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ECO
DELLE mLLT VALDESI
Spet t.
BIBLIOTECA VALDESE
TORRE BELLICE
(Torino)
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno XCI — Num. 42 ( Eco: L. 1.300 per rintemo Eco e La Luce*. L. 2.000 per l’ìntemo Spedir. abb. pollale - 1 Groppo
Una copia tir* 30 ABBONAMENTI [ L. 1.800 per Reitero L. 2.800 per l’estero Cambio d’iiidirizso Lira 50
IL CUORE DELLA RIFORMA
La teologia della croce
Fu merito di Giovanni Miegge se,
per la prima volta in Italia, il pensiero e Topera di Martin Lutero furono studiati dal punto di vista della
« teologia della croce » — in quella sua
opera fondamentale sul Riformatore
che attende con urgenza una ristampa e che può validamente aspirare ad
una larga diffusione aH’estero. Lo af
fermava già nel 1947 Valdo Vinay, in
una conferenza tenuta al Centro
Evangelico di Cultura di Roma, poi
stampata e anch’essa da tempo esaurita : « Martin Lutero. La teologia della croce e la crisi spirituale del nostro tempo ». Con lo stile corsivo che
si addice ad una conferenza, ma profondamente radicato nel pensiero del
Riformatore, il prof. Vinay affermava : « La croce, il fatto angoscioso per
cui Gesù Cristo, l’Unigenito Figliolo
di Dio, rUorao-Dio, muore per la salvezza del genere umano, e muore nel
modo più ignominioso e tremendo come un malfattore abbandonato da
Dio e dagli uomini sul patibolo, non
costituisce per Lutero semplicemente un capitolo, sia pure il più importante della teologia cristiana; ma è
piuttosto come un lampo che squarciando le fìtte tenebre della notte rivela ¡’esistenza di mondi lontani...»,
La teologia della croce è il principio
d’interpretazione fondamentale, il
punto di prospettiva essenziale per
intendere la rivelazione di Dio; E’
quel rivelarsi nascondendosi (sub
contraria specie, sotto apparenza contradditoria) che già rÀntico Testamento attesta, e che giunge al culmine nei l’incarnazione e nella passione
d; Gesù Cristo.
* ♦ #
Questa teologia della croce si oppone ad ogni teol0gia“-de^^a^'-gl©Ha ^ ad~
ogni teologia, cioè, la quale pretenda
che la rivelazione di Dio sia cosa evidente, che per credere ed esser salvati bastino il buon senso e la buona volontà, che l’uomo nella sua esaltazione spirituale e nel suo sforzo di progresso possa accostarsi a Dio, che la
vita cristiana possa essere una gloria senza ombre, che la fede in Cristo
sia titolo di gloria fra gli uomini.
Prima di Lutero, Paolo aveva parlato del vituperio, della vergogna della croce, e per fede soltanto aveva
potuto soggiungere che di questa
vergogna non si vergognava, che quest’Evangelo di Gesù crocifisso era la
sua sola gloria: pur neU’angoscioso
travaglio di qui e ora, il Risorto, primogenito della nuova creazione, vive,
speranza gloriosa per l’umile fede
crocifissa ed irrisa.
Veramente nulla abbiamo: tradizione religiosa (del resto cosi spesso
rinnegata di fatto), vita ecclesiastica
I del resto così spesso abbandonata o
quasi), morale riconosciuta (ma cc
SI spesso non realmente vissuta), tutto questo può essere ancore pericclosamente « carne », carne orgogli.osa
che segretamente — ' siamo troppo
astuti! — si gloria davanti a Dio, si
.gloria di sè e non di Cristo e deUe
sue sofferenze e della sua risurrezione. Nulla abbiamo, se non la nuda
fede : dono di Dio, come la vita, anzi
vita della nostra vita.
« * 4:
Quest’anno ancora ci prepariamo
— oh, senza far follie! —a ’celebrare
la Riforma. Ma siamo disposti a viverla? E’ tanto più facile celebrare
che vivere, e le nostre celebrazioni risorgimentali ce ne danno esempi
lampanti...
Vivere la Riferma non significa fare e rifare un pellegrinaggio nei secoli addietro, magari compiacendosi
degli eroismi dei grandi uomini sulle
cui lotte viviamo di rendita; sigmfica
fare della croce di Cristo il centro, n
punto di prospettiva, nella vita individuale come in quella della Chiesa, e
guardando al mondo.
* * *
Due anni fa tutte le Chiese riformate, in vista deH’Assemblea generale
di Sào Paulo (Brasile), erano state
invitate a meditare il tema dell As
semblea : «i Discepoli di un Signore
che serve » ; l’opuscolo preparatone
portava in copertina la sobria, smpenda scena di Gesù che lava i piedi
ai discepoli, di Rembrandt.
Oggi si parla molto di servizio, e si
pi:^ dire che tutte le chiese — ma non
certo tutti i cristiani — sono animate
da un desiderio di servire, di mutare. di fare. Ed è impressionante tutto
quello che effettivamente fanno, per
i poveri e gli affamati, per i paesi sottosviluppati, per le minoranze, per i
profughi... Ma sono lungi dal prende
re la propria croce e seguire umilmente Gesù, che « annichilì sè stesso,
prendendo forma di servo e facendosi ubbidiente fino alla morte, alla
morte della croce ».
Che dobbiamo dunque fare?
Si impone, naturalmente, un continuo, rinnovato spirito di sacrificio;
cgni giorno, bisogna cercare prima il
Regno di Dio e la sua giustizia.
Ma è pure necessario — specie ora
che tanto si parla di revisione ecclesiologica, da noi, e che da parte cattolica ci si prepara al Concilio Vaticano II — che i cristiani, le chiese,
tutte le chiese riformino la loro fede,
la loro teologia — cioè tutto il loro
atteggiamento : cosi facilmente si scade dalla teologia della croce a quella
della gloria, in tanti modi;
— affermandosi come Chiesa di Stato (tendendo magari a un sommesso
riccstruire uno Stato-Chiesa, a maggior gloria del Signore e per il bene
dell’umanità...);
— ricercando per sè un prestigio
fondato sul mantenimento deirordine
costituito: non obbedienza al Signore
che parla nella sua libertà, ma ossequio ad una religione le cui autorità
affiancano quelle civili e benedicono
le opere pubbliche, e magari le armi;
— imponendo o accettando concordati, in cui si trova un tornaconto
lontano dalla limpida libertà evange
lica;
— innalzando sugli altari, reali o
metaforici, i propri santi e i propri
eroi e i propri savi;
— mettendosi saggiamento dalla
parte della maggioranza, sia quella
numerica della massa, deU’opiniona
pubblica, sia quella dei padroni del
V afrore;
identificandosi concuna civiltà;
con un’ideologia, vecchia o nuova, e
tendendo a scomunicare le altre, dimenticando che la Chiesa è straniera
e pellegrina sempre e ovunque;
— vantando apologeticamente le
proprie benemerenze umanitarie;
— rinchiudendosi nella torre d’avorio della propria pietà individuale o
ecclesiastica e facendo lo struzzo davanti alla sfida ironica e pur angosciosa del mondo, tanto amato da
Dio;
— avocando a sè im’autorità sulla
Parola del Signore che non spetta all’uomo ;
— proclamandosi « mater et magistra»... e in quanti altri modi ancora,
tutti lontani dalla follia della croce!
Per poco che si sia onesti, si riconosce umiliati che queste accuse non
risparmiano le frontiere di alcuna
confessione, di alcuna chiesa. Allora,
celebrare la Riforma significa ravvedersi, accettare la croce di non essere discepoli di un trionfatore (« Signore, il primo posto alla tua destra
e alla tua sinistra»!) ma di un Signore che è stato fra noi « come colui
che serve », fino alla forca : che oggi
ancora finirebbe sulla forca.
E se la via sembra troppo difficile,
rivoltante al nostra buon senso e alla
nostra buona volontà, il Signore ci
dice che già la luce della risurrezione,
la lucente stella nattutina brilla alTorizzonte, è l’alb i di Pasqua. I pellegrini possono al are gli occhi e trovare aiuto, ralleg arsi intensamente,
perchè la redenzione dei mondo viene. Allora si può 1 vvorare sereni, fianco a fianco per il nostro pane quotidiano, «‘finché du;a». Perchè lo schema di questo m< .ado passa: anche
questo è l’Evangelo, della croce.
Gino Conte
DOVE CAVOUR
HA FALLITO...
La Stampa (22 ottobre) ha riferito elie
nel quadro delle eonversazioni su Cavour
organizzale dal « Museo cavouriano » di
Santena, il prof. A. C. Jemolo ha tenuto
sabato scorso una conferenza in cui « l’oratore Ila soltolineato come ¡1 motto ’Libera Chiesa in libero Stato’ sia stato accolto con generale favore, e da un secolo
venga sempre ripetuto, nei campi più diversi. Ma ognuno vi annette un significato
differente, ne fa repigraniina di propositi
diversi.
« Per Jemolo, Cavour ebbe chiara l’idea
del programma che quella locuzione designava : non più leggi dello Stato in materia ecclesiastica, non più un diritto speciale per le manifa-stazioni della rita religio-:ta; il dominio della Chiesa è nelle coscienze. Auspicabile una società di uomini
religiosi, dalle severe coscienze dominate
dal pensiero di Dio: ma lo Stato non chiederà mai ad uno se abbia una religione.
« (Juella visione di Cavour non fu però
accolta nè da cattolici nè da liberali: restò
sostanzialmente estranea allo spirito del
popolo italiano. E la sua speranza che il
papa rinunciasse al potere temporale avendo in cambio la rinuncia dello Stato ad
ogni ingerenza in materia ecclesiastica,
falli.
« In questo campo dei rapporti fra Cbiesa e Stato, tutta la storia d’Italia dal ’61
in poi fu difforme da come CaVour aveva
auspicato. Jemolo ha illustrato le forze avverse, l’anrbiente ostile, le i-ontingenze
contrarie airavvcrarsi dei propositi del
grande ministro. Nessuno riesi-e in tutto;
Cavour non falli quando si trattò di darci
una patria ».
Slamo lieti che queste cose siano dette,
anche se in pis-coli cenacoli, in questi
tempi di celebrazioni centenarie in cui
troppi ignorano da t-hc parte sia stata ostacolata e lo sia ancora la costituzione di
una nazione italiana moderna, democratica.
Naturalmente, dissentiamo dal cattolico
Jemolo quando afferma che il dominio
nelle coscienze è della Chiesa : è di Dio,
mediante la siua Parola e il suo Spirito,
non legati una volta per tutte ad una struttura ecclesiastica autoritaria. E sottolineamo che oggi ancora, per una minoranza
fanatica e per una massa abulica, la visione cavouriana rimane sostanzialmente estranea allo spirito del popolo italiano. Questa trasformazione, questo rinnovamento,
questa conversione delle menti e dei cuori non può venire, per un popolo, da una
sia pur acuta visione, politica : è il frutto
di un lento travaglio che solo la Parola
del Signore veramente conosciuta, ascoltata, può produrre.
