1
1 !
ione
l’info]
ei/an^eliea in rete
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGEUCHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
Spedizione in a. p. 45% ■ art 2 comma 20/B legge 66^6 - Filiale di Torino.
In caso di mancato recapito restituire al mittente presso l'Ufficio PT Torino CMP Nord
Lire 2200 - Euro 1,14
Anno IX - numero 19-11 maggio 2001
SPIRITUALIT/
Evangelistì e evangeliuaiione
di TAYOTAIWO MARTINS
so
li di
che
lOno
od
iste
cchi
spo
)po
iffa
altri
stati
nidi
¡rso
one,
ente
ona
nde
! im
53 di
ifrut
le di
cau
Tien
revo
li ad
3 e le
e in
invihiese
, dal
iedel
te le
sede
I una
e nel
(eniì
■ BIBBIA E AnUALITAB
IL SERVIZIO
DI CESARE
«Rendete a Cesare quel che è di Cesare»
Marco 12, 17
Domenica 13 ma^io circa
cinquanta milioni di italiani andremo alle urne per eleggere «Cesare», per eleggere cioè i governanti
che per i prossimi cinque» anni guideranno il paese. In Italia, Cesare è
eletto democraticamente, come si dice Tuttavia ciò non esime dal paventare «rischi» che Cesare, per la
sua stessa natura di «potere costituito», comporta. Cesare, com’è noto, è
il potere poUtico, economico, müitare, tecnologico, scientifico; è il potere deU’informazione e della comunicazione di massa; è anche il potere
religioso, non votato, ma spesso subito, specialmente in Italia. Ed è un
potere, quello di Cesare, che oggi a
ragione allarma con la sua arroganza, [suoi intrecci occulti, la sua capadtà mediática di persuasione, le sue
connessioni violente, spesso volgari.
La risposta che Gesù dà a chi gli
,chiede se è lecito o meno pagare le
tasse a Cesare è inequivocabile: suUa
moneta è impressa Teffigie di Cesare
die ne attribuisce la proprietà. Dunque: «Rendete a Cesare ciò che è di
Cesare». Le tasse vanno pagate.
PROVIAMO tuttavia inserire la
risposta di Gesù nel contesto delle imminenti votazioni politiche.
Che cosa significa dare a Cesare ciò
che è di Cesare? Che cos’è di Cesare,
0^? D voto anzitutto. Molti si rifiutano di andare a votare. Alcuni per
ragióni etiche, altri per motivi religiosi 0 perché delusi da un Cesare
sempre più lontano dai problemi del
cittadino. Noi non condividiamo tale
s^ta. Il voto, quale che sia, è un diritto-dovere che ci appartiene. È essenziale, quindi, che in un paese democratico, in cui un individuo è cittadino e non suddito, si esprima il
I proprio voto. Oltre al voto a Cesare
l'I Vanno resi anche gli onori, U timore,
il rispetto, perché la funzione di Ceè di servire il popolo. Cesare, ci
ricorda Paolo, è un «ministro di Dio»
per il bene di tutti e come tale va rispettato e onorato. Ma Cesare può
^®ere un usurpatore di beni pubbliQi un imbonitore, un accentratore di
poteri decisionali e come tale va contrastato, va sottoposto al vaglio di
*®a critica stringata in tutti i campi,
soche in quello religioso. Solo una
®tica al potere di Cesare potrà permetterci di distinguere quello che è
OS Cesare da quello che è del popolo,
rile Cesare gli ha usurpato.
IT NA cosa è certa: Gesù riconosce
V/ a Cesare il diritto di imprimere
sua immagine sulla moneta e di rim*|dicame la proprietà; ma gli nega
*®Pvimere la sua immagine sulopto, perché l’Uomo è già a ims^e di Dio. A Cesare si deve renj^rivoto, la moneta, l’onore, il ril’ubbidienza, quando li merilaivi * ** rendere noi stessi,
L jj"^avita’ i nostri ideali, la nostra
,'j^htà. Perché noi apparteniamo a
crìfì a gran prezzo dal sa
oro di Cristo. Viviamo in un
conf° * Cesare non si ac
più di ciò che gli va reso,
jjj^puo molto di più, vogliono co^ M * iiumagine e somiglian
HIESE
1175 ami
di RICCARDO BACHRACH e ANNA MAFFEI
risvolti ecumenici e interreligiosi del viaggio del papa in Grecia, Siria e Malta
Missione pontificia
Il papa ha compiuto un passo avanti nel progetto che egli ritiene «ecumenico» di
accreditarsi come il punto di riferimento dell'unità cristiana e del dialogo religioso
ECO DELLE VAU
FULVIO FERRARIO
noi non siamo di Cesare. Ce
ireem
^ nostro e noi siamo di Dio.
Francesco Casanova
UE mesi fa questo viaggio era impensabile, un mese e
mezzo fa non si poteva fare, adesso
è realtà. Perché il Papa non lascia
che la storia accada, lui guida la storia». Così si esprime, secondo il quotidiano la Repubblica, il capo della
sala stampa vaticana, Navarro Valls,
mentre il pontefice romano e l’arcivescovo Cristodoulos siedono fianco a fianco sull’Areopago di Atene.
Anche chi, come chi scrive e, presumo, chi legge, si ostini a credere che
la storia sia nelle mani di Dio e non
in quelle di Giovanni Paolo II deve
ammettere che le interpretazioni
passano, mentre i fatti rimangono: e
i fatti sono che il papa e le sue schiere (terrestri e non angeliche, certo.
■I Facoltà valdese
Riconosciuti
i titoli di studio
Sulla Gazzetta Ufficiale del 24
aprile è stato pubblicato il decreto
del ministero dell’Università sul riconoscimento di lauree e di diplomi
in teologia rilasciati dalla Facoltà
valdese di teologia, ai sensi dell’Intesa approvata con legge 11 agosto
1984, n. 449. Il ritardo nell’emanazione del decreto ministeriale è stato dovuto al fatto che in questi anni,
come è noto, l’ordinamento delle
università statali è oggetto di una
profonda riforma. Il decreto prevede
che i titoli di studio rilasciati dalla
Facoltà possano essere riconosciuti
dal ministero, a richiesta degli interessati, con le procedure indicate
nel provvedimento stesso, ma tale
riconoscimento non implica l’equipollenza con altri tipi di laurea rilasciati dalle università statali, (nev)
ma alquanto vistose) sono riusciti a
sbarcare nella Grecia ortodossa e
nella moschea di Damasco.
Le cronache riferiscono di una vigilia carica di tensioni e imbarazzi,
che si sarebbero sciolti come neve al
sole di fronte al carisma del vescovo
di Roma; molti, a quanto pare, sono
anche stati i tentativi di strumentalizzare la presenza del papa a fini politici, nel quadro insanguinato dello
scontro in corso nella terra di Gesù,
ma anche qui il papa è riuscito a
mantenere la propria autonomia,
tendendo la mano all’Islam senza insultare Israele. Non solo Navarro
Valls, ma un po’ tutti i commentatori
sembrano in verità difettare di senso
della misura: secondo loro Giovanni
Paolo II opera una rivoluzione spirituale praticamente ogni giorno.
nemmeno la comunicazione globalizzata riuscirebbe a tenere il passo
delle «svolte epocali» che l’anziano
pontefice continuerebbe a realizzare. Ieri viene abbattuta una barriera
confessionale vecchia di un millennio, oggi si apre un orizzonte di fraternità tra le religioni monoteistiche
dopo secoli di guerre sante, chissà
che cosa accadrà domani.
Uno sguardo solo un poco più disincantato suggerisce l’impressione
che la storia (quella vera, che non è
guidata dal papa o per lo meno non
solo da lui) sia più complessa, che le
barriere millenarie non si lascino
cancellare con le adunate oceaniche
e che i conflitti richiedano un’elaborazione ben più approfondita di
Segue a pag. 6
Contro la violenza
Lancio in Italia
del «Decennio»
«Dieci anni per riflettere sulla violenza, sulle sue radici e strutture.
Dieci anni per lottare contro la violenza in tutte le sue forme»: il lancio
ufficiale in Italia del «Decennio contro la violenza» promosso dal Consiglio ecumenico delle chiese, si svolgerà il 24 maggio a Roma, nella chiesa luterana, in occasione della domenica dell’Ascensione. Alle 19 si
terrà un culto ecumenico, a cui seguiranno un incontro con la comunità: «Una serata per ascoltare testimonianze di violenza subita, di liberazione vissuta. Una serata per incoraggiarci reciprocamente, come comunità e chiese, a essere più concreti nel nostro impegno contro la violenza. Spazio, anche, per cantare e
pregare, per lasciarci rafforzare dalla
parola di Dìo e dal suo Spirito», (nev)
■i Valli valdesi
La risorsa
degli alpeggi
Gli alpeggi, nelle valli valdesi, come in molte altre zone di montagna,
rappresentano ancora una realtà viva, che permette di sfruttare alcune
potenzialità del territorio. Val Chisone, vai Germanasca e vai Pellice contano circa 60 alpeggi, per un totale di
circa 10.000 bovini e altrettanti ovicaprini. Gli alpeggi promuovono attività di caseificazione, che comportano dei problemi per quanto riguarda
il rispetto di una serie di norme sui
locali e le strutture: altri problemi derivano dalla relativa idoneità delle in
frastrutture e dalle forniture in quota
di servizi necessari come l’energia
elettrica. Naturalmente queste diffi
coltà sono state acuite dalle conseguenze dell’alluvione di ottobre.
Apag.l1
di DAVIDE ROSSO
H L'OPINIONE I
ANDIAMO
A VOTARE
Grazie al cielo, siamo giunti al giorno
delle elezioni. Dopo tanti «sermoni
elettorali», annunci di «missioni» da
compiere, propaganda rabbiosa e rancorosa, preoccupazioni crescenti per
possibili provocazioni terroristiche, finalmente andiamo a votare. Cioè, alcuni andranno a votare, altri no. Anche in
Italia l’astensionismo è diventato un
fenomeno di massa, coinvolge 3 elettori su 10, circa 15 milioni di persone su
una cinquantina aventi diritto al voto,
a cui si possono sommare anche 3 milioni di voti bianchi o nulli. E se un
tempo l’astensionismo riguardava soprattutto il centro-destra, oggi non è
più così, riarda anche il centro-sinistra, parola di Renato Mannheimer e
Giacomo Sani nel loro libro La conquista degli astenuti. Persino un’alta percentuale di giovani, anche di quelli che
avranno la possibilità di votare per la
prima volta, sembra sia attratto dalla
prospettiva del non voto. Un dato eloquente: i ragazzi e le ragazze sono naturalmente idealisti, entusiasti, curiosi,
avidi di motivazioni, di ispirazioni, di
leader che diano senso alla loro esistenza. Il loro crescente astensionismo
è un grave segnale di allarme.
Perché il «partito del non voto» è in
crescita? Più per sfiducia che per disaffezione verso la politica. C’è differenza? Sì, c’è differenza: la disaffezione è il
disinteresse egoistico a farsi coinvolgere nella gestione della cosa pubblica;
neppure per un atto tutto sommato
minimo anche se di massima rilevanza
democratica come quello del voto; oppure è la radicale incomprensione delle conseguenze sul piano sociale e personale (lavoro, salute, sicurezza, abitazione, scuola, assistenza...) di un atto
così semplice come quello di mettere
ima croce su un simbolo o scrivere un
cognome su una scheda. Un atteggiamento di questo tipo si può contrastare con una adeguata campagna di sensibilizzazione e di informazione che
faccia crescere la cultura politica del
paese. La sfiducia verso la politica, invece, è un atteggiamento cosciente, anche se non necessariamente razionale,
che non è possibile contrastare solo sul
piano dell’informazione e della sensibilizzazione. Chi si sente tradito dalla
politica ha bisogno di una spinta diver
sa per accettare di dare un voto, che
poi significa: voglio che tu mi rappresenti, nei miei bisogni particolari ma
anche in quelli ideali (non si vive di solo panel). Ebbene, la vita politica del
nostro paese non sembra dare risposte
sufficienti non solo ai 15 milioni di potenziali astensionisti, ma anche a quei
milioni di votanti che annulleranno la
scheda, la lasceranno in bianco o voteranno «turandosi il naso». A parole
tutti i partiti e i leader politici sono
consapevoli di questo grave deficit di
democrazia reale, ma nei fatti sono
una minoranza quelli che se ne occu
pano e se ne preoccupano veramente,
agli altri basta vincere.
Come evangelici, sottolineiamo
sempre la responsabilità personale,
l’impegno rigoroso e reciproco per il
prossimo, la dimensione personale e
collettiva, quindi sociale, quindi politica, dell’agape di Cristo. Perciò ripe
tiamo: andiamo a votare, è nostro do
vere di cittadini e credenti. Votiamo
guardando bene chi votiamo, laica
mente, certo, ma senza dimenticare
principi che guidano la nostra fede
evangelica, e impegniamoci ogni gior
no per una politica migliore.
Eugenio Bernardini
2
PAG. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
VENERDÌ n maggio
PIETRO RISUSCITA
UNA VEDOVA
<^Tra i credenti
di Giaffa vi era
una certa Tabità
(in greco Borea),
nome che significa
“Gazzella"; essa
faceva molte opere
buone e dava molto
in elemosina.
Proprio in quei
giorni si ammalò
e morì. Allora i
parenti presero il
suo corpo, lo
lavarono e lo
deposero in urm
stanza al piano
superiore della casa.
^Lidda era urm città
vicino a Giaffa.
I discepoli seppero
che Pietro si trovava
là e mandarono da
lui due uomini.
Questi gli dissero:
“Vieni presto da
noi!" Pietro si mise
subito in viaggio
con loro. Appena
arrivato lo
condussero al piano
superiore della casa.
Gli andarono
incontro tutte le
vedove: piangendo
mostravano a Pietro
le tuniche e i
mantelli che Tabità
faceva quando era
con loro. Pietro
allora fece uscire
tutti dalla stanza,
si mise in ginocchio
e pregò. Poi, rivolto
alla morta, disse:
“Tabità, alzati”.
La donna aprì gli
occhi, guardò
Pietro e si sedette.
Dandole la mano,
Pietro la fece alzare;
poi chiamò
i credenti e le vedove
e la presentò loro
viva. ‘'^In tutta
la città di Giaffa
si venne a sapere
di questo fatto, e
molti credettero
nel Signore.
Pietro rimase a
Giaffa parecchi
giorni in casa
di un certo Simone
che faceva il
conciatore di pelli»
(Atti 9,36-43, TUO
Note:
- il titoletto è della Tilc:
«Pietro risuscita una vedova»; nelToriginale nulla dice che Tabita fosse vedova;
- U V. 37 introduce «1 parenti», che l’originale non
nomina;
- il V. 36 parla di «credenti»; l’originale dice «discepola», riferito a Tabità;
- il V. 41 dice «credenti»;
l’originale dice «i santi», riferito ai credenti di Giaffa.
UN RACCONTO RICCO DI POESIA
Giaffa, una città di mare, era la porta tra Israele e il mondo esterno. È II che Pietro
comprende che non si può considerare impuro ciò che Dio dichiara degno di amore
SERaO RIBET
Giaffa, la bella
Giaffa, Yafo, loppe; il suo
nome è bellezza. «La ville
charmante», la definisce Louis
SchneUer; «pulchritudo», traduce U Gesenius. Il territorio in direzione di Giaffa era stato attribuito alla tribù di Dan (Giosuè
19, 46), ma la città non fu conquistata. Dovremo attendere
l’epoca dei Maccabei per poter
registrare «Tra le sue gloriose
imprese, Simone (fratello di
Giuda Maccabeo) conquistò
Giaffa con il suo porto, e si aprì
uno sbocco sul mare» (1 Maccabei 14, 5).
Certo vi furono tappe intermedie. II Cronache 2, 16 ci mostra Giaffa (ma il passo paraUelo
in I Re 5, 15 e seguenti non cita
la città) come cerniera del commercio tra Curam, re di Tiro, e
Salomone. È lì che vengono trasportati dal Libano, per poi raggiungere Gerusalemme, gli alberi che serviranno per la costruzione del Tempio. Per la
stessa via la scena si ripeterà alla ricostruzione del Tempio
(Esdra 3, 7). Questa città di mare è la porta tra Israele e U mondo esterno. Lo dimostra anche,
simbolicamente, il fatto che
proprio dal porto di Giaffa parte Giona, per andare verso le
estremità del mondo, verso
ovest, verso Tarsis per fuggire
all’ordine, e al rischio, di portare a Ninive una buona novella.
Tabità, Dorcas, Garzella
Invece dì una pteghiera
Io sono la rosa di Saron, il giglio delle valli.
Fl^ di Gerusalemme, io vi scongiuro,
per le gazzelle, per le cerve dei Campi,
non sv^iate, non svegliate l’amore mio,
finché non lo desideril
Ecco la voce del mio amico! Eccolo che viene,
saltando peri monti, btdmndo peri colli.
L’amico mio è slmile a una gazzella
0 a un cerbiatto.
Prima che spiri la brezza del giorno
e dhe le ombre fugano, toma, amico mio,
come la gazzella 0 ilcert>iatto,
sui monti che ci separano!
Cantico dei Cantici, dai cap* 2
{il versetto 8, ih corsivo, viene cantato
per sputare il Sabato e la Torà)
intemazionde. Evangelisches Missionswerk & Basel
Mission, 995, inno 95)
SE Giaffa indica bellezza, anche Tabità è un termine che
lascia trasparire un’immagine
di eleganza. Diamo di nuovo la
parola al Gesenius. Il termine
ebraico indica, in prima accezione, «splendor, decus», in seconda accezione «dorcas, a formae pulchritudine dieta». Hastings riprende gli stessi temi:
prima accezione «ornamento,
bellezza», seconda «gazzella,
daino». E aggiunge una considerazione interessante; sia il
termine ebraico-aramaico sia
quello greco sono nomi, non
Lnusucili, di donna. Il termine ebraico evoca bellezza, il greco lo
sguardo della gazzella (dal verbo dércomai; vedere, guardare,
avere vista acutissima).
Tabità-Dorcas, alle parole di
Pietro, «aprì gli occhi, guardò
Pietro e si mise a sedere» (Atti 9,
40 ss). La parola Tabità è aramaica. Il suo corrispondente
ebraico è Sibia, o Zibia. Nelle
Scritture questo nome compare,
a saperlo cercare. Lo troviamo,
al maschile, in una genealogia
di Beniaminiti (I Cronache 8, 812): Saaraim, da Codes, sua moglie, ebbe lobab, Sibia, Mesa,
Malcam, leus, Sochia e Mirma:
«Questi furono i suoi figli, capi
di famiglie patriarcali».
Il nome gazzella per un uomo
non ci deve stupire. In questo
caso indica agilità, velocità. In
II Samuele 2, 18 Asael, figlio di
Seruia, guerriero di Davide, viene definito «veloce come una
gazzella», e nello stesso modo
vengono definiti in I Cronache
12, 9 alcuni guerrieri che si unirono a Davide. Una donna di
nome Sibia la troviamo nella dinastia di Davide e di Roboamo:
la madre del re di Giuda Joas,
che veniva da Beer-Seba, territorio di Giuda (II Re 12,2, parallelo di II Cronache 21,1).
Genealogia e geografia
UN dato interessante: nella
stessa genealogia già citata
di I Cronache 8 un discendente
di Saaraim, Semed, viene citato
come colui che «costruì Ono,
Lod e i villaggi vicini». Lod non è
una città sconosciuta; si tratta di
Lidda, ad una ventina di chilometri da Giaffa. E proprio da
Lidda Pietro viene chiamato, di
fretta, a Giaffa, dove è morta Tabità. Ono e la sua valle sono citati in Neemia (6,2) e altrove. In
un censimento degli israeliti tornati dall’esilio con Zorobabele
troviamo l’elenco dei rimpatriati
di Lod, Cadid, Ono (Neemia 7,
37, parallelo in Esdra 2,33).
Di nuovo compaiono Cadid,
Lod e Ono tra le città in cui si
stabilirono i discendenti di Beniamino secondo Neemia 11,
31-35. Il versetto 36 ci fornisce
ancora un dato significativo:
«Alcune classi dei leviti appartenenti a Giuda furono unite a
Beniamino» (Riveduta), oppure
(Tilc) «Alcuni leviti si trasferirono dalle località della tribù di
Giuda a quelle di Beniamino». Il
dato è significativo perché, nella stessa zona, ritroveremo la
famiglia dei Maccabei, di stirpe
sacerdotede.
Mattatia si stabilì nella città
di Modin (I Maccabei 2, 1); Simone occupò Giaffa (I Maccabei 12, 33) e ricostruì Adida, la
città chiamata Cadid in Neemia
(I Maccabei 12, 38): tutte città
nella zona tra Giaffa e Lidda. Se
si dovesse identificare nella
stessa zona anche Emmaus, secondo un’ipotesi plausibile,
avremmo un ulteriore riscontro
della azione di Pietro nella zona
in cui avevano operato i Maccabei. Se la tribù di Dan, situata
prima a nord-ovest di Giuda,
verso il mare, dovette poi emigrare all’estremo nord, ai piedi
dell’Hermon, è verosimile l’espansione di Beniamino, e dei
suoi alleati, verso il mare.
Non mi dispiacerebbe se si
potesse riscontrare una terza
immagine di bellezza poetica
legata alle terre di Dan in alcune
parole del Cantico dei Cantici,
che cita sia la rosa (o il narciso)
di Saron, sia le pendici delTHermon e, en passant, la bellezza
delle gazzelle. Ridiamo la parola
al Gesenius: «Hebraei pariter atque Arabes tanti faciebant dorcadis pulchritudinem, ut ei compararent quidquid pulchmm est
et venustum». Ci vengono immediatamente in mente passi
del Cantico: 2, 7 (ripreso in 3, 5;
2, 9; 4, 5; 7, 4...) ma questi sono
deliri poetici, non esegetici.
Gli atti di Pietro
Note
omiletiche
Più che di note.
... .---'Parie,
rei di spunti: la via
«clas
sica» suggerisce di tnet
tere in relazione l'epis^
dio di Tabità con i mira
coli di Elia (I Re 17,17
di Eliseo (Il Re 4, 29 ss) ¡i'
«),
Gesù stesso (Luca 8 40
ss). Se si segue questa'vij
occorre parlare di ridare
la vita, più che di resurre
zione, e vedere che l'epi.
sodio apre la possibilità j
Pietro di un soggiorno a
Giaffa, non previsto dall'
apostolo ma guidato dallo Spirito (efr la sezioni
di Atti su Filippo), Se si
pone al centro la figura
di Tabita, occorre sottolineare la definizione di
essa come «discepola»
(solo qui nel Nuovo Testamento) e sul tipo di
diaconia che ha svolto
(legame con la fede).
Può essere suggestivo
un parallelo, in parte antitetico, con Giona. Giona
scappa, Pietro accorre.
Giona vede Tarsis come
rifugio «lontano» da Dio,
Pietro apre la via alla visione missionaria. Giona Kr^ai isol
non prova pietà per i Ni- .'„ttività
niviti, Pietro e attento al- c
le persone. 1 suoi stru- ■
menti sono la preghiera,
la parola, il gesto. :Wesa, qt
Non mi parrebbe ba- ip6ùa' L 1
naie un approfondimento del tema che ho accennato, del rapporto
possibile con sensibilità
simili e diverse al tempo
dei Maccabei.
VENERDÌ"
Non è una definizione molto utilizzata dai commentari: l’ho trovata testualmente
in J. Paul Benoit, «Combats
d’apôtres», Parigi, s.d., e implicitamente in altri commentari.
Tuttavia mi pare che Luca (o
una delle sue fonti) conosca bene la zona: cita Giaffa, Lidda,
Emmaus (se si deve ubicare in
quest’area), Antipàtride. Un altro piccolo delirio: John Finley,
che nel 1918 cerca la sua «Via
dei» verso la Terra santa al seguito dei britannici che, nuovi
crociati, hanno tolto ai turchi
Gerusalemme nel 1917, quasi
un «saunterer» alla ricerca della
«sainte terre» (etimologia del
Thoreau), visita, tra Ramle e Gerusalemme, Latron (Latrun),
presunto luogo di nascita di San
Disma (il malfattore crocifisso
con Gesù che, secondo Luca 23
riceve la promessa «oggi sarai
con me in paradiso»). Anche Latrun si trova in questa regione.
Non potrebbe esservi una fonte
lucana legata a questi luoghi?
Un’ipotesi che permetterebbe
un interessante svolgimento
omiletico potrebbe essere questa: la predicazione di Pietro in
quest’area, già evangelizzata in
precedenza da Filippo, secondo
gli Atti degli apostoli, potrebbe
avere come sfondo il ricordo del
periodo maccabeo. La polemica
dei Maccabei contro Timpurità è
ripresa in questa sezione, ma in
tutt’altra ottica. A Giaffa Pietro
comprenderà che non si può
considerare impuro ciò che Dio
dichiara degno di amore. Uscendo dai territori della prima chiesa, si riscatta, ma non in modo
nazionalistico, il popolo di Dio.
Luca non ha un atteggiamento
antiromano. La «conquista» del
mondo pagano non avviene per
mezzi militari ma con l’evangelizzazione: non serve mettere a
morte qualcuno ma ridare vita ai
santi, ai discepoli, anzi, nel caso
di Tabità, della discepola esempio di fede e di carità accompagnata da opere fatte, per così dire, con le proprie mani. La terra
santa si allarga, in modo tendenzialmente universale, usando
provvidenzialmente Enea, una
donna discepola e dedita alla
diaconia, l’abitazione del cuoiaio
Simone, il romano Cornelio.
Dal libre
jLatrasfo’'’
gione. Mut
ma in miss
na, Bresci
chiamo alt
liberameni
•ragrafo: P«
costruttiva
zione (pp- i
1) Perce
come più i
lizzazione.
neèmissii
ne non è s
izazione. .
chiesa invi
amare, ser
segnare, gt
2) L’evai
va dunque
missione:
della missi
Per
sione glob;
nostro apri
dell’amore
3) L’evai
essere vist
àale dime:
globale de
approfondire ne delia c
eliminare
Non è mai superfluo il dei due se
lavoro artigianale di vo- ¿gjjcabolario, chiave biblica, ujebbel’a
e a volte fa del bene cer- j^nonpuc
care nei vecchi libri. Sfogliare le pagine del pre- | ? jj! ¡
stigioso Gesenius e uif®“ ,
piacere fisico. Wilhelm
Gesenius (1785-1842)
scrisse nel 1812 il dizio
nario biblico «Hebrài
sches und chaldäisches
siero della
4) L’evar
prende la t
che Dio ha
come med
na novella
h Cristo c
Handwörterbuch über
das Alte Testament». Ho
usato la rielaborazione
dello stesso Gesenius in „ ,
latino, edita nel 1833 a JP™
Lipsia, per i tipi di Vogel, i« .
Un po’ meno vecchio, «liberaù.
il «Dictionary of the Bi- 5) L’evai
ble», di James Hastings, unarispt
1905-1907, New York, e,metar,
Ch. Scribner's sons; Edin- asformaz
burgh, T. & T. Clark. tri atteggi
Buono il commentario
«An exposition of m ellaconvi
old and new testamene,
di Matthew Henry^ JamK
Nisbet and Co.1856,usa
todalLuzzi. ,
Interessanti L. Schneller, traduzione di Ju'ei 0) L’evai
Gindraux, J. H. Jeheber vlto, è c
Genève, 1904 (un po' lasmette
mantico resoconto oi itivo. Le j
viaggio, un po' comnnen- orivolger
tarlo) e, a suo mc)do, ratte dal
pilgrim in Palestine be- ^
ing an account ofjou^ la-j^fg^n
neys on ^oot by the ^
american pilgrim afte'
general Allenby's reco ^
very of the Holy
di John Finley, New Yonc i) Chi ei
Ch. Scribner's sons, 19^': ! '®one.
Non sono libri in to®'posso
mercio, né sono disport ione in «sa
a prestiti: li cito pe® ® «on poj
che non mi sono iov®o iictiro del
to tutto, ma soprattu liitenticità
per incoraggiare a legg danza da '
re anche scavando m ve' ersona c’
chie biblioteche. ^tato(Jes
®) Ahch(
Nella foto: Israele, g
tica città portuale di A
, —um
frazione
^1^0 indi!
hta di u]
abbonamenti .
"’“™ rMo*
estero
sostenitore i- .
Se non avete ancora b
nevato il vostro ,(,11
mento potete f®®'®
mento poceie mi,
versamento sul teep ft
46611000 intestato
«CULTO RADIO», via
renze 38, 00184 Ron^
3
!00l
arle
das
aiet
piso
nira
s),di
8,40
a Via
dare
urrel'epilita a
no. a
dall'
>daldone
Se si
¡gura
'ttoli.
le di
lola»
o Te
30 di
volto
I.
ÍStivo
_e anjiona
orre,
come
a Dio,
Ha vi
yflslERPl 11 maggio 2001
PAG. 3 RIFORMA
Le nostre chiese devono rivalutare l'importanza dell'annuncio della salvezza
Rimettere al centro l'evangelizzazione
Bisogna rivalutare anche l'importanza del ministero di evangelista per lo sviluppo
della nostra testimonianza cristiana. Il rapporto tra evangelizzazione e missione
Dal libro di David J. Bosch
La trasformazione della mis«one. Mutamenti di paradigma in missiologia» (Queriniana Brescia, 2000), pubblicamo alcune tesi estratte e
liberamente riassunte dal pavagrafo: Per una concezione
fostruttiva dell’evangelizzaBoneipP-569-581).
1) Percepisco la missione
come più ampia dell’evangelizzazione. L’evangelizzazioae è missione, ma la missione non è soltanto evangelizzazione. La missione è la
chiesa inviata nel mondo per
amare, servire, predicare, insegnare, guarire, liberare.
2) L’evangelizzazione non
va dunque identificata con la
missione: è parte integrante
iella missione, e non la si deve mai isolare e trattare come
^ m’attività ecclesiale del tutto
t ¡eparata. Se non è in relazio
hiera
' :hiesa, questa diviene sòie ba- speda. L’evangelizzazione
imen- Jutentica è inserita nella mis10 ac- sione globale della chiesa, nel
porto nostro aprire a tutti il mistero
ibilità dell’amore di Dio.
:empo L’evangelizzazione può
essere vista come un’essenàale dimensione deli’attività
jiobale della chiesa, come il
j, cuore 0 nucleo della missiodirC ne della chiesa. Dobbiamo
eliminare l’idea che sia uno
■fluo il dei due segmenti o compo.™' nenti della missione (l’altro
iiblica, larebbe l’azione sociale). Es1 non può mai vivere di vita
el ore- isolatamente dal rer ito dell’esistenza e del miniilhelm stoo della chiesa.
1842) 4) L’evangelizzazione comdizio- prende la testimonianza a ciò
ebrèi- che Dio ha fatto, sta facendo
iisches e^à: deve essere percepita
j über cQjjig mediazione della buoit». Ho pa novella dell’amore di Dio
^fus'ln “tristo che trasforma la vi1833 a proclamando, con la pa\/nnpl »lä c l’azione, che Cristo ci
aUberati.
thè Bi- 5) L’evangelizzazione mira
istings, una risposta. La conversioYork, e, metanoia, comporta la
s; Edin- asformazione totale dei nok- hi atteggiamenti e stili di vi*■ ®®unciare alla centralità
° ( iUa conversione e della fede
"james ÌP'^ica privare il Vangelo
56, usa- ?ùo significato. La con%sione implica una converSchnel-I®® äa e una conversione a.
ji Jule: 6) L’evangelismo è sempre
sheber ivito, è comunicare gioia.
P°' ^^1 ^smette un messaggio poLe persone dovrebbe)mtn otivolgersi a Dio perché at3do. ratte dal suo amore, non
f jQiif. ®rclié spinte dalla paura
thè ® ^fetno. È la «soluzione
n afte' "®sto» che ci rivela la «sis reco- J^ione critica» da cui siaiand»,
w YoA J) Chi evangelizza è un te^ non un giudice.
lO.OPi
20.001
” 20.000
cora rirabbona,rlo co"
-cp H.aio
itato";
>, via 0'
Roma
j- ,—l’evange®2|one rimane un miniI, j ° '^dispensabile. Non si
«a di un accessorio facol
Per la
pubblicità
Una pagina dedicata al tema dell’evangelizzazione introdotta e stimolata dall’intervento di Tayo Taiwo Martins, evangelista nigeriano, referente del Dipartimento di evangelizzazione
dell’Ucebi. Il suo è un appassionato richiamo a porre al centro
della vita delle nostre chiese l’annuncio di salvezza e a rivalutare l’importanza del ministero di evangelista per lo sviluppo della nostra testimonianza. Martins, pastore a Padova, è anche segretario di un’associazione di circa 40 chiese africane situate
principalmente nel Nord-Est d’Italia. Accanto al suo intervento
pubblichiamo alcune tesi sulla missione tratte dal volume «La
trasformazione della missione» del teologo sudafricano David J.
Bosch, docente di missiologia presso la Facoltà teologica del Sud
Africa. Segue la testimonianza di un’appassiormta predicazione
in piazza di John Wesley. (Anna Maffei)
■ nv y UUll Ull giuu
iP , posso classificare le perdita j «salvate» o «perdute»,
non posso mai essere così
rattutta o^filla purezza e della
legge- ^Hcità della mia testimo0 in vet- poter sapere che la
sona che lanata ha ri‘“'atoGesù.
eie, Ha -^ohe se noi dobbiamo
di AW" con modestia al ca"stee aH’efflcacia della no
'lÌ-6S5278,fax 011-657542
tativo, ma di un dovere sacro
che incombe sulla chiesa. Sì,
questo messaggio è necessario. È unico. È insostituibile.
