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Anno 120 - n. 22
1 giugno 1984
L. 500
Sped. abbonamento postale
Gruppo 1 bis/70
In caso di mancato recapito rispedire
a; casella postale - 10066 Torre Pellice.
Sig. FFf.I.FGRINI Elio
Via Caiuti Liberta’ 3
Ì0066 TORRE PELLICE
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
T;V;-. .
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«
ROMA - IN MARGINE AD UNA ESIBIZIONE POVERA DI CULTURA E SENZA SPERANZA
A poco meno di venti giorni
dalle elezioni europee, l’atmosfera politica continua ad essere avvelenata dalle rivelazioni sulla
loggia massonica P 2 di Licio
Gelli. In questi giorni in cui dovremmo concentrarci più che
mai sulle prospettive e i problemi dell’Europa unita politicamente e economicamente — anche in vista di un voto maturo e
responsabile — in realtà non riusciamo a distogliere gli occhi e
la testa da casa nostra.. La lettura del documento dell’onorevole
Tina Anseimi, della commissione parlamentare d’inchiesta sulla
P 2, è semplicemente sconvolgente. Abbiamo letto e capito quale
anti-potere, quale piovra politica, quale tremenda metastasi
delle istituzioni era la loggia a
cui figuravano iscritte grosse personalità politiche del Paese, e tra
queste anche un ministro.
Ora tutti sanno con certezza
che il ministro del Bilancio, l’onorevole Pietro Longo si era incontrato con Licio Gelli per una
lunga conversazione. Tra i documenti di Gelli è stata rinvenuta
anche la tessera di questo ministro. Qui, e lo capisce anche un
bambino, non si tratta di illazioni gratuite, di semplici calunnie
nei confronti di un personaggio
pubblico. Qui c’è un vero e proprio corposo sospetto che solo il
giudizio della commissione parlamentare può confermare o cancellare. Vero è che il ministro
Longo ha presentato le sue dimissioni. Ma lo ha fatto presentandole insieme agli altri due ministri socialdemocratici, ponendo
cioè, nei confronti del Presidente Craxi, un ricatto. Infatti se
Craxi avesse accolto le dimissioni di gruppo avrebbe messo in
crisi il governo. Ora però non è
escluso che l’effetto-bomba del
documento Anseimi non sortisca
10 stesso effetto e metta in crisi
11 governo anche prima delle elezioni europee.
Dopo le rivelazioni sulla P 2 i
due partiti più piccoli della maggioranza — il socialdemocratico
e il repubblicano — sono ai ferri
corti. I due partiti più grossi si
stanno anche loro scambiando
reciproche accuse. Il clima politico è arroventato. Non saremmo a questo punto di degrado
se il ministro Longo avesse presentato le dimissioni da solo,
mettendo il presidente Craxi nella possibilità politica di accettarle. Solo così Longo avrebbe reso un servizio al Paese e all’Europa. E avrebbe anche messo in
pratica quello che lui stesso predicava, quattro anni fa, a un
onorevole democristiano sospetto di aver finanziato una organizzazione criminale: « Una volta date le dimissioni — diceva allora Longo al democristiano Bisaglia — non si ritirano più »
(L’Espresso n. 21/84),
Finché l’arroganza politica regna nei più alti vertici dello Stato, governo consenziente, non
stupiamoci che sìa sempre più
difficile estirpare il marciume, la
corruzione, la pirateria dalla vita
politica e sociale del Paese. Se
il ministro Longo non si dimette
credo che il 17 giugno molti andranno a votare vergognandosi
del contributo che l’Italia, con
questo suo stile politico, potrà
dare all’Europa di domani.
Giuseppe Platone
Chiarezza sulla tortura
La presentazione (della tortura in chiave ó\ sadismo contribuisce a nascondere i veri motivi
della sua utilizzazione come strumento del potere statale in funzione della repressione
L’articolo che segue esce sul numero di giugno di « La Riforma
della Scuola » insieme ad altri contributi di Emilio Garrone e Alberto Oliverio. Ringraziamo Ezio Ponzo e la rivista per aver permesso la pubblicazione anche sull’Eco-Luce.
Val proprio la pena di chiedersi come mai susciti tanto interesse l’attuale mostra sugli
strumenti di tortura a Roma.
C'è per di più una tendenza a
portarci i bambini. Molti insegnanti l’hanno visitata con le loro scolaresche e c’è da ritenere
che non ne abbiano ricavato
gran vantaggio culturale anche
per il modo in cui gli strumenti
vengono presentati, avulsi da un
vero discorso culturale sulla loro
epoca. Gli strumenti sono esibiti per parlare di tortura soprattutto al passato, in modo
non attuale.
In aggiunta la guida della mostra premette, rozzamente, che
« far soffrire delle creature viventi è un’irreprimibile necessità risentita dalla stragrande
maggioranza degli esseri umani ». E aggiunge che « non è la
giustizia secolare... ma è piuttosto la congenita crudeltà della
specie... che genera e perpetua
strutture di potere che poi concretizzano in atti fisici quell’appagamento che il subcosciente
brama ed esige... ».
Solo sadismo?
Non siamo certo qui per difendere un’immagine ideale opposta della natura umana, ma
per chiarire che una spiegazione
semplificata della tortura in
chiave esclusivamente sadica
commette anzitutto l’ignominia
di non parlare nemmeno di quella conquista recente che è stata
la proibfeione di ogni tortura,
come valore universale. La convenzione di Ginevra, ratificata da
più di 150 stati, indica la tortura come crimine intemazionale.
Nessuno stato oggi legalizza la
tortura nella sua costituzione.
D’altra parte, chi parla della tortura esclusivamente come sadismo ignora, o nasconde volutamente almeno due fatti essenziali: 1) oggi è essenzialmente una
attività dello stato, attuatà dalle
forze militari, generalmente corpi speciali che sostituiscono la
polizia civile in materia di sicurezza politica. In contrasto con
gli accordi internazionali un terzo dei governi del mondo usa o
tollera il maltrattamento o la
tortura dei prigionieri, negli anni ’80. Ciò che preoccupa ’ è che
l’opposizione alla tortura viene
fiaccata non solo dal suo uso costante ma anche dall'atteggiamento indifferente della gente.
Si è reso conto chi ha organizzato la mostra di essersi preso
la responsabilità di contribuire
a questo atteggiamento, con la
tesi del sadismo di-ieri e di sempre e anche col rifiuto di docu
Chiusura dell'IMAC
Una rappresaglia contro il
Servizio a pag. 12.
movimento pacifista a Comiso.
(foto imeo Brouwer)
mentare l’oggi?
Una risposta infine a chiunque
giustifica la tortura come mezzo
da usare solo in situazioni estreme (nel caso di terroristi, per
salvare vite umane...): « La storia mostra che la tortura non si
PER LA DOMENICA DELLA FEDERAZIONE CHIESE EVANGELICHE
Anche voi foste stranieri...
« Non opprimere lo straniero; voi lo conoscete l’animo dello
straniero, giacché siete stati stranieri nel Paese d’Egitto ».
(Esodo 23: 9)
Janiel, un giovane marocchino,
cui la polizia quest’estate aveva
sequestrato l’unica sua ricchezza — un fardello di fazzoletti ed
abiti colorati, che andava vendendo lungo Una spiaggia del
Tirreno — piangeva immobile,
affranto, senza forze... Non aveva più nulla, neanche la speranza.
Poi, disse fievolmente: « Ah!
La vita, la vita... la vita... ».
Solo, senza aiuto, senza passaporto, senza casa, non gli restava che piangere come un bambino o come un vecchio nel dolore.
Aveva lasciato il suo paese
per sfuggire la miseria ed aveva raggiunto l’Italia imbarcandosi clandestinamente in una
nave, vivendo poi come un nomade dalla Sicilia al Veneto,
cercando di guadagnarsi di che
vivere. Lui che era musulmano
s’era scoperto come un ebreo
errante d’un tempo, con diritti
limitati, e poca speranza di riuscita.
Un tempo ■ la parola “ebreo”
però, non indicava soltanto il Popolo d’Israele.
Infatti con questo termine in
tutto il Medio Oriente si designavano persone o gruppi di persone con diritti limitati e scarse
possibilità economiche, che prestavano servizio dove e quando
erano richieste. Antichi testi di
Babilonia, della Siria e della
stessa Palestina lo affermano.
« Ebrei » — ricorda Martin Noth
nella sua « Storia di Israele » —
erano tutti coloro che si trovavano ad essere socialmente inferiori, anche perché generalmente
nomadi e non legati alla terra.
Non può stupire che queste
persone sradicate e considerate
diverse dalle altre ad un certo
punto siano state molto utili come manodopera a basso prezzo
e, poco alla volta, come accadde
in Egitto, siano state oppresse
in modo da amareggiare loro la
vita.
Il Signore allora si fece conoscere come “l’Iddio degli ebrei”,
(Esodo 3: 18). Cioè come l’Iddio
degli oppressi, degli sfruttati, dei
senza fissa dimora, un Dio schierato a favore di chi, più d’ogni
altro, aveva bisogno del suo
aiuto.
Il Signore dall’Egitto non fece uscire solo i Figli d'Israele,
ma anche tutti gli altri ebrei,
cioè tutti gli altri oppressi come
loro, che erano stati sfruttati nei
lavori più duri.
Infatti nel libro dell’Esodo è
detto (Es. 12: 37): « I figlioli di
Israele partirono... in numero di
circa seicentomila uomini, senza contare i fanciulli. E una folla di gente d’ogni specie, salì
anch’essa con loro ».
Tutta questa gente però, una
volta stanziata nella Terra Promessa non doveva dimenticare
le amarezze, le umiliazioni, le
difficoltà vissute. Perciò il Signore, l’Iddio degli ebrei, l’Iddio
che si manifesta come il difensore degli uomini dai diritti limitati. indicò un modo per essere riconoscenti e grati della liberazione ottenuta ricordando:
« Voi non opprimerete lo straniero! Voi lo conoscete l’animo
dello straniero, giacché siete stati stranieri nel Paese d’Egitto »
(Es. 23: 9).
Nulla dovrebbe suscitare maggiormente la comprensione verso chi ha necessità d’aiuto, quanto l'aver fatto di persona l’esperienza della difficoltà...
... Una volta però, ala "Migro”,
una specie di “Standa” della
Odoardo Lupi
(continua a pag. 7)
limita mai a 'una volta soltanto’;
una volta soltanto diventa una
volta ancora, diventa un’abitudine e infine un’istituzione »
(Rapporto sulla tortura nel mondo, Amnesty International 1974).
2) Quanto alle tesi della guida della mostra che « far soffrire è un’irreprimibile necessità
risentita dalla stragrande maggioranza degli esseri umani »
perché... « procura goduria a chi
la infligge » diciamo chiaro, al
contrario, che nessun atto contraddice di più la nostra umanità del deliberato infliggere dolore ad un altro essere umano.
Una testimonianza
Una vittima della tortura così
scrìve: « Ho sperimentato la sorte della vittima. Ho visto da vicino la faccia del torturatore.
Era in condizioni peggiori della
mia faccia livida, sanguinante.
Quella del torturatore era distorta da una smorfia che nulla aveva di umano. Si dibatteva in uno
stato di confusione tale che la
sua espressione era molto simile a quella delle maschere cinesi; non sto esagerando. Non è
cosa facile torturare la gente.
Richiede partecipazione interióre. In simile situazione risultavo io il fortunato. Ero umiliato.
Non umiliavo gli altri. Portavo
un’umanità profondamente infelice nelle mie viscere doloranti,
mentre gli uomini che ti umiliano devono prima umiliare il
concetto di umanità che è in loro... Hanno dovuto pagare a caro prezzo i miei tormenti. Non
ero io a trovarmi nella posizione
peggiore. Ero semplicemente un
uomo che si lamentava per il
troppo dolore. Preferisco la mia
sorte. In questo momento non
ho la gioia di vedere i miei figli
andare a scuola o giocare nel
Ezio Ponzo
(continua a pag. 3}
2
2 fede e cultura
1 giugno 1984
VALDESI A ROMA
Risponde
L Santini
li*
Il past. Santini ha ricevuto dal Concistoro della Chiesa di Roma IV novembre un richiamo a fornire pubblicamente la documentazione in merito
alla vicenda inizio anni ’20 a cui accennava neU’articolo « I notabili nella
chiesa s. Pubblichiamo la risposta di
Santini e una lettera di Giorno Rochat giunta contemporaneamente.
¡^V
Cari amici del Concistoro di
Roma, IV Novembre,
ad ognuno i suoi O.d.G.; altri
si occupano di missili, disarmo,
disoccupazione: voi vi appassionate per cose di oltre 60 anni fa,
e vi date alla storia. Non volendo imporvi di leggere questa risposta fino in fondo, vi segnalo
subito che non do soddisfazione
alla richiesta del vostro O.d.G.
V’è un linguaggio arrogante e intimidatorio che non si addice né
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a VOI ne a me.
Però vi rispondo, per il rispetto e la stima dovuti al Concistoro di una chiesa del Signore. E
vi pongo una domanda: siete
davvero tutti convinti che sia stata offesa la vostra comunità?
quella di og^ come quella di
allora?
Quanto alla comunità di oggi
sarebbe davvero insultante pensare che un fratello nella fede
non ami, non si senta solidale
non solo con la vostra ma con
ogni comunità. E di quella romana, poi, ho fatto parte, e serbo ricordi e amicizie che il tempo non cancella. No, credetemi,
non ha bisogno di essere difesa...
Quanto a quella di allora, di
oltre 60 anni fa, mi dite perché
secondo voi dovrei calunniarla?
n problema « storico » che si pone a noi, oggi, è quello di reinserire la comunità nel tempo che
fu il suo, per capire nel loro contesto le scelte, le decisioni che
si ebbero. Questo lo si fa normalmente: leggendo episodi, fatti del passato diciamo che « allora c’era quella mentalità, c’era
una società con cultura, senso
della giustizia, eoe. diversi da oggi, da noi». E’ calunnioso ritenere che anche nella vostra chie
ERA NECESSARIO?
Caro direttore
sull’« Eco-Luce • del 4 maggio leggo
con gualche preoccupazione le accuse
ed II richiamo formale che II concistoro della chiesa di Roma via IV novembre rivolge al pastore Santini per II suo
articolo critico sull’opuscolo I valdesi
a 'Roma di M. Cignoni.
Non voglio entrare nel merito della
valutazione dell’opuscolo, che ho trovato interessante e discutibile, con I pregi e limiti di un lavoro celebrativo di
un giovane alle prime armi; ma è la
questione di metodo che mi preoccupa. Credo nel diritto di critica di tutti
verso tutti, specialmente verso le cose
stampate, ma penso anche che un concistoro sia eletto per occuparsi della
vita di una comunità (un campito già
gravosissimo) e non per lanciare scomuniche scientifiche agli studiosi di
storia valdese» Libero ognuno dei membri della comunità romana di criticare
Santini, a voce e sulla stampa: ma
era proprio necessario un passo ufficiale così pesante? non era più semplice, più evangelico nella forma e nella sostanza, invitare Santini ad un dibattito con Cignoni e la comunità di
via IV novembre? Il Sinodo non ha mai
reclamato l’autorità di dirimere le questioni di storia valdese: deve farlo ora
un concistoro, con quale autorità, e con
quali pene per Santini se rifiutasse di
prargere le sue scuse?
Sono il primo ad auspicare che si
sviluppi il più ampio e franco dibattito sulla storia valdese, di cui mi sto
occupando artche professionalmente; ma
questo dibattito dovrebbe svolgersi r»ella prospettiva di critica fraterna e di
ricerca scientifica indicate neH’articolo
del carissimo . amico Emilio Nitti sull’opuscolo di M. Cignoni, senza il ricorso a scomuniche troppo facili e prive di consistenza scientifica.
Cordialmente
Giorgio Rochat, Milano
CONSIGLIO
FEDERALE
sa SI pensasse e reagisse m modo diverso da oggi? oppure credete di avere la stessa mentalità degli anni ’20?!
Ma la tesi che volevo esporre
non l’avete colta, altrimenti non
avreste usato né im 0.d.G. né
quel tono squallido. Dicevo che
oggi come nel passato ci sono
« i notabili », che noi diamo una
portata eccessiva ai termini « comunità », « chiesa », quando in
realtà delle opzioni ideologiche,
delle decisioni, sono state proprie di piccoli gruppi — di notabili, appunto — che le hanno
portate avanti. Ritengo che anche
nella Roma valdese degli anni
’20 vi fossero dei notabili, che a
loro e non a tutta la comimità
vadano attribuite certe scelte di
allora. E questo non fa scandalo,
non è offensivo: è cercare di capire, di vedere le persone vive
nel loro tempo.
Ed ora, cari aniici, voi restate
a chiedervi se la vostra è stata
davvero una santa indignazione,
io mi scrollo di dosso qualche
malificonìa.
Un saluto fraterno a voi, e a
tutta la comunità.
Luigi Santini
1-47045
MIRAMARE
DI RIMIMI
Vìa SAPS»NA,'t9
TtLÌf (OSaM .
69
32540
A 50 metri daila spiaggia — ambiente famiiiare — ottimi i
servizi e il trattamento.
Caro Direttore,
mi riferisco alla trasmissione di Protestantesimo di lunedì 30 aprile. In programma era la presentazione delle Assemblee di Dio in Italia.
Mi è parsa una presentazione dignitosa, sobria, accettabile. Le origini del
movimento in Italia, la sua espansione,
la dura repressione durante II fascismo, le vessazioni continuate anche
dopo la caduta del regime per il permanere in vigore della iniqua circolare
di Bufarini Guidi (che interdiceva il
culto pentecostale in quanto svolgentesi a mezzo di pratiche nocive alla integrità fisica e psichica della razza),
tutto questo mi è parso presentato sobriamente e perciò efficacemente, accompagnato dalla visione di nutrite assemblee di culto con numerosa presenza giovanile.
Ho apprezzato tutto questo, e tuttavia, alla fine mi ha preso un senso di
tristezza, perché quando il presentatore giunse a parlare della ottenuta libertà di culto, conseguente alla tanto
tardiva revoca della circolare Bufarini
Guidi, si aveva la sensazione che presentasse la situazione nuova come il
risultato di una lotta che le Assemblee
di Dio avevano combattuto e sostenuto
da sole. Forse questa non era l’Intenzione di chi parlava, ma gli ascoltatori estranei al nostro ambiente potevano
avere questa impressione.
In realtà le Assemblee di Dio non
sono state sole nella lotta per la libertà di culto, come non sono state sole le altre denominazioni evangeliche
In Italia. Hanno avuto un fronte comune e hanno combattuto solidarmente.
Se fu possibile ottenere di quando in
quando delle limitate vittorie successive, capaci di sgretolare la retriva
resistenza di funzionari ottusi, fu per
la vigile e costante opera laboriosa del
Consiglio Federale delle Chiese Evangeliche, al quale anche le Assemblee
di Dio avevano aderito sebbene limitatamente al problema della libertà religiosa.
Né si dovrebbe dimenticare il ruolo
svolto dal Or. Prof. Giorgio Peyrot, dirigente dell’ufficio legale di detto Consiglio Federale prima e della Tavola
Valdese poi, per far dichiarare abrogata e definitivamente decaduta la vergognosa circolare Bufarini Guidi.
Dimenticando queste cose non solo
si pecca di ingratitudine verso chi ha
operato nell'interesse di tutti, ma si
avvalora la convinzione errata di un
protestantesimo diviso. Il che non voglio credere corrisponda alla realtà
presente e tanto meno a quella futura.
Ringraziando e con fraterni saluti
Achille Deodato, Luserna S. G.
SENZA MISSILI
Caro Direttore,
Come uno schiaffo mi ha colpito la
lettera di Gino Conte, pubblicata sulla
Luce del 20 aprile, fortemente critica
nei oorifronti di una mia nota radiofonica riguardante l’installazione dei missili a Comiso. Non che io sia particolarmente sensibile alle critiche. Anzi:
quanti di noi lavorano per il servizio
stampa-radio-TV abbiamo sempre invocato critiche intelligenti e costruttive
sul nostro operato. Ma un’accusa come
quella di pressapochismo, superficialità ed unilateralità non mi era mai stata fatta e — in coscienza — non credo di meritarla.
Se poi passiamo ad esaminare le motivazioni che Conte adduce per provare
accuse cosi pesanti e gratuite, aH’amarezza si aggiunge stupore, in quanto si tratta di motivazioni del tutto inconsistenti e veramente unilaterali. Sono essenzialmente due:
a) Conte non condivide la mia presa di posizione contro rinstallazione
dei missili a Comiso e il mio appello
al disarmo unilaterale. E’ la sua opinione. Lo sapevamo. L’ha detta al Sinodo con molta convinzione. Ma non
vedo perché uno debba essere pressapochista e superficiale se non la pensa come lui. Decine di teologi, pensatori, scienziati di fama mondiale, oltre
a milioni di credenti sono convinti che
l’unica via per noi sia il disarmo unilaterale. Possibile che siano tutti pressapochisti? Che poi il governo italiano,
neli’instaliare i missili a Comiso abbia'
sempliceimente mantenuto la parola data, è un’altra affermazione senza consistenza, in quanto lo ritengo che qualunque patto di armamento nucleare, (a
est come a ovest) è sempre un « pactum sceleris ■> contro l’umanità e come tale non ha nessun valore giuridico
per cui debba essere rispettato.
b) La seconda motivazione è oltretutto profondamente scorretta in quanto
Conte mi fa dire cose che io non ho
mai detto né pensato.