Il fallimento di Cavour, e della sua formula ’Libera Chiesa in libero Stato’ non è
stata il fallimento di una politica, ma il
frutto di una mancata riforma religiosa;
il che vuol anche dire — malgrado le invadenze (lericali sempre più maissioce nella vita nazionale, vera reconquista ’pacifica’ (?) deU’llalia alla S. Sede, alla Madonna, a S. Francesco, non a Cristo
ohe il vero perdente non è lo Stato, quanto la Chiesa di Cristo: mai essa è così povera, miserabile e fallila come quando
soddisfatta ed altera troneggia dall’alto
della sua ’divina’ superiorità, dimenli-ea
che la sua sola ricchezza, la sua sola gloria, la sua sola forza, la sua sola speranza
è il nudo, ardente Evangelo: Cristo è il
Signore.
* Malgrado le pressioni governative, 585
sono gli studenti in teologia protestanti
nella Germania orientale l657 lo scorso
anno). Vi Rotto Facoltà di teologia protestanti a Berlino-Est, Greifswald, Jena, Halle, Lipsia, Rostock. Non vi sono Facolta
teologiche cattoliche nelle Università di
Stato.
fi
Io conservo la mìa religione
ff
Questa dichiarazione di fede sta
prendendo diritto di cittadinanza nel
nostro ambiente valdese ed è candidamente accettata da molti Valdesi,
anche della « vieille roche ». Recen
temente Tho udita varie volte dalla
bocca di giovanette in procinto di contrarre matrimonio misto, con tacito
accordo, avallato dai genitori, di fare
battezzare'*ed educare cattolicamente
i bambini. Naturalmente di fronte all’ambiente evangelico non si ha sempre l’ardire di contrarre matrimonie
in chiesa cattolica o dietro l’altare,
ma ci si limita, per salvare la faccia,
a celebrare le nozze col rito civile,
con la tacita intesa d’un compromesso a detrimento spirituale della prole
e forse anche d’una segreta benedizione sacerdotale. La discendenza
quindi sarà cattolica, mentre la parte
valdese, opportunamente si riserva di
conservare la propria religione; per
questo la Chiesa Cattolica non dà fastidio al coniuge valdese, non fa pressione, anzi rispetta questa strana religione la quale non è più pericolosa,
non è più audace, non rende più testimonianza perchè gelosamente conservata nel cuore, entro pareti hen
calde ed impermeabili, esattamente
come si conservano certi ricordi di
famiglia, degni di figurare ancora in
qualche museo di cose antiche.
Molti fidanzati valdesi quando sono
interrogati su questo argomento rispondono con dichiarazioni vaghe, poco convincenti, per lo più banali. I genitori poi, in molti casi, versano qualche lacrima, proclamano ad alta voce
Una dichiarazione di fede che sta acquistando diritto di cittadinanza fra noi
CANTO SACRO
RETTIFICA
1. — Le feste di canto delle Scuole Domenicali della Val Pellice e della Val Chisone avranno luogo rispettivamente nei templi di Torre Pellice
(o Comunità viciniore) e di San Secondo la domenica 13 maggio e non
la domenica 6 maggio, come erroneamente pubblicato.
2. — Il terzo inno italiano che le
Scuole Domenicali sono tenute ad imparare sarà fornito ed inviato gratuitamente in congruo numero di copie
ad ogni Chiesa a cura della Commissione.
La Commissione del Canto Sacro
di aver molto sofferto per il figlio o
la figlia ribelle, quasi che le loro sofferenze avessero valore meritorio, atte ad assolverli per la loro debolezza
ad a giustificarne la colpa. Poi, tutto
si risolve : i genitori accompagnano
gli sposi a nozze, i rapporti si normalizzano e tutto si appiana in un clima
di ecumenismo, ultimo tipo.
Orbene, perchè si giunge a questi
cempromessi? Perchè si pregiudica
Tawenire spirituale dei figli, mentre
ia parte valdese conserva la sua religione? Generalmente la causa risale
all’educazione religiosa della famiglia.
La vita familiare è soprattutto tessuta di motivi materiali, di interessi
umani, mentre l’elemento religioso è
marginale, è un’entità trascurabile;
è vero che si mandano i figli alla
scuola domenicale ed al catechismo ;
è vero che ci si tiene molto al giorno
della confermazione, dove la commozione è grande e l’impegno è minimo.
Poi la scena cambia; urge mandare
i figli in fabbrica e la fabbrica è lontana e l’ambiente non buono; non
importa se i figli, specialmente le figlie rimarranno sole in una stanza
presa in fitto; non importa se esse
faranno delle nuove, pericolose amicizie e se saranno libere, totalmente
libere, senza che i genitori controllino la loro vita privata; l’essenziale
.. che lavorino, che abbiano una dignità umana, con una busta in mano
anche se poi moralmente e spiritualmente si avviano al naufragio.
Presto si delinea il problema del
matrimonio ed allora ritorna il problema della religione, il problema dell’avvenire spirituale dei figli; ed ecco
nascere una nuova confessione di fede: conservo la mia religione. Questa
nuova religione che si vuole conservare non ha nuUa a che vedere col
messaggio dell’evangelo; difatti la
promessa che si è fatta un giorno in
forma solenne, nella chiesa gremita
di popolo, davanti al Signore, significa dare la precedenza assoluta a
Cristo che ci salva. Lui stesso ha detto che per essere felici, realmente felici, bisogna rinunziare a se stessi,
prendere ogni giorno la nostra croce
e seguirlo ; in altre parole vuol dire
sapere rinunciare ad una certa felicità matrimoniale pur di non disono
rare il suo nome, di non rinnegarlo;
difatti Gesù stesso dice : « chiunq,ue
mi rinnegherà davanti agli uomini
anch’io lo rinnegherò davanti al padre mio che è nei cieli ». Difatti « chi
ama padre o madre più di me non è
degno di me e chi ama figliolo o figliola più di me non è degno di me »
dice ancora Gesù. Se l’Evangelo è il
tesoro più grande, è il bene più importante della mia vita, perchè dovrei
deliberatamente impedire ai miei figli di possederlo un giorno perchè
siano anche loro felici nel Signore?
Conservare la mia religione vorrebbe
dire: io cammino nella via della Salvezza, godo dei benefici spirituali della mia chiesa mentre i miei figli, carne della mia carne, sangue del mio
sangue li lascio seguire una dottrina
che è in contrasto con la Bibbia; essi dovrebbero appartenere ad una
chiesa che per secoli ha perseguitato
il nostro popolo ohe aveva U torto di
leggere, meditare la Bibbia, cantare
: salmi sui nostri monti, sui dirupi,
braccati dagli avversari. Orbene se i
nostri padri sono morti nelle prigioni, hanno irrorato di sangue la nostra terra, lo hanno fatto per serbare
fedeltà al Signore in vista della testimonianza evangelica nella nostra patria; oggi invece, si presume da pardi certi valdesi di serbare la fede,
di conservare la religione facendo
mercato della coscienza dei figli che
vengono deliberatamente avviati ad
una religione che i nostri padri non
hanno accettato per ragioni ben Ghiaie e che noi non -accettiamo per le
identiche ragioni.
Queste note sono scritte in un tempo in cui il benesere s’è accresciuto,
a vita è diventata facile e comoda,
i divertimenti si sono moltiplicati e
quindi l’elemento religioso non è più
essenziale e fondamentale bensì periferico; anche nelle parrocchie di alia montagna dove un tempo la iedelà alla chiesa di Cristo era viva si
noia uno slittamento pauroso nel
campo morale e religioso; il compito
del Pastore è difficile e delicato perchè i genitori in molti casi hanno
perduto l’autorità, la guida e l’esempio; quando il Pastore muove un richiamo opportuno nel campo del mar
trirnonio misto la risposta può essere
di questo tenore : mio figlio ha già
l’età e sa quello che deve fare, noi
non c’entriamo; oppure quando si
tratta di ragazze; è l’uomo ohe porta
i pantaloni, quasi che nel campo della fede il capo famiglia legiferi ed imponga la religione sua anche alla moglie o comunque ai figli. Per fortuna
la Bibbia che molti genitori hanim
dimenticato, dichiara per bocca di S.
Paolo • « non c’è qui nè schiavo nè libero, nè maschio nè femimna, poiché
voi tutti siete uno in Cristo Gesù ».
I' marito non risponderà per la moglie davanti a Dio, ma tutti i credenti sono chiamati ad essere fedeli e a
nspcndere a loro difesa della^ speranza che è nei loro cuori. Beati noi se
nel campo matrimoniale avremo saputo portare a Cristo il compagno
della vita ed i figUoli; beati noi se
avremo saputo rinunciare anche ad
un partito matrimoniale che ci poteva costare la rinuncia aU’educazIone
dei figli secondo la nostra fede. Soltanto la fedeltà che rinuncia che dà
a- Signore la, precedenza otterrà la
corona della vita che il giusto giudice
assegnerà. . , ,
f.to II viandante
Comunicato A.I.C.E.
L’annuale convegno d’autunno avrà
luogo, se piace a Dio, a Pinerolo la domenica 12 novembre 1961 col seguente
programma ;
Mattino :
Ore 10 - Culto.
Ore 12 - Pranzo in comune nei lo
cali del convitto valdese.
Pomeriggio :
Ore 14.45 - Discussione su- «Il problema della lingua italiana »
Il Seggio A.I.C.E.
Eieercito della Salvezza
Torre Pellice
Il Commissario e la Signora H. Becquet, pionieri e fondatori della Missione Salutista nel Congo, presenteranno e commenteranno un film a colori sull’Opera Salutista nel Congo.
La conferenza avrà luogo giovedì 26
ottobre alle ore 21 nell’Aula Magna di
Torre Pellice. Il Commissario sarà
coadiuvato dal Capo Territoriale Co‘
lonnello P. Tzaut. A tutti un invito
cordiale.
2
p«g. 2
L’ECO DEU£ VAILI VALDESI
N. 42 — 27 ottobre 1961
C* • • 11-i • ^ t - 1« •
oigiJli di giudizio
e di grazia
{Leggere: Apocalisse 6. Testo: Apocalisse 6: 12-17)
Il mondo di oggi non è più quello di una volta! » Lo hanno detto,
generazione dopo generazione, con un tono di rimpianto e di disapprovazione, gli uomini che hanno avuto difficoltà ad adattarsi al nuovo modo di vivere che i giovani stavano creando nel mondo per rispondere alle loro nuove esigenze.
Ma oggi questa affermazione è qualcosa di più che l’espressione
della difficoltà che i vecchi hanno di adattarsi ai giovani; ma indica effettivamente un cambiamento profondo e radicale che giovani e vecchi
stanno vivendo nel mondo. Un modo di pensare e di giudicare gli uomini e le cose, che ha durato oltre 2.000 anni sta scomparendo molto rapidamente, sostituito da altri modi ed altre forme di vita e di pensiero.
Tanto per fare un esempio il criterio del « buono », del « vero », del
« bene » che in qualche modo hanno orientato i nostri giudizi, sono oggi
in via avanzata di sostituzione con altri modi di giudicare uomini e cose;
per molti ha oggi più importanza dire che è «utile», «funzionale»,
« scientifico », « politico », « tecnico » etc.
