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Anno Vili—N. 10. II SERIE 31 M.igoio 180'J
LA BUONA NOVELLA
ti
GIORNALE DELLA EVANGELIZZAZIONE ITALIANA
Seguendo la verità nella carità. — Eì ks. VI. 15.
Ìi ■ '
^ VyZZO DI ASSOCIAZIONE J LE ASSOCIAZIONI SI RICEVONO
Pér lo Stat<^franco a destinazione]____£. 3 00 •: In ToaisoairUffizio del Giornale, via del PrincÌK
/,• Per lar S^^rta e Francia, id........... „ 4 25 J Tommaao dietro il Tempio Valdeae.
V^'^4iLÌ’Ift^^erra, id................... „ 6 50 ' Nelle Provincie per mezzo di franoo-boili jw*
^¡^ni&na. id................... „ 5 50 l stali, che dovranno essere inviati franco al DI- *■
rvTru sTricevono associaaioui per meuo di un anno. { rettore della Buona Novklla.
AlVestero, a’seguenti indirizzi: Parigi, dalla libreria C. Heympis, me Rivoli;
Ginevra, dal signor E, Beroud libraio ; Inghilterra per mezzo di franco-bolli
inglesi spediti franco al Direttore della Buona Novella.
SOMMARIO
Sinodo della Chiesa Valdese —Gli emigranti valdesi nel sud dell’America ed il Rev. Pendloton—
Prospetto cronologico dello stabilimento dei dogmi, costumi e riti della Chiesa romana — Cronaca
dulia quindicina.
SINODO DELLA CHIESA VALDESE
L’annuo Sinodo della ChiesaValdese tenne le sue sedute, a Torre,
nei giorni 17, 18, 19, 2() e tutta la notte del 20 al 21 Maggio, sotto
la presidenza del sig. G. P. Evel, professore di Teologia, e dopo la
solita funzione religiosa, nella quale ufficiò, con grande soddisfacimento-di tutti, il sig. Muston pastore a Pramollo.
Dovendosi, per cura dell’Ulìicio, pubblicare fra breve un sunto storico, unitamente agl’Atti di quest’Assemblea, i lettori non l’avranno
a male se, a ricordarne i fatti più spiccanti e le deliberazioni di una
certa importanza, noi limiteremo il nostro reso-conto.
Fra queste ultime, merita speciale menzione quella che che mira
a rendere più completi e quindi più interessanti i rapporti che, ogni
anno, vengono fatti alla Tavola, sullo stato spirituale delle singolo
parocchie :
La Commissione esaminatrice avea lamentato nella sua relazione,
l’assenza quasi totale, negli Archivj deU’Amministrazione, di docu-
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menti i quali stabilissero l’iniziativa j)resa da questa allo scopo di
promuovere la vita religiosa in seno alla Chiesa, o valessero a darne
im’idea alquanto precisa. Il Sinodo ad ovviare, in parte almeno, a
questa mancanza, stabilì ohe, d’ora in poi, e per cura della Tavola,
verrebbero indirizzate, ogni anno, ai singoli concistori, sulla condiziono spirituale delle chiese, una serie di domande a cui si dovrebbe
partitamente rispondere, porgendo in siffatte risposte i dati piii idonei quella condizione a constatare. Una misura identica venne adottata per le stazioni d’Evangelizzazione.
La condizione interna del Collegio di Torre, il principale stabilimento d’istruzione secondaria della Chiesa Valdese, il bisogno di
migliorarlo vieppiù, e segnatamente di uniformare per quanto il
consentono le peculiari circostanze della Chiesa nostra, gli studj che
in esso si fanno a quelli degli altri collegi dello Stato, vennero attentamente contemplati dall’Assemblea e caldamente raccomandfiti
alla sollecitudine della Tavola, perchè, prima del settembre venturo,
avvisasse, d’accordo colla Direzione del Collegio, al riordinamento
del medesimo, nel senso sovraespresso.
Una raccomandazione analoga venne fatta iu riguardo alla Scuola
Normale rimasta, per mancanza di Direttore speciale, nella stessa
condizione d’inferiorità già lamentata dal Sinodo scorso. La nomina
del sig. Charbonnier a questo posto importante ci è pegno che non
avranno più da ripetersi tali lamenti.
La condizione spirituale dei Valdesi stabiliti a Marsiglia, in numero d’un migliajo all’incirca, richiamò nuovamente la seria attenzione dell’Assemblea, che incaricò la Tavola di porsi quanto prima
in rapporto coi pastori evangelici di quella città, allo scopo di concertarsi con essi intorno ai mezzi più eflìcaci da adoprarsi, in vista di
migliorarla.
La presenza in seno al Sinodo del Rev. Pendleton, cappellano della
Legazione Britannica a Montevideo, nella di cui persona il Signore
ha fatto trovare ai nostri correligionarj emigrati nell’America del sud,
nonché un potente protettore, un padre tenerissimo, fu occasione
propizia perchè gl’iateressi spirituali di questi nostri travagliati fratelli venissero nuovamente e col massimo interesse contemplati, e
presi quei concerti giudicati più opportuni e più efficaci a tutelarli : vale a dire, il prossimo invio in mezzo a loro di un pastore e di
un maestro di scuola.
Oggetto di non meno serie preocupazioni e di varie importanti
determinazioni (che non stimiamo essere quivi il posto di riferire).
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furono le circostanze affatto eccezionali e solenni in cui versa hi patria nostra, ed i doveri che da queste ci vengono imposti, come cittadini e come cristiani.
L’evangelizzazione d’Italia, venne proclamata una volta di piii,
in questo Sincdo, ojwra santissima, tramandataci dai padri nostri,
per la quale egli è evidente che la nostra Chiesa è stata miracolosamente conservata, e che non si potrebbe senza delitto abbandonare.
Anclie r Istituto delle Damigelle, di cui la prosperità va ognor
crescendo, chiamò sopra di se, in modo affatto speciale l’attenzione
dell’Assemblea, che chiuse la discussione sul proposito, incaricando
rAmrain jstrazione di prendere, al più presto, quelle disposizioni giudicate migliori, onde pro\"vedere tale Istituzione di un locale più dell’attuale confacente alle sue cresciute proporzioni.
