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Anno 126 - n. 37
21 settembre 1990
L. 1.000
Sped. abbonamento postale
Gruppo II A/70
In caso di mancato recapito rispedire
a : casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
IL NUOVO ASSETTO INTERNAZIONALE
CRISI MEDIORIENTALE
Fra pace e guerra Sabbia 6 paura
Fra i tanti avvenimenti a carattere storico a cui assistiamo,
l’imiflcazione della Germania è
certamente uno dei più significativi. In un’epoca così contrastata, che da un lato registra
grandi progressi in campo politico e dail’altro vede ergersi
sempre più minacciosa l’ombra
di un nuovo conflitto armato,
questa nuova nazione unita non
può non creare a sua volta nuovi problemi, nuovi interrogativi.
L’unificazione deila Germania
dovrebbe innanzi tutto rappresentare la fine dello spirito che
animò — 45 anni fa — la Conferenza di Yalta, in cui in pratica
le superpotenze statunitense e
sovietica si spartirono l’Europa,
costituendola in un loro condominio. Il nostro continente dovrebbe ora poter diventare —
col consenso di Usa e Urss —
qualcosa di diverso tì» ciò che è
stato.
Certo, vi sarà la partecipazione
del nuovo Stato tedesco alla Nato, ma c’è da augurarsi che questa organizzazione militare, dopò
i recenti avvenimenti e la dissoluzione del Patto di Varsavia,
cessi di esistere, o sì trasformi
in un organismo politico.
Il problema è assai grosso anche in campo economico: anche
se questa unione pare fin troppo affrettata e non sufficientemente « calibrata » per le differenze socio-economiche delle due
parti, la nuova Germania avrà
un grosso incremento di « sovranità ».
Fra i 10 punti del trattato appena firmato ve n’è uno che prevede — in vista del progressivo
ritiro delle truppe sovietiche
(con relative famiglie) dalla parte Est — che la Germania paghi una cifra pari a parecchie
migliaia di miliardi: pagherà,
quindi, per la pace. Ma, allo
stesso tempo, pagherà altre migliaia di miliardi per sostenere
l’impresa militare americana nel
Golfo Persico, e quindi per la
guerra. Mi pare che la nuova
Germania rispecchi simbolicamente la schizofrenia, lo sdoppiamento che pervade il mondo
intero, che vede, da un lato, un
sincero impulso verso un mondo
di pace e, dall’altro, conferma la
folle tendenza dell’uomo a sostituire alla forza della mente e
delle parole quella brutale della
violenza e delle armi.
Ai Ai
Qui passiamo al secondo punto di questa pur sommaria riflessione relativamente alla situazione del Golfo, che pare vada
sempre più deteriorandosi e che
vede comunque già il dramma
flegli ostaggi e l’immane tragedia dei profughi incolpevoli.
E’ noto l’atteggiamento degli
Stati Uniti nei confronti degli
alleati, pressantemente invitati a
partecipare alle spese della spedizione americana e a dare una
più concreta partecipazione in
uomini e in mezzi bellici. Limitiamoci aU’Italìa.
Innanzi tutto, la sua adesione
al blocco navale costituisce un
atto bellico. Questo principio è
stato confermato dal Presidente
Cossiga allorché ha detto che il
blocco si configura, nel diritto
internazionale, come un atto di
guerra.
Il ministro degli Esteri De
Michelis, intervistato da un gior
nalista americano che gli chie
deva fino a che punto l’Italia avrebbe potuto « sottrarsi alla
ripartizione del sangue », ha risposto dicendo che il ruolo di
« paese sconfitto » non consentiva l’invio di truppe. (Però pò*chissimi giorni dopo è stato de
ciso l’invio di un’altra nave da
guerra e di otto cacciabombardieri Tornado). Sarebbe stato
forse meglio far solo riferimento alla nostra Costituzione (art.
11) secondo cui l’Italia «ripudia
la guerra » come soluzione delle
controversie internazionali.
Il nostro recente Sinodo ha
votato un travagliato ordine del
giorno sulla questione irachena.
Più che giusta l’autocritica sulle
responsabilità delle Chiese e dell’occidente. E’ però venuto a
mancare l’appello al Presidente
della Repubblica sul rispetto
dell’art. 11 della Costituzione.
Mi pare questa un’occasione perduta dato che quel documento,
oltre che basato sui princìpi della nostra fede, era anche una
presa di posizione di cittadini
sia verso i propri governanti, sia
verso la società e la pubblica
opinione. Roberto Peyrot
Un esocJo di massa, drammatico per la povertà
condizioni ambientali, spinge in Giordania gli
Una regione in cui (oltre alla
crisi politico-militare) sembrano
riprodursi la disuguaglianza e il
divario tra Nord e Sud del mondo. Il Golfo persico può essere
visto anche secondo questa ottica se guardiamo all'esodo (da
alcuni definito di proporzioni
bibliche) che sta mettendo in
pericolo di vita migliaia di lavoratori immigrati in Iraq e
Kuwait.
Sono in pochi a parlarne, non
fanno notizia se non con scarso
risalto; non sono negli alberghi,
non sono ostaggi, ma sono allo
stremo delle forze, rischiano di
giorno in giorno di soccombere
per disidratazione.
Sono, come milioni di persone nel mondo intero, dei rifugiati, dei provvisori « senza patria ».
In Italia lo ha segnalato la
Caritas in un appello: sarebbero già 200.0(X) quelli che hanno
attraversato il confine e sono
entrati in Giordania e, sempre
secondo la Caritas, « almeno altri 100.000 stanno tentando di
raggiungere l’Egitto » (Adista 67-8 settembre).
(Intanto l’Iraq ha aperto la
frontiera tra Kuwait e Arabia
saudita, dando modo ai kuwaitiani terrorizzati di procedere ad
un’altra drammatica fuga).
A livello ecumenico il Consiglio delle chiese del Medio Oriente (CEMO) e la Commissione di
aiuto reciproco e servizio delle
chiese e di assistenza ai rifugiati (CESEAR), che fa capo al Consiglio ecumenico, si sono mobilitati segnalando la gravità di
una situazione che rischia di precipitare.
I rifugiati che giornalmente
arrivano in Giordania sono stimati tra 20.000 e 40.000. Ma per
poter portare a termine la fuga
dalla guerra (o dalla minaccia
DAI CULTI MATTUTINI DEL SINODO
Aperti al futuro
« Scegliete oggi a chi volete servire... »
(Giosuè 24: 15)
Viviamo un momento a cavallo tra due anni
ecclesiastici: il Sinodo segna la fine di un anno e,
di -fatto, l’inizio del successivo. Ma questo Sinodo
ha una valenza ulteriore: a novembre ci sarà l'incontro tra tre chiese storiche nell'Assemblea-Sinodo. Un incontro che potrà e dovrà incidere su
tutti noi, modificando cose vecchie e indicandone
di nuove.
In questo momento, quasi di sospensione nel
vuoto, ci raggiungono le parole di Giosuè.
Giosuè propone tre alternative molto chiare:
possiamo guardare al nostro passato e conservare quello che ci è stato tramandato; possiamo
contentarci di quello che abbiamo, e farlo fruttare al meglio; oppure possiamo muoverci verso
un futuro che è tutto da costruire. La terna delle
proposte di Giosuè è chiara e le tre alternative
sono facilmente riconoscibili.
Il La prima è la scelta della conservazione:
si pensa di poter andare avanti restando aggrappati al passato e alle sue forme tradizionali.
La « old Urne religion » è andata bene per i
nostri padri e nonni, va bene anche per noi. Le
società storiche fanno un ottimo lavoro; la rilettura del passato è appassionante; te eredità
vanno relativizzate, non devono costituire legami
o impedimenti nel presente. Le vecchie risposte
non .sono sempre adeguate alle domande del presente. Quindi le libertà di ieri non devono diventare le nuove schiavitù. Lo sguardo rivolto al passato impedisce al nuovo e al futuro di emergere
con tutte le loro potenzialità. Nel guardare indietro si nega il proprio presente e ci si chiude al
futuro. La riproduzione del passato è una scimmiottatura della storia. E’ una chiusura all’azione sempre nuova di Dio; è un voler fare a meno
di Dio.
2) C’è la seconda alternativa: Tintegrazione nel
presente, l’omologazione, l’accettazione acritica
dell’esistente. « Paese che vai, usanze che trovi paese che vai, divinità che trovi ». Perché continuare ad essere gli eterni « Bastian cóntrari »? i
soli diversi? Poiché c’è la possibilità di non essere più costretti a vivere confinati nel ghetto alpino, dobbiamo adeguarci agli altri, assimilando
quanto c’è in giro. E’ una scelta più facile, la
meno costosa, una scelta di comodo. Siamo diventati una componente accettata e riconosciuta:
ci può bastare. Ma questa scelta contraddice la
propria identità e porta ad una progressiva assimilazione. Se l’attenzione è rivolta al presente
il passato si perde inevitabilmente e il futuro è
pura utopia, illusione. Così si arriva alla più completa perdita di identità, alla spersonalizzazione
totale. L’eventuale « attualità » che si acquista è
senza radici e senza speranza. Se ci si omologa,
non c’è più forza critica sufficiente per intervenire Sul presente, perché non si sa più bene in
nome di chi o di che cosa intervenire. Un danno
incalcolabile per la chiesa di Gesù Cristo, una
scelta da escludere. Siamo chiesa di Gesù Cristo,
non una libera associazione religiosa per la tutela di idiosincrasie speciali.
3) C’è una terza alternativa, che potremmo chiamare l’alternativa della fede, « Servire il Signore »:
così la indica Giosuè. Secoli di vita ecclesiastica
e di « patois de Canaan » hanno oscurato la forza
dirompente di questa terza alternativa. Si tratta
di scelta difficile, inquietante, che non dà tranquillità, come dice Giosuè 24: 19-20.
La terza alternativa è chiara in ciò che esclude;
molto meno nelle sue realizzazioni: il vecchio sappiamo che cos’è, il presente anche, il futuro è
« aperto »: non ci sono né programmi, né certezze, né sicurezze storiche. E’ una scelta che apre
alla speranza, al nuovo che ci deve sorprendere
ogni volta e che ci aiuta a rimettere continuamente in discussione l’acquisito e il certo. Qui
siamo al cuore della Riforma: « ecclesia reformata
semper reformanda ». L’acquisito non diventa mai
punto di appoggio definitivo. Siamo anche al cuore di un principio protestante: mettere il punto
interrogativo ad ogni nostra risposta già data.
Aperti sempre al futuro che Dio ci apre.
Come chiese battiste, metodiste e valdesi siamo chiamati a prendere decisioni che riguardano
la vita e i rapporti fra chiese e credenti. Abbiamo anche noi le tre alternative: potremo riallaciarci al passato, possiamo lasciare le cose come
stanno oppure possiamo, tutti insieme, battisti,
metodisti e valdesi, incamminarci per una nuova
strada, un percorso pieno di incognite e di speranza, dove non ci sono certezze consolidate ma
l’esigenza della collaborazione: tutta da scoprire
insieme, l’uno contando sull’altro. A noi percepire
quale strada il Signore ci sta aprendo: questa è
la nostra responsabilità. L’assumeremo confidando nella fedeltà di Dio.
Domenico Tommasetto
della gente e per le
immigrati del Golfo »
di guerra) devono attraversare
il deserto per arrivare sfiniti,
affamati, senza altri vestiti che
quello che indossano, privi di
tutto.
Ma da dove vengono, che cosa fanno?
■Sono per la maggioranza egiziani, ma ci sono anche molti
palestinesi, e poi sudanesi e
yemeniti. Ci sono anche gli stessi giordani, mentre siriani e libanesi hanno già jKttuto rientrare nei loro paesi. Ci sono poi i
più umili e miseri degli asiatici:
vengono dal Pakistan, dall’India,
dallo Sri Lanka; ci sono migliaia
e migliaia di filippini, e infine
i cinesi.
Migranti: le
solite condizioni
Le motivazioni della loro presenza nella regione del Golfo persico ricalcano l’eterna condizione del migrante: cercare fortuna altrove, lasciare paesi che
non danno di che vivere.
L’economia della zona del Golfo ha vissuto l’esplosione economica con la crisi pietrolifera
del 1973. Non solo gli impianti
legati all’estrazione, alla raffinazione, all’inoltro verso i paesi
importatori, ma anche imponenti e grandiose realizzazioni di
infrastrutture hanno attirato manodopera.
Come la Parigi che tra gli anni ’60 e i '70 costruiva la « Défense » e gli altri quartieri avveniristici, come la Torino delle grandi ondate migratorie dal
Veneto e dal Sud, come la Milano di « Rocco e i suoi fratelli »,
il Golfo è diventato rapidamente un polo di forte attrazione
per questa manodopera sottopagata, destinata ai compiti meno
qualificati e più disponibile ai
lavori « sporchi ».
Ora, con l’acuirsi della crisi
dovuta all’invasione del Kuwait,
questi lavoratori riassumono nella loro vicenda anche l’aspetto
dei rifugiati, dei profughi, dell’esodo biblico.
E’ ancora vivo il ricordo (ma
è pur sempre attualità) dei « boat
people » vietnamiti, la disperazione della fuga. E in questo caso entra in gioco un altro elemento che turba le coscienze:
quello dei rifugiati che lasciano
il Golfo è anche il dramma della sete, deH’acqua.
