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ECO
DELLE WII VALDESI
BIBLIOTECA VALDESE
10066 TORRE PEIL ICE
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 110 - Nam. 13 ABBONAMENTI f L. 3.500 per l’interno Sped. in abb. postale - I Gruppo bis/70 1 TORRE PELUCE 30 Marzo 1973
Una copia Lire 100 \ L. 4.500 per l’estero Cambio di indirizzo Lire 100 1 Amm. : Vìa Cavour, 1 bis - lUUbb Torre Pellice - c.c»p. 2/33094
PROSEGUE IL DIALOGO TRA CRISTIANI E MARXISTI
“lo sono stato ricercato da
che prima non chiedevano di
quelli
me„
Il PRESIDENTE HEINEMANN DAL PAPA
DA PARI A PARI
Narra il teologo evangelico cecoslovacco Jan M. Lochman: « Nel gennaio
del 1967 ebbi nella mia abitazione a
Praga un incontro degno di esser ricordato con un eminente teologo tedesco. Questi mi aveva portato una copia della rivista americana « Time » e
attirò la mia attenzione su un articolo
riguardante gli sviluppi recenti della
teologia americana. L’articolo era intitolato: « Dio è morto ». Fui naturalmente un po’ sorpreso da questa informazione teologica proveniente dal
« paese particolare di Dio ». In compenso fu possibile anche a me far vedere al mio amico una serie di articoli
pubblicati da poco in uno dei più importanti giornali di letteratura del mio
paese. Allora la Cecoslovacchia già da
vent’anni stava sotto l’influenza di una
propaganda atea ufficiale e in Occidente come in Oriente veniva considerata
come una sicura roccaforte dell’ateismo. Ed ecco la pubblicazione di questa serie di articoli recanti questa soprascritta: "Dio non è del tutto morto" ».
Il fatto merita di essere segnalato e
meditato: in questi ultimi anni, mentre nell’Occidente « cristiano » si è elaborato e propagato, tra le altre, anche
un’effimera « teologia della morte di
Dio », nell’Oriente « ateo » si è riaperto,
da parte di non-cristiani, il discorso su
Dio e sulla fede, e si è riacceso un vivo interesse per Gesù. Assistiamo così
a un paradosso significativo: dal campo dell’« ateismo » giunge una parola
positiva su Dio mentre da^ quello di
una certa « teologia » (se così la si vuol
chiamare) ne giunge una negativa. Si
afferma Dio niù tra certi atei che tra
certi cristiani! Singolare inversione di
ruoli! Come non pensare, anche in
questo caso, alla parola evangelica:
<; Molti primi saranno ultimi e molti
ultimi, primi ».
Due osservazioni almeno possono essere fatte. La prima c una precisazione necessaria: è l’ateismo marxista
( tra i vari ateismi odierni) che rivela
il maggiore interesse per le questioni
della fede e in particolare per il fatto
di Gesù. È l’ateismo marxista che si
sta manifestando come quello teologicamente più sensibile e fecondo. Si
nensi a nomi come Garaudy (francese),
Bi.och (tedesco), Gardavsky (cecoslovacco). autore, appunto, della citata
serie di articoli ora riuniti in un volume dal titolo « Dio non è del tutto
morto ».
Un nuovo nome è da aggiungere ai
precedenti: Quello di -M. Machovec, anch’egli cecoslovacco, che si è confrontato con la figura e il messaggio di
Gesù in un’opera recente scritta a Praga ma pubblicata in Germania occidentale e intitolata Gesù per gli atei.
TI ritratto di Gesù fatto dal marxista
Machovec presenta naturalmente delle
alterazioni rispetto al ritratto fatto dagli evangeli: quello di Machovec è un
Ge.sù visto dal basso, colto esclusivamente nei suoi aspetti umani. La prospettiva divina è esclusa come mitologica. Prima di ogni altra cosa Gesù
è un uomo e la sua caratteristica è di
saper mobilitare l’uomo per cose nuove, per una storia nuova, per un mondo nuovo. Come tale, Gesù non è più
motivo di divisione tra cristiani e marxisti, il suo appello all’azione può essere condiviso da entrambi. Dunque,
osserva Machovec « le cose stanno diversamente da come i cristiani sovente pensano. Essi pensano che quanto
meno uno è "marxista”, tanto più inclina verso il cristianesimo. Ma non è
così. Al contrario, quanto più profondamente e rigorosamente il marxista
comprende se stesso e l’immensa portata dei suoi compiti, quanto più egli
è marxista, tanto più profondamente
egli può imparare anche dalla tradizione giudaico-cristiana c salutare i
cristiani come alleati e fratelli potenziali ». È chiaro: il Gesù di Machovec
non è in tutto e per tutto quello dei
quattro evangelisti e di Paolo. Ma fino
a che punto il Gesù della chiesa coincide con quello del Nuovo Testamento.
Non è anch’esso un Gesù parziale, unilaterale come quello di Machovec? Ad
esempio, l’umanità di Gesù tanto valorizzata dai marxisti non è forse largamente dimenticata nella visione e predicazione ecclesiastica di Gesù? Se così è, saranno forse proprio marxisti come Gardavsky e Machovec ad aiutarci
a riscoprire l’uomo Gesù. I cristiani,
dal canto loro, dovranno testimoniare
che Dio non è un attributo dell’uomo e
anche in Gesù la « natura divina » non
si risolve in quella umana: parlare di
Dio non è fare un discorso mitologico
ma è dire la verità. Quel che però è
ora importante è constatare che • un
dialogo reale è possibile e già avviato.
1 marxisti leggono il Nuovo Testamento. Cristiani e marxisti possono mettere vicendevolmente a confronto critico
le loro rispettive letture del Nuovo Testamento. È un fatto nuovo che non
potrà non portare frutto.
La seconda osservazione suggerita
da libri come quello di Machovec è la
seguente: questi marxisti hanno imparato quello che molti cristiani sembrano non avere ancora appreso, e cioè
a distinguere tra Gesù e la chiesa, a
non confondere Cristo con il cristianesimo. Hanno imparato a non giudicare
Cristo in base al cristianesimo e a non
fare della chiesa una tappa obbligata
per giungere a Gesù. La chiesa non è
la loro madre e il loro Cristo non è
ecclesiastico: vuol essere un Cristo storico, l’uomo di Nazareth conosciuto attraverso la narrazione evangelica. Il
valore di Gesù supera infinitamente
quello della chiesa: l’odierna crisi della chiesa non riguarda e non coinvolge
Gesù. Diminuisce l’interesse per la
chiesa, aumenta l’interesse per Gesù.
Si indebolisce e sovente si dissolve il
rapporto con le chiese storiche, con il
cristianesimo istituzionale, ma si fa
più diffusa l’esigenza di un rapporto o
almeno di un confronto con Gesù. Aumenta il numero dei cristiani senza
Isaia
65, 1
chiesa. Una situazione di questo genere non può certo essere considerata
normale e tanto meno definitiva: è una
situazione provvisoria, tipica di un
tempo di trapasso come il nostro, in
cui sintomi di crisi e segni di speranza si alternano e anche si intrecciano.
È un aspetto del complesso e faticoso
processo di transizione dall’attuale tipo di chiesa a quella che si usa chiamare «la chiesa del futuro » — un futuro peraltro che anche in questo ambito è già cominciato. La testimonianza dei marxisti è comunque una ripro-.
va che quel che conta e quel che vale
non è la chiesa ma Gesù; è lui il polo
d’attrazione e il centro d’interesse per
ogni generazione. La chiesa non può fare altro, nel nostro ternpo, che ripetere la parola del Battista su Gesù: « Bisogna che Egli cresca e che io diminuisca ». Quindi non porsi come mediatrice ma soltanto come testimone
del Signore. E in questa testimonianza
aspettare l’adempimento — di cui qualche anticipo semin a avverarsi proprio
sotto i nostri occhi — dell’antica profezia: « Io sono stato ricercato, dice il
Signore, da quelli che prima non chiedevano di me, sono stato trovato da
quelli che prima non mi cercavano;
ho detto: "Eccomi, eccomi” a una nazione che non portava il mio nome »
(Isaia 65: 1).
Paolo Ricca
HI
Il presidente della Repubblica federale di Germania, Gustav Heinemann,
ha compiuto una visita di alcuni giorni in Italiq. Egli è stato pure ricevuto,
a colloquio privato, dal pontefice romano. Al momento ui andare in macchina non disponiamo che di una corrispondenza di Filippo Pucci, su « La
Stampa», con pochi particolari.
Allo scambio di discorsi, con cui le
due personalità hanno ciascuna reso
omaggio agli sforzi per la pace compiuti dall'altra (e per una pace inseparabile dalla giustizia), si è accompagnato uno scambio di doni. Gustav
Heinemann, insieme a un assegno di
cinquantamila marchi per le opere di
beneficenza pontificie, ha offerto al papa una statuetta in onice, di arte contemporanea, che rappresenta un volto
umano con due menti, due nasi, tre
occhi. « Anche noi abbiamo due facce
o sembriamo averle • - ha spiegato nell’offrirla a Paolo VI — e su questo potremmo ambedue riflettere ».
« Un invito alla meditazione, da pari a pari », commenta il corrispondente romano. Vogliamo sottolineare questa notazione. Nessuna traccia di ossequio: da pari a pari. Siamo convinti che questo atteggiamento non viene
al nostro fratello Gustav Heinemann
dal fatto di essere il presidente di una
grande nazione, ma dal fatto di essere
un cristiano convinto e professante,
come ha mostrato nella sua ormai lunga militanza ecclesiastica e politica,
dai tempi della Chiesa Confessante, a
fianco di Karl Barth e di tanti altri, al
dopoguerra, quando nel 1950 si dimise^
dalla carica di ministro degli interni
in un governo Adenauer, -perché « in
contrasto insuperabile » con le idee del
Cancelliere in fatto di riarmo:
Un credente che ricorda a un altro
credente — e a noi tutti — che « anche
noi abbiamo due facce o sembriamo
averle» e che su questo possiamo tutti utilmente riflettere.
NELLA TORMENTA DELL’ULST^ER
Un segno
la Comunità
riconciliazione
dì Corrymeela
In piena tormenta delVUlster vi è un’oasi di pace tiella quale protestanti e cattolici guardano all avvenire con nuova speranza: il centro di Corrymeela, sidla costa settentrionale dell isola. All opera dal
1965, Corrymeela è una comunità di cristiani di tutte le confessioni che s impegnano a combattere e
distruggere le barriere drizzate dall’odio e dai pregiudizi. Il pastore Ray Davie, direttore presbiteriano di Corrymeela e il p. Tony Farquhar, membro della comunità, cappellano cattolico dell Università di Belfast, sono stati intervistati da Fred Kaan per ’’Intervox”, il servizio radiofonico ecumenico. Pubblichiamo alcuni estratti di questa intervista, riportati dal ’’Service de presse reformé”.
Ray Davie - Tutto è cominciato nel
quadro dell’università, ma la nostra azione si è poi diffusa in tutti gli
ambienti. Centriamo i nostri sforzi sugli abitanti delle regioni agitate dai
problemi più gravi. Abbiamo un centro
a Belfast, utilizzato da numerosi gruppi all’opera nei punti caldi della città.
Ne abbiamo un altro a un centinaio di
chilometri sulla costa settentrionale.
Vi abbiamo costruito un insieme di locali che comprenderà presto quattro
unità d’abitazione, il che vuol dire che
saremo in grado di accogliere quattro
gruppi diversi di oltre 150 persone. Il
che ci offrirà grandi possibilità. L’anno scorso abbiamo ricevuto più di seimila persone, molte -.felle quali venivano da punti caldi del paese nel quale
erano a contatto di estremisti e dovevano affrontare problemi enormi, al
punto che risultava quasi impossibile
qualsiasi attività sociale. Per il momento il nostro ruolo consiste nel fornire di tanto in tanto a queste persone l'occasione di lasciare le zone di
violenza per passare alcuni giorni nella
pace e nella tranquillità; lo facciamo
molto per le persone anziane, per gruppi di famiglie come pure, assai spesso,
per le famiglie di coloro che hanno
perduto la vita in questo dramma.
Dedichiamo pure molto tempo alla
preparazione di programmi nei quali,
nella discussione e nel dialogo, affrontiamo le questioni sociali, politiche,
economiche e religiose che dividono la
nostra comunità. La tragedia del nostro paese è in parte dovuta al fatto
che vi sono così pochi luoghi d’incontro che permettano, in un’atmosfera
distesa, uno scambio onesto e sincero
di punti di vista diversi, in vista di
una nuova comprensione reciproca.
Fred Kaan - Qual è la reazione delle
chiese al vostro lavoro? E qual è
la reazione generale del pubblico irlandese?
Tony Farquhar - Per cominciare, non
abbiamo legami diretti con le chiese. Non ne riceviamo alcun aiuto ufficiale. Però molte comunità locali ci
sostengono.
Penso sia giusto dire che riceviamo
incoraggiamenti; al tempo stesso abbiamo l’impressione che la nostra indipendenza nei confronti delle chiese
(anche se questo significa per noi un
aggravio di lavoro e un bilancio limitato) sia un fattore positivo; vi sono
infatti altri sforzi — intrapresi in certi
casi dal governo — tendenti ad eliminare attraverso degli incontri i reciproci pregiudizi; tali sforzi però non
incontrano mai l’approvazione totale
dei cattolici, perché questi sospettano
sempre intenti reconditi di ordine politico.
Penso che Corrymeela ha avuto il
merito di elevarsi al di sopra di tali
sospetti; ha saputo guadagnarsi la fiducia, sopratutto dei cattolici.
Dirò che con la Società degli Amici
(i Quaccheri) e l’Esercito della Salvezza siamo le tre organizzazioni che sono realmente riuscite a far breccia nel
clima di sospetto e di nervo§ismo.
D’altra parte alcuni trovano un vantaggio politico nell’ostacol'are qualsiasi riconciliazione: a quel livello dobbiamo ovviamente affrontare l’ostilità.
Gruppi di estremisti sono giunti a minacciare i moderati e i riconciliatori
__ Se la situazione attuale dovesse
sboccare in una guerra civile — di far
loro subire il trattamento abitualmente riservato ai traditori e ai collaborazionisti in un qualsiasi paese in guerra. In Irlanda un riconciliatore è sottoposto a tali minacce, oggi.
Fred Kaan - La vostra diagnosi attuale
della situazione irlandese è ottimista o pessimista?
Ray Davie - Non serve a nulla esprimere un’opinione falsamente ottimista. La situazione è davvero tragica. Gli avvenimenti prendono una piega diversa a seconda dei periodi. Passiamo attraverso fasi nelle quali "li
estremisti ricorrono alla tattica del
bombardamento; attualmente assistiamo a un’ondata di assassinii che ha
terrorizzato e polarizzato più che mai
la popolazione. Ma parallelamente as
sistiamo a una maturazione di comportamento. Ci rendiamo conto che
siamo stati troppo compiacenti e che
abbiamo considerato molte cose come
scontate. Non abbiamo preso in sufficiente considerazione la dimensione
politica e sociale. Infine, quando pensiamo « pace » dovremmo farlo in termini di « shalom », che non è assenza
di ostilità, ma armonia sociale e giustizia, con la partecipazione di tutta la
comunità. Penso che tale scopo deve
realizzarsi a livello ecumenico; quando le chiese s'incontrano veramente,
allora T’ecumenismo non è una semplice teoria accademica ma un apporto
effettivo ed efficace per rimediare alla situazione attuale e contribuire alla guarigione del nostro popolo.
Fred Kaan - Desidera aggiungere qualcosa a ciò che è stato detto, padre
Farquhar?
Tony Farquhar - Si, due cose. In primo
luogo penso che abbiamo nella nostra comunità persone che sono state
a lungo indifferenti ai problemi sociali, alle ingiustizie economiche e alle
questioni di questo tipo. Sono state
bruscamente scosse dal loro torpore.
Alcuni hanno scelto allora la via della
violenza, altri quella della riconciliazione. Può sembrare una contraddizione, agli occhi di gente ignara: assistiamo all’intensificarsi degli sforzi di riconciliazione e al "empo stesso gli
schermi televisivi mostrano scene di
accanita violenza. ; *
In secondo luogo non sono sicuro
che noi, cristiani o membri della comunità di Corrymeela, possiamo evitare un’aperta guerra civile. Le etichette ’cattolico’ e ’protestante’ hanno servito a definire i due gruppi antagonisti; ritengo quindi essenziale che —
qualora dovesse scoppiare una guerra
civile — mostriamo chiaramente da
che parte stanno le Chiese cristiane.
Credo che abbiamo il dovere di procedere a questa chiarificazione, non solo
per i cristiani nel mondo, ma anche
per le future generazioni di cristiani
nel nostro paese.
Scomunica
e braccio secoiare?
L’affare della pubblicazione di confessioni registrate clandestinamente,,
cui ho accennato la scorsa settimana,
si va ampliando, fino alla montatura.
La Congregazione vaticana per la
dottrina della fede, per la penna del
suo segretario Jerome Hamer, ha dichiarato e poi ribadito che chi viola il
segreto confessionale incorre automaticamente nella scomunica, « dalla quale, tuttavia, se debitamente disposto,,
potrà essere assolto da ogni sacerdote
legittimamente autorizzato ad ascoltare le confessioni ». Tale norma canonica, non certo nuova, viene applicata a
nuovi aspetti: vi incorrono gli autori,
gli editori e i diffusori di libri come
quello in questione.
« L’Osservatore Romano », che ha dedicato molto spazio e molto sdegno a
quest’affare, definisce la scomunica « la
risposta cristiana a questa nuova forma di sacrilegio ». Precisiamo: « la risposta cattolica». In sede protestante
una scomunica pronunciata da una
congregazione per la dottrina della fede non è nemmeno concepibile, né ha
senso il termine stesso di « sacrilegio »,
non essendovi nulla di ’’sacro” nella
vita della chiesa, ma restando tutto pienamente umano; è viceversa la persona umana in tutti i suoi aspetti, anche
i più "profani” (appunto, non vi è distinzione fra sacro e profano), che dev’essere rispettata: per cui paradossalmente — ma non tanto — per noi è
Vuomo, non il sacerdote, non l’istituzione, che è 'Stato ferito nella sincerità e
nella fiducia del suo rapporto personale, da chi ne ha carpito la buona
fede con registrazioni segrete abusive.
Ora, in una conferenza stampa a Roma, i due giornalisti autori del libro
hanno sostenuto che intendevano accertare i motivi dell’attuale crisi della
confessione, senza alcun intento scandalistico-commerciale. L’ipotesi che ho
avanzata qui la scorsa settimana trova
quindi conferma e vanno respinte le
espressioni squalificanti con le quali il
quotidiano vaticano, la Radio 'Vaticana
e numerose personalità cattoliche, specie democristiane, hanno bollato l’impresa editoriale. Il fine, tuttavia, non
giustifica il mezzo; anzi, il mezzo squalifica il fine.
Qualcimo mi ha rivolto, in questi
giorni, la critica di avere sostenuto, all’atto pratico, la stessà posizione vaticano-democristiana suaccennata. Respingo serenamente Taddebito e mi pare di essere stato molto chiaro. Non abbiamo commissioni di censura, e qualcuno mi ha fatto notare sorridendo che
col mio articolo avevo magari fatto
propaganda indiretta al libro! D’altro
lato, nella brevità di una noterella, ho
detto chiaramente il nostro « no » alla
confessione come si è venuta elaborando nella tradizione cattolica, e i mo
Gino Conte
(continua a pag. 3)
Nelle pagine interne
Le comunità delle Valli
di fronte al fenomeno
del turismo
Pubblichiamo questa settimana una
ampia ricerca-inchiesta condotta, su
iniziativa della FFV, dalle Unioni femminili delle Valli Valdesi. In un primo
approccio al problema, emerge tutta
una serie di questioni che le nostre
comunità valligiane non hanno finora
veramente affrontato: come realtà sociologica in rapida trasformazione, come occasione nuova di testimonianza.
Siamo riconoscenti a tutti coloro che
ci hanno dato la loro collaborazione e
ci rallegriamo per il lavoro comunitario in cui queste pagine sono il frutto; una parola di gratitudine particolare a chi ha curato il coordinamento.
Buona lettura, e buona discussione!
2
pag. 2
CAPIRE L'ANTICO TESTAMENTO
. V
N. 13 — 30 marzo 1973
t.-i
52 MEDITAZIONI BIBLICHE
La vocazione e l'elezione di Ahramo Sfida delia Parola
Genesi 12, 1-3
_ Continuando il discorso interrotto
1 anno passato alla narrazione delle
origlili, giungiamo ad un altro squarcio di storia: un uomo, residente nei
pressi della località di Harràn, nella
Mesopotamia settentrionale (oggi abitata dai Curdi), riceve da Dio una vocazione specialissima, diversa dunnue i „ o“
da quella che tutti gli uomini hanno Scritture ed
ricevuta, vocazione che è il segno del- ^a essa scatunenti che
l’elezione. Il nostro passo presuppone sviluppa la fede in Gesù della Chiela storia più antica d’Israele: Abmmo Nuovo Testamento
infatti, che il Nuòvo Testamento chia- sarebbe neanche bisogno di pre
ma giustamente «Padre di tutti noi» i^is^r®- Gesù e 1 eletto per eccellenza,
(Rom. 4: 16) in quanto credenti è Tini- chiamato più d’ognj altro
ziatore sul piano storico di ou^l feno- f sottrire per questa sua posizione e
meno unico nella storia e nella storia ° si^ potrebbe dire per la figura
profeti si sono trovati in una situazione di sofferenza quando non di persecuzione: Amos, Geremia e forse anche
Isaia; nelle parole di Gesù la vocazione profetica nell’Antico Testamento
viene chiaramente messa in relazione
con la sofferenza patita, cfr. Mat. 5: 12
(persecuzione); 23: 29 ss.; ed altri passi ancora. Nel Deutero-Isaia il Servo
sofferente costituisce una figura chia
di Paolo. Le tradizioni storicamente
incontrollabili che fanno di praticamente tutti gli Apostoli dei martiri
hanno ripreso questo motivo: all’elezione corrisponde molto spesso la sofferenza, talvolta la morte. Tutta la
storia d’Israele dall’èra cristiana è
stata una storia di sofferenze a causa
del rifiuto di rinunziare alla propria
missione; ed è stata troppo spesso la
Chiesa stessa che non ha saputo riconoscere nell’Israele « secondo la car
ne » il proprio parallelo, il proprio fratello, e si è fatta promotrice non solo
di persecuzioni, ma di tutto un castello ideologico che la secolarizzazione
non è sempre riuscita ad abbattere e
che continua a sopravvivere anche oggi, quando la Chiesa è pronta a riconoscere i propri torti: l’antisemitismo,
un fenomeno tipico delle nazioni cristiane (e solo da esse importato in
paesi d’altra tradizione religiosa). Il
fenomeno esprime, a parte ogni altra
valutazione, un’ignoranza cosciente e
quindi colpevole di quello che l’Antico
ed il Nuovo Testamento vogliono dire
quando parlano d’elezione o vi accennano di sfuggita. Ecco forse anche
perché il termine ’elezione’, contrariamente a quello di ’vocazione’, viene
oggi così difficilmente recepito e captato nella sua vera essenza.
