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numero 19
del 16 maggio 1997
L. 2000
Spedizione in a. p. comma 26
art. 2 legge 549/9S nr. 37/97 - Torino
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LO SPIRITO
DI PENTECOSTE
«/Z Consolatore, lo Spirito Santo, che
il Padre manderà nel mio nome, vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto
quello che vi ho detto»
Giovanni 14, 26
PENTECOSTE: questa parola racchiude una delle più importanti
feste della cristianità e la unisce al dono dello Spirito Santo. Il famoso racconto della prima Pentecoste cristiana
a Gerusalemme ricorda l’evento dello
Spirito Santo donato informa di «lingue di fuoco» perché i cristiani potessero «parlare» ed essere «compresi» da
tutti. Pentecoste e Spirito Santo formano un tutt'uno fondante la fede e la
storia della chiesa cristiana. Nella testimonianza dell’evangelista Giovanni, il dono dello Spirito Santo consente
di mettere in risalto l’azione di tale dono: un insegnante che fa memoria riguardo alla persona di Gesù Cristo.
SPIRITO Santo come maestro. Per
noi questo vuol significare due cose: Gesù Cristo non è scontato e Gesù
Cristo non è capito. Egli è per tutti noi
una persona conosciuta e familiare.
Ci sembra che si sia realizzata l’antica
profezia di Geremia ove è detto che
verrà il giorno nel quale nessuno farà
da maestro al proprio fratello per far
conoscere il Signore «poiché tutti mi
conoscerarmo, dal più piccolo al più
grande». Ci sembra anche così familiare Gesù Cristo da rispettarlo e da
ascoltarlo, ma come tanti familiari,
anche se amato, è pur sempre bestemmiato. Questa è la bestemmia dell’ignorante e anche dei sapiente, incapaci di porsi in comunione con lui.
Gesù Cristo, dunque, conosciuto e
familiare, ci travolge e ci sconvolge quando si pone in opposizione alla
nostra vita rifiutando la logica della
nostra storia. Riguardo al senso della
giustizia egli accoglie il tangentista
pubblicano e respinge il pio, onesto
fariseo. Riguardo al nostro desiderio
di potenza egli chiede un servizio da
schiavi con il dono della propria vita.
Riguardo alia nostra morale egli parla
alla prostituta perché la ama, e non è
affascinato dalle lusinghe del rigorista
fariseo. Ma Gesù Cristo è oggi capito?
La storia clelTumanità cristiana è storia di grdnde incomprensione. I suoi
familiari e i suoi amici lo crederanno
pazzo e confonderanno l’amore per se
stessi col dono della propria vita per i
molti. La chiesa cristiana lo porrà al
vertice della propria dogmatica costruendo i grandi titoli cristologici, e
userà la croce rovesciata come spada
per difendere la «terra santa» dai pagani di ogni tempo. I cristiani della
nostra generazione parlano di lui come nessuno ha mai osato parlare con
così grande onore, eppure la vita
umana può benissimo toccare i punti
più bassi di atrocità e violenza.
PENTECOSTE: abbiamo bisogno di
un nuovo maestro che ci insegni
di Gesù Cristo ricordandoci la sua
presenza come presenza del Vivente e
del Risorto. Questo maestro diviene
urgente e indispensabile. Certo non è
un maestro «nuovo», ma oggi ci appare come l’esigenza primaria pei la
fede e per la vita. Vieni, Spirito Santo!
È l’antica invocazione che noi oggi ripetiamo consapevoli di tanta ignoranza e di tanta dimenticanza proprio riguardo ai senso della nostra
esistenza. Vieni, Spirito Santo! E la
nostra preghiera per questa Pentecoste in modo tale che si possa «fare memoria» di Gesù Cristo, unico Signore
della chiesa e del mondo.
Giovanni Anziani
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
L'Unione europea non è soltanto la moneta unica ma soprattutto uno sviluppo giusto
Europa: c'è più di quanto appare
Le chiese devono porre
le questioni della pace e
con forza al primo posto del programma politico delIVnione europea^
della giustizia e gli stati membri devono condividere potere e sovranità
JAN NIESSEN*
Lf UNIONE europea attraversa
I un periodo difficile. I dibattiti
sul suo futuro sono pesantemente
influenzati dal risorgere di forti
sentimenti di identità e sovranità
nazionale. Inoltre temi legati all’unione monetaria tendono a dominare la scena, insieme ai visibili
fallimenti dell’Unione a operare in
situazioni di crisi. Naturalmente
c’è il pericolo non tanto di criticare
l’Unione quanto di non aspettarsi
più che essa risponda alle sfide dei
nostri giorni. Questo è pericoloso
perché ogni serio dibattito politico
non può che muovere dalla piena
consapevolezza che le singole politiche nazionali degli stati hanno
dei limiti e non sono sufficienti da
sole a rispondere a tali sfide. Perdere fiducia nell’Unione europea e lasciar cadere ogni speranza che essa
possa assumere un ruolo più significativo significa che prima o poi
andrà persa anche la fiducia nei livelli nazionali e locali di governo.
La Comunità europea fu creata
come risposta alle guerre fra superpotenze europee che avevano coinvolto in tali eventi devastanti altri
paesi dentro e fuori l’Europa. La
Comunità fu anche una risposta alla depressione economica degli anni Trenta che distrusse la vita sociale di milioni di persone. La Comunità, e questo è spesso dimenticato,
riuscì pienamente a raggiungere tali obiettivi. La competizione fra rivali secolari fu trasformata in cooperazione e le economie distrutte
dalle guerre furono ricostruite. La
crescita economica doveva servire a
scopi sociali, gettare cioè le basi per
delle economie di mercato orientate socialmente. Un altro risultato fu
l’incorporazione di altri stati europei nell’Unione promuovendo la
loro graduale trasformazione in stati democratici dopo molti anni di
dittatura. Tutto questo non sarebbe
potuto avvenire senza la creazione
di un’entità sovranazionale alla
quale i suoi membri avevano trasferito parte della propria sovranità
nazionale. La condivisione di risor
se umane e di altro tipo presuppone la condivisione della sovranità.
Creare le istituzioni europee e dar
loro il potere per agire ha permesso
di curare le ferite dovute alla depressione economica, alle guerre e
alle dittature. Giorni lontani, qualcuno dirà; che cosa ci porta TUnione europea oggi? Io appartengo a
quella schiera di persone che credono che la missione dell’Unione
europea sia nessun altra che promuovere la pace fra i popoli e la
giustizia sociale fra tutti. Sogna pure, qualcuno dirà ancora, questo
non è quello che vediamo. Eppure
c’è qualcosa in più di quanto riusciamo a scorgere oggi.
Noi assistiamo a dibattiti su questioni economiche ridotte ad un
unico tema, cioè se uno stato
membro entrerà o meno nell’unione monetaria. Non ho personalmente nulla contro dibattiti di natura economica, né ho particolari
problemi se, per un certo tempo.
questi argomenti dominano il pubblico dibattito. Comincio però ad
avvertire disagio se questi argomenti non sono più posti nella
prospettiva della promozione della
giustizia sociale. E credo che non
basti più seguire tale dibattito, è
necessario prendervi parte fino a
interferirvi attivamente. I lavoratori della Renault, fabbrica chiusa recentemente a Bruxelles, hanno fatto esattamente questo con i mezzi
che avevano a disposizione. E le
chiese lo fanno, con i mezzi che
anch’esse hanno a disposizione? Si
limitano a commentare o svolgono
un ruolo di attiva partecipazione
nel dibattito sullo sviluppo futuro
dell’Unione europea? Se ci vuole
un Euro per portare un po’ più di
giustizia sociale, allora vada per la
moneta unica. Ma questa questione non può essere affrontata per se
stessa senza una prospettiva di giustizia condivisa o addirittura giocata contro i più deboli.
Noi abbiamo assistito ad interventi più o meno riusciti in situazioni di crisi in Europa e Africa.
L’Unione non è stata capace di
agire congiuntamente e contribuire a situazioni giuste e durevoli.
Forse non è possibile che questo
avvenga ad opera di alcuna potenza straniera in situazioni estreme
come quelle cui abbiamo assistito
in Serbia, Ruanda, Liberia o Somalia? Ma chiediamoci ancora:
l’Unione europea ha davvero in
questi casi agito come Unione o al
contrario ha fallito proprio perché
non è riuscita ad intervenire coerentemente come Unione? Io credo nella seconda ipotesi. Antichi
interessi legati a precedenti imperi
europei coloniali hanno impedito
l’azione coordinata in varie parti
dell’Africa, proprio come hanno
pesato le vecchie divisioni fra Est e
Ovest in Europa nel caso della crisi
balcana. Vari interessi nazionali
prevalgono ancora.
Questa tendenza a non rinunciare al proprio punto di vista e ai
propri interessi nazionali quando
si tratta di questioni di relazioni
estere è riflessa dal luogo e dai modi che gli stati membro hanno scelto per la discussione sulle politiche
dell’Unione nel campo degli affari
esteri e della sicurezza. Essi hanno
scelto semplicemente di cooperare
rispetto a questi temi nel cosiddetto secondo pilastro dell’Unione,
cioè a livello di cooperazione interstatale al di fuori della Comunità
europea stessa. Questo tipo di cooperazione non è condlvisione del
potere e della sovranità per servire
la causa della pace e della giustizia
internazionale. Ancora una volta,
non è produttivo criticare cinicamente i fallimenti dell’Unione. Le
chiese devono porre con forza le
questioni della pace e della giustizia al primo posto nel programma
politico dell’Unione europea e gli
stati membri devono crescere nella
convinzione del valore della condivisione del potere e della sovranità.
*Segretario generale della
Commissione delle chiese per
i migranti in Europa, Bruxelles
Svolto il secondo turno delle elezioni amministrative
Sostanziale conferma degli equilibri politici
EUGENIO BERNARDINI
I risultati delle elezioni
amministrative confermano il sostanziale
equilibrio dei rapporti
di forza politici fra Polo
e Ulivo, la consistente
rappresentanza di Rifondazione comunista e
la riduzione della Lega a
forza politica pedemontana. Non è il risultato
di un paese lacerato e
incerto, ma di un paese
che non ha particolari motivi per premiare
o punire uno dei due
schieramenti politici, e
neppure li vuole delegittimare con un’astensione massiccia dal voto o
premiando particolarmente Lega 0 Rifondazione. Comunque, era
l’Ulivo che aveva più da
temere dalla consultazione elettorale, benché
amministrativa, dopo un
anno di continue manovre finanziarie che hanno sì sconfitto l’inflazione e migliorato i conti
pubblici, ma hanno anche ridotto ulteriormente occupazione e redditi.
Queste elezioni, inoltre,
confermano che il complesso sistema elettorale
in due turni, alla sua seconda prova, consente
agli schieramenti vincenti governabilità e
rappresentanza reale.
Ma c’è ancora un’altra conferma; la versione italiana del sistema
politico bipolare ha
acuito il vecchio vizio
nostrano della polemica
e della spaccatura non
tanto sulle cose concrete quanto sugli schieramenti ideologici. In queste settimane, invece che
discutere e decidere soprattutto su come governare una città, si è discusso troppo di Polo e
Ulivo e molti elettori
hanno avuto l’impressione di decidere, più
che sui loro sindaci, su
Prodi e Berlusconi. Veramente, candidati come
Castellani a Torino, Fumagalli a Milano e Illy a
Trieste hanno cercato di
mantenere la concentrazione sulla vera materia
del contendere, ma i loro
avversari e spesso anche
i giornalisti intervistatori
erano interessati più ad
altro, agli schieramenti
ideologici appunto. Ne è
risultato un clima in cui
sono stati mortificati il
ragionamento e l’intelligenza delle proposte, e
chi ha votato lo ha fatto
più sui simboli e sulle
simpatie epidermiche
che sui programmi. Non
è un modo molto saggio
di scegliere, soprattutto
quando sono in ballo
qualità della vita quotidiana, prospettive e valori di socialità concreti,
ridefinizione del volto
delle nostre città tra postindustrializzazione e
identità locali. Tutti temi
su cui è necessario scegliere consapevolmente,
anche in base a quei criteri evangelici che non
dovrebbero mai essere
dimenticati.
EUTANASIA: UN MODO UMANO PER
AFFRONTARE LA MORTE? Lo svi
luppo delle moderne pratiche mediche di sopravvivenza ha allargato
quella «zona grigia» tra la vita e la
morte che è la vita biologica; per
questo ci si chiede sempre più spesso
se così, di fatto, non si allunghi il
morire e non il vivere. fpag. 3)
IL BLITZ «INDIPENDENTISTA» DI SAN
MARCO A VENEZIA. A volte la complessità dei fenomeni non sta nella
portata dei fatti e neanche nelle loro
conseguenze dirette. A volte questa
complessità sta nello scarto tra ciò
che è avvenuto e ciò che sarebbe potuto accadere, e nelle reazioni che il
tutto suscita. (pag.10)
ZAIRE: FINE INGLORIOSA DEL DITTATORE MOBUTU. La partita che si sta
giocando nell'ex Congo belga, grande otto volte l'Italia e ricchissimo di
materie prime, potrebbe rivelarsi decisiva per il futuro dell'Africa centrale, anche per la fine dell'egemonia
francese e l'affermarsi di quella americana. In crescita il ruolo delle chiese
protestanti e dei gruppi di ispirazione pentecostale. fpag. 10)
2
PAG. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della
VENERDÌ 16 MAGGIO ygNE
«Di nuovo il
diavolo lo
condusse sopra un
monte altissimo,
egli mostrò tutti i
regni del mondo e
la loro gloria, egli
disse: Tutte queste
cose io te le darò
se, prostrandoti,
tu mi adori. Allora
Gesù gli disse: “Va’
Satana, poiché sta
scritto: Adora il
Signore Iddio tuo
e a lui solo rendi il
culto”. Allora il
diavolo lo lasciò;
ed ecco degli
angeli vennero a
lui e lo servivano»
(Matteo 4, 8-11)
«Rivestitevi della
completa
armatura di Dio,
onde possiate
star saldi contro
le insidie del
diavolo; poiché
il nostro
combattimento
non è contro
sangue e carne,
ma contro i
principati, contro
le potestà, contro
i dominatori di
questo mondo di
tenebre, contro
le forze spirituali
della malvagità,
che sono nei
luoghi celesti.
Perciò, prendete
la completa
armatura di Dio,
affinché possiate
resistere nel
giorno malvagio,
e dopo aver
compiuto tutto
il dover vostro,
restare in piedi.
State dunque
saldi, avendo
preso la verità a
cintura dei
fianchi, essendovi
rivestiti della
corazza della
giustizia e calzati
i piedi della
prontezza che dà
TEvangelo della
pace; prendendo,
oltre a tutto ciò,
lo scudo della fede
col quale potrete
spegnere tutti i
dardi infuocati
del maligno»
(Efesini 6, 11-16)
IL GRANDE INQUISITORE
Posto di fronte alla tentazione suprema, quella del potere, Gesù rinuncia
a percorrere la strada del Messia guerriero e sceglie pertanto la via della croce
GIORGIO BOUCHARD
elle due scorse settimane
abbiamo esaminato prima
la tentazione del pane, poi la
tentazione del tempio. Ora arriva la tentazione suprema: la
tentazione del potere.
Quanto è moderna questa
teritazione! Oggi la fame è diminuita (almeno nel mondo occidentale...) e la tentazione del
pane è perciò meno importante.
Anche la religione declina, e il
mondo si secolarizza dolcemente; la tentazione del tempio perde attrattiva, malgrado le apparenze. Ma il terreno lasciato libero dalle prime due viene occupato abbondantemente dalla
terza tentazione: il potere.
La logica maledetta
del potere
PERCHÉ è una vera tentazio
ne? Perché '
’uomo, creato a
immagine di Dio, aspira a regnare, e questa aspirazione è legittima (Genesi 1, 28): ma mentre
cerca di attuare questa legittima
aspirazione, l’uomo si scontra
col fatto che nel mondo esistono
dei sistemi di potere, e che questi sistemi sono dominati da
uno spirito malvagio (Efesini 6,
12). Questo fatto ci aiuta a capire un po’ meglio chi è l’Awersario, il cancro che rode l’umanità:
è la logica maledetta del potere.
Questo vale nella vita privata,
dove molte volte si impone la
logica dell’Avversario; vuoi vin
Preghiamo
Voglia il Cielo che tomi la vista ai ciechi
e si raddrizzino le schiene ai curvi.
Voglia il Cielo farci essere un po’ Dio, solo un po’,
ma essere solo un po ’ crocifissi non si può.
Voglia il Cielo non farci attaccati al potere
né falsamente eroi
e farci essere ricchi, ma non ladri,
naturalmente se ciò è possibile. (...)
Voglia il Cielo che ai falsi si serri la bocca,
udendo voce divina in un grido infantile,
che Cristo ravvisiamo nei vivi,
sia in volto d’uomo, sia femminile.
Non la croce portiamo, l’empietà
e come miseramente ci curviamo.
Per non avere in tutto sfiducia piena,
voglia il Cielo Dio in noi, anche se appena.
(poesia d apertura del volume di E. Evtuscenko, Arrivederci, bandiera rossa, Roma, Tascabili Newton, 1995)
cere? Devi far perdere qualcun
altro. Vuoi salire? Devi far scendere qualcun altro. Vuoi vivere?
Devi far morire qualcun altro.
Mors tua, vita mea è la grande
legge che domina il presente secolo: nel mondo contano solo il
denaro, il potere e la gloria.
Ma questo principio diabolico
vale in modo ancora più pesante
nella vita pubblica. Nessuno ha
espresso questa logica meglio di
un nostro connazionale: Niccolò
Machiavelli. Il Principe, egli dice,
dev’essere «mezzo volpe e mezzo
leone», deve cioè alternare sapientemente l’uso della forza e
quello dell’astuzia, la spada e la
menzogna. Per dirla in termini
attuali; per avere potere nel
mondo bisogna avere i carri arridati, le bombe atomiche, le spie;
bisogna far propaganda senza
scrupoli, e magari farsi dare una
mano dalla mafia; se non si fa
così, diceva Machiavelli, si fa la
brutta fine dei «profeti disarmati», come Girolamo Savonarola.
Uno spirito diabolico anima il
mondo del potere, e l’Avversario
ne è ben cosciente; perciò egli
dice a Gesù, mostrandogli «in
un attimo tutti i regni della terra»; «La potenza e la gloria di
questi regni è mia, e la dò a chi
voglio io». (Luca 4, 6). Ma anche
Gesù ne è ben cosciente, tant’è
vero che più tardi egli designerà
l’Avversario col titolo di «il Principe di questo mondo» (Giovanni 12,31; 14, 30; 16, 11).
Gli ebrei del tempo di Gesù
ben conoscevano la logica spietata del potere: da quasi cent’
anni erano sotto un duro dominio romano: le legioni garantivano 1’«ordine», e chi vi si opponeva finiva sulla croce, come
Spartaco: non c’era pietà. Tutto
ciò si opponeva alla visione
ebraica del mondo, alla stessa
speranza messianica; tant’è vero
che gli ebrei che si erano piegati
al dominio romano (i sacerdoti
sadducei) avevano quietamente
rnesso da parte la speranza messianica; anzi, avevano rinunciato ad ogni speranza e si concentravano su una (più o meno)
onesta gestione dei bisogni religiosi del popolo, delle sue tradizioni storiche, dei suoi ideali
morali; cercando di farli somigliare il più possibile agli ideali
correnti nel grande impero romano; quelli che provenivano
dalla cultura greca, di tanto superiore alla rozza tradizione popolare ebraica.
Ma a dire il vero, la gran massa del popolo non li seguiva;
crudelmente taglieggiati dagli
occupanti, umiliati nelle loro
più profonde convinzioni, incoraggiati dall’intransigenza morale degli scribi e dei farisei, i
popolani guardavano di buon
occhio quella manciata di guerriglieri che nelle montagne e nei
luoghi deserti tenevano alta la
fiamma dell’indipendenza di
Israele; ogni tanto ammazzavano un soldato romano, qualche
volta si lasciavano coinvolgere
in scontri militari in piena regola, che regolarmente perdevano,
ma i caduti sul campo di battaglia, i crocifissi che ululavano
come aquile venivano venerati
come eroi, ammirati come martiri: erano i figli spirituali dei
maccabei, e il giorno in cui il
Messia fosse finalmente arrivato, dalle loro sparse file sarebbe
sorto l’esercito dei santi, pronto
a vendicare Israele e, con lui, a
liberare il mondo intero.
ti, sii realista. Non ti chiedo poi
tanto: devi solo usare i miei metodi; la menzogna e la morte».
L’Avversario esprime plasticamente la sua proposta chiedendo a Gesù di prostrarsi davanti
a lui; nell’antico Oriente, infatti,
si usava prostrarsi solo davanti
a un superiore legittimo. Gesù
deve dunque semplicemente riconoscere che la logica della
menzogna e della morte è la
legge di questo mondo: può essere usata a buon fine, certo,
ma va accettata.
«Vade retro, Satana»
Gesù si guarda bene dal con
La tentazione suprema
Proprio a questo livello si
situa la tentazione. Gesù è
all’inizio del suo ministerio, è
giovane e forte, brillante e carismatico: può diventare un Messia guerriero, un Davide della fiiie dei tempi. Il «Grande e intelligente Spirito» gli suggerisce;
basta un miracolo (li sai fare),
basta fare un bel discorso (in
questo sei un maestro), e poi
lanciare una parola d’ordine:
scatenerai l’insurrezione popolare contro i romani. Potrai, per
esempio, raccogliere un esercito
messianico e patriottico sotto
una bandiera come questa: Gesù di Nazareth, re dei giudei.
11 discorso del diavolo contiene però una finezza che non
possiamo trascurare; mentre
nelle due prime tentazioni egli
diceva «Se sei Figlio di Dio.. »
qui egli dice: «Io ti darò tutte
queste cose se prostrandoti tu
mi adori». Lo spostamento di
questo se denuncia tutta la gravità della tentazione. La promsta del Grande e intelligente
Spirito non è infatti gratuita; anzi, è pesantemente condizionata. Per vincere, Gesù deve accettare che questo mondo è governato dalla logica dell’Awersario, non dalla logica di Dio.
«Caro Gesù, egli dice, se vuoi
concludere qualcosa devi fare i
conti con me: di là comandi tu,
ma di qua comando io: adegua
_ testare che il mondo sia effettivamente dominato dallo
spirito dell’Awersario. Soltanto,
egli lo considera come un mero
dominio di fatto, non come un
dominio legittimo. Perciò, per la
prima volta, egli chiama l’Avversario per nome; «Vade retro. Satana»; e poi gli oppone, solennemente, il testo del I comandamento; «Adora il Signore Iddio
tuo, e a lui solo rendi culto». In
altre parole; o si crede alla spada, o si crede all’amore; o si crede alla verità, o si crede alla
menzogna: non c’è via di mezzo.
Con questo Gesù rinuncia,
per motivi profondi, a percorrere la strada del Messia guerriero, dell’eroe nazionale. E così
sceglie, inevitabilmente, la via
degli sconfitti della storia; la via
della croce; mors mea, vita tua,
potrebbe essere il suo motto.
Anzi, il motto sarà proprio quello che avrebbe potuto coronare
i suoi trionfi: «Gesù Nazareno,
re dei giudei». Ma sarà scritta
sulla croce, e a redigerla sarà
Ponzio Pilato. J1 diavolo, come
un capo mafioso, non dice nulla. Ma il suo avvertimento è
chiaro: «Non riconosci le logiche del potere? E allora il potere
ti ucciderà, e sarà proprio quelI esercito romano che avresti
potuto sconfiggere a metterti in
croce». E così accadrà. Il Grande
e intelligente Spirito conosce
bene il mondo: ma il suo sguardo non può andare al di là del
suo regno di menzogna e di
morte. Da un altro Regno verrà
la risposta sconvolgente; la mattina di Pasqua.
(Ultima di una serie
di tre meditazioni)
Note
omiletiche
Il miglior commento:
questo testo straordinari!
rimane la Leggenda al
grande inquisitore di Do.
stoewskij, che citiamo ì!
nota. Potrebbe valer s
pena di leggerne, don,
debita preparazione i
brani salienti: è diffici'i
che l'assemblea sfugga al
la potenza di quella evo.
cazione, una delle pagip.
più alte di tutta la lettera,
tura mondiale.
Se seguiamo questa in.
dicazione, converrà mettere in rilievo le parole
che Dostoewskij mette i,
bocca al Grande Inquisitore, quando rimprovera
Gesù di aver dato troppa
libertà alla gente; la gente vuol soltanto due cosar
avere del pane, e trovare!
una risposta all'eterna domanda: «Davanti a chi
prosternarsi?». Non biso
mini, bisogna governarli!
con mano ferma, per il loro bene, facendo finta di ■
credere in cose in cui non
si crede più, perché per
governare si è passati dalla parte dell'Avversario.
«Noi abbiamo corretto la
tua opera» dice fieramente rinquisitore, «non ci di-,
sturbare».
Con questo, Dostojewski) demistifica in modo
geniale ogni illusione die ■
si possa creare un impero
cristiano, un impero buono, in cui il fine giustifichi
i mezzi. Ma questa potente demistificazione va ben
oltre i confini della cristianità; essa riguarda ogni
tentativo di creare un regno del bene con strumenti del male, ogni tentativo di costruire la giustizia con la violenza: e
nel nostro secolo ne abbiamo avuto più d'uno!
Di fronte a questi regimi
umani, come di fronte a
una chiesa costantiniana,
vale il primo comandamento che Gesù impugna
come «la spada dello Spirito» di cui parla Paolo
(Efesini 6, 17) e nello stesso modo, lo ha impugnato la chiesa confessante
tedesca di fronte al peggior totalitarismo del nostro secolo: perciò i suoi
martiri ed eroi (Niemoeiler, Bonhoeffer, Schneider) hanno avuto il coraggio di non prostrarsi davanti al regime nazista in
cui taluni filosofi e sapienti vedevano la grande
speranza della nazione
germanica. Avendo tempo, si potrebbe anche dar
lettura dei primi articoli
della Dichiarazione teologica di Barmen.
Barmen ci aiuterebbe a
non dimenticare che la
tentazione di accettare io
spirito del potere è sempre presente nella chiesa.
Non è un caso che Gesù
usi esattamente le stesse
parole (vade retro Satana)
per il diavolo e per l'apostolo Pietro (Matteo 16,
23), quando si accorge
che questi non comprende il senso della croce;
tanto era importante distinguere bene i due regni: quello del potere e
della morte, e quello dell'amore e della vita.
Per
approfondire
Nella foto: un villaggio rurale
nella Galilea di oggi
- F. Dostoewskij, / frate/// Karamazov, Libro V,
capitolo V, Ed. Einaudi.
- K. H. Rengstorf, Il Vangelo secondo Luca, Ed.
Paideia, Brescia, 1973.
- J. Schniewind, Il Vangelo secondo Matteo, Ed.
Paideia, Brescia, 1977.
- B. Corsani, Introduzione al Nuovo Testamento,
Voi. I, Vangeli e Atti, Torino, Claudiana, 1991.
- F. Godet, Commentaire sur l'Evangile de Saint
Lue, Neuchâtel, 1871.
- Aa Vv, Tra la croce e /a
svastica, Torino, Ed. Claudiana, 1984, Atti del Sinodo di Barmen, p. 79 ss.
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i In tutto il mondo crescono le polemiche, il dibattito e le sperimentazioni, anche al limite delle leggi
Eutanasìa: un modo umano per affrontare la morte?
Lo sviluppo delle moderne pratiche mediche di sopravvivenza hanno allargato quella «zona grigia» tra la vita e la morte
che è la vita biologica; per questo ci si chiede sempre di più se così, di fatto, non si allunghi il morire e non il vivere
Non solo dare giorni alla vita^ ma dare vita ai
giorni
MASSIMO APRILE
agli UQ.
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Le ragioni teologiche che
vengono generalmente
addotte per giustificare la
contrarietà dei cristiani alla
pratica di qualsiasi forma di
eutanasia attiva richiesta da
un paziente inguaribile e terminale, sono generalmente le
seguenti; 1) la vita è un dono
temad f di Dio e come tale l’essere
nti a chi umano non ha diritto di porion biso-rf vi fine; 2) Dio può decidere
Í anche dinanzi a una diagnosi
^ infausta di guarire l’ammalato dunque intervenire con
l'eutanasia sarebbe un atto di
sfiducia verso di lui; 3) la rimozione della sofferenza
porta con sé una perdita di
umanità in quanto spesso la
fflfferenza segna nell’ammafflo una svolta nella sua vita
^irituale; 4) la sofferenza ha
klore redentivo. Alcune di
flqueste motivazioni appaiono
più fondate di altre. Ma cominciamo da quelle più problematiche.
Che la sofferenza abbia un
valore redentivo è una giustificazione che credo debba essere contestata proprio teologicamente. La Biltbia, e in
particolare il comportamento
di Gesù, non giustifica nessun «dolorismo». Gesù ha
sempre combattuto le sofferenze, e i suoi miracoli sono
nella maggior parte dei casi
degli interventi emblematici
della volontà di Dio di lenire i
,dolori umani. Gesù è vero, ha
offerto e ha accettato il doore fisico e spirituale, ma
non certo perché riconoscesse in questo un valore positivo in sé. Se e quando la sofferenza diventa l’inevitabile tributo da pagare per la giustizia e la verità, Gesù è pronto
anche a patire. Solo in questo
senso il suo dolore diviene il
segno della sua vicinanza con
chiunque voglia fare la sua
volontà. Per quanto tutto ciò
sia perfino scontato per molti
di noi, è sorprendente constatare come molte persone
vivano le proprie sofferenze
fisiche 0 come una «punizione» di Cristo, o come un «dono» di Cristo che li avvicinerebbe a lui. Francamente credo che chi la pensa in questo
modo abbia travisato qualcosa di fondamentale del significato della croce.
In secondo luogo che la
Sofferenza umana produca
molte riflessioni esistenziali e
spirituali, è vero e falso contemporaneamente. Non c’è
dubbio che ci siano delle persone che proprio durante la
malattia inguaribile e poi terminale facciano un’esperienza di Dio prima del tutto sconosciuta. Questo cammino
non va solo riconosciuto, ma
anche profondamente rispettato. Tuttavia non bisogna dimenticare che ci sono molti
altri che proprio a motivo di
dolori fisici insopportabili e
inutili, vivono momenti di
crisi di fede. Credo che un
conto sia dire che Dio, anche
nelle nostre più terribili situazioni di dolore, trovi la maniera per parlarci e condurci
alla fede, ben altro sia credere
che Dio vi sia, in qualche modo, all’origine. Un Dio che
volesse salvarci attraverso il
dolore, sarebbe un Dio assetato di sangue, sulla cui misericordia penderebbero dei serissimi sospetti.
La terza obiezione era che
pio può sempre decidere di
intervenire per la nostra guarigione. Insomma, per usare
il linguaggio comune, il miracolo è sempre possibile, finché batte il cuore. Qui Targo
ostojewn modo
ione che
1 impero
;ro buoiustifichi
a potene va ben
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e un rein strugnl tenI la giuenza: e
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ire
I fraro V,
I.
Van
Ed.
Van. Ed.
jzio
nto,
tori
-ìtai
aint
e la
lauino
mento è già un po’ più sofisticato. Quando parliamo di
eutanasia, ci riferiamo a situazioni prive di possibili
sbocchi umani, caratterizzati
da stati irreversibili e terminali. Dio può tutto? Certo che
lo può. Credo che Dio avrebbe potuto anche far scendere
Gesù dalla croce, come chiedevano i suoi schernitori.
Tuttavia non dobbiamo dimenticare che fi nostro Dio è
colui che si manifesta attraverso la potenza della croce.
Una persona che a motivo di
una dolorosa agonia chiede
di vedere accorciati i propri
giorni può farlo anche a partire dalla convinzione che
Dio si riservi la sua ultima
parola su di lui, anche oltre i
limiti della morte.
Infine l’argomento princi
pe, che si ritiene definitivo, è
quello che la vita è un dono
di Dio. Tutti i cristiani contrari all’eutanasia vi fanno riferimento. Io credo, al contrario, che anche una persona che per le condizioni estreme in cui si trova chiede
di accelerare il suo processo
di morte possa farlo mantenendo salda la convinzione
che la vita è effettivamente
un dono di Dio.
Vorrei usare due argomentazioni per spiegarmi. La prima è che oggi, tutti, perfino
la maggioranza dei cattolici,
fanno uso di sistemi anticoncezionali per pianificare la
nascita dei bambini. Tutto
ciò è razionale e moralmente
corretto, tuttavia la pianificazione delle nascite non implica che la vita non sia un dono
di Dio. La vita resta un suo
dono, anche se poi Dio ha
messo nelle nostre mani la
responsabilità di decidere
quando mettere al mondo un
bambino. È la stessa cosa con
l’eutanasia. Si può decidere
di accorciare le inutili pene
continuando a credere che
Dio sia colui a cui la vita appartiene. La decisione è dunque solo un atto di responsabilità che il credente si assume sapendo che Dio ha messo nelle sue mani la responsabilità di abbreviare la vita
fisica.
La seconda argomentazione è che questo parlare, a rigore, apparirebbe in contrasto con ogni pratica di manipolazione della vita, anche
attraverso i farmaci con i
quali, contro la natura, la nostra vita viene guarita da
molte malattie che altrimenti
ci sarebbero letali. Oggi il
problema dell’eutanasia è
posto proprio da quelTallargamento della zona grigia tra
la vita e la morte, prodotta da
molte pratiche mediche di
sopravvivenza che possono
prolungare la vita biologica
anche per molto tempo, allungando di fatto non la vita,
ma il morire. Insomma non si
tratta solamente di dare giorni alla vita, ma di dare vita ai
giorni e quando un cristiano
si trova di fronte alla impossibilità di fare ciò, deve poter
avere la possibilità di decidere responsabilmente.
In sintesi, quel che mi preme sottolineare in questo intervento è che una persona
che chiede che sia posto un
termine al suo soffrire per
una malattia dolorosa inguaribile e terminale, non per
questo debba rinunciare alla
sua fede cristiana e al suo abbandono fiducioso nelle mani di Dio che è Signore della
vita, prima durante e dopo la
nostra vita biologica.
L'Olanda: un caso esemplare
CHRIS DOCKER*
Ly OLANDA è il solo paese
I dove l’eutanasia è apertamente praticata. Non è
permessa dalla Costituzione
ma la legge consente una difesa standard per i medici
che la praticano seguendo
alcune direttive ufficiali. La
commissione governativa
olandese sull’eutanasia definisce l’eutanasia nella pratica medica come «l’attiva e
deliberata cessazione della
vita di un paziente su sua
esplicita richiesta ad opera di
un medico». Alcuni aggettivi
comunemente usati altrove,
come eutanasia passiva o attiva sono in Olanda considerati superati perché forieri di
confusione; nella legge la differenza fra l’agire o l’astenersi dall’agire non ha particolare rilevanza.
I medici che praticano l’eutanasia non possono essere
perseguiti per legge ove si attengano scrupolosamente alle direttive pubblicate dalla
Reale associazione dei medici olandesi nel 1984, che sono
le seguenti: che il paziente ne
faccia richiesta volontaria;
che la richiesta sia considerata con attenzione; che il desiderio di morire sia espresso
ripetutamente; che il paziente viva in una condizione di
sofferenza inaccettabile che
non può essere lenita con
farmaci e sia senza prospettive di miglioramento; che il
medico si consulti con un altro medico il quale concordi
con lui sulla possibilità di intervenire. La stessa associazione, nel 1990, ha poi concordato con il ministero della
Giustizia olandese una procedura di notificazione di
morte in questi termini: che il
medico che attua l’eutanasia
non sottoscriva una dichiarazione di morte naturale ma
informi dettagliatamente un
Stati Uniti: il diritto del paziente a una morte «naturale»
FRANCIS RIVERS
E Stato lo storico francese
Philippe Ariès, verso la
metà degli anni ’70, a richiamare l’attenzione sul fatto
che le persone in Europa e
negli Stati Uniti morivano in
maniera diversa rispetto al
passato. La morte «moderna»
avveniva spesso in un ospedale piuttosto che in una casa e non era più, come era
stata per secoli, l’occasione
per un cerimoniale al quale il
morente presiedeva fra i suoi
parenti e amici riuniti. La
morte era divenuta un fenomeno tecnico derivante dalla
cessazione delle cure, a sua
volta determinata dalle possibilità tecnologiche e dai
protocolli di competenza
professionale. Per dirla con le
parole di Ariès: «L’iniziativa
nella gestione della morte è
passata dal morente alla famiglia, al dottore e allo staff
ospedaliero. Essi sono ora i
“padroni” tanto del momento quanto delle circostanze
della morte» (P. Ariès, Western attitudes toward death:
from thè middle ages to thè
presenti 1974, p. 89).
Questi cambiamenti relativi ai luoghi e ai ruoli delle
persone che decidono circa
le cure del morente costitui-scono il contesto nel quale si
svolge l’attuale dibattito sull’eutanasia negli Stati Uniti.