Il servizio ecumenico di soccorso del CEMO, che riunisce
chiese ortodosse, evangeliche, anglicane e cattoliche, si sta impegnando per fornire in primo
luogo delle strutture di riparo
a questi lavoratori: tende, medicinali, viveri. Ma in vari centri di raccolta la risorsa acqua
è già agli sgoccioli. Mentre da
noi esplode la rabbia se la fornitura è interrotta in alcune ore
della giornata, altrove si muore
di sete. Occorre dunque far presto e, ogni tanto, pensare agli
ultimi.
Alberto Corsani
2
vita delle chiese
21 settembre 1990
LA TAVOLA INFORMA
AREA RIOPLATENSE
Comincia il nuovo anno
La Tavola affronta subito i nuovi impegni per il prossimo anno il problema degli incarichi, gli incontri e l’assemblea congiunta
Giovanni Tron,
pastore valdese
La Tavola ha iniziato il nuovo
anno ecclesiastico subito dopo
la chiusura del Sinodo con tre
giornate di intenso lavoro (1-3
settembre). Gran parte della
prima è stata dedicata all’incontro annuale con le Commissioni
sinodali amministrative (OPCEMI, Consiglio della Facoltà di
teologia, CIOV), con i sovrintendenti di circuito e con le
Commissioni esecutive distrettuali. Molto spazio è stato dedicato all’analisi degli atti sinodali che contengono mandati per le
chiese e gli organi esecutivi ai
vari livelli. Anche la sistemazione del campo, di lavoro, con la
panoramica che ne ha dato la
Tavola, ha attirato l’attenzione e
suscitato la discussione tra i
partecipanti all’incontro. Questi
due temi sono rimasti al centro
del lavoro anche nelle giornate
successive delle riunioni della
Tavola.
Esaminati gli
Atti sinodali
Tra gli atti sinodali la Tavola
ha discusso particolarmente
quelli sull’evangelizzazione, sulle finanze, sulla povertà nel mondo.
Come è noto, il Sinodo ha decentrato sui distretti, in accordo con i circuiti, il lavoro di stimolo e di propulsione in campo evangelistico. Sulla scorta dei
suggerimenti emersi nell’incontro con circuiti e distretti, la
Tavola si dispone a presentare
alle chiese una traccia per il
lavoro di quest’anno e ha intan
PORTICI
Evangelici e
Mezzogiorno
Sabato 29 settembre si tiene
a Casa materna un seminario di
studi organizzato dalla Società di
studi evangelici sul tema « Tentativi di analisi dell’evangelismo
meridionale nel suo contesto ».
L’inizio, alle ore 9, prevede relazioni di C. Milaneschi, G. Rochat,
G. Vicentini e comunicazioni di
D. Cielo, F. Chiarini, F. Stabile,
della redazione de « Il segno ».
Alle ore 18 si tiene la tavola rotonda sul tema: « Ripensiamo la
nostra storia: evangelismo e
Mezzogiorno d'Italia », con la
partecipazione di S. Aqiiilante, G.
Bouchard, D. Maselli, F. Toppi.
Per informazioni: prof .sa Rosanna Ciappa Nitti (tei. 081/284393)
e G. Rinaldi (tei. 081/451987).
ROMA
Le immagini
di Dio
Dopo rincontro tenutosi a Firenze nel maggio scorso, le donne provenienti dall’ambito FGEI
organizzano un incontro per il
6-7 ottobre a Roma, dal titolo
« Le immagini di Dio ».
Verrà discusso anche l’articolo
« L’altra metà della FGEI » (Gioventù evangelica, n. 121). Per
informazioni: Debora Spini (055/
599255); Daniela Di Carlo (0873/
363173); Silvia Rostagno (06/
3219729).
to nominato il coordinatore interdistrettuale per il lavoro evangelistico nella persona del pastore Valdo Benecchi.
Anche sulla « Campagna delle
3 P » è stato molto utile il dibattito durante rincontro con
circuiti e distretti, che ha messo in luce la necessità di predisporre un adeguato materiale informativo sulla meta che il Sinodo ha individuato come obiettivo per la « Campagna delle 3
P » e che sarà presentata alle
chiese. Le contribuzioni « personali, periodiche e proporzionali » al reddito con cui i membri
di chiesa si fanno carico del sostentamento della chiesa dovranno tendere al « punto di equilibrio »: per le chiese valdesi il
pareggio tra contribuzioni e altri
redditi interni della Tavola da
una parte e costo del campo di
lavoro e della gestione ordinaria dall’altra; per le chiese metodiste il pareggio tra contribuzioni e costo del campo di lavoro.
Il Sinodo ha riproposto all’attenzione delle chiese il problema della crescente povertà nel
mondo. La Tavola intende stimolare le chiese a questo proposito mediante l’aiuto di una piccola commissione che segua questo filone, formuli proposte operative, canalizzi l’informazione,
aiuti le chiese a trovare vie di
maggiore coerenza evangelica in
questo campo.
Difficoltà nel
campo di lavoro
Il calo numerico neH’organico
pastorale (dovuto, tra l’altro a
4 emeritazioni) mette in difficoltà la Tavola per quest’anno. Di 4
chiese costituite che sono restate senza pastore, ben 3 dovranno fronteggiare situazioni di disagio o di emergenza: Felónica
Po per il terzo anno affidata ad
una cura esterna (quest’anno
con la responsabilità diretta del
pastore di Bologna); Trieste con
una cura parziale da parte del
pastore della locale Chiesa luterana; Villa S. Sebastiano con il
sostegno da Roma del circuito laziale (e con l’apporto di un giovane di Gorizia per il Centro
sociale). Solo a Taranto è stato
possibile inviare un pastore con
il trasferimento del pastore O.
Lupi (che tuttavia indebolisce
di nuovo il lavoro nell’area napoletana). Anche in altre situazioni la contrazione delle forze disponibili si fa sentire pesantemente: a Torre Pellice le forze
pastorali passano da tre a un pastore coadiuvato da una studentessa tedesca... Speriamo di riuscire a migliorare la situazione
del campo di lavoro l’autunno
prossimo. Intanto, in una prospettiva più ampia, ci rallegra
il fatto che 6 giovani, di cui 5
valdesi, si accingano ad iniziare
gli studi alla Facoltà di teologia.
Nomine, incarichi
e convocazione
Nelle sedute che seguono il
Sinodo la Tavola procede a nominare i comitati e le commissioni che gestiscono le
opere o che svolgono attività di
studio, di produzione culturale,
di consulenza alla Tavola in vari settori, ecc. I nomi dei componenti di questi comitati e
commissioni formano, insieme
ai nomi dei componenti dei consigli di chiesa, la lista dei « quadri » della nostra chiesa sui quali si regge la sua conduzione, in
grandissima parte volontaria.
Quest’anno la Tavola ha prov
veduto a riordinare comitati e
commissioni includendo nella
lista — che sarà spedita agli interessati con la circolare della
Tavola di settembre — anche i
comitati di opere che fanno capo
non alla Tavola bensi all’OPCEMI e alla CIOV.
La Tavola ha provveduto anche a distribuire gli incarichi interni (delegato I distr.: Sergio
Ribet; II: Maddalena Costabel;
III, 10" circuito: Franco Giampiccoli; III, 11” e 12° circuito: Aurelio Sbaffi; IV: Gianna Sciclone) e a fissare il calendario delle sedute Tavola (Roma 6-8/10;
Roma 1/11; Palermo 8-10/12; Torre Pellice 3-6/1; Roma 15-18/3;
Roma 12-14/4; Milano 10-13/5;
Ecumene 1-3/7; Torre Pellice
21-22/8).
E’ stata messa a punto la complessa procedura di attuazione
della sessione straordinaria del
Sinodo, che si terrà in concomitanza con l’Assemblea dell’UCEBI nei giorni 1-4 novembre a
Roma. La convocazione, che è
stata spedita agli interessati,
chiama i componenti della sessione ordinaria, testé conclusasi
a Torre Pellice, a riunirsi di nuovo nel tempio di piazza Cavour
il r novembre alle ore 18 per i
preliminari (controllo dei partecipanti, elezione del Seggio),
che saranno preceduti da un culto a cura del pastore Giovanni
Scuderi. Intanto a Roma è già
partita la fase operativa della
difiìcile organizzazione logistica
che si occuperà di ospitare, nutrire e mettere in grado di lavorare circa 300 rappresentanti
delle chiese battiste, metodiste
e valdesi. Chiuso un Sinodo, sta
per aprirsene un altro! Un Sinodo congiunto all’Assemblea
battista che può avere una grande importanza per il rilancio
della nostra comune opera evangelica in questo paese, un Sinodo-Assemblea per la cui riuscita tutti i membri delle nostre chiese possono pregare il
Signore.
Si realizza
l’Ufficio fiscale
Tra le diverse altre decisioni
delle sedute di settembre, menzioniamo quella relativa alla realizzazione deirUfflcio fiscale (43/
SI/90). Questo ufficio, che curerà in modo più diretto il riordino fiscale già iniziato l’anno
scorso, fornirà alle opere la
consulenza amministrativa e fiscale secondo un’impostazione
unitaria e opererà i controlli che
la Tavola è tenuta ad esercitare
sulle opere, partirà col gennaio
1991. Esso avrà sede presso gli
uffici della Tavola a Torre Pellice
e ne sarà responsabile il dott.
Andrea Ribet, attualmente direttore amministrativo degli ospedali di Torre Pellice e Pomaretto, che presterà la sua opera, inizialmente a tempo parziale, per il 1991, nel quadro di una
convenzione che sarà stipulata
tra Tavola e OIOV.
PROTESTANTESIMO
IN TV
domenica 23 settembre
ore 23.30 circa
RAI DUE
Replica
lunedì 1° ottobre, ore 10
RAIDUE
PIETRE VIVENTI
I cristiani in Palestina
Giovanni Tron,
nato a Massello il
14 maggio 1904, ha
terminato la sua
vita terrena all’ospedale di Montevideo il 31 agosto scorso. Da tre
anni, rimasto solo
dopo la morte della sua amata compagna, aveva trovato presso l’Hogar degli anziani
di Colonia Vaidense una calda, affettuosa ospitalità, insieme ad una
attenta assistenza
medica. Tutte le
sue ultime lettere
ne parlano con riconoscenza.
Con il pastore
Roberto Nisbet ricordiamo il lungo
percorso della
giornata del comune amico.
Le premesse
Scuola Latina,
Collegio valdese di
Torre Pellice. I
suoi amici erano Guido Mathieu,
Oreste iPeyronel, Achille Deodato, Mariano Moreschini, Alberto
Ribet, Gustavo Bertin, Silvio
Long. La sua fede è segnata da
una forte tradizione familiare,
tratta dal « Risveglio » e dall’amore per la « piccola patria ». Lo
rivediamo, biondo, a Frali con
i suoi fratelli.
La Facoltà di teologia '
Giovanni Tron arriva a Roma
e qui, come tanti altri, si forma
il bagaglio « spirituale » che porterà con sé in Italia e in America.
In Facoltà s’incontra con i professori Teodoro Longo, Giovanni
Rostagno, Ernesto Comba, Alfredo Tagliatatela. Del Longo porterà il segno di un’esegesi fatta
di fedeltà al testo, sulla linea dell’attenzione biblica e degli echi
di una lettura critica, nell’ascolto degli esegeti europei (francesi ed anglosassoni) del sec. XIX,
Del Rostagno sentirà Tamore per
la Roma cristiana antica e del
Taglialatela l’italico slancio dell’insegnante di storia del cristianesimo, storia dei dogmi e polemica. Giovanni Tron porterà viva gratitudine per le interpretazioni ricevute in Facoltà. Alfredo Taglialatela partirà poi per
Toronto, ad insegnare in una università protestante.
Ma, oltre alla Facoltà, lo studente accoglie con entusiasmo la
predicazione di Piazza Cavour. Il
predicatore è Paolo Bosio: la predicazione è calda, accogliente; il
gruppo giovanile è aperto verso
i tanti giovani che vi saranno,
gli amici degli studenti. La scuola domenicale e le lezioni preparatorie non sono banali, ma
conducono alla realtà di una
« trasmissione della fede ».
L’anno di studio in Scozia cementerà la sua formazione cristiana e riformata.
Così, serenamente, Giovanni
Tron si preparava al ministero
pastorale in Italia: un ministero non anticlericale, ma consapevole delle vicende spirituali
del suo popolo, quindi consapevole della necessità di un Evangelo libero e persuasivo, predicalo con fiducia nell’azione dello Spirito santo.
Ma venne la Tavola valdese e
venne il Rio de La Piata
La Chiesa valdese prende sempre maggiore consapevolezza del
suo rapporto con l’America del
sud. Come altre volte manda un
appello ai pastori. Negli anni
1932-’33 la Tavola manda telegrammi; ma pochi accettano.
Giovanni Tron dice di sì e parte con i suoi ricordi, lascia i suoi
affetti, « prende la nave a Genova » e porta con sé una spiritualità ardente, una ubbidienza
evangelizzatrice.