Il discorso va ancora svolto e ci proponiamo di farlo una prossima volta.
Basti ritenere per ora che l’elezione ha
fini strumentali: creare cioè gli strumenti attraverso i quali Iddio salva
gli uomini, in altre parole, mettere da
parte individui o popoli perché questo possa avvenire.
Alberto Soggin
Un libro di edificazione, a misura dell’uomo d’oggi
delle religioni chiamato appunto Israele. Secondo il Nuovo Testamento, la
discendenza da Abramo sembra essere
stato un elemento quahficante per alcuni elementi del Giudaesimo, i quali
anzi rimproveravano a Gesù di non tenerne il conto dovuto, Giov. 8: 39, 53,
ma dall’attivo proselitismo compiuto
specialmente dal movimento dei Farisei sappiamo che la comunità d’Israele non è mai stata una comunità chiusa, ma sempre una comunità aperta,
alla quale chiunque lo volesse e presentasse certi requisiti, poteva aderire
senza troppe difficoltà. Gesù arriva al — ,
Conferenza del e Chiese protestanti per i paesi latini d’Europa:
dei pochi rimproveri che non farebbe UH colloquio sulla catechesì, dal 9 all’11 marzo 1973, a Sommières
alla sua Chiesa oggi, purtroppo.
Il lettore moderno appare in genere
ben disposto nei confronti del termine
’vocazione’: spesso accade addirittura
che elementi non credenti si servano
della parola o dei suoi derivati per
esprimere un atteggiamento positivo
nei confronti del lavoro, inteso non
come schiavitù, ma come servizio, come espressione di amore al prossimo
ed alla società. Ben diversa invece è
la situazione quando usiamo il termine
’elezione’. Si tratta di una parola che
porta con sé, implicitamente, non solo
l’accezione di qualcosa di speciale, ma
anche di privilegiato. Ed infatti reiezione è un privilegio, ma certo non in
quest’ultima maniera di intendere il
termine.
Un aspetto molto discutibile, ma
umano, che caratterizzava l’ascolto in
famiglia del Culto Radio quando si
era bambini, era la gara che s’accendeva per scoprire al più presto l’identità del predicatore.
In queste 52 meditazioni bibliche si
corre un po’ il rischio di ricadere in
questo atteggiamento infantile, e di
non resistere alla tentazione di scorrere subito, tra gli indici, quello che
ci dice di chi sono le meditazioni. Ma
questa curiosità è presto delusa: le
tpeditazioni infatti danno quello* che
promettono nel titolo e nella presentazione, sono una sfida della Parola, e
non dei singoli predicatori, sono un
ascolto di quel che la Parola vuol dirci, non una palestra per le capacità retoriche dei collaboratori.
Una prima caratteristica di questo
libro è che si tratta di un lavoro corale^ non di un a solo, e questo anche
grazie all’opera attenta dei tre curatori. 11 discorso procede dunque con
una sostanziale continuità, anche dove si riconoscono con chiarezza le personalità specifiche di questo pastore,
o di quel laico, che sanno predicare,
anche dove si snodano per due, tre me
La catechesi oggi
Abramo prima ed il popolo di Dio
poi (Israele e la Chiesa) ricevono non
solo la vocazione, ma sono l’oggetto
dell’elezione di Dio. Chi rimproverasse
dunque ad Israele il fatto che si considera ’popolo eletto’ e sulla base di
quest’accusa lo condannasse, dovrebbe
logicamente fare la stessa cosa anche
nei confronti della Chiesa, ed alcuni,
del resto, coerentemente lo fanno. Si
tratta allora del cosciente rifiuto della
fede, rifiuto che non presuppone af
A1 « Centre d’Accueil et de Recherches Touristiques » di Sommières, località posta ad egual distanza (30 km.)
da Nîmes e da MontpelUer, ha avuto
luogo, dal 9 all’ll marzo, il «Colloquio»
sulla Catechesi i della « Conferenza delle Chiese Protestanti per i paesi latini
d’Europa ». Erano presenti diciannove
delegati provenienti da sei paesi: Belgio, Francia, Italia, Portogallo, Spagna,
Svizzera. Guidavano i lavori i Pastori
Pierre Gagnier, della Chiesa Riformata
di Francia, Albert de Haller, della Chiesa Nazionale Svizzera, di Ginevra e
chiamando poi questo indottrinamento
forzato, catechesi.
Caratteristiche
della catechesi
Una corretta catechesi non vuole,
anzi non deve, esercitare una qualsiasi forma di oppressione sull’altro.
« Qualsiasi comunicazione deve essere
rispettosa dell’imprevedibile evoluzione degli individui. La fede nella poten
Jean Marc Buscarlet della Chiesa Ri- za e nell’amor di Dio escludono qual
O Lo -- C"ì*-»r'4 ./J t ____ _ ____j. *__f
formata del Belgio. Questi, sia detto
tra parentesi, fa salutare tutti gli Angrognini, perché ha svolto per qualche
anno il suo ministerio pastorale, come
il sottoscritto, al Serre di Angrogna.
Si lavora intensamente, rinunciando
sin dall’inizio al desiderio di dedicare
almeno due ore all’esplorazione dei din
siasi tipo di costrizione, a vantaggio
della testimonianza che sola esprime
una convinzione, su; cui si fonda una
vita impegnata. Solamente lo Spirito
Santo fa di questa comunicazione un
messaggio rivelatore di Dio ».
Qltreché non violenta l’istruzione catechetica deve anche essere continuata.
fatto, come alcuni pensano,* una vita torni. La nostra decisione d’altronde
c,-o<T.,io+o „ _..x ------- =______________j.i do SI pensa che un determinato perio
sregolata e disordinata; può accadere
anzi che chi rifiuta la fede conduca una
vita che darebbe indubbiamente una
valida testimonianza di fede ove non
fosse accompagnata da una non equivoca professione di ateismo. Abramo
d’altra parte e con lui non pochi personaggi dell'Antico e del Nuovo Testamento, conduce una vita tutt’altro che
irreprensibile dal punto di vista morale; un discorso analogo potrebbe farsi
per Israele prima, per Israele e la
Chiesa poi: la vocazione e l’elezione
non hanno impedito che in situazioni
non stupisce i gestori del « Centro »,
opera protestante con pochi anni di
vita, modernissima, sempre a disposizione di chi vuol servirsene per conferenze, corsi di aggiornamento, campi
di studio più che per « ricerche turistiche ».
Prima divisi in tre gruppi e poi tutti
insieme si esamina l’opuscolo, datoci
precedentemente come documento di
studio, « La catéchèse aujourd’hui ».
I.’analisi procede spedita. I lavori continuano, diciamo così, a ruota libera,
perché non ci si prefigge di giungere a
mento finale. E assai più importante
che ogni delegato faccia parte della discussione alla propria chiesa o gruppo
di chiesa. Comunque i tre gruppi redigono delle tesine di cui cercherò di
dare un riassunto.
Motivazione
della catechesi
tutti i costi alla redazione di un docu
tiene, di atteggiamenti e scelte m campo sociale, esse si siano adeguate alle
regole dell’epoca in questione, talvolta
con scandalo di elementi sensibili, talvolta senza scandalo alcuno. Anche i
Valdesi nel sec. XVII, quando facevano la guerra, la facevano come gli altri, come il diario di E. Arnaud e le
cronache contemporanee mostrano
chiaramente. Possiamo dunque affermare che la vocazione e l’elezione di
popoli e d’individui, se non hanno sempre mutato l’aspetto del mondo, ha i^erò spesso posto le fondamenta per mutamenti sostanziali, magari poi effettuati da altri, a vergogna degli eletti!
Ma torniamo all’elezione di Abramo.
Privilegio, dicevamo, ma non privilegio
nel senso che comunemente si attribuisce al termine ed ai cuoi derivati. La
situazione in cui Abramo prima, Israele e la Chiesa poi vengono a trovarsi
non è una situazione di vantaggio davanti a Dio, è una situazione di servizio. In altre parole, Iddio chiama perché una persona o un popolo lo serva
ed è per questo scopo ch’egli li mette
da parte. E questo servizio viene chiaramente indicato nel v. 3: « ...in te saranno benedette tutte le famiglie delfi
terra! ». Come strumento di benedizione Abramo è dunque stato eletto; Iddio non ha voluto operare con le proprie forze, ha voluto presentarsi al
mondo attraverso l’uomo stesso, ed a
questo fine ha eletto un uomo prima,
un popolo poi.
Ma anche così il quadro non è ancora completo: l’elezione con un fine così importante potrebbe ugualmente
mettere il popolo o l’individuo in questione in una situazione privilegiata
nei confronti dei suoi simili, e, se guardiamo al fatto, ad es., che noi abbiamo
ricevuto il Vangelo ed altri no, tale
situazione di privilegio è evidente. Eppure non si tratta di tutta la verità:
l’Antico come il Nuovo Testamento ci
presentano una componente raramente assente dal concetto di elezione:
quella della sofferenza per la propria
missione. Nell’Antico Testamento vari
L’argomento principale delle discussioni è « il problema della comunicazione in sede catechetica ». Si nota che
la comunicazione è assai difficile dove
la partecipazione al catechismo è quasi
soltanto motivata dalla tradizione,
mentre non lo è in quei paesi come
la Spagna e il Porto.gallo, dove i catecumeni chiedono essi stessi l’istruzione
per una precedente scelta personale
che ha spesso implicato rottura con la
famiglia e con l’ambiente circostante.
Risulta quindi che nell’istruzione catechetica vi sono due situazioni diverse:
quella di formazione di membri di
Chiesa che già sono tali per libera
scelta e quella, che dovremmo definire
di evangelizzazione, che mira a porre
dinanzi ad uditori già vaccinati da un
cristianesimo di massa l’evento di Gesù Cristo che ci spinge a determinate
scelte e decisioni personali nel contesto ecclesiale, sociale e politico nel
quale viviamo. Ma parlare di « formazione », diciamo così, di credenti, non
significa voler condizionare gli altri per
farli camminare in una determinata
direzione? Evidentemente il catechista
sa di essere « condizionato » da Cristo,
come lo sapeva già anche Paolo, quando annunciando l’Evangelo alle genti
si dichiarava « schiavo di Cristo Gesù ». Il catechista convinto che « Via,
Verità e Vita » sono soltanto in Cristo
non potrà evidentemente fare a meno
di proclamare questa verità. Il male
non sta nel dire apertamente queste
cose, ma nel tentare di « indottrinare »
gli uomini, con « trucchi e raggiri »,
do dell’esistenza, e precisamente quello giovanile, sia particolarmente favorevole ad una completa istruzione cristiana. La « comunicazione avviene per
vie e momenti assai diversi. È quindi
impossibile — e sarebbe assai nocivo
— tentare di imporle un itinerario e
considerare sistematicamente come ricettivi in modo particolare, alcuni neriodi chiave dell’esistenza, per esempio quello dell’adolescenza. Sarebbe
assai meglio sopprimere il catechismo
qualora non si riuscisse ad integrarlo
in una catechesi praticata ad ogni momento e ad ogni età ».
Concretàmente questo potrà avvenire nelle nostre comunità quando i catecumeni non avranno più l’impressione che col superamento dell’esame di
catechismo o del colloquio con i membri del Consiglio di Chiesa, abbiano finalmente completato il periodo di
istruzione totale. Completamento che
permetterà loro, da ora in poi, di vivere di rendita (siamo troppo protestanti per dire « per meriti acquisiti »)
sul capitale accumulato.
Finalità
della catechesi
Rettamente praticata la catechesi diventa il mezzo di liberazione dell’uomo dai condizionamenti di cui è oggetto da parte della società. Non mira
quindi affatto a formare degli individui a immagine e somiglianza del catechista o del modello del bravo membro di Chiesa, delineato da una Comunità desiderosa di accogliere nel suo
seno persone supinamente ubbidienti e
abulicamente pronte a conformarsi al
suo desiderio. « La catechesi non ha
una pura funzione di informazione, ma
contribuisce ad una formazione: vuol
condurre il catecumeno alla conformità di Cristo (cfr. Rom. 8: 29; Fil. 3: 10),
iion a quella del catechista o di determinati modelli ecclesiastici ». Non possiamo sapere oggi quali saranno la
Chiesa e la società domani e quindi si
può soltanto cercare di essere e di
formare delle persone che, con tutta
consapevolezza, sanno prendere di volta in volta decisioni e operare quelle
scelte richieste dalle diverse e nuove
circostanze in cui ci si troverà, purché
siano conformi alla volontà del Signor.e.
Mettiamo in risalto l’espressione essere e formare perché anche il catechista deve essere disponibile per il Signore e quindi anche per i catecumeni stessi. Si è fortemente sottolineato
infatti che in situazioni di catechesi
non si dà soltanto ma anche si riceve.
Perché è vero che se il catechista, per
forza di cose, deve avere almeno una
formazione biblico-teologica superiore a quella del catecumeno, tuttavia
non fornisce soltanto delle nozioni o
delle informazioni ma riceve a sua volta, viene a conoscenza delle altrui
esperienze, per cui vi è una continua
situazione dialogica tra lui e i catecumeni, alla presenza del Cristo che
spinge tutti alla ricerca di una vita
impegnata nella tensione della fede
che non è mai un camminare per visione (cfr. 2 Cor. 5: 7)
Definizione
della catechesi
A un certo punto non vi sarà più
diversità fra catechisti e catecumeni,
fra chi insegna e chi impara, perché
lo scopo dei docenti in situazione catechetica, è proprio quello di poter
presto esaurire la loro funzione per
cercare con tutti gli altri che Egli, il
Signore sia da tutti riconosciuto come
tale, perché la « comunicazione dell’Evangelo non consiste nell’insegnamento di un dogma né nella trasmissione
di una sapienza, ma è la testimonianza e la ricerca di una relazione viva e
attuale con Gesù Cristo e, in Lui, con
tutti gli uomini ».
Ma ricordiamoci che « questa comunicazione non si realizza appieno se
non è inserita in una comunità che vive dell’Evangelo ».
Bruno Costabel
I È stata usata la parola catechesi per l’ampiezza del suo significato. Inserisce il vero e
proprio « catechismo », di cui si è ampiamente trattato, nell’attività essenziale della Chiesa
che è quella di testimoniare ed annunciare
l’Evangelo a ogni creatura anche con la predicazione, gli studi biblici, ecc.
dilazioni delle splendide brevi raccolte su argomenti analoghi dovute a una
stessa penna. Il libretto si presenta
dunque come una piacevole via di mezzo tra la raccolta di predicazioni di
un buon predicatore, e la raccolta anonima di brevi spunti biblici commentati « giorno per giorno ».
Una seconda caratteristica utile della raccolta sta nello spazio dato a predicazioni di laici: laico uno dei curatori, laici vari collaboratori. Non varrebbe la pena notarlo se il principio
protestante del sacerdozio universale
fosse attestato nella pratica quanto asserito nella dottrina; ma siccome, nonostante tutto, non è così, segnaliamo
con piacere questa eccezione alla pratica che conferma il valore del principio.
Una terza caratteristica che vogliamo notare con gratitudine, è che U libro ci offre l’immagine di una chiesa
che predica, e questo è tanto più rilevante quanto più la nostra stampa
in generale dà l’impressione di essere
più attenta alla cosiddetta « attualità » che alla Parola.
Qui, in questo volumetto, emergono
certi presupposti di partenza che a
volte sono omessi per brevità, per intenzione polemica, per reazione legittima ad abusi di pietismo a volte anche predicati da pulpiti non autorevoli. E credo doveroso notare che i
presupposti di partenza che qui compaiono sono biblici, perché attingono
alla Bibbia, sono evangelici, perché
dalla Bibbia traggono l’Evangelo e non
non solo la Legge, sono protestanti,
perché dell’Evangelo non si coglie la
lettera che uccide, ma si cerca di cogliere la potenza di attualizzazione che
può scaturire, dove lo Spirito, che vivifica, parli egli stesso.
Alcune critiche ovviamente si possono fare: ma più che altro per dovere
d’ufficio nel segnalare un lavoro valido. L’aspetto esteticamente un po’ dirnesso (ma forse è coerente con la predicazione non retorica che si propone);
un paio di spiacevoli errori di stampa, a p. 9 (dove deve leggersi « un messaggio è tale proprio perché non spiega »; e non « non si spiega »), e a p. Ili
(dove si deve leggere « compimento »
e non « compartimento »); un certo
vezzo per la citazione inglese che sta
sostituendo l’antico vezzo della citazione francese; la scelta dei passi biblici e degli argomenti, che forzatamente sarà sempre una tra le scelte
possibili (ma altre scelte avrebbero
trascurato altri tratti pure essenziali
del messaggio); infine, una certa reti
cenza, quasi uno spirito di giustificazione, una volontà di mettere avanti
le mani da possibili critiche (fondamentaliste o ultracritiche), nella presentazione, che francamente ci ha un
po’ stupito.
Concludendo, un libro utile, cui auguriamo una forte diffusione, per l’edificazione di chi lo comprerà. Un libro di edificazione a misura dell’uomo
di oggi, che si potrà leggere in gruppo,
o nella solitudine, usare per gli studi
biblici o per trovare una parola buona,
leggere settimana per settimana per
darsi una disciplina di lettura, o divorarsi d’un fiato per il gusto che il libro stesso ridà alla lettura biblica; che
potrà leggersi cioè in vari modi, ma
che sarà bene leggere.
Sergio Ribet
Sfida della parola. 52 meditazioni bibliche.
Claudiana. Torino 1972, L. 800, a cura di
Paolo Ricca, Giorgio Tourn, Renzo Tu
La preghiera cemunitaria
Ogni domenica abbiamo un momento dedicato alla preghiera comunitaria, libera per ogni credente. Ogni domenica nel tempio si ripete
la storia: preghiera silenziosa (o attesa) di quasi tutti i presenti; preghiera di "un” anziano fratello e in fine del pastore. Non ci perdiamo
di coraggio: tra tante prove, proposte e tentativi di « rinnovare » il
nostro culto, un suo posto ’’unico" l’ha la preghiera comunitaria. Il
Signore ci darà questo dono.
Lasciate che vi esprima alcuni pensieri:
Timidezza, paura, vergogna” vanno messe da parte; in raccoglimento, siate certi che ognuno riceverà come un dono la vostra semplice, viva testimonianza.
* Non preoccupatevi di dire delle belle frasi suonanti, delle parole
preziose; ma lasciate che nella "casa” di Dio sgorghino dalle vostre
labbra espressioni casalinghe, parole e pensieri familiari.
Siate brevi, non abbiate timore di essere troppo rapidi: sarete seguiti meglio, non vi addentrerete così in lunghe frasi dalle quali non
S! sa poi come uscire, come venire a capo.
* Non fate un sermone al Signore, non spiegategli la "sua” Parola;
non ricordategli che Lui è Dio e non siate tentati di fare un discorso
all’assemblea invece di una preghiera al comune Signore.
Invece di ripetere "Signore, Signore”, esponete con tanta fiducia
quanto vi sta a cuore, e subito aggiungete il vostro « Amen », che è
anche una invocazione a Dio perché « così sia ».
■■' Pregate, senza timore pregate in comunione con tutti i presenti: in
adorazione, nell intercessione, nella gioia .come nella sofferenza, voi
avrete l’Amen e la solidarietà della chiesa, edificata nella fede.
Luigi Santini
3
30 marzo 1973 — N. 13
Vita, problemi, prospettive delle chiese valdesi
rag- 3
[
F
FELONICA PO: dalla chiesa alla città
dibattiti sui problemi educativi
TORRE PELLICE: a colloquio
con il segretario della CEVAA
Come gli anni scorsi il 77 febbraio
ha visto riuniti a FeJonica per un'Agape fraterna i membri della Comunità locale ed alcuni fratelli e sorelle di
Mantova. E stato un momento di serenità e di gioia anche perché era numerosa la partecipazione dei giovani e
dei giovanissimi.
Il 4 marzo, si è celebrata con alcune sorelle della Comunità Battista di
Ferrara, la Giornata Mondiale di Preghiera. Al pomeriggio, una riunione
estesa anche ai signori uomini ha visto una attiva discussione sui massmedia con particolare riguardo alla televisione e ovviamente alla nostra trasmissione « Protestantesimo ».
In tema di incontro ci pare degno
di nota il fatto che abbia preso maggiore ampiezza del previsto una iniziativa deirUnione Femminile. Nella nostra piccola sala delle attività si erano
iniziati già l’anno scorso degli incontri
a carattere familiare fra genitori e insegnanti evangelici. Col volgere del
Dora Fontana-Roux
IZ 28 dicembre 1972 si è spenta a elusone, sulla soglia del suo centesimo
compleanno Dora Fontana-Roux.
Ci ha lasciato serenamente come era
sempre durante tutta la sua esistenza.
Volle funerali semplici, senza pompa e vane cerimonie; solo un piccolo
numero di amici intimi e la Parola della Bibbia.
Dora Fontana-Roux, figlia di Pietro
e di Carolina Buffoli, sorella di Luigi
Buffoli, il fondatore dell'Albergo Popolare di Porta Genova, crebbe in una
famiglia austera, dedita al bene del
prossimo, della Chiesa e della Patria.
Con Dora Fontana-Roux scompare
una persona di carattere franco e integro, incapace dì piegarsi a compromessi.
Fu presidente del Foyer deU’U.C.D.G.,
poi della Lega Femminile Valdese dì
Piazza Mlssori e fu grande il rimpianto, quando dopo la morte della madre
si ritirò a elusone.
La Chiesa Valdese di Milano aveva
avuto dalla famiglia Fontana-Roux, numernse prove di grande fedeltà e generosità. Molti ricordano il dono del
nuovo organo e delle belle vetrate
istoriate (distrutte poi dai bombardamenti). E molti ancora pensano alla
munifica offerta di Arnaldo FontanaRoux per la ricostruzione di un Nuovo
Tempio, con annessi locali e abitazioni, in Viale Maino.
Dora Fontana-Roux era Patrona del
Villaggio Alpino del Touring Club Italiano e ogni anno desiderava si mandassero alcuni bambini gracili della
Chiesa Valdese a quella Colonia.
Non dmenticheremo mai di benedire il Signore per il grande privilegio
che ci ha dato d’aver avuto a lungo
con noi l'anima eletta di Dora Fontana-Roux.
