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ECO
DELLE VALU VALDESI
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Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 111 - Num. 42
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TORRE PELLICE - 25 Ottobre 1974
Amm.; Via Cavour, 1 bis - 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/33094
La Riforma e le riforme
La storia della chieda è la storia di un susseguirsi di riforme, disse Ernesto Buonaiuti - La riforma protestante del
XVI secolo e quella valdese del XIII sono una di quelle - Hanno però il significato di semplici rinnovamenti, di aggiornamenti o sono momenti di rottura? - La riforma è riforma nella chiesa o della chiesa?
Riflessioni alla Fiera
dei libro di Francoforte
Ogni persona di media cultura sa
che la Riforma ha avuto luogo nel 1500
e ne è stato protagonista Martin Lutero, gli evangelici sanno qualcosa di
più perché ogni anno ricordano quella
data a fine ottobre, quando cioè il riformatore iniziò senza volerlo il movimento di protesta affiggendo alla porta
della cappella di Wittemberg il suo
invito a discutere la teoria delle indulgenze. Quando parliamo di quel periodo, e non solo noi evangelici ma tutti,
anche i libri di scuola, ne parliamo
come di un avvenimento eccezionale
ed unico, non a caso lo scriviamo con
la maiuscola « la Riforma »; un fatto
cioè che si è verificato una volta ma
non si ripete, come la caduta dell’impero romano. La riforma diventa così
un momento assoluto da cui si deve
partire per valutare tutta la storia
della chiesa. Tutto ciò che di valido,
buono, evangelico è avvenuto prima
viene considerato « pre-Riforma », ha
cioè valore solo in quanto prepara la
Riforma e le apre la strada; tutto
quello che il cattolicesimo ha fatto di
buono e di men buono all’epoca di Lutero è visto come la « contro-Riforma », è visto come una reazione, una
opposizione ad essa, per contrastarla.
L’immagine più perfetta di questa
visione storica è il monumento che
venne innalzato a Worms a metà ’800
in ricordo appunto della Riforma: un
grande spiazzo attorno a cui sono allineati i principi e le città tedesche,
che hanno favorito il movimento, ed i
maggiori teologi che lo hanno diffuso,
al centro un alto pilastro, in cima al
quale sta Lutero in piedi; ai piedi della
colonna stanno i quattro personaggi
che si possono considerare, in qualche
modo, precursori della sua presa di
posizione: Wicliff, Hus, Savonarola ed
il nostro Valdo, quello che riproduciamo sempre nelle nostre illustrazioni,
seduto con il bastone da pellegrino e
la bibbia in mano.
Questo modo di vedere le cose è in
parte esatto II movimento spirituale
del 1500 suscitato da Lutero infatti
non è un evento marginale nella storia
della chiesa e nella storia europea: lì
è nata la società moderna e lì sono
nate le diverse confessioni cristiane. A
quel momento si è costituito il protestantesimo, l’anglicanesimo e lo stesso
cattolicesimo. Da quel momento la
chiesa cristiana esiste nel mondo nella
forma delle sue diverse confessioni,
l’ecumenismo parte da questa constatazione e la può solo superare ma non
cancellare.
Vedere la Riforma come un avvenimento unico può essere però in parte
pericoloso ed in parte falso. Vediamo
brevemente perché. Anzitutto perché
così facendo, non si tiene conto di tutto il movimento spirituale che ha lavorato nella chiesa prima di Lutero.
Valdo e Hus sono stati solo dei precursori di questo grande fenomeno storico, gente che in modo rozzo ed imperfetto cercava di dire delle cose senza
riuscirci finché venne Lutero che le
mise a fuoco? Q piuttosto dicevano
verità perfettamente significative per
il loro tempo? La questione è importante per noi valdesi, e lo si è visto
proprio in occasione dell’ultimo centenario. Il movimento valdese è stato
solo una iniziativa di gente piena di
buona volontà, ma che non aveva ancora le idee sufficientemente chiare o
era una protesta valida e significativa
di per sé? Da parecchi anni si usa parlare nel nostro ambiente della ’’prima
Riforma”, in riferimento proprio alla
vita delle comunità valdesi, hussite ed
a certe correnti dello stesso movimento francescano. Se questa è stata la
’’prima” riforma della Chiesa Lutero
e la sua generazione non hanno fatto
che attuare la seconda riforma. Più significativa, più ampia e con molto più
successo della prima ma che non ha
una dignità superiore a quella.
Le domande che i valdesi ponevano
alla cristianità del loro tempo non erano meno serie di quelle che Lutero ha
posto: può la chiesa inserirsi nel mondo fino a diventarne una parte trasformandosi in sostegno del potere? Può
gestire, come rappresentante di Cristo
la salvezza con i suoi sacramenti ed il
suo magistero? Quando la comunità
dei credenti è veramente discepola di
Gesù? Tutto questo è importante e lo
è anche oggi. Ne consegue che la Riforma non è il punto di riferimento assoluto, la regola di ogni comportamento, come a volte, avviene in non poche
chiese evangeliche dove si finisce col
confondere l’obbedienza all’evangelo
con la adesione alla confessione di fede. Se c’è stata una ’’prima” Riforrpa
ed una ’’seconda” ciò significa che ce
ne può essere una terza che cioè il
cammino della chiesa prosegue e le
forme della nostra testimonianza non
sono legate solo al passato ma sopratutto aH’evangelo, non abbiamo da proseguire e mantenere la Riforma protestante come se fosse l’ultima verità,
la verità assoluta ma dobbiamo rivivere oggi la nostra obbedienza in una
forma che sarà necessariamente diversa.
Abbiamo scritto « Riforma protestante », l’aggettivo ci è sfuggito dalla
penna ma non è un errore, a ripensarci bene è una realtà: la Riforma del
1500, quella di Lutero non è la sola
riforma possibile, la ’’Riforma” assoluta. Ad essere paradossali potremmo
dire che la Riforma con la maiuscola,
Tha fatta Gesù, la fa solo Dio. Esiste
dunque anche una riforma non protestante, un modo non protestante di fare la riforma, quello cattolico romano.
Il movimento religioso che definiamo
« Controriforma » è in realtà una riforma alla cattolica. Non si può dire
che i gesuiti abbiano fatto quello che
hanno fatto solo per dare la replica ai
protestanti, hanno detto e fatto quello
che ritenevano dover fare perché quello era il loro modo di riformare la
chiesa.
Noi evangelici consideriamo la Riforma un grande giorno, l’affermarsi
di una realtà nuova, una parola vera,
la riscoperta dell’evangelo, i cattolici
la considerano un momento di crisi,
un disastro per l’unità della chiesa, oppure semplicemente il fallimento di
buone intenzioni. Se Valdo fosse stato
come Francesco... se Lutero avesse
avuto pazienza... ecc. sarebbe stato un
altro discorso.
Le riforme di Valdo e di Lutero
rappresentano dunque una ipotesi di
riforma, quello evangelica contrapposte a quella cattolica. Senza voler pretendere all’assoluto è però chiaro che
si tratta di due impostazioni diverse
del problema. La riforma cattolica
dall’epoca di Innocenzo III fino a Giovanni XXIII è una seria ed impegnata
volontà di « aggiornare » la chiesa,
metterla al passo con i tempi, rinno
PRIMO DISTRETTO
Conferenza Distrettuale
La Conferenza Distrettuale straordinaria convocata per la ripresa
avrà luogo venerdì 1° novembre a Torre Pellice alla Foresterìa.
L'inizio dei lavori è fissato per le ore 9.30 e la chiusura verso le 17.
11 tema di studio proposto è quello della presenza nell'ambiente
della scuola oggi. Due sono gli argomenti principali ; le ore di religione
ed il modo di farle, i programmi, il significato di questa attività; in secondo luogo le nuove norme giuridiche emanate, che sembrano aprire
prospettive di inserimento della scuola nella comunità locale.
Incontro di insegnanti
Gli insegnanti valdesi e gli insegnanti di religione sono invitati
all'incontro che avrà luogo a Pinerolo domenica pomeriggio alle ore 15
in via dei Mille.
L'incontro ha lo scopo di permettere uno scambio di opinioni e di
valutazioni in vista della conferenza distrettuale che dibatterà appunto il
problema della presenza evangelica nelle scuole.
Il tema della religione nelle scuole sarà introdotto da Claudio Tron ;
Quello dei decreti delegati da Paolo Gardiol.
La Commissione Distrettuale
varia dal di dentro. Questo hanno fatto i Francescani nel ’200, gli umanisti
del ’400 i gesuiti nell’Europa del ’600
i teologi avanzati nella nostra generazione. L’ipotesi della riforma o del riformismo cattolico è che si debba riformare « nella » chiesa ciò che non
va. Tipotesi, sia della protesta valdese
che di quella luterana, è che « la » chiesa debba essere rifatta quando ha
sbagliato.
Per il riformatore cattolico l’istituzione si rinnova dal di dentro ma resta, per quello evangelico è creata di
nuovo quando lo Spirito agisce. Usando un termine di paragone politico,
che può sembrare infelice ma lo è forse meno di quanto sembra, si potrebbe
dire così: il riformista cattolico dice:
come istituzione la Democrazia Cristiana va bene ma non come uomini,
bisogna cambiarli votandone di aperti
e progressisti; un ragionamento evangelico direbbe è la D.C. come sistema
di vita politica che non va, bisogna
abolirla.
Certo non di rado anche noi evangelici ragioniamo secondo gli schemi
del riformismo romano, dobbiamo riconoscerlo, ma questo non significa
che la riforma valdese e quella protestante siano da abbandonare! Se c’è
qualcosa di cui dobbiamo pentirci, per
riprendere una espressione dell’articolo di P. Ricca sulTultimo numero del
nostro giornale, è di non essere abbastanza « protestanti » in tema di riforma. G. Tourn
A pochi metri dallo stand in cui la
Claudiana esponeva il libro di Tullio
Vinay, Ho visto uccidere un popolo:
Sud Vietnam, tutti devono sapere, un
attraente stand della « Repubblica del
Vietnam» (cioè del famigerato governo fantoccio di Van Thieu) invitava
con un luminoso manifesto dai toni
sereni a visitare Huè, la città storica... Il falso propagandistico era troppo sfacciato perché potesse passare
sotto silenzio. La domenica pomeriggio, al momento di massima affluenza,
si ode alTimprovviso un grido cadenzato ; « Faschisten raus ! » ( Fuori i fascisti dalla Piera!). Un folto gruppo
di giovani manifestava davanti ai malcapitati sud vietnamiti, tenendo poi un
comizio volante per denunciare i crimini del governo di Van’Thieu.
È stato questo l’unico momento caldo di una Fiera per il resto un po’ fiacca e grigia. Non più poliziotti con cani
lupo e radio rice-trasmittenti per tenere a bada i giovani comizianti negli
anni caldi della contestazione. Al posto di quella vivacità politica e della
serietà dell’impegno, alcuni sintomi di
una preoccupante involuzione o evasione dalla realtà : il movimento « Fior
di Loto » che accoglie a braccia aperte
giovani occidentali e li trasforma in
monaci orientali o « bonzi » che suonano e ballano all’aperto, avvolti in
ampie tuniche gialle, con la testa rasata e un ciuffo o codino sulla nuca.
I guru dalla forte personalità esercitano una grande attrattiva sui giovani
« Venite, torniamo al culto »
commento all’articolo di Tullio Vinay
Uiì culto da roinventare ?
L’ottimo articolo di Tullio Vinay,
« Venite, torniamo al culto », pubblicato sul numero scòrso di questo giornale, sarà stato, pensiamo, letto e apprezzato da molti. Ogni consiglio e assemblea di chiesa lo dovrebbe discutere a
fondo. Come spesso accade, Tullio Vinay ci precede nella consapevolezza
dei problemi (la coscienza della chiesa, come la sua vita, si attarda sovente intorno a questioni secondarie) e ci
mette di fronte ai veri nodi dell’esistenza cristiana nel nostro tempo.
Per poco che uno conosca e ripercorra idealmente l’itinerario di 'Tullio
Vinay — dal segretariato della gioventù valdese alla costruzione di Agape,
da Agape a Riesi, da Riesi a Saigon fra
i 200.000 prigionieri politici del regime
di Thieu — sa che il suo appello « Venite, torniamo al culto » non può essere e non è un invito al ripiegamento
su se stessi, alla introversione ecclesiastica: non è dall’alto di un campanile
che Vinay ci chiede di tornare al culto, bensì proprio dal mezzo della piazza, anzi dal mezzo di un campo di concentramento vietnamita. E allora chiaro che « tornare al culto » non significa
rinchiudersi in chiesa « mollando » tutto il resto, ma significa tornare insieme alla parola di Dio, senza la quale
nessun cristianesimo può vivere a
lungo.
T. Vinay segnala la « dolorosa divisione » presente o latente nelle nostre
chiese: molte persone, giovani e adulte, sono impegnate nelle lotte d’oggi,
pagano di persona sul piano professionale o direttamente politico per la giustizia, la pace, l’uguaglianza, la libertà,
ma da molto o poco tempo non vengono più al culto; d’altra parte molta
gente di chiesa frequenta regolarmente i culti ma « rinchiude Cristo, come
un oggetto, in sacrestia, senza invece
sentirlo Signore sulla nostra vita di
ogni giorno ». Questa dolorosa divisione può essere fatale agli uni e agli altri: gli uni rischiano di lasciar inaridire la loro vena cristiana per un insufficiente o inesistente rapporto con la
parola di Dio, gli altri per un insufficiente o inesistente rapporto con gli
altri uomini. Si può infatti — se così
si può dire — perdere Cristo in molti
modi: lo si può perdere emarginandolo continuamente dai nostri pensieri e
dai nostri rapporti con gli altri, e lo si
può perdere emarginando continuamente gli altri dai nostri pensieri e
dai nostri rapporti con lui.
Che le cose sitano così è, a nostro
avviso, fin troppo chiaro. Si tratterebbe ora di vedere se e come, in concreto, la dolorosa divisione che sta seriamente compromettendo la forza e la
autenticità della testimonianza com
plessiva dei cristiani nel nostro tempo
possa essere superata dalla nostra generazione. Su questo problema cruciale sarebbe opportuno avviare un ampio dibattito, sul nostro giornale e nelle chiese.
« Torniamo al culto » dice T. Vinay.
Molti si chiederanno perplessi: « Al
culto così com’è? ». Vinay stesso accenna al problema quando, dopo aver notato che un tempo nelle chiese c’era
« un desiderio d’ascolto che oggi non
c’è più », aggiunge: « Personalmente ho
sempre rimpianto che una riforma ecclesiologica non sia stata fatta allora,
quando le chiese erano piene ». Ecco
una prima constatazione: siamo in ritardo. Di quanto? Di una generazione?
Di due? Forse è già troppo tardi? Gesù nella sua predicazione ci ha avvertiti più volte che c’è nella vita dell’uomo e nella storia della chiesa un
« troppo tardi », una scadenza ultima
oltre la quale non si può più far nulla.
Noi abbiamo rinviato sconsideratamente questioni come la riforma del
nostro culto domenicale, che da un
certo punto di vista potevano sembrare secondarie ma che comunque non
sono marginali. E se è chiaro a tutti
che una vera riforma del culto presuppone la riforma della fede e della vita
della chiesa — e non viceversa — è anche vero che certi passi o almeno certi
tentativi li si poteva e doveva compiere o almeno preparare, invece di lasciare tutto al punto di prima, in attesa della grande e risolutiva riforma
che non viene mai. I problemi, grossi
o piccoli, non sono in realtà riforme
rifiutate. Con non poca leggerezza, una
diecina d’anni or sono abbiamo varato, come corpo pastorale, una « nuova » liturgia per il culto domenicale
che era, già allora irrimediabilmente
vecchia. Anche il « nuovo innario »,
purtroppo, è nato vecchio. Le uniche
cose fatte, bisogna ammetterlo, son
state cose vecchie. Non sono mancate
iniziative nuove, ma sono state sporadiche e individuali, non sono diventate
patrimonio comune della chiesa.
Così oggi che ci si dice « torniamo
al culto », ci sentiamo impreparati e
ci accorgiamo di quanto tempo abbiamo impreparati e ci accorgiamo di
quanto tempo abbiamo perduto. Che
cosa accadrebbe se tornassero davvero al culto coloro che non ci vengono più da anni? Ci resterebbero oppure si allontanerebbero di nuovo? Oppure — ed è quello che tutti auspichiamo — nascerebbe qualcosa di nuovo,
nel culto e nella vita della chiesa? Ma
questo potrebbe accadere col culto
così com’è?
Paolo Ricca
delusi da una infruttuosa militanza
politica. Che il problema sia vivo in
Germania lo testimonia anche il numero di libri dedicati al fenomeno che,
da un punto di vista sociologico, non
è del resto molto dissimile dal successo americano dei Jesus Movements o
« Bambini di EMo ».
Che l’impegno politico della gioventù non sia scomparso è però testimoniato dalla contro-fiera, cioè dalle bancarelle abusive della editoria di sinistra che si allineano alle entrate principali con opportune difese antipioggia.
Certo la Fiera del libro di Francoforte si conferma un avvenimento di
importanza mondiale con i suoi quasi
10.000 stands e più di 300.000 libri esposti provenienti da ogni paese del mondo. Una immensa « vetrina » che si
estende per chilometri e che offre un
panorama unico di quel che si pensa
(e si scrive) nel mondo. È anche un
osservatorio ideale per intuire in quali
direzioni si orienteranno nei prossimi
anni in Italia il gusto e gli interessi
del pubblico.
