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Anno 114 - N. 44
3 novembre 1978 - L. 200
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1® Gruppo bis/70
BIBLIOTECA VALDESE
10066 TORRE PEIL ICS
dette valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
LA TRISTE VICENDA DI UN PAESE MARTORIATO__
Ubano: lotta di potere,
non guerra di religione
Come è avvenuto per TIrlanda del Nord, anche per il Libano si assiste all’abuso delle denominazioni religiose per qualificare il conflitto
Già avvenne (e in parte ancora
avviene) nelle tristi vicende della
Irlanda del Nord che cpn un sostanziale travisamento venisse indicato come conflitto tra protestanti e cattolici quello che era
un conflitto motivato da un intreccio di ragioni politiche, economiche, sociali, ognuna delle
quali cercava per suo conto di
strumentalizzare fatti religiosi che
esistevano, ma non erano certo
la ragione del contendere. Tanto
è vero che le uniche iniziative
prese per moderare, e se possibile annullare, se non le cause profonde almeno le crudeli modalità
con cui il conflitto si svolse e ancora si svolge, hanno — esse sì
— tutte una matrice « religiosa ».
Un analogo travisamento sta
prendendo piede nella stampa,
alla radio e alla TV per il conflitto che sta distruggendo un paese
come il Libano. Anche qui si parla correntemente di cristiani contro musulmani forzando una realtà che è molto più complessa e
nella quale, ancora una volta il
fatto « religioso » è strumentalizzato per coprire ben altri interessi e ben altre ragioni di conflitto.
Sergio Ribet ha pubblicato per
i tipi della Claudiana un libro sul
Libano, la cui lettura consigliamo
a tutti coloro che vorrebbero capire meglio cosa succede, e perché succede, in quel non tanto
lontano paese. Una assidua opera
di destabilizzazione sociale e politica condotta da più parti e con
diverse intenzióni senza che il
cui prodest (« a chi giova ») sia
mai chiaramente delineato. Certo
non basta a dividere i torti e le
ragioni il semplice criterio di distinguere se le parti in causa sono
sostenute dalla superpotenza A o
da quella B; e neppure basta riferire il tutto alla sola questione
palestinese (che è indubbiamente
la più importante di quelle che
attendono soluzione nella zona)
quando si pensi che è stato uno
Stato arabo, la Giordania, a picchiare più duro sulle vittime di
tutti (il non sempre ricordato settembre nero) e che i siriani presenti come « pacificatori » prima
di bombardare e distruggere i
quartieri « cristiani » di Beyrouth,
hanno lasciato fare, se pure non
vi hanno contribuito, anche i
massacri di Tel-al-Zatar. Come
non sembra vero che i kibbntz
israeliani siano più « capitalisti »
SOMMARIO
p. 3 - Paolo Ricca: Conciliarìtà, una casa ancora da costruire.
p. 4 - Testimoni protestanti : Johann
Sebastian Bach.
p. 5 - Milano: inaugurata la nuova sede della Claudiana e del Centro
di cultura prot.
di certi regimi feudali o pseudosocialisti come quelli della Giordania o della Siria.
Ma non vogliamo dare una nostra spiegazione di quanto succede in Medio Oriente. Sc^lo vorremmo richiamare l’attenzione del
lettore sull’abuso che anche in
questo caso si fa dei fatti « religiosi » per coprire rivalità e prepotenze che di religioso non hanno nulla. Al tempo dellTmpero
Turco, musulmani, cristiani ed
ebrei convivevano in modo ragionevole in tutta la zona. È solo
quando le grandi potenze (Francia ed Inghilterra) intervennero
alla fine della prima guerra mondiale per spartirsi il potere che il
fatto religioso fu preso a pretesto
per radicalizzare divisioni che erano giustificate solo dalla spartizione del potere. E del resto, anche dopo tale spartizione proprio
il Libano dimostrò come religioni
diverse potessero convivere in reciproca tolleranza per oltre cinquant’anni. Ed allora è giusto
chiedersi quale è la lotta di potere che ancora una volta si ammanta di pretesti « religiosi ».
Cerchiamo, almeno noi, di convincerci che le lotte che si svolgono nel Medio Oriente non hanno proprio niente di « religioso »
e rinunciamo (e facciamo rinunciare se possibile) a raccontarle in
termini di cristiani e musulmani.
E non lasciamo trascinare nel
fango sanguinoso delle lotte di
potere dirette ed indirette il nome di « cristiano ».
« Dio lo vuole » gridavano otto secoli fa i crociati; ma il nostro grido oggi dovrebbe essere
« Dio non lo vuole ».
Niso De Michelis
(A pag. 8 una corrispondenza
da Ginevra informa sulle iniziative del Consiglio Ecumenico delle Chiese a favore del Libano).
Inaugurazione a Milano
Nei locali messi a disposizione della Chiesa valdese hanno trovato posto due importanti attività: Vana — la Libreria Claudiana — già da tempo operante; l'altra — il Centro di Cultura
Protestante — di nuova istituzione. Il servizio a pag. 5.
Un solo fondamento
« Nessuno può porre altro
fondamento che quello già
posto, cioè Cristo Gesù ».
(I Cor. 3: 11).
Penso che una delle più grandi tentazioni della chiesa, anche
protestante si capisce, sia quella
di voler porre sempre un nuovo
fondamento rispetto a quello che
l’Evangelo richiede. Oppure, anche questa è una tentazione sempre presente: identificare Gesù
Cristo con qualcosa di visibile,
di tangibile. Il tentativo di vo
lere rifondare l’edificio di Dio
— ci sembra interessante notarlo — è stato presente sin dalla
prima ora del cristianesimo.
Lo dimostra l'immagine ebraica dell’« edificare » che Paolo
utilizza con lo scopo di ricondurre le fazioni e le lacerazioni
di una comunità al punto di partenza: Cristo.
A Corinto, in una situazione in
cui molti pretendono di essere il
fondamento della chiesa o vengono stimati per tali. Paolo ri
LA CHIESA DI CRISTO NELLO ZAIRE
100 anni di missione evangelica
La Chiesa di Cristo nello Zaire — che raccoglie in una Federazione tutte le chiese evangeliche — festeggia quest’anno il
centenario dell’inizio della predicazione evangelica nel paese e
commemorerà anche, il 4 novembre prossimo, i cento anni
delle scuole evangeliche. In modo particolare a Klnshasa, capitale, si avranno manifestazioni
varie, culturali e sportive. La
giornata si aprirà con un culto
di ringraziamento.
L’opera delle scuole evangeliche cominciò insieme all’arrivo
del primo missionario, pastore
Henry Craven. Gli inizi furono
naturalmente piuttosto rudimentali, ma a poco a poco, nel corso degli anni, l’organizzazione
scolastica si è andata consolidando e rappresenta oggi uno
dei punti essenziali non solo per
la presenza della chiesa evangelica in quella regione d’Africa,
ma per tutta quanta la popolazione nel suo sforzo di emancipazione e di progresso culturale.
Fin dal 1908 esiste infatti una
scuola superiore per la formazione di pastori e maestri e dalla fine della seconda guerra mondiale fino agli anni 60, grazie agli
aiuti governativi che venivano
come riconoscimento dell’alto
grado di preparazione che le
scuole evangeliche erano in gra
do di fornire, le scuole evangeliche giunsero a contare fino a
400.000 alunni. Dopo la fine del
dominio coloniale, nel 1960, gli
sforzi si concentrarono soprattutto sulle scuole superiori, sui
centri di formazione paramedica e sulle scuole di tipo artigianale, per poter far fronte alle
nuove responsabilità di una nazione ormai indipendente, necessitante di quadri responsabili.
Ma non è solo nel campo scolastico che la chiesa di Cristo
nello Zaire è attiva. Anche nel
campo medico la sua attività è
considerevole e certamente il
servizio che viene reso alla nazione non è da trascurare. Attualmente vi sono 563 centri medici sparsi in tutto il territorio
della Repubblica, soprattutto
nelle zone rurali più disagiate.
Si tratta di 63 ospedali generali,
di 137 dispensari con reparto di
maternità, 348 dispensari, 12 centri per la tutela della salute, 9
sanatori per tubercolotici e 12
lebbrosari. In tutti questi istituti lavorano più di 1.200 persone
tra medici e infermieri (73 medici, di cui 11 zairesi e 62 missionari; 183 infermiere professionali di cui 94 zairesi). Il personale medico e specializzato
viene pagato dalle organizzazioni missionarie per gli stranieri,
mentre la Chiesa di Cristo nello
Zaire sostiene i costi degli zairesi.
Un aspetto dell’attività medica della Chiesa di Cristo nello
Zaire particolarmente importante è il programma di consultori
familiari. Si tratta di un’opera
di educazione soprattutto per i
problemi della coppia (gravidanza, prima infanzia, controllo delle nascite, educazione nutrizionale, educazione igienica, ecc.).
In questa prospettiva la chiesa
ha preso chiaramente posizione
per il controllo delle nascite, desiderando e ricercando per la
coppia e soprattutto per i figli
che nascono una possibilità di
vita che permetta un pieno sviluppo.
È inoltre importantissimo il
servizio, ormai organizzato da
tempo in varie regioni del mondo e funzionante anche nello
Zaire, di trasporto aereo dei
malati. Nello Zaire sono in esercizio 12 piccoli aerei attrezzati
per il trasporto di malati. Viene
utilizzato anche per il trasporto di medici specialisti qualora,
in qualche ospedale decentrato
o in qualche dispensario, si presentino casi particolarmente difficili, che il solo personale locale non sarebbe in grado di risolvere.
br.
corda che è inutile illudersi: il
fondamento è già posto. Nessuno, neppure missionari della statura di un Apollo o teologi raffinati come lo stesso Paolo possono illudersi di modificare o ignorare la base su cui l’opera s’innalza.
Scrivendo queste cose, l’apostolo non mette in primo piano
né se stesso («sono soltanto un
servo »), né la sua opera contrapposta a quella dei colleghi
missionari ( « né chi pianta, né
chi irriga conta qualcosa, ma
solo chi fa crescere, cioè Dio »),
né tantomeno si considera "socio” di Dio nella costruzione dell’edificio. E nel descrivere questo edifìcio, che è la comunità
cristiana. Paolo ricorda ai suoi
lettori — semmai l’avessero scordato — che ingegnere di tutta
l’opera è Dio stesso.
A lui spetta il collaudo finale.
Insamma i Corinti devono riacquistare fiducia nel fondamento
già posto, anziché crearne di
nuovi. Riacquistare fiducia nella
Parola di Dio per costruire, su
una base solida, la comunità cristiana.
Mi sembra che quest’ultimo
avvertimento non vada lasciato
cadere soprattutto pensando al
nostro continuo desiderio di autoaffermazione, alle nostre "verità personali” e a quelle radicate
convinzioni che spesso costituiscono il nostro più vero fondamento. E, guardando più in casa
nostra, possiamo dire d’oscillare
tra due tendenze: o il piano del
razionalismo spicciolo in cui non
c’è più posto per un discorso di
fede (e questo a molti appare
un fondamento granitico) oppure fondare il nostro esser cristiani sul terreno del pio sentimento religioso.
Non c’è bisogno di essere dei
gran teologi per capire che queste tendenze dovrebbero esser
criticate e superate alla luce di
un serrato confronto con la Parola.
E allora ci chiediamo: perché
oggi è così difficile confrontarsi
con la Parola di Dio? Forse siamo anche noi partecipi di quella
fondamentale sfiducia nel Cristo
risorto? Abbiamo anche noi bisogno, anziché della Parola pro
Giuseppe Platone
(continua a pag. 2)
2
novembre 1978
NAPOLI: SCUOLE DOMENICALI DEL VOMERO
Critica alla
cultura cattolica
COSA DICONO DI NOI I GIORNALI
L'opinione dei protestanti
è scarsamente registrata
Anche quest’anno nel mese di
settembre, prima deH’inizio dellanno scolastico, ha avuto luogo la settimana biblica della
scuola domenicale delle Chiese
valdese e metodista del Vomere.
Si tratta ormai di una consolidata tradizione che offre un’occasone preziosa per rinsaldare i legami dei bambini alla chiesa e
tra di loro; per questo è stato
doloroso che si sia svolta quest'anno separatamente al Vomere e a Via dei Cimbri, non certo
per cattiva volontà di collaborazione dei pastori, ma per decisione del Concistoro della Chiesa di Via dei Cimbri. Quando si
dice che le strutture assemblear!
di decisione delle nostre chiese
costituirebbero la garanzia massima di partecipazione e di allargamento delle esperienze!
Si è pensato di avere un ciclo
di studio sulla « cultura cattolica » articolato in tre temi di riflessione, quelli suggeriti dalla
rivista La Scuola Domenicale:
il diavolo, il culto dei Santi e di
Maria, i miracoli e Dio. Ne è derivata una esperienza ricca di osservazioni utili: se per un verso
si è confermata la forte capacità
di penetrazione della cultura cattolica nella morale e nella fede
dei nostri bambini, d’altra parte
ci è sembrato che, forse è il caso
di riaggiornare i nostri strumenti
di analisi e di critica di questa
cultura cattolica.
Nelle nostre conversazioni con
i bambini non è stato diffìcile
constatare la completa demistificazione di alcune delle più rozze e tradizionali forme di credenze di origine cattolica: il diavolo, per esempio non è più ima
persona fisica, una presenza esterna; il diavolo si è trasferito all’interno; è il male, è quando
facciamo del male, oppure quando stiamo male. E questo mi
sembra grosso modo corretto,
anche se ridotto a livelli abbastanza semplificati. Il pericolo è
invece un altro: una presenza
avvertita psicologicamente anche se non definita per ciò che
ritarda la sua essenza, può poi
finire per avere un potere di suggestione sottile: se il diavolo
sta dentro di noi, anzi, in certi
casi siamo noi stessi, vuol dire
che tutta ima gamma di esperienze straordinarie, paranormali, sono possibili: sedute spiritiche, facoltà medianiche, tutte cose chiacchierate sottovoce tra
compagni di scuola o amici, con
un sentimento misto di attrazione e di repulsione insieme. Circola in effetti in Italia tutta una
cultura di importazione che ormai da anni insiste su questi temi: dal gusto dell’orrido dell’Esorcista alle suggestioni solo
apparentemente più rasserepanti degli « Incontri ravvicinati del
terzo tipo », una ricerca di nuova metafisica avveniristica applicata al progresso scientifico; e
questo per non dire poi di quel
terribile spaccato di società americana che in anni ancora recenti
sono stati quei macabri delitti
firmati da bande sanguinarie di
satana moderni, autentica incarnazione di una malvagità tutta
gratuita, dove si ritrova una
complicata mescolanza di simboli (satana, il male, il sangue,
il delitto, il sesso) che restano
poi nell’aria che si respira.
