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BIBLIOTECA VALDESE
10066 TORRE PELLICE
Spedizione in abb. post, Gr II A/70
DOPO GLI EPISODI DI VIOLENZA ALLE VALLI
EDUCARE ALLA
MANSUETUDINE
GIORGIO GARDIOL
I grandi quotidiani nazionali,
in questo ferragosto, si sono accorti delle nostre valli.
Raccontano con dovizia di particolari e fotografie un tragico
episodio di violenza avvenuto
al Fra, in alta vai Pellice. Un
giovane è morto ed un altro è
agli arresti domiciliari accusato
di omicidio preterintenzionale.
I giornali raccontano la vita
giovanile della Val Pellice come fosse il Bronx. Ci sono le
bande (e qualcuno ipotizza
guerre di religione tra cattolici
e valdesi, salvo poi scoprire
che tutti e due gli interessati sono valdesi e dover far marcia
indietro nella stampanovela
ferragostana ) anche se non è
vero, come è facilmente dimostrabile con un semplice inchiesta . La gente perciò si arrabbia, e persino un Consiglio
comunale - quello di Angrogna
- si riunisce per difendere la verità.
Già, la verità. E’ una verità
amara e difficile da accettare.
Scopriamo che la violenza c’è e
che è in mezzo a noi. E’ una
violenza che c’è, che è sempre
esistita, basta guardare i registri
dei decessi nei no.stri Comuni o
i registri dei pronto soccorso.
Due omicidi nel giro di un
mese (l’altro tragico episodio si
è .svolto alle bergerie del Giulian dove, in una lite per i pascoli, un giovane pa.store di 17
anni ha ucciso l’unico vicino,
anche lui pa.store) richiamano
tutti alla realtà della violenza.
Ed allora tutti noi prendiamo
coscienza della violenza che ci
circonda, nelle strade, nelle
piazze, negli stadi, nei rapporti
interpersonali. E’ la violenza
della nostra quotidianità.
Ci interroghiamo sul perché.
Ed allora scopriamo che ogni
giorno siamo assaliti dall’arroganza del potere, dall’insistenza di politici in cerca di clienti,
dalla prepotenza dei rampanti,
dalla violenza delle leggi economiche che prepensionano
uomini e donne a cinquant'anni, dall'indifferenza, .se non dal
menefreghismo, degli addetti ai
servizi pubblici. Scopriamo allora che tutto ciò genera in noi
un senso di insicurezza : nonostante tutto siamo soli e minacciati. Nonostante i mezzi tecnici
sempre più evoluti che si occupano di noi nel tempo lavorativo e nel tempo libero siamo .soli, senza comunità, senza partito, senza sindacato, senza una
(jualche organizzazione con cui
superare l’insicurezza.
Allora scarichiamo violentemente la no.stra insicurezza in
famiglia, nei rapporti interpersonali, nei gruppi di amici. Avviene così che una festa si tramuti in tragedia, che si uccida
per un pascolo da dividere in
due, Cjuando solo pochi anni fa
lo stesso pascolo era diviso in
dieci.
Scopriamo così le radici sodali della violenza, ma anche
ciuelle interiori che i credenti
chiamano peccato e gli altri
passioni. (RiXscopriamo che la
violenza è una possibilità del
nostro essere uomini e donne.
E’ una realtà dura da ammettere.
La violenza non è solo lo
spettacolo che tutte le televisioni ci vendono quotidianamente, sino a rendere un fatto banale la più terribile delle vio
lenze, la guerra o la morte per
fame, che non ci emozionano
più.
La violenza è la regola in
questa nostra società: “ Mors
tua, vita mea».
Per vivere bene questa è la
regola : è il messaggio che ci
viene quotidianamente inculcato. Non dobbiamo perciò stupirci se anche da noi c’è gente
che considera la violenza un atto vitale, necessario per riuscire nella vita.
Le due morti violente ci richiamano a prendere sul serio
il problema della violenza e del
suo contrario, la non violenza,
che altro non è che il nome laico della parola biblica «mansuetudine».
Ci riconosciamo violenti. E’
duro ammetterlo, ma è così. La
presa di coscienza però non
basta. Dobbiamo contrastare la
possibilità della violenza nella
nostra vita individuale e collettiva. Chi è credente ricorda la
beatitudine «beati i mansueti
perché crederanno la terra».
L’alternativa alla violenza è tutta qui ; considerare che non
siamo noi ad avere l’ultima parola, che il dominio e il successo non possono essere imposti
con la forza, che l’altro va rispettato e riconosciuto senza
perciò rinunciare alla lotta per
la giustizia, la libertà e la pace.
Le Valli di fronte al progetto dell'assessore regionale di accorpamento delle USSL
I risparmi saranno minimi^ i disagi
per la popolazione invece saranno grandi
STELIO ARMAND-HUGON
Ancora un campanello
d’allarme per le USSL 42 e
43. Secondo un progetto regionale, infatti, le attuali USSL in
Piemonte dovrebbero essere ridotte da 63 a 27, perseguendo
una politica di accorpamento
che dovrebbe produrre, secondo l’assessore Maccari, un risparmio di alcune decine di miliardi. Che il pianeta sanità
funzioni ai minimi livelli è naturalmente cosa nota, che possa
migliorare concentrando le varie strutture appare dubbio, soprattutto quando la cosa è vista
da quell’utenza che, almeno
nelle nostre valli, ha potuto seguire passo passo l’evoluzione
di servizi avvenuta dal basso,
addirittura da prima che nascessero le USSL, e cresciuta
proprio grazie alla sua autonomia.
Un’esperienza preziosa, rara
per non dire inesistente a livello nazionale, che potrebbe anche - secondo alcuni - essere
messa a disposizione di altre
realtà che non hanno potuto, o
saputo, farsela. «iVon è così - afferma il presidente della Comunità montana vai Pellice, Cotta
Morandini - un’esperienza può
essere condivisa, in tutti i cam■pi, con chi viene a lavorare
con te, non con chi ti vuole inglobare; togliendoti la tua
identità e facendoti lavorare
A Torre Pellice dal 22 al 30 agosto
Intorno al Sinodo
Come ogni anno sono molte le iniziative culturali che contraddistinguono il periodo sinodale. Domenica 23, alle ore 15.30, si apre
con il culto nel tempio la .sessione sinodale ‘92. Sempre domenica,
alle 20.45, presso la Casa valdese, si svolge la serata organizzata
dalla Società di studi valdesi, in cui saranno presentati i volumi di
Salvatore Caponetto e Emidio Campi. Il Centro culturale valdese
organizza invece, per venerdì 28, un incontro sul libro Mario A.
Rollier, un valdese federalista. Domenica 30, alle ore 15, inizierà
infine il XXXII convegno di studi sulla Riforma e i movimenti religiosi in Italia, organizzato dalla Società di studi valdesi.
con sistemi suoi ti toglie di fatto
la possibilità di mettere a frutto la tua esperienza. Qui si
tratta soltanto di un ’arroganza
“cittadina” nei confronti del
“contado”, ritenuto sprovveduto e bisognoso di “intelligentia
urbana ”».
L’opposizione della Comunità montana al progetto regionale, sottolinea Cotta Morandini, è sì una posizione politica
ma è soprattutto frutto «di una
petizione sottoscritta da oltre
6.000 cittadini della vai Pellice, determinati nel chiedere il
mantenimento della coincidenza Comunità montana-USSL».
L’affidare i servizi ad altri enti, estranei alle realtà e alle esigenze della società, ai problemi
della gente appare in effetti una
specie di suicidio. «La funzionalità non deriva dall'affollamento ma - sottolinea Giovanni
Fissone, coordinatore sanitario
- dalla specificità. Ho l'impres
sione che vogliano togliere i vari budget ai politici per accorparli in un’unica torta da
spartire. Non vedo progetti ma
solo slogan: stiamo viaggiando
su un treno che non va da nessuna parte».
Un progetto globale, quello
delle due USSL delle Valli, che
coinvolge ormai tutti i settori.
Se da alcune parti si odono mugugni e accuse di «pignoleria»
(controlli a tappeto e analisi di
fontane, stalle, ristorazione, lavorazione prodotti alimentari,
anticrittogamici per l’orto di ca,sa - che spesso mettono in difficoltà l’operatore costretto a restaurare impianti «che sono
sempre andati bene così») è
ben presente nella popolazione
la situazione di privilegio nel
poter disporre di servizi ormai
indispensabili, dalla prevenzione scolastica, all’a.ssistenza agli
anziani, alla di.sponibilità di servizi ospedalieri efficienti. Per
plessità sono e-spresse anche
dal presidente della Comunità
montana valli Chisone e Germanasca: «Se si trattasse di accorpare alcuni uffici di ragioneria e contabilità potrei anche
condividere il progetto (che a
tutt’oggi non ci è noto ) -afferma il presidente Ribet -, ma se
(accorpamento dovesse riguardare anche i servizi alla popolazione non potrei più essere
d’accordo. Se si dovesse verificare una cosa di questo genere
nessuno di noi potrebbe starsene a guardare senza intervenire
Che cosa ne pensano gli operatori ospedalieri? «Non sappiamo nulla - dice un’infermiera
di Pomaretto -sembra assurda
l’idea che si pensi di annullare
dei servizi sul territorio. Chi già
sopporta il disagio di partire da
Fenestrelle per venire a Pomaretto cosa dovrebbe fare? Andare fino a Pinerolo?». Un impiegata dell’USSL: «A luglio c’era
un certo allarmismo; sembrava
che fosse imminente il trasferimento a Pinerolo di alcuni uffici. Da allora non abbiamo
più saputo niente»
E che cosa ne pensa la gente,
i fruitori dei servizi? Sostanzialmente nulla in mancanza, appunto, in mancanza di notizie e
dati certi. Possiamo sintetizzare
Tumore generale con due dichiarazioni raccolte per strada,
quella di un impiegato cinquantenne, che dice:«M sembra già tardi per eliminare delle poltrone», e quella di una
pensionata di 75 anni che si
preoccupa: «S'e continuano a toglierci i servizi essenziali vuol
proprio dire che la montagna
non conta più niente».
A monte di ogni considerazione, comunque, rimane la curiosità di sapere da dove, secondo il progetto delTassessore
Maccari, po.ssa venire un risparmio, soprattutto di quell’ entità.
Forse ha ragione il sindaco di
Torre Pellice quando dice, provocatoriamente: «Si risparmierebbe di più chiudendo baracca e burattini».
Lo ha deciso il Consiglio comunale
Un posto sul mercato
anche per l'immigrato
I tre bambini rimasti andranno a scuola a San Germano
Pramollo: chiude a settembre
anche l'ultima scuola elementare
TORRE PELLICE - La deci
sione dell’ amministrazione comunale di apportare una .serie
di modifiche al regolamento dei
mercati e delle fiere ha con.sentito al sindaco Armand Hugon
di comunicare un’ intere.s.sante
decisione della giunta municipale circa T inserimento alTinterno dei mercati degli ambulanti extracomunitari.
Per favorirne l'inserimento è
.stata a.s.sunta una delibera con
cui si individuano tre spazi riservati agli extracomunitari in
possesso dei regolari permessi
e licenze previsti dalle leggi in
vigore, e questo per favorire T
integrazione di quanti hanno
affrontato corsi scola.stici, esami
ed iscrizione alla camera di
commercio, dando un .segnale a
quanti oggi continuano ad
esporre e vendere le proprie
mercanzie .senza e.ssere in possesso dei previsti requisiti.
Durante lo stesso Consiglio
comunale è stata votata la delega alla Comunità montana per
Testensione della rete del metano a zone periferiche del Comune; Tltalgas, che aveva già
curato la metanizzazione di
gran parte del territorio della
valle, intende con un nuovo
progetto raggiungere zone più
lontane dai concentrici nei Comuni di Torre Pellice, Angrogna, Luserna San Giovanni: per
Torre le zone intere.ssate saranno quelle dei Chabriols e del,
Ciambone. Questo progetto
non riguarderà invece Bobbio e
Villar Pellice, intenzionate a ricorrere a soluzioni diverse quali
i bomboloni in.stallati dal consorzio pinerolese per l’energia e
l’ambiente ACEA.
MARILENA LONG
Nel 1892 c’erano a PramoliQ
250 alunni divisi in undici
scuolette distribuite nei vari
quartieri; volute dal generale
Beckwith; erano gestite dal
Conci.storo della Chie.sa valde.se
mentre il Comune dava un contributo per lo stipendio dei
maestri.
Sono passati 100 anni; il
prossimo settembre Tunica
scuola elementare esistente nel
Comune non vedrà riaperti i
battenti: il Provveditorato agli
studi di Torino ne ha infatti decretato la chiusura a causa del
numero di alunni che si è abbassato progressivamente in
questi anni, giungendo a tre.
Dall’epoca delle scuolette
Beckwith, quando gli alunni si
recavano a scuola con un pez
zo di legno scrtto il braccio per
riscaldare l’edificio e i maestri
erano retribuiti in base al numero degli alunni, la situazione
è ormai mutata: la realtà scolastica si è profondamente trasformata, si parla di moduli, di
laboratori, di insegnanti specializzati; tutto questo però è
spesso pensato per le scuole
delle grandi città, dove gli alunni sono molti e diver.se .sono le
.staitture.
Nei piccoli centri bi.sogna fare i conti con i numeri. Pramollo è pa.ssato, nell’arco di sessant’anni, da mille a 300 abitanti.
La popolazione è costituita
per lo più da persone anziane,
i giovani spesso e volentieri
scendono verso la pianura dove le comodità sono a portata
di mano e più facilmente si può
trovare un’occupazione.
Nel 1910 esLstevano ancora a
Pramollo 14 scuole. A poco a
poco sono state soppresse. Le
ultime due a rimanere aperte
sono state quelle di Lussie e
poi di Ruata, fino allo scorso
anno scola.stico. Quest'anno gli
alunni sono stati iscritti alla
scuola elementare a tempo pieno di San Germano.
I problemi non saranno pochi, sia per il Comune che dovrà affrontare le spese di trasporto sia per i bambini che
dovranno inserirsi in una realtà
diversa ed abituarsi a fare.i
pendolari, fin dai .sei anni.
Questo decreto di chiu.sura,
come molti altri legati alla
scuola o al mondo del lavoro,
ha inflitto un duro colpo al nostro piccolo paese di montagna.
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PAG. Il
E Eco Dei;j.,e Yaui Valdesi
venerdì 21 AGOSTO 1992
L'annunciata staffetta a un passo dal commissariamento
Claudio Badariotti eletto
in extremis sindaco di Luserna
PIERVALDO ROSTAN
CANTIERI DI LAVORO IN VAL CHISONE - Anche quest anno la
Comunità montana valli Chisone e Germanasca istituisce
dei cantieri di lavoro per discx;cupati; i posti disponibili saranno 10, per 42 giorni, e vedranno queste persone impegnate in lavori di pubblica utilità quali la pulizia di scarpate stradali e sponde di torrenti, regolazione del deflusso
delle acque lungo la viabilità minore, ripulitura dei .sentieri
alpini, sistemazione di aree verdi, interventi per il miglioramento del patrimonio bo.schivo.
L'impegno previ.sto è di 7 ore per cinque giorni la settimana con un compeaso giornaliero di 50 mila lire; 4 po.sti .saranno comunque riservati a persone con specializzazione
nei settori edile o agroforestale.
Le domande (sono amme.sse soltanto quelle di cittadini residenti nei 18 Comuni delle due valli) dovranno perv'enire
al Comune di residenza entro il 28 agosto.
TRENI SOSPESI ALLTMPROWISO - Dopo aver inaugurato in
primavera la rinnovata tratta ferroviaria fra ihnerolo e Torre Pellice le FS hanno «regalato* alla vai Pellice un'amara
sorpresa: la soppressione di tutti i treni mattutini nelle
giornate festive.
Alcune sospensioni erano previste, altre sono giunte ina.spettate; il risultato è che, non e.ssendo previ.sti pullman
sostitutivi, per raggiungere la vai Pellice di domenica o si
parte alle 6,48 o si arriva in valle alle 14, A fronte di questa
grave situazione di disagio il sindaco di Torre Pellice ha recentemente scritto alla direzione compartimentale una lettera di protesta chiedendo di riconsiderare il sistema dei
collegamenti vai Pellice - Torino.
DUE SCOSSE DI TERREMOTO - La terra ha tremato due volte
nelle valli pinerolesi durante lo scorso fine .settimana; una
.sco.ssa leggera è stata avvertita nel primo pomeriggio di
ferragosto (epicentro a Salbertrand) appena colta aci esempio da quanti erano presenti al XV agosto valde.se a Villa.secca.
Una .scossa più forte si è verificata domenica l6. sempre
ne! pomeriggio, senza comunque cau.sare alcun danno,
salvo un po' di iianico fra la gente che si è rivolta ai vigili
del fucK'o di l’inerolo per avere ulteriori notizie.
AL FRA IN JEEP - Il fa.scino della conca del Pra, una delle più
■sugge.stive zone dell'alta vai Pellice, può que.st'anno tessere
assaporato anche da chi... non ha voglia di camminare. Per
iniziativa infatti dei ge,stori dei rifugi alpini è a disposizione. fino a metà .settembre, un automezzo fuori.strada , a
cinc|ue posti, che parte ogni giorno da Bobbio alle 9,15 e
alle 18,45; da Villanova alle 11,30 e alle 15,.50.
Gli orari per il ritorno .sono alle 8„30 e alle 18 fino a Bobbio
e alle 11 e alle 15 fino a Vilianova. Il co.sto è di 15.000 lire
per l'intero tragitto, di 10.000 Villanova-Pra.
Loc. Pis della Gianna
Eco.sì, il giorno prima che
scattasse il commissariamento del Comune,gli amministratori di Luserna hanno eletto
il proprio sindaco: è, come
avevamo ampiamente preventivato. ring. Claudio Badariotti
(DC del gruppo vicino al ministro Goria).
La giunta è espre.ssione, oltre
che dello scucio crociato, del
socialdemocratico Revel e del
PSI; non tutto il partito del garofano ha però sottoscritto il
programma che accompagna la
proposta di giunta votata nel
consiglio di venerdi 7 agosto.
L'ex assessore Gobello ha voluto esprimere una critica neppure troppo larvata all'operato
del suo partito ed in particolare del sindaco uscente, Longo,
che avrebbero ‘forzato’ la crisi
senza per altro avere davanti
reali prospettive di cambiamento.
Nella sua dichiarazione che
ha preceduto la votazione della giunta. Gobello ha tra l'altro
affermato di voler con la propria astensione -protestare contro i metodi e le motivazioni
' che i partiti ed i singoli rappresentanti hanno dato alla crisi
del Comune, tanto più che
\ stiamo prendendo atto di un
■ nuovo esecutivo che grosso
' modo ricalca il precedente.
salvo lo scambio di alcuni
ruoli e l'entrata di qualche novizio..
Che il riferimento fo.sse ad
Enrico Forneron, promosso asse.ssore con la delega all’LIrbanistica, all'edilizia privata e allo
Sport è .stato chiaro a tutti, cosi
come è parso chiaro che la delegazione PSI risenta in modo
marcato di polemiche interne e
di mancanza di uomini.
Ma non c’è .stata solo l’u.sdta
di Gobello dalla maggioranza a
far notizia; più che ì’a.stensione
dell’indipendente di centro Fedele, già as.sessore dimissionario ed in rapporti non particolarmente buoni specialmente
con la DC, l’altro colpo di scena è venuto dall'abbandono
del gruppo PDS da parte
dell'ex capogruppo Ernesto Rivoira, anch'egli a.stenutosi .sulla
giunta. Rivoira ci ha detto di
essere fortemente critico sulla
linea mantenuta dal PDS nella
crisi in quanto -non si può continuare a criticare sempre e
soltanto ma bisogna saper proporre delle soluzioni.”
Assente Lo Bue, il partito
della quercia è stato dunque
rappresentato dalla sola Cecilia
Pron che ha annunciato il suo
voto contrario. Contrari i due
leghisti, anche il verde Gardiol
ha evidenziato le sue perple.ssilà-di fronte ad un programma di ben 58 punti, sostan
zialmente analogo a quello
della giunta precedente, e di
fatto tanto vasto quanto iirealizzabile»
Con 11 voti a favore (l'a.ssessore Della Donna era assente)
è stato alla fine varato un esecutivo che vede oltre ai già citati Claudio Badariotti, Enrico
Forneron e Roberto Della Donna (Bilancio e Ambiente), anche Ermanno Revel (Commercio), Livio Bruera (Servizi sociali,assistenza ,,sanità e Giovani), Marco Merlo (Lavori pubblici e Trasporti) e Duilio Canale (Turi.smo e Cultura).
Con ciò la «staffetta* programmata due anni or sono è
stata realizzata, un paio di mesi
si .sono persi in sterili discussioni, un programma che in
realtà è una specie di lista della
spesa o libro dei sogni, approvato; c’è già chi prevede a breve termine un ulteriore rimpasto con qualche rientro o magari qualche ingresso clamoroso.
Certo è che quando si guarda al governo centrale per manifestare la propria contrarietà
su talune litigiosità è poi difficile restare in silenzio quando
gli stessi episodi accadono nel
piccolo ambito locale; oggi a
Luserna, su 20 consiglieri eletti,
si possono individuare 9 posizioni politiche diverse, se non
veri e propri gruppi.
aB>7i;
Iniziativa dei Verdi della vai Pellice per le piste ciclabili
Sulla sella la vita è più bella
_________FEDERICA TOURN__________
Sulla sella la vita è bella”:
questo è uno degli slogan
che da qualche tempo invitano
la gente a la.sciare l'auto per
muoversi sulle due aiote; dietro l'invito una propo.sta: l’allestimento in vai Pellice di piste
ciclabili che rendano più agevoli gli spastamenti.
L’iniziativa è nata dai Verdi
della vai Pellice e soprattutto
dalla possibilità concreta di
realizzarla grazie al rifinanziamento di una legge regionale
che quest’anno stanzia oltre
6,3 miliardi per tutte le piste ciclabili in Piemonte; la Regione
contribuisce in ragione del
50% dei costi mentre l’altra
metà deve es.sere reperita dal
Comune.
La disponibilità del Comune
di Luserna sembra non mancare; i contatti con la Regione .sono già stati awiati ed entro la
fine dell’anno dovrebbe arrivare una rispo.sta. Si passerà allora al progetto vero e proprio
da presentarsi entro il maggio
‘93.
Un momento fondamentale
dell'iniziativa sarà rappre.sentato dal coinvolgimento della
gente invitata dai Verdi, tramite
una scheda informativa, a far
pervenire propo.ste, suggeri
menti, lamentele. «Vogliamo
far si che la popolazione si
.senta soggetto politico - spiega
Paolo Gardiol, consigliere Verde a Lu.serna - ; cerchiamo di
evitare errori in precedenza
commessi da altre amministrazioni che hanno assunto deci.sioni .senza prima .sentire il parere della gente come è successo, ad esempio, con l'arredo
urbano in piazza XVII Febbraio
a S. Giovanni. Certi atteggiamenti mi .sembrano a dir poco
arroganti».
La .scheda informativa si trova in molti negozi che .stanno
collaborando all’iniziativa, a dimo.straz.ione di un elìettivo interes.se della gente. Nel concreto, (juali potrebbero e.ssere le
apertura
dal r giugno
al 30 settembre
più
i fine settimana
e festività
per prenotazioni
tei. (0121) 930077
di gobello e jalla |
via repubblica, 2 - torre pellice-^932023 |
piste ciclabili .Senz'altro via 1°
maggio, viale De Amicis, viale
dei Tigli; si prevede inoltre di
attrezzare una speciale pista
intorno al campo sportivo.
I percorsi ciclabili invece sono molti di più, e potrebbero
e.ssere attrezzati con apposita
.segnaletica e con.seguenie limitazione della velocità per autoveicoli, migliorando inoltre il
fondo stradale ai bordi delle
strade dove normalmente circolano i veicoli a due ruote.
In que.sto .senso si tratterebbe anche di inve.stimenti lungimiranti in grado di migliorare
lo .stato delle .strade e dell’arredo urbano, e .soprattutto di ridurre il traffico e l’inquinamento.
Un’ulteriore possibilità potrebbe derivare dalla disponibilità delle F.S ad attivare anche
sulla tratta Torino - Torre Pellice la formula della bici + treno
altrove già sperimentata con
successo.
Recepiti i suggerimenti della
popolazione, avviato il con
i'ronto con la Regione, l’intento
di chi ha proposto le piste a
Lu.serna è comunque quello di
arrivare, all'inizio del nuovo
anno, ad una .serata con la gente. con proiezione di diapositi
ve o filmati su altre esperienze
in modo da co.struire l'intero
progetto con la popolazione.
Dalla
500 MILIONI
PER LE BIBLIOTECHE
La giunta regionale ha stanziato 500 milioni di lire per il
miglioramento delle condizioni
di fruibilità di musei e biblioteche; verranno presi in considerazione progetti che vadano
nella linea di rendere i locali
acce.ssibili ai disabili, di adeguare biblioteche e musei alle
norme di sicurezza e antincendio nonché di migliorare la sicurezza antifurto e antintrusione.
I Comuni o gli altri enti che
vorranno realizzare interventi
dovranno fare domanda e potranno ottenere un contributo
variabile dal 30 al 60% del costo del progetto.
La Regione ha intanto definito un quadro dettagliato delle
caratteristiche e dei requisiti
che i progetti dovranno possedere per e.ssere ammessi al finanziamento.
OLTRE MILLE
ALLIEVI INFERMIERI
Per la prima volta, quest’anno, gli infermieri professionali
diplomati nelle scuole del Piemonte hanno superato le mille
unità.
Si tratta di un dato assai significativo, considerata la grave carenza di personale infermieri.stico nella regione, da anni insufficiente anche a coprire
il normale turn-over; soltanto
due anni fa si diplomarono appena 667 infermieri.
Questo risultato è stato possibile grazie al potenziamento
della rete formativa (oggi in
Piemonte funzionano 44 scuole, frequentate complessivamente da oltre 5.000 allievi),
alla partecipazione degli ausiliari socio - sanitari e degli infermieri generici e alla rivalutazione degli a.ssegni di studio,
fi.ssati attualmente a 265 mila lire per il primo anno, 400 mila
per il 2° e 560 mila per il terzo.
ABORTI: IN 10 ANNI
DIMINUITI DEL 4l%
Dal 1982 al 1991 in Piemonte
i casi di interruzione di gravidanza sono diminuiti del 41%,
Lo ha detto l’asses.sore regionale alla Sanità, Maccari, ri.spondendo ad una interpellanza del consigliere antiproibizioni.sta Cucco in merito all’applicazione della legge 194 del
’78 in Piemonte.
Si è pa.ssati da 19.957 interazioni di gravidanza su 42.046
nati nel 1979 a 13.335 su
33.940 nel 1990.
Rispetto al fenomeno dell’
aborto clandestino, secondo
Fassessore alla Sanità, il Piemonte è tra le regioni dove negli ultimi dieci anni il fenomeno è in continua diminuzione
in termini assoluti; Cucco si è
chie.sto .se invece la diminuzione del 41% dei casi di interruzione di gravidanza negli ultimi dieci anni in Piemonte «sia
dovuta al fatto che la legge
funziona oppure al fatto che
sono aumentati gli aborti clandestini».
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VENERDÌ 21 AGOSTO 1992
CRISI NELL'EX JUGOSLAVIA
CRISI
MONDIALE ?
GIORGIO GIRARDET
Bo.snia, Croazia, .Serbia, e
ancora Somalia e Georgia
e Iraq, .sono oggi luoghi di
guerre civili e di morte; e potremmo aggiungavi Cambogia
e Sudan e altri paesi di cui non
si parla. Chi lo avrebbe pensato
nel 1989 al momento del crollo
del sistema sovietico?
Purtroppo soluzioni in vista
non se ne vedono neppure in
sede europea, nella prossima
conferenza di Londra. La politica internazionale appare bloccata, né sa come colmare il
vuoto la.sciato dalla fine dell'ordine precedente quando la pace, e anche la pace interna, era
assicurata dall equilibrio del
terrore. La situazione è illustrata in modo drammatico dall'impossibilità oggettiva di risolvere, in tempi brevi, il dramma
dell' ex Jugoslavia.
Quattro sono attualmente i
fattori in gioco per una valutazione obiettiva della situazione.
All’origine vi .sono .senza dubbio i conflitti locali, comunemente definiti -etnici'. Senza
dubbio il fattore etnico vi gioca
come forte elemento di identità
per chi rischia la vita sulla linea
del fronte e davanti al vuoto la.sciato dalla scomparsa di altri
moventi ideali forti. Qui non si
possono che registrare le reciproche accuse, affermate dagli
uni come verità di fede e rifiutate sdegnosamente dagli altri,
dove l'informazione non verifica abba.stanza, e del resto è difficile farlo; la -pulizia etnicadei .serbi, la Repubblica islamica dei musulmani, il neofa.scismo dei croati.
