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TOìÌRE pei lice
DELLE mu VALDESI
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 111 - Num. 18
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TOHIiK PKl.I.ICE 5 Majigio 1974
'nini.: Via Cavnur. 1 bis - 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/33094
/ CRISTIANI TRA RIFORMA E CONSERVAZIONE
Cambiare per che cosa?
La lettera del parroco di Sestriere, don Trombotto, che pubblichiamo in seconda pagina solleva molti problemi; sulle questioni specifiche risponderanno il
past. Sonelli e la Redazione, a noi
preme oggi mettere in evidenza il
problema di fondo.
Dobbiamo ringraziarlo anzitutto per la franchezza con cui si
esprime, in queste ed altre occasioni a nostro riguardo e non vorremmo che il dialogo tra noi fosse un colloquio di sordi (a meno
che siamo sordi dalle due parti!)
e che potessimo comunicare. Il
rimprovero che egli muove al nostro giornale è di presentare il
cattolicesimo in modo inesatto,
peggio, falso. Leggendoci i lettori
si fanno una idea della chiesa cattolica che non è quella esatta, sono disinformati, peggio, diseducati.
Questa deformazione del cattolicesimo da parte nostra deriva
da due fatti; un’idea sbagliata ed
un calcolo. L'idea sbagliata è questa: credere che il cattolicesimo
non cambia e non cambierà mai,
è sempre reazionario, conservatole, in perenne restaurazione; questo non è affatto vero, anzi in
moltissimi suoi settori la chiesa
romana è in pieno rinnovamento.
Il calcolo, viene in seguito, e
consiste in questo; dopo tutto ci
conviene presentare così la chiesa romana: arretrata, involutiva,
reazionaria; possiamo avere buona coscienza e fare sempre il vecchio discorso senza cambiare in
nulla il nostro atteggiamento.
Stanno realmente così le cose?
È possibile che non siamo ancora
riusciti a valutare pienamente il
fenomeno del rinnovamento cattolico, è probabile anzi; forse a
qualcuno di noi fa comodo mantenere fra i valdesi questa vecchia mentalità anticlericale. Vorremmo però fare due domande,
non rivolte a nessuno in particolare, che suonano per noi come
due interrogativi che non hanno
ancora trovato risposta, e preghiamo don Trombotto di crederci in parola, non sono interrogativi retorici, che si buttano lì tanto per metter giù parole, sono inquietudini che portiamo nel
cuore.
Giovedì 13 giugno
a Torre Pellice
Giornata diaconale
sul tema : « L'opera diaconale
della Chiesa valdese nel quadro della programmazione locale ». '
L'inizio dell'incontro è previsto
per le ore 9 con una relazione
del Prof. Mario Miegge, a cui
faranno seguito altri tre interventi da parte delle Comunità
Montane, della CIOV e del
Centro Diaconale.
Si invitano le comunità e tutti gli interessati, in particolar
modo il personale degli Istituti,
a non voler prendere altri impegni per questa data in modo
da facilitare la partecipazione
di tutti.
Più in là verrà pubblicato il
programma dettagliato della
giornata.
La Comm. diaconale
del 1“ distretto
Come facciamo onestamente ad
accedere con entusiasmo, con
slancio, come dovremmo, al rinnovamento cattolico quando continua a distendersi attorno a noi
la tenebrosa presenza di una comunità cristiana mista di potere
e prevaricazioni, come entusiasmarsi nel clima del Referendum
che stiamo vivendo, con il caso
di don Franzoni sotto gli occhi?
Ci si può rispondere, giustamente, che sono battaglie di retroguardia, che non tutto il cattolicesimo è lì, che occorre guardare altrove, vedere i segni dove
sono, ed i segni di progresso. Ci
sforzeremo di farlo, ma ci si dia
atto che è tutt’altro che facile.
C’è però un secondo interrogativo più profondo: rinnovamento, progresso, novità, e va bene,
anche in campo di teologia di Maria, ci ricorda don Trombotto;
ma dove conduce questo cambiamento? Da che presupposti muove? Che risultati avrà? Non saremo noi ad insegnare a nessuno
come riformare la chiesa, abbiamo già troppo da fare per riformare la nostra! Ma anche accettando, come molti di noi accettano, che il profondo rinnovamento
della comunità cattolica rimetta
in questione i vecchi schemi, resta in noi l’interrogativo. E non è
retorica: il movimento valdese si
è trovato a vivere alle sue origini
col più grande rinnovamento che
mai abbia vissuto la cristianità
d’occidente ma oggi ci domandiamo tutti, valdesi e cattolici, se
quel rinnovamento (quello di Innocenza III, del papato, del concilio Laterano II per intenderci)
fu evangelico o meno. Cambiare
sì, ma come? qui sta il problema.
G. Tourn
LA SOSPENSIONE DELL’ABATE FRANZONI
Roma non cambia
Sabato 27 aprile Giovanni Franzoni
è stato sospeso « a divinis » dai superiori dell’Ordine benedettino al quale
egli appartiene. Questo significa che
egli non può più dire messa né celebrare gli altri sacramenti cattolici; resta sacerdote ma non può più esercitare il suo ministero.
L’ex-abate della basilica di S. Paolo,
a Roma — che egli abbandonò nell’agosto dell’anno scorso dando le dimissioni (prontamente accettate da Paolo VI) e andando a vivere come monaco con due confratelli in una abitazione di Via Ostiense — ha ubbidito
all’intimazione: il giorno dopo, domenica, per la prima volta non ha celebrato la messa e ha svolto, invece dell’eucaristia, una « liturgia penitenziale », nel solito capannone del quartiere Ostiense gremito di folla.
La sospensione di Franzoni è stata
immediatamente avallata dal Vicariato
di Roma che, poche ore dopo l’annuncio del grave provvedimento, ha per
così dire rincarato la dose diffondendo una nota in cui il cardinale Potetti
esprime « il suo pieno consenso » alla
sospensione di don Franzoni, « specie
dopo le resistenze opposte dal monaco ai legittimi superiori del suo ordine », aggiungendo che « non solo parole e atteggiamenti di esplicito e pubblico dissenso nei confronti del magistero e dell’episcopato lo collocano fuori
di una comunione ecclesiale, ma anche nei confronti della chiesa locale di
Roma egli ha ormai troppo a lungo,
da anni, dimostrato di non sapere accettare una collaborazione sincera ».
Il motivo occasionale della sospensione è l’atteggiamento apertamente
critico assunto da don Franzoni nei
confronti della notificazione della Conferenza Episcopale italiana (CEI) a
proposito del referendum sul divorzio.
Il 12 maggio è alle porte e, nella stretta finale, le autorità ecclesiastiche hanno colpito duramente una delle voci
più autorevoli e, soprattimo, più evangeliche dell’odierno dissenso cattolico,
cercando di farla tacere. Negli ultimi
tempi il monaco benedettino si era ripetutamente espresso per il NO in incontri e dibattiti svoltisi in diverse località d’Italia e aveva poi raccolto le
sue critiche alla posizione della CEI
in una lettera diffusa alcuni giorni or
sono, dal titolo « Il mio regno non è
di questo mondo ». Il motivo della sospensione è dunque quello di sempre:
insubordinazione alle direttive della
gerarchia. Per i suoi superiori e il card.
Poletti, don Franzoni è un ribelle. In
realtà è un credente e quindi un uomo
libero. Ma a Roma, nella Roma papale
e vaticana, nella Roma fulcro dell’organismo gerarchico cattolico, essere liberi significa essere ribelli. Solo i superiori, i gerarchi, vogliono essere liberi. Gli altri basta che siano ubbidienti. Una volta don Franzoni sarebbe stato scomunicato. Oggi viene « sospeso ». Cambiano le formule ma lo
stile è sempre quello. Cambiano le conseguenze canoniche ma la qualità mo
rale e spirituale ,;sl provvedimento è
uguale a quella deìlé scomuniche, persecuzioni, intimidazioni che la chiesa
di Roma ha inflitto ai suoi dissidenti
di tutti i tempi, da Arnaldo da Brescia a don Lutte, da Valdo a Savonarola, da Lutero a Buonaiuti, da Giordano Bruno a don-Milani. La lista è
interminabile. E Continua.
Don Franzoni ha accettato l’ingiunzione dei suoi superiori. Commentando il vangelo nel corso della liturgia
penitenziale, non ha protestato contro
la sua sospensione. « In questo momento — ha detto — non è ancora
possibile distinguere il grano dalla zizzania. Solo quando il frumento sarà
maturo sarà possibile estirpare le erbacce. La nostra strada è quella di ricreare la via per la discussione e per
una situazione conviviale nella quale
sia ancora possibile il dialogo ».
Don Franzoni cerca il dialogo. Lo
cerca proprio con coloro che lo hanno
brutalmente interrotto, imponendogli
di tacere. Egli vuole parlare con quelli che non vogliono che egli parli. Non
è un atteggiamento remissivo, è un’ultima proposta di fraternità. Così han
fatto tutti gli « scomunicati ». Nessuno ha yotto con « la chiesa »; è « la
chiesa » che ha rotto con loro; nessuno se ne è andato; sono stati tutti cacciati via. Noi comprendiamo la volontà di don Franzoni di non voler rompere lui la comunione ecclesiale. Ma
che comunione è quella che gli offrono i suoi superiori? Egli si comporta
da fratello. Ma quale fraternità è quella che si esprime nella sua sospensione « a divinis »? Quelli che lo hanno
sospeso, sono fratelli o sono padroni?
Vogliono dialogare con lui o vogliono
signoreggiare su di lui?
Noi speriamo che Franzoni raggiunga il suo obiettivo evangelico, che è di
cambiare un rapporto di autorità in
un rapporto di fraternità, all’interno
della struttura gerarchica cattolica.
Ci chiediamo: Roma si è mai ravveduta quand’era in gioco il suo potere
e la sua « autorità superiore »?
Franzoni sarà ascoltato? La sua proposta di dialogo sarà raccolta? I suoi
« superiori » impareranno a comportarsi da fratelli anziché da padroni?
I rapporti gerarchici cederanno finalmente il posto a rapporti fraterni, che
sono gli unici degni di una comunità
cristiana? Finché nella chiesa esisteranno gerarchie, finché i credenti non
saranno tutti uguali nella libertà, finché il rapporto di fraternità non diventerà reciproco, non sarà possibile
realizzare una vera comunità cristiana.
E se Franzoni non sarà ascoltato?
Allora, forse, diventerà attuale per lui,
come per tanti altri prima di lui, una
parola detta da Gesù ai discepoli, che
fa anch’essa parte dell’evangelo cristiano: « Se qualcuno non vi riceve né
ascolta le vostre parole, uscendo...
scuotete la polvere dai vostri piedi »
(Matteo 10: 14).
Paolo Ricca
Abbiamo rìmpiessìone
che il 12 maggio qualcuno
cercherà di entrare in Italia
con delle chiavi false.
■
Da « L'Espresso » del 28 aprile 1974
iiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiHiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Vicende di Guefielme Marceni
ed altri encera...
Ho letto che quest’anno corre il primo centenario della nascita di Guglielmo Marconi, il quale fu battezzato dal pastore di Bologna, recatosi
appositamente alla villa che quella famiglia aveva nei dintorni della città.
Un Marconi protestante, dunque, per
opzione dei genitori prima e quindi
per convincimento: nel 1906, quando
era già sposato e soggiornava in Pisa,
egli fu visitato dal pastore G. Quattrini, che riferiva come « egli ha detto che il Vaticano ha fatto qualche
apertura verso di lui sia in Roma che
in Canada, ma egli vuol sempre rimanere un figlio devoto della Chiesa
Valdese ».
