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Anno 121 - n. 42
1“ novembre 1985
L. 500
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Gruppo 1 bis/70
In caso di mancato recapito rispedire
a: casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
Punti
di vista
In fondo ad una pagina dedicata ail’estero, « la Stampa » del
3:> ottobre in una corrispondenza
tía Parigi riporta la notizia delì arresto di Yves ie Bonniec in
connessione col suicidio di un
giovane di 25 anni. Si può forse
essere responsabiii per ii suicidio di qualcuno? Sì — sostiene
chi ba denunciato ie Bonniec —
se si è autori di un libro che
praticamente insegna il modo migiiore per suicidarsi (« Suicide,
mode d’empioi », suicidio, indicazioni per l’uso) e se si danno
« consìgli tecnici » a chi, dopo
aver letto il libro, li richiede per
lettera e, avutili, li segue.
Senonché con ogni probabilità
il sig. le Bonniec sarà rilasciato
non appena il giudice lo avrà interrogato. La legge non prevede
questo particolare crimine, lo
« aiuto ad aspirante suicida » inteso non come aiuto a desistere
bensì a perfezionare il proprio
intento. L’editore del libro^ che
dal 1982 fa scandalo, ha già subito dieci processi miranti a togliere il libro dalla circolazione
e li ha vinti tutti. Ora i parenti
dei poveretti che si sono serviti
dell’« aiuto » di le Bonniec tentano di incastrarlo accusandolo
di « mancata assistenza a persona in pericolo » ma non si vede
quale successo possa conseguire
questa argomentazione.
Il problema, che ha risvolti
tanto etici quanto giuridici, può
esser visto da due punti di vista.
Non si può censurare un discorso sul suicidio — si può dire da una parte — neppure là dove non si limita a fornire dati,
informazioni e statistiche ma
fornisce anche consigli. La libertà esige cbe ciascuno possa disporre della sua vita, oltre cbe
del proprio corpo e della propria salute. E nel vasto spettro
di indicazioni che ciascuno è libero di ricevere ritardo ai più
svariati usi cbe può fare di ciò
cbe è suo, non può esserne discriminato uno per il fatto che
concerne il modo migliore per
sopprimere la propria vita. La
pretesa di decidere per gli altri
ciò che è meglio per loro è l’inizio della soppressione della libertà stessa.
Cbi si trova in un momento
di particolare fragilità indifesa
— si può affermare d’altra parte — ba diritto di essere difeso
da chi sotto il pretesto della libertà di fatto specula sull’altrui
fragilità, lucrando sul desiderio
di morte degli altri, teorizzando
perfino l’asetticità dei «consigli
tecnici ». Come si difende quindi
(o si dovrebbe difendere!) chi è
indifeso di fronte alla lusinga
della droga proibendone lo spaccio in linea generale, cosi si deve difendere chi è indifeso di
fronte a ciò che di fatto può diventare un’istigazione al suicidio,
proibendo la circolazione di un
tale libro.
C’è del vero nell’una e nell’altra argomentazione e sarei in
forte imbarazzo se dovessi dare
indicazioni sul piano collettivo
e quindi giuridico. Più facile noi
sembra essere il trovare una via
per il comportamento individuale: avere il massimo rispetto per
la libertà deH’altro ma anche
per la sua persona, il che può
consistere nel cercare di dargli
il massimo aiuto possibile per
la vita e il minimo per la morte.
Franco Giampiccoli
DAL CULTO PER L’APERTURA DELL’ANNO ACCADEMICO ALLA FACOLTA’ DI TEOLOGIA
Fedeltà nella palude
Solo una comunità di credenti che accetti la centralità del Cristo può fronteggiare le seduzioni dell’eresia e le repressioni del potere e renderla attuale nel mutare delle situazioni
All’angelo della chiesa di Smirne scrivi: Queste cose dice il
primo e l’ultimo, che fu morto e tornò in vita: Io conosco la tua
tribolazione e la tua povertà (ma pur sei ricco) e le calunnie lanciate da quelli che dicono d’esser Giudei e non lo sono, ma sono
una sinagoga di Satana. Non temere quel che avrai da soffrire;
ecco il diavolo sta per cacciare alcuni di voi in prigione, perché siate provati: e avrete una tribolazione di dieci giorni. Sii fedele fino
alla morte, e io ti darò la corona della vita. Chi ha orecchio ascolti
ciò che lo Spirito dice alle chiese. Chi vince non sarà colpito dalla
morte seconda (Apocalisse 2: 8-11).
Nella città di Smirne, che gli
storici ci descrivono ricca, conformista, benaccetta al potere
imperiale del I secolo d.C., vive
una piccola comunità di credenti che l'Apocalisse definisce povera rispetto alla ricchezza mondana, sfacciata, ideologica, fondata sulla schiavitù, sulla rapina, sulla guerra. Una comunità
emarginata, a disagio nel grande Impero romano del I secolo,
ricco di successi, di armi, pronto a intervenire sempre. Povera
anche di fronte a quelli che « dicono di essere giudei e non lo
sono ». Probabilmente si accenna qui non alla comunità giudaica di Smirne bensì al vasto
movimento gnostico, e cioè ad
un grosso movimento di trasformazione dell’Evangelo cristiano
in ideologia. Era comune affermazione degli gnostici di essere
i veri ebrei grazie alla loro capacità di interpretare l’Antico
Testamento, particolarmente la
Genesi e le storie dei patriarchi
in un sistema tutto svolto a livello degli angeli, dei pensieri,
delle speculazioni, in cui non
aveva posto la concretezza di un
Cristo a confronto con lebbrosi
e prostitute, morto in croce.
Il veggente dell'Apocalisse con
durezza dice: questa fiorente comunità gnostica che pretende di
avere dietro di sé la tradizione, le
scritture e le cattedrali, è la sinagoga di Satana! E’ mossa dal
diavolo.
Ma attenzione, dice ancora il
veggente, tra poco Tlrapero romano scatenerà la repressione
contro di voi e andrete in prigione. A quell’epoca nell’Impero romano non esistevano pene
detentive; si andava in prigione
in attesa di giudizio e un cristiano sapeva che con ogni probabilità dalla prigione sarebbe
uscito per essere decapitato. An
Ospiti per forza
Nelle foto di imeo Brouwer (qui e nel servizio a p. 7) immagini
dell’immigrazione per una mostra in allestimento a Catania.
che dietro a questo potere dalla
temibile forza repressiva, dice
il veggente, c’è la stessa realtà,
LA MARCIA PERUGIA - ASSISI
Ripresa e svolta per la pace
E’ andata: basta alzare lo
sguardo verso l’interminabile
corteo, brulicante di colori, che
da S. Maria degli Angeli si inerpica fino alla Rocca Maggiore o
incontrare le facce distese e moderatamente raggianti degli organizzatori per avere un’idea del
pieno successo dell’iniziativa.
La 4“ Marcia per la Pace da Perugia ad Assisi, promossa in settembre dal Movimento Nonviolento di Aldo Capitini e svoltasi
domenica 6 ottobre con la partecipazione di 40.000 persone, dà
il « la » ad una ripresa e insieme
ad una svolta della lotta per la
pace in Italia.
Ripresa, perché da due anni
il movimento per la pace sembrava incapace di dar vita, nel
nostro paese, ad appuntamenti
di massa di tale rilievo, raccogliendo l’adesione di un arco di
forze addirittura più ampio di
quello del 22 ottobre 1983 in uno
spazio di tempo assai minore;
svolta, perché le parole d’ordine
di oggi segnano una maturazione nella scelta degli obiettivi e
prima ancora nelle analisi e nelle
strategie delle forze di pace.
Attivisti dei Centri d’iniziativa
per la Pace della FGCI, di Democrazia Proletaria, del PCI, del
Partito Radicale, delTARCI, della Lega Ambiente, dei Comitati
per la Pace; cattolici delle ACLI
e delTAGESCI (scout); sindacalisti della CGIL e della CISL;
nonviolenti « storici » del Movi
mento di Capitini e del MIR;
obiettori della LOC; deputati della Sinistra Indipendente e consiglieri eletti nelle Liste Verdi
hanno marciato dietro gonfaloni e rappresentanze ufficiali della Regione umbra — la prima in
Italia a dichiararsi zona denuclearizzata —, della Provincia
perugina, di numerosi comuni
della zona, anche a direzione
pentapartita, per chiedere al Governo e al Parlamento nazionali
il blocco e la riduzione delle spese militari del nostro paese.
Un blocco e una riduzione reali, non un contenimento degli
aumenti come propone il Ministro per la difesa Spadolini, per
adeguarsi formalmente alla politica dei tagli indiscriminati alla spesa pubblica contenuta nel
disegno di legge finanziaria del
Governo. Un blocco e una riduzione che non lascino scappatoie
ai progetti di riarmo in chiave
offensiva dei quali la portaerei
Garibaldi, nuova ammiraglia della Marina tricolore, è il simbolo
più evidente (e costoso!).
Analoghi progetti, si legge nel
manifesto di convocazione della
Marcia, « hanno incrinato i già
labili livelli di sicurezza in primo
luogo in Europa, hanno aperto
una fase qualitativamente nuova
dello stesso riarmo convenzionale, hanno minato l’indipendenza
delle comunità nazionali ed irriso, attraverso un’accresciuta militarizzazione della politica e del
le società, ai diritti di libertà e
di sopravvivenza dell’uomo in
ogni parte del mondo ». Per questo « una nuova forte mobilitazione delle coscienze deve tornare a levare la propria protesta »,
non solo « perché più nessuna
arma atomica venga installata
e perché si avvii la riduzione di
quelle già dispiegate », ma anche « perché si regolamenti e
contragga il commercio delle armi, perché si costruisca un nuovo modello di sicurezza fondato
sul disarmo e sui riequilibrio
del rapporto tra le aree ricche
e quelle povere e affamate che
costituiscono la maggior parte
del pianeta. In questo quadro
deve crescere la richiesta perché
l’Italia non aderisca al progetto
di guerre stellari proposto dagli
USA e perché si indirizzino invece in settori civili le risorse
necessarie ad un elevamento
scientifico e tecnologico del paese ».
Un appello che non fa leva
tanto sulla paura di un’imminente catastrofe nucleare, ma piuttosto — pur senza rimuovere
l’enorme pericolo costituito dagli arsenali atomici — sul senso
di responsabilità, sulla volontà
di partecipazione dei cittadini a
scelte di vitale importanza per
se stessi e per i popoli di altri
paesi.
Un avvenimento incoraggiante.
Bruno Gabrielli
(continua a pag. 2)
il diavolo, l’avversario di Cristo.
Un’unica forza minaccia quindi
la chiesa di Smirne con la seduzione e con la repressione.
Di fronte a questa realtà di pericolo interiore — gli gnostici —
e di pericolo esteriore — la spada dei romani — il veggente dell’Apocalisse presenta all’esile comunità di Smirne una massiccia
cristologia ben radicata nelTAntico Testamento. Il Signore dice:
« Io sono il primo e l’ultimo, che
fu morto e tornò in vita ». Non
c’è una di queste parole, si può
dire, che non abbia la sua radice
nell’Antico Testamento.
« Io sono il primo e sono l’ultimo e fuori di me non v’è Dio »
(Is. 44: 6). E questa affermazione di Isaia viene massicciamente trasferita su Gesù di Nazareth. il primo e l’ultimo, colui
mediante il quale Dio ha creato
il mondo. Il vivente: colui che
ha pronunciato nello stesso mondo la parola ultima di Dio.
« Da questo riconoscerete che
l’Iddio vivente è in mezzo a
voi... » (Gios. 3: 10). « L’anima
mia è assetata di Dio, dell’Iddio
vivente» (Sai. 43: 2). Di nuovo
questa chiara qualifica di Dio
presente nell’Antico Testamento
viene massicciamente trasferita
con Taffermazione che solo una
comunità di credenti che accetti
questo massiccio trasferimento
teologico da Dio a Gesù di Nazareth è in grado di fronteggiare le seduzioni dell’eresia e le repressioni del potere. In altri termini la potenza e la grazia di
Dio come i profeti le avevano intuite. si esprimono pienamente
in Gesù di Nazareth e questa
espressione permette ai credenti
di fronteggiare l’eresia interna
e il nemico esterno.
Sii fedele...
Sulla base di questa fede netGiorglo Bouchard
(continua a pag. 3)
2
2 fede e cultura
r novembre 1985
MILANO - CENTRO CULTURALE PROTESTANTE
Indagine sulla Cena
Un professore di ebraico spiega il linguaggio di unità della Cena dei
Cristiani primitivi - Dalla concretezza all’evanescenza della presenza
Il Centro Culturale Protestante di Milano ha ripreso le sue
attività sabato 12 ottobre con
una conferenza del professor
Luigi Moraldi, docente di Ebraico presso l’Università di Pavia,
sul tema della « Cena del Signore nelle primitive comunità cristiane ». L’esposizione del noto
studioso si è rivelata ricca di
spunti e valida nel presentare
l’argomento in prospettiva dinamica, coniugando una rigorosa
ricerca storico - filologica con
una riflessione attualizzabile, e
completando il quadro con esperienze personali maturate nel
corso di soggiorni in Palestina.
Moraldi, riflettendo sul senso
dello spezzare il pane nel mondo dei beduini, si è ricollegato
alla moltiplicazione dei pani, così come ci è narrata nell’Evangelo di Marco. iDue sono le storie di questo episodio: una prima nel sesto capitolo, ima seconda nell’ottavo. L’analisi di entrambi i testi singolarmente mostra come non vi sia stupore per
l’evento tra la folla, né ammirazione per l’accaduto tra i discepoli. Che cosa ha voluto fare
Gesù? Ha inteso solo sfamare
le genti o trasmettere un diverso messaggio? Gesù mostra segni di compassione per i presen
ti (sono pecore senza pastore;
stanno con me da tempo digiuni) e, almeno parzialmente, segue i rituali delle famiglie dell’epoca. In sostanza, però, non
esegue atti di potenza, ma compie segni misteriosi. Tutti elementi che ci obbligano a chiederci quali fossero le intenzioni
più recondite che sfuggono al
lettore odierno.
E una visione analoga può valere per il racconto dell’Ultima
Cena. Il termine « spezzare i pani » decade presto: già nel II
secolo Ignazio d’Antiochia e Giustino martire usano la parola
« eucaristia ». Gli studiosi al proposito divergono. Vi è chi afferma che si è voluto celare ai pagani il senso dei grandi misteri
celebrati dai cristiani; vi è chi
ribatte rimproponibilità di una
simile tesi. Rimane una certa
estraneità ed esoticità nell’espressione « il pane che spezziamo è
la comunione con il corpo di
Cristo ».
Forse è in grado di aiutarci
neH’indagine l’episodio dei due
discepoli sulla via di Emmaus, al
capitolo 24 delTEvangelo di Luca.
Essi riconoscono Gesù solamente
all’atto dello spezzare il pane, ma
Egli sparisce istantaneamente.
Questo gesto era fondamentale al
momento della preghiera, nella
tradizione ebraica. Era la cena
pasquale, il simbolo della liberazione dalla schiavitù. I cristiani
perseverano in tale abitudine, nel
tentativo di vivere il mistero del
Cristo. Anche il gesto del passaggio del calice era familiare
all’epoca; il calice come sinonimo del destino. Un modo per ratificare la volontà di subire la
medesima sorte di Cristo.
Unità con la vittima
Un altro testo, a detta di Moraldi, è altrettanto significativo.
Secondo una vecchia usanza,
quanti celebrano la Pasqua fanno il computo degli invitati, e
ogni commensale deve sentirsi
segnato nel corpo dell’agnello
pasquale. Questo testimonia l’unità tra tutti i partecipanti: ciascun convitato è parte della vittima: Tidentificazione in un corpo collettivo consente il consumo delTagnello solo a coloro
presenti fin dall’inizio della cerimonia. E’ un principio fondamentale di effettiva e partecipata solidarietà nel sacrificio. Ne
può quindi discendere l’equazione tra l’agnello pasquale e il Cristo.
Così la Cena dei cristiani primitivi manifestava unità con la
vittima, cioè Cristo, una unità
non formale ma immediata.
Cristo è presente come Colui
che una volta è stato vittima: la
Cena '’uindi era l’attualizzazione
del mistero della croce.
Ma Gesù ha fornito egli stesso
una indicazione dinamica: fate
questo in memoria di me. E i
primi cristiani esprimevano gioia
nella partecipazione alla vittima
quale Cristo è stato. La didakè,
a sua volta, torna su questo elemento da un altro punto di vista: il sacrificio sia puro e la
Cena sia unita con il sacrificio
affinché il medesimo non venga
profanato.
Nel cristianesimo primitivo il
mistero di Cristo non aveva lo
scopo di illuminare la nostra
sofferenza: la croce e la resurrezione erano il solo e unico mistero: annunciano la morte e la
speranza fino a'I giorno in cui
Egli ritornerà.
Successivi sono gli aspetti escatologici nutriti dall’attesa per la
venuta. I primi cristiani sentivano profondamente la vecchia
espressione ’’Maranatà”, o Signore vieni. La Cena è quindi motivata dal desiderio della comunità per il ritorno e la venuta di
Cristo.
Sono state le più tarde vicende e le dispute teologiche a deviare l’attenzione dal problema
fondamentale, quello della presenza del Cristo, ai modi in cui
tale presenza si estrinseca. Da
un senso concreto, ci si è indirizzati su un concetto evanescente, comunque sussidiario. E’
stata una delle più gravi, per dirla con una felice espressione di
Moraldi, « eredità perdute del
cristianesimo primitivo ».
DIBATTITO SUI RAPPORTI TRA STATO E CHIESE
Trattamento diverso ed eguaglianza
Ho letto con molta attenzione
l’articolo di Paolo Gay dal titolo « Due modelli diversi » (p. 2 de
La Luce delT11.10.’85) e non posso che concordare sulla sua precisa critica al fantasioso concetto di « separatismo a mezzo di
intese », attribuito all’intesa stipulata dalla Tavola Valdese, in
rappresentanza delle Chiese Vaidesi e Metodiste.
Non condivido affatto, invece,
quella parte del pezzo nella quale, dopo aver definito le nostre
intese come un « sistema di coordinazione di rapporti », l’articolista specifica che il contenuto
delle stesse configura una scelta
di trattamento alla pari con altre istituzioni che gestiscono attività similari.
Tale mio dissenso non si fonda
su una questione di « linea », ma
molto più semplicemente sul
fatto che l’assunto non corrisponde a.1 vero. Valgano per tutti i primi tre esempi che mi sovvengono:
a) L’art. 14 delle intese stabilisce che è garantita Tautoncmia
giuridico-amministrativa degli
ospedali evangelici, secondo i
criteri disposti dal 5” comma
dell’art. 1 della legge 12.2.1968
n. 132.
In forza di quest’ultima norma
solo gli enti ecclesiastici civilmente riconosciuti, che svolgono
attività ospedaliera, come la
CIOV, hanno il diritto a mantenere detta autonomia giuridicoamministrativa che, in parole
povere, significa: conservare il
patrimonio e gestire l’attività.
Orbene, sempre in forza della
legge 12.2.1968, n. 132, istituzioni
di elevatissima importanza, come la Croce Rossa Italiana, hanno perduto la proprietà e la gestione dei loro ospedali, mentre
noi, così come la Chiesa Cattolica, le abbiamo conservate.
b) Qual è quella persona giuridica privata che ha il diritto
(che a noi viene riconosciuto
dall’art. 15 delle intese) di rilasciare, senza alcun controllo
scientifico od amministrativo
pubblico, lauree e diplomi riconosciuti dallo Stato?
c) Qual è quella persona giuridica privata che ha il diritto
(che a noi viene riconosciuto
dall’art. 12 delle intese) di istituire, con propria delibera, ed a seguito di un controllo meramente
formale da parte degli organi
dello Stato, enti dotati di personalità giuridica?
Alla luce di tali fatti ritengo,
quindi, che si pòssa serenamente affermare che con le intese
abbiamo chiesto ed ottenuto che
le nostre Chiese ed i loro strumenti operativi venissero Considerati come un’entità particolare
all’interno della società civile.
Tale precisazione, che riguarda
la scelta già compiuta, mi sembra essenziale proprio in un momento in cui siamo impegnati in
una ricerca che riguarda i nostri
rapporti futuri con lo Stato.
Rimarrebbe da definire la classificazione giuridica da attribuire alle intese.
Confesso, però, che, pur essendo un operatore del diritto, mi
sono sempre rifiutato di impegnarmi in uno sforzo di classificazione delle intese nelle categorie del diritto.
Le intese, infatti, sono a mio
avviso un momento della storia
del nostro movimento e del suo
sforzo per rappresentare una
presenza significativa all’interno
della società italiana.
Esse sono, d’altra parte, la testimonianza di un momento della storia del nostro Paese in cui,
anche per effetto delle battaglie
civili che abbiamo condotto, la
politica ecclesiastica è mutata
ed alla spinta alla discriminazione si è sostituita quella all’eguaglianza, sia pure condizionata da
un rapporto di forza che ci vede
largamente minoritari e tali ci
vedrà, quanto meno a viste umane.
