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ECO
MILLE WIJ mMSI
Cpett.
BfbllotQca Valiese
(Torino)
Set I i m a n ale
della Chiesa Valdese
Anno XC — Num. 20 ABBONAMENTI [ Eco: L. 1.300 per l’interno Eco e La Luce: L. 2.000 per l’interno Spediz. abb. postale - I Gruppo TORRE PELLICE — 13 Maggio 1960
Una copia Lire 30 1 L. 1.800 per l’estero L. 2.800 per l’estero Cambio d’indirizzo lire 50 1 Ammin. Claudiana Torre Pellice * C.C.P. 2-17557
TUTTO VA BENE?
Sull Eco dell 11 marzo riportavamo de. La Stampa il giudizio di un auto
revole esperto inglese di economia p»olitica, secondo cui «dal punto di vista
economico le cose in Italia non sono mai andate meglio»; e spesso i giornali
esaltano la ricchezza della nostra liquidità bancaria: le nostre riserve valu
tare sono le ^u ricche del mondo dopo quelle degli U.S.A. e della Germania
Occidentale. Ed ecco che domenica scorsa, in im discorso a Bari, approfondito martedì davanti alla Commissione del bilancio della Camera il presidente
3.ver illustrato il favorevole andamento del 1959 («uno dei
piu favorevoli, se non il migliore anno di questo dopoguerra ») ha affermato
ohe 1* reddito nazionale potrà segnare nel 1960 « un ulteriore consistente aumento»; notevoli gli investimenti pubblici e privati; sulla bilancia dei pagamenti la nostra situazione è in atti
vo ; « siamo al primo posto fra i Paesi
occidentali per quanto riguarda l’au
mento della produzione industriale».
Meraviglioso. C’è quasi... da reggerci
un governo. Soltanto, il quadro non
è completo.
Certo, l’on. Tambron.1 ha detto pu
re : « Non abbandoniamoci, però, a
facili ottimismi, perchè siamo appe
iia al primo passo verso uno sviiup
po Ulteriore e duraturo. E’ superfluo
aggiungere che non sarebbe possibile
uno sviluppo economico equilibrato
senza un sano funzionamento de.
mercato, in modo da distribuire gu
incrementi di produttività, che po
Iranno realizzarsi nei singoli settori,
fra tutte le categorie economiche e
tutti 1 settori prO'Uuttivi. Scaturisce da
questa impostazione la necessità ancne cu una decisa politica sociale... ».
SareüDe pero staw giusto, mi pari;,
se in questo quadro — un po’ geiA*
rico — della nostra economia, accanto ai lati pcisitivi fossero stati citati,
concretamente, quelli negativi ■— e
sono numerosi e gravi. Sono quindici
anni che i vari governi ci dicono, in
toni diversi, che le cose vanno discretamente bene... certo, si è solo agii
inizi... bisog.na avere pazienza... Quindici anni non sono molti; ma non
sono neanche pochissimi, nelle attua
li possibilità tecniche di sviluppo; e
intatti sotto molti riguardi il nostro
paese ha conosciuto in questi anni
una effettiva rinascita: la stabilità
della lira è pure un segno indicativo.
Di questa rinascita dopo la débàcle
tuttavia, la parte del leone se la son
fatta le grandi imprese industriali —
di nuovo e più che mai veri iniiperi
economici. Nè basta rispondere, per
quanto sia pure vero, che cosi sono
aumentate le possibilità di lavoro e
di retribuzione ai lavoratori; la polemica in corso sui giornali e persino
alla RAI (in due sedute del « conve
gno dei cinque »), intorno agli incassi
della Edison milanese, ha puntualizzato su un caso particolarmente ap
pariscente la protesta contro questa
non equa ripartizione della migliora
ta condizione economica.
Ma se questo discorso mi pare vero
anche per quel che riguarda vasti
strati delle nostre regioni più fortemente industrializzate, acquista una
verità ben altrimenti sconcertante
quando ci troviamo di fronte a certi
aspetti, i>er lo più taciuti o sistema
ticamente minimizzati, della nostra
vita nazionale, come la disoccupazio
ne e l’orribile cronica miseria di cer
te zone del Sud.
I lettori dell’Eco avranno letto tur
bati, la scorsa settimana, il resoconto
di una partecipante al convegno femminile di Palermo sulla sua visita a
« Cortile Cascino ». Vi ricordo, oggi.
Palma di Montechiaro, la città descritta dal Gattopardo con il nome di
Donnafugata. E’ « im paese di poco
più di 20.CXK) abitanti a 28 km. da
Agrigento e a 20 da Licata, attraversato dalla strada nazionale TrapaniSiracusa. Un paese dove il 90% delle
case sono prive d’acqua, l’86% mancano di gabinetti e la grande mag^
gioranza delle famiglie vivono in pro
miscuità con animali in stanze senza
finestre » — così G. Corbi su L’Epresso — « ...un esempio dei più dimostrativi di quale sia il vero volto della
Sicilia depressa; 20.000 abitanti in
gran parte braccianti, che vivono in
condizioni incredibili di disagio economico e di abbandono: le strade sono per la maggior parte in terra battuta o in roccia naturale; le fogne,
praticamente inesistenti, quasi ovunque sono rimpiazzate da rigagnoli di
acque nere che scavano fetidi solchi
nelle strade ; le case, cominciando dal
Municipio, appaiono squallide, spesso lesionate, inabitabili per assenza
di servizi igienici — in certi casi anche di finestre — per umidità dei pavimenti, inefficienza di coperture, eccSe ci si addentra neU’intemo delle
abitazioni verso sera, quando le famiglie dei braccianti si preparano al riposo notturno, si vedono scene indescrivibili: cinque, dieci e più parsone
che si accalcano in un solo vmo ; muli, asini, capre, galline, tacchini e uomini coabitanti; vecchi tossicolosi e
bambini lattanti, malati e sani, figli
e genitori ammucchiati insieme alla
rinfusa in letti rudimentali, talvolta
per terra. E al mattino tutti quegli
uomini e quegli animali si riversano
da quelle case su quelle strade per
ricominciare la loro faticosa quotidiana esistenza ». •— cosi riferisce sull’ultimo bollettino del « Centro studi
e iniziative per la piena occupazione »
di Danilo Dolci (1), il prof. Silvio
Pampiglione, assistente di parassitologia all’Università di Roma, che ha
trascorso alcimi mesi a Palma di
Montechiaro, conducendovi rm’inchie.
sta, in vista del convegno nazionale
« Sulle condizioni di vita e di salute
nelle zone arretrate della Sicilia oc
F. TAMBRONI
Siamo al primo posto fra i Paesi occidentali per quanto riguar.
da raumento della produzione
industriale,
D. DOLCI
Fate presto (e bene) perchè si.
muore.
cidentale», che proprio a Palma di
Montechiaro (non a Taormina o in
altre belle città della Sicilia turistica)
si è tenuto dal 27 al 29 aprile.
A poco a poco, il lavoro paziente e
tenace di Danilo Dolci porta frutto
a questo convegno sono intervenute
oltre airarcivesoovoi (2), le autorità
del governo e della regione che fino
ra avevano sempre osteggiato Tatti
vità del Dolci (si ricorderanno le po
lemiche di quando si tenne un simile
convegno a Palermo, nel novembre
1958. il ritiro del passaporto a Danilo,
le difficoltà opposte ai suoi collaboratore esteri al loro ingresso in Italia)
Speriamo che non sia stato un intervento tattico ma fervidamente partecipe. li Coiivegno si è svolto in tre
giorni: hanno parlato i medici e gli
igienisti (J. De Castro, Pampiglione,
Del Carpio, S. Gatto, E. Biocca); poi
i sociologi, gli economisti e gli urbanisti (D. Dolci, P. Sylos Labini. Architei ti Astengo, Quaroni, Samonà,
Zevi, Caracciolo) e infine gli ucmini
di cultura e i politici (C. Levi, P. P.
Pasolini, L. Sciacca, V. Pratolini, deputati nazionali e regionali).
Particolarmente inquietante la relazione del prof. Pampiglione: oltre
ai dati sopra citati, eccone alcuni al
tri; nel primo semestre 1959 il quoziente di mortalità infantile era di
103,8 per mille nati vivi; 823 persone
su 3404 dormono per terra; una sola
casa delle 600 esaihinate risulta immune dalTinvasione di topi e ratti;
dei 3404 componenti 600 nuclei familiari, 298 persone hanno contratto in
passato il tracoma © di essi gran par
te Thanno ancora, senza contare quel
li — numerosi — che sfuggono il con
trollo delTambulatório locale; ed ecco le percentuali di infestazioni intestinali da vermi nei bambini; da
tenia nana il 34,5%, da òssiuri il 74,9
per cento, da ascaridi l’ll,l%. Non sono riportati, ma si possono immaginare, i dati sulTistmzione.
Non si dica che sono casi-limite,
eccezioni. Danilo Dolici e i suoi collaboratori ne hamio scovate tante, di
queste « eccezioni », le « inchieste » si
accumulano, ipaa iJiù cruda e sconvolgente dell’altra; e non soltanto in
Sicilia-, ma in tante zone del centro
meridione questa è Tamara realtà.
Disonore del Paese, chi osava parlarne! Possiamo osare sperare che le cose stiano cambiando? Quegli uomini
politici che si sono commossi, pare,
a Palma di Montechiaro, sapranno
portare la loro commozione là dove
si governa : in quella Roma in cui sonoi in corso, in vista delle Olimpiadi,
grandiosi lavori pubblici il cui costo
ammonterà a 54 miliardi e 131 milioni di lire — oltre 5 miliardi per i collegamenti con il Nòrd e il Sud — e
in cui vivono nella ‘miseria materiale
e morale di « tucul » peggiori dei
« bassi » di Napoli e dei « sassi » d'.
Matera 54.576 persone, secondo il cen
simento 1957?
L’on. Tambroni, sp voleva « conqui
starci», non doveva parlarci con fi
nanziaria sicurezza di quanto siamo
ricchi, ma piuttosto con umano calore di Palma di Montechiaro e dei
mondo che rappres^ta, a nostra vergogna. ' Gino Conte
(1) Ai-canlo a quello di Pairtinico, si sono cosliluiti « centri d' aludí e di inizialive per la piena oocupazione » a Corleone, Roocamena, Mcnfi, Palma di Montechiaro, in ognuno dei quali operano collaboratori di ,D. Dolci, svolgendo parallelamente un’opera d; assistenza sociale •
di indagine-inchiesta.
(2) A questo riguardo, ancora sulTullimo bollettino da Partinico, si ricorda che
durante una tournée in Svizzera, in marzo, D. Dolci tenne una conferenza al Circolo di Cultura di Lugano, durante la
quale accennò, su richiesta, all’auspicio
espresso qualche tempo fa dal Cardinale
Ruffini, arci'veiscovo di Palermo, che l’Italia potesse diventare un’altra Spagna. « Un
telegramma del Cardinale stesso è stato ricevuto e stampato nel ” Giornale del Popo'lo ” di Lugano del 25 marzo: «Smentisco affermazione attribuitami e prego non
accreditare pseudobenefattore che nulla facendo pro Sicilia la disonora. Benedico.
