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Anno 128 - n. 15
10 aprile 1992
L. 1.200
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Gruppo II A/70
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a: casella postale - 10066 Torre Pellice
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delle \alli \aldesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
LE ELEZIONI POLITICHE DEL 5-6 APRILE
Oltre le vecchie certezze: quale futuro?
E’ estremamente difficile prevedere quali conseguenze possano scaturire da una tornata elettorale che ha parzialmente sconvolto gli equilibri a cui eravamo abituati - Le questioni più urgenti che ora preoccupano gli italiani
Parlare del voto dopo il voto
non è mai stata una cosa facile,
ci si ritrova quasi di colpo ad
affrontare qualcosa che è sempre abbastanza diverso da ciò che
fino a poche ore prima si ipotizzava e al tempo stesso bisogna fare i conti nel vero senso
della parola; i numeri, le percentuali, le preferenze, le esclusioni,
è tutto Un accavallarsi di cifre
e nomi che vanno poi tradotti in
termini di governabilità del nostro paese.
Dopo questo voto del 5-6 aprile, da più parti indicato come
Un appuntamento importante,
forse il più importante dopo oltre quarant’anni di vari governi,
trovare le parole che spieghino
quello che è successo e cercare
di capire quello che succederà
è oltremodo complicato. Qualcuno ha parlato di choc, qualcun
altro di terremoto e di certo
alcune certezze ritenute tali fino
all’altro ieri sono crollate. Ci
troviamo di fronte a suggerimenti importanti che l’intero
corpo elettorale ha voluto dare
a chi, secondo il sistema sul
quale si regge il nostro paese,
dovrà prendere le decisioni per
governare.
Vediamo di fare il punto. Si
è ridimensionata la fiducia nel
fatto che un partito come la
Democrazia cristiana possa essere in grado di offrire possibilità nuove di gestione del paese;
così il partito cattolico perde su
tutta la linea e questo è certamente uno degli scossoni più
grandi che l’elettorato ha dato
ai politici e al loro modo di
governare. E’ anche vero che
altre forze politiche si pongono
come nuovi punti di riferimento:
cosi, come ampiamente previsto,
la Lega Lombarda-Lega Nord si
propone come la quarta forza politica a livello nazionale (ma è
la prima in molti grandi centri
e in quasi tutto il Nord) e viene
indicata come l’artefice principale della disfatta democristiana.
E poi c’è la sinistra, c'è il
Partito democratico della sinistra, al primo vero faccia a faccia con gli elettori, che esce dal
confronto comunque con risultati importanti. Sostanzialmente
invariato il risultato socialista;
che non abbia pagato, ipotizza
qualcuno, il fatto di aver lavorato fianco a fianco con la DC?
E i repubblicani? Forse anche
il loro risultato conferma che
le cose sono andate un po’
meglio per chi ha preso le distanze dal principale partito di
governo. I liberali poi, che negli
ultimi tempi hanno sostenuto e
affiancato le picconate del capo
dello stato, sono stati anch’essi
premiati per aver criticato un
tipo di governabilità giudicata
sempre più scadente.
E poi ci sono tutti gli altri:
le piccole liste, quelle più giovani e quelle con un passato,
in qualche modo hanno raggiunto degli obiettivi. I verdi conservano un piccolo spazio, la
lista Pannella entra, e il Parlamento si prepara a dare un
posto anche ai piccoli gruppi che
CAMERA
SENATO
LISTE
1992
voti % seggi
1987
voti % seggi
LISTE
1992
voti % seggi
1987
voti % seggi
DC
11.627.657 29,7 206 13.233.620 34,3 234
PDS
6.315.815 16,1
Rifondazione
2.202.574
5,6
107
35
10.250.644 26,6 177
PSI
5.336.358 13,6 92 5.501.696 14,3 94
PSDI
1.069.048
2,7 16 1.140.209 2,9 17
PRI
1.721.658 4,4 27 1.428.663
PLI
1.119.492
2,8
17
809.946 2,1 11
MSI
2.109.692
5,4 34 2.281.126
5,9
Lega
3.394.917
8,7
55
186.255 0,5
Verdi
1.092.783
16 969.218
2,5
Rete
728.661 1,9 12
Usta Pannella
485.339 1,2
987.720
Referendum
319.327
0,8 —
Feder.-Pens. U.V.
1,54.510
0,4
Altri
1.542.546
3,4
5 1.140.500 2,9
234 DC 9.069.377 27,3 107 10.897.036 33,6 125
177 PDS 5.660.313 17 64 9.181.576 28,3 101
Rifondazione 2.163.317 6,5 20
94 PSI 4.511.009 13,6 49 3.535.457 10,9 36
17 PSI-PSDI-PR — — — 962.215 3 9
21 PSDI 851.722 2,6 3 764.370 2,4 5
11 PRI 1.561.742 4.7 10 1.248.641 3,8 8
35 1 PLI 937.248 2,8 4 700.330 2,2 3
MSI 2.169.788 6,5 16 2.121.026 6,5 16
13 Lega 2.720.138 8,2 25 137.276 0,4 1
Verdi 1.021.600 3,1 4 634.192 2,0 1
Rete 239,587 0,7 3 — — —
13 Lista Pannella 167.289 0,5 — 572.461 1,8 3
— Referendum 329.849 1,0 — — — —
— Feder.-Pens. U.V. 173.908 0,6 1 — — —
6 Altri 1.645.238 4,6 10 1.107'.120 3,5 5
hanno tentato l’avventura elettorale.
E ancora un’osservazione sul
’’partito” delle astensioni. Al
Sud hanno votato di meno, ma
complessivamente gli elettori
italiani hanno dimostrato di aver
compreso in pieno l’importanza
storica di questo momento. E
ora ci attende il dopo.
Cosa verrà fuori dalle somme
delle percentuali? Chi ci governerà? Le alchimie partitiche sapranno dare ragione a chi ha
votato? Per la prima volta, a
sentire i commenti a caldo, iri
molti si aspettano qualcosa di
nuovo, in tanti sono convinti
che ci si trova di fronte ad
una svolta nella storia d’Italia.
Da quarantasei anni fino ad oggi
L’OPERA DEL SIGNORE NEL MONDO
Vivere per speranza
« La fede è un modo di possedere le cose che
si sperano, di conoscere già le cose che non si
vedono » (Ebrei 11: 1).
E' difficile "credere" oggi. Disoccupazione, recessione, mafia, criminalità, sfascio delle istituzioni, corruzione, violenza, assenza di un’etica della
cosa pubblica... e l’elenco potrebbe continuare;
ogni giorno sui giornali, alla televisione, nella
nostra esperienza quotidiana tocchiamo con mano quanto la "civiltà" del XX secolo sia molto
poco civile; anzi, quanto si stiano imbarberendo
i rapporti tra le persone e tra stato e cittadini.
A livello politico cala sempre più la credibilità
dei partiti storici con conseguente aumento dell’assenteismo nei momenti di partecipazione o con
la frammentazione corporativa in cui prende il sopravvento il proprio immediato interesse a scapito di un senso di giustizia complessiva. A livello del convivere civile c’è sempre più paura dell’altro, si è sempre più aggressivi e spesso questa
aggressività si sfoga sui più deboli (bambini, donne, anziani) o sui diversi (immigrati, omosessuali,
minoranze etniche o religiose, eccetera). Come
pensare alla resurrezione di Gesù, che il giorno
di Pasqua ci ricorda prepotentemente, in questo
contesto?
Verrebbe quasi voglia di dire: non ci riguarda,
non riguarda la nostra vita concreta, quotidiana;
è un racconto che certo ci tocca dentro, nel cuore,
ci consola, lenisce le nostre ansie e disperazioni;
ma è solo una fuga dalla realtà.
Cosa significa che Gesù è resuscitato dai morti? La Bibbia ce lo descrive come un fatto storico,
realmente accaduto; come possiamo recepirlo in
modo non ideologico (una bandiera per le nostre
battaglie) o consolatorio (la nostra seduta psicoanalitica) ma in modo altrettanto concreto di
un fatto storico accaduto duemila anni fa?
L’unica categoria che mi viene alla mente è
quella della speranza: « La fede è un modo di possedere le cose che si sperano, di conoscere già
le cose che non si vedono ». Ma speranza non
vuol dire che un giorno le cose saranno diverse
e che quindi intanto ci teniamo quello che c’è. No,
speranza vuol dire che già ora, all’interno delle
cose (brutte) visibili, il Signore opera in senso
creativo, vivificante, buono.
E questo credo che lo si possa accettare solo
per fede.
Era facile in tempi creativi (penso agli entusiasmi della fine degli anni ’60) essere ottimisti
sulle possibilità date agli uomini di costruire una
società migliore e più giusta. E tanto più erano
alte le attese allora, tanto più si è piombati nella
disperazione oggi.
Ma è proprio oggi che dobbiamo rilanciare la
resurrezione di Gesù (fatto storico) pensandola
come speranza della signoria di Cristo nel presente; perché Cristo è il Signore della nostra vita;
è l’orientamento e il riferimento nei nostri rapporti con gli altri; è la possibilità concreta che
dalla barbarie nasca l’amore e la solidarietà.
In sostanza se noi uomini siamo stati resi
Uberi di costruire la storia dobbiamo anche ricordarci che l’amore di Dio ha intersecato la nostra storia che, da allora, non è più solo nostra,
ma ha assunto un nuovo significato, una nuova
dimensione, una nuova prospettiva. Malgrado le
apparenze.
Paolo Rogo
(dulVAraldo, aprile ’92)
ci si è svegliati dopo il voto con
la speranza che possa avvenire
qualcosa di nuovo.
Ora l’Europa ha bisogno di capire quale Italia entrerà a fame
parte: un’Italia con i ’’conti in
rosso” o con qualche canacità
di far quadrare i propri bilanci?
E ancora, per restare in argomento: la questione economica
non è rinviabile: serve un governo che appronti una manovra finanziaria di un certo respiro. Si farà in tempo?
Ma soprattutto ciò che appare
come vero discrimine per maggioranze e opposizioni sarà la questione delle riforme istituzionali.
Sollecitate da interventi autorevoli, portate alla ribalta dai referendum e desiderate dai semplici cittadini nella speranza che
cambiando le regole si smuova
qualcosa, esse saranno al centro
della legislatura.
Ma anche qui è totalmente
impossibile prevedere quale sarà il risultato: troupe, e troppo
complesse, le •variabili che si
metteranno in moto. In particolare il tecnicismo, per certi versi
inevitabile, di alcune formulazioni rischia di sfuggire alla comprensione dei primi destinatari,
cioè gli elettori: se non ci sarà,
da parte di tutte le forze politiche, uno sforzo di ripensare
alcune categorie anche in termini di linguaggio, sarà difficile
capire le diverse strade, e crescerà la sfiducia, con essa il
qualunquismo e magari la richiesta di una mano autoritaria per
risolvere i problemi sociali ed
economici più urgenti.
Vinti e vincitori sono al lavoro. Gli elettori e le elettrici smettono di essere i protagonisti di
una storica tornata di voto e,
almeno per i tanti che in modo
diverso hanno chiesto di cambiare, c’è adesso la lunga e difficile
attesa per non essere delusi.
Carmelina Maurizio
2
fede e cultura
10 aprile 1992
DIBATTITO A TORINO
CINEMA
Guerra: verso una
Quando la musica
nuova legittimazione? ^ protagonista
1 grandi controllori dell’industria sono affiancati dall’ingresso sulla
scena dei mass media - La via cosmopolita per superare i conflitti?
Una vicenda poetica, un grande ritratto umano - La ferita mai chiusa del « caso Kennedy »
A un anno dagli eventi drammatici della guerra del Golfo e
nell’incertezza di questi mesi, il
Centro evangelico di cultura di
Torino ha voluto organizzare un
incontro dal titolo significativo:
« Verso una nuova legittimazione della guerra? ». Di fronte a
un numeroso pubblico e alla presenza di Giovanna Cattaneo, sindaco di Torino, sono intervenuti
Enrico Chiavacci, Nanni Salio e
Massimo Salvador!.
Il problema della comprensione e della spiegazione della guerra è un tema che ha impegnato e appassionato schiere di filosofi e storici nel corso dei secoli. Decine di scaffali dovrebbero essere impiegati per contenere le migliaia di pagine dedicate a questo appassionante argomento.
Ci sono molti modi per accostarsi al fenomeno della guerra:
c’è chi ne cerca le cause, c’è
chi, a certe condizioni, la giustifica e chi la respinge comunque.
Se vogliamo individuare i due
estremi giudizi sulla guerra per
inquadrare la tematica che ci interessa, potremmo citare rispettivamente Friedrich Nietzsche e
Gandhi.
Sono molte le variabili di cui
si deve tenere conto quando si
parla di guerra ed è molto importante avere presente il livello di analisi che si intende adottare. Chiavacci nel suo intervento ha voluto indagare, con la
consueta passione, le cause attuali della guerra. A suo giudizio se ne possono individuare
quattro. Tre di esse sono per
così dire « classiche », nel senso
che si ritrovano nella tradizione storiografica del passato,
mentre una, l’ultima, contiene alcimi elementi di novità. Innanzitutto sostiene, riprendendo le tesi di John Hobson e di Lenin
che per primi proposero questa
« soluzione » al fenomeno guerra, che quasi sempre il conflitto
dipende dallo sforzo dei grandi
controllori dell’industria di fare
affluire la loro ricchezza eccedente verso nuovi mercati situati all’estero che possano assorbire merci e capitali che essi non
sono in condizioni di vendere o
usare in patria. Naturalmente,
seconda tesi, svolgerebbero un
ruolo primario in questo senso
i grandi proprietari delle fabbriche d’armi, in questo assecondati dalla casta militare. L’oratore,
ancora percorrendo per così dire la via tradizionale della si
nistra, osserva come questo tipo di pressione trovi fertile terreno nello spirito di individualismo e competitività della nostra attuale società. Infine, ultima tesi. Chiavacci sottolinea, e
qui sta la novità, il ruolo crescente svolto dai mass media
(vedi CNN) nella legittimazione
della guerra.
Nanni Salio ha esposto il pensiero comune al movimento per
la pace, proponendo un approccio al tema in questione ancora
più radicale di quello di Chiavacci. Secondo la migliore tradizione pacifista la violenza va respinta senza compromessi. Diventa quindi secondario, ma non
inutile, interrogarsi sulle cause
di un conflitto. La guerra non
può essere giusta, quali che ne
siano le cause, perché porta comunque morte e distruzione.
Devono esserci altre vie che conducano alla soluzione delle controversie internazionali e bisogna dunque sforzarsi di individuarle e percorrerle. Del resto
non esiste solo la guerra, che
è l’espressione più eclatante di
un malessere tra i popoli, ma
anche la violenza culturale e
quella economica. Ad ogni forma
di violenza, secondo Salio, bisogna opporre la resistenza civile
e il progresso morale.
M. Salvador! ha sottolineato
come semplicemente condannan
do la guerra, non la si elimini.
Criticando gli interventi degli altri due oratori, ha evidenziato
il pericolo delle semplificazioni
e della retorica della pace; propone invece l’approccio « realista », che pur nel tentativo di
« togliere la guerra dalla storia »,
non può fare a meno di valutare gli aspetti politici del fenomeno in esame. L’unica vera via
di uscita, secondo Salvador!, sarebbe quella, già proposta da
Kant, del cosmopolitismo. Limitando e riducendo la sovranità
degli stati a favore di ima costituzione cosmopolita o di una
condizione giuridica di federazione, scomparirebbero progressivamente i confiitti tra i popoli.
Si tratta di sconfiggere il pregiudizio anarchico, secondo il
quale in un mondo di « omnium
contra omnes » tutto sarebbe
consentito in base alla « ragion
di stato ».
Ma se nella discussione sulla
guerra, come si è visto, non esistono soluzioni certe al problema, è apparsa una volta di più
la fondamentale necessità di incontrarsi per parlarne.
La discussione che è seguita
agli interventi ha dimostrato
che, al di là degli approcci proposti, la questione della pace è
al centro degli interessi e degli
intenti di tutti.
Michele Vellano
DAL RISORGIMENTO ALLA REPUBBLICA
Evangelici e politica
Un utile incontro di
e discutere le ragioni
FIRENZE — Il 21 febbraio si
è svolto, organizzato dal Centro
evangelico di cultura « Pier Martire Vermigli », un pomeriggio
di riflessione sull’impegno politico degli evangelici italiani dal
1848 ai nostri giorni. Una riflessione di grande utilità in un momento di decisioni elettorali importanti, e forse decisive, per
l’avvenire della nostra repubblica.
Luigi Santini, studioso del periodo risorgimentale, ha tracciato un sobrio quadro del diver
daudiana editrice
NOVITÀ’
Nella collana « Testi della Riforma » è uscito il n. 18 ;
MARTIN BUCERO
La Riforma a Strasburgo
Le carenze e i difetti delle chiese:
come porvi rimedio (1546)
In appendice:
I 16 articoli del Sinodo del 1533
Gli articoli di Schleitheim (1527)
Introduzione, versione e note di E. Geme
pp. 176, 13 ill.ni f.t. e 34 nel testo
Lire 24.000
Non basta riformare la dottrina, bisogna anche rinnovare
la vita cristiana, l’etica quotidiana. Il rinnovamento della chiesa e della società è in vista dell’unità, come l’unità della chiesa
e della società è vera e buona solo nel segno del rinnovamento
e del cambiamento.
FONDATA NEL 1855
Via P. Tommaso, 1 - 10125 Torino - Tel. 689804
C.C.I.A. n. 274.482 - C.C.P. 20780102 - cod. fise. 00601900012
riflessione, per capire
dell’infipegno personale
so orientamento degli evangelici italiani dal liberalismo e antisocialismo dei valdesi, al mazzinianesimo e alle simpatie socialiste e massoniche della chiesa italiana libera e dei « fratelli ».
Salvatore Caponetto, rifacendosi per gran parte alla sua
esperienza e ai suoi ricordi, ha
rievocato l’impegno negli anni
del periodo fascista dall’azione
generosa e sfortunata di Giuseppe Gangale e di Conscientìa,
alla quale collaborò Piero Gobetti, alla violenta campagna antiprotestante della Chiesa cattolica e del regime fascista degli
anni trenta, culminata con la
chiusura delle chiese pentecostali, la condanna al confino di molti anziani pentecostali, dei testimoni di Geova, nonché di pastori di altre comunità e di antifascisti evangelici. Il relatore
ha concluso ripensando al grande contributo di illuminazione e
di guida per il credente, in un
periodo di incertezze e di gravi
contraddizioni della Parola di
Dio, predicata in tutte le comunità con prudenza ma senza
compromessi.
