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ECO
BIBLIOTECA VALDESE
10066 TORRE PEIL ICE
DELLE VALU VALDESI
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 109 - Num. 41 ABBONAMENTI ( L. 3.500 per l’interno Sped. in abb. postale - I Gruppo bis/70 1 TORRE PELLICE - 13 Ottobre 1972 I
Una copia Lire 90 L. 4.50U per resterò Cambio di indirizzo Lire 100 I Amm.: Via Cavour, 1 bis - 10066 Torre Pollice - c.c.p. 2/33094 |
La sentenza di Mattmark:
assolti gli imputati, condannate le vittime
Verso la renubbica
"insto che calpestate il lom... '«WS.ni clericale?
Non ci vuole molto a indignarsi
per la recente sentenza della corte
d'appello svizzera di Sion che ha
assolto gli imputati della catastrofe di Mattmark (una valanga
travolse sette anni fa alcune baracche situate in zona pericolosa
sotto il ghiacciaio di Allalin, uccidendo 88 lavoratori in gran parte
stranieri — 56 erano italiani) e ha
condannato i congiunti degli operai e manovali sepolti dalla neve
a pagare la metà delle spese processuali. Il tribunale di Sion ha
così trasformato « le vittime in
colpevoli » — come giustamente
afferma un comunicato del sindacato unitario (Cgil, Cisl, Uil) degli
edili — e ha dimostrato « assoluta
mancanza di obiettività e indipendenza rispetto agli interessi della
classe imprenditoriale ». In che
senso? Lo spiega « La Stampa »
(del 7 ottobre scorso), ricordando che « dietro le baracche schiantate dalla valanga cera la costruzione di una diga; e dietro la diga
cerano gli interessi di impresesvizzere di grossissimo calibro.
Dunque, grandi capitali... » e, in
Isvizzera come altrove, grandi sopraffazioni.
Oltre alle innumerevoli vittime
dell’ingiustizia che popolano la
terra, sembra crescere nel nostro
tempo anche il numero delle vittime della giustizia. I giudici di
Sion hanno completamente ignorato la documentata requisitoria
del pubblico ministero Lanwer,
secondo il quale la tragedia era
prevedibile e gli imputati responsabili di « omicidio colposo per
negligenza »; e hanno infierito con
ottusa brutalità contro i familiari
delle vittime, cioè contro chi aveva già perduto quanto di più prezioso possedeva: la vita di una
persona amata. Di fronte a una
sentenza come quella emessa dal
tribunale di Sion, si fa strada la
convinzione morale prima che giuridica che qui giustizia non è stata fatta, o meglio è stata fatta, ma
è una giustizia di classe (così qui
la si deve chiamare: e come, altrimenti?), cioè la giustizia dei forti contro i deboli, dei ricchi contro i poveri, dei superiori contro
i subordinati, e nel caso specifico
anche degli svizzeri contro gli
stranieri; la giustizia di coloro che
« bramano di veder la polvere della terra sul capo dei miseri, e violano il diritto degli umili » (Amos
2, 7).
Indignazione, dunque, per una
sentenza iniqua (per quante ragioni legali in suo favore si possano eventualmente addurre) e cinica fino all’inverosimile. Ma lo sdegno non basta. Siamo certi che
per quanto riguarda noi evangelici, l’ACELIS (Associazione delle
Chiese evangeliche di lingua italiana in Isvizzera) farà i passi necessari per manifestare concretamente alle vittime della doppia
sciagura, « naturale » e legale, una
solidarietà non solo verbale, invi-,
tando anche le chiese svizzere ad
associarsi alle iniziative che a questo scopo saranno prese. Ma oltre a pronunciare una energica parola di denuncia e riprovazione e
a promuovere atti di solidarietà
effettiva, quindi non solo di simpatia ma di partecipazione, occorre ricercare su questa triste vicenda il giudizio della parola di Dio.
Non c'è soltanto il giudizio del tri
bunale di Sion e neppure soltanto
il giudizio nostro. C’è, decisivo
perché vero, il giudizio di Dio.
E’ un giudizio che — come è
noto — certi profeti nell’Antico
Testamento (Amos in particolare)
e Giacomo nel Nuovo Testamento
formulano con lucidità e rigore
impressionanti;
« Essi (chi? quelli che piegano
la giustizia ai loro interessi e opprimono gli umili che non si possono difendere) odiano colui che
giudica rettamente e hanno in orrore colui che dice la verità. Perciò, visto che calpestate il povero
ed esigete da lui donativi di frumento, voi fabbricate case con
pietre ben squadrate ma ñon le
abiterete; piantate vigne deliziose
ma non ne berrete il vino » (Amos
5, 10-11).
Cioè: poiché il diritto non è praticato ma calpestato, poiché non
si fa giustizia al povero ma gli si
fa torto, poiché l’ordine del Signore è infranto e regnano il disordine e la prepotenza dei signori, ecco che Dio fa fallire i loro
piani: essi non abiteranno le belle case che hanno edificato opprimendo e sfruttando. Dio li ferma
nella loro corsa versò un benessere costruito sull’ingiustizia. Essi
hanno programmato un avvenire
opulento, ma Dio non glie lo farà
vivere. Tra loro e il loro progetto
c’è di mezzo il giudizio di Dio. Loro possono ignorare Dio ma Dio
non li ignora: li osserva e, raggiungendoli col suo giudizio, li
blocca. Il frutto delle loro fatiche
è vano perché non hanno operato
nel Signore ma Contro il Signore.
Il loro piano va in fumo. E’ lo
stesso pensiero che Giacomo
esprime quando parla del « vo
stro oro » e del « vostro argento »
ormai « arrugginiti » (5, 3), cioè
inservibili. Le ricchezze accumulate con Tingiustizia, l’opulenza costruita con l’oppressione non assicurano alcun futuro a chi le detiene; Se tale è la nostra ricchezza, e
tale la nostra opulenza, siamo
senza futuro.
Ecco il giudizio pronunciato da
Amos sulla nostra società nella
misura in cui vi accadono fatti
come la sentenza di Mattmark.
Un mondo come il nostro in cui
il diritto degli umili viene sovente violato sul piano legale e sistematicamente conculcato sul piano istituzionale non può durare a
lungo: Dio non gli dà avvenire.
Non si costruisce il futuro a spese dei poveri, questo dice Amos
da parte di Dio e questo va detto,
creduto e praticato oggi, se vogliamo avere un domani, e non perire prima. Questo vuol dire, concretamente, che l’unico avvenire
possibile è un avvenire di ravvedimento: « Odiate il male, amate
il bene, e alle porte stabilite saldamente il diritto..Forse l’Eterno,
l’Iddio degli eserciti, avrà pietà...»
(Amos 5, 15).
« Forse »: vudf dirè che, in una
situazione come la nostra, non si
può dare nulla per scontato. Non
è scontato il nostro ravvedimento
e non lo è neppure — affermazione rara nella Bibbia — la misericordia di Dio . Potrebbe accadere
che noi non ci ravvediamo ma
continuiamo a costruire il futuro
a spese dei poveri e che prossimamente non la misericordia ma
« Vira di Dio si riveli dal cielo
contro ogni empietà ed ingiustizia degli uomini » (Romani 1, 18).
Paolo Ricca
Sul problema del divorzio, che è solo
un sottoproblema — anche se di forte
entità — della questione del Concordato, « L’Espresso » ha pubblicato due
importanti interviste, nei suoi numeri
del 1° e deH’8 ottobre.
La prima era con l’on. Loris Fortuna,
il quale dopo aver deplorato l’intervento arrogante del pantefice e l’ossequiente acquiescenza del capo del nostro Stato, nel colloquio vaticano, e dopo aver previsto, corn’è stato poi puntualmente confermato, il tattico possibilismo comunista di fronte alle esigenze della "forza" cattolica, ha soprattutto attirato l’attenzione sulla posizione
della de, che « si muove lungo tre linee concentriche»: 1) La maggioranza
antidivorzista dc-msi: in parlamento
ci sarebbero i voti per abrogare in tre
mesi la legge sul divorzio, senza ricorrere all’incognita del referendum; si
tratta però di una maggioranza da verificare, e quand’anche non emergessero troppi franchi tiratori .democristiani, come potrebbero gli altri parti-'
ti di governo continuare a dare il loro
appoggio, dopo una clamorosa e decisiva collusione fra democristiani e fascisti? Questa linea improbabile serve
come minaccia e pressione, come nella
passata legislazione ha funzionato la
Ai lettori
Avvicinandosi il memento del rinnovo degli abbonamenti, ricordiamo
che, rimanendo immutàto il canone
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fin d’ora per ogni offerta che ci verrà
inviata: segno di solidarietà — magari nel dissenso — ci aiuterà à niantenere il ritmo attuale, pur lioiì avendo voluto ritoccare, quest’anno, il canone.
L’Eco - La Luce
Presbiteriani e Congregazionaiisti
per formare ia CHiESA RiFORMATA RNITA
SI uniscono
L’ultimo passo, conclusivo, per l’unione completa delle Chiese Presbiteriane
e Congregazionaliste dell’Inghilterra e
del Galles è stato compiuto solennemente a Londra il 5 ottobre.
La lunga trattativa per l’unione si è
risolta con la proclamazione dell’unità
delle due Chiese e con l’assunzione del
nuovo nome di « United Reformed
Church ».
Alle dieci del mattino di giovedì 5 la
vastissima Central Hall di Westminster
ha accolto le centinaia di Delegati, Pastori e Laici delle due Chiese per la
solenne Assemblea Generale convocata
a dare la definitiva ratifica all’unione.
Assieme ai delegati c’erano i rappresentanti delle Chiese Presbiteriane e
Congregazionaliste di varie parti del
mondo e di altre .Chiese sorelle, fra gli
altri l’Arcivescovo’ di Canterbury e il
Presidente dell’Alleanza delle Chiese
Riformate nonché un rappresentante
del Governo di Sua Maestà la Regina.
L’Assemblea si è aperta con un Culto presieduto dal Rev. C. S. Buckingham, Presidente delle Chiese Congregazionaliste d’Inghilterra e del Galles.
Subito dopo il Cultó, il Presidente delle Chiese Congregazionaliste ed il Mo
Un passo decisivo verso le trasmissioni
televisive evangaliclie?
Secondo informazioni pervenute dai responsabili della RAI-TV, la lunga
attesa dell'Inizio delle trasmissioni televisive protestanti páre volgerà davvero
al termine, é si ha infine un punto di riferimento preciso, anche se non immediato.
La prima trasmissione avrà luogo il 4 gennaio 1973, e la rubrica avrà scadenza settimanale: ogni giovedì, alle ore 18,30, sul II Programma.
Il piacere per questa decisione è mitigato dalla constatazione che il tempo attribuitoci, che doveva essere secondo i progetti iniziali di mezz'ora, è stato
dimezzato; inoltre pare che i fondi a disposizione siano assai limitati, il che
vorrà dire che scarseggeranno i "filmati" e abbonderanno i programmi "in
studio", forzatamente meno vivaci e variati.
C'è da augurarsi che di definitivo, nella decisione ora comunicata, ci sia
solo il fatto che alla trasmissione si dà il via, e la data d'inizio. Per il resto, ci
auguriamo che alla rubrica sia concesso il massimo respiro, e intanto rivolgiamo l'augurio fraterno a chi dovrà ora intensificarne la preparazione.
deratore della Chiesa Presbiteriana
hanno dato lettura della duplice dichiarazione impegnativa da parte delle due Chiese, la cui frase centrale dice: « dichiarano (le rispettive Chiese)
di formare un’unica Chiesa col nome
di Chiesa Riformata Unita in Inghilterra e nel Galles » e conferiscono nella
medesima tutti i loro membri e i pastori, considerando l’Assemblea in corso come la « Prima Assemblea Generale » della Chiesa Riformata Unita.
Le due dichiarazioni, alle quali si aggiungeva una dichiarazione comune
dei Segretari Generali delle due Chiese, per analoga conferma sotto l’aspetto amministrativo, sono state votate
all’unanimità, per cui non è stata necessaria una verifica del quorum che
richiedeva il voto positivo di almeno
i tre quarti dell’Assemblea. Bisogna
spiegare che un certo numero di Chiese Congregazionaliste, le quali sono costituzionalmente molto gelose deH’indipendenza di ogni Comunità, avevano
preventivamente rifiutato di aderire al
progetto di unione e continueranno, almeno per qualche tempo a rimanere
separate, nel timore che l’unione con i
Presbiteriani rechi, nella nuova Chiesa, un’eccessiva influenza sinodale. È
anche vero però che ben 112 Chiese
Congregazionaliste che non avevano
dato la loro adesione prima della conclusione delle trattative e che pertanto sono rimaste escluse dalla prima
Assemblea, hanno avuto un successivo
ripensamento ed hanno già proposto
la loro adesione per la seconda Assemblea che dovrebbe aver luogo nel maggio del ’73. Nell’attesa di queste adesioni e di altre che certamente segui
Ernesto Ayassot
minaccia del referendum. 2) La seconda linea è appunto la rinnovata minaccia del referendum, che è veramente
singolare sia così temuto dalle sinistre
e anche dai laicisti. 3) La terza linea
d’azione è il ricorso alla Corte Costituzionale. Per quanto sembri grottesco
che,, a pochi mesi dal suo pronunciamento sulla costituzionalità della legge
istitutiva del divorzio, la Corte possa
rimangiarselo, quebta possibilità sussiste. La scorsa votazione era passata
per 8 sì contro 7 no; e ora la situazione è cambiata e sta cambiando ancora, all’interno della Corte Costituzionale: se n’è andato il presidente Branca, è scaduto il mandato di Fragali,
sta per scadere quello, di Mortati, e il
• presidente Leone deve nominare due
nuovi giudici; si comprende la delicatezza di queste nomine e l’indelicatezza — si fa per dire — dell’intervento di
Paolo VI. « Questo è il vero pericola
— conclude Loris Fortuna — e non
h quello del referèndum. Una operazióne
di regime a livello della Corte eostituzióndle, come a livello di trattative "diplomatiche” tra lo Stato e la Chiesa, ci
trasformerebbe definitivaménte in una
repubblica clericale. ,Al punto in cui
sono arrivate le cose, soltanto il referendum popolare può tagliare questo
nodo. Bisogna fare il referendum, e
vincerlo ».
La seconda intervista è con Fon. Nilde JoTTi, incaricata del pei per i problemi del diritto di famiglia e dei rapporti matrimoniali. Essa ha sostanzialmente confermato che, dato che « il
cattolicesimo ha una: parte rilevante
' nella storia d'Italia, e ciò non è privo di
conseguenze », per il suo partito le posizioni di principio devono tener conto
della realtà dei fatti, delle forze in canipo. Si deve cercare di evitare il referendum perché « equivarrebbe a lanciare l'unità fra Almirante e i suoi seguaci
e la De e sarebbe un'impresa estremamente rischiosa. Meglio dunque provare la via della trattativa. Se poi questa
strada fallisse e si dovesse per forza
arrivare al referendum, state tranquilli che il partito comunista italiano terrà fede ai suoi impegni, così come vi
tenne fede quando in Parlamento fu
discussa e messa ai voti la legge Fortuna. Noi allora votammo tutti, senza
una .sola defezione. Lo stesso faremo se
ci sarà il referendum ». Ma se, come
spera il pei, il referendum non ci sarà,
qual è la piattaforma della "trattativa”? E qui, sostanzialmente, si accetta
— come accennavamo due settimane
fa — la soluzione del doppio regime
matrimoniale, civile (con possibilità di
divorzio) ed ecclesiastico (concordatario, antidivorzista). Per ragioni tattiche
il pei è dunque pronto a rinunciare a
una parte della giurisdizione che lo
Stato, attraverso il voto del Parlamento, ha avocato a sé sulla questione matrimoniale in sede civile. I comunisti
de « Il Manifesto », con un articolo intitolato Revisionisti, anche del Concordato, hanno commentato (5.10.72):^
« Una posizione come quella dèi Pd
equivale in sostanza a una presa di posizione che non è — cóme si pretènde
— aperta alla comprensione del rhondo
cattolico, ma chiusa alle sue córrenti
migliori, le sóle con le quali è possibile
pensare di costruire un móvimento rivoluzionario. In questo senso soprattutto essa ci appare grave; è la ennesima
conferma di come il Pei intenda il concetto gramsciano di formazione di blocco storico; come un accordo al vertice
fra istituzioni per un programma minimo comune ».
Ma non si tratta di un problema di
tattica, ricorda Giorgio Girardet nell’articolo di fondo I piedi di argilla su
« Nuovi tempi » dell’8.10.’72. Egli sottolinea « l'incredibile complesso d'inferiorità con cui le forze “laiche" guardano al fatto religioso e alle istituzioni che lo rappresentano, senza domandarsi se per caso esso non sia un colosso dai piedi di argilla È vero che il
Vaticano dispone di un patrimonio ìrnmenso é di capitali ingenti investiti in
tutto il mondo; ma in una valutazione
puramente economica esso non è, di
fronte ai grandi imperi mondiali, che
una potenza di secondo ordine, incapace, nonostante le apparenze, di un’azione centralizzata, e inceppata da strutture arcaiche e da una mentalità feudale. Il fondamento del potere economico, e più ancora politico del Vatica
Gino Conte
(continua a pag. 3)
(continua a pag. 3}
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pag. 2
N. 41 — 13 ottobre 1972
Padre nostro
UNA COLLANA DI PUBBLICAZIONI EDITA DA HERDER
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Da oltre un anno a Sanremo — vi era stata in precedenza una pluriennale esperienza a Vallecrosia — è in atto il servizio di "Voce amica”:
chiamando un numero telefonico, si può ascoltare un breve messaggio
biblico, preparato e registrato a nuovo ogni giorno; è un ministero curato
dal pastore Roberto Nisbet, che anche nell'ultimo Sinodo ha mostrato
quanto conservi la passione dell’evangelizzazione; talvolta gli si avvicenda
l’anziano Lino de Nicola: iniziamo la pubblicazione di una sua meditazione sul "Padre nostro".