Cardinale Ruffini ». Abbiaiftio mandato a
Lugano la cop’a de « La Stampa » del 235-1959 e altri giornali che documentano la
nostra affermazione ».
A PALMA DI MONTECHIARO
Dice una guaritrice...
Per incantare i vermi ci vuole la mano
del cardone: nella campagna crescono i
cardoni, i carciofi, e sotto le radici nascono i vermi, questo verme si strofina suUa
mano al venerdì, quando mettono il Signore in croce, si strofina il verme nella
mano, si schiaccia, e per tre giorni la mano non deve fare niente. Ferma per tre
giorni, resta intatta, morta. E ,poi si dice
le orazioni passando la mano.
Tre vermi si strofinano, perchè i chiodi
del Signore sono tre. Per calmare subito
si fa anche il decotto. Ai piccolini ci viene lo scuotimento, ci sbarra gli occhi e ci
viene in bocca la schinmazza. C’è quando
respirano e c’è quando rimangono addormentati. (le n’è che quando capita di notte, i piocolini muoiono. Assai ne capitano
che muoiono. Gli vanno i vermi in gola
e Taffogano : se a quaranta giorni gli viene
i vermi, come chiamano la mamma? Un
figlio di mio figlio è capitato: «.Pepè sta
morendo, Pepè sta morendo », « Mamminedda mi stanno mangiando »: ha dieci
anni, aveva gli occhi tanto così. Un altro,
il figlio di Biagio, è morto, non si capiva
di che, e poi gli sono usciti i vermi dal
naso.
(Juando i vermi sono nel sedere, si tirano con le mani, che queUi mordono, fanno male; ce n’è corti, lunghi come una
mano, quanto un braccio. Ce n’è state
persone che mezzo lo tirano e mezzo rimane lì dentro, perchè è tenero e si rompe. Si tirano anche dalla bocca. Siamo
pieni di vermi, tutti. I vermi lavorano, vogliono mangiare. Tutti abbiamo i vermi.
Mangiamo per noi e per i vermi. ’Tutti li
abbiamo i vermi e non ce ne accorgiamo.
Noi ci mandiamo le cose che mangiamo e
più ingrassano. Mangiano, lavorano, camminano, camminano tutti, camminano nella vita, dappertutto, si possono gettare a
destra, a sinistra, fegato e polmoni non
ne toccano, girano nel ventre, cercano da
mangiare.
I vermi piccoli, bianchi sono, i vermi
bambini non si vedono quasi. Oppure ci
sono scuri, quelli più grandi. Oppure ci
sono i taglierini, i più disgraziati di tutti,
portano a morire gli uomini: per questi
non ci basta passare la mano, morsicano
più assai.
Quando uno diventa pazzo, sono i vermi che mangiano il cerveUo.
Ci servono i vermi. Ciri ne fa campare?
Mangiando, chi ci fa digerire il mangiare? La roba non se la devono digerire?
Se la caldaia bolle, la roba che ci gettiamo la cuoce: i vermi cuociono il mangiare nello stomaco. I bocconi scendono
dalla gola e vanno nel sacco. I bocconi se
li mangiano, la roba la devono digerire
per noi. Se uno non ha vermi, non può
digerire, muore. Il Signore lo vuole coisì
il mondo : se non campano i vermi, nessuno può campare. La roba che i vermi
non possono digerire, si butta via con l’olio di ricino.
Assai ci siamo che facciamo passare i
vermi, donne e uomini. Più dì venti? Qui
a Palma di Montechiaro, forse cinquanta.
(*) Da « SPRECO » - di prossima pubblicazione presso l’Editore Einaudi.
Per la conferenza al vertice
PREGHIERA
Personalità direttive del Consiglio
ecumenico delle Chiese hanno pubblicato un messaggio in cui invitano tut.
t© le Chiese a intercedere in modo
speciale, nel corso dei òulti di domenica 15 maggio, in-favore della conferenza «al vertice» che comincerà
Tindomani. Ecco la preghiera che sug.
geriscono per tale occasione:
« Dio onnipotente e misericordioso.
Padre di tutti gli uomini e Signore
della storia, guida sulla via delTintesa, della giustizia e della verità gli
uomini di Stato riuniti ora in conferenza, affinchè il loro incontro possa
giovare alTavanzamento del tuo dise
gno di pace per tutti i popoli. Nel nome di Colui che è il Giudice e il Sai
valore di tutti i popoli, e il Principe
della pace : Gesù Cristo, nostro Signo.
re. Amen ». S.OE.P.I.
Anche il Comitato europeo dell’Alleanza Riformata Mondiale, riunito a
Parigi a fine aprile, e a cui ha partecipato in rappresentanza della Chiesa
Valdese la Sig.a Lucilla Santini, ha
invitato le Chiese riformate e presbiteriane d’Europa «a intercedere per
gli uomini di Stato che avranno la
grave responsabilità di prendere decisioni impegnative per Tavvenlre dei
loro paesi ». A.RM
Sei Corali nel Tempio di Torre Pellice
A Dìo solo la gloria
Dopo Pomaretto, ecco Torre Pelliee
ospitare, quest’anno, la Festa di canto delle Corali della Val Pellice, particolarmente
numerose: Angrogna, Bobbio P., Rorà,
S. Giovanni, Torino, Torre P. A nome di
tutti, il Past. E. Aime, presidente della
Commissione di Canto Sacro, ha salutato
tutte le Corali, e in modo particolare quelle delle parroi'chie di montagna, della cui
partecipazione ci siamo tutti rallegrati in
modo particolare; lieti pure che anche
quest’anno Torino abbia inviato fra noi i
suoi valenti coralisti. E’ bello che di nuovo la Festa di canto tenda a rappresentare
la gioia di lodare il Signore con il canto
di tutte le nostre Chiese, e non si riduca
ad un match più o meno serrato S. Giovanni-Torre...
Presieduta dal Past. Aime, e' inframmezzata da un intermezzo... a tre voci, di cui
diremo, la festa di canto si è svolta come
di consueto in due parti: nella prima le
sei Corali hanno cantato inni, in italiano
e in francese: Rorà il 46 (it.), Angrogna
il 175 (fr.), Bobbio il 70 (it.), S. Giovanni
il 142 (it.), Torino il 118 (il.) e Torre P.
il 100 (il., nelTarmonizzazione di G. S.
Bach e con il testo riveduto che apparirà
sul nuovo Innario). E’ questa la parte in
cui sempre, accanto ad inni ben noti, ne
udiamo presentare di sconosciuti o quasi :
compito particolare delle Corali in seno alle loro comunità.
Nella seconda parte la Corale di Rorà
ha cantato « Pâques » (Gluck), Angrogna
il « Salmo 43 » (Mendelssohn), Bobbio
« Viens à nous, ô Sauveur adorable » (Mozart), S. Giovanni il « Coro per Pasqua »
(Rosi), Torino T« Hymne de Pâques » (Silcher) e Torre « Dieu, noire .secours» (Bovel). In questi cori, ancor più che nel canto degli inni, le Corali hanno mostralo le
differenze del loro stile di esecuzione,
sempre ac'curata; e il confronto, scevro di
ogni antagonismo, è molto interessante:
può mostrare a tutti noi che cosa possa
diventare il canto, nel culto, se mosso veramente dalla fede, volta a volta irruente
0 raccolta nella lode, nelTinvocazione di
perdono e di aiuto, nelTallegrezza cristiana ( particolarmente numerosi, quest’anno,
1 cori pasquali), e dal sentimento che non
la singola voce deve eccellere, ma tutta la
Chie,sa avere, insieme, una sola voce e
un’anima sola.
Infine, lutti insieme i coralisti hanno
cantato, inquadrando così le esecuzioni
singole, sotto la direzione del M.o F. Corsani alcuni inni: 151 (il.), 32 (fr.), 217
(it.), 157 (fr.) e il nuovo inno: «Te celebriamo, o Padre, con fervo-re ». E’ difficile esprimere il sentimento che ci prende
quando sentiamo echeggiare, compatte e
fervide, tutte quelle voci unite alla gloria
di Dio; anche quest’anno abbiamo ammirato la coesione raggiunta dalle varie Corali, che praticamente non hanno quasi
potuto provare insieme: alcuni degli inni
d’insieme, specie i primi, sono stali di
una perfetta fusione e di grande potenza
e,spressi va.
L’intermezzo è stato costituito da un ca
none, « Soli Deo gloria », cantato da un
gruppo di responsabili di attività ecclesiastiche della Westfalia, diretti dal Past.
Walter Horsimeyer, ospiti in quei giorni
al « Castagneto ». Ci siamo rallegrati che,
come Tanno scorso a S. Giovanni da alcuni profiiglii russi, cosi quest'anno una nota
ecumenica sia stata data dalla partecipazione delle limpide voci di quei nostri
fratelli di Westfalia. Quindi il M.o Coreani ha eseguito intensamente, all’organo,
T« Andante religioso » di Mendelssohn.
A lutti i coraliisti intervenuti, in modo
particolare ai loro valenti direttori, non
possiamo che ripetere qui quello che il
Capodislretto, Past. A. Ribet, ancora nel1’« intermezzo », ha detto loro, in tutta
semplicità: Grazie! Non è stalo soltanto
un pomeriggio piacevole per chi ama la
musica, è stato un momento di raccoglimento e di gioia, in cui così mirabilmente
avete dato voce alla nostra fede e alla nostra adorazione. Ed ora ri sia permesso
continuare a ricordare le parole del Past.
Ribel e, senza cadere nel tono sermoneggiante, chiedervi die di questo « senso
della Chiesa » che abbiamo sentito nel
Tempio di Torre Pellice, voi lutti siale
sempre ben consci nella vostra .settimanale
attività corale, più che mai.
La Cliiesa di Torre si è rallegrata di ricevere la festa di canto — il buon numero
di intervenuti l’ha indicato — e la nostra
Corale di offrire il tè agli ospiti, nelTaccogliente refettorio del Convitto.
g. c.
la Cesta e la fede
L’incidente di Bari, fra la Curia arcivescovile e l’Amministrazione comunale (socialcomunista), avrà un lungo strascico,
probabUmente anche in Parlamento. La
polemica ferve in tutto il Paese, essenzialmente polìtica, mentre pochi avvertono
che, almeno per il cristiano, prima che un
problema giuridico-politico c’è qui un problema di fede.