X.
tempo la formula di incontro ha subito alcune variazioni e si è allargata,
per espressa richiesta di alcune intervenute, estendendo l’invito a partecipare agli studi che vertevano sulla
psicologia del bambino e poi dell’adolescente, a persone estranee al nostro
ambiente. Questi ultimi hanno poi
chiesto che gli studi venissero portati
a conoscenza di tutta la popolazione
felonichese interessata a questi problemi.
Dalla nostra sala delle attività si è
così passati, per iniziativa dei responsabili della biblioteca comunale da poco sorta nel paese, al cinema-teatro
Verdi. Vi è stata una serie di tre conferenze, le prime due. il 23 febbraio e
il 2 marzo, a cura della Prof. Maddalena Costabel su « lo sviluppo mentale
del bambino dagli zero ai dieci anni »
e « dai dieci ai sedici anni circa ». L’ultima serata, dedicata a « il bambino,
la società e la scuola » a cura dei Prof.
Costabel e Rebecchi, venuto da Mantova, il 9 marzo, ha dato la stura a non
non pochi interdienti e discussioni permettendo così di avere un certo panorama delle varie concezioni riguardanti questa problematica.
Ci sembra che il lavoro di rimozione di certe idee standard sui bambini
e la società sia di un’indubbia utilità
nella nostra comunità e nel paese in
cui viviamo. Naturalmente non tutti
condividono questo parere. C’è chi pensa che uscendo dall’ambito strettamente comunitario si corre il rischio,
effettivo del resto, di essere fraintesi,
etichettati come iscritti a determinati
partiti politici... Non importa: i credenti non son certo maggiormente al
riparo dai fraintendimenti di qualsiasi
altra persona! B. C.
Molto è stato detto e scritto sulla CEVAA e
solo chi non legge la ngstra stampa ignora ancora il significato di questa sigla. La visita che
ii suo segretario, il pastore malgascio Victor Rakotoarimanana, ha compiuto in varie comunità,
specie nelle Valli, ha lasciato un'eco viva a
Torre Pellice. I membri di chiesa raccolti nel
tempio per il culto sono stati colpiti dai suo
messaggio semplice e por profondo : « Non siate con ansia solleciti dicendo; Che mangeremo?
che berremo? o di che ci vestiremo? ».
Potrebbero sembrarci strane, queste parole di
Gesù di lui che sa ogni cosa, ché vede e conosce tutta la miseria umana, mentre la sua Parola stessa cl raccomanda i poveri, gli affamati,
i malati, gli infelici... Come credere che solo
per fede spariranno tutti i nostri affanni? Eppure dimentichiamo troppo spesso i'invito che
ii Signore ci rivoige : « ...ma cercate prima il
regno e la giustizia di Dio, e tutte queste cose
vi saranno sopraggiunte ». Chi di noi non ha
fatto questa meravigliosa esperienza? E se le
promesse del Signore coimano la nostra vita, se
egli dà ai suoi tutti il necessario, non diventa
forse un dovere per noi dare a coloro che ancora non conoscono il segreto della ricchezza in
Cristo?
Fraterno e schietto, poi, l'incontro che il nostro ospite ha avuto con i membri delle Società
missionarie, ii pomeriggio dei 26 febbraio, in
un animato scambio di domande e risposte.
— Quali sono stali i risultati dell’Azione
Apostolica nel Poitou, in Francia?
_____ Se si giudicasse dairaumento delle presenze al culto domenicale, non sarebbe un
successo. Troppe sono le tensioni e le divisioni tra coloro che, pur di origine cristiana, non
hanno più il senso delle vita comunitaria.
L’individualismo protestante ha segnato i credenti europei : non si conoscono, non si aiutano a vicenda. Nelle campagne del Poitou
l’équipe dell’Azione Apostolica è riuscita a
riavvicinare compaesani, si sono riorganizzati
ROMA: la religione oggi,
in un ciclo di conferenze
al Centro evangelico di cultura
Sabato 24 marzo don Silvano Burgalassi, noto studioso di sociologia religiosa, ha inaugurato al Centro Evangelico di Cultura di Roma una serie di
quattro conferenze su Le chiese cristiane in Italia tra presente^ e futuro: d
mondo religioso in cui viviamo.
Come si può valutare, statisticamente, la religiosità degli italiani? Se prendiamo come criterio i riti di iniziazione (battesimo, cresima, prima comunione, matrimonio, funerale) le rilevazioni statistiche danno valori altissimi, dal 99% di battezzati al 99,5 di
sposati col matrimonio concordatario.
Un po’ più basso l’indice dei funerali
religiosi, che raggiunge soltanto il 70%
Se passiamo invece ad altri criteri,
come la partecipazione alla messa, le
percentuali scendono bruscamente al
30-35%, e di questi la maggioranza è
costituita da anziani, donne e bambini. Solo il 12% di adulti maschi — in
I lettori ci scrivono
Azioni « sporche »
Torino, 26 marzo 1973
Il traforo?
Un po’ tardi..
Caro direttore.
nel numero 12 del 23 marzo ho letto quanto scrive RU. in merito alla vendita, da parte
del Consiglio ecumenico delle Chiese, delle
azioni industriali di società che — direttamente o indirettamente — traggono utili (e
che utili!) dai paesi razzisti quali il Sudafrica,
la Rhodesia ed altri.
Già tu stesso hai rilevato la poca chiarezza della proposta del lettore di distruggerle
anziché venderle, perché la cosa sarebbe stata
« più efficace e comunque più evangelicamente significativa ». Dato che inviti i lettori a
esprimere il proprio pensiero, personalmente
credo proprio che R.G. volesse fare dello
humor, anche se opinabile.
Premetto di essere completamente d’avviso
che un organismo come il C.E.C. debba essere
il più « povero » possibile e che tutto il danaro che passa per le sue mani debba raggiungere colla massima celerità quelle destinazioni
per cui esso è slato richiesto e raccolto, tranne naturalmente un minimo «fondo di manovra » per situazioni di emergenza. Quindi,
ad esempio, niente azioni o titoli. Ma da qui
ad arrivare a distruggerle, mi pare che la cosa possa essere presa come uno « scherzo » e
questo essenzialmente per due motivi.^
1) Anzitutto, si tratta di danaro (sia pure
convertito in investimenti inopportuni per
non dire deprecabili — tanto per la loro natura che per la loro destinazione) offerto dalle Chiese-membro e da singole persone, e portanto il C.E.C. non può distruggerlo;
2) Vi è poi un altro motivo, essenzialmente « tecnico », ma che pure ha la sua importanza da un punto di vista pratico : se u
C.E.C. avesse preso quelle azioni e ne avesse
fatto un bel falò, che cosa sarebbe successo.''
A parte il fatto « evangelicamente significativo » (ma Cristo dice di dare il danaro ai poveri ed agli oppressi e non di distruggerlo) le
uniche a guadagnare da quell’operazione sarebbero state proprio quelle società che a suo
tempo hanno emesso le azioni in questione;
esse infatti si sarebbero trovate eon un debito
in meno, per di più « condonato » proprio da
parte di un organismo il cui scopo -— in questo caso — è di contrastarne 1 attività.
Si tratta di temi appena abbozzati che richiederebbero un ben maggiore approfondimento ma che mi è comunque parso opportuno ricordare in questa sede.
Roberto Petrot
Giaveno, 26 marzo ’73
Gentile direttore,
mi pare che la lettera del Signor G. Malan
sia arrivata un po’ in ritardo.
Del traforo al Colle della Croce ne parlava già il mio bisnonno e dopo tanti anni non
se n’è fatto ancora niente.
Comunque vorrei sapere chi ne uscirebbe
avvantaggiato da questo traforo. Forse qualche grossa società, ma le valli? Il costo a chi
verrebbe attribuito? Allo Stato o alla società
di cui sopra? Queste domande se le erano già
poste i nostri vecchi ed erano rimasti senza
risposta.
In quanto al pendolarismo, non ha niente ,a
che vedere con il traforo. Oppure il signor
Malan pensa di trasformarli in frontalieri, e
allora che cosa cambia? Semmai cambia in
peggio.
Dobbiamo necessariamente rassegnarci alla
pianurizzazione in quanto in parte la vogliamo noi.
Non capisco bene che cosa dovrebbe fare la
« giovane sinistra valdese » con Rivalta.
È facile dire che bisognerebbe fare, ma
quando c’è stato il grosso problema della chiusura della Manif. Mazzonis, non c’è stata, né
una giovane né una vecchia sinistra, o altro,
che se ne sia occupato, così in un certo senso
l’abbiamo voluta noi una Rivalta per occupare coloro che erano a spasso.
Il Queyras è effettivamente una bella regione che visito con piacere, ma abbiamo la
valle di Angrogna molto più vicina e quel
gruppo di studiosi che ha visitato il Queyras,
ha visitato Angrogna? E si è occupato dei suoi
problemi che io penso siano egualmente importanti ma soprattutto ci riguardino più da
vicino? E ad Angrogna che beneficio porterebbe il traforo?
E mi auguro che la Regione, al momento
di fare le Comunità Montane, abbia pensato
che, prima del francese, nelle scuole bisognerebbe insegnare ai ragazzi qualcosa che possa
aiutarli a far fruttare quelle poche risorse che
ancora ci sono sui nostri monti. Sono d’accordo con il Signor Malan, quando dice che
bisogna farsi sentire, ma mi pare che si doveva farlo un po’ prima.
media •— prende parte alla messa.
Se daU’osservan/.a dei precetti passiamo a un terzo criterio, quello della
partecipazione attiva all’apostolato cristiano, la percentuale è del 4-5% dei
battezzati.
Come si possono qualificare coloro
che appartengono al 99% dei battezzati ma non aTl’aliquota che osserva tl
precetto della partecipazione alla mes
sa? Solo il 5% degli italiani si professano atei; quindi un 55-60% appartengono alla categoi ia degli « indifferenti ». Che però non rinunziano a celebrare il loro matrimonio in chiesa!
Questi dati statistici non esauriscono, naturalmente, i! contributo dato
da don Burgalassi ai tema della nostra inchiesta sulla religiosità del nostro tempo, anche pei ché in parte erano già note. L’aspetto più interessante
e vivo della sua confei cnza sono state
le sue valutazioni e i suoi commenti in
proposito, le esperienze di dialogo e
spesso, paradossalmente, di incontro
spirituale con alcuni di quelli che si
professano atei, la difficoltà di un chiarimento con coloro che pur professando di non credere non ammettono neppure la possibilità di un matrimonio
civile, e varie altre esperienze pastorali dello stesso genere. Anche il ministero del sacerdote cattolico, quando è vissuto nella consapevole coscienza delle statistiche sopra riferite, conosce il travaglio e la lotta per la chiarezza e lu coerenza che conosciamo nel
nostro ministero pastorale evangelico...
Il pubblico, abbastanza numeroso e
vario, è stato molto grato all’oratore
e attende la continuazione della serie
da parte del prof. P. Bernhard Häring
e dei pastori Giorgio Tourn e Paolo
Ricca.
..................................mi»
Privilegiati per terza
Il nostro Sinodo aveva chiesto che
fosse tolto dal Codice Civile il « delitto
di vilipendio alla religione di Stato ».
La Corte Costituzionale ha risposto alla rovescia: ha dichiarato punibile anche il vilipendio contro i culti acattolici. Così, mentre noi chiedevamo che
fosse tolto un privilegio che faceva
ineguali i cittadini davanti alla Legge,
ora ci troviamo anche noi a essere privilegiati per forza. Il nostro è veramente uno strano paese. L. S.
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gruppi di studio biblico e continuano a leggere insieme la Parola di Dio.
— Cristiano convinto, quel è il suo atteggiamento nei confronti della tradizione del
culto dei morti, così diffusa nel Madagascar?
— È vero che, attraverso i secoli, il ’’rivolgimento degli scheletri” costituisce fino ad oggi un impegno quasi nazionale di riordinare
i resti degli antenati, ripulendoli e trasportandoli in nuovi sudari. Nel Madagascar morti e
vivi sono sullo stesso piano. Ed è vero che rimane nei vivi il timore dell’influenza nociva
del morto trascurato. Personalmente, è chiaro,
non credo a queste cose; in Cristo risuscitato
ne sono stato interamente liberato e molti ormai non partecipano più a queste pratiche.
Questa millenaria usanza tribale vi pare strana e pagana? Ma in Francia, al mercato, ho
incontrato una volta una signora, già vista in
chiesa, che stava comprando una medaglietta :
« Questa la manderò in Algeria, a mio figlio,
gli porterà fortuna »! E i cimiteri, in Europa,
sono coperti di vasi di fiori naturali e in plastica, un’abitudine che a noi pare un’idolatria,
un culto reso ai morti!
— Che cosa pensa della riforma scolastica
in atto nel Madagascar?
— La contestazione studentesca ha la sua
ragion d’essere. Gli studenti, e non solo loro,
richiedono la riforma delle strutture scolastiche, affinché tutta la popolazione ne possa
fruire. Ci sono troppe scuole private in mano
alle missioni. I protestanti riformati le hanno,
abbandonate, solidali con le decisioni prese in
un seminario durato tre mesi; del resto nelle
misure di nazionalizzazione delle scuole è assicurata la libertà religiosa. Ma i giovani non
frequentano più culti, assai spesso.
— Perché?
— È il male del secolo. Ci vogliono riforme, strutture diverse, mutamenti nelle nostre
relazioni personali e nell’annuncio deUa Salvezza? In qualsiasi campo della missione nel
mondo i messaggeri sono sempre richiesti e
desiderati purché tutti — pastori e tecnici,
evangelisti, medici, infermieri, insegnanti —
non dissocino la loro fede dal lavoro che sono
chiamati a compiere. Tutti devono testimoniare del Cristo risorto e vivente. Spesso, in
Europa, ho trovato la predicazione dell’Evangelo troppo intellettualistica e sono convinto
che nell’Africa come nel Pacifico le giovani
Chiese sono chiamate a predicare un messaggio più semplice, più adatto affa situazione locale ma anche più vicino a quella attuale, e
potranno presto portarlo anche ai fratelli europei.
—■ Ci parli delle nostre sorelle nella Grande Isola.
— Nel Madagascar le cristiane si organizzano in vari gruppi responsabili, ad esempio,
degli stipendi per i catechisti e per il Collegio teologico dove si formano i pastori. Le
nostre chiese sono troppo piccole per congregazioni numerosissime.
I delegati del Terzo Mondo nei loro incontri riaffermano spesso che l’Evangelo è stato
importato nella forma occidentale, senza tener conto dei contesti particolari di ogni
paese. Oggi dobbiamo cercare insieme di annunciarlo, affinché là dov’è predicato penetri
più in profondità. Le giovani Chiese sono
sempre più coscienti della corresponsabilità
nel collaborare a quest’avventura odierna della diffusione del messaggio della Salvezza, nella quale la Chiesa universale e noi tutti siamo
coinvolti.
* *
Ringraziamo ii fratello che ci ha fatto sentire
il respiro vasto della Comunità Evangelica di
Azione Apostolica, e pensiamo a lui e ai suoi
collaboratori con il nostro augurio fraterno.
GRAZIELLA JALLA
iniiiiiiiiiiiiniiniiiiiiiiiii»iiiiiiiiiiiiiii»»ni»»n»»ii»»»»»
Alla redazione di questo numero hanno
collaborato Marie-France Coisson, Bruno
Corsani, Bruno Costabel, Ermanno Genre,
Roberto Peyrot, Luigi Santini, Giorgio
Tourn, Elsa e Speranza Tron, Xenia Vigano.
iiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiii»iiiiiiiiiiii»»»»»»i»»»»"»»»i
Doni pro Eco-Luce
Da Torino; Maria Malan 500; Daniele Massobrio 500; Clotilde Brachet 500; Aldo Aldrighetti 500; L. C. 3.500; Franco Operti 1.500;
Coniugi Corongi 500; Giovanna Marietti 500;
Antonio Barasa 500; Roberto Ricciardi 1.500;
Albertina Bertìn 500; Aldo Cogotti 500; Anna
Lo Grasso 2.000.
Da Roma; Bebetta Coisson 5.000; Vittorio
Subilia 3.500; Denise Marsault 1.000; Bianca
Revel Piacentini 500; Henry Alberto Wirth
6.500; Costantino Vitaletti 1.500; Maria Luisa Tron 1.500.
Davide Abate, Svizzera 890; Guglielmo Semadeni, Svizzera 500; Anna Leonardi, Milano
500; Angelo Platania, Pisa 500; Elio Volpi,
Loano 1.500; Elvina Perro Tron, Perrero 500;
Evangelina Albano Zaccaro, Portogruaro
1.500; Eliseo Loreto, Carunchio 500; Margherita Scarinci, Forano 500; Ellen Ritter, Catania 500; Emilia Revel Gianassi, Castellamont3 500; Gino Rostan, Porosa 500; Marcello
Pons, Perosa 1.000; Aldo Rostan, Rinasca
500; Giuseppina Porta, Genova 500; Carlo
Coucourde, Rinasca 100;Francesco Massel, Riclaretto 1.500; Susetta Artus, Crema 1.500;
Antonio Zatti, Bobbio Pellice 500; Oreste
Long, Pramollo 500; Lidia Eramer, Svizzera
450; Arrigo Beltrami, Reggio Emilia 3.000.
Grazie! (continua)
Cordiali saluti.
Arlette Armoni Ricca
Pensione “\A LUCCIOUV”
F.lli Frache
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Ricordiamo che a conclusione del
ciclo di lezioni da lui tenute sull’Epistola ai Romani, il prof. Bruno CorSANi terrà domenica 1® aprile, alle ore
16, nella Foresteria Valdese di Torre
Pellice, una conferenza sul tema: « L'Epistola ai Romani e l'avvenire d'Israele secondo l’apostolo Paolo ». Si concluderà così il terzo ciclo di lezioni
teologiche organizzato dal Comitato
Collegio Valdese.
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiini
Scomunica
e braccio socoiare?
(segue da pag. I)
tivi di quel « no ». Soltanto, quella confessione va combattuta nella sua natura, più che nella sua fenomelogia:
non, cioè, perché il confessore fa o deve fare domande scabrose e somministra ordini più che discutibili, bensì
perché l’istituto della confessione, ribadendo la distinzione sacramentale fra
clero e laicato, sovverte il giusto rapporto fraterno, di uguali davanti al Signore, nella comunità dei credenti; più
gravemente ancora, relega la grande
maggioranza dei credenti in una condizione che non è solo di soggezione,
ma di irresponsabilità minorile riguardo al Dio vivente: rincontro con lui,
con la sua grazia che è giudizio e con
il suo giudizio che è grazia, è filtrato,
mediato, da un altro. Di questa gravissima, fatale intercettazione il cattolicesimo porta nei secoli la responsabilità
davanti al Signore della Chiesa. Non è
quindi necessario andare a origliare
nei confessionali; sappiamo e possiamo immaginare quel che vi avviene,
l’esercizio duro, talvolta odioso al quale sono sottoposti i cattolici praticanti,
ma anche i sacerdoti. Non è questo
però il più importante, e la confessione
va combattuta in sé e per sé, non per i
suoi abusi (che per altro ci sono, e non
solo in riferimento alle questioni sessuali, ma come strumento di dominio
politico). Anche la confessione più limpida e spirituale, nel quadro cattolico,
va rifiutata e combattuta, lì deve puntare la lotta dì chiarificazione, a livello
teologico. Ogni altra battaglia può portare forse a una pulizia da Controriforma, o da anticlericalismo, non a una
Riforma evangelica. Ecco perché un libro come quello in questione, a parte il
mezzo moralmente scorretto con cui è
stato steso, mi pare un documento di
retroguardia. Dalle speranze e dai traumi della nostra evangelizzazione risorgimentale, in piena battaglia anticlericale, dovremmo avere appreso per
esperienza, ciò che avremmo dovuto
avere subito chiaro per coscienza teologica; che la denuncia, anche seria e documentata, degli abusi ecclesiastici non
scalfisce in profondità la costruzione
dogmatica e sacramentale cattolico-romana da un lato, lo spirito di soggezione, gregario, minorile del nostro popolo, dall’altro. Rapporti umani e cristiani nuovi, diversi possono delinearsi solo là dove la Parola di Dio ha operato
in profondità; ed è una novità mai acquisita una volta per tutte, ma sempre
da ricercare e ricevere a nuovo.
Infine, pare si delinei la minaccia di
un sequestro giudiziario del libro. Anche se il Concordato desse qualche appiglio al riguardo, ecco un motivo di
più per chiederne l’abrogazione. Una
tale mobilitazione del braccio secolare
contro il ’’sacrilegio” sarebbe inaccettabile. In sede giuridica si potrà valutare
se, malgrado la pubblicazione in forma
anonima delle confessioni registrate,
l’indicazione delle chiese, qua e là per
l’Italia, nelle quali esse sono state raccolte può rivelare le persone dei sacerdoti coinvolti, e se in questo caso può
configurarsi un reato perseguibile per
legge. Soltanto in questo caso, però, mi
pare che la legge possa intervenire a
tutela non di sacerdoti, ma di cittadini.
È tempo che la società italiana imponga — se necessario — questa chiarificazione a una Chiesa che avrebbe dovuto spontaneamente trarla dalla parola
— e dall’esempio — del Signore al quale si richiama. G. C.
RINGRAZIAMENTO
La vedova e i parenti del compianto
Michele Placido Mondon
Odo)
riconoscenti per le prove di simpatia
ricevute nella triste circostanza della
dipartita del loro Caro, riconoscenti
ringraziano tutte le gentili persone
che con la presenza, fiori e scritti,
hanno preso parte al loro dolore. Un
ringraziamento particolare al Pastore
sig. Bertinat, al Dott. Scaroguìiia e
alla famiglia Revel per il prezioso aiuto prestato.
Luserna S. Giovanni, 26 marzo 1973.
La moglie e il figlio di
Giovanni Ciac. Chanforan
di anni 91
profondamente commossi per la dimostrazione di stima e di affetto ricevuta durante la malattia e la dipartenza del loro Caro, rinpaziano coloro
che si sono prodigati in tutti i modi.
«L’Eterno è il mio Pastore,
nulla mi mancherà ».
(Salmo 23: 1)
Torre Pellice, 18 marzo 1973.
4
pag. 4
N. 13 — 30 marzo 1973
a cura della Federazione Femminile Valdese
« Passano accanto a noi tanti sconosciuti di cui
avremmo potuto fare dei fratelli, e che si allontanano senza ritorno »
Bernanos
Questa ricerca sul turismo nelle Valli Valdesi non è
tanto centrata sull’aspetto socio-economico — il quale rimane da approfondire sia a livello delle singole comunità,
sia in una visione globale per le Valli — e neanche sull'aspetto storico tradizionalmente conosciuto, ma piuttosto vorrebbe essere la semplice presentazione non certo
esauriente, di alcuni fatti che interessano la vita delle nostre comunità; questo soltanto per sollevare il problema. È
un invito a prendere meglio coscienza di questo fenomeno,
in parte abbastanza nuovo qui, e a considerare quali possibilità di scambi ci sono tra le comunità e i forestieri che
vengono sempre più numerosi. Possiamo ricevere da loro
qualche cosa? Abbiamo noi, in quanto evangelici, qualche
cosa da portare loro?