Con queste parole incomincia la preghiera che il Signor Gesù Cristo ci ha insegnato, e che noi dobbiamo usare, a preferenza di tutte le altre, nelle nostre relazioni con Dio. Essa è la preghiera perfetta, ed è chiaro che non può essere stata inventata
dagli uomini, perché contiene tutta la mente di Dio. Questo appare evidente incominciando dalle prime parole: « Padre nostro ». Fino alla venuta del Signof Gesù, questo modo di pensfire..,
a Dio era poco usato, e si trova nell’Antico Testamento quasi soltanto nel salmo 89 e nella parte più recente del libro del profeta
Isaia (cap. 63 e 64). Soltanto il Signore Gesù ha rivelato la grande realtà della paternità di Dio, cioè che Dio non ha soltanto
creato il mondo, ma lo sostiene ad ogni istante con l’opera del
suo amore e della sua potenza, così che gli uomini possono e debbono riconoscere in lui il loro primo e vero padre: padre non di
uno solo, non del solo Signore Gesù Cristo, ma di tutti quelli che,
credendo in lui, si uniscono a lui e diventano in lui figli del Padre comune. E questa conoscenza della paternità comune deve
far nascere negli uomini la coscienza della loro fratellanza, li
deve spingere a sentirsi uniti, a non lavorare solo per sé stessi, a
non pensare di raggiungere individualmente il bene promesso,
rna a sapere che la redenzione è un bene comune, che nel Regno
si entra tutti insieme e non ciascuno per conto proprio. Questo
sentimento di solidarietà ci deve essere sempre talmente presente da non permetterci mai di chiedere alcuna cosa, che a noi paia
buona, soltanto per noi, ma sempre anche per i milioni di nostri
fratelli che nello stesso momento chiedono al Padre comune la
grazia necessaria, invocandolo come Padre nostro.
Lino de Nicola
LA BIBBIA NON LETTA
Un predicatore di vendetta
ABDIA
Anche se parliamo di Abdia come
dell'autore di un « libro » della Bibbia,
rimane sempre un po’ difiìcile chiamare « libro » i 21 versetti che vanno sotto questo nome e che ne fanno lo scritto più corto delTAntico Testamento.
Sul conto di Abdia c’è poco da dire,
perché non se ne sa altro che il significato del nome,, che vuol dire « Servo di Dio » (servo di lavè).
Quello che . però è interessante, prima di dir qualcosa dello scritto, è ricordare il perché della sua profezia
contro il popolo di Edom.
ANTICHI RANCORI
tra parenti
Innanzi tutto: chi erano gli Edomiti? Erano le popolazioni che occupavano la zona montagnosa di Seir, che si
estendeva verso mezzogiorno, dalle
sponde del Mar Morto al golfo Eiamitico (oggi golfo di Aqaba). Erano parenti degli Israeliti in quanto costituivano la discendenza di Esaù. Tipico
esempio di una di quelle rivalità tra
consan^inei, che si trasmettono di
generazione in generazione, come quella, non meno secolare, tra Israeliti (discendenti di Isacco - Israele) e Arabi
(progenie di Ismaele). I discendenti dei
due fratelli rivah; Giacobbe ed Esaù,
continuarono ad odiarsi di padre in figlio. Uno dei tanti esempi di questa
feroce avversione lo possiamo trovare
già nel secolo IX, al tempo del re Joram, quando i Giudei ebbero a soffrire saccheggi e devastazioni da parte
di quelle tribù rivali, alleatesi agli Arabi (II libro delle Cronache 21; 16-17).
Nel nostro caso la situazione fu ancora più grave. Infatti quando i Babilonesi assediarono, presero e distrussero Gerusalemme nel 586 a. C. gli
Edomiti, insensibili ad ogni sentimento di salidarietà, derivante dalla consanguineità con i loro cugini, si allearono al nemico, gettandosi come sciacalli sulle popolazioni della Giudea, per
terminare di depredare e distruggere
il poco che era sfuggito alla furia dei
Babilonesi. Il salmo 137 (vers. 7) riferisce che, allo spettacolo della presa
di (jerusalemme, essi esclamavano;
« Spianatela! Spianatela fin dalle fondamenta! ». Abdia aggiunge che si appostavano nei luoghi di passaggio obbligato « per massacrare i fuggiaschi »
e « per tradire i superstiti » (v. 14).
Che l’odio inveterato fosse cordialmente contraccambiato e che il desiderio della vendetta per ogni oltraggio
subito fosse più che mai vivo, lo palesano non poche pagine della Bibbia:
Geremia 49: 7-21; Lamentazioni 4: 21;
Ezechiele 25; 12-14; 35: 15; Amos 1: 12;
Gioele 3: 19 ecc...
Una pagina molto triste nella storia
della Bibbia e tutt’altro che edificante, soprattutto perché non isolata! Ma
la Bibbia, che non vuole alterare la
verità, riferisce anche le cose brutte
che persino gli « eletti » possono fare...
quando dimenticano di essere « eletti ».
tare contro le tribù di Edom, per proclamare contro di loro la guerra santa (v. 1). Edom doveva pagare — occhio per occhio, dente per dente — le
sofferenze che aveva inflitto ai Giudei,
già tanto provati dalla terribile invasione babilonese. Al massacro si risponderà col massacro: « A cagione
della violenza fatta al tuo fratello
Giacobbe, tu sarai coperto d’onta e sarai sterminato per sempre ». E poiché
la regione di Edom è montagnosa, il
profeta esclama: « Quand’anche tu facessi il tuo nido in alto come l’aquila,
quand’anche tu lo ponessi fra le stelle,
io ti trarrò giù di là, dice l’Eterno ».
Non c’è gran che di religioso in questi versetti, se non la certezza di combattere, e di invitare a combattere, per
una causa che viene identificata con la
causa dell’Eterno, in vista di un trionfo che si concepiva come il trionfo dell’Eterno: «dei liberatori saliranno sul
monte di Sion, per giudicare il monte
di Esaù; e il regno sarà dell’Eterno ».
COMPRENDERE PER GIUDICARE,
GIUDICARE PER IMPARARE
ARALDO DELLA
«GUERRA SANTA»
Ora cosa sappiamo di Abdia, in queste circostanze? Egli afferma di avere
avuto una visione, nella quale aveva
ricevuto dall’Eterno l’ordine di profe
Evidentemente non possiamo giudicare queste pagine col metro del Vangelo! Sono di circa seicento anni prima che un discendente di quelle tribù feroci e vendicative percorresse le
medesime contrade della Giudea, e le
stesse strade di Gerusalemme, predicando l’amore per i nemici e il perdono delle offese.
Abbiamo a che fare con gente esasperata, nella quale la passione per la
patria straziata prende spesso il sopravvento su qualsiasi altra considerazione e, qualche volta, anche sui sentimenti religiosi, quali che si potessero
avere in quei tempi ancora così lontani dalla rivelazione definitiva del Messia.
Né avremmo noi tutte le carte in regola per erigerci a giudici, in quanto
persino noi, che abbiamo la parola del
Cristo, lasciamo così spesso che le passioni politiche caccino in seconda linea il sentimento religioso e l’amore,
non soltanto per i nemici, ma addirittura per i fratelli. Quale lezione possiamo imparare dalla lettura di questo libretto? Direi che, in primo luogo,
esso ci insegna (dovremmo saperlo
ma...) che l’odio genera sempre odio, e
che la vendetta porta sempre con sé il
germe di future vendette. La violenza,
compiuta da individui o da popoli, finisce sempre per essere ripagata con
la violenza.
In secondo luogo potremmo notare
quanto sia pericoloso per il credente
lasciarsi prendere dalle passioni politiche, magari con l’alibi che le si fa
coincidere con la « causa delTEterno »
e che concorrono allo stabilimento, o
almeno al progresso, del Suo Regno.
Passare dalla avversione per una idea,
all’odio o al disprezzo per chi la professa, può capitare anche ad un credente convinto, come capitò ad Abdia.
E sommamente difficile combattere
una causa senza diventare nemici di
chi la sostiene e, odiando l’offesa, si
finisce per odiare l’offensore anche se,
invece di essere Abdia, che viveva sotto la legge del taglione, si è credenti
che vivono o dovrebbero vivere) sotto
la legge del Maestro che diceva: « Amate i vostri nemici e pregate per quelli
che vi perseguitano, affinché siate ffgliuoli del Padre vostro che è nei cieli »
(Matteo 5: 4445).
Ernesto Ayassot
Ptr i 3S0 ami dalla Da PrapagaBda Hda
In una serie di grossi tomi sarà ritracciata con metodo che si vuole scientificamente critico la vicenda grandiosa delle missioni cattoliche dalla fondazione
della Congregazione de Propaganda Fide, nel 1622 - Il primo affronta seriamente
con questo metodo più la missione fra i pagani che quella in terre eretiche e
scismatiche, che pure in origine fu forse prevalente
Preambolo
« Per commemorare degnamente i
350 anni di vita della Sacra Congregazione DE Propaganda Fide o; come si
chiama oggi] dopo il Concilio [Vaticano II] per /'Evangelizzazione dei Popoli e l’opera da essa svolta con intelletto ed amore durante tre secoli e
mezzo in grandissima parte del mondo, non si è ravvisato altro mezzo più
adatto, in un tempo di critica e di contestazione, che la descrizione scientifica della sua storia... D’altra parte, però, vien fatto di dontandarsi se non sia
superfluo, oggi nel clima ecumenico
postconciliare, rievocare tante vecchie
ostilità e intollerabilità tra le Chiese,
malintesi e controversie, nelle quali la
Sacra Congregazione de Propaganda Fide fu, suo malgrado, coinvolta “ex officio", ma vi seppe dare prova di sano,
sereno e saggio equilibrio.
A questa domanda rispondiamo che
non^ si tratta qui affatto di riesumare
le "vexatae quaestiones" d’un tempo,
quanto piuttosto di contribuire — ci
sia consentito pensarlo — a rinnovellare, con l’oggettiva presentazione della verità storica, anche nei suoi lati
oscuri, la disposizione a promuovere
gli incontri ecumenici per superare, finalmente, le antiche tensioni e gli inveterati contrasti ».
Con queste ed altre parole nobilissime e significative Edoardo Pecoraio,
sotto-segretario della « Sacra Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli ossia de Propaganda Fide » introduce il primo volume di 765 pagine
edito da Herder (Freiburg) della « descrizione scientifica » della storia della
Propaganda Fide. Sono 22 saggi critici
di indiscutibile livello scientifico che
trattano vari aspetti della storia della
«Propaganda Fide» nei primi 80 anni
di attività (fino al 1700) nel campo missionario.
legio apostolico con a capo Pietro, crediamo che il Signore ha affidato tutti
i tesori della Nuova Alleanza, per costituire l’unico Corpo di Cristo sulla
terra, al quale bisogna che siano pienamente incorporati tutti quelli che
già in qualche modo appartengono al
Popolo di Dio... Per “movimento ecumenico" si intendono le attività e le
iniziative che, a seconda delle varie
necessità della Chiesa e opportunità
dei tempi, sono suscitate e ordinate a
promuovere l’unità dei Cristiani, come
sono, in primo luogo, tutti gli sforzi
per eliminare parole, giudizi e opere
che non rispecchiano con equità e verità la condizione dei fratelli separati e
perciò rendono più difficili le mutue
relazioni con esse; poi il "dialogo" avviato tra esponenti debitamente preparati, nel quale ognuno espone più a
fondo la dottrina della propria comunità e ne presenta con chiarezza le caratteristiche... Tutte queste cose, quando con prudenza e costanza sono compiute dai fedeli della Chiesa cattolica
sotto la vigilanza dei Pastori, contribuiscono a promuovere l’equità e la
verità, la concordia e la collaborazione, la carità fraterna e l’unione... ».
Ovviamente, osserva il Decreto, Topera individuale dei singoli sul piano
ecumenico, pur essendo distinta « dall’iniziativa ecumenica » non è in contrasto con lei.
Clima
ecumenico
La mia non facilmente superabile
componente « barbetta » mi ha sempre
reso ostica questa ^pressione: clima
ecumenico. Ho semj^e avuto l’impressione di un clima ospedaliero: sguardi compunti, voci basse, incedere in
punta di piedi, pigiami accuratamente tesi a nascondere le miserie di un
corpo sconquassato; — parole, parole,
tante parole sussurrate dai ricoverati
per sapere, sapere, sapere; — parole,
poche, poche parole in punta di forchetta pronunziate dai signori medici,
per dire tutto, cioè nulla; — atmosfera
rarefatta: non troppo caldo, non troppo freddo; cibo misterioso e sostanzioso che si può digerire facilmente
senza stancare cervello e intestino. Un
clima esoterico dove regnano, sicuri e
senza dubbi, gli interpreti, gli infermieri (sanno decifrare gli oracoli degli dei
in camice bianco).
Cos’è dunque questo "ecumenismo"?
Nel capitolo primo: « Principi cattolici sull'ecumenismo » del « Decreto
sull’ecumenismo » emanato da Paolo
VI, « Vescovo, servo dei servi di Dio,
unitamerite ai Padri del sacro Concilio » Vaticano II, ho trovato il responso e l’interpretazione, l’uno e l’altra
esposti in quel solenne latino veramente latino che non lascia posto ad
equivoci, per cui il buon Dante quando voleva dire « chiaro, intelligibile »
scriveva: « Ma per chiare parole e con
preciso — latin rispuose ».
Ma qui
il dialogo manca
Manca il « dialogo » perché manca
la presentazione della Congregazione
de Propaganda fide sotto tutti i suoi
aspetti, e ciò avviene in nome di un
malinteso o equivoco ecumenismo, la
cui parola d’ordine sembra essere: dimenticare. Perciò in questo ponderoso
e poderoso volume viene studiata e
presentata criticamente l’attività della
Propaganda Fide nel campo missionario così come viene inteso oggi comunemente: la Missione fra i pagani. E
un’analisi, ripetiamo, criticamente condotta, su cui dovremo ritornare — col
consenso del direttore e la pazienza
del lettore —, che chiarisce molti punti oscuri con spietato amore pietoso;
un’analisi attuale oggi, come non mai,
perché mai come oggi il problema dei
rapporti tra «colonialismo e Missioni,
tra sfruttamento dei popoii sottosviluppati e azione missionaria all’insegna di una non bene identificata civiltà cristiana, tra Curia Vaticana e autonomie settoriali è all’ordine del giorno,
E alla storia di quei rapporti questo
volume reca un contributo che permette di dare un giudizio più obiettivo,
denunziando gli errori, ma anche facendo giustizia dì luoghi comuni cari
all’arsenale anticlericale.
Tanto più quindi ci spiace, lo ripetiamo ancora, che questo volume non
ci parli dell’attività missionaria della
Congregazione nei paesi europei, per
il contenimento e la repressione della
Riforma e dei movimenti nati dalla
Riforma.
Perchè
fu anche questo!
Latino preciso
e chiare parole
«Tuttavia i fratelli da noi separati,
sia singoli, sia le loro Comunità e Chiese, non godono di quella unità, che
Cristo ha voluto elargire a tutti quelli
che ha rigenerato e vivificato insieme
per un sol corpo e una vita nuova;
unità che le Sacre Scritture e la veneranda Tradizione della Chiesa apertamente dichiarano. Infatti solo per mezzo della cattolica Chiesa di Cristo, che
è lo strumento generale della salvezza,
si può ottenere tutta la pienezza dei
mezzi di salute. In realtà al solo Col
L’atto di nascita ufficiale della nuova Congregazione per la diffusione della fede (de Propaganda fide) porta la
data dell’Epifania 1622; ed i primi docurnenti — lo osserva malinconicamente il nostro volume — sono espliciti;
specificano ad propagandam Romanae
Sedis fidem (per la diffusione della fede di Roma); e nella Bolla che annunzia la nascita della nuova Congregazione non manca l’applicazione evangelica che non lascia possibilità alcuna di
dubbio: «Un nemico seminò nelle regioni settentrionali delle zizzanie in
mezzo al seme buono, le zizzanie dell’eresia; e così una funesta pestilenza
SI propagò con violenza così da condurre a perdizione un gran numero di
anime; ed ha asservito alla sua tirannide regioni e regni cristiani, con somma offesa ».