L’on. Valdo Spini, con molta
efficacia e sobrietà, dopo aver
ricordato il contributo generoso
dei valdesi alla Resistenza (le
valli furono rifugio di ebrei e
di antifascisti), ha accennato all’orientamento politico degli
evangelici nel dopoguerra, con
scelte non sempre felici, ed ha
sottolineato la necessità di un vasto movimento di socialismo democratico, che dovrebbe contrastare il dominio del capitalismo
dopo il fallimento della tragica
esperienza comunista nell’Unione Sovietica e nell’Est europeo.
S. C.
Tutte le mattine del mondo
di Alain Corneau
In Francia, durante il regno
di Luigi XVI, un suonatore di
viola, profondamente ferito dall’improvvisa morte della giovane moglie, si rinchiude in una
impenetrabile solitudine, allietata
solamente dalla sua passione
per la musica. Trascina in quel
suo infelice isolamento le due
giovani figlie a cui impartisce
una rigida educazione.
Ma un giovane musicista pieno
di talento porterà una ventata dì
novità, che muterà l’equilibrio
della famiglia.
’’Tutte le mattine del mondo”,
film francese, si rivela im riuscito cocktail di dolcezza e passione.
La geniale musica che un infelice suonatore di viola compone
per sé e per evocare la moglie
defimta è la vera protagonista
del film, e intorno a questa ruota un’intensa e delicata vicenda.
L’ardore giovanile, l’amore, la
passione, Tarrivismo ed infine
la matura consapevolezza della
vita vengono affrontati, nello
svolgimento dei fatti, con attenzione e semplicità.
Il regista è il francese Alain
Corneau, che con ’’Notturno indiano”, film del 1989, e con il
recente ’’Tutte le mattine del
mondo” sembra aver scelto un
genere cinematografico più descrittivo rispetto ai suoi precedenti film.
Tra gli attori spicca il nome
di Gérard Depardieu, che sembra non mancare mai in pellicole di una certa rilevanza. La
sua figura è legata esclusivamente alla seconda parte del film,
nella quale impersona il giovane suonatore ormai diventato
adulto. La sua figura si può considerare il sigillo illustre del
film.
Di rilievo è l’interpretazione di
Jean-Pierre Marielle, incisiva e
sicura, nel ruolo del genitore
autoritario e suonatore di viola
ispirato ma senza nessuna ambizione materiale.
Le vicende del film sono avvolte nella magica atmosfera
creata dalla musica, da un semplice archetto passato su delle
corde, impugnato da un uomo,
geniale artista certamente ma
soprattutto uomo.
Il cinema francese ha mantenuto le caratteristiche che lo
vogliono caposcuola di un cinema soprattutto di sentimenti, di
quotidiane emozioni, e ha avuto
il merito di non farsi travolgere
dall’ondata di freddo e di tutto
Sommato facile perfezionismo,
che ha caratterizzato tanto cinema degli ultimi anni.
’’Tutte le mattine del mondo”,
vincitore di sette premi César,
in un momento in cui non si fa
altro che parlare di Oscar e di
’’nomination” pone l’accento sul
valore di altri premi e manifestazioni, a torto considerati minori.
’’Tutte le mattine del mondo”
di Alain Corneau, insieme a ’’Lanterne rosse” e a ’’Mediterraneo”,
si possono considerare le piacevoli sorprese cinematografiche
di quest’anno, ed è giusto che
abbiano una meritata collocazione nel panorama del cinema
mondiale.
Una verità
molto lontana
JFK, di Oliver Stone
La coscienza di un magistrato gli rimorde quando, dopo aver
riunito tutti i tasselli legati all’assassinio di John Fitzgerald
Kennedy, capisce che la verità
è ancora molto lontana. Ogni
nuova rivelazione, ogni nuovo
indizio, ufficiali o ufficiosi, lo
porteranno sempre più ad allontanarsi dalle versioni protocollari di quell’omicidio date dalla
polizia e dai servizi segreti americani.
Non c’è film di Oliver Stone
che non susciti curiosità, interesse, rabbia. Ed è forse la rabbia
il sentimento predominante che
il suo nuovo film suscita. Stone
costruisce teorie forse un po’
troppo personali, quasi fantascientifiche, sufficienti comunque a riaprire una ferita mal
rimarginata, per un omicidio
oscuro, finora non completamente spiegato. Stone esorta il pubblico a riflettere ancora sul controllo che il potere esercita, perfino sulla verità.
”.TFK”, candidato a numerosi
Oscar, da quello prestigioso per
il miglior film a quello per il
miglior regista, nella figura di
Oliver Stone ha, tra le altre
’’nomination”, una che parla italiano: Pietro Scalia che, insieme
a Joe Hutshing, ha realizzato
un montaggio coinvolgente ed
incalzante.
Il lucido magistrato del film
è impersonato da Kevin Costner,
attendibile, impegnato ma ancora tropno legato, agli occhi
della gente, a eroi più dinamici
come Robin Hood o il tenente
di ’’Balla con i lupi”. Nel film
è pur sempre un eroe coraggioso,
logico, caparbio ma io lo preferisco ancora con il fucile in mano, o con arco e frecce.
Antonio Pezzi
Appuntamenti
24-26 aprile — INTRA (No): Si tiene l'Assemblea annuale degli Amici
dei quaccheri. Tema dell'Assemblea
« Come realizzare la comunione fraterna, vicini o lontani? ». Per informazioni rivolgersi a Davide Melodia,
piazza Roma 2, 28055 Frino di Ghiffa
(No) tei. 0323/59815.
Sabato 23 maggio — ROMA: Il Comitato evangelistico « Marcia per Gesù » organizza, parailelamente ad altri gruppi nelle capitali europee dell’Est e dell'Ovest, una marcia « per
pregare e intercedere per il proprio
paese e l’intero continente ». E’ possibile richiedere una cassetta con gli
inni che verranno cantati scrivendo alla Chiesa evangelica internazionale via G. Chiovenda 57 - 00173 Roma.
15 maggio — REGGIO CALABRIA:
E' questo il termine entro il quale
far pervenire al circolo culturale
» Rhegium Julii » gli scritti per partecipare alia 25* edizione deH’omonimo concorso ietterario. Le sezioni prevedono: narrativa (racconto inedito,
max. 6 carteile); poesia (due iiriche
inedite a tema libero e lingua italiana oppure una silloge inedita, per un
massimo di 40 liriche). Per ulteriori
informazioni: segreteria del Premio,
via Salazar 5, 89100 Reggio Calabria.
Tel. 0965/894435.
1-6 giugno — POGGIO UBERTINI
(Fi): L’ Unione per ia lettura della Bibbia organizza il suo sesto convegno,
sul tema della guarigione interiore,
con ii titoio: La Parola della riconciliazione. Quota d'iscrizione L. 275.000.
Prenotare al più presto scrivendo a
Michel Trouvot, via P. Semeria 78 18038 Sanremo (im).
3
10 aprile 1992
attualità
IL MESSAGGIO FINALE DELL’ASSEMBLEA PROTESTANTE DI BUDAPEST
Alle chiese evangeliche in Europa
La forza unificante della verità di Cristo presente nelle diverse esperienze che si sono incontrate e confrontate - L Europa e le società secolarizzate - Gli sforzi ecumenici e la necessità di non rinchiudersi « nel privato »
Iniziata con un culto di Santa Cena nella grande chiesa riformata ^ piazza Calvino, il martedì pomeriggio, e conclusasi la
domenica nel Palazzetto dello sport con una serata di evangelizzazione accompagnata da un’orchestra sinfonica e da un coro di
120 persone, l’Assemblea protestante europea di Budapest è stata
un momento intenso di scambio e di confronto tra le varie anime
del protestantesimo europeo, dai luterani ai riformati, dai battisti
ai metodisti, dai mennoniti ai Fratelli moravi, all’Esercito della
Salvezza, ecc... Sono stati affrontati sia i problemi interni al protestantesimo sia i problemi comuni della testimonianza e del servizio, da un punto di vista riformato, nel quadro della nuova Europa. L’Assemblea ha approvato un messaggio Anale che sintetizza
gU orientamenti raggiunti sulle varie questioni dibattute nonché
una raccomandazione volta a conseguire la piena comunione ecclesiale fra le chiese protestanti europee.
1 - Vi salutiamo dalla nostra
Assemblea di Budapest, che ci
ha riuniti come rappresentanti
delle chiese della Riforma da
ogni regione d’Europa. Ci rallegriamo grandemente per la caduta della cortina di ferro e per
il crollo dei regimi totalitari.
Nella prospettiva di una crescita comune dei paesi europei
possiamo guardare ad un futuro in cui, a frontiere aperte, si
profilano possibilità inattese e
al tempo stesso pericoli inquietanti. Come cristiani e chiese
della Riforma vogliamo considerare insieme la nostra responsabilità per il futuro dell’Europa.
2 - Nella molteplicità delle
voci e delle visioni, confessiamo
insieme che la chiesa di Gesù
Cristo vive della Parola di Dio,
e che il messaggio della giustificazione del peccatore per la
sola grazia di Dio, nella fede,
è il centro della testimonianza
biblica. Ci chiediamo anzitutto
quale significato abbia oggi questo messaggio. La giustificazione ci pone in un rapporto nuovo, sano e libero con Dio. Essa
è al tempo stesso fonte di vera
libertà e di autentica comunione tra gli uomini. E’ il fondamento e il pegno della nostra
speranza nel Regno di Dio che
viene. La giustificazione ci viene offerta nell’ascolto della Parola di Dio e nella celebrazione
dei sacramenti.
3 - A Budapest abbiamo insierne pregato Dio, abbiamo udito il messaggio dell’Evangelo,
abbiamo celebrato la Santa Cena, abbiamo cercato di cogliere
la volontà di Dio. Abbiamo condiviso le nostre differenti esperienze e abbiamo così sperimentato la forza unificante della verità di Cristo. Questa verità significa riconciliazione: di essa
vivono il singolo cristiano e la
chiesa. Essa conduce alla conversione e libera dal peccato e
dalla colpa, libera per Dio e per
il prossimo. Essa unisce al di
là delle frontiere, trasforma radicalmente la mentalità e risveglia la disponibilità a vivere responsabilmente nel mondo. Nelle chiese e tra le chiese essa
crea comunione.
4 - E’ nostro compito permanente e urgente testimoniare la
verità — riscoperta dalla Riforma — che Dio giustifica in Cri
sto coloro che sono senza Dio,
in modo che essi lo rispettino,
10 amino sopra ogni altra cosa,
e ripongano in lui la loro fiducia. Noi annunciamo la riconciliazione, narriamo le grandi opere di Dio e annunciamo il Regno di giustizia e di pace che
Dio ha promesso di instaurare.
5 - A Budapest abbiamo riflettuto a fondo sulle conseguenze
che derivano da questo comune
discernimento dell’Evangelo, per
noi e per le nostre chiese, nella situazione attuale. Quanto segue ci sembra di particolare rilevanza.
6 (a) - La riconciliazione ci
incoraggia e ci obbliga alla veracità e ci dona la libertà di
confessare pubblicamente il nostro peccato. Allo stesso tempo
siamo spinti ad interrogarci criticamente sulla testimonianza e
sul servizio che rendiamo, nelle
diverse società in cui viviamo.
In questo momento ci interpella particolarmente la situazione
delle chiese nell’Europa centrale e orientale. Qui, nel passato,
nella ricerca di una via tra accomodamento e rifiuto, c’è stata una testimonianza chiara e
coraggiosa — fino alla prigione
e al martirio — ma anche un
colpevole coinvolgimento nell’apparato di potere dominante. Qui
la domanda essenziale è in quale circostanza e per quale motivo non abbiamo proclamato la
verità liberatrice, che avevamo
11 dovere di proclamare. Non solo per le vittime e per i colpevoli, ma anche per la credibilità della testimonianza dell’Evangelo, è necessario un confronto
onesto con il passato.
In questo confronto è decisivo lo spirito con cui esso avviene: senza ferire alla leggera,
prendendo tempo gli uni per gli
altri, essendo coscienti dei limiti di questa operazione, rendendo possibile il perdono. Occorre però che anche le chiese dell’Europa occidentale si lascino
interpellare per analizzare in
modo critico il loro cammino
tra accomodamento e rifiuto.
7 (b) - In Europa noi viviamo in società secolarizzate. In
questa situazione abbiamo bisogno di coraggio, di fantasia e
di amore per adempiere il mandato missionario. Noi mettiamo
in guardia contro l’illusione di
un ritorno a rivendicazioni ec
Franco Scaramuccia, dell'Unione battista, con (al centro) Claudia
Claudi, del Forum europeo delle donne, due dei delegati italiani
all'Assemblea.
clesiastiche di potere, che non
hanno mai trovato giustificazione nell’Evangelo. Si tratta piuttosto di testimoniare a tutti gli
uomini chi è oggi Cristo per
loro.
8 (c) - Un banco di prova per
la verità del nostro annuncio di
Cristo è che l’Evangelo è buona notizia per i poveri e speranza per il creato minacciato.
La miseria di coloro che sono
svantaggiati sul piano economico, politico e sociale, ed i segni
di una distruzione ecologica irreversibile ci obbligano ad opporci alla tendenza dominante
di uno stile di vita egoistico ed
espansionista, ad incoraggiare
l’instaurazione di un equilibrio
sociale in Europa e nel mondo
e ad intervenire in favore della
protezione e dei diritti della natura, così come del diritto alla
vita delle generazioni presenti e
future.
9 (d) - Ricordiamo la dottrina biblica della Riforma sul sacerdozio di tutti i credenti. Si
tratta della corresponsabilità di
tutti i battezzati nelle comunità
locali e nella chiesa, della questione non ancora risolta dell’uguaglianza tra uomo e donna
e del superamento di modelli di
comportamento gerarchici all’interno del popolo di Dio. La partecipazione di tutti è necessaria
non solo nella chiesa, ma anche
nelle nostre società. Perciò esprimiamo l’esigenza che, nel processo di unificazione europea, il
lavoro delle istituzioni europee
sia organizzato in forme vicine
ai cittadini, e mettiamo in guardia contro un centralismo amministrativo che sfuggirebbe a
un efficace controllo democratico.
10 (e) - Come chiese nate dalla Riforma abbiamo un’eredità
che deve portare frutto. Noi siamo radicati nella tradizione della Riforma e segnati da quella
deirilluminismo. Dobbiamo mantenere la tensione tra fede e ragione: la fede in Cristo sorregge e illumina la ragione, e inversamente la ragione accompagna criticamente la fede. Dobbiamo assumere questa eredità
nel dibattito critico sulle contraddizioni del secolarismo.
11 (f) - Gesù Cristo ci unisce
al popolo d’Israele, eletto da
Dio, e ci chiama ad essere, nella nuova alleanza, il suo popolo
in mezzo ai popoli. E’ a lui, nostro Signore, che dobbiamo obbedienza. Questo ci consente di
avere un atteggiamento di libertà nei confronti della nostra propria identità nazionale. Noi ci
opponiamo con forza al tentativo di legittimare religiosamente — e in questo modo di inasprire ulteriormente — le differenze nazionali. Dobbiamo prendere coscienza della sofferenza
dei popoli a cui è stato negato
lo sviluppo e contribuire a una
cultura della risoluzione nonviolenta dei conflitti. Ci impegniamo nella difesa dei diritti alla
vita e alla partecipazione delle
minoranze etniche e nazionali,
sia sul piano dei diritti umani
che su quello dei diritti dei popoli.
12 (g) - La verità dell’Evangelo ci impegna a ricercare e ad
approfondire la comunione di
tutte le chiese cristiane. In questo cammino molti passi avanti
sono stati possibili, anche se restano ancora diversi ostacoli da
superare. Chiediamo ai nostri
partner ecumenici di camminare
al nostro fianco in modo critico.
Sappiamo, tuttavia, che nella
strada verso l’unità la semplice
simpatia e tolleranza, come pure l’aiuto finanziario, non sono
sufficienti. La vera ricerca dell’unità esige una critica onesta
delle nostre posizioni.
13 - La nostra prima risposta
alla parola della riconciliazione
è quella di render grazie e di
Budapest, vista dall'hotel Roszàdomb dove si è svolta l'Assemblea.
lodare il Dio trinitario. Invitiamo tutti gli uomini e le donne
a condividere questo dono della riconciliazione.
14 (a) - Alle chiese chiediamo:
intensificate i vostri sforzi ecumenici cosi da rendere visibile
l’unità della chiesa. Approfondite ed ampliate la comunione già
esistente, e cercate nuove strade là dove l’avvicinamento è ancora diffìcile.
15 (b) - Ai membri delle nostre comunità chiediamo: rimanete uniti alle vostre comunità,
mettendo la vostra ferma fiducia nella Parola di Dio. Lavorate e pregate per il rinnovamento della chiesa attraverso la forza dello Spirito Santo. Non cessate di difendere i più deboli.
16 (c) - Alle cristiane e ai cri
stiani chiediamo: accettate di
collaborare al bene comune. Operate per raffermarsi della democrazia. Non rinchiudetevi nella
sfera del privato. Assumete delle responsabilità in campo economico, politico e sociale. Vegliate alla salvaguardia dell’ambiente e impegnatevi per l’adozione e la messa in atto di una
carta sociale per l’intera Europa, che garantisca condizioni dignitose di vita per tutti.
17 - Vi salutiamo con le parole della Bibbia che hanno accompagnato la nostra Assemblea: « Vi supplichiamo nel nome di Cristo: siate riconciliati
con Dio » (II Corinzi 5: 20);
« Accoglietevi gli uni gli altri,
come anche Cristo ha accolto
noi per la gloria di Dio » (Romani 15: 7).
RACCOMANDAZIONI DELL’ASSEMBLEA
Un processo che
deve andare avanti
L’Assemblea protestante europea ha evidenziato la necessità
e l’utilità del dialogo tra le
chiese protestanti d’Europa. Questo processo deve avere degli
sviluppi; come procedere visto
che non si tratta di creare una
nuova struttura?
1 — I risultati e le proposte di
questa Assemblea non devono
essere discussi solo a livello delle singole chiese, ma devono anche essere dibattuti e resi esecutivi nel corso degli incontri bilaterali, nelle conferenze regionali delle chiese protestanti così come nel lavoro delle organizzazioni ecclesiastiche europee.
