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DELLE
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Casa Va Hese ^
lORfiE ÍELUCB
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Settimanale
della Chiesa Valdese
"Gettate lungi da voi tutte le vostre trasgressioni per le quotì^vete peccato, e fatevi
un cuor nuovo e uno spirito nuovo
Anno LXXXVIII - N. 43
Una copia L, 30
ABBONAMENTI
}
Eco: L. UOO per Tiiitemo
L. 1.600 p« l’eatero
Eco e La Luce: L.*1.800 per l’interno
L. 2.500 p^ l’eAero
Speiliz. abb. postale • tl Groppo
Cambio d’indirizzo Lire 40,—
TORRE PELUCE - 31 Ottobre 1958
Ammin. Clandiana Torre Pellice - C.C.P. 2-17557
Discepoli di un Signore che serve
La Chiesa cristiana non è fine a se stessa: è la sema di Dio
11'
E’ in questo spirito che le Chiese riformate e presbiteriane del mondo intero hanno deciso di prepararsi alla 18.a Assemblea
generale dell’Alleanza riformata mondiale
che si riunirà a Campinas, in Brasile, Testate prossima. 11 tema ufficiale dell’Assemblea è : « Discepoli di un Signore che serve », basato snlTannuneio biblico di « Cristo,. servo .di Dio sofferente», al cui ministero di servizio nel mondo i cristiani
sono chiamati a collaborare.
« Il pericolo più grande che minaccia il
nostro cristianesimo, oggi, è che la Chiesa
si preoccupi troppo del proprio prestigio,
della propria organizzazione e della propria sicurezza, e non abbastanza dell’opera che Dio attende che essa compia. Nel
nostro tema la nozione di servizio è esattamente opposta a quella di sottomissione
servile all’autorità e allo stato di fatto. Si
gnifica essere strumenti dell’Iddio vivente,
che produce costantemente cose nuove e
straordinàrie fra gli uomini. Dio è profondamente toccato dai problemi di cui soffre
il nostro mondo, quali la discriminazione
razziale o l’ingiustizia economica, ed ogni
Chiesa che voglia servirLo fedelmente deve
prendere posizione contro queste manifestazioni del male, e ognuno di noi deve accettare di essere personalmente impegnato
nella sofferenza di un mondo dilaniato da
questi conflitti.
interamente ad una persona o a una causa. Perciò ci è così difficile credere a Dio
che reclama precisamente questo completo
abbandono e questo totale servizio. A meno che non siamo pronti a servire Dio, non
possiamo veramente conoscerlo » (L. S.
Mudge).
Quattro sono i soggelìfl. specifici che gruppi di studio in molti ¡iaesi esamineranno.
« Gli uomini del nostro tempo hanno dimenticato il vero significato del servizio.
Ciascuno desidera essere un padrone, legge
a se stesso. Siamo stati così spesso traditi da
ideologie che esigevano la nostra adesione
totale alla loro versione della verità, e che
pure hanno fallito, che non possiamo darci
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La Wartburg, il castello solitario nella verde selva di
Turingia, dove Lutero, nascosto dai suoi sostenitori dopo
la sua ferma confessione alla Dieta imperiale di Worms,
tradusse la Bibbia in tedesco. E fu questo raccolto lavoro,
più che qualsiasi atto sensazionale, la « fatale scintilla »
che accese il gran fuoco della Riforma.
Sotto il titolo:' Il servìgio della teologia,
la ricerca porterà a scoprire come il pensiero cristiano serve là verità di Dio conducendq il suo popolo ,a questa verità e
fortificandone k fedeltà ad essa. L’Assemblea^ di Campinas, d’ fronte aU’impopolarità delle « cose teologiche » cercherà di
sottolineare il vero scopo della teologia e
considererà come il lavoro dei teologi potrebbe essere più utilmente adattato al mondo nel quale i cristiani sono chiamati a
vivere.
Riguardo al secondo soggetto : Il servizio della Chiesa,‘'lo studio verterà su: Che
cos’è una parrocchia cristiana, e a che cosa serve? Si tratterà di domandarsi qual’è
il vero scopo e la missione .di un gruppo
di persone riunite per àssislete al culto domenicale, come fargli comprendere la sua
missione e come aiutarlo, a compierla. Una
parrocchia (o congregazione) troppo spesso
non è altro che un placido uditorio venuto
per ascoltare una conferenza. E’ lungi dall’essere il luogo in cui-Dio esercita la sua
opera di riconciliazionp fra gli uomini, e
in cui continua il minuterò di servizio di
Cristo. Uno dei comj^ti principali della
Assemblea generale safà di scoprire come
aiutare la parrocchia a riprendere coscienza- .della-saa i4elr'Ètio,:v:ero
fine.
L’uomo deve /trovare il fine che dà un
vero significato aUa sua vita. Il tema: Il
servizio del cristiano condurrà le Chiese
che fanno parte dell’Alleanza a studiare
questo problema: perchè tante esistenze,
nell’ora presente, sembrano senza senso?
La discussione verterà sul modo di far comprendere nuovamente agli uomini come
possono servire Dio — malgrado la poca
importanza che la scienza e la tecnica moderne annettono ai valori personali — e
l’enorme potenziale rappresentato dall’individuo quand’è strumento della potenza
di Dio.
« Sois fìdèle ! » ricorda la Bibbia aperta alla base del Monumento
eretto a Chanforan in memoria dello storico Sinodo del 1532, in cui i
barbi e la popolazione valdesi decisero di aderire alla Riforma ; nel suo
grande filone il movimento valdese confluì arricchendosi e chiarendo
la propria posizione. La prima decisione della Chiesa Valdese che così
si costituiva, in comunione fraterna con le Chiese Riformate d'oltralpe,
fu quella di incaricare Olivetano, cugino di Calvino, di tradurre la Bibbia in francese: ed e una decisione sintomatica. Non si può costruire
che sul fondamento che Dio stesso ha posto. Gesù Cristo Salvatore e
Signore, e sulla Scrittura che gli rende testimonianza. Anche oggi. E'
Tappello ft.Hk senm p«ffiftnoeim»nl»i ftttualo deHa. Riforma evanijfhcar
serie fedele noif può con^sfere rn una formale fedeltà a un « principio
scritturale, ma in una vissuta fedeltà quotidiana alla vivente Parola di
Dio. Ma la Riforma del XVI secolo ci ricorda ancora che Dio e. Lui,
il Fedele, e che il suo Spirito Santo non abbandona la Chiesa.
Scuola valdese d’economia domestica
Anno vecchio, anno nuovo
L’ultimo soggetto di studio. Il servizio
dello Stato, sarà consacrato alle funzioni
del governo e ai limiti imposti al suo potere. Dio regna sulla sfera politica altrettanto quanto su quella religiosa. E tuttavia
oggi i governi non servono il popolo che
governano, ma se ne servono per rafforzare
la potenza dello Stato. Che significa in pratica Tubbidienza alla legge di Dio nella
sfera politica? La Conferenza di Campinas
non si limiterà ad una dichiarazione ufficiale al riguardo, ma cercherà come le
convinzioni cristiane possano esercitare una
influenza sulla natura del governo.
{Da un bollettino dell’Alleanza riformata mondiale, Ginevra).
Il buon gruppo che si è raccolto, domenica pomeriggio, nel bel parco dei
« Monnet » di S. Giovanni, con un
t^po stupendo, non ha certo rimpianto di aver partecipato a questo
ritrovo familiare. Si trattava di chiudere Tanno di attività e la settimana
di mostra dei lavori della Scuola 'Valdese di Economia Domestica. Questa
Mostra, preparata accuratamente e
con molta grazia, è già una prova ben
chiara di ciò che la Scuola dà alle al lieve: non ci si può che augurare che
e.ssa abbia un influsso sempre maggiore fra le nostre giovinette, cui offre delle possibilità di formazione s
di specializzazione veramente notevoli. Sarebbe davvero peccato che tale
ottimo strumento a nostra disposizio
III lOBBl BISSO ■; E“™ Z
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lo assegnato allo scrittore russo Boris Pasternak, per il suo romanzo: « Il dottor
Zivago ». Quest’opera ha già avuto un successo straordinario in tutti i paesi d’occidente, poiché si tratta della prima opera
non conformista — a nostra conoscenza —
scritta da un letterato che vive nelTUnione Sovietica. Non avendola letta, non possiamo esprimere un giudizio estetico; non
possiamo che richiamarci al giudizio unanime della critica occidentale, anche della
meno conformista (poiché c’è un conformismo occidentale, e lo sappiamo bene!
e ad uno spirito di crociata ne risponde
un altro) che ha salutato con allegrezza la
apparizione di uno scrittore di nerbo. Questo non impedisce, certo, che il favore incontrato dall’opera non sia dovuto tutto a
ragioni umanistiche, bensì all’accesa passionalità politica dei nostri giorni. E quanto essa sia scottante appare dalle reazioni
violente suscitate in Russia dalla notizia
del conferimento del Premio Nobel, considerata unicamente una mossa politica antisoviética. Per il momento questa violenza non ha superato lo stadio verbale.