Fa tenerezza, quest’appassionata ricerca di un personaggio importante,
valido, del quale si possa dire: — Ecco, anche LUI è come noi, vedete?, è
una persona che conta ed è evangelica. — Poi, regolarmente, le persone
importanti si emarginavano dalle comunità, erano riassorbite dall’ambiente che le aveva prodotte, che garantiva la loro importanza. « La religione
di Guglielmo Marconi » aveva interessato perfino i soloni della ’Rivista
Cristiana’, ma a un certo punto le
pressioni del Vaticano trovarono la
via giusta e Marconi si fece cattolicoromano. Fù una crisi con complicazioni sentimentali, tanto che il primo matrimonio fu annullato dalla sacra rota di Roma ed il non più giovanissimo scienziato passò a nuove nozze.
Siamo curiosi di leggere come — negli scritti celebrativi che certo non
mancheranno — sarà messa questa
crisi religiosa col suo seguito, mentre
il referendum mette in questione la
credibilità delle istituzioni ecclesiastiche.
Ma, dicevamo, l’elemento più interessante di questa piccola vicenda
marconiana è offerto dalla caccia accanita del clero romano al personaggio importante. La persona nota, per
qualsiasi ragione, suscita simpatie ed
emulazione, è esemplare, sia un’attrice del cine o un musicista, imo scrittoreo un ’vip’ qualunque (ma sempre
’persona molto importante’). In qup
sto atteggiamento di conquista la sete di ’salvare le anime’ si mescola alla strumentalizzazione, il fiuto psico
logico si sposa a una visione trionfalistica dell’impegno della comunità
cristiana nel mondo.
Si sono appena spenti gli echi d’un
centenario manzoniano che, in verità,
non ha portato bene a chi intravvedeva già la beatificazione dello scrittore
milanese: l’Enrichetta Blondel, la moglie-bambina convertita al cattolicésimo dai giansenisti, è uscita fuori dall’avventura di una revisione storica
con l’aria patetica d’una sacrificata.
Ora a Firenze si svolgono i festeggiamenti d’un altro illustre: il Lambruschini, quell’abate Lambruschini che,
proprio dagli scritti studiati da un ecclesiastico, il Gambaro, risulta buon
cripto-protestante : ma è morto da tanto, non puzza più.
Il Perosi ha appena avuto le sue feste centenarie, anche lui, e non senza
disagio abbiamo letto e riletto che al
principio degli anni venti ebbe un
esaurimento nervoso, strane ubbìe offuscarono la sua mente, e da allora
non fu più lui. Infatti è noto che il
Perosi per anni fu inavvicinabile, in
particolare da amici valdesi. Egli ebbe una crisi religiosa, cercò contatti e
amicizie con i pastori valdesi di Roma, ma su richiesta del Vaticano il
governo fascista gli tolse il passaporto perché non potesse sfuggire alle
attenzioni di chi lo dichiarò semipazzo e lo levò di circolazione. Questo
aiuta a capire che per chiunque sia
dogmaticamente convinto di avere
« la » verità, il dissenziente è sempre
un alienato e, per il bene suo e della
società, va dichiarato tale e emarginato.
Abbiamo dunque la conversione della moglie dell’illustre (Manzoni), la
conversione dell’illustre (Marconi), il
pronto bloccaggio d’una possibile deviazione di un illustre (Perosi). Non
resta che ricordare un caso tipico di
mancata conversione (sempre di un
’’illustre”); Curzio Malaparte, ex-catecumeno della chiesa valdese di Firenze (via Serragli) e bracconiere di tutte le parrocchie. Gli sforzi per ottenere là sua conversione, fino in punto di
morte, furono straordinari; lo zelo
giunse a proibire l’accesso alla sua
Luigi Santini
(continua a pag. 4)
2
pag. 2
N. 18 — 3 maggio 1974
Si impone yj.
una scelta
Napoli, 15 aprile 1974
Caro direttore,
devo fare qualche osservazione in merito a
due testimonianze sul Vietnam, appare sul
n. 13, del 29 marzo 1974, del nostro settimanale.
Quanto scrive G. C. Jackson sulla situazione politica e sociale nel Vietnam del Nord,
non fosse altro che per la sua qualità di Responsabile del CEC, ma anche tenendo presenti altre concordi testimonianze degne di
fede, mi sembra debba essere tenuto in seria
considerazione. Per questo suonano forse un
po’ stonate alcune parole della tua postilla.
È ben vero che non ci dobbiamo fare un
mito del Vietnam del Nord, come di nessuna
situazione o figura umana, ma non mi pare
ci sia lecito, a noi occidentali, che tanta responsabilità portiamo della tragedia di quel
popolo, di storcere il naso davanti alla lezione di civiltà che da quello ci viene. Mi sembra molto calzante, a questo proposito, la testimonianza di Georges Casalis, che non è certo sospetta. Sicuramente ti è già nota, ma sarebbe bene, credo, che ne prendessimo tutti
visione, non certo per considerarla una verità
assoluta, ma per opportuna, documentazione,
e come spunto per una riflessione evangelica
sui fatti in questione. È riportata su Nuovi
Tempi (n. 44, deiril-ll-’73, « Una sfida per
la società del denaro »). Casalis, da cui (pur
essendo un autorevole teologo) sicuramente si
può dissentire, arriva a vedere in questo popolo, che « sa per cosa vive », una manifestazione dell’« uomo nuovo promesso dall’Evangelo ». La cosa che più colpisce non sono
tanto le realizzazioni in opere pubbliche, o
nell’organizzazione della società socialista, eppure queste cose sono importanti, se si tien
conto dell’abisso di distruzione in cui il paese
era caduto, ma Q fatto che questa gente, nonostante tutto, non nutre odio nei nostri riguardi.
Ben altro è il quadro nel Vietnam del Sud.
Qui, mentre il móndo seguita ad andare avanti nella sua completa indifferenza, la guerra
continua. Sicuramente nelle zone controllate
dal GRP (o dai Vietcong, come ci si ostina a
chiamare i Sudvietnamiti che non hanno accettato il regime imposto dai bianchi) non vi
è ancora né benessere, né una democrazia come noi l’intendiamo; ma a chi ha letto qualcosa sull’argomento, quanto scrive il Sig. Piero Gheddo, da te citato ampiamente su L’Eco/
Luce, non può non apparire quanto meno
esagerato, e quasi sicuramente interessato.
Secondo il Gheddo infatti la gente fugge dalle zone controllate dal GRP, mentre non vi
sarebbe flusso migratorio in senso inverso!
Come può essere avvalorata fra noi una simile tesi, se si tiene conto di testimonianze
sicuramente attendibili, da Raniero La Valle
al nostro Tullio Vinay, che ci hanno mostrato
quello di Saigon come un regime in cui i più
elementari diritti deU’uomo sono calpestati,
per non parlare della corruzione imperante a
tutti i livelli, e deUa soggezione agli USA,
per motivi politici, oltreché economici? Sta
di fatto che nell’ultimo periodo sono arrivate
nel Sud Vietnam decine di migliaia di « consiglieri militari » degli Stati Uniti, senza
contare l’enorme quantità di materiale bellico
e di aiuti economici, come risulta anche da
dichiarazioni ufficiali del Governo degli USA.
Sta di fatto che il regime fantoccio di Thieu c
impegnato nel genocidio dei suoi oppositori, e
specialmente di quella terza forza non comunista, le cui denunce sono per essa una condanna permanente davanti all’opinione pubblica mondiale. Sta di fatto che da questa parte non si rispettano gli accordi di Parigi, secondo i quali (per fare un solo esempio) si
sarebbe dovuta costituire una Commissione di
pacificazione, con rappresentanti del GRP, che
però non è ancora riconosciuto dal Governo di
Saigon.
Terminerò questo sfogo (forse troppo lungo). dicendo che non si può mettere sidlo
stesso piano le due situazioni, come mi è psirso tu tenda a fare nella pagina del settimanale a cui mi riferisco; non si può, come dice
Tullio Vinay, fare a meno di scegliere se stare dalla parte delle vittime, o dei carnefici.
Con la nostra tranquilla equidistanza, di fatto ci schieriamo dalia parte dei carnefici.
Cordialmente
Marco Tullio Florio
Conservare
il brandello di fede
Caro direttore,
a proposito della questione fondamentale
sollevata dal pastore Giovanni Conte e, occorre ripeterlo, con un tranquillo coraggio che
ha tutte le carte in regola per essere classificato Valdese, e che piaccia o meno bisogna pur dirlo — trova eco generale, mi sembra già emergano alcune considerazioni.
\Ji}a tendenza alla adesione — privata —
sulla impostazione del problema, alla quale fa
riscontro una tendenza — di gruppo — alla
contestazione del medesimo.
Una tendenza della prima ad esprimersi in
forma pacata; una tendenza della seconda alla invettiva.
Una tendenza della prima alla brevità ed all’esprimersi consueto, e della seconda alla prolissità ed al fraseggiare politico.
Se queste non sono mere impressioni è legittimo il desiderio di venirne possibilmente
a capo; ed uno storico non vede come possa
sottrarsi, domani, dal distinguere tra i —
fatti veri —, fondamentali per il Muratori, e
le — vere ragioni — essenziali per G. B.
Vico.
In attesa, ed a mio sommesso avviso, siamo
forse in presenza di uno scontro tra Valdismo
ed Ideologia; posizioni che da tempo fanno
il — tiro alla fune — senza che sin’ora il
Valdismo abbia aperto bocca, e Giovanni Conte ha il merito, o il torto secondo da che parte lo si guardi, di aver detto quello che sanno quasi tutti — alle Valli — pur tacendo.
Se è vera la mia impressione che la maggior parte delle levate di scudi contro Giovanni Conte provengono da — gruppi — e
che con buona frequenza il tono di queste sia
vicino all’invettiva, e che le accuse — tipo '—
siano quelle classiche di miopìa clerical-borghese-reazionaria, la supposizione cauta che si
I lettori ci scrivono
tratti di urto contro una — ideologia — non
pare del tutto infondata.
Proprio quest'anno ricorre il nostro 8° Centenario, e questi seeoli, volenti o nolenti, hanno insegnato qualcosa. La scienza — siamo
nell’era scientifica — riconosce il valore delle ideologie quale molla delle azioni nel nostro avanzare tentoni lungo i miUenni; dall’altra parte (Abbagnono - Diz. FU.) uno studioso deUa Ideologia (Hannhaìm) non esclude
si tratti a volte de : « L’insieme delle contraffazioni più o meno deliberate di una situazione reale all’esatta conoscenza della quale contrastano gli interessi di chi sostiene la Ideologia ».
Non vorrei ripetere banalmente la classica
scommessa di Pascal, ma tra la ideologia invettivale e denigratoria e la semplice domanda di Giovanni Conte : — Dove sta scritto
che un Valdese debba essere dei loro — mi
pare che un Valdese debba stare dalla parte
di Conte almeno sino a quando dall’altra parte non verranno parole e concetti migliori.
In fondo, a Conte nessuno ha risposto; si
sono limitati ad ingiuriarlo. Qualcuno, mi pare Rovara, dice che dobbiamo stare coi .—
minimi —, ma non scopre nulla poiché siamo tutti d’accordo; credo Giovanni Conte per
primo poiché è lui stesso un minimo, come
me e tutti noi. Il problema è più vasto, e
non politico. Voglio dire, ad esempio, che
quel minimo ohe ha messo col martello qualche vite alla mia 850, ha diritto che Rovara
vada ad annunziargli l’Evangelo, mentre
l’ideologia lo giustifica ampiamente.