Eppure, crediamo, i conllitti
etnici non si sarebbero manife.stati con quella virulenza senza
il concorso di altri fattori: così il
fatto (dimenticato) che il comunismo in Jugoslavia era diverso
da quello sovietico e aveva
maggior seguito nella popolazione (purtroppo soprattutto
serba, e questo è uno dei problemi); o che contro il comunismo si siano ri.svegliate tendenze neofasciste, per non poi parlare degli interessi delle pcrtenze europee, dove la Germania
cerca in Croazia e .Slovenia
nuovi mercati e la Francia riprende la sua antica politica di
pre,senza nell’Europa orientale,
Il .secondo fattore in gioco è
l'informazione, e questo è un
fatto altamente positivo: non vi
furono giornali.sti né IV per denunciare l’olocau.sto, né vi furono reporter per i grandi massacri della storia, per i genocidi
fatti dai cristiani nel nuovo
mondo e dei mongoli nel Medio Oriente. Dobbiamo lamentare la .scarsezza di analisi più
approfondite, che aiutino a capire e non facciano .solo appello all'emozione, o rilevare la diversa copertura che è stata data, e con tante forzature, alla
guerra del Golfo; ma non dobbiamo dimenticare che l'informazione costituisce uno dei
punti forti e positivi di un’umanità che non si vuole rassegnare; né si deve dimenticare che
molti giornali.sti hanno già pa
gato con la vita la loro funzione
-umanistica», nell’ex Jugoslavia
e altrove. Guai se le si dove.sse
mettere il bavaglio !
Intanto, ed è il terzo fattore
della situazione, vi è tutto il
mondo della buona volontà: i
movimenti pacifisti, le opposizioni democratiche, le chiese.
Me.ssi in moto daH'informazione essi non sono però in grado
di risolvere i problemi immediati; tuttavia gettano semi di
umanità e di buon senso per il
futuro, danno voce a quello
che pensa e che vorrebbe la
gente comune ed esercitano
pressioni sui politici perché -si
faccia qualcosa».
Abbiamo così registrato i tentativi di mediazione, tutt'altro
che facili, del Consiglio ecumenico delle chie.se e della Conferenza delle chiese europee, soprattutto fra ortodossi serbi e
cattolici croati, ma con la partecipazione di prote.stanti e musulmani, e i loro ripetuti appelli
alla pace.
Gli appelli paralleli alla pace
che sono venuti da Ginevra e
dal Vaticano vanne; nello ste.s.so
senso, anche se la voce vaticana, con la sua tradizionale me.scolanza di religione e politica,
è risultata oggettivamente meno credibile, anche perché il
Vaticano si era schierato fin dal
principio con la Croazia, quan
SEGIIE A PAGINA 6
L'episodio della guarigione dell'indemoniato di Cerasa
Libertà è vivere in un mondo senza demoni
ANNA MAFFEI
« ... Ed essi presero a pregar Gesù che se ne andasse
dai loro confini. E come egli
montava sulla barca, l’uomo
che era stato indemoniato
lo pregava di poter stare
con lui. E Gesù non glielo
permise, ma gli disse: Va’ a
casa tua dai tuoi, e racconta
loro le grandi cose che il Signore ti ha fatto e come egli
ha avuto pietà di te».
(Marco 5: 17 - 20)
Può una comunità umana
imparare a vivere senza
demoni? Che .strana domanda
da porre alle soglie del 2000!
Da tempo le società moderne,
o postmoderne, come si ¡rreferLsce, fanno in gran parte a meno dell’ «ipote.si-dio», figuriamoci se hanno tempo per occuparsi dei demoni.
Il racconto di Marco 5 ci parla, con una rara dovizia di particolari, di un e.sorcismo compiuto da Gesù.
L’indemoniato era un uomo
gro.s.so, il suo nome era Legione: era chiamato co.sì perché si
riteneva fo.sse po.sseduto da un
gran numero di demoni, ma
quel nome ricordava curiosamente anche la guarnigione
delle truppe di occupazione ro
mana, di stanza presumibilmente anche lì, a Gerasa.
I geraseni sapevano bene di
avere questo «problema» in
mezzo a loro e di tanto in tanto, fra i .sani di mente e di corpo, si organizzavano spedizioni
per tentare di domare con la
nece.ssaria violenza gli spiriti
maligni, .senza mai riu.scirvi pienamente. Dunque i cittadini di
Gerasa si erano abituati a convivere con il loro «problema»;
l’importante era solo tenerlo a
di.stanza.
L’incontro di Legione con
Gesù è drammatico; l'uomo
.sente un'attrazione istintiva per
Ge.sù ma ha paura di una sofferenza ancora maggiore. Ge.sù
gli parla, gli chiede il nome e
.senza gesti o formule misteriose, con la sua sola autorità, lo
libera re.stituendogli umanità e
dignità.
L’episodio ha però un epilogo inatteso: la liberazione
deH'uorno corrisponde alla
morte per annegamento di un
enorme branco di porci. Lo
.scambio è evidente, e per gli
attoniti te.stimoni dell’accaduto
chiara è stata anche la .scelta di
Gesù: la vita di un uomo ormai
socialmente morto contro lo
stravolgimento economico e
.sociale deH’intero pae.se.
Anche la .scelta dei gera.seni è
senza ambiguità: pregano Ge.sù
di andarsene. Non è facile vivere senza demoni: i demoni servono.
.Servono per individuare bene i nemici e combattere contro di loro con la nece.ssaria
violenza, servono a proiettare
su di essi l’odio per altri nemici,
forse meno spirituali, come la
legione romana di occupazione. Servono alla .stabilità, I demoni servono a noi per sentirci
sani e «nomiali» e respingere fra
•i morti», all’occorrenza, i tossicodipendenti e sieropositivi.
I demoni pos.sono servire per
giustificare la repre.ssione e la
militarizzazione, e.ssere utili come alibi per non andare alle
radici dei problemi, non scardinare un sistema, come quello
mafio.so che arricchi.sce molti e
favori.sce molli altri in Sicilia e
fuori dalla Sicilia.
Oggi demoni di razza o di etnia sono evocati e agitati per
nascondere dietro di loro inconfessabili manovre di potere
e losche complicità.
Solo la misteriosa presenza
di un demone rende possibile
trasfigurare il volto di un bambino e riu.scire a ucciderlo dal
tetto di una casa; .solo negando
il nome ad altre persone,
creando demoni, si possono
co.struire lager, affamare indivi
dui, violentare donne, compiere stragi. I demoni in fondo ci
aiutano a semplificare una
realtà intricata e a trovare il no.stro po.sto di comodo in e.ssa,
E Gesù viene e scaccia i demoni, e così facendo mette a
nudo le no.stre scelte di fondo,
scardina i no.stri equilibri, smaschera i meccanismi del potere
e toglie legittimazione alla violenza.
Mentre il Signore scaccia i
demoni viene fuori il volto di
una società malata essa ste.ssa,
che non vuole guarire, forse
perché il prezzo di .scelte diver,se si rivela troppo alto.
Cristo ci sfida a vivere senza
demoni ma que.sto ci obbliga
ad andare in fondo anche alle
no.stre malattie, perché egli non
è venuto per i sani ma per i
malati. Per noi c’è speranza .solo se c’è pentimento. E questo
ci riguarda tutti, .senza eccezioni.
Può dunque una comunità
imparare a vivere senza demoni? Ge.sù, prima di andarsene
da Gerasa, dice all’uomo re.stituito alla vita di restare nella
sua città: c’è bi.sogno di lui proprio li, segno vivente della .scelta di Dio, testimonianza che in
Cristo la libertà è po.ssibile, perfino dai demoni. Perché Cerasa
si converta.
ANNO 0 - NUMERO 0
Sud Africa:
monitoraggio
ecumenico
LAURA CARLODALATRI
Le piatenti chiese sudafricane e le chiese internazionali si alleano per dar vita a un
gruppo di «monitoraggio ecumenico» in .Sud Africa.
L’annuncio, del 13 ago.sto. è
stato dato congiuntamente dal
Consiglio delle chiese sudafricane (.SAGO, dalla Conferenza
dei vescovi cattolici dell'Africa
del Sud (SACBC) e dal Consiglio ecumenico delle chiese
(GEO.
Il programma, che sarà avviato a settembre, durerà da sei
mesi a un anno, e vedrà le forze
religiose sudafricane coordinarsi con altri team internazionali,
che verranno seleziqnati
daH’Ufficio programmi del CEC
a Ginevra, l’azione di monitoraggio vedrà il Sud Africa diviso
in quattro aree: il Pretoria'Witwatersrand (il famoso triangolo del Vaal, dove maggiore è
stato il numero delle vittime
della violenza), il Natal, l'Eastem Cape e Cape Town.
Il CEC, con il suo appoggio e
la sua partecipazione, riconferma il sostegno che la famiglia
ecumenica intende continuare a
dare all’opera dei leader religiosi sudafricani.
Gli obiettivi del programma
di monitoraggio ecumenico sono: seguire in modo documentato il fenomeno della violenza
e il .suo rapporto con il processo politico in atto; seguire costantemente il processo negoziale in conso per una pacifica
transizione da un governo di
minoranza bianco a un governo
non razzista pluripartitico; seguile con attenzione le trattative per la convocazione delle
elezioni che daranno vita all’Assemblea costituente.
Attraverso il programma si
fornirà una presenza costante di
osservatori che serva da freno
agli incidenti, ma si raccoglierà
anche, come già in passato, documentazione sugli incidenti e
si condurranno inchie.ste indipendenti.
Ecumene
La Conferenza
europea delle chiese
pagina 2
Delle Chiese
Il Sinodo valdese
a Torì’e Pellice
pagina 3
ALL’ASCOLTO
Della Parola
Gesù entra
a Gerusalemme
pagina 7
4
PAG. 2 RIFORMA
"TPISflf
venerdì 21 AGOSTO 1992
A Praga dal 1° al 10 settembre l'assemblea della Conferenza europea delle chiese
Responsabilità ecumeniche delle chiese
nell'Europa delle guerre e delle «diversità
»
______ALBERTO BRACAOLIA_______
Si svolgerà dall“ al 10 settembre prossimi a Praga,
su preciso invito delle chiese
membro della Repubblica federale cecoslovacca, la decima
Assemblea della Conferenza
delle chiese europee (KEK),
organismo di cui fanno parte
112 chiese protestanti, ortodosse, anglicane e vecchio-cattoliche.
Significativamente, non solo
per la prima volta un’Assemblea della Cctnferenza ha luogo
in un paese dell'ex blocco comunista: essa anche viene
ospitata in una città in cui per
secoli si sono intrecciate le vicende delle tre grandi confessioni cristiane: cattolica, protestante e ortodossa, e che è stata inoltre a lungo un centro tradizionale di fede e cultura
ebraica.
L'Assemblea è il massimo organo di governo della Conferenza ed ha luogo ogni 5 o 6
anni (la nona Assemblea si
svolse nel 1986 a Stirling, in
Scozia). A Praga ci saranno circa 350 delegati in rappresentanza di organismi ecumenici e
chiese non solo europee ma di
tutto il mondo. Anche la Chiesa cattolica, che non fa parte
della Conferenza, sarà presente
come osservatrice con dieci
rappresentanti con diritto di
parola.
Il tema scelto per la riunione
è «Dio unisce - In Cristo una
nuova creazione»: secondo il
segretario generale della Conferenza, Jean Fischer, si sono
voluti così unificare i risultati
degli studi e delle attività promosse dalla Conferenza nel
campo della pace, della giustizia e dei diritti umani, dell'
evangelizzazione e del lavoro
missionario nell’Europa secolarizzata, della diaconia e del
servizio per i rifugiati e i perseguitati in cerca di asilo e protezione.
Non va comunque dimenticato che tale tema fu stabilito
nell'ottobre del 1989, in un periodo caratterizzato ed influenzato da avvenimenti di grande
importanza: da un lato l'apertura della «cortina di ferro- e la
caduta del muro di Berlino:
dall'altro la prima Assemblea
ecumenica europea di Basilea
sul tema «Pace nella giustizia»
L'euforia .seguita agli avvenimenti del 1989 -si è dissolta in
una diffusa preoccupazione
per le realtà complesse che sono esplose in aperta guerra
fratricida e hanno creato nuovi muri di divisione^ ha ricordato Jean Fischer. Anche dal
punto di vi.sta ecumenico il periodo attuale si pre.senta piuttosto turbolento. L'Assemblea è
allora chiamata ad un compito
vasto e non semplice. Infatti,
non tieve solo prendere in esame le attività .svolte e le iniziative promosse dal 1986 ad oggi, sia da un punto di vi.sta ecumenico (da ricordare la collaborazione con il Consiglio delle conferenze epi.scopali europee e la promozitme dell’incontro e del dialogo tra le chie.sc della Jugoslavia), sia da un
punto di vista .sociale e politico
(ad e.sempio la forte pre.ssione
degli stati per i diritti umani,
soprattutto dei rifugiati e dei
migranti, e per la libertà religiosa).
Deve anche decidere su importanti que.stioni riguardanti
io .statuto della Conferenza e le
sue finanze: ma soprattutto deve delineare le priorità di azione per i pro.ssimi anni, i campi
in cui maggiore dovrà essere
La trentesima sessione del SAE
Una speranza nel
cammino delle chiese
Uno dei ponti di Praga, la capitale che ospiterà la Conferenza. Una città in cui per secoli si sono intrecciate le vicende delle tre grandi confessioni cristiane e che fu a lungo un centro di fede e cultura ebraica.
l’impegno della Conferenza e
delle singole chiese aderenti
per rispondere alle sfide lanciate da un contesto così ribollente.
Si tratta di sfide particolarmente difficili ed importanti,
che vengono delineate in un
documento di lavoro, già distribuito a delegati e chiese
membro. In esso si sviluppa il
tema dell'Assemblea da un
punto di vista teologico, rilevando come qualsiasi unità
pensabile dei credenti debba
essere fondata nella suprema
unità di Dio. Tale unità presuppone il cambiamento e la fine
delle divisioni, ma non della
•diversità», che al contrario va
vista come una ricchezza.
L'unità è qualcosa di nuovo,
richiede alle chiese una rinnovata conversione ed una trasformazione e deve spingerle a
lottare contro violenza, ingiustizia, oppre.ssione e ad impegnarsi perché ognuno abbia la
possibilità di esprimersi pienamente nella chiesa, in particolare le donne.
Infine si riafferma che il dono di Dio in Cristo è quello di
una «nuova creazione», cioè un
nuovo rapporto con Dio e con
il proprio prossimo: una fonte
di speranza non solo per il fiituro ma anche per il presente.
Il documento, inoltre, afferma che l’Europa, e gran parte
delle chiese cristiane in essa
presenti, ha responsabilità
enormi e secolari nei confronti
del mondo per le guerre mondiali e locali, per il colonialismo, per lo .sfruttamento indiscriminato e incosciente delle
risorse mondiali.
In questo momento il continente è in una fase di notevole
transizione, anche da un punto
di vista religioso, e non è certo
possibile cercare ancora di
considerarlo «cristiano».
Infatti vanno ricordate sia
l'antica e significativa presenza
di altre religioni, come l'ebraismo e l'Islam, quest’ultima in
costante espansione a causa
dei recenti flussi migratori, sia
il proce.sso di progre.ssiva e costante secolarizzazione della
.società, che comunque ha anche fornito positivo impulso a
democrazia, pluralismo e tolleranza.
Secondo il documento, cjuindi, il compito delle chie.se oggi
è quello di annunziare l’evangelo della speranza, della giustizia e della riconciliazione in
una società comple.ssa, in cui
contrariamente alle recenti illusioni, i problemi sociali, politici, economici, ambientali appaiono ancora più pressanti e
lontani dalla soluzione.
Il rinnovato impegno diaconale al servizio concreto di tutti
va basato soprattutto sulle comunità locali e va restituita
maggiore importanza ai laici,
dimostrando attenzione e considerazione molto maggiori per
la presenza delle donne nella
chiesa, impegnandosi nel trovare una predicazione che sia
veramente comune e sappia
armonizzare senza mettere in
competizione le vocazioni delle varie chiese coinvolte.
Comprensibilmente, i problemi su questi argomenti sono
ancora notevoli, non solo con
la Chiesa di Roma, per le sue
pretese egemoniche ed il suo
trionfalismo, o con gruppi fondamentalisti, ma anche tra le
chiese membro della Conferenza, malgrado recenti e significativi passi in avanti.
Rimane però un ambito di
impegno di importanza fondamentale per le chiese, che qui
possono dimostrare appieno
l’effettiva volontà di accettare
sul serio le sfide loro lanciate
dal mondo contemporaneo.
EMMANUELE PASCHETTO
Al Passo della Mendola,
confine tra le province di
Trento e Bolzano, il Segretariato per le attività ecumeniche
(SAE) ha svolto la sua 30a sessione di studio dal 25 luglio al
2 agosto.
Il SAE è un movimento di
«laici», dove i «chierici», siano
essi sacerdoti cattolici e ortodossi, pastori, monaci, frati,
suore o rabbini, hanno la funzione di «consulenti». Il nerbo
del SAE, i suoi soci, gli organizzatori, i «quadri», a livello locale e nazionale, sono «non
professionisti» della religione.
L'argomento della sessione
era la logica prosecuzione del
convegno del ‘91 che aveva al
suo centro la domanda di Gesù: "Chi dite voi che io sia?".
Quella di quest’anno aveva per
tema la parola di Gesù «7o sono
la via, la verità, la vita-. Due
sessioni dedicate alla cristologia, perché è indubbio che
questo sia il nodo centrale del
cristianesimo.
La sessione si è aperta domenica 26 luglio con una panoramica sullo «stato» dell’ecumenismo nelle più recenti assemblee internazionali (Canberra
‘91, Santiago ‘91, Budapest
‘92), presentata a tre voci dal
prof. Popescu, decano della
Facoltà di teologia di Bucarest,
dalla prof.ssa Vingiani e dal
pastore Philipp!, decano della
Chiesa luterana in Italia. Il
prof. Popescu ha rilevato che
per la prima volta un’assemblea del CEC (Canberra) è stata
centrata sulla persona dello
Spirito Santo. Poiché è lo Spirito che rinnova la creazione,
come chiese dobbiamo riflettere seriamente sulle no.stre responsabilità nei confronti
dell'intero creato. La teologia
cristiana, nell’insi.stere sulla trascendenza di Dio, ne ha accentuato la distanza dal mondo
materiale, che è (¡uindi divenuto oggetto dello sfruttamento
umano. Abbiamo sbagliato
l'approccio teologico con Dio
e con la creazione, ponendoci
come centro di gravità del
creato, al posto di Dio e dello
Spirito. Dobbiamo tornare a
es.sere custodi, amministratori,
Incontro delle commissioni del Consiglio ecumenico a Evian
Elaborati i nuovi programmi di azione
JEAN-JACQUES PEYRONEL
Nel maggio .scorso i vari dipartimenti e commissioni del
Consiglio ecumenico delle
chie.se, nonché l'intero .staff di
Ginevra, si sono ritrovati a
Evian (Francia) per definire i
nuovi programmi di attività del
CEC, .secondo la ristnitturazione approvata dal Comitato
centrale nel .settembre ‘91. Circa 280 persone hanno partecipato ai lavori.
Il I Dipartimento («Unità e
rinnovamento») ha proposto
quattro linee d'azione: a) unità
ecclesiale (Fede e costituzione); b) piena partecipazione
dei laici alla vita della chie.sa;
c) educazione teologica ecumenica; d) culto e .spiritualità.
Il Dipartimento lavorerà in
collaborazione con altri .settori
del CEC, in particolare sulle
que.stioni attinenti alla base biblica e teologica del CEC. alle
implicazioni ecclesiologiche
del proce.sso conciliare su
«Giustizia, pace e integrità del
creato» e al significato del popolo ebraico per la teologia
cristiana.
Gli obiettivi del II Dipartimento («Vita e missione») sono:
a) suscitare e sostenere la fede
nel conte.sto odierno; b) tutelare la salute e l’integrità delle
persone; c) combattere le .strutture ingiuste, in solidarietà con
coloro che sono stati resi poveri; d) testimonianza comune
nel conte.sto del pluralismo religio.so e culturale.
Cinque sono i programmi
prioritari: a) unità nella mi.ssione e nell’evangelizzazione; b)
evangeli) e cultura; c) comunità e giustizia; d) .salute, guarigione e integrità delle persone;
e) educazione per tutto il popolo di Dio.
Il III Dipartimento («Giu.stizia, pace e integrità del creato»)
propone due punti fcK'ali: «Cultura della vita: ricerca di .stnitture alternative» e -Cultura della .solidarietà». «Cultura della vita» include un lavoro specifico
.sul razzismo, l’etnicità, l'etnocentrismo, i popoli indigeni, la
povertà, l'economia e l'ambiente, i diritti umani, la risoluzione dei conflitti e le .strutture
di governo.
Il IV Dipartimento («Condivisione e servizio») riafferma che
la riflessione biblica e teologica su missione e diaconia è vitale per il .suo lavoro.
A livello pratico ciò significa:
a) importanza di programmi
che mirino ad un'equa condivisione delle ri.sorse; b) popolazione e ambiente rimangono le
preoccupazioni principali; c)
azione urgente per rispondere
ai bisogni delle vittime di disa.stri e di conflitti, e delle comunità di migranti; d) gli atti di
compa.ssione, di sofferenza vicaria e di ministero profetico
contribuiscono tutti a promuovere una diaconia globale.
L'Ufficio «Chiesa e rapporti
ecumenici» .sottolinea l'impatto
delle nuove forme di rapporti
emerse dal proce.sso conciliare
JPIC .sulla te.stimonianza comune e sul servizio delle istituzioni ecclesia.stiche.
La Commissione afferma
inoltre la necessità di riconoscere e di onorare tutte le chiese nel loro radicamento locale,
e chiede alle chie.se che .svolgono attività missionarie
all’estero di farlo in .stretta collaborazione con le chie.se del
luogo.
L’Ufficio «Rapporti interreligiosi» sottolinea la necessità
per il CEC di potenziare i rapporti con le persone e le organizzazioni di altre religioni e di
aiutare le chiese con una riflessione teologica e mlssiologica,
progetti educativi e consulenza
nei rapporti internazionali.
Infine l'Ufficio «Comunicazioni» consiglia di potenziare
fortemente i rapporti tra gli uffici del CEC e le agenzie di comunicazione delle varie chiese. Ribadisce la raccomandazione fatta dalFAssemblea di
Canberra di un regolare bollettino di informazione .sulle attività del CEC, che comprenda
anche relazioni .sui viaggi dello
staff e dei team ecumenici, testi
di prese di posizione importanti, re.soconti di incontri.
servi del mondo creato; non
dominatori ma collaboratori di
Dio, al servizio della redenzione dell’intera creazione.
Mons. Luigi Sartori, il prof.
Paolo Ricca e l’archimandrita
greco Limouris hanno animato
i due giorni successivi, ciascuno esaminando uno dei punti
dell’affermazione di Gesù, tema della sessione. Gesù è «via»
perché ha tracciato il percorso.
¡Disceso dal Padre ne è risalito
e la chiesa, guidata dallo Spirito, non può che ripercorrerne
lo stesso cammino, che è via di
croce e di servizio. Cristo è la
«verità», due volte nascosta,
perché ancora il mondo non la
conosce e perché noi stessi
non vogliamo scoprirla fino in
fondo per timore di essere da
lei scoperti, messi a nudo. Cristo è «vita» perché è Parola
creatrice, è il Risorto e il Vivente, perché il suo Spirito regge
la creazione.
In una singolare tavola rotonda, dove ciascuno poneva
una domanda imbarazzante
agli altri due interlocutori sono
state dirette e brucianti le due
domande poste da Paolo Ricca:
all’ortodossia, se non riteneva
che il peccato di costantinianesimo, pur presente in tutte le
chiese, non fosse l’aspetto più
negativo di questa confessione; al cattolicesimo, se la dottrina del «ritorno a Roma» non
venisse oggi riciclata nell’idea
dell’inclusività delle altre chiese, a partire da Roma.
La settimana è stata ricca di
spunti, di suggestioni, di coinvolgimento emotivo. Magistrale, fra le meditazioni bibliche
mattutine, quella del prof, Cor.sani sul testo di Efesini 5:2: «Ci
ha amati fino a dare se stesso
per noi ». Coinvolgente l’esperienza di un sacerdote cattolico
che vive da molti anni in Giappone, in un villaggio buddista,
in piena fraternità con una famiglia buddista, te.stimoniando
di Cristo con «dolcezza e rispetto» ed accettando con gioia
la te.stimonianza di coloro che
lo ospitano.
Sofferto il culto con Santa
Cena del giovedì sera con la
forte predicazione del pa.store
Glenn Williams: Cristo ha abbattuto i muri di separazione e
noi, nel nostro peccato, non
.sappiamo accostarci insieme al
segno di unità co.stituito dalla
sua Cena,- perché ogni confessione la fa propria. Commovente il vedere che, al momento della distribuzione del pane
e del vino, ai cinquanta evangelici (luterani, valdesi, batti.sti,
metodi.sti, avventisti, riformati)
si affiancavano oltre cento cattolici desiderosi di testimoniare
che l'unità in Cri.sto conta più
dei precetti della propria chie.sa. intensa la partecipazione
all'introduzione al Sabato, condotto dai sei ebrei presenti, laici, tra cui una signora anziana,
piccola piccola, superstite di
chls.sà quali persecuzioni. Era il
31 luglio, cin(|uecento anni
esatti dall'esecuzione deH'editto di cacciata degli ebrei dalla
Spagna, rievocato con commo.ssa sobrietà dalla .scrittrice
Giacoma Limentani.
Il SAE rappresenta uno dei
pochi spazi aperti rimasti, in
un momento in cui il clima dei
rapporti ecumenici .sembra tendere all’autunno. Forse occorrerà correggere il tiro, rinnovarsi di fronte alle e.sigenze ed
alle aspettative degli anni '90;
ma proprio perché le difficoltà
crescono è necessario insistere
in que.sta esperienza che mo■stra ancora tutta la .sua vitalità
ed è ormai per migliaia di credenti in Italia un punto di riferimento, una .speranza viva sul
cammino della Chie.sa.
5
venerdì 21 AGOSTO 1992
-Vita Delle Chiese
PAG, 3 RIFORMA
IL SINODO DELLE CHIESE VALDESI E METODISTE
UNA SCUOLA
DI DEMOCRAZIA
LUCIANO DEODATO
"Il Sinodo è la massima autorità umana della chiesa in
materia dottrinaria, legislativa, giurisdizionale e di governo...così recita l’art, 27 della
•Disciplina generale- delle nostre chiese, ed aggiunge, quasi
a temperare il tono assoluto
del discorso: «...esso non è mai
sovrano, poiché soggetto alla
sola sovranità dell’unico Signore della chiesa«. Per questo
i lavori sinodali iniziano con
un culto e, con un culto, inizia
ogni giornata della sessione.
Il Sinodo, come si sa, è costituito da deputati delle chiese
valdesi e metodiste e da pastori. Il numero dei pastori non
può superare quello dei deputati, In totale i membri della
sessione europea del Sinodo
sono ISO.
Ho detto “Sessione europea»;
infatti uno solo è il Sinodo sia
per le chiese dell'area europea
che per quelle del Rio de la
Piata; tiene due sessioni ordinarie due volte l’anno, una in
Italia e l’altra nella regione rioplatense. Ecco perché rappresentanti dell’una o dell’altra
area siedono a pieno titolo
nell’una o nell'altra sessione.
Quest’anno partecipano al nostro Sinodo i sudamericani Mario Bertinal e Ruben Artus.
Tra i compiti del Sinodo vi
sono quelli di e.saminare l’operato della Tavola e delle Commissioni sinodali amministrative (OPCEMI, CIOV ecc.); di
esaminare le proposte provenienti dall’altra se.ssione sinodale, dalle singole chiese e dalle a.ssemblee regionali (circuiti
e distretti); di udire il rapporto
della Commissione per le discipline, di quella per le propoposte e di quelle “ad referendum”. Il Sinodo inoltre deve
eleggere la Tavola, le commissioni amministrative, le commissioni d’esame. Si tratta di
operazioni che richiedono
molto tempo.
Il Sinodo, in base all’articolo
ricordato sopra, è il governo
della chiesa; per questo ne delinea la politica, si occupa di
questioni amministrative, svolge tutta l’attività legislativa necessaria al buon funzionamento delle chiese e delle strutture
che esse si danno. Non è quin
di un caso se i lavori sinodali
sono sempre sovraffollati di argomenti. E' compito della
Commissione d’esame indicare
ai membri del Sinodo quali tematiche debbono essere discusse. La Commissione proposte recepisce, invece, quegli
argomenti che almeno cinque
membri del Sinodo ritengono
debbano essere discussi, e li
presenta alla discussione generale.,,
"Il Sinodo - recita sempre
l’aiticolo 27 - è l’assemhlea generale che esprime l’unità di
tutte le chiese...«. L’unità della
chiesa, come sappiamo, è data
dalla comune professione di
fede e dalla grazia del Signore;
ma il Sinodo è il luogo in cui
essa si esprime.
E’ un concetto da sottolineare, perché l’unità non è data
dallo stare intorno ad un centro (persona o struttura o confessione di fede) come può avvenire in altre realtà ecclesiastiche, ma nell’agire in obbedienza alla Parola di Dio e nel ricercare la guida dello Spirito
Santo (cfr, art. 27). E’ chiaro
che anche nel Sinodo, come in
ogni assemblea umana, vi sono
correnti, opinioni diverse, dibattiti talvolta tesi, delibere che
passano di misura.
