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Anno IX - numero 8 - 23 febbraio 2001
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I BIBBIA E ATTUALITÀ ■
PAROLE VANE
«Non ci sarà una fine alle parole
Giobbe 16, 3
Tutti conosciamo il valore della
parola e le sue potenzialità. Abbiamo costruito intere civiltà basate
sulla parola, una parte molto ingente del nostro patrimonio culturale è
costituito dalla parola. È vero che si
affaccia con sempre maggiore preI potenza una nuova cultura basata
sull’immagine, ma sembra ancor più
[ vero che la sola immagine non possa
rprendere totalmente il posto della
parola che, a sua volta, si è sempre
più specializzata e ha assunto una
^capacità operativa multiforme. Basti
pensare che la parola rivela e nasconde, informa e disinforma, mi fa
capire gli altri e mi rende comprensibile agli altri, affabula, convince o
respinge, apre o chiude interi mondi, suscita speranza o disperazione,
rievoca il passato spiega il presente
ed evoca il futuro. Insomma, la parola ci permette di essere quel che
siamo, uomini e donne in dialogo
con il presente e il passato.
POICHÉ la parola ha un immen*so potenziale manipolativo, non
dobbiamo dimenticarne il potenziale pericolo. I nostri mass media costituiscono il risvolto scientifico e
l’applicazione su scala industriale di
['questa semplice osservazione. Poter
controllare l’informazione, selezionarla e presentarla con la propria
chiave interpretativa, e nello stesso
tempo far circolare quelle idee o
quei messaggi negativi per terzi e
positivi per sé, significa influire sulle
scelte, determinarle e condizionarle.
Quindi governare sulle persone, che
non sempre hanno strumenti alternativi di informazione. In questo caso ci troviamo di fronte a molta disinformazione, vale a dire a una
informazione drogata. Dunque esistono anche parole drogate che, come tutte le droghe, generano assuefazione, senza le quali si rischia di
andare in crisi di astinenza.
La paroia drogata per eccellenza
non è quella che affabula, ma
quella che allarga a dismisura il fossato fra la realtà indicata e la sua
espressione simbolica, fino a farne
due cose incomparabili. In questa
stagione politica ne abbiamo la controprova ideale: basta ascoltare le parole dei vari candidati a ruoli politici
di primo e di .secondo piano. La distanza fra la parola pronunciata, lo
slogan utilizzato, e la realtà evocata è
talmente grande da trasformare l’intero discorso in parole vane, vuote,
I effìmere, senza alcuna reale portata o
valenza propositiva. Nelle prossime
settimane saremo subissati di parole
e di slogan elettorali: si tratta di mes
saggi creati espressamente per convincere e non per informare (anzi,
spesso si disinforma per convincere!),
per affabulare e manipolare. Dato che
non potremmo tapparci le orecchie,
né esimerci dal leggere i giornali,
ascoltare radio e guardare la televisione, dobbiamo elaborare una strategia
ítíisinquinante di pronto intervento
«La Parola divenne carne» costituisce
il“ parametro sul quale impostare una
¡'Sémplice domanda: quanto è distante
.J jla parola pronunciata dalla realtà
I nvocata? Se per noi la distanza è inai cplmabile, allora ci troviamo di fronte a parole vane. Ha ragione Giobbe.
'<ÌT.Cerchiamo ben altro.
Domenico Tomasetto
■■■ISRAELE-PALESTINAI
Soldi pubblici alle scuole private? Le ragioni del conflitto
di E. CANALE, B. LAMI e C. MAUCER!
di GIANNA URIZIO
■ECO DEUE VALLI!
L'allanae mucca pazza»
di DAVIDE ROSSO * '
Un servizio di 12 mesi aperto ai ragazzi e alle ragazze tra i 18 e i 26 anni
Il servizio civiie voiontario
Con la fine della leva militare obbligatoria finisce anche l'obiezione di coscienza
Il nuovo servizio sarà volontario, remunerato e costituirà «credito formativo»
ALBERTO CORSAMI
Non si diventa buoni a comando. Esistono però fermenti di
generosità e disponibilità verso il
prossimo, ed è compito della società
valorizzare questi slanci, in particolare quando provengono dai giovani. È questa la logica sottesa all’approvazione definitiva alla Camera (il
14 febbraio) della legge che istituisce in Italia il servizio civile volontario, aperto a ragazzi e ragazze tra i
18 e i 26 anni. La legge colma il vuoto venutosi a creare con l’istituzione
dell’esercito professionale, che porta con sé la sparizione dell’«esercito
parallelo» degli obiettori di coscienza; ma va oltre, allargando anche alle donne la possibilità di prestare un
servizio dì pubblica utilità.
I settori che più usufruiranno di
queste disponibilità saranno l'assistenza, la cultura, la tutela dell’ambiente e la protezione civile, in continuità in molti casi con le convenzioni
di enti pubblici e privati per l’utilizzo
degli obiettori. In un primo periodo
transitorio gli obiettori si troveranno
affiancati a quei cittadini che su motivazione del tutto spontanea dedicheranno 12 mesi a questi servizi.
Secondo Valdo Spini, presidente
della Commissione Difesa della Camera, con questo provvedimento «si
passa da una sorta di "tassa sociale”
impositiva [il servizio civile come alternativa al militare] a un regime di
libertà e di opportunità. In molti casi
il servizio obbligatorio rappresentava una sorta di cuneo e di ostacolo
tra la fine degli studi e l’immissione
sul mercato del lavoro. Ora invece
questa scelta sarà fatta su base volontaria, avrà una remunerazione
più adeguata [si prevede intorno al
milione mensile, ndr] e potrà giovarsi del “credito formativo”»: l’anno di
servizio costituirà punteggio negli
studi universitari, nei corsi di specializzazione e nell’accesso alle professioni. Il servizio potrà essere svolto
anche all’estero: «Le istituzioni prosegue Spini - devono scommettere sulla capacità di offrire un’occasione di servizio di per sé noti proprio consuetudinaria. Da solo il giovane non può andare facilmente
all’estero a prestare un determinato
servizio di pace, ma con il supporto
delle istituzioni questo può diventa
Segue a pag. 7
Fcei e islamici
Impegno per la
libertà religiosa
Il 13 febbraio, nella sede della Federazione delle chiese evangeliche
in Italia (Fcei) Nour Dachan, presidente dell’Unione delle comunità e
delle organizzazioni islamiche in Italia (Ucoii), si è incontrato con Gianni
Long, presidente della Fcei; erano
presenti anche altri esponenti musulmani delle comunità di Roma e di
Brescia. Dachan, dopo aver ricordato i precedenti incontri in occasione
di convegni promossi dalla rivista
Confronti, ha auspicato che tra i due
organismi possa svilupparsi una collahorazione su temi di comune interesse, primo tra tutti quello della libertà religiosa. Recentemente si è
costituito il Consiglio islamico d’Italia, rappresentativo delle diverse
componenti dell’Islam, per facilitare
un’Intesa con lo stato itaJiano. (nevi
X Avventisti
Si deteriora la
società italiana
«All’inizio di un anno che segna il
passaggio di un secolo e di un millennio, il Comitato dell’Unione italiana delle chiese cristiane awentiste del settimo giorno (Uicca) esprime profonda preoccupazione per il
deterioramento in alcuni settori della società»: così si apre un documento del Comitato Uicca riunitosi a Roma il 5-6 febbraio. ’Vengono segnalate le «numerose forme di violenza»
che colpiscono i bambini e i soggetti
più deboli della società, il riapparire
di fenomeni di razzismo, intolleranza e discriminazione religiosa e il
problema del degrado ambientale.
Di fronte a tali questioni, le chiese
awentiste ribadiscono il loro impegno per «far emergere i valori di giustìzia, comprensione fra i popoli, solidarietà, integrità morale». (nev)
\ Valli valdesi
Giovani romeni
a Pragelato
Sono quasi tutte coppie giovani, sui
trent’anni, e rappresentano oggi il
dieci per cento della popolazione. A
Pragelato, in alta vai Chisone, i cittadini romeni sono particolarmente inseriti in attività lavorative legate
all’edilizia. Qualcun altro lavora agli
impianti di risalita della località sciistica, che conta in tutto 480 residenti,
ma si popola di sciatori nella stagione
della neve. Anche se questa piccola
comunità etnica non ha un carattere
molto coeso, e non si esprime con un
suo portavoce, essa ha mostrato, grazie anche alla facilità di apprendimento della lingua italiana, una buo*
na integrazione nella comunità locale: alcuni hanno dato una mano anche nell’emergenza dell’alluvione.
A pag. 11
FERMARE
LA SCIENZA?
Biotecnologie, ricerche sull’embrione, organismi artificiali: questi temi ci
toccano sempre più da vicino e non
passa giorno che noff ne vediamo una
nuova. Per contraccolpo ci chiediamo
dove ci porteranno i programmi di ricerca sempre più arditi degli scienziati.
Fermare la scienza o lasciare che vada
avanti? Il fatto è che hanno ragione un
po’ tutti; gli scienziati che non possono
fermarsi e i non scienziati, cioè tutti
noi, che vorremmo sapere quali rischi
corriamo. Una buona soluzione sta nel
tenere il rischio sotto controllo: tuttavia non lo si potrà mai eliminare totalmente. Come ha ricordato molto a proposito Gianni Pomari su Riforma del
26 gennaio, occorre convivere con una
verità che è sempre parziale. Nessuno
può dare garanzia ultima, soprattutto
gli scienziati. Per di più è difficile immaginare che cosa sarebbe una garanzia totale; se tutto fosse certo, non saremmo liberi. Ma da questo deriva appunto un’esigenza di controllo.
Il punto essenziale da capire è che
siamo fatti per evolvere verso nuove
frontiere e nuove conoscenze, non per
dominare la realtà. Non bisogna
confondere l’apertura a nuove conoscenze con il dominio della natura e la
verità assoluta. L’essere umano è
strutturato per conoscere andando
avanti progressivamente. Al di fuori di
questo esiste soltanto la buona sorte,
la scommessa oppure la verità totale,
che può dare l’illusione di essere come
Dio, come quella «conoscenza del bene
e del male» di cui parla Genesi 3,5. Vivere «per fede» significa anche abbandonare la pretesa di perfezione e controllo su tutto, ma tanto più esige la
prudenza su ogni cosa. Dunque sembra che dobbiamo imparare meglio un
punto che tutte queste nuove ricerche
e scoperte sembrano presupporre: le
frontiere della conoscenza si spostano
e noi con loro. Per questa ragione il
senso di insicurezza è costitutivo e
connaturato con la vita stessa.
Da questo derivano due fondamentali conseguenze: da un lato non si può
pretendere di avere la matematica sicurezza su tutto prima di procedere, perché non è possibile eliminare ogni rischio; dall’altro la prima raccomandazione rimane quella della prudenza.
Occorre diventarne sempre meglio coscienti e diffidare di tutte le semplificazioni. Si dice che la gente capisce solo le
cose semplici e non quelle complesse.
Non è vero. Occorre uno sforzo dei
giornali e della televisione per fard capire la realtà a varie dimensioni del
mondo che viviamo. D’altra parte questa coscienza dell’incertezza non ci deve togliere la facoltà di scelta. Nessuna
«soluzione» sarà mai semplice, ma possiamo preferire una soluzione e non
volere l’altra. Per equilibrare il consenso che ci chiedono, gli scienziati devono quindi dichiarare espressamente
quali rischi fanno correre alla struttura
vivente. Non basta assicurare che nel
passato e fino a oggi le invenzioni benefiche sono state grandiose, perché
questo è un argomento retorico e non
sdentifico, anche se è vero (usi distorti
a parte). La libertà di ricerca deve essere assolutamente patteggiata con
un’informazione attendibile. Ma poi
occorre che l’opinione pubblica sappia
ricevere questa informazione. Un simmetrico senso di responsabilità deve
quindi governare tanto il mondo scientifico quanto i cittadini Forse è questo
oggi il punto più problematico.
Sergio Rostagno
2
PAG. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
VENERDÌ 23 FEBBRAIO
«'Fratelli miei, la
vostra fede nel nostro
Signore Gesù Cristo,
il Signore della
gloria, sia immune
da favoritismi.
^Infatti, se nella
vostra adunanza
entra un uomo con
un anello d’oro,
vestito
splendidamente, e vi
entra pure un povero
vestito malamente,
^e voi avete riguardo
a quello che veste
elegantemente e gli
dite: “Tu, siedi qui al
posto d’onore’’;
e al povero dite: “Tu,
stattene là in piedi”,
o “siedi in terra
accanto al mio
sgabello”, ^non state
forse usando un
trattamento diverso
e giudicando in base
a ragionamenti
ingiusti? ^Ascoltate,
fratelli miei
carissimi: Dio non ha
forse scelto quelli che
sono poveri secondo
il mondo perché
siano ricchi in fede
ed eredi del regno che
ha promesso a quelli
che lo amano?
^Voi invece avete
disprezzato il povero!
Non sono forse
i ricchi quelli che
VI opprimono e vi
trascinano davanti
ai tribunali?^Non
sono essi quelli che
bestemmiano il buon
nome che è stato
invocato su di voi?
'‘Certo, se adempite
la legge come dice
la Scrittura: “Ama
il tuo prossimo come
te stesso”, fate bene;
''ma se avete riguardi
personali, voi
commettete un
peccato e siete
condannati dalla
legge quali
trasgressori.
Chiunque infatti
osserva tutta la legge,
ma la trasgredisce in
un punto solo, si
rende colpevole su
tutti i punti. "Poiché
colui che ha detto:
“Non commettere
adulterio”, ha detto
anche: “Non
uccidere”. Quindi,
se tu non commetti
adulterio ma uccidi,
sei trasgressore della
legge. '^Parlate e agite
come persone che
devono essere
giudicate secondo
la legge di libertà.
'"Perché il giudizio
è senza misericordia
contro chi non ha
usato misericordia.
La misericordia
invece trionfa
sul giudizio»
(Giacomo 2, 1-13)
VITA CRISTIANA E ECONOMIA
L'Alleanza riformata mondiale d invita a riflettere sul nostro sistema economico
e a eliminare dalla nostra vita ciò che impedisce una piena comunione con il Signore
GIUSEPPE PLATONE
ALL’INIZIO del culto arriva
una persona elegantemente
vestita, grande anello d’oro al dito. Gli anziani di chiesa lo accompagnano ossequiosi al primo posto. Poco dopo arriva un
poveraccio, mal vestito, olezzante: gli anziani gli fanno energicamente cenno di stare seduto in
fondo. Il fascino della ricchezza
e la repulsione della miseria. I
ricchi e i poveri: i notabili che influenzano la congregazione e i
nulla tenenti che subiscono passivamente le scelte degli altri.
Evangelo e denaro
CAPITANO ancora queste cose? Nelle nostre chiese regna piuttosto, salvo lodevoli eccezioni, un proverbiale distacco
verso gli estranei. O meglio c’è
un grande amore per la privacy.
Anche la ricchezza economica,
quando esiste, è prudentemente mimetizzata ma dietro l’apparente uniformità le differenze ci sono, eccome. Il messaggio
evangelico dice: è vero che il denaro regge il mondo, è vero che
chi paga comanda, ma così non
deve essere tra voi. Non valutate
le persone per la loro capacità e
influenza economica ma accogliete tutti, come fratelli e sorelle, in quanto creature di Dio.
Ogni creatura umana ha pieno
diritto di cittadinanza in questa
assemblea di servitori di Dio a
vario titolo.
La chiesa non può diventare
ostaggio dei pochi ricchi che con
la loro forza economica o culturale pretenderebbero di guidare
la barca verso una meta precisa.
Giacomo protesta contro questa
tendenza presente nella comunità cristiana antica che non fa
altro che riprodurre i comporta
menti usuali: restare affascinati
dalla ricchezza, ossequiare i potenti e lasciarsene condizionare.
Questo atteggiamento conduce a
giudicare, discriminare.
Giacomo dice: il nostro programma è basato sulla misericordia di Dio che in Cristo si è
espressa secondo l’antica regola
dell’«ama il tuo prossimo come
te stesso», un insegnamento
quest’ultimo che sarà reso ancora più concreto nell’eredità che
Cristo trasmette al tavolo della
cena: «Prendete, questo è il mio
corpo che è dato per voi». La
scelta del poveri da parte di Dio
innesta una dinamica che va in
una direzione contraria rispetto
alle logiche e alle attese della società. Ciò non significa che la parola evangelica auspichi semplicemente che i poveri prendano il
posto dei ricchi; essa invita invece ogni persona ad amare Dio
(che è il primo comandamento)
e a diventare parte di quella comunità che non discrimina in
classi, che non mette gli uni contro gli altri. Lina comunità diversa dalla realtà sociale perché risponde a un altro padrone.
comunque mosso da un sacro
fuoco di aumentare, con ogni
mezzo, il proprio potere.
L'etica cristiana
La giustiiia sociale
Siamo tutti deboli
Padre celeste!
Qui fuori, nel mondo,
uno è forte, l’altro è debole;
il forte, chissà,
insuperbisce della propria forza;
il debole sospira e, ahimè,
diventa invidioso.
Ma qui, dentro la tua chiesa,
tutti siamo deboli;
qui, al tuo cospetto, tu sei il potente,
tu solo sei forte.
Sòren Kierkegaard
(tratto da II libro delle preghiere, a cura
di Enzo Bianchi, Einaudi, Torino, 1997, pag. 228)
Non è possibile annunciare
l’Evangelo ai poveri senza
accordare loro il posto e la dignità dovute: c’è un legame
strettissimo tra evangelizzazione, crescita spirituale e lotta per
la giustizia. Giacomo ha di fronte la società del suo tempo: brutale, schiavista, militarista, maschilista, violenta, guerrafondaia. Si potrebbe dire che oggi le
cose sono profondamente cambiate, il che è parzialmente vero
(finita la seconda guerra mondiale ci sono state comunque
ancora 300 guerre nel mondo)
ma rimane anche vero che oggi
chi è ricco, anche nel campo
della giustizia, può pagarsi i migliori avvocati, nel campo della
sanità ottenere le migliori cure;
con la ricchezza, lo sappiamo, si
accede a possibilità più ampie. È
un privilegio, quello della ricchezza, che nessuno è disposto
a cedere, salvo le briciole.
Insomma quella discrepanza
fondamentale tra ricchi e poveri
rimane e qualcuno ritiene che
senza di essa la civiltà perderebbe la sua capacità dinamica. Rimane questa sete di accumulo,
di maggiore guadagno, di aumentare le proprie capacità economiche e potenzialità che si
contrappone a chi non può o a
chi deve accontentarsi e non è
La logica dell’Evangelo conosce bene questo tipo di conflitto fissato per sempre dalla
parabola del ricco epulone e del
povero Lazzaro ma non si ferma
qui, va oltre. Non solo dare una
dignità al povero ma mettere in
pratica l’amore del prossimo:
anche la Legge mosaica va nella
stessa direzione. L’etica, il comportamento per Giacomo sono
in sostanza una confessione di'
fede; tu come credente devi fare
le cose in cui credi altrimenti ridicolizzi lo stesso Evangelo; ma
non è solo questione di esprimere un’etica coerente nella
sfera personale, bisogna esprimerla nella dimensione sociale,
forti di quella libertà del cristiano che non si lascia paralizzare
da legalismi ma tenta di concretare l’indicazione di Gesù: «"Voglio misericordia e non sacrificio; poiché io non sono venuto a
chiamare dei giusti, ma dei peccatori» (Matteo 9,13). Insomma,
formalismi zero, idem per i principi astratti che coprono solo i
privilegi. Qui conta solo la fedeltà concreta a Dio che ci libera
da ogni idolatria per incontrare
finalmente l’altro nella sua situazione reale: economica, sociale, culturale, fisica.
È attraverso l’etica che si confessa la fede. Radicato in una
tradizione giudeo-cristiana il
messaggio di Giacomo ricorda
che la fede si manifesta e si confessa essenzialmente in un quadro di relazioni e di azione: tu
sei ciò che fai, il resto sono
chiacchiere. L’accento sull’etica
di Giacomo, il quale proprio in
questo capitolo dirà: «La fede
senza opere è di per se stessa
morta» (v. 17) ci ricorda lo scontro in atto nel cristianesimo primitivo. 11 fronteggiarsi tra due
grandi possibilità: da un lato la
via circoscritta di una religione
etnica elettiva, dall’altra la via
universale della redenzione, della liberazione; ma le opposte
tendenze, ricompensa e gratuità, sono comunque collegate
da una comune preoccupazione
concretissima; la giustizia.
L’Alleanza riformata mondiale, di cui noi facciamo parte, invita le chiese a riflettere sul nostro sistema economico generatore di ingiustizia. L’atteggiamento che noi abbiamo di fronte a questo mercato mondiale
(nei suoi principi e nelle sue
conseguenze) è dunque una
questione di confessione di fede, ovvero siamo nella situazione in cui occorre chiedersi se
non si ha forse a che fare con un
idolo che indirettamente contesta la sovranità di Cristo.
Resistere all’ingiustizia economica e alla distruzione del pianeta è materia di fede. Non si tratta
tanto di compiere un’azione
eroica ma di cominciare ad assumere una mentalità in cui si cominci, in quanto chiese, a esaminare la situazione economica e le
sue conseguenze per la vita della
gente e ciò che minaccia la creazione. Si tratta inoltre di lavorare
per capire che cosa possiamo fare, nella situazione economica
storica in cui viviamo, procedendo verso una maggiore giustizia
sociale. Esprimere come chiese
una lealtà verso la giustizia per
l’intera umanità, riflettendo
prioritariamente sulle cause della povertà e della discriminazione e lavorando fin d’ora per costruire un futuro ecologicamente
compatibile, non è tempo perso.
Il ruolo delle chiese
E questo il lavoro prezioso che
le chiese possono compiere
conquistando una nuova capacità interlocutoria verso la società; la famiglia delle chiese
riformate ci chiede di ragionare
a fondo sulla realtà economica
in cui viviamo, perché la giustizia sociale non è mai disgiunta
dalla fede. Ci viene chiesto di valutare come investiamo il nostro
tempo, il nostro denaro le nostre
energie per la giustizia; ci viene
chiesto di eliminare dalla nostra
vita ciò che impedisce una piena
comunione con il Signore; ci viene chiesto di riflettere dove si
trova realmente il nostro tesoro
perché là dove c’è il nostro tesoro c’è anche il nostro cuore. Come rispondiamo? Occorre fare
un nostro bilancio personale prima di applicarlo agli altri, ma
non è necessario cominciare da
zero: la nostra riflessione e azione si inseriscono in un lungo
cammino di resistenza all’ingiustizia e di conoscenza della situazione sociale che parte da
lontano. Resistenza e conoscenza che non si fermano davanti a
sacri recinti; vogliamo capire in
prima persona dove stiamo andando a finire. E vorremmo capirlo prima che diventi inutile
invertire la tendenza.
(Ultima di Una serie
di tre meditazioni)
Note
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scritto di Giacomo (mj II fUl
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V. 14). Lo scritto semj jyinie
rivolgersi soprattutto * ¿éntraie
ebrei diventati cristianìj gienico t
ambiente ellenistico: e, ayescovi
tenta di raddrizzare, „(jj Ha
certo lassismo-confon'j jjùesi
srno. Probabilmente noi
bill esterni aii'ai:cQr„i,i ww ,
DIN cbLerni dii dsssrnb!^ npl C
(indicata 'etteralmeit
come sinagoga)
di strumentalizzarelp^T X t
mergente realtà religioo soc^tà t
Sullo sfondo c'è ini Ìell’ecui
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di questa nuova ondi schi. Se
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nuova classe emergeit confini
deve controllare l'assei y]jijni8
blea cristiana dove si col «„oca
vano ragionamenti ceit „
mente non in linea coi '
potere economico iirp
rante. I poveri, gli schi» crétide
trovano nell'assembli «Io s
cristiana sia una nuova! teologi
gnità (Cristo stesso è fa! siano n
mente identificabile coi teologi
poveri e con gli schiaii non c’i
sia un desiderio di fiscali ¡.j pgjche può tradursi in di «gj jjjo
nuncia: da qui alla rivol i ,
sociale il passo è bren “
L'episodio della Diana! « '
gli Efesini, la denunciai®
Paolo del «mercato del!®.“®®
ero» raccontata inAlhiano:
(19, 23 ss.) è sintomati portati
della potenzialità rivol gettiC(
zionaria, anche in terrà esenti
economici, di una fedet violen
pace di smascherare scuole
brutale sfruttamento ec ti). Ira
nomico teso ad arricchì ponfli
un'oligarchia di potenti,
Nella seconda parte! ----
nostro testo la visione
favore dei poveri espra I
dalla sapienza ebraica
dal profetismo si irrobi
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l'amore (Levitico 19, t
«Amerai il prossimo t«
come te stesso»), la o
gratuità e libertà sol Comit
peculiari nel nuovo me glio ei
saggio cristiano, il rag! (Cec),
namento sulla trasgre 29ger
sione di un solo punì s|,ite
della Legge tende a sd e dell
tolineare la dimensioi prese
pubblica dell'etica pers gpgg-j,
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Lottare contro le ingi gg®
stizie sociali ed econo! _ 1
che è parte di una feij K3
che opera per quel Di
che «ha scelto quelli c*
sono poveri secondo ®stat
mondo...»; la vita del ®>ssi
comunità cristiana, co! propc
quella del singolo crede sl^tt
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l'elezione divina che ej propc
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- The InterpreterS ’ mj,
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1987, Usa. cigg
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257, Claudiana, 1975.
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Intervista a Margot Kassmann, vescova della Chiesa evangelica luterana di Hannover
La Parola chiama a superare la violenza
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e Ingiustizia sodale sono le cause principali della violenza che noi vogliamo superare»
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istico: e, Tvescova della Chiesa luterarizzare. „a di Hannover, la più gran-confor^ de chiesa regionale della Gerlente tioj L’abbiamo intervistaassetTibi,“ nel corso del Comitato
.entrale del Cec, sul ruolo
Lui. chiese protestanti nella
■''f"''Stà tedesca e neU'ambito
oC?S «’ecumene cristiana
lazionei ■ ■‘i'unifìcuzione della Gernico roi mania ha portato maggiore
I primoii tikilanza e maggiore ingiustiazionel ^sociale in Germania?
»sta coni «È ima questione molto
un turai jj,p^tante. Certo, noi siamo
) econoii |je^ che ci sia stata l’unifica"If zinne e credo che ora la Ger= al voto Diania stia crescendo econoLono! nucamente a grande velocita,
orXima inaree dell'Est c’e molta
«tirati» Violenza contro gli stranieri.
Iti ai triti molti neonazisti, molta vioe i pow lenza di destra. Gente che di:e il prea ce: la Germania è dei tedeiva ondj s{hi, Se si dà un’occhiata, ai
numeri, 239 rifugiati sono
ie modol jtjti uccisi in Germania o ai
emerge« confini della Germania negli
ire l'assei ,¿^18 anni. Questo è molto
1°''®.*' nreoccupante. Non possiamo
gettarlo».
mi« 5 - Qnal^ progetti congli schij mtì delle chiese tedesche?
assembli «Io sono prima di tutto
la nuoval teologa e credo quindi che
esso è fai siano necessari studi biblici e
cabile COI teologici per affermare che
gli schiayi non c’è legittimazione bibli0 di risca{;j2 pg^ jg violenza. Le chiese,
! perinolti secoli, hanno legit. . 'tlmato la violenza, quella
razzila e coloniale, le guerre
InÈuropa, la violenza contro
ito deli l®ultre fedi. Se le chiese cama ¡n Al Wtmo strada è un segno im,tornati portante. Poi ci sono i protà rivol getti concreti, ce n’è uno, per
in temi esempio, “Passi contro la
a fedei violenza” che coinvolge le
he rare scuole (finora 70.000 studenento ej ti). I ragazzi che si trovano in
arricciti conflitto loro possono
ìotenti,
irsi in I
alla rivolli!
Margot Kassmann
imparare a risolverlo senza la
mediazione degli adulti e
con metodologie pacifiche.
Per il futuro stiamo preparando progetti per la protezione dei rifugiati. In ultimo,
uno dei temi che ritengo importantissimo, è quello della
violenza contro le donne, sia
nelle famiglie che nelle strade. Abbiamo molte donne
costrette a prostituirsi in
Germania, donne che arrivano dai paesi dell’Est dell’Europa, o dell’Asia. Sono portate qui con false promesse e
costrette a vendere se stesse.
Noi dobbiamo aiutarle: cree
remo dei centri di protezione
e di ascolto».
- La violenza però è una
delle caratteristiche della natura umana...
«C’è violenza nella natura
umana, lo sappiamo. E se si
guarda alla storia di Caino e
Abele, la Bibbia sa bene della
violenza dell’uomo, ma la
questione è che la gente può
imparare a confrontarsi con
la violenza e trovare dei modi
non violenti di risolvere i
conflitti. Per esempio se ti
viene di picchiare tuo figlio e
tuo figlio fa uscire da te quella violenza, ci sono dei meto
di che si possono utilizzare:
per esempio andarsene, contare fino a 10 e calmarsi. E
credo che queste siano metodologie che si possono apprendere».
-È ottimista?
«Sì, ottimista. La porta di
Brandeburgo è stata il simbolo della divisione dell’Europa,
la divisione forzata e violenta
del continente. Molta gente
ha perso la vita su quel confine e adesso passare per quella
porta dicendo: vogliamo superare la violenza [in occasione dell’apertura del Decennio
contro la violenza, ndr) è una
immagine molto potente,
fondata nella Bibbia. Certo la
rivoluzione dell’89 a Berlino
Est ha mostrato il potere della
nonviolenza».
- E le cause della violen
za? la globalizzazione, la povertà? non vi occupate di que
sti temi politici?
«Nel Consiglio ecumenico
parliamo di pace nella giustizia perché la povertà e l’ingiustizia sociale sono le cause
principali della violenza, tra i
paesi come tra le persone. Il
Consiglio ecumenico ha imparato da molto tempo che
non si può parlare di pace
senza parlare di giustizia e di
salvaguardia del creato. Così
pace, giustizia e integrità del
creato costituiscono le tre
parole d’ordine del progetto
del Cec. Sono tutte legate al
tema della violenza. C’è una
responsabilità speciale dell’Europa e del Nord America.
Certamente la situazione di
povertà dell’America centrale, del Sud America e dell’Africa, quasi non figurano
nei nostri telegiornali. Quasi
non ne parliamo, non ci pensiamo. È importante che il
Consiglio ecumenico porti
l’attenzione dei media e delle
persone su questi temi, sulle
situazioni di povertà e sfruttamento in Africa, Asia, America Latina». (nev)
parte 4
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I La sessione del Comitato centrale del Cec si è conclusa martedì 6 febbraio
Riconciliazione e giustizia i temi al centro del dibattito
ndire
eter's f
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vo rest
pp. 241
1975. ^
iga, L'^
ques, ^
Genèv*
All’ordine del giorno del
Comitato centrale del Consiglio ecumenico delle chiese
(Cec), riunito a Potsdam dal
29 gennaio al 6 febbraio scorsi i temi della riconciliazione
e della giustizia erano onnipresenti. La Commissione
speciale sulla partecipazione
degli ortodossi al Cec ha
compiuto finora metà dei
propri lavori ma i membri del
Comitato si sono detti molto
ottimisti sulla base di quanto
è stato fatto finora. La Commissione ha per mandato di
proporre modificazioni «alla
s^ttura, allo stile e al modo
divivere del Cec». Essa ha
proposto tra l’altro che il Cec
prenda le proprie decisioni
per consenso anziché per
scrutinio maggioritario, il che
ha suscitato un dibattito appassionato. Il Comitato ha
deciso di prolungare il mandato del segretario generale,
Kónrad Raiser, di un anno, fino a dicembre 2003.
11 presidente del Comitato,
^ram, ha provocato un animato dibattito quando ha
Posto la questione del ricorso
ada forza da parte dei cristiani a nome dell'intervento
dnianitario. Dopo molte dis^ssioni, il Comitato ha deciso di inviare un rapporto su
*luesta questione alle chiese
membro, «per studio, riflessione e uso, a seconda dei loto bisogni». Il Comitato ha
chiesto al Cec di «continuare
s sostenere gli sforzi in vista
di una pace negoziata in Medio Oriente». Fra le altre questioni di attualità esaminate,
vanno menzionati l’appello
al Sudan affinché cessino i
bombardamenti di obiettivi
civili, l’opposizione al «piano
Colombia» degli Usa che mira a fornire un aiuto militare
al paese, l’appello per una
riunificazione di Cipro e l’appello ai responsabili politici
indonesiani affinché ricerchino una soluzione pacifica del
conflitto nel loro paese.
Il Comitato ha ribadito la
sua posizione secondo la
quale «sono i paesi industrializzati ad avere la principale
responsabilità morale per
l’accelerazione dei cambiamenti climatici» e ha chiesto
alle chiese membro di questi
paesi di incoraggiare i loro
governi a ridurre le emissioni
di gas. Durante la sessione
plenaria dedicata all’economia mondiale, diversi membri del Comitato hanno sottolineato l’ingiustizia del debito estero che molti paesi
poveri hanno nei confronti di
ricchi creditori quali la Banca
mondiale o il Fondo monetario internazionale. Il vescovo
Aldo Manuel Etchegoyen,
della Chiesa evangelica metodista dell’Argentina, ha dichiarato che il debito è «immorale» e ha affermato che la
chiesa è l’unica istituzione
che abbia preso posizione
contro questa ingiustizia.
Parecchii responsabili di
Berlino; la porta di Brandeburgo, che è stata il simbolo della divisione dell’Europa, è diventata il simbolo dell’Europa riconciliata
chiesa tedeschi hanno presentato le sfide ecumeniche
che si pongono in Germania.
Secondo il pastore Tim Kuschnerus della Chiesa evangelica tedesca, circa un terzo
degli 82 milioni di tedeschi
non sono membri di nessuna
chiesa o appartengono a una
religione non cristiana. «La
grande sfida che abbiamo di
fronte oggi - ha detto il vescovo Walter Klaiber, della
Chiesa evangelica metodista
della Germania - è di annunciare il messaggio d’amore di
Dio a gente che forse non ne
vuole sentire parlare».
Il Comitato ha deciso che la
IX Assemblea del Cec avrà
luogo nel 2006. Le date e il
luogo saranno decisi in un secondo tempo. Il Comitato ha
appoggiato la raccomandazione del Comitato del programma di tenere una Conferenza mondiale su missione
ed evangelizzazione alla fine
del 2004 o all’inizio del 2005.
Il Comitato del programma
ha inoltre raccomandato che
il Comitato centrale, nella
sua sessione del 2002, dedichi una seduta alla questione
degli handicappati. Due osservatori delegati dal Pontificio Consiglio cattolico romano per l’unità dei cristiani,
mons. John Mutiso-Mbinda e
mons. John A. Radano, hanno seguito con attenzione
tutti i dibattiti. (eni)
DAL MONDO CRISTIANO
I Secondo un sondaggio svolto a livello nazionale
Il 56% degli americani si fida di più
delle chiese locali che del governo
NEW YORK — Il 56% degli americani pensa che le chiese
locali siano le più indicate per affrontare ¡problemi della società statunitense; solo il 28% pensa che sia meglio affidare il
compito al governo. Il risultato di questo sondaggio, svolto a
livello nazionale, va nella stéssa direzione di quanto dichiarato dal presidente Bush: «La mia amministrazione affronterà i bisogni sociali puntando soprattutto sui programmi
basati sulla fedo». «Vigileremo attentamente che non venga
intaccato il principio della separazione tra chiesa e stato», ha
commentato Clarence Hodges, direttore del Dipartimento
per la libertà religiosa della Chiesa awentista Usa. (nev/icp)
11 programma assistenziale di George W. Bush
Preoccupate le organizzazioni laiche
WASHINGTON — «Il governo non deve avere paura dei
programmi di assistenza basati sulla religione... quando vedremo bisogni sociali, la mia amministrazione punterà prima di tutto sui programmi basati sulla fede»: queste frasi del
neopresidente Usa, George W. Bush, che spiegano come la
nuova amministrazione intende affrontare il problema del
«welfare», hanno suscitato aspri commenti da parte di tutte
le organizzazioni laiche che si battono per una netta separazione tra chiesa e stato. «Daremo soldi per la zuppa e il tetto,
non per le Bibbie» è stata la risposta del presidente. L’ultima
parola comunque spetterà al Congresso Usa. (nev)
Sostituisce il pastore Alain Blancy
II pastore Jean Tartier eletto
copresidente del «Groupe des Dombes»
PARIGI — Jean Tartier, pastore luterano e ex presidente
della Federazione protestante di Francia dal 1992 al 1997, è
stato eletto copresidente protestante del «Groupe des Dombes». Tartier sostituisce il pastore riformato Alain Blancy, deceduto nel settembre 2000. Il copresidente cattolico è Padre
Bruno Chenu. Fondato nel 1937, il «Groupe des Dombes»
riunisce quaranta teologi (20 cattolici e 20 protestanti) e porta avanti ricerche teologiche ecumeniche molto apprezzate.