In effetti questi mutamenti
spesso portano i malati terminali e i loro familiari in
conflitto con i medici. Il punto è quali direttive e comportamenti seguire dal momento
in cui la morte si avvicina e
diventa imminente. La priorità dovrebbe esser data alla
volontà del paziente, alle tradizioni di fede della famiglia,
ai costumi sociali della comunità 0 ai protocolli degli
operatori sanitari? Fino a poco tempo fa, questa domanda non era mai stata posta
seriamente. Emergeva piuttosto una sorta di tacito consenso: dato il pluralismo presente nella popolazione curata negli ospedali, le direttive
circa la cura della «fine della
vita» erano definite dai protocolli di ciascuna associazione di operatori sanitari.
Questi protocolli ponevano
non solo il compito del prendersi cura ma anche il potere
decisionale nelle mani degli
operatori professionali, in
particolare dei medici.
Una significativa implicazione dello spostamento del
potere decisionale nelle mani
degli operatori sanitari è stato
il bisogno di determinare
quali pazienti «a rischio di
morte» avrebbero ricevuto
cure e fino a che punto. La
cosiddetta «triage logie», termine tecnico che indica la valutazione di quanto l’uso di
macchinari e terapie mediche
possano o meno fare la differenza nelle funzioni cardiache, respiratorie e cerebrali
del paziente, è stata incorporata nei protocolli dei reparti
di terapia intensiva degli
ospedali. Questo allo scopo
non solo di stabilire con l’ausilio di macchinari quali cure
somministrare ma anche in
quale momento sopraggiunge la morte. Si comprende
bene dunque come l’avvento
di sofisticate tecniche per il
prolungamento della vita come respiratori artificiali e
macchine cuore-polmoni abbia trasformato la definizione della morte dall’essere
una parte del processo della
vita ad un momento programmato alla fine dei sintomi vitali di un individuo. Con
questo cambiamento di definizione è sopraggiunta la necessità di una ridefinizione
dell’etica e si è riacceso il dibattito sull’eutanasia.
Il dibattito stesso implica
parecchie questioni complesse una della quali, se cioè è
moralmente ammissibile rifiutare o interrompere la cura
a un paziente per abbreviare
o ridurre le sue sofferenze, è
stata risolta in parecchi stati
con il riconoscimento legale
del «diritto ad una morte naturale» e l’avvento delle «living will». Queste ultime permettono al paziente di rendere note le sue volontà
sull’assistenza medica che
vuole ricevere nel caso in cui
dovessero incorrere in malattie terminali e incurabili. Ancora insoluta, malgrado la
pubblicità generata dall’azione del dottor Jack Kivorkian,
è la questione se nei casi di
dolore insopportabile gli
operatori sanitari dovrebbero
provocare la morte dei pazienti coinvolti, sia con mezzi
diretti che indiretti, oppure
dovrebbero mettere a disposizione di tali pazienti la conoscenza e i mezzi per affrettare la loro morte.
Sebbene tali azioni da parte dei dottori rimangano illegali negli Stati Uniti, il dottor
Kivorkian non ha ancora subito condanne per aver assistito parecchi pazienti a morire, e anonimi sondaggi condotti fra medici rivelano che
più di un terzo degli intervistati ha consapevolmente
prescritto dosi letali di farmaci a pazienti soggetti a dolori
indicibili. Non pare che il dibattito sull’eutanasia giungerà in tempi brevi a soddisfacenti conclusioni. Nel frattempo, gli operatori sanitari
cominciano a prestare maggiore attenzione a come offrire ai malati cronici un più efficace controllo sul dolore fisico e a rispettare maggiormente i bisogni spirituali e le
tradizioni religiose dei loro
pazienti. Nello stesso tempo i
cappellani ospedalieri sono
sempre più coinvolti come
membri del team medico.
Viene chiesto loro di aiutare i
pazienti a fare appello alle
proprie tradizioni di fede per
prendere decisioni riguardo
alla cura della «fine della vita» e di contribuire alla riscoperta della dimensione della
morte come parte della vita.
ufficiale deputato al controllo
sull’operato dei medici, delle
circostanze della morte del
paziente. Tale ufficiale, a sua
volta, ha l’obbligo di stilare
una relazione sull’accaduto
per il procuratore distrettuale
il quale in ultima analisi decide se procedere legalmente
contro il medico oppure no.
La procedura più usata in
Olanda per l’eutanasia è una
iniezione che produce nel
paziente lo stato comatoso, e
una seconda che provoca
l’arresto cardiaco.
Negli ultimi 50 anni parecchie nazioni occidentali cercano vie per rendere l’eutanasia possibile guardando
all’Olanda come un esempio.
Molti ricercatori tuttavia sottolineano come questa pratica affermatasi in Olanda sia
attaglia ad una nazione con
caratteristiche culturali sue
proprie e che ciascuna nazione deve cercare soluzioni
rispettose della propria cultura. Ci sono fattori specifici
che rendono peculiare il
contesto olandese. In primo
luogo c’è un alto standard di
assistenza medica, fra i più
alti del mondo. La grande
maggioranza della gente (il
99,4%) è coperta per le spese
mediche da assicurazioni
mediche private e al 100%
della popolazione è garantita
l’assistenza in caso di malattie a lungo termine. Centri di
medicina palliativa o di cura
del dolore sono accanto a
tutti gli ospedali, cosa rara in
altri paesi.
Fra i fattori storici che hanno contribuito a sviluppare
una salda relazione di fiducia
fra medici e pazienti è il fatto
che durante l’occupazione
nazista in Olanda i medici affrontarono i campi di concentramento pur di non svelare i nomi dei propri pazienti. Inoltre in quel contesto la
maggior parte dei pazienti
conosce il proprio medico
molto bene e per un periodo
lungo. È bene considerare infine che l’Olanda è stato il
primo paese in Europa a varare una legge che definisce
le responsabilità dei medici
verso i pazienti in termini di
richiesta di consenso e informazione. Nel 1972, infine, la
Chiesa riformata d’Olanda ha
pubblicato una lettera pastorale nella quale l’eutanasia
volontaria era accettata a certe condizioni come una maniera umana di morire.
* Presidente della Società per
l'eutanasia volontaria di Scozia
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4
PAG. 4 RIFORMA
Ecumene
Il «Progetto culturale» dei cattolici italiani
Nella strategia del cardinale Ruini, il Progetto deve servire a raccogliere a unità
le diverse realtà ecclesiali organizzate e non, all'insegna del controllo dei media
MARCELLO VIGLI
UN fantasma si aggira nella comunità cattolica
italiana: il Progetto culturale
cristianamente orientato.
Lanciato per la prima volta
nel 1994 in una riunione del
Consiglio permanente della
Cei dal cardinale Ruini, suo
attuale presidente; approvato
nelle grandi linee al convegno ecclesiale di Palermo del
novembre 1995, non ha ancora assunto la sua veste definitiva nell’assemblea straordinaria della stessa Cei del
novembre 1996.
Questa lunga gestazione è il
segno delle difficoltà che le
gerarchie cattoliche incontrano nel convergere su una linea comune in merito alla
proposta di costruire una
nuova prospettiva strategica
per la presenza dei cattolici in
Italia. I numerosi testi elaborati sull’argomento nella loro
ambigua genericità lasciano
emergere i diversi orientamenti che si scontrano nella
chiesa italiana in questa fase
caratterizzata, da un lato, dalla fine del partito cattolico e
dal tramonto del pontificato
di Wojtyla e, dall’altro, dall’espansione planetaria delle
relazioni umane indotto dalle
trasformazioni, nei modi di
produrre e consumare cultura e dalla globalizzazione
dell’economia.
Il «Progetto culturale» fu una delle proposte al convegno ecclesiale
di Palermo
La ricerca delle risposte da
dare e delle soluzioni da proporre accentua le divisioni da
tempo latenti nell’episcopato
e fra gli intellettuali. La maggioranza dei vescovi, pur sensibili alla necessità di qualificare la pastorale prestando
attenzione alla dimensione
culturale, rifiuta il progetto di
profittare della crisi della modernità per rilanciare l’idea di
una cultura cattolica da contrapporre alle altre e da offrire come soluzione universale
alla crisi.
Forte è infatti la tentazione, fra i fedelissimi del cardinale Ruini, di rinnegare il
messaggio conciliare, che
vuole la fede aperta a calarsi
nella pluralità delle culture, e
ripropone la comunità ecclesiale come popolo di Dio im
Le cinque aree tematiche del Progetto
L’idea di un Progetto culturale è stata comunicata per la prima volta nel 1994 dal
cardinale Runi in una riunione del Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana (Cei). Discusso nell’assemblea
della Cei del maggio 1995, che lo ha approvato nelle grandi linee, fu annunciato al
convegno ecclesiale df Palermo del novembre dello stesso anno. La stesura fu demandata a un’assemblea straordinaria della Cei
che si è tenuta nel novembre 1996. Questa,
dopo ampia discussione, non ne ha dato
versione definitiva, ma ne ha promosso un
ulteriore approfondimento. Il 13 marzo
1997 suir«Awenire», quotidiano ispirato
della Cei, è stata pubblicata una lettera
aperta di una cinquantina di intellettuali
cattolici che si dichiarano disposti a collaborate allo sviluppo del Progetto.
Riserve sul progetto sono state, invece,
avanzate in alcuni interventi pubblicati sul
numero di marzo di «Coscienza», bimestrale del Movimento ecclesiale di impegno
culturale. Nel libro del cardinale Ruini, «Per
un progetto culturale orientato in senso cristiano» (Piemme, Casale Monferrato 1996),
sono raccolti molti dei testi elaborati
sull’argomento. Nella proposta di lavoro
diffusa dalla presidenza della Cei si individuano cinque aree tematiche:
- dornande di significato (in cui si ritrovano temi come: il problema della verità; il
rapporto ita pluralismo e libertà; il dialogo
interreligioso; le radici cristiane della nostra
civiltà...);
- persona e società (la dignità e intangibilità della vita umana; la centralità della famiglia; l’educazione e il ruolo della scuola;
la partecipazione alla vita civile e politica a
vari livelli...);
- linguaggi (esprimersi e comunicare attraverso il corpo, il segno, la parola, l’arte; la
comunicazione multimediale...);
- economia e umanesimo (lo sviluppo
economico, la solidarietà e la salvaguardia
del creato; la globalizzazione della comunicazione e dell’economia...);
- ricerca scientifica (le scienze; le tecnologie e l’unità del sapere...).
«Il progetto culturale - si legge nella conclusione - vuole creare unità di intenti e più
organico slancio all’impegno di fare dell’incontro con Cristo il principio di un rinnovamento delle persone e della società. È un
impegno che si fa più stringente oggi, di
fronte ad un paese bisognoso di ricostruzione morale, a cui i cattolici ritengono di
avere da offrire molto, nel segno di una cultura della libertà responsabile, della solidarietà e della comunicazione».
pegnato a sentirsi parte della
società delle donne e degli
uomini. Il rapporto fede-cultura sembra, infatti, assumere nel Progetto culturale una
forma organica e generalizzata per costituire il fondamento di una maggiore visibilità della chiesa cattolica e
di una più forte presenza della sua gerarchia nella società.
In tale prospettiva alla scelta
religiosa del primo convegno
ecclesiale (Roma, 1976) e a
quella etica del secondo (Loreto, 1985) si sostituirebbe la
scelta culturale del terzo convegno (Palermo, 1995). L’unità culturale dovrebbe sostituirsi all’unità politica per
consentire alla gerarchia di
intervenire nelle dinamiche
sociali e politiche del paese
come soggetto autonomo e
rappresentativo dell’intera
comunità ecclesiale.
Nella strategia del cardinale
Ruini, il Progetto deve in verità servire ad armonizzare tali interventi e a raccogliere a
unità le diverse realtà ecclesiali organizzate e non, all’insegna del controllo dei media
assunti come strumenti preminenti di comunicazione intraecclesiale e di penetrazione nella società. Dovrebbe
servire a dar vita a una direzione culturale centrale analoga a quella, controllata dallo
stesso cardinale Ruini, che
gestisce gli ingenti fondi assicurati dal finanziamento pubblico della Chiesa cattolica.
In questa prospettiva è prevedibile una progressiva riduzione del pluralismo culturale
aH’interno della comunità ecclesiale italiana e in particolare un aumento del conformismo degli intellettuali cattolici: una cinquantina di loro
hanno dichiarato la loro disponibilità a sostenere il Progetto in una lettera pubblicata
il 13 marzo sull’Awenire. È significativo che lo stesso impegno non hanno dimostrato
mobilitandosi in difesa dell’autonomia della congregazione dei Paolini e del loro diritto di gestire in piena libertà
la centrale mediática costmita con fatica e intelligenza.
Anzi lo stesso commissariamento di questa congregazione, che richiama alla memoria quella pur recente della
Compagnia di Gesù, acquista
alla luce del Progetto il significato di un momento di quella
strategia di centralizzazione
della vita ecclesiale e di colonizzazione della società civile
portata avanti con tenacia e
dovizia di mezzi finanziari dal
cardinale Ruini nella sua
azione pastorale.
VENERDÌ 16 MAGGIO 1997 ^ENÖ
L idea è stata lanciata per la prima volta nel 1994 in una riunione della Cei
Cronache del Millennio
Che cosa faranno
le chiese cristiane?
Giorgio Girardet
Al 2000 tutti corrono incontro, perché il tempo scorre e
le date simboliche non si rimandano. Però, nel concreto
le chiese danno l’impressione di annaspare. Come se si
dicesse: qualcosa bisogna pur fare, tutti fanno qualcosa
ma cosa? ’
La Chiesa cattolica, con il Grande Giubileo, ha preso
un iniziativa ambiziosa che si articola, fra l’altro, in un
percorso di riflessione preparatoria, centrata su Gesù nel
1997, sullo Spirito Santo nel 1998, su Dio Padre nel 1999
m un clima di ravvedimento per gli errori passati. Ma
qu^i saranno i cambiamenti reali, al di là delle parole e
delle buone intenzioni? Nelle chiese del Consiglio ecumenico, ne parlavamo il mese scorso, corre la proposta di un
«Concilio veramente universale». È un’ipotesi affascinante, che segnerebbe un nuovo principio, se solo si potesse
tradurre in nuove aperture di accoglienza e di dono di sé
e una rinnovata capacità di confrontarsi con i problemi
del tempo e con il suo linguaggio. Un’ipotesi da non lasciare confinata in preoccupazioni di equilibri ecclesiastici. Se tutto dovesse alla fine ridursi a un grande e bel
convegno in un luogo simbolico, a Gerusalemme o dintorni, non ne saremmo entusiasti. Anche la Kek, la Conferenza delle chiese europee, ha annunciato che, d’intesa
con il Consiglio delle conferenze episcopali europee, organizzerà per il 2000 un «evento ecclesiastico comune»
dei cristiani d’Europa, cattolici, ortodossi e protestanti
Che tipo di evento non si dice, ma difficilmente, stando
all annuncio, avrà un carattere eccezionale.
Stimolanti e curiose sono Invece le voci critiche che si
moltiplicano all’interno della Chiesa cattolica. Il gesuita
José Ignacio Gonzales Faus, professore di teologia a Barcellona, scrive al papa o, più esattamente, al «fratello Giovanni Paolo», per proporgli tre gesti concreti da farsi nei
prossimi tre anni, gesti che cambierebbero qualcosa. Lo
riporta la agenzia Adista.
Per il 1997, anno dedicato al Figlio, scrive Gonz-ales
Faus, il papa dovrebbe rinunciare ai titoli di «Vicario di
Cristo» e di «S^to Padre». «Tu sai, scrive il gesuita che
durate i primi 13 secoli i papi si chiamavano solo “vicari
di Pietro’’» e che fu Innocenzo III ad attribuirsi, per ragioni politiche, quel titolo che fino ad allora era riservato ai
sacerdoti, agli stranieri e ai poveri. «Se restituissi questo
titolo ai poveri privandotene tu, sarebbe cosa preziosa e
molto cristologica». Quanto al titolo di «Santo Padre»
«sai meglio di me quanto Gesù fosse sensibile alla esclusività deUa paternità e della santità di Dio: “Nessuno in terra chiamerai padre, perché uno solo è il Padre vostro,
quello del cielo’’ (Matteo 23, 9)... Con questi due gesti tanto semplici compiresti a meraviglia la missione di Pietro
di ‘confermarci nella fede’’».
Per il 1998, anno dello Spirito, «sarebbe magnifico die
Pietro restituisse alla chiese locali qualche cosa che appartenne loro durante tutto il primo millennio, e cicra il
diritto di nominarsi i propri vescovi. L’antica tradi/kme
era stata modificata per impedire gli abusi delle aumrità
politiche che nominavano vescovi di loro scelta: fu uiì’eccezione, che ora dura da più di settecento anni!»
Per il 1999, anno del Padre, «un magnifico modo di ■ endere trasparente che Dio non si è rivelato come Potere, sarebbe che tu rinunciassi aU’incarlco di “Capo di stato’ So
bene che il tuo stato per dimensioni è ridicolo... però anche COSI... il titolo condiziona e impone infinite esigenza di
relazione e (U protocollo che sminuiscono il modo evangelico di relazionarsi. Ti immagini Gesù che viaggia per la
Pdestina come capo di stato, parlando della paternità di
Dio.... Non credi che la tua condizione di capo di stato ab
......— lud cuuuizione ai capo di stato ab
bia bloccato molte possibilità aperte dall’iniziativa dei tuoi
viaggi-"- Non dico che tu debba lasciare il Vaticano: ma il
capo dello stato della Città del Vaticano potrebbe essere
qu^cun altro: un buon cattolico senza ministero ecclesiaE tu potresti vivere in quello staterello come un cittadlno che è m piu vescovo di Roma... Anche così compiresti in
dato a Pietro di “confermare i
fratelli nella fede . Di questo tipo di conferme ha bisogno
la nostra fede oggi. Non mere parole per grandi che siano».
La Federazione svizzera delle donne protestanti festeggia i suoi primi 50 anni
Svizzera, mezzo secolo di femminismo protestante
La Federazione svizzera
delle donne protestanti (Fsfp)
festeggia quest’anno i suoi
50 anni. In mezzo secolo, le
donne protestanti hanno partecipato a tutte le battaglie
miranti a promuovere il ruolo
della donna nella società. Si
sono inoltre impegnate a favore del dialogo ecumenico e
hanno fatto sentire la loro voce in occasione dei dibattiti
sui grandi problemi della società. La condivisione del lavoro è oggi uno dei grandi temi di riflessione all’interno
della Federazione ed è stata
al centro della tavola rotonda
organizzata il 19 aprile scorso
a Berna, in occasione della
50“ Assemblea delle delegate
della Fsfp.
La Federazione è nata il 31
maggio 1947 dalla volontà di
federare le numerose associazioni femminili svizzere di
origine protestante. Avendo
le sue radici nei movimenti
pietisti del XIX secolo, il femminismo è saldamente ancorato nel protestantesimo.
Nulla di strano quindi che le
donne protestanti si siano
mobilitate per promuovere il
ruolo della donna nella società, battendosi in particolare per ottenere il diritto di
voto. Nel corso degli ultimi
50 anni, la Fsfj3 ha partecipato attivamente a tutti i dibattiti sui grandi problemi sociali. Ha militato a favore
della pace e per l’istituzione
di un servizio civile. Formata
di associazioni, di gruppi
femminili, ma anche di
membri individuali, la Fsfp è
«una federazione di associazioni disparate», dice RoseMarie Gallay, presidente
della Fsfp dal 1994. Nella
Svizzera romanda, le associazioni cantonali si sono
sciolte le une dopo le altre a
motivo dell’invecchiamento
dei membri, mancanza di ricambio, disinteresse per le
attività organizzate. Sussiste
solo l’associazione del cantone di Vaud. Nella Svizzera tedesca, il movimento rimane
attivo grazie soprattutto al
«Frauenhilfe», principale
membro collettivo della Fsfp.
Questi comitati di donne gestiscono da decenni progetti
sociali molto concreti: asili
nido, centri d’incontro per
alunni, case delle donne, ecc.
Di fronte alla crisi dell’associazionismo femminile, la
Fsfp cerca di portare le proprie risposte. Nella Svizzera
romanda sta per lanciare
un’«offensiva» in direzione
di donne suscettibili di raggiungere il movimento a titolo individuale. Nella Svizzera tedesca la Federazione
tenta di federare gruppi
informali, come le mogli di
pastori. La Fsfp rappresenta
circa 100.000 membri. Ha un
bilancio annuo di circa
330.000 franchi svizzeri alimentato essenzialmente dalle contribuzioni delle chiese
della Svizzera tedesca e dal
Fondo per il lavoro delle donne istituito dalla Federazione
delle chiese protestanti della
Svizzera (Feps). (spp)
Dal Mondo Cristiano
Brasile: è morto Paulo Freire
rnntr? pionieri della lotta
all’ptà H- è morto di infarto, il 2 maggio scorso,
nir la * f""': 1921 a Recife, Paulo Fraire è noto
Uoiràu teoria della «coscientizzazione» nel campo
«PaUo questa teoria, esposta nel suo libro
o * oppressi», l’educazione è basata sul dialogo
chiave che consentono alla gente di imparare a
^ ^ scrivere devono essere legate alla loro esperienza
Pan ° Freire era convinto che ci fosse un nesso tra
anaitabetismo e la mancanza di coscienza dell’oppressione,
opo li golpe del 1964, il nuovo regime brasiliano denunciò la
sua teoria, accusata di essere ispirata dal comunismo. Freire
m arrestato e dopo 70 giorni di carcere partì in esilio. Nei scoici anni di esilio Freire, laico cattolico romano, ecumenista
l’altro consulente presso il ministero
e educazione in Cile, presso l'Unesco e professore ospite
presso 1 Università di Harvard negli Usa. Dal 1970 al 1980 fu
consulente in materia di educazione popolare presso il Consi'
^.^^reenico delle chiese (Cec) e docente presso l’Università di Ginevra. Nel suo omaggio Konrad Raiser, segretario generale del Cec, ha scritto: «Il Cec, che ha ricevuto l’ispirazione
feconda di Paulo Freire... piange la perdita di un amico e di
uno dei grandi pensatori del nostro secolo. Paulo Freire ha
profondamente influenzato l’orientamento e la metodologia
della formazione ecumenica; il concetto di “apprendimento
ecumenico” deve molto alle idee di Paulo Freire». feniJ
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o 1997 MAGGIO 1997
*
PAG. 5 RIFORMA
0^ Una sorprendente mostra allestita a Milano
Mito e mistero di Iside
// singolare percorso di una divinità che, nata in Egitto
ha attraversato per lungo tempo tradizioni e culture diverse
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10 sono la Madre della
Natura, Signora di tutti
«li elementi. Progenie primordiale dei secoli, Suprema
iei numi. Regina dei Mani,
prima dei celesti, Faccia
uniforme degli Dei e delle
0ee; io regolo al mio cenno
le altezze luminose del cielo,
¡salubri venti del mare, i
^compianti silenzi del sog'domo dei morti. La mia divinità unica è venerata dal
mondo intero in molteplici
iforme, con vari riti, sotto sva= ; datinomi». Così scrive di Iside, nelle sue Metamorfosi, il
platonico Apuleio (II secolo),
: che la aveva invocata «Regina del cielo».
All’essenza della divinità,
alla misericordiosa, alla sapiente, alla genitrice universaie Milano ha dedicato un’
imponente mostra archeologica, Iside. Il mito il mistero
lamagia.. È un viaggio all’in|femo di quattro millenni, un
, ripercorrere i luoghi (dall’
‘■■'Egitto alla Grecia, dall’antica
Roma sino ai più lontani territori deirimpero) dove il
culto isiaco si diffuse e so
prawisse a lungo. Attraverso
un percorso espositivo articolato in 12 sezioni con oltre
700 opere (bronzi, statue,
busti, dipinti, affreschi, bassorilievi, sarcofagi, gemme,
cammei, anelli, amuleti, monete, vasi e anche il corredo
funerario di una sacerdotessa di Iside vissuta quasi 2.000
anni fa), in un intreccio di
mito e documentazione
scientifica, viene a emergere
la figura dell’unica divinità,
tra gli dei egizi, che ebbe
grande fortuna anche presso
altre civiltà.
Dall’antico Egitto, dove la
sua nascita veniva festeggiata il quart’ultimo giorno
dell’anno, il culto di Iside da
Menfi e Alessandria si diffonde lungo tutto il bacino del
Mediterraneo, e la cultura
classica la assimila al punto
da indurre gli autori greci e
latini a attribuirle un’ascendenza ellenica. Questa dea,
che mutua da Hathor il disco
solare racchiuso entro corna
bovine, incarna i ruoli «vitali» di sposa e madre (manifesto della mostra è la notissima statua di Iside che allatta
il figlio Horus, dio-bambino).
In forza dei suoi poteri magici la «regina dagli innumerevoli nomi» resuscita il marito
Osiride (il mito).
E il mito conduce al mistero. La sposa devota e madre
premurosa diviene successivamente anche promessa di
vita eterna. La ricerca del corpo smembrato di Osiride e la
sua ricomposizione vengono
assunte dalla cultura classica
come metafora della promessa di una salvezza dopo la
morte. Questo condusse a
un’ampia diffusione del suo
culto in epoca romana tra il
popolo come pure tra i ceti
Testa di Iside in marmo bianco
(foto Electa)
più elevati. Grazie al suo collegamento con i riti misterici,
la figura di Iside ricompare
nel corso del Rinascimento.
Da quel momento in poi si ritrova in varie manifestazioni
della cultura occidentale.
«Colei che detiene la magia
e gli incantesimi per la protezione» assurge a maga per eccellenza, e nella sua funzione
magico-protett va la si ritrova
nel Seicento e Settecento nelle pratiche di stregoneria. Attraverso processi di assimilazione e sincretismo il ricordo
di Iside sopravvisse poi anche
all’avvento del cristianesimo.
Gruppi statuari che la raffigurano nell’atto di allattare Horus dagli Isei vengono spesso
collocati nelle chiese: «La divina, la signora del potere» è
ora diventata una Vergine in
trono con il Bambino.
La mostra (catalogo Electa), promossa dalla Regione
Lombardia, dal Comune di
Milano e dalla Elemond, prevede anche un ciclo di conferenze condotte da archeologi, sovrintendenti, storici
dell’arte e della religione.
IK Un'America di sogno nel «Novecento» di Baricco
Un musicista nato e vissuto in nave
PAOLO FABBRI
Viviamo in un mondo in
cui comunicare è diventato immensamente più facile di pochi anni fa. L’auto,
l’aereo, il treno ad alta velocità riducono le distanze a livelli inimmaginabili solo
' mezzo secolo fa. Il fax, il celI lulare. Internet permettono
contatti in tempo reale. La
radio, ma soprattutto la tv,
^ amplificano il nostro sguardo
proiettandolo in ogni angolo
del globo. Tutto ciò fornisce
una straordinaria quantità di
opzioni, specialmente a chi
vive nei cosiddetti paesi industrializzati, ma pone anche di fronte a una tale varietà di scelte che lascia spesso sconcertati, privi dei mezzi per effettuarle consapevolmente. La realtà, poi, che ci
giunge tramite le immagini,
che formano sempre più la
struttura portante della nostra cultura, tende a soffocate la nostra fantasia.
Quella fantasia che portava
un contadino, vissuto sempre
nel suo paesello, senz’altro
viaggio che quello nella città
più vicina, a immaginare il
mare e di là dal mare l'America mitica con il suo jazz, le
metropoli, le praterie, e talvolta a imbarcarsi per andarci come emigrante insieme
con i ricchi che ci andavano
per turismo. È il mondo interiore di chi non è mai uscito
dallo spazio limitato dove la
natura lo ha fatto nascere,
che evoca Alessandro Baricco nel suo Novecento, monologo scritto per Eugenio Alle
Eugenio Allegri in «Novecento»
gri e messo in scena ancora
una volta da Gabriele Vacis a
Milano.
Si tratta di un teatro di
poesia a tratti molto intensa,
in cui intelligentemente la
scena è ridotta a un lenzuolo
bianco sui cui far trasparire
le immagini e un pianoforte
in miniatura appeso a un filo, che diventa, per quasi tutto lo spettacolo, presenza
simbolica del protagonista
Danny Boodman T. D. Lemon Novecento, raccontato
dal suo amico più caro, il
trombettista che suona con
lui per sei anni. Novecento
nasce sul piroscafo «Virginian», che solca l’Oceano tra
l’Europa e le Americhe, forse
figlio di un emigrante che lo
lascia in una cassa da frutta
sul pianoforte, quasi a indicare il suo futuro destino. Lo
trova un marinaio di colore
che lo alleva senza mai farlo
Firenze: a cinque anni dalla morte di padre Balducci
Bisogno di società e conflitti di identità
scendere a terra. Il trovatello
diventa un pianista eccezionale per naturale, quasi magica predisposizione, e vive
sulla nave intuendo il mondo
esterno dagli occhi dei passeggeri in cui scorge non solo
i ricordi, ma anche i progetti,
come un mago divina le vicende a venire.
Finché un giorno decide di
provare a scendere a terra,
per... vedere il mare come lo
potrebbe vedere chi non lo
ha mai visto. Ma si ferma al
terzo gradino della scala.
Quella città, New York, è
troppo bella, quelle strade
sono troppe, senza fine, e lui
non se la sente di viverci.
L’amico, l’unico a cui il più
grande pianista del mondo
confidi la sua storia, scende a
terra, per ritrovarlo alcuni
anni dopo quando il transatlantico sta per andare in demolizione e Novecento salterà in aria con lui, finendo
in paradiso a dialogare con
gli angeli.
Le due ore di spettacolo
sono tenute da Allegri con la
maestria di chi ha appreso
dalla commedia dell’arte la
gestualità, il senso delle pause, la varietà di toni, che vengono espressi in una lingua
con inflessioni miste di genovese e altro, perfettamente adatta all’atmosfera evocativa del monologo. Nonostante l’abilità dell’attore lo
spettacolo, che alla lettura
scorre veloce, risulta però un
po’ troppo lungo e una riduzione, specialmente intervenendo sul finale, migliorerebbe il tutto.
PASQUALE lACOBINO
Nel 5° anniversario della
scomparsa di Ernesto
Balducci è confluita a Firenze
quella che è stata definita «la
galassia Balducci»: gruppi,
associazioni, comunità di accoglienza, di ispirazione cattolica e democratica, impegnati sul terreno della cultura
della pace e della solidarietà
tra i popoli. Al centro del
Convegno nazionale. Le tribù
della terra (Firenze 25-27
aprile), promosso dalla Badia
Fiesolana, da Testimonianze
e dalla Fondazione Balducci,
c’era la sfida della interculturalità e della crisi delle identità nel tempo della globalizzazione. Balducci così descriveva al riguardo: «Ho letto da
qualche parte che nelle comunità cristiane delle origini
c’era l’uso di consegnare al
fratello che stava per intraprendere un lungo viaggio il
frammento di un vaso di terracotta frantumato. Al ritorno egli sarebbe stato riconosciuto dal frammento ricomposto in unità con tutti gli altri». Nella generale eclissi
delle identità, il primo nostro
dovere è restare fedeli a quella che abbiamo costruito, con
la variante però,che essa va
ritenuta non come il tutto ma
come un frammento del tutto, di un tutto ancora nascosto nel futuro.
Pierluigi Onorato, presidente della Fondazione Balducci, già parlamentare della
Sinistra indipendente, ha
riassunto i termini del problema delle «tribù della terra»: per la prima volta «l’umanità si trova raggruppata in
un breve spazio nel quale si
stanno consumando le pareti
di separazione tra le molte etnie». E «ia convivenza subita,
politicamente e socialmente
non mediata, genera conflitti
identitari». Le soluzioni non
risiedono né negli integralismi né nella pura dissolvenza
delle identità, ma «nella possibilità di configurare una
identità umana più universale in cui le identità particolari
si annullino e insieme si inverino... Bisogna sottoporre a
socratica ironia tutte le certezze culturali di cui siamo figli, per trovare di ognuna di
esse il senso universale e insieme il limite storico, l’aldilà
che le ha ispirate e l’aldiquà
che le ha corrotte».
Pietro Barcellona ha ricordato come la globalizzazione
si iscriva nel grande progetto
moderno. Il cuore di questo
progetto è un individuo astrattamente eguale, puro
soggetto di bisogni economici, calcolatore di utili, centro
di diritti, ma privo di doveri.
Questo individuo, con la sua
razionalità utilitaristica, non
ha più bisogno di legami societari e culturali. Ha neutralizzato la politica: sono i parametri economici e indirizzare le scelte, non la politica
e i suoi valori.
Gli interventi dei teologi si
sono inseriti nel contesto dei
rapporti Nord-Sud. Mentre
Enrico Chiavacci ha messo
in guardia dai risvolti neocoloniali della globalizzazione dei mercati e dell’omologazione culturale del pianeta, Giulio Girardi ha illustrato l’esperienza del movimento «macroecumenico indo-afro-latinoamericano»
sorto a Quito (Ecuador) nel
1992: la centralità dei diritti
per l’autodeterminazione dei
popoli indigeni, una teologia
che integra cristianesimo e
religioni locali.
La facciata della Badia Fiesolana
In un testo di Gino Rocca una meditazione sulla vita
La rievocazione delle bravate giovanili
Gino Rocca è un autore
immeritatamente dimenticato nel dopoguerra. Nato a
Mantova nel 1891, vissuto a
Ferire immerso a fondo nella
sua provincia veneta da cui
prende la lingua per molte
sue composizioni, muore a
Milano nel 1941. Nella sua
ampia produzione teatrale,
la commedia Se no i xe mati,
no li volemo è giudicato il lavoro più riuscito. Dopo circa
20 anni, la compagnia Teatro stabile del Veneto «Carlo
Goldoni», con la direzione di
Giulio Bosetti, la riporta sulle scene.
L’indagine di Rocca è sui
sentimenti, sul mondo interiore, sui sogni, sul rapporto
con la vita, di tre anziani
personaggi della provincia,
che finiscono per rappresentare la metafora degli sconfitti, di coloro che non hanno avuto il coraggio di affrontare la vita e si sono rifugiati nel lasciarsi vivere, talvolta nell’astio, una rabbia
repressa verso un imprecisato avversario che è poi la vita
stessa. Ne nasce un’atmosfera delicatamente melanconica, asciutta, solcata da stridente asprezza, che si risolve
nel patetico, senza mai cadere nel lacrimevole, ma semmai fluendo verso l’autoironico o il grottesco.
La vicenda prende le mosse da un gruppo di 9 giovani
allegri e gaudenti che si diverte a compiere ogni sorta
di innocue ragazzate, facendone una ragione di vita e
un modo per snobbare la
stessa vita. Uno di loro, un
ricco nobile, morendo lascia
in eredità il suo patrimonio
immobiliare a una congregazione di carità, con l’usufrutto a favore di una fondazione composta dai suoi compagni di gazzarra. C’è però
una condizione: che l’allegra
brigata continui a comportarsi come sempre, da mattacchioni. Passano gli anni e
del gruppo iniziale restano
solo tre, ormai invecchiati e
lungi dal pensare alle marachelle di un tempo.
Piero Scavezza, sconfitto
dalla vita (è morto anche suo
figlio) aspetta con amara dolcezza la morte, senza però
invocarla. Bortolo Cioci è un
acido vecchio, rabbioso contro il mondo intero e in fondo contro la stessa vita che
lo ha lasciato solo e senza affetti. Momi Tamherlan, ex
architetto, è l’unico a cercare
pateticamente di vivere i
suoi sogni coccolando una
moglie molto più giovane di
lui a costo di indebitarsi e di
lasciare la figlia Ginetta sola
e senza prospettive, pur volendole molto bene. A sconvolgere la situazione interviene la nomina a presidente
della congregazione di carità
di un giovane avvocato che,
interessato a utilizzare più
proficuamente il patrimonio, impone ai tre il rispetto
delle condizioni previste per
l’usufrutto: le bravate di un
tempo.
Gli ormai ex giovanotti si
trovano a lottare per mantenere la propria condizione di
sconfitti; provano, riuscendoci anche in parte, a rinno
vare le gesta del passato.
Succede però che Piero si
rompe una gamba e muore,
mentre Momi, partecipando
a un veglione travestito da
pagliaccio, scopre che la moglie lo tradisce, finendo per
abbandonarlo. Di qui il rifugiarsi sempre più nel sogno
profondo della pazzia. Mentre l’avvocato e Bortolo lo
portano in manicomio, Momi si ferma un momento e
rammenta con lucidità: fin
da ragazzo ha sempre avuto
paura di guardare alla vita.
Bortolo, profondamente umano, come gli altri, si farà
carico della figlia Ginetta e
dei suoi servi, avvalendosi
anche della liquidazione
dell’usufrutto.
