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Anno 80 - n. 26
29 giugno 1990
L. 1.000
Sped. abbonamento postale
Gruppo II A/70
In caso di mancalo recapito rispedire
a : via Pio V. 15 - 10125 Torino
Gesù dice: « lo sono la luce del mondo
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
UN CASO ANOMALO
Il papa
e i quattro
cantoni
Ecco brevemente i fatti: verso la fine di maggio mons. Wolfgang Haas (cittadino del Liechtenstein) riceveva rinvestitura
a vescovo di Coira, una diocesi
che si allarga su quattro cantoni svizzeri: Grigioni, Uri, Schwyz
e Zurigo. Ma la nomina è stata
fortemente contestata, tanto che
gli altri vescovi cattolici svizzeri hanno consigliato ad Haas di
dimettersi. Migliaia sono le lettere e gli appelli firmati dalla
gente, ed il caso ha ricevuto una
larga risonanza in tutto il paese.
Due sono, essenzialmente, i
motivi di questa vasta opposizione. Anzitutto mons. Haas è
considerato un uomo della restaurazione: è ostOe ad ogni innovazione nella chiesa ed ha posizioni non più sostenibili dopo
il Vaticano II. Pare che sia, fra
l’altro, affiliato all’Opus Dei.
Ma in secondo luogo la nomina vaticana ha leso un antico
diritto: un concordato siglato
nel 1828 (ma le cui radici risalgono al XVI secolo) stabiliva
due cose. Primo: la nomina del
nuovo vescovo sarà fatta su una
terna di nomi che i cantoni dei
Grigioni, di Schwyz e di Uri presenteranno alla Santa Sede (ed
essi avevano escluso il nome di
Haas); secondo: il vescovo deve
essere un grigionese (ed Haas
non lo è). Le autorità cantonali
pertanto non hanno riconosciuto l’atto compiuto da Roma e
di conseguenza hanno sospeso i
contributi statali destinati alla
diocesi di Coira, versandoli, per
il momento, su un «conto di solidarietà ».
La vicenda è destinata ad avere ulteriori sviluppi e sarà interessante vedere se l’assolutismo
romano avrà ragione delie autonomie locali, o viceversa.
Non ci permettiamo di entrare in una questione molto complessa che andrebbe studiata
con attenzione. Constatiamo però che, ancora ima volta, la volontà di Roma si impone con la
forza contro le comunità locali
e, guarda caso, per perfezionare un progetto di conservazione.
D’altra parte è conforme all’ecclesiologia cattolica (solo in
parte corretta dal Vaticano II)
che il papa abbia il potere decisionale. In questo caso, tuttavia, egli è andato oltre infrangendo, unilateralmente, tm concordato che gli limitava la propria libertà.
Perché, mi domando, ciò che
è lecito al papa non potrebbe
anche esser lecito al popolo italiano, denunciando, unilateraimente, un concordato che lede
le sue libertà democratiche?
Sarebbe certamente un po’
spiacevole se, in una materia così complessa ed importante, il
papa pensasse di poter usare
due pesi e due misure!
Luciano Deodato
POTSDAM: COLLOQUIO ORGANIZZATO DAL KIRCHENTAG DELLA RDT
L’avvenire dei tedeschi in Europa
La rivoluzione pacifica della Germania Est
sembra essere la ripetizione di una storia
medioevale : è cominciata nelle chiese, poi le
chiese hanno aperto le porte a tutti coloro
che volevano entrare. E’ continuata sui sagrati e nei cortili delle chiese alla luce delle
candele e infine sotto la pressione della folla è scesa nelle strade ed ha invaso le città.
Questa rivoluzione, lanciata e sostenuta
dalle chiese protestanti, ha avuto come risultato che le chiese hanno loro esponenti in
prima linea nella politica: una trentina di
pastori sono membri del Parlamento, uno è
ministro della difesa, il vicepresidente del Sinodo è primo ministro, moltissimi laici impegnati sono parlamentari e sindaci.
E’ naturale perciò che il futuro della Germania interessi da vicino le chiese. La questione dell’unione delle Germanie e il ruolo
di questa nell’Europa sono state l’oggetto di
discussione di un Colloquio organizzato dal
Kurchentag della RDT a Potsdam dall’ll al
13 maggio scorso sul tema « l’avvenire dei tedeschi in Europa ». Tra i 120 partecipanti nu
merose personalità della politica e delle chiese delle due Germanie; Erhard Eppler, politologo della SPD occidentale ma egualmente
presidente del Kirchentag della RPT, Hans
Knop, W.D. Graeve, segretario di stato della
RDT, Biedenkop, C.P. von Weizsäcker, Rita
Sussmuth presidente del Bundestag e Sabine
Bergmann-Pohl presidente della Volkskammer.