Secondo lui io avrei presentato l’Evangelo della Croce come una norma
di buonsenso, come se Gesù avesse
detto: « Provate a offrire l’altra guancia
e vedrete che tutti i vostri avversari
si ammansiscono «.
lo non ho mai affermato cose di que.
sto genere. Conosco la teologia della
Croce: l’ho sempre predicata con rigore e ho tentato di viverla con coerenza.
La mia presenza nel protestantesimo italiano è stata abbastanza pubblica in questi ultimi quindici anni per
cui mi sembra impossibile travisare
cosi radicalmente una mia affermazione. La mia nota diceva: nella situazione
attuale la politica dell’altra guancia
anni fa K. Barth scriveva che è giunto
il tempo di trasformare l'antico detto
latino « Si vis pacem, para bellum » (la
filosofia della deterrenza) nel suo opposto: « Si non vis bellum para pacem » (la filosofia del disarmo). Rimango della stessa opinione soprattutto nelle circostanze attuali. Utopia? Non credo proprio. I prossimi vent’anni (se mai
ci saranno) s’incaricheranno di darci
una 'risposta. Finora nessun ragionamento né teologico né politico è riuscito a persuadermi del contrario.
Chiedo scusa per la lunghezza di
questo scritto, contrariamente alle mie
abitudini: molti capiranno quant’è difficile dire un pensiero chiaro in due minuti e mezzo!
Permettimi caro Direttore, di aggiungere un'ultima modesta osservazione
« pastorale ». Nei nostri 'piccoli battibecchi teologici (quasi sempre siimpatici e spesso utili) non potremmo limitarci ad esprimere le nostre opinioni, il nostro dissenso, le nostre critiche
anche forti senza lanciare contro l’opporitore missili offensivi al limite dell’ingiuria? Non sarebbe anche questa
una forma di testimonianza a quel disarmo al quale costantemente ci richiama l'Evangelo?
Cordiali salutì', Piero Bensi, Roma
UNILATERALE E NON
Poiché Agape continua ad organizza
re — e questo data dagli anni '50 —
incontri e dibattiti sui temi della pace
ed il gruppo residente è impegnato in
questa ricerca, sia nella preparazione
degli incontri che nei comitati e nelle
chiese, ci siamo sentiti interrogati dalle questioni poste dal pastore Gino
Conte e vorremmo qui sintetizzare il
risultato della nostra discussione (e
non intendiamo accogliere il tono sprezzante della lettera).
1) Innanzitutto occorre dire che la
proposta del disarmo unilaterale (abbiamo anche al nostro interno pareri diversi) , è un po’ più complessa di
quanto Conte non lasci intendere e
forse dovrebbe domandarsi se egli
stesso non incorra nell’errore ohe denuncia (pressapochismo, superficialità,
unilateralità) liquidando il problema a
partire da un infelicissiimo commento
radiofonico. Certo, se il disarmo unilaterale fosse da interpretare in quell’ottica e solo in quella. Conte avrebbe
ragione. Ma così non è, e Conte lo sa
benissimo.
2) in secondo luogo, ci sembra che
l’autovittimismo di Conte sia veramente fuori luogo e vorremmo conoscere
• quando » e « come >■ e da parte di
« chi » egli sia stato sottoposto ad una
« pesante criminalizzazione morale ».
Bisognerebbe stare un po' più attenti
prima di usare certe espressioni e pronunciare dei giudizi che noi riteniamo gratuiti. E' vero che ,il nostro Sinodo (eccome è fallibile!) si è espresso a grandissima maggioranza per questa ipotesi ed è possibile che non tutti
abbiano afferrato fino in fondo il senso di questa indicazione; ma di qui a
dire che chi non condivide questa posizione sia « criminalizzato »... Soffriamo tutti di vittimismo ma dobbiamo
anche saper gestire le nostre frustrazioni senza proiettare sempre sugli altri accuse inesistenti. Se di criminalizzazione morale si può e si deve parlare, pensiamo che convenga aprire gli
occhi e scorgere altre realtà.
3) Ci stupisce un po’ che II tradizionale anticonforimismo di Conte si
adagi, in questo caso, ad approvare la
politica del governo « liberamente espresso... liberamente eletto » e che
ritenga ingiustificato il ricorso al referendum e alla modifica del suo attuale
istituto. Le norme costituzionali non
sono certo l'evangelo e non sono sempre filtri di libertà e di democrazia.
Perché dunque questa fiducia incondizionata? Noi riteniamo che la richiesta
dei due referendum per i quali è in
corso la raccolta di firme sia più che
legittima, al di là delle nostre diverse
opzioni per il disarmo unilaterale. Non
ci pare infatti sostenibile l’ipotesi di
Conte secondo cui il voto ohe ha portato a questa maggioranza parlamentare esprima con chiarezza anche il Si’
dei missili di Comiso. Perché allora
tutti i sondaggi effettuati sono contrari aH'installazione di questi missili?
Perché il governo teme questi referendum?
4) Noi condividiamo l’indicazione
d.-'-a dal nostro Sinodo e siamo anche
certi che all’interno come all'esterno
delle nostre chiese, esista e sia reale
lo spazio del confronto fraterno e della
discussione teologica e politica sulle
nostre diverse (e provvisorie!) opzioni.
Purché non si sconfini nella caricatura.
Noi ci sentiamo personalmente interrogati da quanti esprimono fondati dubbi sulla politica del disarmo unilaterale (certamente è utopica, nessuno la
vuole accogliere, perché rappresenta
l’altra dimensione della realtà attuale,
è vista con sospetto perché incrina tutti i piani dei « politici », dall’una come dall’aitra parte), ma vorremmo che
chi si sente di difendere la « dura necessità » dei missili non si creasse la
sua torre d’avoirio e non si attribuisse
troppo frettolosamente la patente di
« realista », di chi ritiene di aver afferrato il problema per la testa... il rischio di sequestrare l’evangelo per sostenere la propria ipotesi è reale, da
ogni parte, e da questo ci dobbiamo difendere.
5) Il « realismo » dei missili di Comiso è al tempo stesso il simbolo di
mondo che decreta la morte per
fame di milioni di creature, che piani
fica la distruzione della creazione. E
una reaità che troppo spesso dimentichiamo perché il nostro sguardo e la
nostra prospettiva sono prigionieri della
politica dei blocchi (che noi ci sentiamo di dover combattere nonostante le
ovvie difficoltà).
6) Concludendo, pensiamo che nonostante tutti i suoi limiti (e sono certamente molti) il nostro Sinodo rappresenti una reale forma di democrazia e
di libertà e siamo certi che quanti si
sono espressi per il disarmo unilaterale
(ma è fuorviante leggervi solo questo)
abbiano manifestato una coscienza almeno altrettanto matura e libera dei
cittadini che hanno votato alle ulttme
elezioni politiche. E non è la prima
volta che l'orientamento della nostra
chiesa va controcorrente, e a ragion
veduta. Né bisogna far di ogni erba
un fascio: essere contro il disarmo
unilaterala non significa necessariamente accettare la « dura necessità » dei
missiii di Comiso. infatti, moltissimi,
pur non condividendo il disarmo unilaterale, sono decisamente contrari ai
missili di Comiso che Conte invece ritiene di dovere e poter giustificare. E’
quanto i due referendum popolari ci
aiuteranno a capire con maggiore chiarezza; perciò noi ci sentiamo impegnati a sostenerli e a spiegare il perché
di questo nostro impegno.
Cordialmente,
La comunità residente di Agape
che ci insegna l'Evangelo (e che ovviamente non può essere applicata nei
rapporti fra le nazioni), ripeto: nella
situazione attuale non é forse più valida che non quella della ritorsione? Non
Intendo certo con questo flirtare con
il risultato: si tratta di un rischio e
non è detto che porgendo l'altra guancia l’avversario non ne approfitti. Ma è
proprio la via della Croce che io ho
voluto indicare come una possibilità
oggi, valida anche politicamente. Non
dobbiamo proprio mai rischiare di mettere in pratica le indicazioni evangeliche? Forse nella particolare contingenza che stiamo vivendo, parafrasando
l’Apostolo Paolo, potremmo dire: la
pazzia di un disarmo nucleare totale è
più saggia del buon senno dell’installazione dei missili! Profeticamente, tanti
Collaboratori cercansi
Presso il CENTRO GIOVANILE PROTESTANTE (Gould)
sono disponibili i seguenti lavori;
— da giugno; un/a incaricato/a del servizio di foresteria con
compiti cura e pulizia dei locali e di accoglienza degli ospiti; un incaricato/a 'per il lavoro di segreteria;
— dal prossimo settembre; educatori/educatrici con conoscenze, eventualmente anche solo teoriche, nel settore educativo e disponibilità al lavoro di gruppo. Possibilità di
collegamenti esterni per il perfezionamento della professione. Le caratteristiche del lavoro lo rendono idoneo anche per una coppia. Si ritengono opportuni contatti e soggiorni preliminari orientativi presso la comunità.
Le assunzioni si effettuano in base alle normative in vigore e contemplano la possibilità di vitto e alloggio.
RIVOLGERSI al C.G.P. - Gould, via Serragli 49 - 50124
Firenze - tei. 055/21.25.76.
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1 giugno 1984
fede e cultura 3
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PARMA 9-10 MAGGIO
Un congresso su Concordato e Intesa
Pur presente per la prima volta con una relazione in un dibattito sul diritto ecclesiastico e i nuovi rapporti tra chiese e stato l’Intesa, piuttosto emarginata, non ha potuto essere adeguatamente discussa
Seguendo una tradizione ormai radicata, si è svolto a Parma il 9 e 10 maggio un congresso di diritto ecclesiastico, che
quest’anno aveva per titolo :
« Concordato e Costituzione - Gli
accordi di Villa Madama e l’Intesa valdo-metodista ».
A dire il vero, lo svolgimento
dei lavori è stato più consono
al titolo che non al sottotitolo,
dal momento che, delle otto relazioni in programma, sette riguardavano temi specifici del
Concordato e una sola l’Intesa.
Di conseguenza, è stato dato
spazio ad un’ampia indagine sul
Concordato, anche, in una certa
misura, a livello di dibattito,
mentre l’Intesa, analizzata dall’ultimo relatore in programma,
non ha praticamente potuto essere discussa.
La prima mezza giornata era
dedicata all’inquadramento del
Concordato neH’amtaito dei negoziati per la sua revisione e nel
sistema costituzionale italiano,
con inoltre uno studio comparatistico sulle soluzioni adottate
da altri Paesi. La relazione più
attesa era forse quella introduttiva, di P. Margiotta Broglio,
anche per la sua posizione di
presidente della commissione mista che dovrà, nei prossimi mesi, definire la sorte degli enti
ecclesiastici.
La relazione di Margiotta è
stata imperniata sulla volontà
di lodare gli sforzi compiuti dal
Governo per recuperare il ruolo
del Parlamento nella revisione
del Concordato, contrariamente
a Quella che era una prassi consolidata. Egli ha sostenuto che
Chiarezza
sulla tortura
(segue da pag. 1)
dopo oltre vent’anni di assoluto
dominio del Governo nel campo
degli accordi di politica estera,
— anni in cui il ruolo del Parlamento era ridotto a quello di
pura approvazione formale, a
posteriori, di norme già predisposte — a partire dall’inizio
degli anni ’70 c’è stata una progressiva responsabilizzazione del
Parlamento, in particolare per
quanto riguarda la revisione degli accordi con la S. Sede. Margiotta ha pure sottolineato come
questo coinvolgimento abbia riguardato anche la scelta dei
principi da seguire ed abbia
portato alla modifica di alcuni
punti di una almeno delle varie
bozze predisposte nel corso delle trattative.
Questa lode dell’atteggiamento
dei governi passati, e di quello
attuale, non ha mancato di suscitare reazioni nel pubblico,
che a più riprese ha denunciato
come la segretezza abbia caratterizzato fino all’ultimo le trattative per la revisione del Concordato, segretezza per nulla
mitigata dalle informazioni dar
te dal Presidente del Consiglio
sui principi generali seguiti. Infatti, è stato sottolineato, i principi generali possono avere valenze molto diverse a seconda
della norma concreta in cui sono tradotti.
” Chiesa” e ’’fedeli”
non coincidono
1
É
parco. Mentre loro sono costretti a guardare i propri figli negli
occhi » (Geo Mangakis, Lettera
agli europei, indice, voi. I, N. 1).
Una ragione specifica per torturare è l’intimidazione delle vittime e di altri potenziali dissidenti. Questa è una somiglianza
delle torture di oggi con quelle
del passato. Per esempio in questi anni in Guatemala contadini
torturati e morenti sono stati
mostrati a parenti e vicini impedendo loro di aiutarli (Torture in thè eighties, an Amnesty
International Report, 1984).
Rispetto al passato vi sono anche importanti differenze: per
esempio una proporzione sempre più rilevante di torturati è
costituita da intellettuali. Una
differenza più incoraggiante è
costituita dal fatto che, fra i detenuti e le loro famiglie, la coscienza di poter far ricorso ad
un appoggio internazionale non
è mai stata così grande. Il maggior numero di riferimenti alla
tortura che si constata nei mezzi
di comunicazione in questi ultimi anni in parte non è da attribuirsi ad un suo aumento ma al
fatto che un maggior numero di
organizzazioni indipendenti indaga sulle violazioni dei diritti umani e rende quelle violazioni di
pubblica conoscenza. L’organizzazione Azione Urgente di Amnesty iniziata nel 1974 rende possibile un’azione rapida, nel mondo, per persone che corrono il
rischio di venire torturate.
Anche una mostra povera di
cultura e senza speranza può essei-e una buona occasione per
parlare delle contraddizioni del
mondo ma insieme delle nostre
fondate speranze.
Ezio Ponzo
ponendo una serie di interrogativi. Egli ha sottolineato l’incertezza che, in materia, il Concordato e l’Intesa hanno suscitato, dal momento che ormai
non si può più parlare, per la legislazione scolastica, di centralità delle norme concordatarie :
d’altro canto egli ha messo in
guardia contro il pericolo che,
per ovviare a questo, si adotti
una serie di legislazioni speciali
in tema religioso. Inoltre ha denunciato la possibilità di discriminazioni che si verrebbero a
verificare se uno studente chiedesse di seguire più insegnamenti religiosi a scuola, oppure
nei confronti delle confessioni
religiose senza intese con lo Stato. Un breve dibattito ha soprattutto imputato a Cardia di non
aver assolutamente toccato la
questione degli oneri finanziari
dell’insegnamento religioso nelle scuole, né per il passato, né
per il futuro.
L’Intesa demolita
Nell’ambito delle relazioni su
punti specifici del Concordato,
a parte le precisazioni sugli enti
(materia che attende ancora una
definizione) e sul matrimonio
(con l’invito ad esaminare fino
in fondo le possibili conseguenze discriminatorie della accettazione del matrimonio concordatario, che non è una mera forma alternativa di celebrazione),
ha suscitato interesse quella più
generale sulla libertas ecclesiae,
svolta da A. Consoli. Secondo
questo oratore il nuovo testo
del Concordato garantisce una
posizione di libertà per la Chiesa cattolica, più simile alla Legge delle Guarentigie che al Concordato del 1929. Questo avviene perché, a suo dire, la libertas
ecclesiae è strettamente collegata alla libertà religiosa, che costituisce a sua volta un aspetto
particolare della più vasta libertà civile. La libertà della chiesa
sarebbe ora maggiore che in
passato, perché l’ambiente è più
favorevole alla libertà civile in
generale e perché gli accordi di
oggi sono il frutto del ripensamento sui principi di libertà che
ogni periodo storico dovrebbe
fare, per potersi dare norme
sempre ancorate alla realtà. Alla luce di questi principi, anche i fedeli vedono riconosciuti
e tutelati i loro diritti all’interno della società ecclesiale.
E’ stato interessante notare
come esistano nelle opinioni degli studiosi cattolici, ma direi
anche di quelli laici, i due concetti di « chiesa » e di « fedeli »,
che non coincidono assolutamente, a tal punto che si prevede la tutela degli uni verso l’altra. Alle orecchie di un evangelico questa distinzione non può
passare inosservata, come non
può non rilevarsi che — seppure solo accennato — esiste il
nroblema della applicazione o
meno dei diritti di libertà, nei
loro rapporti con l’istituzione, a
quei fedeli che sono stati chiamati « disubbidienti », cioè a coloro che non fanno parte della
ecclesia, o comunque non di
quella ufficiale.
La relazione di C. Cardia sull’istruzione religiosa ha aperto
la seconda giornata di studio.
Se sono state riportate tutte
queste critiche (ma non erano
le sole!) non è per screditare la
persona cui va senz’altro il merito di aver per primo, in sede
di incontro scientifico, studiato
il testo dell’Intesa, bensì per
sottolineare l’importanza di divulgare, da parte nostra, la portata concreta delle norme. Infatti è vero che nella sua relazione
Casuscelli è stato costretto ad
affrontare tutti i punti che, per
quanto riguarda la loro sistemazione nel Concordato, sono
stati suddivisi tra più oratori,
ma è altrettanto vero che alcune sue affermazioni non costituivano solo opinioni per loro
natura suscettibili di dibattito,
ma sembravano dimostrare una
interpretazione delle norme del
tutto difforme da come le interpreta chi nell’Intesa si riconosce.
Sembra pertanto opportuno
che il testo dell’Intesa venga
spiegato, discusso e soprattutto
vissuto, perché entri a far parte
della coscienza comune il fatto
che esiste un’alternativa sostanziale al metodo concordatario
di regolare i rapporti stato-chiesa. E non va dimenticato il fatto
che sostenere la laicità dello stato non implica necessariamente
che laico debba essere anche chi,
su questa materia, è l’interlocutore dello stato.
Lo stato laico (e pertanto senza religione di stato, ma nemme
no ateo) deve garantire ad ognuno la propria libertà in campo
religioso, tra cui c’è anche quella di dichiararsi non laico. Lo
scopo dell’Intesa è di attuare il
principio del separatismo tra
chiesa e stato, ma per l’unico
fine della libera predicazione
dell’Evangelo : solo in quest’ottica, che deve essere il nostro
obiettivo primario, trovano un
senso le nostre affermazioni.
Danielle Jouvenal
Ebrei: sospese le trattative
L’ultima relazione, di G. Casuscelli, riguardava l’Intesa. Pur
essendo, da laico, sostenitore di
un testo non concordatario, questo oratore ha finito per demolire, nel nome di una rigorosa —
addirittura fuorviante — laicità,
l’intero nostro testo. Innanzitutto l’analisi sulla natura 'dell’Intesa (accordo di diritto interno
0 esterno) che si è conclusa con
l’asserzione che si tratta di diritto esterno, si è basata su vari
punti, tra cui l’iter di redazione
seguito, ma ha tralasciato invece l’esame del dettato costituzionale, e quindi non ne ha motivato il superamento. Scendendo
nel particolare delle norme, Casuscelli ha criticato l’inserimento delle affermazioni di principio, che a suo dire possono stare solo all’interno dell’ordinamento confessionale, e quindi
ogni riferimento ad esse, quali,
ad esempio, la rinunzia all’assegno perpetuo di mantenimento
del culto. Inoltre l’oratore sosteneva che molti articoli dell’Intesa costituiscono norme in re
aliena (in campo altrui, n.d.r.);
tra queste, la rinuncia alla tutela penale, la rinuncia a porre
l’onere per l’assistenza spirituale agli ammalati sull’ente ospedaliero. la specificazione sul diritto di esonero dall’istruzione
religiosa nelle scuole, in quanto
non è diretta solo ai fedeli della
confessione stipulante. Stranamente, perché in contrasto con
quest’ultima affermazione, è stato criticato anche il fatto che
per esercitare il diritto di seguire le proprie pratiche religiose
1 credenti che siano militari debbano fare una dichiarazione in
tal senso.
Il numero di aprile di Ha Keillah, il periodico della Comunità
israelitica di Torino, annimcia
che « la Giunta della Unione delle Comunità Israelitiche Italiane
ha deciso di sospendere le trattative col Governo per la stipulazione d’una intesa ai sensi dell’art. 8 della Costituzione in attesa della sentenza della Corte
Costituzionale sulla costituzionalità della legge del 1930 sulle
comunità israelitiche». Su questa legge, come hanno riportato
i giornali, è stata sollevata una
eccezione di incostituzionalità
per ciò che riguarda l’imposizione fiscale obbligatoria da parte
dello Stato per conto delle Co
munità Israelitiche nei riguardi
dei cittadini indicati dalle Comunità stesse come soggetti obbligati.
Il comunicato annuncia inoltre che «la Giunta ha pure deciso di sottoporre al Consiglio
la proposta di modificare il nome dell’Ente in ’’Unione delle
Comunità Ebraiche d’Italia” e di
convocare il Congresso straordinario costituente dell’Ebraismo
italiano ».
Gran parte del numero di Ha
Keillah è dedicato ad un commento su Concordato e intese
di cui intendiamo riferire in im
prossimo numero.
CINEMA: « YENTL » DI B. STREISAND
La ragazza della Torah
In un villaggio polacco d’inizio
secolo vicino a Lublino un rabbino vedovo insegna, contro le regole religiose, il Talmud alla propria figlia che ama teneramente.
