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Anno 113 — N. 23
4 giugno 1976 — L. 150
Spedizione in abbonamento postale
I Gruppo /70
üXíSijiUi rCA VALDESE
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ddk valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
_____________UNA predica di BONHOEFFER (Giudici cap. 6-7) JJyia pagìnU dì BaTtll
Non c’è posto per gli eroi contro Vintegrismo
È una storia sofferta. Dio che i disturba profondamente la chie- re, con che cosa farò, io, così . , .
burla di tutti gli uomini timorosi sa. Perché questo pesante appello grandi cose? ih. il ^dLu.
È una storia sofferta. Dio che i
burla di tutti gli uomini timorosi
ed increduli, di tutti coloro che
sono troppo prudenti e preoccupati, di quanti vorrebbero essere
qualcuno davanti a Dio e non sono nessuno. Una storia che illustra
come Dio si burla del potere degli uomini; una storia segnata dal
dubbio e dalla fede in quel Dio
che si burla dell’uomo e che, in
questa burla lo afferra e lo ama.
Non si tratta quindi di un’esaltante epopea — Gedeone non è Sigfrido — ma una storia grossolana,
rude, poco edificante, in cui tutti
siamo decisamente derisi. Ma a
chi fa piacere essere deriso? chi
conosce qualcosa di più umiliante
della derisione del Signore del
mondo? La Bibbia parla spesso
di Dio che dal cielo si fa beffa dei
tumulti e dell’agitazione degli uomini, il ridere di Dio in presenza
della sua futile creatura. Davanti
a lui, nelle cui mani sta tutto il
potere — parla e la cosa accade,
respira ed il mondo vive, trattiene il respiro ed il mondo non è più
— davanti a lui che annienta i
popoli come spezzare un vaso di
terracotta, l’uomo non è mai un
eroe, ma una creatura che deve fare la sua volontà, obbedirgli, ooii ché il Signore lo costringe, con la
beffa e con l’amore, al suo servizio...
Parliamo di Gedeone perché la
sua storia è la storia della glorificazione di Dio e dell’umiliazione
dell’uomo. Gedeone è un uomo
simile a molti altri. Ma in mezzo
a questi molti Dio sceglie proprio
lui e lo chiama al suo servizio, all’azione. Ma perché proprio lui,
perché non tu o io? È per beffarsi di me che mi rivolge la parola
oppure è la sua grazia che sfida
ogni comprensione? Forse che Dio
non può chiamare chi vuole, fiero
0 umile, forte eppure debole, povero o ricco, senza che poi siamo autorizzati a chiedergli conto?
C’è qualche altra possibilità che
non sia l’ascolto e l’ubbidienza?
Gedeone deve liberare Israele
ridotto in servitù dalla mano dei
potenti nemici, i Madianiti. Proprio lui, simile a mille altri è chiamato a compiere un’azione inaudita. Vaglia le sue possibilità, la
sua forza, poi il suo pensiero si
rivolge verso l’insormontabile ostacolo. Nelle mani non ha nulla,
1 nemici hanno tutto. Allora dice;
« Ahimè Signore, con che cosa
libererò io Israele? ». Come potrei io portare a compimento il
compito che tu mi affidi? Signore,
la tua richiesta è oltre le mie possibilità. Non essere crudele, ritirala. Oppure mostrami il tuo soccorso, dammi degli eserciti, delle
armi, ricchezze, — o Dio tu non
conosci la -grandezza della nostra
miseria. Guarda il popolo affamato e privo di forze; vedi come essendo senza casa e senza pane
perde la fiducia in te, guarda come
si rivolge ad altri dei e non più
a te. « Signore, con che cosa libererò io Israele? ». Conosciamo
questo Gedeone, nevvero? Il suo
profilo ci è familiare. Gedeone,
conosciamo molto bene la tua voce, parli oggi come allora.
L’appello si rivolge alla nostra
chiesa protestante, una fra le molte nel mondo; devi liberare Lsraele, devi affrancare gli uomini dalle
catene della paura, dalla viltà e
dal male in cui sono tenuti prigionieri. E questo appello spaventa e
disturba profondamente la chiesa. Perché questo pesante appello
deve essere rivolto proprio a questa chiesa, senza influsso, debole,
senza note di merito? Essa stessa
vede come la sua predicazione
manchi di speranza, vede l’apatia
e la miseria di quanti dovrebbero
ascoltarla e riconosce di non essere all’altezza del suo compito.
La chiesa scorge la sua vanità e
la sua solitudine e domanda, piena d’angoseia e di rimprovero:
Con che cosa libererò il popolo?
Come potrò compiere quest’azione
inaudita? Ma improvvisamente ci
coglie l’appello: poni fine alla servitù in cui vivi; falla finita con la
paura di vivere che ti consuma,
col potere della concupiscenza che
ti annienta, con la tua solitudine
dolorosa e piena d’orgoglio. Poni
fine alla tua paura degli uomini e
alla tua presunzione, liberati. Chi
può affermare di non aver mai
sentito un tale appello ed aver dato la risposta di Gedeone: Signo
re, con che cosa farò, io, così
grandi cose?
Ma ora Dio fa tacere il Gedeone di irei e di oggi, gli chiude la
bocca. « Con che cosa? »... chiedi. Ma non hai capito che cosa significa il fatto che è Dio che ti
chiama? Non ti basta il suo appello? Se l’ascolti bene tutte le
tue perplessità su « con che cosa? » svaniscono. « Io sarò con
te » : non agirai con un aiuto non
meglio precisato perché sono io
ad averti chiamato. Io sarò con
te, agirò con te.
Hai capito, Gedeone di ieri e
di oggi? Dio ha rivolto il suo appello, e questo basta. Hai capito,
tu cristiano isolato, che dubiti e
poni questioni? Dio ha un progetto per te, proprio per te! Pienti
pronto e vigilante. Non dimenticare mai, quando la tua debolezza ti schiaccia, che Dio ha dei
progetti inauditi, immensi, per te.
Io sarò con te.
(continua, a pag. 2)
ROMANIA
Abbiamo aspettato
sette anni
La scomunica lanciata contro
i comunisti nel 1949 da Pio XII
è stata rinverdita durante i lavori della tredicesima assemblea
generale della Conferenza episcopale italiana. L’operazione di restauro è stata principalmente
compiuta dal cardinal Poma, predente della Cei, e dallo stesso
Paolo VI. L'attacco della Cei, com’è noto, è contro quei cattolici
che si sono presentati nelle liste
di sinistra e che hanno aderito
quindi — per dirla con le stesse
parole papali — "ad una espressione volitica avversa alla nostra concezione religiosa della
vita". Il presidente della Cei ha
ribadito Vinsanabile contrasto"
tra marxismo e fede cristiana ed
ha energicamente invitato i cattolici che si sono schierati contro
le "indicazioni dei Pastori che
reggono, per divina missione, la
chiesa di Dio" ad andarsi a rivedere le "leggi che disciplinano,
con logica interna, la comunione
ecclesiale e la sua infrazione".
Sulle ultime parole pronunciate da Paolo VI l’assemblea intonava il "Christus vincit" suggellando il ’tradimento’ di quelle
personalità del mondo cattolico
ormai fuori dal carrozzone democristiano. I trecento vescovi
si sono poi, salvo i fedelissimi,
dileguati tanto che il documento
finale non ha fatto altro che riprendere le dichiarazioni di Poma e di Paolo VI. Il richiamo all'autorità centrale della chiesa
romana sembra ignorare i fermenti che sono emersi dal Concilio e gli sviluppi politici di questi ultimi anni. Il baluardo eretto contro il comuniSmo vuol forse fermare il proliferare, delle
comunità di base, dei cristiani
per il socialismo che secondo padre Sorge (direttore di "Civiltà
cattolica") non son neppure da
prendere in considerazione "data la loro esiguità e la loro autoesclusione dalla comunità ecclesiale" e di tutti quei cristiani realmente impegnati per una società egualitaria? Sembrerebbe
di sì. La crociata anticomunista
vorrebbe cancellare con un colpo
di spugna la maturazione politica e teologica di questi anni richiamando al centralismo oligarchico nella chiesa e riproponendo l’antico integrismo come rimedio ai mali del socialismo. In
questo quadro abbiamo ritrovato una pagina di Karl Barth che
costituisce per noi la miglior risposta all’integrismo vaticano.
La chiesa valdese riallaccia
chiesa riformata rumena
i rapporti con la
« Sappiamo che il numero 7 ha
una grande importanza nell’organizzazione della chiesa valdese,
ci sono voluti infatti 7 anni per
realizzare il progetto di questa
visita, ci auguriamo di non dover
attendere il quattordicesimo per
rivederci ». Con queste parole
umoristiche ma velate di un leggero rimprovero, il past. Laszlo
Papp, vescovo della chiesa riformata di Romania, ha esordito
nel salutare la delegazione della
nostra chiesa valdese in visita
nel suo paese. Ci auguriamo anche noi che il periodo fra questo
primo ed altri incontri non sia
di 7 anni.
I fratelli riformati di Romania
hanno sollecitato da anni contatti con le chiese evangeliche italiane e la loro richiesta ha potuto realizzarsi, per una serie di difficoltà, solo quest’anno;
la delegazione nostra, che doveva
comprendere il moderatore della Tavola valdese, un professore
della Facoltà ed un pastore è stata purtroppo incompleta, data la
assenza del moderatore; sulle
spalle del prof. Rostagno e del
past. Tourn è ricaduto il compito (interessante e stimolante) ma
sempre arduo di rappresentare i
valdesi italiani.
Prima di ■ dare alcune valutazioni di'questo viaffqio, ed .una
informazione sulla situazione degli evangelici che abbiamo incontrato, segnamo le tappe di que
Scheda su Israele 2
Dove va l’ecumenismo? 3
Evangelici ed elezioni politiche 4
Dalle nostre chiese 5
Cronaca delle Valli 6-7
sti giorni movimentati e pieni di
novità. Lunedì 17 arrivo a Cluj,
la seconda città della Romania,
capitale della Transilvania e sede di una delle due diocesi riformate del paese. Nei due giorni
seguenti, visita ai monasteri della Moldavia, accompagnati da
due colleghi: Andrei Koszta e
Csaba Grosz, per fortuna nostra
ottimi interpreti (il primo ha frequentato un periodo di studio
presso la nostra facoltà).
Passiamo da uno aH’altro di
quei meravigliosi monumenti
dell’arte moldava, nascosti fra i
boschi, fuori dal tempo, in una
atmosfera per noi insolita, sotto
lo sguardo fisso ed assente dei
santi dipinti e delle icone.
Giovedì viaggio di ritorno e
culto nella chiesa di Tirgu Mures, il giorno seguente, visita alla Facoltà di Cluj, lezione del
prof. Rostagno, incontro con i
professori, visita alle chiese della città.
Sabato, viaggio ad Oradea, sede della seconda diocesi riformata. Domenica, culto in una comunità di campagna a 120 km.
verso nord e la sera culto a Satu Mare, ai confini settentrionali
al centro della zona che fu devastata nel 1970 da grandi alluvioni e per la quale era stata lanciata una sottoscrizione nel mondo
evangelico a cui avevano partecipato anche le nostre chiese. Lunedi incontro con i membri della direzione ecclesiastica, il corrispondente della Tavola Valdese, ad Oradea; il giorno seguente
a Bucarest visita al patriarca
ortodosso di Romania ed al direttore generale del servizio dei
culti. Il 26, rientro in Italia.
Questo lo scheletro del viaggio
con i suoi 1600 km. ma occorrerebbero pagine e pagine per narrare le conversazioni, le osservazioni, le cose viste e sentite, le
chiese visitate, i pranzi ufficiali
e semi ufficiali che hanno accompagnato il cammino della nostra
Giorgio Tourn
(continua a pag. 3)
« Il fatto che la comunità cristiana accetti di
assumere la sua parte di
responsabilità di fronte alla comunità civile non significa che essa debba
rappresentare e difendere
una sua propria teoria
particolare per ciò che
concerne la struttura e la
essenza dello Stato. Essa
non è in grado di proporre una determinata dottrina politica come la dottrina cristiana del vero Stato. Né può rimandare a
qualche esempio storico,
o accarezzare il sogno di
realizzarlo nel futuro. Non
c’è che un unico corpo di
Cristo, nato per mezzo
della Parola di Dio ricevuta dalla fede. Non esiste quindi nessuno Stato
cristiano che corrisponderebbe alla Chiesa cristiana, nessun doppione della
Chiesa nella sfera politica... Le diverse forme e i
diversi sistemi politici sono delle invenzioni uma
(Karl Barth, Communauté chrétienne et communauté civile, Ginevra. 1947, pp. 23-24).
ne. Come tali, non portano l’impronta della rivelazione e non possono essere oggetto di testimonianza, né pretendere di rivolgersi alla nostra fede.
Prendendo la sua parte di
responsabilità in questo
campo — a partire dalla
rivelazione di Dio e a partire dalla sua fede — la
comunità cristiana partecipa alla ricerca tutta umana della migliore forma
possibile dello Stato e del
sistema politico più adeguato, ma nello stesso
tempo si rende perfettamente conto dei limiti di
tutte le realizzazioni umane in questo campo (comprese quelle che essa stessa ispira). Perciò si guar
derà bene dal presentare
una determinata concezione politica — fosse pure
la concezione democratica
___ come il sistema cristiano ad esclusione di tutti
gli altri».
ARGENTINA
Intervento del CEC
per i rifugiati politici
Ginevra. Il pastore Philip Potter, segretario generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese,
è seriamente preoccupato per
l’incolumità dei rifugiati e degli
esiliati in Argentina. In un telegramma inviato al generale Jorge Rafael Videla, attuale presidente della repubblica argentina,
il pastore Potter fa riferimento
al recente brutale assassinio »,
avvenuto in territorio argentino,
di quattro esiliati uruguayani.
« Il fatto — dice Potter — ha
profondamente scosso l’opinione
cristiana' mondiale » e chiede
che « vengano adottati tutti i
mezzi necessari per chiarire le
circostanze relative a queste
quattro violazioni delle leggi morali ed internazionali ». Con questo telegramma il pastore Ph
Potter reagisce alla scoperta, fat
ta il 21 maggio, dei quattro ca
daveri di cittadini uruguayani
ritrovati, crivellati dai colpi, nei
pressi della capitale argentina.
Già la V assemblea del CEC di
Nairobi aveva chiesto al governo
argentino di normalizzare la situazione dei rifugiati politici;
l’appello è tanto più valido ora in
cui le stime ufficiali confermano la presenza d’oltre un milione
di rifugiati uruguayani in Argentina.
2
,2
4 giugno ly/B
Conte i fiumi del Carso, che
spariscono e ritornano, ecco nuovamente il problema del pastorato àlla ribalta. Per ragioni' di
spazio possiamo pubblicale soltanto una delle letteré ricevute
sulla questione del pastorato.
Non è.che ci siano grandi novità
in proposito; tuttavia è una testimonianza personale... ■< ; <. ■
Prarostino, 14/5/1976
Signor Direttore,
a mio avviso solo un affiliato alla
Setta dei Testimoni di Geova, o persona di vedute anarchiche contro
qualsiasi istituzione di Chiese in genere, può pensarla o scrivere a quel
modo, ma non per un valdese che rispetta la vecchia tradizione di Fede,
con le sue relative chiese e pastori.
Non mi si venga a dire che un
operaio, un contadino, nel limite della sua possibilità sia una discriminazione troppo grossa il dover contribuire per il mantenimento del proprio pastore, che e alla guida della
propria chiesa,
L^hanno sempre fatto i nostri padri in epoche molto piu misere che
Inattuale, perciò non possiamo più
farlo. noi - adesso in un'epoca di evoluzione moderna e diciamolo pure di
benessere in confronto ai nostri antenati?
Concludendo, m'auguro per l’avvenire di non vedere affatto l’estinzione del Pastorato, ma bensì una
vieppiù adesione vocazionale al benemerito apostolato del pastore.
Gardiol Erminio
Da alcuni membri della CIOV
ci giunge la seguente precisazione:
Sig. Direttore.
pensiamo utile intervenire con alcune precisazioni «ull’articolo di Claudio Tron, inserito nella pagina dedicata al I Dbtretto, pubblicata su « La
Luce » del 14 maggio.
Poiché questa pagina raggiunge i
lettori al di fuori delle Valli e quindi meno informati sulla realtà locale, è utile rettificare alcune affermazioni al fine di chiarire la realtà dei
fatti.
Claudio Tron intravede nell’affetto
e nelle aspettative che gli evangelici
nutrono per le Valli, un pericolo:
cioè che esse divengano una riserva
interessante come fenomeno etnicoreligioso-ecologico, ma non una zona
decisiva della nostra vocazione.
Come segno di questo pericolo,
Claudio Tron cita la composizione
della Ciov, la cui maggioranza sarebbe costituita da persone che abitano
al di fuori, diventando una specie di
corpo separato.