Simbolico il luogo del colloquio; la Cecilienhof di Potsdam dove 45 anni fa Stalin,
Truman e Churchill hanno ratificato gli accordi di Jaita sulla divisione del mondo. Oggi le presidenti dei due Parlamenti tedeschi
si sono confrontate per una nuova politica di
unità tra le Germanie, nell’Europa.
Le divisioni tra le due Germanie, al di là
delle volontà, rimangono: nella RDT ogni
abitante ha 27 mq di superficie abitativa
contro i 35 della RET, la produttività nella
RDT è metà di quella della RPT, i salari sono nel rapporto 1 a 3. Perciò l’unione monetaria e sociale che avrà inizio il prossimo 2
luglio ( che i Parlamenti di Bonn e Berlino est
hanno ratificato il 22 giugno scorso) avrà i
suoi problemi : quale sarà l’impatto del
marco occidentale sull’economia orientale?
A parte i problemi interni la domanda
che si è posto Eppler è; quale sarà il ruolo
della Germania nel rapporto tra il nord e il
sud del mondo? Chiedendo che nella nuova
carta costituzionale fosse inclusa una presa
di posizione su questo problema. Von Weizsäcker, poi, ha detto di « capire chi ha paura
di una Glermania fatta da 80 milioni di abitanti ».
Insomma, il Colloquio ha enunciato molti
problemi che le chiese dovranno affrontare
e ha messo davanti a tutti il pericolo^ della
velocità. Tutto va troppo in fretta : « Sono incapace di abbandonare la frequentazione quotidiana con la Parola di Dio — ha detto il
past. Schorlemmer, oggi parlamentare —. Non
posso sostituirvi il mandato elettivo. Quando
le cose vanno in fretta, c’è il rischio che la
testa cominci a girare se non si hanno i piedi ben piantati in qualcosa».
G. G.
SABINE BERGMANN-POHL
Sabine Bergmann-Pohl, medico,
madre di famiglia e membro
della CDU (Unione cristiano-democratica) della RDT (Repubblica democratica tedesca) è anche la presidente della Camera
del Popolo (cioè del Parlamento) tedesco orientale.
E’ stata intervistata da Réjorme.
Il tuo partito si definisce
« cristiano-democratico ». Osservando i partiti democristiani dell’Italia, della Germania e della
Francia, ci si chiede se l'aggettivo « cristiano » abbia ancora ragione di esistere. Pensi che si
possa ancora fare politica servendosi della parola « cristiano »?
Domanda diiRcile. Ma come
possiamo spingere dei cristiani
a diventare attivi politicamente
Se non trovano un quadro adeguato, cioè il quadro di un partito che sia anche una comuni
I cristiani sono decisivi
là cristiana? Il nostro gruppo
parlamentare, che funziona abbastanza bene, è composto di
pastori, medici e avvocati. Mi è
impossibile immaginare che potrei fare politica in un altro partito.
Come donna incontri particolari difficoltà nel posto che occupi?
Come donna il mio problema principale è quello di mio
marito, che deve assumere quotidianamente il lavoro di gestione della casa e dell’educazione
dei ragazzi perché io, praticamente, non sono più a casa. Come donna impegnata in politica sono accettata da tutte le tendenze politiche, anche dalle opposizioni, che si sono rallegrate
con me della mia elezione. Inol
tre la mia elezione è un segnale importante per tutte le donne.
Molti osservatori pensano che
le prime vittime del cambiamento economico in RDT saranno
le donne sole, madri di famiglia.
Cosa pensi a questo proposito?
Non abbiamo assolutamente
la volontà di abbandonare la politica di gestione statale degli
asili e delle scuole materne e
delle sovvenzioni per le spese di
alimentazione dei bambini. Questi servizi e questi aiuti continueranno.
Creeremo poi nuovi posti per
assistenti sociali — ü nostro
paese non ne ha mai avuti —
che dovranno intervenire verso i
bisognosi e le donne, che per
mancanza di esperienza e di ini
UNA PREGHIERA
Uelezione e Vesclusione
ziativa personale sono cadute
nella disperazione. Un programma sociale particolare dovrà farsi verso le madri sole per evitare che diventino un caso sociale. Mi impegnerò particolarmente su questo tema, anche se
— da sola — non potrò far molto, ma spero che altri mi aiuteranno.