9) L’evangelizzazione è
possibile soltanto quando la
comunità che evangelizza, la
chiesa, è una splendente manifestazione della fede cristiana ed esibisce uno stile di vita
attraente. Ciò che siamo e
facciamo non è meno importante di ciò che diciamo. La
chiamata alla conversione,
pertanto, deve iniziare dalla
conversione di coloro che la
fanno, che formulano l’invito.
10) L’evangelizzazione offre
la salvezza come un dono
presente, e con esso l’assicurazione della beatitudine eterna. Se però l’offerta di tutto
questo occupa il centro dell’attenzione il Vangelo si degrada a oggetto di consumo e
l’evangelizzazione a impresa
che promuove il perseguimento di pio egocentrismo.
11) L’evangelizzazione non
è proselitismo. Quest’ultimo
riflette una tendenza imperialista; la chiesa non riesce a
resistere alla tentazione di
aprire una nuova filiale in
un’area che appare promettente. Volontariamente o
meno questa mentalità suggerisce che non è per la grazia ma per l’adesione alla
propria denominazione, che
si viene salvati.
12) L’evangelizzazione non
equivale all’ampliamento
della chiesa. 11 punto focale
non deve essere la chiesa ma
l’irmzione del regno di Dio.
13) La distinzione fra evangelizzazione e reclutamento
di aderenti non vuole tuttavia suggerire che si tratti di
cose senza relazione fra loro.
Favorire la moltiplicazione
delle congregazioni locali è
al cuore della missione cristiana. Ma la crescita numerica non è che un sottoprodotto della fedeltà della chiesa alla sua vocazione più
profonda. Più importante è
la crescita organica e incarnazionale.
14) Nell’evangelizzazione ci
si può rivolgere soltanto alle
persone e soltanto le persone
possono rispondere. 11 Vangelo cristiano sottolinea necessariamente la responsabilità e
la decisione personali. Eppure
il Vangelo non è individualistico. Le persone non sono
mai individui isolati. Sono esseri sociali, che non devono
mai essere separati dalla rete
di relazioni in cui esistono.
15) L’evangelizzazione autentica è sempre contestuale.
Molta evangelizzazione sembra mirare a soddisfare piuttosto che a trasformare le
persone. In Occidente poi il
cristianesimo era identificato
con la rispettabilità sociale.
Buona parte di questa mentalità, di «conversione alla
cultura dominante» è stata
esportata in varie parti del
mondo.
16) Per questa ragione
l’evangelizzazione non può
essere separata dalla predicazione e dalla pratica della
giustizia. Si pone la questione: a che fine si diventa mem
bri della chiesa? A che fine sono salvati gli esseri individuaii? Diventare discepoli significa aderire a Gesù e al regno di
Dio. L’evangelizzazione è una
chiamata alla libertà e al servizio. Guadagnare persone a
Gesù è guadagnare la loro
lealtà alle priorità di Dio.
17) L’evangelizzazione non
è, come suggeriscono alcuni,
un meccanismo per affrettare
il ritorno di Cristo. I circa 800
«piani globali di evangelizza
zione del mondo», calcolati
dall’inizio dell’era cristiana
collegano l’evangélizzazione
alla pamsia. Questo tipo di filosofia dell’evangelizzazione
in tutte le sue varianti sembra
ignorare deliberatamente la
povertà e l’ingiustizia crescente nel mondo.
18) L’evangelizzazione non
è soltanto proclamazione
verbale. Ciò non toglie che
abbia una dimensione verbale ineludibile. Non possiamo mai restringere il Vangelo alla nostra concezione di
Dio e della salvezza. Possiamo solo testimoniare con
umile audacia la nostra comprensione di tale Vangelo.
Ciononostante, quando rispecchiamo umilmente ma
gioiosamente, nell’amicizia e
nel rispetto reciproco, l’amore riconciliatore di Dio per
tutta l’umanità, lo Spirito
Santo si serve della nostra testimonianz;a e del nostro servizio per far conoscere Dio.
Nel corso dell’Assemblea Ucebi del 1998 sono state presentate alcune chiese etniche che hanno anche animato I lavori
Le parole di John Wesley
Di fronte all'Agnello
che toglie i peccati
«30 maggio 1742. Alle sette
raggiunsi la parte più povera
e disperata della città. Standomene, con John Taylor, in
piedi al termine di una strada, cominciai a cantare il salmo numero cento. Tre o
quattro si fecero a curiosare
intorno; e presto divennero
quattro, cinquecento...
Quando ebbi parlato, osservai che se ne stavano a guardarmi con gli occhi sbarrati, a
bocca aperta, in preda a uno
stupore profondo. Dissi loro:
“Se desiderate sapere chi sono, ecco: il mio nome è Giovanni Wesley. Con l’aiuto di
Dio, mi propongo di tornare a
predicare di nuovo qui alle
cinque del pomeriggio”. Alle
cinque la collina dalla quale
avevo divisato di parlare era
gremita dal piede alla cima.
Mai m’era accaduto di vedere
una così gran folla riunita.
Sapevo che nemmeno la
metà di quella gente avrebbe
potuto udirmi, sebbene la mia
voce fosse a quei tempi robusta e chiara. Mi posi, allora, in
modo di averli tutti sott’occhio mentre si raccoglievano
lungo i fianchi del coUe...Dopo la predica quelia folla
d’umili mi si strinse intorno
per dimostrarmi il suo amore
e la sua benevolenza. E m’oc;
corse del tempo prima che
potessi uscirne fuori. Molti
s’affrettarono alla locanda
prima ch’io vi giungessi chiedendomi con travolgente insistenza ch’io restassi almeno
un altro giorno con loro».
Una predicazione veemente, quella di Wesley; drammatica nella denuncia della
condizione del peccatore,
esaltante nella visione di salvezza che egli poneva dinanzi
a chi l’ascoltava. Eccone qui '
di seguito un saggio.
«O tu che ti sei allontanato
da Dio e ascolti la mia parola;
tu, spregevole, disutile, miserabile peccatore! lo ti accuso
dinanzi a Dio, giudice di tutte
le cose. Va’ a Lui, così come
sei, con tutta la tua empietà.
Guardati dal perdere l’anima
tua vantando la tua molta o
poca giustizia. Va’ a Lui come
sei, totalmente peccatore,
colpevole, perduto, ridotto a
nulla, giunto alla soglia dell’abisso eterno e pronto a cadervi dentro e troverai favore
al Suo cospetto, saprai che
Egli giustifica gli empi. Così
sarai condotto al sangue del
lavacro, tu disutile, reietto,
dannato peccatore.
Guarda allora a Gesù! Ecco,
l’Agnello di Dio che toglie da
te il tuo peccato! Non far mostra delle tue opere né della
tua propria giustizia. Non
farlo! Poiché con ciò rinnegheresti Colui che t’ha riscattato. Vàntati soltanto del sangue del patto, prezzo del riscatto dell’anima tua orgogliosa, indurita, ricolma di
peccato. Chi sei tu che ora
vedi e conosci l’empietà tua
dentro e fuori di te? Ecco, tu
sei l’uomo! lo ti vogiio per il
mio Signore. Ti chiamo, te,
alla figliuolanza di Dio per
fede. Dio ha bisogno di te.
Tu che ritieni l’anima tua
abbandonata senza speranza alla perdizione, ecco, sei
pronto per procedere nella
Sua gloria: la gloria della libera grazia che giustifica l’empio e colui che non opera il
bene. Oh, vieni ora! Credi nel
Signore Gesù e tu, persino tu,
sarai salvato».
(da Reginold Kissack, Giovanni Wesley. La vita e il pensiero, Torino, editrice Claudiana, pp. 26-28).
Un compito che dovrebbe riguardare ogni credente in prima persona
Gli evangelisti sono diventati una specie in pericolo?
TAYO TAIWO MARTINS
Dove sono andati a finire
gli evangelisti? Nella sua
autobiografia «Be Myself»,
Warren Wiersbe definisce gli
evangelisti una «specie in pericolo»! Gli evangelisti che
hanno una base nelle chiese,
poi, sono ancora più rari. Noi
abbiamo disperato bisogno
di pastori qualificati e di teologi i cui cuori sono pieni di
gioia e lodano Dio per il lavoro che compiono, ma noi abbiamo bisogno anche di
evangelisti. Mi sono sentito
dire da alcuni che si preparavano al ministero che essi
vogliono «dar da mangiare
alle pecore», ma chi si preoccuperà di «far nascere le pecore»? C’è bisogno della verità dell’Evangelo per coloro
che la vogliono conoscere (i
credenti) e per coloro che
non la vogliono conoscere (i
non credenti).
lo non credo che si possa
imparare a fare l’evangelista,
ma sono preoccupato che in
alcuni casi si faccia l’opposto, ossia si insegni a mettere
da parte il dono e la vocazione specifica di evangelisti
che si è ricevuta. In un certo
senso ogni credente dovrebbe essere un evangelizzatore,
cioè dovrebbe condividere la
sua fede e contribuire così allo sviluppo della testimonianza. Ma l’evangelista che
ha il dono di tale ministero è
in qualche misura diverso.
Dio sa in quale membro del
suo corpo può suscitare questo dono perché egli solo può
conoscere l’intera vita della
persona e capire in che modo le sue attitudini possono
essere sviluppate.
Attraverso i testi biblici è
evidente che Dio ha messo
costantemente da parte persone con il compito di raggiungere i «perduti». È Dio
che li suscita, guardando alla
possibilità di insegnare al loro cuore. Li sceglie come dei
vasi e poi comincia a prepararli per questo compito anche con l’aiuto di chi ha la
responsabilità delle chiese. 1
primi due evangelisti che noi
individuiamo nel libro degli
Atti, a parte dagli apostoli,
erano Filippo e Stefano. Entrambi cominciarono come
collettori di offerte (Atti 6, 23,5; 21,8).
La maggioranza dei cristiani quotidianamente vivono
fianco a fianco con persone
non convertite. È entusiasmante ed è un privilegio poter condividere con loro il Signore Gesù. L’evangelizza
zione attraverso l’amicizia individuale appare oggi la maniera migliore per avvicinare
amici a Cristo. Evangelizzare
sul proprio posto di lavoro, o
nel vicinato, o farlo in famiglia 0 fra amici è dovuto, ma
realisticamente in questo
modo possiamo solo avvicinare un numero limitato di
persone. Inoltre molti di questi sono in molte cose simili a
noi. Anche per questo molte
nostre comunità sono formate di persone simili fra loro
anche per razza o colore.
Ma chi raggiunge coloro
che non hanno amici cristiani? 11 contatto «a freddo» può
essere criticabile, ma è comunque meglio del lasciare le
persone senza Evangelo, lo
credo che bisognerebbe mettere a parte donne e uomini
perché si dedichino a tempo
Per le strade, dovunque, è possibile fare opere di evangelizzazione
(Foto P. Romeo)
pieno a questo ministero come si fa con altri tipi di ministri. La loro chiamata sarà
quella di proclamare l’Evangelo, e Cristo crocifisso sarà il
tema costante della loro predicazione.
Sei sono i suggerimenti
che vorrei fare a questo proposito. In primo luogo, pregare perché ci siano più
evangelisti: il campo è grande, i lavoratori sono invece
pochi. Secondariamente,
cercare persone che hanno
questo carisma. Se Dio ha
«dato alcuni come evangelisti...» (Efesini 4, 11) vuol dire
che ce ne devono essere anche nelle nostre chiese. Dovremmo identificarli e incoraggiarli. In terzo luogo, fare
in modo che il dono di evangelista sia sviluppato e rifinito attraverso uno studio adeguato. Quarto punto, le chiese dovrebbero poi utilizzare
gli evangelisti organizzando
eventi e programmi di evangelizzazione regolarmente.
Bisogna poi, in quinto luogo,
pregare per l’evangelizzazione e gli evangelisti enfatizzando il loro ruolo e importanza. Infine è necessario offrire supporto finanziariamente e in altri modi a coloro che evangelizzano.
È tempo di chiedersi: dove
e come mai gli evangelisti sono andati via? Stiamo cercando di combattere una battaglia senza le necessarie munizioni? Come qualcuno ha detto: «Abbiamo bisogno di uomini e di donne che sono
umili di fronte a Dio, e sono
coscienti del fatto che il loro
potere viene dallo Spirito
Santo, ma che sono anche
convinti che Dio li ha chiamati come suoi ambasciatori».
4
PAG. 4 RIFORMA
Ecumene
VENERDÌ 11 MAGGIO2oni
13 maggio: domenica dedicata alla Cevaa-Comunità di chiese in missione
Gli indios Tobas del Chaco argentino
Il Comitato italiano per la Cevaa invita le chiese valdesi e metodiste a destinare la colletta alla
«Azione apostolica comune» presso le popolazioni aborigene Tobas. Intervista a Juanita Bertinat
Intervista alla pastora Elfriede Dörr
L'ecumenismo dell'incontro
LUISA NITTI
fRANCO TAGLIERÒ
Le chiese valdesi e metodiste sono invitate dalla
Tavola a dedicare i culti della
seconda domenica di maggio
alla Cevaa-Comunità di chiese in missione. Si tratta di un
appuntamento che si ricollega con l’antica «Domenica
delle missioni», nella quale le
comunità locali svolgevano
tutta una serie di iniziative in
vista della raccolta di fondi
per l’opera missionaria nel
mondo, svolta attraverso le
Società missionarie, tra le
qudi la prima era quella di
Parigi. Dal 1971, anno di fondazione della Cevaa, comunità sorta in sostituzione della Società delle missioni parigina, la domenica delle missioni è diventata domenica
della Cevaa.
Il senso della missione è
dunque cambiato, ma uguale
rimane la responsabilità che
anche le nostre chiese devono
sentire nei confronti di un lavoro che si fonda sulla solidarietà reciproca tra chiese di
tutti i continenti impegnate in
comunione le une con le altre
nella missione nel mondo.
Non più una missione a senso
unico, dal Nord al Sud, ma
una missione in cui le persone si incontrano, si scambiano le esperienze di vita, le
speranze, la comune attesa
della venuta del regno di Dio.
La Cevaa dunque non è
una organizzazione ecumenica come le altre. La Cevaa è
una comunità di chiese dell’Europa, dell’Africa, delTAmerica Latina e delle isole
degli Oceani Indiano e Pacifico: tutte insieme vogliono far
vivere l’ideale missionario
che il Signore stesso affida a
tutti i credenti.
Celebrare una domenica
della Cevaa significa entrare
in un orizzonte allargato di
fratelli e sorelle in fede, significa uscire dalla routine ecclesiastica dei nostri paesi e
delle nostre città, significa
condividere le speranze, le
gioie e le difficoltà gli uni degli altri, gli uni con gli altri. Il
Comitato Italiano per la Cevaa invita le comunità valdesi
e metodiste in Italia a destinare la colletta del 13 maggio
(possibilmente arrotondata
per eccesso!) alla iniziativa
della Azione apostolica comune nel Chaco argentino,
presso le popolazioni aborigene Tobas. I doni andranno
inviati alla Tavola valdese e
costituiranno il contributo
stabUito dal Sinodo.
Azione apostolica comune
nel Chaco argentino
La campagna di raccolta di
fondi in favore dei programmi della Cevaa per il 2001 è finalizzata al sostegno della
Azione apostolica comune
presso la popolazione Tobas
del Chaco argentino (Argentina del Nord). Queste popolazioni aborigene, evangelizzate da missionari statunitensi
nella prima metà del ventesimo secolo, furono costrette a
lasciare le terre ancestrali dal
governo argentino per andare
a «inventarsi» una nuova vita
in alcune città. La recente restituzione di una parte delle
terre costringe ora i Tobas a
ripensare alla loro vita quotidiana. Quattro chiese Tobas
hanno deciso di ricostruire
l’identità culturale del popolo
mediante un approfondimento teologico e, con l’aiuto
della Cevaa, stanno portando
avanti un programma di studio biblico sui temi della terra e de ’a cultura. Presso le
popolazioni Tobas già da anni è presente, con un pro
Studio biblico presso gli indios Tobas del Chaco ,
tutta la Comunità e ognuna
delle chiese membro si accordano di appoggiare e sostenere insieme di fronte ad
gramma di aiuto sanitario, la
Jum, organizzazione di cui
fa parte anche la Chiesa valdese del Rio de la Piata. Abbiamo chiesto a Juanita Bertinat, membro del Consiglio
esecutivo della Cevaa quale
delegata della Chiesa evangelica valdese del Rio de la Piata, una presentazione dell’Azione apostolica comune.
«Essi ricostruiranno sulle
antiche rovine, rialzeranno i
luoghi desolati nel passato,
rinnoveranno le città devastate, i luoghi desolati delle
trascorse generazioni» (Isaia
61,4). «La gente impara ad alzare la testa e ad affermare i
suoi diritti con fondamenti
biblici - spiega la Bertinat
questo è il bilancio che gli
stessi Tobas fanno di questa
prima parte dell’Azione apostolica comune iniziata nel
Chaco argentino nel 1998
con l’appoggio della Cevaa. Vi
sono interessate quattro chiese Tobas: Chiesa evangelica
unita. Chiesa di Dio, Chiesa
dell’Evangelo quadrangolare
e Chiesa della Bibbia aperta.
Si aggiungono all’iniziativa la
Chiesa valdese del Rio de la
Piata, che è membro della Cevaa, la Jum (Junta Unida de
Misiones) e l’isedet (Istituto
superiore evangelico di studi
teologici, cioè Facoltà di teologia nel Rio de la Piata)».
- In che cosa consiste una
Azione apostolica comune?
«Nella Cevaa questo tipo di
iniziative si caratterizzano
per essere un progetto che
uno sforzo concreto che esige
una comunione di intenti».
- Qual è l'obiettivo principale prospettato per questa
azione portata avanti congiuntamente da tutte le parti
coinvolte?
«Offrire spazi di “capacitación” biblico-teologica (animazione e coinvolgimentp attivo) e di riflessione biblica in
gruppi, attraverso i quali le
comunità e le chiese aborigene riescano a scoprire i fondamenti che alimentano il processo di recupero, occupazione e utilizzazione delle terre.
Dobbiamo tener conto del
fatto che le popolazioni aborigene deU’America Latina, nel
corso del processo storico
della colonizzazione e nella
successiva creazione e crescita degli stati latinoamericani,
non furono soltanto private
delle loro terre, ma anche di
tutto ciò che questo fatto implicava: forma di vita, alimentazione, identità, costumi,
pensiero. Questa marginalizzazione continua anche al
giorno d’oggi: basta vedere le
rivendlccizioni e le lotte che le
popolazioni indigene avanzano nei loro differenti paesi.
Tutto questo programma di
“capacitación” e di formazione biblico-teologica si sviluppa in due fasi. La prima consiste nella realizzazione di seminari di riflessione biblica
(foto Christophe Zenses)
nel corso dell’anno, in una
proposta totalmente aperta
alle comunità. I temi del lavoro sono i seguenti: la terra, i
costumi, gli idiomi, l’ideiitità,
l’organizzazione famigliare.
Questo lavoro coinvolge ampiamente la popolazione e la
base di discussione, di riflessione e di studio, propone a
tutti un processo di ricupero
della loro identità, della memoria, delle radici della propria cultura che permetteranno da una parte l’appropriazione di strumenti utili a fronteggiare una realtà che si presenta molto difficile e dall’altra la creazione di alternative
di lavoro per raggiungere un
livello di vita dignitoso.
A partire da quest’anno comincerà a svilupparsi una seconda fase, che svilupperà
un programma adatto alla
realtà aborigena e tale da
permettere la formazione sistematica di pastori e di leader delle comunità. Questo
programma di “capacitación” formale è stato chiamato “Scuola biblica comunitaria indigena”. Nella concezione del progetto le due
fasi sono complementari tra
loro. Bisogna dire che questo
processo, contrassegnato
fortemente dal suo carattere
multiculturale e interdenominazionale, costituisce per
tutti i credenti e per le chiese,
a cominciare da quelle aborigene, una sfida importante in
quanto prefigura un mondo
più giusto e più solidale».
La pastora luterana romena Elfriede Dörr, membro
del Comitato centrale della
Conferenza delle chiese europee (Kek), ha concluso l’Incontro ecumenico di Strasburgo (17-22 aprile), con un
intervento a due voci insieme
al cardinale Karl Lehmann
(Germania). Le abbiamo chiesto una valutazione complessiva dell’incontro e di alcuni
temi della Charta cecumenica.
- Pastora Dörr, uno degli
obiettivi dell’incontro ecumenico di Strasburgo era di creare un’occasione di confronto
fra leader ecclesiastici e giovani rappresentanti delle chiese.
Ritiene che questa formula
abbia funzionato?
«È stato un incontro molto
speciale, questo di Strasburgo, che ha visto l’incontro fra
giovani e meno giovani, uomini e donne, protestanti,
cattolici, ortodossi. In questi
giorni abbiamo visto svilup. parsi il concetto di ecumenismo come incontro: possibilità di fare domande, ipotizzare risposte, lavorare insieme verso l’unità. Il gruppo
preparatorio ha inteso dare
molto spazio proprio alla dimensione dell’incontro fra
giovani e leader ecclesiastici.
La mia opinione è che questa
formula ha funzionato: i leader ecclesiastici si sono dimostrati sufficientemente
aperti e desiderosi di confrontarsi con i giovani; i giovani, da parte loro, si sono
mostrati molto curiosi, desiderosi di sapere, di capire, di
interrogare. Per molti dei
giovani presenti è stato quindi un incontro importante:
alcuni, ad esempio, partecipavano per la prima volta a
un incontro ecumenico, altri
hanno incontrato per la prima volta delle donne pastore, confrontandosi così sul
tema del ministero femminile, altri ancora himno potuto
incontrare da vicino i propri
leader ecclesiastici e porre
loro domande».
-A suo parerei leader ecclesiastici sono pronti per incontrare i giovani e ascoltare le
loro domande?
«È vero che alcuni di loro si
sono mostrati meno disponibili. Ma dobbiamo guardare
con fiducia a coloro che invece si sono mostrati aperti e
curiosi, e che in questo incontro ecumenico e non solo
hanno dato il buon esempio.
I giovani effettivamente, prima dell’incontro, temevano
che i leader non avrebbero
avuto molti contatti con loro.
D’altronde, si sa, ogni incon
VENEF
tro è un rischio, e la sua riascita dipende da entrambe lè
parti. In questo caso credo
che abbia funzionato, soprattutto perché i più giovani
non hanno avuto remore a
porre domande, anche le pü,
semplici, che sono pur sempre importanti».
- Veniamo alla Charta
cecumenica. In sede di valu■ razione è stato osservato che
sono visibilmente assenti alcuni importanti problemi etici, che spesso separano le
chiese cristiane. Fra questi k
questione delle donne nelle
chiese. Perché, a suo parere,
questa mancanza?
«È un fatto che nel movimento ecumenico la questione del genere è tutt’oggi uno
dei temi “caldi”. La Charta
aecumenica d’altra parteé
soprattutto una piattaforma
comune, di cui le chiese eu
ropee oggi hanno molto bi
sogno: certo, è triste consta
tare che non vi sia parola sul
la questione delle donne nel
la chiesa, cosa che rivela co
me su questo argomento vi
siano ancora grossi problemi. Dobbiamo però accettare
che determinati temi siano
rimasti fuori dalla Carta
d’altronde bisogna anche sa
pere aspettare e intanto vive
re esperienze come questa c
Strasburgo: momenti di in
contro personale e di teci
proco ascolto, che non pos
sono che giovare al movi
mento ecumenico».
- In che modo le parole dàla Charta cecumenica potranno diventare «carne», nella vita quotidiana delle chiese?
«Credo che la Charta cecumenica costituisca nel complesso un buon passo in avanti nelle relazioni ecumeiiiche;
su molti temi esprime il no
stro minimo comune deno
, minatore, una base comune
da cui ripartire per proseguire
nei dialoghi. Ogni chiesa in
Europa, nel suo contesto, dovrà cogliere e valorizzare dò
che è più importante per sé.
Ad esempio, pensando al mio
contesto in Romania, la questione delle relazioni con
l’Islam non è del tutto centrale, in quanto non abbiamo
una forte presenza musulmana. Ma altri temi toccati dalla
Carta sono di importanza mtale: è il caso del ruolo delle
chiese nella società. Nei paesi
dell’Est europeo le chiese
non hanno saputo e potuto
dire nulla durante il regime
comunista: adesso devono
imparare a capire che hanno
una forte responsabilità noi
confronti del contesto ponti;
co e sociale dei paesi ia^oui
sono radicate».
Valutazioni finali deH'incontro del cardinale Lehmann
La Charta oecumenica, un impegno reale
La Charta cecumenica è stata discussa dai partecipanti
all’Incontro ecumenico di
Strasburgo nella .giornata di
sabato 19 aprile. La discussione, centrata soprattutto sulla
concreta attuazione della Carta, si è svolta in quattro gruppi. I risultati del dibattito sono
stati presentati in serata in
una vivace sessione plenaria,
presieduta dal card. Vlk (presidente Ccee) e dal metropolita Jérémie (presidente Kek).
Quattro relazioni dai gruppi (che erano al tempo stesso
quattro testimonianze personali) hanno aperto la sessione. Stephan Vesper, cattolico
tedesco, ha espresso la speranza che la Carta diventi un
testo autorevole nella misura
in cui saprà promuovere una
cultura del dialogo, dell’apertura e della fiducia fra le chiese. L’ecumenismo, ha detto,
è una specie di maratona in
cui però manca l’indicazione
dei chilometri percorsi; in
compenso, ci sono dei «posti
di ristoro», e la Charta oecumenica è uno di questi. Il diacono Andrej Elisseev, della
Chiesa ortodossa russa, ha
sottolineato l’importanza
della Carta come «primo documento europeo che esprime ciò che abbiamo in comune». La partecipazione
giovanile nel processo di redazione della Carta, ha detto,
è stata insufficiente, e ha
espresso l’auspicio che l’esperienza di incontro fra leader delle chiese e giovani, avvenuta a Strasburgo, non costituisca un «unicum» irripetibile. Sylvia Raulo, luterana
finlandese, ha chiesto a Kek e
Ccee come intendono accompagnare e sostenere il
processo di ricezione della
Carta, e ha sottolineato la necessità di guardare alle responsabilità globali delle
chiese europee, specie di
fronte a problemi come la fame nel mondo o i movimenti
migratori. Margaret Connolly, cattolica inglese, ha affermato che la Carta troverà la
sua attuazione non tanto nelle discussioni teologiche,
quanto in un «autentico dialogo di vita».
Dopo i rapporti dai gruppi,
il cardinale Karl Lehmann
(Germania, vicepresidente
Ccee) e la pastora luterana Elfriede Dörr (Romania, membro del Comitato centrale
Kek) hanno svolto un dialogo '
conclusivo, analogo a quello
svolto dagli stessi relatori
nella sessione di apertura. Ricordando le parole di san Benedetto, «spesso il Signore rivela la via migliore a uno dei
membri più giovani della comunità», Dörr ha chiesto a
sei giovani partecipanti, provenienti da diversi paesi e
confessioni (fra cui il valdese
italiano Davide Rostan), di
sedersi al tavolo della presidenza, e li ha coinvolti nel dibattito sulla valutazione del
La firma solenne della Carta da
metropolita Jérémie (Kek)
l’incontro. Tutti gli interventi
hanno sottolineato la positività dello scambio di esperienze fra diverse generazioni di credenti avvenuto a
Strasburgo. Il cardinal Lehmann ha affermato che la
Carta deve rappresentare
uno stimolo e un appello ad
approfondire e accrescere la
nostra cooperazione ecumenica. Ha sottolineato l’im
parte del cardinale Vlk j
(foto Kek/Marianne Ejaers
portanza delle parole «no'
«.V»»*»-"»-» “ —-f- itrtfli
impegniamo», che veng
ripetute più volte nella
ta: se da un lato queste p
le non vanno intese in S'
dogmatico o giuridicOi
tro lato non significa cn«
se siano un semplice i
«Noi ci impegniamo dav
-ha detto-: nonindejfl
mo il significato della
oecumenicd».
giù' ‘
«A
va Ü £
nell’e
21 api
alia li
cielo i
pubbl
solo. I
la Fg£
Consc
denti
dellal
tiziari
hannc
l’etere
li: Zai
chitar
dei gr
ressar
italiar
ria C1
hanm
a un
Scrití
spazi
letterc
sposti
ilmat
daUal
to di 1
bracci
bro p
Zambi
Ferret
na Gil
troma
Zan
«timoi
bro é
zione,
interi
mong
Mongi
lia viei
me co
2 mes
pítale,
dei Ge
che di
CsF (2
in tes
1998,
unfilr
de Fe
Raitre;
lia in
raccor
delvia
(«oh,
sua se
pulsa,
verso
golo,!
le teni
Non é
do ba
adoles
troma
fin de
di Zan
L’in
spazii
tntici
da d
il
|agin
re SI
io) in
tapia
M le
tnk!
lee
ima e
|dhe ra
í«ta ch
"fiesta (
l*Con(
;|ptezzi
¿taren
tratto'
vilizzi
Diodo
' soddii
sfazioi
«Ogi
zia - (
Diido
Hopo
Glaud
chei’
semp
Diiei i]
stator
della:
5
VENERDÌ 11 MAGGIO 2001
PAG. 5 RIFORMA
nueie
ido
ratani
■e a
più
3ffi.
irta
tiluche
iaì'eti0 k
tila
ielle
fere,
ovistiouno
arta
'te è
irina
ìeuibiistaisulnela coto vi
)ble!ttare
liano
arta;
lesavivestadi
li inrecipostiovi
leélstranila vie?
; cecacomavanniche;
il nodenomune
eguire
esa in
:o, doire ciò
ter sé.
al mio
a quell con
0 cenbiamo
iulmad dalla
nzavi3 deEe
li paesi
chiese
potuto
regime
evono
hanno
ità nei
politi"
in cui
lee)«
Ejdersi
3 «noi®
rengo®*
;lla
itep "
co.
iche«*
e invi'Jr
daW^
deboW
aCÌ)^
file
Un incontro organizzato a Firenze dalla libreria Claudiana e dalla comunità battista
La Mongolia del musicista Zamboni
Già chitarrista del gruppo Csi, l'ospite ha raccontato il proprio «libro di viaggio»
e ha dichiartato di avere scoperto nuovi possibili rapporti con il testo biblico
PASQUALE MCOBINO
* PPUNTAMENTO da
<</\non perdere» segnalava il quotidiano II Manifesto
nell’edizione di Firenze del
21 aprile: «Massimo Zamboni
alla libreria Claudiana...». Il
cielo è coperto, diluvia, ma il
pubblico c’è. Giovani e non
solo. I ragazzi e le ragazze della Fgei di Firenze, i fans del
Consorzio suonatori indipendenti (Csi) e dei Cccp, clienti
della libreria, evangelici; i notiziari delle radio cittadine ne
hanno parlato lanciando nell’etere interviste promozionali: Zamboni, sì proprio lui, il
chitarrista (ormai ex) di uno
dei gruppi musicali più interessanti della scena musicale
italiana, è a Firenze. La libreria Claudiana e la Fgei gli
hanno chiesto di partecipare
a un progetto denominato
ScrittureAltreLetture, uno
spazio di sperimentazione
letteraria aperto ad autori disposti a rileggersi esplorando
il materiale irarrativo offerto
dalla Bibbia. È un esperimento di lettura creativa che abbraccia sia la Bibbia che il libro pubblicato da Massimo
Zamboni, con Giovanni Lindo
Ferretti, per l’editrice fiorentina Giunti: «In Mongolia in retromarcia»'.
Zamboni ha accettato con
«timore e tremore». Il suo libro è il frutto di una dislocazione, un viaggio geografico e
interiore. Insieme alla tv
mongola alla scoperta della
Mongolia esterna, la Mongoliavietata ai mongoli dal regime comunista: 52.000 km in
2 mesi: da Ulan Bator (la capitale, antica Urga) al deserto
dei Gobi e ritorno. Un viaggio
che diventerà un album dei
Cs? (Tabula rasa elettrificata,
in testa alle classifiche nel
1998, scavalcando gli Oasis),
un film (45° parallelo di Davide Ferrarlo, trasmesso da
Raitre) e un libro. «In Mongolia in retromarcia» non è il
racconto estetico e distaccato
del viaggiatore «fin-de-siecle»
(«oh, molto pittoresco»). La
sua scrittura trasuda umori,
pulsa, si fa corpo con l’universo umano animale mongolo, si posiziona nelle gher,
le tende delle tribù nomadi.
Non è una guida: è lo sguardo bambino su una nazione
adolescente, un viaggio in retromarcia, un viaggio onirico
fin dentro i sogni d’infanzia
di Zamboni e Ferretti.
L’incontro si tiene nello
spazio battista fiorentino,
|aiitico teatro dela Accadelia dei Solleciti. Stupore di
ibo»: «Non avrei mai imiginato di ritrovarmi a par^Pare su un tema simile (bibli^■co) in un posto così (bello)».
| lu platea qualcuno ondeggia
|ha le panche (ekklesia ultra^^fik!) accompagnando col
irpo la musica: plana solido
u,suono sferzante delle chire elettriche dei Csi in For^ W e sostanza, la canzone
iene racconta il Naadan, la fe,8ta che riunisce a Ulan Bator
■ Ifc tribù nomadi mongole,
•ji^ta dell’orgoglio mongolo:
i:f^°tlosco le abitudini, so i
¡prezzi,/ e non voglio compeJMe iié essere comprato,/ at“Stto fortemente attratto/ ci'^uizzato, sì civilizzato/ comodo, ma come dire poca
■ 8°ddisfazione, / poca soddistazione,/ Signore».
.*Dggi è una giornata di gra- esordisce Zamboni, tijnùlo, quasi impacciato -.