Un testo su «Maria nel disegno di Dio e la comunione dei
santi» è stato pubblicato in due volumi presso le edizioni
Bayard-Centurion nel 1997 e 1998. Il Gruppo studia attualmente la questione dell’autorità dottrinale nella chiesa. Jean
Tartier, pastore della parrocchia Saint-Pierre le Jeune a Strasburgo, è responsabile delle relazioni ecumeniche delle chieI se luterane e riformate d’Alsazia. (bip/La Croix)
\ Inaugurato a Orlando (Florida)
«Parco cristiano messicano»
ORLANDO — «Da 2000 anni non si vedeva uno spettacolo
simile»: con questo slogan è stato inaugurato a Orlando
(Florida, Usa) un «Parco cristiano messianico» che ricrea gli
ambienti dell’Antico e del Nuovo Testamento. 60.000 rnetri
quadrati di ambientazione, suoni, luci ed effetti speciali che
permettono ai visitatori di «ripercorrere la via crucis, sedersi
nel palazzo di Erode, passeggiare nella piazza del mercato
dell’antica Gerusalemme, visitare la tomba di Cristo», ovviamente a pagamento. Pronta la protesta della comunità
ebraica di Orlando, che ha definito l’iniziativa «un’imbarazzante spot pubblicitario del cristianesimo». (nev/icp)
il Reso noto un documento teologico-pratico
Francia: dare vita a un movimento
di cappellani ecumenici per gli ospedali
PARIGI — Interessante esperienza in Francia dove uri
gruppo ecumenico (protestanti e cattolici) che da due armi
studia la possibilità di dar vita a un movimento di cappellai
ecumenici per gli ospedali, ha reso noto un documento che
esamina tutti gli aspetti teologici e pratici di una simile iniziativa, caldeggiandone la realizzazione. Il documento verrà
ora esaminato dall’episcopato francese e dalla Federazione
protestante che lo diffonderanno nelle chiese chiedendo un
loro giudizio entro la prossima estate. (nev/epal)
I Movimento pacifista finlandese
Premio per la pace al vescovo
luterano Munib Younan
HELSINKI — Il tradizionale «Premio per la pace» del Movimento pacifista finlandese è stato attribuito per l’anno 2001
al vescovo luterano palestinese Munib Younan. La motivazione sottolinea l’impegno del vescovo luterano per «la coesistenza e il dialogo tra cristiani, ebrei e musulmani in Medio
Oriente e particolarmente in Terra Santa». (nev/icp)
ivi ha partecipato la Chiesa awentista italiana
Firenze: un Centro culturale
per favorire l'integrazione multietnica
FIRENZE — È stato recentemente inaugurato a Firenze,
al Campo Rom dell’Olmetello, un Centro culturale polivalente per favorire l’integrazione multietnica, progetto al
quale ha partecipato la Chiesa awentista italiana con i fondi dell’8 per mille dell’Irpef. Nel nuovo Cetóro opera anche
un presidio sanitario con un consultorio ostetrico e pediatrico. La Chiesa awentista utilizza i fondi deU’8 per mille so
arie.
lo per attività sociali, culturali e umanitar
(nev/apd)
4
T
I
PAG. 4 RIFORMA
Cultura
VENERDÌ 23 FEBBRAIO VENERO* 2
Giorgina Arian Levi rievoca la famiglia ebraica piemontese di Montagnana
I «matti» in realtà sono gli altri
Uno solida tradizione di laicità, la formazione culturale, la solidarietà operaia fanno di questi
personaggi fuori dal comune un esempio di cittadinanza impegnata in prima persona
PIERA ECIDI BOUCHARD
Tra i «grandi novantenni»
di cui la città di Torino si
onora (Norberto Bobbio e
Alessandro Galante Garrone,
tanto per citare i più noti) almeno due sono donne: il Premio Nobel Rita Levi Montalcini e Giorgina Arian Levi,
che l’estate scorsa ha festeggiato il suo compleanno con
una gran festa di tutto il
quartiere San Salvario nella
piazzetta Primo Levi, proprio
davanti alla sinagoga.
Piccola ma indomita. Giorgina sta vivendo nei suoi
«splendidi novant’anni» un
periodo di straordinaria creatività, che prolunga in modo diverso la presenza più
direttamente «politica» nella
città e nel paese, che l’hanno
vista impegnata, soprattutto
nella battaglia per la scuola,
come docente, consigliera
comunale, deputata al Parlamento. Finiti questi mandati.
Giorgina si è dedicata allo
studio e alla ricerca storica:
suoi sono vari saggi degli Anni 70 sul movimento operaio
piemontese, poi suH’America
Latina, dove dovette emigrare con il marito per le persecuzioni razziali [Avrei capovolto le montagne, con Marcella Filippa, Giunti, 1990) e
recentemente, per i 150 anni
delle leggi di emancipazione,
il bel testo a firma anche di
Giulio Disegni Fuori dal ghetto (Editori riuniti, 1998).
Giorgina Arian è stata inoltre
fondatrice del bimestrale di
cultura ebraica Ha Keillah,
che ha diretto fino al 1988, e
a cui collabora ancora assiduamente. Negli ultimi anni
Giorgina, sempre modernissima e ottimista nel suo inimitabile sorriso, sembra quasi in corsa contro il tempo: ha
imparato a usare il computer,
e sforna quasi un libro l’anno
senza cessare per questo di
essere disponibile a ogni sorta di incontri, dibattiti e conferenze, soprattutto con i giovani e nelle scuole, non stancandosi mai di trasmettere la
memoria degli orrori delle
persecuzioni razziali.
Il percorso della sua vita
l’ha narrato per la rivista Confronti («Incontri», n. 4, aprile
1999) ma, da allora, quante
cose ha ancora fatto! La sua
famiglia è stata al centro della sua indagine, prima con un
libro su un singolare personaggio di scienziato, nel ramo paterno, Simeone Levi, e
adesso con la storia della sua
famiglia materna, i Montagnana, rielaborando un primo saggio uscito vent’anni fa
sulla rivista ebraica Rassegna
mensile d’israel e corredandolo di una interessante appendice fotografica. Questa
famiglia ha dato al movimento operaio, fin dal suo sorgere, personaggi significativi,
come Rita, prima moglie di
Togliatti, deputata e costituente, o Mario, tra i fondatori con Gramsci della rivista
Ordine nuovo, anch’egli poi
deputato oltre che giornalista. Questo libro”’, scritto a
quattro mani con un nipote,
Manfredo Montagnana, attuale presidente delTUnione
culturale «Franco Antonicel
Una «giornata per la memoria»
Torino, le persecuzioni
e la Resistenza
«Una guida per la memoria» è il sottotitolo significativo di uno smilzo libretto, Torino 1938-45, che si situa nel
quadro delle iniziative promosse per non dimenticare
gli orrori della Shoà anche nel
nostro paese. È esperienza
comune camminare per la
città e vedere tante piccole lapidi, ornate magari a lato di
un solo fiore dimenticato: sono le lapidi poste nell’immediato dopoguerra per ricordare un luogo amaro e significativo della Torino della guerra,
della deportazione, della Resistenza. Ma queste piccole
lapidi «non parlano più», nello scorrere delle generazioni:
la città è mutata e insieme ad
essa i suoi abitanti.
Utilissima giunge allora
questa piccola guida fotografica e storica, promossa dalla
Città di Torino e dall’Istituto
piemontese per la storia della Resistenza e della società
contemporanea, che si propone di «andare alla ricerca
delle cicatrici sulla pelle rinnovata della città». Ne emerge vivissima una «storia per
immagini»: il ghetto, la sinagoga e la sua distruzione, i
luoghi del lavoro coatto degli
ebrei, la città della guerra, i
rifugi antiaerei, le strade, le
case, le fabbriche delle riunioni clandestine degli antifascisti, i luoghi della tortura e delle fucilazioni nazifasciste e i punti nodali della
lotta armata.
Agili schede informative,
piantine topografiche e fotografie rendono questo libriccino uno strumento di agile
consultazione, veramente alla portata di tutti, e utile soprattutto alle giovani generazioni. Un complemento
intelligente o un avvio a uno
studio più approfondito, per
il quale ricordiamo il testo
Cattolici, ebrei ed evangelici
nella guerra, a cura di Bartolo
Gariglio e Riccardo Marchia
(Franco Angeli, 1999), che raduna una serie di saggi di studiosi cattolici, ebrei, protestanti e laici, in un convegno
promosso dal Consiglio regionale del Piemonte e dall’Istituto piemontese per la
storia della Resistenza, (p.e.)
gioventù evangelica
ABBONAMENTI
normale............................L. 50.000
sostenitore......................... 100.000
estero............................... 65.000
«3 copie al prezzo di 2»............ 100.000
cumulativo GE/Confronti............. 100.000
versamenti da effettuare sul ccp n. 35917004 intestato a:
gioventù evangelica
via Porro Lambertenghi, 28 20159 Milano
li», luogo storico di elaborazione culturale torinese, non
è una «biografia ideologica
dei Montagnana», come nota
Amos Luzzatto, presidente
delTUnione delle comunità
ebraiche, ma piuttosto la vivace e gradevole rievocazione, attraverso le vicende di
questa famiglia, di personaggi e ambienti della vecchia
Torino operaia e antifascista
attraverso le tumultuose vicende della storia nell’arco
della prima metà del secolo
ormai passato.
Personaggi e ambienti
pennellati con vivacità, leggerezza e anche humour tipicamente ebraici, nonostante
le difficili prove di due guerre mondiali e delle persecuzioni, e incentrati sulla straordinaria figura della nonna
Consolina, vera e propria
«madre Courage», la cui casa
in Borgo San Paolo, cuore
operaio della città, era aperta
a tutti, quale luogo d’incontro politico e di cultura.
Laici, alcuni laicissimi, i
Montagnana (un altro nipote
oggi, Marcello, è quello a cui
si deve la paziente battaglia
contro i crocifissi nei seggi
elettorali) furono sparsi per
mezzo mondo in una diaspora politica che è nello
stesso tempo una caratteristica dell’ebraismo. Questa è
la rievocazione, dunque, di
una «tipica famiglia di ebrei,
un po’ bizzarra ma altamente civile», portatrice di una
tensione ideale non comune,
ricca di comprensione umana e di una cultura lontana
da ogni retorica, perfetto
connubio fra spiritualità e
concretezza pratica.
Vista dal di fuori è una famiglia un po’ matta, leggiamo nelle conclusioni, «...i
Montagnana ritenevano certamente che i matti erano gli
altri che non si interessavano
di politica, che non andavano in galera, che non venivano strappati alle loro famiglie, che non ce n’era un pezzo in Bolivia, un pezzo in Australia, un pezzo in Messico,
un pezzo in Russia, un pezzo
in Svizzera e non so quanto
altro. Erano gli altri che erano anormali! Le persone intelligenti, sincere, giuste, dovevano fare una vita così. La
nonna è stata il crogiolo che
ha creato queste cose».
(*) Giorgina Arlan Levi-ManFREDo Montagnana: I Montagnana. Una famiglia ebraica
piemontese e il movimento
operaio (1914-1948), prefazione di Amos Luzzatto. Firenze,
Giuntina, 2000, pp. 126 + appendice fotografica, £ 20.000.
I Iniziativa storica in Trentino
Le Alpi, montagne rifugio
degli uomini liberi
Cìmego, piccolo Comune
(400 abitanti) delle Alpi Giudicarie (Trento), da qualche
anno va riscoprendo la propria storia, grazie alla collaborazione con il Centro studi
dolciniani. Di Cìmego era infatti frate Alberto, fabbro, citato da Dolcino tra i suoi più
stretti collaboratori e da lui
inviato nel 1301-02 a predicare nel Bolognese. Il gruppo di
Apostolici della valle del
Chiese era così ben strutturato che si suppone fosse preesistente a Dolcino, innestandosi nel contesto cataro che
caratterizzò nei secoli dodicesimo e tredicesimo la zona
del Benaco; e che fra Dolcino
fosse stato il tramite tra questo gruppo e quello dei seguaci di Gherardino Segalello
nel Parmense.
L’Amministrazione comunale di Cìmego ha restaurato
e affrescato l’antica fucina a
maglio ad acqua, sul rio Caino, dove fra Alberto ha esercitato la sua attività lavorativa, facendone un piccolo
museo; ha installato sul sentiero che colà conduce dei
pannelli esplicativi della vicenda dolciniana, e vuole dedicare una piazza del paese a
Alberto e un’altra a Dolcino e
a Margherita. L’anno scorso
l’Amministrazione ha edito
un grosso volume Cìmego.
Paese del ferro e delle eresie,
dedicando due capitoli (uno
a cura di Tavo Burat, l’altro
del prof. Franco Bianchini) a
fra Dolcino e ai suoi seguaci
nella valle del Chiese.
Quest’anno, sempre per
iniziativa dell’Amministrazione comunale e con il coordinamento delTantropologa
Michela Zucca, si sta svol
Alesi
era àotni
cacciai (1
g an) *
zìone su;
siero giu
inaica. S
rabbinici
strio foni
lenirtene
Torino: sciopero alla Fiat nel 1920
gendo una serie di incontri
serali (tutti alle ore 20,30) nelTAuditorium della Casa sociale di Cìmego sul tema «Le
Alpi rifugio di uomini liberi.
Resistenze e comunità non
cattoliche sulle montagne»,
con cui si vuole evidenziare
come, all’ombra delle cime
delle Alpi, «montagne madri», siano sopravvissute, per
secoli, culture «altre», al riparo delle repressioni civili ed
ecclesiastiche.
Oggi il Comune di Cìmego,
consapevole che diversità significa ricchezza, attraverso il
progetto europeo di «Rifiuto
sostenibile. Recita II», ha inteso ridare la voce a chi, a diverso titolo, è riuscito a vivere libero, con il corpo ma soprattutto con la mente, malgrado le avversità. Le serate si
inseriscono nel piano di formazione partecipata della
popolazione nella consapevolezza che soltanto acquisendo sempre nuovi, e più
complessi, strumenti di interpretazione della realtà, si
riuscirà a valorizzare il territorio. Il programma, dopo le
serate dedicate ai «Valdesi
delle valli piemontesi» (Tavo
Burat), alla «Comunità anabattista di Samone di Strigno
(vai Sugana)» (Renzo M. Grosselli), ai «Cenni di storia ebraica in regione e analisi
delTantisemitismo» (Daniel
Fishman e Federico Steinhaus), gli ultimi due appuntamenti riguardano «Tracce di
religioni precristiane sull’arco
alpino» (Annibale Salza, 23
febbraio) e la tradizionale
festa del Prato marzo, per
«chiamare marzo e svegliare
l’erba» (1° marzo), in entrambi i casi alle ore 20,30. (t.b.)
LIBRI
Affidamento
L’affidamento
Mentre in Parlamento si discute di modifiche alla legge che
riguarda adozioni e affidamenti familiari, esce un’inchiesti
compiuta prevalentemente nel Torinese con la superx'isione
del sociologo Franco Garelli [L’affidamento, Carocci, 2000,
pp. 195, £ 32.000). L’esperienza delle famiglie affidatarie e la loro relazione con le
strutture dei servizi sociali, oltre che naturalmente con le famiglie d’origine dei
bambini, sono l’oggetto dell’indagine.
Quella che ne esce è un’immagine della famiglia affldataria come elemento tipico di
una società in movimento e capace di
orientarsi alle richieste che emergono con
più urgenza nel vissuto quotidiano.
tarocci
RADIO
Culto radio
Ogni domenica mattina alle 7,30 sul primo canale
radio Rai, predicazione e notizie dal mondo evangelico italiano e estero, appuntamenti e commenti di attualità.
TELEVISIONE
Protestantesimo
Rubrica televisiva di Raidue, a cura della Federazione delle chiese evangeliche, trasmesse a domeniche alterne e, in replica, il lunedì seguente alle ore 24 circa e
alle ore 9,30 del lunedì successivo. Domenica 4 marzo, ore
23,50 circa, andrà in onda: «Sfide ed esperienze per una convivenza possibile»; «Semi di pace»; «Terza di copertina: “Le
chiese della Riforma”, San Paolo editore». La replica sarà trasmessa lunedì 5 marzo alle ore 24 e lunedì 12 marzo alle 9,30.
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pio), el
caduta
pono ci
PROTESTANTESIMO INTVI
Poi
La fede e il dialogo
DAVIDE ROSSO
CFIE cosa significa essere nonviolenti? Forse
bisogna partire proprio dalla risposta a questa domanda per cercare di superare la
violenza e soprattutto la cultura che sta dietro l’atteggiamento umano violento. Cominciare a interrogarsi sui
propri atteggiamenti e sulle
reazioni che abbiamo di
fronte a situazioni di conflitto che ci possono vedere
coinvolti ma anche semplici
spettatori. Il Decennio contro la violenza, recentemente lanciato dal Cec, è stato il
tema del primo servizio della trasmissione di Protestantesimo andata in onda su Rai
2 domenica 18 febbraio (replica lunedì 26 febbraio ore
9,30 sempre su Rai 2) che ha
mostrato come la violenza
sia diffusa nel mondo ma
anche particolare nel suo
manifestarsi, legata alla cultura e al contesto ambientale in cui si sviluppa pur rimanendo sempre sopruso e
prevaricazione nei confronti
dell’altro. Le testimonianze,
ma anche le immagini del
servizio di Protestantesimo,
raccontano di un’umanità
che è multiforme anche nel
manifestare la violenza ma
che tende di fronte a questa
a reagire in soli due modi: h
fuga o la reazione a sua volta
violenta. Ma l’atteggiamento
può essere anche un altro:
quello del coraggio della fede, della mediazione e del
dialogo che, come viene anche affermato nel servizio
successivo sul «17 febbraio e
i conflitti», implica disponibilità anche a farsi trasformare dall’altro in un processo partecipativo che coinvolge e fa crescere insieme
oltre la dimensione della pura e semplice violenza. Certo i
questo discorso è più facilmente applicabile a una dimensione come quella europea, anche se non bisogna
dimenticare le sofferenze e
le violenze che spesso subiscono gli stranieri e le don-^
ne, piuttosto che in certi
paesi dove sotto la legge del
terrore sono nate e cresciute
intere generazioni di persone, si pensi al Sud Africa
dell’apartheid o alTArgentina della dittatura. Ma la risposta anche qui va ricercata nella ricerca della pace attraverso il raggiungimento
della dignità, del lavoro e
della democrazia per tutti e
soprattutto lavorando pef'
ché la cultura della nonviolenza diventi patrimonio comune formativo di tutti «
non solo di pochi.
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10^ ^Dl 23 FEBBRAIO 2001
- CULTUl
PAG. 5 RIFORMA
.0, La Sacra Scrittura da Alessandro Magno fino alla conquista romana del 63 a.C.
La Bibbia nella civiltà ellenista
Un appassionante convegno organizzato da «Biblia», un'associazione laica di cultura
religiosa che meriterebbe maggiore attenzione da parte delle chiese evangeliche italiane
Ito
che
ftWTONELUVISlNTIN
Q uale ebraismo incontrò
Alessandro Magno?, si
era domandato Gabriele Boccaccini (Università del Michigan) all’inizio della sua relaoone sugli sviluppi del pensiero giudaico in epoca tolemaica. Secondo la versione
rabbinica vi trovò il monoteismo fondato da Mosè al quale viene fatta risalire sia la
«dizione scritta sia quella
^ale. Sembra invece che
mesta fosse solo una delle
(®rse narrazioni, accanto a
la professione di fede «eno^ta» in un dio supremo su
-Jn pantheon, di cui abbiamo
ticura testimonianza a Elefantina e Leontopoli in terra
egizia, comunità di militari di
origine ebraica.
Le principali correnti di
quel periodo erano quella sacerdotale sadocita, quella
enochica e quella sapienziale,
mentre al nord vi era la tradizione samaritana, che di lì a
poco verrà fisicamente smantellata dagli asmonei. Fra
queste posizioni, la prima
credeva nella bontà della
aeazione, nata dal caos mediante un processo di separazione nella sfera del tempo, e
in quella dello spazio. Da qui
l’idea che vi fossero luoghi
con differenti gradi di «purità», così come classi, popoli
e animali. In questo schema il
tempio riproduceva la gerarchia dell’universo, mentre
Yom Kippur era il giorno più
puro dell’anno sul quale l’orologio dell’universo veniva
sincronizzato dal sommo sa-,
cerdote nel tempio, attraverso un riallineamento sociale,
spaziale e temporale.
La tradizione enochica invece demoliva l’ordine sadocita (se non altro perché i suoi
sostenitori erano un gruppo
di sacerdoti esclusi dal tempio), elaborando il mito della
caduta degli angeli che rompono così la divisione tra cielo
Bibbia e ellenismo. Meglio, Bibbia nell'ellenismo, componente
della civiltà ellenistica, inaugurata nel 363 con la conquista della
Palestina da parte di Alessandro Magno, e conclusa nel 63 a.C,
l'anno in cui Pompeo, generale romano, conquista Gerusalemme. È stata questa la chiave di lettura del seminario invernale di
«Biblia» svoltosi dal 26 al 28 gennaio scorsi a San Martino al Cimino, nei dintorni di Viterbo, una terra che è stata a lungo parte
dello Stato della Chiesa. Un convegno appassionante, che portava le esperienze più avanzate della ricerca universitaria in Italia
e non solo, al quale hanno partecipato più di 200 persone, prevalentemente donne e ampiamente di tradizione cattolica. Per la
qualità della ricerca e la sua unicità in quanto proposta di un ossociazione laica di cultura religiosa, in cui intervengono studiosi
e studiose cristiani ed ebrei, la programmazione di «Biblia» meriterebbe un'attenzione diversa da parte delle nostre chiese.
e terra. Il male avrebbe quindi
un’origine sovrumana e di esso l’umanità, sarebbe insieme
artefice e vittima. La necessità
di un ritorno all’ordine produrrà la teoria e l’attesa di
una fine dei tempi quale nuovo inizio, tesi che verrà poi assunta anche dai farisei.
La tradizione sapienziale,
espressione del potere laico,
condivide con i sadociti l’idea
di un ordine nell’universo che
però non conosciamo attraverso la rivelazione sul Sinai,
bensì attraverso l’esperienza
e l’osservazione della creazione. Per essi non può funzionare alcun patto con Dio perché, come ci ricordano Giobbe e Giona, egli è autonomo e
incondizionabile dall’agire
umano. Qoelet, l’Ecclesiaste,
attacca il potere sacerdotale,
rafforzato dal fatto che i sovrani Tolomei non sostengono più l’aristocrazia sacerdotale, ma si appoggiano al potere economico cui appaltano
la riscossione delle tasse.
Le tre posizioni sono rimaste distinte fintanto che i Tobiadi, una famiglia economicamente importante e culturalmente aperta, non si sono
apparentati con i sadociti per
accedere al potere sacerdotale. A quel punto i sadociti sono diventati molto ricchi e la
tradizione sapienziale perde
la sua connotazione cosmopolita tentando una sintesi
fra le due concezioni. Ben Si
rah, ebreo alessandrino, oggetto della relazione di Luca
Mazzinghi (Facoltà di teologia dell’Italia centrale), appartiene al successivo periodo seleucide. Conosce e si
oppone alla tradizione enochica. È l’uomo dell’equilibrio fra legge mosaica e legge
greca, essendo l’ellenizzazione non una scelta ma una necessità. Ben Sirah esprime
dunque la propria fede utilizzando categorie greche (per
esempio la manna quale nettare degli dei), non insiste sugli elementi di separazione
ma sui temi della giustizia,
del timor di Dio e soprattutto
sul culto, cardine della vita
concreta di Israele.
Da ultimo si può considerare uno sguardo lontano sul
periodo in esame, offerto dalla produzione di Filone, anch’esso ebreo alessandrino,
contemporaneo di Paolo, presentato da Francesca Calabi
(Università di Ferrara), per il
quale la Bibbia è saggezza di
Mosè ispirata. 11 suo lavoro
esegetico allegorico è contemporaneo all’esegesi stoica
e medio-platonica fondata
sulle parafrasi. Per Filone conoscenza della natura e Torah sono parallele, ma restano capisaldi il principio di
non contraddizione nella Torah, il rifiuto di ogni antropomorfismo e la proclamazione
dell’unicità di Dio.
11 dibattito qui sintetizzato
avveniva in un quadro culturale di stampo ellenista. Ellenismo vuol dire ginnasio,
biblioteche, teatri, poesia, letteratura, così come paideia,
l’istruzione, poi passata al
rabbinismo e filosofia (autori
antichi greci consideravano
gli ebrei come «filosofi»). Le
principali correnti filosofiche
greche dell’epoca erano quella medio-platonica, quella
aristotelica, quella stoica e
quella epicurea, accomunate
in questa fase da un’attenzione verso l’immanente e uno
scarso interesse per la religione, da un lato disprezzata e
dall’altro rispettata in quanto
socialmente utile e nobilitata
dall’antichità.
L’ellenismo era seducente e
perciò ha prodotto scambi fecondi nonostante i percorsi di
ricerca fossero apparentemente distanti. Per questo
l’asse intorno a cui ruota la
storia dell’ebraismo è stato
identificato con il problema
del mescolarsi o non mescolarsi che nel corso della storia
ha dato origine a fenomeni
periodici di assimilazione e di
ricompattazione su «valorisiepe» (leggi di purità, sabato,
circoncisione), come ha sintetizzato Lucio Troiani (Università di Pavia) nel suo percorso
dall’impero persiano all’impero di Alessandro. In questa
stagione, per l’appunto, di
mescolanza, i Maccabei costituiscono dunque un’esperienza minoritaria di paura di
fronte a una forza centrifuga
che minaccia l’identità collettiva. Vale a questo proposito
l’avvertenza del biblista Gian
Luigi Prato a non condizionare il confronto con l’ellenismo
con l’idea che da parte ebraica esistesse già un’immagine
unitaria della propria storia;
cosmopolitismo e plurilinguismo erano le caratteristiche di
quel periodo di storia ebraica.
Non a caso è del terzo secolo
la più antica traduzione in lingua greca della Torah.
In una mostra allestita a Genova
Filippo Melantone e le sue
«Lettere per l'Europa»
ERMINIO PODESTÀ
In scena a Milano un testo del poeta e traduttore Giovanni Raboni
Portata a teatro la «Rappresentazione della croce»
PAOLO FABBRI
Giovanni Raboni è noto soprattutto per essere un critico teatrale autorevole, un poeta (la raccolta completa delle sue poesie
è pubblicata da Garzanti) e un raffinato traduttore (ricordiamo la Fedra di Bacine, l'Antigone di Sofocle e la Recherche di
Proust). La Rappresentazione della croce è la sua opera prima
teatrale ed è nata da un'iniziativa del direttore del Teatro
Biondo Stabile di Palermo sullo spunto di alcune poesie giovanili dell'autore di argomento evangelico.
Gesù, ma non in primo piano quanto Maria, la madre di
Gesù. Ne emerge un testo
che fa pensare al teatro classico greco, con i narratori al
posto del coro, che parte dalla annunciazione dell’evento, di cui la nascita del Cristo
è solo il primo momento, fino alla croce.
Assente il protagonista,
emergono i singoli personaggi tra i quali Giuda vuole capire il senso delle parole di
Gesù, si sofferma sulle parabole e afferma di coglierne il
significato, scava il senso del
pane e del vino neH’ultima
cena: prende il denaro, poi lo
getta; si fa avanti deciso a baciare il Signore, poi fugge a
tormentarsi sul perché del
suo gesto. Un personaggio
comunque profondamente
umano, quasi costretto a cedere a una dura predestinazione di cui è consapevole:
«Una disperazione che esplode nel monologo finale in cui
il traditore si chiede il perché
del suo agire e tra le tante
motivazioni passate in rassegna propone alla fine quella
meno credibile: L’ho fatto per
LDoperà di Raboni, per
I sua esplicita dichiarazione, non è una passione di
Cristo, ma una sorta di «vangelo dei testimoni», anche secondari, di un evento destinato a cambiare il mondo.
1 Vangeli di riferimento sono essenzialmente quelli di
Matteo e di Marco, mentre la
struttura del testo è basata su
titre figure narranti: una è
Zaccaria, il muto padre di
Giovanni Battista che, signiticativamente, diventa pariante, quasi a voler dare un
segno che, pur nella conclamata «normalità» delle viceride, dei pensieri, dei diainghi, di fronte al Cristo la logica degli accadimenti può
^Sere stravolta; l’altra è
Maddalena, personaggio di
intensa umanità, coinvolta
nel profondo dalla sorte di
amore». Per amore di chi? Di
Gesù affinché potesse compiere la sua missione? Dell’umanità che sarà redenta
dal peccato e avrà la possibilità della vita eterna? Ciò non
viene detto e l’enigma si accentua, completando il disegno incisivo di un personaggio in cui si incrociano il trascendente e l’immanente.
Maria è una splendida madre, con la confusa consapevolezza di un oscuro destino
del figlio, ma che non lascia
trasparire la chiara percezione, nel Vangelo di Luca più
che negli altri, della missione
trascendente del figlio, a lei
preannunciato come «Figlio
di Dio». Maddalena mi ricorda la rappresentazione che
ne fa Caravaggio nella Deposizione della pinacoteca vaticana, così intensamente legata a Gesù da invidiare Maria che lo ha tenuto in seno.
Pietro è una figura dagli alti
slanci lirici: «Ora sono Pietro,
e su questa pietra si abbarbicherà l’insonnia del mondo»,
un’affermazione teologicamente discutibile, visto che
la pietra è simbolo della
chiesa mentre semmai l’insonnia, ovvero i dubbi, riguarderanno piuttosto il Cristo, come più correttamente
viene proposto nello spettacolo. Così infatti esso si chiude, con la croce, che invece
simboleggia il Signore.
L’insieme dell’opera tea
trale è di grande finezza intellettuale e grande cura: si
vedano a esempio le diverse
versioni di Marco e Matteo
sulla moltiplicazione dei pani
e dei pesci, che vengono fatte
emergere dal dialogo tra Giacomo e Giuda come una possibile distorsione mnemonica relativa magari a due fatti
diversi. Il filo conduttore è il
dubbio. A ogni momento si
trova il forse, l’incerto che domina. Il dubbio che viene
rappresentato non è però
quello di chi si trova o si è
trovato faccia a faccia con il
Cristo vivente oggi; la mente
oppone resistenza a varcare
la soglia della fede, il dubbio
appare metafisico, così come
metafisica è la croce senza
Cristo innalzata alla fine dello spettacolo. Un bel simbolo, che incute rispetto ma
non trasforma la vita.
La prestazione della compagnia è stata nel complesso
eccellente, con un Remo Girone perfettamente equilibrato nell’interpretare la difficile figura di Giuda, una Ilaria Occhini che presenta una
accorata, dolce e dignitosa
Maria, Pamela Villoresi passionale ma anche intensa
nella sua analisi interiore, e
Giulio Brogi che ha saputo
dare alla sua voce coloriture
liriche ricche di profonda
partecipazione.
Milano, Teatro Strehler,
dicembre 2000
Al Palazzo Ducale si è
inaugurata il 2 febbraio,
alla presenza del sindaco, Perico, e di altri amministratori,
di rappresentanti della Chiesa luterana, di Carlo Papini
(uno degli organizzatori a
Genova assieme a Saro Solarino) la mostra Lettere per
l'Europa, dedicata a Filippo
Melantone già esposta a Roma in novembre (vedi Riforma del 24 novembre 2000).
Dopo il saluto delle autorità,
il vicesindaco di Bretten, paese nativo di Melantone, ha
spiegato i motivi ispiratori
della mostra stessa. Heinz
Scheible ha presentato il suo
libro pubblicato dalla Claudiana, sottolineando l’importanza di Melantone non solo
come teologo ma anche come grande umanista e conoscitore profondo di antropologia, di astronomia e fisica.
È stato citato il contenuto di
un foglietto trovato sulla sua
scrivania dopo la sua morte:
«Ti liberi dai peccati. Sei liberato da ogni fatica e dalla
rabbia dei teologi. Verrai alla
luce, vedrai Dio, contemplerai il Figlio di Dio. Verrai a
conoscenza di quei meravigliosi segreti che tu in questa
vita non hai potuto capire:
perché siamo stati creati così
come siamo e in che cosa
consiste l’unione delle due
nature in Cristo». Infine il vescovo ausiliare di Genova Tanasini, prendendo lo spunto
dalle 9.500 lettere scritte da
Melantone, ha detto che ai
giorni nostri è molto importante dialogare anche fra
confessioni religiose diverse,
per avviare un confronto sincero e nello sforzo dell’unità.
Luca Monaco, presidente
della Federazione delle chiese evangeliche della Liguria e
del Sud Piemonte, ha detto a
proposito della mostra; «Dopo Roma e prima di Venezia,
Milano e Torino, Genova
sembrava una piazza importante, e la Fcei volentieri ha
accettato cercando di fare
del suo meglio perché la mostra potesse riuscire. Purtroppo Melantone è vissuto
un po’ nell’ombra della figura di Lutero. Era suo amico e
più di ogni altro ha fatto conoscere le sue idee; Melantone era un grande erudito del
tempo addirittura a livello di
Erasmo da Rotterdam. Per
quanto riguarda i suoi rapporti con l’Italia, Melantone è
famoso per aver scritto moltissime lettere (se ne conoscono 9.500) e alcune di queste le scrisse a personaggi italiani». E poiché l’umanesimo
aveva avuto origine in Italia,
ecco che c’è un rapporto privilegiato di un umanista,
com’era Melantone, con la
patria dell’umanesimo.
Virgilio Zernitz e Carlo Valli nella «Rappresentazione della croce»
6
PAG. 6 RIFORMA
venerdì 23 FEBBRAIOjoD, ,^erd1
Soldi pubblici alle scuole private: tra tabù e nuove opportunità di formazione
Il finanziamento delle scuole non statali
Domanda: dobbiamo continuare a considerare la scuola non statale solo come una surroga
della scuola pubblica oppure possiamo riconoscerle anche il ruolo di doveroso alternativa?
EUO CANALE
La mia convinzione è che
CI sono dei tabù che non
possono essere messi in
discussione? Io ritengo di no;
il tabù del finanziamento alle
scuole non statali affligge la
politica italiana, e la nostra
Chiesa valdese, e deve essere
messo in discussione, così
come il tabù del ruolo della
scuola non statale; è una surroga della scuola statale o
una sua doverosa alternativa?
Finanziare chi?
È tempo di affrontare il tema del finanziamento delle
scuole non statali da un’ottica
differente da quella utilizzata
finora, senza la preoccupazione di ritrovarci sul posizioni
di parte avversa. Il rimanere
ancorati a una posizione che
considera la scuola statale
l’unica degna di esistere e
quindi di ricevere i soldi statali, ci pone sullo steso piano di
stati governati da regimi gelosi del controllo sulla formazione, cioè di stati con governi dittatoriali, e non è ciò che
vogliamo; la laicità dello stato
sta anche nella coerente democraticità del suo sistema
scolastico. Ce lo impone la
storia, perché questa è la via
verso cui ci stiamo dirigendo
(ricordiamoci che la legge sulla parità era nel programma
di Prodi e molti di noi lo hanno votato) e l’esaminarla con
atteggiamento non positivo ci
spinge a ragionamenti estranei al dibattito, rischiando
che coloro che hanno interessi di parte ottengano risultati
sgradevoli (tipo parità e finanziamenti senza contropartite)
e noi resteremmo sulle nostre
«belle» posizioni puriste senza poterci più opporre.
possiamo essere contrari a
che si finanzi solo quelle
scuole che, indipendentemente dalle dichiarazioni ufficiali, siano sostanzialmente
confessionali, nel senso che
intendono perseguire l’indottrinamento degli allievi loro
affidati, contraddicendo talvolta certezze laiche garantite dalla Costituzione (aborto,
divorzio e simili). La legge
sulla parità ha già posto come condizione un insegnamento che non si contrapponga ai principi costituzionali; ora è necessario controllare che ciò avvenga. Questo
controllo, da parte dello stato, è possibile realizzando un
sistema di valutazione attuato da un corpo ispettivo adeguato, per numero e per formazione, che entri nelle aule
per un tempo sufficiente a
valutare che gli insegnanti
siano liberi nell’insegnare e
che gli allievi siano messi in
grado di sviluppare un proprio metro di giudizio senza
condizionamenti.
vacy dichiara essere «sensibili», cioè da proteggere dal
possibile controllo di chicchessia ma non, evidentemente, dagli insegnanti!
Riprendendo il ragionamento, tutti hanno il diritto
di frequentare una scuola a
propria scelta e un onere
maggiore diventa un impedimento a quella scelta e andrebbe rimosso.
un insegnamento «laico», in
altre parole senza tentativi di
indottrinamento religioso o
politico, indipendentemente
dalla scuola frequentata.
Un duplice sistema
scolastico
La difesa della laicità
La difesa della laicità della
scuola deve cominciare dalla
stessa scuola statale, ricordandosi che è laica solo in
apparenza, infatti prevede
Finsegnamento confessionale cattolico, anche se a richiesta, e prevede una libertà di
insegnamento che, anche se
praticata correttamente, permette agli insegnanti di fare
opera di persuasione a favore
delle proprie convinzioni religiose o politiche, talvolta
condizionando la propria valutazione degli allievi all’acquiescenza a quelle convinzioni che la legge sulla pri
II «senza oneri per lo stato»
Sul cammino però ci troviamo il «senza oneri per lo stato» del dettato costituzionale.
Se il ragionamento iniziale è
corretto, allora è tempo che
sia rimosso, ponendo come
condizione che dalla stessa
Costituzione sia rimosso il
Concordato, così da ricondurlo al trattato internazionale,
quale effettivamente è, ed eliminare le ragioni che imposero quella formulazione al momento della sua scrittura. Circa le preoccupazioni finanziarie, cioè che il finanziamento
anche alle scuole non statali
sottragga risorse necessarie al
miglioramento della scuola
statale, basta che l’aiuto sia
alle famiglie e che si realizzi
sotto forma di deduzione fiscale così che duri solo per il
periodo scolastico dei figli,
dopodiché quella famiglia
continuerà a sostenere naturalmente tutta la scuola con la
tassazione ordinaria anche
per il periodo in cui i figli non
frequenteranno.
È bene che nel contratto sociale sia compresa la garanzia
che tutti i giovani della Repubblica italiana insieme
all’obbligo scolastico e formativo, che ora li impegna fino al
diciottesimo anno, possano
esercitare il diritto a ricevere
Con queste condizioni ha
senso aprire una scuola da
parte di enti o gruppi di persone? Sì, perché c’è compatibilità tra controllo dello stato
e volontà delle scuole di svolgere una specifica missione
educativa; lezioni disciplinari
di Storia delle religioni, per
esempio, non implicano nessun tentativo di indottrinare
l’allievo, che è soltanto messo
nelle condizioni di conoscere
altre realtà religiose. È possibile perciò inserire discipline
inerenti il mondo culturalereligioso del gestore facendole convivere con l’educazione
al libero pensiero.
Da una verifica presso coloro che scelgono una scuola
non statale risulta che le motivazioni spesso riguardano la
ricerca di un’alternativa ad
un’altra scuola di pari indirizzo presente sul territorio.
Inoltre la scuola non statale si
giustifica nella realtà perché
offre modelli culturali differenti da quelli della maggioranza, il legame con realtà e
interessi locali, proponendo
integrazioni formative coerenti con l’economia e la cultura locale. Adesso l’autonomia renderà originale e con
una propria identità ogni singola scuola, e le famiglie stanno imparando a confrontare
le offerte delle scuole, quindi
è uno sviluppo democratico
che la scelta comprenda anche le scuole non statali, a parità di condizioni d’accesso.
La scuola tra pubblico e privato
È in gioco il controllo sulla
formazione dei cittadini
BENIAMINO LAMI
Affrontare ìi tema delia
formazione e dell’istruzione dei cittadini italiani,
fingendo che la Costituzione
non esista, o che sia lì solo
per garantirci quello che ci
interessa, non ci permette di
sviluppare i ragionamenti
con la dovuta serenità e obbiettività. La Costituzione
considera l’istruzione un diritto fondamentale. Tanto
importante e tanto fondamentale che vincola lo stato a
rimuovere tutti gli ostacoli
che possano impedire che
anche una sola persona ne
possa essere privata. Tanto
importante e tanto fondamentale che la Costituzione
stessa si preoccupa di far sì
che nessun tipo di governo
possa in alcun modo ridurre
ai propri fini la scuola. Per
questo stabilisce che deve essere laica, plurale, democratica, rivolta a tutti. Per poterlo
garantire stabilisce che il sistema di istruzione deve essere diffuso su tutto il territorio
nazionale, e tutela i cittadini
introducendo il principio della libertà di insegnamento.
