, comincia un corso
di conversazione in lingua inglese di temi biblici; gli appuntamenti saranno settimanali, per sei mesi.
TRIESTE - Concerto di musica classica, giovedì 6 novembre,
nella basilica di San Silvestro: l’organista Zudini interpreterà musiche di Bach.
SANREMO - Il 7 novembre, alle ore 17 nella sala Ugo Janni,
il pastore della Chiesa valdese di Ivrea, Gianni Genre, tiene
una conferenza su «Dopo la morte».
BARI - Il 7 novembre, nei locali della chiesa battista, avrà luogo il primo seminario teologico della serie «Temi di etica»,
organizzati mensilmente dalla Federazione delle chiese di
Puglia e Lucania. Il tema di questo incontro, alle ore 16, sarà
«Cristo compimento della legge».
VENEZIA -Alla Foresteria valdese (palazzo Cavagnis) il 14 e
il 15 novembre il pastore Pasquale Castelluccio apre i lavori
del seminario «Migranti». Per informazioni rivolgersi alla
Foresteria (tei: 041/5286797) oppure alla Chiesa battista di
Pordenone (tei: 0434/32431).
PORDENONE - La chiesa battista ospita, il 15 novembre, un
seminarlo del SAE (Segretariato attività ecumeniche). Sono
in programma un dibattito e un’agape fraterna.
VERONA - Proseguono nel salone del palazzo Tai Pre gli incontri biblici organizzati dalla Chiesa valdese. Inaugurati
con una conferenza del prof. Paolo Ricca, vedranno, il 19
novembre alle 20,30, una relazione di Train Valman, «Dio
ci incontra come Padre» e proseguiranno fino ad aprile.
GENOVA - «Le chiese e l’Europa» è il tema della conferenza
che il pastore Giorgio Bouchard tiene il 21 novembre
all’Università popolare di Sestri Ponente, con inizio alle 17.
E’ previsto un dibattito con gli studenti. Alle 21 Bouchard
sarà ospite della Chiesa battista per parlare di «Libertà dalla
mafia e democrazia in Italia».
ALESSANDRIA - Il Centro culturale protestante e la Chiesa
metodista organizzano per il 26 novembre un incontro
all’Università di Alessandria su «La sociologia della religione».
MOTTOLA - II 28 e 29 novembre la Federazione giovanile
evangelica di Puglia e Basilicata organizza, nei locali della
Chiesa battista dalle ore 16 del sabato, un convegno sul tema: «Italia - Albania: per una solidarietà intelligente.
PORDENONE - Il 30 novembre, alle ore 21, nella chiesa battista, inizia un ciclo di studi biblici sugli Atti degli Apostoli.
8
PAG. 6 RIFORMA
L'ETERNO
ALL’ASCOLTO Della Parola
VENERDÌ 30 OTTOBRE 1992
VEGLIA
GIORGIO BOUCHARD
Proprio alla vigilia della commemorazione
della cosiddetta «scoperta
dell’America» la Reale
Accademia di Svezia ha
compiuto un gesto significativo: ha conferito il Premio Nobel per la letteratura a un nero dei Caraibi,
Derek Walcott.
Discendente di schiavi,
metodista, ammiratore di
Milton, Walcott è anche un
credente.
Ascoltiamolo: «Io sono
un credente e ho sempre
provato un senso di gratitudine per tutto quello che
reputo essere un dono: la
bellezza della terra, 1Í bellezza della vita che ci circonda... Se perdiamo la religione perdiamo la poesia.
Una poesia, secondo me, è
una discussione con Dio, e
mi immagino che lui questo lo capisca».'
Con questo gesto la Svezia luterana ha dimostrato
ancora una volta tutta la
sua serietà, il suo senso
della storia; ha laureato un
nero evangelico.
A dire il vero, Walcott
non è l’unico nero evangelico che si trovi oggi alla
ribalta della storia; c’è anche Boutros Ghali, Segretario generale delle Nazioni Unite, egiziano di origine copta diventato cristiano in gioventù, che gestisce il supremo consesso
intemazionale con la stessa evangelica fermezza
che fu di Dag Hammarskjòld, luterano svedese
ammazzato dai catanghesi
più di trent’anni fa". C’è
anche Nelson Mandela,
che quando fu liberato disse:« Alleluia!».
Ai neri potremmo aggiungere i “gialli”;
c’è la Corea che sta diventando protestante", ci sono
cinquanta milioni di
«evangelicals» appiattati
negli anfratti della società
cinese; si potrebbe aggiungere la trasformazione
quantitativa (e qualitativa)
del protestantesimo latinoamericano, che sarà
sempre più difficile defi
nire come «agente del capitalismo»”.
C’è la rinascita di antiche «nazioni protestanti»
come la Lettonia, l’Estonia
e la stessa Germania. Il ri
to evangelico condotto dal
pastore Kruse (già presidente della Chiesa evangelica della Germania,
l’EKD) al funerale di Willy Brandt bene esprime la
presenza protestante in una
nazione che deve di nuovo
esorcizzare i suoi demoni e
rivendicare i suoi autentici
leader.
C’è, infine, un fatto nuovo. Grandi movimenti
evangelistici nati e cresciuti in mezzo ad ogni sorta di
sospetti, come gli avventisti e molti pentecostali, si
dichiarano ormai apertamente protestanti e costruiscono tutta la loro teologia
(e la loro vita) intorno a un
dogma fondamentale: la
giustificazione per grazia
mediante la sola fede.
Se a questo aggiungiamo la crescita esponenziale delle edizioni bibliche" ci troviamo di fronte a una conclusione obbligata.
Per il protestantesimo
comincia una nuova stagione, e secondo ogni apparenza si tratterà di una
stagione di grande vitalità.
Non è sempre stato così
anzi, nel nostro secolo (dopo il 1914) non è mai stato
«Il candeliere è acceso». La testimonianza dei riformatori. Un cardinale, un diavolo, il papa e un monaco si affannano invano a soffiare per
spegnere la candela. Seduti, da sinistra: Bucero, Hus, Melantone, Girolamo da Praga, Lutero, Zanchi, Calvino, Beza, Perkins, Rado Illirico e
(sotto) Wyclif. In piedi da sinistra: Bullinger, Vermigli, Knox, Zwingli e Ecolampadio.
ne della tradizione protestante. Basta dare un’occhiata alle liste dei nuovi
pastori consacrati negli ultimi dieci anni per rendersi
«Poi la parola delPEterno
mi fu rivolta^ dicendo: "Gfiremia, che \ediì". lo risposi:
'^Vedo un ramo di mandorlo". E l'Eterno mi disse: "Hai
visto bene, perché io vigilo
sulla mia parola per mandarla ad effetto»
(Geremia 1: 11-12)
così; abbiamo giocato di
rimessa per 80 anni, abbiamo «fatto catenaccio» intorno alla nostra Bibbia;
sempre più stanchi, sempre
più tristi. Nel 1968 un convertito mi disse, a Sesto
San Giovanni: «La nostra
chiesa ha un grosso difetto;
siamo tutti terzini».
Ed era vfero: eravamo
tutti terzini, tesi a conseguire un impossibile pareggio (zero a zero) col
mondo moderno. In realtà
eravamo come il Torino
dopo Superga; e la nostra
Superga erano state la prima guerra mondiale, la vittoria nazista in Germania,
la secolarizzazione (e a
volte la cattolicizzazione
delle élite scandinave e anglosassoni. Adesso invece
tutto è cambiato, quasi di
colpo: il protestantesimo è
in ripresa nei cinque continenti.
Perché questa rinnovata
vitalità? Non certo a
motivo delle risorse inter
conto che le nostre chiese
non si reggono affatto sulla
loro tradizione; si reggono
sulla base di una chiamata,
come dice l’Eterno a Geremia: «Io vigilo sulla mia
parola per mandarla a effetto».
Mentre noi eravamo
stanchi e disperati l’Eterno
vigilava, e preparava nuovi
tenipi anche per noi; e così, quando meno ce
l’aspettavamo, l’Eterno ci
ha rinnovato la sua chiamata e ci ha dato un nuovo
tempo di vita.
Le chiese evangeliche
possono dunque guardare all’avvenire con fiducia, ma a tre condizioni:
1) che siano capaci di
autentica confessione di
peccato . Mi sono molto
rallegrato, pochi gioni fa,
quando ho letto sul giornale che il presidente sudafricano De Klerk (un protestante dichiarato) ha detto,
parlando dell’apartheid:
«Abbiamo peccato».
Non basta infatti dire che
«siamo tutti peccatori»
(questo lo fa anche Andreotti), bisogna essere- disposti a vero ravvedimento, a cambiar vita.
E il protestantesimo deve
«cambiare vita» su infinite
cose: dalla freddezza del
suo rapporto con Dio,
all’individualismo della
sua morale, passando attraverso la formalità della sua
democrazia e la piccineria
del suo stile di vita;
2) che accettino che uno
dei doni che hanno ricevuto dal Signore è quello di
una fede vissuta come cosa
intima, profonda^; se ne
può, e sé ne deve, rendere
pubblica testimonianza
quando lo Spirito parla, ma
non la si deve sbandierare.
La nostra «religione» sarà
sempre quella espressa,
una volta per tutte, dal Ser
mone sul monte: «Entra
nella tua cameretta e, serratone l’uscio, fà orazione
al Padre tuo che è nel segreto...» (Matteo 6: 6);
3) infine: l’unica, valida
espressione esterna di questo nostro «rapporto segreto» con Dio sarà il modo in
cui adempiamo - ciascuno
e tutti insieme - la nostra
vocazione.
Perché, come dice ancora
il Signore nel Sermone sul
monte, è bene che «gli uomini vedano le vostre buone opere» (Matteo 5: 16).
Ma queste nostre «opere» (il mestiere, l’azione
sociale e politica, l’educazione dei figli, il funerale
di un amico o il culto radio
evangelico" le compiremo
con calma; perché intanto
r Eterno veglia',' pensa lui a
mandare a effetto la sua
Parola.
(1) DaU’intervista pubblicata su
“Repubblica” del 9 ottobre, pagg.
1 e IV di Cultura.
(2) La comunità di Bose ha appena ripubblicato il Diario di Hammarskjòld {Tracce di cammino.
edizioni Qiqajon, 1992). Per un
commento vedi F. Giampiccoli,
La fede di mister H., Claudiana,
1969.
(3) Per l’esattezza, un quarto della
Corea del Sud è attualmente
evangelico, in prevalenza presbiteriano.
(4) In Italia solo il cattolico Sergio Quinzio ha saputo prendere le
difese degli evangelici sudamericani, in un articolo pubblicato il
15 ottobre, sul “Corriere della Sera”, in aperta polemica col papa.
(5) Nel 1991, 609 milioni di singoli libri biblici, 13 milioni di
Nuovi Testamenti, 18 milioni di
Bibbie complete.
(6) Esemplare, in questo senso,
l’itinerario spirituale di Hammarskjòld, che giustamente la comunità di Bose avvicina a quello di
Bonhòffer (vedi nota 2).
(7) Abbiamo recentemente scoperto che per decenni i 600.000
ortodossi albanesi, oppressi da un
duro ateismo di stato, hanno avuto un’unica fonte di «approvvigionamento spirituale»: il nostro
culto radio. Noi non lo sapevamo
credendo di parlare solo per l'Italia; ma intanto l’Eterno vegliava...
adío
Signore, benché io sia una miserabile
e rotta creatura io ho, per la tua Grazia, un patto con ie - I am in covenant
with thee -. E voglio presentarmi ora a
te, pel tuo popolo. Tu hai fatto di me,
benché indegno, un importante strumento per far loro del bene, per compiere il tuo servizio. Molti mi hanno valutato troppo alto, altri godranno della
mia morte. O Dio, qualunque cosa tu
decida di me, continua a far loro del
bene. Dà loro fermezza di giudizio,
cuore e amore reciproco. Continua ad
aver cura dèlia loro libertà e proteggi
l'opera della Riforma. E fà il nome di
Cristo glorioso nel mondo. Insegna a
coloro che troppo esaminano gli strumenti della tua Provvidenza ad avere
maggiore fidanza in te. Perdona a colo
ro che desiderano di calpestare la polvere di questo povero verme, perché anch’essi fan parte del tuo popolo. Perdona anche la pazzia di questa corta preghiera, in nome di Cristo.
E dacci una buona notte, se tale è il
tuo piacere. Amen
2 settembre 1658
Oliver Cromwell
Preghiera in forma di lettera, scritta da Oliver Cromwell, il
grande leader della Rivoluzione inglese, alla vigilia della morte. Pubblicata da Bruno Revel, edizioni Doxa (O. Cromwell,
Discorsi e lettere della Rivoluzione, Roma, 1930.
9
venerdì 30 OTTOBRE 1992
Cultura
PAG. 7 RIFORMA
A Ferrara una mostra antologica del grande pittore ebreo
La Bibbia fonte di ispirazione
dell^opera pittorica di Chagall
PAOLO T. ANGELERI
Fin dalla mia prima giovinezza sono stato affascinato dalla Bibbia. Mi e sempre sembrato e ancora mi
sembra che sia la più grande
fonte di poesia di ogni tempo.
(...) La Bibbia è come una risonanza della natura e questo
segreto ho cercato di trasmetterlo».