E tuttavia un fatto è certo: il
diavolo vecchio stampo è stato
liquidato. Esiste invece il peccato, anzi, i pacati, quelli mortali
e quelli veniali e quindi, forse,
l’infemo. Qui le opinioni si fanno controverse. Il gradualismo
della morale cattolica introduce
distinzioni spieciose: i peccati
mortali non toccano la gente comune, quella «per bene », quella
« come noi », e non sono nem
meno necessariamente collegati
ad una visione dell’esistenza ossessionata dal sesso; una identificazione ricorrente è invece
peccato mortale uguale furto, rapina. Questa è cultura cattolica
o paura di ogni forma di attentato al patrimonio? Ecco, non è
solo un dato astratto, « la cultura cattolica » che troverebbe la
sua sede privilegiata in un’Italia
che si vuole arretrata; è invece
un intreccio complesso di forme
culturali diverse (anche protestanti e di strutture economiche
e sociali che sono proprie delle
società capitalistiche evolute (europea, americana). È però un dato di fatto che l’importazione di
certi modelli culturali dalle società borghesi evolute si colleghi qui in Italia con le forme
controriformistiche che la cultura cattolica ha assunto, per cui
diavolo, inferno, peccato mortale trovano poi modi di espressione più radicati nella sensibilità
comune e dunque più persuasivi
ancora. Rosanna Ciappa Nitti
LA VITA NEI CIRCUITI
Assemblea a Livorno
L’Assemblea del X Circuito
ha avuto luogo a Livorno domenica, 15 ottobre, iniziando
con un culto alle 9,30. Erano rap-“
presentate tutte le chiese del
circuito meno Barga e Siena;
presenti anche due rappresentanti della Chiesa Battista di Pistoia.
Il pastore Alfonso Manocchio
ha presentato il tema «Sacerdozio universale — ministeri e
struttura della chiesa », seguito
da una libera discussione.
Dopo un pranzo in comune nei
locali della chiesa di Livorno, il
pastore Alfredo Sonelli ha introdotto la discussione sul tema
« Educazione cristiana in vista
della fede ».
Sono state esaminate alcune
proposte per la Scuola domenicale. La sig.ra Violetta Sonelli
ha parlato della Scuola domenicale di Firenze dando alcuni
buoni suggerimenti.
Per l’unione femminile si era
tutti concordi nell’accettarne la
validità, sia come momento di
incontro per le donne, che spesso non possono partecipare ad
altre attività, sia come preparazione in vista di un lavoro comune nella chiesa e nella società. Queste riunioni, anche se si
chiamano « femminili », non sono certamente chiuse agli uomini.
Per quanto riguarda tutte le
attività della chiesa è stato chiaro che il tempo della discussione e dell’autocritica soltanto è
finito, ora bisogna agire. Sono
state fatte alcune proposte che
dovranno essere messe in pratica.
Tom Noffkc
Non si può certo dire che la
stanipa italiana dedichi molto
spazio alla vita delle Comunità
Cristiane, non cattoliche, che vivono in Italia. A mia conoscenza
l’unico esempio in contrario è
il largo spazio con titoli a più
colonne e fotografie, dedicato
dal Corriere della Sera per più
giorni alla riunione dei Testimoni di Geova a Milano a fine agosto. Ma evidentemente hanno
fatto premio, sulla indifferenza
di fondo, gli aspetti folkloristici
di un raduno di migliaia di persone, dei battesimi plurimi, della incidenza sulla cronaca cittadina di un fenomeno collettivo
di dimensioni non comuni.
Per quanto riguarda noi il materiale raccolto è molto modesto.
Il Regno di Bologna pubblica
un articolo serio e sostanzialmente fedele suH’ultimo Sinodo
e sulla avvenuta integrazione delle Chiese Valdese e Metodista. Il
resoconto del lavoro svolto è
onesto, con l'unica omissione del
messaggio lanciato dal Sinodo ai
fratelli cattolici a proposito della ostensione della sindone. Ma
si deve trattare di un argomento particolarmente delicato se
la stessa Unità tracciando nel
suo numero dell’8 ottobre un bilancio degli aspetti turistici e
organizzativi della manifestazione torinese ha isolo un timido accenno alla mancanza di contradditorio nel congresso « scientifico » che ha chiuso il periodo della ostensione. O forse siamo noi
che abbiamo dato troppa importanza ad un fenomeno che rientra con qualche logica nella prassi « idolatrica » del culto cattolico e come tale non costituisce
un fatto nuovo di particolare rilievo. Che abbia ragione l’Unità
a celebrarne solo gli aspetti turistici, con quanto ne consegue
per la vita e la economia di una
città come Torino?
La partecipazione evangelica è
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I fratelli della Comunità di
Carrara si sono trovati insieme
un bel pomeriggio d’estate nel
giardino di un membro di chiesa, per salutare il pastore Enos
Mannelli che lasciava dopo 4 anni Carrara e continuerà il suo
lavoro ad Intra.
Con amicizia e franchezza si
parlava insieme del lavoro svolto, delle attività intraprese e del
futuro della comunità e si ringraziava il pastore e la signora
Rossetta per la dedizione e l’amore con i quali hanno curato, assieme a La Spezia, la comunità di Carrara. In particolare la signora Rossetta si è dedicata al lavoro con i bambini
ed è stata di buon esempio alla
parte femminile della chiesa nelTaffrontare compiti nella comunità che finora erano riservati
agli uomini.
Auguriamo a Enos Mannelli e
alla sua famiglia un buon inisio
del nuovo lavoro e la benedizione di Dio.
TRIESTE
La comunità valdese triestina
ha promosso una serie d’incontri di studio (ogni mercoledì alle 18 a Piazza S. Silvestro, 1) sul
tema: « Per una fede consapevole». Diamo l’elenco dei temi,
introdotti dal past. U. Beri, e
delle scadenze:
8 novembre: Le 95 tesi di Lutero. Un messaggio per la chiesa
di oggi?
15 novembre: La predestinazione nella S. Scrittura.
22 novembre: La predestinazione nella teologia.
29 novembre: L’uomo ed il .suo
peccato.
6 dicembre: La morte.
13 dicembre: La resurrezione.
In vista degli incontri si consigliano le seguenti letture: G.
Miegge: Lutero (ed. Sansoni). Le
95 tesi di Lutero (ed. Claudiana).
G. Tourn: La predestinazione
(ed. Claudiana). Emile Léonard:
Storia del protestantesimo (ed.
Il saggiatore). Il dizionario del
pensiero protestante (ed. Morcelliana).
Un solo
fondamento
(segue da pag. 1)
nunciata duemila anni fa, di un
'yis a vis", di un fondamento
visibile, che possa orientarci sul
terreno religioso e politico?
Domande aperte.
Capisco che tutto sarebbe più
facile per noi se, come i cattolici, avessimo un fondamento attuale, religiosamente aggiornato,
un Cristo redivivo (il papa) scelto apposta per noi e per il nostro tempo, scelto con uno sguardo alle richieste religiose della
piazza e uno sguardo agli equilibri politici. Tuttavia il cammino del seguire il Cristo testimoniato negli Evangeli è un altro
ed è più duro E se ci siamo incamminati, in questa ricerca di
fede, è bene che ci annotiamo
non solo le difficoltà di questa
ricerca, ma che accettiamo il
suo visibile insuccesso. L’abbiamo capito, senza invidie né senso d'inferiorità, guardando le
enormi masse che hanno partecipato alle grandi manifestazioni
pontifìcie di questi mesi. Quella
è la via della gloria, non della
croce. Niente da dire. Aggiungerei solo l’osservazione di Paolo:
il fondamento è Cristo e nessuno può metterne un altro. Questa parola è la nostra speranza
e in mezzo alle difficoltà la nostra consolazione.
G. Platone
stata anche sollecitata da alcuni
giornali in occasione delle repentina scomparsa di Giovanni
Paolo 1 e della sua sollecita sostituzione con Giovanni Paolo IL
Non è mancato e non mancherà
a questo settimanale il modo di
intervenire su di un argomento
che è indubbiamente anche di
nostro interesse, non fosse che
sotto l’aspetto dello sviluppo dei
rapporti ecumenici (con qualche
attenzione alla evidente ripresa
di un culto mariano). Qui ricorderemo solo che II Giorno del
30 settembre ha pubblicato dichiarazioni di un pastore valdese (non rettificate poi nonostante la esplicita richiesta del pastore stesso); che la Repubblica
del 17 ottobre ha pubblicato apprezzamenti del pastore Potter
sulla personalità del nuovo papa;
dichiarazioni di compiacimento
dell’ arcivescovo anglicano Coggan; speranze di « sprovincializzazione » della chiesa italiana
del pastore Girardet; e che
il Corriere del 18 comunica una
sintetica speranza di miglioramento espressa da un operaio
valdese della Fiat.
Non è molto ma possiamo anche apprezzare il fatto che su di
un avvenimento che riguarda la
Chiesa Cattolica e il suo mondo,
l’opinione dei protestanti non è
più considerata un « fuor d’opera ».
N.DJ«.
Invitiamo i lettori a collaborare a questa rubrica inviando ritagli o fotocopie di articoli che
parlino degli evangelici comparsi sulla stampa locale e regionale, aggiungendo eventuali note
per chiarire i fatti di cui si parla. Il materiale va inviato a Niso
De Michelis, via S. Marco 23,
20121 Milano.
Particelle
con lo spirito
Egregio direttore,
desidero segnalare un’opera di Jean
E. Charon : UEsprit cet inconnu - Ed.
Aibin Michel - Paris. Questo autore è
un fisico matematico filosofo di grande notorietà. Le sue ricerche di fisica
in questi ultimi anni dopo aver lavorato negli U.S.A. ed a Parigi presso
il Commissariato della Energia Atomica, lo hanno portato ad una fantastica scoperta: gH elettroni che fanno parte dell’atomo contengono lo spirito!
Questa particella ha una fortissima gravità ed una intensa pulsazione; fa incurvare lo spazio attorno a
sé, facendolo diventare uno spazio tempo in cui l’energia non si disperde, ma
aumenta continuamente, cioè in modo opposto a quanto avviene nello
spazio deiruniverso.
Tale spazio-tempo ha la caratteristica di conservare la memoria degli avvenimenti passati, accumulando esperienza ed. ordine e mediante interazione con gli altri elettroni, scambiare le sue informazioni; caratteristiche
evidentemente uguali a quelle dello
spirito.
Per conseguenza tutta la materia,
dal minerale al vegetale all’animale ed
all’uomo, ha Io spirito in tutti i suoi
elettroni e questi nel far parte del
nostro Io, possono entrare in contatto
con lo Spirito di Dio.
« Nell’uomo quel che lo rende intelligente è lo spirito, è il soffio dell’Onnipotente » (Oh. 32: 8).
Queste particelle si evolvono dunque, e partecipano così alla meravigliosa avventura dello spirito.
Ma attenzione, se nell’uomo il soffio dell’Onnipotente è sentito da quasi tutti gli uomini, a causa però di
forze negative, si può affievolire ed
anche sparire.
Perciò dobbiamo acuire la nostra
facoltà di entrare in comunione con
Dìo, sapendo che « lo Spirito stesso
attesta insieme col nostro spirito, che
siamo figliuoli di Dio e se siamo figliuoli, siamo anche eredi, eredi di Dio
e coeredi di Cristo (Rom. 8: 16). Quale meraviglia!
E. Margiunti, Torre Pellice
3
3 novembre 1978
LETTERE DALL’INDIA
Conciliarità, una casa ancora da costruire
Dopo il documento sulla speranza, una serie di dichiarazioni sull’unità; ma mentre il primo
aveva espresso una unità nella speranza, queste registrano solo una speranza nell’unità
Bangalore, 23 agosto
La séconda settimana di lavoro della Commissione « Fede e
Costituzione » è stata interamente dedicata al tema dell’unità
(«crescere insieme verso l’unità»), introdotto da quattro comunicazioni iniziali e discusso
poi in sette comitati, incaricati
ciascuno di studiare un aspetto
particolare della questione, e
precisamente ; la conciliarità ;
una comune dichiarazione di fede; battesimo, eucaristia e ministero ( i « documenti di Accra»); la comunità tra uomini
e donne; l’aiuto fraterno tra le
chiese; il dialogo con le fedi e
le ideologie del nostro tempo ;
le nuove esperienze ecumeniche
e le strutture ecumeniche oggi
esistenti. Ciascun comitato ha
redatto un documento e lo ha
presentato all’assemblea plenaria. Anche sul tema dell’unità
(come su quello della speranza)
c’è dunque molto materiale, su
cui, nel quadro di una « lettera »
come questa, non è possibile riferire in maniera esauriente. Mi
limiterò a indicare alcuni aspetti salienti dei documenti e del
dibattito, precisando però che
non è facile individuare le linee
di fondo del discorso sull’unità
fatto a Bangalore, tanto esso è
composito e articolato. Mentre
sulla speranza si è giunti a un
documento finale votato da tutta Tassemblea, sull’unità ci si è
limitati a raccogliere del materiale di lavoro per i prossimi
anni. Cbn un’immagine si potrebbe dire che mentre a proposito della speranza si è costruita una casa, a proposito dell’unità si è soltanto allestito un
cantiere e messo insieme il materiale per una costruzione che
deve ancora essere fatta. Mentre il lavoro sulla speranza può
dirsi completato, quello' sull’unità è ancora in pieno svolgimento. Le grandi linee di questo
lavoro sono tracciate, ma gli approdi finali sono tutt’altro che
chiari o scontati. In altri termini non è facile prevedere quali
sbocchi concreti avrà il movimento ecumenico nel prossimo
futuro.
Fase pre-conciliare
Il documento sulla conciliarita, cercando di fare il punto
sulla situazione ecumenica, dichiara ( come già fece l’assemblea di Nairobi) che ci troviamo in una fase pre-conciliare,
che preannuncia e prepara « una
futura situazione conciliare ».
La visione dominante sembra
dunque quella di una futura comunità o comunione conciliare
(«conciliar fellowship ») tra
tutte le chiese. « Questa visione
— dice il documento — è viva in
noi. Benché possa apparire come una possibilità lontana, essa
è la mèta che offre orientamento, guida e ispirazione per il
cammino da compiere ». D’altra
parte altre prospettive, come
quella dell’« unione organica »
non sembrano abbandonate ;
piuttosto si afferma la necessità
di chiarire i rapporti tra « comunione conciliare », « unione
organica» e «unità intesa come
diversità riconciliata ». Evidentemente non c’è ancora una concezione comune delPunità che
si vuole raggiungere : se ci fosse,
sarebbe molto più facile conseguirla, anzi, quando avremo una
concezione comune dell’unità,
avremo l’unità. Comunque, la
prospettiva conciliare sembra
essere oggi quella più largamente condivisa, anche se non tutti
la intendono allo stesso modo
(le divergenze maggiori, su questo punto, esistono con gli ortodossi, per i quali la conciliarità
è possibile solo dopo aver raggiunto la piena unità; gli altri
intendono invece la conciliarità
anche come un metodo e una
via per giungere aH’unità). Quello che invece tutti hanno ormai
capito è che l’unità cristiana è
un lento processo, un lungo
cammino, che non può essere
programmato in anticipo. In fondo nessuno sa come si configu
rerà, un giorno, la chiesa cristiana unita. E a dire il vero non si
può neppure dare per scontato
che questa mèta sarà, un giorno, raggiunta. I documenti di
Bangalore sono, al riguardo,
molto sobri ; non c’è rassegnazione o scetticismo ma neppure
una facile euforia.