LA SETTIMANA
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Ui Jll DOPO
Due anni fa erano
giorni ardenti e tragici, per le vie di Budapest e nelle pianure ungheresi. E tutto il mondo era volto là, con una passione ben più profonda
di quella rivolta quest’anno alle sconcertanti fumate sulla Cappella Sistina. Quale
sarà la vita di questo popolo appassionato,
dietro la facciata ufficiale de: ” l’ordine re
gna”? La pressione è stata tanto forte da
piegare la resistenza dei cuori, dopo quella delle barricate? Riuscirà l’Occidente
"cristiano” a cancellare, con l’assistenza
ai profughi, l’amarezza prodotta dalla sua
debolezza, morale prima che militare? Si
rende almeno conto della responsabilità
precisa che il suo Signore gli impone nei
riguardi di questo "prossimo”? Sono do
tnande a tutti noi. Laggiù l’epurazione con
tinua (proprio in questi giorni anniver
sari si sono avute vaste "retate” preventi
ve); e tocca anche la Chiesa: continuano
le destituzioni o gli allontanamenti di pastori, quando non si tratta di arresti; d’altra parte il governo cerca di comprarne il
favore concedendo sussidi finanziari... Le
stesse difficoltà attraversa la Chiesa cattolica. Noi crediamo che in mezzo alla viltà
o alla poca chiaroveggenza della Chiesa
conformista Dio sa sempre dar vita ad una
Chiesa che Lo confessi con umiltà e fermezza.
Me l’aspettavo » —■
'è stata la reazione
di tanti all’annuncio della piena assoluzione del vescovo di Prato, nel processo svoltosi in appello a Firenze. In realtà, molti
speravano, nel segreto del loro cuore, che
non fosse così; che la Magistratura, anche
al gradino superiore, avrebbe riconfermato
la moderata sentenza di Prato, come salutare invito alla gerarchia cattolica a moderare le proprie autoritarie inframmettenze nella vita civile: lo diciamo in tutta
serenità, lasciando da parte la montatura
politica che è stata fatta di tutta la questione e che non ha aiutato a che si affrontasse seriamente e con serenità un problema squisitamente giuridico e — per noi
e per molti, anche cattolici — cristianoI giudici di Firenze hanno deciso diversamente, e pur con tutto il rispetto per la
sentenza della Magistratura, possiamo non
dichiararci soddisfatti. Ma non è qui la
questione più importante, forse — anche
se si tratta di un problema di fondo della
nostra vita nazionale. La cosa più importante ci sembra il modo con cui il vescovo
(L’Osservatore romano, per ora, tace: attende di vedere il nuovo indirizzo pontificale?) ha accolto la sentenza. Egli ha tenuto un lungo discorso nel Duomo di Prato; benché avesse cominciato dicendo:
« Siamo qui più che per ringraziare il Signore, per offrire le nostre ardenti preghiere per tutti i figli di Prato, quelli vicini e quelli lontani da noi. Non parliamo
nè di sentenza nè di vittoria: la Chiesa
conosce una sola vittoria: quando i suoi figli lontani ritornano a lei » — il vescovo
è giunto poi alla ormai trita esortazione
al serrare le fila contro i nemici, e in modo particolare gli anticlericali, a causa dei
quali « il cattolico in Italia è un cittadino
minorato e il Santo Padre uno straniero.
Ma questo non sarà mai, siamo pronti a
difendere i nostri diritti». Al di là della
demagogica malafede di queste parole (non
ha aperto la radio. Monsignor Fiordelli?
non ha scorso i giornali?) ci rattrista che
tutta la questione — triste — non abbia
portato altro frutto che questa rinnovata
orgogliosa volontà di potenza. Non riusciamo a credere che la Chiesa di Monsignor Fiordelli sia una Chiesa sotto la croce: l’esperienza della croce produce ben
altra umiltà
l.lilHU lifj PtIM! Adnuntio vobis gaudium magnum: habemus Papam! Così è corsa per il mondo, sulle onde della radio, la notizia che
è stato eletto il nuovo Pontefice, il Patriarca di Venezia, Cardinale Roncalli: e sarà
Giovanni XXIII. L’ evviva della folla festante e osannante davanti a S. Pietro giungeva fino a noi, fra lo scampanio della basilica e una fanfara. — "Vi reco il buon
annunzio di una grande allegrezza...” : così anche l’angelo di Dio aveva proclamato,
nel silenzio e nel raccoglimento della notte di Giudea, a gente semplice troppo colpita per mettersi a gridare evviva. I tempi
sono cambiati... Ma il cuore dell’uomo no.
E sarà sempre dall’umiltà raccolta di
Betlehem, non dal tripudio di Piazza San
Pietro che il cuore dell’uomo avrà allegrezza e pace.
ne non lavorasse presto « a pieno regime». Però c’è già stato quest’anno
un buon gruppetto di àJlieve, 9 delie
quali hanno ottenuto il diploma; ed
è rallegrante prevedere una crescita
delia frequenza, per Tanno nuovo che
subito si apre, e notare come la Scuola cominci ad essere valutata anche
oaile Chiese dell’evangelizzazione: dopo la prima piccola ciociara di questo
anno, l’anno venturo saranno ben 5
le allieve provenienti dal Lazio (Forane e Ferentino); anche questo accomunare le nostre giovinette di cosi
varia origine è certamente un fatto
positivo.
Il Pastore Roberto Jahier ha aperto la familiare riunione con un breve
culto illustrante alcune esortazioni
apostoliche; quindi il Prof. Attilio
Jalla, appassionato sostenitore di questa opera sociale della nostra Chiesa,
ne ha ancora illustrate le caratteristiche e i risultati, facendo \m vivo appello aflìnchè le famiglie delle nostre
Valli rispondano con impegno e comprensione, sia per quel che ritarda
la Scuola di Economia Domestica, sia
per quel che riguarda la Scuola di
Agricoltura, che è come un bello strumento pronto ma fermo per mancanza di materia prima: non uno studente! Infine ha consegnato i diplomi, per lo più lusinghieri, alle nove
allieve che, avendo seguito tutto il
Corso, sono state licenziate. Infine
TAw. Ettore Serafino ha ricordato,
anche a nome della Tavola Valdese,
la funzione insostituibile che la Scuola può avere contribuendo a conservare quella caratteristica di « cultura »
in senso lato, in tutti gli aspetti della
vita e del lavoro, che era in passato
generalmente riconosciuta alla gente
delle nostre Valli, e che talvolta ci si
chiede con inquietudine se sia ancora
davvero così generalmente diffusa. E
lo stesso vale per la — finora deserta
— Scuola d’Agricoltura.
Un ottimo buffet, vivamente apprezzato dagli intervenuti, ha concluso la
simpatica riunione dando im’altra riprova della bravura delle allieve che
Tavevano preparato; i lodevoli diplomi sono stati così convalidati da sì
eletta giuria... E una parola di lieto
riconoscimento va a tutti coloro che
collaborano nella direzione della Scuola e nelTinsegnamento. g, c.
2
2 —
L'ECO DEUE VALU VALDESI
IN OCCASIONE DI UN CENTENARIO
Dal Rio de la Piata
Hii'
Colonia Vaidense, 22-10-58
m
Sono molto in arretrato nella mia
corrispondenza; debbo infatti parlarvi delle principali celebrazioni
centenarie a Colonia Vaidense, mentre sono già stato quasi una settimana in Argentina e poi in altre chiese
Valdesi dell’Uruguay. Ma gli impegni aumentano e, l’attività si fa sempre più intensa; mi è difficile avere
un giorno a disposizione per riassumere le mie impressioni.
Colonia Vaidense ha vissuto alcune giornate indimenticabili, nel quadro di ima partecipazione totalitaria
e gioiosa dei nostri fratelli Valdesi
alla commemorazione degli eventi
che diedero origine alla formazione
di questa florida e bella regione.
Questa, infatti, è la prima colonia
Valdese in ordine di tempo-; i primi
gruppi di Valdesi giunti dalle Valli
si stabilirono in un’altra parte del
paese, assai meno favorevole dal
punto di vista sociale e religioso. Vi
rimasero, però, ben poco tempo e
nel 1858, grazie soprattutto all’aiuto
di fedeli amici tra i quali Don Doroteo Garda e il Rev. F. E. Snow Pendleton, cappellano della Legazione
Britannica di Montevideo, si trasferirono nella zona del « Rosario
Orientai » dove trasformarono quelle terre in una colonia veramente
modello, frutto di un eccellente lavoro e di apprezzata serietà.
Malgrado le distanze e la diversità della lingua ci siamo trovati in
una atmosfera valdese, dove il motivo religioso è stato sempre presente, tanto durante i culti quanto nelle
cerimonie all’esterno. Migliaia e migliaia di persone si sono concentrate
neRa colonia e nei dintorni; e quale
cambiamento di vita e di possibilità
dopo cento anni! Belle case, villette
di campagna circondate da molti alberi è da cespugli in fiore, automobili a centinaia dalle più moderne
alle vecchie Ford molto adatte alle
strade di campagna; ma sui volti si
scorgevano chiari ed inconfondibili
i lineamenti caratteristici del nostro
popolo valdese.