Lo spettacolo si chiude
con Ginetta che resta sola, al
buio, metafora della realtà
pervicacemente sfuggita dai
protagonisti, emarginati più
fortunati di altri, ma pur
sempre tali, come tanti oggi,
che in un mondo sempre più
competitivo trovano sempre
meno spazio. La bontà del
Cioci lascia aperto uno spiraglio alla speranza, che trova forse il fondamento nella
lettera testamento di Rocca
alla moglie: dirai a mio figlio
che ho sentito per la prima
volta la voce di Dio nel suo
primo vagito. Lo spettacolo è
bello, ricoo di emozioni a
tratti intense, condotto in
modo magistrale da Bosetti e
sostenuto con grande bravura da Bonagura, Salinas, la
Biondi e tutti gli altri.
Milano, Teatro Manzoni,
fino al 18 maggio.
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PAG. 6 RIFORMA
VENERDÌ 16 MAGGIO^in.
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Perché forma donne e uomini responsabili, capaci di contribuire allo sviluppo del proorio
ii/i • » I- ® affertiare i valori della democrazia e della persona umana
Ma m Italia e nel mondo ci sono oltre 130 milioni di bambini che non hanno mai freouentato
una scuola o la devono abbandonare prima del previsto. Così sviluppo, democratia diritti
saranno per loro parole prive di significato ’
Per questo le chiese valdesi e metodiste hanno deciso di investire una quota dell’otto per
mille, a loro esplicitamente destinato dai contribuenti ^
per sostenere progetti di cooperazione allo sviluppo, di educazione di base, di promozione
della cultura della pace da realizzarsi in Italia e nei paesi del Sud del mondo
Lo faranno in collaborazione con organismi ecumenici, istituzioni locali associazioni di
volontariato che hanno maturato significative esperienze in questo Smpo
Tutti i fondi dell’8 per miiie destinati aiie chiese vaidesi e metodiste saranno muoc««
esctus, vomente in progetti sociaii, assistenziaii. umanitari e cuituraii in ZTa e ZUZo.
e valdesi)
via Firenze 38 - 00184 Roma - tei. 06-4745537; fax 06-4743324
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Soedizione in a.p. comma 26
ort21899® 549/95 - nr. 19/97 - Torino
In caso di mancato recapito si prega restituire
gl mittente presso l’Ufficio PT Torino CMP Nord.
L’Editore si impegna a corrispondere ii diritto di resa.
Fondato nel 1848
«Ho scattato queste fotografie neH’area dove sorgeva la
fonderia Omef (Luserna San Giovanni) operativa fino alla
seconda metà degli anni ’80 e in seguito abbandonata. Il
decadimento è stato rapido e inesorabile; nel settembre ’96
è stata completata l’opera di smantellamento della struttura». Con queste parole Walter Morel inizia la presentazione della sua mostra fotografica allestita presso il Centro
culturale valdese di Torre Pellice in maggio e giugno. Sono
foto essenziali, in bianco e nero che fa risaltare la malinconia di un luogo che tutti abbiamo visto centinaia di volte
attraversando la vai Pellice. «Scompare un monumento che
non è stato voluto né realizzato da nessuno, se non dal tempo e dall’abbandono» aggiunge l’autore. L’area è stata acquistata dalla filatura Turati che forse vi costruirà un nuovo stabilimento. Ma questa è un’altra storia.
La notizia dell’apertura dei
primi bandi di concorso
del piano assunzioni ’97 della
Provincia di Torino suscita
ovviamente un certo interesse.
Si tratta di 36 posti, a larga
prevalenza dirigenziali (nel
settore finanziario, dell’ambiente, lavori pubblici, tutela
della fauna e della flora) a cui
si aggiungono altri bandi per
laureati. Gli amministratori
provinciali hanno voluto sottolineare alcune novità nelle
prove concorsuali per cui i
candidati «saranno chiamati a
dimostrare la loro competenza
sia nelle materia specifiche
sia in settori quali l’organizzazione del lavoro e la qualità
dei servizi pubblici».
Non sono moltissimi posti
ed è presumibile che le ri
MERCATO DEL LAVORO
IL POSTO
PIERVALDO ROSTAN
VENERDÌ 16 MAGGIO 1997 ANNO 133 - N. 19 LIRE 2000
chieste saranno molte di più;
la disoccupazione, anche fra i
laureati, è in aumento. Eppure può essere un segnale importante, al di là dei 36 nuovi
occupati. C’è stata una fase
storica in cui il posto sicuro
nell’ente pubblico era un mito così come un mito negativo era diventato l’impiegato
«imboscato» in qualche ufficio, al punto da considerare
ogni dipendente pubblico co
me un potenziale fannullone.
C’è poi stata la fase, iniziata
con la legge 142 del ’90, in
cui ai dipendenti, soprattutto
ai dirigenti, si sono date sempre più responsabilità, salvo
però offrire poche opportunità per cambiare mentalità e
metodi di lavoro ormai fossilizzati nel tempo.
I concorsi della Provincia
richiedono specifiche professionalità legate ai problemi
del territorio e dell’ambiente;
da anni si dice che questi settori potrebbero offrire posti di
lavoro; ci saranno le giuste
professionalità anche nelle
nostre Valli? Un’inchiesta
condotta qualche anno fa nel
I distretto evidenziò che nei
posti di responsabilità, anche
nei nostri istituti, spesso si
dovevano cercare persone da
fuori zona mentre i locali si
fermavano ai ruoli di manovalanza. Le richieste della
Provincia segnano dunque un
elemento di novità; avremo
una burocrazia più attenta e
capace di affrontare i problemi dei cittadini? E, pensando
a un territorio come le nostre
Valli, in Provincia arriverà almeno un geologo o un tecnico forestale dal Pinerolese?
Pinerolo
Premi alle
donne editrici
Il premio «Editore donna»
nasce nel 1992 al fine di evidenziare il valore delle attività i'emminili nel campo
dell’editoria. L’obiettivo costante del premio donna è
quello di creare uno spazio
privilegiato entro cui far risaltare le doti manageriali palesate dalie donne in ambito
culturale. Promosso dallo
Zonta club di Pinerolo in collaborazione con il Comune, il
premio è giunto alla sesta edizione e ha assunto ormai veste internazionale; nelle precedenti edizioni sono state
premiate per l’Italia Giancarla Mursia (’92), Rosellina Archinto (’93), Inge Feltrinelli e
Gabriella D’Ina (’94).
Per le case editrici sono state premiate «La tartaruga» per
l’Italia e «Gallimard-L’Harpenteur» per la Francia (’95),
«Sandra Ozzola edizioni» e
:^«Vlastra Dufkova edizioni
Mladà Fronta» per la Repubblica ceca, nel 1996. Questa
edizione prevede la premiazione di un editore donna o
direttrice di collana, italiana
che sia riuscita a distinguersi
per la pubblicazione di un’opera significativa in campo
europeo, e di un editore donna, o direttrice di collana, europea distintasi nella pubblicazione di un’opera significativa di autore italiano.
La giuria di questa edizione
del premio sarà presieduta da
Marziano Guglielminetti e
sarà composta da Alberto Cabella, Guido Davico Bonino,
Nico Orengo, Bruna Peyrot. Il
23 maggio, nell’ambito della
cerimonia di premiazione, a
Pinerolo, nella sala rappresentanze del municipio, si svolgerà un incontro tra Tahar
Ben Jelloun e Egi Volterrani,
intervistati da Dada Rosso.
Il premio «Editore donna»
sarà inoltre presente al Salone
del libro di Torino con un
proprio stand e un convegno
dal titolo «Tradurre senza tradire» che si svolgerà domenica 25 maggio alle 18 alla sala
Dublino del Lingotto.
Attualità e futuro in un convegno della Comunità montana vai Pellice
Montagna e territorio: molto dipende da noi
MARCO ROSTAN
T\ opo lo spopolamento
provocato dalla fabbrica e dopo l’esodo verso la
città e i suoi consumi, se vogliamo evitare un terzo e forse definitivo abbandono della
montagna dobbiamo fare una
grande battaglia, e vincerla,
sui servizi. Per il lavoro si
può ancora fare il pendolare,
ma se viene a mancare la
scuola, l’ufficio postale, il trasporto, l’Usl, la gente non resiste». Così il presidente
deirUncem (Unione dei Comuni montani). Guido Gonzi,
ha sintetizzato lo stato d’animo dei numerosi amministratori presenti a un seminario
promosso dall’on. Giorgio
Merlo e presieduto dall’avvocato Cotta Morandini a cui
sono intervenuti il prof. Lusso, docente universitario, il
dott. Martinengo, del settore
Montagna della Regione, e il
consigliere Bellion.
Pur nella piena consapevolezza delle grosse difficoltà
economiche, soprattutto dei
piccoli Comuni, dei ritardi
cronici degli stanziamenti soprattutto dello stato, dell’inefficienza burocratica, molti interventi hanno sottolineato la
La presa d’acqua della centrale Malbec in alta vai Pellice
necessità di una progettualità
dal basso e lo stesso Gonzi ha
chiarito che la battaglia sui
servizi si può vincere se i Comuni e le Comunità montane
sapranno fare proposte alternative se sapranno fare accordi con i provveditori sulle
scuole senza aspettare di andare poi a lamentarsi per la
chiusura di quella sede. Per
Lusso sarebbe addirittura necessario che i Comuni modificassero le loro funzioni, se
non vogliono essere costretti
alla semplice gestione di finanze sempre più esigue o al
rischio dell’accorpamento e
della scomparsa: devono ge
stire in proprio le risorse, l’acqua in primo luogo, i boschi e
i prodotti tipici, senza delegare a esterni.
Certi obiettivi della legge
sulla montagna possono essere perseguiti autonomamente,
a cominciare da quella manutenzione del territorio a cui si
collega una possibile integrazione di reddito per i montanari e per i giovani. Merlo,
Bellion e altri hanno evidenziato la necessità di superare
contrapposizioni locali tra
montagna, collina e pianura e
di un maggiore coordinamento istituzionale; si è parlato
molto di identità della monta
gna oggi, rispetto ai parametri
che l’hanno definita in passato, del rapporto fra cultura ed
economia (Peyrot), della necessità di inquadrare le tante
iniziative in un effettivo piano
di sviluppo (Armand Hugon)
di fare del concetto di sviluppo sociocompatibile la base a
un riflessione per tutto il Pinerolese (Borgarello).
La vai Pellice non sta tanto
male rispetto ad altre, ma dentro la nostra area ci sono Comuni che rischiano la paralisi
anche per la gestione ordinaria, come quello di Angrogna.
Se le grandi città rivendicano
assegnazioni finanziarie aggiuntive per le spese sovracomunali (dagli stadi all’università), perché le Comunità
montane non dovrebbero avere diritto ad altre assegnazioni, in primo luogo per il sistema idrogeologico? si è chiesto
il sindaco di Bobbio, Charbonnier. Bellion ha sottolineato come la vendita delle risorse debba trasformarsi in investimento per il territorio, ribadendo che il governo deve
esprimere con forza la volontà
politica di rilanciare l’economica delle nostre zone, senza
la quale tutt tuti i progetti rischiano di restare sulla carta.
L? impresa con cui il pastore Stefano
Bonnet conclude la sua indefessa
attività di valorizzatore delle tradizioni
storiche della vai d’Angrogna, fu la costruzione del tempio di Pradeltomo. Pradeltomo, noto nella storia valdese come
luogo di rifugio e di ultima resistenza
nonché per essere stato sede della famosa «scuola dei barba», non disponeva ancora di un tempio. Nel 1831 era stata costruita una modesta chiesa cattolica nella
parte bassa della conca. L’edificazione
del nostro tempio fu iniziata nel 1876
(l’anno stesso dell’inaugurazione del
tempio del Serre!) e la località scelta fu
la rocca di Pradeltomo, un promontorio
roccioso dominante al centro della valle.
Il disegno fu affidato all’architetto Angelo Bottiglia di Torino che escogitò uno
stile tra il gotico e il romanico con decorazioni esterne vivacemente colorate in
rosso e in giallo, stile del tutto inconsue
ILFILO DEI GIORNI
PRADELTORNO
ALBERTO TACCIA
to in confronto al carattere sobrio dei
templi valdesi alle Valli.
Edmondo de Amicis, nella sua opera
Alle porte d'Italia, in seguito a una sua
visita in vai d’Angrogna nel 1882, così lo
definisce: «Un tempietto nuovo di uno stile misto di gotico e di arabesco e dipinto
di giallo e di rosso come un padiglione
da giardino». Lo stesso Attilio Jalla, pur
esaltando l’opera del Bonnet, si azzarda a
considerare lo stile del tempio «poco
adatto all’austerità dell’ambiente e del
culto valdese». Lo storico Emilio Comba
non nasconde una leggera ironia nella descrizione del tempio: «E una chiesa valdese, di stile gotico, di gaia apparenza,
pimpante e trionfante, come ha detto
qualcuno, sottolineando per contro lo stile triste e colorato della sua rivale...».
Evidentemente nell’epoca successiva
al 1848 un certo trionfalismo sembra affermarsi qua e là nelle Valli e il tempio
di Pradeltomo ne è chiaramente un
esempio. Al fine di sottolineare la continuità storica di quello che Pradeltomo
rappresentò nella storia valdese, nella
parte superiore del tempio furono ricavati i locali per la scuola e le riunioni di
quartiere, oltre a un piccolo appartamento per il maestro. Trent’anni fa, in fase di
riparazione e manutenzione generale,
non furono ripresi i colori sgargianti originari, ma i muri esterni del tempio furono dipinti con un grigio lacrimato, «tristi
e scolorati... come la sua rivale!».
ÌN Questo
Numero
Asili nido
Quanti sono e quali caratteristiche hanno le strutture per la prima infanzia
nel Pinerolese? Ecco un
breve viaggio fra tariffe,
servizi offerti, orari sia nell’ambito pubblico sia in
quello privato.
Pagina II
Francese alle Valli
Il particolare uso di questa lingua era legato da un
lato all’ambiente ecclesastico valdese e dall’altro
alla necessità di intrattenere rapporti ufficiali con i
regnanti di Francia, almeno fino all’editto di Vittorio Amedeo IL Un patrimonio, in ogni caso, che
ora è da rimpiangere.
Pagina III
Alluvione
Vent’anni fa il Pinerolese veniva sconvolto da alcune giornate di piogge intense che, combinate con
lo scioglimento della neve,
provocarono una disastrosa alluvione con vari morti. Oggi ci interroghiamo
sulla condizione dei corsi
d’acqua e su ciò che si può
fare per prevenire altri disastri del genere.
Pagine IV-V
jOSEPH JOFFO
Lo scrittore ora residente
in Francia, che ha raccontato in Un sacchetto di biglie e in altri libri le violenze del nazismo e dell’
antisemitismo, ha incontrato gli studenti della vai
Pellice e ribadito il proprio
ruolo di testimone.
Pagina VII
Partigiani
A chiusura della mostra
sulla Resistenza, abbiamo
intervistato a San Germano Lilia Jahier, che fu staffetta partigiana.
Pagina VII
8
PAG. Il
E Eco Delle Yalli
VENERDÌ 16 MAGGIO Iqq, VEN§
FUORIUSCITA DI AMMONIACA AL PALAGHIACCIO
DI TORRE PELLICE — Momenti di forte preoccupazione
lo scorso sabato 10 maggio a Torre Pellice quando, intorno
alle 11, a causa del cattivo funzionamento di una valvola di
sicurezza, dall’impianto di refrigerazione della pista di pattinaggio ha cominciato a fuoriuscire deH’ammoniaca in forma
gassosa. Fortunatamente un collaboratore della società era
presente e ha chiamato immediatamente il 115. Nel frattempo però il gas usciva a forte pressione e la nube ha invaso
anche il centro del paese. Il tempestivo arrivo dei vigili del
fuoco di Torre Pellice, Pinerolo e Torino (nella foto) ha fatto
sì che dall’impianto siano usciti al massimo una trentina di
litri di ammoniaca. La vegetazione nei dintorni ha comunque
assunto un colore nerastro, come bruciata. Verso le 13 l’incidente era stato superato anche se le verifiche dei tecnici dovranno dire perché una valvola concepita per aprirsi solo sotto una ipotetica pressione di 16 atmosfere, dunque di una
anomalia, si sia invece aperta a meno della metà.
NUOVI IMPIANTI SPORTIVI A PERRERO? — Il Consiglio comunale di Perrero ha preso in esame il progetto preliminare per la costruzione degli impianti sportivi del capoluogo che si prevede di finanziare in parte con mutui e in
parte con fondi propri. È stata esaminata la possibilità di accedere a un mutuo relativo all’edilizia scolastica (in considerazione del fatto che gli impianti sarebbero anche usati
dalle scuole), a totale carico dello stato, con il quale si risparmierebbero 300 milioni, meno della metà del costo globale. Il Comune interviene nella costruzione della parte adibita ai servizi, collegata con le strutture già esistenti: a questo scopo sono stati destinati i 155 milioni ricavati dalla
vendita della scuola di Faetto. È invece in forse l’acquisizione dell’ex caserma di Perrero che richiederebbe, da parte
del Comune, l’accensione di un mutuo di 500 milioni.
POMERIGGIO MUSICALE — Il 6 maggio scorso un giovane pianista. Renato Contino, con un inizio precocissimo
e brillante conseguimento di diplomi in pianoforte e composizione, impegnato a promuovere la cultura musicale corne direttore artistico e insegnante, ha presentato all’Unitrè
di Torre Pellice un ottimo programma dedicato a Franz Liszt. Con grande disinvoltura Contino ha proposto una sonata e dei brani dalle «Années de pèlerinage» ottenendo dal
pubblico presente entusiastici applausi.
KILLER DEI CANI: INDAGINI IN CORSO — Sono an
cora in corso da parte delle autorità giudiziarie le indagini
sul brutto episodio di avvelenamento che ha visto protagonisti involontari i cani del canile di Pinerolo. Nella notte di
martedì scorso ignoti hanno lanciato all’intemo della struttura gestita dalla Lega del cane diversi «bocconi» di carne
fresca avvelenata uccidendo 18 ospiti; tre sono morti nei
giorni successivi a causa dei potenti veleni. «Non riusciamo a capire le ragioni di questa violenza - dice Fides Saichi, della Lega difesa del cane —; doveva essere qualcuno
bene informato perché di qui a pochi giorni gli animali
verranno trasportati a Cavour per poter iniziare i lavori che
il Comune di Pinerolo ha previsto per adeguare il canile
alle nome». Quasi la metà dei cani ospitati sono dunque
morti (in tutto erano 53). L’Usl sta compiendo le analisi
per capire quali veleni siano stati utilizzati.
STUDI BIBLICI A PRAGELATO — La sesta settimana di
studi biblici organizzata dalla Casa alpina don Barra di Pragelato si svolgerà dal 25 al 29 agosto, e affronterà il tema
delFeucaristia: «L’incontro del cristiano con Cristo nell’eucaristia: memoriale della sua morte e della sua risurrezione».
Il direttore della settimana sarà Romano Penna professore
presso la Pontificia Università Lateranense; interverrà il
prof. J. A. Soggin, che parlerà su «I fondamenti veterotestamentari». Il programma prevede l'inizio per le ore 16 di lunedì 25 e la conclusione nella mattinata di venerdì; il pomeriggio di mercoledì 27 sarà dedicato alla visita di Agape, del
museo e del tempio valdese di Praii. La settimana è aperta a
tutti e può servire come corso di aggiornamento per i professori. Per informazioni rivolgersi a don Giuseppe Alluvione,
presso la Casa alpina don Barra, tei. 0122-78949 o 78931.
TORRE PELLICE: PARCHEGGI — 11 Comune potrebbe
realizzare un importante parcheggio nella zona della stazione, al servizio sia dei viaggiatori che dei frequentatori del
palazzo del ghiaccio. Dalla Regione dovrebbe arrivare il
contributo ma vanno a rilento le trattative con le Fs per l’acquisizione dell’area. Nella trattativa si è inserita anche la Comunità montana interessata allo stabile per usi istituzionali.
Le prossime settimane ci saranno incontri decisivi.
Quanti sono e come funzionano tra pubblico e privato
Gli asili nido nel Pinerolese
CARMELINA MAURIZIO
Sono più di 300 i bambini
tra i tre mesi e i tre anni
che attualmente stanno frequentando uno dei 7 nidi, comunali e i privati, presenti sul
territorio del Pinerolese. Dando uno sguardo d’insieme le
varie strutture presentano differenze a volte sostanziali,
nel caso delle rette, nel numero di posti a disposizione, nel
tipo di locali e spesso anche
rispetto agli orari. Cominciamo da Pinerolo: i nidi comunali sono due, con 140 iscritti, aprono le porte dalle 7,30
fino alle 17,30. Durante la
settimana i bambini hanno a
disposizione vari laboratori
(psicomotricità, pittura e manipolazione,) un minilaboratorio per la lettura, con circa
600 volumi, un microlaboratorio che riproduce gli ambienti domestici e da poco
tempo la «pallestra», una sorta di piscinetta che al posto
dell’acqua ha centinaia di
palline colorate di plastica.
All’inizio della frequenza i
genitori si incontrano con gli
educatori e in questa occasione è presente anche una delle
due pediatre dell’ospedale civile, che svolgono periodicamente attività di formazione e
consulenza per il personale
dei due nidi.
La retta varia in base al reddito: ci sono ben sei fasce
(una ad esenzione totale) e in
ogni caso è prevista una quota
fissa, che va dalle 85.000 alle
275.000 mensili (in base al
reddito prò capite e alla residenza) e una giornaliera che
parte dalle 3.850 lire fino a un
massimo di 12.000 lire. Il personale è composto da 23 educatrici, 10 assistenti, un’economa e una responsabile. Da
pochissimi mesi esiste anche
una struttura privata in frazione Abbadia «L’arcobaleno»,
aperto dalle 7,30 alle 19,30,
che può ospitare fino a 40
bambini (tra nido e scuola
materna); vi lavorano 2 maestre, 2 assistenti, una cuoca,
un addetto alle pulizie; inoltre
è prevista la consulenza di
una pediatra. I bambini hanno
a disposizione circa 1.000
metri quadri tra spazi esterni e
interni; tra le attività proposte
ci sono acquaticità, musica,
giochi all’aperto. La retta
mensile va dalle 380.000 per
la mezza giornata (compreso
il pasto) fino alle 500.000 del
tempo pieno, le tariffe per altri orari vanno concordate
all’atto dell’iscrizione.
Nelle valli Chisone e Germanasca c’è un nido comunale di valle a Perosa Argentina, convenzionato con i Comuni di Pomaretto, Pinasca,
Villar Perosa, Inverso Pinasca e Perosa con 18 posti disponibili; il nido è aperto dalle 7,45 alle 17, vi lavorano
due educatrici più una responsabile. La retta è di due
tipi: per le famiglie con redditi inferiori ai 50 milioni annui
la quota fissa è di 306.000 lire più 5.300 per ogni giorno
di frequenza, per i redditi superiori la quota giornaliera rimane invariata mentre quella
fissa passa a 408.00 lire.
In vai Pellice esiste un nido
comunale, convenzionato con
i Comuni di Torre Pellice e
Lusema San Giovanni, per 30
bambini, aperto dalle 7,30 alle 17 (su richiesta fino alle
17,30), vi lavorano 6 educatrici, un’ausiliaria, una cuoca
e una responsabile. Le attività
settimanali vanno dall’acquaticità alla psicomotricità e sono inoltre previste uscite e visite; il personale ha a disposizione la consulenza della psicoioga dell’Usi. La retta mensile è composta dalla quota
fissa di 280.000 lire, più
8.000 lire giornaliere. In vai
Pellice esistono da diverso
tempo anche due strutture
private: «Cucù la nuvola», e
«Macramè». «Cucù la nuvola», che sorge tra il territorio
comunale di Torre Pellice e
quello di Luserna San Giovanni, può accogliere fino a
13 bambini tra i tre mesi e i
tre anni, è aperto dalle 7,30
alle 18; nel corso della settimana sono previste, tra le altre, attività di acquaticità e
psicomotricità; vi lavorano
due educatrici responsabili,
inoltre periodicamente in accordo con le famiglie è a disposizione la consulenza di
una pediatra. La retta è di lire
550.000 per l’intera giornata,
di 400.000 se il bambino frequenta fino alle 13. «Macramè», nella frazione di San
Giovanni sul territorio comunale di Luserna, è sorto da
poco più di due anni ed è gestito da una cooperativa sociale; al momento accoglie sino a un massimo di 15 bambini tra i 6 mesi e i 3 anni, di
cui si occupano due pedagogiste, due educatrici e una
cuoca. È possibile scegliere
tra due soluzioni: il tempo
pieno, dalle 7 alle 17,30 con
una retta mensile di 570.000
lire, oppure il part time, dalle
7 alle 12,30 per 400.000 lire
al mese, se la frequenza del
bimbo è inferiore a dieci giorni al mese la retta è fissata a
300.000 lire. Si svolgono incontri periodici con la psicoioga della prima infanzia
dell’Usi, sia per la formazione e raggiomamento del personale, sia per le famiglie.
A colloquio con i pastori Paolo Ribet e Anne Zeli
Fra immigrazione e integrazione
MASSIMO GNOME
In questo periodo si parla
molto di immigrazione:
sulle coste pugliesi arrivano a
migliaia i profughi dall’Albania, gli extracomunitari in
Italia sono centinaia di migliaia, infinite le lagnanze
della popolazione. Il traffico
di stupefacenti, la prostituzione, la delinquenza nelle città
sono parole sulla bocca di
commercianti, casalinghe,
imprenditori e, ancora durante le ultime elezioni amministrative, sono slogan di politici che «ne hanno abbastanza
degli immigrati clandestini»,
per riprendere il nome di una
lista presentatasi alle comunali del capoluogo piemontese. E giusto preoccuparsi,
senza retorica, ma altro è accusare, altro è non capire, altro ancora è non sapere e non
documentarsi.
Abbiamo incontrato i pastori Ribet e Zeli, della comunità di Pinerolo, impegnati
come responsabili della chie,sa nelle attività di aiuto e sistemazione degli extracomu
nitari: «Il problema maggiore
- sottolinea Paolo Ribet - è
quello dell’alloggio: il lavoro, bene o male lo trovano,
altro discorso è pagare un affitto e le spese». Per operare
in modo cooperativo e produttivo è nato qualche anno
fa il «Coordinamento per
l’accoglienza dello straniero», momento di dialogo e
confronto tra le organizzazioni religiose e laiche che operano nel settore del volontariato nel Pinerolese e si adoperano per l’aiuto agli extracomunitari. Gli incontri hanno lo scopo di informarsi sulle più recenti leggi in materia
e di discutere i maggiori temi
deH’immigrazione nel territorio; più praticamente, queste
occasioni sono essenziali per
una più efficace e concreta
sistemazione degli immigrati
e per un’azione comune rivolta ad affrontare i casi più
difficili e urgenti. «Parallelamente al Coordinamento aggiunge Anne Zeli - è stato
utile documentarsi sulla religione musulmana, vista la
netta maggioranza di immi
grati di fede islamica. È stata
quindi organizzata una serie
di incontri interreligiosi volti
a informarsi e ad evitare confusione e ignoranza nei riguardi di questo aspetto certamente non secondario».
Nel contesto dell’apertura
verso il dialogo interculturale, sabato 3 magjgio all’expo
Fenulli, il Coordinamento ha
presentato il mensile; «L’incrocio. Periodico d’informazione dalla strada». Il giornale, frutto dell’interesse degli
immigrati nella comunicazione e nella testimonianza, è
nato nel ’96 nel Cuneese, con
l’aiuto del gruppo Caritas locale. Tra i collaboratori, stranieri e italiani che operano
insieme per una diffusione
sempre maggiore e una sempre più grande cooperazione:
va sottolineato che la distribuzione è affidata agli immigrati e parte del prezzo di copertina è destinato al compenso per il venditore. L'incrocio è diffuso in tutto il
nord Italia, grazie anche al lavoro di tutte le associazioni
del settore.
Pinerolo
Via libera
all'Agenzia
per il turismo
DAVIDE ROSSO
Giorni intensi per il ConsL
glio comunale di Pinero!)
lo e per l’amministrazione
della città che è pressata dalle
scadenze poste dalla regione
per l’inizio dei lavori dell’
area industriale e il mancato
reperimento dei fondi da parte
della Soprim (la finanziaria,
incaricata di reperirli). In que.'
sti giorni l’amministrazione:
lavorando a tappe forzate,
riuscita a portare in approva-I
zione (dopo il rinvio della se-?
duta consiliare di sabato
maggio) una nuova bozza dii
convenzione con la Soprim|
che prevede un finanziamento*
di 5 miliardi alla finanziaria
stessa da parte del Comune.
Intanto buone notizie vengono dalla Provincia che pare
essersi attivata come d’altra
parte anche la Regione che ha '
dimostrato il suo interessamento, anche finanziario, a]
una delegazione di consiglieri
pinerolesi che ha incontrato il
presidente della Regionel
Ezio Ghigo, il 5 maggio per '
sollecitare un suo intervento
per la nascente area industriale di Pinerolo. È slittata invece la discussione, venerdì 9,
sul progetto preliminare per le
opere di urbanizzazione
dell’area del Pis; i cajìigruppo
hanno infatti deciso dopo una
rapida consultazione di rinviarla a dopo la firma della
convenzione modificata da
parte della Soprim, che nel
frattempo ha fatto sapere che
entro il 14 maggio avrà il parere di Einpiemonte è potrà
quindi procedere.
Il Consiglio ha dovuto anche pronunciarsi relativamente all’adesi;me di Pinerolo
all’Agenzia di accoglienza e
promozione turistica della
valle di Susa e pinci «'lese. La
seduta ha votato ai l'unanimità l’adesione al consorzio
dell’agenzia che sarà composta da soggetti pubblici e privati e che prevede la sua sede
a Pinerolo e una sede secondaria a Oulx. «Il fatto di essere sede della nascente agenzia
turistica non deve farci sentire vincitori su Susa - ha detto
il sindaco, Alberto Burbero ma deve farci prendere atto di
una responsabilità nei confronti di tutto il territorio
dell’agenzia». Per Augusto
Canal, del Pds, sarà impor
tante offrire pacchetti turistici
all’altezza valorizzando tutto
il territorio e non è secondario tenere presente la ricaduta
occupazionale che l’agenzia
potrà portare. Pareri favorevoli arrivano anche dai banchi di Forza Italia e del gruppo dell’ex sindaco Trombetto
che però avverte della necessità di coinvolgere più soggetti in vai di Susa (i Comuni
di Bardonecchia e Sestriere
ad esempio). Per Elvio Rostagno, dei Popolari, pur essendo importante il fatto di avere
la sede dell'Agenzia a Pinerolo bisogna anche tenere
d’occhio il momento dell’elezione del direttivo dell'Agenzia stesa perché le nomine
non siano politiche ma pii“
orientate su tecnici in grado
di gestire al meglio le attività
dell’Agenzia.
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Lqvo blocco operatorio dell’ospedale «Agnelli» di Pinefolm il direttore generale
jell’Xzienda Usi 10, Ferrucejo Massa, ha varato un consistente programma di acquiattualmente in corso di
completamento: per il blocco
operatorio sono state appena
ultimate le procedure per
l’acquisto di attrezzature per
due miliardi di lire e altri 750
inilioni verranno investiti entro i prossimi mesi. Si tratta
di attrezzature ad alta definizione tecnologica e rappresentano quanto di più moderjo sia presente oggi sul mercato: è il caso per esempio
del nuovo sistema di broncoscopia, del nuovo sistema di
monitoraggio per rianimazione, dei 2 nuovi defibrillatori,
¿ 1 elettrocardiografo e di un
nuovo sistema per l’analisi
da sforzo del servizio di Cardiologia.
■Sono inoltre stati sollecitati
e ravvicinati i tempi d’acquisto, anche per le dotazioni
difessane alle sale collegate
ton lo stesso blocco operatorio, per 400 milioni di lire e
in particolare per l’allestimento delle sale di endoscopia urologica, delle sale di
preparazione dei pazienti e
per il risveglio postoperatorio, per I locali destinati ai
servizi per il personale sanitario, caposala, spogliatoi e
depositi vari. Inoltre si sta
provvedendo alla costruzione
di una nuova centrale di sterilizzazione con acquisto di attrezzature per complessivi
650 milioni, per unificare in
modo più razionale rispetto
passato il servizio di sterizazione attualmente frazioato su numerosi piani dell’ospedak;. Tale centrale al
momento attuale rappresenta
uno dei p..;chi prototipi presenti sull’intero territorio nazionale.
Gli acquisti di attrezzature
sanitarie di rilievo non si sono
limitati tuttavia alTallestimento delle nuove sale operatorie:
è stata impegnata ogni somma
residua disponibile in bilancio
perl’acquislo di nuove attrezzature diagnostiche per l’ospedale, secondo un criterio
motivato dall'urgenza del fabbisogno. È. stata indetta una
gara per l’acquisto di un nuovissimo sistema per la diagnostica radiologica tradizionale
del valore di 150 milioni; per
l’acquisto di un sistema di ul
tima generazione per la diagnostica radiologica digitale
con tavolo telecomandato, sistema di digitalizzazione di
immagini e intensificazione di
brillanza del valore di 400 milioni, un nuovo ecotomografo
per indagini urologiche per
120 milioni, un ecotomografo
multidisciplinare da 200 milioni e un ecocardiografo da
300 milioni.
Inoltre la nuova direzione
dell’Ausi 10 ha rilanciato in
questi giorni le procedure per
l’acquisizione dell’apparecchiatura a risonanza magnetica: si tratta di una necessità
irrinunciabile, anche se comporta un investimento di 1
miliardo e mezzo di lire. Attualmente infatti il numero di
esami di risonanza acquistati
dall’Ausi all’esterno (e si tenga conto che le risonanze magnetiche più vicine sono
quelle dell’ospedale Molinette di Torino e del Santa Croce
di Cuneo) è di circa 100 all’anno, con una spesa superiore al miliardo e 300 milioni di lire, pari a un costo medio unitario di 650.000 lire
trasporto compreso. Ma al di
là del costo, lo spostamento a
Torino rappresenta sicuramente un grave disagio per i
pazienti e certamente un prolungamento dei tempi di prenotazione e risposta. I dati
confermano la necessità di
una risonanza magnetica a Pinerolo: nell’Ausi 10 la domanda di prestazioni di risonanza magnetica è progressivamente cresciuta dai 310
esami effettuati in convenzione con l’esterno nel 1992 ai
960 del 1995, di cui 456 per
pazienti ambulatoriali e 514
per pazienti ricoverati: una richiesta più che quadruplicata
in un triennio e da una proiezione effettuata si è accertata
un’ulteriore futura crescita.
L’apparecchio verrà acquistato dall’Ausl non appena saranno completate le procedure relative all’introito dei finanziamenti necessari, e sarà
un apparecchio dell’ultima
generazione che, come tutte
le grandi attrezzature, dovrà
essere utilizzato almeno per
12 ore diurne su due turni di
lavoro, cosa che consentirà di
effettuare all’incirca 2.000
esami Tanno: dunque potenzialmente anche a favore degli ospedali valdesi di Pomaretto e Torre Pellice, nonché
delle Ausi vicine, con un positivo ritorno economico per
il bilancio delTAusl 10.
LILIANA VIGLIELMO
La lingua parlata nelle
valli valdesi ha seguito
una sorte paragonabile a
quella delle specie animali
minacciate di estinzione: finché se ne trovano in quantità
ragguardevole, si fa di tutto
per farle sparire; quando cominciano a scarseggiare, diventano specie protette e si
cerca di salvare i pochi esemplari rimasti.
Come ha ricordato Giorgio
Tourn, parlando nella sala
della Comunità montana valli Chisone e Germanasca, il
francese non è stato soltanto
il Unguaggio ecclesiastico tipico deir ambiente valdese,
ma anche il mezzo di espressione necessario sotto il dominio del re di Francia: le
due lingue, italiano e francese, insieme con il patuà occitano, sono state usate probabilmente in egual misura fino
all’editto con cui Vittorio
Amedeo II introduceva nei
territori conquistati alla Francia l’italiano come lingua ufficiale. A riprova di questa
asserzione, Tourn ha citato
l’episodio del sermone che il
pastore Léger tiene al Ciabàs
in francese. All’ingresso di
un gruppo di monaci che venivano a controllare che non
vi fossero attacchi alla religione ufficiale, Léger abbandona il francese e continua la
sua predica in italiano. Così
pure il capitano Salvagiot,
costretto a fuggire in esilio,
regala al cattolico di Lusernetta che gli ha salvato la vita, la sua Bibbia in italiano.
Nel secolo scorso il francese diventa un segno distintivo
della differenza di confessione e viene insegnato nelle
scuole valdesi a preferenza
dell’italiano. Ma dopo l’unificazione dell’Italia la lingua
nazionale prende gradatamente il sopravvento e, come
massima assurdità, gli zelanti
funzionari addetti all’anagrafe italianizzano i cognomi di
origine francese, producendo
gran scompiglio nelle situazioni familiari. Il regime fascista concluderà l’opera con
la proibizione di usare la lingua di un paese nemico e italianizzando, a volte con risultati grotteschi, i nomi dei luoghi e dei centri abitati.