Le chiese dei paesi dell’Est europeo e della Germania — e particolarmente le chiese protestanti — hanno ancora abbastanza
autorità e influenza per giocare
un ruolo nell’edificazione delle
nuove democrazie?
Il ruolo più importante nel
processo di democratizzazione è
stato esercitato appunto dalle
chiese. La nostra rivoluzione pacifica è stata fatta da gente che
veniva dalle chiese e da altra
che era esterna alle chiese stesse. Inoltre la nostra rivoluzione
si è fatta con le candele in mano e in futuro non bisognerà
dimenticare che le iniziative più
decisive sono state prese da dei
cristiani. Ciò testimonia che le
chiese hanno un ruolo terribilmente importante da svolgere
nella società e nella politica.
Intervista a cura di
Marie Louise Bernasconi
Dio nostro, tu sei il Dio dell’elezione.
Il tuo amore sceglie secondo il tuo piacere,
che non è l’arbitrarietà del favore momentaneo
ma lo slancio della tua tenerezza, la foga del tuo
attaccamento.
Così, tu che sei il Dio di tutta la terra, di tutte
le nazioni, di tutte le culture, hai — nonostante
questo — scelto di essere all’inizio il Dio di un
solo angolo della terra, di un solo popolo, di una
sola cultura e di una sola natura: Israele. Tu non
sei il Dio generico delle universalità astratte. Tu
sei il Dio elettivo di un unico amore, confessato
e riconosciuto, attaccato e testardo, esclusivo co
me il cuore, che ritorna incessantemente verso
l’eletto che ha scelto.
Tu vorresti che, ad immagine tua, anche noi
sapessimo vivere di elezione, perché si tratta sempre di saper scegliere quando entrare nella fede
e vivere la fede in quella data chiesa; quando
amare quella donna o quell’uomo, senza potere
né volere disimpegnarsi; quando votare per quel
partito e non per quell’altro. Dio nostro, dacci la
gioia dell’elezione, che è dirittura dello spirito e
semplicità della convinzione.
Come fai, però, a non vedere che dire elezione
significa presto provocare l’esclusione? Quante volte, Dio nostro, ci siamo sentiti esclusi proprio da
quelli che credono più di noi; da quelli che si
amano, senza di noi; da quelli che votano in modo
diverso o contrario a noi? Quante volte abbiamo
sofferto per la scelta degli eletti e ci siamo disprezzati per averli invidiati e alla fine odiati?
Quante volte ci siamo trovati all’esterno, davanti
alle porte chiuse e ostili delle chiese, a costeggiare i muri delle proprietà private, a detestare le
barriere e le barricate, là dove stanno gli altri,
quelli dell’« altra parte»?
Allora torniamo a guardarti, in modo nuovo;
ed ecco che tu, il Dio dell’elezione, ti rivolgi, in
modo preferenziale, verso gli esclusi. Ecco che tu
non hai mai trovato in Israele una fede grande
quanto quella della donna cananea, che abitava
il territorio di Tiro e di Sidone, o quanto quella
del centurione romano di Capernaum. Dio nostro,
aiutami a capire e a vivere il fatto che la tua elezione è proprio per me, quando mi sento escluso.
Dai agli esclusi la libertà gioiosa di entrare nell’elezione e dai agli eletti l’inquietudine salutare
di ritrovarsene, forse, là di fuori.
Perché gli ultimi saranno i primi e i primi
gli ultimi. Questo è il gioco della tua grazia con
la nostra fede. E’ il gioco della vita con te.
André Dumas
FCEI
Per l'Iran
La Federazione delle chiese
evangeliche in Italia ha deciso
di aprire una sottoscrizione in
favore delle popolazioni colpite dal terremoto che ha devastato l’Iran nella provincia di
Gilan, tra il Mar Caspio e le
montagne dell’Azerbaigian. Le
offerte vanno inviate tramite
il ccp n. 38016002 intestato alla Federazione delle chiese evangeliche in Italia, via Firenze 38, 00184 Roma, specificando nella causale: « sottoscrizione per l’Iran ». I doni così ricevuti saranno inoltrati in
Iran tramite il Consiglio ecumenico delle chiese.