Infine dai rapporti delle varie Commissioni nominate nell’ultimo
Sinodo, si ebbe la dichiarazione consolante, che ognuna di esse avea
disimpegnato il suo mandato, e che omìai Catechismo, Libro di Lettura per le se.uole, Baccolta d'inni e Cantici, non erano più fra le
cose desiderate, ma si potevano dire fatti compiuti, e compiuti, lo
s{)eriamo, pel maggior bene della Chiesa.
Fra i fatti avvenuti in questa sessione, e meritevoli di singoiar considerazione, noteremo: l°la visita già accennata del Rev. Pendleton;
2"^ la presenza di varj deputati di Chiese o Società religiose, in comunione di fratellanza e di fede colla Chiesa Valdese; e 3°, la nomina
deH’Ammiuistrazione incaricata di reggere le cose nostre fino al Sinodo venturo.
Intorno al primo, troverà il lettore in questo stesso numero, ragguagli interessantissimi, e che ci dispenseranno di ragionarne più a
lungo in questo luogo.
La seduta del mercoledì a sera consecrata a dare il benvenuto ai
deputati delle Chie.se estere fu, come sempre, una delle più interessanti. Tre chiese, la Chiesa libera di Scozia, la Chiesa libera Vodese,
rUnione delle chiese Evangeliche di Francia, e due Società, quella
delle Missioni e quelk dei Protestanti dispersi di Ginevra, venivano
rappresentate : le prime, dai Reverendi Stewart, Kay, Macdougal,
Coventry e dal sig. J. Ross Young, per la Chiesa libera di Scozia ;
dal Rev. Fish per l’Unione delle Chiese Evangeliche di Francia ; e
dal Eev. Monastier, per la Chiesa libera Vodese; le seconde, dal Reverendo Freundler, pastore-evangelista a Annecy.
L’onorevole cout« di S.‘ Georges, incaricato di rappresentare la
Società Evangelica di Ginevra, avea esternato, eon lettera, al Sinodo
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il suo dis[)iacere, che circostanze impensate gli divietassero di^disimpegnare il suo mandato.
Il difetto di spazio ci costringe, a nostro malgrado, a non riferire
che squarci brevissimi dei discorsi che da questi venerandi fratelli
ci furono indirizzati: “ Tutte le nostre simpatìe, ci diceva il signor
Stewart, a nome della Chiesa di Scozia, nelle attuali circostanze, sono
con voi, col vostro re, coll’Italia tutta; e per voi, per il trionfo della
causa vostra, sono le preghiere dei Cristiani d’Inghilterra e di Scozia. ” — “Voi sapete diceva dopo di lui il Eev. Macdougal, che non
t’aspetto incantevole del vosti-o paese, nè lo splendore del vostro
cielo, ma bensì la memoria dei grandi sagrifizj che su questo suolo
furono compiuti per la verità, attrae nelle vostre Valli i figli della
Scozia; ” ed egli proseguiva, ricordando alla Chiesa Valdese i suoi
doveri verso l’Italia in genere, e più specialmente verso la Toscana
dove la sua missione interrotta dalla violenza vuole, dice egli, essere
ripresa quanto prima. — Sentimenti analoghi vennero esternati dal
sig. Eoss-Young, non più in lingua straniera, ma neiritaliana favella, ch’egli parla con molta franchezza.
“ Difficile cosa, esclamava alla sua volta il sig, Fish, sarebbe per
me, Fesprimervi la gioja ch’io mi sento nel cuore, trovandomi in
mezzo a voi. È questa la prima deputazione che manda alla vostra Chiesa, l’Unione delle Chiese Evangeliche di Francia; ed iu
quali circostanze s’è egli un tal fatto verificato ? Quando le due
nazioni, non facendone più che una sola, combattono concordi a pro’
della più nobile e della più santa delle cause ! ” L’oratore ne deduce,
come conseguenza di qtjesto fatto, l’unione ognor più intima che
do\Tà esistere anche tra le due Chiese; ed a cimentare questa unione
egli ci da ragguagli interessantissimi sulla costituzione e l’andamento
delle Chiese libere di Francia e sull’ultimo Sinodo delle medesime
tenutosi, l’anno scorso, al Vigan, uno dei luoghi classici del protestantismo francese, quindi egli con chiù de con queste parole; “Permettetemi di esternarvi un bisogno molto sentito da noi, e che voglio
sperare lo sia anche in seno alla vostra Chiesa, il bisogno di una
nuova effusione dello Spirito Santo. Noi siamo stati commossi dalle
gloriose e vivificanti Pentecoste dell’America, e ci siamo detti a noi
stessi : sarà dunque la Francia eternamente un deserto ? E ci siamo
posti a pregare; e da per tutto dove si è pregato, Iddio ha risposto;
e la semenza gittata in suo nome ha fruttato assai al dilà di qixello
che si sarebbe potuto sperare. Voi vi siete lagnati, nelle vostre relazioni, che Tanno scorso uon era. stato ricco di grandi risultamenti.