Dal documento e dalla discussione svoltasi a Bangalore sulla
conciliarità mi sembra che emergano tre accenti particolari:
1. In primo luogo si è riaffermata con forza la vocazione
e la volontà della Commissione
« Fede e Costituzione » e del movimento ecumenico in generale
a raggiungere l’unità visibile dei
cristiani. Non ci si accontenta
di un’unità in ispirilo o di rapporti cordiali tra chiese divise.
In altri termini, non si abbassa
il tiro, non si ridimensiona la
speranza, non si propongono
obiettivi più accessibili e meno
irnpegnativi. Si ribadisce che l’unità è « una componente essenziale dell’Evangelo ».
2. In secondo luogo si insiste sull’importanza delle tappe
intermedie per giungere all’unità («unlty by steps» = l’unità
un passo dopo l’altro). La transizione dalla divisione all’unità
non può avvenire da un giorno
all’altro. Noi oggi non siamo
più completamente divisi e non
sianio ancora completamente
uniti: stiamo vivendo una fase
intermedia. Queste fasi intermedie non sono delle pause o dei
momenti di riflusso ; al contrario sono tappe decisive, da cui
dipende il futuro dell’ecumenismo.
specie di frammentazione interna al movimento ecumenico
stesso, che ne risulterebbe scompaginato e, al limite, paralizzato. Il pericolo, insomma, è che
ciascuno pratichi l’ecumenismo
per conto proprio, incrinando
così, l’unità del movimento ecumenico.
Questo vale soprattutto per la
chiesa cattolica la cui politica
ecumenica è sempre più orientata nel senso di coltivare tutta
una serie di dialoghi bilaterali
separati (con ortodossi, anglicani, luterani, riformati, metodisti, etc.), che tutti fanno capo
al Segretariato vaticano per l’unità. Il Consiglio ecumenico delle chiese si trova, di fatto, scavalcato o almeno messo un po’
da parte. Per la Chiesa cattolica
esso è soltanto il partner di un
dialogo, accanto al quale ve ne
sono molti altri, forse anche più
importanti. Ma soprattutto il
Consiglio ecumenico non è per
la chiesa cattolica il quadro entro cui essa svolge il suo programma ecumenico. L’ecumenismo della chiesa cattolica avviene certo anche con il Consiglio
ecumenico ma soprattutto accanto ad esso e indipendentemente da esso; sicuramente non
avviene nel quadro del CEC, di
cui la chiesa cattolica — com’è
noto — non è membro. Ne risulta una situazione tutt’altro che
soddisfacente. La chiesa cattolica pratica i rapporti bilaterali
più di qualunque altra chiesa
cristiana: nessuna chiesa cristiana coltiva tanti rapporti bilaterali come quella cattolica. Man
mano che questi rapporti si
moltiplicano e approfondiscono,
è inevitabile che la chiesa cattolica (concretamente: Roma)
si trovi ad occupare una posizione sempre più centrale nelle
relazioni ecumeniche; continuando di questo passo, se paragoniamo l’ecumenismo a una ruota, Roma ne diventerà il perno
e le altre chiese i raggi. Attraverso tutti questi rapporti bilaterali, Roma sta diventando il
crocevia dell’ecumenismo e il
Consiglio ecumenico rischia, alla lunga, di trovarsi, per così dire, spiazzato e persino in qualche modo esautorato perché
privato di un ruolo ecumenico
decisivo. Che fare? non si tratta certo di interrompere bruscamente i rapporti bilaterali, in
particolare quelli con la chiesa
cattolica; è però indispensabile
che essi vengano coordinati (non
solo a Roma dal Segretariato
vaticano per l’unità!) e subordinati a un discorso ecumenico
complessivo che deve avere nel
Consiglio ecumenico il suo quadro istituzionale naturale e comune a tutte le chiese.
Documenti di Accra
Per quanto riguarda i documenti di Accra su battesimo,
eucaristia e ministero, non vi
sono grandi novità da segnalare.
Prossimamente verrà pubblicato xm testo riveduto dei documenti, accompagnato da im’antologia di testi liturgici di diverse chiese, che illustrino come in
esse il battesimo, la Cena del
Signore e la consacrazione al ministero vengono praticate.
A proposito del battesimo, si
è appresa e accolta con favore
la notìzia che nel mese di marzo dell’anno prossimo avrà luogo, su iniziativa di « Fede e Costituzione », una consultazione
con rappresentanti di chiese che
praticano il battesimo dei credenti.
A proposito dei ministeri si è
deciso di creare due nuovi gruppi di studio incaricati di affrontare due problemi assai controversi nel movimento ecumenico: l’episcopato e l’ordinazione
delle donne.
Infine, a proposito dell’eucaristia e del fatto che essa continua a essere fra i cristiani motivo di divisione anziché di comunione, vai la pena di segnalare il contributo di una teologa
sud-africana nera che ha riferito parte di un sermone sull’episodio di Gesù che lava i piedi
ai suoi discepoli, in cui il predicatore, tra l’altro, ebbe a dire:
« Quanto risulterebbero ridicole
tante nostre discussioni se il cristianesimo fosse basato sulla lavanda dei piedi anziché sull’eucaristia. Ci troveremmo a discutere su questioni come queste:
Basta aspergere i piedi oppure
bisogna immergerli? Dobbiamo
lavare prima il piede destro oppure quello sinistro, o tutti e
due insieme? Chi può lavare i
piedi di chi? È lecito lavare i piedi dì una donna? Può una donna lavare i piedi? Qual è il consenso ecumenico sulla lavanda
dei piedi? Che cosa dire della liturgia della lavanda dei piedi? »
Paolo Ricca
(5 continua)
Ecumenismo
privato
3. In terzo luogo si afferma
la necessità che le chiese impegnate in dialoghi bilateraU con
altre chiese tengano conto del
dialogo ecumenico nel suo insieme. Occorre cioè a tutti i costi
evitare che ciascuna chiesa svolga un suo programma ecumenico, per così, dire, privato, ignorando le iniziative delle altre
chiese e il corso generale del
movimento ecumenico. Altrimenti succederà che avremo una
______CARTIGNY: UN SEMINARIO CEVAA PER ANIMATORI
Sino a che punto siamo disposti
a diventare missionari?
Animazione teologica, trasmissione del messaggio, dinamica di
gruppo, questi i temi fondamentali affrontati nella sessione di
formazione degli animatori teologici della CEvAA riuniti a Cartigny ((jinevra) dal 26-9 al 6-10.
Per dieci giorni una ventina di
pastori e laici provenienti dall’Europa, dall’Africa, dal Madagascar e dal Pacifico hanno condi
viso esperienze, speranze, preoccupazioni ed anche delusioni della vita della Chiesa nel mondo.
Si è così realizzata nel concreto
questa « Comunità Evangelica »
di chiese come un assaggio della ricchezza che da essa può effettivamente derivare per una
« Azione Apostolica » ciascuno
nel suo paese, nel reciproco arricchimento, confronto e stimolo.
NEUCHATEL: PREMIO FAREL 78
TV: specchio o icona?
La televisione è specchio o icona? Questo il titolo del Seminario e Premio Farei 1978 di televisione religiosa; tale è anche il
titolo della prima conferenza introduttiva tenuta dal prof. JeanMarc Chappuis.
Ogni anno all’inizio dell’autunno si tiene alternativamente a
Ginevra e a Neuchâtel il « seminario Farei » pær' discutere i problemi della televisione religiosa
cristiana, cattolica e protestante. Ogni due anni viene anche
conferito un Premio alla migliore trasmissione cristiana in lingua francese. Quest’anno, dal 4
al 6 ottobre, ci sono stati, a Neuchâtel, il seminario e il premio.
La televisione, ha detto JeanMarc Chappuis, è uno specchio
che, in qualunque genere di trasmissione, ci rinvia sempre la
nostra propria immagine; facendoci vedere scene e volti altrui, in realtà ci mostra come
siamo noi. Ma in certi momenti
la televisione può diventare
« icona », cioè una figura che ci
trasmette un appello, che ci invita a essere noi stessi in modo
nuovo e diverso. Occorre che gli
operatori lo sappiano e si prestino, per quanto sta in loro, a
rendere possibile tale messaggio.
Jean-Marc Chappuis, che ha
diretto per molti anni « La Vie
Protestante » e più recentemente è stato a capo del Servizio
Televisivo delle Chiese protestanti della Svizzera romanda,
insegna attualmente teologia
pratica alTUniversità di Ginevra, di cui è anche vice-rettore.
Gutenberg
e Marconi
L’altro oratore del Seminario
Farei è stato Pierre Babin, prete cattolico, direttore di centri
di ricerca scientifica in Francia,
nell’ambito delle comunicazioni
elettroniche. Egli ha sottolineato le differenze tra il cosiddetto
« universo Gutenberg » e 1’« universo Marconi », cioè tra la comunicazione stampata, che sollecita soprattutto le idee, e la comunicazione audiovisiva, che
opera per mezzo di suggestioni
uditive e ritmiche e di un rapporto quasi tattile, in quanto la
televisione nei momenti in cui è
più efficace e suggestiva, cioè nei
primi piani anche molto ravvicinati, dà un’immediatezza quasi fisica: si crea così un rapporporto sensoriale più che intellettuale tra lo spettatore e chi
opera dal microfono o dal teleschermo.
Anche la chiesa deve tener
conto della « comunità elettronica » e della « presenza reale » dei
personaggi televisivi nella vita
degli spettatori. Nella discussio
ne si è rilevato che i termini di
comunità e di presenza presuppongono la possibilità della risposta, della reciprocità, e non
il rapporto unidirezionale e in
certa misura autoritario dei mezzi elettronici.
Nel dibattito generale è emersa la necessità, per le chiese, di
conoscere i fenomeni, anche
eventualmente ambigui e rischiosi, legati ai mezzi di comunicazione elettronici, e di imparare a « vivere insieme » con
questi mezzi. Piuttosto isolata è
rimasta la richiesta — che a noi
sembra invece essenziale — di
un approfondimento anche politico della realtà dei mezzi radio-televisivi: non basta constatare che esistono e vedere come
funzionano; occorre sapere chi
li ispira e li manovra, con che
scopo, a beneficio di chi, se m
funzione di liberazione o di asservimento, per poi decidere di
che genere debba essere l’intervento della chiesa in questo campo.
Le corali valdesi
Il Premio Farei ha visto in lizza dieci trasmissioni in lingua
francese; tra quelle fuori concorso è stato presentato anche
Aldo Comba
(continua a pag. 8)
Se si tiene conto della spesa
che un incontro del genere comporta si può facilmente comprendere l’importanza che i responsabili della CEvAA danno a
questo lavoro in comune ed a
questo « partage » (scambio) fra
le chiese membro.
Animazione
teoiogica
L’idea base è che ogni chiesa,
nel suo proprio contesto, deve
riuscire a vivere, in ogni settore
delle sue attività, la sua risposta aU’Evangelo come annunzio
di speranza per tutto l’uomo e
per tutti gli uomini.
L’animazione teologica (animazione = dare anima, dare vita)
mira al collegamento fra le comunità, alla mobilitazione delle
energie e dei carismi, a mettere
in movimento le parrocchie per
aiutare gli uomini e le donne ad
entrare in azione. L’animazione
teologica è uno stimolo a non
rinchiudersi in se stessi somrnersi dalle proprie preoccupazioni materiali e non, a non accontentarsi di un andamento tradizionale, ma ad avere come
preoccupazione primaria la testimonianza verso l’esterno.
Nella realtà CEvAA questa animazione teologica può essere vissuta in comunione con le altre
chiese. Nel confronto reciproco
di esperienze, le varie chiese si
interpellano a vicenda, nello
scambio di informazioni si arricchiscono aprendosi a nuove
prospettive ed orizzonti.
Alcune chiese hanno capito
Timportanza di questa esigenza
impiegando per questo lavoro
persone a pieno tempo. Con gioia
il rappresentante del Madagascar ha annunziato che la sua
chiesa lo aveva designato « animatore teologico » a pieno tempo a partire dal prossimo gennaio. Altre chiese, fra cui la nostra, non sono ancora giunte a
tanto. Il rappresentante della
Polinesia, vice-presidente della
sua chiesa, esprimeva tristemente la sua preoccupazione « Se la
Renato Coisson
(continua a pag. 7}
4
A
3 novembre 1978
testimoni protestanti
In questa serie di ritratti compaiono personaggi noti e meno noti, di un passato recente o più
remoto. La loro caratteristica comune è di essere
stati dei credenti protestanti.
Che cosa ha significato per loro essere protestanti e in che modo la fede ha inciso nella loro
particolare attività è quanto intendiamo chiederci
per poter ricevere la loro testimonianza.
JOHANN SEBASTIAN BACH
Espressa con il linguaggio che gli era proprio, la musica, e vissuta con fermo convincimento,
la fede evangelica ha marcato profondamente la vita e il lavoro del grande musicista tedesco
----T ' ‘ ì
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Le ultime battute di una composizione di Bach
(qui il "Clavicembalo ben temperato" del 1722}
concluse con le tre lettere S.D.G.:
Soli Beo Gloria, a Dio solo la gloria.
Johann Sebastian Bach nacque il 21 marzo 1685 ad Eisenach, in Turingia, da una famiglia di musicisti rigidamente luterana da quando, nel XVI secolo, il capostipite Veit Bach, mugnaio, era sfuggito alle persecuzioni contro i protestanti in Ungheria, riparando in Turingia.
Alla fine del XVII secolo i numerosi Bach erano sparpagliati in
tutta la Germania, come organisti, istruttori di cori, orchestrali di corte; ma sempre si mantenevano in contatto fra di loro,
riunendosi ogni anno in qualche
villaggio dell’originaria Turingia.
In una società ancora per certi aspetti medioevale, anche Johann Sebastian, come tutti i maschi della famiglia, fu destinato
alla carriera musicale, una delle
poche a cui potesse dedicarsi
chi non aveva rfeorse economiche; iniziò presto lo studio della musica, sotto la guida del padre e di uno zio, ma la sua infanzia non fu quella di un bambino prodigio come sarebbe stata quella di Mozart; li dividevano settant’anni e due mentalità
diverse. Trascorse così un’infanzia normale, finché, fra i nove
e i dieci anni, perse prima la
madre e poi ii padre. Dei quattro figli sopravvissuti, la sorella
era sposata; e il fratello maggiore, Johann Christoph, anch’egli
sposato ed organista ad Orhdruf, accolse i due fratelli minori. In quell’ambiente, buono ma
rigido e severo, Bach visse cinque anni, terminando il ginnasio
(in cui aveva studiato secondo
il metodo del pedagogista moravo Comenius) precocemente,
e proseguendo gli studi musicali sotto la guida del fratello; poi
fu mandato per tre anni a Lüneburg, nell’estremo Nord della
Germania, dove si perfezionò, e
si mantenne agli studi cantando
nel coro della chiesa.
Una preparazione
completa
Quando nel 1703 lasciò Lüneburg, in un epoca in cui non si
parlava ancora di specializzazione, la sua preparazione musicale era quanto di più completo
si possa immaginare: sapeva
suonare il violino, la viola, il
clavicembalo, l’organo, del quale conosceva nei particolari anche la complicatissima meccanica (per tutta la vita, sarebbe sta,
to anche un eccellente collaudatore di organi); conosceva la
composizione; sapeva guidare un
coro e dirigere un’orchestra dal
suo posto all’organo o di primo
violino; conosceva la musica corale tedesca e la musica francese da camera.