2
commenti e dibattiti
1
29 giugno 1990
A colloquio con i lettori Appuntamenti
GLI ANZIANI
NEGLI ISTITUTI
Caro Direttore,
ho letto gli interrogativi di un lettore sul n. 24 riguardo alle rette delle
case di riposo, e voglio cercare di
esprimere la mia opinione.
Mi pare che questo signore faccia
un po' di confusione fra i costi di ristrutturazione delle nostre opere e le
spese di gestione. La casa di riposo
può essere più o meno bella, e le spese
per renderla tale possono anche essere notevoli, ma questo è un bilancio a
parta.
La retta che viene chiesta è data
dai costi di gestione divisi per il numero degli ospiti. Bisogna tener presente che la retta che risulta da questa operazione, per più di due terzi è
rappresentata dal costo del personale.
Ogni direttore di istituto, ohe ospiti
persone non autosufficienti, penso che
possa confermare quanto ho detto.
I casi sono due. O pretendiamo che
le opere valdesi stabiliscano rette al
di sotto del reale, e allora non ci si
dovrà stupire se i deficit di gestione
raggiungono cifre da capogiro; o puntiamo su un'assistenza scadente.
E' finita l'epoca del personale sottopagato. A quell'epoca il numero degli
ospiti non autosufficienti era molto più
limitato di oggi e le patologie non così gravi. Allora si aveva ancora il diritto di morire di vecchiaia. Ora si è
voluto — giustamente, a mio parere —
adeguare gli stipendi a quelli correnti in
altri settori e dare un'assistenza qualificata.
Cosa dire allora ad un figlio che ha
due genitori anziani da ricoverare?
Ebbene, io consiglierei di controllare le possibilità di aiuto da parte dell'Ente pubblico, che interviene per aiutare nel pagamento delle rette chi non
è in grado di farvi fronte. Nei casi
meno gravi si può chiedere l'intervento dell'assistenza a domicilio. In questo modo l'anziano non è strappato
alla sua casa, sicuramente è più contento e i costi sono inferiori.
Ma mi guarderei bene dal consigliare alle opere, messe in questione dalla
lettera, di praticare un'assistenza scarsa e dequalificata. Troppi casi e scandali si sono sentiti di anziani lasciati
tutto il giorno a letto, sporchi e non
curati. In molti di questi casi le rette
erano anche superiori a quelle degli
istituti valdesi, ma qui entrava in gioco
la speculazione più volgare.
Ritengo quindi che alle opere della
chiesa valdese dobbiamo chiedere che
le rette siano reali per un buon standard di assistenza, che garantisca dignità e serenità al nostri vecchi. Ai
figli dico che, se i genitori negli ultimi anni della loro vita hanno necessità
di essere aiutati, cerchino di ricordare quanti e quali sacrifici hanno
fatto questi stessi genitori per dar
loro tutto quello di cui avevano bisogno. e accettino qualche rinunzia con
serenità.
Cordialmente.
Anna Celli, Pomaretto
Caro Direttore,
ho letto la lettera accorata che avete pubblicato sul n. 24 del 15.6.1990
e mi sembra importante che le domande
in essa contenute non rimangano senza risposta, in quanto esprimono la
preoccupazione di molti, lo non posso certo rispondere a nome di tutti
gli istituti per anziani che la Chiesa valdese gestisce; farò pertanto riferimento alla situazione dell'istituto di cui
porto [insieme ad altri) la responsabilità, l'Asilo di San Germano. In esso
gli ospiti sono divisi in due categorie: gli autosufficienti, che si gestiscono da sé (mangiano da soli, si lavano, si vestono...) ed i non-autosufficienti, che hanno bisogno di molte
cure e di continua assistenza. Per i primi chiediamo una retta di L. 930.000
mensili, mentre per i secondi è di L.
1.750.000 mensili. E' tanto? E' poco? lo
penso che la retta vada valutata in
base ai servizi che vengono resi agli
ospiti e credo di poter dire che, da
questo punto di vista, le rette sono
basse. Ma occorre aggiungere che l'Asilo, come altri istituti delle valli, ha
una convenzione con l'USSL per un
certo numero di ospiti non-autosufficienti, in base alla quale l'Unità sanitaria si fa carico di quella che è
chiamata • quota sanitaria », pari a circa
L. 800.000 al mese, ed in caso di necessità copre l'intera retta. Per questi ospiti dunque, attraverso la collaborazione dell'USSL, i problemi sembrano in parte risolti: rimangono, certo, le lunghe liste di attesa...