Anzitutto, la festa di S. Nicola non era
forse la più adatta come occasione per spezzare. una lancia — e in modo così plateale
— in difesa della purezza cristiana...:
’’una festa che indulge fin troppo a ragioni di tradizione e rischia di cedere a sopraffazioni di feste di spirito pagano, se
non addirittura a suggestioni superstiziose”, così Carlo Bo su La Stampa dell’ll
maggio. E i resoconti dei cronisti da Bari
ci mostrano che invero questo giudizio
non è avventato, se è vero che ci si batte
a suon di bigliettoni, e talvolta persino di
coltellate per ottenere un posto di portatore della statua del santo, per ragioni che
spesso hanno poco o nulla a che fare con
la ’’religione” e moltissimo invece con il
prestigio, in ossequenza a secolari tradizioni. Del resto, E. Altavilla riferiva su La
Stampa che martedì, nel corso di una nuova cerimonia, ha avuto Va onore », congruamente pagato, di portare il santo il
sig. Pisticchio, uno dei dirigenti della Federazione comunista barese. A che gioco
giochiamo? Doveva, l’Amministrazione comunale di Bari, pagare un ’’ricco obolo”
per avere il diritto di partecipare ufficialmente alle feste? e tale ’’obolo” non era
forse già stato versato, dato che le spese
della festa sono pagate con i sei milioni
stanziati dal Municipio per il ’’Maggio
barese”?
Ma questi interrogativi servono solo a
mostrare l’assurdità della posizione di certo cattolicesimo ufficiale, che esige sempre
l’intervento delle pubbliche autorità, a dare lustro alla ’’religione”, e che si indigna quando queste autorità non hanno la
colorazione politica che a quel cattolicesimo garba: allora gli anatemi piovono.
Noi ci chiediamo se Varcivescovo di Bari — con quanti la pensano come lui —si rende conto del deserto di fede (intendiamo, fede in Gesù Cristo) che c’è dietro
il ’’tripudio” della folla barese, come di
quella napoletana, e .siracusana, ecc. in
consimili occasioni, mentre ci chiediamo
d altra parte se il desiderio di ’’presenza”
della Giunta barese fosse la espre.ssione di
una fede o non piuttosto Vossequio, per
ragioni di pre.stigio politico, ad una tradizione civico-religiosa : miscuglio di cui
il catlolicesimo porta la responsabilità.
E’ però pure lecito il sospetto, un po’
meschino com’è meschina tutta la faccenda, che la ’’piazzata” abbia lo scopo di
rovesciare la Giunta socialcomunista che si
regge in equilibrio instabile. In questo caso, .se S. Nicola non fosse uno di quegli
idoli di cui il profeta Isaia ha detto realisticamente che sono ’’pali in un orto di
cocomeri”, scenderebbe dal suo piedestallo e farebbe pulizia di quanti si servono
di lui per gli affari loro. Ma Gesù Cristo
è un Signore che rifiuta di far scendere il
fuoco dal cielo e di associarsi agli anatemi umani; è un Signore che chiama a ravvedimento la Chiesa e il mondo; Vuna e
l'altro, anche se mons. Nicodemi e il sindaco Papalia non se ne rendono abbastanza conto.
2
pag. 2
L'EGO DELLE VALU VALDF.âl
13 maggio 1960 — N. 20
• ^ V .k.
1.
Les premières années
Dès son arrivée à la Colonie, le
pasteur Morel se donna corps et âme
à sa tâche.
Sans doute elle n’était nullement
facile. Les familles, qui allaient composer son troupeau venaient des quatre coins des Vallées. Aucun choix
n’avait préludé au départ, et comme
toujours lors des émigrations, parmi
les besogneux il y avait des particuliers avides de plus d’espace pour caser leurs nombreuses familles, et quelques aventuriers ! Personne ne pouvait
garantir que ces gens fussent des
exemples de moralité et de piété. Aussi ne tarde-t-il pas à écrire : « Nous
devons raviver notre zèle et nous met.
tre dans les conditions de remplir dignement la mission qui nous est confiée, de faire briller dans les ténèbres
la lumière du glorieux Evangile de
notre Seigneur et Sauveur Jésus
Christ ».
En rappelant les bénédictions spirituelles et matérielles dont notre peuple a été l’objet, il dit: « C’est im héritage de nos aïeux et l’accomplissement de la promesse de bénédiction
qui s’étendent de père en fils».
La Société de colonisation lui ayant permi l’usage d’un hangar pour
célébrer les cultes, M. Morel dédie
une attention toute particulière à la
prédication. Il se réjouit des cultes
bien fréquentés et c’est encourageant
pour lui de reconnaître lœ bonnes
dispositions de quelques personnes.
«Je remercie le Seigneur — dit-il —
d’avedr rencontré des familles sincèrement fidèles à l’Evangile et qui sentent la nécessité de communiquer aux
autres les lumières qu’elles ont reçus
et le plaisir de servir le Maître».
Il organise une école du dimanche,
forme un Consistoire.. Il se préoccupe aussi des quelques familles qui de
Florida ne rejoignirent point le noyeau de la Colonie, préférant s’établir
dans des points isolés du pays. «Je
crains — observe-tril — qu’en restant
longtemps sans aide religieuse, sans
culte ils en arrivent à prendre les ha
bitudes des gens du pays, qui vivent
un peu comme les animaux, en allant sans Dieu et sans espérance dans
le monde».
M. Morel, homme prévoyant entrevoit aussi la nécessité, pour cette nou.
velle église qu’il organise, d’être intimement unie à l’Eglise des Vallées
dont les colons sont resortissants !
Cette oonvicticn il la maintiendra
malgré de sérieuses difficultés, échelonnées plus tard dans son ministère.
Cette fidélité, à toute épreuve lui causera des ennemis dans les sombres
journées de l’avenir.
La pensée que la Table pourrait refuser de se charger de la direction de
cette église en formation, lui cause
de la peine. Il en écrit au Modérateur disant que se serait im grand
mal pour la population, que personne pourrait en prévoir les conséquer
ces et que certainement « l’Eglise Mère manquerait à son devoir si elle ne
s’occupait pas de cette tâche qui lui
est naturellement confiée». Il comprend et prévoit les difficultés qui
surgiront, « mais le Seigneur ^ dit-ii
— qui a conduit les Vaudois dans cet
te région... saura bien les aplanir et
les transformer à sa louange et à s-a
gloire ».
La nomination d’un conseil commtmal de part des Autorités dépar
tamentales,, composé de cinq membres, choisis parmi les colons « les
mieux disposés » aida M. Morel dans
son désir d’établir de Tordre et de la
discipline. Il voulait que la colonie
constitua « ime société en ayant comme base et comme règle, la Parole de
Dieu». A cet effet il rédigea un réglement qui établissait les devoirs des
colons: la santification du dimanche,
en conséquence l’abolition des courses des chevaux, des divertissements
publics et des marchés le dimanche.
Ce réglement fut approuvé le même
jour que Ton procéda à la nomination du Conseil communal, par la
grande majorité des colons. Mais ce
louable désir de former, dans cet
oasis vaudois. une « république » chrétienne ou théocratique, qu’inspirait
une légère brise genevoise, pouvait-il
résister au « pampero », le vent du
Sud qui, indomptable, souffle sur les
plaines du Rio de la Plata?
Grâce à la fermeté du Pasteur la
santification du dimanche s’imposa
assez rapidement. Certains colons
plus enclins à l’administration des
auberges, tels que nous les trouvons
encore aux Vallées, qu’aux labeur des
champs, ne tardèrent pas longtemps
à enfreindre le réglement, en instituant des bals à la même heure du
culte. Entre eux Baridon, celui qui
avait joué un si beau rôle avant l’arrivée du Pasteur, et qui avait subi un
échec lors des élections du Conseil
commimal: il aspirait à être syndic
On tâche d’appliquer le réglement. Il
ne fallait pas davantage pour troubler
la paix et la concorde de la colonie.
D’autres causes devaient s’unir à celle-ci: l’intervention du Pasteur soit
en défense des intérêts des colons —
ce qui lui valait la i»rte de l’appui de
la Société de colonisation — soit en
défense des lois — ce qui lui causa
l’opposition... des brebis galeuses. La
Société en arriva à interdire aux colons l’accès aux bois, le long du fieu
vo Rosario, pour se refoumir du bois
qui leur était nécessaire. Le désir du
Rév. Pendleton d’avoir main dans les
affaires de la colonie, même sans con.
sulter le Pasteur, tel un arrangement
de celui-ci avec le syndic — Jean Co
sta.bel — pour un cimetière commu
nal. Une loi interdisait de faire feu
sur les animaux qui endommageaient
les semailles, mais Pendleton ayant
dit de tirer quand même, des colons
choisirent cette manière forte en dé
fense de leurs intérêts. Monsieur Morel eut aussi à protester pour le vol
d’animaux lors d’une révolution; il
obtint qu’ils fussent mis en liberté et
rendus aux colons.
Le Rév. Pendleton avait fait entre
voir aux celons ses amis la possibilité de mettre la colonie sous le pa
trônât du gouvernement anglais, et
s’il était nécessaire, même le drapeau
y serait issé! Les membres du Directoire de la colonie n’entendaient
nullement de cette oreille et déclaré
rent ouvertement à M. Morel qu’ils
ne toléreraient aucune ingérence anglaise et qu’il fallait être vigilants.
Morel, surpris, objecta que selon lui
M. Pendleton n’avait voulu faire que
de la rhétorique!
D’autre part le Rév. Pendleton se
rendant compte que son influence
dans la colonie ne parviendrait pas à
devenir telle qu’il la souhaitait, en
arriva à retirer l’appui promis pour
faire face aux honoraires du Pasteur
et du Régent, et fit savoir aux colons
que dès le l.sr janvier 1S63 ils devaient s’en rendre responsables pour
une bonne part, et les conseillait de
établir la dîme! En outre Pendleton,
avec lequel Morel avait fini par rompre les relations, vint aux Vallées et
fit à la Table un rapport très pessi
miste de la colonie, déclarant aussi
que le ministère de M. Morel était
nul et que son rappel était nécessai
re!
La Table, surprise ne put faire autre chose que d’en informer le Pasteur de la colonie.
Il est aisé de nous imaginer la cons
temation de M. Morel en recevant
cette nouvelle. Lui, le défenseur de
l’émigration! Lui, qui avait eu le courage de renoncer à un ministère paisible aux Vallées, malgrès son âge, sa
famille et son vieux père, pour re
joindre les colons en Uruguay! Il n’y
avait que trois ans qu’ils était à
l’oeuvre là-bas, et celui qui jadis était
le bienfaiteur des colons, au nom de;
une autorité qu’il s’était lui-même attribuée, prononçait à son égard une
sentence condamnatoire !
Décidément le Rév. Pendleton était
dupe de certains colons; nous ne saurions mieux expliquer son attitude!
Ceux-ci ne se faisaient aucun scrupule d’alimenter, par des rapports
tenden-cieux, la discorde entre deux
Ministres de l’Evangile. D’autre part
pleurant misère auprès de l’anglais,
quelque peu ingénu, ils lui soupiraient de l’argent et hâtaient ainsi le
paiement de leurs obligations envers
la Société.