Per limitarmi al settore di più immediato interesse per noi, direi che i
grossi nomi della teologia e della cultura evangelica sembrano diventati
estremamente prudenti. La Fiera non
nresenta nessuna opera nuova di un
teologo di rilievo (se si esclude il cattolico H. Kùng), né sembra sorgere
alTorizzonte qualche nuovo astro. Molti i libri sull’educazione religiosa e sui
rapporti fra nsicanalisi e religione. Ma
il tema più frequente, al quale quasi
ogni casa ha dedicato un volume, è
una riflessione teologico-fllosoflca sulla morte. Tod (morte) in tutte le salse. 6 sintomatico — mi pare — che
una solida società capitalista (quella
che ha sinora resistito meglio alla crisi) giunga a porsi con insistenza il
problema del senso della vita e della
morte, la grande questione accantonata e mai risolta, il rischio contro
cui ci si può assicurare ma che non
può essere eliminato dal quadro di
una società progredita.
Per la prima volta anche la Claudiana era presente con un suo mezzo
stand in cui esponeva una trentina
dei titoli più recenti. A Francoforte
non si vende. Oltre alla pubblicità in
genere e alla diffusione di cataloghi,
scopo principale di una presenza è
quello di tentare la cessione dei diritti di pubblicazione dei nostri libri a
editori esteri. Impresa difficile data
l’aria di crisi che si respira nel settore ma non impossibile. In ogni caso,
anche se il risultato non fosse positivo, restano i fruttuosi contatti personali che è possibile allacciare con editori italiani ed esteri.
Osservando la folla di appassionati
del libro e di comuni lettori (che pagano un bel biglietto d’ingresso) e
confrontandola con il vuoto che di solito accoglie le « fiere del libro » in
Italia (ad ingresso gratuito), nasce
spontanea l’osservazione che quattro
secoli di educazione alla lettura in
questi figli della Riforma protestante
non sono passati invano. L’Italia ha
avuto la Controriforma senza aver
avuto la Riforma e le conseguenze sono davanti agli occhi di tutti: governare un paese che beve come oro colato la Televisione controllata da Fanfani e « La Stampa » di Agnelli è diventato un gioco da ragazzi in confronto ad altri paesi. La battaglia per
la liberazione dell’uomo e la creazione di strutture a dimensione umana è
oggi innanzitutto una battaglia culturale come hanno ben compreso le forze che ci governano. Gli industriali
che immobilizzano miliardi di lire per
acquistare testate di giornali o case
editrici non lo fanno certo per fare
della beneficenza; l’investimento deve
produrre consenso, un prodotto di cui
l’attuale sistema ha sempre più bisogno e che deve essere artificialmente
creato. Il rischio è grosso perché i
« mezzi di comunicazione di massa »
attribuiscono a pochi un potere enorme.
Ma forse non tutto è ancora perduto. Il libro su cui è già stato cantato
da tempo il lamento funebre, sembra
invece reggere bene: chi sceglie criticamente le proprie letture sarà difficilmente intruppato dalle ideologie di
questo mondo. Il problema, per l’Italia, è di strappare uno spazio vitale
perché la piccola editoria democratica e dissenziente possa far ascoltare
la sua voce e vivere.
Carlo Papini
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pag. 2
N. 42 — 25 ottobre 1974
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Giustìzia di lo e incredulità d'Israele
(Romani 10: 1-20)
Israele, secondo Paolo, è il popolo
eletto che ha ricevuto da Dio « l’adozione, e la gloria e i patti, e la legislazione e il culto e le promesse ». E vero che non tutti i discendenti da
Israele sono Israele, come pure non
tutti i discendenti da Abramo, sono figliuoli d’Àbramo secondo la fede. Si
può dire che Dio solo conosce quelli
che sono suoi, in un popolo che nonostante tutto, è ancora il popolo che
Dio ha suscitato per rivelarsi in Cristo, « nato sotto la legge, per riscattare quelli che erano sotto la legge,
alfinché noi ricevessimo l’adozione dei
figliuoli » (Calati 4: 5).
AH’intemo di quel popolo, Dio ha
operato una scelta libera e sovrana; ha
scelto Isacco e non Ismaele, Giacobbe
e non Esau, mostrando in tal modo
che Egli è sovrano nelle sue scelte,
non è costretto da nessuno a trattare
tutti gli uomini allo stesso modo, ad
essere sempre misericordioso e mai
in collera con loro.
Com’è possibile conciliare l’elezione
d’Israele con il grave problema della
sua incredulità? Paolo affronta questo
problema, parlando della colpa d’Israele che consiste nel rifiuto della giustizia di Dio e nella ricerca di una sua
giustizia, basata sulle opere della legge, non sulla grazia di Dio che crea in
noi la fede. Israele non è un popolo
diverso dagli altri popoli, ciascuno dei
quali ha i propri meriti e le proprie
colpe. Non è a motivo dei suoi meriti
e della sua giustizia che è stato eletto
da Dio; ma in virtù della libera sovranità di Dio. Il vero peccato d’Israele
consiste, per adoprare le parole dell’apostolo, nel fatto che « ignorando la
giustizia di Dio e cercando di stabilire
la loro propria, non si sono sottoposti
alla giustizia di Dio; poiché il termine
della legge è Cristo ». Guai al popolo,
ed anche alla chiesa che confida orgogliosamente nella propria religiosità e
nella propria giustizia! La giustizia di
cui Dio si compiace non è quella del
fariseo che è pieno di orgoglio e di
ipocrisia; è invece quella che è piena
d’umiltà, di pentimento e di fede in
Cristo.
Ogni nostro ragionamento su questi
passi della lettera ai Romani non può
non riferirsi anche alla chiesa e ai
cristiani. Barth, a proposito del peccato d’Israele, afferma che si tratta di
una « insubordinazione umana alla
grazia di Dio manifestata in Gesù Cristo ». Qui il linguaggio dell’apostolo è
piuttosto difficile, ma dobbiamo interpretarlo per poter pensare a noi stessi
e non soltanto agli altri. Israele conosceva la legge divina, i Gentili, no; era
stato istruito nella conoscenza della
legge e dei profeti, i Gentili invece vivevano nella ignoranza di tutto ciò.
Eppure la predicazione dell’apostolo
trovò una più pronta risposta da parte dei Gentili che non in seno ad
Israele. Perché? Perché questi ultimi,
accogliendo l’annunzio dell’Evangelo,
cercavano la giustizia che viene dalla
fede in Cristo Salvatore, mentre gli
Israeliti, rifiutando l’Evangelo di Cristo, confidavano in se stessi e nella
loro giustizia dovuta alla loro conoscenza della legge. La giustizia di Dio
è ancora quella di cui parlava Lutero,
rievocando ciò che fu per lui la scoperta dell’Evangelo: « Finalmente Dio
ebbe pietà di me... incominciai a comprendere che la giustizia di Dio signignifica qui la giustizia che Dio dona,
e per mezzo della quale il giusto vive,
se ha fede. L’Evangelo ci rivela la giustizia di Dio, ma la giustizia passiva,
per mezzo della quale Dio, nella sua
misericordia, ci giustifica mediante la
fede, com’è scritto: « Il giusto vivrà
per fede ».
* *
Il ragionamento di Paolo è ora interrotto dai pensieri che lo angosciano: « Fratelli, il desiderio del mio
cuore e la mia preghiera a Dio per
loro è che siano salvati »... Essi hanno zelo per le cose di Dio, ma zelo
senza conoscenza. Barth dirà: « Israele fa molte opere, ma semplicemente
non compie l’opera delle opere, cioè
non crede alla elezione di cui è stato
oggetto da parte di Dio ». I cristiani
hanno il torto di non richiamare
Israele al ricordo della sua elezione;
anzi, attraverso i secoli, i cristiani hanno maledetto Israele e lo hanno perseguitato, invece di fargli conoscere
la fede cristiana operante per mezzo
dell’amore.
La fede cristiana è inscindibilmente legata alla Parola di Dio. Non andiamo dunque a cercarla in una enciclopedia delle religioni o delle scienze
morali, perché il discorso sulla fede
lo si fa sul terreno della Parola di Dio.
L’espressione tipicamente protestante:
« sola Scriptura, sola fide » non è soltanto « limitativa », nel senso che non
dobbiamo oltrepassare certi limiti e
cercare altrove un altro fondamento;
è anche una espressione « intensiva »,
che ci spinge ad approfondire la conoscenza, lo studio e l’assimilazione del
la Scrittura in vista della confessione
della fede. Là dove la conoscenza della
Scrittura viene meno, è inutile cercare ■
dei sostituti; la fede a poco a poco si
spegne e l’incredulità avanza nel cuore dei fedeli e nella comunità.
« Come dunque invocheranno colui
nel quale non hanno creduto? E come
crederanno in colui del quale non hanno udito parlare? E come udiranno,
se non v’è chi predichi? E come predicheranno, se non sono mandati?
« Tutto il giorno », dice Paolo ripetendo alcune parole del profeta Isaia,
« ho teso le mani verso un popolo disubbidiente e contraddicente ». E il
fatto straordinario è che Dio dice:
« sono stato trovato da quelli che non
mi cercavano, sono stato conosciuto
da quelli che non chiedevano di me »
Alla elezione da parte di Dio, deve
corrispondere la fede umile e riconoscente. C’è un profondo rapporto tra
la Parola di Dio e la fede. Occorre sottolinearlo oggi in un tempo in cui la
fede rischia di darsi un altro fondamento diverso da quello posto da Dio
stesso.
Il rapporto tra la fede e la Parola
che è annunziata agli uomini è dunque evidente tanto per Israele quanto
per i cristiani, per ciascuno di noi.
Dovremmo domandarci se una delle
ragioni che provocano o motivano la
crisi spirituale di molte persone non
sia proprio la cessazione, la rottura di
quel legame fra la Parola e la fede, di
cui Paolo discorre nel testo biblico che
abbiamo esaminato.
Questo ragionamento è valido per
Israele e per la chiesa, come comunità di credenti. Dimenticare o trascurare lo studio della Parola di Dio vuol
dire creare un vuoto più o meno grande nella nostra vita e nel nostro impegno cristiano. Significa anche che
l’ascolto e la predicazione della Parola
sono necessari, direi indispensabili.
Perché, « se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore, e avrai
creduto col cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato; infatti, col cuore si crede per ottenere la
giustizia e con la bocca si fa confessione per essere salvati ».
Ermanno Rostan
Fra noi gente di chiesa
Una diffusa inquietudine
Filippesi 4: 4-7
Noi gente di chiesa, pastori e laici,
comunità cristiane, singoli credenti stiamo vivendo un momento di particolare inquietudine come la comunità di
Filippi cui l’apostolo Paolo scrive, appunto, l’epistola ai Filippesi.
L’inquietudine riguarda il nostro futuro di chiesa, il senso della nostra
predicazione, della nostra vocazione
cristiana.
Ci sentiamo un po’ orfani come i
fratelli di Filippi durante l’assenza di
Paolo in quanto ci manca oggi il grande apostolo, il grande profeta che sappia scuoterci, che sappia darci un preciso indirizzo, che Ci aiuti a ritrovare
la nostra identità. E allora? Restiamo
in attesa che sorga o che sia suscitata
quella personalità e nel frattempo cerchiamo di sopravvivere in quella sterile inquietudine?
Alla comunità di Filippi smarrita
per l’assenza di Paolo, grande apostolo, giunge il messaggio di un pìccolo
Paolo, chiuso in carcere, messo da parte, privato della libertà perché scomodo, emarginato.
Questa è un’indicazione che è già
aperta nei nostri giorni, ma che stentiamo a vedere e soprattutto ad accettare.
A noi gente di chiesa, che abbiamo
sempre predicato, consigliato, che abbiamo sempre detto la nostra in tutti
i campi dello scibile umano, l’Evangelo, proprio nel momento in cui temiamo per il nostro futuro, indica Paolo
in carcere e tanti altri piccoli e talvolta anonimi che nei nostri giorni soffrono, che sono perseguitati e ci dice di
Accettata da 51 Chiese, la Concordia di Leuenberg
evidenzia anomalie negli ambienti riformati
Francoforte {spr) - I membri del Comitato europeo dell’Alleanza riformata mondiale, ritmiti dal 13 al 16 settembre a Francoforte per la sessione annua, hannò ajjpreso con piacere che finora 51 Chiese hanno accettato le proposte di Leuenberg.
La « Concordia di Leuenberg » tende
a realizzare una comunione ecclesiastica totale fra le Chiese europee luterane, riformate e unite, come pure con
un certo numero di Chiese sorelle anteriori alla Riforma. Questa comimione ecclesiastica (Kirchengemeinschaft)
ha tuttavia messo in evidenza alcune
anomalie in seno aH’ARM stessa: infatti alcune Chiese continuano a manifestare riserve nei confronti del riconoscimento dei ministeri in alcune altre
Chiese-membro; la piena comunione è
ancora in discussione fra alcune
Chiese.
La cosa era già affiorata in seguito
a un’inchiesta condotta nel 1972. Alla
Assemblea europea di Amsterdam, l’anno scorso, il prof. Hoenderdaal della
Fraternità dei ’’Rimostranti” (Qlanda),
ha posto l’accento in modo ancor più
preciso sul disagio esistente e ha chiesto all’ARM di « invitare le Chiese
membro a impegnarsi nel dialogo a
livello locale per rafforzare le relazioni
in materia di fede e di ordinamento e,
di conseguenza, per avviarsi verso una
piena comunione ecclesiastica ».
Il Comitato europeo dell’ARM ha votato all’unanimità una risoluzione nella quale esso
Leggendo
il sermone
sul monte
Non resistere
Il Signore Gesù continua, nel Sermone sul Monte, il suo rovesciamento delle posizioni stabilite e delle opinioni ricevute, nell’intento di condurre gli uomini ad osservare davvero la volontà
del Padre. « Voi avete udito che fu detto — egli dice —: Occhio
per occhio e dente per dente » (Matteo 5: 38). È la ben conosciuta
legge del taglione: ricambiare il male col male. Bisogna osservare
che questa prassi venne stabilita, nel cosidetto Codice deH’Alleanza (Esodo 21: 23-25), nell’intento di limitare la vendetta alla misura dell’offesa, senza superarla con molto umani eccessi di ferocia.
Ma il Signore Gesù la sostituisce con una regola addirittura
sconvolgente, che vuole ottenere lo scopo, come negli altri casi
precedenti, di eliminare il male dalle radici: « Non contrastate al
malvagio; anzi, se uno ti percuote sulla guancia destra, porgigli
anche l’altra; ed a chi vuol litigare con te e toglierti il vestito, lasciagli anche il mantello » (Matteo 5: 39-40). Condotta da pazzi,
dice il mondo; se si facesse davvero così, sarebbe la fine dei galantuomini ed il trionfo dei delinquenti. A parte la necessità di
opporre la forza alla forza da parte dell’autorità politica, stabilita
in questo momento della storia del mondo per mantenere un minimo di ordine nella convivenza comune, l’atteggiamento di non
resistenza qui raccomandato al singolo: il quale, per metterlo in
pratica, dev’essere, diciamolo subito, necessariamente un credente — questo atteggiamento di amore di fronte alla malvagità, che
è miseria, è l’unico mezzo per fermare la spirale dell’odio che
stringe ormai l’umanità in una stretta soffocante. Infatti, che
cos’è Tintegrità della persona fisica di fronte alla possibilità di
affermare un ordine superiore, basato sulla forza dello spirito?
E Dio dà, col suo Spirito, il mezzo di far questo a chi lo
crede possibile e giusto, solo perché Egli lo ha detto.
Lino De Nicola
« chiede fortemente alle Chiese
membri di considerare con attenzione
costante il problema del reciproco riconoscimento dei ministeri fra le Chiese riformate d’Europa;
« segnala loro in particolare i documenti di Fede e Ordinamento che presentano gli accordi già raggiunti a proposito del battesimo, del ministero e
della consacrazione, come pure dell’intercomunione;
« chiede loro di trasmettere per
iscritto al segretario teologico dell’ARM
i loro pareri al riguardo;
« decide di riproporre il problema
all’ordine del giorno della sessione 1916
del Comitato europeo dell'ARM ».
[iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiii
libri
C. Yannaras, R. Mehl, J. M. Aubeht, La
legge della libertà: evangelo e morale.
N. ScHiFFERS, Liberazione e libertà.
H. Urs von Balthasar, La verità è sinfonica, aspetti del pluralismo cristiano.
Jaca Book, strumenti per un lavoro teologico N. 16, 17, 18.
I tre brevi volumetti proseguono in questa
agile collana il proposito di fornire ad un
lettore credente una serie di riflessioni che
10 aiutino a formulare la sua fede oggi. I
tre problemi toccati in questi saggi sono di
estrema attualità e si comprendono dal titolo
stesso: la morale nel suo rapporto con la fede,
11 legame fra la libertà (dell’evangelo s’intende) e la liberazione dell’uomo, la possibilità
di realizzare nella comunità cristiana un accordo fra diverse concezioni e sensibilità di
fede. Tre di questi autori sono cattolici, uno
è protestante (Mehl) uno ortodosso (Yannaras) e naturalmente la matrice confessionale
da cui parte il loro discorso si sente nel modo di presentare i problemi; c’è sempre nei
cattolici una forte accentuazione della realtà
ecclesiale, della chiesa nel suo aspetto di corpo di Cristo che ne prolunga la presenza,
mentre ci sentiamo più di casa nel taglio che
Mehl da al suo ragionamento (si ricordi che
sullo stesso argomento della morale dal punto di vista evangelico e cattolico abbiamo un
suo saggio edito dalla Claudiana lo scorso anno); ancora insolita per noi è la sensibilità
religiosa che muove il pensiero degli ortodossi.