Le celebrazioni storiche hanno
avuto inizio la sera del 10 ottobre
con una rievocazione dell’arrivo dei
primi Valdesi neUe campagne di Florida, località che abbiamo visitato
ieri, e delle loro difficoltà di vita a
causa deU’opposizione che li circondava. La scena si è svolta davanti al
tempio di Colonia Vaidense, nel cortile stipato di gente. Vecchi personaggi del tempo rivivevano davanti
ai nostri occhi : Juan Pedro Baridon,
uno dei primi coloni nella cui casa
molte volte si celebrava il culto, il
Past. Miguel Morel di Rorà, primo
Pastore valdese nel Rio de la Piata;
e il gruppo corale cantava : « Oh
monts, oh mes vallées... oh que la
chasse est belle... ».
Il giorno dopo eravamo a La Paz,
nel primo tempio Valdese costruito
in questa regione. Un tempio Valdecon due campanili, sul tipo di quello di Torre Pellice; l’assemblea era
imponente: giovani e vecchi, uomini e donne, tutti con nomi Valdesi
o di discendenza Valdese erano là,
davanti all’Iddio dei padri. La predicazione è stata fatta dal Past. Guido Rivoir che dirige il pellegrinaggio svizzero-valdese; all’uscita il Moderatore è stato invitato a scoprire
una lapide sulla facciata del tempio
ed a pronunziare la preghiera. Ho
voluto fare una visita alla vecchia
casa pastorale del Past. Morel, alla
periferia della cittadina; vi erano
con me altri Valdesi dell’Uruguay,
fra i quali alcuni figli del Past. D.
Amiand Ugon. Mi sono trattenuto
pensoso e commosso in queRe semplici stanze di una mo<lesta casa di
campagna col pianterreno soltanto e
nel giardino fiorito; l’ambiente era
queRo di novanta anni or sono e mi
son detto che, aRe VaRi come altrove, dovremmo far maggiormente conoscere queste pagine di storia, che
sono il segno di una testimonianza e
di una fedeltà. La storia Valdese non
si ferma al 1848; ha ancora altre pagine degne d’esser meditate.
A mezzogiorno varie eentinaia di
persone si riunivano nelle vicinanze di La Paz, a Puerto Concordia,
per un gran pranzo in comune. Ha
cosi avuto inizio per me la serie degli « assado con cuero » o « sin cuero » che mi sono stati serviti e che
he tutta l’aria di continuare ancora.
In un praticeRo accanto al ristorante
beRissimi quarti di mucca arrostivano a fuoco lento, con la pelle ; il
profumo era squisito e squisita età
h'» carne, ma troppo abbondai'ti le
porzi« ni e dopo un grosso piatto di
salami e di altra carne! L’esperienza, però, insegna la moderazione ed
ora partecipo senza preoccupazioni
a quei lauti banchetti!
ARe quattro del pomeriggio ha
avuto luogo una grande manifestazione nella piazza di La Pax per l’inaugurazione del monumento al colono Valdese: ima beRissima opera
d’arte, che rappresenta la robusta
figura di un uomo, con la vanga in
mano, intento -a guardare l’orizzonte per trasformare il suolo vergine
in fertRe pianura. Lo scultore Josè
Belloni ha felicemente immortalato
nel bronzo l’energia, l’intelligenza,
la volontà dei montanari Valdesi,
cresciuti alla scuola della Bibbia. E
non è senza significato che sul bassorilievo del monumento stesso sia stata felicemente rappresentata una
scena di vecchia vita valdese: R padre con la Bibbia aperta, la madre
con la cuffia accanto aR’antico strumento che si adoperava per filar la
lana, attorno al tavolo i figli. I nomi di tutte le colonie Valdesi circondano la base del monumento.
La cerimonia, per molti aspetti
civile, doveva essere però una bella
testimonianza di fede evangelica.
Migliaia di persone affoRavano la
piazza; erano presenti R Presidente
del Consiglio Nazionale del governo, le Autorità governative e locali
e la cerimonia veniva trasmessa per
radio. SuRo sfondo una imptmente
Corale Valdese: le donne con la loro semplice divisa, camicetta bianca
e gonna nera; gli nomini con un vestito bleu scuro. Dopo gli inni nazionali ed il canto del fc Giuro di
Sibaud » in francese, alcuni oratori
hanno preso la parola: il sig. Juan
Ernesto Klett, della Commissione
del Centenario, il Past. W. Artus
con un messaggio nettamente evangelico ed il Moderatore. Ho parlato
in italiano, senza' traduzione, su invito di molte persone; nel mio discorso, oltre ai motivi fondamentali
della unità del popolo Valdese chiamato ad esser chiesa di Gesù Cristo
in Italia come nel Rio de la Piata,
ho accennato anche aRa solidarietà
dei tre popoli le cui bandiere sventolavano in alto davanti a me: la
Valdese, la Svizzera, l’Uruguayana.
Una solidarietà che si è attuata sotto il segno della libertà; e più volte
la grande assemblea ha mostrato di
comprendere il mio italiano!
Ho trascorso la sera di quel giorno nella
casa della vedova del Past. Ernesto Tron,
con le figlie e con la famiglia Rocchi-Lenoir di Buenos Aires. E domenica mattina, in una giornata di sole, mi sono recato
al culto principale ! del Centenario nella
Chiesa di Colonia Yaldense.
Non dimenticherò facilmente quella imponente assemblea di Valdesi. I Pastori del
VI Distretto erano tutti presenti; c’erano
pure varie delegazioni di altre chiese. Il
cortile antistante il tempio era pieno di
gente e quando siamo entrati in corteo, dopo la preghiera del Past. Giulio Tron, la
assemblea si è alzata. Sono salito sul pulpito insieme con il Past. Giovanni Tron di
Montevideo; era una gioia cantare e sentir cantare. Il Past. Tron ha presieduto il
culto «d ha letto il messaggio inviato dal
Sinodo aUe Chiese del Sud-America in occasione del Centenario; quindi ho predicato su di un testo del Vangelo ed ho
terminato col Padre Nòstro e la henedizione. All’uscita, quante strette di mano e
quanti nomi vorrei ricordare per comunicarli specialmente ai Valdesi delle Valli!
I PramoUini sappiano almeno che ho visto
Emilio Bouchard e tutta la sua famiglia;
la moglie aveva la sua cuffia, come quando
era a PramoUo!
Ho pranzato all’aperto, mangiando l’assodo con tutta la famiglia del Past. Armand
Ugon, nel giardino della loro villa. Poi,
alle tre del pomeriggio, eravamo di nuovo
tutti nel cortile del tempio per una rievocazione del Centenario. Anche questo atto
come il culto del mattino sono stati radiotrasmessi. Accanto a me erano seduti l’Ambasciatore italiano dott. De Martino, il Console inglese ed altre Autorità. La cerimonia è stata aperta col canto del tt Giuro di
Sibaud » cantato in piedi da tutta l’assemblea con la guida di una magnifica corale
iormata da diversi cori parrocchiali. 11
Past. Hibeiro ha pronunziato il messaggio
bihlico, il Past. Bertinat quello storico, il
moderatore ha parlato a nome della Chiesa
sulla eredità spirituale che deve essere conservata, il Prof. Soggin ha recato il saluto
deUa Facoltà di Teologia di Buenos Aires,
il Past. Giov. 'Tron ha ietto numerose adesioni.
Alle 17 l’assemblea si trasferiva nel parco del vicino « tiogar para ancianos » per
la commemorazione del suo 25» anniversario. Ho parlalo con molte persone, anche
con il tratello delia sig.na Evelina Gay di
San Secondo. Attorno a noi, haudiere, stem.
mi valuesi, canti popolari.. li sig. Juan
Burotin, di Miguelete, un laico animatore
dei canto, dirigeva i cantini Ho spesso fra
cari amici»... e via di seguito; tutte cose
cne alle Valli sembrano superate e prive
di interesse di fronte alle canzoni del festival di Sanremo o ai penosi lamenti « suil'amor mio » che fanno andare in hrodo
di giuggiole molti nostri giovani e giovanette: (Ci siamo trattenuti a lungo in quei
recinto ; anbiamo udito la parola della
Presidentessa del Comitóto dell’Hogar, dei
Past. Artus, Kivoir, Perrachon e di altre
persone. L'edilicio è stato ampliato nel
1954, ospita adesso 59 persone senza distinzione religiosa o sociale; e si ha in animo
un progetto di ampliamento, costruendo un
nuovo padiglione in memoria del Past. Ernesto Iron.
La giornata si è felicemente conclusa nel
tempio con una bella audizione di musica
e di canto. Il 12 ottobre è ormai passato;
sono sicuro che, in preghiera, siamo stati
uniti davanti a (Dio e che lo saremo nel
vincolo della solidarietà Valdese, serena,
aperta, consapevole della propria responsabilità nel mondo e nei doveri di oggi.
Ermanno Rostan
UNA VISITA
la lanlara del Daden alle Valli
Sono venuti da Karlsruhe, Mannheim,
Heidelberg ed altre località per trascorrere
le loro ferie alle Valli, ma con l’intesa che
sarebbero state ferie laboriose nelle quali,
tutti i giorni, avrebbero cercato, con le
loro trombe, di rendere gloria a Dio.