Premesso che la vocazione di ogni
protestante si gioca ove ognuno di
noi risiede, ciò non toglie che in una
visione più completa della Chiesa Valdese, al di là di ogni provinciale sud
Segnalazioni
Le edizioni G.B.U. hanno riedito in
nuova veste e nuova traduzione il volume di meditazioni di O. Chambers
pubblicato anni or sono dalla Claudiana
sotto il titolo Venga il tuo Regno ed
ora esaurito: O. CHAMBERS, L'impegno
per I Altissimo, meditazioni per un anno, G.B.U., L. 4.000.
, 4 i. , t
divisione in circuiti e distretti, debba esistere un reciproco scambio di
servizio e di doni; grazie al quale i
valdesi, ora non più valligiani, hanno ricevuto un patrimonio di fede e
di dignità che, oggi, cercano di restituire alle Valli, nei modi che sono
loro suggeriti dalla propria congenialità e cultura. E ciò al di là di ógni
aspetto formale (vedi nomine sinodali). E giungiamo alla precisazione:
come membro della Commissione del
I Distretto, Claudio Tron dovrebbe
sapere che su tredici membri che costituiscono la CIOV, solo cinque risiedono al di fuori delle Valli e che,
le decisioni sono assunte con comune senso di responsabilità.
La nomina sinodale di valdesi non
valligiani è stata determinata dalla
constatazione che le comunità valdesi
delle valli non presentavano uomini
disponibili per assumersi la responsabilità della rieostruzione degli Ospedali, allora in predicato tra l’alienazione o la trasformazione in convalescenziari aziendali.
Oggi, superata la crisi, pur nella
constatazione di lasciare pesanti problemi da risolvere, siamo pronti a lasciare i nostri impegni ai valdesi locali : « prompte et sincere », come direbbe Giovanni Calvino.
Con fraterni saluti.
Guido Botturi - Claudio Decker Louise Rochat - Operti Franco Varese Dario.
Torre Pellice, 30 maggio 1976.
TU
Protestantesifflo
'i-' era
ìncé^tri^a ' sidla predicazione. Il pastore metòdista SefgÌtf ‘Aquilante ha
spiegato ed attualizzato, con notevole
capacità,, il testo mattaico 4elle Parabola del seminatore. « Da un terreno diiticile un raccolto abbondante »
questo era il tìtolo in apertura di
trasmissione; dopo la lettura biblica
(ma non si poteva trovare una traduzione più moderna?) Aqiiilante ha
letto la propria predicazione. La parabola, è stato detto, è raccontata ai
discepoli che hanno visto e vissuto
gli insuccessi della missione eppure
sullo sfondo rimane la certezza del
raccolto; tra la semina e il raccolto
che sono opera di Dio c’è uno spazio
che deve diventare azione. I credenti non sono ’deresponsabilizzati’ dall’azione di Dio bensì chiamati ad operare; le erbacce della religiosità alienante. che sempre ricresceranno, vanno strappate oggi, cosi è pure della
testimonianza che va resa oggi e non
rinviata a domani nonostante le apparenti difficoltà. Sullo sfondo rimane la speranza del raccolto che ci
spìnge a guardare più in là della situazione contingente in cui siamo immersi. La predicazione in questione
richiedeva molta concentrazione per
essere seguita, nonostante il tono convincente del predicatore. Se fosse stata esposta' più naturalmente anziché
esser letta e se la velocità espositiva
fosse stata minore e meno incalzante
forse avremmo colto più profondamente il messaggio che via via scaturiva.
3 - ISRAELE UN PROBLEMA TEOLOGICO
Non c’è posto
per gli eroi
(segue da pag. 1)
Cosa fa Gedeone? Si mette in
marcia, fa suonare le trombe,
mette su un esercito formato da
tutte le tribù; raduna tutte le
truppe che riesce a mettere insieme. Ma di fronte alla superiorità del nemico è ancor sempre
un piccolo esercito. Gedeone esita; deve proprio accettare la
battaglia? Appena si accampa di
fronte al nemico Dio gli sbarra
di nuovo la strada. Gedeone,
cos’hai fatto? Guarda il tuo esercito, è troppo grande; sono la
paura ed il dubbio che te lo hanno fatto radunare. Non è così
che ti darò la vittoria. Se no vi
vantereste dicendo: ci siamo liberati da soli, nostra è stata la
vittoria. Non voglio la vostra gloria; inginocchiatevi davanti al
vostro Dio e lasciate che sia lui
il Signore, sappiate che lui solo
può liberarvi. Lo ha promesso, e
la sua Parola è più potente di
tutti gli eserciti del mondo...
Gedeone crede e obbedisce. Rimanda indietro il suo popolo. La
sua fede in quel Dio che si è burlato di lui cresce con ogni uomo
che si separa. E quando tutti,
salvo un piccolo resto, se ne sono andati, la vittoria gli è data
in mano.
Ha creduto, ha obbedito, ha
reso l’onore a Dio, ha rinunciato
alla sua gloria e Dio ha mantenuto la sua parola.
...La storia di Gedeone si ripete ogni giorno nella cristianità:
voglio essere con te di fronte al
nemico! — Cosa fa Gedeone, co
I. ROJAS, F. VANDERSCHUEREN
Chiesa e golpe cileno
La politica della Chiesa da Frei a Pinochet
Prefazione di Raniero La Valle
Appendice del vescovo luterano H. Frenz
pp. 176, 6 ili. f.t., L. 2.800
(« Nostro tempo » 19)
■ La prima inchiesta obiettiva sul ruolo della Chiesa in una
drammatica crisi politica che presenta impressionanti analogie con la situazione italiana.
« Pensiamoci finché c’è tempo! » (Raniero La Valle).
in appendice; l’atteggiamento delle Chiese evangeliche.
■ È possibile mantenersi neutrali senza appoggiare i persecutori e tradire i pelsegüitati?
novità
EDITRICE CLAUDIANA
Via Principe Tommaso 1
c.c.p. 2/21641 - 10125 TORINO
I dau
i dia
T na
sa facciamo noi? Raduniamo
tutte le nostre forze, ci afferriamo a tutti i mezzi di soccorso,
calcoliamo, esaminiamo, contiamo, ci armiamo per difenderci e
resistere — finché improvvisamente — nessuno sa quando —
il Dio Vivente' Ci interpella: se
hai fede deporti le armi, sono la
tua arma, togli via la tua armatura, io sono la tua armatura,
spogliati del tuo orgoglio, io sono il tuo orgoglio. Lo capisci,
chiesa di Gedeone? Lascia agire
Dio, lascia che la sua parola i
suoi comandamenti, il suo sacramento siano le tue armi, non
cercare altro soccorso. Lascia
che Dio sia la tua sola forza, il
tuo solo onore, la tua sola gloria! Non credi tu questo? Quale
follia ha introdotto Gedeone in
questo mondo!...
I guerrieri hanno senza dubbio
ascoltato con stupore ed orrore
l’ordine di tornare indietro. Ed
è con lo stesso stupore ed errore
che la chiesa riceve la voce di
colui che le ordina di rinunciare
al potere e all’onore, di abbandonare ogni calcolo e di lasciare
spazio all’opera di Dio. Scorgendo più di un Gedeone fare la sua
strada in mezzo a noi restiamo irritati e contrariati; ma può forse
turbare noi, che vediamo al centro della nostra chiesa la croce,
il segno dell’impotenza, della debolezza, della disperazione, dell’assurdità, ma anche il luogo
della forza, dell’amore, della speranza, del senso, della gloria, della vita, della vittoria? Siamo ora
capaci di scorgere la linea che
da Gedeone conduce alla croce,
comprendiamo che questa linea
si esprime con una parola: « fede? ».
Gedeone vince, la chiesa vince
perché è la fede a vincere. Ma
Dio solo è vincitore, non Gedeone, non la chiesa, non noi. E vittoria di Dio significa la nostra
sconfitta, la nostra umiliazione;
è la beffa e la collera di Dio
verso degli uomini che si credono potenti, che si gonfiano, che
vogliono emergere. La vittoria
di Dio fa tacere il mondo e le
sue grida, significa lo sbarramento di tutti i nostri pensieri
ed 'i nostri piani, significa la
croce, la croce sul mondo. In altre parole: Tuortio, anche il più
nobile, deve, gli piaccia o no, cadere nella polvere, e con lui tutti
gli dei, gli idoli ed i signori di
questo mondo. La croce di Cristo indica la beffa di Dio Su
lutti gli uomini chè' si innalzano.
Sofferenza di Dio Verso tutti gli
uòmini che si abbassano: sovranità di Dio sul móndo intero...
Dietrich Bonhoelfer
La comunità di Israele è considerata dagli autori del Nuovo
Testamento il popolo di Dio, che resta tale malgrado il suo rifiuto
di credere in ' (jesù; resta tale perché ha ricevuto da Dio uria vocazione, che troverà il suo compimento quando l’evangelo sarà stato
predicato ai pagani e giungerà la .fine. Questa convinzione è vissuta
dai cristiani in un dialogo continuo con la sinagoga rna sempre
nella certezza che l’avvento del Signore fosse prossimo. Il confronto durò per due generazioni, sempre più difficile, fino alla distruzione di Gerusalemme quando la comunità giudaica senza più
il tempio e dispersa nell’impero romano, si irrigidì nelle sue posizioni.
Per la prima generazione cristiana il parlare di Israele popolo
di Dio aveva un significato molto preciso, era una scelta missionaria, esprimeva la certezza di non essere una religione nuova ma
solo un prolungamento della storia della salvezza, che significa
oggi parlare di « popolo eletto »?
Si può rispondere molto schematicamente così: Israele, tutto
quello che rappresentano, oggi, gli ebrei come conaunità religiosa,
costituisce sempre, come all’epoca di Mosé e di Isaia, di Gesù e di
Paolo, la coniunità che Dio ha scelto e come tale sono oggi, come
ieri il popolo di Dio.
In questo senso molti autori amano parlare oggi del « mistero
di Israele». La parola è tratta dalla lettera ai romani (11: 25);
Paolo afferma che « un induramento parziale si è prodotto in
Israele, finché sia entrata la pienezza dei Gentili » e definisce questo fatto un « mistero » nel senso che si tratta di una cosa che non
si capisce così a prima vista ma va letta con gli occhi della fede.
Questo termine mistero crea però attorno al problema una atmosfera misteriosa • che non c’è nell’apostolo Paolo e il mistero finisce coll’essere questo: gli ebrei sono il popolo di Dio, sempre e
comunque.
Una lunga storia
.S' qugstp, punlo occorre fare invece alcune predizioni. Una
prima, anzitutto, .di .carattere storico. Quello che indichiamo con
il termine generico « Israele » è una realtà molto complessa che
ha subito nel corso della storia profondi cambiamenti. In primo
luogo sono le tribù semite stabilite in Canaan verso il 1200, il popolo di Mosè, di Giosuè, dei profeti, che ci ha lasciato come documento l’Antico Testamento; quello che potremmo definire il popolo ebraico. Dopo il rientro dell’esilio, sempre in Palestina, si costituisce il mondo giudaico che dura grosso modo fino al 70 d.C.,
è l’ambiente in cui si esprime il nazionalismo dei Maccabei, l’obbedienza dei Farisei, l’attesa del messia, la predicazione di Gesù.
Dopo il 70 si ha la grande svolta verso quello che potremmo chiamare Vebraismo, una forma di religione che si distingue molto nettamente dal paganesimo e dal cristianesimo nascente, dominato
dalla figura dei rabbini. Anche l’ebraismo però è ben lungi dall’essere una realtà omogenea: si divide in grandi correnti che perdurano sino ad oggi: sefarditi ed askenadziti, ha le sue scuole opposte, è, letteralista, mistico, spiritualista, è tuttora spaccato nei due
fronti degli ortodossi da un lato e dei liberali dall’altra.
Questa complessità e varietà non va mai dimenticata quando
si parla di Israele; soprattutto non va dimenticato da parte di
evangelici, abituati a leggere l’Antico Testamento molto .più_dei
cattolici, che Israele oggi non è più l’Israele di Samuele e di Elia,
l’ebraismo moderno pur richiamandosi ai libri biblici è una realta
profondamente diversa, foggiata dalla sua storia.
Una fede comunitaria
Una seconda precisazione; come cristiani pensiamo in termini
di fede e di comunità, l’ebreo, anche moderno, sembra pensare in
termini di popolo. Il cristiano è un credente, un uomo che sceglie
liberamente di riferire la sua vita a Gesù Cristo, l’ebreo è un figlio
di Israele, uno che è inserito nella storia del suo popolo dalla nascita e mediante la nascita; la fede non è solo un aspetto della personalità, ma un fatto totale, religioso, culturale, razziale.
Questo modo di impostare il problema, estraneo alla nostra
sensibilità moderna, non caratterizza Israele ma tutto il mondo
del Medio Oriente. Qui il rapporto stato-Chiesa non è stato impostato in termini europei ma ottomani, ogni comunità religiosa forma un mondo a sé, con i suoi criteri, le sue leggi, la sua vita; si
veda il caso drammatico del Libano.
È in questi termini che dobbiamo interpretare la rivelazione
evangelica? Non sembra: il « popolo di Dio » significa oggi non una
realtà socio-politica ma un gruppo di credenti che vivono lo spirito evangelico. In sostanza possiamo dire che Israele sta dinnanzi a Dio come tutti i popoli della terra, non è più avanti degli altri
di qualche lunghezza che altrimenti non si comprenderebbe il discorso che fa l’apostolo Paolo nella lettera ai Romani quando af
ferma che tutti « Giudei e Greci sono sotto il peccato ». Una differenza sussiste in un certo senso, e lo stesso Paolo apostolo parla,
non a caso, di «vantaggio del Giudeo» (Romani 3: 1), e può ravvisarsi in questo: la vocazione di Dio non viene dal di fuori ma dal
di dentro, non è un richiamo esterno, come per un animista africano, ma insito nella tradizione stessa del popolo, il messaggio di
Dio ha in qualche modo formato il passato di Israele. Ma il problema resta pur sempre quello di udire la voce di Dio e rispondere ad essa. Su questo punto la riflessione della prima generazione
cristiana è stata chiara: non si è credenti perché figli di Abramo,
discendenti secondo la razza, ma perché si vive l’esperienza di fede
e di obbedienza di Abramo stesso.
L’ULTIMO LIBRO DI V. SUBILIA
La giustificazione per fede
Come si deve intendere ossi la
giustificazione per fede? Si tratta di un capitolo settoriale di
una dogmatica confessionale, vivo nel XVI secolo, ma superato
nella sensibilità attuale da altri
nroblemi. ritenuti niù pressanti?
Oppure nella crisi di fede che
scuote tutte le chiese cristiane
di fronte agli scetticismi secolarizzati, alle contestazioni marxiste e aal’irenismi ecumenici, si
tratta del problema soeffiacente
agli altrii problemi così da attingere i fondamenti dell’umano e il
senso della vita dagli .interessi
religiosi alla questione della giustizia sociale? L’opera persegue
con tenace attenzione il motivo
attraverso i suoi successivi, contesti storici e culturali, cercando
di coglierne le implicazioni fin
sul piano concreto dei comporla
menti etici, in continuo e stimolante dialogo criticò fra le vane
posizioni, così da metterne a fuoco rinattesa, impegnativa, attualità.- , . '
ViT-TORio SuBiLiA. La .dustificazione ver fede, Paideia,. Brescia
3
t-giugno 1976
EUROPA
Il pastore
Dove va Pecumenismo? ha sempre torto
ÌuHyfia
Esaminiamo i risultati del gruppo di lavoro per le questioni confessionali in Europa che si è riunito di recente
Qual è la situazione attuale
dell’ecumenismo in Europa? Come si potrebbe definire la fase
presente? Che l’ecumenismo abbia perso in gran parte il suo
slancio iniziale è noto a tutti.
Per alcuni esso rischia pure di
perdere il suo fondamento teologico, rappresentato dalla tensione verso il rinnovamento della chiesa, sulla base della confessione di fede in Gesù Cristo,
unico Signore. È pure acquisita
la distinzione tra un ecumenismo « di vertice », condotto dai
dirigenti ecclesiastici, e un ecumenismo « di base », che consiste nell’incontro e nella collaborazione tra comunità o tra
cristiani di diversa confessione.
Il primo è più lento e guardingo; il secondo più spontaneo e
più pronto a esperienze comuni,
sia sul piano della liturgia, sia
sul piano dell’azione pratica.
Qual è il peso reale di queste
due tendenze, qual è la loro relazione reciproca?
Più che questo, importa sapere se l’ecumenismo oggi batte
il passo, regredisce, oppure se
fa dei passi avanti, anche se minimi, che possano far sperare in
una ripresa del cammino verso
l’unità, non per una moda che
oggi sta felicemente tramontando, ma per un motivo di fedeltà evangelica.