“Opo l’invito della libreria
laudiana mi sono accorto
he l’unico libro che mi ha
enipre accompagnato nei
^ei innumerevoli traslochi è
ato proprio la Bibbia». Forte
3 scrittura, incerto nella
voce, Zamboni rilegge la Genesi e il suo viaggio in Mongolia, la sua genesi di scrittore
e di padre. La'Mongolia, lo
scenario del suo paesaggio
diventa una pergamena: un
commento alla drammaticità
della creazione di Dio. Dislocazioni come atti fondativi,
prima ancora che come eventi disorientanti. Risuona quasi lo zimzum ebraico-qabbalistico-sefardita: la creazione
come frutto del ritirarsi di
Dio, il suo contrarsi, il suo
concentrarsi, l’affiorare di
una geografia umana e animale, innocenze che si perdono. «Dove sei tu?»: è questa
la domanda che accompagna
l’autore nel suo viaggio interiore. È la domanda rivolta
all’umanità intenta a celare la
propria vergogna: nudi di
fronte a Dio. I circuiti narrativi si innescano fulminei: catturano e collegano punti lon
tani, figure, paesaggi. Zamboni apre un muitiverso letterario, intreccia linguaggi: Genesi, Melville, Fenoglio.
Un movimento della mente
che diventa parola ed energia
musicale: parte la chitarra
elettrica, onirica e dispersa, di
Ongii e poi di Gobi (ancora
canzoni di Tabula rasa elettrificata). Una dispersione che
si coagula in un nuovo ordine
e che (ri)fonda l’identità. Un
enigma da sciogliere a partire dalla domanda «Dove sei
tu?». Enigma dell’identità,
luogo in cui si toccano gli opposti. Zamboni risponde: sono in uno spazio distante e
intimo, angusto e immenso
dove morte e vita, riconoscenza e terrore, memoria e
oblio, legge e libertà danzano
la vita. Perdersi e ritrovarsi:
un progetto di vita rifondato
con una alterità acquisita:
una figlia, Caterina.
Siamo alla fine del viaggio.
Poi, le domande. I fans dei Csi
esprimono il loro disorientamento ma si adeguano, si sintonizzano: «Ma come sei tu,
Zamboni, qui, a parlare della
Bibbia?». Altri che raccolgono
le suggestioni teologiche del
suo intervento. Bello. Una
giornata di grazia per tutti.
Per Zamboni scrittore, per noi
lettori. Il libro più venduto
della giornata oltre a quello di
Zamboni? Ovvio: la Bibbia.
«Oggi mi sono resa conto di
non averla in casa», afferma
una cliente. Compra, ringrazia, se ne va. ScrittureAltreLetture, un esperimento riuscito.
(1) Massimo Zamboni-GioVANNi Lindo Ferretti: In Mongolia in Retromarcia. Firenze,
Giunti, 2000, £ 20.000.
(2) Csi - Consorzio suonatori
indipendenti. Tabula rasa elettrificata, Polygram, £ 36.000.
Rappresentata alla Scala l'opera di Gaetano Donizetti
L'«Elisir d'amore» e l'umorismo di Dio
PAOLO FABBRI
VAGANO i pensieri nella
penombra del palco, in
attesa che il sipario si alzi su
L’elisir d’amore di Gaetano
Donizetti su libretto di Felice
Romani, con le scene, già collaudate, nel 1998, di Tullio Pericoli e la regia di Ugo Chiti.
«Melodramma giocoso in due
atti», recita la locandina, ma
frequentemente i critici definiscono «opera buffa» il capolavoro del compositore bergamasco, anche se è stata rilevata pressoché unanimemente
una venatura sentimentale,
che percorre tutto il melodramma. Io preferisco dire
che un profondo respiro lirico
anima l’opera: un respiro che
si inquadra però nel contesto
di un senso del comico, un
«sense of humor», di cui Donizetti era marcatamente dotato e che emerge dalle dichiarazioni fatte dall’autore in
margine all’opera.
Lasciando vagare il pensiero mi sovviene di una serata
proposta dalla libreria Tikkun
nel mese di maggio per presentare un libro dal titolo insolito: La Bibbia e Groucho
Marx; Humor di Dio di Paolo
Pivetti, Piemme Edizioni. 11 titolo mi stimola: può Dio ridere come noi e, perché no? ridere di noi, della nostra goffaggine, dei nostri tentativi di
prenderlo, a volte bonariamente in giro, adattando l’etica a nostro uso e consumo
nelle piccole cose, donandoci
simpatiche autogiustiflcazioni? Il fanatico monaco assassino che Guglielmo di Basker
ville finisce con lo smascherare nel romanzo II nome della
rosa di Umberto Eco è convinto di no, al punto di uccidere e, alla fine, perire egli
stesso, per impedire che il libro della Poetica di Aristotele
dedicato al genere comico,
cioè al ridere, venga scoperto
e possa accreditare il riso degli uomini: questi ultimi perderebbero così, secondo il
monaco, il rispetto di Dio.
11 pittore Marc Chagall invece, che in Dio credeva profondamente, non si fa problemi nel dipingere il suo
messaggio biblico con intensa ironia, talché si potrebbe
persino immaginare Dio che
sorride o ride guardando taluni suoi quadri. Su un piano
analogo si muove il regista
romeno Radu Mihaileanu col
suo film Train de vie (Un treno per vivere), in cui un intero villaggio, per non essere
deportato, compra un vecchio treno e deporta se stesso, travestendo alcuni da
aguzzini tedeschi, in una vicenda che oscilla gaiamente
fra il tragico e il comico, con
il rabbino che, nella sua bonarietà, qualche volta ride e
la sua risata si fa metafora
della risata dell’Eterno.
Dio, nella sua immensa
bontà, può ridere di noi e
quindi può ridere degli sforzi
di Nemorino per conquistare
la bella Adina, civetta ma non
insensibile al sentimento
profondo del suo pretendente, che nella propria ingenuità crede di soppiantare il
rivale Belcore e il suo fascino
della divisa, comprando dal
Massimo Zamboni in un disco del Csi
medicastro dottor Dulcamara il filtro d’amore utilizzato
dalla principessa Isotta per
fare innamorare il suo Tristano. A sipario alzato la scena
si presenta con la dovizia di
frutta e il verde dei boschi,
che si addicono alla giocondità della vicenda e Giuseppe
Sabbatini con Quanto è bella,
quanto è cara, disegna i primi
tratti di un Nemorino delicato, ma passionale nei momenti opportuni, raggiungendo accenti di alto, bucolico lirismo in Una furtiva lacrima. Maria Costanza Nocentini, sostituendo Patrizia
Ciofi, pur con qualche lieve
difficoltà nelle note basse
prese con la voce un po’ «intubata», ha espresso una voce molto bella, intensa, con
accenti sapientemente gioiosi. Roberto de Candia (Dulcamara) va lodato per aver cantato sino alla fine nonostante
una indisposizione, mentre
Simon Keenlyside (Belcore)
ha retto la sua parte, come
direbbe il gran poeta, senza
lode e senza infamia.
La direzione di Roberto
Rizzi Brignoli è calata piatta
sui cantanti e sul coro, senza
quegli adattamenti che fanno
risaltare, volta a volta, i momenti comici, quelli lirici,
quelli grotteschi, togliendo
quindi allo spettacolo quella
gaia lucentezza che gli appartiene. La seminagione di palline colorate che, a tratti, si
staccavano dai costumi, trattandosi di un’opera comica è
passata sotto lieve ilarità, ma
non certo non si addice al
tempio della lirica mondiale.
RADIO
Culto radio
Ogni domenica mattina alle 7,30 sul primo canale
radio Rai, predicazione e notizie dal mondo evangelico italiano e estero, appuntamenti e commenti di attualità.
TELEVISIONE
Protestantesimo
Rubrica televisiva di Raidue, a cura della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmesse
a domeniche alterne e, in replica, il lunedì seguente alle ore
24 circà e alle ore 9,30 del lunedì successivo. Domenica 13
maggio, alle 23,50 circa, andrà in onda: «L'utopia dell'amore:
40 anni del Servizio cristiano di Riesi»; «Dietrich Bonhoeffer:
un teologo nella tempesta degli eventi». La replica sarà trasmessa lunedì 14 maggio alle ore 24 e lunedì 21 alle 9,30 circa.
Centro culturale valdese
Il protestantesimo
e il Novecento
L’esigenza di conoscere in
modo sempre più approfondito, e possibilmente in modo diretto, le diverse culture
religiose del mondo moderno
si è fatta ormai improrogabile
anche nel nostro paese. Si
tratta di una tematica che
tocca naturalmente tutti coloro che operano nei diversi
settori della cultura, ma in
modo del tutto particolare
coloro che lavorano nel campo dell’insegnamento. È evidente che il protestantesimo
rappresenta tuttora una componente essenziale della problematica religiosa del nostro
continente da cui non si può
prescindere. Il corso sul protestantesimo, valido come
corso di aggiornamento per
insegnanti e come unità didattica per gli iscritti al corso
di Teologia della Facoltà valdese, organizzato dal Centro
culturale valdese, quest’anno
è dedicato al Novecento.
Il ventesimo secolo è stato
il «secolo più violento della
storia delTumanità» (W. Golding), ma anche quello che
ha visto finalmente emergere sulla scena della storia
il «quarto stato» e le donne. Un secolo di progresso
scientifico straordinario e di
guerre totali, di crisi economiche e di prosperità disegnale, di rivoluzioni nella società e nella cultura. Anche
la fede in Dio è stata trascinata in questa crisi e in questo cambiamento. Il problema di Dio è la faccia interna
del nostro secolo tanto pieno
di catastrofi esterne, di sconvolgimenti e di scoperte, esso è veramente al fondo della trasformazione del mondo
nel quale siamo immersi.
La molteplicità delle teologie del ’900, e non solo quelle
protestanti ma anche quelle
cattoliche e ortodosse, prova
come esse siano tutte «alle
prese con Dio»: non tanto
per affermarne resistenza
quanto piuttosto per «decidere» quale sia o debba essere il suo rapporto con l’uomo
e con il suo mondo. 11 suo rimanere «nascosto», il suo
«silenzio», il suo sembrare
«indifferente» alla condlzio
ne umana e mondana, che
hanno indotto a pensare anche a una sua «morte», è
messo in questione. E un numero sempre minore di uomini e donne presta orecchio
alle diverse dottrine delle
confessioni cristiane, qualunque sia il loro valore.
Il programma prevede le
seguenti lezioni: «Bilancio
critico del Novecento» (9 luglio, Emidio Campi e Mario
Miegge): «Il nodo dei totalitarismi» (10 luglio. Bruno
Rostagno): «Chiese cristiane
e comunismo sovietico» (10
luglio, Cesare G. De Michelis); «Nuovi cristianesimi e
inculturazione» (11 luglio,
Giorgio Bouchard); «Il movimento ecumenico» (11 luglio, Paolo Ricca): «Gli evangelici nell’Italia fascista» (12
luglio, Giorgio Rochat): «Qui
si parla italiano. Politica di
regime alle valli valdesi» (12
luglio, Giorgio Tourn); «Nuove frontiere della teologia»
(13 luglio, Elizabeth Green,
Sergio Rostagno). Le giornate si svolgeranno seguendo
un medesimo schema sia la
mattina che il pomeriggio:
conferenza introduttiva del
docente a cui segue la lettura
guidata e la discussione di
brani scelti tra i testi degli
autori presi in esame.
Sono a disposizione dei
partecipanti 15 posti in camera a due o tre letti con
pensione completa presso la
Foresteria valdese di Torre
Pellice, al prezzo giornaliero
convenzionato di 55.000 lire
a persona, che saranno assegnati fino a esaurimento secondo l’ordine di arrivo delle
prenotazioni. Segreteria del
corso: Fondazione Centro
culturale valdese, via Beckwith 3, 10066 Torre Pellice;
tei. 0121-932179; fax 0121932566; e-mail: centroculturalevaldese@tin.it. Iscrizione
£ 200.000 (£ 150.000 per gli
iscritti al corso di diploma
della Facoltà valdese di teologia). Iscrizioni alla Fondazione Centro culturale valdese, via Beckwith 3,10066 Torre Pellice, entro il 31 maggio
2001 (anche via fax al numero 0121-932566).
6
PAG. 6 RIFORMA
VENERDÌ 11 MAGGIO 2001
Continua il nostro dibattito sulla situazione politica italiana e le prossime elezioni
Il voto e il nostro patrimonio spirituale
Anche se la fede in Gesù Cristo non è un fatto di «classe» o di parte politica, il protestante
che pensa di votare a destra in realtà voterebbe contro il proprio patrimonio spirituale
SERGIO RONCHI
A scanso di equivoci, è bene premettere che la fede
religiosa non è un fatto di
«classe» o di parte politica per
cui le differenti o contrastanti
scelte politiche (e dei singoli e
delle chiese) possono certo
portare anche a dissensi ma
non assolutamente a rotture:
l'unica divisione cristianamente ammissibile è quella
ricordata da Gesù nel vangelo
di Luca, della quale egli stesso
è unica causa. Né la riconciliazione è una categoria teologica secondaria e soggettivamente riducibile, al pari della
riprensione fraterna. In questo consistono la natura e
l’essenza della comunità credente: posta in attesa del Regno, esse non possono «venerare il mondo» né ascoltare se
stesse; devono piuttosto rimanere sveglie e vigili a un tempo. Pertanto non può rifuggire né da una responsabilità
politica né da una sociale: il
messaggio della Riforma non
è fraintendibile.
La chiesa, in quanto chiesa
della parola, è chiesa dell’ascolto che si invera nel rapporto con la società civile ed
è quindi responsabile del
proprio silenzio, del proprio
parlare (a vuoto), del proprio
dire: una costante neotesta
mentaria che va dalla predicazione di Gesù alla lettera di
Giacomo. L’uomo è linguaggio: egli è ciò che dice e ciò
che dice crea o distrugge un
rapporto, permette o impedisce la comunicazione interpersonale. In altri termini
(lo ricordava già nel lontano
1955 Carlo Levi) «le parole
sono pietre».
Una confusione linguistica
è per l’uomo protestante del
tutto inammissibile. Eppure,
proprio questa si trova al centro della vita politica italiana.
Il verde Marco Boato in Bicamerale (1997-1998) propose
l’istituzione di un’alta corte di
giustizia per giudicare i magistrati; i radicali a Bruxelles
(dicembre 1999) si allearono
«tecnicamente» con Le Pen
ed Emma Bonino ribadì che
essi sono di sinistra; Umberto
Bossi parla regolarmente di
«nazisti rossi»; nel marzo 2000
Colletti si astenne alla votazione per la (pessima) legge
sul Giorno della memoria e
sostenendo che non bisogna
fare dei crimini nazisti un
unicum rivendicò di essere
antifascista; di recente Francesco Cossiga diede in televisione del fascista a Norberto
Bobbio nel compiacente silenzio degli altri partecipanti
al dibattito; il repubblicano
Giorgio La Malfa si esprime
Ricerchiamo insieme quale sia il bene
Ecco perché non voterò
la Casa delle libertà
NHRELLA ARGENTIERI BEIN
IUR nella consapevolezza
che esprimere la propria
opinione suUe scelte da operare in una consultazione
elettorale su un giornale come Riforma significa toccare
un tasto molto delicato, ritengo tuttavia che l’invito
del nostro settimanale sia legittimo. Tra credenti infatti
non dovrebbero esserci ostacoli a esaminare e ricercare
insieme quale sia «il bene» (o
in certi casi il minor male),
come ci esorta la prima lettera ai Tessalonicesi (5, 21).
Rispondo quindi alla richiesta, limitandomi però in
questa sede, per le considerazioni di cui sopra, a spiegare per chi (e perché) sicuramente non voterò.
Non voterò per la cosiddetta Casa delle libertà principalmente per due ragioni che
ricavo dalle affermazioni
stesse del candidato premier
di quella coalizione. Egli ha
infatti dichiarato la sua intenzione di cambiare anche la
prima parte della Costituzione (una delle migliori esistenti, per unanime riconosci
mento) e la sua totale concordanza e adesione alle richieste del cardinale Sodano, segretario di stato del Vaticano.
A questo punto mi pare
che, come cristiani evangelici, non dovremmo aver bisogno di altre motivazioni, tuttavia voglio ribadirne sinteticamente alcune, già approfondite in precedenti interventi sull’argomento. Considero pericolosa l’intenzione
di gestire la nazione (e di
conseguenza la scuola, la sanità, ecc.) sulla base essenzialmente di criteri aziendali
(a esempio per la Sanità già si
prevede il ritorno all’assistenza «indiretta» di infausta
memoria); ritengo che un federalismo esasperato non
può che moltiplicare le leggi,
le spese e la burocrazia; ricordo che il famoso conflitto
d’interessi non è una questione di poco conto (che garanzie avremo di una effettiva imparzialità di decisioni
da parte di chi può trarne
vantaggi o svantaggi personali?). Mi fermo qui, sperando di non aver urtato la sensibilità di coloro che la pensino diversamente.
gioventù evangelica
E in distribuzione il numero 175
(primavera 2001) di «Gioventù
evangelica». In questo numero pubblichiamo uno studio biblico in forma narrativa (Nico Ter Linden), due
interviste sulla globalizzazione, dopo il vertice europeo di Nizza
Marita Rampazi) e il Forum sociale mondiale di Porto Aiegre
¡Josi Luiz Dal Roio); un articolo sull'autonomia scolastica (Tiziana Colasanti, Emanuele Criscione), una riflessione sulle chiese
nelle aree metropolitane (Samuele Bernardini), due interventi sul
Forum della Cultura (Pawel Gajewski, Manuel Kromer), appuntamenti e segnalazioni, più il consueto inserto «Theologica» a cura della Libreria Claudiana di Milano.
ABBONAMENTI 2001
normale..........................L. 50.000
sostenitore........................ 100.000
estero..............................65.000
«3 copie al prezzo di 2»........... 100.000
cumulativo GE/Contronti............ 100.000
versamenti da effettuare sul ccp n. 35917004 intestato a:
gioventù evangelica - via Pono LambertenghI, 28 - 20159 Milano
e-mall: glorguel@lntertree.lt
laicamente aH’interno del
centro-destra. E così via.
A destra, in questo periodo
preelettorale (iniziato da almeno un paio d’anni) in particolare si assiste regolarmente all’insulto come stmmento
di comunicazione: verso il
centro-sinistra, verso l’operato degli uomini di governo,
verso le istituzioni e verso
quanti sono di parere opposto. E lo si fa passare per punto di vista. Questa destra non
è geneticamente una destra
europea: è una destra fascista,
guidata da un uomo «più pericoloso di Mussolini» (Sylos
Labini), Silvio Berlusconi, che
identifica i problemi e le aspirazioni proprie con quelle del
paese; una destra che nei dibattiti alza la voce per coprire
quella degli esponenti del
centro-sinistra; una destra
che considera l’«altro» un avversario da demonizzare e la
«diversità» in quanto tale una
anomalia sociale da estirpare;
una destra che non tollera,
anzi detesta, le minoranze in
sé; una destra che si allea con
i nazisti di Pino Rauti (vi ricordate (^e Chirac preferì
perdere le elezioni politiche
piuttosto che accettare i voti
di Le Pen?); una destra che
pratica un anticomunismo
privo di comunisti per fare gli
affari propri; una destra cleri
cale da Concordato; una destra che vuole modificare la
prima parte della Costituzione (definita «sovietica») e, tra
l’altro, abolire il reato di falso
in bilancio e stabilire di anno
in anno quali i reati da depenalizzare; una destra che vuole azzerare («storicizzare», sostiene) da un punto di vista
storico e ideale fascismo e antifascismo per giungere a una
«pacificazione nazionale»;
una destra che rifiuta la Resistenza come atto fondativo
della Repubblica (termine assente nel testo di Fiuggi di
An); una destra che vuole far
scrivere la storia dalle istituzioni; una destra con il culto
(pagano) del «capo».
Il protestante che pensa di
votare a destra sia consapevole di ciò: voterebbe contro
il proprio patrimonio spirituale e contro un patrimonio
storico e di idee comune
(dalla Riforma alla Repubblica, passando attraverso l’Illuminismo, la Rivoluzione
francese, il Risorgimento, la
Repubblica romana del 1849,
il 1870 e la Resistenza). Voterebbe per questa destra e,
quindi, per l’intero suo «pacchetto» genetico. Tutto ciò ha
a che vedere con il messaggio
evangelico? Tutto ciò ha a
che vedere con la coscienza
vincolata alla Parola?
La vecchia De è presente nei due poli
Ecco perché sono convinta
di votare Berlusconi
ROSA BIANCA BORGETTI
Finalmente qualcuno
che scrive una cosa saggia su Riforma, «Par condicio»; signor Rocchegiani, grazie. Non sono assolutamente
d’accordo con quanto scritto
da molti su queste pagine, in
particolare da Pantaleo e Naso, e la pensano come me
molti evangelici, di cui tantissimi valdesi. Spiace che la
nostra voce non si è sentita
su Riforma, abbiamo fatto
molto male a non esprifnerla.
Molti evangelici dicono; «La
politica più vicina a noi è la
sinistra». Non è assolutamente vero, c’è qualche personaggio nella sinistra che si
salva ma gli altri lasciano alquanto desiderare.
Vediamo ora l’accanimento contro Berlusconi: è talmente falso che non ne possiamo più! Più si accaniscono più abbiamo chiare le differenze dei programmi di governo che farà. È logico che
ci auguriamo che vinca, che
questa Italia così travagliata
trovi qualcosa di positivo. Se
guardiamo come la sinistra
governa oggi, siamo esterrefatti. Il primo che guardiamo
è Rutelli: come possicuno affidare l’Italia a un personaggio che non ha saputo governare come sindaco di Roma?
In sei anni hanno risolto pochissimi problemi, hanno
fatto solo parole. Solo copiando i programmi dell’avversario, verso la fine del
2000, hanno risòlto qualche
problema, dato che si stavano avvicinando le ele'zioni.
E come sarà il nostro futuro?
Il nostro giornale evidenzia
la paura che la Casa delle libertà non lascerà più spazio
alle minoranze religiose. In
verità, sia da una parte sia
dall’altra, ci sono molti personaggi della vecchia De, il pericolo è di entrambi. Ma c’è una
sostanziale differenza: il fatto
che il signor Berlusconi è una
persona rispettosa di tutti i
pensieri: come lascia spazio
per i suoi collaboratori lo lascerà, senza ombra di dubbio,
a ogni principio religioso.
Inoltre, un’altra riflessione
sul conflitto di interesse: Berlusconi non usufruisce di
nessun servizio che pure gli
competerebbe (tipo la macchina blu, e usa il suo aereo
personale per i trasferimenti), paga allo stato dodici miliardi di tasse l’anno, senza
contare i quattro miliardi e
mezzo di tasse al giorno da
parte delle sue aziende. Dà
lavoro a migliaia di persone.
Quali sono questi conflitti di
interesse? Forse il fatto che
sia un imprenditore capace?
Come fa la sinistra a dire di
non conoscere i programmi
del «Buon governo»? li abbiamo sentiti in più programmi
televisivi. Certamente Berlusconi e le sue squadre lavorano seriamente.
Da evangelici, senza togliere nulla alla nostra fede e impegno per la chiesa, inoltre
rispettando chi non la pensa
come noi, dobbiamo parlare
chiaro e desideriamo che chi
ci ascolta ci rispetti. Ecco
perché siamo convinti di votare la Casa delle libertà.
La Chiesa valdese di Biella
mette gratuitamente a disposizione l'alloggio del tempio valdese a Piedicavallo (villaggio di villeggiatura alpestre a 1000
metri) per pastori/e o studenti/esse in teologia, per i mesi di
luglio e agosto, con l'unico impegno di presiedere il culto alla
domenica, alle ore 17. Teleforiare per informazioni ai past.
Jonathan Torino, 015-2593499 oppure al cassiere Giuseppe
Caccamo 015-590504 (orario ufficio).
DALLA PRIMA PAGIN
Missione pontificia
quella offerta dall’elenco ormai chilometrico di mea culpa offerto dal pontefice. Questo però, al di là della retorica
di circostanza, lò sa anche il
Vaticano, che ha sempre mostrato un’impressionante volontà di potenza, ma non un
delirio di onnipotenza. Che
cosa resterà, dunque, di tutte
queste «svolte storiche» e mirabolanti orizzonti di pace,
quando l’autorevole pellegrino sarà rientrato nei palazzi
detti «apostolici»?
Resterà il fatto, di grande rilievo, che il papa ha compiuto un altro passo avanti nel
progetto che egli ritiene «ecumenico» e che consiste
nell’accreditarsi di fronte alle
altre chiese (comprese quelle
che egli non ritiene tali) come
il punto di riferimento
dell’unità cristiana e di fronte
al mondo, religioso e non, come portavqce della cristianità
tutta quanta. Insomma, il disegno «ecumenico» del papa
è l’affermazione pratica e mediática di quanto il Concilio
Vaticano I ha definito sul piano del dogma, cioè del primato romano. Il fronte più disponibile al «dialogo» su questo terreno sembra essere, dispiace dirlo, quello protestante internazionale, ü quale
«si interroga» sulle «condizioni» perché il papato possa
svolgere una funzione ecumenicia. Naturalmente i tempi non sono ancora maturi,
anche perché il Vaticano non
perde occasione per ribadire
la necessità da parte delle al
.. J Slogan infimi
Questo
strano paese
JEAN-LOUIS SAPPÉ
Fa un effetto, rientrando in
Italia da un viaggio in Germania, dopo aver attraversato
paesi di antica e seria tradizione democratica come la
Svizzera e la Francia, essere
accolti dai manifesti della Lega Nord e la scritta «Nazisti
rossi, ridateci la libertà». Evidentemente Bossi ha rettificato il tiro: fino a ieri si parlava
di «fascisti rossi», ma vista
l’alleanza con Fini (e Rauti), il
sostantivo non poteva più essere adoperato. Di qui il salto
di qualità, per il quale non si
sa se ridere o piangere.
Ci sarà ancora qualcuno capace di indignarsi per l’infimo
livello culturale di chi ormai
parla solo per slogan di una
truculenza incredibile, storicamente fuori luogo, senza il
minimo rispetto per l’awersario politico, che butta tutto in
rissa, e che getta ulteriore discredito sul nostro paese, anche da parte di amici europei
non certo comunisti?
tre «comunità ecclesiali» dj
accettare puramente e semplicemente il dogma romano
In seguito, si promette, l’esen
cizio del primato potrebbe
anche essere meno autoritàrio. Roma però pensa in termini di lungo periodo. Pet
ora si discute (sull’agenda sostanzialmente indicata da 01tretevere), si firmano solennemente dichiarazioni congiunte, si riconosce l’esigenza
di un «ministero di unità»,
che potrebbe anche essere
personale. Poi si vedrà.
Gli ortodossi e il papa
Con l’ortodossia la faccenda è più complicata, perché
se da un lato le differenze anche ecclesiologiche sono minori (sicché quelle ortodosse
ricevono la patente di «chiese» vere e proprie), daU’altro
non sono solo i monaci del
monte Athos e gli altri «oltranzisti» (come li definisce la
stampa nostrana) a nutrite
scarso entusiasmo per le effusioni ecumeniche a tratti un
po’ invadenti di Roma. Le
chiese ortodosse mostrano
con chiarezza la loro determinazione a non riconoscere un
primato di giurisdizione del
papa che vada al di là della
chiesa occidentale. NeU’impossibilità di andare oltre, Roma comincia a gettare qualche testa di ponte. Ogni tanto
fa balenare la possibilità di un
atteggiamento meno imperialistico, di un ammorbidimento sulla questione della chiese
orientali di obbedienza romana («uniate»), badando bene a
che l’abbondanza di riconoscimenti verbali si accompagni a una considerevole fermezza nella politica «delle cose». E così il papa è arrivato
sull’areopago.
Infine il dialogo interreligioso. Qui una dottrina molto
tradizionale, che identifica la
centralità di Cristo con quella
del cattolicesimo, si sposa
con abbracci interreligiosi
densi di appelli per la pace
largamente condivisibili e di
spettacolarità mediática un
poco più sospetta. Non sappiamo quale serietà gli esponenti della grandi religioni
mondiali attribuiscano a tale
programma. L’opinione pubblica laica, da parte sua, sembra molto impressionata e
non mostra interesse a un
approfondimento critico.
Il panorama non appare
promettente. Anche il fatto
che queste considerazioni ap;
paiano sul giornale dei pochi
protestanti italiani si presta
all’ironia; solo costoro sarebbero gli astuti analisti in grado
di scorgere l’anima sottilmente aggressiva di un progetto
che tutti applaudono commossi come profetico e realmente facitore di pace? Personalmente sono disposto a
prendere sul serio l’ironia: a
patto che chi la fa prenda sul
serio la nostra analisi.
Fulvio Ferrarlo
Torino 25 maggio
Nuovi rapporti tra operatori
e pazienti nella realtà ospedaliera
Si svolgerà il 25 maggio a Torino, al Centro congressi Tonno
incontra (v. Nino Costa 8) un convegno organizzato dal Gruppo
di lavoro sulla bioetica della Chiesa valdese e dal Coordinamento evangelico ospedali sul tema «Nuovi rapporti tra operatori e
pazienti nella realtà ospedaliera». I lavori si aprono alle 8,45 eoo
interventi di Franca Coìsson, presidente della Commissione istituti ospedalieri valdesi e del prof. Sergio Rostagno.
La prima sessione di iavoro, sul tema «Informazione e consenso», presieduta dal magistrato Marco Bouchard, prevede inte^
venti di S. Spinsanti, D. Coen, P. Di Giulio, F. Gilardi. A seguire
seconda («La cura del malato terminale», moderatore la genetist
Anna Rollier), con interventi di G. Pomari, R. Satolli, G. CasanovaNel pomeriggio le altre due sessioni, dedicate rispettivament
al tema «Sono possibili nuovi rapporti? Sperimentazioni in co so» (moderatore Gianni Pomari, relazioni di D. Busetto, G->3 ]
chetti, M. Aprile) e all'«etica nella terapia del dolore» (moder tore G. Pomari, interventi di P. Vineis e M. Pandi). In ultimo
conclusioni del past. Giorgio Bouchard. ^ j
La segreteria organizzativa del convegno è attivata dalia w
servizi, v. G. B. Vico 7, 10128 Torino; tei. 011-505900; fax OT
505976; e-mail: momiglia®mafservizi.it ___,
venerdì
Lo Ci
(ra
no
La Coi
Napol
1826, cor
«elica fra
dente il p
aiflb3.sci3
sia,tesori
connet. L
Cappella
Prussia, li
extraterri
via Cappi
una comi
compost
agenti d'
navigazii
chieri, ci
borghesi
fin dalla i
nica, esse
rani o ur
svizzeri c
fu bilingi
Ne erano
to prassi
scili in ge
zeri, dan
Esclusi i ]
come sud
Due Sicili
ta libertà
borbonici
efie dura
sciata fosi
Cera il
stenza sp
soldati ei
menti svi
tutela e d
sertori svi
documen
primi di6
no quattri
leperipo
quie a po
orfani e u
zeri deten
appartam
tròinfiin:
dale evar
iinfermi
per amm
cucina. I
venne tre
done per
orfani e i
la común
io aperto ;
Questi
quentati
due pasti
destatone
curia e le
polizia, in
Sodevanc
dtà. n fati
visita dell
Semstorfl
da, man
•Uòmo ap
Pendente
10». Dura
Soutiluor
aero di p
cardinali
Siainmai
"olla scui
deicattol
dicurò l’i
non ci sa
laccature
Con l’ei
Napoli U
Concisto
“henne 1
tostrnire i
pitare
^^^cainen
l'Ugue: ti
¡läliano. I
!?augura
1-arlo Po
portò alla
Hunità; u
“una di li
inalaci
r®homin
Trento s
f® della,
N al di
“hiei
an
se pi
^hiune f
sin
all;
"®hebbe
7
t/FMERPi 11 maggio 2001
Vita Delle Chiese
PAG. 7 RIFORMA
no.
ìer
>be
ita
ter
Per
so
01
en
on
nza
tà»,
ere
enché
anmi)sse
tiieItro
del
«Gliela
rite
!fiuiun
-Le
ano
rmi3 un
del
.ella
'imRoualanto
li un
3rla(lenliese
imaitiea
Dnonpafer3 covato
reli
lolto
cala
nella
30sa
;iosi
pace
e di
a un
sap:spo;ioni
i tale
pubsenime
a un
pare
fatto
dap)Ochi
resta
areb¡rado
tnengetto
3omrealerso3to a
lia; a
la sul
Tarlo
ra
rino
ppo
leniti e
con
isti
iseniterre la
rista
iva.
ente
corSaclera10 le
Mal
011
1119 aprile 1826 nasceva in terra italiana la Comunità evangelica franco-tedesca
Essere evangelici luterani a Napoli
La comunità, ospitata nell'ambasciata di Prussia fino al 1858, fu fin dall'inizio ecumenica
(raccoglieva luterani e riformati), bilingue e internazionale. La svolta dell'unità d'Italia
MCCABPO BACHRACH
La Comunità luterana di
Napoli nasce, il 19 aprile
1826, come Comunità evangglica franco-tedesca: presidente il conte von Flemming,
ambasciatore del re di Prussia, tesoriere il banchiere Falconnet. Luogo di riunione la
Cappella dell’ambasciata di
Prussia, la quale godeva della
extraterritorialità, dal 1838 a
via Cappella Vecchia 30. Era
una comunità molto elitaria,
composta da aristocratici,
agenti delle compagnie di
navigazione, consoli, banchieri, commercianti, alta
borghesia. La comunità fu,
fin dalla sua nascita, ecumenica, essendo i tedeschi luterani 0 uniti, i francesi e gli
svizzeri calvinisti o riformati;
fu bilingue e internazionale.
Ne erano membri a pari diritto prussiani, sassoni, tedeschi in genere, francesi, svizzeri, danesi, olandesi, ecc.
Esclusi i napoletani ai quali,
come sudditi del Regno delle
Due Sicilie, non era consentita libertà di culto e la polizia
borbonica all’esterno badava
che durante i culti l’ambasciata fosse loro preclusa.
