1
DELLE
Si?: .a
LONGO SFIMA
Casa Vallase
TORRE PKLLICE
Settimanale
della Chiesa Valdese
Gettate lungi da voi tutte le vostre trasgressioni per le quali avete peccato, e fatevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo
Anno LXXXIX - N. 2
Una copia Li re liti
ABBONAMENTI
ì
Eco: L. 1.200 per Tinterno I Eco e La Luce: L. 1.800 per Tintemo I Spediz abb. postale • li Gruppo
L. 1.600 per Testerò
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TORRE PELLICE - 9 Gennaio 1959
Ammin. Claudiana Torre Pellice - C.C.P. 2-17557
11 gennaio: Domenica delle Missioni
Un magno giornale della Capitale
si è fatto mandare una corrispondenza dall’isola Dominica (1), desolato
scoglio perduto nel Mar dei Caraibi
ove furono a suo tempo confinati dalla vicina Haiti gli ultimi discendenti
di quei fieri Caraibi che accolsero piuttosto male Colombo ed i suoi, ridotti
oggi a poche centinaia di esseri malaticci. Sarebbe solo un interessante
pezzo di colore e non lo citerei se il
corrispondente non raccontasse di
aver avuto per guida un antipaticuccio
missionario americano e non traesse
ila questo incontro delle conclusioni
piuttosto avventate, applicando lo « ab
uno disce omnes » molto frequente
tra i giornalisti, su per giù come quel
tale che, avendo consumato un solo
pasto in una trattoria di Torino, raccontava che in quella città vi servono
una minestra poco condita e che i
camerieri vi sono vecchi, strabici e
balbuzienti... Così il suddetto corrispondente asserisce perentoriamente
che, mentre i missionari cattolici sono
tipi gioviali e alla mano, quelli protestanti sono invariabilmente musoni,
permalosi, sospettosi, prepotenti ecc...'
Non neghiamo certo cne vi possano
essere dei missionari di quel tipo, ma
la personale esperienza mi dimostra
che sono, in ogni caso, piuttosto rari;
e, d’altra parte chi possiede un carattere di tal fatta, non è fatto per essere missionario e non resiste a lungo
a quella vita, a qualunque confessione
appartenga.
Ebbi la fortuna, nella mia prima
giovinezza di conoscere intimamente
i nostri fratelli falla; vidi molto spesso il Coillard, che fu l’ispiratore delle
vocazioni missionarie nelle Valli Vaidesi, il Weitzacker, la cui figura il
De Amicis tratteggia tanto simpaticamente nel suo (( Alle porte d’Italia »,
e poi il Coisson ed altri ancora, e di
tutti conservo memoria come di persone esenti da pose, normalissime,
estremamente cordiali, pronte ad una
sana e moderata gaiezza, perfettamente serene; nè diversi mi apparvero al
tri nostri missionari e quelli inglesi,
americani ed altri che ebbi occasione
di vedere all’opera nel loro campo di
azione; nè quel carattere scontroso si
può attribuire al Dott. Schweitzer,
tanto che un altro nostro giornalista
lo definisce « non cristiano » appunto
a causa delle caratteristiche opposte
al tipo convenzionale del « missionario protestante » ricalcato su quello
del puritano rigido della letteratura
americana dell’ottocento. E’ vero che
un altro giornalista (inglese questo e
non vincolato dal conformismo che
aftligge i suoi colleghi italiani), accu, sò lo stesso Schweitzer di essere un
negriero, affamatore e sfruttatore dei
suoi negri (bisogna supporre che il
missionario non abbia saputo incontrare il gusto del corrispondente col
whisky che gli ha o non gli ha offerto).
Ma questo non è tutto. Il corrispondente ricordato in principio afferma che quel povero missionario
confinato anche lui nell’isola inospitale è l’agente commerciale di un noto finanziere americano che sussidia la
missione. C’c da chiedersi che sorla
di afi'ari si possono conchiudere in
"’iin’isola sperduta, che non possiede
alcuna ricchezza mineraria, la cui
estensione e popolazione non superano quelle del circondario di Pinerolo.
In realtà non si può disconoscere
che i missionari, qualunque sia la loro
confessione, sono spesso agenti commerciali e politici, ma soprattutto culturali, del loro paese dt origine, e per
lo più lo sono involontariamente; basti ricordare la penetrazione francese
operata dai Frères Blancs e altri missionari cattolici in Africa. Ma alla fine, e non meno involontariamente, i
missionari sono i più grandi distruttori degli Imperi coloniali. NelTinfondere negli indigeni la coscienza della
loro dignità umana ed istruendoli, fan
nascere in loro quei concetti d’indipendenza e di libertà politica che essi
non avrebbero forse mai trovati da
soli. Non è da credere d’altra parte
che i regimi coloniali fossero sempre
Una corrispondenza
peggiori di quelli effe.JUvaorm sosti®,,..
tuendo, ma, tant’è, a ognuno piace essere padrone a casa propria.
Non intendiamo affatto negare che
i missionari cattolici posseggano le
qualità loro attribuite dal corrispondente e altre maggiori. Per loro, come
per i nostri, una profonda vocazione
può fare accettare lietamente una vita
di sacrificio e di disagi; non solo, ma
per i cattolici sacrificio e disagi sono
accresciuti dallo stato di celibato. Fra
i missionari delle varie confessioni regna poi uno sprito di collaborazione
ecumenico, non sempre gradito alle
gerarchie superiori, tanto maggiore
ove essi sono maggiormente isolati.
Quello che spiace constatare è che
quando la nostra stampa italiana affronta argomenti del genere e si accorge che vi sono all’opera missioni
di confessioni diverse dalla cattolica
romana, non tralascia occasione per
insinuare un po’ di veleno, anche
BULAWAYO
Una settantina d’anni fa, il missionario F. Coillard fermò il suo
carro e piantò le sue tende, non lontano dal giardino in cui vi scrivo.
Dopo parecchi giorni di aspettativa,
ricevette dal re dei Matebele Lobengula, tiranno crudele e vendicativo
un messaggio che gli rifiutava il permesso di stabilirsi fra i Matebele,
p gli ordinava di uscire dal loro territorio al più presto.
Poco dopo il Coillard incontrava
alcuni giovani Makololo che erano
\enuti da queste parti per cercare
lavoro, e decise di proseguire fino
allo Zambezi per fondare una Missione presso quelle tribù che parlavano il Sesuto, lingua già conosciuta dal Coillard e dai suoi collaboratòri Basuto.
Oggi, là dove sorgevano i « tukul »
di Lobengula, c’è una grande città
industriale che si accresce ogni ano di più e dove i giovani Malozi
dello Zambezi vengono ancora a cercar lavoro. Non so esattamente quan
La stampa cosidetta indipen- tamente parecchie centinaia. .
Questa mattina ne abbiamo incon
stizia
dente si fa un dovere di non essere
meno conformista di quella confessionale. Come vent’anni or sono si era
conformisti nelTesaltare un costume
politico, fuori del quale tutto era ignobile, oggi in ogni scritto giornalistico
si sente odore d’incenso ecclesiastico.
Si direbbe quasi che gli italiani non
sanno ancora riaversi nè riacquistare
la propria indipendenza di giudizio; le
classi colte e quelle dirigenti sono in
gran parte venute su in quel clima,
ed è difficile sperare che in tale ambiente si possa pervenire a quel grado
di libertà e di rispetto religiosi che la
clvltà moderna postula e che noi,
« trascurabile minoranza » di acattolici, reclamiamo.
M. Eynard.
(1) Giornale d’Italia della Domenica del
7-12-19.S8.
VERRANNO DA ORIENTE E DA OCCIDENTE...
La Chiesa è molto, troppo sicura di se stessa. Quanto spesso, oggi
ancora, ripetiamo l'errore, la tragica illusione del nazionalismo ebraico:
« Qui è il tempio delTEterno... »! qui, a noi, è garantita la presenza di
Dio. Il ricorrere del Natale ci ha una volta di più portato la buona novella che l'Eterno è il nostro Dio: ma quante volte nelle nostre mani
questo pane vivente, questo quotidiano, vitale nutrimento, rischia di
trasformarsi in un rancido deposito !
Ricordate la figura di Giona, profeta suo malgrado? Egli non ha
una realtà storica sua propria : è una finzione letteraria, una parabola
di una situazione storica ben reale: quella della chiesa ribelle, che fa
orecchio da mercante alla vocazione del suo Signore. Siamo in Palestina,
dopo il ritorno dall'esilio. Chiusa nelle sue mura ricostruite, gelosamente
preservata da contaminanti contatti con il mondo circostante, la comunità di Gerusalemme si esponeva sempre più al rischio di restarsene
chiusa, ripiegata sul suo Tempio e sulla sua religiosità, dimenticando di
essere stata chiamata alla dignità di popolo di Dio per essere la luce di
tutte le genti, lo strumento di salvezza per tutti i popoli della terra. Faceva sempre più delta sua fede una religione strettamente privata, illudendosi di essere amata da Dio in sè e per sè, d'un amore esclusivo. Ed
allora un profeta, con la penna affinata da un'ironia appassionata, dette
l'allarme con questo breve libro che, in parabola, vuol ricordare agli
« eletti » di allora e di oggi che la bontà dell'Eterno, la sua opera di
redenzione è rivolta a tutti gli uomini, e che gli eletti ne devono appun
to essere i profeti, i messaggeri fra di loro. Devono. E se talvolta la
mano di Dio pesa su loro, per sforzarli, meglio è pur sempre questa
azione violenta che non il silenzio e I abbandono di Dio, che toglie il
candeliere e lo affida ad altri... E' effettivamente successo, nella storia.