De son côté Morel, en répondant t
la Table manifesta son étonnement
de ce que ceux qui n’aimaient pas
sincèrement l’Evangile, les amis des
plaisirs et des divertissements du dimanche se transformaient inopinément en apôtres de la vérité, en colomnes de la foi et de la moralité! Il
dit aussi à la Table que si les accu
sations de M. Pendleton étaient foii
dées, son ministère de 14 ans aux
Vallées n’aurait été que de Thypo
crisie; l’avenir de^^sa famille, qu’il
avait compromis en se consacrant au
bien des colons, entièrement sacrifié!
Et il ajouta : « Que le Seigneur me
garde, dans ces circonstances si pé
n-ibles, de laisser pénétrer un mur
mure dans mon pauvre cœur! ».
A’ l’occasion de l’Assemblée d’Egli
se qui devait approuver le rappor;
annuel du Concistoire, M. Morel demanda aux électeurs de répondre à
plusieurs demandes, touchant à son
ministère et à sa fidélité dans l’accomplissement de sa tâche. L’assemblée — dit le procès-verbal — répon
dit en acquittant son pasteur. Monsieur Morel lit ensuite la lettre de la
Table qui contenait les accusations
de M. Pendleton. Elle causa sur l’assemblée xme impression « de sorpr e
sa y de profundo dolor », et donna
lieu à d’éloquentes manifestations de
ssrmpathie et d’estime. Unanimement
ils sentirent la nécessité de réfuter
ces accusations, et qu’ils ne pouvaient pas laisser le Pasteur sous ce
poids écrassant!
Quelques jours plus tard, M. Mo
rel recevait une lettre signée par 53
chefs de famille. C’était un témoignage éloquent d’estime et d’affection.
Cette estime publique était le heaume pour Thonnète homme malheureux! E. Ganz
(à suivre)
LA CHIESA CONFESSA LA SUA FEDE
Il Simbolo
Niceno-Costantinopolitano
Crediamo in un solo Dio, Padre onnipotente, Creatore del cielo e della
^ terra, e di tutte le cose visibili e invisibili.
^ rediamo in un solo Signore, Gesù Cristo Figliuolo unigenito di Dio
^ nato dal Padre prima di tutti i secoli, Dio venuto da Dio. Lue?
venula dalla Luce, v'ero Dio venuto dal vero Dio, generato e non creato,
della medesima essenza del Padre, e mediante cui tutto è stato creato,
li quale per noi uomini, e per la nostra salvezza, è sceso dai cieli e, incarnatosi mediante lo Spirito Santo nel seno della vergine Maria, si è
latto uomo. E' stato crocifisso sotto Ponzio Pilato, ha sofferto, è stat i
sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture. E’ salito al
ciclo, si è seduto alla destra del Padre; e ritornerà nella sua gloria a
giudicare i vivi e i morti.
^ rediamo nello Spirito Santo, che regna e dà la vita, che procede dai
Padre e dal Figlio (1), che con il Padre e con U Figlio è adorato
glorificato e che parlò per mezzo dei profeti. Crediamo la Chiesa una,
santa, universale, apostolica. Confessiamo un solo battesimo, per la
remissione dei peccati. Attendiamo la risurrezione dei morti e la vita
del secolo avvenire. Amen.
(1) Il famoso Filioque, rifiutato dalle Chiese d’Orlenoo.
Dopo il Simbolo apostolico, ecco
quello Niceno-Costantinopolitano-, cosi chiamato peTChè fu il risultato delle discussioni dottrinali del III e IV
secolo, culminate nei due grandi Concili ecumenici: il I» di Nicea (325) e il
I» di Costantinopoli (381). Tali discussioni dottrinali vertevano sulla
seconda persona della Trinità: sulla
natura del Cristo; la più diffusa e la
pericolosa eresia fu quella ariana, che
negava la divinità di Cristo, provocando per contraccolpo, nella meditazione teologica, Teresia opposta che
negava l’umanità di Cristo. Di fronte
a queste opposte posizioni, che pur
contrastanti erano mosse da uno spirito ugualmente razionalistico, i Concili di Nicea e Costantinopoli — non
senza opposizioni, ma a grande maggioranza — vollero richiamarsi ai puri dati scritturali e osarono affermare la duplicità della natura di Cristo,
vero Dio e vero- uomo: vollero con
fessare in tutto rilievo Tlncarnazione, di fronte a coloro che la riducevano alla finzione di un Dio che si camuffa nella pura apparenza di uomo,
come di fronte a coloro per i quali
essa non era che la sublimazione del
T« uomo di Dio ».
Più lungo del Credo apostolico, più
ancora di questo legato al linguaggio
e ai problemi di un dato tempo, compare raramente nei nostri culti. Eppure è il primo esempio esplicito di
una confeissione di fede intesa polemicamente contro un’eresia, secondo
la distinzione del Cullmann citata la
scorsa settimana. E da questo punto
di vista conserva una sua attualità,
che si fa particolarmente viva quando
la Chiesa, con linguaggio e con modi
di pensiero che mutano nel tempo è
tentata di ripetere l'antica eresia e
di dimenticare che la Parola ci attesta Jn Gesù Cristo il Piglio unigenito
di Dio.
GIOVEDÌ’ 5
A Mosca, in una seduta del Soviet Supremo in vista della conferenza al vertice,
Kru-seev esalta la forza ru-ssa e dice di sperare nella pace; lintanto annunzia Talbbattimento sugli Urali di un aereo americano
sconfinato nei cieli sovietici ; in po-litìca
interna si pro-sipetta Taboliz one graduale
delle tasse sui sala*ri, Temri-ssione di un
a rublo pesante », Taccrescimento degli investimenti per la produzione de' beni di
consumo.
Davanti allo scoglio di Quarto viene rievocata Timpresa dei M'ile, iniziata proprio là la notte del 5 maggio 1860.
In Turebia pro-seguono le manifestazioni
-.-ontro il governo Mend-eres.
VENERDÌ’ 6
Al Soviet Supremo si drammatizza l’incidente aereo per trattare con durezza su
Berlino; « Se -sarà Imipossibile un accordo,
firmeremo la pace -separata con la Germania comunista ». Intanto il governo aimeri.
callo, pur protestando contro Tabbattimento dell’aereo e la montatura pro-pagandistica
riconosce essensi trattato di arpparecebio di
« ricogniz'-one meteorologica ».
SABATO 7
Prosegue la polemica sovietico-americana per Tapiparecchi-o abbattuto.
Quindici anni dopo il crollo del 111»
Reicb, nella Germania federale cadono in
preser'zione i crimini nazisti, protesta alTONU dei socialdemocratici e del governo
di Pankow; ritorcendo accuse comuniste,
si pubblica a Bonn un « libro bruno » ( on
Pas sous la loi
Galates 5: 18
Si tu as bien compris ce que c'est que la foi, tu ne te croiras pas
dispensé de bien faire. Tu sauras au contraire que ton plus petit acte
doit être fait avec foi et par là devenir action bonne. Seulement, tu
seras délivré du point de vue pesant de la morale, de l'idée qu'il te
faut observer une loi.
Tu deviendras un peu corne un enfant qui suit sa fantaisie, ou
comme un amoureux travaillant pour sa belle; joyeux, ardent, infatigable. La « grâce », qui est aussi l'Esprit de Dieu, agit comme un être
vivant, remue en toi comme un oiseau dans une cage; «elle porte,
conduit, pousse, tire, se démène, accomplit tout en l'homme » — disait Luther.
Personne n'aura besoin de te donner des conseils, ou de t'encourager. L'enfant est toujours plein d'idées quand le travail lui plaît; et, s'il
aime sa femme, un mari n'a pas besoin d'un professeur pour savoir
quels services lui rendre.
Cette sorte de « fantaisie » ou de spontanéité, cet air de ne pas
être « sous la loi », c'est en somme la marque d'une action chrétienne.
Il faut qu'on la retrouve dans le son de ta voix, dans l'expression de
ton visage. Elle a plus de valeur à elle seule que tous les actes bons;
le Maître n'aime pas ce que tu Lui apportes d'un air renfrogné, et la
seule oeuvre vraiment bonne c'est de L'aimer gratuitement, et gracieusement, comme un enfant aime son père, non pas comme un maître
d'hôtel, empêtré dans des règles, sert son patron.
Philippe Vernier
( Avec le Maître )
GIORNI
lenente 220 nomi d; ex-nazi.ui <be rivestono cariebe pubblicbe nella Germania Or.
DOMENICA 8
Tambronii, in un disi-orso a Foggia, -iTehiara che la situazione economica italiana
è in pieno -sviluppo; tutto bene, dunque?
A Bari, durante le L-er'mon'e in onore
di S. Nicola, l’arcivescovo dichiara non
riebiesta, non gradita e non aimmissibile
la partecipazioue del s’nd-aco so-c'alista sen.
Papalia e de; membri della giunta sociali-omunista alla Messa e a-la processione.
LUNEDI’ 9
Mentre il segretario americano Herter ri.
vela Teisistenza d: un « esteso controllo
aereo » per vigilare contro attacchi di sorpresa, a Mosca il maresciallo Maliuovski,
ministro della difesa, lancia un monito ai
paesi <!he cedono basi agli americani e
Kruvscev minaccia di colpirle.
Il (( caso » di Bari sarà portato al Parlamento .
Festeggiando il 15 anniversario della vittoria e delTannessione dei territori ex-tedesebi !1 governo polac,"o avverte A-dcnauer; « il confine Oder-Ne'sse è inviolabile ».
MARTEDÌ’ 10
Intorno all’« incidente aereo » sugli
Urali ferve a Mosca e a 'Washington una
polemica poco promettente per la prossima conferenza alla vetta.
Riaffiora sulle coste statunitensi il sommergibile atomico Triton che in 84 giorni
d’immersione ha circumnavigato il mondo.
Presentate in Parlamento Una serie di
interrogazioni sul « caso di Bari », mentre
alla Giunta barese giungono telegrammi
di solidarietà da vari Comuni.
MERCOLEDÌ’ 11
La Germania Occ. cbiede ohe la conferenza al vertice riconosca il diritto di au
todecisiione di 72 milioni, di tedeschi.
Tre spie sovietiche arrestate a Berlino
c due espulse dalla Svizzera; rispo-sta al
«caso degli Urali? ».
POSITIVO
Secondo un’inchiesta di cui sono
stati pubblicati i dati su Stampa Se
ra (7-8 maggio) la vita notturna di
Torino è quasi inesistente : accusata
da alcuni di essere, malgrado i suoi
950.000 abitanti, una « metropoli provinciale », ha finora sdegnato, salvo
rare eccezioni in sordina, le manife
stazioni di vita notturna che fanno
chiasso in altre città. Invece un pub
blico qualificato e considerevole af
folla ogni venerdì sera TAuditorium
della RAI, e la stessa affluenza conosce il Conservatorio, dove la mag
gior parte del pubblico è costituitrda giovani che amano Bach, Mozart,
Beethoven, sdegnando o addirittura
ignorando Modugno, Dallara e Mina
NEGATIVO
Le nozze della principessa Marga
ret e di Antony Armstrong-Jones so
no costate all’erario inglese 45 milioni, e la loro crociera alle Antille, ehdurerà sei settimane, costa 1.750.000
lire al giorno.