In sostanza si può dire che la lettura di
testi di questo tipo non conduce certo alla
soluzione di tutti i problemi e neppure quelli affrontati trovano una risposta definitiva;
ma se ne ricava indubbiamente una maggior
dimestichezza con il linguaggio altrui, con
le posizioni che altri credenti hanno sui temi
di fede. Se lo scopo della collana è di dare
strumenti per riflettere, nel caso nostro lo
strumento serve per impratichirsi nel discorso teologico in un tempo di incontri e dialoghi interconfessionali come il nostro.
G. Tourn
numero di giovani battisti italiani.
Il Consiglio della Federazione battista europea ha nominato quale suo
nuovo presidente il past. José González di Porto (Portogallo), che succede
nel turno biennale al dr. Claus Meister
di Zurigo. Quale vicepresidente della
FBE è stato nominato il past. Alexej
Bitshkov, segretario generale dei cristiani battisti dell’Evangelo nell’Unione Sovietica.
iiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
# iFra i 50 milioni di Francesi vivono 800
mila protestanti, dei quasi 300.000 in Alsazia-Lorena e mezzo milione nel resto del
paese. Si accentua la dispersione: in sole 13
località vi sono chiese con più di 500 membri. Tutte le Chiese vivono, civilmente, in
base al diritto d’associazione stabilito settanta
anni fa : nessun diritto per il lavoro diaconale ecclesiastico, nessun aiuto finanziario da
parte dello Stato, l’ufficio pastorale non riconosciuto come ufficio pubblico; è invece riconosciuta la cappellania militare e carceraria come pure la cura d’anime nelle scuole
superiori.
ascoltare la predicazione che ci stanno
rivolgendo.
Migliaia di uomini e di donne che
subiscono le torture in Cile, nelle carceri di Thieu, uomini che ' subiscono
selvagge violenze, tanti altri messi fuori dalla nostra società inospitale. Tutti
questi che noi eravamo abituati a rimpiangere, a commiserare, sono quelli
che dobbiamo ascoltare. E non tanto
per la condizione in sé in cui si trovano, quanto per la resistenza, per la lotta che conducono per non farsi schiacciare, dominare, sopprimere, per non
farsi annientare in vista dell’affermazione di un nuovo rapporto umano, di
una nuova dignità in cui credono seriamente.
Credo che essi siano per noi un forte
appello alla fede, a ripensare sulla nostra fede. Perché il problema è qui.
Ci si sente smarriti quando ci manca
la fede. Paolo usa le parole: « Rallegratevi del continuo ». Sempre, ovunque,
in ogni condizione, nella attuale situazione, rallegratevi. Non è, nel contesto
dell’epistola, un incoraggiamento, una
esortazione generica a trovare una
qualche consolazione, ma è un appello
a superare quell’inquietudine, quella
frustrazione, a credere sul serio, alla
fede in Gesù Cristo, morto e risorto.
Quegli uomini e quelle donne lottano spesso in condizioni disperate ed
impossibili proprio per non farsi
schiacciare, per non soccombere, perché altri domani non soccombano. Paole così si esprime: « E la pace di Dio
che sopravvanza ogni intelligenza, guarderà i vostri cuori e i vostri pensieri in
Cristo Gesù ». La pace che Dio dona
sopravvanza ogni intelligenza non nel
senso che sia qualcosa che sfugge alla
comprensione umana, o una specie di
spugna superiore che cancella le nostre preoccupazioni, ma nel senso che
la fede (serial) in Cristo Gesù impedisce che molte considerazioni, riserve,
paure, inquietudini mettano in noi profonde radici. Significa quella riscoperta della Signoria di Cristo nella nostra
vita, che ci scuote, che ci rimette in
corsa, che ci impedisce di arrenderci,
di essere dominati da altri signori, di
rassegnarci; che ci fa riprendere la lotta per non essere neutralizzati nell’adempimento del nostro compito che ci
viene delineato in maniera precisa da
Paolo: « La vostra mansuetudine sia
nota a tutti gli uomini ». Non un atteggiamento interiore, un sentimento di
generica bontà, evasiva, ma solidarietà
con tutti gli uomini nella prospettiva
che per la comunità cristiana è l’unica
prospettiva cui deve guardare e tendere, il Regno.
Il rifiuto della rassegnazione che si
traduce in quell’impegno, un giorno o
l’altro ci farà ritrovare in carcere con
Paolo o a fianco di quegli uomini e di
quelle donne da cui ci viene oggi quella predicazione.
Ma quello sarà forse il segno della
nostra vita e del ritrovato senso della
nostra vocazione.
Valdo Benecchi
0 Trecentouno sacerdoti sudvietnamiti hanno protestato, in una dichiarazione pubblica, contro « la concussione, l’ingiustizia e
1 vizi sociali » nel Vietnam del sud.
lA BIBBIA NEI MBNBB
a cura di Edina Ribet
LA FEDE DEI MINIMI
Il seminario battista
di Riìschlikon ha 25 anni
In questi giorni il Seminario teologico battista di Riìschlikon, presso Zurigo, ha compiuto i 25 anni di attività.
Nel corso di questo periodo ha formato teologicamente 520 studenti di
38 paesi; fra questi, anche un certo
ALGERIA. Un giovane prigioniero
algerino d’origine mussulmana, che
scontava la pena in una prigione europea, ascoltò un giorno alla radio una
trasmissione evangelica da Marsiglia,
alla fine della quale veniva offerto un
N. Testamento a chiunque lo richiedesse. Il giovane ebbe il N. Testamento e lo lesse con cura; alla fine si persuase che Cristo è veramente la luce
del mondo, così, scrisse a suo padre in
Algeria per parlargli della sua nuova
fede. Con sua grande sorpresa il padre
gli spedì una Bibbia, che era andato
apposta a comperare per lui alla Società Biblica, e rispose alla sua lettera dicendogli che preferiva vedere suo figlio
diventare un cristiano convinto, piuttosto che rimanere un mussulmano indifferente com’era egli stesso.
VIETNAM. Malgrado i trattati di
pace, i combattimenti continuano in
parecchi luoghi in questo paese. La Società Biblica distribuisce Bibbie ed
Evangeli a migliaia di rifugiati, di prigionieri e di degenti negli ospedali militari e civili; dieci colportori hanno
per compito di visitare le scuole, ed
ecco a questo proposito una lettera
scritta da uno studente alla Società
biblica : « ho letto i testi biblici pubblicati dalla vostra Società; mi domando
in quale modo Dio, Essere Supremo, è
potuto diventare un semplice uomo
per salvarmi. Vi sarei riconoscente di
spiegarmelo, perché desidero accettare
Gesù come mio Signore e vorrei saperne di più al riguardo : vogliate iscrivermi al vostro corso biblico per corrispondenza ».
NUOVA ZELANDA. In un’isola di
questo paese la Società Biblica ha
installato uno stand nel periodo di una
corsa di cavalli che viene organizzata
ogni anno. Sin dal mattino molta gente si avvicina allo stand biblico e compera i libri. Un vecchietto viene a domandare l’ora, e gli standisti gli offrono una sedia ed una bibita, ed infine
anche una Selezione biblica intitolata;
« ritorna vivente ». Il vecchio la legge
con attenzione, e poi esclama : « perché non siete venuti più presto in questo paese?, nessuno mi aveva mai parlato di Gesù Cristo; ancora un po’ e
poi sarebbe stato troppo tardi ! ».
LIVERPOOL. Il vescovo anglicano
di questa città ha fatto riparare e ridipingere un vecchio carro, un tempo
adibito a trasportare il pane, e ne ha
fatto una roulotte per vendere le Bibbie. Durante 20 anni questo carro è
stato trainato non da animali, ma da
persone attraverso i vari villaggi della
contrada, ed è stato l’attrazione principale in occasione di feste e cortei.
Un maestro di scuola, un organista, un
professore giapponese, uno studente
della Tanzania, pastori, predicatori ecc.
sono stati di volta in volta « i cavalli »
di questo carro biblico: così in un
antico carro che distribuiva un tempo
il pane quotidiano nei villaggi, è stato
portato ed offerto il pane di vita della
Parola di Dio.
LONDRA. Una lettera, tra le molte
ricevute dalla Società biblica, dice :
« cara signora, le mando un vaglia di
due sterline per la Casa della Bibbia,
vicino alla quale abito, perché possano
essere stampate alcune Bibbie in più
per la Romania. Con i migliori auguri: mio padre è pastore della Chiesa
Riformata. Suo Michael Clarke ».
3
25 ottobre 1974 — N. 42
pag. 3
PRIMO INCONTRO DI LAVORO DEI RESPONSARILI
DI MISSIONI URBANE IN EUROPA
La metropoli deposita
vere e proprie morene umane
Ginevra {soepi) - Uno scambio migliore d’informazioni fra missioni urbane sui loro metodi di lavoro e sui loro impegni concreti, come pure incontri regolari di coordinamento sono stati vivamente auspicati dai 20 delegati
di Chiese e missioni urbane europee,
nel loro primo incontro di lavoro, a fine settembre, a Ginevra.
Venuti dalla Repubblica democratica tedesca, dalla Repubblica federale
tedesca, dall’Austria, dalla Finlandia,
dalla Francia, dalla Gran Bretagna,
dairitalia, dalla Norvegia, dall’Olanda,
dal Portogallo, dalla Romania e dalla
Svizzera, hanno analizzato i problemi
incontrati dalla Chiesa nelle grandi
città e studiato le possibilità di una
collaborazione più stretta fra missioni
urbane a livello europeo.
Constatando che la Chiesa si muove
verso nuove forme di vita e che la
metropolis, non riuscendo più a integrare le proprie trasformazioni, deposita lungo il proprio corso « vere e
proprie morene umane », il past. Henri
Ochsenbein (Francia) ha affermato nella sua conferenza introduttiva che la
missione urbana « deve esser presente
in queste morene umane come avanguardia di una Chiesa in fase di ristrutturazione ». Le ’’morene umane” che
hanno bisogno di una presenza attiva
sono sopratutto costituite dai detenuti, che occorre « risocializzare », le prostitute (alternativa femminile alla criminalità maschile), i drogati, gli psicastenici. Secondo l’ex-direttore della
Missione interna di Strasburgo, biso
gnerebbe creare e sostenere nelle grandi città « cellule di cristiani » che, conoscendo a fondo la situazione di questi gruppi in distretta, si occupino di
loro e fungano da « comunità terapeutiche » a titolo d’esempio per la Chiesa
e per il mondo.
Relazioni dei delegati di Palermo, di
Lipsia, di Amsterdam e di Stoccarda
hanno mostrato la diversità di situazioni da una città all’altra e di metodi
adottati.
Il prossimo incontro di questo grup-po di lavoro si terrà nel 1977 a Berlino
ovest. Presidente del gruppo è stato
eletto il past. Claude Fuchs, direttore
della Missione urbana di Zurigo.
9 Alla recente sessione annuale del Département Evangélique Français d’Action Apostolique (DEFAP, erede della Missione di Parigi e rappresentante delle Chiese
protestanti di Francia nella CEvAA), tenutasi a Marsiglia dal 4 al 6 ottobre, gli studi
biblici e il culto sono stati condotti dal past.
Aldo Comba, presidente della FCEI. Una
sera è stata dedicata a una conferenza pubblica sulla siccità nel Sahel e sull’azione di
organismi assistenziali.
9 Secondo un’inchiesta condotta in Francia nel maggio scorso l’87% dei Francesi ritiene auspicabile che i genitori possano
scegliere fra scuole pubbliche e scuole private, mentre nel 1968 e nel 1971 la risposta alla domanda era stata del 54 e del 58%.
9 Millesettecento detenuti politici nell’isola di Buru (Indonesia) si sono convertiti
al cattolicesimo, secondo l’agenzia stampa ufficiale, che precisa che il governo aveva sovvenzionato un programma di diffusione della
fede « per distogliere i detenuti dalla dottrina
comunista ». In questo caso, la musulmana
Indonesia si serve di buon grado anche del
cristianesimo...
MOZAMBICO Dal carcere
alla direzione della Chiesa
Basilea (sepd) — La giunta della
KEM (Cooperazione di Chiese e Missioni evangeliche svizzere) ha accolto
nei giorni scorsi il presidente e il segretario generale della Chiesa presbiteriana nel Mozambico (n.d.r.: membro, lo ricordiamo, della CEvAA), i pastori Funzamo e Matié. Alcuni dirigenti di questa Chiesa nel 1973 hanno
passato vari mesi in carceri coloniali
portoghesi. Hanno avuto, allora, l’appoggio sopratutto delle Chiese svizze
Echi dei Congresso di Losanna
L’Esercito della Salvezza
sull’evangelizzazione
LAUSANNE
(sepd) Al Congresso di Losanna per
l'evangelizzazione mondiale ha partecipato una delegazione salutista di 42
persone. Essa ha steso un « manifesto », che è stato poi convalidato dal
generale dell’Esercito della Salvezza.
Nel manifesto si afferma, fra l’altro :
« 1. Aderiamo alle dichiarazioni di fede espresse al Congresso in relazione
La Chiesa di Creda
avrà una sua emittente radie
Atene (bip/snop) — La Chiesa (ortodossa) di Grecia sta per avere la propria emittente radio: il progetto, elaborato dalla commissione stampa, è
stato approvato dall’arcivescovo di
Atene, metropolita Serafim.
L’emittente, che coprirà l’Attica, la
Grecia centrale, il Peloponneso e le
Cicladi, sarà installata sul monte Pendei Ikon, a est di Atene; del valore di
70.000 dollari, è stato offerto dal CEC.
Inizierà a funzionare la prossima primavera e trasmetterà quotidianamente per tre ore musica bizantina e classica, letture da libri ’utili’, informazioni religiose e sociali e drammatizzazioni di contenuto religioso come pure la liturgia domenicale e delle grandi feste.
Presto la Chiesa di Grecia avrà pure una sua emittente televisiva.
alla sovranità di Cristo e alla sua opera redentrice, all’autorità della S.
Scrittura, alla potenza dell’Evangelo,
al compito impeliente dell’evangelizzazione del mondo, all’opera dello
Spirito Santo, che purifica, che dà capacità e autorità, che guida; al certo
ritorno nel nostro Signore, alla certezza del giudizio Anale, del cielo e dell’inferno.
«2. Preghiamo caldamente i salutisti di collahorare con tutti i gruppi
evangelistici regionali, nazionali e internazionali, i quali annuncino fedelmente il messaggio delia Croce...
«3. Riconosciamo che i metodi di
evangelizzazione possono essere altrettanto vari quanto lo sono coloro che
li intraprendono. Uno sguardo indietro, alla storia dell’Esercito della Salvezza mostra che i nostri sforzi evangelistici hanno sempre saputo adattarsi alle situazioni...
« 4. Condividiamo la convinzione, rafforzatasi a Losanna, che nelle nostre
stesse file si deve porre maggiormente
l’accento sull’evangelizzazione...
«8. Insistiamo perché il contenuto
evangelistico dell’azione sociale dello
Esercito della Salvezza sia ovunque
preservato e, dove necessario, rafforzato. L’importanza degli sforzi evangelistici in favore dell’uomo intero e della società nella quale egli vive, dev’essere nuovamente sottolineata... ».
Copti evangelici egiziani lanciano
un programma di cure oltalmiclie al Cairo
Il Cairo (.spr) — Una campagna di
alfabetizzazione iniziata oltre vent’anni fa in villaggi egiziani si svilupperà
a partire da ottobre, includendo cure
sanitarie a un quartiere sovrapopolato e sottosviluppato del Cairo.
L’Organizzazione evangelica copta
per i servizi sociali (OECSS), poco dopo avere iniziato il suo lavoro di alfabetizzazione, ha avviato altri programmi, quali l’insegnamento di economia
domestica, la puericoltura, l’agricoltura e progetti di ’self-help’, che cioè
aiutino e stimolino le persone ad, aiutarsi da sé.
Nel corso dell’ultimo triennio questa
Organizzazione ha poi avviato anche
un’opera sanitaria. Un programma
chiamato « cure agli occhi » è stato
svolto in quattro centri rurali. Con il
nuovo programma di cure oftalmiche
al Cairo, l’OECSS lavorerà per la prima volta in ambiente urbano.
Essa occupa 40 collaboratori a pieno tempo per l’istruzione in ambiente
rurale; per il suo programma medico
si è assicurata la collaborazione dei
migliori specialisti esistenti.
È stato concluso un accordo per cui
le persone aventi bisogno di cure oftalmiche saranno indirizzate a specialisti
che hanno accettato di ridurre (fra il
10 e il 20%) i prezzi delle operazioni e
delle cure. Si chiede ai pazienti di pagare al massimo il 30% delle loro cure, a seconda dei loro mezzi, e il resto
è coperto dall’OECSS.
Quest’ultima, fondata dalla Chiesa
evangelica copta, è al servizio dei bisognosi senza alcuna discriminante religiosa. Nel 1960 è stata ufficialmente
registrata dal Ministero egiziano per
questioni sociali. Essa è diretta dal
past. Samuel Habib, che è al tempo
stesso segretario generale della Chiesa evangelica copta.
