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ECO
DELLE VALLI VALDESI
Spett.
BIBLIOTECA VALDESE
TORRE PELLICE
(Torino)
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno XCTV - Num. 18
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TORRE PELUCE. 1 Maggio 1964
Ammin. Clmdiaiià T<wrc Pollice - C.C.P. 2-17557
Sì celebra il cinquantenario
del Tempio di Piazza Cavour a Roma
Drub restare davanti a noi, senza esaltazione ma anche senza inutili depressioni, la grandezza della vocazione che una chiesa ha ricevuto e deve portare avanti nel nostro tempo
La celebrazione di un periodo di vita ed attività delle nostre chiesie co
me un centenario o un cinquantenario determina in chi vi partecipa dei
sentimenti di gioia, riconoscenza, fiducia frammisti con ricordi affettuosi
e dolorosi e con la chiara visione della
propria, debolezza. Si pensa a quello
che si è ricevuto da mano attiva, cuore generoso, partecipazione viva ed a
quello che si dà in risposta a un dono
cos ; grande. La vita di una chiesa è
fatta di luci e di ombre, di momenti
elevati e di difflcoltà; e deve restare
davanti a noi, senza esaltazione, ma
anche senza inutili depressioni, la
grandezza della vocazione, che una
chiesa ha ricevuto e deve portare avanti nel nostro tempo.
La chiesa di Piazza Cavour è storicamente inscindibile da quella di Via
IV Noveimbre. Ivi, dopo una lunga
odissea iniziata i primi giorni dopo il
20 settembre 1870^, e che ha conoisoiuto
una serie di traslochi da Via del Gambero, a Via Gregoriana, Via della Vite, Via dei Pontfjflci ecc. la piccola
comunità valdese di Roma, sotto la
guida del past. Miatteo Prochet, trovava finalmente la sua prima decorosa sede, mediante la generosa offerta
della Chiesa di Scozia. Il tempio di
via IV Novembre era inaugurato alla
fine del 1883 e costituiva la base di
lancio della noistra opera in Roma e
in gran parte: deiritalia. Di là partiva per i suoi limghi viaggi lungo la
PenisiO:la e verso le lontane terre di
America il presidente del Co'mitato di
evangeiizzazio'ne, prima il past. Matteo Prochet e pei il pastore Arturo
Muston. Si trattava di essere sensibili al minimo' segno di interesse spirituale di una città settentrionale o
di un villaggio siciliimo, agli appelli
di gente di Romagna o di Toscana, alle richieste degli emigranti abruzzesi
di ritorno nei loro paesi e disposti aire vangelizzazione, bisognava peraltro
varcare terre d’EUro:pa e d’Ameirica per
trovare gli amici, i benefattori, disposti a piortare con noi il peso di un’opera inoipiìente e oh® non aveva dietro di sè grandi basi ecclesiastiohe disposte a finanziare una loro missione,
e di secondare Topeia di una chie-sa
conosciuta sul piano della sua storia,
ma anche esile numericamente ed economicamente, gravata da problemi di
una co'ntinua emigrazione dalle sue
antiche storiche basi. Basta leggere
i verbali di qualche nostro comitato
di aiuto in Inghilteirra o in Scozia o
in America pe:r comprendere quale sia
stata la lo'tta di quei nostri presidenti dentro e fuo'ri la nostra terra, dentro per deiterminare una presenza ef
fidente consapevole di direzioni precise e di disciplina spesso severa verso pastori ed insegnianti, fuori per agi
tare le acque degli amici, per fare loro comprendere che non si poteva più
attendere, che bisognava agire, che
bisognava dare generosamente senza
garanzie, senza sicurezza : solo una si
curezza si poteva avere : quella di una
fede che sa che nessim granel di fru
mento cade imano nel solco della vita dei popoli. E chi percorre le vie d’Italia e s’informa dove è o dove era la
prima sede della nostra opera, e pensa alle esili forze dei pionieri, non potrà non stupirsi quante volte la loro
visione deU’opena sia stata ampia, libera da mesohinità, mal unicamente
commisurata alle statistiche degli aderenti e dei comunicanti, ma volta ver
Una delle vetrate del tempio di Piazza Cavour, opera di Paolo Paschetlo.
La Signora J. Kennedy: alla sua opera
generosa e lungimirante è in larga
misura dovuta la costruzione del nuovo tempio, in quella che era allora la
zona dei Prati di Castello.
SO la speranza di un popolo italiano,
sensibile al messiaggio del puro Evaneelo. Per anni ed anni la chiesa di
Via IV Novembre, p-ure grata verso il
comitato di evangelizzazicne per i pastori, che erano inviati accanto al loro
titolare, non riusciva a sapere dove
mai fosse andato quel pastore Matteo
Prochet, sempre pronto a partire, a
fabbricare, a stabile nuove basi, ad in
coraggiare gli stanchi. La gelo'sia per
il pastore tutto per la sua comunità
era messa a dura prova, ma la gioia
delle avanzate compensava di rnolto
Tamiarezza delle assenze, perchè la
chiesa sapeva e pregava... perchè il
seme portasse il suo frutto !
In quei clima ed in quella ampia
visione delle co'Se, il Comitato di evangelizzazione, che ebbe a suoi presidenti i pastori Matteo Prochet 11870-1906)
Arturo Muston (1906-1913) Ernesto
Giampiccoli (1913-1915) comprese l’istante, nel quale a Roma biso'gnava
fare un nuovo passo avanti; i locan
di via iV Novembre diventavano stretti, la città si estendeva, bisognava passare il Tevere, cercare un terreno, stabilire una nuova base più anxpia, più
solida per continuare ad avanzare. Ci
pare di vederlo quel discendente di testimoni di una fede robusta di secoli,
agguerrito polemista, innamorato delle sue battaglie evangeliche Arturo
Muston in colloquio con la signora
John Kennedy, discendente di presbiteriani scozzesi: ci sembra di udirli
parlare sulla necessità di un tempio,
che dica alla gente che siamo tornati
sulle rive del Tevere; dalla corrispondenza sappiamo che viene citato il
martire Gian Luigi Pascale, morto sul
rogo a Roma, davanti a Castel Sant’Angelo nel 1561 ; sentiamo che in Mu>3ton e nella signora Kennedy si apre
la visione di una buona, forte comunità di protestanti; bisogna preparare per chi verrà un tempio per pregare, dei locali per conoscere le lingue
e imparare la Bibbia, e (questo era
tipicamente americano ! ) una palestra
per addestrare fisicamente i giovani
aderenti. La volontà di aiutare questa
opera si consolida nella convinzione
delia signora Kennedy e la solidità
montanara del Muston si manifesta
nella preoccupazione amministrativa
di avere accanto alla chiesa una casa
di reddito. Egli scrive, scrive, convince ed ecco giungere la sovvenzione per
il terreno, per il tempio, per la casa...
Un comitato fatto di gente, che non
teneva nulla per sè e tutto dava alla
Causa, sapeva che la fede non era una
parola priva di senso neanche sul piano economico.
Il terreno fu acquistato in Prati di
Castello, zona in sviluppo echlizio, priva. ancora dei pesanti stabili, ohe la
caratterizzano ora; non lontano dal
Vaticano. Nel luglio 1910 fu lanciato
il bando di concorso per il progetto
del tempio; l’area fabbricabile è di
mq. 2566,38; particolare attenzione è
volta a! fronte verso Piazza Cavour
ed è studiato il progetto del fabbricato al posto deU’allora « Sferisterio Spagnuolo ». Tutto è previsto per un’ampia opera di ordine religioso e sociale.
Firmano il bando Arturo Muston, G.
D, Buffa, Luigi Rostagno, Bartolomeo
Revel, Francesco Rostan, Giosuè Tion,
Ing. Mario Miegge.
li tempio
Il fascicolo d’arte della rivista « Bilychnis » usciva in occasione dell’inaugurazione e presentava il tempio di
Piazza Cavour. L’autore notava che
rarchitetto Bonci si ispirava nel progetto allo stile del 300, « che piu rispondeva airidealità e alla tradizione
della Chiesa Evangelica ». Non era facile scegliere o inventare uno stile ai
no'stri templi evangelici italiani; si
era alle prime armi; la imitaziorie del
gotico nordico o della sala scozzese
aveva dato i suoi frutti nel tempio di
lorinc. e in quello di via IV Novembre. La costruzione del temj)ic di Roma e la sua decorazione pittorica apparvero come un primo tentativo di
spezzare la legge non scritta ohe i nostri templi dovessero essere antiartistici, per un contrasto dogmatico pre
supposto fra fede cristiana ed arte. Si
parlava di « semplicità », ma spesso
era un eufemismo per nascondere la
povertà della fantasia e la fredda nudità di locali scolastici male adattati
a templi. Non è qui il caso di aprire
una polemioa al riguardo: è riuiscito
o no il tentativo? Ijo scrittore del suddetto fascicolo scriveva: «All’Italia
Evangelica sta dinanzi l’avvenire; potrà, forse, anche in questo campo, fare meglio ; badi a non andare indietro
per riguardo ai mormorii della gente,
che ha ancora dei pregiudizi da difendere ». E non aveva torto. Se infatti
il fronte del tempio con le due torri
lascia assai perplessi molti vlsita;tori:
l’armonia degli sipazl interni, la luce,
le vetrate, le decorazioni sono avvertite favorevolmente da ohi assiste ai
nostri culti. Chi vi ha lavorato vi ha
lavorato con coscienza : il pastore Arturo Muston aveva seguito passo passo gli svilup'pi della costruzione. « preoccupandosi di tutto, dell’insieme e
dei dettagli, sopportando, senza mai
perdersi d’animo, tutte le noie, e superando tutte le difficoltà date da uomini, cose e circostanze ». Ricordiamo
l’architetto Bonci e Ting. Rutelli, prcgettisti e costruttori insieme alle imprese Pcrcheddu e Cipolia; il Prof.
Paolo Paschetto ebbe il non facile compito di affrontare il lavoro di decora
zione solo dopo che la costruzione era
fstta ed appariva molto fredda e pe
sante; la sua decirazlone gioiosa e luminosa ha dato una nota di fiducia e
di fede, ohe sentiamo ogni volta che
entriamo in questo tempio ; le vetrate
con gli antichi simboli delia cristianità oi parlano un linguaggio antico
e familiare. Dalle ditte se:nesi Corrini
e Zalafn vennero il pulpito, il tavolo
della Santa Cena e i lampadari in ferro battuto. L’organo è opera delTantica ditta Vegezzi-Bossi di Torino ed
è unO' dei migliori organi attuali in
Roma.