Ricordo un mio Pastore che in occasione
di una serrata è andato difilato dal padrone, e
mi diceva : sono andato semplicemente ad annunciargli l’Evangelo. Un Valdese non può
fare altro.
L’Ecò è invece un comizio; troppo sovente.
Abbiamo già solo un brandello di fede e
non mi sembra un affare che una minoranza per quanto convinta ed appassionata ce la
soppianti con una ideologìa.
Mario Borcarello
Non posso altrimenti
Torre Pellice 20-4-’74
Caro Direttore,
Lo sai che non sono molto incline a scrivere sul tuo giornale ma questa volta non ne
posso proprio fare a meno.
Ho aderito alla tesi di tuo fratello pastore
Giovanni Conte, perché non si redige una pagina di cronaca con fini politici unicamente
in chiave marmista e scopiazzando giornalini
locali velleitari e anche perché tante volte per
amor di tesi si dimenticava l’origine evangelica del nostro foglio. Raramente abbiamo presentato delle alternative idonee e proposte concrete, abbiamo preferito unirci al coro di proteste blaterando contro a questo e contro a
quello come fanno tutti gli altri e col medesimo sentimento, ci siamo dimenticati di odiare
il peccato ma non il peccatore.
Ci siamo dimenticato che per.I’art. 41 della Costituzione l’iniziativa privata è libera e
la prevista consultazione con i Comuni ed
Enti interessati che in qualehe modo la dovrebbe condizionare è espressa nel dettato
costituzionale come un « quod est in votis »
che non credo abbia trovato collocazione giuridica nelle leggi successive, in caso affermativo sarebbe azione politica concreta richiamare chi di dovere ai suoi compiti d’ufficio.
Sono contrario anch’io come tutti alla Pinerolo Torino ma nessuno ha il coraggio di
dichiarare che siamo in ritardo e che una opposizione evangelica è più vigilante e non dorme sonni tranquilli e dice no quando tutte le
innumerevoli pratiche necessarie sono espletate e si sono già iniziati i lavori. Credo ehe
sia più aderente aH’Evangelo giungere a tempo 0 stare zitti inoltre è bene sapere che il
capitale che finanzia quell’opera è in massima
parte privato, dire che poteva servire per fare
delle scuole o degli ospedali mi sembra fuori
luogo, ospedali e scuole toccano allo Stato con
spesa avente diritto di priprietà in confronto
alla spesa occorrente per il finanziamento dei
partiti. ,
Deploro che un Candidato al S. Ministero
abbia scritto con riferimento a un futuro collega più anziano una lettera di dissenso nel
modo e nella sostanza così come pubblicato
sul tuo giornale.
Un caro fratello e amico collega nella modestissima opera del Signore da noi svolta,
ha sfondato una porta aperta nel qualificarmi,
unitamente ad un gruppo di fratelli quale
borghese. Sono nato in una famiglia borghese e tale rimango (1 Cor. 7: 17-24), credo
fermamente che queste distinzioni sociali portino tutte il peso della relatività delle cose
umane e che l’essenziale sia di essere credenti,
di agire, operare il ché non vuol dire cerare
invano il sesso degli angeli o seguire fumisterie di colore ambiguo mentre la casa brucia.
Siamo chiamali ad operare in quanto cristiani per il socialismo. Ma quale socialismo.
Nel nostro paese socialismo = abito d Arlecchino, non è una novità poiché la politica e
l’arte del possibile e per sopravvivere si fa di
tutto, compreso sterzata a destra e collocazione del vecchio fondatore in archivio. Ora io
come molti altri credenti prima di decidere il
nostro eventuale impegno vogliamo sapere
bene dove vogliamo arrivare, sul come e quando poiché in quanto credenti anche in questo
settore dobbiamo agire per fede. Fin ora questo non ci è stato dichiarato.
Quella risposta su base evangelica che Giovanni Conte domanda sempre è anche la mia,
ma ne voglio anche una sul piano politico c
faccio istanza perché spiri nella nostra Chiesa e nelle nostre relazioni una boccata di
quella libertà di cui parla S. Paolo ai Gdati c
concedimi di terminare ricordandoti che se
il giornale è anche un « pulpito » non possiamo dimenticarci a divinis dell'art. 144
RR.OO. È chiaro che se il suddetto articolo
non risponde più alle esigenze del’opera in
questo nostro tempo, lo si depenni pure ma
non si continui a non tener conto della norma
scritta che ci siamo data e che ci deve governare.
Molto cordialmente
.\ldo Varese
La funzione |
dell’Eco *
Sestriere, 19 aprile 1974
Sig. direttore,
è permesso a un prete cattolico, in qualità
di abbonato al settimanale, di intervenire nel
dibattito- che sta rendendo così interessante il
vostro «Eco »? Qualunque cosa si pensi del
pastore di S. Germano e della sua collaborazione alla « Lanterna » — per mio conto penso si tratti di una triste strumentalizzazione,
ad opera della parte più retriva e corrotta della
DC torinese, in cui Conte è caduto, credendo
in buona fede di servire l’Evangelo ■— riconosciamogli il merito di aver movimentato un
po’ le acque troppo stagnanti delle nostre
chiese.
Quale può essere la funzione dell’Eco-Luce
neU’attuale situazione? Mi sembra : servire la
chiesa valdese, ma non in senso confessionale
e retrivo, e servire Popinione pubblica animandola con il fermento evangelico. Non certo servire gli sfoghi polemici di qualcuno, i
risentimenti chiusi, la disinformazione. Eppure, non è forse quello che talvolta avviene?
Qualche esempio :
1) il pastore Sonelli « presenta » ai vaidesi la recente esortazione papale sul culto
mariano; com’era da prevedere, si tratta secondo lui di úna « restaurazione », di un « ulteriore allontanamento del culto cattolico dal
messaggio evangelico »... È vero il contrario :
Paolo VI ha tentato invece di ridimensionare
il culto mariano proibendo le devizioncelle mariane durante l’Eucarestia, dichiarando che il
tradizionale rosario è una pratica « libera »
(con gran scandalo dei retrivi di parte nostra!); non ha fatto parola dei « pellegrinaggi », tanto cari alia « Lanterna » di Conte; in
una parola, ha detto tutto il contrario di quello che Sonelli gli fa dire. Ma come potranno
rendersene conto i valdesi, se l’articolo di Sonelli è l’unica fonte delle loro informazioni
su di noi? Questo, di iSonelli, è il ritratto —
0 meglio, la caricatura — del cattolicesimo
che farebbe comodo a lui, perché la sua nota
vis polemica potrebbe avvantaggiarsene. Ma
disgraziatamente non corrisponde (o non corrisponde più) al vero.
Certo, se il concilio di Efeso è dichiarato
« storicamente e teologicamente molto discutibile », e se « Maria non c’è durante la crocifissione » (per informazioni interpellare Giov.
19: 25) allora non abbiamo più molto da dirci.
Per noi, e per molti, valdesi, ne sono certo,
1 primi Concili non sono « molto discutibili »
e il Vangelo è da credere tutto.
Del resto la chiesa valdese è in contatto,
attraverso Ginevra, con le chiese ortodosse,
che invocano Maria come « theotòkos » Madre
di Dio, in un modo ridondante perfino per noi
cattolici. Perché Sonelli non riserva qualcuno
dei suoi strali per loro? O forse servono due
misure?
2) Infine, il processo Pagliuca. Questa
donna non è suora, scrive il suo giorna
le, bensì « ex-suora' »; Tra suora ed ex-suora
corre la stessa differenza che tra una notizia
onesta e una disonesta. La Pagliuca era suora,
ma la Chiesa la obbligò a dimettersi. Non è
colpa deUa chiesa se dopo, da ex-suora, ha
avuto dalle autorità civili il permesso di aprire un istituto per cui era controindicata. Ma
capisco, io sono un ingenuo; ormai pur di dare addosso alla chiesa tutte le ragioni sono
buone, anche queUe false.
Con molta cordialità, e grazie.
Franco Trombotto
Le questioni
di principio
sono « altre »
Mio caro direttore,
non desidero gonfiare la polemica che Giovanni Conte ha scatenalo sulle colonne del periodico da te diretto; ma tra le congerie di
cose che sono state pubblicate, dopo il suo
intervento del 29 marzo, ho apprezzato quanto ha scritto Riccardo Gay, il quale, luì sì
con (( il merito di dire chiaro e pubblicamente » ha ben indicato che il problema è a
monte e che occorre saperlo vedere. Vorrei
far osservare infatti che la « questione di
principio » sollevala da tuo fratello non e affatto chiara, ma anzi confusa e mal posta. E
vediamo perché :
1) Anzitutto la EGEI non è un’associazione extra ecclesiastica, come vorrebbe lui,
perché a tutti gli effetti ha preso il posto della FUV a cui è succeduta per sanzione sinodale (28/SI/1970). Pertanto anche se tuo
fratello a quel tempo era nelle isole, è bene
che si aggiorni con il passato tuttora vivente,
poiché non è bello per un pastore non tener
conto di quanto il sinodo ha deciso, ancorché
lui assente.
2) La FGEI-Piemonle con il suo o.d.g.
non ha poi « messo sotto processo » nessuna
chiesa. Ha solo raccolto le rimostranze di una
Unione giovanile e rivolto un invito ad un
Concistoro a ritornare su di una sua decisione. Orbene una tal procedura è totalmente corretta in seno alla Chiesa valdese dove i
giovani sin dal tempo dei GGV (1933) e di
poi nel congresso del 1938 hanno conquistato
il diritto di dire la loro e di inserirsi con le
loro strutture nella Chiesa senza dover passare, come volevano molti pastori di quel tempo
(e forse taluno tra quelli di oggi) sotto la zampina ed il controllo di un clericalismo nostrano che francamente oggi, oltre che di prete, sa di stantio! Tra i diritti che i giovani e
le strutture che essi esprimono hanno acquistato vi sono anche quelli di cui dispongono
tutti i membri di chiesa contro l’operato dei
concistori e le deliberazioni e votazioni delle
assemblee (58/RO/1966, lettera d). Pertanto
essi hanno diritto di ricorrere alla conferenza
distrettuale e, se del caso alla Tavola, sia
come singoli, sia come unione giovanile, sia
come FGEI-Piemonte, sia come quello che vogliono essere; e ciò fin tanto che, come ho
detto, le loro strutture sono quelle che il sinodo riconosce loro proprie e quindi come strutture legittime in seno alle chiese valdesi.
3) L’o.d.g. del precongresso di Pinerolo
pertanto non fa una grinza; anzi dirò che è
steso in un linguaggio ecclesiasticamente garbato, con richiami intelligenti ed appropriati,
ed è animato da buono spirito. Non so chi lo
abbia steso, ma mi congratulo con lui. Bravo!
E mi dispiace che tuo fratello si sia presa
sopra un’incapponatura del tutto fuori posto.
La « questione dì principio » invece è
un’altra; ed è che tuo fratello e quanti hanno creduto dì doversi allineare, telegraficamente magari, lana a lana e testa in basso
con ,il suo intervento, la EGEI ce l’anno come
il fumo agli occhi; e questo va detto pubblicamente! Ma non per questo intendo guastarmi né con tuo fratello, né con la FGEI che
critico, e da tempo, per altre ragioni ed a cui
so benissimo di star sulle corna.