Ma la scommessa di ogni Sinodo è che non l’opinione del
singolo, o di un gruppo, prevalga, ma la ricerca di una risposta fedele e coerente con
l’Evangelo, sia per quanto riguarda i problemi amministrativi che la raccolta delle sfide
del nostro tempo. Perciò il Sinodo è scuola di democrazia e
di libertà; momento d’incontro,
più che di scontro; di dialogo,
più che di confronto; di comunione, più che di divisione. E’
momento di espressione della
comunione fraterna, per un insieme di realtà disperse ed isolate; e di una comunione che,
grazie alla presenza di numerosi delegati di chiese sorelle,
si allarga ben oltre i nostri limitati confini ecclesiastici.
In questo spirito di fraternità
e ricerca, apertura e riconoscenza, i membri del Sinodo
.sono chiamati a discutere e risolvere i principali problemi
delle chie.se.
Intervista al moderatore della Tavola valdese, pastore Franco Giampiccoli
Il maggior rischio che corriamo nel tempo
della fine degli ideali è l'aridità spirituale
________GIORGIO GARDIOL________
Alla vigilia del Sinodo delle
chiese valdesi e metodiste abbiamo incontrato il pastore
Franco Giampiccoli, moderatore della Tavola valdese, e gli
abbiamo posto alcune domande sullo «stato delle nostre
chiese».
- Al Sinodo di quest’anno
verrà presentato un progetto per la creazione di una
Commissione sinodale per
la diaconia. Alcuni osservano che questa proposta si
inserisce in una tendenza
accentratrice e manageriale
presente nelle nostre chiese. Qual è la tua opinione?
- «.Se per “tendenza manageriale” .si intende un sostenere
lo sforzo che la maggior parte
delle nostre opere sta compiendo per passare dal dilettantismo ad un livello di alta e
indispensabile professionalità,
allora condivido questa tendenza. Ma non mi piace l’applicazione di questo linguaggio
alla chiesa, alle opere, perchè
può far pen.sare die siano condivisi altri aspetti della managerialità, come per esempio la
regola “gli affari sono gli affari”. Lo spirito di servizio, che
ha il suo fondamento nel Cristo
che è in mezzo a noi come colui che serve, è invece vivo
nelle chiese e nelle opere. Si
tratta di capire che professionalità e organizzazione da una
parte ed esercizio della diaconia evangelica dall'altra non
sono alternative che si escludono a vicenda.
Quanto alla “tendenza accentratrice” c’è un grosso equivoco. Fortemente accentrato
non è il progetto della CSD che
Tavola e CIO’V propongono al
Sinodo, bensì la concezione
stessa delle Commissioni sinodali amministrative (CSA) che è
.stata formulata quasi vent’anni
fa e che è rimasta inapplicata.
Il progetto della CSD intende
codificare la realtà che la nostra chiesa ha prodotto in questi due decenni e trasferire ad
un’apposita CSA una parte delle responsabilità diaconali della Tavola. La mia impressione
è che si tratti di una operazione di decentramento piuttosto
che di accentramento».
- Eppure si ha l’impressione di una chiesa-istituzione che prevale sulla
chiesa-movimento...
- «Cerchiamo anche qui di
non pen.sare in termini di alter
native che si escludono. Ci sono movimenti che ritengono
che l'i.stiluzione sia di per sé la
negazione del movimento e la
rifiutano. I valdesi riformati - e
non di.s.simile è stata l'e.sperienza dei metodisti risvegliati non hanno mai condiviso una
contrapirosizione di c]uesto genere e non hanno temuto di
darsi un ordinamento istituzionale che, se rettamente inteso,
è uno strumento di continuità
e un mezzo di contenimento
dell'arbitrio e della discrezionalità.
La vita della chiesa è sana
quando non sopprime l'istituzione e non soffoca il movimento ma cerca un equilibrio
fra queste due realtà.
Detto questo, sono d’accordo nel dire che nel tempo presente una certa aridità spirituale impoverisce il nostro essere
chiesa-movimento e che in
Intervista ai componenti della Commissione d'esame
La discussione principale
è sulla vita delie nostre chiese
_______ALBERTO CORSAMI_______
Il Sinodo di quest’anno si occuperà di alcuni temi «forti» e
consistenti: il funzionamento
degli organi esecutivi (con particolare riferimento a circuiti e
distretti), la diaconia (questa
sessione dovrebbe essere in
grado di decidere .sul progetto
di una Commissione sinodale
per la diaconia, ma saranno oggetto di dibattito anche un’opera, il Centro diaconale “La Noce” di Palermo, e il futuro di
Villa Olanda), e il .settimanale
comune per le chiese battiste,
metodiste e valdesi.
Del lavoro che svolge la
Commissione d’e.same .sull’operato della Tavola valdese,
dell’OPCEMI e della Facoltà di
teologia nelPistniire l’as.semblea
sinodale abbiamo parlato con i
suoi componenti: il relatore,
Gianni Genre, Giovanni Anziani, Anita Tron e Michele Rostan.
Tutti .sono concordi nel ritenere questo «meccanismo» una
componente essenziale della vita democratica delle nostre
chie.se: «Attraverso verbali, corrispondenza, documenti e bilanci, ma anche attraverso l’incontro con alcune persone - dice Anziani - vagliamo l’attività
svolta nel corso dell’anno dalla
Tavola valdese, per verificare se
sia stata conforme ai mandati
ricevuti nella sessione precedente, 0 quali scelte abbia fatto
su questioni per cui non era indicato un mandato preciso.
C’è poi l’aspetto finanziano,
che verifichiamo non soltanto
in senso contabile, ma anche
valutando l’impostazione di
certe scelte«.
«Oltre ai documenti che ci
vengono mesi a disposizione aggiunge Genre -, a Torre Pellice tra la fine di luglio e il Sinodo, abbiamo potuto già lavorare a Roma per due giorni a
maggio sidla documentazione
contabile, e a Palermo per cogliere “in loco" il senso dell'attività dell’opera (La Noce) che
quest'anno viene esaminata da
vicino «.
Quest'anno, tra l’altro, la rilevanza della discussione sulla
Commissione sinodale per la
diaconia ha prodotto una novità nel modo di lavorare... «Infatti - aggiunge Rystan - data la
natura della materia abbiamo
collahorato con la Commissione d'esame sull’operato della
CIOV, con cui abbiamo redatto
la parte di relazione relativa
alla CSD«.
Chi viene nominato nella
Commissione d’esame si trova
dunque ad operare in un momento cardine del nostro ordinamento: ma come si vive questa esperienza? Per Anita Tron,
unica donna «è importante, in
questo momento, aver potuto
collahorare da pari a pari, in
un lavoro veramente collegiale«.
Per Michele Rostan «ci vorrebbero più membri di chiesa
disponibili a svolgere questo
impegno, che è anche un lavoro di filtro sui problemi che,
benché importanti per la vita
della chiesa, non potrebbero essere adeguatamente affrontati
a causa dei tempi ristretti«.
Anziani aggiunge poi che occorre senso di responsabilità
"per valutare con oggettività e
in umiltà i documenti da esaminare, senza tener conto dei
“sentito dire’’«.
In questi ultimi .Sinodi ci si è
interrogati più volte sul .senso di
alcuni dibattiti sinodali su temi
di attualità (una volta li si definiva «politici»): sembra che attraver.so gli ordini del giorno,
attesi con ansia dalla stampa
italiana, si parli piuttosto alla
nazione che alle nostre chiese.
Qual è il compito effettivo del
Sinodo?
•Il Sinodo non deve prendere
l’aspetto di un mini-convegno:
è inutile proporre temi di dibattito non strettamente collegati
alla vita della chiesa - dice Rostan - Questo non significa eliminarli, ma di fronte, per
esempio, al Mezzogiorno ha
senso porsi parlando di ciò che
fanno le nostre chiese, che sono
presenti in molti settori della vita sociale carichi di problemi«.
«Dobbiamo evitare gli ordini
del giorno, magari belli, ma
che non coinvolgono le chiese aggiunge Anziani - Il Sinodo è
espressione unitaria delle nostre chiese; invece nel campo
della sanità, per dime una, esiste un problema politico, che
possiamo affrontare a partire
dall’impegno delle nostre chiese
per l’Ospedale evangelico di
Ponticelli, che rischia una dequalificazione e perfino una
chiusura...
Insomma, possiamo dire che
il Sinodo, che non è un convegno, non funziona “per temi”,
ma prevede un unico grande e
importante tema, che è la vita
della chiesa«.
Torre Pellice, la Commissione d'esame al lavoro. Da sinistra Gianni
Genre, Giovanni Anziani, Michele Rostan e Anita Tron.
questa situazione l'alternativa
rischia di polarizzarsi in modo
eccessivo sui necessari aggiu.stamenti della chiesa-istituzione.
Non abbiamo bisogno di una
de-istituzionalizzazione della
nostra chiesa, bensì del rilancio del nostro movimento».
- Hai parlato di una certa
aridità. E’ dunque questo,
secondo te, lo stato spirituale delle nostre chiese?
- «Per lo meno è il maggior
rischio a cui siamo esposti. Secondo me abbiamo un’insufficiente autocoscienza di qtianto
po.ssa influire su di noi e sulla
vita della chiesa la temperie in
cui viviamo. "Viviamo nel tempo della caduta delle ideologie
ma anche degli ideali. Intorno
a noi cresce un clima di delusione e di rabbia, di sfiducia e
di rassegnazione. Come potremmo non esserne toccati?
Ma ne siamo condizionati solo
nella misura in cui perdiamo di
vista il centro della no.stra fede.
Credo che nella vita quotidiana
abbiamo da reimparare a distinguere tra “la tristezza del
mondo” che “produce la morte” e “la tristezza secondo Dio”
che “produce un ravvedimento
che porta alla salvezza” (2 Cor.
7: 10)».
- L’altra parte della nostra
chiesa, nel Rio de la Piata,
soffre una situazione economica difficile. Quali proposte di solidarietà verranno discusse al Sinodo?
«Il Sinodo dovrà valutare
operato della Tavola anche in
questo campo: la Tavola ha deciso di concludere anzitempo
la colletta per contribuire al
rinnovo del parco auto a disposizione dei pastori valdesi
del Rio de la Piata, che dovev'a
proseguire a tutto il ‘93, e ha
raccomandato alle Conferenze
distrettuali di aprire una sottoscrizione straordinaria a favore
delle famiglie pastorali valdesi
del Rio de la Piata. La Tavola si
è mossa in questa direzione rispondendo a sollecitazioni di
alcune chiese e tenendo conto
delle indicazioni richieste alla
Mesa e da questa fornite. Spero
che dal Sinodo venga un ulteriore forte impulso in questa
direzione che vuol essere la direzione della solidarietà rispettosa».
Cinque
nuovi pastori
Cinque nuovi pastori saranno
consacrati nel culto di apertura
del Sinodo che si aprirà a Torre
Pellice domenica 23 agosto. Sono Giu.seppe Ficara, 29 anni, .siciliano ¡proveniente da un’esperienza di fede evangelica in
una chiesa pentecostale; llr.sel
Kònigsmann, tedesca che ha
¡preferito le ¡piccole chiese prote.stanti italiane alle grandi chie,se di massa del suo paese; Donat(P Mazzarella, ex sacerdote
cattolico di Napoli che ha aderito alla fede evangelica dopo
un travaglio spirituale riguardante la concezicpne mediatrice
della .salvezza affidata dal cattolicesimcp a Maria e ai santi; Adelaide Rinaldi, che giunge al pa.storato come risposta ad una
vocazione vissuta nella chiesa
valde.se; Paolo Tognina, .svizzero del Cantone dei Grigioni.
Tognina è l'unico dei cinque
pa.stori che non .svolgerà il sucp
ministertp in una chiesa italiana;
tornerà infatti in Svizzera. Il Sinodo saluterà con particolare
affetto il pastore metodista Iginio Carera che entra in emeritazione.
6
PAG. 4 RIFORMA
venerdì 21 AGOSTO 1992
-Vita Delle Chiese--—
Il rapporto della Commissione sinodale sui matrimoni misti in Italia
Verso una soluzione delKannoso problema
che travaglia le coppie interconfessionali
sta per essere discussa ed approvata dalle chiese cattoiica, valdese
e metodista una nuova disciplina dei matrimoni interconfessionali, li
documento che è ali’esame deiie chiese accetta in pratica il principio
dei piuraiismo nella forma di celebrazione. Agli sposi viene riconosciuta la libertà di rendere pubblico il matrimonio nelia forma scelta
di comune accordo. Inoltre cadono le «cauzioni». I genitori sceglieranno ciò che ritengono meglio per il bene dei figii.
_______LUCIANO DEODATO_______
Nell’ambito dei matrimoni
ini.sti o, con termine più
proprio, dei matrimoni interconfe.ssionali, qualcosa si .sta
muovendo. La commissione
nominata dal Sinodo delle
Chiese valdesi e metodiste di
alcuni anni fa pre.senterà quest'anno un primo rapporto sul
lavoro svolto con la parallela
commissione nominata dalla
Conferenza episcopale italiana
(GEI).
Il documento non è ancora
completo: manca una terza ed
ultima parte, concernente la
pastorale nei confronti delle
coppie miste.
Ma se quanto finora elaborato riceverà un'approvazione di
ma.ssima da parte del Sinodo e,
successivamente, da parte della
CEl. le due commissioni potranno continuare il lavoro e
portarlo a compimento in modo che possa essere definitivamente approvato dalle rispettive chiese e diventare operativo.
Diciamo subito che il documento, nelle parti fin qui redat
te, contiene novità che fanno
ben sperare in una soluzione
positiva di una questione sulla
quale le chiese si sono affrontate da sempre, causando non
pochi clLsagi alle coppie interconfessionali.
Attualmente la natura sacramentale del matrimonio, da
parte cattolica, non permette il
riconoscimento di quello celebrato in una chiesa protestante
e, meno ancora, nel solo municipio.
Le «cauzioni» chieste ai nubendi, e cioè che tutta la prole
sia battezzata ed educata nella
fede cattolica e che il coniuge
non cattolico non costituisca
un inciampo alla fede dell'altro,
limitano, per le chiese evangeliche, la piena libertà dei coniugi e sono lesive della loro dignità. La possibilità, per gli
evangelici, di celebrare nozze
di persone divorziate infirma
per i cattolici la sacramentalità
del vincolo matrimoniale.
Si comprende da questa
esemplificazione come queste,
ed altre questioni ancora, abbiano finora impedito per la
Chiesa cattolica il riconosci
Guardia
Piemontese:
non solo
cultura valdese
Su che cosa dobbiamo puntare, a Guardia? Si è discus.so lo
.scorso anno sull’ opportunità di
indirizzarsi verso la costituzione di un gruppo ecclesiale, o di
re.stare nell’arnbito meramente
culturale. Non so se le due cose siano davvero in contrapposizione così netta, e proprio tra
noi valdesi...
Comunque, e in via esplorativa, la Casa valdese anche
quest’anno offre agli ospiti e alle persone interessate la visita
guidata del museo, culti e conversazioni su temi biblici, teologici e di attualità protestante.
Si mantiene così il carattere
di approfondimento culturale,
e il culto stesso può essere vissuto come un momento di conoscenza della spiritualità
evangelica, offrendo al tempo
stesso una possibile alternativa
per chi è alla ricerca di un diverso modo di vivere la fede.
La frequenza è molto varia:
da pochi.ssime persone al “pienone”, ma una caratteristica
sembra emergere: il servizio intere.ssa soprattutto ai villeggianti.
In questi anni sta prendendo
piede un nuovo modello di vacanza, che non comprende solo il riposo e lo .svago ma anche lo .studio, l’approfondimento dei propri interessi che durante l'anno vengono .sacrificati
al lavoro, la scoperta di cose
nuove, ecc.
Molti dei turi.sti che visitano il
mu.seo e si fermano per gli incontri ne approfittano per chiedere spiegazioni; magari nella
loro città vi è una chiesa evangelica che li aveva .sempre incuriositi, o avevano un amico
evangelico, e vanno via con
l’indirizzo del luogo di culto
più vicino a ca.sa loro.
Cono.scenza del mondo protestante, proposta per una ricerca di fede, intere.sse storico
e culturale? Per ades,so è difficile rispondere, forse proprio
perché si tratta di richieste diverse. Vedremo.
Il dibattito sinodale sulle strutture intermedie della chiesa
Non perdiamo circuiti e distretti
GUIDO COLUCCI
GIANNI ROSTAN
A integrazione delle informazioni date sul nostro
giornale (n. 27 del 3 luglio) circa la discussione avvenuta in
Conferenza distrettuale sul problema «circuiti e distretti», vorremmo qui presentare alcune
note emerse dal lavoro di un
gruppo di studio nominato dalla Chiesa valdese di Milano.
1. Una prima osservazione, forse marginale, è relativa al nome della Commissione: si è
posto l’accento più sugli
•esecutivi» che sulle «assemblee»: forse si tratta di una
svista del Sinodo (non certo
della Commissione!) che
però non è stata rilevata.
2. Una seconda osservazione riguarda lo scenario generale
nel quale ci si muove: da un
orientamento portato avanti
per anni che ricercava - anche con fatica - un progressivo decentramento, sembra
che ci si muova oggi verso
un corposo accentramento:
segno di crisi di fiducia verso
le chiese locali e le opere
disseminate sul territorio?
Nelle organizzazioni umane
si accentra quando si è in
momenti di forte crisi, e/o si
ha paura di quello che può
succedere. Siamo forse a
questo punto?
3. La Commissione ha fatto un
notevole lavoro di fantasia,
cercando di rispondere a
quello che essa ha inteso essere forientamento del Sinodo, e cercando altre,sì di conglobare in un unico di,scorso
due temi collegati ma indipendenti: l’organizzazione
delle a,ssemblee (di circuito e
distrettuali) e l'autonomia
delle chie.se, o addirittura la
«prowLsta alle chie.se»: inevitabile quindi che sia in parte
mancato un lavoro di approfondimento ecclesiologico. Riteniamo anche noi che
parecchie co.se possano essere cambiate, però occorre tener conto di alcune linee
fondamentali che ci sembra
la Commi.ssione abbia tra.scurato.
4. Contrariamente a quello che
appare ad una prima lettura,
non è il distretto che viene a
cadere, bensì il circuito. La
normativa proposta dalla
Commissione infatti ci riporterebbe sostanzialmente (e
anche formalmente sotto certi aspetti) alla situazione che
era quella distrettuale fino al
1975, anno in cui si è attuata
l’integrazione a questo livello, con alcune poche differenziazioni, tra le quali la più
interessante è l'ufficializzazione della rappresentanza
dei responsabili di istituti e
opere.
Si tornerebbe quindi al «vecchio» distretto valdese che
verrebbe ora chiamato «circuito». La realtà del circuito
non ci sarebbe più, cosa che
ci dispiace moltissimo perché
il circuito è uno strumento
prezioso e più ancora lo sarebbe se riportato al suo significato originario, costituito
in base a criteri di omogeneità e distanze (quindi in
numero maggiore) per rispondere in modo efficace
alle finalità espresse nel Patto
di integrazione.
Se dovesse passare la proposta della Commi.ssione,
avremmo un numero maggiore di distretti (non sarebbe un dramma, erano 11 nel
1871, quando però erano ancora in fase di sperimentazione, quindi non legittimati dai
Regolamenti, e 7 dal 1903 al
1914) ma di fatto non avremmo più il circuito, a meno
che non si ripe.schi l’idea dei
•presbiteri» (che erano in
realtà veri circuiti), inventati
prima del 1975 in alcuni di.stretti, per rispondere all'esigenza di coordinamento pastorale ed evangelistico tra
chiese (omogenee tra di loro,
e a breve di.stanza.
5. La Commissione ipotizza poi
il mantenimento (o piuttosto
la creazione) di una .strana e
incongrua struttura denominata «distretto»: una specie di
«assemblea delle a.ssemblee»
con chiara fisionomia di tipo
episcopale, che non eleggerebbe il suo esecutivo, ma
solo un «seggio» per fassemblea successiva, con lo scopo
di provvedere alla sua convocazione ma senza alcun
mandato, funzione, responsabilità (si vuole for.se istituzionalizzare il «nulla»?). Si
tratterebbe piuttosto di un
«convegno», e non crediamo
vi sia alcun bisogno nel nostro ordinamento di regolamentare un convegno! Ne
verrebbe fuori una bmtta copia dell’attuale Conferenza
distrettuale, con poche funzioni (di cui comunque è
sentita l’esigenza) e senza
esecutivo. Tra l’altro, viene
messo in discussione quanto
stabilito dalla Disciplina generale, particolarmente
all’art. 7 che prescrive che
ogni assemblea debba nominare il .suo esecutivo.
6. Nel «nuovo» circuito, la Commissione considera inutile il
mantenimento della Commi.ssione d'esame, che invece riteniamo essere assolutamente indispensabile per un istituto a cui si vorrebbero affidare anche funzioni amministrative.
Né si dice di un limite massimo per la permanenza negli
esecutivi (7 anni); anche
que.sto non va bene.
In conclusione, non ci .stiamo. Non vogliamo perdere il
circuito (che ben vtrrremmo
però ricondotto alia .sua connotazione originaria) né il distretto (sia pure riveduto e aggiornato .secondo le nuove esigenze, ed in numero maggiore), né
- per quanto riguarda autonomia e .scelta dei pastori - le caratteristiche proprie delle chiese locali metodiste e quelle
proprie delle chie.se locali valdesi, né l'unione che si attua
principalmente nel Sinodo.
Ci pare che il Patto di integrazione abbia proprio in questa ricchezza la .sua originalità
(co.sì almeno era stato pre.sentato alle nostre chiese e al mondo ecumenico) che va rispettata non perché è bello essere
originali, ma perché questo è il
modo in cui abbiamo voluto
decidere di «e.s.sere insieme».
mento di un matrimonio celebrato secondo il rito evangelico; e, inversamente, consigliato
ai protestanti di evitare di sposarsi in chiesa cattolica.
Le due commissioni non
hanno tentato di comporre le
divergenze dottrinali ma, con
una certa dose di umiltà, si sono limitate a regi.strare concordanze e, .soprattutto, diversità
delle due concezioni matrimoniali. Con sorpresa, tuttavia, al
termine di questo lavoro analitico si sono re.se conto che era
possibile rintracciare una base
comune.
Infatti, anche al fondo della
dottrina cattolica il matrimonio
è essenzialmente: a) un dono
di Dio; b) una vocazione ad
amare rivolta agli sposi; c)
un’apertura verso la procreazione.
Le divergenze tra le due chiese cominciano dopo, .sul modo
in cui interpretare que.sti dati.
Se si insiste sull'elemento oggettivo (dono della grazia di
Dio), si va verso il .sacramentallsmo; se si accentua l'elemento
soggettivo (vocazione all’amore), si deve anche ammettere
che il matrimonio può andare
incontro al fallimento.
Il documento, evitando di
entrare nel merito delle due diverse concezioni del matrimonio, accetta in pratica il principio del pluralismo. Agli sposi
viene riconosciuta la libertà di
rendere pubblico il loro matrimonio nella forma che a loro
conviene maggiormente: in
una delle due chiese, o anche
semplicemente in municipio,
con o senza partecipazione del
sacerdote cattolico o del pastore evangelico.
Inoltre cadono le «cauzioni,»
nel senso che i genitori sono ritenuti capaci di scegliere ciò
che è meglio per il bene dei figli; mentre il vero ostacolo per
la fede del coniuge cattolico
non è la fede evangelica, ma la
secolarizzazione.
Quanto il documento propone ha già avuto in Italia una
specie eli sperimentazione nella
diocesi di Pinerolo. Quanto stabilito dal diritto canonico della
Chiesa cattolica non viene messo in discussione; piuttosto
l’applicazione delle norme subisce un'eccezione, tenendo
conto del contesto specifico e
degli interlocutori con i quali la
Chiesa cattolica viene ad operare. L'accordo infatti riguarderà il territorio nazionale e
unicamente le Chiese valdesi e
metodiste.
Le due prime parti del documento redatto in comune dalle
due commissioni, che attengono al fondamento del matrimonio e alle diverse prassi della
.sua celebrazione, saranno portate davanti al Sinodo per una
prima valutazione. La terza parte, che riguarda la pastorale nei
confronti delle coppie inter
confessionali, deve essere ancora completata.
Anche la Conferenza episcopale valuterà a sua volta il documento e farà le osservazioni
che riterrà utili. Qualora sia
possibile giungere ad un accordo soddisfacente sia per la parte cattolica che per quella valdese e metodista, il Sinodo e la
CEI potranno adcrttarlo.
Al Sinodo certo non sfuggiranno gli elementi di novità ed
apertura contenuti nella bozza
del documento e la metodologia ecumenica seguita: un
buon inizio, per cercare di at viare a soluzione un nodo aggrovigliato che amareggia resistenza di molte coppie interconfessionali.
Primo matrimonio misto a Dipignano
Due fedì in famiglia
________TEODORA TOSATTI_________
•Matrimonio interconfessionale significa che due sposi cri.stiani di confessione diversa rimangono ciascuno nella propria chiesa, senza che nessuno
imponga all'altro di “passare”
alla sua.
Perché sposarsi co.sì? Non è
importante la religione? E i figli?
Sì, la religione è importantissima, e proprio per questo bisogna seguirla in piena coscienza; nessuno può cambiarla se
non perché egli stes.so ha cambiato idea, e nessuno deve costringere un altro a cambiarla,
.sotto ne.s.sun pretesto (...) I ligli
impareranno le cose in cui i genitori concordano, e anche
quelle in cui .sono in disaccordo; quando avranno l'età giusta
potranno scegliere la chiesa in
cui vivere, ma saranno capaci
di comirrendere l’altra.
Sia per i figli, sia per le due
chiese, questa può diventare
una scuola dove si impara ad
amarsi anche .se si è diversi, ad |
a.scoltare le ragioni dell'altro e
a decidere insieme. L’unità della famiglia sarà garantita molto
di più così che con le imposizioni...».
Lo si legge nel libretto di
spiegazioni per parenti e amici
invitati al matrimonio tra Beniamino Viapiana ed Elena Sirianni. Che io sappia, si tratta del
primo vero matrimonio interconfe.ssionale della zona di Cosenza: «misto», infatti, viene
spesso definito il matrimonio
fra due di provenienza religiosa
diversa, ma in cui uno (la sposa
in genere, naturalmente) si
«converte» alla confessione
dell’altro. Una con.suetudine inqualificabile, proprio perché la
fede è davvero così importante.
E la si paga cara. La paga la famiglia, che di fatto è cominciata con un gesto di .sopraffazione; la pagano proprio quei figli
di cui si vorrebbe tutelare
l’educazione e che finiscono
col crescere in un clima di relativismo; e la pagano - a buon
diritto - le chie.se.
Adesioni .senza convinzione,
a volte persino prive di un minimo di catechismo decoroso:
non saranno tra le cause di
quella perdita di identità protestante a cui assi.stiamo nelle nostre chiese? E' chiaro che parkr
per chi cambia confe.ssione come si cambia lo stato civile,
non per chi dall’incontro con
un altro ha maturato una diversa visione di fede!
Temo che non siantt problemi .soltanto no.stri. Rerché non
progettare una linea comune?
Si potrebbe, per e.sempio, stabilire che chi intende passare
alla chiesa del proprio coniuge
debba farlo un certo tempo dopo il matrimonio e dopo un
normale corso di catechismo
(alle no.stre attività, nel frattempo, può partecipare quanto
vuole).
Intanto, auguri ad Elena e
Beniamino...
7
venerdì 21 AGOSTO 1992
-Vita Delle Chiese
PAG. 5 RIFORMA
MESSAGGIO DALLE CHIESE RIOPLATENSI
TEMPO
DI RIFLESSIONE
MARIO BERTINAT
11 15 agosto, per la nostra
Chiesa valdese, è tempo di
riflessione, tempo per ascoltare
Dio, tempo per testimoniare la
sua parola che rimane in un
mondo che passa. Quando a
Rio de La Piata ci riuniamo per
quest’occasione, siamo in pieno inverno e ... prepariamo
sempre un buon piatto di polenta. La nostra presenza in Sud
America, specialmente in Uruguay, è significativa; in nostro
«Museo vaidense» di Colonia
Vaidense cerca di dare una testimonianza della nostra presenza, attira molti visitatori e
suscita grande interesse.
Vi racconto due esperienze
che ho vissuto e che ci fanno
riflettere sulla realtà della nostra presenza:
- una sera suona il telefono e
una signora racconta della morte di suo marito. Dice che si
chiamava Benedetti, ed era figlio di quel Benedetti che donò
i mobili del tempio di Colonia
Vaidense. «Mio marito diceva
sempre - mi racconta quando
morirò dovrà essere il pastore
di Colonia Vaidense a fare il
mio funerale.
- la seconda esperienza ha a
che vedere con un libro intitolato “Los valdenses” E’ un grosso volume scritto da un professore di storia, argentino, di origine cattolica. Il suo libro è
un’interessantissima esposizione sul «valdeismo», come lo
chiama lui, dal dodicesimo secolo fino ai nostri giorni, includendo anche alcune pagine
sulla regione del Rio de La Piata. E’ l’unico libro sui valdesi
scritto in lingua spagnola.
Noi valdesi siamo in America
Latina da 136 anni. Oggi si parla molto della cosiddetta «scoperta» deH'America. Vorrei dire
qualcosa .su questo fatto e le
sue conseguenze.