CRISTIANI NELL’UNIONE SOVIETICA
La Chiesa al guinzaglio dello Stato?
re, particolarmente legate a quella
Chiesa presbiteriana indigena in seguito a un loro lavoro missionario di lunga data nell’Africa australe orientale.
Tuttora la Chiesa riceve aiuto in uomini e in mezzi, senza che questo intacchi minimamente la sua autonomia.
La delegazione presbiteriana mozambicana ha riferito che la direzione del FRELIMO auspica una Chiesa
libera, indipendente dallo Stato, con
la quale desidera collaborare. La direzione del FRELIMO constata che la
Chiesa non è un ’prodotto colonialista’, ma appartiene autenticamente alla terra e al popolo del Mozambico.
La Chiesa presbiteriana si trova oggi davanti a gravi difficoltà materiali.
Il rivolgimento politico è stato accompagnato da un’inflazione che ha raddoppiato i costi, e ciò colpisce in modo particolare i cristiani evangelici, i
quali di regola appartengono agli strati poveri della popolazione. Così la
Chiesa presbiteriana si trova di fronte
al problema vitale: come mantenere
il personale e finanziare le opere sociali in modo tale da evitare un esodo
del personale verso i posti governativi, più lucrativi? Tuttavia la direzione
ecclesiastica guarda con coraggio al
futuro. Fra i risultati positivi della decolonizzazione essa spera vi sia una
possibilità di collaborazione ecumenica con le altre confessioni, la quale
potrebbe offrire nuove opportunità alla diffusione dell’Evangelo nel Mozambico.
Difficoltà finanziarie
per i presbiteriani
dei Mozambico
Francoforte {spr) - Malgrado le gravi difficoltà finanziarie che pesano sul
lavoro della Chiesa presbiteriana nel
Mozambico, difficoltà risultanti dalla
crisi economica attraversata dal paese,
i responsabili della Chiesa hanno deciso di non ridurre alcuna attività né
programma nel settore dell’impegno
sociale. Lo ha dichiarato il past. Isaias
Funzamo, presidente del Consiglio sinodale, in una seduta d’informazione
nel corso della sessione del Comitato
europeo dell’Alleanza riformata mondiale, tenutasi in settembre a Francoforte sul Meno.
Il past. Funzamo ha deplorato che la
sua Chiesa si trovi attualmente nella
impossibilità di aumentare gli stipèndi al personale degli ospedali, giungendo al minimo fissato dal governo. Alcune infermiere hanno, di recente, lasciato gli ospedali della Chiesa accettando posti meglio retribuiti al servizio del governo. Tuttavia il presidente
della Chiesa ha sottolineato la necessità di aumentare il programma di formazione per infermiere, agronomi e
responsabili giovanili.
Considerata la nuova situazione politica, il past. Funzamo ritiene pure
che sia necessario formare più pastori che possano « lavorare d’ora in poi
in piena libertà fra la popolazione, specie nelle città. Fnora il nostro lavoro
a livello locale era stato fortemente
ostacolato dalla PIDE » l’ex polizia
politica.
(sepd) - L’arcivescovo Pitirim, che la
Chiesa ortodossa russa invia, fra gli
altri, quale suo rappresentante presso
il CEC, considera dannosa l’istruzione
religiosa. In un’intervista a « Sowjetunion heute » ( « Unione Sovietica oggi »), la rivista pubblicata dall’ambasciata sovietica a Bonn, ha dichiarato
testualmente; « Nell’Unione Sovietica
la Chiesa non si occupa più di impartire l’insegnamento religioso a minorenni, perché la formazione religiosa di
ragazzi immaturi crea pregiudizi e cela anzi elementi di violentamente intellettuale e morale della coscienza ».
Questa singolare dichiarazione è storicamente errata. Non è affatto vero
che la Chiesa ortodossa nelTURSS abbia rinunciato all’insegnamento religioso per motivi pedagogici. Esso è impedito da quando il partito comunista ha
preso il potere, nel 1918, ed è tuttora
vietato per legge. Numerosi cristiani
nelTURSS lottano però, con intensità
crescente negli ultimi anni, affinché
sia loro riconosciuta la possibilità di
istruire privatamente i loro figli. Ma
anche questo è loro impedito dello
Stato. Si verificano continuamente arresti e pesanti condanne di genitori o
di pastori che pregano o cantano inni
con i bambini. In contrasto con l’arcivescovo Pitirim, il patriarca Pimen ha
invitato gli ortodossi all’estero ad allevare i loro figli nella fede della Chiesa e nella fedeltà all’Unione Sovietica.
E questo aveva spinto Alexander Soljenitsin a domandare, nella sua nota
’’lettera di quaresima”: « Perché soltanto all’estero? ».
L’arcivescovo Pitirim rappresenta le
autorità sovietiche nella loro lotta antiecclesiastica non soltanto a proposito di questo problema, ma anche per
ciò che riguarda i rapporti Stato-Chiesa, l’immistione statale in questioni ecclesiastiche e la rinuncia da parte della Chiesa all’attività sociale.
Corsi teologici
per corrispondenza dei
’’Cristiani dell’Evangelo”
La primavera scorsa si sono avuti a
Mosca gli esami finali dei corsi per
corrispondenza organizzati dal Consiglio congiunto dei Cristiani delTEvangelo e dei Battisti nelTURSS. L’organo
ufficiale battista « Bratskij Vestnik »
(« Il messaggero fraterno ») riferiva che
un centinaio di partecipanti erano stati esaminati con successo in dogmatica, introduzione biblica, esegesi, omiletica, teologia pastorale e storia del
cristianesimo e del movimento evangelico battista in Russia. A differenza
della Chiesa ortodossa russa, i battisti
non dispongono di un proprio centro
di formazione teologica nelTURSS. La
preparazione di sempre nuovi predicatori è assicurata con corsi per corrispondenza e in parte tramite periodi
di studio presso seminari battisti all’estero. ,
Uno scrittore russo
si rivolge al papa
A. Levitin Krasnov, il noto pubblicista ortodosso russo del samizdat, che
già sette anni fa aveva descritto al papa, in un’ampia lettera, la situazione
della Chiesa in Russia, gli si è di nuovo rivolto quale difensore dell’umanità e vero servo di Gesù Cristo. In una
lettera interviene con passione a favo
re di Vladimir Bukovskij, che chiama
il proprio ’’figlio spirituale”. Questi è
stato condannato a 12 anni di carcere
per aver lottato per i diritti umani e
civili. Le sue condizioni sono cattive:
il detenuto, malgrado sia malato, non
riceve alcuna medicina ed è tormentato dalla fame, perché gli vien dato
qualcosa da mangiare soltanto ogni
due giorni. Mortalmente minacciato,
gli è impossibile anche qualsiasi corrispondenza. In passato Bukovkij ha
aiutato molti credenti; non lo si può
abbandonare, ora. Il papa, quale primo vescovo della Chiesa ecumenica,
dovrebbe levare la propria voce.
L’autore della lettera, Levitin, è egli
stesso in difficoltà. È stato rilasciato
da un campo di concentramento soltanto nel 1973, e attende che gli sia
concesso il visto di uscita dalTURSS,
che ha chiesto da tempo.
Un’interpellanza
ai Comuni di Londra
sulle persecuzioni
anticristiane nell’URSS
Il deputato britannico Alan Beith ha
presentato alla Camera dei Comuni una
risoluzione di condanna degli ostacoli e delle persecuzioni nei confronti
di cristiani nelTURSS. In una conferenza stampa egli si è riferito alla vasta informazione che si ha circa la situazione degli ebrei nell’Unione Sovietica; ma si deve sapere che gli ostacoli frapposti ai cristiani e la pressione
che le autorità esercitano su di loro
non sono minori di quelle di cui soffrono gli ebrei. In misura crescente è
ripresa la persecuzione nei confronti
dei cristiani che richiedono libertà di
riunione e il diritto dei genitori a educare religiosamente i figli. Scopo della
risoluzione è far sapere alle autorità
sovietiche che il destino dei cristiani
nel loro paese non è dimenticato in occidente.
Situazione difficile della
’’Chiesa ortodossa russa
all’estero”
Quando nel corso della guerra civile
i comunisti sovietici rischiarono di annientare la Chiesa ortodossa russa
(n.d.r.: il cui clero e le cui strutture
erano per altro largamente compromesse con il regime zarista) una parte
dei vescovi e dei pope emigrarono disperdendosi in tutto il mondo. Nel 1921
trentaquattro vescovi si riunirono costituendo la « Chiesa ortodossa russa
all’estero », tenendo il loro primo sinodo a Karlovcy, in Jugoslavia. Da allora questo Sinodo, indipendente dal
Cremlino, individua il proprio compito nel conservare la purezza dell’Ortodossia russa e nel rappresentare la
parte libera della Chiesa ortodossa,
finché si presenti nelTURSS la possibilità di elezioni libere. La « Chiesa ortodossa alTestero » costituisce quindi
l’alternativa al patriarcato moscovita,
vincolato politicamente. La graduale
scomparsa del suo clero, povertà materiale e una "politica estera” schiva di
ogni rapporto ecumenico hanno condotto questa Chiesa in una situazione
tale da farle oggi guardare con preoccupazione al futuro. Naturalmente, essa esercita d’altro lato una forte attrattiva su uomini occidentali.
Fra I protestanti ungheresi
Ecco alcune notizie, condensate dal
hip, .sulla vita di alcune Chiese evangeliche in Ungheria.
Chiesa battista
La chiesa battista di Miskolc, una
grande città industriale del nord, ha
lietamente dedicato al culto una nuova cappella, con annessi il presbiterio
e vari locali per le attività. Fra gli invitati, alcuni rappresentanti dei battisti americani: negli Stati Uniti vi sono circa 3 milioni di ungheresi, emigrati al principio del secolo; numerosi sono protestanti e fra questi vi sono battisti, che hanno anche costituito una Federazione battista ungherese
negli USA.
Chiesa luterana
Recentemente si sono avute 7 consacrazioni al ministero pastorale (due
donne). Una si è svolta a Bekescsaba,
Abeba Le trasmissioni di “Voce deii’Evangelo” continuano
Addis Abeba (bip) — L’emittente a
onde corte della Federazione luterana
mondiale a Addis Abeba, « Radio Voice od thè Gospel », non ha interrotto
le sue trasmissioni, con la presa del
potere da parte dei militari che hanno
deposto il Negus.
La sede della FLM a Ginevra ha ricevuto un messaggio del direttore dell’emittente di Addis Abeba, Manfred
Lundgren, che descriveva la situazione
della capitale abissina « tesa ma calma ». I membri della direzione dell’emittente stanno bene e lo spirito del
lavoro è buono. « Voce delTEvangelo »
trasmette in amarico, inglese, francese e in numerose lingue del continente, nonché del Medio Qriente.
L’antenna di « Voce delTEvangelo »
è servita recentemente a lanciare un
appello delle Unioni cristiane femminili etiopiche, che hanno voluto scuotere l’opinione pubblica a favore della
popolazione della zona del Uollò, disastrata dalla siccità (e dall’incuria governativa). Rappresentanti delle Unioni femminili hanno percorso la regione rendendosi conto di persona del
dramma. Con la collaborazione delle
Unioni giovanili (del resto i giovani —
non solo cristiani! — sono stati fra i
primi, molti mesi fa, a protestare e
soprattutto a intervenire di persona,
raccogliendo offerte, viveri, abiti, e recandosi nelle zone disastrate), e grazie a doni inviati da donne australiane, hanno potuto acquistare tessuti di
cotone e confezionare centinaia di abiti per le donne sinistrate. Qra, per alloggiare numerose vedove che vivono
sotto ripari precari, occorre costruire
case, e allo scopo le Unioni femminili
si sforzano di raccogliere fondi.
che celebrava il 150” anniversario del
suo tempio, il più grande luogo di culto luterano d’Ungheria. In un altro
tempio luterano, a Cinkota, alla periferia di Budapest, nel corso di lavori
di restauro sono venuti alla luce elementi di architettura romanica: l’edificio più antico — che ha poi subito
modificazioni gotiche e barocche —
sarebbe databile fra il 1050 e il 1150 e
costituirebbe quindi la chiesa più antica della contea di Pest.
Chiesa riformata
In agosto la sessione annuale di lavoro teologico ha riunito centocinquanta pastori che hanno lavorato in
sei gruppi a preparare una nuova liturgia del culto.
La Chiesa riformata ha inaugurato
tre nuovi luoghi di culto; una cappella a Balatonfenyeves, sulle rive del lago Balaton, centro importante del turismo ungherese e internazionale. La
costruzione era stata decisa per rispondere alla necessità della piccola
comunità che aumenta fortemente durante le vacanze estive. Un altro tempio è stato ultimato nel distretto TranTibisco, mentre a Debrecen, la grande
città riformata, è iniziata la costruzione del terzo tempio, che avrà trecento
posti e vari locali annessi. Quest’ultimo deve sostituire un tempio che ha
dovuto essere abbattuto per esigenze
urbanistiche.
miiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiii
# Quale successore del Präses E. Wilm è
stato designato presidente della KEK
(Conferenza delle Chiese europee) il past. André Appel. Questi, che è stato per alcuni anni presidente della Federazione luterana mondiale, ha assunto con Tinizio di ottobre la presidenza della Chiesa di eontessione augustana (luterana) di Alsazia-Lorena.
4
pag. 4
N. 42 — 25 ottobre 1974
SETTE TESI DEUE CHIESE SVIZZERE E UN COMMENTO RAGIONATO
Dia analisi lacMa a partecipa
lai teaninean niigratnrin
A -fine agosto la Federazione delle Chiese protestanti e la Chiesa
cattolica svizzere hanno diffuso un documento, a proposito della
nuova iniziativa popolare contro l’inforestieramento. Abbiamo
già pubblicato, tre settimane fa, le 7 tesi; pubblichiamo oggi,
nella traduzione di « Com », il commento che segue ad ogni tesi
e che vuol essere un documento di lavoro per le chiese svizzere,
ben al di là della scadenza del referendum. Un documento che
merita riflessione anche da parte nostra.
[l] LE CAUSE
L’immigrazione massiccia di stranieri è stata provocata dalla crescita
della nostra economia e dalle nostre esigenze sempre più elevate nel
campo dei consumi e dei servizi.
La massiccia immigrazione di lavoratori stranieri è in primo luogo la
conseguenza della nostra economia
che per ragioni di costo non ha saputo
o voluto cogliere Talternativa di una
maggiore razionalizzazione. Oggi, in
base alle disposizioni federali del marzo 1970 e del luglio 1973 relative alla
stabilizzazione dei lavoratori stranieri
con permesso annuale o di dimora, e
alla nuova regolamentazione del luglio
1974 che limita pure il contingente degli stagionali, l’economia svizzera non
può più svilupparsi reclutando maggiori contingenti di manodopera straniera.
Lo sviluppo della nostra economia
è in stretto rapporto con l’aumento
delle nostre esigenze — prolungamento delle ferie, diminuzione delle ore di
lavoro, diritto alla pensione a età meno avanzata, nonché sempre maggiori
esigenze nel campo dei consumi e dei
servizi pubblici (strade, scuole, ospedali, ecc.). Tutto ciò richiede una crescente espansione della nostra economia con il concorso della manodopera
straniera. Nel caso di una drastica riduzione del numero dei lavoratori
stranieri sarebbero proprio le categorie sociali meno favorite le prime a
dovere ridurre il tenore di vita.
Il nostro paese non può svilupparsi
oltre certi limiti. Ma non si può porre
rimedio agli errori commessi se si interviene in modo ancora più maldestro. Lo sviluppo economico deve essere ora « qualitativo » e le nostre esigenze, specie quelle delle classi privilegiate, dovranno pure seguire un’evoluzione in tal senso.
2 I PROBLEMI
Ma sovente costoro anziché solidarizzare con gli stranieri, come loro sfavoriti, sfogano invece contro di essi la
propria amarezza con risultati oltremodo incresciosi (eppure gli svizzeri
usufruiscono del diritto di far valere
le proprie ragioni).
3 LA SOLUZIONE
APPARENTE
Il crescente senso di ansia e d’insicurezza presente nella popolazione
svizzera deriva in gran parte dalla
nostra incapacità a controllare lo
sviluppo generale. E un errore attribuire queste reazioni al pericolo
dell’inforestieramento, perché così
non si fa altro che mascherare quelli che sono i veri problemi e i veri
pericoli.
Il ritmo incalzante dello sviluppo
tecnico ed economico, anziché liberare
Tuomo, ha accresciuto il suo stato di
dipendenza e di alienazione. È pertanto comprensibile che il crollo di molti
valori tradizionali provochi un nostalgico desiderio di far ritorno alla situazione di un tempo. Molti sono coloro
che più o meno consapevolmente « scaricano » la loro insicurezza (e delusione) sugli stranieri non in quanto individui ma come collettività.
Il vero pericolo che ci minaccia è lo
sfruttamento, a fini politici, di questa
diffusa ansia — da una parte agitando
il fantasma dell’inforestieramento per
rimediare al quale la soluzione illusoria è una massiccia riduzione degli
stranieri — d’altra parte preconizzando una totale rovina economica per
minimizzare le proporzioni numeriche.
Tutto ciò non serve altro che a mascherare le vere minacce che incombono sulla nostra società.