Non esiste quindi una gelosia
del controllo dell’informazione, mentre esiste una gelosia
della tutela del diritto.
La Costituzione stabilisce
inoltre (art. 33) che enti e privati possano istituire scuole
che operano secondo finalità
e tendenze proprie. È consentito quindi a chiunque di
aprire scuole rivolte a particolari categorie di persone,
purché se ne paghi il costo,
dato che lo stato (e la cittadinanza tutta) investe delle risorse economiche per tutta
quanta la popolazione. Rispetto a queste ultime scuole,
la Costituzione rinvia a successive leggi da emanare a
Le leggi regionali sui finanziamenti rischiano di stravolgere con «escamotages» il dettato costituzionale
Dibattendo su «diritto allo studio» e «sostegno dell'istruzione privata»
CORRADO MAUCERI
Fino a qualche anno addietro Fintervento regionale in materia di diritto allo
studio era correttamente inteso come sostegno al diritto
all’istruzione e si realizzava
attraverso l’erogazione di servizi (mense, trasporti, ecc.) e
borse di studio per le famiglie
meno abbienti; da qualche
Regione si riteneva persino di
dover limitare le provvidenze
per il diritto allo studio alle
scuole pubbliche, con esclusione delle famiglie che sceglievano le scuole private.
Con la sentenza n. 454 del
1994 la Corte Costituzionale
ha affermato il diritto degli
alunni delle scuole private
allo stesso trattamento per
quanto concerne la fornitura
gratuita dei libri (lo stesso
principio vale per la mensa e i
trasporti) prevista per gli
alunni delle scuole pubbliche.
Attorno agli Anni 90 talune
Regioni però hanno «utilizzato» la competenza in materia di diritto allo studio per
aggirare il divieto costituzionale del finanziamento delle
scuole private: in particolare
per quanto concerne le scuole materne: si cominciò (Calabria L.R. n. 8/91- Marche n.
42/92, Val d’Aosta n. 68/93
ecc.) a erogare sussidi alle
scuole materne private che in
talune realtà locali, in mancanza delle scuole pubbliche,
svolgevano una funzione di
supplenza; lo stesso tipo di
intervento svolgeva lo stato
però aveva l’obbligo costituzionale dell’istituzione di
scuole pubbliche per tutti.
Cominciò in tal modo a introdursi, a livello di scuola
materna, un’integrazione tra
pubblico e privato; tale forma
di integrazione, necessitata
dalla carenza di scuole pubbliche, è diventata però una
scelta tendente a prefigurare
il riconoscimento di una funzione pubblica per le scuole
private, successivamente affermato con la legge statale
sulla parità (n. 62/2000).
Già in precedenza la Regione Emilia Romagna (e molti
Comuni della medesima Regione) si era subito proposta
come promotrice di tale svolta e con la L.R. n. 52/95, stravolgendo i principi costituzionali, aveva introdotto il
concetto di sistema integrato
tra istruzione pubblica e
istruzione privata attraverso
Fuso delle convenzioni. Tale
L.R. fu impugnata dal Comitato scuola e Costituzione di
Bologna davanti al Tar che a
sua volta l’ha rimessa alla
Corte Costituzionale la quale,
per motivi procedurali, ha
però dichiarato inammissibile la questione, rimettendola
nuovamente al Tar; la questione è ancora pendente.
Nel frattempo la stessa Regione Emilia Romagna ha
adottato una nuova legge, introducendo una nuova concezione del diritto aUo studio
non come sostegno per lo
studio, ma come sostegno al
diritto di scelta tra istruzione
pubblica e istruzione privata;
secondo tale concezione per
garantire il diritto di scelta il
sussidio deve tener conto anche delle eventuali spese aggiuntive sostenute per la scelta della scuola privata; si è introdotto così, in modo surrettizio, sotto forma di diritto allo studio, il buono scuola.
La legislazione dell’Emilia
Romagna non soltanto ha anticipato le altre leggi regionali
(Piemonte, Veneto, Lombardia che si differenziano per
taluni aspetti quantitativi),
ma ha prefigurato la legge statale sulla parità (n. 62/2000)
che, in palese violazione dei
principi costituzionali, ha istituito un sistema pubblico di
istruzione, comprensivo di
scuole statali, degli enti locali
e privati con conseguente incremento dei contributi diretti alle scuole private e borse di
studio a sostegno delle spese
sostenute e quindi anche a
copertura delle spese per le
rette per le scuole private.
Ovviamente, affermato con
una legge statale il principio
della funzione pubblica delle
scuole private e quindi del finanziamento, anche diretto,
alle scuole private, era inevitabile che le Regioni (ma anche gli enti locali) facessero a
gara nel finanziamento diretto o indiretto delle scuole statali: una alla volta tutte le Regioni sono intervenute in
modi diversi, ma tutte nella
sostanza con interventi a sostegno, diretto o indiretto,
dell’istruzione privata. Il quadro normativo attuale della
legislazione regionale è mol
to articolato e intrecciato; in
questa singolare gara nel finanziamento pubblico delle
scuole private le Regioni hanno difatti cercato di «utilizzare» tutti i possibili mezzi a loro disposizione; dall’insieme
dei provvedimenti adottati
dalle singole Regioni si possono individuare tre forme di
interventi;
1) contributi diretti soprattutto alle scuole materne che,
per inadempienza dello stato, svolgono una funzione di
supplenza. Per le scuole materne le Regioni (vedi Emilia
Romagna) ritengono di avere
competenza in quanto l’attività della scuola materna, secondo le Regioni, rientrerebbe nell’assistenza e quindi, in
quanto tale, sarebbe di competenza regionale. Si tratta
però di una tesi che non ha
alcun fondamento giuridico,
perché la scuola materna, a
tutti gli effetti, rientra nel sistema dell’istruzione.
2) Contributi erogati dalle
Regioni per effetto del di n.
112/98; con tale di (art. 138) lo
stato ha trasferito alle Regioni
la competenza ad erogare
contributi alle scuole non statali; tali contributi con la legge
di parità sono stati ulteriormente incrementati (art. 1
comma 13 L. 62/2000): si deve
però rilevare che lo stato non
aveva competenza, stahte il
divieto di finanziamenti pubblici delle scuole non statali
ex art. 33 Cost.; i contributi
erogati dallo stato, ancorché
previsti da leggi, erano illegittimi per violazione delFart. 33
Cost.; di conseguenza anche
Fart. 138 del di n. 112/98 in
parte de qua si deve ritenere
illegittimo per violazione di
detto art. 33 Cost.
3) Contributi alle famiglie
e/o borse di studio. Tali contributi sono previsti: a) legge
n. 62/2000 (legge di parità)
che prevede borse di studio di
pari importo (eventualmente
differenziate per ordine e grado di istmzione) «da utilizzare
a sostegno della spesa sostenuta e documentata dalle famiglie». b) leggi regionali che
prevedono ulteriori contributi alle famiglie, erogati direttamente o indirettamente
(per il tramite della scuola)
per concorrere alle spese per
l’istmzione.
Tali forme di contributi
possono essere determinati:
a) in modo uguale per tutti gli
alunni delle scuole private e
pubbliche, indipendentemente dall’entità delle spese sostenute; b) in modo differenziato in rapporto alle spese
sostenute. Tale seconda forma di contributo si traduce in
un sostegno all’istruzione privata ed è giustificata dalle Regioni con una concezione «dilatata» del diritto allo studio
come diritto di libertà di scelta; si configura nella sostanza
come un buono scuola.
Considerate queste diverse
forme di intervento, è difficile
quantificare l’entità complessiva del finanziamento pubblico per l’istruzione privata;
peraltro si deve considerare
che, in molte realtà locali, ai
contributi della Regione si aggiungono ulteriori contributi
da parte degli enti locali; la
legge fondamentale dello stato però afferma che l’istruzione privata deve essere istituita
«senza oneri per lo stato».
Coi
Po
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Daniele
valdese
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cura del Parlamento, la dei.
nizione dei criteri per la validità e l’equipollenza del titot conféré
di studio rilasciati (parità), dità di
Questo è il quadro offerti chiesa I
dalla Costituzione. La leggi il pasto
di parità, di recente emana Teodor
zione, lo forza notevolmente coordir
istituendo un sistema nazio- menica
naie di istruzione composto don Vai
da scuole pubbliche e scuolt mentre
paritarie. Questa è la vera diSmù
riforma del sistema pubblico 26, in i
istruzione, che di fatto auto ecume
rizza e legittima l’operato di parroco
un certo numero di Regioni ®
che stanno legiferando k pastore
materia di istruzione, e di Torino,
nuovo vigore alla campagna de, per
che la destra sociale e cattoli- moria»
ca stanno lanciando in favo« Sante 1
del «buono scuola». «Dall'o:
Quello che sarebbe impor- spitalit!
tante capire (ma che qui non A Gr
abbiamo lo spazio e la pretesa hanno
di spiegare) è che la contesa mana. 1
sul tema dell’istruzione, in nitàba
realtà, non riguarda il sempli- proprie
ce finanziamento della scuola preseni
privata ma riguarda proprio! cattolk
controllo dell’istruzione e del- al ves<
la formazione dei cittadini, Erano
che si vuole strappare alla tu- store C
tela dello stato per affidarlo a store c
enti (sia pubblici che privati mani. 1
che opereranno sempre pii ®*io la
secondo visioni, metodologie à stata
e finalità particolari, localisti- Earile <
che e privatistiche. Distrugge- Sabato
re il sistema di istmzione na- dell’As
zinnale per crearne tanti, se- della P
parati e diversi tra loro, fasi- Comm
enrámente bene e piacerea l’ecun
un’ipotesi di federalismo vici- battisi
no alla dévolution, e sicura- nel pai
mente meno bene a un’idea presen
di diritto di cittadinanza e di ne ecu
eguaglianza tra le persone. Giovai
La richiesta o del buono Mmìo
scuola 0 del finanziamento biblici
della scuola privata si presen- Claudi
ta come una richiesta di mag- nità bi
giore democrazia ed eguaglianza, ma in realtà sottende
il principio esattamente opposto. Piuttosto che di «buo- ha cor
no scuola», c’è bisogno di una sionat
«buona scuola»! Non sempre nnotti
nella scuola italiana vengono sto dii
rispettati i principi sanciti laria,
dalla Costituzione, e non sedi
sempre essa risulta adeguata scorse
e all’altezza delle esigenze e Poni,
delle domande che una so- sulle f
cietà complessa come quella doso!
attuale pone quotidianamen- fata al
te. Se lavoriamo unitamente naie <
per questa, per modificarla io Possia
meglio, per riformarla, lavo- ^ ha a
riamo per il bene di tutti.
pastor
AB)
della S
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CLAUDiANA
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7
«Oli, ^bidIZ3 FEBBRAIO 2001
Vita Delle Chiese
PAG. 7 RIFORMA
È stato il tema di quest'anno della Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani
l'Io «lo sono la via, la verità e la vita»
Continua la nostra presentazione delle diverse manifestazioni che si sono svolte in Italia
Paolo Ricca: Cristo è la verità centrale della fede, tutte le altre sono verità «periferiche»
^^^^ANUElEPASCHEnO
Proseguiamo con la segnalaiione delle manifestazioni
efesi sono svolte in occasione
¿ella Settimana di preghiera
ger l’unità dei cristiani dello
0)TSO gennaio.
Algi Spezia, in preparazione della Settimana di prederà, la Commissione dio^ana per l’ecumenismo ha
i^tato il 17 gennaio, per la
domata dell’ebraismo, il prof.
Daniele Garrone della Facoltà
la dei. valdese di teologia che ha ter la vali. nuW Centro Allende una
dei titol conferenza sul tema «L ererità) ¿ità di Abramo». 11 24, nella
I offerti chiesa battista di via Milano,
:.a le® il pastore valdese di Genova
emani Teodoro Fanlo y Cortes ha
oimente coordinato una liturgia ecua nazio. menicacon la predicazione di
imposto don Vannini su Giovanni 16,
e scuolt chiesa cattolica
la vera di Santa Maria della Scorza, il
mbblico 26, in una analoga liturgia
to auto- ecumenica coordinata dal
erato di parroco locale don Vannini, si
Regioni è avuta la predicazione del
indo in pastore battista Paschetto di
le, e di Torino. Il 25 al Centro Allenmpapa dé.per la «Giornata della me5 cattoli- moria» il prof. Carmine Di
in favore Sante ha parlato sul tema:
«Dall'ostilità per l’altro all’ospitalità per l’altro».
AGrosseto due incontri
hanno caratterizzato la Settimana. Il 20 gennaio la comunità battista ha ospitato nel
proprio tempio una folta rappresentanza delle parrocchie
cattoliche della città insieme
al vescovo, mons. Sabini.
Erano presenti anche il pastore Claudio lafrate e il pastore emerito Tullio Saccomani. La predicazione su; «lo
sonò la via, la verità e la vita»
è stata tenuta da padre Nino
Barile della comunità di Siloe.
Sabato 27, con il patrocinio
dell’Assessorato alla cultura
della Provincia di Grosseto, ia
Commissione diocesana per
l’ecumenismo e la Chiesa
battista hanno organizzato
nel palazzo della Provincia la
presentazione della traduzione ecumenica del Vangelo di
Giovanni. Sono intervenuti
Mario Cignoni, della Socie1;à
biblica, padre Nino Barile e
Claudia Angeletti della comunità battista. Ha moderato il
pastore lafrate.
A Brescia, per la chiusura
della Spuc, il prof. Paolo Ricca
ba commentato in un appassionato intervento, seguito da
nn’ottantina di persone, il testo di Giovanni 14, 6: «Io sono
la via, la verità e la vita». Invene di porre al centro del discorso le chiese e i loro rapporti, Ricca si è concentrato
sulle parole di Gesù, dedicando solo l’ultima parte della secata al dialogo interconfessionale e interreligioso. «Non
possiamo che provare stupore
' ha affermato - davanti alle
affermazioni nette e totalizad di Gesù, che esprimono
Una jjretesa forte e audace,
persino indisponente, ma
uon addomesticabile sulla
uostra esistenza». Ricca ha insistito che l’unità si fa solo
uella sequela di Cristo che è la
'ferità centrale, mentre tutte le
sffre sono periferiche.
ARiesi, giovedì 18 gennaio,
®1^ 100 persone hanno assisdto nella chiesa valdese a
Una tavola rotonda sul tema:
"b unità dei cristiani nel terzo
®ulennio, realtà e prospettiJ!®*' Il moderatore, don Pino
j uliana, da decenni a Riesi,
'U quest’occasione ha messo
Pj^e per la prima volta nella
mesa valdese. Gli interventi
® don Vincenzo Andronaco e
®1 past. Ulrich Eckert hanno
^denziato senza esitazioni le
"'urgenze, ma, insieme ad
! imporqui non
i pretesa
contesa
ione, in
semplia scuola
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12/A;
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Il servizio civile volontario
Il pastore Emanuele Fiume con il vescovo Caporello
altri partecipanti alla discussione seguente hanno soprattutto messo a fuoco quanto
già si sta condividendo e in
che direzione ci si vuole muovere a pari diritto e con pazienza. Lunedì 22, infine, nella chiesa di Riesi si sono ritrovati almeno 200 credenti alla
liturgia ecumenica della parola, con sermoni da parte valdese del predicatore locale
Gino L’Abbate e del pastore.
Ad Agrigento il feeling ecumenico fra valdesi e cattolici
si era un po’ raffreddato negli
ultimi anni: si è perciò cautamente tentato di riprendere il
dialogo. Due liturgie ecumeniche (il 19 gennaio in una
parrocchia cattolica, il 24 nella chiesa valdese) hanno visto
soprattutto la diversificata
presenza del mondo cattolico
agrigentino: in un incontro
l’arcivescovo Carmelo Ferraro e il delegato all’ecumenismo don Giovanni Scordino,
nonché due preti ortodossi e
parecchi movimenti spiritua
li; nell’altro tutti i seminaristi
il cui rettore, don Gaetano
Montana, insieme al pastore
Eckert ha presieduto il culto
in chiesa valdese.
A Caltanissetta esistono da
parecchi anni buoni contatti
con un gruppo del movimento dei Focolari, di cui fa parte
anche il delegato diocesano
all’ecumenismo don Calogero Milazzo. Ciò ha permesso
che, nonostante il digiuno
ecumenico del 2000, si sia
potuto allestire insieme la
mostra della Bibbia nello
scorso dicembre, coinvolgendo anche fratelli e sorelle di
provenienza pentecostale.
Nel capoluogo nisseno si aggiunge poi la comune collaborazione ad Arcipelago
Città, patto associativo a favore di una cultura della legalità. In occasione della
Spuc si è svolto il 31 gennaio
uno studio biblico ecumenico su Giovanni 14.
Come avviene da diversi
anni si è ripetuto Rincontro
ecumenico di preghiera tra la
Chiesa valdese e la Chiesa
cattolica di Felonica Po. Erano presenti don Tonino Frigo,
parroco di Felonica e don
Mauro, parroco di Moglia che
ha presieduto la liturgia insieme al pastore Fiume. La predicazione è stata tenuto da
mons. Egidio Caporello, vescovo di Mantova che, soffermandosi su Giovanni 14,1-6
ha detto che al molto posto
nella casa del Padre, di cui
parla Gesù, deve corrispondere fra noi molto posto per le
diverse confessioni cristiane.
A Ivrea, in previsione della
Spuc, il Consiglio di chiesa ha
avuto un incontro pubblico
con il vescovo mons. Arrigo
Miglio, nel corso del quale il
pastore Plescan ha espresso
la nostra perplessità e il nostro pensiero riguardo il documento «Dominus Jesus» e
numerosi membri della nostra comunità hanno posto
diverse domande, in particolare sulla comprensione che i
cattolici hanno della parola
«cattolica» nel Credo. A seguito di questo incontro l’Assemblea di chiesa ha deciso di
partecipare quest’anno alla
Settimana di preghiera, ma
con un taglio diverso; studi
biblici che coinvolgessero le
due comunità. Si sono quindi
avuti due incontri, il 18 gennaio in chiesa valdese, il 25 in
una parrocchia della periferia, con studi tenuti insieme
dal vescovo e dal pastore; il
primo sul significato della
preghiera (a partire da Matteo
6), il secondo sul tema della
Spuc: «Io sono la via, la verità
e la vita». La partecipazione ai
due appuntamenti è stato tilta
e fortemente interessata.
. Alla Chiesa valdese di Cerignola
Animazione musicale
CIANPONATO BELUPIANTA
Alla comunità valdese di
Cerignola si è tenuto un
seminario di animazione musicale, a cura di Carlo Leila e
sua moglie Marta D’Auria,
promosso dalla Federazione
delle chiese di Puglia e Lucania, a cui hanno partecipato i
giovani della chiesa insieme
ai pastori Luca Anziani e Assunta De Angelis e Maria
Curci della chiesa battista di
Bari. Grazie a Carlo Leila, che
è ministro Ucebi per l’animazione musicale, abbiamo riascoltato una carrellata di inni
dai più antichi (1600 e oltre) a
quelli composti ai nostri giorni. L’ascolto di questi inni ha
offerto ai giovani una sensazione di benessere e partecipazione profonda alla loro
storia di fede. Il secondo giorno abbiamo imparato come
dovrebbe essere cantato un
inno. Pur essendo un musicista non avevo mai riflettuto
sul modo di cantare un inno
in chiesa. Non avevo considerato che non si dovrebbe
far emergere troppo la propria voce se la persona vicina
canta a voce bassa, ma ci si
dovrebbe adeguare perché
l’altro non si senta intimidito.
Abbiamo appreso che cosa
significhi animazione musicale e abbiamo gioito per
questa nuova iniziativa anche
per il fatto che tutti, anche i
meno giovani della nostra comunità, si sono sentiti partecipi. Durante il culto nel momento della confessione di
peccato poi abbiamo accompagnato il canto dell’inno
«L’acqua chiara Dio creò»
con una simbologia. Questa
iniziativa ha dato a noi lo stimolo di formare un coro della comunità valdese, iniziativa che spero aiuti ad aggregare giovani e a non farli disperdere, come purtroppo
spesso avviene, in vie diverse,
ma piuttosto li incoraggi a far
nascere qualcosa di nuovo
con l’aiuto di Dio.
La scuola
domenicale
Abbonamento per l’interno ...................L- 35.000
Abbonamento sostenitore per l’interno........L. 50.000
Abbonamento per l’estero ....................I- 40.000
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allo stesso indirino (l’uno)..............••••■I- 30.000
da versare sul c.c.p. n. 18345223 intestato a «Comitato Scuote Domenicali», via
Porro Lambertenghi 28 - 20159 Milano
Mottola
Lo stato
e la chiesa
in Germania
In seguito alla nuova iniziativa «Un fine settimana
con...», il 10 e TU febbraio la
comunità battista di Mottola
ha ospitato la pastora Patrizia
Pascalis. Il sabato, con la
conferenza su «Stato laico e
libertà di coscienza», attraverso un immancabile percorso storico fra politica, filosofia e fede, la pastora ha
presentato il nascere e Tevolversl dei concetti di laicità e
di libertà di coscienza.
Illustrando la situazione
fra stato e chiesa in Germania, poi, è passata all’analisi
dell’Italia dei nostri giorni la
cui laicità è stata ristabilita
dalla stipula di Intese a partire dal 1984, passando prima
per l’importante tappa storica, le lettere patenti di Carlo
Alberto, che «La settimana
della libertà» rievocata ogni
anno proprio in febbraio e
per quella tutt’altro che democratica e libertaria delle
leggi del 1929-30. Molti gli
interrogativi: qual è oggi il
nostro rapporto di protestanti con lo stato? Come garantire e promuovere la libertà di coscienza? C’è corrispondenza fra stato laico
scritto e quello praticato? La
pastora ha perciò concluso,
rititolando la conferenza,
con l’affermazione; «Stato
laico è libertà di coscienza».
La domenica, dopo il culto,
durante il quale la pastora
Pascalis ha meditato sul Vangelo di Marco 8, 34-38, si è
condiviso il pranzo nell’agape comunitaria.
re un obiettivo praticabile».
Esistono certo, e non da ieri,
molte associazioni di volontariato internazionale, ma la
capacità delle istituzioni «dovrà essere quella di formulare
progetti più attrattivi e motivanti, di concerto con l’Organizzazione per la sicurezza e
la cooperazione in Europa
[Osee] o con le organizzazioni civili delTOnu: si tratterà di
stabilire con loro le necessarie convenzioni».
Giulio Marcon, presidente
del Consorzio italiano di solidarietà, dà una valutazione
positiva, anche se qualche
preoccupazione rimane sulla
copertura finanziaria: «Con i
fondi stanziati, fino al 2003
sarà possibile pagare il servizio degli obiettori - afferma -:
per gli altri c’è l’incognita
della sostenibilità del progetto; ma è importante ebe si
possa sperimentare la presenza dei volontari civili sul
campo in aree di conflitto,
una presenza che già si era
attivata con gli obiettori nel
caso di Bosnia e Albania [leggi 428/96 e 174/97, ndr], ma
in quelle situazioni erano
operative prima di tutto le
forze militari; ora ragazzi e
ragazze, magari per conto
della Caritas o delTArci [tra i
maggiori enti che da sempre
hanno inquadrato gli obiettori] si troveranno insieme a
operatori di organizzazioni
non governative o di organismi sovranazionali».
Per Marco Jourdan, presidente della Commissione sinodale per la diaconia, «Tapprovazione della legge sul
servizio civile rappresenta un
momento importante di crescita della società civile; una
crescita resa ancora più significativa poiché si tratta di
una legge che si rivolge ai
giovani che sono all’inizio
della loro funzione di cittadini e hanno in questo modo la
possibilità di esprimersi con
la solidarietà, la partecipazione e la graduale assunzione
di responsabilità: tre elementi che stimolano in concreto
Raffermarsi di una democrazia vissuta e partecipe. Da
sempre nelle chiese evangeliche e in particolare nelle loro
opere diaconali, il volontariato è stato un elemento di distinzione. Gli stessi valori,
salvo marginale eccezioni, sono derivati dall’apporto degli
obiettori che esercitavano e
tuttora esercitano il loro servizio come “alternativa” più
che come “scelta” liberamente espressa. Ho quindi la convinzione che il servizio civile
sarà in grado di accentuare
questi contenuti positivi all’interno delle nostre opere
diaconali offrendo loro anche
spunti di riflessione sul ruolo
che esse sono chiamate a
svolgere nella società».
Lo svolgimento di un servizio volontario è poi un’opportunità di crescita. Secondo Rita Gay, psicopedagogista, «si trovano nei giovani
delle energie di tipo costruttivo e di maturazione, che aspettano un’occasione per
sbocciare ed esprimersi: un
lavoro di questo genere è di
per sé un’esperienza di libertà; in ogni caso, poi, il lavoro volontario permette di
apprendere delle competenze
che magari non rientravano
nel programma dei propri
studi; capita di scoprirsi cammin facendo portati per un
certo tipo di lavoro, e le motivazioni ne risultano accresciute; infine si acquisisce la
capacità di lavorare in gruppo, l’allenamento a gestire i
conflitti: è difficile trovare
nella nostra società altre occasioni per maturare queste
competenze». Un’opportunità per i giovani di orientare
le proprie vite; un’opportunità per le chiese e i credenti
di ripensare all’invito della
Settimana deUa libertà: superare il conflitto. Tutti, non solo le istituzioni, sono chiamati a incoraggiare i giovani in
queste attività, con supporti
tecnici e istituzionali; ben sapendo, conclude Spini in ottica molto protestante, che alla
base di una decisione in questo senso «ci vuole la scintilla
della volontarietà, della risposta a una vocazione».
Alberto Corsani
JacoCtà vaUese di teohgia
Via dietro Cassa, 42 - 00193 !Rpma
Il Consiglio di facoltà, d’intesa con la Tavola, accogliendo la
richiesta del prof. Paolo Ricca di lasciare l’insegnamento al termine dell’anno accademico 2001/2002, proclama la vacanza
della cattedra di storia del cristianesimo e bandisce un concorso per un posto di
Professore straordinario* di Storia del cristianesimo
Incarico:
Lavoro a pieno tempo secondo le indicazioni del Regolamento della Facoltà.
Titolo richiesto:
Laurea in teologia o in storia. Il dottorato in teologia è considerato titolo preferenziale.
Trattamento economico:
Stipendio pastorale secondo la normativa della Tavola valdese.
Inizio dell’attività:
ottobre 2002.
Lingua richiesta:
Ottima conoscenza della lingua italiana (capacità di insegnamento e di scrittura).
Dossier di candidatura: il dossier di candidatura comprende: un
curriculum vitae (10 esemplari), l’elenco completo delle pubblicazioni (10 esemplari), indicando i 3-4 testi considerati più significativi; una copia di ogni pubblicazione; un breve documento in cui il/la candidato/a espone il suo progetto di insegnamento e la sua visione del lavoro in facoltà.
Il dossier dovrà contenere una fotocopia certificata del diploma più alto conseguito e dovrà essere inviato entro il 15 maggio 2001 a: Decano Facoltà valdese di teologia, via Pietro Cossa 42, 00193 Roma.
L’art. 28 del Regolamento della Facoltà dice: «11 Consiglio riceve le candidature e le trasmette al Corpo pastorale insieme ad
una valutazione dei titoli, delle pubblicazioni e del curriculum
dei candidati». Spetta al (¿orpo pastorale scegliere un/a candida
to/a e presentarlo/a al Sinodo per la nomina.
Dopo tre anni di insegnamento il/la professore straordinario
diviene ordinario se confermato/a dal Sinodo.
prof. Ermanno Gente, decano
Roma, febbraio 2001
8
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 23
La testimonianza del pastore Andrew North alla Chiesa battista di Napoli
La Società missionaria battista
Il pastore North, responsabile dei progetti in Europa e Africa, ha parlato delle difficili
situazioni in Congo, in Birmania e Thailandia e, infine, in Cecenia. La missione in Italia
ANNA MAFFEI
UN incontro non programmato quello che Andrew
North ha avuto con il gruppo
di studio biblico della Chiesa
battista di Napoli giovedì 8
febbraio. Un incontro che i
presenti hanno vissuto come
manifestazione di un particolare dono dello Spirito, quello
dell’unità della fede nel vincolo della pace. Andrew North è
il pastore che lavora per conto della Società missionaria
battista (Bms) ricoprendo attualmente il doppio incarico
di responsabile dei progetti
nel continente europeo e in
quello africano. La Società
missionaria battista è la più
antica fra le società missionarie moderne. Fu fondata nel
1792 da William Carey e da
allora opera in moltissimi
paesi del mondo sostenendo
progetti in vari campi sul mai
smentito presupposto del rispetto delle culture e della
collaborazione con le chiese
locali già presenti sul territorio. North, per l’incarico che
ricopre, è continuamente in
viaggio e per la Bms ha visitato zone del mondo dove la testimonianza e perfino la sopravvivenza delie comunità
cristiane sono spesso messe
in serio pericolo.
Tornato recentemente dal
Congo, dove è peraltro rimasto bloccato per il colpo di
stato in atto proprio in quei
giorni, North ha offerto ai
presenti, nei limiti del tempo
a disposizione, la sua testimonianza rispetto a tre situazioni che vivono alcune chiese battiste che ha recentemente visitato. Ha parlato del
Congo come di un luogo dove
quotidianamente si scontrano militanti di sei eserciti diversi, dove le strade sono pericolosamente occupate e
razziate da bande diverse, dove moltissimi sono i bambini
arruolati e costretti a uccidere, spesso dopo essere stati
sottratti alle famiglie a loro
stessa insaputa. «La situazione del Congo - ha detto North
- che è frutto di antiche politiche coloniali e spesso anche
di una scellerata politica degli
attuali governi occidentali,
compreso quello inglese a cui
abbiamo recentemente scritto sollecitando veri interventi
di pace, è simile a quella di
tanti altri paesi dell’Africa
centrale. In Congo il segretario generale dell’Unione battista è stato qualche tempo fa
arrestato dall’esercito governativo con l’accusa di aver organizzato delle riunioni di
preghiera per la pace nelle
chiese. Pregare per la pace in
una paese diviso, gli hanno
detto, equivale a schierarsi
contro il governo che è invece
impegnato a vincere cacciando via gli invasori».
Un’altra situazione tratteggiata dalla testimonianza di
North è stata quella relativa a
un conflitto in atto su un tratto di frontiera fra la Thailandia e la Birmania. Qui quotidiani sono gli arrivi di profughi, famiglie intere di etnia
tailandese che attraversano
la frontiera per scampare agli
scontri etnici in Birmania.
Ma per accordi fra i due governi, gli uomini vengono
forzatamente rimpatriati in
altre zone della Birmania,
mentre le donne e i bambini
ir Convegno delle opere e istituti
11 futuro della diaconia
Sabato 10 marzo
9-13
Past. Letizia Tomassone: studio biblico su:
Ecclesiaste 4, 1-12; Isaia 65, 17-25
Relazioni:
Prof. Nedo Baracani (Università di Firenze):
individuare ed analizzare i fenomeni che provocano il sorgere delle nuove povertà
On. Marida Bolognesi (Presidente CommissiO'
ne Affari Sociali): gli strumenti legislativi nella
prevenzione e cura del disagio sociale
Dr. Dario Canali (CGIL Funzione pubblica):
le politiche sociali in una visione federalista
dello Stato
Past. Giuseppe Platone: 11 ruolo della diaconia
e il suo contributo di elaborazione proposte
15-17
17,30- 19
20,30-22
Lavoro dei gruppi
Assemblea plenaria: relazione dei gruppi e dibattito
Presentazione della Banca Etica a cura del
suo direttore Matteo Passini
Domenica 11 marzo
9 - 11,15 Assemblea plenaria: conclusioni
Ore 11,30 Culto di chiusura presieduto dalla Pastora
Eliana Briante
Ore 15 Incontro dei centri ricettivi: giovanili, foreste
rie, case per ferie...
11 programma completo del convegno, la scheda di
iscrizione e la documentazione disponibile sono reperibili
sul sito Internet www.chie.savaldese.org/diaconia
Costi e prenotazioni
Costo forfetario dalla cena di venerdì al pranzo di domenica:
Lire 150.000 - Pernottamento Lire 36.000 - 1° colazione
Lire 5.000 - Pranzo o cena Lire 17.000
Per le prenotazioni, utilizzando l’apposita scheda, rivolgersi:
CSD - Diaconia valdese - via Angrogna 18 - 10066 Torre
Pellice - tei. 0121-953122 - fax 0121 -953125
e-mail csd.diaconia@tpellice.it
Nota Bene: La reception del Gould è aperta dalle ore 9 alle
13 e dalle 15 alle 19, chiuso il sabato pomeriggio ed i festivi.
I servizi prenotati vanno pagati anche se non consumati
Rifugiati in Thailandia
(foto ACR/Herzig)
rimangono in Thailandia
clandestinamente, sempre in
pericolo di essere rispediti,
senza alcuna difesa, nelle zone calde dei combattimenti.
North ha incontrato uno di
questi gruppi, una comunità
cristiana formata esclusivamente da donne e bambini
che vivono nella clandestinità in un’atmosfera di grandissima paura. «Eppure - ha
raccontato - quelle stesse
donne che ogni giorno hanno
il terrore di essere scoperte e
deportate, sono quelle che
hanno costruito un tempio
con foglie e bambù dove tenere il culto domenicale, in
un luogo aperto e visibile. Esse vivono così il coraggio della fede secondo quanto comprendono della loro vocazione: testimoniare di Cristo
apertamente. Se dobbiamo
affrontare la sofferenza e anche la morte, almeno lo facciamo per il Signore, mi hanno detto».
L’ultima esperienza narrata era relativa a una piccola
chiesa della Cecenia. «In Cecenia - ha spiegato North per essere considerati e onorati, gli uomini devono aver
ucciso almeno una volta. La
piccola chiesa di cui vi parlo
si trova in una zona dove tre
anni fa c’erano tre pastori
battisti e oggi ce ne è rimasto
uno solo perché gli altri sono
stati uccisi. Qui c’è un gruppo di credenti che dice no alla violenza e agli omicidi, si
incontra in un sotterraneo
per sfuggire alle bombe e
prega ogni giorno per la pace.
Sono in gran parte persone
anziane e questo mi ha fatto
capire come ognuno abbia
una vocazione nella chiesa. E
quella della preghiera è essenziale. Eppure in tutte queste situazioni anche in quelle
più drammatiche ho incredibilmente ascoltato canti
gioiosi e preghiere appassionate, espressione di una fede
autentica e di una viva attesa
dell’opera di Dio che salva e
libera. E pregano anche per
noi, chiese europee, perché
possiamo rimanere fedeli».
North, dopo la tappa di Napoli dove ha incontrato il comitato del Dipartimento di
evangelizzazione dell’Ucebi,
ha proseguito il suo viaggio.
Ha visitato le coppie missionarie inglesi impegnate al
servizio delle chiese battiste
italiane, David e Ann Me Parlane a Barletta e Mark e Claire Ord a Genova e, per informarsi sull’andamento dei
progetti in corso, ha poi incontrato il 12 febbraio a Roma il presidente dell’Unione
battista, Aldo Casonato. Fra
le altre cose è stato messo a
punto un nuovo progetto che
consentirà, con l’aiuto della
Bms, a una chiesa battista romena di Torino di far venire
un pastore dalla Romania. La
visita di Andrew North è stata
una bella occasione di fraternità, una preziosa opportunità di sentirsi una sola cosa
nel Signore anche con fratelli
e sorelle molto lontani per latitudine ma vicini, più di
quanto pensiamo, nello spirito e nella preghiera.
Iniziativa ecumenica a Cosenza
Giornata del malato
Un’importante iniziativa
si è svolta sabato 10 febbraio
a Cosenza nella cappella
dell’ospedale civile dell’Annunziata, nell’ambito della
«Giornata del malato»: un incontro biblico organizzato
dal locale Gruppo del segretariato attività ecumeniche
con la collaborazione degli
assistenti ospedalieri, sacerdoti Ugo Brogno e Clemente
Marasco e del diacono cattolico Pietro Falbo. Alla manifestazione hanno partecipato
avventisti, cattolici, anche di
rito bizantino, pentecostali,
valdesi, rappresentanti di diverse associazioni di volontariato, tra i quali l’Unitalsi.
La riflessione biblica sul tema «Gesù e la malattia» è stata tenuta dal pastore valdese
di Cosenza e Dipignano,
Conferenza e dibattito a Napoli
Andando alla scoperta
dei molti nomi di Dio
MARTA D'AURIA
Leonardo Magri. I momenti
di preghiera sono stati curati
e guidati da Giuseppe Butera, pastore della Chiesa avventista del settimo giorno di
Cosenza. Molto apprezzato
dai partecipanti il clima di
attenzione reciproca, di amicizia e fraterna solidarietà. A
Cosenza il dialogo ecumenico è molto attivo e improntato a rapporti di stima, fraternità e collaborazione. Vengono organizzati periodici incontri di preghiera, di studio
biblico e si è consolidato nel
tempo il dialogo e il sincero
confronto anche su temi fondamentali dell’ecumenismo.
Nell’anno in corso sarà approfondito lo studio e la riflessione sul Vangelo di Marco e sono stati programmati
quattro incontri.
IL 6 febbraio, in una delle
sale di Santa Maria la Nova
a Napoli si è tenuta la conferenza dal titolo «I molti nomi
di Dio», conclusione pubblica
di una serie di incontri ristretti sul tema del dialogo interreligioso. Hanno partecipato
alle 7 sessioni del colloquium
diversi esperti e rappresentanti di varie confessioni religiose, tra cui Paolo Gamberini, docente di ecumenismo, ^
Ottavio di Grazia, docente di
storia del cristianesimo, il pastore battista Massimo Aprile,
Alberta Levi Temin della comunità ebraica di Napoli. «Il
colloquium, per il comune riconoscimento delle persone
che vi hanno preso parte - ha
detto Pasquale Giustiniani,
ordinario di filosofia teoretica
presso la Facoltà teologica
meridionale - è andato molto
bene. Lo spirito vitale è stato
quello del confronto franco,
argomentato senza unanimismi preconcetti, anzi con
l’enfatizzazione e il marcare
le differenze e le appartenenze diversificate».
A questa conferenza è stata
invitata la pastora Letizia Tomassone, della Chiesa valdese di Verona, che ha recentemente curato il libro «I molti
nomi di Dio. Riflessioni per
un dialogo interreligioso», tema appunto dell’incontro. In
apertura la pastora ha richiamato il documento sull’ecumenismo redatto dal Sinodo
valdese e metodista del ’99.