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Ma avete voi pregato perchè ciò fosse? — Pregate, preghiamo,
domandiamo, e le fonti si apriranno. ”
Al sig. Fish successe a parlare il sig. Monastier, il quale, sebbene
Svizzero, è di origine Valdese, e figlio di quel veuerando vecchio che,
nell’età di piìi di settant’auni, trovò ancora forza abbastanza da dettare la storia forse più comjileta cli’esista della Chiesa nostra. “ Io
sono dei vostri, egli disse, sì per la nascita che |)er la fede; voi tutti
mi siete cari; gran parte dei vostri pastori mi furono compagni negli
studj; i più vecchi fra loro hanno circondato e benedetto la mia infanzia, ed i i>iù giovani hanno trovato affettuosa accoglienza nella
casa di mio [jadre. Io cali>esto per la terza volta la terra dei miei
antenati, quella terra inaffiata da tante lagrime. Io sono commosso,
perchè sono felice. La Chiesa libera Vodose ha creduto una buona
cosa che il primo rappresentante che vi mandava fosse uno dei vostri,
e così diventasse il segno visibile di quell’unione dei cuori che d’ora
in poi non dovrà più cessare tra di noi. La vostra Chiesa, come già
ebbe a dirlo il fratello che mi ha preceduto, è più antica della nostra;
ma ricordatevi che “ noblesse ohligc. ” Nei dì nostri poco si bada agli
avi. La giovanezza di cuore, la giovanezza di fede, ecco ciò che si
richiede dalle chiese. Quella che io rappresento è giovane, in confronto della vostra. Ma essa fu un’opera di coscienza. Come il gran
Ijutero, noi abbiamo detto: “ Non possiamo altrimenti, e così ci assisti
Iddio ! ” e così ci siamo posti in cammino, non sajicndo dove andassimo, consci soltanto che il Signore medesimo ci conduceva colla
mano. Anche l’opera dei padri vostri fu un'opera di coscienza. Eglino
amavano il Signore, poiché per lui tutto sep^Kiro le tante volte abbandonare. Spesso ho ripetuto questo in seno alla nostra Chiesa ;
ed il mio fratello maggioro, quando, per la coscienza, egli dovette dipartirsi dalla parocchia dove godevasi la massima stima, e che molti
si maravigliavano come ei vi si potesse risolvere: “ E non sapete voi,
egli diceva loro, che io discendo dai Valdesi ? ”
“ Io ho sentito e letto con gioja ciò ch’avete impreso e compiuto nel
nome del Signore. Grave è il vostro carico, ma voi lo porterete. Tuttavia
ho osservata una mancanza. Nei vostri rapporti poco si parla della
Chiesa vostra, e quasi esclusivamente delle opere cui vi è concesso di
attendere. Noi, nei nostri Sinodi, ci occupiamo ¡¡er dei giorni intieri
<lelle nostre Chiese, della loro spirituale e temporale condizione.
Nella stessa guisa che le acque che fecondano le pianure scendano
dai monti, così le opere devono scaturire dalla Chiesa. Antiochia fu
quella che mandò Paolo; ed io vorrei che il vostro Sinodo desse mag-
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giore attenzione alle condizioni della Chiesa stessa. Io me ne vado portando meco impressioni oltre ogni dire soavi ; ma io vorrei essere stato
in grado di sentire più di quello che mi fu dato, il bàttito del cuore
delle vostre singole Chiese. Che ne è di Eora, di Angrogna, di S. Giovanni ? ec. ec. Io avrei avuto caro di conoscere, spiritualmente parlando,
ciò che avete, e ciò che ancora vi manca.....Ed ora cari e diletti nel
Signore ! ch’io vi lasci, dipartendomi da voi, una parola, che non sia
mia, ma di Dio stesso: “ Il Signore vi accresca, e faccia abbondare
in carità gli uni inverso gli altri ed in verso tutti......per raffermare
i vostri cuori, acciocché sieno irreprensibili in santità, nel cospetto
di Dio, Padre nostro, allavvenimento del Signor nostro G. C., con
tutti i suoi santi. ” (1. Tess. iii, 12-13). Frattelli carissimi! io vorrei
essere un vecchio per benedirvi tutti; ma io invoco su di voi la benedizione del Signore. Vi conceda Egli, come Chiesa, di partorire
evangelisti in gran numero, e di essere sempre più uniti al Salvatore
con vera fede, affinché sorgano d'in mezzo a voi pii e fedeli servitori,
i quali mantengano pura ed illibata la fede neUa grazia di Dio, e
div'entino un semenzajo prezioso per quell’Italia, che tutti aneliamo
di vedere rigenerata e franca, non solo dal giogo degli uomini, ma
ancora e sopratutto dal giogo delle tenebre. ”
Il sig. Freundler, l'ultimo a parlare, diede suU’opera dell’Evangelo
in Savoia particolari interessantissimi, e che, ad onta dell’ora inoltrata,
vennero ascoltati dalla numerosa udienza colla più religiosa attenzione.
Il presidente, signor Efevel, rivolse a quei cari fratelli, e nelle loro
persone, a quelle Chiese o Società di cui erano i mandatarii, calde
e simpatiche parole, e la seduta terminò, dopo le undici, con una
fervida preghiera detta dal sig. Geymonat.
Riguardo alla nomina della Tavola, che è il terzo fatto di cui ci
eravamo proposti di parlare, questo solo diremo (vietandoci lo spazio
di parlarne più a lungo) che il modo del txitto inaspettato in cui furono
restituiti alla direzione della Chiesa (1) uomini che, in tempi ancora
vicini, tante prove ci diedero di capacità, di zelo, e di assoluta devozione al bene, ci è pegno sicuro, che una tal nomina procede da
ben altra fonte che non dagli uomini che ne furono gl’istromenti;
che a Dio ne andiamo debitori; e perciò ce ne congratuliamo.
Le combinazioni, frutto della sapienza umana, erano diverse, lo
sappiamo; e noi stessi fummo fra quelli che, a prima giunta, si rattristarono vedendole ite in fumo ; ma quando una nomina di tanta importanza succede dopo che si è pregato cou lagrime; quando non è uè
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concertata uè agognata; quando tutt’aH’incontro è paventata da quelli
stessi che ne sono gli oggetti; quando la carica è ravvisata come
carica assai più che come privilegio, non si può muovere dubbio
veruno suU’intervento divino; e ciò basta, perchè attorno di quell’autorità si stringano, imponendo silenzio alle loro individuali preferenze, tutti coloro a cui, sopra ogni altra cosa, sta a cuore il bene e la
prosperità spirituale della Chiesa di cui sono membri.
In quanto alla Tavola a cui, per lo spazio di due anni, era stata
l’amministrazione della Chiesa affidata, il Sinodo ha detto abbastanza
i diritti che si avesse alla gi'atitudine di tutti, dichiarando che avea
amministrato con zelo, fedeltà cd ogni Imon volere. “ Fortunata diremo noi dopo la Commissione esaminatrice, l’Amministrazione,
che sindacata da vicino e con ogni indipendenza, ha potuto meritarsi una tale testimonianza; e fortunata, alla sua volta, la Chiesa
che può così sottoporre a pubblico esame l’operato dell’autorità che
si è data, senza tema di sorta che l’Evangelo abbia menomamento
a scai)itare, per le rivelazioui che verrarmo fatto ! ”
(1) Fra i membri doUa Tavola che trovasi composta come segue: sig. Revel
Moderatore, Lanteret Vice-Moderatore, Muston Secretarlo, Malan Deputato c Vola
Davide Anziano, Membri laici, i due primi ed il quarto, facevano pai-te deU’Amministrazione che precedette quella or ora cessata.