L’insegnamento del Talmud è riservato solo ai maschi. Il rabbino muore. La figlia decide di
continuare a studiare i libri religiosi riservati esclusivamente al
mondo maschile.
Così si taglia i capelli alla mascolina, cambia il proprio nome
in YentI, s’iscrive ad una Yeshiva,
una scuola rabbinica. Travestito
da studente entra così in un
mondo proibito alle donne. E se
la cava benissimo. Tra una lezione e l’altra sulla Torah Yentl
s’innamora di Avidgor, suo compagno di studi. Qui la trama rocambolesca s’infittisce. Avidgor,
da tempo, corteggia Hadass, una
bella ragazza della buona borghesia ebrea di Lublino. Ma il
fidanzamento tra i due viene improvvisamente rotto dal ricco
ebreo, padre della ragazza, quando scopre che la figlia sta per
convolare a nozze con un giovane il cui fratello si era suicidato.
Antiche regole di vita ebraica
sconsigliano d’imparentarsi con
chi ha in famiglia una vena depressiva. A questo punto che fare? Yentl, che ama Avidgor si lascia persuadere a sposare la giovane Hadass. E così succede:
Yentl, donna travestita, sposa la
bella Hadass.
Non mi soffermo sulle peripezie, le cabale, d giochi talmudici
di parole che Yentl utilizza per
evitare il confronto'del talamo.
Più tardi in una sequenza drammatica Yentl confesserà tutto ad
Avidgor, il quale finirà per sposare finalmente la bella Hadass.
Il nostro Yentl, rientrata con il
suo triste scialle donna tra le
donne, finisce su un piroscafo che
parte per TAmerica: terra della
libertà.
Sembra che Barbara Streisand
abbia atteso quindici anni per
realizzare questo film musicale
ispirato ad un bellissimo racconto di Isaac Singer. Chi ama la
letteratura yddish, il mondo culturale ebraico e quella sottile ironia su se stessi che stempera ogni
tragedia, ogni lotta e che si incontra soprattutto tra gli scrittori ebrei, deve andare a vedere
questo film.
Non sono un critico d’arte però
mi pare, come aspetti negativi,
che nel film ci sia un po’ troppo
10 stile melodrammatico aH’americana mentre la voce della
Streisand è senz’altro più bella
della musica che accompagna le
sue canzoni. Regista, attrice la
Streisand che è ebrea (« sì, sono
ebrea ma non religiosa, non respingo la tradizione e ammiro la
moralità ») rivela, in questo film,
un talento che non tocca la volgarità ma si mantiene su livelli
di grande sensibilità interpretativa.
Yentl riesce a superare rnolti
ostacoli per giungere a soddisfare le proprie aspirazioni intellettuali. Ma il prezzo che deve
pagare per questa trasgressione è
alto, troppo alto. Nella sua lucida
avventura Yentl anticipa la necessità delTeguaglianza tra uomo
e donna anche rispetto al sapere,
compreso quello religioso con
tutte le sue antiche pratiche. Alla fine del film ci si chiede se
questo mondo ebraico dell’inizio
del secolo che riserva solo ai maschi lo studio e l’esercizio della
religione e che confina le donne
tra i fornelli di casa sia definitivamente tramontato. Temo che
11 problema sia più complesso di
una semplice risposta in bianco
o nero. Dietro Yentl c’è una cui- '
tura dei moli e del realizzarsi
che va al di là dei soliti schemi
di emancipazione femminile che
abbiamo imparato a conoscere in
questi ultimi anni.
Giuseppe Platone
4
4 vita delle chiese
1 giugno 1984
Pentecoste '84
« RESPONSABILI
IN CRISTO
DEL NOSTRO FUTURO »
POMARETTO, 9-10 GIUGNO
Programma
SABATO 9
ore 21: Il Gruppo Teatro Angrogna presenta « Ninna nanna
della guerra ». Segue una veglia organizzata dai gruppi
giovanili.
DOMENICA 10
ore 9: Apertura Stands;
ore 10: Culto nel Tempio con la partecipazione dei Trombettieri Valdesi, Scuole Domenicali e Corali.
Colletta a favore dell’Asilo dei Vecchi di S. Germano Chi
sone.
ore 12.30: Pranzo: polenta e spezzatino (prenotarsi).
ore 14.30: Incontro pomeridiano: Canti delle corali; Scenette
teatrali; Messaggi; Giochi organizzati per i bambini (campetto del Convitto).
ore 16.45: Messaggio conclusivo; Lancio della mongolfiera con
il motto della giornata.
NOTE AL PROGRAMMA:
Tutta la festa si svolge nell'area intorno al Tempio. Verranno chiuse
al traffico le vie di accesso.
Per il parcheggio delle auto saranno disponibili il posteggio presso il
Cinema Edelweis (g.c.), la Piazza della Libertà intorno al Municipio e
la via Fratelli Genre.
Avremo a disposizione un tendone con relative panche e tavoli da
300 posti in modo che anche in caso di pioggia tutto possa svolgersi
regolarmente.
Le prenotazioni per il pranzo vanno fatte entro martedì 5 giugno presso le varie chiese. Ricordate che le prenotazioni aiutano gli organizzatori.
Funzionerà un buffet con bevande calde e fredde, panini, dolci, pane
casereccio ecc.
Gii stands verranno allestiti in parte all'Eicolo Grande ed in parte
nell'area intorno al Tempio.
Le Unioni Femminili organizzano un banco vendita a favore della ristrutturazione dell'Asilo dei Vecchi di S. Germano. Tutti coloro che
sono disposti ad offrire oggetti vari per l'allestimento di questo banco si mettano in contatto con le responsabili delle varie unioni.
Sono in vendita gli autoadesivi e le spille con il simbolo della festa,
acquistandoli ci aiutate a coprire le spese di organizzazione. Grazie
e... arrivederci a Pomaretto il 9-10 giugno!
UNIONI FEMMINILI DELLE VALLI
Donne: tanto lavoro!
Accolte da una bella giornata
di sole dopo una settimana di
pioggia sono giunte a Pinerolo
domenica 6 maggio le unioniste
di tutte le valli per un incontro
con gli 8 membri del consiglio
nazionale FFEVM.
Alle dieci abbiamo partecipato al culto con la comunità locale presieduto da alcune sorelle del consiglio e inframezzato da
pezzi di organo e flauto e subito
dopo abbiamo iniziato i nostri
lavori con la presentazione del
lavoro fatto dalle varie unioni
che dopo un intervallo per il
pranzo in comune, è ripresa nel
pomeriggio dopo l’arrivo di altri gruppi di unioniste.
Presenti 16 unioni, assenti 2.
Con questa presentazione abbiamo avuto un ritratto completo
del lavoro che le varie unioni
fanno nelle singole comunità e
per la chiesa nel suo insieme.
Le U.F. sono nate nel secolo
scorso e, mentre quella di San
Germano celebra il 1“ centenario di attività, quella di Torre
Pellice festeggerà presto il 150°.
Le riunioni sono quasi sempre
qrdndicinali, in alcuni casi mensili. Alcune in giorni feriali, altre di domenica.
Lo studio biblico è il momento centrale della riunione, poche
volte tenuto dal pastore, sovente
dalla moglie e, gradatamente si
sta arrivando al coinvolgimento
di tutte le unioniste.
Forse questo è un traguardo
ancora un po’ lontano ma dopo
la frequenza ai seminari per animatrici che da alcuni anni si
svolgono alle Valli e una volta
ad Ecumene qualcosa è cambiato e molte sorelle, dojx) aver frequentato tali corsi han portato
i risultati nelle loro unioni. Per
alcune questo è molto difficile
ed allora ecco che altre più
"esperte” hanno offerto la loro
collaborazione quando ne saranno richieste. Questo è un modo
di "unire” sempre più i vari
gruppi aiutandosi le une le altre.
Gli studi biblici sono sempre
seguiti con interesse da tutte le
presenti, ma raramente discussi.
Le nostre sorelle, specie se anziane e le nostre unioni sono formate in grande maggioranza da
oltre cinquantenni, trovano difficoltà ad esprimersi in un gruppo e sono contente di limitarsi ad
ascoltare. Oltre agli studi biblici (che in nuest’anno sono stati
centrati sulle "donne nella Bibbia", argomento del corso di animazione) le conversazioni sono
state su: Storia Valdese o su
temi di attualità o proposti dal
Sinodo. Sono giunti in ritardo
gli studi FDEI e pochissimi ne
hanno approfittato.
Da molte relazioni risulta che,
ad alcune sedute sono stati im
vitati degli "specialisti” su certi
argomenti e do'vunque sono stati accolti ed ascoltati con interesse.
Le altre attività di tutte le
unioni sono la diaconia e la preparazione del bazar.
Le comunità che hanno nel loro territorio case per anziani o
foresterie si occupano in particolare di queste, se non ne hanno si occupano di quelle più vicine ed è stato interessante
ascoltare dalle varie esposizioni
quanto lavoro viene fatto da tutte le donne delle valli che qualche volta riescono a coinvolgere
anche gli uomini, nelle diverse
chiese, istituti, ospedali.
■Tutte le unioni preparano il
tradizionale bazar e la comunità tutta partecipa attivamente
alla buona riuscita. Vi sono sorelle molto anziane che non possono più frequentare né culti né
riunioni, ma che lavorano per
dei mesi per preparare qualche
lavoro ed anche i giovanissimi
si riuniscono in gruppi per questa occasione. I proventi sono
destinati, molto sovente, a ne
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Domenica della famiglia
SAN GERMANO — Domenica 6 maggio la comunità era un
po’ tutta riunita nel tempio, in
occasione della «domenica della
famiglia». I ragazzi hanno partecipato al culto con due canti
ed hanno poi offerto un mazzetto di fiori ai loro genitori, in segno di affetto e di riconoscenza.
La predicazione, a partire dal
salmo 127, ha sottolineato che
solo il Signore può « edificare »
una famiglia degna di tal nome.
Nel corso di questo culto il pastore Marco Ayassot ha presieduto la liturgia matrimoniale
per i due giovani sposi Mario
Aìassa e Santina Rostan.
Gita a Pomaretto
ANGROGNA — Sono aperte
le iscrizioni (4.000 a testa) per
la gita a Pomaretto in occasione di Pentecoste ’84, domenica
10 giugno: partenza ore 8 dalla
piazza, rientro per le 18. Iscriversi presso le monitrici o il pastore.
• La giornata è stata oscurata dal decesso del fratello Aldo
Beux, al quale è seguito alcuni
giorni dopo quello della sorella
Cesarina Martinat in Monnet. Alle due famiglie cosi colpite il nostro pensiero affettuoso e partecipe nel dolore e nella fede.
• Venerdì 11 maggio il Concistoro si è riunito per esaminare
i risultati dei vari incontri promossi per riflettere alTavvenire
della nostra Casa di Riposo ed
ha votato un ordine del giorno
in cui approva il progetto di ristrutturazione e chiede ai membri delle chiese delle valli di sostenerlo.
• Domenica 1° maggio è toccato alle sorelle dell’Unione Femminile di sottolineare, con tutti
noi, il centenario della loro
unione.
• Domenica 3 giugno, con partenza alle ore 7.45, avrà luogo la
gita della Scuola Domenicale a
Rorà.
• Una giornata movimentata
domenica 27, la pacìfica invasione degli Alpini ha arricchito il
culto di molte presenze e anche
il Bazar (quest’anno molte realizzazioni artigianali in stoffa e
legno) è stato molto frequentato : ancora una volta l’Unione
Femminile ha lavorato intensamente e bene.
eletto Aldo Toum, supplente Serena Tourn.
In una simpatica agape comunitaria che si è tenuta il 6
maggio, gli organizzatori, anzi
organizzatrici, hanno deciso di
dedicare il ricavo (L. 200.000) all’opera delle chiese valdesi del
Rio de la Piata, esprimendo anche in questo modo il senso di
fraternità che ci lega alle chiese valdesi di oltre oceano.
lebrato il loro matrimonio 60
anni fa. Una giornata commovente che ha visto la partecipazione di parenti, amici, della figlia. Ancora molti auguri invocando la benedizione del Signore.
Assemblea di Chiesa
Battesimi
Il past. Ribet parte
per l’Uruguay
TORRE PELLICE — Sono
stati battezzati Luca Cacciolato
di Carlo e Silvana Agli e Valentina Pedani di Valter e Laura
Martina.
Ai bambini e ai loro genitori
la comunità esprime gli auguri
di una vita benedetta dal Signore.
RORA’ — Una Assemblea di
Chiesa all’inizio di aprile, una
all’inizio di maggio, una terza
avvenuta domenica 27 maggio a Rorà. Di .solito le nostre
assemblee sono più diradate nel
tempo, ma in previsione della
assenza del pastore per sei mesi (per una permanenza in Uruguay e Argentina) abbiamo voluto predisporre nel migliore
dei modi le attività dei mesi
prossimi. Deputati alla Conferenza sono stati eletti Amina
Durand in Rivoira ed Elsa Toum
ved. Rivoira; supplenti Sergio
Rivoira ed Elvira Rivoira in Revel. Deputato al Sinodo è stato
Nozze di diamante
POMARETTO — Domenica 13
maggio l’assemblea di chiesa ha
designato quali delegati alla
Conferenza Distrettuale Luciano Ribet, Anna Di Gennaro, Silvana Marchetti Tron, e quali deputati al Sinodo Paola Ribet,
Lauretta Micol. (Supplenti alla
Conferenza Silvio Garrou e Tron
Liliana: supplenti al Sinodo Viola Rostan e Lisa Costabel).
Nella stessa domenica la comunità ha festeggiato le nozze
di diamante di Stefano Negrin
e Maria Collet che hanno partecipato al culto nella stessa comunità nella quale era stato ce
PRAROSTINO — Domenica 6
maggio Assemblea di Chiesa
convocata per votare i delegati
alla Conferenza Distrettuale. Sono risultati eletti i fratelli Enrico Pons, Alma Avondetto, Ida
Avondet. Per il Sinodo sono state scelte Paola Robert e Emma
Gay.
• Domenica 13 maggio: tradir^ionale festa di chiusura della
Scuola Domenicale, con recite
curate dalle monitrici dei vari
gruppi, e per lo più riferentesi
al programma svolto durante
l’anno.
Canti, poesie e musiche hanno
anche allietato il pomeriggio,
conclusosi con un thè fraterno.
• Battesimi. Domenica 20 maggio sono stati presentati al Santo Battesimo Elisa Grodino di
Enrico e Silvia, della Godina, e
Ronni Orticola di Oreste e Ornella di Roccapiatta.
Benvenuta
cessità locali perché tutte le
parrocchie delle valli hanno ricevuto in eredità dei locali che
debbono mantenere efficienti e
agli istituti del I distretto, altre
volte alle opere esterne.
Ancora una cosa comune a tutte le unioni: la « tazza di thè »
presa insieme alla fine di ogni
seduta o in qualche particolare
occasione. E’ stato detto che in
quel momento s’intrecciano conversazioni molto interessanti e
si nota sempre un notevole affiatamento fra tutte le partecipanti, comprese le più timide,
che rinsalda le amicizie.
Terminate ie relazioni delle
unioni delle valli sono state chieste ai membri del Consiglio di Napoli, Firenze, Palermo, Bologna
e Forano Sabino alcune notizie
dei loro gruppi. Funzionano in
modo diverso per quel che riguarda i contatti con le altre denominazioni evangeliche e per
quel che riguarda l’apertura verso le attività sociali, ma hanno
in comune con noi il desiderio
di viver la loro vita di credenti
nei loro giupni e di portare la
loro testimonianza fuori verso
tutti gli altri.
Dopo questa panoramica sulla
vita delle imioni vorremmo solo sottolineare due cose importanti; se, specialmente alle valli, la presenza della moglie del
pastore è stata determinante
per la vita delle unioni si sta
delineando, anche se lentamente, la possibilità di un lavoro
portato avanti da altre persone
o gruppi di persone. Si può veramente dire che dopo sei anni
di esperienza di seminari biblici
si comincia a raccogliere qualche ri.sultato, se non in tutte, almeno in alcune unioni.
In secondo luogo non avendo
tutte le unioni le stesse possibilità è da sottolineare la proposta di avere uno scambio onde certe persone possano mettersi a disposizione di unioni
più in difficoltà. Forse sarebbe
bene segnalare ai membri del
comitato le richieste e le offerte.
Infine abbiamo notato che
quando il lavoro non è troppo
pesante le donne delle nostre
valli (erano un centinaio) sono
liete di incontrarsi e di passare
assieme qualche ora. La tazza di
thè è sempre un momento di socializzazione e non è da trascurare.
“Vera Long
Elsa Rostan
Sabato 2 giugno
Domenica 3 giugno
□ CONFERENZA
1» DISTRETTO
PRAMOLLO — La Conferenza distrettuale è convocata presso la Chiesa di
Pramollo per le ore 14.30 del sabato
2 giugno per l’esame della relazione
della Commissione Esecutiva e della
Commissione d’Esame.
La Conferenza proseguirà anche nella giornata di domenica secondo gli
orari che saranno stabiliti. Alle ore 11
avrà luogo il culto con la comunità di
PramoMo e la celebrazione della Santa
Cena. Predicatore. Bruno Bellion.
PRAMOLLO — Ci rallegriamo con Nella e Renato Travers
(Bosi) per la nascita della piccola Luisella ed esprimiamo loro
i migliori auguri.
• Ancora una volta ringraziamo sentitamente il fratello A.
Garrone ed il pastore P. Marauda per i messaggi che ci hanno rivolto nel corso dei culti da
loro presieduti domenica 6 maggio e domenica 20 maggio.
Sabato 9 giugno
□ CONFERENZA
1° DISTRETTO
PRAMOLLO — Prosegue la Conferenza Distrettuale presso la Chiesa di
Pramollo per l’esame delle relazioni
degli Istituti e della CIOV. sentita la
relazione della Commissione d'Esame
sull’operato della stessa. La seduta avrà inizio alle ore 14.30.
Alla Conferenza Distrettuale possono assistere tutti i membri di chiesa.
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5
1 giugno 1984
vita delle 4^]iiese 5
IL 10 GIUGNO COMPIE 79 ANNI
Compleanno a Casa Materna
HA INSEGNATO A COMPRENDERE E LOTTARE
Evelina Pons
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« Il Signore è il mio Pastore.;. »
sono le note gioiose che ripetono
i ragazzi che si avviano verso la
Chiesa sciamando festosi attraverso quel porticato di Casa Materna che porta sull'architrave
Temblema della sua storia e della sua missione in mezzo alla
società: « Lasciate i bambini venire a me ». Quanti di noi non
hanno vissuto almeno per qualche anno in questo ambiente dove l'amore, la libertà, la fede sono il trittico che ha formato generazioni e generazioni di giovani evangelici e non nel corso
di circa 80 anni! Difatti la Casa
Materna fu fondata dal pastore
Riccardo Santi e dalla sua signora nel 1905 a Napoli. Successivamente, negli anni '20, passò nella
sede dove ancora oggi si trova:
uno dei pochi parchi verdi nell’area di Portici, ricco di prati,
pratoline, fiori di ogni genere in
uno scenario incantevole di palmizi, faggi, abeti con alle spalle
lo sfondo del mare col Capo di
Sorrento, l’isola di Capri, l’isola
d’Ischia, il Capo Posillipo degradante sull’orizzonte a ponente in uno sfolgorio di luci, di
sole, di azzurro!
Sono circa 400 ragazzi che ogni
giorno passano attraverso la
Casa: parte sono esterni e frequentano le scuole formate da
18 aule suddivise tra le cinque
classi delle elementari con altrettanti insegnanti, bidelli, servizi; parte sono interni, mediamente 80 ragazzi che vivono nella Casa giorno e notte ed a cui
si dedicano il pastore Emanuele
instancabile ancora oggi malgrado l’età e gli affanni, il dott.
Teofilo, un epigono, uno dei pochi rimasti a credere che un’opera di quest’ampiezza e portata
possa andare avanti con la sola
beneficenza nello spirito dei fondatori, la signora del dottore,
sempre presente, sempre attiva,
sempre prodiga di consigli per
tutti ed infine Daniela, la loro
figliola col marito Gigi Capuano.
Lo Spirito Consolatore aleggia
in tutti! « E’ la casa un paradiso... »: l’inno che di solito si canta in occasione di matrimoni,
qui è uno degli inni più cantati
in ogni occasione perché questa
casa « è un paradiso » per i piccoli senza famiglia, senza una
casa, senza una scodella di minestra... una grande famiglia
« stretta insieme dall’amore »,
una grande famiglia che cammina nel timore del Signore e nel
la consolazione dello Spirito
Santo.