Sul punto dell’eguaglianza vale la pena, peraltro, di spendere
ancora qualche parola.
Per come è stato ormai chiarito a sufficienza dalla Corte Costituzionale in un’infinità di giudizi, aventi per oggetto presunte
violazioni dell’art. 3 della Costituzione, eguaglianza non significa generale appiattimento della
regolamentazione giuridica di situazioni solo genericamente simili, ma valorizzazione delle peculiarità, ove queste esistano.
Sotto tale profilo, non ritengo
che il differente trattamento che
abbiamo chiesto e ci è stato accordato con le intese, rispetto
ad entità private aventi caratteristiche diverse da quelle di una
chiesa, costituisca violazione del
princìpio di eguaglianza e, quindi, privilegio.
Ritengo, invece, che, nel qua
dro della costruzione di più equi
rapporti sociali e più particolarmente di interventi nel sociale
che per le loro caratteristiche
richiedano spinte vocazionali lo
Stato possa e debba valorizzare
il ruolo di quelle « formazioni
sociali » (nell’ottica statale anche
le nostre Chiese) che hanno tra
gli elementi costitutivi il servizio del prossimo.
Ma, per noi, che siamo pesantemente condizionati dall’esperienza di una lunga lotta contro
il privilegio accordato alla Chiesa cattolica romana, condividere
una tale impostazione ed offrire,
in tale quadro, il nostro servizio richiede uno sforzo di analisi non indifferente.
Piero Trotta
Separatismo battista
Leggo con interesse l’articolo
«Due modelli diversi » e sono grato a Paolo Gay per il contributo
che ci offre a chiarimento di ciò
che stiamo facendo. Non vorrei
apparire l’avvocato d’ufficio dell’articolista della Luce ma forse
egli è stato indetto a parlare di
«separatismo» per il modo in cui
tale termine veniva fuori dal dibattito e dai molti documenti
prodotti in ambito battista e che
quello stesso dibattito hanno informato.
Quando si parlava infatti di
« principio separatista », ci si riferiva non già alle idee del Vinet
ma a quelle espresse dai primi
Battisti circa duecento anni prima. E’ ben vero che alcuni di noi
(io in particolare in diverse occasioni) hanno « accusato » i fratelli di rifarsi alle dottrine del
Vinet anziché a quelle battiste
ma era solo una supposizione.
Le prime confessioni di fede infatti evidenziano come la protesta separatista nasca contro la
Chiesa di Stato: esigono la garanzia del rispetto della libertà
di coscienza, non accettano che
i ministri dell’Evangelo divengano funzionari statali, ecc. ma
non c’è mai una considerazione
negativa in assoluto dello Stato (che invece per Vinet è « l’ucmo naturale collettivo»).
Quindi, quando si è parlato di
ricupero nell’Intesa battista di
un contenuto « separatista », non
ci si riferiva, secondo quello che
ho capito, né al principio giuridico né alla dottrina teologica
del Vinet ma ad una delle istanze della prima protesta battista. Per il rimanente, resta valido quanto scrive Gay: siamo
ben coscienti del fatto che il
sistema di coordinazione bilaterale previsto dalla Costituzione
per regolare i rapporti fra lo
Stato e le confessioni religiose
non è in nessun modo separatismo (vedansì in questo senso,
tra l’altro, oltreché i documenti
preparatori, anche il mio articolo sulla Luce n. 35 del 13.9.85,
colonna di destra, righi 20 a 23).
Franco Scaramuccia
Il dibattito
Il dibattito che ne è seguito,
molto partecipato, non ha nreteso esaurire un argomento assai articolato, ma ha comunque
permesso di mettere a fuoco alcune questioni, dall’influenza degli Esseni, con le loro singolari
abitudini, suH’ambiente in cui si
muovevano i discepoli, a determinati sviluppi della teologia
della cena che hanno, nel fluire
delle generazioni, capovolto i
concetti originali prescindendo
da riferimenti biblici. Se è possibile indicare una linea di condotta, questa consiste nel superare le contraversie e osservare
invece come le ricerche più approfondite, sia in ambito cattolico che protestante, muovono
verso una rigorosa esegesi dei
testi, il cammino migliore per
annullare il retaggio di secolari
tradizioni. Perché ravvicinarsi
alla Cena del Signore non è solo
un momento di ’’ricordo”: è invece una occasione privilegiata
per costruire una nuova comunione e una nuova fraternità attraverso la partecipazione e la
condivisione.
Marco Rossi
Consiglio Ecumenico
Combattere
il razzismo
Anche per il 1985, la maggior
parte dei fendi del Consiglio
Ecumenico delle Chiese per la
lotta contro il razzismo è stata
destinata a finanziare attività
umanitarie di movimenti che si
battono contro l’apartheid in
Sud Africa. Infatti la SWAPO
(Organizzazione del popolo dell’Africa del Sud-Ovest), l’ANC
(Congresso Nazionale Africano)
e il PACA (Congresso Pan-Africano di Azania) si sono visti assegnare 225.000 dollari, mentre i
restanti 171.000 stanziati dal Consiglio Ecumenico sono stati ripartiti fra 4 movimenti dell’Oceania, 9 del Nord America e 7
europei (associazioni di lavoratori emigrati).
Emilio Castro, segretario generale del CEC, ha illustrato queste decisioni spiegando come esse riguardino soltanto i fondi
destinati in modo specifico alla
lotta contro il razzismo. Altri
organismi del Consiglio Ecumenico, ha spiegato, dispongono di
ulteriori fondi per finanziare servizi sociali al fine di attenuare
le conseguenze sociali, spesso
estremamente gravi, dei fenomeni di razzismo che ancora si verificano in ogni continente.
Svolta
per la pace
(segue da pag. 1)
quello del 6 ottobre, in una fase
in cui i capi delle superpotenze
stanno per riprendere a giocare coi loro arsenali passando
sulla testa della gente e degli
stessi governi minori e la disperazione, nelle zone più « calde »
del mondo, produce brutalità e
violenze sempre più incontrollabili.
Anche la Federazione delle
Chiese Evangeliche in Italia e la
Federazione Giovanile Evangelica Italiana, informate dell’iniziativa solo tre settimane prima,
vi hanno aderito, senza trovare
però tempo ed energie per organizzare un’adeguata partecipazione di chiese e gruppi giovanili evangelici all’iniziativa. Sparsi lungo il corteo, erano infatti
riconoscibili sì e no una ventina
di giovani dei gruppi FGEI della Toscana, del Lazio, della Campania, del Piemonte e della Sicilia.
Bruno Gabrielli
3
r novembre 1985
fede e cultura 3
TEOFILO SANTI, UN FRATELLO MOLTO AMATO, CI HA LASCIATI IMPROVVISAMENTE
Dalle piccole cose alle grandi
Inaspettata e dolorosa è giunta, a quanti lo hanno conosciuto,
stimato ed amato, la notizia della
dipartenza del nostre caro amico e fratello Dr. Teofllo Santi.
Il nostro primo pensiero va
naturalmente, con profonda simpatia e partecipazione, alla moglie, alla figlia, ai familiari. Ma
va pure alla famiglia più grande;
quella dei fanciulli e dei ragazzi che in numero rilevante avevano trovato in Casa Materna la
loro casa, l’ambiente dove formarsi culturalmente e spiritualmente per la vita. Essi sentiranno in modo particolare il vuoto
che si è fatto nella grande casa.
Ma quel vuoto lo sentiranno anche gli ammalati, i medici, il
personale tutto dell’Ospedale
Evangelico di Ponticelli, poiché
Teofilo Santi vi ha operato non
solo con un alto grado di professionalità, ma anche con uno
spirito cristiano di amore e di
comprensione che ne facevano
amare la bella personalità. Lo
piangeranno anche i terremotati
ospiti del villaggio Caracciolo, e
quanti altri, innumerevoli, sono
stati da lui curati e aiutati.
Di lui potremmo ricordare
tante cose. Personalmente mi limiterò a ricordare il suo entusiasmo comunicativo e il suo ottimismo. Riusciva a comunicare
fiducia, infondeva ottimismo per
quel convincimento interiore che
le difficoltà che incontriamo nel
nostro operare per il Signore e
per i fratelli non sono mai insuperabili in quanto il Signore
può abbattere gli ostacoli e aprire la via. Di qui la sua disponibilità e la sua prontezza ad
estendere il raggio della sua azione, certo di ricevere la forza
e la capacità di portare avanti
l’impegno assunto. L’Ospedale
Dell’Ospedale non si parlò più.
La speranza risorse al tempo
dell’occupazione delle truppe alleate per interessamento dei cappellani militari venuti a contatto
con le nostre chiese. Ai loro doni si aggiungevano le collette
mensili delle chiese evangeliche
di Napoli e altri doni di varia
provenienza. Tutti pensavamo
fosse saggio e indispensabile assicurarci prima i fondi, per cui
vedevamo assai lontana nel tempo la realizzazione di un’opera
di assistenza medica così necessaria ed urgente in quel momento. Tuttavia c’erano delle cose
che potevano essere fatte subito.
Ci suggerì l’idea e ce ne dette
la possibilità il Dr. Kellerman,
Pastore della Chiesa Congregazionalista americana. Egli ci propose di cominciare con un dispensario medico. « Se avete un
locale disponibile — egli disse
— vi posso procurare dei medicinali (in quel tempo introvabili), un apparecchio di radioscopia e altro materiale e anche
un’infermiera, ma naturalmente
ci vuole anche la prestazione
volontaria di un medico evangelico ». Per il locale non c’erano
difficoltà. Potevamo disporre della sala a pianterreno dello stabile di Via dei Cimbri. Era la
sala dove si riuniva il Consiglio
di chiesa e dove tenevamo l’archivio. Era facilmente adattabile.
In quanto al medico, a chi ci si
poteva rivolgere se non al nostro caro Dr. Teofilo Santi? Non
dimenticherò mai la gioiosa e
totale disponibilità di Teofilo e
la prontezza con la quale egli
aveva percepito che l’Ospedale
si sarebbe realizzato un giorno,
qualora si fossero fatte subito
quelle piccole e modeste cose
che il Signore gli metteva dinanzi come necessità urgente del
momento.
Così aveva fatto il padre Riccardo Santi. La grande opera di
Casa Materna aveva avuto il
suo umile e modesto inizio quando egli aveva accolto in casa
sua due piccoli trovatelli, perché
questa era l’urgenza che il Signore gli aveva posta dinanzi.
Così fece il figlio Teofilo Santi, con la stessa prontezza, con
la stessa percezione dell’urgenza
di quello che il Signore richiede
e nello stesso tempo offre, non
disdegnò di prestare la sua opera umilmente in quel primo rudimentale dispensario medico e
negli altri due che presto si aggiunsero in altri punti della città.
La realizzazione dell’Ospedale
di Ponticelli era ancora lontana
nel tempo, e nondimeno l’Ospedale aveva già cominciato a vivere.
Teofìlo Santi ci ha lasciato un
grande esempio e un chiaro insegnamento. Ne ringraziamo il
Signore.
Achille Deodato
Evangelico di Ponticelli è nato
così, proprio per questa sua disponibilità e prontezza ad impegnarsi in cose che sul momento potevano sembrare minime, ma che portavano in sé la
promessa di un grande sviluppo che il Signore avrebbe reso
possibile.
Un Ospedale Evangelico era
stato il sogno degli evangelici
di Napoli. L’Associazione di Mutuo Soccorso che avevano costituito, pur elargendo ai più bisognosi modesti sussidi in occasione di malattia o di funerali, incrementava un modesto fondo
in vista della creazione di un
Ospedale. Ma il fascismo rapinò
il piccolo capitale di quella Associazione, come quello di altre
simili, in favore dell’Opera Maternità e Infanzia del regime.
Dossier Diaconia
La Tavola ha chiesto all’AIP, editrice dell’EcoLuce, di provvedere alla pubblicazione del « Dossier
Diaconia » che fornirà alle chiese il materiale per
lo studio di uno dei temi centrali raccomandati
dal Sinodo ’85 all’attenzione delle chiese.
Il dossier, curato dal pastore Alberto Taccia,
presenta riunito in un unico fascicolo il nieglio
della riflessione portata avanti in questi anni dalle nostre chiese. Esso sarà pronto e spedito nell’ultima settimana di novembre e consisterà in un
fascicolo simile a quello sulla « Sessualità nella
Bibbia e nel tempo presente », ma con un numero
doppio di pagine. Ecco il sommario;
Introduzione (Alberto Taccia).
1. La Diaconia della Chiesa: il punto sulla situa
zione (relazione della Commissione per la Diaconia al Sinodo 1985).
2. La Diaconia non istituzionalizzata ;
a) I diritti dei malati e dei morenti.
b) Il problema degli anziani e disabili (Relazione della Commissione ad referendum al Sinodo 1984).
c) Il problema dei tossicodipendenti (Relazione
della Commissione ad referendum al Sinodo 1985).
3. L’evangelicità degli ospedali evangelici.
Il costo del fascicolo sarà di L. 1.5(X) la copia.
Sconto speciale per le chiese che faranno pervenire la loro ordinazione (per lettera o per telefono 011/655.278) entro mercoledì 13 novembre;
L. 1.200 la copia (minimo 5 copie).
{segue da pag. 1)
tamente cristocentrica, il veggente dice alla piccola chiesa di
Smirne: « Non temere quel che
avrai da soffrire... Sii fedele fino alla morte e io ti darò la corona della vita... Chi vince non
sarà colpito dalla morte seconda ». Corona è chiaramente un
segno di vittoria; e il non subire la morte seconda significa: solo chi accetta questa confessione ha la bella prospettiva della
risurrezione dopo il giudizio universale. Perciò qui si intende
dire: nella piccola chiesa di
Smirne, mediante lo Spirito, Gesù Cristo è presente come colui
che vive dopo la morte e così la
chiesa di Smime può affrontare
la morte nella certezza della vita. "Tutta quanta la lettera è un
gioco di pensieri continuo su vita e morte: la morte di Cristo,
la vita del credente; la morte dei
credenti, la vita eterna e la fine
della morte seconda.
Ed in questo contesto c'è la
parola « non temere, ma sii fedele fino alla morte ». Non temere non vuol dire non preoccuparti; non temere vuol dire;
abbi coraggio. E sii fedele fino
alla morte non è un’esortazione
a conservare la fèdeltà fino alla
morte bensì un’esortazione a rischiare la morte per la fedeltà.
Quindi la vera traduzione è questa; sii coraggioso, dunque rischia la morte e avrai la corona,
la vita eterna, la comunione del
Signore. E questo « non temere », questo « sii fedele fino alla morte » è detto a una comunità buona parte dei cui membri stavano per andare in una
prigione romana, verosimilmente per affrontare il patibolo. Una
lettera a una comunità che sta
per andare in carcere.
Cari studenti, per la vostra
formazione spirituale e teologica basterebbero della Bibbia e
della storia soltanto i testi scritti in prigione o da persone che
hanno vissuto a fondo l’esperienza del carcere. Per parlare
Fedeltà nella palude
soltanto del campo cristiano —;
ma ci sarebbero anche gli altri
— dalle lettere di San Paolo a
quelle che ci arrivano oggi dalla
Repubblica sudafricana, dalla
teologia di Bonhoeffer ai romanzi e diari di Solzenicyn e di Bukovsky, che cosa c’è di significativo nella vostra anima, cari studenti, che non sia stato scritto
in prigione? E nella storia della
chiesa, che voi studierete, che
cosa è stato fatto di significativo che non sia stato fatto sotto
il rischio della morte? Non temere, sii fedele fino alla morte:
come la chiesa di Smirne, come
gli ugonotti nelle galere del Re
di Francia, come i valdesi di
Guardia Piemontese.
Sii fedele fino alla morte. Non
c’è parola più fuori moda di
questa, nella nostra cultura occidentale. Chi ha ancora voglia
di rischiare fino alla morte la
sua coerenza? Nella nostra attuale cultura occidentale o si
adorano gli dei della vita o si
vive nell’incombere della morte.
Certo per noi è difficile in questa situazione contrapporre al
culto degli dei della vita o alla
paura della morte una visione
eroica della vita. Quando in Uruguav, racconta Valdo Vinay nella « Storia dei Valdesi », il pastore Daniel Armand Hugon
partiva a cavallo la mattina alle
4 da Colonia Vaidense, sua moglie e i suoi figli gli facevano corona e cantavano:
« Parti messaggero, nel tuo rude
cammino
l’occhio del Signore veglierà
su di te.
Parti, va’ a dare alla terra straniera
tutto senza riserve,
e la vita e la morte ».
Possiamo forse riproporre oggi questa bella pagina di testimonianza evangelica?
Stagnazione
Torniamo al nostro testo: è
un testo che è stato scritto in
un contesto di lotta; come facciamo a leggerlo oggi in un etmtesto di benigna stagnazione? Se
la vita continua così, voi studenti vi troverete nel vostro lavoro
pastorale come i figli di una
guida alpina che si trovino a
dover bonificare una palude. Il
papà ci ha lasciato i moschettoni, le corde, la piccozza, una
boccettina di alcool molto forte
e ci ha detto: al momento bmtto bevilo con uno zuccherino.
Soltanto, voi vi troverete nella
nalude a difendervi dalle mosche, avrete bisogno di una rete
niù che di corde, di una vanga
più che di una piccozza e di acqua fresca perché l’alcool forte
non serve nella palude. E magari vi verrà voglia di invidiare il
nanà, senza ricordare che è caduto a 40 anni sulla parete Nord
del Monviso. In altri termini:
se non scoppia una guerra mondiale — ma non sembra — davanti a noi valdesi, metodisti,
battisti sta un periodo di piena
integrazione della componente
protestante nella società italiana. Certo ricorderemo agli uomini del nostro tempo le radici
nrotestanti dell’Europa e della
cultura moderna, ma il problema è questo: nella palude in cui
ci troviamo ci serviranno i moschettoni del pànà, ci serviranno gli arnesi della scalata? Come si predicherà alla gente di
ogni?
Forse allora conviene concludere l’esegesi di questo passo
osando un’interpretazione attuale. E a questo ci spinge il penultimo versetto che dice: « Chi ha
orecchio ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese ». Siamo disposti a tradurre questo verset
to in questo modo: Chi ha orecchio ascolti ciò che lo Spirito
dice oggi alle chiese valdesi e
metodiste, ciò che lo Spirito dice oggi a queste comunità? Le
chiese in cui voi vi preparate a
entrare come pastori sono una
rete di alcune migliaia di credenti i quali — lo scoprirete imparando a conoscerli ad uno ad
uno — non sono come voi vorreste che fossero; o meglio, non
sono come voi vorreste essere
ma non siete in realtà. Sono dei
piccolo-borghesi come voi e come noi; non sono persone che
sanno recitare la vita, ma soltanto persone che stanno imparando a vivere la vita. E ciò
nonostante troverete alcune migliaia di persone che sono disposte ancora oggi a rispondere
alla prima domanda del catechismo di 'Heidelberg: « Qual è la
tua unica consolazione in vita
e in morte? » con la risposta;
« La mia unica consolazione in
vita e in morte è che io non appartengo a me stesso ma a Gesù Cristo mio fedele salvatore ».
Ebbene, tutto il vostro ministerio pastorale consisterà nell’aiutare queste persone a riscopi'ire
nel rischio la centralità di Cristo; a riscoprire, non a ripetere;
a rivivere, non a reiterare. La
centralità di Cristo non è un dato immanente come il secondo
principio della termodinamica
ma non è neanche un pensiero,
è un rapporto che va riscoperto
e rivissuto a ogni stagione, da
ogni persona, da ogni chiesa.
Riscoprire non è ripetere. Non
a caso i vostri professori hanno
un duplice mandato; di ricerca
e di insegnamento; essi ne soffrono la tensione (anche la Facoltà è una povera chiesa di
Smirne) ma anche ne dimostrano la fecondità (anche la Facoltà
è ricca, come la chiesa di Smir
ne). Vorrei citare un esempio
nelle belle parole di un commentatore cattolico che così presenta l’ultimo libro di Vittorio Subilia, Solus Christus: « Il valore del libro consiste nel non entrare mai in collusione, nel non
scender mai a compromessi... ».
Cosa dice lo Spirito
Ebbene che dice lo Spirito a
questa chiesa se non; inventa
(non; sogna!) nuove forme di vita sulla base della centralità di
Cristo e p>oi rischiaci la vita e
sii fedele fino alla morte. Non
temere, sii coraggioso, non avere paura di non realizzare la tua
vita. Non avere paura di non
avere abbastanza successo, abbastanza soldi, abbastanza tempo
libero. Non essere un piccoloborghese che bada soltanto a
questa vita che gli sfugge di mano. Sii fedele, a rischio di abbreviare la tua vita, a rischio
di perdere la tua vita e di sprecarla. Sii fedele fino alla morte.
Cari studenti, tra qualche mese o tra qualche anno voi siederete in toga a Torre Pellice
nell’aula sinodale una domenica
pomeriggio. Di là nel tempio ci
saranno mille fratelli ad aspettarvi, gente semplice: tecnici,
onerai. Poveri ma pur ricchi.