GLI EMIGRANTI VALDESI NEL SliD DELL’AMERICA
ED IL REV. PENDLETON
Amico carissimo.
Narrasi che l’ultimo pastore protestante di Parigi, nel diciassettesimo
secolo, l’egregio Claudio, condannato all’esilio dalla rivocazione dell’Editto
di Nantes, riuni un’ultima volta la sua Chiesa per darle l’estremo addio, e
raccomandandola o meglio abbandonandola alla di\nna misericordia, soggiunse : « È una cosa grande la fedeltà dell’iddio nostro. » A quella dichiarazione del martire di Charenton, ogni cristiano può aggiungere la testimonianza della propria esperienza e ripetere ad ogni passo del suo viaggio :
« È una cosa grande la fedeltà deU'Iddio nostro. » — Tal’era l’impressione
della folta assemblea che, il dì 15 corrente, riempiva il tempio di Torre iV^oJ ,
ascoltando gl’interessanti dettagli che il sig. Pendleton pastore di Monte- ^
video ci recava intorno ai nostri fratelli Valdesi stabiliti neirAmerica me-
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ri'dlonale. Vi rammentate con qual sentimento di tristizia li vedemmo lasciar la loro patria per inoltrarsi senza guida e senza pastore verso i lidi
della lontana e cattolica Repubblica Argentina. Tre di loro Baridon. Gönnet,
et Planchon avean fatto da furieri alla carovana, ed eran partiti i primi
non senza essere raccomandati al Signore. — Molte agitazioni furono poi
cagionate dalla quistione dell’emigrazione, e la furberìa d’una società parigina avea minacciato di farne la rovina del nostro popolo.
Ma vi rammenterete che la partenza dei nostri primi coloni era stata
piuttosto felice, che i più influenti fra loro s’erano impegnati di trasportare
sulla terra straniera l’eredità dell’avita fede, e che il pastore di Genova li
aveva accomiatati coi consigli e le consolazioni dell’Evangelo. D’allora in
poi, fummo informati dei loro patimenti, e molte lettere ci fecero esitare tra
la speme ed il timore. Uno di loro andando a caccia lungo un fiume vi pe
j'iva, lasciando una tenera famiglia.....altri precipitati nel mare dalla teni
pesta, a grande stento si eran salvati. — Nondimeno sapevamo che Iddio
non dimentica le sue promesse e sempre si sperava che avesse pietà di
cpeUa frazione del nostro popolo. Il sig. Moderatore avea inviata una lettera al pastore inglese di Montevideo e fu questo il principio di preziosissima relazione. Una prima mano di coloni giunse a Momtevideo iu piena
febbre gialla, cd il pastore inglese s’affrettò di farli uscire dalla città. Una
Beconda mano vi giungeva in mezzo agli orrori della guerra civile ; il sangue
i*coiTeva per le contrade della capitale^ e lo stabilimento dei nostri fratelli
si fece sotto i più infausti auspicii.
Ma la Tavola Valdese nell’idtimo suo rapporto dell’anno scorso, ci parlava d’un prezioso protettore che il Signore avea dato ai nostri amici suUa
terra dell’esilio.
L’eccellente sig. Pendleton, conoscitore del nostro continente e della
lingua francese, uomo di fede, d’energìa e di prudenza, pareva fatto per dirigere i nostri poveri coloni, ed il suo pronto concorso fu una bella risposta
alle preghiere che la Chiesa avea fatte per loro. — Quel fratello ci aveva
annunziata da qualche tempo la sua visita, e fu con vivissima emozione che
il popolo delle nostre Valli vide quel benefattore dei nostri fratelli.
Anche lui era commosso, e così cominciava il suo discorso; « Ho ardentemente bramato di trovarmi un giorno in mezzo di voi, e mi rallegro di
esservi alfine. Mi son tanto occupato di voi da qualche tempo, che quasi
mi sembra essere dei vostri, » — Ci narrò poi con quali difficoltà egli avea
risposto ai primi bisogni dei nostri coloni, sia per guarentirli dal pericolo,
come per procacciar loro il necessario. La simpatìa del nostro fratello, la
protezione di Dio, ed il buon esempio dei principali coloni, hanno por così
diro costretto la piccola carovana a mostrarsi degna del nome che porta e di
cjuel glorioso e doloroso passato che il sig. Pendleton, come gli altri nostri
benefattori, non cessa di ammirare. Quanto ci fu dolce sentire dalla boeOH
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(li ijuel fratello questa dichiarazione; « I Valdesi d’oggidìsono ancoradegui
dei Valdesi d'altre volte; uon sono degenerati! » Come ci fu prezioso sapere
che laggiù, lontano più di sette mila miglia di qui, essi sono gente onesta; e
che le loro case « sono modelli di pulizia, » e che « il contegno interno della
famiglia è supcriore a quello di tutti quanti gli altri abitanti del paese. » —
Oloria ne sia resa al Signore! Come le sue vie son diverse delle nostre! —
Il mez20 di cui egli volle servirsi per scampare i nostri fratelli dal pericolo
di abbandonarlo,.e stringerseli attorno, si fu la persecuzione. L'origine di
questa persecuzione è assai oscura, e va cercata, senza dubbio, nelle mene
d’un padre gesuita, intrigante e maligno, per nome ^Maestà.
Siccome, dalla guerra civile in poi, erano stati interdetti i conventicoli, si
presero le innocue raunanze di preghiera dei nostri fratelli come protesto
onde gravemente molestarli, e si giunse al segno, che la polizìa di Florida
citò Bandone e parecchi altri a render conto del loro operato. Ma B., chc
non è uno stupido, obiettò che, occorendo la settimana santa, egli chiedeva
il permesso di passar le feste in paco, dopo di che, nel martedì seguente
Pas(jua, si sarebbe arreso alla fattagli intimazione. La qual cosa avendo
egli ottenuta, di subito ei venne a farmi consapevole della condizione pericolofsa in cui trovavansi i nostri fratelli. ìlontevidco è città di divertimenti,
e sarebbe inútil cosa il cercar di chiccheissia negli uffizii in giorno festivo.