Verranno da oriente e da occidente... (Matt. 8: 11 s.).
Sarà la grande riunione, la grande « assemblea » convocata da
Dio, nel Suo giorno, e verranno veramente da ogni popolo, da ogni nazione, da ogni razza, per il gioioso festino cui I Eterno invita i suoi.
E già ora, come primizia di quella grande riunione, cominciano a
venire, da oriente e da occidente... Non più soltanto singoli credenti,
ma nuove chiese, le giovani chiese « di colore » che ben lungi dall'essere solo un peso faticoso per le chiese « madri » portano al corpo di
Cristo nel mondo nuova, ardente vita, gli aprono alla visione nuovi
orizzonti, gli pongono di fronte nuove, stimolanti responsabilità.
In loro noi vediamo con gioia uomini, e talvolta popoli interi strappati alla paura, alla superstizione, all'inferiorità, ci rallegriamo per la
nuova dignità umana che ricevono, chiamati, con noi, a riconoscere la
loro adozione divina in Cristo. Ma al di là di questo, agli occhi della
fede, la « venuta » dei pagani dai quattro canti della terra è il lièto segno che indica l'adempiersi della profezia e della promessa (cfr. ad es.
is. 25: 6-8) tante volte ripetuta: il giorno del Signore, in cui a Lui si
volgeranno, piene di speranza e di gioia, tutte le nazioni.
Come l'antico Israele, noi non siamo spettatori più o meno interessati di questo grandioso avvenimento: vi siamo parte in causa, direttamente impegnati. Non soltanto perchè è ormai chiaro agli occhi di tutti
che l'affacciarsi dei popoli di colore sulla scena del mondo va assumendo di anno in anno un peso universale sempre maggiore, e potrà avere
una portata incalcolabile anche sulla vita delle Chiese costituite; ma
soprattutto perchè nei riguardi di questo nuovo mondo che si schiude
la Chiesa ha un compito insostituibile: l'annuncio della riconciliazione
in Cristo, annuncio gravido di possibilità per la convivenza — ora —
dei nostri popoli ; annuncio che Dio vuole far risuonare perchè sf prepari anche nel nostro tempo la via al Signore che verrà a raccogliere
il suo grande gregge.
Non è necessario ricordare quanto numerose sono le parole bibliche in cui viene presentato questo imperativo; è però necessario ricordare la gravità e la forza con cui esso è presentato, ricordare che il sale
che non sala più è gettato via, dagli uomini e da Dio.
Gino Conte.
trato una ventina, domenica scorsa
una diecina. La città indigena è
grande e i nostri sono sparpagliati un
po’ dappertutto. Pochissimi si sono
iscritti in una delle chiese protestau•i, alcuni sono membri di varie set'. Durante questi ultimi anni, rarissime visite del missionario di Livingstone sono state il solo fragile
legame tra questi Malozi e la nostra
Missione.
La Missione Metodista intende collocare qui un evangelista Mulozi,
die ha terminato or ora i suoi studi
e speriamo che potrà raggruppare i
nostri centrando la sua opera sui vari posti di evangelizzazione che la
Missione ha nei vari « compounds »
indigeni.
Ma certo che ci vorrebbe di più.
Se un nostro missionario potesse stabilirsi qui, e visitare i Malozi che si
trovano in tutti i grandi centri della
Bbodesia del Sud, potrebbe fare
un’opera benedetta. Come avviene
tanto spesso: mancano i mezzi e gli
uomini.
Possa la Domenica delle Missioni
dalla Chiesa Valdese, aiutare ad au• entare i mezzi finanziari messi a
disposizione delle Società Missionarie, e le vocazioni fra i nostri giovani! R. Coisson
Tré conferenze sulla rapida
evoluzione sociale
Il mese scorso si sono tenute tre Conferenze su « La responsabilità comune dei
cristiani nei confronti delle società in piena evoluzione », sotto gli auspici del Consiglio Ecumenico e dei Consigli cristiani
locali: la prima, nella Rhodesia del Nord,
si è occupata della vita familiare, economica, nazionale; gli studi presentati saranno
inviati come materiale di studio alle singole chiese; la seconda, tenutasi nella Casa della Bibbia di Nairobi, nel Kenya, ha
affrontato soprattutto i problemi dell’urbanesimo massiccio che si manifesta, specie
a Nairobi, e che rischia di portare alla
formazione di un triste e pericoloso proletariato urbano; la terza, a Labore, nel
Pakistan occidentale, di fronte all’attuale
sconvolgimento della società, ha cercato
di delineare un programma di studio e di
azione a lunga scadenza.
Ultimamente il Sinodo diocesano della
Chiesa anglicana nell’Africa del Sud ha
nuovamente votato una solenne dichiarazione in cui ancora una volta prende solennemente posizione contro la politica
governativa dell’« apartheid ».
S.OE.P.I.
2
L'ECO DELLE VALLI VALDESI
A TORRE RELLICE
Le Società “Pro Missioni,,
Abbiamo conoscenza di una « Zambezia », a Pomaretto, e di un Gruppo Missioni a Torino. Saremmo lieti di poterne conoscere l’attività
Intanto, siamo fiduciosi che sarà gradito a molti sapere qualche cosa
delle Società Pro Missioni della Chiesa di Tetre Pellice, e pubblichiamo
volentieri l’articolo dell’ex mis.sionaria, sig.na E. L. Coìsson, rimandando ad altra volta una presentazione della quarta società missionaria
di Torre Pellice, la ben nota « Pradeltomo ». (red.)
Sin dal 1820 la Chiesa di Torre Pellice raccoglieva offerte in favore delle Missioni in terra pagana (accanto
a quelle per l’opera di Evangelizzazione in Italia 1, allora devolute all’Institut des Missions di Basilea. Bisogna ì
però riconascere che a quel tempo l’o- i
pera delle Missioni era quasi scono- I
scinta alle Valli, o non compresa. ;
Tanto più utile e feconda fu l’ope- |
ra delle tre società missionarie fem- i
minili che a poco a poco si costituirono e che hanno lavorato con im- *
pegno fino ad oggi ; la « Via Uliva ». la
« Coppieri », la « Zambesia ».
La "Via Uliva,, (1861)
Fondata nel 1861 da un piccolo grup
po di signore, si riunì dapprima all?
Scuola di Santa Margherita, cambir
poi più volte sede, fino a quella attua
le degli Appiotti. Nei primi anni le riu
nioni avevano luogo tutte le settima
ne (ottobre - marzo), e le socie si riunivano per confezionare indûment
che venivano poi venduti e il cui rica
vato andava all’opera missionaria. Me
poiché questoi sistema fruttava tropp'^
poco, le socie si impegnarono a versa
re una quota annua volontaria, secondo le proprie possibilità; le contribuzioni erano versate, fino al 1929,
interamente alla Missione di Parigi ; da quell’anno furono divise in parti
uguali fra questa e la Missione .svedese in Eritrea. Un modo tangibile
per dimostrare il proprio amore e la propria solidarietà ai missionari
italiani che lavoravano in quei campi missionari. Avendo l’ultima guerra mondiale mutato l’andamento della Missione svedese, le socie decisero di versare nuovamente tutte le loro quote alla Missione di Parigi.
I La "Coppieri,, (1891) |
Poiché trent’anni dopo la sua fondazione la «Via Uliva» contava ben
222 iscritte, ne fu deciso lo sdoppiamento: si aprì così una filiale ai Coppieri, con queste due mete: Missioni
ed Evangelizzazione.
Questa società non cambiò mai sede. e si riunisce tuttora nella Scuola
dei Coppieri. L’organizzazione dell’attività fi.i del tutto parallela a quella
della società madre, salvo che accanto
alle necessità delle Missioni furono tenute presenti pure quelle dell’Evange-'
lizzazione in Italia. Ma a partire dal 1949, avendo la valuta italiana perso tanto valore, ed essendo costantemente aumentate le necessità della
Missione di Parigi, anche qui si decise di versare a questa tutte le entrate. Da anni ormai l’attività normale di queste società consiste, oltre
alla lettura della Scrittura e all’intercessione, nel leggere scritti sulle
Missioni, articoli di attualità missionaria, lettere di missionari.