A quell’epoca aveva diciotto
anni. Trovò dapprima un posto
nell’orchestra della corte ducale di Weimar, ma vi rimase solo pochi mesi. Nell’estate di
quello stesso 1703, infatti, partecipò all’annuale convegno dei
Bach ad Arnstadt, dove gli fu
offerto il posto di organista nella chiesa luterana del paese.
Bach trascorse ad Arnstadt quat
tro anni; a quel periodo risalgono le sue prime composizioni
che ci sono pervenute; fra le altre, il « Capriccio in honorem
Johanni Cristophori Bachii », dedicato al fratello maggiore, e il
« Capriccio in lontananza del suo
fratello dilettissimo», scritto per
la partenza dell’altro fratello
Johann Jakob, e varie composizioni per la chiesa. Furono quattro anni burrascosi, di lotte, discussioni e ripicche col Concistoro. Di quegli anni fu anche
il viaggio a Lubecca, per assistere alle serate di musica sacra
che il grande organista danese
Dietrich Buxtehude organizzava
durante l’Avvento nella Marienkirche.
Ogni mattina
intorno al cembalo
Nel 1707 si trasferì, sempre come organista, a Mülhausen, e
in quello stesso anno si sposò
con una cugina di Arnstadt, Maria Barbara Bach; fu un matrimonio felice ma troppo breve.
Lasciò Mülhausen dopo solo
un anno, pare per disaccordi col
pastore, per stabilirsi come organista e strumentista a Weimar, dove aveva brevemente risieduto cinque anni prima. Era
una corte colta, particolarmente amante della musica, ma austera, alla quale il duca dava
un'impronta patriarcalmente illuminata e paternalisticamente
autoritaria. Se aveva costruito
.scuole e orfanotrofi, se leggeva
la Bibbia insieme ai suoi servitori, si comportava però con dispotismo assoluto, che neppure
il controllo esercitato per legge
dal suo nipote ed erede, più aperto, valeva a temperare, tanto che a corte si erano formate
due fazioni. Eppure a Weimar
i Bach rimasero nove anni, né
risulta che al musicista pesassero eccessivamente le molte limitazioni impostegli dalle circostanze. Diversamente da molti
altri artisti, infatti, Bach non si
pose mai in conflitto con la propria epoca, forse perché niente
poteva limitare la sua libertà interiore.
A Weimar prese forma quella
vita familiare che era già stata
caratteristica della casa paterna, in cui la musica costituiva
un rapporto quotidiano fra i familiari. In quei nove anni Maria
Barbara ebbe sei figli: di cui
i maschi — Wilhem Friedemann,
Cari Philipp Emanuel e Gottfried Bernhard — tutti e tre futuri musicisti. Ma quella dei
Bach era una famiglia « allargata »; ne facevano parte gli allievi del musicista, fra cui un suo
nipote; una sorella di Maria
Barbara, venuta ad aiutarla e
spesso alloggiavano in casa Bach
altri parenti, in viaggio per studio o per lavoro. E ogni mattina, tutti si riunivano intorno al
cembalo, per iniziare la giornata
con un inno. L’attività di Bach
era vasta e sempre crescente; di
quell’epoca sono molte cantate,
preludi, toccate e fughe per organo, fra cui quella famosissima
”in re minore”.
Kapelmeister
Nel dicembre 1717 Bach lasciò
Weimar per Köthen, dove il giovane « illuminato » principe gli
aveva offerto l’importante carica di Kapelmeister. Bach, che fu
incompreso artisticamente per
tutta la vita — veniva giudicato
un ottimo esecutore, un eccellente virtuoso e intenditore di
organo, ma solo un diligente
compositore — solo nei sei anni passati a Köthen fu veramente apprezzato in tutto il suo valore. 11 titolo di Kapelmeister
non indicava, come potrebbe
sembrare, il compositore o il
direttore di musica sacra; Köthen, anzi, fu l’unico posto dove
Bach si occupò soltanto di musica « profana », componendo
concerti, suites, quartetti, danze
per l’ottima — e, per il tempo,
numerosa: una ventina di elementi — orchestra di corte; del
1721 sono i famosi sei concerti
detti Brandeburghesi, dedicati
al margravio Christian Ludwig
del Bran deburgo, che aveva conosciuto a Karlsbad, in uno dei
frequenti viaggi a seguito del
principe. Ma il suo concetto di
musica sacra era molto più vasto di quello che si intende comunemente; era con spirito religioso infatti che componeva
qualsiasi musica: era sempre
lavoro da svolgere con rispetto
e senso del dovere, per la gloria
di Dio. Quando, nei primi mesi
del 1720, iniziò la stesura di un
Klavier-bücklein, un « piccolo
libro per clavicembalo » per il
figlio decenne Wihlem Friedeman, che cominciava allora lo
studio del clavicembalo, siglò
il frontespizio con I.N.D.: in nomine Domini, «nel nome di Dio».
In quello stesso anno, in luglio, durante una sua assenza al
servizio del principe, morì improvvisamente la moglie; l’anno seguente, 1721, il fratello Johann Christoph. Nell’autunno di
quell’anno Bach si risposò; la
moglie, soprano presso la stessa corte, si chiamava Anna Magdalena Wilcken, ed aveva solo
ventun anni. Fu probabilmente
un matrimonio di ragione, ma
basato su stima e affetto reciproco, e si dimostrò felice. Per lei,
buona musicista, che voleva perfezionarsi nel clavicembalo,
scrisse un altro Klavier-bücklein,
Oggi noto come « i quaderni di
Anna Magdalena ».
A Dio solo la gloria
Intanto però l’interesse del
principe per la musica era diminuito, e verosimilmente diminuivano anche le entrate del suo
Kapelmeister; a Köthen mancavano le scuole adatte al giovani
Bach che crescevano; inoltre senza dubbio il musicista sentiva
la mancanza del prediletto organo. Perciò, quando nel 1722
morì a Lipsia il Kantor della
Thomaskirche, Bach fece domanda per succedergli, e l’anno
seguente venne accettato, sia
pur con scarso entusiasmo. Il
Kantor doveva insegnare ai ragazzi dell’annesisa scuola di mu
sica (la Thomasschule) musica,
composizione, canto, latino; sovrintendere all’esecuzione della
musica nella chiesa; istruire gli
alunni più grandi che dovevano
provvedere alla musica per i
Culti nelle altre chiese della città; scrivere un pezzo di musica
per il Culto ogni domenica, e
ima composizione più lunga e
complessa per Pasqua. Con questo pesante incarico Bach lasciò
Köthen per Lipsia. Fu l’ultima
tappa: a Lipsia sarebbe rimasto
ventisette anni, tutto il resto
della sua vita. Furono anni privi
« Il Basso Continuo è il
fondamento più perfetto
della musica, e, come tutta la musica, non deve
avere altro fine né altra
origine che solo la lode e
la gloria di Dio, e la ricreazione dello spirito.
Dove non si bada a questo, non c'è vera musica,
ma soltanto piagnucolìo e
ululìo del diavolo ».
di grandi avvenimenti esterni;
vita familiare e lavoro procedevano di pari passo, costellati ,la
prima di dolori, il secondo di incomprensioni. In venti anni, dal
1723 al 1742, Anna Magdalena
mise al mondo tredici figli, di
cui ben sette nati morti o vissuti
pochi anni. (Dei 6 sopravvissuti
Johann Christoph Friederich e
Johann Christian sarebbero diventati buoni musicisti). Nel 1739
morì anche il figlio Johann Gottfried Bernhard, a soli ventiquattro anni, dopo una breve vita
dissoluta.
Come Giobbe, Bach accettava;
e in quegli anni nacquero, per
la Thomaskirche, i maggiori capolavori della musica sacra di
ogni tempo: le quattro Passioni
(secondo Giovanni, 1723; secondo Matteo, 1729; secondo Luca,
secondo Marco), il Magnificat,
l’Oratorio per la notte di Natale
(1734), la Messa in si minore, i
corali per organo, ecc.; capolavori composti per un organico
insufficiente, per una comunità
che non li apprezzava. Ma Bach
poco si occupava dei commenti
sfavorevoli; scriveva come gli
dettava il suo genio, su fogli che
siglava S.D.G., soli Deo gloria,
« a Dio solo la gloria », oppure
J. J., Jesus juvet, « Gesù aiuti »;
veramente, come aveva scritto
nella significativa dedica all’Orgel-bücklein edito nel 1723, « al
solo Dio supremo per onorarlo,
al prossimo perché si istruisca».
E sempre ribadiva la sua convinzione; nella prefazione a un
metodo sul « Basso cifrato » pubblcato nel 1738, scrisse: « 11 Basso Continuo è il fondamento più
perfetto della musica, e, come
tutta la musica, non deve avere
altro fine né altra origine che .so
10 la lode e la gloria di Dio, e la
ricreazione dello spirito. Dove
non si bada a questo, non c’è
vera musica, ma soltanto piagnucolio e ululìo del diavolo ».
Del periodo di Lipsia sono anche le « Variazioni Goldenberg
per clavicembalo » e la seconda
parte del « Clavicembalo ben
temperato » (la prima parte era
del 1722). Ma come durante la
sua vita le sue opere non furono
sempre apprezzate, così dopo la
sua morte furono in parte dimenticate; e addirittura, due
delle Passioni (secondo Marco
e secondo Luca), insieme a molte cantate, in fogli autografi o
nelle copie di Anna Magdalena,
indistinguibili dall’orginale, custoditi nella cantoria della Thomaskirche, andarono distrutte o
disperse.
Nel 1747 Bach andò a Potsdam, a trovare il figlio Cari Philipp Emanuel, occupato presso
la corte di Federico il grande, e
appena sposato; e dal re fu accolto con tutti gli onori. Dopo
11 ritorno a Lipsia, compose nove fughe, tre canoni e una sonata su un tema datogli dal re, e
glieli dedicò, col titolo di « Qfferta musicale ».
Al tuo trono
mi presento
Restavano al musicista solo
tre anni da vivere, e anche se
furono anni di malattia, e negli
ultimi tempi funestati dalla cecità, non furono anni d’ozio. Si
dedicò a comporre « L’arte della fuga », un monumento nell’arte del contrappunto. Non pago
ancora, iniziò a comporre una
raccolta di corali per organo,
sul tema di inni luterani. Sopravvenuta la cecità, li dettò al
genero Altnikol. Morì il 28 luglio 1750, prima di aver ultimato le variazioni al sedicesimo
corale, quello le cui parole erano: « Al tuo trono mi presento.
Iddio, / tutta la mia persona è
in mano tua, / volgi a me il tuo
volto benigno / e non negarmi la
tua grazia. / Dimmi che la mia
fine sarà dolce / e che al risveglio sarò al tuo cospetto / per
conoscerti tutta l’eternità. / Amen. Iddio, dammi la tua promessa ».
In un’epoca in cui il senso morale degli artisti lasciava spesso
a desiderare, Bach fu un uomo
attaccato alla famiglia e un buon
marito, non per convenzione ma
per intimo convincimento. Mentre altri musicisti guadagnavano
e sperperavano somme enormi,
Bach, che non fu mai ricco, riuscì ad istruire ed educare tutti
i suoi figli. Fu due volte al servizio di principi, ma senza mai
perdere la propria dignità o la
coscienza dei suoi diritti.
Non ebbe mai l’indipendenza
che oggi consideriamo necessaria ad un artista, fu sempre oberato d’impegni, pure fu un uomo
libero, e libera è la sua arte; non
uscì mai dalla Germania, ma
non fu un uomo limitato, e la
sua musica è tale da essere amata ed apprezzata dovunque,
Considerato, ai suoi tempi, compositore poco brillante, e dopo
la sua morte, sorpassato, la sua
musica è fuori del tempo, tanto
da far dire a George Bernard
Shaw: « Bach appartiene al futuro, non al passato ».
La sua fede, infine, non fu
proclamata, ma vissuta con fermo convincimento, e improntò
di sé tutto il suo lavoro; fino
all’ultimo, anche alla vigilia della morte fu coerente a quello
che era stata tutta la sua vita:
la vita di un credente.
Roberta Colonna Romano
5
3 novembre 1978
______________MILANO: INAUGURATA IL 16 OTTOBRE LA NUOVA SEDE DI VIA F. SFORZA 12
Libreria Ciaudiana e Centro di cuitura
protestante: due strumenti moderni
per una presenza evangelica nella città
Si è inaugurato il 16 corr. a Milano il
Centro di Cultura Protestante nei locali
messi a disposizione dalla Comunità Valdese, nei quali ha trovato posto anche la
nuova sistemazione data alla Libreria
Claudiana da tempo operante nella Città.
Accanto al tempio, l’atrio della libreria
offre in una' serie di vetrine la possibilità
di una magnifica esposizione esterna,
quindi il locale interno si presenta come
una grande sala che, sul fondo, ha una
comoda scala che porta a un ampio ballatoio ammobiliato a sala di lettura per
giornali; nella libreria ampi tavoli e scaffalature disposte adeguatamente agli spazi per i libri alternano dei posti utili per
il personale come per chi vuol tranquillamente consultare un libro. Dalla libreria si passa in una sala ampia e comoda,
che sarà utilizzata per conferenze, presentazione di libri, incontri comunitari.
La larghissima affluenza di persone intervenute (in buona parte non provenienti dagli ambienti delle nostre Comu
nità) ha potuto cosi non solo sentire dalla voce del pastore Santini e del Direttore della Editrice dr. Rapini la rievocazione del passato e la proiezione nel futuro
della attività editoriale, ma anche ammirare la interessantissima Mostra rievocativa che con documenti e pubblicazioni
illustra oltre Un secolo di attività culturale evangelica in Italia. Al prof. Ugo Gastaldi (e al fratello Di Pierro per la elegante e funzionale organizzazione espositiva) va il merito di aver reperito, ed
avergli dato contenuto logico, un materiale in larga parte ormai raro. Chi avesse occasione di passare da Milano, in via
Francesco Sforza 12/a, prima del 30 novembre non dovrebbe perdere l’occasione di visitare questa Mostra. Essa documenta un lavoro di generazioni che, una
dopo l’altra, ciascuna con i suoi mezzi e
le sue capacità, hanno dato alla testimonianza evangelica in Italia un contenuto
il cui peso sullo sviluppo culturale del
paese non è stato irrilevante ed ha co
munque costituito un mezzo non perituro di predicazione.
Il Centro Culturale intanto prende con
questa inaugurazione il via ufficiale per
la sua attività, che non si limiterà solo
ad un programma di dibattiti, conferenze, esposizioni in larga parte già tracciato, ma si propone di offrire alla vita culturale delle Comunità, e più largamente
a quella della Città, almeno tre importanti strumenti di lavoro.^ Già contatti sono stati presi con le Università di Milano e di Pavia perché essi siano utilizzabili al massimo per chiunque sia, per
qualunque motivo, interessato alla nostra cultura. Ed in particolare:
— la Libreria che, godendo ora di un
maggiore spazio offre un’ampia disponibilità di libri specializzati, e meno,
a chiunque abbia voglia di leggere o
di studiare;
— una emeroteca che mette a disposizione dello studioso tutte le riviste protestanti più rappresentative pubblica
te in Europa (e non solo in Europa
visto che ve ne sono almeno due americane);
— uno schedario che raccoglie informazioni di reperibilità su tutte le opere
appartenenti al nostro filone culturale
che si trovano in tutte le biblioteche
pubbliche di Milano. Non è stato un
lavoro da poco controllare cataloghi
interminabili per ricavarne uno schedario così specializzato, ma si spera
di aver così messo a disposizione degli studiosi uno strumento di lavoro
che gli addetti considerano utilissimo,
non fosse che per il tempo che fa risparmiare.