Il considerevole afflusso di stranieri
non solo ha posto la nostra società
di fronte a problemi nuovi, ma ha
reso più evidenti e acuti i problemi
già esistenti. Per cui oggi il problema delle disuguaglianze sociali colpisce anzitutto gli stranieri, che il
fenomeno immigratorio finisce col
relegare per lo più nelle categorie
meno favorite della nostra società.
I problemi connessi alla nostra società altamente industrializzata sono:
eccessivo agglomeramento urbano, distruzione dell’ambiente naturale, caos
della circolazione, aumento dei prezzi
e via dicendo. Sono problemi di cui già
da tempo avremmo dovuto renderci
conto, ma ne siamo divenuti coscienti
solo con il massiccio afflusso dei lavoratori stranieri nella misura in cui la
loro presenza ha contribuito allo sviluf>po della nostra società e portato
così i problemi alla ribalta. Fra i primi
il problema della scuola, laddove vi è
una percentuale elevata di bambini
stranieri, o il problema della lingua
sul posto di lavoro.
II problema degli alloggi non è un
problema nuovo e non può essere addebitato agli stranieri dato che costei
ro hanno di fatto costruito molti più
alloggi per gli svizzeri di quanti non
ne occupino essi stessi. E ciò vale per
tutti gli altri problemi relativi alle infrastrutture.
Nel nostro paese gli stranieri sono
per lo più impiegati nei settori inferiori e si trovano in uno stato di permanente insicurezza, che è come una ulteriore minaccia alla loro vita già
strappata dal proprio ambiente naturale. Le possibilità di promozione professionale sono limitate dalla scarsa
preparazione scolastica e dalla scarsa
conoscenza della lingua locale. Anche
la seconda generazione risente svantaggi nella scuola rispetto ai compagni svizzeri, i quali possono contare
sull’aiuto dei genitori. E infine il pregiudizio maggiore di tutti è costituito
dallo statuto di stagionale.
Certo non va dimenticato che anche
fra gli svizzeri vi è un grande numero
di lavoratori, pensionati, contadini di
montagna assai sfavoriti, a volte anche
rispetto agli stessi lavoratori stranieri.
iiiiiiiHiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiHiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiii'’
Studenti in teologia
alle valli
È in visita alle Valli del 24 al 27 un
gruppo di studenti di teologia della Facoltà
dì 'Basilea accompagnato dai prof. Lochmann
e Geiger; è il secondo gruppo di teologi, dopo
quello di Losanna, che sceglie le Valli Valdesi come meta di un viaggio di studi.
biamo perso di vista le vere esigenze
umane. L’uomo è passato in seconda
linea rispetto ai fattori economici, con
infinite conseguenze soprattutto per
gli stranieri immigrati: non ci siamo
preoccupati del loro avvenire così come non abbiamo pensato ai molteplici
effetti della immigrazione sulla popolazione locale. Lo statuto del « falso »
stagionale è il primo esempio di questa priorità dettata dalla legge economica rispetto ai bisogni umani più autentici.
Dobbiamo chiederci fino a che punto
l’uomo non si senta estraniato dalle
strutture di una società vieppiù complicata.
L’emigrante è particolarmente soggetto a tale alienazione, della quale
noi stessi ne approfittiamo, mantenendolo in essa e relegandolo ai margini
della nostra vita sociale. Incoraggiando, più o meno consapevolmente, questa alienazione, noi escludiamo un
grande numero di uomini dal privilegio di quella autentica vita umana che
proclamiamo annunciata dalla Sacra
Scrittura, e che rivendichiamo per noi
stessi. Il credente ravvisa questa visione dell’uomo nella vita deH’uomo Gesù
Cristo. 'È una visione che impegna del
continuo a far sì che gli uomini possano divenire sempre più pienamente
partecipi, liberi, sicuri.
Abbiamo tutti bisogno di puntare
sull’uomo quale criterio essenziale per
lo sviluppo della comunità umana. Per
fare un simile passo dovremo ricercare il concorso dei lavoratori stranieri e dei nostri concittadini meno favoriti.
LA SOLIDARIETÀ’
(Partnerchaft)
4 LO SCOPO
ESSENZIALE
Il problema degli stranieri non può
essere risolto con una semplice regolamentazione numerica del loro
effettivo. Nelle circostanze attuali
l’obiettivo principale deve piuttosto
puntare su un lavoro in comune per
la creazione di un avvenire comune
degli svizzeri e degli stranieri.
È quanto mai increscioso che l’attuale politica degli stranieri, a qualsiasi livello, si limiti a una specie di mercanteggiamento delle cifre. A seconda
degli interessi in gioco queste cifre si
prestano a pericolose manipolazioni
di rialzo o di ribasso e questo non serve certo alla credibilità di una politica
che si lascia così dominare dai numeri.
Non si intende affatto contestare l’importanza della proporzione numerica
tra popolazione autoctona e popolazione straniera. Anche se le reazioni di
difesa all’inforestieramento non sono
in diretto rapporto col numero degli
stranieri presenti in una data zona, altri fattori inerenti al contesto generale
del problema rendono necessaria una
stabilizzazione. Se però quest’ultima
parte da una paura più o meno cosciente dello straniero, grande è il rischio che le tensioni fomentate impediscano la realizzazione di compiti assai più importanti, come per esempio
quello dell’integrazione, deH'inserimento degli stranieri nella nostra società.
Infatti anche con una massiccia riduzione del numero degli stranieri alcune centinaia di migliaia di persone
di origine e cultura diverse continueranno ad abitare nel nostro paese. Per
coloro che sono nati o cresciuti qui le
probabilità di un ritorno al paese di
origine sono pressoché inesistenti. Sono proprio costoro a rendere evidente
la necessità di unire gli sforzi per un
comune avvenire. L’illusione della
provvisorietà è stata cullata per troppo tempo. La realtà è che a lunga scadenza l’avvenire degli svizzeri e degli
stranieri non può essere che un avvenire comune, una coesistenza fondata
sulla pace e sulla dignità umana.
[5 L’UOMO
Per il nostro avvenire comune è essenziale che la nostra azione, anche
in campo tecnico, economico, politico e sociale, sia centrata sull'uomo, sul suo benessere, sulla sua dignità, sui suoi diritti e sulla sua libertà. La via da parcorrere ci è stata indicata da Gesù Cristo che ha
abbattuto le barriere tra gli uomini
e ha solidarizzato coi deboli e coi
diseredati.
Troppo spesso, a causa dello sguardo fisso sullo sviluppo economico, ab
Soltanto con uno sforzo comune e
con la divisione delle responsabilità
è possibile risolvere i molteplici
problemi che si pongono a svizzeri
e a stranieri. Per questo vogliamo
afferrare e sviluppare tutte le possibilità di un cammino comune e di
una collaborazione da^ pari a pari
tra svizzeri e stranieri.
I problemi provocati dalla immigrazione toccano tanto gli immigrati quanto la popolazione locale e pertanto solo la comune ricerca di soluzioni ha
maggiori possibilità di realizzazione.
Anche se è comprensibile che da parte
svizzera — un po’ per natura, un po’
per la struttura della democrazia nel
nostro paese — vi sia una certa esitazione a collaborare còn gli stranieri da
pari a pari, tuttavia in vista di una
presenza duratura della seconda generazione di immigrati è nostro vitale interesse trovare il modo di condividere
le responsabilità in senso attivo. L’esitazione a cooperare esiste anche da
parte degli stranieri e si corre il pericolo che si rinchiudano in una specie
di opposizione nei nostri confronti. Occorre trovare delle forme di collaborazione che consentano agli stranieri
di governarsi nelle questioni che li riguardano. Solo cosi potrà risvegliarsi
in loro l’interesse a condividere le responsabilità. Ciò è condizione essenziale per una naturalizzazione a lunga
scadenza. Ma il primo passo è quello
di eliminare le ineguaglianze, dare allo
straniero la possibilità di esercitare i
suoi diritti, col nostro concorso. Il diritto di voto ecclesiastico potrebbe offrire un utile spunto. Così pure la creazione di consigli consultivi, come già
esistono in Belgio e in Germania. Importante è accordare agli stranieri la
libertà di espressione politica.
Anche se tutto ciò richiederà preparazione, sacrifici, pazienza ne risulterà
per tutti un notevore arricchimento.
7| LO SVILUPPO
Notiziario Evangelico Italiano
eunnceiizzazione oggi
Il Servizio studi della Federazione evangelica
organizza un convegno a S. Severa
La massiccia migrazione di lavoratori da regioni meno sviluppate
verso centri altamente industrializzati è sempre nefasta per ambedue
le parti. Pertanto il problema rnigratorio troverà una via di soluzione solo se giungeremo a una migliore ripartizione dei posti di lavoro per mezzo di una azione globale
e internazionale di cooperazione allo sviluppo.
Da diverso tempo assistiamo al fenomeno dell’esodo dalle nostre vallate
alpestri come dai paesi lontani sottosviluppati verso centri già sovrapopolati. Mentre negli agglomerati urbani il problema maggiore è quello dello
spazio, nelle zone dove avviene l’emigrazione delle forze attive della popolazione sorge il diffìcile problema della
sopravvivenza. Le rimesse economiche
degli emigrati non compensano le gravi perdite causate dallo squilibrio della struttura demografica a seguito della loro emigrazione.
A tutt’oggi non si è ancora trovata
nessuna soluzione veramente soddisfacente — né per le nostre vallate o zo;'
ne dì montagna, dove la creazione di
industrie rischia di apportare nuovi
problemi, né per i paesi del meridione
dove le strutture industriali rurali, artigianali devono essere « adattate » alla situazione e alle possibilità locali.
È pertanto indispensabile rivedere la
nostra concezione tradizionale della
cooperazione allo sviluppo al fine di
trovare soluzioni valide sul piano mondiale.
Una cosa è certa: non si può esigere
al tempo stesso una massiccia riduzione dei lavoratori stranieri e un rallentamento dell’aiuto alla politica di
sviluppo.
Il Servizio Studi della Ftederazione
organizza, a Dio piacendo, un convegno dì riflessione e di studio sul problema della diffusione del messaggio
evangelico. Quest’iniziativa vuole essere una occasione per mettere a punto
alcune questioni che la pratica tradizionale dell’evangelizzazione ha talora
lasciato in ombra. Il lavoro che ci ripromettiamo di fare è teorico e pratico allo stesso tempo. È teorico in quanto metà convegno sarà dedicato a tre
relazioni teologico-bibliche, le quali
prenderanno in esame alcuni testi biblici esemplari in questo contesto di
riflessione e poi esporranno aspetti
della teologia di K. Barth (Dogmatica
IV voi. del III Tomo) e di E. Kasemann (Der lezte Wille Jesu). È pratico, perché, dopo un’introduzione analitica di una certa quantità di materiale
di evangelizzazione (Paolo Spanu e Di
Pierro), si tenterà d’impegnare tutti i
partecipanti, suddivisi in gruppi di lavoro, all’elaborazione di brevi messaggi e alla loro rappresentazione grafica.
Tema: Evangelizzazione oggi (teologia, problemi di comunicazione, grafica).
Data: 1-4 novembre (inìzio 1 novembre ore 16, chiusura pranzo del 4 novembre).
Luogo: Villaggio della Gioventù, S.
Severa (Roma). Lungomare Pyrgi 13.
Da Roma Termini pullman o da Civitavecchia autobus.
Quota; 10.000 lire a persona.
Per ulteriori informazioni rivolgersi
al past. Paolo Spanu, segretario del
Servizio Studi, via Bertola 63, Torino,
tei. 53.72.83.
Iscrizioni presso la Federazione delle Chiese Evangeliche, via Firenze 38,
00184 Roma, entro il 28 ottobre 1974.
A San Fedele Intelvi
L’attività del Centro anche quest’anno comincia, in ottemperanza al Regolamento, con
una riunione che vuole raccogliere tutti gli
amici che in qualche modo nel passato e nel
presente hanno avuto ed hanno dei legami
con l’opera che il Centro svolge.
L’Assemblea degli amici è fissata per domenica 27 ottobre 1974. Il programma prevede: ore 10,30: breve culto di apertura;
ore 11 : tavola rotonda suU’argomento svolto
durante l’anno 1974 « Predieazione e Testimonianza ». Vi partecipano ; T. Soggin; E.
Pini; D. Giordani.; ore 12,30 : pranzo in comune (i partecipanti consumeranno la loro
colazione al sacco); ore 14,30-16,30 : assemblea : a) verifica mandati, 6) nomina del seggio, c) relazione annua, d) elezione del Consiglio, e) varie.
Per il Consiglio
Salvatore Briante
Centro Evangelico « P. Andreetti », S. Fedele Intelvi; Ufficio: 22100 Como, Via T.
Grossi 17, Tel. 031/273440
Le radiotrasmissioni
di “Voce deila Bibbia”
« Voce della Bibbia » (Casella postale 580,
41100 Modena), un’organizzazione evangelica
che cura radiotrasmissioni e letteratura evangeliche, nonché corsi per corrispondenza, comunica gli orari dei programmi radiofonici
che diffonde da Radio Montecarlo.
ONDE MEDIE - mt. 205 (Khz 1466). Parliamone Insieme - Venerdì ore 21. Vita
Abbondante - Lunedi ore 21.
ONDE CORTE - mt. 48 (Khz 5965). Programma per tutti - Sabato ore 13,20. Programma per ragazzi - Domenica ore 13,35.
ONDE CORTE - mt. 41 (Khz 7230). Programma per tutti - Sabato ore 15,15. Programma per ragazzi - Domenica ore 15,15.
Adunanza battesimale
a Genova______________________________
(E. S.) - Il 13 ottobre solenne adunanza battesimale. È stata una giornata indimenticabile, vissuta nella gioia.
Otto catecumeni, tutti provenienti dal
cattolicesimo, hanno testimoniato la
loro fede in Cristo, Signore, Salvatore
e Maestro immergendosi nelle acque.
Il locale di culto è stato incapace di
contenere la folla di oltre duecentotrenta persone presenti.
Il culto presieduto dal pastore locale si è espresso in canti, preghiere e
testimonianze di fede.
Il sermone di circostanza è stato tenuto dal dott. Stanley Crabh, missionario battista in Italia, membro della
Missione. Egli, partendo da Romani 6,
ha messo in risalto le gloriose realtà
della vita cristiana, simboleggiate nel
rito battesimale. Ha esortato i battezzandi a vivere « in novità di vita » consacrandosi al Signore.
Poi il pastore Santilli, affiancato dai
Diaconi della Chiesa locale e delle
Chiese della Diaspora Battista ligure,
ha raccolto la confessione di fede. Poi,
guidati in preghiera dal Diacono Della
Sala, abbiamo invocato su tutti la Potenza dello Spirito Santo.
Al canto gioioso dei nostri inni, sia
mo scesi negli ampi locali ove è collocato il battistero e qui, fra la commozione generale, dopo la preghiera del
Diacono Guazzetti, abbiamo immerso
i catecumeni.
Subito dopo il Diacono Lorenzo Castagnola ha rivolto un breve appello
agli amici presenti invitandoli a venire al Cristo Signore, Salvatore e Maestro della nostra vita.
Poi il Pastore ha presentato alla Comunità gli otto battezzati donando loro la sacra Bibbia e ricordando brevemente i momenti salienti della loro
conversione. Da ultimo, stretti intorno
al tavolo della S. Cena, abbiamo ricordato l’Amore di Dio in Cristo Gesù.
Poi ci siamo trasferiti in un vicino
ristorante, per una Agape fraterna.
Cento persone hanno consumato un
pranzo « in letizia e semplicità di cuore ». Abbiamo cantato e testimoniato
la nostra fede in Cristo.
Grazie al Signore perché in tempi di
grave crisi spirituale. Egli ci dà la
gioia di poter sperimentare che la predicazione dell’Evangelo trova cuori
che rispondono con gioia alla Sua chiamata.
Campagna evangelistica
a Milano__________________________
A cura della chiesa battista di Via
Pinamonte da Vimercate, si è svolta a
Milano una « settimana di risveglio e
di evangelizzazione » centrata sul tema: « Gesù Cristo di fronte agli uomini del nostro tempo ». Le predicazioni
e i messaggi sono stati rivolti dal past.
Emidio Santilli, di Genova.
Si sono avute riunioni serali nella
locale chiesa battista e il culto della
domenica mattina. La sera del sabato
la riunione ha avuto luogo nella sala
battista di Via Ponchielli, mentre nel
pomeriggio della domenica si è tenuta un’adunanza all’aperto fuori Milano, con Tannuncio dell’Evangelo, canti e cori.
Operazione Mobilitazione
in Sardegna_______________________
« I Sardi non compreranno libri
evangelici! » era stato detto ai giovani
di Operazione Mobilitazione che, durante il mese di luglio, hanno praticamente visitato ogni paese della Sardegna. Invece la vendita di Bibbie ha
superato ogni aspettativa più ottimista. 75 richieste di corsi per corrispondenza sono arrivate a uno dei responsabili dell’opera di evangelizzazione nell’isola. Il maggiore ostacolo incontrato in Sardegna durante l’opera
di evangelizzazione? L’occultismo, la
diffidenza e la superstizione degli abitanti ».
(« La Voce del Vangelo »)
Nozze nella
Comunità di Oregina
Vincenzo Podestà, che con Zerbinati
assicura la cura pastorale della comunità di Oregina (Genova), si è unito
in matrimonio con Matilde Lupis, della chiesa battista.
Anche Vincenzo, come Agostino Zerbinati, dopo essere stato sospeso a divinis dalla gerarchia cattolica, ha trovato lavoro presso l’ospedale evangelico internazionale di Genova. Nella
parte libera della giornata si dedica
alla cura della comunità.