Il « Gruppo di lavoro protestante per le questioni confessionali in Europa » ci fornisce
gli elementi per una panoramica sulla situazione ecumenica
nel nostro continente. Questo
gruppo è stato costituito proprio allo scopo di raccogliere
una documentazione su tutto
quanto si fa in questo campo.
L’ultimo incontro del gruppo, il
tredicesimo dalla sua costituzione, ha avuto luogo in Olanda dal
3 al 6 maggio; vi erano rappresentate 21 Chiese di 14 palesi europei.
Si è costatato che la realtà
ecumenica è oggi molto complessa. Vi è un’incredibile quarv
tità di incontri, a tutti i livelli,
spesso senza relazione gli uni
con gli altri. Dappertutto fioriscono iniziative, ma questo rende diffìcile cogliere esattamente
le tendenza principali.
Fra protestanti, si può notare
il progredire degli sforzi per il
riavvicinamento delle Chiese.
Viene citata l’integrazione tra
Valdesi e Metodisti in Italia, e
runifìcazione delle tre grandi
Chiese protestanti in Belgio. In
tutti i paesi dell’Europa orientale i protestanti intensificano i
loro rapporti.
Anche i rapporti con il rhondo ortodosso vengono sviluppati e migliora la conoscenza reciproca. Questi rapporti avvengono nell’Europa orientale attraverso i « Consigli ecumenici »
nazionali e attraverso la « Conferenza cristiana per la pace ».
Meno facili, e soprattutto più
diversificati, i rapporti con la
Chiesa cattolica. Il paese più
chiuso è la Polonia, dove la polemica cattolica antiprotestante
continua ad usare schemi ottocenteschi, e dove i cattolici continuano a non restituire le chie
Settimane teologiche
Roma. - Le settimane di teologia della FUCI si svolgeranno quest’anno a Camaldoli nei
seguenti periodi; 22-27 luglio (tema : « La fede in mezzo al mondo nei profeti dell’esilio »), 28 ìuglio - 2 agosto ( « Storia e salvezza nella lettera di San Paolo
ai Romani»); 3-8 agosto («La
coscienza morale del cristiano»).
Nel presentare i temi prescelti, Guido Mazzetta scrive, nell’ultimo numero di « Ricerca »,
che il cristiano, come « figlio
della Parola» e quindi della trascendenza divina, è incessantemente contro il « costume idolatrico » proprio di ogni soluzione integrista e deve perciò « riaffermare lucidità e coerenza laddove si verifichi ogni emergenza
idolafricà, per non tradire il suo
Signore...». (adlsta)
se protestanti occupate con la
forza dopo la guerra. Appena
migliore la situazione in Cecoslovacchia e in Ungheria, dove
si stabiliscono dei rapporti nel
quadro della « Conferenza Cristiana per la pace » che riguardano soprattutto l’azione pratica comune.
Un crescente interesse in campo cattolico per la teologia e la
predicazione protestanti si nota
in Italia, Spagna, Belgio, Lussemburgo, dove i protestanti sono in minoranza. In Austria le
direzioni ecclesiastiche mantengono buoni rapporti e sono arrivate a prese di posizione comuni. In Olanda, nelle due Germanie e in Svizzera, il dialogo
esiste a tutti i livelli, anche se
resta da sviluppare un reale incontro fra le comunità.
Giudizi contrastanti sono stati dati in seno al Gruppo di lavoro sull’incidenza dell’attuale
involuzione autoritaria della gerarchia cattolica. Per alcuni, essa sarebbe un freno per l’ecumenismo; per altri, non avrebbe un peso decisivo. Si osserva
che le valutazioni cambiano a
seconda della posizione occupata nella struttura della chiesa.
I teologi sono impazienti di
fronte al conservatorismo delle
gerarchie. I dirigenti ecclesiastici protestanti sono portati ad
attribuire un peso limitato alle
iniziative di base, mentre il protestante impegnato nell’ecumenismo di base si preoccuperà
meno deU’infiuenza che possono
avere i « freni » della gerarchia.
Bruno Rostagno
Se prolunga il sermone
domenicale, ha messo un disco
che non finisce mai...
Se parla normalrriente
non si capisce niente.
Se alza la voce durante il sermone
grida che dà fastidio.
Se visita i suoi parrocchiani,
ficca il naso dappertutto
Se fa delle visite a domicilio
non è mai a casa sua.
Se è a casa sua
non fa mai delle visite (...)
Se ha la macchina
si è imborghesito.
Se non ce l’ha
non si adegua ai tempi.
Se è giovane
è privo d’esperienza.
Se è vecchio
dovrebbe andare in emeritazione.
E se muore,
era un sant’uomo
ma non si trova nessuno
per sostituirlo...
Da « Il vincolo », giornale evangelico
londinese.
ANCORA SULLA NON-VIOLENZA
Ualternativa di Gandhi
Ancora un intervento sul problema della non-violenza. Tempo
fa pubblicammo una lettera
aperta di Cesare Bianco sulla visita del "leader” non-violento
Lanza, del Vasto a Torino (vedi
n. 10 dell'Eco-Luce); oggi risponde Beppe Marasso, noto esponente torinese del movimento
non-violento, prendendo le mosse dall'accostamento che proponeva il Bianco tra Mao Tse-Tung,
Gandhi e Fidel Castro. Benché
tardiva la replica ci è parsa interessante tanto che la proponiamo ai lettori anche se da qualche settimana abbiamo tralasciato questo "filone" che resta,
in ógni caso, t'utt’dltro che esaurito.
Il confronto tra Mao, Gandhi,
Fidel potrebbe avere senso (ma
non ne sono così sicuro) se si riferisse a situazioni politiche analoghe in cui questi uomini hanno operato ma il fatto è che
mentre in Mao e Castro ci sono
state due fasi, quella della lotta
rivoluzionaria e poi la gestione
del potere, in Gandhi c’è stata
solo la prima. Gandhi non ha
mai avuto responsabilità di potere. È ben vero che egli dominò
il partito del Congresso ma solo
in forza del suo smisurato seguito popolare. La maggioranza dei
quadri del Congresso da Tilak a
Nerhu accettarono la non-violenza solo come fatto tattico non
credendo assolutamente in essa,
non erano non-violenti. Nerhu
era un agnostico affascinato dalla tecnologia occidentale, Tilak
era un macchiavellico. E le correnti di pensiero nel congresso
erano chiare.
Gandhi sopravvisse pochi mesi alla indipendenza indiana non
accettò nessuna carica di governo, ma ciò che è ancor più significativo non volle identificarsi
neppure con il nuovo stato indiano e il giorno del passaggio dei
poteri mentre la dirigenza del
Congresso levava le nuove bandiere lui lo visse nella capanna
di un paria ad indicare nel dramma delle caste l’obiettivo della
nuova India.
Chi segue con un po’ di attenzione la politica indiana attuale
sa anzi che il Sarvodaia, il movimento cioè di diretta filiazione
gandhiano è Tasse portante delToppqsizione sociale e culturafe
al regime e che (il suo animo
politico) Jaja Prakas Narajan è
stato incarcerato dal regime di
Indirà Gandhi Tanno scorso e
scarcerato a fine anno perché la
sua età e la sua salute facevano
temere a Indirà di trovarsi un
cadavere troppo ingombrante
sulle spalle. Tali sono i rapporti
tra gandhiani e il potere in India.
Gandhi aveva un’ampia e articolata concezione del mondo e
delTuomo e per lui la lotta per
l’indipendenza delTIndia non era
che un episodio particolare di
un più vasto disegno- di rigenerazione é liberazione umanai; i -‘
Poiché la lotta anticolonialista
non poteva essere fatta con qua
lunque mezzo, egli la concepì e
la condusse come un titanico'
esperimento con la verità (Dio è
Verità, e la Verità è Dio). A lui
interessava dimostrare che mezzi moralmente accettabili erano
storicamente efficaci, questa era
la sua preoccupazione e in questo stà la sua grandezza nell’avere stabilito un ponte tra l’istanza
etica - morale - religiosa e quella
politica.
Ai miei occhi appare pieno di
significato che questo secolo che
ha prodotto con l’atomica la possibilità dell’ autodistruzione sia
stato percor'ào da Gandhi che ha
indicato, una alternativa credibile ed el^ic^.ce a)la yiolepza, ,,
D’ora in poi la’rivoluzione sarà
non-violenta ' o contraddirà se
stessa e invéce di servire la vita
servirà la morte.
Gandhi dunque lungi dalT.essere superato è destinato ad una
crescente .attualità.
Fidel Castro e Mao mi appaiono come nome grandi che hanno
operato nel segno della Liberazione ma lungo una strada vecchia di millenni, Gandhi ha aperto una nuova via più profonda e
più stretta, quelli sono dei continuatori questo è un iniziatore,
quelli hanno operato una effettiva liberazione accettando la contraddizione di iscriverla ancora
nella violenza armata e sono intimamente dentro a questo mondo a questa cultura; Gandhi appartiene invece ad un mondo
nuovo è lì che dobbiamo orientare questa nostra vita collettiva
che è in bilico con la morte (bellica, ecologica, demografica).
Gandhi è un inizio, nessun dubbio dunque che esistono àncora,
nei gruppi e nelle esperienze che
a lui si ispirano, ingenuità, insufficenze culturali ed operative ecc.
Beppe Marasso
Episcopato cattolico
tedesco
Bonn (Relazioni Religiose) —
In occasione delle prossime elezioni politiche nella Germania
Federale, l’Episcopato Cattolico
ha deciso di invitare i credenti
a votare secondo coscienza, per
quei partiti e per quegli uomini
che essi ritengono degni della
loro fiducia. Secondo quanto informa l’Agenzia Relazioni Religiose, solo dopo le elezioni politiche in Italia, si deciderà se
pubblicare o meno, in tal senso,
una lettera pastorale collettiva.
Caccia
alle streghe
Il vescovo luterano Helmuth
Class, presidente del Consiglio
della chiesa evangelica tedesca,
ha affermato nel corso di un’intervista alla televisione, domenica 18 aprile, che « l’appartenenza
di un pastore ad un partito comimista è inconciliabile con i
suoi doveri cristiani poiché il
marxismo propina un’ideologia
atea ». Da ciò si ricava che questa interdizione vale per ogni
cristiano.
SVIZZERA
Due terzi
lo vogliono
La Commissione incaricata
della revisione globale della Costituzione elvetica si è spaccata
su un problema teologico. Il
problema riguarda l’opportunità
o meno di conservare la formula introduttiva ai testi costituzionali che dice; «Nel nome di
Dio Onnipotente ».
Il settimanale zurighese ’Weltwoche’ al proposito ha pubblicato un sondaggio secondo cui
due terzi della popolazione svizzera (con chiara maggioranza
delle persone anziane) preferiscono mantenere l’espressione
’teologica’ che precede la carta
costituzionale.
Abbiamo aspettato sette anni
(segue da pag. 1)
delegazione. Che si trattasse di
una delegazione ufficiale, e non
di un gruppo di amici in viaggio
turistico, i nostri ospiti non mancavano di sottolineare in ogni occasione e dal punto di vista della loro situazione la cosa era più
che legittima.
« Come è questa Romania? » ci
si continua a chiedere in questi
giorni al nostro rientro, « che
paese è? », « come sta la gente? ».
Cosa rispondere dopo una passeggiata di 10 giorni? Solo impressioni spesso superficiali; per
situare le nostre riflessioni sulle
chiese evangeliche di quel paese, che faremo in seguito, vorremmo correre egualmente il rischio di narrarne alcune.
I villaggi della Moldavia, interminabile susseguirsi di case
lungo la strada; un piano rialzato, una cinta, un cancelletto,
un pozzo, tutte eguali eppure
tutte diverse, segnate con i caratteri del proprietario, rifinite
con meticolosità o alla buona,
le donne a dipingere la staccionata o imbiancare la facciata e
nello spazio di prato fra la cinta
e la strada la chioccia coi pulcini, il maiale o le oche a pascolare, e nei fossi i ragazzi o. i vecchi con la rhucca alla corda. I
cantieri di Bicaz, una vallata intera sconvolta dalle draghe in
cui si costruiscono, nuovi impianti industriali con gru gigantesche ma anche plotoni di sterratori con piccòrie è pala. I soldati che, piantano rose'nel viale
dell’aeroporto ed. il, gruppo di
operai alla periferia di Oradea,
che disfa una casa, probabilmente di uno di loro, pian pianino,. m?ittone dopo mattone, per
ricostruirla secondo ij nuovo
piano regolatore. Le distese immense di cànfijJi'dèlie terre col
lettivizzate su cui squadre di
donne sarchiano il grano turco.
Il chioschetto dei giornali a
Cluj, la città universitaria dove
ci saranno stati si e no una decina di giornali, la decima parte
di quello che c’è nella più sperduta tabaccheria italiana. Il ra
gazzino rapato con una giacca
logora e rattoppata, che trascina una donnetta sperduta, forse
sua madre, nella sezione filosofia-scienze politiche della libreria di Cluj alla ricerca di Dio
sa che cosa.
La suora di Agapia che pascola
sulle colline le sue pecore ed il
museo del villaggio di Bucarest,
grande come il Valentino a Torino, quasi incustodito con le
sue case di legno o imbiancate
ma senza un segno, uno scarabocchio una scritta di visitatori. Mille km. senza un pannello,
una reclame, un neon, senza aver incontralo una discarica, un
sacco" di rifiuti, con un autista
che non beve vino o alcool se
non dopo cena e non sùpera i 60
km. nei rettilinei, per rispettare
le ferree norme del codice stradale.
Lo starextz di Putna, a 5 km.
dal confine delTURSS, che narra
il saccheggio del suo convento
da parte dei Tartari come se fosse accàdutò ' ieri ed i camion
pieni di bambini col foulard rosso in scarripagnata sulla strada
di Virsolt, il mercatino di Dej
\alTombra della grande chiesa
riformata con le donnette intarlate in .neri vestiti e l’odore di
•frittura che sa già di Oriente, i
ragazzini ichie ' salutono inter^fTòirt
pendo ¡gioco ed il segretario
della cigtk,,^ì Salj^ Mare che ci
fa rjpqrcorréi-e cqìn pijglio autoritarió * ii caffimino della ricostruzione della sua città allagata
sei -anni fa ed ora- ricostruita'.-" '
Ricavare un ordine, uno schema, un programma da tutto questo è impossibile; alcuni fatti
sono chiari; siamo in una terra
di confiné, alla cerniera fra due
mondi;. TQccidente che giunge
dalla Transilvania, e guarda a
Vienna e Budapest, l’Oriente della Moldavia e del paese Romeno che guarda a Bisanzio, una
cerniera fra civiltà diverse, un
incastro di Impero Ottomano e
di Austria Ungheria, di Turchi e
di Tartari, di pietà cristiano-ortodossa e di Parigi, di latino e di
slavo, il tutto vissuto oggi non
in sintesi o tensione ma in equilibrio di rispetto. La Riforma in
Transilvania sembra essere di
ieri, in Moldavia costruivano monasteri un secolo dopo Lutero
come se non fosse esistito e dipingevano icone come se Mich»chelangelo non avesse dipinto la
Sistina. A Bucarest si copia la
Parigi del XIX seco)® ma la Rivoluzione francese e'Kànt-, i Puritani ed il Romanticismo non
.sono mai arrivati; sono nomi
non realtà.
In secondo luogo siamo in un
mondo culturale profondamente
diverso dal nostro; Timpressiqne che si ha è di un pianeta chè
ha seguito un’orbita lontan^;: dalla nostra, come se, interi secoli
della nostra storia occidentale
nòn fossero esistiti.
In terzo luogo si avverte la
realtà profonda di ùria società
contadina che ha vissuto secoli
di schiavitù e di oppressione ed
ha imparato a resistere, un mon;do autentico, semplice ed edq;c'àto dal suo contatto con i valori tradizionali della fede religiosa, e della cultpra ¡ccmtadina
ma che ha saputo scegliere, per
quanto, è dato, percepire,.^di m(>
demizzarsi senza perdere Ja sua
’■flstonofflìia'.—.................
4
Un dibattito
che va oltre la
scadenza elettorale
Come avevamo previsto nel nostro articolo di fondo sul n. 21
del giornale il fatto che un pastore si sia presentato come candidato alle elezioni politiche sta provocando grossi ripensamenti
nelle comunità evangeliche valdesi. Il pastore Ricca nello scorso
numero ha ripreso U problema sviluppandolo ampiamente, Franco Giampiccoli risponde con le considerazioni che pubblichiamo
qui accanto. Frattanto la questione si allarga perché al nome di
Tullio Vinay, di cui abbiamo parlato sin qui, si è aggiunto quello
di Gianna Sciclone presente, se non andiamo errati, nelle liste del
PCI della sua regione, ed a fianco la candidatura di Marco Rostan
come indipendente per le comunali di Roma.