Molti di loro saranno tornati
un giorno prima dalle ferie per
voi. Saranno donne e uomini che
vivono nella palude ma che tra
gli dei della vita e il Signore vivente hanno saputo fare una
scelta. Il moderatore prò tempore vi chiederà di firmare la
nostra confessione di fede. In
quel momento sarete un po’
commossi e anche noi lo saremo. Ecco; in quel giorno alzate
lo sguardo alla grande quercia
dipinta sull’abside con il libro
tra i rami la Bibbia su cui è
scritto; Sii fedele fino alla morte. Cioè sappi rischiare e in questo rischio riscoprire la centralità di Cristo.
Giorgio Bouchard
4
4 vita delle chiese
r novembre 1985
RIUNIONE DEI CONCISTORI DELLE VALLI
UC.t V«\^INOIOI UCL.Lt: VMLLI
Cos’è l’essenziale per la vita delia chiesa?
Sono 182 i membri dei Conci- predisposte dalla C.E.D.: per in teoria che abbia rasrione Panln le
Sono 182 i membri dei Conci
stori delle Valli (statistiche 1984).
Un terzo di questi si è ritrovato
nel pomeriggio di domenica 27,
nei locali della Chiesa di Pinerolo, per proseguire la riflessione
avviata l’anno scorso sul tema:
«Ciò che è essenziale nella vita
della chiesa ». L’anno passato il
tema era stato introdotto teologicamente dal prof. Paolo Ricca.
Quest’anno si è ripreso il suo
studio, soprattutto riferendosi
alle « urgenze » che Ricca aveva
delineato: rifondazione biblica;
qualificazione del pastorato; necessità di riscoprire il ministero
dell’apostolo, del fondatore di comunità; riforma del culto; amore
per il prossimo (fede-politica);
amore per il mondo.
Ma soprattutto si è voluto esaminare i problemi pratici, vedere nel concreto dove si può razionalizzare, che cosa è veramente necessario e che cosa appare superfluo nel lavoro dei pastori e delle chiese.
Sei gruppi di una decina di
persone haimo tentato di rispondere ad una serie di domande
predisposte dalla C.E.D.; per
esempio: quali attività vi sembrano assolutamente indispensabili nella chiesa locale, nel circuito, nel distretto? Qual è il numero massimo di incontri che
una chiesa può « sopportare » in
un anno? Qual è il numero massimo di argomenti che una chiesa locale può discutere in un anno? E via di questo passo.
Chiaramente non si pretendeva di esaurire il problema, ma
almeno di impostarlo correttamente; e probabilmente a questo proposito si è giunti a qualcosa, se non altro a comprendere dove c’è un accordo sostanziale e dove invece questo va
ancora ricercato.
Nessuno dubita, ad esempio,
che è necessario mantenere una
attenzione vigile, teologica, alla
predicazione e all’educazione in
vista della fede; nessuno dubita
che una delle domande più ricorrenti dei membri di chiesa è
quella relativa alle visite pastorali; più difficile invece giimgere
ad un accordo globale sulla
« strategia pastorale »; ammesso
in teoria che abbia ragione Paolo
Ricca, quando esorta a riscoprire la necessità « apostolica » di
dedicare forze e uomini a « fondare chiese », dove « concentrare » le forze pastorali, e dove
« risparmiarle »? Occorre potenziare il centro o la periferia?
Occorre tenere presente prioritariamente la evangelizzazione interna o quella esterna? Come
collegare i 182 membri del Concistoro, i 1200 circa che frequentano i culti, gli 11.000 circa membri comunicanti? I 133 monitori
e i 33 catechisti, agli 800 alunni
di scuole domenicali e ai 700 catecumeni? I due soli animatori
giovanili al blocco dei giovani
(240 soltanto organizzati in gruppi)?
Il dibattito generale che ha seguito il lavoro nei gruppi ha appena avuto il tempo di accennare a questi punti; ma sembra
si vada diffondendo la consapevolezza che occorre razionalizzare maggiormente; che occorra
misurare gli impegni della chiesa alla realtà delle persone, e
non ritagliare le persone secon
do le esigenze della organizzazione - chiesa.
Intanto la CED ha informato
i presenti sulla mole di attività,
opere, commissioni nazionali e
locali, organismi interecclesiastici all’opera, fornendo un utile
prospetto statistico che, senza
inventare o scoprire nulla di nuovo, serve tuttavia a riassumere
e ricordare i vari fronti su cui
siamo impegnati. Per parte sua
la CED ha nominato o confermato cinque commissioni, che a
suo tempo informeranno sul loro lavoro: Pace e disarmo; Lavoro; Iniziative evangelistiche e didattiche; Stampa e mostre; Finanze.
Come sempre in questi incontri, altri messaggi e comunicazioni si sono intrecciati. La Unione
predicatori locali ha diffuso la
sua circolare; la « Commissione
mostre e colportaggio » ha invitato i responsabili dei gruppi
filodrammatici ad una riunione
serale per giovedì 31 ottobre a
Pinerolo.
Ma la informazione che -più
ha coinvolto i presenti è stata
Visita da Stoccarda
VILLAR PEROSA — Da an
ni la Comunità di Zuflenhausen
(Stoccarda) si sente vicina alla
nostra chiesa e lo dimostra con
un sostegno generoso alle nostre attività. Una ventina di persone è ora in visita alle Valli e
ha partecipato domenica 27/10
al culto a Villar Perosa; guidata dal Sig. Armingeon, ottimo
conoscitore delle Valli, la comitiva ha in programma una visita ad Agape e ad alcune opere;
martedì, visita al Collegio di
Torre Pellice.
• Riunioni quartierali (ore
20.30); 7/11 Fleccia (Fam. Ghigo); 13/11 Grange (Fam. Aldo
Chambon).
• La corale riprende il 15/11.
Il catechismo di I-II-Iii anno
riprende il 16/11, dopo un’interruzione di due sabati. Il catechismo di IV anno riprende
sabato 23/11, alle ore 18.
• Da domenica prossima il
culto avrà luogo al convitto.
• _L’Unione femminile a Chenevières avrà luogo domenica
10 11 alle ore 14.30.
11 programma
deirUnione Femminile
FRALI — Calendario delle riunioni quartierali: giovedì 31 ottobre ore 19.30; Villa; lunedì 4 novembre: Giordano/Pomieri (Pomieri) ore 19.30;7 novembre; Orgiere ore 19.30; 12 novembre: Cugno ore 17; 13 novembre; Fontane ore 17.30; 19 novembre: Malzat ore 19.30; 20 novembre: Ghigo ore 19.30.
• Ringraziamo Luigi Marchetti
per il culto di domenica 20 ottobre.
• Nella sua prima riunione
l’unione femminile ha parlato del
programma che intende svolgere
nel corso dell’anno; si tratteranno alcuni temi dal libro di Dorothee Sòlle « Scegli la vita » e
leggeremo alcune interviste dal
libro « l’Anello forte » di Nuto
Revelli. Le sorelle hanno accettato fin da ora di collaborare
alla preparazione del pranzo comunitario del 24 novembre.
• L’assemblea di chiesa del 13
ottobre ha sottolineato l’importanza di trattare nelle riunioni
quartierali il tema delle priorità
nella chiesa legato alle aspettative della comunità circa il lavoro pastorale.
• Domenica 27 ottobre è stata
presentata per ricevere il battesimo Alessia Baud.
L’adozione in Italia
e all’estero
TORRE PELLICE — Dome
nica 3 novembre alle ore 15, alla
Casa Unionista, l’Unione Femminile avrà la sua riunione mensile. Miriam Bein parlerà su
« L’adozione in Italia e all’estero ». L’incontro è aperto a tutti
gli interessati.
• Hanno ripreso la loro attività le società missionarie. Martedì 5 novembre si riunisce, alle
ore 14,45 il Gruppo degli Appio tti.
• La comunità esprime la sua
solidarietà cristiana alle famiglie colpite dal lutto per la
scomparsa di Michele Bonansea
e Enrico Michelln Salomon.
• Domenica 10 novembre avrà
luogo un’Assemblea di Chiesa
sul tema del lavoro (ore 10).
Mobilificio
GIUSEPPE GRIVA
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FABBRICA • ESPOSIZIONE
Via S. Secondo, 38 - PINEROLO - Tel. (0121) 201712
(di fronte Caserma Alpini « Berardi »)
Concerto barocco
SAN SECONDO — Domenica
prossima, 3 novembre, alle ore
20.30 nel Tempio, avrà luogo un
Concerto Barocco eseguito da
Stefania Bertolino al flauto dritto e da Renzo Chialvo all’organo e clavicembalo.
Le offerte andranno a favore
delle spese sostenute per l’acquisto del nuovo organo.
Cena comunitaria
all’Eicolo Grande
POMARETTO — Domenica 3
novembre avrà luogo nei locali
del Teatro di Pomaretto il consueto Bazar organizzato dall’UniOne femminile di Pomaretto.
Apertura alle ore 14.30. Farà seguito, la sera alle ore 19.30 nei
locali dell’Eicolo Grande, la cena comunitaria. Prenotarsi presso le incaricate dell’Unione femminile.
® E’ nata Silvia di Ferrerò
Ferruccio e di Claudine. Ai genitori ed alla sorellina gli auguri
della comunità ed un ben arrivata a Silvia.
Discussione e agape
PRAMOLLO — Domenica 29
settembre ha avuto luogo il culto di apertura delle attività e
sabato 5 ottobre sono iniziate le
lezioni della scuola domenicale
ed i corsi di catechismo.
• Ricordiamo il prossimo appuntamento: il 10 novembre ci
sarà un breve culto seguito dall’assemblea di chiesa con il seguente ordine del giorno: relazioni dei delegati alla Conferenza Distrettuale e al Sinodo e
discussione sul programma delle attività. Seguirà un’agape fra
terna.
Ringraziamenti
MASSELLO — La comunità
ringrazia il pastore Daniele Garrone e i fratelli prof. Gastaldi,
Piero Imazic, Ernesto Chiarenzi, Flavio Micol, Emilio Rostan
ed Elvio Peyronel per i messaggi che hanno portato nel corso
delle predicazioni. La comunità
ha ascoltato con interesse e gratitudine Lucilla Tron e Paolo
Corsani che hanno parlato in
occasione delle riunioni estive.
Molte persone si sono mosse
per studiare delle iniziative atte
a sensibilizzare la comunità e
l’esterno intorno al problema
delle scuole che hanno bisogno
di lavori di manutenzione. Dopo una riunione tenuta nel corso dell’estate, affronteremo il
problema in modo più approfondito nel corso dell’inverno.
'• La riunione quartierale del
mese di novembre avrà luogo
il 13, alle ore 19.30.
Assemblea di Chiesa
LUSERNA S. GIOVANNI —
L’Assemblea di Chiesa, convocata sabato sera nella Sala Albarin, ha proceduto alla rielezione dei quattro anziani che avevano terminato il loro mandato
quinquennale, Ada Bertalot, Nini
Boér, Sergio Gay, Enrico Malan,
ed ha eletto tre nuovi membri
del concistoro nelle persone di
Enrico Fratini, Ferdinando Girardon e SUvio Toum.
Ad essi l’augurio fraterno di
un lavoro al servizio della chiesa
benedetto dal Signore.
quella fornita dal pastore Mirella Abate Leibbrand, presidente
della Fed. Femm. Ev. valdese e
metodista che, in una pausa dei
lavori, in cui la comunità di Pinerolo ha dato mostra ancora
una volta della sua efficiente
ospitalità, ha riferito con un breve ma intenso messaggio del lavoro e delle speranze della
FFEVM; era infatti ospite della
chiesa di Pinerolo anche il Consiglio nazionale della FFEVM, che
nel pomeriggio domenicale ha incontrato i gruppi e le unioni femminili della zona. Sergio Ribet
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Giovedì 31 ottobre
□ COLLETTIVO
ECUMENICO
TORRE PELLICE — Alle ore 2Q.45
presso II Centro di Incontro (vicino al
Municipio) si tiene l’incontro del Collettivo Biblico Ecumenico.
Martedì 5 novembi’e
□ INCONTRO
CATECHISTI
TORRE PELLICE — Alle ore 20.30
presso la Foresteria Valdese si tiene
l’incontro dei catechisti del 1° Distretto
sul tema: « Come insegnare l’Antico
Testamento ».
Introduce il gruppo del precatechismo della chiesa di Pinerolo.
□ INCONTRO
PASTORALE
TORRE PELLICE — Alle ore 8.30
presso la Foresteria Valdese ha inizio
l’incontro pastorale del 1° Distretto.
L’Incontro si svolgerà in forma seminariale e durerà 2 giorni (con termine
nel pomeriggio di mercoledì 6 novembre).
L’incontro sarà condotto dal prof.
Jan Alberto Soggin ed avrà come te
ma c< I recenti svilupoì della teologìa
dsll'A"’: co TeslErr.ent: e della storia
di Israele ».
Domenica 10 novembre
□ ASSEMBLEA
DELLE CORALI
PINEROLO — Presso la Chiesa Valdese (via dei Mille 1) si riunisce l’assemblea delle Corali valdesi per discutere l’attività comune. L’incontro
avrà inizio alle ore 15.15 e sarà preceduto, alle ore 14.30, dalla riunione
della giunta esecutiva.
ASSEMBLEA DEL III CIRCUITO
Il lavoro giovanile
Tre temi principali hanno occupato l’assemblea di circuito
sabato 2610'. Innanzitutto il lavoro dell’animatore giovanile
Dario Tron. I poli principali
dell’attività sono situati quest’anno a Pomaretto e Ferrerò/'Villasecca. A Pomaretto un gruppo di collaboratori di Dario si
occupa di raccogliere in maniera dinamica e creativa con una
presenza giornaliera all’Eicolo
grando, ragazzi dell’età del catechismo. Le attività che si intendono proporre sono Analizzate all’aggregazione, a fare in modo cioè che i ragazzi si incontrino volentieri; le attività che
si intendono proporre vanno dal
canto alla discussione su temi,
gioco, attività manuali, uscite in
gruppo, gite, visite a persone
anziane nella valle. Gran parte
del dibattito ha riguardato il legame tra questa attività e il
resto della comunità affinché il
lavoro giovanile non sia una ulteriore settorializzazione nella
vita della chiesa senza rapporto
con il resto. L’assemblea ha perciò invitato ad una riflessione
su questo punto sottolineando
che il lavoro giovanile nella sua
sperimentazione deve avere un
respiro di più anni.
Secondo tema proposto ; la
organizzazione dell’incontro di
Pentecoste 1986 per il quale la
assemblea di circuito del mese
di maggio aveva raccomandato
una certa sobrietà. La lunga e
ingarbugliata discussione ha sottolineato che l’incontro deve restare un momento di incontro
delle comunità in cui i doni di
tutti possano trovare spazio. Si
è accolta la proposta di orga
nizzare Pentecoste ’86 congiun
temente al II Circuito. In coda
all’incontro si è parlato dell’or
mai annoso problema della Fil
seta che sembra prossima alla
chiusura. L’assemblea di circuì
to ha deciso di invitare le chie
se a prendere in considerazio
ne la possibilità di un sostegno
finanziario alle famiglie più colpite. L’assemblea ha proposto
che la commissione lavoro della
CED si occupi della destinazione del danaro.
E. T.
5
r novembre 1985
vita delle chiese 5
131« ANNO ACCADEMICO DELLA FACOLTA’ DI TEOLOGIA ANNIVERSARIO DELLA CHIESA METODISTA
La cura d'anime oggi 100 anni a Bologna
Con prolusione e culto si è tradizionalmente aperto il 131° anno
accademico della Facoltà di Teologia a 'Roma. La prolusione, tenuta dal prof. Giorgio Girardet
il pomeriggio di sabato 19 ottobre, è stata su rm tema di grande importanza nelle nostre chiese (e fuori); « Metodi e prospettive della cura pastorale nella società contemporanea ». Il relatore ha esposto il problema sotto
un profilo storico, esaminando le
affermazioni di teologi del passato, tra cui, in modo particolare,
Thurneysen, che intende la «cura d’anime » come predicazione
personalizzata, e confrontandole
con i metodi più recenti sviluppati soprattutto negli Stati Uniti,
per concludere con accenni di
prospettiva per il presente ed il
f uturo. La cura pastorale è molto
importante, e non può mancare
nella preparazione e nel lavoro di
un pastore.
Tra i professori era presente
per la prima volta il prof. Giorgio Spini, da quest’anno professore onorario della Facoltà, mentre è stato salutato il prof. Sergio Rostagno, in partenza per un
anno sabatico. Tra il pubblico
una studentessa del corso di cultura teologica ha ricevuto dalle
mani del decano, prof. Bruno
Corsani, il diploma in teologia.
Altri due studenti l’hanno conseguito nel corso dell’anno, mentre 6 sono state le licenze conseguite da 4 donne e 2 uomini. Degli studenti interni, quest’anno
9 vengono da paesi esteri (Germania, Svizzera, Uruguay"), uer
fare un anno di studio con noi,
gli altri 15 svolgono l’intero corso di studi. Quattro sono gli
iscritti al primo anno.
professori e studenti al culto
con la chiesa valdese di piazza
Cavour, culto presieduto dal past.
Giorgio Bouchard, moderatore
della Tavola valdese. In una predicazione piena di vita e di energia, egli ha messo in luce le differenze che sempre intercorrono
fra le generazioni storiche, evidenziando quindi la necessità di
predicazioni diverse.
Dopo il culto è stata offerta
dalla stessa comunità un’agape,
che è stata anche l’occasione per
le presentazioni degli studenti da
una parte, e delle attività ruotanti intorno alla comunità dall’altra. E’ stato un piacere avere
fra noi quasi tutti i membri della
Tavola valdese, per la coincidenza delle loro sedute con questa
giornata.
Tutto ciò è la parte ufficiale e
pubblica delTapertura deH’anno
accademico; dietro le quinte, tuttavia, tanti altri avvenimenti
hanno luogo; il lavoro dei pro
fessori per la preparazione dei
corsi, degli studenti per gli esami, e tutte le attività di segreteria che, come si sa, incom'bono
principalmente sui professori
stessi.
Un altro di questi avvenimenti
organizzato insieme da professori e studenti tramite una piccola
commissione, è stato rincontro
svoltosi a Ecumene tre giorni
prima della prolusione. Questo
incontro, che viene fatto ormai
da 4 anni, ha come scopo la conoscenza reciproca e la presentazione delle attività della Facoltà
e delle chiese in un clima poco
formale e disteso. Gli studenti si
sono scambiati informazioni sulle motivazioni che li hanno portati agli studi teologici e a questa Facoltà di teologia. La presenza del sovrintendente ha favorito la presentazione delle attività delle chiese nel circuito.
Silvia Rutigliano
FEDERAZIONE DELLE CHIESE EVANGELICHE
Assemblea a Palermo
La domenica mattina ha visto
Circa 180 persone tra delegati delle chiese, osservatori e
invitati prenderanno parte a Palermo alla "VII assemblea della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia (FCEI), che avrà luogo
dal 31 ottobre al 3 novembre. L’incontro si tiene sotto il motto
« La giustizia di Dio; promessa e sfida », che assume un significato
narticolarmente rilevante in considerazione del fatto che questo
incontro si tiene in una delle città italiane dove più drammatici
sono i problemi sociali.
La FCEI, del resto, da anni se^e con attenzione la realtà meridionale, e anche in questa occasione darà ampio spazio a questa tematica, organizzando una tavola rotonda su « "Violenza e democrazia; problemi e speranze nella Sicilia di oggi », alla quale
parteciperanno il giurista Pietro Barcellona, lo storico Giuseppe
Giarrizzo, il giornalista Claudio Fava.
Domenica 20 ottobre è stato
un giorno ricco di emozioni e
di gioia per la Comunità di Bologna, riunita per ricordare il
centenario dell’inaugurazione della chiesa negli attuali locali di
via Venezian. Numerose persone hanno preso parte sia al culto presieduto la mattina dal
past. Sergio Aquilante che alla
Conferenza pubblica tenutasi il
pomeriggio con la partecipazione dei quattro pastori che negli
ultimi quarant’anni hanno retto
la Comunità, nonché alla riuscita agape fraterna che è seguita.
La chiesa era affollatissima
quando il pastore Paolo Sbafñ
ha preso la parola dopo un’introduzione fatta dal dott. Umberto
Postpischl che ha presieduto la
manifestazione. Partendo da un
articolo del giornale cattolico di
allora (1885), «L’Unione», che denunciava la pericolosità della costruzione di un tempio «eretico;»
nella cattolicissima Bologna, il
past. Sbaffì ha notato quanta
strada si sia fatta da allora; oggi, proprio nei nostri locali, si
tiene un regolare studio biblico
con la partecipazione di cattolici bolognesi. Ha poi tracciato
rapidamente la storia dei primi
luoghi della predicazione metodista (wesleyana dal 1871 ed episcopale dal 1874) fino alla conffuenza nell’attuale chiesa di una
comunità battista e della chiesa
libera fondata da Alessandro Gavazzi, cappellano di Garibaldi.
Si è poi fatta la cronistoria dei
pastori tra cui due pastori di
origine valdese che avevano scelto di lavorare con i metodisti
per il loro spirito evangelistico.