Gli autosufficienti devono invece pagare ia retta per intero e per qualcuno
FONDO DI SOLIDARIETÀ’
Iniziative in corso
Dall’elenco qui sotto pubblicato, e relativo al mese di maggio, i lettori potranno apprendere che la somma inviata per l’opera della Chiesa presbiteriana
in Mozambico ammonta a lire
12.520.000. Come si ricorderà, avevamo sospeso l’invio della cifra accantonata (L. 7.390.000) in
quanto ci era stato preannunciato un contributo da parte delle scuole domenicali e catechismi della Val Germanasca, contributo che nel frattempo ci è
pervenuto e che ha appunto incrementato notevolmente l’importo da destinare alla suddetta
chiesa.
Chiusa questa sottoscrizione,
continuano le altre due. La prima a favore del progetto salute
delle Chiese evangeliche del Madagascar. Si tratta di un progetto che doterà i villaggi più isolati di quella vasta regione di
farmacie con relativa assistenza a carattere igienico-sanitario,
evitando agli abitanti gli attuali
spostamenti nei grandi centri per
rifornirsi di quanto necessita loro. Al momento in cassa abbiamo L. 2.150.000.
La seconda riguarda la solidarietà nei confronti degli abitanti della zona di Prarostino, colpiti dal grave incendio che ha
provocato ingenti danni. Abbiamo già fatto un primo invio di
20 milioni di lire ed in cassa
abbiamo altri 7 milioni e mezzo.
Preghiamo di inviare le offerte
al conto corr. postale n. 11234101
intestato a La Luce, Fondo di
solidarietà, via Pio V 15, 10125
Torino indicando la causale del
versamento.
Offerte pervenute nel maggio 1990
L. 5.130.000: Scuole domenicali e
Catechismi Val Germanasca.
L. 4.000.000: Waldenserkomitee in der
deutschen Schweiz.
L. 2.544.000: Chiesa vaidese Torre
Peilice (2” vers.).
L. 330.500: Chiesa vaidese Brescia.
L. 300.000: Scuoia domenicale S. Germano Chisone.
L. 256.000: Chiesa valdese Forano
Sabino.
L. 200.000: Aido Cianci; Sergio Peyrot.
L. 120.000: Famigiia Salluzzo in mem.
di Silvestro.
L. 100.000: Famiglia Guido Tron;
Maria Eiisa Fiorio: Ambrosina Malan
Coi'sson; Stefano Alberto Rostan; Mafalda Grill, in mem. del marito; Gabriella Grillo; Mirella e Ernesto Bein.
L. 70.000: Chiesa valdese Torino (2”
versamento).
L. 50.000: Lina Giampiccoli; Edvina
Travers: Jolanda Fuhrmann.
L. 45.000: Anonimo veneziano.
L. 30.000: Luigi Guiso.
Totale L. 14.075.500; Totale precedente L. 8.098.719; In cassa lire
22.174.219.
Inviate per « Aiuto urgente Chiesa
presbiteriana del Mozambico » lire
12.520.000.
Restano in cassa L. 9.654.219.
può essere un problema, anche se essa non è «esageratamente alta», come
dice la lettera. Chi paga? A me sembra giusto che gli ospiti stessi e le
loro famiglie si facciano carico al
limite delle loro possibilità del pagamento della retta, prima di chiedere
aiuto alla chiesa. Faccio un esempio
(anche se è sempre antipatico fare degli esempi): vi sono delle persone
che hanno una pensione minima, ma
hanno delle proprietà. E' giusto chiedere alla chiesa di tenere le rette
basse, e dunque di fare dei debiti,
per poter lasciare queste proprietà ai
figli ed ai nipoti?
Chiarito questo, io dico che in caso
di vera necessità la chiesa deve Intervenire perché tutti possano godere
di una vecchiaia serena. Ed è questo
che la chiesa fa, aiutando con i doni
ed il lavoro volontario, da sempre, lo
non ricordo un caso di persone che
siano state respinte perché non potevano pagare ia retta.
Spero di aver chiarito, con questa
mia risposta, i dubbi. Deve restare
ferma, comunque, la convinzione in
tutti che le opere sono proprietà e responsabilità di ognuno di noi, della
chiesa intera, e non solo di alcuni.
Paolo Ribet, S. Germano Chisone
ABITIAMO TUTTI
UN SOLO VILLAGGIO
Nella sua lettera pubblicata nel numero del 22 giugno il sig, Nazzario
Nazzari si iamenta deiia parzialità
deH'articolo « La Cina è nelia Nato? ».