Ma com’era questo francese parlato, letto e scritto dai
nostri notti e bisnonni? Giorgio Tourn ha presentato per
concludere due esempi di
scrittura non colta, tratti
dall’archivio di famiglia. L’
ortografia a dir poco fantasiosa di questi brani e la scelta
dei termini farebbero arricciare il naso a esperti linguisti,
ma l’abbandono di una conoscenza che, a differenza del
dialetto, aveva una solida base culturale (se il francese era
parlato in modo poco elaborato e scritto male, in compenso lo si leggeva e capiva
perfettamente) ha certamente
creato un vuoto nella formazione linguistica valligiana
che l’apprendimento dell’inglese non potrà mai colmare.
Sono tornati i lupi e le linci
sui monti, ma il nostro francese così impreciso e nello
stesso tempo così funzionale
difficilmente tornerà ad animare le conversazioni e i pettegolezzi quotidiani.
Architettura
Conoscere
I luoghi
della fede
Nell’ambito della rassegna
«Aspettando l’estate» promossa dall’Assessorato alla
cultura della Comunità montana valli Chisone e Germanasca, emergono quest’anno due
appuntamenti di riflessione
sull’architettura religiosa delle due valli. Il viaggio proposto sulle tracce dei luoghi della fede inizia il 17 maggio alle
ore 15, quando sarà inaugurata nella chiesa di San Pietro in
Vincoli a Villar Perosa una
mostra che si avvale di un’
ampia documentazione fotografica offerta dalla Satiz Spa
di Torino; per l’occasione
verrà anche presentato un
opuscolo sulla chiesa realizzato dagli allievi della scuola
media «F. Marro».
Il 24 maggio invece sarà la
volta di un convegno sull’architettura religiosa che si terrà
nel tempio valdese di San
Germano Chisone, alle ore
14,30, e il 25 maggio seguirà
l’inaugurazione di una mostra, aperta fino al 1° giugno,
nel parco comunale villa Widemann, che offrirà un panorama esauriente delle più significative caratteristiche dei
luoghi di culto.
Nelle
Chiese Valdesi
ASSEMBLEE DI CIRCUITO — Le assemblee di circuito si svolgeranno venerdì 23 maggio: il 1° circuito terrà
la sua assemblea alle 20,45 a Villar Pellice, il 2° si incontra alle 20,45 a Prarostino, il 3° alle 20,30 a Perrero.
Gli incontri sono aperti a tutti.
II CIRCUITO — Proposta di gita a Lipsia e dintorni dal
13 al 23 giugno «Sulle orme di Lutero». Chi è interessato può rivolgersi alla chiesa di Pramollo (0121-58020).
CORETTO — Per festeggiare i 25 anni di vita il coretto
valdese, diretto da Cristina Pretto, terrà un concerto sabato 17 maggio alle 20,45 nel tempio di Torre Pellice;
la colletta sarà destinata alla creazione di uno spazio
giovani da parte dei ragazzi del Collegio valdese.
ANGROGNA — Domenica 18 maggio, Pentecoste, giornata conclusiva delle attività 1996-97. dopo il culto ci
sarà l’agape fraterna, seguirà il bazar organizzato dal
Gruppo femminile.
BOBBIO PELLICE — Domenica 18 maggio, Pentecoste,
culto con Santa Cena e partecipazione della corale.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Domenica 18 maggio
- giornata comunitaria: alle 10 culto nel tempio con Santa
Cena; alle 11,30, alla sala Beckwith, inaugurazione del
bazar curato dalla società di cucito e della biblioteca
dell’Asilo; alle 12,30, alla sala Albarin, buffet freddo.
Sarà allestita una mostra di lavori artigianali fatti da
' membri di chiesa; un appello: servono premi per la sottoscrizione a premi! Mercoledì 21 maggio alle 20,45
presso l’Asilo del Sacro Cuore studio biblico su Luca
15, 11-32 condotto dal diacono Delmirani.
PERRERO-MANIGLIA — Il bazar organizzato dall’Unione femminile si svolgerà domenica 18 alle 14,30.
PINEROLO — È ormai tradizione nel mondo cattolico pinerolese avere, la sera prima di Pentecoste, un momento
di preghiera e di meditazione sulla parola di Dio: quest’anno è stata invitata a partecipare anche la Chiesa
valdese di Pinerolo e l’atto conclusivo si terrà proprio
nel tempio. Il tema della serata è la riconciliazione e il
programma prevede l’incontro alle ore 21 al duomo, dove si terrà il primo momento comune con una riflessione sull’incontro tra Giacobbe e Esaù (Gen. 33); alle ore
21,30 dal duomo ci si sposterà al tempio: durante il percorso è prevista una sosta con canti e testimonianze. La
serata si concluderà nella chiesa valdese alle ore 22 con
una meditazione su I Corinzi 13.
PRAMOLLO — Domenica 18 maggio incontro con la
chiesa valdese tedesca di Neuhengstett, i cui membri
hanno antenati tra i valdesi di Bourset; culto in due lingue, cena del Signore e pranzo comunitario.
SAN SECONDO — Domenica 18 maggio culto con Santa
Cena. Sabato 24 maggio, alle 21, nel tempio, concerto
delle corali di Rorà e San Secondo a favore della ristrutturazione della Casa delle diaconesse.
TORRE PELLICE — Domenica 18 maggio culto alle 10
nel tempio con Santa Cena e partecipazione della corale. Lunedì 19 maggio, alle 20,45 al presbiterio, studio
biblico condotto da Massimo Marottoli su Giovanni 20,
19-29 «Porgi il dito e vedi le mie mani».
VILLAR PELLICE — Domenica 18, Pentecoste, culto alle 10,30 con cena del Signore; nel pomeriggio e nella
mattinata di lunedì bazar a cura delTUnione femminile.
VILLASECCA — Il bazar a cura dell’Unione femminile
si terrà domenica 25 maggio alle 14,30.
CULTO IN DIRETTA A RADIO BECKWITH — In
occasione della giornata comunitaria organizzata per la
domenica di Pentecoste a Lusema San Giovanni, Radio
Beckwith evangelica trasmetterà il culto dal tempio in
diretta, con inizio alle ore 10.
Il palinsesto di Radio Beckwith - fm 91.200 - 96.500
LUNEDI’
MARTEDÌ’
MERCOLEDÌ’
GIOVEDÌ’
VENERDÌ’
SABATO
DOMENICA
7 00 Voci in città Voci in città Voci in città Voci in città Voci in città Voci in città 7.00
Vita nuova [RI Gesù, la via che porla a Dio La poêle percée [RI 7.45
Notiziario Notiziario Notiziario Notiziario 8.30
Notiziario Vfinnhia America IRl Vecchia America Anteprima Riforma-Eco Regione Piemonte inf. 9.00
Par l’nra rhfi paSSa Per l’ora che passa Per l’ora che passa Per l’ora che passa Per l’ora che passa 9.45
SHAKER SHAKER SHAKER SHAKER 10.00
10.15 -Fra le righe -Fra le riohe Programmi mensili [RI -Internazionale Viaggio dentro la Bibbia [RI 10.15
-l'aroomento -L’argomento -L’argomento -L’argomento Voce delle chiese Culto evangelico 11.30
■1 nnnere ouel libro -Leooere ouel libro -Leggere guel libro -Leooere ouel libro 12.00
Notiziario Notiziario Notiziario Notiziario Notiziario 12.30
12.45 Un giorno, una parola Un giorno, una parola Un giorno, una parola Un giorno, una parola Un giorno, una parola 12.45
Acgua viva Acgua viva Acgua viva Acgua viva Acgua viva 13.00
lo.UO 13.45 14.45 Acgua viva Voci in città IRl A tu oer tu con la Bibbia [RI Gesù la via che porta a Dio La poêle percée 13.45
Voci in città [RI Voci in città [RI Voci in città [RI Voci in città IRl Voci in città [RI Voci in città [RI 14.45
On thè air Planet of music 15.30
15,30
Notiziario Notiziario Notiziario Notiziario 16.00
17.00 Leooere ouel libro IRl Leooere ouel libro IRl Leooere ouel libro [RI Leggere guel libro [RI Leggere ouel libro [RI 17.00
Vecchia America [RI 17.30
1 a i^randa ÌRl
1 / .oQ 18.00 18.45 Vecchia America Fra le righe 1R1 Notiziario Fra le riohe IRl Viaggio dentro la Bibbia Internazionale IRl 18.00
Notiziario Notiziario Notiziario 18.45
l'argomento IRl L’argomento [Rj L’argomento [RI L’argomento [RI 19.00
is.UQ L’argomento IRl v/lta nuova Culto evangelico [RI Anteprima Riforma-Eco IRl Regione Piemonte inf. fRl 19.30
20.30 Programmi mensili Acgua viva fR] Acoua viva [RI Acgua viva IRl Acgua viva [RI Acgua viva [RI Acoua viva IRl Acgua viva [RI 20.30 21.00
21.00 23.15 Libero emblema Voci in città [RI Voci in città 1R1 Voci in città IRl Voci in città IRl Voci in città [RI Voci in città [RI Voci in città FRI 23.15
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aS.
45
sic»)
.17
Programmi mensiir. 1- e 2® sett. Amnesty International; 3® sett. Handicap & Società; ultima settimana Cristiani all’opera nel mondo
10
PAG. IV
E Eco Delle ^lli Iàldesi
VENERDÌ 16 MAGGIO
Il disastro dovuto alla piena di 20 anni fa e lo stato attuale dei nostri torrenti
19 maggio 1977: l'alluvione nel Pinerolese Qu
DAVIDE BARIDON
Il ponte di Bibiana distrutto daila piena
Uno studio sull'assetto del Pellice
Il pericolo della
vegetazione in alveo
Negli ultimi anni la Provincia di Torino, sollecitata da
diversi sindaci, ha deciso di
avviare uno studio sulla situazione del Pellice affidandolo agli ingegneri Barra e Vaschetto. Lo stesso Magistrato
del Po ha successivamente
valutato i primi dati emersi
dallo studio e dovrà tenerne
conto nella pianificazione dei
futuri interventi.
La ricerca fin qui condotta
ha riguardato esclusivamente
l’asta principale (la speranza è
che si trovino anche i soldi
per valutare lo stato degli affluenti montani). «L’indagine
- spiega ring. Paolo Vaschetto - è stata condotta per tratti,
analizzando la situazione topografica e idraulica. Siamo
partiti da Bobbio, analizzando
la zona del campo sportivo,
passando ai ponti di 'Villar
Pellice, al tratto di Torre Pellice che è allo stato attuale uno
dei più a rischio, una parte a
Luserna, poi a Bricherasio
nella zona del ponte della ferrovia, a Cavour nei pressi del
ponte di Monte Bruno (zona
assai pericolosa) ed infine a
Villafranca nella parte più
pianeggiante». Da questa analisi, tronco per tronco, dovrebbe emergere un quadro delle
priorità, delle situazioni più a
rischio, tenendo conto che,
dopo gli interventi di ripristino eseguiti all’indomani dell’alluvione del ’77, in molti
tratti non si è più intervenuti.
Quali sono dunque i maggiori problemi? «Sull’asta
principale - spiega Paolo Vaschetto - abbiamo una enorme crescita di vegetazione
che limita il deflusso delle acque, e in particolari tratti c’è
un accumulo di materiale
ghiaioso e pietroso preoccupante. Per quanto riguarda la
vegetazione in alveo, ne stiamo studiando in particolare
l’incidenza rispetto alla velocità dell’acqua: è un aspetto
un po’ nuovo che considera
anche il tipo, oltre alla quantità di vegetazione. Il problema non è tanto quello di tagliare la vegetazione quanto il
trovare un equilibrio che consenta di avere piante o arbusti
Pagine a cura di
PIERVALDO ROSTAN
Le foto del 1977 sono di
MARCO GNONE
che con un forte apparato radicale trattengano il materiale
fluviale, ma nello stesso tempo non abbiamo fusti particolarmente imponenti (come ad
esempio pioppi e acacie oggi
presenti) che se sradicati rappresentano un vero pericolo
ostruendo la luce dei ponti.
Piuttosto grave è il fenomeno di accumulo di materiale:
ci sono zone, come il tratto a
monte del ponte Blando a
Torre Pellice, dove il letto del
torrente è alto praticamente
come le sponde e ciò è estremamente pericoloso. In altre
zone si sono già fatti interventi di disalveo aumentando
la capacità di convogliamento
dell’acqua: il rischio è che essa assuma troppa velocità costituendo un elemento di pericolo a valle, oppure faciliti,
per la larghezza del letto, un
nuovo accumulo di materiale.
In pianura ci sono poi situazioni davvero pericolose perché alcune cascine, e la stessa
frazione Gemerello, rischiano
l’inondazione in caso di alluvione appena più forte».
Dunque la manutenzione
dei corsi d’acqua necessita di
una puntuale programmazione; non sempre ciò è avvenuto, anche di recente. Le risorse per interventi puntuali e
non dettati dall’emergenza
spesso mancano; inoltre è accaduto che i finanziamenti
siano andati a particolari tratti di territorio ma senza dare
l’impressione che vi fosse
una programmazione globale.
Così si trovano punti, di poche centinaia di metri, dove
l’alveo è amplissimo e poi
subito dopo restringimenti a
10-15 metri fra rocce e vegetazione. Nei prossimi mesi
sono annunciati altri interventi sul Pellice: a Torre
verrà eliminata l’isola di
fronte al palaghiaccio, si taglierà la vegetazione in alveo
ma non si prevedono interventi al ponte dell’Albertenga
o nella zona a monte del ponte Blando, dove il materiale
riportato è veramente tanto...
«Sembra quasi che non si riesca a definire un programma
di manutenzione che abbia
una durata di 5-10 anni come
dovrebbe invece essere. Si interviene quando ci sono le risorse e non di fronte alle necessità», commenta preoccupato Vaschetto.
La vai Pellice, per le proprie caratteristiche intrinseche peculiari, è da sempre
esposta a fenomeni dissestivi
del territorio. La relativa brevità del corso del torrente
principale, l’indubbia ricchezza di affluenti e .subaffluenti,
l’orografia tortuosa e accidentata sono fattori non modificabili che rendono la vai Pellice
soggetta a episodi alluvionali.
E però indubbio che l’intervento dell’uomo (o, talora, il
non intervento) può risultare
sovente decisivo, con opportuni correttivi ai fattori modificabili, contribuendo a ridurre il riscbio e la portata degli
eventi eccezionali.
Chiaramente il calo demografico e l’esodo verso i medio-grandi centri industriali, e
il conseguente scarso interesse delle istituzioni e dell’economia verso aree ormai di
fatto divenute marginali, hanno accentuato, dal dopoguerra ai giorni nostri, il degrado
del territorio montano. Finita
recentemente la deruralizzazione, si è poi assistito a qualche caso di «edilizia selvaggia», ben poco rispettosa della struttura del territorio, con
forti incrementi di coperture e
impiego di bitume per manti
stradali su suoli collinari e
montani, con conseguenti effetti deleteri di diminuzione
della superficie di assorbimento e aumento netto della
velocità di delle acque meteoriche e della loro portata.
L’invecchiamento della popolazione residente, la cronica mancanza di adeguati finanziamenti e le carenze socio-culturali in materia di difesa del territorio hanno poi
inevitabilmente portato verso
un’agricoltura, dove ancora è
presente in territorio montano
o collinare, fortemente depauperante, con uno sfruttamento definibile «di rapina».
Si è utilizzato il terreno sino
all’esaurimento delle risorse
produttive e della fertilità,
mentre l’assenza di cure col
zioni e disgregazioni dell, Lasi^
roccia). Il diboscamento, sJ ^ non
eie se irrazionale e poco coj£«mte'
trollato, evidenzia subito e pè«
maniera allarmante il ruoKche
della cnnertiira ílrl-lnrB/^
della copertura arboreo-arh!
—u„ ;____________. .“'if parti
¡ìcrò
deleteri producendo
rftfti P ÌnHirPf-fì cnllci OfreUtlr. T
stiva; anche i numerosi incel£dasi
di di questi ultimi anni r
retti e indiretti sulla stabiliS7 U
dei versanti colpiti. E ausà^io^ecc
cabile un sempre maggi„„'il
coinvolgimento delle auton| loin £
pubbliche e dei legislatori * 5me
materia affinché cospicui j. "^aqv
nanziamenti possano afflu» Loteni
verso tale settore ed essej j^ei to
correttamente utilizzati.
ne ini
Torre Pellice. Il ponte dell'Albertenga oggi, con un enorme accumulo di materiale
turali, il degrado per incuria
delle sistemazioni irrigue esistenti, l’avanzata incontrollata di incolti, gerbidi e aree
boschive creava situazioni di
estremo pericolo.
Anche lo sfruttamento non
sufficientemente regimato dei
pascoli in alta montagna è oggi causa di gravi problematiche, soprattutto ove eccessivi
carichi di bestiame per unità
di territorio possono generare
scoticamenti da eccesso di pedonamento, cause frequenti di
colamenti, piccole frane e movimenti dissestivi in genere,
specialmente in situazioni di
pendenze rilevanti (vedi anche danni dovuti all’incontrollata proliferazione dei grossi
ungulati). Tuttavia sono le
aste torrentizie a determinare
le maggiori preoccupazioni;
vallecole e versanti, perlopiù
scoscesi, presentano diffusamente frane e smottamenti;
boschi degradati e invasivi si
estendono pericolosamente sino a lambire le acque, ostacolandone talora già visivamente il regolare deflusso; accumuli di materiale detrítico di
origine vegetale 0 pietrosa si
depositano negli alvei.
Purtroppo i problemi sopra
citati sono resi ancor più gravi dall’attuale congiuntura
meteorologica caratterizzata
da un regime pluviometrico
anomalo, con fenomeni di
forte intensità concentrati in
periodi brevi, prevalentemente in tarda primavera e autunno, seguiti o preceduti da momenti di carenza di precipitazioni. Ciò incrementa la forza
erosiva delle acque, che faticano ad essere assorbite da un
suolo destrutturato da lunghi
periodi di siccità. L’incuria e
il degrado dei prati, pascoli e
boschi, in particolare di questi ultimi, costituiscono una
ulteriore aggravante.
Nessun’aura copertura è
così efficace quanto il bosco
nelle difesa del suolo: lo protegge dal dilavamento, ostacola la disgregazione delle
rocce, forma argini difensivi
contro il rotolamento dei sassi e piccole frane, ostacola
l’affossamento delle acque e
il ruscellamento, diminuisce
il pericolo di scoscendimenti
e frane del terreno, attenua
l’azione del vento, fissa terreni instabili, impedisce al suo
interno la formazione di valanghe e talvolta trattiene le
masse nevose partite da zone
superiori, limita inevitabili
movimenti del terreno di netta origine geologica (per stratificazioni, profonde fessura
Si tratta per lo più di lavoJ
onerosi, che richiedono arfcjitóoli profonditi studi preliminarittómolt
progetti razionali: occorroiiij Li di e
briglie, prismate, terrazza-iaforza
menti, sistemazioni idraulico.) dipiogg*
ro corso
cilmeotó
finì i
terve
1 rogeo
stale 1
forestali in genere, ma anche
miglioramenti forestali, nuovi
impianti, cura e recupero
terreni abbandonati o sottoutilizzati ma con buone poten*
zialità agronomiche. È altresì iamenti
necessaria una maggiore sen« luogo ¡
sibilizzazione delTopinionn causi <
pubblica, per una corretta va« fiati
lutazione delle opportunità 4 itttte
gestione del territorio, comt;¡||ual
ad esempio le proposte conte-anove
nute nel reg. Cee 2080 che.funta
con le opportune revisioni,
sarà presto nuovamente esecutivo, riproponendo sia al
pubblico sia al privato interessanti finanziamenti per
nuovi impianti di arloricoltura da legno, boschi, siepi e
miglioramenti forestali.
Concludiamo ricordando
che qualunque piano di difesa
del territorio, qualunque linea
politica tesa alla salvaguardia
ambientale, non possono ormai prescindere dall’intervento agro-si Ivo-pastorale"
nelle vallate alpine; ed è proprio dai monti, o meglio dal
l’abbandono e degrado d'
territorio montano, clv.- si on
ginano e si alimentano i maggiori pericoli alici:, per 1
pianure e i grandi c . ntri ahi
tati. Triste monito i è dato
dai recenti avvenimenti verificatisi in vai Tañare
Un intervento dell'Associazione dei pescatori riuniti della vai Pellice
Dalle calamità artificiali alia manutenzione
Villar Pellice: l’intervento radicale del Magistrato del Po ha fatto
molto discutere
I pescatori sono indubbiamente una categoria che potremmo
considerare, rispetto all’ecosistema fluviale, «osservatori privilegiati». Abbiamo perciò chiesto a Marco Baltieri, dell’Associazione pescatori riuniti vai
Pellice, di presentarci un contributo sulla gestione dei torrenti.
MARCO BALTIERI
Chi frequenta con regolarità le sponde dei nostri
corsi d’acqua fa spesso delle
scoperte «archeologiche» interessanti: si cammina e si
pesca in mezzo alle rovine di
opere più o meno faraoniche
(traverse, briglie, prismate,
ecc.) che nelle intenzioni dei
progettisti e dei loro sponsor
politici ed economici avrebbero dovuto risolvere «definitivamente» e mettere finalmente «in sicurezza» questo
o quel fiume o torrente. Le
alluvioni si sono in realtà
succedute poi con impressionante regolarità, facilmente
verificabile negli archivi dei
nostri Comuni o nelle raccolte di vecchi giornali, spesso
aggravate nei loro effetti proprio da quelle opere che con
tanto dispendio di denaro
pubblico erano state costruite
a difesa del territorio. 'Viene
quasi un (tragico) dubbio: le
alluvioni sono forse diventate
per qualcuno un buon affare?
Quanto è successo dopo le
piene del settembre ’93 e del
novembre ’94 pare confermare proprio questo sospetto:
interventi scoordinati, spesso
inutili, talvolta del tutto dissennati perché pericolosi e
distruttivi (avete provato a
gettare uno sguardo a valle di
uno dei ponti di Villar Pellice?). Qualcuno si è arricchito
(vedi inchiesta della magistratura a Garzigliana e Cavour), il denaro dei cittadini è
stato (mal) speso, il pericolo
resta tutto intero.
Che fare, allora? Prima si
diceva che non si può far
niente «perché gli ambientalisti non lo vogliono», adesso
ho già sentito dire che «sono
i pescatori che non vogliono». Qualche sindaco (molto
più concreto) mi ha parlato di
tutte le difficoltà e gli ostacoli che derivano da quell’ente
(inutile?) che si chiama Magistrato del Po: tagliare la legna non si può ma le ruspe
arrivano dall’oggi al domani
e spigano tutto. Allora comincio a capire: forse qualcosa si può fare davvero, per
esempio passare dai grandi
interventi (fatti una volta tanto, il più delle volte inutili,
sernpre dispendiosi, gestiti dà
enti lontani e poco consapevoli) ad una pratica di costante e attenta manutenzione
(gestita da Province, Comunità montane e Comuni), for
I se più «umile» ma, a parereij
di molti, più efficace sul lungo periodo. Questo non vuol
dire non far niente. Qualchi
esempio? Tagliare costantemente e con criterio la vegetazione nel letto dei Fiumi e
lungo le sponde, intervenire
con le ruspe solo nelle situazioni non modificabili (ponti
e centri abitati), ricostioiire le
caratteristiche dell’ambiente
fluviale dove questo è stato
modificato, ricordarsi (se lo
ricordino sia gli amministra;
tori locali che i privati!) di
non costruire mai nelle aree a
rischio. E se chiediamo trop;
po, vorremmo pregare un po'
tutti di ricordarsi anche che i
nostri corsi d’acqua sono un
mondo ricco di vita che abbiamo il dovere di conservare per i nostri figli.
O preferiamo il business
delle alluvioni?
TIPOQRAFIA subalpina
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LAVORI COMMERCIALI IN GENERE
SI RILEGANO LIBRI
Torre Penice, via Arnaud 25; ® 0121/91334
contenni
gW
11
GIP MAGGIO 1997
^»1
E Eco Delle "^àlli moESi
PAG. V
Iniziative della Regione Piemonte
>e Qualcosa sì muove
ioni dell, ra situazione dei nostri torlento, spjJ^ non è per nulla tranquilpoco colante; evitati negli ultimi
'Obito el^i pesanti episodi alluvioe il ruolini! che hanno colpito altre
oreo-arb|^j del Piemonte, non c’è
rosi ince] U da star allegri. E neppure
^"oi sonj ^potrà contare su annate di
' Ìn siccità come questo scorcio di
a stabiliti 1^597. Le attuali condizioni
• E auspi. gdóo-economiche che hanno
"^^ggiott So il rapporto uomo-terrile autori^ [Qtiojn ambito agricolo hanislatori il jo,|&ine conseguenza, porta'spicui fi. ¿la quasi totale assenza di
o affluipj jpptenzione lungo le sponed essetf ¿e dei torrenti. La vegetazio•ati. I u in alveo è dunque enorme> di lavoi gente cresciuta, anche in quei
dono aplfflccoli corsi d’acqua in secca
liminarie ^inolti mesi l’anno ma ca»ccorroffii paci di esprimere una violenterrazza^ Sforza devastatrice a seguito
idraulico.}¿piogge abbondanti. Se il loma anctel ro corso non viene curato o,
oli, nuovi peggio, vi si abbandonano raipero dei niaglie o detriti si possono fao sottou- cilmeate creare, con lo sradioe poten- camento di alberi vicini, sbarE altresì ramenti temporanei che danno
lore sen*; luogo ad invasi a loro volta
opinione, causa di rovinose ondate di
rretta va^ pai Sono fenomeni diffusi
rtunità dj; iÀte le valli.
!0, comi; Qualcosa sembra per altro
;te conte-ifnoversi. L'anno scorso la
liso che,
¡visioni,
;nte eselo sia al
ato iuteenti per
oricoltu, siepi e
li.
unta regionale del Piemonte
finì i criteri per attivare gli
ferventi cii sistemazione
togeologica e idraulico-fostàle pre\Isti dalla legge 72
"~RADIO
BECKWITH
^EWìGELICA
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Uri abi'
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Iti veri'
FM 96.500 e 91.200
tei. 0121-954194
sulla montagna; entro il 30
aprile di quest’anno le Comunità montane dovevano redigere in programma quinquennale di intervento, individuando le zone più a rischio, i
punti prioritari, costi e progetti di massima. La stessa
legge consente di affidare ad
agricoltori lavori di questo tipo fino ad un importo di 30
milioni. È dunque possibile
che l’uomo, dopo avere abbandonato la montagna rinunciando a quel ruolo di presidio da sempre riconosciuto,
torni ad occuparsene perché
finalmente incentivato a farlo. In alcuni Comuni già sono
stati realizzati interventi sui
piccoli corsi d’acqua proprio
avvalendosi del lavoro degli
agricoltori locali.
Curiosamente, nello stesso
giorno di scadenza delle indicazioni della giunta regionale
per il piano pluriennale di intervento, la stessa Regione,
tramite il proprio settore
Economia montana e Foreste, ha chiesto alle Comunità
montane della Provincia di
Torino di indicare, anche al
fine di provvedere con tempestività alla segnalazione
dei medesimi nel caso in cui
si rendessero disponibili fondi per la loro esecuzione, un
programma di intervento che
individui l’elenco dei corsi
d’acqua a rischio con la descrizione degli interventi ipotizzati. Al di là dei dubbi sul
coordinamento fra uffici dello stesso ente (Regione Piemonte) resta importante almeno l’intenzione di intervenire in una ottica di prevenzione o piuttosto di ordinaria
manutenzione.
Il ricordo dell'ondata che sconvolse il Pinerolese e mobilitò la popolazione
7 mortì^ miliardi dì danni e vari precedenti
PIERVALDO ROSTAN
Maggio 1977. Ho un ricordo molto vivo di
quei giorni. C’erano state alcune settimane di piogge intermittenti, abbastanza normali per la stagione; sulle
montagne la neve era ancora
abbondante. Non certo come
quest’anno in cui una primavera precoce e l’assenza pressoché totale di precipitazioni
hanno prosciugato i corsi
d’acqua e i versanti a sud ormai senza neve faticano ad
assumere il tradizionale colore verde brillante della vegetazione che rinasce.
Intorno al 15 maggio la
temperatura prese a salire, le
piogge si fecero più intense,
la neve ancora abbondante si
sciolse in modo improvviso.
Nel pomeriggio di quel giovedì 19 l’acqua passava già al
di sopra del ponte dell’Albertenga di Torre Pellice; ovunque si segnalavano frane e
smottamenti. 'Vigili del fuoco
e forze dell’ordine erano allertate: la sera, intorno alle
20, l’ondata più forte. Ponti
crollati a Torre Pellice, a Bibiana con la morte di sette
persone, danni ingentissimi a
infrastrutture (mezzo palaghiaccio fu trascinato via dalla piena, così come i campi
sportivi di Lusema), strade divette ovunque; Perrero con le
strade piene di fango, sotto la
minaccia della storica frana,
crollo del ponte fra Chiotti e
Riclaretto. Oltre dieci miliardi
di danni vennero denunciati
dai Comuni delle valli Chisone e Germanasca, 13 miliardi
in vai Pellice: questo fu il primo bilancio, limitandosi alle
opere pubbliche. Ad essi si
sommarono i danni ai privati
con case sommerse di fango e
talvolta inutilizzabili.
In realtà la sera di quel giovedì non fu facile rendersi
conto dell’accaduto: si udivano le sirene dei mezzi di soecorso ma, compliee il buio, fino al mattino dopo, non si
potè eogliere appieno la portata del dramma. Chiuso per
preeauzione il ponte sull’Angrogna e crollato quello ferroviario pochi minuti dopo il
transito dell’ultimo treno intorno alle 21 Torre Pellice era
isolata. Anehe in pianura il disastro fu enorme: centinaia di
ettari di terreno vennero
asportati dalla piena, ponti distrutti, cascine allagate. Ci fu,
e va rieordato, anche una
grande mobilitazione: la sera
stessa per il primo soceorso;
poi nei giorni successivi, il lavoro di tanti volontari consentì la costruzione di passerelle, di ponti in legno, la riapertura di strade. Non era del
resto la prima alluvione.
C’erano stati dei preeedenti;
nella zona alluvioni, come
purtroppo incendi e terremoti,
non sono mai maneati. L’eco
delle valli del 10 giugno riporta tra l’altro la eronaea
dell’alluvione del 20 maggio
1728 ehe veniva deseritta dal
pastore di Bobbio del tempo.
Paolo Reynaudin: «Questa
comunità ha subito perdite
inimmaginabili a causa delle
frane e sassi campi e prati.
Metà del paese è stato distrutto in poche ore e molte famiglie non hanno più un riparo.
E stato necessario raccogliersi tutti nel tempio ma anche
questo ha rischiato di essere
Torre Pellice: il palaghiaccio per metà asportato dalla piena del Pellice
investito dalla violenza delle
acque, ed è stato necessario
abbandonarlo. (..) Si è perfino formato un lago sotto Mirabuc; case, baite e prati sono precipitati a valle». A seguito di quell’evento, con una
raccolta di fondi, si provvide
a innalzare e prolungare la diga Cromwell.
Altre alluvioni particolarmente gravi vi furono nel
1920, eon einque morti travolti dalla piena del Cruello a
Bobbio, nel ’45 quando andò
distrutto il ponte sulTAngrogna a Torre Pelliee, con la
morte di due persone, nel ’49
quando l’ondata di piena raggiunge Bibiana a Cavour (un
morto), nel ’53 quando le
"Valli e Pinerolo vivono lo stato di emergenza per 36 ore.
Le eause? In queste pagine
troviamo le analisi e le valutazioni di esperti del settore ehe
sottolineano, al di là dell’imponderabilità di episodi particolarmente anomali, la neces
sità di programmazione e di
interventi regolari.
Sempre su L'eco delle valli
di 20 anni fa, il pastore Ermanno Genre scriveva alcune considerazioni probabilmente aneora attuali: «E la
mentalità del capitalismo:
per quattro soldi ti vendono
terreni sui quali altri speculano, si fanno i soldi e ti distruggono il paese. Questa
non è solo la storia di Agrigento o di Napoli, è anche la
storia di Frali e di molti altri
Comuni delle Valli. A forza
di far lavorare gli jumbo per
aprire strade nelle montagne
senza provvedere allo scolo e
agli sfoghi dell’acqua, a forza di costruire condomini e
ville dove non si dovrebbero
concedere licenze di costruzione (e dove i vecchi montanari si sono ben guardati dal
costruire!) lasciando che i
torrenti da sé il loro letto, arriva il momento in cui si paga tutto in una volta».
Informazione pubblicitaria
N SI PUÒ
Metano: una rete per i Comuni montani
mmm
COH U TESTA
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34
mitiwento ài rifiuti
' Solidi urbani ce l'otbiomo
sotto il naso anche se
cerchiamo ai non vederlo,
lina soluzione c'è:
differenziare lo raccolta
ài rifiuti per riciclare il
nutilizzabile: carta,
vetro, plastica, etc.
Questo è una coso che
possiamo fare tutti,
facciamo uscire
lo testo dal sacco
dell'indifferenza e
guardiamo in faccia
. Usiamo
comportamenti civili
onchecon
l'ambiente,
fdjàteci, la raccolta
dimenziato fa lo
differenza anche
sullo bolletta.
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In questi anni l'impiego di gas metano si
è andato sempre più diffondendo non
solo nell'industria ma anche nell'ambiente familiare dove il metano si presta a
svariati utilizzi: dall'uso in cucina per la
cottura dei cibi, alla produzione di acqua
calda, al suo uso per il riscaldamento invernale degli appartamenti con stufe, radiatori, impianti unifamiliari e centralizzati. Questa forma di energia anche da
noi ovviamente è andata via via sempre
più espandendosi; nel Pinerolese il consorzio Acea (che è nato ufficialmente
nell'86 e gestisce nel suo bacino tra l'altro la distribuzione del gas metano raccogliendo l'importante eredità pluridecennale dell'Amgas) l'anno passato ha
servito circa 23.900 utenti (erano meno
di 15.000 nell'87) erogando più di 71 milioni di metri cubi di metano contro i 30
milioni erogati nell'87 con un costante
aumento nel corso di questi ultimi dieci
anni grazie anche a una sempre maggior
distribuzione della rete di metanizzazione (sono stati quasi 9.000 i mi di tubazioni posate nel '96).
Per il consorzio Acea il metano vuol anche dire gestione della rete e occuparsi
della sicurezza dell'utenza. «Noi - dicono all'Acea - dopo aver acquistato all'ingrosso il metano provvediamo alla sua
"odorizzazione" (il gas metano allo stato naturale così come viene estratto dai
giacimenti sotterranei è infatti completamente inodoro e quindi non immediatamente percepibile) e al controllo della
sua pressione, due fasi che sono sicuramente molto importanti dal punto di vista della sicurezza. In particolare per il
controllo della pressione e l'efficienza
delle reti, nonché la loro manutenzione,
noi abbiamo un programma di controllo
annuale di manutenzione che pianifichiamo di anno in anno oltre ad un sistema informatico territoriale che ci da
l'esatta ubicazione delle reti e dei punti
di manovra e facciamo notevoli investimenti per l'ammodernamento delle infrastrutture. Per quel che riguarda l'odorizzazione invece questa avviene tramite
l'uso e la funzione di appositi impianti
che inseriti nelle stazioni di decompressione e misura del metano prima della
distribuzione del gas in rete, utilizzando
lìquidi chimici odorizzanti, permettono
Attuale distribuzione del metano
da parte dell’Acea
di rendere percepibile il gas da parte
dell'utente e di segnalare così la soglia di
pericolo rendendo quindi più sicuro l'utilizzo del gas».
L'impiego in questi anni del gas metano
come fonte di energia è andato sempre
più espandendosi, come si diceva, e con
esso anche la rete di distribuzione. Oggi
in diversi Comuni montani sono in cantiere interventi di nuova metanizzazione
o di estensione della rete già presente in
modo che questi centri possano usufruire
di una rete di metanizzazione alla pari
dei Comuni di pianura. L'Acea in questo
senso ha redatto una serie di progetti di
metanizzazione per conto di diversi Comuni montani delle valli Chisone Germanasca e Pellice che fanno parte del proprio bacino, finanziati dalla legge statale
68/93. I progetti, tutti accolti, devono essere ora dati in appalto dalle varie amministrazioni comunali interessate e quindi
il consorzio Acea garantirà tutta l'assistenza tecnica necessaria per la gestione
sia degli impianti sia relativamente alla
acquisizione e alla sicurezza degli utenti.