Le esperienze di evangelizzazione nella Bologna « liberata » sono state ricordate dal past. Sergio Carile (conduttore dal 1947
al 1961); i culti alla radio locale,
le trasmissioni sulla « Storia del
CORRISPONDENZE
Incontro con la diaspora del lago
BRESCIA — Domenica 20 ottobre, nel pomeriggio, un’insolita
animazione ha pervaso la chiesetta luterana di Gardone, d’estate frequentata da turisti stranieri, ma pressoché in disuso il resto dell’anno. Oltre venti persone, in gran parte valdesi di Brescia o della ’’diaspora del lago”,
si sono ritrovate infatti per un
pomeriggio comunitario. La cosa di per sé non farebbe notizia,
però si tratta di un’iniziativa
nuova. Un membro del consiglio
della chiesa valdese di Brescia,
trasferitosi a Gardone per motivi familiari, ha preso contatto
con persone che fanno parte della chiesa di Brescia, ma vivono
nella zona del lago e sono dunque lontane, anche per l’età, dalla loro comunità. Nasce così l’idea di ritrovarsi ogni tanto, per
un culto, per un momento di comunione fraterna. E così, a Pentecoste, ci si ritrova una prima
volta, nella chiesa luterana. Un
gruppo da Brescia viene a condividere l’incontro con le persone della zona, in gran parte anziane. Dopo il culto con Santa
Cena, si trascorrono diverse ore
a casa di una sorella. Ci si lascia
con l’intesa di ripetere l’iniziativa. Ed è quello che è avvenuto
l’altra domenica, con una piccola
variante; alcuni volantini scritti
a mano e incollati sui cartelli
che indicano la chiesa annunciano a tutti il culto. Qualcuno li
legge e si unisce agli altri; un
membro di una chiesa dei fratelli della zona; tre pentecostali;
due signore cattoliche. Anche
questa volta ci si dà appimtamento, alla primavera, magari
più numerosi, magari per una
agape.
Anche le piccole cose, a volte,
possono avere grande peso. Un
anziano signore, infatti, ha detto;
« Qgni tanto ci vuole una giornata così, per ritrovarsi tra fratelli, alTascolto delTEvangelo; è
cóme quando una batteria riceve
una nuova carica! ».
Per Ben Moloise
VINTEBBIO (VC) — Un documento di ferma condanna delTimpiccagione del poeta nero
sudafricano Benjamin Moloise è
stato approvato domenica 20 ottobre dalTassemblea della chiesa
metodista. In esso si afferma,
tra l’altro, che « non all’uomo è
dato di togliere la vita del proprio simile » e che questa esecuzione toglie ogni residuo di
credibilità al governo di Bctha
quando afferma di volere una
soluzione pacifica della crisi. Il
testo si chiude cosi; « Preghiamo
il Signore di illuminare i membri
del governo sudafricano affinché
essi realizzino una nazione ove
ogni uomo sia cittadino a pieno
titolo senza discriminazione alcuna, anche se oggi la speranza
di quanti credono in una soluzione non violenta sembra sconfitta ».
quale sono ora stati elaborati
i risultati.
Fra gli altri punti evidenziati
dalle risposte della comunità
spicca la preoccupazione per i
giovani; da un lato si chiede
fortemente la continuità del
« progetto Torino » e si auspica
anche il reperimento di un animatore locale a Ivrea; dall’altro
si raccomanda la cura d’anime
nei confronti di quanti non frequentano gli incontri del catechismo.
Nuovo pastore
RIMINI — Il nuovo pastore,
Iginio Carera, è stato insediato
il 13 ottobre durante un culto
con Santa Cena al quale ha partecipato il sovrintendente di Circuito. Al culto ha fatto seguito
un’agape fraterna preparata con
molta cura dalle sorelle dell’Unione Femminile durante la quale la comunità ha avuto modo di
iniziare a conoscere il nuovo pastore e di farsi conoscere da lui.
voli vi era una ricca biblioteca,
con esposizione di testi antichi
e rari, come il Catechismo di
Lutero, le Storie del Gillio e del
Léger, le varie traduzioni della
Bibbia, le Riviste Bilychnis e
Consci’entia. Numerosi i visitatori evangelici e cattolici, molto interessati alla conoscenza
del sorgere e dello svilupparsi
della Riforma. Ogni sera sono
state proiettate diapositive con
registrazione sonora su Lutero,
gli Ugonotti, i Valdesi.
Dopo la proiezione seguiva la
discussione che, insieme con i
contatti individuali o di gruppo
durante la giornata, ha dato una
concreta testimonianza evangelica.
Ripresa di attività
Mostra sulla Riforma
Questionario
IVREA — Maggiore frequenza
di predicazioni tenute da laici
e culti rivolti specificamente ai
bambini della scuola domenicale
e ai giovani sono due fra le esigenze più sentite dalla chiesa,
indagate con un questionario distribuito nei mesi scorsi, del
VARESE — Dal 18 al 20 ottobre la Chiesa Battista di Varese ha organizzato una mostra
sulla Riforma, in occasione del
centenario della Revoca dell’Editto di Nantes. Una trentina di
pannelli, esposti nella « Sala Veratti », gentilmente concessa dall’Assessorato alla Cultura di Varese, presentavano documentazioni storiche, ritratti deil’epoca dai Pre-Riformatori ai Vaidesi, fino a Lutero, Calvino,
Zwingli. Su quattro grandi ta
le religioni », i vari concerti organistici, l’assistenza a molti
profughi ungheresi dopo il 1956.
Una varietà di esperienze riconducibili al dettato metodista di
continua, fattiva operosità « nel
mondo ».
Aurelio Sbaffi, pastore a Bologna dal 1961 al ’66, ha ricordato
come in quegli anni di « fermenti » diversi giovani si avvicinarono alla nostra chiesa. Era un
tempo di ricerca e molti trovarono nella nostra Comunità un
nuovo modo di leggere la Bibbia. Furono anche gli anni delle
manifestazioni per il Vietnam
che procurarono (sia pure tra
vive incomprensioni) uno « scossone » salutare alla vita della
comunità ed al suo confronto
con l’Evangelo. Infine le esperienze ecumeniche nel clima del
Concilio Vaticano II; gli studi
biblici con i Dehoniani della rivista « Il Regno » e con l’équipe
redazionale del « Mulino ».
Valdo Benecchi (pastore dal
1966 al 1976) ha ricordato quegli
anni come determinanti per la
sua formazione. Furono esperienze in linea con lo spirito di democrazia e di tolleranza che trovò nella città. Fu uno sforzo ed
un rischio predicare l’Evangelo
in quegli anni, in linea con « il
modo metodista di vivere I? '"ede ». Le esperienze ecumeniche
si rinnovarono sia con la o’-iosa
ufficiale, sia con il gruppo de
« Il Regno », il quale diede vita,
proprio nei nostri locali al settimanale « Com », fuso attualmente con « Nuovi Tempi ». Il
past. Benecchi si è poi soffermato sugli aspetti qualificanti della
rifiessione metodista odierna, sia
teologici (il rapporto predestinazione - santificazione) che pratici
(la nostra presenza « sociale »
soprattutto nel mezzogiorno).
Ha poi terminato ricordando che
l’integrazione con i valdesi è una
« occasione preziosa da valorizzare ».
NEW YORK — Dopo la parentesi estiva, la chiesa valdese
ha ormai ripreso il normale ritmo delle attività. Il 29 settembre il culto è stato celebrato con
la chiesa evangelica francese,
mentre nel mese di ottobre la
comunità ha potuto udire le predicazioni del past. Frank Gibson,
dell’American Waldensian Aid
Society, e della studentessa in
teologia Daniela Di Carlo, che
compie il suo anno all’estero
presso rUnion Theological Seminary. A entrambi va il ringraziamento della chiesa. La Società Femminile lavora intensamente per allestire il tradizionale bazar d’autunno, mentre la
vita della comunità è stata turbata dalla scomparsa di alcuni
cari fratelli: Emile Pons, Emilia Godino, Arad Riggs. Si sono
sposati George Alfred Janavel e
Katleen Marie Ganncn.
L’ultimo intervento è stato
quello del past. Sergio Aquilante,
presidente delTOPCEMI. Egli ha
evidenziato le direttrici attuali
delle chiese metodiste; partecipazione ai problemi dell’oggi,
sforzo continuo di rendere palesi segni tangibili delTamore di
Dio, contribuire a sciogliere i
nodi culturali che attanagliano
la società italiana (il vizio della
delega, il riflusso nella mediazione). Bisogna costruire un modo diverso di vivere: uno « stile
nuovo » in tutti i rapporti umani.
« Teologia al lavoro » potrebbe
chiamarsi questo modo di vivere con Dio e con gli altri. La
continuità della nostra esperienza sta pur sempre nella predicazione dell’Evangelo in una società che cambia.
Durante la Conferenza sono
stati eseguiti da Tiziana Laub
alcuni brani per organo di Bach.
Al culto del mattino William
Horn ha accompagnato il canto
ed ha eseguito musiche della Riforma.
Alberto Canè
t./i'
6
6 prospettive bibliche
1° novembre 1985
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
Ha un'anima
Tutti hanno notato che con Genesi 1 ci è quasi impossibile
parlare dell’uomo o della donna in sé. Il nostro testo ci costringe a parlare della coppia. E’ la
coppia che è a immagine di Dio, a
somiglianza di Dio, anche se in questa coppia sussistono delle differenziazioni (Dio creò « maschio e femmina »). L’elemento primo, primitivo, primordiale è la complementarità e l’unità. Non si può dunque
parlare dell’una (la donna, la moglie)
senza l'altro (il marito). Dobbiamo
tenerlo sempre ben presente: l’unità
precede la differenziazione. L’unità
é data in via preliminare e ciascuno vi porta la propria differenziazione non per disintegrare questa unità, ma per imparare a viverla e a
renderla ancor più vera. La coppia
unita non sta al termine degli sforzi di ciascuno, ma è data in partenza, anche se Genesi 2 chiamerà questa coppia a diventare una stessa
carne, cioè una stessa esistenza.
Ai celibi e alle nubili, però, diciamo che l’atteggiamento di Gesù, il
suo celibato e la teologia paolinica
ci mostreranno che essi hanno cessato di essere squalificati e che un
posto nuovo, una nuova vocazione
sono accordati loro. Ci ritorneremo,
e dunque lo studio di Genesi 1 non
dia loro alcun complesso.
Non solo maschio
Se Gen. 1 ha parlato dell'unità primordiale, sia pure senza tacere le
differenze e in particolare quella, essenziale, della sessualità (maschio e
femmina), Gen. 2 considera anzitutto le differenze. E comincia a tappe,
cronologicamente con la creazione
dell’uomo (adam) considerato in primo luogo come coltivatore del suolo (adaniah). Ma se l’uomo si chiama
Adamo (c'è l’articolo, senza dubbio
per indicare che si tratta di un nome proprio), questa volta a) è formato da Dio con la polvere del suolo; e soprattutto b) non si tratta del
« maschio » soltanto.
a) La polvere è quel che è, anche
se Dio vi insuffla la vita. La polvere
è destinata a ritrovare la polvere.
Ciò non vuol dire che l’uomo sia
mortale per natura, ma che conserverà il soffio vitale soltanto finché
Dio vorrà darglielo. E se Dio decide
di riprenderglielo, non resterà altro
che polvere che torna alla polvere
(Qohelet, l’Ecclesiaste 12: 9, spesso
citato a torto al cimitero, e Eccl. 3:
20-21... Di fatto « Qohelet » è il nuovo, vero nome dell’Ecclesiaste).
b) Se si tratta del « maschio » soltanto, che questa volta si chiama
proprio il Sig. Adamo, non vuol dire
affatto che nella creazione della coppia vi sia una priorità maschile; egli
è lì — il testo ce lo dice nella sua
semplicità ingenua — perché Dio ha
bisogno di un contadino nel suo
giardino (e qui ritroviamo, indirettamente, un’affermazione della sovranità dell’uomo sul creato e soprattutto sullo spazio); e Dio ha anche bisogno di un guardiano (v. 15;
anche in questo caso la minaccia rimane altrettanto reale quanto vaga);
Dopo una serie di considerazioni preliminari e metodologiche, l’esegeta francese Alphonse Maillot affronta i primi testi biblici, Genesi 1
e 2, in questo terzo articolo di una serie che riprendiamo dal settimanale riformato francese « Le Cbristianisme au XX“= siècle » ; sono i testi
nei quali «compaiono l’uomo... e la donna: la sua ’’siamese”? ».
a cura di GINO CONTE
ma soprattutto Dio ha bisogno di
qualcuno al quale parlare, di un interlocutore, anche se le prime parole che Dio dice all'uomo sono dei
giganteschi permessi, con un infimo
divieto — accompagnato da un avvertimento solenne: « Tutto ti è permesso, l’intero giardino è tuo, salvo... un albero, uno solo: quello che
ti permetterebbe di essere tu a decidere "del Bene e del Male” (o "felicità” e "sventura”, v. 16-17). Altrimenti è morte sicura », In altre
parole, « lascia a Dio la cura di decidere che cos’è Bene e che cos’è Male. Ad esempio, ciò che ora è bene è
che tu approfitti e goda di tutti gli
alberi, mentre male sarebbe lo scegliere 1 albero vietato e credere di
potere, appunto così, fare la tua felicità e il tuo bene ». Ricordiamo che
quest’unico piccolo divieto otturerà,
occulterà, annienterà per l’uomo gli
innumerevoli permessi divini. Il giardino gigantesco fatto per la libertà
dell’uomo (secondo Gen. 2: 10-14
l'Eden andava dalla Mesopotamia
alle « sorgenti » del Nilo) si ridurrà
alla « cancellata » che circonda un
unico albero. Il cuore dell'uomo dimentica il milione di « sì » di Dio,
perché c'è un unico, misero « no ».
Sarà Èva a dimostrarcelo, e Adamo si affretterà a fare altrettanto.
Non l’aiuto, la compagna
Ma dopo aver creato il suo giardiniere-guardiano, Dio si accorge che
non è bene (non è il Bene) che l'uomo sia « isolato nella sua singolarità ». Dunque, da solo, il Sig. Adamo non corrisponde né al disegno
di Dio né al suo progetto primitivo
né a ciò che Dio ha creato. C'è come un’ammissione superba di Dio;
« Questo, non va bene! ». Non penso
che il problema sia l'impossibilità
per l'uomo di avere una discendenza; piuttosto, come apparirà dal seguito, non soltanto la solitudine in
sé è insopportabile per Adamo, ma
egli ha bisogno di qualcuno da amare e di qualcuno con cui parlare.
L’uomo-senza-parola e l'uomo-senzaamore, non è bene; non corrisponde a ciò che Dio vuole, alla persona
stessa di Dio, non è conforme a Dio.
Allora il disegno di Dio fallisce, la
storia della salvezza abortisce. Così
finisce un universo maschile.
Curiosamente la differenziazione
originale di Gen. 2 ci porterà a una
unità finale. Ecco allora la creazione
della donna, ma in tre tempi:
a) una riflessione di Dio: « gli
farò... » e qui molte traduzioni continuano in modo miserevole: « ...un
aiuto che gli sia convenevole » [Rived.; la TILC: « un aiuto, adatto a
lui »1.
Per cominciare, nelle nostre lingue la parola « aiuto » è insoppor
tabile. Tutt’altra cosa è in ebraico,
dove nei Salmi, ad es., Dio è « il nostro aiuto » o « l'aiuto del Salmista ». Ma nelle nostre lingue l'aiuto
è il subalterno che dà una mano o
la domestica che fa il lavoro più pesante o spiacevole. In ebraico è una
parola nobile che, lungi dall'implicare subordinazione, implica talvolta la possibilità che l'aiuto faccia
ciò che colui che è aiutato è incapace di fare da solo. E dato che si
tratterà di un « aiuto » (!) continuativo, propongo di tradurre con compagna, cioè « quella che sta a fianco
e che (per tornare all'etimologia)
condividerà lo stesso pane, la stessa memoria ». Dunque: « Gli farò
una compagna ».
Quanto al « simile a lui » \ che etimologicamente non ha nulla a che
vedere con la « somiglianza » di
Gen. 1; 26, significa: « che sia la sua
partner » (vis-à-vis); e alcuni padri
ebrei non hanno dimenticato che poteva trovarvisi anche una nozione di
affrontamento così necessario (Dio
ha messo la donna per resistere all'uomo se voglia lo coglie di prendere le vie del male). « Vis-à-vis »
r colei che sta di fronte e fa fronte]
mi pareva difficile, e ho preferito
«partenaire» [partner, compagna],
che significa sia quella che sta di
fronte, che condivide, sia quella che
si oppone, quando è necessario (e
dice picche quando dite cuori). Non
mi pare che la traduzione « gli farò,
al suo fianco, una compagna che sia
la sua interlocutrice » (di fronte a
lui) sia una traduzione infedele e
soprattutto una traduzione che implichi una subordinazione, assente
in ebraico (Dio non ha detto; « gli
farò una serva »).
La costola
Soffermiamoci un istante a dire
che, se è vero che i nostri fratelli
ebrei (e talvolta il resto dell'Antico
Testamento) non sono stati sempre
perfettamente coerenti con il principio d'elio « status » della donna,
resta pur sempre il fatto che la donna ebrea, paragonata ad esempio alla donna greca (equiparata a un mobile) ha ottenuto, almeno fino all’esilio, un posto vero in Israele.
b) Ma né Dio né Adamo scoprono immediatamente in questo Creato la « compagna-partner ». Ed ecco
verificarsi la scena singolare in cui
Dio, dopo avere creato tutti gli esseri viventi (il Sig. Adamo, stavolta, è
creato per primo), li fa passare in
rivista dal Sig. Adamo, che dà loro
dei nomi, i loro nomi. Cioè decide
che cosa saranno. Dio crea e l’uomo
chiama aH’esistenza. In Israele, senza nome non si esiste, non si ha né
passato né avvenire, né personalità.
Il nome è la vocazione (cfr. Adamo,
padre-di-tutti-gli-uomini, "Adamiti”).
Donne nella hibbia - 3
Adamo « situa » dunque tutti gli esseri viventi e assegna loro il loro posto nel Creato. Appare anche qui la
funzione regale di Adamo che, se è
anch’egli un essere vivente, è tuttavia colui che dà a tutti gli altri il
loro ruolo: è cosi che Gen. 2 evoca
« l'immagine di Dio ». Ed è per questo che in questo mondo magnifico,
malgrado la compagnia di tutti gli
esseri viventi, Adamo si ritrova « a
parte » e, diciamolo, « segnato ».
c) Si avrà perciò la creazione dell’ultima... creatura, quella che sarà
la compagna e la partner della prima creatura (v. 7 e 22). Questa sorta d'inserzione gigantesca della creazione degli esseri viventi fra quella
dell’uomo e quella della donna è un
altro modo di dire quel che diceva
Gen. 1 : « La coppia è la fine e il fine
della creazione ». Gen. 2 dice: « L'uomo e la donna sono all'origine e sono il fine della creazione ». Perciò
anche in questo testo, nel quale Adamo e quella che si chiamerà Èva
appaiono come (infine!) differenziati, non sarebbe « bene parlare dell’uomo (o della donna) soltanto ».
Tutto ciò ci pare spesso ridicolo e
anche pretenzioso, a noi, i Giganti
del XX e del XXI secolo, che stiamo scoprendo il nostro nanismo.
Ricordiamo però che questo è stato scritto, fra 25 e 30 secoli fa, da uomini che non avevano ancora davvero addomesticato il ferro, né il cavallo (Is. 36; 8) e meno ancora la navigazione marittima (Giona 1: 5-6).
Polemico
Anche qui, ci si scalda spesso a
proposito della « donna-costola »,
mentre il testo, a parte i probabili
giochi di parole, fa della donna una
sorta di ’siamese': un altro modo per
ricordare l’unità della coppia. Notiamo ancora che se Adamo è stato
tratto dalla polvere, la sua compagna non viene dalla polvere se non
in secondo grado. E’ tratta anzitutto da Adamo.
Ma, soprattutto, si dimentica che
questo testo è polemico, perché c’erano mitologie che attribuivano la
creazione della donna a un dio, specie a una dea diversi dal dio-buono
che aveva creato l’uomo-maschio;
e mitologie che parlavano di un materiale originario diverso da quello
che Dio ha utilizzato per l’uomo (ad
es. il sangue di un serpente, per la
donna). Qui, nella Genesi, il Creatore è lo stesso, e il fatto che Èva sia
tratta dallo stesso Adamo vuole impedire che si attribuisca alla donna
una « natura » diversa da quella dell’uomo. Avvertimento (postumo) a
tutti i Padri della Chiesa che negavano che la donna avesse un’anima,
attribuita invece senza difficoltà ai
maschi. Ma anche avvertimento
(contemporaneo) a tutti i Padri che
oggi attribuiscono alla donna una
« natura » diversa da quella dell'uomo, per squalificarla ed escluderla
da certe funzioni: non ci riusciranno, né con Gen. 1 né con Gen. 2.