PRAMOLLO
Un altro dei nostri vecebi ri ha lasciato,
per rispondere alla chiamata del Padre
Celeste. Egli è Bertalot Eli, papà del nostro Anziano dei Pellenchi, deceduto nella sua casa agli Allieri, nel suo 78» anno
di età.
Per quanto piuttosto avanti negli anni,
egli era ancora arzillo ed attivo ed amava occuparsi an<-ora di molte rose in rasa
e fuori. Lo si vedeva spesso, anche nella
stagione inclemente, intento a qualche lavoretto nei campi e nei prati. Colpito da
leggera indisposizione, la cosa sembrava
doversi risolvere per il meglio in breve
tempo; invece il male è andato lentamente aggravandosi ed in pochi giorni egli
ci è stato tolto. Egli ha accolto con grande
serenità, sorretto daUe certezze della fede,
l’ora della partenza. I suoi conoscenti ed
amici gli hanno detto tutto il loro affetto, intervenendo numerosi al suo accompagnamento funebre.
Ai figli, alla figlia, alla sorella ed a
tutti i numerosi parenti rinnoviamo la nostra fraterna simpatia e l’espressione della nostra solidarietà cristiana.
Nel tempio della Ruata si sono uniti in
matrimonio, T8 maggio, Ribet Roberto
I Bo'cchiardi) e Rostan Delia (Sapiatti).
Iddio benedica il loro focolare domestico e li accompagni con la sua grazia.
Un piccolo ospite, molto atteso e molto
gradito, ha allietato la casa di Livio e
Ivonne Jahier, dei Ciotti. Gli è stato imposto il nome di Sergio. Gli diamo il più
affettuoso benvenuto ed esprimiamo ai
suoi genitori, ed alle due sorelline felici,
le nostre sincere felicitazioni.
L’Unione delle Mamme ha effettuato la
sua « uscita » annuale recandosi in visita
alla Unione consorella ed alla Chiesa di
S. Secondo. Sono intervenute una trentina
di mamme. L’accoglienza ricevuta è stata
delle più cordiali ed affettuose. A mezzogiorno ognuna delle partecipanti è .stata invitata a pranzo, ed accolta con molto affetto, da una famiglia sansecondese. Molte
famiglie si sono rammaricate che non fossimo abbastanza numerosi per poter avere
almeno uno di noi con loro.
Siamo grati ai fratelli ed alle sorelle
di S. Secondo per la bella giornata, li ringraziamo vivamente — insieme al loro Pastore e gentile Signora -— per la calorosa
accoglienza avuta e diciamo loro; arrivederci presto a Pramollo.
In occasione dell’assenza del Pastore il
culto della domenica 24 aprile è stato presieduto da un giovane della Chiesa, il sig.
Guido Peyronel, Vice Pres. dell’Unione
Giovanile.
Nell esprimergli la nostra riconovscenza,
gli diciamo pure la gioia della Comunità
nell udire la voce di uno dei suoi e nel
constatare l’amore e la devozione con i
quali dei giovani sanno ancora consacrarsi
e lavorare al servizio della Chiesa.
Ab-uni giovani catecumeni della Chiesa
di Villar Pellice, accompagnati dal loro
Pastore, sono salili quaissù il giorno di
Pasquetta per una breve gita. E’ stata una
breve fugace visita, che però ci ha fatto
piacere ugualmente.
Ringraziamo questi giovani amici e ci
auguriamo presto un altro incontro, un
po’ più prolungato però.
La domenica 22 maggio avrà luogo alla
Ruata l’annuale Festa delbi Mamma e della Scuola. Ad e.ssa sono cordialmente invitate non solo le mamme ma tutta la popolazione della Chiesa e del Comune.
Le mamme dell’Unione organizzano per
Tultima domenica di maggio il tradizionale annuale « bazar ». Fin d’ora un grazie sincero a tutti coloro che ci faranno
pervenire un loro dono.
3
13 maggio 1960 — N. 20
L’ECO DELLE VALLI VALDESI
pag. 3
PULVISCOLO
Leggete il Sillabo
Un dibattito assai interessante ha
avuto inizio sulle colonne dell’Eco
del Chisone che ha recentemente pubblicato (n. del 30 aprile) una lettera
di laureati, diplomati e universitari
pinerolesi in merito alla eventualità,
possibilità e limiti di una « apertura
a sinistra ». In realtà la caratteristica
« intellettuale » dei firmatari della lettera ha dato a questa lettera stessa
un valore che trascende i limiti delle
circostanze che le hanno dato origine
(governo di Pantani e collaborazione
con Nenni).
Gli intellettuali cattolici della vescovile Pinerolo si sono così trovati
a dover affrontare il problema in modo radicale, cioè hanno finito col doversi rendere conto che, in definitiva,
il problema fondamentale, per un cattolico, è quello dei limiti della sua
autonomia (anche nel campo della
scelta politica), in riferimento al Magistero della Chiesa.
Non è compito nostro intervenire
in questo dibattito, che ci auguriamo
venga approfondito dal confratello pinerolese, per non lasciare i suoi lettori sotto rimpressione alquanto penosa destata da questo documento di
« intellettuali », i quali dicono e non
dicono; rivendicano una libertà di
scelta, ma protestano una filiale obbedienza; domandano un dibattito per
chiarire « quali sono i campi nei quali il clero non ha alcun diritto di fornire direttive, poiché il giudizio e la
scelta sono affidate alla libertà di
ognuno », ma precisano preliminarmente che è «fermo il diritto della
Gerarchia di stabilire quali questioni
hanno incidenza sui prlncipii ».
Comprendiamo perfettamente che
non è certamente facile prendere una
posizione limpida e decisa quando si
ha dietro alle spalle il Sillabo.
Già! Proprio il Sillabo! Perchè, nonostante il parere diverso di qualche
ottimo amico, il Sillabo dovrebbe ancora oggi costituire il vademecum di
ogni buon cattolico in fatto di aperture a destra od a sinistra: il Sillabo
che ha detto: Vade retro. Satana, ai
liberali ecc. nel 1864, così come oggi
lo dice aH’ateismo marxista ecc.
I nosri intellettuali pinerolesi su
questo punto sono espliciti (notiamo
tra i firmatari il nome del preside di
un istituto magistrale statale, di un
professore di filosofia e pedagogia dello stesso istituto magistrale statale, di
di un autorevole specialista nel campo
deH’istruzione elementare statale).
Riferendosi proprio al Sillabo, questi signori lo definiscono : « roventi
parole del Sillabo » {documento che
purtroppo i cattolici di oggi non leggono piùt).
II purtroppo e il punto esclamativo
fanno parte del testo sottoscritto dagli
intellettuali cattolici pinerolesi.
Maria batte Pietro 8 a 3
Documenti di vita italiana (anno X,
marzo 1960). Nella sezione Istruzione,
offre uno studio accurato e documentato suiU’attività del « Centro studi di
toponomastica sacra ». Poiché questo
fascicolo fregia la sua copertina con
rindicazione : « Presidenza del Consiglio dei Ministri (Servizio informazioni) », i suoi studi acquistano un certo
sapore di serietà nel campo dell’indagine statistica che non può sfuggire a
nessuno, poiché è a tutti noto che le
statistiche e le indagini statistiche costituiscono una delle attività più fiorenti della Pubblica Amministrazione.
Ho appreso così (e confesso la mia
ignoranza) che esiste anche, in Italia,
un « Centro Studi di toponomastica
Sacra in continuo contatto con gli enti culturali più qualificati in ogni paese ». (La toponomastica è la scienza
che studia i toponimi: cioè la scienza
che studia l’origine dei nomi propri
di luoghi ecc.). Ho appreso pure che
esistono « apposite Commissioni Consultive » di questa scienza presso i vari Comuni (anche questo ignoravo)
« tanto più per quei centri maggiormente legati a fattori religiosi, onde
evitare, per qudnto possibile, l’imposizione di conservazione di nomi che
possano risultare sconvenienti, se non
proprio irrispettosi, in prossimità di
luoghi dedicati ad un qualsiasi culto ».
Ed altro ancora ho appreso che
ignoravo!
Il suddetto e sullodato Centro di^
Studi si è occupato « della Intensità
assoluta e relativa dei toponimi (nomi
di luoghi) di santi e che dimostrano
come e quanto la coscienza religiosa
abbia influito sull’origine dei nomi dei
luoghi. E’ un campo veramente originale ed apprendiamo così che « il nome del primo Apostolo ricorre nella
'nostra terra 642 volte » e che la sua
diffusione è particolaimente legata alle coste marine, rive dei laghi, ecc. :
dovunque si pesca, insomma, perchè
S. Pietro è patrono dei pescatori.
Purtroppo, se S. Pietro batte tutti i
Santi, la Madonna lo batte. Infatti
rindagine agiotoponomastica (parolone solenne che significa semplicemente statistica dei nomi dei santi applicati ai luoghi), condotta in modo scientifico ha rivelato che il nome di Maria in cifre assolute detiene il primato: il 7,97%; San Pietro segue col
7,40%; tutti gli altri santi e sante,
messi assieme, (e ce ne sono!), raggiungono complessivamente appena il
9,56%. I nomi di luoghi di ispirazione
religiosa costituiscono in Italia il
19,93%; e i nomi derivati dal « nome
Augusto della Vergine » costituiscono
un dodicesimo del totale.
Conclusione?
Nessuna. Per ora. Poi, chissà, anche questo potrà servire a qualche
cosa: a dimostrare (o confermare) un
primato di Maria: il concilio ecumenico si avvicina.
L. A. Vaimal
La gioventù getterà un ponte
fra le direrse confessioni?
«
Verso la prima «Assemblea eeumenica della gioventù europea))
Losanna — Critica verso le debolezze del.
le Chiese, severa verso lo scandalo delle
divisioni cristiane, conciente del suo conip'to quale legame irai le confessioni, ecco
l’immag'ne della gioventù cristiana d’Europa come risulta da un’inchiesta condotta
nel quadro dei preparativi della prima Assemblea ecumenica della Gioventù europea. L’interesse susc'taío da questo Congresso supera ogni aspettativa. Prova ne sia
l’attiva partecipazione,, allo studio preparatorio, convimiala ovuiique in Europa sulla
base di un opu.scolo di 65 pp. che tratta
del tema della 111 Assemblea plenaria del
Cons'glio ecumenico delle Chiese — che
sarà pure il tema dell’Assemblea giovanile
di Losanna: «Gesù Cristo, la luce del
mondo ». Sorprendenté è pure il numero
de'le domande di partecipazioine all’asseniblea dj Losanna: fissato a 1.400, il numero
dei delegati è stato portato a 1.650, senza
che tutte le domande abbiano potuto essere
accettate.