Con l'occasione, rivanga la vecchia polemica deli'antiamericanismo e del
« partito preso » dei nostro settimanale.
A parte il fatto che il mensile francese « Le Monde Diplomatique » è generalmente riconosciuto come uno dei
più obiettivi e documentati periodici a
iivello mondiaie, spiace che questo
— come altri lettori — non vogiia
intendere lo spirito col quale l'articolo
(ed altri del genere) era scritto. Esso
voieva essere una ennesima denuncia
della politica degli armamenti, da qualunque parte provenga. Sono ormai decenni che il nostro settimanale si batte contro questa politica e certamente
continuerà a farlo. Non basta « citare
a memoria » eventuali trattative di disarmo; occorre documentarle.
Come abbiamo tentato di dire nel primo numero-prova di quello che dovrebbe essere il nostro nuovo periodico,
viviamo in un « villaggio globale » ed
il fatto di essere americani, o russi, o
italiani, è del tutto secondario: dobbiamo finalmente renderci conto che I
« misfatti americani » o i missili atomici della Cina interessano ognuno
degli abitanti del « villaggio ».
Roberto Peyrot, Torre Pellico
GLI INTRAMONTABILI
GIACOBINI
Caro Direttore,
a seguito del dibattito sul nostro settimanale su « Pace, giustizia e salvaguardia del creato », sulla povertà e
la fame nel mondo e per il condono del
debito dei paesi del terzo mondo e/o
in via di sviluppo..., ti segnalo i due
« pezzi » che seguono, trovandoli molto
adatti ed attinenti sia alla discussione che alle condizioni in cui versano
tuttora svariati popoli del mondo, senza la pur minima prospettiva che ne
possano venir fuori...:
« Dubito che non vi possano più
essere diseredati, se non si fa in modo che ognuno abbia delle terre... Un
diseredato sta al di sopra dei governi
e delle potenze della terra: egli deve parlar loro da padrone... Occorre
una dottrina che traduca in realtà questi principi e assicuri l'agiatezza al
popolo intero »,
(Louis Antoine Léon Saint-Just,
detto l'Arcangelo della Rivoluzione francese, 1767-94)
« Il diritto di possedere deriva da
quello di vivere. Di conseguenza tutto
ciò che è indispensabile per la nostra
esistenza è nostro e niente di super
fluo può legittimamente appartenerci
finché altri mancano del necessario ».
(Jean-Paul Marat, detto
"l'amico del popolo").
Arcangelo Pino, Terni
Dal 1” all’8 luglio — SCOGLITTI:
presso il Centro di Adelfia si tiene
il campo per ragazzi dagli 11 ai 14 anni
sul tema « Non di solo amore e tenerezza... ». Iscrizioni e informazioni tei.
0932/980132.
ne il campo donne sul tema « Donne
allo specchio: immagine e utopia ».
Dal r al 13 luglio — ROCCA DI
PAPA (Roma) — Presso il Centro evangelico battista si tiene il 2° campo per ragazzi dagli 11 ai 13 anni sul
tema « Disciplina sportiva e disciplina
di vita cristiana ». Iscrizioni e informazioni tei. 06/ 9499014 - 5780412.
Dal 7 al 14 luglio — PRALI; Presso il Centro ecumenico di Agape si tiene un campo per ragazzi dai 7 ai 9
anni sui tema « Le nostre intani... e i
nostri piedi ». Informazioni ed iscrizioni tei. 0121/807514 (ore 9-12.30/1519) fax 0121/807690.
Dal 3 all’8 luglio — CAGLIARI; Presso il Centro « Campo Sardegna » (al
km. 24,200 della statale Cagliari-Olbia)
si tiene un campo per ragazzi dai 7
agii 11 anni sul tema « Dio esiste, com’è, è coinvolto?». Informazioni ed
iscrizioni tei. 070/758018 o 070/666876.
Dal 9 al 16 luglio — SCOGLITTI (RG):
— Presso il Centro di Adelfia si
tiene un campo per ragazzi dai 15 ai
17 anni sul tema « GII italiani sono razizisti? ». Iscrizioni e informazioni tei.
0932/980132.
Dal 4 al 17 luglio — SANTA SEVERA:
Presso il Villaggio della Gioventù si
tiene un campo per famiglie sul tema « Etica cristiana nella realtà imoderna ». Iscrizioni e informazioni tei.