Mi toccò dunque d’aspettare dal mercoledì al sabato, nel qual giorno mi por- •
tai direttamente dal ministro dell lnterno che conoscevo benissimo. Egli
parve maravigliato di ciò che gli dicevo; ma convenne meco che il pericolo
i;ra assai grande, e mi promise di spedire a Florida un dispaccio, ma solo fra
due giorni, poiché non era spirata la settimana santa. Io insistetti perchè
me lo consegnasse immantinente, dicendo che avevo in città persone di
buon volere che presto avrebbero fatte le 20 leghe che dividono Montevideo
da Florida. La lettera del Sig. Ant. de Las Carreras mi fu consegnata
aperta, sicché io potei leggervi le seguenti dichiarazioni, che hanno importanza grandissima, nonché per i Valdesi, per gl’inglesi ancora, e per tutti
gli Evangelici stabiliti nell’Argentina repubblica; poiché finora si potea
<lesumere dalla Costituzione cho divietasse le domestiche raunanze; /•
Al Sig. Don Giovanni P. Paravia, Capopolilico di Florida.
Montevideo, 3 Aprile 185.8.
Stimatissimo Signore ed amico!
L’onorevole S. Pendleton, pastore inglese, venne a vedermi, per implorare la protezione del governo e qnella delle autorità del suo distretto in favore d una specie di
colonia di protestanti piemontesi, qui stabiliti, affinchè possano liberamente radunam la domenica e gli altri giorni ehe vorranno, per praticare le cerimonie o funzioni religiose del loro culto, conformemente alla prescrizione contenuta a tal riguardo nel nostro politico codice.
Difatti la nostra Costituzione rispetta la religione in generale, tollera tutte le ce-
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rimonie del culto, ed iu couseguenza non potrebbe impedire le radunanze domestiche
di persone dabbene, che avrebbero per iscopo Tistruzione dei loro figli uella loro
credenza, e l’adempimento dei riti che possono esser loro leciti, sotto la direzione
d'un ministro del culto. Ricevetti d’altronde eccellenti informazioni sul conto di
quella gente; sono laboriosi, semplici, epperciò pacifici, e come il principio costituzionale è nello stesso tempo un principio economico, un princìpio di y^rogresso, credo
ohe si deve conceder loro piena libertà nell adempimento di quelle pratiche, c ripa ■
rarli dagli attacchi del fanatismo che potrebbe provarsi ad interromperli o anche
ad impedirli atiatto
Io spero che la S. V. penetrata, come lo sono, di tutta l'importanza di questa tolleranza, del dritto che esiste, e della convenienza politica cd economica che vi è di
dare loro tutte le desiderabili assicuraziotìi, spero, dico che la S. V. prenderà le
occorrenti misure, perchè una volta che si sarà assicurato dello scopo di quelle radunanze, sieno le medesime lasciate libere, e che la pace che deve regnarvi non
venga turbata da alcun straniero, sotto alcun pretesto. Senz'altro pel momento.
Vi saluto,
■Vostro aff. amico e servo suo devotiss.
Ani. de Las Cabkeeas
Ma, fallito questo primo tentativo di persecuzione, si ricorse ad un’altro.
Nel susseguente mese di Giugno, io fui informato che si voleva “ tagliar la
gola ” ai nostri fratelli di Florida: erano queste le espressioni usate. Capii
che era il caso di recarmi sul luogo stesso, onde rendermi conto esattamente
come stessero le cose. Ma, allo scopo di non destare sospetti, mi feci accompagnare da alcuni militari, miei amici, ufficiali italiani che aveano militato
in Crimea. Partimmo in quattro, a cavallo, dovutamente armati, poiché la
fede non esclude la prudenza, e cercammo di giungere a Florida a notte
inoltrata. La prima cosa da fare era di scandagliare il terreno, senza che nulla
trapelasse delle nostre intenzioni. Seppi che si trovavano infatti, a tre leghe
da Florida, dei forestieri non troppo ben visti. D’allora in poi mi sono accertato ch’erano assai bene visti dalla popolazione onesta, ma che aveano a
nemici... voi sapete chi? voi li conoscete. Sii si disse ancora ch’eravi nella
città un mugnajo italiano il quale era stat« incarcerato, senza che ne sapesse il perchè, poiché il medesimo è cattolico romano; in quanto a me sospettai che ciò fosse avvenuto perché avea fatto lavorare qualche Valdese.
Mi recai da lui per interrogarlo su questa faccenda; ma appena si accorse
del mio intento, mi fece segno di non entrare su questo argomento, dandomi
ad intendere che era spiato. Egli m’informò che Marauda, Tourn ed alcuni
altri trovavansi nella città. Marauda lavorando da sarto, non durai gran fatica a rinvenirlo da me medesimo, non volendo far interrogazioni, per tema
di destare l’attenzione della polizia o del popolaccio che s’era riuscito ad inviperire contro ai nostri fratelli.
Vedendo il vecchio Marauda che lavorava in silenzio nella botteg.a, insieme col figlio, mi posi a fissarli senza dir nulla. Or, siccome il mio abito
era tutt’altro chc ecclesiastico, e che avevo assai più ra.spotto di un vaga-
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bendo fhe di uu cristiano, non badarono sulle prime a me; e sebbene M. mi
avesse veduto a Montevideo, non mi riconobbe, se non quando gli ebbi fatto
un segno; ne feci di subito un’altro per frenare l’espressione della sua commozione e della sua gioja, la quale mi a\Tebbe compromesso. Mi disse, chc
evidentemente, dietro le disposizioni che si manifestavano, la sua vita nou
era sicura, e che non era tranquillo nè di giorno nè di notte. — Frattanto
Baridon, fatto consapevole del mio arrivo, giunse in città in compagnia di
parecchi amici, annunciandomi che parecchi altri Valdesi, uomini e donne
si erano posti in cammino per venire a stringermi la mano. Lo pregai che
tornasse ben presto e li scongiurasse u non proseguire, ma ad aspettarmi
nel loro primo abitato, per non essere di esca ad un sollevamento nella città.