Così Chagall (Vitebsk 1887
- Saint-Paul de Vence 1985)
nella sua prefazione al catalogo del «Musée national Message biblique» di Nizza. La
sua opera, anche quando si
ispira ad altri temi, ha sempre
al fondo il sapore del messaggio biblico, al cui commento
pittorico ha dedicato la maggior parte del suo impegno
creativo.
A Ferrara, al Palazzo dei
Diamanti e alla Casa Giorgio
Cini, dal 20 settembre al 3
gennaio dell’anno prossimo,
è aperta una grande esposizióne dell’opera di questo artista. Ih particolare alla Casa
Giorgio Cini sono esposte le
105 incisioni della sua Bibbia, edita nel 1956 da Teriade
per le edizioni Verves.
È un’occasione da non
mancare: anche perché è un
invito - in particolare per noi
protestanti che nella Bibbia ci
siamo sempre riconosciuti - a
vivere la vita «con i colori
dell’amore e della speranza».
«La solitudine» di Marc Chagall. Opera esposta a Ferrara, Palazzo
dei Diamanti (dal 20 settembre al 3 gennaio 1993). Si noti il rotolo
della Torah fra le braccia dell’ebreo immerso nella meditazione.
in tempi in cui queste due
sorgenti spirituali possono
apparire irrimediabilmente
smarrite.
«Per me - dice Chagall - la
perfezione nell’arte e nella
vita è sgorgata dalla fonte biblica. Senza questo spirito, la
sola meccanica di logica e di
costruttività, nell’Arte e nella
Vita, non porta frutti».
Visitare l’opera di questo
artista è dunque occasione
per un nuovo incontro con la
Bibbia: e se riuscissimo a recuperare il suo antico/moderno amore ebraico per questo
libro, saremmo in grado di ritrovare noi stessi, la parte migliore della nostra spiritualità.
«Malgrado la brutalità che
ha caratterizzato negativamente gli ultimi decenni - sostiene Meyer Schapiro nel
suo volume sull’arte ispirata
dalla Bibbia di Chagall l’umanità non ha perso la sua
sensibilità; oggi più che mai
avvertiamo l’unità di fondo
del genere umano e un comune bisogno di giustizia, buona
volontà e verità».
Marc Chagall, pittore russo,
dopo gli studi svolti a Pietroburgo si stabilì in Francia,
dove operò rievocando nei
suoi quadri il paese d’origine,
l’ambiente contadino, il rito e
il folclore ebraico. Le sue immagini sono caratterizzate da
visioni fuori del tempo.
L'attività dell'Alleanza biblica universale e delle Società bibliche
Quasi 2.000 lingue per diffondere
la Bibbia nei cinque continenti
L’Alleanza biblica universale, fondata nel 1946, riunisce oggi circa 100 Società bibliche nazionali, alcune delle
quali operanti fin dall’inizio
del XIX secolo. Ne fa parte la
Società biblica in Italia, costituita legalmente nel dicembre
1983. ■
Questa era però presente a
Roma fin dal 1870, attraverso
la Libreria sacre scritture,
agenzia italiana della Società
biblica britannica e forestiera
diventata membro della famiglia mondiale delle Società
bibliche nel 1969. La Libreria
ha fornito e fornisce alle chiese evangeliche in Italia la
Bibbia nella traduzione di
Giovanni* Diodati e nella sua
revisione fatta dal prof. Giovanni Luzzi: dal 1980 ad oggi
sono stati distribuiti 300.000
testi.
Anche in Italia, come in altri paesi, è stata realizzata la
traduzione interconfessionale
in lingua corrente della Bibbia (TILC). Il Nuovo Testamento e l’intera Bibbia sono
stati pubblicati rispettivamente nel 1976 e nel 1985 in coedizione della Libreria sacre
scritture (LSS) e dalla Libreria dottrina cristiana (LDC).
L’impegno di collaborazione
con la Chiesa cattolica non si
è fermato alla sola traduzione
e stampa della TILC: soprattutto la diffusione è fatta interconfessionalmente.
Nel giugno 1991 è stato firmato un accordo di collaborazione tra l’Alleanza biblica
universale e la Federazione
biblica cattolica a livello
mondiale per la diffusione
della Bibbia nell’Europa centrale e orientale. La collaborazione tra cattolici, protestanti e ortodossi va quindi
aumentando in tutte le attività
dell’ABU.
Tre sono le attività delle
Società bibliche: traduzione,
stampa e diffusione della
Bibbia. Le lingue principali
nel mondo sono 3.000 ma se
ne contano fino a 6.000. Ad
oggi, la Bibbia o parte di essa
è stata tradotta in 1.928 lingue. Da alcuni anni, TABU è
particolàrmehte impegnata in
un nuovo tipo di traduzione:
la Bibbia in lingua corrente.
Nel 1991, si è impegnata in
608 progetti di traduzione, in
177 dei quali partecipa la
Chiesa cattolica. 315 riguardano la regione Asia-Pacifico, 204 l’Africa, 57 le Americhe e 32 l’Europa e il Medio
Oriente. Lavorano in questi
progetti oltre 750 traduttori a
tempo pieno e 2.000 traduttori a tempo parziale. Il sostegno finanziario necessario è
stato di 6 miliardi di lire.
Sempre nel 1991, l’ABU ha
.stampato 16 milioni di Bibbie, 15 milioni di Nuovi Testamenti e 567 milioni di testi
biblici diversi.
Nonostante i grandi sforzi,
l’ABU non riesce a soddisfare tutte le richieste, in particolare quelle provenienti dal
Terzo Mondo e dai paesi
dell’Est, dove la domanda è
in continuo aumento. In particolare - come riferisce l’ultimo bollettino internazionale
di informazione - la Cina è un
«miracolo in pieno sviluppo»:
dal 1987 la «Amity Press» di
Nanjing ha stampato più di
quattro milioni di Bibbie. Anche nel Nord Vietnam, dove
vi sono tre milioni di cristiani
(di cui circa 12.000 evangelici), cresce la domanda. Secondo il vescovo Tung, anche
molti non cristiani desiderano
leggere la Bibbia. Nel 1989,
la Chiesa cattolica ha distribuito 50.000 esemplari.
Presenti ovunque nel mondo, anche nelle zone più remote deH’Africa, dell’Asia e
del Pacifico, le Società bibliche non hanno mancato l’appuntamento delle Olimpiadi
di Barcellona. Circa sessanta
tonnellate di materiale biblico, tra cui 30.000 Nuovi Testamenti in dodici lingue diverse, sono stati distribuiti
non solo ad atleti, spettatori e
turisti, ma anche in un porta a
porta presso le 600.00(1 famiglie della città spagnola dove
si sono svolti i Giochi.
L’indirizzo della Società
biblica in Italia è: via IV novembre 107-00187 Roma
RIFORMA.
LE VOSTRE OPINIONI
FANNO NOTIZIA.
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sud Africa:
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RIFORMA è il giornale delle chiese battiste, metodiste
e valdesi: dal gennaio 93 porterà nelle vostre case ogni settimana, l'attualità,
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PAG. 8 RIFORMA
VENERDÌ 30 OTTOBRE 1992
LA POLEMICA SULLA VIOLENZA
RFAITA' F
IMMAGINAZIONE
ALBERTO CORSAMI
Il cinema dunque incrementa l’uso della violenza
da parte dei soggetti più deboli, incapaci di discernere
tra realtà e fantasia. E’ questo
il senso della presa di posizione della Federazione italiana psicologi, apparsa sui
giornali a proposito del delitto di Foligno, corredata di
una lista di proscrizione con i
dieci film più «pericolosi».
Ora, se la proposta censoria
evidentemente crea più problemi di quanti non voglia risolvere (chi sarebbe deputato
a proibire i film? Con quali
criteri? Quali soggetti sarebbero da ritenersi deboli e influenzabili?), e se essa assume inevitabilmente dei toni
oscurantistici tutt’altro che
nuovi (un tempo questi strali
erano riferiti ai romanzi,
quando non addirittura alla
musica), qualche riflessione
in più merita la motivazione
che ne è stata fornita: i film
porterebbero a non distinguere tra realtà e fantasia.
1 ) Fino ad alcuni anni fa si
sarebbe potuto obiettare che
tutto il cinema è sogno: i surrealisti, tra gli anni ‘20 e ‘30
lo rivendicavano esplicitamente. Ma il problema è più
complesso; tanti sono, infatti,
gli stimoli culturali in bilico
tra realtà e immaginazione,
tra realtà e idealità, e non necessariamente in termini di
violenza: basti guardare gli
spot del Mulino bianco o della Nutella, con quelle famiglie idilliache e armoniose...
Sotto Natale, poi, nelle pubblicità compaiono anche i
nonni, più spesso abbandonati al panettone che passa (se
lo passa) l’ospizio. O pensiamo alle auto di classe che
sfrecciano lungo strade incredibilmente prive di traffico: e
chi le ha mai viste (le strade)? Pensiamo alla diffusione
dei nomi di battesimo tratti
dalle telenovelas, riflesso di
un mondo sognato giornalmente verso l’ora di pranzo..;
Meglio allora le foto di Benetton che, pur con l’occhio
al proprio guadagno, propone
immagini di fatti tragicamente veri.
2) Un altro aspetto che proprio non mi convince è che si
sia fatto un elenco di film in
cui, in larga parte, la violenza
coincide con il crimine, la delinquenza, il teppismo. Un
classico come Rocco e i suoi
fratelli è tutto un gioco di
violenza verbale, quotidiana,
familiare, latente magari, ma
pronta a esplodere. Oltre che
riduttivo, mi sembra politicamente deleterio, in questo
momento, identificare violenza e crimine.
3) Personalmente credo che
sia piuttosto la realtà a influenzare il cinema (come fu
per la pittura e la letteratura)
e non il contrario; non credo
che il miliziano con la testa
del nemico fosse la sera prima in coda al botteghino per
vedere II silenzio degli innocenti', i più atroci delitti di
mafia seguono d’altra parte
rituali consolidati forse da secoli.
Il problema, a mio avviso,
è che in queste nostre società
tutto è comunicazione, fuorché i rapporti tra gli individui, che sono rapporti sempre
mediati dall’appartenenza e
dall’abbigliamento, dallo
«schierarsi» in gruppi riconoscibili (etnici, di gusto, di
consumo) e al tempo stesso
dall’ansia di emergere, dalla
rincorsa continua a ciò che
«va oltre». Oltre nella potenza dell’auto, nella carriera,
nella prestazione sportiva
(magari con uso di doping),
nella platealità degli atteggiamenti.
Fe relazioni fra individui,
molto spesso, sono solo sovrapposizioni occasionali di
«sfere» personali (ognuno
con le sue cuffie in testa, o in
treno con il telefono cellulare)
in cui ognuno pretende di
avere giurisdizione e non ha
interesse a entrare in rapportò
con gli altri. Molti dei film
«maledetti» colgono proprio
questa inquietudine diffusa;
dovremmo nascondercela?
4) Dobbiamo tenere presente infine che questa denuncia
della confusione tra realtà e
immaginazione (su cui è importante continuare la discussione) stenta a tenere il passo
con i tempi: si cita il cinema,
in calo di spettatori, ma ormai
siamo nell’epoca del videogioco e della realtà virtuale.
Con un casco, un paio di
guanti e un video computerizzato si compiono viaggi fantastici, che coinvolgono tutti i
cinque sensi, nello spazio o a
bordo di una Ferrari. Naturalmente si paga per farlo. E’
dunque, ancora una volta, un
bisogno che viene, giusto o
sbagliato che sia, da questa
società. Dobbiamo capire perché, chiederci da dove viene
più che reprimerlo.
Pubblicata da II Mulino una raccolta di saggi di Hans Jonas, filosofo ebreo tedesco
Alla ricerca di un^etica di responsabilità
per l'uomo tecnologico del nostro tempo
ALBERTO BRAGAGLIA
Hans Jonas ha partecipato
attivamente ai conflitti
del nostro secolo. Ebreo tedesco, quasi novantenne, ha
studiato con Heidegger e
Bultmann. Nel 1933 si rifugiò in Inghilterra e partecipò
alla seconda guerra mondiale
come volontario nell’esercito
britannico, per poi stabilirsi
negli USA, dove risiede tuttora.
Noto tra gli addetti ai lavo
ri inizialmente per i suoi studi
sullo gnosticismo, dopo la
guerra si è interessato quasi
esclusivamente di storia della
scienza e di «filosofia naturale», disciplina poco frequentata in ambito accademico.
La sua opera ha iniziato ad
avere una vasta eco nella cultura contemporanea solo da
alcuni anni, da quando cioè le
sue riflessioni sulle questioni
etiche legate alla scienza hanno cominciato a essere meglio conosciute e diffuse. Ba
sti ricordare la discreta fortuna che in Italia ha avuto il
suo II principio responsabilità (Torino, 1990), esposizione dei suoi interessi etici
ed ecologici; oppure il suo
saggio breve II concetto di
Dio dopo Auschwitz (Genova, 1989), notevole espressione della teologia negativa
ebraica.
La raccolta uscita in Italia
l’anno scorso' contiene scritti
e interventi elaborati a cavallo
tra gli anni ‘60 e ‘70, e può es
3
Operai in una fabbrica di lavatrici: lo sviluppo tecnologico mette in questione le forme del lavoro umano.