In fondo al tempio una lapide in
bronzo ricorda la fondazione delTopera in memoria del s’^or Comelius
Baker, da parte della signora Kennedy. La signora Emma Baker era la
consorte del signor John Stewart di
New York, banchiere, impresario nelle ferrovie e filantropo, che mori, nel
1909 e che lasciò un generoso lascito
alla Chiesia Presbiteriana degli Stati
Uniti. La signora E Kennedy aiutò
53 istituzioni religiose, case di educazione e di beneficenza negli Stati Uniti e in Asia. Essa fu per molti anni la
Vice-presidente del Comitato di Aiuto
per la Chiesa Valdese di New York,
sostenne con generosità la Facoltà
Valdese di Teologia e aiutò altre opere della nostra chiesa. La corrispondenza fra la signora Kennedy e i nostri pastori fa fede di quanto essa seguisse l’opera della nostra chiesa par
teoipando al suo sviluppo. Essa morì
nel 1930 all’età di 97 anni.
La inaugurazione
Ebbe luogo l’8 febbraio 1914. La Luce del 12 Febbraio era completame:nte
dedicata alTavvenimento. Rileggendo
quella relazione, si comprende che tutta la Chiesa valdese vedeva in questo
tempio un punto importante del suo
cammino: non sarà certamente mancato un po’ di spirito di Breccia di
Porta Pia, ma è innegabile che era
niolto più presente neliTanìmo dei partecipanti la gioia, la riconoscenza verso Dio nel poter essere a Roma, nella
quale non vedevano soltanto « la gra.ode Babilonia» ma pensavano alla co
munità cristiana primitiva di Roma,
alla qusjle si era rivolto l’apcstolo Paolo. « Quasi tutti i pastori valdesi, che
evangelizzano ITtalia dalle Valli Valdesi e da Aosta a Siracusa, erano accorsi alla capitale... tutti i valenti Professori della Facoltà TeolO'gica di Firenze, accompagnati da tutti gli stu
oenti, e i Professori del Ginnasio-liceo
pareggiato che la Chiesa Valdese si
onora di possedere in Torre Penice».
La sera del sabato ebbe luogo la prima riunione dedicata alla preghiera e
a; r’oevimento dei rappresentanti delle chiese sorelle. Commovente la partecipazione delTottuagenario Bev. Enrico Piggot e di altri collaboratori nelle predioazioine deirEvangelo in Italia
La domenica 8 febbraio, alle tradizionali 10,45, il culto fu presieduto in via
IV No-vembre dal Prendente Ernesto
Giampiccoli, che predicò sul testo:
Chi vuole essere mio discepolo, rinunzi a sè stesso. Alle 16,30, con la presidenza del Moderatore della Tavola
Valdese B. Léger, avveniva la ufficiale dedicazione del tempio; il tempio
era gremito e fra i presenti si notavano i Ministri di Olanda, Danimarca e Svezia, alcuni onorevoli, il Rabbino Maggiore, alcuni giudici, una valanga di telegrammi esprimeva la solidarietà delle Chiese Elvangeiiche d’Italia, Svizzera, Germiania. Il Prof.
Dott. Giovanni Luzzi, annunciò la
Parola del Signore seguendo il testo
di Efesini 4:6: Non c’è che im Dio
{continua in 3.a pag.)
La chiesa e la predicazione
Dio non è presente nel mondo se non in
Gesù Cristo, sua Parola vivente. Su questo
Gino Conte ed io siamo d’accordo (cfr. LuceEco dei 17-4-64); è bene dirlo esplicitamente e subito. Posso sbagliarmi ma mi sembra
che questa affermazione centrale del rinnovamento teologico delLultima generazione
non abbia toccato profondamente le comunità evangeliche italiane, rimaste, per ragioni
che dovremo pure considerare una volta o
l’altra, in una situazione per così dire « precedente ». Dobbiamo evitare perciò Tequivoco che qui si discuta ancora su una predicazione astratta o su un attivismo sociale sganciato dal riferimento a Cristo, che si ammanti magari (ultima moda!) di silenzio.
Il nostro discorso si pone chiaramente al
di là della affermazione comune che la Parola di Dio rivelata in Gesù Cristo è situata
al centro della predicazione, della Chiesa,
del mondo. P'ion sarebbe infatti il caso che
indugiassimo sulla problematica degli anni
in cui il giovane Barth polemizzava con i
rappresentanti del cristianesimo sociale e del
liberalismo teologico. La lezione è stata allora ascoltata, il richiamo alia teologia della Parola di Dio è un fatto avvenuto, le
posizioni che allora venivano combattute non
hanno più forza teologica (anche se, come
dicevamo, sonnecchiano ancora nelle nostre
chiese). Ma la problematica si è spostata :
ritrovata la chiarezza della predicazione cristocentrica, è necessario domandarsi più concretamente che cosa è la Chiesa che predica
e che cosa è il mondo deU’uomo al quale la
predicazione è rivolta. Su questo terreno sorge il nostro di-ssenso, se di vero dissenso si
tratta o non soltanto di una confusione dovuta alla non sufficiente chiarezza dei nostri discorsi.
La centralità della predicazione: benissimo. Essa è Tunica possibile comunicazione
dell atto con cui Dio si è dato agli uomini,
in Gesù Cristo, dal quale soltanto Chiesa e
umanità traggono la loro realtà ultima. Non
vi è una definizione della Chiesa, non vi è
una conoscenza del mondo umano che non
passino per Gesù Cristo. Era un richiamo
necessario, nella confusione ideologica del
modernismo protestante... è necessario oggi
ancora là dove questa o simile confusione
esiste; ma questo non deve impedirci di vedere che dietro alla visione della Chiesa r in
Cristo » e del mondo « in Cristo » è mancata una considerazione altrettanto approfondita e radicale della Chiesa e del mondo nel
presente, cioè nella loro concreta realtà storica e sociale. Abbiamo preso sul serio la
centralità di Cristo, al quale tutte le cose e
il mondo e la Chiesa sono riferiti, e sta bene; abbiamo anche riscoperto la Chiesa e il
mondo nella loro radice in Cristo; ma abbiamo avuto paura di prendere troppo sul
serio :1 momento presente e non abbiamo
dedicato sufficiente amore e interesse e tempo e passione a vedere il mondo e la chiesa
come sono nella loro concretezza delToggi
con tutta la loro infinita problematicità. Allora però la predicazione rischia di rimanere
campata in aria, senza un soggetto e senza
un oggetto concreti, (cioè determinati nel
luogo e nel momento): un ponte che non
su nulla. Allora la predicazione di
viene necessariamente valida di per sè. mi
surabile soltanto su una sua astratta aderen
za scritturale e teologica, che poi mi sembra essere il difetto di molta predicazione
contemporanea. Non vorrei però che il lettore giungesse alla conclusione che per il
pastore Conte Tessenziale sia che il sermone
domenicale sia corretto teologicamente, lasciando così che la Parola operi in astratto
(sacramentalmente?), perchè certamente non
è quello che pensa, anche se qualche volta
ne dà l’impressione.
D altra parte la discussione sui temi della Chiesa e del mondo prosegue da tempo ed
ha raggiunto anche le commissioni ufficiali
del Consiglio Ecumenico (vanebbe la pena
che TEco-Luce ne parlasse più spesso): non
vedo perchè dovremmo restare tagliati fuori
dal vivo della corrente teologica del nostro
tempo come già trenta anni fa lasciando perfino nascere l’impressione di essere dei rivoluzionari dalle idee confuse e non comprendere quello che i cattolici del « Gallo » mostrano di comprendere perfettamente (cfr.
N. del 10.4.64). Il guaio è che agli studi
ecumenici fanno seguito ben poche concrete
decisioni degli enti ecclesiastici: ciò che può
spiegare quel tanto di sfiducia (che non è
un rifiuto) verso le comunità tradizionali
che traspare negli scritti di « Diakonia e
nelle « Informazioni d’Agape ».
{continua in 3.a pag.)
2
P»g- 2
I
i
«nostro» Piero Jahier
L’Asilo ((Italia)) di Fireoze
L’ottantesimo comipleanno (nato a
Genova l’il aprile 1884) del ben noto
scrittore, è stato recentemente ricordato in tutta Italia dai giornali, riviste e dalla rad’o (con notevole storpiatura di pronuncia e la solita confusione di valdesi e valdostani...). Si
tratta pertanto di imo spontaneo riconoscimento dei meriti letterari di
uno scrittore, ohe pure da oltre quarant’anni tace, e ohe ha lasciato ben
poco di sè, come quantità di scritti
(Con me e con gli alpini, Ragazzo, Resultanze in inerito alla vita e al carattere di G. Bianchi, oltre ad una pubblicistica minore, specie su « La Voce ») : e si è trattato, forse, di individuare meglio l’inquietan.te messaggio
che Piero Jaliier ha lasciato nelle sue
pagine alle generazioni di oggi, e di
stabilire perchè, nella massa enorme
di opere ohe ha riempito Tultìmo cinquantennio, la sua voce è rimasta al
disopra di tante altre.
Non è certo qui il luogo di avviare
ui; discorso più o meno critico; ma
non ci sentiamo di ignorare P. Jahier,
perchè in un certo senso lo sentiamo
<' nostro », e molto vicino' a noi : non
certo perchè egli sia figlio di un pastore valdese tragioamente scomparse, e quindi appartenga, diciamolo fisicamente, alla gente delle Valli; questo, egli può anche averlo quasi dimenticato, iJerchè si tratta di eose
tanto- lontane ; ma perchè egli esprime
poeticamente quel sentire la vita e la
morte, la gioia e il dolore, il bene e il
male nel modo tipicc e congenito della montaJi'tà protestan.te riformala. Di
« rigorismo calvinistico » parlano i critici; e forse la definizione è giusta,
ma come tutte le definizioni è anche
arida : chè noi sentiamo nelle pagine
di JahiiSr (specialmente in Ragazzo,
>1 racconto della infanzia infelice e
tribolata, delle villeggiature a S. Germano, che tutti i Valdesi dovrebbero
aver letto) qualche cosa di più del rigorismo calvinistico; c’è anche il sapore di certe pagine della Bibbia, la
solennità dell’individualismo protestante, il messag^o pensoso deH’antica terra degli avi, la rude e ingenua
religiosità delle VaiU...
« Dietro le sue spalle ribelli ci sono
le nonne calvindste coi capelli lisci
sparsi intoimo al viso austero; ci sono
i Pastori che sialzavano sul pulpito
rigidi nella toga nera e lasoiavan ca
dere sull’assemblea genuflessa l'invocazione sicura: Notre aide est au nom
de Dieu... ».
« Ci sono delle ore che ha bisogne
di appartarsi: riapirendo il suo Testamento sul comodino, si atterrisce di
essere tanto’ malvagio, ritorria ai racconti morali dove c’è sempire uno ohe
si sacrifica; bagna di lagrime il suo
guanciale, solo nel nero della notte,
e i fratelli che gli dormono accanto si
spaventano dei suoi singhiozzi soffocati... ». «... Neanche arrivava alle due
strade a crooera, il paese che chianmn
’la ville’. Un corridoio acciottolato e
oent’ocohi di case spalancati a frugairci, un corridoio, e passando vedere lo
scotimento delle tovaglie serali all’Albergo deirOrso, la coperta buona del
sindaco sulla ringhiera, la seminata
di buse d’una mandria mattiniera ;
sempre due donne alla fontana, e la
marioira all’ultima inferriata che interroga il piassato ohe saie : Vous
anà amount? che interroga il passeggero che scende: Vous anà avai?...».