I casi sono molto diversi, il pastore Vinay non ha una comunità, ha svolto sin qui attività in settori particolari, speciali della
chiesa, il pastore Gianna Sciclone ha cura d'anime in una comunità, i primi sono pastori. Marco Rostan è un laico impegnato, anche se rappresentativo di una linea di riflessione evangelica come
direttore di Gioventù Evangelica.
Sulla posizione di V. Vinay abbiamo già avuto pareri, sulla
candidatura di Rostan un gruppo di fratelli romani ha redatto una
lettera inviata ad amici e conoscenti per motivare la propria adesione, da questa lettera abbiamo ricavato i punti più significativi
che illustrano la posizione di alcuni ambienti nostri di fronte a
questa scelta politica. Il nostro dossier si arricchisce ancora con
l’Ordine del Giorno dell'VIII Circuito a pag. 5 e a pag. 8 l'intervento di Giorgio Peyrot sulle linee della FGEI.
Questo scambio di idee sul problema "politico” è inevitabile
e riteniamo necessario; questo non significa che intendiamo trasformare il nostro settimanale in foglio di propaganda e non occuparci più di problemi "spirituali"; in questo caso è il politico
che pone problemi spirituali.
La scelta di Tullio Vinay
coinvolge la chiesa?
Oggi, come ieri, il pastore Vinay ha alle spalle la solidarietà, la preghiera e la presenza di fratelli in fede che vedono nella sua azione
una predicazione
Nell’ estate del 1960, quando
Tullio Vinay e il suo gruppo si
preparava a partire per Riesi, andai con lui e col campo di lavoro
di Agape a Massello per un incontro con l’unione giovanile. I
contorni di quella giornata sono
sfumati nel tempo, ma ricordo -distintamente — con la nitidézza
che rimane alle cose vere e importanti — la preghiera del pastore di Massello, Giorgio Toufn, a
conclusione della giornata. Nel
raccomandare al Signore il gruppo
di Riesi, egli affermava: « noi li
mandiamo a Riesi ». La cosa mi
colpì perché la piccola Chiesa di
Massello non aveva avuto alcuna
parte nella decisione di Vinay e
dei suoi di partire per un tentativo di predicazióne nel cuore del
sottosviluppo siciliano; eppure
quella preghiera esprimeva una
reale compartecipazione dicendo
in sostanza: anche se si tratta di
una decisione vostra, voi non andate soli, e per andare non uscite dalla Chiesa, ma siete mandati,
siete in missione, avete alle vostre spalle la solidarietà, la preghiera, il legame vitale con la vostra Chiesa di cui noi, insieme a
voi, siamo parte.
Sono passati 16 anni e Tullio
Vinay, pur restando legato a Rièsi, si orienta verso una nuova'
frontiera, è candidato per le prossime elezioni come indipendente
nelle liste del PCI. Quello che mi
è dolorosamente mancato nell’articolo di Giorgio Tourn del n. 3l
delTEco-Luce, è la sostanza di
quella preghiera di solidarietà e
missione. Vi ho trovato invece
LA CANDIDATURA Di MARCO ROSTAN NELLE COMUNALÍ DT ROMA
Nella città «santa» di Paolo VI
ci sono anche dei protestanti
Pubblichiamo i brani più significativi di una lettera scritta ed
approvata da un’assemblea di
evangelici di Roma che sarà inviata ai membri delle chiese
evangeliche per spiegare i motivi della scelta della candidatura
di Marco Rostan nelle liste del
P.C.I., come indipendente.
Cari fratelli,
con questa lettera desideriamo
sottoporvi una questione che riguarda la nostra coerenza cristiana.
Come sapete, non da oggi siamo convinti, come molti altri cittadini del nostro paese, che l'unica concreta possibilità di uscire
dalla crisi, di dare adeguate risposte economiche e sociali come
premessa alla costruzione di una
società più giusta e umana, consista nella partecipazione e nell’assunzione della direzione politica del paese da parte del movimento operaio (...).
In questo contesto si è collocata la proposta del partito comunista di avere, come indipendente, nelle liste per il comune
di Roma, un nome protestante.
La proposta è stata raccolta dal
PCI nel corso di una vasta consultazione operata per formulare le sue liste, dopo che la proposta stessa era stata fatta in
alcune sezioni della città dove
operano dei comunisti evangelici.
Si tratta, crediamo, di un fatto importante. È la prima volta
che il PCI riconosce in questo
modo la rilevanza di una minoranza religiosa; è un dato di
vita democratica interna al partito; è anche un segno della serietà con cui il PCI si pone osai
il problema del pluralismo; è anche un sintomo di certi mutamenti, rispetto al passato, nei
confronti della « questione religiosa ». (...)
I motivi
della nostra decisione
La proposta del PCI è stata
raccolta da un gruppo di noi
e abbiamo immediatamente avvertito che, in ogni caso, non ci
poteva essere decisione individuale. È infatti evidente che non
.si trattava, in questo caso, della
scelta di un singolo, ma di una
proposta rivolta ai protestanti.
Per questo ne abbiamo discusso
in un gruppo formato prevalentemente da battisti, metodisti,
valdesi romani.
Diciamo subito che questa proposta (...) ci ha colti un po’ di
sorpresa. Forse per la nostra se
colare tradizione di minoranza
religiosa, per decenni costretta a
difendere la propria dibertà di
espressione dalla prepotenza clerico-democristiana, e anche in
tempi più recenti non abituata
ad assumere collettivamente delle responsabilità politiche precise. (...).
E abbiamo esitato anche per il
timore di riprodurre, in qualche
modo, una forma di integrismo.
Abbiamo lottato per anni contro
l’intreccio di potere clericale
e democristiano e, nel momento
in cui si avverte un possibile
cambiamento, non intendiamo
assolutamente contribuire alla
nascita di nuovi integrismi, magari di sinistra (...)
Preoccupazioni giuste, che restano e che sono probabilmente
anche quelle di molti di voi. E
tuttavia, dopo una discussione
lunga e serrata, abbiamo deciso,
come gruppo, di rispondere positivamente. Non perché avessimo trovato una risposta soddisfacente a tutti i nostri dubbi,
ma perché ci siamo convinti che
essi dov-evano in qua.che modo
esser messi al secondo posto, di
fronte alla gravità del momento,
che vede uno scontro forse decisivo tra chi vuole restare fermo
alla vecchia logica di questi anni e la grande maggioranza del
popolo che vuole cambiare. Insamma ci è sembrato che, in questo momento, fosse necessario
un fatto concreto, comprensibile,
piuttosto che molte parole per
giustificare un nostro rifiuto o
un impegno di tipo diverso. (...).
Abbiamo dunque detto di sì.
E non solo per il fatto,, pure importante, che il PCI sia stato
l’unico a rivolgerci questa proposta.
Abbiamo risposto positivamente ai PCI anche in relazione ai
problemi di Roma, al suo caos
amministrativo, alla speculazione
che domina la sua struttura territoriale, al potere degli enti privati che impediscono la creazione di servizi sociali pubblici (...).
E anche per rispondere, coi
fatti, all’odiosa campagna anticomunista di Poletfi, di Poma e
dello stesso Paolo VI, tanto più
violenta proprio a Roma, nella
"città eterna” che, solo per il fatto di ospitare il Vaticano, dovrebbe restare, secondo la gerarchia, un feudo democristiano.
Non possiamo ammettere crociate o scomuniche: esse infatti non
sono giustificabili in base ad
una pretesa incompatibilità del
marxismo e del programma comunista con la fede cristiana e
in ogni caso, come credenti, noi
affermiamo che le scomuniche
non hanno niente a che vedere
con l’Evangelo.
Infine perché non è vero che
con il PCI è in pericolo la democrazia. È esattamente il contrario: in questi trent’anni, più volte, libertà e democrazia sono
state minate da uomini iscritti
al partito che scrive "libertà” sul
SUO ¿imbolo, ma non disdegna
allearsi, quando conviene, con le
forze della reazione e del fascismo; e sono state difese, anche
con i morti sulle piazze, dal movimento operaio e dai suoi partiti. Certo: libertà e democrazia
non sono automaticamente contenute in nessun programma,
neanche in quello comunista, e
non si possono chiedere come garanzie, perché si costruiscono o
si rinnegano nelle scelte di ogni
giorno. Ma è chiaro che, oggi,
non si può volere libertà e democrazie senza sostenere i partiti e
le organizzazioni del movimento
operaio.
Abbiamo risposto positivamente anche per delle ragioni di tipo
ecumenico, che riguardano cioè
il nostro rapporto con i cattolici
che hanno accettato la candidatura nel PCI.
Come protestanti siamo stati
e siamo scettici sulle possibilità
di un reale rinnovamento della
chiesa cattolica fino a quando
non venga chiaramente messo in
discussione il suo potere, e non
si sostituisca alla centralità della
gerarchia e della dottrina quella
di Gesù Cristo e del suo annunzio di liberazione per gli uomini.
Per questo abbiamo considerato importante ma non decisiva
l’evoluzione registrata in molti
settori cattolici dopo il Concilio
e soprattutto negli ultimi anni (...).
Per questo riteniamo che ov<ri
sia per noi una precisa responsabilità sostenere la scelta dei cattolici nel PCI anche con una nostra analoga presenza. La possibilità di un nostro autonomo
contributo sul piano della critica
all’istituzione religiosa e del regime concordatario, per un diverso rapporto fra chiesa e stato
e perché i credenti siano liberi,
di fronte a Gesù Cristo, non solo
nelle loro scelte politiche ma
anche in quelle di fede, passa attraverso l’assunzione in prima
persona, da parte nostra, di questa battaglia.
Vi è infine una ragione meno
rilevante, ma significativa. E’ la
possibilità, raggiunta nella comune discussione, che il candidato
fosse Marco Rostan, insegnante
e membro del Consiglio d’istituto di una scuola media romana,
da diversi anni coinvolto in un
impegno politico attivo nella sinistra, prima durante le lotte
studentesche, poi nel sindacato
scuola-CGIL. La sua responsabilità nei confronti di « gioventù
evangelica » indica per altro l’appartenenza di Marco al gruppo
che fin dai primi anni '60, ha
chiaramente collocato la propria
pratica e la propria ricerca di
una predicazione evangelica nella società aH’interno della lotta
del movimento operaio, proponendo anche una chiara assunzione del marxismo come strumento storico e di lotta politica.
Una scelta laica,
non religiosa
Tutto quello che abbiamo detto non significa assolutamente
una sorta di "sacralizzazione”
della campagna elettorale, né del
partito comunista all’interno della sinistra (...).
Crediamo che la nostra scelta
sia lucida e chiara, pienamente
laica e storica. Senza miti, né
verso il movimento operaio —
che non è, in virtù della sua lotta, la parte migliore dell’umanità — né verso il "grande partito
comunista”, né verso le concrete
realizzazioni del socialismo di altri paesi di cui sono noti, oltre
agli aspetti positivi, i limiti, le
profonde e qualche volta drammatiche contraddizioni.
Ma anche senza riserve e timori indebiti. Perché la costruzione di una società che speriamo più giusta e democratica non
ha garanzie di sorta. Non ci sono
modelli da copiare, né facili ricette marxiste da applicare. C’è
in primo luogo un grosso impegno collettivo da assumere, sapendo che gli anni prossimi non
saranno facili (...).
In questi anni in molte delle
nostre chiese si è spesso parlato
della liberazione dei "minimi” e
si è collocato lo spazio della nostra predicazione nella lotta contro ogni tipo di sfruttamento.
Crediamo che non basti fare di
questa lotta il contesto dei nostri discorsi cristiani, ma che sia
necessario, in alcuni momenti,
compiere quegli atti che rendono
comprensibile, anche al movimento operaio, quindi anche ai
lavoratori membri delle nostre
chiese, da che parte concretamente stiamo.
La decisione che abbiamo -^eso collettivamente, come '
di battisti, metodisti, valdesi che
firmiamo questa lettera, e che
vi sottoponiamo perché la. discutiate e, se lo ritenete, la sosteníate, vuole rispondere a questa esigenza, anche se in modo parziale
e limitato.
molta prudenza e in fondo un sostanziale distacco.
« La scelta del fratello Vinay è
una scelta personale che giunge al
termine di un lungo cammino »,
scrive Tourn. Come dire: noi come Chiesa possiamo rispettare la
scelta di questo impegno di Vinay, ma non c’entriamo, è una
scelta sua, affari suoi. Ma quale
differenza esiste tra questa scelta
e quella di 16 anni fa accanto alla
continuità che Tourn stesso riconosce? È forse questa più « personale » di quella? Vinay non ha
forse consultato, oggi come allora,
fratelli, colleghi, la comunità alla
quale è legato e al dui voto ha subordinato la sua decisione?
« Pensiamo che il cammino seguito da Vinay sia un cammino
missionario rischioso, avventuroso, una via più evangelistica che
pastorale », aggiunge Tourn. Resta il concetto di missione, ma
« missionario » diventa sinonimo
di rischioso, avventuroso, pionieristico, pieno di slancio; nella visione di Tourn non traspare più
un legame tra chi è mandato e
chi manda. Ma allora è giusto
parlare di missione? E possibile
una missione con qualcuno che è
mandato ma senza una comunità
che manda?
« Tullio Vinay ha fatto la sua
scelta in quanto credente, non
guadagna né perde nulla semplicemente farà l’uomo politico e non
più il pastore », conclude Tourii.
A parte il concetto piuttosto limitato di « pastore » che Paolo Ricca ha rilevato nel suo articolo nel
numero scorso, quello che interessa notare è che qui l’isolamento
del caso Vinay si fa completo.
Non si dice più che si tratta di
« una via più evangelica che pastorale », si dice che si tratta di
una scelta politica in alternativa
a quella pastorale, con cui ovviamente la Chiesa non ha niente a
che fare. Non si nega così che
quel dono del tutto particolare di
predicazione nel senso più aperto che Vinay ha esercitato ad Agape, a Riesi, nell’opera per la pace
nel Vietnam, possa continuare in
forme nuove all’interno del Parlamento italiano?
Decisione personale, missione
senza nanUante, cessazione —
per altro legittima — di un’opera
pastorale; questi mi sembrano essere i connotati con cui è presentata la scelta di Tullio Vinay. Ora
io non pretendo certo che la Chiesa tutta si schieri compatta e solidale con Vinay. Non è successo
quando Vinay ha iniziato l’opera
di Agape, né quando è partito per
Riesi, né quando è andato in Vietnam. Figuriamoci se succederà ora. Desidero solo esprimere accanto alla prudenza o al distacco degli uni la solidarietà di altri, che
ho riscontrato tra membri di chiesa e catecumeni, giovani e anziani; esprimere cioè l’appoggio c la
speranza di quanti più o meno
chiaramente riconoscono nella
scelta di Vinay una particolare risposta alla sfida che sta di fronte
a noi come credenti nel nostro
tempo: quella di portare il sale
dell’Evangelo anche nell’ambito
autonomo e tutto umano della vita politica, rifuggendo così sia dal
sapore insipido di un evangelo ristretto unicamente alla vita ecclesiastica, sia dal sapore amaro di
un evangelo trasformato nel fiele
integrista di una imposizione
pseudo-cristiana.
Oggi come ieri, per una nane
almeno della nostra Chiesa, il pastore Tullio Vinay è « mandato »,
va avanti avendo alle spalle la solidarietà, la preghiera e il legame
vitale con altri fratelli.
F. Giampiccoli
5
ASSEMBLEE DI CIRCUITO
Bilancio di un ar ino ecciesiastico
Vili CIRCUITO X CIRCUITO
La missione L'impegno poiitico:
è annunziare Cristo testimonianza di amore
IV CIRCUITO
Giovedì, 27 maggio, presso la
chiesa valdese di Felónica Po
(Mantova), si è riunita l’Assemblea dell’S” Circuito comprendente le chiese valdesi e metodiste di Bologna, Cremona, Mantova, Felónica, Parma, Piacenza
Rimini.
Iniziata con un culto condotto
dal pastore T. Di Muro, l’Assemblea ha svolto i suoi lavori sotto
la presidenza del sovrintendente
Danilo Venturi incominciando
con la presentazione e l’esame
delle relazioni delle singole chiese del Circuito. Tenuto conto
che tali relazioni, pur non essendo prive di carattere significativo, non presentavano nel loro
complesso particolari motivi di
dibattito, l’Assemblea è passata
ad esaminare il contenuto del
Rapporto che è stato inviato ai
Circuiti dal Comitato Permanente metodista. Sia nella presentazione di tale documento,
fatta dal pastore Valdo Benecchi, come pure nel dibattito che
è seguito, è stato dato particolare rilievo al richiamo (contenuto
nel detto Rapporto) verso l’impegno delle comunità nella ricerca dela loro ragione d’essere
nel difficile momento attuale ; ed
in modo speciale nella riflessione circa la giusta collocazione
del pastore nell’opera di evangelizzazione da parte della chiesa
oggi. Il pastore — è stato detto
fra l’altro — non è e non deve
essere un punto sacrale cui la
chiesa si riconosce ed al quale
delega l’azione che invece le è
propria, bensì uno strumento
che la chiesa si dà per lo svolgimento della sua missione di
annunziare Cristo Gesù. Nulla
di « sacro » quindi nella figura
del pastore, ma piuttosto di aggregazione e di servizio.