L'opera prima di Mario Marione
Uno scienziato deluso
NOEMI ROMEO
Ingmar Bergman era solito
dire; «Un film o è un documentario o è un sogno». E
il giovane Mario Mattone, regista enfant-prodige del teatro
d’avanguardia, 33 anni, esordiente cinematografico con il
cortometraggio «Nella città
barocca», deve essersi ispirato alla frase bergmaniana per
il suo primo grande film.
Morte di un matematico napoletano, presentato all’ultimo Festival di Venezia e attualmente in programmazione
nelle sale italiane. La storia
racconta gli ultimi giorni di
vita di Renato Caccioppoli,
docente di matematica all’Università partenopea, alcolizzato, dandy solitario e nichilista, morto suicida nel 1959.
Il film, però, non è la commemorazione di un grande e
insigne uomo di scienze, tantomeno vuole celebrare il genio di Caccioppoli. La bravura di Martone è di aver fatto
un’opera prima che non è
-un’opera d esordio, ma potrebbe essere benissimo il terzo o il quarto film di un maturo cineasta.
Le scene scorrono veloci e
senza intoppi, e la figura del
“professore”, benché sconosciuta e difficile a molti, diventa semplice e lineare grazie a brevi flash-back e a una
Napoli alle soglie dell’estate,
soleggiata e torturata come
l’anima del protagonista, a cui
presta il volto Carlo Cecchi,
attore per troppo tempo lontano dalle scene.
«Morte di un matematico
napoletano» è piuttosto l’o
maggio che Martone ha fatto
alla figura di Caccioppoli, la
cui scomparsa risale alla sua
nascita, e al capoluogo partenopeo, che di questo film è un
protagonista a tutti gli effetti.
Un omaggio affettuoso che
non vuole spiegare i motivi
del suicidio, neanche nelle ultime scene, quando al funerale
del matematico, amici e colleghi, conoscenti e studenti cercano di darsi una ragione per
quell’atto disperato: l’alcolismo, il divorzio dalla moglie
(interpretata dalla brava Anna
Bonaiuto) e, non ultima, la
delusione da militante per i
fatti d’Ungheria.
Inevitabile, dunque, la presenza, seppur discreta, della
politica. E il 1959, il boom
economico è alle porte e nelle
università incominciano a
prendere fonna gruppi di attivisti.
Soltanto Caccioppoli, il
“matematico”, assume un atteggiamento passivo agli avvenimenti die gli scorrono
davanti.
Ogni tanfo va a trovare gli
amici del Partito, promette
conferenze, ma poi si perde,
forse minato dal germe della
follia o dall’impossibilità’ di
vivere, per le strade di Napoli,
a parlare con gruppuscoli di
travestiti, a dormire, ubriaco,
alla stazione di Roma.
Poi, sopraggiunge la morte,
e l’urlo di donna squarcia il
cielo: per molti è improvvisa,
per altri inevitabile e liberatoria.
Protestantesimo in televisione
Intervista impossibile
Morte di un matematico napoletano: regia di Mario Martone, con Carlo Cecchi, Anna Bonaiuto.
MIRELLA ARGENTIERI BEIN
Per una fede, opera fondamentale di Giovanni
Miegge, ha dato il titolo alla
trasmissione del 18 ottobre, il
cui argomento centrale verteva appunto sulla sua figura di
pastore, professore, teologo
valdese.
Vissuto nei primi 60 anni
del secolo, egli non fu solo un
pensatore, ma seppe tradurre
le istanze della sua fede
nell’impegno concreto durante il tormentato periodo in cui
si svolse la sua vicenda terrena.
Già durante il “ventennio”
la rivista Gioventù cristiana,
da lui diretta (non a caso
verrà soppressa dal regime),
evidenzia l’incompatibilità
tra cristianesimo e nazifascismo e, più tardi, non mancherà il suo sostegno ideologico e pratico alla Resistenza.
Il suo contributo di lucido
interprete delle situazioni e di
formatore di coscienza all’intemo delle sue molteplici attività prosegue negli anni del
dopoguerra nonostante i limiti impostigli dalla malatto. A
lui si deve anche la divolgazione in Italia della teologia
barthiana e la fondazione della rivista Protestantesimo.
I curatori della trasmissione
ne hanno realizzato una presentazione tramite un’«intervista impossibile». Marco
Davite nelle vesti di un giornalista dell’epoca incontra
Giovanni Miegge, impersonato da Jean-Louis Sappé, a
Massello, dove Miegge fu pastore per sei anni.
Grazie alle doti interpretati
ve dell’attore ci è stata trasmessa l’immagine di una
forte personalità e i punti cardine del suo pensiero.
L’isolamento in un villaggio di montagna non significava per Miegge, e per la sua
comunità, essere tagliati fuori
dal mondo (come si potrà verificare attraverso la forte partecipazione locale alla lotta
antifascista per «una rivoluzione dei doveri prima che
dei diritti»),
I suoi studi su Lutero lo
confermano nella concezione
del radicamento del credente
nella società e lo portano a un
fecondo paragone tra l’epoca
della Riforma e il suo tempo.
In entrambi i casi la scoperta della libertà e il suo uso costituiscono un riferimento essenziale,
Giorgio Tourn, che attende
Davite al termine dell’intervista, conferma la validità del
messaggio di Miegge: riscoprire la propria vocazione per
la costruzione di una società
secondo l’Evangelo.
L’operazione attuata con la
finzione scenica non era certo
priva di rischi; certe espressioni legate all’attualità apparivano un po’ azzardate in
bocca a un testimone di oltre
30 anni fa, né era pensabile
un’esauriente esposizione del
suo pensiero teologico.
L’esperimento tuttavia è da
considerarsi positivo per la
vivacità impressa al discorso
e l’ambientazione nell’atmosfera severa e a un tempo distensiva della tipica casa pastorale e della natura circostante.
sere vista come una sorta di
compendio degli interessi del
filosofo, con particolare attenzione per la scienza e l’etica.
E’ l’avvento del nazismo a
causare una svolta nel pensiero di Jonas; la «situazione catastrofica - scrive nella premessa -, la rovina incomben-,
te di un mondo, la crisi progressiva della civiltà, la prossimità della morte, la scarna
essenzialità cui la vita era
stata ridotta - tutti questi elementi costituivano un argomento sufficiente per ripensare i fondamenti del nostro essere e per riconsiderare i
principi che orientano le nostre riflessioni su di essi ». Le
ricerche sullo gnosticismo finiscono in secondo piano per
lasciare spazio al tentativo di
ritornare a una riflessionesulla natura e sull’organismo
in grado di superare le tradizionali dicotomie tra mente e
corpo, tra uomo (cultura, civiltà) e natura.
Nei vari saggi si ritrovano
soprattutto le tappe terminali
di questo programma, collegate ad alcuni interventi che
riprendono gli antichi interessi.
Curiosamente però l’autore
ha preferito utilizzare una
cronologia capovolta; sono
all’inizio del volume i testi
più recenti della sua elaborazione, e a conclusione rimane
la sezione dedicata allo gnosticismo e al protocristianesimo. L’intenzione di Jonas è
di mettere il lettore «nella
condizione di passare da ciò
che è prossimo ed attuale a
ciò che è lontano nel tempo e
nella conoscenza ».
Vi sono comunque dei fili
conduttori forti ed espliciti; il
dualismo, da quello estremo
dello gnosticismo alle sue
espressioni più moderne, e la
crisi dell’uomo, che si manifesta su larga scala nell’età
dello gnosticismo e diventa
punto di riferimento per prendere in esame la crisi dell’uomo occidentale di oggi, e anche il tentativo di trovare
un’etica in grado di rispondere ad essa.
Dal punto di vista della riflessione etica sulla scienza
sono di particolare interesse i
saggi della prima parte, in cui
si riconoscono le mosse filosofiche fondamentali di Jonas: il suo ritenere che il soggetto sia impensabile, indipendentemente dalle sue relazioni con l’ambiente naturale;
il suo non ridurre il soggetto
a semplice coscienza, per
considerarlo invece nella sua
complessità di vivente, insieme di funzioni intellettive e
organiche.
Queste posizioni, che rivelano interessanti affinità con
quelle di un altro pensatore
ecologico, Gregory Bateson,
unite alla cultura ebraica, diventano per il filosofo tedesco la base per una «filosofia
del vivente» e per un’etica
della responsabilità nei confronti della natura.
Proposte eticamente forti
come quelle di Jonas non
possono non suscitare discussioni e perplessità; tuttavia
proprio il mutamento prospettico che esse inducono
nel riconsiderare l’uomo e la
sua esistenza in rapporto alla
totalità e alla complessità della creazione le rende, a mio
parere, significative e assai
feconde.
(1) Hans Jonas: Dalla fede antica
all’uomo tecnologico. Bologna, Il
Mulino, 1991, pp. 481.
11
venerdì 30 OTTOBRE 1992
vSÄI
'Nij'
Cultura
PAG. 9 RIFORMA
In montagna
col binocolo
Se andate in montagna e
dovete scegliere di portare
con voi un binocolo o una telecamera, scegliete senz’altro
il binocolo. Scegliete la visione diretta, irripetibile, non riproducibile. Una sensazione
di cui potrete portare a casa
solo il ricordo, e non la riproduzione tecnica.
Perché? Perché la nostra
percezione diretta ha i giorni
contati; in un futuro non troppo lontano, infatti, vedremo il
mondo non «dal vivo», ma
attingendo ai serbatoi di immagini stoccate, ridotte a segnali digitali elettronici.
Questo, almeno, è lo scenario che prefigurava Paul Virilio, architetto, urbanista e studioso di estetica, in un breve
saggio di alcuni anni fa ora
tradotto in italiano'.
La sparizione è quella provocata da un vivere che conosce i fenomeni paralleli
dell’accelerazione di tutti i
suoi processi (dagli spostamenti e dai mezzi di trasporto
alla trasmissione di informazioni, alla telematica), e il
mondo in cui viviamo è un
mondo sempre più legato alle
«protesi tecniche di mediatizzazione» (la radio, la fotografia, ma anche la moto), un
mondo in cui il predominio la
vista sembra non lasciare più
molto spazio al tempo del
racconto.
Noi che al racconto, a cominciare dal primo, quello
della Genesi, non vogliamo
rinunciare, faremmo bene a
pensarci, a salvare il racconto
e l’osservazione diretta.
(1) Paul Virilio: Estetica della sparizione. Napoli, Liguori, 1992, pp.
90, £. 15.000.
Pubblicate le predicazioni di Valdo Vinay
Il primato della Parola
come testamento spirituale
E
RUGGERO MARCHETTI
un libro prezioso per noi
valdesi questo' con cui
la Comunità di sant’Egidio ha
voluto commemorare Valdo
Vinay raccogliendo alcune
sue predicazioni dal 1945 sino all’immediata vigilia della
sua scomparsa, nel novembre
1990.
Un libro prezioso per il nostro cuore, perché ci permette
di leggere e meditare una serie di commenti molto belli
alla Scrittura. Io personalmente non ho mai avuto la
gioia di sentir predicare il pastore Vinay, ma sono rimasto
molto colpito dalla profondità
e dalla chiarezza di molte delle predicazioni riportate in
questo testo, ed è un libro
prezioso anche per ripercorrere e approfondire gli ultimi
50 anni della nostra chiesa.
Il libro consta di quattro
parti: la prima comprende
una serie di predicazioni tenute in diverse chiese italiane
fra l’agosto ‘45 e il 1977. Opportunamente i curatori hanno scelto sermoni di periodi
diversi e cruciali del dopoguerra.
Predicazioni degli anni ‘45’48, quelli della Liberazione e
della spaccatura dell’Italia tra
DC e Fronte popolare, in cui
Vinay non esita a far risuonare alto e forte l’evangelo della
misericordia di Dio sugli odi
e sui rancori suscitati dalla
guerra e dalla contrapposizio
ne dei blocchi: «Siamo una
generazione - dirà nel ‘45 che più di ogni altra ha bisogno di perdono, eppure ha
perso ogni senso di ciò che il
perdono significa ».
Ci sono poi le predicazioni
dei primi anni ‘60, il periodo
del «boom», in cui risuona
l’appello all’urgenza della
salvezza rivolto a credenti
«imbambolati» dal consumismo nascente eppure già dilagante e devastante.
E ci sono, infine, gli anni
‘70, con i vecchi valori scossi
dagli eventi del ‘68 e con
nuovi fermenti e nuove speranze. E qui Vinay, pur condividendo certo l’impegno
soprattutto dei giovani nel
politico e nel sociale, non si
stanca di richiamare il primato dell’ascolto della Parola
per poter davvero poi trasformare il mondo.
La seconda parte del libro è
costituita da una serie di commenti all’Evangelo di Giovanni, che il professor Vinay
tenne dall’88 sino alla morte
presso la comunità cattolica
di sant’Egidio in Roma. Queste meditazioni, di un uomo
anziano e malato e pressoché
cieco che parla sul filo della
memoria, colpiscono per la
loro intensità: davvero una
sorta di testamento spirituale
alla luce di quello che per eccellenza è l’Evangelo dello
Spirito.
La terza parte è la più breve
e la più strana. Ha per titolo
Un sogno, ossia meditazione
personale sulle promesse che
ci fa la Parola di Dio dinanzi
alla morte.
Vinay narra appunto di un
sogno da lui fatto nel luglio
‘89, e su questo sogno, come
dice Ambrogio Spreafico nella sua premessa al libro,
«conviene tacere: siamo davanti alla fede di Valdo e al
suo incontro con il Signore
che, solo, può giudicarla ».