Ed infatti, durante i quindici giorni della loro permanenza alle Valli, non fecero
che passare da una località afl’altra, celebrando dei culti-concerti «Feierstunde» con
le comunità locali oppure suonando sulle
piazze e negli ospedali. Si spinsero anche
una volta fino a Vallecrosia, un’altra a Torino ed un’altra ancora ad Ivrea.
Ci offrirono dei programmi musicali pregevoli ed inconsueti per noi: Melodie religiose di vari secoli or sono, riesumate alcune, recentemente, in vecchie biblioteche
dallo stesso M.o Emilio Stober che dirigeva i nostri ospiti e che è il direttore di tutte le fanfare religiose del Baden. Abbiamo
udito composizioni di Heinrich Scheidemann, di Johann Gottfried Walter, di Paul
Ernest Riippel, Gottfried Reiche, Johann
Pezelius, Bartolomaeus Gesius, J. S. Bach
ecc. ecc.
Queste melodie opportunamente alternate con un programma liturgico di canti, letture bibliche, preghiere e aUocuzioni, costituivano le loro « Feierstunde » (ore di
festa o per esser più precisi, l’ora della
glorificazione di Dio per mezzo deUe trombe).
Simili « Feierstunde » ebbero luogo nelle
Chiese di Bobbio, Villar Pellice, Torre
Pellice, Lnserna San Giovanni, Prali, Torino, Vallecrosia e Prarostino. Dovunque
i suonatori vennero accolti con fraterno
affetto dalle comunità, più volte vennero
invitati a pranzo e a Torino, pernottarono
presso varie famiglie della Chiesa.
Sul mercato di Torre
Ma questo semplice elenco di località è
ben lungi dal descrivere ciò che veramente
è stata questa visita di fratelli nostri del
Baden che ostacolati dalla difficolta della
lingua venivano a noi nel nome del Signore per servire la sua causa e per stabilire
con noi dei vincoli di amore fraterno. Nulla trascurarono per riuscire nell’intento. Ci
prestarono per esempio il loro concorso
per favorire la vendita dei libri della Claudiana sul mercato di Torre Pellice. Per due
venerdì consecutivi si schierarono dinanzi
alla gente, come fanno i reclamisti dei
mercati e con lo spirito dei Valdesi di un
tempo suonarono per attirare l’attenzione
dei passanti sui libri esposti e offerti da
due Valdesine in costume. La gente li guardò con stupore alcuni quasi si scandalizzarono. qualcuno domandò: «Come mai si
permette di suonare il giuro di Sibaud sul
mercato? Io credevo che lo si potesse suonare solo nelle feste religiose o nei tempU... ». Ma altri compresero e li guardarono con affetto e con riconoscenza: Que
sti ospiti si assumevano un difficile compito di avanguardia e ci mostravano queUo
che i Valdesi debbono tornare ad imparare ad esser capaci di fare, cioè, di testimoniare della loro fede sulla piazza, in mezzo al commercio d^l mondo, senza provar
vergogna del nome.di Cristo...
Ma non erano certo venuti con l’intento
di dar degli esempi ma unicamente con
quello di amare e lo mostrarono tutti i
giorni.
ÀI Bessè
Lo mostrarono per esempio quando si fecero con gli strumenti a spalle tutta l’erta
salita fino al Bessè del Villar per suonare
alcuni inni ad un vecchio paralitico da tre
anni. Il caro fratello ne esultò, non aveva
mai udito nulla di simile, prego che gli
suonassero ancora: «Ho un buon Padre
che m’invita in ciel » e con la voce rotta
dalla commozione si sforzò di cantar con
loro e quando partirono li ringraziò tanto
e tanto... '
Un’altra sera, salirono fino al Momào, altra località montana di difficile accesso per
persone in parte anziane ed abituate alla
città e suonarono fino a notte inoltrata insieme ai Villaresi di stanza lassù, attorno
ad un gioioso falò.
Quando visitarono il nuovo tempio di
San Secondo e seppero che quell’opera aveva avuto inizio col dono che le signore
Cardón avevano fatto alla Chiesa della loro proprietà, vollero spontaneamente e
quantunque stanchi per tutta una giornata
di viaggio, sfoderare i loro strumenti e suonare ivi qualche melodia a titolo di omaggio e di ammirazione.
Quando un altro giorno passarono dinanzi alla nostra tipografia e seppero che
due giorni prima ne era improvvisamente
deceduto l’amministratore, vollero recare il
loro fraterno omaggio all’istituzione Valdese
in lutto, entrarono e mentre le macchine
sostavano un momento suonarono l’inno
italiano : « O beati su nel cielo » ed il tedesco : « Loda l’Eterno anima mia ». Non
conoscevano i nostri ospiti la nostra lingua,
ma in quel momento i presenti intesero bene, e con quanta commozione, che una parola di vera simpatia veniva lor detta...
Si spinsero un giorno fin nella lontana
Ivrea per suonare agli operai dello stabilimento Olivetti che li accolse signorilmente...
Un’altra volta andarono a suonare all’Ospedale Valdese; di Torre ed il loro
messaggio — quasi nota della patria lontana — giunse anche al letto di un profugo
germanico-ungherese morente...
Compresi ?
E suonarono più volte in piazza, a Villar PeUice, loro luogo di soggiorno, nellora in cui gli operai uscivano dallo stabilimento Crumière... Saluto fraterno di altri
operai come loro... Parola di solidarietà
in Cristo... Mano tesa di fratelli... Compresi, non compresi? Difficile il dirlo
i^ando la lingua è cosi diversa, ma tuttavia reale, buona e bella come quella melodia che saliva dalla piazza verso il cielo,
profumo di un sincero desiderio di amore
di anime che in mezzo aUe tragedie umane invocano la pace e l’amore di Dio.
Messaggeri d'amore
In verità, furono sopratutto dei messaggeri di amore questi trombettieri del Baden.
Coloro che li osservarono più da vicino
ne notarono uno sul cui volto erano delle
cicatrici profonde e un’occhiaia cava. Chidemmo ai suoi compagni qualche spiegazione...
Era stato in Italia in tempo di guerra, un
giorno era stato catturato da gente tipo Faletto ed altri di cui i nostri giornali
parlano ogni tanto. Lo avevano crudelmente seviziato e gli avevano strappato un occhio. Per miracolo aveva ancora potuto
scampare la vita... Per molti anni aveva
serbato in cuore un odio profondo per
1 Italia e per nulla al mondo avrebbe voluto rimettervi il piede... Ma ora, quando
10 avevano invitata a venire in Italia per
visitare dei fratelli in Cristo nelle Valli
Valdesi, dopo un ultimo rude combattimento interiore aveva preso la sua decisione affermativa ed ora era felice qui di
poter accompagnare con la sua tromba il
canto di questi fratelli per la gloria di Dio.
E fecero nobile riscontro al suo gesto
dei Valdesi di Prarostino e di Torre Pellice i quali già prigionieri di guerra in Germania, avevano crudelmente sofferto nei
campi di concentramento ma un giorno avevano trovato tra i loro custodi un fratello
in fede il quale, malgrado le catene
11 aveva amati e soccorsi. Ed ora essi
venivano a stringere con commozione
la mano a questi ospiti e a dir loro quanto era stato bello nel tempo atroce della
guerra, di trovare tra i nemici stessi degli amici per causa del nome di Cristo.
Sì, missione d’amore quefla dei nostri
fratelli trombettieri del Baden, che non ha
forse ricevuto lutto il risalto che avrebbe
meritato, ma che non è certo stata spesa
invano e che porterà i suoi frutti.
Grazie, cari fratelli; grazie, fratello Emilio Stober, per esser venuti, siatene pur
certi, più che mai ci sentiamo impegnati
a lavorare per la pace del Regno di Dio.
Enrico Geymet
-¥■
P. S. — Esprimiamo al M.o Emilio Stober, il quale appena tornato in patria è
stato colpito da un grave lutto familiare
con la dipartenza della sua Mamma, le nostre fraterne condoglianze.
lei, notre bon
vieux français!
4m OonformismB ou vérUé9
Un professeur de lycée écrit à "La
Stampa” et pose une question troublante: conformisme ou vérité? C’est
la question fondamentde de l’enseignement secondaire. C’est à dire: fautil que l’on se taise — encore et toujours se taire! — ou qu’on dise, à haute voix, que les pays soi-disant barbares ont depuis longtemps surpassé
les nations civilisées, non pas à cause
de l’argent ou des matières premières
qu’ils possédaient, ou de la piraterie,
ou du racisme, mais précisément parce que, malgré tout cela, ils ont vécu
de l’Evdngile, ont joui d’un réveil des
consciences religieuses, ont accueilli
une réformation ecclésiastique et dogmatique. Faut-il qu’on puisse reconnaître, devant des lycéens ébahis, que
la pureté de la religion chrétienne, à
elle seule, a fait de la Suède, de la
Norvège, de la Finlande, du Danemark... ce que la papauté et le catholicisme {et les jésuites) n’dnt pu faire
en 15 siècles en Italie et en Espagne?
L’impérialisme protestant {lisez ce livre de Hoffet)... faut-il le reconmâtre
sic et simpliciter?