E le montagne delle Valli? « Mi apparvero allo sbocco in corona, pulite
nel contrasto dei venti, la grande
montagna centovisi. Stavano sedute
orribilmente, nere contro il cielo orientale, ognuna solitaria con a fianco il
suo laghetto di colostro, e facevano
gridare e piangere ».
Ecco il culto a S. Germano: «Le
domeniche giubilali: l’affollamento alla cancellata del tempio, le ondate gravi dell’armonio a o^i apertura, e dentro i vecchi con cinque ordini di rughe, simili ad Abramo, allineati sulla
panca, sfogliando le Bibbie consunte ;
poi le loro lunghe schiene dolenti curve a confessare in preghiera.
E il testo del sermone era: Passa
all’altra riva...
Proprio vedevo la riva, e vedevo l’altra riva. Una era buia, con nubi roveti limgo i fossi riarsi, e sulla terra
rincctta e spacioata imbianca vano os
sa orocchlanti, come gli scheletri delie mucche precipitate. Un’altra riva
era tutta verzura e chiare acque trionfanti, e festa di farfalle e libellule svolazzanti, e bombi turchini ohe stacollano i fiori e agnellini all’ombra tet
tanti nei tremolo di piacere della coda rooncherina, e fanciulli e fanciulle
vestiti a festa, per mono, esultanti. Là
ognuno vive secondo il suo cuore ed
? capito e non ha bisogno di mentire.
Ma la riva di cui parla il Pastore
non è questa; è la riva di questo mondo,_ anzi oggi ; Oggi non indurate i vostri cuori, e ìa forza di cui parla il Pastore è di non fare la cosa piacevole
e gradita, ma la più dura e difficile,
’’umiliazione. Dunque confessare che
ia trota portata a casa in trionfo è
del vivaio, piluccato io l’uva spina, ic
rotto la branda ».
« La Chiesa è bianca e spoglia di
ogni ornamento ; ci sono dei versetti
della Bibbia scritti sulle pareti, delie
lettere come in una scuola, ci sono
due file di panche nere, nude; in fondo il pulpito ed allato un leggio rustico con aperto il Libro. La luce entra
abbondante dai finestroni alti; a volto offende la purità dei muri bianchi
di qualche sprazzo multicolore che viene dai brutti vetri variopinti deilla
rosa sulla porta.
Entrando nella Chiesa, la gente si
divide: gli uomini da una parte, le
donne dairaltra; come nella vita.
Prendono posto siJenziosi e curvano la
testa sulle mani in una muta preghiera... ».
Ma le vicrade tragiche della fan
ciullezza lasciarono il vuoto neU’andma
del «ragazzo» Piero Jahier; e anche
se il « paese delle vacanze » egli lo
scopira bello e inteiTessante, c’è qualcosa che non ha risposto alle sue domande : la religiosità incompresa e inoomprensibdle di quella gente.Onde
“ carole di criitioa acerba e talora
rabbiosa, contro- quel vuoto e quel silenzio: l’accusa, non ingiusta del resto,, alla « manchevolezza d!i quella
borghesia dirigente che si è elevata
sulla popolazione rurale e si è sparsa
in buona pairte per l’Itaiia: essa costi
tuisce la classe sociale più alta tra i
Valdesi, e anche la meno simpatica... ».
«... Nelle Valli è riemerse il clericalismo (valdese). A quel nucleo dottrinale immutato' nelle confessioni di
fede è venuto meno il consentimento
delle cosoienze, la adesioine profonda
degli sedriti, la messe delle opere di
sacrificio.
I Valdesi non si sono rinnovati...
quel movimento di affrancazione spirituale che li affermò come popolo,
concluse anche il ciclo della loro vita
superiore. Quell’amore disinteressato
per le cose dello spìrito ohe è uno dei
frutti più puri della religiosità si è
urtato con delle intelligenze tarde e
chiuse, sono rimasti una collettività
storica interessante, non un focolare
di vita spiTituaie ardente-in mezzo albeffarda incredulità di questi temoi. Nel conflitto tumultuoso di aspirazioni, di nagazàoni e -di speranze che è
la vicenda tormentosa dell'animo moderno, non hanno portato nessuna pa
rola... Si contentano di rimasticare il
passato, mentre è posta la scure alla
radice degM alberi... ».
Queste, e altre cose più severe ancora, scriveva Jahier nel i910 su «La
■Voce»: vi sentiamo, senza dubbio, il
risentimento del figlio tradito, una
« deserta voJontà d’amare »...
Nel 1931, dopo aver partecipato ad
una «Passeggiata storica» nelle Valli, egli scriveva : « L’appartenenza attiva alla Chiesa (la sola che importi )
può essere una grazia; rappartenen
a a un popolo è un fatto.
... Ed ecco ohe anche al più immemore di noi, a quello che non venera
ormai altro Dio che il proprio tornaconto, vien d(^m,entata la discenden.
t da uomini puri ; ... phe privilegio
partecipare a questa nobiltà etica, sentirla vicina e conoreta davanti alle
case che abitarono, ai Templi dove
pregarono, alle posizioni ove combatterono!... ».
Per tutto quanto abbiamo detto, sentiamo «nostro» Piero Jaliier; anche
se egli non condividesse il nostro pensiero.
Nostro, non soltanto per l’antico cepPC comune, ma per il suo tormento
spirituale, per Panisi a di nuovo e di
antico insieme; come egli stesso ha
scritto : « Sebbene rifiuti il passato, le
idee del passato, le idee morte sono
con lui, vivono in lui come una protezione ».
Augusto Armand Hugon
cerca uua direttrice
Per l’improwisa partenza della sua
direttrice, richiamata a casa da ragioni familiari, l’Asilo « Italia » si trova in qualche difficoltà.
Il suo Comitato chiede — attraver'■o il nostro giornale — che quella sorella che sentisse una vocazione particolare per servire le persone anzda' prenda contatto con l’Opera. Le
condizioni di lavoro, determinate a
norma di legge, saranno trasmesse in
dettaglio a chi si segnalerà, scrivendo a: Comitato Asilo «Italia», via
Manzoni 21 - Firenze.
ASCENSIONE
a Villar Porosa
La comiimla villaresc ofl're a tutti i fratelli ed amici che vorranno onorarla con la
loro presenza, un programma edificante ed
interessante ispirato a un clima di vita familiare e ad un sincero amore per la chiesa :
Ore 9: ajiertura del Bazar a favore delle
finanze esauste della comunità. Buffet con
ricco assortimento. Dagli altoparlanti : con
certo offerto da 5.000 trombettieri del
Württemberg.
Ore 10 : Culto presieduto dal pastore
Ayassot della Chiesa Valdese di Torino. Presenzia pure una rappresentanza di questa
comunità.
Ore 11 : Prosegue Fattività del Bazar. Dagli altoparlanti, concerto della Marlin Luther Cantorei di Detmold.
Ore 12 : Pranzo al sacco co! sussidio dei
tavoli della chiesa e del fornitissimo Banco
gastronomico del Bazar.
Ore 13: Dagli altoparlanti: festa di canto
delle Corali del Val Chisone e del Val Pellice. Per i velocisti è prevista una corsa a
Pramartino.
Ore 14: Programma pomeridiano organizzato dalla Chiesa di Torino.
Ore 16-17 : Thè e commiato.
PERSONALIA
,e ad Angrogna
Apprendiamo con gioia che a Renens (Losanna) il piccolo Guido è ve
liuto ad accrescere la famiglia del Pastore Gianni Bogo. Ci rallegriamo fraternamente con lui e con la sua compagna, formulando i migliori auguri
per tutta la loro famiglia.
Giovedì 7 maggio alle ore 10,30, all’aperto, in località Passel di Angrogna (Porte d’Angrogna) ^ terrà il
culto dell’Ascensione in comune fra le
due Chiese di Angrogna e con quanti
vogliono parteciparvi.
Pranzo al sacco, pomeriggio vario.
In caso di cattivo tempo il culto
avrà luogo nella Scuola del Martel.
I LETTORI CI SCRIVONO
Dalla prima alla seconda Riforma
Un lettore, da Oslo:
Caro Conte,
grazie della tua chiosa alla mia
breve lettera pubblicata sul n° del
3 corr. e d'accordo con te che, nella
prospettiva della verità evangelica,
tutti noi, progressisti o conservatori,
siamo sempre in crisi, cioè sub ìndice. Per cui, giunti a questa comune
conclusione, si potrebbe far punto e
basta, onde non alimentare ulteriormente una « controversia » che —
come avvenne nel lontano maggio
1218 nei pressi di Bergamo tra i Valdesi italici e quelli oltremontani a
proposito del destino ultraterreno di
Valdo e del suo compagno V^iveto e
delle condizioni di validità del sacramento eucaristico — (( iam diu versatur ». Sennonché nelFatluale controversia che rischia di degenerare
dando sfogo a vecchi sciovinismi confessionali (he credevo ormai del tutto
superati, mi pare che per chiarezza
d’idee si debbano distinguere tre cose
ben diverse :
1) o le trattative in corso mirano
effettivamente ad una unione-fusione
tra le due chiese, e allora il problema
di un nuovo nome si pone senz'altro;
2) o esse intendono solo preparan
il terreno in vista di un assetto fede
rativo del protestantesimo italiano in
cui possano entrare tutte le altre chiese o associazioni evangeliche esistenti
in Italia, e allora tale problema non
SI pone nemmeno, ognuno facendo bene a rimanere col proprio nome;
3) o tutto si limiterà ad una migliore conoscenza « ecumenica » delle
singole tradizioni (che sono sempre
storiche e dottrinali) delie varie chiese
e associazioni, e allora anche qui il
problema è inesistente, non trattandosi certamente, nella prospettiva di
un c( ecumenismo » ben diverso da
quello del cattolicesimo romano, di
un ritorno alFovile.
Dato tutto ciò, vorrei solo ribadire
una mia vecchia opinione del tutto
personale riguardo alla prima alternativa : non vedo alcuna ragione storica o dottrinale lauto valida da costringere i Valdesi a non rinunciare
al loro nome in una ancora ipotetica
unione con i Melodisti. Le tradizioni
acquisite alla storia non muoiono, ancorché non .sempre si siano conservate come « etichette » : Calvino non è
morto benché il suo nome non qualifichi più oggi le varie chiese riformate di Francia, Svizzera, Olanda,
Cecoslovacchia, Ungheria, Polonia ecc.
che son nate dalla sua predicazione
o dall insegnamento dei suoi discepoli e continuatori; e se attualmente
accanto alla Chiesa Valdese esistono
o si citano ancora le chiese Luterana,
Svedenborgiana. W esleyana, Darbita
eco., non vedo però una Chiesa Wy
cliffita o Hussita o Knoxiana o Zwingliana o Ecolampadiana o Buceriana;
mentre ci sono le varie Chiese cattolica apostolica romana, ortodossa greca e russa, anglicana, presbiteriana,
riformata, vecchio-cattolica, metodista^
battista, congregazionalista, pentecostale, avventista ecc.; e tutte queste
aggettivazioni, formate o col nome
del fondatore o con qualche altra caratteristica geografi co-storico-dottrinale, non sono altro che delle « etìchet
te x>, cioè, appunto come quei cartel
lini che si applicano su oggetti o recipienti vari per indicarne la qualità o
il contenuto, sono servite e servono
tuttora a caratterizzare le varie molteplici e multiformi confessioni del1 unico Corpo di Cristo.