Veramente io non posso accettare che ci
sia nella chiesa qualcuno, chiunque sia, laico
o pastore, che si esprime in modo tale da non
lasciar sottintendere che a suo giudizio vi è
qualcun’altro da buttar fuori perché non la
pensa come lui. La chiesa non è una « comunità » di pezzi tutti eguali; ma un’assemblea
di diversi che sono stati chiamati, quanto
meno, per capire che non è obbligatorio esser fatti tutti a stampino. Ora tra noi è chiarissimo che ci sono quelli di sinistra e quelli
di destra. Questo è incontrovertibile; ma nella Chiesa di Cristo c’è posto per tutti. Qui è
il punto e la questione di princìpio che occorre ficcarsi in zucca. Perché il Signore capisce meglio di noi e conosce i suoi, assai prima che ciascuno di noi, laico o pastore che
sia, sia capace di riconoscerli. Noi siamo stati ammoniti a non cercare di strappar la zizzania a rischio di sradicare il grano. E la ragione di tale ammonimento sta nel fatto che
in quanto umani, nessuno di noi conosce la
botanica del Regno di Dio; e quale sia la zizzania e quale il grano non lo sa che Lui, noi
no; e la teologia non lo insegna. E per dirla
in termini di oggi nessuno di noi è chiamato
ad esser giudice se la zizzania siano quelli che
cercano di predicare l’Evangelo prendendo a
prestito il linguaggio marxista dell’e'strema sinistra, o piuttosto quegli altri che cercano di
predicare l’Evangelo prendendo a prestito il
linguaggio conservatore della destra economica E questo lo dico non perché io voglia star
nel mezzo e da nessuna parte; perché da che
parte sto lo sanno tutti. Dalla mia parte, so
che non siamo stati chiamati ad indicare
qual’è la zizzania perché il Signore ce la strappi Lui, ma a conoscere ed amare il prossimo
sia nella Chiesa (quindi quelli della FGEI e
Giovanni Conte compresi), come al di
fuori nel mondo, soprattutto quei minimi e
travagliati del nostro tempo nei quali oggi,
come allora, Gesù desidera essere da noi riconosciuto. E per cominciare a fare questo desidererei che la si smettesse ad ostinarsi a
non voler capire ed a non far nessuno sforzo
per facilitare l’altrui comprensione nei propri riguardi. Il primo invito è per il tuo fratello tra gli altri; il secondo ovviamente è
per la FGEI ed i suoi. A più riprese questi
ultimi li ho richiamati al riguardo ricevendone un monte di uriacci. Ma questa volta bisogna riconoscere che il linguaggio del loro
o.d.g. era chiaro, lucido, per benino, financo
chiesastico. E che voleva di più tuo fratello?
0 è forse per questo che sì è tanto allarmato,
perché quelli della FGEI nella chiesa non ce li
vuole?
E qui è l’altra « questione di principio » che
viene fuori. Tuo fratello pensa forse che si
possa tornare ai tempi che era <( chiesa » solo
quello che passava al previo vaglio e sotto il
controllo del Signor Pastore!? La teologia valdese ha definitivamente superato la fase della
pastorizzazione ecclesiastica. I fermenti — che
quel procedimento fisico neutralizza — sono
stati riconosciuti necessari per il lievito della
pasta. Anche se sono spiacevoli nei modi,
stonati nelle espressioni, irritanti per l’epidermide di chi la pensa altrimenti, bisogna avere il buon gusto di sforzarsi di capire, di an
Nota redazionale
In assenza del Direttore, che riprende la cura del prossimo numero, la Redazione del giornale si è limitata a
pubblicare^ senza commenti, e con sola titolazione tutto quanto le giungeva
da parte dei lettori. Una valutazione
di questa improvvisa febbre della penna la daranno i lettori stessi. Dato però che qualcuno si è dimostrato particolarmente sensibile all’aspetto finanziario di certe iniziative, vorremmo
invitare alla brevità chi scrive, facendo presente che il costo della sola polemica suscitata dalla lettera di Giovanni Conte equivale attualmente a
cinque volte la spesa che si è sostenuta per i 10.000 volantini sul Referendum.
La Redazione
zsísiiiLsmsisisisiiir!SiJííJnmmnsí5iiz5iiisiri
dare incontro, di amare come nostro prossimo
questi fermenti. Essi sono i nostri fratelli nel
Signore. E mi auguro perciò che tuo fratello
la pensi come me.
^ ^
Quanto a te, come direttore ti sei cacciato
in un bel guaio. Concedendo a tuo fratello il
diritto di re{>lica con commento immediato
senza quasi limite di spazio; questo non può
essere un privilegio familiare, ma un diritto
per tutti di cui desidero valermi anch’io che
sono tuo fratello in Cristo. Per cui se qualcuno
avesse in animo di rispondere a questa mia,
mandamene il testo prima di pubblicarlo, affinché vi possa fare la chiosa in calce a modo
mio. A me la polemica spiace; cerco di evitarla, ma se mi ci forzate, pazienza!
Giorgio Peyrot
Differenza
qualitativa
Torino, 24 aprile 1974
Egregio sig. direttore,
ho letto gli articoli di Franco Giampiccoli,
a proposito degli Ospedali Valdesi, sul giornale
da Lei diretto.
Da oltre trenta anni presto la mia attività
presso ospedali di varie categorie, ho fatto
parte del Consiglio dell’Ordine dei Medici e di
Consigli sindacali della categoria a livello
regionale e nazionale, ciò non ostante non presumo di avere una competenza superiore a
molti altri in campo ospedaliero.
Da oltre 13 anni faccio parte della C.I.O.V.,
ma premetto che scrivo a tìtolo puramente
personale ed esprimo la mìa personale opinione.
Gli Istituti ospedalieri Valdesi, sorti nel secolo scorso, per necessità, si sono poi differenziati, e si differenziano attualmente, per la
qualità della assistenza erogata, come risulta
dalle innumerevoli testimonianze di pazienti
valdesi e no.
Mi pare che il quesito derivante da quanto
scrive il Pastore Giampiccoli, molto sempli
cernente sia: «Vuole la chiesa Valdese con
servare questa forma di assistenza qualitativa
che fa parte della sua testimonianza o no? »
Se la risposta è sì, si lasci alle Commissioni
competenti la salvaguardia delle nostre istitu
zioni senza remore, ripensamenti e critiche
Se la risposta è no, si abbia il coraggio di affermare che questa forma di testimonianza
non interessa più la Chiesa Valdese e si sollevino molte persone da una attività molto
impegnativa e di almeno in quesi tempi,
scarsa soddisfazione personale.
Con molti cordiali saluti suo
Franco Operti
Chi comanda in Italia?
Caro direttore.
Torino, 21 aprile 1974
il prof. Passerin d’Entrèves, che insegna
Scienze politiche alLUniversità di Torino, mi
scrive : « A rileggere la storia del nostro Risorgimento ci si accorge che i nostri problemi
sono in gran parte immutati ».
Ciò vuol dire ehe durante il Risorgimento, il Vàticano si opponeva aH’unità d’Italia,
oggi si oppone alla sua sovranità.
La questione del divorzio è solo un incidente. La vera posta in gioco è un’altra, e cioè
questa: Chi comanda in Italia? Lo Stato o
la Chiesa cattolica?
Guglielmo Sellari
Democratico
Egregio signor direttore,
siamo un gruppo della I Liceo del Collegio
Valdese, che segue regolarmente il corso di
religione tenuto dal pastore Giovanni Conte.
Siamo veramente stati sorpresi ed amareggiati dalle accuse ed insinuazioni mosse da alcuni studenti della nostra classe al suddetto pastore nella lettera pubblicata sul suo giornale
il 12 aprile, n. 15: con essa si tacciava il nostro insegnante di religione di volerci inculcare arbitrariamente ed autoritariamente idee
reazionarie ed in aperta polemica con l’azione
della FGEI.
Ora non tutti noi condividiamo il punto di
vista e ratteggiamento del pastore Conte, né
approviamo le sue opinioni nei riguardi della
FGEI e della « Cronaca della Valli ».
Teniamo comunque a precisare che egli, durante la sua ora di lezione, non ha mai forzato il nostro pensiero, ed anzi do-bbiamo riconoscergli il merito di aver saputo impostare
un tipo di discussione democratico, aperto e
tollerante nei riguardi delle idee di tutti noi.
Fiorella Massel, Erica Baret, Renata
Germanet, Donatella Pascal, Valter
Michelin Salomon, Lia Armand Ugon,
Daniela Pascal, Grazia Bertinat, Gian‘
iiicolò Ribet, Gianni Genre. Massimo
Impiglia, Giorgio Rivoira, Rita Avondet, Elvio Peyronel, Mauro Albertengo.
La Libreria Antiquaria Soave di Torino pubblicherà tra breve
un catalogo di antiquariato contenente libri e stampe ’relativi
alla storia del popolo e delle Valli valdesi.
Preghiamo tutti coloro che fossero interessati a riceverlo di
farcene richiesta.
Segnaliamo inoltre che siamo interessati all’acquisto di materiale sull’argomento (libri, stampe, manoscritti).
Libreria Antiquaria Soave
Via Po, 48
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3
f
3 maggio I"74 — N. 18
CRONACA DELLE VALLI
pag. 3
Alle Valli oggi
A Prali
non manca
la neve
A TORRE RELUCE
Ad Angrogna il via
alla Cooperativa del latte ma l’acqua
Dibattiti sulla scuola
Martedì sera, 23 aprile 1974, si è avuta al Serre di Angrogna una seconda riunione degli agricoltori per la realizzazione della cooperativa
di raccolta del latte nella valle. Tra la riunione precedente del 26-1-1974
e questa sono passati circa due mesi, che sono parsi lunghi ad alcuni
che avrebbero voluto veder subito un risultato, ma non al comitato organizzatore che doveva preparare e presentare qualcosa di concreto a
quest'ultima riunione.
Intanto, in primo luogo, sono state
fatte le riunioni locali nelle varie zone della valle per conoscere almeno
approssimativamente quale sia la
quantità di latte disponibile; visto che
si aggira sui 700 litri, il discorso per
realizzare la cooperativa di raccolta va
portato avanti.
Pratiche, mezzi di trasporto, autisti
disponibili, finanziamento delle spese
iniziali, sono stati gli obiettivi di tulle le riunioni del comitato organizzatore, composto da allevatori rappresentanti le varie zone della valle e guidato con passione e senso di responsabilità dal geometra della Comunità
Montana, Enrico Charbonnier e dal
Sindaco di Angrogna, Silvio Bertin.
Spesso sono intervenuti alle riunioni del comitato altre persone competenti in materia di cooperativa: in primo luogo citiamo il Sindaco di Bobbio, Giovanni Baridon, che è stato
presente sempre con la sua preziosa
esperienza ed il suo spirito di collaborazione concreta e fraterna; quindi il
Sindaco di Villar Pellice, Paolo Frache, il Perito Agrario Zerpelloni delrUfficio Montagna della Provincia di
Torino, il signor Capitani del Macello
Cooperativo Pinerolese, dove sarà convogliato il latte di Angrogna.