La "Zambezia,, .(1898)
»■li
A differenza delle precedenti società, la « Zambesia », fondata nel 1898,
si occupò e si occupa in modo particolare dell’opera missionaria sulle ri- '
ve dello Zambesi, nel Barotseland. La . _
caratteristica di questa società è di es- i
sere organizzata in modo parallelo alle molte « Zambesia » sorte in Europa
( 1-5 in Svizzera, 9 in Olanda, 7 in Francia, 2 in Svezia, 1 in Norvegia e 1 in
Danimarca). Mentre agli inizi essa
era costituita anche da uomini, ben
presto non ebbe più che delle socie effettive. Per una trentina d’anni,
fino al 1931, le «Za.mbesia» in Italia furono ben 31, ma nel corso del1 ultima guerra la maggior parte di esse si sciolsero, ed ora sono‘ soltanto
piu 6, rette da un Regolamento simile a quello che regge le consorelle
d’oltr’alpe.
Anche questa società iniziò la sua attività confezionando indum.enti,
ma pure le sue socie, ad un certo punto, decisero di seguire il sistema
delle contribuzioni volontarie; dal 1927, su desiderio del Comitato della
Missione di Parigi, gli sforzi finanziari delle società italiane sono diretti
in modo particolare verso il « Fondo Pensioni », per il mantenimento dei
Missionari italiani emeriti e di quelli in licenza di riposo.
Da molti anni le società organizzavano una piccola vendita annuale
privata per aumentare le loro entrate : dal 1947 esse hanno riimito i loro
sforzi, nella preparazione di un unico bazar, che ha per scopo principale, però, non tanto il provento finanziario quanto la speranza di suscitare un sempre maggiore interesse per le Missioni.
Le tre società si uniscono pure nel curare la preparazione della
« domenica delle Missioni », decisa dal Sinodo del 1952 e fissata dalla
Venerabile Tavola per la seconda domenica di gennaio.
Dio voglia che, con la domenica delle Missioni istituita dalla nostra
Chiesa, molti gruppi « prò Missione » si formino nelle nostre città e nelle nostre campagne e montagne. E’ il mio augurio più vivo.
Emilia Lily Coìsson
Sabato 3 gennaio si è tenuto nella sala
consiliare del nuovo Palazzo Comunale di
Torre Pellice la seduta ordinaria di fine
d’anno 1958 del Consiglio della Valle, sotto la presidenza del prof. Armand Hugon.
Dopo aver ricordato la figura dell’ex sindaco di Bobbio, A. Geymonat, scomparso
durante l’anno e che era stato uno dei
più validi promotori del Consiglio, fu
esaminata l’attività dell’anno decorso. Da
notare l’assegnazione di borse di studio
per complessive 130.000 lire a studenti meritevoli: Renato Coisson di Angrogna
(Scuola di Avviamento Professionale di
Torre P.), Giorgio Charlin di Villar Pellice (id.). Silvana Barazuol di Torre P.
(Istituto Magistrale di Pinerolo), Marcella
Bonjour (Scuola Professionale di Pinerolo).
VOL A TAHITI
Les petites îles de Tahiti, ou la
Polynésie Française (comme elles
sont appelées aujourd’hui), semblent
suivre le rythme de transformations
qui se vérifie dans d’autres pays.
Leur éloignement des continents ne
les met point à l’abri des remous
économiques. La radio apporte les
nouvelles du jour jusque dans les
plus petits recoins habités; les avions
font Paris-Tahiti en 4 jours!
Le gros de la population n’est pas
mûre pour les problèmes qui se posent; hommes et femmes sont sollicités par la politique et les questions
sociales; les jeunes sont attirés par
le luxe et l’alcool.
C’est donc dans une société inquiète que l’Eglise de Christ poursuit son oeuvre: oeuvre d’approfondissement et oeuvre de conquête.
Loué soit Dieu qui, dans tous les
pays, se réserve toujours des témoins
de Son amour et de Sa puissance!
A Tahiti c’est la fidélité des pasteurs et des diacres qui tient les
paroisses en éveil; la Parole de Dieu
qu’ils méditent et qu’ils enseignent
est encore toujours l’épée de l’esprit,
(Ephés. 6: 17) plus pénétrante qu’une
épée à deux tranchants, elle qui juge les intentions et les pensées du
coeur (Hébreux 4: 12).
Voici quelques nouvelles de ce
lointain champ de Mission.
L’Ecole Pastorale, fermée il y a
deux ans, faute de professeurs, a rouvert ses portes à 9 couples d’élèves.
« C’est une équipe vivante, sympathi
que, qui compte quelques très bons
éléments ouverts et réceptifs — écrit
leur missionnaire. — Nous sommes
persuadés que notre tâche essentiçlle
est de les amener à une compréhension toujours plus personnelle de la
Parole de Dieu ».
Orofara, la léproserie, officiellement fermée au début de 1958, a vu
tous ses malades valides quitter les
lieux; la maladie, non contagieuse et
guérissable, est soignée au domicile
du malade. Mais il reste encore à
Orofara quelques dizaines de lépreux
invalides, âgés, nécessitants de soins
continus; c’est pour s’occuper d’eux
qu’un couple d’infirmiers-missionnaires est parti en juillet, donnant ainsi
la relève aux deux infirmières qui
viennent de rentrer en France pour
leur congé régulier.
Nos Ecoles, de Papeete et d’Uturoa, dont l’importance est grande,
rayonnent jusque dans les plus petites
îles. Ici aussi, le personnel enseignant
européen est presque complètement
renouvelé. Ce n’est pas sans peine
que la Direction de Paris a trouvé des
remplaçants pour les missionnaires
arrivés à la limite d’âge et de forces!
Mais enfin, voilà les cadres au complet, et Dieu veuille bénir tout ce qui
se fait en Son nom dans les nombreuses classes!
L’oeuvre ecclésiastique a aussi été
enrichie par l’arrivée d’un nouveau
missionnaire; monsieur Stussi a débarqué à Papeete avant Noël, a été
introduit dans un presbytère flambant
neuf, face au nouveau temple achevé il y a deux ans. Cette arrivée comble les voeux d’une paroisse qui avait
fait de gros efforts pour reconstruire
un temple en ruine et construire un
presbytère inexistant et qui, du jour
au lendemain, s’était trouvée sans
pasteur.
L’été dernier nous avons eu le privilège de voir ici, aux Vallées, deux
représentants de nos Eglises et de nos
Ecoles de Tahiti; le pasteur Samuel
Raapoto et l’instituteur Ky Sang, venus tous les deux pour une année de
perfectionnement en Europe. Mons.
Raapoto est d’ailleurs encore à Strasbourg, d’où il parcourt l’Alsace pour
prêcher le dimanche.
En songeant à ces départs en Mission, nous nous inclinons devant le
Maître de la Moisson qui continue à
envoyer des ouvriers dans Sa moisson, Cependant, cher ami lecteur,
n’oublions jamais que la marche en
avant du Royaume dépend de la fidélité de chacun de nous dans l’intercession. Jésus lui-même nous en
fait un devoir en Matthieu 9; 38, lorsqu’il dit : « Priez donc le Maître de
la moisson d’envoyer des ouvriers
dans sa moisson! ». Solidaires de l’humanité, les croyants ont le devoir d’intercéder auprès du Père en faveur des
frères égarés, océaniens, européens,
africains... Les apôtres l’avaient bien
compris, puisqu’ils ont pu écrire:
c( Priez sans cesse! ».
V. Spelta.
Regalo di Natale
22 dicembre. La capanna che serve come sala d’attesa dell’ambulatorio è gremita di malati. Gremita è pure la veranda
dove si fanno le iniezioni. Il dottore si
apre a fatica il passaggio fino al suo ufficio, e guarda ansiosamente la lavagnetta
dove, mattina e .sera, vengono segnate le
temperature dei inalati: Nuo 3906.
Nuo è una graziosa bimbetta nata alia
nostra maternità un anno fa. .Siamo abituati alle preoccupazioni puerili di suo
padre; « vieni a vedere la mia bambina,
piange e non so cosa abbia » ci diceva la
sera. Il giorno dopo nuova chiamata; « Accorri, la bambina non si sveglia! ».
Ma questa volta è una cosa seria. I genitori hanno percorso più di 50 chilometri a piedi per condurre la loro bambina
aU’ambulatorio perchè da parecchi giorni
ha la febbre. Tutte le medicine contro la
malaria non hanno, avuto effetto, persino
l’iniezione di chinino della sera prima è
rimasta inefficace. Il dottore rimane perplesso davanti a questa febbre che persiste e non si lascia vincere.
L’inquietudine ci assale.
PrRparativi
pei* Watale
A Torre Pellice il Consiglio di Valle
Per Interessamento del Consiglio di Valle
lo scorso anno si è ottenuto una riduzione
dal 3 allo 0,5% dell’I.G.E. relativa alla
pietra di Luserna, e dall’ll al 9% sulle
piante resinose. Il Consiglio è stato rappresentato daH’avv. Cresto alla Festa della Montagna di Belluno e a vari congressi
relativi ai problemi montani. Si continua
a parlare del convogliamento ad uso idroelettrico del torrente Guil al di qua delle
Alpi, problema strettamente connesso al
progettato traforo del Colle della Croce :
meglio che se non se ne parlasse affatto...
Venne pure discussa la situazione assistenziale nella Valle, e fu infine decisa la pubblicazione di un opuscolo di propaganda
turistica della Val Pellice.
23 dicembre. Con nostra gioia la lavagnetta segna; Nuo 37". La sola febbre che
ci preoccupava in quel momento all’ambulatorio è sparita!