Quando i nostri antenati arrivarono, Uruguay e Argentina
erano paesi poco popolati che
ricevevano a braccia aperte tutti gli immigranti provenienti dal
vecchio mondo, anche i valdesi, che collaborarono alla formazione dei paesi della regione della Piata. Facciamo parte
di un continente che in 500 anni sta perdendo le .sue ricchezze, ricchezze che vengono portate venso altri paesi, di con.seguenza diventiamo sempre più
poveri. Solo un esempio:
nell’aprile scorso è stato localizzato il “Preciado”, una nave
che affondò nel 1792. Il relitto
è molto vicino al porto di Montevideo, e da una piccola area a
pochi metri di profondità sono
stati estratti centinaia di monete
d’oro e di lingotti d’oro di uno
e due chili; si dice che ci .sia anche una statua tutta d’oro. Un
tesoro che vale milioni di dollari.
Oggi le imprese internazionali e gli organismi come il
Fondo monetario internazionale esigono ogni giorno di più
dagli abitanti del continente.
Quelli che ne soffrono maggiormente sono gli indigeni, i
loro discendenti e non pochi
bianchi. Leggiamo dalla rivista
“Terre Nouvelle”: «Da quando
l’America Latina ricevette Cristoforo Colombo e i colonizzatori spagnoli e portoghesi, interi popoli di questo continente
furono privati dei loro diritti. E’
quello che succede oggi ancora
agli indiani dell’Amazzonia e a
innumerevoli contadini senza
terra».
In questa situazione ingiusta
che interessa milioni di esseri
umani, la Chiesa valdese continua a te.stimoniare, insieme ad
altre chiese, il messaggio liberatore, profetico e di speranza
per la gente. Noi possiamo
compiere la nostra missione
con il vostro aiuto.
giornata del XV agosto sui prati della "peschiera" di Villasecca Superiore
internazionale del piccolo mondo
valdese si incontra ogni anno alla «festa»
__________ELSA ROSTAN__________
Chi se lo sarebbe aspettato, dopo quella tortuosa e
polverosa salita lungo i ripidi
fianchi della Val San Martino
(oggi più nota come Val Germanasca) lungo i quali sono
abbarbicate le case di Villasecca?
E, invece, eccolo: un bellissimo prato pianeggiante, contornato da speroni rocciosi e da
ombrosi castagni; quasi un
tempio naturale ma anche, come ci ha ricordato simpaticamente il pastore Alfredo Janavel rievocando gli anni giovanili, uno dei pochi posti dove i
ragazzini del luogo potessero
tirare quattro calci al pallone!
E’ qui, in questa «meraviglia», che si è svolta la «festa
valdese del XV agosto», il tradizionale appuntamento di mezza estate per la popolazione
valdese, per i membri di chiesa
delle Valli, per i numerosi amici in vacanza da queste parti;
appuntamento popolare che
precede i dibattiti e i momenti
più «ecclesiastici» della settimana sinodale a Torre Pellice.
Da sempre momento d’incontro, di festa, in cui ci si rivede, si riallacciano rapporti, si
scopre quanto sono cresciuti i
figli, ci pare quest’anno che la
festa di Villasecca abbia avuto
per tutti i partecipanti anche
un significato intenso dal punto di vista della fede e della comunione fraterna.
Forse proprio per la scelta
felice del luogo, particolarmente adatto ad accogliere un’assemblea, certamente per l’organizzazione efficace e sobria,
ma indubbiamente per le parole che sono state dette e ascoltate con insolita concentrazione.
Innanzitutto le parole del
culto, presieduto dal pastore
Tom Noffke, che è stato rallegrato dal canto di molti membri delle corali: nel suo messaggio il pa.store Ruben Artus,
oggi in servizio a Rosario Tala
(Uruguay), ha voluto farci riflettere sull’intensità del testo
di I Corinzi 3:9a nel quale siamo invitati ad essere «compagni» nell’opera del Signore.
Compagni, ha sottolineato Artus traducendo dallo spagnolo
«compañeros», cioè qualcosa di
più forte, di più coinvolgente,
di più decisivo di quanto non
indichi la traduzione italiana
con il termine «collaboratori».
Certo, una parola «compagni»
per molti aspetti consunta, ritenuta troppo vicina a riferimenti
politici non per tutti opportuni.
Ma, tuttavia, una bella parola,
piena, robusta: essere compagni non solo per una giornata
di festa, come il 15 agosto, per
una mangiata insieme, ma per
l’opera del Signore.
Cioè per un impegno complessivo della nostra vita. E
questo messaggio è diventato,
in fondo, il punto di riferimento anche per gli altri discorsi
della giornata.
Dopo le sempre interessanti
notizie storiche su Villasecca, il
suo tempio e i suoi pastori forniteci da Claudio Tron, pastore
della chiesa ospitante. Paolo
Spani! ed Eugenio Bernardini
hanno rivolto un caldo invito
perché da parte di tutte le chiese valdesi, metodiste e batteste
si esprima in queste settimane
un forte sostegno materiale al
settimanale comune «Riforma».
Il giornale comune è una
delle decisioni più impegnative
assunte dall'assemblea congiunta di Roma. Ora occorre
che ciascuno faccia la sua parte perché il giornale riesca al
meglio: quindi tutte le critiche
vengano, siano costruttive, ma
non si sostituiscano al sostegno, alle sottoscrizioni, alla
collaborazione!
Molto viva anche la te.stimonianza di Marco e Alba Fiorio
che, reduci da sei mesi di collaborazione in un ospedale del
Camerún nel quadro delle iniziative della CEVAA, ci hanno
fatto toccare con mano quanto
ci sia ancora da fare perché la
vita di un africano sia considerata allo stesso livello di quella
di un europeo.
Infine la signora Violeta Ber
tinat ci ha tratteggiato un interessante quadro delle attività
delle donne della Chiesa valdese del Rio de la Piata.
Insomma, una bella e, come
si diceva un tempo, «edificante»
giornata di incontro anche spirituale. Tra i fnitti immediati, la
buona colletta destinata ad
esprimere una modesta solidarietà con la difficile situazione
economica delle famiglie
dell’altra metà della nostra
chiesa: quella appunto del Rio
de la Piata.
Campi estivi nel Centro di Bethel (cz)
Piccoli indiani e
incontri della terza età
MAURO VELLUTO
IRENE WIGLEY
L?anno delle fastose celebrazioni dei 500 anni dalla
scoperta dell’America, il temutissimo 1992, sta trascorrendo
portandosi dietro inevitabili fiumi di retorica storica e tante
chiare manifestazioni di come
sia facile, per noi, guardare agli
avvenimenti del passato in
un’ottica esclusivamente europeistica.
A Bethel, dal 18 al 26 luglio,
si è svolto un campo precadetti
che ha voluto prendere spunto
da questo onnipresente tema
per poter poi .svolgere una discussione sulla problematica,
più ampia, dell’incontro-scontro fra popoli e culture diverse.
Una proposta alla città per Testate
Coazze: cultura
ed evangelizzazione
CESARE MILANESCHI________
La Chiesa valdese di Coazze,
durante il mese di luglio, ha
proposto la storia valdese come
via per un dialogo culturale
che costituisse anche una forma di evangelizzazione, probabilmente l’unica possibile
nell’ambiente.
L’iniziativa è partita lo scorso
inverno, quando fu deciso di ripulire la facciata del tempio. Si
chiese l’intervento della Tavola,
ma anche la comunità contribuì
notevolmente.
Terminati i lavori, era naturale inaugurare il nuovo volto del
tempio con qualche attività che
lo aprisse al pubblico. Si pensò
allora alla «mostra mobile» sulla
storia valdese, curata dal Centro culturale di Torre Pellice,
con l’aggiunta di alcuni dati
sulla presenza valdese nella vai
Sangone nel .secolo XIV e sulla
comunità .sorta nel 1874 e tuttora esistente.
La mostra è stata inaugurata
l’il luglio, con una conferenza
del giovane studio.so Luca Patria sulla presenza valdese nel
XIV .secolo. Dato che lo scopo
era non solo informativo ma
anche di stimolare una riflessione sull’attualità e le po.ssibilità di attuare oggi la riforma
della chiesa, abbiamo sollecitato un dialogo .su que.sto tema
con Paolo Ricca e Franco Barbero, al termine della mostra, il
25 luglio. La corale di Pomaretto ha concluso la manifestazione, il 26 luglio, con un concerto di canti della Riforma e di testi legati alla storia valdese: è
stata una celebrazione canora
delle tematiche centrali della
mo.stra.
Attraverso quest’attività la comunità di Coazze, sebbene piccola, ha dimostrato una notevole capacità operativa che si è
esplicitata soprattutto nell’agape del 12 luglio, con la presenza di molti membri della chiesa
di Torino e nell’accoglienza
della comunità di Susa e della
corale di Pomaretto, domenica
26 luglio.
L’iniziativa ha permesso di
accogliere fraternamente molte
pensone sia di Coazze che di altra provenienza, giunte con il
caldo estivo, che sono state invitate alla riflessione attraverso
i pannelli illustrativi e i documentari in videoca.s.setta sulla
storia e l’attività della Chiesa
valdese.
Forse proprio que.sta proposta «discreta» e delicata dell’
identità protestante ha costituito una reale evangelizzazione.
Se non altro, ha permesso alla
comunità di entrare in dialogo
con le componenti più vive
della popolazione di Coazze.
Campo cadetti del Centro Menegon
Dio è amore quando
meno te lo aspetti
_________PAOLO SBAFFI__________
Il Campo cadetti ‘92 ha visto
(dal 4 al 18 luglio) una partecipazione al limite della capienza
(25 ragazzi e ragazze). Quasi
tutti venivano dalle comunità
evangeliche del Triveneto, con
l’aggiunta di un torine.se e di un
bolognese.
Il tema del campo, «La parabola di Giona, ovvero la libertà
di Dio», ha coinvolto i ragazzi
ogni mattina con introduzioni,
lavoro a gnippi (o disegni per i
più piccoli, con mostra artistica
finale), relazioni dei gruppi di
.studio, preparazione ed esecuzione di due culti nella chiesetta di Tramonti, con interventi
diretti del gruppo «meditazioni
bibliche» e con ralle.stimento
della recita finale, rappre.sentata l’ultima .sera del campo davanti a numerosi genitori ed
amici giunti appositamente per
l’occasione. L’atmosfera di amicizia e di amalgama tra i ragazzi è .stata particolarmente positiva; nonostante abbia piovuto
per tutta la prima .settimana e ci
si sia dovuti inventare giochi e
intrattenimenti “interni” più del
solito, non si sono verificate
crisi da inattività forzata.
Il «vademecum del cadetto»,
inviato a tutti al momento
dell’iscrizione e contenente
semplici norme del convivere
fraterno e civile, deve aver avuto il suo effetto. Anche l’aver
formato vari «gruppi di servizio»
(giornale murale «La gazzetta di
Ninive», organizzazione giochi,
recita finale, meditazioni serali
quotidiane) ha impegnato quasi tutti in attività gratificanti, allegre e utili.
Lo studio del libro di Giona,
con il suo insegnamento di
apertura e il .suo invito ad intendere la propria libertà come
quella di Dio, che sa cambiare
anche i propri progetti per .salvare o venire incontro anche a
chi non penseremmo mai pos,sa essere inserito nel .suo piano
di salvezza, ci ha dato varie occasioni per riflettere sulle cose
da capire bene e tentare di
cambiare nei nostri rapporti
umani quotidiani in una società
in via di trasformazione, multietnica e multiculturale. Anche
le «critiche» al personaggio Giona, espre.sse a volte in maniera
molto.colorita da parte dei cadetti, sono state poi trasformate
facilmente in autocritiche produttive. Le relazioni quotidiane
dei gruppi di approfondimento
e di discussione, ed anche i disegni dei più piccoli, hanno
mo.strato come il messaggio biblico, facilitato dalla forma letteraria fantastica e «favolistica»
del libro, sia giunto a buon segno.
Colombo quindi è servito solo
da pretesto per seguire un filo
che ha portato i bambini, e noi
che organizzavamo il campo, a
cercare di capire, tutti insieme,
quali possano essere quegli
equivoci che sorgono inevitabilmente tra genti diverse e che
si trasformano sempre in sfida
e mai in confronto.
Eppure, nonostante i tentativi, da parte di noi adulti, di imprimere ai lavori del campo
un’impronta originale che ci allontanasse dalle banalità delle
contemporanee celebrazioni
ufficiali, il vero motivo di stimolo e freschezza è venuto dai
bambini e dalla loro disarmante
capacità di ridurre ogni problema, anche il più complesso, nei
suoi termini essenziali, unita alla loro predisposizione ad animare e rendere coinvolgente
ogni lavoro. A questo punto
viene spontaneo chiedersi se
sia facile trasmettere un me.ssaggio, a un bambino, attraverso otto giorni di intensa vita comune passati giocando e discutendo col favore di una natura
splendida e generosa... La risposta può essere che, in certe
condizioni, è molto più facile
imparare dai piccoli piuttosto
che sforzarsi di insegnare loro
qualcosa.
* « *
Dal 27 luglio al 2 agosto si è
svolto il campo il Campo per
la terza età. La partecipazione è
.stata di 15 persone, in maggioranza donne, provenienti da
Riesi, Grotte, Agrigento, Messina, Siracusa e Bergamo. La
maggior parte di noi non aveva
mai goduto della bellezza e
della pace di que.sto centro situato fra i boschi della Sila Piccola. In queH’atmo.sfera serena
sono trascorsi cinque giorni di
vita comunitaria, con studi biblici su alcuni salmi, discussioni dopo gli studi, gite col pulmino e passeggiate per visitare
varie zone della Sila, e anche
una lunga gita fino a Guardia
Piemontese. Ci ha fatto da guida la pa.stora Teodora Tosatti, e
abbiamo anche potuto vedere i
due filmini, proiettati nella saletta di riunioni del museo, che
illustrano molto chiaramente la
storia deU’immigrazione e permanenza dei valdesi in quella
zona della Calabria, fino all’orribile massacro.
Le responsabili del campo,
Beatrice, Iva, Piera e Violetta,
hanno provveduto all’organizzazione dei pa.sti, delle gite e
delle pas.seggiate pomeridiane,
e cia.scuno ha cercato di collaborate, Irene Wigley si è occupata degli studi biblici.
8
PAG. 6 RIFORMA
La Pagina Dei Lettori ¡
venerdì 21 AGOSTO 1992
Il silenzio
su S. Marzano
Il silenzio che ha accolto la
decisione della Conferenza del
II distretto di sospendere l’attività della Casa evangelica di
San Marzano dà la misura
dell’isolamento che ha sempre
circondato quella piccola opera.
Salvo la fraternità concreta di
quattro chiese della Liguria e
della Chiesa di lingua inglese a
Roma, il resto della chiesa ha
accolto con ilarità, a un Sinodo
di alcuni anni fa, la notizia della distruzione di un fabbricato
operata dalla presenza di cinquanta colombi, convertitisi recentemente al protestantesimo.
L’ilarità prima e il silenzio
ora danno la misura dell’irresponsabilità con cui, a volte,
prendiamo delle decisioni che
coinvolgono la fede e la vita di
altre persone; senza voler fare
il profeta di sventura mi chiedo
quanto durerà il fabbricato di
San Marzano senza la consueta
manutenzione annuale, ora
che il Comitato della Casa ha
dato le dimissioni.
La Tavola valdese è la sola,
per ora, ad essersi interessata
delle condizioni in cui si svolge attualmente la cura pastorale della comunità; una domanda dovrebbe far cessare al più
presto il silenzio degli altri organi competenti e cioè: quanto
tempo durerà la pazienza della
comunità locale, che segue
con attenzione gli sviluppi della situazione?
Quello che è avvenuto a Calosso (ex chiesa metodista della stessa zona) nel 1961 dovrebbe allarmare abbastanza
coloro che vengono chiamati
al servizio delle nostre comunità. Se questo non avviene
vuol dire che in mezzo a noi ci
sono troppi «padri-padroni*,
non degli «schiavi al remo*, come diceva Paolo, e neppure
degli «operai» come chiamiamo
ancora oggi, con ipocrisia, i
pa.stori che operano nelle nostre comunità.
Ugo Tomassone
Modi alternativi
di vivere la fede
‘■Capisco le preoccupazioni che esprime, ma
mi chiedo che cosa sarebbe stato per noi cattolici se analoga posizione avessero tenuto gli
invitati non cattolici al Concilio Vaticano IL
Io penso che avrebbero mancato un appuntamento importante che, per quanto imperfetto,
ha dato molto. Non ci sarebbero certo stati i
gruppi - per lo meno non tanti - di riflessione
biblica ecumenica; non l’interesse così vivo per
la voce ebraica, non le acquisizioni profonde
della teologia sull’iniziativa d’amore di Dio e
tante altre cose forse non avvertite dietro quella grande istituzione giuridica che appare
sempre la Chiesa cattolica romana. Quelli che
sono andati hanno dato una testimonianza
viva, una presentazione non deformata della
vostra fede ai vescovi che erano presenti al
Concilio. Le decisioni che prendete per voi, anche oggi, di fronte all’invito di partecipazione
ai sinodi cattolici, hanno delle conseguenze
non solo per voi, ma anche per tanti altri fratelli che si ritrovano nella Chiesa romana.
Cautela e franchezza sono sempre necessa
Come invito a proseguire la discussione,
qualche osservazione:
1. E’ vero, ci può essere un atteggiamento indifferente o ostile che è pigro ed elusivo; anche quando si dicono dei «no», bisogna motivarli. Occorre per altro tener
conto di un diffuso senso di stanchezza e
di delusione di fronte a una situazione che
impropriamente si è tentati di definire
gattopardesca. Conseguenza delle esagerate, indebite e non documentate aspettative
riferite al Vaticano II che tanti vi hanno
proiettato, senza troppo preoccuparsi di
ciò che effettivamente stava scritto nei
suoi documenti.
2. Non credo che i gruppi ecumenici di
ricerca siano il frutto della presenza di osservatori al Concilio; anche l’invito loro
rivolto è da inserirsi, piuttosto, in un mutamento di clima nei rapporti interconfessionali, con i suoi aspetti rallegranti e le
sue ambiguità (che, direi, vanno emergendo). Così non credo che declinare un invito a sinodi cattolici significhi frenare - se
sono vive, e spesso lo sono - altre forme
di incontro e di confronto.
3. C’è chi si è rallegrato del passaggio da
«osservatori» a «delegati fraterni». Non
condivido questo compiacimento: l’invito
è ora ben più impegnativo e, anche, «avvolgente»; sembra dare per scontata una
fraternità di fondo che, invece, fa ancora
rie. Forse la cautela dev’essere oggi anche
maggiore. Ma a me sembra che il grosso dei
fedeli” sia così simile nelle varie chiese nell’atteggiamento verso l’ecumenismo tra aree diverse: indifferenza, desiderio di non cambiare
niente, sospetto per chi propone un cammino.
Chi si impegna in un dialogo è spesso emarginato e, del resto, come esprimere la propria
esperienza di gioia profonda quando la preghiera organizzata insieme ci porta veramente a sentirci uniti nel Signore? Come spiegare
che anche solo esprimendo noi stessi a chi è
diverso da noi ci si conosce meglio e si è portati a cercare di essere e di dare il meglio di sé?
Come spiegare che gli stimoli che arrivano da
chi è diverso ci fanno uscire dallo scontato per
prendere coscienza, magari, di quel che si era
trascurato nella propria fede? Certo, è scomodo. E’più rassicurante cercare negli altri le somiglianze, ciò che ci conferma in quello che è
nostro, il che istintivamente è quello che tutti
siamo portati a fare-.
lettera firmata
problema. Specie data l’ufficialità della situazione: è una questione di «immagine».
Mentre, infatti, in un gruppo di ricerca
ecumenica parli, discuti, ascolti, ti spieghi, ti scontri, puoi essere pienamente te
stesso; quando invece sei lì schierato nel
quadro di un’assise ufficiale l’immagine
che dai, silenziosa (anche se hai stilato un
documento, dal quale m^ari hanno ripreso qualcosetta), è di fiancheggiamento; sei
lì, «integrato». Ma non lo sei.
4. Come tanti, ho avvertito molte volte
una fraternità nel ricercare insieme il
messaggio biblico, nello sforzo di ascolto
della Parola. Ma la struttura cattolica resta
irriducibilmente estranea: sacrale, sacramentale, clericale, a livello istituzionale,
giuridico, dogmatico; dal luogo di culto
all’esercizio dell’autorità, dalla forma e sostanza del culto al multiforme rapporto
fra comunità cristiana e comunità civile.
Il protestantesimo avverte ancora questa irriducìbile estraneità, la vìve, ne rende conto, ne dà testimonianza? Con umiltà
- non virtù, ma coscienza dei propri limiti
e delle proprie infedeltà -, ma con schietta
e lucida fermezza. Non siamo due varianti;
siamo, per doloroso che possa essere, due
alternative: questo, per un cattolico, in
fondo, non ha senso. Per un protestante
dovrebbe averlo.
Gino Conte
Al via il nuovo settimanale delle chiese
Il primo numero zero
I lettori che ricevono questo
primo numero «zero» di RIFORMA possono valutare il primo
atto concreto che dà attuazione
alla decisione presa nella storica assise delle Chiese battiste,
metodiste e valdesi che si è tenuta a Roma dal 1° al 4 novembre 1990: pubblicare un settimanale comune.
Ricordiamo i termini della decisione : « L'Assemblea e il Sinodo, nella loro sessione congiunta, considerando l’edizione del
settimanale comune elemento
di fondamentale importanza
nel cammino unitario di testimonianza di battisti, metodisti
e valdesi nel nostro paese, coerente col riconoscimento reciproco espresso; indicano nei
membri di chiesa battisti, metodisti e valdesi i destinatari principali, ma non esclusivi, della
nuova pubblicazione la quale
dovrà:
- essere strumento di raccordo
e di informazione sulla vita
delle comunità;
- riflettere la realtà evangelica
italiana e intemazionale;
- testimoniare in modo attento e partecipe di fermenti
ecumenici e degli sviluppi
culturali del nostro tempo;
- dare ampio spazio alla riflessione biblica;
- trattare argomenti vicini alla sensibilità e al vissuto
quotidiano;
- prestare attenzione ai temi
dell’attualità.
Quello che presentiamo è un
primo parziale prodotto da valutare, criticare e correggere. In
occasione della Assemblea Battista presenteremo un secondo
numero «zero» a cui allegheremo un questionario che vi preghiamo di rinviarci compilato.
Vogliamo infatti fare il nostro
settimanale con i lettori che sono i veri nostri sostenitori. Lo
hanno dimostrato versando all’
Associazione informazione protestante oltre 50 milioni (al netto dei nuovi abbonamenti) tra
la fine maggio e questo ferragosto.
Sono soldi che ci permettono
il lancio di questo settimanale,
che speriamo sia un servizio
per tutte le nostre chiese e
un’informazione per quanti - e
sono molti - che ancora con conoscono i protestanti italiani.
Giorgio Gardiol
Sottoscrizione
e abbonamenti
Diamo qui di seguito alcuni
chiarimenti sulla campagna di
sottoscrizione a favore di
RIFORMA :
1. La campagna di sottoscrizione ha lo scopo di sostenere
una parte dei costi di produzione del nuovo giornale, in
particolare l’acquisto dei nuovi
macchinari per l’impaginazione computerizzata e la sistemazione dei locali delle tre redazioni. L’obiettivo che ci siamo
prefissati è di lire 100 milioni.
Tutti coloro che vogliono sostenere il settimanale possono
versare il loro contributo sul
c.c. postale 20936100 intestato
a Associacione informazione
protestante, via Pio V, 15 10125 Torino.
2. Tutti coloro che partecipano alla sottoscrizione riceveranno, da qui a dicembre, alcuni numeri di prova del nuovo
giornale. Coloro che inviano re
150.000 lire o più, oltre ai numeri di prova, riceveranno il
giornale per tutto il 1993.
3. In novembre inizierà la
campagna di abbonamento
1993- E' però possibile abbonarsi fin d’ora, versando i relativi importi sul conto corrente
postale 14548101, intestato a
Edizioni protestanti srl., via S.
Pio V, 15 bis - 10125 - TORINO
Pensiamo, però, che in autunno sarà ancora necessario
continuare lo sforzo sul piano
della sottoscrizione per giungere alla meta prefissata.
Eugenio Bernardini
pres. Edizioni Protestanti srl
Via Pio V, 15 -10125 Torino - tei. 011/655278 - fax 011/657542.
Via Foria, 93 - 80137 Napoli.
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GARANTI: Franca Long, Andrea Mannucci, Mario Marziale, Fulvio
Rocco, Bmno Rostagno.
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REDATTORI: Alberto Corsani, Luciano Deodato, Piera Egidi, Fulvio Ferrano, Maurizio Girolami, Anna Maffei, Carmelina
Maurizio, Luca Negro, Mario Palazzino, Emmanuele
Paschetto, Jean-Jacques Peyronel, Roberto Peyrot, Gian
Paolo Ricco, Giancarlo Rinaldi, Fulvio Rocco, Marco Rostan,
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COLLABORATORI DI REDAZIONE: Stello Armand-Hugon,
Mariella Taglierò.
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GU abbonati a Riforma ricevono L’eco delie valli valdesi senza alcun supplemento di prezzo e viceversa.
Il pre,sente numero zero è interno a L’eco delle valli valdesi, n. 33 del 21 agosto 1992.
Reg. Tribunale di Pinemlo n. 175/60. Spedizione in abbonamento postale gr. TI A/70.
Fondo Di Solidarietà
Neir«eredità» che La Luce trasmetterà al nuovo settimanale
figurerà anche il «Fondo di solidarietà».
Nato nel 1968 con lo scopo
di destare la coscienza delle
chiese e delle singole persone
sul dramma della fame nel
mondo (a prescindere ovviamente dagli impegni tramite altri canali già operanti) esso è
poi andato man mano allargandosi ad altre iniziative volte a
sollevare, in vari paesi del Terzo Mondo - ma non solo in
quelli - particolari situazioni di
disagio o di emergenza, tenendo gli opportuni contatti con il
CEC, con la CEVAA, con la Missione evangelica svedese, con
la FCEI, con le chiese locali e
con quelle sudafricane per la
lotta all’apartheid, ecc.
Sono state così aiutate diverse opere sociali come scuole,
centri agricoli e sanitari, cooperative varie, e si sono anche effettuati interventi per combattere le conseguenze di incendi,
alluvioni, terremoti, guerre. In
questi 24 anni la cifra raccolta e
distribuita tempestivamente
ammonta a poco più di 210 milioni di lire.
In effetti, dato l’arco di tempo trascorso, non si tratta di
una gran cifra, ma tuttavia co■stituisce pur sempre una testimonianza costante della nostra
partecipazione e solidarietà nei
confronti di tante drammatiche
situazioni, fra cui purtroppo
non c’è che l’imbarazzo della
scelta.
In questo momento stiamo
raccogliendo fondi per il Centro sociale di ‘Ntolo in Camerún (Africa), che ospita un centinaio di ragazzi altamente bisognosi di assistenza (sono
quasi tutti orfani) e di aiuti materiali. Inoltre, desideriamo inviare una testimonianza di tangibile solidarietà alla Chiesa
evangelica di Tsiroanomandidy (Madagascar) distrutta da
un incendio volutamente appiccato dal potere politico a
scopo intimidatorio nei confronti del pastore che, assieme
ad altri colleghi di diverse zone, appoggia la popolazione
che lotta in modo nonviolento
per organizzare una Conferenza nazionale contro la dittatura,
e per giungere a nuove elezioni.
Con il nuovo settimanale,
l’attuale comitato di tre membri
verrà allargato. Ci auguriamo
fin d’ora che tante nuove .sorelle e fratelli si aggiungano a coloro che già oggi contribuiscono, in modo da avere una sempre più estesa partecipazione
ed una con.seguente più sollecita rotazione delle varie iniziative.
Per il momento ricordiamo
che le offerte vanno inviate al
conto corrente postale n.
11234101, intestato a La Luce
- Fondo di solidarietà - via
PioV 15 -10125 Torino.
DALLA PRIMA PAGINA
CRISI
MONDIALE ?
GIORGIO GIRARDET
do le mediazioni erano ancora
po.ssibili.
Ma il fattore decisivo è quello della politica e dei governi,
e qui siamo di fronte a un atteggiamento di distacco, di
prudenza e di non intervento.
In effetti non ci sono interessi
immediati in gioco, né petrolio
o minacce di invasione militare
o ricatti economici, ma soltanto
dei rischi: il rischio soprattutto
di restare coinvolti, e per lungo
tempo, in situazioni senza uscita in cui tutti sarebbero perdenti, con possibili rappresaglie dei combattenti, magari un
bombardamento dimostrativo
su un reparto dell’ONU o una
base navale di appoggio, Bari
o Ancona ? Morire per la Bosnia ? Perché no, se si fo.sse sicuri del succe.sso ? Ma per questo occorrerebbe un intervento
militare talmente soverchiante
da paralizzare qualsiasi altra
mossa, più che nella guerra del
Golfo.
Chi può e vuole fornire queste forze, chi le ha disponibili ?