Ed ora un augurio di buon lavoro a
tutti coloro che tanto si sono dati da fare, e tanto si daranno da fare in futuro,
per la costituzione ed il funzionarnento di
questo nuovo strumento di testimonianza evangelica nella nostra città.
N.DJM.
IL COMPITO DELL’EDITORIA EVANGELICA NEL NOSTRO PAESE
Scrittura contro immagine
Fondare la Claudiana 123 anni or sono fu indubbiamente un
atto di coraggio, una specie di
scommessa, in una società nella
quale gii analfabeti superavano
11 75/80%. Per i tempi fu un
grosso atto di fiducia nel potere
coscientizzante della carta stampata e sembra proprio, guardando la bella « mostra storica »
della Claudiana, che quella
scommessa sia stata vinta.
Ma oggi che la carta stampata
rischia di essere schiacciata dai
nuovi mass media fondati sulFimmagine (rotocalchi, televisione, cinema ecc.), esiste ancora
uno spazio per il libro evangelico?
Scrittura contro immagine:
quando i nostri padri scelsero il
nome del vescovo di Torino Claudio, vissuto all’epoca di Carlomagno (sec. IX), per la nuova
Tipografia-editrice, erano forse
condizionati dal mito di una
chiesa evangelica sotterranea
nei « secoli bui », ma ebbero
ugualmente una intuizione profetica: scegliere come nome-bandiera quello di un credente che
ha lottato duramente pier togliere le immagini dalle chiese ed
introdurvi al posto d’onore la
Parola scritta, un vescovo che
ha lasciato ponderosi commentari di quasi tutti i libri della
Bibbia!
Oggi l’immagine trionfa come
vero simbolo della nostra civiltà dei consumi. E anche la fede rischia spesso di diventare
una religione del consumo dell’immagine (come ha ben dimostrato la recente « ostensione »
della Sindone a Torino!). La nostra battaglia è dunque perduta
in partenza?
Sergio Rostagno scriveva: « rispetto ai mass media che provocano e rendono possibile una
fruizione molto più immediata,
il libro veicola un’informazione
assai precisa, che si rivolge ad
un modo più maturo di considerare il mondo: non come una
caramella da succhiare, ma come realtà da conoscere e capire. Ed è proprio forse ancora
il libro che può promuovere una
maturazione di questo genere.
Ci rendiamo -tuttavia conto che
possiamo rivolgerci solo ad una
piccola massa 'di gente che ricerca una coscientizzazione, mentre a livello della grande massa
non possiamo vincere la battaglia contro i mass media» (1).
Questo è vero in generale. Eppure la nostra esperienza nella
recente campagna di testimonianza e di protesta antbSindone è stata che l’impari battaglia
fra il piccolo Davide della carta stampata e il gigantesco Golìa dei mass media non è inutile. Di fronte alla convergenza di
interessi diversi e variamente
intrecciati fra curia arcivescovile, giunta rossa e padrone di Torino con il suo giornale, il nostro modesto sforzo di controinformazione ha inciso al di là
di ogni possibile aspettativa (sono almeno una ventina gli organi di stampa che hanno ripreso
o tenuto conto delle nostre pubblicazioni, articoli ecc.). Senza
nessun trionfalismo lo consideriamo una riprova che esiste uno
spazio per la nostra stampa e
che questo spazio può anche talvolta dilatarsi in modo imprevedibile.
In questa situazione, come
possiamo individuare la nostra
funzione? L’esempio fatto dimostra che vi è oggi un grande bisogno di controinformazione in
tutti i campi.
Diceva ancora Rostagno: « non
dobbiamo dimenticare quale
grande importanza hanno oggi
le rappresentazioni collettive.
Nessuno può far cambiare idea
al si^or tal dei tali, se quello è
convinto di aver ragione, e siccome lui leggerà solo giornali
che gli danno ragione, il cerchio
dell’informazione è chiuso per
lui ».
Ecco una prima indicazione:
allargare il cerchio dell’informazione di molta gente; aprirlo a
nuovi apporti mediante un serio
Carlo Fapìni
(continua a pag. 8)
(1) Ms. inedito, per una trasmissione sulla casa editrice che
non ebbe luogo.
L’ampio locale interno della Libreria, con il ballatoio-sala di lettura
affollato nel giorno dell’inaugurazione. La nuova sede consentirà di
potenziare una linea già da tempo seguita: vendere dei libri, ma soprattutto incontrare degli uomini.
__________UNA MOSTRA CHE MERITA DI ESSERE UTILIZZATA ANCHE ALTROVE
Attraverso i nostri libri, la storia italiana
La « mostra storica » dell’Editrice Claudiana — una iniziativa
messa su con largo impiego di
intelligenza e lavoro volontario
che merita di essere utilizzata
anche altrove — è ordinata in
nove grandi pannelli e numerosi tavoli, dove sono esposte pubblicazioni ormai rare, preziosi
periodici, o riproduzioni di foto
di personalità, gigantografìe di
frontespizi.
Il punto di partenza è dato,
come anticipazione, dall’editto
carlalbertino del 26 marzo 1848
che garantiva la libertà di stampa; come a commento, il primo
numero dell’Echo des Vallées diceva che « una grande e preziosa
libertà è stata acquisita dalla
nazione : quella della stampa, una libertà che non deve restare
sterile, dobbiamo servircene».
In questo quadro costituzionale nasceva nel 1851 il primo giornale in italiano: La Buona Novella, e quattro anni dopo era
organizzata la « Società dei trattati religiosi per l’Italia ». La
iniziativa era corredata d’una tipografìa che si chiamò « Claudiana », il nome che attraverso
varie peripezie rimase alla Editrice.
L’opuscolo dominò a lungo :
agile, di basso costo, fu lo strumento ideale — prediletto anche dal socialismo — per una
larga diffusione diretta al popolo. Si scriveva semplice, chiaro;
gli argomenti erano di interesse
comune; i diffusori furono so
prattutto quei « colportori » dei
quali ancora è da scrivere la
umile e magnifica epopea. Il
compito al quale giocoforza dovè attendere l’iniziativa editoriale fu immenso: al confronto
calzante col cattolicesimo-romano si aggiungeva quello di fornire le nascenti comunità di innari, testi per il culto e l’edificazione personale, studi di formazione biblica.
Il periodo aureo della Claudiana fu dal 1862 al 1890, quando
il trasferimento a Firenze garanti la collaborazione delia
Scuola Teologica. Allora all’entusiasmo dei due Giovan Pietro
(Metile e Revel) si ^aggiunsero
stabilmente lo Stewart, Emilio
Comba, De Sanctis, A. Revel, e
tanti altri. Un solido periodico
di cultura come La Rivista Cristiana svolse un servizio di critica, di guida, per lunghi anni
(1873-1912). Intanto l’opuscolo
proseguiva il suo cammino, e tra
i periodici vai la pena di ricordare quell’Amico di Casa, l’almanacco evangelico popolare, che
era stato concepito da C. Reta
e fruiva della collaborazione del
meglio del nostro protestantesimo. Bisogna dire, purtroppo,
che la cultura italiana emarginò
il nostro apporto culturale; personalità come lo storico Emilio
Comba, al quale si deve anche
una preziosa edizione di scritti
di riformatori italiani del sec.
XVI, ebbero ben scarsa udienza.
Il periodo che va dall’Italia
crispina all’avvento del clericofasciamo, quando la speranza
di una ’’rivoluzione” religiosa
svaniva, fu di lento declino; la
nuova classe dirigente valdese,
ancorata allo Stato liberale ed
endemicamente filogovernativa,
non riusciva ad esprimere qualcosa di valido per la situazione
nuova. Era allora che trovavano
spazio iniziative come ’Bilychnis’
inserita nel dialogo col modernismo, ’Conscientia’, aperta alla
cultura italiana non ufficiale, e
quindi — in piena palude fascista — le edizioni Boxa, che anticipavano il barthismo e correnti
del pensiero protestante che solo nel dopoguerra saranno scoperte. (E qui vien da dire che la
mostra avrebbe acquistato da
uno spazio ben maggiore offerto
alle iniziative editoriali non vaidesi).
Quello che sia stato il fascismo per noi protestanti italiani
lo si vede dalla nostra stampa:
abbonda la letteratura consolatoria, di edificazione, col suo
culmine in quel ’’Più presso a
Te” di G. Rostagno che è un capolavoro del genere. Tipografia,
editrice, libreria di distribuzione, tutto si ritira nel ghetto alpino delle Valli Valdesi, e la cautelosità vela le idee. È allora
che, ancora come battitori liberi, G. Miegge e compagni aprono un discorso culturale nuovo
su Gioventù Cristiana, si stampano i primi scrìtti dei riforma
tori europei, cresce una cultura
di confronto.
Nel dopoguerra, in una società
italiana che muta rapidamente,
il discorso si fa variegato: apre
il discorso il Lutero giovane di
G. Miegge (1946), si affiancano i
testi della Riforma, al confronto
col cattolicesimo-romano si sovrappone l’istanza ecurhenica,
mentre riprende qualche spazio
la polemica su una base scritturale. È verso il 1960 che questa
fase « d’assaggio » si conclude e
la Claudiana si ripropone sempre più incisivamente come portavoce di una cultura, di un modo protestante di vedere i problemi del tempo, il significato
del messaggio biblico indirizzato agli uomini di oggi.
La mostra ci offre come in
una velina la storia, non. solo
religiosa, del nostro paese, mette in luce i ritardi e le preclusioni che ci affliggono. Sul piano
strumentale, sottolinea l’importanza di una rete ’’volontaria”
di distribuzione ed il taglio ’’popolare” del discorso da svolgere. Alla fine, quasi meravigliati,
ci si avvede che esiste, ha corposità, una cultura protestante
italiana: è su questa linea che
si lavora con speranza, con la
speranza che delle mani, degli
occhi e delle menti accolgano
una proposta che, qualunque accoglienza poi abbia, sarà sempre utile alla crescita del nostro
paese.
Luigi Santini
6
3 novembre 1978
cronaca delle valli
ALLE VALLI OGGI
Lotta per
la pace
L’inizio di novembre porta
con sé, intrecciate l’una all’altra, due ricorrenze: tutti i santi
e la "vittoria” del 4 novembre.
Due questioni affrontate ripetutamente sulla nostra stampa,
con inviti espliciti per avviare
una riflessione evangelica sulla
realtà che sta dietro allo “sfruttamento” di quéste due “feste”
per infondere nella coscienza
della gente idee, concetti, comportamenti che non solo sono
lontani da un’etica evangelica
ma altrettanto lontani dal buon
senso comune che pure vede e
legge gli avvenimenti della storia passata e presente con maggiore realismo rispetto al passato.
Voglio limitarmi ad alcune
considerazioni sulla ricorrenza
del 4 novembre e sui problemi
che essa apre alla nostra riflessione.
Non intendo spezzare neppure
una lancia per evidenziare l’inganno e la strumentalizzazione
che oggi ancora si nasconde, che
se ne sia coscienti o no, dietro
a questo tipo di manifestazioni,
dietro ai discorsi, ai fiumi di parole che si spendono invano per
ricordare milioni di morti “immolati per la patria". La storia
autentica, quella che non è entrata nei libri di testo, la storia
che si è voluta nascondere, è ormai nota a tutti: film, documentari, libri, hanno svelato la tragica realtà di questa guetra combattuta da contadini ed operai
contro i loro stessi interessi, per
difendere quella patria la cui
terra era stata loro espropriata.
Vorrei invece sottolineare quegli aspetti positivi che stanno
lentamente facendosi strada nella coscienza della gente, dei giovani; una strada iniziata diversi
anni or sono quando ancora parlare di “obiezione di coscienza"
al servizio militare era considerato come un attacco non solo
alla società, civile ma dimostrazione di viltà, mancanza di coraggio evangelico, insomma un
atteggiamento da condannare anche da parte della chiesa.
Il cammino era difficile perché l’idea era profondamente legata ad esperienze di vita dure
e logoranti: i cappellani militari valdesi al fronte avevano cementato una solidarietà destinata a durare nel tempo contro
ogni tentativo di incrinare questi “ricordi” che avevano caratterizzato anni di vita dura ed
ogni giorno esposta al pericolo.
Lo spettacolo del Gruppo Teatro Angrogna «Caro padre la
guerra è ingiusta » ha portato
sul palcoscenico riflessioni e battaglie che erano stati da molti
anni lanciati nelle assemblee e
nei sinodi provocando forti reazioni e contraddizioni. Ma ormai la strada era chiaramente
aperta ad un nuovo modo di
leggere questo passato e quindi
a rendere possibili nuove esperienze per il futuro. In questa linea si inserisce l’ordine del giorno del Sinodo 1978 sul tema “Antimilitarismo”, in cui, fra le altre cose « propone alle chiese
un’attenzione particolare e permanente ai problemi del disarmo, della pace, della nonviolenza, dell’obiezione di coscienza,
prendendo contatto con il programma ’’antimilitarismo“ del
Consiglio ecumenico delle Chiese, con le altre chiese, coi movimenti e le organizzazioni che lottano per la pace e la nonviolenza. Questa attenzione dovrebbe
avere come finalità non soltanto
una maggiore informazione su
questi problemi, ma anche di
rendere le chiese stesse centri
promotori per la pace e il disarmo. In particolare suggerisce
che venga affrontato e posto poi
ogni anno alla attenzione dei giovani e segnatamente dei catecumeni il problema del servizio
militare e del significato di tale
istituzione ».
Questa via di riflessione è dunque inserita in un cammino che
abbiamo imboccato; si tratta ora
di concretizzarlo in piena collaborazione con quanti lottano,
nella nostra società, per questa
nuova consapevolezza.
Ermanno Genre
VAL GERMANASCA: INTERESSANTE INIZIATIVA DEL CAI
Una baita a disposizione
chi ama la montagna
Nell’arobito di un coraggioso
tentativo di rinnovamento della
propria attività, al fine di farla
meglio aderire alle mutate esigenze dei propri iscritti, la sezione Valgermanasca del C.A.I.
ha festeggiato domenica 8 ottobre una stagione di intensa attività con una riuscitissima festa
campestre che ha sostituito il
tradizionale « pranzo sociale »
ormai anacronistico e proibitivamente caro.
Così circa 150 soci e simpatizzanti, divisi in numerosi affiatatissimi gruppi, si sono dati appuntamento nella ridente località
di Parant a 1388 m., nel comune
di Ferrerò, per consumare una
montagna di polenta condita con
spezzatino, salsiccia e tanta sana
allegria.
Data la facilità di accesso (h.
0,40 da Traverse) e la splendida
giornata, intere famiglie con
bambini e nonni, hanno potuto
trascorrere assieme ad amici vecchi e nuovi ima domenica diversa alTinsegna dell’amicizia e della riscoperta dei valori del « vivere insieme » che la frenesia
degli impegni quotidiani ha purtroppo fatto dimenticare.