In esso si afferma la necessità
della separazione piuttosto
che il rimanere in una falsa
unità. Se l’affermazione di separazione in passato era servita nell’identità protestante
italiana a creare una sorta di
«orgoglio confessionale», che
in qualche modo svalutava la
fede dell’altra confessione, il
documento del ’99, invece,
testimonia che col tempo è
maturata l’idea che il dialogo
ecumenico, e anche il dialogo interreligioso, si fondano
sulla consapevolezza che i
nomi di Dio sono innumerevoli, al di là delle possibilità
di comprenderli, e che nessuna delle nostre fedi attinge
veramente alla completezza
del nome di Dio, perché Dio
è oltre questi nomi.
La relatrice ha dunque proposto ai presenti alcuni possi
bili «nomi» di Dio, che soj|
poi i nomi dell’umanità im,
lazione con Dio. Il primo èt
«differenza». Dio crea la dij^
renza e l’assume egli stes¡¡
nell’incarnazione in GesùCt;
sto. A partire dalla teologi¡
della croce, noi non sia®,
nella posizione di chi sa,|
chi possiede la pienezza del
rivelazione, ma nella posi4
ne di chi è in ascolto. Lee»
munità di fede diventerebbe
ro in questa luce dei luogij
dell’ascolto, dei luoghi incj.
non vengono poste dellei¡.
sposte sul mercato concotrenziale del pluralismo.j,
scolto significa vulnerabili^
lasciarsi trasformare, conveitire dall’altro-a. La relatriceii
sottolineato come nell’espt.
rienza del dialogo interrelig»,
so si può sperimentare 4
Dio ci parla attraverso il cai’
mino di fede degli altri.
Il secondo nome è la «pai.
zialità». Dio si manifesta sem
pre radicato in una cultura,!
un linguaggio, in una religii.
ne. L’elemento della par»
lità, questo altro nome di Dk,
appartiene fortemente al ce»
tro della fede e della teologi
cristiana e anche della fedei
del pensiero ebraico. Nonim
porta cosa Dio ha fatto con|
altri popoli, importa cosa Di;
ha fatto con Israele; non in.
porta cosa Dio fa con gli aldi
importa ü modo in cui ciase»
no è capace di lasciar susdta •
re la fede dentro di sé nell’i»
contro con Dio. «In un suoi»
sto - ha detto la pastora-!
teologo Tillich dice che “Dii
non ha perso la libertà di ma
nifestarsi in altri modi per al
tri mondi”. Dio si è manifesta^
to a noi in Gesù Cristo mi
questo non vincola Dio. Certi
vincola noi ad essere in tela
zione con Dio attraverso qud;
la porta, ma non vincola Dici,
Il terzo nome propostoì
stato il «limite» positivo,!
consapevolezza di appartena
re a relazioni più grandii
noi. Secondo la Tomassone!
senso del limite, la consape
volezza della parzialità, eli
esplicitazione della differeitt
sono tre elementi che posse
no guidare un nostro modoi
stare in relazione con Dio.
Molti i nomi di Dio, molili
nomi dell’umanità che noi
esauriscono Dio ma cheti
aiutano ad entrare in relazie
ne con Dio che ci sta davanti
in questo difficile cammino.
Formazione Teologica a Distanza
Facoltà valdese di teologia - via P. Cossa, 42 - 00193 Roma
Seminario locale a Roma
SEMINARIO SULUETICA
Centro evangelico di cultura
Facoltà valdese di teologia
5 incontri: martedì, dalle ore 18 alle ore 20, aula magna
Facoltà valdese di teologia
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27 febbraio Un’etica dei limiti: la fine della vita
prof. Giovanni Berlinguer, presidente del Comitat»
nazionale di bioetica con; prof. Paolo Ricca
6 marzo L’ABC dell’etica, una introduzione
prof. Sergio Rostagno
13 marzo Come cambia la famiglia. Una nuova etiù*
della convivenza^
dott. Carla Colicelli, ricercatrice Censis
con: past. Maria Bonafede, Sirnonpietro Marchesii
Giorgio Rainelli, Refe
20 marzo Un’etica dei limiti; l’inizio della vita
dott. Caterina Botti
con: prof. Sergio Rostagno, dott. Pietro Comb*
(Istituto superiore della sanità)
27 marzo L’etica e la Bibbia
proff. Daniele Garrone e Yann Redalié
INFORMAZIONI: 06-3207049
il seminario è aperto a tutti gli interessati
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della Federazione Donne Evangeliche in Italia
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Per nutrire il nostro spirito
Gli esperti sostengono che il terzo millennio comincia solo ora; l’anno scorso è stato
l’anno «zero», cioè quello di passaggio da un secolo all’altro. E una buona notizia!
L’anno trascorso ci ha fatto vivere una condizione che mai avremmo pensato dovesse
tornare: indulgenze; coreografie religiose stile grandi corti rinascimentali; produzione industriale di nuovi santi eccetera.
È bene pensare che ciò che abbiamo visto e vissuto, soprattutto a Roma, faccia parte
di un’epoca ormai appartenente al passato e il nuovo millennio si apra invece con alcune novità positive: una «Carta europea dei diritti» che non impone né un dio né una religione, ma rilancia il valore della laicità degli stati e ogni credo religioso viene rispettato.
La Fdei ha dedicato l’anno «zero» a tre impegni prioritari: tramandare la memoria (e
l’inaugurazione deH'Archivio ha segnato il momento fondamentale); ricercare con costanza e pazienza un dialogo fra donna e uomo (e il Manifesto ha raccolto le nostre riflessioni); allargare i nostri orizzonti culturali ed etici (e il libro di Rut della Società biblica
ha indicato un cammino).
Ora, per quest'anno dobbiamo, da un lato, concludere e completare due delle nosbe
iniziative; daH'altro lanciarci in una nuova pista di lavoro. Dobbiamo creare l’«Associazioné degli amici e delle amiche dell’Archivio» e definire, dopo un anno di riflessioni e dibattiti, il testo finale del Manifesto. Ma ciò che più ci coinvolgerà e segnerà il lavoro Fdei
per Tanno 2001, sarà una ricerca e un’analisi sulla spiritualità. Ne sentiamo l’esigenza
dopo anni dedicati a costruire iniziative concrete che parlano della nostra testimonianza
del nostro dovere verso questa società o verso le altre donne. Esserci spese, per anni,
-sui temi sempre coinvolgenti, ma a volte anche molto dolorosi come la violenza o
i’emarginazione, ci impongono oggi un periodo di meditazione e di riflessione collettiva.
Una riflessione che deve essere anche arricchite dal confronto con donne di altre spiritualità: cattolica, ebrea, islamica. Sappiamo, da protestanti, che non fa parte della nostra cultura il voler essere donne separate dalla storia, solamente interessate a una dimensione interiore: ma, appunto, essere fortemente inserite nel consorzio umano richiede, ogni tento, un momento di pausa... anche per tornare più forti e più determina
te all’impegno nelle chiese e nella società. Nutriamo il nostro corpo, , ...---
dobbiamo nutrire anche il nostro spirito. Non a caso il professor Valdo Vinay prima di introdurci alla storia del protestantesimo si soffermava per molte ore di lezione sull’opera del maestro Echkart. Non si
può capire l’esperienza di Lutero, e tutto ciò che ne conseguì, se
non la collochiamo in quella temperie culturale. Anche il teologo
Karl Barth quando ci parla del Dio «totalmente Altro» non manca
mai di rinviarci all'indispensabile vite spirituale di ogni credente.
Correttamente, alTinizio del secolo scorso, le donne coniarono uno
slogan «Non più il silenzio né il grido ma la parola». Da secoli le donne dovevano, con modestia e umiltà, solo tacere; quando le loro
Condizioni erano intollerabili, usavano le grida di dolore, di protesta,
di follia... ma la conquista della parola (lette, scritte e dette) è stata
un passaggio fondamentale nelTemergere delle donne dal buio dei
secoli di «invisibilità». E proprio arricchite da questa esperienza emozionante della nostra crescita sia culturale che nel campo dei diritti
vogliamo, ora, in questo primo anno del terzo millennio, riflettere,
per riprendere poi con più lena il nostro lavoro.
Non intendiamo la spiritualità come la tentazione di una vite in
disparte, ma vogliamo essere vicine a Dio proprio in questo mondo, così com’è. I Salmi, il Cantico dei Cantici, i Profeti, sono tutti
testi biblici che ci insegnano a pregare, ad adorare Dio, senza disincarnarci, senza uscire dalla storia, senza separarci dagli altri es
seri umani. L’esistenza quotidiana di donne che lavorano, che allevano figli, che devono far conciliare esigenze diverse, ci pone sempre di fronte a delle scelte; spepo e
facciamo per abitudine, senza pensarci; qualche volta ricorriamo alla parola di Dio,
per avere più coraggio o per dare un senso più profondo a ciò che facciamo. Solo a lora comprendiamo che la nostra vita ha un significato nuovo. Vogliamo ritrovare cosi,
con un anno appositamente dedicato alla spiritualità, un ritmo più consono ai
nostri bisogni e alle nostre domande;
dalla vita al Vangelo, dal Vangelo alla vita, in un continuo sforzo di ascolto e di
attualizzazione della Parola. L’appuntamento è quindi per la seconda settimana di luglio, ad Adelfia, in Sicilia, dove
terremo un campo studi della Fdei nazionale, il cui tema è «Mediterraneo: un
mare di spiritualità». In quella settimana
rifletteremo e studieremo la nostra realtà protestante, ma anche ci confronteremo con altre donne e altre spiritualità.
Partendo dalle nostre esperienze di donne protestanti che, da sempre, vivono in
tensione e in dialettica fra testimonianza
cristiana e impegno sociale; fra identità
evangelica e dialogo con altre donne,
cercheremo di affinare la nostra riflessione sul crescente bisogno di più Bibbia, più preghiera, più sorellanza.
Donarla Giudici
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Un posto o tavolo por tutti
«Verranno inuece in molti dal Nord e dal Sud, daU’Est e dall’Ouest: parteciperanno tutti al banchetto nel regno di Dio»
(Luca 13, 29)
«Allora Gesù rispose: - Non è giusto prendere il pane dei figli e buttarlo ai cagnolini-.»
(Matteo 15, 26}
Ogni volta che durante un incontro ecumenico condividiamo gli abbracci, la luce negli occhi, la sui wsi, con infama
gioia penso che questo sia quasi un preludio a! regno di Dio, dove gli essen umani giungono anch essi da tutfa * Puub
dinalL e di cui possiamo già pregustare la gioia. In questi momenti mi viene soprattutto alla mente un versetto de Vangelo di
Luca; «E ne verranno da Oriente e da Occidente, da Settentrione e da Mezzogiorno e staranno a tavola nel regno di Dio»
In genere dopo il gioioso saluto di benvenuto non ci sediamo a tavola nel regno di Dio, bensì attorno al sobno tavolo di lavo
ro e solò più tardi, a volte ci sediamo al tavolo della cena per rifocillarci. I tavoli costituiscono un deniento deUa n^tra
«diana; inoltre, essi sono un importante simbolo biblico. Ma quale importanza hanno i tavoli. Quale significato spiniate na
scondono’ La famiglia si raduna ogni giorno attórno al desco familiare per mangiare, par are, discutere, a volte per senvere. 11
desco, spesso lo stesso tavolo da cucina, costituisce il centro della famiglia; esso è accessibile da ogni lato e nunisce: un punto di
incontro comunitario, un sìmbolo per la comunità. , ^ i * j.. a «or io
1 tavoli, però, non sono solo importanti nella vita privata. Nella società civile e borghese la tavola rotonda è 1
decisioni democratiche. Nella Germania orientale le tavole rotonde hanno cercato, dopo la svolte, di 9'1 f
diversi gruppi di popolazione e sono diventate il simbolo, per quanto poi deludente, della democrazia di ba^ e della p^ecijM
zione di tutti alla configurazione politica del nostro paese. Le tavole rotonde, a cui hanno dato vita le
dell’Europa orientale, coordinano in modo ecumenico i progetti diaconali delle chiese, ad esempio la cura dei bambini di strada,
creando cosi un simbolo della comunità ecumenica. ... .„¡+4
Non possiamo comunque fare a meno di chiederci: ma il tavolo è simbolo di una comunità aperta
Poiché attorno ad ogni tavolo vi è un numero limitato di posti soltanto e 11 citemn e sufficiente per chiunque lo f
portati a pensare a una comunità chiusa. Spesso abbiamo difficoltà a toglieRà dal tavolo per fare posto ad altn nuo^ amvati
ma nello stesso tempo soffriamo per il fatto che il tavolo del Signore, il tavolo delta Santa Cena, non è accessibi e a tutt», perché
ancora sempre vi sono dei cristiani esclusi. Quale contraddizione per 1 Evangelo! Per Gesù la cornunione a tavola con H Figlm^
Dio era l’annuncio centrale della, sua parola e delle sue opere. Egli cercava la comunione a tavola con i dopnien e i peccaton,
sollevando la rabbia delle autorità religiose. Egli era disposto a dare ascolto alla donna sirofenicia quando S**
di salvezza della tavola del popolo di Israele è per tutti. «1 cagnolini, sotto la tavola, mangiano le dei flgli^
ampliamento del tavolo comunitario da parte della donna, la cui speraàiza e fede hanno con^nto (xsù. Non «corfav«
questo la sua visione del regno di Dio, come egli Taveva espressa nel notìro versetto intri^uttivo; «E ne
da Occidente, da Settentrione e da Mezzogiorno, e staranno a tavola nel regno di Dio»? Un tavolo dove vi è comunque posto
per tutti. Possa questa speranza rimanere viva in noi! Amen. ' A
Elisabeth Raiser
' ' presidente del Kirchentag ecumenico del 2003 a Berlino
Nocqcio duemila anni fa..
Nacque duemila anni fa
in una mangiatoia
da una povera famiglia
in un piccolo paese
conquistato da Roma.
Visse tra i poveri
vilipeso dai grandi
condannato dai sapienti
giustiziato dai soldati
romani.
Risorto per tutti gli uomini
amato
osannato dai puri di cuore
da uomini con una fede
sincera.
Poi arrivò la grande
rivelazione
ad un imperatore romano
gli uomini si appropriarono
delta sua croce
costruirono chiese
crearono immagini
osannarono i santi
idolatrarono sua madre
Roma divenne sede della
Cristianità
il Papa il suo vicario.
E quel piccolo bambino
nato in una mangiatoia
da una povera famiglia
in un piccolo paese
conquistato dai romani
salito sulla croce per tutti noi.
quel dono che Dio ci fece,
è morto un’altra volte
per mano di Roma.
Ma quel dono che
Dio ci ha dato
non possiamo
non dobbiamo perderlo
sta a noi credenti in lui
in quel figlio
nostro fratello
nostro Signore
a farlo risorgere
con il nostro amore
con la nostra fede
e con l’aiuto di Dio.
Giuliana Giammetti
10
PfIG. Il
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Notizie dal Comitato nazionale della Cmp
Il secondo Decennio ecumenico
La nuova liturgia
Contro ogni violenza
uando leggerete queste righe tutte le comunità dovrebbero aver ormai ricevuto la
nuova liturgia della Gmp 2001.
Sono ormai due anni che la
liturgia viene tradotta, rivista
per rispondere alle nostre esigenze, pur mantenendo lo spirito iniziale, e spedita dal Comitato italiano. Molti passi sono
anche stati fatti per organizzarci. per capire meglio quali erano esattamente i nostri compiti. Lo statuto ha portato via
molto tempo delle nostre
riunioni, ma grazie a Daniele
Jouvenal ora è stato completato e a disposizione di chi ne fa
domanda, la traduzione non è
un problema, alcune di noi se
ne occupano, poi-tutte insieme
la riguardiamo e cerchiamo di
renderla più vicina alla nostra
cultura. Non sempre è facile
accettare tutto quello che ci viene proposto, anche cercando
di entrare completamente nello
spirito di chi ha scritto, non
sempre è facile accettare un
certo tipo di linguaggio, in particolar modo quando si fa riferimento, nella liturgia, alla politica del paese. Rileggendo la traduzione cerchiamo di immedesimarci nelle nostre comunità
cerchiamo un linguaggio che
pensiamo sia più vicino alla nostra sensibilità, pur rimanendo
sempre fedele all originale.
Abbiamo cercato anche
contatti con l'estero, in particolare con i paesi che hanno
una traduzione in italiano
(Germania e Svizzera), ma per
il momento questi contatti si
limitano a uno scambio di traduzioni e ad alcune informazioni. In futuro vedremo anche se è possibile lavorare di
più insieme fino a arrivare ad
avere una sola traduzione in
italiano. Questo non è ancora
possibile data la diversità di
approccio aH’ecumenismo nei
diversi paesi e dalla diversità
culturale. Nel mese di luglio
avremo un incontro a livello
europeo dove potremo discutere questo aspetto.
Il problema che rimane ancora è la spedizione, non abbiamo ancora un nostro indirizzario, alcune città hanno
organizzato un "Comitato per
la Gmp» locale e abbiamo un
indirizzo della responsabile,
ma per molte città rimane an
cora l’indirizzario della Fdei o
dei pastori, escludendo cosi alcune comunità non federate.
Anche l’apertura del conto
corrente ci sta dando qualche
problema, la trafila è lunga e
non semplice, la cassiera è già
al lavoro per avere successo in
questa difficile operazione, difficile perché vogliamo trovare
una strada che sia trasparente.
Nel volumetto con la liturgia
troverete anche l’indicazione
della somma raccolta lo scorso
anno e della sua suddivisione.
Per questo seguiamo le direttive del comitato mondiale.
Molte sorelle ci chiedono i
nomi di coloro che fanno parte del Comitato e come vengono nominate. Cercherò di
spiegarlo brevemente.
II Congresso Fdei, nel 1996,
dà mandato al Consiglio di organizzare un comitato ecumenico per la traduzione e la diffusione della liturgia della
Gmp. Il Consiglio ha convoca
to sorelle di diverse denominazioni evangeliche e una sorella
cattolica per iniziare il lavoro
di diffusione e stipulare uno
Statuto. Punto cruciale da risolvere è stato la prassi da seguire per la nomina del Comitato. Oggi lo Statuto indica
che le denominazioni, dove è
possibile attraverso le federazioni femminili, nominino la
rappresentanza nel Comitato.
All’inizio di quest’anno ecclesiastico molte nomine sono
state »legalizzate» dove era
possibile, attraverso i Consigli
femminili, o dalle chiese, il Comitato Gmp risulta così composto: Lidia Ribet Noffke (valdese) presidente, Gretje Van
der Veer (metodista) cassiera.
Pina Miglio (battista) segretaria; consigliere: Dora Bognandi (avventista), Anna Maria
Raimondi (cattolica) Kathleen
Armstead (esercito della salvezza) Cristiane Ritter (luterana)
Lidia Ribet
o scorso 4 febbraio il Conrsiglio ecumenico delle
chiese (Cec) ha lanciato ufficialmente il suo secondo «Decennio» ecumenico: il «Decennio per sconfiggere la violenza; le chiese alla ricerca della
riconciliazione e della pace,
2001-2010». 11 luogo scelto
per l’apertura del Decennio è
altamente evocativo: Berlino,
città simbolo dei muri che dividono l’umanità, oggi abbattuti
(almeno nella capitale tedesca);
e, nel cuore di Berlino, la «Kaiser-Wilhelm-Gedàchtnis Kirche», una storica chiesa evangelica semidistrutta dai bombardamenti della II guerra
mondiale e volutamente lasciata diroccata: a fianco del campanile nel 1961 è sorta una
chiesa moderna, dedicata alla
riconciliazione e alla pace. Dopo il culto inaugurale, i partecipanti (membri del Comitato
centrale del Cec, in corso negli
stessi giorni a Potsdam, più
numerosi ospiti e membri delle
chiese berlinesi) hanno parte
Cli incontri ecumenici a Torino
C'à un dopo Qraz?
.¥ nsieme per Graz» lo slo
I
gan doveva accompagnare il gruppo di «cristiani di To
rino» all’evento europeo del
giugno del 1997. E la cosa doveva finire lì. Bellissima esperienza, emozionante. Tutti insieme ortodossi, protestanti e
cattolici a discutere in Austria
di Riconciliazione come dono
di Dio e fonte di vita nuova.
Quell’esperienza era sostanzialmente destinata a rimanere
soltanto un bel ricordo. Quelle
attese maturate a Graz, quelle
forti speranze sono state successivamente anche tradite,
minimizzate. Ma c’è anche chi,
tornato a casa, cocciutamente
ha deciso di continuare. Non
soltanto un ecumenismo episodico, celebrativo, ghettizzato
nella settimana di preghiera
per l’unità dei cristiani, ma un
dialogo a carattere continuativo. E cosi è stato. Certo si tratta sempre di piccoli numeri.
Diciamo che il discorso va
avanti grazie ad uno zoccolo
duro di una quindicina di per
sone che organizza mensilmente in diverse chiese cittadine, ogni primo sabato del
mese, sulla base di diverse liturgie, un’occasione di preghiera e di canto. Ma non solo. Per le grandi date del calendario cristiano, il gruppo confessionalmente misto propone
un incontro specifico.
Ad esempio nel pomeriggio
del giorno di Pasqua, nel cortile della chiesa ortodossa di
Santa Parascheva, nel quartiere di Porta Palazzo, simbolo
dell’immigrazione di questi anni, si rileggerà ad alta voce
l’Evangelo della risurrezione,
nei quattro Evangeli e ogni
confessione presenterà un
aspetto specifico del racconto
con immagini, letture e brevi
pezzi teatrali. Nel quadro di
questo impegno ecumenico
costante è nato anche un piccolo bimestrale di dodici pagine che informa sulle attività e
riflette sui vari percorsi di testimonianza interconfessionale. Il
titolo è Eco. Sigla che sta per:
evangelici, cattolici, ortodossi.
Nel primo numero molto spazio è dedicato al documento
«Dominus Jesus» del cardinale
Ratzinger a cui è stato dedicato un affollato dibattito dal titolo: «Dove è la vera chiesa?».
Discutendo ci si è accorti
che forse abbiamo perso già
troppo tempo a discutere, anche in sede ecumenica, sulle
nostre identità. Occorrerebbe
piuttosto chiedersi: dove andiamo? Una chiesa che si
specchia e si interroga sulla
propria realtà-verità rischia di
dimenticare il discepolato quotidiano a cui la chiama, quotidianamente, il Signore. Si avverte una certa stanchezza, il
piacere di vivere ciascuno nei
sacri recinti. Rassegnazione?
Può darsi ma non così forte
da non essere disposti a perdere qualcosa per guadagnare
una nuova realtà. E certamente difficile. Un compito però
che fa parte della nostra stessa vita di fede, (red.)
cipato a una manifestazione
pubblica nella Casa delle culture del mondo; la giornata si è
conclusa con una fiaccolata serale che ha attraversato un altro luogo fortemente simbolico: la porta di Brandeburgo
che, come ha dichiarato la vescova luterana Margot Kassmann in un’intervista alla trasmissione televisiva «Protestantesimo», «è stata il simbolo della divisione dell’Europa, la divisione forzata e violenta del
continente. Molta gente ha
perso la vita su quel confine, e
passare per quella porta dicendo “vogliamo superare la violenza” è stata un’immagine
molto potente».
Da dove nasce l’idea del Decennio per superare la violenza? Non è difficile individuare
quali siano, aH’interno del Cec,
i «genitori» del Decennio. La
«madre» dell’attuale Decennio
è senz’altro l’analoga iniziativa
lanciata nel 1988: il «Decennio ecumenico delle chiese in
solidarietà con le donne,
1988-1998», da cui il problema della violenza nelle sue varie forme (contro le donne,
contro i bambini, ma anche la
violenza su larga scala delle
guerre, di cui donne e bambini
sono senz’altro le principali
vittime) è emerso come una
delle priorità su cui proseguire
l’impegno delle chiese.
A dare il nome al nuovo Decennio, e quindi a fargli da
«padre», è stato invece un programma del Cec, lanciato nel
1994 e centrato particolarmente su una iniziativa («Peace
to thè city») volta ad affrontare
il problema della crescente violenza urbana nella grandi metropoli del pianeta. Per proseguire con le metafore «familistiche», si potrebbe ancora dire che a fare, laicamente, da
«padrino» al Decennio contro
la violenza è stata l’Onu, che
ha proposto per lo stesso periodo (2001-2010) un «Decennio per una cultura della pace
e della nonviolenza per i bambini del mondo»: con questa
iniziativa il Cec intende trovare
punti di contatto, e ad, essa si
è esplicitamente riferito durante il culto di apertura, che è
stato preceduto da una veglia
notturna di preghiera in memoria dei bambini che hanno
perso la vita a causa della violenza e delle guerre.
In che cosa consiste, concretamente, il «Decennio per superare la violenza»? Occorre subi.
to precisare che, diversamente
dal precedente, non si tratta di
un programma direttamente
guidato e gestito dal Cec, quan.
to piuttosto di una «rete interattiva» da costruire insieme, i cui
contenuti specifici dovranno essere individuati dalle chiese a livello locale e nel loro collegarsi
e scambiare esperienze. Le
chiese sono dunque invitate ad
analizzare la situazione in cui
vivono e a decidere quali siano,
nel loro contesto, le priorità sii
' cui lavorare; tenendo presente
che la violenza non è solo fisica, ma anche emotiva, intellet
tuale, strutturale. E che l'accen
to cade non tanto sulla denun
eia della violenza, quanto sull’analisi delle sue cause e sulle
iniziative di prevenzione e superamento. Le chiese, inoltre,
devono compiere un cammino,
di introspezione e confessione
di peccato, per «purificarsi come afferma il pastore Deenabandhu Manchala, luterano
dell’India e coordinatore del
Decennio - da tutte le tracce di
violenza presenti al loro interno: nella loro teologia, nei valori che propongono, nelle regole di comportamento che richiedono dai fedeli, persino
nella liturgia e nei simboli che
adottano». Le chiese italiane
hanno accolto con entusiasmo
l’iniziativa lanciata dal Cec. La
recente Assemblea della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) ha riconosciuto r importanza del Decennio, nella consapevolezza del
fatto «che la violenza delle armi
e la violenza sulle donne hanno
la stessa radice»; il Consiglio ha
appena nominato una Commissione per coordinare le iniziative nell’ambito del Decennio, tre delle quali sono già partite: un opuscolo sul tema «Superare il conflitto», in occasione
della «Settimana della libertà»; il
«Progetto Ruth», un programma del Servizio rifugiati e migranti della Fcei su prostituzione e tratta delle donne; e infine
un culto inaugurale, che si svolgerà il giorno dell’Ascensione
nella chiesa luterana di Roma,
con la partecipazione di una
qualificata rappresentanza del
Cec e delle diverse chiese italiane, evangeliche e non.
Luca Negro
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Al Sinodo un momento per ufficializzarne l'apertura
Una rete per le donne luterane in Italia
L'firchivio dalla donna
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inaugurazione dell’Archivio dedicato alla memoria
delle donne protestanti ha permesso di presentare alcune riflessioni sul valore e la necessità di raccogliere e conservare
la documentazione delle voci
femminili delle nostre comunità. Questo fondo documentario, affidato a titolo di deposito
all’Archivio storico della "ravola
valdese, viene ad aggiungersi a
quelli delle chiese metodiste e
dell’Unione battista nonché
della Società di studi valdesi,
che sono conservati nella sede
di Torre Pellice dal 1999.
Gli archivi istituzionali delle
nostre chiese conservano carte
di grande interesse per la storia
delle donne: lettere di maestre,
«lettrici bibliche», mogli di pastore, e la documentazione delle attività femminili delle varie
denominazioni; tra i fondi della
Società di studi troviamo lasciti
di donne che hanno scritto in
prosa e in poesia, autrici di romanzi, diari, lettere, canzoni,
oppure semplicemente di ricettari e di altre testimonianze della loro operosa vita familiare.
Tutte queste carte costituiscono
itinerari per la storia delle donne evangeliche del passato e
del presente, e incominciano a
essere studiati con grande interesse per analizzare il ruolo di
particolare rilievo che le donne
hanno ricoperto nel quadro dell’evangelizzazione in Italia. Basti pensare alle insegnanti che,
sovente giovanissime, sono state inviate in tutta la penisola
per reggere le scuole elementari delle nostre comunità in fase
di costituzione, il più delle volte
in condizioni estremamente disagiate, esposte alle critiche e
alle osservazioni dell’ambiente
circostante, ma anche punto di
riferimento di tante donne locali per quanto riguardava non
soltanto l’educazione dei bambini ma anche la vita materiale
e spirituale delle famiglie. Di
questo ruolo difficile e importante resta la testimonianza in
ricchi carteggi e relazioni, in cui
la vita di tutti i giorni viene raccontata con grande attenzione
e intelligenza.
Un caso ancora più particolare e specifico delle nostre
chiese è quello delle «lettrici bibliche», vere e proprie figure
pastorali con compiti di predicazione, di catechesi e di cura
d’anime, che costituiscono
un’esperienza unica nel quadro
della società italiana della seconda metà dell’Ottocento.
Di tutte queste fonti per la
storia delle donne evangeliche
è stato redatto per l’occasione
un inventario tematico, una
sorta di bibliografia archivistica
al femminile che cerca di dare
una visione d’insieme della ricchezza di questo materiale ancora poco esplorato.
Accanto a questi fondi documentari già esistenti, l’Archivio
delle donne, intitolato a Miriam
Castiglione, può svolgere un
compito importantissimo, ricercando e raccogliendo non solo
le testimonianze dell’esistenza
delle sorelle che ci hanno preceduto ma anche di quelle che
ci vivono accanto. L’idea che in
ogni gruppo femminile delle
nostre chiese qualcuno si incarichi di raccogliere o segnalare
testimonianze da conservare
nell’Archivio ci sembra di grandissimo aiuto per la crescita di
questa iniziativa.
Vorrei ancora ricordare la
frase della teologa Dorothée
Soelle che è stata scelta per
essere posta sulla targa dell’
armadio che contiene l’Archivio delle donne: «Forse, in un
mondo cosi mutevole, ha più
senso la fantasia che non
l’obbedienza». Un archivio
che rifletta un poco della fantasia e della visione che le donne hanno saputo e sanno portare nell’opera delle nostre
chiese è un arricchimento per
la storia e per la ricerca.
Gabriella Ballesio
La storia della Celi deve molto alle donne, come spesso
accade per organizzazioni che
non potrebbero andare lontano
senza l’opera di volontariato
dei propri membri. In molte
comunità ci sono le Unioni
femminili che si occupano di
varie forme di volontariato, che
offrono alle donne la possibilità
di socializzare e, tenuto conto
del fatto che la maggior parte
delle donne luterane è di lingua
tedesca, anche di avere un angolo in cui coltivare la propria
identità culturale.
Che cos’è la Rete delle don
ne.”^
Nel tempo, le luterane
hanno avvertito l’esigenza di
avere una struttura che soddisfacesse tre necessità:
a) far comunicare tra loro le
donne delle diverse comunità
della Celi;
b) consentire la comunicazione esterna, cioè avere rapporti con organismi nazionali
ed internazionali ed essere un
interlocutore per il pubblico
italiano che cerca di contattare
le donne luterane;
c) essere uno strumento della
Celi, con cui essa si impegna
fattivamente per una comunione giusta di uomini e donne;
d) testimoniare la fede protestante;
e) essere intermediarie tra
due culture.
La Rete ha una referente
nazionale (Renate Lacher) e
quattro referenti regionali:
Nord-Ovest (Cornelia Meineke), Nord-Est (Annerose
Lier), Centro-Sud (Senja Ahvonen) e Sicilia (Gisela Salomon).
Le referenti si incontrano tre
volte l’anno; ogni due anni è
prevista una conferenza nazionale. Anche le conferenze regionali si tengono ogni due anni; ad esse sono invitate tutte
le donne della regione. Tutte
le referenti sono elette per
quattro anni e possono essere
rielette solo per una volta.
In ogni comunità, le donne
che ne sono membri contribuenti eleggono due delegate.
La durata del loro ufficio è di
quattro anni e possono essere
rielette una volta. Le delegate
partecipano alla conferenza
nazionale, che elegge la referente nazionale e la sua vicaria. Il tesoriere, o la tesoriera, sono gli stessi della Celi.
Referente nazionale, vicaria e
referenti regionali formano il
Consiglio delle donne. Le referenti sono i tramiti tra le comunità e la Rete e tra la Rete
e organismi più grandi: il direttivo della Celi, la Fdei e il
Consiglio delle donne della
Federazione luterana mondia'
le (Wicas).
I_a rete, nata nel Sinodo Celi
del maggio 1999, ha solo un
anno e mezzo di vita; un tern-'
po breve, ma intenso. Le luterane della Rete hanno già partecipato ad incontri internazionali a Barcellona (riuniva la
donne evangeliche del Medi*
terraneo), Bratislava (convegno
sulla spiritualità organizzato dal
Wicas), Drierbergen (conferenza sulla Cec sulla tratta dell®'
donne), Chicago. Ha già preso
contatto, a livello nazional®'
con la Fdei, partecipando alla
pubblicazione del manifesto
delle donne evangeliche; ba
preso parte anche al festiva
delle donne, tenutosi nel 2000
a Torre Pellice. Partecipa oqn
anno alla Giornata mondiale ol
preghiera.
Anna BclH
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I Un progetto della Chiesa avventista di sostegno agli stranieri
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«Ritorno o coso»
Non si può dire che l’iniziativa »Ritorno a casa»
sia sorta a tavolino dall’inventiva di una o più persone. Si è
formata in maniera progressisempre più concreta man
mano che se ne delineavano
le finalità. L’elemento scatenante fu una giovane donna
filippina, perfettamente inserita nel tessuto lavorativo italiano, che guardava più in là
del suo presente: voleva costruire una casa nel suo paese
d'origine. Poteva però farcela
solo se qualcuno le prestava
qualche milione in contanti.
Quella casa avrebbe potuto
affittarla, poi ampliarla, e con
¡1 denaro ricevuto dalle pigioni
avrebbe potuto godere di una
rendita regolare una volta
rientrata nel suo paese.
Aveva saputo che la Fondazione Adventum effettuava prestiti a un basso tasso di interesse a chi si trova in difficoltà
economiche e ci ha provato.
Aveva un viso molto simpatico quella giovane donna, ed
era determinata. Non si scoraggiò neppure quando le dicemmo che avevamo bisogno
di qualche garante italiano.
Sorrise e disse che ci avrebbe
provato.
Ritornò pochi giorni dopo
con tutti i documenti in regola
(i filippini sono proprio un
modello di precisione!) e addirittura con tre garanti, uno dei
quali la sua datrice di lavoro.
Rimasi sbalordita! Una signora
italiana così sicura della sua
domestica da impegnarsi a restituire il debito qualora ella
fosse stata inadempiente! Doveva essere una donna straordinaria questa straniera. Altre
due amiche connazionali l’avevano garantita e quindi noi
non avevamo più argomenti
per rifiutare la pratica. La banca in cui portavamo i documenti non era molto convinta
perché, si sa, se uno straniero
decide di punto in bianco di
tornarsene a casa, chi lo va a
cercare? Insistiamo scommettendo su di lei.
I mesi passano e altre filippine fanno la stessa richiesta.
Le nostre difese man mano
crollano. Da parte mia, il ricordo di una madre che aveva
dovuto lasciare i suoi quattro
figlioletti in Sicilia per assicurare loro un futuro migliore era
ancora vivo nella mente e nel
cuore. Se mia madre avesse
avuto qualcuno a cui rivolgersi
per costruire un avvenire meno faticoso, non avrebbe esitato a chiedere aiuto.
La fiducia cresce sempre di
più, confortata dalla realtà
puntuale della restituzione
i le co- mensile. Non solo quella giovaa Rete
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ne donna si dimostra affidabile,
ma anche le sue amiche tutte
solidali le une con le altre. Le
banche non ci fanno più problemi, qualcuna vuole assicurarsi l’esclusiva, visto che il rischio di insolvenze si dimostra
quasi inesistente. Il 99% dei casi restituisce regolarmente.
Ora l’idea è chiara, è nata
sul campo e risponde a dei bisogni effettivi. La distanza dalla famiglia è destabilizzante, le
ferite della separazione sono
profonde e lunghe da guarire.
Se non ci fosse la speranza di
un domani migliore, molte
donne non potrebbero sostenere il distacco di anni dai
propri figlioletti. Solidarietà
vuol dire anche alimentare la
speranza pur fornendo cose
concrete. La «Fondazione Adventum - Fondo per la solidarietà e l’antiusura» si era dedicata principalmente al secondo aspetto, per dare una mano a chi era in balìa degli
strozzini e rischiava di cadere
nella loro malefica rete. Quella
donna ci ha spinti a rafforzare
il settore della solidarietà. E
sorto quindi ufficialmente, il
23 novembre 1999, presso
l’università «La Sapienza» di
Roma, il progetto «Ritorno a
casa», anche se era già stato collaudato e operante da al
cuni mesi in via sperimentale.
Oggi diversi stranieri, soprattutto donne, chiedono dei
prestiti per avviare attività come apertura di negozi, farmacie, coltivazioni, allevamento
bestiame, ecc. ma anche per
la casa. Avviano i loro progetti
con la collaborazione di familiari di fiducia che operano in
patria al loro posto in modo
che, quando rientreranno, potranno avere una fonte di reddito certa. Per noi, l’importante è che, una volta in patria,
abbiano la gioia di una vita più
Serena da vivere assieme alla
propria famiglia.
Dora Bognandi
L'esperienza di una diacona con gli stranieri
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Quando Daniela mi ha chiesto di scrivere qualcosa
per la Fdei sulle donne straniere che incontro nell’ufficio della segreteria al primo piano di
via Pio V a Torino, ho pensato: «Sì, devo proprio fare qualcosa per far conoscere queste
storie!». Come riassumere in
poche righe i tanti colloqui fatti a volte tra le lacrime, a volte
con vergogna, a volte con imbarazzo anche da parte mia?
Come far diventare delle storie
private, intime, disperate, storie pubbliche senza banalizzarle, senza stravolgerle?
Ci provo conoscendo i limiti
dello spazio che ho a disposizione e i miei limiti di provare
a raccontare qualcosa che mi
emoziona, mi tocca e a volte
mi travolge, perché mi sento
tanto impotente.
Vorrei raccontare la storia di
Fatima del Marocco che ha
sposato un uomo italiano senza conoscerlo. Un uomo gentile che ha preso accordi con
suo padre per portarla in Italia
e farle fare una vita migliore...
Un uomo che si è trasformato
presto in un essere violento e
senza scrupoli. Fatima aveva
paura, non conosceva nessuno, non conosceva l’italiano e
non osava raccontare neanche
ai suoi parenti quello che le
stava capitando perché si vergognava, perché sapeva che
non poteva più tornare in patria, perché non sarebbe stata
più accettata. La sua fortuna?