Grazie alla collaborazione di tutti si
è giunti alla riunione di martedì 23
aprile, alla quale hanno partecipato
molti allevatori, sensibilizzati al problema. Occorre aggiungere che, ai fini
delle informazioni e della sensibilizzazione degli agricoltori al problema delia cooperativa di raccolta del latte, di
grande aiuto è stato il servizio di assistenza domiciliare agli anziani, promosso l’anno scorso dal Consiglio di
Valle nel nostro Comune e svolto con
entusiasmo, costanza e dedizione dalla
Signora Emma Charbonnier. Infatti,
tramite suo, le notizie circa la nuova
iniziativa e le varie riunioni sono arrivate in tutte le case sparse per la valle più puntualmente ed efficacemente
di un avviso postale.
Nella seduta di martedì scorso, il
geometra Charbonnier, ha esposto il
piano organizzato per il convogliamento del latte a Torre Pellice; saranno
necessari ben tre autisti che lo trasportino dalle varie zone di Angrogna.
Essi saranno; Aldo Gaydou, che raccoglierà il latte con un’Ape di sua proprietà partendo da Pràdeltomo e percorrendo la strada di fondo valle; Marco Agli, che con una motofalciatrice
di sua proprietà, porterà il latte, convogliato a Buonanotte anche dalle zone dell’Arvura, al Serre; Marco Bertin
che raccoglierà il latte della zona Ciava-Prassuit-San Lorenzo, risalirà al
Serre per prendere quello proveniente
da Buonanotte, Serre e Bertot e scenderà a Torre Pellice, raccogliendo anche quello delle zone Malan-Sonagliette alle Bruere.
Per quest’ultimo percorso sarà necess?,rio un mezzo di trasporto più
IMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII
ANGROGNA
Giovedì 25 aprile si è svolta la gita a
Bobbio Pellice di una ventina di bambini
della scuola domenicale di Angrogna. La mattina è stata dedicata alla visita del cippo di
Sibaud. alla cooperativa del latte, ed una
breve ricerca di storia valdese. Dopo il pranzo al sacco, giochi e canti nella sala del tempio. Concludeva la gita una visita al Castagneto dove il past. Lazier ci accoglieva molto fraternamente. La buona riuscita dell’incontro fa ben sperare per la giornata dei bambini valdesi della Valle che si svolgerà il 12
maggio a San Giovanni e alla Gianavella.
Pinerolo
Commissione stampa
e
grosso dato che la quantità di latte
raccolta sarà più abbondante. Il Comune di Angrogna, con un buon aiuto
(L. 200.000) della Comunità Montana,
comprerà un camioncino dal Comune
di Torre Pellice e lo darà in appalto
alla cooperativa del latte, che per ora
in attesa della sua costituzione sarà
rappresentata da un consorzio provvisorio di nome « Taculot », formato
dalle seguenti persone; Elmo Malan
presidente. Alessandro Odin vice-presidente, Silvio Bertin del Serre segretario, Àgli Lorenzo, Bertalot Giovanni Alberto, Bertin Enrico, Bertin Marco, Bertino Virgilio, Buffa Emilio, Coisson Alberto, Gaydou Aldo, Ricca Alfredo, membri.
Bidoni e misuratori necessari per la
raccolta saranno momentaneamente
messi a disposizione dalla cooperativa
Alta Val Pellice. Inoltre, il Sindaco di
Bobbio ha assicurato la sua consulenza per il lavoro relativo alla contabilità. Le spese di trasporto quotidiane (autisti e benzina) faranno scendere
di circa 10 lire il prezzo del litro di
latte, calcolato sulle 110 lire, posto che
la quantità sia di 700 litri, come preventivato, è ovvio che se i litri raccolti saranno meno del previsto, le spese, che rimarranno costanti, incideranno maggiormente sul prezzo del latte
e faranno scendere il guadagno dell’allevatore.
Sbrigate le pratiche necessarie per
il trasporto, la raccolta del latte dovrebbe iniziare lunedì 13 maggio 1974.
La cooperativa è dunque sulle soglie
della realizzazione, ma perché possa
funzionare a vantaggio di ciascuno è
necessaria la buona volontà, la fiducia
e la collaborazione di tutti gli agricoltori.
Franca Coisson
La vicenda del superacquedotto comunale, che dovrebbe risolvere tutti i
problemi idrici causati dallo sviluppo
edilizio di Prali, è ritornata al punto
di partenza.
Il Consiglio comunale, nella seduta
del 30 aprile, ha dovuto constatare che
i finanziamenti erano pressoché sfumati e che bisognava ricominciare ancora una volta le pratiche necessarie
per ottenerli.
Purtroppo il progetto iniziale, ormai
vecchio di parecchi anni, nel suo avventuroso viaggio burocratico, si è arenato nel caos derivato dal passaggio
di competenze tra lo Stato e la Regione; il contributo, già scarso aH’inizio, ora è diventato proprio inconsistente.
Per trovare i 90 miUoni necessari,
il Consiglio comunale ha approvato la
richiesta di un nuovo finanziamento
da parte della Regione, a condizioni
abbastanza vantaggiose per il Comune. Si spera che il secondo viaggio del
progetto attraverso gli uffici competenti non si trascini a lungo come il
primo e che il problema dell’acqua
potabile trovi finalmente una soluzione.
Il Consiglio comunale ha anche approvato lo statuto per la costituzione
di un consorzio amministrativo fra i
Comuni di Prali e Salza. Il Comune
di Salza che è già consorziato con
Prali per il lavoro di segreteria, dovrebbe sostituire il suo dipendente che
fra qualche mese andrà in pensione.
Ma il continuo spopolamento di Salza (al capoluogo la scuola elementare
è già chiusa) che non rende più necessario un dipendente a tempo pieno, ha suggerito l’idea del consorzio,
n normale lavoro amministrativo verrà svolto a Salza per alcune ore settimanali da un dipendente del Comune
di Prali, che sarà retribuito in proporzione dai due Comuni.
Questa soluzione risponde ad un
problema del momento, ma è chiaro
che tutta la vai Qermanasca prima o
poi dovrà essere riorganizzata sotto il
profilo amministrativo, se si vorrà evitare una sempre maggiore dispersione
di denaro e di iniziative.
Poma retto: vivo dibattito
sulle scuole materne
Domenica 28 ha avuto luogo a Pinerolo rincontro, a suo tempo proggrarnmato, fra i rappresentanti dei concistori delle chiese autonome che non
soddisfano più i requisiti dei Regolamenti e la commissione appositamente nominata per studiare la questione;
anche questa volta si è trattato di
uno scambio di idee utili anche se la
soluzione del problema non sembra
vicina.
Come gii annunzialo nella lettera circolare
alle comunilì delle valli, i indetta per venerdì
17 maggio p. v. alle ore 20,30, una riunione
di tutti coloro che si occupano della diffusione
Stampa Evangelica nelle comunili.
La riunione avrà luogo nella sala ex scuole via Balziglia n. 46 Pomaretto.
Lo scopo di questa riunione i innanzitutto
per mantenere un collegamento tra I giovani
che si interessano a queste attiviti, l'invito i
quindi rivolto a tutte le comuniti delle Valli.
Domenica 21 aprile ha avuto luogo
in chiesa l’attesa assemblea per valutare i problemi della scuola materna
valdese di Pomaretto. In poco più di
un’ora di discussione non si è potuto
arrivare ad una decisione, ma solo impostare alcuni argomenti, che vanno
approfonditi. L’assemblea si è distinta
per la volontà di entrare nella discussione con argomenti ponderati e per
il desiderio di comunicare gli uni con
gli altri.
Grosso modo si sono delineate due
tendenze, come c’era da aspettarsi.
Gli uni erano favorevoli ad una gestione statale per quanto riguarda il
lato finanziario, conservando ai genitori degli alunni ed alle maestre una
autonomia di decisione rispetto alla
parte pedagogica e didattica. Gli altri
pensavano invece che fosse meglio
conservare al Concistoro ed alla comunità tutta la responsabilità della
gestione.
Cominciamo con gli argomenti di
questi ultimi: essi esprimono diverse
preoccupazioni che sono presenti in
tutti. L’idea di veder domani il crocifisso imposto per legge nelle nostre
aule non rallegra nessuno. Ma l’aspetto più avvertito è che domani verrebbe a cessare un centro di interessamento molto preciso e sentito. E non
serve dire che domani si potrà dibattere la parte pedagogica e ci si potrà
interessare ai contenuti dell’educazione, perché su questi temi chi si sente
preparato ad intervenire? Le ipotesi
educative sono cose troppo astratte
a paragóne di quello che oggi suscita
l’interessamento della comunità. Rifiettiamo un momento sulla realtà : oggi chiunque si sente di collaborare con
entusiasmo (per esempio alla riuscita
di un bazar per la scuola materna),
ma domani, se la partecipazione fosse limitata a delle assemblee in cui si
dibattono problemi educativi, questo
significherebbe senza dubbio l’emarginazione di una parte almeno della
comunità. E se poi i pochi intellettuali che hanno interesse nei problemi
educativi ci piantano in asso, che cosa avremo risolto alla fine di tutta
l’operazione? Lo Stato poi non può
dare affidamento in materia.
Tirate le somme è meglio andare
avanti così! come siamo.
Di fronte a questi argomenti si dovrebbero ora riportare quelli dei sostenitori del passaggio della gestione finanziaria allo Stato, che sono facilmente intuibili. Essi sono sostanzialmente due: sgravio finanziario per la
popolazione locale (e per la comunità), conduzione democratica della
scuola.
Il Concistoro si trova intanto a do
ver fronteggiare la situazione reale.
Alcuni consigliano di raddoppiare le
rette, mentre il pastore ha dichiarato
che si dimetterà dalla presidenza della Scuola Materna se si adotta un
provvedimento del genere. Altri premono per imboccare la via della gestione pubblica.
Nulla ci spinge ad una decisione affrettata e questo è bene perché lascia
tempo alle riflessioni. Il Concistoro
comunque è convinto di aver fatto bene a proporre la questione all’assemblea con sano realismo.
La partecipazione è stata abbastanza alta, ma si deve ugualmente lamentare l’assenza di troppi genitori e di
troppi giovani.
La prossima assemblea di chiesa
avrà luogo domenica 9 giugno alle
ore 10.30; ordine del giorno: relazione annua ed elezione dei deputati alla
Conferenza Distrettuale ed al Sinodo.
Importante: I membri dei comitati
delle Scuole Materne Valdesi sono
convocati per domenica 19 maggio, alle ore 15, nei locali della chiesa di Luserna S. Giovanni per una discussione generale sui rapporti tra le nostre
scuole materne e quelle dello Stato.
S. R.
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Prali
Durante la settimana prima di Pasqua ha
avuto luogo una visita di Chiesa della Commissione Distrettuale. Era da parecchi anni
che questo non avveniva a Prali a causa della
appartenenza del pastore alla Commissione
stessa. Il pastore G. Tourn e l’ing. Pontet
hanno avuto un incontro con il Concistoro,
hanno presieduto riunioni quartierali a Pomieri, Orgiere, Villa e presieduto il culto con
S. Cena la sera del mercoledì. Il pastore
Tourn ha anche partecipato ad un paio di lezioni di catechismo della sezione del merco
ledi per i giovani impegnati il sabato col la
voro turistico. È stato un incontro interes
sante perché ci ha permesso dì aggiornarci
sui problemi generali delle Valli e della Chiesa valdese in Italia e confrontarli con ì nostri
problemi e la nostra situazione che sono un
po’ particolari a causa del turismo e di altri
fattori della vita pralina.
Venerdì 12 aprile, durante il culto sono
stati confermati i quattro catecumeni : Carla
Pascal, Fiorella Martinat, Nicoletta Frache e
Marco Davide. Essi hanno partecipato alla
Santa Cena il giorno di Pasqua con Livio Barus, pralino abitante a Villar Perosa e confermato in quella comunità.