Per quello che concerne l’aspetto socio-economico, sembra che nei piani di programmazione economica questa zona
sia destinata a diventare centro turistico per la popolazione
di Torino. In questo caso, forse alcuni sperano che un continuo spopolamento servirebbe a favorire questa prospettiva, sostituendo quello che c è, con boschi e case di villeggiatura. Ma la popolazione lo desidera? Qual’è il suo avvenire?
Qual’è il turismo da incoraggiare, quale da frenare?
^ Si sente dire che alcuni vendono dei terreni ai cittadini
— i quali si costruiscono la seconda residenza — mentre
forse dei parenti emigrati oggi per guadagnarsi la vita, vorranno tornare un giorno ad aggiustarsi o costruirsi una
casa con i soldi che avranno messo da parte (ma potrebbe
essere troppo tardi).
Per restare all’oggi, mentre vedono arrivare gente in
vacanza, la maggioranza dei contadini delle Valli non hanno questo privilegio di partire in vacanza; la loro vita è
legate al bestiame che ha bisogno di cure continue (non ci
sarebbero delle soluzioni da cercare insieme a loro, per
permettere anche a loro un’evasione fuori della routine?).
Accolgono con ospitalità i forestieri, ma se non riescono ad
avere veri scambi di idee e di esperienze con loro, come
possono considerare la gente in vacanza, specialmente
d estate quando sono impegnati più che mai nei campi dalla mattina presto fino a tarda notte?
Per quello che concerne la vita delle nostre comunità,
ci troviamo davanti a una situazione nuova; finora si è sempre parlato, per le Valli, di spopolamento; invece in certi
periodi dell anno assistiamo al fenomeno inverso: la popolazione annienta. A parte Prali, questo fenomeno è particolarmente vivo d estate, proprio nel momento in cui le attività delle comunità sono ridotte. Sarebbe forse necessario,
allora, inventare altri tipi di attività, atte a permettere veri
scambi tra comunità e villeggianti: creazione di gruppi di
accoglienza, serate con discussioni, culti-dibattiti... Abbiamo a portata di mano un’occasione di apertura, dopo secoh di chiusura forzata nelle montagne: le valli si trovano a
dialogare con gente di fuori. Siamo pronti?
In primo luogo le comunità possono ricevere molto:
con fratelli in fede è possibile un arricchimento reciproco
come avviene già da tempo; e in questo senso il Centenario,’
1 anno prossimo, potrebbe essere una fonte di ripensamento e di vita nuova. E dai non credenti abbiamo da ascoltare
una critica spesso benefica.
In secondo luogo, quello che abbiamo da dare — ed è
la questione di fondo — è un messaggio a una massa di gente scristianizzata: è la vocazione delle nostre comunità. Ma
cercano questo contatto? Un tempo i « barbi » partivano
a queste montagne per andare ad evangelizzare altrove in
Ualia; allora, le Valli davano questo messaggio al mondo
Uggì sono gli altri che vengono verso di noi. Ma ci sentiamo missionari? Sappiamo oggi come evangelizzare? Le nostre strutture ce lo permettono? L’opportunità ci è offerta
1 tare uscire le nostre comunità dal ripiegamento su se
stesse. Sapremo approfittarne per testimoniare nel mondo
di oggi dell amore di un Signore vivente, e della speranza
del suo Regno?
« O sarete missionari o non
sarete nulla
Beckwith
Marie-France Coïsson
le comunità delle Valli a confn
le comunità
PRAU, uiul situazione particolare
il turismo ^di massa
Al presidente della Pro Loco
abbiamo chiesto alcune indicazioni generali.
QuaVè lo stato attuale del 'turismo a Prali, soprattutto di
quello invernale?
— A Frali ci sono circa 400 alloggi occupati da turisti; per
r80% sono di proprietà condominiale, gli altri appartengono
ai pralirii. I proprietari ed i locatari di questi alloggi costituiscono il cosiddetto « turismo residenziale ».
Nel periodo invernale vi è anche un turismo di fine settimana che trova sistemazione presso alberghi e pensioni ed un turismo domenicale. Invece non
sono rilevanti i soggiorni di almeno una settimana sia da parte dei residenziali che di guanti
dovrebbero soggiornare in albergo. Le ragioni di questa carenza sono numerose, ne elencheremo le principali: il turista
medio di Prali ha impegni di lavoro e di studio che lo legano
alla città durante la settimana;
la mancanza di locali di divertimento non fa di Prali un luogo
attraente per chi ha molti soldi
(e tempo) da spendere; chi ha
una settimana di libertà cerca
normalmente stazioni più affermate e che non siano raggiungibili con la gita domenicale; Prali
è quasi sconosciuta al di là di
Torino.
Per quel che riguarda ancora
il turismo invernale occorre dire che a Frali, che ha problemi
di viabilità e di sgombero neve,
il lavoro è soprattutto legato alTandamento della stagione. Se
ora siamo favoriti da un buon
innevamento, strade pulite e belle giornate, basta una nevicata
anche non imponente quando la
stazione è piena di turisti per
creare grosse difficoltà e scoraggiare la gente.
che l’apporto economico alla vita locale; ma non possiamo minimizzare gli aspetti negativi
causati dal comportarnento di
una parte di questi turisti. I prati sono invasi senza alcun rispetto per chi li lavora, rifiuti di
ogni genere sono abbandonati
ovunque, i fiori rari spariscono
a causa di una raccolta incosciente.
Nei limiti della sua possibilità
la Pro Loco cerca di frenare queste distruzioni con una serie di
cartelli, locandine ed altre iniziative che hanno dato risultati
incoraggianti solo nell’ambito
del turismo residenziale. Ci proponiamo di trovare altre forme
per aiutare il turista a conoscere, apprezzare e rispettare l’ambiente montano, ma saranno
sempre cose modeste. D’altronde l’opera di persuasione e di
educazione sarà sempre solo
to di strada provinciale degli
« Indritti dei Marmi » anche con
modeste nevicate, fino a che la
Amministrazione Provinciale non
provvederà alla costruzione di
alcuni paravalanghe. Altra questione da risolvere è la sistemazione della zona destinata a
campi per giochi nel periodo
estivo. A questo fine la Pro Loco
ha pronto un piano di lavori che
potrebbero iniziare quest’anno
se si troveranno gli aiuti necessari. Infine un altro problema da
risolvere urgentemente è rappresentato dalla regolamentazione
per i campeggiatori sotto tenda
in modo da fornire loro i servizi essenziali ed evitare che la
zona sia lasciata in condizioni
indecorose. A questo proposito
ricordiamo la simpatica iniziativa dei ragazzi delle Elementari
di Ghigo che, la primavera scorsa, hanno ripulito la zona lascia
II periodo estivo ha certamente
altre caratteristiche. Ce lo può
illustrare?
vari tipi di turismo neile Vaiii
0 II grande turismo: soprattutto invernale con la neve. Interessa essenzialmente la zona di Prali (seggiovia) e in modo minore Torre Pellice (cabinovia, palazzo del ghiaccio). Questo tipo di turismo rischia di servire ben poco alla popolazione locale, e di essere soltanto fonte di speculazione per costruttori ed albergatori venuti da fuori, e che ,si riforniscono
altrove. A parte Prali, dove ha potuto evitare una certa emigrazione, appare generalmente negativo.
^ Il turismo domenicale, definito da alcuni « piratesco ». Appare negativo.
• I villeggianti, attirati dal clima e dalla calma. Spesso si
affezionano, comprano i prodotti dei contadini, i quali potrebbero essere incoraggiati ad aggiustare ed affittare loro alcune
stanze. Sono possibili scambi positivi.
9 Accanto a questi tre tipi, c’è il « turismo storico ecclesiastico», collegato alla storia valdese. Nel passato era l’unico
turismo. Interessa soprattutto i protestanti che vengono da
ogni parte del mondo, ma anche altri. Occasione di scambi
positivi.
— Si, esso si presenta in modo assai diverso. I turisti residenziali, liberi da impegni scolastici, occupano stabilmente gli
alloggi con presenze continue
che si accrescono a fine settimana quando si riunisce la famiglia al completo e gli ospiti della domenica. Da un punto di vista economico questo turismo,
più di quello invernale, si è diinostrato fondamentale per Prali, non solo per gli alberghi che
sono pieni tutto luglio e agosto,
ma per tutta l’economia della
zona, sia direttamente che indirettamente.
Resta da dire qualcosa sul turismo estivo domenicale. Riconosciamo ài cittadino la necessità ed il diritto di evadere dai
centri urbani, riconosciamo an
parziale fino a che non sarà affiancata da un nuovo Regolamento di Polizia Rurale dotato degli
strumenti necessari per farlo rispettare.
ta sporca dai campeggiatori dell’estate precedente.
Quali sono i problemi aperti più
urgenti?
A una turista, scelta a caso
fra gli evangelisi che salgono a
Prali quest'anno, abbiamo chiesto :
— In un paese che vuol darsi
uno sviluppo turistico è chiaro
che problemi ne nascono sempre. La prima cosa da fare è
quella di evitare che una semplice esigenza, una piccola necessità diventi un vero e grave problema. Problema è certamente
diventato quello dello sgombero
della neve da piazze e strade comunali; dovrebbe però essere risolto per l'inverno prossimo con
l’acquisto di una fresa sgombraneve da parte del Comune. Altro
problema è il transito sul trat
La presenza della chiesa valdese
a Prali ha influito sulla scelta
del luogo in cui recarsi a
sciare?
intervista con il pastore Giorgio Tourn
— Si. Avremmo potuto andare al Sestriere, dove ci sono più
piste ed attrezzature più complete. Una parte della famiglia
aveva pensato a questa soluzione, ma abbiamo scelto Prali proprio per la presenza di una chiesa: così possiamo fare non solo
dello sport, ma prendere contatto con una comunità evangelica,
frequentare i culti e permettere
ai bimbi di seguire la Scuola domenicale.
affrontare l’assalto alla montagna
A Giorgio Tourn, impegnato
nel progetto del Centro culturale di Torre Pellice, abbiamo fatto
alcune domande :
Pensa che le Valli saranno sempre più "invase" da turisti,
compratori di terreni e così
via?
— Benché non sappia gran che
della situazione, penso che il processo di invasione turistica andrà crescendo nelle due forme:
1) turismo selvaggio domenicale,
perché la nostra zona è molto
vicina alla città in linea d’aria,
e perché si accresce la motorizzazione ed aumenta il numero
delle persone che vivono in città; 2) crescerà anche il numero
dei cittadini in cerca di case e
terreni un pò perché è ormai di
moda la casetta su in montagna,
un pò per necessità, un pò perché la gente ha soldi da investire.
Personalmente giudico il fenomeno negativo. In sé non lo è,
perché potrebbe rappresentare
l’occasione di maggiori contatti,
il vedere gente ed aprirsi uscendo dalla vita molto ristretta di
casa propria, ed economicamente potrebbe avere anche dei riflessi interessanti, ma così come
è ora il fenomeno turistico è
nettamente passivo. Lo è per
questioni umane, la gente che
circola in giro non rappresenta
un’occasione di incontro ma solo di scontri a causa della generale diseducazione; è il cittadino
prepotente ed arrogante che ha
sovente tutti i difetti dell’italiano
medio senza avere nessuna delle
qualità del popolo italiano. È negativo anche l’aspetto economico
perché in genere gli abitanti della zona sono vittime di speculazioni, si lasciano abbindolare dal
primo chiacchierone, vendono
per niente, impreparati a misurarsi con le realtà del commercio moderno.
Questo fenomeno rappresenta
nel suo complesso un impoverimento culturale delle nostre zone alpine: perdita di tradizioni,
del dialetto locale, di uno stile
di vita costituitosi nel tempo, il
tutto per gli aspetti più superficiali e negativi di una società di
consumo.
Come cristiani dobbiamo occuparci di questa questione, o
abbiamo delle cose più urgenti da fare?
le o in Malesia, ma la rivoluzione che ci sta franando addosso,
anche e proprio perché si tratta
di una rivoluzione a carattere negativo. Possiamo e dobbiamo inquadrare le nostre posizioni ed
il nostro atteggiamento in una
visione più generale, certo, ma
non evadere dal concreto. Mi
spiego: una difesa delle Valli come luogo storico, piccola patria,
residuo valdese non è un atteggiamento positivo, valido se fatto in chiuso, in sé. Ti devi domandare che cosa succede, perché succede così (perché’ cioè
l’assalto alla montagna è così irrazionale, caotico, menefreghista
ecc.), che cosa hanno fatto altri,
che cosa stanno facendo e qui
fare tu quello che puoi.
È chiaro infatti che una società fondata sul profitto personale,
sulla proprietà privata vissuta all’esasperazione, dopo aver distrutto le città con la speculazione distruggerà la campagna col
cemento.
Pensa che le comunità dovrebbero inventare altre attività?
perché comprendano e reagiscano, facciano dei piani, applichino
i criteri urbanistici voluti, si impegnino per fermare o frenare il
disordine edilizio per inserire il
turista nella vita locale. AlVesterno le comunità dovrebbero
assuinere un atteggiamento evangelistico aperto e cioè programmare un periodo di attività estivo impostato in forma diversa.
Ciclo invernale di attività legato
alla antica struttura agricola novembre-maggio; da giugno a setternbre avere un diverso tipo di
attività. Incontri serali fissi, per
esempio, facendo parlare una
persona su tema evangelistico:
noi e il problema X, visita guidata in giornate fisse a certe località, giro turistico guidato, recite all’aperto, concerti, vendita
di libri sulle piazze, rassegne folkloristiche ecc. Per questo occorrerebbe però fare una attenta
indagine per discernere il turista
fisso e quello occasionale, col
primo lavori in un modo con
l’altro in modo diverso, logicamente.
Le valutazioni dei turisti non
evangelici variano molto. C'è
chi non si accorge di nulla e chi
si interessa moltissimo della presenza evangelica in Prali. Potremmo riassumere come segue
le impressioni di un gruppo abbastanza indicativo di turisti :
« abbiamo notato qualcosa di
particolare nell'atmosfera umana di Prali ed è un elemento che
ci è piaciuto. Probabilmente
questo si può far risalire alla religione valdese ».
Ad alcuni membri del Concistoro riuniti prima del culto
abbiamo chiesto :
Che significato ha la presenza di
una chiesa valdese in un centro
turistico?
— Di fronte a questa realtà come cristiani non penso possiamo
stare indifferenti, il nostro problema non è la rivoluzione in Ci
— Come prospettive pratiche
penso ci siano due fronti da tenere. Il primo è quello interno,
vanno fatte pressioni molto forti sulle amministrazioni locali
Mentre li ringraziamo vivamente,
scusiamo con i vari collaboratori se
per limiti di spazio non è stato pos*
sibile riportare integralmente i Icro
contributi.
— Il nostro scopo non è quello
di fare del proselitismo, cioè andare alla ricerca di nuovi membri
di chiesa. Si tratta piuttosto di
offrire una testimonianza evangelica a vari livelli a chi passa un
po’ di tempo fra di noi od anche
più semplicemente a chi entra
per curiosità nel tempio (che si
impone nella piazza di Ghigo), visita il museo o si rende anche solo conto della presenza della minoranza valdese in questa valle.
Questa prospettiva di lavoro dovrebbe impegnare non solo il pa
store e qualche suo collaborj
che devono essere disponibì
pieno tempo per tutto il pej;
turistico, soprattutto estivo
richiede un « pieno tempo i
che da parte della comunità,
ché è chiaro che una prediqj
ne od una conversazione eva
lidie contraddette dalla vita,
tidiana della comunità, dalla
lazioni dei membri di chiesa i
i turisti sono del tutto
D’altra parte se la vita si sfa
di essere conforme alla pài
evangelica annunziata, la fg
di convinzione viene molto |
dall’esempio della vita che a,
parole udite.
Che cosa fa la chiesa di Pralj
questa linea?
— Prima di tutto cerca di e
re convinta di questa imposta
ne. Il lavoro « turistico » con
eia quindi nelle riunioni qua,
rali e nelle conversazioni.
L’azione si svolge poi a vati
velli. C’è un campo assai va
che chiameremo della « disp,
bilità » dei locali parrocchiali i
incontri, serate di diapositj
premiazioni di gare sciìstiche
altre iniziative organizzate di
Pro Loco o da gruppi privati,
sponibilità della Corale che
presentato varie volte canti r
giosi e popolari a gruppi intei
sati a queste cose. Collabori
ne per il dispensario farmaci
co (che richiede molto tempo
così via. '
In un campo un po' più sd
fico abbiamo iniziato una colli
razione ecumenica con ìa pad
chia cattolica locale organizzi
do l’estate scorsa una settima
contro la lebbra con iìlm, u
mostra di fotografie, raccolta
fondi. Un altro modo ancora
quello dei dépliants nel tem|
di Ghigo: « Chi sono i Valdel
e « Guida ai templi di Frali »d
rappresentano un primo conti
to con molti turisti.
In campo più particolare
preoccupiamo di ricevere i a
evangelici che entrano nel temp
durante il culto. L’offerta di i
cantico, di un posto a sedere, à
lo schema liturgico e :lel sue
della predicazione fa sentire i
l’estraneo di non essere un intt
so e lo aiuta ad in.s^ cirsi j
culto.
Nei mesi di luglio e agosto;
è organizzata con succes o lavi
dita di libri sulla scalinata i
tempio. ,
Avete dei programmi di svili
per l’avvenire?
— Vorremmo ripren iere
attività che avevamo ini
tempo fa: l’organizzaziene d
Lo sciupio
di una cuitura
iocaie
AAi chiedete perché tanti
desi tornano volentieri alle ì
ogni tanto, piuttosto che altri
e se le valli valdesi diano ai
ra oggi una testimonianza va
della loro antica e gloriosa «
tura locale ».
Francamente ci sono intc
molte ragioni « banali » per
tale ritorno: le valli sono b
(finché l'edilizia non avrà fu
di rovinarle), ci si sta beni
molti vi hanno case, pare
amici. Fa piacere di ritrovare
piccolo mondo conosciuto di
ci si sente parte, una specie
« tribù » che può compensar
sentimento di alienazione d'
vita nelle grandi città in cui
ti non sono altro che sconosc
fra sconosciuti. (Poco imp<
se, per gli altri, gli estrane
una tribù molto chiusa ; a P
sto, di solito, facciamo rrn
caso...).
Per quanto riguarda la sii
zione della « cultura locale »i
tesa come usi, costumi, credei
ecc.) il quadro è deprimer!
un misto confuso e insipido
spirito patriottardo (anc
qualche tricolore alle finestre
17) e di decadenza reale d<
cultura locale, fuochi del i'
parte (i fuochi sono belli
vero).
L'identificazione della «
valdese » nella « Patria Itali
sembra dimostrare la vecchia
si che nessuno ama tanto il
drone come l'ex schiavo o I
perseguitato. Continuerà a '
dergli anche quando tanti i
non gli credono più. Quanto
lo amoroso per Sua Maestà
po il 1848 ! Se lo meritava f
prio? Quando i « valdesi d'
5
30 marzo 1073 — N. 13
pag. 5
con il fenomeno del turismo
itri per discutere insieme in
¿0 libero ed informale alcuni
jjnenti attuali anche non rejsi. Questa iniziativa era stata
jibile con la collaborazione di
K**^iisti od oratori di Agape.
)ja cosa di cui sentiamo la
panza è una collaborazione
Igeata per organizzare il ser) visitatori nel tempio almelei mesi di luglio e agosto. Abpo fatto qualche tentativo ma
^ancora risolto il problema,
gmmo anche incoraggiare e
arare maggiormente tutti i
ibri di chiesa perché possano
[trare con chiarezza la loro
ai molti che chiedono loro
razioni.
[/tl pastore poniamo alcune
lande relative al MUSEO DI
^Ll E VAL GERMANASCA.
Jié la chiesa di Frali ha senip’io la necessità di aprire un
:eo?
olirei che è stata la confluenidi diversi elementi,
rjjn locale adatto, rappresentato
‘ :chio tempio del 1556, l'unili distrutto durante le per
secuzioni e legato alla storia del
rimpatrio; esso era rimasto libero con l’inaugurazione del nuovo tempio sulla piazza.
Materiale di notevole interesse
con i verbali del Consiglio delle
Magnifiche Comunità della Val S.
Martino dalla fine del 1500 a metà
’800 ed altro materiale vario che
ha costituito il nucleo intorno al
quale costituire le raccolte.
Una occasione: la festa della
montagna nel settembre del 1965
ha rappresentato il momento favorevole per realizzare l’idea ventilata già da parecchio e montare
una mostra che, anno dopo anno,
si è trasformata nell’attuale
museo.
Ma soprattutto la coscienza
che la storia della valle, intrecciata alle vicende delle comunità
valdesi fin dal medioevo, ha un
discorso da fare anche oggi.
Quale « discorso »
Museo?
può fare il
— Direi fondamentale quello
che è emerso in questo periodo
a proposito del « centenario » di
Valdo. Non una glorificazione del
passato ma la presentazione di
quella che è stata la vita, la sofìe
iDELTORNO:
scoperte di chi giunge
I,pochi abitanti rimasti non
lino molti contatti con i turisti
penicali che hanno trovato
Èssù un posto tranquillo e tutoda scoprire. La mancanza di
»elettrica contribuisce in parla.questd pace tenendo a baievisori e affini. Esaurite le
e curiosità sul posto, sulla
ione, si arriva quasi
sèmpre all'argomento religioso,
spaventosa l'ignoranza in queIfifÈampo. Se non altro la presènza di qualcuno quassù fa sì
tfnolte persone si documenisu cosa sono i valdesi (non
ado ci chiamano valdostani),
Ìf||)sa crediamo, se siamo criitì0, se possono visitare il temj^nendo le scarpe ai piedi e
Éspiacevolezze che spesso la■iciano allibiti. 1 turisti di questi
dtimi anni hanno cambiato,
landò non c'era la strada arri
vavano solo i ricercatori di luoghi storici, fratelli in fede, animati dalla stessa Parola; cercavano gli abitanti nelle loro case,
parlavano con loro prima di rifare la lunga strada del ritorno.
Ora l'automobile o il pullman
che li attende sulla piazzola urge sui loro itinerari, condiziona
la loro libertà...