Si dovrà fare in modo che siano coinvolte anche le chiese presenti solo con un osservatore e
quelle che non hanno partecipato all’Assemblea di Budapest.
2 — Il processo di realizzazione della piena comunione ecclesiale tra le chiese nate dalla Riforma deve essere perseguito
senza ritardi.
La Comunione ecclesiale di
Leuenbcrg è pregata, in accordo
con le sezioni europee delle famiglie confessionali mondiali, di
intraprendere iniziative volte a
far sì che le dichiarazioni di comunione ecclesiale approvate negli anni scorsi in alcune regioni
tra Chiese luterane e riformate
da un lato e Chie.se metodiste e
Chiesa d’Inghilterra dall’altro,
siano accolte da tutte le chiese
europee. Sarà inoltre necessario
avviare un dibattito per verificare il rapporto con i Fratelli
moravi.
3 — L’Assemblea generale di
Leuenberg (Vienna 1994) dovrà
permettere una migliore realizzazione dell’impegno di quelle
chiese per una testimonianza ed
un servizio comuni. Questa Assemblea dovrà inoltre chiarire
i rapporti tra le chiese protestanti in piena comunione tra
loro e quelle chiese che non
hanno ancora raggiunto tale comunione.
4 — Questa Assemblea protestante europea è stata preparatoria alla decima Assemblea generale della Conferenza delle chiese europee (KEK), prevista a
Praga nel settembre del 1992.
Chiediamo che in quell’occaS'one
i risultati della nostra Assemblea
siano apnropriatamente presi in
considerazione.
Si tratterà di verificare se non
sia conveniente l’istituzione di
un luogo deputato al dibattito
e alla chiarificazione tra chiese
protestanti nel processo di preparazione delle assemblee generali della KEK e, più in generale,
nel quadro globale del suo lavoro.
5 — Il Comitato preparatorio
è pregato di restare in carica
fino al 1“ aprile 1993 per sovrintendere, in accordo con le chiese e le organizzazioni, alla pubblicazione e all’esecuzione delle
decisioni adottate da questa Assemblea.
Testo approvato il 28 marzo
1992.
pagina a cura di
Jean-Jacques Peyronel
4
vita delle chiese
10 aprile 1992
IL DIBATTITO SULL’EUTANASIA
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Umanizzare la morte
Discussi l’algologia e l’accanimento terapeutico - La signoria di
Dio - Ambito etico: che cosa sono la libertà e la responsabilità?
Confermazioni
Alla Chiesa valdese di Milano
abbiamo ridiscusso di accompagnamento dei morenti e di eutanasia. L’oncologo dr. Roberto
Labianca ha fatto una panoramica della situazione assistenziale attuale, menzionando sia la
persistente tentazione medica di
condiscendenza al « mito » dell’onnipotenza della medicina, sia
testimoniando una rarità di domanda eutanasiaca. Ad ormai
dieci anni dall’opuscolo sull’eutanasia (Claudiana 1981), quali
sono le novità, se vi sono?
Il dr. Labianca ha citato i progressi dell’algologia, della terapia del dolore, una nuova più
profonda sensibilità del medico
a « curare » non solo la malattia ma anche a rimuovere il
suo spaventoso « corollario »: il
dolore. Il recente congresso intemazionale di Chieti sull’algologia ha mostrato progressi notevoli: oggi il medico dispone
di strumenti terapeutici più mirati e più efficaci.
A fronte del permanere della
strategia dell’occultamento del
paziente in fase terminale, nascosto nella struttura ospedale,
poco seguito perché « non c’è
più niente da fare », fa riscontro la creazione di reparti o istituti per malati in fase terminale, ove la « cura » non ha più
il compito di guarire ma di accompagnare il morente, di umanizzarne il meglio possibile la
morte.
Quanto all’accanimento terapeutico, si nota un generale consenso nel condannarlo, nell’opera di dissuasione verso tutti gli
operatori sanitari ed i parenti.
Un aspetto importante che andrebbe ricordato, che precede il
discorso sulla terapia del dolore e sull’eutanasia, è quello dell’accoglienza del « limite » creaturale. Porse su questo aspetto
andava detto qualcosa con maggiore rilievo. L’accettazione del
limite, in termini di fede, è accettazione della creaturalità e
signoria, creaturalità nostra, signoria di Dio sulla nostra esistenza. La collocazione della sopravvivenza (non solo della « vita ») sopra ogni altro dato è
atteggiamento molto diffuso anche tra i credenti. Se il medico
talvolta subisce come scacco il
fallimento della sua lotta contro la malattia, l’individuo trova
grande difficoltà, sia o no credente, ad accogliere il limite
della creaturalità. Se da un lato si è discusso di accanimento
terapeutico e lo si è giustamente condannato, dall’altro forse
non si è sufficientemente meditato sulla morte come soglia naturale e come dato « creaturale »; non si è riflettuto sull’accanimento, che potremmo definire « biolatrico », di adorazione
della vita ad ogni costo. Non è
certo questo l’atteggiamento corretto di chi, nella fede, dispone
di una visione di valori che vanno ben oltre la semplice sopravvivenza.
Oggi si discute delle cure
palliative, di quella serie di cure e trattamento del dolore, compresa l’induzione del sonno artificiale, che tendono a controllare o eliminare il dolore. Queste cure dei morenti, diffuse in
paesi angiosassoni ed europei
(vedi il noto Saint Christopher’s
Hospice, inglese), rimuovono in
molti casi lo spettro di una morte preceduta da un lungo periodo di sofferenza. La domanda eutanasiaca, sia essa passiva o attiva, può rimanere per casi particolari, per un diverso modo
di rapportarsi al dolore ed al
morire, ma certamente la cura
efficace del dolore incide positivamente suH’umanizzazione stessa del morire.
Il Consiglio permanente della
Conferenza episcopale francese,
nel settembre ’91, mentre esprimeva la propria riconoscenza
per i servizi resi ai dolenti, poneva un interrogativo circa il
sonno artificiale, la privazione
della « coscienza » (cfr. Il regno,
678, marzo ’92, pp. 167-171). Il
documento della Conferenza reputa corretto ricorrere a tale
terapia solo in casi di particolare invincibilità del dolore, mentre ritiene che sarebbe segno di
erronea organizzazione delle cure un ricorso generalizzato a tale metodo.
Ci pare che, salvo il particolare quadro di preoccupazione
per il permanere dello stato di
coscienza per concedere al malato di assolvere a compiti religiosi (sacramenti), l’osservazione sia utile e tutelante, onde evitare che il ricorso al sonno sia
sbrigativo metodo per risolvere
i problemi, più del medico o dell’ospedale che del malato.
Dopo dieci anni di attenzione
al problema del morire, alle domande di umanizzazione, eutanasia compresa, siamo del parere che molto vi sarebbe da dire dal punto di vista del « diritto ». Vale a dire che anche
una dichiarazione favorevole all’eutanasia passiva o attiva deve saper farsi carico dei problemi giuridici, molto complessi.
Casa valdese di Rio Marina - Isola d’Elba
La direzione comunica che sono aperte le prenotazioni
presso la Casa che entrerà in funzione dal
1° aprile 1992
Si offrono particolari facilitazioni a quei pastori che
siano disponibili ad offrire il loro contributo spirituale
durante il loro soggiorno.
Sono previste riduzioni speciali per nuclei familiari e
per situazioni particolari.
Rivolgersi alla direzione:
Sig.ra Ornella Grein - Piazza Mazzini, 1
tei. 0565/96.26.56 - 96.21.41 - Fax e tei. 0565/96.27.70
che ciò comporta. Non possiamo non essere d’accordo con la
Conferenza episcopale francese,
e con il suo Consiglio, quando
avverte circa le « deviazioni » di
legge prò eutanasia che potrebbero portare ad abusi gravi. Su
questo aspetto, in questi anni
di serrato dibattito nella società fra medici, fra religioni e chiese, poco o nulla da noi si è detto; nulla, a nostra memoria, si
è scritto. E’, la nostra dunque
una ritrattazione? No: è la non
esaltante constatazione che sovente si sollevano questioni che
non vengono poi seguite, che si
lasciano al livello di tesi oppositorie senza assumersi l’onere
di concretare. L’appunto è senz’altro una dichiarazione di volontà di « ri-trattazione », facendo appello ai giuristi, ed ha anzitutto una direzione autocritica.
Si potrebbe estendere la nota
al nostro modo generale di dibattere di questioni etiche. Non
basta il ricorso al bellissimo binomio, tanto protestante, di « libertà-responsabilità», che è troppo spesso un appello a cui non
segue altro. La teologia si deve
assumere, senza presunzione di
guida delle coscienze, il compito di prospettare « cosa siano »
libertà e responsabilità nei dibattiti etici.
Alfredo Berlendis
CORRISPONDENZE
Un lieto
evento
FELONICA PO — Dopo i vari
tristi eventi che hanno chiuso il
1991, la piccola comunità di Felónica ha iniziato il 1992 con un
fatto lieto; infatti lo scorso 18
gennaio la presidente del Consiglio di chiesa Franca Barlera
e Giovanni Martinelli si sono
uniti in matrimonio scegliendo
il rito civile. I due sposi hanno
poi chiesto al pastore Iginio Carera di benedire la loro unione
durante il culto del 26 gennaio.
• Le attività sono continuate
con la giornata del XVII febbraio che ha visto come gradito
ospite il pastore Paolo Sbaffi.
Dopo il culto, centrato sul tema
della liberazione e della libertà
donataci da Gesù Cristo, un
gruppo di circa quaranta fratelli e sorelle si è ritrovato per la
consueta agape fraterna. Nel pomeriggio il pastore Sbaffi ha
guidato i presenti in una discussione riguardante i riflessi sulla
testimonianza evangelica in Italia dell’emancipazione dei valdesi: una panoramica dell’esperienza delle chiese valdesi dopo
le Lettere patenti, dalla ridefinizione della propria identità all’incontro con altre realtà evangeliche, storiche e non, dalla caduta di alcune illusioni alla presa di coscienza del proprio ruolo nella realtà italiana, dalla fine del secolo scorso ai giorni
nostri.
Anziani: incontri
per i volontari
FIRENZE — Il Gignoro, in
collaborazione con l’Istituto di
gerontologia e geriatria dell’Università, organizza una serie di
incontri dedicati ai volontari che
assistono le persone anziane.
Esperti parleranno sui vari temi dell’assistenza geriatrica.
Prossimi incontri mercoledì 15
e venerdì 24 aprile, alle ore 21.
Informazioni presso il Gignoro,
tei. 055/608002.
LUSERNA SAN GIOVANNI —
Al culto del 12 aprile, domenica delle Palme, saranno battezr
zati o confermati i catecumeni
che al termine del loro corso di
catechismo hanno fatto domanda
al concistoro di essere ammessi
nella chiesa come membri responsabili: Danilo Artus, Raffaele Benecchio, Gabriella Benech,
Ivan Benech, Marco Besson, Miriam Bonnet, Katia Cappai, Corrado Cedrone, Simona Chauvie,
Silvia Fratini, Mauro Gaydou,
Xenia Gaydou, Ines Malan, Eloisa Martina, Roger Martina, Eliana Peretti, Franco Pons, Valeria
Rivoira, Silvio Roman.
La corale darà il suo valido
contributo al culto.
• Giovedì 16, giovedì santo, alle ore 21, avrà luogo nel tempio
il culto con celebrazione della
Cena del Signore.
Venerdì 17 aprile, venerdì santo, il culto nel tempio alle ore 21
sarà animato dai catecumeni.
• La domenica delle Palme
non ci sarà culto agli Airali, per
permettere a tutti di essere vicini ai catecumeni nel momento
della loro professione di fede.
La domenica di Pasqua vi sarà
il culto alle ore 11 a Bricherasio,
con Cena del Signore.
SAN SECONDO — Culti del
periodo pasquale: domenica 12
culto con confermazioni: ore 10;
giovedì 16 culto con Santa Cena: ore 20,30; venerdì 17 culto:
ore 10; Pasqua culto con Santa
Cena: ore 10. La corale parteciperà ai culti delle domeniche 12
e 19 aprile.
• Il culto di domenica 29 marzo è stato preparato e presieduto da un gruppo di catecumeni
i quali avendo terminato lo studio dell’Antico Testamento hanno espresso uno dei temi che li
ha maggiormente colpiti e interessati: « La giustizia di Dio ».
• Ringraziamo Rino Cardon
che ha presieduto il culto di domenica 5 aprile.
• Saranno confermati Viviana
Bìanciotto, Yvonne Chauvie, Simone Coisson-Druetta, Ezio Gardiol. Luca Micol, Marco Rostan
e Amos Pons il quale ha chiesto il battesimo.
• Domenica 26 aprile, subito
dopo il culto, assemblea di chiesa con all’odg reiezione deputati al Sinodo e Conferenza distrettuale, relazioni finanziaria e
annua, impegno finanziario, calice comune o individuale?
BOBBIO PELLICE — Sabato
4 aprile, nel tempio. Remo Dalmas e Nadia Michelin hanno pronunciato il loro « sì » davanti al
Signore ed alla comunità. Agli
sposi rinnoviamo l’espressione
dell’affetto e della gioia in Cristo da parte della comunità.
• L’incontro del Concistoro
con i catecumeni di 4° anno è
stato fissato per sabato 11 aprile, alle ore 20,30, nella saletta.
Sarà questo il primo significativo momento deU’inserimento
di questi catecumeni come membri della nostra chiesa.
Dopo rincontro, il Concistoro
proseguirà nei propri lavori.
• Nel corso del culto di domenica delle Palme, saranno battezzati da adulti Roberta Davit
e Moreno Molinatto. Confermeranno invece il battesimo ricevuto da bambini Annalisa Bonjour, Flavio Geymonat, Paolo
Geymonat, Manuela Monnet,
e infine Sabrina Raja, che ha
frequentato il corso di catechismo presso la comunità valdese di Torino. Questi sette catecumeni, insieme con la pubblica confessione della propria fede in Cristo, pronunceranno la
promessa di impegno nel servizio al Signore della chiesa.
A questi nostri giovani esprimiamo la gioia per il loro inserimento nella comunità con
l’augurio di una vita vissuta in
coerenza e testimonianza.
ANGROGNA — Nel corso del
culto della domenica delle Palme, il 12 aprile, alle ore 10,30
nel tempio dèi capoluogo, renderanno pubblica testimonianza
della loro fede nel Signore e
chiederanno di essere ammessi
a far parte come membri a pieno titolo della nostra comunità
i giovani Silvia Buffa, Monica
Odin ed Elvis Pons.
Invochiamo su di loro e sui
loro cari la benedizione del Signore.
• Ecco il calendario dei culti
del periodo di Pasqua:
— giovedì 16 aprile alle ore
20,30 nel tempio di Pradeltorno:
culto del giovedì santo, animato dalla Scuola domenicale, con
Cena del Signore;
— venerdì 17 aprile alle ore
21 nel tempio del Serre: culto
del venerdì santo, a cura della
corale;
— domenica 19 aprile alle ore
10 nel tempio del capoluogo:
culto di Pasqua, con Cena del
Signore.
Benvenuto!
VILLAR PELLICE — Un benvenuto a Stefano e felicitazioni
ed auguri nel Signore ai genitori
Riccardo Re e Monica Davit.
• Ci ha lasciato la sorella Eiena Planchon vedova Janavel di
93 anni. Rinnoviamo ai familiari
la nostra fraterna solidarietà in
Gesù Cristo.
VILLA OLANDA
Il comitato si dimette
Il Comitato di gestione, preso
atto del comunicato emesso dalla Tavola valdese il 23 marzo
1992, seriamente preoccupato per
le conseguenze sugli ospiti e sul
personale, intende precisare le
motivazioni del dissenso e della
contrarietà espressi alla Tavola
valdese riguardo la decisione di
chiudere Villa Olanda:
1) ritiene che la decisione della 'Tavola valdese di cessare l’attuale attività della Casa disattenda, quantomeno nello spirito,
la volontà espressa dal Sinodo
1991;
2) ritiene intempestiva tale decisione, visti i risultati economici positivi della situazione gestionale degli anni ’90 e ’91, con
un considerevole attivo di cassa
al 31 dicembre 1991;
3) ritiene quantomeno inesatto definire « fatiscente » l’attuale
struttura, anche perché non risulta al Comitato di gestione
resistenza di ingiunzioni da parte delTUSSL 43 circa presunte
inadeguatezze di struttura o servizi tali da giustificarne la cessazione dell’attività prima del
Sinodo 1992.
Il Comitato di gestione, di
fronte ad una decisione unilaterale e sostanzialmente già assunta dalla Tavola valdese prima
dell’incontro del 17 marzo 1992
ha ritenuto, non condividendola,
di dissociarsi e di non assumerne la corresponsabilità.
Successivamente il Comitato
di gestione, venuto a conoscenza del fatto che la Tavola valdese, nonostante l’intenzione dichiarata di operare a stretto
contatto, ha iniziato a gestire
autonomamente la chiusura di
Villa Olanda rassegna, con amarezza, le proprie dimissioni.
Esprime un particolare ringraziamento al personale ed al direttore con cui ha collaborato
in un periodo così difficile.
Il Comitato di gestione
di « Villa Olanda »
con voce deliberativa
5
10 aprile 1992
prospettive bibliche 5
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
Potere e servizio neila chiesa
« Non così tra voi ».
(Marco 10: 43).
Nei suoi studi sulla tradizione sinottica,
Bultmann definisce l’apoftegma « un brano la cui punta è costituita da una parola
di (jCsu inserita in una piccola scena »,
cne le ta da cornice. La proposta stessa
del nostro studio biblico si presenta proprio cosi; la parola del Signore; «Non così
tra voi», e la cornice; «Potere e servizio
nella chiesa », e cioè gli sforzi rappresentati da questo incontro per elaborare il
progetto di una nuova organizzazione della diaconia nelle nostre chiese. Definire
meglio le responsabilità, coordinare le
energie, le informazioni. Migliorare lo
scambio, essere attenti a non rimanere
isolati. E, poi, le perplessità e i timori;
rischiamo Taccentramento del potere, la
burocratizzazione, lo snaturamento delle
nostre opere?
Non così tra voi: la punta del nostro
apoftegma rimane sospesa su questa cornice, come una risposta pronta a scattare
di fronte ad un’obiezione del tipo; « Ma
se diamo più importanza a quest'organo allora non rischiamo di creare dei centri di potere, come accade in tutte le gestioni del mondo? ». « Lo so, lo sappiamo,
ma, appunto, non è così tra voi ».