Fra i paes‘ rappresentati a Losanna dal
13 al 24 luglio, è in testa la Gran Bretagna con 320 delegaisegue la Germania,
con 290 pai-lecipanti, la S-vez'a (140) e la
Svizzera (135i. La Grecia invierà 30 dele
gali, la Danimart a 40, il Bdig’o 20, la Finlandia 50, la Francia 65, rirlanda 10, l’Italia 30, i Paesi Bassi 65, la Norvegia 50,
l’Austria 35, il Portogallo 6 e la Spagna 20.
Ino’tre gli organizzatori dell’Assemblea
lontano sulla partecipazione di circa 40
giovani deH’Europa orientale, fra cui una
■ u nd cina dell’Unione Sovietica .
Benché Losanna sia il punto di raccolta
della gioventù europea e elle i teni'; trattali interessino ei.sisenzi»lmente rEuropa,
gli organizzatori — cioè il Dipartimento
della Gioventù del C.E.C. e i Cons'gli ecumenici giovanili dei diversi paesi europei
— hanno pure invitato un certo numero di
g'ovani d’oltre mare. Gli Stati Uniti invieranno 160 delegati, il Canada sarà rappresentato da 19 giovani cristiani e i continenti africano, asiatico e australiano delegheranno compless'vamenle 100 dei loro.
Si attende, infine, un certo numero dii osservatori e d’inviati cattolico-romani.
11 Pastore Michel Wagner, di Parigi,
segretario generale dell’Assemblea, pensa
che tale consultazione mostra chiaramente
ciò ohe una gran parte della gioventù attende dalla Chiesa e ciò in cui la biasima:
particolarmente viva la critica sovente
e.iipressa ne’ confronti della mancanza di
unità cristiana, ma anebe la coscienza della
necessità di gettare un ponte fra le confessioni. Numerosi sono tuttavia coloro che
sottovalutano — secondo il Past. Wagner
— le cause di queste division' e tendono a
credere che l’uniità potrebbe realizzarsi
« quasi spontaneamente », per poco che, da
ogni parte, si mostri abbastanza buona volontà. 1 giovani Cristian' inlerrogati considerano importante raggiungere coloro che
non sono nella Chiesa; ma pensano che
que.sta — considerando i risultati dei suoi
sforzi — non sia all’altezza del suo compito a questo riguardo. Bisogna dunque
attendersi che i giovani riuniti a Losanna
affrontino apertamente soggetti « scottanti ».
Congressi analoghi riuniranno nel 1961
la gioventù dell’America del Nord, nel
1962 quella dell’Amerioa del Sud, e più
tardi i giovani d’Asia e d’Africa.
S.OE.P.I.
UN DIBATTITO A TORINO
«
La scuola dell'obbliqo
il piano dèlia scuola»
Com’era stato annunziato, domenica 1» maggio ha avuto luogo a Torino,
nei locali della Chiesa, il convegno
primaverile dell’A.I.C.E.
Favoriti dal bel sole che quest’anno
è particolarmente raro ed instabile
abbiamo partecipato al Culto con la
Comunità di Torino. Al pomeriggio
ci siamo trovati nella sala delle attività per ascoltare l’interessante relazione della Prof. Mirella Bein sul tema : « La scuola dell’obbligo e il Piano della scuola». La Relatrice ha pre
liminarmente messo in chiaro che
l’obbligo scolastico è molto relativo
perchè le pene comminate agli ina^
dempienti sono puramente irrisorie.
Quindi ha esaminato i vari progetti
per attuare l’articolo 34, II» capoverso, della Costituzione, che prevede
« L’istruzione inferiore, impartita per
almeno otto anni » come « obbligatoria e gratuita».
Le tappe dell’evoluzione del progetto di legge sono tre: Il primo progetto del Ministro Medici prevedeva la
scuola post elementare divisa in quattro rami: umanistico, corrispondente
all’attuale Scuola Media; tecnico corrispondente alle attuali 'VI, 'VII e
Vili elementari, ancora in fase sperimentale.
Il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione, che è il massimo organo consultivo in materia di Istruzione Pubblica, trovò il progetto negativo perchè non mutava molto rispetto
alle attuali condizioni e perchè il
fanciullo doveva scegliere la via da
seguire nei suoi studi senza la necessaria preparazione e maturità. Ra
gion per cui il Consiglio propose al
Ministro di dividere il corso in due
rami : umanistico, col latino, con
apertura al Ginnasio-Liceo e Magistrali ; scientifico, con apertura alristituto Tecnico e al Liceo Scientifico'. In questo modo la via dell’Università non era preclusa a nessuno in
partenza.
Il Ministro, però non accettò questo
secondo progetto ma lo fuSe col suo
precedente: risultarono, cosi, nuevamente quattro rami, il cui primo anno di corso però, era comune, allo
scopo di rimandare di un anno la
scelta definitiva: nrt secondo anno
AGAPE, 22 MAGGIO
Giornata delle madri
delle Valli Valdesi
Quest’anno Agape rivolge l’invito alle
madri delle parroechie « alte » e vuole
offrire ad esse una giornata di lieta e serena eomunione fraterna, con un programma ricco ed interessante. Questo:
Ore 9: arrivo ad Agape e thè; ore
10,30: culto presieduto dal Moderatore;
ore 12,30: pranzo; ore 14,30: messaggio
della famosa Sig.ra Dr. Geltrud Kurz;
ore 15,30: poesie di bimbi - banda musicale di Frali; ore 16,45: thè; ore 17: partenza.
Venite numerose chè vi accogliamo con
grande gioia.
Per « quei di Agape » Tullio Vinay.
gli alunni avevano modo di scegliere
fra ramo umanistico, il quale solo
apre, in definitiva, la via dell’Università; ramo scientifico, aperto all’Istituto Tecnico (a differenza dell’attuale Avviamento) ma chiuso all’Università ; ramo artistico ; Scuola Media
in mano a maestrf qualificati. Quest’ultimo ramo rappresenta una solu
zione di ripiego per le scuole di montagna in cui l’esiguità del numero degli alunni rende impossibile ed inutile la istituzione di una Scuola Media in mano a professori. Tale soluzione avrebbe carattere transitorio,
per la durata di dieci anni; non è,
però, specificato che cosa sostituirà la
Scuola Media in mano ai maestri
qualificati, per cui è lecito sup>porre
che il Ministro preveda il totale spopolamento nel termine di dieci anni
nelle località in cui non vale la pena
oggi di istituire ima Scuola Media...
Un altro carattere dell’ultimo ramo
che lascia perplessi è che non dà adito ad alcun Istituto di Scuola Media
superiore ma solo alle Professionali.
In tal caso continueranno ad esiste
re le caste economiche e geografiche
che esistono tutt’ora. Cesa a cui si
oppone energicamente il Consiglio
superiore della Pubblica Istruzione.
Dopo queste notizie informative la
oratrice ha fatto alcune osservazioni
che forse possono intiressare : se l’ultimo progetto che è quello attualmente in corso di approvazione, sarà ap
provato, sarà inevitabile un perio
do di crisi nella scuola italiana, perchè un mucchio di gente che finora
era giudicata inadatta a proseguir.^
gli studi, si troverà a frequentare una
Scuola Media, e, quindi dovrà ade
guarsi ad essa; ma questa crisi dovrà
essere superata dalla scuola stessa,
perchè quando il livello generale di
cultura si sarà innalzato come è pr-s
vedibile, colTattuazione del nuovo sistema. sarà anche più facile promuovere un incremento nel campo della
scuola. Infine ha fatto notare che
non si può elevare il livello culturale
senza elevare quello generale di vita
Alla discussione, diretta dalla sig.
Evelina Pons, che presiedeva la sedu
ta, hanno preso parte vari colleghi
che hanno messo in chiaro come sia
urgente, perchè la riforma della scuo
la sia efficace, che gli insegnanti s’ano adeguatamente preparati, soprat
tutto nel caso dei maestri « qualifica
ti»; che questa necessità andrebbe
sentita specialmente dai giovani ; che
in ogni caso bisognerebbe avere gli
occhi più aperti, onde occupare i posti alle 'Valli appena siano disponibili; che l’invadenza clericale paralizza
ogni tentativo di vera riforma, riducendo i progetti a calmanti, adatti a
tappare la bocca a chi facesse risen
tire che le cose non vanno che, però
non vengono mai approvati.
Dopo alcune informazioni sull’attività dell’A.I.C.E., i presenti che non
l’avevano fatto- prima hanno ancora
esaminato i lavori ed il materiale didattico che alcuni partecipanti avevano portato; poi rincontro si è con
cluso con la tradizionale tazza di thè,
tipicamente valdese, di cui ringrazia
mo gli organizzatori.
Un partecipante
Maestri evangelici
e A.I.M.C.
Caro Redattore,
Siccome sento dire che circola la voce
che mi sono iscritto airA.I.M.C. (As&odazione Italiana Maestri Cattolici) per
« guadagnare due punti )), tengo a far presente che la voce è assolutamente falsa;
forse qualcuno dei miei cari compagni di
scuola che si preparano a dare quest’anno l’esame di Abilitazione Magistrale potrebbero rimanere ingannali da tale diceria ed essere tentati di iscriversi a quella
Associazione; vorrei informarli anche che
non è affatto vero che si « guadagnano
due punti » facendo parte dell’A.I.M.C.
La discriminazione fra insegnanti evangelici e cattolici non ha niente a che vedere
con l’A.I.M.C.; è di mezzo punto a vantaggio di chi presenta il diploma di abilitazione airinsegnamento della religione
nelle Scuole Elementari il quale si consegue attraverso un esame e non con la
pura iscrizione all’A.LM.C.
Non ho mai fatto mistero dei miei motivi di dissenso dal Cattolicesimo quando
ero studente nè con gli insegnanti nè coi
compagni ; di questo i miei amici dovrebbero ricordarsi e non prestar fede a dicerie come quella di cui sopra perchè il
mio atteggiamento non è mutato.
Ed ora faccio loro i miei migliori auguri per l’esame che stanno per sostenere
e porgo a Lei fraterni saluti.
Claudio Tron.
TOPONIMI
delle Valli Valdesi
di T. G. Pons
lu Cialves: villaggio di Paetto, sulla
s. del vallone, sopra i Puet d’amunt.