Le nozze, che verranno convalidate
in Municipio, si sono svolte nella piazza, dove i credenti si riuniscono per
il loro culto. Nella spiegazione che
Vincenzo Podestà ha presentato alla
comunità, ha detto fra l’altro : « Questa mia nuova scelta non deve essere
considerata come una sfida lanciata
alla Chiesa, ma una scelta discussa,
meditata e sofferta assieme ai fratelli
della comunità, ai quali devo riconoscenza per essermi stati di aiuto ad
ottenere una liberazione da concezioni tradizionalistiche e da un’educazione unilaterale impostata suU’impegno
celibatario imposto per legge al futuro prete, per cui la donna veniva presentata come strumento di peccato ».
Il fatto ha evidentemente suscitato
scalpore nell’ambiente cattolico genovese e non è mancato il puntuale attacco da parte di quella stessa gerarchia che lo aveva scomunicato e che
oggi guarda con timore l’esperienza di
fede che la comunità di Oregina porta avanti pur con difficoltà notevoli.
« È un fatto — dice un corsivo del
giornale della curia genovese ”11 cittadino” — che lascia profondamente
perplessi in quanto non si riesce a
comprendere come possa coesistere
nel protagonista di questa vicenda la
conclamata volontà di restare nella
Chiesa ignorando, e quasi irridendo,
le sue leggi».
Ma è ancora la chiesa di Gesù Cristo una chiesa che parla in questo
modo?
5
25 ottobre 1974 — N. 42
Vita, problemi, prospettive delle chiese valdesi
pag. 5
A MILANO: integrazione
fra cuito e scuoia domenicaie
Pramoilo
L’assemblea di chiesa del 6 ottobre
ha ascoltato la relazione dei deputati
al Sinodo e ha discusso il programma
di lavoro per l’anno 1974-75 e l’impegno finanziario della comunità, in base
alle linee tracciate dal Consiglio di
chiesa nella sua lunga e ampia riunione del 26 settembre. Continuando
quanto già attuato lo scorso anno, fino
alla fine dell’anno le predicazioni d(>
menicali seguiranno il programma biblico del Consiglio nazionale delle
scuole domenicali; in tal modo, e nella
stessa ora, gli adulti e i bambini ascolteranno il medesimo testo biblico e vi
rifletteranno; oltre a dare carattere più
unitario alla vita comunitaria, questa
facilita e stimola la volontà dei genitori di seguire i figliuoli nella loro formazione biblica.
Mercoledì 16, nei locali di Via Porro
Lambertenghi, il gruppo di studio per
l'integrazione valdo-metodista ha avu
to la sua seduta programmatica; esso
porterà più tardi il risultato del suo
lavoro all’assemblea di chiesa, in vista
di una decisione finale.
Il 6 ottobre nel corso del culto si è
avuto l'insediamento del past. Neri
Giampiccoli, il quale con il mese di ottobre ha iniziato il suo nuovo ministero a Milano (una volta al mese trascorrerà un week-end in Svizzera, dando il
suo apporto alla vita delle nostre chiese
di Ginevra e di Losanna, che in seguito
alla carenza di forze pastorali inizia,
come altre chiese in passato, un periodo senza cura pastorale fissa a pieno
tempo, ma con collaborazione esterna;
la cosa è stata preparata accuratamente nei mesi scorsi e potrà tradursi in
una partecipazione più impegnata dei
membri di queste chiese e in una rinnovata e rafforzata presa di responsabilità). Al past. Neri Giampiccoli e alla Signora il fraterno ’’bentornati”.
Ultimamente si sono uniti in matrimonio Renato Travers e Nella Travers
(Bosi): rinnoviamo a questi sposi il
fraterno augurio di ogni benedizione
nel Signore.
Nel Tempio si sono svolti i funerali
del fratello Enrico Long (Ervur), deceduto all’età di 86 anni; ai familiari
colpiti dal lutto ed in particolar modo
all’anziana compagna del nostro fratello giunga ancora la nostra fraterna
solidarietà nel dolore della separazione, ma nella speranza in Gesù Cristo
« risurrezione e vita » per chiunque
creda. T. P.
A TORINO: si riparla
del culto, forme e contenuti
Mentre riprende, nelle varie zone cittadine e nei vari settori d’attività, la
vita della chiesa, si è riunita l’assemblea di chiesa, il 14 ottobre. Da alcuni
anni, in analogia a quanto avviene in
sinodo, l’assemblea ascolta e discute,
oltre alla relazione annua del Concisto;
ro, la relazione di una Commissione di
esame, la quale quest’anno era composta da Oriana Bert, Enrico Mariotti,
Eugenio Tron e Elena Vigliano. Il dibattito, che sarà ulteriormente proseguito, si è avviato sul problema del
culto, forme e contenuti; altri aspetti
evidenziati: i risultati del "censimento” in atto da parecchi mesi e la necessità e le possibilità di ricostruire
un più reale tessuto comunitario nella
dispersione della metropoli; il metodo
di lavoro e la funzione specifica del
Concistoro, spesso sommerso dai problemi amministrativi di una grossa
chiesa con numerose opere; il problema degli istituti per minori e delle specifiche responsabilità torinesi al riguardo; la comunità proiettata nel
quartiere, presente nella concreta vita
locale.
Il Concistoro, da parte sua, ha proposto alla chiesa quattro punti essenziali, per i prossimi mesi: 1) la questione dell’evangelizzazione, e in questa
prospettiva si terrà una serie di predicazioni coordinate, che accompagneranno la presentazione dei primi quattro opuscoli evangelistici lanciati dalla
Claudiana in una nuova collana (La fede evangelica in Italia - Tu ci credi all’oroscopo? - Hai mai visto una chiesa
senza potere? - Siamo tutti peccatori?)
2) l’integrazione valdo-metodista: anche la chiesa torinese dovrà esprimersi sul progetto approvato in prima votazione dal Sinodo, e allo scopo si riunirà un gruppo di lavoro che in alcune
sedute esaminerà gli aspetti essenziali,
presentandoli quindi all’assemblea; 3)
l’appoggio al lancio di "COM-Nuovi
Tempi”: domenica 20 Giorgio Girardet è stato a Torino, dopo il culto al
Lingotto ha presentato, nel pomeriggio, il nuovo settimanale, e la sera un
gruppo si è ancora riunito per pro
Pinerolo
La nostra comunità ha avuto nel corso delle ultime settimane parecchie famiglie colpite dal lutto, anche tragicamente; abbiamo accompagnato al cimitero Maria Giovetti ved.
Capitanio, Levy Ribet, Andreina Giordano,
Margherita Cardon ved. Bonjour, Eugenio
Rossi, Augusto Jalla.
Domenica scorsa l’assemblea di chiesa, radunatasi dopo il culto, ha discusso la relazione annua del concistoro ed udito i contro
relatori sulla medesima.
Non sono stati purtroppo molti gli interventi
forse a causa della sistemazione nel tempio
acusticamente sempre infelice. I ragazzi della
scuola domenicale erano invece impegnati
nella sala per una ripresa televisiva sulla loro
attività ed in particolare sul lavoro fatto lo
scorso anno per la Missione per i lebbrosi.
11 servizio andrà in onda prossimamente
nella rubrica Protestantesimo.
È stato celebrato il matrimonio di Renato
Long e Evelina Refour
grammare la diffusione; 4) diffusione
del libro evangelico, anzitutto le pubblicazioni della Claudiana, e in particolare la nuova « Storia dei Valdesi ».
Sarà fra noi a giorni il past. Sergio
Ribet, il quale, accanto alla sua attività di segretario della Federazione giovanile evangelica, condividerà il ministero pastorale a Torino, probabilmente con particolare riguardo all’attività
giovanile. Gli diamo un fraterno benvenuto (o bentornato!), con la sua famiglia.
Villar Penosa
Domenica 6 ottobre, nel tempio adorno di
fiori, abbiamo dedicato il nostro culto agli
Anziani che, anche nella nostra comunità, si
fanno sempre più numerosi, per dire loro una
parola d’incoraggiamento e di solidarietà.
A simboleggiare che la vita continua, abbiamo battezzato la piccola Silvia Baret di
Vivian, che, colla sua venuta, ha portato
tanta gioia ai suoi familiari.
Era presente al culto una rappresentanza
di villaresi ospiti della Casa di Riposo di S.
Germano, accompagnati dalla loro Direttrice,
che ci ha rivolto un breve messaggio e il Pastore l’ha ringraziata per il ministero che essa svolge con tanto amore e dedizione.
All’uscita i nostri ospiti sono stati molto
festeggiati dai presenti e la visita si è conclusa con una tappa al Convitto. Ripartendo
uno d’essi ha ringraziato commosso dicendo :
(c C’est une journée mémorable pour nous! »
Il pomeriggio alle 15 abbiamo avuto il funerale del nostro fratello Enrico Balmasa di
anni 73 originario dì Pramoilo ma residente
al Villar. Il servizio funebre ha avuto luogo
nel tempio con larga partecipazione di parenti ed amici. Sono queste sempre occasioni
favorevoli per parlare dell’Evangelo e dare la
nostra testimonianza di credenti. Ai familiari
in lutto, rinnoviamo la nostra cristiana simpatia. E. G.
A LUSERNAS. GIOVANNI
Festa del raccolto e problemi agricoli
Torre Pellice
Ha avuto luogo mercoledì sera all’Asilo un
incontro fra insegnanti elementari e genitori
di alunni valdesi in vista di apprestare il programma per le ore di religione.
Domenica avrà luogo l’assemblea di chiesa
per udire la relazione dei deputati sul lavoro
tiel Sinodo, il problema dell’integrazione fra
valdesi e metodista sarà trattato in dicembre.
Hanno ripreso regolarmente la loro attività
le Unioni di cucito, la Corale, le Missioni, riprenderanno prossimamente l’Unione femminile e l’Unione Giovanile. Tutte le società
parteciperanno quest’anno anche alle riunioni
quartierali. Le lezioni di catechismo e di
scuola domenicale hanno ripreso; al numeroso ed impegnato gruppo di catechisti e monitori che hanno lavorato nel passato, e riprendono il loro impegno, si sono aggiunti
quest’anno la sig.ra Lidia Nisbet-Olscn (all'Asilo) Walter Charbonnier, Walter Michelin Salomon, Sergio Bertot ed Eros Ricca (catechismo).
Come preannunciato su queste co
lonne domenica 20 ottobre la comuni
tà ha ricordato un’antichissima tradi
zione ; la festa del raccolto. Non è stra
no che insieme ai sangiannini si fos
sero riuniti anche fratelli di altre co
munita, dal momento che San Gio
vanni è l’unica comunità qui alle vali
che abbia fatta sua questa tradizione
La predicazione centrata sulla parabola del ricco stolto ha orientato la
comunità nella riflessione biblica e do
po il culto un centinaio di fratelli si
sono riuniti al pranzo comunitario (il
primo quest’anno) che ha permesso di
fraternizzare e di dialogare insieme. Il
sindaco di Bobbio Pellice Sig. Baridon
che era stato invitato dal Concistoro
ha poi interessato l’assemblea parlando sulla situazione e sulle possibilità
deH’agricoltura nella valle, situazione
di crisi, da sempre, ed individuando
nella cooperazione (la cooperativa del
latte di Bobbio ed il recente esempio
dei contadini di Angrogna sono due
indicazioni positive) l’unica possibilità di sopravvivenza per quel poco di
agricoltura (in questo caso l’allevamento del bestiame) che ancora resta
nella zona. Il suo discorso non ha tralasciato la denuncia delle gravi inadempienze del governo, della regione,
della provincia, che insabbiano nella
burocrazia ed in scelte politiche contrarie alle esigenze dei piccoli allevatori e contadini le possibilità pur reali che esistono. Ma non basta neppure
la denuncia di chi fa scelte sbagliate,
occorre che i cittadini sappiano anche
diventare soggetti responsabili e partecipare alle iniziative che si sforzano
per attuare una politica agraria che
non schiacci i più deboli.
Anche il Sig. Longo, presidente della Comunità montana Val Pellice, era
presente, come membro della comunità, ed ha presentato a grosse linee
quello che è l’impegno della C.M. per
difendere la zona dal processo di depauperamento che si nota a tutti i livelli.
Va pur notato però che i contadini
presenti al pranzo comunitario erano
ben pochi : i più si sono limitati a portare generosamente i prodotti delle loro fatiche. Eppure sono loro, gli agricoltori, che permettono la continuità
di questa tradizione, sono loro e non
i professori o gli impiegati di banca
L’assenza degli agricoltori della comu
nità ha evidentemente privato di mol
to il significato di questo incontro co
munitario e fatto sorgere in molti al
trottanti interrogativi. Interrogativi
che dovremo saper meditare in vista
del prossimo anno. Proprio perché non
basta che tutto sia andato bene, che
tutto sia stato venduto, che tutti si era
contenti. L’assenza dei fratelli agricoltori non può permettere a nessuno
questa superficialità. Non ci bastano
i prodotti della terra, desideriamo che
siano presenti anche i fratelli che di
questi prodotti hanno fatto dono alla
chiesa. Anche in questa festa del raccolto sono i fratelli agricoltori che contano, prima dei prodotti della terra.
Senza questi fratelli non possiamo cantare le lodi del Signore senza sentirci
mancanti: di loro, appunto.
Nel corso dell’incontro comunitario
vi è stato un momento molto importante per la comunità; quando il pastore Taccia ha salutato ed espresso
/ distretti scolastici saranno strumenti di democrazia solo se lo vorremo - Il dibattito di Pinerolo: una delle tante trovate della D.C.
per la sua politica di sottogoverno.
Prima che sia troppo tardi
Nella corsa finale verso l’applicazione dei decreti delegati nella
scuola, il problema dei distretti, almeno qui alle valli, sta assumendo
importanza. Rimane certo ancora confuso nel mucchio di cose da
fare: la data dell’ll novembre è vicina e non è stato preparato ancora
nessun adempimento. Come al solito si farà tutto insieme all'ultimo
momento e si farà male. La stessa informazione è scarsa; sembra non
vi sia la volontà né di informare né di essere informati. Qualche gruppo si muove per preparare il terreno, altri manovrano alla chetichella
pregustando forse un colpo di mano ■ ■ ■ —
la solidarietà della comunità a Claudio
Pasquet che fra pochi giorni partirà
per Roma per iniziare i suoi studi alla facoltà di teologia. Da una parte
spiace di perdere questo attivo collaboratore, dall’altra sarebbe vero egoismo non comprendere che il suo partire è in vista di un servizio ben più
allargato, per tutta la chiesa. Nella sua
ultima seduta il concistoro gli aveva
fatto dono di un prezioso strumento
di lavoro; un nuovo testamento grecolatino di cui si servirà per tutto il suo
ministero; la solidarietà della comunità possa essere insieme a questo libro un segno del nostro essergli vicino.
Sin da questa settimana i corsi di
scuola domenicale (ad eccezione della
scuola domenicale dei Peyrot) saranno il sabato pomeriggio, dalle 14,30 alle 16,30. L’estensione di un’ora a due
permetterà sicuramente un lavoro più
proficuo per tutti. Poiché questo spostamento è avvenuto soprattutto per
la volontà delle famiglie, si spera che
anche i ragazzi che erano assenti la
domenica possano frequentare regolarmente i corsi. Per i ragazzi della
zona oltre Luserna sarà organizzato
sin da sabato 26 ottobre un servizio
di trasporto. Partenza dalla scuola delle Vigne alle 14,15.
Il corso di precatechismo è cominciato ed i ragazzi interessati si riuniscono la domenica alle ore 9 al presbiterio. Anche i corsi di catechismo
sono ripresi: quanti ancora non se ne
fossero accorti, si affrettino a ricordarlo. Il maggiore impegno che quest’anno è rivolto a tutti i gradi della
catechesi vuole sottolineare la sua importanza fondamentale per la vita della comunità: è nella comunità che fl
Signore ci chiama per vivere la nostra fede e per riconoscere i doni che
lui ci dà. La comunità è il luogo della
formazione biblica. Per questo, come
comunità, non ci occuperemo più dell’insegnamento che (in alcuni comuni
delle valli) viene impartito anche a
scuola da parte di alcuni insegnanti.
Questo non significa in nessun caso
privare i ragazzi di qualcosa senza che
sia sostituito. Le due ore di scuola domenicale intendono appunto sottolineare l’impegno della comunità che è
responsabile della trasmissione dell’evangelo alle giovani generazioni.
Questo non lo può fare la scuola. E
non è questo il suo compito. Sarà invece la scuola a dover garantire la 25”
ora di lezione cui tutti hanno diritto.
e. g.
RORA’
In occasione della visita di un gruppo di Fratelli ed Amici della Svizzera
francese, il Culto dell’ultima domenica
di settembre u.s. è stato svolto tutto in
francese.
Ringraziamo l’Anziano A. Tourn di
avere presieduto dei Culti domenicali.
Nel Tempio sono stati uniti in matrimonio civile e religioso nostra sorella
Rosella Durand ed il giovane Francesco Giordaniho di Pinerolo circondati
da uno stuolo di parenti venuti anche
dall’estero ed amici molti dei quali entravano per la prima volta in un Tempio. Gli sposi, ai quali rinnoviamo i
più vivi auguri di ogni benedizione divina, fissano la loro residenza a Rorà.
m mezzo a gente impreparata.