Forse, senza essere così drastici, questa
affermazione vale più semplicemente come Un atto di fede e di fiducia; quella
fede e quella fiducia che danno alla nostra chiesa la forza di essere sempre « reformanda », di rimettersi sempre sul telaio. Responsabili di chiese e di opere dai
pareri diversi, tutti animati dalla tensione
di « servire meglio », siamo qui a confrontarci, a dialettizzare le nostre convinzioni
e le nostre incertezze, i nostri timori e le
nostre speranze, le nostre divergenze nel
dialogo con la testimonianza biblica.
Nel Vangelo di Marco e di Matteo troviamo l'espressione di Gesù « non è così
tra voi» in un suo insegnamento ai discepoli, collegato aU’episodio della domanda
dei figli di Zebedeo di poter sedere con lui
nella sua gloria. Nel Vangelo di Marco siamo in prossimità di Gerusalemme. Gesù
ha appena annunziato per la terza volta
la sua passione, le sue sofferenze, la morte
e la resurrezione. (...)
Marco mette insieme i detti dei w. 4344
tratti da una tradizione indipendente
(cfr. Le. 22; 24-27, sulla grandezza del servizio applicata alla comunità cristiana, tradizione parallela e indipendente) con la
conversazione tra Gesù e i figli di Zebedeo.
Forse è della sua mano la transizione tra
la prima e la seconda parte, che riferisce
della reazione dei dieci alla domanda dei
figli di Zebedeo. Infine, sceglie di concludere con l’affermazione che « il Figlio dell’uomo è venuto non per essere servito,
ma per servire e dare la vita come riscatto per molti », che è senz’altro una tradizione molto ■ antica legata al motivo del
servitore sofferente d’Isaia 53 (10; 45, cfr.
1 Tm. 2:6). (...)
Così come si presenta a noi, oggi, il racconto si svolge in due parti ben collegate:
la richiesta dei figli di Zebedeo diventa
l’occasione, nella seconda parte, per sviluppare un insegnamento ai discepoli sul
servizio. (...)
Ambedue le parti si riferiscono alla
morte di Crisito: con le metafore della
coppa e del battesimo nella prima, con il
dono della vita come riscatto, nella seconda.
Ambedue sono costruite su delle opposizioni; essere seduti con Gesù nella sua
gloria / contro / bere il suo calice, essere
battezzati del suo battesimo, nella prima;
tiranneggiare ed avere potere come i potenti / servire. (...)
I dieci hanno gli stessi sentimenti dei figli di Zebedeo. La ricerca dei privilegi e
del potere, che regge il mondo, minaccia
anche la comunità. C’è conflitto tra i discepoli, come già era accaduto dopo il secondo annunzio della passione (in 9: 34,
avevano litigato per sapere chi era il più
grande). E avevano già ricevuto un insegnamento da parte di Gesù, che aveva
dato come esempio i bambini. Anche in
Luca questo insegnamento sul servizio
avviene in occasione di una disputa tra
i discepoli per sapere chi è il più grande.
II testo stesso mette in scena la contraddizione, non svuota la realtà, mentre dice
« tra voi non è così », non ci sono questi
giochi di potere e di privilegi. Nello stesso
« Non è così tra voi »: un invito a seguire il modello di Cristo e a rendere visibile la realtà alternativa del servizio, che è rifiuto del potere.
Questa riflessione teologica (leggermente ridotta per motivi di spazio)
di Yann Redalié è stata presentata al recente convegno sulla riorganizzazione della diaconia, svoltosi a Firenze il 7 e 8 marzo.
tempo mostra una comunità di discepoli
litigiosi sui ranghi e sugli onori. Ed è un
primo invito ad essere molto lucidi sulla
realtà. Siamo parte integrante di questa
società e i suoi meccanismi di potere hanno in noi, in ciascuno di noi, un complice.
La richiesta
Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo
chiedono (in due tempi) a Gesù: « Concedici di sedere uno alla tua destra e uno
alla tua sinistra nella tua gloria » (v. 37).
Legata al terzo annunzio della passione
(10: 33-34), il più dettagliato, la richiesta
aumenta il divario tra la realtà teologica
della passione, che sta per iniziare, e l’incomprensione dei discepoli. E’ un motivo
tipico di Marco: passare dal pensiero della gloria a quello del cammino che vi conduce (sofferenza ed umiliazione).
Più che un’attesa messianica, puramente terrestre e politica, l’espressione « nella gloria » evoca il regno escatologico (cfr.
8: 38). (...)
La risposta/domanda
di Gesù
Gesù evoca il suo cammino di sofferenza con due metafore.
Il « calice », riferito all’AT, significa il destino; questa metafora sarà poi usata per
indicare la passione e la morte di Cristo. (...)
Il « battesimo », assente in Matteo, come
seppellimento sotto l’acqua, morte. (...)
Due sono i riferimenti possibili; l’accesso alla gloria avviene attraverso la partecipazione al battesimo e alla Cena; oppure,
più probabilmente, si afferma che chi segue Cristo deve assumere la sofferenza e
la morte.
Gesù chiede: voi siete in grado di seguirmi su questo itinerario? E i due rispondono di sì.
Gesù dà due risposte alla domanda dei
figli di Zebedeo: da un lato conferma la
loro risposta positiva: sì! Potranno bere
il calice ed essere battezzati del battesimo
di sofferenza. I commentatori concordano
nel riconoscere in questo episodio la presenza delle tradizioni sul martirio di Giacomo. Dall’altro Gesù conferma la non
comprensione della sua gloria da parte
dei discepoli: no! La ripartizione dei posti
non dipende da Gesù (egli rifiuta di entrare nell’idea della gerarchizzazione della
gloria). Porre la questione delle ricompense è usurpare la decisione di Dio. E’
per quelli per i quali è preparata: dunque
non preoccuparsi, occuparsi del presente!
Come nel racconto della trasfigurazione (...) Giovanni e Giacomo vogliono sedere in gloria. Ancora una volta è alla lucidità che il testo invita. Una lucidità teologica. Ai sogni di gerarchia della gloria, si
contrappone un cammino d’accesso che fa
della gloria tutt’altra cosa. La domanda
dei figli di Zebedeo vorrebbe saltare il momento di rivelazione a Gerusalemme, il
momento che prende in conto la realtà
del mondo.
La loro comprensione del tra voi non è
così è come un sogno di onnipotenza a
numero chiuso. Una « messa da parte »,
che non fa i conti con un Dio che ha scelto di andare fino in fondo nell’amore del
mondo. L’essere a destra e a sinistra non
è più il sogno di prolungare la compagnia
di Elia e Mosè sulla montagna, né di sedere nella gloria. A Gerusalemme dove
salgono, a destra e a sinistra ci saranno
due ladroni, crocifissi con lui (15; 27).
L’insegnamento
ai discepoli
La discussione riparte dalla reazione dei
dieci. Gesù li chiama per dar loro un insegnamento. Parte dalla situazione politica di allora, data per conosciuta, « voi sapete », e descrive il governare come atto
di dominazione; stare al di sopra del popolo e far cadere dall’alto le decisioni;
impongono, abusano del loro potere. (...)
Ciò che interessa è il contrasto, è la
chiamata alla conversione.
Nella TILC abbiamo: « Ma tra voi non
deve essere così ». Nel POPPI invece; « Tra
voi non è così »: discussione testuale sul
presente o futuro. Il testo greco Nestlé
propone il presente per Marco e il futuro
per Matteo. C’è chi parla di un presente
costituzionale: la costituzione della comunità esclude il modo di procedere del mondo, ed è basata sul fatto che ciascuno è il
servitore di tutti. In questo senso si tratta
di Un indicativo, è più che una parenesi,
più che una esortazione. Non solo: dovete essere diversi, ma siete diversi. E’ una
questione di identità. Anche se, l’abbiamo visto, questo non impedisce la cornice
del conflitto sui privilegi. E la parenesi
stessa sembra testimoniare la presenza
di tensioni legate alla gestione della comunità.
Molto presto si è diffusa questa figura
del servitore come autodesignazione dei
cristiani; è il loro statuto nel rapporto a
Dio, e la diaconia descrive tutta l’attività
ministeriale (Le. 22: 26 si riferisce chiaramente a dei ruoli nella comunità, quando
parla di capi). Non è ancora un ufficio, ma
il servizio di direzione, dell’annuncio, della
cura ai poveri, servizio a mensa (1 Cor.
16: 15; 2 Cor. 4: 5; Rm. 15: 25; 16: 1; Col.
1: 7, 25). Il servitore, quello della casa,
quello che serve a tavola, diventa il contromodello del rapporti vigenti nel mondo.
Nel nostro testo non è condannata la
voglia di eccellere, ma viene « riorientata » verso il servizio e l’immagine del
servitore viene rafforzata da quella dello
schiavo.
Il motivo del servitore poggia sulla tradizione del servitore sofferente, ma l’interessante è che la diversità cristiana, con
questo motivo, ancora una volta non esce
dalla realtà, ma si iscrive nel cuore del
quotidiano (la casa), partendo dal ruolo
più umile. Il servitore è certamente il personaggio più dipendente, ma anche il più
attivo. (...)
Dare la vita
L’indicativo, « non è così tra voi », poggia su un altro indicativo. Ed è appunto
l’itinerario del Figlio dell’uomo — ohe
« non è venuto per farsi servire, ma per
servire e dare la sua vita come riscatto
per molti » — che viene dato a giustificazione del comportamento richiesto. Il v. 45
è un riassunto della cristologia antica, una
forma antica del credo, riprende Is. 53;
10-12. Il motivo del riscatto, più che all'olocausto espiatorio, rimanda al riscatto pagato per la liberazione dello schiavo (cfr.
1 Cor. 6: 20; 7; 23), oppure al prezzo versato per la liberazione del prigioniero di
guerra.
Il cammino della croce non è solo un
soffrire , bensì un servire. L’abbiamo detto, il servitore è una figura attiva, dà un’interpretazione non « dolorista » della passione. Il servitore agisce. Così, il ripetibile, il servizio richiesto a tutti, si fonda sul
servizio unico, sul valore soteriologico della morte di Cristo.
Gesù è il modello o piuttosto il predecessore. Corrisponde alla precedenza della
decisione di Dio sui posti nella gloria. Diversamente dal moralista o dal militante
da cui tutto dipende, c’è la precedenza radicale di Gesù. La scena collega l’avvento
della gloria del figlio di Dio con la passione. Il cammino verso la passione diventa
la chiave d’interpretazione del discepolato
e della strutturazione della comunità. Nel
proprio itinerario, Gesù conferma che nella comunità il potere è legittimo soltanto
sotto forma di servizio senza riserve.
I versetti 43 45 diventano la risposta alla
domanda dei figli di Zebedeo. C’è un cambiamento di orizzonte: non nella gloria
futura, si tratta di un ordine per oggi,
« tra voi», nella comunità. E la comunità
fonda la sua identità sulla passione come
servizio. Servire non è soltanto un compito, è un’identità della comunità e del
Suo ordinamento (il presente). Ogni ordinamento deve essere dunque misurato alla sua capacità di aiutare a « servire », ed
ogni servizio alla traccia che porta del riscatto per molti offerto da Gesù.
Il « loghion » di Gesù sul servizio e sul
rifiuto del potere (Me. 10; 43 ss) è una
regola di base per il discepolato. (...) L’opposizione alla dominazione è di diventare
« modello », fare se stesso, prendere su di
sé. (...)
Questi sviluppi indicano, come si è capito molto presto, il servizio non dominatore. Si trattava di praticarlo, di rappresentarlo, di incarnarlo. Nel servizio come
rifiuto del potere (in Me. 10: 4245; Le.
22: 24-27) Gesù stesso è il modello originario. Gesù è in mezzo ai discepoli come
il servitore. In Gv. 13; 3-10, la tradizione è
ancora più forte, con la lavanda dei piedi.
In Atti 20 è Paolo; in 1 Pietro 5: 3 è l’anziano. Il leader della comunità è il modello.
« Non è così tra voi »: questa realtà alternativa del servizio è da inventare, da
rendere visibile agli occhi della comunità
e non solo. Nelle prime esortazioni ai responsabili di comunità c’è l’invito a diventare dei tipi, dei modelli, fedeli al modello di Cristo. L’annuncio del "Vangelo,
del riscatto per molti, deve prendere forma, diventare visibile, raccontare questo
« tra voi non è così ».
L’autorità viene spesso compresa come
corpo costituito, come un dato statico:
« Tu sei l’autorità perché occupi questo
posto ». Ma si può anche capire l’autorità
in un altro modo, come costituente. L’etimologia ci dice che auctoritas viene da aligere, che vuole dire aumentare, far crescere. Uauctor è colui che fa crescere, che
aumenta il valore di qualcuno o di qualche cosa. Si dice di qualche lavoro veramente importante, di svolta, che costituisce autorità.
La dimensione creativa
dell’autorità
C’è una dimensione creativa dell’autorità. L’autorità serve ad autorizzare, cioènon a dare dei permessi, ma a rendere
autore. In questo senso servire e dare la
vita come riscatto per molti non significa
sparire, annichilirsi, ma fare in modo che
i « molti » diventino « autori », autori della
propria vita. E noi siamo resi autori della
nostra vita, delle nostre decisioni, della
precedenza della storia unica di Cristo come storia di riscatto che ci autorizza, che
ci rende autori. C’è una grandezza nel servizio, una novità. C’è un riconoscimento
per questa alternativa. Siamo servitori,
servitori autorizzati, resi autori dalla precedenza di Cristo, e dunque possiamo ricevere l’esortazione a diventare, come gli
anziani della 1“ Pietro, dei « tipi », capaci
di rischiare di persona per inventare modelli nuovi di comportamento.
• L’autorità isitituzionale, allora, deve avere questa linea-guida, deve organizzare lo
spazio istituzionale per far diventare autori tutti quelli che ci vivono. Questa autorità costituente c’è quando c’è iniziativa
storica di grande respiro. C’è autorità costituente per tessere le energie che rischiano di disperdersi, quando si restituisce coraggio a chi ha perso fiducia,
quando si spronano le intelligenze, quando si fortificano le volontà.
Tale autorità rifiuta l’onnipotenza imma- '
ginaria, presuppone la lucidità sulla propria identità e la coscienza dei propri limiti. Né gloria escatologica disponibile per
chi lo desidera, né gestione del potere come i potenti, ma servizio, il cui modello
sono la casa, la tavola, il quotidiano. In
questo quotidiano spesso sofferente e
contraddittorio si giocano la gloria (Marco) e il regno (Matteo), che sono i simboli tradizionali della potenza di Dio, ma
potenza personalizzante, umanizzante (è
l’idea di riscatto). Dio fa di noi delle persone libere e solidali, forti, figlie e figli liberati, esortati a manifestare il riscatto
per molti, per tutti, offerto da Cristo; esortati ad inventare spazi nuovi, che siano
dei « tra noi », tra persone rese autrici delle proprie vite e delle proprie decisioni,
per il servizio di tutti.