Nello stesso palazzo dove abitava è andata a vivere un’altra
marocchina che l’ha aiutata,
l’ha accompagnata alla polizia
a denunciare il marito, le ha
spiegato che in Italia poteva
far valere i suoi diritti. Ora Fa
tima lavora presso una famiglia e vuole solo dimenticare.
Perpetue del Camerún si è
innamorata di un connazionale
arrivato in Italia senza documenti. Il suo unico scopo è
quello di far avere il permesso
di soggiorno al suo Jean-Pierre.
Si sposano per procura, fingendo di essere lui in Camerún, lei
in Italia. Cercano disperatamente una casa in affitto.
Perpetue deve trovare qualcuno
che la faccia lavorare pagandole i contributi per dimostrare di
avere almeno gli 8 milioni l’anno che le permetteranno di fare il ricongiungimento famigliare. Un anno e poco più di lotte
e di porte bussate ovunque senza mai stancarsi, senza mai
perdere la pazienza o la fiducia
in Dio. Ce l’hanno quasi fatta
però, a giorni ritireranno il nulla osta in questura e voleranno
verso il Camerún per finire le
ultime pratiche.
Sara (un nome che usiamo
qui) è arrivata dal Congo, è dovuta fuggire dal suo paese lasciando due bambini di sei e
tre anni ai nonni perché suo
marito, che chiameremo Vito,
è un giornalista che si è opposto al governo. Vito è arrivato
a Torino undici mesi fa dopo
che i militari gli avevano bruciato la casa. Sara è stata presa, messa in prigione torturata
e violentata perché cercavano
il marito, volevano sapere da
lei dov’era. Sara è scappata
grazie all’aiuto di un’altra compagna di cella; arrivata alla stazione di Torino ha cercato per
quattro giorni il marito prima
di trovarlo grazie ad una signora nigeriana che ha avvicinato.
Non è stato facile per Vito accettare l’arrivo della moglie, si
sente responsabile, non ha una
casa da offrirle, non può lavorare perché richiedente asilo e
dopo quasi un anno dal suo arrivo non è ancora stato sentito
dalla Commissione centrale a
Roma. Vito e Sara non pensavano di reincontrarsi cosi, sono seguiti da un centro di supporto psicologico per stranieri
della Asl 1 di Torino.
Sara è minorenne. Ha lasciato il suo paese in Africa con la .
speranza di arrivare in Europa
per lavorare e poter spedire
tanti soldi alla sua famiglia numerosa. L’hanno messa sulla
strada, non poteva resistere e
con la sua Bibbia in mano ha
trovato il coraggio di raggiungere un amico del fratello a
Torino. Ora vive in una comunità alloggio per minori, cerca
di lavorare il più possibile (sostituisce un’amica che lavora in
una famiglia durante i fine settimana) pensa sempre a sua
madre e ai suoi 15 fratelli e sorelle che vivono nel fango e
non cenano tutte le sere. Spedisce loro tutto ciò che può e
non vede l’ora di avere un lavoro che le possa permettere
di pagare gli studi alle sorelline
più piccole, perché non devono ripetere la sua esperienza.
Hortense, camerunense,
l’ho conosciuta quando era
una studentessa in economia e
commercio. Non sempre riusciva a far quadrare i suoi conti, ma le piaceva studiare, conosceva tre lingue e non ha
avuto difficoltà a trovare un lavoro appena laureata, malgrado avesse una bimba di pochi
mesi che non aveva ancora il
posto all’asilo nido. Hortense
ha un compagno laureato in
informatica che ha aperto un
negozio di computer. Il negozio va molto bene, ma Hortense non vuole lavorare lì, ci tiene alla sua indipendenza. Vuol
dimostrare che anche una ragazza africana in Italia può riuscire a fare un lavoro di concetto, può esprimere le sue capacità e dopo tanti sacrifici fatti quando era studentessa è facile capire il suo orgoglio.
Cinque storie e molte altre
mi vengono in mente. Storie
di donne spesso con i loro figli
e figlie lasciati in patria, storie
di donne che annullano la loro
vita privata per alcuni anni per
curare i nostri anziani giorno e
notte con poche ore di tregua,
storie di donne giovani, che
spesso dimostrano più dei loro
anni, appesantite dalla fatica e
dalle gravidanze, storie di donne sole, storie di donne consapevoli che vivono in un posto
dove il colore della loro pelle le
discrimina perché non tutti le
prendono in considerazione
quando cercano un posto di lavoro, perché quando camminano gli uomini le guardano in
un certo modo e le chiedono-.
«Quanto vuoi?». Storie di donne che chiedono la solidarietà
di noi donne italiane.
Alga Barbacini
La memoria e i giovani
(Ina testimonianza
Il 27 gennaio è passato e il
«Giorno della memoria», istituito da quest’anno per legge
«in ricordo dello sterminio e
delle persecuzioni del popolo
ebraico e dei deportati militari
e politici italiani nei campi nazisti», è stato sottolineato in
tutte le città con numerose e
sentite manifestazioni.
Anch’io ho dato il mio piccolo contributo a tener vivo
questo ricordo.
Diverse insegnanti infatti
(pur sapendo che non ero stata deportata) mi hanno invitata
nelle loro classi perché raccontassi la mia vita durante le leggi razziali. Non è la mia prima
esperienza, perché già da alcuni anni in molte scuole è sorto
un grande interesse di sapere,
non dai libri o dai film, ma dalla viva voce dei testimoni dell’epoca, la vita spicciola, giorno dopo giorno; i pensieri, i
sentimenti, le reazioni, sia di
chi è stato colpito dalle «leggi
razziali» e sia degli «altri».
Nei primi tempi di questi
miei incontri coi ragazzi (soprattutto delle medie) mi limitavo a raccontare, far vedere
giornali dell’epoca coi loro titoli minacciosi, leggere i testi
delle varie leggi. Ma a volte
avevo l’impressione che i ragazzi non fossero sufficientemente coinvolti e non si immedesimassero completamente
nelle situazioni descritte. Ho
allora ideato una specie di
«gioco di ruolo» che li ha come
«catapultati» in una situazione
analoga a quella verificatasi in
Italia a partire dal 1938.
Ho scelto una consonante a
caso, per esempio la P e improvvisamente ho detto: «Tutti
quelli che hanno il cognome
che incomincia con la P si alzino e vadano in quell’angolo
della classe. Da domani, secondo una legge dello stato,
non potranno più venire a
scuola, né gli allievi, né gli insegnanti». E così via, con altre
leggi e altre preclusioni. Interessantissimo è stato osservare
le reazioni degli allievi, soprattutto di quelli rimasti tranquillamente al loro posto, mentre
osservavano gli «esclusi», raggruppati in un angolo.
Dopo un primo momento di
stupore, tra una maggioranza
di «silenziosi», si fanno sentire
alcune voci: «Non è giusto che
li abbiano mandati via, ma noi
che cosa possiamo fare?». Uno
ha un'idea: «lo scrivo un articolo di protesta a un giornale».
«Ma - intervengo io - c’è la
dittatura e non è permesso
scrivere articoli di protesta.
Verrebbe censurato e tu passeresti dei guai». Silenzio generale. Mi è capitato di sentire due
voci opposte, una negativa:
«Se loro non ci sono più, io ho
più possibilità» e una positiva:
«Se fossimo in tanti a protestare, tutti insieme riusciremmo a
fare qualcosa».
Insomma, questa mia testimonianza si è trasformata in
un’esperienza che i ragazzi, attraverso un «gioco», hanrio
sentito sulla propria pelle. E
stata poi l’occasione per capire in modo concreto che cosa
vuol dire vivere sotto una dittatura. Gli insegnanti si sono dimostrati sempre molto partecipi e i ragazzi hanno avuto modo di riflettere.
In conclusione penso che
proprio nell’ambito scolastico
questo «Giorno della memoria»
possa assolvere al meglio il
suo compito: ricordare affinché il passato non si ripeta più
in futuro.
Nedelia Tedeschi
MESSAGGIO
E disse il nipote alla nonna:
«Del tempo di guerra
di cui mi racconti,
dell’epoca buia
di quando tu avevi
i miei anni,
di già cento foto più cento
mi hai posto dinnanzi,
e cento filmati più cento
mi hai fatto vedere.
Ma nonna,
non c’è un so! colore,
ma solo del bianco e del nero».
«È vero» rispose la nonna.
«Ma dimmi» riprese il nipote
«i prati eran neri a quel tempo?
E il mare era bianco?
Chi fu l’inventore
del giallo, del rosso, del blu?
A scuola
non l’hanno insegnato».
Rispose la nonna al nipote:
«Nel tempo di guerra
i cuori erano nero granito
e gli occhi due blocchi
di ghiaccio,
e tutti i colori
fuggiron dal mondo.
Poi, sono tornati.
Tienili stretti, nipote,
perché se fuggissero ancora
sarebbe per sempre».
Nedelia Tedeschi
12
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La riflessione di una donna cattolica sul Giubileo
Dove sono le donne?
«
Allora Maria, la profetessa, sorella di Aronne,
prese in mano un timpano:
dietro di lei uscirono le donne
con i timpani, formando cori
di danze» (Es. 15, 20).
«...uscirono le donne da tutte le città di Israele a cantare e
danzare, incontro al re Saul,
accompagnandosi con i timpani, con grida di gioia...» (1
Sam. 18, 6b).
Elisabetta esce dalla sua condizione di sterile per esultare
nelle viscere, profondamente,
del concepimento di un’altra
donna; Maria. Maria stessa,
esce con l’entusiasmo e la
profondità della fede, esce ed
il suo cammino verso Elisabetta ha la forza dei canti e delle
danze delle donne israelite che
«guardano» e «vedono» e «sentono» oltre la facciata e i
conformismi del loro tempo.
11 giubileo è l’anno di riposo
della terra. È il settimo settennio, va proclamato solennemente e il popolo viene chiamato con il Jobel, un richiamo
che sarà udito da ogni parte
del paese. E l’anno di liberazione degli schiavi, di tutti coloro
che sono stati soggiogati...
Pensando al Giubileo cattolico
del 2000 dentro di me hanno
risuonato le immagini di quelle
profetiche donne bibliche che
esprimono la loro liberazione,
in un movimento che arriva
pian piano a coinvolgere e
condurre l’intero popolo Dio.
In questo Giubileo fatto di
picizze gremite e sconfinate, di
fiumi di folla, guardandomi intorno. sono rimasta un po'
spaesata e turbata: dove sono
le donne del giubileo?
E evidente che non viene lasciata emergere in queste celebrazioni, la carica dirompente
della novità femminile di questi
ultimi anni (se non di tutto il
XX secolo) che ha creato una
svolta significativa nella storia
e che ci ha viste e ci vede impegnate nella costruzione di
nuove visioni del mondo e dei
rapporti. Sono state celebrate
tutte le categorie sociali: famiglie, giovani, anziani, medici,
giornalisti, politici, militari ... e
nelle celebrazioni ufficiali noi
siamo ancora «dentro» ma, attenzione! Noi siamo «uscite»,
siamo uscite dalle città con timpani e danze e grida di gioia,
anche se ancora molti non vogliono accorgersene e di conseguenza non vogliono celebrare
questo evento.
Il femminismo degli Anni
70, guardato da molti con sospetto, ha avuto il merito di far
emergere alla consapevolezza
e quindi, decretarne la fine, il
sistema patriarcale che «Morava» la donna assoggettandola
all intemo di un ruolo subalterno seppure tanto esaltato: «angelo del focolare», «regina della
casa», definizioni su cui si potrebbero fare intere lezioni di
antropologia e sociologia da
cui scaturirebbero sicuramente
significati non trascurabili ma
che, per molto tempo, hanno
voluto dire solo sudditanza e
dipendenza delle donne. Questo è avvenuto anche all'interno della vita ecclesiale, dove,
con molta difficoltà, la donna
ha potuto trovare lo spazio per
far riconoscere come autorevole anche la sua parola.
11 cammino femminile degli
anni successivi ci ha viste continuare e approfondire la riflessione su noi stesse, a partire
dalla giusta ricerca dell’uguaglianza fino alla affermazione
della «diversità» e alla sua valorizzazione. Papa Giovanni Paolo II ha più volte, durante il suo
jxintificato, fatto riferimento alla presenza delle donne nel servizio alla chiesa e alla società,
ne ha riconosciuto il valore riaffermando, nell’introduzione alla
Lettera apostolica Mulieris dignitatem il messaggio finale
del Concilio Vaticano II; «Viene
l’ora, l'ora è venuta, in cui la
vocazione della donna si suol
Mediterraneo: un mare di spiritualitii
Campo interreligioso della Fdei nazionale
presso il Centro di Adelfio- Scoglitti (RG)
dial 7 al 15 luglio
Il programmo prevede l'arrivo il sabato 7 sera
Domenica 8 culto di apertura, q cura della Fdei nazionale
Lunedì 9 intervento delia teologa cattolica Ignazio Siviglia
a cui seguiranno, ogni giorno, interventi di rappresentanti del
le diverse religioni.
Parteciperà un'ebrea specialista di mistica e cabala, una Iute
rana, una islamica.
Le serate saranno dedicate alle diverse culture.
Il campo si chiuderà con il culto domenica 15.
Costo: 50.000 per iscrizione, 30.000 al giorno.
Iscrizioni presso Marina Bertin (tesoriera Fdei)
entro il 30 Maggio
Le donne che hanno presieduto una serata aH’Assemblea della Federazione delle chiese evangeliche in
Italia: da sinistra: Piera Egidi, autrice del libro «Sguardi di donne», Laura Leone, pastora; Doriana Giudici, presidente Fdei, Bruna Peyrot, storica; Èva Sybille Vogel Mfato, pastora luterana; Margherita Grefje
Van Der Veer, membro comitato nazionale Gmp.
ge con pienezza, I ora in cui
la donna acquista nella società un’influenza, un irradiamento, un potere finora mai
raggiunto.»... Ma ci sembra ancora lungo il cammino da fare,
all’interno della chiesa che
sembra avere paura della libertà femminile. Noi donne «attraversiamo» il giubileo nascoste in tutte le categorie sociali,
certo, nella famiglia, nel mondo
del lavoro, della cultura, della
terza età ... luoghi in cui ci riconosciamo in un cammino e una
crescita considerevoli, ma siamo realmente «anche» nel nostro giubileo? Possiamo permetterci di riposare, non seminare, ritornare a prendere possesso della nostra terra dopo
millenni di esilio?
Al di là delle celebrazioni ufficiali e mediatiche, se il giubileo significa un tempo di liberazione, noi donne in realtà lo
stiamo celebrando da anni.
seppure cori fatica, perché
non abbiamo mai smesso di
«tessere» senza sosta, riunite
da ogni parte e da ogni religione o cultura, in un percorso
ecumenico, relazioni, incontri,
riflessioni. Il dibattito è aperto,
vivace, libero. Ma la celebrazione sarà tanto più completa
e piena nella misura in cui anche nella chiesa si farà riferimento al sapere femminile e
alle sue pratiche, legate alla
cura, all’attenzione, allo sguardo che va in profondità, alla
gratuità, aU'accogllenza dell’
«altro» da sé. Sapere che attraversa tutte le tappe della vita e
che ha valore profondamente
religioso, perché ogni donna
conosce nel suo corpo ciò che
la lega al Divino.
Senza voler mitizzare nulla,
credo di poter esprimere la
gioia di molte di noi nel ritrovarci insieme, in tante, a percorrere le strade della nostra
storia e del nostro mondo. Abbiamo acquistato una parola
autorevole nella teologia, nella
ecologia, nelle relazioni tra
paesi e culture.
Io, dal canto mio, guardo a
questo Giubileo come una straniera nella propria terra, né triste né infelice per le sue manchevolezze, semplicemente
consapevole del ricco cammino
fatto e di quello ancora da fare
e consapevole anche del fatto
che non si voglia celebrare pienamente questo cammino di liberazione delle donne, e quindi
riconoscerlo in tutta la sua
portata religiosa e profetica...
Noi andiamo avanti, con 1’
entusiasmo di chi vede sorgere ogni giorno, insieme all’alba, il nostro sogno: il sogno di
una umanità (donne e uomini)
riconciliata in se stessa e con
il creato.
Maria Teresa
Pellegrini Raho
DOMENICA 18 MARZO 2001, alle ere 15
a Milano presso la chieda battista di via Pinamonte da
VimercatelO, verrà presentato il testo definitivo del
Manifesto delle donne protestanti
a cura della doH.ssa Bruna Peyrot
Ne discutono la prof.ssa Cristina Bartolomei e la pastoro
Milena Martinat
Intervengono:
Ester Cocca, rappresentante Unione battista;
Daniela Manfrini, membro comitato nazionale Fdei;
Met Rollier, membro del comitato nazionale Fcei.
Segue dibattito e lancio del testo definitivo del Manifesto per
un dialogo paritario tra uomo e donna nel terzo millennio.
DICONO DI NOI
Universo femminile
Nel programmare gli interventi istituzionali all’Assemblea Fcei, il Consiglio aveva pensato di dare spazio a
tre realtà presenti nell’ambito
delle chiese federate: le donne, la Fgei e gli stranieri. Così
si era deciso di riservare una
delle serate alla Fdei e dì affidare due culti mattutini alla
Fgei e agli stranieri. Incaricata
di organizzare questa serata,
la presidenza Fdei si è mossa
con abilità e successo.
Le cose, infatti, non erano così semplici. Si voleva riprendere il tema della visibilità delle donne, ma il «Decennio di solidarietà delle chiese con le donne» era
ormai terminato e un nuovo «Decennio»
era stato già lanciato dal Cec (ripreso
daH’iniziativa dell’Onu): quello contro la
violenza. A cavallo fra i due decenni, allora, si è pensato bene di presentare la
nuova sfida e riflettere ancora una volta
su quella precedente.
Prima la presidente Fdei, poi il presidente Fcei (ora ex), hanno introdotto la
serata. 1 due si sono trovati a gestire una
iniziativa che veniva da lontano, che altri
avevano deciso, e che loro avevano ereditato al momento della rispettiva elezione. Ma, coadiuvati dai due rispettivi Consigli, hanno fatto la loro parte per la conclusione del primo e il lancio del secondo
«Decennio».
Serata bifocale quindi; da una parte
una rivisitazione del Decennio di solidarietà delle chiese con le donne, e dall’altra il lancio del nuovo Decennio contro
la violenza. Ne poteva risultare una divisione fra due temi, o una serata divisa in
due parti. Questo pensiero è affiorato
nel corso della serata, ma le due parti sono state collegate insieme dal tema di
fondo dei due momenti: le donrtè. Ha
iniziato la pastora luterana Èva Sybille
Vogcl-Mfato che, a nome della Kek e
parlando in italiano, ha presentato una
relazione sulla violenza usata nella tratta
delle donne, soprattutto africane (se ne
calcolano 500.000 l’anno), prima allettate con lusinghe e promesse di una vita
brillante, poi costrette con varie forme di
violenza a fare le prostitute in Europa occidentale. Oltre che una piaga sociale, si
tratta di un nuovo peccato di cui si sta
macchiando l’Occidente. Credevamo che
il periodo della schiavitù e dell’imperialismo coloniale occidentale, con la relativa
prepotenza e violenza ad essa inerente,
fosse finito, ma invece ci ritroviamo in
casa una situazione ben più pesante.
Questa, infatti, è una vera e propria nuova schiavitù che il mondo occidentale htfligge ai paesi del Terzo Mondo, e stavolta lo fa a casa propria. Si tratta di una
vergogna di massimo livello.
L’altro momento della Serata ha preso
l’avvio del secondo libro di Piera Egidi sulla
visibilità delle donne. Per 11 Decennio si era
pensato di fare una pubblicaziortó che mettesse in risalto la presenza femminile nella
vita delle nostre chiese. Cosi è nato il primo volume. Voci di donne (Claudiana,
1999), che raccoglie 50 ritratti di donne.
In seguito alla buona accoglienza di questo,
è stato fatto il secondo wlurhe, Sguardi di
11 nuovo volume è stato presentato da Bruna Peyrot, da
sempre attenta alle donne
delle minoranze, che ne ha
tracciato alcuni Aloni di lettura, veri e propri parametri ermeneutici, lungo i quali procedere per una più approfondita comprensione. Si tratta
di storie, spesso piccole storie
(la nostra microstoria...), stavolta non cancellate dal tempo, che ora rimangono iscritte nel profondo della nostra memoria.
Piera Egidi ha fatto un grande lavoro
di ricerca e di sintesi. Se a questi due ultimi volumi, colleghiamo anche il precedente incontri, identità allo specchio
tra fede e ragione (Claudiana, 1998), abbiamo una trilogia di ritratti e di personaggi, maschili e femminili, che hanno
intrecciato molto strettamente fede e impegno, chiesa e società, in modi diversi,
ma sempre notevoli. È vero: non abbiamo una grande sintesi storiografica, né
un saggio sociologico, né una analisi politica e sociale di minoranze significative.
Abbiamo semplicemente tante microstorie che messe insieme ci presentano una
lettura dell’impegno e della consacrazione di tante persone che costituiscono
uno spaccato deUa nostra realtà di evangelici in Italia. Uno specchio di quel che
siamo attraverso piccoli ritratti di persone spesso note a molti. Questo facilita la
lettura del testo e la comprensione della
nostra situazione. Non è cosa da poco.
Piera Egidi ci ha fornito una grande dimostrazione di come interpretare e: co*
■ municare la nostra piccola realtà.
Rovesciando il paradigma ormai noto,
se è vero che Piera Egidi è grande, dobbiamo pur dire che dietro uña grande
Donane Giudici
presidente
via del Casaletto 385
00151 Roma
Emera Napoletano
vicepresidente
via Croce Rossa 34
90144 Palermo
Maria Grazia Sbaffi
segretaria
via Racagni 24
43100 Parma
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«...anche noi non vogliamo un nuovo e diverso
predominio, ma dialogo e reciproco rispetto», j
componenti del
Comitato
nazionale Fdei
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donne (Claudianà, 2000), con Altre sempre un grande uomo. Cosi,
presentazioni. Con i due yctofBt, abbiamo ^ volta‘ Tunivèreo femminfle e
una galleria di donne del nostro ««elfo maschile, l’una e Vaftra metà del
della loro passione per lEvar^jffo deìól'si fncoritrw nuovamente,
ro impegno nella chiesa u neBà soostò. m
risiita un grado di visibilità motto alto
tkHs^ko Tomasetto
Marina Bertin
tesoriera
via Olivet 12
10062 Lusema S. Giovanni (1^
c.c.p. n. 36083103
Daniela Manfrini
via Cosimo del Fante 14
20122 Milano
Elena Chines
via Casalaina 32
95126 Catania
Angele Ralalanirainy
\da Riccardo Zandonai 84/a
00194 Roma
Lidia Ribet
responsabile per la Gmp
via IV Novembre 107
00187 Roma
Daniela Ferraro
responsabile per la stampo
via S. Pio V 15
10125 Torino
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Fascicolo interno a riforma
n. 8 del 23 febbraio 2001.
Reg. Trib. Pinorolo n. 176/195'"
Responsabile ai sensi di Ieg9*_
Piera Egidi. 1
Edizioni Protestanti srl, via Sàf'
PioVn. 15 bis, 10125 TorinoStampa: La Ghisleriana, Moi^
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^DÌ25 febbraio2001
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-----------— Vita Delle Chiese
■j;; Una conferenza di grande attualità organizzata dalla Chiesa battista di Varese
Le opportunità delhmmigrazione
Dopo un'inquadratura del problema è stata presentata l'esperienza della casa di seconda
accoglienza, denominata «diaconia», ideata dalle varie chiese evangeliche di Milano
PAG. 9 RIFORMA
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IL 3 febbraio la Chiesa cristiana evangelica battista
di Varese, nella Palazzina cultura del Comune, ha organizzato una conferenza dal titolo: «Immigrazione: opportunità 0 minaccia?». Dopo un
primo percorso fatto dalla
comunità al suo interno su
questo importante tema, è
stata coinvolta la cittadinanza tramite un primo momento pubblico, trampolino di
lancio per eventuali successive iniziative.
La prof.ssa Teresa Isenburg,
docente di Geografia all’Università di Firenze, e il pastore
Salvatore Briante, impegnato
da anni nell’accoglienza degli
immigrati, hanno offerto un
punto di vista alternativo rispetto ai mass media. Nella
sua interessante relazione la
prof.ssa Isenburg ha evidenziato che l’immigrazione è un
fenomeno insito nella storia
dell’umanità, che ha promosso scambi culturali ed economici favorendo l’evoluzione
dei popoli. In seguito ha rimarcato che l’avversione
all’immigrazione è un fatto
culturale, dettato dalla mancata conoscenza di chi è diverso da noi, e per questo non
totalmente controllabile; l’economia, invece, sempre alla
ricerca di forza lavoro nuova
^ .
Il primo incontro «Essere chiesa insieme» (Santa Severa, 1994)
da poter sfruttare e remunerare a basso costo, è portata a
incentivare l’ingresso di popolazione straniera.
L’Italia, come tanti altri
paesi, ha avuto nel passato un
forte flusso migratorio verso
l’estero, mentre oggi si ha
un’inversione di tendenza,
anche se gli immigrati rappresentano solo il 2% della popolazione totale, contro il 5%
presente in molti paesi europei e il 10% degli Stati Uniti.
Da sottolineare che i flussi
migratori avvengono a causa
della disparità di risorse dai
paesi poveri a quelli ricchi,
frutto della tanta discussa globalizzazione. L’immigrazione
è ormai diventata un fatto
strutturale, stabile, senza il
quale i paesi occidentali non
potrebbero sopravvivere, a
causa della bassa natalità e di
una popolazione sempre più
anziana, non in grado di concorrere in modo attivo aila
produzione di reddito.
Il pastore Briante ha raccontato della sua esperienza
al centro di seconda accoglienza denominato «Diaconia», sorto a opera delle chiese evangeliche di Milano.
Questa casa accoglie persone
con regolare permesso di
soggiorno e con un lavoro,
per un minino di sei mesi fino a un massimo di un anno.
Inoltre alla loro partenza viene raccolto tutto il possibile
per poter dare un supporto
alla loro nuova vita in Italia.
Uno dei progetti futuri di
«Diaconia», è di ampliare il
centro di accoglienza al fine
di ospitare ex carcerati extracomunitari, durante il loro
periodo di reinserimento nella società. La testimonianza
profonda e partecipata del
pastore Briante è rivoita alle
persone che si trovano in uno
stato di bisogno. «Nel volto
dell’altro ritroviamo noi stessi - ha affermato - e questo
implica il fatto di non potere
restar fermi di fronte alla sofferenza dell’altro: è responsabilità di ciascuno cambiare il
mondo attorno a sé, affinché
si possa imparare a rapportarsi a una realtà plurale, dove le differenze etniche o culturali siano una risorsa e non
un handicap. Ciascun credente è responsabile in prima
persona del proprio fratello».
L’appassionato dibattito
che ha chiuso questo momento di incontro, ha fornito
una risposta al quesito posto
come tema della conferenza:
per noi i fratelli provenienti
da altri paesi possono essere
solo un’opportunità, proprio
perché la nostra terra non ci
appartiene e la diversità è solo un modo differente in cui
Dio ha interpretato il mondo.
=j Un convegno organizzato a Bergamo dal 6° circuito valdese e metodista
Integrazione: italiani e non italiani nelle nostre chiese
RENATO SERRA
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CON la presentazione di
alcune esperienze che le
comunità del 6° circuito stanno affrontando nell'accoglienza di fratelii provenienti
dagli angoli più diversi del
nostro pianeta si sono aperti
il 20 gennaio, a Bergamo, i lavori del convegno «Uniti in
Cristo. Integrazione tra italiani e stranieri nelle chiese metodiste e valdesi del 6° circuito». Nella sola Milano, nel periodo da luglio 1999 a giugno
2000, sono arrivati, secondo i
dati del Comune e della Caritas, circa 148.000 stranieri,
27.000 dei quali si professano
protestanti o evangelici; il
doppio se ci si riferisce all’intero circuito, cioè Lombardia
e Piemonte orientale. Le persone che hanno avuto e poi
mantenuto un rapporto con
noi si possono valutare nell’ambito di circa l’l%.
Le analisi dei relatori del
convegno sono state molto
interessanti soprattutto nell’evidenziare i problemi.
Gianmaria Grimaldi, (Chiesa
valdese di Brescia, che ha
una presenza domenicale di
extracomunitari di 40-50 persone, espressione omogenea
della realtà metodista gattaense), ha evidenziato che
ttel tentativo di integrazione
uon ci sono difficoltà che
possono urtare le concezioni
teologiche, ma ci si scontra
upn problemi di ordine ecclesiologico e psicologico. 1 fratelli africani sono portati a
■ptedere con certezza in un
.intervento concreto e miracoloso del Signore. Noi italia
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di Davida e Piatro Fiorini
Via Camillo Berneri, 15
54031 Avanza Carrara (MS)
Tal. 0585 656262
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Fax 0585 50301
ni probabilmente vi crediamo solo sotto un profilo razionale. Tale modo di credere
si rispecchia anche nella loro
liturgia, più festosa e partecipata, dissimile dalla nostra
più triste e «appassita».
Jean-Felix Kamba N’Zolo,
pastore a Conegliano Veneto,
ha ricordato che non esiste
un’unica cultura africana, ma
vi sono tante tradizioni e religiosità diverse, così come in
fondo ci sono mentalità diverse tra il Nord e il Sud del
nostro paese, per cui il primo
sforzo che una comunità deve fare è quella di creare una
«par condicio». La Chiesa
metodista di Milano, che momentaneamente per facilitare l'integrazione ha sdoppiato i culti domenicali portando la frequenza del culto in
lingua inglese a livello settimanale, sta facendo un lavoro di sensibilizzazione tra i
fratelli anglofoni tentando,
nei quartieri dove essi raggiungono una certa densità,
di responsabilizzare alcuni di
essi creando dei «capiclasse»
come si usa nelle chiese metodiste di vecchia tradizione.
La presenza del missionario
Bill Smith della Chiesa metodista degli Usa aiuta questo
tipo di testimonianza.
Altri hanno fatto notare come oggi durante la liturgia
cultuale si utilizzi solo uno o
due dei cinque sensi, cioè
l’udito e la vista. E gli altri? Il
tatto, cioè il contatto umano,
l’abbraccio, il saluto, l’odorato? 11 gusto? Anche un’agape
può essere un momento di riflessione ecclesiologica, dipende dallo spirito e dal tipo
di partecipazione. Salvatore
Ricciardi, pastore della chiesa ospitante, ci ha esortato a
non essere pessimisti sul futuro delle nostre chiese, che
il Signore ha preservato per
tanti secoli e che comunque
sono abituate ad essere chiese di diaspora.
Una particolare attenzione
è stata dedicata ai contatti
che esistono tra la Tavola val
dese e la Chiesa presbiteriana
del Ghana per poter disporre
in Italia di un loro pastore,
che possa svolgere un ministero magari itinerante, e fare
da collegamento fra la loro e
la nostra realtà. La nota comune a tutti gli interventi è
stata la necessità di attrezzarci per poter rispondere anche
in minima parte alle esigenze
più immediate della maggioranza di questi fratelii, la necessità di fornire loro un aiuto anche legale per la ricerca
e l’affitto di una casa. I proprietari difficilmente affittano loro un’abitazione. Anche
questo influisce sul loro allontanamento verso chiese
meglio attrezzate in questo
campo diaconale.
Il discorso avviato con il
convegno è una sorta di
«Work in progress» che investe tutti noi, le nostre strutture, la nostra liturgia, la Facoltà, l’approccio anche alla
globalizzazione ecclesiastica
senza remore, chiusure, paure del diverso. Bisogna che
ognuno di noi faccia sempre
più spesso lo sforzo di ricordarsi di mantenere l’identità
di essere uno in Cristo. Alcuni interventi fanno pensare
che questo-approccio non
sarà facile, ma sarebbe anacronistico e antistorico richiudersi in noi stessi.
Recita della Chiesa battista di Lentini
A teatro per l'Epifania
GUGLIELMO MARINO
Due fra le caratteristiche
peculiari dell’espressione
artistica teatrale sono la funzione comunicativa e l’essere
momento di comunione, e ciò
sin dalle prime rappresentazioni teatrali fino alle più recenti avanguardie. Anche la
compagnia dei «Triaggianti»
della Chiesa battista di Lentini si avvale spesso del teatro
come mezzo di comunicazione e momento di comunione
con gli altri. I suoi componenti amano mettere in scena temi sociali, umani, espressi
con l’espediente della commedia. Così è stato, in occasione dell’Epifania, quando è
stata portata in scena l’opera
teatrale «Hamid Er Rioni» in
tre atti di Enzo Caruso con la
regia di Francesco Formica.
L’opera, recitata da attori
giovani (ma non per questo
meno bravi), è incentrata sulla vicenda di Hamid, un ragazzo di ventisei anni venuto
in Italia dal Marocco con il
desiderio di studiare, di iscriversi all’università e invece
AGENDA
23 febbraio
costretto a vendere fazzolettini al ponte Primosole di Catania dove, nel marzo del 1993,
ha perso tragicamente la vita.
Questo dramma non riguarda
solo il protagonista ma tutti
noi; esprime la nostra impotenza e leggerezza di fronte ai
problema dello straniero. La
nostra diffidenza verso chi
non è nostro vicino di casa ci
imbarazza e paralizza a tal
punto da considerarlo come
qualcosa che è altro da noi,
come se egli non fosse un uomo, non sentisse come noi.
Il messaggio lanciato dalla
rappresentazione, accentuato
dall’emozione suscitata dal
profondo momento di comunione, ha indubbiàmente colpito il pubblico intervenuto
numeroso come ogni anno,
per l’Epifania, a prescindere
dal credo religioso. Fra i partecipanti si è pure avuta la presenza delle autorità politiche
locali che hanno informato il
pubblico sulla situazione giuridica dello straniero e hanno
riconosciuto l’importanza del
messaggio di solidarietà lanciato dal palcoscenico.
GENOVA — Alle 17,30, nella biblioteca della Società di letture scientifiche (Palazzo Ducale), il past. Fulvio Ferrario parla
sul tema «Libertà del cristiano e società dopo la Riforma».
SONDRIO — Alle ore 21, al Centro evangelico di cultura (via
Malta 16), il prof. Paolo Ricca parla sul tema «L’infallibilità
pontificia a 130 anni dal Concilio Vaticano I».
24 febbraio
RIMINI — Alle ore 17, nella «Sala del Giudizio» del Museo
(via Cavalieri 26), si tiene una tavola rotonda sul tema «Superare i conflitti, vincere la violenza», con la partecipazione
di Paolo Naso, del prof. Luigi Alfieri (Università di Urbino) e
di Francesco D’Anselmo, direttore del carcere di Rimini.
25 febbraio
AOSTA — A partire dalle 10,30, la Chiesa valdese festeggia il
centenario della chiesa (festeggiamenti rinviati il novembre
scorso per l’alluvione). Al culto segue un pranzo comunitario
e alle 15,30, alla biblioteca comunale di Chàtillon, un pomeriggio con partecipazione della corale evangelica di Torino e
del past. Giorgio Tourn. Informazioni allo 0165-44345.
26 febbraio
TORINO — A partire dalle ore 9, al Circolo della stampa
(corso Stati Uniti 27), il Comitato torinese per la laicità della
scuola organizza un convegno di studio sul tema «Il Novecento in Italia; un secolo laico?». Intervengono Cesare Piandola, Paolo Bagnoli, Attilio Tempestini, Marco Brunazzi, Lidia De Federicis, Clotilde Pontecorvo, Carla Rodotà, Loredana Sciolla, Ermanno Vitale, Adriano Vitelli, Carlo Ottino.
MANTOVA —Alle ore 20,45, al Centro per i problemi dell’anziano (via Mazzini 28), il Sae organizza il terzo incontro
sul tema «Le donne nell’Apocalisse», con padre Tede Vetrali
(Istituto ecumenico San Bernardino di Venezia).
TRIESTE — Alle 18, alla chiesa di San Marco evangelista (str.
di Fiume 181), il Gruppo ecumenico organizza un incontro
con il past. Dieter Kämpen e il sac. Ettore Malnati sul tema
«Dichiarazione cattolico-luterana sulla giustificazione».
MILANO — Alle 21, alla parrocchia dell’Annunciazione (via
Scialoia 5), si tiene un incontro organizzato dalla Chiesa metodista e dalle comunità cattoliche del Decanato di Affori sul
tema «Ospitalità eucaristica; raccontiamoci». Interventi del
sac. Enrico Magnani e del past. Giovanni Anziani e interventi corali (Chiesa metodista e parrocchia San Filippo Neri).
27 febbraio
FIRENZE — Alle ore 17, nei locali della libreria Claudiana
(Borgo Ognissanti 14/R), i proff. Ermanno Genre e Arnaldo
Nesti presentano il n. 37 della rivista «Religioni e società» dedicato al tema «L’insegnamento delle scienze religiose in Europa». Modera il pastore Klaus Langeneck.
BOLOGNA — Alle 20,45, alla chiesa metodista (via Venezian
3), il prof. Rinaldo Fabrls conduce il secondo incontro di lettura della Lettera agli Ebrei (capp. 3-5) organizzato dal Gruppo biblico interconfessionale, dal Sae e dal corso di formazione teologia a distanza della Facoltà valdese di teologia.
MILANO — Alle 18, nella sala della libreria Claudiana, Alessandro Spanu conduce l’ultimo incontro sulle «metafore del
Regno» parlando su la «pietra angolare» (Luca 20,9-19).
28 febbraio
ROMA — Alle ore 20,30, nella sala valdese di via Marianna
Dionigi 59, la Refo organizza un incontro sul tema «Riconciliati con la chiesa. Accoglienza e accompagnamento delle
persone omosessuali e percorsi di vita interiore», introdotto
dal sacerdote Domenico Pezzini.
1° marzo
TORINO — Alle 16 e alle 20,45, nella sala valdese di via Pio V
15 (I p.), per il corso di formazione per adulti su «La musica e
il canto al servizio della fede evangelica», il past. Bruno Rostagno parla sul tema «11 Pietismo e i suoi inni: 600-700».
ALESSANDRIA — Alle 21, nel salone della Provincia (Palazzo
Guasco), l’Amministrazione provinciale organizza un incontro con le realtà religiose presenti sul territorio.
2 marzo
TORINO — Alle ore 18, nella sala conferenze del Centro teologico (corso Stati Uniti U/h), Enzo Bianchi, priore della Comunità di Bose, parla sul tema «Vivere con Dio».
VENEZIA —Alle 17, nella chiesa di S. Stefano, alla presenza
del sindaco Paolo Costa e di Paul Metzger, sindaco di Bretten, il prof. Salvatore Caponetto tiene la relazione introduttiva all’inaugurazione della mostra su Melantone «Lettere per
l’Europa», che resta aperta fino al 18 marzo (orario 10-17).