Inutile dire che buona parte
del pomeriggio è stata dedicata
(complici una fisarmonica e due
chitarre) ad un sempre utile e
piacevole ripasso del vasto repertorio delle canzoni di montagna cui si alternava, di tanto in
tanto, qualche preziosa gemma
di casa nostra, magari in patois.
Solo la notte ormai incombente è riuscita a convincere gli
ultimi irriducibili cantori che
era tempo di tornare ad immergersi nel buio della valle e nella
stressante realtà della pianura...
Ma la tristezza del momento' è
Panoramica dal Parant (1388 m.): «un vero balcone su tutta la
vai Germanasca ».
attenuata dalla speranza di poter tornare al più presto a Parant dove la sezione Valgermanasca ha ristrutturato una baita
che da ora in poi sarà a completa disposizione dei soci e degli
amici che intendono trascorrere
una giornata in tutta tranquillità
in ima località, ricca di prati e
boschi, che è un vero balcone su
tutta la Val Germanasca o che
preferiscono compiere una escursione nella interessante zona del
Muret, 2210 m. Infatti partendo
da Parant si possono compiere
numerose gite, su comodi sentieri e mulattiere. Verso P.ta Tre
Valli (con possibilità di discesa
su Podio-Pomarettò), colle della
Buffa, Punta Muret, Colle Clapier, Roccias con possibilità di
scendere sia su Massello, sia su
Bourcet^^Roure.
La baita comprende al piano
terra un ampio soggiorno-refettorio ed un cucinino dotato di
fornello a gas e delle indispensabili stoviglie. Al piano superiore
troviamo una cameretta capace
di 14-16 posti letto ed un locale
(già fienile) che potrà essere sistemato* in un secondo tempo.
Riscaldamento a legna ed a gas.
Illuminazione a gas.
Le chiavi possono essere ritirate presso il parroco di Ferrerò
(tei. 848844) o presso le sedi del
CAI di Ferrerò e Perosa Argentina e vengono consegnate a chiunque ne faccia richiesta.
R. G.
ASSEMBLEA DELLE CORALI A PINEROLO
Corali delle valli: impegni e
scadenze per un anno di lavoro
Domenica 29 ottobre, nei locali della Chiesa di Pinerolo
(che ringraziamo per l’ospitalità che di volta in volta ci concede), ha avuto luogo l’Assemblea delle Corali del I Distretto: all’ordine del giorno la formulazione del programma delle
attività e l’elezione della giunta
esecutiva per il 1978-79. Erano
presenti le Corali di Ferrerò,
Villasecca, S. Germano, S. Secondo, S. Giovanni, Torre Pellice, Villar-Bobbio.
La ricchezza della discussione
che ha fatto seguito alle numerose proposte presentate, confermando ancora una volta la
FESTA DI CANTO
29 aprile 1979 ore 15 a Torre Penice ;
13 maggio 1979 ore 15 a Chiotti
Inni italiani: 277; 40; 91 ; 209
Inni francese: 150; 79.
PROSSIMA ASSEMBLEA
14 gennaio 1979 a Pinerolo.
validità di questa forma di gestione, ha portato all’approvazione del seguente programma:
FESTA DI CANTO. Si terrà
alle Valli e pfrecisamente : il 29
aprile 1979 alle ore 15 nel Tempio di Torre PeUlce dove sarà
presente anche la Corale della
Chiesa Luterana di Montbelliard
(Francia); il 13 maggio 1979 alle
ore 15 nel Tempio dei Chiotti.
Gli inni d’insieme scelti sono
i seguenti:
Innario italiano 277; 40; 91;
200.
Innario francese 150; 79.
È previsto inoltre un ulteriore
coro d’insieme che sarà scelto
dalla giunta esecutiva fra quelli
che le Corali vorranno proporre.
Si raccomanda pertanto alle Co
rali di far pervenire al più presto e non oltre il 25 novembre
una o più partiture del loro repertorio a Dino Ciesch - Villar
Penice.
Le principali caratteristiche
della festa di canto 1979 sono:
1 ) le Corali potranno scegliere a quale delle due riunioni
partecipare (Torre Pellice o
Chiotti) indipendentemente dal
Circuito di appartenenza;
2) è possibile dedicare alla
festa un’intera giornata partecipando al culto in una Chiesa
delle Valli a scelta (naturalmente previo accordi con la comunità interessata) organizzandovi,
se possibile, un’agape fraterna;
3) si vorrebbe che anche
quest’anno i coralisti avessero
la possibilità di rimanere insieme al di fuori del programm^a
ufficiale. Si prevede perciò il
prolungamento del pomeriggio
con una cena in comune.
CULTO DI APERTURA DEL
SINODO: Per sollevare Torre
Pellice dall’impegno che per lunghi anni si è volontariamente
assunta superando talvolta non
indifferenti difficoltà, si propone
che per il Sinodo 1979 l’incarico
sia assunto da un gruppo di coralisti provenienti da varie Corali. Si rivolge pertanto un appello a tutte le Corali per sapere quali di esse possono impegnarsi a fornire alcuni elementi
per costituire un gruppo misto
che si riunirà verso la metà del
prossimo mese di luglio per
mettere insieme un inno o un
coro fra quelli studiati per la
festa di canto.
Le risposte a questa richiesta
dovranno essere date in occasione della prossima Assemblea
che è stata fissata per la domenica 14 gennaio 1979 alle ore 15
sempre nei locali della Chiesa di
Pinerolo.
QUOTA DI ADESIONE. Si
invitano le Corali che ancora
non lo hanno fatto, a versare
sollecitamente alla Giunta esecutiva la quota di L. 10.000 per
il 1977-78.
GIUNTA ESECUTIVA. Per
l’anno 1978-79 sono stati eletti:
Wanda Rutigilano, Edgardo Paschetto, Maria Luisa Davlte,
AnnaUsa Coucourde, Dino
Ciesch. L’archivio delle Corali,
che ricordiamo e raccomandiamo a tutti gli interessati, è tenuto da Elda Tiirck.
Ringraziamo Enrico Charbonnier e Ferruccio Corsani, che
hanno chiesto di essere sostituiti, per il lavoro svolto con entusiasmo e precisione durante gli
anni trascorsi, lieti di poter contare sulla loro promessa di continuare a darci la loro collaborazione in caso di necessità.
A tutte le Corali il più vivo
augurio di buon lavoro.
La Giunta Elsecutiva
Castagnata a Torre
Domenica 29 ottobre nella
piazza Muston si è svolta — per
iniziativa della Pro Torre — l’annuale festa della Castagnata nel
corso della quale vennero distribuiti circa 4 quintali di ottime
caldarroste, preparate come sempre _dall’attivo Gisletti e compagni. Pubblico numeroso, festoso, che si è divertito alle allegre
musiche del valente complesso
formato da Capello, Rtunella,
Lillo ecc. intervallate dalle esecuzioni della nostra Banda Cittadina che, accompagnata dalle
tamburino e dal corpo delle Majorettes al completo nelle sue
evoluzioni, come sempre, si è
meritato l’applauso del pubblico. Sono stati altresì distribuiti
numerosi pacchi di caramelle
offerte dalla Ditta Morè. Ai due
carri allegorici allestiti per conto del Bar Paolin e del CRAL
Murisa vennero aggiudicate le
Coppe offerte dalla Pro Loco.
Domenica 12 nov.
Manifestazione
partigiana
a Boves
Contrariamente a quanto annunciato, la cerimonia in memoria delle vittime trucidate
dai nazifascisti, alla quale parteciperà il Presidente della Repubblica Sandro Pertini, avrà
luogo domenica mattina 12 novembre, a Boves.
Il pullman, organizzato dall’ANPI, partirà da Torre Pellice alle 6.45 da S. Margherita e
alle 7 da Piazza Cavour. Iscrizioni, fino all’8 nov., presso Flavio Sartirana, Renato Leger e
Aldo Pellegrin.
Tutti i partigiani, i familiari
e i simpatizzanti sono invitati
a partecipare.
VILLAR PELLICE
Agricoltori e allevatori
ringraziaao
Anche quest’anno a Villar Pellice si sono svolte le due ormai
tradizionali manifestazioni zootecniche d’autunno.
La prima, in ordine di tempo,
riservata agli allevatori dell’alpeggio di Prà la Coumba che,
la mattina di domenica 1“ ottobre al Pertusel hanno presentato le loro manze e manzette. La
manifestazione ha avuto un simpatico seguito, nel pomeriggio,
con una festa che ha visto grandi e piccini impegnarsi con entusiasmo nei numerosi giuochi
organizzati.
La seconda si è tenuta la mattina di domenica 22 ottobre nel
Capoluogo: la Mostra bovina, aperta a tutti gli agricoltori del
Comune, favorita dallo splendido sole di questo eccezionale
autunno, ha riscosso un notevole successo di espositori e di
pubblico. Il verdetto della Giuria, come d’abitudine, sarà reso
noto entro la prima metà del
prossimo mese di novembre.
Allevatori e agricoltori rivolgono un vivissimo ringraziamento a quanti hanno offerto la
loro collaborazione per organizzare e realizzare le due manifestazioni. In particolare ringraziano il Direttivo della ProLoco, il Sindaco Paolo Frache, i
■Veterinari Dott. Pierino Marchetti e Dott. Osvaldo Gönnet.
S. GERMANO
Incontro sulla
storia dei
valdesi
Di fronte alla crisi oggi avvertita da tutti nell’ambito della
nostra chiesa, pensiamo che sia
utile aprire un dibattito sui passi più importanti compiuti dal
popolo valdese, dalla sua nascita ad oggi.
L’esigenza rinnovatrice della
Riforma ha provocato un profondo mutamento nell’Europa
del ’5(K).
È nostro compito, come riformati, riscoprire il valore dirompente che la Riforma può avere
oggi nella nostra vita e nella vita di chi ci è vicino.
Individuando nel libro della
Claudiana, « I valdesi », un valido strumento, abbiamo chiesto
all’autore di introdurci a questo
studio.
Il pastore Giorgio Toum parlerà su: L’importanza della storia valdese oggp*
L’incontro avrà luogo venerdì
3 novembre alle ore 29.30 nella
Sala delle attività della chiesa
valdese di San Germano.
Speriamo che l’importanza del
tema vi spinga a partecipare numerosi. La partecipazione è aperta a tutti.
Un gruppo di credenti
della FGEI
7
3 novembre 1978
CRONACA DELLE VALLI
PINEROLO
• Per i prossimi incontri dello studio biblico del martedì,i sera alle 20,30 e della domenica alle ore 9 ed alle ore 11, sono stati scelti i seguenti argomenti:
Libertà - Uso di se stessi - Rapporti interpersonali - Matrimonio e famiglia - Sesso - Sofferenza.
Per il ciclo primaverile sono
invece previsti i temi: Lavoro Denaro - Violenza - Giustizia Società - Ecologia. Raccomandiamo vivamente la partecipazione.
• Esprimiamo la nostra più viva riconoscenza al fratello Umberto Rovara che ha presieduto
il culto del 22 ottobre.
• Domenica 12 novembre è
convocata un’assemblea di chiesa in cui sarà presentata la relazione dei delegati al Sinodo e
verrà trattata la decisione per
la ristnitturazione dell’organo,
problema da tempo all’attenzione della nostra comunità.
• Quest’anno, ima domenica
pomeriggio, al mese, i bambini
delta Scuola Domenicale si ritroveranno con alcuni genitori
e monitori per cantare, proseguire le attività settimanali e
giocare insieme. Così si tenta di
colmare l’esigenza sentita di trascorrere più tempo in comune.
• Il Concistoro ha stabilito il
calendario del primo turno delle riunioni quartierali. Oltre alle solite in periferia, ce ne saranno tre al tempio con lo scopo di permettere anche ai fratelli che abitano nel centro cittadino di incontrarsi sugli stessi temi discussi nelle altre zone. Ogni volta sarà invitato un
diverso quartiere.
RORA’
• Domenica 5 novembre il culto sarà centrato sull’attualità
della Riforma protestante per
la vita della nostra comunità. I
catecumeni ed i bambini della
scuola domenicale sono tenuti a
partecipare al culto che si terrà, d’ora innanzi, nella sala delle attività.
• Ricordiamo che la Scuola domenicale al capoluogo si tiene il
lunedi, alle ore 16 e alle Fucine
la domenica alle ore 9.
LUSERNA
SAN GIOVANNI
Il comitato dell’Asilo Valdese
esprime la sua riconoscenza al
gruppo di giovani che, domenica
scorsa, ha così intensamente lavorato senza lesinare tempo e
fatica, per l’ottimo successo
della raccolta doni in natura attraverso la nostra collina.
Un grazie speciale ai vari donatori che ogni anno con tanta
liberalità si ricordano del nostro
istituto per anziani.
SERVIZIO MEDICO
Comuni di ANGROGNA - TORRE
PEUICE - LUSERNA S. GIOVANNi
- LUSERNETTA - RORA'
Dal 4 al 10 novembre
Dott. ENRICO GARDIOL
Viale Trento, 12 - Torre Pellice
rei. 91277
FARMACIE DI TURNO
festivo e notturno
Domenica 5 novembre
FARMACIA INTERNAZIONALE
( Dr. Imberti )
Via Arnaud, 5 - Tel. 91.374
Martedì 7 novembre
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Domenica 5 novembre
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VIGILI DEL FUOCO
Torre Pellice : Tel. 91.365 ■ 91.300
Luserna S.G. Tel. 90.884 -90.205
TORRE PELLICE
Nella notte dal 29 al 30 ottobre ignoti vandali hanno danneggiato il monumento ai caduti
partigiani abbattendo e spezzando parte della fiaccola.
Questo vile atto ha suscitato
vivo sdegno nella popolazione
della Val Pellice.
• Domenica 29 è stata ricordata la Riforma con un culto di
S. Cena, il gruppo giovanile ha
offerto in vendita all’uscita i
due volumi della Claudiana su
Calvino e Zwingli.
• Una ventina di fratelli hanno già risposto al questionario
distribuito domenica al culto
per il progettato Studio Biblico
che inizieremo a metà mese, domenica nel corso del culto verranno distribuiti altri moduli.
• I ragazzi del Coretto hanno
partecipato questa settimana,
sotto la guida di Franco Taglierò, ad un culto al Ciabas con un
gruppo di pastori tedeschi in visita alle Valli ed al concerto
per il centenario del tempio di
Prarostino, sabato sera.
FERRERÒ
MASSELLO
_____________RODORETTO
Domenica 22 ottobre si è avuta a Massello l’assemblea di
Chiesa. Come avvenne circa un
mese fa per Rodoretto, il tema
centrale è stato quello del futuro della chiesa. Da quasi dieci
anni le due comunità, infatti,
non hanno più i requisiti per
essere Chiese autonome. Se questo, dal punto di vista della vita
interna della chiesa, significa solo che non si ha più il diritto di
eleggere il proprio pastore —
diritto che da anni di fatto non
è più esercitato ,— dal punto di
vista amministrativo vuol dire
che tali chiese non possono più
gestire le loro proprietà. Dunque il Concistoro non può più
detenere la proprietà delle case
e delle scuole che fino ad ora
aveva amministrato. Alla fine di
settembre l’assemblea della chiesa di Rodoretto si dichiarò favorevole ad una « integrazione globale » con Prali , domenica passata l’assemblea di Massello ha
dichiarato di non essere pronta
per prendere una decisione definitiva, pur non escludendo una
unificazione con Perrero-Maniglia. Ci si è riconvocati per la
fine di novembre, probabilmente
domenica 22. Allora, insieme al
delegato della Tavola, si prenderà la decisione.