Ora, per meglio mettere in eviden
za che questi nomi-etichetta sono sempre degli « accidentes », degli « adiaphora », che possono in qualunque
momento essere aggiunti, soppressi,
risuscitati, modificati ecc., vorrei semplicemente notare quel che è successo col nome (c valdese » attraverso i
secoli, indicando i vari nomi dati vìa
via — secondo lordine cronologico
delle fonti a nostra disposizione —
sia al fondatore del movimento valdese, sia ai suoi seguaci o alle comunità che poi costituirono la Chiesa
Valdese di oggi.
seconda metà del secolo
aIV I iniziatore del Vaidisino si presenta sotto vari nomi : Valdesius (in
J fonti). Wandesius (1 f.), Waìdus
(1 i:), Valdes (2 f.), Valdius (1 f.),
Valdexius (1 f.), Gualdensis (1 f.).
Gualdes (1 f.), Valdensis (6 f.) e ÌVal
densis (1 f.); i suoi seguaci sono chiamati indifferentemente Pauperes de
Lugduno (18 f.) o Lugdunenses (6 f.)
o Lugdunensium (1 f.) o de Leono
(1 f.) o Leonistae (7 f.), Valdenses
(19 f.) o Waldenses (4 f.) o Valdelses
(1 f.) o Vullenses (1 f.) o Valdesii (1
f.) o Valdesiani (1 f.) o Valdostani
(1 f.) o ÌVadoys (1 f.), Insabbatati (2
f.) o Sabotati (1 f.) o Xabatenies (1
f.) o Sotulares (1 f.). Apostoli Christi
(1 f.) o Pauperes Christi (1 f.) e, con
la scissione avvenuta nel 1205 tra i
seguaci di Valdo e quelli di Giovanni
di Ronco, anche Ultramontani (6 f.) o
francesi e Lombardi (5 f.) o Ytalici
fratres (1 f.), e questi ultimi pure
Roncarti o Runcarii o Runcaroli. Sennonché, verso il 1368 e cioè dopo quasi due .secoli dalla prima comparsa a
Lione del mercante Valdesio, ecco
spuntare in un carteggio tra Valdesi
italiani e austriaci il nome di Petrus
IValdis o de Valle o tValdensiSf che
ìndica stavolta non un laico ma un
autentico prete regolarmente ordinato
da un cardinale, e poi sorto come un
leone a rivivificare le file dei Waldenses o Ludinenses originati ben ot
' to secoli prima da un mitico Leone
oppositore del papa Silvestro I : tale
menzione in documenti di tarda età e
chiaramente apologetici, che tendono
a rendere accettabile la leggenda dell’origine del moto valdese quale protesta contro la donazione di Costantino creduta vera da tutta Feterodossin medioevale fino alla scoperta di
Lorenzo Valla, mi ha indotto da tempo a rigettare come antistorico il nome di Pietro Valdo, e a riconoscere
nella forma Valdesius latina o Valdes
romanza il nome effettivo di Valdo.
Sta di fatto che a Bergamo nel 1218
\/ f^**^?.^** francesi si autochiamano
Valdesii sodi, e il primo sodalizio
valdese è designato sotto il nome
estremamente significativo di sodetas
valdesiana : per cui, ad essere radicali come^ i tre « laici » di Torino, la
nostra Chiesa dovrebbe chiamarsi piuttosto valdesiana che non valdese! Intanto passano piu di 150 anni, ed ecco i Valdesi delle Alpi franco-italiane
entrare in contatto con la Riforma
scoppiata in Germania. Svizzera e
Francia. In una lettera del 1530 consegnata a mano al riformatore di Basilea Ecolampadio, i delegati valdesi
More! e Masson confessano che sono
venuti a lui come a un dottore da
Dio ispiralo per chiedergli consiglio
su molli punti di dottrina che risul-,
lavano loro, per ignoranza o pigrizia,
ambigui o del tutto incompresi; ed i
primi storici valdesi sono unanimi nel
riconoscere che il patrimonio dogmatico dei loro padri prima di Chanforan lasciava adito a molte incertezze;
cosi Scipione Lentolo, pastore nel
1561-62 della comunità di S. Giovanni in Val Pellice, scriveva nella sua
Historia delle... persecutioni... contro
il popolo che chiamano Valdese che
così grande era il desiderio dei barbi
di a coreggere quel che non stesse bene tra loro, che ferono venire fin di
Puglia e Calabria de' Principali, acciocché di común con.siglio e consentimento si desse ordine di riformare
le chiese loro »; Girolamo Miolo, pastore ad Angrogna nel 1587, aggiungeva nella sua Historia... de gl'affari
de i Valdesi delle Valli che i suoi
predecessori « havevano ancor qualche
poco di farina papale in alcuni punti
della loro dottrina »; e Pietro Gilles,
che si aulopresentava « pasteur de
FEglise Réformée de la Tour », redigendo nel 1644 la sua ben nota Hisloire ecclésiastique des Eglises Réformées... appelées autrefois Eglises Vaudoises e riferendo i risultati dei colloqui avuti dai delegati valdesi prima
con Ecolampadio a Basilea e poi con
Bucero a Strasburgo, annotava che i
conduttori delle chiese delle Valli erano stati, si, lodati per il loro zelo, la
loro pietà e la loro grande cura nel
mantenere per tante centinaia d'anni
« pure Religion Prophétique et
Apostolique », ma che erano stati caritatevolmente esortali a a remédier
a quelques défauts que par leur Con! férence ili avoyent reconu estre encore parmi eux ».
In questi sinceri c lodevoli riconoscimenti di certe deficienze d'ordine
dottrinale, ecclesia.slico e disciplinare,
a cui si rimediò non solo con i contatti con Ecolampadio e Bucero ma
anche e soprattutto con il Sinodo di
Chanforan del 1532, presenti stavolta
■ riformatori lare! e Saunier, sta ii
passaggio dalla prima alla seconda Riforma, cioè il trapasso dalla tradizione valdese medioevale, irretita ancora per poca dimestichezza teologica
nei meandri del donatismo, del nicodemismo e del semipelagianesimo, al
nuovo ripensamento dogmatico centrato sui grandi temi della grazia,
della predestinazione e della giustificazione pei fede. Cosi si comprende
bene perchè, dal Gilles in poi, almeno
I per tutto il Seicento, chi imprende a
; narrare la storia dei Valdesi intitola
: 1 opera sua o Verfolgungen (persecuI zioni) der Evangelischen Christen
I M nldenser gemiaut come fa il SuderI mann nel 1655. o The History of thè
Evangehcal Churches of thè Vallevs
ly f iedmont come fa il Morland nel
t6.r8, o Ihstoire générale des Eglises
Evangehques des Vallées de Piémont
come fa il Le'ger nel 1669. Ciò che
contava per costoro era la nuova realtà storico-dottrinale di quelle chiese
« riformate » o « evangeliche » che
un tempo si chiamarono « valdesi » :
perchè essa non dovrebbe aver peso
anche oggi per noi in un nuovo ripensamento sul futuro della nostra
Chiesa nelle nuove prospettive di
unione o di federazione o di semplice
migliore convivenza ecumenica con i
nostri fratelli Metodisti? Ecco il punto su cui io stesso, come storico, vorrei essere utilmente illuminato.
<^on 1 miei rinnovati ringraziamenti e cordiali saluti
Giovanni Gönnet
Bibliografia breve :
Bibliografia Valdese, a cura di A.
Armand Hugon e C. Gönnet (Torre
Pellice, 1953): Eiichiridion Fonlium
Valdensium. a cura di G. Gönnet,
voi. I (Torre Pellice, 1958); G. Gönnet (chiedo venia se sono costretto-.a
citarmi), 7 Valdesi d Austria nella s^
conda metà del secolo XIV, con una
aggiunta sopra il nome, il luogo di
nascita, il compagno e la missione di
Valdo (in « Boll. d. Soc. di St. Vald. »
n. 111. rnaggio 1962, pp. 5-41); idem.
1 rapporti tra i Valdesi franco-italiani
c i riformatori d oltralpe prima di
Calvino (in « Ginevra e l'Italia », Firenze 1959, pp. 3-63): V. Vinay, 7)er
Anschluss der romanischen Waldenser
an die Reformation und seine theologische Bedeutung (in « Theol. Literaturz. » 1962/2. coli. 89-100).
Etichetta o sostanza
Un lettore, da Milano:
Caro Direttore,
Penso si debba riconoscere che la
rubrica (( discussione sui rapporti
Valdesi Metodisti », fino a questo
punto almeno, si è dimostrata poco
costruttiva. Si sono accusati i tre torinesi di mancanza di tatto, di partito preso, di spirito antiecumenico,
ma hj l’impressione che le risposte
j e le critiche, se pur di coloritura
I diversa, siano state, altrettanto
unilaterali. Per questo giustamente il
direttore del nostro periodico parla
di (( discussione » e non, come avrebbe dovuto essere, di « dialogo ». Credo però che, nell'assieme, cose giuste
da ambo le parti siano state dette.
Voglio però solo rilevare una frase
tratta dallo scritto (certo non meno
pesante degli altri) del collega Tara:
« Etichetta per etichetta mi tengo
quella che già possiedo: Metodista».
Credo che in questa frase, a cui almeno in un certo senso fa eco invitandoci a seria meditazione il prof.
Subilia nel suo articolo, vi sia il nocciolo del problema: quello a cui si
tende non deve essere solo un cambio di etichetta, bensì invece qualcosa di molto più serio e impegnativo.
Quando si parla di unione fra Valdismo e Metodismo non si intende
solo una incollatura di cocci del pròtestantesimo italiano, vogliamo invece
pensare al formarsi di una unità fondamentale: quello a cui tendiamo è
una chiesa cosciente della .sua teologia. della sua storia, della sua missione. Ma questo presuppone innanzi
lutto un esame serio di quali siano
ora i valori fondamentali dei Metodismo e del Valdismo e presuppone
quindi una ricerca attenta che fino
ad ora non mi pare sia ancora stata
fatta.