Nell’esaminare poi quale deve
essere l’azione della chiesa nel
momento attuale, il dibattito è
stato intenso e vivace. Oggi più
che mai - è stato affermato - alla
chiesa è affidato, quale unico e
sostanziale compito, non tanto
quello di essere il luogo dell’intima consolazione (solo Dio è
il Consolatore), bensìj di annunziare Cristo Gesù « potenza e
sanienza di Dio ».
Il discorso si è dimostrato
ovviamente ampio e di non facile conclusione, perciò l’Assemblea ha deciso di inviare alle
comunità del Circuito, quale
materiale di studio e di riflessione, un estratto del suddetto
Rapporto del Comitato Perma-^
nente ed un sunto del dibattito
svoltosi nella presente seduta.
È stata inoltre espressa ed accolta la proposta di istituire nel
circuito un « collettivo teologico » con lo scopo appunto di
approfondire l’esame della azione della chiesa oggi.
A conclusione di un breve ma
vivo dibattito in riferimento alle scelte ed alle candidature politiche di alcuni nostri pastori,
su proposta di un gruppo di
presenti. l’Assemblea ha approvato quasi all’unanimità il seguente ordine del giorno :
Facoltà Valdese
di Teologia
Anche quest’anno si sono conclusi i corsi alla Facoltà Valdese di Teologia; particolarmente
significativo è il fatto che la fine dei corsi ha coinciso quest’anno con la fine del lungo insegnamento dei Prof. V. Vinay
e V. Subilia ai quali va la riconoscenza della chiesa valdese e
in particolare dei loro allievi,
passati ed attuali, per una così
lunga attività di servizio.
I corsi riprenderanno in autunno con i due nuovi professori designati dal Sinodo ; il
prof. Paolo Ricca per la cattedra di Teologia pastorale e Storia ed il prof. S. Rostagno per
la cattedra di Teologia sistematica.
L’Assemblea deU’VIII Circuito,
riunita a Felonica Po (Mantova) il 27
maggio 1976, nella consapevolezza
che i credenti, come testimoni del
Signore vivente che libera, che redime e che dà vita e futuro al mondo,
non possono restare spettatori e quindi complici di fronte al momento cosi difficile e cruciale in cui si dibatte il nostro paese,
esprime
il più ampio consenso alla scelta operata da alcuni nostri fratelli, fra i
quali, in particolare, i Pastori Tullio
Vinay e Gianna Sciclone, di unirsi
direttamente e in prima persona allo
sforzo di progresso e di rinnovamento intrapreso dalle forze più vive e
sensibili del nostro paese.
Aperta da un culto condotto
dal cand. teol. Tom Noffke, s’è
riunita in Pisa giovedì, 2’7 maggio l’Assemblea del X Circuito
(Toscana e Liguria orientale).
Come voluto dai regolamenti i
lavori si sono svolti sotto la presidenza del Sovrintendente, past.
em. Alfredo Scorsonelli, il quale ha presentato la relazione del
consiglio di circuito e ha letto
il Rapporto del Comitato Permanente metodista. I responsabili delle varie chiese hanno letto le loro relazioni ed i responsabili degli istituti operanti nel
circuito hanno riferito sulla attività spirituale che vanno svolgendo.
IX CIRCUITO
Ripensare il problema
della predicazione
Sabato 22 maggio 1976, ha avuto luogo nei locali del centro
evangelico italiano di Basilea,
Tassèmblea- del IX" Circuito. Dopo la meditazione del pastore
Liborio Naso su Matt. 18:15-20,
il sovraintendente Christian Gysin apre i lavori con la lettura
della relazione del circuito, che
fa scaturire una vivace e serrata discussione sui problemi dell’evangelizzazione e del culto,
quali sono sentiti nelle nostre
comunità.
Che cos’è l’evangelizzazione
oggi? Che cos’è mancato? Che
cosa è stato? Le forme tradizionali sembrano ormai superate.
Ogni chiesa cerca altre vie, chi
attraverso visite e colloqui con
persone isolate od estranee, chi
attraverso la presenza in organizzazioni e gruppi dell’emigrazione, chi con un servizio sociale o scolastico.
Sul problema dell’emigrazione viene votato un ordine del
giorno che dice:
« L’Assemblea del IX Circuito ap
poggia rO.d.G. del convegno dell’ACELIS a Bolden del 3-4 aprile 1976
ed invita i delegati distrettuali alla
assemblea della FCEI a Bari di sostenere le proposte in esso formulate ».
Nel pomeriggio riprende la discussione sul culto e sulla predicazione pastorale e laica, che
sfocia in questo O.d.G.:
« L’Assemblea del IX Circuito, dopo avere esaminato la vita spirituale
delle comunità,
constatando che il culto rappresenta il momento centrale ed insostituibile della vita della chiesa,
riconoscendo che il solo problema della predicazione — cioè dell’annuncio dell’Evangelo — non risolve
la situazione, ma che è della massima importanza ripensare il modo dell’ascolto della predicazione e della sua
incisività nella vita individuale e comunitaria,
invita tutte le comunità del Circuito a porre questo argomento allo
studio nel prossimo anno, dedicando
ad esso tutto il tempo e le sperimentazioni necessarie ed a riferirne alla
prossima assemblea ordinaria ».
Dall’ampia conversazione che
è seguita è scaturito un ordine
del giorno sulla situazione attuale con particolare riferimento all’atteggiamento assunto da
parte cattolico-romana. Esso è
stato votato all’unanimità e di
esso è stata data comunicazione alla stampa cittadina.
Eccone il testo:
« L’Assemblea del X Circuito, riunita in Pisa il giorno 27 maggio 1976,
al termine di un dibattito sullo stato
delle comunità in questo momento
particolare della vita del Paese, e
traendo lo spunto dalle recenti prese
di posizione in ambito cattolico-romano che hanno condannato la scelta
di alcuni credenti di candidarsi nelle
liste di partiti politici della sinistra,
mentre rileva la sostanza autoritaria e controriformistica propria di
un quadro culturale dominante (al
quale non sempre sfuggono neanche
le nostre comunità),
fa appello ai motivi di fondo della Protesta evangelica nella quale ci
riconosciamo : ’Un cristiano è un libero signore sopra ogni cosa e non è
sottoposto a nessuno. Un cristiano è
un servo volenteroso in ogni cosa ed
è sottoposto ad ognuno’. (Lutero; La
libertà del cristiano, cap. I).
Pertanto. l’Assemblea:
1) riconosce questa libertà e questa disponibilità al servizio nella scelta di impegno politico che i credenti
compiono, scelte nelle quali ognuno
di noi è chiamato ad esercitare la libertà acquisita in Cristo;
2) invita le comunità a non dimenticare che anche l’impegno politico deve essere per il cristiano una
testimonianza di amore verso il prossimo ed in nessun caso può essere determinato dalla paura, perché ’nell’amore non c’è paura... Noi amiamo perché Egli ci ha amato per primo’ (I ep.
di S. Giovanni, cap. 4, vers. 18-19) ».
Tra gli altri adempimenti da
svolgere in questa sessione dell’Assemblea di circuito s’è provveduto alla nomina della delegazione alla prossima Conferenza Metodista: sono stati eletti
effettivi i fratelli Landò Mannucci di Firenze e Michele Di
Benedetto di Carrara ; supplenti: Giovanni durato di Firenze
e Pietro Lo Brano di La Spezia.
Convegno
monitori
Rivoli. Una trentina di monitori ha preso parte, giovedì 27,
all’incontro di presentazione del
nuovo materiale d’istruzione biblica allestito dal Servizio istruzione biblica ed educazione della nostra Federazione. Franco
Girardet, responsabile del Servizio, ha introdotto ed arricchito
il dibattito, che daU’esame del
nuovo materiale si è poi allargato ai problemi organizzativi e
di analisi dell’anno di scuola domenicale appena trascorso.
Le «sequenze» (la passione di
Cristo, la storia di Àbramo) si
presentano come stimoli per iniziare un lavoro in profondità con
i bambini e rivalutarne la loro
forza creativa, il loro slancio vitale.
I monitori, con il nuovo materiale, suddiviso per medi (dalla II alla V elementare) e grandi (dagli undici anni in poi) in
un arco di cinque anni, potranno, a partire da settembre, lavorare con maggiore vivacità
proprio sulla base coinvolgente
del nuovo materiale, che tra l’altrp si presenta graficamente parecchio bene. « Il giornale di
Gerusaleme » per essere scritto,
richiede un équipe di giovani
redattori, che rispondano a certi interrogativi proposti, che ricostruiscano nel gruppo di lavoro una storia che non è niai
scontata... Queste e altre novità
appariranno anche nel prossimo
numero-speciale della rivista «La
scuola domenicale » che introdurrà a livello nazionale il nuovo materiale biblico. Data la vastità e l’importanza dei nuovi
sussidi i monitori del IV Circuito si sono riproposti d’incontrarsi nuovamente in settembre,
per l’ll-12, nel centro valdostano di Viering, per continare l’esame del materiale.
Con ogni probabilità, sempre
nel mese di settembre, si organizzerà, almeno per Torino, una
settimana aperta a tutti 1 fanciulli della scuola domenicale per
realizzare un minimo di socialità tra monitori e ragazzi.
L’entusiasmo e le idee di
Franco Girardet sono stati alla
base di quest’incontro che ha
suscitato interesse sia per la novità del materiale del prossimo
anno sia per le possibilità nascoste di testimonianza che, con
i fanciulli, possono essere scoperte.
DALLE NOSTRE CHIESE
VENEZIA
Sabato 29 e domenica 30 si sono svolti i lavori presso la locare chiesa valdese, del pre-congresso EGEI del Triveneto a cui hanno partecipato anche delegazioni della Lombardia e dell’Emilia.
Una quarantina di govani hanno dibattuto problemi legati alla testimonianza nell'attuale fase politca. Il culto
è stato presieduto dal segretario nazionale EGEI, past. Sergio Ribet.
S E S T R I
Dipartenza. - Di recente il caro fratello Pietro Prato è mancato all’affetto della famiglia e
della comunità; in virtù delle
moderne terapie l’isolamento
dalla famiglia è stato pesante
sul piano affettivo. Lo ricordiamo per la sua costante presenza al culto, dapprima con la sua
fedele compagna e poi ancora
dopo la dipartenza della signora, sapendo che nella Parola di
Dio poteva trovare un pensiero
di forza e di conforto.
Inviamo un pensiero di affettuosa simpatia alle famiglie Prato, Rizzi e Boeddu, in particolare alle due figliole.
Bazar. - Anche quest’anno la
occasione di incontro tra i membri della comunità e gli amici
delle chiese sorelle è stato prezioso ; le Tabitine sono sempre
ammirevoli nel loro impegno
costante e nel servizio che ren
dono alla chiesa. Le ringraziamo di vero cuore.
Il documento di Ecumene è
stato esaminato da un gruppo
di fratelli e sorelle in casa dell’anziano Marcello Rizzi e si
spera di avere le conclusioni in
occasione d’un prossimo incontro familiare.
SAMPIERDARENA
Predicazione. - Siamo grati ai
fratelli Enio Sasso, Piero Rizzi,
Dante Mazzarello per aver presiedutò i culti a Sampierdarena
e Sestri in assenza del pastore.
Abbiamo gradito il saluto fraterno del fratello Vittorio delle
Chiese Libere di Napoli.
Il Bazar di beneficenza ha offerto l’occasione d’un simnatico
incontro con molti fratelli ed
amici ; ringraziamo le sorelle
dell’Unione femminile per la loro costante collaborazione.
In occasione della venuta della nave « Logos » le nostre due
comunità hanno preso parte a
incontri sulla nave ed ad una
manifestazione nella chiesa pentecostale con l’equipaggio della
nave.
FORANO____________________
Domenica 16 maggio, favoriti
da una bella giornata di sole,
una cinquantina di membri del
la comunità di Forano si sono
recati a Terni per una visita comunitaria.
Il pastore Domenico Cappella che ha la cura delle due chiese, ha letto le relazioni preparate dai rispettivi consigli di
chiesa alle assemblee riunite insieme. Prima dell’approvazione
delle relazioni, vi è stata una
vivace e costruttiva discussione
sulla preparazione dei monitori
della Scuola Domenicale, nel
senso che, chi prende questa responsabilità, dev’essere ben preparato e responsabilmente efficiente. Si è anche parlato sulle
prospettive future dei catecumeni che si presentano per essere
ricevuti in chiesa in vista di un
inserimento nelle varie attività.
Dopo la visita di prammatica
alla cascata delle Marmore e la
sosta di alcune ore presso il Lago di Piediluco, i gitanti hanno
fatto ritorno alle loro case ringraziando e lodando il Signore
per la gioia che è stata loro concessa di ritrovarsi insieme.
LA SPEZIA
La scuola domenicale ha chiuso il suo ciclo domenica 30 con
una giornata particolarmente dedicata a questa attività. I ragazzi hanno preparato con impegno, sulla scorta di quanto
hanno appreso durante l’anno.
una serie di messaggi, che han.
no rivolto alla comunità nel corso del culto domenicale. Il pomeriggio prevedeva una gita ad
Aúlla, in una località gentilmente offerta dalla famiglia Marchini, per un pranzo al sacco e giochi. Al termine del pomeriggio
assemblea dei genitori con i monitori ed i ragazzi sul tema :
« la Scuola domenicale insegna e
testimonia la fede? ».
Il problema della educazione
dei nostri figlioli è stato cosi,
posto all’attenzione della comunità in modo non teorico ma
concreto, diretto, ed impostato
nel contesto di un dialogo fraterno aperto a grandi e piccoli.
S. FEDELE INTELVI
Sabato e domenica 29-30 ha
avuto luogo presso il centro Andreetti rincontro di studio preannunziato sul tema « Predicazione nel mondo secolarizzato
secondo D. Bonhoeffer ». Il
prof. Sergio Rostagno ha presentato l’argomento nel corso
di due sedute, rispettivamente
sabato sera e domenica mattina,
sulla scorta dei testi scelti e
commentati del teologo tedesco.
Un buon numero di partecipanti
ha seguito con vivo interesse la
esposizione ed ha preso parte
al vivace dibattito che ha seguito.
6
SUECO DELLE VALLI VALDESI 4 giugno 1976 Cronaca delle Valli
j OSPEDALE DI TORRE PELLICE POMARETTO
Aggiorniamo ia situazione !L «sogno» di Tullio Vinay
La popolazione della Valle si
sta chiedendo, da ormai quasi un
anno, quali siano gli impedimenti che ostacolano la ristrutturazione dell’Ospedale di Torre Pellice, classificato come ospedale
di zona con Decreto in data 15 luglio 1975, comunicato in data
13.8.1975 e di cui si sono prospettati e discussi i progetti di
ampliamento.
Bisogna anzitutto precisare che
il decreto di classificazione ed i
progetti edili rappresentano due
momenti separati senza alcuna
interferenza reciproca. La classificazioae immette l’Ospedale
nella programmazione sanitaria
regionale ed è un riconoscimento
ufficiale alle nuove e più ampie
funzioni che l'Ospedale, in armonia alle leggi dello Stato e del
piano regionale ospedaliero dovrà^ svolgere; il suo ambiamento
sarà in relazione a queste funzioni ed alla zona che l’Ospedale
dovrà servire.
Mentre il futuro di molte istituzioni sanitarie del Pinerolese
non è ancc«-a definito, sino ad
oggi il riconoscimento della funzione Ospedaliera è stato conferito all’Ospedale Civile di Pinerolo, all’Ente Ospedaliero Provinciale E. Agnelli di Prà Catinat
ed agli Ospedali Valdesi di Pomaretto e di Torre Pellice.
La classificazione dell’Ospedale comporta il riconoscimento di
una specifica funzione e quindi
l’approvazione di una pianta organica, cioè di un numero ben
definito di medici, infermieri,
personale tecnico, amministrativo ed ausilario.
La ex Infermeria di Torre Pellice aveva già una pianta organica limitata alle funzioni assistenziali di « Infermeria »; si trattava
quindi di modificarla, ampliarla
e soprattutto di. avere un. organico di medici che, nell’ambito delle mansioni svolte secondo il
contratto nazionale, garantissero
l’assistenza ai malati, il servizio
di guardia ed il pronto soccorso.
L’Amministrazione dell’ Ospedale, non appena giunse il Decreto di classificazione, in data
13 agosto 1975, deliberò, in data
30 agosto 1975, la nuova pianta
organica e la inviò immediatamente alla Regione. Il parere delle organizzazioni sindacali, richiesto in data 25.9.1975 a norma
di legger è giunto il 16 gennaio,
con ulteriori proposte di aumento di posti.