Forse il luogo denudato, disboscato. Chalvet, Chialvetto, Chavet,
Ciarvet sono nomi di fam. Si trova
fin dal 1342, a Porosa, un Chalvetu.s
de Chalvetis.
lu Ciambairé: villaggio fra S. Secon
do e Miradolo. Probabilmente corruzione di Ciampeiré, campi petrosi, campi sassosi.
lu Ciambun: gruppo di case, con mulino, fucina e fabbrica, sulla d. dell’Angrogna, a nord della collina del
forte. Campum bonum, campo buo
no, fertile, produttivo 1543, ad Jambonum. Cfr. carta di 'V. Grosso,
1640: Chambon. 1614, al Chiambone, ove già esisteva molino, batitore, ogliero, paratore e forno de;
conti Rorengo. Chambon è anche
diventato nome di famiglia. Villaggio di fronte a Penestrelle, in vai
Chisone.
li Ciamp: villaggio di Bobbio, ai piedi del Bariunt, col significato di
campi, coltivi. Già nella carta di
V. Grosso, del 1640, li Campi.
lu Ciampas: villaggio in quel di Bobbio. sopra Giaussarant, accrescitivo
e forse peggiorativo del termine pre.
cedente. 1613, alli Campazzi.
id.: gruppo di case ad Angrogna, sui
la d. de! torrente, sopra l’Adrech.
id. : villaggio della Torre, su la strada
che da Barma ciabrira conduce verso Castelluzzo: 1701, Chiampasso.
id. : resti di abitazioni, ad or. degli
Urtiaré, nella parte alta del vallone di Massello.
Ciampeiran : case sparse all’inverso
di Torre, sulla strada che conduce
al colle di Rabbi. Campo petroso.
1701, Chiampairano.
Ciamunìe; foresto di Maniglia, sotto
il colle Clapier. Luogo di camosci,
località frequentata dai camosci.
lu Cianasalso: villaggio sul pianoro
situato alla confluenza del torrente
dì Salza con quello- di Massello. Significa « campo di Salza », nome
che troviamo già in un doc, del
1438. Cfr. carta di V. Grosso, 1640 :
ChianlaSalza.
lu Ciandaclot: villaggio di Rodoretto,
ad occ. della Villa. Campi del ripiano. piuttosto che campo di un Clot,
cognome poco diffuso nella valle di
S. Martino. 1578, Campo del Ciotto.
Cianfuran: gruppo ^ case ad Angrogna, accanto ai Bertot, ove si tenne
il celebre sinodo valdese del 1532.
Sebbene troviamo ad Angrogna il
nome di fam. Chanforan. Cianforano, nel 1481, il nome sembrava derivare da « campo foraneo », campo
di fuori, scartato, lontano. 1674,
Chianfforani.
id.: villaggio a Salza, a N.E. del Deidìe, dove è sita la chiesa cattolica.
Cianramà: gruppo di case sulla strada che dal forte conduce, per cresta, alla Sea. Campo cespuglic.so,
ai margini di zona cespugliosa, rarnosa. 1543, ad campum de Rama.tie. 1716, a Chianramato.
Cianriunt: grande caseggiato (diventato oggi la clinica di « Villa fiorita ») sulla estremità sud del ripiano
che da Pracastel scende sul Biglione il quale, corrodendone le basi,
ha valso alla località il nome di
« campo rotondo », un tempo probabilmente «pratus rondetus», 1543.
1716, campo rotondo.
Ciapèl: case nel territorio di Rorà, site sopra «peira ciapèl», donde il no
me, dovuto alla forma speciale della
roccia.
La difficile umiltà
Aurora ulliinanienle — e non è la prima volta — l’Eco del Chisone (23 aprile)
Ila (‘italo, contro di noi, parole comparse
in varie occasioni sulle nostre colonne, in
cui si riconoscevano certi aspetti negativi
della nostra vita ecclesiastica; si citano
questi riconoscimenti valdesi, e si dice,
anche se non esplicitamente: Vedete come
sono.'' Ancora una volta ci dispiace veramente di sentire, in questo atteggiamento,
una specie di incapacità congenita — dogmatica? — a comprendere il valore della
confessione di peccalo non soltanto de)
singolo, ma della Chiesa tutta. Paradossaltneme, diremo che ci pare molto più allarmante la situazione di una Chiesa che crede di non aver nulla da confessare che
quella di una Chiesa che riconosce le sue
colpe. Siamo lieti di poter riportare
dallo « Specchio dei tempi » de La Stampa
(lo maggio) questa lettera di un «cattolico convinto » veronese:
« Ho letto ieri la lettera di quel signore
rimasto senza ferie ed ho notato ancora una
volta quanto poco noi credenti .sappiamo
comprendere gli altri. Io sono un cattolico
convinto, ho ricevuto il dono della fede,
ma non mi ritengo un "arrivato", perchè,
la fede è una continua conquista. Non ci
.si può mai adagiare.
« Vorrei che chi non riesce a credere,
chi è lontano, chi perfino combatte la mia
fede, si convincesse, che io cattolico non
10 giudico colpevole. Vorrei pregare tutti
quelli che .sono lontani da Cristo, di non
vedere nel Cristianesimo una religione che
11 condonni, che li getti da parte, perchè,
alla Chiesa invisibile, partecipano anche
tutti quelli che non hanno conosciuto il
Cristo, quelli che si .sono sforzati di credere. ma non ci r ::io riusciti, non per loro
colpa.
a Vorrei preicr-'j di non confondere la
religione con noi. poveri cattolici, che
troppo spesso non sappiamo amare, non
sappiamo comprendere e stimare chi non
crede, e non partecipiamo alla sua sofferenza. Vorrei che quel signore che si dice
ateo non ritenesse questa mia carità e comprensione come un qualcosa che gli elargisco ilaH’alto della mia fede. No, mi metto .sullo sles.so suo piano. Sono forse peggiore io di lui. che non ha avuto le grazie
che Dio mi ha dato.
u Ma lo invito a cercare ancora e gli auguro di avvicinar.si anche alla Chiesa visibile. .superando tulli gli ostacoli, .specialmente quelli che noi cattolici gli mettiamo davanti. E allora potrà finalmente dare
un sen.so alla sua vita e alle .sue azioni.
Ma non creda che la fede sia una comodità (...almeno non dovrebbe esserlo), come capisco, del resto, che neanche l’ateismo è una comodità ». Segue la firma
4
pag. 4
L’EGO DELLE VAIXI VALDESI
N. 20 -- 13 maggio 1960
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
ROBA
TORRE PELLICE
Verso il Tagliaretio
Domenica 8 maggio abbiamo avuto il
piacere di avere in mezzo a noi la famiglia Emery quasi al completo, proveniente
da Le Landeron (Svizzera). Il cuho è stato
tenuto in francese dal past. André Emery
ohe ci ha rivolto un caldo messaggio ispirato dal tema di quella domenica: la famiglia cristiana. Al termine egli ci ha
portato i saluti della sua comunità, che lo
preghiamo di ricambiare al suo ritorno.
Nel corso del culto è stata battezzata la
piccola Marina Conte. Che il Signore veg'ii su questa bimba che ha chiamato a far
parte del suo popolo. Grazie di cuore al
pastore Eìmery e... alla prossima volta!
Lo stesso giorno la nostra piccola Corale ha partecipato alla Festa di Canto di
Torre Pellice. Lo diciamo con un senso
di gioia non perchè « c’eravamo anche
noi », ma perchè ( e questo è e sarà sempre l’unico senso di ogni corale) abbiamo
potuto umilmente lodare il Signore con
quelle voci che ancora ci rimangono. Inutile dire che siamo convinti che molti altri
rorenghi potrebbero rinsanguare il nostro
gruppo canoro. Questo non avviene perchè
molti non intendono anche questa attività
come un servizio che la comunità rende
al Signore.
A Edda Town, che ha diretto senza risparmio di tempo e di sforzi la corale nelle lunghi serate di preparazione ed al past.
Aime che ci ha guidati a Torre va tutta
la nostra riconoscenza. Ed ora: prepariamoci per Tanno prossimo!
I posti per la gita a Cowmayew-Entrèves
sono già quasi tutti occupati, affrettatevi
ad iscrivervi onde non rimanere esclusi
dal gruppo. Parteciperemo al culto nel
tempio di Aosta, con i fratelli di quella
comunità.
BOBBIO PELLICE
Il nostro Bazar, che ha avuto luo'go la
domenica 1® maggio ha avuto imo svolgimento ed un risultato pienamente soddisfacenti; ringraziamo di cuore i donatori,
i collettori e le collettrici come pure tutte
le sorelle ed i fratelli che hanno fattivamente coUaitorato alla buona riuscita di
tale manifestazione.
Sabato 7 maggio abbiamo invocalo la benedizione di Dio sul matrimonio di Mondon-Marin Paolo e Pontet Maddalena, abitanti ambedue al Poidio superiore.
La grazia e la benedizione del Signore
circondino ed accompagnino sempre questo
nuovo focolare fondato nel suo nome.
In vari luoghi delle
nostre Valli sono all’opera i cantieri-scuola. Pur procedendo per
lo più in modo assai
lento, hanno già compiuto del buon lavoro,
e dato lavoro a tanti
disoccupali e sottooccupati. Jjcco la zona
del Tagliaretto (la borgata e, a sinistra, la
scuoletta), in cui è alTópera un cantiere ohe
costruiece una bella e
ampia strada che salirà da Barma Prià al
Tagliaretto ; poi, chissà...? Intanto però
stanno per terminare
le « giornate lavorative » stanziate per tale
cantiere, e non si ha
notizia, per ora, di
nuovi stanziamenti.
Domen'ca 8 maggio è stato battezzato nel
tempio Jahier Valdo di Elvio e Bounous
Erichetta: che il Signore eia di guida alla
tenera creatura e le consenta di poter crescere alla luce dell’esempio e della preghiera dei suoi cari.
Nel pomeriggio alle 14,30 alla cappella
del dot doUTnverso, un folto gruppo di
mamme dell’Invertso e di Pomaretto ha as
sistito alla festicciola della famiglia cristia
na preparata con molta cura dalT'nsegnan
te Costantin Germana noncliè dall’inse
gnante signora Chantre Assely. Siamo ri
conoscenti per il messaggio che i bambini
ci hanno dato in forma dialogata laisc’audo
nel cuori non soltanto un ricordo della
madre ma soprattutto un insegnamento
per tutti, piccoli e grandi. Un breve messaggio ed un racconto del Pastore ha chiuso la simpat'ca riunione.
Siamo lieti di inviare un pensiero di
caldo ringraziamento a ohi ha preparato
le recite dei b'mbi, noiuchè agli attori in
erba.
Tutti i membri di oh’esa e gli amici del
Villar soino cordialmente invitati al nostro
Bazar che avrà luogo domenica pomeriggio e lunedì mattina giorno della fiera.
AGAPE - ESTATE 1960
I 4 campi internazionali
Tutti e quattro i campi internaz'onali di quest’anno hanno’un programma
molto interessante imperniato su temi di viva attualità. Ne diamo qui un breve
schema, segnalando anche i nomi degli oratori, la quasi totalità dei quali ha già
accettalo.
1® C4.MPO INTERNAZIONALE (i-13 luglio)
Tema: La stampa e la libertà delVuomo.
Direttore: Past. Giorgio Girardet; vice dir.: Dr. Fulvio Rocco.