Nella Chiesa vicina gli alunni ripetono
Insieme i canti che da qualche giorno preparavano in ogni classe. Noi pure ci mettiamo a cantare. Grazie, o Dio, perchè
questa preoccupazione svanisce; fa che
queste giornate di Natale .siano calme, fa
che ci possiamo rallegrare con tutti coloro che cantano Natale.
I pazienti sfilano davanti a noi; ma
ecco che portano nql nostro ufficio la piccola Nuo : « Va male — dice il padre —
non è più calda ma non può stare ritta sulle sue gambe ». Il| risultato della visita
non ci inquieta, pensiamo che ciò dipenda dall’iniezione di; chinino.
Vedremo domani, ma intanto la nostra
gioia del mattino è sfumata.
24 dicembre. Nuo non può più sedersi,
c la febbre che non diminuisce si spiega
ormai fin troppo bene: non è malaria ma
parali.si infantile.
Angoscia.
Che fare? Nulla, Non abbiamo nulla,
nessuna fiala di siero : anche se la sua efficacia è discutibile, Il suo uso procura
almeno la sen.sazione di aver tentato qualcosa. Studi recenti propongono l’uso di
certe vitamine ma a dosi tali che sorpassano di molto la possibilità della nostra
farinacia.
O Dio, fa che questa piccola bambina
non resti paralizzata. O Dio. fa <he questo caso rimanga isolalo.
25 dicembre. Natale! suona la campana.
Natale! cantano i bambini. Pace sulla terra...
Non c’è pace aH’ambulatorio. La piccola Nuo non può più sostenere neppure il
peso della sua testa. La paralisi ha raggiunto i muscoli della nuca, è questa una
forma progressiva, particolarmente grave.
Ecco ora una piroga che conduce un
giovane paralizzato, tutto il suo villaggio
l’accompagna lamentandosi a gran voce.
Non c’è pace nei nostri cuori: questo
secondo caso denuncia repideniia. (Quando si fermerà? Che fare?
Instancabile la campana ci chiama al
culto di Natale.
Entriamo nel tempio, ma tutte le nostre preoccupazioni entrano con noi.
Natale, a Ovan (*), è il giorno della
presentazione dei bambini in Chiesa. Essi
formano un grande cerchio davanti al tavolo della Santa Cena, e i nostri cuori si
stringono al pensiero che stasera o domani quelle gambette potrebbero rimanere
paralizzate. 1 nostri occhi si volgono più
lontano verso Ndume, un nostro ex allievo che ha avuto la paralisi infantile in una
precedente epidemia c che ora può camminare .solo aiutandosi con due bastoni.
Dovrà qualcuno di questi bei himhetti
diventare come lui?
t( Si faccia silenzio nei nostri cuori ».
Ma come ci si può raccogliere quando si
è così preoccupati? Nostro malgrado il
pensiero si smarrisce.
Domani il mio collega partirà per il
più vicino centro sanitario, distante 100
chilometri, per segnalare repidemia e domandare a Libreville, per telegrafo, del
siero che potrebbe essere mandato per
mezzo dell’aereo il giorno seguente. Ma
in questo caso perchè la cura possa essere
efficace deve essere tempestiva, e il siero
non può arrivare prima di dopodomani,
al più presto. Per questi casi sarebbe troppo lardi. Che fare?
Il culto termina e la Chiesa si vuota.
Ma ecco improvvisamente una ispirazione:
Se facessimo una trasfu.sione di sangue?
In mancanza del siero appositamente preparato qualche volta si è adoperato il siero dei convalescenti. Forse nel sangue di
Ndume convalescente ci sono ancora delle
sostanze di difesa contro il virus della poliomielite. Si potrebbe sempre provare
anche se c’è solo una probabijità su cento
che sia efficace. Qualunque cosa, piuttosto
che rimanere passivi davanti al progresso
della malattia.
Provare, ma come convincere quel ragazzo a dare del suo sangue?
Prima parliamo col padre. Con lui le
cose vanno meglio di quanto avessimo sperato.
« Il sangue di un uomo può passare ad
un altro uomo? 11 sangue è forse una medicina? n chiede il padre. « Si, da noi si
usa così » ( questo è un argomento al quale
gli indigeni più evoluti non trovano nulla
da ribattere). Gli diamo una spiegazione
un po’ tenebrosa sul siero contro il veleno, molto conosciuto in queste regioni
dove i serpenti abbondano, e sulle virtù
del sangue umano.
(I Va bene, tutto dipende da mio figlio ».
(I Ma se lui accetta gli permetti di dare
il suo sangue? »
(I Posso forse rifiutartelo? »
Non chiediamo di più. Si tratta ora di
ritrovare Ndume, che è andato a finire
questo giorno di festa con i suoi compagni. Il padre di Ndume è abbastanza tranquillo; non sa dove sia suo figlio e non
aiuterà certo a cercarlo.
Ma il padre della piccola Nuo, che è
molto ansioso, e gli infermieri curiosi di
vedere questa nuova terapia, ci conducono
ben presto Ndume molto inquieto.
IVIdume acconsente
andare il suo sangue
Povero Ndume, Pabbiamo conosciuto
piccolino a scuola, egli ha per noi Taffelto
ed il timore che si provano davanti al
dottore di famiglia che vi guarisce, ma facendovi un po’ di male. Ndume non si
rende conto della nostra inquietudine. Non
vogliamo costringerlo. Accetterà?
Nuova spiegazione sulle virtù del sangue e dei sieri.
(( Ndume, tu soffri a causa della tua
gamba che ti impedisce di camminare; tu
puoi aiutare questa bambina, quest’uomo
a guarire di quella paralisi di cui tu soffri ».
Ndume accetta subito con gioia.
Tuttavia ha molta paura dell’ago e gli
concediamo di adoperarne uno più piccolo. Speriamo che non si otturi!
Nell’ospedale avviene allora una cosa
insolita: tutti i ricoverati sono accorsi e
con loro i monitori e gli alunni più grandi
della vicina .scuola per vedere un ragazzo
del villaggio che non è nemmeno impiegalo all’ambulatorio, che dà il suo sangue
per salvare qualcuno che non conosce, che
non è nè del suo villaggio nè della sua
tribù.
Raggio di speranza per il padre e gioia
per noi di poter tentare finalmente quali^osa! Tutto è andato bene.
Ci sentiamo sollevati.
La vecchia madre
si ribella
Ad un tratto sì sentono delle grida sotto
la mia finestra. E’ la madre di Ndume.
« Tu vuoi la morte di mio figlio! gli hai
preso il suo .sangue e la .sua forza. Non è
già abba.stanza disgraziato? Che cosa si è
fatto per lui quando era malato? Nulla.
Egli è rimasto con la sua malattia. Anche
gli altri rimangano ora con la loro malattia ».
Povera donna, bisogna capirla. E’ una
cristiana maturata dalla prova, ma ora è
colpita nel suo amore materno e, spontaneamente, salgono alle sue labbra i ragionamenti dei pagani.
« Sei la sola per.sona da cui non mi sarei
aspettala dei rimproveri. Tu hai molto sofferto a causa di tuo figlio, come puoi ora
rifiutare alla madre di Nuo la sola cosa
che (orse salverà la sua bambina. Madre
di Ndume tu sei cristiana, sei spesso stata
in ansia per tuo figlio, oggi puoi essere
fiera di lui perchè ha capito l’ordine di
Gesù: « Amerai il tuo prossimo come te
stesso »; chi è il suo prossimo? quella
piccola bambina che ha bisogno di lui ».
La madre di Ndume sorride fra le lacrime.
Tre giorni dopo, non essendo ancora arrivato il siero, Ndume ha ancora dato il
suo sangue per Nuo e per due bambine del
suo villaggio colpite dall’epidemia.
Le due bambine sono guarite e, secondo
le ultime notizie, .Nuo cominciava a camminare.
Natale tragico! Una epidemia di poliomielite. che regalo di Natale!
(iioia di l\latale !
Ma no, l’epidemia non ha nulla a che
vedere con Natale. Avrebbe potuto venire
in qualunque momento. Ma è proprio
perchè venti secoli fa il bambino Gesù è
stato fasciato e posto a giacere in una
mangiatoia che ora ci .sono dei missionari,
c che oggi la missione di Ovan ha ricevuto il regalo di Natale più incredibile e
più prezioso: il sangue di un negro della
foresta equatoriale, dato con tutto il cuore, per salvare qualcuno che non conosceva, senza chiedere se era suo parente o se
apparteneva alla sua tribù o almeno alla
sua razza.
Doti, f'iolette Brunel.
(*) Stazione missionaria del Gabon.
(Tradotto dal Journal des Missions
Evangéliques, da Renato Coìsson).
3
IN ERITREA
L'ÈCÔ DELLE VALU VALDESI
— 3
CHIE/fl E lìll//IOnE
Con piacere aderisco all’invito del
Redattore dell’Ecci, di contribuire a
questo numero del giornale dedicato
alle Missioni. Tanto più che mi trovo
in un campo di rriissione che, seppure ora forse poco noto alla maggior
parte dei lettori, ha in passato avuto
un notevole contributo dalla Chiesa
Valdese.