H y a longtemps que nous le disons, obstinément. Et maintenant
— satisfaction honnête — c’est un
professeur de lycée, c’est l’école italienne, c’est la culture tout entière
qui, se réveillant de sa torpeur, commence à se poser la question essentielle. Dans la conscience de nos frères, Dieu travaille.
5 m La semaino du livre m
Chaque année, à la fin du mois de
novembre, notre maison d’éditions organise una semaine de diffusion extraordinaire. M.le pasteur Robert Nisbet,
en cette occasion, mobilise quasiment
tous ses collègues, d’Aoste jusqu’à Palerme. Nous en reparlerons bientôt.
- Il- faut par-«ontre- parler- tout de. suite d’une certaine semaine du livre catholique, qui a eu po-ur théâtre, il y a
quelques jours, notre capitale vaudoise. Deux religieuses catholiques dont
plusieurs ont pu remarquer le joli visage — cela fait partie d’une présentation moderne, s’il vous plaît! — ont
parcouru La Tour, sonnant à toutes
les portes, visitant toutes les maisons,
sans exception, pour vendre leur marchandise confessionnelle. Ces soeurs,
à l’allure modeste, au langage insinuant, ont fait — nous dit-on — de
bonnes affaires. R paraît qu’elles ont
fait des ventes même... à la Maison
des Diaconesses! Nous n’irons pas supposer qu’elles aient surpris la bonne
foi de nos diaconesses — ou de nos
familles vaudoises de La Tour. R y a
trop de sens critique et d’humour,
chez nous, pour s’y méprendre; mais
l’on aimerait quand même savoir pour
quelle raison cet esprit critique et cet
humour cherchent préférablement leur
cible dans la modeste mais excellente
production de la Claudiana, tandis
qu’on n’a pas froncé le sourcil devant
certaines grossièretés imprimées qu’on
vous colporte avec le plus innocent
des sourires Durban’s, fût-ce même un
sourire de nonne!
6m Ce calendrier I
Tenez, par exemple, ce calendrier
mensuel intitulé "Fraie Indovino e
Don Camillo in penitenza”, publié par
r« Oasi S. Antonio » de Fontivegge
{Perugia). Un calendrier qui est une
bouffonnerie telle quelle, dont les frais
sont paiés par le célèbre Don Camillo, qu’on voit dans une désopilante
série de mésaventures professionnelles. Tout autour des illustrations, des
conseils pratiques et, surtout, des horoscopes: ce dernier détail est très catholique!
On nous objectera que c’est là un
ouvrage populaire, et qu’il n’est pas
le cas de dramatiser. Le fedt est qu’il
y a une façon de chatouiller la pauvreté et la paresse spirituelles des gens,
qui leur fait accroire qu’ils n’ont plus
besoin de rien, ni de personne. Un
proverbe chaque jour: cela ne vaut-il
pas, par hasard, autant et même plus
qu’une prière? Et c’est aussi très catholique.
Petit Valdo
3
L'ECO DELLE VAUI VALDESI
L’inno di Lutero
Enrico Heine, buon europeo, ed
ottimo teutone, scriveva che il « Forte Rocca », l’inno di battaglia del
protestantesimo luterano — a cui parallelamente il protestantesimo riformato aggiunse il Salmo delle Bau
taglie di Goudimel, « Che Dio si
mostri... » — sarebbe stato cantato
da Martin Lutero e dai suoi amici
quando entrarono in Worms, il 16
aprile 1521, per presentarsi all’Imperatore. Dice Heine: « la vecchia
cattedrale tremò a queste nuovissi'
me note, e i corvi ciré nidificavano
nella torre campanaria ne furono atterriti » (ma sapeva Heine che nel
nostro buon dialetto piemontese si
chiamano anche « corvi » gli uomini in sottana?).
Dice ancora Heine: « quest’inno,
la Marsigliese della Riforma, ha conservato il suo potere d’urto lino ai
nostri giorni, e noi possiamo ancora
adoperare in analoghi conflitti le antiche parole del Riformatore ». Non
mancava certo d’entusiasmo patriotlico, il teutone!
Comunque, amplificazioni mitologiclie a parte, resta il fatto che
l’inno di Lutero non potè essere
scritto fin dal 1521, per la buona ragione che fu pubblicato e stampato
solo nel 1529 dal Klug, con il titolo :
a 11 Salmo 46. Deus noster refugium
et virtus ». Non è pensabile che per
ben otto anni Lutero lo avesse tenu
to a dormire nel cassetto. Lo storico francese D’Aubigné, poi, attesta
la sua straordinaria diffusione alla
Dieta imperiale di Augsburg. Ma
già il 20 aprile 1529, alla Dieta imperiale di Spira, ove i dissidenti furono per la prima volta chiamati
protestanti (la genesi del celebre vocabolo è nota), l’inno era stato cantato a gran voce dai principi luterani.
A conferma della subitanea, universale diffusione dell’inno sta la testimonianza del Wackernagel, che
tra gli anni 1529 e 1531 ne trova già
quattro diverse lezioni!
Nel 1530, nel tempo deUa Dieta,
Lutero usava cantare a Goburgo il
o: Forte Rocca » ogni giorno.
Nel 1547, Melantone, Giusto Giona e Cruciger, dopo la rottura con
il luteranesimo ufficiale, udirono
con grande emozione e vivo conforto
il canto dell’inno sulle labbra di una
giovinetta di Worms. Se l’inno poteva esser così cantato nel popolo,
la causa della Riforma, già tante
volte in pericolo, non poteva neppur questa volta fallire!
11 17 settembre 1631, a Lützen,
Re Gustavo Adolfo di Svezia potè
attribuire all’inno di Lutero, cantato da tutte le sue truppe in coro,
una delle ragioni della superiorità
che gli permise di battere gli imperiali e di salvare, nuovamente, le
sorti della Riforma.
Nel 1732, gli emigranti di Salzburg, partiti a somiglianza dei Pilgrims Fathers inglesi, adottarono
l’inno di Lutero come il loro canto
ufficiale.
La celebrità dell’inno fu tale che
esso venne conosciuto e adoperato
anche fuori dell’ambiente religioso
ed ecclesiastico. Meyerbeer, nell’opera lirica « Gli Ugonotti », si valse
della musica dell’inno, sia pure in
modo non appropriato. Nel quinto
tempo della sua « Sinfonia della Riforma » (1820), l’adottò anche Mendelssohn. E se ne valse pure Riccardo Wagner, nella sua « Marcia Imperiale » composta per la celebrazione della vittoria dei prussiani
nella guerra contro la Francia (1871)
In Italia, il « Forte Rocca » ebbe
la strana fortuna di essere, prima
del 1922, l’inno ufficiale delle Logge massoniche. Mi ricordo ancora
oi manifestiamo umiltà e diamo
la gloria a Dio, quando non
facciamo nessuna difficoltà nel ricevere le parole di un omuncolo qualsiasi sorto dalla polvere, che parla
in nome di Dio, benché, per quanto riguarda la sua persona, quell'uomo non sia nulla più di noi. E’
anche per questa ragione che Dio
mette i tesori della sua saggezza in
vasi di terra perchè possiamo riconoscere con maggiore certezza la stima
che. abbiamo per Lui.
G. Calvino
che, nei primi tempi del fascismo,
il quale fu strenuo avversario della
massoneria, cantare l’inno di Lutero in chiesa, o ndUe riunioni religiose aR’aperto, sigiùfìcava avere
una certa dose di coraggio. Taluni
pastori, poi, contrarii alla massoneria, non esitarono a bandir per qualche tempo l’inno dai loro culti.
Le versioni italiane del testo tedesco, al momento attuale, possono enumerarsi come segue:
1) la versione del prof. Giovanni
Nicolini, consegnata al n. 29 del1’ « Innario Cristiano »;
2) la versione di Aldo Di Lea,
pubblicata nei « Salmi e Cantici »
stampati a Firenze in varie edizioni,
3) una versione non interamente
ritmata secondo la musica, nel volume curato dall’editrice Doxa sui
« poeti della Riforma », e dovuta a
C. Neceo;
4) una versione ritmica, senza
preoccupazioni letterarie, dovuta
alla signora Margherita FUrst Wulle
e pubblicata nei « Canti deUa Riforma » editi a Roma dal Centro
Evangelico di Cultura;
5) una versione ritmica di Achille
Schinelli, al n. 23 del libro dei « Corali » armonizzati da G. S. Bach.
Una di queste armonizzazioni bachiane fa parte di una cantata sul
Salmo 46. Anche Buxtehude e Max
Reger rielaborarono per organo il
tema musicale di Lutero.
A questi elenco si può aggiungere la seguente notìzia:
La Commissione per la Revisione
dell’« Innario Cristiano » ha inoltre nei suoi archivi quattro o cinque altre versioni italiane, naturalmente inedite, dovute al contributo dei suoi membri. Tutte queste
versioni sono interessanti sotto varii
aspetti, e mostrano, nella loro diversità, il tentativo molte volte ripreso, di dare del testo luterano (che
è poi il Salmo 46 in poesia) una lezione linguìsticamente perfetta e
nello stesso tempo perfettamente adatta al miglior ritmo musicale. Ma
che cosa dire, di fronte al lavoro
della Commissione nostrana, dejle
sessanta e più versioni in lìngua inglese che corrono per il mondo?