Naturalmente come il « buono » e il « bene » sono stati spesso delle
etichette che hanno servito a nascondere cose che non erano nè belle nè
buone così oggi capita che i nuovi metri di giudizio siano anche semplicemente della propaganda e della reclame, ma tant’è: il mondo sta veramente cambiando e già vediamo sorgere all’orizzonte nuovi popoli e
nuove civiltà capaci di rovesciare anche il nostro nuovo mondo di oggi.
Di fronte a tutti questi cambiamenti spesso noi cristiani rimaniamo
perplessi e disorientati e come i buoni vecchietti di tutti i tempi diciamo: « on n’a jamais vu une chose pareille! » e, tutti stupiti, fra il timore e la disapprovazione stiamo a vedere quel che capita.
Ma la Bibbia non si stupisce!
E non dovremmo stupirci neppure noi, poiché essa ce lo annunzia,
e non solo in questo capitolo. Il torto è solo nostro che dicendo che
questo mondo passa ci siamo installati in esso, nella nostra civiltà bianca
e cosidetta cristiana, come se non dovesse passare mai.
T1 sesto capitolo dell’Apocalisse ci presenta una serie di giudizi parziali e limitati che Die pronunzia sul mondo e che ci ricordano quello decisivo e finale che si avvicina. Sotto la forma dei cavalli, che già
appaiono nella visione di Zaccaria (cap. 1), Dio annunzia guerre di conquiste e rivoluzionarie, carestie, morte e persecuzioni che sono altrettanti
modi con cui oggi Egli giudica le nostre generazioni di uomini ribelli;
poi l’apertura del sesto sigillo ci presenta qualcosa di più radicale ancora e che descrive molto bene la nostra situazione attuale; le basi
di un mondo sono scrollate e le realtà ritenute tanto solide da essere
considerate come eterne sono abbattute come fuscelli, tanto che si direbbe già la fine del mondo, mentre invece ne è soltanto un segno.
Il terremoto, la luna ed il sole oscurati, la caduta delle stelle e
soprattutto il fatto che il cielo è addirittura tolto via rappresentavano
per la scienza antica lo sconvolgimento della creazione e la distruzione
del suo ordine e doveva corrispondere bene all’impressione di coloro
che assistevano allo sgretolamento dell’Impero romano, come corrisponde alla nostra sensazione di oggi che viviamo la fine di una civiltà.
Nessuno stupore, dunque. E’ certo scomodo che sia capitato a noi,
ma prima o poi doveva succedere. La cosa importante è di capirne il
significato.
T ’Apocalisse infatti non si contenta di presentare la realtà di questo
■Li mondo, ma in qualche modo la rende trasparente, affinchè, dietro
ad essa, possiamo vedere e comprendere qualche cosa dei piani che
guidano la storia e della volontà di grazia di Dio che attraverso ad
essa prepara la salvezza degli uomini.
In primo luogo non dimentichiamo che i sigilli non si aprono da
soli, non sono rotti dal caso o dal destino, ma dall’Agnello immolato
e risorto, segno della grazia di Dio anche in questo momento di
giudizio. Un mondo se ne va con il suo corteo di lotte e di guerre:
non è la vittoria del Male e del caos più di quanto non sia il trionfo
del mito del Progresso eterno. E’ una nuova tappa nel piano di Dio
verso il suo Regno.
E se riusciamo a capire così il nostro tempo, anche molte cose
di quest’ora ci appariranno diverse da quel che sembrano.
Inoltre non dimentichiamo che questi versetti 12-17 sono posti fra
due passi che ci parlano di testimonianza resa a Dio, anche nella
tribolazione e nel martirio. E mi sembra che questo abbia un senso
per noi oggi, chiamati non solo a sapere queste cose per noi, per la
nostra consolazione ed il nostro incoraggiamento; ma per esserne dei
testimoni chiari e coraggiosi in quest’ora che passa così rapidamente.
Se è vero che la Parola di Dio dà a noi la consapevolezza di quel
che sta capitando e ci aiuta a interpretarne il significato, non possiamo
tenerci questo, godercelo in un angolino. E’ una cosa da gridare sui
tetti, da far conoscere a tutti, da farci perdere la pace finché non l’abbiamo detta intorno a noi.
Non ci ascolteranno? Può darsi, ma non è quel che deve preoccuparci, quel che ci importa è il fatto che Dio ci ha posti come testimoni di queste cose ed il testimone deve parlare e non tacere.
Franco Davite
{Dalla predicazione tenuta ai Chiotti il 24-9-61).
ECUMENISMO
cattolico^ romano
Kitriui. • \ Berna, come in altre città
svizzere, il card A. Bea, presidente del .Segretariato vaticano per l’unità dei cristiani,
ila tenuto una conferenza sul Concilio Vaticano 11 e sull’unità cristiana, in cui Ita
dichiarato die gli sforzi ecumenici verso
l’unità sono una grazia particolare che invita tutti i cristiani ad unirvisi. Perciò il
prossimo Concilio incoraggerà tutti i credenti a questa collaborazione oggi altrettanto importante quanto l’opera missionaria. .Anche nella formazione dei sacerdoti
ci si dovrà preoccupare dei problemi dell’unità cristiana.
11 cardinale ha sottolinato che il Concilio non potrà mutare nulla dei fondamenti
dogmatici riconosciuti dalla Chiesa partendo dalla Bibbia. Del resto, i concili non
hanno mai creato verità dogmatiche in
quanto tali nè inodiiicalo i dogmi antichi.
Ma il concilio potrà precisare la dottrina
cattolica. Le riterche dei teologi hanno
già portato degli schiarimenti, ma molti
malintesi sbarrano ancora la via all’tini
là. Il concilio porrà i principi di nna riforma del diritto lanonico, della liliirjii.i
e delle questioni relative alla pietà. (Più
ciliar) di così non lo si poteva dire: nean*
die il Vaticano 1! sarà, a viste umane, un
<‘oncili:> di Riforma, di ravvedimento da
peccati dogmatici. N.d.r.).
Anche se il concilio non è un concilio
d’unione — ha ancora affermato il card.
Bea — «svolgerà un lavoro significativo per
l’unità e — se tale è la volontà di Dio
e se noi stessi ed i nostri fratelli separati
ci preprariamo adeguatamente — le con*
di^iioni preliminari di un vero concilio
d’unione che pennella la realizzazione delruiìità desiderata dal Cristo che non vuole
« Ile "un solo gregge eal un solo pastore’ ».
(soepi)
* Sono stali scoperti in Groenlandia i resti di una chiesa costruita verso l’anno
1000, aireiKM-a del capo vikingo Erik il
Ro.sso.
SEGNALAZIONE
Il n® 8-9 ( agosto-sett. 1961) della rivista «Il Ponte» contiene fra l’altro
una bellissima rievocazione di Giovanni Miegge, da parte di Giorgio
Spini : « L’avventura intellettuale e
civile di Giovanni Miegge ». Accanto
alle valutazioni più strettamente teologiche o ’ecclesiastiche’ del Prof.
Miegge, questa dello Spini ricorda, al
vasto pubblico della cultura italiana,
la portata umana di Miegge pensatore e cittadino, italiano ed europeo.
Pensiamo che anche nei nostri ambienti queste pagine, brevi ma cosi
succose e ricche di calore e penetrazione, debbano essere conosciute. E
un numero de « Il Ponte » è sempre
un arricchimento che entra in una
casa. Ci si può procurare alla Claudiana questo fascicolo, al prezzo di
L. 450.
Avete già prenotato
“Valli Nostre,, 1962?
E’ in corso di stampa il calendario
« Valli nostre » 1962. Quest’anno uscirà in tre edizioni; italo-francese, italo-tedesca, italo-inglese. Il prezzo sarà
di L. 400, senza sconto. A quanti si
sono prenotati o si prenoteranno entro il 10 novembre, presso la Claudiana, sarà ceduto al prezzo di L. 300 la
copia. Dopo tale data non sarà più
praticato alcuno sconto. Se avete pa
renti ed amici all’estero pensate anche a loro!
Vitalità deirOrtodossia
Orientale
Rodi. — Il metropolita Crisostomo di
Filippi e Kavala, nel suo discorso d’apertura del primo congresso pan-ortodosso che
si sia tenuto da 31 anni a questa parte, ha
dichiaralo che « la Chiesa, in questo momento tragico della storia, deve scoprire
modi nuovi di andare nel mondo per offrirgli la salvezza. Deve gridare sui tetti il
suo messaggio, senza temere affatto coloro
che possono uccìdere il l’orpo ma non
I anima ». Tutte le chiese devono collaborare nell’aft'rontare con efficacia « la crisi
del laicismo, del paganesimo, del materialismo attraversata dal mondo ».
Rivolgendosi agli osservatori delle Chiese anglicana e vecchio-cattolica e del -Consiglio ecumenico delle Chiese, il metropolita, che ha più di 80 anni, di cui 50 d’episcopato, ha detto: «Vi esprimiamo la no
sira riconoscenza per gli sforzi, numerosi e
sìnceri, che fale per raggiungere la verilà
dogmatica secondo la volontà di Dio i
giungere ad una base positiva d’unità, mettendo fine alle ingiusle calunnie contro la
Chiesa ortodossa ».
Mella sua qualilà di rappresentante del
patriarca ecumenico Atenagora, il metropolita presiedeva il congresso, radunalo
nella chiesa dell’Annunciazione.
L’arcivescovo Nìkodim, direttore dcl1 ufficio delle relazioni estere del patriarcato di Mosca della Chiesa ortodossa russa, ha dichiarato, nel corso della stessa
sessione, che tutte le Chiese ortodosse desiderano stabilire legami più stretti fra loro e con le altre Chiese cristiane.
11 metropolila Crisostomo di Myron, altro rappresentante del patriarcato ecume
nico, ha fatto osservare che « le speranze
di molti secoli e i nobili sforzi di decen
ni f) hanno permesso la riunione di questo
congresso. « Più che mai, oggi, la Ciìiesa
ortodossa deve manifestare la sua unità ecclesiaslìca interna, testimoniare della uro.
oria vitalità, estendere la sua attenzione a
tutti i settori essenziali della vita e delle
attività e degli interessi nan-ortodoss¡ e
nan-criitiani. Il congresso di Rodi non risolverá il problema, ma lo porrà, provando
a tutti che ha coscienza della sua responsabilità e delle esigenze della nostra epoca ».
Dodici erano le Chiese ortodosse autocefale (indipendenti) rappresentate al congresso : oltre al patriarcato ecumenico di
Costantinopoli, i patriarcali di Alessandria, Antiochia, Gerusalemme, Mosca, Jugoslavia, Romania, Bulgaria; e le Chiese
di Cipro, Gre<’ìa, Polonia e Cecoslovacchia.
Alla sua conclusione, il Sinodo pan-ortodosso ha pubblicato un ordine del giorno per il prossimo Sinodo, dedicato in buona parte ai rapporti dell’oriodossia con il
resto della cristianità.