\ i sono certo delle persone che
Ila uno idee chiare in merito, ve ne
sono altri che forse presumono di
veder chiaro ( temo però che molte
volte il loro sguardo sia più limitato
alle « etichette » che alla sostanza del
problema), vi sono molti, forse moltissimi che devono confessale, come
i tre torinesi, che per il momento in
tutto questo problema non ci vedono
ehiaro e questo non solo per una
questione di cifre! Alcuni anni fa
fu chiesto, in mia presenza, a un pastore metodista cosa ne pensasse della unione della Chiesa Metodista alla
Chiesa Valdese. La sua risposta fu
molto chiara: a E' un passo logico
se pensiamo che il Metodismo non
ha più nulla da dire in Italia ». Compresi allora perchè quel collega, nel
passato, fosse stato nettamente ostile
all unione alla Chiesa Valdese; lo era
stato non per spirito antivaldese, ma
per amore per gli ideali metodisti.
- Quell'atteggiamento non fece che farmi apprezzare di piu quel collega di
j cui elihi sempre alta stima. Il problema che oggi si pone a noi è questo;
cosa hanno ancora da dire allTtalia
il Valdisrao e il Metodismo? E’ possibile armonizzare in uno solo il duplice messaggio, od è meglio che, pur
lavorando in intensa collaborazione,
le due chiese continuino il loro camj mino perchè il reciproco messaggio
' possa risuonare integro per il bene
! del popolo italiano l Ma per poter assumere nel futuro una adeguata posizione in questo problema non è forse necessario innanzi tutto che le nosite due (diiese siano messe chiara
mente di fronte alle due posizioni che
esse rappresentano, perchè lutti gli
I interessati siano portati a una visioI ne esatta d: quello che comporta, come difficoltà e come pos-sibilità. rincontro di queste due forze del protestante-simo italiano? Perchè allora
non sostituire nel nostro periodico
« discussione Valdese Metodista » con
un fraterno e frinco «Dialogo» chiedendo a persone adeguatamente preparate di illuminare teologicamente,
storicamente, ecclesiasticamente le reciproche posizioni?
Se per un ceno numero di settimane potessimo leggere sul nostro periodico articoli scritti da un metodi-sta sul metodismo, da un valdese sul
valdismo, su quelli che sono i problemi fondamentali della nostra vita ecclesiastica. articoli in cui vi sia la
ricerca di mettere in luce, senza preconcetti polemici a irenici, le posizioni delle due chiese di fronte alla
propria confessione di fede, di fronte
alla missione della testimonianza evangelica nel nostro paese, di fronte al1 opera sociale, mettendo in luce tutte le caratteristiche peculiari delle
due Chiese, ne sono profondamente
convinto, si potrebbe avere poi un
libero scambio di idee veramente proficuo e una decisione meditata.
Spesso pensando al problema che
ci occupa ho 1 impressione che si possa ripetere per noi quel motto critico
che a suo tempo fu molto calzante
per una ideologia politica : « Non sanno bene quello che vogliono ma lo
vogliono subito ».
Posso errare, ma reputo meglio
che non si faccia, per ora, nulla della unione del Valdismo e del Metodismo se quello che si potrebbe oggi
concretizzare dovesse limitarsi a un
puro cambio di etichette, o peggio
ancora alla creazione di un organo
senza ragione d’essere e senza chiara
struttura ecclesi-astica e vocazionale.
Ma se si lavora seriamente qualcosa verrà fatto e sarà certo qualcosa
di positivo. Ed è questo che noi vogliamo. Alberto Ribet
3
1 ■ maggio 1964 — N. 18
P»*
del Tempio di Piazza Cavour
a
(segue dalla pag. 1)
e Padre di tutti, che è s^ra tutti, ohe
agisce per mezzo di tutti, ohe è in tutti ». Fu un sermone che fece epoca ;
V' è la ricerca del significato della presenza della Chiesa Valdese in Roma;
non manca l’accenno al passato, alla
fatica della testimonianza valdese attraverso i secoli, ma quel passato è
collegato con la testimonianza dei primi cristiani di Roma, che sepp>ero che
fede implicava opposizion©, persecur
zione da parte dei potenti; ma il predicatcre, nel presentare la parola:
« agisce per mezzo di tutti » eleva il
suo dire con accenti, che nel 1914 precorrevano un ecumenismo autentico e
terminava: « La ’Chiesa per la chiese’,
la ’chiesa per la politica’, la ’chiesa
per il dominio temporale’ sono formule atee ; la formula cristiana è questa :
’la chiesa per il Regno di Dio’».
Dal 1914 al 1927
La giornata della inaugurazione aveva rivelato, le grandi visioni e le gran,
di possibilità di una nostra presenza
in Rema, ma la comunità romana, per
quanto roibusta e unita, avvertiva a
causa della sua piccolezza numerica,
il rischio di una dispersione delle sue
forze : come .sostenere una testimonian
za nei due templi, quando le vicende
della guerra incominciarono a portare
via uno‘ dopo, l’altro molti pastori? Come dare un impulso vigoroso a Piazza Cavour, senza sminuire le energie
di Via IV Novembre? Questo il probi©
ma di fondo, che vela di una certa tri
stezza aloune ore dei rapporti iniziar
1: e determina qualche difficoltà di
adattamento alla nuova situazione.
Non poteva non essere cosi, e qui notiamo rinitervento. del Comitato prima e della Tavola poi. 11 culto pomeridiano viene sospeso in via IV Novembre per sostenere quello di Piazza Cavour; ricordiamo ohe la Facoltà
verrà a Rama soltanto nel 1922 e che
quindi mancava un coefflcente importante alla struttura della chiesa di Roma. Si pirovvede come si può. Il pastore Davide Bosio parte per il fronte
dopo pochi mesi di ministero, parte
per S. Giovanni il pastore Luigi Rostagno. Sodo la chiusura temporanea
della Facoltà a FiTenze libera per il
ministero iii Prof. Giovanni Rostagno,
che,, nelle-saie «Memorie» descriverà
il suo servizio in Roma dal 1915-17 :
anni indimenticabili per ohi continuò
tutta la vita a sentirsi pastore di Roma e indimenticabili per ohi fra i suoi
uditori ebbe modo di apprezzarne la
Il Past. Arturo Miiston.
fedeltà airEvangeio., il lavore evangeli.stico, il rispetto delie coscienze, nonché la penetrante consapevclezza della potenza. delTEvangelo, che egli aniava definire nei termini del suo mae
stro Alexandre Vinet « la coscienza
della coscienza ». Ma il Prof. G. Rostagno si ammala e viene questa volta
per un ministero settennale il Pastore Alessanidxo Simeoni.
Durante il ministero del past. Giovanni Bonnet che succede al Simeoni,
è mandato per Topera di Piazza Cavour il Pastore Paolo Bosto: giovanepieno di energie e di fede si accinge
al suo lavoro, finché la Chiesa di Piazza Cavour è dichiarata chiesa costituita con Tapporto iniziale di alcuni
membri di via IV Novembre.
Dal 1927 al 1947
La chiesa si consolida con la predicazione e le conferenze del Pastore
Paolo Bosio. Tutti i pastori sopra i 30
anni lo ricordano teso nella sua appassionata azione di animatore, nella
sua balda eloquenza, nella sua capacità di destare consensi ed entusiasmi
anche negli animi più refrattari. La
viva e pronta sensibilità umana costituiva un dono che egli possedeva
al massimo grado; la gente lo sentiva
vicino alle loro pene, ai loro affanni,
alla loro gioia. La sua perso^nalità affabile e gioviale ha ridato a molti la
fiducia perduta, il suo sorriso ha vinto il pessimismo di molti. Come pastore di questa comunità, ho ancora
quasi tutti i giorni occasione di sentire parlare del Pastore Pàolo Bosio
con affetto e gratitudine. E quanti umili lo sentirono vicino a loro: un
Uomo, che da molti anni non può uscire dalla sua stanza si illumina in volto quando gli accenno al Pastore Bosio e mi fa vedere la fotografia del
giorno della sua ammissione nella
cWesa: quel giorno aveva sentito che
diventare evangelici significava trovare e portare il peso di una dignità
umana, che trovava la sua ragione
nell’amore, che scende dalTalto! Chi
scrive era studente a Roma negli anni 1931-34 : a quel tempo gli studenti
erano assegnati al servizio di una o
dell’altra comunità ; con gli attuali pastori Ernesto Ayassot e Paolo Marauda fui assegnato alla comumtà di Via
IV Novembre, partecipando alTultimo
tentativo del Prof. G. Rostagno di reintrodurre il culto pomeridiano domenicale in quel tempio, traendone mo
tivo di edificazione e di evangelizzazione; al martedì partecipava alla vita di quella unione gio\'anile. Ma molte volte, tornando da Via IV Novembre, alla domenica sera o al martedì,
riardo di avere trovato i giovani e
gli studenti di piazza Cavour in pien?
ebollizione per la predicazione o gli
studi del Pastore Paolo Bosio: accedeva a volte che la sua predicazione
rifletteva problemi trattati in Facoltà e su « La Luce » di cui era stato direttore per alcuni anni; e sempre vi
era chi era prò (per lo più la maggioranza) e chi era contro le idee da lui
espresse, mai nessuno che fosse indifferente: questa capacità di destare
fuoco e scintille intorno ai problemi
della fede è un dono, che non è dato
a molti e che si ammira in chi lo ha
ricevuto in modo così, evidente come
il Pastore Paolo Bosio. Ne ricordiamo
oggi l’azione infatioabile per la edificazione delia comunità, ohe nel 1933
chiede -la sua autonomia e la riceve
dal Sinodo 1934 ; è un nuovo passo
avanti, un se^o di responsabilità. Le
nostre comunità non sono infatti acefale ed anonime filiali di una lontana
0 vicina centrale, sono comunità, ohe
comprendono membri, che, nel crescere cessano di essere dei perpetui
minorenni e diventano responsabili
delle loro azioni, della loro testimonianza, delTavvenirs della loro chic
sa. Di questo fanno fede le relazioni
annue dal 1927 in avanti. I 52 membri
del 1927 diventano 203 nel 1934 ed aumentano negli anni seguenti. Le conferenze serali richiamano un numero
considerevole di uditori, per cui non
bastano le sedie. Più di 600 avvisi sono
spediti settimanalmente per scuotere
1 dormienti, informare gl’ignari, richiamare i dimentichi. Chi scrive ricoraa
un discoirso del pastore Bosio : « Caro
amico, chi guairda Tassemblea così numerosa è edificato ; ma non va tutto
in modo automatico, quante visite,
quante ricerche, quante telefonate ! ».
E’ il travaglio spesso nascosto ed ignorato da molti, che parlano facilmente
delTottimismo ingenuo dei pastori ! Ottimismo sì, perchè è fede in Dio. ma
ottimismo condito spesso di affanno
e di delusioni non dichiarate e confortato, quando Dio vuole, dalla Sua
grazia, ohe inaspettatamente si rivela!
Fin dagli inizi si svolge regolarmente un servizio pomeridiano settimanale al tempio; gli estranei entrano, trovano un volto accogliente, discutono,
si istruiscono, alcuni aderiscono. Inizia.to dal pastore Stefano Revel, quel
servizio ha continuato con alterne vicende e risultati come servizio degli
studenti della Facoltà, poi, quando
vennero gli anni di magra, che purtroppo continuano, come servizio di
un colportore, di alcuni volontari, e
potrà sempre diventare efficace, perchè, mentre la domenica un’aria di
« city » dai grandi fabbricati adibiti
ad uffici pesa sopra Tentrata occasionale nel tempio, Taffollata e frettolosa massa settimanale perde alcuni suoi
habitués, ohe interrompono la loro
corsa, entrano nel tempio, e il dialogo riprende con interesse e vigore da
ambo le parti...