E chi alla fine se ne rallegrerebbe se non i mercanti di armi
? Co.sì purtroppo la guerra civile nell’ex Jugo.slavia non .sem
bra destinata a finire presto, e
durerà fino a che gli stessi
combattenti non avranno raggiunto i loro scopi o si saranno
reciprocamente paralizzati. A
meno che sopraggiungano fatti
nuovi gravissimi, come invasioni in massa di profughi, o
colpi di stato autoritari, o il
coinvolgimento di potenze extraeuropee, (magari un qualche leader musulmano in cerca
di rivincita .sull’Occidente) in
modo da obbligare la comunità
mondiale a elaborare una politica nuova e darsi istituzioni
inedite per la pace mondiale.
Non abbiamo parlato dell’
ONU, che si trova a mezza
strada fra la buona volontà e il
potere politico reale. Ma per il
futuro non vi è altra via, né altra soluzione che quella di dare forza, autorità, mezzi e sufficiente autonomia politica a
quella o ad altra realtà internazionale, mettendo insieme USA
e Russia, Gran Bretagna e
Francia, Germania e Giappone,
Cina e India in un direttorio
politico mondiale, in attesa che
si elaborino le strutture democratiche di una federazione
planetaria. In quella direzione
ci dobbiamo impegnare tutti.
Prima che sia troppo tardi.
9
venerdì 21 AGOSTO 1992
ALL’ASCOLTO Della Parola
PAG. 7 RIFORMA
L'ingresso di Gesù a Gerusalemme la domenica delle Palme
Quei giorni che sconvolsero
la storia del mondo e delPumanità
FRANCO BECCHINO
M
i sono spesso domandato se il nostro
usuale approccio al testo
dell’Evangelo di Giovanni
che narra l’ingresso di Gesù
in Gerusalemme, nella cosiddetta domenica delle palme, non sia riduttivo, giacché tende ad isolare il testo
dal contesto e fa smarrire il
senso di un racconto assai
più complesso, del quale
¡’entrata nella città è soltanto un momento.
Vorrei perciò proporre al
lettore di leggere di seguito,
badando all’insieme più che
ai particolari, il brano che
va dal versetto 47 del cap.
11 dell’Evangelo di Giovanni all’ultimo versetto del capitolo 12. A me sembra un
brano piuttosto unitario, nel
quale gli avvenimenti, intensi e drammatici, si susseguono senza darci respiro,
in maniera appassionante e
coinvolgente.
Credo incontestabile che
la trama di fondo degli accadimenti qui raccontati sia un
fatto politico oltre che religioso. Certo, nel testo che
noi abbiamo nelle mani,
l’elaborazione teologica
dell’evangelista e della sua
comunità è intensa e ben
percepibile. Questa interpretazione dei fatti è importantissima per la nostra fede
e per la comprensione del
messaggio che quest’evangelo ci trasmette da parte
del Signore. Tuttavia anche i
fatti fanno parte del messaggio e ci parlano nella loro
immediatezza e concretezza. Io vorrei che noi ci volgessimo ad essi lasciandoci
così trasportare tra Efraim e
Betania, a est di Gerusalemme, all’inizio di quella settimana che veramente sconvolse il mondo.
Equi possiamo constatare che Gesù ha suscitato un vero e proprio movimento, che nel nostro linguaggio oggi probabilmente
definiremmo »trasversale»,
religioso, certo, ma anche
politico, e che è ormai giunto alle porte di una città che
non è più la capitale di uno
stato, ma è diventata la capitale di una minoranza che
rappresenta circa il dieci per
cento della popolazione
dell’impero romano e che è
ormai sparsa in ogni contrada. 11 nostro racconto inizia
(Giov. 11: 47-53) con una
riunione degli uomini del
potere.
Il movimento di Gesù incontra infatti l’ostilità di una
coalizione inedita fra sadducei (i capi sacerdoti del versetto 47) e farisei, partiti da
sempre nemici. Apparentemente l’argomentare degli
avversari di Gesù sembra
molto sensato. Se si lascia
mano libera a questo movimento estremista e radicale
la reazione dei romani, padroni del paese, sarà inevitabile, e un’azione di tal genere trascinerà l'intera comunità giudaica nella rovi
na. Ma, a ben guardare,
questo argomento è una
scusa per passare alla repressione (quante volte nella storia si ricorrerà ad argomenti del genere per giustificare una repressione!),
giacché dal suo processo
non emerge affatto che i romani considerassero Gesù
un pericolo.
Una prima conclusione, a
questo punto, è d’obbligo: il
movimento di Gesù doveva
avere una carica fortemente
innovatrice, per suscitare
una simile reazione negli
uomini del potere. Dalla loro riunione emerge che siamo alla stretta finale, allo
supporre che vi siano pure
quei «capi» (di due di loro
conosciamo, da altre pagine
dell’evangelo di Giovanni,
anche il nome: Nicodemo e
Giuseppe d’Arimatea), appartenenti al partito avverso, che simpatizzano per il
movimento Q2: 42-43).
E’ verosimile che in quest’incontro di Betania maturi
la decisione di entrare in
città e perciò di affrontare
l’avversario sul suo terreno.
Ma quest’ingresso deve caratterizzare il movimento ed
il riferimento sarà a Zaccaria
9: 9-10. E’ la scelta del re di
pace, che fa sparire i carri
ed i cavalli, e distrugge gli
«Il giorno seguente la gran folla
che era venuta alla festa, udito che Gesù
veniva a Gerusalemme, prese dei rami
di palme, e si mise a gridare: Osanna!
Benedetto colui che viene nel nome
del Signore, il re ddsraele!
E Gesù, trovato un asinelio, vi montò su,
secondo che è scritto: Non temere,
0 figliola di Sion! Ecco, il tuo re viene,
montato sopra un puledro d'asina! ».
(Giov. 12:12-15)
mento di Gesù. Il «regno»
dunque supera i confini di
Israele; la risonanza del filone universalistico della profezia biblica deve essere stata a questo punto al massimo. Anche gli avversari
sembrano riconoscere la vittoria di Gesù e la propria
sconfitta (12:19).
M
scontro decisivo; il conflitto
è acuto, ogni mediazione
impossibile; quella presenza
alle porte di Gerusalemme è
inquietante; il fatto di Lazzaro ha suscitato ulteriore interesse e simpatia per il movimento di Gesù nell’opinione pubblica. E la decisione è drastica; si vota per
l’assassinio politico: quell’
uomo deve morire.
Gesù (11: 54 -12: 23) si
muove dapprima con cautela fra Efraim e Betania; in
quest’ultima località c’è una
specie di festa del movimento nella quale si raduna
molta gente venuta anche
da Gerusalemme. E’ lecito
archi e parla di pace alle nazioni: un bel manifesto politico, non c’è dubbio!
L? ingresso di Gesù e dei
suoi in Genisalemme è
un successo; secondo il racconto dei sinottici si sarebbe
occupata anche una parte
del Tempio; secondo Giovanni l’accadimento saliente
è un altro, ed è l’incontro
con i greci. A questo punto
infatti, nel nostro brano, Gesù afferma: d’ora è venuta».
Si tratta certo di simpatizzanti della fede di Israele,
ma ciò non toglie che ora le
due grandi culture del tempo siano insieme nel movi
a a questo punto (12:
24-50) ecco, improvvisa e inaspettata, la crisi del
movimento, a cui si unisce
ben presto la crisi interiore
di Gesù (nel versetto 27, il
parallelo giovanneo del
dramma del Getsemani sinottico: "Ora è turbata
l’anima mia; e che dirò?
Padre, salvami da
quest’ora!’?) ■ Il racconto ci
fornisce sufficiente materiale per tentare una ricostruzione delle ragioni della crisi.
Anzitutto viene rimesso in
discussione il manifesto
programmatico di Zaccaria
9. Gesù infatti pone in termini chiari, in coerenza con
quel manifesto, la questione
del suo sacrificio, della sua
morte, della via della croce
(cfr. 12: 24, 25, 33). Ma il
grosso del movimento non
accetta questa coerenza, e si
rifiuta di percorrere fino in
fondo il sentiero imboccato
(12: 34).
In secondo luogo Gesù
pone la questione del «giudicare» e del «salvare» (12:
47), cioè il problema del demolire e del costruire, scegliendo nettamente la seconda soluzione. Ma nel
momento in cui pare avere
la vittoria in pugno il grosso
del movimento sceglie il
«giudicare», per far pagare
all’avversario la sua tracotanza. E forse anche l’accoglimento dei greci e il conseguente respiro universalistico vengono rimessi in discussione: anche per questi
gentili è giunta l’ora dei giudizio.
In terzo luogo, e soprattutto, non si accetta di «relativizzare» il politico (12: 37),
perché nel momento della
vittoria Gesù mette avanti la
“L’uomo di dolore” secondo un’ incisione di AIbrecht Dürer (Norimberga 1471-1528). Sono visibili i segni della croce; la corona
di spine e i buchi dei chiodi; ma il suo capo è circonfuso di gloria. E’ evidente il carattere contraddittorio della regalità di Gesù,
che si manifesta non nella glorificazione, ma nella crocifissione.
gloria di Dio anziché quella
dell’uomo, ricorda che il
rapporto con Dio è quello
che conta e dura, mentre il
resto fa parte del contingente. Si vedano in particolare i
versetti 28 e 29, con l’episodio della voce dal cieio; e
soprattutto i versetti 49 e 50,
dove Gesù dice: "Io non ho
parlato di mio, ma il Padre
che mi ha mandato, m’ha
comandato lui quel che
debbo dire (...) ed io so che
il suo comandamento è vita
eterna». Ed allora si consuma la rottura e l’avventura
politica di Gesù probabilmente finisce qui: «Gesù se
ne andò e si nascose da loro» (12: 36b).
C’
e un messaggio per
noi in questo appassionante racconto? A me pare di sì: questi fatti ci parlano in modo vivo e attuale.
Anzitutto ci dicono che la
fede cristiana non è solo
spiritualità, ma impegna la
totalità della nostra vita. Il
nostro racconto ci dimostra
che Gesù non ha rifiutato le
implicazioni politiche e sociali della sua predicazione
e della sua azione, anche se
il «comandamento del Padre» è rimasto sovraordinato
rispetto a tutto il resto.
Camminare in questo
mondo come Gesù vi ha
camminato (I Giov. 2: 6)
vuol dire, anche oggi, in un
tempo di disimpegno e di
Non ha un grande significato per gli studi biblici né per la storia di Gesù
La scoperta della tomba dì Caìafa
BRUNO CORSANI
Secondo notizie riferite dalla
Rai e dai quotidiani (15 agosto
‘92) sarebbe stata scoperta a
Gerusalemme un’anfora contenente le ossa del sommo sacerdote Caiafa.
Caiafa è menzionato nel
Nuovo Testamento in Watt. 26:
3, 57; Luca 3: 2; Giov. 11: 49 e
18: 13, 14, 24, 28; infine in Atti
4: 6 Fu dunque coinvolto nella
passione di Gesù ma anche negli inizi della comunità cri.stiana
di Gerusalemme.
Infatti fu sommo sacerdote
dal 18 al 36 d.C. Giov. 18: 13 ci
informa che Caiafa è il genero
di Anna, sommo sacerdote de
posto dai romani che misero
Caiafa al suo posto, con un’intromissione intollerabile dello
stato romano negli ordinamenti
religiosi ebraici. Anna dunque
continuò ad essere considerato
dai fedeli la suprema autorità
religiosa di Gemsalemme; perciò Gesù fu condotto da lui, e
molti passi del Nuovo Testamento li menzionano assieme,
come se ci fo.ssero stati due
sommi sacerdoti contemporaneamentefcfr. Luca 3: 2).
Anche Caiafa fu poi deposto
dai romani; ce ne informa lo
storico ebreo Giuseppe Flavio,
che .scrive: «Vitellio tolse a Giuseppe, detto Caiafa, il sommo
sacerdozio e lo conferì a Jonatan, figlio di hmno»(Antichità
giudaiche, XVIII, 6). Da que.sto
passo sembra che il vero nome
del personaggio fosse Giuseppe, e che Caiafa fosse solo un
soprannome.
Qui si inserisce la scoperta
dell’anfora sigillata con i resti
mortali (o.ssa) e l’Iscrizione, .secondo i giornali, che dice: «Giuseppe figlio di Caiafa».
Si pone allora la domanda se
siano le os.sa di Caiafa il sommo sacerdote, oppure le ossa
di un suo figlio chiamato anche
lui Giuseppe, oppure se si tratta di persone che non hanno
nulla a che fare con il personaggio nominato dal Nuovo
Testamento.
In attesa di maggiori particolari sulla scoperta è difficile
pronunciarsi su questa domanda .Vale la pena però di os.servare che la scoperta non ha
praticamente un grande significato per gli studi biblici o per la
.storia di Gesù.
Se Caiafa fosse stato menzionato soltanto dal Nuovo Te.stamento, la scoperta (ammesso
che si tratti delle sue ossa)
avrebbe un valore di conferma
della sua esistenza; ma essa ci
era comunque già nota attraverso gli scritti di Giu.seppe Flavio.
Restiamo in attesa di maggiori delucidazioni da parte degli
archeologi, soprattutto sull’interpretazione da dare all’epigrafe «Giu.seppe figlio di Caiafa».
fuga nel privato, essere
pronti all’impegno.
In secondo luogo i fatti
del nostro racconto ci dicono che l’impegno del cristiano deve essere qualificato.
Nella vicenda che Giovanni
ci narra Gesù e i suoi si
muovono secondo alcune linee che rappresentano una
scelta ben precisa. Perciò
noi:
a) non dobbiamo aver
paura del nuovo, a costo di
suscitare l’ostilità dei potenti
e di entrare in conflitto con
loro, perché il nostro Signore fa ogni cosa nuova
(Apoc. 21: 5);
b) dobbiamo parlare di
pace alle nazioni, in un
mondo pieno di lotte feroci,
insensate e vane, dalla Jugoslavia alla Somalia, dall’Algeria al Caucaso, al Medio
Oriente... e perciò di giustizia. Perché il riferimento alla pace e alla giustizia (Salmo 65: 10) è una costante
nell’insegnamento del nostro Maestro;
c) dobbiamo elaborare
sempre dei progetti che vadano nella direzione del costruire piuttosto che in quella del demolire, perché in
questo tempo Gesù salva il
mondo, non lo giudica
(Giov. 3: 17);
d) dobbiamo rifuggire
sempre nella nostra azione
da ogni particolarismo e da
ogni chiu.sura, dobbiamo respirare l’universale nell’incontro, anziché nello scontro, fra le culture perché il
nostro Dio è veramente il Signore di tutti (Efes. 4: 6).
In terzo luogo i fatti del
nostro racconto ci co.stringono a mettere il nostro impegno nel sociale e nel politico costantemente sotto il
segno del relativo, soprattutto nel momento del successo e della riuscita. Forse
siamo nel giusto quando oggi diciamo che la democrazia pluralista è un valore in
sé, perché a ben guardare
questo sistema è, in politica,
l’accettazione del relativo e
la rinuncia ad ogni pretesa
di assoluto. Noi accetteremo
dunque, anche se per questo occorre molta forza,
molto coraggio e molta
umiltà, che la nostra azione
sia il contingente perché il
comandamento di Dio è vita
eterna (Giov. 12: 50).
10
PAG. 8 RIFORMA
VENERDÌ 21 AGOSTO 1992
NE UTOPIA NE IDEOLOGIA CONSERVATRICE
l'FTIfA
PROTESTANTE
OLIVIER ABEL
Con la predicazione della
sola grazia Lutero rompe
con la sottile dialettica tomista
tra grazia e natura. La grazia
non corona la «natura umana»,
essa ci precede, essa è l'inizio.
In questo senso la questione
etica per i prote.stanti (la questione di sapere se c’è o no
un'etica cri.stiana) non risiede
nel rapporto natura/grazia ma
nel rapporto grazia/azione.
Lutero pone l’accento principale sulla grazia in quanto essa
rappresenta una rottura con la
problematica precedente, mentre Calvino insiste sull’azione
che è conseguente alla grazia.
Perché allora non c’è una
morale cristiana, evangelicamente fondata? Perché ogni
morale rimane un tentativo di
autogiustificazione, un modo
per cercare la santificazione
delle opere. Respingendo ogni
tentativo di fondare una morale cristiana, la teologia luterana
dei due regni situa la Bibbia al
di sopra di ogni pretesa di monopolizzare un'interpretazione
legittima. La giustizia non ci
appartiene. Bisogna perciò affermare che l’etica è umana,
come affermiamo che l’errore è
umano. Allo stesso modo non
c’è legislazione né progetto
politico che possiamo definire
fondati sulla Legge di Dio. Lutero dice no all'etica «cristiana»
Con Lutero diciamo un chiaro «no» (non c’è un'etica cristiana) ma con Calvino diciamo un
altrettanto chiaro «sì». Il gesto
che segue immediatamente la
rottura è quello di «cominciare
di nuovo», di na.scere di nuovo.
E' l'istituzione della religione
cristiana. La grazia rende possibile un nuovo agire, una nuova
forma di vita. Inoltre tutto è etica nell’esistenza cri.stiana. L’etica assorbe tuttto, e tutto è sottoposto alla signoria di Cristo,
che oltrepassa ogni potenza.
L'etica non è giustificazione ma
testimonianza, attestazione
della grazia.
I testi biblici, gli Evangeli, le
parabole non insegnano nulla,
ma pongono l’uditore in posizione di responsabilità: cosa
faccio io nei confronti di questo testo, come questo testo
modifica la mia vita? L'interpretazione biblica è essa stessa
etica.Mentre Lutero insiste
suir«essere altro» del Regno,
Calvino insiste sul «qui» e
sul’«ora». Il testo biblico non si
riferi.sce ad un mondo mitologico o allegorico, ma ci apre
un mondo nel quale gli attori
siamo noi che viviamo.
Insi.stendo sull'interpretazione etica della promessa, Calvino introduce il pluralismo
nell'interpretazione della Legge. La Legge viene letta, interpretata in conte.sti, tempi e culture diversi. Dal punto di vista
etico non ci sono mai due situazioni identiche. Il comandamento dell’amore per il prossimo va sino al particolare, è
centrato sul singolo. È per questo che l’etica non è in grado di
dare regole morali, ma «deforma» ogni regola. L'Evangelo
«deforma» ogni morale.
Se teniamo presenti queste
due affermazioni («non c’è
un’etica cri.stiana» e «tutto è etica nella vita cri.stiana») scopriamo un'etica particolare, perennemente negata e perennemente affermata. Una metafora
viva, un’etica dialettica. Un’etica che prende significato a partire dal «no” di Lutero e dal «sì»
di Calvino. Questa tensione
permanente ci permette di capire il dibattito classico .sul terzo uso della legge. Oltre
all’uso giuridico-politico e a
quello pedagogico della Legge
che rivelano la nostra impoten
za e d conducono alla grazia, è
possibile un uso etico della
Legge nella vita cristiana? Lutero lo nega, Calvino lo afferma.
Ma non si tratta della stessa
legge. Per Lutero la legge è a
monte della grazia, ha una funzione antropologica di «memoria», di ricordo. Per Calvino le
leggi sono a valle, sono interpretazioni di cui noi siamo responsabili, sono diverse maniere provvisorie, fragili, discutibili, di «immaginare» la legge
di cui non si ha l’immagine. È
per questo che dobbiamo sviluppare l’intero arco di que.sta
etica che non è, e che è, evangelica. Agire, del resto, significa inserire in questo mondo
(ciò che io faccio) la visione di
un altro mondo, di un altro stato del mondo (altra cosa da dò
che io faccio). «Ogni volta che
l’avete fatto ai più piccoli dei
miei fratelli, è a me che l’avete
fatto».
È necessaria una riflessione etica e teologica sull'onnipotenza della scienza
Quando la scienza aggredisce Tuomo
______________OIORGIO GARDIOL_______________
6 agosto 1945, Hiroshima; viene lanciata la prima bomba atomica, 60 mila
morti. L’uomo scopre che le sue capacità
tecnologiche hanno dimensioni che possono as.sumere caratteri mostruosi.
Nasce tra gli stessi scienziati una critica
radicale alla scienza ed alla tecnologia. In
nome della ragione, del senso comune,
della preoccupazione di salvare il futuro
dell’umanità si contesta l’idea del progresso infinito, il dogma del modernismo tecnico. Ci si interroga sui limiti della ricerca
scientifica, sui controlli democratici sullo
sviluppo della scienza e sui suoi effetti. Si
scopre che il cittadino, anche se «sovrano»
perché vota, non è in grado in grado di
conoscere la reale complessità dei problemi connessi alla ricerca scientifica e non
può quindi decidere sul suo futuro: a decidere al posto .suo sono gli «esperti», i tecnici.
Altre cata.strofi. Seveso, Bhopal, Chernobyl, richiamano la critica al gigantismo
indu.striale e alla «infallibilità» dei tecnici.
Ma è nel campo della biologia che si avvertono i ruschi maggiori.
I trapianti di organi, le ricerche genetiche, la nascita di persone da un embrione
fecondato «in vitro», la sperimentazione
sull’uomo, toccano .sentimenti profondi,
mettono in questione l’integrità del nostro
corpo, dell’essere dell’uomo.
Si scopre con orrore che a fianco della
ricerca si sviluppa il commercio degli organi, che i test genetici non servono solo a
curare le malattie ereditarie ma a selezionare i forti e a scartare i deboli come avviene nelle assunzioni di alcune aziende
giapponesi . Ogni scoperta scientifica
può venire sfruttata per qualche fine economico o politico.
Ci si difende come si può: con i i comitati, con le consulte bioetiche che propongono limiti legislativi e codici di comportamento alla ricerca e alla sperimentazione. Ma ba.sta? Ci si chiede. Ogni anno si
producono un milione e cinquecento mila
«rapporti di ricerca». Come darne una valutazione che tenga conto della complessità
degli effetti della ricerca. E’ ormai chiaro a
tutti che la rivoluzione biologica che sta
avvenendo nei laboratori di tutto il mondo
avrà effetti sociali altrettanto importanti
della rivoluzione industriale del secolo
scorso.
La riflessione cristiana su que.sti temi è
attenta. Già nel 1974, con la Conferenza di
Bucarest, il Consiglio ecumenico delle
chiese chiedeva di sviluppare la riflessio
ne etica e teologica sulla natura e la creazione. All' Assemblea del CEC di Nairobi
(1975) il biologo Charles Birch, metodista
australiano, chiedeva che le chiese riflettessero sul «significato dell’unità della natura, dell’uomo e di Dio» sulla base della
«teologia del processo».
Nel 1979, a Boston, la Conferenza del
CEC su «Fede, scienza e fumro» ha risposto
a queste richieste sottolineando i limiti
della scienza: «tutto ciò che è possibile
non è desiderabile».
La ricerca deve essere perciò accompagnata da una una riflessione etica sulle
conseguenze della stessa. Da quel momento in quasi tutte le chiese protestanti
sono nati gruppi di lavoro, commissioni
su questo argomento (in Italia i battisti
qualche anno fa hanno co.stituito un gruppo di lavoro sulla bioetica, recentemente
valdesi e metodisti hanno costituito un
gaippo di lavoro sui rapporti scienza e fede) che stanno producendo un’interessante riflessione etico teologica. Le chiese
protestanti insistono sulla dialettica tra la
promessa biblica di dominazione della natura e l’ammonimento (anch’esso biblico)
contro la ricerca di onnipotenza. Dunque
nessun rifiuto, nessun ritorno all’oscurantismo scientifico, ma un appello alla vigilanza di tutti.
Biomedica
e legislazione
La Costituzione italiana afferma alcuni principi generali cui
deve informarsi tutta la attività
biomedica:
1) il diritto alla salute come
diritto dell’individuo l’interesse
della collettività e il principio
del rispetto della persona umana;
2) il principio del consenso
per ogni trattamento biomedico, stante l’inviolabilità della libertà personale (art. 13);
3) il principio della libertà
della scienza (art. 33) e l’impegno statale dello sviluppo della
ricerca scientifica e tecnica
(art. 9).
Completa il quadro giuridico
in cui si svolge l’attività biomedica l’art. 5 del Codice civile,
che afferma: «Gli atti di disposizione del proprio corpo sono
vietati quando cagionino una
diminuzione permanente
dell’integrità fisica, o quando
siano altrimenti contrari alla
legge, all’ordine pubblico o al
buon costume».
Sulla base di questi principi
generali l’Italia si è data leggi
in materia biomedica.
La bioetica: una disciplina che ha solo vent'anni
Diritti umani e leggi della scienza
All’origine della problematica
sulla bioetica c’è la riflessione
di un medico prote.stante americano, J. Fletcher, che nel 1954
ha pubblicato un libro «Morals
and medicine» che impostava i
problemi dell’etica medica non
sulla ba.se dei 10 comandamenti, ma sulla base dei «diritti
umani».
Fletcher sviluppava la .sua tesi sulla ba.se di questa concezione: fare libere .scelte, basate
.sulla cono.scenza delle opzioni
disponibili.Pertanto affermava i
seguenti diritti del malato:
- diritto di conoscere la verità
(diagnosi);
- diritto di controllare la paternità e la maternità (contraccezione);
- diritto di vincere la sterilità
(inseminazione);
- diritto di impedire la riproduzione (sterilizzazione);
- diritto di morire (eutanasia).
Sulla ba.se di questo libro si
.sviluppa in tutto il mondo un
dibattito sull’etica medica che
coinvolge sia laici che esponenti delle varie religioni ed alla fine si arriva, nel 1971, ad
una prima definizione della
bioetica. L'oncologo americano
■V.R. Potter nel suo libro
«Bioethics, bridge to thè future»
conia il termine (bios + ethos)
per definire un’autentica etica
biologica, nel senso di porre i
principi e le leggi della biologia
all’origine dei valori e delle
norme di condotta dell’uomo.
Dopo il sociobiologo 'Wilson,
la rifle.ssione di Potter re.sta l'ultimo tentativo di applicare la
scienza all’etica.
L’approccio di Potter parte
dalla concezione che la natura
- sia essa creata da Dio o no offre agli uomini un modello di
leggi perfette, che la scienza
svela e pone come norme di
condotta.
La ricerca delle leggi «naturali» dell’etica viene accolta positivamente dagli ecologisti fon
damentalisti ed in alcuni ambienti cattolici (ad esempio il
cardinale Ratzinger), accomunati nell’obiettivo di non interferire nei processi spontanei - e
perciò in .sé positivi - della natura.
Il dibattito tra gli addetti ai lavori continua e si arriva così,
nel 1978, ad una definizione
comunemente accettata. E'
quella della Encyclopedia of
Bioetichs: bioetica è «lo .studio
sistematico della condotta umana nell’ambito delle scienze
della vita e della cura della salute, quando tale condotta è
e.saminata alla luce di valori e
di principi morali».
La bioetica serve perciò a
rendere evidenti i principi che
determinano la condotta morale sia dello scienziato che
dell’uomo che utilizza i risultati
delle sue ricerche e a definire
le norme giuridiche necessarie
per l’applicazione di questi vaiori.
Il trattato sull'Unione europea
Uno statuto del corpo
Uno degli aspetti più rilevanti, ma anche meno conosciuti del Trattato suU’«Unione
europea» (o trattato di Maa.stricht del 7 febbraio scorso) è la
decisone di .sviluppare le politiche comuni nel .settore della ricerca scientifica, introducendo
in particolare nuove politiche
nel .settore della sanità (art. 129
punto 1) e nel settore della
protezione dei consumatori «al
fine di tutelare la salute e garantire un’informazione adeguata» ai cittadini.
Anche il Consiglio d’Europa
che raggmppa - come è noto 26 paesi europei ha tra i suoi
campi d’azione i diritti dell’uomo, ed in particolare «i diritti
dell'uomo» che per quanto riguarda la salute prevede una
cooperazione giuridica tra gli
stati affidato alla «Conferenza
permanente dei Comitati bioetici nazionali».
La conferenza dovrebbe .servire per dibattere e confontrare
le varie esperienze nazionali ed
arrivare ad una Convenzione
europea sulla bioetica.
I problemi più importanti
che sono all’ordine del giorno
dei vari comitati bioetici europei .sono:
- l’ingegneria genetica ed in
particolare il progetto «Genoma»;
- le tecniche di biologia molecolare per la diagnosi prenatale;
■■ le terapie genetiche e i test
genetici;
- le varie tecniche di procreazione artificiale;
- i trapianti e le donazioni
degli organi;
- le problematiche dei malati
terminali e delTeutanasia.
Alcuni paesi (prima la Francia) stanno poi per varare lo
•statuto del corpo umano» per
garantire l’inviolabilità dello
ste.sso e della specie umana.
11
venerdì 21 AGOSTO 1992
Cultura
PAG. 9 RIFORMA
Claudiana:
l'alternativa
culturale di
una minoranza
ALBERTO CORSARI
Quale evoluzione per il nostro atteggiamento verso gli stranieri?
intolleranza è un problema
che coinvolge tutta la società
In Italia .si legge pochissimo:
a che punto è la diffuskme del
libro Claudiana? Lo abbiamo
chiesto al direttore editoriale,
Carlo Papini.
«I nostri libri - ci dice - sono
ancora troppo poco letti nelle
nostre chiese.I depositi (circa
50 in tutta Italia), tramite i
quali si vendono soprattutto
meditazioni bibliche, testi divulgativi bihlico-teologici e di
storia valdese, realizzano non
più del 6% del nostro fatturato.
Lo dico con rammarico: una
piccola minoranza come la nostra 0 riesce ad esprimere
un'alternativa culturale rispetto a quella dominante, o rischia l’estinzione.'’
E dall’ambiente “esterno” che sia scemato,
segnali provengono?