C’era il problema dell’assistenza spirituale a circa 500
soldati evangelici dei reggimenti svizzeri e quello della
tutela e dell’assistenza ai disertori svizzeri imprigionati. I
documenti ci dicono che nei
primi dieci anni funzionarono quattro casse: una generale per ipoveri, una per le esequie a poveri, una cassa per
orfani e una per soldati svizzeri detenuti. Nel 1839, in un
appartamento in affitto, entrò in funzione il primo ospedale evangelico, una specie
diinfermeria, con alcuni letti
per ammalati poveri e una
cucina. Nello stesso anno
verme trovata una sistemarione per una scuola per gli
orfani e i bambini poveri della comunità, con un internato aperto anche a esterni.
Questi due istituti, freluentati assiduamente dai
fae pastori della comunità,
destarono l’attenzione della
curia e le rimostranze della
polizia, in quanto i locali non
ijodevano di extraterritorialità. H fatto si risolse con una
dsita dell’ambasciatore von
Krnstorff al ministro di Poliria, marchese del Carretto
•uomo aperto e colto, ma diPandentè come tutti dal clero». Durante il colloquio fra
8®ntiluomini i due convennero di poter rassicurare il
ordinale -arcivescovo che
Slamai si sarebbero accolti
nella scuola o nell’ospedale
n® cattolici e il ministro rasricurò l’ambasciatore che
non ci sarebbero state altre
*n^ture. E la cosa finì lì.
Con l’entrata di Garibaldi a
Napoli il 7 settembre 1860 il
oucistoro della comunità
henne l’autorizzazione a
ntr^re un tempio nel quale
^rcitare liberamente e pub’o^ente il culto. Nell’as®blea generale del 26 mag? 1861 furono ammesse tre
1, tedesco, francese e
Ideilo. Il 29 maggio 1865 si
p“hgurava la chiesa di via
^^^rio, ma la libertà
ho alla divisione della coj j tà; ujjg jjj ¡ingua tedesca
di lingua francese. Tut, u la comunità restò inter
.dem
].-ominazionale. Nel regodo affermava: «11 creVarc 1 .*^°*hunità deve eleìnso' “ sopra dei differenti
c3hanienti delle singole
com*^ protestanti verso la
fede evangelica». Un
Sion ®tro tentativo di annesnon^ii^® Chiesa di Prussia
ebbe seguito per l’oppo
II pastore Haitmut Diekmann
sizione della maggioranza dei
membri della comunità
Nel 1866 la scuola della comunità venne trasferita. Nel
1877 gli svizzeri con altri
partner fondarono l’Ospedale internazionale che dal
1884 è nella villa Bentinck a
via Tasso. Nel 1889 fu acquistata, con un dono di 50.000
lire del presidente Julius
Aselmeyer, Villa Casalta a
Largo Terracina, che doveva
essere il nuovo ospedale
evangelico. Anche la scuola
venne riorganizzata con un
Consiglio allargato da cinque
a sette membri: cinque evangelici della comunità, più un
cattolico e un ebreo. Nel 1914
su 170 ragazzi della scuola,
50 avevano entrambi i genitori tedeschi, 15 la madre e
13 il padre tedesco, 3 erano
inglesi, 3 francesi, 86, la maggioranza, italiani. Le due
guerre mondiali misero in
crisi le due istituzioni: restarono alla fine una scuola
svizzera e un ospedale internazionale che non hanno più
nulla a che vedere con le due
comunità.
Nel 1948 fu fondata la Chie
sa evangelica luterana in Italia, di cui la Comunità evangelica di lingua tedesca di Napoli fu cofondatrice. Ma nacquero anche le Comunità luterane del Golfo, di lingua italiana (Torre Annunziata, Torre del Greco, Santa Maria La
Bruna), nacque il Consiglio
dei pastori di Napoli, di cui il
pastore Gerhart Reinke fu uno
dei promotori. Nel 1968 si
inaugurava nell’attuale sede
l’ospedale evangelico «Villa
Betania», apertosi grazie anche agli aiuti determinanti e
le relazioni del pastore Luedemann, da opere quali il «Gustav Adolf Werk», «Das Diakonische Werk», «Brot fùr dier
Welt», «Welt-Luther-Bund».
Nel 1985 la Comunità svizzera di lingua francese riconfluì nella Comunità evangelica di lingua tedesca, che, nel
1989 divenne Comunità evangelica luterana di Napoli.
Da allora gli elementi qualificanti non sono stati più la
nazionalità o la lingua, ma la
tradizione e la fede della
Riforma professata dalla
Confessione di Augusta. Oggi
la comunità si presenta Con
una forte apertura verso la
città: l’edificio di via Carlo
Poerio ospita una comunità
filippina e una comunità avventista ucraina. A màggiogiugno accoglie la stagione
de «I concerti di primavera»,
giunti alla terza edizione, ad
ottobre-dicembre la stagione
de «I concerti d’autunno»,
quest’anno alla sesta edizione, che insieme al concorso
letterario e a quello musicale,
al laboratorio teatrale e al coro fanno parte delle iniziative
culturali della chiesa.
Nell’ultimo anno abbiamo
pubblicato, utilizzando fondi
messi a disposizione dall’otto
per mille destinato alla Chiesa luterana in Italia, un volume con i 14 racconti brevi finalisti del concorso letterario, abbiamo curato il pregevole catalogo della mostra su
Bach in occasione della mostra da noi organizzata a Napoli e ospitata dal conservatorio San Pietro a Majella,
abbiamo sponsorizzato insieme al Banco di Napoli il catalogo della Mostra «La cultura
scientifica e le sue istituzioni»
presso la Biblioteca universitaria di Napoli. Abbiamo inoltre destinato aiuti a un’organizzazione che si occupa del
recupero di tossicodipendenti nel quartiere Sanità, fornito
cinque borse lavoro ad altrettanti giovani nel quadro del
progetto «Nisida futuro ragazzi», un microtomo congelatore all’ospedale Villa Betania per analisi rapide infraoperatorie, a Ischia una piscina per disabili, contributi
all’istituto per anziani «Don
Orione», alle parrocchie di
San Gaetano e di San Michele
a Ischia per lavori di manutenzione alle loro chiese che
fra l’altro ci vengono fraternamente messe a disposizione per i nostri culti sull’isola.
Le chiese partenopee riunite per un culto di ringraziamento
175 anni di presenza luterana a Napoli
ANNAMAFFEI
Alla presenza di diversi
rappresentanti della realtà ecumenica e interconfessionale di Napoli e del decano della Chiesa evangelica
luterana in Italia, Jürgen Astfalk, si è svolto a Napoli un
culto di ringraziamento per i
175 anni dalla fondazione
della comunità luterana di
Napoli. Al centro della riflessione, condivisa dal pastore
Hartmut Diekmann e dal
presidente della comunità,
Riccardo Bachrach, il testo di
Geremia 29, 4-7 con l’esortazione di Geremia ai deportati
a Babilonia a «lavorare per il
benessere della città». Certamente «i membri della nostra
comunità provenienti dal
Nord e dal Centro Europa ha affermato Bachrach - sono venuti a Napoli, non da
deportati ma per “costruire”». Molti sono andati via
«man mano che crollavano le
Babilonie dell’epoca: il Regno
delle due Sicilie, gli imperi
centrali e le dittature con le
due guerre mondiali. Altri
però sono rimasti, hanno
messo su casa, moglie e figli e
non sono diminuiti».
Sulla vicenda storica di
questa chiesa evangelica, la
prima a Napoli, si è soffermata l’attenzione dei presenti,
ma anche sul fatto che la comunità, non più esclusivamente di lingua tedesca, costituisce oggi in città un punto di riferimento culturale e
di apertura ecumenica insostituibile. Tutti gli interventi e
i saluti degli ospiti hanno sottolineato questo ruolo, dal
teologo cattolico Bruno Forte,
al vicario del cardinale, Filippo lannone, al presidente del
Consiglio delle chiese evangeliche di Napoli e dintorni,
pastore Gioacchino Caruso,
alla rappresentante del Gmppo interconfessionale attività
ecumeniche e della chiesa
greco-ortòdossa. Il pastore
Diekmann, giunto alla fine
del suo mand^ato di pastore a
Napoli e in trasferimento a
Berlino, ha colto l’occasione
per salutare anche personalmente i presenti. La sua meditazione tutta incentrata sulla graduale trasformazione
della chiesa da Comunità di
lingua tedesca in Comunità
luterana di Napoli, ha stimolato i presenti a riflettere sul
ruolo della lingua nella predicazione, e sulla sua parziale
«irriducibilità e intraducibilità» nelle categorie linguistiche di un’altra cultura.
«Noi come comunità non
siamo né Amish, né Hutterer
- ha detto -, cioè quelli che
hanno voluto conservare lo
stato nel quale allora avevano
lasciato la loro patria, abbiamo sostituito tutti i nostri
mobili, materiali e spirituali;
soltanto con la lingua, nell’arco di questi 175 anni, siamo rimasti pensierosi». La
scelta comunque della comunità di tenere tutto il culto di
ringraziamento in italiano,
compreso il cahto dell’inno di
Lutero «Ein feste Burg» («Forte Rocca») in una traduzione
non proprio impeccabile, ha
testimoniato la sua ferma volontà di non essere più un
«corpo estraneo» nella città di
Napoli. «Ci siamo accorti - ha
concluso Bachrach, utilizzando per la comunità l’efficace
metafora della pianta fuori
della serra - che nonostante il
vaso, le radici sono ugualmente penetrate nel terreno
da cui traggono alimento e la
pianta non si può più spostare: si è acclimatata, sta per diventare vegetazione locale,
mediterranea».
CRONACHE DELLE CHIESE I
PRAMOLLO — La comunità ringrazia il pastore Paolo Spanu
per il bellissimo messaggio rivoltoci nel corso del culto di
domenica 29 aprile, al quale hanno partecipato anche i figli,
i nipoti e i familiari della sorella Èva Gardiol ved. Travers,
deceduta a Marsiglia lo scorso novembre. A loro esprimiamo
la nostra fraterna solidarietà cristiana, così come ai familiari
di Clotilde Long ved. Long, deceduta il 2 maggio.
PRAROSTINO — Durante l’ultima assemblea di chiesa sono
stati eletti deputati alla Conferenza distrettuale Emma Gay,
Enrica Avondetto e Paola Vigliano (supplenti Claudina
Bertalot e Sergio Montalbano). L’elezione dei deputati al
Sinodo, è rinviato alla prossima assemblea del 20 maggio.
Recital nel tempio valdese di Torino
Il dramma delle madri
dei «desaparecidos»
GIUSEPPE PLATONE
LO scorso anno al raduno
popolare valdese del 15
agosto, a Torre Pellice, c’era
molta gente, su quei prati
sotto i castagni, sinceramente commossa. L’avvincente
monologo di Gisella Bein che
interpretava il dolore delle
«madri di maggio» ha lasciato, in chi ha ascoltato quella
testimonianza, indubbiamente il segno. Un silenzio
drammatico chiuse quella
performance che non era più
spettacolo ma testimonianza
autentica. Avremo occasione
a Torino, sabato 19 maggio,
alle 21 nel tempio di corso
Vittorio Emanuele, di riascoltare quelle parole vere e reali,
come vere e reali sono state e
continuano a essere le sofferenze di coloro che hanno
perso i propri figli negli anni
deila dittatura argentina.
30.000 desaparecidos, 15.000
fucilati nelle strade, un milione e mezzo di profughi.
Da ormai 1.200 giovedì (lo
spettacolo si intitola infatti
Più di mille giovedì) le madri
di quei giovani fatti sparire
dalla dittatura argentina si
incontrano, sempre e di nuovo, in Plaza de Mayo a Buenos Aires per chiedere la restituzione di quei corpi, di
quelle vite sequestrate e
spezzate dal potere militare.
Nel frattempo, con il concorso economico dell’Assemblea Teatro, è nata l’associazione «Hijos» dei figli dei desaparecidos che, con determinazione, continua la sua
lotta per giungere a una piena verità sui fatti criminali
della dittatura. I proventi degli spettacoli sono destinati a
questa associazione.
L'interesse concreto della
Assemblea Teatro per la tragica vicenda delle «madri»
nacque nel 1998. In tournée
con lo spettacolo storico valdese Fuochi in Uruguay e Argentina, successe che a Buenos Aires ci fossero, tra il
pubblico, alcune madres che,
nel sentire la storia dei figli di
valdesi rubati e affidati a famigiie cattoliche nel 1700,
stabilirono immediatamente
un collegamento con la loro
vicenda. Da qui nacque un
intreccio di storie lontane e
vicine di resistenza alla violenza armata.
Lo spettacolo, diretto con
la c Dnsueta abilità da Renzo
Sicco, è tratto dal romanzo
Le irregolari di Massimo Carlotto ed è stato presentato, lo
scorso ottobre, alla Camera
dei deputati nella Sala del
Cenacolo di Montecitorio. Lo
spettacolo di forte coinvolgimento emotivo riesce a mettere in tensione il senso della .
disperazione e dell’impotenza con il bisogno insopprimibile di resistere al sopruso.
Dal 1976, anno in cui i militari spensero la luce in Argentina, molte altre piccole
luci di speranza si sono accese, ma l’oscurità regna ancora fitta su tanti episodi che
vanno chiariti in sede giudiziaria. Si tratta di un processo di chiarificazione richiesto
non solo dalle vittime ma dal
mondo democratico.
C’è voluto non poco coraggio per mettere mano ai documenti, alle testimonianze
di quegli oscuri anni. Il coraggio appunto delle madres
che oggi si sentono madri di
tutti i desaparecidos: «Penso
che in una società che ti
spinge sempre più all’individualismo il messaggio di
grandiosa generosità delle
madri argentine - dice il regista dello spettacolo testimonianza, Renzo Sicco - sia
davvero importante».
Un'iniziativa della Provincia
di Torino per il XXV Aprile
PIERA ECIDI
Bravissima e bellissima
come sempre, Gisella
Bein nel suo Più di mille giovedì, il monologo drammatico di una madre argentina
che si vede iinprowisamente
sottrarre la figlia desasparecida dal golpe fascista, e inizia il calvario e la resistenza
che ha portato tante donne
schiantate dal dolore a lottare, con le fotografie dei figli
scomparsi appuntate sul
petto e i pannolini con cui li
avevano fasciati avvolti sulle
teste che anno dopo anno si
facevano sempre più ingrigite, ogni giovedì in quella
piazza: sole, senza paura, armate del loro amore e della
loro speranza. La Provincia
di Torino ha voluto significativamente dedicare il nostro
anniversario della Liberazione dal nazifascismo, il 25
aprile, a questo spettacolo.
Il pomeriggio del 23 aprile
è stato inaugurato il ciclo di
sei rappresentazioni «contro
il silenzio», (a Collegno, Susa,
Carmagnola, Ivrea, Pinerolo),
con l’anteprima nella storica
cornice del cortile di Palazzo
Cisterna, sede della Provincia, alla presenza della presidente, Mercedes Bresso, e del
sindaco di Torino, Valentino
Castellani, e la partecipazione di una delle fondatrici del
movimento delle Madres, Tati Almeida, che ha dato alla
fine la sua sconvolgente testimonianza. Replicato il 25
aprile a Collegno col patrocinio dèi Comune e alla presenza del sindaco, insieme
alla mobilitazione di Amnesty International, l’ho seguito
fin lì per rivederlo, tanta era
l’emozione che ne avevo avuto. In una serata freddissima
e umida, all’aperto, Gisella
Bein ha ancora stupendamente recitato, e alla fine sono saliti sul palco anche i ragazzi figli dei desasparecidos.
Si deve a loro la mostra fotografica «Archeologia dell’assenza», curata per l’Assemblea teatro daH’efficacissimo
Renzo Sicco: una mostra visitabile tutti i pomeriggi a Torino in via Romba 17 e aperta
per le scuole al mattino, prenotando la visita guidata allo
011-3042808.
L’abbraccio tra le lacrime
della Madre a Gisella Bein, alla fine dello spettacolo, è
ogni volta di un’amica e di
una sorella a un’altra donna,
che coi suoi doni meravigliosi di artista riesce a immedesimarsi fino a diventare persino gonfia, pallida, invecchiata e disfatta dal dolore
nella recitazione, con una
mimica del volto de.ttagliatisslma e sfumature della voce
di una grandissima intensità.
Le basta una sedia, un tavolino, un palco anche al freddo,
al maltempo, senza riparo.
Una battaglia spirituale, di
testimonianza, di cui noi
donne e noi evangelici italiani siamo pienamente partecipi. Ti vogliamo nelle nostre
chiese e nelle nostre sale in
tutt’Italia, Gisella! Tu che fai
parte del coro bellissimo delle «mie cento donne» intervistate per la loro testimonianza di fede per il Decennio
ecumenico di solidarietà delle chiese con le donne. Bravissima e coraggiosa Gisella,
siamo orgogliosi di te!
8
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 11
maggio 21
Una conferenza del prof. Yann Redalié nella chiesa valdese di Cerignola
La giustizia di Dio e la giustizia umana
Lo giustizia di Dio è la più radicale critica deliuomo e di ogni valore umano, per questo
la giustizia umana deve sempre essere responsabilmente consapevole dei propri limiti
GLADIS GENOVESE
La Chiesa valdese di Cerignola è stata lieta di ospitare, sabato 17 marzo, il professor Yann Redalié, docente
di Nuovo Testamento alla Facoltà di teologia, quale relatore di una conferenza sul tema
«La giustizia di Dio e la giustizia umana. L’evento di Cristo
quale critica all’uomo». L’incontro si inseriva in una serie
di 5 appuntamenti che intendono impostare la problematica sulla giustizia secondo
nuove coordinate che promuovano il dibattito sulle varie sfaccettature e accezioni
del tema suddetto. I due precedenti incontri erano stati
tenuti da Rosaima Ciappa sul
tema della laicità e dall’onorevole Sinisi sul tema «Accoglienza e Meridione».
L’oratore ha concentrato la
riflessione sulla giustizia come critica all’uomo e a ogni
valore umano, soffermandosi
sui contributi dell’apostolo
Paolo (Lettera ai Romani) e
dell’evangelista Matteo, privilegiandone l’accezione della giustizia sociale. Entrambe
le testimonianze affrontano e
considerano la giustizia come rinnovamento totale della
relazione fra Dio e uomo.
Nell’Epistola ai Romani di
Paolo il tema della giustizia
di Dio appare centrale: essa,
quale processo relazionale
attivo e volitivo, interpreta e
rappresenta il desiderio di
Il prof. Yann Redalié
palingenesi dell’uomo che
imposta concretamente il
proprio rapporto con Dio.
Operare la giustizia vuol dire
sentire di potersi rinnovare e
di poter rinnovare le relazioni con gli altri. Sempre in
Paolo si è riflettuto sul rapporto giustizia-giudizio, problematica affrontata trasversalmente in tutti gli autori del
Nuovo Testamento. L’apostolo rammenta «Tutti compariranno di fronte al tribunale di Dio» per placare le divisioni e le critiche reciproche all’interno della comunità dei credenti, ed esorta a
sfuggire alla tentazione di sostituirsi al giudice vero. 11 giudizio Anale rappresenta una
liberazione dal giudizio singolo e interno alla comunità.
Anche nel Vangelo di Matteo, e precisamente nel Ser
H Gruppo Cevaa in visita alle Valli
Il senso della missione
FRANCO TAGUERO
Da più di un anno nel I distretto (valli valdesi) della Chiesa valdese un gruppo
di lavoro, su mandato della
Commissione distrettuale,
sta lavorando per organizzare
la visita di un gruppo di 5
persone provenienti da alcune delle chiese della Cevaa. 11
progetto era stato approvato
dalla Conferenza distrettuale
del 1999 e ora le nostre comunità stanno per entrare
nel vivo del coinvolgimento.
11 motto che è stato scelto,
«Molte culture, un solo Evangelo» illustra bene quali sono
gli obiettivi che ci si è prefissati pensando di entrare in
questo movimento che la Cevaa ha già proposto in alcune
chiese negli anni passati. In
sintesi si tratta di ripensare la
nostra testimonianza in un
mondo in conAnua evoluzione, puntando in modo particolare sui seguenti aspetfl;
- la vita comunitaria in un
contesto eterogeneo, per la
diversità di stili di vita, di
provenienza, di cultura e delle componenti della comunità stessa;
- la presenza sul territorio
e il rapporto con le isAtuzioni
civili e religiose di una chiesa
in movimento.
In altre parole, attraverso
l’animazione proposta del
gruppo, in culti, riunioni, stu
di biblici, ecc., le chiese del
distrefro saranno stimolate ad
analizzare se stesse confrontandosi con diversi modi di
vivere la fede e l’attualità.
Il gruppo che prepara il
programma propone, in vista
di culti, studi biblici e incontri, anche il versetto di GalaA
3, 28: «Non c’è qui né giudeo
né greco; non c’è né schiavo
né libero; non c’è né maschio
né femmina; perché voi tutti
siete uno in Cristo Gesù».
Del gruppo faranno parte:
Micaela Fenoglio (Bobbio
Pellice, Italia), Leonardo Ricca (Montevideo, Uruguay),
Ghislaine Taaroa (Papeete,
Tabi A), Salomon Kuassi Loko
(Lomé, Togo). Una quinta
persona dovrebbe provenire
dalla Francia.
Il gruppo risiederà a Torre
Pellice, da qui si trasferirà di
volta in volta nei luoghi in cui
sarà richiesta la sua presenza.
La spesa preventivata per i
due mesi di «missione» è di
quindici milioni di lire (viaggi
compresi), coperti da un forte contributo della Cevaa, oltre che dalla partecipazione
della Tavola valdese e dalle
chiese del distrefro. Una serie
di iniziative comunitarie dovrebbe contribuire a raggiungere la somma ipotizzata.
Questa iniziativa si presenta
dunque come un vero e proprio evento per l’inizio delle
attività nel I distretto.
CRONACHE DELLE CHIESE I
mone sul monte, (5, 1-12) la
giusAzia va oltre la legge conosciuta. La giustizia secondo la provocatoria accezione
di Gesù mobilita la responsabilità del credente, commenta la volontà di Dio, rappresenta lo scopo della vita dell’uomo. Essa supera la concezione dei farisei e degli scribi,
per cui l’altro da giudicare
era oggetto di invidia e di collera: Gesù esprime un’esigenza di relazione nuova, una
relazione senza condizione di
dono. Si propone la visione di
un modo nuovo di fare giustizia: non più giustizia che fa
spettacolo di se stessa e si alimenta di ipocrisia, ma una
giustizia che si confronta solo con Dio. Una giustizia gratuita che si alimenta di un
patto di fede-fiducia con Dio
e quindi con l’altro. La giusAzia diventa scelta e stile di vita
non più appannaggio del popolo eletto o di quella chiesa,
ma di tutti.
Come Paolo anche Matteo
affronta il rapporto giustizia/giudizio: innumerevoli
sono le allusioni e le metafore che ricorrono nel Sermone
sul monte e in parabole. Redalié infatti, dopo aver contestualizzato e moAvato il diffuso atteggiamento di aspettaAve escatologiche, che registravano a partire dalla fine
del IV sec. a.C. un processive passaggio da posizioni
profeAche a posizioni apocalittiche, ha sottolineato come
nel Vangelo di Matteo il giudizio rappresenti per il credente un’alternativa a un futuro storicamente negato.
Matteo quindi si avvale della
parabola del servo'spietato
(18, 15-35) per illustrare chi
sarà giudicato e quali saranno i criteri del giudizio: il
messaggio della grazia vive
per essere comunicato agli
altri. È importante partecipare e socializzare la pratica del
perdono per non interrompere la relazione con Dio, e
quindi con gli altri.
In conclusione il giudizio
sottolinea la responsabilità
del credente, pur nella consapevolezza che la verità
non è immanente a questo
mondo ma viene da Dio:
non possiamo monopolizzare il giudizio ma possiamo
diventare parte di un circuito di disponibilità incondizionata e di amore. Tale
messaggio affranca i nostri
rapporti dal «giudicare» e
mette in guardia la chiesa,
come presunta comunità di
eletti, dalla tentazione di anticipare il giudizio, ribadendo la relatività e limitatezza
del nostro modo di senAre e
confrontarci con Taltro. L’incontro si è concluso con un
vivace dibattito cui hanno
partecipato anche esponenti
di altre confessioni e con la
gioia ma anche la consapevolezza che è il confronto a
innescare e orientare il nostro percorso di giustizia.
■1 Chiesa battista di Mottola
La violenza sconosciuta
PINUCCIA DE CRESCENZO
VIRGINIA MARIANI
Mercoledì i8 aprile nella chiesa battista di Mottola la pastora e teologa Elizabeth Green ha presentato il
suo ultimo libro «Lacrime
amare», edito dalla Claudiana.
L’incontro è stato introdotto
dal pastore Francesco Carri
della comunità valdese di Taranto, che ha ricordato che è
iniziato il nuovo «Decennio
contro la violenza», indetto
dal Consiglio ecumenico delle
chiese. Carri ha suggerito,
inoltre, di dedicare de^i studi
biblici a quei passi della Bibbia esaminati nel libro, tenendo conto delle riflessioni proposte dalla Green.
L’autrice ha illustrato la
realtà che viviamo nella società, nelle famiglie e nelle
chiese chiedendosi e chiedendo ai presenti se storicamente il pensiero cristiano
non abbia alimentato un certo tipo di violenza. Ci sono
vari tipi di violenza, fisica,
morale, verbale e a subirla sono principalmente donne e
bambini. Su questo c’è stato
un animato scambio di opinioni e di riflessioni. Si è sostenuto che in una famiglia di
credenti non esiste violenza
di nessun tipo, che la violenza
la subisce anche l’uomo, ma
anche che non bisogna fare
un discorso individuale e che
meditare anche sui brani
«spiacevoli» della Bibbia come, ad esempio, lo stupro di
Dina (Genesi 34) e la violenza
e la tmce uccisione della moglie di un levita (Giudici 19),
aiuterebbe a vedere il problema in una prospettiva più
ampia e ad affrontarlo senza
chiusure mentali.
Per concludere aggiungiamo che la realtà, così come
espressa da alcuni brani biblici, può contrariarci ma una
comunità in cammino deve
sempre essere alla ricerca
della verità ed essere il luogo
in cui portare le proprie esperienze per trovare l’accoglienza di una parola di conforto e
di speranza, la parola di Dio.
Peccato che spesso è proprio
quella che, diventando parola
nostra, ci divide.
PINEROLO — Ringraziamo l’Unione femminile, i giovani del
4° anno di catechismo, la Corale e il prof. Bruno Corsani
che hanno presieduto alcuni culti.
• Abbiamo condiviso la gioia di Eros Long e Susanna Borsetto per il battesimo della loro Erica e di Giulio e Stefania
Fontana per la presentazione della loro Beatrice.
• La nostra simpatia va ai familiari di Clementina Grand
ved. Revel, Aldo Pons, Guido Ferrerò, Alberto Coucourde e
Mary Costantino per la perdita dei loro cari.
• Sono stati eletti deputati alla Conferenza distrettuale
Ester Gontero, Davide Rosso e Graziella Tron (suppl. Luciano Long e Silvio Vola) e al Sinodo Piero Giai e Ada Gardiol (suppl. Antonella Zurzan).
FORMAZIONE DI GIOVANI
PER LA DIACONIA
Lo Diaconia valdese-Csd seleziona giovani disposti/e
od effettuare un percorso di formazione in vista dell'assegnazione di incarichi di responsabilità nell'ambito della
diaconia italiana e/o europea.
Saranno considerati titoli preferenziali la laurea o il diploma universitario, la conoscenza di una o più lingue
straniere, un'esperienza pratica nell'ambito dei terzo settore (volontariato, servizio civile, ecc.).
La formazione, personalizzata in base alle competenze
già acquisite e quindi di durata variabile, prevede sia lo
studio intensivo presso università o altre agenzie formative
sia il tirocinio in Italia o all'estero. Lo stesso dicasi per l'incarico che potrà variare per tipologia e per dislocazione.
Informazioni e curriculum a:
Commissione sinodale per lo diaconia
via Angrogna, 18-10066 Torre Pellice (Torino)
UDINE — A parAre dalle ore 10, alla chiesa metodista (pij^,
zale D’Annunzio 9), la Fdei organizza un convegno sul tenu
«Nord-Est: diritti dei soggetti deboli. I migranti». Meditazìo,
ne di Clara Cozzi e relazioni di Paolo Barbina («SarAtà e dj.
ritto alla salute, tautologia del rischio»), Damel Ekouta («i^'
migrazione: diritti e doveri dei lavoratori; situazioni di sfrm.
tamento e problema della prostituzione»). Laura Leone («i,(|
straniero nella Bibbia»). Conclusione prevista per le 16,30
Per informazioni tel.-fax 0432-907330, o 0481-485478.
TORINO — Alle 16, al Centro teologico (corso Stati Uniti
11), per il corso base di ecumenismo «Le chiese crisAaneji
incontrano», il cappuccino Oreste Fabbrone, Gianni
cheselli e Giorgio Vasilescu parlano sul tema «Il documenti
"Battesimo eucarisAa ministero’’».
13 maggio
ROMA —Alle 16, alla Casa delle suore francescane missio.
narie di Maria (via GiusA 12), il gruppo Sae organizza uniti,
contro sul tema «Cristiani insieme di fronte alle sfide del
mondo che cambia», a cui partecipano Paolo Naso e Raffaele LiAse, vaAcanista e giornalista Rai.
MEANA DI SUSA (To) — Alle 15,30, alla chiesa battista, si
Aene il culto di ringraziamento per Tanniversario della fondazione. Alle 12,30 agape fraterna al Villaggio «M. L. King».
Il culto sarà presieduto dal past. Emmanuele Paschetto.
14 maggio
VENERO
TRIESTE — Alle 18, alla chiesa di San Marco evangelista
(strada di Fiume 181), l’archimandrita Atenagora Fasiolj
parla sul tema «La presenza ortodossa in Italia».
15
maggio
MILANO — Alle ore 18, nella sala atAgua alla libreria Claudiana (via Sforza 12/a), il past. Paolo de Pétris conduce il secondo studio biblico dedicato all’Apocalisse, con l’esame
dei capitoli 2-3 e delle lettere alle sette chiese.
ROMA — Alle ore 18, nell’Aula magna della Facoltà valdese
di teologia, il Centro evangelico di cultura orgaiAzza un incontro con Daniel Marguerat, autore del libro «Per leggerei
tesA biblici» (ed. Boria). Presentano il volume i proff. Daniele Garrone, Jean Noël AletA e Yann Redalié
SARONNO (Va) — Alle ore 21, alla chiesa di San Francesco,
l’Associazione ciAtmale protestante organizza un concerto
di musica sacra, spiritual e folk americana con lo «Hope
College Chapel Choir» di Holland (Michigan).
17 maggio
VENEZIA —Alle ore 17, a Palazzo Cavagnis, Pietro Basso,'
AntoiAo Rigopoulos e Saverio Marchignoli presentano il libro di Pier Cesare Bori «Pluralità delle vie. Alle origini del'
“Discorso sulla digrdtà umana” di Pico della Mirandola» (ed
Feltrinelli)- Presiede Giovanni Benzoni.
TORINO — Alle 18, nello spazio autori C della Fiera del libro (Lingotto fiere). Franco Ardusso e Maria Sbaffi Giraidet
discutono il tema «Come si fa il dialogo ecumenico oggi»,
parlando rispettivamente su «Il consenso cattolico-luterano
sulla dottrina della giustificazione» e su «Il documento sui
matrimoni fra cattolici e valdesi o metodisti».
FIRENZE — Alle 18, nella chiesa valdese di via Micheli, per
la serie «Appuntamento con l’organo», l’organista Laura
Molteni esegue musiche di Rinck, Bach, Gounod, PachelW
18 maggio
CINISELLO BALSAMO (Mi) — Alle ore 21. al Centro culturale «Lombardini» (via Monte Grappa 62/b), si tiene l’ujtin»
studio biblico sul tema «Viaggio fra le leggi sociali dell’annco Israele» dedicato alla natura.
PALERMO — Alle ore 17,30, al Centro evangelico di cultura
«G. Bonelli» (via Spezio 43), il past. Fulvio Ferrario tiene
l’ultimo incontro del ciclo «Da Martin Lutero a M. L. King»
parlando sul tema «Alle origini delTecumenismo».
PAVIA — Alle ore 21, nei locali della chiesa valdese (via Rei'
la), si tiene un convegno sul tema «Anomalia etica e normalità di costumi nel confronto fra le generazioni». Interveng •
no i proff. Silvia Larizza (criminologia) e Luca Fonnesu (rlosofia morale) della locale università.
19 maggio
MILANO — Alle 9,30, alla chiesa metodista (via P
tenghi 28), a conclusione del corso di aggiornamento
predicatori locali dedicato alla liturgica, la past. Ursel K
nigsmann parla su «Innologia e musica nel culto rifortnat
La «Casa valdese» per ferie
Rio Marina « Isola d’Elba
La Casa valdese di Rio Marina sarà lieta di ospitare nei me*'
giugno, luglio, settembre e ottobre ^
famiglie evangeliche, gruppi o amici per un piacevole soggioruu
un angolo incatevole dell’Isola d’Elba.
Possibilità di visite museali a luoghi storici.
Escursioni nel verde.
Attività sportive. jj,
Tutto nel comfort elegante della Casa unito a un accoglisf**®
terna.