Yann Redalié
6
Speciale elezioni ’92
I risultati delle elezioni per la Camera de
ANGROGNA
1987 89 31 8 28
1992 47 20 1,8 6,2
% 10,4 4,4 —
BIBIANA 1987 1992 % 800 542 29 91 89 4,8 32 1,7 63 3,4
1987 25 10
BOBBIO PELLICE 1992 15 21 4 17
% 3,8 5,3 1 4,3
1987 1086 174
BRIOHERASIO 1992 770 133 37 79
% 27,4 4,7 1,3 2,8
1987 1314 321
LUSERNA SAN GIOVANNI 1992 1051 204 63 223
% 18,8 3,6 1,1 4
7
4
0,9
57
43
2,3
9
6
1.5
82
98
3.5
23
17
53
40
2,1
2,3
89
86
LUSERNETTA
1987 152 24 1
1992 130 27 3 11
% 39,9 8,3 0,9 3,4
168
143
2,5
190
169
3
RORA’
1987
1992
%
1
6
3,7
1
0,6
11
6,8
TORRE PELLICE
VILLAR PELLICE
1987 1992 % 393 319 9,8 241 128 3,9 26 0,7 142 4,3
1987 79 69 -
1992 54 54 5 29
% 7,3 7,3 0,7 3,9
80
68
2
TOTALE VAL PELLICE 1987 1992 % 3944 2928 18,8 962 682 4,4
1987 204 23
FENESTRELLE 1992 133 26
% 27,3 5,3
179
U
603
3,9
10
10
_1,3_
420
379
2,4
611
507
3,2
164
1
2
0,4
INVERSO PINASCA
1987
1992
%
44
35
7,8
22
26
5,8
3
0,6
PEROSA ARGENTINA
RINASCA
PORTE
1987 901 134
1992 628 156
% 21,8 5,4
1987 602 108
1992 429 100
% 20,8 4,8
1987 209 32
1992 155 24
% 21,4 3,3
42
1,4
141
4,9
65
53
1,8
23
1,1
90
4,4
30
22
1
105
106
3,7
71
93
4,5
24
0,8
67
53
1,8
24
1,1
5
0,7
29
4
12
10
1,4
57
35
1,7
29
23
12
13
PRAGELATO
PRAMOLLO
ROURE
SAN GERMANO CHISONE
USSEAUX
VILLAR PEROSA
TOTALE VAL CHISONE
1987 3216 660 -
1992 2191 583 142 680
% 17,8 4,7 1,1 5,5
270
223
1,8
478
418
3,4
118
0,9
264
221
1,8
56
22
0,7
45
18
0,8
17
8
302
108
0,9
1 r ! 3 0,7 16 14 3,1 13 3 0,7 54 46 10,2
t — 32 66 169
1 24 32 23 219
1,3 1,7 1,2 11,7
Í 13 21 106
) 3 9 4 87
1 0,8 2,3 1 22
1 — 65 86 227
27 79 26 239
! 0,9 2,8 0,9 8,5
» — 180 189 721 ^
1 55 216 57 754
1 1 3,9 1 13,5
6 5 1,5 2 4 1,2 6 1,8 4 7 2,1 4 2 0,6 42 31 9,5
1 3 — 3 6 79
2 1 — 2 8 58
1,2 0,6 — 1,2 4,9 35,8
1987 141 17 7 19 6 2
1992 90 14 2 7 5 13 3 5
% 27,7 4,3 0,6 2,1 1.5 4 0,9 1,5
1987 12 8 — — 4 3 0 8
1992 5 7 1 19 3 1 1 5 1
% 2,4 3,3 0,5 9 1,4 0,5 0,5 2,4 0,5
1987 246 27 — 35 17 . 12 18
1992 136 45 10 18 30 20 9 9 8
% 18,2 6 1,3 2,4 4 2,7 1,2 1,2 1
1987 128 85 — 6 50 25 19
1992 104 36 15 92 10 36 7 22 13
% 8,5 2,9 1,2 7,5 0,8 2,9 0,5 1,8 1,1
1987 48 6 — 6 3 ■ 3 9
1992 30 6 6 4 6 4 1 1
% 23 4,6 4,6 3 4,8 3 0,7 0,7
1987 623 198 — _ 73 150 65 108
1992 446 143 33 226 63 90 34 65 27
% 14,4 4,6 1,1 7,3 2 2,9 1,1 2,1 0,9
192 — 134 173 450
165 40 98 45 457
5 1,2 3 1,3 14
45 — 13 30 134
16 6 13 15 133
2,2 0,8 1,7 2 17,9
460 588 1982
470 183 2024
3 1,2 13
18 3,7 14 10 2 20 24 4,9 4 0,8 10 3 0,6 6 9 1,8 63 66 13,6
— 18 11 7 14 77
36 11 8 5 10 2 93
8 2,5 1,8 1,1 2,2 0,4 20,9
501
446
15,5
MASSELLO 1987 1992 6 3 1 5 1 4 3 — 1 4 1 1 19 18
% 5,3 1,8 — 8,8 7 — — 7 1,8 31,6
FERRERÒ 1987 203 15 — . 18 14 13 13 149
1992 146 24 5 49 14 11 2 7 6 154
- - - ■ % 22,81 3,7 0,8 7,6 2,2 1,7 0,3 1,1 0,9 24,1
POMARETTO 1987 121 21 - - 12 26 21 14 223
1992 64 27 8 58 12 28 8 26 4 215
% 7,7 3,2 0,9 6,9 1,4 3,3 0,9 3,1 0,5 25,8
PRALI 1987 38 4 _ 1 9 — 1 1 111
1992 24 8 4 11 2 9 2 1 2 95
% 10,08 3,36 1,68 4,62 0,84 3,78 0,84 0,42 0,84 39,91
SALZA 1987 8 2 _ - 3 1 _ 0 1 7
1992 11 2 1 3 2 2 1 2
% 18,90 3,44 1,72 5,17 3,44 — 3,44 1.72 — 13,7^
TOT. VAL GERMANASCA 1987 376 42 _ 36 53 36 30 509
1992 248 62 18 126 34 48 14 39 13 490
% 13,5 3,4 1 6,9 1,9 2,6 0,8 2,1 0,7 26,^
TOTALE VAL CHISONE E 1987 3592 702 306 531 — 300 332 2735
GERMANASCA 1992 2439 645 160 806 257 466 132 260 121 2549
% 17,2 4,6 1,1 5,7 1,8 3,3 0,9 1,8 0,8 18_
1987 7187 894 — _ 945 1430 897 624 3125’
PINEROLO 1992 5485 714 191 1193 220 1635 286 589 193 3685
% 21,3 2,8 0,7 4,6 0,8 6,3 1,1 2,3 0,7 14,3^
1987 59 34 — — 7 16 12 22 290
SAN SECONDO 1992 64 19 5 30 9 31 3 8 10 157
“/o 9,5 2,8 0,7 4,5 1,3 4,8 0,4 1,2 1,5 23,4_
1987 632 73 — — 63 , 96 86 61 339
PRAROSTINO 1992 466 105 32 91 52 144 21 54 29 256
% 19,6 4,4 1,3 3,8 2,1 6 0,9 2,2 1,9 10,8_
Per il 1987 il confronto dei voti PDS è riferito al PCI ; per la I.,ega Nord a Piemont Autonomia regionale, già allora guidata da Gipo Farassino. Hanno collaborato alla raccolta £
ed^l
7
Speciale elezioni ’92
H deputati nei Comuni delle valli valdesi
50 90 13 433 31 32
4 8 103 111 12 11 7 5 451 72
— 0,9 1,8 22,4 24,6 2,7 2,4 1,5 1,1
— 114 253 ■ 55 — — 1804 83 66
3 6 2 469 128 17 74 36 23 1865 90,3
0,2 0,3 0,1 25,1 6,9 0,9 4 1,9 1,2
— 37 95 - 26 — — 392
— 1 1 45 131 4 26 4 8 395 78,3 23 22
— 0,2 0,2 11,4 33,2 1 6,6 1 2
196 313 131 _ — 2621 95 129
5 17 17 669 225 35 169 47 56 2814 91,8
0,2 0,6 0,6 23,8 8 1,2 6 1,7 2
531 1024 252 — — 5392 165 263
7 52 49 1281 741 59 223 108 134 5589 85,3
0,1 0,9 0,9 22,9 132 1 4 1,9 2,4
28 44 — 12 — 333 20 16
— 5 1 54 13 7 9 6 5 326 86,8
— 1,5 0,3 16,6 4 2,1 2,8 1,8 1,5
_ - 9 27 2 151 8
— 1 19 46 3 1 3 162 63,8 3
— — 0,6 11,7 28,4 1,8 — 0,6 1,9
— 257 593 215 — 3103 63 117
1 34 34 594 650 26 208 81 143 3259 82,2
0,03 1 1 18,2 19,9 0,7 6,4 2,5 4,4
_ 103 165 51 — 742 36 48
2 6 3 154 155 19 42 6 22 744 72,7
0,3 0,8 0,4 20,7 20,8 2,6 5,6 0,8 2,9
— — 1325 2604 757 — 14971 519 701
18 125 116 3388 2200 182 762 296 399 15605 —
0,1 0,8 0,7 21,7 14 1,2 4,9 1,9 2,5
_ , 30 49 __ 8 522 23 33
3 8 113 26 9 10 15 8 487 88,7
— 0,6 1,6 23,2 5,3 1,8 2 3,1 1,3
_ 24 180 _ 8 — — 454 20
— — 2 108 71 6 4 15 10 445 85,4 14
— 0,4 24,3 15,9 1,3 0,9 3,4 2,2
— 205 .558 68 — — 2878 129
11 18 21 654 288 32 76 76 32 2879 90,7 65
0,4 0,6 0,7 22,7 10 1,1 2,6 2,6 1,1
165 326 35 — — 1918 67
1 18 27 545 171 31 43 75 31 2059 89,4 81
0,04 0,8 1,3 26,5 8,3 1,5 2,1 3,6 1,5
50 179 13 — — 712 26
— 8 7 154 142 8 13 19 5 723 92,6 18
— 1,1 1 21,3 19,6 1,1 1,8 2,6 0,7
_ 20 24 20 — — 324 16
1 7 95 10 10 19 7 4 325 87,2 6
0,3 — 2,1 29,2 3.1 3,1 5,8 2,1 1.2
_ , . 8 76 — 2 — — 229 10
1 13 49 3 1 4 210 82,7 9
0,5 — 6,2 23,3 — 1,4 0,5 1,9
51 85 9 — — 739 26
1 5 1 226 36 7 19 17 13 746 89,2 16
0,1 0,7 0,1 30,2 4,8 0,9 2,5 2,3 1,7
__ 70 339 19 — — 1204 24 47
2 5 9 224 232 10 21 22 14 1219 86,2
0,16 0,4 0,7 18,4 19 0,8 1,7 1,8 1,1 .
13 11 9 — — 146 19
38 1 1 3 6 3 130 74 2
— 29,2 0,7 0,7 2,3 4,6 2,3
255 737 73 — — 2986 78 120
5 23 22 808 405 40 76 83 59 3095 91,4
0.2 0,7 0,7 26,1 13,1 1,3 2,5 2,7 1,9
891 2564 264 — — 12112 513
21 81 104 2978 1431 154 287 336 183 12318 — 336
0.2 0,6 0,8 24,2 11.6 1,2 2,3 2,7 1.5
4 16 2 — — 65
7 10 1 — 3 57 71,6 3 3
1 — — 12,3 17,5 1,8 — 5,3 —
■ 22 153 18 — — 696 25
2 3 120 60 5 15 11 6 640 80,3 11
0,3 0,5 18,8 9,4 0,8 2,3 1,7 0,9
51 209 — 25 — — 813 35
2 6 3 188 110 9 28 25 10 831 89 14
0,2 0,7 0.4 22,6 13,2 1 3,3 3,0 1,2
■ 7 54 — 2 — 249
2 1 41 31 2 1 1 1 238 82,9 — —
— 0,84 0,42 17,22 13,02 0,84 0,42 0,42 0,42
— 26 — 1 — — 61
15 5 — 1 5 2 58 76,2 — —
— 25,86 8,62 — 1,72 8,62 3,44
. 84 458 — 48 — — 1885 63
2 IO 7 371 216 17 45 45 19 1824 28
0.1 0,5 0,4 20,3 11,8 0,9 2,5 2,5 1 —
975 3022 — 312 — — 13997
23 91 111 3349 1647 171 332 381 202 14142 364 576
0.2 0;6 0,8 23 7 11,6 1,2 2.3 2,7 1,4 —
■ 1159 5045 — 965 — — 25493
55 224 281 4072 3002 162 1217 1378 471 25753 90,9 505 914
0,2 0,9 1,1 15,8 11,6 0,6 4,7 5,3 1,8
. 34 83 — 13 — — 613
1 7 7 134 120 11 13 19 22 670 80,9 35 32
^ 0,1 1 1 30 17,9 1,6 1,9 2,8 3,3
■ ■ _ 174 278 96 — — 2213
15 19 628 197 22 124 72 45 2372 89,6
— 0,6 0.8 26,5 8,3 0,9 5,2 3 1,9
^borazione dati: Giorgio Boaglio, Alberto Corsani, Daniele Gardiol, Susanna Gardiol, Carmelina Maurizio, Piervaldo Rostan.
8
8 ecumenismo
10 aprile 1992
INTERVISTA A EUGEN DREWERMANN
Una specie di
faraonismo moderno?
L int6rpr6tazion6 psicanalitica dei testi biblici e la trasformazione
odierna della coscienza religiosa - Conversione verso il soggetto?
In Germania è chiamato il
"nuovo Lutero" e la gente compra le sue opere (una quarantina in tutto) ma lui, Eugen
Drewemiann (50 anni, prete cattolico, teologo e psicanalista), è
stato privato dell’insegnamento
universitario a Paderborn (Renania-Vestfalia) e, il 25 marzo
scorso, « ridotto allo stato laicale ».
E’ poco conosciuto in Italia
perché i suoi libri non sono stati ancora tradotti nella nostra
lingua.
Eugen Drewermann, da quando gli è stata interdetta la predicazione (Natale 1991), tiene
ogni sabato una conferenza davanti a quella che era la sua
chiesa. Conferenza che è sempre
più frequentata. E' nato così il
"caso Drewermann".
Pubblichiamo — in due puntate — il testo di un’intervista apparsa su Le Monde il 18 febbraio
’92 nella traduzione che ne ha
fatto l’agenzia Adista.
— Superando la critica storica della Bibbia e ricorrendo alla psicanalisi, lei smonta, pezzo
per pezzo, i dogmi classici del
cristianesimo — la verginità di
Maria, la resurrezione di Cristo e la sua ascensione — in un
modo che, in Germania, fa scandalo.
— Ma come evitare di ricordare che il racconto dell’ascensione di Gesù è il frutto di un
immaginario che risale almeno
a duemilatrecentocinquant’anni...
prima di Gesù? All’epoca dell’antico impero egiziano, nei testi
delle piramidi, si trova già il
racconto di un faraone che sale
al cielo e si siede alla destra
del dio-sole. Questa forma di
ascensione era stata ritualizzata
anche a Roma, al tempo di Augusto, per simbolizzare la divinizzazione dell’imperatore al momento della sua morte e il Nuovo Testamento non tratta
l’ascensione altrimenti che come
ima sorta di simbolizzazione della morte di Gesù come re di
Israele.
Andiamo più lontano. L’ascensione non è soltanto un’esperienza che si realizza dopo la morte di Gesù. Per tutta la sua vita lo si vede elevarsi al di sopra della meschinità degli uomini e delle leggi, della corruzione del denaro e del potere.
Con l’ascensione l’Evangelo vuole esprimere, infatti, che l’uomo
è rinviato alla questione dell’orientamento delle sue scelte e
della sua azione. O continua a
subire la contingenza delle realtà e delle leggi terrestri, la logica dell’angoscia o, seguendo
Gesù, egli supera questo ordine
inumano e raggiunge una nuova fiducia, più profonda, verso
di sé, verso gli altri, sotto lo
sguardo di Dio. L’ascensione è
im invito a superare le costrizioni del mondo. L’uomo resta
con i piedi per terra, ma la sua
fronte tocca già le stelle...
— Le autorità ecclesiastiche
cattoliche le rimproverano anche di contestare la verginità di
Maria.
— I racconti della nascita verginale sono anche questi ben anteriori al cristianesimo. I buddisti sanno che cinquecento anni prima di Gesù Cristo il principe Gaudama, chiamato Buddha, è stato concepito dall’unione di una giovane vergine e di
un elefante bianco nel prato sacro di Lumbini. Egli è nato da
un fianco della vergine, morta
poco tempo dopo, che quindi
era vergine prima, durante e do
po la nascita di Buddha. Ma tutti i buddisti sanno che questo
concepimento e questa nascita
verginali sono dei puri simboli
poetici. Anche presso gli egizi,
il giorno in cui il re saliva sul
trono, egli dichiarava che sua
madre aveva concepito in modo
verginale questo figlio, ignorando qualsiasi altra nascita in questa donna.
Quindi solo la Chiesa cattolica insiste ancora oggi su una
storicizzazione falsa di questi
simboli. Non è ragionevole che,
duemila anni dopo la nascita del
Cristo, si possa credere in modo ancora più mitologico di duemila anni prima. Che cosa significa, in fondo, questo simbolismo della vergine madre, così
diffuso? In psicoterapia, si osservano dei momenti di rinnovamento interiore, fondati su
immagini di nuova nascita, senza antecedenti, diciamo verginale. E’ il senso del racconto biblico della nascita miracolosa di
Gesù, il condensato dell’esperienza poetica prodigiosa di tutta la sua vita: vicini a lui, gli
uomini potranno apprendere a
ri-nascere e a ri-viver e.
Non si sa quasi nulla della nascita del personaggio Gesù, salvo, in senso storico, che è nato da un padre e da una madre come gli altri. Ma che importanza! Quello che il Nuovo
Testamento vuole dimostrare è
l’arte, che Gesù ha, di far rivivere degli uomini e di diventare re — come il giovane Buddha,
come il faraone — dando una
sorta di coscienza di dignità regale a tutti gli uomini.
Un racconto
immaginario?
— Ma è possibile ridurre la
resurrezione di Cristo, se ci si
dice cristiani, ad un semplice
racconto immaginario e simbolico?
— Il racconto della resurrezione attinge una delle sue origini nella religione dell’antico
Egitto. Il ’’sepolcro” è una parola che designa letteralmente
il ’’luogo della resurrezione”. Vi
si pone la mummia in piedi e
le si apre ritualmente la bocca.
La fede nella resurrezione dell’uomo non è venuta dunque sulla terra con Gesù. Lui stesso,
già da bambino, era cresciuto
in questa credenza nella resurrezione che trovava nella letteratura apocalittica o tra i farisei.
La novità di Gesù non è dunque nella sua resurrezione, ma
nel modo con cui difende e proclama resistenza di una vita al
di là della morte. Egli insegna
agli uomini a non temere l’ultima tappa della loro vita, a cercare e a trovare Dio come realizzazione, esito della loro esistenza. Altrimenti detto, i racconti dell’alba pasquale che si
trovano nel Nuovo Testamento
non devono fondare, storicamente parlando, le basi della fede
nella Pasqua e nella resurrezione. Ma tutta l’arte del racconto è nella rappresentazione di
un angelo, seduto a fianco di
una tomba vuota. Un angelo proprio nel luogo in cui si attende
la morte! Certo, la chimica della retina dell’occhio non può
spiegare la presenza di quest’angelo, non più di quanto può
spiegare l’ascensione di Gesù al
cielo, ma quello che è importante è che questo angelo volge il
suo sguardo verso la Galilea, là
dove queste parole di vita sono
state pronunciate per la prima
volta. Più seguiamo le sue parole, più Gesù ci si avvicina come risuscitato.
— A leggere i suoi libri e ad
ascoltarla, la religione conduce
ad una sorta di terapia dell’anima individuale...
— Io non credo che il cristianesimo nella sua forma attuale sia una soluzione per risolvere gli enigmi della società.
D’altronde non potremo risolverne nessuno, senza nuove tappe
di liberazione e di integrazione
della coscienza. Ogni azione sulle strutture presuppone anche
un’analisi dell’individuo. Nella
’’Critica della ragione dialettica”,
Sartre parte dalla prassi individuale per comprendere la repressione sociale e politica e per
trovare i mezzi per frantumarla.
La stessa dialettica tra esistenza individuale ed esistenza
collettiva si esprime in riti e
simboli attorno ai quali si sono
formate le religioni. Ma noi assistiamo oggi ad una trasformazione profonda di questa coscienza religiosa. La religione
non funziona più come qualcosa che sovrasta l’io, nel quadro
di riti e di istituzioni tradizionali, ma come un’espressione ed
una funzione dell’io. Erich
Fromm diceva già cinquant’anni fa che tutte le religioni istituite sarebbero state un giorno
rimesse in discussione, di fronte
alla scelta se restare ’’autoritarie” o diventare ’’umanitarie”...
La funzione della psicanalisi,
precisamente aH’interno della religione, è di facilitare questa
conversione verso il soggetto,
verso l’io. Non si può servire
l’umanità e la società se non si
comincia a vivere se stessi. Dunque un cristianesimo che non
fa che crocifiggere l’io perde la
sua umanità. Ma non è a questa conversione che ci invita la
resurrezione dì Gesù? Questa
questione dell’io, dell’uomo interiore, terrorizzava già sant’Agostino, poi i giansenisti. Un giansenismo psicanalizzato dà un
uomo libero... Questa conversione verso l’io interiore è una rivolta contro il masochismo voluto dalla Chiesa e la società ed
un manifesto per il diritto alla
felicità e al piacere.