Ma vediamo quali sono i Comuni delle
valli interessati da questi interventi di
metanizzazione e a che punto sono i lavori. Gli interventi interessano l'estensione della rete nei Comuni di Bricherasio
(con una spesa superiore al miliardo), di
Grafico dei metri cubi di metano
erogato daii’Acea
Inverso Pinasca (dove i lavori sono già
stati ultimati), di Pinasca (qui i lavori sono in dirittura di arrivo), di Villar Perosa
(dove stanno per essere ultimati i lavori
e resta da ultimare la metanizzazione
della nuova area industriale) di Porte e
Prarostino (dove si prevede un intervento per 995 milioni). A Perrero e Prali infine i lavori sono già stati appaltati e grazie ai finanziamenti statali ottenuti (1
miliardo e 847 milioni al primo Comune
e 2 miliardi e 480 milioni al secondo)
sarà possibile realizzare interventi di
nuova metanizzazione. Presto quindi
nuove reti ed estensione delle esistenti
saranno pronte nei Comuni montani che
potranno così avvantaggiarsi a pieno di
questa forma di energia.
Davide Rosso
12
PAG. VI
E Eco Delle Vaiì.ì.i
Le proposte di un secolo fa di Pierre Edouard Rostan, medico e botanico
Per dare un futuro migliore e creativo
agli abitanti delle valli valdesi
Due anni fa, in occasione del primo centenario della sua
morte, il Centro culturale valdese dedicò a Pierre Edouard Rostan una bella mostra che metteva in luce la sua poliedrica
persmalità di medico, botanico, uomo di cultura. Ascoltando
le riflessioni e i progetti dell’oggi sul futuro delle valli valdesi
nel contesto del Pinerolese, ci è sembrato interessante proporre, con questa pagina, una sorta di colloquio a distanza con
quelle che furono anche le preoccupazioni del Rostan, naturalmente nel contesto del suo secolo e della sua visione, quella di
un filantropo, di uno scienziato, il quale peraltro conosce molto bene le Valli perché le percorre continuamente a piedi alla
ricerca dei fiori, e soprattutto le ama, ama la sua gente e per
questa gente delle Valli cerca continuamente prospettive di
apertura, di istruzione, di miglioramento economico. Non sono
forse anche queste, nella nostra epoca e un secolo dopo Rostan, le nostre preoccupazioni e gli obiettivi che dovrebbero
trovare risposta nei vari progetti di cui si discute, nelle scelte
degli amministratori?
Da quella mostra abbiamo ripreso alcuni dei numerosi scritti di Rostan. Ovviamente molte delle sue proposte potranno far
sorridere, come la lista degli oggetti che indica per il bazar
permanente a Torre Pellice, o le sue preoccupazioni per
un’educazione cristiana dei nostri giovani. Ma lo spirito che le
anima merita di essere meditato. Peraltro, alcune sue idee tipiche di un appassionato della natura non sono così distanti
dall importanza che si dà oggi all’ambiente e all’escursionismo dolce; anche lui vede nei turisti un’interessante risorsa, e
Cjuando si legge lo Statuto della «Valdese», la società di pubblica utilità fondata per sua iniziativa nel 1869, come non pensare alle intenzioni dell’attuale Agenzia di valle che si sta costituendo in vai Pellice?
Ricordiamo che Pierre Edouard Rostan era nato a San Gertnano nel 1826, aveva studiato al Collegio poi a Ginevra e a
Torino dove si laureò in medicina. Fu medico condotto per vari periodi a San Germano e Ferrerò. Si prodigò sempre per i
meno abbienti, proponendo rimedi attraverso le piante anziché
con le più costose medicine, fu appassionato di botanica e
membro stimato in vari organismi scientifici nazionali e internazionali. A lui si deve il programma della futura Società di
storia valdese, fondata nel 1882. La sua ipotesi culturale guarda al passato e al presente, al popolo e agli intellettuali, alla
natura e alla storia.
La formazione professionale e le strutture per gli studenti
«
Les moyens offerts aux Vau
d'améliorer leur position»
Torre Pellice: il tempio dei Coppieri e il Castelluzzo visti da Santa Margherita
Come venire incontro alle richieste dei turisti alle Valli?
«Etablir un bazar à La Tour»
Les Vallées Vaudoises, soit
par leur position alpestre soit
par leur histoire, inspirèrent et
inspireront un intérêt toujours
plus grand aux étrangers, surtout en suite des ouvrages et
publications diverses qui ont
vu le jour dernièrement dans
le but de les faire connaître
sous divers points de vue; ce
qui va augmenter de plus en
plus le nombre des visiteurs
étrangers dans nos Vallées.
Ceux-ci, après un séjour plus
ou moins long chez nous, seraient heureux à leur retour de
trouver dans un bazar quelques objets à acheter comme
souvenir de leur visite aux
Vallées. Ces ouvrages ne
pourraient être que des produits naturels de nos Vallées.
Voici l’énumeration des
principaux tels qu’ils me
viennent à la mémoire:
Ouvrages de sculpture en
bois; tels que plioirs, petites
boîtes, étuis, anneaux de serviettes, petits animaux sculptés; etc.
Ouvrages en paille, dessous
de lampe, cadres pour photographies; etc.
Ouvrages en planchettes
unies ou découpées à jour, représentants des châlets, des
églises, etc.
Des ouvrages en marquéterie, table pour damier, boîtes
à thé; etc.
Des poupées de 25 à 50
cent, en costume ancien, avec
les étoffes de l’époque. Ces
costumes ne perdraient pas
leur intérêt à pouvoir se
Pagina a cura dl
MARCO ROSTAN
perpétuer dans une collection
de costumes; etc.
Des photographies de telle
vue, ou tel édifice.
Divers petits objets en talc,
peut-être même de petits
poêltons si commodes pour la
cuisson des viandes; pressepapiers en talc ou en marbre.
Des collections de produits
naturels de nos Vallées.
De minéraux utiles: marbres, divers cristaux; etc.
Animaux empaillés, oiseaux, petits quadrupèdes, ou
micro-mammifères.
Tableaux de papillons, coléoptères ou autres classes
d’insectes, comme on peut en
voir au Collège, donnés par
M. Guanta.
Collections de mollusques
terrestres, plus riches et variées qu’on pourrait le croire.
Petites collections botaniques de fougères, de mousses.
Bouquets historiques, préparés avec des plantes récoltées dans des localités historiques: Balsille, Sibaud;
etc., bien desséchées et réunies en petits bouquets sur
des cartons de 15 sur 10 centimètres, par exemple. Bouquets d’edelweiss (plusieurs
personnes des Vallées ignorent que nous en avons aussi
sur nos alpes). J’en ai cependant déjà fait vendre plus
d’un millier d’exemplaires à
Londres et en Angleterre, où
on les a payés jusqu’à 1,25
l’un, et nos œuvres de bienfaisance ne s’en sont pas mal
trouvées, leur en ayant laissé
les 3/4 du produit.
Je ne mentionne pas ici les
ventes ou échanges profitables que les naturalistes col
lectionneurs aux Vallées
Vaudoises pourraient faire
avec leur collègues de
l’étranger (...).
Que nous faudrait-il pour
mener à bonne fin notre
projet? Un goût bien décidé,
de la bonne volonté, un fonds
d’instruments et des livres.
Je ne doute pas que notre
jeunesse ne nous fournisse
des personnes capables soit
pour une industrie ou pour le
choix d’une étude de science
naturelle. Quant aux fonds
nécessaires j’offre pour 150
fr. d’ouvrages de sciences naturelles. Du reste je propose
qu’un comité organisateur se
forme à cet effet.
Doct. Rostan
{Le Témoin, 10/9/1886)
La lecture de l’article Une
observation très opportune
publié dans le N. 31 du Témoin, m’a porté à réfléchir
sur les moyens offerts au
Vaudois d’améliorer leur position. Je parle surtout de
ceux qui sont obligés de chercher ailleurs que dans la culture des terres, leurs moyens
d’existence. Plusieurs voies
sont ouvertes devant eux s’ils
veulent en profiter.
Les professions libérales:
médecine, barreau, etc. sont
accessibles aux élèves de notre Collège, obligés de se munir de leur licence gymnasiale
afin d’être en mesure, plus
tard, de prendre leur licence
lycéale et d’entrer à l’Université. Il est vrai que cela offre
encore quelques difficultés;
mais elles sont amplement
compensées par l’éducation
chrétienne reçue dans notre
établissement et une économie
de dépenses qu’on ne trouverait nulle part ailleurs. Pour
une population rurale comme
la nôtre ce dernier avantage
n’est pas à dédaigner.
Qn parle, depuis longtemps,
d’une école technique dont
nous aurions besoin. Il y en a
une à Pignerol et je me domande pourquoi l’on voudrait, à grand frais, en ouvrir
une à La Tour. On me dira
probablement que l’on obtiendrait par là le double avantage
de diminuer les dépenses et
d’assurer une éducation évangélique aux élèves, les
mettant ainsi à l’abri des dangers auxquels ils seraient ex
posés dans les villes où toutes
les sources de corruption leur
sont si facilment ouvertes.
Dans ce cas ne suffirait-il pas
d’avoir, par exemple à Pignerol, une pension Vaudoise où
nos enfants seraient placés
sous une bienveillante et chrétienne surveillance?
Qui sait qu’un Vaudois
pieux venant fonder une pension, dans ce but, dans le
chef-lieu de notre arrondissement, ne pût faire à la fois son
intérêt et l’avantage de ses
pensionnaires dont plusieurs
pourraient payer leur entretien
en nature? Je ne parle pas de
notre Ecole supérieure et de
notre Orphelinat. Chacun peut
voir que la majorité des jeunes filles qui les fréquentent
en profitent pour leur bien
temporel et spirituel.
Quant aux écoles professionelles où l’élève, tout en
étant instruit dans les branches
que lui sont nécessaires, apprend un métiér, je me demande si l’établissement et l’entretien d’une telle école aux
Vallées offre tous les avantages qu’on s’attend, au point de
vue de la dépense et de
l’intérêt même de l’élève.
Nous avons, en Italie, l’établissement dirigé par Mon
la «
rei;
; pani nel
i|n avevi
sconta
sieur Comandi, à Florence, 'lo®'''*
celui de Vallecrosi
, sanspa
'altra.
1er des Artigianelli Valdesh 5''^°Turin, ouvert aux enfantspai - lacas
vres. A l’étrange:, quelqui i
vaudois ont pu y rofiten tfareai
l’Etablissement de SaverdiiPlgian
Ne pourrait-on pas ouvrir^adevo
Turin même, une école paya^o ^"1
te, dans les genre des Arti^ Non
nelli, dirigée dans te mèmuno si
esprit et où chaque élève tmo?
verait avec une vie de famill«Al pe
et une éducation chrétienA|c noi
de bon maîtres pont le méf® tna
qu’il aurait choisi? *
Au reste, abstraction fa#®a. l
de l’instcructio.fj accuise, ijÿcra
a un moyen qui c toujolftopagr
réussi à donner une aisaij^™Pe
relative à ceux qn: ont reco fcberto
ru à l’émigration ;emporaii îjlordin
pour amasser qu^ iques épi u
gnes: c’est la proi.ué, lafid Woted
lité envers leui maître be perq
l’économie et un vie put do
exemple des souFluresi
perdent une si grande pa
de la jeunesse. F y eut i
temps où le costmne vaudJ
de nos jeunes filles était, dl
les villes de Marseiiie, de'
rin, etc., une garantie de ptj
bité et d’honnêteté. En est|
de même aujourd'hui?
Doct. E. Rost^
{Le Témoin n. 39/188*
II
1869: nasce la società di pubblica utilità
«La Valdese»
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Da L’écho des vallées
(feuille hebdomadaire spécialment consacrée aux intérêts matériels et spirituels de
la Famille Vaudoise) del 29
ottobre 1869, apprencliamo di
una riunione dei componenti
della .società di utilità pubblica denominata «La Valdese»,
convocata nella scuola di
quartiere in piazza della fiera
a Torre Pellice. Dopo tre ore
di discussione viene approvato lo Statuto che afferma: «È
costituita una Società destinata a procurare il miglioramento economico delle popolazio
ni Valdesi, e rivolta al fine di
incoraggiare, di agevolare e di
accrescere i mezzi di istruzione, le industrie e i commerci
locali, nonché tutte le utili
professioni (...). Faranno parte
di essa tutti coloro che, compiuti i 21 anni, avranno dietro
domanda rivolta al Comitato
direttore ottenuto il voto favorevole... La qualità di socio
effettivo dà diritto, oltre ai
vantaggi sociali che ne deriveranno, al voto deliberativo,
con l’obbligo correlativo di
pagare per anticipazione l’annua tassa di lire 6...».
aiello
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Spano,
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Pensie
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^GGIO
lì 16 MAGGIO 1997
Yalu "\àldesi
PAG. VII
icolloqui con Lilia Jahier, staffetta partigiana
lome dì battaglia «Ly»
PERICA TOURN
Ran Germano si è chiusa
ìalpostra sull’evento beidelia seconda guerra
le, allestita dal Comulà Biblioteca in occa152° anniversario delazione. Lilia Jahier,
impre collabora a iniquesto tipo e non si
;i raccontare in ogni
Ulte, soprattutto ai gioalori e il significato
sistenza, ancora una
ita di ricordare qualodio della sua attività
etta partigiana. Chiacìdi tutto mentre mette in
i documenti che ha prela mostra e mi fa vedefoto dell’epoca, i certifi^dell’Opera nazionale ba_ la tessera di massaia ruJe della madre («L’avevano
ióstretta a prenderla», sottolika),Usuo tesserino di staffetta rilasciato dal CIn, che la
fflgistra nella 2“ Brigata «Wilformazione Giusti' [ia»lriertà, con il nome di
a «Ly». «Ho cominciala staffetta per i partimi nel maggio del 1944,
'avevo ancora 23 anni onta -. Portavo materiale,
lesivi e lettLi'e da una valle
altra. Qui a .San Germano
t Valdesi'i'/^'^^ molto controllati per-nfants pa ^ la caserma era piena di tequelqtii schi, così mi capitava di dorofitert tiare attraversare il paese ai
Saverdii ttigiani. Come facevo? Li
's ouvrir, cndevo sottobraccio e facecole paya finta di niente»,
ies Artidi-^on aveva paura a vivere
s ie mèt uno stato di costante periélève tro fo ?
: de fami «Al pericolo di essere sco;hrétien*e noi staffette non pensair le méiib mai quando eravamo in
' ^e; la ¡saura veniva dopo,
ction fa^a. Una vt.ita, nella priXìuise, ¿svera dei ‘45, con delle
toufopiapagne dovevo andare a
ne aisaiilpne Pellice t!a! comandante
"iberto Maku: a portare deordini; a Brichcrasio velame un posto di blocco:
0 tedeschi c repubblichini
lite perquisivano tutti. Aveio documenti compromet
Staffette e partigiani a Torino subito dopo la Liberazione
Florence,
ia, sans pa
ont rei
omporai
(|ues épi
lé, la fil
maître]
vie pui
Hures
nde pi
tenti e io avevo un binocolo
legato sotto la sella: per fortuna mi è venuta l’idea di cominciare a cantare “Giovinezza”: i repubblichini ci hanno
preso per delle fasciste e ci
hanno lasciate passare. Certo
che rischiavo tutti i giorni: a
volte i tedeschi venivano a
bere il sidro che faceva mio
padre e poi ballavano nel nostro cortile mentre io nascondevo in casa i partigiani».
- Nessuno si era accorto
della sua attività?
«Molti sapevano quello che
facevo, e primo fra tutti Vittorio Widemann, che era un
convinto antifascista e spesso
faceva recapitare della roba ai
partigiani. Io all’epoca lavoravo come telefonista al cotonificio e capitava che la mattina
lui mi dicesse: “Figliola, oggi
non lavori, devi portare questo pacco ai partigiani», oppure che mi lasciasse uscire prima quando avevo qualche incarico. C’erano anche dei tedeschi gentili, che mi regalavano foglie di tabacco ben sapendo a chi sarebbero andate.
Un repubblichino, un tale
Clementi, mi aveva addirittura dato del sale nascondendoci dentro delle munizioni. Un
altro, un sergente, mi veniva
incontro quando tornavo tardi
dalla montagna, mi prendeva
sottobraccio e mi accompagnava a casa: “C’è il coprifuoco - mi diceva - non vorrei che le sparassero», e sapeva benissimo dove ero stata».
- Nessuno l’ha mai denunciata ?
«Una volta sola. Una persona è andata al comando di
Villar Perosa, forse perché
qui in paese aveva paura di
essere riconosciuta, e mi ha
denunciata. Hanno avvertito
Widemann, che ha dovuto licenziarmi subito; dovevo essere deportata in Germania,
ma Widemann è riuscito a
impedirlo. Senza il suo intervento sarei anche passata per
la caserma di via Asti a Torino, dove succedevano le peggiori atrocità: lì i fascisti erano anche capaci di fare a pezzi le persone».
Lilia Jahier ricorda con calore la figura del pastore Gustavo Bertin, che tanto ha fatto per la popolazione di San
Germano durante la guerra, e
la collaborazione che si era
stabilita tra cattolici e valdesi.
Legge ridendo brani di una
copia del febbraio ’45 de La
Voce della Patria - giornale
clandestino dei soldati intelligenti, in cui si vede come i
partigiani riuscissero a scherzare sulla guerra e non risparmiassero ai fascisti la loro
ironia. «Mussolini non trova
facilmente un posto da visitare - ammonisce un passo - si
è recato recentemente a Parma; e subito dopo sono stati
“rastrellati” tutti i funzionari
del comune e della provincia.
Che succede? Si arrestano anche i fascisti? Attento Benito!
Gatta ci cova!».
Pinerolo: incontro con Elvio Passone e Nadia Spano
inquant'anni dì Costituzione
SERVE»
ORE sui
JRE
Mentre in sede di Commissione bicamerale continuano
^teedersi proposte e polesi torna a parlare di
Cosfituzione anche da noi,
tentativo di informare e
coinvolgere le persone nella
prospettiva di una revisione
■lolla Carta costituzionale.
“Costituzione ieri, oggi e dofflani» era infatti il tema di un
■l'battito condotto da Nadia
^pano, una delle 5 donne a
.partecipare ai lavori dell’Assemblea costituente ormai 50
®ni fa, e dal senatore Elvio
Cassone che si è svolto al pajazzo comunale di Pinerolo il
M aprile, alla vigilia dell’anPiversario della Liberazione,
^proprio dalla Resistenza
"adia Spano ha preso l’avvio
P^r ricordare che la Costituzione è fondata sui valori di
“i’ortà, uguaglianza, equità e
Partecipazione popolare alle
■iocisioni della vita nazionale
avevano spinto i partigia
che
_ OL/llllV/ • -
">,alla lotta contro i nazifascisti. «La nuova carta costituzionale — racconta Nadia
Spano - era un 'apertura verd futuro, una sintesi del
Pensiero di tre grandi cor’’^nti, De, Pei, Psi, per ripri^dnare le libertà liberalde”^ocratiche e armonizzarle
Con le istanze sociali dei la
voratori e delle donne, che
erano stati protagonisti della
lotta di Liberazione e che volevano esserlo anche dello
stato».
Nadia Spano ricorda l’emozione del primo voto, e la responsabilità che sentiva verso
tutte le donne: «Era un’occasione unica per scrivere i diritti delle donne e cambiare
profondamente il costume:
volevamo mettere dei punti
fermi, come la parità di salario per uguale lavoro, la parità all’interno della famiglia, e forse ci siamo riuscite.
Le donne costringevano l’Assemblea a confrontarsi con
problemi nuovi, anche nel
metodo, e anche oggi dobbiamo essere sensibili ai cambiamenti sociali e adeguare
la Costituzione ai nuovi problemi». Nadia Spano sottolinea la solidarietà al Mezzogiorno, la necessità di conquistare la fiducia degli altri paesi: «Oggi la necessità dell’aggiornamento viene da tre
motivi: la tecnologia, l’ambiente, i rapporti con il Terzo
Mondo, quindi un nuovo modo di produrre, consumare e
concepire le città».
E ancora il lavoro, coessenziale alla persona, l’apertura a
nuove frontiere. Ribadisce il
Mostra al Centro culturale valdese di Torre Pellice
Il frutto deirìmmagìnazìone
senatore Fassone: «Se c ’è una
globalizzazione dell’economia, bisogna rispondere con
una globalizzazione dei diritti», quindi avvicinare Taiwan
a noi e non viceversa; non cedere sul nostro modello sociale, ma capire i mutamenti
in corso e controllarli: se è
vero che si sta passando dalla
centralità del Parlamento a
quella dell’azione di governo,
bisogna avere la garanzia di
un’alternanza dei governanti
e di una maggiore distribuzione del potere. «Tout se
tieni - spiega Fassone -: la
carta dei diritti delle persone,
la prima parte della Costituzione non va toccata, perciò i
poteri vanno bilanciati e le
garanzie ribadite: il suffragio
popolare, il controllo del
Parlamento e dell’opposizione e un maggior potere alle
autonomie locali e agli ordini
indipendenti».
Che cosa cambiare allora?
Soltanto ciò che permette
l’adeguamento alle nuove esigenze di democrazia e di autonomia; lavorando per il futuro, come 50 anni fa, senza
perdere l’entusiasmo e la pazienza perché, come ricorda
Nadia Spano, chi crede in una
causa giusta non si scoraggia
e non si arrende.
FRANCO CALVETTI
Al Centro culturale valdese di Torre Pellice la sala
Paschetto va diversificando
sempre di più la sua scelta
espositiva: dopo aver iniziato
con mostre di pittura contemporanea, la sala Paschetto ha
via via presentato anche sculture, ceramiche, fotografie.
Dal 10 al 24 maggio lo spazio
«Paschetto» ospiterà le opere
grafiche e fotografiche incentrate sulla pubblicità di Mauro
Cinquetti. Cinquetti, pinerolese, è art director da oltre 30
anni presso il prestigioso Studio Testa di Torino ed è balzato alla ribalta del successo
quando le sue creazioni, sotto
forma di «affiches», sono state esposte al Louvre di Parigi.
Gli affezionati frequentatori
della sala Paschetto avranno
modo di ammirare quella insolita, fortunatissima campagna pubblicitaria che reclamizza ortaggi e frutta vista
con angolatura immaginifica
per conto della grande catena
di supermercati di Milano, la
Esselunga. Abbiamo incontrato Mauro Cinquetti e gli abbiamo rivolto tre domande.
- Qual è l’origine delle sue
creazioni ?
«Mi sento una specie di vocazione bucolica; da vari anni
' a*
'te,
pianto nella mia casa di campagna sementi varie e poi a
maturazione avvenuta cerco
di studiare e di interpretare le
forme».
- Non si sente un po ’ «poeta» della natura?
«Sì, in un certo senso. Mi
piace “poeticizzare” i frutti
della natura con metafore fotografiche e grafiche. Trovo
“poetico” vedere in una cipolla rovesciata una mongolfiera, in una ciliegia un palloncino che vola in cielo, in
una zucca un cigno, in una
castagna un riccio, in un’anguria un ufo».
- La campagna pubblicitaria della Esselunga ha avuto
un immediato successo...
«Sì, ha avuto e continua ad
avere un immenso successo:
a Roma, a Cannes, a New
York siamo sempre in testa
alle classifiche del settore.
D’altra parte lo Studio Testa
di Torino è lo spazio creativo
dove sono nati i mitici messicani Paulista e Carmencita
per la Gavazza, il tondo Papalla per la Philco, l’ippopotamo della Lines».
Appuntamento dunque alla
sala Paschetto fino al 24 maggio per ammirare e giocare
con l’esposizione «Il frutto
dell’immaginazione: mostra
fotografica di nature morte,
rese vive della fantasia».
Joseph joffo incontra gli studenti della vai Pellice
Testimone contro il pregiudizio
ENRICO FUMERÒ
Joseph Joffo: 66 anni, un’
invidiabile vivacità, tredici libri di successo pubblicati
in Francia, quattro dei quali
tradotti in italiano, una particolare attenzione per i temi
dell’antisemitismo e dell’intolleranza di cui, giovanissimo, fu vittima insieme alla
sua famiglia. In due giorni
fitti di impegni Joffo ha incontrato insegnanti e studenti
delle medie e superiori della
vai Pellice. Lo strappiamo ai
ragazzini delle medie che lo
assediano per fargli firmare i
suoi libri, spesso adottati come testi di narrativa.
- Come mai questa visita in
vai Pellice ?
«Quando ho ricevuto l’invito del Collegio valdese ho accettato senza esitare, anche se
non conoscevo affatto la vostra valle. Ho una grande
simpatia per gli italiani che
anche durante la^seconda
guerra mondiale hanno mostrato nei confronti degli
ebrei un atteggiamento estremamente diverso rispetto a
quello dei nazisti».
- Lei si rivolge prevalentemente ai giovani...
«C’è un detto secondo cui
chi fa un investimento per un
anno pianta del grano, chi fa
un investimento per dieci anni pianta degli alberi, chi investe sul futuro del suo paese
educa i giovani. Nel mio primo libro. Un sacchetto di biglie, ho ricostruito le emozioni e i sentimenti di quando, a
dieci anni, mi toccò subire la
discriminazione razziale e le
violenze delle Ss. Evidente
mente i miei lettori più giovani si sono sentiti vicini al
bambino che ero allora».
- Come ha deciso di diventare scrittore?
«Più che uno scrittore mi
considero un testimone. Ho
portato dentro di me per
trent’anni il bisogno di trasmettere le mie esperienze. A
un certo punto mi sono accorto che l’alternativa era fra
l’andare in cerca di uno psichiatra 0 scrivere: ho scelto il
male minore. Ho cominciato
a scrivere pensando ai miei
figli e ai miei amici. Un giorno un giovane editore parigino ha deciso di pubblicare Un
sacchetto di biglie e da allora
il libro ha fatto il giro del
mondo. Recentemente è stato
tradotto anche in cinese».
- E in tedesco ?
«Sì, e ha avuto una notevole diffusione. Quando alcuni
studenti di Gottingen sono venuti a chiedermi di spiegarmi
loro il perché del nazismo li
ho invitati a rivolgersi ai loro
genitori. Mi dissero che lo
avevano già fatto ma non avevano ottenuto risposta. Uno
dei loro insegnanti mi prese
da parte e mi confidò di essere figlio di un gerarca nazista
condannato a Norimberga. Mi
disse che è meglio essere figli
di una vittima che di un carnefice. Con fatica me ne resi
conto anch’io: mio padre è
stato ucciso ad Auschwitz.
Accettai di parlare a Gottingen e conobbi il sindaco della
città: un ebreo. Era stato eletto per la prima volta nel 1947
da quegli stessi cittadini che
nel 1933 avevano votato in
massa per Hitler».
Joseph Joffo
Anna
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Uno dei libri di Joseph Joffo
- È un invito all’ottimismo?
«Non ci si deve mai arrendere né avere paura di manifestare le proprie idee. Bisogna essere prudenti e non abbassare mai la guardia nei
confronti del razzismo. Esistono dei motivi di speranza.
Ho visto luoghi in cui un
ebreo, un musulmano e un
cristiano possono pregare insieme. Credo che si possa
pregare lo stesso Dio in una
moschea, in una sinagoga o
in una chiesa. Quando ho bisogno di sentirmi vicino a
Dio non esito a entrare in uno
di questi edifici, anche se la
sinagoga è più vicina al mio
cuore».
- Che cos’è per lei la paura?
«È un sentimento utile, perché ci insegna a essere prudenti e ci spinge a uscire dalle situazioni pericolose. Credo che non esistano problemi
ma solamente soluzioni».
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14
PAG Vili
Eco Delle %lli Iàldesi
hockey PRATO:IL
VILLAR TORNA A VINCERE — Bellissima partita
per il Villar Perosa in A2 di
hockey prato; opposti al Padova, secondo in classifica, i pinerolesi hanno saputo ottenere
una brillante vittoria per 2-0.
La partita è stata comunque
molto equilibrata, con un primo tempo chiuso sull’ 1-0 grazie alla rete di Zampieri che
ha sapientemente deviato in
porta un passaggio del bravo
Wich. Gli ospiti non hanno,
nella prima frazione, avuto
occasioni. Nel secondo tempo
i veneti hanno cercato con più
decisione il pareggio e le occasioni sono arrivate su entrambi i fronti; il raddoppio
del Villar è giunto su rigore
procurato da Frecci e segnato
da Dell Anno. Il finale di partita è stato molto sofferto, anche perché nel frattempo erano stati espulsi Dell’Anno e
Cristiano fatto che ha costretto la squadra a giocare in 9.
Grazie all’ottimo risultato il
Villar sale al 4° posto a 7 punti dal Padova che resta secondo. Il campionato si ferma per
una settimana; Bianciotto e
Degano risponderanno così
alla convocazione azzurra per
uno stage di formazione ad
Avezzano con le nazionali A
c under 18.
PALLAVOLO — Bella
vittoria per il Body Cisco in
B2 maschile di pallavolo sul
campo del Biella (3-1); una
vittoria che vuol dire salvezza
al termine di un campionato
iniziato malissimo e proseguito con un recupero di risultati
e di convinzione al contrario
delle due squadre femminili
che, partite bene, stanno chiudendo al peggio; il Magic Tra
Al Bagnoòu
Campi
per bambini
e ragazzi
co m B1 ha perso in casa col
Cándelo per 0-3, mentre il
Gold Gallery sarà costretto ai
play out col Bresso.
^ Il 3S va a segno in casa nel1 incontro del campionato di
terza divisione junior e ipoteca così la promozione a spese
dell Arti e mestieri. I ragazzi
di Gardiol nel secondo set reagiscono lasciando un solo
punto agli avversari e anche
nei due set successivi l’andamento è simile garantendo un
successo più facile del previsto. In settimana confronto al
vertice fra 3S Pinerolo e Trisfera Rivalta; il vincitore conquisterà la matematica promozione in seconda divisione. Il
terza divisione maschile il 3S
B ha perso in casa con Val
Susa per 3-0; in terza divisione femminile il 3S Bar dei tigli ha perso a Piscina per 0-3
mentre il 3S Nova Siria ha
perso 1-3 a Pinerolo col Vbc.
TENNIS TAVOLO: DAVIDE GAY CAMPIONE
PINEROLESE — Al termine
di due set combattutissimi che
lo hanno visto opposto al neopinerolese Maurizio Migliore,
Davide Gay si è aggiudicato il
titolo di campione pinerolese
assoluto. Nelle altre categorie
successi di Paola Mazzaglia
su Alessandra Rovito nel singolo femminile, di Alberto
Picchi su Andrea Girardon negli Assoluti B e di Sergio e
Giuliano Ghiri che nel doppio
hanno battuto Franco Picchi e
Mario Prats. I campionati si
sono svolti alla palestra di via
Filatoio a Torre Pellice.
FESTA DELLO SPORT
— La ormai tradizionale Festa dello sport di Luserna San
Giovanni, organizzata dal 3S,
arriverà quest’anno alla sedi
cesima edizione. Nata nel
1982 come momento di aggregazione a livello locale,
mettendo a confronto le piccole realtà sportive di zona e
le scuole, nel corso degli anni
si è consolidata arrivando a
una dimensione anche internazionale; è nato e si è consolidato il gemellaggio, ora non
più solo sportivo, con la cittadina di Prievidza. Ma non ci
saranno soltanto gli slovacchi;
ancora da Est arriverà un
gruppo di istriani da Pola, poi
i francesi del Queyras, e gli
atleti dalla Toscana, dalla
Valle d’Aosta, dal Lazio, dalla Lombardia.
Oggi la Festa dello sport è
quasi una miniolimpiade, con
la presenza di ben dieci discipline; ginnastica, pallavolo,
pallamano, tennis, calcio, bocce, nuoto, basket, scherma e
atletica leggera. Oltre ai confronti fra atleti, ci sarà spazio
anche per «verifiche di categoria»; amministratori pubblici, dipendenti di enti locali e
di altre aziende, ragazzi delle
scuole dell obbligo. E poi naturalmente le gare agonistiche; accanto alle gare, come
di consueto, un momento di
dibattito sulla «Gestione dell’
impiantistica sportiva pubblica» di cui si parlerà sabato 24
nella sede della Comunità
montana a Torre Pellice.
CICLISMO: GIRO DEL
PINEROLESE — Si svolgerà domenica 18 maggio il
tradizionale giro ciclistieo del
Pinerolese riservato alla eategoria dilettanti under 23; partenza alle 12,50 da Piossasco
e arrivo, dopo 132 km, a Pinerolo, piazzale di San Maurizio, presumibilmente intorno alle 16.
Cantavalli scopre la musica yiddish
Concerto klezmer
a Villar Perosa
La Chiesa valdese di Angrogna propone come ogni
anno da diverso tempo i campi estivi al Bagnoòu rivolti ai
bambini e i ragazzi delle nostre valli, per trascorrere qualche giorno in compagnia.
Questo il programma; «Campo piccoli», per i bambini nati
tra il 1989 e il 1991, sul tema
«C era una volta..., entriamo
in una fiaba e fantasticando
lasciamoci guidare e coinvolgere in questo mondo magico»; il campo inizia alle 10
del 31 luglio e termina nel pomeriggio del 3 agosto, il costo
è di lire 90.000; per prenotazioni rivolgersi a Sandra Ro
stan (tei. 932935) entro il 31
maggio. «Campo medi» per i
bambini nati tra il 1986 e il
1988 sul tema «Con e senza
frontiere», un’occasione per
imparare a stare insieme, per
riflettere sui temi della pace e
della giustizia in questo nostro
mondo travagliato dai problemi dei profughi e degli immigrati; il campo si svolge dal
pomeriggio del 4 agosto fino
al pomeriggio dell’8, il costo
è di lire 110.000; per prenotazioni rivolgersi a Franco Taglierò (tei. 944182) entro il 31
•maggio. Infine il «Campo
grandi» per i ragazzi nati tra il
1983 e il 1985, sul tema «Ma
tu con me... cosa ci azzecchi?», a proposito dell'intolleranza e la convivenza nella vi;a quotidiana; il campo inizia
I pomeriggio del 9 agosto e
ermina al mattino del 14; j|
;osto è di lire 140.000; per
irenotarsi rivolgersi a Marilella Lausarot (tei. 932969)
ntro il 31 maggio.
Il Cantavalli propone questa
settimana il trio di musicisti
tedeschi Jontef che propone
sabato 17 maggio a Villar Perosa musiche Klezmer, termine yiddish, la lingua parlata
dagli ebrei della diaspora nelle comunità dell’Europa centrale, che significa appunto
musica. Si tratta qui di uno
stile espressivo ben preciso
dove le influenze poliritmiche
dell’area orientale si fondono
con le cadenze più regolari
della musica giudaica liturgica e rituale delle origini. Eseguita per lo più in occasione
dei festeggiamenti nuziali e
largamente basata sull’improvvisazione, la «klezmermuzik» ha conosciuto un importante revival negli ultimi
quindici ani e Jontef rappresenta uno dei gruppi europei
capofila di questo movimento
di riscoperta.
Attivo anche in campo teatrale, con lavori dedicati al1 infanzia ma anche con creazioni originiali, il trio ha conquistato in Germania, dove
l’interesse per la cultura ebraica e assai vivo, due premi
di grande livello nel ’92 e nel
’93. Il gruppo, guidato dal
cantante Michale Chaim Langer, israeliano di nascita, presenta sul pal^o tutta la vivacità della cultura ebraica, densa di pungente umorismo ma
anche carica di malinconia e
di introspezione. Il concerto si
svolge al parco della Società
operaia con inizio alle 21,15.
Centro culturale valdese
Etica e società
Prosegue anche quest’anno
la collaborazione tra la scuola media De Amicis di Luserna San Giovanni e il Centro
culturale valdese. Dopo due
cicli di conferenze dedicate
alla Costituzione, sono stati
programmati 5 incontri variamente legati alla problematica etica. Lunedì 12 maggio
Paolo Vineis e Daniela Di
Carlo hanno affrontato le
prospettive della bioetica; lunedì 19 Adriana Luciano e
Giuseppe Platone parleranno
dei giovani e del senso delia
vita; il 26 sarà al volta della
questione immigrazione, con
interventi di Bruna Tron e Lilia Davite; infine il 2 giugno
Fon. Giorgio Merlo affronterà la questione del finanziamento pubblico dei partiti.
Le conferenze si svolgono
nell’edificio della nuova
scuola media De Amicis, in
via Marconi 1 a Luserna San
Giovanni, dalle ore 20,30 alle
22,30 e sono aperte a tutti;
per gli insegnanti che lo desiderano il corso vale come aggiornamento.
15 maggio, giovedì —
BOBBIO PELLICE; Tradizionale fiera primaverile.
15 maggio, giovedì — PINASCA; «Fera die capiine»
e visita al museo «Abitare in
Valle».
15 maggio, giovedì —
torre PELLICE; Alla biblioteca della Casa valdese,
alle 17, per il V corso di aggiornamento di storia e cultura locale, Giovanni Borgarello
parlerà sul tema «Le occasioni culturali sul territorio e il
loro rapporto con la scuola».
16 maggio, venerdì — PINEROLO; Alle 20,45 al
Centro sociale San Lazzaro
secondo incontro del primo
corso «Il riconoscimento degli alberi» sul tema «La radice; geometria di vasi» con il
prof. Maggiorino Passet Gros,
già ispettore del Corpo Forestale dello Stato. Per iscrizioni rivolgersi alla segreteria
del Museo didattico di scienze naturali dal martedì al venerdì 9-12 e 15-17.