Non
deliaci
traverse
re lin ei
un con
che pu
tratta c
preleva
tadini c
preferii
possa f
sce. Se
ri» dovi
che all’l
espressi
rione c
direnai]
Ilprt
mio pai
Barione
la pieni
ducia n
rettezz
chiese »
non SOI
fravad
opere d
rei dei
cessar:
confess
sano at
dese»? I
i primi
no in r
mente
«aria
queste
me pari
tanfi di
l’ident
No,
Leggi
verse c
contini
mo eoi
la parti
rione d
se, ed
quali 1
somme
segnat
motiva
l’una 0
rione),
parteci
delle q
questo
motivi
che ci (
sa cari
mente
che tu
qui noi
era la ;
condoi
goli e i
di certi
certi cc
scienze
quali 1
purtro]
solo q
condai
cettazii
tramiti
talmer
oppure
trimor
• non
qualch
da uno
Vogl
- noi su
come
Tra
Dad
fiorai
quote
cordo
quei Si
mania
Con:
dei bei
ha piei
ancori
to, e Si
iPAnc
Nei periodi indicati, interessanti possibilità di
Per informazioni rivolgersi alla direzione dalle ore 9,30 a"®
dalle ore 15,30 alle 19,30. Tel. 0565-962141 - fax 0565-962/'
Oppure scriveteci: Casa valdese per ferie - Piazza Mazzini’
57038 Rio Marina (LI)
Ri
ab
9
[pia?.
tenu
tazio,
ledi.
(«Im.
sfinì.
M«l(i
16,30.
Uniti
anesi
Mai
nenio
PAG. 9 RIFORMA
ussìq.
unii),
de del
laffae.
ista, si
la fonKing!
0.
'asiolo
i Clauleilseesame
valdese
unin
ggeiei
Danie
icesco,
incerto
«Hope
Basso,
no Uligini del
la» (ed
r del liiiraidet
3 oggi»,
iterano
:nto sui
ieli,per
3 Laura
ihelliel.
3 cultul’ultimo
ell’anti
cultuia
io tiene
L.King»
via Rul
nortna
rvengolesu ffi’
Il dibattito sulle scelte non espresse dell'otto per mille
Sì, ma non per le nostre opere diaconali
Non credo che l’identità
della Chiesa valdese passi atmverso queste scelte. Mi pare un eccesso di «purismo» in
un contesto che è tutt’altro
che puro. In questo caso si
Matta di soldi che vengono
-(elevati dalle tasche dei cittadini e mi pare lungamente
oteferibile che io conosca e
possa fidarmi di chi li gestisce. Se volessimo essere «puri» dovremmo rinunciare anche all’8 per mUle delle scelte
espresse e a qualsiasi sovvenzione che non venga elargita
direttamente dalle chiese.
n problema, semmai, è a
mio parere quello della destinazione. Dando per scontata
la piena e incondizionata fiducia nella trasparenza e correttezza fondamentali della
chiese valdesi e metodiste, io
non sono d’accordo che la cifra vada elargita alle nostre
opere diaconali, o meglio, farei dei distìnguo. È forse necessario avere una scuola
confessionale? È forse necessàrio avere un ospedale «valdese»? Questo per citare solo
i primi esempi che mi vengono in mente. Io sono totalmente e radicalmente contraria che strutture come
queste siano confessionali. A
me pare gravissimo che dopo
tanti discorsi sull’autonomia,
l’identità, ecc. si accettino
tranquillamente le sovvenzioni dello stato per l’ospedale e non si sia radicalmente
ostili alla proposta di leggetruffa sulle sovvenzioni alle
scuole private. Questi forse
non sono degli scandali? Gli
uni come le altre devono essere istituzioni pubbliche pagate col denaro pubblico.
La mia risposta è quindi sì
all’accettazione delle quote
inespresse. Non trovo indegno prenderle per il semplice
motivo che coloro che non si
esprimono sono dei qualunquisti a cui non ritengo di dover garantire delle tutele e mi
fido senz’altro di più delle
chiese valdesi e metodiste che
dello stato o della Chiesa cattolica. Non mi interessa se la
legge è stata fatta pro-bono
loro. La legge esiste, noi viviamo in un mondo in cui il
trionfo del capitalismo e delle
sue leggi non ha preservato
nessuno (neppure la nostra
chiesa e le nostre vite private,
ahimè) e accettare quei soldi,
significa «sporcarsi le mani»
per gli ultimi. A costo della
propria identità, se necessario, perché quello che avremo
fatto a loro, lo avremo fatto a
Lui, che mi pare venga prima
della gloriosa tradizione protestante. Senza contare che
per l’italiano medio «l’identità
protestante» non è quella del
No, per motivi etici
:.ainbei;
jnto
sei Ko®'
innato*'
ne
Tgiorno
-lienia'
¡conti!
Ilel2.3»t
)62 770'
zzinii
i.ii
Leggo ogni settimana le diverse opinioni suirOpm (se
continuare così come abbiamo cominciato, se chiedere
la partecipazione alla ripartizione delle quote non espresse, ed eventualmente con
quali criteri impiegare le
somme che ci verrebbero assegnate, e naturalmente le
motivazioni che giustificano
l’una 0 l’altra presa di posizione). Io propongo di non
partecipare alla ripartizione
delle quote non espresse, e
questo essenzialmente per
motivi etici. Una volta ciò
che ci distìngueva dalla Chiesa cattolica, oltre naturalmente al principi teologici
che tutti conosciamo e che
qui non sono in discussione,
era la linearità della nostra
condotta morale, come singoli e come chiesa, il rifiuto
di certe posizioni ambigue, di
certi compromessi con la coscienza... tutte manovre nelle
quali la Chiesa cattolica è
purtroppo maestra (per fare
solo qualche esempio: la
condanna del divorzio e l’accettazione dell’annullamento
tramite la Sacra Rota, naturalmente dietro pagamento;
oppure la benedizione di matrimoni con valore solo religioso, quando - sarà un caso?
• non si voglia rinunziare a
qualche pensione derivante
da uno stato di vedovanza...).
Vogliamo metterci anche
■ noi su questa strada? O, se
come mi sembra, ci siamo
già, non vogliamo cogliere
questa occasione per ritornare ai principi di coerenza e di
dirittura morale che hanno
ispirato la nostra chiesa per
secoli? Io propongo, piuttosto, di parlare delle nostre attività diaconali alle persone
che non esprimono alcuna
scelta (o anche a quelle che
scelgono altri soggetti) per
aumentare la percentuale di
contributi a nostro favore.
Per raggiungere questo scopo
sarebbe utile poter disporre
di qualche materiale illustrativo, per esempio un fascicolo contenente notizie sui
principali progetti finanziati
con i fondi Opm in Italia e
all’estero, di cui ognuno di
noi dovrebbe acquistare un
certo numero di copie da distribuire nel suo ambiente a
persone interessate.
Io stessa, qualche anno fa,
ho raccolto gli articoli in proposito che erano stati pubblicati da Riforma e li ho fatti
pervenire a un commercialista che si domandava perché
tanti contribuenti optassero
per le nostre chiese. A un altro
amico ho dato il «paginone»
di Riforma che riportava la distribuzione delle somme ai
vari progetti diaconali... ma
penso che sarebbe più pratico, più facile e soprattutto più
simpatico disporre di una
pubblicazione ad hoc e che
varrebbe la pena di provare.
Maria Elisa Fiorio - Napoli
Tra prìncipi e realtà
Ua diverse settimane leggo su Riforma interventi prò o conl’attribuzione alla nostra chiesa di una percentuale delle
non espresse dell’8%o Irpef. Per farla breve, sono d’ac^rdo con Gianni Rostan quando scrive (n. del 2 marzo) che
quei soldi servirebbero (eccome) ai vari fratelli e sorelle di Ro®^ia, Albania, Africa...
d V?”'® si legge in I Giovanni (3, 17): «Se qualcuno possiede
, 1 beni di questo mondo e vede suo fratello nel bisogno e non
® pietà di lui, come potrebbe l’amore di Dio essere in lui?». O
ip Isaia (58, IO): «Se tu supplisci ai bisogni dell’affama1 ’ ® l’afflitto, la tua luce splenderà nelle tenebre». Ci sono
principi e... la realtà.
Lucien Ferrerò Puget (Francia)
Regala un
äbbonamento
le Valli o dei predicatori metodisti di fine Ottocento, ma è
quella veicolata dai mass media e cioè soprattutto quella
statunitense che, purtroppo, e
tutto fuorché «pura».
Mi pare però molto opportuna un’indicazione specifica
sulla destinazione. Come ho
già accennato prima, mi pare
che dovremmo dare la precedenza ad altre situazioni: vincolando ogni ulteriore somma alla destinazione di aiuto
ad attività slegate dalle nostre
opere diaconali, creando magari un progetto ad hoc per
l’aiuto ai bambini sottoposti a
violenze psicologiche e/o fisiche, o alle donne costrette alla prostituzione o per attività
varie a favore degli immigrati... Oppure vincolando ogni
ulteriore somma all’aiuto dei
paesi esteri poveri. Mandare i
soldi all’estero sarebbe comunque una scelta seria. È
vero che abbiamo già creato
molti danni nel cosiddetto
Terzo Mondo, ma è altresì vero che sarebbe ipocrita pensare che oggi sarebbe sufficiente andarcene per sempre
da quei paesi. Ora che il danno è stato fatto, mi pare sia
nostro dovere sentircene
coinvolti e cercare, in qualche
modo, di affrontarlo, sia pur
con i nostri poveri mezzi.
Erica Sfredda - Verona
Dovremmo discutere anche dell'uso della defiscalizzazione
Nonostante tutto, scelgo ancora lo stato
Cari sorelle e fratelli in Cristo,
vorrei inserirmi nel dibattito che si è aperto per sollevare alcune mie perplessità. Mi
rifaccio ai dati fomiti da Eugenio Bernardini e pubblicati
sul numero 12 di Riforma del
23 marzo. Dai dati risulta che
una parte delT8%o delTIrpef
destinata allo stato viene da
questi utilizzata per finanziare indirettamente la Chiesa
cattolica perché è stata impiegata per lavori di manutenzione straordinaria di edifici di chiese. Tra i beneficiari
di questi finanziamenti, c’è
anche la mia provincia di appartenenza, Prosinone.
Pur consapevole di ciò, testardamente, sono ancora
convinto che sia giusto destinare la mia quota allo stato.
Perché, direte voi? Al di là di
come ciascuno di noi possa
liberamente interpretare
questi finanziamenti, per
quanto mi risulta, la parte
che è stata devoluta alla mia
provincia è servita, neU’ambito dell’anno giubilare, a ristmtturare l’abbazia di Montecassino. Ora, è vero che
quest’abbazia appartiene alla
Chiesa cattolica, per cui tutte
le entrate che tale proprietà
fornisce servono ad incrementare le casse del Vaticano
ma è altresì vero che è anche
Il profumo dei soldi
Anzitutto sono (come del
resto un po’ tutti gli altri contrari a questo «trascinamento») pienamente consapevole
di combattere una battaglia
perduta in partenza. Non è
vero che «pecunia non olet»...
Olet invece, e come! E il profumo del denaro è inebriante... Tabbiamo aspirato e ormai chi può più rinunciarvi?
Se è vero come è vero che le
richieste presentate alla Tavola per avere fondi dall’Opm
ammontano a circa 20 miliardi, a fronte di 7-8 miliardi di
introiti, mi sento davvero un
don Chisciotte che lotta contro i mulini a vento...
È che ormai nella nostra
chiesa lo sbilanciamento a
favore delle opere è tale che
sono queste a determinare
esigenze e scelte, nel nome
della concretezza dei problemi da affrontare. Non a caso,
la sorte che regolarmente
tocca a chi si ostina a dire no,
è quella d’essere guardato
con compatimento, come un
sognatore, un inguaribile romantico con la testa fra le
nuvole: «Tu continui ad attaccarti ai principi astratti,
ma la realtà esige scelte ben
diverse, anche dolorose!».
Quando sento dir questo
mi viene da sorridere, e penso quanto sia strano, quasi
paradossale, l’uso di un tale
argomento nell’ambito della
chiesa. Essere cristiano, non è
in fondo essere per definizione un sognatore? Noi giochiamo la nostra vita su una Parola che ci parla di realtà che
non vediamo, e non tocchiamo, che possiamo solo «sperare e aspettare con pazienza» (Rom. 8,24-25). Dover accettare anche nella chiesa il
realismo di chi pensa che U fine giustifica i mezzi, francamente, mi pesa un po’...
Un’altra considerazione. O
meglio una preghiera. Quando il Sinodo avrà deciso e
avremo nelle mani i soldi delle scelte non espresse, vorrei
che, a quel punto, avessimo il
pudore di finirla di sbandierare ai quattro venti la nostra
diversità e la nostra laicità.
Paolo Ribet ha detto che, pur
di avere la possibilità di aiutare i più poveri, dobbiamo
accettare anche di perdere
un po’ della nostra rispettabilità. Paghiamolo, allora,
questo prezzo. Rendiamoci
conto che stiamo diventando, che già siamo diventati,
come tutti gli altri, appiattiti
su una società in cui tutto,
anche fare il bene, dipende,
dal denaro che si ha.
Ruggero Marchetti - Aosta
Contro la fame nel mondo
Per ora dalle relazioni su
Riforma appare che alcune
chiese sono pronte ad accettare la quota non espressa
delTotto per mille mentre chi
si esprime per il no sono individui (di cui faccio parte,
per trasparenza e coerenza,
perseveranza nelle decisioni
e senso di resistenza che caratterizzava la Chiesa valdese). Se questa tendenza persisterà il Sinodo Faccetterà. In
questo caso sarebbe opportuno quanto segue.
1) che questa somma vada
alla lotta contro la fame nel
mondo accompagnata, completata e sostenuta da una ricerca e diffusione di una cultura della pace e nonviolenza
nella giustizia (che significa
creare un coordinamento che
approfondisca l’argomento).
2) che la nostra chiesa si
faccia promotrice per chiedere che tutte le quote non
un patrimonio culturale
dell’intera nazione e sotto
questa luce credo sia giusto
che vada salvaguardato. In
questo non vedo affatto un finanziamento del culto cattolico e, per essere più chiaro,
cito un esempio.
Personalmente non vedo
niente di male se per opere di
abbattimento delle barriere
architettoniche delle nostre
comunità battiste si accedesse a dei finanziamenti statali.
Il locale di culto che frequento è sì di proprietà dell’ente
patrimoniale dell’Ucebi ma è
anche patrimonio storico del
mio paese per cui va salvaguardato e ristrutturato per
adeguarlo alle norme legislative dei nostri tempi.
Forse in me c’è confusione, e qualche lettore in questa rubrica cercherà anche di
chiarirmi le idee. Ma noto
nel nostro ambiente un po’
di confusione e incertezze
per mancanza di chiarezza.
Infatti, sappiamo benissimo
che l’Ucebi partecipa solo alla defiscalizzazione: la maggior parte dei fratelli di chiesa quando si vede restituire
dallo stato quanto le spetta,
non lo intasca ma lo versa. A
chi? E qui sorge un altro problema. All’Unione battista,
che è la beneficiaria dell’Intesa, viene versata solo una
piccola parte di questa somma che Io stato restituisce,
somma che invece gU spetterebbe per principio: la rimanente è sovente trattenuta a
livello locale da molte chiese.
Molti staranno senz’altro
pensando che affronto una
questione di poca importanza perché, o in un modo o in
un altro, anche sulla parte
che alcune chiese trattengono per se stesse l’Unione comunque ne trae un beneficio. È tutto vero questo e ha
ragione chi pensa ed è tentato di dirmi che affronto una
questione di lana caprina
ma, così come si vuol fare
chiarezza sull’uso che lo stato fa dell’8%0, credo sia altrettanto giusto farlo sull’uso
che le nostre chiese fanno
delle somme restituite a seguito della defiscalizzazione.
O il nostro uso è sempre e
comunque impeccabile? Non
sbagliamo anche noi, forse,
quando lo usiamo in un modo invece che in un altro? Le
nostre accese discussioni assembleari, in modo fi:aterno,
spesso lo mettono in evidenza: o sbaglio? Spero di trovare
nei prossimi articoli di Riforma una risposta e un chiarimento a questi miei dubbi.
Vittorio Pallagrosi
Isola del Uri
Bambini e voiontari aii’istituto La Noce di Paiermo
espresse, e non solo quelle
che ci spetterebbero, visto
che non sono destinate e che
non finiscono tutte allo stato
come avevamo proposto, siano gestite insieme da stato e
chiese con un tavolo di coordinamento (sarebbe ancora
possibile difendere la laicità
dello stato).
3) che possa essere l’occasione di proporre un problema affine: l’opzione fiscale
per la parte delle nostre tasse
che va alla Difesa armata;
l’Italia potrebbe creare un dipartimento per la difesa non
armata, in modo da poter
scegliere a quale delle due
devolvere le nostre tasse personali (questo rientra nel
quadro del nostro impegno
per il Decennio ecumenico
«Contro la violenza»).
Marie-France Maurin
Sanremo
Formazione Teologica a Distanza
Facoltà valdese di teologia
Seminario a Torino
Ecumenismo e dialogo interreligioso:
ebraismo, cristianesimo, islamismo
Chiesa valdese, via San Pio V 15
12» 13 maggio 2001
Programma
SABATO 12
ore 9,30-10 presentazione del Seminario, Roberto Bottazzi
ore 10-13 primo modulo, Fulvio Ferrarlo; Esclusivismo, indùsivismo, pluralismo: approcci alle religioni, critica della
religione
ore 15,3017,30
ore 17,30-19
secondo modulo, Paolo Ricca: Il movimento ecumenico tra dialogo interconfessionale e confronto interreligioso
terzo modulo, Paolo Ricca: «¡figli di Abramo. Ebrei,
cristiani, musulmani: convergenze e divergenze ,
DOMENICA 13
ore 9-13 quarto modulo, Daniele Garrone: Cristiani ed ebrei
ore 15-18 quinto modulo, Giuseppe La Torre: Cristianesimo e
IsIam
Quota di iscrizione; L. 40.000
Informazioni;
Tutore Irreale: past. Mauro Pons, 011-4340176
Coordinatore Corso a distanza; Roberto Bottazzi, 06-3207049
il seminario è aperto a tutti gli interessati
10
PAG. 10 RIFORMA
VENERDÌ n MAGGIO 20(1,
POLEMICHE
SUI TRAPIANTI
MASSIMO APRILE
Le dichiarazioni di Adriano
Celentano sui trapianti hanno
suscitato un vespaio di polemiche che si sono trascinate per
giorni, fino a una successiva
parziale rettifica. Dal punto di
vista di coloro che aspettano un
organo per un trapianto, la donazione può costituire una possibilità di sopravvivenza, forse
l’ultima, 0 in altri casi, come
per i dializzati, una possibilità
di miglioramento della propria
qualità di vita. Il trapianto ha
quindi un segno inequivocabilmente positivo. Va senz’altro
incora^ata la donazione d’organi come gesto etico di solidarietà. Direi che è parabola di
amore evangeliPer il dona
zinne. La questione, a mio parere, non è soltanto se si è favorevoli o contrari alla donazione,
ma se si ritiene la formula del silenzio-assenso eticamente corretta. Chiunque sia stato ricoverato in ospedale sa che, in molti
casi, sono richieste delle firme
sulla cartella clinica relative al
consenso del paziente (consenso
informato), rispetto all’anestesia, al tipo di intervento chirurgico 0 alle diverse indagini diagnostiche. Credo si possa convenire che spesso, purtroppo, l’accento del consenso informato cade più sull’ottenimento del consenso come atto di tutela giuridica del medico, che sull’informa
_____ zione come atto
^*^*'^*******" di tutela della li
L'accertamento della bertà dei paziente di decidere. Il
co.
tore, se non siamo nel caso dell’espianto da un rnorte e la norma del consenso informato è un concetto che nasce non
donatore vivente, si pongono
due questioni
essenziali: l’accertamento della morte e la dichiarazione di
volontà.
La comunità medico-scientifica sostiene che la morte cerebrale è morte tout-court, anche
se il cuore batte ancora e la respirazione continua per effetto
della ventilazione artificiale
(condizioni necessarie per
l’espianto). In realtà, benché si
convenga sul carattere irreversibile della morte cerebrale, siamo comunque in quella fase di
passaggio dalla vita alla morte
in cui diventa più delicato esprimersi per le implicazioni antropologiche e spirituali controverse. La riprova è che molti parenti di fronte alla dichiarazione
che il proprio congiunto è un
cadavere a cuore battente, e
quindi alla richiesta di espianto,
si oppongono, non tanto per la
speranza del miracolo, quanto
per una ritrosia a infliggere violenza a una persona che presenta ancora segni di vita. La domanda ai congiunti è, quindi,
una domanda difficile fatta nel
peggiore momento possibile.
Per questo è importante la questione del consenso al trapianto.
La legge 91/1999 prevede il silenzio-assenso. Vale a dire che
se una persona, a cui è stato notificato il quesito sulla disponibilità a donare organi, non
esprime entro 90 giorni la sua
contrarietà, viene considerata
donatrice, almeno fino a quando non si sarà espressa per
iscritto differentemente.
Questo sistema è stato escogitato a motivo del basso numero
silenzio-assenso alla
donazione sono il
centro del problema
nella comunità
medico-scientifica ma nelle aule
di tribunale e per
questa sua natura accade che sia
percepito con fastidio dal medico e la richiesta di approfondimento dell’informazione può essere interpretata come atto di
sfiducia da parte del paziente.
Dunque se da una parte il silenzio assenso, per quel che riguarda i trapianti, può essere
considerato un sistema giuridico adeguato a superare l’ostacolo della poca disponibilità alla
donazione, d’altra parte su di esso pende il sospetto che esso sia
un’altra maniera per aggirare
l’ostacolo della corretta informazione. Personalmente credo
che la questione della disponibilità a essere donatori sia tanto
importante da dover essere decisa prima, con un consenso ottenuto dopo ampia informazione
e senza nascondere anche le difficoltà o le incertezze della
scienza medica. Sono passati
due anni dall’approvazione della
legge e ancora vige la norma
transitoria che sospende la liceità dei trapianti sulla base del
silenzio-assenso perché l’amministrazione non ha ancora provveduto ad accertarsi della avvenuta notifica ai potenziali donatori e ad attivare un sistema di
informatizzazione dei dati a livello nazionale. Forse si dovrebbe dire al ministro Veronesi che,
accanto alla superficialità di Celentano, che ci preoccupa ma
non ci sorprende, ci sono anche
dei preoccupanti ritardi del sistema sanitario che impediscono una significativa crescita del
di persone disponibili alla dona- la disponibilità al trapianto.
REDAZIONE CENTRALE TORINO:
Via S. Pio V, 15 -10125 Torino, tei. 011/655278 - fax
011/657542 e-mail: redazione.torino@riforiria.it;
REDAZIONE NAPOLI:
Via Foria, 93 - 80137 Napoli - tei. 081/291185
fax 081/291175, e-mail: redazione.napoli@rifonria.it;
REDAZIONE PINEROLO:
Via dei Mille, 1 -10064 Pinerolo, tei. 0121/371238
fax 0121/323831, e-mail: edipro@tpellice.it
DIRETTORE: Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: Anna
Maffei. IN REDAZIONE: Alberto Corsani, Marta D’Auria, Massimo Gnone, Jean-Jacques Peyronel, Davide Rosso, Piervaldo Rostan (coordinatore de L'eco delle valli)
Federica Tourn. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino Di
Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Pawel Gajewski, Giorgio Gardiol, Maurizio Girolami, Pasquale lacobino, Carnnelina Maurizio, Luca Negro, Luisa
Nitti, Nicola Pantaleo, Emmanuele Paschetto, Giuseppe Platone, Giovanna Pons,
Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidl.
REVISIONE EDITORIALE: Stello Armand-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia; ABBONAMENTI: Daniela Actis.
STAMPA: La Ghisleriana s.n.c. Mondovi - tei. 0174-42590.
EDITORE: Edizioni Protestanti s.r.l.-via S. Pio V, 15 bis -10125Torino.
ABBONAMENTI sul c.c.p. n. 14548101 - intestato: Edizioni Protestanti (vedi sopra)
ordinario: L. 110.000; ridotto: L. 85.000; semestrale: L. 58.000;
Italia O sostenitore: L. 200.000.
p ta n ordinario: L. 175.000; v. aerea: L. 200.000; semestrale: L. 90.000;
^SjeiQ >V sostenitore: L. 250.000.
Tariffe inserzioni pubblicitarie: a modulo (42,5x38 mm, Riforma - 37x45 mm, L'Eco delle
valli valdesi) E 30.000, Partecipazioni: mnVcolonna £ 1.800 Economici: a parola £ 1.000.
La testata Riforma è registrata dal Tribunale di Pinerolo con il numero 176/51.
Riforma-L’Eco delle valli valdesi è II nuovo titolo della testata
L'Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 175/51 (modifiche registrate il 6 dicembre1999).
Il numero 18 del 4 maggio 2001 è stato spedito daH'Utficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 2 maggio 2001.
2001
Associato alla
Unione stampa
periodica italiana
Una questione sollevata per le visite ai detenuti nelle carceri
Il concetto di appartenenza ecclesiastica
FRANCO SCARAMUCCIA
I
N questi giorni un gruppo
di lavoro, nominato dalla
Commissione delle chiese
evangeliche per i rapporti
con lo stato, sta incontrandosi con un analogo gruppo
nominato dal ministero della
Giustizia per arrivare a un
accordo relativamente a un
regolamento di attuazione
delle disposizioni contenute
nelle Intese in materia di visita ai detenuti. La discussione attualmente verte sul concetto di appartenenza, perché per la controparte governativa l’assistenza spirituale
a un non appartenente alla
confessione configurerebbe
l’ipotesi di proselitismo. In
realtà le Intese non fanno
questione di appartenenza
per quanto riguarda l’assistenza ai detenuti ma questo
è argomento che riguarda il
gruppo di lavoro, che certamente saprà difendere le nostre posizioni con la competenza che gli è propria.
Vorrei invece torn«re sul
concetto di «appartenenza»
dal punto di vista delle chiese
battiste. Premettiamo innanzitutto che l’idea stessa di
«appartenenza» ci è abbastanza estranea: noi infatti,
semmai, apparteniamo a Dio
e a Cristo (cfr. Atti 27,23; I Corinzi 3, 23) ma non alla chiesa.
Noi più correttamente preferiamo esprimerci con espressioni del tipo «avere parte in»,
che ci sembrano più rispettose della nostra teologia e della
nostra pratica.
Precisato questo, continuo
a usare il termine soltanto
per la facilità di comprensione e cerco di approfondire il
concetto nel nostro sentire. È
indubbio infatti che nelle nostre chiese l’idea di «appartenenza» è molto più ampia di
quella cattolica, a cui comunemente si fa riferimento
nell’opinione pubblica quando se ne parla. Nella mentalità corrente, chi nasce in una
famiglia cattolica è cattolico
di fatto e poi lo diventa di diritto con il battesimo. Nelle
chiese battiste il discorso è
assai diverso; la persona non
nasce battista né di fatto né
di diritto (cfr. Giovanni 3). La
persona diventa membro di
una delle nostre chiese con il
battesimo, gesto volontario
con cui risponde alla grazia
preveniente da Dio e che viene compiuto non necessariamente in un momento definito della sua vita e che comunque non rappresenta un
marchio indelebile.
La persona in questione anche senza il battesimo però è
partecipe ugualmente della
vita delle nostre chiese: infatti
è molto spesso oggetto dell’assistenza spirituale, prima
e indipendentemente dal battesimo. È il caso dei ragazzi
che frequentano la scuola domenicale, è il caso dei giova
ni, è il caso di molte persone
non più giovanissime che frequentano le nostre chiese,
nell’attesa di fare richiesta di
battesimo (oppure addirittura
senza sentire il bisogno di
chiedere di essere battezzate).
Le nostre chiese, consapevoli di ciò, offrono la loro assistenza a tutti e non solo agli
«appartenenti» e si possono
fare molti esempi. Le nostre
chiese, ad esempio, non chiedono l’obbligo di «appartenenza» a chi chiede di sposarsi: normalmente tutti quelli
che lo chiedono sono accontentati, salvo ovviamente seguire secondo gli usi locali un
corso o ricevere una serie di
ammaestramenti o esprimere
certe convinzioni. Lo stesso
dicasi per i funerali, che sono
celebrati per chiunque i familliari lo richiedano. Io stesso ho interpellato a suo tempo su questo punto l’assemblea locale, che ha confermato la sua volontà di procedere
in questo senso. E molti altri
esempi potrebbero farsi: dalla
scuola domenicale ai corsi di
istruzione biblica, che vengono impartiti senza richiedere
alcun requisito di «appartenenza». Per questo molti regolamenti di chiese locali
prendono in considerazione
anche i cosiddetti «simpatizzanti», in quanto anch’essi
oggetto della predicazione e
dell’azione della chiesa.
Credo che sia il caso di ri
flettere anche su queste considerazioni quando calcoliamo la «popolazione» delle nostre chiese. Tempo fa, un lettore di Riforma mi faceva garbatamente notare nella rubrica «Lettere al direttore» che
l’attribuzione alle chiese battiste di una «popolazione» di
15.000 persone era esagerata
e lo dimostrava con i nostri
dati interni, che parlano di un
numero di membri inferiore.
Ma, quando ci rivolgiamo all’esterno, dobbiamo tener
conto non dei nostri criteri
ma del modo con cui l’opinione pubblica interpreta il senso del termine «appartenenza». Gli «appartenenti», cioè
coloro che accettano di essere
oggetto della predicazione e
dell’assistenza spirituale della
chiesa, non possono essere
calcolati sulla base della nostra idea di membership. Ecco
perché, a mio parere, dobbiamo stare attenti quando comunichiamo alTesterno dati
relativi alla nostra organizzazione: non si tratta di farsi più
grossi di quello che si è ma di
tener conto oggettivamente
dei criteri di giudizio dell’opinione pubblica. Sia chiaro,
non chiedo di cambiare i nostri criteri, che accetto pienamente, ma di non esagerare
con ingiustificata «puritaneria» in una valutazione restrittiva senza motivo, che alla lunga ci si ritorce inevitabilmente contro.
Calvino e gli immigrati
Nel 1539 Giovanni Calvino include in un capitolo di un
suo libro un’accorata esortazione all’aiuto disinteressato e
indiscriminato verso chiunque. Calvino previene tutte le invettive verso gli stranieri che potrebbero diventare scuse per
non essere caritatevoli e solidali. Ecco il testo, che presentiamo in nostra traduzione. (Sergio Rostagno)
«Se una qualsiasi persona si presenti che abbia bisogno
di te, non esiste motivo che ti possa distogliere dall’occuparti di essa. Dici: ma è straniero! Il Signore però ha impresso in lui o in lei una nota che ti dovrebbe risultare familiare. Di’ aUora che è un buono a nulla e che non vale
niente. Ma il Signore al contrario fa apparire in lui la dignità della sua immagine. Di’ che tu verso di lui proprio
non hai nessun obbligo. Ma il Signore ha mandato in vece
sua lui, in modo che adesso tu usi verso di lui tali e tanti
benefici, quanti il Signore stesso ha usato verso di te per
legarti a sé. Di’ che le cure per lui sarebbero buttate via e
che non le vale minimamente. Ma l’immagine di Dio, mediante la quale ti si affida, vale abbastanza perché tu spenda te stesso e tutti i tuoi beni.
Se poi dici che non ha meritato niente, anzi ti ha persino provocato con le sue ingiurie e malefatte, anche questo
non è un buon motivo perché tu non lo accolga con affetto e non continui verso di lui a esercitare i doveri richiesti
dall’affezione. “Ben altro si meriterebbe da me!” dici tu. Il
Signore però che cosa si merita? Il Signore, mentre ti comanda di rimettere il debito che quelTaltro ha con te per
avere peccato contro di te, certamente vuole che il debito
sia imputato a sé.
Qui si arriva subito al punto che è più avverso all’umana
natura, e non soltanto difficile: che amiamo coloro che ci
odiano, che rispondiamo al male facendo il bene, che ricambiamo gli improperi con benedizioni. Ricordiamocelo
insomma: non la malizia degli uomini è da tener presente,
ma Timmagine di Dio, quella occorre ravvisare in essi. La
sua bellezza e dignità ci porti ad amarli e ad abbracciarli e
a lasciar al passato i loro delitti» (Giovanni Calvino, Institutio Christiance religionis, Libro fV, capitolo 7, § 6).
Nella campagna eletlorale in corso si parla
molto, da una parte e dall'altra, del problema della sicurezza dei cittadini. Un (iroblema grave, molto sentito
soprattutto nelle citta. Martedì sera un’interessante trasmissione televisiva, ben guidata da una giovane conduttrice, ha trattato questo problema. 11 pubblico in sala è
stato sollecitato dall’affermazione di una ricca partecipante, la quale sosteneva di
avere diritto di difendere la
sua famiglia e la sua proprietà contro i delinquenti
con qualunque mezzo, persino facendo passare la corrente ad alta tensione lungo la
rete di recinzione del giardino di casa. La discussione è
stata vivacissima con l’inevitabile intermezzo sulla pena
di morte: nel 2000 si sono
, ^ /m H
PIERO bensì
avute 1.882 esecuzioni capitali nel mondo, di cui 1.000 in
Cina, 85 negli Stati Uniti (la
metà nel Texas: governatore
George W. Bush).
La conclusione di tutto il
dibattito è stata di un giovane
che ha ricordato che non si
può pretendere che lo stato
collochi un poliziotto in ogni
appartamento, ma dobbiamo
essere noi ad aiutarci di più
gli uni gli altri. Mi è venuto in
mente un viaggio in auto con
SUI GIORNALI I
/^venire
L'«ora» per gli stranieri
I docenti di religione distribuiscono nelle scuole
milanesi una lettera di benvenuto ai ragazzi stranieri
che le frequentano. La lettera, spiega Enrico Lenzi
(27 aprile), contiene anche
un invito a frequentare Tq.
ra di religione. «Nessuna
volontà di proselitismo (,.,)
ma un’offerta per potersi
meglio integrare nella cultura e nella tradizione italiana. Del resto “la nostra
storia - dice il testo diffuso,
ndr - è stata profondamente segnata, da quasi 2000
anni, dalla religione cristiana cattolica: ti basti pensare alle mohe chiese che vedi dappertutto”». E più
avanti prosegue l’articolo:
«Insomma in Italia non è
possibile prescindere dalla
tradizione cristiano-cattolica». E ancora: «O-wiamente
l’iniziativa maturata nella
curia milanese è stata segnalata anche alTufficio Gei
per l’insegnamento della
religione cattolica».