Segue il prossimo numero
A cura di
Henri Tìncq
{Le Monde, 18 febbraio 1992)
Echi dal mondo
cristiano
Proselitismo
abusivo
ZURIGO — Il cantone di Zurigo finanzia, dal settembre ’91,
un organismo denominato « Infosekta », che dà informazioni
su tutto ciò che si desidera sapere a proposito di alcune sette
che fanno prova di proselitismo
abusivo. Infosekta non difende una posizione confessionale
determinata, è in grado di dare
informazioni obiettive a coloro
che si interessano ad un’organizzazione religiosa o che desiderano aderirvi. L’ufficio di Infosekta è stato visitato da un gran
numero di persone, soprattutto
per avere informazioni sulla
« Chiesa di scientology » e sulla « Missione di Pentecoste ».
L’interesse di Infosekta non è
rivolto alle dottrine professate
ma ai meccanismi, alle pratiche
e alle strutture. L’organismo sta
raccogliendo una documentazione tratta da scritti provenienti
dai gruppi religiosi che sta analizzando.
(SPP)
La legge islamica
e i cristiani
KHARTOUM — Secondo il segretario esecutivo del nuovo Consiglio delle chiese del Sudan, J.
Roger Schrock, la « sharia » (legge islamica) minaccia i cristiani
e rappresenta un ostacolo ad una
soluzione negoziata della guerra
civile. Il Consiglio delle chiese è
stato formato nel novembre 1989
dalle giurisdizioni cristiane delle
regioni del paese controllate dall’esercito popolare di liberazione
del Sudan (APLS). Il sud del
paese è popolato per la maggior
parte da cristiani.
Roger Schrock, in un’intervista rilasciata al Centro ecumenico di Ginevra il 3 marzo scorso,
ha affermato che la maggioranza
dei sudanesi del sud ritiene che
non vi possa essere risoluzione
del conflitto finché i cristiani saranno considerati cittadini di seconda classe nel proprio paese.
Il governo militare diretto da
Omar Hassan el-Bechir ha ordinato l’imposizione della legge
islamica nel nord del Sudan, a
maggioranza musulmana, nel dicembre 1990. La dichiarazione
precisava che il sud sarebbe stato autorizzato a scegliere il proprio sistema legale, ma alcune
fonti riferiscono che la sharia
viene applicata nelle regioni cristiane controllate dal governo. Le
stesse fonti aggiungono che fanatici musulmani sono entrati in
guerra contro il cristianesimo.
Secondo Roger Schrock, il nuovo Consiglio delle chiese del Sudan non è stato formato per opporsi al Consiglio delle chiese del
Sudan presente nel nord controllato dal governo, ma è stato
creato con la « totale benedizione» del Consiglio esistente, allo
scopo di rispondere ai bisogni
spirituali della popolazione del
sud. « Facciamo parte dello stesso corpo che è stato diviso dalla guerra, ma quando la pace
verrà ristabilita, formeremo un
solo corpo ».
Il nuovo Consiglio delle chiese
è stato accusato di essere « il ramo religioso » dell’esercito popolare di liberazione del Sudan.
Secondo il segretario esecutivo,
invece, il nuovo Consiglio è un
organismo neutro il cui compito
è di riconciliare le parti in conflitto. Esso dà la precedenza alla
formazione dei pastori, cosa resa necessaria dallo sviluppo della
chiesa. Infatti « di fronte alla
persecuzione, il movimento dello
Spirito rafforza la rapida crescita della chiesa». Schrock ha
inoltre confermato le voci secondo le quali il governo sudanese
avrebbe l’intenzione di spostare
verso il deserto « centinaia di
migliaia » di sudanesi del sud che
cercano rifugio nei pressi di
Khartoum, accusandoli di violare le regole di urbanizzazione
della capitale con il costituirsi di
« favelas » intorno ad essa. « La
verità — ha detto Schrock — è
che il governo ha paura di vedere due milioni di sudanesi del
sud installarsi alle porte della
capitale; un’eventuale rivolta popolare creerebbe grossi problemi
alle autorità ».
(SPP)
Quattro obiettivi
per la transizione
JOHANNESBURG — Secondo
un comunicato stampa del 27
febbraio, questi compiti verranno affidati a quattro gruppi di
lavoro nominati dal Comitato nazionale esecutivo riunito il 25 e
26 febbraio a Johannesburg. Gli
obiettivi riguardano campi in cifi
le chiese possono giocare un ruolo particolare in questo periodo
di transizione. « Ciò che abbiamo
fatto — ha dichiarato Frank Chikane, segretario generale del
SACC — è di aver riposto la nostra visione laddove Dio vuole
vederci testimoniare in questo
preciso momento ».
« Non crediamo che i politici o
gli economisti possano da soli risolvere tutti questi problemi. Il
ruolo della chiesa è di mostrarsi
solidale degli sforzi in favore della giustizia, optando per un ruolo profetico », ha aggiunto. « Le
chiese devono promuovere gli
ideali morali e ciò che avvicina
al Regno di Dio. Devono evangelizzare, aiutare il popolo a cambiare le sue vecchie abitudini e
a rinnovarsi ».
Il gruppo di lavoro sulla violenza è stato incaricato di fare
applicare l’accordo nazionale di
pace firmato l’anno scorso tra il
governo, il Congresso nazionale
africano (ANO e il partito Inkatha. Il controllo del processo
di negoziazioni spetta al gruppo
di lavoro sulla giustizia politica,
mentre il gruppo di lavoro sulla
formazione alla democrazia avrà
il compito di «incoraggiare ima
cultura democratica, di avviare
programmi di formazione sulla
democrazia, il pluralismo e i
meccanismi del processo democratico, come ad esempio andare
a votare quando ci sono elezioni ».
Il gruppo di lavoro sulle questioni economiche esaminerà il
codice di comportamento in materia di investimenti dopo la fine delle sanzioni, e le questioni
relative al « nuovo ordine economico ». Inoltre cercherà di « promuovere la riflessione teologica e
riniziativa delle chiese rispetto
ai problemi di sviluppo e di giustizia economica », e di « difendere i diritti dei poveri e delle
vittime dei meccanismi del sistema economico ».
(SOEPI)
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9
10 aprile 1992
'Sballi valdesi
ELEZIONI DEL 5-6 APRILE
Risultati del Senato
LEGA PIEMONT
Tutti hanno detto e scritto,
a proposito del risultato elettorale, di terremoto; riflettendo
sui risultati nelle Valli si potrebbe parlare di alluvione. A suggerirlo non è la stagione ma il
fatto che le alluvioni, a differenza dei terremoti, si possono in
qualche modo prevedere e, volendo, anche prevenire. La gran
messe di voti raccolta ovunque
dalla Lega Nord non è infatti
giunta inaspettata, nemmeno nelle proporzioni, anche se nella
campagna elettorale poco si è
parlato di problemi locali. Certo anche la vai Chisone si è
scoperta a maggioranza leghista
e questo può far riflettere; in
vai Pellice il fenomeno leghe è
presente da tempo: alle regionali
di due anni fa i piemonteis avevano già compiuto un grosso
balzo in avanti, la Lega Nord è
nelle minoranze di Torre Pellice
e Luserna.
Oggi la Lega è il primo partito sia in vai Chisone che in
vai Pellice, ma le percentuali sono più elevate nella prima, dove
pure non c’è presenza ufficiale.
Hanno giocato in qualche modo la crisi dell’occupazione e
le forti incertezze sul futuro?
Crolla la DC, che paga anche
il fatto di non aver candidato al
Senato un personaggio locale,
ma elegge alla Camera tutti i
candidati con sponsor locali;
nei Comuni a forte maggioranza valdese quasi sparisce: a
Rorà è venuto rneno anche l’unico voto ottenuto nel 1987.
Tiene invece il PSL, ma con
difficoltà, malgrado un’intensa
campagna condotta capillarmente: il garofano è ancora il primo partito in alcuni Comuni
come Rorà, Prarostino e Pramollo ed in vai Germanasca.
Tocca minimi storici il PSDI
e non raggiunge i risultati delle
passate consultazioni, e dunque
nemmeno le attese, il PRI; forse
le due forze politiche hanno subito la concorrenza di un PLI
in recupero.
Patiscono anche la concorrenza, questa volta, della lista Pannella e della Rete i Verdi, che
migliorano di poco il risultato
dell’87 alla Camera ed in misura
più significativa al Senato dove
le due altre liste non sono presenti. La Rete ha successo a
Pinerolo (oltre il 5o/g), frutto di
un buon lavoro in città anche con
la lista dell’Alternativa, mentre
nelle Valli la sua percentuale di
voti diminuisce. Un discorso a
parte merita il PDS che fin dalla
composizione delle liste ha sacrificato ogni velleità di eleggere un deputato pinerolese a vantaggio della ’’tenuta” percentuale del partito. Le candidature
di Bellion e Bontempi hanno diviso le preferenze sui due norni
(quasi 2.500 il primo, un migliaio
in meno il secondo) facendo sì
che l’ex area PCI non subisse
un tracollo, ma anzi in
lice, sommando i voti di f
Rifondazione, c’è stato addirittura un piccolo aumento.
In chiusura due segnalazioni:
fra i candidati locali, oltre ai
nomi già citati, è andato discretamente bene Giorgio Maihieu,
terzo nella lista PLI, mentre
Erica Malan (Verdi) e Attilio
Sibille (lista Pannella), hanno un
buon risultato in vai Penice.
Infine, nei due soli Comuni
della zona dove si vota col sistema proporzionale, Pinerolo e
Luserna S. Giovanni, se i risultati dovessero essere trasportati a livello comunale, le attuali
giunte non potrebbero pm crm
tare sulla maggioranza.
Piervaldo Rostan
FEDERALISMO
RIFOND. COMUNISTA
DC
PENSIONATI
PLI
VERDI VERDI
MSI
VERDI
PRI
REFERENDUM
LEGA NORD
PDS
LEGA PENSIONATI
CASALINGHE
PSDI
PSI
Voti validi
Val Pellice Val Chisone Val Germanasca Prarostino Pinerolo S. Secondo Totale
’87 % ’92 »/o 798 6,1 816 5,9 547 5,18 654 6 32 1,93 83 5,2 1384 5.7 952 3.8 2761 5,6 2505 4,9
’87 % ’92 % 36 0,3 36 0,3 5 0,3 59 0,2 136 0,3
’87 ■— — — —
% ■ — —
’92 643 642 124 1351 2760
% 4,74 5,9 7,8 5,4 5,4
’87 3259 2668 322 6590 12839
% 24,91 25,27 19,51 27,2 26
’92 2676 2057 236 5431 10400
“/» 19,4 18,9 14,9 21,8 20,3
’87 21 — 42 63
% 0,16 — — 0,2 0,1
’92 209 137 18 414 778
% 1,5 1,3 1,1 1,7 1,5
’87 707 254 42 1112 2115
% 5,4 2,4 2,54 4,6 4,3
’92 871 298 42 1466 2677
% 6,3 2,7 2,61 5,9 5,2
’37 O/n — — — —
’92 124 91 14 284 513
% 0,9 0,8 0,9 1,1 1
’87 329 191 23 888 1431
% 2,51 1,8 1,39 3,6 2,9
’92 335 185 30 905 1455
% 2,4 1,7 1,9 3,6 2,8
’87 294 169 19 608 1090
% 2,24 1,6 1,15 2,5 2,2
’92 473 223 32 753 1481
% 3,4 2 2 3 2,9
’87 733 656 54 1795 3238
% 5,60 6,25 3,27 7,4 6,5
’92 541 401 44 1557 2543
% 3,9 3,7 2,8 6,3 5
’87 —■ — — —
’92 189 129 11 502 831
«/o 1,4 1,2 0,7 2 1,6
’87 984 627 59 1096 2766
% 7,5 5,93 3,57 4,5 5,6
’92 2879 2509 297 4092 9777
% 20,9 23 18,7 16,4 19,1
'87 2251 2358 390 4750 9749
% 17,2 22,33 23,36 19,6 19,7
’92 1840 1571 227 3504 7142
«/o 13,3 14,4 14,3 14 14
’87 — — — —
vo ’92 227 202 21 315 765
«/o 1,6 1,9 1,3 1,3 1,5
’87 971 301 39 717 2028
% 7,42 2,85 2,36 2,3 4,1
’92 159 82 14 173 428
% 1,14 0,7 0,9 0,7 0,8
’87 1686 2031 505 3023 7245
% 12.89 19.24 30.6 12.5 14,6
’92 1766 1680 387 3110 6943
% 12,8 15,4 24,4 12,5 13,6
’87 13083 10556 1650 24222 49511
’92 13784 10897 1585 24868 51134
OCCUPAZIONE IN PIEMONTE
Lieve incremento
Ha concluso il suo lavoro l’Ossen^atorio regionale sull’andamento del mercato del lavoro in
Piemonte; l’analisi dei dati evidenzia un lieve incremento nell’occupazione (6.000 posti in più),
pari allo 0,3 o/q, un dato per
altro notevolmente più basso
che nel resto deH’Italia..
Nella regione cresce l’occupazione dipendente (-1- 1.1%) mentre subisce una riduzione delri,40/ó quella autonoma: in questo settore la riduzione magg'ore si registra con un calo di 5.000
unità (4,7o/o) nell’agricoltura.
A fronte di aumento delle unità lavorative maschili, si contrappone inoltre un calo del 2%
di quelle femminili. Vistosa la
riduzione nel settore delle trasformazioni industriali (—15.000
addetti, 2,8o/o).
11 ritmo di crescita dell’occupazione nel terziario rallenta rispetto agli anni precedenti: l’au
mento è di 7.000 addetti (-f 0,7o/q).
AU’intemo del settore viene penalizzata l’attività autonoma
(— 5.000 unità, tutte donne). E’
invece in forte crescita (-1- 16.000
unità, pari al 5,1 o/,) il lavoro
femminile dipendente. In particolare, aumenta l’occupazione
nel comparto del commercio e
dei pubblici esercizi (-f- 2,5o/o)
e in quello assicurativo e del
credito (-f 12o/o). Al calo registrato nel pubblico impiego si accompagna una tenuta, tutta femminile, degli addetti ai servizi alle
persone e alle imprese: in questo comparto, le lavoratrici dipendenti aumentano di 8.000 unità (-1- 4,20/,) a scapito della presenza maschile (— do/,).
Prendendo in esame l’area della disoccupazione, il rapporto registra in 136.000 i piemontesi che
cercano un lavoro. Il loro numero è cresciuto di 3.000 unità
(-f- 2,3O/o) rispetto al ’90. Il dato
Va contro l’andamento nazionale, che segna una flessione del
3,60/,. Il discorso vale anche per
il tasso di disoccupazione, che
aumenta dello 0,1% in Piemonte
e si riduce dello 0,5 o/, in Italia.
I due terzi dei disoccupati si
concentrano in provincia di Torino (90.000 persone, di cui 59.000
donne).
I livelli di disoccupazione risultano superiori alla media regionale a Torino, dove il tasso
è dell’8,9%, e ad Alessandria, che
raggiunge il 7,6 o/,. Nelle altre
province questo valore è poco
più che fisologico, in quanto
oscilla da un minimo del 3,1 o/q
a Cuneo ad un massimo del 5,4 o/q
a Vercelli.
Per quanto riguarda le liste di
mobilità, i lavoratori iscritti sono già oltre 5.000, con forte pre.senza di donne e di lavoratori
con più di 40 anni.
Giovani registi
TORRE PELLICE — Il cinema
Trento propone per venerdì 10
aprile una serata di proiezioni
di opere di giovani registi, provenienti dal Festival cinema giovani di Torino. La serata, che
fa seguito all’analoga iniziativa
svoltasi un anno fa, comprende
corto e mediometraggi di finzione, di documentazione sociale,
e un video sulla vita della Comunità alloggio per adolescenti
di via Angrogna.
I video ’’sociali” riguardano
gli immigrati, una figura di pensionata, e la vita di un quartiere-ghetto (la Falcherà), alla
periferia di Torino. Gli ultimi
due lavori vengono dalla Scuola
video di documentazione sociale
di Torino.
Difesa
del cane
PINEROLO — Dato il sovraffollamento che si registra al rifugio e canile municipale della
Lega nazionale per la difesa del
cane, un appello viene rivolto a
quanti vogliano adottarne uno:
ci si può rivolgere al tei. 795439
Problemi
sindacali
PINEROLO — Il Gruppo per
l’altemativa, in un documento,
afferma di aver preso atto della
mozione che le organizzazioni
sindacali e l’assemblea dei dipendenti comunali hanno trasmesso
ai capigruppo « a seguito dei
gravi problemi di natura sindacale e di programmazione del
servizio che non hanno finora
trovato risposta da parte dell’amministrazione della città ».
Il comunicato del Gruppo per
l'alternativa prosegue con le proposte del gruppo stesso: una
riunione con le OO.SS., la richiesta di convocazione urgente della conferenza dei capigruppo
con partecipazione delle OO.SS.
e della delegazione trattante, e
un’assemblea dei lavoratori dell’ente con le forze politiche e
gli amministratori.
Si ridiscute del
« Teatro sociale »
PINEROLO —• Si tornerà a discutere del Teatro sociale, venerdì 10 aprile alle 20,45 nella sala
ex comprensorio di via S. Giuseppe. La proposta viene dal circolo « Pinarolium » che con il
Teatro sociale proporrebbe per
la città un luogo di incontro e
di proposta culturale, di aggregazione e dunque non solo di
semplice teatro.
Un teatro rappresenterebbe anche un’occasione di dialogo con
altre realtà esistenti (scuole, associazionismo, attività economiche) nonché un’opportunità di
recupero del patrimonio architettonico e artistico, di tradizioni storiche.
Il progetto, redatto dall’arch.
Hutter, prevede il recupero dell’area su cui sorse nel 1842 il
teatro distrutto dall’incendio 20
anni fa.
Sarebbero previsti circa 750
posti ed una polifunzionalità tale da consentire un utilizzo più
ampio della struttura.
Secondo questo progetto il
nuovo teatro si presenterebbe
alla città con due facciate, una
di carattere antico, verso la piazza, con la valorizzazione del suo
pregio architettonico, ed una di
carattere moderno sul lato opposto.
Il preventivo di spesa, al 1990,
per la costruzione del teatro si
aggirava sugli 8 miliardi.