La sorte della scuola dei Barbi
che tanti visitatori ha interessato
e commosso è diventata precaria. Chi se ne deve occupare prima che crolli? Forse una fraterna collaborazione potrebbe evitare ulteriori danni, si potrebbe
incominciare rendendo più agevole il sentiero che parte dal
tempio tagliandone anche le ortiche che l'invadono, senza timore che i proprietari delle suddette si sentano danneggiati.
Mariuccia Barbiani
renza, la fede, la speranza della
gente che ha scritto questa storia. Il tipo di museo realizzato a
Frali e di materiale esposto facilita tale impostazione. I documenti mostrano la storia vista dal
basso, cioè dalla gente che ha subito delle decisioni dei grandi del
tempo e vi ha reagito partendo
dalla sua fede, dalle sue possibilità, dalla sua fiducia nel Signore.
Ricostruzioni di ambiente di lavoro (la miniera) e di vita (cucina alpina metà ’800) visibilizzano
questa impostazione.
Pensa che questo scopo sia stato
raggiunto?
— In un certo senso si. Nei due
mesi di apertura (luglio e agosto)
si sono avuti fino ad oltre 4000
visitatori, segno che il museo interessa. Possiamo considerare
che il 15% compie una visita attenta e si interessa ai problemi
sollevati dal materiale esposto, il
che fa un numero interessante di
persone con cui si è potuto parlare di molte cose. Da quest’anno,
per venire incontro a numerose
richieste, si esporranno e si metteranno in vendita libri connessi
con la storia della valle, il che
permetterà di estendere e rendere più comprensibile questo tipo
di testimonianza, con la collaborazione di un volontario a disposizione dei visitartori nel periodo
estivo.
AirUnione Femminile abbiamo posto questa domanda :
Cosa ne dite dello sviluppo turistico di Frali?
Riportiamo alcune risposte
lampo.
— La vita di Frali è diventata
più viva e più interessante di
una volta.
— Il turismo ci permette di vivere meglio.
— Però, sul pipno deiragricoltura non ci sono maggiori guadagni ma solo maggiori dànni.
— Il turismo ha rovinato tutto.
— Una volta c’era solo la chiesa
e tutti vi partecipavano; adesso il benessere ha allontanato
molti.
— Prima la vita era più tranquilla, ora abbiamo i nervi più
tesi.
— Nulla può sostituire gli elementi positivi che si sono per
! duti, per esempio le sere in
cui si ballava in una grangia.
1a cura di
Maria Luisa Davite
La Foresteria Valdese di Torre Pellice ha cominciato il suo lavoro nel Settembre 1958. Era
una delle tante scuole costruite dal Generale Beckwith. Quando il comune costruì la nuova scuola lo
stabile, più che centenario, era rimasto libero e
in condizioni pietose.
Rimasto inutilizzato per qualche tempo fu ristrutturato dalla ’Tavola Valdese con la creazione
di nuovi e moderni impianti per essere adoperato come centro di accoglienza per i molti gruppi
di visitatori stranieri. Essi infatti, venendo so
la Foresteria Valdese
di Torre Pellice...
renza deU'AlIeanza Riformata Mondiale che raccolse ben 250 partecipanti.
Sarebbe difficile dire quante persone sono state accolte alla Foresteria, certo diverse migliaia!
Con l’andare degli anni i gruppi si sono susseguiti con un ritmo sempre più intenso, con una varietà di provenienza e di interessi veramente
straordinari. Dal Congresso degli storici sulla storia dell'eresia, a gruppi di avventisti tedeschi e
americani, al convegno intemazionale degli studiosi di esperanto, al gruppo di francesi protestanti dell’Alto Delfìnato. Gruppo di studenti e
professori di università americane, retraites del
Consiglio Ecumenico, retraites delle diaconesse
svizzere di S.t. Loup, convegni di foyers mixtes
con i loro sacerdoti. Alcuni anche dall’Autralia
spinti dal desiderio di visitare la valle d’Angrogna.
Come dare una testimonianza a tutta questa
gente? Molto spesso sono loro che danno una testimonianza di vita e dì fede a noi. Con il loro
comportamento, con Io studio della Parola, con i
loro messaggi ci danno l’esempio di una vita spirituale. In generale questi gruppi vengono già con
una preparazione per conoscere i luoghi storici
parlano quelli che ospitano
pratutto in periodi estivi non potevano trovare
sistemazione negli alberghi e pensioni locali.
Ha cominciato con una capienza di 35-40 posti
letto nelle vecchia scuola e con l’adattamento del
vecchio cass (legnaia) a cucina e annessa stanza
da pranzo. Si è poi estesa con l’acquisto di due
casette adiacenti fino a consentire 60 posti letto.
Il che corrisponde nella maggior parte dei casi al
numero dei partecipanti che compongono i vari
gruppi. Divenne quindi evidente la necessità di
allargare la cucina e di avere una sala da pranzo
più vasta che fosse nel contempo sala di riunioni
e gruppi di studio e congressi che sernpre di più
sceglievano come loro sede Torre Pellice. L’occasione per questa nuova costruzione fu la confe
della nostra storia valdese, e con il desiderio di
incontrare i discendenti di chi ha saputo dare una
tale testimonianza nel mondo! E noi?...
Altri vengono con vaghe nozioni del luogo dove
si trovano, ma desiderano conoscere e molto spesso rimangono afferrati dal messaggio di fede e di
fedeltà che viene attraverso la storia.
Molti, tornati alla loro vita quotidiana, scrivono articoli sulla loro visita alle Valli Valdesi, raccontano la nostra storia, le loro impressioni. Altri
tengono conferenze neU’ambiente dove lavorano,
nei circoli di chiesa, nelle scuole. E l’interesse per
il nostro piccolo mondo valdese, per la nostra
storia si allarga.
Lillina Deodato
...e quella di Pradeltorno
Una bella strada, ora tutta
asfaltata, percorre il fondo valle
di Angrogna: inizia a Torre Pellice, a lato del ponte sul torrente
Angrogna, e dopo circa otto chilometri termina con un piazzale.
Li iniziano le prime case della
frazione Prà del Torno.
Dieci anni fa sorgeva anche
una Foresteria Valdese, chiamata
coi nome di una località poco distante, «La Rocciaglia ». Ideata
da un gruppo di amici delle Valli
e da Olandesi e Svizzeri, aveva
ed ha tuttora uno scopo ben preciso; dare ai visitatori della Valle di Pra del Torno la possibilità
di sostare per un ristoro, o per
un breve soggiorno. Infatti, prima che sorgesse la casa, erano
state contate in una sola estate
parlano quelli che vengono
:cìa » espongono il tricolore
> finestra, il 17 febbraio, diMicano o fanno fìnta di diWicare che la nazione Italia
ler molti aspetti sempre ana, e più che mai, la negaziodi quei valori in cui credevagli avi ed in cui dovrebbero
dere degli uomini liberi,
ianto per citare un fatterello
ente il nobile rifiuto del sin
10 di Pramollo di esporre il
olore nel giorno del concor
0 è stato un fatto clamoroso
¥>rio perché isolato; Quanti
1 comuni delle valli hanno
b un tale rifiuto? Nessuno,
e. Come mai? Tanto può
tior di Patria che, sempre alaegna del tricolore, si dà una
la pubblica testimonianza di
ir digerito perfino il concor0. (Non c'è da stupirsi che ci
anche qualche valdese che
1 ha firmato la protesta con
11 fermo di polizia 1 ).
Coperta la vocazione patriotila « patria valdese » sembra
per molti aspetti, incapadi riscoprire sé stessa. Venti
li di fascismo ci hanno insetto non solo a chiamare « Rii» la frazione Ribet ma a
fognarci di antichi dialetti,
’ paura che ci si ricordasse
1 l'Italia è un'espressione geoifìca e i valdesi degli italiani
inodo loro. Quante sono le
ble delle valli valdesi nelle
^li si insegna insieme alla steli dialetto come un valore,
^ Un congruo numero di ore,
llogamente a quello che si fa
9ltre zone d'Italia? Però se
ttraneo che nulla sa delle val^aldesi ma che è interessato
® « culture locali » entra, ma
gari per sbaglio, in una nostra
chiesa si leva davvero la soddisfazione di sentire i valligiani
cantare una lingua strana che
non è il solito italiano. Interessante! Che sarà mai? La soddisfazione è di breve durata perché la lingua strana in cui cantano i valligiani altro non è che
l'italiano stantio, noioso, e difficile da capire, degli italiani « bene » di cento anni fa (per intenderci l'italiano del genere delI'« ah deh togli il fallo mio... »).
A loro, ai « valdesi della roccia »
va benissimo; ci si commuove
pure! E lo usano come «strumento di testimonianza » ! Si sono tanto affezionati alla lingua
dei padroni di ieri che la cantano ancora oggi 1
Complessivamente un quadro
desolante che invita I estraneo
interessato alle testimonianze ed
alle culture locali, a cercare altrove qualcosa di più serio e di
più convinto!
Ezio Ponzo
( Roma)
SAN 6ERMAN0 CHISONE:
bisogno di «la comunitaria
Abbiamo rivolto alcune domande ad amici che trascorrono un
periodo estivo alle Valli ed ecco
le risposte :
Che cosa vi ha spinti a scegliere
un paese delle Valli per trascorrere parte delle vostre vacanze? I
— a) perché in altri luoghi ci
sentivamo isolati; b) perché in
momenti di possibili difficoltà è
confortante avere un rifugio sicuro tra gente affine per credo
religioso; c) per vincoli di amicizia che si sono creati con le
famiglie del paese e con quelle
di altri villeggianti che, come
noi, trascorrono le vacanze alle
valli; d) giriamo il mondo ma è
nostra necessità di tornare alle
Valli magari solo per riempirci
le orecchie di patois...
La vostra scelta è determinata
dalla località in sé e per sé, da
vincoli di conoscenze ed amicizie, oppure anche da un desiderio di vita piti comunitaria? Sulla vostra scelta ha in
fluito la preoccupazione per la
formazione religiosa dei vostri
figli?
— a) il desiderio di vita comunitaria culmina con la necessità
di poter frequentare i culti anche nei mesi estivi; b) la vita comunitaria alle valli non è certo
sviluppata: impera un notevole
individualismo a mio avviso più
dannoso che proficuo per la fede e la testimonianza del nostro
Signor Gesù Cristo. Per noi, che
le Valli conosciamo, il passare
quindici giorni o un mese è sempre motivo di gioia, ma per coloro che per la prima volta si
avvicinano, superato il momento
di curiosità o meglio ancora il
periodo conoscitivo storico-religioso, Se non trovano un interesse individuale, difficilmente si
fermano e ritornano. Mancano
interessi comunitari. E i giovani
lo denunciano. A parte Agape, a
Frali, le Valli fanno fatica a risolvere i loro problemi quotidiani di lavoro (occupazione) e di
scuola e non c’è altra espressione di vita comunitaria che possa interessare ■ non residenti;
c) il desiderio che spinge la gente di città ad andare in campagna è dettato anche dal fatto di
vivere, almeno una parte dell’anno, più a contatto con la natura. Perciò è estremamente interessante oltre che ritrovare il
verde, la tranquillità, l’aria pulita ecc., prendere contatto con
una Comunità che viva, per le
sue condizioni ambientali, in
modo diverso. Essere riuniti intorno ad un falò ascoltando cantici e semplici canti di montagna può già essere motivo di
soddisfazione; d) riteniamo che,
per le nostre iiglie, il soggiorno
estivo è desiderato proprio per
trascorrere ore distensive e, per
raggiungere tale scopo, è ovviamente gradita l’idea di poter
partecipare a riunioni con giovani valdesi per accrescere il loro
senso comunitario e per avere
uno scambio dì idee sul piano
religioso.
Quali suggerimenti potreste dare agli abitanti delle Valli per
incrementare il turismo, non
solo, ma per far sì che il turismo rappresenti anche e soprattutto una testimonianza?
— a) per noi la risposta può
essere semplice: occorre che restiate come siete, nella vostra
sincerità. La vita alpina rende
più semplici e più amichevoli i
rapporti fra gli uomini. La vita
delle grandi città acuisce l’egoismo, l’invidia e spinge ad essere
sempre meno altruisti e cristiani.
Sono del parere che sia sufficiente una semplice camminata di
un’ora per modificare lo stato
d’animo degli uomini. Molti litigi si risolverebbero in una stretta di mano se si potesse imporre la discussione sulla vetta del
Ghinivert! Proponiamo attività
varie, soprattutto per i giovani,
cori, giuochi, riunioni al coperto in caso di pioggia, studi e gite a carattere storico, data la
vicinanza dei luoghi storici;
b) non penso che il turismo possa risolvere alcun problema nel
senso di apertura verso il mondo. Gran parte dei valdesi non
rinuncia a chiudersi nella sua
tradizione per vegetarvi anziché
usare la loro storia, come solida
base, per costruire il loro tem
fcontinua a pag. 7)
più di cinquecento firme di visitatori suH’albo posto nel Tempio.
Questo dimostrava che i luoghi
storici, ed il Collegio dei Barbi in
particolare, interessavano ancora
molte persone (soprattutto molti
stranieri). Gli amici evangelici
decisero allora di costituirsi in
società per azioni, acquistarono
il terreno necessario e iniziarono
la costruzione dell’attuale foresteria. All’epoca, gli ultimi due
chilometri per arrivare a Prà del
Torno erano nuU’altro che una
semplice mulattiera, sicché si fece uso di materiale prefabbricato — in gran parte legno — per
contenere le difficoltà. La costruzione si sviluppa a forma di croce, su un solo piano Nel 1968 si è
affiancata una dépendance in
muratura con altri venti postiletto su sei camere, un salone con
camino, servizi. Fin dal primo
anno di vita la Foresteria ha
ospitato ogni estate almeno due
gruppi stranieri in vacanze organizzate, famigliole italiane e straniere, persone sole che amano
trascorrere delle vacanze in quiete. Non ci sono infatti né campi
da tennis, né maneggi, né discoteche, almeno per ora, la località
è ignorata dai fracassoni! Ma per
chi ama la montagna non mancano le occasioni per camminare:
da Pra del Torno ci si può muovere a raggera in ogni direzione:
verso Angrogna con il Serre,
Chanforan, la gheisa d’ia tana.
San Lorenzo; verso la Sea di Tor
re Pellice; verso il monte Vandalino; verso le sorgenti dell’Angrogna ed oltre con il lago della
Sella vecchia; il Monte Roux, i
tredici laghi dell’alta vallata di
Frali, il monte Boucier; verso il
colle della Vaccera ed il Bagnau.
Né mancano le occazioni di conoscere i Pradeltornesi: parte
integrante della realtà locale, li
si ritrova spesso nel salone della
Foresteria a conversare in varie
lingue, ascoltare i canti dei vari
gruppi e far parte del calore che
una fede comune lascia in ogni
incontro. È questa una testimonianza attiva che lodevolmente
si è avverata, proprio nella direzione che gli amici fondatori volevano. L’incontro della comunità con una umanità più vasta si
è realizzata, nel suo piccolo, qui.
Questi risultati hanno ripagato
delle difficoltà materiali e logistiche che ci sono sempre state.
A dieci anni dalla fondazione,
gli amici promotori si sono ritrovati lo scorso autunno (l'EcoLuce ne diede a suo tempo notizia): lo spirito di allora allargato, come il buon seme, ad altri
che si sono aggiunti nel tempo.
Spirito che in quella occasione
faceva dire alla Sig.ra Edina Ribet: « Una piccola impresa / senza pretesa, / un servizio d’amore / senza clamore / nella quieta
valle / che ha alle spalle / un
grande passato / non certo dimenticato ».
R. M.
VILLASECCA:
turismo sì, ma quale?
In molte borgate delle Valli
si potrebbe sorprendere una
conversazione come questa, colta a Villasecca, in Val Germanasca, fra tre contadine, due casalinghe, una negoziante e un
barista.
J” Casalinga: Avete sentito che
10 stabilimento del cotonificio
probabilmente si chiuderà? E anche su nelle miniere sembra che
non vada troppo bene. Si dovrebbe sviluppare un po’ di più
11 turismo in questa zona.
1" Contadina: Basta, basta con
questo turismo. Venite a vedere
i nostri poveri prati il lunedì
mattina. Tutti calpestati perché
i signori debbono raccogliere le
margherite e ì* narcisi! E non basta. Nel mio prato hanno addirittura giocato al pallone! Che
fatica per falciarlo!
2" Contadina: Ma ci sono dei
turisti cattivi e dei turisti buoni.
Io per esempio, qualche litro di
latte, qualche uova, un po’ di
formaggio, lo vendo. Non è molto, ma fa sempre quel poco.
La barista: Sicuro, il nostro
villaggio non è una zona turistica da poter trarre un grande beneficio. Da me si ferma qualcuno di passaggio, un caffè in più
e qualche gelato, e basta.
La negoziante: Io invece posso
dire che il turismo mi aiuta abbastanza: durante Testate, si capisce. Da me cercano delle belle
micche di pane che forse in città non trovano, e poi prendono
anche altre cose, sigarette, biscotti, ecc. Certo ci sono anche
di quelli che è meglio non andare a cercare! Una volta, uno,
mi ha fatto persin paura, perché
gridava così forte! e sapete perché? Perché di domenica mattina non avevo il pane fresco!
1“ Contadina: Si, sì, a voi l’aiuto, a noi lavoro in più. Non soltanto calpestano l’erba, ma dobbiamo anche pulire i prati: sacchi di naylon, scatole vuote di
carne e di sardine, persino questi piatti di cartone, buttati qua
e là. Grazie tante per questo turismo!
2" Casalinga: Io non posso lamentarmi. Da tanti anni affitto
una camera o due. Ho sempre
trovato della gente buona. Tanti
mi scrivono ancora dopo tanti
anni. Mio figlio è andato in vacanza da loro, quand’era piccolo.
E gli ultimi hanno dato da mangiare e da bere ai miei conigli e
alle mie galline mentre noi eravamo via.
i" Casalinga: Mio figlio _ va a
Frali durante le ferie e nei giorni festivi per servire negli alber(continua a pag. 7)
6
pag. 6
N. 13 — 30 marzo 1973'
le conìuiììtà dello Valli a confronto con il fonomeno del turismo
ANGROBNA:
turismo storico
Il giro turistico ai luoghi storici valdesi più antichi — il Coulège dei Barba, la Ghieisa d'Ia
Tana, Chanforan — porta numerosi visitatori di passaggio, ¡solati, soprattutto evangelici di varie denominazioni, o gruppi, soprattutto di stranieri. Con alcuni
gruppi, essenzialmente quelli
della foresteria di Pradeltorno, è
un'occasione di fare i culti in
due lingue, e vari metodi sono
stati utilizzati.
Gli avventisti sono particolarmente affezionati al Coulège e
alla Ghieisa perché considerano
i primi valdesi medioevali nella
vera tradizione cristiana ; così
ultimamente un gruppo loro ha
fatto un culto con le torce nella
Ghieisa, e quattro pastori avventisti australiani, che facevano il
giro del mondo andando da una
capitale all'altra, avevano nel
loro elenco per l'Europa accanto
a Roma, Parigi e Londra... Angrogna !
La casa di vacanze per famiglie pastorali. Casa Pons, è una
occasione di scambi fraterni, anche con pastori di altre denominazioni 0 stranieri.
TORRE PELUCE:
un turismo
a motivi storico - reiioiosi
Per avere resoconti più esaurienti ho pensato di rivolgermi
a tre persone competenti nel
proprio settore, il preside del
Ginnasio-Liceo, il presidente della Pro Loco e l’assessore al turismo. Per tutti e tre il turismo
alle Valli ha motivi storico-religiosi, « perché la cittadina offre
al visitatore molte possibilità,
come il Museo storico valdese,
ora in via di ampliamento e di
ristrutturazione, il quale presenta i ricordi e i documenti della
storia valdese nel corso dei secoli in una visione che può interessare tanto l’uomo di cultura
quanto quello di modeste cognizioni, il -credente quanto l’incredulo; la casa valdese, con la sua
sala sinodale, dove ha avuto luogo l’anno scorso il sinodo congiunto con gli evangelici metodisti, e la biblioteca, di oltre cinquantamila volumi; il tempio
valdese, destinato anche alle
grandi assemblee sinodali; la foresteria valdese, che può anche
essere di base per quanti desiderano visitare la vicina valle di
Angrogna ed i suoi monumenti
storici » (Prof. Armand-Hugon).
« Il turismo a Torre Pellice ha
da turista a quasi pastore
una torinese a Pradeltorno
M^huccla BarbianI va ogni
domenica da Torino a Pradeltorno; le abbiamo chiesto:
Sei molto affezzionata a Pradeltorno, da 15 anni che ci vai;
puoi dire brevemente come hai
incominciato?
— Ho cominciato come turista
estiva, la località mi era stata
segnalata da amici; mi sono subito sentita in famiglia con la
comunità. La strada, che mano a
mano si faceva carozzabile ha
fatto sì che le nostre vacanze si
estendessero anche ai week-end.
Così ho potuto conoscere meglio
la popolazione c vedere le loro
necessità.
Ora sei molto impegnata nella
comunità di Angrogna, tanto
che i tuoi week-end "di riposo", ti passi a fare la scuola
domenicale, il catechismo, uno
— o due — culti mensili, visite, iniezioni ecc... Cosa ne pensi?
— Effettivamente ci sono dei
fine settimana che non ho tempo neppure a raccogliere un fiore da portare a Torino, ma se
non fosse per la stanchezza fisica non rimpiangerei nulla. Con
i bambini della scuola domenicale e le ragazze del catechismo
si è andata creando una solidarietà, quasi un’amicizia. Loro
non hanno segreti per me e io
cerco di adeguarmi al loro mo
do di vedere e studiare la Bibbia, concedendo spesso loro di
andare a ruota libera per non
fare dell’insegnamento una materia noiosa.
In quanto ai culti li presiedo
con molto timore. Temo sempre
di non essere capita e cerco perciò con l’aiuto di Dio di riuscire
nelle mie brevi meditazioni a
parlare al cuore di queste persone che ormai dopo 15 anni
considero di famiglia. Tutto il
resto che riesco a fare credo sia
marginale. Anche se è umano
avere qualche delusione, voglio
dire ben chiaro che ho ricevuto
più di quanto ho dato.
Hai alcuni episodi particolari da
raccontare?
— Episodi particolari ne ho
tanti. Ripeto anche qui quello
che ho già detto ad altri amici:
rimpiango di non avere preso
degli appunti già dal primo anno che mi sono recata quassù.
In questo momento se ne affacciano alla mente almeno dieci e
perciò non ne racconto nessuno
per amore di brevità!