La Direzione di questa Casa si
avvale della collaborazione di un
Comitato nazionale e di un Comitato intemazionale formato
da svizzeri, olandesi, tedeschi,
inglesi ed americani: persone
coraggiose g fedeli, dedite al lavoro per l’avanzamento del Regno di Dio. Questi Comitati sono
chiamati ad assistere, consigliare, intervenire, operare affinché
non manchi ai piccoli ospiti della Casa il minimo necessario per
poter sopravvivere: le spese cui
si va incontro per poter andare
avanti non sono indifferenti in
quanto, come tutti sanno, il costo della vita aumenta giorno
dopo giorno e poi, oltre al vitto
che già costa tanto, ci sono Innumerevoli altre spese: per la manutenzione generale della Casa,
per gli stipendi al personale interno ed esterno, per il guardaroba, per la scuola, per il materiale didattico, per la luce,
l’acqua, il gas ed il riscaldamento. Ci diceva il Direttore non
molto tempo fa che in Casa Materna è normale che ci si avvicini alla fine del mese senza sapere dove sarà preso il denaro
per affrontare un altro mese ma
che può testimoniare che ad
ogni fine mese il denaro c’è sempre stato: il Signore ha provveduto in qualche maniera e si è
andati avanti: ed ormai volge
l’ottantesimo anno di vita. Casa
Materna è un’opera di fede e di
carità: ha perciò bisogno dell’aiuto di tutti quanti noi, specialmente noi evangelici italiani
perché Casa Materna è il nostro
orfanotrofio, è la Casa dove sono passati centinaia e centinaia
di ragazzi delle nostre Chiese, è
la Casa che ha ospitato sino a
quattro generazioni della medesima famiglia, è la Casa che « ancora oggi è un prezioso strumento di testimonianza cristiana ».
Il prossimo 10 giugno sarà ricordato il 79esimo anniversario della sua fondazione e per quell'occasione convergeranno su Casa
Materna fratelli provenienti da
diverse parti del mondo per cui
sarà cosa buona, meritevole e
giusta se ciascuno di noi evangelici italiani sarà presente con
un pensiero, di qualunque genere o natura, che stia a dimostrare il nostro interessamento per
quest’opera, per i piccoli orfani
che vi sono ospitati, per la Direzione che tanto si adopera in
favore della promozione umana.
Abbiamo bisogno di aiuto: potete darci voi una mano? Sarebbe cosa opportuna se vi faceste
promotori di iniziative a carattere locale e ci scriveste. Il Signore vi benedica.
Il Comitato Italiano di Casa
Materna presso Casa Materna - Corso Garibaldi, 235 80055 Portici (Napoli).
Ive, com’è difficile di scrivere
di te, la tua vita è stata così piena! Eppure credo di sentirti dirmi: « scrivi come ti viene, ti correggerò dopo la brutta copia », e
mi ritroverei con una pagina piena di righe nere fatte dalla tua
matita e ci metteremmo a ridere!
E’ vero, sei stata innanzitutto
un’ insegnante, maestra amata
alle Vaili o a Torino, una maestra che amava i suoi alunni, li
seguiva, loro e le loro famiglie,
pronta ad aiutare, consigliare
anche quando i ragazzi erano diventati adulti. Un’ insegnante,
dunque che testimonia la sua fede concretamente, non solo nella
sua professione ma anche nella
sua chiesa. rSei stata a lungo monitrice alla Scuola Domenicale di
Corso Oddone a Torino; poi ti
hanno chiesto di aiutare tutti i
monitori d’Italia. Con entusiasmo hai partecipato attivamente alla redazione del materiale
per le scuole domenicali, dando
preziosi consigli pedagogici, traducendo il materiale venuto dall’estero.
Occuparsi dei bambini o dei
monitori voleva dire per te non
dimenticare le colonie estive. Con
la tua foga, ti sei buttata nella
preparazione di chi si sarebbe
occupato dei ragazzi a Borgio Verezzi, scegliendo i temi più adatti a interessarli nel campo religioso. E poiché amavi tutti i
bambini, sei stata chiamata a
seguire gli handicappati della
casa dell’Uliveto facendo parte
del comitato direttivo.
Sì, sei stata una maestra; ma
cosa si può fare per tutti gli altri insegnanti evangelici? Attorno agli anni ’50 hai pensato di
riunirli; fondavi TAICE, che sarebbe servita di legame e li avrebbe radunati ogni anno in un
convegno attorno ad un tema suscitatore di animate discussioni.
Più o meno alla stessa epoca,
avendo saputo che le donne protestanti della Svizzera Romanda
si riunivano a Vaumarcus per db
scutere dei loro problemi, hai
avuto l’idea di mandarci D. Beri.
In seguito, con altre mogli di pastori, avete creato un comitato
coordinatore tra tutte le Unioni
femminili italiane e nasceva la
Federazione Femminile Valdese!
A Torino la nostra Lega Femminile accoglieva sotto la tua presidenza, un’ottantina di membri
che evocano ancora ora con nostalgia, le nostre formidabili serate di Natale, così gaie e calorose!
Ive, sei anche stata membro
del Concistoro e, se non sei sempre stata del parere dei tuoi colleghi, ripensando alle vostre discussioni, mi dici: « Forse, non
ci siamo capiti, devo rifletterci ».
Perché c’è in te un grande amore per la pace, un desiderio di
comprensione dell’altro, una voglia di lottare per la giustizia. Arrivata per te l’ora della grande
prova, Ive, hai dovuto poco per
volta rintmciare aUe tue attività,
ma non hai rinunciato a soccorrere gK altri. Hai fatto parte dell’Assistenza di Corso Oddone e
insistendo sempre perché si aiuti chi si sente solo, anziano, abbandonato. Come avevi seguito
i tuoi alunni, così scrivendo, telefonando, visitando hai circondato del tuo affetto, col tuo sorriso,
chi si sente isolato in mezzo alla
città. Insistendo perché la Comunità della Chiesa sia una vera
Comunità, hai accolto con entusiasmo l’idea di creare dei pomeriggi d’incontri con le persone
anziane, e la tua macchina è servita spesso a trasportarli da vm
capo all’altro della città.
Hai trascinato molti membri
della Comunità a far narte degli
« Amici deU’Ospedale » che s’incaricavano di visitare gli ammalati.
Nelle ore buie, Ive, quando ti
sentivi angosciata moralmente e
fisicamente, hai pregato e hai insistito perché non smettessimo
di pregare per te. Sei stata un
esempio per tutti noi, ed è col
cuore pieno di tristezza poiché ci .
hai lasciati, ohe ti diciamo: a
Dio, Ive, grazie di tutto quello
che ci hai dato dato alla tua
Chiesa valdese, alla Comunità di
Torino. Pensando a te, ripetiamo
il versetto dell’Apocalisse: « Beati i morti che da ora innanzi
muoiono nel Signore; si riposano
delle loro fatiche e le loro opere
li seguono ».
Louise Rochat
# Hanno collaborato a questo
numero: Giovanni Conte,
Ivana Costabel, Luigi Marchetti, Paola Montalbano,
Sergio Ribet, Yvelise Rocchi
Lanoir, Franco Taglierò, Cipriano Tourn.
CORRISPONDENZE
Caro Dio, perchè dobbiamo pregarti?
t'
%
TORINO — « Caro Dio, sei ricco o sei soltanto famoso »? (Stephen); «Caro Dio, se noi viviamo
dopo che noi moriamo, allora
perché dobbiamo morire? »;
« Caro Dio, perché dobbiamo pregarti, se tu sai comunque ciò
che vogliamo? Ma io lo faccio,
se questo ti fa star meglio »;
« Caro Dio, le bambine sono migliori dei bambini; io so che tu
sei maschio, ma cerca di essere
gentile» (Silvia); «Caro Dio, io
sono un bambino adottato, ma
questo è bello quanto essere un
vero bambino ».
Queste sono alcune delle « Lettere dei bambini a Dio » — tratte
da una raccolta edita in Scozia
— che sono state lette ai bambini, appunto, dal candidato
Gianni Genre che animava la 17“
edizione della Pesta di Canto
delle Scuole Domenicali a Torino. Ci siamo ritrovati il pomeriggio della domenica 13 maggio, nell’ospitale chiesa battista
di via Viterbo, angolo via Tiraboschi, con i bambini dei gruppi
valdesi di corso Vittorio, corso
Oddone e via Nomaglio, dei gruppi dei Fratelli di via Spontini e
via Virle, del gruppo battista di
via Passalacqua. Erano attesi
anche altri gruppi, che non sono
potuti intervenire. I bambini presenti si sono alternati nei canti,
tratti dall’Innario Cristiano e da
varie raccolte di canti per bambini. Il clima generale era sull’allegro, con gelato finale.
Sarebbe opportuno ridare giusto spazio anche ai canti dell’Innario, perché i futuri utenti delle chiese possano inserirsi attivamente col canto nel culto delle comunità e per creare un patrimonio comune, che abbia una
continuità con quello degli adulti.
I gruppi valdesi si erano ritrovati anche al mattino nel Teatro
di Corso Vittorio, per un culto
con la comunità, in cui venivano
presentate alcune scenette illustrative della sequenza « La nuova Pasqua », svolta nel corso dell’anno: il Getsemani, il Tribunale,
la Risurrezione. Nell’intervallo
fra culto e pomeriggio di canti,
bambini e monitori si sono riscaldati dalla pioggia onnipresente con una pastasciutta comunitaria.
Zwiligli a Napoli
Il riformatore svizzero è giunto anche a Napoli illustrato vivacemente e in modo interessante
dal pastore Emidio Campi, invitato a questo scopo dal Consiglio
del XIII Circuito.
E’ ancora viva in tutti noi la
figura di Lutero commemorata
l’anno scorso in diverse occasioni, con conferenze anche audiovisive e tenute da diversi oratori, perciò viene naturale comparare le due personalità. Le loro
vite si possono considerare parallele, dati i fini di riforma della Chiesa che entrambi perseguivano, ma Zwingli ne esce un personaggio battagliero e poliedrico, impegnato non solo nella riforma ecclesiastica, ma anche
nell’evoluzione sociale del suo
Paese.
E’ da considerarsi personaggio
complesso e a volte sconcertante.
Studia e traduce le Scritture,
vuole riformare la Chiesa, combatte il problema mercenario, ma
poi lo vediamo impegnato in bat
taglie papali impugnando e usando la spada.
Il suo spirito appare rivoluzionario, specie per quell’epoca, egli ha il coraggio di spodestare i
borghesi in favore del mondo
contadino. E’ un precursore delle
ancora attuali battaglie sociali.
Al contrario di Lutero, più dedito alla teologia, Zwingli più
realisticamente insegna che la
vita spirituale e sociale devono
camminare insieme. Una vita spirituale viva non può ignorare i
problemi dell’infanzia, della vecchiaia, degli oppressi.
Non estraneo neppure agli
scontri tra Cantoni cattolici ed
evangelici, ha segnato un punto
importante nella vita del suo
Paese.
Ringraziamo il Console Svizzero che ha gentilmente accettato
Tinvit'o fattogli dal sovrintendente pastore Giovanni Anziani
a partecipare a questa conferenza, e il ringraziamento del Consiglio di Circuito va anche alla
Chiesa Valdese che ci ha ospitati e ancora un grazie al pastore
Campi.
Attualità di Lutero
MILANO — Venerdì 8 e sabato 9 giugno presso i locali della
Chiesa Metodista di Via Porro
Lambertenghi 28, patrocinato
dalla Provincia di Milano, si terrà un Convegno pubblico sul tema : « L’attualità di Lutero : bilancio dell’anno luterano in Italia». Il programma prevede: venerdì 8 dalle ore 17 il prof. Attilio Agnoletto della Statale di Milano presenta : « Lutero di fronte
all’età moderna », sabato 9 dalle ore 9 alle 17 padre Ver Cruls*
se, della Gregoriana di Roma,
parla su « La ricezione di Lutero da parte cattolica», il prof.
Paolo Ricca presenta « L’attualità di Lutero », infine il dott.
Aurelio Penna presenta « L’anno luterano e i mass media ». La
giornata si concluderà con una
tavola rotonda.
Spostamento
A causa della data delle elezioni europee le Conferenze del
II e IV distretto delle Chiese
valdesi e metodiste che si terranno a Torino e a Guardia Piemontese (CS), sono state spostate di una settimana e si terranno perciò Tuna nei giorni
23-24/6, l’altra nei giorni 22-24/6.
6
6 pix)spett2ve bibliche
1 giugno 1984
UN NUOVO LANCIO DELLA BIBBIA IN ITALIA
Capire l’Antico Testamento
Il testo completo della Traduzione interconfessionale in lingua corrente (TILC) sarà presentato al pubblico nel corso di
quest’anno: le prime copie saranno in distribuzione nei primi
mesi del 1985. Giungerà così a
compimento, con la pubblicazione dell’Antico Testamento,
una delle più importanti imprese culturali ed editoriali del nostro tempo. Il Nuovo Testamento è già stato pubblicato nel
1976, ed è diventato ormai tm
testo di uso comune, del quale
sono state vendute quasi 3 milioni di copie. Dopo alcune resistenze iniziali, dovute soprattutto a un nuovo metodo dì traduzione, meno letterale di quello al quale si era abituati, la
TILC è entrata nelle chiese cattoliche e protestanti, nei gruppi di studio biblico, nella lettura personale. Ovviamente essa
non ha sostituito le traduzioni
esistenti, soprattutto nell’uso liturgico e cultuale: ma non era
questo che la TILC sì propo
II lavoro di traduzione dell’Antico Testamento è stato ancora più impegnativo — e naturalmente più lungo — di quello
per il Nuovo Testamento. Lo si
comprende facilmente: non si
tratta soltanto dell’ampiezza dell’Antico Testamento rispetto al
Nuovo, di quasi quattro volte
più lungo, ma anche della complessità di interpretazione di un
originale ebraico (con parti in
aramaico e, per i libri del cosiddetto « secondo canone », in greco): un originale che, a differenza di quello che avviene per il
Nuovo Testamento presenta
spesso difficoltà testuali e di vocabolario. Così il lavoro, iniziato
nel 1977, è stato concluso soltanto nel corso dell’83. Mentre
per il Nuovo Testamento era
stato sufficiente costituire un
unico gruppo di traduzione, per
l’Antico ce ne sono voluti cinque. Ogni gruppo di traduzione
è formato di 4 ^o 5 traduttori:
il loro testo viene rivisto dai revisori (6 per il Nuovo Testamento e 10 per l’Antico). Inoltre, un
gruppo di consulenti con competenze diverse assicura i necessari pareri dal punto di vista
del dogma, della lingua, degli
aspetti liturgici e di stile. A ciascuno di questi tre livelli operano insieme esperti cattolici ed
evangelici: difatti uno dei capisaldi su cui si fonda la TILC e
che la differenzia da tutte le al
tre traduzioni, è proprio questo
suo carattere interconfessionale:
ogni momento del lavoro è sottoposto al controllo dei rappresentanti delle diverse chiese.
L’altro principio fondamentale è quello, espresso anche dal
nome, di essere una traduzione
« in lingua corrente ». Questo
però non viene realizzato soltanto evitando esipressioni goffe
o antiquate, ma soprattutto adottando anche per il testo biblico
uno dei criteri più recenti ed efficaci 'di traduzione: il cosiddetto
metodo dell’equivalenza dinamica. In altre parole, si tratta di
una traduzione che non è né vuole essere « letterale » nel senso
di tradurre, come si dice a volte,
« parola per parola », usando
sempre lo stesso vocabolo italiano in corrispondenza di un
dato vocabolo greco o ebraico.
Una traduzione di questo tipo,
cioè letterale in senso assoluto,
è in realtà impossibile. Anche i
più convinti letteralisti sono costretti ad adottare criteri più
larghi di equivalenza. Nella
TILC i traduttori si sono invece
sforzati di realizzare una fedeltà al testo originale che riguardi soprattutto il senso e l’intenzione dello scrivente: chi legge
la traduzione deve capire, nei limiti del possibile, come capiva
il primo destinatario del testo;
il traduttore deve porsi in un
atteggiamento di continuità con
10 scrittore originario e, infine,
11 testo deve essere riconoscibile
a chi conosce le due lingue. Un
esempio? S. Paolo, nella lettera
ai Romani (12: 20) osserva che
se dai da mangiare e da bere al
tuo nemico « tu accumulerai sul
suo capo carboni ardenti »: così
<^utte le traduzioni « letterali ».
La TILC traduce invece: « lo farai arrossire di vergogna ». Il
senso vero di quello che dice
Paolo è meglio conservato in
questo rnodo anziché prendendo
di peso dal greco un modo di dire che oggi nessuno capisce, anzi magari comprende al contrario, come se Dio gli preparasse
una qualche strana vendetta.
se cristiane, che ovviamente si
sentono coinvolte in prima persona, ma per tutto il mondo cosiddetto « laico ». La Bibbia, come è noto, è in Italia la grande
sconosciuta: Omero e Virgilio
sono più conosciuti di Mosé o
Isaia, le vicende di Atene più note di quelle di Gerusalemme. Un
salmo o un detto di un profeta
o un’affermazione di Paolo appartengono a un mondo che viene considerato « di chiesa » e
perciò non interessante per chi
alla chiesa non fa riferimento.
Storicamente questo atteggiamento è dovuto senza dubbio
al netto rifiuto che la chiesa cattolica ha opposto alla Bibbia e a
tutto quello che sapeva di Bibbia dal tempo del Concilio di
Trento a oggi. Ma proprio il
Concilio Vaticano II ha provocato il più importante mutamento di rotta proprio in questo
campo: oggi la Bibbia non è più
proibita, ma letta e coltivata come in ambito protestante. Ed è
proprio su questo terreno che
il progresso ecumenico è più
promettente.
Un avvenimento
L’edizione completa della Traduzione interconfessionale in
lingua corrente deH’Antico e
del Nuovo Testamento sarà un
avvenimento culturale di prima
grandezza: non solo per le chie
si è creata così una situazione
culturale nuova: tutte le bocce
sono in movimento, la Bibbia
non è più necessariamente la
grande esclusa. La pubblicazione della Bibbia completa nella
nuova Traduzione interconfessionale in lin^a corrente può essere un’occasione per richiamare l’attenzione sulla Bibbia e
colmare (dopo l’anno di Lutero)
anche questo aspetto carente del
mondo culturale italiano, (nev)
RAVVEDETEVI!
MARCO 1: 14-15
L’« ora » di Dio è scoccata, dunque, imprevedibile, non determinabile, sovrana;
ci è piombata addosso. E la buona notizia — l’evangelo — di quell’ora ci sollecita a prenderne atto, a trarne con decisione le conseguenze: « ravvedetevi! ».
Il testo greco ha qui il termine metanoeite, un verbo che ha la stessa radice
del termine nous, mente, intesa però non
nel senso puramente intellettuale del pensiero, della riflessione, ma anche nel senso della volontà, certo cosciente e meditata. Gesù però non parlava greco, bensì aramaico, il siriaco-palestinese del suo
tempo, forse con inflessioni galilee, quelle che dentmceranno alcuni dei suoi discepoli e conterranei, come Pietro la notte
dell’arresto di Gesù. Gli studiosi pensano
che egli si sarà servito, qui, dell’equivalente aramaico del verbo ebraico shub, un
verbo di movimento che significa ritornare, fare una svolta, im’inversione di marcia, riorientare il proprio cammino. Una
conversione, dunque, ma nel senso molto
realistico in cui diciamo, ad esempio, nel
linguaggio ginnico o militare: « conversione a destra, conversione a sinistra », dietro front! Inversione di rotta.
a cura di Gino Conte
La scorsa settimana abbiamo cominciato a riflettere su come l’evangelista Marco
sintetizza la « uscita pubblica » di Gesù. Questi riecheggia con forza e urgenza l’annuncio e l’appello del Battista: «Ravvedetevi, poiché il regno dei cieli è vicino»
(Mat. 3: 2); ma, come Tindica chiaramente U passo parallelo di Luca (4: 21), questo
avvicinarsi del regno di Dio si attua e manifesta nel suo venire, nel suo ministero pubblico.
decisione che tale fatto nuovo opera in
noi.
Arduo, tradurre
Dietro front!
Poiché la vita è concepita come un cammino ‘, e la vita della fede come un « camminare con il tuo Dìo » \ allora la conversione è un ritornare a Dio, dai più vari
sviamenti, riorientare su di lui, sulla sua
presenza, sulla sua volontà, sulle sue promesse — sul suo Patto — il proprio cammino personale e sociale sviato. La predicazione profetica chiama al « ritorno » al
rapporto originario con YHWH (Jahvé),
non però in senso restauratore-conservatore, ma come punto di partenza per un
inizio del tutto nuovo’.
Nella Settanta, la versione greca dell’AT, il verbo shub non è mai tradotto
con il verbo metanoéo; ma nella letteratura del giudaismo ellenistico questa traduzione compare sempre più frequente,
e ancor più quella del sostantivo: metànoia, ravvedimento, conversione*. Non a
caso i testi sinottici mettono questo verbo greco in bocca al Battista prima, a
Gesù poi: era ormai la parola della « koiné » — il greco popolare, corrente — che,
in ambito giudaico, indicava la conversione, nella predicazione profetica.