10
10 valli valdesi
10 aprile 1992
VILLAR PEROSA: ASSOCIAZIONE PER IL DONO DEL MIDOLLO OSSEO
VALLI CHISONE E GERMANASCA
Una battaglia per la vita ai via la sesta
rassegna Cantavalli
Quindicimila in Italia i donatori per cercare di vincere la leucemia - Una federazione nazionale collega le diverse realtà locali
Mario Bella, ex caposquadra
della Fiat, da poco in pensione,
moglie, due figli ormai grandi,
una piccola villetta a Villar Perosa, non immaginava certo, tre
anni fa, che la sua vita all’improv\nso sarebbe cambiata in
modo radicale.
Tutto comincia quasi per caso
quando suo figlio Rossano, militare di leva, ritorna a casa per
una breve licenza e scopre di
essere ammalato in maniera
gravissima di leucemia. Il calvario del giovane e della sua famiglia segue il solito alternarsi di
s^ranza e disperazione e piano
piano si fa strada la consapevolezza che c'è un solo modo per
poter provare a salvare Rossano. C’è la speranza del dono di
un m.idollo osseo sano. Mano
Bella si getta anima e corpo
alla ricerca di un possibile donatore ma il donatore, anzi i donatori, perché ne trova ben dieci
tramite una società inglese specializzata, arrivano troppo tardi,
Rossano muore nell’autunno del
1989, consapevole che forse la sua
morte poteva evitarsi e lascia una
lettera scritta poche ore prima
della sua tragica fine in cui fa
testarnento, scrivendo che il suo
augurio è che quanti lo hanno
conosciuto e soffriranno per la
sua fine diventino donatori di
midollo affinché la leucemia sia
debellata.
All’indomani della morte del
figlio Mario Bella fonda la società per il dono del midollo
osseo e da allora, grazie all’impegno personale profuso senza
risparmiarsi e alla solidarietà di
tanti amici e conoscenti, TADMO
di Villar Perosa diventa un punto di riferimento nazionale per
quanti credono nella lotta che
Mario Bella e i suoi collaboratori vogliono portare avanti.
« Tre anni fa — racconta
Bella — i donatori inseriti nella
banca dati che allora si andava
costituendo in Italia, a Genova,
erano poco più di mille; oggi
sono oltre quindicimila e stanno
sorgendo ovunque altre associazioni come la nostra, per diffondere il nostro messaggio di speranza e soprattutto per informare ».
L’attività dell’ADMO è infatti
volta principalmente all’informazione e alla sensibilizzazione al
problema.
« Donare il midollo osseo —
spiega Mario Bella — è molto
più semplice di quanto si sia
portati a credere. All’inizio c'è
solo un prelievo di sangue, che
viene effettuato presso i vari
centri immunologici della regione in cui si risiede. Sin dall'inizio tuttavia bisogna essere profondamente convinti che se le
ricerche accerteranno che il proprio midollo è compatibile con
quello di un ammalato si deve
essere pronti a fare la donazione
in qualunque momento. Purtroppo capita che dapprima ci si
lasci convincere e poi al momento decisivo si rifiuti, negan
do la speranza a chi si trova
nella malattia ».
Da qualche tempo l’Associazione donatori di midollo osseo di
Villar Perosa si è arricchita della
stretta collaborazione di un’altra ADMO, di Milano, anch’essa
fondata da un padre che come
Bella aveva perso il proprio figlio a causa della leucemia. E
così da pochi mesi è stata costituita una federazione nazionale che conferisce a tutte le singole associazioni maggiori possibilità di intervento.
« A tutt'oggi — conclude Mario' Bella — la nostra associazione vive grazie al contributo dei
volontari che vi aderiscono, gra
zie al volontariato di quanti si
sono messi a disposizione per
portare avanti le varie iniziative
e grazie anche a piccoli doni.
Speriamo in seguito di avere più
mezzi, ma anche così con poco
e soprattutto con il grande desiderio di aiutare chi soffre siamo finora riusciti a fare qualcosa di importante ».
L’indirizzo dell'ADMO di Villar Perosa è: via Primo Laurenti 50, tei. 0121-514001, cc. postale
34123109.
Carmelina Maurizio
RICORDO DI ENRICO MONNE!
Un esempio per
gli amministratori
Una notevole capacità di ascoltare gli altri
e di dialogare ha caratterizzato la sua vita
Una grande folla di amici e
parenti si è ritrovata il 26 marzo nel tempio di Prarostino per
dare a Enrico Monnet l’ultimo
saluto e per dimostrare alla moglie e ai familiari tutti il grande affetto e la stima di cui era
circondato.
Enrico è stato per più di
quarant’anni amministratore comunale prima a San Secondo e
poi a Prarostino, quando questo
ridiventò Comune autonomo: un
maestro di generazioni di amministratori, che aveva il dono
di saper chiedere un impegno
con semplicità ma nello stesso
tempo con fermezza, per cui era
difficile rifiutare.
Vorrei ricordare due aspetti
che mi hanno sempre colpito.
Il primo: la sua capacità di
ascoltare gli altri e di dialogare
con tutti, ma specialmente con
i giovani. Negli anni ’70, quando si era creata una scuola popolare a San Secondo per aiutare a conseguire la terza media, Enrico aveva collahorato e
propagandato con passione l’iniziativa per cui un buon numero
di prarostinesi la frequentò; con
altrettanta passione protestò
quando successivamente la scuola fu privata dei locali, sostenendo l’importanza della cultura di
base.
Anche il suo modo di intendere la politica va ricordato. Il
suo stile si può paragonare a
quello di Oscar Bouchard, responsabile di zona della Confcoltivatori e morto una dozzina
di anni fa in un incidente; non
a caso erano legati da amicizia.
Per entrambi il lavoro politico nel Comune o nel sindacato
non aveva senso se, accanto alla pratica per un mutuo, la pensione, la costruzione di una strada, non si pensava anche alla
drescita politica e culturale del
cittadino.
Enrico Monnet fu tra quelli
che maggiormente si impegnarono per la costituzione della coo
perativa agricola a Prarostino e
San Secondo; sempre presente
alle riunioni, sempre ripetendo
l’importanza « di essere uniti »,
malgrado i molti impegni si rese anche disponibile come revisore dei conti della cooperativa.
Come 12 anni fa ricordando
Oscar Bouchard, si può oggi riaffermare che se lui non è più
in mezzo a noi resta quello che
ci ha dato: la sua disponibilità,
la sua coerenza, il suo esempio
ci bastano se vogliamo seguire
la via che lui ci ha indicato.
Mauro Gardiol
ANGROGNA
Chi l'ha visto?
'fi;
Nella foto Ricou Brira, (Benamino AgVt), scomparso dal
Foyer di Angrogna il 10 marzo
scorso. Chi lo avesse visto è
pregato di informare il Foyer
(tei. 0121/944156) o il pastore valdese di Angrogna (tei. 0121/
944144)
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Sabato 11 aprile a Frali, con
un concerto del gruppo di musica delle valli Decitane del cunéese ’’Senhal”, prende il via la
sesta edizione di ’’Cantavalli”,
rassegna di musica popolare nelle valli Chisone e Germanasca
organizzata congiuntamente dalla Comunità montana, dalTAssociazione culturale ”La cantarana”
di Pinerolo, dalle Pro Loco delle
due valli e dall’Azienda di promozione turistica del Pinerolese.
La manifestazione si qualifica
come rassegna itinerante di spettacoli, che si trasferisce ogni
settimana in un Comune diverso, toccando quest’anno undici
località delle valli con una programmazione di concerti della
durata di quasi 3 mesi, fino a
tutto giugno, e con una formula di spettacolo che prevede per
ogni serata, dopo il concerto
del gruppo ospite, un ballo con
musiche tradizionali condotto da
suonatori locali, che coinvolge
il pubblico presente; l’ingresso
è libero.
L’edizione 1992 presenta, come
di consueto, un ampio panorama della musica tradizionale del
Nord Italia, con alcune puntate
all’estero, in Francia e nelle isole
britanniche. Proposte musicali
diverse, in genere rappresentative di modi e stili espressivi particolari: così, il canto polivocale
a trallallero, tipico di Genova e
del suo entroterra (’’Gruppo
spontaneo trallallero”), la musica di impianto violinistico con
influenze slave e austriache delle Alpi friulane (’’Furclap”), le
danze « di corteggiamento » dell’Appennino emiliano (”La carampana”), i canti ritmici di lavoro e le storie avventurose dei
marinai bretoni (’’Cabestan”),
per citare alcuni esempi. Dalla
Francia lo spettacolo forse più
originale, ’’Drigall pi ramasse
bourié”. Un duo del Poitou che
utilizza solo strumenti vegetali
o costruiti assemblando materiale di recupero, ma va segnalato anche il carattere innovativo della proposta del ’’Duo
Tesi-Vaillant”, una musica nuova
che nasce dal connubio fra l’organetto del toscano Riccardo
Tesi e il mandolino di Patrick
Vaillant, francese di Nizza.
Anche in programma, ”La
ciapa rusa”, il più noto gruppo
piemontese; dalla Savoia ’’La
kinkerne”, con musiche dell’arco
alpino occidentale; ”La rionda”,
gruppo vocale e strumentale della tradizione ligure; e, da oltremanica, Steve Tilston e Maggie
Boyle, marito e moglie, lei raffinata interprete della musica irlandese del Donegal, lui noto
folk-singer originario di Liverpool.
Centro
culturale
valdese
Incontri con...
TORRE PELLICE — Per la
serie degli « Incontri con... », venerdì IO aprile, alle 20,45, presso la Biblioteca della Casa valdese, Claudio Pavone introdurrà
il dibattito sul tema della Resistenza come guerra civile, presentando il suo libro Una guerra
civile. Saggio storico suUa moralità della Resistenza.
Sempre alla Biblioteca e alla
stessa ora, sabato 11 aprfie, Anna Rossi Doria illustrerà il tema Storia del sufiragismo.
TORRE PELLICE — Il 'Cinema Trento
ha in programma, sabato 11, ore 20,15
e domenica 12, ore 16 e 18, «La favola del principe schiaccianoci »; sabato 11, ore 22,10 e domenica 12, ore
20 e 22,10, « Cape Fear, il promontorio della paura ».
PINEROLO — L'Hollywood, fino al 15
aprile, propone « Hook, capitan uncino »; feriali: 19,45 e 22,15, festivi 14,45,
17,45, 19,45 e 22,15.
All’Italia sarà posto in visione, fino
al 15 aprile, « Il principe delle maree »;
feriali 20 e 22,20; sabato 20 e 22,30,
domenica 15, 17,30, 20 e 22,20.
Il Ritz propone « Delicatessen », fino a lunedi 13 aprile; feriali 20,15 e
22,15, festivi 14,15, 16,15, 18,15, 20,15
e 22,15.
l’eco
ddic valli vaUed
via Pio V, 15 - 10125 Torino
Tel. 011/655278 - 0121/93216«
Dir. respons. Franco Glampiccoli.
Aut. Trib. Pinerolo n. 175.
EDITORE: A.I.P. - via Pio V, 15 10125 Torino - ccp 20936100 - tei.
011/655278.
Stampa: Coop. Tipografica Subalpina - Torre Pellice.
FONDO DI SOLIDARIETÀ': ccp n.
11234101 Intestato a « La luce »
via Pio V, 15 - 10125 Torino.
AUTORIPARAZIONI
Costantino Marco
Officina autorizzata FIAT
LA PRIMA IN PINEROLO
Via Montebello, 12 - Tel. 0121/321682
PINEROLO
11
10 aprile 1992
lettere lì
IL FUTURO
DI VILLA OLANDA
Liti decisione dellii Tavola valdese di
sospendere l’attività di Villa Olanda
(Luserna San Giovanni) ha contrariato molti. Il nostro settimanale pubblica volentieri questi due interventi
sull’argomento e continuerà a pubblicare gli altri che verranno. Preghiamo
solo coloro che ancora interverranno di
farlo in modo conciso e soprattutto di
non ripetere argomenti già presentati
da altri.
Ricordiamo inoltre che sulle decisioni della Tavola si pronuncerà il Sinodo ’92 in sede di esame dell’operato.
Zi attività dell’istituto invece è sottoposta all’esame della Conferenza distrettuale; è quindi possibile la discussione anche in questa sede.
C’è inoltre la possibilità di discuterne nelle assemblee di chiesa.
Da ultimo ricordiamo che è possibile anche ricorrere al Sinodo sulla
decisione secondo le procedure previste
dai regolamenti sinodali (RG art. 20,
RZ art. 24b).
C’è dunque un ampio spazio di dibattito.
Auspichiamo perciò che la discussione si svolga negli ambiti istituzionali
e non attraverso dicerie poco corrette.
G. G,
Il comunicato della Tavola valdese
apparso sul n. 13 a proposito di Villa
Olanda appare complessivamente alquanto ambiguo, e a tratti veramente
sconcertante. Chi può essere così
sprovveduto da credere che ■■ la decisione della chiusura [...] sia [...]
in grado di spianare la strada al futuro utilizzo della casa »? A meno che,
naturalmente. Il « futuro utilizzo » consista nel l’incassare i soldi introitati
da speculatori a cui si intenda vendere la casa stessa. In sostanza, ci
si sforza con frasi contorte di motivare con ragioni obiettive una vera e
propria prevaricazione — attuata in forma dittatoriale — della volontà della
chiesa espressa attraverso il Sinodo.
Invero codeste ragioni obiettive appaiono del tutto inesistenti; è chiaro
invece che il prolisso ’’comunicato" è
dettato dalle stesse ragioni soggettive, d’ispirazione ideologica, che premevano pochi anni or sono per Testin* zione dell’Ospedale valdese di Torino.
Allora queste pulsioni autodistruttive
non hanno prevalso: ora farebbe bene sperare il fatto che, a quanto risulta dal n. 14 del settimanale, « si
parla di Villa Olanda » non solo da
parte di anziani conservatori, ma anche di giovani progressisti. Ma c’è
ancora tempo per « parlare »? C’è da
dubitarne: è evidente la volontà della
Tavola di forzare la situazione a qualsiasi prezzo. Ormai, parlare non basta più. Bisogna fare.
Augusto Comba, Torre Pellice
* * *
Caro Direttore,
ho letto sul numero del 27 marzo
1992 il comunicato della Tavola valdese riguardante Villa Olanda. Dopo due
anni di dibattiti, anche aspri, non pos
so che pensare che questa comunicazione sia il frutto di una riflessione
dolorosa ma ampiamente ragionata,
nata dalla constatazione ohe, purtroppo, non c’era più nulla da fare per
il futuro di un’opera ormai troppo
« degradata » per poter essere tenuta
aperta. Nel comunicato leggo anche
che la Tavola ha incontrato il Comitato di gestione di Villa Olanda, e che
ha, in qualche modo, concordato con
esso la cessazione delle attività.
A questo punto della vicenda faccio un augurio alla nostra Chiesa e
un invito ai fratelli e alle sorelle che
hanno a cuore la vicenda di Villa Olanda, riprendendo una riflessione e una
proposta che il past. Daniele Garrone
rivolse ai membri del Sinodo l’anno
scorso, nel ■■ vivo » della discussione
suH’8 per mille, ai favorevoli e ai
contrari: iniziamo una « moratoria penitenziale » di cinque anni per riflettere teologicamente sul significato della diaconia, dei rapporti con lo stato
e così via.
Per i prossimi cinque anni apriamo
un dibattito nelle comunità, « litighiamo » fra di noi su quello che va fatto e quello che non va fatto, ma
facciamolo tenendo ben davanti agli
occhi la Bibbia, ascoltando il prossimo, rendendoci disponibili a capire
quello che preme agli altri, foss’anche
la Tavola valdese. Bene, cominciamo
proprio con Villa Olanda, evitando I
discorsi « strappalacrime » e le proposte vagamente ricattatorie, che parlano di milioni di lire raccolti e utilizzabili solamente se la Tavola e le
comunità sono disposte a spendere
qualche miliardo più o meno a fondo perduto (non dimentichiamoci che
l’atto 42/SI/91 « ...impegna le chiese
alla copertura degli eventuali deficit
di gestione »). Insomma, leggiamo la
lettera ai Calati, quando l’apostolo
Paolo scrive: » ...poiché tutta la legge
è adempiuta in quest’unica parola:
Ama il tuo prossimo come te stesso.
Ma se vi mordete e divorate gli uni
gli altri, guardate di non essere consumati gli uni dagli altri » (Calati 5:
14-15).
Cordiali saluti.
Gregorio Plescan, Prali
VOCAZIONI E
"FEDELI LAICI”
Da diversi anni la chiesa « docente » cattolica è preoccupata per il
« calo delle vocazioni sacerdotali e religiose ». Ad esso si è cercato e si
cerca tuttora di sopperire con la chiamata dei ■■ fedeli laici » indicati dapprima, anche se in modo alquanto sommesso, dal Concilio Vaticano II, segnalati poi da Paolo VI, esortati con
insolita insistenza in questi ultimi
tempi da Giovanni Paolo II con la
lettera pastorale « Christi fideles laici », datata 30.12.1988 e resa pubblica il 30.1.1989.
I fedeli laici vengono chiamati dall’attuale pontefice a compiti sempre
più ampi, distinti da quelli dei preti
e del religiosi, ma non separati, da
svolgersi in forma singola e aggregata, sia nella già nota Azione catto
>Lampogas
S'Mi),:
liAGENTE NE PAREA?
EAMPOGAS NE PRODUCE !!
LAMPOGAS PIEMONTESE SRL MONCAUERI (TO)
CORSO TRIESTE
<!^011-6965571/2 I PICCOLI SERBATOI E BOMBOLE AD USO
mxOtl'6965573 ¡CIVILE, INDUSTRIALE ED AGRICOLO
lica, sia in movimenti ed associazioni di più recente istituzione.
1 fedeli laici non sono chiamati ai
suddetti compiti solamente « in quanto laici », ma come supplenti, come
para-preti, se maschi, come para-suore,
se femmine.
• Si riconosce la piena libertà associativa per i laici, una libertà che
è un diritto e non una concessione
dell’autorità »; però subito dopo si
precisa « purché le aggregazioni rispondano a determinati criteri », per
esempio « essere strumento di santità nella chiesa; essere lealmente disponibili alle indicazioni dei vescovi »,
eoe. Questi, si sa, sono fedeli osservanti delle decisioni pontificie;
quindi i laici battezzati direttamente
o indirettamente devono essere docili
strumenti della gerarchia ecclesiastica,
partecipando alla vita della parrocchia,
ai Consigli pastorali, difendendo nella
teoria e nella prassi i dettami pontifici riguardanti in modo particolare
l’insegnamento della religione cattolica e la condanna del divorzio e dell’aborto nei posti privilegiati della cultura, quali sono il mondo della scuola e del l’università e in quelli dove
si decide la politica e l’economia, cioè
nei ministeri governativi.