La pratica non ha ancora compiuto negli uffici della Regione
il suo iter burocratico, attraverso
il quale essa deve essere esaminata, approvata o modificata.
Questa remora, che ci auguravamo — con la nuova Giunta Regionale — fosse più breve di
quanto-in effetti sta risultando,
ritarda oltre il tempo previsto
l’adeguamento dell’Ospedale alle
sue nuove funzioni e la situazione riori potfà variare sino a
quando, giunta l’approvazione,
banditi i pubblici concorsi, l’attuale personale, integrato dal
nuovo, sarà nelle condizioni di espletare un più ampio servizio.
Va inoltre segnalato che il tempo
tra la deliberazione, dei concorsi
e l’assunzione in servizio non può
essere’inferiore*ai-6 «lesi: da ciò
deriva che, nella migliore delle
ipotesi, non si potrà iniziare il
nuovo servizio prima del prossirjio inverno.
Fin dal 10' séttembre Ì975 la
CIOV ha investito del problema
la Comunità Montana Val Pellice, auspicando la più stretta collaborazione con essa affinché lo
Ospedale possa diventare strumento più efficace di servizio
pflf r*^^jbp<ffiZÌ<3lK*’; iiV
Nellp stesso tempo ha esposto,
in incóritri con la Comunità Montana, i vari progetti di ristrutturazione edile, ed i relativi indirizzi sanitàri.
La Comunità Montana ha stabilito di ridiscutere i problemi,
previe precisazioni da ottenere
in sesde regionale in ordine; alla
pianificazione .nel „i^.ttqre sanitario. Qualora le ìinée programmatiche della CIOV e della Comunità Montana trovino un momento di coincidenza, quest’ultima
richiedè'cìhe l'Ente Pubblicò sia
adeguatamente rapresentato nel
Consiglio di Amministrazione
dell’Ospedale di Torre Pellice.
Nella presente situazione va
considerato il fatto che la pianta organica in questione riguarda
le strutture attuali che, per legge, debbono essere attive: non
coinvolge per nulla le problematiche relative all’ampliamento
dell Ospedale, né quelle relative
alla programmazione sanitaria
di cui la Comunità Montana è investita per la sua funzione istituzionale.
Purtroppo, a far le spese di ogni ritardo o remora è pur sempre la popolazione.
La CIOV, adoperandosi per
Quanto di sua competenza e possibilità, si augura di poter dare,
al più presto, notizie più soddisfacenti.
L Amministrazione ha cercato
in questo frattempo, coadiuvata
dagli attuali sanitari che si sono
assunti un impegno assai gravoso, di preparare l’Ospedale al
suo prossimo compito. Sono state assunte altre 5 persone, di cui
tre Infermiere, completando cosi l’attuale pianta organica.
Sono stati stanziati circa 47
milioni per il completamento
delle attrezzature scientifiche ed
àlberghiere, nonché per alcune
modifiche edili necessarie per
rendere più funzionale l’attuale
sede. L’Ospedale è già dotato delle indispensabili apparecchiature, alctme delle quali entreranno
in funzione prossimamente, mentre per altre sarà necessario attendere di avere il nuovo personale.
Dopo un esame approfondito
dei progetti edili effettuato con i
rappresentanti delle Autorità locali si è abbandonata, per varie
ragioni, l’ipotesi della trasformazione dell’ex Convitto Valdese in
sede ospedaliera.
È prevista una ristrutturazione della sede attuale, anche in
considerazione della possibilità
di parziale variante del piano di
fabbricazione per motivi di pubblica utilità; i progetti di massima sono già stati esposti alla
Comunità Montana; tuttavia il
progetto definitivo è subordinato
alla esatta delimitazione della
zona di servizio che verrà assegnata airOspedale (Comuni della
Comunità Montana o Comprensorio?)
L termo convincimento delia
CIOV che una struttura di 90
posti letto sia sufficiente per le
esigenze locali e che le necessità
dei lungodegenti del Comprensorio possano essere soddisfatte
pienamente mediante la trasformazione in Ospedali per lungodegenti di altre Infermerie site
in pianura.
Appare infatti assurdo che un
paziente lungodegente e quindi
maggiormente bisognoso del suo
ambiente tradizionale venga trasferito in sedi lontane dai suoi
familiari e di conseguenza privato di essOTziali elementi sociopsicologici che lo aiutino a superare il periodo della inevitabile
degenza ospedaliera.
La Commissione degli Istituti
Ospitalieri Valdesi
« C’è poca gente », diceva un
amico cattolico venerdì sera prima che iniziassero Giovanni
Ayassot, Alberto Barbero e Tullio Vinay a parlare nel cinema
« Edelweiss » di Pomaretto sul
pluralismo politico dei cristiani.
Poi se ne andava come se fosse
solo venuto per curiosare sul numero dei presenti. Effettivamente non c’era gran folla, ma questo ha permesso ai presenti di
intervenire numerosi al dibattito che ha seguito le introduzioni.
Giovanni Ayassot ha aperto il
colloquio notando come il Partito Cornunista che è spesso accusato di tendenze autoritarie è in
realtà l’unico che abbia da tre
legislature un numero considerevole di indipendenti nelle sue
liste, i quali vanno quasi tutti in
parlamento e non sono tenuti
alla disciplina di partito.
Alberto Barbero, consigliere di
Pinerolo, ha "'resentato la questione dal punto di vista cattolico. Le recenti dichiarazioni dei
vescovi sono un segno che le gerarchie intendono ridare al cat
tolicesimo una struttura monolitica, anche a costo di restringerne le dimensioni. Sintomatico il
fatto che i fulmini sono caduti
sui candidati nelle liste del PCI
e non su quelli del PSI o di Democrazia Proletaria, perché solo
il PCI è una minaccia seria per
la DC.
Tullio Vinay ha poi esposto le
ragioni che l’hanno spinto ad accettare una candidatura nelle liste del PCI: innanzitutto il parere favorevole di tutti i fratelli in
fede a cui ha chiesto, a cominciare dalla comunità di Riesi e dal
Servizio Cristiano, anche da parte di chi opera di solito scelte politiche moderate. Ma oltre alla
solidarietà dei fratelli Tullio Vinay ha ritenuto che fosse importante lavorare « per il bene del
popolo » in un partito che si propone di moralizzare la vita pubblica e di rendere efficienti le
strutture sociali. Al di là di queste due esigenze immediate però,
come Martin Luther King, Tullio
Vinay ha un sogno: quello di veder realizzata una vera fraternità
tra tutti gli uomini.
PERRERO
Consiglio comunale
Il Consiglio comunale di Perrero, nella seduta del 26 maggio, si è occupato in primo luogo del servizio per la raccolta
dei rifiuti. Questo servizio, che
ora funziona soltanto per un nu
CHIUSE LE SCUOLE
I
di
Giugno. Con la chiusura degli anni scolastici che diventano
sempre più brevi, si consumano
gli ultimi riti: esami e scelte
dei libri di testo. I rituali che
accompagnano la scelta dei libri di testo per la scuola elementare non smentiscono la
prassi di molti rituali poiché sono allo stesso tempo solenni e
complessi. Infatti la scelta compiuta dagli insegnanti di un testo, fra le decine e decine di libri prodotti con lo stesso criterio dalle più disparate case editrici, deve essere presentata dapprima al consiglio di interclasse (genitori -i- insegnanti) che
esprime un parere non vincolante, poi al Collegio dei docenti (tutti gli insegnanti riuniti)
che delibera in merito...
In questi ultimi anni, però, si
è verificato un fatto nuovo: alcuni insegnanti e genitori hanno detto di no alla scelta del solito libro di testo uguale per
tutti gli alunni e sì a testi alternativi. Cosi, i rituali di « routine » in alcune scuole, si sono
improvvisamente ravvivati soprattutto allorquando si' sono
proposte scelte di altri libri (monografie, schedari, libri di matematica e di linguistica), in alternativa al testo tradizionale.
Infatti questa proposta nasce
da un nuovo modo di « far scuola ». Gli insegnanti cioè che hanno impostato il loro lavoro con
gli alunni sulla utilizzazione di
rnolti libri per la documentazione necessaria per un lavoro
di ricerca, sulle interviste, sulla produzione dei giornalini scolastici non possono certo servirsi di un libro che offra « cultura » preconfezióriata.
, In, molte scuole dTtalia, fin
daH’anno scorso sono nate sperimentazioni di adozioni di testi
alternativi e di materiale didattico per la costituzione di biblioteche di lavoro. Anche gli
insegnanti del Circolo Didattico
di Xorre Pellice in largliissimo
hùnfierò hanno òptàtò di concerto con i geriitciri, là sperimentazione o in modo totale (sostituzione del libro sussidiano e
di lettura) o in modo parziale
(solo sostituzione del libro di
lettura).
Il Ministero però non si è pronunciato sulle sperimentazioni,
nate un po’ ovunque, se non limitandosi ad affermare che le
cifre stanziate per i libri di testo non potevano essere « stornate » per altri acquisti.
In verità i 600 maestri milanesi che avevano richiesto la
sperimentazione ottennero dal
Provveditore la facoltà di acquistare più libri, mentre moltissimi altri, compresi quelli di Torre ’^ellice, non hanno avuto questa possibilità. L’unico intervengo è partito dalla Regione Piemonte che ha assegnato a tutti
gli insegnanti che avevano optato per la sperimentazione una
notevole cifra per acquisti di libri e materiale didattico.
Con l’arrivo di giugno è ritornata la « circolare » di Ministero, di adozione del libro tradizionale come se nulla fosse suc
cesso, come se centinaia e centinaia di petizioni a favore dei
libri alternativi non fossero mai
state presentate.
Ma quest’anno un numero ancora maggiore di insegnanti e
genitori, anche nella nostra valle, richiederà libri alternativi,
richiederà di poter spendere i
soldi stanziati dallo Stato per
« i libri di testo » per altri sussidi.
Che cosa succederà? Il ministero continuerà ad ignorare il
vasto movimento democratico
che, riconoscendo la libertà di
scelta anche del libro tradizionale, per gli interessati, rivendica la, possibilità, per tutti coloro che lo desiderano di una scelta diversa?
Una risposta al momento non
si può dare. Ma in molti siamo
convinti che la risposta a questo piccolo problema come a
tanti altri sta nell’urna elettorale del 20 giugno. M.A.H.
PINEROLO
Pentecoste 1976
Domenica 6 giugno alle ore 15
presso la fraternità dei padri
Canouccini sulla collina di San
Maurizio (Pinerolo, Via E. De
Amicis - nella curva dopo il monumento).
L’iniziativa di un incontro, alla
ricorrenza della Pentecoste, tra
credenti, di fronte alla Parola di
Dio è alla sua sesta edizione. Il
rapporto « Spiritq Santo e lettura della Bib&iaìxi è stato fortemente sentito, nuest'anno, alTinterno del Collettivo di Ricerca
Biblica òhe invita: tutti l fratelli
dei gruppi e delle comunità cristiane del pinerolese ad un incontrp..di ,riflèssj.on^, e„ ricerca spi
tema: « Lettura biblica - spirito
e preghiera ». . . >
ore 15 t Canto e preghiera;
ore 15.15: Itìtirodùzioné all’ incontrò;
ore 15.30: Studio biblico su Marco 1: 12-13 (con riferimento agli altri passi
di Marco 1: 8; 1: 10;
3: 29; 12: 36; 13: 11);
Inizio di discussione
. in assemblea; Pausa;
ore 17 : Grunpì di studio;
ore 19 : Pausa; , ■
orè 19.15; Cèfia (portare cena al
, ’ sacco; i PP. Cappucci- •
. ■ ' hi preparano mine- '
Strina, thè, caffè e caf, felattè: si nrenòta al- :
l'inizio dèlTincontrò):
ore 2030: Assenablea: relazione
dei gruppi, discussiomci prospettive;. : . : ;
orè 22.15: Càntò e preghièra. ‘ ■
Chiusura. ‘
mero limitato di borgate, è stato richiesto anche per altre durante le riunioni con la popolazione. Il Consiglio ha deciso perciò di includere nel progetto di
raccolta tutti i villaggi più bassi del Comune, purché serviti
da una strada carrozzabile, ritenendo che nei villaggi posti più
in alto, gli abitanti stessi possano provvedere allò smaltimento dei= rifiuti‘ in mbdò -sufficiènte. Si è proposto anche un
calendario diverso dall’attuale
per l’addetto alla raccolta, il
quale, come è logico, ha chiesto
un aumento della retribuzione,
trovandosi aumentate le ore di
lavoro. Dato che il servizio verrà svolto al capoluogo a giorni
alterni e nelle altre borgate una
volta alla settimana, si rende
necessario l’uso di sacchi di plastica, che il Comune può acquistare a basso costo.
È poi stata esaminata brevemente la bozza di regolamento
di polizia rurale preparata dalla
Comunità Montana, ma si è deciso che era più conveniente discuterla in un dibattito pubblico con la presenza delle associazioni interessate alla conservazione dell’ambiente e dell’assessore competente.
Altri punti all’ordine del giorno riguardavano lavori da eseguire nelle varie borgate: sono
state concesse alcune piante
agli abitanti di Traverse per riparare il tetto e lo scarico della fontana pubblica e i tubi agli
abitanti di S. Martino per l’allacciamento della scuola e del
cimitero all’acquedotto; si è deciso di rivedere gli impianti degli acquedotti prima della stagione estiva, di riparare alcune
strade comunali e di autorizzare l’ampliamento della strada
del Gran Bosco a spese del proprietario di una parte del terreno. Sono inoltre state ratificate le delibere della giunta relative al secondo lotto della strada di Villasecca e all’acquedotto di Riclaretto. Per quest’ultimo si prevede l’inizio dei lavori
di completamento in estate.
Come contributo per i soccorsi ai terremotati del Friuli, il
Consiglio ha deliberato di inviare 250.000 liie in aggiunta alle
somme provenienti dalla sottoscrizione pubblica; è stato invece dato incarico alla giunta di
trovare, tra i residenti nel Comune, alcune persone da inserire nelle commissioni consultive della Comunità Montana. '
In Ultimo, e molto velocemente, è stato approvato il conto
conspritiVOr dell’esercizio 1975,
che ribri' ha potuto eSserè discusso a lungo per mancanza di
tempo. '
7
4 giugno 1976
CRONACA“ DELLE VALLI
SAN GERMANO
Nella cronaca della settimana scorsa il pastore Giovanni Conte dava notizia dell*esproprio, da parte del Consiglio Comunale, della Villa Widemann; per motivi di spazio abbiamo
rinviato a questo numero le sue considerazioni personali. ,
Le ragioni addotte per là richiesta di esproprio a fini sociali sono state le seguenti:
La villa ed il parco sono inutilizzati da parecchi anni. Quest’ultimo sarebbe in stato di abbandono. Il comune, attraverso
l’acquisizione di questa vasta e
bella proprietà, verrebbe a disporre di un parco pubblico e
di uno stabile in cui verrebbero
creati una scuola materna, un
centro culturale, una biblioteca,
un centro per anziani, un ambulatorio, eco. Il consiglio ritiene di poter ottenere tutta la
proprietà per un prezzo aggirantesi sui 65 milioni di lire. Non
v’è chi non veda la bellezza del
parco e, in linea di principio, la
bontà del fatto che esso possa
esser messo a disposizione della popolazione locale. Tuttavia
è utile di fare qualche precisazione. La proprietà non è stata
inoccupata per capriccio ma perché problemi di successione hanno, fino a questi ultimissimi
tempi, impedito di sapere chi
ne era il legittimo proprietario
(e quindi se del caso di venderla e di occuparla). Malgrado
questo il parco è stato sempre
accuratamente seguito da chi vi
era preposto ed è tutt’altro che
in stato di abbandono. D’altra
parte anche un profano può rendersi conto che la proprietà vale con ogni probabilità tre vòlte
la cifra che il Comune intende
offrire (e si tratta già di una
cifra micidiale per le magrissime finanze locali!). È molto bello di dire che le esigenze sociali
devono passare prima di ogni
altra cosa e che per questo qualcuno deve pagare per gli altri.
Ma il discorso non è molto convincente quando, chi lo fa, non
è quello che paga. Senza contare che per mantenere ogni cosa
in efficienza ci vorranno parecchi milioni all’anno e numerosi
impiegati a pieno tempo. Inoltre, francamente, c’è a S. Giermano le persone che abbiano
la volontà, il tempo e la capacità di portare avanti tutta la
mole di lavoro implicita nei vari programmi sociali che si vogliono svolgere? Ecco perché ritengo che la decisione del Consiglio sia stata presa con una
certa leggerezza.