Comunque, una vera e commovente testimonianza di fede.
Il libro si chiude con un
saggio di Paolo Ricca che, ripercorrendo le tappe della vita e delle opere del pastore,
del professore e dello storico
Vinay, ci dà anche un quadro
approfondito e critico della
vita e della dialettica della
nostra chiesa nella seconda
metà di questo secolo.
«Appesa al nudo muro del
suo studio - scrive Ricca - ,
in alto dietro la scrivania,
c’era una piccola tavoletta di
legno su cui era stato intagliato r Evangelo annunciato
da Isaia agli esuli di Babilonia: “La Parola'di Dio dimora in eterno”. Certamente
non dispiacerebbe a Valdo
Vinay che sia questa la parola che - al termine di queste
pagine - poniamo a suggello
della sua vita ».
(1) Valdo Vinay: Commento ai
Vangeli, a cura della Comunità di
sant’Egidio. Brescia, Morcelliana,
1992, pp. 336, £. 28000.
Il movimento moderno in architettura e l'opera del torinese Paolo Soler! in Arizona
li progetto dì Arcosantì:
un messaggio dì pace
MIRELLA LOIK GAVINELLI
Da Arcosanti, particolare e
straordinaria città nel deserto dell’Arizona, ci giunge
un messaggio di pace.
Nato, cresciuto e laureatosi
in architettura al Politecnico a
Torino, Paolo Soleri è il suo
progettista. Nel 1947 raggiunge, a Taliesin West, lo
studio di Frank Lloyd Wright,
grande maestro organico del
Movimento moderno, e laggiù vive ancora oggi, lavorando autonomamente al suo
progetto «futuribile» di città,
di cui Arcosanti è il prototipo
purtroppo ancora incompiuto.
La città incomincia ad essere realizzata intorno al 1969
vicino a Phoenix, distesa
sull’orlo di un canyon. Soleri
dà inizio, con il sistema
dell’«autocostruzione», a
questa grande opera. Seguendo un analogo principio Leonardo Ricci, altro grande architetto di quella generazione
postbellica, ha realizzato il
centro ecumenico di Agape.
Descrivere l’architettura,
sia tecnica che formale, di
Arcosanti è lungo: bisogna
esserci addosso per vederla,
per accorgersene; le strutture
architettoniche ben si mimetizzano con la terra rossa del
deserto. Poi, quando sembra
ancora di cercarla, improvvisamente Arcosanti si rivela, e
come per magia ci si ritrova
sulla soglia di una (in apparenza provvisoria) scala di as
sicelle di legno; poi, immediatamente, si è dentro alla
parte alta, in cemento a vista,
del parallelepipedo «brutalista», quella che ospita i servizi con il corpo scala e la
«bakery» con forni e sacchi
di farina da cui escono molteplici qualità di biscotti e pane. Poi si raggiungono i grandi archi a cupola che si sovrappongono forti e pesanti,
per la tecnologia in cemento
annato, ma in apparenza leggeri per l’abilità formale di
Soleri.
Gli archi creano grandi spazi coperti, creano riparo, non
ci si sente oppressi dal materiale e tantomeno dal buio. I
disegni policromi che li decorano internamente sviluppano
una serie di arcobaleni infiniti, riferimento attuale agli antichi ornamenti delle locali
popolazioni indiane. L’anfiteatro è addolcito da un canaletto d’acqua che scorre tra
palco e posti a sedere per il
pubblico.
A colloquio con l’architetto
gli studenti che accompagno
si fanno coinvolgere in una
partecipazione di «autocostruzione» con mille domande. Soleri risponde e racconta
quali furono le sue intenzioni,
i progetti, la realizzazione, le
difficoltà, le delusioni ma anche le speranze, e la filosofia
per Arcosanti di ieri, oggi e
domani. Non è un credente,
non è un utopista, ma si dichiara realista: la sua non è
O
una proposta ideale, ma la ri•sposta alla città dell’avvenire.
Le campane da lui disegnate, forgiate da chi lavora
all’officina, sono molte: qualcuna suona spontaneamente,
mossa dall’aria calda del
canyon, a qualcun’altra un
curioso visitatore tocca il leggero batacchio. La loro vendita aiuta a conservare e a
proseguire l’idea di Arcosan
ti. Soleri prosegue, sotto
l’ombra del grandi archi e al
suono delle campanelle, guardando alla Mesa che è lo
specchio di questa insolita
sua architettura e che, nel silenzioso deserto dell’Arizona,
in un momento in cui la nostra abituale storia è tormentata e travagliata, richiama a
risvegliare a degli spazi futuri
per la pace.
Salvatore Caponetto
LA RIFORMA PROTESTANTE ^ 4
NELL’ITALIA DEL CINQUECENTO
pp. 526, 64 ili.ni + 16 tav. fuori testo e 4 cartine
Lire 54.000 - «Studi storici», 14
L’Italia non ha avuto la Riforma perché gli italiani erano refrattari alle dottrine protestanti — o perché la situazione politica e la reazione inquisitoriale
non lo hanno consentito, malgrado una vasta adesione? Questa opera evidenzia le grandi linee di una diffusa adesione alla Riforma in quasi tutte le
regioni d’Italia e in ogni ceto sociale, dai montanari ai mercanti, agli ecclesiastici, agli intellettuali, ai nobili.
Emidio Campi
PROTESTANTESIMO NEI SECOLI
Fonti e documenti
Voi. 1°: Cinquecento e Seicento
a cura di Emidio Campi
pp. 474 + 24 tav. ili. f.t., L. 48.000
Ampia raccolta di testi essenziali dei protestantesimo, nelle sue varie componenti di ogni paese, con particolare attenzione ai rapporti con la cultura
e le scienze. Per studenti e docenti ma anche per coloro che vogliono verificare le proprie conoscenze sulle fonti di un movimento che é alla radice della
civiltà moderna.
Alistar E. McGrath
IL PENSIERO DELLA RIFORMA
Lutero, Zwingli, Calvino, Bucero
pp. 224, (P.B.T. 24), L. 24.000
Una introduzione vigorosa, acuta e stimolante scritta da uno specialista ma
accessibile al «non addetto ai lavori». Concetti teologici e idee-guida, grandi personalità, scuole di pensiero, controversie ecc. tutto viene spiegato con
grande chiarezza. Ideale per integrare ’ ’ ■” *'
libri di testo correnti in Italia.
Allster E. McGrath
GIOVANNI CALVINO
Il Riformatore e la sua Influenza sulla cultura occidentale
pp. 392, 8 tav. di ili.ni f.t., L. 42.000 («Ritratti storici», 7)
Edizione ital. a cura di D. Tomasetto
Per comprendere la storia religiosa, politica, sociale ed economica dell’Europa occidentale e del Nord America negli ultimi quattro secoli, è necessario conoscere a fondo le idee-guida di questo pensatore e la loro reinterpretazione creativa da parte dei suoi seguaci. Nel corso dei secoli le dottrine
di Calvino vennero plasmate in una delle più potenti forze intellettuali che
la storia abbia mai conosciuta dopo Tommaso d’Aquino.
James Atkinson
LUTERO - LA PAROLA SCATENATA
L’uomo e il pensiero
pp. 490, 149 ili., L. 48.000
Un libro chiaro, leggibile, appassionante ma rigoroso per «capire» l’uomo
che è all’origine del mondo moderno. Un libro che rende semplici le grosse
questioni ideologiche che sono alla radice della Riforma.
Martin Lutero
L’ANTICRISTO
Replica ad Ambrogio Catarino (1521)
Il Passionale di Cristo e dell’Anticristo (1521)
a cura di Laura Ronchi De Michelis
pp. 208, 46 ili.ni, L. 19.000 (Opere scelte/3)
Un’analisi esauriente della dittatura papale e delle sue conseguenze nefaste per il «corpo cristiano». Il famoso Passionai, ornato da 27 splendide incisioni di Luca di Cranach.
Martin Lutero
SCUOLA E CULTURA
Compiti delle autorità, doveri dei genitori
a cura di Maria Cristina Laurenzi
pp. 144, 8 ili.ni f.t., L. 16.000 (Opere scelte/4)
Due scritti fondamentali (del 1524 e del 1530) sulla necessità di una formazione culturale completa per tutti i laici — uomini e donne — in vista dei
nuovi compiti della società civile, affrancata daN’asservimento clericale. Un
«manifesto» delia rivoluzione culturale che ha segnato profondamente la storia
moderna dell’Europa e la sua civiltà.
Martin Lutero
GLI ARTICOLI DI SMALCALDA (1536-38)
I fondamenti della fede
a cura di Paolo Ricca, trad. di Elio Pizzo
pp. 184 + 8 tav. f.t., L. 24.000 (Opere scelte/5)
II documento ecumenico chiesto dal principe a Lutero in vista del Concilio
per l’unità dei cristiani: indica con chiarezza quali articoli di fede siano da
considerare irrinunciabili. I temi ancora non risolti del dialogo cattolicoprotestante. In appendice: Il primato e il potere del papa di F. Melantone.
Martin Bucero
LA RIFORMA A STRASBURGO
«Le carenze e i difetti delle chiese:
come porvi rimedio» (1546)
a cura di Ermanno Genre
pp. 168 -(- 8 tav. f.t., L. 22.000 («Testi della Riforma»/18)
Accogliendo alcune istanze dei «radicali», il riformatore — uomo del dialogo — propone la creazione di piccole comunità confessanti all’interno della
grande chiesa, per superare il conflitto «chiesa di popolo» e «di credenti».
Una grande personalità, ancora sconosciuta in Italia, su un tema attualissimo.
Juan de Valdés
IL DIALOGO DELLA DOTTRINA CRISTIANA
a cura di Teodoro Fanlo y Cortés
prefazione di Anna Morisi Guerra
pp. 224 + 8 tav. f.t., L. 26.000 («Testi della Riforma»/17)
Prima versione italiana dell’opera meno nota del grande riformatore spagnolo, quella per cui dovette abbandonare la patria e stabilirsi a Napoli: un
brillante dialogo a tre voci in cui è già espresso l’essenziale di quel pensiero che ha tanto influenzato la Riforma italiana. In appendice: il Latte spirituale, breve catechismo che ebbe grande successo in Europa.
Ugo Gastaldi
STORIA DELL’ANABATTISMO:
Voi. I: Dalle origini a Münster (1525-35)
pp. 666, 24 ili.ni nel testo, 77 fuori testo e 11 cartine, L. 76.000
Ristampa della prima edizione dell’opera fondamentale sull’anabattismo, con
aggiornamento storiografico e bibliografico. Il voi. Il (Da Münster [1535]
ai giorni nostri) è disponibile.
L’anima pacifica e l’anima ribelle di un grande movimento: prima contestazione radicale dell’ordine politico-religioso dell’età moderna, spinta sino all’attuazione del comuniSmo integrale.
Claudiana
Via Principe Tommaso 1 - tei. 011/68.98.04 - 10125 Torino
12
PAG. 10 RIFORMA
Attualità
La concussione da sola è un brutto male, ma insieme alla criminalità è peggio
Storia di ordinaria corruzione nel Sud
(ma potrebbe benissimo essere anche al Nord)
venerdì 30 OTTOBRE 1992
RAFFAELE VOLPE
Un rappresentante di una
grossa ditta farmaceutica
un giorno viene chiamato dal
presidente dell’ospedale di
Catania.
Ha sulla scrivania una
montagna di delibere. Gli dice: «Lei rappresenta la ditta
X; da un promemoria che ho
sul tavolo risulta che per questa ditta la fatturazione è stata
di 340 milioni: ora siamo un
po’ in ritardo, ma comunque
è il 10%, fanno 34 milioni».
Il rappresentante dice:
«Non capisco bene, di che si
tratta?». Il presidente gli risponde arrogantemente: «Se
lei non capisce, se lo faccia
spiegare e poi tomi. Qui siamo fra gente seria».
Il rappresentante della
grossa ditta farmaceutica
andò via costernato, anche se
il messaggio ricevuto non lasciava dubbi; aveva appena
ricevuto una richiesta di tangente del 10% sulla fatturazione. Che cosa doveva fare?
Sapeva bene che nella re
gione siciliana l’assistenza sanitaria e ospedaliera era regolata da leggi che accentravano
il potere decisionale relativo
alle spese delle USL nelle
mani di amministratori di nomina politica.
E sapeva ancora meglio che
vi erano due clausole nei contratti per l’acquisto di materiale farmaceutico: la natura
specialistica del prodotto e
l’urgenza.
Queste due «piccole» clausole permettevano ai membri
del comitato di gestione e, soprattutto, al presidente di restare arbitri deH’attribuzione
delle commesse. Infatti, nei
casi di urgenza (cioè sempre)
venivano abolite le aste pubbliche, i concorsi e l’unica
legge vigente era quella della
tangente.
Si trattava di un vero e proprio «comitato d’affari»: politici e burocrati di diversi partiti e di diverse correnti che
grazie alla posiz'ione nella
pubblica amministrazione potevano raccogliere soldi a destra e a manca. Si era creato
Il giudice Di Pietro, divenuto simbolo della lotta alla corruzione
Riforma
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Il presente numero zero è un fisricolo interno a l.'eco delle valli valdesi, n. .^5 del 11 settemhre
1992. Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/60, Spedizione in abbonamento postale gr. 11 A/70.
Gli abbonati a Riforma ricevono L’eco delie valli vaidesi senza alcun supplemento di prezzo e viceversa.