Particolare importanza rivestiva la presenza di osservatori delle antiche cliiese
orientali, alcune delle quali non sì riunivano insieme dal VI" secolo: armena, copta, egiziana, siriaca, malabar (India del
SudK Hanno invialo osservatori pure le
Chiese veceliio-caltoliche, la Chiesa (ringhilterra (anglicana), la Chiesa protestante episcopale (USA) e il Consiglio ecumenico delle Chiese.
lina nnnia unllà dislrellnale
A Torino, la Conferenza straordinaria del II Distretto
Nel tardo pomeriggio di domenica
15 ottobre ha avuto luogo in Torino,
nei locali di via Pio V® la Cenferenza Distrettuale Straordinaria del nuo
vo Distretto Ecclesiastico Piemonte
Liguria, presenti pastori e delegati
delle chiese di Genova, Sampierdarena, S. Remo, Vallecrosia, Torino,
Biella, Ivrea, Aosta e Susa. Dopo il
Culto di apertura presieduto dal Past
Ayassot, la Conferenza, preso, atto ufficialmente della costituzione del Distretto, è passata alla elezione della
nuova Commi"sione Distrettuale che
è risultata così composta: presidente
il past. Ayassot, vicepresidente il
past. Bouchard, segretario il signor
Baiardi.
« Una volta formatasi sulla carta,
la nuova unità distrettuale ha bisogno di costituirsi anche e soprattutto con un maggior contatto ed una
più approfondita reciproca conoscen
za delle comunità». Su questo esordio del past. Ayassot è venuta a delinearsi e comporsi la prima parte del
le proposte e discussioni della conferenza riguardanti le future attività in
comune e di reciproca collaborazione
del distretto.
Uno sforzo unitario per la riuscita
di manifestazioni evangelistiche, convegni di consigli di chiesa e di monitori per una maggiore conoscenza
personale ed una più cosciente presa
in esame di problemi comuni, maggiori scambi di pulpito tra i pastori
del distretto, scambi che non si riducano a sporadiche visite di cortesia,
ma che possano effettuarsi in tutte
le chiese almeno una volta nel corso
deH’inverno, visite alle comunità numericamente modeste in modo da recar loro il contributo della solidarietà delle chiese sorelle. Questi i vari
punti presentati dal past. Ayassot,
semplici tracce su cui dovrà fondarsi
il lavoro di un anno, che vengono discussi ed accolti dai 24 delegati con
vero slancio ed entusiasmo. Si intravede la possibilità di svolgere un buon
lavoro in comune,, rilevando che la
conffgurazione geograñea del nuovo
distretto faciliterà non poco lo svolgimento del programma e si scorge
pure la possibilità di attuare finalmente un’opera di evangelizzazione
da tempo intravista e studiata ma
rimasta al puro stadio delle idee per
varie difficoltà.
La riviera ligure, regione turisticamente affollata per tutto il periodo
estivo, presenta possibilità ottime per
la diffusione del Vangelo: giuppi di
giovani e predicatori laici, fissando il
loro centro in Vallecrosia e S. Remo,
potrebbero dirigere Top^era di evangelizzazione lungo le spiagge della riviera, appoggiandosi alle famiglie ivi
residenti c in vacanza. La chiesa di
Sampierdarena — viene rilevato —
può offrire una magnifica base di partenza p>er l’opera di evangelizzazione
nei vasti quartieri operai.
Viene posta in risalto l’importanza
di programmare nel corso dell’inver
no giri di conferenze nelle varie chiese del distretto da parte degli orato
ri qualificati, possibilità non ultima
di poter aprire le sale ad un uditorio
non esclusivamente evangelico. Attraverso i vari interventi appare l’ansia
di una maggiore apertura verso il
mondo non esclusivamente in senso
sociale (e come il nuovo distretto non
sia insensibile a questa esigenza lo
dimostrano resistenza di opere quali
case estive, colonie, ospedali) ma an
che collocando la testimonianza sui
piano della proclamazione dell’evangelo. A questo desiderio di apertura
; di contatto comuni subito si unisce
la presa di coscienza dell’importanzà
di avera una maggiore conoscenza di
insieme dei problemi di comune intere.sse. Perchè non studiare un qualche sistema di recìproca informazione sulle discussioni avute, sulle tesi
prospettate o sulle eventuali decisioni prese?
Ancora una proposta alla Conferenza : « Sarebbe pure interessante che
la conferenza esaminasse se esiste
nella zona una qualche opera che abbia particolarmente bisogno di essere
oggetto della attenzione e della solidarietà delle Chiese sorelle, in modo
da concentrare verso di essa le comuni energie. Potrebbe trattarsi di
una Chiesa che abbia speciale bisogno di essere incoraggiata in un momento di difficoltà, o dì un nuovo' tentativo di evangelizzazione... ». A tutti appare evidente il richiamo alla
chiesa di Sampierdarena. Attraverso
le parole del suo delegato la conferenza ha dinnanzi agli occhi la dura
prova che è portata a sostenere questa Comunità, ammirevole nel suo
impegno e consapevoli? dell’lmportar.za della sua missione. Comune è l’impegno delle chiese consorelle per un
appoggio ad un tempo spirituale e
finanziario. Ma non tacciono neppure i rap'presentanti delle Comunità di
S. Remo e Vallecrosia: per troppo
tempo queste chiese della Liguria sono rimaste isolate : il loro è « un isolamento soprattutto spirituale ». Occorre maggiormente appoggiarle ed
occorre che l'cpera di Vallecrosia, già
rivalutata con tanto sacrificio, sia
sempre più riconosciuta quale valido
centro di incontro cristiano.
I-a Conferenza, veloce nello svolgim.ento dei suoi lavori, ha avuto termine nella tarda serata del giorno
stesso. La Chiesa di Torino ha accolto pastori e delegati con una calda e
fraterna osnitalità molto apprezzata.
R. B.
* In una lettera pastorale Mons. Mongo,
veseovo di Duala (Camerunl stroniunica de
facto i cattolici che praticano ancora il costume della dote. « Sulla base dilla mia
formazione teologica e della mia esperienza nel ministero .so che la dote, divenuta
in questo paese un vero commercio, è non
solo un male ma la fonte di molti mali
sociali e morali... perciò ho da due anni
vietalo a tulli i cristiani e a tutti i catecumeni di esigere alcunché in o'ccasione ds
matrimoni. Chi riliula di ohbedire a questa legge si sottrae da solo aH’autorità del
ve.srovo e dovrà esser consideralo come tale dai sacerdoti che lavorano sotto la mia
giurisdizione ».
* Sono stati scoperti ad Ostia i resti di
una sinagoga, risalente al III® sec. a.C.
E’ il primo vestigio conosciuto di ima colonia giudaica nella regione romana, in
data così antica.
* Le Chiese anglicana, congregazionalista, ballisla, presbiteriana e metodista preparano nna nuova traduzione della Bibbia
in gallese, la prima dopo il 1620. Amche la
Chiesa cattolica è stala invitala ad unirsi
a questo sforzo.
* La Società delle Missioni Batliste hrilaimiche annuncia che seinrpre nuovi gruppi di rifugiati passano dall’Angola al Congo; oltre 1.1.000 provengono dal dislrello
di Bemlie.
* Si nota un .serio miglioramento dei rapporti fra la Chiesa cattolico-romana e lo
Stato in .Iugoslavia. L’agenzia ufficiale
Tanjiig ha infatti annuncialo la nomina di
Mons. Seper alla carica di presidente della
conferenza dell’epi'scopato cattolico jugoslavo, ratificata oltre due mesi or sono dal
Valicano. Si pensa a Roma che la pubblicità data a questa nomina segna un nuovo
atteggiamento governativo. I vescovi jugoslavi possono liberamente recarsi a Roma.
* Il film « Question 7 », prodotto da una
compagnia americana su domanda e con
l’appoggio delle Chiese luterane nord-americane ( tramite la « Lulheran Film Associates ») ha ottenuto il gran premio dell’Ufficio cattolico internazionale per il cinema. 11 film tratta della testimonianza
attuale della Chiesa nella Germania orienlale.
* Albert Schweilzer .s! è dichiarato proti
lo ad intervenire pres'so le autorità della
DDR (Germania or.) in favore del nasi.
Kurt Scharf, cui si è vietato Fingrcsso
nella Germania orientale. Numerose altre
personalità, fra eui i teologi K. Barili,
H. Gollwitzer, il leader socialdemocralico
Ollenhauer. ere. hanno dichiaralo la loro
solidarietà con .Scharf.
- il 21 ottobre, nel tempio dei Chiotti,
si sono uniti in matrimonio: Amnio Long.
dei Sappiatli (Pramollo) c Eleiui Ciò), di
Comhagarino (Ri claretto). Presentiamo a
questi sposi le nostre felicitazioni ed i nostri auguri e domandiamo a Dio di benedire la loro unione ed il loro focolare.
— Sono stali presentati al S. Battesimo:
Riccorrlo e Emma Long, di Silvio e Livia,
dei Ribeiti. Il Signore benedica questi due
giovani agnelli della sua greggio insieme
giovani agnelli della sua greggia insieme
lacein crescere nella sua grazia e nel suo
amore.
- Dopo tanto aspettare, la pioggia è
venuta a dissetare la campagna sitibonda.
Si sono avute diverse giornate di buona
e abbondante pioggia. Ora il tempo si è
rimesso un po’ al bello, ma la prima
spruz::t!iina di neve apparsa in cima all’Azoto ci ha avvertito che la cattiva stagione ormai è vicina. Si sta perciò provvedendo a portare a termine i lavori della
seminagione e a procurare la legna necessai la per il lungo inverno. Nella Chiesa
si vanno riprendendo le varie attività. Sono convocati : i catecumeni giovedì 26, alle ore 10 (tutte le classi); Unione Giovanile sabato 28 alle 20; Scuola Domenicale
domenica 29 alle 9. Le riunioni quartierali inizieranno i primi di novembre. 11 culto domenicale avrà Inogo da ora innanzi
alle 10-,30 e con l’uso alternato del cantico italiano e francese secondo l’abitudine.
La tradizionale predicazione in francese
Fullìnia domenica del mese verrà ripresa
in novembre. Domenica prossima, 29 ottobre, celebrazione della S. Cena.
3
27 ottobre 1%1 — N. 42
L’ECO DELIE VALLI VALDESI
P«g. 3
li
CHEMINS D’EST ET D’OUEST,
I centomila Km. di Hans A. de Boer
turista di eccezione
« Malgrado il fossato cì sono dei
presupposti comuni ad Est ed Ovest :
perchè dunque i contatti sarebbero
impossìbili? »
« E’ in quanto cristiano cosciente
che sono andato alFEst, convinto,
cioè, che gli uomini devono essere
cambiati »
dove siamo abituati, come lo «tesso
Hans de Boer fa notare (lì, a trovanoi di
fronte ad una stampa che, per paura o per
servile ammirazione ci dà un’immagine
falsala del mondo comunista il nostro inlUancabile viaggiatore desidera darci lina
informazione più esalta. E, rerlo, in molti
rasi si Ila rimpressione che l’A. abbia effettivamente cercato di coimprendere pienamente il pensiei*o dei suoi numerosissimi interlocutori ÌIO.OOO circa ci viene dello lon germanica pre>i’isione!) e vi sia riuscito. 11 fatto die il de Boer abbia poluto
e voluto prendere tutto il tempo necessario per esaminare a fondo la situazione, e
die egli non abbia voluto essere un « vìsìlaiore ufficiale w, magari in compagnia
di una ben nutrita schiera di dignitari ecdesiaslici occidentali, è significativo. Così
comi' è significativo il suo costante desiderio di incontrare soipraitullo lo genie del
popolo o comunque persone che non rivestono laridie ufficiali, onde avere un quadro più genuino dei sentimenti, delle realizzazioni. delle speranze e degli errori di
quanii vìvono in zona comunista. « Rimane possìbile di avere dei contatti da uomo
a uomo » ecco la profonda sua convinzione.