L’America che egli raggiunge
non è quella di oggi. Non è la
terra di un protestantesimo seP>
pre più variegato, né di un cattolicesimo della teologia della liberazione. E’ un po’ la terra lontana, dove i contadini valdesi
stanno facendosi le ossa. E’ terra spagnola, dove i pastori e la
gente parlano spagnolo. E Giovanni Tron, con i vecchi e i nuovi amici, parlando spagnolo, percorrerà le vie dei contadini, conoscerà Tasado, le abitudini, la
sensibilità della « seconda patria », seguirà gli sviluppi di un
continente che si sta facendo una
cultura. Non saranno coloni nostalgici, ma operatori di cultura
che si solidifica a Montevideo, a
Buenos Aires. La Chiesa valdese
vi vivrà le ■ esperienze ecumeniche più intense: con i riformati
olandesi e svizzeri, con i luterani tedeschi, con i metodisti formati dalle missioni nordamericane, ma sempre più radicati in
quella « terra lontana ». Con i
Discepoli di Cristo istituiranno
la Facoltà di teologia di Buenos
Aires, dove J. A. Soggin, Bruno
Corsani, Alberto Ricciardi risponderanno ad altri appelli della Tavola valdese. Il Centro Emmanuel darà vita agli scambi e agli
incontri culturali. Le chiese cesseranno di essere provinciali, supereranno le barriere nazionali,
linguistiche, parteciperanno alle
problematiche politiche ed economiche del continente.
Giovanni Tron, secondo la consuetudine, tornò in Italia, come
fanno i missionari, per aggiornamento teologico e per arricchimento della cultura europea.
Tornò nel 1968, ma ormai il Rio
de La Piata lo aveva conquistato. E riparti... Forse il nostro
provincialismo gli era servito per
apprezzare l’universalismo e Tecumenismo delle antiche « terre
lontane ».
Altri ricorderà le comunità
da lui guidate con impegno e con
amore. Per noi Giovanni Tron
lascia l’esempio di un uomo veritiero, con una testimonianza
limpida e ardente nella sua « seconda patria » in un mezzo secolo di storia fatta di luci e di
ombre. Alla sua predicazione le
comunità non furono sorde.
Carlo Gay
3
21 settembre 1990
vita delle chiese
ATTIVAZIONE DELLE DECISIONI SINODALI
Incontro
Tavola - distretti
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Esperienze in Italia
La consueta riunione Tavola
valdese - Commissioni sinodali
amministrative (Ciov, Facoltà,
Opcemi) - CED (Commissioni
esecutive distrettuali) - sovrintendenti dei 16 circuiti, all'indomani della chiusura del Sinodo,
doveva esaminare gli atti sinodali e i problemi specifici di distretti e circuiti.
I temi principali, per la prima parte della giornata, sono
stati le finanze, l’ecumenismo,
riRC e l’evangelizzazione.
Innanzitutto, una particolare
attenzione merita la meditazione iniziale del vicemoderatore,
past. Gianna Sciclone, su 2 Cor.
4: 7-15. Il « tesoro nei vasi di
terra. » -evidenzia — secondo G.
Sciclone — il contrasto tra lo
splendore della vittoria di Cristo e la sua morte sulla croce.
Questa « necrosi » (morte) è presente pure nel nostro corpo in
quanto singoli individui ed anche come chiese, opere, ecc. Ma
uniti a Cristo noi possiamo sperimentare la potenza nella nostra debolezza.
Queste parole hanno dato il
« tono » (così come il sermone
del prof. Sergio Rostagno per
l’apertura del Sinodo) ai lavot’
degli oltre 40 partecipanti.
Una fetta abboiidante della seduta antimeridiana è andata per
l’esame degli atti sinodali 29-30
(campagna 3P e diversa formazione del preventivo). Rosella
Panzironi e Andrea Ribct, tecnica e consulente della Tavola per
il settore amministrativo, hanno
spiegato i meccanismi del « punto di equilibrio » che dovrebbe
essere raggiunto dalle chiese per
il ’92.
Detto in parole povere, il « punto di equilibrio » dovrebbe essere l'autofinanziamento delle
chiese. La materia però è molto complessa, non facilmente assimilabile da molti. Si è chiesto
perciò alla Tavola di convocare
degli incontri in zone contigue,
con la partecipazione di esperti,
ai quali partecipino le CED ed
i cassieri delle chie.se locali.
Ecumenismo
Per « un ecumenismo determinato dall’Evangelo » (atto 24) la
Tavola invierà alle chiese ed ai
circuiti una lettera contenente la
posizione espressa dal Sinodo.
Questo documento dovrà essere
fatto conoscere ai vari livelli
ecumenici che ogni chiesa locale riterrà più opportuni e praticabili.
Per la proposta di un « Sinodo evangelico europeo » (atto 55)
si è convenuto di iniziare una
riflessione nelle chiese e fuori
di esse. Non dobbiamo lasciare
che l’ecumenismo in Italia sia
solo quello inteso, e portato
avanti, dalla Chiesa cattolica romana. Un’occasione per far questo può essere data anche dalla
Settimana ecumenica di preghiera per la pace (26.11 - 2.12.’90).
Evangelizzazione
Feconde indicazioni per Tevangelizzazionc (atto 70) sono venute dalla CED/111. Le possibilità
per verificare il funzionamento
circuiti-distretti potrebbero essere: a) fare una sorta di ricognizione nelle zone dove l’evangelizzazione può avere maggiori
possibilità; b) l’evangelizzazione
sarà uno dei temi principali della
AS '90 a Roma, il novembre prossimo: con i battisti potremmo
trovare un terreno favorevole; c)
confronto e coordinamento interdistrettuale; d) vedere i distretti come assemblee per l’esame
di determinati temi, tra i quali
l’evangelizzazione; e) ripetere
l’organizzazione di stand (come
quelli per il III Centenario) sull’evangelizzazione.
E’ stata avanzata la proposta,
che dovrà essere vagliata, di dedicare il prossimo XVII febbraio
a « Giustizia, pace e salvaguardia del creato ».
Argomento delicatissimo è stato quello delle comunicazioni della Tavola relative al campo di
lavoro.
Con sette pastori in attività di
servizio in meno, alcuni malati ma ancora sulla breccia, altri logorati o stanchi, non
c’è da dormire sonni tranquilli
(l’esempio del sonno non è fuori luogo visto che si parla sempre di... « coperta troppo corta »!).
Per fare solo alcuni esempi:
Torre Pellice passa da 3 pastori
a 1; Roma - P.za Cavour da 2
a 1 ; Felónica Po è affidata ancora
al circuito e così anche per Villa San Sebastiano...
Di fronte a questa situazione
le chiese ed i circuiti dovranno
scoprire, e valorizzare, i doni di
sorelle e fratelli per la cura e
la conduzione « locale » delle comunità. I pastori non si fanno
al ciclostile, ma sono le chiese
a doverli individuare!
In questa ricerca non saremo
soli, ma lo Spirito Santo ci assisterà.
Su] treno che mi riportava a
Campobasso, ripensavo alla riunione appena terminata, al campo di lavoro, al testo meditato
da Gianna Sciclone, e una preghiera, a nome di tutti i miei
fratelli e sorelle, è scaturita dal
mio intimo: « Nell’insanabil nostra debolezza la tua potenza
compi tu. Signore... ».
Enos Mannelli
Un concerto sabato scorso a
Luserna, un culto domenica nel
tempio di Torre Pellice; due momenti più « ufficiali » per salutare il past. Susanne Labsch,
che dopo cinque anni di ministero in vai Pellice ritorna in Germania; ci sono stati anche altri
momenti di incontro più ristretti (corali, concistori, ecc.).
Al momento dell’arrivederci è
possibile anche qualche breve riflessione su quest’esperienza italiana per lei, pastore donna proveniente da una regione tedesca,
il Baden, ‘che ben conosce dei
paesi sorti con l’émigrazione dei
valdesi.
« L’immagine che avevo, prima
di venire in Facoltà in Italia, era
quella di un popolo molto attaccato alla sua storia, alla cultura, al costume; quasi un'associazione. Poi ho conosciuto la chiesa vivente, anche attraverso lo
studio (ho fatto la mia tesi su
dieci anni di "Gioventù evangelica" tra il '68 e il '78j e mediante
l'impegno nel Servizio di azione
sociale della Federazione delle
chiese evangeliche. Sapevo cioè
di venire in Italia in una chiesa
piccola, ma molto impegnata nel
campo sociale ».
Alle valli, oltre alla predicazione domenicale, ha curato in particolare la catechesi dei giovani,
il rapporto con le loro famiglie,
gli studi biblici nei gruppi femminili; cosa ti ha colpita in modo particolare?
« Direi che, pur tenendo conto
della piccola dimensione della
chiesa, ho molto apprezzato la
CHIESE BATTISTE
Carlo Spinelli
GENOVA — Venerdì 10 agosto 1990 ha concluso la sua vita
terrena Carlo Spinelli, a soli 57
anni.
Carlo Spinelli ha prestato servizio per trent’anni nella sala
operatoria dell’Qspedale evangelico in qualità di barelliere.
Serio, coscienzioso, responsabile e di poche parole, al momento giusto sapeva anche scherzare.
Quando al mattino giungeva al
lavoro chiedeva: « La sapete l’ultima barzelletta? ». E raccontava
una nuova barzelletta, facendoci
iniziare il lavoro con allegria.
Al tempo giusto sapeva anche
dire una parola di conforto.
Quando preparava gli operandi,
prima di accomodarli sul tavolo
operatorio, diceva: « Coraggio, è
una cosa da niente ». Ha assistito con pazienza ed affetto la sua
prima moglie, morta di tumore
ancora in giovane età. Carlo Spinelli frequentava la Chiesa battista da parecchio tempo, ma non
aveva mai voluto battezzarsi. Un
giorno gli dissi a bruciapelo:
«Carlo, perché non ti battezz'? »■
Lui mi rispose: « Ho paura di
non essere coerente nella testimonianza della mia fede ». Io aggiunsi: « Carlo, bisogna avere il
coraggio delle proprie azioni e
delle proprie scelte, il resto lo
farà il Signore ». Non aggiunse
parola, ma dopo qualche mese
mi disse: « Ho deciso di battezzarmi ». Ricevette il battesimo e
da quel giorno fu un testimone
fedele e silenzioso dell’Evangelo.
Sempre presente al culto, fino
agli ultimi giorni della sua vita,
partecipava con gioia anche a tutte le altre attività organizzate
dalla chiesa.
Un giorno giunse in chiesa accompagnato in macchina da Silvana, una collega infermiera di
sala operatoria. Mi confidò di
avere avviato un rapporto sentimentale con quella ragazza. Silvana divenne sua moglie e fu
sua compagna amata e rispettata per sei anni e gli regalò un
figlio, Alessio; Carlo lo accompagnava tutte le domeniche alla
scuola domenicale.
Quando fu colpito dal male
inesorabile, ricoverato aH’Evangelico, accettò cosciente la situazione. Andai a trovarlo e lui mi
disse: « Caro Erminio, non c'è
più niente da fare; ho un cancro ».
Quando gli dissi che una terapia intensa avrebbe potuto operare la guarigione aggiunse:
« Erminio, lavoro in sala operatoria, e so come stanno le cose ».
Un’altra volta gli dissi: « Carlo,
abbiamo pregato tanto per te ».
Mi rispose: « Grazie, non resta
altro da fare. Comunque sia fatta la volontà di Dio ».
Carlo Spinelli ci ha lasciato
troppo in fretta, senza disturbare nessuno. Però, alla luce di
quella fede in cui Carlo ha creduto, egli risorgerà per iniziare una nuova vita che non finirà
mai più.
Erminio Podestà
partecipazione diretta, attraverso
le assemblee di chiesa, di circuito e poi di distretto, dei membri di chiesa ai momenti decisionali.
Tematicamente ho seguito molto il dibattito sull'8 per mille,
una discussione che mi è parsa
molto interessante per la continua riflessione e per la ricerca
di un consenso il più generale
possibile, senza decisioni calate
dall’alto.
Di fronte a questi, come ad
altri temi ho notato una difficoltà dei gruppi esteri nel comprendere la nostra posizione; è
perciò molto importante che si
sappia presentare bene atteggiamenti ed idee della chiesa proprio per chiarire agli ospiti, che
magari vengono qui più interessati alla storia o al costume, ruolo e testimonianza degli evangelici in Italia».
Con Susanne Labsch lasciano
le valli anche Albert de Lange,
che molto ha contribuito al lavoro della Società di studi vaidesi negli anni in cui si è ricordato il terzo centenario del Rimpatrio, ed il piccolo Aldo, nato
nel periodo italiano della fami,alia.
Il futuro prevede per il pastore Labsch una non facile situazione di diaspora evangelica in
una cittadina tedesca, Kehl, proprio di fronte a Strasburgo, ma
intanto dalla vai Pellice c’è già
chi si sta muovendo per organizzare viaggi e incontri, tali ,da
mantenere quel sentimento di
fraternità e comunione creato in
questi anni.
P.V.R.
Insediamento
PINEROLO — Durante l’ultima seduta del concistoro, è stato preparato il calendario per
la ripresa autunnale. Il culto di
inizio delle attività è fissato per
domenica 7 ottobre con l’insediamento di Bruno, Tron quale pastore titolare della comunità e
inizio della Scuola domenicale.
Gli altri impegni sono: primo
incontro dell’Unione femminile
giovedì 4 alle ore 14.30 e della
Corale alle ore 20.30; dei ragazzi del precatechismo e catechismo sabato 6 ottobre, dei visitatori degli ospedali mercoledì
10 alle 20.30 e inizio, dello studio
biblico settimanale il 22.
• Sabato 8 settembre ha avuto luogo il funerale del nostro
fratello Davide Roccione (Richetu) spentosi dopo lunghi mesi
di sofferenza.
• Sono state benedette le nozze di Patrizia Marchisio e Giancarlo Emanuel, di Maria Rosa
Ciarriero e Giuseppe Ras, e di
Maria Bellin e Valter Rostan.