La foto di prima pagina : ebrei in fuga dalla Germania nazi.sta negli anni '30
un sistema di reciproca complicità, dove sia il pesce piccolo che il pesce grande mangiavano per se stessi, pur sapendo quello che mangiavano
gli altri. E in questa abbuffata
generale si davano la mano
nel preparare le pietanze, nel
pulire la tavola, nel lavare il
vomito.
Il rappresentante ebbe un
atto di stizza verso tutto e tutti, ma poi ci ripensò e decise
di pagare. Sì, pagare, perché
«Forum»
antirazzismo
La Chiesa metodista di Salerno da tre anni offre servizi
e aiuti agli extracomunitari
che decidono di stabilirsi in
città e intraprendere un’attività commerciale. «Forum» è
nato nel 1989 dall’unione di
più forze religiose (metodiste,
ma non solo, anche cattoliche)
e da alcuni sindacati confederati. E ha due obiettivi: aiutare gli immigrati a integrarsi
nella vita cittadina e a trovare
un lavoro dignitoso. I risultati
non sono mancati: sono stati
aperti due centri di accoglienza, mentre l’Ostello della gioventù ha offerto agevolazioni
speciali, sono stati organizzati
corsi di alfabetizzazione per
ragazzi senegalesi e, con la
collaborazione della Camera
di Commercio, molti immigrati hanno potuto conseguire
la licenza di venditori ambulanti.
Ma se da una parte la città
risponde in maniera abbastanza positiva (secondo un sondaggio, mille cittadini sono
favorevoli ad un Consiglio comunale straordinario per discutere della situazione). Sono
numerosi i commercianti al
dettaglio, ad esempio, che
avanzano dubbi e perplessità,
spaventati probabilmente di
essere danneggiati dalla loro
attività ambulante.
facendosi i conti in tasca nessuno ci rimetteva. La casa
farmaceutica avrebbe aumentato solo sulla carta il numero
dei prodotti consegnati, così
da coprire la spesa per la tangente.
Lui avrebbe ricevuto un bel
regalo, l’amministratore la
tangente. A pagare sarebbe
stato solo il cittadino. Meglio
complice che vittima!
E poi, parliamoci chiaro:
come si poteva contrastare la
forza di quei politici rampanti
che avevano in mano il potere. Erano personaggi che potevano tutto, facevano tutto,
conoscevano tutti. La DC, il
PSI e il FRI erano il loro sostegno quotidiano (e viceversa).
I magistrati non li prendevano mai con le mani nel sacco, avevano una personalità
arrogante e prepotente, anche
se erano dei pessimi tecnici.
E poi se riuscivi a farteli amici diventavano affabili e generosi. «Chiedete tutto prima
che me ne vada», diceva sempre il buon presidente
dell’ospedale prima di tornarsene a casa.
Ma più di ogni altra cosa
erano amici di «quelli lì»,
quelli che non bisogna nemmeno nominare, come il cancro; insomma sì, proprio
quelli, i mafiosi. Perché la
corruzione da sola è un brutto
male, ma la corruzione insieme alla criminalità è un male
impronunciabile. Io ti dò il
posto di lavoro, tu mi dai la
protezione da quelli che denunciano la corruzione. Io ti
dò quell’appalto, tu mi lasci
tranquillo.
II povero rappresentante
cadde come morto sotto il peso di tutti quei buoni motivi
per pagare e stare zitto. «Ma
il costo morale dove lo mettiamo?» si disse; e sentì dentro di sé una grande liberazione. Così andò a casa, scrisse
una lettera anonima ai carabinieri, si mise in macchina
(una “uno” vecchia di 5 anni
ma pagata onestamente) e
andò a imbucare la lettera.
DALLA PRIMA PAGINA
PRIMA
CHE SIA TARDI
spetti e stereotipi, ma anche
negli ambienti di opposizione
al nazismo, come ebbero lucidamente a riconoscere dopo
la guerra uomini della chiesa
confessante come K. Barth e
H. J. Iwand. Anche le chiese,
allora, hanno capito dopo,
cioè tardi. E’ già tardi anche
oggi?
Scrivendo questi pensieri,
ad ogni riga mi auguro di
sbagliare e comunque c’è ancora tempo e spazio - non
troppo però - per fare qualcosa.
Nelle ultime settimane ho
avuto modo di assistere quotidianamente a telegiornali,
reportage e dibattiti delle televisioni tedesche e sono stato colpito dalla frequenza con
cui i temi dell’antisemitismo,
vecchio e nuovo, di nazismo
e della xenofobia sono oggetto di attenzione.
Nella rievocazione di Willy
Brandt, il suo inginocchiarsi
al ghetto di Varsavia è stato
costantemente ricordato e
mostrato. I prossimi mesi sa
ranno decisivi, in Germania
ma anche in Europa.
Determinante saranno un
lavoro di sensibilizzazione
nelle scuole, nelle chiese, nei
partiti, nei sindacati e sui
mezzi di informazione e un’
efficace opera di contrasto e
di repressione «sul campo»,
cioè nelle piazze, davanti alle
sinagoghe e ai campi profughi.
E’ di vitale importanza affrontare la «zona grigia» delle paure esorcizzate con
l’odio e con la ricerca di colpevoli a cui far pagare il proprio malessere, di una identità
che ricava la sua forza dalla
contrapposizione con il diverso, di una coscienza nazionale che rimuove la frattura costituita dal nazismo, dallo
sterminio e dalla guerra.
In gioco è ancora quella riconciliazione dei tedeschi con
se stessi che in questi giorni
tutti attribuiscono a Willy
Brandt: i mesi che verranno
mostreranno fino a che punto
essa è diffusa e radicata.
Successo della mobilitazione pacifista
Genova: sospesa la
mostra navale bellica
Verrà spostata a T aranto la
mostra navale bellica? No, né
a Taranto né in un’altra città:
essa non si farà. Come mai?
Uno dei motivi va ricercato
nella crisi del mercato mondiale delle armi, crisi che si
riflette anche in Italia.
In Liguria, ad esempio, ditte come la Oto-Melara di La
Spezia sono ricorse alla cassa
integrazione; altre, come la
Elsag o la Marconi, hanno avviato una parziale riconversione dal militare al civile. Lo
stesso probabilmente avviene
in altre regioni d’Italia. Dobbiamo quindi cantare vittoria?
Non proprio.
Non dobbiamo dimenticare
infatti che molti paesi del
Terzo Mondo provvedono a
costruirsi le armi da soli adesso. E’ noto che il paese natale
di Gandhi possiede la bomba
atomica. Anche se il mercato
delle armi sparisse, non potremmo rallegrarci finché le
armi restano. L’altro motivo
che ha spinto all’interruzione
della mostra è senz’altro la
mobilitazione che si è verificata negli ultimi anni.
Le manifestazioni che hanno avuto luogo davanti alla
mostra si sono sempre svolte
in due modi profondamente
diversi: quello portato avanti
da Autonomia operaia che
non escludeva reazioni violente nei confronti della polizia, e quello scelto dai gruppi
pacifisti sotto forma di sit-in
nonviolenti, e considerati dagli autonomi poco efficaci.
1 gruppi partecipanti non
sono stati solo genovesi. La
EGEI, ligure e non, è stata
presente ed ha sempre scelto
la collaborazione con i gruppi pacifisti.
In questi ultimi anni infatti
ha operato il “Comitato contro la Mostra Navale Bellica”, non facente capo ad alcun partito ma sostanzialmente al “Centro Ligure Documentazione per la Pace”.
La EGEI ne ha fatto parte così come la Lega Obiettori di
Coscienza, gruppi giovanili
di partiti, gruppi cattolici,
ecc... La nostra iniziativa
non si è limitata ai soli sit-in
ma si è sforzata di sensibilizzare l’opinione pubblica sia a
livello di Comitato sia a livello di singoli gruppi. A
questo riguardo va segnalato
che anche alcune assemblee
di chiese evangeliche si sono
espresse contro la Mostra attraverso significativi volantini.
Questa mobilitazione ha
permesso di orientare almeno
parte della città contro la mostra, anche se ultimamente il
numero di persone partecipanti alle manifestazioni è un
po’ calato. Spinti da motivazioni molto diverse, i vari
gruppi aderenti al Comitato
hanno condiviso due principi: “No alla guerra (in particolare “no” alla mostra navale bellica)” e “La violenza
non si combatte con la violenza ma con metodi pacifici”.
«Nella mia distretta ho Invocato l’Eterno ed egli mi ha
risposto».
(Salmo 120:1)
I familiari di
Remo Giovanni Gardioi
esprimono la loro riconoscenza
alla signora Lilla Godino per la
premurosa assistenza durante la
malattia del loro congiunto.
Ringraziano i medici e il personale infermieristico delTOspedale
valdese di Torre Pellice, il medico
Paolo Ribet e il pesonale dell'
Ospedale civile di Pinerolo per le
cure prestate. Esprimono gratitudine per la partecipazione manifestata in questa dolorosa circostanza all’amministrazione comunale di Prarostino, aH’Associazione nazionale degli alpini, all’Associazione combattenti e reduci,
all'ARCI caccia e a tutti quanti sono stati loro vicini.
Prarostino, 22 ottobre 1992
«Dio, che è ricco in misericordia, ci ha risuscitati con lui
e con lui ci ha fatti sedere nei
luoghi celesti ». . .
" (Efesini 2: 6)
II 24 ottobre a Pietra Ligure è
deceduto
Ernesto Gardiol
di anni 81
Lo annunciano i nipoti e gli altri
familiari.
I funerali hanno avuto luogo nel
tempio valdese di Torre Pellice alle ore 15 di mercoledì 28 ottobre.
Torre Pellice, 26 ottobre 1992
«L'Eterno, il mio Dio,
è quel che illumina
le mie tenebre».
(Salmo 18: 28)
Ha raggiunto il termine della
sua vita
Nella Giampiccoli
ved. Greppi
Lo annunciano con le loro famiglie i figli Eugenio, Daisy, Annalisa, Donatella, Claudio, le sorelle
Lily e Marcella, I fratelli Gustavo e
Franco, nipoti e parenti tutti.
Un pensiero riconoscente a
quanti per lungo tempo l’hanno
assistita e curata al Gignoro.
Firenze, 25 ottobre 1992
«Ho combattuto il buon
combattimento, ho finito la
corsa, ho serbato la fede».
(Timoteo 4: 7))
NeH'impossibilità di farlo singolarmente la famiglia di
Aurora Bastia
ved. Albarin
'i
ringrazia sentitamente tutte le
persone che con la loro presenza
ed i loro scritti hanno preso parte
al loro dolore.
Un grazie particolare al pastore
Bruno Bellion e alla dott.ssa Silvana Pons.
Luserna S. Giovanni, 26 ottobre 1992
I necrologi possono essere telefonati 0 inviati via fax alla redazione entro le ore 10 di ogni lunedì.
13
VENERDÌ 30 OTTOBRE 1992
La Pagina Dei Lettori
PAG. 1 1 RIFORMA
Al LETTORI
Nel momento in cui inizia il proprio lavoro la redazione di Riforma vi chiede di rispondere a questo questionario al fine di conoscere cosa vi aspettate dal nuovo settimanale.
Perché questa consultazione possa essere
il risultato il più vicino possibile delle aspettative dei nostri lettori, è indispensabile che
il maggior numero di essi risponda. Ci attendiamo una risposta rapida, entro la fine del
mese di novembre, per poter già utilizzare i
risultati di questa inchiesta nei primi mesi di
vita del giornale.
I risultati saranno pubblicati entro marzo
e saranno oggetto di valutazione da parte del
comitato dei garanti.
Per facilitare lo spoglio delle risposte vi preghiamo
- di mettere una crocetta nella casella corrisponden
te .
- di riquadrare SI o NO (ad esempio così^Sp- NO)
a seconda della tua scelta
- di scrivere in modo leggibile le risposte libere
CHI SEI?
1 Una donna......................,......□
Un uomo ................................□
2 Quanti anni hai ?
meno di 25 anni ........................□
tra 25 e 44 anni .......................□
tra 45 e 59 anni .......................□
tra 60 e 69 anni .....................□
70 anni e oltre ......................□
3 Svolgi un’attività lavorativa .........□
Sei in cerca di un impiego .............□
Sei in pensione.........................□
4 Sei studente...........................□
Sei casalingo/a.........................□
5 Sei
agricoltore.............................Q
commerciante............................^
artigiano ..............................Q
operaio ................................Q
impiegato ..............................Q
funzionario dell’industria .............□
funzionario pubblico....................Q
quadro superiore dell’industria privata □
quadro superiore del settore pubblico .. □
capo d’impresa........................ Q
insegnante .............................^
pastore/a o diacono/a ..................Q
libero professionista...................Q
6 II tuo livello di studio
elementare..............................^
media inferiore.........................^
media superiore.........................Q
università .............................^
7 Sei
celibe/nubile...........................^
sposato/a o convivente..................Q
divorziato/a o separato/a...............Q
vedovo/a................................^
8 Hai figli
di meno di 18 anni .....................Q
di 18 anni e oltre .....................Q
9 La tua sensibilità politica è
di estrema sinistra.....................Q
di sinistra............................ ^
di centro ..............................^
di destra.............................
di estrema destra.....
ecologista............
nessuna in particolare
□
□
□
10 Militi in un partito politico ..SI - NO
11 Sei membro di un sindacato......SI - NO
V
12 Sei dirigente sindacale.........SI - NO
13 Sei residente
in Italia - indica la regione
all’estero - indica il paese .