Forse egli è troppo ottimista sul fatto
die gli uomini possano effettivamente « essere cambiati » in un’aimosfera come quella ilic regna nel blocco orientale? Forse,
da osservatore pieno di simpatia, il de
Boer vede soprattutto le realizzazioni indisciiiiliilinente positive del regime comunista, specie in campo sociale? Forse. Tuttavia rimane importante per noi di lasciarci do imieniare da questo turista di nuo
vo genere die, «enza fretta, trova il tempo di scoprire il suo prossimo mettendo
alla base dì questo sforzo la sua fede sincera. Possiamo noi essere insensibili a
quanto egli dice a proposito deH’ansia di
istruzione della gioventù comunista e dei
vasti programmi di istruzione che si stanno varando a ritmo continuo? Che dire
di quei lettori accaniti lanche se magari
un po’ anandii<i nella loro scelta dei tesili che il de Boer trova sui suoi passi.
Questo soprattutto trovandoci da buoni
italiani in una situazione in cui si studia
poco e male e in cui si legge ancor meno?
Che dire soprattutto delle chiese del blocco orientale cJie, poir in mezzo a mille difficoltà, appaiono viventi e forse ringiova
Un importante
riconoscimento
Apprendiamo con vivo compiacimento che il Past. Renzo Bertalot,
tornato in questi giorni dal Canada,
nel corso di quattro anni di specializzazione filosofico-teologica, accaiito
al suo lavoro pastorale, ha conseguito
il grado più alto concesso dall’Università di Montreal. Il Past. Bertalot
ha sostenuto una tesi prelimlnai'e su
« L’Evangelo Sociale e il Modernismo
Cattolico» (S.T.M.) e infine, per il
conseguimento del dottorato (Ph. D.),
una tesi su « IMAGO CHRISTI, l’antropologia di Paul Tillich e Karl
Barth ». Il Past. Bertalot è stato vivamente apprezzato non solo negli
ambienti accademici, ma anche in
quelli ecumenici della metropoli cana
dfcse. Ci rallegriamo con lui per questo riconoscimento del suo lavoro,
che porterà i suoi frutti pure nel ministero che egli riprende ora in Italia, a Torre Pelllce.
nite dalla lolla? Penso in questo momento
airimpressione di forza spirituale unita
ad una semplicità ed ad un senso dei propri limiti veramente eccezionali che dava
qualche tempo fa un pastore polacco, parlando ad Agape della sua e delle altre
chiese in Polonia, quasi a confermare le
parole del nostro viandante.
Per non parlare di tanti piccoli e grandi lati positivi che ci fa conoscere.
Certo rimangono molte gravi e fondamentali obiezioni. L’A. non teme di elencarle. Deir Unione Sovietica egli si sente
di ripetere quanto è stato detto fin dal
1953: « L’Unione Sovietica è qualcosa di
ben suneriore a ciò che pensa la maggior
parte degli Oecidentali, ma non è così
entusiasmante come lo pensa la maggior
parlo dei Russi » (p. 141.
\è il de Boer si sentirebbe di vivere
in zona ¡lovietica perdiè, egli dice, mancano alcune libertà essenziali alla vita di
un uomo veramente libero: libertà di spostamento, libertà di leggere lutto quello
che viene pubblicato anche in Occidente,
libertà di esprimere il proprio pensiero.
Come si vede non ci troviatno di fronte
ad un uomo che cede facilmente a lanciulleschi entusiasmi! Basta pensare al severo
giudizio pronunciato nei confronti del regime poliziess'o della Germania Orientale.
Ma proiprio perchè h- nostre chiese d’Oceidciite hanno delle condizioni di vita ed
una libertà di azione e di espressione spesso quasi sconosciuto in Oriente, è più grave il fatto che queste chiese, le nostre
chiese, non siano sempre abbastanza sensibili ai compiti del loro tempo e siano
talvolta piuttosto pavide quando si tratta
di lasciarsi confronlacg da una posizione
dichiaratamente atea i c per ciò stesso più
che dcbolel. Gioranni Conte.
(1) HANS A. DE BOER: Chemins
d’Est et d’Ouest - Genève, Labor
et Fides, 1961. Alla Claudiana.
La ribellinne di Giobbe
Che Giobbe sia .stato, come il titolo di queste colonne
suggerisce; un uomo spiritualmente « ribelle », non può
essere messo in dubbio. Uno spirito ortodosso e conformista non sarebbe così pugnace. Ma quello che importa è
di ben cemprendere la natura della ribellione di Giobbe
nel suo aspetto più profondo.
Il carattere contradditorio e ribelle di Giobbe, ancora
prima di essere toccato dalla sventura, appare in un passo
dove licorda la sua azione sociale; dopo aver ricordato il
soccorso che prestava al misero, all’orfano e alla vedova
ai cieco- e allo zoppo, prorompe :
« Spezzavo la ganascia all’iniquo,
e ali facevo lasciar la preda che aveva fra i denti »
(29; 17)
Ad una prima lettura del libro di Giobbe, la ribellione
che rimane impressa è quella di Giobbe contro le sue
sventure, il suo destino;
la notte che disse: E’ concepito un maschio!» (3: 3)
« Perisca il giorno ch’io nacqui,
« Quando cesserai di tenere lo sguardo fisso su di me?
Quando mi darai tempo d’inghiottir la mia saliva?»
(7; 19)
Questo grido si trasforma in un tragico « perchè? » :
e la vita a chi ha l’anima neH’amarezza? »
« Perchè dar la luce all’infelice,
« Perchè dar la vita a un uomo la cui via è oscura?
e che Dio ha stretto in un cerchio?» (3; 20-23)
«Perchè hai fatto di me il tuo bersaglio?» (7; 20)
« ...perchè m’hai tratto dal seno di mia madre? »
(10; 18)
Ed ecco, alla domanda angosciosa subentra l’accusa:
egli, g’usto, soffre — e gli empi, invece, prosperano.
« Perchè mai vivono gli empi?_
Perchè arrivano alla vecchiaia e anche crescono di
forze?
La loro progenie prospera...
La loro casa è in pace...
e la verga di Dio non li colpisce.
Passano felici i loro giorni
poi scendono in un attimo nel soggiorno dei morti.
Eppure, diceano a Dio : ’Ritirati da noi !
Noi non ci curiamo di conoscere le tue vie!’»
(21: 7 -14)
Di fronte all’iniquità di coloro che sembrano ipidere
alla sua sofferenza, Giobbe rivendica la sua integrità:
«Integro! Sì, lo sono!» (9: 21)
« Sento dì non essere quel colpevole che sembro »
(9: 35)
In un lungo brano del cap. 31, pronuncia su se stesso
una tremenda maledizione condizionata, respingendo ogni
possibile insinuazione di frode, di sensualità, di durezza
di cuore, di a-varizia: . . ,
« Ecco qua la mia firma ! L’Onnipotente mi risponda. »
(31: 35)
Ma Dio sembra non ascoltare nè il lamento nè la protesta. Questo Dio silenzioso e enigmatico suscita la ribellione :
«Io dirò a Dio: ...
Fammi sapere perchè contendi meco! » (10: 2) ^
« Fammi conoscere la mia trasgressione, il mio peccato.
Perchè nascondi il tuo volto,
e mi tieni in conto di nemico » (13;^ 23b-24)
« Io grido a te e tu non mi rispondi,
ti sto dinanzi, e tu mi stai a considerare. » (3U: ziD
Ad un certo punto è Giobbe stesso che si rende conto
dell’esasperazione del suo cuore e delle sue paiole.
«Anche oggi il mio lamento è una rivolta...» [-¡o. i)
Una rivolta perchè il Dio che lo colpisce non si lascia
trovare per discutere:
«Oh sapessi dove trovarlo!
Potessi arrivare fino al suo trono. _
Esporrei la mia causa dinanzi _a lui...
Ma ecco, se vo ad oriente, egli non
se ad occidente, non lo trovo...»
Allora alla rivolta subentra lo scetticismo e la dispe
razione : . x. - * <?
«Ma la sua decisione è una: chi lo tara mutare.
Quello ch’ei desidera, lo fa;
Perciò nel suo cospetto io sono atterrito;
quando ci penso ho paura di lui.
Iddio m’ha tolto il coraggio...» (23. i3-io-it>i
Fin qui la ribellione di Giobbe è la ribellione dell uomo,
che può avere il suo riscontro nell’esperienza di altri cre
denti (.si veda, per alcuni aspetti, il Salmo 73). L’apparizione degli « amici di Giobbe » prc-voca un’altra ribellione
di carattere polemico. Di fronte a loro, nonostante le sue
sofferenze materiali e morali, Giobbe trova la forza di
combatttere la Icto concezione della religione.
W. Vischer ha scritto che Satana non manda solo le
disgrazie: manda anche gli amici. Questi uomini fanno
parte della prova di Giobbe. Ed egli si ribella contro di
loro come contro la sua sventura ;
«Fino a quando affliggerete l’anima mia,
e mi tormenterete coi vostri discorsi?» (19; 2)
« Siete tutti dei consolatori molesti! » (16: 1)
Delle vostre risposte altro non resta che falsità »
(21: 34)
«Lungi da me l’idea di darvi ragione! » (27: 5)
La ribellione di Giobbe contro i suoi consolatori ci
riporta alla natura della prova di Giobbe come è descritta
nel prologo: secondo 1: 9-11 e 2: 4-6, la grande discussione
fra Dio e Satana verte su questo argomento; se sia possibile per un uomo servire Iddio disinteressatamente,
amare Iddio per niente. La contestazione di Satana è che
la fede degli uomini sia sempre e soltanto in funzione delle
ricompense e dei benefici che essi ricevono da Dio.
Gli amici di Giobbe sono gli avvocati di una siffatta
concezione religiosa : la suprema legge religiosa è la corrispondenza della giustizia e della prosperità, del peccato e
della sventura. Se Giobbe soffre, egli deve avere peccato
allo stesso modo come, prima, la sua prosperità era il risu!
tato della sua religione.
La tentazione che gli amici offrono a Giobbe è quella
di abbandonare la sua fede assoluta in un Dio sovrano
che egli ha servito per niente — per accettare la religione
di un Dio logico e ragionevole, dove la felicità corrisponde
alla buona condotta e viceversa.