Una cosa voglio dire; mi spiace di non essere giovane e di
avere cominciato tardi ad occuparmi di queste cose. Però penso che Dio abbia voluto servirsi
di me al momento giusto. Prima certamente non ero matura
e non avrei potuto ricevere e
dare quello che ora con l’esperienza e l’età posso fare con più
cognizione di causa.
centri di vacanza neiie Vaiii Vaidesi
VILLA PELLICE - « Il Castagneto ». 30 posti in camere da 1 o più letti. Pensione completa. Possibilità di accoglienza anche durante l'inverno.
Rivolgersi a: Sig. Alberto Lazier, Il Castagneto - 10060 VILLAR PELLICE
VILLAR PELLICE • «Casa Ferrerò». Due alloggi, 5-7 posti più cucina per
ogni appartamento.
Rivolgersi a: Conc. Valdese, via Pio V, 15 - 10125 TORINO - Tel. 682838
VILLAR PELLICE - « Miramonti ». 35 posti-letto con uso di 1 cucina. Per
gruppi. Periodo estivo.
Rivolgersi a : Past. Edoardo Micol - 10060 VILLAR PELLICE - Tel. 91713.
ANGROGNA «Casa Pons» (frazione Albarin). 4 appartamentini 3-5 posti
letto più cucina per ogni appartamento. Aprile-Ottobre.
Rivolgersi a: Past. Renato Coisson, 10060 ANGROGNA Cap. - Tel. 91444.
ANGROGNA . « Foresteria La Rocciaglia » di Prà del Torno. 38 posti-letto in
camere da 2-4 castelli. Luglio-Agosto. Pensione completa.
Rivolgersi a: Dott. Guido Ribet, Corso Francia, 80 - 10143 TORINO Tel. 774281.
TORRE PELLICE - «Foresteria Valdese». 60 posti in camere da 1-2 letti. Pensione completa.
Rivolgersi a: Past. Achille Deodato, via dei Mille, 1 - 10064 PINEROLO
- Tel. 22009.
RORA' - « Rumé ». 4 posti-letto più cucina. Perìodo estivo.
Rivolgersi a: Past. Lamy CoYsson - 10060 RORA' - Tel. 90298.
RORA' • «Colonia Alpina». 4 alloggi con cucina.
Rivolgersi a : Conc. Valdese, via Pio V, 15 - 10125 TORINO - Tel. 682838
LUSERNA-SAN GIOVANNI - «Villa Olanda » 35 posti in camere da 1 o più
letti. Pensione completa. Aperta tutto l'anno.
Rivolgersi a: Sig. Luigi Peyronel, Villa Olanda - 10062 LUSERNA SAN
GIOVANNI - Tel. 90355.
VILLAR PEROSA • « Foresteria ». 32 posti in camere a 2-4 castelli più 1 cucina.
Rivolgersi a: Past. Enrico Geymet - 10069 VILLAR PEROSA - Tel. 51372.
rOMARETTO. 1 camera con 7 posti-letto più cucina.
Rivoigersi a: Sig.ra Ines Pons - 10060 POMARETTO.
MANIGLIA. 3 camere più cucina non ammobiliate.
Rivolgersi a; Past. Luciano Deodato - 10060 PERRERO - Tel. 8816.
FONTANE - « Casa Pascal », 3 posti-letto più cucina.
Rivolgersi a ; Concistoro di Rodoretto presso Past. Luciano Deodato 10060 PERRERO - Tel. 8816.
FRALI - « Agape ». Centro ecumenico per la gioventù. Richiedere il programma direttamente presso la segreteria di Agape - 10060 FRALI (To) Tel. 8514.
origine centenaria, i paesi protestanti del nord Europa, specie
Inghilterra, Olanda e Germania
hanno fornito i primi turisti, che
poi in genere si sono trasformati
in benefattori.
« Il movimento valdese ha
sempre suscitato interesse e attratto un forte numero di stranieri. Negli anni 1954 e ’55 le
presenze degli stranieri negli alberghi raggiunse il 53% mentre
a Torino arrivava solo al 12-13%.
« Il soggiorno nella nostra cittadina è anche preferito dai cittadini degli stati di lingua francese per il fatto che, sia pure meno di alcuni anni fa, si parla anche la loro lingua.
« Un lungo discorso si potrebbe fare sulla testimonianza biblica e sulla fede valdese. Vi è
un’infinità di turisti che ci conoscono vagamente, o sono completamente all’oscuro del perché di
questo movimento religioso. Ecco dunque la necessità che i vaidesi, specie i giovani siano istruiti sulla storia, che è ciò che prima colpisce chi non ci conosce
e quindi sull’evangelo onde poter
discutere sulle differenze esistenti fra noi e i cattolici.
« Purtroppo la recettività della
nostra cittadina va diminuendo
continuamente specie nei posti
letto in alberghi e pensioni: in
50 anni siamo passati da 380 posti a poco più di 170 contando
la foresteria » (Dr. Italo Hugon).
« La recettività alberghiera e
quella delle abitazioni private
non può superare limiti obiettivi di potenziamento; la punta di
3.000 presenze circa nel mese di
agosto appare difficilmente superabile.
« Scarse appaiono le possibilità di creare un consistente turismo invernale: le installazioni
sportive incidono in modo del
tutto superficiale in tal senso, in
quanto riescono unicamente, ed
entro certi, limiti, a produrre un
turismo di passaggio, senza pernottamento.
« Ci si potrebbe chiedere allora
quale interesse possa rivestire •
per la nostra zona, ed in particolare per Torre Pellice. il settore turistico. Occorre subito rispondere che il settore riveste,
nel contesto economico locale,
una notevole importanza e che
esso costituisce un importante
supporto per il settore terziario
(in particolare per il commercio). Ne consegue che il comune
deve rivolgere ad esso la propria
attenzione e dedicarvi notevoli
energie, avvalendosi di ogni pos
turismo scolastico
e giovanile
^ Durante questi due ultimi anni
la scuola convitto CASA GAY di
Torre Pelliee ha organizzato un corso
estivo franco-italiano di lingue per permettere lo scambio tra giovani di vari
paesi; questo tipo di turismo scolastico
sarebbe da incrementare in una zona
come le Valli.
• VILLAR PEROSA : la nuova joresteria che ha accolto per adesso
soprattutto gruppi e famiglie venute
dalla Germania, ha ricevuto l’anno
scorso degli studenti di Oldenburg, i
quali hanno svolto lavori volontari di
restauri alla foresteria.
Tre anni fa si è tentato ad ANGROGNA un esperimento con un
gruppo di 20 giovani inglesi venuti, oltre che a visitare un pò l’Italia, a compiere un servizio di aiuto per la popolazione locale; si trattava dì aggiustare una strada non asfaltata. Le due
comunità che c’erano allora ad Angrogna hanno collaborato assieme al comune per questo esperimento; loro si
occupavano dell’ospitalità e del programma, mentre il comune si occupava del lavoro.
(Sarebbe un'utopia tentare simili
esperimenti per aggiustare le scuolette
Beckwith? Non potrebbero le unioni
femminili delle Valli collaborare in un
lavoro del genere?).
un esempio
dalle-üeveimr
Nelle Cevenne da alcuni anni le varie comunità hanno un programma comune per i mesi estivi, essenzialmente
per serate d’incontri tra popolazione e
villeggianti; ad esempio ricevono a turno una volta un cantante evangelico,
o un gruppo teatrale, o un conferenziere per incontri, dibattiti ecc. Al
principio questi incontri avvenivano
generalmente nelle chiese; ora quando
è possibile cercano di farli anche all’aperto sulla piazza del paese, per tutti. In un paesino, d’estate la comunità
offre dopo il culto il « bicchiere dell’amicizia », cioè tutti i partecipanti al
culto sono invitati a fare conoscenza
tra loro in una saletta vicina.
sibile collaborazione. Bisogna,
però, anche aggiungere che né il
comune, né altri debbono consi, derare gli interventi in tale settore come il toccasana per i gros) si problemi economici e sociali,
che ci affliggono.
- « Posto il problema nelle sue
giuste dimensioni, diciamo che
, l’amministrazione comunale svolge una propria politica nel settore, che, d’altra parte, investe
anche altri, essenziali settori »
(Dott. Guglielmone).
, Queste linee di intervento comunale, diretto o indiretto, sono:
— il potenziamento dei servizi
per « niigliorare le condizioni di
vita dei cittadini residenti, al fi
,, ne di accrescei-e l’afflusso di turisti, di villeggianti e soprattut. to di cittadini semi-residenti, che
■ j rappresentano un nuovo, importante, tipo di turismo » (poten,1 ziamento deH’illuminazione pubblica, del Parco Robinson, degli
impianti sportivi, installazione di
t un campeggio, deU’uffìcio turistico comunale, bitumatura di strade, fognature);
— l’incremento di un ordinato
insediamento urbanistico, la difesa dell’ambiente, con l’istituzione di un sei-vizio di raccolta
e trasporto rifiuti, premessa per
la graduale totale eliminazione
‘ dei depositi.
Infine sia Hugon che Guglielmone considerano il problema,
non ancora risolto, delle « anti. che abitazioni montane, che poì trebbero. mediante riadattamenti interni ed esterni, essere felicemente destinate alla recettività turistica ».
Un altro problema non risolto è quello del patrimonio forestale che potrebbe essere destinato alla creazione di grandi parchi pubblici montani, debitamente regolamentati e protetti.
a cura di Violetta Sonelli
URLAR PELLICE:
fra i turisti
chi si Inserisce
e chi no
Come in altre parti delle Valli
così anche da noi il turismo è abbastanza sviluppato; infatti sono
molti ogni anno i « villeggianti »
e moltissimi i « turisti domenicali ». Questi ultimi vanno di anno
in anno aumentando in maniera
impressionante. La crescente motorizzazione favorisce senza dubbio il fenomeno. Con i primi
(trattandosi quasi sempre di gente che viene per anni e che finisce per essere conosciuta un po’
da tutti) i contatti sono più facili e più cordiali; più diffìcili invece con i secondi che (per lo più
sono persone che — servendosi
dei facili e rapidi mezzi di comunicazione odierna ■— si spostano
del continuo) approfittano della
bella stazione per scorazzare un
po’ di qua e un po’ di là nelle diverse vallate alpine; oggi da noi,
domani in qualche altro luogo.
I primi facilmente prendono parte alla nostra vita, partecipando
ad esempio al nostro culto, interessandosi ai nostri problemi locali, finendo qualche volta per
farsi costruire una casetta propria; i secondo invece sembrano
unicamente preoccupati di loro
stessi e del loro svago personale.
Non si può dire che molto sia
stato fatto per offrire a questa
massa non indifferente di gente
una conveniente ed efficiente organizzazione ed una adeguata attrezzatura ricettiva. Non è sorto
ad esempio nessun nuovo esercizio alberghiero e quelli esistenti
sono rimasti tal quali erano da
uno sguardo su MASSELLO
Per il momento, non si può
pensare allo sviluppo turistico
come ad una fonte di reddito. Infatti l’unico tipo di turismo tuttora esistente è quello domenicale e quello estivo. Ma anche
quest’ultimo è alquanto limitato a càusa della mancanza di case « abitabili », che si prestino
ad essere affittate. Il 50% dei turisti estivi è costituito da persone originarie di Massello, che
hanno lassù delle case da loro
riaccomodate, in cui vanno a trascorrere parte delle loro vacanze, e l’altro 50% è di persone, diciamo « di fuori », che sono riuscite ad affittare case non più
abitate.
Naturalmente le abitazioni disabitate a Massello sarebbero
molte, ma vi è poca disponibilità
di capitali per restaurarle e trarre da ciò una rendita. Ci si potrebbe chiedere se la presenza
della Balziglia favorisce l’incremento di un turismo stabile, e
la risposta è negativa (scuolamonumento, trasformata in museo storico, con documentazione
sul periodo deH’esilio, del rimpatrio e dell’assedio a Balziglia).
Infatti la maggior parte di coloro che si recano a Massello per
vedere Balziglia e visitare il Musso sono turisti di passaggio che
vengono quasi esclusivamente
dall’estero (d’inverno la borgata
rimane completamente deserta;
la popolazione di Massello, oggi, è costituita quasi principalmente da persone anziane).
La situazione a Massello è abbastanza scoraggiante e tragica
per i pochi che rimangono: uno
l'impegno delle Unioni
sviluppo turistico sarebbe forse
possibile, date le molte richieste
di locali per vacanze da parte di
gente di città, ma la mancanza
di denaro blocca qualsiasi iniziativa.
E necessario un turismo che
diventi un fattore di ricambio e
di partecipazione ai reali problemi della locale comimità
montana.
a cura di Nella Deodato
Simili considerazioni potrebbero essere fatte per numerosi altri comuni delle 'Valli.
molto tempo. Qualche cosa tuttavia si è fatto ed una certa attrezzatura esiste. La nostra Comunità possiede una casa per vacanze, che 9spita gruppi numerosi di turisti di diverse nazionalità, specialmente tedeschi. È la
« casa Miramonti ». Molto simile
ad essa e situata in posizione veramente amena è l’altra casa per
vacanze — privata questa — denominata « il Castagneto ». Da
due anni è stato aperto un « camping », sempre affollato anche:
d’inverno, dotato di un « minigolf ». Questo è di proprietà privata, come di proprietà privata è
un piccolo « villaggio », sorto lungo le rive del Pellice, composto
di una ventina di casette ricavate
dai vagoni della tramvia che un
tempo univa Pinerolo a Perosa
Argentina. Per i turisti di passaggio la « Pro loco » ha affittato e
delimitati tre « parchi », dove si
trova abbondante ombra ed è
possibile sostare con le macchine. Qgni parco è stato dotato di
contenitori per i rifiuti e vi sono
posti cartelli di saluto o di invito al rispetto della natura, della proprietà altrui ecc. Vi sono,
purtroppo, ancora molti che non
si servono né di camping né dei
parchi, ma pestano e deturpano
prati e boschi. Costoro non sono
visti tanto di buon occhio dalia
popolazione che qualche voli a
assume anche atteggiamenti (specie quando vede le proprie co:-e
ed i propri beni non rispettali)
non tanto gentili. Ma forse proprio costoro sono quelli a cui d-ovremmo pensare di più. Conprendiamo il loro bisogno di aria
pura, ma comprendiamo anche la
reazione dei proprietari per i
danni subiti. Vorremmo perciò
trovare il modo di salvare, come
si dice, « capre e cavoli », con la
persuasione, con la cortesia e con
l’esempio. Molto rimane ancora
da fare in questo senso e pensiamo che in questo senso noi ci
dobbiamo impegnare.
Concludendo riteniamo di pater dire che in genere i turisti qui
sono ben accetti, nel complesso
abbastanza affiatati con la popolazione e che il turismo ha un
aspetto nettamente positivo.
Per l'Unione FemminileClementina Bouissa
in varie comunità sono possibili incontri fraterni con stranieri
come a VILLASECCA
ff
ho trovato dei fratelli
ir
Qgni anno vengono nella nostra comunità diversi gruppi di
tedeschi, alcuni dei quali di origine Valdese. Un gruppo che viene regolarmente ogni anno è il
gruppo guidato dal Pastore Grefp di Waldensberg, catecumeni e
altri membri della comunità. Partecipano al culto della nostra
comunità, arricchendolo con i
loro canti giovanili; il Pastore
Grefe legge la Bibbia in tedesco
e rivolge alla comunità un messaggio. Dopo il culto ci si ritrova nella sala delle attività in un
incontro fraterno dove i nostri
ospiti ci rivolgono numerose domande sulla nostra Chiesa.
In uno di questi incontri un
uomo si alzava e diceva: sono
venuto in Italia per la seconda
riparare e utilizzare
le scuolette di quartiere
Rorà
L'Unione femminile, incoraggiata da
amiche, ha preso a cuore le riparazioni,
il riadattamento ad alloggetto e l'arredamento della Scuola di Rumer la cui
via di accesso sarà molto più comoda
con la situazione di strade aperte dall'Amministrazione comunale nei suoi immediati paraggi.
La Scuola attende ancora molte migliorie, ma le Unieniste sperano di potere
riuscire nel loro intento.
Torre Pellice
Anche la « Società di cucito » di Torre Pellice ha in animo la sistemazione a
una a una delle antiche « scuolette di
quartiere », ormai pressoché inutilizzate,
e ha già cominciato ad accantonare qualche fondo. E' intenzione di questa unione di affittare, per le vacanze estive,
questi locali, debitamente riadattati e
ammobiliati, a famiglie di operai valdesi
stabiliti in città affinché essi non dimentichino le Valli e i loro figli imparino a
conoscerle e ad amarle.
QUESTIONE APERTA..,
Pensiamo a tanta gente in città, soprattutto a tante famiglie numerose, che
vivono pigiate in poche stanze, nell'aria
viziata della città, e che non possono
pagarsi delle vacanze, mentre anche loro
hanno diritto come gli altri a un po'
d'aria buona. Alle Valli ci sono alcuni
locali vuoti, e l'aria buona. Non potrebbe essere un ruolo delie unioni femminili di tendere una mano a queste per-,
sona (non per esserne i benefattori, come palliative, cercando nello stesso tempo di adoperarci per portare condizioni
migliori per tutti nel mondo ) ; si potrebbero aiutare i concistori ad aggiustare le
scuolette Beckwith inutilizzate in alloggetti estivi, evitando così nello stesso
tempo che si rovinino dei locali cosi utili
un tempo agli alunni dei quartieri montani. Per le unioni, su tre mesi estivi, offrire un mese gratuito a certe famiglie
di città non sarebbe un mezzo per opporci alla società dei consumi? e in più
una possibilità di collaborazione tra
unioni di città e unioni delle Valli?
La questione è aperta, e si aspettano
delle reazioni.
volta. La prima volta era durante la guerra e ho trovato davanti a rne gli italiani come nemici
(quest’uomo aveva una gamba
amputata per una ferita riportata in Italia); ora trovo davanti
a me gli Italiani come fratelli e
di questo vi ringrazio con tutto
il cuore.
Inoltre il Pastore Grefe ha
portato il suo catechismo in uso
nella sua comunità che è stato
tradotto dal Pastore Deodato ed
ora in uso anche in molte comunità delle Valli.
Pensiamo che questi costanti
rapporti delle nostre Chiese con
le Chiese sorelle dell’estero siano
molto importanti per le nostre
Valli.
un tentativo
Si era d’agosto. Nella strada
dei Chiotti si vedevano delle facce sconosciute. Ma specialmente
nella zona di Riclaretto erano
venuti in vacanza i parenti da
Marsiglia, emigrati là per lavoro
(Scherzosamente qualcuno dice
che Riclaretto è provincia di
Marsiglia!).
« Dobbiamo fare qualcosa per
questi villeggianti » pensavamo.
« Non basta salutare al culto
quelli che ci vengono spontaneametite »!
Ma quando? Di domenica, vogliono certamente stare con i parenti che di settimana lavorano
nei campi. E che cosa fare? Proviamo ad invitarli un pomeriggio
su settimana per una tazza di
tè e invitiamo anche i loro parenti. Non verrà probabilmente
nessuno perché tutti lavorano in
campagna fino a tardi. Abbiamo
invitato tutti personalmente, ma
purtroppo sono venuti soltanto
quelli che frequentavano già il
culto la domenica, e dei loro parenti non c’era anima viva. Ci
siamo trovati in pochi, abbiamo
parlato della nostra comunità e
della loro. È stato simpatico, ma
certo, lo scopo di fraternizzare
con i membri di Chiese qui, non
è stato raggiunto. Cosa fare?
Potete darci un suggerimento?
Ruth Tourn
7
30 marzo 1973 — N. 13
CRONACA DELLE VALLÉ
pag. 7
Il Pnerolese non deve morire Contrasti sulPinceneritore
« Il pinerolese non può e non deve morire ». Questo, in sintesi, ci sembra essere l’affermazione fondamentale che è stata più volte ribadita durante la consultazione degli Amministratori locali che ha avuto luogo a Pinerolo martedì
14 scorso sotto la presidenza dell’assessore regionale professor Garabello
Polemiche sulla gestione deirincenerìtore e dei servizi trasporto immondizie fra il Comune di Pinerolo e comuni limitrofi
Se i sindaci del pinerolese erano relativamente poco numerosi, data la
giornata lavorativa, non si può certo
affermare che questo incontro con i
membri della Commissione Regionale
che dovrà predisporre il piano di sviluppo economico e sociale del Piemonte, si sia risolta in un nulla di fatto.
Infatti da parte delle varie zone che
convergono geograficairierite ed economicamente su Pinerolo sono stati presentati vari documenti precedentemente concordati, al fine di evitare inutili
ripetizioni, che contengono una sintesi
molto significeiitiva della grave e complessa situazione in cui si dibatte da
alcuni anni il pinerolese.
È ovviamente impossibile riassumere
anche solo per grandi linee questi documenti per cui ci limiteremo a citarne i punti salienti. In apertura di seduta il sindaco di Pinerolo prof. Bernardi
ha letto un documento che ricalca quello che già aveva presentato, anche a
nome dei colleghi del pinerolese, al convegno autunnale sull’area metropolitana di Torino.
In esso è presentata dettagliatamente
tutta la situazione del pinerolese anche
nei suoi risvolti meno conosciuti. Si
A TORRE PELLICE
Concerto Salutista
Sabato 31 marzo alle ore 21, nel Tempio Valdese avrà luogo un concerto offerto da una Fanfara Salutista della
Svizzera tedesca.
La Fanfara è composta da 32-35 elementi provenienti dai Corpi di Gurzelen, Interlaken, Munsingen e Thun ed
è diretta dal Capitano Paul Marti.
I fanfaristi arriveranno fra noi sabato nel primo pomeriggio per avere la
po.ssibilità di visitare un poco la nostra Valle.
Un cordiale invito è rivolto a tutti!
esamina il problema di nuovi insediamenti industriali nella zona e quello
del numero sempre crescente dei pendolari che si recano ogni giorno a lavorare fuori area facendo del pinerolese un vero e proprio dormitorio. Si denuncia la tendenza, sempre deplorata
a parole, ma mai avversata dagli organi competenti, ad aumentare gli insediamenti industriali a ridosso della città di Torino nelle cosidette zone della
prima e seconda cintura, causando un
congestionamento che sfiora ormai la
paralisi e lo squilibrio ecologico che
oramai tutti conoscono. Si sottolinea
pure la tendenza a creare una saldatura industriale lungo l’asse Torino-Pinerolo a scapito naturalmente di una zona industriale pinerolese che potrebbe
avere la sua sede naturale allo sbocco
delle valli e che potrebbe assorbire, almeno in parte, la manodopera pendolare con evidente vantaggio anche per
i lavoratori delle valli.