Li rinvenni adunque, poco dopo, raunati, ad un’ora da Florida, nella casa
di un di loro. Uomini e donne mi aspettavano in abito di domenica. Sopra
una tavola, in mezzo alla stanza, eravi una Bibbia aperta. Tutti speravano
ch’io avrei loro rivolte alcune parole di edificazione e che avremmo così una
buona adunanza; ma io che sapevo che non eravi nemmeno un’ora da perdere ; che per assicurare il loro riposo era necessario di agire con prontezza
e accertarsi a fondo dello stato delle cose nel rimanente della colonia, per
poi fare al più presto ritorno a Montevideo, mi contentai di fare con essi
una preghiera per raccomandarli e raccomandare me stesso alla misericordia divina. Avevamo appena terminato, quando sopraggiunse un Guaco
dei più turbolenti del vicinato. Secondo il consueto, scese da cavallo cd
entrò, senz’altro preambolo, nella stanza, per conversare cogli abitanti
e fumare la sua pipa. Grande fu la sua maraviglia, scorgendo raccolti in
una, medesima stanza buon numero d’uomini e di donne, e tutti ad eccezione di me, in abiti festivi. Io ero meno soddisfatto di lui per quest'incontro, e pregai i nostri amici ad intrattenerlo finché fossi a qualche distanza
della casa. Partii adunque senza prendere commiato; ed i nostri amici fecero così bene, che quando il Guaco li lasciò io mi trovavo già, grazie al
mio cavallo, assai lungi da quel luogo. La sera ci recammo nell’abitazione di Baridon, dove ebbi la consolazione di scorgere insieme all’agiatezza, molta pulizia e buon ordine. Generalmente i nostri Valdesi erano
considerati come gente dabbene. E.ssi seguitavano a celebrare il loro culto
in comune, osservavano strettamente il riposo della domenica, e non avevano
punto degeneratò. Come era stato dato avviso d’una funzione religiosa, la
raunanza era piuttosto numerosa, e consisteva anche di due bambini ai
quali doveasi amministrare il battesimo. Non essendo io a giorno del rito
Valdese, pregai quelli fra loro che sono soliti a presiedere la raunanza di
disporre ogni cosa in guisa tale che potessimo celebrare una funzione propriamente Valdese, il che fu fatto. Feci quindi il giro della piccola colonia,
e potei accertarmi che la loro posizione, generalmente parlando, era precaria
assai, e chc su 4.5 famiglie, 15 soltanto si godevano una certa agiatezza, ver-
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sando le altre 30 in grande strettezza, obbligati a lavorare jicr'uti'esigUD salario, il quale ancora, anziché in numerario, veniva loro pagato in una misera
razione di carne, di grano o d’altri prodotti. Eppure i Yaldesi sono ottimi
operai per l’xVmerica del Sud, e potrebbero guadagnarsi fino a 10 franchi
al giorno; ma per questo sarebbe convenuto sparpagliarsi, ed andare a cercare lavoro in lontananza, la qual cosa non ho potuto consigliare loro giammai, poiché sarebbe stato porre a gi-ave repentaglio l'eterna loro salvezza.
Mi detei-minai adunque a procacciar loro alcuui Chacras, ossia tenimenti, nei
dintorni di Florida. Long, Vigna e Baridon, mandati a guisa di esploratori,
ne trovarono di tali; ma da un lato non ve n’erano in numero sufficiente; dall'altro, l’arrivo dei nostri fratelli in quei dintorni avea fatto salire, in modo
svantaggioso ai nuovi acquirenti, il prezzo dei terreni. Gran parte della notte
fu spesa uell'esaminare la questione di un nuovo stabilimento; ed allo spuntare del dì ripartii per Montevideo, con Baridon, Vigna e Tourn. Siccome
eravamo allora d’inverno, vale a dire nel mese di Giugno, e che le vie erano
guaste dalle pioggie, ci vollero tre giorni per giungere alla capitale. Arrivammo, alle 9 del mattino, vicino ad un fiume chiamato Santa Lucia Chico.
8gi-aziatamcnte le correnti d' acque non hanno nel sud dell’America un
letto ben definito; ed in oltre, sono talmente ingombre di alberi, di pruni e
di alti erbaggi che è diffidi cosa il traversarli a nuoto, tirandosi dietro il
cavallo. Dopo alcune ricerche ci venne fatto di scoprire una piccola navicella, 0 meglio una specie di cesta fatta colla corteccia degli alberi, capace
di due persone oltre al bareajuolo. Baridone ed io passammo i pr^i, e non
so come nou ci annegammo ; gli altri due vennero dopo ; ma sgraziatamente
non usammo la precauzione di far passare i nostri cavalli i primi, coibentandoci di tirarli dietro a noi. A metà del fiume la corrente diventò così
impetuosa che uno dei cavalli ne fu trascinato, e fummo costretti ad abbandonarlo; un’altro si diede alla fuga; cosicché solo dopo cinque ore di sforzi
di grida e di colpi mandati in tutte le direzioni potemmo giungere sulla
sponda opposta. 11 povero barcaiuolo che ci avea passati, mestamente ci diceva: « Egli é pure un povero mestiero quello che faccio, io che sono stato
Luogotenente-Colonnello, e che sono figlio del Generale Wagestero. »
Dopo alcune ore ancora di strada, giungemmo ad una casa dove ci venne
fatto di pernottare, sdrajati sopra pelli di bue, e dopo aver diviso cogl’inquilini la loro cena, che consisteva in qualche osso bollito, ed un po’ di
carne, senza pane. « La mattina seguente, scrive Baridon medesimo, en(.( trammo finalmente in Montevideo, tutti coperti di fango. Portai al signor
« Pendleton la sua sella nella di lui camera, ove entrando, egli, levatosi il
« cappello, esclamò : <s sia lodato il Signore che ci ha fatti tornare sani e
« salvi. »
Il tentativo di persecuzione eraftillito; ma il nostro fratello, sig. Pendleton
era grandemente preoccvipato dalla miseria in cui trovavansi inuiiersi i due
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terzi dello ñiiiiiglio stabilite nei dintorni di Floridii. Sarebbe .soverchiauieutc
luugo il narrare in tutti i pai-tieolari, come, a forza di ricerclie, di passi
perseveranti, di andirivieni e di spose, il nostro fratello sia riuscito a stabilire tutti i nostri Valdesi nelle posse.ssiioni di un onesto gcntil uoiiio spagnuolo, per nome García, lungo il Rosario orientale. Voi sapete che, scopo
principale del viaggio del reverendo Pendleton nelle Valli, è stato di ottenere,
da chi spetta la promessa di mandare quanto prima ai nostri poveri fi atolli
un pastore cd un maestro di scuola. Voi sapete altresì con qual premura la
sua domanda sia stata accolta in seno al nostro Sinodo, c la fondata .speranza
che abbiamo, che possa quella parte lontana della femiglia Valdese, godersi
anch’essa il benefizio del ministerio cristiano......