L’eroismo di Giobbe è di non cedere alla pressione congiunta dei ragionamenti degli amici e delle circostanze
particolari che lo colpiscono avvalorando, esteriormente
quei ragionamenti; Giobbe invece rimane fermo nella sua
fede in un Dio inccmprensibile che lo bersaglia, e osa ancora fare appello a Lui perchè lo assista e lo illumini:
« Gli amici mi deridono.
ma a Dio si volgono piangenti gli occhi miei...» (16; 20)
« Io so che il mio Vindice vive... » ( 19: 25 )
In un penetrante studio della posizione religiosa di
Giobbe, il pastore riformato francese Roland de Pury ha
paragonato gli amici di Giobbe ai Farisei. Posto che con
questo nome egli indica : « des hommes pour qui il va de
soi que l’on sert Dieu pour quelque chose et que la loi
doit permettre à l’homme de se justifier, de gagner le
bonheur et de faire son salut », Giobbe non può non essere
per loro, sulla via della perdizione. L’incomprensione che
c’è fra Giobbe e i suoi amici quanto alla natura della
religione, o al rapporto fra la grazia e le opere, è un’anticipazione del contrasto che dividerà la Chiesa dalla Sina
goga e la Riforma da Roma. « Le monde sage et pieux ne
conçoit que le Dieu qui récompense les bonnes action des
propres justes. Il ne conçoit pas le Dieu de la grâce, le
Dieu que Job a servi non pas pour être heureux, non pas
POUR quoi que ce soit, mais PARCE qu’il avait été « justifié gratuitement par sa grâce ». Or la justice de Dieu avait
précédé en Job toute son obéissance.... Job servait Dieu
gratuitement parce que Dieu l’avait sauvé gratuitement »
(Citazioni da «Job cu l’homme révolté», Genève, Labor
et Fides, 1958, pag. 34-37).
Ma Giobbe non è soltanto un testimone della giustificazione per grazia: nella sua rivolta contro la pseudo-religione degli amici, egli è anche un precursore, un « tipo »
di Cristo. Malgrado la distanza che separa Cristo, il Figlio
di Dio, da ogni uomo e anche da Giobbe, noi troviamo sia
nell’uno che nell’altro una obbedienza e tm servizio alla
gloria di Dio spinti fino all’estremo, senza mai mettere
in causa la giustizia e l’onnipotenza di Dio, senza mai
«tentarlo» (Luca 4: 12), lasciando che il mistero angoscioso della vita trovi la sua espressione, per Giobbe, net
suoi « perchè? » e nella sua protesta appassionata, e per
Cristo nella preghiera del Getsemani « Padre se è ^ssibile passi via da me questo calice» — ma in definitiva,
l’ubbidienza della fede abbia il sopravento sulla rivolta
della ragione, con il rifiuto del rinnegamento e l’accettazione della prova — e della croce! (Dosi, anche Giobbe è
nella schiera di coloro che, anche senza parlare di Cristo
ne additano col gesto- la futura venuta, e da Cristo la sua
vita riceve un significato e una spiegazione.
BRUNO CORSANT
le Centre œcuménique de Mindolo
Un modèle d'activité chrétienne dans
une Afrique en plein développement
(Kitwe, Rhodésie du Nord) — Ici,
en plein tourbillon d’Afrique centrale, l’Eglise chrétienne prend solidement position contre les courants
puissants du racisme.
Tandis que le Conseil chrétien de
Rhodésie du Nord proteste contre la
mise en vigueur de la constitution
amendée qui a frustré les espoirs légitimes d’une représentation africaine plus équitable au gouvernement,
le Centre oecuménique de Mindolo
ouvre largement ses portes à tous
ceux qui prennent part à la lutte politique, économique et sociale.
Extrémistes et modérés. Africains
ec Européens, chefs politiques et industriels, délégués syndicaux, personnel de direction, employés et apprentis, tous passent par la salle de
conférence moderne et les dortoirs
confortables du Centre oecuménique
de Mindolo. Construit grâce aux
fonds d’entraide mterecclésiastique
provenant de nombreuses régions du
monde, c’est une oasis de réconciliation dans un désert de préjugés et
de soupçons.
Lorsque le directeur australien du
Centre, Peter Mathews, arriva, il regarda avec dégoût les cases de pisé
troûlantes de ce qui avait été une
station missionnaire et se jeta à
corps perdu dans la démolition du
tout. Dès cet instant, il y gagna le
surnom de Bulldozer Matnews. « C’était un cloaque », dit-il avec son habituel franc parler. Si le Centre oecuménique projeté avait à représenter l’Eglise tournée vers l’extérieur et
regardant en avant, il devait être
l’expression visible de la confiance et
de i’unité. Ainsi, les symboles miteux
de la misère et de la désagrégation
furent rasés au sol. « (^uand le premier ensemble de dortoirs fut terminé, raconte-t-il, les Africains ne pouvaaent se faire à l’idée que c’était autant pour eux que pour les Européens ». Aujourd’hui le Centre oecuménique de Mindolo, n’est pas une
expérience interraciale; c’est un fait
où la race a cessé de jouer un rôle.
De bien des secteurs de la vie turbulente de la Rhodésie du Nord des
chefs viennent au Centre pour la première fois, à contre-coeur, soupçonneux, l’esprit crispé. Leur attitude de
prévention peut durer un jour ou
deux, mais lorsqu’ils s’en vont, ils disent presqu’invariablement : « Nous
ne savions pas que ce serait comme
cela ; nous en voudrions davantage ».
Une thérapie chrétienne, la compétence de spécialistes, l’atmosphère de
détente procurée par un cadre agréable, ont accompli leur besogne de guérison. Une fois qu’ils ont entendu
Bulldozer Mathews épancher sa bile,
avec une magnifique impartialité, tant
sur l’Eglise que sur l’Etat, la franchise devient la note dominante des discussions et les craintes et les soupçons qui avaient empoisonné les relations sont mis à jour et pris pour
JO qu’ils sont.
Orientation et aide avisés en vue
d’une compréhension mutuelle dans
le domaine politique! et racial, ne
sont qu’un des aspects de cette oeuvre de réconciliation vigoureusement
entreprise par cette institution chrétierme. Il y a aussi, par exemple, la
tâche plus technique de réconcilier
les Africains politiquement conscients
avec les responsabilités difliciles de la
démocratie et de l’autonomie, quand
; problème est amené sur le tapis
d’une manière ou de l’autre, en fin
de compte et inévitablement. Et puis,
il y a la gigantesque tâche d’aider les
femilles africaines à s’adapter, en
passant du régime de la brousse ou
de la forêt à celui de l’économie sa
lariée des agglomérations citadines
des compagnies minières où vivent et
travaillent un demi-million d’Africains en Rhodésie du Nord.
C’est par ce moyens et par teaucoup d’autres que les Eglises chrétiennes, par le Centre oecuménique de
Mindolo, près de Kitwe, parviennent
à pénétrer dans le monde tumultueux
de l’Afrique en pleine expansion. Le
Centre de Mindolo est au milieu de
tout cela — même géographiquement
parlant, car Kitwe est au coeur du
Copperbelt de l’Afrique centrale, la
seconde région du monde pour la
production du cuivre. Du Centre oecuménique on entend les coups sourds
des explosions, lorsque les mineurs se
frayent à la dymanite un chemin toujours plus profond dans les richesses
du sous-soi, et les hurlements des sirènes lorsque les équipes de mineurs
J relaient sous terre et dans les installations de fonderies. Et cela fonctionne sans répit, jour et nuit, sepï
jour par semaine.
Les roues qui tournent au sommet
des nuits de mine, les cheminées vomissant la fumée, les craissiers braisants forment ia ligne d’horizon de
l’Afrique nouvelle quand, venant de
l’a.ncienne, on approche de villes minières comme Kitwe. Et c’est de la
vie primitive des villages de huttes
argileuses de l’Afrique ancienne que
des hommes, des femmes et des enfants sont catapultés à travers les siècles, dans l’âge industriel. Ce bouleversement social, qui secoue par sa
soudaineté et brutalise par ses effets
une population essentiellement simple, éprouve la vie de famille jusque
.a point de rupture ou presque — et
parfois au-delà — soumettant l’esprit
numain à une tension qui le mène
ciangereusement près du déséquilibre
menial. Dans le changement radical
le la vie luiale à la vie urbaine, c’est
la femme qui pâtit le plus,- perdant
ses responsabilités traditionnelles,
sans voir ce qu’on attend maintenant
d’elle. Au centre oecuménique de Min
dolo, il y a un quartier de résidence
où les femmes, chacune amenant son
plus jeûna enfant peuvent venir
pour un cours de quatre mois. Pendant la dernière semaine, leur mari
vit avec elles et on lui fait savoir ce
que leur femme a appris. La reconnaissance des hommes et la confian; retrouvée par les femmes est tout
le témoignage qu’un chrétien demande pour le service ainsi rendu.
Les gigantesques sociétés minières
du Copperbelt ont beaucoup fait, davantage ds-ns un esprit paternaliste
que dans un esprit fraternel. Les
rangs serrés de boîtes sans fenêtres
où elles parquaient leur main d’oeuvre africaine sont lentement remplacées par des bungalows de quatre
pièces; des terrains de jeu sont mi.s
à la disposition des enfants, et tandis que les hommes sont entraînés
au travail rte la mine, les femmes suivent de brefs cours pour faciliter leur
passage précipité dans le XX« siècle.
On suit avec grand intérêt les méthodes introduites par le Centre oecuménique de Mindolo et couronnées de
succès. Les Eglises chrétiennes y font
en profondeur ce que les compagnies
minières ont essayé de faire dans
leurs brefs programmes de choc.
C’est ainsi que hier et demain se
télescopent dans la plus grande des
révolutions vues jusqu’ici en Afrique,
ei peut-être dans le monde. Au centre même de cette révolution, il y a
les Eglises, montrant ce qu’il y a à
faire dans le temps mesuré qui reste
l’homme blanc comme « dirigeant
et père des Africains ».
Hugh Samson
Cl scrivono
Direttore,
« li ringrazio per lo spazio che ancora ini
vorrai concedere e mi rallegro percliè nelr«Eco)) oltre ai grandi problemi die agitano il mondo trovano posto, nella pagina
ul lettori ci scrivono», problemi che riguardano la vita delle nostre Valli, problemi
(ertamente più limitati ma non meno appassionanti per noi. Un grazie pure alla
Sig.a Turin die mi offre ropportiinilà di
ritornare suirargomenlo del lavoro alle
Valli; anche se siamo su due barricate di
V('rse quello die conta è di sapere die lol
liamo per lo stesso scopo: perchè alle Val
b si creino posti di lavoro meglio retri
Imiti, perchè la vita sociale, morale e re
ligiosa sia ad un livello superiore e mi
gìiore, perché esse continuino ad essere
« le nostre Valli ». Mollo utile l’opera che
in tal senso compie oggi TXJ.C.D.G. e riconosi'o anche die per molti giovani l’interessamento e Faiuto dato loro in passalo è stato utile e talvolta provvidenziale:
però credo clic avremmo dovuto essere più
hiiigimirjnli ed agire diversamente.
Dissento fortemente sull’ammirazione per
gli Ospedali Psichiatrici svizzeri perchè
comunque essi siano sono e rimangono
sempre anche quelli dei « manicomi ».
In quanto alle osservazioni della giovane die Ue scrìve sono cerio die le quattro
capo-reparto dell’ospedale dì X potrebbero benissimo essere oggi capo-reparto in
uno dei nostri ospedali o capo-sala in qualche mutua o in qualche stabilimento di qui
guadagnando altrettanto e facendo un lavoro certo più soddisfacente (e prohahilmenie avrehliero anche trovalo un marito
altrettanto conveniente dei decantali svizzeri!! e questo se fossero stale indirizzate
divcrsaiiienle ed aiutate a superare il periodo iniziale più duro specialmente perchè meno retrihuilo.