• Venerdì 3 novembre è convocata a Perrero l’Unione Femminile per la sua seduta di aperpertura delle attività. L’appuntamento è per le ore 14.30 e si
prega di non mancare.
• Domenica 5 novembre è convocato il concistoro, a Maniglia,
subito dopo il culto.
• Diamo l’elenco delle riunioni
quartierali del mese: Venerdì 3,
ore 19.30: Forengo; Lunedì 6,
ore 19.30: Gres Paset; Mercoled’i 8, ore 16: Pomeifré e ore
19.30: Crosetto; Giovedì, 9, ore
19.30: Grangia Didier; Venerdì
10, ore 19.30: Roberso; Mercoledì 15, ore 19: Fontane; Mercoledì 22, ore 19.30: Grangette;
Giovedì 23, ore 19.30 : Bessé ;
Venerdì 24, ore 19.30: Baissa;
Giovedì 30, ore 20.30: Perrero.
SAN SECONDO
• È nata Karen, la secondogenita di Fiorenzo Montaldo ed Erica Chauvie (Bricherasio). I nostri più vivi auguri.
• Ricordiamo l’incontro fra genitori e monitori della Scuola
Domenicale, sabato 4 novembre
alle ore 20 nella sala.
• La Comunità di S. Secondo
esprime la sua partecipazione e
la sua simpatia alla famiglia
Mauro per la tragica scomparsa
del figlio.
POMARETTO
Venerdì 27 ottobre ha avuto
luogo il funerale del nostro fratello Maurino Luigi, di anni 76
deceduto improvvisamente presso l’Ospedale Valdese di Pomaretto. Alla famiglia tutta la simpatia cristiana della comunità.
• Il concistoro, riunitosi sabato sera, ha riconfermato le varie nomine in seno al concistoro
stesso.
• Nei giorni 5 e 6 novembre
avremo ospiti a Pomaretto il
past. Nasson Ntamole del Mozambico, accompagnato dal past.
Andrie Georges del Dipartimento Missionario Svizzero. Il past.
Nasson, venuto in Europa per
rincontro della CEvAA a Cartigny ha preso contatto con alcune
chiese europee ed ha espresso il
desiderio di conoscere anche la
chiesa valdese. Ci rallegriamo di
questa visita che ci permetterà
di conoscere meglio una delle
chiese della famiglia delle CEvAA
di cui anche la nostra fa parte.
• Le riunioni quartierali prossime: venerdì 3 novembre: Paiola (e non giovedì 2 novembre come annunziato sulla circolare);
lunedì 6 Masselli; mercoledì 8
Clot Inverso.
VILLAR PEROSA
Sono stati battezzati Costantino Erich di Rino e di Catalano
Anna Maria e Costantino Claudio di Alberto e di Codino Enrica. Il Signore benedica questi
bambini e aiuti i genitori a mantenere le promesse fatte.
AGAPE
ANGROGNA
• Giornata comunitaria riuscita
anche grazie al bel tempo, quella di domenica 29 — domenica
della Riforma — che ha visto,
dopo il culto al mattino (presente la Corale al gran completo),
per un intero pomeriggio, bambini e adulti nel Tempio del Serre
per thè, dolci, diapositive e bazar: il tutto ben organizzato dall’Unione femminile. Il ritrovarsi
insieme fa sempre piacere; speriamo di aumentare, nel futuro,
le occasioni d’incontro. Infine
una curiosità: il primo premio
della lotteria (un servizio da caffè) è andato a Finuccia Pons,
abitante nel mini-alloggio del
Presbiterio, di 82 anni.
• La comuntà si è raccolta mercoledì 25, per salutare cristianamente Bartolomeo Odin, dei Raggio, mancato all’età di 89 anni.
A tutti i familiari, in particolare
alla figlia Fanny con cui ’’Mimi”
viveva, giunga l’espressione della
nostra solidarietà in Colui che è
risorto dai morti.
Conclusosi il campo del Consiglio Europeo Ecumenico della
Gioventù (CEGE), presenti 80 delegati da diversi Paesi, che ha
affrontato il tema della speranza, anche nei suoi risvolti sociali, per questo week-end è previsto un seminario sui prolrlemi
della montagna. Parteciperanno
a questo breve seminario gruppi provenienti dalle valli di Lanzo, Varaita e Chisone. Intanto si
lavora per preparare il prossimo Campo invernale, che sarà
Un Campo FGEI e si svolgerà
tra il 26 dicembre e il 1° gennaio.
Ritorneremo, prossimamente,
sull’argomento.
Visita aiie vaiii
Il gruppo dei pastori evangelici del Baden-Württemberg ha
terminato il proprio viaggio attraverso le comunità valdesi italiane, con una sosta di due giorni alle Valli, ospiti della Foresteria di Torre. Nel breve spazio di tempo il gruppo è tuttavia
riuscito, sotto la guida del prof.
Paolo Ricca, a visitare molti luoghi storici, il Museo Valdese ed
incontrare il comitato del Collegio oltre ad alcuni pastori.
Un’àgape fraterna ha concluso questo incontro dal quale è
uscita rinsaldata l’amicizia tra
la chiesa valdese e quella del
Württemberg.
DONI RICEVUTI DALL'ASILO DEI VECCHI
DI SAN GERMANO CHISONE
MESE DI LUGLIO 1978
L. 2.000; Genre Emanuele e Margherita.
L. 4.000: Tron Attilio.
L. 5.000: Peyran Mario; Ribet Susanna e Pierino; Alma Tron in mem. dei
suoi Cari; Marchetti Silvana;
L. 10.000: fam. Marrel-Revel-Brusin ;
Pons Marcello in mem. del fratello;
Garrou Silvia; Marchetti Luigi.
L. 12.000: Peyronel Emilio.
L. 20.000: La moglie in mem. di Grill
Onorato.
L. 50.000: Elio Giacomelli (Pisa);
N.N. ospite della Casa di riposo in mem.
della Cara Ida.
L. 100.000: Refer-Souiier (Basilea);
Marino Soulier (Ginevra).
MESE DI AGOSTO
L, 2.000: Ida Fornerone.
L. 5.000: N.N. (Ghiotti); Varese Iolanda ; Kovacs Antonio.
L. 10.000; Silvia Rossi.
L. 20.000: .Maria Serafino in mem.
dei nonni.
L. 30.000: 1 figli di Carlotto Severino.
L. 45.000: Elsa Gay-Oviglia AAaurizio
Laura in mem. del Papà.
L. 50.000: Emma Rostagno In mem.
del marito; Mathieu Roberto; Elisa Martanl.
MESE DI SETTEMBRE
L. 8.000: Sig. Gottardi.
L. 10.000: Avondetto lima in mem.
dei genitori; Elena Avondetto in mem.
di Marta Diksta.
L. 20.000: Laura Noble in mem. dei
genitori ; Ferruccio e Lìsely in mem. dei
genitori.
Hanno collaborato a questo
numero: Bruno Bellion - Giorgio Cavazzuti - Maria Luisa
Davite - Dino Gardiol - Raimondo Genre - Luigi Marchetti - Mitzi Menusan - Carlo Rapini - Paolo Ribet - Giorgio Tourn - Margarete Ziegler.
AVVISI ECONOMICI
La Claudiana Editrice cerea in prestito fotografie o cartoline antiche illustranti il folklore delle Valli valdesi
(matrimoni, battesimi, feste, giochi,
scene di vita, vedute antiche, o anche
ritratti significativi). Gli originali saranno restituiti entro poche settimane.
Telef. al pastore G. Tourn a Torre
Pellice (91305) o alla sede di Torino
(011/68.98:04).
FAMIGLIA ev. italo-tedesca cerca ragazza alla pari per soggiorno di 1
anno o 6 mesi in Germania Oce.:
possibilità di corsi di lingue, argent
de poche, assunzione secondo convenzione internazionale. Scrivere a :
Camilla Walter, 714 Ludwigsburg,
Silcherstr. 11.
RINGRAZIAMENTO
I familiari del compianto
Giorgio Mauro
di anni 27
profondamente addolorati per l’immatura scomparsa del loro caro, impossibilitati a farlo singolarmente, ringraziano tutti coloro che hanno dimostrato amicizia e stima partecipando
al grave lutto che li ha colpiti.
In particolare desiderano esprimere un grazie affettuoso al Pastore Marco Ayassot, che ha saputo lenire con
toccanti parole ed indimenticabile
amicizia il dolore di questi momenti.
S. Secondo di Pinerolo, 28-10*1978
RINGRAZIAMENTO
I familiari del caro
Marco Long
impossibilitati a farlo personalmente,
ringraziano il Dott, Bertolino, i Pastori
Cónte, Genre, Mieoi e indistintamente tutti coloro che con la loro presenza, con fiori, scritti e parole di
conforto, sono stati a loro vicini nella
triste circostanza.
S. Germano Chisone, 26 ottobre 1978
Un estratto da prenotare
A fine novembre l’Eco delle Valli uscirà con un numero a
4 pagine -i- 4 pagine di Circolare delle chiese delle valli. Nello
stesso numero la Luce, invece del « bollettone », pubblicherà
il testo del documento « Render conto della speranza che è in
noi» (Fede e Costituzione, Bangalore agosto ’78). Questo documento, in forma di estratto, sarà messo a disposizione delle Chiese che vorranno distribuirlo anche in vista di uno studio in gruppi giovanili, femminili, riunioni Quartierali, ecc.
Preghiamo le Chiese di prenotare al più presto telefonando in redazione (011/655.278) o in tipografia il lunedi o martedì (91,334). Ordine minimo 20 copie. Prezzo per copia L. SO.
Diventare missienari?
(segue da pag. 3)
mia chiesa non prende più a cuore questo lavoro, è inutile continuare a venire a questi incontri, sarebbe denaro sprecato ».
Trasmissione
del messaggio
Perché il messaggio, l'annunzio dell’Evangelo, non passa? Le
nostre chiese svolgono un grande lavoro teologico di preparazione, catechesi, predicazione,
ma spesso tutto questo non produce vero impegno nella vita dei
credenti. Perché?
« Abbiamo algebrizzato la Parola di Dio » — diceva Hans
Rhuedi Weber — « l’abbiamo ridotta a formule e concetti, mentre la Bibbia è un libro di immagini »; e citando Me Luhen faceva' notare come l’invenzione
della stampa nel medioevo aveva
creato una « cultura del libro »
che di per sé è stata una cultura
di élite, contrariamente alla cultura orale precedente che era alla portata di tutti. Oggi però coti
lo sviluppo dei mezzi visivi di
comunicazione si ritorna ad una
cultura orale-visiva.
È quindi importante studiare
nuove forme di trasmissione, ed
in questo campo la fantasia, l’immaginazione, la spontaneità e
l’inventiva dei popoli del terzo
mondo possono esserci di aiuto.
Dinamica di gruppo
Altro aspetto dello stesso problema quello della conduzione
di ima attività di gruppo. Come
organizzare, dirigere, portare
avanti un lavoro di gruido in vista di una crescita e di una responsabilizzazione dei singoli
membri?
Partendo dall’esperienza concreta del lavoro svolto insieme
nella sessione, si è studiata la
dinamica di gruppo dal vivo.
Su questo punto il discorso dL
venterebbe lungo. Possiamo però
già annunziare che l’esperto in
questo campo del Diipartimento
Missionario Svizzero è pronto a
venire l’anno prossimo per dare
un corso di « animazione di
gruppo », della durata di due o
tre giorni, alle Valli. Avremo così la possibilità di entrare in contatto con tutta questa problematica che all’estero è di grande attualità, per vedere se posisiamo
trovare dei suggerimenti per il
nostro lavoro.
Esperienze varie
Partendo dalle esperienze dei
singoli partecipanti, si è potuta
avere una panoramica molto interessante dell’ impegno e dei
problemi delle varie chiese con le
sue luci e le sue ombre.
Nella Nuova Caledonia in risposta ad una campagna per le
vocazioni pastorali i seminari
teologici hanno ricevuto troppi
studenti. Nel Gabon è facile organizzare corsi di formazione per
laici: catechisti, monitori ecc.
perché il problema finanziario
praticamente non esiste: il villaggio dove, a turno, questi corsi hanno luogo, offre gratuitamente l’ospitalità. In Svizzera
malgrado il benessere ed il franco troppo pesante, la gente vive
nel timore e nell’insicurezza per
i cambiamenti in atto e per il
futuro. Anche in Polinesia la gente ha paura, ma qui è per la continuazione degli esperimenti nucleari che la Francia porta avanti. La situazione politica nel Lessouto è tesa e preoccupante, data la vicinanza del Sud Africa.
Le « équipes di Azione Apostolica » che hanno operato a Nimes
e nella Svizzera francese hanno
dato ottimi risultati. In 2 mesi
in Svizzera ben 200 gruppi sono
stati visitati e la riflessione sulla
responsabilità missionaria della
chiesa nel suo contesto è continuata anche dopo. La partecipazione degli africani in queste
équipes è stata a totale carico
finanziario delle chiese di origine!
Concludendo: la CEvAA dimostra in questo lavoro una grande
vitalità ed una potenzialità di
stimolo reale per le varie chiese.
Le domande che ci vengono
spontanee sono però: fino a che
punto la nostra chiesa approfitta
di questa possibilità, e partecipa
a questo « partage »? Come arrivare a coinvolgere in questa ricerca le nostre comunità e rendere la nostra partecipazione un
po’ meno simbolica? (Questi sono
problemi che non potevano essere risolti a Cartigny, sono problemi che dobbiamo risolvere
noi qui in Italia.
R. Coisson
8
8
3 novembre 1978
In un recente comunicato del l’agenzia di stampa ecumenica
Iniziative del CEC
per il Libano
TV: specchio o icona
Ginevra, 13 ottobre. Di fronte
alla situazione tragica, all’esito
ancora incerto nel Libano, il
Consiglio Ecumenico delle Chiese ha riaffermato oggi dopo essersi intrattenuto con alcuni responsabili del Consiglio delle
Chiese del Medio Oriente (CEMO), la sua «profonda preoccupazione » riguardo all’evoluzione nel Libano. Queste discussioni che hanno avuto luogo a
Ginevra in un momento in cui
il cessate il fuoco tra le due fazioni di fronte è precario e in
cui dei quartieri di Beirut sono
ancora inaccessibili ai soccorsi,
hanno sottolineato l’urgenza di
una soluzione politica a tutto il
problema insistendo d’altra parte sulla necessità di un aiuto
umanitario portato dalla Commissione di assistenza e servizio
delle Chiese e di assistenza ai
rifugiati del CEC.
In seguito agli ultimi combattimenti — informa l’agenzia di
stampa ecumenica SOEPI — il
numero dei rifugiati in Libano
è aumentato almeno di 250.000
persone. Un membro di una
équipe ecumenica in questo paese afferma che « nel nord del
paese ci sono migliaia di persone erranti di villaggio in villaggio alla ricerca di un luogo per
riposarsi e aspettare».