14 Abiti in un comune
di meno di 2.000 abitanti ..
tra 2.000 e 20.000 abitanti ...,
tra 20.000 e 100.000 abitanti
di oltre 100.000 abitanti...
15 La tua confessione religiosa
nessuna .....................
agnostico....................
cattolico ...................
ebraica......................
musulmano....................
ortodosso....................
protestante..................
altra - quale ? ..........._
□
□
□
□
□
□
□
□
□
□
□
16 Frequenti la chiesa
regolarmente .........................□
saltuariamente........................□
.....................;.........□
mai
17 Hai avuto un’educazione religiosa
da giovane........................
da adulto ........................
□
□
INFORMAZIONE, CULTURA,
TEMPO LIBERO
18 Leggi regolarmente uno
o più quotidiani .............Sì - NO
se sì, quali ? .......................
19 Leggi regolarmente uno
o più settimanali.............SÌ - NO
se sì, quali ? .......................
20 Leggi regolarmente una
o più riviste ................SÌ - NO
se sì, quali ? .......................
V
21 Leggi regolarmente libri....SI - NO
se sì, quanti al mese ? ..............
22 Guardi la televisione.......SÌ - NO
se sì, quante ore al giorno ? ________
23 Vai al cinema ..............SÌ - NO
se sì, quante volte al mese ? ________
o quante volte all’anno ?.............
24 Vai a teatro................SÌ - NO
se sì, quante volte al mese ? ________
o quante volte all’anno ?.............
25 Vai al concerto ............SÌ - NO
se sì, quante volte al mese ? ________
o quante volte all’anno ?.............
Rinviare il questionario a:
Riforma
Via Pio V 15
10125 - Torino
26 Vai a vedere mostre ..........SÌ - NO
se sì, quante volte al mese ? __________
o quante volte all’anno ?...............
TU E “RIFORMA’
hai apprezzato: molto abbastanza poco
editoriale □ □ □
pagina biblica □ □ □
meditazione □ □ □
vita delle chiese □ □ □
attualità □ □ □
cultura □ □ □
pagina dei lettori □ □ □
28 Sei interessato ai seguenti temi:
molto abbastanza poco
scienza □ □ □
letteratura □ □ □
storia □ □ □
filosofia □ □ □
teologia □ □ □
bibbia □ □ □
arte, spettacolo □ □ □
ecumenismo □ □ □
villaggio globale □ □ □
problemi sociali □ □ □
educazione □ □ □
politica □ □ □
sport □ □ □
29 Ritieni che alcuni temi siano assenti
SÌ-NO
quali ? ______________________________
30 Complessivamente, gli articoli di Riforma ti sembrano
facili da leggere .......................□
troppo difficili.........................□
originali................................□
troppo provinciali ......................□
bene informati...........................□
variati..................................□
troppo lunghi............................□
31 Ritieni che Riforma renda correttamente
conto
dell’attualità ..................SÌ - NO
dei fatti religiosi ..............SÌ - NO
della vita culturale.............SÌ - NO
32 La tua prima impressione su Riforma sul
piano politico
troppo a sinistra .......................□
troppo al centro.........................□
troppo a destra .........................□
Facoltativo
Nome _______
Cognome_____
Indirizzo
Città
CAP
telefono
Denominazione
battista _____
metodista ____
valdese
altra, quale
□
□
□
□
14
PAG. 1 2 RIFORMA
VENERDÌ 30 OTTOBRE 1992
Nel confronto tra Bill Clinton, George Bush e Ross Perot riemergono i fattori religiosi
Religione e politica nella campagna
elettorale degli Stati Uniti d'America
JEAN-JACQUES PEYRONEL
Per la prima volta nella
storia delle elezioni presidenziali americane, i democratici presentano due candidati battisti; Bill Clinton e
Albert Gore infatti sono
membri di chiese aderenti alla «Convenzione battista del
Sud», una delle più grandi organizzazioni protestanti degli
Stati Uniti, con 15 milioni di
membri: Clinton è diventato
membro della «Immanuel
Baptist Church» di Little
Rock (Arkansas) poco tempo
dopo la sua sconfitta per un
secondo mandato di governatore nel 1980, mentre sua
moglie Hillary frequenta la
Chiesa metodista; Albert Gore è membro della “Mount
Vernon Baptist Church” di
Arlington (Virginia) dove sua
moglie Tipper è stata diacona. Ma anche i candidati repubblicani sono protestanti:
George Bush è membro della
Chiesa episcopale (anglicana)
e il suo vice J. Danforth
Quayle è da tempo membro
dell’ultra-ev angelicale
«Fourth Presbyterian Church” di Bethesda.
Nulla di strano che i candidati alla presidenza degli Stati Uniti siano protestanti. Ma,
Bill Clinton e il pastore Jessie Jackson alla Convenzione battista.
in questa inedita campagna
elettorale, si sta assistendo ad
una specie di rovesciamento
dei ruoli. Mentre il «Grande
vecchio partito» repubblicano, tradizionalmente vicino ai
presbiteriani, si è fatto travolgere dai fanatismi della «Destra religiosa»(alla Convenzione di Houston, ad agosto,
il suo leader Jerry Falwell ha
promesso di far vincere Bush), la Convenzione battista
del Sud, diretta da un decennio da leader fondamentalisti
conservatori, si trova alquanto
imbarazzata di fronte alla
nuova leva di credenti impersonati dalla coppia ClintonGore. Questi infatti non somigliano molto ai precedenti
candidati democratici battisti:
né al pietista Jimmy Carter né
al radicale lesse Jackson i
quali, per opposti motivi,
mettevano a disagio molti
americani. II “New York Times” dell’8 ottobre scorso afferma che «molte delle loro
opinioni in campo sociale sono più vicine a quelle delle
chiese protestanti liberali che
In difesa del Mount Graham, loro montagna «sacra»
Gli apache contro il Vaticano
Non è il titolo di un film
western surrealista, ma un
aspetto della lotta di tutti i
«nativi americani» per il rispetto della loro cultura e autonomia. Lo spiega Paul Noise, un apache candidato alla
presidenza del Consiglio tribale tradizionale del prossimo
30 ottobre, venuto in Italia
per far conoscere questa singolare lotta della «nazione
Apache» contro il Vaticano.
«Uno dei nostri monti sacri,
il Mount Graham in Arizona,
è stato scelto nel 1984 come
il luogo su cui costruire il
progetto Columbus. L’Università dell'Arizona, l’osservatorio di Arretri, la Specola
vaticana, l’Istituto Max
Planck ed altri istituti di ricerca hanno deciso di installare sulla nostra montagna 7
telescopi, 6 radiotelescopi
oltre agli alloggi di servizio
per il personale e le .strade di
accesso. Noi non siamo d’accordo e difendiamo perciò la
nostra montagna. Siamo venuti qui in Italia per far conoscere la nostra cultura e
per chiedere rispetto della
nostra religione e dei nostri
luoghi sacri» .
« Anche noi crediamo in Di
- dice Paul Noise -che si manifesta attraverso la natura.
A Mount Graham facciamo
le nostre cerimonie e lì abbiamo seppellito i nostri morti prima della venuta degli
euroamericani».
« Non siamo pregiudizialmente contrari alle ricerche
in astronomia, ma riteniamo
che possano essere fatti in
luoghi alternativi con le stesse caratteristiche. Li abbiamo
anche indicati - conclude il
dirigente Apache -. Ci stupisce molto la posizione del
papa che è venuto in America e quando a incontrato i
capi della nostra nazione ha
affermato che bisogna salvaguardare i diritti e le culture
dei nativi» .
La delegazione apache ha
cercato, invano, di incontrare
il papa nei dieci giorni che è
Stata in Italia, ospite dei Verdi.
I Verdi hanno infatti lanciato da quattro mesi a questa
parte una campagna di solidarietà con gli apaches ed invitano a «non pagare l’8 per
mille alla Chiesa cattolica».
Alcuni Consigli regionali,
come quello piemontese, e
comunali, come quello di Firenze, si sono già espressi per
la ricerca di un luogo alternativo e per il rispetto della religione degli apaches.
Il segretario di Stato, cardinale Sodano, ha risposto che
il Vaticano ha una partecipazione solo del 3% nel progetto e che comunque gli apaches sono divisi tra loro ed
hanno altre montagne sacre.
Un gesuita, Charles W. Polzer, ha affermato addirittura
che gli apaches che si oppongono al progetto fareljbero
parte di una «cospirazione
ebraica per corrodere e distruggere la Chiesa cattolica».
Prova di questa cospirazione sarebbe il fatto che gli avvocati degli apaches sarebbero ebrei membri dell’Unione
americana della libertà civile.
La diocesi cattolica di Tucson
ha però preso le distanze dalle dichiarazioni.
Senza l’appoggio del Vaticano il progetto Columbus
avrebbe maggiori difficoltà.
«Ci sono altre ragioni per
opporsi a! progetto Columbus
- afferma Mike Damico, un
oriundo italiano che coordina
la campagna intemazionale di
sostegno alla lotta degli apaches su Mount Graham - la
montagna ha un grande interesse naturalistico per la presenza contemporanea di 5 dei
7 ecosistemi degli USA. La
montagna è circondata dal
deserto. La maggior parte degli animali de! deserto trae
cibo dalla montagna. Nella
montagna vivono specie animali come lo scoiattolo rosso,
l’orso bruno e il lupo messicano che .sono considerati in
via di estinzione. La Conferenza di Rio ha detto che bisogna salvaguardare le biodiversità. Anche il papa lo
scrive nei documenti...»
non a quelle della Convenzione battista del Sud».
E queste opinioni riguardano questioni sociali scottanti
quali l’aborto, il costo della
sanità pubblica, la nuova povertà, il razzismo, l’istruzione, i problemi ambientali, i
diritti civili, i diritti degli
omosessuali, ecc. Tutte queste questioni, che sono al centro delle preoccupazioni di
milioni di cittadini americani,
sono praticamente assenti dal
programma del presidente
Bush, il quale però rivendica
al proprio partito la difesa dei
«valori» religiosi tradizionali
e dei diritti della famiglia
americana.
Per questo George Bush,
che fino al 1988 era contrario
a mescolare religione e politica, e sosteneva il principio
della separazione della chiesa
e dello stato, viene ora accusato di praticare una specie di
«docetismo politico», cioè di
«predicare valori vaghi e disincarnati che non trovano
alcun riscontro nelle realtà
concrete della politica pubblica». Gli viene rimproverato di essere un personaggio
, vuoto e ambiguo o addirittura
«un uomo senza principi».
Bill Clinton e Albert Gore
invece, pur non nascondendo
le loro convinzioni di fede - i
loro discorsi alla Convenzione democratica a luglio erano
pieni di riferimenti biblici - si
esprimono in termini laici,
così da essere capiti anche da
non credenti. Certo, le loro
idee liberali sono agli antipodi di quelle degli attuali dirigenti della Convenzione battista del Sud, eppure Richard
D. Land, direttore esecutivo
della Commissione sulla vita
cristiana di detta Convenzione ammette che i battisti del
Sud si riconoscono in questi
uomini, che essi fanno parte
della famiglia battista per il
loro modo di parlare e di
comportarsi. «Sono ben diversi dal governatore del
Massachusets», aggiunge.
Durante tutta la sua campagna, Bill Clinton ha ricordato
spesso i tratti salienti dell’
identità dei battisti del Sud: la
loro fede nella «libertà dello
spirito», la loro insistenza
sulla responsabilità individuale e sulla separazione della chiesa dallo stato. In nome
di questa libertà, egli si oppone ad ogni tentativo del governo di stabilire norme di
condotta personale e sessuale.
Ma nella disputa che anche
nella Convenzione battista
del Sud sta opponendo progressisti e conservatori,Clinton si è schierato dalla parte
dei moderati dicendo di capire le ragioni dei fondamentalisti che temono un crollo dei
principi.
Questa sua scelta, dettata
secondo alcuni da fini elettorali, non è piaciuta al pastore
battista Jesse Jackson che gli
rimprovera di non essersi
schierato più decisamente a
favore dei diritti della comunità nera.
Probabilmente il candidato
democratico, consapevole del
fatto che, nelle ultime elezioni presidenziali, un gran numero di battisti bianchi e di
bianchi in generale avevano
votato per i repubblicani, sa
che per diventare presidente
degli Stati Uniti occorre puntare sulla classe media senza
con ciò sacrificare gli interessi dei poveri, neri e bianchi.
Sapremo fra poco se è stato
fine politico oltre che credente convinto.
Secondo rultimo rapporto della FAO
780 milioni di persone
soffrono la fame
Oltre centocinquanta paesi
hanno celebrato, venerdì 16
ottobre, la «Giornata mondiale dell’alimentazione», istituita nel novembre 1979 dalla
Organizzazione delle Nazioni
Unite per l’alimentazione e
l’agricoltura (FAO).
L’ultima indagine mondiale
della FAO stima in 780 milioni le persone sottoalimentate
nel mondo. Più dell’intera popolazione di tutta l’Europa, o
degli Stati Uniti, o dell’AmericaLlatina, o ancora di tutta
l’Africa sub sahariana. Tredici milioni di bambini in età
inferiore a cinque anni
muoiono ogni anno a causa
della fame o della malnutrizione o per infezioni causate
dall’insufficienza alimentare.