COBRIERE DELLA SERA
La rubrica di Enzo Biagi
«Strettamente personale»
(numero del 26 aprile) porta diversi esempi di cattive azioni, pentimenti, senso della storia (storie di terrorismo, soprattutto), e poi
uno strano esempio; «Ma,
come mi disse Willy Brandt,
quando era ancora sinda
co di Berlino, “la storia non
conosce la parola mai”.
Neppure la vicenda degli
uomini - riprende Biagi -:
non sono calvinista, e penso che c’è anche un tempo
per il pentimento».
Che cosa vuol dire?
L'ateo non giura?
Cronaca giudiziaria da
Agrigento (edizione on-line
del 26 aprile). Salvatore
Grassonelli, chiamato a deporre come imputato di
reato connesso in un prò
cesso alla criminalità orga
nizzata, invitato al consue
to giuramento, ha detto al
giudice Luigi Patronaggio,
che presiedeva l’udienza;
«Presidente, io sono ateo,
non posso giurare». La seduta, prosegue la notizia,
non è stata però rinviata. 11
presidente Patronaggio ha
infatti spiegato che con la
nuova procedura penale «ij
giuramento fatto innanzi ai
tribunali italiani non è fatto
a Dio, non ha carattere religioso. È al contrario una
promessa nei confronti della società civile». E cosi
Grassonelli, rassicurato, ha
iniziato a rispondere alle
domande senza dover ripe
tere la formula di rito.
Una Pi
e peri
DAVI
Spesso
da citt
do alla m<
aspra, ven
come rife
. Jinq'
prati e gli
scolo. Ma
sle 'rision
effetti gli
alle Valli :
ancora ui
che prod
rappresen
superstiti
utilizzo d
Nél Pin
vai Chiso
luanasca
lessanti]]
iubblici il
saggiorar
i altre du
a 10.000
Miti ovic
tógiug]
Isetteml
levati. Si
imaggioi
iani son
iennanas
Ito num
tasticam
numerc
fasti pen
i.flOO anil
igiot
® German
fono locai
Quella I
lina realt
un collega nel centro della
Svezia. La strada, bellissima e
deserta, si snodava fra incantevoli boschi di betulle, dove
di tanto in tanto facevano capolino simpatiche casette
immerse nel verde. Ho chiesto al mio amico:-«Gli abitanti di queste case, così distanti
le une dalle altre, non hanno
paura dei delinquenti? E come vegliano sui bambini?».
Mi rispose; «In queste zone
esiste una fortissima solida
rietà fra le famiglie. Tutte
case sono collegate da un si
sterna d’allarme e ognuno
sente responsabile per tu
gli altri. Se si nota qualcosa
insolito, tutti sono avvisati
anche la polizia. Per i barn
ni, ogni genitore conside
tutti i bambini della zona c
me propri figli». ,■
Una bella risposta, ben
versa da quella che Caino
al Signore: «Sono forse
custode di mio fratello?»
sì dicendo Caino uccide u
seconda volta Abele. Qua
crimini viceversa sarebh
evitati se noi imparassiin .j
essere un po’ di più cus
dei nostri fratelli!
(Rubrica «Un fatto, un
mento» della trasmissione i
diouno «Culto evangelico» cu
dalla Federazione delle C' ^
evangeliche in Italia and
onda domenica 6 maggio)
ISSI i:
fu cui oca
interventi
“ttanzitm
“ella case
“rologeri
'»r»Uo .
11
iOOl
BK
iagi
ale»
3or
«ti
>en
ter
poi
Ma,
ndt,
ida
non
ai
legli
gi-:
3en
mpo
IO
a da
-line
tore
1 de
0 di
pro)rgaisueto al
ggiO’
inza;
ateo,
a setizia,
ita. Il
io ha
an la
ile «il
iziai
fatto
1 reliuna
i deicosì
0, ha
; alle
ripe
PAG. 11 RIFORMA
MSÈ Pinerolo: con una iniziativa dell'Acea
I rifiuti da riciclare
Uno squarcio fra le nubi ed ecco che la giornata (terza edizione) organizzata sabato a Pinerolo dall’Acea suirimportanza
di riciclare i rifiuti è diventata un successo. Soprattutto di giovani, visto che le scuole erano state invitate a predisporre degli
elaborati in tema, lavori che poi sono stati esposti in piazza
Terzo Alpini. Tanta anche la carta portata in piazza e interessanti le mostre predisposte dall’Acea stessa e dalle associazioni ambientaliste. Il dibattito conclusivo è stato l’occasione per
ribadire l’importanza di riciclare i rifiuti senza avviarli alla discarica e prima ancora l’invito a produrne di meno. I dirigenti
Acea hanno poi illustrato e strategie del consorzio per gestire il
complesso dei servizi ambientali del Pinerolese.
— Aperta il 4 maggio la rassegna culturale
Maggiolibri a Pinerolo
Ormai diventata un appuntamento fisso della primavera pinerolese, si è aperta venerdì 4 maggio la manifestazione «Maggiolibri a Pinerolo». Tra le mostre in programma «Deportazione: alle radici dell’odio», a cura del gruppo di ricerca storico
giuridico del liceo Porporato di Pinerolo, che si è aperta il 5
maggio nella sede del liceo e rimarrà aperta fino al 25 del mese;
interessanti poi anche le esposizioni allestite nei vari musei cittadini. Tra i numerosi incontri di presentazione di libri segnaliamo, venerdì 18 maggio al salone dei Cavalieri, alle 20,40, la
serata dedicata a «Le chiese della Riforma. Storia, teologia,
prassi» testo di Ermanno Genre, Sergio Rostagno e Giorgio
Toum introdotto da Grado Merlo e Paolo Ribet.
< 7
A A
Fondato nel 1848
Sono una sessantina gli impianti situati nell'area corrispondente alle valli valdesi
Gli alpeggi sono una risorsa preziosa
Una popolazione animale di circa 20.000 capi rappresenta un'importante potenzialità per l'utilizzo
e per lo valorizzazione del territorio; i problemi maggiori sono relativi ai servizi e alle infrastrutture
DAVIDE ROSSO
Spesso, specialmente
da cittadini, pensando alla montagna meno
, vengono in mente
coinè riferimento gli alj in quota con i verdi
e gli animali al paI. Ma al di là di queste visioni bucoliche in
effetti gli alpeggi anche
alle Valli rappresentano
ancora una realtà viva,
che produce e spesso
rappresenta, fi-a le ultime
superstiti, un’attività di
utilizzo di un territorio
sp^ abbandonato.
Nel Pinerolese, tra la
ral Chisone, Ja vai Germanasca e la vai Pellice
jgi sono circa una
lessantina, quasi tutti
ìubhlici in vai Pellice e a
laggporanza privata nelt altre due valli, con cira 10.000 bovini e altretInti ovicaprini che da
tótà giugno fino alla fine
Settembre vi vengono
levati. Se in vai Pellice
imaggioranza degli alpi|ani sono locali in vai
¡ennanasca e Chisone il
Ito numero si riduce
lasticamente così come
nuinero degli animali
lesti pensare che dei 5■MO animali portati in
peggio tra valli Chisone
iGennanasca solo 4-500
inno locali).
Quella dell’alpeggio è
juia realtà consistente
uè negli anni ha raccolto
®teessi intorno a sé ma
™ cui occorre ancora fare
ferventi e investimenti,
^anzitutto c’è la risorsa
ha Caseificazione, ma
'utte le
1 un siluno si
er tutti
Icosadi
visatif
bamhiisidets
ona co
benij'
aino <)
■se iol
3?». CO
ide uii!
Quali"
•ebbet»
ssinio*
custoti'
ie di
3» cu^f
le chi^i
ridilli
7)
anche il problema della
sua messa a norma (le
nuove leggi in materia
impongono locali idonei)
poi quello delle infrastrutture viarie e quello,
di attualità, delle centraline che forniscono in molti casi l’energia elettrica
agli impianti in quota. Su
tutti questi versanti la Comunità montana vai Pellice, sul cui territorio sono ben 11 gli alpeggi di
proprietà pubblica, ha
presentato all’esame della Regione, all’interno del
Piano di sviluppo rurale,
una serie di progetti che
se verranno finanziati
- argenteria
- perle australiane
aSt'Vo
gioielli
Croci
ugonotte
' t f'-; 1 pQp j i-Qgl Q .) p I I .
'(■)0f,4 Pinerolo ¡0 - rei 0 1 r-1 19 /')b0
prevedono interventi per
1,5 miliardi suddivisi in
lavori soprattutto sulle
infrastrutture di accesso
agli alpeggi ma anche
sull’elettrificazione e sugli impianti di caseificazione oltre che sulla cotica erbosa. Intanto sempre in vai Pellice già si
guarda al futuro pensando a un riammodernamento delle centraline e
alla collaborazione per la
caseificazione.
Nelle valli Chisone e
Germanasca dove gli alpeggi sono più numerosi,
una cinquantina in tutto,
il fatto però che questi
siano per la maggior parte privati rende le cose un
po’ più complicate anche
se qui non sono mancati
interventi sostanziali sulrammodernamento. «Alcuni interventi sono allo
studio - dicono in vai
Chisone -, ma il lavoro da
fare è molto anche per i
danni che soprattutto la
viabilità ha subito dopo
l’alluvione di ottobre. Ma
gli investimenti in quanto
tale non bastano c’è il
problema dell’abbandono della coltivazione delle montagne da parte della popolazione locale.
Quello su cui occorrerebbe lavorare maggiormente è il ricreare la cultura
della montagna. Da noi
non c’è ricambio: si pensi
che nel ’85 gli alpeggi fra
Perosa e Fenestrelle erano 22 oggi non sono più
che una decina».
Bobbio - Comunità montane
Latteria: continua
la polemica
Botta e risposta ft-a Comunità montane del Pinerolese e Latteria sociale
Alta vai Pellice. Dopo la
conferenza stampa convocata a Pinerolo dai presidenti delle Comunità
montane durante la quale era stata sottolineata la
volontà di arrivare a un
unico soggetto per la raccolta, il conferimento, la
trasformazione e la vendita del latte prodotto
nelle valli pinerolesi, la
reazione della Cooperativa di Bobbio Pellice non
si è fatta attendere. Dalla
seduta straordinaria del
direttivo di venerdì 4
maggio sono arrivate alcune precisazioni. «Anziché cercare capri espiatori, nella Latteria di Bobbio e in altri, - si legge nel
comunicato - sarebbe
bene valutare le esperienze del passato, e in particolare il periodo di gestione unitaria (agosto
1999-agosto 2000). In
quel periodo la direzione
e il coordinamento delle
varie cooperative sono
state affidate a un esperto (Pietro Garberò, ndr)
scelto di fatto dalla Co
munità montana vai Pellice (...). Tuttavia i risultati- sono stati certamente
non brillanti e hanno generato una situazione di
crisi irreversibile per una
parte delle cooperative».
Durante la conferenza
stampa i presidenti delle
Comunità montane e
l’assessore provinciale
alla montagna. Marco
Bellion, avevano addirittura minacciato la realizzazione di un nuovo caseificio, con o senza Bobbio. Ma, continua il comunicato, «il caseificio di
Bobbio è anzitutto frutto
dei sacrifici degli apicoltori di Bobbio»: i finanziamenti pubblici «sono
stati in assoluto molto
inferiori a quelli erogati
verso altre “realtà”» e «il
credito delle Comunità
montane di cui fa parte la
Latteria di Bobbio è ben
lungi dall’essere estinto».
Le casse della Latteria sociale sono vuote e, secondo il direttivo, «la situazionè rimane grave soprattutto per quanto riguarda il pagamento del
latte, che vede un deficit
di circa 100 milioni».
ICONTRAPPUNTOI
DIRITTO ALLO STUDIO
IN PIEMONTE
MARCO ROSTAN
Il presidente del Consiglio regionale del Piemonte ha indetto, per la metà di
maggio, una consultazione delle scuole, che sono
invitate a esprimere i loro
commenti sulle proposte
di legge relative al diritto
allo studio presentate dai
vari gruppi politici. Anche
il Collegio valdese di Torre
Pellice parteciperà all’incontro: il suo
comitato, sentita la Tavola
e l’Associazione 31 ottobre,
presenterà in
tale sede quella che potremmo definire la
posizione vai- _____
dese sul «bonus» scolastico, cioè sulla
borsa di studio che, in seguito all’approvazione della legge sulla parità scolastica, gli studenti potranno
chiedere, sia per frequentare la scuola privata che
quella pubblica.
Verrà innanzitutto sottolineato che la scuola è qualcosa di diverso da un servizio fornito alle famiglie. La
nostra Costituzione infatti
affida alla Repubblica un
compito di formazione critica dei giovani: perché
questa si possa realizzare
occorre che le scuole private inserite nel sistema paritario siano caratterizzate
da laicità e pluralismo,
dunque dalla piena libertà
di insegnamento. In secondo luogo sempre la Costituzione, mentre prevede la
più ampia libertà dei privati di istituire scuole, non
consente allo stato di sopportarne gli oneri. Eventuali finanziamenti diretti alle
scuole crebbero perciò
possibili soltanto se si modificasse l’art. 33 della Costituzione. Diversa è invece
la questione del «bonus» al•le famiglie, che si muove
nel senso di rimuovere gli
ostacoli di ordine economico che si oppongono al diritto allo studio.
Qui però, come ha evidenziato la recente legge
della Regione Lombardia,
le scelte possono essere assai divergenti. Se il limite
di reddito delle famiglie
che hanno diritto a chiedere la borsa è molto alto (in
Lombardia 180 milioni per
un nucleo di 3 persone) e se
le spese rimborsabili non
comprendono anche i trasporti, i libri, la mensa, ma
soltanto le rette (sempre
secondo il modello della
devolution cara a Formigo
ta di diritto allo studio, ma
di privilegio concesso ai
più ricchi per mandare i figli alla scuola privata. In
Piemonte tutte le proposte
di legge sono migliori, sia
pure con impostazioni a
volte in contrasto. Per
quanto riguarda il «tetto»
del reddito, esso non dovrebbe superare i 50 milioIlllil'ilììiillH un nu
Che cosa dirà
il Comitato del
Collegio valdese
nell'incontro
con la Regione
ni), è chiaro che non si trat- territorio.
eleo di 3 persone, con aumenti o con
diminuzioni
a seconda di
componenti
in più 0 in
meno. Occorre cioè escludere dal diritto alla borsa le famiglie
maggiormente benestanti.
In secondo luogo è necessario che non vi sia alcuna
discriminazione tra alunni
che frequentano la scuola
pubblica e quella privata:
dunque tutte le spese devono poter rientrare nella documentazione, non ci deve
essere franchigia in modo
che anche la parte più bassa
delle spese sia coperta. Per i
motivi di possibUe illegittimità costituzionale ricordati prima, non sembra possibile andare oltre questo
«bonus», come pure ipotizzano alcuni disegni di legge
che prevedono finanziamenti alle scuole sulla base
di progetti, distinguendo
poi fra scuole pubbliche,
paritarie o gestite da enti
locaU. Non che il problema
non esista, ed è legato alla
qualità della scuola: ma, a
parte l’art. 33, sarebbe in
questo momento assai diffìcile effettuare un controllo
serio sulle scuole.
Il rischio reale sarebbe di
diminuire la disponibilità
finanziaria e di favorire in
debitamente la scuola pri
vata. È invece da sostenere
l’idea che una parte dei finanziamenti regionali sia
utilizzata per agevolare i
Comuni nella redizzazione
dei trasporti, delle mense,
nella fornitura di libri gratuiti almeno nel futuro primo ciclo scolastico, nel sostegno ai portatori di handicap, nei corsi di alfabetizzazione per stranieri e di
formazione permanente
per gli adulti. Soprattutto
occorre che tali finanziamenti, decisi in Regione e
trasferiti ai Comuni dalle
Province, arrivino ai Comuni prima del momento in
cui questi ultimi dovranno
corrispondere il «bonus»
agli aventi diritto sul loro
12
PAG. 12 RIFORMA
CRONACHE
LUZENAC: FIRMATO L’ACCORDO — È stato finalmente trovato un accordo tra i lavoratori e la Luzenac sui turni di lavoro e sui premi in busta paga. Il 27 aprile infatti è stato sottoscritto dalle
parti il nuovo accordo che prevede 5 turni di lavoro al sabato con riposo compensativo a scorrimento e maggiorazione di 130.000 lire per chi lar
vora in miniera e 105.000 per chi svolge mansioni aU’esterno alla manutenzione e alla cernita.
L’accordo sottoscritto prevede poi anche la revisione, dal punto di vista economico, dei premi
annuali e di quelli mensUi in miniera.
ANCORA UN ANZIANO TRUFFATO — Sembrano
non avere fine le truffe ai danni delle persone
anziane nel Pinerolese. Questa volta la vittima è
un 73enne di via dei Martiri del XXI a Pinerblo
che venerdì 4 maggio, dopo aver lasciato entrare in casa un presunto agente di polizia, è stato
derubato di vari oggetti in oro, di un telefono
cellulare e 750.000 lire in contanti.
ARRESTO A TORRE PELLICE — Aveva rubato due
autoradio in piazza della Stazione e via De Amicis ed è stato arrestato alle 6 del mattino di giovedì 3 maggio dai carabinieri. Si tratta del 39enne Natale Calò, residente a Torre Pellice.
GIORNATE DI SOLIDARIETÀ — Il prossimo fine settimana sarà caratterizzato da due momenti di solidarietà cui tutti cittadini sono invitati. Sabato
12, nel centro di Torre Pellice, la sezione femminile della Croce Rossa propone la vendita di fiori
e piantine aromatiche a favore della sezione locale della Cri. Domenica 13 l’Associazione per la ricerca sul cancro organizza in tutta Italia la manifestazione «L’azalea della ricerca»; a Torre Pellice,
nell’area del mercato coperto di piazza Cavour,
un gruppo di volontari proporrà l’acquisto di
un’azalea a sostegno della ricerca. Per informazioni telefonare a Tullio Beux, 0121-933166.
PINEROLO: ARRESTATO PER SPACCIO — Nella
mattinata di martedì 24 aprile a Pinerolo è stato
arrestato per spaccio di sostanze stupefacenti il
34enne marocchino Drissi Tziri Brahim. Con sé
aveva alcuni ovuli di eroina.
DISTRETTO DEL QUEYRAS: NUOVO PRESIDENTE — Christian Laurent, attuale sindaco della
cittadina di Ristolas, gemellata con Bobbio Pellice, a seguito delle elezioni che hanno riguardato diversi Comuni transalpini, è stato nominato
nuovo presidente del distretto del Queyras che
comprende otto Comuni.
RIFONDAZIONE RICICLA LA RIVISTA DI BERLUSCONI — Giovedì 10 maggio Rifondazione comunista chiuderà la propria campagna elettorale a Pinerolo con una curiosa iniziativa: raccogliere in piazza Roma la rivista patinata su Berlusconi che Forza Italia ha inviato a tutte le famiglie italiane in questi giorni. Il ricavato della vendita della carta da macero verrà devoluto al
Gruppo Abele di Torino.
GRUPPO TEATRO IN GERMANIA — Di fronte ad un
attento pubblico, circa 200 persone, il Gruppo
teatro Angrogna ha rappresentato domenica 29
aprile a Fornsbach, nel Baden-Wurttemberg, lo
spettacolo «Fort village». Tra i presenti anche alcuni critici teatrali ed esponenti di comunità
evangeliche e di gruppi di italiani che hanno
molto apprezzato il lavoro chiedendo di proporlo anche in altre regioni, magari aH’interno degli
scambi con le comunità di origine valdese sparse in tutto il mondo. Il gruppo teatro ha anche
presentato un intervento con diapositive e canti
a Dürrmenz e a Schoenenberg.
ANTIQUARIATO INTERNAZIONALE IN MOSTRA
— Si inaugura giovedì 10 maggio alle 18, nelle
antiche scuderie sabaude di piazza Montebello
a Saluzzo la prima «mostra mercato e cultura
dell’antiquariato internazionale». La mostra
sarà visitabile nel giorni feriali dalle 15 alle 20,
giovedì fino alle 23, sabato dalle 10 alle 23 e domenica dalle 10 alle 20.
I SINDACI AI CANDIDATI — Un gruppo di sindaci,
guidati dal primo cittadino di Cavour Bertone,
hanno scritto ai gruppi politici che presentano
candidati alle elezioni del 13 maggio chiedendo
un impegno per l’abrogazione dell’articolo 2
della legge 81 del ’93 che limita il mandato dei
sindaci a due tornate amministrative. «Se i candidati si impegneranno in tal senso» scrivono i
sindaci, li sosterremo, ciascuno nell’ambito del
proprio schieramento politico.
CANTAVALLI È ANCHE TURISMO — Cantavalli nel
prossimo fine settimana diventa anche occasione di turismo culturale; sabato a Roure dalle
17,30, è prevista la visita ai murales sugli antichi
mestieri. Domenica alle 10, tre ore di visita al
Forte di Fenestrelle e, alle 15,30, sempre nel fòrte, concerto dei monaci tibetani di Deprung.
E Eco Delle Yalli ^ldesi
VENERDÌ 11 MAGGIO^ ,
V^ERDl
Sotto osservazione a causa delle insistenti piogge
Allarme per i guadi
^ Inverso Pinasca l'acqua ha invaso il passaggio. Situazione
sotto controllo per l'attraversamento del Chisone a Pinerolo
DAVIDE ROSSO
IL clima sta cambiando
e il territorio sembra
sempre più a rischio. A
periodi più o meno lunghi di siccità si alternano
sempre più sovente periodi di piogge intense e
concentrate che trasformano i torrenti in impetuosi fiumi. La settimana
scorsa tra mercoledì 2 e
venerdì 4 il Piemonte è
stato interessato da una
intensa perturbazione
che alle Valli è stata vista
subito con preoccupazione. Fin dall’inizio soprattutto si è temuto per i
guadi di Pinerolo e di Inverso Pinasca, entrambi
chiusi per precauzione al
transito delle automobili
fin dalla notte di mercoledì. Poi giovedì l’acqua
ha invaso quello di Inverso Pinasca e le preoccupazioni si sono trasformate in realtà. A Pinerolo
la situazione fortunatamente è rimasta sotto
controllo anche se l’apertmra al transito è stata interdetta fino a domenica;
qui la pioggia però ha
causato allagamenti nel
II guado di Inverso Pinasca come si presentava domenica
la zona a est della città Inverso, molti dei quali
Il guado di Pinerolo
obbligando anche allo
sgombero di una scuola
materna. Per Inverso la
situazione dei danni non
è ancora completamente
chiara. L’intervento degli
uomini della protezione
civile, che hanno presidiato anche la notte il
guado (come per altro è
avvenuto a Pinerolo) è
stato decisivo, oltre che
per salvare i guard-rail
tolti prima che le acque
potessero danneggiarli,
anche per impedire che il
Chisone si «mangiasse»
parte della sponda sulla
sinistra orografica.
«Ora bisognerà provvedere al ripristino del guado - dicono al Comune di
Inverso -. Avevamo già
previsto a bilancio 20 milioni per eventuali danni
speriamo che quelli subiti
adesso non siano troppo
ingenti. Al momento essendo le acque ancora al
disopra del tracciato del
guado è difficile capire
realmente l’entità del
danno anche se fortunatamente i tubi sembrano
al loro posto cosa che ci
fa ben sperare per un rapido ripristino della struttura». Comunque ci vorrà
del tempo e i cittadini di
■1 Un progetto sulla tragedia greca
Il Collegio a teatro
GIAN MARIO CILUO
IN questi mesi sulle frequenze di Radio Beckwith Evangelica vengono svolte con regolarità
alcune interviste che riguardano le attività del
Collegio valdese di Torre
Pellice. Abbiamo parlato
di teatro con Alessia Colombari, della compagnia «Nonsoloteatro» di
Pinerolo, e Marco Fraschia, insegnante di greco al collegio valdese e
caporedattore di La beidana. Per il momento le
attività teatrali del Collegio vengono svolte come
attività extrascolastiche
ogni venerdì pomeriggio
e Marco Fraschia, appassionato conoscitore di
teatro, si occupa di organizzarle. «Tutto è iniziato
l’anno scorso con una
traduzione dal greco e
con la sua messa in scena - spiega Fraschia -;
anche quest’anno è in
pieno svolgimento l’attività teatrale con l’esperta
conduzione di Guido Castiglia e di Alessia Colombari di Nonsoloteatro, che stanno svolgendo un laboratorio teatrale su Shakespeare». Il
collegio ha anche voluto
approfondire una nuova
traduzione dal greco con
la tragedia di Euripide Le
troiane, che narra delle
vittime di guerra, donne
e bambini in particolare:
«Purtroppo un argomento di attualità», commen
ta Fraschia. L’opera sarà
rappresentata a maggio a
Torre Pellice, nell’ambito
della rassegna teatrale al
Teatro del Forte.
«Il progetto - spiega
Alessia Colombari - serve
agli studenti per confrontarsi con i grandi nomi
del passato letterario e
per eliminare le distanze
che da essi spesso ci separano. D’altronde, anche Shakespeare con i
suoi testi e i suoi personaggi può essere interpretato secondo l’immaginazione di ognuno, ovviamente rispettando 1’
autore». Ma quando il
teatro sarà riconosciuto
come materia ordinaria?
«L’animazione teatrale
nelle scuole risale agli
Anni Settanta - dice Alessia Colombari - con momenti di boom e altri di
minor risonanza. Per
quanto riguarda un riconoscimento dei laboratori teatrali come materia
nelle ore di lezione, ritengo che la strada sia ancora lunga, anche se alcune
scuole danno molta importanza a questa attività». Per l’anno passato
il Collegio valdese ha richiesto un contributo alla Comunità montana vai
Pellice, che ha finanziato
il 50% del progetto e, aggiunge Marco Fraschia,
«confidiamo che anche
quest’anno possa esserci
un nuovo contributo per
il quale attendiamo ancora una risposta».
erano sulle rive del Chisone l’altra settimana, si
sono già rassegnati a un
altro periodo di disagio
nella circolazione. La
speranza a Inverso è che
dopo il ripristino del guado si possa arrivare prima
o poi a parlare di realizzazione del nuovo ponte
che dovrebbe sostituire
quello spazzato via dal
Chisone a ottobre.
Lavori alle fognature a Lusernj
Un ramo secondari
Una nuova diramazione secondaria per lo
smaltimento degli scarichi fognari interesserà le
frazioni Ricoun, Subilia,
Cà Bianca, Castluset e
Albarin di Luserna San
Giovanni. Si tratta di
un’iniziativa privata, che
con la partecipazione del
Comune potrebbe andare incontro ai problemi
di 25 famiglie, ancora
prive dell’allacciamento
alle fogne, con un impatto positivo sull’ambiente. «L’alternativa è rappresentata dalle fosse
biologiche - commenta
Eziò Cognazzo, geometra che si sta occupando
del progetto - ma i costi
sono 4 o 5 volte superiori
e soprattutto le fosse individuali richiedono una
manutenzione periodica
difficile da mettere in
pratica».
L’esigenza è nata dopo
la scoperta di alcuni scarichi abusivi nella bealera Peyrota, una situazione pericolosa e per la
quale potrebbero essere
applicate sanzioniu
santi. Così, anche
solvere la questio^*
co arrivare la volonjj
costruire la dirami
laziin
che dovrebbe allaccia
alle fognature *
principi
all incrocio di ”
. ‘ stradai
Priorato, per poi - ^
In
Gli e
Urne
guire attraverso i
privati. Da qui la
sità che tutti gli
siano d’accordo. EssJ
do un’opera privata '
che se poi sarà coIik
gnata al Comune pe,i
gestione, è sufficiej
l’opposizione di quait,
no per far saltare il p,
getto, j^cora in forseèj '
partecipazione della
zione Albarin, perlaqn
le ci sarebbe una soliß
ne alternativa. Sabato
Saranr
che gli e
rolese ri
menica.
averpres
èunanc
nuovo c(
i^evalid
fazioni. (
nerolo, (
sello rii
quarta si
azzurro
tosa.
ti; Giorgi
alle 17,30, al municipil
ci sarà una nuova' rau*«. t
ntuiioi
ne
di tutti gli interessati dalla quale dovrebbe attivare la decisione definitiva
I lavori potrebbero parti,
re già nell’inverno di!
quest anno oppure tutto i Lniliv
sarà rimandato al 2002,
Istituto comprensivo di Luserna San Giovanni
Dalla tv al linguaggio teatrale
CARMELINA MAURIZIO
..Ty ROGETTO TV» è il titolo di una
\\Mi serie di iniziative promosse
dall’Istituto comprensivo di Luserna
San Giovanni, rivolta ad adulti e bambini dei tre ordini di scuola (materna,
elementare, media), portate avanti nel
corso dell’anno scolastico che si sta
concludendo. Si tratta di un tentativo
di promuovere una riflessione sull’influenza della televisione, sia attraverso
lavori condotti nelle scuole dalle insegnanti, che nel corso dell’anno hanno
sviluppato il tema approfondendo filoni diversi, secondo l’età e gli interessi.
Si è partiti da «Un giorno senza tv»,
quando ragazzi e genitori hanno ap
punto scelto di trascorrere un gion
senza televisione, documentandole!
tività svolte insieme. Nel frattempo)
classi delle media che hanno aderita
progetto hanno realizzato uno
colo teatrale «Passami il telecomandi)
avvicinandosi al linguaggio teatralei
traverso un laboratorio condotto con
collaborazione della Comunità moni
na vai Pellice, il regista attore Claii
Raimondo e il Gruppo teatro Anp
gna. A conclusione dell’intera seriel
iniziative ci saranno il 28 maggio, ^
mercato coperto di Luserna, l’espoi
zione dei lavori prodotti dai ragazziu
casa e a scuola e il 30, alle 21, uñasen!
ta con esperti, per genitori e inse¡
su «Noi e la tv: istruzioni per l’usoii.
tro-Italia
Salato, c
naie 9, ¡
candidai
re uscen
lan dell
bertà, sa
da gialla
Ferrerò
comunis
latte (Vei
Cavallit
mont), (
no (Listi
berlo Tri
europea]
ta Domi
sta Boni]
^io (Fia
Le molte
il Senati
carsi nel
isendo il
fiale sui
Ottener!
senatore
zapolitii
■ Torre Pellice
Concerti
aU'Unitrè
Ad aprile l’Unitrè di
Torre Pellice ha ripreso
nuovamente i concerti,
dopo una serie di conferenze dedicate a Giuseppe Verdi, di cui quest’anno ricorre il centenario.
Sono stati ospiti di questa ripresa Giulio Glavina, di Genova, al violoncello e Mario Anfossi, di
Chiavari, al pianoforte.
Il concerto è iniziato
con la Sonata in mi minore di Antonio Vivaldi.
Splendida esecuzione le
Variazioni sul tema Joñas
Maccabeus di G. F. Haendel. Le variazioni di Beethoven sono l’approfondimento più espressivo
che di questo genere sia
mai stato scritto. Particolare emozione hanno suscitato sui valdesi presenti alcuni passaggi di questa opera da cui è stato
tratto un cantico dell’Innario. Di Schumann
Fantasy Pieces Op. 73.
Nell’ultima parte i due
maestri hanno cambiato
completamente genere
con la Romanza op. 24 n.
1 di Marie Adolphe Le
Beau, Salsa Brasileira Potato Rag di Gerald Sehtwberger, di stile musicale
cubano-portoricano. Ancora di Scott Joplin, compositore nero statunitense, The Easy Winners Rag
Time 1 e Ile Peacherine
Rag. Come bis il terzo
movimento della Sonata
op. 65 di Chopin.
RGCUinO
eli
Ini
Pubblichiamo gli ultimi appuntamenti elettorali^
candidati nei collegi di Pinerolo e Pinerolo-Susaf
Camera e Senato. cati in 1
Elvio Passone, candidato al Senato per rUH™ S^acanzi
Giovedì 10, ore 17, Pinerolo, sede Univol, inconW portare
con il volontariato: giovedì 10, ore 20,45, chius®«sci
della campagna elettorale a Perosa Argentina, vj‘Kadun.
nerdì 11, ore 20,45, chiusura ad Avigliana, ore!f sono st!
A..
niass
LCl
chiusura a Pinerolo in piazza Roma.
docce
Paolo Ferrerò, candidato al Senato per '
zione comunista: Giovedì 10, ore 10, incontro coi > , ®
popolazione a Villar Perosa; ore 14, incontro con f a
popolazione a Fenestrelle; ore 16 a Pragelato, 9'® I ^
chiusura della campagna elettorale a Pinerolo; ot* ^ •
incontro con le lavoratrici della Manifattura a Po® ^
»________-ìt_____15 n in :---------- la OOl ' 1
Argentina. Venerdì 11, ore 10, incontro con la Pj>l.
lazione al mercato di Luserna San Giovanni; all«
incontro con i lavoratori della Boge a Villar Perosi ^
Lucio Malan, candidato al Senato per La Casa» torovic
libertà: Giovedì 10 maggio, ore 9, incontro con tal bambìj,
polazione al mercato di Bricherasio; ore 10,30 compog
di Piossasco; ore 11,30 mercato di Avigliana; po® j
gio incontro a Chiusa San Michele; ore 20
gli elettori a San Secondo; ore 22 incontro pubb®
Susa. Venerdì 11 maggio, ore 9 mercato di Torre
ce; ore 11 mercato di Cumiana; ore 21,30 festa di®
sura della campagna elettorale alla discoteca M»
Bricherasio; ore 23 festa di chiusura della campii
elettorale alla discoteca La favola di Avigliana.