Se quanto lia latto c la ora il nostro
ospedale di Torino fosse stalo attualo prima i nostri Istituti non avrebbero tanta
carenza dì personale nostro.
Quello die è fuori diseiissìone è il diritto die tulli hanno di andare a lavorare
dove fa loro più eomodo, anche aU'estero;
ma noi lottiamo perché la nostra popolazione non si disperda e « le nostre Valli »
non siano cancellate o sommerse. In quanto alla disoccupazione la signorina die è
in Svizzera dovrebbe aggiornarsi: alle Valli. a Torino di disoccupali ci sono soltanto più gli incapaci e quelli die non hanno
voglia di lavorare, e sarebbe per lo meno
strano che noi mandassimo via i nostri
giovani a lavorare all’estero per far venir
su dei disoccupati siciliani al loro posto:
possono andare quelli a fare (¡nei tali la\ori all eslt'ro. c, p.
4
pag. 4
L’ECO DELLE VALLI VALDESI
N. 42 — 2^ ottobre 1961
TOPONIMI
delle Valli Valdesi
a cura di T. G. Pons
hi Granìe ; villaggio di S. Martino, sul
costone dominante Villasecca superiore. Granaio, luogo ove si ripone
il grano, ricco di grano. 1578, il Graniero. 1611. al Granie, quartiere delle Traverse.
li Grani: villaggio della Torre, ai piedi del Taglìaré, sopra Pracastèl. Dal
nome di fam. Grand, ancor oggi
esistente in vai Pellice, e documentato fin dal 1613, Stefano Gignoso
Grani, di Bobbio: forse di origine
provenzale.
i Gras: villaggio di Bobbio, ai pied
di Barriunt. Dal nome di fam. Gras
Grasso, diffuso in Provenza, ed al
le Valli almeno dal 1594. 1646, coti
trada anticamente detta de Grassi
li Grill o Grigi: villaggio di Prarostino, ad occ. di S. Bartolomeo. Dal
nome di fam. Gril, Grill, assai diffuso specialmente a Prali, ove lo si
trova nel 1655. In dialetto, « grigi »
è il nome del ghiro. Nella deposizione del Regis, 1451, sono citati un
Filippo ed un Pietro Grigli, in vai
S. Martino, come valdesi,
li Grimaud : case ormai disabitate sopra làs Peiruna di Bovile. Dal nome
di fam. Grimaud, Grimaldi, nome
della Francia meridionale. Un villaggio di tal nome di trova nel dipartimento del Vars. 1578, in Grimaldo, 1680, alli Grimaldi.
Griigli: case di Bobbio, all’indiritto
prima del Poi. Verosimilmente luogo dove si toglieva la scorza agli alberi. dove si segavano e squarciavano i tronchi.
li Gudin: grosso villaggio, capoluogo
del comune di Boccapiatta. Dal nome di fam. Godino, Gaudin, sparso
ancor oggi nel territorio di Prarostino, ove lo troviamo fin dal 1232.
1561, delli Gaudini.
li Gundin: villaggio di S. Germano,
un po’ a NE del capoluogo. Dal nome di fam. Goundin, provenzale
(M.). 1613, alli Gondini.
li Gunin: villaggio di Angrogna che
domina la costiera di S. Giovanni.
Dal nome di fam. Gonin, Gonino,
che troviamo ad Angrogna dal ’500
e fra le vittime del 1655. 1674, ruatta
delli Gonini.
id. : case di S. Giovanni, sulla bialera
Peyrota, ad or. dei Jalla superiori
1627, Ezechiele, Daniele ed Eliseo de
Gonini, di S. Giovanni.
Gurnìe; case sulla s. deirAngrogna.
fra il Chiot d’I’aiga e Tumpi Sachet.
Nome di luogo nel Queyras, pure
con Io stesso significato di « gorgo
nero», oscuro, perchè profondo. E’
anche nome di persona. Il 9 die.
1448, il governatore del Delflnato rimette a Michele e Giovanni Curnier le somme da essi dovute al fisco per beni confiscati, per causa di
eresia, ai genitori, trasferitisi « hors
de ce votre pays du dauphiné, en
pays non subyet à vous... où ils ont
fini leurs jours ».
rinfernet: alpe di Angrogna, verso la
testata del vallone omonimo, sul
confine con Riclaretto. Diminuitivo
di « enfern », inferno : quindi luogo
arido, esposto ai venti, con l’idea di
luogo basso, sotto la strada, al quale si accede dall’alto. Cfr. carta di
V. Grosso, 1640 : Infernet alpe. 1760
Infernotto e Soirano.
li Lantaré: villaggio di S. Giovanni,
sotto i Siibilia. Dal nome di fam
Lantaret, Lantaré, che si trova, in
doc. del 1594, come soprannome di
Michaelle Girardeto, alias Lantaretto, ed ancora fra i martiri del 1655.
1613, bosco di G. Lantareto ove si
dice Lantaré.
lu Laus: villaggio di Bobbio, a sud
del cpl., presso un laghetto che normalmente è asciutto, ma che si riempie d’acqua nelle grandi piogge,
la Lausa: villaggio nella parte superiore della valle di Angrogna, all’Inverso. Così nominato daH’enorme
lastrone roccioso ai piedi del quale
si trova ragglomerato. Con tal nome si chiain.ano le lastre piatte e
sottili con cui si ricoprono i tetti in
montagna.
lu Lausarot: foresto di Prali, sotto
Crfilevard, che apparteneva alla Abbazia di Casanova nel 1646. Diminutivo del precedente.
Nella Collana della Facoltà di Teologia è uscito il quinto volume:
Valdo Vinay
Evangelici italiani
esuli a londca
durante il Hisorgimento
8" grande, carta uso mano, pp. 172
L. 1.100
VI SEGNALIAMO
Vi segnaliamo alcune nuove pubblicazioni cattoliche, edite dalla
Deselée de Brouwer, Bruges:
— Deutéronome: un nuovo volume della bella collezione, riccamente illustrata, « Connaître la Bible ».
Testo francese di J. Steinmann, introduzione e commenti di un’équipe
biblica del centro di studi NotreDame. Una nuova dottrina appare
nel quinto libro della Torà. Le leggi
sono affondate neH’affermazione che
Jahweh ama il suo popolo e ohe
ogni Israelita deve amare Jahweh.
La carità — nel senso cristiano —
impregna il Deuteronomio. 170 pp.,
42 illuslr., L. 1.100.
Mons. Renard: SUualion actuelle de
VEglise.
Quest’altro volume della collana
« Présence chrétienne » si pone nella prospettiva di questi interrogativi: ohe significa la decristianizzazio.
ne di un mondo che evolve con un
lilnio semipre più rapido? in ohe
misura le strutture tradizionali della Chiesa sono colpite da questi
mutamenti? hanno i cristiani una
coscienza chiara della loro missione? sanno adattarsi alle dimensioni
nuove del loro compito? Domande
che conosciamo bene anche noi.
92 pp., L. 570.
— Le sens du Concile. Lettre pastorale de l’épiscopat hollandais.
Questo volumetto della collana
« Présence chrétienne » rappresenta
una introduzione semplice ma valida allo spirito con cui i settori più
vivi del cattolicesimo romano si
preparano al Concilio Vaticano libi pp., L. 290.
B. Pruche, Q. P. : Histoire de
^ l’homme, mystère de Dieu. Une
théo'logie pour les laïcs.
Un saggio teologico, risultalo di
un’indagine di ampio respiro, per il
vasto pubblico di laici preoccupati
di trovare una risposta cristiana ai
problemi sollc’Vati dal XX sec. CinBultazione. Malgrado certi inevitabili dissensi, una fonte d’approfondimento personale della fede, accanto alla scoperta di un cattolicesimo
diverso, 452 pp-, L. 3.500.
J. Stknmann. Les Juges. Collection
« Connaître la Bible » L. 1.100.
SavonaroLe - Dernière méditation.
Coll. <1 Présence chrétienne ».
Bruges 1961, L. 960.
J. Lewis - Le gouvernement spirituel .selon St-lgnace de Layola.
Bruges 1961, L. 1.200.
L. Sabourin - Rédemption sacrificielle - Une enquête exégétique
Bruges 1961, L. 4.480.
Potete richiedere tutte queste puhblicazioni alla Claudiana, Via Princ.
Tommaso 1, Torino, c.c.p. 2/21641.
PROBLEMI RELIGIOSI
nelle giovani nazioni
Kenya
Birmania
Nairobi. — « Non -serve a nulla ’africanizzare’ la Chiesa mettendo degli Africani
ai posti direttivi. Bisogna che li occupino
in modo soddisfacente, il che presuppone
in generale che abbiano ricevuto, prima
dei loro studi teologici, un’educazione di
prima qualità » — tale Tawertimento rivolto alle Chiese delTAfrica orientale da
Rock, mensile del Consiglio cristiano del
Kenya. Questo articolo fa notare che le
Chiese protestanti della regione stanno
perdendo un gran numero d’Africani colti.
Finora essi rimanevano nella Chiesa perchè vi trovavano dei pastori europei e delle scuole che assicuravano loro Taiuto spirituale di cui avevano bisogno, grazie al
personale insegnante, per lo più europeo.
« Una tale soluzione non può più bastarci.
.Abbiamo bisogno di pastori africani colti,
dovunque, anche nelle zone rurali ».
Si nota ancora che la Chiesa cattolicoromana esige di più dai suoi studenti in
teologia, e che ha molti seminari nell’Africa orientale. In tali condizioni « non è
diffiiile indovinare a quale Chiesa apparterranno in futuro gli Africani colti, se le
altre Chiese non ne prendono coscienza ».
Infatti oggi il numero degli Africani che
ricevono un’istruzione superiore è decuplicato rispetto a quello di dieci anni fa:
« Durante questi dieci anni la Chiesa ha
decuplicato il suo livello culturale? ».
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
PÔMARETT0
Ordinazioni alla Editrice Claudiana,
per le Valli Valdesi a Torre Pellice,
ccp 2/17557, per le altre regioni a
Torino, Via Principe Tommaso 1 d,
ccp 2/21641.
Domenica 22 ottobre abbiamo battezzato Marina Vinçon di Gino e di Long Silvia, residenti a Roreto del Valchisone. Ci
rallegriamo molto della luce dell’Evangelo che brilla in quel villaggio, mercè
la fedeltà e resenipio di questa famiglia.
Ai genitori l’augurio e l’esortazione di
essere luce e guida per la loro creatura.
Ricordiamo che la settimana prossima
avremo due altre riunioni: martedì 31 ottobre alla Faiola e giovedì 2 novembre a
Pero sa.
Per il 1" novembre è organizzato un
pullman per Ivrea in occasione del centemirio della presenza evangelica ad Ivrea.
Parleranno il Pastore Mario Sbaffi ed il
dr. Ernesto Ayassot sul tema: «1 Protestanti ed il Concilio ecumenico Vaticano 11 ». Le conferenze si terranno in
un teatro cittadino.