«La percentuale di persone
che soffrono la fame (il 20%
circa della popolazione dei
paesi classificati “in via di
sviluppo”) è in diminuzionema non il numero assoluto»
afferma il rapporto della
FAO.
Il grafico riprodotto qui
sotto mostra come siano
l’Africa e l’Estremo Oriente
le regioni del mondo con la
più alta concentrazione di
persone che soffrono la fame.
Inoltre più di due miliardi
di persone soffrono di carenze di vitamine e di minerali e
di queste «circa 500 milioni
sono bambini che, ogni anno,
diventano ciechi per carenze
di vitamine».A fronte di questa situazione «è aumentata la
disponibilità alimentare media che è passata da 2.290 calorie giornaliere nel 1961-62
a 2.700 calorie nel 1988-90».
in milioni
800
Numero dì persone
(e relativa percentuale)
che soffrono di carenze
energetiche per cause
alimentari* (1969-90)
□
□
1969-71
1979-81
1988-89
JJUi
Africa
America
latina
Medio
oriente
* Persone i cui livelli medi annui (stimati) di apporto energetico o di razioni alimentari disponibili sono inferiori a quelii
necessari per mantenere ii peso corporeo e permettere ioro
piccole attività.
I tagli per far fronte alla crisi economica
Quando l'austerità
è targata Svizzera
La crisi economica mondiale attraversa anche la tranquilla Svizzera. Alla fine di settembre i disoccupati erano
102.081, il 3,3% della popolazione attiva. 7.230 in più
del mese di agosto.
E’ la crisi: hanno annunciato i sindacati dicendo che le
cifre dell’Ufficio federale del
lavoro sono sbagliate per difetto. Se si tenesse conto anche di coloro che cercano il
loro primo lavoro la cifra sarebbe superiore a 200.000
cioè più del 6% della popolazione attiva. E' la crisi: hanno
commentato i giornali rilevando il fatto che nei cantoni
francofoni la percentuale dei
disoccupati supera il 5,5% e
nel cantone di Zurigo, il cuore
industriale della confederazione, sia del 2,8 %.
Fino a pochi anni fa la
Svizzera era tra i pochi paesi
europei vicini al pieno impiego con un tasso di disoccupazione non superiore all’ 1%.
Lo choc per l’opinione pubblica è stato dunque notevole.
Il governo ha subito varato
alcune norme per fronteggiare
la situazione. L’indennità di
disoccupazione verrà corrisposta per 500 giorni al posto
degli attuali 300. Per far
fronte al deficit di bilancio
dello stato previsto per quest’anno in 2 miliardi di franchi svizzeri il governo ha deciso economie per 1,5 miliardi e altrettante nuove entrate.
La benzina aumenterà di 20
centesimi il litro e questo dovrebbe essere sufficiente.
Sulla decisione pende però
un possibile referendum promosso dal Partito degli automobilisti che sta già raccogliendo le firme. Facendo poi
di necessità virtù il governo
ha deciso di rilanciare i casinò pemettendo l’apertura di
case da gioco con possibilità
di giocate illimitate ( finora la
giocata massima permessa
era di 5 franchi ). Le vincite
saranno però tassate fino
all’80%. Gli introiti relativi
verranno utilizzati per pagare
le pensioni.
Nonostante la crisi, il governo ha inoltre deciso di
spendere 138 milioni di franchi per completare il rifugio
segreto che ospiterà lo stesso
governo in caso di una crisi
politica e militare che tocchi
anche la Svizzera. Il governo
deve poter funzionare anche
in un periodo di crisi!
15
venerdì 30 OTTOBRE 1992
PAG. Ili
E Eco Delle Aàlli ’^àldìsi - - v-: . —
Con la riapertura della Torre Pellice-Torino i viaggiatori aumentano solo del 10%
La ferrovia non sembra piacere all'utenza
Inaugurati il 24 ottobre i nuovi locali del municipio di Angrogna
LUSERNA SAN GIOVANNI - Il Comune ha chiesto alla Regione circa mezzo miliardo di lire per far fronte ai danni subiti durante l’alluvione di due settimane fa. In particolare le
piogge hanno messo in grave dissesto la strada di Mugniva,
su cui già normalmente gioca un ruolo negativo l’intenso traffico di camion proveniente dalle cave di pietra dell’alta valle.
TORINO - La Regione Piemonte sta per dare il via a un provvedimento che istituisce un albo regionale per i maestri di sci,
riconoscendo l’attività di maestro come una vera e propria
professione. L’iscrizione all’albo costituirà titolo per l’esercizio della professione, sostituendo la vecchia licenza. Particolare attenzione verrà posta nella formazione dei futuri maestri
di sci, inserendo nei corsi materie quali la teoria e la metodologia dell’attività motoria e nozioni di fisiologia. Infine la
norma regionale tenderà a equiparare l’insegnamento dello
sci di fondo a quello dello sci alpino.
jTORRE PELLICE - Niente XVII Febbraio all’USSL 43? C’è
amarezza e sconcerto fra i dipendenti valdesi della USSL 43,
dopo che lo scorso 19 ottobre l’amministratore straordinario
Laura Serra ha inviato ai dipendenti una nota in cui si comunica che d’ora in avanti per tutti sarà giorno di festa PII novembre, San Martino, patrono di Torre Pollice, e che non sarà
più possibile la scelta alternativa del 17 febbraio. In tale occasione sarà possibile unicamente ricorrere al congedo ordinario. Un gruppo di dipendenti ha redatto e sottoscritto una lettera inviata all’amministratore straordinario, al comitato di
gestione e ai rappresentanti sindacali in cui si prende atto
«con molta amarezza della scarsa sensibilità dimostrata
dall’ amministrazione e dai rappresentanti sindacali nei confronti di una minoranza che comunque tale in queste valli
non è», e si chiede «la revoca del provvedimento e la possibilità di optare per il godimento della festività in quella data
che un’eminente personalità della Repubblica ebbe a definire
‘festa della libertà di tutto il popolo italiano” ».
Interessante dibattito a Pradeltorno
I sentieri delia valle:
patrimonio da tutelare
Un folto pubblico ha partecipato a un incontro a Pradeltorno dove, nell’ambito
dell’Autunno in vai d’Angrogna Daniele falla, Roberto
Mantovani e Furio Chiaretta
hanno vagliato lo stato di
conservazione degli antichi
sentieri della valle.
Nel corso dell’ultimo anno
diversi tracciati sono stati ripuliti grazie al lavoro volontario di angrognini e non, e
quattro percorsi sono stati riprodotti su dépliants che ne
descrivono le caratteristiche e
i luoghi più significativi.
1 .sentieri sono ora segnalati
in modo provvisorio ma presto sarà installata una segnaletica con targhe in legno. Sono talvolta sentieri che si incrociano con una storia ricca
di significativi episodi, talvolta vecchie strade utilizzate
dai pastori con le loro greggi,
tutti facilmente raggiungibili
salendovi a piedi o in mountain-bike
La vallata di Angrogna ha
mantenuto in buona parte tutte le sue antiche caratteristiche; le deturpazioni sono (almeno per ora) in altre zone,
non vi è stata speculazione
edilizia; in certi casi partire
da zero è più facile che tentare difficili recuperi. «Peccato
- ha detto Furio Chiaretta che
ha fatto un confronto con
quanto avviene in altre regio
ni - che ci sia una certa carenza di luoghi dove consumare i
pasti; sarebbe un complemento che in qualche modo darebbe anche un po’ di reddito».
Purtroppo la legislazione
regionale non va assolutamente incontro a queste esigenze, con regolamentazioni
che di fatto bloccano le iniziative che potrebbero sorgere. Al contrario, in altre regioni (è stato fatto l’e.sempio
deirUmbria e della Toscana)
si dedicano cospicue risorse
economiche a questo tipo di
turismo; uno studio evidenzia
che se quelle iniziative fossero importate in vai d’Angrogna ne deriverebbe (fra ospitalità, guide turistiche, affitto
di cavalli, visite a luoghi storici ecc.) l’entrata annua di un
milione e 600 mila lire per
ogni chilometro di sentiero
fruibile.
In vai d’Angrogna siamo
solo agli inizi ma, pur nella
scarsità delle risorse, c’è la
volontà di amministratori e
cittadini di proseguire nella
strada intrapresa; ne è la prova la delibera di «adozione»
dei sentieri da parte di gruppi
di volontari (società sportive
o giovani della chiesa valdese) che si impegnano a mantenere accessibili e fruibili
nel tempo i sentieri faticosamente riaperti.
Sono passati pochi mesi
dalla riapertura di 4 linee ferroviarie regionali al termine
di una serie di lavori di ammodernamento costati, sul
solo tratto Pinerolo-Torre
Pellice, 4 miliardi; ora le FS
decidono di sostituire, su alcune corse, al mezzo su rotaia quello su gomma nei
giorni festivi.
«Il provvedimento - dice
ring. Maurizio Liurni, responsabile dell’Ufficio trasporto locale del Piemonte si è reso necessario per contenere i costi ed è stato realizzato su quelle tratte e su
quelle corse dove l’utilizzo è
veramente ridotto. Ci siamo
comunque impegnati a garantire il trasporto pubblico
siglando un accordo, sulla linea per Torre Pellice, con la
SDAV.
Non c’è dunque stato un
effettivo aumento nell’utenza?
Siamo parzialmente soddisfatti per quanto è accaduto a
partire dalla scorsa primavera; nei giorni feriali noi riscontriamo un aumento di
utenza di circa il 10%, mentre nei festivi siamo a punte
veramente molto basse. Se teniamo conto che il costo di
esercizio di un treno è di circa 30.000 lire il chilometro è
chiaro che le FS, oggi Spa,
non possono permettersi di
avere debiti così elevati.
Fra i problemi con cui tutti
hanno avuto modo di fare i
conti c’è la difficoltà a reperire i biglietti; negli ultimi tempi sono diventati introvabili
presso tutte le rivendite e
spesso lo stesso personale FS
viaggiante, benché sollecitato
a farlo, non cura la distribuzione dei biglietti, (fra l’altro
Incontro per il
Parco Orsiera
Dopo più di 10 anni di incomunicabilità pressoché totale, il Parco Orsiera-Rocciavrè ed i comparti caccia delle
valli Susa, Sangone, Chisone
e Germanasca hanno avuto
un incontro mercoledì scorso
21 ottobre.
Il Parco ha infatti allo studio alcune iniziative di rilievo
circa la gestione faunistica:
oltre alla reintroduzione dello
stambecco, sul cui progetto
sono stati avviati contatti con
la gestione del Parco del Gran
Paradiso, all’Orsiera-Rocciavrè si intendono avviare procedure di contenimento con
catture o abbattimenti per
quanto riguarda ungulati ritenuti in esubero rispetto alle
potenzialità del territorio, in
particolare il cinghiale e il
muflone. La nuova legge regionale prevede infatti le attività di «controllo faunistico»
mediante gli abbattimenti selettivi, che devono venire effettuati da persone autorizzate
e controllate dal parco «dando priorità ai residenti nei
Comuni dell’area protetta».
Ciò potrà accadere nell’autunno del 1993.
I censimenti condotti all’interno del Parco hanno consentito di accertare una presenza di circa 200 mufloni,
230 camosci, 160 cervi e 80
caprioli; i presidenti dei tre
comparti si sono dichiarati disponibili ad una collaborazione con l’ente Parco secondo
una programmazione che dovrà necessariamente coinvolgere anche i dieci Comuni e
le tre Comunità montane.
con conseguente minor introito ed apparente calo di viaggiatori). Come intendete affrontare il problema?
Stiamo ristrutturando il sistema di punti vendita a terra
dei biglietti a fasce chilometriche; la ditta che ha svolto
questo servizio non ci ha soddisfatti e pensiamo di gestirlo
in proprio.
Tengo a ribadire, per l’oggi, la possibilità di accedere
al treno e di presentarsi al
capotreno dicendo che nel
corso del viaggio dovranno
acquistare i biglietto, a cui si
ha diritto senza alcun aggravio di denaro.
In alcuni casi, ad esempio
alla stazione di Luserna, abbastanza distante da eventuali
punti vendita, è pensabile
l’installazione di una biglietteria automàtica?
Stiamo iniziando a sistemare in alcune stazioni delle
emettitrici automatiche in
grado di dare il biglietto a fasce chilometriche. Nei nostri
programmi è prevista la collocazione nella maggioranza
delle stazioni.
Dopo le inaugurazioni di
questa primavera e le grandi
pulizie in tutte le stazioni sono tornate le erbacce, anzi il
fatto di aver tolto il personale
ha per certi versi peggiorato
la situazione: come intendete
muovervi?
Le stazioni sono per noi, al
di là di un luogo dove partono e arrivano i treni, sono un
patrimonio di tutta la cittadinanza; noi cerchiamo la collaborazione di tutte le amministrazioni locali per garantire sicurezza e pulizia ovunque tenendo conto che in
molti casi non c’è il nostro
personale.
Gran folla in occasione dell’inaugurazione della linea automatizzata.
Per quanto riguarda il futuro quali interventi sono preventivabili? La gestione passerà alla Satti?
Abbiamo cercato di aprire
un tavolo di discussione con
la Regione e con la Provincia; le FS puntano ad essere
un vettore di trasporto e non
una concessionaria.