« Operate una svolta », magari di 180°,
« ritornate » diventa così im « cambiate
mentalità », modo di pensare, di vedere
le cose, « ravvedetevi ». La concretezza
del movimento, della « via » ebraica riceve l’impronta della riflessione greca; la
svolta di vita è determinata dalla presa
di coscienza del fatto nuovo, dal ri-orientamento della mente, della volontà, della
Come tradurre? Il ravvedetevi della Riveduta, se indica giustamente che tutto
si gioca al cuore della persona umana
pensante e responsabile, sembra insistere
un po’ unilateralmente sulla « visione delle cose » più che sulla concretezza del vivere. Ne discorrevo ultimamente col pastore Renzo Bertalot e mi diceva che i
responsabili della Traduzione interconfessionale in lingua corrente (TILC) avevano
voluto evitare questo termine in quanto
la gente sarebbe più pronta a cambiare
idee che a cambiar vita, condotta, e quindi si mancherebbe proprio l’effetto dirompente, molto concreto che la predicazione
di Gesù intende avere. Convertitevi, l’abbiamo visto, sarebbe più esatto etimologicamente; ma nessuno lo usa etimologicamente, almeno in ambito religioso ed
ecclesiastico, anzi qui il termine si è caricato di una tonalità religioso-devozionale (anche quando non si usa più, finalmente, il penoso «fate penitenza»!) che
lo rende abbastanza ambiguo, lontano dal
realismo quotidiano della predicazione di
Gesù. Cambiate vita, traduce la TILC:
realistico e concreto, ma anche un po’ generico: va perduta la risonanza biblica
del ’’ritorno” a Dio, al Patto; e invece il
cambiamento di vita ha fondamento, senso, prospettiva soltanto nel fatto che lo
determina: l’avvicinarsi del regno di Dio,
in Gesù.
Siamo in uno dei frequenti casi nei
quali, specie quando si tratta di passichiave, densi di contenuto teologico, ogni
traduzione rischia inevitabilmente di tradire, o per lo meno di ridurre il senso
delle parole evangeliche. Ed è una riprova della necessità vitale, per tutti, dello
studio biblico: solo cosi possiamo tentare
una lettura, un ascolto che non siano
superficiali, o errati.
gnare, allora « crédete all’evangelo! », alla
buona notizia che in Gesù Dio e il suo
regno si sono avvicinati.
Che s’intende, qui, con « evangelo »?
Una dottrina cristiana”, un depesitum
fldei da apprendere e cui aderire, è ancora tutto da venire (è stato un bene che
sia venuto? in quali termini, e entro quali
limiti? la riduzione dell’evangelo a dottrina filosofico-religiosa o morale è stata
senz’altro negativa, anche se riflettere sulla portata dell’Evangelo e su come annunciarla « qui e ora », di volta in volta,
è parte essenziale della testimonianza di
cui siamo incaricati tutti): qui c’è solo
Gesù, e la buona notizia che l’ora di Dio
è scoccata e che in lui si è avvicinato il
regno di Dio.
Siamo invitati a crederci, a fargli fiducia, a prenderlo sul serio; ad accettare
— non per forza maggiore (tale non è,
ora, anzi), ma con partecipazione grata e
gioiosa — che questo evangelo crei del
nuovo nelle nostre vite. E quindi, inevitabilmente, porti rottura nella nostra mentalità, nelle nostre abitudini e convinzioni consolidate, nelle nostre pigrizie e nelle nostre passioni, nei nostri disimpegni
e nei nostri impegni... Anzi, non una rottura una tantiun (per quanto decisivo e
profondo possa e debba essere il ri-orientamento iniziale) ma una serie di rotture:
perché noi siamo abili a fare il callo alla
più rude frattura, il nostro uomo vecchio
è vitalissimo e, come diceva saporosamente Lutero, anche affogato nell’acqua
battesimale, ci si accorge che sapeva nuotare. Irritanti e patetici sono i patiti della
propria conversione, che spiritualmente
la inquadrano come un diploma o una
laurea e la appendono alla parete della
loro vita, esibendola a visitatori e frequentatori... Come se ci si potesse riposare sugli allori!
talaltra; ì nostri itinerari culturali, ideologici, religiosi, sì, anche quelli spirituali ed ecclesiastici. Le testimonianze dell’A e tanto più del NT sono piene di questi itinerari spezzati: rotture cui però
non è seguito frustrazione e svuotamento, bensì pienezza di vita, di gioia, di speranza, tormentate ma indistruttibili e attivissime. L’evangelo non ha trasfigurato
e « consacrato » quelle vite, né quelle istituzioni (si pensi alla Terra promessa, alla Nazione, al Tempio e, in fondo, alla
stessa Legge), le ha spezzate e ri-create,
non di rado ancora spezzate e ricreate.
Non ha ragione, Calvino, di affermare che
la chiesa, il popolo di Dio vive di morti
e di risurrezioni operate da Dio mediante
l’evangelo?
Lo sapeva Giacobbe-Israele, dopo la lotta per la vita o per la morte — comun,que sia avvenuta — nella lunga notte al
guado di Jabbok (Gen. 32). Il patriarca
si era rifatto una vita, aveva abbondantemente fatto il callo alla frattura (alle
fratture?) che la sua avidità e la sua divina chiamata avevano portato nella sua
vita. E’ alle soglie della Terra promessa,
ricco di figli e di bestiame; alla vigilia di
un confronto cruciale con Esaù (che però la sua abilità sa come épater e ammorbidire). Ma Dio lo saggia, a Peniel
(= Dio faccia a faccia); Giacobbe ha lottato con gli uomini, deve imparare a lottare con Dio. Vincerà (perché Dio si lascia ’’vincere”), ma nella Terra promessa
Israele entrerà zoppicando, sciancato a
vita: non è un esempio impressionante,
nel suo realismo, della frattura della conversione? Non si porterà dietro anche
Paolo, la sua « scheggia nella carne » (2
Cor. 12: 7) espressione proverbiale — ma
realissima! — di altre schegge che lui, e
tutti noi, in modi diversi, ci portiamo dietro nella vita? Sono il segno della dolorosa, ineliminabile — ora — frattura fra
l’uomo vecchio e l’uomo nuovo in noi. Rinascere è duro, costa.
Gino Conte
Vite sciancate
Novità e rottura
Se il ritorno a Dio, il ravvedimento, il
cambiamento di vita possono scaturire
solo dalla prossimità di Dio e del suo re
L’evangelo è dunque un fattore perenne di ’’rottura”, in ogni nostra situazione
(anche e soprattutto spirituale) ’’assestata”, perché ci mette a confronto critico
costante con Turgere del regno di Dio
avvicinatosi in Cristo e con le sue esigenze sconvolgenti. Spezza i nostri itinerari
di vita: di relazione, talvolta, di lavoro.
' Si pensi alla ricchissima tematica biblica della « via »; e al fatto che la prima designazione del
movimento, della chiesa di Gesù, il Cristo, è stata ■■ la nuova via » (Atti 9:2; 19: 9, 23).
’ « O uomo, Egli ti ha fatto conoscere ciò che
è bene: e che altro richiede da te l'Eterno, se
non che tu pratichi ciò che è giusto, che tu ami
la misericordia e che tu cammini umilmente con
il tuo Dio? » ('Michea 6: 8); si veda la ricchissima
’’voce” nella Chiave Biblica: camminare, nelle
mie (sue) vie, al mio (suo) cospetto, nella tua
verità, secondo la tua legge ecc., tutti sinonimi.
Cfr. anche la voce convertirtsi), dalle proprie vie
(malvage) ecc.
’ Così J. A. Soggiii, nella "voce" shub, ritornare, nel voi. 2° col. 802, del Dizionario teologico
dell'Antico Testamento, Marietti, Casale M. 1982,
a cura di E. Jenni e C. Westermann.
* E' sintomatico, invece, che nella predicazione sinottica di Gesù il verbo prevalga di molto
sul sostantivo: egli non discetta su un tema,
ma chiama aH'azione, a vivere — con desta coscienza, certo.
4!r
7
»
(9
í*;
1 giugno 1984
oMettìvo aperto 7
DOMENICA 3 GIUGNO, GIORNATA DEDICATA AL SERVIZIO MIGRANTI DELLA FEDERAZIONE CHIESE EVANGELIC^
Immigrazione, un problema da scoprire
Il nostro paese, che fino a ieri dava un enorme contributo all’emigrazione, oggi accoglie, dai paesi del Terzo Mondo,
remigrazione altrui - Ma come l’accoglie ? - Alcuni dati di una situazione troppo spesso ignorata che ci chiama in causa
Ogni anno la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia
presenta uno dei suoi servizi all’attenzione degli evangelici. Quest’anno le chiese che aderiscono alla Federazione sono invitate a dedicare
la domenica 3 giugno al «Servizio migranti» recentemente ricostituito che si occupa dei lavoratori stranieri in Italia. Pubblichiamo in
questo numero una presentazione del problema preparata dal Servizio stesso e una predicazione del pastore Lupi sullo stesso tema. Oltre alle collette delle chiese, offerte di singoli potranno essere versate sul c.c.p. 38016002 intestato alla FCEI, via Firenze 38, Roma.
L’Italia tradizionalmente è un
paese di emigrazione: un serbatoio di manodopera per i paesi
più industrializzati. Ma ora la
situazione è cambiata: mentre
ormai i rientri degli italiani superano gli espatri, è cominciato
anche un ingresso via via più
massiccio di stranieri in Italia.
Il flusso di questi ultimi è iniziato nei primi anni ’70 per raggiungere le punte più elevate dopo il
’77, ed è diffìcile fare previsioni
attendibili per l’andamento futuro. Questa stessa situazione si
sta ora verificando anche in altri paesi mediterranei come la
Spagna, la Grecia, eco. L’immigrazione che ci interessa qui è
quella proveniente dal cosiddetto « Terzo Mondo ».
Si calcola in Italia una presenza di 600.000 - 800.000 immigrati da questi paesi. Mentre la
loro condizione di « stranieri » li
accomuna, soprattutto nel rapporto giuridico con lo Stato italiano e nelle condizioni di lavoro e di vita quotidiana, c’è comunque una grande varietà di situazioni. Alcuni esempi: vi sono
degli egiziani nelle fonderie dell’Emilia, delle comunità tunisine
in Sicilia che lavorano come pescatori o nelTagriooltura, dei minatori polacchi in Piemonte, degli jugoslavi occupati neH’edilizia
Gli stranieri in Italia
Le maggiori comunità straniere in Italia sono le seguenti
(i dati si riferiscono a Roma, ma variano di poco se si considera tutto il territorio nazionale, ricerca ECAP-EMIM 1980):
Eritrei - tigrini - etiopi 24 %
Filippini 13 %
Capoverdiani 20 %
Somali 4 %
Nordafricani 7 %
Egiziani 11 “/o
Latinamericani 6 %
Altri 15 ‘’/o
I settori di impiego sono prevalentemente:
— lavoro domestico
— terziario dequalificato (lavapiatti, inservienti, facchini)
— edilizia (manovalanza)
— pesca e agricoltura (uomini di fatica, stagionali)
Le regioni più coinvolte sono: Lombardia, Lazio, Friuli■Venezia Giulia, Piemonte, Sicilia.
Una dimostrazione di
solidarietà per i lavoratori
stranieri a Roma (dalla
rivista cattolica « Mondo e
missione»). E noi
che cosa facciamo?
del Friuli. Per quanto riguarda
le caratteristiche dei paesi di
provenienza, si possono anche
qui elencare alcune particolarità: gli egiziani presentano in genere un alto grado di istruzione,
come anche le filippine che spesso sono insegnanti o infermiere (istruzione però che sul mercato italiano non trova riconoscimento — dato l’alto munero
di disoccupati e sottoccupati italiani — per gli immigrati i lavori disponibili sono solo quelli nei
settori dove è meno cambiato il
modo di lavorare e quindi le
mansioni sono gravose e spesso nocive); l’immigrazione capoverdiana, filippina ed eritrèa è
prevalentemente femminile, mentre della stessa provenienza è
prevalentemente maschile verso
altri paesi europei od americani; gli immigrati dal Nord Africa
e dal Medio Oriente sono per il
100% uomini, questo è dovuto
alla posizione sociale subordinata delle donne nel loro paese;
per il lavoro domestico sono disponibili solo gli uomini di quei
paesi (India, Sri Lanka p.e.) do
Anche voi foste stranieri...
(segue da pag. 1)
Svizzera, ho udito una donna,
con aspetto e accento tipicamente italiani, che diceva, rivolgendosi alla cassiera del supermercato, indicando due arabi che
parlavano a voce alta: « Que
font-ils ces gens chez nous? »,
« Che vengono a fare queste persone a casa nostra? ».
Quella donna probabilmente si
era oramai inserita come lavoratrice straniera e, certamente,
pur essendo passata attraverso
mo’teplici difficoltà, ora non riusciva ad accettare che altri lavoratori stranieri venissero a cercare lavoro dove lei lo aveva trovato. E, invece di comprendere,
recriminava.
Eppure, anche lei un giorno
era partita dal suo paese con la
valigia di fibra legata con lo
spago e piena di provviste alimentari, affinché il sapore delle
cose della terra natta le fosse di
conforto nella lontananza.
Anche lei era discesa con smarrimento dal treno in una stazione d'una città sconosciuta,
confusa ed amareggiata per la
diversità della lingua, per la casa che le veniva rifiutata, per il
lavoro spesso umiliante, per la
polizia indagatrice, per il difficile rapporto con la gente del
luogo, che la chiamava con ironia alle spalle “spaghetti", come tutti gli italiani.
Ed allora, la nostalgia del paese lontano, la nostalgia della
gente uguale a lei, la spingeva a
ritrovare i connazionali nei pressi della stazione ferroviaria, simbolo del tenue legame col mondo che aveva lasciato.
Noi italiani dovremmo cono.scerlo l’animo dello straniero,
perché tarile volte siamo stati
stranieri in numerose nazioni del
mondo.
« Che vengono a fare queste
persone a casa nostra? ». Che_
vengono a fare in Italia tanti
Marocchini, Tunisini Eritrei, Nigeriani, Filippini? Tutte queste
persone dagli occhi che brillano,
dai capelli aggrovigliati, dalla
pelle bruna?
Alcuni sono studenti, altri sono profughi, altri però, e sono
la grande maggioranza, sono in
cerca di un lavoro, in cerca di
un pane necessario, che non costi tanto da doverlo pagare morendo nel proprio paese sotto
i colpi dei fucili dei soldati del
Potere.
... Sono uomini e donne che
dietro i loro occhi, i loro capelli,
la loro pelle, celano gli enorrni
problemi del nostro tempo violento, del nostro mondo ingiusto.
Noi tutti li conosciamo questi
problemi: sono quelli del Terzo
Mondo, della fame, del sottosviluppo, della guerra, dell’ingiustizia del potere in mano a
pochi, che sfruttano ed opprimono quelli che gli devono sottostare.
Sono i problemi grandi e diffìcili che noi, gente comune, non
sappiamo né risolvere né affrontare.
Ma quello che possiamo fare
certamente è di guardare questi
stranieri che non sono tra noi
per fare del turismo, con uno
sguardo d’amicizia e di solidarietà, senza false paure.
Noi possiamo parlare a questi
stranieri, accoglierli nelle nostre
case, aiutarli a trovare un lavoro che non li sfrutti, una stanza
dove sentirsi al riparo e, soprattutto, possiamo impegnarci perché nel nostro paese i sindacati,
i partiti e il governo richiedano ed attuino, anche per loro,
quella giustizia che una società
libera e democratica per tutti,
deve ricercare.
Non dobbiamo lasciarli senza
aiuto! Non dobbiamo lasciarli
senza la nostra simpatia!
« Ho veduto, ho veduto l’afflizione del mio popolo. Ho udito
il grido che gli strappano. Conosco i suoi affanni; e sono sceso
a liberarlo! » (Es. 3: 7).
Così disse il Signore, l’Iddio
degli ebrei, l’Iddio degli sfruttati, l’Iddio dei diversi, dei profughi, l’Iddio di Gesù Cristo, che
ci indica ancora lo straniero, come lamel, il giovane marocchino che, solo, piange sulla vita,
e ci dice: « Amate lo straniero,
poiché anche voi foste stranieri
nel Paese d’Egitto » (Deuter. 10:
19). Odoardo Lupi
(predicazione trasmessa recentemente dal “Culto evangelico" della RAI)
■•■'-IL;.,
WiFEW'SE-HCiC-'- ^ LüTtARE
Ah nriNiEHAREINATDl
ve questo lavoro non è conside- pelle. Vale la pena ancora di rirato degradante. cordare
I problemi
Vediamo ora una immigrazione « tipo » con tutti i problemi
che presenta,.
Si tratta di im uomo giovane
(20-30 anni) con una discreta
istruzione e una parziale o insoddisfacente attività in un centro
urbano di un paese del Terzo
Mondo. Per lui non esistono prospettive per il futuro: la crescita economica del suo paese è
mínima, o addirittura nulla; dato il massiccio arrivo dalle zone
rurali la concorrenza sul mercato del lavoro è forte. Se si aggiungono poi anche problemi politici, il giovane deciderà di tentare una migliore sopravvivenza
altrove. Le sue aspettative sono
sicuramente alte. Forse qualcuno gli prometterà una buona sistemazione (le agenzie « truffa »
fioriscono). Forse sceglierà l’Italia perché qualcuno l'ha descritta come un paese ospitale, soy
prattutto perché non vi è quasi
nessun controllo all’entrata (il
32% degli immigrati viene in Italia perché vi sono parenti o altri connazionali; il 16% perché è
facile entrare). Basta il visto turistico. Questo è vero, ma condiziona già il suo futuro, che sarà
con grosse probabilità da clandestino (sul numero calcolato oltre
la metà sono senza documenti in
regola per mancanza di una legislazione adeguata). Potrà trovare un lavoro, p.e. in un garage
come guardiano notturno; il fatto di avere il letto lì gli viene
considerato « alloggio » e detratto dallo stipendio. Non avendo
un contratto di lavoro, non potrà avanzare richieste riguardo
l’orario, le ferie, l’assistenza sanitaria. Se vuole formare una famiglia, avrà molta difficoltà a
trovare un alloggio, a far giungere i suoi familiari, ad inserire i
figli nella realtà italiana. Lui continuerà a sognare il ritorno nel
suo paese (il 70% degli immigrati dichiara di voler tornare nel
proprio paese) magari con un
gruzzolo di risparmi, ma la realtà dei fatti lo costringerà a rimandare la decisione di anno in
anno. Egli vivrà questa situazione precaria e provvisoria per 10
anni e forse più; gli anni più attivi della sua vita.
Problemi analognl vivono le
donne, in gran parte giovanissime, impiegate generalmente in
lavori domestici, totalmente dipendenti dai datori di lavoro e
più facilmente oggetto di sfruttamento e di ricatto.
Migliaia di italiani hanno già
vissuto in forme e momenti diversi questi disagi sulla propria
La situazione
giuridica
L’Italia ha sottoscritto la Convenzione n. 143 delTUfficio Internazionale del Lavoro (1975) « sulle migrazioni in condizioni abusive e sulla promozione della
parità di opportunità e di trattamento dei lavoratori migranti».
Ma non ha ancora adeguato le
sue leggi nazionali a questi principi. Le leggi esistenti sugli stranieri sono vecchie ed i regolamenti di P.S. spesso contraddittori e comunque più preoccupati di salvaguardare la sicurezza
pubblica che non i diritti degli
immigrati.
■Vi sono ora alcune proposte di
legge; anche queste però presentano delle carenze e danno l’topressione che il legislatore voglia
piuttosto difendersi nei confronti dell’immigrato che non essere
il garante del di lui diritto. Ci
vorrà un grosso impegno delle
parti sociali per portare avanti
una legge che rispetti le esigenze anche degli immigrati.
Condizione
dei rifugiati
Per quanto riguarda i rifugi^
ti polìtici, la loro situazione è
forse ancora più grave per il motivo dei loro espatrio e le poche
speranze sul momento di potervi fare ritorno.
L’Italia ha ratificato la Converizione di Ginevra nel 1951, limitandola però ai profughi provenienti dai paesi europei (in pratica dell’Est), facendo due sole
eccezioni motivate da una forte
mobilitazione, nel 1973 per i cileni e nel 1979 per i vietnamiti.
L’unica possibilità che attualmente si offre ai richiedenti asilo non-europei per ottenere la
protezione internazionale, è quella di presentare il proprio caso
alla delegazione italiana dell’Alto Commissariato delle Nazioni
Unite per i rifugiati (UNHCR).
Considerata la sensibile portata
della situazione mondiale dei rifugiati, la limitazione dell’Italia
alle provenienze dai soli paesi
europei è assurda. E’ auspicabile
pertanto che il governo si esprima il più presto possibile contro questa riserva geografica, e
si verifichi una mobilitazione democratica in tal senso.
8
8 ecumenismo
1 giugno 1984
FRANCIA - MISSION POPULAIRE
a cura dì Sergio Ribet
Verso una società
I rapporti tra Stato e Chiese
nei giudizi degli Evangeiici
plurietnica
Un certo rilievo ha assunto, anche nella variopinta stampa evangelica italiana, la vecchia questione dei rapporti tra Stato e
Chiesa, a seguito della firma del
nuovo Concordato e della successiva firma della Intesa.
_ Il Testimonio, mensile delrUcebi, nel numero del marzo
1984, in un articolo di Franco
Scaramuccia, definisce « già irrimediabilmente veccàio » questo
« Concordato appena nato ». Ricordando Fon. Lelio Basso larnenta che non si sia colta l’occasione per una maggiore capacità
di difesa della laicità dello Stato.
Si lamenta inoltre che « i due
^andi partiti della Sinistra » non
si siano accorti del cambiamento
di mentalità degli italiani, a differenza dell’Osservatore Romano, che se ne sarebbe accorto
ma con ima valutazione negativa, non condivisa dall’articolista.
Viene apprezzata la opposizione delle Comunità di Base, e il
«carente atteggiamento» dei cattolici della Sinistra Indipenden. te in Parlamento. In conclusione,
ci si dice « fortemente delusi, come credenti e come cittadini, che
non sia stata colta l'occasione
propizia » al superamento della
mentalità concordataria.