Nell’espressione » fedeli laici » tutti vengono compresi e ricordati: bambini, adolescenti, giovani, adulti, ammalati, anziani: ciascuno di essi ha
un compito specifico nel vasto campo
dell’evangelizzazione, cui deve essere
preparato tramite corsi di catechesi
appropriati ad ogni gruppo. Il pontefice in modo particolare non scorda
le donne; egli tuttavia ammette che
occorre fare ancora « passi per un totale riconoscimento della dignità della
donna », alla quale oggi sono aperti
« tutti i campi », dalTevangelizzazione
all insegnamento esegetico-teologico.
La parola « tutti », però, subisce una
notevole eccezione; alla donna, infatti, è precluso « naturalmente » il sacerdozio ministeriale. Per natura, quindi, la donna viene esclusa: per la
« sua » natura che la differenzia dal
maschio. Solo per questo motivo il
pontefice romano interdice alla donna
l'accesso al sacerdozio ministeriale;
se infatti, invece di femmina, nasce
maschio, cade ogni preclusione.
La gerarchia cattolica in effetti sta
ancora arroccata dietro la difesa di
una tradizione vetero-neo-post-testamentaria, fondata sulla società patriarcale, ebraico-greco-romana.
Bruno Ciccarellì, Catania
PREFERIVO IL
TITOLO PRECEDENTE
Sul n. 10 del 6 marzo scorso (regolarmente giuntomi in ritardo) leggo
con dispiacere il nuovo titolo del futuro settimanale BMV. Il mio dispiacere non si riferisce alla rubrica « La
Tavola informa » (dove appare la notizia) che, anzi, leggo sempre con interesse ed apprezzo come iniziativa,
ma all’abbandono del titolo precedentemente considerato, e cioè « Vita protestante » per « Riforma » (e se ho
letto bene, senza l’articolo « La »).
Preferivo il precedente perché composto da ■■ vita » che sottintende un
significato dinamico, attivo, di futuro
ed un protestante » che, ritengo, sia
un termine abbastanza noto in Italia
e pertanto di facile comprensione anche per i non protestanti. Al contrario « Riforma », vocabolo caro e di
profondo significato per noi, credo sia
un termine meno diffuso rispetto al
precedente; è pur vero che nelle scuole si studia la Riforma e la Controriforma, ma cosa rimane di argomenti che raramente sono sviluppati per
la loro fondamentale importanza?
E’ per questo che se si vuole che
il giornale esca anche dal nostro ambiente, « Vita protestante » mi sembra
un titolo più afferrabile dai meno informati.
Non vorrei che qualcuno consideri
il giornale <■ Riforma » come quello
che tratta della riforma costituzionale
o parlamentare o elettorale o della
riforma fiscale o di qualsiasi altro argomento che si vorrà riformare!
Comprendo che tale nuovo titolo risulta dalle considerazioni dei tre esecutivi BMV e che forse la mia meno favorevole impressione deriva anche dal fatto che non capisco che
cosa si intenda dire con più inclusivo » per « Riforma » e con « più
ghettizzante » per « Vita protestante »:
qualcuno può spiegarmi tali significati?
Spero comunque che venga inserito
il sottotitolo di • Settimanale delle
chiese battiste, metodiste, valdesi »,
dove almeno vi sono nomi più noti
nella comprensione media, e che venga pure mantenuta la rubrica ■ La Tavola informa ».
Italo Artus-Martinelli, Crema
Il sottotitolo rimane.
(g- gd
Oggi
e domani
Amnesty International
PINEROLO — Sabato 11 aprile, alle
ore 21, presso l’Auditorium di corso
Piave, l’assessorato alla Cultura e il
Gruppo Amnesty International presentano il « Gruppo formazione giovanile », che mette in scena la commedia brillante Taxi a due piazze, di Garinei e Giovannini. Biglietto L. 10.000.
Il ricavato sarà devoluto al gruppo di
Amnesty che conclude con questa manifestazione la campagna sulle violazioni dei diritti umani in Perù.
Escursionismo
POMARETTO — Venerdì 10 aprile,
alle ore 21, presso l’ex cinema Edelweiss, la Comunità montana e la sezione vai Germanasca del CAI organizzano una serata dedicata a Escursionismo (sentieri naturalistici delle
nostre valli) e alpinismo (sci fuori pista e arrampicata sportiva. Intervengono G. V. Avondo e la guida alpina
A. Sorbino.
Teatro
ANGROGNA — Sabato 11 aprile, alle ore 21, II Gruppo teatro presenta
lo spettacolo E mi chanto.
POMARETTO — Sabato 11 aprile, alle ore 21, presso l’ex cinema Edelweiss, l’Assemblea teatro presenta lo
spettacolo Sulla strada di Shangri-la.
Concerti
POMARETTO — Lunedì 13 aprile, alle ore 20,45, nel tempio si terrà un
concerto della corale giovanile di Essen (Germania), mentre sabato 18
aprile, alla stessa ora nel tempio, vi
sarà un concerto del coro « Croix de
Camargue » di Losanna.
TORRE PELLICE — Domenica 12 aprile, alle ore 16,30, nel tempio, vi sarà
un concerto di organo e coro presentato dalla corale giovanile di Essen, diretta da Ursula Van den Busch.
Domenica 19 aprile sarà la volta,
alle ore 17, nel tempio, del coro
« Croix de Camargue » di Losanna.
POMARETTO — Sabato 11 aprile, alle ore 20,45, presso il tempio, si tiene un concerto del coro polifonico
» Turba concinens ». L’ingresso è libero.
TORRE PELLICE — Lunedi 13 aprile,
alle ore 15,30, nel salone della scuola mauriziana (via al Forte, 2) si terrà un concerto di Sandro Tognatti (clarinetto) e Giorgio Spriano (pianoforte):
in programma musiche di Brahms,
Schumann, Bernstein,
Viaggi
PEROSA ARGENTINA — La Comunità montana valli Chisone e Germanasca organizza un viaggio di aggiornamento per agricoltori nella zona del
Oueyras, nel dipartimento delle Hautes-Alpes, per sabato 25 aprile. Il viaggio, in bus, inizia alle ore 5,50. Quota di partecipazione L. 25.000. Per
iscrizioni (entro il 17 aprile) e informazioni: Ufficio agricolo della Comunità montana (tei. 0121/82293).
Fotografìa
PERRERO — La Pro Loco, in collaborazione con la sezione vai Germa
nasca del CAI e il G. S. ’80 di Pomaretto, organizza il concorso fotografico « Ghinivert », sul tema La montagna e lo sport. Scadenza: 15 aprile:
proclamazione vincitori: 24 maggio. Indirizzare a: Club Alpino Italiano, sez.
vai Germanasca. via Vittorio Emanuele 8, 10060 Perrero.
Cooperative
TORRE PELLICE — Martedì 14 aprile, alle ore 21, si tiene l’assemblea
ordinaria della Cooperativa operaia di
consumo, nei locali della Società operaia di mutuo soccorso (via Roma 7).
AN’odg la relazione del Consiglio di
amministrazione e dei siedaci, il bilancio 1991, varie ed eventuali.
RINGRAZIAMENTO
K In pace mi coricherò e in pace dormirò perché tu, o Eterno,
mi fai abitare in sicurtà »
(Salmo 4: 9)
I familiari della compianta
Léonie Ricca ved. Buffa
di anni 93
commossi e riconoscenti, ringraziano
quanti 'hanno preso parte ni loro dolore.
Un ringraziamento particolare al
dott. Bevacqua, al pastore Marchetti,
alla signora Canale, a Louisette, Aline
e Reinette.
Angrogna, 5 aprile 1992.
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Croce Verde Perosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte; Tel. 201454.
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(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica ;
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 2331 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
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Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 932433.
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12
12 villag^gio g-lobale
QUALE RAPPORTO CON IL TERZO MONDO?
Promuovere lo sviluppo
ma anche la cultura
Se il nostro modello di sviluppo è insostenibile per il Terzo Mondo, perché continuiamo a riproporgliene le immagini più allettanti?
10 aprile 1992
EX RDT
Informatore
per forza di cose
Collegate alla Stasi anche persone obbligate
a collaborare per avere una certa protezione
Le nostre chiese, come molti organismi e associazioni,
dedicano una certa attenzione ai problemi del sottosviluppo
e della povertà nel inondo. Il problema è immenso, e la
crisi dei paesi dell’Est sembra averlo acuito. La povertà
dell'Africa pare incolmabile. Forse occorre che i paesi
ricchi si sforzino di pensare anche a non colonizzare culturalmente il Sud del pianeta, ma piuttosto di favorire una
consapevolezza di africani e asiatici rispetto a modelli di
sviluppo alternativi al nostro...
Secondo l'annuale rapporto
della Banca mondiale (fonte insospettabile di "terzomondismo"
a oltranza e, anzi, più che autorevole!) tra il 1965 e il 1989 il
tasso medio annuale di crescita
del prodotto prò capite ha avuto per molti paesi un segno
decisamente negativo (— 1,2 per
il Ciad; — 1,9 Madagascar; — 2,8
Uganda; — 2 Zaire; — 2,4 Niger;
— 1,5 Ghana; — 2 Zambia, e
l’elenco potrebbe continuare sulla base anche di altri indicatori).
Mentre nel Terzo Mondo (e in
maniera più grave nelTAfrica
subsahariana) avviene tutto questo, nei nostri paesi ci si è resi
conto (finalmente!) che il nostro
modello di sviluppo, a cui non
sapremmo facilmente rinunciare,
presenta degli inconvenienti: inquina, non è illimitato, pregiudica la qualità della vita e della
salute. In una certa misura, per
farla breve, distrugge.
Allora ecco che di fronte alla
rapida ascesa dello sviluppo recente di alcuni stati (particolarmente asiatici, come la Corea
del Sud), e di fronte alle aspirazioni di altri, ci viene da dire:
sì, bravi, però non crediate di
poter vivere come noi, perché
noi, che in questo stile già viviamo, ci siamo accorti che è
già dannoso oggi: figuriamoci se
tutti i cinesi utilizzassero il frigo
(che immette gas nocivi nell’atmosfera) o la Panda o la nuova
500. Scordatevelo, sarebbe un
guaio per tutta l’umanità.
II ragionamento non è a tutta
prima sbagliato: era ora, anzi,
che ci si accorgesse della limitatezza delle risorse e del livello
di saturazione dell’inquinamento,
del traffico, dei consumi, della
produzione di rifiuti...
Un comportamento
« schizofrenico »
Però c’è in tutto ciò qualcosa
che non funziona: non possiamo
dire di fare tutto il possibile
per una riflessione a livello
"planetario” su questi argomenti; anzi, facciamo l’esatto contrario. Come? Dicendo in lungo e
in largo, a chi capta le nostre
televisioni (in Albania o in Tunisia) che il nostro modo di
vivere è bellissimo, che si mangiano buoni dolci, in famiglie
"calde" e affettuose, tutti belli
puliti e pettinati, che si guidano
auto veloci per strade poco frequentate (chiunque abiti in città si rende conto dell’assurdità
di certi "spot”, che semplicemente mettono in mostra realtà inesistenti).
Insomma, un modo di vivere
che costoro non potranno mai
p)ermettersi (perché, anche se
ne avessero i mezzi economici,
l’atmosfera giungerebbe in breve al collasso), e che tuttavia
suggeriamo loro tutti i giorni
come la più importante del’e
mete da raggiungere.
Altri esempi? Da noi e negli
USA si fuma meno di una volta,
ma in compenso le grandi case
produttrici si aprono i mercati
E ancora: solo alla fine degli
anni '60 gli africani hanno po
africano e asiatico (Vogliamo
l’Asia, titola "Tobacco Reporter”,
e la Cina, secondo "World Tobacco”, potrebbe essere « il più
grande mercato mondiale della
sigaretta ». I calciatori in Kenia
pubblicizzano sigarette, e il "Rally Safari” grande corsa automobilistica conclusasi la settimana
scorsa, è in realtà il "Rally Safari Marlboro).
sempre così, perché si muore:
tutti ) giorni è un’ecatombe; allo
Sviluppo delle risorse è opportuno pensare, e da subito. Allo
stesso modo il settore sanitario
deve essere portato a livelli più
elevati.
Salvare la cultura
e le culture
Ma non si può dimenticare la
necessità di avviare la promozione della cultura e delle culture. Perché, come scrive Jacques
Delcourt (sulla rivista "Contradictions”, Bruxelles, 1991) nel
Sud del mondo « imprese come
Philips e Siemens stanno preparando l’invasione del settore dell’educazione e della formazione.
Il Terzo Mondo ha bisogno di spinte allo sviluppo, ma anche di
non soggiacere a modelli culturali inapplicabili.
tuto produrre i loro primi film:
prima guardavano... i western, di
serie B o C. La TV nelle Filippine trasmette costantemente
hockey su ghiaccio (le Filippine
stanno fra i due Tropici!) e
basket (conosco dei filippini, e
sono poco più alti del mio 1.65).
Sono trasmissioni che vengono
da altrove.
E l’UNESCO, voce isolata, ha
lanciato addirittura una campagna decennale per la promozione delle culture originarie dei
paesi poveri, convinta che se
tale valorizzazione non procede
di pari passo con lo sviluppo
economico (quale?), esso stesso
non darà i suoi frutti.
Promuovere le culture, dunque,
perché in esse (senza volerle
mitizzare, come si fece vent’anni fa, sull’onda di una sacrosanta lotta anticolonialista) risiede
la possibilità per tanta gente
di offrire stimoli diversi a un
mondo che non sopporterebbe
uno sviluppo legato esclusivamente ai nostri modelli.
Una vita proponibile
per il pianeta?
Pensiamo anche a certi problemi che abbiamo, come Tinvivibilità degli spazi urbani e metropolitani (e il rischio delle concentrazioni in megalopoli è più che mai
minaccioso, da Città del Messico
a San Paolo), pensiamo alle categorie sociali emarginate da noi,
come gli anziani, e chiediamoci:
possiamo proporre ad altri questo stile di vita?
Certo, nel Sud del mondo i
problemi cominciano, e sarà
fornendo (...) un numero erescente di sussidi pedagogici e
di aiuti nel campo dei media
(...). Non è difficile immaginare
il momento in cui la costituzione di programmi, la loro traduzione nel campo pedagogico, le
loro attuazioni pratiche potranno sfuggire di mano ai poteri
organizzatori tradizionali, ai
responsabili dell’insegnamento
agli insegnanti stessi, a tutto
vantaggio di una cerchia ristretta di multinazionali private sempre più potenti » ( 1 ).
Senza fare del moralismo contro l’industria elettronica e della comunicazione, occorre riflettere molto attentamente: dove
si mandano dei "mezzi”, anche
e specie nel settore educativo,
di supporto tecnico, si deve vigilare affinché essi non divengano poi pian piano contenuti: i
paesi « in via di sviluppo » (di
nuovo: quale?) hanno bisogno
anche dei loro strumenti tipici
p>er leggere e interpretare la
realtà; se essi fossero loro indotti, migliaia e migliaia di ragazzi potrebbero essere attratti
da uno stile di vita che per noi
è abbondantemente logoro e,
non potendolo realizzare in loco,
dovrebbero prendere la strada
delle grandi migrazioni. Intanto
un patrimonio culturale morirebbe.
Ma forse occorre prima capire come vogliamo veramente vivere qui: quali modelli, quali
scelte sociali. Dopo potremmo
decidere come presentarci agli
altri; il problema è che non sappiamo, noi, qui, che società vogliamo.
Alberto Corsani
’’Europa senz’armi”: ma il passato pesa ancora...
Oltre a quelli che entravano
nella Stasi per convinzione o
per rendere un servizio di mediazione tra chiesa e stato, nell’ex DDR c’era anche chi vi entrava per trovare una sicurezza,
una protezione per la propria vita.
Di coloro che erano "assistiti”
dalla Stasi si occupa un servizio del settimanale tedesco
Stern, che incontra in una lunga intervista il pastore Hans
Rudolph che, dopo aver ottenuto un permesso di uscita nel
1985, ha continuato a lavorare
per la Stasi, trovando poi un
impiego nell’agenzia di stampa
evangelica (EPD) a Prancoforte.
Dalla sua biografia emerge
una vita difficile e travagliata
a causa della perdita del padre,
che era stato un oppositore' del
nazismo, con enormi problemi à
livello di studio, mentre la chiesa era diventata per lui l’unico
luogo di riferimento. Nell’esperienza in un convitto evangelico
per studiare teologia, il futuro
pastore Rudolph non riesce a
integrarsi e decide di fare il servizio militare.
Proprio qui incontra uno strano personaggio che, dopo aver
promesso di aiutarlo a diventare pastore, gli offre un impiego
nella Stasi. Purtroppo le richieste aumentavano sempre di più:
all’inizio si trattava di piccole
informazioni su colleghi e stu
denti che lavoravano con lui, poi
le informazioni su coloro che lo
circondavano divennero a volte
vere e proprie denunce sulla vita privata delle persone.
Una coppia di pastori che gli
era vicino dovette lasciare il proprio paese a causa del suo lavoro di spionaggio e la sua migliore amica fu in arresto per
molti mesi.
Nell’intervista a Stern emerge
la paura e l’angoscia con cui
una personalità debole e non
protetta poteva essere ricattata,
e la consapevolezza di distruggere i legami di affetto e la
propria vita a causa di questo
bisogno di sicurezza. Come in un
romanzo kafkiano, il pastore Rudolph era cosciente della sua dipendenza e delle sue gravi responsabilità, ma non poteva liberarsene.
La Stasi sapeva scegliere con
freddezza e precisione le persone di cui si serviva, al di là di
regole o limiti e di ogni elementare diritto.
Una storia angosciante, nella
quale il protagonista appare
sempre più non solo come un
responsabile ma anche come una
vittima manovrata dall’alto. Una
storia « sbagliata » che getta ombre e nebbia sulla cultura del
potere e sulle difficoltà della
chiesa di essere un luogo di liberazione.
M. P.
: !
■ .V \ ■ ‘
IMMOBILIARE
LA COLOMBA
I
' Citato da J. DECORNOY in Médias,
mensonges, démocratie, edizioni di
« Le monde diplomatique », n. monografico {« Manière de voir », n. 14-1992).
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