Infatti hn dal lh87 un giovane candidato in teologia, Filippo Grill senior, rispondeva aU’invito dell’allora
direttore della Missione Svedese e si
recava come maestro nella prima
scuola missionaria che aveva sede nella torrida Massaua. Grill rimase colà
solo due anni, ma con quanta passione scriveva in una lettera del ’90, dell’urgenza deH’operi missionaria e come voleva che la (Chiesa Valdese, pur
così impegnata nell’opera evangelizzatrice d’Italia, partecipasse in qualche modo alla missione in questo angolo di Africa!
Il suo appello non cadde nel vuoto; infatti dopo di lui fino ad oggi
tredici missionari valdesi, per poco
o per molto, hanno portato il loro
contributo alla evangelizzazione della Eritrea e qualcuno riposa ora in
questa terra.
In questo ultimo periodo di tempo
però, come dicevo al principio, anche
forse per delle circostanze storiche,
questo campo di missione è rimasto
neH’ombra. Certo la colpa è anche un
po’ degli ultimi missionari valdesi che
sono stati qui, dal momento che essi
non hanno più informato la nostra
Chiesa di quello che avveniva qui
(mi scusi mio padre quando leggerà
queste righe; del resto anche io ho
la mia parte di colpa).
In verità la storia di questa missione negli ultimi venti anni non è, umanamente parlando, molto rallegrante.
Dal 1936 duri colpi furono inferii al
lavoro missionario, tanto che ad un
certo momento si poteva pienamente
concordare con la frase che circolava
allora negli uffici governativi e che
diceva; «ormai la Missione svedese
è liquidata ». Tutte le scuole chiuse,
lutti i missionari svedesi spediti sotto
scorta e per di piti la continua minaccia che anche i locali di culto venissero sequestrati; queste azioni erano
più che sufficienti a giustificare l’opinione diffusa negli ambienti governativi. Ma i superstiti, per un santo dubbia, si chiedevano; è mai possibile...?
Può il Signore della Chiesa e della
Missione permettere questo totale annientamento? E (juesto santo dubbio
fece sì che quantò rimaneva fosse difino a che venne la
svolta che arrestò l’azione distruttrice
dell’opera missionaria.
fatto conturbante
bene — fu l’ultima
Mentre in Europa
Questa svolta
invero a pensarci
guerra mondiale.
vi fu, dopo molti
de riunione delle
accorse numerosa
e in altre parti del mondo infieriva la
guerra fratricida, qui la Chiesa evangelica riprendeva a respirare. Nel 1943
anni, la prima granassemblee; la gente
e festante da ogni
parte, per rallegrarsi davanti a Dio
della riacquistata libertà. Nel ’44 si
riaprirono le scuole, nel ’45 tornò il
primo missionario dalla Svezia, vi
erano insomma tutte le premesse per
una ripresa.
Ma i duri colpi inferii negli anni
precedenti hanno avuto delle conseguenze che avvertiamo fino ad ora. Il
lavoro missionario sembra ripreso in
pieno, v’è però qualcosa che preoccupa ; la chiesa indigena.
E’ cosa ormai risaputa che il lavoro missionario ha come fine la formazione delle giovani chiese ed in un
certo senso si può dire che questo scopo qui fosse raggiunto già da tempo.
Infatti la Chiesa evangelica d’Eritrea
già dal 1926 aveva la sua Costituzione e se non erro i suoi sinodi funzionano da ancor più lungo tempo; ma
una costituzione ed un sinodo che si
riunisce annualmisnte non sono sufficienti. Qui in Eritrea la giovane chiesa costituisce ancora un grosso interrogativo. E’ pronta questa chiesa ad
assumersi tutte h; sue responsabilità,
ad essere cosciente della sua vocazione e funzione particolare in questo
paese, ad assumersi anche tutte le
responsabilità amministrative che derivano dall’autonomia?
So bene che lo! Spirito può soffiare
sulla valle delle ossa secche e dare
vita a quello che non ha vita. Ma per
quello che vediamo con i nostri occhi
la situazione della chiesa qui non è
incoraggiante. Cito alcuni fattori di
apprensione; un corpo pastorale scarsissimo, preparato insufficientemente e
la cui età media è al di sopra dei sessant’anni; di conseguenza delle comunità spiritualmente denutrite e non
conscie della loro responsabilità evangelica. Può una chiesa in queste condizioni prepararsi ad assumere ogni
responsabilità? So che quello che scrivo è grave, ma non è disperato.
Oggi il popolo dell’Eritrea ha l’intera Bibbia nella sua lingua. Ora, se
è vero che il fondamento e la vita della Chiesa sta nella Parola di Dio. questa è la grande speranza.
Fin dall’inizio la Missione svedese
si è adoperata alla traduzione della
Bibbia nelle varie lingue dell’Efiopia
e dal principio del secolo ha iniziato
la traduzione in lingua trigrignà, che
è la lingua più diffusa ed ora anche
la lingua ufficiale dell’Eritrea. Anche
questa Bibbia tigrignà ha conosciuto
le sue traversie, ma finalmente nel
Febbraio del ’57 arrivavano da Londra le prime 1000 copie e in una
settimana la cassa che le conteneva
era vuotata.
Non sono stati soltanto gli evangelici a comprare la Bibbia, ma da villaggi remoti, da monasteri appollaiati
su picchi quasi inaccessibili, sono accorse centinaia di persone. Alcuni avevano fatto diecine di chilometri a piedi e portavano i quattro dollari etiopici necessari all’acquisto, avvolti in
un sudicio fazzoletto; li avevano messi da parte a 5, a 10 centesimi per volta, fin dal momento che avevano sentito che forse sarebbe arrivata la Bibbia in tigrignà. Tempo fa cinquanta
copie sono state ordinate dalla Associazione giovanile della Chiesa copta
in Asmara ed ogni settimana questi
giovani si riuniscono per studiare la
Bibbia. Insomma, dove mai la predicazione missionaria è riuscita ad arrivare, lì è penetrata la Bibbia e sarà
questa a compiere quello che la Missione non ha saputo, o non ha potuto
fare.
Ma allora la Missione può dare le
dimissioni? Non mi sembra che sia
ancora giunto il momento; l’Etiope
che pur stava leggendo Isaia, ebbe
bisogno di Filippo. Ecco dunque il
compito tremendamente impegnativo
della Missione; la diaconia della Parola. Tutto il lavoro missionario deve
essere inrperniato su questa diaconia
anche se si tratta di lavoro scolastico,
o medico, o letterario; solo così possiamo sperare che si risolva anche la
grave situazione di questa Chiesa.
Bruno Tran.
IN MARGINE
al caso Giuffrè
Un collaboratore della Rivista EPOCA conclude un suo articolo con le
osservazioni seguènti che meritano di
atiirare l’attenzione.
« ...Vorrei dire una parola ai sacerdoti, che, senza rendersene conto,
hanno collaborato a questa enorme
truffa Costruire chiese, costruire campanili ecc. può essere una gran bella
cosa, ma a condizione che ci sia bisogno di nuove chiese e campanili:
e che ci sia denaro per costruirli. Ma
se in un paese o nel rione di una grande città ci sono abbastanza chiese, costruirne ancora è uno sperpero, e questo povero paese, che non ha scuole
e non ha ospedali, 'non può permettersi sperperi. E’ un errore credere
che costruendo campanili si promuova la causa della fede. E’ la fede che
costruisce i campanili, non sono i campanili che fanno la fede. Il problema
non è di costruire chiese: il problema
è di fare entrare gli uomini nella Chiesa — e anzi dico meglio — di fare
entrare Dio nei cuori ».
Ricciardetto in « Epoca »
4 gennaio 1959
(Segnala L. M.)
Lettera confidenziale
al lettore distratto
Lettore carissimo,
nella persuasione di renderti un servizio, desideriamo metterti in
guardia contro il male del nostro tempo, che, a quanto pare, vuole annoverarti fra le sue già numerossime vittime. La distrazione! E' comprensibile che le preoccupazioni del lavoro quotidiano, le difficoltà delle condizioni di vita cui oggi tutti sono sottoposti, l'esasperato ritmo e
la tensione nervosa, siano i responsabili delle innumerevoli deviazioni
delia memoria e dell'attenzione, che affliggono gran parte del genere
umano. Ma... perchè esser distratti al punto da dimenticare di indicare
la causale dei proprii versamenti in denaro aH'Amministrazione della
Claudiana? perchè dimenticare di comunicare per tempo i cambiamenti
di indirizzo per l'invio dei giornali (con la piccola somma di L. 50 per
il cambio della targhetta)? Ci sono degli abbonati che si ricordano di
far questo necessario avvertimento sei mesi dopo il loro trasloco, ed
altri che aspettano di farlo al... trasloco successivo!
Come vedi, lettore ed abbonato, ti mettiamo in guardia contro le
tue distrazioni, nel tuo stesso interesse. (Perchè, se si trattasse soltanto
del nostro interesse, ti chiederemmo prima di tutto di non dimenticare
di rinnovare l'abbonamento per il 1959, o di pagare il 1958, se non lo
hai ancora fatto. Ma sappiamo che già stai provvedendo in proposito,
e perciò ti ringraziamo fin d'ora).