Tempio aperto
TORRE PELLICE — Come
accade ormai da diversi anni,
la commissione per l’evangelizzazione ha curato, nel periodo,
estivo, l’iniziativa del ’’tempio
aperto”; una trentina di sorelle
e fratelli si sono alternati nei
mesi di luglio e agosto (sabato,
pomeriggio e domenica) alla porta del tempio per accogliere i
visitatori che mostrassero un
certo interesse a conoscere la
realtà della nostra fede e della
nostra storia.
Ciò è stato possibile grazie in
particolare alla visione di un
filmato sulle chiese valdesi e metodiste proiettato all’interno del
tempio, e ad un banco libri dove
era possibile acquistare le pubblicazioni Claudiana ed alcuni
altri volumi.
Nei due mesi estivi sono state
quasi quattrocento le persone
avvicinate e sono stati venduti
libri per oltre un milione e mezzo dì lire, tre quarti dei quali
della nostra casa editrice.
Ancora una volta perciò si è
dimostrata la validità di questa
iniziativa, possibile grazie alla
disponibilità di molti fratelli,
rispetto al vasto numero di persone che scelgono Torre Pellice
come meta del loro periodo di
vacanza e che vogliono conoscere più direttamente la realtà religiosa in cui si tro.vano.
Arrivi e partenze
VILLASECCA — Durante il
culto di domenica 16 corr. è stato presentato Ludwig Schneidet,
quale coadiutore del prof. Claudio Tron, responsabile della nostra comunità a'partire dal prossimo 1° ottobre.
• Domenica 23, lo stesso
Schneider presiederà per intero
il suo primo culto presso di noi.
• Domenica 30 settembre, ore
IO; nel tempio dei Chiotti, vi sarà
il culto di commiato da parte del
past. Aldo Rutigliano e signora,
per il compiuto quattordicennio
di servizio svolto per la nostra
comunità. Farà seguito un’agape
di congedo a cui parteciperarmo
i membri del Concistoro, il cassiere, il prof. C. Tron, il coadiutore Ludwig Schneider. Subito
dopo avrà luogo la seduta del
Concistoro per procedere al passaggio delle consegne.
• Ai past. Alfredo Janavel e Cipriano Tourn, accompagnato da
sua moglie, nonché ai predicatori
locali Emilio Rostan, Elvio Peyronel. Luigi Marchetti esprimiamo la gratitudine di tutta la comunità per aver presieduto vari
culti.
• Un rilevante numero di persone ha partecipato all’annuale
riunione estiva di Combagarino,
avvenuta domenica 12 agosto. E’
stato un momento significativo
di incontro e di riflessione di fede.
Esprimiamo viva riconoscenza
a tutti coloro che si sono impegnati per l’allestimento e conduzione dei vari banchi vendita, lotteria, libri Claudiana e rinfreschi. In particolar modo ringraziamo il prof. Sergio Rostagno,
che ha presieduto tutta la riunione. L’incasso derivante dalle suddette attività è stato devoluto a
favore dei lavori di completamento restauri della cappella di
Combagarino.
Nozze
POMARETTO — Sabato 1° settembre, con l’intervento del past.
Bruno Tron, che ringraziamo, è
stato celebrato il matrimonio, di
Franco Bounous, di Pomaretto,
con Elena Gouchon, di Roure.
Il sabato successivo, la benedizione del Signore è stata annunziata ai matrimoni di Sergio
Guglielmino, di Pinasca, con Monica Rossetto, di Bricherasio, e
di Michele Brossa, di Carignano,
con Lidia Genre, di Maniglia.
Rinrioviamo a queste 3 coppie
di sposi gli auguri fraterni di
tutta la comunità.
Mercoledì 26 settembre
□ INCONTRO MONITORI
DEL III CIRCUITO
POMARETTO — A partire dalle ore
17, presso l'Eicolo grando di Pomaretto, avremo l'incontro per i monitori del
3" Circuito, deciso nel nostro ultimo
incontro.
In programma: alle ore 17 "I problemi didattici connessi con i racconti di
violenza dell'Antico Testamento”. Interverrà Rita Gay.
Ci sarà poi una cena insieme e si
proseguirà con la programmazione delle attività comuni per il prossimo anno
ecclesiastico.
4
prospettive bibliche
21 settembre 1990
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
LE NOZZE, IL CRISTO, LO SPIRITO
« Tre giorni dopo si fecero delle
nozze in Cuna di Galilea, e c'era la
madre di Gesù. E Gesù pure fu invitato coi suoi discepoli alle nozze.
E venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: Non han più
vino. Gesù le rispose: Che v’è tra me
e te o donna? L’ora mia non è ancora venuta. Sua madre disse ai servitori: Fate tutto quello che vi dirà.
Or c’erano quivi sei pile di pietra,
destinate alla purificazione dei Giudei, le quali contenevano ciascuna
due o tre misure. Gesù disse loro:
Riempite d’acqua le pile. Ed essi le
riempirono fino all’orlo. Poi disse
loro: Attingete, e portatene al maestro di tavola. Ed essi gliene portarono. E quando il maestro di tavola ebbe assaggiata l’acqua che era
diventata vino, chiamò lo sposo e gli
disse: Ognuno serve prima il vino
buono; e quando si è bevuto largamente, il meno buono: tu invece, hai
serbato il vino buono fino ad ora ».
(Giovanni 2: 1-10)
Vorrei dividere la nostra meditazione su questo brano dell’Evange
10 in tre parti: la festa dei poveri.
11 segno del Cristo, l'entusiasmo dello Spirito.
La festa dei poveri
Siamo in un piccolo paesino della Galilea, dove vivono dei poveri
contadini sempre alle prese con la
fame, la guerra, le malattie, le invidie e liti. Finalmente qualcuno si
sposa, e la festa sospende il tempo;
per tre o quattro giornate (nottate)
cinquanta o cento contadini si radunano su di un'aia rustica, si sdraiano sulle panche, mangiano, bevono, cantano; forse cantano anche
quelle bellissime canzoni d'amore
che l'Antico Testamento ci ha tramandato sotto il nome di « Cantico
dei Cantici »: il canto dell'amore
umano che è così bello quando è
vissuto secondo la grazia di Dio, secondo la sua legge.
In mezzo c'è lo sposo, un robusto
giovanotto di venti o venticinque anni, cbe un po' si gode lo spettacolo
Tra i vari racconti evangelici, quello delle nozze di Cana (riportato solo
dal vangelo secondo Giovanni) rimane uno dei più fascinosi, ma anche
diffìcili da interpretare. L’esegesi cattolica punta sulla figura di Maria,
quella protestante sul Cristo. In questa predicazione (tenuta alla radio
il 5 agosto U.S.), G. Bouchard suggerisce un^altra pista di ricerca, rappresentata dalla ricca simbologia del vino e del banchetto nuziale, che rimandano allo Spirito e alla inaugurazione del Regno. (Z. d.).
della sposa vestita di lusso, un po'
si preoccupa che tutto funzioni bene, che gli invitati siano contenti,
soprattutto che non manchi il vino,
come succede in queste giornate afose dove gli invitati talvolta alzano
un po' troppo il gomito.
In mezzo a questa bella festa c’è
Gesù: non un Cristo isolato nella
sua gloria, ma un Gesù molto umano, accompagnato da sua mamma,
dai suoi fratelli e anche dai suoi discepoli, questa « nuova famiglia » a
cui col tempo insegnerà tante cose,
a cui chiederà — a cui chiede —
tante cose col passare degli anni.
Ma per ora Gesù non chiede ancora; si gode la compagnia della mamma, degli amici; proprio come noi
ci portiamo sempre nel cuore la
mamma e il papà, e le altre persone che ci hanno dato vita, o a cui
abbiamo dato la vita. Gesù non si
nega, non ci nega questa dolcezza.
Gesù non ha paura della festa, dell’amicizia, soprattutto non ha paura
dell’amicizia di quei poveri che ha
chiamato « beati, perché di loro è
il Regno di Dio ».
Ma, ad un certo punto, la festa si
guasta: gli invitati hanno bevuto
troppo, non c’è più vino. E Maria,
prontamente, fa un passo falso: il
primo di tanti passi falsi che noi
cristiani abbiamo compiuto nei millenni, per buona volontà, ma anche
con involontaria bestemmia. Maria
sa che Gesù non è soltanto il suo
bambino, è anche il Cristo, e gli consiglia di intervenire: « Figlio mio,
qui non ce più vino, vedi un po’ tu
se puoi fare qualcosa ». Gesù le risponde con apparente durezza: « Che
ve fra me e te, o donna? « Maria,
tu non sei competente a intervenire, come fra tre anni Pietro non sarà competente a giudicare se io devo essere crocifisso o no; tu non
puoi darmi consigli suH’adempimento della mia funzione messianica:
a queste cose pensa il Padre celeste,
non la madre terrena, che pure io
amo e rispetto. Maria, taci: l’ora mia
non è ancora venuta ».
Il segno del Cristo
In altre parole: se Gesù può far
qualcosa in questo pranzo di nozze, non è come figlio di Maria, amico di Pietro e di Giovanni. Può far
qualcosa solo come Cristo, come figlio di Dio. E con tutta naturalezza
egli si muove e trasforma la situazione; laggiù sotto la tettoia ci sono
sei grossi recipienti di pietra, che
possono contenere ciascuno più di
cento litri d’acqua per le abluzioni,
i riti giudaici della purificazione.
Con piglio d’autorità Gesù dice ai
camerieri: riempite d'acqua questi
recipienti, e poi attingete e portate
in tavola. E a questo punto avviene
il miracolo, il segno del Cristo; come tra qualche mese i pezzi di pane
si moltiplicheranno nel passare dalle mani del Signore alle mani dei
discepoli, così oggi l'acqua si trasforma in vino nel passare dalle
pile giudaiche ai tavoli della festa.
Quel miracolo ci ricorderà che Dio
è anche capace di creare — ogni
tanto ce lo dimentichiamo —; questo invece ricorda ima cosa più grande: Dio è capace di trasformare ciò
che ha creato: è perfino capace di
trasformare noi, sue creature infide e ribelli.
E questa trasformazione è grande e bella, perfino divertente. Quel
pomeriggio sull’aia di Cana il « maestro di cerimonia » è quasi un po’
seccato, e tratta lo sposo da cafone.
Ma come, le persone per bene, sapendo che gli invitati bevono sem
pre un po’ troppo, prima fanno servire il vino di prima qualità, e poi
lasciano il vino scadente per chi proprio non ha capito che ormai è ora
di smettere. Questa volta invece le
cose sono andate diversamente: il
vino che dà alla testa è arrivato alla fine.
L’entusiasmo
dello Spirito
Ma ne valeva la pena perché, a
questo punto, il vino di Cana non
è più semplicemente un segno della
solidarietà di Gesù con la nostra
esistenza terrena; e non è neanche
solo il segno del fatto che, in Cristo,
Dio ci trasforma perché ci redime
e ci salva. E’ la prova che egli ci
offre l’entusiasmo dello Spirito: i
contenitori giudaici, laggiù in fondo, sotto la tettoia, erano pieni di
acqua limpida ma gelida; e così è
la religione senza Cristo: chiara, utile a indirizzare l’uomo verso la verità, verso l’Eterno, ma fredda e gelida. Capace di lavare l'uomo da fuori, non di cambiarlo dentro.
Ma quando un uomo, una comunità, una città accettano a cuore
aperto la presenza di Cristo, allora
egli porta con sé il dono dello Spirito, che rallegra e riscalda in modo
straordinario. Il vino che quel gi>irno Gesù ha fatto distribuire sull’aia
dava un senso di calore e di coraggio, perfino di euforia ed ebbrezza.
La certezza che lo Spirito di Cristo
dimora in noi ci dà la stessa ebbrezza, lo stesso calore, lo stesso coraggio, ma a un livello ben più profondo perché è la potenza dello Spirito Santo che dimora in noi, e ci
accompagna in tutte le svolte della
nostra esistenza.
Continueremo a fare dei passi falsi, come Maria, magari ad irritarci
come il maestro di cerimonia, certamente ad essere ignari come lo
sposo: ma lo Spirito dimorerà con
noi e ci darà tutto l’entusiasmo creativo che avremo il coraggio di chiedere e l'umiltà di ricevere.
Giorgio Bouchard
A prima vista può sembrare
che tra teologia ed economia vi
siano distanze incolmabili. Se però guardiamo alla Bibbia ponendo attenzione alle tematiche economiche, le troveremo più presenti di quanto possiamo immaginare.
Mi sembra che possiamo notare una differenza interessante
guardando a grandi linee il messaggio dell’Antico Testamento e
quello del Nuovo Testamento.
NelTAuiico Testamento è la
teologia che penetra nel mondo
delTeconomia, cerca di dare dei
criteri e di suggerire dei comportamenti che hanno a che fare con l’economia. Qualche esempio. La tematica del sabato, e
più esplicitamente quella del giubileo, vanno ad incidere sul modello economico a partire dalla
considerazione teologica che la
terra è di Dio, che il tempo è di
Dio. A partire da considerazioni
analoghe, ma inserendovi anche
più nettamente concetti di giustizia sociale, la polemica profetica contro chi aggiunge casa a
casa ripropone un ordine economico che deve fare i conti con
la volontà di Dio. In qualche misura sono presenti altre considerazioni economiche collegate in
un quadro teologico; la posizione dell’uomo nella creazione, come dominatore ma anche come
amministratore, custode, « econo
ALCUNE CONSIDERAZIONI BIBLICHE
Economia e teologia
Un rapporto che nonostante le apparenze è tutt’altro che irrilevante: si può ipotizzare una lettura biblica da questo punto di vista?
mo » del creato, ambedue economicamente rilevanti. Le preoccupazioni per la salva^ardia delle proprietà (e le le^slazioni minute e dettagliate sui risarcimenti), e a contrappeso i diritti degli orfani, delle vedove, dello
straniero (fino alla codificazione
del diritto alla spigolatura) sono
un altro esempio. Altri esempi
potrebbero venire dalle polemiche antimonarchiche, sul rischio
connesso con la monarchia che
potrebbe prevaricare sui diritti
acquisiti, o dalle polemiche contro i popoli e i loro dei, che presiedono ad ordinamenti economici non confacenti per Israele, o
da considerazioni sulla « gratuità » con la quale viene concesso
il paese promesso, la possibilità
di raccogliere dove non si è seminato, di fruire della manna e
delle quaglie. Perfino le leggi di
natura che hanno rilevanza economica sono inquadrate in una
visione teologica: gli alberi fruttiferi sono « incirconcisi » fino al
terzo anno, nel quarto i frutti
sono consacrati aH’Eterno, dal
quinto anno se ne potranno mangiare i frutti (cfr. Lev. 19: 23-25).