Un po’ cattivo il titolo; « Concordato; Craxi come Mussolini ».
Credere e comprendere, la rivista litografata animata da un
gruppo di credenti facenti parte,
per lo più, delle Assemblee dei
Fratelli, commenta soprattutto la
firma deUa Intesa nell’articolo
« Tra Cesare e Dio », nel numero
dell’aprile 1984, di Marco Brunacci. Con simpatia, ma con qualche critica; a Brimacci pare che
/ valdesi e metodisti abbiano fatto
« una gran figura » mentre pote- vano farne una «ancora migliore »; « perché non lasciare,
tout court, che sia lo Stato a
concludere il contratto di matrimonio? ». Perché non scavare
maggiormente nel concetto di
« chiesa locale »? (l’appunto è rivolto anche alle Assemblee dei
Fratelli).
L’indio dell’articolo ci sembra
tuttavia- non aver compreso il
senso che ha avuto per i valdesi
e i metodisti la firma dell’Intesa,
là dove si dice che con l’Intesa
si riconosce (alle chiese valdesi
e metodiste) « il diritto non solo
ad esistere ma ad avere uguale
dignità e stesso trattamento della maggioranza ».
Quanto al trattamento, l’articolo stesso riconosce che non
ne viene chiesto uno uguale agli
altri; quanto alla dignità, non
credo ohe valdesi e metodisti abbiano sentito il bisogno di farsi
dare una patente di questo genere tramite l’Intesa.
Il Messaggero Avventista, nel
suo numero di aprile, riporta un
articolo dal titolo « Concordato;
im altro passo verso la libertà »,
nella rubrica « libertà religiosa »,
firmato da Erminia Galoforo.
L’articolo segnala con un certo
ottimismo le « novità » del nuovo Concordato; « Non è più in
vigore il principio... della religione cattolica come sola religione
dello Stato italiano »; « sparisce
l’istituto dell’esonero »; « Roma
non è più città sacra »; « grtfnde
innovazione nel campo della legislazione matrimoniale ». L’articolo continua con un commento
a mezza voce sull’Intesa; « Alla
luce poi dell’Intesa firmata coi
valdesi e metodisti tre giorni
dopo, il principio della parità tra
religioni sancito dalla Costituzione assume un significato di più
ampia applicazione ».
Il Testimonio di aprile 1984 af
fida ad un valdese, il pastore Alfredo SoneUi, im commento a
« L’Intesa tra il Governo e la Tavola Valdese » (così il sottotitolo;
il titolo è « Libera Chiesa in Libero Stato »).
Non merita commento «Idea»,
che neU’ultimo numero ripubblica tal quale un articolo di non
so quanti anni fa, che neppure
si sforza di comprendere, se pur
per criticare, ma semplicemente
ribadisce le formule polemiche
separatiste assunte a slogans.
Un pò’ cattivamente, riportiamo anche un lapsus occorso, a
dire il vero nel numero di gennaio-febbraio 1983, a Crociata
dell'Evangelo per ogni casa, che,
nel lodevole intento di salvaguardare la attività di evangelizzazione da sempre possibili controlli illegittimi, riporta alcuni
articoli della Costituzione... a suo
rnodo, forse senza averli compresi a fondo. L’art. 8 diventa così;
...Le confessioni religiose diverse
dalla cattolica hanno diritto di
organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino
con l’ordinamento giuridico italiano. I loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla
base di interessi con le relative
rappresentanze ».
Pur esulando dal campo dell’evanigelismo italiano, riteniamo
opportuno segnalare anche due
articoli comparsi su una vivace
rivista ebraica. Ha Keillah (la comunità), nei numeri di ottobre
’83 e febbraio ’84; « Craxi e le Intese » (redazionale), e « Craxi, il
Concordato e le Intese », di Guido Fubini.
La posizione dei credenti contrari per principio ad ogni regolamentazione pattizia con lo
Stato è esposta serenamente
da Paolo Moretti ne II cristiano di maggio, rispondendo
ad un lettore, in un pezzo intitolato « Intese e nuovo concordato; cosa pensare? ». A parte qualche forzatura (un ministro di culto valdese potrà entrare in ospedale, caserma, carcere, « solo per
assistere un valdese »; l’Intesa
precisa invece, e Moretti lo riporta, ma poi lo dimentica, che
anche « altri » che ne facciano
richiesta potranno essere visitati), la posizione delle chiese rappresentate dalla Tavola valdese
è esposta con obiettività, ma si
precisa che « le nostre assemblee » (dei Fratelli) sulla base del
principio neotestamentario della
autonomia delle chiese locali
non potranno darsi mi « ordinamento » dato che solo la Parola
di Dio è ordinamento valido, né
potranno delegare ad un organo
rappresentativo delle chiese locali compiti che sono solo della
chiesa locale.
Il dr. Franco Scaramuccia, presentato su II Testimonio di maggio come uno dei tre membri
della Commissione Battista ohe
si incontrerà con la Commissione Ministeriale per stilare
le "Intese” delle Chiese Battiste, in im articolo intitolato « Perché le Intese », esamina
le differenze di fondo tra Concordato e Intese, polemizzando
con una presentazione giornalistica e televisiva ohe ha cercato
di nasconderle.
L’Assemblea generale della
« Mission Populaire Evangélique
de France» — informa il «Bulletin d’information protestant »
(BIP) della Federazione protestante francese — si è riunita il
28-29 aprile a Parigi e si è conclusa con l’approvazione di una mozione che riguarda due aspetti
importanti della crisi economica; la disoccupazione e la crescita del razzismo.
« L’aumento della disoccupazione continua», vi si legge; e a
questo proposito la « Mission
Populaire» approva la creazione
del Comitato cristiano di sostegno dei disoccupati come strumento di sensibilizzazione delle
Chiese e dell’opinione pubblica
e come mezzo per associare i
disoccupati e gli occupati in una
collaborazione attiva.
« Invitiamo l’insieme dei presidi della "Mission Populaire”
a proseguire nella loro azione o
a creare le strutture necessarie
per l’aiuto ai disoccupati ispirandosi alle esperienze esistenti ».
D’altra parte, di fronte alla
marea montante del razzismo,
la « Mission Populaire », sapendo che la maggioranza degli stranieri che vivono in Francia vi
resterà, « pensa che la loro presenza possa diventare fonte di
mutuo arricchimento. Invita dunque l’insieme dei suoi presidi a
inventare i mezzi per contribuire a preparare la società plurietnica che viene ».
Questa mozione è stata redatta a seguito di due interventi,
l’uno di un economista, JeanJacques Nivart, l’altro di un sociologo algerino che lavora alrUNESCO, Ben A'issa.
Per l’economista, la Francia
industriale deve affrontare quattro ostacoli ; un sotto-investi
dal mondo
cristiano
dici monaci e novizi tutti molto
giovani ad eccezione di un fratello che ha raggiunto la rispettabile età di 110 anni, ed è il decano di tutta la Finlandia.
I cristiani in Cina
a cura di Renato Ooisson
Silenzio sui 450 anni
della Chiesa anglicana
(SPP) — La Comunione anglicana ha appena ricordato i
450 anni della sua esistenza senza celebrazioni particolari. Negli ambienti responsabili della
Chiesa di Inghilterra si sottolinea che è inopportuno ricordare
la rottura con Roma dal momento che le relazioni fra le due
chiese sono considerevolmente migliorate in questi ultimi anni e ci sì trova oggi di fronte
ad un significativo riawicinamento delle due confessioni.
casi urgenti.
La Casa dell’Ancora accoglierà tutti coloro che avranno deciso loro stessi di essere curati
o che accetteranno, in seguito
a giudizio penale, di farsi curare. Il reinserimento dei pazienti
avviene con metodo progressivo
in tre tappe che prevedono un
ritorno all’autonomia. Del vecchio albergo rimane in attività
il ristorante che continua ad essere aperto al pubblico per permettere ai pensionati di avere
dei contatti con l’esterno.
Ginevra: un centro
per alcool ¡zzati
Invito a Vaiamo
in Finlandia
(SPP) — La Croce blu ginevrina ed il Dipartimento sociale
romando hanno venduto allo
stato l’antico albergo dell’Ancora destinato a diventare un centro per pazienti psichiatrici e
alcoolizzati desiderosi di reinserirsi nella società. La responsabilità del centro è assunta dalla
fondazione Les Oliviers che ha
una grande esperienza al riguardo. Dei sette piani dell’immobile, tre saranno ristrutturati in
piccoli appartamenti per pazienti usciti dagli ospedali psichiatrici, bisognosi di un minimo di
appoggio. Gli altri quattro accoglieranno una ventina di alcoolizzatì, riservando sei letti ai
(BIP-SNOP) — Il monastero
ortodosso di Vaiamo (Finlandia)
propone due campi di lavoro
ecumenico per l’estate 1984. Il
programma di questi campi, destinati ai giovani a partire dai
18 anni, prevede 7 ore di lavoro
giornaliere (cucina, giardinaggio, raccolta di bacche selvatiche
e di funghi, provvista dì legna
per l’inverno...), la possibilità di
partecipare alla vita liturgica
della comunità, più dei momenti
di svago con passeggiate, escursioni e sauna.
Alto luogo dell’ortodossia finlandese, il monastero si trova
in un bel bosco sulle rive di uno
dei numerosi laghetti della zona.
La sua storia risale ai primi
secoli del nostro millennio. Attualmente la comunità conta do
(BIP-SNOP) — li reverendo
Caroli, missionario metodista da
16 anni a Hong Kong, incaricato del programma per la Cina ha
raccontato che i culti in Cina
sono molto seguiti, e celebrati
nell’entusiasmo. Vi è uno sforzo
per dare vita ad un cristianesimo veramente cinese ; i cantici e
le preghiere vengono tradotti cercando di dare loro una costruzione ed uno stile cinesi. Aumenta
il numero dei giovani che partecipano alla vita ecclesiastica..
Visitando, nel novembre scorso,
un seminario, vi ha trovato 120
studenti. Ha inoltre raccontato
questo aneddoto ; accompagnava un giorno un prete cattolico
in visita in Cina e questi pose
ad un pastore la seguente domanda ; « Cosa possiamo fare
per voi? ». La risposta del pastore fu ; « Pregate per noi, cercate di capirci e poi lasciate il
resto a Dio».
Estrema sorpresa
(SPP) — Con una lettera aperta al Consiglio federale pubblicata da « Le Protestant » l’Unione protestante liberale dì Ginevra esprime la sua « estrema
sorpresa » per il prospettato ricevimento del pana a Berna da
parte del Consiglio federale. La
visita che era stata annunciata
come pastorale diventerebbe così un atto politico in favore della Chiesa cattolica che violerebbe
la neutralità confessionale svizzera.
mento produttivo, una sottoformazione, un’insufficienza della ricerca e in particolare della
ricerca applicata, e una sottocommercializzazione. E’ ciò che
spiega la nuova politica industriale che è articolata intorno
a tre poli; il dialogo sociale, le
imprese nazionalizzate, le piccole e medie imprese. Per Nivart,
se la modernizzazione industriale della Francia è indispensabile, essa non è tuttavia che un
mezzo per raggiungere un obiettivo politico; la riduzione delle
disuguaglianze e l’acquisizione
di nuove libertà.
Ben Aìssa, parlando del problema dell’immigrazione in Francia, ha lamentato il suo aspetto
passionale che provoca dei fenomeni di « parassitismo » che rendono impossibile un’analisi lucida della situazione. Che i francesi lo vogliano o meno — ha
aggiunto — l’immigrazione algerina avrà sempre uno statuto
particolare. « Ogni famiglia algerina — ha ricordato — ha un
figlio morto o per la Francia o
a causa della Francia ». Del resto non è detto che l’immigrazione sia negativa per la Francia. Ogni anno due milioni di
turisti algerini vengono in Francia e spendono in media 1.000
franchi a persona. Se nel 1970 i
lavoratori algerini inviavano in
Algeria rimesse per 100* miliardi
di franchi, oggi ne inviano solo
4 0 5. L’immigrazione rappresenta dunque un mercato non trascurabile per la Francia.
Il problema dell’immigrazione
non si risolverà dunque né con
il rimpatrio né con l’assimilazione (siamo nel secolo del riconoscimento delle differenze) ma
con lo sviluppo comune che esige una rinuncia agli egoismi nazionali e all’« europocentrismo ».
I 150 delegati e invitati hanno
anche ascoltato il rapporto del
Segretario generale pastore André Micaleff che ha mostrato,
malgrado le difficoltà, una buona tenuta di strada dell’Associazione, e il rapporto orientativo
del Presidente uscente, il pastore Claudette Marquet che ha indicato le tre priorità future; sviluppo della « Mission Populaire », dare maggiore responsabilità ai membri dei presidi nel
cammino dell’istituzione, inventare nuove azioni per rispondere alle nuove sfide della società.
E’ stato eletto un nuovo comitato che dà vita ad una presidenza collegiale della « Mission
Populaire ».
La « Mission Populaire », che
è stata creata più di 100 anni fa
e fa parte della Federazione protestante francese, comprende una
ventina di presidi posti in diverse regioni industriali della Francia in cui operano una cinquantina di impiegati e volontari.
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à'
9
1 giugno 1984
cronaca delle Valli 9
La parola
e i simboli
Da alcune settimane compare su
un riquadro del nostro giornale
un simbolo nuovo: quello — piuttosto bello — di «Pentecoste ’84»
delle chiese del II e III Circuito.
Nel contesto in cui compare —
una breve riflessione biblica —,
questo simbolo può anche star
bene, perché fa da supporto visivo a una parola con la quale si
cerca di annunziare l’Evangelo.
La spada spezzata dal ramoscello
d'ulivo evoca altre parole della
Scrittura che contribuiscono a
rafforzare il messaggio.
Convince assai meno, invece, la
comparsa che tra qualche settimana questo simbolo farà sotto
forma di autoadesivo sulle automobili di fratelli peraltro ben intenzionati, magari insiente ai distintivi della luventus, quasi a
dimostrare che oltre che per la
squadra di Agnelli, uno fa tifo
anche per quella del Padreterno:
simbolo senza parerla. Lo stesso
simbolo, poi comparirà sotto forma di spilla, insieme ad altri distintivi, destinato come quelli,
non appena la latta avrà perso la
vernice, a essere declassato al
rango di rifiuto, dando così un
modesto contributo allo spreco
di materie prime accompagnato
daU’inutile intasamento delle discariche che nel nostro tempo sarebbe più opportuno alleggerire
piuttosto che appesantire.
Gli introiti derivanti dalla vendita dei distintivi andranno a beneficio della Casa di riposo di S.
Germano, certo. Un modo piuttosto poco dignitoso, come minimo, comunque, di gestire il finanziamento della nostra diaconia a
colpi di biglietti da mille o da
duemila raccolti con lo smercio
di chincaglieria sacra che toglie
ogni credibilità alla polemica
che abbiamo sempre la tentazione di fare contro analogo commercio di stampo cattolico.
Credo che sia necessario ricuperare di fronte a questo e ad altri fatti il senso del nostro essere chiesa della parola e non del
simbolo. Non siamo sempre stati coerenti con la sobrietà che
questa scelta riformata imporrebbe. Ci sono nei nostri villaggi, nei nostri cimiteri, qualche
volta nei nostri templi, presenze
che contraddicono in parte questa scelta: lapidi, monumenti,
espressioni celebrative. Tutta una
produzione che va anche condro
la teologia del «soli Deo gloria »,
mumitnenti che vanno contro una
scelta generale di fare la nostra
storia e di scriverla piuttosto attraverso i documenti. Sono convinto che la nostra scelta generale sia quest'ultima, perché non
abbiamo un monumento a Valdo,
ma solo uno a Arnaud, discutibilissitna eccezione a una linea generale di segno opposto. Ci sono
grossi episodi della nostra storia
che non hanno lapidi a ricordarli _ il Risveglio, la scelta dell’evangelizzazione, tanto per fare
due esempi. La celebrazione è un
di più. La Riforma è stata molto
sobria anche nell' utilizzazione
della croce e del Crocifìsso, quasi manifestando un timore di
stampo ebraico per un uso « vano » di questi riferimenti al Signore. Adesso siamo in un momento in cui rischiamo di sostituire questi simboli, forse assai
più legittimi, con robetta assimilabile al più grossolano paganesimo. Rifiutiamo il segno della
croce come eredità cattolica, poi
ci carichiamo di cose che possono essere intese come amuleti e
portafortuna.
Claudio Tron
Comunità Montana Valli Chisone-Germanasca
Turismo: risorsa
per lo sviluppo
PEROSA — Con lo scopo di
raccogliere dati per la formulazione del piano di sviluppo sono stati invitati nella sede della
Comunità Montana il 25 maggio
gli operatori turistici, i presidenti delle Pro Loco e in genere
tutte le persone che si interessano di (iué’sto aspetto dell’attività
economica delle valli Chisone e
Qermanasca.
Gli uffici della Comunità Montana hanno predisposto una serie di documenti che espongono
la situazione odierna con qualche raffronto con un passato
non tanto remoto, nel tentativo
di riuscire a scoprire le linee di
tendenza per il futuro.
La forte diminuzione di posti
letto nel comparto alberghiero
e il parallelo aumento della ricettività in campeggi, case per
ferie o case private non sono
certo un dato rilevahile soltanto
nelle nostre valli, ma segnalano
in un periodo di crisi dell’occupazione un’altra perdita di posti
di lavoro.
La ristrutturazione delle vecchie abitazioni indica anche una
tendenza alle ferie di tipo familiare (il ritorno estivo al natio
villaggio) che va di pari passo
con l’acquisto dell’alloggio nei
condomini di Frali e Pragelato.
Ma che cosa offrono le due
valli al turista stabile o pendolare che vuole svagarsi un po’?
Lo sci invernale, due parchi
naturali, il Centro di Soggiorno
Parco Orsiera-Rocciavré per il
turismo scolastico e giovanile, i
musei valdesi, alcuni rifugi, tra
cui quello del Lago Verde, i per
corsi della GTA (Grande Traversata delle Alpi), aree attrezzate.
Per il futuro, alcuni operatori
turistici presenti hanno illustrato i loro progetti; la ristrutturazione del forte di Fenestrelle
che comprenderà anche un museo della vai Chisone, le iniziative turistiche della Cooperativa
’Mount Servin’ tra Pramollo e
Angrogna, il tanto discusso insediamento di Pian e Pattemouche 2(XX) a Pragelato.
I dati del documento della Comunità Montana, basati sulle
strutture pubbliche, non tengono tuttavia conto del turismo
’ecclesiastico’ che porta sul territorio un flusso notevole di persone nei centri per vacanze cattolici e valdesi.
Molte critiche sono state mosse a questo tipo di turismo valligiano, abbastanza improvvisato e disorganizzato. Tutto è stato lasciato aH’iniziativa, o meglio all’interesse dei privati che
non si curavano certamente di
inserire le loro realizzazioni nel
contesto locale, mentre gli enti
locali raramente hanno trovato
gli strumenti o la grinta necessaria per razionalizzare gli interventi.
La Comunità Montana propone, tra l’altro, la costituzione di
un Ufficio turistico di valle, con
la collaborazione di esperti, per
dare un aiuto concreto a chi
vuole sviluppare questo settore
il quale, per il giro di denaro
che comporta, rappresenta per
l’economia locale un fattore non
certo trascurabile. L. V.
TOURNEE ALLE VALLI DEL CORO SVIZZERO
“Croix de Camargue
if
Una croce, un cuore, un’àncora; sono gli elementi che compongono lo stemma della Camargue, la regione del delta del
Rodano nella Francia meridionale. « CiDix de Camargue » è il
nome di un gruppo corale svizzero, diretto dal pastore Alain
Burnand della chiesa riformata
del Cantone di Vaud, che ha
scelto quel simbolo per il suo
significato cristiano. La croce,
come segno della fede in Gesù
Cristo, il cuore, come simbolo
dell’amore e l’àncora, come simbolo della speranza cristiana.
« Queste tre cose durano ; fede,
speranza, amore ; ma la più
grande d^ c::se è l’amore » (I Cor.
13; 13) dice l’apostolo e dunque
questi sono i contenuti che il
complesso musicale vuole proclamare con i suoi canti.
La « Croix de Camargue » sarà alle Valli nei primi giorni di
giugno per alcuni concerti; sarà una bella occasione per ascoltare questo coro ormai notissimo in Svizzera dove svolge la
sua attività da 25 anni.
Alain Burnand, direttore-compositore-poeta-pastore, nel 1959
fu incaricato del settore evange
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VERTENZA FIAT DI VILLAR
Solidarietà colpita
Presa di posizione della Pastorale del Lavoro
della Diocesi di Pinerolo e della Commissione
Lavoro del 1° Distretto delie chiese valdesi
Il 4 aprile scorso si è concluso con un accordo tra le parti
la vertenza alla FIAT di Villar
Perosa che, nata per contrastare la scelta della FIAT di chiudere lo stabilimento, aveva come obiettivo la difesa dell’occupazione in Val Chisone.
Ad un mese di distanza sono
giunte 10 comunicazioni giudiziarie ad altrettante persone (tra
cui un solo dipendente Fiat) che
avevano partecipato attivamente a quella lotta. Queste denunce di violenza privata aggravata
e danneggiamento aggravato, si
riferiscono ad uno degli ultimi
giorni della lotta.