"Emergono segnali positivi dice Papini con legittima soddisfazione - anche se l’intasamento delle librerie, dove ogni
due-tre mesi un libro deve lasciare il posto a un altro, non
ci lascia molto spazio. C’è comunque un buon interesse per
i nostri libri, innanzitutto da
parte dell'ambiente universitario: recentemente sono stati
adottati due nostri importanti
volumi, e chi cerca libri sulla
storia della Riforma sa che ci
siamo noi... Abbiamo poi aderito a un sistema di vendita diretta per corrispondenza insieme ad altre piccole case editrici."
Guardando ora a ciò che la
Claudiana ha “in cantiere”, ci
può dare qualche ghiotta anticipazione?
"E' uscito da poco Senso di
colpa e perdono, che è uno di
quei temi relativi all'etica di
cui molto si discute oggi. Abbiamo in traduzione un testo
francese che risponde alla domanda: Che cosa c’è dopo la
morte?, un lesto inglese sull'
Evangelo in una società pluralista. e uno americano sull’etica protestante. Usciremo poi
con Le donne della Riforma di
Roland Bainton, un classico
degli anni '50 a cura di Susanna Peyronel, e La Rivoluzione
dei santi, del filosofo della politica Michael Walzer (autore di
“Esodo e rivoluzione”), che ha
più di 20 anni ma in Italia
non è mai stato tradotto,e che
uscirà con una prefazione di
Mario Miegge.
Gli autori avevano già pubblicato Lin primo vofume
a quattro mani per lo stesso
editore (7 razzismi possibili,
clic. ‘90), in cui facevano il punto sulle condizioni degli immigrati nel nostro paese, e rilevavano come non esistesse una
figura di "imprenditore politico
del razzismo».
Il giudizio viene confermato
nel nuovo libro, e tuttavia in
Italia qualcosa è cambiato, in
peggio: "Hanno operato e operano organizzazioni dell'intolleranza (tra gli altri il MSI e la
Lega}»(.p. 82).
Tra l'inizio del 1990 e l’inizio
di quest'anno, dopo che era
stata approvata la legge Martelli, sembra che l’interesse della
classe politica per il problema
Così l’applicazione della legge stessa è stata affidata alla discrezione e alla soggettività di
questure, funzionari e forze
dell’ordine, secondo il principio del «chi c’è c’è». Gli altri si
arrangino, all’italiana: cioè, do
ve ci sono le condizioni per il
rispetto dei diritti (in alcune
fabbriche, per esempio in Emilia, dove i lavoratori stranieri
sono ben accetti, anzi necessari), il problema non si pone.
Ciò nonostante il ragionamento che comunemente si
sente esprimere da molti italiani «per bene» è il seguente: «Ci
siamo noi, nati qui. che lavoriamo, paghiamo le tasse, e ciò
nonostante non viviamo bene
(...); ed ecco, arrivano loro, insistenti lavavetri e indesiderati
venditori di accendini...» (p.
34).
Non a caso, dicono gli autori,
l'altra condizione necessaria
perché dagli «episodi di razzismo» (come la vicenda della
donna di colore costretta a lasciare il posto a sedere su un
bus romano) si passi a delle vere e proprie organiche «situazioni di razzismo», è che i messaggi razzisti "circolino presso
strati di popolazione già sottoposti a stress» (p. 81), che già si
sentono penalizzati, come è
Dipinto di Ed de la Torre e Mariya Villariba, lavoratori filippini nei
Paesi Bassi. Il razzismo si combatte anche riconoscendo e rispettando la cultura degli immigrati che incontriamo ogni giorno.
stato nel caso del sindacato milanese dei tranvieri; laddove le
più croniche disfunzioni dei
servizi suscitano disagio nelle
classi più penalizzate è facile
agitare lo spettro dello straniero.
Non è secondario, a questo
proposito, che un’escalation
degli episodi di razzismo,
nell’ipotesi che non si trasformi
in serie di vere e proprie «situazioni», avvenga mentre l’Italia è
in una fase di "trasformazioni
del sistema produttivo e
dell 'economia: trasformazioni
radicali e, sembra ai più, poco
governabili che determinano
un arretramento rispetto ai diritti di cittadinanza conquistati nel passato» (p. 55).
Proprio per questo allora,
ferma restando la necessità che
le autorità a tutti i livelli considerino il problema in maniera
produttiva, come è stato fatto
in Francia e in Germania (con
esiti politici che possono piacere o meno, ma non è questo il
punto), occorre che tutti e a
tutti i livelli prendano coscienza del fatto che il problema è di
tutti: "I processi legati a immigrazione e razzismo comportano e riflettono modificazioni
radicali nella distribuzione di
diritti, privilegi e potere, ma
anche di beni, spazi, risorse.
(...) E’ investito (...) ogni aspetto della vita quotidiana, sia
materiale sia simbolico» (p.
54).
Lo sfruttamento delle tematiche dell'intolleranza sembra finora legato soprattutto ad opportunità politiche tattiche (per
esempio, da parte della Lega
"l’ostilità contro gli immigrati
viene utilizzata in funzione
della protesta contro il potere
centrale» ,p. 84): occorre darsi
da fare prima che diventi punto
programmatico all’ordine del
giorno di questa o altre forze
politiche.
Una società può essere definita razzista allorché «fattori
collegati a criteri etnici e razziali (...) pesano in misura crescente (...) sulle forme dell'organizzazione sociale, economica e politica di questi sistemi
e sui loro modi di funzionare»
(pp. 9-10). Siamo ancora in
tempo...
LAURA BALBO - LUIGI
MANCONI, 7 razzismi reali.
Milano, Feltrinelli, 1992, pp
143, A 18.000.
La vita e l'opera di Primo Levi in un recente volume di Rizzoli
L'educazione alla memoria
deve essere uno scrupolo morale
Nelle .settimane in cui la pubblicazione parziale dei diari di
Goebbels ha ridato voce e
un’immeritata dignità ad alcuni
storici «revisionisti», è quanto
mai utile e opportuna la lettura
di un volume dedicato a colui
die più di ogni altro, almeno in
Italia, ha dedicato l’esi.stenza al
mantenimento del ricordo, della te.stimonianza e della memoria sulla «shoah» e sullo sterminio degli ebrei ad opera dei nazi.sti.
E il libro di Dini-Jesurum si
dedica a questo compito analizzando dall’interno l’intreccio
strettissimo che per Levi intercorse tra i giorni: quelli dello
studio, della consapevolezza
dell'appartenenza ebraica,
quelli dell’internamento - il titolo del capitolo è il numero che
Levi ebbe impre.sso al braccio-.
quelli dell'impellente nece.ssità
di mettere per iscritto l'esperienza vissuta, quelli della professione di chimico.
L’intreccio risulta veramente
forte: ogni atto (i giorni) e ogni
avventura esistenziale (dalle gite in montagna della giovinezza
all'internamento, al contatto
con i ragazzi delle .scuole... le
opere) sono permeati dal medesimo .scrupolo morale: educare, tenere in esercizio la memoria (p. 96).
Sarà questo lo .scrupolo che
originerà tutti i suoi libri, fino
all'ultimo (e probabilmente il
più tremendamente lucido, 7
sommersi e i salvati), in cui
giungerà alla conclusione "di
aver parlato “per delega ”, a nome di coloro che, prima ancora
di spegnersi fisicamente, erano
stati ridotti allo stato di larve
umane, incapaci di osservare,
ricordare, esprimersi» (p. 89).
Eppure, scrivono Dini e Jesurum, "dentro gli resterà sempre
un dubbio: lo ha fatto per una
sorta di obbligo morale verso i
sommersi, oppure per districarsi dal loro ricordo?».
E' un dubbio che Levi non si
tolse, così come non potè allontanare da .sé il pensiero (che lo
spinse probabilmente al suicidio) che un giorno tutti i sopravvissuti sarebbero scomparsi: e allora, chi potrebbe ricordare?
Si vede proprio in queste settimane quanto quella paura fosse fondata, e quanto deboli siamo senza Primo Levi.
MASSIMO DINl - STEFANO
JESURUM, Primo Levi: le opere
e i giorni. Milano, Rizzoli, 1992,
pp. 215, L 28.000.
Gli Evangeli
in MS-DOS
I Vangeli sinottici .sono gratuitamente disponibili, nella
versione Riveduta 1982, per
tutti coloro che hanno a disposizione un elaboratore utilizzante il sistema operativo MSDOS e relativi word processor.
Basta che venga inviato a Ugo
Tomassone (reg. Clavi 17,
18100 Imperia) un dischetto da
3” 1/2 formattato dal proprio
elaboratore (MS-DOS compatibile), inserito in una bu.sta (tipo Texbol) già affrancata e recante l’indicazione del de,stinatario.
II dischetto sarà rinviato al
mittente nel giro di pochi giorni con i tre file Ascii di Matteo,
Marco e Luca; essi occupano
all’incirca la metà dello spazio
disponibile .su un dischetto formattato con 1.440 settori (700
kb).
Al Sinodo di quest’anno .saranno disponibili, presso il pastore Tomassone, alcuni dischetti fornibili in cambio di dischi vergini.
La tradizione
come ricerca
Dopo il dissolvimento delle
grandi ideologie, ammesso e
non concesso che si siano dissolte tutte le ideologie, dop<t la
crisi delle grandi «strutture», del
pensiero «forte» e delle «strutture rigide», come si pongono gli
europei di fronte alla loro storia culturale, ricca, composita
ma per molti aspetti anche
coerente?
E quale rapporto si intesse,
giorno per giorno, con la tradizione; anzi, che co.sa si intende
per tradizione in un momento
in cui il richiamo ad essa è un
appello a valori premoderni e
prepolitici ( tale è il richiamo
di molti movimenti etnici, nei
drammatici conflitti di questi
mesi)?
La risposta di Flans-Georg
Gadamer, il più importante filosofo vivente di area tedesca
insieme a Juergen Habermas, è
contenuta in un volumetto che
raccoglie una serie di saggi e
discorsi redatti prima del 1989,
anno dei grandi sconvolgimenti e delle grandi illusioni.
La tradizione, per Gadamer,
«non si dà come un fatto
spontaneo e fisiologico, ma come lo sforzo consapevole di
conservare il proprio passato»
(p. 31). U
n’eredità, quella che dà il titolo al volume, che ci vincola
ad un lavoro di memoria e di
continua rielaborazione, non
disgiunto dall’idea di responsabilità: non a ca.so, poco dopo
aver citato la Riforma protestante, l’autore fa riferimento
alla «coscienza libera, che non
va intesa tanto come libero arbitrio quanto piuttosto come
responsabilità e capacità di
rendere conto delle proprie
azioni» (p. 40).
«La realtà della scienza», «I
fondamenti antropologici della
libertà umana» e « Il compito
della filosofia» sono i titoli di
alcuni dei capitoli che compongono il volume: un percor
so ideale per orizzontarsi nella
.storia del nostro continente,
mentre il processo di unione
europea sembra rispondere soprattutto alle logiche economiche e mercantili.
HANS-GEORG GADAMER,
L’eredità dell’Europa. Torino,
Einaudi, 199U pp XIl-143, i.
16,000.
Immagazzinare
le immagini
L'autore di Paris, Texas, de II
cielo sopra Berlino e prima ancora de L’amico americano,
racconta in interviste, articoli,
interventi pubblici, l’ideazione
del suo ultimo film, giunto nella primavera scorsa anche in
Italia, intitolato Fino alla fine
del mondo. Uno scienziato affida al figlio il compito di registrare con una microcamera
tutto ciò che vede nei cinque
continenti, per passare poi tutto questo materiale in un gigantesco elaboratore elettronico e trasferirlo nella mente della moglie cieca.
Il tema del film e anche del
libro è dunque quello della visione, della formazione.
delTimmagazzinamento e
dell’utilizzo delle immagini. Un
processo in più fasi che sta
profondamente cambiando
grazie alle nuove tecnologie.
L’immagine elettronica e digitale fa sì che non si possa più
parlare dell’esistenza di un «originale», tanto essa può essere
manipolata senza perdere di
qualità e senza che sia possibile accorgersene. Non esLste più
l’«unicum» del quadro e nemmeno della fotografia, e questo
modoficherà i nostri rapporti
tanto con le immagini quanto
con la realtà.
Ma tanto il libro quanto il
film sono anche storie e atti
d’amore per la vita e per i propri simili.
WIM WENDERS, L'atto di
vedere. Milano, Ubulibri, 1992,
pp. 183, i. 34.000.
Il ritorno di Maigret
La RAI si premura, da due
anni e mezzo circa, di rendere
accessibile ad un vasto pubblico alcune proprie produzioni o
materiali trasmessi per anni
con successo, dalle comiche di
Stanlio & Ollio e di Chaplin alle commedie di Pirandello e di
Eduardo.
Ora è il momento delle Inchieste del commissario Maigret, con Gino Cervi.
Il successo non è dovuto solo alla notorietà del personaggio e del .suo interprete. Intanto gli sceneggiati di queU’epoca (i primi anni '60) erano realizzati con meno sofisticazioni
ma con tempi più comodi per
le riprese. Il taglio delle immagini era sicuramente più curato
di oggi. Il bianco e nero era
più incisivo: fa perdere alcuni
dettagli, ma non è piatto come
il colore degli sceneggiati più
recenti.
Poi gli attori: oltre a Cervi c’è
uno stuolo di interpreti di
prim’ordine, da Arnoldo Foà a
Andrea Checchi, per citare solo
i più noti.
Ma indubbiamente le “Inchieste” godono del vantaggio
di avere un .soggetto “forte” in
partenza: un impianto narrativo .solido e soprattutto un'indagine dei caratteri dei “tipi”
umani tuttaltro che franale.
La chiusa, per esempio, uno
dei titoli più noti, presenta un
protagonista autoritario, duro
con moglie e figli, donnaiolo;
proprietario di una compagnia
di navigazione fluviale, è venuto dalla gavetta e ama lavorare
con i suoi dipendenti.Si presenta come antipatico, ma non
privo di un’umanità che sarà
colta dal commissario: ed è
proprio per questa umanità
che ucciderà, restando però fedele a se ste.sso e non lasciando trasparire nella sua persona
il precipitare degli eventi e delle emozioni; per questo fino alla fine il mistero non si .svela.
Qui sta un'altra differenza rispetto ai telefilm di oggi che,
essendo produzioni di serie, rispondenti alla logica della
compravendita di un certo numero di titcrli, sono costruiti secondo cliché standardizzati: c’è
in tutti un momento tipico in
cui si nota un “qualcosa” che
avviene nei protagonisti, una
cesura che con l’abitudine diventa prevedibile. Le inciiie.ste
di Maigret, viceversa, potevano
durare 80 o 205 minuti: oggi,
nella logica di competizione
tra reti e neH’uniformità dei palinsesti, non sarebbe più possibile.
Insomma, avevamo nostalgia
di questo commissario, burbero eppure cuore d’oro, professionale ma profondamente
umano: forse perché ci ricorda
un’epoca in cui tutto il nostro
rapporto con il piccolo schermo era più umano.
12
PAG. 10 RIFORMA
VENERDÌ 21 AGOSTO 1992
jv mmeditrìce
Claudiana
Via Principe Tommaso 1 tei. 011/68.98.04 - 10125 Torino telefax 011/65.75.42 conto corr. postale 20780102
Eduard Schweizer
GESÙ CRISTO: L’UOMO DI NAZARETH
E IL SIGNORE GLORIFICATO
pp. 164, L. 18.000 («Piccola Collana Moderna» 69)
Quale rapporto esiste tra la vita, l’opera e le intenzioni del «Gesù
storico» e la proclamazione del Cristo glorificato fatta dalla chiesa dopo la risurrezione? È possibile o del tutto inutile tentare
di andare oltre la parola della predicazione per arrivare ad un
Gesù terreno non ancora interpretato dalla fede di coloro che
sono stati conquistati da lui? Esempi, episodi di vita vissuta e
squarci autobiografici danno particolare calore e vitalità a quest’opera.
Giorgio Bouchard
CHIESE E MOVIMENTI EVANGELICI
DEL NOSTRO TEMPO
pp. 165, L. 16.000
Un’informazione puntuale, di prima mano, sul mondo evangelico ricca di dati statistici aggiornati che ripercorre a grandi linee la vicenda storica di ogni movimento, ne coglie l’animo,
la particolare spiritualità, la matrice sociologica e i rapporti con
il mondo culturale e con la rispettiva situazione socio-politica.
Un’agile guida ad una componente troppo ignorata della cultura italiana.
Robert Grimm
SENSO DI COLPA E PERDONO
pp. 68, L. 10.000 («Piccola Collana Moderna» 68)
Gli psicanalisti sanno che l’uomo è afflitto da un senso di colpa cui non può sfuggire. I credenti sanno che Dio perdona, ma
anche loro vivono male questo perdono. Chi è il nostro Dio: un
giudice implacabile, o un padre che cancella l’atto di accusa?
Gesù ha reso testimonianza di un Dio che sconvolge la nostra
morale e si comporta come il padre «folle» di molte parabole accettandoci così come siamo, gratuitamente. Non c’è più nulla
da meritare, tutto ci è stato donato. Allora; perché domina ancora il senso di colpa? Un piccolo grande libro dalle domande
inconsuete che incidono profondamente nella nostra vita.
Salvatore Caponetto
LA RIFORMA PROTESTANTE
NELL’ITALIA DEL CINQUECENTO
pp. 526, 64 ili.ni + 16 tav. fuori testo e 4 cartine
Lire 54.000 - «Studi storici», 14
L’Italia non ha avuto la Riforma perché gli italiani erano refrattari alle dottrine protestanti — o perché la situazione politica
e la reazione inquisitoriale non lo hanno consentito, malgrado
una vasta adesione?
Come in un mosaico perduto, le poche tessere ricollocate a posto ci consentono ora — dopo un secolo di ricerche e di scoperte — d’intrawedere almeno le grandi linee di una diffusa
adesione alla Riforma in quasi tutte le regioni d'Italia e in ogni
ceto sociale, dai montanari ai mercanti, agli ecclesiastici, agli
intellettuali, ai nobili.
La distruzione quasi totale di un così vasto movimento di fede
e di cultura tagliò fuori il nostro paese dal grande dibattito europeo per almeno due secoli, con le gravi conseguenze ben
note nel campo del costume e della vita sia religiosa che politicosociale.
L’autore, docente di storia moderna all’Università di Firenze,
è uno dei maggiori specialisti italiani dell’argomento.
Hendrikus Berkhof
200 ANNI DI TEOLOGIA E FILOSOFIA
Da Kant a Rahner: un itinerario di viaggio
Con appendici di André Gounelle e Sergio Rostagno
sull’apporto dei teologi dei paesi iatini
Edizione ital. a cura di Michele Fiorillo
pp. 464, L. 48.000 («Piccolo Biblioteca Teologica», 26)
Un originale «viaggio personale» alla frontiera fra teologia e filosofia per individuare lo sforzo compiuto dalla teologia protestante e cattolica, negli ultimi due secoli, per «gettare un ponte» alla cultura moderna, affinché l’Evangelo di Gesù Cristo potesse ancora «parlare» al mondo contemporaneo. Una «storia
della teologia moderna» e delle sue sfide, che si fa leggere come un’avventura appassionante del pensiero umano, ad opera di un noto teologo olandese, docente all’Università di Leida.
Denis Müller
IL FASCINO DELL’ASTROLOGIA
pp. 84, L. 12.000 («Piccola collana moderna», 67)
L’Autore mette in luce la struttura fondamentale dell’astrologia e ne valuta criticamente la portata e l’interesse dal punto
di vista della teologia e dell’etica cristiana, al fine di capire le
ragioni del sottile fascino che l’astrologia esercita su molte persone. L’astrologia, con le sue ambigue seduzioni, non affascinerebbe tanto se non fosse il segno molto umano di una sete
spirituale e di una inquietudine morale. Per cui ci obbliga a scoprire veramente quella pienezza di vita e di sapienza che scaturisce in perpetuo dall’Evangelo liberatore del Cristo vivente.
Elizabeth Green
DAL SILENZIO ALLA PAROLA
Storie di donne nella Bibbia
pp. 80 («Piccola Biblioteca Teologica», 25), L. 13.000
Un libro che si propone di «dare visibilità alle idee e alle attività» di alcune donne dell’Antico Testamento, spesso ridotte per
noi ad un semplice nome, o addirittura sconosciute: Agar, Tamar, Sifra e Pua, Abigail, la donna saggia di Tekoa, Hulda, e
poi Sara, Miriam, Debora, Ruth, Anna ecc. Scopriremo che agivano a favore della giustizia, della pace, e che il creato giocava un ruolo significativo nelle loro storie. Donne che hanno lasciato una traccia profonda nella rivelazione biblica.
L’autrice è pastora della chiesa battista di Gravina di Puglia.
Martin Lutero
GLI ARTICOLI DI SMALCALDA
I fondamenti della fede (1537-38)
in appendice:
Trattato sul primato e l’autorità del papa
di Filippo Melantone (1537)
a cura di Paolo Ricca
pp. 200, 9 ili.ni f.t., 43 nel testo, 1 cartina
Lire 24.000 («Opere scelte», 5)
Che cosa voleva propriamente Lutero? A questa e ad altre domande sulla «natura» e sull’«essenza» della Riforma rispondono gli Articoli preparati in vista dell’annunciato Concilio e pubblicati per la prima volta in italiano. Gli Articoli si sono presto
imposti come l’essenziale della fede evangelica, e sono tuttora la più chiara indicazione dei temi ancora irrisolti del dialogo cattolico-protestante nonostante un secolo di ecumenismo.
II testo di Melantone riportato in appendice (anch’esso per la
prima volta in Italiano) offre una sintesi ragionata delle principali ragioni che indussero e inducono il protestantesimo a negare al papato la dignità di istituzione di «diritto divino» e quindi a rifiutargli l’ubbidienza della fede.
Alphonse Maillot
I MIRACOLI DI GESÙ
pp. 172, L. 19.000 («Parola per l’uomo d’oggi», 8)
Gesù non era un «taumaturgo». Quasi sempre i suoi miracoli
ci sono riferiti per convalidare un suo messaggio rivoluzionario. Una lettura audace, appassionante ma sempre esegeticamente fondata, che può sembrare a tratti dissacrarite ma
che non è mai razionalista. L’autore è uno dei migliori commentatori biblici della Chiesa riformata di Francia.
Mister E. McGrath
GIOVANNI CALVINO
II Riformatore e la sua influenza
sulla cultura occidentale
pp. 392, 8 tav. di ili.ni f.t., L. 42.000 («Ritratti storici», 7)
Edizione ital. a cura di D. Tomasetto
Per comprendere la storia religiosa, politica, sociale ed economica dell’Europa occidentale e del Nord America negli ultimi quattro secoli, è necessario conoscere a fondo le idee-guida
di questo pensatore e la loro reinterpretazione creativa da parte dei suoi seguaci. Nel corso dei secoli le dottrine di Calvino
vennero plasmate in una delle più potenti forze iritellettuali che
la storia abbia mai conosciuto dopo Tommaso d’Aquino. Questo libro ci restituisce il «Calvino della storia», analizzandone
la formazione, l’opera, la teologia, il pensiero politico, l’influenza
sul corso della storia europea, l’influsso sugli atteggiamenti moderni verso il lavoro, la ricchezza, i diritti civili, il capitalismo
e le scienze naturali.
Martin Bucero
LA RIFORMA A STRASBURGO
Le carenze e i difetti delle chiese:
come porvi rimedio (1546)
In appendice:
I 16 Articoli del Sinodo del 1533
Gli Articoli di Schleitheim (1527)
a cura di Ermanno Genre
pp. 176, 34 ili.ni e 8 tav. fuori testo,
L. 24.000 («Testi della Riforma», 18)
Non basta riformare la dottrina, bisogna anche rinnovare la
vita cristiana, l’etica quotidiana. Il rinnovamento della chiesa
e della società è in vista dell’unità, come l’unità della chiesa
e della società è vera e buona solo nel segno del rinnovamento e del cambiamento. È questo il messaggio centrale di Martin Bucero (1491-1551) che fece di Strasburgo il centro in cui
i vari movimenti dissidenti trovarono accoglienza e ascolto. Bucero tentò l’esperimento di costituire delle «comunità confessanti» nell’ambito della chiesa di massa, cellule di cristiani militanti in vista del rinnovamento delia chiesa e della società.
Gerrard Winstanley
IL PIANO DELLA LEGGE DELLA LIBERTÀ
L’utopia sociale degli «zappatori» (1652)
a cura di Daniela Bianchi
pp. 262, L. 33.000 («Rif. protest, nei secoli», 6)
Durante il governo di Q. Cromwell, la maggiore personalità del
movimento dei «diggers» (zappatori) elaborò un’originale proposta di rifondazione della società che dava voce alle esigenze sociali dei contadini senza terra con la creazione di «colonie» di lavoro in cui il denaro è abolito ed il singolo individuo
s’inserisce armoniosamente in una realtà di lavoro trovando risposta alle sue esigenze più profonde.
Dopo il crollo del comuniSmo reale ed il preteso trionfo del capitalismo, la rilettura di questo progetto sociale alternativo è
di grande interesse per capire quali scelte fatali siano state fatte
nel passato e quali strade siano state abbandonate.
Mister E. McGrath
IL PENSIERO DELLA RIFORMA
Lutero, Zwingli, Calvino, Bucero
pp. 224, L. 24.000 (P.B.T., 24)
Una introduzione vigorosa, acuta e stimolante scritta da uno
specialista ma accessibile al «non addetto ai lavori». Concetti
teologici e idee-guida, grandi personalità, scuole di pensiero,
controversie ecc., tutto viene spiegato con grande chiarezza.
Ideale per integrare i libri di testo correnti in Italia.
Eduard Schweizer
IL DISCORSO DELLA MONTAGNA
(Matteo cap. 5-7)
pp. 144, L. 16.000 (P.C.M., 66)
Il noto esegeta biblico reinserisce nel loro contesto tipicamente ebraico le parole di Gesù per poterne comprendere in profondità l’intenzione e il senso. I risultati della migliore ricerca
biblica. Le questioni più scottanti.
Emidio Campi
PROTESTANTESIMO NEI SECOLI
FONTI E DOCUMENTI
Voi. I: Cinquecento e Seicento
pp. 480, 24 pp. di ili.ni, L. 48.000
Mancava sinora una raccolta antologica ampia e comprensiva
di testi e fonti primarie che coprisse la storia della Riforma
non solo per il Cinquecento ma che arrivasse fino ai giorni nostri. Questa opera si rivolge agli studenti ed ai docenti (infatti
è già adottata in sei Università italiane) che vogliono avere una
migliore e più diretta conoscenza del movimento che è alla radice del mondo moderno. Per il ’500 viene messa in evidenza
la dimensione europea della Riforma (Italia, Francia, Paesi Bassi, Inghilterra, Scozia, Scandinavia, ecc.). Per il ’600 viene evidenziata la riforma della Riforma che si verificò nel periodo
della «crisi della coscienza europea» (fine del ’600). Un’ampia
bibliografia, numerosi indici e un originale apparato iconografico arricchiscono il volume. È in preparazione il volume II.
Librerie Claudiana:
Torino, via Principe Tommaso 1, 10125, tei. 011/669.24.58.
Milano, via Francesco Sforza 12a, 20122, tei. e fax 02/76.02.15.18.
Torre Pellice (To), p.zza Libertà, 10066, tei. 0121/9.14.22,
Roma, Libreria di cultura regiosa (consociata): p.zza Cavour 32, 00193, tei. 06/322.54.93.
13
venerdì 21 AGOSTO 1992
Attualità’
PAG. 1 1 RIFORMA
Pachino: da cittadina tranquilla a crocevia della criminalità organizzata
Un^ìniziatìva popolare contro la paura e
Pindìfferenza per una cultura di solidarietà
NINO GULLOTTA
Un tempo Pachino era una
città molto tranquilla. Oggi non si può più dire altrettanto. Nel ‘91 ci sono stati ben 11
morti ammazzati; nel ‘92, già se
ne contano 7 (uno al mese).
Inoltre, quattro bombe esplose
in altrettanti negozi, una inesplosa, una che ha provocato
un incendio tanto forte da distruggere un intero deposito,
ecc.
Pachino: ottocento-mille tossicodipendenti su una popolazione di 22.000 abitanti, un’amministrazione in perpetua crisi,
delle forze dell’ordine poco
coordinate, una fascia costiera
(da Portopalo .a Pozzallo e oltre) poco controllata e quindi
aperta a traffici di ogni tipo.
No, Pachino non è più la città
tranquilla di un tempo.
Ormai è diventata un croce
Nuovo
arcivescovo
in Albania
In seguito alla notizia - fornita dall’agenzia albanese AIA e
ripresa da vari organi di stampa
- secondo cui l'elezione del
nuovo arcivescovo ortodosso
Anastasios non sarebbe valida,
la chiesa ortodossa autocefala
d’Albania (COAA) ha rilasciato
una dichiarazione in cui si afferma che l’elezione del nuovo
primate è avvenuta .secondo i
canoni deirortodossia, con voto unanime del Santo Sinodo
del Patriarcato Ecumenico di
Co.stantinopoli.
11 nuovo arcivescovo è stato
intronizzato il 2 agosto a Tirana, con la partecipazione dei
rappresentanti - clero e laici di tutte le diocesi ortodosse albanesi. La COAA fa parte dal
1991 della Conferenza delle
chiese europee.
via della criminalità organizzata, teatro di lotte fra clan rivali
e di continui atti criminosi.