Alphonse Maillot
(continua)
’ Il francese ha qui « semblable à lui »,
mentre la Riveduta ha « che gli sia convenevole » (n.d.t.).
7
1° novembre 1985
obiettivo aperto 7
CONVEGNO DEL SERVIZIO MIGRANTI DELLA FEDERAZIONE - ECUMENE, 12-13 OTTOBRE
OSPITI
PER FORZA
Sui problemi dei lavoratori immigrati provenienti dai paesi del Terzo Mondo, clandestini, rifugiati, studenti stranieri si è tenuto il 12-13 ottobre scorso ad Ecumene un riuscito convegno,
organizzato dal Servizio Migranti (SM) della
FCEI, che ha raccolto una cinquantina di persone di... diverso colore, perché rappresentanti di
diversi paesi. Sotto l’energica presidenza del
past. Bruno Tron, segretario del Servizio Migranti,
il convegno si è sviluppato come incontro di chiese e scambio di esperienze e problemi, più che
approfondimento teorico di studi che pure non
sono mancati, è stato arricchito da uno studio
biblico del prof. Giorgio Girardet della Facoltà
valdese di Teologia e si è concluso con un culto
di S. Cena presieduto dal pastore S. Ricciardi.
11 primo degli « esperti », molto apprezzati, è stato Jan Nissen, che lavora da alcuni anni
nel Dipartimento Emigrazione
del Consiglio Ecumenico Olandese. Gli stranieri in Olanda sono circa il 5% della popolazione, in gran parte provenienti
dalle ex colonie. Insieme ai sindacati e ad organizzazioni volontarie le chiese olandesi fanno
pressioni per migliorare la legislazione nazionale ed europea.
Hanno criticato raccordo del
loro Governo col Marocco sul
programma culturale che tendeva a imporre scelte gradite al
paese d’origine, ma contrarie agli interessi espressi dai lavoratori immigrati. Le chiese olandesi, attualmente formate soprattutto da gente di ceto medio,
faticano a rapportarsi in maniera non paternalistica con gli immigrati, che sono lavoratori più
o meno qualificati, domestici,
venditori ambulanti e soprattutto disoccupati. L’impegno delle chiese a livello assistenziale o
nel campo dell’educazione (corsi
di lingua, alfabetizzazione) è fuori discussione ed è riuscito ad
avere una valenza sociale oltre
che educativa. Le cose si complicano quando si passa agli altri
programmi d’impegno: difesa dei
clandestini e lotta al razzismo.
A proposito di clandestini sono stati raccontati episodi interessanti: dal 1975 alcune chiese
hanno cominciato a venir coinvolte in operazioni « santuario »,
cioè alcuni immigrati vi si sono
rifugiati per sfuggire al foglio
di via obbligatorio della polizia.
In realtà non c’è legge che vieti
alla polizia di fare irruzione in
chiesa, ma di fatto essa non
oserebbe farlo durante un culto.
E così avvenne che si allungarono alcuni culti finché uno durò
un’intera settimana! Nel 1980 più
di 500 clandestini erano rifugiati presso le chiese olandesi, i cui
membri e concistori pur a volte
non condividendo la lotta politica degli immigrati si sentivano
sollecitati a sopperire alle loro
necessità. Una volta dei clandestini si rifugiarono anche in una
moschea, ma ne vennero cacciati per pressioni esercitate probabilmente dal governo marocchino; oggi esiste un Movimento
della Moschea Libera, ma solitamente purtroppo le moschee
aH’estero sono state usate come strumento di controllo e propaganda per il paese d’origine.
Nella mobilitazione per i clandestini le chiese olandesi (protestanti e cattoliche) si sono trovate molto isolate di fronte al
Governo, che continua a rispondere negativamente ad ogni richiesta di sanatoria.
Sul fronte antirazzista le chiese sono invitate a far qualcosa
che sembra più proprio al loro
essere, tuttavia anche in questo
campo le cose sono difficili. Si dà
per scontato che ’’cristiani” sia
altra cosa che ’’razzisti”, ma se
si viene da un passato coloniale
in cui la gente dell’altro paese
è stata considerata come inferiore è ben difficile cambiare idea:
« Ancora oggi — ha detto Jan
Nissen — se va bene, siamo paternalisti e riteniamo di sapere
come combattere il razzismo,
senza farcelo dire da chi ne è
vittima ».
Lo stesso ventaglio di argo
a cura di GIANNA SCICLONE
menti e di programmi è stato
esposto anche da André Jacques
del Dipartimento Emigrazione
del Consiglio Ecumenico delle
Chiese: si tratta ormai di organizzare società pluriculturali in
ogni paese. Il fenomeno ’’emigrazione” nel nostro tempo è
caratterizzato da uno spostamento dal Sud al Nord, con gente
che viene da paesi e culture
sempre più lontani, con notevole
crescita di immigranti illegali.
In Europa la popolazione emigrante tende a stabilizzarsi, restando nel paese in cui è immigrata. Quando chiediamo ”il diritto al ricongiungimento familiare” aiutiamo questa stabilizzazione. La posizione è giusta,
ma dobbiamo renderci conto che
provochiamo im altro tipo di
problemi (concorrenza nei confronti dei lavoratori disoccupati,
crescente razzismo ecc.). C’è poi
una emigrazione Sud-Sud, dove
si evidenzia che la causa degli
spostamenti non è la povertà
di un paese, ma l’industrializzazione dell’altro, che riceve immigrati. Tutta l’Europa ha storicamente provocato questo fenomeno, ricercando manodopera
a basso costo man mano che un
paese si industrializzava. Ora diventano paesi ospitanti anche il
Venezuela, la Nigeria, i paesi
del Golfo Persico, cioè quelli che
in varia misura dispongono di
un capitale finanziario.
I problemi politici ed umani
sono enormi ed è giusto che le
chiese vi si confrontino ricordando la loro responsabilità
(complicità) al tempo del colonialismo. Adesso che il movimento di persone si è rovesciato
non si può restare a guardare.
Inoltre le chiese devono diventare competenti in questo settore, non possono interessarsene
in nome di un generico umanesimo. E questo significa entrare
nel merito delle leggi, difendere
i diritti elementari, entrare nel
gioco politico dalla parte degli
immigrati.
Cosa fa il Servizio
Migranti italiano
L’iniziativa centrale, illustrata
da Bruno Tron, è stata finora l’esame della legislazione sugli
stranieri attualmente in vigore in Italia, che risale al 1930:
lo straniero può venire nel no{continua a pag. 12)
Un film
del CEC
«OSPITI PER FORZA: rifugiati
sd immigrati in cerca d’asilo » è il
titolo di un film sulla situazione
degli immigrati in Italia; realizzato dall’Ufficio del CEC per i Rifugiati, dalla Caritas e dalla FCEI è
ormai disponibile anche in videocassette. Può esser richiesto al SM
insieme alla bella mostra fotografica, già presentata in anteprima
durante il Sinodo, che comprende
circa 100 foto suddivise in 8 sezioni, accompagnate da didascalie
e libretto informativo. La mostra
può essere facilmente usata all’interno o all’esterno delle chiese
e sarà indubbiamente un grande
strumento di testimonianza e possibilità di collegamento diretto con
gli stranieri. Le prenotatimi vanno
fatte presso la Federazione da dicembre in poi, verrà chiesto un
contributo spese di 50.000 lire; per
evitare lunghe e infruttuose spedizioni meglio mettersi d’accordo
col proprio circuito.
Cosa si fa in itaiia
A cominciare dal Sud per finire con la Svizzera i convegnisti si sono avvicendati nel raccontare le difficoltà e le esperienze maturate in questi ultimi
mesi: dal CESE di Palermo al
gruppo eritreo di Piazza Cavour
a Roma, dal problema dei libretti della mutua con scadenza trimestrale a Bologna al convegno
di Milano organizzato dalla Lega per i diritti dei popoli. Particolare impressione ha destato
il racconto delle vicende dei
118 senegalesi espulsi parecchi
mesi fa da Catania, buona parte dei quali si sono rifugiati nel
’’teatrino” della chiesa valdese
di Catania e sono ancora lì,
ignorati dalla polizia che ha il
suo centro operativo sulla stessa strada, all’isolato successivo.
E’ un’esperienza di ’’santuario”
che espone i nostri fratelli di
Catania a particolare vulnerabilità; inoltre restano aperti tanti problemi: fino a quando si
potrà resistere nei confronti delle autorità? Cosa faranno questi
giovani africani? C’è un racket
di giovanissimi? Intanto anche
un gruppo di eritrei ha trovato
ospitalità negli stessi locali e
autogestisce dei corsi di alfabetizzazione con l’aiuto di insegnanti del posto; è un lavoro
più di fraternità che di assistenza e coinvolge altri evangelici e
anche cattolici della città.
Il CEO (Coordinamento degli
Ospedali Evangelici) invitato dal
Sinodo a mettere i nostri ospedali a disposizione per l’assistenza agli stranieri, che nella quasi totalità non hanno mutua, si
dà da fare per superare gli osta
coli burocratici; in alcuni casi
occorre un partner per sostenere costi che sono sempre più
elevati (la CRI o la FCEI stessa?); mentre l’Ospedale di Napoli ha già destinato una percentuale dei suoi posti letto a questo scopo.
L’Esercito della Salvezza, che
ha un suo membro nel Comitato del SM, porta il maggior peso
deH’accoglienza: a Roma dei 350
posti disponibili circa 3/4 sono
sempre occupati da immigrati.
Il gruppo YWCA di Roma si
occupa in particolare dei diritti
delle donne emigrate e lavora
ad un progetto di ospitalità nel
suo edificio. Notevoli sono le
raccomandazioni del convegno
europeo di Tutzig in Germania
Federale tenutosi questa primavera. Inoltre è in preparazione
a Roma un seminario fra insegnanti che si occupano di corsi
per stranieri.
Le nostre comunità di lingua
italiana in Svizzera hanno affrontate anni fa problemi molto simili a quelli che stiamo scoprendo anche noi; il movimento dei
’’santuari” attecchisce anche in
Svizzera; inoltre si cerca di attenuare la rigidità della polizia
che vorrebbe distinguere nettamente fra rifugiati politici e
stranieri in cerca di lavoro. Tra
i rifugiati si è interessati solo
a quelli dell’Est europeo... Si lavora in diverse città ad un progetto chiamato ”Mitenand” (da
Miteinander = insieme) che si
sforza di creare centri d’incontro, un tipo di educazione che
valorizzi la cultura e la lingua
d’origine.
Il cittadino di serie B nella Bibbia
La tematica dello stranieroforestiero è molto sviluppata nella Bibbia che è più ricca di termini e di sfumature della nostra
lingua. Il termine più interessante è "paroikos”, difficile da tradurre: è lo straniero residente
presso un altro popolo. E’ un cittadino di serie B, ricevuto con
una sorta di « accoglienza condizionata »: nell’antichità non
esisteva il concetto dell’eguaglianzà'fra tutti, che risale solo
alla Rivoluzione Francese, ma si
pensava ad una certa libertà nell’ambito della propria categoria
e situazione sociale.
Nel Nuovo Testamento si conosce un mondo cosmopolita con
molta gente in viaggio, ognuno
con la sua condizione e i diritti riconosciuti secondo la sua
etnia.
Nell’Antico Testamento la raccomandazione più sorprendente
è quella di Deut. 10, 19 dove il
Signore vuole che « amiamo » il
forestiero; non si deve solo evitare di essergli ostile, non si deve solo cercare di proteggerlo,
ma lo si deve amare. La motivazione é: perché anche voi foste
stranieri. Israele è diventato “popolo”, mentre era straniero; anche in seguito nella triste esperienza dell’esilio non potrà identificarsi con il territorio che abita; la sua caratteristica è la precarietà, essere un popolo senza
potersi identificare con un territorio.
Lo stesso concetto è ripreso
dal NT: come cristiani viviamo
in un paese in cui siamo forestieri, la vita che si vive per
fede è un passaggio da un posto
all’altro (Ebr. 11,9). La situazione della comunità cristiana è
quella provvisoria di ospiti di
un’altra comunità più ampia.
Ma la « colonia di forestieri »
si dà delle norme interne; Paolo
a Corinto non rinuncia a creare
delle strutture nuove pur nella
provvisorietà, il privato non è
indifferente. Al suo tempo accogliere uno schiavo fuggito dal
suo padrone (com’era Onesimo)
era un grave attentato alla stabilità politico-sociale, era come
oggi ospitare un palestinese.
Per questo l’Impero Romano,
che era notoriamente tollerante,
considerava ''aliena" la società
cristiana, perché straniera, diversa da quelle allora niù conosciute, come quella ebraica, ellenistica, romana.
Il manifesto della società nuova è Gal. 3, 28: scompaiono in
Cristo le differenze fra le razze,
fra uomo e donna, fra schiavo e
libero. Per gli antichi che non
avevano neanche nell’immaginario T abolizione per es. della
schiavitù, la frase di Paolo doveva sembrare ben più radicale di
quanto oggi riusciamo ad immaginare.
C’è sempre il rischio di fare
della retorica nelTaffermare che
i cristiani sono stranieri e pellegrini nel mondo: non è vero che
siamo tutti uguali. Sarebbe opportuno affrontare separatamente i problemi degli ospitanti e
degli ospitati e poi mettere a
confronto questo materiale per
cercare insieme delle vie d’uscita.
Ogni tanto la comunità primitiva si « raffreddava » nell’accoglienza ed ecco l’esortazione di
Ebrei 13: 1-3: non dimenticate
l’ospitalità... perché alcuni senza
saperlo hanno ospitato degli angeli.
L’angelo è quello che porta un
messaggio del Signore. Forse oggi il messaggio che ci viene dagli
stranieri è che dobbiamo ricordarci della nostra provvisorietà,
noi deH’emisfero ricco, dei grandi capitali, della spoliazione del
resto del mondo. C’è una precarietà di fondo nel mondo occidentale che ricorda la lunghissima fine dell’Impero Romano.
Siamo un gigante dai piedi d’argilla, una società che si fonda
sul consenso finché assicura il
benessere, e appena questo viene
posto in discussione il consenso
viene imposto con la paura. Le
nostre chiese occidentali che
spesso , appartengono al mondo
che non accetta la precarietà e
sono « coestensive e cointeressate » al resto della società in cui
vivono, sono chiamate a vedere
nella presenza dell’ immigrato
straniero un « segno », l’angelo
dd Signore che ci ricorda il nostro essere stranieri e pellegrini
su una terra che non è nostra.
(Sintesi dello studio biblico del
prof. Giorgio Girardet che sarà pubblicato a cura del Servizio Migranti).
8
8 ecumenismo
1° novembre 1985
IL DIBATTITO SULLA TRADUZIONE INTERCONFESSIONALE DELLA BIBBIA
Scorrettezza ecumenica Alcune note
sulla presentazione
della TILC a Roma
In un’accorata lettera aperta al direttore della Società Biblica, riproposto il tema deH’imprimatur, offesa per i cristiani di ogni confessione
Caro Bertalot,
l’Eco-Luce ha avuto una buona idea nel chiederti di spiegare,
in quanto direttore della Società
biblica, il giallo deU’imprimatur
posto sulla TILC. Peccato che tu
abbia sentito un po’ troppo l’esigenza di giustificare (ti) l’operazione. Non è questo, penso,
che interessi i lettori di questo
settimanale. Ciò che mi pare
avresti dovuto spiegare è invece
il « perche » dì questa imposizione sorta, come tu stesso dici,
« nel momento di andare in
stampa ». L’imprimatur non lo
hai voluto tu, mi è chiaro; proprio per questo però sono deluso della tua spiegazione, che dice e non dice. Soprattutto, a mio
modo di vedere, non dici le cose essenziali, non poni gli interrogativi che l’imprimatur ci pone
in quanto co operatori del progetto di traduzione.
La questione che io ritengo ci
si debba porre è la seguente:
qual è il « segnale » che questo
imprimatur trasmette alle chiese
impegnate in questo progetto comune? Qual è la pratica ecumenica di una chiesa che ritiene
di dover « imporre » il suo imprimatur su un prodotto che
non è suo? Qual è il « messaggio» che noi dobbiamo cogliere
da questo atto di violenza ecumenica? Questi sono alcuni degli interrogativi che attendono
una risposta. Tutto il resto sono
questioni assolutamente secondarie e marginali. E qui, caro
Bertalot, lasciatelo dire, da uomo ecumenico quale sei, qualche
pensiero in più era legittimo attenderselo.
E’ chiaro che l’imprimatur non
scalfisce minimamente il valore
del lavoro svolto e personalmente continuerò ad utilizzare questa traduzione senza farmi impressionare da un imprimatur.
Ma non è questo il problema. Il
problema di questo imprimatur
ci illumina su « come » la chiesa
di Roma intende l’ecumenismo.
O, meglio, rivela la cronica incapacità ecumenica della gerarchia
cattolica. Questo è il « segnale »
da cogliere, e lo dico con amarezza e con tristezza perché io credo che oggi la chiesa è ecumenica o non è. Però non posso chiudere gli occhi di fronte ad una
tale scorrettezza. E qui non siamo nel mezzo di una discussione
di alta teologia, siamo all’a-b-c
della pratica ecumenica. Ecco la
triste realtà che si intinge nell’Lnchiostro dell’imprimatur. Un
protestante dovrebbe essere ancora in grado di riconoscerlo.
Inoltre, dire che « Il fatto è
spiaciuto a molti protestanti » è
un’affermazione limitativa, che a
me interessa secondariamente.
Qui non è questione di piacerenon piacere, né una questione di
protestanti: quante cose non
piacciono ai protestanti! La questione è ben più grave e ben più
larga: qui rcffesa colpisce nel
cuore ogni cristiano, cattolico,
ortodosso ò protestante che sia.
E’ la coscienza cristiana che è
maltrattata, brutalizzata, schiacciata sotto questo imprimatur.
E’ il cristiano che questo imprimatur tratta da pezzente! Lo so
anch’io che posso, nel mercato
delle Bibbie, acquistarne una
con o senza imprimatur, con o
senza deuterocanonici: questa
però non è la libertà del cristiano bensì la libertà del mercato.
E’ bene non confondere. Le tue
considerazioni non possono, dunque, coprire un atto di inaudita
scorrettezza ecumenica.
Che poi tu ci venga a dire che
questo « imprimatur » elimina le
confusioni con altre Bibbie sospette circolanti senza imprimatur e che ciò « Lo si dice con
una firma e un nome di massima
garanzia »... no commenti
Io capisco la difficoltà nella
quale sei venuto a trovarti; credo
però anche che c’era una via per
uscire « a testa alta », come dici,
da questa situazione. Prendere
le distanze, dissociarsi, denunciare pubblicamente questo sopruso. Naturalmente la Bibbia si
sarebbe stampata ugualmente
con Timprimatur. C’era però una
parola di verità da pronunciare
su questa faccenda. Invece vi è
stato silenzio. La verità si fa
luce anche con delle piccole parole, va detta anche quando è
sconfitta. E qui era in gioco
un pezzo di verità ecumenica di
questa traduzione interconfessionale della Bibbia.
Fraternamente,
Ermanno Genre
Echi dal mondo
cristiano
a cura di CLAUDIO PASQUET
Gran Bretagna: il
pericolo della miseria
(L’actualité religieuse dans le
monde) — il vescovo anglicano
di Durham, David Jenkins, durante un dibattito televisivo col
ministro degli affari sociali, tenutosi il 25 settembre, ha messo in guardia il governo conservatore britannico circa « la disperazione e l’esasperazione crescenti nella popolazione, provocate dalla disoccupazione e dalla miseria ». n vescovo ha anche dichiarato di temere «l’apparizione di una società sempre più divisa e veramente violenta». Ricordiamo che i ghetti dove vivono gli immigrati dal
terzo mondo in molte città britanniche sono stati recentemente teatro di vere e proprie rivolte popolari generate dalla situazione tremenda di povertà
ed emarginazione in cui molte
persone sono costrette a vivere.
Svizzera: revisione
dei diritto di asilo
(SPP) — «La Svizzera non
ha il diritto nella diflicile situazione attuale di esercitare una
pratica di asilo che faccia paura,
deve conservare la sua tradizione umanitaria di fronte a rifugiati che provengono da culture straniere ». E’ ciò che ha detto il pastore Jean Pierre Jornod,
presidente del consiglio della
Federazione delle chiese protestanti svizzere (FEPS) a riguardo della seconda revisione sviz
zera sulla legge che regola il diritto di asilo.
Riforma
della Curia
(L’actualité religieuse dans le
monde) — La riforma della curia sarà l’oggetto della terza
riunione plenaria del collegio dei
cardinali che si terrà a Roma
dal 21 al 23 novembre, immediatamente prima del Sinodo
straordinario. Già in giugno un
documento detto « schema della legge particolare della Curia »
era stato inviato per lo studio
a tutti i cardinali ed alle conferenze episcopali.