Qui l’inno di Lutero sembra davvero aver incontrato il suo maggiore,
più travolgente successo. r. b.
Ulrico Zwingli, di cui vedete qui il
monumento, il riformatore di Zurigo,
come i Valdesi dei secoli passati, fu
pronto a difendere con le armi in pugno la libertà deH'Evangelo. Troppo
facile giudicarli, per noi che siamo
eredi della loro resistenza.
Sans l'Evangile, nous sommes
inutiles et vains; sans l'Evangile,
nous ne sommes chrétiens ; sans
l'Evangile, toute richesse est pauvreté; sagesse est folie devant
Dieu ; force est faiblesse ; toute
justice humaine est damnée. Mais,
par la connaissance de l'Evangile,
nous sommes faits enfants de Dieu,
frères de Jésus-Christ, combourgeois des saints, citoyens du royaume des cieux, héritiers de Dieu
avec Jésus-Christ, par lequel les
pauvres sont faits riches, les faibles puissants, les fous sages, les
pécheurs justifiés, les désolés consolés, les douteurs certains, les
serfs affranchis. C'est la puissance
de Dieu en salut à tout croyant...
O chrétiens et chrétiennes, entendez ceci et apprenez l Où est
donc votre espérance, si vous méprisez et dédaignez d'ouïr, voir, lire et retenir ce saint Evangile?...
Jehan Calvin (de la Préface au Nouveau Testament)
Poètes de la Réformation
Prière et confession
Je porte dans le ciel mes yeux et mes désirs.
Joignant, comme les mains, le coeur à ma requête.
Je ploie mes jenoux, atterrant mes plaisirs.
Je Te découvre, ô Dieu, mes péchés et ma tête.
Mes yeux de mes désirs corrupteurs ont cherché
L'horreur, mes mains le sang, et mon coeur les venMes genoux ont ployé aux pièges du péché, [geances.
Et ma tête a bien moins de cheveux que d'offenses.
Si je me déguisais. Tes clairs yeux sont en moi, .
Ces yeux qui percent tout et défont toutes ruses.
Qui pourrait s'excuser, accusé par son roi?
Je m'accuserai donc, afin que Tu m'excuse.
Mais qui cuide tirer un frivole rideau
Pour celer ses péchés, se prive de Ta face.
Et qui pense donner à Tes yeux un bandeau.
Est vu, et ne voit plus Ta face ni Ta grâce.
Père plein de douceur, comme aussi juste roi.
Qui de grâce et de loi tiens en main les balances.
Comment pourrais-je faire une paix avec Toi,
Qui ne puis seulement faire trêve aux offenses?
Je suis comme aux enfers par mes faits vicieux ;
Je suis noir et sanglant par mes péchés, si ai-je
Les ailes de la foi pour revoler aux cieux.
Et l'eau de Siloé me blanchit comme neige.
Exauce-moi du ciel, seul fort, bon, sage et beau.
Qui donne au jour le clair et le chaud à la flamme.
L'être à tout ce qui est, au soleil son flambeau.
Moteur du grand mobile, et âme de toute âme.
Tu le feras, mon Dieu, mon espoir est certain.
Puisque Tu l'as donné pour arrhe et pour avance.
Et Ta main bienfaisante est cette seule main
Qui parfait sans faillir l'oeuvre qu'elle commence.
Ne déploie sur moi ce grand vent consumant
Tout ce qui lui résiste et ce qu'il veut atteindre.
Mais pour donner la vie au lumignon fumant.
Souffle pour allumer et non pas pour éteindre.
La langue du méchant déchire mon honneur.
Quand de plume et de voix le Tien ¡'écris et chante;
Délivre-moi de honte, et ne souffre. Seigneur,
Au vaisseau de Ta gloire une senteur puante.
Cet esprit qui me rend haineux de mon péché.
C'est le Consolateur, qui m'apprend: Abba, Père.
De contraires effets je suis par lui touché.
Car il fait que je crains, et si fait que j'espère.
Tu m'arrose du ciel, ingrat qui ne produis
Qu'amers chardons, au lieu de douces médecines.
Prends ta gaule. Seigneur, pour abattre ces fruits
Et non pas la cognée à couper les racines.
Use de châtiments, non de punition.
Emonde mes jetons, laisse la branche tendre.
Ainsi que, pour chasser l'air de l'infection.
Mettant le feu partout on ne met rien en cendres.
Théodore-Agrippa d'Aubigné.
Un Protestantesimo soddisfatto di sè?
E’ necessario anzitutto rendere giustizia
al Protestantesimo-, il principio formale
protestante che vede nell’Evangelo la pietra di paragone a cui devono essere saggiate tutte le dottrine e tutte le istituzioni,
è un principio che nessuna Chiesa che
voglia essere cristiana può evitare o superare nè ora nè in avvenire. Ed è giusto
riconoscere che il Protestantesimo ha sottoposto sè stesso per primo a questa critica salutare fin dai giorni appassionati della Protesta. Questo secolare abito teologico e spirituale ha creato nel Protestantesimo un’etica ecclesiastica di umiltà che difficilmente è riscontrabile altrove. Non vi
è in tutto il vasto mondo cristiano altra
Chiesa così lìbera dal peso ìnorgogliente di
antiche e venerabili tradizioni, così priva
di solennità e di grandezza umana, così
aperta ad una salutare inquietudine, cosi
continuamente insoddisfatta delle proprie
posizioni raggiunte e delle proprie realizzazioni, così pronta a riconoscersi in mancamento di fronte alle esigenze supreme
ed assolute dell’Evangelo, così appassionatamente tesa oltre sè stessa.
D’altra parte non si può non ammettere
quanto sia facile che questo scrupolo religioso, obiettivo, di fedeltà si traduca in
coscienza umana, soggettiva, di fedeltà. La
posizione del Protestantesimo è di umiltà
di fronte aU’Evangelo, ma, quasi inevitabilmente, di segreto orgoglio rispetto alle
altre Chiese. Il suo tenace attaccamento alla Bibbia può franare nella lieta convinzione dì possedere il monopolio della verità e della fedeltà evangelica e il suo severo pessimismo nei riguardi dell’uomo può
fare un’eccezione a proi>osìto della Chiesa, e pensare che tutte le Confessioni sono
peccatrici nella loro fede e nella loro teologia, salvo la propria. La convinzione di
rappresentare, non nella propria configurazione storica, ma per il proprio principio,
il vero e puro Cristianesimo delle origini,
pur compiendo appieno la propria funzione di Cristianesimo dell’uomo moderno ;
la volontà di rievocare la semplicità e la
purezza cristiana evangelica primitiva, senza sovrastrutture, senza aggiunte dettate
dagli apporti di una tradizione secolare; la
sicurezza di essere la sola Chiesa fondata
in modo esclusivo e radicale sulla Bibbia,
considerata ormai per il lungo studio e il
diuturno uso come propria prerogativa, hanno determinato nella psiche ecclesiastica del
Protestantesimo il presupposto che le altre Chiese non abbiano nulla da insegnargli di Evangelo, e questo presupposto non
L’appello deirEcumenismo è l’appello della Riforma, oggi
può non ingenerare giudizi aprioristici e
atteggiamenti ingiusti e sprezzanti verso le
altre Confessioni, considerate con psicologia giovanile di giudizio la sede obbligata di tutto ciò che vi può essere di ecclesiasticamente vecchio, sorpassato, statico e
formalistico.
Vi è un particolare punto in cui si manifesta il senso protestante della propria
giustizia e della propria sufficienza: la soddisfazione di sè nelle divisioni. 1 Riformatori non hanno acceso a cuore allegro il
fuoco della divisione. Lutero era lontanissimo dal pensiero e daH’intenzione di rompere l’unità della Chiesa Universale: egli
è insorto convinto di trovarsi di fronte a
un abuso, non conosciuto e non approvalo
dalle supreme autorità della Chiesa. E
quando, da parte di queste autorità, si
comincia a profilare la reazione, Lutero sì
appella dal Papa male informato al Papa
meglio informato. E sono noti gli sforzi
assidui e perseveranti di Calvino in vista
dell’unione, di quel Calvino il quale dichiarava che non bisogna separarsi con
altro sentimento che se le nostre stesse interiora ci fossero strappate (...). I Riformatori sapevano che la separazione era una
dura, era una dolorosa necessità e non vi
si decisero se non quando si videro di
fronte a una scelta fatale, la scelta fra la
fedeltà alla Chiesa stabilita e la fedeltà
alla Parola di Dio e quando compresero
che non rimaneva altra via se non quella
di sacrificare l’unità alla verità. Ma nel
Protestantesimo a poco a poco questa tensione verso l’Una Sancta si andò dissipando, e le Chiese protestanti, sia in base al
presupposto luterano della Chiesa invisibile, sia per il principio melantoniano degli « elementi indifferenti », sia anche un
poco forse sotto il pungolo della polemica cattolica che con fastidiosa insistenza accusava di variazioni e di divisioni, fini
rono per accedere al motivo romantico della ricchezza e della vitalità e del valore
della varietà e per farsi un vanto delle divisioni o per lo meno per acconciarsi alla
realtà delle divisioni senza lotta spirituale
profonda. E ogni Chiesa ha vissuto e vive soddisfatta nel chiuso della propria Confessione, senza effettiva ricerca delle altre
Chiese.