Cordialmente, L'Amministrazione.
Il conto corrente postale della Claudiana reca il N. 2/17557.
Il periodo natalizio nelle nostre Comunità
SAIV (iERMaiVa r.HISOIVIE
Le celebrazioni natalizie, favorite
da un tempo eccezionalmente mite,
si sono svolte in un’atmosfera di serenità con un rallegrante concorso
di fedeli.
Già la domenica .pre^.edente Natale, abbiamo avuto un culto di Avvento con celebrazione della S. Cena. Al
culto di Natale circa 300 persone si
sono avvicinate alla S. Mensa.
Esprimiamo la nastra riconoscenza alla Corale, numerosa e ben affiatata sempre presente ai culti delle
solennità e che, la vigilia di Natale
aveva fatto rieccheggiare gli inni per
le vie di S. Germano.
Abbiamo cercato di dare un carattere nuovo alla festa dei bimbi della
S. D. Il messaggio, quest’anno, non è
stato dato dal pastore ma dai bimbi
ste.ssi, da quelli più"grandicelli e dai
plcccli, che, alternandosi nei canti e
nelle recitazioni di versetti biblici e
preghiere, hanno comunicato all’assemblea che affollava il nostro tempio « la grande allegrezza » dell’annunzio angelico e l’esigenza della nostra riconsacrazione al Signore.
La veglia di fine anno ha visto un
buon numero di giovani riuniti con
un programma ben preparato ed intonato alla circostanza.
Anche l’Asilo dei Vecchi è stato ripetutamente visitato dalle signore
della Società di Cucito e dai nostri
giovani che hanno offerto graditi
programmi agli ospiti di quella nostia benefica Istituzione.
La Scuola delle Chenevières. Nel
corso di una normale riunione quartierale, senza alcima cerimonia spe
ciale, abbiamo inaugurato la nuova
ed ampia sala quartierale. Abbiamo
cosi abbandonato la vecchia scuolet
Natale al Rifugio
Carlo Alberto
Anche
la gioia
quest’anno abbiamo avuto
della tradizionale festa del
l’Albero, il giorno 23 Dicembre. Ed anche quest’anno, dopo un breve culto
del nostro Pastore Bertinatti, del Pastore Jahier e del nostro Presidente
pastore Bert, alcuni dei gruppo «otto» (di cui già è stato parlato da
queste colonne), fecero valere le loro
bravure r'citando e cantando lodi al
Signore, con l’aiuto del personale.
Due inni, accompagnati con la chi
tarra dalla Signorina Verena Bigel,
un duetto in tedesco-, portarono una
nota nuova alla nostra festicciola.
Questa volta si è presentato un famoso Dottore, che per una bimba
(bambola) malata con 50,3 di febbre,
ordinò oìio' d’oliva, tintura di iodio.
3 presentando la ricetta alla madre
le assicurò che senza prenderla la farà guarire ! Fossero tutti così, i Dottori, invece di far ingoiare pastiglie,
gocce amare e pungere il nostro corno senza misericordia! invece no, tuth sono uguali, all’infuori di questo
medico di gran talento.
Non mancarono le due bambole
straordinarie, Lauretta ed Emilia, che
sentono il caldo-, il freddo, non manca loro che la parola, e sono veramente bambine, come dice la loro Mammina, che fece sapere al pubblico che
l'on sono capricciose, come certi bambini che dicono sempre « no, no, no »:
da brave figliole dicono sempre « sì
sì ».
Ringraziamo quelle bambine del
rOrfanotrofio che presero parte a
questa festa con qualche recita, permettendo cesi alla Dirigente dei famosi artisti di uscire a prendere una
boccata d’aria pura per ii suo cuore
debole, che da qualche tempio faceva degli scherzi poco belli, tanto da
farle temere di non poter assistere
a questa festa. Ma il Signore tanto
buono le ha dato la forza fino all’ultimo. Come può il Signore non esaudire le preghiere di alcuni anormali
che dissero : « Io prego il Signore che
guarisca la nostra Maestra e il Signore lo farà »? « Beati i poveri in ispirito, perchè il regno dei cieli è loro».
Il nostro instancabile postino, di
nome Felice, 76 anni, volle pure prendere parte con im racconto. Bravo
Felice! Felice sia i>er tutto il tempo
della sua vita.
Ringraziamo i presenti che presero parte, e un grazie di tutto cuore ai
benefattori del Rifugio a nome di tut
« Lumicini, candeline su un bell’albero vediam» dice una strofa dell’in
no cantato per primo.
Sì, il nostro bell’albero era illuminato di candeline: luce di candeline
che faceva pensare a un’altra luce,
che venne a dare al mondo Gesù Cri
sto, nostro- Signore e Salvatore.
Da queste colonne giungano gli auguri alla cara Signorina Mia Van
Costven di Olanda, amica del Rifugio; alla cara Signora Margherita
Wandfluh Talmon (Svizzera).
Maria Grande
ta del piano terreno. Dispjoniamo
ora di un nuovo mezzo di lavoro che
dovrà potenziare ulteriormente la nostra attività. Le spese di sopraeleva■zione del vecchio stabile sono state
considerevoli. Siamo grati alle famiglie del quartiere delle Chenevières
per la loro generosità che allevierà,
senza dubbio, molte preoccupazioni
del Concistoro.
Battesimi. Costantino Oreste di Levi e di Travers Emma. Belleard Roberto Albino di Raimondo e di Richiardone Elsa. Bertalot Mauro di
Ernesto e di Baret Elena. Monnet Ornella di Guido e di Pastre Ida.
Matrimoni. Ferro Federico e Robert Giovanna. Giraud Pietro Renzo
e Rivoira Elda.
Funerali. Bouchard Roberto, di anni 34 (Ferrieri). Balmas Stefano, di
anni 73 (Fra Gres),
t Sia che viviamo o che moriamo, noi
siamo del Signore (Romani 14; 8).
BOBBIO PELLICE
Il tempo favorevole è stato di grande aiuto alla buona riuscita delle celebrazioni natalizie; ma, oltre al tempo, dobbiamo ricordare con un senso
di profonda riconoscenza, quanti hanno spontaneamente collaborato al
buon esito delle diverse manifestazioni della Pesta dell’Amore. Ringraziamo particolarmente le monitrici, i
giovani, l’Unione delle Madri, gli insegnanti e la Corale che, sotto la direzione della signora del pastore, al
culto di Natale, ha lodevolmente eseguito un coro e due inni di circostanza, dando alla sclennità uno squisito
tono di allegrezza cristiana.
I culti di Avvento e quello di Natale hanno generalmente raccolto, nel
nostro tempio un uditorio numeroso
ed attentò.
La Festa dell’Albero (e che albero!)
è ottimamente riuscita. Il Signore
non perr|etta che le ricchezze spirituali, ricevute nel periodo natalizio,
vengano iosto da noi dilapidate, ma
ci aiuti sèmpre più a credere ed operare, nell’attesa del Suo .glorioso ritorno.
I pastori Lazier e Genre hanno ultimamente compiuto due cicli di riunioni quartierali, intrattenendo il
pubblico sui seguenti argomenti: Che
cos’è la fede? Chi è Gesù Cristo? Che
cos'è la Chiesa?. In ogni riunione si
è cercato di far dire all’assemblea il
suo parere in merito a questi grandi
temi. Mentre ringraziamo ancora il
pastore Lazier per la sua preziosa collaborazione, domandiamo al Signore
di voler far fruttificare nel cuore dei
fedeli ii seme della Sua Parola, sparso nel Suo nome.
Alla fine di novembre, abbiamo ricevuto la gradita visita del Presidente della C.I.O.V. pastore Umberto
Bert, accompagnato dal pastore eme
rito Luigi Marauda.
In uha riunione, al Capoluogo, essi
ci hanno illustrato in modo chiaro e
particolareggiato l’origine e lo svilup
po dei nostri Ospedali ed Istituti di
Beneficenza. Prima di accomiatarsi,
ii pastore Bert ci ha invitati a volerci sempre più servire, in caso di bisogno, dei nostri Ospedali. Nella speranza di rivedere ancora quassù i no
stri graditi ospiti, rinnoviamo loro la
nostra più viva riconoscenza.
Ringraziamo di vero cuore i pasto
ri Roberto Jahier e Giovanni Bertinatti che hanno rispettivamente presieduto i culti delle domeniche 21 dicembre e 4 gennaio.
Ultimamente sono stati celebrati i
funerali di Michelin Giovanni Daniele (Ciastel) di anni 75; Negrin Giuseppe (Podio) di anni 64 e di Martoglio-Bonjour Maria (Malpertus) di anni 67. La nostra solidarietà nel dolore è assicurata alle famiglie afflitte.
Il 13 dicembre si sono sposati, nel
nostro tempio, Armand Pilon Roberto e Geymonat Elena dei Campi. Agli
sposi auguriamo molta felicità nel
Signore.