L’opera missionaria si estende a tutti i popoli e si esplica in tutte le regioni con un obiettivo chiaramente specificato nel 1623: « ...La conversione de
NOVITÀ’ CLAUDIANA
SERGIO ROSTAGNO
PARLIAMO ANCORA OELLA RIFORMA
(«Attualità protestante» 48)
PP. 30, L. 150
Tre « conversazioni evangeliche » radiotrasmesse da Radio Lugano che
invitano a rimeditare in modo originale ed attuale i temi fondlmentali
de la Riforma protestante. Una lettura corroborante per la « Domenica
i ciau
i dia
I na
editrice CLAUDIANA c.c.p. 2/21641
Via Principe Tommaso, 1 - 10125 Torino
gli infedeli, la riunione degli eretici o
degli scismatici i quali pur credendo
in Cristo sono separati dal suo unico
ovile ». La missione è un campo dove
la « messe biondeggia » e aspetta il
mietitore, specialmente fra « gli eretici
e gli infedeli ».
E la collaborazione dei re e dei principi non si fa aspettare, poiché, come
scrive Metzler nel nostro volume, « in
quel tempo, eretici e scismatici — conformemente alla concezione cattolica —
erano fuori "dalla retta via"; e per la
loro salvezza il loro ritorno alla Chiesa Cattolica era altrettanto necessario
quanto il battesimo per i pagani ».
La Congregazione è quindi perfettamente logica quando chiede al governo francese di intervenire per mezzo
della sua ambasciata nei Paesi Bassi
perché si conceda la libertà di culto ai
cattolici, mentre, contemporaneamente
« elle demandai! aux princes catholiques de chasser tous les "hérétiques"
de leurs pays ». Su questo piano ha pure un particolare significato l’istituzione di cattedre di « teologia dialettica »,
anzitutto nei Collegi che svolgevano la
loro attività nei paesi minacciati dalla
Riforma. Per teologia dialettica — ci
avverte il Metzler — s’intendeva allora
« lo studio della teologia protestante,
ortodossa e islamica particolarmente
nei punti in cui si allontanavano da
quella cattolica ».
Nel 1622 Missioni di Carmelitani,
Agostiniani e Domenicani arrivano nei
vari Stati della Germania; Francescani
e Gesuiti sono a disposizione della
Propaganda fide per l’opera di riconciliazione o riconquista che dir si voglia.
Nel 1624 i missionari gesuiti in Boemia
vantano già il ritorno di sedicimila
anime alla Chiesa di Roma; nello stesso anno missionari gesuiti ad Altona
studiano le hngue nordiche per passare in Danimarca e Norvegia. In Francia i missionari della Propaganda sono presenti ovunque, in modo particolare dov’è più sensibile la minaccia
ugonotta. L’inviato del « duca di Piemonte in Spagna » esulta alla notizia
della nascita della nuova Congregazione, perché spera che molte anime possano giungere alla vera conoscenza di
Dio (è lecito supporre che fra queste
anime ci siano anche quelle dei fedeli
sudditi Valdesi?). Per quanto concerne
il cappuccino padre Giuseppe, eminenza grigia del cardinale Richelieu, non
vi è alcun dubbio: la nuova Congregazione deve costituire uno strumento
prezioso per la soluzione radicale del
problema degli Ugonotti.
Non ci possiamo dilungare, anche
perché questo aspetto dell’attività non
è ignorato in questo volume, anche se
non è studiato. Avremmo molte riserve
da fare « sul sano, sereno e saggio
equilibrio » dell’azione svolta dalla Propaganda; e pensiamo che il mezzo migliore per chiarire gli equivoci sarebbe
stato quello di trattare questo aspetto
del problema, della « Vexata quaestio »
come scrive il Pecoraio; e di trattarlo
con la stessa serietà e obiettività con
cui è affrontato l’aspetto missionario
vero e proprio (le missioni fra i pagani, o i non cristiani, come dir si voglia).
Prendiamo atto, comunque, anche del
continuo richiamo allo spirito nuovo
del Concilio Vaticano II, e ci piace
chiudere questa nostra prima puntata
con le parole che Paolo VI pronunziò
nell’udienza domenicale della folla raccolta in Piazza S. Pietro, il 17 ottobre
1965; parole nuove per lo spirito che
le anima, ma che per il loro contenuto antico mi sembrano giustificare la
permanente ragion d’essere di un nostro dissenso.
Alludendo all’approvazione dello
schema relativo ai rapporti della Chiesa Romana con gli appartenenti alle
religioni non cristiane, Paolq VI esclamava: « ...La legge della carità si allarga e si applica a tutti. Ne daremo noi
stessi, oggi, l’esempio, pregando per i
non cristiani, per quelli specialmente^
che, derivando da Abramo le loro
credenze, hanno una parentela spirituale con la nostra fede: gli Ebrei e i Musulmani. La Madonna vuole certo bene anche a loro, e noi per essi la pregheremo »,
Ma proprio questo ci addolora; non
poterci unire nella preghiera alla Madonna, anche se siamo pronti a riconoscere il tono patetico di questa invocazione: « Oh! Maria, ti preghiamo per
i nostri fratelli cristiani, i quali sono
ancora separati dalla nostra famiglia
cattolica. Vedi, come una gloriosa
schiera fra di loro '[gli Ortodossi] ti
onora nel suo culto con fedeltà ed
amore; vedi, come anche in altri gruppi che così tenacemente vogliono chiamarsi cristiani, ed esser tali, tu sei ricordata ed onorata, e questo ricordo,
questo onore sono come una aurora;
Oh^ tu, pietosissima, chiama con tutti
noi tutti questi tuoi figli alla stessa unità sotto la tua materna e celeste protezione ». (Sono parole di Paolo VI pronunziate il giorno 11 ottobre,
per l’apertura del Concilio Vaticano II). L. A. Vaimal
llliillllllllllllllllllllllllllllllllllllllMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII
Alla redazione di questo numero hanno
collaborato ERMANNO GENRE, ROBERTO PEYROT, JEAN-LOIUS SAPPÉ
l
3
13 ottobre 1972 — N. 41
pag. 3
LA CHIESA E LA SUA MISSIONE NEL MONDO
Il fondo specìalo del programma contro il razzismo dei CEG
Ricordiamo alle comunità e ai lettori l’impegno assunto dal Sinodo
Fra i numerosi ordini del giorno votati dal recente sinodo valdese ve n'è uno relativo al Programma di lotta al
razzismo (PLR) del Consiglio ecumenico delle Chiese, in
cui viene, fra l’altro, ravvisato « uno strumento significativo contro la discriminazione e lo sfruttamento di una razza sull’altra ». Nel contempo, le chiese vengono invitate a
« dibattere e ad approfondire l’argomento » nonché a « contribuire in modo regolare con sottoscrizioni in danaro ».
Con questo intento, valendoci di un documento presentato alla riunione del comitato centrale di Utrecht (riportato sul n. 26 del soepi) desideriamo presentare, in alcune puntate, gli elementi essenziali relativi al Programma, alla storia del « Fondo », ai suoi impieghi, alle reazioni
avute ed ai motivi che impongono la prosecuzione di que
sta azione. Altre notizie, su questo argomento, si possono
avere da due opuscoli della collana (edita dalla Claudiana)
« Attualità protestante », il n. 35 dal titolo « Consiglio ecumenico e lotta antirazzista » e il n. 38 « Sudafrica, la violenza dell’apartheid ».
Per quanto riguarda il secondo aspetto e cioè le contribuzioni in danaro, ricordiamo ai lettori che il «fondo
di solidarietà» del giornale è anche aperto a questo scopo.
Come si può vedere dall’elenco pubblicato qui sotto, si stiamo avvicinando al traguardo di un milione di lire, che invieremo alla Tavola per il reinoltro al C.E.C. Le offerte
vanno inviate al conto corr. postale n. 2/39878 intestato a
Roberto Peyrot, corso Moncalieri 70, Torino.
Presbiteriani e Congregazionaiisti
ingiesi si uniscono per formare
ia CHiESA RiFORMATA UNiTA
STORIA DEL FONDO
Il comitato centrale del CEC riunito
a Canterbury nel 1969, dichiarava, a
proposito del Programma di lotta al
razzismo: « Inviamo un appello alle
Chiese perché non si limitino a fare della carità, ad accordare un aiuto finanziario e a elaborare dei programmi tradizionali, ma che intraprendano — a
costo di sacrifici personali — un’azione
che risponda alle attuali esigenze e favorisca nuovi rapporti basati sulla dignità e sulla giustizia fra tutti gli uomini. Chiediamo loro di diventare sii
artefici di una ricostruzione radicale
della società. Non vi sarà mai giustizia^ nel nostro mondo se non si procederà a un trasferimento delle risorse
economiche per appoggiare la ridistribuzione del potere politico e dare un
senso all’autodeterminazione culturale.
Su questo piano, la comunità ecumenica delle Chiese può avere un’influenza
morale e indicare la via compiendo
un’azione collettiva ».
Quest’azione collettiva compiuta dalla comunità ecumenica delle Chiese si
e concretizzata con la creazione di un
Fondo speciale di lotta contro il razzismo, trasferendo inizialmente la somma di 200 mila dollari (ca. 120 milioni
di lire), pari al 13,6% delle riserve dei
principali bilanci del CEC. E’ stato
inoltre (sempre nel 1969) lanciato un
appello alle Chiese-membro nerché alimentassero il Fondo fino alla concorrenza di almeno 300 mila dollari. E’
stato inoltre proposto: I) di distribuire le risorse del fondo speciale a organizzazioni di gruppi razziali oppressi o
a organi sostenenti le vittime dell’ingiustizia razziale i cui obbiettivi siano
conformi a quelli del CEC; II) di .autorizzare il Comitato esecutivo a designare, su raccomandazione del Comitato^consultivo internazionale, le organizzazioni cui saranno devolute le risorse
dd Fondo.
Concetto fondamentale del Fondo
speciale è quello di una ridistribuzione
del potere (economico, politico, sociale, culturale, ecclesiastico). A Canterbury le Chiese-membro hanno riconosciuto la loro complicità in sistemi
che provocano l’oppressione razziale ed
hanno assunto un nuovo impegno verso la giustizia razziale. Qualche mese
dopo, il Colloquio internazionale di
Notting Hill, patrocinato dal CEC, affermava: « Le Scritture insistono sul
fatto che il diritto comprende la giustizia. Non vi può essere giustizia senza giusta ripartizione del potere (...).
Dio si è manifestato a parecchie rivrese a fianco dei senza-potere, non per
sanzionare la loro impotenza, ma per
assicurare la giustizia (...}. Dio chiama
gli uomini ad amarsi gli uni gli altri,
ma, nel nostro mondo istituzionalizzato, il valore che possiamo immaeinare
più vicino all’amore è la giustizia. Di
conseguenza, riconosciamo questa esigenza. della divisione del potere ».
CRITERI DEL FONDO
Nel settembre 1970, il Comitato esecutivo del CEC ha adottato i seguenti
criteri per il Fondo speciale:
I - Gli obbiettivi delle varie organizzazioni non devono essere in disaccordo con gli obbiettivi generali del
CEC e delle sue varie sezioni e le offerte debbono servire a finanziare delle
attività umanitarie (azione sociale, servizi sanitari, educazione, assistenza legale, ecc.):
II - Le risorse del Fondo saranno
destinate alle organizzazioni che lottano contro il razzismo piuttosto che a
quei servizi sociali che si sforzano di
ridurre gli effetti del razzismo ed il cui
appoggio concerne altre sezioni del
CEC.
Ili - a) I doni devoluti serviranno
in primo luogo a favorire la presa di
coscienza delle popolazioni vittime dell’oppressione razziale e a sviluppare le
loro possibilità organizzative;
b) riconosciamo inoltre la necessità di sostenere le organizzazioni che si
schierano al fianco delle vittime dell’ingiustizia razziale e perseguono gli
stessi obbiettivi.
IV - Non esistono controlli sul modo con cui queste offerte vengono utilizzate, ma esse sono destinate ad essere una delle espressioni delTimpegno
del P.L.R. al servizio della giustizia
economica, sociale e politica che queste organizzazioni appoggiano.
V - a) La situazione in Africa australe è riconosciuta come prioritaria
dato il carattere chiaro e intensivo del
razzismo bianco in queste regioni e la
crescente presa di coscienza degli op
pressi che lottano per la loro liberazione.
b) Nella scelta delle altre priorità,
dobbiamo tener conto delle regioni dove la lotta è particolarmente intensa e
dove l’offerta di un aiuto finanziario
può contribuire ad affrettare la liberazione, particolarmente in quei luoghi
dove i gruppi razziali sono pericolosamente minacciati di sterminio fisico o
di annientamento culturale.
c) Per quel che riguarda le organizzazioni dei paesi abitati da Una maggioranza bianca prospera, noi diamo
seguito alle loro domande nella misura in cui esse non possono indirizzarsi
altrove a causa del loro impegno politico.
VI - Le offerte vengono inviate là
dove esse possono avere la massima efficacia. Non vengono dati doni simbolici a meno che essi non offrano la possibilità di incitare altre organizzazioni a
concedere importanti aiuti finanziari.
Successivamente, nel, settembre 1971,
il Comitato esecutivo del CEC riunito
a Sofia, avendo coi|^lderato i criteri
suddetti, li ha riaffermati.
( continua)
ii,i
Ed ecco l’elenco delle sottoscrizioni
pervenuteci. Siccome abbiamo già occupato
parecchio spazio ci limitùimo ad elencare nomi e cifre, senza indicare la città di provenienza;
L. Magliana L. 2.000; R. Grillo 2.000;
N. P. 5.000; N. N. con simpatia (tre vers.)
15.000; Inno 135 (due vers.) 7.500; Colletta
sala Lingotto 3.500; fam. Caruso (due vers.)
1.000; S. Cornelio 5.000; P. Corbo (tre vers.)
6.000; M. e E. Beìn 15.000; G. Guerrini
5.000; V. Vinçon Vili 2.000; P. Grillo 2.000;
E. G. 10.000; D. Di Toro 5.000; A. Grillo
2.000; G. Laetsch 5.000; E. Martini 10.000.
Totale L. 103.000; prec. 817.825; in cassa
L. 920.825.
SECONDO I PRESBITERIANI DI TAIWAN
E IL CONSIGLIO MISSIONARIO EVANGELICO TEDESCO
Formosa non è nna provincia cinese
ma ha diritto alFantodeterininazione
Il Consiglio missionario evnagelico
tedesco si è associato a una dichiarazione della Chiesa presbiteriana di
Taiwan (Formosa), la quale aveva richiesto l’autodeterminazione politica
ver i 15 milioni di abitanti dell’isola.
Secondo l’opinione di questa che è la
più numerosa delle Chiese protestanti
di Taiwan, 'risola in contrasto con
il parere sia dei dirigenti di Pekino
che di Ciang Kai-Shek — non è affatto
una provincia cinese, ma un paese che
pretende al diritto di autonomia. Il
Consiglio missionario evangelico tedesco, nella sua presa di posizione, ha
pregato il governo federale di adoperarsi « secondo le sue possibilità » affinché questo diritto sia rispettato.
l!lllllli:il!lllllllllllin!!III!!llllllll!mi!llllllllllllllllllllllllllllll
Inquinamento razziale
in tutte le chiese sudafricane
A Città del Capo è stato diffuso un documento su (( Razzismo nelle Chiese sudafricane », preparato da un gruppo di lavoro interconfessionale di cui fa parte anche il prof.
Beyers Naudé, dellTstituto Cristiano Sudafricano di Johannesburg. Risulta che nessuna denominazione cristiana, in Sud Africa, è
totalmente esente da discriminazioni razziali,
che ragazzi di colore siano esclusi da scuole
ecclesiastiche, o che pastori di colore siano retribuiti a un livello inferiore, o che nei culti
vi sia separazione nei posti a sedere, o che
non si tengano servizi di santa cena "misti",
o ancora che negli organi direttivi sia saldamente radicata una prevalenza bianca. Il documento si chiude con l’appello rivolto a
tutti i responsabili, a eliminare i modi molteplici in cui i cristiani di colore sono messi
da parte o tenuti a un livello inferiore.
Illllllllillllllllllllllllllllll!lllllllllllllllllllllllllllllllllllllll||||||
Verso la repubblica
clericale?
(segue da pag. 1)
no sta soprattutto nel consenso di una
certa ideologia religiosa che identifica
tenacemente, nei credenti e nei non
credenti, la verità del cristianesimo con
le strutture delta chiesa. Consenso che
in altri paesi è in via di disgregazione
e che in Italia rimane in piedi perché
a nessuna forza politica di rilievo viene
in mente di contestarlo seriamente,
neppure con i modesti strumenti dei
censimenti e delle inchieste. Esso viene anzi sostenuto con timore e rispetto
dai settori “laici" di destra e di sinistra, a dispetto delle relative ideologie,
quasi che la stabilità della società italiana dovesse essere affidata “per saecula saeculorum” a questo fossile storico ».
Che la Chiesa di Roma sia oggi un
colosso dai piedi di argilla, è vero né
meno né più di ciò che si può e si deve
dire di ogni realtà storica di forte entità: è un’affermazione di fede, più che
una constatazione storica, anche se di
tanto in tanto appare anche nella storia che i piedi d’argilla si sbriciolano.