Ai Protestantesimo lo spirito ecumenico
lancia il suo appello: appello a saggiare la
validità della propria giustizia protestante,
a saggiare appunto e precisamente il proprio biblicismo, suo principio costitutivo e
ragione del suo vanto, a domanuarsi cioè
se non vi sono per caso larghi margini della Bibbia che il suo biblicismo ha trascurato e lasciato nell’ombra o addirittura rinunciato a capire o che forse ha considerato massi erratici di concezioni superate e
che invece possono essergli utilmente additati dalle altre Chiese; appello a domandarsi se la protesta necessariamente polemica della fede contro le infedeltà non abbia per caso forgiato una fede lacunosa e
unilaterale, a domandarsi se la ricerca della purezza evangelica non l’ha condotto a
lasciare sullo sfondo l’esigenza della pienezza evangelica; appello a prendere sul
serio il fatto da esso non ignorato che vi
è del margine fra il Protestantesimo e il
Cristianesimo e a riflettere con animo pronto all’ubbidienza sul fatto da esso mai negato che il Protestantesimo non esaurisce
la realtà del Cristianesimo; appello infine
a domandarsi se gli è lecito rimanere nella
propria pace ammettendo la situazione presente della Cristianità e accettando la dolorosa realtà della disunione.
Vittorio Subilia
(da II movimento ecumenico, pp. 59 ss.)
Proprio questa tensione, che è tensione verso il Regno, ci sembra esprimere il senso —■ perennemente vivo ed
attuale — della Riforma, e in questo
spirito vogliamo celebrarla con riconoscenza a Dio e con rinnovata responsabilità, ” seguitando verità in carità ”.
red.
« Mandateci del legno, vi restituiremo delle frecce ! ». Così
scriveva Calvino per raccogliere a Ginevra, nell'Oratoire, giovani di tutta Europa che avrebbe formato con l'Evangelo di
Cristo, il Signore.
Il mondo è stato creato dalla
Parola ; la Chiesa si è edificata sulla Parola ; si risolleverà mediante
la Parola. Lutero
4
Ci sono molti djsegni nel
cuor dell'uomo, ma il piano dell'Eterno è quello che sussiste.
Dai Proverbi.
L'Eco delle Valli Valdesi
Non c'è sapienza, non intelligenza, non consiglio che valga contro l'Eterno.
Dai Proverbi.
!'ì’
NOTIZIARIO DELLE COMUNITÀ'
AlVIGROGlUil ICapolaogoi
La comunità ringrazia i Pastori
sigg. Guido Comba e Paolo Marauda
ed i sigg. Aldo Varese, Luciano Deodato e Brunoi Bellion i quali le hanno annunziato la Parola di Dio in
assenza del Pastore, nel corso dell'estate e dell’autunno.
Domenica 26 ottobre nel corso dei
nostro culto nel Tempio abbiamo posto il segno del Patto sul bambino
Chauvie igor di Franco e Bianco Delfina (Baussan). La grazia del Signore
riposi sul bambino e sui suoi genitori.
Domenica 2 novembre avrà luogo
la ripresa di tutte le attività ecclesiastiche della nostra Comunità. Nei
corso del culto sarà celebrata la Santa Cena e verrà ricordato il significato della Riforma Protestante del XVI<>
secolo. Ci auguriamo che la comunità voglia partecipare compatta a questo culto della ripresa.
e. a.
MâSSËL
En résumant les activités de ces dernières semaines que nous n’avons pas
mentionné dans nos dernières chroniques il nous faut tout d’abord rappeler le baptême de Pons Renzo qui
a eu lieu dimanche 31 août. Que la
grâce de Dieu le préserve de tout mal
et le garde : c’est le voeu que nous
lormulons pour lui.
Pendant ces mois d’été nous avons
reçu la visite de quelques anciens mas
selins qui résident à l’étranger depuis plus ou moins de temps; il serait
long de les énumérer tous, il y en a
quelques uns qui ne revoyaient pas le
pays depuis des années : un récord est
probablement celui de Mr. Samuel
Guillemet de la Balcille qui depuis
avant la grande guerre, n’était revenu au village natal (qui doit avoir
depuis iors passablement changé).
Nous avons comme l’année passée distribué le rapport annuel non seulement a tous les masselins d’ici mais
à tous ceux de l’étranger dont nous
connaissons l’adresse, il en manque
encore plusieurs mais noüs espérons
petit à petit de compléter cette liste,
Nous avons reçu aussi la visite d’un
groupe d’unionistes de la région parisienne qui ont passé une journée à
la Balcille. Nous savons aussi que Mr
et M.me Ricca ont rendu visite à
leur ancienne paroisse un jour du
mois d’août et Mr. Oreste Peyronel
est monté lui aussi à la Balcille quelques semaines avant sa mort. Beaucoup l’avaient connu au temps de ses
etuaes mais tous le revoyaient à nouveau et chaque fois avec beaucoup de
joie.
Au commencement de cette nouvelle année scolaire nous adressons nos
voeux à tous nos enfants qui entreprennent ou reprennent leur études
neur nombre augmente ch^ue amrée
mais nous les voyons partir avec un
certain regret, un regret un peu égois
te si l’on veut mais presque légitime:
l’absence de quelques éléments appauvrit les classes déjà fort maigres
de notre école du dimanche et de notre catéchisme. Nous souhaitons que
ils puissent non seulement remporter
du succès dans les études mais aussi
donner un bon témoignage de leur
éducation chrétienne. On n’est jamais trop jeune pour se faire remarquer en fiien et en mal et les observations que l’on fait sur notre conduite retombent en premier lieu sur
notre paroisse et en définitive sur l’église toute entière. A propos de cette
vague d’instruction qui semble nous
atteindre il s’agit d’une tradition qui
n’est pas d’hier et nous ne pouvons
qu’approuver cette application et ces
sacrifices qui ont pour objet l’instruc
tion des enfantsi Nous souhaitons
qu’il en soit autant pour l’instruction
spirituelle car si la sagesse humaine
sert à beaucoup de choses c’est enco
re la sagesse de Dieu qui apprend à
vivre et à mourir.
Nous ne voudrions pas d’autre part
que ceux qui pour maintes raisons
n’ont pas pu accomplir des études doivent se sentir inférieurs et presque
fautifs vis à vis des autres. C’est une
idée néfaste et fausse qu’il faut à tout
prix dissiper et contre laquelle il nous
faut lutter continuellement. Celui qui
a étudié n’a en quoi que ce soit plus
de dignité que les autres et un prof es
seur n’est rien de plus qu’un paysan
ou un mineur. Tout homme qui gagne
son pàln honnêtement est digne de
notre respect et seuls ceux qui vivent
au dépend des autres et de la fatigue
des autres méritent notre réprobation.
Là famille Meytre de Milan a été
nouvellement éprouvée par un deuil
particulièrement douloureux. Toute
notre paroisse en a été profondément
émue et renouvelle l’expression de sa
sympathie et de son affection à cette
famille et à celles qui s’interrogent
comme elle sur la mystérieuse volonté
de Dieu qui a voulu ainsi nous éprouver.
I LETTORI' CI SCRIVONO
Falsa obiettività?
Elegió Redattóre,
'"Ho -vistò,' con stupore e perplessità, aUa
quarta pagina dell’ultimo numero dell’Eco
(2#'-X-’58) la corrispondenza da Ivrea
« Cambio del Pastore ».
Indipendentemente dal tono di tale articolò, che' preferisco non commentare, assolutamente irriguardoso, fra l’altro, nei
confronti del nuovo Pastore- nominato dalla Tavola, mi domando come uno scritto
del genere abbia potuto trovare ospitalità
sdll’Eco delle Valli;
procedendo di questo passo, in nome di
nn malinteso senso di non so quale spirito
di giornalistica obiettività, si rischia semplicemente di fare del giornale stesso una
pubblica palestra delle polemiche di parte, con quali conseguenze è facile immaginare. E, quello che appare più deplorevole ancora, si apre il campo alla critica
incontrollala, per la maggior edificazione
dell’ignara massa dei lettori, dell’operato
della Tavola Valdese;
a sindacare il quale, se non erro, sono
preposte da sempre apposite commissioni
(oltre alla possibilità d’intervento, in ca
mera caritatis, dei Consigli di chiesa in
teressati) e non certamente diatribe a fo
sche tinte e di gusto per lo meno discuti
bile ad iniziativa di singoli paladini sul
-giornale che appartiene alla Chiesa.
Ricordo in proposito che mio Padre —
a suo tempo per molti anni direttore dell’Eco, ed uomo tutt’allro che alieno dal
render note le proprie convinzioni — ebbe
sempre a dimostrare il maggior latto e senso dell’opportunità nella cernita delle corrispondenze da rendere o meno di pubblico , dominio a mezzo del giornale affidato
alla sua responsabilità; evidentemente la
acquisizione della necessaria esperienza, me
ne rendo conto, non è facile per nessuno.