Il 25 aprile è stata battezzata Claudia Tron
di Luciano e Anita Peyrot che abitano al Dubbione. Rinnoviamo il nostro augurio fratcr
Nei mesi di marzo ed aprile si sono
tenute nei locali delle Scuole Elementari del Viale Dante, le previste conversazioni, a scadenza quindicinale, su
argomenti attinenti all’educazione dei
figli ed alla scuola dell’obbligo.
L’iniziativa, realizzata in collaborazione dalla scuola elementare e dalla
media statale, voleva già indicare in
partenza la stretta connessione di fatto esistente fra i problemi dei due ordini di scuola e, la necessità che i contenuti, i metodi, le finalità siano chiari
fino dai primi anni per essere sviluppati con coerenza nei periodi successivi.
Il concorso di pubblico è stato molto rilevante, superiore alle aspettative,
infatti più di una volta la pur capiente sala, messa a disposizione, non è
stata sufficiente ad accogliere gli intervenuti che hanno dovuto sostare
nel corridoio adiacente. È stato rallegrante constatare la sensibilità della
Dopolazione a problemi che toccano
tutti da vicino: ne è emersa anche più
chiara l’urgenza di approfondire e
chiarire i temi discussi che ovviamente hanno messo in luce pareri contrastanti, interrogativi, esperienze diverse. Si è cioè evidenziata la necessità
di riprendere ed ampliare, di documentarsi, di rivedere posizioni spesso accettate o rifiutate senza sufficente approfondimento delle questioni. Gli argomenti, già in precedenza segnalati
su questo giornale, sono stati: « Esperienze di padre e di insegnante », esp<>
ste dal preside della Scuola Media di
Vigone, Prof. Monge; « Difficoltà ed
errori comuni nell’educazione dei figli », tema affrontato da Mirella Bein,
Preside della Scuola Media di Torre
Pellice; « Che cosa ci aspettiamo dalla Scuola », interrogativo sviluppato
da Roberto Eynard, direttore didattico ed infine « Testimonianze dirette
del modo di fare scuola di un maestro
e di un professore della Scuola Media » (Francesco Agli ed Ernesto Bein).
Degna di particolare segnalazione è
stata la presenza di genitori provenienti da Bobbio e Villar Pellice, da
Angrogna e da Pra del Tomo.
Una mamma ha espresso rammarico
« per aver appreso tutte queste cose
troppo tardi », osservazione che dovrebbe farci riflettere seriamente.
Troppo laborioso sarebbe entrare qui
nel merito dei cinque interventi, e dei
dibattiti prolungati che ne sono seguiti.
Se, tuttavia, i lettori fossero interessati all’uno o all’altro degli argomenti trattati, sarebbe forse possibile
chiedere agli oratori di esporre per il
giornale il contenuto della loro conversazione.
Inoltre ci segnalano che presso la
Scuola Media Statale sono disponibili
i nastri registrati per eventuali persone o gruppi che volessero ascoltarli o
utilizzarli in qualche modo.
REFERENDUM
Pinerolo. Continuano in tutto il pinerolese le assemblee e le riunioni per
discutere del referendum.
Sono per lo più riunioni organizzate dalle forze che vogliono mantenere
il divorzio. In quest’ultima settimana
ci sono state riunioni a Torre Pellice,
Luserna, Pinerolo, Prarostino, Villar
Perosa, mentre una mostra sul problema politico del referendum ha visitato Perrero, Pinasca, Dubbione e
Perosa.
Molte di queste riunioni hanno visto la partecipazione attiva dei valdesi e della FGEI. Numerosi anche ì comizi dei partiti e gruppi politici. A
queste riunioni partecipano in maggioranza i fautori del no. Gli antidivorzisti infatti hanno pochi argomenti
e preferiscono basare la loro propaganda sul ricatto clientelare, o alla
propaganda capillare di alcuni parroci.
In campo cattolico c’è da segnalare
la precisa presa di posizione del vescovo di Pinerolo che in una intervista all’Eco del Ohisone si è dichiarato
per l’abolizione del divorzio. In questa
intervista il vescovo inoltre ha criticato la presa di posizione della comunità di San Lazzaro (che ha deciso di
votare no) per aver pubblicato sul
proprio bollettino il testo della legge
del divorzio e per aver criticato il documento della OEI. Il vescovo ha definito l’atteggiamento della comunità
« di parte che non favorisce il libero
e sereno formarsi di una coscienza illuminata ». È probabile che nei prossimi giorni le forze clericali e fasciste
faranno altre sortite pubbliche.
VERSO UNA PIATTAFORMA
DI ZONA SUI PROBLEMI
DELLA SCUOLA
Pinerolo. I tre sindacati GGIL,
CISL. UIL, il movimento degli studenti e il coordinamento delle scuole popolari hanno definito in questi giorni
un documento che contiene un’ipotesi
di piattaforma rivendicativa di zona
sui problemi della scuola. Questo documento verrà discusso nelle assemblee di tutte le fabbriche del pinerolese e se approvato costituirà una parte della piattaforma di zona che sarà
presentata ai Comuni, Comunità Montane, Regione, e agli altri organismi
statali interessati.
Attraverso questa ampia consultazione popolare i sindacati si propon- '
gono anche di dare nuovo impulso al
consigli di zona, che nella nostra regione non funzionano molto bene.
I contenuti della piattaforma sono;
— Gratuità effettiva della scuola mediante contributi di comuni e regione,
per l’acquisto dei libri e del materiale
didattico: istituzione e gratuità della
mensa per studenti, riduzione del 60%
no a questa bimba, alla sorella maggiore, ai
genitori ed ai nonni.
Il 27 si sono uniti in matrimonio Luigi Barus (Le Sagne) e Ida Richard di Villa. Agli
sposi, che sì stabiliscono a Perosa, rinnoviamo l’augurio espresso durante il loro matrimonio: che l’allegrezza di Cristo, la gioia di
amare e di donarsi, possa illuminare ed essere
fonte di gioia per loro durante tutta la vita.
La situazione della strada sembra migliore
col progredire dei lavori nel tornante della
Gianna. Il divieto della circolazione notturna è stato revocato e speriamo che presto possa anche essere dato il transito a carichi più
pesanti di quelli permessi attualmente. Per il
momento l’impossibilità che hanno pullman
e autocarri di giungere fino a Prali continua
a creare serie difficoltà.
neve fresca non è molta, ma intanto quella
vecchia non se ne va e le prospettive delr agricoltura cominciano a farsi davvero
preoccupanti.
del prezzo dell’abbonamento al pulman per gli studenti pendolari; sviluppo della medicina scolastica.
— Edilizia scolastica: costruzione di
asili nido, scuole materne, scuole elementari e medie, locali per biblioteche in tutta la zona.
— Tempo pieno: estensione del tempo pieno in tutte le scuole d’obbligo.
— Lotta alla selezione: riduzione del
numero di allievi a 25 per classe, partecipazione dei consigli di fabljrica,
dei genitori, degli studenti alle ritmioni di gestione della scuola.
— Diritto allo studio : attuazione delle commissioni speciali d’eSame per
gli allievi delle scuole popolari ; attuazione dei corsi delle 150 ore.
GUTERMANN
Perosa. La scorsa settimana è avvenuto l’incontro tra la direzione Giitermann e i rappresentanti degli operai.
È stata presentata la piattaforma rivendicativa che prevede garanzie per
il posto di lavoro, istituzione della
mensa, contributi dell’azienda per la
costruzione di asili nido e scuole materne, miglioramento delle condizioni
di lavoro, inquadramento tmico operaiimpiegati.1 aumento salariale.
Nel corso dell’incontro Iq direzione
ha pratícamente eonfermató le voci di
ristrutturatone con la parziale chiusura dei reparti di macerazione e pettinatura. L'azienda ha detto che non
procederà a licenziamenti ma che attuerà il blocco delle assunzioni.
25 APRILE
Pinerolo. Si sono svolte in tutto il
pinerolese le manifestazioni celebrative dell’anniversario della resistenza. A
cura delle sezioni ANPI è stato affisso
un manifesto in cui, nel ricordo di
quanti hanno dato la propria vita per
la nascita dell’Italia democratica, si
denuncia l’esistenza di un pericolo fascista e di involuzione antidemocratica delle istituzioni. H manifesto conclude con un appello all’unità antifascista.
Ma nonostante questo manifesto le
manifestazioni hanno avuto una scarsa partecipazione anche in quei paesi
dove più vivo è il ricordo della resistenza.
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
RORA’
È stato battezzato Giacomo Andrea Morel
di Adolfo e di Valdesina Tourn. « Lasciate
i piccoli fanciulli venire a me » a detto Gesù (S. Marco 10: 14).
Ringraziamo cordialmente il Pastore Cipriano Tourn che ha presieduto il Culto domenicale.
— La vigilia dì Pasqua, presente un gran
numero di amici e di conoscenti, ha avuto
luogo il funerale di Arnaldo Boero-Rol fu
Giovanni, di anni 40. Rinnoviaino alla vedova, al figliuolo, a tutti i congiunti la nostra
simpatia cristiana ricordando che « Iddio è
il padre degli organi e il difensore delle vedove » (Salmo 68: 5).
iiiiiniimiiiiiiiiiuiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiuimiiiiiiii
Rodoretto
Gli abitanti di Rodoretto hanno ottenuto
dal Comune di Prali un contributo per liquidare le spese della strada carrozzabile che, al
termine deffa strada asfaltata, collega il fondovalle con gli ultimi villaggi ormai disabitati.
La strada dovrebbe servire in modo particolare per raggiungere gli alpeggi, che rischiano l’abbandono totale.
Il contributo ha quindi un valore di incoraggiamento, perché lo sfruttamento dei pascoli, anche se ora vengono soltanto più dati
in affitto, è sempre di grande importanza per
la vita della montagna.
L. V.
4
pag. 4
I NOSTRI GIORNI
N. 18 — 3 maggio 1974
VITA ITALIANA a cura di Emilio Nitti
PERCHE’ I REFERENDUM
anni settni social dicono NO
La rozza propaganda antidivorzista ha tentato di far
presa sui ceti più arretrati della popolazione - Il dopo-referendum - I ruoli dei cattolici del dissenso
I toni della propaganda antidivorzista durante questa campagna elettorale sono stati caratterizzati dalla precisa volontà di non fare chiarezza sui
pregi e sui difetti della legge BasliniFortuna. L’ipocrisia di attribuire a
questa legge difetti che non ha e di
presentarla tra l’altro come dannosa
per il coniuge più debole e per i figli,
cosa che è stata smentita anche sul
nostro giornale dalle precisazioni del
giudice Ribet, sono solo una delle finezze clerico-fasciste. Attraverso i discorsi, e più ancora attraverso i manifesti murali, che sono quelli che più
raggiungono il pubblico, si è puntato
a colpire l’emotività evocando tutti i
possibili mostri del nostro tempo e
tutti i possibili diavoli del tempo passato. In una visione, che potrebbe dirni confusa se non fosse studiata, si è
presentata la conservazione del divor-io come sicura promessa per la diffusione della droga, dell’omosessualità, dell’aborto, della prostituzione e
del suicidio... il tutto sotto l’incubo del
trionfo finale dell’antico avversario, il
comunismo, che nasce appunto da tut
quei mali! Perché pare poi che tutti, liberali, socialdemocratici, repubblicani, socialisti, cattolici di sinistra, siano degli emeriti imbecilli che non capiscono che la vittoria dei NO segnerà l’inizio della dittatura del comunismo... attraverso il divorzio! Per converso viene sentimentalmente idealizzata una coppia unita e sana che si
prende cura attenta della prole in un
modello di famiglia cristiana, garantita dalla Sacra Rota.