Non mi sentirei comunque di affermare che la Chiesa di Roma stia oggi sfaldandosi un po’ dappertutto, salvo che
nel nostro feliee-infelice paese. Cosi
come mi pare azzardato parlare del
Vaticano come di un « fossile storico »,
espressione che a mio avviso può va
lere soltanto per lo Stato della Città
del Vaticano, non certo per il centro
organico del Catiolicesimo in aggiornamento: vorrei sapere quale altra
“ideologia” (per esprimerci in questi
termini),-ben meno-‘millenaria, ha la
vigoria e capacità di adattamento e di
assimilazione chen^ta dimostrando il
Cattolicesimo còhtéftporàheó, nelle sue
varie componenti iqüasl tutte complementari. Notato questo, ha però ragione G. Girardet di affermare: « Qui la
classe dirigente italiana paga il prezzo
della sua incultura' religiosa, dovuta a
indifferenza e a 'disprezzo (o a un atavico timore reverenziale?). Per non
aver voluto affrontare alla radice il
fatto religioso e l'suoi rapporti, tutt’altro che necessàri e óbbligatori, col
fatto “chiesa"; per'non aver mai voluto studiare seriamente (e sia pur criticamente) il messaggio evangelico, la
classe dirigente rimane schiava degli
schemi ideologici proposti dalla chiesa
cattolica senza disporre di strumenti
critici per batterla sul suo stesso terreno: Vaticano., guardie svizzere, vescovi, fede, preghiera e Vangelo vanno a
finire insieme nel rpedesimo calderone
“religioso", temuto ed esorcizzato al
tempo stesso.
« Qui si vede l’importanza del movimento che negli ultimi anni si è sviluppato in seno al èuttolicesimo italiano,
non tanto come forza di opposizione
politica, ma come’'riscoperta evangelica di una realtà di chiesa che non attende legittimazioni dall’alto. Mentre
da un lato esso ha riscoperto la libertà nella chiesa (e conduce dall’interno
la sua battaglia conf.ro le sue strutture
evangelicamente deviami), dall’altro
esso propone, a tùfte le forze “laiche",
un riesame di tutta la questione che si
suole chiamare "religiosa”. Non crediamo che esista altra; via che possa evitare al nostro paé^ una nuova spaventosa regressione^ verso un fascismo appoggiato dal potere clericale e che costituisca, al tempo .stesso, il principio
di una nuova libeMà^.
A parte le doverose virgolette ai "laici" (chi è laico? nón ci sono clericalismi di tipo, colore e segno diverso? e
certi accordi non sembrano evidenziare
nella prassi questa paradossale "affinità"?), distinguerei in modo più marcato, nel dissenso cattolico, fra il suo
filone di opposizione politica e quello
di riscoperta evangelica: forse il secondo non può andare senza il primo, ma
accade che il primo vada senza il secondo e allora si pèrde nuovamente di
vista la radice del problema, che G.
Girardet evidenzia giustamente.
Infine, senza dimenticare che non
tutte le nostre chiese hanno veramente
maturato il problema e che non sono
mancati i cedimenti anche ad alto livello, mi pare giusto ricordare in questo contesto che gli organi rappresentativi del protestantesimo italiano sono da tempo avviati con le comunità
sulla via di un ripensamento teologico
che ha già pure segnato tappe concrete
e decisioni pratiche, tali da non giustificare alcun complesso d’inferiorità di
fronte al dissenso cattolico, anche nelle sue componenti più seriamente cristiane. E qualche "laico”, qua e là, lo
ha notato. G. C.
(segue da pag. 1)
ranno, la nuova Chiesa è costituita da
circa 1.850 Comunità, tra grandi e piccole, oltre ad un certo numero di gruppi di minore entità numerica non organizzati in Chiesa vera e propria e
visitati dal pastore della Chiesa viciniore. Si può calcolare che la nuova
Chiesa conterà presto duemila Comunità, ma bisognerà aspettare la prossima Assemblea per conoscere anche il
numero dei membri che globalmente
la comporranno. Nei prossimi anni la
Chiesa Unita procederà, con cautela,
ad unificare alcune delle Comunità più
piccole coesistenti nella medesima località, o ad affidarle ad un unico pastore, dove non sia possibile riunire,
per il momento, le Comunità. Sarà un
lavoro che richiederà molto tatto e pazienza perché in Inghilterra, come da
noi, le Comunità sono spesso gelose
della loro indipendenza, e sovente molto attaccate al loro luogo di Culto per
ragioni di tradizione, di sentimento,
di comodità ecc...
Tutte queste Comunità sono suddivise in dodici « Province » (con criterio geografico) ed ogni « Provincia » è
suddivisa, a sua volta, in due o più
« Distretti » (Una forma di compromesso tra le due preesistenti organizzazioni ecclesiastiche). Qgni « Provincia » avrà il proprio Sinodo provinciale (corrispondente alle nostre Conferenze Distrettuali) ed eleggerà il proprio « Moderatorè » (il nostro Presidente della Commissione Distrettuale).
I « Distretti » non hanno autonomia
amministrativa, ma sono solo ripartizioni geografiche e potrebbero avere
un parallelo in alcuni nostri « presbiteri » tra Comunità viciniori.
Per quanto concerne la preparazione
teologica dei Pastori la Chiesa Unita
ha riconosciuto per il momento sei
« Colleges » già preesistenti nelle due
denominazioni (2 a Cambridge, 1 a Gxford, 1 a Londra, 1 a Manchester eia
Swansea, Galles), raccomandando solamente al Comitato per i Ministeri di
assicurarsi che garantiscano per quanto possibile un medesimo livello di preparazione dei candidati.
La sede degli uffici della nuova Chiesa sarà quella della già-Chiesa Presbiteriana, che offre notevoli vantaggi per
la sua ubicazione nel centro di Londra
e per l’ampiezza dei locali; Tho visitata in questi giorni proprio mentre fervevano i lavori di adattamento e rinnovaménto dégli uffiòi, ’nèTI’imminenzà ’
dell’arrivo dei nuòvi còmproprietari
congregazionaiisti. Anche dal punto di
vista legale la nuova Chiesa ha già ricevutò, per tutti gli affari amministrativi, il riconoscimento ad « Ente morale » ecc... ossia tutti i crismi ufficiali:
in poco più di sei mesi il decreto di riconoscimento del nuovo Ente, accumulante in sé tutti' i diritti legali dei
c>ue Precedenti, ha percorso l’intero
iter burocratico: approvazione delle
due Camere (Lords e Commons) e con
seguenti decreti governativi... quasi veloci come la burocrazia italiana!!!
Dopo una colazione di lavoro offerta
ai delegati delle varie Chiese, l’Assemblea si è nuovamente formata, questa
volta nella grande e storica Abbazia
di Westminster, per un Culto di ringraziamento che ha segnato il culmine della giornata. Una numerosa folla ha osservato il corteo dei Delegati verso la
Abbazia ed ha quindi affollato tutti i
posti liberi nel vasto tempio. Il Culto
è stato breve in proporzione delTimportanza dell’evento e delle migliaia di
partecipanti. Secondo la prassi delle
Chiese inglesi varie persone, sia pastori che laici, hanno avuto parte attiva
nello svolgimento della liturgia.
* * *
Cosa sarà dei rapporti della nostra
Chiesa con la nuova Chiesa? Poiché
questo argomento faceva parte della
missione affidatami dalla 'Tavola Valdese, ho avuto numerosi contatti con
amici ed esponenti delle due Chiese,
soprattutto con quelli della Chiesa Presbiteriana con la quale la Chiesa Valdese ha relazioni di reciproca amicizia
da oltre 110 anni (se non erro il primo
Moderatore Inglese a partecipare ad
un nostro Sinodo, venne a Torre Pellice appunto 110 anni fa).
Qvviamente mi è stata data assicurazione che vincoli così antichi saranno coltivati anche in avvenire. Ma il
vasto campo nuovo delle Chiese Congregazionaliste (più numerose quanto
al numero delle Comunità) si apre dinnanzi a noi per la possibilità che ci
viene offerta di acquistarci nuovi amici, interessando anche quelle Chiese alla Chiesa ed alle opere Valdesi, e, naturalmente, con una reciprocità di rapporti. Curare che questo avvenga al
più presto possibile, e nel migliore dei
modi, sarà pertanto il compito sia dei
dirigenti della nostra Chiesa che del
Comitato Valdese d’Inghilterra. Quest’ultimo, tanto per compiere un primo passo, aveva già incluso nel mio
programma di visite delle ultime settimane, culti e riunioni, un certo numero di Comunità Congregazionaliste,
ma molto, quasi tutto, rimane ancora
da fare affinché, e non solo per amor
di tradizione, i rapporti della Chiesa
Valdese con quella parte del Protestantesimo Britannico che ci è più congeniale vengano estesi e rafforzati. Sarà
bene tener conto anche del fatto che
la muova Chiesa Riformata Unita sta
già'eseròitàndò un forte poterò di attrazione verso un’altra importante ifamiglia di Chiese Evangeliche: le "Churches of Christ” in Gran Bretagna e Irlanda, le quali potrebbero, in un avvenire non lontano, concludere, con una
adesione alla nuova Chiesa, le attuali
trattative in merito. Quanto alla partecipazione al mondo ecumenico la
nuova Chiesa intende mantenere tutti
gli impegni preesistenti delle due denominazioni ed anche tutte le responsabilità missionarie. E. A.
Settembre a Taizé
CONCLUSI GLI INCONTRI ESTIVI DI PREPARAZIONE DEL CONCILIO DEI GIOVANI — LA VISITA DI PHILIP POTTER
Taizé, settembre. - L’ultimo incontro estivo
di preparazione del concilio dei giovani si è
concluso il giorno 10. . Nello stesso tempo sono
ripresi gli incontri spontanei. Numerosi, durante tutta l’estate, gli italiani e parecchi i
giovani torinesi impegnati a fondo in questa
preparazione e, qui a Taizé, nell’animazione
e nell’accoglienza. Ogni settimana, pure un
buon numero di adulti, veramente molto «giovani in spirito » ricercano con tutti i giovani
presenti a Taizé.
« Ciò che ha caratterizzato queste undici
settimane — dice il priore della Comunità
ecumenica frère Roger — è stata la capacità
di cercare insieme le sorgenti cristiane, ma
anche ciò che significa l’impegno politico, ed
in tuttti i campi, in confronto ai primi due
anni di preparazione del concilio dei giovani,
abbiamo utilizzato di più le molteplici esperienze di uomini competenti impegnati nel
sindacalismo, in particolare di italiani che
tentano di creare una via nuova rispetto alle
tre Confederazioni sindacali ».
A Taizé si incontra molta gente, ma quel
che più importa si incontra Dio e non solo
durante la preghiera comune, ma anche ad
esempio, nei piccoli gruppi di ricerca (7-8
persone) dove l’accento è posto più sul valore
pedagogieo dell’amicizia, dell’attenzione reciproca,' del non-scomunicarsi e finalmente della scoperta dell’Altro che è in ciascuno di
noi, piuttosto che su risultati analitici più o
meno affrettati.
« Sono certo — dice frère Roger ai giovani — che la vostra generazione farà esplodere
quella crosta molto dura che si è costituita
sulla comunità cristiana e che fa male perché ci schiaccia, se ci terremo in un movimento sotterraneo, nascosto, clandestino, ohe
sia una comunione nella Chiesa ».
Una settimana dura per tutti i giovani che
si impegnano a fondo nei vari compiti ed ancora più dura per coloro che non avessero
saputo andare al di là della semplice curiosità, perché non vi troverebbero nulla. Taizé
è un luogo povero. Dopo una settimana insieme nei piccoli gruppi si scopre che a Taizé
non è più facile che altrove. Ma chi dice che
i giovani cercano una via di facilità?
Eppure l’ospitalità è un ministero a Taizé.
Tutti sono realmente accolti nello stesso iden
tico modo perché tutti sono figli di Dio.
Una settimana importante per molti quanto difficile. Allora è necessario ritornare forse ogni giorno alle sorgenti del nostro impegno. Quali sono le sorgenti di festa? La domanda ritorna continuamente a Taizé fin dal
1970, e potrebbe parer strano che si riesca, .ad
es. a mangiare peggio e ridere meglio.
La ricerca prosegue in numerosi «ateliers»
e «carrefours» che affrontano temi specifici
(di fede, psicologia, politica) e per permettere a tutti di esprimersi (atelier di teatro, decorazione ecc.).
« Mi sono stufata di ripetere sempre le
stesse cose — dice una ragazza italiana —
adesso vorrei farle ». Forse è un po’ questa
la strada su cui si metterà il concilio dei
giovani. Durante questa settimana si è impegnato a vita nella Comunità un primo fratello cattolico.
Il dott. Philip Potter trascorre a Taizé dieci giorni prima di assumere la sua carica di
Segretario generale del Consiglio Ecumenico
delle Chiese a Ginevra. Egli succede al dott.
Carson Blake che negli ultimi mesi fu cinque
volte a Taizé. « La partenza del doti. Blake
ci costra molto » ha dichiarato frère Roger.
Pastore nero delle Antille (la sua famiglia
discende dagli schiavi) il dott. Potter è il prima uomo di colore che accede ad una responsabilità mondiale nella Chiesa.
Egli stesso descrive il movimento ecumenico « parte della sua vita » poiché ha il padre cattolico e la madre protestante. Inoltre
è particolarmente sensibile alle aspirazioni dei
giovani essendo stato per lunghi anni segretario di vari movimenti di studenti cristiani:
« Quando rientreremo a casa — dice ai giovani — la nostra responsabilità verso gli altri è ripetere a ciascuno e a tutti: "Il mio
corpo dato per voi! Il mio sangue versato
per voi!” ».
Prima di ripartire, frère Roger ci diceva :
« sono povero, sono limitato ». Quest’uomo,
nostro fratello, era là al fondo della grande
chiesa della Riconciliazione, con i suoi anni,
il suo abito bianco, la croce sul petto, per salutare e benedire quelli che lo desideravano,
« limitato » e « vulnerabile » come tutti, forte solo dello Spirito del Signore.
Ferruccio Castellano
4
pag. 4
N. 41 — 13 ottobre 1972
A PINEROLO
Cronaca delle Valli
SPUNTI E APPUNTI
Un Centro di Educazione Demoorafica Formazione teologica
TI 1 A 1 tf .11- T:'
Non è necessaria una grande perspicacia per rèndersi conto quanto sia ingiusta e parziale la legge che governa i popoli e soprattutto il nostro.
Persone che sottraggono allegramente
milioni o miliardi rimangono impunite o riescono ad emigrare prima di essere catturate. Altri che uccidono, ma
possono essere patrocinati da un avvocato di gran nome, sono stranamente
assolti per « insufficienza di prove ».
Altri ancora che per arricchire se stessi impiantano tabbriche, spargendo
tutt’intorno fumi velenosi e scorie ed
uccidendo lentamente piante, animali
ed uomini, spesso non sono neppure
« imputabili » o perché « il fatto non
costituisce reato» (!!) o perché sono
ancora molto vaghe le leggi che regolano l’inquinamento e poi, che importa?; si riesce sempre ad eluderle in un
modo o nell’altro.
Si deve tuttavia prehderè atto che la
legge italiana, accanto ad articoli vaghi ed imprecisi mantiene ancora in
vigore dai tempi della dittatura fascista una serie di disposizioni categoriche ed inequivocabili in molti campi.
Basti prendere l’esempio della « Ostetricia forense », ed in particolare le leggi che regolano gli aborti procurati.
Gli articoli 545, 546, 547 del Codice
Penale dicono che; « chiunque cagiona
l’aborto di una donna senza il consenso di lei è punito con la reclusione da
7 a 12 anni; chi lo cagiona con il consenso di lei è punito con la reclusione
da 2 a 5 anni; mentre la donna che si
procura l’aborto è punita con la reclusione da 1 a 4 anni ». Vi sono poi le
aggravanti rappresentate dalle lesioni
subite dalla donna (forature d’utero,
peritoniti, sepsi gravissime, tutte complicazioni tutt’altro che infrequenti), o
della sua morte, non così rara come
si pensa.
Non vogliamo soffermarci a discutere sulla liceità o meno dell’aborto (che
nei paesi più progrediti viene praticato correntemente) o sull’opportunità
di modificare le leggi in vigore. È tuttavia tragica la constatazione che chi
ha denaro a sufficienza può sempre andare nelle cliniche private ad abortire
serenamente e senza alcun rischio e
chi invece non ne ha deve subire una
ennesima gravidanza e dovrà poi sopportare un altro figlio non desiderato,
che avvertirà ben presto il senso di
ostilità che lo circonda.
Le conseguenze di tutto questo sono
facilmente deducibili...
Nel nostro paese, per il momento
non vi sono molte altre possibilità di
scelta: il fatto di poter scegliere è tipico di persone evolute, libere e purtroppo ancor oggi l’arricchimento di
pochi dipende dal disagio, dall’ignoranza e dalla « non libertà » di molti.
Così pure, nel campo della famiglia, fa
comodo cne non vi sia una « procreazione responsabile » ed è meglio che
altro disagio si aggiunga ai nuclei familiari già disagiati.
Per portare un contributo anche se
piccolo al cambiamento di questa situazione un piccolo gruppo di persone
si sta impegnando per aprire a Pinerolo, in via dei Mille 22, un « Centro di
Educazione Demografica ». Questo centro si propone di avviare nella zona del
Pinerolese una riflessione sul problema del controllo delle nascite, della paternità responsabile, dell’incremento
dernografico e di fornire precise indicazioni pratiche sui vari sistemi anticoncezionali e contraccettivi.