Nicaragua: giudizi da
e su la chiesa
(Notizie dell’ambasciata del
Nicaragua presso la S. Sede) —
Questo foglio riporta un articolo apparso sull’organo ufficiale
del Fronte Sandinista (Barricada). Esso ha definito pericolose,
in un articolo del 29/9/85, le dichiarazioni rilasciate da Monsignor Fabio Vega, presidente della Conferenza Episcopale Nicaraguegna, in una conferenza
stampa a Bonn. Parlando degli
aiuti che i contras (i guerriglieri che lottano contro il legittimo governo nicaraguense) ricevono dagli Stati Uniti il vescovo avrebbe dichiarato : « Un popolo che non si sente garantito
nei suoi diritti sociali e civili
ha tutto il diritto di cercare aiuti dove può ».
Il giornale sandinista si chiede commentando questa dichiarazione fino a quale punto le dichiarazioni di imparzialità ed
apoliticità della chiesa cattolica
siano da ritenersi valide « se
contemporaneamente ci si dichiara parziali e si appoggiano
azioni criminali dei mercenari.,
non è forse questo un prendere
partito per i nemici della rivo
luzione sandinista? Non si trat
ta forse di fare politica... l’ap
plaudire al finanziamento nord
americano alla controrivoluzio
ne che uccide i nicaraguensi?»
Cifre sui preti in Italia
e nel mondo
(VOCATIO) — Questo foglio
che si batte per l’eliminazione
del celibato dei preti e per l’ordinazione di donne nella chiesa
cattolica, pubblica una interessante tabella statistica sul numero dei preti in Italia e nel
mondo negli ultimi anni. Nella
impossibilità di riportare tutte
le cifre che esso pubblica, ne
diamo un estratto significativo.
In tutto il mondo il numero
dei preti tende a diminuire, nel
1969 essi erano 269.607 e nel 1981
255.904 con un calo del 5% ; nello stesso periodo di tempo però
il numero delle ordinazioni è calato del 22,8%. In Europa occidentale, sempre confrontando
l’anno 1969 con il 1981 vediamo
che il numero dei preti è diminuito del 9,5% e quello delle ordinazioni del 41,2%. Per l’Italia
riportiamo invece questa tabella
che raggruppa i preti diocesani
per fasce di età:
Caro Direttore,
credo che siano necessarie alcune note sulla presentazione
della nuova Bibbia a Roma. Le
notizie inviate dal Past. S. Rapisarda e pubblicate su La Luce
contengono inesattezze da non
trasmettere ai posteri.
1. - Nell’incontro a S. Paolo
entro le mura (Chiesa Episcopale Americana) era presente un
folto numero di persone. Tra
queste — nonostante i culti pomeridiani nelle varie chiese evangeliche — vi erano valdesi delle
due chiese romane, professori
della Facoltà Valdese, metodisti delle due chiese, vari battisti, membri delle Chiese Libere
e l’Esercito della Salvezza.
Vi era pure una forte rappresentanza del S.A.E. e naturalmente molti cattolici.
2. - Hanno rivolto parole di
saluto: tre evangelici e due cattolici. E’ stato inoltre letto il saluto del Presidente della C.E.I.
Card. U. Poletti. Era stato segnalato un saluto da parte della Federazione delle Chiese Evangeliche, ma, per un disguido non
attribuibile a nessuno, non ci fu
segnalato durante rincontro. I
temi sono stati trattati da un
protestante e da due cattolici,
ma il Prof. Cavedo Romeo fa
parte del Centro Europeo dell’Alleanza Biblica che si esprime interconfessionalmente in tutte le
sue manifestazioni.
3. - Durante gli altri incontri
programmati a Roma vi è stato
un invito esplicito a prendere la
parola sia alla CEI, sia alla Federazione, sia alla conferenza stampa. Io stesso ho preferito lasciare questa possibilità ad altri che
desideravano parlare. Hanno infatti parlato il Past. Scuderi, presidente della Società Biblica e
Mons. Alberto Abiondi, vicepresidente della direzione europea
dell’A.B.U. Il Comitato d'Edizione si era assicurato gli interventi
iniziali: un cattolico e un membro dell’A.B.U.
4. - Ritorniamo a S. Paolo entro
le mura. Sono state consegnate
simbolicamente le Bibbie ad alcuni gruppi impegnati presso i
poveri e gli emarginati del nostro tempo. Per osnuno di essi
v'è stata una motivazione pubblica. L’A.B.U. ha chiamato tre
persone: Mr. Joseph Jackson della Chiesa Metodista di Ponte
Sant’Angelo, che si è interessata
alPinvio delle Bibbie agli ospedali evangelici di Torino e di Napoli; Maggiore M. Vinti dell’Esercito della Salvezza, per il la^■oro
di assistenza ai poveri; l’attore
Franco Giacobini per il suo impegno nella lettura pubblica del
Vangelo di Marco nei teatri, nelle chiese e alla Radio.
Alla Federazione delle Chiese
Evangeliche le Bibbie sono stale
consegnate al momento della \ isita dei traduttori.
Si tratta di un totale di 9d
Bibbie. E’ molto per una Società Biblica penosamente deficitaria come la nostra. Non siamo,
infatti, ancora riusciti a coprire
le spese per questi doni pur ritenuti necessari.
Siamo convinti che le spese di
traduzione, di composizione, di
lancio e di presentazione della
nuova Bibbia non devono gra\ciré sul prezzo di vendita. Ne facciamo oggetto di un appello
straordinario di finanziamenio
nella speranza che questo non
riduca gli appelli ordinari (Domenica della Riforma) senza i
quali non potremmo rendere il
nostro servizio alle chiese all’aituale costo. Sappiamo che chi Ita
fiducia nella diffusione della Bibbia come genuina opera di evangelizzazione ci darà una mano
generosa anche questa volta.
Renzo Bertalot
# Hanno collaborato a questo
numero: Domenico Abate, Ivana
Costabel, Dino Gardiol, Daniele
Garrone, Alfred Janavel, Luigi
Marchetti, Luigi Masino, Lucilla
Peyrot, Italo Pons, Bruno Rostiigno, Piervaldo Rostan, Franco
Taglierò, Erika Tomassone.
NOVITÀ’ CLAUDIANA
Nella collana «Piccola Biblioteca Teologica» è uscito il n. Ifj
JEAN GILLES
I “fratelli e le
sorelle” di Gesù
tra 23 e 1931 1966 1982
34 anni 12,4% 18,3% 9,9%
tra 35 e 49 29,7% 37,6% 28,5%
tra 50 e 59 31,4% 24,1% 25 %
tra 60 e 74 ? 11,4% 31,3%
Per una lettura fedele del Vangeli
8“, pp. 128, L. 7.600
Introduzione di Bruno Corsani
Commento al libro di U. Interlandi
Ecco finalmente anche in italiano Formai famoso libro clie il
prestigioso quotidiano francese « Le Monde » ha salutato come
« una svolta decisiva per la soluzione di un problema teologico
solitamente accantonato con un certo imbarazzo ».
Che cosa spinge molti credenti a non chiedersi se Gesù ha
veramente avuto fratelli e sorelle, figli di Maria e di Giuseppe, come dicono i Vangeli con disarmante naturalezza? La questione è
importante e non solo per le implicazioni dogmatiche (sulla «perpetua verginità» di Maria), ma perché il dibattito riguarda in ultima analisi la persona di Gesù, la sua natura, la sua missione, la
verità del suo diventare carne.
Come dimostra Bruno Corsani nella sua Introduzione, il dibattito ha fatto grandi passi all’estero, dove è ormai normale leggere biblisti cattolici che sostengono che i « fratelli e sorelle » di
Gesù erano veri fratelli e sorelle carnali. L’Italia è rimasta indietro ed è ormai tempo che si aggiorni.
CLAUDIANA — Via Pr. Tommaso 1 — 10125 TORINO
c.c.p. 20780102.
9
r novembre 1985
cronaca delle Valli 9
UNA INIZIATIVA BEN COLLAUDATA
Evangelo
e
handicap
Come fare un catechismo olii'¿ro e vivace con coloro che
nai parlano o sono gravemente
hd,'dicappati, fisicamente o menUiiniente? Il pastore francese
Ciìles Warnery, della fondazioni « John Bost » di La Force,
pi fisso Bordeaux, ha tenuto lunedì 21 ottobre due incontri su
questo tema presso la Foresterid Valdese.
Mei pomeriggio ha tenuto uno.
Illazione ai pastori del distretto. ai quali ha mostrato una ser.e di interessanti diapositive,
idciitre la sera ha proposto ad
Ini gruppo di monitori alcuni
Li-empi pratici.
Chi lo ascoltava con un po’
iC sufficienza perché pensava
. 'fie questi metodi concernessero
.soltanto gli handicappati si è
i cntito alla fine lui stesso « handicappato ». Infatti, noi siamo
abituati ad annunciare e a percepire l’Evangelo esclusivamente
attraverso la carta stampata e
il discorso, l’orecchio e l’intelletto; ma Gilles Warnery ci ha
mostrato come l’Evangelo possa
essere annunziato attraverso immagini, colori, luci, semplici figure, movimenti e gesti, musica
c canti.
Dio ci ha dato un corpo inlefO. non soltanto la testa. Dobbiamo vivere la fede, dobbiamo
Lìiirare in comunicazione attraverso tutte le possibilità di
espressione che Dio ci ha regalato », ha affermato il pastore
Warnery. Egli sta elaborando e
sperimentando i suoi metodi e
programmi da oltre dieci anni,
presso la fondazione “John Bost",
che, fondata nel 1838, è (oggi la
più grande istituzione riformata per handicappati in Francia.
Il “John Bost" è un vero e proprio villaggio costituito da uno
serie di padiglioni nei quali vivono gli attuali 1030 ospiti {in
maggioranza adulti, 600 sono
muti, 250 eviletlici) e le 850 unità di personale.
Gli ospiti vivono in gruppi misti secondo la gravità d'’l loro
handicap; in questo ambiente il
pastore Warnery cerca di annunciare e vivere l’Evangelo insieme ai malati. Egli ha mostrato dei culti preparati insieme o
loro, nei quali essi predicavano
attraverso delle immagini, della
musica, del gesti, ma anche attraverso delle candele e abiti liturgici, mezzi non facili da accettare per i protestanti italiani.
Tutte le altre proposte ed esperienze del pastore Warnery, pere), ci possono aprire delle prospettive nuove che riguardano
non solo lo specifico settore del
lavoro con gli handicappati, ma
anche la scuola domenicale e il
catechismo che normalmente si
svolgono nelle nostre chiese, nei
quali così spesso d si trova a
dovere affrontare dei problemi
di comunicazione.
Chi (soprattutto giovani) fosse interessato a conoscere in modo diretto l’elaborazione e la
prassi del "John Bost” h invitato a farlo, prendendo parte durante l’estate a un campo di lavoro internazionale che si svolge ogni anno a La Force a spese
di questa istituzione. Per ricevere ulteriori informazioni, ognuno può scrivere al pastore Gilles Warnerv presso il seguente
indirizzo: Fonàation "John Bost"
F 24130 La Force.
Susanne Labsch
Concluso l’Autunno angrognino
Assente Vincenzo Muccioli - Proiettato il film « La ragazza di Via
Millelire » - L’orto botanico - L’importanza di questa manifestazione
Il dibattito avviato nel corso
delle manifestazioni dell’« Autunno in Val d’Angrogna » sul tema
della droga — il centro d’interesse di quest’anno — doveva
concludersi con Tintervento di
Vincenzo Muccioli della comunità di San Patrignano. All’ultimo
minuto Muccioli ha rinunciato a
venire poiché impegnato con un
“caso grave": pare che a San
Patrignano nessuno, a parte il
« leader », sia autorizzato a parlare dell’esperienza di questa discussa comunità terapeutica.
Per la gente convenuta ad
ascoltarlo gli organizzatori del1’« Autunno » hanno nroposto il
film: « La ragazza di Via Millelire », immagine impietosa e realistica della gioventù sradicata e
sbandata della periferia torinese.
Prima del film sono intervenuti
il sindaco Cóisson e l’assessore
aH’assistenza della Regione Piemonte il quale, a nroposito di
servizi socio - sanitari, ha parlato della Val Pellice come di una
realtà singolarmente avanzata.
L’avvocato Dario Storero che da
tempo si interessa del rapporto
tra giustizia e devianza minorile
ha commentato il film ricordando l’atteggiamento .generalizzato
di delega sul problema del disa
gio m CUI spesso vivono i giovani. « E’ chiaro ormai a tutti
— ha detto fra l’altro Storero,
impegnato nella comunità terapeutica « Il Porto » di Torino — che la maggioranza dei
tossicodipendenti proviene, che
piaccia o no, da famiglie che
al loro interno hanno grossi problemi. Sovente la droga non è altro che una fuga da una famiglia - inferno ». Da tutto il dibattito sulla droga due cose sono
via via emerse chiaramente: primo, il drogato non è un criminale ma una persona assediata
da mille problemi che non può risolvere; secondo, di droga si può
guarire. « Dal tunnel della droga
— ha concluso Jean Louis Sappè,
attivo ed attento organizzatore
di questo « Autimno » angrognino, — si può uscire. Questa speranza ci dà coraggio ed aumenta
nel contempo la nostra responsabilità nei confronti di tutti i
drogati ».
Le manifestazioni si sono infine concluse (in questa stessa
pagina riferiamo di un precedente incontro) domenica 27 con la
inaugurazione del piccolo orto
botanico del Capoluogo, cui hanno lavorato anche i bambini delle scuole elementari con un “vec
Cooperazione
e tempo libero
(i La cooperazione al servizio
dello sport e del turismo ».
Questo è stato il tema trattato
mercoledì 23 ottobre a Chiot
’dl’Aiga da Nanni Francisco della cooperativa ’Palit’ (per lo
sviluppo della Val Chiusella, piccola valle canavesana) e Valdo
Benech, della cooperativa ’Mount
Servin’, sorta per la valorizzazione della Vaccera. Il dibattito
tenutosi nel quadro delle manifestazioni delTautunno in Val
d’Angrogna si riallaccia a quanto fatto lo scorso anno con un
invito alla Cooperativa Turistica ’Lu viol’ di Sampeyre.
Con queste due iniziative, che
hanno favorevolmente impressionato durante il recente convegno svoltosi a Torino in concomitanza con il Salone della
Montagna, gli amministratori
della valle e i soci della cooperativa Mount Servin già da tempo sono in contatto. Infatti, tutte queste iniziative si pongono
l’obiettivo di valorizzare la montagna a partire dalle risorse
umane che vi abitano e da quelle naturali che si ritiene debbano essere adeguatamente potenziate e protette. Questo ripensamento avviene dopo esperienze
negative fatte in altre zone, in
cui lo sviluppo turistico è stato
inteso dalle società immobiliari come realizzazioni di grossi
complessi residenziali, senza la
preoccupazione di gestire contemporaneamente anche gli impianti che, si sa, rendono molto meno e necessitano di un apporto continuo di capitali. Per
cui nel breve giro di un decennio sono emersi non solo il degrado di una montagna devastata e non mantenuta ma anche la
sfiducia nella gente che vi abitava e che si è trovata estraniata sulla propria terra.
Queste iniziative sono state
invece studiate al fine di essere
integrate con altre attività possibili in montagna e che quindi
danno una continuità di lavoro
anche nelle stagioni che sarebbero morte per il turismo. Così
le strade realizzate per raggiungere gli impianti servono anche
tutti gli alpeggi della zona; per
preparare le piste si è fatto una
azione di livellamento e di decespugliamento e poi di semina;
chio saggio" conoscitore di tutte
le piante locali. All’apertura del
piccolo ma interessante giardino
montano si sono affiancate le mostre dei prodotti agricoli ed artigianali. Per l’occasione è stato
presentato un nuovo Quaderno
del Centro di documentazione di
Angrogna a firma di Renato Bertot, di cui parleremo nel prossimo numero.
In conclusione 1’« Autunno »
angrognino compie sette anni e
gode di ottima salute. Il suo
successo è legato, a nostro avviso, a tre fattori: un’ottima organizzazione (malgrado imprevisti
delTultima ora tipo l’assenza di
Muccioli); novità nei programmi
annuali ed infine un retroterra di
lavoro, di ricerca e di impegno
che fanno di questa festa non
un momento di evasione e di stordimento, né un’iniziativa di facciata ma un’occasione reale di incontro, di approfondimento e di
festa.
Per un piccolo paese di montagna è un segno di grande speranza.
Giuseppe Platone
Orario biblioteca
valdese
TORRE PELLICE — A partire
dal r novembre l’orario di apertura della biblioteca valdese (via
Beckwith 2) sarà il seguente:
martedì, mercoledì, giovedì, venerdì ore 15-18.
Il venerdì, in via sperimentale, la biblioteca sarà aperta anche la mattina dalle 10 alle 12.
E’ stata inoltre programmata
una nuova attività di conferenze,
incontri, audizioni e proiezioni,
denominata BibliotecMncontri,
che avrà cadenza mensile. Il primo appuntamento è fissato per
giovedì 21 novembre alle ore 17
nella sala di lettura della biblioteca. Verrà presentata, a cura
del gruppo redazionale. La Beidana, la nuova rivista-supplernento del « Bollettino della Società
di Studi Valdesi ».
Continua la crisi
PINEROLO — Proseguono i
contatti tra i partiti del pentapartito per trovare una soluzione alla crisi che da circa un mese travaglia la giunta. Sono scesi in campo gli scontenti (l’ex
sindaco Camusso in testa) con
bordate contro il sindaco Trombotto. La verifica riguarda anche gli assetti interni alla maggioranza oltre che il programma.
per cui si sono ampliate le zone
disponibili per il pascolo e per
il fieno, permettendo quindi il
rilancio di una zootecnia locale.
La cooperativa Palit ha quindi
integrato la sua attività con
un’altra che opera nel settore
agricolo-forestale. Come sbocco
a chi lavora durante l’inverno
sugli impianti di risalita e sul
servizi laterali (bar, ristoranti,
self-service) è poi sorta una terza cooperativa di servizi a disposizione dei piccoli comuni della
valle. Una valle di 5000 abitanti
suddivisa in ben 13 comuni è riuscita ad esprimere questa serie
di cooperative con un totale di
400 soci ed un capitale sociale di
oltre un miliardo, dando così un
lavoro stabile nell’arco di tutto
l’anno a 23 persone.
Le cooperative hanno ancora
curato in particolare la preparazione professionale dei giovani
che sono stati inviati a frequentare corsi di formazione; i giovani dal canto loro hanno risposto con slancio e sono ora in
grado di far funzionare in modo
autonomo tutto il complesso turistico.
Indubbiamente uno stimolo interessante anche per le nostre
zone, il che dimostra che un rilancio della nostra montagna è
possibile pur nella diversità delle situazioni a patto che si intervenga con una visione globale dei problemi, curando le connessioni fra un settore e l’altro
e non permettendo che si creino
squilibri poi difficili da colmare.
Per quanto riguarda l’attività
della cooperativa Mount Servin
tutto è pronto per la nuova stagione sciistica, sarà in funzione
lo chalet che fa da appoggio alla
pista di fondo, la quale snodandosi a cavallo della cresta spartiacque è per la sua posizione
molto panoramica ed invitante.
In attesa delle nevicate si stanno realizzando le recinzioni attorno al giardino botanico la
Rostania, mentre il terreno è già
stato preparato per la messa a
dimora di nuovi alberi. Il dibattito serrato che ha fatto seguito
all’esposizione è stato la riprova dell’effettivo interesse esistente su questi temi.
Adriano Longo
CONFERENZA SULL’OCCUPAZIONE
«Non toglieteci
la pazienza»
Sono ventidue i progetti che
formano la piattaforma per la
vertenza comprensoriale scaturita dalla Conferenza sull’occupazione organizzata da CGILCISL-UIL a Pinerolo il 15 e 16
ottobre, a cui hanno partecipato
tutte le forze politiche, le istituzioni locali, le Chiese, studenti,
operai ecc.
Due giorni di intenso dibattito hanno portato una serie di
riflessioni necessarie ed utili ai
sindacati, al movimento operaio,
ai delegati ma soprattutto nei
confronti delle istituzioni locali;
istituzioni che non possono più
continuare a guardare o parlare
ma devono agire e seguire fino
in fondo i problemi attuali.
I 22 progetti affrontano sostanzialmente 3 domande: chi
sono le parti interessate; a chi
rivolgere le richieste; che cosa richiedere.
Pertanto si arriva a capire i
passi futuri del Sindacato dopo
la Conferenza che vedrà impegnati tutti i direttivi di categoria per dare l’avvio ufficiale alla
vertenza. I direttivi dovranno
definire in modo concreto le tre
domande inserendoci: modalità
e tempi di intervento, composizione delle delegazioni alle trattative, come informare i lavoratori e l’opinione pubblica, tipi di
lotta.
Un delegato del coordinamento cassaintegrati ha detto: « Ci
state togliendo tutto: dignità,
autonomia, lavoro, ecc. ma una
cosa c’è che non potete toglierci
perché è dentro di noi, questa
cosa si chiama “pazienza” ».