Il CEC si è impegnato da molto tempo ad aiutare il Libano.
In particolare ha promosso un
programma di ricostruzione e
di riabilitazione. Nel marzo scorso ha fatto un appello finanziario di 200.000 dollari al quale si
è aggiunto un aiuto materiale
in favore dei rifugiati politici.
Un nuovo appello di 100.000 dollari fu lanciato il lo ottobre
scorso. È destinato a finanziare
sul posto l’acquisto di alimenti,
di materassi, di attrezzatura per
la cucina, in più della riparazione provvisoria delle finestre
sfondate e il riscaldamento degli alloggi dei rifugiati. Peraltro
c’è un bisogno immediato di 15
tonnellate di alimenti di alto valore nutritivo.
All’epoca del Comitato esecutivo del Consiglio Ecumenico
che ha avuto luogo a metà settembre a Helsinki, è stato raccomandato che d’accordo col
CEMO una delegazione ecumenica sia costituita per visitare il
Libano, esprimere la solidarietà
delle Chiese con i libanesi e consultare le Chiese membro del
CEC, le altre comunità religiose e i capi politici in questo
paese.
La costituzione di questa delegazione e il suo programma
stanno per essere elaborati in
stretta relazione con le Chiese
interessate. (Al Consiglio delle
Chiese del Medio Oriente aderiscono Chiese ortodosse, prote
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Gandolfo Pascal, Marcella Gay,
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Moncalieri, 70 - 10133 Torino.
Reg. Tribunale di Pinerolo N. 175.
8 luglio 1960.
Cooperativa Tipografica Subalpina
Torre Pellice (Torino)
stanti e episcopali nella maggioranza dei paesi del Medio Oriente).
Il segretario generale del Consiglio delle * Chiese del Medio
Oriente, Gabriel Habib, ha riaffermato il suo appoggio alla posizione presa dal CEC che chiede alle Chiese e ai poteri politici di usare della loro autorità
morale e politica per porre fine
a ogni nuova perdita di vite
umane e per preparare la via a
una soluzione politica; quest’ultima deve salvaguardare l’unità,
l’indipendenza e l’integrità territoriale del Libano ed anche la
sua vocazione di paese dove differenti religioni, culture e ideologie hanno vissuto tradizionalmente vicine in pace e armonia.
Per quanto in questo momento sia deplorevole che le zone a
maggioranza cristiana soffrano
delle attività militari, il segretario del CEMO Habib ha difeso
il punto di vista secondo il quale il conflitto libanese non può
essere qualificato come una lotta tra cristiani e mussulmani. È
altrettanto deplorevole, secondo
lui, che la struttura confessionale del Libano e il ruolo significativo che la religione gioca nel
Medio Oriente abbiano condotto a volte a uno sfruttamento
dei sentimenti religiosi per dei
fini politici. Pretendere che esi
stano nel Libano delle crociate
religiose o dei massacri secondo dei criteri religiosi induce
pericolosamente in errore, ha
dichiarato il sig. Habib.
In un telegramma inviato il
7 luglio scorso al segretario generale delle Nazioni Unite il
Consiglio Ecumenico aveva chiesto al sig. Kurt Waldheim di
usare di tutta la sua influenza
e autorità morale e politica per
ottenere un cessate il fuoco durevole che mettesse fine a ogni
nuova perdita di vite umane e
preparasse la strada a una soluzione politica. Di fronte all’evolversi della situazione e alle nuove perdite di vite umane da allora, il Consiglio ecumenico e il
Consiglio delle Chiese del Medio
Oriente chiedono una volta di
più che una iniziativa coraggiosa e volonterosa sia presa da
tutte le parti interessate per arrivare ad una giusta sistemaziqne.
Ricordiamo ai nostri lettori
che la sottoscrizione per il Libano, a suo tempo iniziata a seguito dell’appello del CEC, è tuttora
aperta ed ha ricevuto finora contributi per L. 240.000 (vedi l'ultimo rendiconto del Fondo di
solidarietà pubblicato sul n. 40
del 6.10:78).
(segue da pag. 3)
« Il canto di un popolo-chiesa »,
realizzato dalla Federazione con
il concorso delle Corali delle
Valli Valdesi. Eravamo fuori concorso a causa della lingua, altrimenti avremmo facilmente potuto aspirare al premio o per lo
meno alla menzione. Molte sono
state le felicitazioni che abbiamo ricevuto, sia per la realizzazione, sia per l’idea di usare il
canto e il paesaggio come elementi narrativi della storia valdese. Le felicitazioni sono state
rivolte anche alle Corali, alla
qualità del loro canto e alla loro efficace presenza sullo schermo.
Del resto non è la prima volta
che la nostra produzione è apprezzata nell’ambiente del Seminario Farei: già nel 1976 era stato notato ed elogiato il nostro
filmato suH’Assemblea di Nairobi, che in 14 minuti compatti,
realizzati con estrema sobrietà
di mezzi, dava una visione complessiva e precisa della grande
assise ecumenica.
L’obbligo della lingua francese, che ci costringe a presentarci fuori concorso, è una salvaguardia delle piccole televisioni
religiose francofone nei riguardi
dei « colossi » inglesi e tedeschi. Ne deriva un ambiente culturale omogeneo e abbastanza
affine al nostro, che rende possibili gli scambi di esperienze e
magari anche l’acquisto dei prodotti gli uni degli altri.
I premiati
Il premio è andato quest’anno
a una produzione cattolica francese: « L’Eglise de chez René
r
LA SETTIMANA INTERNAZIONALE
a cura di Tullio ViolaJ
Stato e Chiesa in Polonia
La Polonia, da molti secoli
stretta fra due popoli e due
civiltà spesso invadenti e politicamente ostili, ha sempre sentito nel suo cattolicesimo il baluardo atto a garantire la sua
unità etnica e nazionale.
« In tutta la Polonia si trovano chiese aperte e strapiene. Ma
il rapido aumento della popolazione urbana ha richiesto la
creazione di nuovi vescovi, di
nuove parrocchie e, soprattutto,
la costruzione di nuovi edifici di
culto.
Lo Stato si mostra, in generale, molto parco nel concedere i
permessi di costruzione, con la
motivazione che il numero delle
chiese è già sufficientemente aumentato. La Chiesa risponde che
i conti dell'amministrazione statale sono artificialmente gonfiati
e che la mancanza di chiese si
fa crudelmente sentire, nelle periferie delle città, e nelle città
nuove che continuano a spuntare come i funghi.
Il popolo 'reclama chiese, e
tutti i mezzi per ottenerli gli
sembrano buoni. Per es. a NowaHuta, nuova città di 170 mila
abitanti, che può considerarsi
un sobborgo industriale di Cracovia e nel quale si trova il complesso siderurgico "Lenin", città
che era stata progettata come
la prima da considerarsi ’’atea’’,
la tenacia della popolazione ha
finito per vincere la resistenza
del partito comunista: oggi essa
dispone d'una bella chiesa moderna, situata nel bel mezzo dei
camini delle acciaierie, chiesa che
può accogliere 6.000 persone. In
Polonia, gli stessi operai sono
praticanti, secondo le spiegazioni del curato di Nowa-Huta: “La
Polonia non conosce una vera e
propria CLASSE OPERAIA, del
tipo che esiste per es. in Francia.
Gli operai formano una classe
nuova derivante dai contadini,
classe che ha conservato le sue
tradizioni culturali e religiose.
Di fatto, il cattolicesimo polacco
è soprattutto popolare e mariale; le devozioni e il folclore (feste religiose, processioni, pellegrinaggi) vi occupano un posto
importante”. Si dice, con malizia: "Questo è veramente il regime del PANEM ET CIRCENSES ( = pane e giuochi pubblici), è la società dei consumi più
le feste religiose!".
Ma queste cerimonie religiose,
impressionanti, che sono simultaneamente delle manifestazioni
di contestazione del regime e di
esaltazione della religione, non
devono mascherare la problematica che colpisce la Chiesa. È
ben vero che la "secolarizzazione” non è ancora molto diffusa,
ma la sua esistenza è indubbia.
Secondo uno dei deputati cattolici alla Dieta (il parlamento polacco), all’università vi sono circa 30% di marxisti (piuttosto
di estrema sinistra), 30% di cattolici, e 40% d'indifferenti. Gli
sforzi della propaganda atea nella scuola, e le seduzioni della società materialista dei consumi,
cominciano a portare i loro frutti. In tale situazione, ci si può
chiedere se la Chiesa polacca è
abbastanza forte per arrestare il
processo di decristianizzazione
che caratterizza i paesi occidentali tradizionali. Certo le chiese
e i seminari sono ancora sempre pieni; ma per quanto tempo? Le inchieste sociologiche,
che non sono certo incoraggiate
(e ben a ragione) dalla gerarchia, dimostrano che la religione, per quanto diffusa, non caratterizza sempre i comportamenti, particolarmente nel campo morale. Per es. vi sono in Polonia un niilione di aborti all'anno.
Nel campo politico, la lotta
fra Chiesa e Stato assume varie
forme. Entrambi cercano di normalizzare i loro rapporti, ma ciò
che sembra "normale” all’una,
non necessariamente sembra tale all'altro.. .Nel 1971, l’episcopato polacco poneva cinque condizioni, in una lettera pastorale,
per stabilire una vera collaborazione fra Chiesa e Stato: 1) il
riconoscimento della libertà religiosa; 2) il libero accesso del
popolo all'educazione della fede;
3) il soddisfacimento delle rivendicazioni sociali della nazione;
4) la stabilizzazione d’una reale
libertà d'espressione e d’informazione; 5) il riconoscimento del
diritto di ogni famiglia a condizioni decenti di esistenza.
Da quell’epoca a tutt’oggi, il
"modus vivendi" è precario, e
continuano ad essere numerose
le proteste da parte delle autorità ecclesiastiche: insufficienza
dei permessi di costruzione del
le chiese; imposizione di tasse
molto pesanti, che colpiscono i
luoghi di culto e i beni ecclesiastici; formalità amministrative
che spesso intralciano la libertà dell'insegnamento religioso;
proibizioni che colpiscono i gruppi d’azione cattolica e altre organizzazioni; censura delle pubblicazioni religiose e limitazione
arbitraria delle loro tirature;
impossibilità, per la Chiesa, di
accedere alla televisione e alla
radio, ecc ».
(Da un articolo di Alain Woodrow su « Le Monde » del 20 ottobre 1978).
Boudot ». Ê una lunga intervista
filmata (mezz’ora) con un vecchio operaio cattolico, attivo in
vari contesti sindacali, che si è
formato come autodidatta una
vasta cultura teologica, e che sostiene la necessità che la chiesa
invece di operare a favore degli
operai,' si apra al mondo operaio. Nonostante alcune carenze
formali il prodotto è stato premiato per il suo contenuto e per
il suo valore di esplicita testimonianza cristiana.
La prima menzione d’onore è
andata a un breve filmato protestante svizzero (10 minuti) intitolato «Souffrance », che presenta i lavori dello scultore brasiliano Guido Rocha; questi è come ossessionato dalla crocifissione di Gesù, che vede come
sintesi e come protesta contro la
sofferenza che gli uomini infliggono ai torturati di tutti i tempi e specialmente del nostro
tempo.
La seconda menzione è toccata a una produzione protestante
belga che illustra un’opera pittorica di Jérôme Bosch su Gesù
che porta la croce. Il linguaggio
troppo difficile ed elitario ha
nuociuto a questo filmato peraltro lineare ed originale.
Consumare o agire
Tra i lavori presentati quest’anno al Premio Farei è stato
singolarmente alto il numero di
quelli dedicati a illustrare opere
d’arte. Forse, si è chiesta la giuria, c’è una sorta di fuga nell’estetica, fuga dalla responsabilità di dare una testimonianza diretta?
' Sarebbe stato interessante (ma
non si può avere tutto in tre
giorni!) un confronto tra le linee
direttive delle varie rubriche religiose. Sapere da chi e con quali criteri viene decisa la « linea »
permetterebbe anche di capire
che rapporto c’è tra l’insieme
della chiesa e le trasmissioni
religiose televisive.
La nostra impressione è che
nella maggior parte dei casi le
chiese abbiano in larga misura
delegato ai piccoli gruppi specialistici televisivi la definizione
degli scopi e della linea delle
trasmissioni, riservandosi di criticarle a posteriori, ma scarsamente impegnandosi in una riflessione preventiva. Forse perché i credenti e le dirigenze ecclesiastiche in generale si collocano ancora molto più nella posizione di consumatori passivi
di prodotti televisivi, che non in
quella di agenti attivi nel campo delle comunicazioni elettroniche: un campo oggi importantissimo anche per il messaggio
evangelico.
Aldo Comba
Scrittura contro immagine
{segue da pag. 5)
lavoro di divulgazione, lavoro
che oggi è ancora insufficiente in
Italia. Divulgare vuol dire portare a livello del grosso pubblico i risultati del dibattito che
avviene a livello scientifico, vuol
dire spezzare la logica delle « caste » e dire un deciso NO al principio delle due verità (una per i
dotti e una per gli incolti), che
è certo un triste retaggio della
Controriforma. In questo la
Claudiana non ha che da restare fedele alla sua lunga tradizione (si veda quel capolavoro di
divulgazione che fu T« Amico di
casa » ideato da intellettuali del
calibro di Costantino Reta e Luigi Desanctis).
Certo divulgare vuol dire uscire dalle sacrestie, andare incontro all’uomo d’oggi e aprirsi ai
suoi problemi reali. Ciò implica
accettare seriamente la sfida che
la cultura moderna rivolge alla
nostra fede di uomini del XX secolo. Anche in questo la via ci
è stata aperta dai nostri padri.
Che cosa è stata, infatti, la « critica biblica » protestante se non
un accettare la sfida della cultura moderna alla Bibbia?
Per questo, temi quali « ateismo e fede », « psicanalisi e fede », « scienza e fede » (su cui
arrivano in traduzione italiana
sempre solo i testi più sensazio
nali e meno seri) sono argomenti su cui sarà necessaria da parte nostra una maggiore attenzione. E in campo biblico, dopo i
vari tentativi di « lettura politica », sembra oggi indispensabile
approfondire le nostre conoscenze sull’ambiente, la società, le
aspirazioni, le lotte dell'uomo
palestinese del primo secolo, anche ricorrendo all’ausilio di
scienze umane quali la sociologia e l’antropologia.
In campo storico sta per vedere la luce una nuova collana
« I grandi temi della Riforma »
(dai 'Valdesi a Bonhoeffer) F>ensata in modo particolare per
quella scuola italiana per cui la
Riforma si identifica con il solo
Lutero.
Certo un compito superiore
alle nostre forze, cui siamo stati « come inchiodati storicamente » — scriveva Giorgio Spini —
« un destino paradossale: anche
se adesso si tratta di echeggiare non più la civiltà liberal-protestante di un tempo, sibbene
quanto v’è di più avanzato, sul
piano intemazionale, nel rapporto tra Evangelo e liberazione degli oppressi e degli sfruttati » (2). Carlo Papini
(2) G. Spini, La cultura protestante in Italia, in « Tuttolibri »,
agosto 1976.