Nel Nuovo Testamento abbiamo piuttosto un processo inverso: le regole dell’economia, esempi tratti dalla sfera economica
diventano parabole di quel che
è il Regno di Dio, diventano esempi di come ci si deve comportare, o direttamente o « e
contrario ». Penso evidentemente
alle parabole del fattore infedele, dei talenti è delle mine, ma
anche a episodi che riprendono
il senso della gratuità che già
avevamo intravisto nell’Antico
Testamento: il vaso d’olio che
viene versato ai piedi di Gesù,
1 canestri pieni che avanzano dopo la moltiplicazione dei pani,
il pesce della pesca miracolosa
che è così abbondante che le re
ti si spezzano. Ma ancora la moneta di Cesare, la polemica con
i pubblicani e l’amore per gli
stessi, rincontro con Zaccheo, la
cacciata dei mercanti dal Tempio; fatti cioè, non solo predicazioni. E sottostante a tutto questo la buona novella annunciata
ai poveri, le beatitudini, la parola che esorta ad essere ricchi
in vista del Regno. Si potrebbe
quasi abbozzare anche una cristologia sul ricco/povero, sulla
base di Isaia 53: 9 (ripreso nei
racconti sulla sepoltura di Gesù),
visto come un « diventare povero » (II Corinzi 8: 9). Se esaminiamo le epistole, credo ci sfugga la complessità del problema
schiavi-liberi, nella sua dimensione economica; che tuttavia non
sfuggiva a Paolo, nella sua lettera a Filemone e in vari passi
parenetici, né a Giacomo. La comunione dei beni della comunità primitiva dipinta dagli Atti
è troppo nota per dovercisi soffermare (quale che sia il giudizio di merito che ne possiamo
dare). NeH’Apocalisse basterebbe
citare il marchio della bestia, in
assenza del quale non è possibile « comprare o vendere » (Ap.
13: 16).
Senza dilungarmi di più, direi
che la presenza di fattori economici nella Bibbia è tutt’altro
che secondaria. Varrebbe la pena di rileggere la Bibbia con quest'ottica economica.
Sergio Ribet
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5
21 settembre 1990
obiettivo aperto 5
PACIFISTI DI TUTTA EUROPA A BERLINO
L’UNIFICAZIONE TEDESCA
Casa europea della pace Anschluss
In Potsdammer Platz affluiscono gruppi pacifisti europei.
che dura e che vigila sui progetti
dei governi, che si sforza di costruire un paese veramente rinnovato.
Così, oltre alla scarsa presenza
delle figure ufficiali (Momper, sindaco di Berlino ovest e il sindaco
di Berlino est) c’erano i gruppi pacifisti delle due città, i gruppi progressisti delle chiese cattolica e
protestante, il gruppo dell’Eurotour che con le biciclette ha compiuto un giro nelle principali città
europee, c’erano i punk e i movimenti di occupazione delle case
sfitte e tanti giovanissimi delle
scuole di entrambe le città.
Tra qualche giorno nella piazza di Potsdammer inizieranno i la
vori per la costruzione di un mega
centro commerciale, « einkaufzentrum » come lo chiamano i tedeschi; infatti la piazza è stata acquistata dalla multinazionale Mercedes Benz e pagata a suon di marchi al governo di Berlino est. Il
simbolo del capitalismo vincente
che produce e smercia le armi chimiche e di alta tecnologia non
poteva non avere un posto nella
nuova Berlino, futura capitale della nuova Germania.
Ma proprio da questa piazza
« già venduta » si è voluto dare
un segno diverso del vivere la solidarietà e del servire la pace.
Manfredo Pavoni
INTERVISTA
Una manifestazione nella « città-simbolo » della divisione tra i blocchi - Che cosa ci aspettiamo dalla Germania della riunificazione?
Berlino è una città simbolo nella storia europea di questo mezzo .
secolo. Una città che più delle altre forse ha incarnato e rappresentato le contraddizioni della società
borghese.
Prima come capitale bismarkiana austera e imperiale, poi come
città culturalmente vivace e politicamente attiva al tempo della Repubblica di Weimar coi suoi caffè, con i gruppi artistici alternativi, con i gruppi più chiaroveggenti della sinistra europea; poi capitale inquietante e uniforme del
terzo Reich e, più tardi, alla fine
della guerra, tra le città più distrutte e lacerate della Germania.
Città simbolo della divisione dei
blocchi portata all’esasperazione
con la costruzione del muro. Città del grande impero economico
editoriale di Sprenger Verlag e
della Mercedes Benz.
Proprio in questa città, che forse
più delle altre verificherà i limiti
e le contraddizioni della riunificazione tedesca, si è svolto il convegno internazionale dell’« Aktion
siihnezeichen » (Azione di riconciliazione) di tutti i movimenti e
organizzazioni pacifiste europee. Il
convegno è durato due giorni: il
primo che è servito a scambiarsi
informazioni e ascoltare una relazione sull’Iraq e le tensioni nel
golfo, il secondo con la manifestazione a Potsdammer Platz per
il 1” settembre, giorno dell’inizio
della seconda guerra mondiale.
Presenti molti invitati stranieri,
le delegazioni polacca, inglese, romena, francese, svedese, il movimento pacifista americano e un
gruppo dall’Unione Sovietica.
Mezzo secolo dopo l’inizio della
seconda guerra si voleva con questa manifestazione dare un segno
affinché l’Europa cresca in un’ottica di pace e di solidarietà.
Cosa ci aspettiamo dal governo
della nuova Germania? si sono
chiesti gli organizzatori della manifestazione. L’abolizione dell’esportazione delle armi da parte dei
grandi produttori tedeschi, la solidarietà verso il terzo mondo e i
paesi più poveri, la drastica riduzione dell’esercito tedesco, i migliori diritti per gli stranieri? Per
questo, in una vasta zona di terra
incolta e desolata nei pressi della
porta di Brandeburgo che va sotto
il nome di Potsdammer Platz, si
sono volute porre simbolicamente
alcune pietre per la costruzione di
una casa europea per la pace.
Una manifestazione che ha vissuto momenti di forte suggestione
quando tra i vari saluti dei partecipanti europei hanno preso la parola una donna del comitato per
la pace di Varsavia e un ungherese del comitato pacifista di Budapest. Si sentivano in questi due
interventi la sofferenza e la profonda attenzione con cui questi
due paesi seguono la questione tedesca. « Non vorremmo essere
ospiti intimoriti — ha detto Ervin
Réti — della casa europea, costruita dai signori del mondo e dai
centri finanziari e industriali, vorremmo sentirci a nostro agio in
una casa europea costruita dai popoli ».
Va detto che la manifestazione
non era imponente come quella
della rivoluzione dell’89. Ma le
donne e gli uomini presenti sono
il segno di una protesta che non
muore con l’apertura, per altro importante e necessaria, del muro.
Una protesta che non si affievolisce con la occidentalizzazione dell’Est e con l’aumento brusco dei
livelli di consumo. Una protesta
Il 3 ottobre prossimo i tedeschi formeranno una sola nazione. Terminerà così la breve
storia della Repubblica deiriocratica tedesca (RDT), cominciata appena quarantun anni fa.
Il trattato dell’uniflcazione è stato firmato il 31 agosto e fa seguita a quello dell’unione economica, sociale e monetaria firmato il 18 maggio scorso.
Il nuovo trattato (un preambolo e 45 articoli) definisce le
condizioni deH’integrazione ^
uno stato e di una economia
centralizzata nella struttura federale definita dalla Costituzione della Repubblica federale tedesca (RFT). Tutti gli aspetti della vita politica e sociale sono
minuziosamente affrontati. Vi si
trova ad esempio un articolo che
stabilisce la sopravvivenza dell’Istituto di ricerca sulla cultura
fìsica di Lipsia e del laboratorio
sul doping di Kreischa. In altre
parole il trattato si sforza di
rispondere in anticipo e nei dettagli alle numerose difficoltà che
possono sorgere nel dopo unificazione.
Sul piano economico e sociale
i cinque Länder della ex RDT
avranno per i prossimi cinque
anni un trattamento privilegiato; durante questo periodo i
Länder e i comuni riceveranno
una percentuale maggiore delle
imposte e dell’IVA che i loro
omologhi occidentali. Le proprietà confiscate dopo il 1949 nori
tornerarmo automaticamente ai
loro antichi proprietari. Berlino
sarà la nuova capitale, ma la sede del Parlamento e del governo
sarà decisa solo dopo Tunificazione. Il 3 ottobre diventerà la data della nuova festa nazionale.
L’esercito, della nuova Germariia
non potrà avere più di 370 mila
effettivi. Le legislazioni dei due
stati riguardanti l’aborto rimarranno in vigore per un periodo di due anni, poi ci sarà
una nuova legge. I confini saranno quelli attuali. Non c’è invece
nel preambolo la dichiarazione
richiesta dagli ebrei tedeschi
circa il ricordo « degli atti di
violenza commessi tra il ’33 e
il ’45 » e dei « doveri » che il
nuovo stato ha nei confronti delle vittime del nazismo.
All’unificazione il governo della RDT è giunto spaccato, con
cinque ministri dimissionari.
Tra questi il pastore Markus
Meckel (38 anni, fondatore nell’89 della nuova socialdemocrazia tedesco-orientale), ministro
degli esteri. Era tra coloro che
rifiutavano una integrazione pura e semplice della RDT nella
RFT, e che chiedevano il mantenimento dell’identità tedescoorientale.
La volontà di « deideologizzare » lo stato è andata di pari
passo con il rifiuto di ogni idea
di « collettivo » e con l’amnesia
storica. Per questo in Germania
si parla di « Anschluss » (annessione) materiale e morale.
In Germania, c’è chi rifiuta
l’Anschluss. Sono quelli della
Aktion Sùhnezeichen/Friedendienst (Azione per la riconciliazione e per la pace), una organizzazione evangelica fondata da
alcuni esponenti della Chiesa
confessante tedesca, all’indomani della fine del secondo conflitto mondiale, che proprio il 1°
settembre ha tenuto una manifestazione internazionale a Berlino
G. G.
HEINO FALCKE
Il futuro è difficile « sogno della pace
A Potsdammer Platz incontriamo casualmente due giovani berlinesi, Martina e loia che sono
state questa estate a Torre Pellice con un gruppo della chiesa
tedesca; rivolgiamo loro qualche
domanda.
C’è in tutta Europa un’attesa
molto forte sul futuro della Germania. « Tutto è successo cosi
in fretta: la rivoluzione di novembre, lo smantellamento del
muro. Ci è difficile capire cosa
succederà dopo il 3 ottobre,
giorno della riunificazione ».
Cosa significa per voi questo
giorno?
Martina; « Per me il 3 ottobre significa giocare in velocità:
infatti penso che sia troppo presto per decidere l’annessione della Repubblica democratica alla
Repubblica federale. Forse un
po’ di tempo in più avrebbe permesso di pensare un tipo diverso di riunificazione. Non sono
contenta di come vanno le cose
e non si è lasciata nessuna chance alla Repubblica democratica.
Ora è troppo tardi per rimettere tutto in discussione ma personalmente provo paura di fronte alle emozioni nazionaliste di
questi ultimi tempi. Il 3 ottobre
diventerà anche una festa naz.ionale utilizzata dal governo tedesco in chiave anticomunista, ma
anche in chiave antipacifista,
senza troppi complimenti verso
coloro che avevano avanzato proposte di smilitarizzazione della
nuova Germania »
C'è il pericolo di un ritorno
al « pangermanismo » a una centralità esagerata del ruolo della
Germania nel contesto dell’Europa?
Joia: « Credo che questo rischio sia attuale; la destra tedesca si sta organizzando e mette in discussione alcune fonda
mentali conquiste democratiche
e sociali degli ultimi anni. C’è
un vento di sentimenti che sembra incontrollabile e infine c’è
il problema degli stranieri, che
vedono messi in forse alcuni diritti sacrosanti come la casa, per
esempio ».
Nei prossimi tempi a Berlino
si discuterà se introdurre il servizio militare, così dopo quasi
50 anni la città cesserà di essere
rifugio per molti obiettori totali. Cosa ne pensate?
Martina: « E' sbagliato fare
una legge "speciale" solo per
Berlino; so che quanto dico è
utopico ma sarebbe bello se il
servizio militare fosse abolito in
tutta la Germania. Ancora oggi
dura troppo tempo, e il servizio
civile dura sei mesi in più ».
Perché siete qui oggi a Potsdammer Platz?