Il documento tocca poi i problemi
del dissesto idro-geologico, della viabilità (con particolare riguardo alla costruenda autostrada Torino-Pinerolo
con i pericoli che può comportare se
dovesse fermarsi a Pinerolo senza proseguire nella direzione Saluzzo-Cuneo
e verso la vai Pellice), dell’invecchiamento della popolazione, della scuola
e della edilizia scolastica, dei servizi sociali, dei trasporti. Infine il documento
contiene alcune indicazioni di massima
circa gli interventi che sarebbero necessari per risanare questa situazione
ormai insostenibile che vede il pinerolese sempre più povero ed isolato.
Il sindaco di Vigone Gasperini ha invece presentato un documento redatto
e concordato dai comuni della pianura
soffermandosi in particolare sui problemi deU’agricoltura, invocando una regolamentazione deirinsediamento di industrie nelle zone agricole ed una urbanistica di zona.
Il sindaco di Castagnole ing. Clerico
ha presentato un breve documento che
Chiese delle valli e turismo
\ H
Da quest'anno ì pastori dei 1° distretto si stanno orgianizzando in varie commissioni, che comprendono ancfie laici;
così esiste la « commissione per il turismo » ed abbiamo chiesto a uno di loro
quali sono i loro progetti :
— Per ora siamo solo alla fase
di studio del problema, che a livello pastorale non è stato ancora affrontato. Attualmente un
questionario è stato mandato a
tutte le comunità delle Valli per
confrontare le Varie situazioni,
molto diverse da una comunità
all’altra.
— Con i turisti stranieri, spesso ci sono dei legami, se provengono da ambienti già sensibili ai
nostri problemi; forse vengono
con idee sentimentali. Verso costoro è necessario una retta informazione, e far sì che la nostra
storia possa parlare loro non
tanto come qualche cosa di passato ma di presente, nei problemi di testimonianza oggi.
— Per i turisti evangelici italiani, si avvicinano alle Valli con
idee un po’ idealizzate, e forse
si aspettano di più; possono essere delusi dai templi vuoti, oppure quando incontrano il carattere piemontese freddo, che confrontano con il modo di comportarsi più espansivo delle loro comunità più piccole.
Dobbiamo accoglierli facendo
in modo che si sentano in famiglia.
In questi vari contatti c’è un
vantaggio per noi tutti, perché
più si dà, più si riceve.
— Per gli altri turisti, residenti
o di passaggio, abbiamo tutta
una responsabilità di testimonianza più difficile; come farla?
come parlare? sono tutte questioni da risolvere.
Il momento delle vacanze è appunto un momento in cui si può
parlare con la gente; è un momento di meditazione in un mondo così « di corsa » Si potrebbe
venire incontro a questa gente
cercando che le loro vacanze siano il più positive possibile: riposarsi, ritemprare le proprie energie, incontrarsi con altri... ripensare la propria vita.
Speriamo che tra questa commissione
e le comunità ci possa essere una continua collaborazione, di modo che le co*
. muniti siano collegate per portare al di
fuori di esse il messaggio di cui sono
incaricate.
I Continuazioni
I SAN GERMANO CHISONE
1 Po presente. Essere disponibili
= come credenti nell’Evangelo di
g Gesù Cristo, non per le grandi
= cose ma per i fatti che ci circon= dano ogni giorno, è forse un mo= do per avviarsi ad una vita più
comunitaria che darà nuova vita al popolo delle Valli e investirà inevitabilmente tutti coloro che alle Valli passeranno.
Potrebbero i vostri figli esprimere il loro parere sui loro soggiorni alle Valli?
— a) si lamentano le mancanze di attrezzature sportive;
b) una giovanissima si esprime
così: « Per quanto riguarda i
suggerimenti su eventuali manifestazioni che possano accrescere il senso comunitario, mi spiacc di dover dire che io, alle Valli, il "senso comunitario” non
l’ho mai trovato e quindi non
potrai dire come fare per accrescerlo. Tutt’al più potrei suggerire qualche incontro, magari
non limitato a due o tre ore, con
qualche agape. Se posso dire la
verità, il mio parere sul soggiorno alle Valli è positivo ma ho
paura che se si incrementerà il
turismo si rovinerà tutto. Le Valli hanno alle loro spalle una storia e una tradizione che non bisogna dimenticare e sarebbe un
peccato che, con l’avvento del
turismo, venissero trasformate.
Detto questo, concludo che alle
Valli ci sono sempre andata e
ci andrò ancora perché per me
sono un po’ come la mia patria ».
a cura deWlJnione femminile
di San Germano
VILLASECCA
ghi; qualche cosa guadagna, mentre prima non c’era niente.
3" Casalinga: Ah sì, un albergo l’abbiamo anche noi nel nostro villaggio. Uno ha venduto la
vecchia casa del suo papà. Ora
il sabato sera e la domenica dobbiamo fuggire noi, se vogliamo
un po’ di pace! Sono una ventina in una casa e la radio o il giradischi fino alle due dopo la
mezzanotte, mentre loro ballano
e si divertono. Loro, la domenica mattina possono dormire finché vogliono, ma noi dobbiamo
alzarci di buon’ora per custodire
il bestiame. E le nostre mele e
le nostre castagne? E non parliamo del saccheggio dei nostri
mirtilli, delle more, dei lamponi, dei funghi che arricchivano la
nostra tavola. Ora ce n’è solo
più per loro. E guai a dire qualcosa.
7" Casalinga: Non si dovrebbe
vendere le case, o se non si può
fare a meno, incoraggiare quei
Valdesi di città che lo possono,
a comprare loro una casetta qui,
anche per arricchire un po’ la
nostra comunità, e darci una
mano, insomma. Questo turismo
sì, sarebbe una buona cosa.
a cura di Ruth Tourn
contiene interessanti e validissime indicazioni sul futuro della attività agricola non solo in pianura, ma anche nelle alte valli.
E seguito l’intervento del dott. Maccari che ha presentato il documento
delle valli del Chisone e della Germanascà in cui si sottolinea il progressivo
declino delle due valli cqn una preoccupante diminuzione dei posti di lavoro (—33% negli ultimi anni) dovuti soprattutto alla crisi tessile e alla ristrutturazione della Riv-Skf. Si denuncia il
crescente e preoccupante dissesto del
suolo dovuto anche allo spopolamento
delle zone più alte delle valli, la carenza di servizi e di strutture sia industriali sia turistiche, il fortissimo indice di
invecchiamento della maggioranza della popolazione.
Il documento della vai Pellice è stato
letto dal consigliere provinciale avv.
Bert il quale ha tenuto a precisare come esso fosse stato in precedenza condiviso dai rappresentati delle altre zone per cui parlava anche a nome loro.
Questo documento, tratto da uno più
vasto predisposto dalle assistenti sociali che operano nella vai Pellice, contiene tutta una serie di indicazioni su
quelli che dovrebbero essere gli interventi a favore degli anziani, dei minori,
delle persone sole, degli handicappati.
Queste categorie di persone sono tra le
più numerose nelle nostre valli e sono
le più ignorate.
Infine il dott. Bontempi, sindaco di
Porte, ha presentato un documento a
nome del Comitato provvisorio, formato dai rappresentati del comune di Pinerolo, dei comuni della pianura e dei
Consigli delle valli del Pellice e del
Chisone-Germanasca, che ha il compito
di coordinare l’attività delle varie zone
del pinerolese soprattutto in vista della creazione del futuro Comprensorio.
I punti salienti di questo documento
ribadiscono un secco rifiuto alla creazione ed all’espandersi caotico della
seconda cintura industriale di Torino,
invocano agevolazioni a favore della
piccola e media industria per diminuire i pericoli derivanti da una monocultura industriale. Inoltre gli enti locali
invocano il diritto di poter partecipare
in qualche modo alle decisioni che vengono prese dall’altu dovendone poi sopportare le consegue:: ze. I rappresentanti dei comuni haniio quindi auspicato
di poter collaborare non solo alle indicazioni di massima, ma anche di poter
proporre delle soluzioni e di partecipare alla gestione della programmazione
economica e sociale della zona del pinerolese.
II presidente Garabello, prendendo la
parola al termine della seduta, ha assicurato che le indicazioni fornite e le
proposte avanzate, peraltro validissime, saranno tenute in debito conto al
momento della stesura del piano di
sviluppo del Piemonte, avvertendo però che esso non potrà limitarsi ad una
visione ristretta dei problemi di ciascuna zona, ma dovrà dare indicazioni su
scala regionalle tenendo presente tutta
la situazione nazionale.
Ratmondo Genre
Visita a Morges
Sono aperte le prenotazioni per la
visita comunitaria a Morges (31 maggio - 3 giugno 1973). La quota si aggira sulle L. 5.000. Per le prenotazioni rivolgersi:
A Torre Pellice: Sig.ra Lina Varese
e sig.na Aldina Gamba.
Ad Angrogna: Sig. Charles Paschetto.
Con versamento di acconto di L. 3.000.
Le prenotazioni si chiuderanno al 30
aprile p. v.
I partecipanti devono provvedersi di
passaporto o carta d’identità con data non anteriore al il maggio 1968.
ComiittD Femminile
Torre Pellice
Il Convitto Femminile, durante l'anno 1972-73 ha consolidato
le sue strutture portando avanti
un programma di lavoro positivo che ha confermato la validità
dell'Istituto e la linea educativa
che è stata condotta. Tuttavia la
équipe direzionale e delle assistenti che ha operato quest'anno, non sarà più in grado di riprendere la sua attività il prossimo anno. Siamo dunque alla ricerca di elementi preparati per
la direzione dell'Istituto o per la
collaborazione a livello di assistenti, disponibili per impostare
un lavoro possibilmente a lungo
termine. Maggiori informazioni
presso il Convitto Femminile
Valdese, Via Angrogna, 12,
10066 Torre Pellice (Torino) tei.
(0121 ) 91.23.7.
Il Comitato
NeH’ultima seduta deH’Assemblea del
consiglio delle Valli Chisone e Germanasca, oltre all’approvazione del bilancio transitorio in attesa dell’istituzione
dell’Ente Montano, si è affrontato un
argomento di importanza fondamentale per il comprensorio pinerolese.
Era infatti all’ordine del giorno la
relazione dell’assessore di Pinerolo Dario De Bernardi sul progettato impianto di un inceneritore per i rifiuti solidi
urbani, che dovrebbe servire la città di
Pinerolo con i comuni confinanti.
Questo progetto ha già suscitato un
buon numero di polemiche e di riserve
perché, se da un lato risolve il problema dello smaltimento dei rifiuti, dall’altro diventa una causa di inquinamento atmosferico, per via dei fumi
tossici, che neppure i filtri riescono a
depunare totalmente.
Gli impianti di incenerimento totale
vengono preferiti perché meno costosi:
quello previsto dal Comune di Pinerolo verrebbe a costare circa 200 milioni,
avrebbe una durata di funzionamento
non superiore ai 20 anni e servirebbe
una popolazione di 60.000 abitanti, bruciando circa 150.000 quintali di rifiuti
all’anno. Il costo delTincenerimento,
escluso il trasporto, è previsto a 350
lire il quintale.
Dato che la città di Pinerolo, con i
suoi 30.000 abitanti circa, produce una
quantità di rifiuti insufficiente a garantire il funzionamento costante dell’impianto, si è resa necessaria la costituzione di un consorzio che comprenda
non solo i comuni della pianura pinerolese, ma anche quelli delle valli del
Pellice, Chisone e Germanasca, senza
l’apporto dei quali la gestione dell’inceneritore sarebbe fallimentare.
A questo punto si pone il problema
del trasporto dei rifiuti dai comuni più
lontani, infatti su di loro graverebbero,
in più del costo d’incenerimento, anche le spese del trasporto, che si aggirano sulle 4,50 lire per quintale al Km.
Siccome i comuni più distanti han
Primo Distretto
Riunione cassieri
La riunione dei cassieri dei Concistori delle Valli è convocata per domenica 8 aprile a Pinerolo nei locali della
chiesa alle ore 14.30.
L’Qrdine del Giorno pievede: a) uno
scambio di informazioni sulla situazione finanziaria e sulla tenuta dei conti
delle comunità, b) esame di una bozza
di preventivo di spesa da seguire in
tutte le comunità che lo vorranno nel
prossimo anno, in vista di uniformare
il più possibile i nostri sistemi amministrativi, c) esame del preventivo di
spesa del prossimo anno 1973-74 redatto dalla Tavola e che le comunità devono valutare per potersi pronunciare
in merito al proprio contributo.
Sarà presente il sig. Gustavo Ribet,
membro della commissione finanziaria della Tavola, per illustrare il punto
c) e fornire tutte le indicazioni necessarie; il materiale informativo verrà
distribuito nel corso dell’incontro.
Colloquio pastorale
Il colloquio pastorale del mese di
aprile avrà luogo lunedì 2 aprile a
Villar Perosa, alle ore 9.30.
Il programma prevede: breve culto
(a cura di M. Ayassot); esame del volume di E. Kàsemann (a cura di A.
Sonelli ed E. Genre) la mattina. Problemi amministrativi e distrettuali il
pomeriggio; il tema pomeridiano è
quello del mese: la diakonia nella chiesa, interverrà il collega E. Aime presidente della CIQV.
Lunedì 26 ha avuto luogo rincontro
della Com. Distrettuale con il Concistoro di Villar Pellice nel quadro della
visita di chiesa a quella comunità effettuata precedentemente. L’incontro
fraterno e costruttivo ha permesso
uno scambio di vedute sui problemi
della comunità e sul problema del bollettino unico sperimentato in occasione della prossima Pasqua.
La Com. Distrettuale si incontrerà
con la comunità di Pomaretto per la
prevista visita di chiesa nella settimana 26-31 marzo; rincontro con il Concistoro avrà luogo sabato sera, il culto di domenica 1 sarà presieduto dal
segretario della Com. Distrettuale, pastore M. Ayassot.
La Commissione Distrettuale
San Secondo
Domenica 25 ha avuto luogo l’assemblea di chiesa convocata per la designazione del pastore titolare a norma
dei regolamenti della Chiesa in seguito al compiuto quattordicennio del ministero pastorale del past. Genre. L’assemblea, costituitasi al termine del
culto sotto la presidenza della Commissione Distrettuale, non ha potuto
procedere all’elezione del pastore per
mancanza del numero di membri elettori prescritto dai Regolamenti. Essendo scaduto il termine dei sei mesi prescritti per questa nomina da parte della comunità, essa spetta ora alla Tavola.
La Commissione Distrettuale
no anche minori entrate, i loro rappresentanti hanno chiesto che il costo del
trasjjoito venisse compreso nel costo
totale del servizio.
È stato anche osservato che i comuni delle zone turistiche devono smaltire rifiuti prodotti in massima parte dai
villeggianti e dai gitanti domenicali e
che i>erdò le ^ese vanno ripartite più
equamente tra tutti.
La proposta non ha incontrato il favore dei rappresentanti di Pinerolo, i
quali hanno ribattuto che la loro Amministrazione, oltre alle spese di gestione delTimpìanto, dovrebbe affrontare anche quelle relative al funzionamento del consorzio e questo vuol dire
in pratica un ufficio in più.
Il confronto delle due posizioni è durato a lungo e si è anche accennato alla parte tecnica del servizio che richiede autocani speciali per il carico e lo
scarico dei rifiuti.
Il rappresentante del Comune di Perosa Argentina ha offerto ai comuni
delle valli Chisone e Germanasca l’uso
deH'autocarro dotato di compressore
che già funziona per la sola zona di
Perosa, in modo da contenere le spese.
Le recenti dimissioni della Giunta
amministrativa di Pinerolo segneranno
certamente una battuta d’arresto nel
già lento cammino di questa iniziativa;
è opinione di tutti gli amministratori
locali che non si può continuare ad
ammassare spazzature all’infinito, perciò una soluzione bisognerà comunque
trovarla.
Il discorso però dovrebbe essere allargato alle responsabilità delle ditte
produttrici di scatolami e bottiglie, le
quali, per diminuire i costi, inondano
il mercato di contenitori di plastica
praticamente indistruttibili. Così il consumatore deve affrontare tma doppia
spesa: prima per. acquistare un involucro di cui non sa proprio cosa farsene
e poi per cercare in tutti i modi di
farlo sparire.
Liliana Viglielmo
Prall
Con decreto dell’8 marzo 1973 l’Ente Regione Piemonte stabilisce in quali Comuni e
in quale misura è autorizzata l’apertura facoltativa dei negozi nei giorni festivi in deroga a quanto fissato da un precedente decreto
che prevedeva la chiusura totale dei negozi
per tutto l’anno.
Per i Comuni deUa Val Germanasca i periodi di apertura festiva sono : Prali dal 1°
maggio al 30 settembre e dal 1“ dicembre al
31 marzo; Perrero dal 1° giugno al 31 agosto;
Salza dal 1° giugno al 31 agosto e dal 16 dicembre al 31 gennaio; Massello dal 1° giugno; per tutti l’orario è delle 8,30 aUe 13.
Il decreto all’articolo 3 ammette la possibilità per i Comuni per ora esclusi dalla
deroga di esserne inclusi se ne faranno richiesta. Come pure è ammessa la possibilità di modificare il periodo o l’orario per quelli che
già hanno ottenuto la deroga.
Sono quasi un centinaio i Comuni della
Provincia di Torino nei quai è autorizzata
l’apertura festiva. Questo dimostra quanto sia
stata impopolare e come non abbia tenuto conto degli interessi dei Comuni montani e rurali la prima decisione della chiusura totale.
Non stiamo a ripetere qui i motivi che hanno sollevato le proteste e fatto scrivere centinaia di istanze da altrettanti Comuni. Tutti
li conoscono e li conosce ormai anche l’Ente
Regione. Tuttavia vogliamo ricordare ancora
una volta, perché è idea condivisa da tutti, che
il turismo, in forme e in misure diverse, può
contribuire alla soluzione di molti problemi
montani. Ma è chiaro che questo apporto del
turismo all’economia locale deve passare per
buona parte attraverso il commercio; è indispensabile quindi che il negozio possa operare
nei giorni festivi quando maggiore è Paffluenza turistica. Comunque il ripensamento da parte della Regione è venuto e noi ne prendiamo
atto. Rimane però il fatto che le differenze
di periodi e di orari d’apertura fra zona e zona e anche fra paesi della stessa valle creano
confusione nei turisti e danno al commercio.
Infatti il turista nell’incertezza se troverà i
negozi aperti oppure no, finirà per portarsi
le provviste da casa.
MUTUA COLTIVATORI DIRETTI
Domenica 11 marzo si è votato a Prali
per il rinnovo delle cariche nella Direzione
della Mutua Coltivatori Diretti. La nuova Direzione risulta così composta : Presidente :
sig. Rostan Emilio; Vice Presidente : sig.
Rostan Ezio; Comitato di gestione: signora
Grill Miranda; sig.na Rostan Erica e sig.ra
Peyrot Rina; Segretario sig. Grill Valter.
A. Fraghe
lllllllllllllllllllllllllillllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll
Corso aiuto-bibliotecari
L’Associazione Piemontese dei Bibliotecari
avverte che nel prossimo mese di maggio sì
terrà a Torino un nuovo corso per aìuto-bibliotecarì : sono previsti quattro giorni completi di lezioni settimanali, per tre settimane, con le relative esercitazioni. Si conta di
poter rimborsare le spese di viaggio e soggiorno ai residenti fuori Torino.
È opportuno che tutti gli interessati rivolgano domanda di partecipazione fin d’ora alla
Soprintendenza ai Beni Librari, Piazza Castello, 191, in carta libera, specificando generalità complete, titolo di studio posseduto e curriculum delle attività svolte. Sono ammessi,
subordinatamente alla disponibilità dei posti,
anche giovani laureati o diplomati che abbiano intenzione di applicarsi a un lavoro dì
biblioteca.
Trattandosi di corso « regionale » é non
« statale » il diploma che verrà rilasciato non
è valido come titolo preferenziale pér i cqncorsi magistrali.
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I NOSTRI GIORNI
N. 13 — 30 marzo 1973
Ancora su politicità
e apoliticità della scuola
Il gruppo che ha discttsaó ed elaborato le
note che sono state pubblicate a partire da
gennaio su questo giornale, a firma di Emilio
Nini, accogliendo l’invito di Gino Conte, a
conclusione del suo articolo Scelte autentiche
(n. 10, 9/3/73), si è riunito per proseguire
« il discorso fraterno » su questo tema. Non
abbiamo ritenuto opportuno redigere una risposta ufficiale, che avrebbe deviato dallo scopo primo, che e quello di fornire ulteriori
chiarimenti e non quello di polemizzare. Pertànto abbiamo preferito lasciare la parola a
ciascuno dei presenti a questa riunione, perché
potesse esprimersi in prima persona, facendo
riferimento alla sua esperienza particolare.
PAOLO, studente liceale — Mi sembra che
la posizione prospettata da Gino Conte tenda
essenzialmente a garantire la libertà critica
del cristiano nei confronti di qualunque organismo politico borghese o proletario che sia.
Ma questa libertà critica ha solo una funzione
distruttiva : consente al cristiano 'di condannare questo o quello, ma non lo porta a dare
delle indicazioni concrete su quel che si dovrebbe fare. Avere « una formazione critica
(cioè democratica) » come dice Gino Conte
non significa solo saper vedere i difetti di
questo e quello, ma sapersi impegnare per
una concreta scelta democratica, che costruisca una nuova società, che non può essere
indifferentemente borghese o proletaria, e
quindi deve pur organizzarsi chiaramente in
una maniera.
ALBA, casalinga — A meno che non si intenda il cristianesimo come una dottrina sociale ed economica, ci si domanda quali strumenti di analisi debba usare un cristiano,
quando deve affrontare un problema della società, in vista della sua soluzione. Difficilmente la K cristiana » equidistanza e la sua
superiore capacità di riconoscere che c’è del
male in tutti servono ad essere sale della terra.
Ed allora perché non collegarsi decisamente
ed onestamente con coloro che, facendo le nostre stesse analisi, lottano nella nostra stessa
direzione, pur sapendo che essi sono solo dei
compagni di strada e che, forse, quando essi
si fermeranno, noi avremo ancora molto cammino da fare?
MARCO, medico — Forse il discorso di Gino Conte potrebbe essere accettabile nel punto in cui dice « C’è chi rifiuta di fare una
scelta di fondo; ma è invece pronto a fare di
volta in volta delle scelte... »; purché queste
scelte siano sempre coerenti fra di loro e soprattutto con l’Evangelo, che ci invita a stare
daRa parte degli umili e degli oppressi (e certa tali non sono, nell’attuale momento, i borghesi ed i capitalisti). Solo che mi domando
quanti siano queUi che hanno una tale autonomia di giudizio critico, riuscendo a farsi
guidare esclusivamente. daU’Evangelo. In realtà mi pare siano ben pochi quelli che, non
impegnati, sanno poi scegliere di volta in volta e questo anche perché il loro isolamento li
porta spesso a mancare di fondamentali elementi di giudizio, per cui, nel dubbio, finiscono per non scegliere. Viceversa, per quel che
ne so, sono ben pochi i credenti che hanno
fatto una scelta marxista che si lasciano poi
dogmatizzare.