16 maggio, venerdì —
TORRE PELLICE; Alle
20,45, alla biblioteca della
Casa valdese, per il Centro
culturale valdese e per il
gruppo di studio Val Lucerna
la dottoressa Cristina Torzilli
parlerà su «Le vetrate di Paolo Paschetto».
16 maggio, venerdì —
ANGROGNA; Nella biblioteca, alle 20,45, incontro con
Osvaldo Ghirardi su «In fondo al mar», diapositive sul
fondo marino.
16 maggio, venerdì — PINEROLO; Per Maggiolibri
alle 21, al Salone dei cavalieri, incontro con A. Marranca
e G. Ponzio autrici di «Mai
come lei», ed. La Tartaruga.
16 maggio, venerdì — PINEROLO; Alla sede Anpi,
cineforum alle 21 con proiezione di «Come l’acqua per il
cioccolato».
16 maggio, venerdì — PINEROLO; Alle 17,45, al
Museo etnografico, via Frignone 3, inaugurazione della
mostra «Libri di montagna»,
aperta fino al 1“ giugno con
orario; feriali 15,30-18, festivi
10.30- 12 e 15,30-18.
16 maggio, venerdì — PINEROLO; Alle 18,30, al Palazzo del Senato, inaugurazione della mostra «Vita nera
e morte bianca; storia delle
miniere e della grande valanga del Beth» a cura del Centro studi e museo d’arte preistorica; fino al 22 giugno con
11 seguente orario; sabato
16.30- 19 e domenica 10,30
12 e 16,30-19.
16-17 maggio — RIVA DI
PINEROLO; Nella biblioteca comunale esposizione «Le
carte dell’archivio storico comunale; Riva di Pinerolo»;
orario; sabato 17-19, domenica 10,30-2 e 15,30-19.
16-17 maggio — SESTRIERE; Alle 10 da «I portici del Lingotto» partenza del
rally Sestriere storico con le
verifiche tecniche e sportive;
sabato 17 le vetture partono
alle 7 e alle 13,30 è previsto il
riordino a Sestriere con buffet.
16-18 maggio — PINEROLO; Nell’atrio di Palazzo Vittone «Personaggi a zonzo»,
mostra realizzata dagli alunni
del III circolo e «Azzurro
chiaro-cronisti in erba», mostra del giornalino realizzato
dagli alunni del IV circolo.
17 maggio, sabato —
TORRE PELLICE; In via
Repubblica, a cura dei commercianti della zona, esposizione delle sculture di Albino
Pons e giochi indiani.
17 maggio, sabato — PINEROLO; Alle 21, al Teatro-incontro, l’orchestra «Camerata ducale Città di Pinerolo» suonerà musiche di Cherubini, Cimarosa, Viotti. Solisti al flauto Maxence Larrieau e Giuseppe Nova. Biglietto lire 20.000.
17 maggio, sabato —
VILLAR PEROSA; Nella
chiesa di San Pietro in Vincoli, alle 15, presentazione
dell’opuscolo «San Pietro in
Vincoli», a cura degli studenti della scuola media «Marre», interverrà il preside,
prof. Dario Soglie, seguirà
inaugurazione della mostra
sulla chiesa; alle 16 concerto
di chitarra con Carlo Barone.
18 maggio, domenica —
BIBIANA; Mercatino delle
pulci.
18 maggio, domenica —
PINEROLO; Nella sala
esposizioni della pinacoteca,
alle 18, inaugurazione della
mostra «Giuseppe Viello, l’illustrazione del libro; Vera arte?», presenterà l’artista il
professor Mario Marchiando
Pacchiola. La mostra resterà
aperta fino al 1° giugno con
orario; feriali dalle 15,30 alle
18, festivi dalle 10,30 alle 12
e dalle 15,30 alle 18.
19 maggio, lunedì — LUSERNA SAN GIOVANNI;
Presso la scuola media di via
Marconi alle 20,30 secondo
incontro del corso di aggiornamento «Le frontiere dell’etica» sul tema «Giovani e senso della vita», con Adriana
Luciano e Giuseppe Platone.
19 maggio, lunedì —
ROURE; In frazione Roreto
fiera primaverile.
19 maggio, lunedì — VILLAR PELLICE; Tradizionale fiera di primavera.
20 maggio, martedì —
TORRE PELLICE; Alle
15,30, alla biblioteca della
Casa valdese, per l’Unitrè,
concerto con Angela Bonino,
soprano, e Andrea Gherzi!
pianoforte, musiche di Schubert, Schumann, Faurè.
22 maggio, giovedì — LUSERNA SAN GIOVANNI;
Presso la scuola media di via
Marconi alle 17 ultimo incontro del corso di aggiornamento su «Nazionalismo, totalitarismo, razzismo nell’Europa
del 900» su «La “resistenza
morale”; riflessione sui documenti storici».
22 maggio, giovedì —
torre PELLICE; Alle 21,
presso la sede in corso Lombardini, è convocato il Consiglio della Comunità montana
vai Pellice; in e.same l’adesione alla nuova agenzia turistica, il progetto di cultura materiale e i progetti per il recupero di alcune borgate in sei
Comuni della valle.
maggio, giovedì —
torre PELLICE: Alle 17,
alla biblioteca della casa valdese per il V corso di storia e
cultura locale per insegnanti,
reazione di Mauro Pons su
«Turismo, associazioni, ma
nirestazioni, sport».
domenica PRAROSTINO; Alle ore 21
nel tempio, concerto del coretto valdese.
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Ospedale civile, tei. 2331
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sedi dei distretti.
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TORRE PELLICE — Il
cinema Trento ha in programma, giovedì 15 e venerdì
16, ore 21,15, Il prigioniero
del Caucaso di Bodrov; sabato 17, ore 20 e 22,10, domenica 18, ore 16, 18, 20 e
22,10, lunedì 19. ore 21,15,
Camere da Ietto.
BARGE — Il cinema Comunale ha in programs Ila. venerdì 16, ore 21,15. Surviving Picasso; sabato I 7. ore
21.15, II coraggio delia verità; da domenica 18 (15,15,
17.15, 19,15 e 21,15) a giovedì 22, Dante’s Peak; feriali
spettacoli ore 21,15, chiuso
mercoledì.
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sabato 20 e 22,30, domenica
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tei. 0121-933290; fax 932409
Sped, in abb. post./50
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Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/60
Resp. ai sensi di legge Piera Egidi
Stampa; La Ghisleriana Mondovi
Una copia L, 2.000
15
Vita Delle Chiese
PAG. 7 RIFORMA
lAN
È iniziato il nuovo corso di diploma della Facoltà valdese di teologia
Lo studio della teologìa «a distanza»
festiviii^no '129 Studenti iscritti al primo anno sperimentale, provengono soprattutto
^^'^(/a//eg^3ncf/ città, circa metà fanno parte delle chiese battiste, metodiste e valdesi
811
ica:
iaggio
^3glian¡.
il. 81261
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^^OBEHTO BOTTAZZI
IN un precedente articolo,
^niparso nel dicembre-96
1.201454 si0orma, si dava notizia
¿eli-imminente inizio del
'JACorso a distanza della Fa£ jltà valdese di teologia. Il
* eerso ha preso avvio nel me, festiva.! sedifflfzo, facendo registra' Ire il hai successo iniziale di
! j29 studenti iscritti al primo
aa: «no sperimentale. In parti
^GGIO e: sono 104 gli studenti
nni: Farjjjpsoritti, più 25 studenti
*■1 ^ ^ V» ri ITI >1 ^ Vi .1 ^ n + n ^ .1
■ 9002231
553355
5l. 598790
C\
lina che hanno chiesto di
are al nuovo. Il buon nuJero di iscritti ci dice quanto
il progetto della Facoltà risponda a una reale e diffusa
-jslgenza di formazione biblica, teologica, spirituale. Nella
scheda di iscrizione, la mag.gioranza degli studenti ha
festiva; Ippiamente descritto le pro' prie motivazioni allo studio
della teologia, inserendo
564 - . (03i decisione in un cam
f nào esistenziale, culturale,
IISTICul p’fessiof‘3'® ® '^1 impegno
■;^lla comunità. Ho parteciresso le alo a diversi incontri colletrieho tenuto molti colloqui
idividuali: ho potuto verifiare il positivo «fermento»
he sta dietro Fiscrizione al
orso. Uanesa è molto forte.
Tuttavia non si tratta solo
el numero e delFentusiamo degli iscritti: è significaivo esaminare la loro proveienza. Considerando solo i
04 neoiscritti, abbiamo 26
aldesi, 25 battisti, 11 persoe che dichiarano un interespersonale, 10 metodisti, 7
olici (di cui 2 sacerdoti), 7
ecostali o carismatici, 5
ibri di varie chiese evanliche, 4 delFEsercito della
Ivezza, 3 dai Fratelli, 3 apoblici, 2 luterani, uno dalla
Co- Mesa riformata svizzera. Da
piare che per molti di quelli
idicati come valdesi o metolisti, si tratta di membri di
ihiesa recenti o addirittura di
impatizzanti. Il corso viene
limque usufruito da un pubblico molto variegato, che
presenta vissuti della fede
3'istiana anche molto diffetenziati, e fa riferimento a
Universi di pensiero e di vita
icclesiale anche lontani fra di
ney). loro. I nostri studenti espri
Ìmono una ricchezza e una
varietà con la quale il corso
dovrà sapere interloquire efficacemente.
In questo primo «lotto» di
i^iritti si registra un-alta sco^zazione: i 2/3 degli studeài ha una laurea o perlomeno una significativa esperienza universitaria (diploma
®tìversitario o alcuni anni di
università). Rari i casi di chi
non è in grado di leggere un
fibre in una lingua straniera.
Incordiamo comunque che
puesto livello non è un requisito indispensabile per accedere al corso: la formazione
[le^i adulti intende infatti vaIprizzare tutta (-«esperienza di
Jfiln» di una persona, non solo
In sua preparazione scolastico- Anche la provenienza geofiraflca ci può far riflettere. Le
Concentrazioni più numerose
le troviamo a Torino (20 stufenti), Milano (17), Roma,
(19), Napoli (13). Alcune si^azioni specifiche vanno evidenziate: come il bel gruppo
ol pugliesi, 12 studenti, e
Puello delle valli valdesi, 6
studenti. A questo proposito
devo segnalare che finora, per
Problemi di tempo, ho dovuto
trascurare intere regioni. Ma
Sono già programmate delle
Occasioni di incontro, e sono
disponibile a recarmi là dove
CI sia una buona opportunità
di contatti.
Tutto quello che ho detto
dn qui fa capire quanto sarà
;a
iu. ve»iirvi
7. ore
la veLÑ15,
a gioieriali
hiuso
nultii sala
visio
-2,20,
cnica
20.
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CI '(
lobili
vari:
NI
J
impegnativo il periodo di
sperimentazione del corso,
fino al Sinodo del -98. Per far
fronte a tale impegno è necessario mettere a disposizione, almeno per un periodo, le
migliori risorse intellettuali
presenti nelle chiese, in
modo da sviluppare e concretizzare tutte lé opportunità positive che questo
buon inizio ci lascia intravedere. La teologia può efficacemente parlare anche al largo pubblico e risultare un
elemento di promozione autentica del sapere, del saper
fare e del saper essere di
molti credenti. Personalmente ritengo che proprio perché
fa parte dello statuto della
teologia evangelica il suo essere comunicabile e comunicata, il corso costituirà insieme un-occasione di sviluppo
delle chiese e di rinnovamento della teologia stessa, perlomeno della sua funzione nella chiesa e nella società.
Anche le chiese possono
avere un ruolo determinante
nell-affiancare in vari modi
Fimpegno degli studenti i
scritti, e nel valorizzare e
orientare le persone che potrebbero veramente far
emergere le proprie capacità
e mettere a frutto la loro disponibilità a un servizio. Sto
pensando a tre diversi compiti. Quello di chi può fungere da «tutor» locale affiancando lo studio degli studenti
con la propria competenza
teologica (abbiamo finora la
disponibilità molto apprezzata di 13 tutor locali). Quello
di chi può costituire un punto di riferimento locale a livello organizzativo e di raccordo con la Facoltà (per esempio nelle comunicazioni,
nella distribuzione dei materiali didattici, nelForganizzazione di incontri). Quello ancora di chi sa vedere i talenti
nascosti o inespressi e li sa
orientare verso un-opportunità di formazione; una sorta
di «talent scout» ecclesiale, figura che sarebbe molto utile
se pensiamo a quante risorse
rischiamo a volte di perdere.
Coloro che sono disponibili e
valutano di avere delle capacità da mettere a frutto come
collaboratori locali, sono invitati a mettersi in contatto
con la Facoltà.
Lo scopo di questo articolo
infatti è dare delle notizie
circa il nostro progetto, ma
anche attivare la migliore
collaborazione possibile con
le realtà locali. In Facoltà, il
rimanente di questo 1997
verrà principalmente dedicato al completamento della
produzione dei materiali didattici. Inoltre verranno realizzate, a giugno e a settembre, due sessioni intensive di
studio offerte agli studenti
del corso. A questo si aggiungerà il lavoro di formazione e
valutazione degli studenti già
iscritti, e quello di progettazione dei programmi di specializzazione nei vari indirizzi previsti per il 3° anno di
corso. Tutto questo non potrà avvenire senza un continuo interscambio di idee,
proposte, critiche, contributi, collaborazioni da parte di
tutti coloro che vivono nelle
varie realtà delle chiese e ne
conoscono le esigenze specifiche. E che avvertono quanto sia importante promuovere la risorsa principale
di cui le chiese dispongono:
le persone. Un’esperienza
molto positiva in questo senso si è recentemente verificata a Milano dove il 19 aprile,
presso la libreria ClaudianaCentro culturale, si è svolto
un seminario regionale con
gli apprezzati interventi del
pastore Fulvio Ferrano e del
prof. Ugo Gastaldi. È disponibile un dépliant di presentazione al corso, che si può
richiedere allo 06-3210789,
fax 3201049. Le iscrizioni al
prossimo anno accademico
si riceveranno fino alla fine
di settembre.
Chiese afroitaliane del Nord-Est
«Raggiungi i lontani»
CARMINE BIANCHI
SI è svolto a Sottomarina di
Chioggia (Ve) dal 25 al 27
aprile il secondo convegno
delle chiese afroitaliane del
Nord-Est. Il convegno, a cui
hanno partecipato circa 80
persone, è stato realizzato
nell’ambito del progetto «Essere chiesa insieme» del Servizio rifugiati e migranti della
Fcei, in collaborazione con il
Dipartimento di evangelizzazione dell’Ucebi e del comitato promotore del Nord-Est.
Erano rappresentate le chiese
battiste italiane di Ferrara,
Rovigo, Pordenone e Treviso,
e le chiese africane di Padova,
Treviso, Vicenza, Verona e
Brescia. Il tema del convegno
era «Raggiungi i lontani» e gli
oratori, tre africani e tre italiani hanno sviluppato il tema
entusiasmando i presenti.
Il pastore Abu Bonsra della
Soul Clinic Church di Verona
ha parlato sul «Metodo di
evangelizzazione di Gesù»; la
psicoioga Iolanda Marsiglia,
della Chiesa battista di Ferrara, ha trattato il tema «Predicare Cristo ai sofferenti». Il
pastore Alfred Mensah, della
chiesa di Brescia, si è soffermato sulla «Preghiera e l’evangelizzazione». Il presidente dell’Ucebi, Renato Maiocchi, ci ha intrattenuti sul tema «Gesù e l’evangelizzazione degli ultimi». Infine il pastore Bruno Tron, segretario
del Servizio rifugiati e migranti della Fcei, ha tirato le
somme del convegno introducendo e guidando un laboratorio sul tema «Ostacoli e
opportunità per una evangelizzazione comune tra africani e italiani».
Nel corso del convegno ci
si è divisi due volte in piccoli
gruppi per degli studi biblici
molto stimolanti sempre sul
tema dell’evangelizzazione.
Al raduno erano presenti anche 15 bambini delle nostre
scuole domenicali che hanno
Si è svolto a Ivrea un confronto su una tematica di grande attualità
Le sfide tecnologiche e morali per i credenti di oggi
CINZIA CARUGATI VITALI
T L credente di fronte alle
sfide dell’ingegneria genetica». Questo il titolo di
una conferenza-dibattito introdotta dal dottor Guido
Rossetti, della comunità di
Ivrea, che si è svolta nei locali
della parrocchia più numerosa di Ivrea e che ha avuto come relatori don Silvio Faga,
teologo moralista e il dottor
Gianni Fornari, primario medico all’Ospedale evangelico
di Torino.
Don Faga ha centrato il suo
intervento principalmente
sulla bioetica e ha subito
chiarito che il credente di
fronte a queste sfide non deve disperdere un tesoro prezioso, cioè la visione della
persona intera come intreccio inestricabile di umano e
divino. Ha poi cercato di rispondere al perché dell’importanza di questa visione
con quattro punti di riflessione. 1) La bioetica non è soltanto etica biomedica ma investe un campo molto più
vasto. Popper stesso, che ha
inventato il neologismo «bioetica», l’ha inteso come la
possibilità di usare la conoscenza scientifica per la sopravvivenza e la qualità della
vita in generale, per promuovere e migliorare la vita
dell’uomo e per fare da ponte
fra le generazioni presenti e
quelle future. 2) È possibile
uscire dal confronto conflittuale fra sacralità della vita e
qualità della vita, tenendo in
seria considerazione la sofferenza e l’handicap e cercan
do di non scivolare in una
concezione troppo edonistica. 3) Non bisogna illudersi
circa la sufficienza e la tenuta
di quattro principi etici generalmente usati come criteri
per la soluzione dei diversi
problemi: l’autonomia, la beneficialità, la non maldicenza
e la giustizia, perché essi sono spesso in conflitto tra loro. 4) Non si deve cedere alla
tentazione di una concezione
di libertà come estremo valore umano perché il troppo individualismo depaupera l’uomo e lo priva della dimensione dell’altro. Ai credenti in
questo tempo, ha così concluso don Faga, spetta il
compito di non trascurare
l’impegno educativo per fare
crescere nelle nuove generazioni degli atteggiamenti morali, cioè delle propensioni
verso il bene e tutte le sue articolazioni.
Fornari ha posto una domanda importante: esiste un
atteggiamento diverso di un
credente cristiano che lo
contrapponga a chi non si
professa credente?, per poi
elencare una serie di tappe
della ricerca in questo campo, con i relativi problemi,
spiegando che occorre prima
di tutto cercare di conoscere
un argomento così complesso: l’ingegneria genetica, cioè
la manipolazione genetica
per modificare la struttura
delle molecole; tutto ciò per
non rischiare di prendere posizioni preconcette ed errate.
Le tappe possono essere: fecondazione in vitro e sviluppo dell’embrione che per
mette di ottenere una grande
quantità di informazioni importantissime, ma che comporta la grossa questione degli embrioni in soprannumero; ricerche su batteri e virus
per studiarli e cercare rimedi
adatti; inserimento nelle cellule di uno o più frammenti
di geni anche per ottenere
farmaci e per tentare di curare malattie ereditarie; scoperte determinanti per l’identificazione dei geni che determinano l’insorgenza dei tumori;
la clonazione come riproduzione di individui tutti identici ma anche quello della clonazione animale. Qual è l’uso
che l’uomo può fare degli
animali? Può manipolarli a
suo piacimento? E c’è anche
la questione importante della
diversità vista come garanzia
per un corretto sviluppo dell’ecosistema.
Inoltre il credente, ha proseguito Fornari, sa che secondo i racconti biblici gli
animali erano differenti: forse restringendo le diversità si
va contro il volere divino. E
ancora: che significato attribuiamo alla parola vita? Essa
è solo il risultato di molecole,
geni, ecc. o è qualcos’altro,
determinata dalla globalità
delle caratteristiche personali, di educazione e di relazione? Qual è dunque l’atteggiamento del credente di fronte
alle possibilità e ai pericoli
della ricerca in questo campo? Occorre prima di tutto
accettare il fatto che nessun
intervento è buono in assoluto e sarà quindi necessario
valutare di volta in volta con
grande senso di responsabilità e scegliere le soluzioni
meno dannose.
A conclusione del suo intervento il dottor Fornari ha
sottolineato l’urgenza di adoperarsi perché tutte le strutture che operano in questo
campo siano riconosciute e
accreditate e la necessità di
creare una commissione, che
sia espressione di tutta la collettività, per sovrintendere e
controllare tutte le strutture
di ricerca. Nel corso del dibattito sono state poste diverse domande interessanti
che hanno sollecitato risposte soprattutto sulla posizione del credente al riguardo.
Riforma
ITALIA
ABBONAMENTI 1997
_____________ESTERO
- ordinario
• ridotto
- sostenitore
■ semestraie
105.000
85.000
200.000
55.000
■ ordinario
- via aerea
■ sostenitore
- semestrale
145.000
190.000
250.000
75.000
■ cumulativo Riforma + Confronti £ 145.000 (soio Italia)
Per abbonarsi: versare l’importo sul ccp n. 14548101
intestato a Edizioni Protestanti s.r.l., via S. Pio V15 bis, 10125 Torino.
svolto un programma parallelo guidati dalle monitrici
delle diverse chiese e della
coppia Celso e Isabel Parolini
di Treviso, che svolge un ministero specializzato tra i
bambini. Il culto della domenica mattina è stato molto
coinvolgente, ricco di canti e
testimonianze, la predicazione è stata tenuta dal pastore
Mike, fondatore nell’Italia del
Nord di sei chiese etniche.
L’atmosfera del convegno
è stata gioiosa e costruttiva. Abbiamo concluso che è
possibile coordinare le nostre comunità per sostenerci
reciprocamente nel lavoro
che il Signore Gesù Cristo ha
affidato a ognuno di noi. Abbiamo il desiderio di approfondire la nostra conoscenza reciproca in modo da
poter valorizzare le diversità
nella ricerca dell’unità. Ci
siamo lasciati perciò con il
desiderio di rivederci l’anno
prossimo a un altro convegno, nel frattempo però «ci
siamo dati la mano di associazione» per evangelizzare
insieme questa parte d’ItaUa
nella quale siamo stati posti
dal Signore. Un ringraziamento particolare va alla Tavola valdese che ci ha messo
a disposizione l’impianto di
traduzione simultanea.
’ Fontana di Papa
L'identità
e le radici
______EUGENIO STRETTI___
Tre avvenimenti hanno
caratterizzato la vita comunitaria nel corso dell’anno ecclesiastico. Il bazar di
beneficenza ha avuto un lusinghiero risultato; l’intero
ricavato è stato devoluto alla
comunità «Il traguardo» di
recupero per le tossicodipendenze e per iniziative diaconali. La prossima edizione
avverrà, Dio volendo, sabato
28 e domenica 29 giugno con
lo stesso scopo di testimoniare FEvangelo e sostenere
la diaconia.
La lunga malattia del fratello Luigi Mengoni (89 anni)
ci ha fatto riflettere sull’intervento divino nelle nostre vite; Luigi ha costantemente
ripetuto la richiesta del Padre Nostro: «Sia fatta la tua
volontà in terra come nel cielo». È stata una gioia per la
comunità poter celebrare,
domenica 27 aprile, il culto
con Santa Cena con Luigi
Mengoni e i suoi familiari
dopo una prova superata alla
luce della fede evangelica.
Identità evangelica e radici
ebraiche: questo è stato il tema di studio biblico e di visite
guidate. La comunità, studiando l’epistola di Paolo ai
Romani, ha visitato le catacombe romane di Priscilla,
importante testimonianza per
l’evoluzione dal battesimo dei
credenti al pedobattismo e
raffigurazione iconografica
del ruolo paritario della donna nella vita della comunità
nei primi secoli. Il successivo
studio del libro di Daniele ci
ha introdotti nella radice
ebraica della nostra fede: Daniele confessa nella confusione della storia il Dio di Israele.
La visita alle Fosse Ardeatine
e al museo e alla sinagoga di
Roma sono stato il naturale
compimento di questo itinerario teologico e storico.
Notizie evangeliche
agenzia stampa
abbonamento annuo L. 60.000
da versare sul ccp 82441007
intestato a Nev - Roma
16
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle
i
VENERDÌ 16 MAGGIO
lili
Il gruppi del Sae in visita alle valli valdesi
La memoria della fede
/ luoghi storici e la sede delhassemblea sinodale
sono testimonianza della vita secondo la parola di Dio
Cinquanta fratelli e sorelle di
Verona e dintorni hanno visitato le valli vladesi a fine aprile.
Al gruppo, costituito per la
maggior parte da membri del
Sae di Verona che ha promosso
il viaggio, si sono aggiunti alcuni valdesi della città scaligera e
di Rivereto. Scopo del viaggio
era una più approfondita conoscenza della minoranza valdese
sui luoghi della sua storia, in
una prospettiva stimolata da
più spunti di attualità: la dichiarazione della Cei nel tempio valdese di piazza Cavour a
Roma e la prossima Assemblea
di Graz. Pubblichiamo un articolo curato da una partecipan
te cattolica al viaggio.
... .. . .. ^ ft ’
SILVANA POZZERLE FINCATO
Quando, io scorso gennaio, in occasione della
Settimana di preghiera per
l’unità dei cristiani, il pastore
Paolo Ricca sollecitava uno
scambio tra chiese per conoscerne la storia e instaurare
rapporti nuovi per una nuova
età di riconciliazione, il Sae
di Verona, che da molto tempo tiene positivi rapporti di
collaborazione con la locale
comunità valdese, ha fatto
proprio l’invito, maturando
un contatto, favorito dal contributo operativo dei fratelli
valdesi, che ha avuto il suo
sbocco naturale nel viaggio
realizzato dal 25 al 27 aprile.
Un gruppo di laici cattolici,
accompagnati dal saluto del
vescovo, con la presenza di
alcuni fratelli valdesi, in aperto scambio di comunicazione con il pastore Giulio Vicentini che con la moglie ha
aderito all’invito di condividere questa esperienza, si è
diretto verso le valli valdesi.
Le informazioni storiche forniteci dal pastore ci hanno
introdotto nella conoscenza
del vissuto di questa comunità, vissuto che appartiene
alla storia, che è stata anche
la nostra storia perché avvenuta in territorio italiano e
del quale dobbiamo oggi
riappropriarci, per sentirlo
parte del nostro vissuto.
Nel pomeriggio del vener
In visita aita Ghieisa d’ia tana
dì, visitando il Museo di Torre Pellice, quanto ci era stato
trasmesso a viva voce trovava
conferma maturando i desiderio di conoscere. La visita
al tempio e all’Aula sinodale,
attraverso il racconto di chi ci
accompagnava, ci ha permesso di conoscere meglio la
vita della comunità. Abbiamo
avuto modo di apprezzare
come, attraverso il confronto
e il dialogo, la comunità tutta
viva la vita della chiesa, ne
assuma le responsabilità dirette e maturi decisioni dopo
aver dato attenzione e ascolto a quanto emerge dal vissuto di fede.
Salire la limitrofa vai d’Angrogna fino a Pradeltorno,
stretta da rocce incombenti e
prati scoscesi, raggiungere a
Chanforan i villaggi dove più
forte si è espressa la fede di
questi fratelli, ci ha condotti
a capire l’attaccamento alla
vita, alle tradizioni, alla fede.
Qui abbiamo visitato luoghi,
rivalutati oggi per tener viva
la memoria, dove fin dal 1600
si curava l’istruzione, considerata importante per la lettura della parola di Dio e per
trovare in essa forza per testimoniare la fede. Questi suggestivi luoghi d’incontro e di
culto, come la Ghieisa d’ia tana, acquistano e trasmettono, nella loro semplicità, la
fedeltà alla preghiera e all’ascolto della Parola.
Mons. Pietro Giachetti, vescovo di Pinerolo, e il pastore
Doni per la Foresteria di Venezia
Doni
£ 30.000 Rosy Balos (Trieste): £ 50.000 Franco Becchino
(Savona), Bruno Franceschi Garibaldi (Venezia), Marta Vidussoni (Lido di Venezia), Umberto Vedova (Padova);
70.000 Pplo Macchini (Collebeato, Bs); £ 100.000 Moreno
Soster (Pinerolo, To), Prassede Canfoni (Germignaga, Va); £
167.050 Evangelische Ref. Kirchegemeinde (Zimmerwald,
Svizzera); £ 200.000 Chiesa metodista (Padova), Annamaria
Lorandi (Brescia); £ 300.000 Ruggero Meneghelli (Padova): £
500.000 Sandra e Pierino GriU (Venezia), Anna Droghetti (Susa, To), Maria e Elena Peyrot (Genova); £ 600.000 Marcella
Sabbadini (Roma); £ 1.000.000 Redenta Radente Lusetti (Milano); £ 1.139.000 pastori delle chiese evangeliche dei Grigioni (Svizzera); £ 1.140.000 saldo sottoscrizione Chiesa valdesemetodista (Venezia); £ 5.804.018 Verband der Stadtzuercherischen Evang.-Ref. Kirchengemeinden (Zurigo, Svizzera).
Anticipi su prenotazioni
£ 150.000 Siro Macchini (Brescia); £ 500.000 Elena e Romano Ippolito (Verbania-Pallanza).
Prestiti
£50.000.000 Api (Roma)
in vendita neiie iibrerie e neiie edicoie
Lanciamo un appello alle librerie, cartolibreie e edicole che ac
cetterano un deposito di 2 copie del settimanale. Come ringraziamento del servizio reso, oltre allo sconto del 20% sul prezzo
del giornale, ci impegniamo a pubblicare ogni mese la lista del negozi
ed edicole che hanno accettato il nostro invito.
Amici lettori e amiche lettrici, se quest'idea vi piace diventatene i
promotori, parlatene con il vostro libraio, il vostro cartolaio o il vostro edicolante e se è d’accordo inviateci i suoi dati.
Nome dell’ esercizio commerciale:
Nome dell’esercente:
Indirizzo completo:
Bruno Rostagno di Torre Pellice, nella serata di sabato si
sono intrattenuti con il gruppo per condividere con noi il
processo di riconciliazione
tra le chiese maturato in lunghi anni, attraverso una reciproca disponibilità ma anche
un’attenzione a affrontare
nel dialogo le difficoltà e le
differenze, mostrandoci come i problemi condivisi possano diventare percorsi comuni. Uno dei nodi principa-’’
li, attorno al quale si è svolta
un’azione di pastorale comune, delicata e fruttuosa, è la
questione dei matrimoni interconfessionali e di conseguenza dei battesimi. Oggi
queste chiese sono in grado
di affrontare insieme i momenti e i problemi con più
serenità per comunicare ai
fedeli interessati quella fiducia che allenta le tensioni e
migliora i rapporti.
Domenica mattina a Prali,
in vai Germanasca, durante la
celebrazione del culto, il nostro gruppo ha vissuto un
momento di profondo incontro iiella preghiera, guidata
da giovani che concludevano in quell’occasione la loro
scuola domenicale, esercitando con semplicità la funzione
sacerdotale dei fedeli. All’ora
di pranzo Agape ci ha accolto
in fraternità e disponibilità di
servizio per una convivialità
molto apprezzata.
Durante il viaggio di ritorno, attraverso uno scambio
di idee sul vissuto di questi
giorni, è emersa la consapevolezza della responsabilità
di tutti, laici in particolare,
nel favorire l’accoglienza reciproca, nel rispetto delle diversità, perché quel processo
di riconciliazione che desideriamo si esprima nella prossima Assemblea ecumenica di
Graz possa trovare terreno
fecondo per manifestarsi nelle numerose espressioni della
vita. Questa esperienza di
«pellegrinaggio» in senso biblico, dell’andare per incontrare, conoscere, rivivere un
passato, attraverso il dialogo,
con il desiderio di avviare
una riconciliazione, come
sempre più Giovanni Paolo II
ci sollecita e ce ne dà espliciti
esempi, diventa ricchezza comune. Ognuno attraverso
l’esperienza diretta può cogliere quegli stimoli e quelle
sollecitazioni che preparano
successivi passi per una crescita nel dialogo.
Studenti e professori nelle chiese del 12° circuito ^5
La teologia si radica nella comunità
Il terzo week-end di aprile
un gruppo di studenti della
Facoltà valdese di teologia di
Roma, accompagnati dai
professori Genre e Redalié,
sono venuti in visita nel Molise e basso Abruzzo su invito
delle chiese battista e valdesi
della regione e del 12° circuito. Il gruppo, 14 tra studenti
italiani e di altre nazionalità e
docenti, faceva omaggio della
propria presenza sperimentando, nel contempo, l’essere
comunità in Cristo delle realtà molisana e abruzzese,
cioè di chiese che vivono una
situazione di diaspora.
Nonostante il freddo, insolito ma non troppo per questa parte dell’Italia, si sono
avute delle giornate belle e
intense (aggiungerei calorose
dal punto di vista dei rapporti umani) che hanno avvicinato il mondo accademico
alla realtà delle chiese e viceversa, sottolineando lo stretto rapporto fra la Facoltà di
teologia e tutte le chiese che
usufruiscono del servizio che
questa rende. Per gli studenti
il contatto diretto delle chiese, dove andranno a svolgere
il loro ministero, è stato sicuramente formativo e momento di riflessione su quello
che sarà il loro lavoro pastorale che, nella pratica, avvicina ambienti diversi, assottiglia le differenze culturali e
sociali, favorisce la comunione in Cristo che è viva e tangibile. Per le piccole e sparse
comunità evangeliche la presenza di un’istituzione come
la Facoltà rappresenta motivo d’orgoglio e di costante
apprezzamento per il lavoro
svolto che va avanti e non risulta fine a se stesso.
La «tre giorni» in Molise e
Abruzzo si è articolata in più
fasi che hanno visto gli ospiti
coinvolti nelle attività delle
varie chiese (catechesi, scuola domenicale, attività di testimonianza, culto e agape),
oltre alla gita turistica per
una parziale conoscenza dei
vari luoghi e delle loro possibilità. Le comunità visitate
sono state, oltre a quella battista-valdese di Campobasso,
quelle battiste di Ripabottoni
e di Macchia Valfortone e
quelle valdesi di San Giacomo degli Schiavoni e di Vasto-San Salvo. I momenti
conclusivi sono stati i culti
domenicali nelle varie sedi,
presieduti dagli studenti e
dai professori. Le collette sono state tutte destinate alla
Facoltà. Tra le tante cose
emerse, come l’apprezzamento per l’opera che la Facoltà svolge o l’interesse di
alcuni membri di chiesa per i
MAGGIO 1997
Sarajevo^
Gerusalemme (TEuropa
America
Un complotto per uccidere Martin Luther King?
Droghe
Dopo Napoli: ridurre i danni
Giustizia
Intervista aH’awocato Marcello Gentili
Islam
Un’Intesa con i musulmani
0 una legge quadro per tutti?
Confronti: lire 8.000; abbonamento annuo lire 65.000;
(sostenitore lire 120.000 con libro in omaggio). Versamento sul ccp 61288007
intestato a coop. Com Nuovi Tempi, via Firenze 38,00184 Roma.
Chiedete una copia omaggio telefonando allo 06-4820503, fax 4827901
(indinzzo Internet: Http://hella.stm.it/market/8ct(home.htm) '
«Corsi di diploma» che la
stessa organizza, è bene ricordare un aspetto particolarmente interessante che si
potrebbe definire esplorativo
e speculativo sia per gli studenti sia per le comunità molisane e abruzzesi.
Si è trattato, in sostanza,
dei progetti in atto in Molise
fra le varie chiese che, pur
partendo da esperienza storiche diverse, ricercano nell’
unità in Cristo il loro motivo
unificante. Il parallelo con la
realtà della Facoltà non è
sfuggito: infatti quest’ultima
è, oltre a un luogo di studio,
un luogo di incontro di esperienze evangeliche diverse. È
stato significativo conoscere
che in essa vivono e studiano
persone che si preparano al
pastorato provenienti da comunità valdesi, metodiste,
battiste, luterane, pentecostali, libere e che insieme affrontano un analogo cammino comune e una formazione
teologica per il loro futuro
compito nelle chiese. Lo stesso dicasi per i fratelli e le sorelle del Molise che in un’autorevole istituzione come la
Facoltà trovano in atto lo
stesso cammino di com,
ne nel rispetto delle diffi
ze che loro sperirnen
quotidianamente.