Giorgio Merlo, candidato alla Camera per 19*
Giovedì 10, alle 9, al mercato di BricherasiOi
10,30 a Villar Perosa; alle 17,30 incontro con
ili«
do del volontariato a Pinerolo; ore 21 incontf,
centro anziani di Perosa Argentina. Venerdì 1 L^|
al mercato di Cumiana; alle 10,30 al mercato ^
serna San Giovanni; ore 21 chiusura campagna
torale in piazza Roma a Pinerolo.
Per la pubblicità
W
su
sono di
stltuto (
soabar
da fami
che vive
^misei
®inato
tori poi
hitos^
fazione
“ini no
veUo di
Una nc
nostri
vissuti
13
îroi
rii
ioni
^ERDI 11 MAGGIO 2001
E Eco Delle "\àlli ^ldesi
PAG. 13 RIFORMA
lone,,
mazi^
"accim
'rincinj
irada"
li pr%
'tenu
aneen
li utei,
). r
vata,n
i con¡f
PeU
iiicieji
iqualci
reilpn
forseíi
dellaf,
erlaqu
i soluaii
»abato
onicipá
rariuiic
ffs Le elezioni politiche di domenica 13 maggio
In cabina con tre schede
eli elettori indicheranno un deputato e un senatore con
il maggioritario e voteranno la lista per il proporzionale
Saranno tre le schede
che gli elettori del Pinerolese riceveranno domenica 13 maggio dopo
aver presentato (e questa
è una novità assoluta) il
nuovo certificato elettole valido per 18 consultazioni. Gli elettori di Pinerolo, Cumiana e Massello riceveranno una
Quarta scheda, di colore
azzurro, per scegliere
l’amministrazione locale.
Per la Camera, scheda
rosa, il Pinerolese sceglierà fra tre soli candidati" Giorgio Merlo, deputato uscente, per l’Ulivo,
Paolo Vigevano per la Ca, sa delle libertà, Giovanni
S'®' * Nebbia per la lista Di Pietro-Italia dei valori. Per il
Salato, collegio uninominale 9, saranno ben 9 i
candidati: oltre al senatore uscente EMo Passone
dell’Ulivo e a Lucio Malan della Casa delle libertà, saranno sulla scheda gialla i nomi di Paolo
Ferrerò (Rifondazione
comunista). Alba Bocca
k latte (Verdi verdi). Franco
Cavallito (Padania Piemont), Giuseppe Agostino (Lista.Di Pietro), Alberto Trazzi (Democrazia
europea), Domenica detta Dominique Velati (Lista Bonino) e Felicita Doglio (Fiamma tricolore).
Le inolte candidature per
il Senato sono da ricercarsi nella possibilità, essendo il collegio senatoriale su base regionale, di
Ottenere comunque un
senatore se la singola forza politica avrà in tutto il
Piemonte un elevato con
:ssatida|.
be attivalefinitivj
ero pattii^emo di
iute tut
al 2002.
ni
rn gion
ndolei
tempo,I
aderitoi
IO speli
ornando
aatralei
)tto coni
tà moni
e Ciani
ro Anj»
ra serie!
[raggio,
, l’espo!
ragazzii
unasen
senso. In ogni caso, è la
legge del maggioritario,
nei singoli collegi sarà eletto il candidato con il
maggior numero di voti.
La terza scheda, di colore grigio, riguarderà
l’elezione di 6 deputati su
base provinciale col sistema proporzionale; sono in questo caso 15 le liste presenti, ognuna con
due candidati: non si
danno preferenze ma si
vota con un segno sul
simbolo: le forze politiche eleggeranno una o
due persone, semplicemente sulla base del totale dei voti ottenuti. Le liste presenti per la Camera elezione proporzionale
sono: la Margherita, Ri
fondazione comunista.
Lista Di Pietro, Alleanza
nazionale. Lega Nord,
Verdi verdi. Comunisti
italiani. Lista Bonino, Democratici di sinistra, Movimento per l’abolizione
dello scorporo. Nuovo
Psi, Ccd-Cdu, Forza Italia, Democrazia europea.
Il girasole Verdi-Sdi.
Alcuni simboli sono del
tutto nuovi per l’elettorato, come la lista «Va’
pensiero, Padania Piemont» voluta dalla Lega
Nord che in Lombardia
conta di ottenere qualche
seggio in più da aggiungere ai suoi candidati nella Casa delle libertà.
Si vota solo domenica,
dalle 7 alle 22.
Ä A Pinerolo, Massello e Cumiana
Pinerolese: sono tre
i sindaci da eleggere
DAVIDE ROSSO
I cittadini di Pinerolo,
Massello e Cumiana il
13 maggio saranno chiamati ad eleggere i rispettivi nuovi sindaci. A Pinerolo la battaglia sarà
tra cinque candidati: Cristina Maurino (Pinerolo
futuro. Lega Nord Liberacittà e Forza Italia), Alberto Barbero (a capo di
una coalizione che comprende Democratici di
sinistra. La margherita.
Rifondazione, Progetto
Pinerolo), Tullio Cirri
(Centro liberale), Giovanni Nebbia (Lista Di
Pietro), e Davino Fazia
(Alleanza Nazionale). Se
il 13 a Pinerolo nessun
candidato raggiungerà il
50% dei suffragi gli elet
Elezioni 2001
Alba Boccalatte
Franco Cavallito
Lucio Malan
íwtií' Giuseppe Agostino
Alberto Trazzi
iL'iUvoì Elvio Passone
Paolo Ferrerò
Dominique Velati
Felicita Dolio
CAMERA
Paolo Vigevano
i Giovanni Nebbia
Giorgio Merio
tori saranno chiamati
nuovamente alle urne
per il ballottaggio. Scorrendo i programmi si nota un’attenzione pressoché generale alla situazione urbanistica e dell’assetto del territorio: un
occhio di riguardo poi è
posto alla situazione della sicurezza (quasi tutti
parlano di potenziare la
polizia municipale) ma i
toni divergono sensibilmente quando l’argomento si sposta sugli
stranieri. Su questi temi
ma anche sulla continuità o sulla rottura con
il passato si è giocata in
queste ore la campagna
elettorale.
A Massello invece, dove
c’è la situazione «anomala» di avere 49 candidati
in un paese di circa 80
persone, il quadro che si
presenta è quello di 4
candidati a sindaco (Paolo Ferrerò per Rifondazione, Marco Di Silvestro
per Massello rinasce.
Giordano Pinoia per Municipalismo, libertà, lavoro, lealtà, e Daniela Libralon per da Montagne con
quadrifoglio) con la campagna elettorale giocata
sul rilancio del comune
massellino. I candidati
sindaco e le loro liste si
scontrano sul progetto di
azienda faunistica, sostenuta dalla maggioranza
uscente di Massello con
quadrifoglio, ma avversata dall,e altre tre liste. Almeno a parole però, tutti
sembrano d’accordo: ridare slancio al territorio
creando servizi o puntando al miglioramento di
alcuni di essi.
NELLE CHIESE VALDESI
STUDIO BIBLICO DEL 1“ CIRCUITO — Si svolge
martedì 15 maggio a Villar Pellice, alle 20,30, con introduzione del pastore Bruno Rostagno.
UNIONI FEMMINILI DEL I DISTRETTO — Giornata di gita a Chiavari e incontro con la chiesa locale il
13 maggio.
1“ CIRCUITO — Venerdì 18 mag^o, alle 20,30, assemblea di circuito a Luserna San Giovanni.
2“ CIRCUITO — Venerdì 11 maggio, alle 20,30, assemblea di circuito Villar Perosa,.
3" CIRCUITO — L’assemblea del 3° circuito si svolgerà giovedì 18 maggio, alle 20,30, a Prati, ati’odg elezione del Consiglio di circuito.
INCONTRI TEOLOGICI «GIOVANNI MIEGGE» —
Domenica 13 maggio, alle 17,30, nei locali della chiesa valdese di Pinerolo, incontro teologico «Giovanni
Miegge».
ANGROGNA — L’ultima assemblea dell’anno in
corso avrà luogo domenica 20 maggio e sarà dedicata
alla discussione della relazione morale.
BOBBIO PELLICE — Domenica 13 maggio, assemblea di chiesa con presentazione e discussione della
relazione morale 2000-2001.
PERRERO-MANIGLIA — Domenica 13 maggio, bazar a partire dalle 14,30.
PINEROLO — Domenica 13, alle 10, culto a cura
del pastore Ribet e del precatechismo. Giovedì 17
maggio, alle 15, incontro dell’Unione femminile con
la partecipazione della professoressa Husak, che presenterà l’attività della comunità alloggio di Rovigno.
POMARETTO — Domenica 13 maggio, culto a cura
della scuola domenicale. Incontro al centro anziani di
Perosa, venerdì 18 maggio, alle 16.
PRAMOLLO — Mercoledì 16 maggio alle ore 14,30
incontro dell’Unione femminile nella sala delle attività. Il tema sarà «L’osteoporosi»; ne parlerà il dott.
Baschera. Saranno ospiti le sorelle delle Unioni femminili di Villar Perosa e di San Germano.
SAN SECONDO — Domenica 13 maggio, culto alle
10 con assemblea di chiesa, ati’odg. elezione dei deputati/e alla Conferenza distrettuale e rielezione
dell’anziana del quartiere Combe, Paola Geme, e relazione morale annua.
VILLAR PELLICE — Domenica 13 maggio, domenica della Cevaa, alle 10,30, culto con Santa Cena presieduto dal moderator della Mesa Vaidense, Ugo Armand Pilon, e dal moderatore della chiesa valdese
Gianni Geme. Domenica 13 maggio, alle 20,30, culto
serale a cura del gruppo accoglienza.
VILLASECCA — Domenica 13 maggio, assemblea
di chiesa di fine anno, àll’odg esame dell’operato del
Concistoro e relazione morale, elezione dei deputati
alla Conferenza distrettuale e al Sinodo, elezione di
un anziano per la zona di Rlclaretto, pronunciamento
sull’opportunità di chiedere rattribuzione in percentuale dell’8 per mille delle preferenze non espresse.
’uso».
IA colloquio con Viktor Viktorovic, direttore deH'istituto per minori-internato di Radun
In Bielorussia per un comune progetto educativo
DAMEIA GEYMONAT
UURAMICHELETn
,mréM \lCmi membri delc„M M ¡^* associazione «Il sassolino bianco» si sono recati in Bielorussia nelle
;r rOlivo; »Jacanze di Pasqua per
, inconw l’portare aiuti umanitari
, chiusi® alla «scuola-internato» di
ntina.Vt" ’Radun. Con l’occasione
[ja, orci sono state inaugurate le
docce costruite con il
■ Bifoniii''*^®fributo dell’8%0 della
itro coi I Chiesa valdese. Interesitro con anche l’incontro
ito, ore * '^00 gli operatori della
oioiore i scuola,
a a Pew * fiui vivono e stun lapc| ■ '®uo 180 bambini, ma
ini; alle quando ho iniziato il mio
perosi “''Oro nell’istituto - spieP il direttore Viktor Vikcon la “ vivevano 290
30 meri
t; poiuei
contro'
pubbli®
Forre B
stadie!
ca Mai
campa
la.
jerl’llf
irasioi
onili^i
ncontri
Jì 11-;
catodi
jagna
uni; ogni classe era
'^mposta da 40-45 alunUli mentre oggi le classi
^Uodi 12-15 alunni. L’i™tuto è destinato ades^ a bambini provenienti
uaramiglie molto povere
ue vivono in condizioni
® tniseria, senza stimoli,
oambini dopo aver ternato i 9 anni obbligati possono essere ammessi a qualunque istituto superiore. La prepal^ione dei nostri bam
3o '■^ègiunge il li
no di preparazione di
- ® normale scuola: i
sono bambini
taciti”, con alle spalle
jj ®titi di violenza e una
”^^lone sociale dram» Per di più essi
^ sono sostenuti daile
né economicanoi spirituaimente
nm ^ti cui vogliano
proseguire gli studi in un
istituto superiore e poi
ati’universita».
- Che cosa è cambiato
dopo la fine dell’Unione
Sovietica?
«L’edificio è stato costruito nel 1963 sotto il
governo Kruscev con una
doppia funzione: in tempi di pace era una scuola-internato per i ragazzi sovietici che venivano
allontanati dalle famiglie
e istruiti secondo il rigore e i principi comunisti, mentre, in tempo di
guerra, l’istituto doveva
poter essere sgombrato
in un’ora e trasformato
in ospedale. Negli ultimi
10 anni i cameroni sono
stati trasformati in piccole aule scolastiche e in
camere da 4 o da 6 letti.
Quando c’era l’Urss non
avevamo particolari problemi; il governo sovietico ci forniva tutto il necessario. Dopo il crollo
dell’Unione Sovietica nel
1991 il governo bielorusso si aspettava che i genitori dei bambini si facessero carico dell’acquisto di beni di prima
necessità. Purtroppo in
nessun istituto ciò è avvenuto, a causa della situazione drammatica in
cui vivono le famiglie,
che non riescono neppure a provvedere a se stesse. Il vostro aiuto è inestimabile: i bambini tornano dai soggiorni in
Italia felici, ben vestiti e
ristabiliti; quest’autunno
sono arrivate da Bobbio
Pellice 190 nuove lenzuola: sono aiuti molto
importanti. Molte sono
le difficoltà anche nel
procurarsi medicinali. Il
governo fa controlli severi e non elargisce fondi: spesso i bambini si
recano in infermeria, il
medico ti visita e fa una
diagnosi ma non ha i farmaci necessari per la cura. Nell’istituto lavorano
molte persone, lo staff
pedagogico è molto numeroso con 60 insegnanti e 36 educatori».
- Che cos'è una scuola, internato? In che modo
giungono in questo istituto i bambini?
«In genere - prosegue
il direttore della scuola vive in convitto chi abita
lontano da scuola. Qui la
situazione è un po’ diversa: abbiamo bambini che
non hanno problemi di
distanza da scuola, poiché vi è una scuola dell’obbligo in ogni paese,
ma che provengono da
famiglie in situazioni
drammatiche, in cui imperano alcool e violenza.
Il governo bielorusso
spinge queste famiglie a
mandare qui i bambini.
Nelle loro case non ci sono mobili, non esiste l’acqua corrente, non vi è un
bagno, né sistema fognario: spesso si vive in un’
unica stanza per tutti. Gli
adulti sono di regola
ubriachi e non lavorano, i
figli sono testimoni di
violenze quotidiane, delle
liti fra i genitori e della
presenza di estranei in
casa. Se non esistesse
questo istituto tutti questi
bambini non potrebbero
neppure mangiare, avere
una vita normale e relativamente serena. Molti
. genitori però non vogliono lasciare venire i figli
neti’Internat, poiché se il
bambino è seguito in famiglia, i genitori ricevono
un sussidio e con questi
soldi possono comprarsi
la vodka. Spesso sono le
nonne che decidono di
affidare i nipoti all’Internat. Nel nostro lavoro la
burocrazia, la compilazione di moduli e documenti, occupa la parte
predominante proprio
perché dobbiamo segnalare anche ogni minimo
dettaglio per non essere
obbligati a pagare multe
incontestabili al nostro
governo».
- Quali prospettive vede per il domani delle
scuole-internato?
«Ogni anno il governo
deve costruire nuove
scuole internato, a causa
della sempre più difficile
situazione economica e
sociale del paese. Questo
fatto comporta un forte
impegno economico da
parte del governo, visto
che la popolazione bielorussa è di circa 10 milioni
di abitanti mentre ci sono circa 160 scuole internato. Fino al 1990 le
scuole internato diminuivano, erano sempre
meno i bambini che dovevano essere allontanati
dalle famiglie; ora invece
il governo bielorusso non
fa in tempo ad aprire
queste scuole che ©à sono al completo. E comunque difficile prevedere il futuro di queste
scuole: forse la situazione muterà ancora dato
che aumenta rapida
mente il numero di bambini dichiarati orfani in
seguito alla privazione
del diritto di patria potestà dei loro genitori».
- La maggioranza delle
lezioni viene tenuta in
lingua bielorussa; è sempre stato così? La lingua
si sta sviluppando dopo il
crollo dell’Urss?
«La situazione è cambiata dopo il crollo
dell’Urss. La lingua bielorussa si sta sviluppando,
ci sono scuole che la considerano lingua d’istru■ zione. Dopo il ’90 il governo aveva optato per
l’uso del bielorusso come
unica lingua ufficiale, ma
è tornato a dichiarare
l’esistenza di due lingue
ufficiali (msso e bielomsso) a motivo del fatto che
gran parte della popolazione conosce il russo e
non ritiene-necessario
imparare il bielorusso.
Nel nostro istituto siamo
passati all’utilizzo della
lingua bielomssa a difesa
dell’identità nazionale».
MI Associazione «Sassolino bianco»
L'istituto di Radun
DANIEIAGRIU
Recentemente un
gruppo di persone
delle Valli, per l’organizzazione dell’associazione
«Il sassolino bianco», si è
recato a Radun in Bielorussia per portare ati’istituto che accoglie diversi
ragazzi provenienti da
famiglie problematicizzate del materiale necessario alla vita quotidiana.
«L’accoglienza è stata calorosa da parte di tutti dicono i membri dell’associazione -. Siamo andati a visitare alcune famiglie dei ragazzi della
comunità, e abbiamo potuto renderci conto di
persona della povertà
economica di questo paese: la maggior parte delle
abitazioni sono in legno,
senza pavimento e vetri
alle finestre e in condizioni igieniche approssimative. Si pensi che un stipendio mensile per un lavoro in un’azienda agricola si aggira sui 10 dotia
I ragazzi di Radun con alcune attrezzature fornite dall’associazione «Sassolino bianco»
ri appena; senza contare
che molti di loro devono
fare anche i conti con
problemi di alcolismo,
carcere o prostituzione».
I membri dell’associazione oltre a vestiario,
materiale per la pulizia
delle persone e degli ambienti, farmaci e lenzuola, hanno recapitato circa
800 quaderni e centinaia
di matite, anche grazie
alla raccolta effettuata
dalle scuole domenicali,
precatechismi e catechismi delle chiese valdesi
delle nostre valli. «I bambini bielorussi hanno ricevuto anche numerose
lettere e disegni - spiegano ancora gli organizzatori -; riteniamo molto
importante che oltre
all’aiuto puramente pratico ci sia anche l’aspetto
amichevole, di rapporto
umano: quando i ragazzi
verranno in Italia in settembre per il soggiorno a
Bobbio Pellice, potranno
incontrare di persona i
loro amici di penna». Il
viaggio è stato anche
un’occasione per inaugurare le docce nuove e perfettamente funzionanti
dell’istituto, realizzate
grazie a un contributo
deU’8%o della Chiesa valdese; un prossimo intervento sarebbe auspicabile nella cucina, compatibilmente con la disponibilità finanziaria. Gli organizzatori di questa iniziativa per intanto ci tengono a ringraziare tutti
coloro che hanno partecipato in qualche modo alla realizzazione dei progetti di aiuto a Radun.
14
PAG. 14 RIFORMA
E Eco Delle Yaui ^ldesi
VENERDÌ 11 MAGGIO2001
VENERO
SPORT
VOLLEY
Il Body Cisco Pinerolo conferma
la sua 3“ posizione in B2 battendo
il Voltri per 3-0. Promosso direttamente in B1 rigo Genova il Pinerolo inizierà sabato i play off affrontando l’Agriflor Monteforte (Vr).
In terza divisione femminile junior, il Cerutti Pinerolo ha superato il 3S Luserna per 3-0.
Nel torneo «Giocavolley Monviso» la Pallavolo Pinerolo ha superato la Piscinese per 2-1, il Ford
Porte ha battuto il 3S «A» per 3-0
mentre il 3S Pinerolo ha battuto
per 3-0 lo Scalenghe e la squadra
«B» del 3S Luserna è stata superata
per 3-0 dall’Orbassano; in classifica guida rOrbassàno con 26 punti.
È iniziato il torneo di pallavolo
maschile «Monviso» under 15 che
vede in campo due formazioni cuneesi, il NoiCom Cuneo e la Libertas Busca e due pinerolesi, il 3S Pinerolo ed il Chisola volley, le finali
si disputeranno il 27 maggio in occasione della 20“ Festa dello sport.
Nelle prime partite il NoiCom ha
battuto per 3-0 sia il 3S Pinerolo
che il Busca mentre il Chisola ha
superato con ugual punteggio il 3S.
La scuola media di Perrero battendo la Silvio Pellico di Pinerolo, si è
aggiudicata, nella suggestiva cornice del palaghiaccio di Pinerolo, il
torneo «NoiCom Alpitour»; hanno
partecipato ben 22 formazioni miste delle scuole medie del Pinerolese; la fase interprovinciale si giocherà sabato 26 a Cuneo.
classificati terzi nel doppio regionale per cui accedono ai campionati nazionali di Terni alla fine di
maggio; Paolo Geuna si era già
classificato nel singolo. Nell’under
18 Simone Odin e Mauro Cesano si
sono classificati terzi mentre Walter Fresch e Paolo Rosso si sono
classificati secondi.
TENNIS TAVOLO
È in programma per il 12 e 13
maggio a Luserna San Giovanni,
nella palestra comunale, la 12“ edizione dei campionati pinerolesi di
tennis tavolo. Le gare avranno inizio alle 15 con gli under 14 maschili proseguendo per altre categorie;
domenica le gare riprenderanno
alle 9 fino alle 14 con il singolo maschile assoluto. Le iscrizioni devono pervenire telefonicamente ai
numeri 0121-930739 e 91527 o sul
posto mezz’ora prima dell’inizio
delle gare. Martedì 1“ maggio Paolo Geuna e Matteo Pontet si sono
PODISMO
Nella gara podistica serale organizzata dall’Anpi e dal 3S in occasione del XXV Aprile, hanno vinto
nella categoria assoluti Renato Agli
e Danilo Bonansea davanti a Paolo
Bert e Danilo Goitre; nella categoria femminile successo di Luana
Avondet ed Elisa Comba e'fra i giovani successi di Alessia Beux, Davide Ferrerò, Marco Ribetto, Martina
Da Rold e Matteo Riha.
PATTINAGGIO SU GHIACCIO
Vanessa Chiabrando del 3S Luserna si è classificata 2“ nella categoria propaganda free al trofeo
«Aldo Giammella» di Roma, dietro
la lombarda Carlotta Ortensi.
«Progetto giovani»: un laboratorio teatrale a Torre
Giovani e adulti sul palco
Sono una quarantina,
hanno tra i 10 e i 60 anni,
vivono in vai PelUce, hanno una passione in comune; il teatro. Sono
bambini, ragazzi, giovani
e adulti che da anni seguono le attività del laboratorio teatrale condotto
da Marco Bricco, della
Da «L'eco delle valli valdesi»
Cinquanf anni fa
Verso Pentecoste, oggi come cinquantanni fa, alle
Valli ci si prepara alle conferm2izioni. Tempo fa Massimo Gnone ha ricordato il vivace dibattito che si
svolse nel 1964 sulle pagine di «Gioventù evangelica »
(vale la pena andare a leggerlo!). Su L’eco della valli
del 16 marzo 1951, una «madre dei catecumeni» scrive, tra l’altro: «Il sì di oggi non è che il primo anello di
una lunga catena di sì che bisognerà saper dire al Signore, di volta in volta, quando Egli ci parlerà: non temete, si presenterà presto un nuovo appello da parte
di Dio, una nuova decisione da prendere - piccola o
grande che sia - per saggiare la qualità della vostra fede e la sincerità del vostro primo sì. Dovrete ancora
essere pronti, dovrete ancora e sempre essere a disposizione per nuovi sì, forse sempre più difficili... E
quando Egli vorrà il vostro denaro, anche quello che
non vorreste dare, lo metterete ai Suoi piedi per servirlo, rinunciando alla vostra troppa previdenza: oh,
sappiate essere imprevidenti per Lui!».
Non mancano le polemiche, oggi dimenticate, anche sul 17 febbraio, alimentate da un trafiletto apparso su «Gioventù evangelica », autrice Rita Cialfi. Su
L'eco molto preoccupato appare il past. Enrico Geymet, che dopo aver ricordato come la celebrazione
del 17 si sia a poco a poco diffusa dalle chiese delle
Valli a tutte quelle italiane, constata le difficoltà che si
oppongono a tale festa. «Attualmente è concessa vacanza alla scolaresca valdese, ma non ai loro insegnanti, non tutti gli stabilimenti delle Valli proclamano la vacanza... Ma a questi fatti esterni si aggiungono da qualche tempo voci interne dal timbro nuovo,
inusitato... Cominciarono alcuni giovani della Chiesa
di Torino pubblicando un articolo di protesta contro
le rievocazione delle antiche persecuzioni che vien
fatta nelle celebrazioni del 17 febbraio, che costituirebbe un atto indelicato verso i nostri fratelli cattolici... Seguirono altri che parlarono del 17 come motivo
arcaico e superato, al quale non è più il caso, per gente intelligente e moderna, di dare tanta importanza...». «Addio al 17 febbraio?» titola il giornale e pubblica un ordine del giorno di protesta, firmato dalle
Unioni giovanili di Villar Pollice, che dopo aver ricordato il modo semplice in cui si svolge le rievocazione,
cita la perseveranza degli Ebrei nel ricordare, da 30
secoli, la loro liberazione dall’Egitto: «Abbiamo intenzione, per quanto concerne l’emancipazione della
nostra coscienza religiosa, di essere ancora più perseveranti degli Ebrei». Con buona pace della signorina
Rita Cialfi, pare che 50 anni dopo, le chiese valdesi
vadano piuttosto nella direzione dei giovani di Villar
e del loro pastore Enrico Geymet!
I membri di chiesa di Luserna San Giovanni saranno confortati nel sapere che non solo a loro è toccato
restaurare, con non poca spesa, il tempio dei Bellonatti. Già cinquant’anni fa L’eco annuncia la fine di
analoghi lavori; «Un’impresa che pochi mesi fa pareva essere assai ardua è stata condotta a buon termine
mercè il volenteroso contributo della popolazione.
Ottimi i risultati ottenuti per l’estetica e per l’acustica, assai migliorata».
Infine, nella primavera del 1951 si costituisce il comitato degli Amici del Collegio valdese e muore, dopo che un malore lo aveva colto durante la predicazione a Milano, il moderatore Guglielmo Del Pesco.
(a cura di Marco Rostan)
compagnia Stilema, che
con il sostegno della Comunità montana vai Pellice propone da 11 anni
percorsi teatrali per incontrarsi, conoscersi, accettarsi, stare insieme ma
soprattutto realizzare insieme una vera e propria
messa in scena. Hanno
cominciato oltre 10 anni
fa gli adolescenti, con il
Progetto giovani, dando
vita sulla scena ai loro
problemi, la loro voglia
ma allo stesso tempo la
loro paura di crescere.
Poi, qualche anno fa, i
più grandi sono diventati
un gruppo a sé stante,
mentre tra i ragazzi sono
arrivati i più piccoli, bambini di quarta e quinta
elementare.
Quest’anno sono due
gli spettacoli realizzati da
Bricco e dai suoi ragazzi:
11 primo è stato «Il gioco
della vita», messo in scena al teatro del Forte di
Torre Pellice lo scorso fine settimana, realizzato
dai giovani e adulti, al loro terzo anno di attività.
In 14 sul palco hanno
raccontato il quotidiano,
tra ruoli e stereotipi,
prendendo in giro i luoghi comuni, giocando, divertendosi e facendo divertire. Sabato prossimo,
12 maggio, sarà la volta
dei bambini e degli adolescenti, che propongono
sempre al teatro del Forte «La punizione», uno
sguardo ironico ai rapporti tra adulti e ragazzi,
con la consapevolezza
che crescere è un cammino difficile, da fare insieme, nonostante tutto.
POSTA
Libertà con
la maiuscola
In questa giornata grigia e piovosa, vado con
il pensiero al radioso e
splendido 25 aprile del
1945 quando, bambina di
dieci anni, ho vissuto la
giornata della Liberazione che, a caro prezzo,
metteva in luce la forza
della Libertà. Libertà con
la «L» maiuscola e di numero singolare. Chi ne fa
il plurale ne muta la natura profonda: «Le libertà» possono significare semplicemente «far
quel che si vuole» mentre
la Libertà è un bene universale nel cui nome, da
secoli, molti han sofferto,
lottato, perso la vita.
A questo proposito ricordo dei volti stravolti di
ragazzi fatti prigionieri e
trascinati da un camion
su cui un «comandante
nemico» in tuta mimetica
bianca, sembrava un dio
vendicatore... Era il 1944
e la vai d’Angrogna aveva
subito uno dei tanti rastrellamenti, nel pomeriggio i camion tornavano
in caserma percorrendo
la strada lungo il torrente.
Al fondo della valle un
gruppetto di abitanti della borgata era andato a
vedere quello che era
successo. Mio padre mi
aveva presa per mano e
senza parlare mi aveva
condotta oltre il ponte.
Sulla strada sterrata i
mezzi militari sollevavano un gran polverone. Su
di un camion che procedeva a strattoni c’erano i
«capi» nella classica posizione così cara al loro
Duce: gambe divaricate,
petto in fuori, mani ai
fianchi, sguardo sprezzante... emblema della
tracotanza!
Mio padre, al loro passaggio, mi aveva sussurrato: «Guarda quello!
Non è un tedesco, è uno
dei nostri (cioè un valligiano), Martinat!» Quel
valligiano guardava il ragazzo stravolto, lacero,
che non reggeva più l’andatura del camion e incespicava, cadeva, veniva trascinato per le braccia, poi per un improvviso arresto sbatteva la testa... Il Martinat sembrava fiero del suo operato,
si guardava attorno come per dire: «Guardate!
un “ribelle” di meno»,
poco importava se anche
lui era un valligiano.
Quella scena, quel nome
sono rimasti impressi
nella memoria di una
bambina che aveva però
sentito il disgusto e il disprezzo nella voce del
padre e avvertito la solidarietà, ben nascosta,
nel capannello di persone che vedevano dal vivo
un martire della Libertà.
Come eredi spirituali
di quel ragazzo non permettiamo che egli abbia
sofferto e sia morto invano, non rinunciamo, per
stanchezza al prezioso
diritto di esercitare il voto, riflettiamo seriamente prima di fare la nostra
scelta. Sempre attuale
ciò che ha scritto Calamandrei «...ora e sempre
resistenza».
APPUNTAMENTI
10 maggio, giovedì
TORRE PELLICE: Alle 15,30, alla biblioteca valdese,
conferenza della signora Franca Debenedetti
Loewenthal su «Primo Levi scrittore e testimone».
11 maggio, venerdì
OSASCO: Dalle 21 alle 23, nell’istituto professionale
per l’agricoltura e l’ambiente, incontri con i vini
«Bianchi d’Italia», a cura dell’Associazione genitori. ,
PINEROLO: Al salone del Museo diocesano, alle 17,
presentazione del volume «Inseguendo Luisa» di Donatella Taverna.
TORRE PELLICE: Al teatro del Forte, alle 21, serata
di danze storiche, a cura della compagnia della «Gaia
danza», dal Rinascimento ai giorni nostri. Eventuali
offerte a favore dei bambini di Cernobil.
LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle 21, all’ex cappella
di Villa Olanda incontro pubblico dal titolo: «Ambiente: siamo coscienti, attori o educatori?».
12 maggio, sabato
LUSERNA SAN GIOVANNI: Nella chiesa di San Giacomo, alle 21, concerto del coro delle Università della
terza età di Pinerolo, diretto dal m.o Marco Merletti.
PINEROLO: Nel tempio valdese, alle 21, serata di
solidarietà «Strade di teatro», spettacolo di marionette per adulti e ragazzi, ingresso a offerta libera a favore dei ragazzi e delle ragazze di strada del Guatemala.
SAN SECONDO: Alle 21, nel tempio valdese, il coretto valdese di Torre Pellice presenta lo spettacolo
«Le cahier», ingresso libero.
TORRE PELLICE: Alla Casa valdese delle diaconesse, dalle 14 alle 18 di sabato e dalle 10 alle 18 di domenica 13, seminario su «Shiatsu, il tocco, ascolto percettivo per riscoprire il nostro istinto primario».
CAVOUR: Alle 21, sfilata di moda al palasport.
TORRE PELLICE: Dalle 9 alle 19, nell’isola pedonale, mercatino di prodotti naturali.
PINEROLO: Nel salone della biblioteca civica «Alliaudi», alle 17, conferenza su «Gobetti editore», con
la dottoressa Ersilia Alessandrone Perona.
TORRE PELLICE: Alle 21, al teatro del Forte, il laboratorio Stilema presenta «La punizione».
13 maggio, domenica
LUSERNA SAN GIOVANNI: Nella sede dell’Avis, via
Roma 41, prelievi.
CAVOUR: Dalle 10 alle 21, sotto l’ala adiacente il
palazzo comunale, esibizione dei parrucchieri; in
piazza Sforzini mercato romano, rievocazione del
prandium, rivisitazione della tipica giornata romana;
alle 14,30, danze allegoriche, gladiatori, balletti; alle
16 uscita delle acconciature al palasport. Alle 16,45,
spettacolo finale, sempre al palasport.
14 maggio, lunedì
TORRE PELLICE: Alle 20,45, nella biblioteca del
Centro culturale, conversazioni sul libro «Non di solo
pane», racconto di Graziella Tron.
SAN GERMANO CHISONE: Fiera primaverile nel
centro del paese.
17 maggio, giovedì
RINASCA: Dalle 8 alle 18, Fera d’ie capiine, rassegna zootecnica.
TORRE PELLICE: Alle 15,30, alla biblioteca della
Casa valdese, concerto con Laura Giordano, al pianoforte: Chopin, Listz, Albeniz e Schubert.
18 maggio, venerdì
TORRE PELLICE: Alle 20,45, alla biblioteca della
Casa valdese, Aimaro Isola parlerà su «Architettura e
paesaggio».