Il Concistoro esprime la sua sincera riconoscenza a quanti, fino a questo momento, gli hanno fatto pervenire la loro offerta per la Borsa di
studio «Abele Geymonat ». Essi sono :
Peyronel Adelina, insegnante. Lire
2.000; Avv. Ettore Serafino 3.000; Past.
Gino Conte 1.000; Avv. Cesare Gay
1.000; Ines e Alberto Coucourde 5.000;
Bonjour Giov. Daniele fu G. D. 500;
Bonjour Italo 2.000; La famiglia di
Abele Geymonat 20.000; il fratello
Daniele e Lolotte 20.0(X): Concistoro
Valdese di Bobbio Pellice 50.000; Liliana e Arnaldo Genre 3.000.
Siete pregati di indirizzare la vostra
offerta al Pastore di Bobbio o al Cassiere del Concistoro. Grazie.
TORBE PELLICE
Il culto liturgico di Santa Cena, di
fine d’anno, ha raccolto la comunità
— con una partecipazione un po’ inferiore ad altri anni — per il «bilancio» davanti al Signore della Chiesa
di ognuno di noi: bisognosi l’una e
gli altri del Suo perdono, annunciatoci dalla Parola e dal Sacramento
della comimione, sorgente di nuova
forza per l’anno nuovo. Anche a Capod’anno i culti sono stati discreta
mente frequentati. Domenica 4 gennaio, al Centro, ha presieduto il culto
il Past. Emilio Corsani, cui rinnoviamo anche qui la riconoscenza per
avere annunziato fra noi la Parola
di Dio.
La sera del 31 dicembre, dopo il culto, un buon gruppo di membri della
comunità si è raccolto come di con
sueto nell’Aula Magna, per terminare
la serata insieme. Alcuni giovani, guidati anche questa volta dal prof. Casini, hanno presentato ima divertente
<; fantasia » in due tempi : « Le tre Marianne». Siamo assai grati agli attori
ed al regista, come pure al Prof. F.
Corsani e al sig. V. Bellion, che ci
hanno mostrato una magnifica serie
di diapositive a colori. Alla mezzanotte il Pa.st. Sommani ha rivolto un
messaggio augurale alla comunità.
Domenica 4, nel pomeriggio, la riunione dell’Unione delle madri ha avuto un carattere un po’ particolare: il
Candidato R. Coisson ha presentato
un’interessante causerie sul Natale
nel campo delle Missioni, un gruppo
di bambini e bambme ha vivacemente offerto alcune brevi recite natali
zie alle madri, al lume di un abete
« ritardato »... ma non meno apprezzato; infine il Past. Conte ha narrato
un racconto di Natale; e un ricco tè
ha terminato la bella riunione, permettendo le simpatiche chiacchierate
che con soddisfazione generale costituiscono la conclusione tradizionale.
Nello stesso pomeriggio un gruppo
di giovani si è nuovamente recato col
Past. Sommani ad Almese (Val di Susa) a visitare con un dono augurale
il giovane amico che ha perduto la
vista.
4
Sarà Lui che recherà le pace.
Serà chiamato Principe della
pace. Mich. 5: 4; Is. 9 5.
L'Eco delle Valli Valdesi
Abbiamo pace con Dio per
mezzo di Gesù Cristo, beati coloro che si adoperano alla pace.
Rom. 5: 1 ; Matt. 5: 9.
HoüæIg ûaUe nostre Comunità
ANGROGIUA (CdPOLDOGO)
Il culto di Natale ha visto una buona assemblea, raccolta nel nostro
tempio, ascoltare con attenzione il
messaggio della Parola di Dio. Molto
buona la partecipazione alla Santa
Cena. La Corale ha eseguito lodevolmente un coro di circostanza.
Domenica 28 dicembre ha avuto
luogo la festa dell’albero di Natale
per i bambini della nostra Comunità.
Davanti all’albero magnifico e scintillante di candele e di ornamenti abbiamo trascorso più di un’ora e mezza ascoltando e riascoltando sotto varia forma il messaggio del Natale che
i nostri bambini ci hanno recato con
i loro canti, le loro poesie, i loro dialoghi. Alla fine della festa i bimbi
hanno ricevuto un magnifico libro e
la ormai tradizionale brioche natalizia. Anche in questa occasione la nostra Corale ha eseguito - molto bene
un coro ed un inno intonati ambedue alla circostanza. Ringraziamo di
cuore tutti coloro che hanno collabcrato fattivamente alla ottima riuscita di questa nostra festa.
Il giorno di Capodanno ima buona
assemblea si è raccolta nel Tempio
La Corale ha di nuovo offerto la sua
collaborazione e totalitaria è stata la
partecipazione alla Santa Cena. Domandiamo al Signore di far si che
quanto abbiamo udito proclamare nel
suo nome si imprima nei nostri cuori
e si concreti in un atteggiamento di
vita consono alla sua volontà.
Lunedi 5 gennaio abbiamo deposto
nel cimitero del Capoluogo la spoglia
mortale del nostro fratello Bertalot
Giovanni Alessio deceduto repentinamente alla frazione del Coumbalot sabato 3 gennaio, all’età di anni 57.
Alla moglie, alla figlia ed ai parenti tutti rinnoviamo la espressione della nostra viva, fraterna simpatia cristiana. e. a.
PRAROSTIISO
La Chiesa di Prarostino ha ricordato il Natale del Signore Gesù Cristo con culti e varie altre manifestazioni.
Particolarmente solenne e raccolto
è stato il culto del 25 dicembre: una
vasta assemblea, di poco inferiore a
quelle del passato quando la nostra
Parrocchia era più estesa, si è riunita nel tempio, ben riscaldato a causa
del freddo intenso di quei giorni, ed
ha partecipato compatta alla comune
adorazione, lettura e meditazione del
messaggio evangelico della Natività;
un buon numero dei presenti si è an
che avvicinato alla Santa Cena.
La tradizionale « festa dell’Albero »
stata tenuta nel pomeriggio di domenica 28 dicembre. Un ricco programma di poesie, dialoghi e cori si
> svolto per due ore consecutive, mettendo a viva prova la memoria, la
buona volontà e l’arte del recitare
dei nostri piccoli bambini. Alla buo
' riuscita della festa hanno dato la
loro preziosa collaborazione gli incaricati di religione delle scuole; vogliamo ricordare qui i loro nomi; signora Matilde Gay-Bonjour, del Roco, Sig.ra Rita Bertalot-Pons di San
Bartolomeo, il sig. Trento L. Dosio
aure di S7 Bartolomeo, la sig.na Frida
Forneron di Roccapiatta, non che la
sig.a Anna Peyrot per alcuni cori delI catecumene. Alla fine è stato dato
m bel pacchettino di dolciumi a tut■ i i bambini presenti a nome della Comunità. nella quale una colletta era
stata fatta a questo scopo.
La Chiesa nostra ha anche voluto
incominciare l’anno nuovo sotto lo
sguardo e nel nome del Signore, con
un culto il giorno di Capodanno. La
assemblea è stata meno numerosa che
a Natale, tuttavia è stata buona per
il raccoglimento dinanzi a Colui che
è « l’alfa e l’omega, che è, che era e
che viene » « il principio e la fine ». E’
stata ripetuta la celebrazione della
Santa Cena.
La nostra gioventù, insieme a molti altri membri della Comunità ha
terminato l’anno vecchio con una serata, tenuta nella sala delle attività,
ben preparata, e ben riuscita, grazie
all’impegno del gruppo filodrammatico. E’ stato rappresentato il dram
ma «I Rantzau», opera sempre at
tuale per il problema da essa prospettato (la discordia tra fratelli, e la lo
ro riconciliazione nella legge dell’amore). E’ stata una predicazione questa recita, e bene intonata anche ai
tempo di Natale, che proclama «pa
ce fra gli uomini che Dio gradisce».
Ora che queste manifestazioni varie del periodo natalizio e di Capo
/ LETTORI CI SCRIVONO
Vogliamo il francese
Torino, 5 gennaio 1959.
Egregio Signor Conte,
Ho ietto la lettera pubblicata nelTEà-.o
del 2 corrente sotto il titolo « Sono perplesso » che è appropriato di fronte alle
dichiarazioni di un valdese, così come formulate.
I pochi (troppo pochi) articoli in lingua
francese non rappresentano omaggio ad
una « veneranda tradizione che ci fa perdere del tempo », ma sono scritte nella
lingua d’origine dei valdesi. In molte famiglie valdesi si parla comunemente il
francese (e si prega anche in questa lingua) il che non stupisce quando si pensa
che i valdesi si chiamano Peyronel, Bouchard, Ribet, Charbonnier, Gay, Malan,
Biolley, Tourn, Long, Monney, Monnet,
Turin, Peyrot, Prochet, Maurin, Goss, Jahier, Arnaud, Muston, Leger, Jalla (scusandomi delle omissioni). Naturale quindi
che un giornale che è « l’Eco delle Valli
Valdesi » abbia riservato un piccolo (troppo piccolo) spazio da dedicare « à notre
bon vieux français », mentre in omaggio
alla patria di adozione ed ai protestanti
non-valdesi il 90% è scritto in lingua italiana. Si pensi poi ai molti valdesi residenti all’estero che ricevono l’Eco e che
l’italiano non lo sanno. A chi poi non conoscesse a fondo il francese, i pochi (troppo pochi) articoli in tale lingua potranno
forse rappresentare un aiuto didattico.