L’Unione Giovanile Valdese raccoglie per molti anni la parte viva della comunità, diventa per alcuni futuri pastori il tipo di unione, che caratterizzerà il Movimento della Federa
zione Giovanile Valdese : è una forma
d’incontro' settimanale, nel quale i dibattiti sopra i più importanti temi del
memento si fanno sentire, si sente il
polso dei giovani, ci si conosce e si
costituisce una rete di giovani, che di
ventano consapevoli della necessità di
avere una fede chiara e coerente nella propria vita quotidiana. Il lavoro
giovanile si svolge in commissioni.
Non è assente un amibiente di pietà e
di serietà, che in America è coltivato
nel Movimento delle Attività cristiane (i ChriS'tians Endouvers). Un notevole numero di giovani ha tratto
dia! Movimento di quel gruppo un incoraggiamento per la propria vita; i
campi della PGV, guidata spesso dalTanimatore Paolo Bosio, recano nelle
Valli e in molte comunità meridionali un clima di pietà viva e di risv©
glio evanigelistico.
Gli anni della guerra giungono e
portano dolori e lutti anche nella nostra comunità; le relaziorù registrano
i nomi dei giovani caduti, fra questi
il fifflio unico del pastore. Ma in quei
tristi anni la fede non veglia invano
e vi sarà sempre un posto per i perseguitati, per i ricercati, per i profughi nella casa del pastore e di molti
suoi collaboratori: chi soffre è protetto, eventualmente nascosto, nutrito...
Il Pastore di Piazza Cavour trova il
momento adatto per iniziare in pieno
It
limm
??tìÌ!!T
Il Past. Paolo
Bosio sul pulpito
di Piazza Cavour.
conflitto i culti radio ; la sua voce sornassa le linee, dal Nord dalle Valli a
Piume la voce del pastore Paolo Bosio porta una nota dd fiducia in mezzo alla tristezza e alla prova...
Dal 1928 a oggi
Nel 1948 avviene il cambio: Il pastore P. Bosio finisce il suo ministero a
Roma per continuarlo altrove; la comimità si raccoglie intorno al suo sue
cessole Pastore Roberto* Comba, che
dona tutta la sua attività alTopera di
Piazza Cavour. La sua predicazione
chiara e fedele, la sua costanza e la
sua presenza regolare nelle famiglie
mantiene la compattezza doUa chiesa
e ne sviluppa gli elementi: Scuola Domenicale, catechismi, imione giovanile eoe. Molti aderenti entrano a far
parte integrante della chiesa. Ma questa è storia nostra e non è nostro compito fame un’analisi; chi verrà dopo
di noi giudicherà, comprenderà o condannerà; qualunque sia il suo giudizio, si ricordi che nulla vale un giudizio che sia avulso dalTimp)©gno personale. L’accusa fatta alla chiesa di
partecipare in tutto il mondo ad una
grave depressione spirituale, non avrà
alcun valore, se non sarà sentito dai
credenti come un’accusa che si volge
contro loro stessi e che richiede da
tutti pentimento e conversione, mutamento di vita.
Le chiese di Roma si uniranno in
questi gioimi per ricordare il lontano
1914 : molt’acqua è passata sotto il T©
vere, molti climi «sino cambiati o si
sono alternati in Roma. Non ci sentiamo di fare un giudizio conclusivo,
che solo ci sarà dato dal Signore. Una
cosa è certa: non siamo* mai stati soli; la predicazione della Sua Parola è
stata fatta domenica dopo domenica;
siamo spesso dinanzi alla terza o quarta generazione di gente che ha ad©
rito personalmente alTEvangelo della
grazia ; non ci sentiamo cosii sicuri da
Dcter riposare sopra il passato o sopra
il presente; sappiamo di vivere nel
rostro ministero, nella nostra pietà,
nella nostra testimonianza, di sola
grazia. Nè è venuta meno la nostra
lespansabdlità di credenti evangelici e
valdesi in Roma. Pertanto non ha
perso la sua attualità il messaggio,
che il Prof. Giovanni Luzzi rivolgeva
agli uditori delT8 febbraio 1914 : « Che
cosa è questo tempio, ohe oggi inauguriamo? Non è una Chiesa: la Chiesa
non è una disposizione più o meno ar
tistica di pietre morte, nè sono gli
uomini, che la edificano. La Chiesa è
un ente spa,rituale, è la riunione di
pietre vive, vale a dire di anime salvate per la grazia di Dio mediante la
fede nel Salvatore, ed è Dio, ohe la
edifica... A voi, fratelli. Iddio, con la
erezione di questo tempio, allarga il
campo. Egli pianta una nuova tenda
per vo], e v’invita a passare da questa
parte dal Tevere e a far della nuova
tenda il centro di una raddoppiata
attività vostra in vista del Regno di
Dio. Iddio darà all'opera valdese di
questa parte della città dei pastori,
degli evangelisti, dei predicatori occasionali; ma tutto questo non basta a
predurre un movimento, a suscitare
vasto interesse per TEvangelo, a conquistare a Cristo tutta una parte della città. A raggiungere questo scopo è
necessario lo sforzo unito di tutta
quanta la Chiesa Valdese romana; è
necessario che la chiesa valdese romana si renda ben conto di questo fatto :
che ogni privilegio implica una r©
sponsabilità piroporzionale al’importanza del privilegio stesso; e che se
quindi immenso* è il privilegio che Dio
vi ha concesso, dandovi, per mano di
una sua figliuola, questo magniflcc'
tempio, immensa è la responsabilità
che da oggi v’incombe. In alto dunque i cuori, ponete mano alTaratro
con Tentusiasmo della fede e vi aiuti
Iddio!». Carlo Gay
Dal Presbiterio
lombardo
Il tentativo fatto in occasione del Natale, pubblicando, sotto la testata « L’araido » (quella del boUeUino... della sede
’episcopale’ milanese!) un notiziario congiunto delle quaUro comunità (Bergamo.
Brescia, Como, Milano) sembra avere incontrato il favore di tutti o almeno dei più,
perchè la cosa si è ripetuta per il numero
pasquale. £ neU’introduzitme cosi commentava U vice ijresidente della Commisssione
del 11 DistrelUo, dott. R. Isemburg ; « Parlando del giovane Presbiterio e delle sue
finalità dohbiajno ricordare die dai contatti
fra comunità piccole e grandi. Ira pastori
giovani e anziani, tra correligionari di una
metropoli e di centri relativamente piccoli
può derivare un’attività che porta a una
migliore conoscenza delle persone e delle
loro .attitudini, a un migliore legame reciproco, a un maggiore impegno. Ed è solo
col sorgere del maggiore impegno che si
potrà giustificare la valutazione positiva
delle iniziative.
« Si è espresso il desiderio che partecipine alle riunioni bimestrali a Bergamo oltre ai soliti delegati anche altri membri
delle comunità: sarebbe prova di impegno
che qualcuno manifestasse interesse in tal
senso parlandone al proprio pastore. Pensiamo ad esempio ai vari studi che, com’è
noto, iì Sinodo ha affidato quest’anno alle
comunità: se ci fosse qualche volenteroso
che approfondisse lo studio dell'uno o dell’altro tema potrebbe mettere al corrente
delle sue cognizioni anche i fratelli delle
altre Cinese. In tale linea presbiteriale ha
agito il past. Rebeaud che ha parlato recentemente a Brescia e a Como della ’Unità’
in base al rapporto deJTAssemblea di Nuova Delhi ».
RINGRAZIAMENTO
Ricorro nuovamente alle colonne
del nostro Settimanale, per ringraziare gli anonimi donatori che mi hanno inviato la loro offerta a pro dei
carcerati, in occasione di Pasqua, e
che non ho potuto ringraziare personalmente, come gli altri.
Essi sono: A. L. T., Ptnerolo, L. 10
mila; A. O., Torino, L. 6.000; E. G.,
Sanremo, L. 2.000; Una sorella in fede di Borello, L. 500.
A loro, ed a tutti gli altri che hanno inviato il loro dono, la mia sinceT?. riconoscenza
Colgo Tocoasione per comunicare
che il mio indirizzo da ora in poi sarà
liuovamente: Casa Valdese - Torre
Penice (Torino) dopo aloune settima;s di vacanza.
Con fraterni saluti a tutti,
Selma Longo
SIMPATIA
Il personale della Claudiana prende parte affettuosa al dolore dell’amico e collaboratore cav. Giuseppe Pagliano per la perdita del figlio rag.
Mario, dopo una prova lunga e assai
dolorosa; a lui e ai familiari esprime
la sua fraterna simpatia nell’ora dura
del distacco, e nella ferma speranza
cristiana.
.........................
La chiesa e la predicazione
{segue da pag. 1)
Tutto questo purtroppo non è che una
premessa: e dato che La Luce - Eco non è
una rivista teologica mi devo ora limitare
ad alcune osservazioni. Potremo forse così
aiutare anche a chiarire il problema della
unità evangelica in Italia e della confessione di fede, che sono strettamente collegati
alla concezione che abbiamo della Chiesa c
del mondo.
Veniamo dunque al problema della predicazione e della Chiesa; o più esattamente:
quale la Chiesa che predica. Conte ha colto
bene il senso del mio articolo quando insiste
sulla necessità della predicazione. Constatato
tuttavìa che la predicazione, nella sua forma
ricevuta, è divenuta impossibile (ed è su
questo che se mai era da avviarsi il dialogo,
ma non è stato compreso) e che non possiamo però fare a meno di predicare, predicheremo in altro modo e magari anche — al
limite —- in silenzio, a con la convinzione
(come scrivevo) che nei modi e nei momenti
che avrà scelto lui (e non noi con la nostra
sapienza e i nostri programmi), ci sarà data
anche la possibilità di una testimonianza
resa con la parola, esplicita, ricevibile ». II
problema non è quello di sapere se bisogna
predicare o rinunziarvi o se Patto silenzioso
di servizio possa essere o non essere predicazione (può esserlo solo al limite): il problema, mi sembra, è di sapere chi è che predica, che cos è la Chiesa che predica o non
sa più predicare i’Evangelo, chi è il soggetto
diretto e immediato della predicazione. E’
su questo punto che dobbiamo proseguire la
nostra riflessione.