Joia: « Perché pensiamo e speriamo di poter fare ancora qualcosa ed imprimere una direzione diversa da quella di marcia
attuale nel camfnino della unificazione ».
Martina; « Purtroppo siamo
troppo pochi. La gente è stufa
delie manifestazioni e sembra
contenta di ciò che ha ottenuto
e forse non si rende conto a quale prezzo dovrà pagare i privilegi
che abbiamo qui all’ovest. Anche da noi a scuola molti giovani sono insensibili a questi temi dello sviluppo della Germania e del pacifismo. Ci mancano
legami con i partiti che governano Berlino oggi. La giunta
rosso-verde ci ha ascoltato poco e ci ha anche un po’ deluso.
Speriamo che, forse proprio dalla DDR, così lacerata ma molto
viva nell’ambito politico, vengano interlocutori di noi giovani ».
Susanne Krause
Al termine della manifestazione in Potsdammer Platz ha avuto
luogo il culto di apertura della
iniziativa organizzata dall’Aktion
siibnezeichen per una casa europea della pace. Il culto tenuto
dal pastore Heino Falcke, attivo
da lungo tempo nel Consiglio ecumenico delle chiese, per la DDR,
si è aperto con una liturgia ricca
di interventi stranieri e molto
suggestiva nella chiesa della Friedrichstatt, la chiesa francese degli ugonotti.
Un gruppo di donne accompagnava musicalmente con canzoni
tradizionali russe l’andamento
del culto.
Terminate le letture in tedesco,
inglese e russo, il pastore Falcke
ha predicato sulla visione di Michea, quella delle spade che si
trasformano in aratri. Un testo
che, ha ricordato il predicatore,
ha una lunga tradizione nei gruppi impegnati per la pace negli
anni precedenti.
Già nel 1979 nella DDR i membri di gruppi pacifisti si cucivano
una stoffa sul maglione con
stampato il testo di Michea, e
questo- avveniva non senza difficoltà per la gente che lo portava.
Oggi i sogni e le visioni dei
pacifisti sembrerebbero — ha
continuato Falcke — realtà; il
muro non c’è più, si discute sulla
riduzione delle spese militari, eppure questo non significa che il
sogno è stato realizzato. La visione di Michea, stando al testo., non è la visione di un sogno
europeo, ma parte dal monte
Sion, che si trova in Medio Oriente. Se come europei ci si
confronta col testo di Michea,
dobbiamo allargare di inolto i
nostri orizzonti. Dal monte Sion
parla la voce di Dio e di fronte
a questa voce le strutture nazionali, le organizzazioni religiose.
l’Europa stessa sono costruzioni
umane provvisorie. Il messaggio biblico ci sfida a un confronto tra una realtà dura e la speranza di una promessa.
Anche oggi sperimentiamo questa tensione se si pensa al conflitto del Golfo, una regione troppo sfruttata della terra.
Nella conclusione della sua riflessione il pastore Falcke ha voluto denunciare il rischio che
corriamo come abitanti della
parte ricca della terra. Ha detto
che sì potrebbe pensare a ima
visione opposta a Michea : il
monte non di Sion ma della prosperità europea. Non il monte
del Signore ma dei « signori »
verso il quale i popoli combattono per raggiungere un posto più
alto di privilegio.
Per non cadere in questa controvisione l’Europa deve imparare a dividere le proprie ricchezze. Deve imparare a guardare verso sud! Il Golfo non è
il benzinaio delToccidente, per
questo è importante porsi la domanda sui costi che altri paesi
dovranno pagare per l’unificazione europea.
La chiesa, ha tuonato Falcke,
deve imparare con vigore a insegnare e praticare la nonviolenza e protestare con decisione
contro l’esportazione di armi.
Perché, ha esclamato, l’esportazione di armi chimiche non
smuove le coscienze come il problema sulla legge dell’interruzione della gravidanza, su cui si
discute molto nelle chiese tedesche?
Infine il pastore Falcke ha concluso con la speranza che la casa comune europea non diventi
una caserma uniforme ma un’area fabbricabile tutta da arredare insieme ad altri!
Stephan Mùhlich
6
valli valdesi
21 settembre 1990
VAL RELUCE
Acque: situazione a rischio
L’aumento delle reti di approvvigionamento è il contrario della razionalizzazione del servizio - Carenze strutturali alla base dell’inquinamento batteriologico - Troppe le alghe
A tre anni da un seminario
svoltosi a Torre Pellice sulla situazione delle acque in vai Pellice, la recente serata organizzata dal Comune con la partecipazione dell’on. Conti ha consentito di fare il punto della situazione attuale.
Una situazione che, ha detto
il biologo deirUSSL 43 Vecchiè,
per molti versi non è molto migliore di allora, anzi.
Le reti di approvvigionamento
idrico sono passate, nei 9 Comuni, da 30 a 35, il che è l’esatto
contrario della razionalizzazione
del servizio: a Bobbio Pellice,
complice anche la collocazione
del centro e delle borgate, abbiamo addirittura 9 reti idriche,
ma anche altrove ci sono stati
aumenti di acquedotti.
Sono 104 le fonti di approvvigionamento, fra pozzi, sorgenti
ed acque superhciali.
Quali problemi derivano da
questa situazione?
«E’ forte l'esigenza di razionalizzare — dice Vecchiè —. Ci
sono infatti acquedotti che corrono vicini l’uno all'altro e si intersecano più volte; in altre situazioni abbiamo casi di carenza grave non lontano da fonti
sottoutilizzate.
Sarebbe poi importante poter
contare, per la gestione degli impianti, su personale altamente
qualificato e non solo su persone che si occupano di acquedotti
all’interno di un servizio che li
impegna in molti altri settori ».
Un dato abbastanza grave risulta essere quello dell’inquinamento batteriologico degli acquedotti; quelli comunali risultano
esserlo nella misura del 17%,
quelli consortili addirittura per
il 38%. Cosa sta alla base di questa situazione?
«Da quest'anno è stato introdotto anche in valle il metodo
del campionamento fiscale, per
cui se l’acqua va male, i responsabili degli acquedotti vengono
denunciati alla Procura della Repubblica e ci sono dunque controlli periodici; il fatto che l’inquinamento perduri è segnale di
carenze strutturali ».
Fra i problemi più gravi per
Tapprovvigionamento idrico si segnala la mancanza di rispetto
della norma sancita con legge
neH’88 e che prevede una fascia
di rispetto fra pozzi ed aree su
cui si utilizzano prodotti chimici in agricoltura: « Purtroppo la
maggioranza dei pozzi è in
zona agricola, ma la fascia dei
200 metri non viene rispettata.
Comune di Torre Pellice
Concorso pubblico
per l’assunzione di
un operaio ausiliario
addetto ai lavori
in economia
RIAPERTURA
TERMINE
IL SINDACO
rende noto che con deliberazione della Giunta municipale n. 292 del 20.8.’90 è stato
prorogato al 30 novembre ’90,
ore 12, il termine di presentazione delle domande di ammissione al concorso pubblico per l’assunzione di un operaio ausiliario addetto ai
lavori in economia.
IL SINDACO
(Armand Hugon dott. Marco)
Torre Pellice, 10 settembre ’90
L’aggettiva difficoltà delle amministrazioni locali a far rispettare questo divieto, pur se oggi la
situazione delle acque dal punto
di vista chimico permane buona,
potrebbe essere in futuro causa
di grosse preoccupazioni ».
Sul fronte dei consumi sono
stati effettuati dei calcoli che
evidenziano un utilizzo di acqua
potabile molto basso rispetto alle medie nazionali; « in montagna c’è dunque un minor spreco — ha detto Vecchiè —; lo
spreco avviene in sostanza a_ livello di distribuzione ».
Per quanto riguarda le acque
superficiali, esse risultano in buone condizioni in alta valle e negli affluenti; peggiorano sul piano
microbiologico man mano che si
scende a valle, dove i depuratori fognari sono per lo più mal
funzionanti, eccezion fatta per
Torre Pellice e, in parte, Luserna San Giovanni.
Gli attuali impianti, talvolta
piccoli, talvolta troppo vecchi,
risultano insufficienti; in particolare risentono anche delle forti
differenze di utenza a seconda
dei periodi dell’anno: « Solo un
sistema depurativo a livello di
valle potrebbe essere la risposta
Siccità: ci saranno problemi per molte fontane « storiche ».
valida, ma qui, anche in considerazione dei costi, usciamo dall’aspetto tecnico per entrare nel
politico... ».
Un ulteriore fattore di rischio
individuato dai tecnici dell’USSL,
evidenziatosi, così come la presenza fìtta di alghe, con le scarse precipitazioni di questi ultimi
PINEROLO
In vista delle elezioni
Dal 4 settembre il comune di
Pinerolo è retto dal viceprefetto
Rega, in veste di commissario.
E’ l’effetto della sentenza del
TAR del Piemonte che ha annullato la decisione della commissione elettorale mandamentale
di Pinerolo di ammettere alle elezioni amministrative due liste
DC. Conseguentemente anche il
risultato elettorale è stato annullato e dovranno svolgersi nuove elezioni. Se nessun cittadino
o lista farà ricorso al Consiglio
di Stato probabilmente le elezioni saranno fissate per dicembre.
Se invece qualcuno ricorrerà,
le elezioni si potranno tenere
solo dopo che il Consiglio di
Stato si sarà pronunciato.
Pare certo che questi ricorsi ci
saranno. La lista DC-Camusso
ha già dato incarico ai propri
legali, avvocati Monti e Costanzo, di studiare la sentenza e di
proporre i termini del ricorso. I
legali sostengono che la decisione del TAR di annullare i risultati elettorali sarebbe viziata da
sviamento in quanto il ricorso
chiedeva unicamente l’annuliamento della decisione della Commissione di ammettere le due
liste. E’ noto infatti che il TAR
non può giudicare oltre ai quesiti posti dal ricorso.
Qualora il Consiglio di Stato
accogliesse questa tesi, la situazione potrebbe essere favorevole
alla lista Camusso se questa dimostrasse di essere l’unica legittima, in quanto presentata
per prima e dall’incaricato della
VISUS
di Luca Regoli & C.
OTTICA - via Amaud, ft
100*6 TORRE PELLICE (To)
segreteria provinciale della DC.
A fiuesto punto si aprirebbe la
possibilità che le elezioni vengano ripetute con tutte le liste
presentate (e con l’identica composizione), esclusa la lista DCChiabrando.
Inoltre un altro gruppo di cittadini, che si dichiarano contro
i partiti, sta pensando ad un ricorso allo scopo di ristabilire i
risultati elettorali.
Mentre i partiti studiano il da
farsi, la Lista per l’alternativa
ha convocato una assemblea nella quale gli intervenuti hanno
valutato positivamente la sentenza (« ristabilisce le regole violate ») e hanno deciso di iniziare
un procedimento legale contro
la DC per far pagare a questa
le spese della nuova consultazione. Sulle prospettive delle nuove
elezioni si sono manifestate contraddizioni. Per il PCI la lista,
che va confermata, deve essere
rivista nella sua composizione
per renderla più rappresentativa
socialmente. DP chiede invece una variazione programmatica
che qualifichi la lista come lista di opposizione. I Verdi-arcobaleno invece considerano i risultati elettorali come un insuccesso, nonostante la riattivizzazione politica di molti militanti,
e non intendono più ripetere la
esperienza. La Lista per l’alternativa, per proseguire questa discussione, ha indetto una assemblea per venerdì 28 settembre.
G. G.
anni, è legato alle derivazioni a
scopo energetico.
« Sul nostro territorio si stanno costruendo e sono state costruite varie centrali idroelettriche; il rischio di far morire i
torrenti nei tratti in cui avviene
la captazione è reale e del resto
già segnalato anche in altri contesti montani: l’energia idrqelettrica è un'energia pulita se permette al torrente di sopravvivere bene, se no il danno è considerevole ».
Piervaldo Rostan
_____________PIEMONTE
Aperta
la caccia
Malgrado il Piemonte sia stata
una delle poche regioni, nei referendum di giugno, ad esprimersi chiaramente (e nei numeri sufficienti) contro la caccia,
un’altra stagione venatoria è iniziata nel corso della settimana.
Ancora una volta polemiche e
discussioni, propioste di riapertura dell’oasi del Barant o di
limitazione del comparto della
vai Pellice ai soli comuni montani lasciano il passo ai fucili.
I cacciatori si sono riuniti nelle settimane precedenti per definire chi potesse andare a caccia di camosci e chi dei mufloni, mediante un sorteggio; dalla
Provincia, prima della nomina
della nuova giunta, è arrivato un
ulteriore via libera ai cacciatori
stessi: è stato infatti sostanzialmente diminuito il punteggio attribuito a ciascuna specie animale, consentendo in pratica di
cacciare più animali. C’è chi sostiene che questa decisione è
stata presa per evitare che i
cacciatori, vedendosi limitati nel
numero di specie cacciabili a
causa del punteggio già accumulato, non segnalassero gli animali abbattuti (com’è presumibilmente accaduto lo scorso anno
per alcuni volatili); resta il dato di fatto di un aumento consequenziale di capi che si possono
abbattere.
Divulgazione
astronomica
LUSERNA SAN GIOVANNI —
Sabato sera, 22 settembre alle
ore 21, nei locali della Sala Albarin dei Bellonatti, avrà luogo un
incontro di divulgazione astronomica organizzato dall’Associazione astrofila « Urania » di Lusersa S. Giovanni, con il patrocinio del Comune.