-Con saluti cordiali E. Bonnet
P. S. —- Tengo a precisare che quanto
precede non ha riferimento di sorta col
grado di parentela indiretta che ho col Pastore Bouchard; come, ne sono persuaso,
non ne ha alcuno il Suo (se non erroj con
l’autore dell’edificante scritto pubblicato.
pareva, darle in pasto ai lettori ignari:
sarebbe bastata una calda parola di riconoscenza al Pastore Tourn, con il rincrescimento di vederlo partire, e con una parola di altrettanto fraterno benvenuto al
Pastore Bouchard, sentimento che non è
certo assente in alcun membro della comunità eporediese. Ho evidentemente male
inteso l’obiettività del giornale aperto, anche se non consenziente, al parere di tutti; sebbene il Suo giudizio, signor Bonnet,
sia espresso assai duramente e non tenga
molto conto dell’àgitazione che la decisione della Tavola ha prodotto non soltanto
nell’Anziano Jalla ma in tutta la comunità di Ivrea, che del resto apprezzerà ben
presto il Pastore Giorgio Bouchard, di cui
ho personalmente —- anche se non è un
fattore molto importante — la stima più
cordiale.
Chiedo scusa a tutti coloro a spese dei
quali ho imparata questa lezione. E mi
auguro che siano ” spese ” che non lascino strascichi: forse una parola sinceramente detta è meno pericolosa e più facilmente superabile di una lungamente brontolata.... Gino Conte
P R A L 1
Sinceramente, non è volentieri che avevo passato alla tipografia la lettera in questione; poiché le lagnanze erano già state
espresse alla Tavola, non era necessario, mi
I ® uscito I
VALLI NOSTRE
1959
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L’inaugurazione dell’anno scolastico è avvenuta anche quest’anno in
maniera solenne nel nostro Tempio
lunedì 20 ottobre. Tutti gli alunni vaidesi, accompagnati dai loro insegnanti, erano presenti. Durante la cerimonia due alunne della Quinta classe
hanno fatto la lettura biblica e recitato il Padre Nostro ed il Pastore ha
rivolto agli alunni una breve esortazione. Si è pm data lettura dei voti
di religione riportati dagli alunni alla fine dell’ultimo anno scolastico. La
tabella con i voti è rimasta parecchie
settìrnane affissa iHla porta del Tempioi di modo che |utta la Chiesa ha
potuto prenderne conoscenza. Richiamiamo i’attenzióhe dei genitori sul
fatto che non tutti gli alunni hanno
studiato come si deve. E’ necessario
che i genitori vigilino di più sullo
studio dei loro figliuoli e chiediamo
loro in maniera speciale di occuparsi
assiduamente che i bambini studino
le loro lezioni di religione.
,L’«Eco delle Valli» ha già dato notizia del decesso di Maddalena Tron
di Brua la Comba (Massello) avvenuto nel suo novantunesimo anno di
età in Prali dove essa si era stabilita
da alcuni anni. A tutti i familiari e
particolarmente àlla nipote che risiede a Ghigo di Frali riimoviamo
l’espressione delle nostre condoglianze cristiane e ricordiamo a loro e a
tutti che per noi vivi e per quelli che
son morti vi è una sola speranza, e
cioè Gesù Cristo crocifìsso e risùscitato. ,
TORRE PE1.LICE
Anche se con una settimana di ritardo sul consueto, abbiamo avuto la
ripresa delle attività invernali con la
Assemblea di Chiesa, tenutasi il 19
ottobre. Per quanto la nostra sala
di attività fosse ben frequentata, anche questa volta il numero del partecipanti, una sessantina, era assai basso in rapporto a quello dei membri
elettori.
Tuttavia l’Assemblea è stata viva ì
ed interessante forse perchè il suo la-’
VOTO è stata Impestato da una vivace
relazione sul Sinodo fatta dalla nostra delegata Signora Lina Varese, che
nel suo esposto è spesso scesa dalle discussioni sinodali a considerazioni
sulla situazione particolare della nostra comunità. I presenti hanno chiesto che questa relazione sia letta nelle riunioni quartierali in modo che un
numero più vasto di persone possa
udirla. L’Assembjea si è quindi soffermata a lungo sul problema finanziarlo della Chiesa Valdese in genere
e su quello della nostra Chiesa in particolare, sia dal punto di vista strettamente economico, sia soprattutto
da quello spirituale. E per richiamarli
ad un impegno più lieto e spontaneo,
ha votato un o.d.g. in cui « invita tutti
i membri della Comunità a rivedere
in coscienza ed in uno spirito di riconoscenza al Signore il proprio impegno flnai^iarlo proporzionatamente
alle proprie entrate ; a cercare di potenziare questo impegno di contribu
zione proporzionale frazionandola
possibilmente in rate mensili ». E per
andare oltre la semplice (e tante voi
te ripetuta!) esortazione, molti membri dell’Assemblea hanno subito voluto impegnarsi ad una contribuzione
mensile, nella speranza che molti fratelli si uniraimo presto a questo primo gruppo. Sono poi state discusse
\’arie questioni della nostra vita ecclesiastica.
Il Tempio del centro, domenica 26,
era per quasi metà gremito di tutti i
bambini delle nostre varie Scuole domenicali, convenuti per l’apertura ufficialo del nuovo anno: il culto, celebrato quest’anno in comune con i
membri della comunità, è stato veramente bello e raccolto; e la predicazione della potenza e dell’amore dell’Iddio liberatore ha avvinto grandi e
piccoli. Possa quest’anno essere buono e benedetto per tutte le nostre
Scuole domenicali, come pCT tutte le
attività che a poco a poco riprendono.
I/ILLAR PELLICE
L’angelo della morte ha visitato
più volte la nostra comunità, durante
l’estate: Giovanni Pietro Bouissa, di
anni 52 decedufo il 27 giugno dopo
breve infermità. Al funerale, presieduto dal pastore Genre, nell’assenza
del pastore locale, partecipò una numerosa schiera di fratelli in fede e di
amici. Giovanni Pietro Geymonat, di
anni 77 del centro di Villar Pellice
sepolto il 15 agosto. Il carattere mite
e buono deU’estinto e l’affetto da cui
è circondata la sua famiglia, diedero
alla cerimonia un carattere particolarmente intimo e fraterno. Anna
Gönnet ved. Mondon, di anni 89 dell’Inverso, deceduta il 31 agosto. Era
giunta pochi giorni prima dalla Fran
cia ove viveva con le sue due figliuole. Tutto è stato edificante e bello in
questa dipartenza: la forza straordinaria di rassegnazione delle figliuole
ancorate nella loro fede in Cristo, il
culto di famiglia celebrato, come tutti i giorni e da sempre, ancora pochi
momenti prima della morte, i canti
innalzati nel tempio per desiderio
delle orfane e le loro parole piene di
una pietà ardente. Tutto è stato bello
e ci ha aiutati a comprendere come
Cristo ha sommerso la morte nella
vittoria. Luigi Gönnet, di anni 56 del
Teynaud, deceduto il 3 ottobre. La
notizia inattesa e repentina epilogo
di altre sofferenze e di altri lutti turbò profondamente tutta la comunità e la folla numerosa che malgrado
il tempo avverso segui il funerale, fu
concorde nell’ implorare da Dio le
sue consolazioni suirorfana e sulla
vedova rimaste con noi. Paolo Gönnet, di anni 57, deceduto al Sabbione
il 23 ottobre. Altro lutto grave e inatteso d’un quasi coetaneo del precedente. Altra gran folla al servizio
funebre ed altre commoventi dimo
strazioni di simpatia. Era stato ottimo padre di famiglia e questo fatte
offrì la possibilità di una testimonianza sull’amore paterno di Dio
Dalmas Giuseppe, di anni 66 dell’Inverso deceduto il 29 ottobre a S. Germano Chisone ove era appena stato
ricoverato e dove, col pastore locale
due soli lontani parenti poterono rendergli le estreme onoranze.
Avvertimenti solenni ci sono stati
dati con queste dipartenze e ferite
profonde sono state aperte nei cuori.
A noi ora, con l’aiuto di Dio, il compito di essere vigilanti e di circondare d’affetto quelli ohe piangono.
Serie di libri
per lo studio del problema
della non violenza
Tutti sanno, ormai, che i'obbiezione di coscienza è l'affermazione più
I rivoluzionaria e più concreta •— sep' pure più discussa —contro la guerra
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(VARII) — La guerre et les chrétiens
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LE JEUNE — Je ne tuerai point
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J. LASSERRE — Guerre et Evangile
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posti teologici) - L. 1.200.
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La famiglia
MEYTRE
riconoscente per le testimonianze di
simpatia ricevute in occasione del suo
lutto, ringrazia quanti le sono stati
vicini; in modo particolare il dott.
Quattrini e le Suore dell’ospedale di
Pomaretto.
Salza di Pinerolo, 27 ottobre 1958
Le famiglie Giustetto e Baret ringraziano tutti coloro che le sono stati
vicini in occasione della morte del
FRATELLO
Inverso Pinasca, 26 ottobre 1958
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