0766/740055.
Dal 10 al 17 luglio — CAGLIARI:
Presso il Centro « Campo Sardegna »
(km. 24,200 statale Cagliari-Olbia) si
tiene un campo per ragazzi dai 12 ai
15 anni sul tema « Dio esiste, com'è,
è coinvolto? ». Informazioni ed iscrizioni tei. 070/758018 oppure 070/666876.
Dal 4 al 17 luglio — MONTEFORTE
IRPINO; Presso il Centro incontri del
Villaggio XXIII Novembre si tiene un
campo per ragazzi dai 9 ai 13 anni
sul tema « Raccontiamoci le nostre
storie ». Informazioni ed iscrizioni tel0825/682698.
Dal 12 al 15 luglio — VELLETRI:
Presso il Centro di Ecumene si tiene
un campo di azione sociale sul tema
<( Diaconia e riforma della società ».
Informazioni ed iscrizioni tei. 06/
9633310 oppure 06/4743695.
Dal 7 al 14 luglio — FRALI: Presso il Centro ecumenico di Agape si tie
Dal 14 al 24 luglio — TAVERNA
(CZ) — Presso il Centro di Bethel si
tiene ii campo per famiglie sul tema
« Tra ii diluvio e l’arcolaleno ». Informazioni ed iscrizioni tei. 0885/429177
e 090/52817. Il telefono del Centro
(aperto dal 14.7 è 0961/922059).
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
Direttore; Giorgio Gardlol
Vicedirettore; Giuseppe Piatone
Redattori: Alberto Corsani, Luciano Deodato, Adriano Longo, Plervaldo
Rostan
Comitato di redazione: Mireiia Argentieri Bein, Valdo Benecchi, Claudio
Bo, Aiberto Bragaglia, Franco Carri. Franco Chiarini, Rosanna Ciappa Nitti, Gino Conte, Piera Egidi, Emmanueie Paschetto, Roberto
Peyrot, Mirella Scorsonelli
Segreteria: Angelo Actis
Amministrazione: Mitzi Menusan
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Consiglio di amministrazione: Costante Costantino (presidente), Adriano
Longo (vicepresidente). Paolo Gay, Giorgio GardioI, Franco Rivolta (membri)
Registro nazionale della stampa: n. 00961 voi. 10 foglio 481
Il n. 25/90 è stato consegnato agli Uffici postali di Torino e a quelli delle
valli valdesi il 21 giugno 1990.
A questo numero hanno collaborato: Maurizio Abbà, Maria Luisa Barberis,
Ivana Costabel, Carlo Gay, Dino GardioI, Roberto Peyrot.
3
29 giugno 1990
chiese e stato 3
VERSO IL NUOVO ANNO SCOLASTICO
Iscrizioni: cosa fare per la religione?
Nella lunga vicenda un punto fermo è la sentenza, inequivoca, della Corte Costituzionale: l’IRC è materia facoltativa, e nessun obbligo può derivare a chi non se ne avvale - Resta la contraddittorietà delle norme ministeriali
Tempo di iscrizioni a scuola.
Ogni anno le famiglie e gli studenti usano gli ultimi giorni di
giugno e i primi di luglio per
adempiere alle formalità della
iscrizione alla scuola. Tra queste
vi è quella se avvalersi o meno
deWinsegnamento della religione
cattolica (Ire).
Nota è la posizione di tutte le
chiese evangeliche italiane e degli
ebrei: non si accetta rinsegnamento confessionale cattolico (e tale è
l’ora di religione secondo i programmi approvati dalla Conferenza episcopale italiana ed emanati
con decreto ministeriale) e si chiede che l’ora di religione, facoltativa secondo la Corte costituzionale, sia collocata alla prima o all’ultima ora dell’orario giornaliero, in
modo da consentire allo studente
di entrare un’ora dopo od uscire
un’ora prima.
Sulla base di questa posizione
le chiese hanno iniziato vertenze giuridiche, che hanno costretto
il Ministero della pubblica istruzione a rivedere molte delle sue
posizioni.
Innanzitutto la Corte costituzionale ha stabilito in maniera non
equivoca che l’Irc è materia « facoltativa » e che « nessun obbligo » può derivare a chi non si avvale di esso (sentenza n. 203 del
12 aprile 1989). L’obbligo di frequenza dell’Irc deriva solo dalla
scelta positiva dello stesso. Nessuno può essere obbligato a fare alcunché in alternativa.