Questa denuncia, per il modo
in cui è stata fatta e per chi va
a colpire, ci spinge a fare alcune
riflessioni ;
— In primo luogo tende a colpire il tessuto di solidarietà che
si era creato in quei mesi attorno alla lotta degli operai Fiat.
Si evidenzia quindi una volontà
di isolare, di creare il vuoto attorno a chi lotta, per poter così
imporre senza difficoltà i propri disegni. Si colpiscono qui
delle persone che pur non essendo toccate in prima persona per
la vertenza Fiat hanno ritenuto
opportuno appoggiare la lotta
degli operai che, nel difendere il
proprio posto di lavoro si battevano per un problema di tutti;
l’occupazione in valle.
— In secondo luogo queste de
nunce, giunte dopo la conclusione di una lotta che, nonostante
la lunghezza e le continue provocazioni della direzione Fiat e
delle forze dell’ordine, non ha
mai registrato incidenti, ci paiono animate solo da una volontà
di intimidazione e repressione.
In altre parole, queste denunce, certo non giustificate dal modo in cui si è svolta la lotta,
hanno l’obiettivo di impaurire i
cittadini, di punire in modo vendicativo chi si è concretamente
impegnato a flanco degli operai,
creando così un clima di timore
e quindi di indifferenza, tutti elementi che servono a chi, attraverso il suo potere, vuol fare il
bello e il cattivo tempo.
Come credenti che si sono
posti a fianco dei lavoratori
Fiat in questa lunga vertenza ormai conclusa, esprimiamo quindi;
SOLIDARIETÀ’ con chi è stato colpito dalla denuncia;
DISSENSO con chi, eludendo
i reali problemi dell’occupazione,
pensa di esorcizzarli con denunce provocatorie;
VOLONTÀ’ di continuare ad
impegnarci a fianco di chi lotta
per l’occupazione, sia essa da difendere o da acquisire.
Commissione Pastorale _ del
Lavoro della Diocesi di Pinerolo ■ Commissione Lavoro I Distretto.
PEROSA ARGENTINA
Impegno per la pace
listico della sua chiesa ed ebbe
l’idea di andare per le strade
della città con la sua chitarra,
accompagnato da un gruppetto
di giovani, a cantare canzoni
moderne ed orecchiabili d’appello e lode, di impegno e fraternità; la cosa piacque ai giovani
ed ottenne un uditorio numeroso e riconoscente. Il gruppo si
ingrandi., via via, fino a 40 elementi; vennero in seguito concerti e tournées, in Svizzera e
all’estero, registrazioni radio-televisive e discografiche. Poi, nel
1976, il pastore Burnand assunse la cappellania degli ospedali
di Losanna e chiese al gruppo
un cambiamento ; non più per le
strade, ma nei corridoi degli
ospedali. Da allora il Coro, che
conta oggi una ventina di giovani ed ha un carattere ecumenico, ogni sabato pomeriggio visita un reparto ospedaliero e
porta le sue canzoni agli ammalati, svolgendo un vero e proprio
ministero diaconale.
Più di trecento giovani si sono avvicendati in 25 anni di attività della « Croix de Camargue » e la freschezza e l’entusiasmo sono ancora quelli delle
origini. F. T.
Gli inizi sono sempre diffìcili.
A Perosa Argentina sono stati
avviati in queste ultime settimane alcuni discorsi sulla pace che
sono piuttosto nuovi e che, quindi, non hanno avuto forse il successo meritato. L’Amministrazione comunale, innanzitutto, ha
indetto una serie di ritmioni volte a chiarire le articolazioni che
la riflessione su questo tema può
avere. Venerdì scorso, 25 maggio, ha avuto luogo un incontro,
sulla posizione dei cristiani di
fronte alla pace. Sono intervenuti il canonico G. Mercol e il
pastore L. Deodato, presentando, il primo, le espressioni del
magistero e degli episcopati cattolici sul tema della pace; il secondo le radici storiche e l’espansione che hanno tra i protestanti le posizioni non violente. E’ emerso un quadro contraddittorio in entrambe le confessioni, ma una volontà sostanziale sempre più diffusa di contrastare la corsa agli armamenti con ogni mezzo. Nel dibattito
fra i pochi partecipanti è emersa in modo insistente la necessità di potenziare la cultura di
pace che oggi esiste appena allo
stato embrionale.
Un tentativo di elaborare questa cultura di pace con l’espressione artistica è stato presentato dalla locale scuola media con
una « mostra per la pace » inaugurata sabato 26 e presentata alla cittadinanza anche domenica
27 maggio. La mostra sarà visibile ancora presso la scuola media, poi sarà presentata in altri
centri e, in parte almeno, anche
a Roma. Si tratta di disegni e
sculture che rappresentano con
varie tecniche gli orrori della
guerra nucleare e di alcuni cartelloni che presentano in forma
rapida alcuni dati deH’equilìbrio
del terrore.
Sono una testimonianza dell’interesse che il tema riscuote
tra i ragazzi — anche tra quelli
scolasticamente poco impegnati
— e quindi della speranza che,
anche se gli inizi sono diffìcili
come dicevamo in apertura, non
per questo siano sterili. La buona affluenza di pubblico alla mostra lascia ben sperare in questa direzione, anche se può essere stata occasionata non solo
dall’importanza del tema ma anche dall’interesse per l’esposizione dei disegni dei propri figli che
ci può essere stata in alcune famiglie. 11 fungo, simbolo ora dell’esplosione atomica, può anche
essere il simbolo della rapidità
di generazione e di crescita dell’impegno per la pace.
C. T.
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10 cronàca delle
1 giugno 1984
SPIGOLATURE DI STORIA VALDESE
Ricordi di un bisnonno
A pochi mesi di distanza dal
reportage di E. De Amicis, AUe
i*brte a Italia, cui abbiam di recente fatto cenno apparve a Torre Penice un volume ancora più
interessante per noi: Nelle Alpi
Cozìe. Gite e ricordi di un bisnonno; autore, Amedeo Bert,
« pastore emerito valdese ». ’
Un’opera postuma, che il figlio,
Amedeo, anch’egli pastore, dà al.
le stampe con una breve introduzione.
Chi era Amedeo Bert? Un personaggio di rilievo nel piccolo
mondo valdese dei primi dèll*8'0o.
Appartenente ad una antica famiglia di Torre Pellice « m cui la
camera èiicléSlastlUa' fera, per così dire, ereditaria da più generazioni », consacrato pastore nel
1832, dopo un anno di ministerio
nella chiesa di Rodoretto, era
stato nominato a Torino cappellano delle Ambasciate inrot.fl
Stanti della città, jjono gii anni
in cui l’ambasciata di Prussia è
retta da una bella figura di credente, di laico impegnato si direbbe oggi, il conte WaldburgTruchsess che la storiograflU'TUldese quaimcherà, insieme al Gilly
ed al Beckwith, quale «benefattore dei Valdesi ».
Nella capitale
piemontese
Ministerio difficile ma importantissimo quello del Bert nella
capitale piemontese, che richiede psizienza e diplomazia per far
valere le credenziali sue proprie
e del piccolo mondo valdese negli anni inquieti del pre-risorgimento.
Stimato sia da Carlo Alberto
che dai circoli liberali, dagli ambasciatori protestanti che dai
suoi colleghi valdesi, il Bert fu
a Torino l’?unbagciatore__seBiia.
ambasciata del^ mondo valdese.
Colpito nel 1864 da colpo aponSoni
plettico dovette abbandonare il
suo ministerio. « Chiamato dalla
Suprema volontà dell’Ente misterioso ed Infinito che dirige i nostri destini, a lasciare la carriera pubblica... cercai nel riposo
forzato cui mi condannavano la
mia età e le circostanze, a rendermi il meno possibile inutile,
ed a crearmi delle occupazioni
che mi permettessero di giovare,
per il poco che valgo ancora, al
bene morale e materiale dei miei
Società Studi Vaidesi
Gita sociale
Anche quest'anno la Società organizza una gita storico-sociale in una valle alpina di interesse per la nostra
storia; è state scelta la valle di Susa.
Il programma, In corso di definizione
nei dettagli, prevede la visita di San
Antonio di Ranverso, Susa, la Novàlesa, Ulzio.
Partenza alle ore 8, ritorno alle 19.
Pranzo al sacco o al ristorante alla
Novalesa CL. 12.000). Prezzo del pullman L. 8.000.
Prenotarsi presso la sorella Albertina
Eynard (via Guardia Piemontese 24,
tei. 91460) versando L. 5.000.
La gita si svolgerà il 17 giugno.
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TORRE PELLICE
cari compaesani delle Valli Cozie ». Così scrisse nella sua prosa
StTocentesca non priva dr^
semp.
In quegli anni di pensionamento si consacrò a due attività a
carattere sociale; di Delegato
scolastico del Mandamento di
Torre Pellice e di Conciliatore in
quello stesso comune.
Incarichi delicati, come si com.
prende, in una società in piena
4"T»q q tri 4
trasformazione incuTristruzISfiè
passava lentamente da attività
ecclesiastica a servizio pubblico
ed in cui erano tutt’altro che rari contrasti, beghe, dissapori fra
gli abitanti delle borgate alpine.
Visitando i diversi cómùnidel
circondario, incontrando persone di ogni ceto sociale, in particolare maestri ed amministratori, prese contatto con le realtà
ed i problemi delle popolazioni
valligiano. Da questa attività nacque il suo libro. «Giimto a questi ultimi anni della mia esistenza » egli scrive nella prefazione
« volli rivedere, ima volta ancora, le Valli, i monti, i borghi e
le città di questo diletto Circondario e descriverne, man mano
che si affacciavano alla mia
mente, gli episodi più interessanti ed i luoghi più importanti...
posi a stendere questo libro colla pacatezza e la serietà che addiconsi ad un bisnonno ».
Un primo elemento si deve rilevare in queste memorie. Non si
riferiscono solo al mondo valdese. La sua passeggiata infatti si
com-nie attraverso tutte le Alpi
Cozie, seguendo tre itinerari: le
Valli Perosa-Chisoiie-ban Martino partendo da S. Secondo, la
Val Po da Cavour al Monviso,
la Val Pellice.
Pomaretto per lui sta dunque
sullo stesso piano di Paesana,
Cavour di Prali, anche se naturalmente a Torre Pellice viene dato particolare rilievo, tutte sono
località interessanti. Il piccolo
mondo valdese è ai suoi occhi
aperto sulla pianura piemontese
più di quanto lo sia nei decenni
successivi. Si deve per esattezza
ricordare che il Bert è pronipote di quel Pietro Geymet che, Qipderatore delie chiese valdesi, fu
anche sottoorefetto di Pinerolo
ai tempi deU’Inipero napoieonico.
Comitati per la pace
Firme
per la pace
Italiano... di cuore
Alla stessa istanza di apertura
sul mondo circostante si deve
l’uso della lingua italiana. « Seùitelligei
condo il dire deglfùitelligenti,
avrei dovuto scrivere la presente opera in lingua francese, che
è l’idioma quasi universale, ma
Italiano di nascita e di cuore.
I comitati per la pace del pinerolese hanno iniziato la raccolta delle firme di sottoscrizione a
due proposte di legge di iniziativa popolare per indire un referendum istituzionale sulla installazione dei missili in Italia.
Chi intende sottoscrivere le
leggi lo può fare recandosi in
orario di ufficio presso le segreterie dei comuni delle valli o
presso i notai Ortali, Russo
Kraus, Ocelli di Pinerolo.
La raccolta di firme sarà fatta
anche ai banchetti sotto il municipio di Torre sabato 2 giugno, e
il 10 giugno in occasione di Pentecoste 84 a Pomaretto.
CHIUSO L’ANNO SCOLASTICO
non ho voluto far uso di una lin.gua forestiera ed ho scritto "In
Italiano, seoDene io non sappia
toscaneggiare, ma solamente far
uso dello idioma semplice e modesto dei nostri antichi... ».
Un secondo motivo di sorpresa che si ha percorrendo le pagine del Bert è il tono del suo
dire. L’analisi del rnòndo circosflhte è inframezzata a ricordi
storici ed a considerazioni di vario genere sulla fe^ CTangeliea
contrapposta sempre' .a quella
cattolica ma in un tono'gaFbatOT
sereno, irenico. La tragica vicenda della storia valdese è letta
con un’ottica di stampo quasi illuministìco di cui è eserirniìrelóT'
^ente il testo seguente.
Parlando delle vicende del
XVIII secolo scrive;
« Sono, invero, queste cose da
tacersi, ove possibile, anzi che
ridirsi, imperocché è meglio ricordare ai posteri, nobili ed eroici esempi di fratellanza ed unione, che non civili guerre ed astii
religiosi, le passate tristi vicende
dovendosi solo rammentare, affinché i figli camminino sulle orme dei padri, quando sono esse
da seguirsi » (52).
Traspare da tutto il testo un
senso di serena fiducia, di ottimistico impegno, di bonaria comprensione illuminata da una fede
tranquilla nella provvidenza divina. Documento interessante
dunque perché fornisce l’immagine di quella realtà evangelica
con cui si era incontrato il De
Amicis nel suo reportage e che
lo aveva tanto affascinato.
Giorgio Tourn
L’Istituto Alberghiero:
una possibilità per i giovani
Alla presenza di oltre un centinaio di invitati si è svolto presso l’Istituto Professionale Alberghiero di Pinerolo il saggio finale degli allievi diplomandi dei
corsi di cucina, sala, bar e segreteria. Tema: « Alla riscoperta del pesce di acqua dolce ». Fra
gli invitati, operatori turistici e
delle Associazioni gastronomiche, amministratori, rappresentanti di varie scuole, la stampa
locale. L’atmosfera quella di una
grande festa in famiglia in cui
gli allievi hanno fatto una parte
di spicco, ricevendo calorosi applausi al termine e riconoscimenti vari.
La Scuola alberghiera sorta
un po' in sordina nell’anno 1969
come appendice dell’analogo
Istituto di Torino, si è, nel giro
di brevi anni ampliata raggiungendo nel 1979 la sua piena autonomia col riconoscimento di
Istituto professionale di Stato e
conta attualmente 570 allievi.
Il talento e la dedizione di diversi docenti, che dopo una carriera alberghiera si sono dedicati con passione all’insegnamento, ha fatto sì che il livello
di preparazione che la scuola
fornisce sia giudicato più che
buono e con risultati positivi per
quanto riguarda gli sbocchi lavorativi.
Un problema rimane tuttora
aperto ed è quello del frazionamento su più sedi dell’istituto,
questo determina comprensibili
disagi agli allievi ed al personale che deve spostarsi da una
sede all’altra. « Il problema è
all'attenzione deH’Amministrazione Comunale » ha affermato
l’Assessore alla cultura dr. Ponsat « e mi auguro che prima della fine del mandato, si possa
avere varato un progetto idoneo
per dare una sede definitiva ed
adeguata all’Istituto ».
Al termine dei corsi della durata di un triennio, gli allievi ottengono un diploma e qualifiche
di CUOCO o cameriere di sala e
bar o segretaria; chi è interessato può continuare sempre all'interno dell'istituto con un biennio unificato ed accedere al diploma di operatore turistico, un
ruolo promozionale di animatore ed organizzatore dell’attirità
turistica.
Nella crisi generale dell’occupazione giovanile, gli allievi dell’Istituto alberghiero sono quelli
che sino ad ora hanno risentito
di meno del fenomeno. Dato il
buon nome che la scuola si è
fatta negli anni, molte sono le
richieste che pervengono agli
studenti per il loro inserimento
lavorativo.
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1 giugno 1984
cronaca delleValli It
DUE LEGGI
PER LA PACE
NelTassemblea nazionale dei comitati per la pace italiani, tenutasi ad
Ariccia il 23-24-25 marzo 1984, si è presa la decisione di promuovere una
raccolta di firme per due leggi di
iniziativa popolare: una per l’indizione
di un referendum popolare straordinario sulla installazione a Comiso o su
altre parti del territorio nazionale di
missili a testata nucleare; l'altra per
stabilire delle norme sulla partecipazione democratica alle scelte di politica
militare,
E' questo un atto politico di grande
importanza e segna l'inizio di una nuova fase del movimento dei comitati.
La proposta che avanziamo ripropone
con forza i concetti di democrazia e
di sovranità popolare nell’era atomica.
Ribadiamo, infatti, la necessità che sia
il popolo, direttamente interpellato, a
decidere su una questione di così grande importanza quale l'instailazione del
missili sul proprio territorio.
Ora che 1 missili a Comiso sono
diventati operativi è sempre più necessario mantenere vivo il dibattito
sui temi e sui problemi che possono
decidere le sorti deH'umanità.
La posizione dei comitati per la pace, sulla quale vi invitiamo a discutere e a portare dei contributi, è sintetizzata in alcuni punti che vi sottoponiamo e che sono tratti dalla carta dei
principi, redatta dai comitati stessi nell’ultima assemblea nazionale.
« Per la prima volta ci sono armi in
grado di distruggere l’intera umanità.
Il solo possesso di queste armi è per
noi immorale ed illegittimo. Non vogliamo essere il bersaglio di armi di distruzione di massa, nucleari, chimiche
e batteriologiche, ma non vogliamo
nemmeno che nel nostro paese si preparino e si custodiscano armi destinate a sterminare altri popoli.
Il nostro rifiuto è netto: non saranno
mai queste armi a garantire al nostro
paese pace e sicurezza. Perciò chiediamo che l’Italia si impegni perché si
interrompa la corsa al riarmo, perché
cessi lo spreco delle risorse investite
per gli armamenti, perché siano smantellate tutte le armi nucleari — all’est
come all’ovest e in ogni parte del mondo — perché si realizzino zone denuclearizzate nell’Europa meridionale e nel
Mediterraneo, perché sia in ogni modo
tentata la strada di accordi o trattative
che — coinvolgendo tutti i popoli il
cui destino è in gioco — avvicinino
concretamente il disarmo globale »,
In questo contesto si inseriscono le
due proposte di legge di iniziativa popolare. Queste leggi devono essere
presentate al Parlamento, perché venga indetto un referendum istituzionale
e quindi con valore decisionale.
Per fare questo è necessario raccogliere 50.000 firme su tutto il territorio nazionale, è però importante che un
numero elevato di cittadini si pronunci per dimostrare l’interesse e l’urgenza di questi problemi e poter avere così un maggior peso politico sulle istituzioni.
Anche i comitati del pineroiese sono
impegnati nei prossimi mesi, fino alla
fine di settembre, in questa campagna
di raccolta firme e perciò vorremmo,
attraverso questo scritto, anche spiegarvi come avviene tecnicamente la
raccolta dì firme:
— sono autorizzati a ricevere le firme
sugli appositi moduli: i segretari
comunali e i giudici conciliatori [solamente le firme dei cittadini del
proprio comune), i notai (di qualsiasi cittadino italiano);
— possono firmare tutti coloro che hanno raggiunto il diciottesimo anno di
età e che sono In possesso della
carta di identità.
I comitati si prendono l’impegno di
organizzare moimenti di raccolta avvisandone precedentemente la popolazione.
II lavoro svolto dai comitati in questi anni ha portato ad una maggior
maturazione su questi temi. Auspichiamo che anche questa iniziativa trovi
sostegno in un sempre maggior numero
di persone.
Comitato di coordinamento pineroiese per la pace e il disarmo
Geymet citava l’episodio, e diceva:
« Vorrei veramente essere ricordato,
quando non sarò più tra voi, con parole
di questo genere: ci ha fatto incontrare Gesù ».
Oggi, a distanza di molti anni, vorrei dire: è stato così. Il pastore
Geymet mi ha fatto conoscere Gesù
Cristo, mi ha indiirizzato sulla via della fede. Con questa breve lettera,
vorrei rendergli questa testimonianza.
A. D. R., Rorà
DICHIARAZIONE
DEI REDDITI
(Potrebbe essere un » servizio » reso
dai Catecumeni o dal Gruppo Giovanile!) .
SI NO
6) Quando usciamo dal Tempio dopo
il Culto, parliamo solo con parenti ed
amici, o facciamo un cenno di saluto
anche agli stranieri? Anche se non
parliamo la loro lingua, un sorriso ed
una stretta di mano contano molto!
SI NO
Quanti « SI»? Quanti <■ NO »?
L’evangelizzazione è un nostro primo dovere: fare entrare la luce dell’lnformazione dove c’è il buio dell ignoranza è una forma di evangelizzazione.
Adesso molti cattolici si sentono liberi di esplorare II protestantesimo e
vengono, soprattutto nelle loro vacanze, a visitare una chiesa evangelica.
Siamo pronti a trasformare la loro curiosità in informazione dì verità?
L.R.-H. - D. B.-M.
Eccoci arrivati alla denuncia dei redditi, anche quest’anno come al solito
i contribuenti si trovano i moduli cambiati e sempre più confusi. I nostri legislatori non si dimostrano capaci a
fare, una buona volta, dei moduli chiari senza inventare tutti gli anni nuove
diavolerie, che altro non servono che
a fare sbagliare i contribuenti nel compilarli.
Per i fabbricati si deve sempre andare a cercare dati all’Ufficio Tecnico
Erariale provinciale.
La cosa non è facile; tutti i contribuenti devono recarsi in una ventina
di giorni in quel solo ufficio!