Il prof. Piero Galeotti, docente di fisica dello spazio presso l’Università di Torino, parlerà sulle teorie ed osservazioni in
merito all’origine dell’universo,
un argomento di grande interesse ed attualità nel campo dell’astrofisica e della cosmologia
presentato in modo chiaro e
comprensibile a tutti.
Seguiranno osservazioni del
cielo per la soddisfazione di
quanti desiderano scrutare l’affascinante mondo dell’universo, e
un rinfresco offerto dall’Associazione chiuderà la serata alla
quale tutti sono cordialmente
invitati.
Collegio valdese:
prolusione
TORRE PELLICE — Alle ore
15 di giovedì 20 settembre il
prof. Renato Nisbet terrà la prolusione al nuovo, anno scolastico.
Tema: « La preistoria alle Valli valdesi ».
Ferrovia; verso la
Conferenza orari
TORINO — Entro la fine di
settembre la Commissione re.
gionale di coordinamento (che
comprende Provincie, Regioni,
Ferrovìe e organizzazioni sindacali regionali) vaglierà le richieste e le proposte formulate localmente in vista della ’’Conferenza orari” che si terrà in previsione degli orari estivo ’91 e
invernale 91-92.
Le richieste da parte degli utenti della Torino-Torre Pellice
sono sostanzialmente legate al
miglioramento degli orari di alcune corse mattutine e all’istituzione di altre corse per decongestionare alcuni treni di pendolari che risultano essere sovraffollatì.
Intanto il piano delle FFSS,
ideato pochi anni fa, prevederebbe che alcune linee si attestino in stazioni torinesi opposte
alla direzione d’ingresso in città, così da consentire un utilizzo
« metropolitano » del treno.
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7
v^aili valdesi
21 settembre 1990
PROBLEMI PER LA GIUNTA DI TORRE PELLICE
Ghiaccio secco
I progetti per la copertura del palaghiaccio sono pronti da tempo;
si aspetterà il mutuo - La scarsità dell’acqua in alcuni quartieri
Teatro
Mentre si avvicina la stagione invernale, il Comune di Tor
re Penice (e per altri versi pii
sportivi) è ancora una volta
alle prese con i problemi di gestione e di ristrutturazione del
palazzo del ghiaccio, un impianto che ha ormai vent’anni di
vita e per il quale sono da tempo predisposti progetti e delibere per la copertura.
Il tetto per la pista dovrebbe
essere possibile (la comunicazione che l’opera è finanziabile è
arrivata da tempo) grazie ai fondi che lo Stato ha a suo tempo
stanziato per le opere connesse
ai campionati del mondo di calcio. Una parte di questi soldi doveva infatti andare anche ad
altri sport ed infatti un palazzo
del ghiaccio, con un costo di
svariati miliardi, è stato costruito nel Lazio nei pressi dell’ex
sede del ritiro della nazionale
italiana di calcio...
La vicenda degli stadi di calcio ha però comportato una spesa largamente superiore alle previsioni e a questo punto c’è il
rischio che vengano bloccate tutte le ulteriori spese.
«Il consiglio della Cassa depositi e prestiti — ci dice il sindaco Armand Hugon — dovrebbe riunirsi entro il mese di settembre e darci una risposta definitiva circa la concessione del
mutuo di oltre un •ndiardo già.
in qualche modo assegnato all’opera ».
Secondo le procedure il mutuo dovrebbe essere assegnato
alla Comunità montana, sotto i
cui auspici dovrebbe nascere anche il consorzio di gestione della pista, avendo l’impianto una
valenza almeno di valle, così come accade da cmni con la piscina di Luserna.
« Abbiamo cercato più volte di
coinvolgere neU’utilizzo della pisa anche il Comune di Pinerolo
— aggiunge Armand Hugon —
ma o non ci hanno risposto, oppure lo hanno fatto evasivamente; alla fine hanno mandato avanti un loro progetto di palazzetto che, se realizzato, porterebbe Un evidente danno alla
struttura di Torre Pellice».
Ma il miliardo non basterà
comunque, ed infatti, anche qui
da tempo, l’amministrazione di
Torre ha « congelato » circa mezzo miliardo che doveva servire ad alcuni interventi per il
miglioramento del palazzo de!
ghiaccio, in attesa del via ai lavori di copertura; « ma se non
si potrà fare questo passo, —
aggiunge il sindaco — con la
prossima primavera ritorneremo
sui nostri passi avviando la ristrutturazione già prevista, che
riguarda in particolare gli impianti elettrici e di riscaldamento ».
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v -'’ÿi ;______________
....
Torre Pellice, Stadio del ghiaccio. Si prospetta l’ipotesi, di un consorzio per la gestione della pista.
!
011/ I
Anche per la gestione sono sorti alcuni problemi, legati in particolare al momento, che potrebbero vedere nel medio periodo
importanti novità se venisse realizzata la copertura; il Comune
ha deciso di affidare ancora per
due anni ad una società privata,
che curerà l’ordinaria manutenzione e rifarà in buona parte gli
impianti elettrici, la gestione della pista, « perché se il momento
è di transizione, non dobbiamo
assolutamente lasciar perdere
questo impianto, che rappresenta un momento di forte aggregazione per tutti i nostri giovani ».
Cambiando completamente orizzonte, ma rimanendo nei problemi che potrebbero rinnovarsi nel breve periodo, chiediamo
notizie ad Armand Hugon circa
le risposte che il Comune intende dare a quei cittadini che rischiano, stante la situazione di
scarse precipitazioni, di ritrovarsi fra poche settimane nuovamente senz’acqua.
« Abbiamo già chiesto alla società delle acque potabili di predisporre un progetto per portare l’acquedotto alla zona dell’Inverso Rolandi, dove quest’inverno abbiamo dovuto intervenire
portando l’acqua con le autobot
ti; entro la fine del mese dovremmo avere un’idea dei costi
che l’operazione comporterà (la
cifra dovrebbe oscillare tra i 350
ed i 400 milioni); dopo di che
daremo il via alle pratiche per
ottenere i necessari finanziamenti. Per il ’90 possiamo contare
su una possibilità di mutuo di
100 milioni; è perciò evidente che sarebbe molto importati
te un aiuto da parte della Regione, ed è quello che ricercheremo. Credo che si potrà anche
procedere coi lavori in due tranche, tuttavia mi è purtroppo fa
' LUSERNA S-GIOUANNll
die prevedere che fino al ’92
l’acquedotto non potrà arrivare
all’Inverso.
Per quanto riguarda la zona
dei Bonnet, dove si verificarono
grosse carenze, è molto arduo
pensare ad un prolungamento
dell’acquedotto; si potranno meglio ’’curare” le risorse in loco,
ma per fortuna ai pochi residenti l’acqua fin qui non è mancata ».
O. N.
ANGROGNA — Sono riprese le repliche dello spettacolo del Gruppo
Teatro Angrogna, presso la sala valdese di San Lorenzo: « A la brua! [Un
grido di libertà) » verrà ripresentato il
22, 23, 28, 29 settembre, sempre alle
ore 21.15.
Per le prenotazioni, rivolgersi alla libreria Claudiana di Torre Peilice (tei.
0121/91422).
_________________Corsi__________________
TORRE PELLICE — A cura della cooperativa « La tarta volante » è organizzato un corso di « shiatsu » rivolto
a chi non ha ancora alcuna pratica di
questa terapia; il corso inizierà il 5
ottobre e prevede un impegno di 24
ore in totaie. Le iscrizioni si ricevono
presso ia videoteca Metropolis di Luserna S. Giovanni, in viale De Amicis 1.
______________Iniziative________________
PINEROLO — Le persone interessate all'iniziativa “ Salaam, ragazzi dell'olivo » si riuniranno sabato 22 settembre, alie ore 21, presso il centro sociale di via Lequio; l'ordine del giorno
presenta diversi argomenti di interesse, tra cui una giornata dedicata ai
ragazzi da svolgersi il'14 ottobre alla
Mandria, iniziative nelle scuole, costituzione di un archivio.
Amnesty International
TORRE PELLICE — Giovedì 20 settembre, ore 16.45, avrà luogo al Centro d'incontro di Torre Pellice una
riunione con ii seguente o.d.g.: a) Nuovo caso di investigazione: sul vietnamita John E Mai Huu Nghi (Cuong),
monaco della Chiesa cattoiica romana, arrestato neli'87 e condannato a
18 anni di carcere; b) Campagna per il
rispetto dei diritti umani nello Sri Lanka (già Ceylon); c) Risultati del "tavolino" del 10/9 a Torre Pellice; d)
Programmazione deli'attività autunnale.
PRAROSTINO
Giornata
della gratitudine
Sono ormai trascorsi sette mesi da quel tragico 15 febbraio
1990 che ha visto Prarostino attanagliato dalla morsa del fuoco
e fortunatamente lo spettacolo
che si offre oggi, a chi risale la
collina lungo la strada provinciale, non è più desolante come nella primavera passata. Certo ci
sono delle aree boschive che l’incendio ha danneggiato irreparabilmente e che pertanto con
l’arrivo della bella stagione non
si sono rinverdite, ma le abitazioni e le aziende agricole distrutte, in tutto o in parte, hanno potuto essere ricostruite. Questo, grazie alla solidarietà di
molte persone, di molti amici
che prima non conoscevamo, i
quali col loro aiuto materiale,
manuale e finanziario, ci sono
stati vicini, prima nella lotta
contro le fiamme e poi nella ricostruzione del paese.
Oggi Prarostino, tramite la sua
amministrazione comunale e il
suo Comitato di solidarietà, intende esprimere la sua più sentita riconoscenza a tutti coloro
che, in qualche modo, lo hanno
aiutato a rinascere e ha pensato
di farlo organizzando per domenica 23 settembre la cosiddetta
« Giornata della gratitudine »,
che si svolgerà col seguente proigramma ;
ore 14,30 - ritrovo presso la pista
coperta di S. Bartolomeo;
ore 14,45 - cerimonia di riconoscenza ;
ore 15,15 - « concerto del ringraziamento » ;
ore 17,00 - rinfresco offerto a tutti gli intervenuti.
Nella speranza di avere con noi
tutti voi che avete combattuto al
nostro fianco quella dolorosa battaglia, vi aspettiamo numerosi.
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Telefono 0121/201524 ■ Servizio continuo (notturno e festivo)
Programmi di Radio Beckwith
________FM 91.200 - 102.350_________
Lunedi 24 settembre, alle ore 17, la
trasmissione « A confronto » proporrà
un'intervìsta-saluto al pastore Susanne Labsch che lascia in questi giorni
le valli valdesi.
« Rendez-vous » di martedì 25 settembre, ore 17, presenterà un’intervista al sindaco di Torre Pellice, Marco
Armand Hugon; per il programma in
francese « La poêle percée », in onda
ogni giovedì alle ore 10 ed il venerdì
alle ore 17, è cominciato la scorsa
settimana un ciclo sul tema « cultura
e chiesa ».
« L’Eterno è il mio pastore, nulla mi mancherà ».
(Salmo 23: 1)
Dopo una breve malattia è morta
serenamente nel Signore
Anna Mazzola ved. Virgilio
di anni 90
Danno il triste annuncio le figlie
Maria, Orsolina e Adele, il genero
e parenti tutti.
Trapani, 15 agosto 1990.
RINGRAZIAMENTO
« L’Eterno è la mia luce e la
mia salvez:^; di chi temerò? ».
(Salmo 27: 1)
La moglie, la figlia ed i familiari
del caro
Davide Roccione (Richetu)
profondamente commossi per 1 affettuosa partecipazione, ringraziano tutti
coloro che con scritti, presenza, parole di conforto hanno preso parte al
loro dolore.
Un vivo ringraziamento ai medici
e al personale dell’Ospedale valdese di
Torre Pellice ed in particolare alla
dott.sa Maurizia Cavallo, al dott. Paolo Ribet, ai pastori Erika Tomassone
e Bruno Tron ed alla signora Giorgina CavaUo.
Pinerolo, 10 settembre 1990.
« Io alzo gli occhi ai monti...
Donde mi verrà l’aiuto? Il mio
aiuto viene dalVEtemo, che ha
fatto il cielo e la terra ».
(Salmo 121: 1-2)
La moglie Florence, i fi'gR Marco,
Andrea, Lucilla e tutti i famffiari,
confidando nelle promesse del Signore, annunciano la dipartita del loro
caro
Aldo Sbaffi
avvenuta in Genova il 15 settembre
1990.
Genova, 15 settembre 1990.
« All’Eterno appartiene la salvezza; la tua benedizione riposi
sul tuo popolo ».
(Salmo 3: 9)
Il presidente e il Consiglio di amministrazione dell’Ospedale evangelico
internazionale di Genova partecipano
al dolore della famiglia per la dipartita del
pastore emerito
Aldo Sbaffi
già moderatore della Tavola valdese
e consigliere dell’ente.
Genova, 17 settembre 1990.
RINGRAZIAMENTO
« Nel mondo avrete tribolazioni; ma fatevi animo^ io ho vin~
to il mondo ».
(Giovanni 16: 33)
I familiari della cara
Alma Long ved. Griglio
di anni 70
nell’impossibilità di farlo jœrsonalmenle, commossi e riconoscenti per la
grande dimostrazione di stima e di
affetto tributata alla loro cara, ringraziano di cuore tutti coloro che con
presenza, parole di conforto, scritti,
fiori e opere <li bene hanno partecipato al loro grande dolore.
Un ringraziamento particolare al
personale medico e paramedico delr0.s[>edale valdese di Pomaretto per
le amorevoli cure pre.state, alla Croce
Verde di Porte e di Perosa Argentina,
al medico curante Rolfo, al pastore
Klaus Langcneck e ai vicini di casa.