PINEROLO
SERVIZIO MEDICO
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Luserna S. G. Tel. 90.884 - 90.2p5
LUSERNA Comunità Montana Notizie dà Prarosthlb
SAN GIOVANNI Val Pelllce---------------------^
L’Assemblea di chiesa è convocata per la sera hli sabato 12
c.m. alle ore 20.30 nei locali del
presbiterio con il sqgpqnte ordine del giorno ; a) illazione ' annua 75/76 ; b) B’ilari'cio^ consuntivo 75/76; c) Preventivo 2° semestre 1976; e) Varie.
• Il culto di domenica prossima (Pentecoste) sarà di Santa
Cena (calice individuale) con
la collaborazione della Corale.
• Tutta la nostra simpatia cristiana alla famiglia del fratello
Matteo Bonnet, deceduto ai dalla all’età di anni 68. Era originario di Angrogna.
• Molto applaudito dal pubblico
intervenuto il Gruppo Teatro
Angrogna che sabato 29 ha presentato « La Boje ».
VILLAR PELLICE
Si conclude mercoledì 2 la
mostra del pittore Vincent Moiani presso i locali del Municipio. I quadri esposti trattano
temi paesaggistici delle nostre
valli. Nel mese di agosto Moiani spera di presentare le sue tele nell’annuale mostra d’arte
contemporanea, che per molti è
un appuntamento tradizionale.
PRAMOLLO
Servizi tutela della salute
in età evolutiva
Gome jinnuneiato' difiàiite. i eoiitfolli .éffteltuati’ iffiìle- ctasS; inizaefà a
funzionare dal 3L5.76 l’ambulatorio
odontoiatrico per gli alunni della scuola materna, elementare e media residenti in Val Pellice.
L’ambulatorio affidato al Dott. Carlo Ralli, odonto-igienista , della Comunità Montana ;
— avrà sede in Torre Pellice presso
l’ambulatorio comunale in Via Alfieri 10 (portici del Cornune);
— funzionerà il lunedi dalle 14 alle
19, ed il mercoledì ed il venerdì
dalle 8,30 alle 12,30 e dalle 14
alle 19;
— svolgerà gli interventi che interessano la pulizia e la cura dei denti
da latte e permanenti nonché le
estrazioni.
A chi utilizzerà l’ambulatorio (tranne casi particolarissimi) verrà richiesto un contributo minimo (L. 1.000
per la prima volta, L. 500 per le successive), che verrà impiegato per l’acquisto del materiale di consumo.
Per utilizzare l’ambulatorio è necessaria la prenotazione, tele’fonàndo o
presentandosi di persona alla Comunità Montana (Piazza Muston 3 - Torre Pellice - telefono 91.314 o 91.836),
chiedendo della sig.na Castéllano, nei
giorni di : lunedi - martedì - giovedì
mattina dalle 10 alle 12 e martedì e
giovedì pomeriggio dalle 14 alle 15.
A Pinerolo, al cinema Primavera, lunedi 31 maggio organizzato da « Amnesty International » è stato proiettato il film
« l’Amerikano » a cui è seguito
un dibattito sull’attuale situazione dell’Uruguay. Hanno preso
parte al dibattito due profughi
politici Uruguayan! che partendo
dalla realtà del film, sul moviente dei « tupamaros », hanno
introdotto rincontro con il pubblico in realtà assai scarso.
La domenica 30 maggio è stata una bella giornata ricca di avvenimenti svoltisi nella borgata
di Ruata.
Al mattino si è disputata la II
edizione della corsa podistica
S. Germano-Pramollo (10 km)
con la presenza di 93 partecipan
ti. Il vincitore con un tempo record di 40’10” è stato. Silvio Gerlero dello 3 S Luserna. Al 2” posto si è piazzato Anteo Mallica,
3“ Franco Gaidou. Gli atleti di
Pramollo, con i quali ci congratuliamo, si sono classificati in
questo ordine; 9) Gino Long;
22) Gianni Long; 26) Ettore
Long é 39) Ezio,Long.
Nel pomeriggio si è svolta per
la prima volta una gimcana di
automobili d’epoca sul piazzale
della Ruata e infine una grande
polentata per tutti.
In concomitanza con questa
manifestazione sportiva si è
svolto anche il tradizionale bazar, organizzato dall’unione femminile con la collaborazione di
molte persone volenterose che
ringraziamo. Il bel tempo ci ha
favoriti assicurando la partecipazione di una grande folla.
• Ci rallegriamo con Rina Soulier e Ivano Martinat per la nascita della loro primogenita Etra
e facciamo loro i migliori auguri perché la possano allevare
nella fede in Dio.
ANGROGNA
• Si è svolto domenica 29 il tradizionale Bazar. Il provento delle vendite (L. 580.000) e dei doni sarà destinato alla realizzazione dei mini-alloggi presso il presbiterio, i cui lavori dovrebbero
iniziare la prossima settimana.
Anche quest’anno il Bazar ha
dimostrato la sua utilità non solo economica ma anche come
luogo di simpatico incontro.
• Casa Pons durante il mese di
maggio ha ospitato i bambini
dèlia Scuola elementare « Ungaretti » di Torino. Questi ragazzi, che sono soprattutto figli
d’emigrati meridionali, hanno
tratto notevole beneficio dal soggiorno in montagna.
BOBBIO PELLICE
Mercoledì, 9 giugno p. v. alle
ore 21 nel locale' della Pensione
Timoteo al Lausarot di Bobbio
Pellice, gentilmente offerto dal
proprietario, si terrà una proiezione di filmine concernenti la
vita e l’attività attuale dei nostri concittadini dell’Uruguay.
La riunione sarà illustrata dal
sig. Zatti Antonio che ha personalmente visitato i nostri correligionari di quel lontano paese,
fissandone sulle,, sue pellicole
episodi reali den^ foro vita attuale.
Contributo
per la monticazione
del bestiame
Si comunica agli agricoltori della
Valle che a partire da lunedì 7 giugno e fino al 25 giugno c. a., si ricevono presso questa Comunità Montana le domande di contributo per la
monticazione del bestiame bovino,
ovino e caprino in applicazione della
Legge Regionale 8.9.1975 n. 51.
L’art. 4, lett. f, prevede infatti la
corresponsione di un contributo forfettario di L. 15.000 per ogni capo
bovino e di, L, 3.000 per ogni capo
ovino e «Ipeggiato. ■ " ..
Per la éòngiilàzione della domanda è necessario il foglio del risanamento (rultimo in ordine di tempo)
e un documento di riconoscimento
del dichiarante.
L’Assessore all’Agricoltura
(Prof. Franca Coìsson)
TORRE PELLICE
AMICI DEL COLLEGIO
Mercoledì 26 si è svolto presso la Casa Valdese e sotto il
patrocinio della Ass. Amici del
Collegio, il II Saggio musicale
degli allievi della Scuola Media
del Collegio. È stata una serata
festosa a cui ha partecipato un
gran numero di genitori ed amici, i quali hanno seguito divertiti i numerosi brani cantati e
suonati dai ragazzi delle varie
classi. Non sono mancate scenette, barzellette, freddure, presentate queste da alcuni liceali.
Se non tutti i numeri sono
stati eseguiti alla perfezione,
tuttavia gli applausi sono stati
scroscianti e spesso incontenibili, specialmente da parte degli
spettatori più giovani.
Un plauso vada alla Sig.na Elda Travers che, al limite del
crollo nervoso, tra l’irrequietudine dei suoi allievi, é riuscita
a condurre in porto la direzione dei numerosi cori in programma. Menzione particolare
meritano i flautisti e la giovane
saxofonista, costretta ad un bis
dai prolungati applausi dei suoi
colleghi.
L’Ass. Amici del Collegio desidera ringraziare, oltre alla signorina Travers, anche le signore Sappè, Vola e Mourglia, che
si sono prodigate per la organizzazione della bella serata.
Notizie varie
Le nostra felicitazioni a Paschetto Germano e Pellegrino
Piera per la nascita di Raffaella. Ha^aVuto luogo domenica 9
il'batt^ima di ;Avondet Èrik di
bario e Aldina Griglio e doménica 16 quello di Luisa Bertalot di Alfredo ed Elisa Sappé.
I nostri auguri al 40“ anniversario di matrimonio di Olga e Aurelio Bertalot.
Pro Loco
Un buon gruppo di amici prarostinesi partecipa ogni sabato
e domenica per portare a termine i lavori per la costruzione degli impianti sportivi è folcloristici.
La prima grande manifestazione in programma riguarda
una gara motociclistica, specialità trial, di carattere internazionale; la gara è prevista per
domenica 6 giugno.
Prarostino ospiterà, in concomitanza della manifestazione
della Resistenza, presso il Paro
della Libertà, il anniversario
della costituzione col patrocinio
della Regione Piemonte. Il programma prevede:
Sabato 26 giugno; Il diario di
Anna Frank, presentato dai giovani di Prarostino ; domenica 27 :
Festa della Resistenza ; sabato
3 luglio: (La Boje) proposta ’76
del Gruppo Teatro Angrogna;
sabato 10 luglio : « La religione
di Profitto» presentato dal teatro Stabile di Torino.
Gli spettacoli si terranno in
un grande anfiteatro all’aperto.
• Domenica 6 giugno si svolgerà il 2° Trial Internazionale di
Prarostino organizzato dall’AMC
Gentlemen’s di Pinerolo in collaborazione con la locale Pro Loco.
Concorreranno i rappresentanti
di ben 15 nazioni con tutti i migliori centauri nazionali. Il percorso si svolgerà interamente nel
territorio del Comune toccando
le zone più suggestive e panoramiche.
POMARETTO
Dal 6 giugno sino alla fine di
settembre l’ora d’inizio del culto
è anticipata alle ore, 10.
Hanno collaboratoii iGrMPPO
stampa.FGEJ, P.fqrostino, Renato ÇotssofU, Ìvofia Costabel,
Dino Gardiol,, Claudio Pasquet, Giuseppe Platone.
Notizie ecclesiastiche
—r ••
„ Jl Grùjbpo .Stampa, Colportori ideile Valli si è riunito giovedì 26 aprile con i giovani delle Unioni Giovanili di San Secondo e Prarostino. Nella relazione introduttiva Franco Rivoira, dopo aver illustrato il lavoro dei vari Gruppi Stampa,
ha presentato all’assemblea il
pastore Bruno Costabel del
gruppo di traduzione biblico. Il
pastore Costabel ha illustrato il
lavoro già svolto finora nella
traduzione della Sacra Scrittura e ha presentato i due Saggi
di Lavoro già pubblicati: Poveri e Ricchi e l’Evangelo di Marco. I giovani presenti hanno potuto così rendersi conto delle
difficoltà cui vanno incontro i
Gruppi di Traduzione per riudire il messaggio divino più accessibile al mondo odierno.
In un secondo tempo i responsabili dei Gruppi Stampa hanno illustrato il lavoro svolto nelle comunità e la vendita dei libri della Claudiana.
I prossimi impegni per i Gruppi Stampa saranno a Prarostino
durante la celebrazione della
Resistenza in occasione della
quale verrà allestita una bancarella di presentazione di libri
evangelici e a San Secondo per
il 15 agosto. La prossima unione congiunta dei gruppi si terrà
nel mese di settembre.
La Corale ha chiuso la sua attività per l’anno ecclesiastico
1975/76 con una gita a Biella. La
giornata è trascorsa in comunione fraterna con la Comunità ivi
residente.
L’Unione delle Mamme ha terminato la propria attività prima
con una gita a Borgio Verezzi,
con la consorella Unione di S.
Secondo e poi con il tradizionale
bazar di domenica 2 maggio., h
' L’Unione giovanile terminerà
il suo ciclo di riunioni cOn la seduta’di giovedì 3 giugtio. La consueta gita di chiusura avrà luogo giovedì' 17 giugno a Màcughàga. L’ultima seduta servirà altresì ai'giovani della Coinunità per
il saluto ai iPastòre Marco Ayaàsbt, il'quale lascerà la nostra cófiìuTlità' dopo dodici anni .ctì,, apprezzato' laVtirb, per iniziàre il
nuòvo 'rhinistèriq nella chièsa di
Rrièfolò. " ' '
.• Martedi.25 si sono svoltiii funerali del nostro fratello Avon
detto Paolo deceduto domenica
scorsa. Alla famiglia e ai parenti
giungano le nostre più sentite
condoglianze.
• Domenica 16 # ayu
: to.Tuògo l’ineointrò ira lé: S?S(iole Domenicali di .T%ierolo, San
Secondò e Praròstihò. Oltre 100
bambini si sono dati convegno
per trascorrere insienlè una giornata di gioia e di comunione
fraterna. Per l’occasione il culto
con la comunità di Prarostino
è stato anticipato alle 9,30 ed è
stato quasi interamente condotto dai bambini stessi. La riflessione biblica è stata fatta su alcuni ’passi del libro degli Atti,
già studiato durante l’armo e
ogni scuola domenicale, oltre
agli inni d’insieme, ha cantato
un canto. La colletta è stata devoluta ai bambini del Friuli. Il
resto della mattinata è trascorsa con dei giochi preparati dai
bambini di San Secondo. Nel pomeriggio ha avuto luògo la caccia al tesoro in cui sono state
impegnate per oltre tre ore e
mezza, dièci squadre. Alla fine,
gelato e caramelle per tutti.
Gruppo stampa Fgei
OFFERTE per il rinnovo degli impianti dell’Ospedale Valdese di Pomaretto:
Chiesa 'Valdese di Como L. 15.000.
A. Tamis, Albenga, ' nel luminoso
ricordo deRa moglie Luigia BelliardiTamis, L. 25.000.
Doni pro Uliveto
Sig. Fabiole Beniamino, Carema
(To.). L. 30.000; Sig.ra Armellino
Vanda, S. Secondo, in mem. di Armellino Dante 10.000; Sig.ne Armellino Fiamma e Sandra, in memoria
del papà e dei nonni, 30.000; in memoria di Francis Rostan, i bambini
della 4* elementare di Torre PelHce
35.000; Garassino A., Torino 10.000;
Carol Stirano, Torino 1.000; Trucco
Gualtiero, Torino 2.000; M. T. Spinnler, Torino 2.000.
A tutti un vivo ringraziamento.
TORINO
OSTELLO FEMMINILE VALDESE
Il Comitato Direttivo comunica che,
nei prossimi mesi, si renderanno liberi alcuni posti per giovani operaie,
studentesse o studentesse-lavoratrici.
È necessario presentare domanda entro il più breve tempo possibile - Via
Pio V, 15 - 10125 Torino - Telef.
655.222.
« Il dono dì Dio è la vita
eterna » (Romani 6: 23).
È scomparso prematuramente in
Roma dopo dolorosa malattia il
dr. Claudio Comba
Lo annunciano con vivo dolore i
familiari lutti.
I familiari del compianto
Cav. Luigi Peyronel
neU’impossibilità di farlo personalmente data la innumerevole quantità
di testimonianze avute, sia con la
presenza sia con offerte in memoria,
desiderano esprimere a tutti i sensi
della loro viva riconoscenza e del loro sincero ringraziamento.
RINGRAZIAMENTO
I familiari del compianto
Giovanni (Willy) Mourglia
commossi per le dimostrazioni di affetto tributate al loro caro ringraziano tutti coloro che l’hanno circondato con il loro affetto e le loro cure.
Rorà, 29 maggio 1976.
È improvvisamente mancato all’affetio dei suoi cari
Matteo Bonnet
dì anni 68. , | '
Addolorati ma ricortosceniì per la
affettuosa solidarietà ricevuta ne danno l’annuncio : la móglie Avondet
Paimira, il figlio EnHco dórf' W'tnoglie ^ Danna Mirella ‘e lé ' figlie RosSàna- e Bruna; la Sorella e parenti
tùfti.’'" '
Lusèrn.a S. Giovaèì»ÌÌ;31 màggio 1,976.
8
8
4 giugno 1976
IN MARGINE AD UN PRECONGRESSO EGEI
Fondo di
Candidati «evangelici» o militanti? solidarietà
Ho letto il resoconto del precongresso FGEI del Centro Italia tenuto il 25 aprile a S. Severa (Eco-Luce 14 maggio). Tra
le varie cose interessanti ed assennate riguardanti il lavoro
della FGEI trattate dal precongresso colgo un orientamento
che non convince. Si tratta della discussa questione delle candidature di evangelici nelle elezioni politiche ed amministrative. Il precongresso di S. Severa,
sia pure a maggioranza, ha ritenuto, come FGEI, di essere
« contrario all’inserimento nelle
liste elettorali di nominativi
evangelici qualificati come tali,
non ovviamente alla presenza di
evangelici militanti» nei partiti.
È vero che il problema delle
elezioni, dato il carattere di anticipazione di queste, può aver
colto ancora una volta di sorpresa taluni ambienti che si sono trovati impreparati ad affrontarlo in concreto. Se una
tale situazione può non sorprendere in rapporto alle chiese locali, sorprende viceversa nei riguardi dei gruppi FGEI, ordinariamente cos'i attenti alle incidenze reali dei fatti politici.