3 marzo
PALERMO — Alla chiesa valdese (v. Spezio 43) si tiene un
seminario del corso di aggiornamento per predicatori locali
sul tema «La preghiera nel Nuovo Testamento», a cura del
past. Davide Ollearo. Per informazioni tei. 091-580153.
TORINO — Alle ore 17,15, nella sala valdese di via Pio V 15 (I
piano)la pastora Giovanna Pons conduce un incontro a cui
partecipano Doriana Giudici, Malika el Rhatrif, Wilma Occhipinti e Bice Fubini sul tema «La visibilità delle donne nelle
“religioni del libro’’». Saranno presentati i libri di Ausilia Riggi
«Da donna a donne» e di Piera Egidi «Sguardi di donne».
CEFALI! — Alle 17, al Centro ecumenico «La Palma» (via
Giudeca), il prof. James F. Puglisi parla sul tema «L’ecumenismo oggi in Italia. Un punto di vista cattolico».
3-4 marzo
RIESI — Al Servizio cristiano si svolge un incontro per ragazzi e catecumeni bmv sul tema «www.DIO.com». Informazioni U. Eckert, tei. 0338-8913160; e-mail: brieck@tin.it.
14
PAG. 10 RIFORMA
VENERDÌ 25 FEBBRAIO 20qi ygNERDl
I DRAMMI
DELL'ADOLESCENZA
PIERA ECIDI
Ci sono cose che non vorremmo mai vedere, mai sapere. Così
una chiesa traboccante di adolescenti per un funerale. Il funerale straziante di una ragazzina, la
prima della classe, uccisa dal
suo primo amore compagno di
scuola con un colpo di temperino alla gola, durante la ricreazione in cortile, perché si erano
lasciati e lei non voleva tornare
con lui. Nelle lacrime e negli abbracci di questi giovani ci sono
le domande mute di chi si trova
ad affrontare per la prima volta
la morte assurda, la morte brutale di chi è coetaneo, stroncato
dalla violenza improvvisa di un
amore impedito: una morte, forse, per troppo
amore. Di fronte a tante angosciose domande
non rimane che
l’abbraccio e il
Episodi recenti
confermano tutte le
pianto corale di difficoltò di affrontare
quei giovani, e la
uno dei periodi più
difficili della vita
preghiera. Ma
ancora ima volta
si pone, per tutti
noi, l’evidenza
del dramma dell’adolescenza. Un periodo tra i
più difficili della vita, che solo
quando si è ormai adulti, con le
proprie ferite più o meno rimarginate, con i propri equilibri più
0 meno conquistati, con la fatica
del vivere più o meno accettata,
si può considerare con un sorriso. Ma quanto magma oscuro di
illusioni, di frustrazioni, di
sconfitte e di fallimenti abbiamo dovuto attraversare!
E quanto abbiamo dovuto imparare ad affrontare, a distinguere, a disciplinare, ad abbandonare. Ecco, questo attraversamento del dolore, questa fatica
che è anche l’adolescenza non
dobbiamo mai dimenticarceli.
In particolare tutti noi che viviamo vicini ai giovani: nelle famiglie, nella scuola, nelle chiese.
Tutti noi che abbiamo la responsabilità e il compito, il peso ma
anche la gioia della loro educazione. Perché i giovani con la loro purezza, con la loro intransigenza, con la loro generosità
magari sconsiderata, con il loro
riso e anche col pianto, con le
domande mute sulla tragedia, a
cui noi stessi non sappiamo rispondere, ci sanno dare tantissimo. E invece non li amiamo abbastanza. Non sappiamo camminare con loro al loro passo,
con pazienza e con forza, con severità e con dolcezza, con allegria, anche, donando loro il bene prezioso che è il nostro tempo, aiutandoli a districare i grovigli delle loro emozioni e dei lo
un gradino per volta. E allora li
iperproteggiamo e al tempo
stesso li abbàndoniamo a se
stessi, a consumare tutti gli «status Symbol» che possano in
qualche modo compénsarli della
nostra incapacità di seguirli, o a
spendere le ore che non gli sappiamo dedicare davanti alla balia-televisione che li abitua alla
virtualità di tutto. Anche quella
della ferita di un temperino.
Ma qual è il mondo reale che i
nostri giovani si vedono intorno? Un mondo ben brutto, e che
li fa soffrire. Un mondo di violenza e di ingiustizia, di furberie
e di inganni. Un mondo che non
addita la speranza. Quanto poco
________ è considerata dall’opinione pubblica la scuola,
luogo fondamentale di incontro,
di scambio, di
condivisione tra
coetanei e con le
altre generazioni.
E quanti poco sani luoghi di divertimento vengono incentivati
nelle nostre città. È molto più
facile, piuttosto, che i nostri
adolescenti, invece di adulti significativi, vedano aggirarsi tra
di loro le squallide facce dei
mercanti di morte, degli spacciatori appostati come avvoltoi,
pronti a irretirli in un momento di baldanzosa evasione o di
smarrimento. La brutalità del
confronto con un mondo sordido non viene risparmiata, fin
dai primi anni, alle giovani generazioni.
E allora, stretti fra la virtualità di un mondo di immagini in
cui tutto è «per finta» e la realtà
di una società brutta che rende
impossibile l’identificazione,
soli in ambedue, non accompagnati a crescere, è facile che
scatti l’aggressività, il gesto violento con cui si getta a terra il
giocattolo troppo infantilmente
amato, e che più non ci corrisponde. Anche ad amare, come
a studiare e a lavorare, si impara. Attraverso il difficile e faticoso percorso della frustrazione
e del limite, che ci fa uscire dal
narcisistico rispecchiamento
dell’infanzia. Un percorso che
non si può fare da soli, ma con
il paziente accompagnamento
di qualcuno che cammina insieme a te, e che ti insegna ad accettare la diversità e la libertà
dell’altro, senza evitarti però la
fatica e la sofferenza. Perché,
come diceva un poeta, che peraltro fallì, perché gli artisti sono fragili come i giovani, vivere
ro perché, sostenendoli nel fare è un mestiere che si impara.
t ECO Delle ^u*s
REDAZIONE CENTRALE TORINO:
Via S. Pio V, 15 -10125 Torino, tei. 011/655278 - fax
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DIRETTORE: Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: Anna
Maffei. IN REDAZIONE: Altjerto Corsani, Marta D'Auria, Massimo Gnone, Jean-Jacques Peyronel, Davide Rosso, Piervaldo Rostan (coordinatore de L'eco delle valli)
Federica Toum. COLLABORANO: Luca Benecctii, Alberto Bragaglia, Avemino Di
Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Pawel Gajewski, Giorgio Gardiol, Maurizio Girolami, Pasquale lacobino. Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa
Nitti, Nicola Pantaleo, Emmanuele Paschetto, Giuseppe Platone, Giovanna Pons,
Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidl.
REVISIONE EDITORIALE: Stello Armand-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia; ABBONAMENTI: Daniela Actis.
STAMPA; La Ghisleriana s.n.c. Mondovì - tei. 0174-42590.
EDITORE: Edizioni Protestanti s.r.l.-via S. Pio V, 15 bis -10125Torino.
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ordinario: L. 110.000; ridotto: L. 85.000; aemestrale; L. 58.000;
liâliâ O sostenitore: L. 200.000,
_ . ^ ordinarlo: L. 175.000; v. aerea: L. 200.000; semestrale: L. 90.000;
^Sisrg «V sostenitore: L. 250.000.
Tariffe inserzioni pubblicitarie: a modulo (42,5x38 mm. Riforma - 37x45 mm, L'Eco delle
valli valdesi) £ 30.000. Partecipazioni: mnVcolonna £ 1.800. Economici: a parola £ 1.000.
La testata Riforma è registrala dal Tribunale di Pinerolo con il numero 176/51.
Riforma-L'Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testata
L'Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 175/51 (modifiche registrale il 6 dicembre1999).
Il numero 7 del 16 febbraio 2001 è stato spedito dall'Utficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 14 febbraio 2001.
2001
AuocMoalla
Unione «tamp«
periodic» Heliana
Il dibattito sulle scelte non espresse dell'Otto per mille
Solo le scelte senza deleghe
Noi, che insistiamo sulla necessità di decidere sempre in modo libero
e responsabile, non possiamo accettare isoidi di chi non ho deciso
RUGGERO MARCHEni
IL convegno sulla diaconia
e l’otto per mille tenutosi a
Ivrea lo scorso 3 febbraio su
mandato dell’ultima Assemblea del 4° circuito si è concluso con una dichiarazione
dei partecipanti che, con 21
voti favorevoli, 2 astenuti e
nessun contrario, si sono detti favorevoli all’accettazione
delle quote non espresse
dell’otto per mille, ritenendo
fra l’altro che questa accettazione «non indebolisca in
maniera sostanziale la nostra
credibilità».
Per impegni legati al mio
ministerio sono stato obbligato a lasciare il convegno
ancor prima del pranzo, e così non ho potuto partecipare
né alla discussione pomeridiana sull’otto per mille né
alla votazione della dichiarazione conclusiva. Desidero
almeno qui esprimere la mia
opinione che è nettamente
contraria all’accettazione
delle quote non espresse
dell’otto per mille. In modo
particolare vorrei soffermarmi su un aspetto che non mi
sembra sia ancora emerso
nei vari interventi cui già abbiamo assistito su questa
problematica che ridesta vecchie e profonde divisioni.
Una caratteristica del pro
testantesimo, dalle origini sino a oggi è consistita nel formare, nel nome del primato
della coscienza e del sacerdozio universale, uomini e donne «adulti», in grado cioè di
vivere la loro fede e i loro
comportamenti in modo libero e responsabile, che non
hanno paura di prendere le
decisioni che si debbono
prendere senza delegarle ad
altri, e sanno affrontarne poi
le conseguenze. Così, anche
quando un nostro figlio o
una nostra figlia si allontana
dalla partecipazione alla vita
della chiesa, resta però «protestante» proprio per la sua
capacità di prendersi il rischio delle proprie decisioni.
Ebbene, io vedo nell’eventuale accettazione delle quote
non espresse dell’otto per
mille una radicale contraddi
zione con tutto questo: proprio noi che poniamo la decisione libera e responsabile al
cuore della nostra esistenza di
credenti e di cittadini, ora accetteremmo per le nostre
opere dei soldi che vengono
da chi non ha deciso! E questo
solo sulla base di motivazioni
burocratiche e, temo, di interessi economici «di bottega».'
Sulla base di queste considerazioni per me, contrariamente a quanto affermato dai fratelli e dalle sorelle del convegno di Ivrea, l’accettazione
delle quote non espresse indebolisce in maniera sostanziale la nostra credibilità, davanti a noi stessi prima ancora che davanti agli altri.
Un’ala dell’Asilo valdese a Luserna San Giovanni
Sì, perché la nostra gestione è apprezzata
ITALO ARTUS-MARnNELLI
IL documento apparso su
Riforma n. 5 del 2 febbraio
sulle scelte non espresse
dell’otto per mille mi ha fatto
tornare alla mente le varie discussioni svoltesi in diversi
Sinodi, ai quali ho avuto la
possibilità di partecipare, per
la scelta della partecipazione
della Tavola valdese alla ripartizione dell’otto per mille:
e ora ritorna la parte residua
di tale problema. La mia opinione è quella di essere fortemente favorevole all’accettazione della quota residua
dell’otto per mille relativa ai
contribuenti che non esprimono alcuna preferenza,
senza nuove condizioni ma
applicando il regolamento
attuale: un tutto unico per le
scelte espresse e quelle non
espresse (e ciò agevolerà sia
l’amministrazione finanziaria sia la nostra).
A questo proposito vorrei
evidenziare alcune considerazioni: se è vero che le scelte
espresse a favore della Tavola
valdese sono aumentate in
percentuale ma diminuite
anche fortemente in denaro,
l’arrivo della quota parte non
espressa dell’otto per mille
non costituirà un aggravio
amministrativo per la sua gestione perché riporterà la
massa di denaro al valore più
0 meno originale. La spesa
del 3 per cento per l’amministrazione dell’attuale otto per
mille è inoltre un valore talmente basso da essere una cifra irraggiungibile da qualsiasi amministrazione statale.
Teniamo inoltre presente
la non conoscenza di dettagli
fiscali da parte della maggioranza dei contribuenti italiani: ciò produce la sensibile
diminuzione delle scelte dei
contribuenti e la nessuna influenza da parte dei non vaidesi del fatto che, finora, incassiamo solo gli importi dovuti alle scelte espresse mentre il saldo va allo stato: questo particolare è quasi sconosciuto da parte di terzi, mentre è apprezzata la bassissima
spesa e la serietà della gestione. Ciò che desidererei è che
questa volta la decisione sia
presa rapidamente dal Sinodo 2001 e che la Tavola, in
caso positivo, proceda tempestivamente con le pratiche
burocratiche verso lo stato.
BANDO DI CONCORSO
SUI VALDESI DI CALABRIA
L’Accademia degli «Inculti» di Montalto Uffugo (Cosenza) ha istituito un premio a scadenza biennale per
incoraggiare la ricerca e la divulgazione sulle vicende
dei valdesi di Calabria.
Il termine per la presentazione dei testi, che devono
essere inediti, e di ampiezza non superiore alle 200
cartelle, è il 31 marzo 2001.
Il recapito cui devono essere inviati i testi è: Accademia degli «Incolti», via Sant’Antonio 4, 87046 Montalto
Uffugo. Tel. 0984-932080.
Monica, una ragazzina
di 16 anni, viene uccisa
dal fidanzato e compagno di
classe, con un temperino, nel
cortile della scuola. Paolo, un
giovane di 23 anni, uccide il
padre a pugni e bastonate e
ne brucia il cadavere, perché
aveva scoperto un suo falso.
Questi sono gli ultimi due
anelli di una catena sconvolgente di delitti incomprensibili che hanno duramente
marcato questi ultimi due
anni in Italia. Come si può
morire a 16 anni per un litigio d’amore? Psicologi e sociologi si sono sbizzarriti a
scrivere i loro commenti sui
quotidiani: a volte cose molto
giuste, altre volte conclusioni
contraddittorie. Come chi attribuisce la responsabilità alle famiglie, alla scuola e alla
chiesa e chi le nega risolutamente. Diffìcile stabilirlo.
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PIERO bensì
Nessuno però ha notato come questi episodi, e quelli che
li hanno preceduti, avvengano in una parte del mondo (e
non solo in Italia) che si denomina cristiana, dove ogni
giorno centinaia di milioni di
persone (e alcune più volte al
giorno) ripetono la parola di
Gesù: «Non indurci in tentazione, ma liberaci dal male».
È dunque senza risposta questa preghiera? Dio non tenta
nessuno, è chiaro, e perciò al
-
am,i
stato e Chiesa
Ernesto Galli della Loggia
firma una riflessione, sul
magazine del Corriere della
sera (1° febbraio), per citare
un caso di rapporti statochiesa opposto a quello italiano. «Fino allo scorso anno - scrive - per più di quattro secoli, ogni neonato (...)
è stato automaticamente registrato come membro della
Chiesa di Svezia, cioè della
locale Confessione luterana». Non solo, in Svezia la
Chiesa protestante era finanziata dallo stato, ma
«era necessaria una decisione del Parlamento per cambiare il “libro di preghiera’’
ufficialmente adottato e (...)
i vescovi erano scelti per
legge dal governo (...). Insomma (...) una totale commistione tra chiesa e stato.
Certo, in questo caso, con lo
stato padrone della chiesa,
all’opposto dei paesi cattolici». Ora, «dopo un anno dallo scioglimento dell’unione
tra chiesa e stato (...) la gente, invece che allentare il
proprio legame con la chiesa, lo ha viceversa rafforzato
(...). È la riprova - prosegue
Galli - che nelle condizioni
storiche attuali non si dà più
quella secca alternativa sette-ottocentesca [religione
ufficiale (e dunque chiesa di
stato) o separazione antagonistica] (...). Oggi (...) sono
possibili situazioni di libertà
sia dello stato come della
chiesa, prive di pericoli per
entrambi».
LA STAMPA
Dio e politica
Barbara Spinelli riflette
(11 febbraio) sui rapporti fra
Bibbia e sionismo: «Nella
Bibbia - scrive - si trova di
tutto, e però nulla è completamente chiaro: è promessa
una terra su cui gli ebrei regneranno sovrani, e al rem
po stesso è sottolineata la
fragilità dei territori assegnati. Il popolo fuggito dal
l’Egitto riceve in dono la Palestina, ma in cambio deve
obbedire a rigidi codici mo
rali, e “praticare il diritto e
la giustizia”. L’abitante di
Israele non può fare qual
siasi cosa, con la scusa che
Dio è al suo fianco. È incita
to a difendersi con le armi,
ma i testi sacri insegnano la
non ingerenza negli affari
altrui». «I Testamenti non
sono una Costituzione» afferma, e ancora: «Quando
pretendono di parlare in
nome di Dio, gli individui
come le collettività immagi
nano di possedere anch’essi
l’immortalità, e corrono verso la propria rovina».
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cuni preferiscono pregare:
«Non ci esporre alla tentazione», ma è una forzatura: il testo originale dice «Non indurci». E questo significa due cose: la prima è che non esiste
nulla al riparo dalla tentazione al male. Casa e scuola, lavoro e famiglia, chiesa e discoteca: tutto può essere strumento del male. E in secondo
luogo noi sappiamo di non
avere nessuna forza, nessuna
capacità di vincere il male.
Noi siamo inguaribilmente
malvagi, nonostante le appa;
renze. Ma Dio è più forte di
noi ed è più forte del male
che è dentro di noi. Lo ha dimostrato trionfando nelle
croce e nella resurrezione di
Cristo. Perciò la preghiere
«Non indurci in tentazione,
ma liberaci dal male» noU
può essere una semplice ripetizione liturgica, ma 1’®'
spressione della nostra fiducia totale nella signoria d'
Cristo. Cristo è l’unico SignO'
re della nostra vita: non certo
il male, e neppure la nostre
buona volontà. Questo dob(
biamo insegnare ai nostri
giovani e a quanti sono ogg“
nell’angoscia.
(Rubrica «Un fatto, un cotti'
mento» della trasmissione di ^4'
diouno «Culto evangelico» curo«*
dalla Fcei andata in onda dotn^'
nica 18 febbraio)
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Luzenac vai Chisone, dopo 9 giorni
Sciopero finito in miniera
Dopo nove giorni di sciopero, dal 6 al 15 febbraio, alla miniera di falco Luzenac vai Chisone, la protesta dei minatori è
rientrata, anche se permangono delle tensioni fra azienda e dipendenti. Il 14 febbraio la direzione ha firmato l’impegno a ritirare il licenziamento di Andrea Maccario e a confermare un
altro minatore con contratto di formazione lavoro. Per il sindacato Alp, «la minaccia sul futuro della miniera e sempre
pendente». Intanto la direzione della Luzenac ha assunto altri
12 polacchi con contratto a termine di 12 mesi e insiste sulla
modifica della turnazione del sabato, arrivando a tre turni per
una giornata totalmente lavorativa. Rappresentative sindacali
e Pule discuteranno su orari e premio di produzione.
PAG. 11 RIFORMA
‘ Appuntamento occitano a Roccavione
La «Festa de la lei»
A un anno dall’entrata in vigore della legge 482/99 sulle minoranze linguistiche, a Roccavione, sabato 24 febbraio, dalle
16, vi sarà la «Festa de la lei» (festa della legge). Ci sarà un convegno, a cui seguirà la premiazione dei vincitori del premio
«Idea d’Oc». In serata musica, danza e canto con vari gruppi e
suonatori. Il convegno permetterà di verificare lo stato di attuazione della legge: oltre il 95% dei Comuni dell’area ha aderito alla proposta di tutela dell’occitano (nelle valli valdesi
molti Comuni hanno anche indicato il francese). Purtroppo
manca ancora il regolamento attuativo delle legge e di conseguetiza i progetti di intervento di tutela delle lingue minoritarie al momento sono ancora senza finanziamento.
Riforma
A.
A.
A
A
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Fondato nel 1848
Lavorano nei cantieri edili oppure agli impianti di risalita e sono per lo più giovani
Pragelato: uno su dieci è romeno
La maggior parte delle famiglie sono coppie sui trentanni, abbastanza inserite nella comunità
locale, anche se fra di loro stessi non mostrano una particolare tendenza all'aggregazione
mASSIMO CNONE
IL sole basso del pomeri^o accarezza i passi
e le cime delle nostre
montagne. La luce riverbera sulla neve caduta
qualche giorno fa. Lasciandosi alle spalle la
pianura brumosa e invisibile si arriva a Pragelato: alta vai Chisone, 1.500
metri di altitudine, 480
abitanti. Di questi, oltre
il 10% è nato fuori dei
confini italiani.
Probabilmente hanno
storie simili i 41 cittadini
romeni (quasi il 9% della
popolazione) oggi residenti a Pragelato; arrivano da città dai nomi sconosciuti, eppure facilmente pronunciabili (il
romeno, come l’italiano
0 il francese, è una lingua
romanza, con la base latina comune): da Tirgoviste, lasi, anche dalla capitale Bucarest. Nel 1996,
aH’improvviso, si registrano all’anagrafe del
Comune in 21. Nel ’97 ne
arrivano altri 2,11 nel
1990, 9 nel 2000 e altri 3
già in questo anno. Non
contando gli irregolari,
senza permesso di soggiorno, sempre indispensabile per richiedere la
residenza: rimane difficile stimarne la quantità.
Della Romania sappiattioben poco, noi italiani.
Fprse si ricorda l’insurredone popolare che nel
1990 ha rovesciato la dittatura poco comunista e
tnolto personale di Nicola
Ceausescu. I primi aiuti
anianitari scoprono una
Veduta invernale dell’abitato di Pragelato
realtà poverissima: strade
sterrate e palazzoni grigi.
Il turismo europeo si accontenta delle meraviglie
della Transilvania.
A Pragelato vivono 22
famiglie romene, soprattutto coppie giovani sui
trent’anni. Se a Barge, Bagnolo o Bibiana i cinesi
hanno trovato lavoro nelle cave di pietra, i romeni
di Pragelato sono per lo
più impiegati nell’edilizia; due di loro lavorano
agli impianti di risalita;
una signora ha aperto la
partita Iva per un’impresa autonoma di pulizia.
In questi anni i romeni si
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sono guadagnati la reputazione di essere grandi
lavoratori. «Durante l’alluvione di ottobre - racconta il sindaco, Valter
Marin - si sono presentati
due romeni e hanno detto: “Siamo a disposizione
per dare una mano’’».
Ma perché questo arrivo a Pragelato? «Non sappiamo il motivo del loro
primo insediamento qui aggiunge Marin, insieme
con l’assessore all’ambiente, Massimo Ferier e poi si sa: più che altro
conta il passaparola». Alla
comunità romena il Comune ha già proposto
una giornata di festa, per
celebrare la festa nazionale, ma «per ora non abbiamo ricevuto risposta commenta il sindaco -: il
gruppo sembra poco aggregato e non esiste un
portavoce unico». Ma è a
scuola che l’inserimento
ha portato i primi frutti
concreti, oltre la semplice
convivenza silenziosa: 6
dei 20 bambini che frequentano la scuola elementare arrivano dalla
Romania e «a dicembre continua Marin - in occasione della Festa degli anziani c’è stata la tradizionale recita: allo spettacolo hanno collaborato attivamente anche i bambini
romeni e le loro famiglie». Molto rimane da fare per un reale contributo
alla società e alla cultura
locali, ma il «laboratorio
Pragelato» è aperto.
Il XVII Febbraio alle valli valdesi
Tutti in festa
tra cortei e falò
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A.' ^
Dopo tanti anni di incertezza dovuta al vento
0 comunque alla siccità,
finalmente quest’anno i
falò sono stati accesi senza problemi. Molte persone, come al solito, intorno ai falò «comunitari», dove corali o gruppi
spontanei hanno animato la serata col canto.
Grazie al clima si sono rivisti anche falò in alta
quota fra i monti della vai
Pellice e della vai Germanasca: famiglie private, gruppi di amici hanno preparato i tradizionali fuochi che hanno a lungo illuminato la notte del 16. Con la coincidenza della ricorrenza
con un fine settimana, anche il culto del 17 è stato
ben frequentato, forse più che nelle ultime annate.
moEsi
ICONTRAPPUNTOI
UNA CARTA
POCO PRECISA
CIMO LUSSO
Non manca numero (o
quasi) di Riforma sul quale
non si discuta sulle magnifiche e progressive sorti del
turismo nelle valli valdesi,
tanto che anche i più scettici arrivano alla convinzione che forse questa è un’
opportunità da non perdere. Poi ricevi l’ultimo numero di «Piemonte parchi», mensile
di informazione e divulgazione naturalistica pubblicata dalla Regione Piemonte,
con allegata
carta del Piemonte turistico, e immediatamente tutti i
dubbi riemergono con gran prepotenza.
La carta riassume in
quattro cartogrammi gli
aspetti turistici regionali
ritenuti più significativi: il
primo riguarda i monumenti storici e artistici, il
secondo l’artigianato, il
terzo l’enogastronomia e il
quarto i centri sportivi.
L’analisi della realtà delle
valli valdesi solleva non poche perplessità. Innanzitutto, nei quattro cartogrammi il toponimo «valli valdesi» compare una sola volta,
in quello relativo ai centri
sportivi, ma contiene forti
imprecisioni territoriali. Il
cartogramma «monumenti
storici e artistici» riporta il
solo centro di Torre Pellice,
segnalato per la sola presenza di un museo, ma
classificato senza interesse
storico, artistico e ambientale. Inoltre, manca ogni riferimento alla storia valdese (che qualcosa significa
per queste valli, se non per
l’intera regione Piemonte)
e vengono completamente
omesse le valli laterali del
Pellice e la vai Germanasca.
Il cartogramma «artigianato» evidenzia la povertà
di questo settore su tutte le
Alpi sudoccidentali (si pensi alla ricchezza dell’artigianato valdostano), con
l’eccezione della produzione di mobili; in contropartita nelle valli valdesi vengono indicati ben tre musei
(sulla cultura materiale?), a
"Torre Pellice, Rorà e Ghigo
di Prali. L’enogastronomia
vede citati tre centri per i
«piatti e prodotti tipici»:
Torre, Bobbio e Pomaretto,
mentre per i funghi, formaggi e dolci si riportano
solo Torre e Bobbio Pellice.
Infine Torre, Bobbio, Perrero e Prali sono definiti
centri di soggiorno monta
stazioni sciistiche sono
due: Prali e Torre Pellice.
Una prima valutazione
che si può fare è che da
queste carte le valli valdesi,
sotto l’aspetto turistico,
appaiono estremamente
povere di motivi attrattivi. «Storicamente e artisticamente» non sono comparabili con il Monferrato,
le Langhe e il
Risorse turistiche
nelle valli valdesi
segnalate con
evidenti errori
e imprecisioni
Verbano Cusio-Ossola;
sono modestissime anche come centri sportivi, se
comparate alle valli cuneesi, valsusine o
ossolane; la
sola vai Pellice ha un qualche interesse di tipo enogastronomico, pur fortemente distanziata dalle grandi
aree collinari, e anche artigianalmente mancano significative attrazioni.
Probabilmente la realtà
non è quella riportata in
cartografia; sta di fatto che
il messaggio che viene inviato al potenziale turista
(e dal turista forse viene
percepito) con questi documenti è quello sopra riportato. La domanda che viene
spontaneo porsi, da parte
di chi abbia un minimo di
conoscenza e frequentazione di questa realtà, è allora
questa: le risorse turistiche
nelle valli valdesi sono
diverse da quelle indicate nella carta regionale?
Ma questo significherebbe
chiaramente che non esistono collegamenti tra gli
enti diffusori locali e quelli
centrali. Oppure ci si potrebbe chiedere se la situazione è proprio quella riportata in cartografia. In
questo caso, però, le prospettive turistiche per le
valli valdesi non sono certamente brillanti.
In ultimo va sottolineato
come la carta in esame, per
le valli valdesi, sia scarsamente significativa. A tal fine bastano due esempi,
uno di lieve entità e uno
molto grave: il cartogramma enogastronomico indica come coltivato a vite
l’intero versante tra Villar
e Bobbio Pellice, quando
sono almeno 30 anni che in
questo settore della vai Pellice la vite è scomparsa,
mentre non è indicata la
più significativa area del
ramie di Pomaretto; molto
più grave è invece riportare
come ancora esistente la
seggiovia del Vandalino a
Torre Pellice, omettendo
no, mentre stranamente le quella dei 13 laghi a Prali.
16
PAC. 12 RIFORMA
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VENERDÌ 23 FEBBRAIO zop,
CRONACHE
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SARÀ PIÙ AMPIO IL NUOVO TEATRO SOCIALE DI
PINEROLO — Potrà ospitare fino a 600 persone
il nuovo teatro Sociale di Pinerolo (foto) che si
affaccerà su piazza Vittorio Veneto al posto del
vecchio edificio andato distrutto anni fa in un incendio. La decisione è stata presa recentemente
dalla giunta comunale che ha approvato un progetto preliminare che, impegnando i 5,2 miliardi
stanziati dal Cipe, prevede la trasformazione della sala, inizialmente prevista con una capienza di
400 posti, in struttura teatrale in grado di ospitare 600 spettatori e idonea per lo svolgimento di
spettacoli da parte di grandi compagnie.
PRAROSTINO: SI RINNOVA IL DIRETTIVO DELLA
PRO LOCO — Dopo lunghe discussioni, incontri
e perplessità, anche la Pro Loco di Prarostino
avrà la sua riunione per il rinnovo del direttivo,
che vedrà impegnate numerose nuove presenze
giovani al suo interno. L’incontro è previsto venerdì 23 febbraio, alle ore 20 in prima convocazione e alle 21 in seconda, neU’auìa consiliare.
PRECONGRESSO EGEI — Dal 23 al 25 febbraio a
Villar Perosa, alla Foresteria valdese, si riunisce
il precongresso Nord-Ovest della Fgei (Federazione giovanile evangelica italiana). Sono in
programma giochi, discussioni e animazioni in
vista del congresso nazionale di aprile che si
terrà a Santa Severa (Roma). Tutti i giovani sono
invitati: per informazioni tei. 0347-0447919.
L’AVIS DI BRICHERASIO — Ha compiuto 30 anni
nel 2000 la sezione dell’Avis di Bricherasio, che
conta attualmente 150 donatori: una crescita costante di adesioni, ma anche nel 2001 l’intento è
di aumentare le donazioni, coinvolgendo più
persone a cui fare pochi prelievi annui anziché
pochi soggetti con un alto numero di prelievi.
STADIO DEL GHIACCIO DI TORRE PELLICE: STAGIONE FINITA — Dopo una stagione inevitabilmente compromessa dall’alluvione dell’ottobre
scorso, da lunedì 19 febbraio il Palaghiaccio di
Torre Pellice chiude i battenti. La primavera anticipata di questi giorni ba reso impraticabile la
pista senza copertura e terminano così tutte le
attività di pattinaggio svolte in questo periodo
invernale. L’appuntamento per i molti appas
sionati è rimandato al prossimo inverno.
ARRESTATO CINESE PER MALTRATTAMENTI —
Martedì 13 febbraio i carabinieri sono stati allertati da un parente della donna e sono intervenuti in via Ciaperassa a Luserna San Giovanni.
L’arrestato, Mao Fan Ge, 31enne nato a Barge
ma di origini cinesi, stava malmenando la consorte ritrovata poi con numerose lesioni.
PINEROLO: UN INCENDIO, FORSE UN FURTO —
Fumo denso e scuro cbe usciva dalla cantina
dello stabile di via Turati: è la scena che nella
mattina di sabato 17 febbraio i vigili del fuoco di
Pinerolo hanno trovato al loro arrivo. L’edificio
è stato sgomberato e le fiamme subito domate.
A un primo sopralluogo nella cantina è stata notata la scomparsa di una bicicletta: è stato forse
il ladro ad aver appiccato l’incendio?
CHIUDE IL MAURIZIANO DI LUSERNA ALTA? —
La notizia è emersa venerdì scorso durante
l’inaugurazione del nuovo distretto sanitario a
Luserna: il poliambulatorio del Mauriziano a
Luserna Alta chiuderà a breve? Ragioni di soldi e
di spazi sembrerebbero indicare questa prospettiva, anche se non del tutto confermata. Da
marzo dovrebbero restare in funzione i servizi di
diagnostica non presenti all’ospedale valdese di
Torre Pellice. mentre sono a buon punto i lavori
di trasformazione della parte principale dello
stabile in una Rsa (residenza socio-assistenziale)
al servizio del Mauriziano stesso.
Le preoccupazioni di consumatori e genitori
Allarme «mucca pazza»
Anche nel Pinerolese calano le vendite di carne bovina
e i Comuni devono dare garanzie sulla cucina nelle mense
DAVIDE ROSSO
Lf ALLARME suscitato
I dal diffondersi della
Bse fra la popolazione
bovina europea (malattia
più conosciuta come
morbo della «mucca pazza») ha ovviamente raggiunto anche il Pinerolese dove le vendite di carne nelle macellerie non
vanno in questo periodo
certamente a gonfie vele.
Anche le amministrazioni comunali devono fare
conti con la realtà Bse o
meglio con la preoccupazione, anche legittima,
di molti genitori che
chiedono garanzie sulla
fettina che i propri figli
consumano nella mensa
scolastica.
In un recente sondaggio fatto dal Comune di
Pinerolo è emerso che il
41,6% dei genitori vorrebbe che non si consumasse più carne bovina
in mensa mentre il 58,4%
si è espresso a favore. Un
dato controtendenza rispetto ad altri referendum simili condotti in
altre zone anche del Piemonte, per esempio Torino, ma un dato che comunque è, come ricorda
Giampiero Clement, assessore all’Istruzione,
«testimone di preoccupazione e di una scarsa
sicurezza in molti cittadini pinerolesi».
Per ovviare a questa situazione, spesso dovuta
anche alla cattiva o poca
informazione sull’argomento, l’amministrazione di Pinerolo ha organizzato, mercoledì 14 febbraio, un incontro pubblico con il responsabile
della direzione regionale
di sanità, Mario Valpreda.
Di fronte a un pubblico
numeroso quanto eterogeneo (si andava dagli
agricoltori ai macellai,
dai genitori agli amministratori pubblici) Valpreda ha ripercorso le tappe
del caso mucca pazza.
Dall’iniziale riconoscimento in Inghilterra di
casi di Bse anomali alle
proibizioni delle farine
animali potenzialmente
infette e quindi alla proibizione di far uso di parti
particolari di bovini macellati. L’accento è stato
posto innanzitutto sulla
corretta informazione
necessaria in questi casi:
«Per esempio - ha detto
Valpreda - non si può di
,, D Manifestazione sindacale
Per dire no ai tagli
della spesa sanitaria
0,
SERGIO PASEHO
■
Presidio Asl a Luserna
Il «Centro» medico
Venerdì 16 febbraio a Luserna San Giovanni si è tenuta l’inaugurazione del njtovo Centro polifunzionale medico-infermieristico, situato in via Volta 5 e risultato di una stretta collaborazione fra il Comune e
l’Asl 10. L’inaugurazione ha visto la partecipazione di
numerosi amministratori della vai Pellice e della presidente della Ciov, Franca Coisson. Il Comune di Luserna San Giovanni ha messo gratuitamente a disposizione dell’Asl per 50 anni il fabbricato, che ha ospitato per anni la scuola media, e l’Asl è intervenuta per
recuperarlo risparmiando i 25 milioni di affitto annuo
pagati a un privato per la vecchia sistemazione e ammortizzando così l’investimento effettuato.
Il nuovo Centro polifunzionale medico-infermieristico si estende su una superificie di 300 mq. e ospita
il consultorio familiare, il consultorio ostetrico-ginecologico, il progetto Serena per la prevenzione dei tumori femminili, il consultorio per adolescenti, il consultorio di puericultura, l’ambulatorio vaccinale pediatrico e l’ambulatorio per il controllo della vista per
l’infanzia. Si tratta di attività sanitarie svolte da ginecologi, ostetriche e vigilatrici d’infanzia dell’ospedale
Agnelli di Pinerolo. Per la prima volta è stato realizzato un unico coordinamento per l’attività infermieristica domiciliare della zona: 12 infermieri che ogni giorno si recheranno al domicilio dei pazienti per l’assistenza necessaria. Va in questa direzione anche il collegamento informatico in tempo reale fra la sede lusernese e il Cup (Centro prenotazioni) di Pinerolo.
re che le farine animali in
genere siano la causa
dell’insorgere della Bse
ma occorre specificare
che lo sono alcune farine
fabbricate con animali a
rischio. Le generalizzazioni sono dannose e
creano spesso disinformazione che si rivela soprattutto nociva per i cittadini». L’attenzione poi
è stata spostata sulla sicurezza delle carni nostrane «provenienti - ha
ricordato Valpreda - per
la maggior parte da animali giovani perché in
Italia si tende a mangiare
la fettina di vitellone
piuttosto che l’hamburger». Altra garanzia è la
razza dei bovini italiani.
Razze di mucche da carne, come la piemontese,
non sono tendenzialmente mai state alimentate con farine animali,
tipico alimento invece
delle mucche da latte.
Numerose le domande
e gli interventi da parte
del pubblico che ha mostrato come era nelle
previsioni preoccupazione per la situazione ma
anche attenzione alle
chiarificazioni che giungevano da Valpreda il
quale in conclusione ha
ricordato come oggi siano proprio i consumatori
a dover spingere perché il
mercato si orienti sempre
più sulla qualità dei prodotti alimentari (e non
solo quelli bovini) e sempre meno sulla quantità.
LO scorso martedì 13
febbraio, promossa
dai sindacati confederali
Cgil, Cisl e Uil, si è svolta
una manifestazione nei
pressi della sede della Regione Piemonte a Torino,
sotto forma di presidio,
per contestare i tagli decisi dalla giunta regionale
nel gennaio di quest’anno nell’intento di ripianare il deficit della sanità.
La delibera della giunta
regionale è stata criticata
da vari interventi delle tre
confederazioni sindacali,
sia nel metodo che nel
merito. Infatti l’esecutivo
Ghigo non ha ritenuto di
incontrare preventivamente i sindacati per
concordare i tagli dopo
un esame della situazione
territoriale e valutando
l’opportunità delle riduzioni in base ai fabbisogni locali; inoltre la giustificazione addotta è che
il bilancio della sanità veniva penalizzato dalle riduzioni, parzialmente già
decise per alcune prestazioni e ulteriormente da
mettere in atto per il
2002-2003, dei ticket sulle
medicine e sulle visite
specialistiche, decise dalla legge finanziaria.