L’iniziativa, che si autofinanzia, si
avvale della collaborazione di alcuni
medici, una infermiera ed una assistente sociale, che presteranno gratuitamente la loro opera. Per coloro che
eventualmente lo richiedessero si praticheranno nei locali stessi del centro
le visite mediche ritenute necessarie.
Il centro è sorto per iniziativa di singoli, non sostenuto da organismi ufficiali; ha già dovuto superare numerose difficoltà prima ancora di iniziare
la propria attività, ma essa è portata
avanti nella consapevolezza di affrontare un problema molto grave e serio,
con la speranza che la popolazione del
Pinerolese saprà valutarla ed apprezzarla nella sua giusta misura.
Terremo al corrente i lettori del giornale sugli sviluppi che assumerà l’iniziativa.
p. il Gruppo:
Raffaella Negro
Incontro alla Foresteria
Rocclaolla di Pradeltorno
La domenica 8 ottobre,. come precendentemente annunciato su questo
giornale, ha avuto luogo rincontro frar
terno alla Foresteria Rocciaglia in occasione del decimo anniversario della
sua costruzione. Vi è stato un culto
nel tempio di Pradeltorno presieduto
dal pastore Renato Coisson, che ha dato una predicazione incisiva sulla vocazione di Gedeone; in seguito l’agape
alla Foresteria, dove il salone era al
gran completo: 96 persone più 10 validi aiuti in cucina, totale 106 presenze.
Al levar delle mense vi sono stati numerosi canti, assai apprezzati, da parte
di un gruppo di Torre Pellice rinomato in questo ramo; poi alcuni messaggi: il dott. Guido Ribet ha tracciato un
lesoconto dell’attività di questi 10 anni; il pastore Coisson ha parlato del
progressivo, alquanto impressionante,
spopolamento della valle d’Angrogna;
la sig.ra Ribet ha letto una poesia composta per l’occasione; il dott. Botturi,
del consiglio amministrativo della Rocciaglia, ha ringraziato tutti coloro che
si sono occupati di quest’opera; infine
il sig. Boer ha proiettato un film, da
lui curato con arte, del giorno della
inaugurazione della Foresteria, il 23
settembre 1962, dove comparivano
persone che non sono più tra di noi
ed altre mutate dal volgere del tempo.
Il breve filmato terminava, nella parte
sonora, con il canto del Giuro di Sibaud da parte della corale di Luserna
S. Giovanni, alla quale s’univa con
slancio spontaneo tutta la numerosa
assemblea presente in sala. Il Sindaco
iiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Gruppo-Teatro di Anprogna
a Torre Pellice e Pieerelo
Sabato 14 ottobre, alle ore 21, il Gruppo-Teatro di Angrogna presenterà, nell’Aula Magna del Collegio Valdese di
Torre Pellice, la commedia di A. Tarn;
« Delitto al Central Park ».
Prendendo lo spunto dalla condanna
di una persona imputata di omicidio
senza che le accuse siano sufficientemente provate, l’Autore mette a fuoco
una serie di problemi relativi al funzionamento della giustizia in regimi cosiddetti liberi e democratici.
La commedia, ancorché scritta nel
1952, presenta ambienti e personaggi
che sembrano uscire dalle, cronache
giudiziarie e politiche di questi ultimi
anni: è un invito, dunque, a corisiderare sotto un’ottica diversa i fatti che
capitano intorno a noi e di cui tutti
siamo, seppur in misura diversa, responsabili.
di Angrogna, Sig. Bertin, purtroppo assente per un impegno precedente, aveva inviato la sua calda adesione e il
suo saluto augurale; era presente, come rappresentante del Comune, il consigliere comunale Emilio Buffa, anziano di chiesa.
Dopo un rinfresco nel pomeriggio,
gentilmente offerto da una persona
che ha desiderato in questo modo manifestare la sua simpatia per la Foresteria, tutto il gruppo si è poco alla
volta allontanato dalla casa ospitale,
lentarsiente e a malincuore, perché la
giornata era stata veramente buona,
molto fraterna, allietata da un bel sole e dai vividi colori della montagna
autunnale. Ognuno portava nel cuore
le parole che si usavano scrivere nel
medioevo sugli « ospizi dei pellegrini »,
e che erano state proposte in uno dei
messaggi del pomeriggio come motto
e simbolo della Foresteria Roccaiglia
di Pradeltorno:
Pori et bon repos à ceux qui entrent
courage à ceux qui s’en vont; [ici,
que ceux qui partent et ceux qui den'oublient pus Dieu. \_meurent
_ Il week-end 14-15 corr. riunirà alla Foresteria di Torre Pellice, per l’inizio e l’impostazione del lavoro, il « Collettivo Bonhoeffer»,
secondo le linee già indicate. Si segnala un
primo gruppo di iscritti da Torino e dalle
Valli. Inizio; sabato alle ore 15.
^ Dal 15 al 22 corr. sarà alle Valli il
prof. /. Alberto Soggin, docente di Antico
Testamento presso la Facoltà Valdese di Teologia. Secondo il programma già comunicato
dal Comitato del Collegio, d’intesa con il
presbiterio della bassa Val Pellice e con la
Commissione Distrettuale, il prof. Soggin predicherà la domenica 15 a Villasecca e il 22 a
S. Secondo. Egli terrà liti corso serale, da lunedì a venerdì alle 20,45 presso la Foresteria
di Torre Pellice, su « I libri sapienziali dell’antico Israele », e coneluderà la sua settimana con una conferenza^ ancora alla Foresteria
di Torre Pellice, domenica 22 alle ore 16.30.
iiiiiiiiiiiiiifiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
I t ■ ■
Villar Felllce
Come negli anni pàsSati anche quest’anno
— malgrado la stagiWtó' estiva poco favorevole — un buon numero di Villaresi lontani
e di Amici sono venuti, a trascorrere il loro
periodo di vacanza in mezzo a noi. Siamo stati molto lieti di rivedenU tutti e di accoglierli anche con noi nell’óìa del culto. Essi sono
rientrati tutti oramai aUe loro sedi abituali e
hanno ripreso il loro normale lavoro. Facciamo loro giungere da lontano il nostro cordiale, fraterno saluto ed i nostri auguri di buon
inverno e buon lavoro.
Nel corso di questi .ultimi mesi diverse famiglie della Comunità, sono state visitate dal
lutto. In ordine di tempo abbiamo infatti accompagnato al campo dell’ultimo riposo terreno le spoglie mortali di: Evelina Geymet
ved. Arduino, di anni 71 (Ciarmis); Giovanni
Luigi Barolin, di anni 83 (Maussa); Elvira
Rivoira nata Nicolazzi, di anni 45 (Ruà);
Caterina Puy nata Gharbonnier, di anni 68
(Resse); Davide Garnier, di anni 69 (Resse);
Stefano Fontana, di anni 67 (Ciarmis); Amalia Cairus nata Rivoira,(Cucuruc).
La Chiesa rinnova a tutti i familiari di
questi Scomparsi la sua simpatia. « Noi sappiamo che se questa tenda che è la nostra dimora terrena viene disfatta, noi abbiamo da
Dio un edificio, una càsa non fatta da mano d’uomo, eterna nef leieli » (2 Cor. 5: 1).
Sono giunti ad allietare il loro focolare domestico e ad aumentare la famiglia della chiesa i seguenti piccoli oppiti: Patrizia, di Piercarlo e Ilda Geymonat (Ciarmis); Daniela, di
Silvano e Ivalda Geymonat (Teynaud); Luca,
di Paolo e Paola Pascal (Teynaud); Gigliola,
di Renato e Ginetta Vernò (Teynaud); Walter, di Marco e Ilda Davit (’Teynaud); Diego,
di Roberto e Elena i Cordin (Centro-Saret);
Luca, di Renzo e Britna Laiolo (Centro-Saret). ■ ' .. -si..
Sono stati ultimamente celebrati i seguenti
atti liturgici : \
Matrimoni: Guido Giordan (Angrogna) e
Livia Morglia (Inverso); Severino Lausarot e
Laura Albarea (Inverso); Lellq Dahnas (Teynaud) e Denis Michelin Salomon (Centro-Saret).
Battesimi: Gianluca, di Giovanni e Irma
Bonjour (Ruà); Fiorella, di Marcello e Marietta Cordin (Mars);- Andrea, di Arnaldo e
Ornella Pascal (Teynaud); Adino, di Giacinto
e Laura Giordan (Inverso); Cinzia, di Enzo
e Anna Janavel (Teynaud); Carlo, di Guido
e Paolina Geymonat (Ciarmis); Philip, di
Paul e Anna Aldrup (Germania); Christian,
di Gerold e Ingeborg Kaiser (Germania).
Durante i mesi estivi hanno portato il messaggio della Parola di Dio alla Comunità,
presiedendo il culto della domenica mattina :
i Pastori Enrico Tron, Gustavo Bertin, Roberto Jahier, il Dr. Guido Ribet e il Sig. Dino Gardiol.
A loro il vivo ringraziamento della Chiesa.
Grazie anche al Past. B. Bellion, che ha presieduto un funerale durante l’assenza del Pastore.
Sfogliando tra vecchi superstiti giornali, ho trovato un numero de « La
Voce Répubblicana » del 3 maggio
1960 con il resoconto di una conferenza tenuta al Centro Evangelico di Roma dal prof. Giorgio Spini su: «Le
origini religiose della idea di organizzazione internazionale ».
« L’ottocento — dice Giorgio Spini
è altrettanto il secolo delle nazionalità, quanto l’era delle grandi aspirazioni di fraternità internazionali; l’era
delle parole d’ordine europeiste del
Smnt Simon e del Mazzini; delle visioni d’avvenire del nascente internazionalismo socialista; dei congressi pacifisti, dominati dalle figure maestose
del Garibaldi, del Victor Hugo, del
Cobden ».
Mazzini, Saint Simon, Garibaldi, Victor Hugo... Chi erano costoro? Ma, anche, ov'è lo spirito religioso nelle attuali organizzazioni internazionali?
Quante organizzazioni internazionali, e
tuttavia quanto nazionalismo! E dove
è nazionalismo, può esservi superstizione, non fede: non la fede cristiana,
in ogni caso. ,
----★----
Donata Chiomenti Vassalli, in un articolo chiaro e scorrevole su Gaspara
Stampa, pubblicato nel numero di settembre de « L’Qsservatore Politico e
Letterario », ricorda altre società passate, che somigliarono alla nostra « per
la disordinata opulenza, per l’orgoglio
e la pratica del libero pensiero ». In
particolare la seconda metà del Cinquecento, in cui, quasi reazione allo
oscurantismo e alle inibizioni del lungo Medio Evo, dal quale il mondo occidentale era da poco uscito, gli uomini e — sopra tutto — le donne si abbandonavano ad ogni licenza. « Prima
del grande rovescio della Riforma —
scrive la Chiomenti Vassalli — tutti i
valori morali sembravano dissolti.
Il raffronto con l’epoca che noi viviamo è facile.
Venne dunque la Riforma, a riportare ordine e a dare ai Paesi che Tadottavano una nuova rigidezza morale. Anche nei Paesi rimasti cattolici, la morale doveva essere riveduta. La Controriforma, sul piano morale, apportava
indubbiamente dei freni.
Nel raffronto della società moderna
con la società anteriore alla Riforma,
non avvertiamo che un raddrizzamento può venire anche questa volta da
una riforma religiosa?
^ Ma la società in Occidente, prima del
XVI secolo, era tutta cattolica, sia pur
formalmente. La Riforma partiva dunque dal seno stesso della cattolicità.
Tunica religione delTOccidente. Oggi
una riforma religiosa non può venire
dal solo mondo cattolico. Cattolici e
protestanti, tutti siamo interessati, tutti siamo chiamati in causa di fronte
alla dilagante corruzione, alla immoralità, al pervertimento delle coscienze,
al disordine della società. Una riforma,
se potrà esservi, dovrà questa volta
interessare tutte le Chiese.
Non potrebbe essere questa la funzione dell’Ecumenismo?
Eros Vicari
Un invito del Movimento Cristiano alle chiese metodiste e valdesi
Concretizzare il servizio
civile alternativo
È pervenuta questa lettera indirizzata al
Comitato Permanente Metodista, alla Tavola
Valdese, alle Chiese metodiste e valdesi:
Fratelli carissimi,
abbiamo accolto con autentica soddisfazione la presa di posizione del Sinodo Valdese e della Conferenza Metodista sul problema della obiezione
di coscienza. Il gesto concreto di solidarietà deciso dalle due Chiese è un segno di stimolo e di soddisfazione per
chi si batte da anni intorno al problema, soprattutto perché esso è inserito
in un generale impegno per la liberazione dell’Umanità.
Ci auguriamo che i vari gruppi antimilitaristi o pacifisti abbiano già preso
contatto con le chiese locali presenti
nelle loro città per incontrarsi con esse in riflessiorii ed azioni coinuni nella
prospettiva di « realizzare una società
che rifiuti la violenza ».
Lo sviluppo della fase politica della
lotta degli obiettori di coscienza offre
una forma di impegno comune a livello non solo locale, sulla quale vi invitiamo a riflettere. I prossimi gruppi di
obiettori intendono infatti concretizzare il servizio civile alternativo organizzandolo nelle forme e nei modi che la
esperienza dei gruppi di servizio volontario suggerisce come più validi.
Questo per evitare di essere nuovamente beffati dalle strutture dello Stato
o risparmiare a Parlamentari o burocrati la fatica di inventare ciò che già
esiste.
È necessario organizzare il lavoro
vero e proprio, i collegamenti con le
realtà locali, le informazioni sulle iniziative prese nonché avviare la problematica politica della quale l’obiezione
di coscienza vuole essere testimonianza. Si tratta di organizzare campi di
lavoro a tempo indeterminato (fino all’arresto dei volontari!), aperti anche
a non obiettori, a stranieri ed a donne, tramite i quali comunicare il vaio
A Walldorf l'incontro annuale delle comunità valdesi tedesche
La commedia sarà presentata ancora a Pinerolo nei locali della Comunità di S. Lazzaro sabato 21 ottobre alle
ore 21.
È toccato alla cittadina di Walldorf
ospitare quest’anno il « Waldensertag »
delle comunità valdesi tedesche. Walldorf è la più grande comunità valdese
della Germania con i suoi 15.000 abitanti, a non più di 20 minuti da Francoforte sul Meno, a lato del grandissimo aeroporto. È una tipica cittadina residenziale in cui manca quasi del tutto l’industria e proprio per il fatto di trovarsi nella cintura industriale di Francoforte questa tendenza a carattere residenziale tenderà ad aumentare ancora. L’occupazione degli abitanti è naturalmente in gran parte nelTindustria
vicina e nell’aeroporto che occupa oltre 1000 posti di lavoro. L’esplosione
demografica è un fatto piuttosto recente: nel 1900 si contavano a Walldorf
1500 abitanti, nel 1962 le statistiche
parlano di 10.000, oggi oltre 15.000.
Walldorf celebrerà nel 1974 il 275” anniversario della sua fondazione, la stessa data indicata dal nostro Sinodo per
TVHI centenario di Valdo; la concomitanza dei due avvenimenti promette
un interesse tanto più massiccio.
Per uno straniero è cosa immediata
notare lo stretto legame che unisce la
comunità civile con quella religiosa;
così il « Waldensertag » è in certo senso una celebrazione laica, a cui partecipano le autorità civili con una spontaneità meno formale che da noi. I privilegi ottenuti dai Valdesi durante il
loro insediamento in Germania sono
tenuti presenti quasi ad indicare Timpossibilità storica di una rievocazione
puramente religiosa. Dopo l’incontro
col Sindaco e le autorità locali in cui
è stato offerto Formai tradizionale rin
fresco, il programma serale ha dato un
tono inconsueto all’incontro con un
ottimo concerto di musica classica (Vivaldi, Purcell, Bach).
La domenica mattina, dopo il culto
con S. Cena a cui. ha preso parte un
folto numero di fratelli delle comunità del Wuerttemberg, ci si è riuniti per
il resoconto annuale dell’Associazione
Valdese. Dopo a,XfiT. presentato il progetto di restaùfò ia^na casa di E. _Arnaud ed il resoconto finanziario, si è
discusso circa il modo d’impiego di
una somma che si voleva mettere a disposizione delle comunità valdesi in
Italia. Le indicazioni erano ormai
chiaramente orientate per il Collegio
valdese e la Scuòtó‘Fatina, a cui sono
stati aggiunti i Convitti delle Valli;
sottolineando il fatto che questo orientamento impegna questa apociazione
per quest’anno soltanto, si è deciso di
dividere il contributo fra Collegio-Scuola Latina ed i Convitti, pensando per
il futuro soprattutto ahe scuole materne alle Valli e fuori delle Valli. Il
pastore Kiefner non ha mancato di interessare gli intervenuti su alcune ricerche storiche che sta conducendo
nella Val Pragelato e nelle comunità
tedesche in cui i gruppi di emigrati
valligiani hanno trovato sistemazione;
la comunità di Walldorf con l’aiuto
del Comune ha pubblicato in vista di
questo incontro un saggio storico sulla nascita e gli sviluppi storici di questa comunità in cui si trovano tutti i
privilegi ottenuti dai valdesi nello
Hessen-Darmstadt con la figura e l’opera di tutti quanti i sindaci fino ad
oggi.