Il 12 novembre le maiimie di Ponnaretlo
visiteranno le sorelle di Chiotti.
S. GERMANO CHISQNE
— Nel corso della riunione dell’Assemblea di chiesa del 22 ottobre sono stati riconfermati, per un nuovo quinquennio, alcuni membri del Concistoro. Abbiamo accettato, con rammarico, le dimissioni del
segretario del Concistoro, sig. Giordano
Emilio, trasferitosi in altra sede. Gli abbiamo espresso la nostra riconoscenza per
quanto ha fatto durante 5 anni per il bene
della chiesa.
— Una nuova riunione dell’Assemblea
d: chiesa avrà luogo il 19 Novembre (dopo
il culto domenicale) per procedere alla elezione di nuovi membri del Concistoro per
i quartieri di Villa, Chiabrandi e Martinat.
— Le riunioni settimanali a Villa sono
soppresse. L’As.semblea ha infatti deliberato di istituire un culto .serale nel tempio
ogni domenica a partire dal 12 Novembre.
Sono invitati a parteciparvi non solo gli
abitanti di Villa ma tutti i quartieri della
parrocchia
— La colletta straordinaria per il deficit
della Tavola Valdese procede in modo soddisfacente e ei chiuderà improrogabilmen
■ il 15 Novembre.
[Sì;
Dipartenza. Dopo breve ma penosa malattia, ha terminato la -sua giornata terrena il nostro fratello Gardiol Cesare, di
Coistalungia, spentosi il 19 ottobre u. s.
alla età di anni 70. Rinnoviamo alla vedova, m.agna Clementina, ed ai parenti tutti
l’espressione della nostra viva simpatia
cristiana.
Notizie liete da Prarostino. E’ con un
seitso di vera soddisfazione che la popolazione della zona dei Cardonatti ha appreso la notizia della riapertura della
Scuola di quel quartiere con la qualifica
di Scuola Statale.
I numerosi hambini, che già si erano
iscritti altrove, tornano ora nella loro
scuoletta contenti e felici.
Ringraziamo quanti si sono adoperati
per questa riapertura.
Un’altra bella e buona notizia è l’inizio
della costruzione dello stradone. Una potente draga della Provincia è arrivata sui
confini del nostro Comune, in zona Memè, mentre alcuni operai già sono intenti
a innalzare un poderoso mura gitone lungo il nuovo tra-ociato dello stradone. Sembra dunque che questa volta ci siamo! Gi
vorrà certamente del tempo prima che lo
stradone arrivi al Capoluogo, ma chi vive
vedrà! Intanto ci dobbiamo congratulare
con la presente Amministrazione Comunale, ed in particolare col nostro Signor
Sindaco, il rag. Remo Gardiol, per questa
bella realizzazione che aprirà finalmente
il nostro Comune e la nostra bella « coBtiera » all’awenire che, ci auguriamo,
prospero e felice -sotto ogni pmi'lo di vista
(anche morale e spirituale).
— Le sedute deWUnione Giovanile lian00 avuto regolarmente inizio venerdì scorso. Il Seggio è stato eletto nelle persone di
Adolfo Rivoira. presidente. Remo Verdoia.
vice-presidente, Rinaldo Town, segretariocassiere. Si ricorda ai giovani che le sedute hanno luogo ogni venerdì, dalle ore
2I),3(! alle 22,3(i.
— Il freddo si fa già sentire assai nel
tempio. Raccomandiamo a tutti di voler
sollecitamente provvedere alla propria offerta pro-ri.scaldamento, in denaro o in natura. Questo perchè non c’è un solo pezzo
di legna in deposito.
-- 11 cullo di domenica prossima, 29 ottobre, avrà luogo in francese, come già
preceden temente annunciato.
— A Fermo e Mary Rivoira che hanno
visto giungere il loro secondogenito fac
ciamo gli auguri più affettuosi. Anche se
sono passati sul territorio di S. Giovanni
non li dimentichiamo!
— Pensiamo con affetto a Alberto Mourglia (he ha dovuto essere ricoverato all’ospedale di Torre Pellice.
“ Raccomandiamo caldamente di preparare le buste di ottobre, onde gli anziani possano ritirarle nei prossimi giorni,
consegnando la busta di noveirdire.
— L’assemblea di chiesa si è riunita domenica 15 c. m., subito dopo il culto, sotto la presidenza del pastore Genre, per
discutere sui problemi riguardanti le nostre attività ecclesiastiche e per prendere
in esame la questione finanziaria come da
ordine del giorno del Sinodo.
La discussione è stata buona ed inleres.sante ed i membri elettori, presenti in
gran numtto, hanno approvalo la proposta del Concistoro di creare una apposita
commissione finanziaria e di lasciar libero
il Pastore da incarichi e responsabilità dei
genere affinchè possa avere più tempo da
dedicare al suo ministerio pastorale. A tal
fine il diacono Dino Gardiol, con un gruppo di collaboratori, che verranno scelti al
più presto, ha avuto l’incarico di studiare
il problema delle nostre collette e dei relativi versamenti alla Cassa Centrale.
Il pastore Genre ha in seguito parlato
sul problema della frequenza ai Culti c,
richiamando i membri presenti ed in special modo gli assenti, ad un maggior senso di responsabilità nei doveri religiosi, si
e impegnalo a visitare con più frequenza
1' famiglie che ogni domenica disertano i
culli.
L’assemblea ha infine accettato le dimissioni da portiere della chiesa presentate
dal signor Rostan ed ha ringraziato il dimissionario per l’opera solerte da lui svolli in questi anni. 11 nuovo gerente che
avrà l'appalto dei lavori di pulizia e di
portineria entrerà in funzione il l» novembre p. V.
-- Giovedì scorso nel Tempio il pastore
Genre ha unito in matrimonio la signorina
1 elio Gardiol ed il signor Valdo Rivoira.
La corale ha partecipato alla letizia di questa unione con un canto di circostanza.
Ai due sposi, membri attivi di chiesa,
porgiamo i più fervidi auguri di una vita
lunga e felice e domandiamo al Signore
di spargere le Sue grazie e le Sue benedizioni sopra questo nuovo focolare.
d .g.
Rangoon. — Il parlamento birmano ha
votato remendamento costituzionale che
garantisce la libertà dì predicazione a tutte le religioni. Tale emendamento era stato proposto dal premier LT Nu, malgrado
la violenta opposizione del clero buddista, e tendeva a calmare i timori delle diverse minoranze religiose, dopo l’gpprovazione della legge che riconosce il buddismo religione di Stato (ne abbiamo riferito sul giornale).
I bonzi buddisti, che sono oltre 100.000,
avevano minacciato di scomunicare il primo ministro se l’emendamento costituzionale era adottato. U Nu aveva da parte sua
minacciato le dimls.sion! nel caso opposto.
Durante la seduta parlamentare in questione, è stata bloccata la circolazione nei din.
tomi e sono stale concentrate forze di polizia.
India
— Esprimiamo la nostra riconoscenza a
iutti coloro che ultimamente, alla fine del
mese di settembre ed al principio di ottobre hanno presieduto dei culti a Pradellorno ed al Serre: Pastori Alberto Tacciti
e Gino Conte e Dottor Guido Ribet.
— Per ben tre volle nella scorsa settimana abbiamo dovuto prendere la strada
del cimitero. Lunedì 16 ha avuto luogo il
funerale di Buffa Giovanni Pietro deceduto alla Cappella dei Baussan, alla bella
età di 88 anni. Era il decano se non andiamo errati, degli Angrognini. La sua
salma è stata tumulata nel cimitero di Angrogna Capoluogo.
— Mercoledì 18 è stata accompagnata invece al cimitero di Angrogna Pradeltorno
Plavan Margherita, deceduta al Ponte di
Barfé dono un anno circa di lunga malattia che Taveva costretta a letto ininlerrollamente. Da alcuni anni risiedeva presso
i familiari ad Angrogna, trasferitasi da
Torre Pellice dove aveva lavorato in fabbrica.
— Venerdì 20 è invece dall’ospedale Valdese che il corteo funebre si è avvialo al
cimitero di Torre Pellice, dove è stata tumulata la salma di Monnet Enrico, risiedente a Buonanotte, improvvisamente deceduto dopo alcuni giorni di malattia. Il
Monnet era molto conosciuto, apecialmente fra gli ex studenti del Convitto di Torre in quanto per parecchi anni era stato
prefetto in queU’istitulo.
— Rinnoviamo a tulli coloro die in modo più diretto sono stali addolorati da
questi lutti l’e.spressione della nostra cristiana simpatia.
Abbiamo ricevuto...
N. N. per la ClaiidiaTia, in memoria del
Prof. Giovanni Miegge, L. 10.000. Siamo
mollo grati di questo dono memore, e per<’liè la Claudiana è considerala un’opera
da sostenere, come ogni altro mezzo di
tesiimonianza della nostra Chiesa.
Direttore resp. : Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Tip. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice (To)
fihopnl. L’Assemblea deilo Sialo di
Madliya Pradesh (Federazione indiana^ ha
aperto un apipassionato dibattito sul progeiio di legge che restringerebbe le altivita missionarie fra le tribù aborigene. Gli
elementi indù conservatori lo soslengono,
mentre vi si oppone il partito del Congresso, il parlilo di Neliru. Già una prima
volta, aH’inizio del 1961, l’Assemblea di
Madhya Pradesh aveva respìnto un analogo pro'gello che si opponeva alla l’onversione di Indiani incolti e ignoranti. In
aprile il premier Neliru aveva affermato
che « i cristiani sono altrettanto indiani
come chiunque altro » e devono dunque
fruire dei medesimi diritti.
! Giappone
Tokyo —• Si slanno stampando in gran
fretta 50.000 Nuovi Testamenti da iinporlare in Indonesia prima del 23 dicembre
1961, quando entrerà in vigore una nilsura
economica generale che vieterà ogni importazione di libri. I 50.000 esemplari vsono
editi dalla Società biblica -giapponese. Se
sì eccettua la Corea, è la prima volta clic
questa Società s’incarica di tstamparc per
l’esportazione.
Inoltre le Società bibliche olandese, britannica, -scozzese e americana stampano nei
Paesi Basisi oltre 250.000 Bibbie e Nuovi
Testamenti in diversi dialetti indone.siani.
La Società hihlica americana ha laioialo
un appello urgente di 250.000 dollari per
sostenere questo inforzo. Fondi sono .stati
raccolti pure in Amstralia (' nella Nuova
Zelanda.
Johniinesbiirii. — Il vescovo anglicano
Lesile Edward Stradling è giunto in Vírica del Sud per assumere la successione del
vescovo Ainbro.se Reeves, espulso dai governo di Città del Capo a causa della sua
ostilità alla politica razziale governativa.
Il nuovo vescovo, il cui insediamento avrà
un carattere initer-razziale. è stato finora
vescovo del Tanganyka. Ha dichiaralo di
non essere favorevole alVapartheid, ma
che non voleva dare Pimpressione di esser
venuto per battersi. « Tuttavìa, ogni voha
die saranno in questione prìncipi morali,
mi sentirò lìbero di esprimere critiche ».
{soppi)
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