Carattere e funzione deUa stampa - Prof. Enea Balmas
Potere della stampa - Dr. Fulvio Rocco
Indipendenza della stampa - Dr Erich Kuby (?)
Libertà della stampa e > suoi limiti . Dr. Fulvio Rocco, Avv. Fr. Pastore, Dr.
Vattimo (?)
Facciamo un giornale - Past. G. Girardet
Che fare? - Past. G. Girardet e Gino Conte
Studi biblici.
11« CAMPO INTERNAZIONALE (25 luglio - 3 agosto)
Tema: / nuovi ministeri nella Chiesa.
Direttore: Past. Tullio Vinay; vice dir.: Past. Aldo Comba.
Difficoltà del ministerio pastorale com’è oggi concepito . Past. Ner; Giampiccoli
Studio biblico su 1 Cor. 12 ■ Past. Giorgio Tourn
Studio biblico eu Ef. 4 - Past. Giorgio Tourn
II laicato nella storia della Chiesa ■■ Past. Aldo Comba
11 laicato nella teologia . Past. Aldo Comba
I problemi che il mondo del lavoro pone oggi alla Chiesa . Pa.s1. Georges RichardMollard
I min’steri nel mondo d’oggi - Past. Bengt-Thure Molander (?)
Come lavorare per una nuova coscienza d’esser il « popolo di Dio » - Dr. Alberto
Cabella, Past. Tullio Vinay.
DI® CAMPO INTERNAZIONALE (3-12 agosto)
Tema: Eurofta 1960.
Direttore: Past. Giorgio Girardet: vice dir.: Past. Giorgio Bouchard.
Come si è creata la situazione alluaile - Prof. Giorgio Spinj
Tre studi biblici su la vocazione delTuoiuo - Pasl. Giorgio Tourn
La situazione del costume - Pro*’. Carlo Bo
La situazione eeononiica
l.a situazione relig’osa europea
Dove va l’Europa? (dibattilo) . Dr. Maurice Voge, On. G. .Alpino. Prof. Mar.o
Albertini
Impegno cristiano nell’Euroipa d’oggi.
4 settembre)
dir.: Dr. Carlo Papini.
IV® CAMPO INTERNAZIONALE (26 agosto
Tema: Lo stalo e la persona umana.
Diretore: Ing. Wolfram Korlendieck • vice
Studio biblico - Gerhard Tennig
Studio bibl.i<x> - Gerhard Tennig
Studio hiblieo . Ing. Welfrain Korlendieck
Individuo e società nel pensiero polit'co ■ Dr Eugenio Greppi i?\
Riflessione teologica .sul raptiorlo individuo e stato . Past, Diim ker
1 diritti deUa persona - Prof, lloherlo .lonvenal
I dir'tti della società ■ Giovanni Moltnra (?)
Qnestionario-referendum.
Le iscrizioni sono già molto avanzate. Si chiede a quelli che desiderano partecipare a questi campi di affrettarsi nelle iscrizioni per non rischiare alTult/mo
inonienito dii essere esclusi per mancanza di posti. Ogni iscrizione fatta a tenif o
ci aiuta nello stabilire un certo equTibrio fra le nazionalità presenti ai campi.
ISCRIVETEVI SUBITO
MASSEL
Nous participons avec la plus profonde
sympathie au deuil dte la famille Pons de
Baleille éprouvée par la perte de Md. L.
Rivoir décédée la semaine dernière à Marseille.
Mr le pasteur Rivoira du Perrier a bien
voulu remplacer le pasteur absent pour le
Congrès de Naples, dSmauclie 24 avril:
nous lui en sommes profondément reconnaissants. Nous sommes heureux de même
d’avoir pu constater que le culte a été fort
bien fréquenté malgré le changement d’horaire.
Les diiacres élus dans les quartiers sont
convoqués dimanche 15 à la sortie du culte, le Consistoire est convoqué dimanche
22 après le culte pour la rédact on du
rapport annuel.
L’assemblée d’église est convoquée dimanche 29 pour la lecture du rapport, les
élections des membres du Consistoire et
des délégués à la conférence de district:
et la votation d’un ordre du jour concernant le problème des districts que nous
avons discuté dams le courant de Thiver.
Dimanche a eu lieu à la saUe du Reynaud la fête annuelle du Patronalo Scolastico. Les enfants n’ont pas manqué d’y
participer, les parents étaient beaucoup
nioius nombreux. L’instituteur Mr. C.
Tron a présenté les avantages des méthodes pédagogiques modernes et part culièrement des films fixes dont il nous a donné une démonstralipn pratique avec l’appareil que l’administration communale a
récemment acheté pour nos écoles.
Dimanche 15 nos enfants part oiperont
à la fête de chant à Rodoret dans le courant de l’après midi.
Les examens de religion ont eu lieu la
semaine dernière: quelques devoirs méritaient la mention très bien, quelques uns
étaient bous, plusieurs étaient rédigés à la
hâte, sans application excessive. Nous
souhaiitons que cette tendance à la superficialité ne se répande pas parmi nos écoliers dans l’avenir.
SAN SECONDO
— La gita aimnale delTÍ/nione delle
Madri ha avuto luogo domenica scorsa
con una splendida giornata di sole attraverso l’ameno colle del Sestriere e la valle di Susa. Guidate dal pastore Genre le
madri della nostra comunità hanno trascorso in serena armonia le ore del viag
gio in torpedone e le ore di sosta e di ri
storo tra il bianco delle nevi d’alta mon
lagna ed il verde primaverile della pianura.
A Susa un fraterno incontro, nell’ora del
Culto, coi membri di queUa comunità evangelica ha contribuito ad intensificare i legami di vita spirituale tra i fratelli delle
due Chiese.
Il pastore Cipriano Tourn ha sostituito
il nostro pastore nella direzione del Culto
a San Secondo. Ijo ringraziamo sentitamente per il vibrante messaggio di fede
che ri ha rivolto e gli diciamo la nostra
gioia per averlo rivisto in mezzo alla comunità che ha diretto con tanto amore per
alcuni mesi lo scorso anno.
— Ricordiamo a tutti i membri elettori
l’Assemblea di chiesa convocata per domenica prossima, 15 maggio, subito dopo il
Culto. Verrà letta la relazione morale e
finanziaria preparala dal Concistoro, si
eleggeranno i due delegati alla prossima
Conferenza Distrettuale e il delegato al
Sinodo, e verranno inoltre discussi importanti argomenti d’ordine interno.
Confidiamo nella serietà e nell’impegno
dei membri elettori affinchè detta Assemblea possa svolgersi con un numero soddisfacente di presenti. d. g.
Convitto Maschile Valdese
Torre Pellice
Dal 29 giugno al 20 settembre si accettano ragazzi dagli 8 ai 15 anni, sia
nsr le vacanze, sia per le ripetizioni
in vista degli esami di riparazione.
(Durata minima del soggiorno 20 gior.
ni).
Sono aperte le iscrizioni anche per
il prossimo anno scolastico. Vi saranno subito spediti prospetti illustrât’
con ogni dettaglio dietro semplice richiesta indirizzata a; Convitto Maschile Valdese - TORRE PELLICE
(Torino).
Le colonie estive
della Chiesa di Torino
COLONIA ALPINA DI BORA’
Pr’mo turno (femmime):
dal 21 giugno al 19 luglio
Secondo turno (maschi) :
dal 22 luglio al 19 agosto
COLONIA MARINA
DI BORGIO VEREZZl
Primo turno (femmine):
dal 14 giugno al 7 luglio
■Secondo turno (maschi):
dall’ll luglio al 3 agosto
Terzo turno (femmine) :
dal 6 agosto al 29 agosto
Quarto turno (maschi) ;
dal 2 settembre al 25 settembre
Per ambedue le colonie valgono le seguenti norme («alvo ulter'ori prescrizioni
delle Autorità Sanitarie):
1) Possono essere accolti i bimbi nati
tra il 1® luglio 1948 e il 31 dicembre 1953.
2) Le idoimaude debbono essere inviate
impersonalmente alla «Commissione Co’onie Valdesi » Via Pio V, 15 - Torino corredale dai seguenti documenti in carta libera :
a) certifiicato di nascila;
b) cerlifiicaito medico dal quale risult' la
necessità del soiggiorno marino o montano
e che il bambino è esente da malattie contagiose o comunque trasmissibiH ;
c) certificato di vare nazione antivaiolosa
per i bambini di età inferiore agli anni 8 e
di rivactiinazione per glj altri;
d) certificato di vaccinazione antidifterica. Se tale vaccinazione è anteriore al l«
gennaiio 1958 deve esserci anche il ciertiifi..
calo di richiamo della vaccinazione, in data
posteriore ;
e) certificato d’ vaiccinazione antIlifo-iparatifìca eseguita dopo il 1-1-1960 se per via
orale o dopo il 1-1-1959 se eseguita per
via parenterale.
3) Le domande dei bambini che non appartengono alla Chiesa Valdese di Torino
devono es^re accompagnate da un certificato diel Pastore della Comunità Evangelica alla quale la famiglia del bacnhlno
i;7iparTÌene.
4) 'Le domande devono contenere, ben
chiaro, no-mc e indirizzo del capofamiglia
richiedente (eventnale numero te’efonlcol
in modo che s’a isempre possibile alla nostra Segreteria di comunicare direttamente
con le famiglie dei bambini.
VIGILATRICI E INFERMIERE
DI COLONIA
Auche quest’anno cerchiamo ViigilatricI
e Inferm'ere di colonia. I.e Signore o Signorine Evangeliche che desiderano offrire la loro collaborazione isono pregale di
notificarlo al più presto alla Coimmiss one
che le informerà sui documenti che debbono presentare.
IjC infermiere debbono essere munIte di
regolare diploma. Non poissono venir considerale le domande di persone di età inferiore agli anni 20.
Il regolamento della colonia non permette di accettare Vigilatrlci o Infermiera
che abbiano figli propri nei medesimo turno di colonia in cui prestino la loro opera.
Redattore: Gino Conte
Coppieri . Torre Pellice
Tel. 94.76
Sede e Amministrazione
Editrice Claudiana
Torre Pellice - c.c.p. 2/17557
Tipografia Subalpina . s. p. a
Torre Pellice (Torino)
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Revel Egidio. Cucina eccellente a
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(Cabine sul mare tende ecc.). In
dirizzo: E. Revel, 22 Viale Trapani,
Riva Azzurra di RIMINI.
Dottoressa
Iolanda De Carli Valerio
Medico Chirurgo
Specialista
in malattie dei bambini
Psicologia e pedagogia
Lire 250
Claudiana . Torre Pellice
Consultazioni presso l'Ospedale
Valdese di Pomaretto
Il primo e il terzo mercoledì del mese
Ore 14-16
Direttore: Prof. Gino Costabel
Pubblicaz. autorizzata dal Tribunale
di Pinerolo con decreto del 1-1-1955
MOBILI
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Q^iiuòeppe Qfiim
Strada di S. Secondo n. 4 - Telefono 2344
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