Dopo il pranzo in comune e la proiezione di diapositive di un recente viaggio nelle Cevenne e nella Provenza si
è svolto un breve dibattito sul tema:
« Il Valdismo è sopravvissuto? »
Il fine giornata e l’impreparazione
dei partecipanti alla tavola rotonda
sul tema non ha offerto eccessivo interesse nonostante la validità di alcuni interrogativi che sono stati posti.
L’interesse che lega le comunità vaidesi tedesche ai loro luoghi d’origine
è comunque un interesse limitato alle
generazioni passate: la totale assenza
di giovani a questi incontri è significativa. Le nuove generazioni non vivono ormai più in un contesto storico
in cui il riferimento alle origini valdesi dei loro avi possa in qualche modo
essere un punto di orientamento.L’assimilazione avvenuta da anni con la
popolazione tedesca ha spezzato questa possibilità, il loro interesse per la
storia del valdismo può nascere a partire dal presente, difficilmente dal passato, sugli interrogativi che Tevangelo
pone nel presente alla loro generazione. Di qui il valdismo può diventare
un interesse vivo e significante. E c’è
naturalmente sempre il pericolo, e diversi momenti di questo incontro hanno confermato che è reale, che queste
origini valdesi siano un interesse puramente sentimentale, che si conserva
in alcune particolarità liturgiche e nel
nome di alcune strade, ma che manchi di storicità, che sia in definitiva,
come lo è in parte anche da noi, privo
di mordente per il presente.
re del servizio volontario, un più utile
impiego dei giovani in età di leva e la
possibilità di concretizzarsi per ogni
discorso di solidarietà umana.
In questo lavoro sono già impegnati
i gruppi con esperienze di servizio volontario ed alcuni degli obiettori attuali e futuri. Speriamo di avere anche
la collaborazione delle Chiese Metodiste e Valdesi, secondo il carisma di
ciascuna.
Non è certo possibile illustrare interamente in questa lettera la totalità
dei problemi che l’azione comporta ma,
sperando di fornire elementi sufficienti a ché le vostre Comunità decidan« ^
una collaborazione di massima da pre
cisare e chiarire con scambi ed incontri successivi, ve ne indichiamo alcun?
Si tratta di trovare la possibilità d’in
tervento (lavoro valido e non sottrati ;;
a nessuno, interesse e collaborazione
della popolazione o delle Amministrazioni locali, efficacia del servizio reso
dovrebbero essere le principali cara!
teristiche), il finanziamento del vitto e
dell’alloggio dei volontari, le possibili
tà di collegamento con azioni diversi
ma complementari.
Per il momento restiamo a vostra di
sposizione per ulteriori chiarimenti eci
in attesa di vostre risposte, delle quali riteniamo non vi sfuggirà l’urgenza.
Fraternamente
Il Moviniento Cristiano per la Pace
Per la Segreteria di Collegamento
dei Gruppi antimilitaristi.
Nel loro colloquio, riunito a Pinerolo lunedi 9 ottobre, i pastori del I Distretto hanno
cominciato ad esaminare questa lettera, in particolare la proposta, rivolta alle chiese, di collaborare all’organizzazione di campi di lavoro
anticipatori del servizio civile alternativo. La
questione sarà nuovamente studiata lunedi
16, ancora a Pinerolo, in modo da poter presentare ai Concistori e alle Assemblee un progetto ragionato e circostanziato.
Valdesi torinesi per Valpreda
(segue da pag. 5)
vertevano sulla richiesta di scarcerazione senza giudizio), ma complessivamente sono state raccolte, nei quattro
luoghi di culto, circa ISO firme, il che
non è poco, dato il non astronomico
numero di presenze totalizzate... Riteniamo che abbia considerevolmente
contribuito a questa sottoscrizione numerosa il tono pacato, anche se reciso, del documento de "Il Manifesto",
e il fatto che esso — come non sempre accade — si concentrasse su un
problema giuridico specifico, anziché
fare un discorso ’globale’ (come si usa
dire) nel quale afiiorano le ovviamente più discutibili interpretazioni ’globali’ della realtà.
La FGEI torinese prepara, per la fine del mese, una tavola rotonda sul
problema della repressione in Italia,
oggi, cui invita in particolare tutti i
fratelli delle comunità cittadine.
E per finire: credo che la nostra
chiesa sia debitrice verso le comunità
valdesi tedesche di una reale informazione della situazione italiana, di una
informazione sulla vita della nostra
chiesa che non si arresti alle valli e
che non si presenti come in quest’ultimo « Waldensertag » con la facciata
del Collegio Valdese e della Scuola Latina come se il problema del Collegio
fosse Tunica preoccupazione della nostra Chiesa, come lo si ritrova nel bollettino « Der Deutsche Waldenser », settembre 1972, ma che dia veramente
una panoramica di quello che è il lavoro effettivo della chiesa valdese nel
suo insieme. E. G.
5
13 ottobre 1972 — N. 41
pag. 5
Vita, problemi, prospettive delle chiese valdesi
Qualche nota a proposito di una presa di posizione
La comunità di Verona e l’o.d.g. sinodale sugli obiettori di coscienza -1 giovani
prendono l’iniziativa, l’assemblea di Chiesa li appoggia
LA SCUOLA MATERNA « BETANIA »
HA RIAPERTO I BATTENTI
Con i piccoli a Orsara di Pndiia
La comunità di Verona ha da tempo
avuto Toccasione di discutere il problema degli obiettori di coscienza; anche perché non molto tempo fa uno di
«ssi, che da tempo era in carcere, in
seguito a tutta Una série-4i discussioni
■con il pastore e con membri dell’unione giovanile ha chiesto di diventare
niembro della comunità evangelica leccale. Il consiglio di chiesa di Verona si
«ra trovato nella strana posizione, certo non prevista dai regolamenti, di accettare come membro di chiesa qualcuno di cui si conoscevano i sentimenti
c le dichiarazioni (aveva affermato tra
l’altro la sua fede in Cristo in occasio
I ne di un precedente processo), qualcuno che alcuni conoscevano anche abbastanza bene di persona, ma che non era
in condizioni di poter essere ammesso
in chiesa in occasione di un culto: colui che chiedeva di essere ammesso con
, pienezza di doveri e di diritti a far par
■ te della comunità era in carcere (tra
l’altro per parecchio tempo, cioè fino
alla morte del procuratore militare di
Verona, al pastore non era stato permesso di visitarlo in carcere e ci si era
dovuti accontentare di lettere alle quali il carcerato poteva rispondere solo
nei tempi e con la regolarità prescritta
dal direttore del carcere); Il consiglio
di chiesa aveva accettato all’unanimità
questa richiesta e comunicato questa
situazione particolare alla comunità:
forse situazioni del genere diventeranno sempre più numerose. Penso per
esempio ai casi di persone che restano
• in prigione (o confinate) per mesi (e
per anni) in attesa di processo e forse
^ solo denunciate per reati di opinione
(i primi nomi che vengono in mente sono quelli di Pietro Valpreda e di Lo
■ renzo Barbera: perché mai non do
^ vrebbe un giorno esserci qualcuno che
fa parte delle nostre comunità? l’ipo
■ tesi non sembra poi tanto strana).
In occasione dei processi a Gianfranco Truddaiu e a Valerio Minnella si è
subito sviluppata una serie di iniziative di cui il consiglio di chiesa è stato
continuamente stimolatore e — anche
se per questioni di tempo e di lavoro
non sempre i consiglieri potevano essese materialmente presenti — corresponsabile. Si è preso contatto con tutta una serie di movimenti e gruppi di
carattere minoritario e si è per prima
cosa messa a disposizione la sala di
Via Pigna per qualsiasi riunione di ricerca e per gli incontri di carattere or- '
ganizzativo. Si sono pubblicati dei manifesti che riportavano praticamente
l’o.d.g. sinodale e che pubblicizzavano
i processi di questi giorni; si è aperta
per tre giorni una mostra di grandi
pannelli con fotografie e scritti militaristi e antimilitaristi perché dei confronti fossero possibili (frasi dei generali Mereu e Birindelli accanto a frasi
di Don Milani e di obiettori di coscienza), (la metà dei pannelli sono stati sequestrati e tre giovani sono stati denunciati per vilipendio all’ordine giudiziario e per istigazione ai militari a
disobbedire alle lepi); si è chiesta una
sala per un dibattito aperto al pubblico (con una presenza di alcune centinaia di persone) sul tema: « Le due
facce della giustizia di classe» dove si
confrontavano i processi agli obiettori
di coscienza con un processo degli stessi giorni nel quale degli operai licenziati senza giusta causa chiedevano di poter riprendere il loro posto di lavoro;
si è formato, in seguito all’aggressione
da parte di un gruppo di fascisti di alcuni valdesi che invitavano al dibattito,
un comitato contro la repressione; ci
I LETTORI
ci scrivono
Santa
Testardaggine
Una lettrice, da Pinerolo:
Caro direttore,
la ringrazio per avere pubblicato l’articolo di V. Friulan sulle speculazioni anticomuniste in Italia, articolo che non ho
capito molto bene, ma che per me ha assunto il significato di un richiamo alla nostra responsabilità, come credenti, di testimoniare. Richiamo tanto più conturbante, in quanto espresso in forma inconsueta.
Mi riferisco in particolare alla frase in
cui si parla degli « evangelici con la loro
testardaggine nel distribuire al di fuori
delle chiese copie delle Scritture in violazione alle leggi dello stato ».
Davanti ad una frase del genere, come
non rimanere turbati pensando a quanto
poco possediamo quella testardaggine noi
evangelici valdesi che viviamo in Italia
dove questo non costituisce, credo, una
violazione delle leggi dello stato?
Almeno per quanto mi riguarda, mi vergogno di avere troppo spesso ottime intenzioni ma scarse realizzazioni al riguardo.
Cordiali saluti.
Giuliana Gay Eynard
sono Stati dibattiti intensi aH’interno
della comunità valdese, soprattutto in
seguito ai pericoli che cominciano ad
esserci dopo questa ’’politicizzazione”
dell’azione valdese. Ci si rende insomma sempre più conto che l’azione iniziata ci porta molto più in là di dove
avremmo voluto. Siamo intervenuti per
quello che molti classificavano come
un doveroso intervento in favore di indifesi, ed ora ci si trova mescolati in
azioni che possono diventare pericolose e soprattutto che rischiano di comprometterci nei confronti dell’opinione
pubblica cittadina. Ci troviamo posti
di fronte a problemi che molti di noi
non sospettavano e che non siamo capaci di risolvere bene; una volta di più
— mi pare — siamo stati buttati in una
lotta che non avevamo assolutamente
cercato: ci siamo semplicemente accorti, volendo dare una mano in un settore di impegno, che le cose sono molto
più complesse di quel che sembrava —
e molti di noi non accettano di tirarsi
indietro anche se la strada diventa più
dura e le soluzioni meno facili. Alcuni
compagni di strada che ci hanno aiutato in queste faccende ora ci pongono
domande serie circa la nostra posizione in città, circa una nostra possibile
neutralità'davanti a processi di tutt’altro genere (condanne per delitto di
opinione, per vilipendio, per manifestazioni non autorizzate, ecc.)
Il dibattito è in corso nella nostra comunità, ma non possiamo intanto bloccare i nostri interventi nella situazione
di crisi della città e così la discussione resta aperta mentre ci si muove.
L’ultima assemblea di chiesa, convocata per il primo ottobre, ha votato due
ordini del giorno:
L’assemblea della chiesa di Verona, riunitasi domenica 1" ottobre
1972,
prende atto dell’azione di testimonianza in favore degli obiettori
di coscienza,
ringrazia tutti quei fratelli che si
sono impegnati in tale lavoro,
si riconosce rqsponsabile e partecipe del lavoro svolto.
L’assemblea della chiesa di Verona, riunitasi domenica 1° ottobre
1972,
dà mandato al consiglio di chiesa
di costituire un comitato che abbia
la facoltà di firmare a nome della
CHIESA EVANGELICA VALDESE
tutte quelle iniziative che per ragioni di tempo non possono essere demandate alla riunione del consiglio
o alla assemblea stessa.
ed impegna il comitato a rendere
conto presso l’assemblea di chiesa
delle iniziative prese.
Erano presenti 22 persone; c’è stata
una astensione.
Eugenio Rivoir
Quest’anno abbiamo forzato i tempi
e col 2 ottobre, parallelamente all’apertura di tutte le scuole, abbiamo aperto anche i battenti della nostra scuola
materna « Betania ». Questo ha fatto
piacere alle madri affezionate al nostro
asilo, divise come sono, in questi tempi di vendemmia, di aratura, di abbacchiature varie, tra la casa e i campi,
tra il lavoro di famiglia e quello « alle Puglie ».
In estate ce l’abbiamo messa tutta
per preparare ai nostri piccoli ospiti,
vecchi (si dice per dire...) e nuovi, un
asilo sempre più efficiente ed accogliente, aiutati anche da una diecina di giovani volonterosi impegnatisi in un breve campo di lavoro. Sta ora alla responsabilità dei genitori, posti nella
possibilità di scegUere tra due asili, di
approfittarne pienamente, senza lasciare i bambini abbandonati a sé stessi.
A parte i pericoli e la diseducazione
della strada, l’asilo, ben preparato nel
personale e nelle attrezzature, è di
grande aiuto alla natura per portare
i bambini, già nell’età prescolastica,
alle prime esperienze nei rapporti con
sé stessi e col mondo. Della differenza,
infatti, di comportamento tra i bambini che hanno frequentato o no un
asilo Se ne accorgono — troppo tardi
per alcuni — i genitori alla prima loro frequenza delle scuole elementari.
È anche il modo di esprimere la nostra riconoscenza agli amici italiani e
stranieri che ci sostengono fedelmente
nell’Qpera.
Il Signore, in cui primariamente confidiamo, voglia accompagnarci anche
quest’anno con l’abbondanza delle sue
Vita evangelica italiana
Quel pasticciacelo matrimoniale del 1929
UNA « CELEBRAZIONE ECUMENICA » ANTE LITTERAM
Sul finire del 1937 nel tempio metodista di una città del mezzogiorno veniva « celebrato il matrimonio » di due
evangelici avanti al pastore di quella
chiesa. Questi, essendo stato richiesto
dagli sposi di,:« unirli in matrimonio»,
esaminata la prescritta documentazione e nulla ostante « alla celebrazione,
ha letto agli sposi gli articoli del codice », e rivolte loro le domande di rito
« avendogli ciascuno risposto affermativamente, a piena intelligenza anche
dei testimoni, ha pronunciato in nome
della legge che i medesimi sono uniti
in matrimonio valido agli effetti civili ». Così recita il modulo a stampa delr atto di matrimonio diligentemente
compilato dal pastore in ogni sua
parte.
Non v’è chi non veda che dalla stesura di tal documento secondo i maldisposti formulari allora, e fors’ancor
oggi, in uso, sembra risultare che il matrimonio siasi contratto come se il pastore fungesse nella circostanza da ufficiale dello stato civile, e come se si
trattasse della « celebrazione di un matrimonio civile » secondo quella stessa
liturgia con cui queste cose si svolgono nella casa comunale. Ed è questa
valutazione tratta dalla stampa dei formulari che ha col tempo contribuito a
inradicare concetti balordi giuridicamente infondati e fatto di poi sollevare da taluno una protesta onde incombenze ritenute giustamente improprie
fossero intieramente trasferite allo
Stato.
Senonché è evidente, sin d’allora come ancor oggi, che la cosidetta « celebrazione del matrimonio » secondo la
legge del 1929, così com’è ricevuta negli
ordinamenti delle Chiese evangeliche,
consiste solo in un atto di pubblica certificazione ecclesiastica di un matrimonio contratto da due credenti davanti
a Dio. Per cui devesi concludere che,
quanto meno, la forma a stampa dell’atto di matrimonio, allora e forse tuttora in uso, non rispecchia il vero
quanto alla natura dell’atto compiuto,
ancorché dichiari il certo quanto a ciò
che tra le parti è avvenuto. Cosicché se
detto stampato può soddisfare le esigenze del diritto statale, non dovrebbe, né avrebbe mai dovuto ritenersi
accettabile in una valutazione del fatto
sul piano della teologia che mira invece ad evidenziare il vero.
La cosidetta « celebrazione matrimoniale » ai sensi delle leggi del 1929-30,
come atto concluso tra gli sposi alla
presenza del pastore ed avanti alla
chiesa riunita, pur ricomprendendo
quegli elementi idonei a far conseguire
agli sposi gli effetti civili del loro matrimonio sul piano delle leggi statali,
si estrinseca, per esplicito dettato della
stessa legge statale, in « un atto del
proprio ministero compiuto da un ministro di culto » la cui nomina « abbia
ottenuto l’approvazione governativa »
(L. art. 3); e questa viene rilasciata appunto nel caso in cui al « ministro di
culto spetti la facoltà di celebrare matrimoni religiosi dei propri fedeli con
effetti civili» (r.d. art. 21).