Risultato è che i tagli
sono stati decisi con un
criterio puramente contabile (nemmeno aziendalistico), come si trattasse di far quadrare un bilancio condominiale, riducendo le spese comunque, senza valutare politi
camente e nella qualità (
quantità le conseguenze
sull’utente. Per la vai
lice e il Pinerolese la ridu,
zione di 11 miliardi, so.
prattutto mirati in manie,
ra molto generica a ridm.
re prestazioni in day ho.
spital e accampando utii
riduzione di interventi fn
Torre Pellice e Pomarettj:
rispetto a Pinerolo consi.;
derati come «analoghi,;
nell’arco di pochi chilo,
metri di distanza.
La partecipazione a|j
manifestazione è stati!
molto alta, soprattutto i|:
anziane e anziani pensio-)
nati, come non si notavi}
da tempo; segno di uniripresa di combattività!
interesse per la cosa puhl
blica in tempi del tutti«privatistici»? L’analisiji
aperta e potremmo, nell!
prossime settimane, approfondirla e allargarla.
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sindacato dei pensionati)
Pinerolo
4 marzo: giornata mondiale di preghiera
Ecumenismo nel segno di Esterj
ILEANA LANFRANCO
ARGINATURE: IN APRILE IL VIA AI LAVORI? — Il
deputato di Pinerolo Giorgio Merlo ha presentato un’interrogazione al ministro dei Lavori pubblici, Nerio Nesi, circa i tempi di messa in sicurezza dei torrenti dopo l’alluvione dell’ottobre
2000. A seguito di un incontro con il ministro
sembra che l’affidamento della progettazione
degli interventi sia imminente per cui l’avvio dei
lavori potrebbe avvenire entro il mese di aprile.
CERVI IN VAL PELLICE? — È questo il titolo di un
incontro-dibattito promosso da Pro Loco e Comune di Angrogna, con la Comunità montana
vai Pellice, che si svolgerà venerdì 23 febbraio
alle 21 alla sala unionista. Dopo la proposta del
Comprensorio alpino Tol di immettere dei cervi
in vai Pellice questo è il primo confronto sull’argomento. Intervengono Elio Pulzoni, direttore
del parco naturale del Gran Bosco di Salbertrand, e Alberto Dotta, direttore del consorzio
forestale alta valle Susa, Romano Bonansea, presidente del comprensorio alpino Tol, Piervaldo
Rostan, assessore all’Ambiente e montagna della Comunità montana vai Pellice, Jean-Louis
Sappé, sindaco di Angrogna e Giovan Battista
Zunino, presidente della Pro Loco di Angrogna.
Ripristino della ferrovia
Un anno per il ponte
Dovrebbe essere pronto entro l’inizio del 2002 il
ponte ferroviario sul Chisone a Pinerolo. Questo è
quello che sembra emergere da un incontro tenutosi
venerdì 16 febbraio a Torino a cui hanno partecipato
rappresentanti della Regione, della Provincia, della
Comunità montana vai Pellice e del Comune di Pinerolo oltre che delle Ferrovie. La riunione voluta dall’assessore ai Trasporti della Regione Piemonte, William
Casoni, aveva come scopo quello di accelerare il ripristino del servizio ferroviario sulla tratta Pinero Io-Torre
Pellice, interrotto in ottobre per il crollo a Pinerolo del
ponte ferroviario, anche per ovviare ai problemi legati
all’aumentato traffico stradale sulla provinciale 161
della vai Pellice. «Nel corso dell’incontro - dicono in
Regione - tutti i partecipanti hanno concordato sulla
proposta dell’assessore Casoni, che prevede il ripristino della linea nei primi mesi del 2002 mediante l’articolazione dei lavori in due fasi che consentiranno anche la realizzazione di un sottopasso ferroviario per
eliminare i passaggi a livello lungo la provinciale 161.
Era necessario trovare una soluzione a brevissimo termine per la linea ferroviaria. Nel contempo, abbiamo
gettato le basi anche per intervenire su un problema,
quello dei passaggi a livello, che sono fonte di rallentamenti per la circolazione». Costo per la realizzazione
dell’opera, una decina di miliardi in parte già messi a
bilancio dall’amministrazione pinerolese.
VENERDÌ 9 febbraio
nei locali della Chiesa valdese di Pinerolo, un
grande numero di sorelle
in Cristo, evangeliche e
cattoliche, si è ritrovato
per un «Incontro con
Ester». 11 libro di Ester è
stato scelto dalle donne
cristiane delle Samoa per
la riflessione biblica della
Giornata mondiale di
preghiera di quest’anno,
che sarà tenuta il 4 marzo in tutto il mondo.
A introdurci a questo
incontro con Ester, abbiamo avuto il piacere di
aver con noi Bruna Laudi,
ebrea, che ci ha raccontato la Megillah, ovvero il
rotolo di Ester. Un racconto incalzante ed emozionante che presenta i
suoi personaggi in un
susseguirsi di avvenimenti «duri» e ricchi che
fanno diventare la bellezza di una ragazza fragile e
giovane, ma fedele al suo
Dio, la liberatrice del popolo di Israele. Bruna
Laudi, raccontando la
Megillah di Ester, ha fatto
presente che per un ebreo non è così importante la collocazione storica del testo quanto ciò
che dice. Questa storia è
stata scritta per dare coraggio agli ebrei, invitandoli in tempo di persecuzione a tentare ogni via
per difendersi.
La storia è ricca di riflessioni e i personaggi
suscitano la curiosità dei
lettori. Assuero, il re, è
molto ricco e il suo potere si estende, dice il racconto, dall’India all’Etiopia. Sembra quasi una figura di secondo piano
ma, da buon capo, gestisce il suo potere attraverso i suoi consiglieri. Infatti allorché la sua moglie preferita. Vasti, rifiuta di presentarsi in tutta
la sua bellezza di fronte
ai suoi amici, i quali erano ubriachi dopo giorni
di banchetti, la ripudia,
adottando la linea dei
suoi consiglieri i quali
hanno paura che Vasti
costituisca un cattivo
esempio per le mogli. Assuero poi emana un decreto per scegliere una
sostituta a Vasti, e viene
scelta la bellissima Ester.
Di origine ebrea, è nipote
di Mardocheo.
Qui entra nella storia il
cattivo Aman, favorito
consigliere del re. Stizzito perché l’ebreo Mardocheo si rifiuta di inchinarsi davanti a lui, ottiene da Assuero un decreto
di morte contro tutti gli
ebrei. La data del loro eccidio sarà decisa dai «dadi», i purim. Ma la sorte
preparata per Mardocheo da Aman diventerà
la rovina di questi e sarà
lui ad essere impiccato. Il
re non può contraddire il
proprio decreto sullo
sterminio degli ebrei, ma
Ester otterrà per loro il
diritto di difendersi.
Se da un lato Vasti, la
bella moglie di Assuero,
che rifiuta di essere usata
come oggetto emerge
nella sua più grande dignità l’atteggiamento di
Mardocheo, zio della regina Ester, suscita due
domande nel lettore: il
suo rifiuto di inchinarsi è
un rifiuto di tutto il popolo ebraico? Il suo posto di visir di Assuero è
un riconoscimento e una
acquisizione dei diritti
persi per tutti gli ebrei? |
Infine dalla storiai
merge ovviamente la figura di Ester, che sa u»
re la sua bellezza femminile, il suo potere di moglie preferita, ma anchi
la sua astuzia, per affei
marsi in un campo prel
tamente maschile. Ali
inizio Ester non dicei
essere ebrea, forse pei
ché se il re l’avesse saputo non le avrebbe presi
come moglie. Ester, petj
davanti alla minacciai
sterminio del suo pope
lo, sceglie di essere dall
sua parte.
La festa ebraica d*
Purim viene istituitali
Ester e Mardocheo p®
commemorare questi
avvenimento. E una le
sta chiassosa: i bambi®
quando sentono il non*
di Aman suonano le nat
chere in segno di sd®
gno, mangiano un dolf
tipico, simile ai nostt
frappò, chiamati orecc»
di Aman. E memoriai'
come la minacciata pf
secuzione antisemiti^
viene stroncata dalla <*>
raggiosa azione di uj?
donna, che non curan#
del rischio per la suaij
ta, interviene nella stol*
degli uomini.
Il racconto non ma®
zinna Dio, ma egli nd
può e non è lontano d
suo popolo. Ester 4, B
la chiave del racconW
«Infatti se oggi tu ta®
soccorso e liberazio®
sorgeranno per i gifd
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ma tu e la casa di tuo p*
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^ Un cantiere aperto per importanti ristrutturazioni
La Foresteria rilancia
Oltre al rifacimento dei bagni e delle scale sarà aperto
sulla strada uno sportello per informare i turisti
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10 pope
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Non sarà sfuggito a
nessuno che circoli
per Torre Pellice l’apertura di un nuovo cantiere
alla Foresteria valdese.
Nuove opere per certi
versi attese da tempo
avendo come scopo il miglioramento complessivo
della struttura ricettiva,
con qualche novità interessante. E un finanziamento pubblico, dalla
Regione, che copre il 36%
della spesa globale che
supera il mezzo miliardo.
«L’esigenza di intervenire sulla vecchia cascina
non è certo di oggi - precisa il direttore. Marco
Bellora - ma le priorità
avevano portato a intervenire su altre parti della
casa. Ora si interviene
sulle stanze col rifacimento completo dei bagni ma il discorso è più
ampio: verranno anche
riimovati i percorsi di accesso, le scale. 11 terrazzo
diventerà il centro di
questa parte della strutipira». Anche le aree el^eme vedranno degli in¿érventi: gli spazi retroéfanti saranno meglio
■^ddivisi tra aree pedonali e zona auto. Anche il
detto viene compietamente rifatto. 11 tutto da
ultimare entro la fine di
marzo: da aprile a novembre la casa è già sostanzialmente al completo. Previsioni dunque più
che buone per l’imminente stagione: «Se nel
2000 siamo arrivati alle
13.500 presenze, per
l'anno in corso prevediamo di arrivare alle 14.000
-dice Bellora -. Ci sono
interessanti novità anche
sulla tipologia degli ospiti: cresce la richiesta di
gruppi che si fermano almeno una settimana e
per la prima volta l’anno
scorso il 50% delle presenze proveniva dalla
Germania». Se si considera la quota rappresentata da svizzeri e austriaci non è azzardato affermare che il 60% degli
ospiti parla tedesco.
E questa crescita di
ospiti ha ovviamente anche aumentato l’impegno nella fase di accoglienza. Ecco dunque il
secondo progetto, quello
riguardante la palazzina
che si affaccia sulla via
Arnaud. «L’edificio ospiterà al piano di sopra un
alloggio di servizio spiega ancora il direttore
- mentre al piano terreno, aprendo una porta
sulla strada, si creano
due spazi vicini: a sinistra il vero e proprio ufficio della Foresteria, a
destra un nuovo servizio,
che noi probabilmente
chiameremo “ufficio Arnaud’’ dove opererà una
persona con funzioni di
“filtro” e prima accoglienza in collaborazione
con l’ufficio Barba al
Centro culturale e l’ufficio turistico comunale.
In sostanza nessuna so
vrapposizione o concorrenza ma il nostro è un
tentativo di lavorare più
tranquillamente offrendo un servizio migliore ai
turisti». L’ambiente, la
buona cucina, il territorio nel suo complesso, la
prospettiva olimpica fanno sì che i 107 posti letto
della Foresteria valdese
rappresentino un centrale ruolo nell’accoglienza
della vai Pellice.
. .. , Stupore a Inverso Rinasca
Consiglio: si dimette
la minoranza
Si è dimessa in blocco
la minoranza di Inverso
rinasca. Con una lettera
datata 9 febbraio i quattro consiglieri di minoranza hanno infatti presentato le dimissioni dal
loro incarico «ritenendo
che non vi siano i presupposti - così dicono
nella lettera indirizzata al
sindaco, Andrea Coucourde - per l’instaurassi di
un dialogo costruttivo e
realmente democratico
con l’attuale amministrazione». La vicenda,
che giunge alla fine di alcuni mesi caratterizzati
da aspre polemiche e
scambi epistolari fra la
maggioranza e la minoranza, è stata affrontata
dal Consiglio comunale
di Inverso giovedì 15 febbraio che ha provveduto
alla surroga di uno dei
quattro dimissionari, il
consigliere Luigi Fedele
Buonous, sostituito con
Daniele Poliotto, ultimo
membro della lista «Futuro insieme» ad aver
Area industriale di Pinerolo
Nuovo scalo merci
Aspettando che una
decisione definitiva venga presa sui tempi di ricostruzione del ponte
ferroviario sul Chisone
trascinato via dalla piena
del torrente di ottobre, il
Comune di Pinerolo ha
recentemente presentato
un progetto preliminare
per la costruzione di uno
scalo merci nella zona
Porporata sede della nascente nuova area industriale. La nuova struttura tra l’altro dovrebbe liberare la stazione dall’attuale scalo merci poco
GOSS
il fuoco che arreda
QUALITÀ NORVEGESE
AUTONOMIA 8-12 ORE
GARANZIA 10 ANNI
J0TUC
AMPIA ESPOSIZIONE
STUFE - CAMINETTI
E INSERTI IN DOPPIA GHISA
FORNI E BARBECUE
ARTICOLI PER GIARDINO
UANA - strada Pinerolo, 46 - Tel. 011/907.01.00
utilizzato e lasciare spazio a un nuovo ampio
parcheggio. «L’iniziativa
- spiega l’assessore all’
Urbanistica del Comune,
Flavio Fantone - si lega
al programma Movicentro, per il quale abbiamo
ottenuto un finanziamento di un miliardo e
mezzo dalla Regione Piemonte. La stazione ferroviaria disporrà così di
un grande parcheggio
con stazione bus, là dove
invece oggi vi è solo uno
scalo merci poco utilizzato dai militari».
Proprio con l’intenzione di ottenere questa
nuova sistemazione del
traffico sia ferroviario
che la creazione del terminal per gli autobus
a fianco della stazione
«l’amministrazione comunale pinerolese intende sollecitare nuovamente le Ferrovie a interessarsi al trasferimento
dello scalo, con proposta
di aree di magazzinaggio
estesa a ditte internazionali di trasporti e spedizioni e logistica».
avuto suffragi (non è stato infatti possibile sostituire gli altri consiglieri
dimissionari essendosi
già ritiratisi in varie fasi
gli altri aventi diritto).
Dopo gli atti formali il
Consiglio è continuato in
maniera informale e il
sindaco Coucourde ha ripercorso la vicenda da
novembre alla scorsa settimana attraverso la lettura del fitto scambio
epistolare avvenuto fra
l’amministrazione e la
minoranza. Quel che ne
emerge è una situazione
fatta di prese di posizioni, di inviti al dialogo disattesi, di condanne e di
richiami al rispetto dei
regolamenti. Una situazione intricata conclusasi con le dimissioni ma
anche con accuse pesanti da parte della minoranza che ha anche invitato i cittadini, attraverso
una lettera pubblica, a
segnalare, anche in forma anonima, «situazioni
che meritino attenzione
o approfondimento, delle quali, se del caso, ci faremo portavoce nelle sedi appropriate».
La reazione della maggioranza è di sconcerto
ma anche d’altra parte di
fermezza: «Ci sono delle
regole - dice Coucourde
- che vanno conosciute e
rispettate. Noi ci siamo
impegnati nella ricerca
del dialogo ma le richieste. che ci venivano fatte
così come le accuse rivolteci sembravano non
andare in questa direzione». Anche il pubblico presente ha mostrato
una certa insofferenza
per gli atteggiamenti della minoranza «che chiede il dialogo democratico
e poi non partecipa alle
riunioni di Consiglio o
alle assemblee pubbliche». È una situazione
complicata insomma
che a questo punto vede
in Consiglio la rappresentanza della minoranza ridotta a un elemento,
e non si sa ancora se anche Poliotto non darà a
sua volta le dimissioni
cosa che comporterebbe
la riduzione del numero
dei consiglieri in Comunità montana visto che
in questo caso la minoranza di Inverso non potrebbe più esprimere un
suo consigliere, (d.r.)
'I Pinerolo: bilancio comunale
Liei non cambia
Sarà presto presentato
dalla giunta del Comune
di Pinerolo all’approvazione del Consiglio comunale il documento
previsionale di bilancio
per il 2001. Il documento
programmatico, che intanto è stato presentato
alla popolazione la settimana scorsa, prevede il
pareggio di bilancio su
una cifra intorno ai 100
miliardi di cui per quel
che riguarda le entrate il
68,8% deriva da imposte
e il 30,22 da tasse, mentre sono 13,8 i miliardi
derivanti da trasferimenti da parte statale e regionale. L’aliquota lei rimarrà immutata, fatta
esclusa quella per gli alloggi sfitti la cui aliquota
passerà dal 7 al 9 per mille, mentre aumenterà come previsto la tassa sui
rifiuti del 10% in modo
da raggiungere nel 2003
NELLE CHIESE VALDESI
1 DISTRETTO — I catecumeni di primo e secondo
anno si ritrovano ad Agape sabato 24 e domenica 25
febbraio.
ANGROGNA — La filodrammatica presenta nella
sala unionista, sabato 24 e domenica 25, alle 21, la
commedia «Trappola per topi». Giovedì 1° marzo, alle
20,45, nella sala, incontro con la redazione de «La
beidana» e presentazione del n. 40, di febbraio. Sabato 3 marzo, nel tempio del Serre, concerto del coro
Fihavanana, con colletta in favore della Cevaa.
BOBBIO PELLICE — Culto animato dalla corale,
domenica 25 febbraio, alle 20,30 nel tempio.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Riunioni quartierali:
lunedì 26 febbraio a Bricherasio, martedì 27 alle Vigne. Sabato 3 marzo, alle 20,45, nel tempio dei Bellonatti, rappresentazione di «I fisici» di Durenmatt, a
cura della filodrammatica.
PINEROLO — Giovedì 22 febbraio, alle 15, incontro
delTUnione femminile con il pastore Giorgio Tourn,
che parlerà su «11 senso del 17 febbraio oggi», tutta la
comunità è invitata. Domenica 25 febbraio, alle 10,
culto con predicazione del prof. Bruno Corsani.
POMARETTO —Venerdì 23 febbraio, alle 16, incontro ecumenico al Centro anziani di Perosa Argentina.
Incontro dell’Unione femminile dell’Inverso, venerdì
23 febbraio. Riunioni quartierali: venerdì 23 febbraio,
alle 20,30, a Perosa; mercoledì 28 febbraio, alle 20,30,
ai Maurini; venerdì 2 marzo, alle 15, all’Inverso Clot.
PRALI — Giovedì 22 febbraio, incontro delTUnione
femminile. Riunioni quartierali, alle ore 20: martedì
27 febbraio a Orgere, mercoledì 28 ai Pomieri.
PRAMOLLO — Sabato 24 febbraio, alle 20,30, replica della recita della filodrammatica. Domenica 25
febbraio saranno ospiti per l’intera giornata i bambini della scuola domenicale di Pinerolo.
PRAROSTINO — Mercoledì 28 febbraio, alle 20,30,
riunione quartierale ai Cardonatti, giovedì 1° marzo,
alle 15, a Pralarossa.
RORÀ — Giovedì 22 febbraio, alle 20,30, riunione
quartierale alle Fucine.
SAN SECONDO — Sabato 24 febbraio, alle 21, recita della filodrammatica. Mercoledì 28, alle 20,30, studio biblico.
TORRE PELLICE — Alle 20,45 di sabato 24, nel
tempio del centro, la filodrammatica delTUnione giovanile dei Coppieri presenta «Il gallo nel pollaio», tre
atti di Piero Mazzolotti. Riunioni quartierali: venerdì
23, alle 20,30, agli Appiotti, martedì 27 all’Inverso.
VILLAR PELLICE — Ineontto delTUnione femminile domenica 25 febbraio, al presbiterio.
VTì.ì.ASF.eeA — Sabato 24 febbraio, alle 20,45, nel
tempio, concerto del corso Fihavanana, con offette a
favore di una visita di un gruppo di giovani della Cevaa alle chiese delle Valli. Riunioni quartierali: venerdì
2 marzo, alle 14,30, ai Trossieri; alle 20 a Villasecca.
Da «L'eco delle valli valdesi»
Cinquanf anni fa
la copertura totale del
costo del servizio: almeno questa è la previsione.
Dal punto di vista degli
investimenti previsti dall’amministrazione una
parte importante la ricoprono soprattutto gli interventi per ripristinare
le opere danneggiate o
cancellate dall’alluvione
di ottobre (6 miliardi sono preventivati per il
ponte sul Chisone, 1 e
mezzo per il ripristino
dei canali irridi) ma anche interventi già in cantiere per cui si è rivelata
necessaria una modifica
(come per il teatro Sociale per cui sono stati inseriti a bilancio 5,2 miliardi) o di cui si aspetta il sì
definitivo di altri,enti per
procedere alla realizzazione (come la Scuola di
cavalleria, 12 miliardi a
bilancio, o centro intermodale, 2 miliardi).
I problemi della pedagogia cristiana sono al
centro di un Convegno
dei monitori convocato a
Pinerolo. Dopo il culto di
Umberto Beri su «chi è il
bambino in una prospettiva cristiana», Edoardo
Aime affronta il tema della preghiera: la cosa più
efficace è certamente la
preghiera dei genitori, ma
anche nella scuola domenicale sarebbe desiderabile sollecitare la preghiera attiva dei bambini, con
una adeguata preparazione. Ad esempio fare una
raccolta di argomenti per
la preghiera, scegliendo
alcuni inni e salmi che
diventino fonte di ispirazione per la preghiera
personale. «Mentre da un
lato la pedagogia afferma
che i fanciulli sono buoni
per natura - dice Aime -,
la teologia ne afferma invece la radicale corruzione, per annullare la quale
è indispensabile la Grazia
verso cui dobbiamo orientare i fanciulli adoperandoci per un rinnovamento della loro vita».
Nell’incontro compaiono anche alcuni sussidi
didattici. Paolo Bosio dedica un ampio ricordo a
Giovanni Bonnet, morto
nel 1951 e nato ad Angrogna nel 1876. Il pastore
Bonnet, dopo la sua consacrazione nel 1904, era
andato a Prali, dove conquistò il cuore dei montanari, che per via delle sue
grandi camminate era soprannominato «pastore
camoscio». Poi fu a Perrero, Prarostino e San Giovanni, Genova e Roma, a
via IV Novembre, nel mo
mento in cui sorgeva l’altra comunità di piazza
Cavour, con la presenza
appunto del past. Paolo
Bosio che nell’articolo
rievoca quella bella collaborazione.
Sul giornale compare
poi l’avviso del 1° Congresso della Gioventù
evangelica italiana, convocato a Milano, con le
relazioni di Manfredi
Ronchi, battista, Sergio
Carile (metodista) e Carlo Gay, valdese. Un certo
Michel Reymond, dopo
aver trascorso sei mesi
alle Valli come evangelista itinerante, ed esser
stato ospitato in molte
famiglie, scrive una lettera in francese sulle sue
impressioni; tra l’altro
dice: «Abbiamo visto con
dispiacere che in molte
chiese tutto il lavoro è
concentrato sul pastore e
non c’è intorno a lui un
gruppo che lavori in vista
dell'avanzamento del
Regno»; e ancora: «Perché c’è paura di evangelizzare? perché un comunista ha spesso più fede
in Stalin di quanto un
cristiano ne abbia in Gesù Cristo, che pure è assai più potente di Stalin?». Infine il direttore si
compiace perché, in occasione del 17 febbraio,
molti istituti ospedalieri
valdesi hanno ricevuto
una lettera dalle maestranze della Riv di Villar
Perosa «con una cospicua somma di denaro».
Per raccoglierla «gli operai si sono tassati, ciascuno ha versato il suo contributo personale».
a cura di Marco Rostan
18
f
PAC. 14 RIFORMA
E Eco Delle vai.li %ldesi
venerdì 23 FEBBRAIO 200],
HOCKEY GHIACCIO
Giornata di impegni casalinghi
per le squadre valpellicesi; nell’ordine a Pinerolo, domenica scorsa,
hanno giocato l'under 19, la femminile in serie A e la squadra di serie C amatoriale.
Decisamente troppo forte il
Dobbiaco capolista per i boys del
Valpellice: fra gli altoatesini hanno
giocato ragazzi con già alle spalle
significative presenze in squadre
di serie A e la differenza si è vista.
Nei momenti di massima pressione la Valpe ha fadcato a uscire dal
suo terzo difensivo: così dopo un
primo tempo «soft» con solo tre
reti al passivo, il secondo è stato
un vero assedio: il parziale di 7-0
ha chiuso ogni discorso. Le poche
azioni in avanti il Valpellice le ha
fatte vedere nel terzo tempo, complice un po’ di rilassamento degli
ospiti e una doppia penalità inflitta da Scanacapra. Così sono arrivate le due reti valligiane, con Ottino e Brescia, ma il Dobbiaco era
già sul 13-0. Finale 15-2.
Nel pomeriggio le ragazze di Pilon hanno tenuto il Como sullo 0-0
per tutta la partita: l’ultimo incontro di questo campionato ha dimostrato una crescita decisa delle
pinerolesi sconfitte, questa volta,
solo ai tiri di rigore.
SPORT
VOLLEY
Giornata favorevole al Body Cisco in B2 maschile: i pinerolesi sono andati a vincere sul campo
dell’Ovada, che li precedeva in
classifica, per 3-1. Contemporaneamente il Valentino volpianese
ha perso in casa con lo Spezia.
Grazie a questa combinazione il
Body Cisco sale al quarto posto, alla pari col Valentino. Nel campionato di terza divisione femminile il
3S Pinerolo è stato battuto per 3-0
dalla Nuncas polimatica e con
analogo punteggio anche il 3S Luserna ha perso dal Cambiano nella
seconda fase del campionato under 15 femminile.
TENNIS TAVOLO
In Cl, contro un Torino menomato dalle assenze, i valligiani
hanno perso 5-2: un punto a testa
per Malano e Fresch, al palo Gay e
Rosso: in serie C2 un altro 2-5,
questa volta dalla capolista Pinasca con i punti di Giuliano Ghiri e
Girardon per la Valpellice e Velo
(3), Damiano e Artero per il Pinasca. Sempre con il Pinasca ha invece vinto la squadra «A» della DI:
5-3 in punteggio finale con 3 punti
di Odino e uno a testa di Battaglia
e Cesano, mentre per i valchisonesi un punto ciascuno per Manavella, Percivati e Costabello. Ancora in DI la squadra «B», ormai vincitrice del girone, a Ciriè ha schierato i giovanissimi Paolo Geuna e
MatteoPontet: nessun punto per
loro ma tanti applausi. Risultato
finale 5-2 per il Ciriè con due punti di Rossetti.
Un ingaggio in Valpellice-Dobbiaco
CALCIO
Il Pinerolo non sfrutta l’occasione del pareggio imposto dall’Asti
alla capolista Trino e si fa a sua
volta imporre lo 0-0 casalingo dal
Sommariva. I biancoblù, proprio
alla vigilia della (quasi) decisiva
trasferta di domenica a Trino Vercellese resta così secondo a cinque punti dalla capolista.
» Folk a Luserna San Giovanni
Musica «Lionetta»
Torna domenica 25
febbraio il Tacabanda,
musica popolare in vai
Pellice: alla palestra comunale di Luserna San
Giovanni si esibirà «La
Lionetta». Da oltre vent’
anni sulla scena folk piemontese, la Lionetta ha
aperto con il suo ultimo
Cd, «Ottoni & Settimini»,
un nuovo capitolo; una
proposta musicale stimolante e inedita, in equilibrio tra folk e canzone d’autore: un organico
rinnovato, a 6 elementi,
rigorosamente acustico e
molto ricco sul piano
stmmentale, dove spicca
l’originale apporto del
basso tuba su di una base
percussiva multietnica
(darabuka, tubeleki, shekeré, tablas, djembé...),
accanto alle sonorità di
organetto, violino, chitarra e mandolino: un
repertorio dove la rivisitazione di alcuni brani
tradizionali si accompagna a nuove composizioni, dallo humour graffiante, ma non senza
sprazzi di lirismo.
Lingua e dialetti si intrecciano in una musica meticcia, nella quale
convergono atmosfere,
ritmi e colori differenti,
specchio del microcosmo metropolitano torinese, dalle radici europee sempre più esposte
ai venti e alle voci del
Mediterraneo.
A Perrero e a Perosa Argentina
È l'ora della cucina
■ Doppio appuntamento
culturale nelle valli Chisone e Germanasca; due
incontri, entrambi sabato 24 febbraio, a Perosa e
Pomaretto. Si inizia alle
16,30, nella consueta sala
della Comunità montana
in via Roma 22 a Perosa,
con l’incontro «Cucina,
montagna e tradizione».
Le scuole medie di Perrero e di Perosa Argentina
presenteranno alcune
iniziative svolte negli anni scorsi e nuovi progetti,
anche in vista delle prossime Olimpiadi invernali
del 2006, per la valorizzazione della cucina e degli
alimenti locali. Oltre alla
presenza delle insegnanti impegnate in questi
POSTA
No al McDonald's
Ripensando alla manifestazione del
20 gennaio scorso contro il McDonald’s di Pinerolo, possiamo ritenerci
soddisfatti del risultato ottenuto. Forse
sono stati il clima d’allegria che ha caratterizzato il corteo e le torte e il vino
offerti al termine del percorso, ma
quella manifestazione ha suscitato interesse (se non altro da parte dei carabinieri schierati davanti al McDonald’s
che ci hanno aspettato inutilmente forse per fronteggiare un nostro ipotetico
atto aggressivo...) e l’abbiamo vissuta
come un momento di aggregazione festoso, civile e partecipato, nel quale
non sono mancati scambi d’opinione
con i passanti.
Non abbiamo voluto e non vorremo
dire alla gente cosa fare o non fare,
comprare o non comprare, dove andare a mangiare o no, dove andare a lavorare o meno: stiamo contestando il sistema che cerca di risucchiarci e chi ad
esso fa capo, non altro. La globalizzazione ha come principale logica di sviluppo l’egemonia delle leggi di mercato al di sopra di ogni principio.
Il nostro obbiettivo è ora, come è stato fin dall’inizio, quello di contestare e
di informare degli abusi e delle prevaricazioni propri di un meccanismo socio-politico-economico globale, di cui
multinazionali come ad esempio i McDonald’s, la Nike, la Shell e l’ikea, sono
rappresentanti.
Reputiamo che il boicottaggio delle
multinazionali sia un’azione importante. ma ci rendiamo conto che ormai, visto il loro sistema di accentramento del controllo e decentramento
della produzione, è diventato estremamente difficile individuare le parti che
se boicottate indebolirebbero realmente le multinazionali. Con la scusa della
produzione reticolare, ogni elemento
costitutivo si lava le mani di ciò che
viene praticato da un altro elemento
dello stesso ingranaggio (così, ad
esempio, lo sfruttamento dei lavoratori
in Romania da parte delle aziende che
producono pezzi di mobili da distribuire all’Ikea, pare non debba riguardare i «grandi capi» della multinazionale in questione).
Stufi di essere vittime della concorrenza spietata fra multinazionali che si
è instaurata in questo mercato liberista, vogliamo rivendicare la nostra libertà a non essere addormentati e poi
accaparrati dal pubblicitario più abile
e di poter vivere in un ambiente che
non sia sottoposto con colpevole indifferenza a uno sfmttamento che lo avvelena e lo esaurisce in nome della
produttività. Ecco perché crediamo
che sia indispensabile tessere una rete
di informazione valida e concreta al riguardo e sviluppare una coscienza critica individuale che permetta libertà di
informazione, di contestazione e proposte di alternative a questo «sistemaunico-globale». Protestiamo contro
l’omologazione che si diffonde, anche
a discapito dei lavoratori (precariato e
flessibilità sembrano essere ormai i
due mali minori fra cui scegliere...) e
dell’ambiente.
Le cose da dire sono tante e speriamo di poterle condividere con molti
nelle nostre prossime iniziative; assemblee, in collaborazione con il coordinamento studentesco, all’interno
delle istituzioni scolastiche: divulgazione di informazioni a livello cittadino
in un appuntamento periodico (una
volta al mese?) di aggregazione e festa
sotto i portici di via Buniva a Pinerolo.
Per prendere contatto con noi (confrontarsi. organizzare attività in collaborazione); e-mail: pinerolocontromc@disinfo.net; Matteo Fenoglio:
tei. 0175-392346; Silvia Gardiol: tei.
0121-500621; Davide Sciandra: 03357018885: Anna Lami: 0333-2124566.
progetti, Paola Caccia e
Marisa Maccari, si avrà la
partecipazione dell’Istituto alberghiero di Pinerolo e degli agriturismi
locali, con l’obiettivo di
rilanciare e diffondere ricette tradizionali e stimolare iniziative gastronomiche a tema, basate
sull’impiego di ingredienti di grande importanza nella storia alimentare locale.
Di altro taglio l’evento
della serata quando, alle
21, nel tempio valdese di
Pomaretto avrà luogo il
primo dei concerti della
rassegna musicale «Mousiké» che nell’intento
della Comunità montana
che l’organizza vuole diventare un appuntamento annuale con la musica
classica. Nella serata di
apertura sarà ospite l’orchestra femminile da camera di Torino, gruppo
costituitosi alla fine del
1994. Le 14 componenti
del gruppo sono tutte
professioniste che provengono da conservatori
italiani ed europei; fra gli
obiettivi principali la rivalutazione della creazione musicale piemontese e femminile, dal Rinascimento ai giorni nostri. La serata del 24 prevede l’esecuzione di musiche di Mozart e Vivaldi
(Le quattro stagioni). Le
offerte raccolte saranno
destinate alla ristrutturazione del teatro valdese
di Pomaretto.
APPUNTAMENTI
22 febbraio, giovedì
PINEROLO; Alle 21, nella sede del Cai di via Sommelier, «Trekking delle isole Eolie», presentato da
Osvaldo Bastino.
TORRE PELLICE: Alle 15,30, nella biblioteca della
Casa valdese, concerto per pianoforte con Massimo
Bianchi, musiche di Schubert.
BRICHERASIO: Alle 20,45, nella sala culturale «Aldo Moro», via Vittorio Emanuele II 79/B, incontro su
«Le Sacre Scritture nel Concilio Vaticano II e nel dopo
Concilio» con Massimo Lovera.
TORRE PELLICE; Alle 21,15, al teatro del Forte, per
la rassegna «Vai avanti tu che mi scappa da ridere»
«L’importanza dei muscoli sternocleidomastoidei»,
con Dado Tedeschi. Ingresso lire 10.000, ridotto 8.000.
PINEROLO; Alle 21, nella chiesa di San Giuseppe,
«Follie del café chantant», con il soprano Susy Picchio
e il pianista Roberto Cognazzo. Ingresso libero.
24 febbraio, sabato
VILLAR PEROSA; Alle 14,30, all’oratorio, carnevale,
con sfilata di carri allegorici, banda musicale, polenta, salsicce e bugie.
POMARETTO: Alle 20,45, al tempio valdese, concerto dell’orchestra femminile.
PINEROLO: Nel tempio valdese, concerto di acustica Anni 60-70, a favore del progetto sudamericano di
Teofilo Otoni «Casa do adolescente», che opera all’interno delle favelas coinvolgendo ragazze e ragazzi dai
9 ai 17 anni, per la loro reintegrazione e formazione
umana. Ingresso lire 10.000, interamente devoluto.
PEROSA ARGENTINA: Nel salone della Comunità
montana, alle ore 16,30, incontro su «Cucina, montagna e tradizione», con Paola Caccia, Marisa Maccari,
le scuole medie di Perosa Argentina e Perrero e rappresentanti di alcuni agriturismi locali.
TORRE PELLICE: Alle 14,30 in prima convocazione,
alle 15, in seconda convocazione, assemblea soci del
«Circolo Mûris»; all’odg bilancio consuntivo, programma manifestazioni 2001, proposta di gemellaggio.
VILLAR PELLICE; Nella sala polivalente, gran ballo
mascherato, alle 21.
RINASCA: Al salone polivalente, alle 21, veglia rosso-verde di carnevale, a cura di Ana e Avis.
TORRE PELLICE: Dalle 16 alle 18, nella sede
dell’associazione «Libera officina», via Angrogna 20,
laboratorio sulla scagliola.
INVERSO RINASCA: Nella casa comunale, alle 21. il
Gruppo teatro Angrogna propone «Gino, classe 1924,
una storia di Resistenza», interviene Gianni Oliva, assessore provinciale all’istruzione e storico della Resistenza; ingresso a offerta per raccolta fondi a favore
della costmzione del nuovo Centro sociale.
25 febbraio, domenica
PINEROLO: Nella parrocchia di San Lazzaro, alle
14,30, incontro delle coppie interconfessionali, su
preparazione dell’incontro del 7-8 luglio 2001, «Spiritualità nella coppia interconfessionale».
PERRERO: Dalle 15 carnevale: sfilata con banda e
polentata finale.
PINEROLO: Dalle 15, in piazza Vittorio, bimbi in
maschera: presentano Simone Morero e Katia Malan.
TORRE PELLICE; Alle 14, a Santa Margherita, partenza dei carri allegorici, arrivo in piazza Muston, giochi per bambini e concerto rock.
26 febbraio, lunedì
PINEROLO; Alle 21,15, al salone delle feste del circolo sociale di via Duomo, conferenza su «Il passato
nelle popolazioni di oggi sulle montagne del mondo»,
con l’accademico Cai Giovanni Griva.
27 febbraio, martedì
PINEROLO; All’accademia di musica, alle 21, concerto del duo Zappa Mainolfi.
28 febbraio, mercoledì
PINEROLO: Al teatro Incontro, alle 20,45, «Classe di
ferro», di Aldo Nicola), con Paolo Ferrari, Piero Mazzarella, Isa Barzizza: ingresso lire 38.000.
1° marzo, giovedì
BRICHERASIO: Nella sala consiliare, alle 20,45, tavola rotonda su «Il ruolo delle Scritture nella spiritualità del credente», con rappresentanti della Chiesa
valdese, della Chiesa cattolica, della comunità ebraica, della comunità islamica e dei Testimoni di Geova.
2 marzo, venerdì
PINEROLO; Alle 21, nella chiesa di San Giuseppe,
concerto di vocalità cameristica e teatrale in quattro
lingue, con Francesca Lanza, soprano, e Leonardo Nicassio pianoforte. Ingresso libero. Musiche di Mozart,
Bellini, Hahn, Massenet, Bernstein.