TORRE PELLICE — Alle 21, alla «Bottega del possibile», le associazioni «Senza confini» e «Sassolino
bianco» organizzano un incontro con il dott. Giovanni Mathieu sul tema «Cernobil, 15 anni dopo» con
proiezione di video.
PINEROLO: Alla parrocchia di Abbadia Alpina, dalle 20,30 alle 22,30, incontro su «Riconoscimento e utilizzo di erbe spontanee».
19 maggio, sabato
TORRE PELLICE: Nel tempio valdese, concerto
delle corali valdesi di Torre Pellice e Angrogna, a favore dell’associazione «Senza confini».
PEROSA ARGENTINA: Alle 16,30, nel salone della
Comunità montana. Silvana Marchetti e Alex Berton
presentano «La Castellania di vai San Martino» di Ettore Peyronel, con la presenza dell’autore e delle associazioni «La valaddo» e «Vallescura».
Bianca Armand Hugon
Natali
Torre Pellice
i 12 maggio: Cantavalli a Roure
Musiche «cajun»
Viaggia verso l’alta vai
Chisone il Cantavalli sabato 12 maggio alle ore
21,15; a Roure, in frazione Castel del Bosco, si
esibirà negli impianti del
gruppo ricreativo sportivo. Sarà una serata all’insegna della trascinante
musica «cajun» della
Louisiana proposta dal
gruppo «Madame Sosthene Cajun band».
Tre suonatori del Delfinato innamorati della
vitalità e della malinconia di cui è permeata la
musica francofona dei
bayou della Louisiana, e
che regolarmente trascorrono una parte dell’anno a Lafayette e din
torni. Organetto, violino,
chitarra e voce, formazione classica della iriusica cajun, il termine che
ricorda la terra acadienne, nel Canada, da cui
nel 1760 coloni francesi
emigrarono verso le zone inospitali del Delta
del Mississippi. Un concerto incentrato essenzialmente sulle radici di
questo genere musicale,
tuttora in piena fioritura,
e dei suoi protagonisti
storici, tra il dinamismo
d’Austin Pitre e le vena
ture blues dello stile di
Canray Fontenot e Nathan Abshire. Ingresso
come sempre alle 21,15,
a 10.000 lire.
SERVIZI
GUARDIA
medica è
tl\/a
notturna, prefestiva, festiva
telefono 800-233111
GUARDIA FARMACEUi
(turni festivi con orario 8-2^
DOMENICA 13 MAGGIO
Bricherasio; Ferraris
viav.
Emanuele 83/4, tei. 59774
Fenestrelle: Guicciardi
via Umberto 11, tei. 83904
Pinerolo: Podio - corso Tori,
no 52, tei. 322030
SERVIZIO INFERMIERISTiei
presso I distretti *
SERVIZIO ELIAMBUUNzJ
telefono 118
CINEMA
TORRE PELLICE-Il
cinema Trento ha in pro.
gramma giovedì 10 e venerdì 11, ore 21,15, Il
tempo dei cavalli ubriachi; sabato 12, ore 20,io,
e domenica 13, ore 16,3o’
il cartone animato di Wall
Disney Le follie dell’ini.
peratore; sabato 12, ore
21.30, domenica 13, ore
18,30 e 21,30, lunedì 14,
ore 21,15, Traffic, conichael Douglas e Catherine Zeta-Jones; rriercoleifi
16, ore 21,15, 28 giorni.
BARGE — Il cinema
Comunale ha in programma, venerdì 11 maggio,
ore 21,15 Domani; sabato 12, ore 21,15, Concorrenza sleale; domenica
13 ore 15,30 e 17,15, lunedì, martedì, giovedì, ore
19.30, Le follie dell’imperatore; domenica 13,
ore 19 e 21,15, lunedì,
martedì e giovedì, ore
21,15, Dolce novembre.
PINEROLO — La mulfisala Italia ha in programma, alla sala «Scento»,
La murhmia, il ritorno;
feriali 20 e 22,20, sabato
20 e 22,30, festivi 15,15,
17,40, 20 e 22,20.
lisa
stavo B
con noi
no stati
lavoro i
nedetto
rivo ini
tensión
munità
re la eh
dove tu
mano a
scontri
sione d
zinnale,
mente s
Con :
non del
munità
stavo ri
numere
persone
con lui ]
nianza
nacque!
del Con
vocazio
relie e fi
a distan
nuano ì
sia nell:
nelle eh
La se
giovani
fisso»,
che era
tono un
vani eh
sertò la
lECONOMICII
PRIVATO acquista
mobili vecchi-antichi e
oggetti vari: telef. 012140181.
COOPERATIVA di Torre Pellice cerca educatore diplomato, per servizio
educativa territoriale e
animatori con esperienza
per estate ragazzi. Tel.
0121-953520.
Val Pellice
I giovani
contro i'Aids
«Cari preservati...»: inizia con queste parole il
numero di marzo di «Stazione Zero», «primo gion
nalino perplesso», coma
è scritto in copertinaL’esperienza delle rag^ze e dei ragazzi di Stazioniamo è arrivata al terzo
anno, con l’uscita di questo terzo numero del periodico. Subito un’infotmazione importante: »
redazione si riunisce 0^
giovedì alle 20,30 «in
setta», l’ex peso pubblico
di piazza Partigiani a Luserna San Giovanni, oh
sede di Informagiovani*
del progetto Stazioniamo
della Comunità montan*
vai Pellice. Nel nuovo
numero ci sono articoli
spunti di dibattito s
McDonald’s, la «vera*
storia dei cartoni aninia
Pokemon e un’intervia'
alla band musicale W»
Companion: tutto dece
rato da fumetti e vigneu
simpatiche. Ma la ve'
notizia si trova a pag»’'
9, dove fra esperieu^
raccontate e abbozzi
idee sull’Aids e il
di contagio, «Stazio^
Zero» regala a lettric'
lettori un profilattico.
Pai
Soluzit
U
M
U
E bel
di
del casi
seconde
do Gioì
tuisce,
musica
trimeni
Ho asc
condoi
tratta i
operad
la Svizi
gatiall
ce, n.
vetsion
lix Mei
sicista
di Baci
lavoro
tempi (
conosc
tèndo
Partitu
gusto I
che me
Qual
tispettc
lutante
senz’ah
eggiuni
torte,
Vimini
15
15; I v^BœlIlWCGIOMOI
Pagina Dei
PAC. 15 RIFORMA
IST
inema
ogram
laggio,
: saba
oncor
nenica
,15, lu
adì, ore
eH’im
ica 13,
unedì,
dì, ore
mbre.
a multi
ogram
;ento»,
¡torno;
sabato
15,15,
quista
tichi e
0121
, di Torducatoservizio
riale e
erienza
zi. Tel,
g II chiodo fisso
di Gustavo
Bouchard
115 anni che il pastore Gustavo Bouchard ha trascorso
con noi a Sampierdarena sono stati contrassegnati da un
lavoro intenso, proficuo e benedetto dal Signore. Il suo arrivo inizialmente creò delle
tensioni alllnterno della comunità perché il suo intendere la chiesa come un campo
dove tutti potessero mettere
mano all’aratro suscitò degli
scontri con chi aveva una visione della chiesa più tradizionale, incentrata esclusivamente sulla figura pastorale.
Con il tempo e in modo
non del tutto indolore la comunità seppe rinnovarsi: Gustavo riuscì a coinvolgere un
numero sempre crescente di
persone disposte a lavorare
con lui per l’opera di testimonianza della chiesa. Con lui
nacquero il primo presidente
del Consiglio laico e le prime
vocazioni di predicatori; sorelle e fratelli che ancora oggi,
a distanza di tanti anni, continuano a predicare l’Evangelo
sia nella nostra comunità sia
nelle chiese del 5° circuito.
La scuola domenicale e i
giovani erano il suo «chiodo
fisso». Con la moglie Elsa,
che era la monitrice, formarono una generazione di giovani che, crescendo, non disertò la chiesa e che ancora
Passatempo
Soluzione del cruciverba del
numero scorso
oggi, ormai ultratrentenni,
sono presenti nella comunità
ricoprendo incarichi di responsabilità. Furono gli anni
in cui Sampierdarena riuscì a
formare una bella corale,
composta prevalentemente
da giovani, che era presente
ai culti e nelle occasioni particolari e alle feste delle corali
nelle valli valdesi.
Una delle preoccupazioni
di Gustavo, dopo quella della
testimonianza e predicazione
dell’Evangelo, era di curare
all’interno della comunità i
rapporti tra le famiglie, cercando di consolidare il legame della fede con quello
dell’amicizia e della fraternità. Per carattere non lasciava mai cadere nel vuoto una
occasione di evangelizzazione. Insieme, con la bancarella
della Bibbia e in molte altre
occasioni, abbiamo vissuto
esperienze che ci portarono
fuori dalle mura della chiesa,
per le piazze e le strade di Genova, a incontrare la gente.
L’ecumenismo, allora non
proprio di moda, insieme a
lui ci vide impegnati con la
comunità di base di Oregina,
con i Salesiani, con gli Agostiniani. Gustavo amava in modo particolare gli zingari, forse perché anche lui aveva uno
spirito libero: in questa avventura la comunità lo seguì
con meno entusiasmo. Lui
non se ne preoccupò e continuò il suo straordinario lavoro di evangelizzazione nelle
roulotte degli zigani.
Potrei scrivere ancora molto sul lavoro che il pastore
Bouchard fece a Sampierdarena e su come seppe formare e temprare i membri di
chiesa. Per la nostra comunità significò molto: seppe incontrare e capire ogni singola
persona; riuscì a scoprire e a
mettere a frutto i doni ognuno, anche quelli tenuti più
nascosti; non si stancò mai di
gettare il pane sulle acque
perché era sua convinzione
che prima o poi qualcuno lo
avrebbe trovato.
Ringrazio il Signore per il
tempo che il pastore Gustavo
Bouchard ha trascorso con
ìids
aróle il
di «SW"
[IO gioì'
), comi
ertina.
Î ragazStazioai terzo
di que
del pe
n’infoiante:l*
5ce ogni
«in Ca
lubblic»
ni a Wrmi, pi*
iovani*
oniam»
lontaO*
nuovo
irticoli*
;tito s«
«veri!
aniiu^®
itervis®
île
0 decO’
vigneti*
lave!*
1 pagi'’’
eriefli*
bozzi <1
1 rischi*
taziop
ettrici'
tico.
a cura di Ferra
E bello, durante la Settimana
di Passione, ascoltare (e, se
del caso, riascoltare) la Passione
secondo Matteo, o quella secondo Giovanni di Bach. Ciò costituisce, a parte la bellezza della
musica, un vero conforto e nuttimento spirituale. Quest’anno
no ascoltato una Passione setotuio Matteo un po’ speciale; si
tratta infatti di una ripresa (a
opera dell’Orchestra e coro della Svizzera italiana, due cd alleSati alla rivista The Classic Voite, n. 24, aprile 2001) della
Versione curata nel 1841 da Felùi Mendelssohn, il grande mu®teista romantico innamorato
Ut Bach; egli riscoperse il capolavoro di Bach, dimenticato dai
tempi del suo autore, e lo fece
oonoscere al mondo, modifioando però alcuni aspetti della
partitura originale, secondo il
susto romantico e/o per qual'■u^otivo tecnico.
, Quali le principali differenze
ttspetto all’originale bachiano?
Utanto, alcuni brani sono stati
senz’altro eliminar i, sono stati
giunti segni dinamici (p iano,
forti
dimi
pi tnezzoforte, crescendo,
inuendo, ecc.); sono stati
tituiti alcuni strumenti: per
^•npio nei recitativi del «nar
tote» (l’evangelista Matteo)
non
,, ‘ e 1 organo, ma un gruppo
I violoncelli; è sparito l’oboe
j ^ore, sostituito dal clarinetti u modificata la linea meloea del recitativo, quando ragtvote troppo alte e di
Co -*p Esecuzione. In taluni
Vi figurati sono fortemente
^J^tterizzati gli spunti melodi
ci più drammatici, talvolta a
scapito della linea del «corale»
sovrapposto che è, almeno per
l’ascoltatore protestante, l’elemento più significativo.
Malgrado queste modifiche,
che i severi critici e direttori
d’orchestra di oggi, avvezzi a
esecuzioni strettamente filologiche, considereranno a dir poco come degli attentati al genio di Bach, l’ascolto di questa
Passione sia accattivante e suggestivo; il coro è splendido,
mentre qualche cantore solista
potrebbe essere più calibrato e
asciutto-, in fondo, ci si chiede
se nel 1829 lo stesso Mendelssohn interpretasse lo spirito di
questo capolavoro con lo stesso
rigore che scopriamo in questo
disco, non molto dissimile dal
rigore dei direttori d’oggi quali
Harnoncourt, Herreweghe e
Koopman...
A parte questi dubbi, destinati a non avere risposta, dobbiamo essere grati a Mendelssohn che fece rivivere la Passione, pensando oltretutto che
doveva essere un uomo di origine ebraica come lui a compiere il miracolo...! Infine ci
pare opportuno il suggerimento che nelle nostre comunità
non sarebbe male, non dico
ogni anno, ma ogni tanti anni,
curare l’audizione in dischi,
con appropriato commento
estetico e religioso, di una delle due passioni bachiane:
un’elevata ed efficace forma di
predicazione del sacrificio di
Cristo per i credenti del tempo
di Bach e per noi oggi.
noi, per l’affetto che ci ha dato e per il caro ricordo che ha
lasciato in ogni membro della
comunità e in quanti l’hanno
conosciuto.
Gianna Bagnasco Zanatta
Saro Salarino
Sampierdarena
Il fratello Savio
Il fratello Savio Girselo, di
72 anni, è morto nel giorno di
Pasqua, all’ora del culto. Non
si può dire che ci abbia rovinato la festa, perché viveva da
solo e non aveva parenti a
Grotte, dove c’è la Chiesa valdese di cui faceva parte. Nel
dopoguerra la maggior parte
dei membri della chiesa di
Grotte si è trasferita in America, a Rochester (N. Y.). Savio
era epilettico, ma è partito
anche lui con la sua famiglia.
A Rochester gli morì la madre
e il padre si risposò. La nuova
situazione non piaceva a Savio, che decise di ritornare a
Grotte. Diceva di avere a
Grotte molti fratelli e molte
sorelle che gli volevano bene.
Cirsolo fu sempre un punto
di riferimento per la chiesa.
Era lui che apriva e chiudeva
la porta, faceva le pulizie,
suonava la campana e si occupava del giardino. Fu anche un punto di riferimento
per la città: quando ancora
non c’era la televisione era lui
che riusciva a riunire in chiesa un centinaio di giovani che
intratteneva con discorsi, organizzando giochi ed esibendosi anche come clown. In
occasione del suo funerale la
chiesa era strapiena. Subito
dopo il sermone del past. Ulrich Eckert, che ha predicato
su Giovanni 14, 1-4, un avvocato del posto ha preso la parola per ringraziare Savio delle bellissime serate che gli fece passare da giovane.
Savio si è sentito male la
sera del sabato santo. Da solo
è andato a piedi dal medico e
questi ha chiamato subito
un’ambulanza e l’ha fatto ricoverare aH’ospedale di Canicatti. Il giorno di Pasqua, prima di mezzogiorno, era già
morto, mentre nelle chiese si
annunziava che Cristo è risorto. In Giovanni 20, 19ss si
dice che il Cristo risorto viene, anche se trova la porta
chiusa, anche se non è stato
invitato e non è atteso. Ma
Savio l’attendeva. Negli ultimi anni non era più quello di
prima; era stato operato di
tumore alla gola e lui, abile
parlatore, era ridotto a parlare con voce bassissima. Diceva: «Magari il Signore mi
prendesse». Era ormai stanco
e il Signore risorto è venuto
proprio per lui, nel giorno di
Pasqua, nell’ora del culto.
Samuele Giambarresi
Agrigento
Gli inni
per bambini
Nel numero 16 del 20 aprile
di Riforma, Alberto Taccia, rispondendo a Inda Ade circa
la mancanza di inni per i
bambini nel nuovo Innario,
cita il Sie, l’organismo federale che si occupa delle scuole domenicali. È corretto
quanto dice Taccia che della
questione se ne è occupato e
se ne occupa il Sie. Infatti, fin
dalla fine degli Anni 70 la rivista La Scuola domenicale
ha pubblicato regolarmente
canti per bambini e ragazzi.
Dagli Anni 80 in ogni numero
della Rivista sono stati pubblicati da due a quattro canti.
Ne) 1985 è stata pubblicata la
raccolta Cantiamo a te, con
relativa audiocassetta e nel
1999 la raccolta Cantancora
con due audiocassette. Dal
1999 vengono pubblicati sette o otto canti solo sul n“l
della Rivista.
La scelta del Sie di pubblicare a parte queste raccolte
di canti è stata motivata dal
desiderio di fornire i ragazzi
di uno strumento agile e maneggevole. Ma siamo perfettamente d’accordo con Alberto Taccia quando segnala
che nel nuovo Innario esistono diverse melodie facili con
parole accessibili ai bambini.
Si prendano cura monitrici e
LITURGIE E REGISTRI ECCLESIASTICI
LA CENA DEL SIGNORE
La Commissione liturgia delle chiese battiste, metodiste e
valdesi ha appena prodotto un nuovo fascicolo di liturgie:
quello per la Cena del Signore. II costo di questo fascicolo
(pp. 51, formato 18x24) è di L. 5000 (più spese postali).
Per le liturgie del culto domenicale è anche disponibile il
fascicolo del periodo di Avvento, Natale e tempo dell’Epifania. Il costa di questo fascicolo (pp. 75, formato 18x24 cm) è
di L. 8.000 (più spese postali).
Sono disponibili anche quattro fascicoli di «Atti liturgici»:
II fascicolo n. 1 contiene le liturgie per il battesimo dei
credenti, il battesimo dei figli dei credenti, la confermazione, l’ammissione di nuovi membri già battezzati in una
chiesa non evangelica e l’accoglienza (presentazione) di figli di credenti. Il costo di questo fascicolo (pp. Ili, formato
18x24 cm) è di L. 10.000 (più spese postali). .
11 fascicolo n. 2 contiene le lituane speciali: per il culto del
rinnovamento del patto (di tradizione metodista), per il culto
del 17 febbraio (Settimana della libertà), per la consacrazione
al ministro pastorale per le chiese valdesi e metodiste, per la
presentazione di diaconi/e e per l’insediamento nelle comunità locali di pastori anziani e diaconi. Il costo di questo fascicolo (pp. 56, formato 18x24 cm) è di L. 5.000 (più spese).
Il fascicolo n. 3 contiene le liturgie per i matrimoni celebrati in chiesa a cui seguano gli effetti civili, sia per le benedizioni dì matrimonio precedentemente celebrati in sede
civile. Il costo di questo fascicolo (pp. 43, formato 18x24 cm)
è dì L. 5.000 (più spese postali).
n fascicolo n. 4 degii <Atti liturgici» prodotti. Il fascicolo
contiene diversi schemi di liturgie per 1 funerali, preghiere
per situazioni particolari (morte di un/a giovane, di un giovane padre o madre, ecc.), una scelta di testi biblici adatti
per la lettura in questa circostanza. Il costo del fascicolo
(pp. 88, formato 18x24 cm) è dì L. 8.000 (più spese postali).
Chi lo desidera, senza ulteriore spesa,-può ricevere anche
i testi delle liturgie anche in floppy dlskpn formato Rtf, specificare solo se si utilizza la piattaforma Dos o Mac) o tramite la posta elettronica.
Inoltre sono disponibili i seguenti registri ecclesiastici:
• atti di battesimo:
• atti di sepoltura
• atti di matrimonio;
• atti di benedizione di matrimonio,
I re^stri sono utilizzabili da tutte le chiese evangeliche, salvo il registro de^i atti di matrimonio che è predisposto per le
chiese valdesi e metodiste. Il costo di ciascun registro (pp.
100, fonmato 26x35) è di L. 50.000 (comprese spese postali).
Rivolgersi aH’amministrazione di «Riforma»; via San Pio V
15,10125 Torino, telefono 011-655278, fax 011-657542.
Un appello di «Medici senza frontiere»
Campagna per l'accesso
ai farmaci essenziali
La Conunissione «Globalizzazione e ambiente» della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) propone
di sostenere la «Campagna per l’accesso ai farmaci essenziali» promossa da «Medici senza frontiere» (Msf). Coloro
che desiderano partecipare a questa campagna sono invitati a firmare e a spedire due cartoline (una per il presidente del Consiglio, una per il presidente della Repubblica),
con il seguente testo:
«Milioni di persone nei paesi a basso reddito muoiono
perché non possono pagarsi le cure necessarie. Le chiedo
che l’Italia faccia pressione presso l’Organizzazione mondiale del commercio, i G8, l’Unione europea, affinché l’eccezione sanitaria venga inclusa negli accordi internazionali
sui brevetti. I.e chiedo di rappresentare la mia voce perché
sia riconosciuto a tutti i popoli e a ogni individuo il diritto
alla salute, perché l’accesso ai farmaci salvavita sia sempre
e comunque garantito».
Le cartoline vanno richieste e inviate direttamente a Medici senza firontiere, via Volturno 58, 00185 Roma (Tel. 064486921; fax 06-44869220: e-mail; msf@msf.it) : devono essere spedite entro maggio.
monitori, dice Taccia in sostanza, di insegnare quegli
inni che costituiranno un bagaglio comune della comunità di adulti e bambini.
Come Sie chiederemmo
piuttosto un favore agli estensori delTinnario: sovvenendo alle limitate possibilità
dei monitori di individuare
gli inni più facili, perché non
pubblicare su Riforma, oltre
all’agognata e finalmente
pubblicata tabella comparativa degli incipit, anche un
elenco di inni più adatti a
bambini e ragazzi?
Maria Girardet Soggin
per la redazione della rivista
«La scuola domenicale»
PARTECIPAZIONI
RINGRAZIAMENTO
«Il Signore è il mio pastore,
nulla mi mancherà»
Salmo 23
Le figlie, i nipoti e i famiiiari tutti
della cara
RINGRAZIAMENTO
«Certa è questa parola:
se moriamo con lui
anche con lui vivremo»
IITim. 2,11
I Signore ha richiamato a sé
Irene Avondet ved. Avondet Aldina Rivoira ved. Hugon
ringraziano tutti coloro che hanno
preso parte al loro dolore dimostrando simpatia e affetto.
Un sentito ringraziamento va
anche ai pastori Luciano Deodato
e Paolo Ribet, alla comunità valdese di San Germano Chisone,
alle Croce Verde di Porte e consorelle, ai parenti, agli amici e ai
vicini di casa.
«Presso di te sicura è i’anima
mia, Signore, ali’ombra dei tuo amore doice riposo avrà»(lnnario
cristiano, 198)
Porte, 24 aprile 2001
RINGRAZIAMENTO
«li tempo delia mia partenza
è giunto»
Il Tim. 4, 6
I familiari del caro
Franco Breuza
profondamente commossi, vogliono ringraziare tutti voi che abbiamo sentito vicino in questa circostanza di infinita tristezza.
Un grazie di tutto cuore vogliamo esprimere al dott. Locatelli, al
dott. Ravizza, alle dott.sse Artusio
e Cerutti dell’Ospedale evangelico di Torino per la loro professionalità e per averci avvolti da tanta
affettuosa simpatia; un grazie a
tutti i medici e infermieri dei reparti di Chflirgia, Medicina e Day hospital oncologico, ai volontari e in
particolare alla sig.ra Graziella
per la sua dolcezza. Un grazie
particolare a Viola per la sua disponibilità nei nostri confronti.
Grazie alla dott.ssa Meina e al
dott. Picco dell’Ospedale valdese
di Pomaretto, a tutto il personale
medico e paramedico per la professionalità e umanità dimostratici, grazie al dott. Del Din, al personale del centro di Radioterapia
di Candiolo e del reparto Rianimazione del San Giovanni Vecchio,
ai volontari della Croce Verde di
Torino e di Porosa Argentina.
Un abbraccio forte forte agli
amici di Rodoretto e della Salma,
a Dany per aver riempito con la
melodia la chiesa di Rodoretto.
Un grazie di cuore ai tanti amici e
colleghi di Marco, Micaela e Gino,
agli amici ed ex colleghi di Franco, alla signora Daria, al signor
Gianni e ad Angela per la loro disponibilità.
Grazie a don Luciano, don Beppe e don Pasqualino, ai pastori
Bouchard e Ribet per il conforto
morale e spirituale dimostratoci.
Grazie alle Avis dell’AsI 10, al Comune di Pomaretto, alle Onoranze funebri Gardenia e a quanti involontariamente potremmo aver
dimenticato.
Grazie ancora a tutti!
Rodoretto di Praii, 30 aprile 2001
Le figlie e i familiari, riconoscenti, ringraziano sentitamente
tutti coloro che con scritti, parole
di conforto e presenza hanno preso parte al loro dolore.
Un sentito ringraziamento ai
medici e al personale tutto degli
ospedali Civile di Pinerolo e Valdese di Torre Pellice, al dott. Fossat e ai pastori Pasquet e Berutti.
Bibiana, 10 maggio 2001
RINGRAZIAMENTO
«lo ho combattuto il buon
combattimento, ho finito
ia corsa, ho serbato ia fede»
Il Tim. 4, 7
La moglie, i figli e i familiari tutti
del caro
Giovanni Daniele Rostan
(Nello)
commossi e riconoscenti ringraziano di cuore tutti coloro che con
scritti, presenza, parole di conforto e fiori hanno preso parte al loro dolore.
Un ringraziamento particolare
al dott. Peirano e a tutto il personale sanitario dell’Ospedale civile
di Pinerolo e al past. Mazzarella.
Bobbio Penice, 10 maggio 2001
RINGRAZIAMENTO
«In pace io mi coricherò
e in pace dormirò perché
tu soie, o Eterno, mi fai
abitare in sicurtà»
Salmo 4, 8
I familiari di
Clotilde Long ved. Long
di anni 80
ringraziano sentitamente tutti coloro che con scritti e presenza
hanno partecipato al loro grande
dolore.
Un grazie particolare al personale medico e paramedico dell’Ospedale valdese di Pomaretto,
al dott. Broue, alla past. Milena
Martinat, a Luca Sappé e a tutti i
parenti e vicini di casa che si sono prestati durante la malattia.
Pramoilo, 10 maggio 2001
I necrologi $1 accettano
entro le 9 del lunedì. Tei.
0114SSS278 -fax 657542.
abbonamenti
interno
estero
sostenitore
L. 10.000
L. 20.000
1. 20.000
16
PAG. 16 RIFORMA
VENERDÌ n MAGGIO 2on,
Impressioni di un recente viaggio in quattro grandi capitali dell'estremo Oriente
Dalla ricca Hong Kong a Hanoi, specchio di povertà
FRANCESCO CATH*
Hong Kong
Affacciato sulla baia, Kwoonlong, quartiere cinese e occidentale a un tempo, e dall’altro lato la Hong Kong vera
e propria, occidentale, zona
della città che ancora oggi
denuncia l’insediamento britannico con alcune vestigia,
tuttavia sovrastate da grattacieli moderni che nella notte
si tingono di affascinanti giochi di luci e di colori. Luci e
colori che si ammirano dall’alto di Victoria Peak, oppure
dai ponti di battelli, di risto
ranti naviganti e di ferry-boat
che percorrono la baia. Decine e decine di alberghi, centinaia di ristoranti e bar nei
quali i maschi occidentali
(uomini d’affari, manager,
semplici impiegati, finanzieri,
industriali) sono numericamente preponderanti. Vortici
di feste, di ricevimenti, come
da consuetudine coloniale
negli alberghi più prestigiosi,
tradizionali luoghi di passaggio, di incontri d’affari.
Auto pubbliche e private
che percorrono una lunga
galleria sottomarina che collega i due quartieri. E Kwoonlong, in un intrico di vie drit
Una strada di un vecchio quartiere di Hanoi
te 0 sinuose offre scampoli di
vita cinese: palazzi con angusti appartamenti, negozietti,
mercati all’aperto, magazzini
che vendono oggetti tradizionali ai turisti e ancora bar e
ristoranti dove cinesi e occidentali si frammischiano:
questo il profondo carattere
della città. Una città che pulsa, che suggerisce come dopo
lo «sbandamento», le preoccupazioni per il «ritorno alla
madrepatria», essa abbia ripreso fiducia nel futuro e in
se stessa: dunque, di nuovo
incrocio economico vivo e
proiettato nel domani.
Hanoi
Forte la differenza che si
coglie a Hanoi, fin daH’arrivo.
L’aeroporto è quello costruito
dalla Francia, quando il Vietnam ne era una colonia (come la lentissima ferrovia a
scartamento ridotto). I palazzi moderni sono rari, perlopiù
alberghi di catene straniere,
mentre ville ed edifici di inizio Novecento (per esempio
l’Opéra) costeggiano i viali.
Nei quartieri residenziali, tra
casette a uno o due piani e
palazzi con una disordinata
successione di negozi, uffici, agenzie di viaggio i viandanti, le biciclette e i motori
ni invadono le strade, rendendo problematico passeggiare; poche le automobili.
Sui marciapiedi, una accanto all’altra, alcune contadine vendono i pochi frutti
della terra, portati in città
con il tradizionale bastone di
bambù al quale sono appesi
due cesti. Pochi frutti di una
terra ferita in migliaia e migliaia di ettari dai defolianti
lanciati dagli aerei americani
durante la guerra; pochi frutti
di una terra dove uomini e
donne non possiedono macchine agricole, né pompe per
l’acqua da travasare nelle risaie, dove pochi fortunati
hanno l’ausilio di un bufalo
per trainare l’aratro. Poi, ragazzini che succhiano canna
da zucchero, il dolce più diffuso e spesso solo ambito, e
vendono libri o cartoline.
Questo scenario muta in altra parte della città. Un largo
viale sfocia in un parco al cui
interno giovani coppie, anziani, famiglie si godono la
pace che un ampio lago suggerisce. Ai suoi bordi, donne
e uomini seduti sull’erba oppure intorno ai tavolini di un
bar-ristorante. Poche cose sui
tavolini, la vita non è costosa
in Vietnam, ma lo stipendio
di un dirigente o di un docen
Una veduta di Hong Kong e della
te non supera le 500-600.000
lire. È la povertà che emerge
con evidenza e molti sono i
segni di questa povertà che
prende alla gola. Sui viali e
nei parchi, decine di uomini e
donne sostano in rassegnata
attesa di un cliente che debba
farsi riparare la bicicletta o
voglia pagare per salire su un
pesapersone, rimediando così un pasto; nelle strade miriadi di risciò a pedali che trasportano persone o cose.
Hanoi come specchio di
povertà dalla quale per i vietnamiti emergere sarà difficile
e duro; ma specchio di una
povertà dignitosa: non ci sono insistenze in caso di rifiuto
di un acquisto, ma sinceri
sorrisi. Nelle strade non si vedono mendicanti, per rime
sua baia
diare qualche dong donne e
ragazzi offrono un oggetto,
oppure un frutto. Lo straniero
è chiamato a rispettare la loro
povertà. Impossibile contrattare, difficile dire di no.
Hong Kong, Hanoi, Tokyo,
Pechino. Quattro città, quat^
tro società immerse in una
cultura di comune origine
che l’età moderna ha incSrizzato in direzioni diverse,
Quattro facce d’Oriente.
(2-fine)
* insegnante di Storia dell’
Asia orientale e Storia delle relazioni internazionali perii
Corso di laurea in lingue e civiltà orientali-dell’Università
Ca’ Foscari di Venezia. È delegato del Rettore per i rapporti
interuniversitari con l’Asia
orientale e sudorientale.
Liheri di scegliere
Se hai deciso di dare l’otto per mille dell’lrpef alla Chiesa valdese (Unione delle chie
valdesi e metodiste) ma fai parte di una di quelle categorie di contribuenti che non ha l’obbigo di presentare la dichiarazione dei redditi, ecco come devi fare:
1. prendi la copia del modulo CUD 2001 che ti è stato inviato dal datore di lavoro o, in caso di pensione, dall’Inps o da altri enti previdenziali;
2. firma nella casella prescelta senza superare i bordi;
3. firma la copia del modulo dove è scritto «Firma» (dunque sono due le firme da appor
re sul modulo CUD 2001);
4. inserisci il modulo in una busta che puoi compilare con le indicazioni riportate qui
sotto;
5. consegna la busta chiusa allo sportello di una banca o di un ufficio postale.
ricorda
- se scegli di firmare non hai alcuna maggiore imposta da pagare;
- se scegli di firmare sei tu che decidi chi gestirà il tuo otto per mille del reddito
Irpef, se no lo decideranno gli altri (infatti viene ripartita la quota otto per mille
anche di chi non esprime alcuna scelta in base alle percentuali delle scelte
espresse);
' se scegli di firmare a favore della Chiesa valdese puoi essere certo che l’otto per mille del reddito Irpef verrà investito in ospedali, scuole, case per anziani, programmi assistenziali e culturali in Italia e all’estero. Inoltre, sarai
sempre informato su chi ha ricevuto il tuo aiuto, quanto ha ricevuto e per
fare che cosa.
Firma qui
5A
• ;
I
M
gn
sa
in
-ih
bc
zi.
Di
su
tu
2Ì(
to
go
ni
co
m
di
P<
dt
ta
gl
cl
h
IK
D
È
pi
lo
1Ì2
«
G
di
d
ac
cc
a
P<
cr
Ut
gl
fr
fu
Chiesa evangelica valdese Oìiese metodiste e valdesi, i j - otl
via Firenze 38 - 00184 Roma - tei. 06-4745537; fax 06^47885308; E^mail: TVmode@tin.it - sito Web: http;//www.chiesavald^
nc
n(
in
di
cc
ni
pi
d
zi
se
Pi
cl
pi
Pi
e
gì
cl
t(
G
P
il
vi
d
n