Di fronte a questa situazione, la chiesa non poteva isolarsi tra le quattro mura del tempio e far finta di nulla. Per que•sto la comunità valdese di Pachino sta sostenendo, mettendo a disposizione i propri locali e in altre forme, la neonata
«Associazione pachinese anticrimine» (APAC), promossa tra
l’altro anche da alcuni membri
della chiesa stessa. Nata con
uno spirito di volontariato,
l’APAC può definirsi un’associazione insolita rispetto ad altre associazioni simili, nate essenzialmente per combattere il
racket delle estorsioni, sempre
più in aumento anche da noi.
L’APAC infatti non si propone di combattere solo il «pizzo»
(anche!) ma si prefigge una lotta alla criminalità in una visione più ampia. Siamo infatti
convinti che l’estorsione, le
bombe che scoppiano, i morti
ammazzati non siano altro che
la punta più clamorosa di un
qualcosa di più profondo che
sta dietro di essi.
Non si può sconfiggere la
criminalità se non si affronta
anche il problema della droga,
il problema giovanile e della
disoccupazione, sempre più
preoccupante, della crisi dei
partiti, del controllo del territorio, della partecipazione popolare alla vita amministrativa,
della mancanza di educazione
civica, ecc. Certo, dietro ci sta
anche la mafia, ma la mafia
può radicarsi così bene soprattutto perché trova un terreno
fertile di tipo culturale e politico. Naturalmente, non pretendiamo di fare tutto subito.
Adotteremo la politica dei piccoli passi, muovendoci su due
fronti:
1) iniziative a medio e lungo
termine, di tipo educativo e
preventivo (scuola, convegni,
incontri con forze politiche,
con associazioni giovanili);
2) iniziative a medio e breve
termine riguardanti richieste
mmrnmmammmmmmmmm
Dal Tribunale amministrativo dell'Emilia
Sospesa l'«ora»
di messa a scuola
La violenza maliosa colpisce ovunque.
concrete - indirizzate agli organi competenti - perché vengano ripristinate la legalità e una
serena convivenza sociale.
In sostanza, l’APAC si muove
contro la paura e l’indifferenza
reciproca (terreno fertile per
ogni tipo di criminalità) e a favore di una cultura di solidarietà e di rispetto, affinchè i diritti di tutte le persone vengano
tutelati e garantiti.
In questo senso, si propone
di essere punto di incontro, di
riferimento e di solidarietà per
e nella città, di perseguire
un’azione di stimolo nei confronti delle istituzioni, ma anche di sensibilizzazione nei riguardi dei singoli cittadini.
Attualmente stiamo portando
avanti alcune iniziative (petizione popolare, cartelloni di
protesta e di speranza sui balconi e dovunque, sit-in davanti
al Consiglio comunale riunito,
incontri col prefetto, con le forze dell’ordine, con l'ammini■strazione, con altre a.ssodazioni simili anche di altre città,
ecc.), ma soprattutto stiamo facendo opera promozionale
perché più saremo, più iniziative potremo organizzare.
Siamo ben consapevoli
deU'immane lavoro che ci sta
di fronte e, nonostante gli
obiettivi che ci proponiamo,
non ci facciamo molte illusioni
ma neanche vogliamo scoraggiarci né ci arrenderemo alle
prime difficoltà.
La posta in gioco è troppo
alta per poter gettare la spugna: o la distruzione della nostra civiltà o l’avvio lento ma
graduale di una società migliore e più umana da trasmettere
alle future generazioni.
Il Tribunale amministrativo
regionale (TAR) dell’Emilia Romagna ha accolto i ricorsi contro la possibilità di celebrare atti di culto durante l’orario scolastico, che erano stati presentati nei mesi .scorsi dalla Tavola
valdese, dalla Chiesa avventista, dalla comunità ebraica, dal
comitato bolognese “Scuola e
Costituzione” e da un gruppo
di genitori.
I ricorsi si riferivano alla delibera del consiglio dell'ottavo
circolo scolastico di Bologna,
con cui si facevano rientrare
nelle attività scolastiche la celebrazione di messe e la benedizione pasquale nell’edificio
scolastico.
L’ordinanza del TAR di Bologna, depositata il primo agosto,
precisa che la celebrazione di
pratiche religiose nella sede
scolastica -non è attività di
educazione scolastica e neppure attività educativa extrascolastica » e, in attesa di una decisione definitiva, sospende sia
le delibere del consiglio di circolo in questione, sia l’efficacia
della circolare del Ministro della Pubblica Istruzione del 13
febbraio, con cui si autorizzavano i consigli scolastici a -far
rientrare la partecipazione a
riti e cerimonie religiose tra le
manifestazioni o attività extrascolastiche ».
Il moderatore della Tavola
valdese, pastore Franco Giampiccoli, ha così commentato
l’ordinanza del TAR di Bologna: -Il cattolicesimo concordatario in Italia ha preteso da
lunga data di giocare nello
stesso tempo sul tavolo confessionale di un insegnamento
ecclesiastico e su quello culturale di contenuti educativi comuni. L'ultimo tentativo è stato
quello di far passare atti del
culto cattolico come attività extrascolastiche, che per legge devono avere carattere culturaleeducativo, ovviamente per tutti
gli utenti della scuola. Con
chiarezza, un tribunale amministrativo della Repubblica
italiana ha separato i tavoli e
ha negato la legittimità di questa voluta confusione ».
La comunità battista di Mottola (TA) è una chiesa che
vive ed opera nella realtà del
Mezzogiorno d'Italia; una realtà
nella quale le minacce ad una
convivenza civile, democratica,
libera e pacifica vengono da
più parti.
La Puglia, in particolare in
questi ultimi anni, ha visto
l’espandersi della criminalità
organizzata legata allo .sviluppo
della cultura mafiosa, storicamente estranea, quest'ultima,
alla nostra regione.
Questa situazione
ta dal fatto che lo
e aggravastato non
DALLA SESSIONE ESTIVA DEL SAE II documento finale del Campo d'azione sociale di Ecumene
NUOVA
RESISTENZA
L'esperienza di una comunità battista nei Mezzogiorno
Non cediamo alla criminalità
ROCCO LAMANNA | sembra intravedere, oer le no- partecipazione alle manifesta
zioni popolari contro la criminalità organizzata e la militarizzazione del territorio.
Tra questi un momento particolarmente significativo per noi
è stata l’organizzazione e la
realizzazione di un convegno
regionale, svolto nei nostri locali di culto, su «Chiese evangeliche e Mezzogiorno». Uno dei
relatori presenti ha ribadito che
noi credenti, in questi momenti
così difficili per il nostro Sud,
siamo chiamati a «resistere», per
difendere lo sviluppo, la crescita economica, sociale e spirituale.
Ma accanto a questa «resistenza» va sapientemente intervallata la «resa», o meglio la «tre^ ' gua”», perché solamente così,
senza richiedere eroismi, i credenti potranno realísticamente
mantenere vivo lo spirito di lotta e di cambiamento di cui ab
sembra intravedere, per le nostre terre, alcun altro ruolo se
non quello di avamposto militare nel Mediterraneo.
Ed è in questa situazione così
difficile che si pone la vita della
nostra comunità. Sappiamo, dal
punto di vista del potere, di
non avere grande rilevanza ma,
altresì, sappiamo che molti
guardano a noi con rispetto ed
interesse per lo sforzo costante
che facciamo di leggere, comprendere e attualizzare la Parola di Dio.
La nostra proiezione verso
l’esterno, in questi ultimi mesi,
ha conosciuto momenti intensi
di riflessione comunitaria e di
Ripensare la diaconia
per produrre la nuova
ALLE SORELLE E AI ERATF.1.I .T DELLE CHIESE DI SIGI
LIA E DELLE ZONE D’ITALIA
COLPITE DAIJA CRIMINALITÀ’ ORGANIZZATA
Noi, partecipanti alla 30° sessione di formazione ecumenica,
riuniti alla Mendola (Trento) dal
25.7.92 al 4.8.92 sul tema «Io .sono la via, la verità, la vita», vi
esprimiamo la nostra solidarietà, nella situazione di prova
che in tiuesto momento siete
chiamati a vivere, in una nuova
resistenza contro l'assalto della mafia in Sicilia e delle sue
e.spre.ssioni parallele in altre regioni.
Siamo coasapevoli che la situazione richiede, anche nel
quotidiano svolgimento del
proprio dovere, un impegno
che supera i limiti ordinari di
ciò che è dovuto per as,sumere
il carattere di un reale rischio di
vita.
In tale congiuntura, la pre.sa
di posizione per la giu.stizia e il
bene comune diventa per noi
credenti obbligo di coscienza,
in cui si esprime oggi la nostra
confessione di fede.
Allo stesso modo, l’ascolto e
la pratica della Parola di Dio, là
dove essa invita a pregare per
le autorità (1 Timoteo 2:1-2), si
esprimono nel rifiuto e opposizione verstt ogni forma di potere occulto e verso la cultura di
ac(]uiescenza e rassegnazione
che vi sotto.stà, che indebolisce
la fiducia nella partecipazione
democratica,
Auspichiamo che le chiese,
già impegnate in chiesto senso,
continuino a porsi come un
luogo di aggregazione (e azione) a sostegno di tutti coloro
che hanno deciso di dire «Ba•sta!» non .solo aH'omertà ma anche al disimpegno individuale.
Noi a.ssumiamo l'impegno, in
una situazione in cui rinforinazione è spesso distorta, manipolata e comunciue parziale, di
mantenere un costante contatto
tra la vostra realtà e le nostre
chie.se locali, affinché cre.sca la
consapevolezza che la vostra
sofferenza non rimarrà isolata
sciltanto alle regioni attualmente colpite dalla violenza ma
venga fatta propria da tutti i
credenti italiani.
1. Nei giorni 17-19 luglio .si è
svolto a Ecumene l'annuale
Campo di azione sociale, in
collaborazione con la Cttmmissione di studio per la diaconia
delle chiese valdesi e metodiste. Vi hanno partecipato sorelle e fratelli in particolare da Palermo (Centro diaconale «La
Noce»), Salerno (Centro comunitario Aurelio Cappello), Portici (Casa materna), Napoli via
dei Cimbri (Centro culturale
Galeazzo Caracciolo), Napoli
Vomero, Napoli Ponticelli
(Ospedale evangelico, Centro
sociale Casa mia. Villaggio Caracciolo, Centro culturale Emilio Nini), Villa .San Seba.stiano
(Centro evangelico di .servizio),
Ecumene, Firenze (Casa Cares),
Parma-Mezzano Inf. (Centro di
accoglienza).
Come base per la discussione
.sono .stati utilizzati la relazione
di Giorgio IRruchard al Convegno di Mezzano 1992, il documento conclusivo dello stes.so
Convegno, una lettera d’invito
di Sergio Aquilante.
2. Il Campo ha ribadito innanzitutto che la diaconia si si
tua e trova la propria ragione
d’essere nel cjuadro della testimonianza al Regno di Dio che
la chiesa è chiamata a rendere:
nessuna impresa di diaconia
può leggersi e viversi come soluzione ai vari problemi della
sofferenza e della marginalità
presenti nelle nostre società: ne
è però un' indicazione concreta
che diventa efficace se si pone
in rapporto col «raccolto» che,
secondo la parabola del seminatore, Dio dà in abbondanza.
In que.sto .senso la diaconia è
elemento di criticità, di discontinuità rispetto all'esi.stente, e
non «istituzione» che si ripete in
ogni situazione.
3. Come il contadino della
parabola e.sce per .seminare e
ha di fronte a sé un intenr campo (sia pure cosparso di vari e
tenaci elementi di «opposizione» alla cre.scita del seme), così
l'opera diaconale delle nostre
chiese oggi ha di fronte a sé
un’intera società e non semplicemente una somma di singole
situazioni problematiche. Non
è azzardato dire che, al presente, è proprio il settore della dia
società
conia la punta più avanzata
della nostra chiesa per quel che
riguarda il tema elei rapporto
chiesa-.sodetà.
4. In questo particolare momento storico si avvertono il
profondo disagio e le difficoltà
che sta attraversando il nostro
paese, ove la crisi morale e politica del sistema è giunta o sta
giungendo ad un punto estremo. E’ inevitabile che questi fenomeni si ripercuotano all'interno di tutte le componenti
della società italiana e quindi
anche delle no.stre chie.se e della no.stra diaconia.
Tuttavia, questo punto estremo di crisi può contenere in se
stesso le ragioni di un nuovo
inizit), di una nuova necessità
di «pensare». Tutto lo scenario
nazionale e internazionale si è
rimesso in movimento, e sono
proprio queste radicali novità
che invitano a pensare in modo
nuovo. Ciò riguarda specificamente anche i problemi della
diaconia, se è vero che la nostra testimonianza e azione
stanno in un concreto conte.sto
storico e civile.
biamo bisogno.
Altro appuntamento importante è stata la partecipazione
delle chiese evangeliche della
federazione regionale di Puglia
e Basilicata alla manifestazione
svoltasi a Taranto, il 23 maggio,
ccrntro criminalità e militarizzazione. La manifestazione è stata
poi profondamente turbata
dall’efferata strage di Capaci.
Questa occasione comunque
ha rappresentato per noi un
importante momento di testimonianza in una città che sintetizza, simbolicamente, con i
suoi 60.000 disoccupati e
l'e.stendersi preoccupato del
crimine organizzato, la tormentata condizione di degrado che
sussiste inesorabilmente nel
Mezzogiorno.
Ma ha anche riproposto l’occasione per ribadire un «no» deciso alla decisione del governo
che, nel quadro di un nuovo
modello di difesa, prevede il
raddoppio della presenza aeronavale nel golfo mediante la
costruenda .seconda base navale in Mar Grande.
Infine, nel mese di agosto, in
occasione della locale festa de
«L’Unità», il gruppo EGEI di
Mottola ha tenuto nella piazza
principale della città un pubblico dibattito su «Pace, giustizia e
salvaguardia del creato”. In
questo spazio abbiamo presentato vari documenti approvati a
Basilea e Seoul.
14
PAG. 1 2 RIFORMA
Un problema molto sottovalutato
Uacqua può essere
pericolo e speranza
ROBERTO PEYROT
L y acqua è vita e morte; ricchezza e miseria; salute e
malattia; immenso pericolo e
sconfinata speranza.
Queste parole sintetizzano efficacemente il contenuto del
«dossier» che ventitré grandi
giornali del mondo (per l’Italia
ha partecipato «La Stampa»)
hanno pubblicato in Russia e
negli Stati Uniti, in Israele e in
Gennania, in Spagna e in Grecia, in Francia e in Jugoslavia,
in Ungheria e in Messico, ecc.,
allo scopo di lanciare un grido
di allarme - dopo il recente vertice di Rio sul pianeta Terra sulla questione dell’acqua.
I venticinque servizi contenuti nel documento testimoniano
in modi diversi la gravità e la
complessità del problema e. a
prescindere dalle soluzioni proposte. ne presentano anche gli
aspetti più drammatici, sia attuali, sia in prospettiva.
Questo elemento, fondamentale per la vita, è anche generatore di morte; nel solo 1991, in
Bangladesh, in Cina e nelle Filippine cicloni ed inondazioni
hanno causato centinaia di migliaia di morti e milioni di senzatetto. Anche se si tratta di
eventi cosiddetti «naturali», essi
sono stati aggravati dai comportamenti umani: disboscamenti
intensivi, esplosione demografica, mancate misure di sicurezza.
Ma la morte viene anche dalle malattie legate all’acqua che,
secondo la denuncia dell'Organizzazione mondiale della sanità, continuano ad essere una
delle cau.se prime dei decessi.
Ben un miliardo e 200 milioni
di persone non hanno sufficiente acqua potabile, mentre altri
1750 milioni mancano di mezzi
di depurazione. Perfino il colera è riapparso in America Latina: alla fine dello .scorso anno, i
casi erano più di mezzo milione
ed i morti 17 mila.
Anche il mondo sviluppato è
minacciato, in modo for.se meno evidente, dall’acqua inquinata.
Questo degrado è essenzialmente di tre tipi: agricolo (nitrati, diserbanti, rifiuti organici);
industriale (sostanze chimiche,
gas tossici, acque trattate con
metalli vari, centrali elettriche);
urbano e marittimo (tubature di
-Villaggio Globale .........
Dove i protestanti sono la stragrande maggioranza
Piccola^ grande Danimarca
VENERDÌ 21 AGOSTO 1992
piombo, microrganismi, fosfati,
acque usate e non depurate,
traffico, navigazione, scarichi a
mare).
Ma un altro fattore che lega
l’acqua al concetto di morte è il
rischio di guerre per impossessarsene: vi .sono almeno dieci
aree nel mondo in cui potrebbe
esplodere un conflitto a causa
dei problemi legati alle risorse
idriche, specie nel Medio
Oriente. Ma già oggi altri 25
paesi (in Africa a causa della
scarsità e nella stessa Europa
orientale, compresa l’ex Urss,
per via dell’altissimo inquinamento) sono considerati zone a
rischio.
E in Italia, come stiamo? Il
nostro paese è relativamente
ricco di acque, ma in pratica 30
comuni su cento non hanno acqua potabile a sufficienza: da
quanti anni siamo abituati a vedere alla tv le immagini delle
autobotti, specie nel Sud, che
portano acqua, e grandi distese
di campagna screpolata dalla
siccità?
Ma la colpa di questo è principalmente dovuta a due fatti:
l'inquinamento e tante condutture in stato deplorevole. Su
150 mila chilometri di acquedotti, ben 50 mila dovrebbero
essere rifatti. Nel Sud solo il 29
per cento della popolazione
può contare .su un .servizio efficiente. Ma anche al Nord non
sono rari i casi di condutture
che perdono per strada metà
della loro portata. Anche l’uso
dell’acqua marina (non dimentichiamo che l’Italia ha ottomila
chilometri di coste) è carente:
.su 1.600 impianti di depurazione costieri, solo 851 funzionano, e con risultati inferiori al
previsto.
Come si vede già da questi
pochi dati, la «questione acqua»
non ci può e non ci deve lasciare indifferenti; dobbiamo convincerci che essa è destinata a
diventare una risorsa rara e da
usare con oculatezza. Cominciamo anche noi nelle nostre
case, nei campi e nei giardini a
tener ben presente questo problema.
Una volta si diceva che il livello di civiltà di un popolo si
misurava dal suo consumo
d’acqua. Oggi sarebbe più opportuno dire che detto livello
dovrebbe misurarsi dai riguardo
con cui la si adopera.
GIUSEPPE PLATONE
Piccola Danimarca, ma
grande nella sua indipendenza.
Abbiamo letto sui giornali del
suo no all’Europa con uno .scarto di soli 46 mila voti. Ma altra
cosa è andarci, leggerla dal vivo, percorrerla in lungo e in largo (da Skagen a Copenaghen),
come ho avuto il privilegio di
fare insieme al Gruppo Teatro
Angrogna. Que.st’ultimo ha ricevuto un invito, in occasione
del suo ventennale, dal Gnippo
teatrale di Roegen, non lontano
da Aarhus, che l’anno scorso
aveva presentato con successo
alle Valli la recita «Rivolta nel
bosco».
Spettacoli, dibattiti, un culto
in una chiesa luterana, una serata sui problemi della Sicilia.
Ma come spiegare la mafia e le
tangenti in questo paradiso della democrazia, malgrado ci sia
la monarchia più vecchia d’Europa?
Ad Aarhus abbiamo visitato il
museo della condizione femminile, for.se l’unico in Europa; visitandolo ti accorgi soprattutto
come manchi negli altri musei
la storia delle donne.
Tra gli incontri con i pastori
luterani ricordo una lunga conversazione con Jesper Birkler
che, dopo avermi fatto visitare
la sua belli.ssima chiesa con vetrate e sculture di Hegndal (il
Chagall danese), intorno a una
tazza di caffè mi spiega il no
all’Europa: -Crollano i sistemi
centralizzati e noi inventiamo
Bruxelles; non voglio che a
duemila chilometri di qui decidano cosa debbono coltivare e
produrre i cinque milioni di
danesi. La Chiesa luterana ovviamente - precisa Birkler- non
ha espresso un punto di vista
ufficiale sull’Europa. La paura
che in qualche modo si perda
la propria indipendenza ha
avuto un peso non indifferente».
I tre spettacoli che il Gmppo
Teatro Angrogna ha tenuto in
varie località del comune di
Hammel (una di que.ste ha raccolto un pubblico di 500 persone) hanno permesso di entrare
in contatto con molta gente.
Ovviamente si parla l’inglese;
qualcuno conosce un po’ di
francese. L’italiano pochi lo
sanno, pochissimi conoscono
l’esistenza di un mondo protestante italiano. 4 cattolici - mi
dice una danese, pastora luterana - sono diecimila. E si sa che
Il 24 agosto la riunione del Comitato centrale per la nomina
Tre candidati per l'incarico
di segretario generale del CEC
_______LUCIANO DEOPATO_____
Il pro.ssimo 24 agosto, il Comitato centrale del Consiglio
ecumenico delle chie.se (CEC)
nominerà il nuovo segretario
generale, in sostituzione di
Emilio Ca.stro, pastore metcxiista uruguaiano, che andrà in
pensione.
Tre sono attualmente i candidati: l’ingle.se David Martin
Conway, appartenente alla
Chiesa anglicana, profe.ssore di
teologia, presidente del Selly
Oak College di Birmingham,
laico, di 56 anni.
Il secondo è l’indiano Cristopher DuraLsingh. 54 anni,
membro della Chiesa dell’India
del sud (risultato di una unione
di denominazioni diver.se), attualmente respoasabile del di
partimento “Missione, educazione e testimonianza” del
CEC.
Il terzo è il tede.sco Konrad
Kaiser, 54 anni, professore di
teologia a Bochum. Rai.ser è un
personaggio molto noto negli
ambienti ecumenici perché,
negli anni in cui segretario generale era il giamaicano Philip
Potter, egli ne era il collaboratore più vicino.
In questi ultimi anni Rai.ser è
.stato uno dei maggiori responsabili del movimento «Giustizia, pace, salvaguardia del
creato», insieme allo scienziato
C. F. von ’Weizsäcker (che fra
l’altro è .suo suocero). E’ stato
uno dei tre esteasori del documento finale di Basilea ‘89 e
neU’ultima Assemblea generale
del CEC, tenutasi a Canberra,
ha più volte manifestato critiche propositive all’attuale linea
del CEC.
La nomina del nuovo segretario servirà per capire quale
sia la tendenza dell’attuale Comitato centrale, uscito profondamente rinnovato dall’Assemblea di Canberra, dove le chiese del terzo mondo, fresche di
energia e di entusiasmo, hanno
creato non pochi problemi alla
teologia occidentale e a quella
ortodossa.
E’ chiaro che il CEC attraversa un momento di crisi, perché
sono in atto profonde trasformazioni. Il compito del nuovo
segretario sarà fra l’altro anche
quello di capire i tempi e di
condurre la navicella non mol
to robusta del CEC attraverso
le tempe.ste pre.senti e future.
quando sono minoranza sono
anche simpatici».
Nella Dom Kirche di Aarhus,
come in quasi tutte le chiese luterane, è appeso nella navata
centrale il modello di un veliero; in genere esso riproduce la
nave scuola Copenaghen.
scomparsa tra i flutti sulla rotta
dell’Australia nel 1928. «E’ il
simbolo - mi spiega Bodel
Smitt, corista, insegnante e attrice - della comunità ecclesiastica. A volte al culto non ci va
nessuno, ma tutti pagano volentieri la tassa ecclesiastica».
.Si può essere protestanti anche
al di fuori delle mura ecclesiastiche. Certo, nella terra di
Kierkegaard il vis-à-vis diretto,
personale con Dio è la religione che riscuote il maggior successo, anche se oggi molti tentano di coniugare il prote.stantesimo con le religioni asiatiche.
C’è una escalation di induismo
e di buddismo, che raccolgono
simpatie specie tra i giovani.
La Danimarca destina l’uno
per cento del proprio prodotto
nazionale lordo - anche in questo i danesi sono i primi - ai
paesi del Terzo Mondo. Nella
piccola comunità di Roegen,
dove siamo stati ospiti per
quindici giorni, una percentuale non indifferente di giovani
ha già lavorato, o si appresta a
farlo, in paesi in via di sviluppo. Un professore di liceo. Erede Hamsen, 45 anni, un anno
airUniversità di Bologna per ricerche .sul canto italiano di prote.sta del dopoguerra, tra qualche mese vende tutto e parte
per l’Africa: -Non si può solo fare del pietismo sui poveri, occorre impegnarsi personalmente per aiutare chi soffre».
A Copenaghen, pulita e vivace .sui canali, a Tivoli, nel centro trasformato in un’immensa
Isola pedonale, non vedi quasi
per nulla immigrati di colore. La
politica è di aiutarli a restare nel
proprio paese, le norme di ingre.s.so .sono severe. Il reddito
pro capite è di 21 mila dollari
l’anno. Farebbe pensare, almeno nel quadro europeo, al lusso
.sfrenato. In realtà le tasse si
.succhiano il 50%; dalla culla alla laurea, però, tutto è pagato
dallo stato compresa, se necessario, l’ospitalità in qualche casa per anziani, che in genere
.sono comunali.
Molto interessante il tema
dell’educazione permanente,
vissuto attraverso una scelta capillare di .scuole popolari aperte
a tutti gli adulti, in cui si affron
tano varie tematiche culturali.
L’ideatore, il pedagogo protestante Grundvig, voleva coinvolgere la classe contadina sui
temi della libertà e del bene comune; ma que.sta vera e propria
rivoluzione culturale ha finito
per estendersi a tutto il paese.
Un esempio: anni fa una di
queste scuole organizzò un
viaggio di un mese in Italia alla
scoperta del mondo valdese; il
gruppo, con i suoi professori,
toccò molte nostre realtà. Le
impressioni più forti? La comunità di Cinisello, la Facoltà valdese, il lavoro di controinformazione a Catania sui temi della pace. Noi non sappiamo nulla della Danimarca, del suo
protestantesimo che ha contribuito a trasmettere il senso della democrazia e della responsabilità personale a tutti gli strati
.sociali.
Sperduto nella campagna
dello Jiitland c’è il monumento
Kaj Munk, il pastore fucilato
nel 1943 dai nazisti per la sua
opposizione anche teologica
all’invasione tedesca. Munk
scrisse Ordet (La Parola), una
pièce poi tradotta in un film indimenticabile di Dreyer. La Parola biblica che anima e risuscita. Quella .stessa Parola che ha
lasciato traccia di sé non soltanto nelle chiese ma nella cultura.
Anche la pittura, nella scuola di
Skagen con la .sua immen.sa luminosità nordica, sottolinea la
prospettiva di un cristianesimo
alla fine vittorioso sulle tenebre
del mondo.
Ma tutto questo avviene, come nelle fiabe di Andensen, dopo un lungo peregrinare nel
buio. Il formarsi della coscienza
protestante è scuola dura, priva
di facili illusioni. Proprio per
questo il prezzo di una democrazia che funziona è alto, e
parte sempre dalla coscienza
personale. Parola di Kierkegaard.
Tutto bene quindi? No, c’è
molto alcolismo, ospedali psichiatrici superclimensionati,
una certa sterilità che trovi
spes.so nei paesi nordici. Il bmtto viene tolto di mezzo, forse
per non rovinare l’armonia di
fondo che regna dovunque.
-Non fatevi il mito Danimarca dice Lars Hegndal il giorno della nostra partenza - ma non fatevi neppure fregare dall’unione politica europea. L'appiattimento è il maggior pericolo. Il
confronto fra le diversità è il
fascino del nostro continente».
Le donne
e lo sviluppo
GINEVRA - .Sviluppo significa giustizia economica e acces.so di tutti alle risorse. Ma include anche importanti dimensioni sociali, spirituali, culturali,
ecologiche, fisiche e psicologiche.
Questa è una delle conclusioni di un seminario .svoltosi
dal 4 al 14 giugno presso l’Lstituto ecumenico di Bossey sul
tema «Le donne e lo sviluppo:
crisi e visioni alternative», organizzato congiuntamente dal
Consiglio ecumenico delle
chiese e dalla Federazione luterana mondiale.
Il seminario è stato l’occasione di una riflessione sulla natura dello .sviluppo, il quale include anche la responsabilità,
la collaborazione, l’educazione
e una migliore interpretazione
della comunità. Le partecipanti
hanno criticato il modello di
sviluppo dominante (economia
di mercato), rimproverandogli
di favorire «i forti e i potenti» a
scapito «dei deboli e dei minimi». Inoltre hanno fatto notare
che il sedicente aiuto rafforza
ancora di più il controllo e lo
sfruttamento del Sud da parte
del Nord,
Nel considerare la terra come
una fonte inesauribile questo
sistema rapina la natura, come
dimostra il tasso di consumo
dei paesi industrializzati che bisogna frenare. Nel mettere la
produzione in mano alle imprese multinazionali, questo
modello ha portato all’omogeneizzazione e alla riduzione
della diversità, non solo dei
prodotti ma anche dell’industria e della creatività umana,
-Gli esseri umani sono diventati delle macchine»; il lavoro e
la cultura della gente modesta,
considerata non scientifica e
non efficace, vengono denigrati. Nel favorire le esportazioni,
le culture commerciali e i programmi di adeguamento strutturale questo modello, incapace di assicurare la piena occupazione, ha avuto effetti particolarmente nocivi per le donne, emarginandole e privandole di ogni potere.