Difendendo la famiglia gli antidivorzisti difendono nello stesso tempo... lo
Stato laico, che si fonda appunto sulla famiglia cristiana! Esplicitamente il
MSI-DN ha fatto suo lo slogan « per la
famiglia - per lo Stato » e nel rione
Sanità a Napoli, ancor più esplicitamente, lo slogan ha avuto un’appendice finalmente veritiera: « per la Chiesa », Cattolica Romana s’intende.
Non vale la pena di ripetere quanto
abbiamo già avuto occasione di affermare, cioè che la famiglia ha bisogno
di essere difesa sul piano dell’occupazione, del diritto allo studio, del diritto alla casa, all’assistenza sanitaria
etc. e che proprio coloro che oggi son
paladini della famiglia poco hanno fatto di concreto in questo senso. Né vale la pena di confutare i temi della
propaganda antidivorzista. Quello che
colpisce a prima vista è la rozzezza di
questa propaganda che,' a parte una
minoranza di nostalgici o di politicanti in malafede, può far presa solo sugli strati più ignoranti e spoliticizzati
della popolazione. E quello che colpisce ancora di più è che la DC (partito
popolare e cattolico, ma secondo le intenzioni di De Gasperi con precisi connotati di modernità), abbia scelto una
tale strada che le fa perdere il consenso dell’Italia progressista e moderna. In questi giorni piovono le dichiarazioni di adesione al NO di intellettuali anche moderati e cattolici, mentre vari sondaggi confermano che l’elettorato democristiano dei ceti medi
cittadini e di provincia non vedono nella legge Baslini-Fortuna un pericolo
che realmente li tocchi. La DC vede
venir meno l’apporto culturale della
componente cattolica dell’intellettualità italiana, obbiettivamente ricca di
stimoli e capacità di mediazione del
consenso, mentre si sta operando il
suo scollamento da alcuni ceti sociali:
verosimilmente queste trasformazioni
sono definitive, qualunque sia il risultato del 12 maggio.
Sarebbe questo il prezzo pagato per
aver voluto il referendum. Ma questo
potrebbe dare l’avvio ad un cambiamento dei connotati della DC. Sembra
che si possa intrawedere una sua tendenza a fondare più ancora che sui ceti medi, su ceti contadini e sottoproletari, per acquistare un volto molto
più reazionario e sanfedista. Si collocherebbe così decisamente a destra,
tanto da svuotare di un effettivo ruolo politico l’attuale Destra Nazionale.
A qualcuno potrà sembrare che siamo
dei visionari, ma vorremmo presentare questa ipotesi che i fatti si cureranno di confermare o smentire. Questo slittamento a destra potrebbe essere anche voluto dalla segreteria attuale della DC e questo referendum
potrebbe essere una seconda tappa,
dopo i tentativi del 1972, per renderla
più funzionale al neo-capitalismo. La
alleanza clerico-fascista non potrebbe
avere vitalità con l’attuale livello di
coscienza democratica, e la DC potrebbe invece svuotare la destra squadristica per sostituirla con una destra
legalitaria ma reazionaria, favorevole
al grosso capitale e all’accentramento
del potere politico. È un’operazione
rischiosa, ma non priva di attrattive
per taluni dirigenti democristiani.
Per concludere non vogliamo trascurare di rilevare un’altra possibile con
seguenza del referendum, questa volta in campo ecclesiològico. È il nuovo
ruolo che potranno assumere i cosiddetti cattolici del dissenso. Attivamente impegnati per il NO, sono stati
spinti a superare la dimensione di circolo di intellettuali o di setta rivoluzionaria prendendo contatto con ampi strati sociali. Sono stati stimolati
ad una riflessione biblica e teologica,
che talvolta era mancata loro, ed hanno potuto presentarsi come continuatori ed eredi di una corretta tradizione cristiana e unico strurnento di rinnovamento della Chiesa. È stata questa per loro comunque un’occasione
storica inaspettata e forse non ripetibile.
Solo pochi giorni fa abbiamo ricevuto il N, 12 del 22.3.74 ed abbiamo
potuto leggere le lettere dell’on. Giorgio La Malfa e di Augusto Comba. Ci
sembra che gli articoli pubblicati nei
numeri successivi offrano elementi
sufficienti per chiarire la nostra posizione sui problemi economici del Paese. Pur nella consapevolezza della complessità dell’argomento non ci sembra
di incorrere nel rischio indicato da
A. Comba di scambiare per scelte di
sinistra scelte che sono in realtà di
destra. Ci sembra invece che la politica dei due tempi (« Prima curiamo
rinflazione, poi provvederemo alle riforme ») più volte proposta dal Partito Repubblicano e dal Governo sia la
più idonea alla riaccumulazione del
capitale e quindi la più confacente ad
interessi che oseremmo definire di destra. Perché non prendere sul serio le
proposte del movimento operaio intorno ad un nuovo modello di sviluppo da attuare non dopo la soluzione
della crisi, ma per uscire in modo nuovo dalla crisi?
1) Perché spendere tanfo per questo
referendum e occuparsene tanto quando ci sono problemi molto più irpportanti ed urgenti, come le case? Si sente dire. Ed è più un dire che un vero
chiedere. C’è chi si scusa quasi di occuparsi di questo referendum imposto
che quindi assume soprattutto, che
quindi assume quasi soltanto, un significato politico generale. È un ragionamento sbagliato.
Questo referendum non si doveva
fare, non già perché l’argomento non
sia importantissimo, ma perché avrebbe dovuto essere improbabile. Improbabile come un referendum che volesse restaurare la schiavitù o che volesse impedire alla gente di respirare.
Improponibile perché la Dichiarazione
Universale dei Diritti dell’Uomo dice:
« Uomini e donne in età adatta... hanno uguali diritti riguardo al matrimonio, durante il matrimonio e all’atto
del suo scioglimento » (Art. 16). Improponibile perché va contro l’uguaglianza dei cittadini sancita dalla
Costituzione della Repubblica Italiana. E sarebbe stato improponibile
anche senza Dichiarazioni e Costituzioni. Improponibile perché va contro
la lettera e lo spirito della libertà. Ma
una volta che il referendum è stato
legalmente imposto va affrontato per
l’importanza che l’argomento ha in sé,
prima ancora che per le conseguenze.
Ora c’è da votare per questo referendum sul divorzio, assurdo perché
mirante a lesfaurare una situazione
oppressiva, oppressiva per i proletari
H Nell’agosto prossimo si terrà a Budapest
il quarto congresso mondiale degli economisti : se ne attendono circa duemila, da
ottanta paesi; si occuperanno di questioni che
vanno dai problemi dell’integrazione economica a quelli della migrazione della mano
d’opera, dalla cooperazione economica internazionale alle relazioni finanziarie internazionali
e al mercato monetario mondiale. Il congresso è organizzato dall’associazione internazionale di economia, costituita nel 1950 su iniziativa dell’UNESCO.
S Si sta preparando una spedizione di dodici scalatrici giapponesi che in aprile
o maggio si dispongono a scalare il monte
Manaslu (m. 8125) nel massiccio himalayano;
la settima vetta più alta del mondo, scalata
per la prima volta nel 1956 da una spedizione maschile nipponica, sarà attaccata dalle
alpiniste giapponesi per una via finora intentata. Esse cercano, fra l’altro, lo yeti,
l’(c abominevole uomo delle nevi ».
come per i non proletari. Oggi è più
importante il divorzio che la casa, se
non si vuol tornare non a prima della
legge Fortuna-Baslini, che se ha un difetto grosso, è di non essere abbastanza liberale, ma a trent’anni fa, a prima della Liberazione. Perché l’istituzione del divorzio, evidentemente per
chi ne ha bisogno; non è altro che
un’attuazione dei principi per cui si è
battuta la Resistenza. Per questa via
votare no al referendum sul divorzio
acquista un significato politico più
ampio: se si vota contro l’abrogazione
del divorzio avendo bene in mente cosa il divorzio è, prima che per qualsiasi altro motivo. E attuando i principi con cui si è fatta la Lotta di Liberazione si raccolgano fin da ora le
firme per gli otto referendum, a cui si
potrà votare sì nel 1975 se in poco più
di un mese da adesso si raggiungono
le 500.000 adesioni, a meno che non si
frapponga qualche altro ostacolo, o a
meno che il Parlamento provveda finalmente lui a fare quel che non ha
fatto finora.
2) Perché qui sta il punto. Nel campo della libertà o delle libertà i partiti
non hanno fretta, abituati a dirigere
dal centro. Ben vengano i referendum
a abrogare a portare il discorso alla
base, in ogni comune, in quasi ogni
casa. I partiti, come le automobili, sono utili, forse necessari, ma non sono
la sola forma attraverso cui può
esprimersi la democrazia. Il loro cattivo uso può essere dannoso, e la democrazia vuole che lo si dica. Questo
non è qualunquismo. Qualunquismo è
il contrario: tacere, abbozzare e magari approfittare. I partiti in questi
anni tendono a diventare gabbie, chiese, caste, clientele; e le posizioni di potere tendono a diventare feudi. È naturale che il mondo si divida e si facciano dei raggruppamenti per affinità.
Ma la tendenza alla rigidezza spaventa. Così si vede che la legge per il finanziamento dei partiti parte da istanze giuste e sfocia nel corporativismo.
Così si arriverà al punto che due si
sposeranno quasi senza problemi se
uno è di una religione e l’altro di un’altra, se uno è ricco e l’altro è povero,
ma non se seguono partiti diversi?
L’India e il Medioevo ci possono dare
molte lezioni, ma non prendiamone
gli aspetti peggiori. Ben vengano allora i referendum a cimentarci. Se si
vince si avrà il riconoscimento di libertà, di diritti, per una via pacifica,
anche se non unanimitaria. Se poi si
L’ORA
TRAGICA
DEL
PORTOGALLO
Nei nn. precedenti di questo settimanale (v. articoli: « Quando un impero non si può più
difendere » e « Dopo mezzo secolo di
dittatura ») abbiamo cercato d’informare i nostri lettori sulla situazione
gravissima nella quale è lentamente
decaduto il Portogallo, subendo un regime ferocemente repressivo ed oscurantista: non si vedono infatti neppure profilarsi all’orizzonte forze, sociali
opolitiche, visibilmente capaci di risolvere gl’immensi problemi collegati
con la difesa disperata dell’impero coloniale.
Echi de Ila settimana
a cura di Tullio Viola
« L'apparato repressivo del regime
resta intatto (ha risposto Mario Soares
nell’intervista da noi già citata, v.
« L’Espresso » del 24.3.’74). La polizia
politica (ex FIDE, attuale DGS) ha
cambiato nome, non ha modificato i
suoi metodi: è la sola organizzazione
"volitica" che abbia le mani libere in
Portogallo. Istruita dalla GESTAPO,
ha la vocazione della violenza e agisce
tuttora con incredibile brutalità. Purtroppo la tortura rimane una pratica
quotidiana. Per parlare solo degli
esempi più frequenti, citerò i casi del
leader rivoluzionario Palma Inacio o
dell’architetto cattolico Teotonio Pereira, torturati come tanti altri, soprattutto operai e studenti ».