Dunque deve esserci una
società, un’autority, in cui
siano presenti anche gli enti
pubblici con una forte attenzione all’ intermodalità. Si
tratta di veder giocare su un
unico tavolo gli operatori di
trasporto su rotaie e su gomma e non più su tavoli separati come è accaduto finora,
garantendo al trasporto su
rotaia quella centralità che
dovrebbe spettarle. Continuiamo a ribadire che è assurdo entrare in Torino con
quattro pullman mentre lo si
può fare col treno nella metà
di tempo.
■ L’incontro con l’ing. Liurni
volge al termine, la volontà e
la richiesta di collaborazione
per aumentare l’uso del treno
è costante sia verso i cittadini
che gli enti pubblici, a cominciare nel prossimo futuro,
col Comune di Pinerolo visto
che c’è la «volontà di aprire
quanto prima il discorso per
rendere passante la stazione»
evitando quell’avanti e indietro che da sempre angustia i
viaggiatori della vai Pellice
allungando assai i tempi di
percorrenza.
TORRE PELLICE: Il cinema Trento prevede per venerdì 30, alle 21.15 Barton
Fink. Sabato 31 (ore 20 e
22.10) La mano sulla culla.
Domenica 1° novembre
(ore 16-18-20-22.10) Mio
cugino Vincenzo , che si replica lunedì 2 alle 21.15.
POMARETTO - Il Filmforum al cinema Edelweiss
prevede per venerdì 30 ottobre, alle 21, Madame Bovary, di Claude Chabrol.
CONSORZIO
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16
PAG. IV
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venerdì 30 OTTOBRE 1992
L’iniziativa «Il riparo» tende a favorire i ricongiungimenti familiari e l’inserimento degli stranieri.
Presentata a Pinerolo un'iniziativa a favore degli immigrati
Un^accoglìenza responsabile
ALBERTO CORSANI
Una struttura per Taccoglienza «responsabile»,
di ospitalità equa e non di assistenza. Questo è Tintendimento dell’operazione «Il riparo», presentata giovedì 22
ottobre nei locali dell’Oasi S.
Agostino della Caritas.
L’iniziativa, promossa dal
Coordinamento per l’accoglienza dello straniero di Pinerolo, dall’ARCI, dalla
Chiesa valdese, da CGIL, CISL e UIL e dalla stessa Caritas, fa seguito ad un’esperienza in corso a Torino: nel capoluogo è stata costituita una
società a responsabilità limitata («Il riparo», appunto) che
vende quote associative e con
esse cerca di acquistare o ottenere in comodato alloggi
sfitti perché alcuni cittadini
stranieri vi trovino alloggio.
Chi ha presente la situazione
abitativa del Pinerolese sa bene quanti problemi essa riservi per chiunque, e dunque a
maggior ragione per gli immigrati.
Il gruppo di Pinerolo ha deciso di costituirsi come sede
secondaria della società, al fine di raccogliere quote di
proprietà (rimborsabili) che
vengono poi registrate a Torino. Con gli stranieri si stabilisce un contratto di ospitalità,
in virtù del quale si vorrebbe
avere una certa rotazione: si
tratta di venire incontro non
all’accoglienza d’emergenza,
immediata, ma alla necessità
di una permanenza intermedia, nell’attesa di una sistemazione definitiva.
Importante anche la fascia
di immigrati a cui si vorrebbe
rivolgere l’iniziativa, che è
quella - come hanno spiegato
Alberta Revel, don Gabriele
Mercol, Franco Agliodo e
Carlo Gonella - di privilegiare
i nuclei famigliati in attesa di
ricongiungimento.
Agli ospiti sarà richiesto un
contributo, in proporzione al
guadagno e alle spese domestiche, mentre le assegnazioni
(quando sarà raggiunto
l’obiettivo prefisso di ottenere
due alloggi tra Pinerolo e i
dintorni) verranno fatte da
una commissione che considererà il ricongiungimento, lo
stato di bisogno e anche la capacità di inserimento delle
persone. Non sarà quindi
un’opera di puro assistenzialismo, ma una strada che non
perde di vista la necessità di
responsabilizzare l’ospite.
A questo proposito, anzi, è
stato sottolineato che il tentativo promosso da questo
gruppo vuole anche essere un
segnale rispetto alle amministrazioni, ma anche rispetto
alla società nel suo complesso: l’operazione «Riparo», se
riuscirà (ed è avviata la trattativa per un primo alloggio) significherà anche che «qualcosa», per il problema casa si
può concretamente fare, nonostante le condizioni di partenza siano estremamente
complesse.
L’attivazione di questo
gruppo e di questo progetto
non esime nessuna parte di
società dalla necessità di farsi
carico giornalmente dell’accoglienza e della comprensio
ne di queste persone, come
ha sottolineato il canonico
Mercol. Dal punto di vista
delle chiese valdesi va ricordato che la Conferenza del I
distretto, nel giugno scorso,
le ha invitate a «pubblicizzare, discutere e promuovere
iniziative a favore del progetto stesso».
Un’assemblea pubblica,
per presentare il progetto alla
cittadinanza, è di prossima
convocazione. La «Commissione operativa pinerolese»
del progetto ha un conto corrente presso la sede pinerolese della Cassa di Risparmio
di Torino (n. 2033981/85),
sul quale possono essere versate le quote.
La passione sportiva della diciasettenne fondista di Frali
Lara Peyrot in nazionale A:
determinazione innanzitutto
MILENA MARTINAT
Quest’estate, sul ghiacciaio di Ramsau in Austria e in vai Señales, ad allenarsi con la nazionale A di
sci di fondo vi era anche un
viso ben conosciuto. La nazionale A è un sogno di molti, ma non tutti hanno la
«stoffa» e la determinazione
per arrivarci. Questo momento è giunto per Lara Peyrot,
pralina doc. Nata nel 1975, a
4 anni le hanno regalato il
primo paio di sci e a 9 ha iniziato le prime gare provinciali, facendo discesa parallelamente al fondo. Nel 1988 ha
vinto i Giochi della gioventù
e di qui è iniziato, per Lara e
chi le sta accanto, un periodo
ricco di soddisfazioni.
Nell’89, al primo anno nella
categoria allievi, si è aggiudicata i campionati italiani e il
trofeo «Topolino».
Nel 1990 ha iniziato a frequentare l’istituto tecnico per
ragionieri a Pinerolo; viaggiare ogni giorno da Prali ha un
certo peso che va ad aggiungersi a quello degli allenamenti e delle gare in altre regioni. Con impegno Lara riesce in entrambe le cose e arriva seconda ai campionati italiani; l’anno scorso, primo
anno nella categoria aspiranti,
vince i tre titoli italiani (5 km
a tecnica classica, 10 km a
tecnica libera e staffetta) ed
entra in Nazionale B per restarvi un solo anno, il tempo
di vincere il titolo italiano
della 10 km, vincere i «play
off» e passare alla squadra A.
Le sue giornate sono molto
intense: oltre alla normale fatica di uno studente del quarto
anno di ragioneria che impiega un’ora e mezza per recarsi
a scuola, si allena due ore al
giorno con i programmi del
suo allenatore, Alberto Berto
(lo stesso della Beimondo),
che prevedono corsa, balzi,
ski-roll in estate e tanti chilometri sugli sci d’inverno.
Spesso il giovedì parte per le
gare nazionali giovanili, quasi
sempre in Veneto o in Trentino, per rientrare la domenica
sera.
Sicuramente non c’è tempo
per altre attività, ma la famiglia le è vicina, e l’appoggio
morale è molto importante
per un atleta: in una gara di
fondo la componente psicologica è fondamentale, si ha
molto tempo per pensare, un
cedimento psicologico può
compromettere il risultato.
«In gara sono molto determinata - dice Lara - penso a
dosare bene le mie forze e ad
arrivare al traguardo». Qualcuno potrebbe dire che è la
classica valdese con la testa
dura, e non avrebbe torto, se
per testa dura si intende determinazione. Lara la sua fede la
vive in modo molto interiore,
ma quando non è impegnata
con le gare partecipa ai culti
domenicali; i valori che reputa importanti nella vita sono
Lara Peyrot, nazionale di fondo
la sincerità, sia nell’amicizia
che in ambito sportivo e, appunto, la detèrminazione.
Ma Lara ha un grande sogno: quello di arrivare in
Coppa del Mondo, «facendo
naturalmente un passo per
volta, non sono la sola ad
aspirare a questo traguardo».
San Germano Chisone: due progetti, costi troppo elevati, mancano i soldi
L^avventurosa vicenda degli impianti sportivi
MARK NOFFKE
Non si può certo dire che
il progetto del nuovo impianto sportivo di San Germano Chisone proceda senza
intoppi.
L’idea è nata con la vecchia
amministrazione che, approfittando delia buona disponibilità di fondi dello stato in
occasione di «Italia ‘90», ha
presentato il progetto; in origine questo prevedeva anche
la costruzione di una palestra.
Hockey su ghiaccio: non è ancora pronta la pista di Pinerolo
Ancora incertezza per la Valpe
A due settimane dall’inizio
del campionato di serie C di
hockey su ghiaccio c’è ancora incertezza su quello che
succederà in vai Pellice o nel
Pinerolese.
All’impianto di Torre Pellice proseguono i lavori in vista della copertura, ma i tempi si sono dilatati in modo
L’Eco Dfxle Valli Valdesi
Via Pio V, 15 - 10125 Torino
Tel. 011/655278
Reg. Tribunale di Pinerolo
n. 175/60
Resp. Franco Giampiccoli
Stampa:
La Ghisleriana Mondovì
Spedizione in abb. post.
Gr 2A/70
esagerato: si stanno costruendo i piloni di sostegno al tetto
ma ora sembra che la ditta di
Bressanone-che si aggiudicò a
suo tempo i lavori, chieda di
rinviare alla primavera la sua
parte di intervento motivando
la richiesta col fatto che nel
periodo invernale le relativamente poche ore di luce costringerebbero gli operai a rimanere troppo tempo in vai
Pellice.
Qualche difficoltà è insorta
anche per la pista provvisoria
di Pinerolo; la proposta di costruirla alTinterno dell’expo
Fenulli è stata bocciata e dunque i promotori deU’iniziativa
(la società Ghiaccio sport di
Pinerolo guidata dal notaio
Goveani) hanno spostato la
loro attenzione su un’area non
lontana dal palazzetto dello
sport e dunque da quella su
cui sorgerà il nuovo impianto
coperto.
Questa proposta è passata
in commissione edilizia e
verrà realizzata direttamente
sulla terra battuta installandovi le serpentine; dovranno poi
essere collocate le balaustre e
l’impianto di illuminazione.
Per gli spogliatoi si intende
utilizzare quelli del vicino
campo di calcio o del palazzo
dello sport. Il tutto -secondo
gli ottimistici calcoli dei promotori- dovrebbe realizzarsi
entro il 15 novembre.
Ed in effetti da quella data
dovrebbe avere inizio il campionato di serie C di hockey
su ghiaccio a cui l’H.C. Valpellice si è iscritta.
per la realizzazione della quale lo stato avrebbe partecipato
con un finanziamento di 600
milioni qualora rimpianto
avesse soddisfatto a certe esigenze (strutture per disabili,
spogliatoi separati per maschi
e femmine, ecc...). La costruzione dell’impianto avrebbe
peraltro superato di circa 300
milioni il finanziamento proposto dallo stato.
La giunta ora in carica ha
attuato un progetto alternativo di costruzione di un impianto calcistico da costruirsi
nei terreni adiacenti all’impianto già esistente.
Ottenuta la disponibilità dei
terreni sono cominciati i lavori per i quali la giunta,
composta da .socialisti e indipendenti, ha chiesto un mutuo
alla banca. La crisi finanziaria che attanaglia il paese in
questo periodo ha portato a
un taglio deciso dei finanziamenti ai comuni; questi tagli
hanno indotto la giunta a sospendere i lavori, tuttora fermi in attesa di nuove disponibilità.
Viene dunque da chiedersi
se fosse ragionevole inoltrarsi
in un progetto che prevedeva
una spesa notevole, per un
comune per di più con un bilancio non certo astronomico.
Il progetto, peraltro, aveva incontrato ostacoli fin dall’inizio, come l’opposizione della
minoranza, e aveva suscitato
dubbi sulla sua utilità
nell’opinione pubblica. Non
c’è dunque da stupirsi se la
giunta si trova adesso in imbarazzo nel discutere il preventivo che dovrà essere presentato entro novembre.
Oltre a ciò si aggiunge il
problema dell’ampliamento
della sede comunale, progetto
in due lotti per il quale i lavori procedono a buon ritmo, e
che accoglierà i nuovi uffici,
una sala per anziani e un ambulatorio. L’ammortamento
alle spese di questa struttura è
peraltro a carico quasi interamente dello stato.
In giunta si discute inoltre,
animatamente, sul fatto che
alcuni servizi pubblici, finora
gratuiti, devono adesso portare soldi alle casse comunali.
I-------------------------
E’ questo il caso del trasporto
degli alunni, servizio per il
quale l’amministrazione andava fiera.
Sorge il dubbio se questa
esigenza di soldi sia da ascrivere unicamente alla crisi, o
dipenda anche dalle forti spese che l’amministrazione si è
posta.
La situazione non è dunque
agevole e sarà interessante
vedere come ne uscirà l’amministrazione dell’ingegner
Bergeretti, sindaco di San
Germano.
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