Il processo di collabo,
ne, che continua a svilo
si nella città di Campo]
tra la Chiesa battista e q]
valdese, sentito forte®,
nell’ambito evangelico n
naie e del 12° circuito
prospettiva di una nuo\!j'
de pastorale in Molise
getto Molise 2) con le m,
sime modalità (vedi arti
di Gianna Sciclone su R
ma n. 10 del 14-3-97) é¡
oggetto di una stimolanti
scussione con gli stud
che ne hanno apprezz
pregi e la validità, pur,,
tendo in evidenza le varie]
ficoltà di ordine organiti
vo e pratico, come la que¡
ne delle casse culto sep
Per concludere si può a:
mare di avere avuto nel c
plesso una bella esperie;
arricchente e stimolante,
si spera possa portare,
l’aiuto del Signore Gesti
sto, sempre più vicini il n.,,,
do della preparazione par®
rale e quello delle común
cui i pastori sono destinai
,Iès
lai 27 apri
'del XV
™i*vang(
^li)- Il
•e del
31 c
le, in
le 11 com
tra Sai
loelaS
ibri di
Sano cin
RONACHE
SIRACUSA — Doinenica 1° giugno, organizzata dal Centro c
toale «M. L. Kinp, d^la parrocchia Bosco Minniti e di
Chiesa battista, si terrà una passeggiata ecologica perle!’’'
della citta. Sarà una «Strasiracusa per la riconciliazioi ’.P° .
dove campeggerà il manifesto in vista di Graz e in
. ^ «-»y ^ -----—VIOLU. ui C lU tu
messaggio della riconciliazione sarà proclamato con cai ’
.„t—-----------=---- .r .. , . r idrast
interventi, poesie, manifesti, volantini e momenti di anin
zione. Si prevede la presenza di mille partecipanti ed è
ta l’adesione di numerose associazioni culturali e spon
di chiese e parrocchie e dell’amministrazione comunale
manifestazione partirà da via A. Specchi alle ore 10.
CATANIA — La figura e l’opera di Giovanni Diodati sono s’
recentemente presentate dal candidato Emanuele Fiu
dottorando all Università di Zurigo, nel corso di una co:
renza promossa dal Centro evangelico di cultura «ìlernc
La Rosa». Il Diodati, assai conosciuto per le varie versi
in lingua della Bibbia, ancora oggi ampiamente in uso ni
chiese evangeliche italiane, è invece poco noto per le
vicende di pastore, teologo, professore nella Ginevr;
; ERMII
T rA r» -----® lll.ua ’./IIICVIO
teoaoro di Beza. La stessa iniziativa si è ripetuta nelle di
se di Trapani e Marsala.
• «Sentimenti e suoni per una umanità solidale»; con qi
sto titolo il 22 e 23 aprile, organizzata dalle Congregazi
cristiane pentecostali di Catania, si è tenuta al Palas
una grande manifestazione con il cantante evangelico
datricano Evan Schoombie. In una delle serate Salvati
Loria, dell associazione Nuovi orizzonti, e Italo ITns, di
j h^nno rivolto un messaggio sul tei
dell Evangelo in rapporto alla solidarietà.
TORRE PELLICE — Nello scorso autunno il candidato Davi
Ollearo aveva iniziato il suo anno di prova nella nosi
chiesa. Sapevamo che probabilmente il suo lavoro i
avrebbe dovuto interrompersi presto, e infatti ora egli
ovuto partire per iniziare il suo servizio civile. Domet
20 aprile la comunità lo ha salutato con affetto e rico;
scenza per tutto ciò che ha ricevuto da lui in questi mesifu
• vangelo della resurreziuone è stato annunciato infei
ienov;
[uest’a
iato I
tsegna
E solida
litari
irazio
jelichf
scorsi
ita «fe
)rava il
ino, p(
¡ti al co
la Valle;
ia a una
ielle di
ibus uri
la giorni
la 11 nell;
Assarc
____■ . . ,-----c oiaiu diumiiuiaiu iiiiVlMìafat.
casnme dei funerali delle nostre sorelle Susanna Jacldells,
GardioI, Margherita Goffrf'cliéQ
Nisbet e Delfina Benecchio ved. Martinat ' ^ ^
Domenica 4 maggio è stata una giornata b
V trascorsa in compagnia di un buon num,"52®
di fratelli e sorelle della comunità di Angrogna che haiif
nartPnrkaFrv 1 , P .O
partecipato insieme a noi al culto, pres^dutódaiVas'C®®
Franco Taglierò, che ringraziamo di cuore, e poi al pra® ’®taan
rnmiinitar,m • v - j lato up
comuriitario. Era inoltre in mezzo a noi un gruppo di tioi ut
bettieri bavaresi che hanno ottimamente accompagnato si
canto nel corso del culto e ci hanno rallegrati con la W
musica anche in molti altri momenti. fP^uori
In coproduzione europea
Protestantesimo
cura «speciale» culto
di Pentecoste
da Hong Kong
In onda domenica 18
maggio alle ore 10,05
su Raidue
Hai fatto
l'abbonamento
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tei. 011-655278, fax 011-657542
17
16 MAGGIO 1997
1^»
Vita Delle Chiese
PAG. 9 RIFORMA
0 di Co
delle
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è svolto a Rimini il Sinodo della Chiesa luterana in Italia
Luterani: tra difficoltà e speranze
I3 ricerca di una definizione per la struttura della chiesa. La dipendenza dalla
ioiiahojcdesa evangelica tedesca e la necessità di assumersi maggiori responsabilità
la a svilup
Caaipoi]
ittista e qp
del XVI Sinodo della
f^ngelica luterana in
M). Il Sinodo, organo
^re della Celi, è corneo da 31 delegati, tra cui
' jjne, in rappresentanza
11 comunità luterane
tra Sanremo e Trieste,
IO e la Sicilia,
nbri della Chiesa Iuteino circa 6.000. La loro
affidata all pastori e
e: otto provengono
érmania, due sono ita’tino presta servizio pur
ido già in emeritazione.
lente del Sinodo è da 14
lanna Brunow Franzoi,
lezia. L’organo esecutii^lConcistoro, presieduto
icano (dal maggio 1995
pastore Hartmut DiekNapoli): di esso t'ananche un vicedecaJtoembri laici.
Iroblema di fondo didal Sinodo è stato la
‘zione della struttura
blesa, sia nel suo collento con la chiesa in
mia, sia nella pianificaal proprio interno. La
le situazione economi)po il taglio del 25% dei
ibuti provenienti dalla
ania, ha portato a un
drastico prowedimen
ele paschetto
a Rimini, dal 24
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omunale.
IO.
to per rimettere in sesto il bilancio della Celi: la diminuzione degli stipendi dei pastori venuti dalla Germania a
lavorare in Italia.
I rapporti con la Chiesa
evangelica tedesca sono stati
regolati da un nuovo accordo
sul quale i giudizi sono contrastanti. Si sente il peso di
una certa dipendenza dai luterani tedeschi, ma si spera
che da parte italiana si accentui il desiderio di una
maggior assunzione di responsabilità. Il decano, nel
ringraziare quanti si sono impegnati e si impegnano per
risolvere le difficoltà di carattere finanziario, ha individuato in questo sforzo congiunto, condotto dalle comunità, dal comitato finanziario,
dalla Conferenza pastorale i
segni positivi di un risveglio
di interesse per la vita della
chiesa e ha invitato il Sinodo
a non lasciarsi assorbire unicamente dalle questioni economiche e a ricercare vie che
portino «a un rafforzamento
della gioia e a vivere ciò che
abbiamo scritto nei cuori».
II nuovo accordo con la
Chiesa evangelica tedesca ha
arato come conseguenza un
alleni amento dei legami con
la Comunità ecumenica di
l im a- Varese, la cui pastora
faceva parte del corpo pastorale della Celi. Il superamen
Hanna Brunnow Franzoi, presidente dei Sinodo
to di questo momento di difficoltà nelle relazioni reciproche potrebbe avvenire con la
piena adesione di questa
chiesa alla Celi.
Sono state insediate delle
commissioni per l’elaborazione di norme riguardanti
da un lato l’appartenenza alle
comunità come membri effettivi, dall’altro i contributi
che da questi dovranno essere versati. Inoltre sono stati
discussi e approvati temi relativi il futuro assetto delle
sedi pastorali sul territorio e i
cambiamenti che, in seguito
a questo riassetto, si renderanno necessari nel campo
delle attività dei pastori e delle pastore.
Restano sempre aperte alcune questioni che da anni si
dibattono fra i luterani in Italia, due in particolare. La prima è la «quadratura del cerchio» tra l’esigenza sempre
più evidente di inserirsi nel
nostro paese, culturalmente,
linguisticamente, socialmente e la necessità di tener conto della composizione della
Celi, i cui membri sono per
lo più tedeschi o di origine
tedesca. La seconda, strettamente collegata alla precedente, è la necessità di una
presenza più evidente della
Chiesa luterana in Italia all’interno del protestantesimo
del nostro paese. Nella Federazione delle chiese evangeliche, di cui la Celi è membro
fondatore, l’apporto luterano
appare sempre un po’ frenato, certamente non proporzionato rispetto alle potenzialità che questa chiesa possiede.
La Celi sta dunque attraversando un periodo di assestamento, di inventariamento e razionalizzazione delle
proprie risorse: le altre chiese
evangeliche in Italia si augurano che questo processo
porti a una maggiore visibilità della Chiesa luterana nel
nostro paese e a un suo contributo più forte e continuativo al lavoro comune della Federazione.
Chiese evangeliche in Liguria
giornata di fraternità
conqi
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ngelico
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- ERMINIO fCDESTÀ________
enova il 1" maggio di
[uest’anno è stato caratato da una giornata
.segna della fraternità e
solidarietà con gli extralitari, organizzata dalla
ìerazione delle chiese
[eliche della Liguria. Gli
li scorsi la giornata veniva
ita «festa di popolo» e si
lava il 25 aprile ma queno, per motivi logistici
Iti al convegno dei moniaVallecrosia, è stata spoa a una giornata resa più
Cile dalla mancanza di
bus urbani.
la giornata ha avuto inizio
aro Dav
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lavoro
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DomeJ’
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’5' ™?®*^aAssarotti con un culto
‘'vP^tnico: dopo il saluto
”%ore Fanlo y Cortés,
^ Spiegato il tema scelto
' |*^echiesa insieme»), per
nata tutti uniti all’amore
in nuiiiff e superare in lui tut
nconieii nella chiesa valdese di
nesi.^1
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pagnatif
differenze di teologie, di
® e di costumi, il gruppo
iiapanoamericano ha insea un canto in spagnolo
si dice: Dammi la ma
on la lai* la mano, perché il
Pcuore è come il mio.
^ corale ecumenica di La
ha presentato un bel*itno inno, a cui ha fatto
tito quello dell’Innario
®dano da parte della corale
''•a Assarotti. Il pastore
Ijlt Orde, inglese che svol^Un anno e mezzo la sua
"'dtà a Genova, ha predicaSalmo 133 e ha spiegarne in questo salmo si va
I all’accoglienza, perché
con olio la barba è un
gesto di tale intimità che dà
un autentico segno di fraternità. Quindi in tale mattina,
imitando le parole del salmo,
incontrandoci, pur essendo
diversi per cultura e per idee,
dobbiamo sentirci tutti fratelli e sorelle, perché «è buono e piacevole che i fratelli
dimorino assieme». Ma questa testimonianza di fraternità la dobbiamo esercitare
anche fuori dei muri della
chiesa per combattere tutta
l’ostilità che esiste oggi nei
confronti degli stranieri. Poi
un momento molto bello si è
avuto quando i bambini cinesi, dai quattro ai sei anni,
hanno eseguito simpaticamente due inni in cinese, riscuotendo applausi sinceri.
Nel pomeriggio, nella chiesa battista di via Vernazza, la
sorella Anne Marie Dupré, del
Servizio rifugiati e migranti
della Fcei, ha illustrato ai presenti il lavoro che la Federazione svolge a favore degli
immigrati, le difficoltà che incontra e tutti gli ostacoli che
si devono superare; inoltre ha
affermato che circa la questione dell’Albania le notizie
offerte dalla stampa spesso
sono troppo allarmistiche.
La giornata si è conclusa
all’insegna dell’essere chiesa
insieme. Ma l’unica nota stonata è stata l’assenza di fratelli e sorelle delle chiese che
in precedenti feste di popolo
erano stati l’asse portante
della giornata. Comunque
l’auspicio è che si continui a
sentirci uniti come chiese,
superando certe inevitabili
differenze.
Rovereto: festeggiata la ricorrenza
I dieci anni della sala valdese
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ITALIA
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FLORESTANA PICCOLI SFREDDA
IL 22 marzo 1987, con un
culto di dedicazione presieduto dal past. Valdo Benecchi in rappresentanza della Tavola valdese e dalla past.
Giuliana Gandolfo, che aveva
la cura della Chiesa valdese di
Verona e diaspora, si apriva a
Rovereto una stila valdese.
Giuliana Gandolfo aveva vivacemente sollecitato la piccola comunità valdese in diaspora nel Trentino ad aprire
un luogo di culto e il Consiglio di chiesa aveva appoggiato la sua proposta. Presa la
decisione, la Tavola valdese
acquistava un locale aperto
sulla centrale via S. G. Bosco
di Rovereto, particolarmente
adeguato come spazio e come struttura. La comunità locale, con la fattiva collaborazione di un fratello cattolico,
ring. Guido Tornasi, e di altri
amici cattolici della città, già
da anni in dialogo ecumenico
con noi, si adoperava subito
per la ristrutturazione e per
l’arredamento del locale. Numerosi doni giungevano anche da amici e fratelli di Verona, Padova, Milano, Bari,
Trento. Una croce ugonotta
in ceramica istoriata proveniente da Noyon, città natale
di Calvino, era offerta da
un’amica laica di Rovereto.
La past. Gandolfo offriva il calice in oro per la Cena del Signore, donatole dalla mamma in occasione della sua
consacrazione.
A dieci anni di distanza, il
piccolo gruppo valdese del
Trentino che affluisce per i
culti alla sala valdese di Rovereto, celebrava festosamente insieme a altri amici e
fratelli il gioioso evento. Domenica 16 marzo 1997 la past. Letizia Tomassone presiedeva il culto di S. Cena, durante il quale venivano letti i
messaggi dei pastori che avevano curato la nostra diaspora e quel giorno impediti a
venire: erano messaggi della
past. Giuliana Gandolfo, del
past. Giulio Vicentini, del past. Alfredo Berlendis. Venivano anche letti i messaggi di
Alessandro Martinelli, operatore (e nostro fedelissimo
amico) presso il Centro diocesano per l’ecumenismo di
Trento, e dei coniugi Peloso
di Verona, cari amici cattolici
della comunità valdese, rappresentanti del Sae: da loro
giungeva, per l’occasione, a
titolo personale, un’offerta in
favore della ristrutturazione
in atto a Roma nel Foyer Ywca-Ucdg, quale gesto concreto di condivisione ecumenica
e di fraternità.
A viva voce portavano il loro messaggio il past. Felice
Bertinat, che fu il primo ad
esercitare il proprio ministero a Rovereto celebrando culti e atti liturgici presso le nostre case, e il past. Franz O.
Zanfrini, della comunità luterana di Arco, che ancora una
volta ci ha offerto il dono della sua bella voce, cantando
per noi l’inno «Mi prendi per
la mano».
La predicazione di Letizia
Tomassone, incentrata sul
testo di Giovanni 4, 39-42, segnava in profondità il senso
di quella domenica, in cui riconoscenza al Signore e gioiosa comunione fraterna si
fondevano neU’unità della fede e dell’amore reciproco. È
seguita poi una festosa agape, alla quale hanno partecipato anche numerosi fratelli
cattolici venuti al culto per
gioire con noi.
Sala valdese di Rovereto:
punto di riferimento per una
piccola comunità in diaspora, luogo di culto e di testimonianza, centro aperto al
dialogo con tutta la cittadinanza. «Dio è amore» è il versetto che sovrasta l’arco della
nostra sala: voglia il Signore
aiutarci a essere fedeli al
compito assegnatoci, irradiando intorno a noi, sempre
e ovunque, la luce delTEvangelo dell’amore.
Agenda
CARRARA — In occasione del ciclo di conferenze sul metodismo proposto dalla Chiesa
evangelica metodista di Carrara, alle ore 21
nei locali della chiesa ùi corso Rosselli 49 Febe Cavazzuti, predicatrice laica e vicepresidente della World Methodist Historical Society, parlerà su «Spiritualità metodista e Riforma protestante». Per informazioni tei. 0585-788429.
TORINO — Per il ciclo di incontri sul tema «Inimicizia, riconciliazione, amore operante» proposto dalla Chiesa
evangelica battista di via Passalacqua 12, alle 20,45 in chiesa si tiene un incontro su «Disubbidienza verso Dio, fonte
di inimicizia e di conflitto», con letture, canti, predicazione,
animazione teatrale e musicale. Informazioni 011-537283.
MILANO — Il Consiglio del 6° circuito e l’Associazione regionale battista propongono,
nei locali di via Porro Lambertenghi 28, alle
ore 9,30, una giornata di studio per approfondire le tematiche dell’Antico Testamento, sul
tema «Il sangue del Patto: Esodo 24, 7-8. Purità e impurità o etica?». Informazioni 02-6886612.
FIRENZE — Il Centro culturale protestante «Pietro Martire
Vermigli» propone, alle ore 17 presso i locali della Chiesa
valdese in via Manzoni 21, la conferenza del pastore Mario
Affuso su «Dire Spirito Santo oggi».
SAN MARZANO OLIVETO — Per le celebrazioni del centenario del tempio, la Chiesa evangelica metodista organizza
al tempio alle ore 21 un concerto di Pentecoste della Corale polifonica di S. Marzano Olivete, direttore Sergio Ivaldi.
TORINO — Il Centro evangelico di cultura «Arturo Pascal»
propone, alle ore 15 nella sala valdese di corso Vittorio
Emanuele, «Sguardi di donne nelle chiese. Tra conflitto e
riconciliazione: il cammino ecumenico verso Grtiz». Intervengono P. Egidi, giornalista, D. Giudici (Cnel), D. Miiller,
teologa, G. Tagliaferri, teologa, M. Varano, psicoioga. Per
informazioni tel.011-6692838.
TORINO — Per il ciclo di incontri sul tema «Inimicizia, riconciliazione, amore operante» proposto dalla Chiesa
evangelica battista di via Passalacqua 12, alle 20,45 in
chiesa si tiene un incontro su «In Cristo siamo tutti riconciliati», con letture, canti, predicazione, animazione teatrale e musicale. Per informazioni tei. 011-537283.
TORINO — Per 11 ciclo di incontri sul tema
«Inimicizia, riconciliazione, amore operante»
proposto dalla Chiesa battista di via Passalacqua 12, alle 10,45 in chiesa si tiene un culto di
adorazione con Cena del Signore su «Ama il
tuo nemico: pratiche di riconciliazione»; predica Lello Volpe, pastore della Chiesa battista di Firenze.
TORINO — In piazza Beneflca dalle 15,30 alle 19,15 si svolge una festa ecumenica nello spirito della Riconciliazione
sul tema «Una Pentecoste verso Graz».
MILANO — Per il ciclo di studi biblici su «Le
parole di Gesù in Paolo», a cura del pastore
Paolo Spanu, alle ore 18 nella sala adiacente
alla libreria Claudiana si parlerà sul tema
«Da Gesù a Cristo: un attributo che diventa
nome. Il problema della cristologia paolina».
Per ulteriori informazioni tei. 02-76021518.
LUCCA — Nella chiesa evangelica in via Galli Tassi 50, alle
ore 18, si tiene un concerto gospel con il cantautore Renzo
e i ragazzi disabili della ludoteca di San Miniato. Per ulteriori informazioni telefonare allo 0583-55639.
TORINO — Il Centro evangelico di cultura
«Arturo Pascal» e la casa editrice Giunti propongono per le ore 20,30 nella sala valdese
di corso Vittorio Emanuele 23 la presentazione del libro di Bruna Peyrot «Prigioniere
della Torre». Intervengono Giorgio Bouchard. Marina Jarre, Santina Mobiglia; Marisa Sappé del
Gruppo Teatro Angrogna leggerà alcune pagine del romanzo. Per ulteriori informazioni tei. 011-6692838.
RIVOLI — Per il ciclo di incontri sul tema
«Dio, la Parola che crea, guida, salva» organizzato dalla Chiesa battista in viale Passano
1, alle ore 21 don Franco Barbero delle comunità di base di Pinerolo parlerà su «Creazione come compagnia». Tel. 011-9589462.
RIVOLI — Per il ciclo di incontri sul tema
«Dio, la Parola che crea, guida, salva» organizzato dalla Chiesa evangelica battista in
viale Bassano 1, alle ore 21 don Franco Barbero delle comunità di base di Pinerolo parlerà su «Le dieci parole dell’Alleanza».
SONDRIO — Il Centro evangelico di cultura propone,
presso la sede di via Malta 16, alle ore 21, un dibattito su
«Etica e biomedicina» tenuto dal pediatra Alberto Sani e
dal pastore Alfredo Berlendis. Tel. 081-8465207.
FIRENZE — Il Centro culturale «Pietro Martire Vermigli» propone, alle ore 17 nei locali
valdesi in via Manzoni 21 la conferenza conclusiva del prof. Giorgio Spini su «Storia degli
evangelici italiani dall’Unità d’Italia».
CULTO EVANGELICO: ogni domenica mattina alle 7,27 sul primo programma radiofonico della Rai, predicazione e notizie dal
mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di
Raidue a cura della Federazione delle chiese
evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche
alterne alle 23,40 circa e, in replica, il lunedi
della settimana seguente alle ore 9 circa. Domenica 18 maggio andrà in onda: «L’insegnamento della religione nella scuola»: dibattito in studio con
servizi filmati da un liceo classico di Roma e dal Collegio di
Torre Pellice. La replica sarà trasmessa lunedì 26 maggio.
AVVERTENZA: i programmi relativi a questa rubrica vanno
inoltrati 15 giorni prima del venerdì di uscita del settimanale.
18
PAG. 10 RIFORMA
VENERDÌ 16
Il blitz di San Marco
Alberto Corsani
A volte la complessità dei fenomeni non sta nella portata dei fatti e neanche nelle loro conseguenze dirette. A volte questa complessità sta nello scarto tra ciò che è avvenuto e ciò che sarebbe potuto accadere, e nelle reazioni che il
tutto suscita. Così, di fronte al «commando» di San Marco
a Venezia, a preoccupare sono soprattutto i commenti di
cm minimizza e parla di «goliardata». A parte il fatto che
1 impresa è stata una goliardata con mitra e sequestro di
persona, i commenti che definiscono i partecipanti bravi
ragazzi e brave persone o addirittura inneggiano alla loro
azione, sembrano ignorare completamente che tutto è andato fin troppo bene, ma che sarebbe bastato un attimo di
nervosismo in più o una reazione inaspettata del comandante del traghetto per provocare qualche scontro grave,
forse irreparabile. E il fatto che sia andata liscia lascia paradossalmente temere che altri fatti del genere possano
accadere. Ma costoro fanno, come ha fatto fin qui Bossi,
delle affermazioni di cui dovranno prendersi la responsabilità. Anche minimizzare è una scelta di cui rispondere; e
per i protestanti la responsabilità è qualcosa di serio.
Chi scrive nel 1977 faceva il liceo e ricorda che per episodi di ben minore importanza la gente perbene invocava manganellate e lacrimogeni per gli studenti, e spesso
li otteneva. E in quegli anni ci scapparono i morti, moltissimi per mano del terrorismo, pochi ft^a gli studenti, ma
per questi ultimi è stata fatta chiarezza e giustizia fino in
fondo? Oggi sembra che ci si divida fra chi prende il blitz
m San Marco con allegria e chi invoca la sola repressione,
che ovviamente sarebbe la peggiore strategia. Pochi, in
realtà, studiano con attenzione il fenomeno del Nord-Est,
e quei pochi mettono in rilievo che il successo della Lega
Nord prima e la tendenza al ribellismo secessionista si
collocano con più rUevanza nel territorio pedemontano
del Lombardo-Veneto.
Allora viene da chiedersi, dando uno sguardo alle ultime tornate elettorali, alle manifestazioni di intolleranza
nei confronti del fisco, alle interferenze televisive e alla
notte del campanile, se non sia in atto anche una spaccatura profonda e piuttosto inedita fra città e provincia. Il
voto leghista esprime in provincia (e a Pordenone) la
stanchezza per uno stato che sembra presente solo per
infliggere balzelli, le manifestazioni «di rivolta» e la celebrazione del 15 settembre sul Po fanno da copertura
ideologica allo spaesamento. Si inventa la Padania o si
rievoca la Serenissima da parte, in questo caso, di persone della provincia, anzi di altre province venete.
Im frattura con la città è grande, anche perché la città
(che al pari della provincia, come denunciano Illy e lo
stesso sindaco veneziano Cacciari, patiscono questo abbandono da parte dello stato) è essa stessa priva di identità, almeno in certi suoi simboli. Che c’è ormai di «meno
veneziano» di San Marco che, come il campanile di Giotto o la Tour Eiffel è abitato da frotte di turisti incanalati a
percorrere le bellezze artistiche a ritmo di maratona? Il
campanile di San Marco è stato usato strumentalmente
perché dà visibUità sui media (la Cnn dava venerdì sera
questa notizia in seconda posizione), i riferimenti e i simboli deU’identità appaiono posticci. Piazza San Marco è
territorio del mondo, i ninnoli che vendono gli ambulanti sono gli stessi di Firenze o Pisa o di San Pietro, cambiano solo le icone sopra i souvenir.
Anche il riferimento al «capoluogo» sta venendo meno,
e forse sta venendo meno per i suoi stessi abitanti, che infatti diminuiscono e invecchiano. Eppure è dalle città, ci
sentiamo dire in questi giornate elettorali, che può ripartire un senso di riappropriazione della cosa pubblica da
parte dei cittadini. Finché le istituzioni riusciranno a parlare loro e questi ultimi non si sentiranno in dovere di rifarsi a modelli del passato per esternare il proprio disagio.
E-Mail (Torino): riforma@alpcom.it
E-Mail (Napoli): riforma.na@mbox.netway.it
Uri: http://www.aipcom.it/riforma
Via S. Pio V, 15 -10125 Torino - tei. 011/655278 - fax 011/657542
... 93 - 80137 Napoli - tei. 081/291185 - fax 081/291175
Via dei Mille, 1 -10064 Pinerolo - fel. 0121/323422 - fax 0121/323831
Beff’ai'dini VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: An
na Maffei IN REDAZIONE: Alberto Corsani, Marta D’Auria, Emmanuele Paschetto, Jean-Jacques Peyronel, Piervaldo Rostan (coordinatore de L’eco delle valli)
nffVnÌ! P°|-'-A®0RAN0: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino
D *^®''ra''io, Giuseppe Ficara, Giorgio GardioI, Mauri
zio Girolarn , Pasquale lacobino, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa Nitti, Nicrta Pantaleo, Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan,
Mirella Soorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
responsabile Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
Afniand-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
^®*®''Castangia; ABBONAMENTI: Daniela Actis.
STAMPA: La Ghisleriana s.n.c, Mondovi - tei. 0174-42590.
EDITORE: Edizioni Protestanti s.r.l.-via S. Pio V. 15 bis -10125Torino.
non
Tariffe inserzioni pubblicitarie: a modulo (42,5x40 mm) £ 30.000. Partecipazioni: millimetro/coionna £ 1.800. Economici: a parola £ 1.000.
Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con
il n. 176 del 1® gennaio 1951. Le modifiche sono state registrate il 5 marzo 1993.
¡In número 18 del 9 maggio 1997 è stato consegnato per l’inoltro postale all’Ufficio
CMP Nord, via Reiss Romoli 44/11 di Torino mercoledì 7 maggio 1997.
M^lOj
IMobutu cacciato dall'avanzata irresistibile di Kabila
Zaire: fine di una dittatura
il
¿3 p3rtit3 che si st3 giocsndo nelhex Congo Belgs potrebbe
nvelsrsi decisivd per il prossimo futuro delbAfric3 centrsle
m- . .
JEAN-JACQUES PEYRONEL
CON la fine ingloriosa del
dittatore Mobutu e l’avanzata vittoriosa del «ribelle» Kabila, la partita che si sta
giocando nello Zaire potrebbe rivelarsi decisiva per il futuro delTAfrica centrale. A 37
anni dall’inizio della decolonizzazione, infatti, essa segna
la fine di un’era, quella dell’egemonia francese in quella
parte del continente nero, e
1 inizio di un nuovo capitolo
nella storia travagliata del1 Africa, quello dell’affermarsi
della leadership americana in
quella che è stata finora la
«riserva di caccia» degli ex
paesi coloniali europei.
L’ex Congo Belga, grande
otto volte l’Italia e ricchissimo di materie prime, è stato
negli ultimi 32 anni letteralmente dissanguato da Mobutu che ha accumulato una
fortuna colossale pari all’intero debito estero del paese.
Ora ritroviamo faccia a faccia
«l’uomo dei francesi» e l’ex rivoluzionario, amico di Lumumba, «padre» del nuovo
Congo indipendente. AH’inizio degli Anni 60, nell’era della guerra fredda, l’intera Africa era il terreno prediletto
della lotta d’influenza tra Est
e Ovest. Già allora, il Paese
dei Grandi Laghi era una delle pedine essenziali dell’intero scacchiere africano che
iiiiziava appena a liberarsi dal
giogo coloniale. Occorreva a
tutti i costi allontanare l’influenza sovietica; per questo
venne presto eliminato Lumumba, considerato come
«l’uomo di Mosca», proprio
ad opera del suo «delfino», il
colonnello Mobutu. Kabila
invece rimase fedele agli
ideali di Lumumba e si ritroverà a fianco del Che Guevara
durante la breve avventura
africana di quest’ultimo, a
metà del 1965, poco prima
che Mobutu diventasse capo
assoluto del nuovo stato.
Oggi ritroviamo gli stessi
protagonisti, Mobutu e Kabila, ai quali va aggiunto Etienne Tshisekedi, leader molto
popolare della principale formazione dell’opposizione,
«l’uomo di nessuno» che, secondo fonti americane, potrebbe diventare, dopo la fase
di transizione, il nuovo presidente del paese. Ma oggi siamo nell’era del dopo 1989 e
della mondializzazione: i rivoluzionari di 30 anni fa non
fanno più paura ai vincitori
della guerra fredda, soprattutto quando sono alleati dei
nuovi uomini forti delTAfrica
centrale, in particolare il presidente delTUganda, Yoweri
Museveni (che, secondo il
presidente Clinton, in dieci
anni è riuscito a trasformare
il proprio paese in un «modello» per tutta l’Africa) e il
vicepresidente del Ruanda,
Paul Kagame, vero artefice
del ritorno dei tutsi al potere
dopo il genocidio del 1994.
Da qualche tempo in Zaire,
come in molti altri stati africani, è andata via via crescendo l’influenza americana, soprattutto attraverso il diffondersi di molti gruppi di ispirazione pentecostale. Questo,
aggiunto alla già consistente
presenza di chiese protestanti
(circa 12-15 milioni di membri su una popolazione di 45
milioni) fa dire al pastore Philippe Kabongo-Mbaya, membro della Conferenza riformata dello Zaire, che è in atto
una «protestantizzazione della società» zairese, anche
all’interno della stessa Chiesa
cattolica; protestantizzazione
basata sulla lettura quotidiana della Bibbia, sul rapporto
personale con Dio, sulla responsabilità individuale e sociale, e quindi su una forte
Religioni in Albani
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crescita della società civile,
che in futuro dovrebbe impedire il ripetersi di avventure
dittatoriali.
Intanto a fare le spese dell’avanzata irresistibile di Kabila sono stati le decine di migliaia di profughi hutu ruandesi, fra i quali molti dei responsabili del genocidio del
1994, che non hanno voluto o
potuto tornare nel loro paese
e che sono stati tranquillamente massacrati dalle truppe del «liberatore», formate
per lo più dai tutsi banyamuìenge dello Zaire orientale. Ad
opporsi all’invio della forza
multinazionale militar-umanitaria, già decisa dalTOnu,
sono stati proprio gli Usa.
Questo non fa che confermare i cambiamenti di alleanze
avvenuti negli ultimi anni e la
storica sconfitta subita dalla
Francia, rimasta fedele alle
sue alleanze con gli hutu in
Ruanda e in Burundi, e con il
dittatore zairese.
Con la fine dell’apartheid in
Sud Africa e del mobutismo in
Zaire, questi due paesi potrebbero diventare i pilastri di
una nuova riscossa delTAfrica
centrale e australe. Ciò dipenderà dal modo in cui il nuovo
alleato americano saprà gestire, oltre ai propri interessi, i
rapporti con le nuove classi
dirigenti africane.
loscoglii
dilettai
« diverga
questo
irebbe f
Cclcbrutcì in tono minoro la festa della Liberazione
Il XXV Aprile e le messe per i defunti
SALVATORE RAPISARDA
Anche quest’anno il 25
aprile è stato celebrato
come festa della Liberazione.
I quotidiani hanno dato notizia di manifestazioni con vasta partecipazione di autorità
politiche e di pubblico in cui
sono stati denunciati gli orrori
del nazifascismo e della guerra e in cui è stato ricordato il
sacrificio di tanti combattenti
e partigiani che hanno versato
il sangue per costruire un
paese libero e democratico.
A questa celebrazione del
25 aprile qualcuno ne associa
un’altra di segno opposto, in
cui la caduta del fascismo e la
disfatta della Repubblica di
Salò vengono viste come calamità e lutto nazionale, e i
martiri da ricordare non sono
i partigiani, bensì Mussolini e
i repubblichini. Normalmente queste celebrazioni vengono camuffate da messe per i
defunti, segnatamente per
quelli che vengono considerati martiri fascisti. In questi
giorni non è insolito imbattersi in manifesti con la seguente scritta; «...un rito funebre in memoria di Benito
Mussolini, patriota, e di tutti i
martiri della Rsi verrà celebrato sabato 26 aprile (...) nella parrocchia...».
A nessuno sfugge la portata
politica di simili iniziative,
specialmente alla vigilia della
consultazione elettorale per
le amministrative indetta in
varie parti d’Italia due giorni
dopo. Ma qui si impongono
anche alcune considerazioni
sotto il profilo ecumenico, in
particolare alla luce dell’accelerazione che questo movimento ha avuto in quest’ultimo periodo, grazie alTimminente appuntamento di Graz,
centrato sulla riconciliazione.
Come protestanti ci rammarichiamo che in ambito
cattolico si continui nella
prassi delle messe di intercessione, che sono la negazione
della salvezza per grazia e la
perpetuazione dei privilegi di
carattere economico. Infatti
1 anima di Mussolini sarebbe
avvantaggiata per le messe in
suo suffragio (e quante ne
avranno dette in 50 anni...) rispetto all’anima di un qualsiasi altro defunto dal nome
meno sonante. Se il dialogo
ecumenico significa anche
ascolto reciproco e ripensamento, allora è venuto il momento di ripensare alle indulgenze, causa scatenante della
Riforma luterana, e alle messe
per i defunti. Le chiese non
possono prestarsi a perpetuare privilegi perfino nell’aldilà.
Il nostro senso di giustizia richiede che ciascuno paghi il
proprio conto e che il sacrificio di Cristo non divenga privilegio di pochi.
Le chiese, inoltre, debbono
sfuggire alla trappola della
strumentalizzazione politica;
debbono cioè evitare di strumentalizzare a fini di potere il
loro ruolo, ma debbono anche evitare di farsi imprigio
nare e ricattare per ragioni
«sacramentali» o «pastorali».
Esse debbono svolgere un
ruolo profetico e quindi debbono dire anche dei no che
costano. Di fronte alle richieste di riti religiosi di molti
mafiosi, alcuni parroci hanno
adottato l’atteggiamento pastoree del no, no ai matrimoni di mafiosi, no ai riti battesirnali di figli di mafiosi o dove i mafiosi facevano da padrino. Può darsi che qualche
prete più debole abbia ceduto
alle pressioni, ma ciò ha certamente indebolito, invece
che rafforzare, Tatteggiamento pastorale e ha creato divisioni fra i credenti.
Per quanto riguarda la riflessione sulla riconciliazione
siamo certi che essa non trae
alcun giovamento se i fascisti
della Repubblica di Salò vengono considerati martiri. Che
dire allora degli ebrei deportati nei campi di concentramento con il contributo dei
fascisti? La nostra riflessione
sulla riconciliazione non potrà considerare martiri le vittime e allo stesso tempo gli
aguzzini. La riconciliazione
avrà la possibilità di realizzarsi se le colpe vengono individuate con precisione e se chi
se ne è macchiato sa chiedere
perdono e attendere umilmente che gli venga accorda
Farsi complici, anche per
rnotird pastorali, di una riconciliazione a basso prezzo significa svilirne il significato e
fare opera di diseducazione.