Chiarvetto di Roccapiatta ■ Prarostino,
21 settembre 1990.
8
8
ecumenismo
21 settembre 1990
IL COMITATO ESECUTIVO A GINEVRA DAL 10 AL 16 AGOSTO
Le emergenze dell'Alleanza riformata
Paesi dell’Est, ecumenismo e pluralismo religioso sono stati al centro della relazione del segretario Miian Opocensky - Un segno di speranza nel culto che ha affrontato il problema della riunificazione dei due stati coreani
Uno dei grossi problemi che il
Comitato esecutivo dell’ARM,
eletto a Seoul nella 22“ Assemblea generale dell’agosto ’89, ha
dovuto affrontare era costituito
dalle dimissioni presentate dall’appena rieletto presidente Alian
Boesak. Con decisione lungamente meditata e sofferta, il C.E. le
ha accettate, ed ha nominato presidente uno dei tre vice; la dott.
Jane Dempsey Douglass, insegnante di storia della teologia a
Princeton, vicepresidente del Comitato esecutivo della Chiesa
presbiteriana degli USA, rappresentante riformata nei dialoghi
con i luterani tanto a livello americano quanto mondiale.
L’ARM, lungi dal dimenticare
l’impegno profuso dal dott. Boesak nella lotta contro l’apartheid
e in genere per l’uguaglianza dei
popoli, lo riconferma come impegno proprio nella solidarietà con
i più deboli, e nutre la fiducia di
potersi ancora avvalere dell’apporto che il dott. Boesak sarà in
grado di offrire.
La crisi
del Golfo
L’altra « emergenza » che ha segnato i lavori del Comitato era
la non ancora superata « crisi del
Golfo », di fronte alla quale poco si poteva dire sia per il suo
evolversi quotidiano, sia per i
mille intrecci di responsabilità
che rendono difficile dire rma parola valida (ne abbiamo sperimentato qualcosa anche al sinodo). Si poteva pregare, però, e lo
abbiamo fatto più di una volta
nei culti del mattino.
La preghiera di umiliazione e
di intercessione è stata uno dei
punti messi in evidenza dal sobrio comunicato, nel quale si è
deplorata fra l’altro la facilità
con cui si invoca la « guerra santa » per poter fanatizzare se stessi e i propri sottoposti o alleati
contro il « nemico » demonizzato.
Si è anche sottolineato come la
pace stia a cuore non soltanto a
coloro che traggono la propria
ispirazione religiosa dalla Bibbia
ma anche a coloro che la traggono dal Corano, malgrado l’impressione falsa che noi possiamo
averne quando siamo indotti a
giudicare tutto il mondo islamica sul metro delle sue fasce
più reazionarie e integraliste.
I cambiamenti
nell’Est europeo
Ha dato tono ai lavori nel loro
msieme la corposa relazione del
Segretario generale Milan Opocensky, il quale ha innanzitutto
attirato l’attenzione del Comitato sulla situazione nuova rispetto all’Assemblea di Seoul nella
quale ci troviamo ad operare:
sono caduti quasi tutti i regimi
totalitari dell’Est, la libertà è . .
stata riottenuta o riconquistata. TcoIoqIu
Le chiese hanno contribuito a
questa svolta; a non pochi pastori sono state affidate responsabilità politiche nei rispettivi
paesi. Bisogna ora fare attenzione a non alimentare il fuoco dei
possibili nazionalismi.
« I cristiani — scrive Opocensky — si rallegrano dei processi di democratizzazione, ma non
glorificano la situazione che si
è venuta determinando. Anche
nella nuova situazione post-socialista bisogna rimanere sobri
e stare all’erta, saper distinguere ciò che è buono da ciò che
è pericoloso, la speranza realistica dalla possibile illusione...
La caduta del socialismo non significa che i problemi sociali
siano risolti e che le ingiustizie
siano scomparse. Come cristiani, non possiamo fare a meno
di proclamare ancora e ancora
che la pienezza di vita donata
dal Cristo non si identifica col
benessere materiale... Le chiese,
nei paesi dell’Est, hanno dovuto
imparare a vivere senza privilegi e senza potere. E proprio in
questa debolezza è stata l’origine della loro autorità e della loro fiducia. Bisogna vigilare affinché non perdano il senso critico nei confronti delle nuove situazioni, non si lascino accecare dalla dittatura del benessere
materiale e dal mito dell’efficienza ».
Un secondo ordine di problemi esaminati nella relazione è
relativo aH’ecumenismo, da Intendersi non solo come il complesso dei rapporti fra chiese (o
religioni) e la gestione dei medesimi, ma come fatto di portata più vasta, nel quale i rapporti fra chiese si iscrivono :
« Bisogna scegliere fra un’ecumene del potere e un’ecumene della solidarietà », ed entrambe percorrono trasversalmente tutte le
chiese. Frontiere fra questi due
tipi di ecumene possono essere
fra l’altro la divisione fra il
Nord e il Sud del mondo, la distruzione dell’ambiente, la manipolazione genetica... E’ azzardato valutare l’ipotesi di proclamare uno « status confessionis » di
fronte a questi problemi?
Quanto aH’ecumenismo inteso
nel senso consueto, è stata sottolineata la sfida che il pluralismo religioso ha lanciato alla
nostra impostazione cristocentrica. L’Evangelo è un messaggio
universale, ma non può non fare i conti con altre esperienze
religiose. Non ci potrebbe aiutare un ricupero della dimensione
trinitaria della fede, che non dimentichi la libertà dello Spirito
Santo, l’importanza dell’incarnazione talvolta sacrificata a una
« cristologia dall’alto », la signoria di Dio su tutti i popoli e il
suo amore per loro?
Vengo ora ai problemi più importanti affrontati rispettivamente dai tre dipartimenti (è
ovvio che le conclusioni sono
poi state discusse e varate in
« plenaria ») :
Teco
delle valli vaUcal
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Via Pio V n. 15
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Registrazione n. 175 Tribunale di
Pinerulo. Resp, F. Giampiccoli.
Stampa: Coop. Subalpina Torre Pellice.
a) E’ stato accettato, non senza dibattito, un documento che
conclude la seconda fase del lungo dialogo tra cattolici e riformati, intitolato « Verso una comprensione comune della Chiesa ».
Si tratta di un testo molto articolato e circostanziato, che si
sforza molto di spiegare a ciascuno dei due interlocutori chi
è veramente l’altro, quale è il
suo passato, quale la sua forma
mentis, quale il suo linguaggio
teologico. Un testo che sfida alla riflessione e che, senza nascondere la strada che ancora resta
da fare per superare le divisioni, invita a superare le diversità compatibili fra loro anche se
espresse in modi radicalmente...
diversi.
Secondo me, il documento,
pregevole, va valutato con prudenza e attenzione. Tanto per
fare un esempio, mi viene difficile condividere che la nostra definizione di chiesa come « figlia
della Parola » sia in fondo l’equivalente della definizione cattolica di « sacramento di salvezza ».
Il documento dovrebbe essere
pubblicato fra qualche mese in
inglese e in francese. Il Comitato si è riservato di approfondirne l’esame nella prossima sessione (agosto 1991), ed ha deciso per ora di inviarlo alle chiese-membro perché queste facciano pervenire il loro parere entro
il 1.1.1993. Penso sia un compito al quale non ci potremo sottrarre.
Senza ricordare, se non di passata, che il problema del dialogo col cattolicesimo non può esser iiidotto a Un confronto di
posizioni teologiche : vanno anche valutati i modi di porsi di
fronte agli eventi storici e alle
sfide della vita. Pensiamo soltanto allo spirito con cui gli uni
e gli altri guardiamo all’Europa
del ’92.
b) Le domande di ammissione di tre nuove chiese; la Chiesa evangelica dei Rio de la Piata, la Chiesa evangelica araba
di San Paulo del Brasile (entrambe piccole entità dal punto
di vista numerico), e la Chiesa
evangelica dell’India del Sud (2
milioni e mezzo di credenti, 14
mila parrocchie, 2.300 pastori),
pur essendo state considerate favorevolmente, hanno posto il
problema dei criteri in base ai
quali valutare le domande. Da
una parte, se non è tanto la consistenza numerica a far problema, può esserlo ciò che c’è dietro. Come fa una chiesa che consista, per esempio, di una sola
comunità locale, ad avere un regime sinodale? Accettando queste domande non si rischia di
favorire una possibile tendenza
al frazionismo? Dall’altra, bisognerà affrontare, se non sciogliere, il nodo delle appartenenze simultanee a più famiglie confessionali: realtà diffusa, spiegabile per certe chiese sorte dal lavoro missionario intrecciato di
missioni diverse, ma possibile
fonte di confusione.
c) Ha destato una certa preoccupazione constatare che la
nuova situazione dell’Europa dell’Est ha fatto sì che quei paesi
(e le chiese evangeliche che vi
si trovano) abbiano cominciato
ad esser considerati territorio di
caccia da parte di sette fondamentaliste di matrice prevalentemente americana, bene agguerrite contro un ben identificato
« peccato », bene al chiaro sulle
forme di realizzazione terrena
del Regno dei cieli, ben equipag
giate finanziariamente... Il Comitato ha incoraggiato la costituzione di gemellaggi fra chiese
dell’Est e dell’Ovest, anche al fine di rafforzare col reciproco
aiuto la nostra identità protestante.
Finanze
Si sono coscienziosamente analizzati preventivi e consuntivi di
ciascun dipartimento e di ciascuna iniziativa o attività in corso, verificando puntigliosamente
il possibile costo di ciascuna,
cancellando con rammarico ma
senza misericordia i progetti non
adeguatamente finanziati.
Una grossa azione dovrà esser
fatta per persuadere le chiese
morose ad esserlo un po’ meno
e quelle pimtuali ad esser più
generose. Dipenderà anche da
questo la realizzazione di uno
dei mandati di Seoul: l’impegno
di una persona a pieno tempo
per la cura di tutti i problemi
relativi alle donne nella società
e nelle chiese.
Cooperazione
e servizio
Occorrerebbe un paginone intero per riferire di tutte le solidarietà dichiarate, le preoccupazioni espresse, le iniziative prese (se, dove e come possibile).
Il giardino di delizie donatoci
dal Creatore è da tempo un deserto, un campo di battaglia, rm
luogo di morte... e non miglioriamo col passare del tempo.
Sopraffazioni e violenze si consumano quotidianamente; e la
pretesa di essere Dio ci fa sentire immuni dal giudizio. Mi limito a segnalare due cose, fra
le decine e decine di cui si potrebbe dire;
a) il Comitato ha fatto proprie le belle dichiarazioni di solidarietà con gli ebrei espresse
dal sinodo della Chiesa rifor
mata ungherese (giugno ’90), determinate dai rigurgiti antisemiti che un po’ ovunque si sono
recentemente registrati (profanazione di cimiteri, svastiche e
via elencando);
b) il Comitato si è anche impegnato a sostenere con ogni
mezzo la lotta contro l’organizzazione e lo sfruttamento della
prostituzione minorile che in
Thailandia, nelle Filippine e nello
Sri Lanka è diventata la struttura portante dell’economia, grazie a ruffiani senza scrupoli, polizia compiacente, genitori ciechi
per necessità o tornaconto, turisti ricchi e pruriginosi. L’industria della pedofilia prospera sulla pelle e sulla carne di centinaia di migliaia di bambini (maschi e femmine) sotto i 16 amii,
prodotti e allevati — si potrebbe dire — solo a questo fine. E’
una forma moderna di strage
degli innocenti, davanti alla quale certo non basta l’urlo senza
speranza di Rachele a Rama (cfr.
Matteo 2: 18). Occorre che la
mano di Erode sia fermata.
Termino qui. Mi sia solo concesso lo spazio per un’ultima parola sulla visita alle comunità di
Ginevra e dei dintorni (domenica 12), fraternamente ospitali;
e per i culti quotidiani del gruppo, nella saletta o sul prato del
Centro John Knox, segnati da
un grosso afflato liturgico e fonte di arricchimento per l’apporto di sensibilità diverse.
Ricordo in particolare il culto
centrato sulla riunificazione del
la Corea, al quale hanno partecipato coreani del Sud e coreani del Nord, ivi comprese le rappresentanze diplomatiche a Ginevra. Segno — limitato e discutibile quanto si voglia — che il
nuovo di Dio sa farsi strada in
mezzo al nostro vecchio peccato, sa vincere le nostre debolezze, sormontare le nostre contraddizioni. Per questo ci è concesso di sperare. E di darci da
fare.
Salvatore Ricciardi
cìaudiana edìtrìce
NOVITÀ’
Nella « Piccola Collana Moderna » è uscito il n. 63;
DIETRICH BONHOEFFER
Una pastorale evangelica
a cura di Ermanno Genre
Presentazione di E. Bethge
pp. 105, 8 ilLni f.t., L. 14.000
Uno studio tenuto al Seminario clandestino di Fiiikelwalde
per i pastori della «chiesa confessante» nel 1935, tradotto per
la prima volta in italiano. Una guida preziosa, lucida e feconda
per tutti coloro che sono impegnati nella « cura d’anime »
nella chiesa di oggi.
Fuori collana è uscito ;
Una parola per due
Preparazione alla vita di coppia
a cura di Eugenio Bernardini
pp. 50, L. 8.500
Un libretto scritto per le coppie che vogliono riflettere sulla
loro unione in una prospettiva cristiana e che hanno deciso
di celebrare o benedire il loro matrimonio in una comunità evangelica.
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