Le partecipanti hanno definito le caratteristiche di uno sviluppo autentico e alternativo al
modello vigente: esso dovrebbe essere in annonia con la natura, tener conto prioritariamente dell’essere umano, delle
donne, dei bisogni fondamentali, ed essere decentrato e democratico.
I battisti per
un giubileo
MANAGUA - Dal 14 al 28 luglio 220 battisti, provenienti da
35 paesi diversi, si sono ritrovati
a Managua (Nicaragua) per la
.seconda Conferenza internazionale battista per la pace
(IBPC). Più della metà dei partecipanti proveniva da paesi del
Terzo Mondo. Il tema della
Conferenza era la richiesta del
Padre No.stro: «'Venga il tuo regno». Rappresentava i battisti
italiani il pastore Saverio Guarna. Con riferimento al quinto
centenario della .scoperta dell’
America, e alla bnitale colonizzazione che ne è seguita, i
membri della Conferenza hanno denunciato il fatto che «quella storia continua ancora oggi
(...) e si concretizza nella nuova
colonizzazione dei paesi poveri
nel Sud del mondo da parte
delle nazioni industrializzate
del Nord». Con riferimento a Levitino 25, la Conferenza chiede
una remissione dei debiti ed
una redistribuzione della terra.
In particolare ha rivolto un appello ai governi ed alle .società
finanziarie perché provvedano
a cancellare i crediti da usurai
che essi vantano nei confronti
dei paesi poveri.
15
VENERDÌ 21 AGOSTO 1992
Lettere
Lettera aperta
al sindaco
di Torre Pellice
Stimato Signor Sindaco, mi rivolgo alla S.V. in qualità di rappresentante di una città alla
quale sono affezionato per
molte ragioni.
Oltre a quella «turistica» vorrei aggiungere una considerazione più specifica come protestante. La sua città costituisce
un luogo significativo per il no,stro paese e, non vorrei esagerare, per l’Europa.
Oggi non avremo l’entusiastica e brillante fantasia di Edmondo De Amicis (la «Ginevra
italiana»), ma il fatto storico rimane. Aggiungo che per i protestanti non esistono «città sacre» o spedali, soltanto il riferimento storico-evocativo.
Torre Pellice resta pur sempre un «simbolo», un luogo simbolico per chi professa la fede
secondo la confessione riformata, sia per i frequentatori che
oltre ai «posti» di vacanza sentono che, finora, resta qualcosa
di diverso neU’aria.
Mi fermo qui ma, signor Sindaco, mi può spiegare quale logica urbanistica e qualé gusto
estetico, prima ancora del rispetto della storia, culturale e
ambientale, hanno consentito
l’anno scorso la costruzione di
due coperture in strutture metalliche fisse su pilastri in cemento nei campi da tennis dietro il tempio e poi l’assenso alla
lottizzazione del «villaggio dei
Coppieri»?
Quest’ultima oltre a rappresentare. a prima vista, un certo
peso insediativo con .scarsità di
.servizi, sorge su una zona interessante e omogenea e sul tempio dei Coppieri, che è pur
sempre (e sarà) un monumento
nazionale.
Avevo visto i due manufatti
per il tennis, che spero non siano considerati «in precario», e
pensavo che ci sarebbe stata
una protesta diffusa, non solo
del Concistoro valdese.
Le mie considerazioni sono
generali e si riferiscono allo
«stile» di Torre Pellice; avrei
scritto le .stesse cose se si fosse
trattato della zona della chie.sa
di San Martino o del Mauriziano.
Forse è «regolarmente regolato» dal piano regolatore, ma
non sempre la norma giu.stifica
lo spregio della storia, dell'ambiente e della sensibilità. Non
voglio né insegnare né criticare
a vanvera, chiedo serio di capire.
Con i migliori saluti
Massimo Rocchi
Il telefono
è disponibile
per le urgenze
L’alta vai Pellice, conosciuta
per le note vicende storiche
che l’hanno caratterizzata e
apprezzata per le sue condizioni ambientali e climatiche
nonché per i suoi splendidi
scenari paesaggistici montani,
è stata in questi ultimi mesi
teatro di tre gravi fatti di sangue che hanno provocato in
tutti un sentimento di profondo sconcerto.
Fatti peraltro senza nessuna
relazione fra loro e comunque
del tutto estranei alla situazione del Rifugio Jervis della
Conca del Pra, spesso nominato dai giornali nelle loro
cronache.
Senza entrare nel merito degli episodi già ampiamente illustrati dai giornali, ritengo
tuttavia indispensabile una
precisazione relativa all’accusa
di presunta mancanza di solidarietà nei confronti della persona che, in riferimento all’ultimo episodio, non sarebbe
stata autorizzata ad usufruire
del telefono pubblico collocato pre.sso il Rifugio Jervis per
avvertire la famiglia dell’infortunato.
Desidero ricordare l’esLstenza di una norma che non consente l’uso del telefono del Rifugio se non in situazioni di
grave emergenza, onde assicurare la piena disponibilità
alle unità di soccorso.
Siamo veramente dispiaciuti
dell’accaduto ma se la persona
interessata si fosse rivolta direttamente al sottoscritto la telefonata avrebbe potuto aver
luogo.
Ricordo che il Rifugio Jervis
è anche sede del Soccorso alpino e che non è mai mancata
da parte nostra, nei limiti dei
mezzi a disposizione, la disponibilità a intervenire in
ogni incidente di cui siamo
stati informati.
Siamo addolorati per la situazione che è venuta a crearsi, dovuta non certo a malafede o mancanza di solidarietà
da parte nostra, ma a una
norma che certamente avrebbe potuto essere interpretata
meno rigorosamente se la persona interessata avesse avuto
un po’ più di pazienza: una
condizione psicologica difficile da richiedere in gravi situazioni di emergenza ma che, a
volte, può aiutare a non peggiorarle ulteriormente.
Roberto Boulard
gestore del rifugio Jervis
E Eco Delle Yaì±ì Aàldesi
Si apre a Pinerolo la XVI Rassegna delTartigianato
Fra tradizione e nuove tecnologie
PAG. Ili
Hii
La mostra mercato deirartigianato del Pinerolese
sarà aperta al pubblico presso
l’expo Fenulli di Pinerolo sabato 29 agosto, alle 17.30 , e
chiuderà i battenti nella serata
di domenica 6 settembre.
Giunta alla l6ma edizione la
rassegna, rinnovatasi attraverso
gli anni fino a coniugare la tradizione con l’innovazione tecnologica, si presenta ancora
una volta con l’intento di assumere respiro regionale; del resto i circa 200 mila visitatori
della scorsa edizione le hanno
conferito una valenza notevole.
Oltre aH’ampia carrellata
sull’artigianato locale (finora si
sono alternate in mostra quasi
500 delle attuali 4.422 aziende
artigiane) ed agli incontri con
altre zone del Piemonte, con le
regioni italiane (quest’anno è
ospite la Toscana con i prodotti e le bellezze della zona del
Mugello) la rassegna offre ai
visitatori anche un ricco programma di manifestazioni,
spettacoli, concerti.
Accanto alla presentazione
dell’artigianato di produzione e
servizio, ampio spazio sarà come di consueto dedicato a
quello artistico e tipico. 'Verrebbe quasi da dire che ogni
terra ha il proprio artigianato.
E in buona parte questo vale
anche per il Pinerolese.
La presenza del bosco e delle fustaie ha incentivato la lavorazione del legno (costruzione di mobili, infissi, sculture)
CO.SÌ come la presenza di gneiss
lamellare ha favorito determinati tipi di costruzione ed il
sorgere di taluni strumenti e attrezzi e, ancora, la ricca flora
dei monti ha condotto alla nascita di attenti erboristi capaci
di produrre pregiati elisir e distillati.
Non va naturalmente dimen
ticato (artigianato di seivizio e
di produzione che, anzi, rappresentano ormai da anni la
parte più ampia dell’esposizione; un artigianato che deve fare i conti con le difficoltà del
settore che spesse volte è sopravvissuto (o si è sviluppato)
grazie alla competenza dei singoli produttori ed anche ad un
pizzico di fantasia.
Proprio sui problemi e sul
futuro dell’artigianato è orga
Un salone per
sognare le vacanze
TORINO - Saranno 14 i paesi
rappresentati alla rassegna «Caravan Europa» (salone internazionale del caravan e accessori)
e a «Tendeuropa ‘92» (mostra di
tende, carrelli-tenda e accessori) aperte al pubblico dal 12 al
20 settembre nel nuovo centro
espositivo di Lingotto Fiere.
Si calcola che ben pre.sto in
Europa circoleranno oltre 4 milioni di caravan e più di un milione di camper, motorcaravan
e motorhome, gran parte dei
quali fa rotta, lungo l’arco dei
tre mesi estivi, sull’Italia e sugli
altri paesi del bacino mediterraneo.
L’esposizione, su un’area di
oltre 62 mila metri quadrati,
presenterà dunque le ultime
novità del settore alla stampa,
agli operatori e ad un pubblico
che da alcuni anni dimostra di
preferire sempre più per le proprie vacanze la formula «plein
a ir».
nizzato sabato 5, alle ore 15.30
presso l’expo, un dibattito
pubblico. Negli altri giorni si
alterneranno varie spettacoli e
concerti.
Sabato 29, ore 21, spettacolo
folcloristico di un gruppo toscano a cui farà seguito La telo
aut di Roure, In contemporanea, a palazzo ’Vinone, verrà
presentata la commedia brillante Pitost che ‘ndè 'n galera.
Ogni sera la formula sarà
analoga: musica all’expo Fenulli e teatro a palazzo Vinone.
Analogamente alle ultime
edizioni, durante la rassegna
resteranno aperti i musei di Pinerolo (museo della cavalleria,
museo d’arte preistorica, museo etnografico, collezione civica d’arte, museo di scienze
naturali e sezione mineralogica) con mostre di alto valore
didattico e culturale: un seiTizio gratuito organizzato dal
Comune proporrà un itinerario
guidato alla scoperta dei luoghi storici del Pinerolese, con
particolare attenzione alla
scuola di cavalleria.
La rassegna resterà aperta
nei giorni feriali dalle 17.30 alle 23.30; nelle domeniche e lunedì 31 agosto dalle 9.30 alle
12.30 e fra le 14.30 e le 23.30;
sabato 5 settembre dalle 14.30
alle 23.30. L’ingre.sso è libero.
20 ANNI DEL
TEATRO ANGROGNA
Proseguono le manifestazioni
organizzate dal Gruppo Teatro
Angrogna in occasione dei 20
anni di attività; domenica 30
agosto, presso la foresteria di
Pradeltorno, si svolgerà una festa che comprende due percorsi guidati sui sentieri della valle
(alla borgata Chiot o all’alpeggio di Crevlira e al Bagnoou),
visita guidata ai luoghi storici di
Pradeltorno, pranzo e, dalle
15.30, canti e danze delle valli
con il gruppo “La Cantarana”.
Sabato 5 settembre inoltre,
nel tempio valdese di Pradeltorno, con inizio alle ore 21, si
svolgerà un concerto del Coro
alpino di Baio Dora.
8 SETTEMBRE
IN VAL PEIXICE
Anche quest’anno i partigiani
delle valli pinerolesi organizzano alcune manifestazioni per ricordare l’8 settembre 1943.
A Torre Pellice, venerdì 4, ore
20.30, fiaccolata con partenza
dalla sede ANPI nel palazzo comunale e arrivo in piazza Muston dove si terrà un concerto
della banda musicale cittadina,
dopo un omaggio ai monumenti ai Caduti.
Domenica 6, alle ore 10.30, al
Bagnoou in vai d’Angrogna, incontro presso la lapide a ricordo di Jacopo Lombardini con la
partecipazione di autorità locali
ed orazione ufficiale del sindaco di Porte, Giancarlo Griot.
Presso la Cà dia pais funzionerà
un posto di ristoro.
RINGRAZIAMENTO
«Ho pazientemente aspettato ì'Eterno, ed egli si è inclinato a me ed ha ascoltato
il mio grido-,
(Salmo 40:1)
I familiari della compianta
Ida Grill ved. Rostaing
di anni 92
nell’impossibilità di farlo singolarmente, ringraziano tutti coloro che con la presenza, scritti e
parole di conforto si sono uniti
a loro nella triste circostanza.
Un ringraziamento particolare a tutti coloro che l’hanno assistita durante la degenza ospedaliera, al prof. Claudio Tron e
al personale dell’Ospedale valdese di Pomaretto.
'Villasecca, 11 agosto 1992
-Io aspetto l'Eterno, l'anima mia aspetta, ed io spero
nella sua Parola
(Salmo I3O: 5)
II Signore ha richiamato a .sé
la sorella
Ines Elena Mosca Toba
La comunità valdese di Brindisi si unisce al dolore delle nipoti e dei parenti.
Brindisi, 21 agosto 1992
TORRE PELLICE - Venerdì 21 agosto, ore 21 al tempio. Concerto
commemorativo deU’ottantesimo anniversario della Corale di Torre Pellice. Verranno e,seguiti brani di Mozart, Bach
e il «Credo» dell’innario evangelico: dirigono i maestri Ferniccio Corsani e Valdo Abate
TORRE PELLICE - Sabato 22 agosto, alle ore 21, nel campo sprtivo di viale Dante, organizzato da Radio Beckwith, si .svolgerà il concerto del gruppo di musica sud americana “Inti
illimani”
TORRE PELLICE - Mercoledì 26 agosto, ore 21 pre.sso il tempio,
organizzato dal Centro culturale valdese e dalla Chiesa valdese di Genova, Cantando l’amore dal ‘500 fino ai nostri giorni, per l’esecuzione di Fdy Guglielmo (soprano) e
Domenica Guglielmo (pianoforte).
TORRE PEIXICE - Sabato 29 agosRr, alle ore 21, pre.s.so il campo
sportivo, si svolgerà un concerto, organizzato dalla Pro Loco in collaborazione con Radio lleckwith, del gruppo
“Africa United”.
TORRE PELLICE - Domenica 30 ago.sto, organizzato dal Comune,
nei giardini di piazza Mu.ston, si .svolgerà uno spettacolo
musicale dal titolo : Il bianco e il nero: la musica nordamericana, con gli Appalachian County e Piggy Jug Band.
Inizio ore 21.
LUSERNA SAN GIOVANNI - Presso il circolo Azzurra di Lu.serna
Alta è esposta al pubblico una mostra fotografica di Francesco Cipolla, Giuliana Geymet, Veronica Meytre, Maurizio
Vigliancc); l’intento è quello di promuovere la na.scita di un
gmppo locale che si occulti di fotografia amatoriale.
TORRE PELLICE - Fino al 28 agosto re.sterà esposta, presso la sala
consiliare del municipio, la mo.stra “L’uovo di Colombo”
che presenta dipinti e sculture di quattordici arti.sti che hanno realizzato opere ispirandosi ai 500 anni del viaggio di
Cri.stoforo Colombo. Hanno firmato i lavori i pittori Brero,
Cardellino, Castiglia, Corno, Giorcelli, Longo, Lorenzino,
Malvizzati, Martinengo, Rivoir, Scropptt, Vaitorta e gli scultori Tebaldini e Zaltron.
PINEROLO - Sabato 29 ago.sto, alle ore 17.30, nel saktne delle Carrozze del mu.seo nazionale della Cavalleria in viale Giolitti,
verrà inaugurata una mostra dedicata all’arte rupestre
dell’India. In serata, alle ore 20.45, pre,s.so il circolo sociale
di via Duomo, si svolgerà una conferenza con proiezione
di diapositive sullo .stesso tema; interverranno Angelo Fossati della società archeologica “Le orme dell’uomo” ed il
prof. Dario Seghe, direttore del mu.seo civico di arte prei.storica.
La mostra re.sterà aperta fino al 12 settembre.
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PAG. IV
VENERDÌ 21 AGOSTO 1992
Da Sestriere alle Alpi Marittime
Su e giù per i monti
con il rampichino
E Eco Delle Yaui Aàldesi
Torre Pellice: entusiasmo e passione devono confrontarsi con i problemi strutturali
Luci ed ombre delle attività sportive
che coinvolgono centinaia di giovani locali
wmm
Attraversare le Alpi Cozie,
sugli antichi sentieri dei
contrabbandieri, in un settimana. 450 chilometri di valloni e
dirupi percorsi non a dorso di
mulo ma in bicicletta. E’ quanto
si propone la Trans Alp Adventure. un'avventura appunto
giunta alla sua quarta edizione,
che vede la partecipazione di
ciclisti, o «cicloalpinisti», provenienti da tutta Italia, dalla Francia, Inghilterra, Austria e Germania. Sono 120 le coppie di
atleti iscritte a questa dura prova che li impegnerà per una
settimana da Sestriere a Frabosa
Soprana. La prima tappa del
tour era Torre Pellice, dove sono giunti domenica .sera, dopo
.90 chilometri di percorso effettuato rigorosamente sulle vecchie mulattiere della destra orografica della vai Chi.sone, raggiungendo così Pramollo e poi
la -vaccera» di Angrogna.
La spedizione è organizzata
dal Moutain Bike Club di Villanova di Mondovì. Lo scopo e
quello di contribuire a diffondere uno sport che in questi ultimi
anni sempre più sta prendendo
piede, coniugando la passione
della pedalata con l'amore e la
bellezza delle montagne. Si sottolinea la portata ecologica
dell'iniziativa anche con un
meccanismo di classifica che
premia, ovviamente, i migliori
tempi e le migliori prestazioni
nel cor.so delle prove .speciali,
penalizza chi per la fretta tra.scura di smontare la tenda in
modo adeguato o lascia cadere,
durante il percorso un brandello do carta.
Il ogni ca.so i muscoli non riposano, bisogna anche superare tratti di strada, o superare
torrenti con la bicicletta a spalle, Al campo base, alle.stito nel
cortile del Collegio valdese, si
fa la doccia, si riparano le «macchine», ci si scambiano le impressioni.«/Ihhiawo scelto per la
prima lappa il tragitto più duro. tanto per .scaldarci», dice un
ragazzo di Genova. Un concor
Ai lettori
Per la prima volta, a 144 anni
dalla fondazione dell'Echo des
Vallées, abbandoniamo i tradizionali sistemi di stampa per
confrontarci con le “diavolerie
moderne”, come direbbero le
nostre nonne.
Ci .scusiamo per gli immancabili errori dovuti all'inesperienza. Miglioreremo.
ITEco Delle Valli VALnE.si
Via Pio V, 15 - 10125 Torino
Tel. 011/655278
Reg. Tribunale di Pinerolo
n. 175/60
Resp. Franco Giampiccoli
Stampa:
La Ghisleriana Mondovì
Spedizione in abb. post.
Gr2A/70
rente di Napoli: -E’ un modo
come un altro per trascorrere le
vacanze. Quello che è duro invece è l’allenamento durante
tutto Tanno»
Lunedì la carovana è ripartita
verso Pianprà, Mugniva, Montoso, per raggiungere Sanfront. Le
tappe successive sono Belino,
Demonte, Vernante, Viozene.
All’ultima tappa, Frabosa Soprana, a cavallo delle Alpi marittime, si tireranno le somme. Favorita appare essere la coppia
che ha vinto l’edizione dell’anno scorso, Desderi-Deho, cunéese il primo e bergamasco il
secondo.
CARMELINA MAURIZIO
Se è vero che sport è sinonimo di salute, di stare insieme, di divertimento (questo almeno per chi lo pratica a livello
dilettantistico), è altrettanto vero che non sempre questo accade. Talvolta ci si può trovare
di fronte a difficoltà, più o meno superabili, ma che in ogni
caso possono frenare aspettative e speranze. In questo breve
viaggio fra i tre sport di squadra
maggiormente rappresentati a
Torre Pellice (hockey ghiaccio,
calcio, volley) scopriamo che
non sempre tutto fila tranquillo.
L’hockey su ghiaccio ha in
vai Pellice una tradizione di oltre 70 anni; la squadra di Torre
Pellice ha militato, a cavallo degli anni 70 e ‘80, in serie A. Fu
forse un passo troppo lungo,
non proporzionato alle reali
possibilità sia economiche che
di risorse umane; la ricostruzione non è stata semplice né si
può dire sia stata conclusa. Certo negli ultimi anni la società ha
portato avanti, oltre ad un discorso agonistico con la prima
squadra (ultimamente in serie
B 2), una politica volta alla base, ai ragazzini della valle.
Si può entrare nel mondo
dell’hockey fin dai 6 anni e la
squadra di Torre Pellice è in
grado di schierare formazioni
under 9, H, 13, 15 e 17, oltre
naturalmente alla formazione
senior.
Alcuni ex giocatori locali (Armand Pilón e Rivoira) stanno
seguendo i corsi federali per il
conseguimento del «patentino»
da allenatore; si tratta dunque
di mettere a disposizione di
questo sport, popolarissimo in
valle, non solo le esperienze
maturate in anni di attività agonistica ma anche mediante studi appositi, esami e verifiche
che danno anche alle famiglie
la garanzia che i bambini ed i
ragazzi sono nelle mani di personale qualificato.
Anche quest’estate molti ragazzi hanno continuato la preparazione fisica «a secco» in palestra, sotto la guida di Enzo
Armand Pilón; 20, a volte 30
giovanissimi si sono ritrovati
negli impianti di viale Dante
per arrivare preparati alla nuova stagione invernale, ma ...
C’è appunto un ma di troppo
per la stagione ‘92-’93:i lavori di
ristrutturazione del palaghiaccio di via Filatoio vanno a rilento, la copertura che dovrebbe
rilanciare lo sport del ghiaccio
in valle, consentendo una stagione più lunga e non in balia
del maltempo è ancora lontana;
il cantiere aperto in primavera
Intervista a René )alla vincitore della corsa dei Tre Rifugi
Per allenarmi niente di meglio
che il mio mestiere di contadino
STELIO ARMAND-HUGON
Un metro e sessantacinque
per sessanta chili di peso.
E muscoli d’acciaio. Renato Jalla, a 48 anni, continua ad e.ssere
uno dei principi delle vette. Lo
scorso 2 agosto ha vinto alla
grande la Tre Rifugi, una classica marcia alpina, fra le più mas.sacranti, giunta quest’anno alla
21ma edizione.
Una marcia di quasi 24 chilometri che parte dal Pra, a 1,732
metri di altitudine, valica il colle
Barant (2.373) ridiscende ai
1.785 del Barbara per poi arrampicarsi fino colle Manzol
(2.701) e rituffarsi poi verso la
conca del Pra.
LJn percorso che le guide turi,stiche del CAI non considerano tale, tanto da proporlo come
tre e.sctirsioni diverse: totale del
tempo indicato: 12 ore. I tempi
dei primi atleti è ogni anno intorno alle due ore (il record è di
2h 0214”,il tempo più lungo riferito al vincitore - è di «ben»
2h 18’18”).
Jalla è il veterano della marcia (che in effetti è una corsa);
ha partecipato a tutte le edizioni, e in tutte, nel corso degli anni, si è piazzato nelle prime posizioni.
Nel ‘92 ha già partecipato a
numerose gare »una dozzina,
non ho tenuto il conto», ne ha
vinte tre e in ognuna ha regi■strato tempi eccezionali. Quando i grandi nomi di venti, quindici anni fa (i Morello, Treves,
Oria, Ruffino, Nicco, Calandri e
tanti altri) appaiono ormai solo
più .stampati .sull’albo d’oro della corsa lui, René, è .sempre in
prima linea. Ma come si fa ad
e.ssere sempre fra i più forti, e
questo a 48 anni?«C’è gente anche più anziana di me», si defila.
E’ vero, ma è gente che corre
per partecipare, non per vince
al punto di due mesi fa: -In
queste condizioni fare programmi a breve termine è molto difficile -dice Armand Pilon non sappiamo assolutamente
quando si potrà tornare a pattinare e perciò la società sta
studiando le alternative possibili: o allenamenti su altre piste
0 Taffitto di una pista artificiale da portare a Torre Pellice.
Restare fermi un anno vuol dire rischiare di buttare quanto
di buono è stato fatto in questi
ultimi anni».
Quanti sono i giovani che
praticano questo sport?
»Compresa la prima squadra
un centinaio, e ne cerchiamo
sempre altri; si tratta di ragazzi che passano diverse ore della settimana sul ghiaccio, che
si preparano anche ad affrontare la vita in senso pieno, vivendo i problemi della vita di
gruppo in un clima di grande
serenità. Le stesse famiglie vivono il rapporto con la società in
modo molto positivo; molti genitori collaborano con la gestione pur senza interferire con
l’attività più propriamente agonistica.». Hockey sport, principe della vai Pellice, non sport
violento come si vuol far credere ma anche sport costoso; anche agli attuali livelli i costi ci
sono: il materiale proviene
dall’estero, le trasferte sono
spesso lontane.
Più modesta, ma ricca di analoghe spinte, è l’attività della
pallavolo. Anche in ciuesto caso
sono le strutture che fanno difetto: la palestra di dimensioni
troppo ridotte non consente attività agoni.stica ad un certo livello, tuttavia sono ben cinque
le formazioni che giocano a
Torre Pellice, due maschili e tre
femminili.
»Ogni formazione - ci spiega
uno degli animatori del volley
di Torre Pellice, Renato Peretto
- si allena un paio di volte la
settimana, tenendo conto dei
vari gruppi che utilizzano la
palestra. Annualmente dai corsi che si tengono presso le scuole medie emergono giovani che
vogliono proseguire in questo
sport e volentieri li inseriamo
nel giro delle nostre squadre,
.senzaparticolari selezioni».
Oggi sono un'ottantina i ragazzi e le ragazze del volley,
con squadre nei campionati
amatoriali e UISP; un .sogno,
neppure troppo segreto: »Una
palestra nuova non megagalattica ma che ci consenta di praticare la nostra attività in uno
spazio pili adatto». Il Comune,
pare, ci sta pensando ed ipotizza alcune soluzioni, da verificare.
Chi sta peggio a Torre Pellice
è il calcio. Solo un anno fa la situazione del settore calcio della
Polisportiva sembrava promettente, con una squadra iscritta
regolarmente al campionato dilettanti di prima categoria, e
con una ben avviata scuola di
calcio per bambini dagli 8 ai 16
anni.
Poi le cose sono cambiate e
oggi, alla soglia di un nuovo
anno di attività, non si sa nemmeno se le squadre potranno
prendere parte ad un campionato e addirittura se continuerà
ad esistere una squadra e la
scuola di calcio. Cos’è successo?
Un po’ tutti ne sono al corrente; le voci parlano di errato
utilizzo di fondi, di inadempienze contrattuali nei confron ti dello sponsor, di sperperi.
Il responsabile del settore
giovanile, che sin qui ha contato su una sessantina di iscritti,
parla chiaro;«/soM che erano a
nostra disposizione - dice Di
Marzio -sono stati spesi male 1
giocatóri della prima squadra
che avrebbero dovuto ricevere
ufficialmente solo dei rimborsi
hanno invece percepito dei veri
e propri stipendi, con cifre superiori a quelle previste per la
categoria a cui la squadra appartiene.
Per questo nel 1992 le spese
sono notevolmente cresciute e
così sono venuti i debiti e soprattutto abbiamo perso per
queste ragioni i fondi del nostro sponsor, che ci avevano
garantito la possibilità di iscriverci ai vari campionati di categoria.” \jà sezione calcio della
vai Pellice è dunque in grave
difficoltà e nulla sembra al momento garantire continuità alle
varie attività; i termini per
l’iscrizione alla prima categoria
sono già .scaduti e i pulcini, gli
allievi e i giovanissimi .sono stati iscritti solo nominalmente ma
senza il versamento delle somme dovute.
Ad aggravare le co.se c’è poi
stata,sempre .secondo Di Marzio, una vera e propria fuga di
giocatori verso altre .società in
grado di offrire maggiori garanzie di continuità. Quello in cui
sperano i più ottimisti è un
eventuale appoggio del Comune di Torre Pellice, al quale la
Polisportiva si è rivolta, affinchè possa continuare ad esistere la scuola di calcio e pos.sa rinascere la fiducia.
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IMMOBILIARE
LA COLOMBA
re. »Una volta sono anche arrivato dodicesimo», continua a
schermirsi da buon montanaro
di poche parole.
L’allenamento di Renato Jalla
non consi.ste in altro che nel
suo lavoro di agricoltore e allevatore. Sveglia all’alba, le mucche, i campi, la fienagione; fino
a tarda .sera.
Per riposarsi, magari, una
corsetta di qualche chilometro.
Fargli dire quante coppe e medaglie ha vinto nel corso degli
anni è impo.ssibile. Otteniamo
una fotografia, dopo lunghe in
.si.stenze, tra le pochi.ssiine che
con.serva: »Ma vieni sabato, perché domenica corro». Dove?
•Non mi ricordo, dalle parti di
Villar Perosa».
Già si lavora per la preparazione della prossima corsa, nel
luglio ‘93; vedremo ancora, per
la ventiduesima volta, il bravo
René sfrecciare .su per i bricchi?
una corsa fra le più dure,
forse farò solo più corse meno
impegnative» Qualcosa ci dice
che, alla pro.ssima Tre Rifugi,
Renato Jalla ci .sarà; e arriverà
tra i primi.
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