Il problema evangelici-elezioni, a mio avviso, se per im verso può essere inteso come un
fattore che non dovrebbe sfuggire alla conduzione pastorale
di una chiesa ed avrebbe dovuto negli scorsi trent’anni esser
studiato dovunque e non solo
affrontato, a volte con sviluppi
isterici, a ridosso delle elezioni;
per altro verso è uno dei problemi dove tutto il tema fedesocietà trova implicazioni concrete e dove la teoria (se pur
v’è chi ne la) non può che tradursi in realtà operative e in
decisioni precise. E a queste non
può sfuggire nessuno; non quelli che si presentano come candidati, né quelli che votano, comunque votino; né quelli che,
ritenendo che i cristiani non debbono « fare politica », decidessero di astenersi anche dal voto. I primi si impegnano direttamente, gli ultimi indirettamente lasciando fare agli altri.
L’impegno di fede
Premesso quindi che i credenti, come gli altri, non sfuggono
all’impegno politico, occorre
chiarire quale possa essere tale
impegno, quale questa politica.
Un evangelico, se è credente
e non soltanto un «etichettato
ecclesiastico », è nel suo vivere
totale un uomo di fede; e tutto
quello che fa è per lui una testimonianza, nel senso che i
suoi atti testimoniano della sua
fede. Un evangelico, quale che
sia la sua attività nella società
civile, è pur sempre un « qualificato » cioè anzitutto un uomo
di fede; un credente di Cristo,
e solo in conseguenza di ciò anche un qualsiasi cosa d’altro.
Il fatto che vi possano essere
degli evangelici, militanti in un
partito, per i quali secondo il
precongresso FGEI sarebbe legittimo l’inserimento in una lista di partito, ed altri evangelici, qualificai come tali, che
non dovrebbero far parte di liste di partiti, costituisce una di
Comitato di Redazione : Bruno
Bellion Valdo Benecchi, Gustavo
Bouchard, Niso De MIchelis, Ermanno Genre, Roberto Peyrot,
Paolo Ricca, Giampaolo Ricco, Bruno Rostagno, Giorgio Tourn, Tullio Viola.
Direttore; GIORGIO TOURN
Dir. reaponzabile : GINO CONTE
Amministrazione : Casa Valdese,
10066 Torre Pellice (To) - c.c.p.
2/33094 intestato a « L'Eco delle
Valli - La Luce » - Torre Pellice.
Abbonamenti; Italia annuo 5.000
- semestrale 2.500 - estero annuo
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Una copia L. 150, arretrata L. 200
Cambio dì indirizzo L, 100.
Inserzioni; prezzi per mm. di altezza, larghezza 1 col.; commerciali L. 100 - mortuari 150 - doni
50 - economici 100 per parola.
Reg. Tribunale di Pinerolo N. 175
8 luglio 1960
Cooperativa Tipografica Subalpina
Torre Pellice
stinzione che lascia perplessi.
Com’è parimenti assai dubbia
la distinzione che ne discende
per cui un evangelico che si senta tale, in cui cioè il fatto fede
è primario (e l’attività nella società civile, professionale e politica, consequenziale e secondaria), per presentarsi in una lista
di partito dovrebbe dequalificarsi come evangelico per riqualificarsi come politico. Ricordo
che Bruno Revel, che era un
uomo di fede, diceva che in molti casi anche i « nostri » cercano di nascondersi, ma molto
spesso non vi riescono. Con arguta ironia precisava che, per
molti di noi, i nostri stessi cognomi ci denunziano, per cui a
causa loro siamo costretti alle
volte a rendere la nostra testimonianza anche quando, magari, sarebbe più comodo rimanere nascosti. E non è questo il
caso proprio dei « militanti evangelici » in sede politica, che dovrebbero nascondersi come evangelici (cioè non qualificarsi come tali), ma assumere solo connotazioni politiche di partito
per presentarsi in una lista elettorale?
Il cognome valdese
A mio avviso un evangelico o
è tale, cioè intende essere quali-,
ficato come tale, oppure non è
evangelico, a prescindere dal cognome che lo denuncia a sua
mortificazione; e pertanto sorprende che i nostri della FGEI,
che sono credenti, ed in varie
occasioni sono pur scesi nelle
contese di piazza e nelle lotte
politiche armati della loro qualificazione, adesso preferiscano
anticiparvi una « militanza politica di partito », come qualificazione idonea per una battaglia elettorale in sede politica
od amministrativa. Ciò mi sembra tanto più grave in quanto,
come evangelici, le decisioni sul
terreno politico implicano di necessità taluni rifiuti di parte e
certe adesioni di massima per
le quali lo stesso Evangelo ci
impegna.
Si può supporre cosa può aver
determinato questo orientamento; e cioè l’istanza laica, la scon
fessione dell’integralismo confessionale, l’istanza per il socialismo, l’essere come gli altri, e
via discorrendo. Tutte implicazioni psico-sociologiche queste
che denunciano però residui del
complesso di minoranza. Ritengo che tale complesso vada del
tutto superato. Non siamo una
minoranza come evangelici, siamo solo un gruppo, con proprie
connotazioni autentiche, che si
richiama a precise posizioni di
fede, e di fronte al quale, nella
società pluralistica che ci ospita come credenti, si pongono e
si contrappongono molti altri
gruppi diversi dal nostro.
Il laicismo dei protestanti
Credo sia noto da tempo che
l’unico modo di fare una politica laica sia quello di fondarla
teologicamente ; ora il protestantesimo in sede politica ha
tutti i numeri per adoperarsi
per tale laicismo. È vero che taluni paventano un « integralismo
protestante » ; ma il nostro integralismo in sede politica è
quello di non consentire che se
ne faccia. Laici perché credenti
quindi, e non laici perché miscredenti, o malgrado la nostra
fede. Non per niente non siamo
cattolici. E così, parimenti socialisti perché cristiani!
Mi vien fatto di pensare ad
un racconto di Rocco Scotellaro, inserito nei suoi « Contadini del sud». Tra gli altri resoconti di vita vissuta c’è quello
di Chironna tipico esemplare
del nostro mezzogiorno. Scotellaro ci presenta la vita di quest’uomo non come la vita di
« Chironna - contadino meridionale », ma come la vita di « Chironna-evangelico » ; perché Chironna gli ha reso la sua testimonianza, e Scotellaro l’ha raccolta; tra i tanti modi di affrontare il problema del mezzogiorno c’è anche e non ultimo quello della testimonianza di Cristo
di cui la fede di Chironna è un
esempio.
Cos-, anche quando uno dei
nostri decide, con o senza il conforto del suo ambiente, di impegnarsi in una lotta elettorale.
è doveroso che sia l’evangelico
che si impegna prima ancora
del cittadino o del militante di
partito; perché c’è un modo di
fare politica che può diventare
una predicazione, un annuncio
di redenzione, di rinnovamento,
che i credenti in Cristo ben sanno e a cui non devono, né possono rinunciare, quando avvertono una chiamata a farlo. In
definitiva non possiamo vergognarci di Gesù Cristo e non
dobbiamo quindi rifiutargli la
nostra testimonianza anche sotto il profilo meramente formale, qualificando la nostra presenza in una lista elettorale con
la denominazione della nostra
fede, che non può essere che il
dato primario della nostra esistenza.
Mi auguro che in sede di congresso la FGEI ci ripensi. Del
resto mi pare che certe testimonianze concrete di evangelici
qualificati presenti nelle liste
della sinistra possano indurre a
riflettere nel senso sopra esposto.
Giorgio Peyrot
Come già annunciato nel numero precedente, abbiamo provveduto ad inviare una prima
somma di L. 500 mila alla Federazione Chiese Evangeliche a
favore del programma per i terremotati del Friuli.
Ci stanno frattanto giungendo varie altre offerte e quindi
al più presto possibile faremo
un altro invio. Ricordiamo che
le sottoscrizioni vanno inviate
(oltre che direttamente alla Federazione, c.c.p. 1/31882 intestato a Mario Sbaffl, Roma) al conto corr. postale n. 2/30878 intestato a Roberto Peyrot, corso
Moncalieri 70, Torino.
Goll’occasione ricordiamo pure le altre iniziative attuali del
nostro Pondo e cioè: gli aiuti
per il Vietnam e i programmi
del Consiglio ecumenico delle
Chiese per la lotta al razzismo
e quello per la ricostruzione del
Guatemala terremotato. Preghiamo i sottoscrittori di voler
indicare la causale del versamento; in caso di omissione disporremo noi stessi secondo necessità.
IL VOTO DEGLI EMIGRATI
GLI ESCLUSI
L’articolo 48 della Costituzione
italiana dice : « il diritto di voto non può essere limitato se
non per incapacità civile o per
effetto di sentenza penale irrevocàbile, o per indegnità morale, nei casi indicati dalla legge ».
Malgrado questa inequivocabile norma, oltre cinque milioni di italiani, pari al 12 per cento dell’elettorato, non potranno
far uso di questo diritto. Si tratta degli emigrati che — soprattutto per motivi fianziari, ma
non solo per quelli — non avranno la possibilità di esprimere il
loro voto in occasione delle prossime elezioni.
In un servizio di un corrispondente dall’estero recentemente
apparso su un quotidiano di
grande diffusione viene ricorda
La settimana internazionale
Louis iUthu$seir e
l’Unione Sovietica
Il celebre filosofo marxista
francese ha scrìtto un articolo
che contiene un severo giudizio
sul regime sovietico. Più precisamente Althusser attacca vigorosamente la cultura ufficiale sovietica (e, subordinatamente, anche quella del comunismo occidentale, in particolare francese),
concentrando le sue critiche in
via d’es. sul «caso Lysenko »
(pseudoscienziato sovietico che,
intorno al 1935, s’inserì nella polemica sulla genetica mendeliana e fu favorito da Stalin).
L’articolo di Althusser è stato
pubblicato integralmente anche
su « L'Espresso » (del 23.5.1976).
Ne riportiamo alcune parti, aggiungendovi qualche nostra osservazione o chiarimento (caratteri tondi, nel testo), avvertendo
che nostre sono anche le sottolineature (caratteri maiuscoli).
« Bisogna arrendersi all’ evidenza di un paradosso veramente
inaudito: i partiti comunisti che
Marx ha dotato, per la prima volta nella storia, di mezzi scientifici per capire la storia \ e che essi
usano pressappoco quando si
tratta di altri o di tempi passati,
sono come impotenti a rendere
conto, da marxisti, della loro
stessa storia (soprattutto quando
la sbagliano) (...) L’URSS vive
così nel silenzio sistematico sulla sua storia. C’è da scommettere
che questo silenzio non è estraneo al suo sistema: è il silenzio
DEL suo sistema. B qui che sono
riecheggiate le parole di Lenin:
il silenzio sull’errore vuol dire la
persistenza possibile o deliberata
dell’errore. Quando si tace a lungo su di esso, vuol dire che esso
continua: e vuol diré forse anche
che si tace perché esso CONTI
a cura di Tullio Viola
NUI (per i vantaggi politici che
si possono trarre dalla sua durata).
Io non nego che le forme più
sanguinose (dell’errore) a livello
di massa siano sparite, né che
(l’errore) faccia un numero infinitamente minore di vittime dirette. Ma ne fa sempre, e il sistema repressivo staliniano, campi
compresi, persiste ancora in
URSS, come persiste la sostanza
delle pratiche staliniane nella vita sociale, politica e culturale e,
dietro queste, l’essenza di una
stessa linea economica cui fa da.
contrappunto ideologico un umanismo verbale terribilmente conformista e pesante. Ne volete
una prova alla rovescia che sarebbe ridicola se non fosse eloquente? Per “salvare” davanti all’opinione pubblica il socialismo
sovietico, alcuni dirigenti molto
autorevoli del comunismo francese ci spiegano che le “difficoltà” cui va incontro l’URSS per
passare al “socialismo democratico” sono solo formali, perché
l'URSS non "ritarda” mai se non
“sul socialismo”, cioè SU SE
STESSA. La prova? L’URSS dispone di tutti i “mezzi” (crescita
economica, cultura generalizzata) per arrivare alla "democrazia” e, anzi, essa ne prova il “bisogno” (“il bisogno di una demacrazia elargita ”, sic!). Che cosa le manca allora? A dirlo francamente: niente.
Niente tranne un piccolo supplemento, cioè l’idea del .socialismo “democratico”, che non le è
ancora venuta, ma che le verrà:
basta aspettare ancora un poi
Ma il guaio è (o piuttosto il fatto è) che l’URSS non vuole evidentemente saperne dì questa
dialettica del ritardo, dei mezzi
del bisogno, del supplemento “democratico".
Contrariamente a quello che ci
dicono, e a questa pseudo dialettica che non ha niente di marxista, è più verosimile pensare che
il regime sovietico non ha né i
mezzi né il bisogno del “socialismo democratico”. Se esso non
ha realmente analizzato, in termini marxisti, le ragioni di classe del suo gigantesco “errore”
storico, non è cèrto per dimenticanza o per distrazione, ma perché ha, da qualche parte, nei suoi
rapporti sociali, politicamente
“bisogno” di questo errore per
tènerli in piedi, e ha bisogno di
durare con essi. Bisogna dire pane al pane e smetterla di raccontar) si) delle storie., Bisogna
ammettere questa evidenza: la
realtà che i dirigenti sovietici
hanno rifiutato e si rifiutano di
analizzare in termini marxisti fa
comodo, per (cioè nei limiti di)
quello che non è stato “rettificato”, in quanto parte integrante
(non semplice ritardo o semplice incidente) del sistema sovietico. Infatti essa riveste un ruolo politico essenziale.
Le distinzioni, o perfino le storie apologetiche più raffinate non
cambiano niente ».
' L'autore non dice quale significato
egli attribuisca alle parole « mezzi per
capire ». Se il significato è quello di
metodi per indagaren, siamo d'accordo con lui che essi possano e debbano essere scientifici, ma non crediamo
che Marx ne sia stato lo scopritore. Se
invece la parola « capire » è intesa nel
significato profondo di « afferrare il senso ultimo e universale » della storia,
allora non siamo d'accordo con lui. perché siamo convinti che quei mezzi, cosiddetti scientifici, non esistono.
to che sono 70 anni circa che la
questione è in discussione, ma
non se ne è fatto mai nulla ;
mentre là « madrepatria » ha
continuato per decenni a incassare le rimesse degli emigrati
(che attualmente si aggirano sui
loco miliardi annui) li incita ad
accomodarsi al loro Comune
per venire a votare, offrendogli
« il viaggio gratuito in territorio italiano ». La cosa sa quasi di
provocazione, di presa in giro.
Basti pensare a coloro che stanno in Argentina, negli Stati Uniti, in Sudafrica, in Australia. Ma
anche quelli che sono nella Ruhr
o in Belgio dovrebbero spendere
un sacco di soldi e viaggiare
(per andare in Puglia o in Sicilia) fino a 40 ore.
Come già si è accennato, gli
emigrati sono 5 milioni e 300
mila e solo il 5 per cento (cioè
circa 250 mila ) verrà a votare ;
si tratta essenzialmente dei residenti in Svizzera e in Germania. Naturalmente a proprie spese ed a proprio rischio, cercando-di far coincidere il viaggio
con un periodo di ferie fuori
programa.
Mentre le altre nazioni hanno
risolto il problema in modi diversi, proprio l’Italia, che è un
paese di emigrazione come nessun altro, non ha finora saputo
(o voluto?) risolvere il problema. Non crediamo di essere
molto lontani dal vero se riteniamo che il partito al governo da
trent’anni abbia volutamente accantonato il problema essenzialmente per paura del voto di
questi cittadini « diversi » ; infatti, non è molto realistico pensare che gli emigrati diano il loro
suffragio a quel partito che è
stato una delle cause prime della loro vita sradicata, traumatizzata, dei loro disagi, delle loro
umiliazioni I
Il rientro di tutti per il voto a
spese dello Stato non è Certo
possibile : calcolando per ogni
persona una cifra di 200 mile lire si spenderebbero mille miliardi e cioè l’equivalente delle rimesse degli emigrati. Ma vi è
un’altra possibilità, che per di
più fa parte di quelle riforme
che « costano poco » ; il voto per
corrispondenza. Il succitato gior
nalista che scrive da Bonn, in
Germania Federale, dice che il
sistema funziona molto bene. In
questa nazione — dove il voto
ner corrispondenza è fruibile da
tutti — un cittadino su otto fa
uso di questo diritto, ovunque
si trovi: a casa, in ospedale, all’estero C’è vivamente da augurarsi che i prossimi deputati e
senatori eletti, fra i problemi che
li attendono, affrontino anche
onesto e che alle prossime consultazioni anche questi cittadini
aventi diritto al voto possano finalmente esperimentarlo.
Roberto Peyrot