Non ho rilevato una « rabbia anti-russa »
dell’Eco. L’Eco è il giornale dei Valdesi,
i quali nei secoli passati hanno sempre
dimostrato di non gradire tirannidi politiche o ecclesiastiche, e questo atteggiamento hanno pagato con la propria vita;
è quindi logico che il giornale portavoce
di gente siffattamente dotata di naturali
qualità contrarie alle dittature non possa
dichiararsi d’accordo con sistemi che altre popolazioni forse sono liete di subire,
ma che conformazione mentale e tempe
RIGORDATE!
Da Milesi
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SANITARI in genere.
danno sono passate, rimanga in noi
non solo il dolce e buon ricordo, ma
soprattutto il messaggio della Parola
di Dio che ci è stato dato di meditare
per il nostro vero bene, che è la nostra redenzione in Cristo
PimEROLO
ramento dei valdesi, nella loro maggioranza, respingono.
.Anche gli ungheresi hanno pagalo la loro insurrezione con la propria vita, il che
è un « prezzo pieno » e non è probabile
che Tabbiano fatto solo per « restituire 400
mila ettari di terra al cardinale ungherese ». Sorge di conseguenza il lecito dubbio che, contrariamente a quanto afferma
lo scrittore della lettera, la libertà c’entri
invece per molto.
Questa libertà rappresenta « le grandi
ricchezze » che i valdesi « non hanno paura di vedersi portare via »! Libertà che i
valde.si hanno nei secoli difesa a denti
stretti, rimettendoci anche la pelle, come
gli ungheresi, considerandola l’unica ricchezza grande perchè vera, e che sono ancora disposti (almeno si spera) a difendere
in avvenire.
E come pretendere allora che « l’Eco » di
queste popolazioni sia diversa da quella
che è?
La .saluto con molta cordialità.
ff’alter Baechstaedt-Malan.
Cordiale ìnvUo
Caro Direttore,
sulle colonne dell’Eco delle Valli Vaidesi si era parlato della poss'bilità ed utilità di una as.soc.iazione di Amici delle
Valli Valdesi. Confurlalo dalla adesione
di parecchie persone e dal loro invilo a
concretare questa mia iniziativa, prego gli
interessati a riunirsi il sabato 17 gennaio
alle ore 17 in Torre Pellice. nella Sala (li
Aiiiiità sopr<i TAsilo Ininniile.
Dopo la riunione le jiersone disposte a
versare un contributo di 10.000 lire potranno costituirsi in associazione, approvandone i relativi Statuti. .Amici delle Valli Valdesi, siete cordialmente invitati.
Pastore Guido Rivoir.
Sembra che vada accentuandosi il
fenomeno di immigrazione già precedentemente avvertito, per cui nuove
famiglie valdesi, provenienti da altre
parrocchie, vengono a stabilirsi a Pinerolo. Si accresce così la popolazione evangelica, in città e nei dintorni;
ed anche la Chiesa, logicamente, se
ne accorge.
Le Assemblee del periodo natalizio
3 di Capodanno sono state ottime;
ma non soltanto: rallegrante pure
può dirsi, in genere, la frequenza ai
culti ed alle riunioni. L’anno nuovo
stato salutato come di consueto, dall’Unione Giovanile raccolta intorno al
Pastore in seduta speciale.
I Consiglio di Chiesa è stato recentemente rieletto in parte e completato. Gli Anziani sigg. Dott. Italo
Mathieu, rag. Emilio Godino e Emiio Cardón, uscenti per compiuto
quinquennio, sono stati riconfermati
'n voto unanime; e l’Anziano del
Quartiere di Miradolo, sig. Cesare
-Avondetto-, dimissionario per ragioni di salute — ed al quale la Chiesa
ha espresso la sua gratitudine per
l’opera svolta ed i suoi auguri — è
stato sostituito dal sig. Remo Gar
-iiol con una elezione plebiscitaria;
l’insediamento del medesimo seguì il
T dicembre.
Atti Liturgici. Battesimi: Depetris
Patrizia Paola. Matrimoni; Pastore
Dino con Ben"oh Rina; Rivoira Giovanni con Malano Fiorina ; Long Guido con Poet Rosalba. Funerali: Rossetti Erminia nata Rivoiro. Dio benedica e santifichi così i dolori come
le gioie dei suoi figli.
R 0 R fl’
II giorno 24 dicembre è stato memorabile per i bambini di Rorà. Sin
dalle prime ore, del mattino le strade
del Centro erano percorse dagli sco
lari impazienti di veder giungere il
momento della partenza per il quartiere delle Fucine, dove doveva aver
luogo una simpatica cerimonia. Finalmente, dopo aver caricato le varie
autorità del paese e gli scolaretti, il
camion si è avviato per la strada ancora ghiacciata a causa della neve
caduta abbondantemente, giungendo
alla scuoletta delle Fucine in perfetto
orario, alle 10. Là c’era già ad aspettarci l’albero sfarzosamente addobbato che faceva beila mostra di se nella sala ed i bambini si sono affrettati
a prendere posto nei banchi, colti da
un’improvvisa quanto rara docilità e
hanno atteso Tàrrivo dei graditi ospiti. Primi a giungere sono stati tre rarazzi di una scuola di Torino, guidati
dal loro insegnante. Ad essi era stato
affidato Tincarico di distribuire i pacchi-dono che, con gesto simpatico e
generoso, l’Amministrazione Provinciale aveva voluto preparare per i bimbi della nostra valle, onde far sentire
anche in questo modo la solidarietà
.1i tutto il paese con la gente della
montagna. I tre scolari torinesi avevano appena « rotto il ghiaccio » coi
loro coetanei rorenghi, ed ecco giungere i rappresentanti della Provincia,
insieme ad altre autorità ed... ai voluminosissimi pacchi!
Dopo i saluti e gli auguri, portati
a nome della Provincia e dopo alcune
parole di ringraziamento pronunciate dal nostro Sindaco e da una bambina delle Fucine, è cominciata la distribuzione dei doni, ben presto seguita da esclamazioni di gioia. Ai tre
bimbi torinesi sono stati offerti dei
mazzi di agrifoglio in segno di gratitudine e di amicizia. Poi gli uni sono
ripartiti per portare altrove altra gio
e gli altri sono tornati alle loro
ase pieni di ben giustificata eccitazione! Siamo grati alle Autorità Provinciali per questa iniziativa cosi simpatica e ci auguriamo che sempre
niù stretta si faccia la collaborazione
tra i Comuni di alta montagna e la
Provincia per un più alto livello della
vita dei nostri montanari.
Le tre feste dell’Albero dei Rumé,
del Centro e delle Fucine hanno avuto un gran successo ed hanno rinno
Redattore; Gino Conte
Coppieri ■ Torre Pellice
Tel. 94.76
Sede e Amministrazione
Editrice Claudiana
Torre Pellice - c.c.p. 2/17557
Tipografia Subalpina - s. p. a
Torre Pellice (Torino)
vato. per grandi e piccini, la gioia del
Natale. In queste occasioni le nostre
sale e scuolette diventano veramente
troppo esigue! Un grazie di cuore a
tutti i collaboratori ed ai Sigg. Serafino, Debettini e Meynet per i loro
doni generosi!
”1 culto di Natale è stato ben fre
quentato, malgrado le nevicate che
avevano reso assai difficile la partecipazione dei membri di Chiesa più
lontani, e così pure i culti di Pine
d’Anno e di Capodanno.
L’anziano Aldo Tourn ha tenuto i'
^ulto di domenica 4 gennaio, e gli sia■mo grati della sua collaborazione.
La Corale di Torre Pellice
a Villa Olanda
Il pomeriggio del 6 gennaio, la Corale
Valdese di Torre Pelliee .si è recata, forte
di quasi tulli i suoi componenti, a Villa
Olanda dove la comunità di profughi che
sta avvi(-inandosi al totale di ses.santa ospiti, viveva la vigilia del Natale; infatti, ser-ondo il calendario ancora seguito dalla
C'iiesu Ortodossa, tale festività cade il 7
gennaio. La Corale, festosamente accolta
con molli sorrisi e strette di mano, ha
e.seguilo nel refettorio, intorno all’Albero
di Natale già preparato, una serie di inni
e cori natalizi. Tutti erano commossi: cantori e a.scollalori, i quali pur nella differenza delle lingue, hanuo sentito nelle doll'i musiche del Natale e nella presenza dei
fratelli, un segno deH’amorc che la venuta
di Cristo ci ha portato.
Direttore: Prof. Gino Costabel
Pubbìicaz. autorizzata dal Tribunale
di Pinerolo con decreto del 1-1-1955
Il marito, il padre, i fratelli la so
rella di
Clotilde Pons
in Barrai
deceduta a Pomaretto il 22 Dicembre
1958, ringraziano quanti hanno preso
parte al loro dolore in questa tristo
circostanza.
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servizio famiglia svizzera di 2 per
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