SERVIZI
'i
__________ «3!
notturna, prefestiva, festiva: '
teiefono 800-233111
GUARDIA farmaceutica
(turni festivi con orario 8-22)
DOMENICA 25 FEBBRAIO
Bibiana: Farmacia Garella.
via Pinerolo 21, tei. 55733
Perosa Argentina: Baglianj
- p.za Marconi 6, tei. 81261
Pinerolo: Balchet - p.za Saj
Donato 46, tei. 322723
Una selezione di opere dal Festival torinese
Il «Cinemambiente» a Torre
SERVIZIO INFERMIERISTIci
Anna Lami, Davide Sciandra
Collettivo spontaneo pinerolese
antiglobalizzazione
Salvaguardia dell’ambiente e sviluppo sostenibile al centro delle proiezioni del 27 e 28 febbraio al cinema Trento di Torre Pellice. Anche quest’anno il
Laboratorio territoriale per l’educazione ambientale del Pinerolese, gestito
dalla Comunità montana vai Pellice, in
collaborazione con l’associazione Cinemambiente, Legambiente Piemonte
e la Cooperativa culturale «La tarla volante», propone il decentramento di alcune sezioni del festival internazionale
Cinemambiente.
Sono in programma due mattinate di
proiezioni rivolte alle scuole e una serata dedicata al pubblico adulto. Martedì
27, alle 9,30, spazio alle scuole elementari e 1“ media. Sullo schermo le immagini di «Cartoni animati delle migliori
intenzioni», di Alessandro Belli e Bmno
presso I distretti
SERVIZIO ELIAMBULA
telefono 118
CINEMA
TORRE PELLICE-I
cinema Trento ha in prò-'
gramma giovedì 22 e ve.)
nerdì 23, ore 21,15, Denti,
di Gabriele Salvatores;
sabato 24 ore 21,30, do j
menica ore 18,30 e 21,30,
lunedì, ore 21,15, Cast!
away. Domenica 25, ore
15,30, Pokemon 2 (cari
animati).
BARGE — Il cinema
Comunale ha in prò
gramma, venerdì 23 febbraio, ore 21, Ho solo
fatto a pezzi mia moglie;
sabato 24, ore 21, Al momento giusto; domenica
25 ore 15, 17, 19; lunedi
martedì, e giovedì, ore
19, La carica dei 102; domenica, lunedì, martedì
giovedì, ore 21, Nonhosonno.
PINEROLO — La mul
risala Italia ha in programma, alla sala «5cento», da venerdì 23, Vertical limit; feriali 19,50 e
22.20, sabato orel9,50e
ore 22,30, domenica ore14,50, 17,20, 19,50 e ore.
22.20, Alla sala «2cento».
è in visione, da venerdì,
Hannibal; feriali 19,45 e
22.20, sabato ore 19,45e
22,30, domenica ore 14,
45, 17,20, 19,45, 22,30;èi
sconsigliata la visione ai!
minori di 14 anni.
porsi
lettera
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adeguata interessata amicizia seria per condividere vita ricca di interessi. Tel. 0338-1230478,
guagg
modo
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mezzi
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me fa
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¡Torre Pellice
Tanta ironia
al teatro
del Forte
Bozzetto, una selezione di 8 cortometraggi di animazione, e «La ranocchietta e la balena», di Jean-Claude Lord,
lungometraggio canadese; ospiti della
mattinata i folletti Cloro e Filia. Alle 21
le porte del cinema si aprono gratuitamente al pubblico per «I globalizzatori»
di Paolo Barnard, storica puntata della
trasmissione televisiva Report su biotecnologie e globalizzazione, e «La dea
ferita», di Werner Weick. 11 dibattito vedrà la partecipazione del giornalista
Carlo Grande, del consigliere regionale
Enrico Moriconi dei Verdi e dell’assessore provinciale all’Agricoltura, Marco
Bellion. Mercoledì 28, alle 9,30, per la
2® e 3® media e superióri, si replica
«Cartoni animati delle migliori intenzioni» e «La monnezza, il progetto»; 15
cortometraggi sul tema dei rifiuti.
Nuovo appuntamento
con Nonsoloteatro venerdì 23, alle 21,15, al
teatro del Forte di Tori*
Pellice. Dado Tedeseb
presenta «L’importanri
dei muscoli sternoelei'
domastoidei»; lo spetta'
colo, ispirandosi a Len|t|
Brucee e a quei comW
americani di protesti
detti «Stund Up comma
dians», scrive e interpre
ta situazioni che appai'
tengono alla sua vita pa*
mettere in discussimi^*
non solo la propria esj
stenza, ma anche quel
la della propria società j*
appartenenza. Coni
sua mordente ironia 0^'
do Tedeschi si proP°!l
di «smascherare quel
soddisfazione con
quale celiamo la nosh
totale insoddisfazione^'
Lo spettacolo è una ce*
iellata di battute prop®^
ste con ritmo serrato
colloquiale. L’ingress
costa 10.000 lire (rido'"
8.000): prenotazioni ai>
0121-323186.
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lettera del pastore Plescan
{Riforma del 26 gennaio) sarebbe bastato ringraziarlo
peri temi che ha suggerito alfa riflessione nelle nostre
chiese, visto che non entra
nei temi suscitati dall’articolo
¿1 Erika Tomassone. Ben
vengano nelle nostre chiese
riflessioni sulla preghiera di
intercessione, sulla realtà dei
racconti di miracolo e sui doni dello Spirito Santo. Reagisco perché anni fa ho fatto
parte di una piccola commissione del I distretto sul rapporto tra fede, vita delle chiese e male di vivere che, dopo
il miracolo che portò la Conferenza distrettuale ad attivarla, ha lavorato circondata
da quasi totale disinteresse.
Quello che mi ha colpito
nella lettera del past. Plescan
è l’alternativa (almeno tale
sembra) tra la preghiera di
intercessione, i doni di guarigione (dello Spirito Santo) e
la delega alla diaconia o lo
scientismo. Nelle situazioni
in cui, personalmente e nell’ambito del lavoro pastorale,
ho dovuto confrontarmi con
problemi di disagio psichico,
mi sono accorto che una tale
alternativa non regge, anzi
può essere molto pericolosa.
E questo ha a che fare con le
particolarità del disagio psichico stesso. Non è una malattia che, per guarire, dobbiamo espellere dal nostro
corpo, ma è un modo di vivere, un modo di stare al mondo. Il problema, a parte i casi
di patologia grave, spesso
non è il disagio della persona
in sé, ma le reazioni della
persona con gli altri, e le reazioni degli altri.
Si pone quindi la domanda: che cosa è guarigione?
Chi deve guarire? Che cosa è
salute in questo contesto? La
fede e le chiese devono porsi
queste domande: ho però
l’impressione che il tentativo
di rispondere comporti anche una riflessione autocritica sulla nostra spiritualità,
sulla teologia che esprimiamo attraverso il nostro linguaggio liturgico e sul nostro
modo di essere chiesa.
Trovo pericoloso giovare i
mezzi della spiritualità contro i mezzi della scienza, come fanno alcune chiese evangelicali. Penso che il pa
store Plescan non abbia voluto suggerirci questo gioco rischioso. A volte, di fronte alla
sofferenza del prossimo, la
preghiera più sensata è che il
Signore ispiri i medici o i terapeuti nella scelta della cura; a volte il dono dello Spirito Santo di cui abbiamo maggiormente bisogno è la capacità di accogliere l’altro nella
sua diversità (il che non è
semplicemente una pacca
sulla spalla, ma un atteggiamento molto meno superficiale, un lavoro su noi stessi,
sulle nostre strategie personali o di comunità, come
gruppo per stare al mondo).
A Karl Barth viene attribuita l’affermazione secondo cui
lo Spirito Santo è un amico
intimo del sano buon senso.
Non saprei dire se la nostra
intelligenza umana che ha
creato i mezzi scientifici sia
un dono dello Spirito Santo,
comunque è un dono che
Dio ci ha dato e su cui egli
stesso conta, quando ci ha affidato il compito di essere
suoi testimoni nel mondo.
Klaus Langeneck - Livorno
La memoria
in Germania
Da qualche anno leggo il
vostro giornale, fattomi mandare dalla mia amica past.
Gianna Sciclone. Lo stimo
molto, perché dà un ampio
sguardo sul mondo evangelico in Italia da un punto di vista aperto e politico. Nel n. 4
di quest’anno (26 gennaio)
mi ha impressionato l’articolo di fondo sul «Giorno della
memoria». Sono molto d’accordo, soprattutto sul fatto
che sarà necessario sviluppare una cultura della memoria
europea. Noi, a Monaco di
Baviera, facciamo ogni anno
(dal ’96), il giorno 27 gennaio,
delle iniziative sulla storia
della sofferenza che fu provocata dai nazionalsocialisti.
Facciamo capo al Consiglio
circoscrizionale della Maxvorstadt di Monaco: proprio
qui è situata la Kònigsplatz, e
da queste parti stava la «centrale» del partito nazista (la
Brannes Haus, la Parteizentrale, ecc.). Pensiamo soprattutto che su questi luoghi
simbolici si debba mantenere
il ricordo di questi 12 anni
(1933-45) della nostra storia.
Un po’ mi ha stupito che
nell’articolo in questione non
si parli di Marzabotto. Abbiamo intenzione, per l’anno
prossimo, di prendere contatto con gli abitanti di questa località per fare un’iniziativa europea di ricordo (estesa anche a un’altra località,
Lidice, presso Praga). Forse
potremo comunicare anche
con un loro giornale per fare
conoscere anche queste iniziative al vostro ambiente.
Irmgard Schmidt
München (D)
Il pastore
Sinigaglia
È passato un anncr dalla
scomparsa del pastore Michele Sinigaglia e come Comunità battista di La Spezia
vogliamo ricordarlo a quanti
lo hanno conosciuto e hanno
apprezzato la sua predicazione della parola di Dio, un ministerio che è sempre stato
una costante della sua vita. Di
questo la nostra comunità ha
avuto un’esperienza diretta a
partire dal 1960, anno della
sua prima venuta a La Spezia
come pastore, esperienza che
si è ripetuta nel 1978 e infine
nel 1994, anno della sua emeritazione e della sua residenza definitiva nella nostra
città, che lo ha visto valido
aiuto per la comunità in periodo di vacanza pastorale.
Vogliamo ricordare come
la sua preparazione teologica, con particolare riguardo
all’Antico Testamento, la sua
conoscenza della lingua ebraica e la sua disposizione
all’insegnamento siano state
determinanti per la crescita
della nostra comunità. Tutto
questo ha favorito lo sviluppo
dei doni che il Signore ci ha
elargito come la formazione
di predicatori locali e la vocazione al ministerio pastorale.
Il pastore Sinigaglia ci ha
insegnato a comprendere la
Scrittura nel suo significato
più profondo e liberatorio,
tramite una lettura non acritica né convenzionale del testo, per ricevere da esso il
messaggio per noi credenti di
oggi. Rendiamo grazie al Signore per questa sua fedeltà
alla Parola, per ciò che è riuscito a trasmettere alla nostra
comunità, per il riferimento
costante che è stato per tutti
noi. Consapevoli che i progetti di Dio non sono i nostri
progetti, non possiamo fare
altro che accettare la sua vo
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di Torte
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Passatempo
(D. Mazzarella)
Orizzontali
^ Frequentano il catechismo
JO Alla fine delle preghiere
Altopiano della Siria
sud-occidentale occupato da Israele nel 1967
J2 Telecom Italia Net
Sigla di Torino
J’ Diritto... latino
*5 II cammino delle chiese
cristiane verso l’unità in
Gesù Cristo
18 Elenco sistematico di oggetti
19 Dilette, benvolute
20 Simbolo del manganese
21 Mezzo ibis
23 Gestisce tre reti televisive
24 Predicò la penitenza e il
ravvedimento... e finì sul
rogo nel 1498
28 Simons, anabattista, autore del Fondamento della dottrina cristiana
29 Risponde a tutti
30 Fantastico regno in un
film musicale con Judy
Garland
31 Costituiscono il Concistoro
Verticali
1 È frequentato dai catecumeni
2 Le si dà del tu
3 Possedimento agricolo
4 Sigla di Enna
5 Croce molto diffusa in
ambiente valdese
6 Simbolo del molibdeno
7 Eliminato, tolto
8 Un profeta dell’Antico
Testamento
9 Talvolta basta una camomilla per sconfiggerla
13 Una di Pablo Picasso ha
un grande valore
16 Gesù ha chiamato così il
denaro quando diventa
un idolo
17 Sigla di una vecchia imposta
20 Uno dei figli della moabita Noemi
22 Joan, famosa cantautrice
statunitense
23 Quando la voce è così, è
difficile cantare
25 Vino senza pari
26 Negazione bifronte
27 Colpevoli
Tutti i credenti sono chiamati a essere operatori di solidarietà
Progetti di diaconia comunitaria
ALBERTO TACCIA
IN una società dominata dalla logica del
mercato in cui «tutto si compra, tutto si
vende, nulla si dà e tutto si prende», parlare
di dono, gratuità e solidarietà vuol dire fare
un discorso di controtendenza, le cui motivazioni evangeliche è superfluo ricordare in
una comunità di credenti. La disponibilità al
servizio gratuito nella comunità è stata definita «diaconia leggera», non perché più facile
o meno impegnativa, ma perché esente da
gravose responsabilità di tipo organizzativo e
istituzionale. Nell’impostare un progetto di
diaconia comunitaria è necessario innanzitutto definire gli scopi che si vogliono perseguire. Il centro dell’attenzione non può essere che la persona umana 0 la famiglia in condizioni di disagio, solitudine, abbandono, indigenza, ecc. Identificare tali situazioni non
deve significare il semplice rinvio a un istituto (sia pure della chiesa) 0 ai servizi sociali.
«La diaconia si attua attraverso la comunità e nella comunità. I deboli non hanno
bisogno di tutori nella cerchia dei forti, ma
di fratelli, sorelle e amici che li amino. La
guarigione non avviene nell’isolamento o
nella segregazione, ma nella comunità attraverso legami di amore e solidarietà. Sono i
contatti fraterni che possono equilibrare
l’angoscia e la solitudine. La diaconia istituzionale è nata storicamente quando si è scoperta la mancanza della diaconia comunitaria. Il principio di delega rende la comunità
povera e malata. Quando arrivano i professionisti si lascia a loro tutta la gestione:
quanti più professionisti vengono impiegati
tanto più passivi diventano i profani. La comunità aperta guarisce le sofferenze sociali
dell’isolamento, del disprezzo e delTalienaz|one ed è perciò il presupposto della guarigione e deU’alleviamento» (J. Moltmann).
La diaconia comunitaria non può dunque
limitarsi a mera azione caritativa di beneficenza che non impegna chi dà e non risolve
il problema di chi riceve. Il supporto di presenza, sostegno, del prendersi cura implica
anche la difesa dei diritti e l’impegno politico per la rimozione delle cause che determinano l’emarginazione.
Non si deve dare in beneficenza quello
che spetta di diritto. Uno degli obiettivi fondamentali di una diaconia comunitaria è il
manterfimento del soggetto nel suo domicilio evitando sradicamenti forzati estremamente traumatizzanti soprattutto nelle persone anziane. Una presenza regolare, rassicurante, che offre amicizia, compagnia,
consiglio, si configura come utile e migliore
rimedio. Anche regolari contatti telefonici
possono mantenere aperta la comunicazione e assicurare l’informazione.
L’inserimento in un istituto non è da
escludere, ma deve essere considerato come ultima ratio, quando non si offrono altre alternative e quando il soggetto accetta
di accedervi. Deve costituire un’effettiva soluzione per il soggetto e non un alibi per la
carenza di solidarietà da parte della comunità. I servizi sociali pubblici saranno il supporto professionale cui fare ricorso e con
cui collaborare. Ma la diaconia comunitaria
può estendersi al di fuori dei confini della
comunità, stabilendo contatti e collaborazione con associazioni di volontariato che
operano nell’ambito del disagio sociale.o
della devianza. Scrive un sociologo: «La gratuità è quello che rende umana una relazione sociale e corrisponde al senso di ciò che
rende vitale la società. Non si può entrare in
un’autentica relazione con l’altro se non attraverso il dono e non ci si può salvare se
non attraverso l’amore gratuito» (P. Donati,
Il senso della gratuità nell’azione sociale).
lontà, continuando nel cammino di fede, forti di un patrimonio che non ci potrà
mai essere tolto.
La comunità battista
di La Spezia
Il problema
battesimo
I battisti presenti a Milano
all’ultimo incontro della Settimana di preghiera per
l’unità dei cristiani hanno
ascoltato, con dispiacere e
disappunto, dal pastore valdese Paolo Ricca, uno dei relatori insieme ai rappresentanti cattolico e ortodosso su
«Ospitalità eucaristica oggi»,
l’increscioso episodio da lui
vissuto, pensiamo non in Italia, presso una comunità battista: il non essere stato accolto alla santa cena perché
battezzato da bambino.
Confermiamo il nostro credo sulla base delle parole
dell’Evangelo («Chi avrà creduto e sarà stato battezzato
sarà salvato; chi non avrà creduto sarà condannato») perché pensiamo che un infante
non sia in grado di sapersi e
dichiararsi credente; i Vangeli
ci narrano battesimi di adulti
credenti e non pure dei loro
bambini dei quali, così come
sono, è il regno dei Cieli, dice
Gesù. Sappiamo che questa
diversità fra evangelici valdesi, metodisti e battisti è nodo
di discussione, ma non al
punto di rifiutarci l’ospitalità
durante le rispettive celebrazioni; è un ottuso atteggiamento fondamentalista nel
quale i battisti italiani non si
riconoscono e con i cui assertori non vogliono essere confusi. Pur ritenendo che un infante non abbia la consapevolezza di confessare la Grazia ricevuta dal Signore in Gesù Cristo, riconosciamo tuttavia i frutti di tali battesimi.
Per raggiungere una meta
valgono più i piccoli passi
continui che correre col pericolo di inciampare; l’ecumenismo si costruisce prima nel
proprio cuore, poi con l’umiltà e l’ascolto reciproco
nella propria chiesa e nella
propria parrocchia per raggiungere, con il volere e l’aiuto di Dio, l’umanità intera.
Alba Biella- Milano, Chiesa battista di via Pinamonte
; La vera
guarigione
Ho letto recentemente un
libro del pastore luterano finlandese Erik Ewalds intitolato
Vuoi? Trovare te stesso. Trovare l'identità, in cui questo curatore d’anime parla dell’omosessualità, della situazione
spirituale-culturale del mondo occidentale, degli omosessuali e dei rapporti esistenziali da lui intrattenuti con loro.
Una sua tesi «teologica», che
pervade tutta l’opera, mi ha
colpito in particolare: l’Evangelo non è più Evangelo se
non cambia la vita delle persone e non le libera alla colpevolezza. La vera guarigione,
e il vero rinnovamento della
vita, avvengono solo quando
la persona, alla luce dell’amore incondizionato di Cristo ottiene il coraggio di portare alla luce tutto ciò che in sé non
va. Sempre più spesso, invece,
con l’amore si intende liberare dalla colpevolezza.
Ma ciò non riesce in realtà
ad apportare un vero riposo
alle coscienze perché, in
questo caso, l’amore non è
più terapeutico, ma semplicemente anestetizzante, e lascia irrisolto il problema.
Nelle chiese si starebbe dunque imponendo in maniera
strisciante un nuovo docetismo per cui Gesù verrebbe sì
stimato come grande Maestro, ma da lui non ci si aspetta più che guarisca e
cambi la vita delle persone.
È in questa luce che dovremmo affrontare l’esame
della problematica omosessuale, e non solo: l’Evangelo
riguarda infatti anche la sessualità eterosessuale, così come il nostro rapporto con il
denaro, con il prossimo e così
via. Dunque i cristiani non sono chiamati ad aiutare le persone a rimanere nella situazione in cui sono, ma ad annunciare TEvangelo e a incoraggiarle a iniziare un processo di guarigione (cambiamento di mentalità) che durerà
tutta la vita: «...il regno di Dio
è vicino: ravvedetevi (cambiate mentalità) e credete al Vangelo» dice ancora oggi Gesù.
Le chiese faticano oggi a
ciò: in realtà spesso il risultato
è quello di «amorevolmente»
lasciare la persona sola con la
propria malattia ancorata.
Spesso, in Italia, l’evangeli
smo persegue una specie di
modernità voluta con cui
convincere gli uomini contemporanei a quanto siamo
loro vicini. È tempo che coraggiosamente riscopriamo
tutta la rivoluzionarietà e l’alternatività guaritrice dell’Evangelo di Gesù Cristo: solo
allora saremo effettivamente
vicini al nostro prossimo in
difficoltà.
Mauro Bertani
Montecchio Emilia (Re)
■ PARTECIPAZIONI ■
«Il Signore è il mio pastore
nulla mi mancherà»
Salmo 23, 1
Ci ha lasciati il professor
Attilio Fornerone
di anni 87
Partecipano al lutto della vedova i fratelli Frida e Enrico con le
rispettive famiglie.
Busto Arsizio, 5 gennaio 2001
RINGRAZIAMENTO
Il marito e i familiari di
Clarissa Legar Ribet
di anni 90
commossi e riconoscenti per la
grande dimostrazione di stima e
di affetto tributata, ringraziano tutti coloro che hanno partecipato al
loro dolore.
Un ringraziamento particolare
al medico curante, dott. Riccardo
Rol, ai pastori Lucilla Peyrot e
Sergio Ribet, alla Croce Verde di
Perosa Argentina, all'Ospedale
valdese di Pomaretto, alla banda
musicale e al Centro incontri, al
Comune e alla Pro Loco di Pomaretto, alla sezione Anpi di Perosa
Argentina e valli.
Pomaretto, 15 febbraio 2001
RINGRAZIAMENTO
«lo alzo gli occhi ai monti,
donde mi verrà l'aiuto?
Il mio aiuto viene dall’Eterno
che ha fatto i cieli e la terra»
Salmo 121,1-2
La cognata e i familiari tutti del
caro
Giovanni Aifredo Giraudin
ringraziano sentitamente tutte le
persone che con parole di conforto, presenza, scritti e fiori hanno
preso parte al loro dolore.
Un ringraziamento particolare
alla dott.ssa Grand, ai medici e al
personale tutto dell’Ospedale valdese di Torre Pellice, agli amici,
al diacono Dario Tron e al pastore
Gianni Genre.
vaiar Pellice, 23 febbraio 2001
20
PAG. 16 RIFORMA
VENERDÌ 23 FEBBRAIO 2001
Di ritorno da un recente viaggio di una settimana in Israele e in Palestina
Capire il conflitto israelo-palestinese
Chi amo il popolo ebraico e cerca di comprendere quello palestinese deve analizzare i molti
fili del conflitto ricordandosi che di fronte a noi ci sono essere umani di entrambe le parti
GIANNA URmO
I giornali non ci aiutano
molto a capire. Può sembrare un’affermazione generale, ma questa volta mi riferisco al conflitto israelianopalestinese che da quasi 5
mesi irrompe quotidianamente nei nostri media. Le
televisioni ci portano le immagini di scontri, di morti
portati a braccia, di pianti di
parenti. Di rabbia. Una storia
lunga che fa scattare scelte di
campo nette, che quasi ci irrita: ma come? Non era stata
firmata la pace? Quali sono
ora i problemi? Israele, uscito
da una costola dell’Europa,
parla il nostro linguaggio:
avamposto occidentde in terra straniera può far rifiorire
tutti gli stereotipi sull’orientalismo così bene descritti da
Edward Said, professore di
letteratura inglese alla Columbia University di New
York, americano, cristiano e
palestinese che cita Gramsci.
Se i numeri valgono ancora
qualcosa, in questo nuovo
conflitto i palestinesi la stanno pagando cara: circa 350
morti, in uno stillicidio quotidiano e, secondo un’organizzazione sanitaria mondiale,
quasi 12.000 feriti, molti dei
quali rimarranno invalidi a
vita. Gli israeliani nuovamente con rabbia si trovano a doversi misurare con il terrori
smo e una paura, mai sopita,
per un invasore arabo, che
assume l’aspetto di un moderno e feroce Salah al-Din.
Stereotipi, perché chi ha studiato la storia sa bene che i
barbari erano i rossi guerrieri
cristiani di Re Riccardo che
sbarcavano sulle coste dell’attuale Libano e assaltavano
i castelli di questi signori mediorientali, colti, eredi della
ricca cultura bizantina, destinati a perdere prima di fronte
all’invasione dall’Occidente e
poi a quella inarrestabile
dall’Oriente.
Passato e presente che si
intrecciano: Oriente e Occidente che si incontrano e
scontrano, l’affondare delle
nostre radici cristiane nel vissuto del popolo della Bibbia e
insieme la nostra responsabilità collettiva e non cancellabile per la Shoà, la catastrofe
della storia moderna, tutti
questi elementi rendono il
conflitto mediorientale difficile da analizzare. Aliora? Chi
ha già scelto il campo non
vuole ascoltare ma chi ama il
popolo ebraico e cerca di
comprendere quello palestinese ha l’obbligo di andare
oltre, di capire, di analizzare i
molti fili di questo difficile
conflitto con passione ricordandosi che di fronte a noi ci
sono esseri umani, da entrambi le parti.
È quanto sto pensando in
questi giorni di ritorno da un
viaggio di donne, organizzato
da donne in Israele e Palestina, per la pace, perché, appunto, l’odio e la paura non
abbiano l’ultima parola. Una
settimana di fitti incontri con
israeliani e palestinesi cercando di capire e parlando di
futuro. Michel Warsawski è il
primo intellettuale israeliano
che incontriamo. La sua storia è esemplare: immigrato
nella metà degli Anni 50 in
Israele da Strasburgo, giovane figlio del rabbino capo della città. Partecipa alla guerra
dei 6 giorni e poi a quella del
Kippur. Ed è la svolta: da allora si oppone alla politica
dell’occupazione, sogna un
altro Israele, una società che
conosca, rispetti e possa vivere in pace con il popolo vicino. Dice che è possibile, che è
già successo e cita la Spagna
del rinascimento multiculturale, dove pér secoli musulmani, ebrei e cristiani hanno
vissuto insieme.
Oggi Israele è rabbiosamente chiuso in se stesso,
pieno di contraddizioni, con
nuove povertà legate alla globalizzazione e forti tensioni
etniche tenute insieme da un
nemico esterno comune. Da
una parte i «nice», i «belli e
buoni» potremmo dire, quelli
che rappresentano normalmente Israele, che hanno costruito lo stato e che da 50
anni ha la leadership politica
e morale del paese. E l’Israele
che ha voluto e costmito raccordo di Oslo e che a Washington ha firmato la pace
in cambio del riconoscimento del nemico e la promessa
di restituire la terra occupata.
Ha votato per Rabin prima e
per Barak in seguito: e oggi è
profondamente in crisi.
Dall’altra parte, una realtà
sempre più numerosa che
non vi si sente rappresentata.
-----------1
Gerusalemme: i nuovi insediamenti nella periferia Est della città
(foto Silvia Macchi)
composta dalla vecchia immigrazione sefardita e da
quelle più recenti. Molti di
questi hanno lasciato gli alloggi fatiscenti della periferia
di Tel Aviv e Gerusalemme,
per andare ad abitare nei
nuovi insediamenti, dotati di
tutti i servizi e con case a poco prezzo, che come funghi
sono cresciuti negli ultimi
anni nei territori occupati
della Cisgiordania. Nel fondamentalismo religioso trovano il loro cemento, ma anche aiuto (scuoie e assistenza
sanitaria gratuita mentre ora
entrambe sono diventate
parzialmente onerose) e in
Sharon la loro espressione
politica: un uomo forte che
realizzerà la pace con il pugno d’acciaio. Percentualmente questo Israele è diventato l’ago della bilancia e comincia a farsi sentire.
Nei giorni in cui ero a Gerusalemme ha riempito una
vasta zona vicino alla porta
di Jaffa della città vecchia
con bandiere, musiche e
canti, intere famiglie con
bambini vi hanno partecipato, molti venivano dagli insediamenti. Chiedeva la pace,
ma soprattutto Gerusalemme; urlava il suo rifiuto ai ritorno dei profughi, e il diritto
a restare negli insediamenti.
«La Cisgiordania è nostra mi hanno detto urlando e ridendo dei giovanissimi, sventolando le bandiere della loro
associazione - e si chiama
Samaria e Giudea, gli arabi
hanno 21 paesi dove andare
e noi solo questo». Ho provato a ribattere che i palestinesi
sono a casa loro, mi hanno
guardato come se avessi detto un’assurdità e se ne sono
andati cantando.
Il taccuino del viaggio in
Israele è pieno di altri incontri: i genitori delle vittime che
hanno issato una tenda per la
pace in piazza Rabin per dire
basta alla guerra e alla violenza e che si incontrano regolarmente con altrettanti genitori di vittime palestinesi;
una lezione di coraggio che
conserverò a lungo. Fondamentale poi l’associazione di
medici israeliani per i diritti
umani (più di 500), che offrono gratuitamente, insieme a
medici palestinesi, assistenza
medica ai villaggi palestinesi
nella Cisgiordania chiusi
dall’esercito. Sentire parlare
di violazione dei diritti umani fondamentali perpetrata
da Israele da un’israeliana è
qualcosa che crea ferite profonde e mette in crisi.
Questo scoppio di violenza
dell’Intifada che ci fa paura,
che tante vittime ha creato
da entrambi le parti, e che
sembra annullare le speranze
sorte nel 1993, in realtà ha
consentito di mettere finalmente a nudo i problemi della regione, di aprire un intenso dibattito sulle contraddizioni interne di Israele e consentire alla società palestinese di decidere se questa è la
classe politica che vuole. Ma
di questo parleremo ancora.
(1 - continua)
Fermato tra gli altri il leader della comunità dell'isola di Iona, Norman Shanks
Scozia: le chiese appoggiano i manifestanti antinucleari
Circa 400 persone, tra cui una ventina
di ecclesiastici, sono state fermate durante una manifestazione in Scozia nei
pressi della base navale di Faslane, dove
si trova la flotta britannica di sommergibili nucleari Trident.
Fra le persone arrestate vi è Norman
Shanks, responsabile della comunità interconfessionale dell’isola di Iona, luogo
in cui il cristianesimo celtico è giunto per
primo in Scozia. Norman Shank^s, pastore
deila Chiesa di Scozia e membro del Comitato centrale del Consiglio ecumenico
delle chiese (Cec), ha dichiarato: «La
maggioranza degli scozzesi è preoccupata di vedere che la flotta nucleare britannica è attestata a meno di 50 km dalla
metà della popolazione scozzese». (Falslane è vicino a Glasgow e ad altre città).
La Gran Bretagna possiede quattro
sottomarini Trident. Anche se le proteste
sono frequenti, quest’ultima ha attirato
una folla immensa con almeno 850 manifestanti, secondo gli organizzatori. La
manifestazione è iniziata la mattina del
12 febbraio e le due porte della base sono state bloccate per diverse ore. La polizia ha arrestato 379 persone per disturbo
dell’ordine pubblico; in maggioranza
erano donne. Un portavoce di «Trident
Ploughshares», che ha organizzato la
manifestazione, ha dichiarato che altre
sei persone erano state fermate la notte
seguente mentre cercavano di penetrare
nella base scavalcando gli steccati.
I responsabili delle grandi chiese scozzesi erano presenti alla manifestazione,
anche se alcuni erano venuti più per
portare un sostegno morale che non per
protestare. Il moderatore della Chiesa di
Scozia, Andrew McLellan, ha dichiarato:
«Sono qui per esprimere l’opposizione
duratura della Chiesa di Scozia alle armi
nucleari in generale e ai Trident in particolare». Circa 16 dei 20 ecclesiastici fermati sono pastori della Chiesa di Scozia.
Anche il vescovo Bruce Cameron, responsabile della Chiesa episcopale di
Scozia, era presente a Faslane.
La Chiesa cattolica romana non era ufficialmente rappresentata anche se si è
notata la presenza di preti cattolici fra i
70 ecclesiastici. In una dichiarazione, i
vescovi cattolici della Scozia sottolineano che essi condividono la preoccupazione di molti scozzesi circa le anni nucleari e che l’appoggio all’obiettivo finale, il disarmo nucleare, «non poteva essere più chiaro... Tuttavia abbiamo reticenze circa i metodi della disubbidienza civile che probabilmente verranno praticati durante la manifestazione. La Chiesa
cattolica è stata attenta a non approvare
atti compiuti da manifestanti contro
Lettera dell'ex Segretario di Stato Usa
AIbright: la libertà religiosa
in Europa è in pericolo
La preoccupazione circa le
varie proposté europee tendenti a restringere la libertà
di religione continua, al punto che tali tentativi sono stati
presi seriamente in considerazione dall’amministrazione
degli Stati Uniti.
In una lettera del 2 gennaio
scorso firmata da Madeleine
AIbright, allora Segretario di
stato, indirizzata a Joseph
Grieboski dell’Istituto di religione e politica pubblica a
Washington, l’amministrazione Usa commenta le imminenti disposizioni francesi
e nota che «la legislazione
proposta fa parte di una
preoccupante tendenza nell’Europa occidentale, dove alcuni stati hanno adottato, o
stanno pensando di adottare,
normative e politiche discriminatorie che tendono a censurare legittime espressioni
l’aborto, ad esempio. Anche se rispettiamo un punto di vista opposto, non pensiamo che incatenarsi ai cancelli,
sdraiarsi sulla strada e disturbare quelli
che lavorano sia un modo efficace di
cambiare i cuori e le menti. Ci siamo
espressi in questo senso nel dibattito
sull’aborto e dobbiamo avere un atteggiamento simile su questa questione».
I manifestanti provenivano dalla Finlandia, dalla Danimarca, dalla Germania, dalla Spagna, dalla Corea del Sud,
dal Belgio, dai Paesi Bassi e dall’Australia oltre che dal Regno Unito. Norman
Shanks ha dichiarato che questo appoggio era una prova della «crescente
preoccupazione» di fronte al pericolo
nucleare. «Per alcuni è una vecchia causa ma, soprattutto dopo la fine della
guerra fredda, è più attuale che mai - ha
detto -. I sottomarini Trident sono un
pericolo e rappresentano una cattivo
uso delle risorse. La presenza importate del clero ha mostrato una dimensione che questa specie di avvenimento
non sempre ha avuto». Norman Shanks
ha precisato che dopo essere stato fermato a Faslane, lo scorso anno, aveva
ricevuto «una energica lettera di avvertimento da parte delle autorità»: si aspetta di ricevere una multa e non ha ancora
deciso se la pagherà. (eni)
di fedi religiose associandole erroneamente a “sette” e a
“culti” pericolosi. Tali leggi e
politiche costituiscono un pericolo per la libertà di religione». Nelle sua lettera, la Albright afferma che alcuni paesi
hanno predisposto liste di
ipotetiche «sette», ma la maggior parte delle denominazioni segnalate sono membri costruttivi e benefici della comunità. «La stragrande maggioranza di questi gruppi religiosi sono membri responsabili della società civile che
danno un contributo positivo
alle comunità nelle quali vivono e adorano - ha affermato -. Ci preoccupa il fatto che
tali normative e iniziative politiche che censurano questi
gruppi religiosi contravvengano in pratica alle norme intemazionali ed europee sulla
libertà religiosa». (Adn)
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Presentato un rapporto alla Knesset
Israele: 60% di non ebrei
fra i nuovi immigrati russi
Più del 60% dei nuovi immigrati dall’ex Unione Sovietica insediatisi in Israele in
questi ultimi anni non sono
veri ebrei. Secondo la halakah, la legge ebraica, questi
«Olim» non sono ebrei. È
quanto rivela un rapporto
presentato alla Knesset, il
Parlamento di Israele. Per gli
ambienti religiosi, essi minacciano l’identità ebraica
dello Stato d’Israele.
Alcuni deputati dei partiti
religiosi chiedono una cambiamento della Legge del Ritorno. Per molti di loro, la legge che favorisce l’immigrazione ebraica dal mondo intero è
troppo lassista: secondo le attuali disposizioni, chiunque
ha uno dei propri nonni ebreo
viene considerato come fruitore di tutti i diritti del nuovo
immigrato. Il numero degli
immigrati non ebrei raggiungerà fra poco i due terzi.
In Israele, stato che registra
la gente secondo l’appartenenza comunitaria e indica la
«nazionalità» sulla carta di
identità, l’essere o il non essere ebrei ha delle conseguenze molto importanti in
molti campi della vita sociale. Le minoranze lamentano
discriminazioni e disuguaglianze di trattamento che
vengono confermate da diversi rapporti ufficiali. Dieci
anni fa, quando iniziò l’ondata di immigranti provenienti
dall’ex Urss, solo il 10% di loro non erano ebrei, (bip/apic)
r7
fe# Ortodossi di Bruxelles a Salonicco
I media occidentali
nella guerra dei Balcani
Cinquanta responsabili religiosi, politici, universitari e
giornalisti si sono ritrovati a
Salonicco per discutere sulla
copertura da parte dei massmedia degli avvenimenti nei
Balcani. Molti delegati non
giornalisti hanno ricordato
che la verità è stata la prima
vittima della guerra dei Balcani. Il seminario, svoltosi dall’il al 13 gennaio scorso, è
stato convocato in seguito a
interrogazioni sollevate da
vari responsabili religiosi che
rimproverano ai media occidentali di avere coperto i conflitti dei Balcani in modo
semplicistico e poco informato, e di avere spiegato a torto
il conflitto ricorrendo alle differenze religiose. L’incontro,
che aveva come tema «Rafforzare la comprensione tra le
comunità religiose e i media
nel Sud-Est dell’Europa»,
rientrava nell’ambito dell’iniziativa Vlatadon, lanciata
dall’ufficio della Chiesa ortodossa a Bruxelles incaricato
di assicurare il collegamento
tra la chiesa e l’Unione europea. L’iniziativa, avviata nel
maggio 2000 presso il monastero di Vlatadon a Salonicco,
intende «sviluppare il dialogo
interreligioso e la cooperazione in vista di promuovere la
pace, la giustizia e la solidarietà fra i popoli dei Balcani».
I responsabili di chiesa
hanno lamentato che i media
occidentali abbiano quasi del
tutto dimenticato le «buone
notizie», come ad esempio gli
sforzi compiuti da coloro che
volevano la pace e l’esistenza
di comunità ben integrate
nella regione. Un altro ha
persino rinfacciato ai media
di avere attizzato il conflitto.
II vescovo Emmanuel Adamakis, direttore dell’ufficio
della Chiesa ortodossa di
Bruxelles, che svolge un ruolo molto importante nella
promozione del dialogo, ha
fatto riferimento alla controversia sull’uranio impoverito
che sarebbe la causa, secondo alcuni, di malattie citate
nei media come la «sindrome dei Balcani».
Alla fine del seminario, il
metropolita ortodosso di
Francia, Jérémie Caligiorgis,
ha incoraggiàtò tutti i partecipanti a fare4a pròpria autocritica. «Diamo spesso la colpa agli altri, ai giornalisti, dicendo che non hanno fatto
correttamente il loro lavoro.
Ma dovremmo fare la nostra
personale autocritica, quella
delle nostre chiese e delle
nostre ideologie».
'Sft'i
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