In quanto all esimio benefattore dei nostri fratelli emigrati, tutti gli astanti
avrebbero voluto esternargli la loro profonda gratitudine, e stringerselo affettuosamente al petto. Lo accompagni Iddio colle più preziose sue bencdi
zioni! e ci conceda, quél Padre amoroso, di attignere in questa nuova e cosi
cospicua testimonianza del suo amore, una fiducia ognor più intiera nella
sua misericordia, ed una gratitudine efficace cho corrisponda all'inesauribile
sua carità. !— Chi sa quali porte egli .si dispone ad aprirci su quei lidi lontani,
ove l’errore e la superstizione regnano in modo quasi assoluto ? Domandia mogli, che si degni servirsi di noi e dei nostri cari fratelli colà balestrati,
pel progredimento del suo regno in quelle regioni !
\'ostro affezionatissimo G. A.
^ PKOSPETTO CRONOLOCxlCO
DELLO
STABILIMENTO DEI DOGMI. COSTUMI E RITI DELLA CHIESA ROMANA
I
II ìì
TU n
270
IV 370
j) ?»
V 400
VI 590
VII 606
Nulla
Nulla
TTso degli altari e dei ceri nelle chiese verso il fine del secolo.
Origine della vita monastica in Egitto da S. Antonio; ma i
monaci lavorano colle proprie mani.
Culto dei santi, praticato da Basilio da Cesarea e da Gregorio
Nazianzeno.
Prime traccie deU’incensorio in qualche chiesa: uso introdotto
pell’influenza dei pagani convertiti.
Preghiere a Dio in favore dei morti e segno della ci'ooe
fatto in aria, generalmente ricevuto.
Origine del purgatorio, per Gregorio Magno.
Primato definitivo del papa, dall' impudico e micidiale Poca,
dopo il secondo concilio di Costantinopoli,
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VITI
IX
X
XI
XII
xin
XIV
XV
XVI
009 Culto della ^"^orgine, per Bonifacio IV, che le dedica il
Fantcone.
009 Invocazione dei santi e degli angeli, finalmente stabilite come
leggi della Chiesa,
1)7(1 Celebrazione della messa in latino od in lingua sconosciuta
al popolo, pel papa Vitellio
758 Confessione auricolare comparendo fra i frati deU'Oriente.
787 Culto delle imagini stabilito come legge della Chiesa, d;il
cono, di Nicea.
' 787 Culto della croce e delle reliquie.
787 Istituzione delle messe a voce bassa.
80() L’incenso obligatorio nelle cerimonie del culto, per Leone III.
8iy Festa dell’Assunzione della Vergile, stabilita dal concilio di
Magonza.
8.S7 Festa di tutti i santi, per Gregorio IV,
840 Dogma della transustanziazione e sacrificio della messa, per
l*aseasio Radbert.
88(t Cannonizzazione dei santi, per Adriano II.
998 Feste dei trapassati, per Odilone abbate di Cluny.
„ Quaresima.
1000 Canone della messa.
Pellegrinaggi lontani.
1059 Collegio dei cardinali, per Nicolo II.
1073 Celibato dei preti, por Gregorio VII.
1076 Infallibilità della Chiesa.
1090 Uso dei rosarj.
1095 Indulgenze plenarie, per Urbana II.
1125 Prime traccie dell Immacolata Concezione di ij^ria, fra i
canonici di Lione. S. Bernardo li combatte,
1164 Scoperta dei sette sacramenti, per Pietro Lombardo.
1184 Inquisizione, pel concilio di Verona. *'
1200 Dispense.
Rosario, per S. Domenico.
1215 Transustanziazione stabilita legge della Chiesa, pel concilio
di Laterano.
1215 Confessione auricolare.
1220 Adorazione dell’ostia, per Innocenzo III,
1227 Campanelli pella messa, per Gregorio IX.
1204 Festa del sacro cuore, per Urbano VII.
1204 Festa del Corpus Domini.
1311 Processione del S. Sacramento. L’Ave Maria.
1414 II calice tolto al popolo, dal concilio di Basilea.
1438 Apertura officiale del purgatorio, pel concilio di Firenze.
„ Concilio generale messo al dissopra del papa, dai conc. di
Pisa, di Costanza e di Basilea,
1563 Tradizioni messe al livello della S, Parola di Dio, dal cono,
di Trento,
,, Cannonizzazione dei libri apocrifi.
1854 Immacolata Concezione della Vergine, stabilita legge della
Chiosa, da Pio IX.
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CRONACA DELLA QUINDICINA
Mentre le armi neiuiclie romoroggiano alle no.stre frontiere, c nulla più
si rispetta da loro uè di sacro nò di jìrofano, i fogli clericali continuano i
loro lamenti perchè uno dei loro martiri, l’arcivescovo Fransioui stia anconi
in esiglio legalmente espulso e condannato dai tribunali, e portano in attestato della sua sapienza religiosa una di hii lettera, perchè gli annali del
santissimo Sacramento, che si pubblicano in Ijione, vengano tradotti in
lingua italiana a benefizio della sua lontana Diocesi. Per (juesto zelo singolare essi lo rassomigliano agli Anseimi, agli Ambrogi, a Gerson, e ad altri
altissimi personaggi della Chiesa romana. Anche i Padri della missione in
cosi pericolosi frangenti formarono una raunanza delle nobilissime di questa
città, detta opeua, onde si occupino della biancheria delle chiese, e forniscano di camici, di ammitti, e cose simili quelle di cui sono mancati. Del
tutto rivolti al proprio vantaggio nulla curano gl’inviti del governo, o di
quelle benefiche società, che molte fra le dame jùemontesi formarono per
fornire gli spedali di bende e di fillacce per curare le ferito di migliaja di
cittadini, che aifrontarono la morto sui campi di battaglia a salvezza del re
e della patria. Essi formano mirabile contrasto con quella parte di clero
meglio avvisato, che volse al cielo le sue preghiere, invocando il suo soccorso
a prò’ dei nostri soldati, e delle nostre contrade; di quel clero, che, come
altra volta si disse, proclamò nullo il sacerdozio senza jjopolo, il clericato
seivza il laicato. Eppure il governo austriaco, che i clericali riguardano come
il solo vero sostegno del dominio temporale del papa, si fortitica in Ancona
e Hologna come in casa propria, e dopo avere spogliato di tutti i depositi
giudiziarj e pupillarj il regno Lombardo-Veneto, ora insiste perchè i vescovi
cd i parroci di quel ricco paese pre.scntino una nota di tutti gli ori e gli argenti che si trovano nelle chiese, forse per ti-asportarli in Vienna nei cofani
di quella banca, ed a sostegno del credito della medesima. Dicesl che il patriarca di Venezia abbia protestato presso il papa contro questa disposizione
del gov. austriaco, come opposta allo spirito, e da gli articoli del Concordato.