Tra questi ultimi mi pare si debba
collocare chi ha proposto e sostiene
una certo suddivisione di distretti nella provincia di Torino. Vi si nota una
sapiente distribuzione di comuni e
quartieri, fatta in modo da assicurare
alla DC l’egemonia nel maggior numero di distretti.
Passando in seconda linea le norme
per la delimitazione, fissata nella legge
477. Dice l’art. 10: « Nella determinazione dei distretti si terrà conto dei seguenti criteri:
a) Il distretto scolastico dovrà corrispondere ad una ambito territoriale
subprovinciale e ad una popolazione
non superiore a 100.000 abitanti. ...Nell’ambito dei distretti scolastici dovrà,
d; regola, essere assicurata la presenza
di tutti gli ordini e i gradi di scuola.
b) Nella delimitazione dell’area
del distretto si farà riferimento alle
caratteristiche sociali, economiche e
culturali della zona interessata, nonché alla distribuzione della popolazione, delle infrastrutture, di altri organismi e servizi, alle comunicazioni e ai
trasporti, tenendo conto della espansione urbanistica e dello sviluppo demografico e scolastico ».
Ora, da quanto riportato su « La
Stampa », in provincia di Torino la
dimensione media di tm distretto comprende 30.000 abitanti. C’è però un distretto, quello di Pinerolo, che ne comprende circa 120.000. Più che un distretto è un « mostro » in cui sono
conglobate zone diversissime:
— La città di Pinerolo circa 40.000
abitanti, zona industriale con scuole
traboccanti, non più in grado di assistere convenientemente l’enorme popolazione scolastica che vi affluisce;
— La pianura circostante, agricola, e
relativamente priva di scuole superiori;
— Le valli del Pellice e del Chisone,
costituite ciascuna in Comunità montantana con caratteristiche veramente
particolare (lingua, tradizioni), dove
risiede il più forte nucleo valdese
(12.000 persone).
Contro una simile soluzione, oltre alle norme, peraltro eludibili in quanto
son previste eccezioni, si oppone il
semplice buonsenso. Infatti vi sarebbero ben scorse possibilità che le Valli
avessero una rappresentanza significativa nel consiglio di distretto, e si rinforzerebbe la tendenza ad accentrare
in Pinerolo gli istituti superiori. Non
vi sarebbe perciò possibilità di soluzione per il pendolarismo scolastico
(si pensi al suo costo in denaro e privazioni) e continuerebbe il già grave
depauperamento culturale in atto nelle
' ,nostre Valli.
Nè è bene dar troppo credito a iniziative come il « Biennio sperimentale » di Luserna, di cui ho altra volta
scritto. Già alcuni anni fa, per ragioni
non dissimili, era stata istituita a Luserna una sezione staccata del Buniva,
che però ebbe breve vita. Tutto ciò, tra
parentesi, denota una singolare mancanza di fantasia.
Solo se le Valli potranno costituirsi
in distretto (meglio ancora sarebbe un
distretto per ogni valle) potremo sperare di risolvere i problemi scolastici
in una forma più consona alle aspirazioni della popolazione.
Per quanto concerne la Val Pellice,
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimii
Luserna San Giovanni
Offerte per la costruzione
del nuovo Asilo Valdese
Elenco dei doni pervenuti durante il mese di
settembre per la nuova costruzione.
Sig. Mario e Sig.ra Audisio (Losanna) L.
11.000; In mem. di Peyrot Enrichetta, la famiglia 20.000; En souvenir de Maman et de
Pierre, Elvira, Eulalia e Esmeralda 60.000;
Kratch Renata (Germania) 123.230; N. N.,
riconoscente 6.000; Georgette Rivoir ved. Rivoir, in mem. della mamma 10.000; Bernard
(Svizzera) 10.750; Niny e Piero Boer, in occasione matrimonio del figlio Silvio 20.000,
Abbiamo inoltre ricevuto dalla famiglia
Gay di Lus. San Giovanni in memoria di
Pucci Gay una bianchina 500 con sulla fiancata la scritta « Asilo Valdese » Luserna San
Giovanni. Siamo molto riconoscenti alla famiglia Gay per questo preziosissimo strumento
di lavoro di cui il nostro Asilo è stato dotato
e di cui avevamo ormai urgente necessità. Cosi come siamo riconoscenti a tutti i donatori
per la fedeltà della loro collaborazione tanto
più necessaria in questo momento in cui ci si
avvia alla conclusione dei lavori e in cui
emergono i soliti numerosi « imprevisti » che
dobbiamo fronteggiare.
Segnaliamo che nell’elenco delle offerte del
mese di maggio, in mem. di Pucci Gay, è
stato commesso un errore di copiatura che
va corretto c.s.: Benech Guido e Ida 10.000,
Bertin Emilio e Aldino 2.000.
Le offerte possono essere versate sul c/c
2/16947 « Asilo Valdese » 10062 Luserna S.
Giovanni.
di cui conosco meglio la situazione, vi
è già infatti una struttura scolastica
sufficiente a rispondere ai requisiti della legge e non sarebbe certo difficile
potenziarla. Ma occorre far presto;
adesso che la Regione sta consultante
gli enti locali abbiamo la possibilità
di farci sentire. Si deve muovere la
Commissione distrettuale; la Conferenza straordinaria del I Distretto deve
pronunciarsi e formulare una richiesta
alla Regione. Le comunità devono interessarsi e approfondire la questione.
Dopo, saremo tagliati fuori. Paulet
San Germano
Chisone
Ancora una volta una degli ospiti
della Casa di Riposo, la sorella Lidia
Micol, originaria di Massello, ci ha lasciati. Esprimiamo la nostra simpatia
al figlio ed alla nuora.
— Nel corso del culto di domenica
13 ottobre è stato amministrato il battesimo a Alessandra Barai, di Aldo e
di Bruna nata Gilli, dei Mondini. Il Signore vegli su questa piccola.
— La Scuola Domenicale ha ormai
preso il suo ritmo normale e siamo riconoscenti di pensare che ogni gruppo
può valersi di due monitori, il che ha
permesso di sdoppiare certi gruppi un
po’ troppo numerosi.
— Anche i corsi di catechismo hanno ripreso. Mentre la Sigma Rostan ha
la responsabilità del II anno. Bruna
Salvai si occupa dei ragazzi del I; un
gruppo particolarmente numeroso. Il
pastore continuerà ad occuparsi del
III e IV anno. Ringraziamo le Sig.ne
Annalisa Coucourde e Giorgina Giacone per il lavoro compiuto Tanno scorso e ci rammarichiamo che, per valide
ragioni, non abbiano più potuto riprendere questo servizio.
— Valendoci di alcune recenti disposizioni di una legge regionale concernente tutte le scuole delTobbligo, abbiamo potuto accordarci col CÌomune
per unificare la mensa della nostra
Scuola materna con quella effettuata
per le elementari. I bimbi sono naturalmente accompagnati e sorvegliati
dalla loro insegnante. Siamo riconoscenti al Comune per la prontezza con
cui ha aderito alla nostra domanda,
permettendo così un sensibile risparmio di personale. D’altra parte ci rallegriamo che Mario Beux abbia accettato di far funzionare il servizio^ mensa, assicurando così ai ragazzi dei piatti ben curati, da quelTesimio cuoco
che è!
— Sabato 19, nella serata, ha ayuto
luogo una prima riunione coi genitori
degli alunni delle scuole elementari,
onde metere a punto il meccanismo
per la creazione degli organismi « di
partecipazione » nell’ambito della Scuola. Non avendo potuto intervenire a
tale riunione contiamo darne un breve
resoconto in un secondo tempo.
— Ringraziamo assai il pastore Silvio Long, che ha recentemente fatto
dono alla nostra comunità di alcimi
mobili che saranno assai utili per ammobiliare l’appartamento delle « scuole ». Un grazie anche all’amico pramollino che ha assicurato il trasporto gratuitamente. L’anziano Enzo Tron ha
continuato a lavorare all’interno dell’appartamento in parola, che ha già
subito una gradevole trasformazione.
— Ricordiamo che sono gli ultimi
giorni per l’acquisto dei due volumi
di Storia Valdese per i quali la Claudiana ha lanciato una speciale campagna di vendite: affrettatevi a procurarveli, anche con pagamento dilazionato.
— Ricordiamo a tutti che, finora, abbiamo potuto più o meno far fronte
ai nostri impegni finanziari nei confronti della Cassa Centrale, ma solo
attingendo ad altre casse della comunità; è assolutamente necessario che
tutti facciano uno sforzo per permettere al nostro cassiere di « manovrare » con maggiore tranquillità. D’altra
parte va notato che non abbiamo ancora potuto inviare un solo versamento a favore del Comitato del Collegio
e della Scuola Latina, come avremmo
pure voluto e dovuto fare.
— Le prime riunioni quartierali sono
state abbastanza ben frequentate e
speriamo che anche un numero maggiore di giovani prenda l’ottima abitudine di parteciparvi! Giovanni Conte
La moglie, i figli ed i familiari del
compianto
Attilio GardioI
riconoscenti, ringraziano tutte le gentili persone che si sono prestate e sono state loro vicine in questa luttuosa circostanza. In particolare il Dott.
Ros, i Pastori Genre e Davite.
S. Secondo di Pinerolo, 12 ottobre ’74.
6
pag. 6
I NOSTRI GIORNI
N. 42 — 25 ottobre 1974
I RISULTATI DEL NUOVO REFERENDUM
SVIZZERO SULL’INFORESTIERAMENTO
Non li butteranno ftiorì
La decisa maggioranza del popolo
svizzero non ha accolto le tesi xenofobe di « Azione nazionale », tendenti
a dimezzare — da un milione (fra cui
600.000 italiani) a mezzo milione — le
presenze di lavoratori stranieri nella
Confederazione. A quattro anni dal referendum promosso da J. Schwarzenbach, l’elettorato elvetico è stato nuovamente chiamato a pronunciarsi sul
complesso e senza dubbio dolente problema del progressivo 'inforestieramento' del paese; e questa volta le
proposte di V. Oehen erano molto più
drastiche che nel 1970. Tanto più significativo è che il « no » sia stato assai
più deciso che nel 1970.
I « no » sono stati, infatti, 1.698.870
(il 66%; nel 1970 il 55,5%), i « si »
878.739 (il 34%; nel 1970 il 44%). Mentre quattro anni fa ben 7 Cantoni avevano avuto una maggioranza di « si »
(Berna, Lucerna, Friburgo, Soletta,
Svitto, Uri e Unterwalden), questa volta tutti e 22 i Cantoni hanno registrato una maggioranza di « no », e solo
nel Cantone di Uri i « si » hanno sfiorato il pareggio; ma a Ginevra ben il
76% è stato per il « no ».
A diffèrenza di quanto si pensava,
dato che la propaganda è stata particolarmente accesa, la percentuale dei
votanti non è aumentata, anzi lievemente diminuita, passando dal 71,4 al
69,7. Si tratta comunque di percentuali alte, rispetto alTaffluenza usuale
di elettori confederati, in casi di referendum: è stata dunque largamente
avvertita la gravità della posta in
gioco.
Ancora, ci si chiedeva quale sarebbe
stata l’influenza esercitata sul voto
dalla partecipazione — per la prima
volta — dell’elettorato femminile; e
c’era chi prevedeva un’accentuazione
in senso conservatore e nazionalista.
Del tutto a torto, come si vede.
Contro la viscerale propaganda delTon. Oehen e compagni, tendente .a
scaricare sulla presenza straniera la
responsabilità di un’evoluzione economica e sociale che ha invece tutt'altre
radici, e contro venature marcatamente razziste, la maggioranza del popolo
svizzero ha dato una risposta che è
stata chiamata una vittoria della ragione e della civiltà. Senza dubbio, e
ce rie rallegriamo con tutto il cuore.
Tuttavia non si possono evitare più
amare riflessioni.
Una vittoria della ragione e della
civiltà, certo. Resta però il fatto che
un cittadino svizzero su tre ha votato contro ragione e contro civiltà. E
si aggiunga il fatto — positivo in sé,
ma negativo se raffrontato ai risultati — che la fortissima maggioranza dei
responsabili civili, politici e religiosi
si erano decisamente impegnati, a fondo, eontro l’iniziativa di « Azione Nazionale »: dal governo federale, presidente in testa, alla stampa, alle chiese.
Ora, si può dire: il cittadino ragiona
con la sua testa; ma si può rispondere: un cittadino su tre, invece, ha appunto rifiutato di ragionare.
Un altro elemento negativo, è il fatto stesso che il nuovo e più duro referendum sia stato lanciato e si sia svolto: proprio in un momento storico nel
quale si sta lavorando seriamente, in
vari ambienti, ad affrontare la questione in tutta la sua complessa profondità, questa campagna, con l’ondata e
il riflusso che ha inevitabilmente comportato sia fra gli svizzeri sia fra gli
immigrati, ha comunque costituito un
ostacolo, un freno, se non addirittura
un ritorno indietro, in questo processo di maturazione. La vittoria non cancella questa ferita.
Infine, bisogna realisticamente riconoscere che sia nelle argomentazioni
avanzate da molti di coloro che combattevano le tesi di « Azione nazionale », sia nelle motivazioni di molti di
coloro che le hanno rifiutate, non tutto è manifestazione di fraternità, di
solidarietà umana, di rispetto per l’altro, per le sue necessità, per il suo lavoro. Si è largamente usato — era realisticamente, politicamente inevitabile, forse —, da varie parti, l’argomento
più francamente utilitaristico: se se
ne vanno tanti stranieri, che ne sarà
della nostra economia, largamente basata .sul loro lavoro? (e, nei fatti: chi
tiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimimiiiiiiimiiiiiiiiiiii
SUDAFRICA: il rapporto
ira bianchi e persone 'di colore’
1974: 1 a 5
2000: 1 a 8?
Nel giugno 1974 vivevano in Sudafrica 17.712.000 neri (-1-11,3% rispetto al
1970), 4.160.000 bianchi (-1-8,4%), 2 milioni e 306.000 mulatti e meticci (4-11,2
per cento) e 709.000 asiatici, soprattutto indiani (4-10,4%). Specialisti sudafricani di questioni di popolazione
ritengono che intorno al 2000 i bianchi non costituiranno più che un ottavo della popolazione sudafricana,
che comprenderà circa 60 milioni di
abitanti.
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 - 8/7/1960
Coop. Tip. Subalpina - Terre Pelliee (Torino)
farà i lavori ’inferiori’, più duri e penosi, che facevano loro, e che sempre
meno svizzeri vogliono fare?). La vita
sociale è spesso largamente determinata da ’costrizioni’ di fatto, ed è inutile sognare utopie. Ma certo in tal
modo T« altro », anche se apparentemente apprezzato per quel che fa e dà,
rimane di fatto considerato come un
oggetto e strumentalizzato. E non è
questo il modo migliore, più lungimirante e più umano per affrontare una
situazione di reale tensione qual è —
fra tante altre — quella di fronte alla
quale il popolo svizzero si trova.
Queste parole non possono in alcun
modo suonare come giudizio dall’alto.
Sappiamo infatti assai bene che il problema si ripropone, ad es., in termini
analoghi per quel che riguarda le nostre ’migrazioni interne’ in Italia. E
che il nostro Paese e le sue strutture
sono largamente responsabili, oltre
che del fatto che tanti debbano emigrare in cerca di lavoro, del modo in
cui questa emigrazione avviene e a
questa emigrazione ci si prepara.
Tuttavia, espresse queste considerazioni critiche, rimane la viva allegrezza per i risultati di questa consultazione elettorale e per la lucidità intelligente e la partecipazione umana di
molti che vi si sono impegnati.
Ora, siccome il problema posto in
termini errati da J. Schwarzenbach e
in termini aberranti da V. Oehnen, è
un problema reale, da maturare e affrontare con perseveranza, comprensione, volontà d’intesa e, di cooperazione, ci auguriamo che lo shock sia
superato, per gli ospitanti come per
gli ospitati, e il processo di maturazione riprenda e si intensifichi. A tale
scopo le chiese possono fare molto;
e fa bene sperare il documento ponderato, di vaste prospettive, caldo di
una solidarietà umana non sentimentale ma realistica, radicato nell’amore
di Cristo, che le Chiese svizzere hanno diffuso a fine agosto (v. a pag. 4):
non è un documento effimero, a fini
elettorali, ma uno strumento di lavoro. di riflessione e di azione che potrà avere risultati di vasta portata.
Non sarà davvero inutile anche per noi
riflettervi. GiNO Conte
titoli), USA (80.569), Germania occidentale
(40.354), (maneano i dati della Gran Bretagna, che l’anno prima si era piazzata al quarto posto, con 33.441 titoli), Giappone (31.040),
Francia (22.372), Spagna (19.762), India
(13.614), Olanda (10.827), Polonia (10.443),
Jugoslavia (9.815).
Per ciò che riguarda la stampa periodica,
vi sono nel mondo 8.050 quotidiani, con una
tiratura complessiva di 389 milioni di copie;
ma 12 territori o paesi in Africa, 10 in America del Nord, 1 in America del sud, 7 in
Asia, 4 in Europa e 12 in Oceania non possiedono quotidiani.