Considerando le le»
numeri, tralasciamo!
che non si parli delle pj
missioni evangeliche. l|
derno speciale di «Lim,
vista italiana di geopol
dedicato al tema Mbi
emergenza italiana proi
oltre a articoli di analisi
situazione politica e stri
ca del paese balcanico
articolo dello storico Ro^
Morozzo Della Rocca^
religioni in quello che.
primo paese ateo al mo'
Dopo la caduta del rerini;Enver Hoxha, che tale £
finì nel 1967, le religioni
no ripreso fiato. ComunHnent
«diviso tra il cristianesini(
tino, cattolico, e quello
zantino, ortodosso, il crii
nesimo albanese ha sul
lungo tutta l’età mode.,
concorrenza delTislamisi
inoltre le religioni «erai
gate a centri esterni all’,
nia: il patriarcato ecumi
greco per gli ortodossi, R.
per i cattolici, il califfato
stantinopolitano per i i
sulmani»: per questo eri
viste come ostacolo all’ai
nomia. Ora «le odierne
partenenze conìessionali,
gli albanesi riflettono quj
del passato precnmunisti
«l’Albania degli anni Nm
ta conosce il ritorno
bertà religiosa, seppure | sjmoii
qualche limite posto iganaté
Chiesa ortodossa», ancl^Qijpote
causa delTidentificazisvjg^gg
«semplicisticamente opeipato di
nei circoli dirigenti di Ti/sommai
fra ortodossia ed ellenisi
«La ritrovata libertà relifi
dell’Albania - proseguel
tervento - ha provocatol
zialmente un fune interi'
per le religioni, seppf
smentito da tanfi casi ine
albanesi di fedi religioseT
ferenti si mostrat ane pei
tamente uniti neil’altrali
tradizionale fede, quella/ Carod
nica e clanica (...). In ognil nii sei
so tutte le comunità religi^tettori
albanesi sono unite intoWtàre
alla bandiera del nazionP tate:
smo». L’appello alla ricoipiI»i apj
liazione lanciato dallei®®ro 16
confessioni è giudicato
sto ma tardivo. d
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legge 22
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Bersaglio sbagliato ipatiimc
italiana (
In seguito alla «spara»* ,ste è sta
alcuni giovani di destra# con il dt
tro i testi di storia per les#4ricono
le giudicati faziosi e coMuridici
sti. Michele Serra (25 apsfe delle
prima pagina) commenBpntiste
fatto che anche il testofentista
Giorgio Spini faccia partefa l’Un
quelli da mandare al tWngono
Serra conserva dall’epocaftnla m
liceo il «Disegno storico d»
civiltà» e può citare coof,
cisione quei passi che
tano la denuncia fatta ,
tempo da Spini dei regi®>t^
munisti. «Vi si raccon»'
scrive Serra - di “esilii, ,
danne a morte, colpi dri^WlA
to”, “presa di possesso coi#
nista del governo”,
zioni e processi”, "durisS|J*
misure repressive” (•••)•
di bruciare i libri, safrr
meglio leggerli. Il manuale
Spini (stuclioso del qu®,„
•qP'
nostra appassionata pt
Ld F Ci
soressa di storia e filose"!
per correttezza didattici’
fece sapere che era ..
mazione protestante") P°
magnificamente i suoi t#"'
tacinque anni (...) e in ^
non una riga (neppure sU
tero e la Riforma) j.
pensare a “indottrinai®
ti” di sorta».
lAbbic
19
ÎAGGlOi. ^pr,ì 16 MAGGIO 1997
Dei
PAG. 1 1 RIFORMA
Continua il dibattito sull'omosessualità e l'interpretazione biblica
ladrare il problema nell'intero messaggio evangelico
n Albanii
;sco al dibattito sudue interventi del
^^latone suiromoses>Sono d’accordo su
Ito da lui espresso. Si dà
iche neH’ambito delle
in tutto il mondo ci soìsone che si definisco'omosessuali e credenti,
"possiamo liquidare il
ajnia dicendo che è vi•he è peccato, che queste
ine devono rinchiudersi
iloro guscio e che il SignolUÒ operare il cambiaito, ma penso sia giusto
intarlo con spirito di dilibilità
«ni vòlta, in occasioni di■se i confronto tra credenin scoglio è sempre il metooricoRolj I (ji lettura biblica e l’etica.
I Rocca SI divergenza nasce appunto
Mio cheei i questo?metodo di lettura,
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^ento, ma inquadrare il
ilema nella globalità del
saggio della Scrittura,
linare il concetto di pec
ìSto sarebbe un bell’arto di discussione metió sotto il cappello deligelo di Natale, del Veanto e di Pasqua e i coiamenti, racchiusi nella
li; ama il Signore e ama il
ossimo, il Sermone sul
e con le parole «Avete
(...) ma io vi dico...» sodo specchio, certamenove ogni giorno devo
fchiarmi e poi coprirmi la
ìSa dalla vergogna perché
Ista delle mie inadempiensiaUunga airinfinito, queì >cppure|§jjirohia con Dio e la sua
posto Hàmatasi spezzerebbero se
a», ancl\oijpotessi contare solo sulla
tificazijnldijericordia. Il mio pecmte opeicatp'diSifedeltà è grande.
Iti di Ti/somriiatulio, mi rendo conto
ellenis)
UM».
aposi
sjp. PreÒsazioni
rtà relii
0 segue!
ivocatojl
re inteii
ì, sepi
1 casi in
eligiosef
anopd sulle Intese
1! altra l(
, quellai Caro direttore,
. in ognif mi sembra utile segnalare
iià religWettori della recensione «Le
ite intoWtà religiose di minoranza
nazionP Intese e principio pattiilla ricoip». apparso a pag. 5 del nu0 dalle|®®io 16 di Riforma, alcune
dicalo |®®8atte precisazioni relative
jü testi delle Intese per gli av¡tcntìsti e per i battisti.
à! L’intesa per gli avventisti “fgge 22.11.1988 n. 516 - al'mt. 19 dà atto che l’Ente
Igliatfl Ipattimoniale deH’Unione
j|italiaiia delle Chiese awenti^ stato già riconosciuto
il dpr 13.4.1979 n. 128 e
3eries»*nconosce la personalità
e coni%uridica dell’Unione italiaUelle Chiese Cristiane Avmmen j^ntiste» e dell’Istituto avP di cultura biblica,
io l’Unione che l’Istituto
f ^°®ogono quindi riconosciuti
i’opo^'^^^io medesima Intesa,
orico d^nvece l’intesa per i battisti
e con pi*
che la vita umana è sotto il
segno del peccato ma anche
della grazia. Certo lo Spirito ci
aiuta a capire dove stiamo
andando, ci rimette sul sentiero più giusto, ci preserva
da tante insidie, ci aiuta a ricominciare, ma incontreremo sempre dei sassi che ci faranno inciampare.
Sull’omosessualità nessuno specialista ci ha mai spiegato quali sono i meccanismi, le varie componenti,
non sappiamo ancora se si
nasce o si diventa o se si tratti
delle due possibilità. È forse
una colpa? Forse la persona
che ne prende coscienza si
mette a fare salti di gioia? C’è
qualche possibilità di cambiare? Come facciamo a dire
che è peccato? Peccato è il
sopruso, la sopraffazione,
l’abuso di potere e tutto ciò
che distrugge l’uomo e il creato. Certo è che non ci è dato
di esprimere giudizi sul ravvedimento, sul pentimento,
sul perdono, sul peccato degli altri perché solo il Signore
può giudicare in un rapporto
personale con l’uomo. Possiamo solo esaminare la nostra vita e portare la «Buona
notizia» della grazia.
Prostituzione e pedofilia
sono altri problemi, concatenati ad altri. Dobbiamo
prendere in considerazione il
dramma che investe un adolescente (e anche la sua famiglia) quando il problema
emerge (purtroppo a volte
non emerge, per paura o per
senso di colpa). I rapporti
con la famiglia, gli amici, con
la scuola, la chiesa, la società
diventano difficili, si può vivere nell’emarginazione, denigrati e derisi, e la vita può
essere distrutta.
Per fortuna oggi il problema viene a galla e si pone alla
società. Cerchiamo come
chiese di non scantonare con
le nostre assolute certezze e i
giudizi indiscussi e inappellabili. E a coloro che si riferiscono ai testi biblici vorrei
chiedere come si comporterebbero nei confronti di un
loro figlio o nipote.
Alba lazeolla Kovacs
Torre Pellice
La condanna paolina è stata teologica
Ancora una volta vedo citati in Riforma (n. 16) i passi
delle epistole paoline che
prescrivono un comportamento riservato e silenzioso
alle donne nelle assemblee di
chiesa, passi già messi in rilievo dal pastore Platone come totalmente superati; e ciò
nell’intento di ridurre al silenzio chi, come me, si fa spiritualmente forte di altri passi paolini di inesorabile condanna dei rapporti omosessuali, considerando tale condanna come avente valore
universale e eterno.
Che considerazione merita,
dicono in sostanza questi
«moderni superatori», la condanna dei rapporti omosessuali pronunciata, pur in nome di Dio, dall’apostolo Paolo, se lo stesso pretendeva di
impedire alle donne di intervenire nelle discussioni delle
assemblee di chiesa, cosa, oggi, generalmente ammessa e
- legge 12.4.1995 n. 112 - all’art. 11 dà atto dell’awenuto
riconoscimento dell’Ente patrimoniale deirUcebi e regola poi il riconoscimento acquisibile dalle chiese e dalle
altre istituzioni battiste. Non
c’è traccia di un riconoscimento deirUcebi in quanto
tale, cioè quale soggetto giuridicamente distinto dall’Ente patrimoniale.
Ovviamente le ragioni che
hanno dettata l’impostazione
giuridica dell’art. 11 esulano
dalla precisazione che mi
premeva fare.
Antonio Ramirez
Acilia (Roma)
Le poste
e gli scioperi
Ieri 23 aprile abbiamo ricevuto una lettera, partita da
Losanna il 13 marzo, che ci
invitava a una riunione nel
frattempo avvenuta. Oltre
che dall’abituale disprezzo
delle Poste per gli abitanti di
Torre Pellice, questa conse
che àei
’atta as®
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DI RIO MARINA
*tolA D'ELBA ■ piazza Mazzini 14 - 57038 Rio Marina (U)
te”) P‘
lOl#
CASA VALDESE
iuoi rr^ ^formazioni interpellare: Ornella Grein, tel. 0565/962141;
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^4V924156 (abit.); 0565/962770 (anche fax)
pqi)f®J ^'^r pastori e diaconi disposti ad aiutarci con culti e studi biblici
o conferenze sconti particolari.
apprezzata, anche dai cristiani più tradizionalisti? Quindi
Paolo non andrebbe preso sul
serio (anche su altro? Anche
sul peccato originale?).
Non si tiene conto, in tal
modo, della dimensione «cosmica» dell’intero passo della
lettera ai Romani dov’è inserita la condanna paolina dei
rapporti omosessuali; così
come non si tiene conto della
«esclusione dal Regno di Dio»
proclamata dall’apostolo per
i «concubini dei maschi» (in
greco: arsenocoitai) nel passo
di I Corinzi 6, 9-10; esclusione estesa agli «ingiusti, ai fornicatori, idolatri, adulteri, effeminati, ladri, avari, ubriachi, oltraggiatori, rapaci»;
«non erediteranno il Regno di
Dio», ecco che cosa proclama
l’apostolo Paolo.
Ben diversamente, invece, i
passi paolini che escludono
le donne dalle discussioni ecclesiastiche sono inseriti in
gna a 41 giorni di distanza
sembra determinata dagli
scioperi di qualche tempo fa.
Ora, avendo fatto per vari
anni il sindacalista (e fra l’altro avendo organizzato personalmente 23 anni fa uno
sciopero di varie centinaia di
lavoratori che ha recato loro
duraturi vantaggi), mi permetto di dire ai sindacalisti
delle Poste: cari compagni,
cercate di non tagliare l’erba
sotto i piedi ai vostri organizzati, preparandone per il futuro la massiccia espulsione
dai posti di lavoro. Perché più
gli utenti continuano a essere
beffati in questo modo, più
gli vien voglia di ricorrere ai
corrieri, alle agenzie di recapito, ai fax, ai piccioni viaggiatori, pur di non essere costretti a sottostare a queste
intollerabili vessazioni.
Augusto Comba
Torre Pellice
I protestanti
non sono atei
Al doti Paolo Mieli
direttore del «Corriere della
sera»
Egregio signor Direttore,
ho letto recentemente su una
pagina del nuovo «Dizionario
enciclopedico universale» distribuito dal «Corriere della
sera», a fascicoli, a pag. 1.393,
una definizione di «prote
L’Asilo dei vecchi di San Germano
Ricerca
persona con idoneo titolo di studio da inserire nel
Servizio di animazione
Si prega di far pervenire dettagliato curriculum vitae
non oltre il 31 maggio 1997 al seguente indirizzo:
Asilo dei vecchi, via c. A. Iron, 13
10065 San Germano Chisone (To) tel. 0121-58855
un contesto limitato a disposizioni relative all’ordine delle assemblee ecclesiastiche,
senza nessun richiamo a un
giudizio eterno di Dio; disposizioni che, inevitabilmente,
dovevano tener conto dei costumi e della mentalità di
quei tempi.
Del resto, nel corso dell’attività missionaria dell’apostolo Paolo, si fa pure un benevolo accenno a una comunità evangelica arricchita da
quattro donne profetesse (Atti 21, 8-10) che, ovviamente,
avranno pur dovuto esprimere con parole i loro messaggi
profetici. C’è un abisso fra la
limitazione paolina della parola alle donne e l’esclusione
dal Regno di Dio dei praticanti l’omosessualità. E abissale è l’incomprensione di
ciò da parte di tanti, troppi
protestanti di oggi.
Il futuro delle chiese evangeliche
È necessaria una nuova prassi
Antonio Ardito-Pise
stante» che manifesta una
profonda ignoranza da parte
dei compilatori del Dizionario universale. Peccato, un
giornale come quello da Lei
diretto dovrebbe diffondere
solo notizie e informazioni
controllate, serie, imparziali
e veritiere, soprattutto quando queste siano avallate dal
direttore del giornale.
Si tratta deH’ultima riga
della voce «protestante»; per
estensione, si afferma che
protestante significa non cattolico (e fino a qui va bene)
ma poi si aggiunge «e quindi
miscredente, ateo». Ecco, qui
qualsiasi studente europeo sa
che i protestanti sono credenti (e non miscredenti) e
che credono in Dio, Padre
onnipotente, creatore del
cielo e della terra (le risparmio il resto del Credo che
penso Lei conosca) e quindi
non possono essere definiti
atei, e cioè «senza Dio»,
neanche «per estensione».
Dato che l’Italia aspira a
entrare nell’Europa, ove i
protestanti sono numerosi,
forse sarebbe opportuno che
anche giornali importanti come il «Corriere della sera» si
facessero parte attiva per dare informazioni corrette ai
propri lettori.
Con cordiali saluti.
Gianni Rostan
moderatore
della Tavola valdese
Numerosi interventi hanno preso in considerazione
l’analisi del prof. Giorgio Girardet sull’identità protestante delle nostre chiese
nell’epoca della «globalizzazione del mercato» e della
conseguente ideologia. Interventi autorevoli parlano di ricostituzione dell’identità
protestante attraverso una ripresa dell’evangelizzazione
di questa Italia, formalmente
cristiana, in effetti «nicolaita», cioè oscillante fra una religiosità popolare, a volte superstizione, e la pratica assai
poco cristiana del consumismo, della carriera e della
corruzione.
Al di là di una generalizzazione implicita che esiste dietro il termine «evangelizzazione» che spesso viene enunciato quasi come per esorcizzarlo, occorrerebbe una metodologia per formarsi a una
autentica prassi evangelistica.
Occorrono quindi obiettivi
credibili, piani particolareggiati, strategie concrete di diffusione dell’Evangelo, naturalmente dopo aver fatto un’
attenta analisi sullo stato spirituale dei membri di chiesa
che troppo spesso lo sono per
tradizione o famiglia.
Paolo Spanu pone con forza il problema della conversione personale a Cristo come
esperienza di rinnovamento
interiore: da quanti è veramente vissuta questa esperienza? Quali sono i coinvolgimenti personali conseguenti nella vita secolare, personale e sociale? La nostra fede
viene veramente testimoniata
nel quotidiano o vissuta solo
nei momenti di culto?
Senza un presupposto di vita autenticamente cristiana in
senso responsabile e in un’ottica protestante è difficile darsi degli obiettivi di evangeliz
Precisazione
sulla «diglotta»
Egregio direttore,
desidero ringraziarti per il
bell’articolo sulla nostra diglotta Nuovo Testamento
greco-italiano pubblicato sul
numero dei 2 maggio a pag. 5.
Colgo l’occasione per segnalare una svista e per dare
un’indicazione editoriale di
carattere «archeologico». La
svista si riferisce al sottotitolo
deH’articolo dove si dice che
le note sono state tratte dalla
Bibbia di Gerusalemme invece che dalla Traduction Oecuménique de la Bible (Tob)
come correttamente riportato nel testo dell’articolo.
L’indicazione «archeologica» si riferisce alla genesi di
questo progetto editoriale,
dieci anni fa circa. Sin dall’inizio si prevedeva di avere
due versioni italiane, la Nuova Riveduta e la Gei, a confronto con il testo greco, sulla
scia di altre pubblicazioni similari delle società bibliche.
Il pastore Renato Di Lorenzo comunica il proprio nuovo
indirizzo: via Trento 83,
23100 Sondrio. Tel./fax 0342210729.
La aegnalazione sul calendario «Valli nostre» 1997 relativa alla Chiesa evangelica
battista di Pistoia è erronea,
in quanto la comunità è
tutt’ora sede pastorale vacante. Pertanto ogni comunicazione dovrà essere inviata
al seguente indirizzo: Chiesa
evangelica battista, via Porta
S. Marco 11,51100 Pistoia.
zazlone che non scadano in
polemica religiosa e nel proselitismo. Occorre a tale scopo una leadership ecclesiastica preparata per questo (non
solo i pastori) e in grado di
raggiungere ogni membro di
chiesa e aiutarlo in un processo di crescita della fede in
maniera consapevole, aiutandolo anche nelle problematiche personali e familiari.
Poi è necessario che la chiesa sia ben strutturata secondo i modelli delle epistole in
tutti i ministeri descritti in I
Corinzi 12 e in Efesini 4, 11,
riscoprendo i ministeri e la
loro funzione in chiave moderna, di evangelista, profeta,
apostolo, indispensabili per
una pratica di evangelizzazione finalizzata a creare
nuove chiese in quelle zone
non ancora raggiunte dalla
testimonianza evangelica. I
metodi possono essere diversi, dalla testimonianza ad personam all’uso delle radio
evangeliche alle campagne
evangelistiche pubbliche in
piazza, mediante conferenze e incontri tematici di attualità, con diffusione delle
opere della nostra editoria.
In un’epoca che tende a
omologare tutto e tutti in funzione della sola economia di
mercato, è urgente porre alla
gente la questione del senso
dell’esistenza in una prospettiva veramente escatologica.
Sarà bene riflettere su tutte
queste problematiche affinché il giorno del Signore non
ci colga impreparati (Matteo
24, 42), con la piena consapevolezza che «grandi sono le
messi ma pochi gli operai»
(Matteo 9, 37), con tutte le indicazioni su come procedere
che il Nuovo Testamento ci
suggerisce.
Mario Alberione
Luserna San Giovanni
Non avendo ottenuto l’uso
della Nuova Riveduta si è comunque deciso di andare
avanti con il progetto, «ripiegando» sulla «sola» versione
Gei il cui uso ci era stato accordato prontamente.
Valdo Bertalot - Roma
RSONALI
In data 4 aprile 1997, presso
la Facoltà di Giurisprudenza
dell’Università di Genova,
Isabel Fanlo y Cortés si è laureata discutendo la tesi: «I diritti di libertà del minore: verso il superamento del “dogma” dell’incapacità di agire»,
relatrice la prof. Mariangela
Ripoli. La votazione, assai lusinghiera, è stata di llO/llOe
lode e dignità di stampa.
La comunità della Chiesa
valdese di Genova si congratula con Isabel e formula sinceri auguri per il suo futuro,
che auspica pieno di meritate
soddisfazioni.
RINGRAZIAMENTO
« lo alzo gli occhi ai monti
donde mi verrà l'aiuto?
L’aiuto mi viene dall'Eterno
che ha fatto i cieli e la terra»
Salmo 121,1-2
I figli, i fratelli e I familiari tutti
del caro
Luigi Durand (Vigin)
ringraziano tutte le gentili persone
che con presenza, scritti e parole
di contorto hanno preso parte al
loro dolore.
Un particolare ringraziamento
alla dott.ssa Seves, a tutto il personale medico e paramedico dell’
Ospedale valdese di Torre Pellice
e al pastore Bellion.
Rorà, 16 maggio 1997
20
PAG. 1 2 RIFORMA
11^*
venerdì 16 MAGGIO loo.
Secondo l'Onu il 71% degli abitanti vive al di sotto della soglia di povertà
Honduras, i cristiani di fronte alla fragile democratizzazione
L’impegno dei cristiani,
così come quello dei diversi
settori della società civile,
rappresenta un fattore decisivo in questo anno di elezioni in Honduras. L’argomento
non è solo presente nell’analisi dei principali dirigenti
dell’opposizione ma si esprime anche nella lettura della
realtà fatta dalla gerarchia
cattolica romana (confessione maggioritaria in quel paese dell’America centrale). «La
Chiesa cattolica e i gruppi
protestanti tradizionali sono
forze importanti e necessarie
per il consolidamento del
contraddittorio processo democratico che stiamo vivendo» ha dichiarato Ramon Custodio, presidente del Comitato per la difesa dei diritti
della persona dell’Honduras,
e personalità molto nota in
quel paese.
«Questi settori stanno sviluppando un’azione molto
progressista», dice Custodio.
Ad esempio, all’interno della
Chiesa cattolica, sia i gruppi
che si identificano con la
teologia della liberazione sia
la gerarchia si esprimono a
favore dell’annullamento del
debito estero (tesi che è diventata molto popolare nell’insieme del continente).
Infatti, mons. Oscar Andrés Rodriguez Maradiaga,
arcivescovo di Tegucigalpa e
presidente del Consiglio episcopale dell’America Latina
(Celam), dovrebbe intervenire presso «istituzioni finanziarie intemazionali per ottenere una riduzione o la cancellazione totale del debito
estero...», come indica un
documento recente dei gesuiti onduregni riuniti nell’
ambito di un’équipe di riflessione, di inchieste e di comunicazione (Eric).
Secondo le stesse fonti, il
prelato cattolico romano ha
Honduras: il territorio degli indios miskitos
presieduto di recente una
conferenza internazionale
sulla democrazia e la corruzione, svoltasi a Tegucigalpa,
riunione durante la quale ha
ribadito i suoi attacchi contro il modello che prevale sul
continente. La posizione
dell’arcivescovo, pubblicata
sul settimanale Fides, si traduce con attacchi costanti
contro il modello neoliberista: mai come oggi, secondo
lui, l’Honduras aveva vissuto
una simile situazione di povertà, di violenza e di disperazione.
Le cifre più recenti del programma dell’Onu per lo sviluppo rivelano che il 71% degli onduregni vive attualmente al di sotto della soglia
di povertà e il 55% è indigente, cioè non dispone neanche
delle risorse minime per nutrirsi. La malnutrizione colpisce circa il 40% dei bambini che frequentano la scuola
elementare e oltre un quarto
della popolazione totale.
L’indice dei prezzi al consumo è aumentato del 100% in
questi ultimi anni (dicembre
1993-novembre 1996). Il prodotto interno lordo (Pii) prò
capite è di 597 dollari; supera
solo quello del Nicaragua
che è il più basso di tutta
TAmerica Latina.
In questo contesto di crescente miseria Ramon Custodio afferma: «In Honduras
si sente un vuoto preoccupante. Così come, durante lo
scorso decennio, il mio paese è servito di base per l’aggressione contro le forze rivoluzionarie della zona, sia
in Nicaragua sia in Salvador
e in Guatemala, è legittimo
chiedersi se l’Honduras non
giocherà lo stesso ruolo contro il processo di democratizzazione in corso in questa
stessa zona».
Fonti degni di fiducia assicurano che l’esercito rappresenta il quarto gruppo finanziario nazionale. «È dunque
importante educare i cittadini affinché 0 popolo cessi di
avere paura dei militari e
prenda coscienza della propria forza. È un compito nel
quale i gruppi cristiani e le
organizzazioni di difesa dei
diritti della persona devono
giocare un ruolo decisivo» afferma Custodio. Quest’ultimo, come molti esponenti
dell’opposizione, pensa alla
possibilità di creare una forza politica indipendente dai
due partiti tradizionali (liberale e conservatore).
Tramite le elezioni, un tale
movimento consentirebbe di
rafforzare la democrazia e la
giustizia sociale. Interrogato
sulla posizione dei credenti
di fronte a una simile iniziativa, Custodio ha risposto:
«Gran parte dei cristiani, cattolici e protestanti, sarebbe
presente...». Tuttavia esistono altri settori, legati all’estrema destra americana,
che sono conservatori e pericolosi. «La loro influenza sta
crescendo - sottolinea Custodio -. Essa si traduce con
la crescita di sette legate ai
televangelisti americani e alla Chiesa fondata da Moon...
È chiaro che in Honduras,
come in tutta la zona, esiste
una lotta spietata per guadagnare terreno».
Custodio si interroga su ciò
che potrebbe accadere in
America centrale, e più in generale nei paesi del Sud, se le
opzioni di rimessa in discussione del modello si rafforzassero. «L’economia globale
viene rimessa in discussione.
Si alzano proteste sia a Nord
sia nei paesi della periferia. E
possiamo immaginare che se
la democratizzazione reale
dei nostri paesi rimette in discussione la globalizzazione,
i potenti reagiranno. Da qui
l’importanza della mobilitazione sociale, che comprenderà i cristiani impegnati,
per difendere nonostante
tutto l’attuale tappa di transizione democratica», conclude Custodio. (erti)
: Nicaragua: crescono le tensioni
No dei protestanti ai manuali
cattolici nelle scuole statali
In Nicaragua i rapporti tra
la maggioranza cattolica romana e la minoranza protestante in espansione sono tesi da tempo. A peggiorare la
situazione è sopraggiunta ora
la campagna che mira a introdurre manuali cattolici
nelle scuole pubbliche. La
controversia riguarda una serie di manuali pubblicati
dall’arcidiocesi cattolica di
Managua.
Secondo i protestanti questi nuovi manuali sono manifestamente antiprotestanti e
non dovrebbero essere distribuiti nelle scuole gestite dallo
stato. La copertina di uno di
questi libri, destinati agli allievi di terza media inferiore,
reca una foto del papa e viene
chiesto ai protestanti di non
criticare la devozione dei cattolici per la Vergine Maria.
«Disprezzare Maria è un’assurdità, che solo il diavolo
può ispirare - è scritto nel libretto -. State bene attenti,
fratelli protestanti, state giocando col fuoco. Se volete aumentare il numero dei vostri
fedeli inducendo in errore dei
cattolici non preparati, non
toccate il tema di Maria, Madre di Gesù e Madre di noi
tutti. È una cosa seria e la pagherete cara».
Lo stesso manuale rigetta
la responsabilità delle tensioni razziali sui protestanti:
«Quando i protestanti sono la
maggioranza, ci sono quasi
sempre conflitti razziali», e
aggiunge che negli Stati Uniti
i protestanti sono stati responsabili della discriminazione contro i neri: «Questo
non è avvenuto in altri paesi...
a maggioranza cattolica». Poco dopo l’inizio delle lezioni,
nel febbraio scorso, durante
una riunione con i diretto^
didattici della zona di Mai^.
gua convocata dal ministeu
dell’Educazione mons. Silviu
Fonseca, responsabile dell’e.
ducazione per l’arcidiocesi
ha esortato questi ultimi
utilizzare questi manuali e ha
dichiarato che i genitori devono comprarli per i loro figli,
I responsabili della comunità protestante, che rappre.
senta circa un quarto della
popolazione, hanno immediatamente protestato. «Abbiamo dovuto lanciare una
campagna per promuovere!
rispetto della (Zostituzione»,
ha dichiarato il pastore Gustavo Parajon, presidente del
Consiglio delle chiese evangeliche, sottolineando come
l’introduzione dei manuaS
nelle scuole pubbliche sia lesiva della garanzia costituzionaie di un insegnamento laico, e della clausola che specifica che non c’è una l eligione
di stato. I
Secondo Sixto Ulloa, uno
dei responsabili di una rete
televisiva evangelica di Managua, questa controversia ^
rispecchia il «favoritismo» ,
del governo nei confronti dei ^
cattolici e rappresenta una
«alleanza strategica» tra la 1
gerarchia cattolica e il governo di Arnoldo Aleman, eletto
presidente del Nicaragua nel
gennaio scorso. Secondo Ulloa il nuovo ministro rìell’E-,, |
ducazione, Humberto Bellici i,
favorevole alTutilizzo dei.
manuali nelle scuole pubblio
che, non farebbe altro che
«rimborsare un debito» pei
l’appoggio dato a Aleman dii
cardinale Miguel Obando^ \^
Bravo, arcivescovo di Mana-,
gua, durante la campagna^
letterale. ferii
Un contributo della «Comunione ecclesiale di Leuenberg» in vista dell'Assemblea ecumenica europea di Graz
Chiesa, stato, popolo e nazione: come si situano le chiese protestanti d'Europa
La dichiarazione che segue è stata
adottata dal Comitato esecutivo
della Comunione ecclesiale di
Leuenberg il 1° febbraio scorso a
Tallinn (Estonia). La Comunione di
Leuenberg è un 'alleanza di 98 chiese
protestanti d’Europa (luterane,
riformate, unite, hussite, metodiste,
valdesi e dei Eratelli cechi). Comprende anche cinque chiese protestanti in Sud America. Tra di loro vi
è la piena comunione e il riconoscimento reciproco dell'ordinazione e
dei ministeri.
1) Nel quadro delle conversazioni dottrinali di Leuenberg, il gruppo regionale dell’Europa del SudEst ha intrapreso il compito di esaminare il tema «Chiesa, stato, popolo e nazione» secondo l’orientamento della 4" Assemblea generale
della Comunione ecclesiale di
Leuenberg, tenutasi a Vienna. Il
gruppo regionale si è incontrato
regolarmente dal 1979: fin dall’inizio il suo obiettivo principale è stato la riconciliazione fra i popoli e le
denominazioni. 11 gruppo è composto da delegati delle chiese protestanti dell’Austria, della Repubblica ceca, della Francia, della Germania, dell’Italia, dell’Ungheria,
della Romania, della Slovacchia,
della Slovenia, della Svizzera e della Iugoslavia attuale. 11 suo compito principale è di prendere in considerazione le esperienze delle
chiese protestanti nel Sud e
nell’Est dell’Europa e di avviare
una riflessione teologica comune
nell’ambito della Comunione ecclesiale di Leuenberg. 11 gruppo regionale è riuscito a diventare un
luogo privilegiato in cui può avvenire un dialogo fiducioso e aperto.
Data la varietà delle esperienze e
delle situazioni, questo è veramente essenziale e utile. Il gruppo pre
senta la seguente dichiarazione come risultato preliminare del suo lavoro sul tema indicato.
2) Ci piaccia o no, il protestantesimo esprime due atteggiamenti
differenti nel suo rapporto con il
popolo e la cultura, lo stato e la nazione. Per i riformatori, era importante che ognuno potesse ascoltare
e comprendere Ì’Evangelo: per
questa ragione la Bibbia fu tradotta
in lingua volgare. Di conseguenza,
anche il culto fu tenuto in lingua
volgare. Così, fin dall’inizio, la
Riforma fu strettamente collegata
alla cultura del tempo; la Riforma
ebbe stretti legami con il popolo e
con la sua lingua. Le chiese sono
cresciute affondando le loro radici
nella nazione e nella cultura, e allo
stesso tempo la chiesa ha avuto
un’influenza formativa sulla nazione e sulla cultura. I poteri politici
sperimentarono la Riforma sia come opposizione sia come sostegno. In molti casi la Riforma fu alleata con i sovrani locali e quindi
con i loro territori.
Questa vicinanza dà oggi al protestantesimo la sua caratteristica
ma allo stesso tempo lo mette in
pericolo. 1 suoi stretti legami con le
caratteristiche culturali, regionali e,
più tardi, anche nazionali, del tempo gli hanno impedito di essere
aperto ad altre forme culturali e
confessionali di vita cristiana. L’appoggio dato allo stato, al popolo e
alla nazione ha portato in varie occasioni ad atteggiaìnenti nazionalistici discutibili diventati più importanti della comunità mondiale delle
chiese e dei cristiani.
3) A proposito delle chiese della Riforma oggi, affermiamo: Non
serve opporre l’uno contro l’altro
questi due aspetti: stretta connessione con il popolo e la nazione e
responsabilità a livello mondiale.
Oggi stiamo cercando di capire che
cosa ci sia dietro gli insidiosi concetti di «popolo» e di «nazione». Sia
il popolo che la nazione sono termini storicamente determinati. Essi ci offrono chiaramente uno spazio in cui condividere la vita e
l’esperienza comune nonché l’espressione culturale, sociale e politica. Il popolo trova lì la propria
patria, il proprio orientamento e la
possibilità di identificazione. Popolo e nazione tuttavia non devono diventare un luogo di esclusione e di separazione dagli altri. Devono essere aperti a incontrare altri popoli e nazioni, le esperienze e
la ricchezza culturale degli altri, e
devono condividere la responsabilità nei confronti del mondo. Perché questo avvenga, deve essere
stabilito un dialogo fra le nazioni e
devono essere costruite strutture
di cooperazione internazionale.
4) Diversi fattori determinano i
conflitti esistenti fra popoli, nazioni e stati. La formazione di stati nazionali nel 19® secolo avvenne nel
contesto di numerosi conflitti etnici, che furono una delle cause di
ambedue le guerre mondiali. L’istituzione del sistema di stato socialista dopo la seconda guerra mondiale dissimulò tutta una serie di
conflitti etnici, ma non riuscì a risolverli o diede soltanto l’impressione di averli risolti. Come risultato degli sviluppi politici iniziati nel
1989, questi conflitti sono nuovamente scoppiati. Il riemergere dei
conflitti etnici è causato in parte
dal peggioramento delle condizioni economiche di base. Nei paesi
dell’Europa occidentale la crisi
economica ha anche alimentato
l’aggressività verso le minoranze.
Fra coloro che sono colpiti dalla
xenofobia e dagli attacchi contro le
minoranze si trovano i rifugiati e i
richiedenti asilo, che sono presenti
in gran numero in molti stati europei. Per via della loro natura dualistica, le chiese della Riforma hanno
le loro responsabilità in queste
tensioni e conflitti: da un lato attraverso i legami etnici e territoriali
(ad esempio ungheresi o slovacchi)
e dall’altro per le loro appartenenze denominazionali (luterane o
riformate).
Come soluzione ai problemi attuali, proponiamo tre richieste fondamentali:
- La richiesta che i conflitti tra gli
stati e all’interno degli stati siano risolti in modo nonviolento (Cecenia,
Irlanda del Nord, ex Iugoslavia) non
deve essere elusa o abbandonata.
Dobbiamo nuovamente cercare
strumenti politici per mantenere la
pace. La pace è e rimane il più grande bene temporale.
- Il principio in vigore nelle democrazie parlamentari di prendere
decisioni a maggioranza non deve
portare allo smantellamento della
tutela e della promozione delle minoranze (linguistiche, culturali, di
educazione). Deve essere data
un’attenzione particolare al problema delle minoranze all’interno
delle minoranze (ad esempio una
minoranza confessionale all’interno di una minoranza etnica).
- La tentazione di risolvere i problemi di una società (ad esempio i
problemi economici) scaricando la
colpa sulle minoranze etniche e sui
gruppi emarginati (capri espiatori)
deve essere respinta a nome della
civiltà.
Come conseguenza, a breve e
lungo termine, un processo cruciale di apprendimento per le società, i popoli, le nazioni e gli stati
europei, deve essere quello di sviluppare la capacità degli individui
e dei gruppi a vivere insieme e in
modo civile condizioni di pace e di
giustizia multietniche, multiculturali, multiconfessionali e multireligiose.
5) Come uno dei luoghi in cui la
riconciliazione viene predicata e
sperimentata, le chiese devono dare un contributo particolare alla riconciliazione tra i popoli e al loro
interno. Spesso, nel corso di questo
secolo, esse non sono state all’altezza di questo compito. Questo è
tanto più difficile da accettare se si
riflette sul fatto che il nostro .secolo
è fortemente influenzato dal movimento ecumenico, che ha portato
le chiese più vicine le une delle altre di quanto lo siano mai state in
passato. Dobbiamo chiederci in
che modo le chiese riusciranno a
mettere in pratica con successo
questa esperienza ecumenica, sia
politicamente sia eticamente, rispetto ai diffusi conflitti tra i popoli
e al loro interno. Questo può essere
fatto da una chiesa che rinunci alla
sua pretesa di essere l’unica rappresentante di un popolo contro altre chiese e da una attiva collaborazione tra le chiese per la realizzazione della coesistenza pacifica fra
gruppi e popoli disuniti.
Inoltre, dobbiamo chiederci in
che modo le chiese, che sono collegate ecumenicamente, possono far
fronte ai conflitti politici e militari
in maniera nonviolenta. Il dovere
della soluzione nonviolenta dei
conflitti è particolarmente importante se si tiene conto del numero
crescente di gente che è straniera
nel proprio paese (immigrazione)Le chiese hanno la responsabilità
comune di portare testimonianza
all’Evangelo fra i popoli in parola e
in azione e di praticare l’amore per
i loro vicini, ivi compresi i nemiciCome possono adempiere questo
compito ecumenicamente?