Ma sorde saranno le caste orecchie del santo padre, come sorde sono quelle
dei gesuiti, suoi acerrimi sostenitori, che non contenti di predicare dal pergamo
negli Stati pontificj, a danno dei Piemontesi e dei Francesi, perchè combattono per l’indipendenia italiana, osano anche fra noi. specialmente in Savoia
eccitare dal pulpito l’odio dei popoli contro i gloriosi propugnatori dei dritti
italiani. Uno di costoro, siccome scrive la gazzetta di Savoja, in Annecy,
mentre il popolo era radunato nella cattedrale per udire la parola di Dio,
parlò apertamente di politica, anatemizzò il re di Piemonte, l'imperatore di
Francia e l'Italia tutta e rappresentò le popolazioni Savojarde come vittime
dei loro sovrani e delle passioni rivoluzionarie. Egli inostrossi degno figlio
di Lojola, antesignano di quella sètta politico-religiosa, che ora più che mai
mostra chiaramente non esser per essa la religione, che nn potente mezzo
a conseguire i fini politici che si prefigge. Or<linatone l’arresto dall’autorità
costituita, per tempo avvisato se ne fuggì. Ma dicesi che fosse raggiunto
nella comune di Bauges, ed arrestato.
In Pakioi si sono tenute le annuali assemblee delle Società religiose, e
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tutte soininuilstrano materia di congratulazione por la prosperità, ed avanzamento, in cui si ritrovano. Per I'Evangelizzaziose di Parigi uu nuovo
comitato si formò in (juest'arino, clic uscendo dalla sua poco nota ed umile
posizione, come dicono gli Archivi bel Cristianesimo, ha sentito il bisogno
di raccomandarsi aneh’esso alle preghiere ed alle simpatìe dei Cristiani. Il
suo scopo è d’offrire l’Evangelio a quelle tante migliaja d'anime, che vivono
in Parigi senza Dio, e senza speranza; e questo scopo l’ottiene non solo nei
limiti naturali di quella capitale, uva più lungi ancora, a causiir della popol.'izione scm]n‘e fluttuante, che vi giunge del continuo, come per corcare la
Parola di vita, e quindi portarla altrove. Ogni agente di questa società ha
per sè un quartiere della gran città, e visita i poveri, gli afflitti, gii ammalati
(■ loro somministra le consolazioni dell'Bvangelio, presentando.si loro come
amico, e consolatorc delle loro miserie.
]jA società’ dei trattati religiosi ha celebrato quest’anno il suo trenta.sottesinio anniversario, il tre dello spirante mese, ed il suo presidente
.'1. Grand Pierre si congratulò coi socj per i progressi della società. Disse
cho 260,000 erano state stampate e distribuite del solo VAlmanacco dei
huoni consigli ; e che dalla sua fondazione in poi erano stati stampati
23.000,000 di ti-attati, per mozzo dei quali si tentò di risvegliare, e tener
viva la morale religiosa tra il popolo.
La Società’ Biblioa Protestante tenne pure la sua seduta il 4 dello
spirante mese di Maggio, presieduta da M, Guizot, Questo celebre personaggio, in uu discorso magnifico, mostrò i progressi della Società, e l’utilità
dcll opera sua di niezio alla naàone. Il danaro contribuito per la publieazione e distribuzione delle Bibbie, e Nuovi Testamenti giunse quest'anno
a Fr, 45,370, somma cui non erano mai pervenute le volontarie contribuzioni degli anni precedenti.
In fine la Società’ Ev.4.ììqb[.ica di Fr.incia, la Società’ delle scuole
della domenica tennero pure le loro sedute, ed ebbero di che congratularsi
dei progressi che faceano vantaggio dell" umanità, e della diffusione dei
principj evangelici. Ma la Società delle Missioni Evangeliche interessò
specialm. il suo uditorio colla descrizione, che fece il conte Delaborde, che
presiedeva la seduta, delle Missioni del Sud doll’Africa, poiché l'anno scorso
quei popoli Africani visitati furono dalla guerra, dalla fame e dalle malattie.
Ed in mozio a tanti mali pure non persero mai di vista, che dove mostrasi
la mano di Dio, i\d trovasi la liberazione, e la pace. Anche M*' Casalis direttore deWhtitufo delle Mtmoni fece un rapporto sulle missioni france.si ;
esaminò perchè il contatto del nostro incivilimento con popoK più recenti
riesce loro fatale, — e perchè non cercasi d’incivilirli in altro modo, che
colla conquista. Passò quindi a mostrare i disastri sofferti dai Bassoutos
nella recente guerra, e come i Cristiani del Sud dell Africa mostrarono
sempre un'anmiirabile sommessione e rassegnazione cristiana — Infine che
tre nuovi missionarj erano preparati per condursi in quelle contrade.
Dall’esposto fin qui risulta come la Chiesa protestante francese si adopri
a propagare non solo il Vangelo fra i nazionali, ma fra i popoli ancora lontani, che gemono nelle tenebre dell’errore e dell’idolatrìa,
Dotaenico Grosso gèrente.
TORINO — Tip<i!rr!ina CLAUDIANA. ilii-ett.T il.-l II, Trombcttii.