Ora il soggetto della predicazione è Gesù
Cristo, per mezzo di coloro che egli ha chiamato attorno a sè e che lo seguono: cioè per
mezzo della Chiesa. Il a predicatore » è la
comunità dei discepoli che vive della Parola
che predica. Certamente non v'è Chiesa se
non v'è predicazione; ma non vi neppure
predicazione se non v’è Chiesa. Se la predicazione al mondo nelle presenti circostanze
appare così dìflìcile o impossibile è perchè
la Chiesa come comunità di coloro che vivono nelPubbidienza della parola appare inesistente : se per Chiesa intendiamo beninteso
qualcosa di più che un organismo socio-ecclesiastico che si richiama bensì alla Parola di
Dio e la pone bene in evidenza nel mezzo
dei luoghi di culto, ma poi in effetti vive
di tutt’altra cosa. Predica soltanto la Chiesa
che coniessa la sua fede nel presente, che
prende una decisione e assume un rischio
per Cristo. Non c'è Chiesa invece là dove
non vi è decisione di fede e quindi obbedienza, rottura e perdita dì sè, nel concreto,
nel presente, che la Chiesa non è chiamata
a commemorare la confessione della fede avvenuta nel passato, ma a confessare la sua
fede nel tempo presente e nelle circostanze
presenti. Se non vi è Chiesa, la predicazione
è impossibile: il « silenzio » non è programma sostitutivo, ma una semplice e dolorosa
constatazione di un fatto, che oltre tutto ha
il vantaggio di non tacitare la nostra coscienza di predicatori, che quando abbiamo
preparato un buon sermone per il cullo della
domenica mattina abbiamo fatto tutto quello
che ci era richiesto. Forse dal silenzio di
una Chiesa che sa di non poter predicare,
perchè non è Chiesa, verrà la possibilità di
una nuo\a predicazione.
Possono sembrare parole dure e più d'uno
probabilmente non troverà giusto quello che
scrivo a proposito delle Chiese. Su questo
sarà necessario riprendere il discorso. Ma certo non posso non domandarmi che relazione
c è fra I invito che Gesù fa ai suoi discepoli a « seguirlo » con tutto il resto e la nostra attuale condizione ecclesiastica, con le
sue strutture ovvie, il suo richiamo alla storia, la sua predicazione inlrovertita. Sarei
ben lieto che mi si dimostrasse che non è
vero!
Dovrebbe comunque essere superata la
contrapposizione fra aito e parola, fatta da
Gino Conte. L alto e la parola non sono separabili, perchè, secondo la prospettiva biblica c riformata, sono la medesima cosa :
la Parola di Dio rivelata al mondo è anche
l atto di Dio. Se questo è vero in Cristo, se
questo è vero per il tempo apostolico che
abbinava sempre le « opere potenti » alla
predicazione (vedi tutto il libro degli Atti),
non si vede perchè il nostro dovrebbe essere
il tempo in cui la parola è separata daU'atlo, e in cui si debba considerare essenziale
soltanto la predicazione mediante la parola.
Devo concludere per oggi, tanto più che
devo stare attento a non scrivere articoli
troppo lunghi. Credo che una discussione in
questo punto, con numerosi interventi possa
essere molto utile, a patto che non avvenga
al di sopra delle teste dei membri delle nostre comunità, che sono i primi ad essere
interessati nel rinnovamento della Chiesa e
della predicazione. Giorgio Gir.\rdet
Feste di canto delle Scuole Domenicali
Domenica 3 maggio, ore 15: Festa di canto deUe Scuole Domenicali della Val Pel
lice ne! tempio di .ingrogna-Capoluogo.
Domenica 3 maggio, ore 13 : Festa di cauto deUe Scuole Domenicali della \ al Chi. sone nel tempio di Pramollo.
Domenica 10 » ore 14,30: Festa di canto delle Corali e delle Scuole Domenicali
della Val Germauasca nel tempio di Proli.
Le prove d'insieme di queste feste di canto avranno luogo alle ore 14.15 nei locali che saranno indicati dai Pastori nelle singole località.
Il pubblico è cordialmente invitato. La Commissione del Canto Sacro.
4
pag. 4
1« maggio 1964 — N, 1&
— A pochi giorni di distanza la nostra
Comunità si è nuovamente rallegrata nel Signore assistendo alla celebrazione del matrimonio di due suoi giovani : Dario Gelso
e Ines Pavarin. E la nostra allegrezza e piu
sentita pensando che (presta nuova coppia
di sposi creerà un nuovo focolare nel nostro
villaggio : è questo ancora un seguo d’amore verso la propria terra che per noi ha un
profondo significato storico e religioso : essa
infatti rimane pur sempre il luogo in cui
è avvenuta la vocazione da Alto e dove il
nostro popolo rimase e rimane ancora in
segno di testimonianza. Non possiamo non
esprimere tutti i sensi della nostra cristiana simpatìa verso la cara magna Albertina
che con vera pienezza d’amore ha accolto
fra le sue braccia fin dall’età di circa due
anni il nostro Dario guidandolo egregiamente nella difficile preparazione alla vita. Ella
ha visto cosi premiato dal successo, coronato
dal matrimonio, tutte le ansie e le trepidazioni vissute in tutti questi non pochi anni.
Ed è motivo di vera gioia — pensiamo —
per magna Albertina vedere che il suo Da
unisce anche la simpatia di tutti i nostri
Unionisti che augurano al loro Presidente
ed alla sua giovane compagna — unionista
anch’ella — ogni bene nel Signore.
— Al culto di domenica 3 maggio tutti i
bambini della Scuola Domenicale sono invitati a parteciparvi : sarà il culto di chiusura dell’anno.
-— L’assenxblea di Chiesa di domenica 26
aprile ha votato all’unanimità la Relazione
di fine d’anno. La stessa Assemblea ha eletto quali deputati alla Conferenza Distrettuale i Sigg. Tourn Gentile e Rivoira Umberto titolari, supplenti sono risultate le Signore Benecchio Ida e Rivoira Paimira. Sono stati eletti quali deputati al Sinodo il
Sig. Aldo Tourn, supp. sig.a Palmira Rivoira.
— Nel pomeriggio della stessa domenica
26 corr., davanti ad una commissione formata dal Pastore e due membri del Concistoro hanno Lvuto luogo gli esami dei Catecumeni del I, II e III anno. I risultati sono
stati largamente soddisfacenti avendo potuto
constatare il livello più che medio di preparazione degli esaminandi.
Il limmiiMimmmimiiuiiii
iiiiiiiiiiimiiiiiimiiiiiiiiii
Corali valdesi
a Villar Perosa
Un insolito pomeriggio domenicale, freddo e piovoso, ci ha accolti in quel di VilJar
Perosa, per l’annuale Festa di Canto delle
Corali Valdesi della Val Chisone.
Ci ha sorpreso gradevolmente la diversità
dell’ambiente, collegata al fatto di trovarci
in una parrocchia recentemente costituita,
e perchè la festa doveva svolgersi nell’ampio cinema della RIV, generosamente concesso, di oltre cinquecento posti. Trovarci in
un locale così diverso da quello consueto,
ci permise di ravvisare nello svolgersi della festa, l’espressione di una testimonianza
evangelica, che è il fine precìpuo dell’opera
nostra. Ben presto, fra coralisti e pubblico,
la sala fu al completo, e dava una evidente
prova dell’aspettativa che regnava a Villar
Perosa.
Sulla destra, ai piedi del vasto palcoscenico riservato alle corali, si vedevano luccicare gli strumenti, appesi ai leggìi, delle fanfare riunite delle Chiese di Villar Perosa, di
Pomaretto e di Villar Pellice.
All’ora indicata il Pastore locale, signor
Enrico Geymet, ha dato inizio alla festa
con l’invocazione, la lettura di un salmo e
una fervente preghiera. Quindi disse opportune parole di gratitudine e di benvenuto
un anziano della Comunità.
Le Corali si susseguirono sotto la competente battuta dei loro Direttori: S. Secondo,
Villar Perosa, Pinerolo, Torino, Pomaretto e
San Germano. Per ben due volte udimmo
le varie corali, intercalate da pezzi della fanfara o da canti d’insieme. Ci rallegriamo
potere affermare la buona esecuzione dei nostri egregi trombettieri, e il canto imponente
delle corali riunite nei canti d’insieme. Un
brevissimo e incisivo messaggio del Pastore
Bouchard concesse un po’ di respiro ai coralisti, e nel contempo edificò il pubblico.
F’ stata una gradita sorpresa la presenza
della corale valdese di Torino; si è notata
l’assenza delle corali di Prarostino e di Pramollo. D’altra parte abbiamo saputo che le
Corali dell’alta valle San Martino : Villasecca, Perrero-Maniglia, Massello e Prali si
riuniranno prossimamente a Prali per la loro festa di canto.
Alla chiusura il Pastore Geymet ha rivolto un caldo ringraziamento alle Autorità
della RIV per il locale gentilmente concesso,
alle Corali intervenute ed ai loro Direttori,
nonché al pubblico numeroso ed attento. Dopo il Padre nostro e la benedizione l’assemblea si disperse. Sotto una pioggia torrenziale ci siamo recati alla cappella nostra ove
la comunità valdese di Villar Perosa ci ha
fatto gli onori di casa, offrendoci un ricco
thè. Prima di prendere commiato i coralisti
intonarono, come è d’uso, belle canzoni nostre in italiano ed in francese.
Con vero piacere abbiamo udito opinioni
molto lusinghiere sulla festa di canto, sulla
esecuzione dei vari cori, sulla manifestazione che anni or sono sarebbe stata inconcepibile in quella località, mentre ora godiamo
della simpatica attitudine di quell’ambiente.
Non c‘è stato esibizionismo da parte delle
corali, bensì il risultato di un lavoro metodico e perseverante, col solo fine di edificare
gli uditori dì musica sacra.
Ci piace felicitare tutti coloro che hanno
contribuito alla Iella riuscita della festa di
canto di Villar Perosa. X.
Nel cinematografo Riv gremito in tutti
ì suoi posti si è svolta la festa delle Corali
della Val Chisone. Trascriviamo qui il saluto dato dall’anziano Costantino Dino ai convenuti all’inizio della manifestazione :
c( Cari Signori e Fratelli in Cristo, vogliate permettere al Concistoro e alla Chiesa di
Villar Perosa di rivolgervi un saluto cordiale e riconoscente.
La costituzione della Chiesa dì Villar Perosa — anche se qui abitavamo da lungo
tempo — non ha ancora un anno di vita...
e già voi ci concedete il privilegio e Tonore
dì convocare qui una festa delle Corali... Ce
ne sentiamo inorgogliti e quasi messi sullo
stesso piano vostro, care Corali sorelle, nate
tanti anni fa, quando anche nascevano le nostre madri e le nostre nonne...
E ci sentiamo anche intimiditi perchè
malgrado la nostra buona volontà non siamo ancora riusciti a fare molti progressi s
vi daremo dei canti stupendi nella intenzio
Culto radio
DOMENICA 3 MAGGIO
Pastore Lxoigi Santini
(Chiesa Valdese di Firenze)
GIOVEDÌ’ 7 MAGGIO
Pastore Luigi Santini
DOMENICA 10 MAGGIO
Pastore Franco Scoipacasa
(Chiesa Metodista di Gorizia)
ne, ma un po’ meno belli nella esecuzione...