ROSANNA, insegnante di Liceo — Mi sembra una caratteristica del nostro essere evangelici l’esigenza di rinnovare giorno per giorno il nostro impegno di fede nel nostro Salvatore, verificando la validità della nostra personale vocazione. Ciononostante riteniamo che
sia importante iniziare questo nostro cammino con un impegno preso davanti alla comunità, con un riconoscimento pubblico di ciò
che Dio ha fatto per noi. Questa scelta iniziale non può essere rimessa quotidianamente in
discussione a rischio di essere paralizzati tra
fede e dubbio, venendo così meno al nostro
compito di servizio. Questo ragionamento, per
analogia, può fare intendere, pur con le dovute distinzioni, perché ci sembra importante
che U cristiano si impegni in una scelta di
fondo, che non solo non preclude poi scelte
quotidiane, ma anzi ne è la condizione. E,
tanto per intendersi, questa scelta di fondo
non è solo una tessera, o l’adesione ad un partito o ad un sindacato, ma è la scelta di lottare con quella deUe classi che, nella nostra società, subisce la violenza. Questa scelta deve
essere acquisita e non può essere rimessa in
discussione giorno per giorno, come inveee
possono esserlo i metodi più efficaci di questa
lotta.
ALFREDO, operaio siderurgico — L’esperienza di fabbrica convince, dopo breve tempo, che chi non sta con gli operai sta col padrone. Questo non è un dogma che mi sia
stato insegnato da qualche politicante, ma
una realtà che la vita stessa mi ha insegnato.
Non si può stare in mezzo, tanto più se i
tuoi compagni sanno che sei un protestante.
Così è anche per la scuola : me ne sono reso
conto discutendo frequentemente con i miei
due figli, sulle difficoltà che essi incontrano
nella scuola.Per questo sono ben contento di
incontrare spesso il più grande alle manifestazioni pubbliche in cui gli studenti si uniscono agli operai. L’aver compiuto la nostra
scelta non esclude che si possa conservare la
nostra libertà critica. Del resto la mia scelta
di lotta fianco a fianco con i miei compagni
non mi ha mai impedito di fare le mie scelte
coscienti volta per volta : nessuno mi ha mai
costretto a compiere azioni contrarie alla mia
coscienza.
EMILIO, insegnante di Istituto Tecnico —
L’aspetto più negativo dell’intervento di Gino Conte è quello relativo alla funzione educatrice dell’insegnante. Il male della nostra
società, se non il maggiore, certamente uno
dei maggiori, è la grande spoliticizzasione di
ampi settori dell’opinione pubblica, che viene
invitata da certa stampa, come da certa scuola, al più vieto qualunquismo, preludio sicuro di forme di governo antidemocratiche. In
questa situazione quale deve essere l’impegno
di un educatore cristiano? Evidentemente
quello di incoraggiare i giovani a prendere
coscienza dei problemi della società, ad avere
fiducia nei metodi democratici (che chiedono
che ognuno si formi idee proprie e partecipi
attivamente alla politica), ad assumersi la responsabilità delle proprie convinzioni. Come
può insegnare a scegliere quel docente che fa
mille piccole scelte, tranne quella di schierarsi con coraggio daUa parte di chi, pur con i
suoi errori e le sue colpe, (è fin troppo scontato che a non vi è nessun giusto, neppur
uno »), gli sembra debba essere appoggiato
nelle sue rivendicazioni, in nome della giustizia (sia pure umana!)? Cosa, può insegnare
quel docente che limita la sua testimonianza
alle belle parole in classe, nelle brevi ore di
lezione, e non sa continuare la sua opera per
la strada a fianco degli studenti e degli operai in sciopero? È fin troppo chiaro (e solo
chi, sia pure inconsapevolmente, ha una mentaUtà autoritaria può pensarlo) è fin troppo
chiaro che le scelte del docente non sono imposte agli studenti. È vero che l’insegnante
esercita sempre un fascino sugli studenti, condizionandoli in parte, ma questo è valido per
nord-sud-est-ovest
m II Primo Ministro Kosyghin si è recato
nell’Iran per presenziare alla cerimonia di
inaugurazione di un impiantò siderurgico realizzato a Ispahan- con l’assistenza sovietica.
Per una parte come per l’altra, evidentemente, denaro e petrolio « non puzzano ».
H L’agenzia a Nuova Cina » critica aspramente, in una nota, la politica sociale dell’URSS, definendola una « enorme impostura », essendo tale politica subordinata all’attuazione di un piano di potenziamento degli
armamenti e alla preparazione della guerra.
Dopo l’avvento di Brezhnev al potere, le spese
mifitari deU’URSS hanno subito un aumento
senza precedenti, afferma l’autore della nota,
aggiungendo che Ü programma sociale è condannato al fallimento, e che l’asserita precedenza che sarebbe stata data alla produzione
dei beni di consumo, è nient’altro che un
grosso inganno.
I Al termine di una conferenza di quattro
giorni del consorzio internazionale di telecomunicazioni via satellite (Intelsat) svoltasi a Lima (Perù) e a cui hanno partecipato
quarantacinque delegati di ventisette Nazioni della zona atlantica, è stato deciso di far
entrare in funzione, per la metà del 1975,
nuovi satelliti per telecomunicazioni.
Questi satelliti, che permetteranno dì raddoppiare il numero deUe comunicazioni, si
chiameranno « INA-IV-A » e potranno trasmettere 14.000 comunicazioni telefoniche.
QueUi che venivano utilizzati aU’inizìo di
questo sistema di trasmissione possedevano soltanto 240 canali.
tutti: gli impegnati, i disimpegnati, gli impegnati a mezzo tempo. Quali condizionamenti non gradisca poi ohi detiene il potere lo
dimostrano chiaramente i provvedimenti disciplinari e giudiziari presi, soprattutto negli
ultimi tempi, nei confronti di insegnanti
apertamente democratici e politicamente impegnati.
SILVANA, borsista universitaria oresso
l’Istituto di Storia del'Cristianesimo ■— .L’unica garanzia di una scelta autentica non può
essere l’arbitrarietà deUe scelte episodiche,
condizionate solitamente da fattori emotivi e
contingenti, ma il confluire in una visione
complessiva dei termini deUo scontro sociale
in atto oggi in Italia. Lo scontro che oggi .avviene è uno scontro di masse e non una lotta
privata di individui. Individualizzare l’impegno equivale ad isolarsi e a rinunciare ad avere alcuna funzione. È necessario invece essere presenti proprio là dove si compiono concretamente e storicamente le lotte per le trasformazioni della società.
Sarebbero molte le cose da dire, i punti su
cui rispondere a tutti voi, ma questo implicherebbe un discorso generale e l’approfondimento di varie questioni, che non ci sono possibili qui. Desidero solo fare alcune considerazioni.
Era chiaro dal mio scritto che non sono
contrario a che anche nella scuola sia tenuto
in seria considerazione il fatto politico; sono
semplicemente contrario a una politicizzazione
a senso unico (o a sensi unici contrapposti),
che ritengo quanto di meno formativo si possa immaginare. Mentre rispetto la vostra
scelta, rifiuto la graduatoria così come la
istituite fra impegnati, semimpegnati e disimpegnati; è evidentemente una graduatoria
di valore: in base a quale criterio? Anche
maggiori sono le mie riserve perché date a
questa graduatoria una colorazione ’’evangelica”: siete voi pure fra coloro che pensano
che operare la cosidetta ’’scelta di classe” sia
la sola via cristiana autentica, quella che con
maggiore approssimazione può richiamarci all’Evangelo. Ammetterete che l’inflazionato richiamo ai « minimi » è una base evangelica
abbastanza esile; tanto più che chi sono i « minimi»: metalmeccanici e postelegrafonici?
Via...
In secondo luogo, ja scuola non è la fabbric-j (o un qualsiasi altro luogo di lavoro e di
confronto e scontro sociale), per la semplice
ragione che il ragazzo e l’adolescente non sono individui adulti, maturi, ma in formazione, non sono responsabili nel senso pieno, personale e sociale' del termine, e manca quindi
loro questa esperienza fondamentale. È dunque con un rispetto e un riserbo particolarissimi, che non escludono certo la partecipe passione, che l’educatore deve, a mio avviso, aiutarli a prendere coscienza della realtà, nella
sua complessità e nei suoi contrasti.
Notavo concludendo, e lo ribadisco, che il
pluralismo non è solo un elemento essenziale
di vita democratica, ma è soprattutto, per noi
cristiani, il riflesso necessario della distinzione netta, recisa -— il ’’salto qualitativo”
assoluto — fra le ideologie, le ’’visioni del
mondo” contrastanti e l’Evangelo di Gesù
Cristo.
Gino, pastore
OBIEZIONE DI COSCIENZA
Condannati due Testimnni di Geova
Un significativo commento di Marcora
Per la prima volta il tribunale militare di Torino ha applicato la nuova
legge sull’obiezione di coscienza, la
« legge Marcora » approvata nello scorso dicembre: dure condanne sono state inflitte a due giovani Testimoni di
Geova che, in coerenza alla loro fede,
hanno rifiutato sia il servizio militare
che quello sostitutivo.
Gabriele Ferraresi, già condannato
due volte dal tribunale militare per
una pena complessiva di oltre nove
mesi, è stato nuovamente condannato
a due anni, scontati i quali sarà posto
in congedo assoluto.
Il secondo, Valerio Renzi, già condannato in precedenza a Palermo a
quattro mesi per « disobbedienza », è
stato ora condannato a un anno e nove
mesi.
Eravamo stati facili « profeti ». allorché illustrammo da queste colonne i
limiti e le gravi carenze della legge
Marcora e prevedevamo — nel caso
specifico dei Testimoni di Geova —
le pesanti conseguenze cui essi sarebbero andati incontro. Come ha anche
fatto rilevare il loro difensore, avv.
Bruno Segre, essi, rifiutàndo il servizio
civile sostitutivo in quanto organizzato da un ente militare quale è il
ministero della difesa, sono sottoposti
a condanne variabili da due a quattro
anni, per un periodo cioè assai superio
re a quello della durata del servizio
militare, e dello stesso servizio sostitutivo, a sua volta già più lungo di otto
mesi. .
* * *
Assai significativo il commento de!
sen. democristiano Marcora, e cioè
dello stesso presentatore della leggebeffa sull’obiezione di coscienza, a seguito del recente rigetto, da parte della
commissione indagatrice, di diverse domande di esenzione dal servizio militare, perché la loro motivazione era di
carattere « politico ». Marcora ha affermato (come riferisce Satyagraha, ,!
quindicinale del movimento nonviolento di Torino, con sede in via Po 12) che
la commissione darebbe « un’interpretazione fortemente restrittiva » della
legge, ed in modo particolare « per
quanto si riferisce all’obiezione motivata da ragioni di ordine politico e sociale, che evidentemente permettono
una concezione generale della vita basata su profondi convincimenti religiosi o filosofici o morali professati dal
soggetto ». Egli ha ancora osservato
che queste motivazioni si riallacciano
alla dottrina pacifista e a quella antimilitarista « che in tutto il mondo determinano la massima parte dei rifiuii
degli obiettori di coscienza ».
r. p.
caccia e pesci
Su sacchi di cemento
Il quotidiano sud-coreano <c The Korea Times » ha riportato i risultati inquietanti di
un’inchiesta condotta da studiosi di un’università provinciale : tc Ostetrici e levatrici sono
tuttora ignorati nella maggior parte dei distretti rurali della Corea, ove più del 20 Vo
delle donne continuano a tagliare, come le loro antenate, il cordone ombelicale con un falcetto. Circa il 96% delle donne partoriscono
a casa, in condizioni sanitarie deplorevoli, che
provocano la morte del 4% dei neonati... 23%
delle donne hanno detto che non potevano andare all’ospedale per motivi economici, mentre per il 26% era il resto della famiglia a
rifiutare. La metà delle donne han dichiarato
di essersi servite di forbici non sterilizzate per
PENA
DI MORTE
« Per rassicurare gli americani
inquieti per la marea montante della
criminalità, il pre- '
sidente Nixon ha chiesto al Congresso
che la pena di morte venga ristabilita.
Una specie di ritorno all'antica legge
del taglione: “Chiunque è potenzialmente un criminale deve sapere che
la morte della sua vittima deciderà la
sua propria condanna a morte".
Nel giugno ’72, la Corte suprema degli USA aveva vietato la pena capitale,
dichiarandola incostituzionale e sottolineandone il carattere disumano ed
inutile. Perciò il Presidente, con gli
applausi dell’opinione pubblica, se l’è
presa “coi giudici dal cervello rammollito", pervertiti dai “teorici della sociologia", i quali “si preoccupano meno della sorte delle vittime innocenti
che di quella dei criminali". L'argomento supremo: si vuol far credere
agli americani “che il criminale non è
responsabile dei suoi delitti contro la
società, ma che la colpa è tutta della
società stessa”.
I tranquilli vicini canadesi non sono
dello stesso parere. E, dopo cinque anni d'esperienza (dal giorno, dicembre
1967, in cui hanno abolito la pena di
morte), rispondono alla domanda-chiave oggi posta dalla decisione di Nixon:
“È proprio vero che la pena di morte
scoraggia i criminali in potenza?"
La risposta canadese è un "No" che
riassume un libro giallo di 220 pp., diffuso ufficialmente dal ministro canadese della giustizia e della polizia. Si
tratta d’un rapporto scritto dal Dr.
Ezzab Abdel Fattah, professore di criminologia all’università di Montréal,
uomo dall'opinione netta, secondo il
quale “poche persone (se pur ne esistono) sono disposte a sostenere seriamente che la pena capitale è btMna in
sé, e che essa merita d'esser conservata” ».
Quanto sopra è l’inizio d’un articolo
(di Jean-V. Manevy) pubblicato su
« L’Express » del Ì9-25.3.’73, articolo
che continua a lungo citando altre numerose critiche canadesi alla richiesta
di Nixon. Tali critiche ribadiscono la
opinione dei sociologi già derisi da
Nixon, affermando ancora una volta
che « la prevenzione del delitto potrebbe ottenersi non già ristabilendo la pena capitale, ma facendo diminuire il
numero di quelle situazioni sociali che
incoraggiano o che obbligano all'omicidio. In poche parole: è la società
che secerne il delitto, e per conseguenza bisogna correggere la società ».
« Tale idea è respinta dal capo dello
Stato più potente del mondo ». Questi
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
sembra del tutto insensibile al problema morale della pena di morte, né il
ricordi di certi tristi episodi (per es.
di quello di Sacco e Vanzetti e di numerosi altri) sembra sfiorarlo. Perciò
sarebbe inutile citargli le argomentazioni morali di Voltaire ^ e di Cesare
Beccaria ^ Piuttosto, per restare nel
suo stesso ordine d’idee ed aiutarlo a
superare le sue modeste letture (e forse anche i consigli di Billy Graham e
di altri ben noti suoi amici ecclesiastici), si potrebbe citargli un grande
storico greco che, ben 24 secoli fa, così si espresse:
« La natura vuole che tutti, sia individui che Stati, commettano errori, e
non v'è legge che possa impedirlo, tant'è vero che l'intera scala delle pene,
via via più gravi, è stata percorsa, per
dover meno soffrire (se possibile) a
causa dei delinquenti. È verosimile
che, in altri tempi, per i più gravi delitti le pene previste fossero più miti;
ma, poiché tali pene venivano sfidate,
la maggior parte di queste, col tempo,
vennero rese più severe fino ad arrivare alla pena di morte. Eppure questo stesso rischio è oggetto di sfida.
Ne segue che bisognerebbe poter
trovare una minaccia ancor più terribile; eppure questa, in ogni caso, non
ottiene nulla. Ora è la povertà che,
spinta dalla necessità, ispira audacia;
ora è la superbia che rende insaziabili
per mancanza del senso della misura
e per orgoglio; ora sono le diverse ctcostanze che intervengono per effetto
delle passioni umane, rette ogni volta
da qualche forza incontenibile; tutto
spinge al rischio. (...) In poche parole,
è impossibile (ed è molto ingenuo chi
se lo immagina) che la natura umana, quando tende ardentemente verso
un'azione, ne sia distolta dalla forza
delle leggi e da qualche altra minaccia » (Dalle « Storie » di Tucidide, libro III, 45).
LARISSA DANIEL
È la moglie dello scrittore russo
Yuri Daniel, processato insieme col
collega Andrea Siniavsky nel febbraio
1966. Venne anch’essa processata e de
tagliare il cordone ombelicale, e ril% di coltelli e altri strumenti. 15% delle donne p,irtoriscono direttamente sul suolo della camera,
mentre 28% utilizzano sacchi di plastica e
21% sacchi di cemento. Meno del 20% deile
donne, in queste regioni, vedono un medico o
una levatrice prima o dopo il parto ».
Cioccolatini al rhum
Capita con una certa frequenza che la st.i iipa sovietica lamenti piccole e grandi irreiolarità lavorative, insufficiente rendimento. Recentemente la « Pravda » ha protestato con indignazione contro le irregolarità verificale !
nella grande fabbrica dolciaria di Keremovo, in
Siberia : « A decine di chili se ne vanno clandestinamente, ogni giorno, le materie prime
come lo zucchero, il cacao e sopratutto gli e.
coolici che servono alla fabbricazione di caremelle e cioccolatini al liquore. Se alcuni ope.
rai indelicati rubano grossolanamente aìiri
danno prova di non comune fantasia: la p dma dell’ingegnosità va senza dubbio a un “Utista incaricato delle consegne della fabbro, a,
grande amatore di cognac, il quale aveva trovato il modo di rifornirsi a buon mercn-lo:
aveva adattato il radiatore del suo camion oi
modo che solo una piccola parte conten, ra
l’acqua per il raffreddamento del motore, mentre il resto era stato trasformato in risei ra
nella quale versava cognac, rhum o altri .dcoolici. Soltanto uno stupido tamponameli lo
ha rivelato lo stratagemma... Per adempiere
alle sue norme di produzione, la fabbrica e
ora obbligata a fabbricare cioccolatini per za
liquore ».
* « Bisogna sempre cercare di scoprire dove
sta la verità, perché tutti cercano sempre di
nasconderla. È meglio correre il rischio di salvare un delinquente che condannare un innocente y> (« Zadig ì>, anno 1748, cap. VI:
« Il Ministro »).
^ « Dei delitti e delle pene » (anno 1764).
portata in Siberia,
nel villaggio di
Tchuna (a più di
800 km. a nord di
Irkutsk), per aver
partecipato nello
agosto 1968, sulla
piazza Rossa a Mosca, contro l’invasione della Cecoslovacchia. Dopo inenarrabili sofferenze è
ritornata a Mosca da dove ha fatto
pervenire a Parigi, per vie clandestine,
uno scritto intitolato: « Chi sono io? ».
Larissa Daniel è ebrea e il suo scritto è agghiacciante per il senso d’angoscia che lo pervade e per il pessimismo
tenebroso che investe uomini e cose.
« Le Monde » del 18-19.3.’73 pubblica
alcuni brani dello scritto, e noi ne vogliamo qui riportare la conclusione.
« Chi sono io oggi, e come mi definisco? Ahimè, io non mi sento ebrea!
Naturalmente io comprendo che ho
dei legami genetici con gli ebrei, e suppongo che questo fatto si manifesti anche nella psicologia, nel modo di pensare e d'agire. Ma tali legami non mi
aiutano (cosi come non m'aiutano le
somiglianze fìsiche) a sentire la mia appartenenza alla comunità ebrea. Qualcosa di più profondo mi manca (così
mi sembra); la lingua comune, la cultura, la storia, le tradizioni e persino,
forse, certe impressioni ricevute in modo incosciente. Se si prendono in considerazione questi elementi, allora io sono russa.
I colori, i profumi, il rumore della
natura russa mi sono familiari, così
come il ritmo della lingua e della poesia russe.
Ma, malgrado tutto questo, io non
sono neanche russa. Oggi io mi sento
straniera in questo paese.
Per colui che vuol restare russo,
ascoltate bene di che cosa egli parla o
scrive: della rinascita del popolo, della sua salvezza, del suo messianismo.
Nessuno parla del presente, né della
propria unione o comunione col popolo.
Quanto a me, io non credo affatto né
nella “rinascita", né nella "salvezza"
del popolo russo. Dubito che, per me
stessa, Israele possa diventare la nuova patria spirituale: per questo, occorrerebbe che io potessi rinascere.
Nel presente, io vivo col triste sentimento d’esser senza patria, senza nazione, senza ambiente proprio. Penso
che questa non sia solo la sorte mia
personale: lo stesso sentimento, mi
sembra, è condiviso dalla maggior parte dell'“intelligentsia” russa.
Avrei voluto che i miei figli e i miei
nipoti non condividessero una tal sorte. Avrei voluto ch’essi non ignorassero la propria nazionalità e che i loro----------------------------------------—^
compatrioti la riconoscessero in loro ». Coop. Tip. Subalpina ■ Torre Pellice (Torino)
Uova ’’dal pollaio”
Pare che gli Olandesi abbiano, da quab he
tempo, orrore delle uova ben pulite e Iu.stic,
avvolte in plastica. Sicché TUfficio olande.se di
pollame e uova ha deciso di presentare 'a
merce come proveniente « direttamente dalia
fattoria » : si incollano sulle uova escrementi
di gallina, piume, affinché sembrino uscite appena allora dal nido. Gli acquirenti ne godono
assai. Ah la nostalgia, il ritorno alla natura...
Illlllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll
Er Riad (Relazioni Religiose) - Secondo fonti saudite, sarebbero 500 mila i pellegrini
giunti alla Mecca, la città santa, per il tradizionale pellegrinaggio musulmano. La cifra
segna un aumento del 40% rispetto aU'anno
precedente.
Illlllllllllllllllllllllllilllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll
Aborto: un problema
che ci lascia perplessi
Sere fa s’è avuto un dibattito sulla
legge (proposta dall’cm. Fortuna) sull’aborto; i pastori erano stati invitati
a intervenire, e sono .andati. Siamo però stati ’’freddati” e dalle presentazioni e dagli interventi. Perso di vista il
progetto di legge, che concerne la liceità dell’aborto terapeutico, liberalizzato
con necessarie cautele, il discorso si è
fatto genericamente libertario, femminista e, per finire, assai confuso. Non
si sono considerati i legami che passano tra pianificazione familiare, controllo delle nascite e aborto; s'è scartata — col ricorso a battute anticlericali — una concezione cristiana del
dono della vita che, oggi più di prima,
ha forza e validità.
L. S.
Direttore responsabile: Gmo Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 - 8/7/1960