Sia pure con una terminologia del
tutto impropria, le leggi del 1929, pur
non volendolo, non hanno potuto non
dare un certo risalto al momento spirituale che connatura un atto compiuto
da un «ministro di culto » nell’esercizio del suo ministero. La legge infatti
ha voluto che di necessità si trattasse
di « un matrimonio religioso » (è questo il suo dire); e che questo, per conseguire gli effetti civili, dovesse assumere la veste di « un atto del proprio
ministero » compiuto dal pastore a tal
fine « approvato », purché questi osservasse le condizioni dettate affinché dall’atto del suo ministero gli sposi potessero conseguire gli effetti civili del
loro matrimonio. Di qui il pasticciaccio
giuridico e teologico nella cui pegola
liturgisti e matrimonialisti evangelici
nel 1929 non hanno evidentemente saputo disimpegnarsi nel valutare e approntare le cose in modo conveniente.
Essi invece, con la stesura, ai fini anche liturgici, di un atto matrimoniale
di natura meramente civile, hanno favorito il completo occultamento di
quegli elementi che costituiscono la cerimonia di pubblica certificazione ecclesiastica di un matrimonio contratto
da due credenti avanti al Signore; e,
nel contempo, increinentato la denaturazione concettuale di quanto in effetti
avviene nel tempio nella suddetta circostanza. Di mo4o che l’atto di matrimonio non rispécchia come verbale di
pubblica certificazione quanto in effetti le parti hanno voluto che avvenisse
alla presenza del pastore, né ciò che
in effetti è avvenuto.
Di tali storture che rendono tuttora
più complicato il pasticciacelo matrimoniale del 1929, si deve essere indub
iiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiii
DOMENICA 22 OTTOBRE
A S. FEDELE INTELVI
AssHnmiia degli amici
del Centro "P. Aodreettì"
Il programma di massima è il seguente :
ore 10,30 : Breve culto di apertura; Panoramica riassuntiva dell’argomento « la Resurrezione », trattato nel corso dell’anno, nei
vari convegni.
ore 11,30: Discussione,
ore 12,30: Pranzo' in comune (Il Gruppo
di servizio preparerà soltanto il primo piatto).
ore 14,30-16,30 : Assemblea - a) Preliminari: verifica mandati nomina del Seggio; 6)
Relazione Annua; c) Elezioni del Consiglio;
d) Varie.
La gioia di ritrovarci e constatare come il
Centro diventi sempre più un validissimo strumento di ricerca, di incontro ,di testimonianza, è certamente più che sufficiente per
spingerci a venire numerosi e puntuali.
Salvatore Briante
biamente reso conto — almeno glielo
auguro per sua giustificazione interiore — l’avvocato e vicepodestà di
quella città nel caso del matrimonio
che ho sopra ricordato. Infatti, rilevato che dal testo dell’atto prodotto dal
pastore non risultava quanto avvenuto
circa il rito celebrativo, ed in particolare notata la mancata indicazione di
quei fondamenti spirituali che pur avevano dovuto costituire l’atto del proprio ministero compiuto nell’occasione
dal pastore metodista e per caratterizzare religiosamente il momento costitutivo del vincolo, ritenne di potervi rimediare di propria mano. Allorché,
quale Ufficiale di quel Comune, fu chiamato a trascrivere l’atto predetto nei
registri dello stato civile egli ha precisato che dall’atto di matrimonio trasmessogli dal pastore metodista risultava che gli sposi erano stati da quest’ultimo « uniti in matrimonio secondo il rito della Santa Romana Chiesa ».
Ora, a parte il ridicolo che insorge
da una tale situazione, che suona come
monito ecumenico ante litteram di
fronte ad ogni possibile confusione in
materia ed alle paraconcelebrazioni
matrimoniali a cui taluno indulge oggidì, occorre convenire che il vicepodestà di quel comune, nel lontano 1937,
attesa la sua indubbia formazione cattolico-romana, non avrebbe potuto altrimenti sopperire alle lacune ed improprietà dèn’àtto di matrimonio in
uso nella chiesa evangelica del lùogo,
se non facendo ricorso alle sue personali cognizioni. Di fronte allo stampato
municipale che gli imponeva di riempire un rigo intiero per indicare il rito
secondo cui il matrimonio era stato celebrato, 1’ avvocato - vicepodestà deve
aver ceduto alla tentazione di pensare
che anche un pastore evangelico, quale « ministro di culto » non poteva non
celebrare un rito religioso ». E pertanto, per aggiustare le cose, ha solo commesso un grosso errore di qualità dovuto alla sua ignoranza nella materia
specifica.
Ma coloro che hanno predisposto,
diffuso e adoperato nelle chiese evangeliche per tanti lustri moduli non rispondenti alla bisogna incrementando
al riguardo le più misere e deplorevoli
confusioni senza riflettere su di una
situazione impossibile, portano tuttora
il peso dei propri e degli altrui errori,
compreso quello, certo in buona fede,
commesso dal vicepodestà in parola.
Valga quindi questo esempio tratto
da uno dei più evidenti risultati di insipienza a cui la confusione in materia
ha potuto condurre, per fare riflettere
quanti di ragione dovrantto occuparsi
di quella revisione delle leggi 1929-30
che anche per la materia matrimoniale
si rende necessaria da sempre, e che
solo da ultimo pare che talune chiese
evangeliche abbiano a nuovo compreso
sia opportuno operare. E si inizi quest’opera revisionando anzitutto in modo conveniente gli stampati degli atti
ed i formulari liturgici.
Giorgio Peyrot
benedizioni. I benefattori — cui ci piermettiamo di ricordare che le offerte
possono essere inviate per mezzo del
c.c.p. 13/2092 intestato a Centro Ev.
Sociale «Betania », 71027 Qrsara di Puglia (FG) ovvero per c.c.p. 1/27855 intestato à Tavola Valdese, Via IV Novembre, 107 - 00187 Roma — continuino a sostenerci con fedele benevolenza.
Per il Comitato: Paolo Giunco
llllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllltmitlllltliiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
A Torino,
la domenica 8 ottobre
Al termine dei culti
molti hanno sottoscritto
per la scarcerazione
di Valpreda
Domenica 8 ottobre la chiesa valdese torinese, o meglio la sua parte riunita per i culti nelle quattro zone cittadine (Corso Vittorio, Corso Oddone,
Via Nomaglio, Lingotto) è stata interpellata dal gruppo locale della FGEI,a
proposito del protrarsi dell'incarcerazione dei tre anarchici Valpreda, Borghese e Gargamelli. In questo periodo
si sono avute varie iniziative per la
scarcerazione di questi imputati contro i quali col passare del tempo i motivi d’incriminazione si rivelano sempre più inconsistenti. E stato lanciato,
dal partito radicale, un programma i
cui firmatari non solo richiedono l'immediata scarcerazione di queste tre
persone, ma protestano contro il movimento di repressione in atto, insistono per una soluzione civile del problema degli obiettori di coscienza e dichiarano di impegnarsi a pagare le tasse
solo detratte della quota corrispondente a quella del bilancio dei dicasteri
della Giustizia e della Difesa. Un altro
documento, proposto da "Il Manifesto”,
è stato largamento diffuso e ha raccolto numerose firme. È su quest’ultimo
documento che il gruppo torinese della FGEI si è soffermato, decidendo di
proporlo ai fratelli delle comunità
evangeliche cittadine (federate), per la
sottoscrizione. Sicché al termine dei
culti (a Corso Oddone anche il momento della confessione di peccato è
stato posto in riferimento a questo fatto, con la lettura dei vv. 20 e 21 del
Salmo 94: « Il trono della nequizia ti
avrà per complice, esso che ordisce
oppressioni in nome della legge? Si
gettano insieme contro la vita del giusto, è condannano il sangue, innocente »), è stato presentato questo o.d.g.:
La F.G.E.I. torinese,
ritenendo che uno dei compiti più
urgenti sia oggi quello di opporsi alla
dilagante manipolazione dell’informazione che tende a far accettare le « versioni ufficiali», l’opinione della classe
dominante, e spesso la menzogna, come imica verità indiscussa, indica come valido esempio di questa opposizione la contro-informazione relativa all’attentato di Milano e Roma del dicembre 69 (cfr. per es. « La strage di
Stato » ed. Samonà e Savelli; bollettino
del Soccorso Rosso, ecc.) da cui risulta sufficientemente chiara l’innocenza
di Valpreda e degli altri anarchici imprigionati, comprovata dall’indagine
condotta a carico di Freda, Ventura e
Rauti dal magistrato di Treviso;
ritenendo che compito dei credenti
sia non soltanto resistere individualmente alla manipolazione dell’informazione, ma anche rendere testimonianza al Signore della verità, tra l’altro
impegnandosi — con chiunque a questo tenda, indipendentemente dalle sue
motivazioni — a far sì che sia ristabilita la verità dei fatti e sia messa in
luce la responsabilità di chi per anni
tiene in galera degli innocenti,
prende atto dell’iniziativa promossa
dal "Manifesto", volta alla presentazione di una istanza di scarcerazione in
favore di Valpreda, Borghese e Gargamelli,
vi aderisce e
invita i membri delle comunità evangeliche di Torino a dare la propria adesione;
sottopone inoltre alle comunità evangeliche di Torino la urgente necessità
di un maggiore approfondimento critico dei temi concernenti:
1) Lo stato della giustizia in Italia;
2) La dipendenza di una parte della magistratura italiana dal potere politico ed economico e la, repressione
esercitata nei confronti di quella parte
che intende mantenere la propria autonomia;
3) La manipolazione dell’informazione e l’uso della menzogna politica
come strumento di governo e come elemento politico di cui la classe dominante si serve per screditare e sopprimere le istanze operaie e democratiche;
4) L’indiscriminato uso di una repressione sempre più massiccia e intimidatoria.
Vi sono state alcune reazioni negative, si sono manifestate perplessità
(tutti, per altro, riconoscevano inaccettabile il protrarsi per tre anni di
un procedimento penale, segno di un
funzionamento impossibile della giustizia italiana; le perplessità di alcuni
(continua a pag. 4)
6
pag. 6
N. 41 — 13 ottobre 1972
Dopo la grave decisione del governo italiano
FILIPPINE
ECOLOGIA - 3
L'ISOLA ATOMICA La crescita della popolazione
B Hi IWI I Manila (L’Espresso) — Anche questa " *
Oltre ad essere un’autentica « santabarbara » nucleare, la Maddalena diventa una nuova fonte di inquinamento del Mediterraneo
È dei giorni scorsi la conferma della
cessione della Maddalena, l’isola che
sorge di fronte alla costa sarda della
Gallura, agli Stati Uniti, i quali se ne
serviranno per « ospitare » una nave
appoggio con relativa muta di sottomarini atomici, armati di ogive e di torpedini nucleari. Il ministro degli esteri Medici, con una « finezza » che non
ha nulla da invidiare alla tecnica facente capo a Machiavelli, di fronte alla decisa reazione, non solo della sinistra
politica, ma di una grafi parte dell'opinione pubblica e di varie organizzazioni, ha detto che non si tratta di una
« cessione » ma di fin semplice « consenso » dato dal governo italiano a
quello degli ÜSA. Il che conferma definitivamente’ là permanenza in una base italiana di una presenza atomica marina e sottomarina in barba alla stessa
Costituzione in quanto — indipendentemente dal fatto che Italia e USA sono membri del patto militare della
NATO — si tratta in questo caso di accordi internazionali di natura politica
che debbono essere discussi e autorizzati dalle Camere. Oltre a tutto, poi,
qui la NATO non c’entra per nulla dato
che ai paesi deU’Alleanza atlantica non
è mai stato consentito da parte americana di avere armi atomiche, il cosiddetto « deterrente nucleare ».
Già nel passato, al tempo, della presidenza Kennedy, si era parlato di una
base alla Maddalena. L’allora ministro
della difesa (guarda caso: Andreotti)
era favorevole alla cosa ma Fanfani,
che era primo ministro, poté assai facilmente imporre il suo veto dato che
proprio in quel periodo vi erario controversie assai intense in Gran Bretagna sul pericolo degli inquinamenti radioattivi.
Il governo, che praticamente ha concluso l’accordo alTinsaputa del paese
intero, a partire dalle popolazioni locali per finire alla stessa ambasciata italiana a Washington, ha posto in rilievo
che reconomia della Maddalena « decollerà » coi dollari che i marinai americani, colle loro famiglie spenderanno
colà. Si tratta di argomentazioni addirittura puerili tanto più se poste a confrónto cogli immensi pericoli di ben altri « decolli » per le zone circonvicine,
per il paese intero, per il bacino mediterraneo che sta così diventando, come
sottolinea giustamente un settimanale,
« Un’autentica santabarbara atomica
del confronto fra russi e americani ».
Anche la giustificazione della cessione della base come contromisura alla
presenza sovietica in Mediterraneo appare inaccettabile in quanto è un innegabile dato di fatto che le navi sovietiche vi sono giunte ben dopo la
flotta americana.
I pericoli di questo insediamento sono. molteplici. Senza entrare in spiegazioni tecniche, che d’altronde in questa
sede npn interessano, vi sono quelli
inerenti alle perdite radioattive. Perdite tanto più gravi e pericolose se si
tiene ■ presente che il Mediterraneo è
un mare « chiuso », senza cioè quel
« ricambio » che hanno -gli oceani aperti. Altri pericoli sono quelli connessi
a\Vapprovvigionamento dei sottomarini
atomici dalla nave appoggio e dal deposito delle scorie radioattive. Questi pericoli sono stati: chiaramente denunciati dalla Società italiana di biofisica e di
biologia nucleare, dalla Pro natura Italia, da « Italia nostra »: quest’ultima,
anzi ha rivolto un preciso invito al governo a riconsiderare l’intero problema, ma abbiamo visto con quale esito.
L’altra serie di pericoli è addirittura
catastrofica e cioè la possibilità di un
incidente, di un errore, dell’Mso bellico
vero e proprio delle armi atomiche e
il fatto che si tratta di un obiettivo
militare di primaria importanza che
l’eventuale avversario cercherebbe subito di colpire. A questo proposito, ci
pare davvero inutile spendere altre parole.
II governo, con questo suo atto, .che
atibiamo visto essere anche incostituzionale, si addossa una nuova, gravissima, responsabilità nei confronti del
paesé^ responsabilità che denunciamo
ai npsiri lettori. Esso ha ritenuto di
mantenere e concludere questa iniziativa malgrado le numerose denuncie e
opposizioni che si sono avute in tutto
il paese. E’ questo un ulteriore episodio che dimostra quanto sia formale la
denaocrazia in Italia: sì, c’è una certa
libertà di parlare, ma quando il potere
decide le parole di messa in guardia
e di richiamo si disperdono nell’aria.
Questa decisione pone infine il paese
in una posizione di oltranzismo atlantico e di totale acquiescenza vèrso le
pretese americane (neppure la Spagna
e la Grecia hanno accettato basi di tal
genere!) in netto contrasto colle ripetute e sbandierate dichiarazioni di « vocazione alla pace ». Con quale sentimento potrà la gente sentir parlare i
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 - 8/7/1960
nostri governanti e gli uomini politici
della maggioranza quando parleranno
della « sovranità limitata » di certi paesi dell’est europeo?
Chi scrive non s’intende molto di
prassi politica, ma ci auguriamo vivamente che si possano trovare gli strumenti adatti per far revocare uria sirriile decisione che non costituisce solo
un « passo falso » come ha detto lì Corriere della sera, ma è di fatto allo stesso ternpo un grave ostacolo alla distensione internazionale e una terribile Spada di Damocle.
Roberto Peyrot
Manila (L’Espresso) — Anche questa
volta, come sempre dal 1946, alla vigilia delle elezioni politiche nelle Filippine, il presidente Marcos ha proclamato lo stato d’assedio e ha istituito
la legge marziale. Questa volta la legge, più che ad imbrigliare le opposizioni, serve a far fronte all’« internazionale musulmana » che si è creata in
Estremo Oriente e che oltre a mettere in pericolo il governo filippino, rende la vita difficile anche ai poteri costituiti della Thailandia e della Malesia. Gli irredentisti musulmani conducono nel sud delle Filippine una lotta
sanguinosa, contro la popolazione cattolica e in Thailandia e Malesia contro i buddisti che hanno in mano le
leve del potere. È probabile che questa volta i nazionalisti musulmani abbiano intenzione di lanciare un’offensiva concertata nei tre paesi, i cui effetti potrebbero rendere ancora più
precaria la situazione ed il regime del
presidente Marcos..
nor<d - sud - est - ovest
H E’ stato inaugurato in Svezia il ponte
più lungo d’Europa (6.070 metri) che unisce
l’isola svedese di Oeland, nel Baltico, alla Svezia continentale. Per la costruzione dell’opera
^— la cui arcata centrale, lunga m. 80 e alta
36, permette il passaggio di navi di qualsiasi
tonnellaggio ^— sono stati necessari centomila
metri cubi di cemento armato e seimila. tonnellate di strutture metalliche; Il pónte è
largo 13 metri e poggia su piloni che affondano nel terreno a una profondità tale da
poter reggere senza danno l’urto di una nave
di 10.000 tonnellate di stazza alla velocità di
17 nodi.
liberati nel 1972, si apprende nègli ambienti
governativi di Bonn, grazie a scambi con
agenti della RDT detenuti nella Germania
federale.
^ L’Istituto sismologico di Uppsala ha registrato una scossa provocata da un’esplosione
sotterranea localizzata a nord-ovest del Mar
Nero.