Agostino Valenti
10
10 cronaca delle Valli
r novembre 1985
ASILO VALDESE DI SAN GERMANO
ECOLOGISTI A PINEROLO
Stanno per cominciare
i lavori di ristrutturazione
I problemi per gli ospiti - Collaborazione di altri istituti - Salvaguardare le relazioni sociali degli anziani - Aperta una sottoscrizione
Nasce la Lega Ambiente
Per una doverosa informazione a tutti coloro che seguono
con interesse gli sviluppi del
nuovo progetto, penso che sia
necessario fare un po’ di cronaca della vita dell’Asilo di San
Germano così come si è svolta
in questi mesi di febbrili cambiamenti in vista dell’inizio dei lavori.
Il trasferimento degli impianti
di riscaldamento e lavanderia
nello scantinato del padiglione
delle donne (casa Kennedy e villino Fede) ha occupato buona
parte di questa estate ed è ora
terminato. La lavanderia è stata
collegata alla stireria con buoni
risultati anche per la razionalizzazione del lavoro del personale. Un montacarichi è installato
per permettere lo spostamento
della biancheria dal seminterrato al piano dove si deve stendere
il bucato. Questa zona è stata
coperta da tettoie che permettono l’asciugatura anche col cattivo tempo. Inoltre è stata predisposta una terrazza a metà
coperta, dove gli ospiti potranno
trascorrere un po’ di tempo all’aperto anche quando sarà in
funzione il cantiere per le demolizioni e la successiva costruzione. Bisogna infatti considerare che la vita in prossimità di
un cantiere non è mai piacevole
ed è perciò necessario cercare
sbocchi alternativi.
Una casetta in legno
Un altro grosso lavoro è stato la costruzione di una caset
,-----------------------------------
• L'Eco delle Valli Valdesi »; Rea
Tribunale di Pinerolo N. 175.
Redattori: Giorgio Gardiol. Paolo
Fiorio, Roberto Giacone, Adriano
bongo, Giuseppe Platone, Sergio
Ribet, Comitato di redazione: i redattori e: Mirella Bein Argentieri,
Valdo Benecchi, Mario F, Berutti,
Franco Carri, Rosanna Ciappa Nitti. Bruno Gabrielli, Claudio H. Martelli, Roberto Peyrot, Massimo Romeo, Marco Rostan, Mirella Scorsonelii, Liliana VIglielmo,
Direttore Responsabile;
FRANCO GIAMPICCOL'i
Redazione e Amministrazione: Via
Pio V, 15 - 10125 Tonno tei. 011/
655.278.
Redazione l’Eco delle Valli Valdesi:
Via Arnaud, 23 - 10066 Torre Pellice.
Editore; AiP, Associazione Intor
mazione Protestante - Via Pio V. 15
- 10125 Torino.
Rcgist-n nazionale della Stampa n
00961 voi. 10 foglio 481
Abbonamenti 1986: Annuo L. 27.000;
Semestrale 14.000; Estero 55.000 (posta aerea 79.000); Sostenit. 50.000.
Decorrenza 1° tienn. e 1“ luglio (semestrale) da versare esclusivamente sul c.c.p. 327106 intestato « L'Eco
delle Valli - La Luce » - Casella postale- 10066 To-re Pellice
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Inserzioni: prezzi per mm. di altezza. larghezza 1 colonna; mortuari
350 - sottoscrizioni 220,
Ogni parola: economici 250, partecipazioni personali 350 (oltre
IVA). Ricerche lavoro: gratuite.
Fondo di soiidarietà c.c.p. 11234101
Intesrato a « La Luce: fondo di solidarietà », Via Pio V, 15 - Torino
Stampa: Cooperativa Tipografica
SubaipIna - Torre Pedice (Torino)
ta in legno, vicino alla casa, dove sono stati trasferiti gli uffici,
in modo che i locali, prima adibiti ad ufficio, possono ora essere utilizzati come camere per gli
ospiti. Tutto il lavoro per la costruzione delle tettoie e della casetta è stato effettuato dal sig.
Amedeo Peyronel di S. Germano
al quale va il nostro sincero ringraziamento sia per lo spirito
di servizio con il quale è stato
offerto, sia per la qualità delle
opere realizzate.
Demolizione
A settembre si è dovuto procedere allo spostamento degli
ospiti dagli altri due padiglioni
(che devono essere demoliti e
che sono oramai distaccati dall’impianto di riscaldamento).
Questa è stata l’operazione più
dolorosa perché si doveva intervenire contro i desideri degli
ospiti stravolgendo le loro abitudini. Solo lo stato di necessità può giustificare questi interventi che, se a volte sono stati
traumatici per i nostri anziani,
sono anche stati fonte di preoccupazione e di senso di colpa
per la direzione. I trasferimenti
ad altri istituti hanno riguardato solo anziani provenienti da
altre Unità Sanitarie, privilegiando quindi i residenti nelle valli
Chisone e Germanasca.
Trasferendo gli uffici nella casetta in giardino, solo 10 dei nostri ospiti hanno dovuto essere spostati. Vogliamo qui rii^raziare per la loro collaborazione
l’Asilo di S. Giovanni, il Rifugio
e Villa Olanda che ci hanno
messo a disposizione dei posti
letto. Ora, dopo i primi giorni
un po’ faticosi per tutti a causa dei cambiamenti apportati, la
vita si svolge tutta nel settore
verso San Germano e così continuerà fino alla fine della costruzione. Attualmente gli ospiti sono solo 59, cioè circa 20 in meno della capienza dell’istituto
prima della chiusura delle ammissioni.
Gita a Pomaretto
Anche se il progetto, e tutti
i problèmi connessi, sono al
centro delle preoccupazioni del
Comitato e della Direzione, si è
cercato dì non trascurare la vita di relazione degli ospiti, soprattutto di coloro che hanno
ancora interesse a mantenere
dei rapporti sociali al di fuori
dell’Asilo. Si è così penato di
organizzare delle brevi gite che
permettessero di soddisfare almeno in parte queste esigenze.
Una prima uscita è stata a Pomaretto dove si è partecipato al
culto e ad un pranzo in comune
con un gruppetto della Comunità. In seguito alcuni ospiti hanno partecipato ad un concerto
a Torino e ai numerosi concerti
a favore della ristrutturazione
dell’Asilo. Si è così constatato
che queste occasioni di incontro
9 di uscita erano molto gradite
e attese con gioia. Il problema
maggiore era costituito dai mezzi di trasporto; due o tre macchine possono portare poche
persone. Bisognava quindi, per
allargare la partecipazione ad
un numero maggiore di ospiti,
cercare un mezzo più grande e
anche più comodo per il trasporto di persone con grossi
problemi di spostamento. Il Convitto di Pomaretto è venuto incontro alle, nostre esigenze ac
cettando di imprestarci il pulmino di sua proprietà, ma qui si
è cominciato a « sognare » un
pulmino tutto per l’Asilo.
Con la collaborazione di ospiti, parenti e amici si è aperta
una sottoscrizione per l’acquisto
di un furgone a 9 posti. Un tabellone che riproduceva a grandi linee la sagoma del mezze di
trasporto, tutto suddiviso a quadretti, è stato esposto all’ingresso con l’invito a tutti ad acquistare un quadretto (10.000 lire) per
poter realizzare questo sogno. La
proposta è piaciuta e le offerte
sono piovute numerose tanto che
ora possiamo comunicare che il
pulmino arriverà a giorni.
Nel frattempo, col pulmino del
Convitto di Pomaretto, abbiamo
potuto fare sei gite nei dintorni,
e precisamente: a Pomeano di
Pramollo, al colle della Vaccera
(in mezzo ai rododendri fioriti),
a Rodoretto, alla Rostania di S.
Germano, alla Ruata dì Pramollo e a Villar Pellice, sempre accolti con grande ospitalità da
amici pronti ad aiutarci a risolvere i diversi problemi mano a
mano che si presentavano. Il
numero dei partecipanti è andato progressivamente aumentando, passando dai 16 della prima
gita ai 27 dell’ultima. A questi
vanno aggiunti 7-8 accompagnatori che erano necessari per lo
spostamento degli anziani più
impediti, oltre che per guidare
le macchine.
Siamo coscienti che solo un
numero ristretto di ospiti può
approfittare di queste giornate
di svago, ma sappiamo anche che
è su questi pochi che bisogna
cercare di intervenire per evitare che la vita in casa di riposo si trasformi in emarginazione e perdita di interessi.
Lettera alle Unioni
Femminili
Tutte le Unioni Femminili delle Valli hanno era ricevuto una
lettera in cui si chiede collaborazione per programmare le gite
future. Infatti abbiamo dovuto
constatare che, data l’età e i
problemi di scarsa autonomia dì
alcuni dei nostri ospiti, è necessario avere un punto di appoggio, qualcuno che ci metta a
disposizione un locale facilmente accessibile, servizi igienici e
dei fornelli per scaldare il pranzo. La risposta delle Unioni è
stata come sempre favorevole.
Potremo così stabilire un calendario di gite in modo che la
vita all’interno delTAsilo sìa in
qualche modo scandita da una
serie di esperienze piacevoli.
Anna Celli
DEPETRIS
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La crisi ecologica nel mondo si aggrava di giorno in giorno. Diminuiscono le materie prime mentre aumentano gli scandali legati all'avvelenamento dell'ambiente, continua lo sterminio
animale e vegetale, si trasformano
mari e fiumi in raccoglitori di rifiuti.
E' errato credere che l'attuale economia dello spreco, causa della distruzione ambientale, possa ancora
arrecare felicità e realizzazione, in
realtà siamo sempre più condizionati
e meno liberi.
Si è diffusa, in questi anni, una
maggiore sensibilità riguardo ai problemi per la tutela dell'ambiente. La
coscienza di ciò che accade intorno
a noi rende palese il fatto che i danni arrecati all'ambiente da pochi si
ripercuotono poi su tutti.
Per questi motivi sono nate importanti esperienze di gruppi e associazioni
che intervengono sulle questioni più
diverse, si sono costituite cooperative,
si è allargata la rete, sul territorio
nazionale, tessuta dalla Lega per l'Ambiente.
La Lega per l'Ambiente è un'associazione ecologista che cerca di riunire e
aiutare i tanti che nel proprio territorio e nella propria vita cercano di cambiare comportamenti individuali e collettivi, modi di vivere, lavorare, alimentarsi, curarsi, usare il tempo, conoscere la natura e l'impiego delle
sue risorse. Tantissime cose concrete, spesso specifiche e limitate, ma
che preparano tutte un progetto di
uscita dalla crisi della civiltà industriale. Le motivazioni sopra citate ci
hanno spinto a costituire anche a Pinerolo la Lega per l'Ambiente.
Gli aderenti si trovano ogni mercoledì alle 21 alla sede del Circolo Pablo Neruda, corso Torino 18 a Pinerolo.
TORRE PELLICE
La comunità cattolica
impegnata nella
diffusione della Bibbia
La comunità cattolica di Torre
Pellice nel mese di settembre ha
promosso una serie di iniziative
sulla diffusione della Bibbia; l’occasione è venuta dalla nuova edizione interconfessionale della Sacra Scrittura.
La cittadinanza è stata ampiamente informata, attraverso manifesti, dell’iniziativa; un laico
ha predicato dal pulpito della
chiesa di S. Martino. Letture,
canti dei bambini, l’intervento
di Don Polastro, sono stati momenti significativi.
Anche un gruppo di Valdesi ha
partecipato all’incontro con Don
Polastro che ha introdotto il tema « come leggere la Bibbia nella comunità », partendo da due
affermazioni di Barth: « La Bibbia non è il tesoro, ma il campo
dove il tesoro è nascosto » e « Ricordatevi che il predicatore deve
tenere in una mano il giornale
e nell’altra la Bibbia ».
Partendo da questi concetti
egli ha evidenziato che non bisogna avere paura di confrontare la Bibbia con la storia citando il Concilio Vaticano secondo
che ha visto promuovere l’accesso dei fedeli alla Scrittura, alla
comprensione della parola di Dio
pur se ha riconosciuto che ancora si delega troppo spesso alla
figura del sacerdote.
Del resto mentre nascono molte pubblicazioni sulla figura della vergine Maria, c’è ancora scar
sità di testi che con semplicità
siano a tutti accessibili, specie
ai ragazzi.
Sui metodi di approccio il relatore non prevede modi assolutizzati, ma non è facile capire
appieno ciò che il messaggio ci
vuole dire anche di fronte ad una
lettura approfondita. In seguito,
partendo dalla propria esperienza nella comunità di S. Lazzaro.
Don Polastro ha rilevato come
proprio dalla Comunità venga il
senso dell'interpretazione, senza
affidare ad un esegeta o comunque ad una piccola aristocrazia
il significato della Scrittura.
Cercare tutti gli strumenti possibili di ricerca e riflessione, far
sì che questi possano svelare a
tutti il significato della resurrezione, questo testimonia della
serietà e dell’impegno messi in
questa iniziativa.
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11
r novembre 1985
cronaca delle Valli 11
VAL PELLICE
CULTURA POPOLARE
Anche l’Enel se ne va Sur l'air du tra la la la
L’ufficio di Torre chiuso
sognerà recarsi fino a
TORRE PELLICE — L’Enel
chiuderà i propri uffici il 31 dicembre prossimo. Gli uffici che
oggi sono aperti il martedì e il
venerdì servono all’utenza per
compiere tutte le operazioni di
tipo commerciale che dal prossimo anno saranno compiute solo più a Pinerolo.
L’Enel lascerà comunque nel
comune di Torre a disposizione
degli utenti un telefono unidirezionale (con chiamata a carico
del l’Enel) per le eventuali comunicazioni.
dal 31 dicembre - BiPinerolo - Disappunto
Oggi
e domani
Gii avvisi da pubblicarsi in questa rubrica debbono pervenire in tipografia
entro le ore 9 del lunedi precedente
la data di pubblicazione del giornale.
_______________Corsi________________
TORRE PELLICE — Il circolo Sergio
Toja dell'Arci Val Pellice organizza in
collaborazione con la Biblioteca di Torre Pellice corsi di inglese a vari livelli di approfondimento fino a quello
per conseguire il certificato di capacit,= della università di Cambridge. I
corsi sono tenuti da insegnanti inglesi.
Per informazioni rivolgersi alla Blbliotec.a comunale di Torre il venerdì sera
(dace 20 alle 22) o presso l'ufficio
temco libero della Comunità Montana
(*ei 91514) il lunedì e mercoledì pome- ggìo e il venerdì mattina.
Manifestazioni
TORRE PELLICE — La Comunità Montana Val Pellice organizza per martedi
5 novembre alle ore 20.30 una assemblea pubblica sulla ventilata soppressione della linea ferroviaria PineroloTorre Pellice presso la sala consiliare
del Comune di Torre.
Parteciperanno alla assemblea amministratori locali, regionali e provinciali e rappresentanti delle ferrovie.
Comitati per ia pace
TORRE PELLICE — Lunedì 4 novembre alle ore 20.30, presso la sede di
via Repubblica 5, si terrà una riunione
del Comitato Pace col seguente ordine del giorno: 1) resoconto e proposte
di Lavoro del coordinamento regionale:
2) npostazione del lavoro dei Gomita;- del Pinerolese; 3) attività propria
del Comitato.
POMARETTO — Il Comitato Pace e
Disarmo Valli Chisone e Germanasca
sì riunirà il 4 novembre alle ore 20.45
nei locali del Municipio di Pomaretto
col seguente ordine del giorno: Cor>tatti coi Comuni per la denuclearizzazione del territorio: Informazione alla
popolazione.
Amnesty International
TORRE PELLICE — Giovedì 31 ottobre, ore 17, alla Foresteria Valdese,
Incontro per il Corso di aggiornamento
per insegnanti. Tema: • Educazione ai
Diritti umani: problemi di metodo ».
Relatore: prof. Claudio Tron.
TORRE PELLICE — Giovedì 7 novembre, ore 17, riunione al Centro di
incontro. Ordine del giorno; 1) Conclusione deH'azione per la settimana
del prigioniero « Giovani in carcere »;
2) Relazione e bilancio della partecipazione ali’« Autunno in Val d’Angrogna 3) Esame del piano di lavoro
per il 1986 87 della Sezione italiana.
Contro questa decisione la Comunità Montana ha preso posizione con un comunicato della
Presidenza in cui si afferma:
« Questa Presidenza prende atto
con amarezza della decisione assunta, senza il coinvolgimento
delle amministrazioni locali e
senza tener in alcun conto le difficoltà di una larga fascia di popolazione anziana, priva di mezzi di trasporto adeguati e senza particolare familiarità col telefono. Fa inoltre presente che
l’alta frequenza di pubblico nei
giorni di apertura degli sportelli non poteva evidentemente preludere ad una chiusura degli
stessi, senza danno per l’utenza,
verso la quale l’ENEL svolgeva
un servizio più che un rapporto
prettamente commerciale. L’installazione del telefono gratuito
per chiamate ENEL nel solo Comune di Torre Pellice non risolve i disagi di chi abita negli
altri Comuni e che dovrebbe arrivare fino a Torre per avere
soltanto notizie telefoniche, da
concretare comunque con un atto da svolgere a Pinerolo.
Con vivo disappunto per questa prova dell’assoluta mancanza di valutazione dei problemi
sociali, si prende atto ancora una volta che la cosiddetta razionalizzazione dei servizi (espressione deirefficientismo in voga)
si risolve sempre nell’emarginazione dei più deboli e che, nel
caso specifico, questa Valle, già
pesantemente penalizzata in altri
settori, deve subire e registrare
un ulteriore fattore di svantaggio sociale ».
E’ uscita, e ci spiace di segnalarlo con molto ritardo, una nuova musicassetta. Sur l’air du tra
la la la, de “La Cantarana", l’Associazione culturale pinerolese che,
da alcuni anni, raccoglie e ripropone canti e musiche da ballo
della tradizione popolare delle
nostre valli e della pianura adiacente. Vanno rilevati il rispetto
e la serietà con i quali il Gruppo
si avvicina a questo patrimonio
e ai suoi ormai rari interpreti. A
questi sono dedicate due cassette
(Caritè balé fijètte - 1981 e La
bello a la fènetro - 1983, con registrazioni dal vivo) delle quattro sinora realizzate, ciascuna
accompagnata da un libretto con
i testi e brevi commenti e indicazioni sulla storia e le fonti. La
bello vigno, del 1982, e quest’ultima, apparsa nell’estate, costituiscono invece una riproposta, filtrata attraverso l’interpretazione
vocale e strumentale de « La Cantarana », di questo stesso repertorio.
La programmatica aderenza
« allo spirito che anima i cantori e i suonatori », spinta sino a
« riprodurre la varietà di stili e
forme musicali, oltre che le particolarità linguistiche, proprie del
pinerolese », potrà forse sembrare una preoccupazione eccessiva,
una pignoleria, a chi ascolta questi brani per la prima volta, ma
è indubbio che per coloro che sono o sono stati fruitori, attivi o
passivi, di questi canti (in quel
francese approssimativo che è
proprio delle Valli) e di queste
festose arie da courénto e da
bouréo, tale fedeltà acquista invece un carattere fortemente realistico, rievocativo e oiacevolissimo. Particolarmente ben riusciti
ci sembrano i motivi ballabili.
CRISI DELLE CHIESE
Signor Direttore,
Il mese di ottobre è per le nostre
chiese tempo di progetti, di programmi,
di preventivi, per cui pare logico considerare con particolare attenzione il
momento di crisi che le nostre comunità stanno attraversando.
I teologi sosterranno a ragione che
manca la fede; ma lasciamo a loro il
compito di studiare il problema sotto
questo aspetto e rivolgiamo piuttosto
la nostra attenzione alle critiche provenienti dalla « voce del popolo ».
— La partecipazione alla vita della
chiesa è scarsa? Ne siamo tutti convinti, tuttavia seguitiamo ad occuparci dei pochi « impegnati » perché troviamo scomodo avvicinare gli assenti
per cercare di coinvolgerli. Documentandoci eventualmente con una ricerca, ci rassegniamo constatando che
dopotutto è sempre stato così, visto
che i Pastori lamentavano la scarsa
frequenza ai culti già nel secolo scorso (un conto è però manifestare insoddisfazione con una media di 300
presenti ai culti su una popolazione
di 800/900 — allora — e un altro con
60/70 su 1.200 — oggi).
— Le riunioni quartierali vanno deserte? E' naturale, diciamo, visto l'invecchiamento dei frequentatori abituali.
Ma non ci chiediamo cosa ne è di
tutta quella schiera di giovani confermati ogni anno nonché della massa
di mezza età e dei vecchi in buona
salute.
— Le assemblee sono scarsamente
frequentate? Slamo tutti d’accordo
e il rilievo vale in particolare pei- quelle il cui o.d.g. prevede relazioni o discussione di argomenti specifici (un
po’ meglio frequentate, per motivi a
tutti noti, quelle indette per procedere
a delle nomine). Ma anche in questo
caso troviamo le giustificazioni più
svariate: le assemblee sono troppo
lunghe e noiose; l'uditorio deve talvolta aspettare pazientemente che gli addetti ai lavori abbiano finito di dialo
gare fra di loro; di certi interventi non
si capisce nulla; certe proposte vengono discusse ed approvate solo secondo da che parte provengono; si
sorvola sistematicamente sulla lettura ed approvazione dei verbali; certi
interventi vengono travisati: all’esposizione di una sola relazione concordata da parte delle deputazioni, preferiremmo relazioni singole su argomenti
diversi da parte di ogni deputato; auspicheremmo eventualmente anche più relazioni su uno stesso argomento quando le valutazioni dei singoli non concordano, anche per verificare l'oculatezza nella scelta di deputazioni che
siano rappresentative del pluralismo
di tendenze esistente nella comunità.