Sull’atteggiamento della chiesa cattolica, il Soares ha detto: « Per molti
anni la chiesa rappresentò il principale sostegno ideologico del regime, ma
ora comincia a prendere le distanze ».
In realtà, a noi sembra che anche la
chiesa cattolica portoghese soffra di
una profonda divisione interna e d’un
tragico smarrimento. Ciò è manifesto
soprattutto nel Mozambico. « La persecuzione di cui sono oggetto i missionari nel Mozambico (si legge su « Le
Monde » del 30.3.) è lungi dall’esser
terminata. Il 28.3, i missionari spagnoli hanno diffuso a Madrid un comunicato diramato dal segretariato del vescovado di Nampula (cittadina del Mozambico settentrionale), secondo il
quale sei missionari italiani sono stati
espulsi dal Mozambico /’Il marzo».
Una grave controversia era scoppiata
poche settimane prima, precisamente
il 12.2, quando un gruppo molto numeroso di religiosi (34 preti, 19 frati
e 41 monache), fra cui lo stesso vescovo di Nampula mons. Manuel Viera
Finto, oltre ai missionari colombiani
al completo, firmò « una lettera indirizzata alla conferenza episcopale del
Mozambico. Quella lettera, che avrebbe dovuto esser letta in tutta la diocesi, ma che, secondo informazioni
provenienti dalle missioni, è stata intercettata da agenti della polizia portoghese, contiene una grave accusa
contro buona parte della chiesa del
Mozambico: “questa si trova al fianco
del potere oppressore" e confonde
“evangelizzare con lusitanizzare ( = portogallizzare, integrare nel Portogallo)’’.
Il Pinto e i missionari colombiani
della diocesi denunciano la chiesa del
Mozambico che "non difende i diritti
dell’uomo’’, tali diritti essendo calpestati nella colonia. L’accusano anche
“di non avere il coraggio di dire che
il popolo del Mozambico è defraudato
in favore delle grandi compagnie commerciali, defraudato delle proprietà
che gli appartengono”; l’accusano "di
accettare una situazione di guerra, ligi (in questo) alle consegne del governo, senza preoccuparsi di sapere se
una tale guerra costituisca, o no, uno
sforzo del popolo del Mozambico per
ottenere l’indipendenza’’. Il Pinto riconosce che gli altri prelati "non denunciano, chiaramente e fermamente, i
massacri". Più ancora: "per servilismo
verso il governo, certi episodi assolutamente veri e conosciuti da tutti, vengono negati pubblicamente da taluni
membri della gerarchia".
I missionari si dicono sicuri che occorre denunciare il concordato (per
poter avere dei vescovi liberi!), così
pure lo “statuto del missionario": perché il concordato e lo statuto deformano gravemente l’idea che la chiesa
si fa della propria missione, rendendola “complice d’un sistema che conduce al genocidio culturale del popolo del Mozambico".
Di fronte a una tale situazione, i missionari colombiani hanno deciso, insieme col vescovo di Nampula, di rinunciare ai sussidi concessi dal governo portoghese ai missionari, e d’abbandonare, all’inizio del prossimo anno scolastico, le scuole elementari, in
considerazione del fatto che i programmi imposti dal governo portoghese “allontanano il popolo del Mozambico dai suoi valori autentici", e infine “lo alienano totalmente”. Il Pinto
e i missionari s’impegnano a "continuare il lavoro per la promozione del
popolo del Mozambico, per la sua formazione professionale e per il suo sviluppo comunitario" ». (Articolo firmato da José Antonio Nováis).
Stando così le cose, non meraviglia
che « la suddetta conferenza episcopale abbia smentito categoricamente il
comunicato del vescovo di Nampula
(...)» (da «Le Monde» del 10.4). Intanto il primo ministro Marcello Caetano
non sa far di meglio che esprimere
giudizi banali, per es. questo: « gli
stranieri desiderano vederci spogliati
dell’“oltre-mare”, e fanno i conti sul
del 18.7.’73).
La pubblicazione di questa nota,
giunta in ritardo alla Red., può sembrare superata dagli ultimi avvenimenti portoghesi. Essa si riferisce infatti
ad una situazione superata e di cui
tutti i democratici hanno preso atto
con profonda partecipazione: il ristabilimento di libertà civili, il crollo di
una dittatura, l’aprirsi di prospettive
nuove non può che suscitare la nostra
piena adesione. In realtà a leggere bene questo scritto si vede come il passato portoghese non sia stato esclusivamente causato dalle arretratezze del
paese e dalla sua decadenza, tutti i
paesi « liberi » e « democratici » sono
stati, e sono, sorpresi con la mano nel
sacco coloniale portoghese, l’Italia non
ultima e la Chiesa.
perde si faccia valere il diritto che ha
la minoranza a veder salvaguardata la
libertà. Come? Si vedrà.- E dopo? Si
vedrà. O c’è adesso un’altra strada?
Chi la conosce la indichi. Ma che sia
una strada vera e non un altro rinvio.
Certo, i referendum non bastano.
Esssi servono anche a stimolare i partiti a fare il loro difficile dovere e prima di tutto permettono all’individuo
di esprimersi. Le due cose sono collegate, nella misura in cui i sondaggi sul
voto del 12 maggio finora pubblicati
sono attendibili, e non possono essere
tanto sbagliati, essi mostrano un’intenzione di voto che non corrisponde
alle linee dei partiti, e mostrano che i
partiti non hanno in realtà trattato
sufficientemente quei problemi di libertà e altri problemi sociali non
strettamente economici, su cui però
si è parlato per cui si è protestato,
ogni volta che si presentava l’occasione senza poi andare a fondo. Non di
solo pane si vive. È necessario occuparsi di case e di salari. Ma di case
e di salari si sono occupati anche
Hitler e i sindacalisti americani di destra. Si può dire che i partiti sono
innocenti?
collasso delle retrovie del Portogallo »
(Da « Le Monde »
del 30.3.’74).
Già, gli stranieri!
Ma che dicono e
che vogliono gli
stranieri? O meglio:
che volevano un tempo? Molte e svariate cose, per lo più a sfondo imperialista. Rileggiamo ad es. uno scritto
di Amilcare Cabrai (del 1962), indubbiamente autorevole: « Il colonialismo
portoghese è riuscito a sopravvivere
malgrado la spartizione dell’Africa,
realizzata dalle potenze imperialiste alla fine del XIX secolo, perché l’Inghilterra aveva sostenuto le ambizioni del
Portogallo che, dopo il trattato di Metwen (1703), era diventato una semi colonia inglese.
L’Inghilterra aveva interesse a servirsi delle colonie portoghesi, non solo per sfruttarne le risorse economiche, ma anche per occuparle come basi di appoggio nella rotta per l’Oriente mantenendo così una dominazione
assoluta nell’Oceano Indiano. Per contenere l’avidità delle altre potenze coloniali e difendere i propri interessi
nelle colonie portoghesi. l’Inghilterra
ha trovato la migliore delle soluzioni:
essa ha difeso i diritti della sua “semicolonia".
È per questo che, per esempio, il
Portogallo ha concesso ad un’impresa
privata, doniinata da interessi inglesi,
dei diritti sovrani su un’estensione corrispondente al 17% del territorio del
Mozambico.
Di fatto, il Portogallo non è stato
che il guardiano, talvolta invidioso,
delle risorse umane e materiali del
proprio paese, al servizio dell'imperialismo mondiale ». (Dal « Manifesto »
3) O dobbiamo dire che i partiti sono reticenti o più che reticenti verso
queste richieste di libertà e altri diritti sociali? Senza fare di ogni erba un
fascio, io direi che c’è reticenza. Ripetiamo rapidamente gli obbiettivi diretti degli otto referendum: Concordato,
giustizia militare, stampa, televisione,
articoli del codice penale. La liberazione da quelle leggi permetterà dei passi
avanti alla società. Richiamo l’attenzione sul referendum che vuole l’abolizione dei privilegi delle corporazioni
dei giornalisti, privilegi che sono una
beffa per la libertà di stampa. È forse
per questo che la quasi totalità dei
giornali ha adottato una censura feroce su tutto quanto riguarda gli otto
referendum? Una prova di più della
necessità di far saltare la corporazione.
Uomini politici, e pastori, rispondono sovente: aspettiamo dopo il 12
maggio. E non sai discernere nei vari
casi quanto c’è di imbarazzo, gentilezza, accondiscendenza e farisaismo. Secondo loro deve essere qualcosa come buon senso. Qual buon senso dovrebbe lasciare un po’ più di un mese
per la raccolta delle firme, e dovrebbe
suggerire che in Italia non ci sono
500.000 persone abbastanza mature per
firmare senza traumi e confusioni.
500.000 o 700.000 sono tanti e sono pochi secondo i mezzi che si impiegano.
Io credo che i lettori di questo giornale siano sufficientemente maturi, e
che lo siano gli ambienti in cui vivono
come le Valli. Perché si chieda la raccolta delle firme, subito, vincendo la
pigrizia propria e altrui. Se non si arriverà a raccogliere tutte le firme necessarie, sarà pur sempre una affermazione importante in un momento in
cui qualcosa si muove in Europa. Ma
non si dica sempre: c'è tempo. Passata la festa gabbato lo Santo.
Se si arriverà io spero, ed auguro
anche a loro, che i partiti che dicono
di battersi per la libertà si batteranno per gli otto referendum e per i loro
contenuti come si battono oggi per il
divorzio, e che il PCI, che è contro gli
otto referendum, come era contrario a
questa battaglia per il divorzio, darà
la prova di sapersi piegare una seconda volta dando battaglia anche in loro
favore.
Intanto attendiamo alla prova coloro che hanno assicurato: dopo il 12
maggio.
Gustavo Malan
iiiiiiiiiimiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiim
Vicende di G. Marconi
(segue da pag. 1)
stanza di un pastore che — visto che
almeno anagraflcamente era ancora
protestante — voleva visitarlo. Comunque, fosse bene o fosse male non
so, il Signore lo sa, Malaparte non
stette al gioco, e per finire combinò
post mortem quel tiro di sapore beffardo di lasciare la sua villa di Capri
ai cinesi di Mao.
Ci sarebbe da scrivere un libro, su
questo argomento penoso — ma dai
risvolti almeno curiosi — delle « conversioni » dei ’’vip” nazionali al cattolicesimo, e sul tipo di intimidazione
esercitato contro ogni protestante che
tendeva ad emergere. Credere che oggi
le cose siano molto cambiate è illusorio, anche se nuove forze emergono
dalla società italiana ed esprimono esigenze di pluralismo, di libertà: siamo
il paese nel quale la gente che conta
è «più eguale», e noi protestanti siamo — almeno per la Costituzione —
degli eguali e basta. Non ce ne lamentiamo, anzi!, ed apriamo quella radio
che — ci dissero da bambini — aveva
inventato il grande italiano Guglielmo
Marconi, e ascoltiamo tanti discorsi
edificanti sul matrimonio indissolubile
minacciato dagli increduli; Marconi,
lui che credeva fortemente, trovò una
santa scorciatoia e non divorziò. Annullo, passo e chiudo.
L. S.
4
,ì
-jf Hanno collaborato a questo numero: F. Davite, L. Coisson, R. Coisson, G. Gardiol, E. Geme, S. Rostagno, G. Tourn, L. Viglielmo.
Direttore responsabile: GiNO Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 • 8/7/1960
Coop. Tip. Subalpina - Torre Pellice (Torino)