I Dopo il voto largamente positivo al referendum danese sull’entrata nella Comunità
europea, le nove nazioni che la costituiscono
rappresentano un blocco di 252 milioni di europei (USA 202 milioni, URSS 242 milioni),
con un prodotto lordo complessivo che sfiora
i 580 miliardi di dollari (100 miliardi più di
quello sovietico, oltre la metà di quello, smisurato, degli Stati Uniti). Il problema e la
sfida sarà dare una diménsione politica, culturale, sociale, e non solo economica a questa
comunità.
Malgrado le proteste, non puramente verbali, di 16 paesi del Pacifico, la Francia annuncia che nel 1973 attuerà esplosioni sperimentali nucleari nel ’’poligono atomico” delle
Tuamotu. Si tratterà di esplosioni nell’atmosfera, a notevole altezza, e di potenziale molto superiore a quello degli esperimenti compiuti sinora a Moruroa.
I Taiwan (Formosa) è diventata il primo
paese esportatore di televisori, battendo anche
il Giappone : secondo la rivista « Vista » di
Taipeh nel 1971 essa.-ha venduto all’estero
quasi. Un milione e :jdi apparecchi e nel
1^72 dovrebbe esportale 2.300.000, dei quali
240.000 a colori. L’esportazione è aumentata
del 500% in quattro anni.
^ Diverse centinaia di cittadini della Repubblica federale tedesca, detenuti nella Germania orientale per motivi politici, sono stati
^ A Parigi un conunando affiliato al gruppo terroristico israeliano « Massada » ha fatto
saltare di notte la libreria cc Palestina »
genti danni, nessuna vittima.
In
L’ambiente nel suo insieme ha retto
a lungo alla nostra crescita invadente,
ora però comincia a mostrare i segni
della crisi che lo travaglia, e la prima
generazione che si trova di fronte a
questi problemi, prendendone coscienza, è la nostra.
Le cause dell’aumento della popolazione sono altamente positive, perché
la mortalità si è ridotta, specialmente
fra i bambini, a causa del generale miglioramento del livello igienico e della
alimentazione. Le vaccinazioni diffuse
e rese obbligatorie, insieme alle altre
forme di medicina preventiva, che si
vanno diffondendo progressivamente,
sono l’immagine più significativa di
quest’opera di cura ad ampio respiro,
che si occupa non solo di persone isolate, ma di popolazioni prese nel loro
insieme.
Ma quello che è più difficile affermare, perché si rischia di scivolare su posizioni equivoche, è che questo progresso sia solo un lato della medaglia.
Il rovescio è che dove gli uomini si
moltiplicano; formando comunità numerosCy lì l’ambiente subisce una degradazione, cioè una serie di processi
difficilmente reversibili che lo impoveriscono, estinguendo certe sue ricchezze, contaminandolo, rompendo certi
equilibri fatti di precise interazioni fra
aria, acqua, suolo, animali e piante.
L’inquinamento biologico è l’insieme
dei danni causati alla biosfera dal fatto che una specie sola, l’uomo, consuma beni che permetterebbero la vita
a numerosissime specie, e riversa i
suoi prodotti di rifiuto in maniera crescente e da tutte le parti. Di questi, i
più nocivi sono gli scarichi delle fogne, perché, contenendo sostanze molto attive chimicamente, provocano
complesse reazioni nei fiumi e nei mari, il cui risultato è l’alterazione delle
acque, la scomparsa di certe forme di
vita, ¡’eccessiva moltiplicazione di altre.
Inoltre il solo fatto di essere in tanti su spazi limitati provoca delle tensioni psicologiche: lo verificano gli abitanti delle grandi città, che si trovano
sempre nella folla dei grattacieli e del
traffico, e magari sono più sóli che mai,
perché la folla non è compagnia, ma
indifferenza, fretta, astio.
Il punto chiave, secondo molti, è che
il progresso scientifico, che ha posto le
premesse della crescita della popolazione, non è sfato accompagnato da
un’opera di responsabilizzazione. Cioè
si sarebbe dovuto insegnare a pianificare la famiglia, insegnando alle cop
LA GIOVINEZZA
DI MC-GOVERN
iir Avvicinandosi
l’epoca delle elezioni del nuovo Presidente americano;
sappiamo che il popolo USA sarà chiamato a scegliere fra Nixon (l’attuale
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
Coop Tip. Subalpina - Torre Pellice (Torino)
Presidente, il candidato del partito repubblicano) e McGóvern (il candidato
del partito derhocratico). Le nostre
speranze per la riuscita del secondo si
vanno purtroppo gradatamente affievolendo, perché tutte le notizie concordano sempre più nel prevederne la
sconfitta.
Di McGovern la stampa internazionale e italiana, in particolare quella
evangelica, ha parlato a più riprese ed
a lungo. Ma noi crediamo sia il caso
di parlarne ancora, a prescindere dall’esito di queste elezioni, perché egli
rappresenta un segno certo, evidente
d’un cambiamento profondo nell’animo degli americani, cambiamento che,
se non giungerà a maturazione oggi o
domani, non sembra tuttayia esser reversibile. Siamo convinti che un giorno, anche se lontano, si vedrà il frutto
di questo processo di maturazione.
Il mensile « Lectures pour tous » (n.
del settembre c. a.) pubblica un lungo
articolo autobiografico di McGovern
(nato nel 1923): ne riportiaino alcuni
passi interessanti relativi alla giovinezza del nuovo uomo politico americano.
« Mio padre era un “pastore costruttore" che esercitava il suo ministero
nel Sud-Dakota. Egli vi costruì una
chiesa. Ma, dopo cinque o sei anni, non
riuscendo più a star fermo, andò in
un’altra città e vi costruì un’altra chiesa, Credo d’aver ereditato qualcosa da
lui, in questo senso. Mio padre era un
lavoratore indefesso, un uomo molto
forte. Si occupava di carpenteria, e nel
contempo dirigeva la costruzione delle
sue chiese, delle quali egli stesso del
resto aveva fatto i progetti. Ne costruì
sei, di chiese, forse anche più. Suo padre lavorava in una miniera di carbone dell’Illinois. Mio padre, all’età di otto o nove anni, come gli altri bambini
della sua età. Scendeva all’alba nella
miniera, ancor mezzo addormentato, e
faceva giornate lavorative di quattordici ore. (...)
La morale puritana del lavoro è stata un fattore dominante della mia giovinezza. “Sappi trarre il miglior partito dal tuo tempo”: ecco che cosa mi
si diceva sempre. Io sono ben poco indulgente verso quelle persone che giudicano il non lavorare un fatto poco
importante. Non credo che, dai quattordici anni in poi, io abbia mai ricevuto
un soldo dai miei genitori: né per i
miei vestiti, né per pagare le mie tasse scolastiche, né per qualunque altra
ragione. E tuttavia esatto che io ho
sempre amato quello che facevo: ho
persino amato l’aviazione, della quale
ho fatto parte durante la seconda guer
ra mondiale. Pertanto lavorare mi è
facile. Ma talvolta mi accade d’andare
al dilà delle mie forze. Io ho come un
“bisogno" di lavorare. Non credo d’aver rnai imparato a giuocare. Le mie
sole distrazioni sono la lettura e il cinema.
Mio padre perdette la propria madre all’età di tredici anni. Suo padre
era, a quanto sembra, un alcoolizzato
inveterato: tanto che, appena adolescente, mio padre dovette assumersi le
responsabilità della propria famiglia.
Mio padre dunque fece vivere i propri
parenti (tre sorelle e un fratello) dapprima col salario di minatore, poi come professionista di base-ball. In questo sport egli aveva raggiunto un livello abbastanza alto per esser integrato nella celebre squadra di “Saint
Louis Cardinals”. Ma fu in quel momento che egli decise di diventare pastore.
Mia madre era estremamente economa e faceva onore ( se così posso dire )
alla fama degli scozzesi. In famiglia,
non si buttava via un paio di pantaloni perché fosse bucato: lo si rammendava. Sono sicuro che io ero poveramente vestito nella mia infanzia: ma
10 non ho mai avuto la sensazione che
noi fossimo poveri. Semplicemente io
ritenevo che si fosse in dovere di vivere in quel modo. Lavoro accanito e risparmio: ecco due virtù lodate nella
nostra famiglia. Non m’è mai piaciuto
chiedere contributi per le mie campagne politiche, perché mi ha sempre ripugnato domandar del denaro per qua:
lunque ragione. (...) Tutte le mattine
mio padre riuniva la famiglia, leggeva
un cfijdiolo della Bibbia e recitava una
preghiera: ricordo che, quando ero
bambino, questo mi dava fastidio, soprattutto quando altri bambini ci gkardavàno dalla finestra. (...)
A mia moglie, Eleonora, è toccato
11 grave peso d’allevare, quasi da sola,
i miei figli ed io sono sicuro che spesso, dicendomi arrivederci e provandosi
ad incoraggiarmi, essa inghiottiva le
lacrime. Se essa non si fosse dimostrata tanto comprensiva, se essa non avesse saputo sempre trattenere il pianto,
vi sarebbero stati dei momenti (e io
potrei dire quali) in cui avrei rinunciato a vivere una vita pubblica. Ebbi
a superare tali ostacoli e per tanto
tempo, che un’opposizione da parte
sua sarebbe stata determinante. Ed ecco che oggi essa è diventata un formidabile “pezzo forte" per la mia carriera politica: il successo che le hanno
procurato, alla televisione, il suo fascino e la sua presenza, è impressionante. Devo confessare che non ave
vo saputo stimare,
in giusta misura, il
suo talento, la sua
intelligenza, il suo
ienso politico. Io
ritengo ch’essa ha
avuto parte essenziale nei successi da
me ottenuti fino ad oggi. (...)
A un anno dall’inizio della seconda
guerra mondiale, un professore di filosofia mi spiegò con molto calore il significato sociale degli Evangeli. Fu allora che io decisi di cercare la mia
strada nel pastorato. Ma dopo un anno vi rinunciai per consacrarmi invece
aU’insegnarnent'O, e provai un gran senso di sollievo da questa mia nuova decisione. Certo mi piaceva pronunciare
dei sermoni dall’alto del pulpito, ma
le funzioni pastorali propriamente dette non mi davan gioia alcuna. E poi
non mi sentivo abbastanza santo per
celebrare matrimoni, funerali, battesimi, comunioni. (...)
Fui sconvolto moralmente, per la
prima volta, durante la guerra quando,
nel corso del tirocinio di pilota, vidi un
mio compagno morire tra le fiamme.
Il suo aereo s’era fracassato sulla pista
di lancio, subito dopo il decollo. Dall’apparecchio in fiamme era stato estratto il corpo del pilota: la sua pelle era
d’un rosso brillante che non posso dimenticare. Vidi il suo petto sollevarsi
tre o quattro volte: poi egli morì là
sulla pista. Non dimenticherò mai neppure la prima volta che vidi un bombardiere disintegrarsi sotto i miei occhi, nel corso d’una missione di guerra. Ecco degli uomini ch’erano pieni
di vita, d’energia, di gioia e, un minuto dopo, ecco che non v’erano più che
dei cadaveri... ».
LE DUE REPUBBLICHE
« La delegazione della più vecchia
e più piccola repubblica che ancora
esista nel mondo, S. Marino, è stata
accolta in Cina in modo grandioso. Dopo esser stato ricevuto con gli stessi
onori dei rappresentanti delle grandi
potenze (secondo il principio cinese
dell’uguaglianza di tutti i paesi), il sig.
Gian Carlo Ghironzi, segretario di Stato di S. Marino, è stato ospite d’un
banchetto di trecento coperti, che non
differiva per nulla dai banchetti offerti
al presidente Nixon e al ministro giapponese Tanaka.
Dopo l’esecuzione degl’inni nazionali
e d’alcune canzoni folcloristiche di S.
Marino, il ministro degli esteri cinese
ha qualificato la piccola repubblica
“titanica"^ ed ha aggiunto: “Noi siamo
felici d’avere S. Marino per nostro
grande amico" ».
(Da "Le Monde” dell’8-9.10.1972).
pie a non mettere al mondo tanti figli
solo perché oggi sopravvivono più facilmente. Allevarli infatti non significa
solo tenerli in vita un giorno dopo l’altro, ma dare loro la possibilità di formarsi una personalità senza essere
schiacciati dai condizionamenti. Ma
questo discorso non è stato fatto dai
governi: nei paesi cattolici perché la
chiesa non è d’accordo, in quelli nazionalisti per dare figli allo stato, in quelli deboli per essere più numerosi dei
vicini, eccetera. In India poi si è arrivati all’eccesso opposto, atroce, che il
governo paga con abiti e radioline
quelli che si lasciano sterilizzare in
ambulatori di fortuna. La grossa occasione mancata del controllo delle nascite attraverso l’educazione delle masse al rispetto della vita (propria e dei
figli) è un problema che si incattivisce
sempre di più, anche se ci sarebbero
ancora possibilità di intervenire.
La questione si ricollega naturalmente a diverse altre: la crescita febbrile
delle città, che porta alla realizzazione
di ambienti pochissimo umani; l’ingiusta spartizione del nutrimento e delle
risorse fra i popoli; lo sfruttamento
dell’uomo sull’uomo; il saccheggio delle ricchezze della natura, che sono
epurite in tempi brevi per il vantaggio di pochi,, invece di essere utiUzzate razionalmente a vantaggio delle collettività.
Consideriamo un esempio. L’economia di molti popoli, primitivi e no, era
legata alla caccia e alla pesca, praticate con tecniche limitate, per cui i
cacciatori e le loro famiglie vivevano
con l’uccisione di un numero ridotto
di capi, bisonti o balene che fossero.
A partire dalla fine dell’Ottocento queste attività sono diventate delle industrie, in cui ha preso il sopravvento i!
concetto del profitto, e grandi compagnie hanno compiuto per decenni stragi organizzate, che si sono concluse
non solo con la scomparsa di diverse
specie animali, ma anche con la distruzione di coloro che praticavano la
stessa caccia su scala individuale o tribale, come i Pellerossa americani. Intanto gli animali estinti hanno privato
gli ecosistemi in cui vivevano del loro
contributo essenziale, causando così un
impoverimento che si estende irrimediabilmente, perché negli equilibri naturali il ruolo di nessuno è superfluo,
e la sparizione di ogni specie danneggia tutte le altre.
La crescita del numero delle vipere
e dei topi, di cui noi tutti paghiamo le
conseguenze, è chiaramente dovuta al
largo uso di insetticidi ed erbicidi, veleni potenti che vengono sparsi in abbondanza e colpiscono più di quello
che si immagina comunemente, perche
causano la morte di piccoli carnivoi e
e uccelli rapaci che provvederebbero
spontaneamente a mangiare rettili e
roditori. Come se questi problemi no i
fossero abbastanza seri, abbiamo in
Italia più di un milione di cacciatori
che sterminano accuratamente la poca
fauna rimasta, e nello stesso tempo
diseducano i figli insegnando loro a
non rispettare con amore la vita.
Ricordiamoci che i Gre ci attribuivano le disgrazie degli uomini e dei
popoli a una colpa chiamata « Ybris »,
cioè un atteggiamento di arroganza,
violenza e presunzione, che è proprio
quello con cui l’uomo si rivolge alla
natura che lo ha generato.
Più l’uomo studia il mondo che lo
circonda e più capisce di esservi legato totalmente per quanto riguarda la
sua sopravvivenza, ma questa conoscenza gli pone dei gravi problemi teorici sulla sua origine e il suo ruolo,
Non c’è mai stata, però, una società in
cui tutti siano vissuti liberi e uguali dividendo le risorse della natura; anzi,
la spartizione di questi beni ha spinto
l’uomo a spargere il sangue del suo
simile. Questa colpa pesa su tutta la
umanità e ne mette in luce la condizione inquieta e imperfetta.
Pietro Comba
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CRONACHE
ECOLOGICHE
H I monti dell’Uccellina, ultimo avanzo di
quella che fu la Maremma tosco-laziale : una
lunga striscia di territorio fra il Tirreno e la
Via Aurelia nella provincia di Grosseto. Da
anni resìste agli approcci della speculazione
edilizia e da altrettanto tempo giornali, enti
e singole persone chiedono che venga salvato
questo paesaggio dall’aspetto inconfondibile.
Unica soluzione : un intervento dello Stato
con la creazione di un parco nazionale, che
però non ripeta i tristi esperimenti del Circeo e dello Stelvìo, ma possa essere un organismo vitale con propri fini culturali, scientìfici e sociali. E’ stata presentata alla Camera
da alcuni deputati de una proposta di legge,
ampia e documentata, in tal senso; l’intervento statale è urgente, se non ci si vuol trovare
di fronte a una situazione irrimediabilmente
compromessa.
^ Evidente scherzosa allusione al M. Titano su cui per l’appunto la cittadina dì S. Marino è situata.
H La grande ottarda indiana, una delle
più rare specie di uccelli dell’India che rischia di estinguersi, sarà protetta in una speciale zona isolata dello Stato del Rajasthan.
Secondo quanto riferisce 1’« Indian Express »,
l’uccello, che è sìmile a uno struzzo in miniatura e ha le dimensioni di un avvoltoio, sarà
sistemato nei distretti di Ajmer, Bikanero
Kota, secondo quanto sarà giudicato più opportuno dall’ente indiano per la conservazione
della fauna, che sì interessa delle sortì del
raro uccello.
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