F poiché la nostra corale è piccola e voi
potreste sospettare che non ci siamo messi
in quattro per la causa Corale, Vi abbiamo
portato qui anche il nostro Coro di Trombe, rinforzato da qualche compagno di Villar Pellice e di Pomaretto. Anche qui potrete constatare che non siamo ancora dei
veterani, ma lo scopo comune è lo stesso ed
è santo e buono e consiste nel richiamare
l’attenzione di tutti sul dovere e sul privilegio di celebrare la gloria di Dio.
E, mentre ringraziamo Voi di esser venuti, permetteteci di ringraziare anhe la
Direzione RIV per averci concesso, oggi,
1 uso di questo cinematografo. Ringraziamo
la Direzione, a nome vostro, a nome della
comunità valdese di Villar Perosa e a nome
degli 800-1.000 operai Valdesi che lavorano
negli stabilimenti RIV.
La popolazione tutta di Villar Perosa,
con i suoi rappresentanti civili, con le sue
Autorità industriali e religiose, ci ha dimostrato — quando ci siamo organizzati in comunità — un sincero, cordiale e nobile spi
rito ecumenico... e la concessione di questo
locale, rientra per noi in questo quadro generale di cortesia e di gentilezza fraterna.
Siamo veramente felici, qui, di poterne rendere atto pubblicamente.
Gradite adunque, cari Amici, il nostro
benvenuto gioioso e l’augurio di una Festa
delle Corali veramente bella e benedetta da
Dio ». £, g.
Casa Valdese di Vallecrosia
per la gioventù evangelica
Colonia marina 1961 per bambine e bambini dai 6 ai 12 anni.
1" turno : 27 giugno - 17 luglio
2“ turno: 18 luglio • 7 agosto
Tema delle lezioni bibliche:
«FIGURE DI PROFETI» (1» turnol
« L’.APOSTOLO PAOLO » (2" turno)
Quota globale per ogni turno Lire 17.000 di cui 10.000 da versare all’iscrizione e
le rimanenti Lire 7.000 airarrivo.
Iscriversi sollecitamente poiché i posti sono limitati, versando la quota di iscrizione
Bui c. c.p. n.o 4/15506 inte.stato a Casa Valdese di Vallecrosia (Imperia).
Documenti sanitari e corredo: chiedere informazioni dettagliate alla Direzione della Casa Valdese • V^allecrosia (Imperia).
Dopo una lunga giornata terrena ci hanno lasciato per rispondere alla chiamala del
Padre e per iniziare una vita di superiore
servizio : Bar'idon Caterina (Cavionvilla), deceduta dopo molte tribolazioni al Rifugio
Carlo Alberto all’età di 81 anni, e Demaria
Luigi (Teynaud), spentosi tranquillamente
suoi 92 anni.
Abbiamo accompagnato le loro spoglie
mortali al campo dell’estremo riposo terreno
rispettivamente Vìi e il 26 aprile.
Rinnoviamo ai loro familiari l’espressione
della nostra fraterna simpatia.
Circondati da numerosi parenti ed amici
si sono uniti in matrimonio: Luciano Davit
(Bobbio Pellice) e Elena Ramhaud (CentroSaret); Aldo Miegge (Centro-Sabbione) e Marisa Cordili (Uccioire^Torìno).
A questi sposi, che stabiliscono la loro
residenza rispettivamente a Bobbio Pellice e
a Torino, vadano ancora le nostre felicitazioni ed i nostri voti migliori.
11 S. Battesimo è stato amministrato ai
due piccoli Loris Roux, di Ermanno e di
Marcella (Ciarmis) e a Claudio Sohrero^ di
Matteo e Graziella (Centro-Saret).
n Signore benedica, insieme ai loro genitori, padrino e madrina, questi fanciulli che
gli sono stati consacrati.
Una visita molto gradita ci è stata fatta
dai giovani della filodrammatica di S. Se
a-®’ ^ iiccompagnati dai
gentili Signora e Signor Genre — hanno
olterto al numeroso pubblico accorso ad
ascoltarli, una magnifica serata presentando
con molta bravura e fine senso d’arte, du^
due lavori teatrali.
I nutriti applausi loro tributati hanno detto quanto la loro serata è stata apprezzata.
Alla sua volta la filodrammatica dell’Umone del Centro è salita a Pramollo la sera
tanta cordialità e con tanto affetto
Al cari amici di S. Secondo- e di Pramollo
espnmiamo ancora la nostra riconoscenza e
agii UHI e agli altri diciamo: arrivedercit
In occasione dei loro due ultimi raduni
mensili, tenutisi al Teynaud e al Centro
giovani dell’Unione hanno avuto il pLe«
d. accogliere i Pastori R. Jahier e A Tao
eia. Il Pastore Jahier ha proiettato alcune
fi Lr" fotografie a colori e
Pastore Taccia ha rivolto ai giovani un
incisivo messaggio. All’uno e all’akro il .2
Zie molto vivo di tutti.
Seguendo quella che è diventata ormai
una tradizione, l’Unione delle Mamme e l’Unione delle Giovani hanno rivolto, in una
riunione tenutasi la domenica dopo di Pa
squd, il Imo saluto augurale ai giovani Catecumeni Confermati.
E’ stato un buon pomeriggio. Speriamo
che di esso non rimanga solamente un bel
ricordo, ma che le risoluzioni prese ed i voti
espressi possano essere ricordati ed attuati
nella vita di ognuno.
Cosa che non era mai avvenuta, quest’anno la nostra Chiesa ha avuto il privilegio di
ospitare 1 annuale raduno delle Corali della
Val Pellico per la loro festa di canto. Presenti le Corali di Angrogna, Bobbio Pellice,
Pinerolo flora. Torre e - naturalmente Villar Pellice. Con molto rincrescimento è
stata notata l’assenza della vecchia e gloriosa Corale di S. Giovanni, impossibilitata ad
intervenire per ragioni coiilingenti.
La manifestazione, favorita da una giornata veramente stupenda, ha avuto luogo la
domenica 12 aprile ed ha ottenuto un pieno,
lusinghiero successo. Il numeroso pubblico
accorso (i molti banchi dei nostro vasto tempio non sono bastati, e stalo necessario redisponibili e vari banchi della sala) ha dimostrato che Finiziativa
presa dalla Commissione di Canto Sacro di
variare un po’ la sede delle Feste di Canto
e stata felice. I singoli cori eseguiti dalle
vane Corali, come pure i canti di insieme,
sono stati ascoltati con religioso silenzio e
con grande godimento spirituale. Siamo grati alla Commissione dclFonore fattoci e a tutte le Corali per il bel canto offertoci.
Per una giornata sono stati nostri ospiti
molto graditi circa 30 Iratelli e sorelle anziani dell Asilo di S. Germano Chisone, accompagnati dalla loro dinamica Direttrice
Suor Velia e da Suor Ermellina. Essi hanno
trascorso con noi la domenica 1.9 aprile,
prendendo prima parte al culto e poi consumando un piccolo pranzo offerto loro dalle
Mamme e dalle Giovani presso la Miramonti. Purtroppo il tempo è stato tutt’altro che
favorevole, cosa che ha scoraggiato a venire
alcuni fratelli che aspettavamo. Fha di essi
due nostri cari Villaresi, ospiti deH’Asìlo e
del Rifugio di S. Giovanni, ai quali inviamo
ii nostro cordiale saluto. La giornata, malgrado la pioggia insistente, è trascorsa molto lietamente e la gioia recataci da questa
visita è slata grande. Ringraziamo molto questi fratelli di essere venuti e formulian<o per
loro i migliori auguri.
Nella sua ultima seduta del 26 aprile PUnione delle Mamme ha deciso di effettuare
il « bazar » la domenica 17 maggio e la sua
gita annuale la domenica 7 giugno.
Fin d*ora PUnione ringrazia molto cordialmente tutti i membri di Chiesa ed amici che le faranno pervenire i loro doni per
la prima manifestazione ed invita le proprie
iscritte a prendere buona noia della seconda.
La malattia ha purtroppo bussato a diverse porte della nostra Comunità. Diversi fratelli e sorelle sono indisposti o si trovano ricoverali in ospedale. Formuliamo per loro i
migliori voti di pronta e completa guarigione; domandiamo intanto al Signore di
dar loro coraggio e sostenerli nella prova.
La sera del 7 maggio giungeranno in visita alla nostra chiesa, e per un soggiorno
di due giorni a Villar Pellice, 41 fratelli e
sorelle della chiesa sorella di « Le Sentier ».
La comunità, che attende con gioia que
sta visita, porge fin d’ora a questi cari fratelli e sorelle il suo più cordiale benvenuto
Convitto Maschile Valdese
TORRE PELLICE
LE ISTALLAZIONI: una piscina coperta (13x6 m.) per l’estate e l’inverno, tennis, campo di foot ball, palla a volo e palla canestro, ottima posizione di mezza montagna. Sci con impianti di risalita.
ESTATE •_ dal 1» luglio al 31 agostc si accettano ragazzi dagli otto ai
quindici anni per vacanze organizzate; possibilità di studio in vista
degli esami di riparazione (massimo due materie).
INVERNO: le iscrizioni per elementari, scuole medie, scuole professionali e ginnasio-liceo sono aperte.
RETTE: per le finalità del Convitto che si rivolge soprattutto al pubblico evangelico, le rette sono molto modeste in rapporto alle attrezzature sportive messe liberamente a disposizione dei ragazzi senza supplementi.
BORSE DI STUDIO: sono messe in palio alcune borse di studio (metà
retta) per alunni particolarmente meritevoli di modeste condizioni
economiche.
INFORM.AZIONI: scrivere al Convitto Valdese TORRE PEIXICE (TO).
VERONA • MANTOVA
Rappresentanze delle due comunità hanno
partecipato al convegno intertlononiinazionale del Triveneto, a Marghera, il 25 aprile.
A Verona, mercoledì 15 aprile, il past.
Luigi Santini, di Firenze, ci ha dato anche
quest’anno la sua collaborazione così preziosa nel nostro tentativo di stabilire un dialogo con una parte della città, presentando
una buona conferenza su : tc Incredulità e
ateismo nel nostro tempo ». Mentre lo ringraziamo molto, notiamo che per la prima
volta il quotidiano « L’Arena » ha dato comunicazione di una nostra conferenza (tuttavia la partecipazione poteva essere maggiore...).
Sempre a Verona proseguono le riunioni
di studio biblico, il giovedì sera.
— Una sorella a Verona e un fratello e
una sorella a Maniova si sono accostati per
la prima volta alla Mensa del Signore nella
piena comunione della nostra Chiesa, il giorno di Pasqua. Ringraziamo il Signore e gli
chiediamo di voler proseguire, in questi fratelli come in lutti noi, Popera della Sua
grazia.
Una volta di più, eccoci costretti a
rinviare parecchio materiale: ce ne
scusiamo con i collaboratori e con i
lettori raccomandando ai primi la
concisione! red.
Direttore resp.: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Cìd. Subalpina a.u.a. - Torre Pellice (To'
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