Circa i mass-media, nel 1970 vi erano nel
mondo 248.000 sale cinematografiche commerciali, con circa 78 milioni di posti; le radiotrasmittenti circa 22.000, gli apparecchi
radioriceventi circa 728 milioni, cioè 200 riceventi per mille abitanti, 1 ricevente ogni 5
abitanti. Malgrado il favore presso il pubblico, la televisione non supera ancora la radio ;
• circa 17.600 emittenti (di cui 13.000 ausiliarie) nel 1970 (14.470 l'anno precedente),
mentre gli apparecchi televisivi passavano in
un anno da 251 a 261 milioni, cioè 70 riceventi per mille abitanti.
UN ESEMPIO: LA GERMANIA FEDERALE
La libertà di stampa minacciata
■ Nelle scuole della Groenlandia — ora
autonoma — il groenlandese diverrà la
lingua principale, sostituendo il danese cbe
verrà insegnato come lingua straniera. La riforma potrà avvenire solo gradualmente, perché attualmente la maggior parte del corpo
insegnante è ancora danese.
Un po’ ovunque la ’’concentrazione”
delle aziende, con la formazione di
trusts colossali e multiformi, spesso
multinazionali, procede intensa. E il
fenomeno si fa sentire fortemente nel
settore particolarmente delicato della
stampa, mettendo così in questione, in
base a motivazioni "economiche” più
o meno valide, la libertà d’informazione. Come sempre, i più deboli e/o i
più indipendenti sono particolarmente
esposti a questa minaccia.
In Italia hanno fatto o stanno facendo particolarmente rumore, trattandosi di grandi quotidiani, i casi de
« Il Messaggero » (Roma) e de « La
Gazzetta del Popolo » (Torino), ma in
realtà sono assai più numerosi i casi
di quotidiani o periodici minori che
sono in gravi difficoltà economiche. In
Francia, è scomparso recentemente il
quotidiano « Combat », una voce critica e battagliera nata Tindomani della
Liberazione. È appena il caso di ricordare le difficoltà di molta stampa confessionale, almeno quando si tratta di
minoranze.
Il problema investe pesantemente
nor(d - sud - est - ovest
Negli ultimi 15 anni
i libri pubblicati
sono raddoppiati
Secondo l’Annuario Statistico dell’UNESCO
fra il 1955 e il 1971 la produzione annua di
libri nel mondo è praticamente raddoppiata ;
da 285.000 a 548.000 titoli. Nel 1971 la graduatoria è stata la seguente; URSS (84.487
I Con la partecipazione di circa 500 esperti di 32 paesi si è svolto a Amsterdam il
25° congresso internazionale di astronautica
(la Federazione internazionale astronautica è
presieduta dal prof. Giuseppe Napolitano dell’Istituto di aerodinamica deU’Università di
Napoli). Tema generale ; « Stazioni spaziali
oggi e nel futuro ».
H Si è svolto a Bologna un convegno organizzato dall’Associazione Nazionale Cooperative di Produzione e Lavoro sulle più recenti esperienze del movimento cooperativo in
Italia; partecipavano pure rappresentanti del
movimento cooperativo francese e ungherese.
■ È riunita a Mosca la sessione plenaria
del COMECON, il ’’mercato comune”
dei paesi socialisti dell’Est europeo. Esso si è
rallegrato per <c la cooperazione particolarmente feconda con la Commissione economica europea » e si è dichiarato cc pronto a continuare lo sviluppo della sua cooperazione
con tutti i paesi, indipendentemente dai loro
regimi sociali e dal grado del loro sviluppo ».
La decisione dell’ Assemblea generale delrONU di concedere al COMECON lo status
di osservatore « rispecchia l’aumento del prestigio internazionale dell’organizzazione economica dei Paesi socialisti » : si deve infatti
tener conto « deU’enorme potenziale economico » che essa rappresenta, circa un terzo
della produzione industriale mondiale.
■ Amnesty International ha indirizzato a
Brejnev un appello per la liberazione di
Valentin Moroz, uno storico ucraino di 38 an
ni detenuto nel carcere di Vladimir. Condannato a 6 anni di carcere, 3 di campo di lavoro e 5 di confino, perché accusato nel 1970
di avere riferito sulle condizioni di vita nelle
prigioni sovietiche nell’opuscolo « Rapporto
della Riserva Beria », è in gravi condizioni,
per il protrarsi del suo sciopero della fame.
La sua situazione è stata rivelata a A. 1. dal
fisico Andrei Sakharov.
■ A Monaco di Baviera si è riunita l’ottava
conferenza annuale dell’Istituto internazionale dell’acciaio (ISI), organizzazione di
cui fanno parte i maggiori produttori di 38
paesi occidentali; 127 aziende che nel 1973
hanno fornito complessivamente 495 milioni
di tonnellate d’aeciaio (60% della produzione
mondiale); in testa gli USA, l’Italia (21 milioni di tonnellate) all’ottavo posto. Anche la
siderurgia è minaceiata dall’aumento del costo deU’energia, dalla crisi petrolifera, dall’inflazione aceelerata, dalle forti perturbazioni
economiche sui mercati mondiali e nelle relazioni monetarie.
■ Dal 14 al 17 ottobre si sono riuniti all’Avana (Cuba) duecento dirigenti sindacali di 70 Paesi aderenti alla Federazione Sindacale Mondiale. È la prima volta che il
ConsigBo generale della FSM si riunisce nell’America Latina.
I II governo statunitense ha sciolto la
Commissione per l’energia atomica costituita 27 anni fa e costituito un nuovo ente
per la ricerca e lo sviluppo dell’energia (fossile, nucleare, solare e geotermica).
COME OPERA
LA CIA
•yF In vari articoli di questa rubrica (l’ultimo: « L'arma clandestina dei-_____________________
la politica estera
USA » è uscito il 18 c., v. n. preced.)
abbiamo parlato di questa celebre
agenzia {«.Central Intelligence Agency »), cui il governo USA affida compiti segreti d’ogni genere, molti dei quali sono vere e proprie operazioni di
alta criminalità internazionale.
Rivelazioni impressionanti, in proposito, sono emerse negli ultimi tempi, soprattutto ad opera di due exdipendenti della CIA: Victor Marchetti e Philip Agee. Il libro del primo:
« La CIA e il culto dello spionaggio »
è uscito recentemente, quello del secondo: « All'i-'’terno della compagnia:
un diario della CIA » uscirà nel gennaio prossimo (a Londra).
« Agee chiama la CIA “la polizia politica segreta del capitalismo americano”. I dirigenti della CIA sostengono
invece che le operazioni clandestine
sono solo una piccola parte delle attività del servizio. Sta di fatto che, per
anni, la CIA ha fornito un volume
enorme di analisi attendibili e d'informazioni segrete che hanno contribuito
alla difesa e alla politica estera statunitense. Ma Victor Marchetti sostiene che la CIA impiega, per le operazioni clandestine, due terzi del suo bilancio (che è di 500 miliardi di lire) e
intorno al 60% dei suoi 5.000 agenti all’estero.
Questo evidentemente non era lo
scovo del Congresso quando creò la
CIA 21 anni fa, dandole un’autonomia
quasi completa. All’inizio il compito
principale dell’organizzazione era quello di raccogliere informazioni e tenere il governo aggiornato su quanto accadeva negli altri Paesi, specie aueUi
comunisti. (...) Ma con l’intensificnrsi
della guerra fredda si estesero anche
i compiti della CIA. che incominciò a
contrastare t’induenm comunista in altri Paesi. Tra i suoi metodi: l’annogaio
a personalità e partiti politici filoamericani, propaganda mascherata, sabotnegio economico e operazioni paramilitari. (...)
L’opinione pubblica americana, di
solito, viene a conoscenza delle operazioni clandestine della CIA solo
nuando esse falliscono tanto clamorosamente che non possono esser tenute
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
nascoste: per es. l’abbattimento dell’aereo spia U-2 di Francis Gary Powers,
da parte dei sovietici nel 1960, e il tentativo d’invasione di Cuba nel 1961.
La CIA vanta anche dei successi: il
colpo di Stato del 1958 che depose il
primo ministro iraniano Mohammed
Mossadeq (che aveva nazionalizzato
una compagnia petrolifera britannica
ed era ritenuto un alleato del partito
comunista iraniano) mantenendo sul
trono lo scià filo-americano Mohammed Reza Pahlevi; la rivoluzione del
1954 in Guatemala, che rovesciò il governo filocomunista del presidente J.
Arhenz.
La CIA è stata sospettata d’aver preso parte al golpe dei colonnelli greci
nel 1967, alla cattura e uccisione, nello stesso anno in Bolivia, del rivoluzionario cubano Ernesto "Che” Guevara e al rovesciamento del principe
Norodom Sihanouk di Cambogia nel
1970.
L’organizzazione di spionaggio fu
profondamente coinvolta nella guerra
del S.E. asiatico. A partire del 1962
creò e armò un esercito nel Laos, per
combattere il comunista Pathet Lao.
L’esercito arrivò a comprendere 30.00C)
uomini e costò agli USA 200 miliardi
di lire all'anno. (...)
La CIA prende ordini da una Commissione, detta “dei 40”, che è esistita
(sotto altri nomi, dapprima) fin dal
1948. e che è attualmente presieduta
da Kissinger. Spetta ad essa esaminare ogni proposta di operazioni clandestine ». (Da « Panorama » del 10.10.’74).
A proposito di Kissinger, « Il Manifesto » del 16 c. scrive: « Quando Le
Due Tho, il rappresentante del Vietnam combattente alle trattative di Parigi, rifiutò il premio Nobel per la pace, che era stato conferito a lui e a
Henry Kissinger (che lo accettò), volle senza dubbio, con quel suo gesto,
sottolineare che non era possibile mettere sullo stesso piano aggressori e aggrediti, coloro che, con la lotta di popolo. quella pace avevano tenacemente voluta e coloro che, con una guerra
sporca, quella pace avevano sempre
respinto e che alla fine vi erano costretti dalla prospettiva sicura di non
poter imporsi con
la forza delle armi.
Noi interpretammo
anche quel gesto
come un’ ulteriore
denuncia e come un
_______________ invito alla vigilanza: la guerra nel
Vietnam non sarebbe subito finita e
Kissinger era il firmatario di una pace
ogni giorno, ancor oggi, tradita ».
Dopo ciò ci si potrebbe chiedere come mai, dopo 20 secoli di cristianesimo, una nazione cosiddetta cristiana,
che è anche la più grande potenza ecomica e militare del mondo, abbia una
coscienza così coriacea, così dura nei
riguardi dei propri misfatti di politica
estera, e sia invece così sensibile nei
riguardi delle mancanze dei propri governanti negli affari interni, da indignarsi («quelle délicatesse! ») financo
delle più comuni bugie. Gli americani
sono, in certo modo, simili agli antichi romani, dei quali Tacito' scriveva:
« n raninare, il trucidare, il rubare lo
chiamano, con denominazione distorta,
“ininero” e. quando hanno fatto il deserto, lo chiamano “pace” ».
Ma questo, come ben sappiamo, è
ancora un altro discorso.
T PROGRESSI DELLA CINA
NELL’AERONAUTICA CIVILE
■A- « Entro la fine del mese d’ottobre. la compagnia aerea di bandiera
della Repubblica Popolare Cinese (Aacc
= Amministrazione dell’aviazione civile cinese) inaugurerà la sua prima linea aerea intercontinentale. Sarà un
volo .settimanale diretto tra Pechino e
Parigi via Karachi (Pakistan). Fino ad
oggi la Aacc, che possiede una flotta
aerea formata da cinque Ilyuschin 62,
una ventina di trireattori inglesi Trident. otto Boeing 101, e ha in programma l'acquisto di tre Concorde, non si
era preoccupata di avere voli regolari
con i Paesi stranieri (le uniche eccezioni erano i collegamenti con la Mongolia. la Corea del Nord, il Vietnam
del Nord, la Birmania e, recentemente, il Giappone). L’isolamento aereo
della Cina oopolare fino ad oggi era
rotto solo da alcune compagnie aeree
straniere: la prima era stata nel 1964,
la compagnia di bandiera pakistana ».
(Da « Panorama », loc. sopra cit.).
anche la Germania Federale. Già nel
1967 un rapporto al Bundestag lo aveva segnalato come serio, ed era seguita una campagna extraparlamentare
. all’insegna di « Espropriate Springer ».
Lo scorso agosto il governo federale di
Bonn ha approvato un progetto presentato dal ministro dell’economia. Un
ufficio federale controllerà ogni fusione di aziende di stampa che superi i
25 milioni di marchi (finora il limite
era di 600 milioni di marchi); si tratta,
per altro, di un controllo che non comporta diritto di veto, e quindi di portata ridotta.
Per chiarire la gravità del problema,
alcune cifre: se nella Germania Federale esistono tuttora 547 giornali di cui
54 settimanali, il loro numero diminuisce di anno in anno (dal 1954 al 1972
sono diminuite di 30 le edizioni di quotidiani), mentre il gruppo Springer, soprannominato « l’Impero Springer », vi
acquistava una posizione predominante senza confronti in tutto il mondo
occidentale. Esso controlla infatti il
90% del mercato dei giornali domenicali, notoriamente i più diffusi; è il
’’padrone” in fatto di riviste a larga
diffusione. Questo trust possiede il
40% del settore dei quotidiani, e questa percentuale sale all’80% per i quotidiani a diffusione nazionale e all’87%
per le riviste giovanili. La maggior
parte del rimanente del mercato
se lo spartiscono alcune grandi imprese. fra le maggiori: Bauer Verl^g. Burda Gruppe, Grùner Jahr/Bertelsmann. Quattro rotocalchi hanno
una tiratura complessiva di 8 milioni
di copie: « Stern », « Quick », « Neue
Revue », « Bunte Illustrierte ».
Malgrado 1’esistenza di organi di autocontrollo, come il Consiglio tedesco
della stampa creato nel 1956 con lo
scopo di difendere la libertà di stampa, lottando fra l’altro contro la costituzione di monopoli che la mettono in
pericolo, resta il fatto che la libertà
d’informazione, attiva e passiva, garantita dalla Costituzione federale, è
sotto molti aspetti parecchio formale.
Parlando dei « facitori d’opinione » lo
scrittore Magnus Enzensberger ha
scritto: « Chi la pensa diversamente
non ha forse il diritto di esprimere il
proprio parere? La Costituzione gli riconosce questo diritto, la realtà economica lo sopprime. È libero chi è ricco ». E il giornalista Paul Sethe, che
è stato a lungo redattore del quotidiano « Die Welt » (uno di quelli di A.
Springer): « La libertà di stampa è la
libertà di 200 persone ricche ».
Economicamente, i giornali dipendono sempre più dalla pubblicità. Ad es.
la pubblicità sul settimanale « Der
Spiegel » è passata dal 14,8% nel 1947
al 36,7% nel 1956, a più del 52% nel
1966 e l’aumento continua nel decennio successivo. Si chiude così il cerchio: i giornali vivono sempre più di
pubblicità, la pubblicità si concentra
sempre più sui grandi giornali a maggiore diffusione, e questi sono sempre
più in mano ai grandi trusts, nei paesi
a capitalismo privato (come, in situazioni diverse, sono in mano al partito
— magari unico — al potere, o comunque sotto il suo controllo, nei paesi a
capitalismo di Stato o a regime dittatoriale). Tutti questi dati sono tratti
da una corrispondenza di « Réforme ».
Estendendo l’affermazione del giornalista surriportata, si potrebbe dire:
« La libertà di stampa è la libertà di
X persone ricche, o di Y persone potenti ». Tanto più importante, malgrado la modestia del suo raggio d’azione,
la funzione dell’« altra » stampa, sostenuta da una vera militanza di contributi e di diffusione. Alla luce del sole,
malgrado i rischi di qualche sequestro
o di qualche incriminazione, oppure
clandestinamente, a seconda delle situazioni politiche.
' « Vita di Agricola ». fine del cap. 30; dal
discorso del britannico Calcago ai propri connazionali. per incitarli a combattere contro
gl’invasori romani.
I paUdlroni della pace
Nel « Taccuhio » che pubblica settimanale
su «La Stampa)) abbiamo letto (15.10.'74),
fra Valtro, queste smagate, acute e spiacevoli riflessioni di Vittorio Gorresio:
(( Fino a che durerà la politica di equilibrio
intercontinentale Usa-Urss, niente golpe in
Italia, se per golpe s’intende innanzitutto mettere fuori legge il pei ed in galera o al cimitero i suoi dirigenti. L’Urss ha intrattenuto
eccellenti rapporti con Nasser quando i comunisti egiziani si arrostivano nei campi di concentramento nel deserto; ha lasciato massacrare i comunisti sudanesi e gli indonesiani, e
non ha poi battuto ciglio al momento del
Cile: ma in Italia è diverso, perché l’Urss non
potrebbe consentire altrettanto facilmente la
liquidazione del più grosso partito comunista
occidentale, e proprio nel Paese che in un domani dopo-Tito potrebbe diventare di frontiera con il mondo sovietico.
« Quindi, attenzione : se avremo un golpe
su commissione della Cia sarà perché sarà
finita o starà per finire la bella politica distensiva Usa-Urss, onde gli americani non
avranno più motivo di astenersi dal provocare
i sovietici sullo scacchiere italiano. Anzi, nulla impedisce di pensare che proprio qui da
noi potrebbe esser fatta scoccare la scintilla
per l’accensione di un nuovo corso intercontinentale, sempre possibile dopo che l’idillio
Kennedy-Kruscev è terminato con la morte
dei due compartecipi, dopo che Breznev è rimasto vedovo di Nixon, dopo che Topposizione contro Breznev sta crescendo nell’Urss e
quella contro Kissinger negli Usa ».