— Le finanze sono costante oggetto
di preoccupazione, gli inviti sinodali
vengono ignorati e il Distretto Valli
è l'ultimo nell’indice delle contribuzioni pro-capite. Abbiamo fatto però la
« scoperta » che « la chiesa non fissa
una tassa » e che « ognuno dà ciò che
può » (non sarebbe più giusto dire
« ciò che vuole »?).
Chiaramente ognuno di noi potrà
trovarsi talvolta dalla parte di chi critica talaltra da quella di chi viene
criticato: non sarebbe dunque auspicabile un impegno comune per correggere eventuali storture? Il primo
passo da compiere e, a mio avviso, il
più importante, sarebbe quello di evitare ognuno l’arroccamento sulle proprie posizioni, rifiutando l'invito al
confronto. Dovremmo evitare di farci
condizionare dallo stolto pregiudizio
secondo il quale iniziative di rilancio
0 rinnovamento « dividono la chiesa »,
per cui vanno disertate senza neppure
averne prima avuto una conoscenza
diretta.
A meno che per noi vadano bene
delle comunità che ■■ vegetano all'ombra dei propri campanili» (Eco 14.6),
con la prospettiva forse fra cent’anni
di « presentare ai turisti... semplicemente i ruderi di qualche tempio »
(Eco 27.9).
Guido Baret, Pomaretto
cui il flauto e il violino (un tenipo popolari tra noi e ancora ricordati da qualcuno) e altri strumenti d’epoca danno, o restituiscono, assieme alla fisarmonica
"a bottoni” e al ritmo vivace dell’esecuzione, la ricchezza e il brio
che loro si conviene.
Non è forse inutile aggiungere
che grazie al lavoro di questi ricercatori e cantori-suonatori (che
non mancano neppure di accorrere di persona là dove le loro
prestazioni sono richieste) e anche di altre iniziative consimili
sorte in questi anni, si assiste
oggi al graduale rinascere dell’interesse per questo bene culturale trasmessoci dai padri: lo indica la ripresa, in forma di riutilizzo, che è dato di scorgere qua
e là sempre niù frequentemente,
dei canti e delle danze che aualcuno, a cui va riconosciuto questo merito, ha riesumato e in cui
ci si torna a riconoscere.
Arturo Genre
Pto Ospedale Valdese
di Pomaretto
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L. 50.000: llda Peyronel Griot, in
memoria di tutti i miei cari. San Germano; llda Peyronel Griot, in mem.
del mio caro marito. San Germano;
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RINGRAZIAMENTO
<c Se viviamo, viviamo por H
Signore: e se moriamo, moriamo per il Signore; sia dunque
che viviamo o che moriamOj
noi siamo del Signore ».
(Romani 14: 8)
I familiari di
Delfina Gay ved. Cardon
esprimono un commosso ringraziamento a tutti coloro che in qualsiasi modo hanno preso parte al loro dolore.
Un sentito 'grazie al pastore Ayassot e signora, alla sig.ra Lilia Godino,
ai carissimi vicini di casa, agli amici
e parenti tutti.
Pinerolo., 28 ottobre 1985
RINGRAZIAMENTO
I familiari della compianta
Susanna Long ved. Reynaud
di anni 82
commossi e riconoscenti ringraziano
di cuore tutti coloro che con scritti,
fiori, parole di conforto e dì presenza
hanno preso parte al loro dolore.
Un ringraziamento particolare al
Dott. Valter Broue, al Pastore Paolo
Ribet, alla Signora Ada Blanc e famiglia.
Pramollo, 28 ottobre 1985.
RINGRAZIAMENTO
(c II Signore è il mio pastore,
nulla mi mancherà »
II Signore ha richiamato a sé
Maria Coriglione Cannizzo
Lo annunciano il marito Luigi, le
figlie Giuseppina col marito Ettore
Alterio, Rosetta col marito Ernesto
Naso, Letizia col marito Piero Zatteri
e i nipoti.
Si ringraziano i pastori A. Sonelli,
D. Müller, C. Gay, L. Santini e tulli
quelli che hanno preso parte al dolore.
Firenze, U novembre 1985
(c II Padre non mi ha lasciato
solo, conciossiaché io del continuo faccio le cose che gli piac^
dono »
(Giov. 8: 29)
Il Consiglio di chiesa partecipa al
grave lutto che ha colpito la Chiesa
metodista di Portici con la dipartita
del caro
Dott. Teofilo Santi
Portici, 23 ottobre 1985
c( Che giova, fratelli miei, se
uno dice di aver la fede, ma non
ha le opere? La fede, se non
produce opere, in sé sola e
morta »
(Giac. 2: 14)
L amico e fratello
Teofìlo Santi
si è ricongiunto al Padre ma sarà
sempre nei nostri cuori.
Famiglia Baglio
Portici, 23 ottobre 1985.
USSL 42 • VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva: presso Ospedale Valdese di Pomaretto tei. 81228 - 81691.
Guardia Farmaceutica :
DOMENICA 3 NOVEMBRE 1985
Rinasca: FARMACIA BERTORELLO
- Via Nazionale, 29 - Tel. 51017.
Ambulanza :
Croce Verde Penosa: tei. 81.000
Croce Verde Porte: tei. 201454
USSL 44 - PINEROLESE
( Distretto di Pinerolo )
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva; telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza ;
Croce Verde Pinerolo: 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia Medica ;
Notturna, prefestiva e festiva;
tei. 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia Farmaceutica :
DOMENICA 3 NOVEMBRE 1985
Luserna S. Giovanni; FARMACIA
SAVELIONI - Via F. Blando 4 - Luserna Alta - Tel. 90223.
Ambulanza :
Croce Rossa Torre Pellice: telefono 91.996.
12
12 uomo e società
r novembre 1985
AL CONSIGLIO PROVINCIALE DI TORINO
COMITATO CENTRALE DELLA CGIL-SCUOLA
Il governo faccia presto voto unanime sulla
religione a scuola
Un odg approvato a larga maggioranza richiama il governo alle nuove
disposizioni in materia di facoltatività dell’insegnamento religioso
L’ora di religione cattolica nella scuola pubblica è stata oggetto di discussione del consiglio
provinciale di Torino. In provincia oltre a 15 mila valdesi ed a
5 mila ebrei ed alcune migliaia
di evangelici, di testimoni di Geova, e ad un numero imprecisato
di atei ed agnostici, sono molto
attivi gruppi di insegnanti, di
genitori, sindacati scuola, e comitati per la laicità della scuola
che hanno dimostrato un profondo disagio per la mancata applicazione già quest’anno del principio della facoltatività dell’ora
di religione previsto dalle leggi
dello stato.
A portare la protesta in consiglio sono stati i consiglieri Giorgio Gardiol di Democrazia Proletaria e Nicoletta Laudi Levi della
lista Verde civica cui si sono aggiunti il PCI (Alberto Barbero e
Mariangela Rosolen), la Sinistra
indipendente (Andruetto), e la lista Verde (Berruto). Dopo un mese di attesa l’ordine del giorno
proposto è stato approvato da
tutti i gruppi presenti con la sola astensione del MSI. Alla proposta iniziale è stato portato un
emendamento della DC (Bernardi) che in considerazione della
sopravvenuta crisi di governo
ammorbidisce le critiche al mini
stro Falcucci e impegna il governo ad emanare sollecitamente misure per applicare le leggi e che
invita ad evitare discriminazioni
anche nei confronti di chi intende avvalersi dell’insegnamento
della religione.
Ecco il testo approvato nella
seduta del 22 ottobre scorso:
« Il Consiglio Provinciale di
Torino
— richiamata la legge 449 dell’il agosto 1984 relativa all’Intesa tra lo Stato italiano e le Chiese rappresentate dalla Tavola
Valdese e la legge 121 del 25
marzo 1985 relativa alle modifiche del Concordato tra lo Stato
italiano e la Santa Sede, che
prevedono per studenti e genitori "il diritto di scegliere se avvalersi o non avvalersi” dell’insegnamento della religione cattolica assicurato nella scuola pubblica;
— considerato che il Ministero
della Pubblica Istruzione non
ha ancora emanato disposizioni
per un concreto esercizio di tale
diritto e che gli studenti e le famiglie sono costretti a ricorrere
alla pratica discriminante dell’esonero legata alla vecchia
normativa;
— a conoscenza della protesta
che da più parti è venuta per il
SCUOLA CATTOLICA IN BELGIO
Massiccio
finanziamento
Il Bollettino del « Centro democratico e laico d’azione europea » di Bruxelles pone in raffronto due cifre significative;
quella concernente una grande
operazione di aiuto alle popolazioni africane in preda alla carestia e che ha prodotto la cifra
di 250 milioni di franchi belgi
(f.b.) e quella che, sempre nello
spazio di un anno, il governo
versa alla chiesa cattolica e che
ammonta a 6 miliardi e mezzo.
I numeri parlano da sé. Ma il
caso del Belgio non è unico in
Europa. Spagna, Portogallo, Italia e altri Paesi non sono da
meno! I fondi alla chiesa cattolica consentono ad esempio di
alimentare organizzazioni quali
la « Caritas » che svolge una intensa opera per occupare o
mantenere posizioni di privilegio o monopolio nei settori dei
servizi sociali e nelle scuole private, soprattutto nelle Fiandre.
Sempre in Belgio Tinsegnamento attraverso scuole ed istituti
religiosi costa al Paese ben 100
miliardi di f.b. annualmente, col
risaputo obiettivo di formare
dei fedeli.
E da qui nasce l’accanita opera di proselitismo e indottrinamento rivolta « alle pure anime
dei fanciulli », opera che viene
E’ arrivato
il momento di pensare al rinnovo dell’abbonamen-
to alI’Eco-Luce. meglio: di farlo. Ancora
Annuo L. 27.000
Semestrale L. 14.000
Estero L. 55.000
Estero -t aereo L. 79.000
Sostenitore L. 50.000
fatta col denaro pubblico. Denaro che tutti, consapevolmente o inconsapevolmente, versano
per la ’santa causa’.
Il Belgio, che prendiamo a modello in queste righe, ha dato
6,5 miliardi di f.b. per la chiesa
cattolica per quel 28,5% di belgi che si professano cattolici
praticanti, pari a 2.300 f.b. per
ogni cattolico. La legge del 23
gennaio 1981 accorda 33 milioni,
sempre per il finanziamento della scuola, alla comunità laica
che rappresenta il 20% circa
della popolazione, cioè 16,75 f.b.
per ogni cittadino laico sia esso
un libero pensatore, un evangelico 0 un ebreo!
Questo il frutto dei governi
Martens (un pentapartito con
quattro partiti di ispirazione
cattolica e il ’’liberale”). Per cui
malgrado le proteste degli ambienti laici e progressisti l’insegnamento confessionale ha ottenuto nuovi vantaggi materiali e
finanziari violando il patto scolastico del 1954. Nel giugno scorso diverse Associazioni laiche si
sono accordate per un’azione comune in vista della difesa della
Scuola pubblica. La C.E.D.E.P.
( centro difesa e promozione
scuola pubblica) comprende; la
associazione dei professori dell’Università Liberale di Bruxelles, l’Unione insegnanti scuole
pubbliche, il Centro d'azione laica, il Centro studi Charles Rogier, la Commissione permanente insegnanti scuole indipendenti, la Federazione nazionale
dei genitori di studenti delle
scuole statali, il Sindacato pubblici funzionari.
La C.E.D.E.P. Si impegna alla
promozione e difesa della scuola pubblica con un centro studi
destinato a chiarire e precisare
tutti gli aspetti del suo programma. Questo nel Belgio; e in Italia?
D. A.
mancato riconoscimento di tale
diritto ed in particolare della
presa di posizione in materia
del Sinodo Valdese, dell’Unione
delle Comunità Israelitiche in
Italia e del Comitato Genitori
Democratici ;
— impegna il Governo a procedere con la massima sollecitudine a rendere operanti le disposizioni di leggi derivanti dal
Nuovo Concordato e dalla Intesa colla Tavola Valdese emanando le necessarie istruzioni per
far conoscere le nuove normative di legge suH’insegnamentc
della religione cattolica nelle
scuole pubbliche e per far esprimere da genitori e studenti l’opzione prevista;
— auspica che sia garantito,
sia per chi intenderà avvalersi
deU’insegnamento della religione,
sia per chi non intenderà, che
esso non abbia effetti discriminanti nell’organizzazione dell’attività scolastica, tali da pregiudicare la libertà di scelta e ricorda che, in base alla legge 449/84
per "dare attuazione a tale diritto l’ordinamento scolastico
prevede che l’insegnamento religioso ed ogni eventuale pratica
religiosa, nelle classi in cui sono
presenti alunni che hanno dichiarato di non avvalersene, non
abbiano luogo in occasione di
insegnamento di altre materie,
né secondo orari che abbiano per
detti alunni effetti comunque discriminanti" ;
— dispone l’invio del presente ordine del giorno al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro della Pubblica
Istruzione, ai Presidenti dei
Gruppi Parlamentari, al Provveditore degli Studi di Torino,
ai Distretti scolastici della provincia di Torino ».
O. L.
La CGIL sta affrontando una
scadenza congressuale molto importante per il suo futuro, che
si colloca in un momento delicato della vita sindacale. Molti
sono i nodi da affrontare: caduta verticale della rappresentatività del sindacato e del suo potere contrattuale; crisi dello stato sociale e crisi del molo centrale della classe operaia; crisi
dei rapporti unitari, della democrazia e crisi della sinistra nel
suo complesso. La sinistra infatti manifesta evidenti difficoltà
nel comprendere ed interpretare
i vasti processi di trasformazione sociale, tecnologica, produttiva, di scomposizione e ricomposizione delle classi.
In questo quadro la CGIL nel
suo complesso cerca di trovare
un ruolo e di dare delle indicazioni per il futuro ed ogni categoria tenta di portare il proprio
contributo specifico.
Il 16 e 17 ottobre scorso si è
tenuto il comitato centrale della
CGIL - Scuola che ha approvato
le tesi congressuali per il proprio settore. Oltre le tesi, che presentano diversi caratteri di novità, il comitato centrale ha anche approvato un ordine del giorno suirinsegnamento della religione cattolica che è stato votato aH’unanimità e farà parte del
materiale congressuale.
Non si è trattato di un atto
formale, ma di una presa di posizione di una organizzazione che
vuole recuperare non solo una
dimensione culturale e politica,
ma anche una dimensione di movimento saldando i rapporti con
chi, nel sociale, si è mosso sul
terreno della scuola.
Afferma l’ordine del giorno approvato:
« AH’interno del progetto politico e culturale sulla scuola che
il S.N.S. CGIL intende costruire
con il V congresso, è necessario
misurarsi anche sul tema dell’in
Ospiti per forza
(segue da pag. 7)
stro paese unicamente per motivi turistici e può ottenere un
permesso di soggiorno per tre
mesi non rinnovabili. Di fatto
c’è molta tolleranza e i fogli di
via finora sono stati pochi e raramente resi esecutivi, ma gii
stranieri non possono contrarre
regolare contratto di lavoro e
restano esposti all’arbitrio e al
ricatto di chiunque.
Il SM ha esaminato diverse
proposte di legge presentate da
parlamentari e gruppi poiitici e
sindacaii, le ha confrontate con
le convenzioni internazionali e
in particolare col documento del
CETMI (di cui fa parte per il
Comitato italiano Paolo Naso);
e infine ha stilato un proprio
documento (che La Luce ha pubblicato qualche mese fa sul n.
26/85) in cui vengono ribadite
le linee fondamentali lungo le
quali una legislazione adeguata
dovrebbe muoversi: pari opportunità nell’accesso al lavoro, diritto d’insediamento, diritto di
ricongiungimento familiare senza vincoli, regolarizzazione dei
clandestini, accordi con i paesi
d’origine. Il documento sembra
ad alcuni un pò’ troppo « radicale »; proprio sul primo punto
« pari opportunità di accesso al
lavoro », evitando liste di collocamento speciali che discriminerebbero gli stranieri, non c’è
consenso ed anche i partiti e
sindacati di sinistra lo ritengono
utopistico. Tuttavia se si vuol
entrare in campo dalla parte degli immigrati bisogna mantenere
alto il tiro e non essere noi ad
abbassarlo, bisogna osare in
questo caso l’utopia, perché è
vero che bisogna creare quello
che non c’è: l’uguaglianza fra
gli esseri umani, figli di Dio.
Il dociunento del SM è stato
inviato ai presidenti dei due rami del Parlamento, al Ministro
degli Interni e a quello degli
Esteri, ai capigruppo dei partiti, ai presentatori delle proposte
di legge, ad altri parlamentari
già contattati per le Intese, ai
sindacati e alle agenzie di lavoratori esteri in Italia. Alcune
risposte sono già pervenute: ossequiose, ma piuttosto distanti.
Ora il SM organizza incontri nei
quali si discute direttamente col
ministro o col parlamentare per
convincerlo a far sua la nostra
battaglia. Ce n’è già stato qualcuno; con Ton Valdo Spini per
il PSI, Gian caria Codrignani
della Sinistra Indipendente,
Gerardo Bianco della DC che
cura i rapporti col Parlamento
di Strasburgo.
L’impressione riportata da
questi colloqui, riferiva Bruno
Tron e confermava poi Aurelio
Sbaffi, presidente della PCEI, è
che il momento politico sia molto negativo: il nostro Governo
si è improvvisamente accorto
che ci sono troppi stranieri nel
nostro paese e sembra volersene solo liberare al più presto. Il
SM dovrà organizzare ancora
molti incontri e una consultazione a Roma fra diverse forze politiche per tentare di delineare
una strategia comune.
segnamento della religione perché questo è un terreno su cui è
possibile verificare capacità e volontà democratiche del sistema
formativo, capacità di autonomia
culturale e didattica.
In quest’ultimo periodo il quadro di riferimento legislativo che
regolamenta l’insegnamento della religione nella scuola pubblica italiana si è notevolmente modificato in seguito alla stipulazione della Intesa tra lo stato
italiano e le chiese valdesi e metodiste e alla revisione del Concordato.
Mentre colla Intesa viene ribadito un principio fondamentale
di pluralismo, di libertà di coscienza e di autonomia reciproca, nel campo delTeducazione,
tra stato e chiesa, con la revisione del Concordato viene introdotto il principio dell’opziont
in luogo dell’obbligatorietà dell’insegnamento della religione,
lasciando però fondamentalmente identico il problema della confessionalità, in particolare nella
scuola materna ed elementare
Ci sembra opportuno e necessario allora ribadire alcuni aspetti fondamentali che sono ormai
patrimonio comune di un vasto
e composito movimento che in
questi anni ha discusso ed eia.
borato in merito al tema dell;.!
laicità della scuola;
1) Il fatto religioso è un elemento che fa parte della storia
e della cultura delTuomo e pcatanto va trattato ed affrontato
pienamente all’interno delle attività didattiche della scuola italiana;
2) Il fatto religioso non \a
però affrontato in un’ottica di
formazione religiosa confessionale, ma va inserito in modo scientifico alTinterno di un contenuto
disciplinare attinente le materie
storico - sociali;
3) Per rendere questo effettixamente praticabile è necessario
promuovere l’elaborazione e la
realizzazione di adeguati strumenti per la preparazione e l’aggiornamento degli insegnanti affinché essi siano messi in condizione di affrontare le problematiche collegate al ’’fatto religioso” nelle sue implicazioni storiche, culturali e sociali.
Per quanto attiene l’applicazione delle nuove norme concordatarie in merito alla possibilità
di ’’avvalersi” o ’’’non avvalersi” dell’insegnamento religioso
cattolico, dobbiamo rilevare ancora una volta come il Ministero della Pubblica Istruzione sia
a tutt’oggi inadempiente rispetto a precise disposizioni di legge
ingenerando confusioni e discriminazioni tra gli utenti della
scuola. Riteniamo inoltre opportuno, onde evitare discriminazioni e disuguaglianze rispetto all’erogazione di un servizio che
dovrebbe essere uguale per tutti
(in termini quantitativi e qualitativi), che per chi non intenderà avvalersi dell’insegnamento
religioso confessionale siano messe in atto attività didattiche alternative e qualificate.
Poiché il Sindacato CGILScuola ritiene questo un terreno
fondamentale di intervento politico e culturale, invita le proprie
strutture dirigenti, centrali e periferiche, ed i propri militanti
ad impegnarsi a fondo perché
la discussione si mantenga sempre viva e si impegna ad organizzare un apposito convegno
nazionale di dibattito ed elaborazione, entro il mese di gennaio ’86, in cui trovi spazio di
confronto un ampio ventaglio di
posizioni: forze politiche e sindacali, chiese cattolica, valdese,
metodista, comunità di base, cri;
stiani per il socialismo, comitati
per la laicità della scuola ».
Beniamino Lami