Uffici catastali quando le cose erano meno coimplicate ce n’era uno per
mandamento, poi sono stati centralizzati nei circondari, ed infine unificati
in uno solo provinciale, rendendo la
vita sempre più difficile ai cittadini.
Pensionato Carlo Ferrerò,
Pomaretto
QUIZ SULLA
OSPITALITÀ’
RICORDO DEL PAST.
ENRICO GEYMET
Sono passati molti anni. Una sorella
di chiesa, interrogata una volta sulla
figura di un pastore, non apprezzato
da tutti, rispondeva: «Non so; so che
grazie a lui ho incontrato in Gesù il
mio Salvatore ». Questa sorella è morta; al suo funerale, il pastore Enrico
di VERONESI e TOURN - BONCOEUR
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ANITA GAY
Abbiamo ricevuto una testimonianza
sulla vita e l’opera di Anita Gay, recentemente scomparsa, da parte del
pastore Lamy Co'isson e sua moglie
Viola in cui tra l’altro si afferma:
«l’oipera missionaria è stata il pensiero
costante della nostra sorella, l’oggetto
particolare delle sue preghiere d’intercessione ossequiente alle Sacre Scritture... Con l’aiuto di'Dio prendiamo
l’impegno anche noi d’intensificare le
nostre preghiere chiedendogli di suscitare delle vocazioni affinché abbondino evangelizzatori, missionari, pastori
e che dei giovani siano pronti a rispondere alla vocazione che il Signore rivolge ».
« Non dimenticate l’ospitalità; perché, praticandola, alcuni, senza saperlo, hanno albergato degli angeli » (Lettera di Paolo agli Ebrei, capitolo 13,
w. 1j2).
Poiché di questi tempi i « quiz » ed i
« test » sono di moda, ne propongo uno
alle nostre Comunità a proposito dei
turisti e villeggianti che visitano le no.
stre Valli;
1) il Tempio è chiaramente segnalato
all’esterno come Chiesa Evangelica?
SI NQ
2) L’orario dei Culti, nonché nome ed
indirizzo del Pastore, sono scritti sulla
porta del Tempio?
SI NO
3) Gli innari sono in posizione visibile per quanti entrino per la prima
volta nel Tempio?
Si NO
4) C’è un custode, un anziano, un
volontario che prende il suo turno di
responsabilità alla porta per accogliere
chi esita ad entrare, per dare la mano
di benvenuto o per rispondere alle domande dei visitatori?
SI NO
5) Sarebbe il caso di costituire un
piccolo gruppo di volontari per questo
impegno, includendo alcuni che parlano
un po’ di tedesco, francese, o inglese?
Grande vendita al mobilificio
CfcpcilcM
(ex LIBRALON)
per cambiamento proprietario
Via Nazionale, 154 ■ VILLAR PEROSA ■ Tel. 0121/51037
Camere classiche
Soggiorni con tavolo e sedie
Camere da ragazzi
Camere moderne
L. 1.790.000 Porta TV L. 120.000
L. 950.000 Specchi L. 28.000
L. 420.000 Settimanali L. 140.000
L. 1.590.000 Mobili letto L. 130.000
Trasporto e montaggio gratis
A CHI ACQUISTA CAMERA E SOGGIORNO REGALIAMO UN DIVANO
Pro Asilo Valdese
di Luserna San Giovanni
Per il fondo di solidarietà raccolti nel 1*
trimestre 1984
L. 10.000. Reynaud Lea; Robba Evelina; Marauda Giulia.
L. 20.000: R. M.; Odette Gunny Rivoira, in mem. della mamma; fam. Danna
Tiziano; Malanot Rinaldo e Rita.
t. 22.000: Terreno Aldo.
i. 25.000: Gay Giulia.
L. 30.000: N. N.
L. 50.000: Chiesa Angrogna per c.to
vari.
L. 100.000: Jalla Margherita, in mem.
del genitori; Mollica Febe; Long Olga:
Martinat Eglantina e Emanuele, in mem.
dei loro Cari; Unione Femminile di Luserna San Giòvanni.
L. 370.000: N. N.
INIZIATiVE ELETTORALI
PINEROLO — Domenica 3 giugno in
Piazza Facta alle ore 20.30 comizio del
sindaco di Torino Diego Noveìli.
DIBATTITI
PINEROLO — Presso la sede del PCI
in coirso Torino 18, alle ore 21, dibattito su . Il lavoro, le macchine, le nuove tecnologie ». Introduce il prof. Angelo Dina.
■TORRE PELLICE — Presso II salone
comunale dì viale^della Rimembranza,
giovedì 7 giugno alle ore 20.45 dibattito sul tema: « L’Europa perché? realtà e prospettive ». Introduce 11 prof.
Grua del Movimento Federalista Europeo.
COMITATI PER LA PACE
POMARETTO — La prossima riunione
del Comitato per la pace delle valli
Chisone e Genmanasca si terrà mercoledì 6 giugno alle ore 20.30, presso il
Convitto Valdese.
TORRE PELLICE — Prossima riunione
del Comitato pace Val Pellice lunedì
4 giugno ore 21 presso il Centro dì Incontro.
INCONTRI ECUMENICI
TORRE PELLICE — Giovedì 31 maggio
Incontro del collettivo biblico ecumenico su « I ministeri ordinati nella chiesa cattolica ». Introduce don G. Mercol.
RINGRAZIAMENTO
« Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa,
ho serbato la fede »
(II Timoteo 4: 7)
La moglie ed i familiari del compianto
Emilio Reynaud
di anni 88 - Cav. di Viti. Veneto
nell’impossibilità di farlo singolarmente, esprimono la loro'profonda gratitudine a quanti con fiori, scritti, parole
di conforto e di presenza hanno preso
parte al loro dolore.
Un grazie particolare all’ANA gruppo di Penero, ai vicini di casa: famiglia Clodino, Gardiol e Gior e all’anziano di chiesa Aldo Tron, nonché
al medico Griffa P. Giorgio ed al personale tutto dell’Ospedale valdese di
Torre Pellice.
Maniglia, 24 maggio 1984
Non è una vendita è una stravendita. Beati i primi
USSL 42 - VALLI
CHISONE ■ GERMANASCA
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 81000 (Croce Verde}.
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 3 GIUGNO 1984
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BAGLIANI - Piazza Marconi 6 Tel. 81261.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa: tei. 81.000
Croce Verde Porte: tei. 201454
USSL 44 - PINEROLESE
( Distretto di Pinerolo )
Guardia Medica ;
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 74464 (Ospedale Civile),
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia Medica :
Notturna: tei. 932433 (Ospedale Val.
dese).
Prefestiva-festiva; tei. 90884 (Ospedale Mauriziano).
Guardia Farmaceutica :
DOMENICA 3 GIUGNO 1984
Terra PoUlca: FARMACIA INTERNAZIONALE - Via Arnaud. 8 - Telefono
91.374,
Ambulanza :
Croce Rossa Torre Pellice: telefono 91.996.
1
‘■e'
AVVISI ECONOMICI
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ore pasti.
PRESSO Torre Pellice affittasi luglioagosto appartamento 4 camere e cucina in casa con bèl giardino. Telefonare 011/505126.
12
!..
12 uomo e società
1 giugno 1984
COMISO
Sequestro giudiziario
In nome della difesa della democrazia, proprietà immobiliari sequestrate, stranieri espulsi, cittadini esclusi dalla provincia di Ragusa
Una reazione tempestiva all’azione diretta nonviolenta all’interno della base NATO di Comiso, compiuta da un gruppo di
donne pacifiste nella notte fra
il 20 e il 21 aprile scorsi, c’era
da aspettarsela. Che tale reazione sarebbe uscita dai binari delle più elementari regole della democrazia. un po’ meno. I vertici
militaii italiani e della NATO
avevano provato a cancellare in
tutta fretta le tracce dell’azione
e a smentire il comunicato — ripreso da alcuni quotidiani nazionali — col quale le donne Tavevano rivendicata. La pubblicazione delle fotografie che testimoniavano in modo inequivocabile come il gruppetto pacifista
avesse potuto a lungo aggirarsi
indisturbato nella base della
morte, tanto da poter lasciare
la propria firma su di un serbatoio d’acqua posto a 40 metri
d’altezza, li ha invece lasciati
del tutto spiazzati, dimostrando
che di far saltare l’intera struttura sarebbe stato capace fors’anche il classico bombatolo
dell’Ottocento, con la sua brava
palla nera a miccia corta. A qualcuno, avranno pensato, bisognava farla pagare: perché allora
non cogliere Toccasione per togliere letteralmente il terreno
sotto i piedi al movimento per
la pace internazionale, eliminando così ogni possibilità di concentrazioni pacifiste a Comiso
per il presente e per il futuro?
L’operazione ha inizio il 9
maggio, data degli ordini di
perquisizione dei campi per la
pace emessi dalla Pretura di Comiso (competente per territorio
nei confronti del Campo di donne « La Ragnatela » e della « Vigna Verde ») e dalla Pretura di
Vittoria (per il terreno sul quale la scorsa estate si è svolto il
Raduno IMAC), entrambi su richiesta del Commissariato di PS
di Comiso. Il giorno prima, per
« L’Eco delle Valli Valdesi ■
Tribunale di Pinerolo N. 175.
Comitato di Redazione; Valdo Benecchi, Mario F. Berutti, Franco Carri,
Giorgio GardioI, Marcella Gay, Adriano Longo, Claudio H. Martelli,
Jean-Jacques Peyronel, Roberto Peyrot, Giuseppe Platone, Marco Rostan, Mirella Scorsonelll, Liliana Viglielmo.
Direttore Responsabile:
FRANCO GIAMPICCOLI
Redazione e Amministrazione: Via
Pio V, 15 - 10125 Torino - tei. 011/
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Redazione l'Eco delle Valli Valdesi:
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Editore: AlP, Associazione Informazione Protestante ■ Via Pio V, 15
- 10125 Torino.
Regist'-o nazionale della Stampa n.
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delle Valli - La Luce » - Casella postale- 10066 Torre Pellice.
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Economici 200 e partecipazioni personali 350 per parola, i suddetti
prezzi si intendono esclusa IVA
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Intestato a « La Luce: fondo di solidarietà ». Via Pio V. 15 ■ Torino.
Stampa: Cooperativa Tipografica
Subalpina - Torre Pellice (Torino'
la verità, gli abitanti della cittadina ragusana avevano potuto
leggere un manifesto, firmato
dalla locale sezione del PSI, che
concludeva: « I Comisani ben
sanno ormai dove bivacca la feccia della società, CHIEDIAMO
A CHIARE LETTERE alle forze
dell’Ordine che, una volta per
tutte ed al più presto possibile,
venga individuata la matrice,
delinquenziale o pseudo politica,
che turba la vita dei cittadini
di Comiso ».
Si tratta però, con ogni evidenza, di una coincidenza del
tutto fortuita. L’il maggio, alle
7 del mattino, hanno luogo le
perquisizioni, che in breve si trasformano in una retata indiscriminata: tutte le persone colte
sul posto — una ventina — vengono fermate e nove di esse
trattenute in arresto e successivamente processate e condannate perché trovate in possesso di
armi improprie (è il caso di tre
giovani tedeschi), o denunciate
di fayoreggiamento perché trovate in possesso di documenti
fotografici relativi a due diverse « invasioni » della base NATO. Tutti gli stranieri, condannati, denunciati o semplicemente fermati, vengono espulsi dall’Italia.
Il provvedimento
Poche ore dopo la retata, lo
stesso 11 maggio, la Pretura di
Comiso ordina il sequestro giudiziario dei tre campi (compreso Tex-IMAC, che pure esula
dalla sua competenza territoriale!) «ritenendosi che gli immobili (in questione, n.d.r.) vengano utilizzati quali basi per organizzare fatti delittuosi di notevole rilevanza » ( ! ).
La protesta del movimento siciliano per la pace — che già ha
rivelato preoccupanti sintomi di
crisi nelle ultime scadenze, con
70 persone davanti alla base di
Comiso il 25 aprile, al lancio
della raccolta di firme a sostegno delle due leggi di iniziativa
popolare approvate dalTAssemblea Nazionale dei Comitati, e
con circa 2000 persone il 29 aprile, sempre a Comiso, alla commemorazione di Pio La Torre —
non ha però l’ampiezza che la
gravità dell’accaduto richiederebbe: comunicati del CUDIP
di Comiso (gli unici ripresi dalla stampa, in questa occasione
ancor più avara del solito), del
Coordinamento Nazionale dei
Comitati per la Pace, di alcuni
comitati locali, delle Chiese evangeliche siciliane e pochi altri; ricorsi presso il Tribunale della
Libertà di Ragusa da parte del
Presidente del CUDIP, Giacomo
Cagnes (l’unico fra i 5 possessori del terreno ex-IMAC al quale
il decreto di sequestro sia stato
notificato in tempo) e da parte
di alcuni fra i numerosi proprietari della « Vigna Verde »; denuncia del Prefetto di Ragusa
per abuso d’autorità, sempre da
parte di Cagnes. Il Tribunale di
Ragusa, tuttavia, non tarda a rispondere positivamente ai ricorsi relativi al sequestro dei terreni: nell’ordinanza del 18 maggio
che revoca il decreto del Pretore
di Comiso per quanto riguarda
l’IMAC e la Vigna Verde la « denunciata connessione fra gli immobili sequestrati ed i reati
commessi » viene definita « insussistente », poiché: 1) « I primi non sembra possano considerarsi “mezzi" per la consumazione dei secondi »; 2) « La mantata identificazione dei responsabili dell’introduzione clandestina alTintemo della base militare... non autorizza che un
mero sospetto sulla provenienza dei responsabili medesimi dagli immobili in questione »;
3) « Il sequestro dei campi sarebbe astrattamente ipotizzabile
solo ove ricorressero elementi
probatori sufficienti a dimostrare la correità... di coloro che dei
campi medesimi siano gestori.
possessori o comunque responsabili ».
Una svolta
Al di là del suo esito momentaneo, che rende parzialmente
giustizia a quanti hanno sostenuto finanziariamente e politicamente i campi per la pace di
Comiso — fra i quali le Chiese
evangeliche italiane — l’intera
vicenda costituisce un salto di
qualità assai grave nel processo
di limitazione delle garanzie costituzionali nel territorio di Comiso. « Muoiono di riarmo la
nostra democrazia e la nostra
libertà — scriveva H. Gollwitzer
già 5 anni fa — perché corpi mi
E’ il momento!
E’ il momento di sottoscrivere gli abbonamenti per
il 2° semestre del 1984 pagando sei mesi per sette!
Invitiamo i singoli lettori e le chiese ad usare questo strumento di formazione e informazione evangelica promuovendo nuovi abbonamenti nelle comunità,
sottoscrivendo abbonamenti omaggio ad amici e parenti, simpatizzanti e confermati, contribuendo validamente alla diffusione dell’Eco delle Valli valdesi e
della Luce.
Per la decorrenza immediata dell’abbonamento
telefonare nome cognome e indirizzo all’amministrazione (011/655.278) e versare al più presto l’importo
sul c.c.p. 327106.
ABBONAMENTO SEMESTRALE L. 12.000
SEMESTRALE CUMULATIVO L. 11.000
(riservato alle chiese per almeno 4 abbonamenti)
litari... circondati da una rete di
segreti e protetti da servizi segreti sono corpi estranei in una
democrazia ». Ma non è proprio
per difendere le democrazie occidentali che il Presidente americano Reagan e il Governo italiano asseriscono di aver proceduto aH’installazione di nuove
armi di distruzione di massa, di
per sé contrarie alla lettera e allo spirito della Costituzione della Repubblica italiana?
Intanto, in nome della difesa
della democrazia, un terreno di
proprietà di un movimento di
donne per la pace — la « Ragnatela » — è ancora sotto sequestro; decine e decine di cittadini stranieri — la maggior parte
dei quali provenienti da paesi
della CEE — sono stati espulsi
senza aver violato alcuna legge,
mentre a molti cittadini italiani
è stato interdetto il soggiorno
nella provincia di Ragusa; essere pacifisti a Comiso significa
ogni giorno di più mettere a
repentaglio la propria libertà
personale.
Per tornare a lottare, ancora
una volta in modo aperto e nonviolento, contro l’avvenuta installazione dei primi missili Cruise e contro le continue violazioni dei diritti costituzionali che
essa comporta, i Comitati Siciliani per la Pace e lo stesso
Coordinamento Nazionale hanno
approvato il progetto di un nuovo Raduno estivo a Comiso, denominato ECO (Estate Comisana Ottantaquattro), da tenersi
presso il campo ex-IMAC dal 25
luglio al 15 agosto; un periodo
assai ridotto, rispetto ai tre mesi deiriMAC, ma giustificato dal
fitto calendario di iniziative che
impegneranno i comitati per la
pace in manifestazioni e raduni
sparsi per tutta la penisola: saranno poche le basi NATO in
Italia che non riceveranno nei
prossimi mesi la visita dei pacifisti.
Bruno Gabrielli
La tortura nel mondo
Più di un terzo dei Paesi del
mondo usano o tollerano la tortura ed il maltrattamento dei
prigionieri.
Tra il 1980 ed i primi sei mesi
del 1983 Amnesty International
ha lanciato appelli urgenti a favore di 2687 individui, esposti al
rischio di tortura. Nel 1983 30
mila persone di 47 Paesi hanno
partecipato alla Azione Urgente
di Amnesty International a favore di persone esposte al rischio
di tortura.
ne delTONU sulla protezione di
tutte le persone dalla tortura e
da trattamenti o punizioni crudeli, inumani o degradanti (1975),
art. 3.
Dal programma
di Amnesty
Strumenti
internazionali
Dichiarazione Universale dei
Diritti dell’Uomo (1948), art. 5:
« Nessuno deve venire torturato
o soggetto a punizioni inumane o
degradanti ». Convenzione di Ginevra (1949), art. 3.'Oonvenzione
internazionale sui diritti civili e
politici (1966), art. 7. Dichiarazio
Condanna ufficiale della tortura; limitazioni della detenzione
in isolamento; nessuna carcerazione segreta; salvaguardie durante l’interrogatorio e la custodia; indagine indipendente e pubblica sui rapporti di tortura; esclusione delle testimonianze estorte sotto tortura; proibizione
della tortura per legge; processo
delle persone sospettate di aver
compiuto torture; risarcimento
dei danni e riabilitazione delle
vittime della tortura; reazione
internazionale verso i governi
che usano o tollerano la tortura.
Per un’educazione
ai diritti umani
Che strana storia^ opuscolo ciclostilato
per i bambini delle scuole elementari, di S. D’Errico.
Il pianeta di Amorsilia *, favola per i
bambini del I ciclo delle elementari, disegni di F. Vitali e testo di
L. Magnanti.
Il pianeta di Amorsilia *, diapositive
con commento musicale tratte dal
testo precedente.
Educazione ai diritti umani, rivolto agli
insegnanti delle elementari e delle
medie inferiori, curato da A. Coccia, P.C. Bori e dal gruppo di AI
di Bari.
La pena di morte nel mondo, manifesto realizzato dal gruppo A.I. di Bologna.
Anche i bambini, audiovisivo per le medie superiori di A. Lo Tronto.
Tuttinsieme e Buonaposta, favola per i
bambini del I ciclo delle scuole
elementari, di E. Ponzo, con disegni di F, Vitali,
Amnesty International e la pena di
morte, opuscolo per gli insegnanti
delle scuole medie e superiori.
Proposta di attività sulla pena di morte,
itinerario didattico, preparato dal
gruppo AI di Bologna e rivolto agli
insegnanti delle medie e delle scuole superiori.
I diritti umani nelVinsegnamento della
lingua inglese, opuscolo rivolto agli
insegnanti delle medie inferiori e
superiori.
Per la difesa internazionale dei diritti
umani *, opuscolo per gli inse
gnanti delle medie inferiori e superiori e studenti delle medie superiori.
/ diritti umani nelVinsegnamento della
matematica *, opuscolo per gli insegnanti delle medie inferiori e su
penori.
/ diritti umani e Vinformazione, questionario per gli insegnanti delle
medie inferiori e superiori.
Atti del Seminario di Roma (8-9 ottobre 1983) sulla Scuola elementare.
Insieme si può, progetto didattico sui
diritti umani per il secondo ciclo
delle scuole elementari, preparato
dal gruppo Italia 2 di Roma.
I bambini ed i diritti umani, opuscolo
per tutti gli insegnanti e per gli
studenti delle medie superiori.
Schede didattiche sui temi dei diritti
umani * per le scuole elementari.
Conosciamo il nostro mondo * per le
scuole elementari.
Lezioni sui diritti umani, con diapositive * per gli studenti delle medie inferiori e superiori.
E’ mai possibile... *, progetto didattico
per le medie inferiori.
Proposta ver una filmografia dei diritti umani, opuscolo ner gli insegnanti e studenti delle medie superiori.
Schede, socio-politiche per Paesi sui
diritti umani, ner ffli insegnanti
delle scuole medie inferiori e sui>eTÌori e per gli studenti delle medie
fiimeriori.
I Rifugiati *. opuscolo per irli insegnanti delle medie inferiori e superiori.
Violazione dei diritti delViiomo. opuscolo per gli insegnanti delle medie
inferiori e superiori e per gli studenti delle medie superiori.
7 diritti umani nella storia *. itinerario
didattico preparato da Aldo Coccia
e rivolto agli insegnanti delle medie superiori.
* Non ancora pubblicato o in progetto.
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