Con questa sentenza sono venute a cadere le circolari 128, 129,
140 e 131 del 3 maggio ’86 del
Ministero.
11 Ministero ha voluto rispondere alla sentenza della Corte cor
stituzionale con la circolare 188
del 25 maggio ’89 che prevede la
distribuzione di due moduli ministeriali ai genitori e agli studenti
per la scelta dell’Irc (mod. A) e
per la scelta delle attività alternative, dello studio individuale, o
del nulla (mod. C) entro il 10 giugno. La restituzione dei moduli
deve avvenire entro il 7 luglio.
Questa circolare è stata impugnata davanti al TAR del Lazio
sia da genitori e studenti, sia da
tutte le Chiese evangeliche italiane
e dall’Unione delle Comunità ebraiche.
11 29 agosto ’89 il TAR del La
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zio, con una sua sentenza, ha cancellato l’obbligo di scelta dell’Irc
al momento dell’iscrizione a scuola.
11 27 febbraio del 1990 il TAR
del Lazio ha stabilito con una sua
sentenza che la circolare 188 dell’89 dovesse essere cassata e che
gli studenti « non avvalentisi »
potessero assentarsi da scuola nelle ore corrispondenti all’Irc.
Il 18 maggio 1990 il Consiglio
di Stato ha esaminato il ricorso
del Ministro della pubblica istruzione e l’intervento, in aiuto del
Ministro, della Conferenza episcopale italiana. Il Consiglio di Stato,
in attesa di una ulteriore pronuncia della Corte costituzionale, ha
sospeso l’esecutività della sentenza
del TAR Lazio.
Qual è dunque la situazione per
chi si iscrive a scuola?
1) Si deve scegliere se avvalersi
o no dell’Irc compilando il mod.
A allegato alla circolare 188/89.
Questo almeno chiede il Ministero. A questo proposito occorre
ricordare che chi dichiara di non
avvalersi dell’Irc in base alla legge
449/84 (Intesa con la Tavola valdese) lo può fare sulla base di una
semplice dichiarazione che faccia
riferimento a quella legge, senza
dover compilare moduli particolari. Qccorre inoltre ricordare che
il TAR, con la sentenza del 29 agosto ’89, ha cancellato Tobbligo di
scegliere all’atto dell’iscrizione.
Nessuna sanzione può dunque essere presa contro chi non compila
il mod. A.
Tuttavia, qualora per ragioni di
opportunità organizzative l’autorità scolastica insista sulla necessità di compilare il mod. A, si può
soddisfare quella richiesta.
2) Chi non sceglie di avvalersi
dell’Irc, può — se condivide la nostra posizione — non restituire il
mod. C e sostituirlo con una dichiarazione, sul modello di quella
pubblicata qui a fianco.
In questa dichiarazione l’interessato (genitore o studente, se
maggiore di 14 anni) dichiara che
il suo non avvalersi fa riferimento
ai principi costituzionali della libertà religiosa ribaditi nelle leggi
di Intesa tra lo Stato e le confessioni religiose minoritarie, chiede
la collocazione alla prima o all’ultima ora delTIrc e annuncia, se
questo si verificherà, l’uscita dello
studente dalla scuola in corrispondenza dell’Irc.
Chi invece preferisce rimanere a
scuola dovrà scegliere tra lo studio individuale e le attività alternative compilando il mod. C.
In questo modo, che risolve le
difficoltà pratiche di molte famiglie, si avvalora però indirettamente la tesi del Ministero secondo cui Tire sarebbe sì facoltativo,
ma « opzionale » Ed è proprio
contro l’opzionalità che viene
condotta la battaglia delle chiese
evangeliche.
Nessuno — tra gli evangelici ■—
è contrario al fatto che nella scuola gli studenti siano posti di fronte allo studio del fatto religioso, la
cui conoscenza è indispensabile
per capire il mondo moderno. Gli
evangelici sono contrari che l’insegnamento sia fatto in modo confessionale e per di più sia privilegio di una sola confessione.
Quando l’Irc, facoltativo, sarà
posto al di fuori dell’orario di
scuola, si potrà discutere di come
affrontare la « religione » (senza
aggettivi) nel curricolo degli studenti.
Giorgio Gardiol
UNA PROPOSTA
Al posto del
modello C
A (1)
de (3)
Il sottoscritto (3) ........................................
nato a ................................... il ..............
quale (4) ...................................dello studente
(3) ..:.....................................................
iscritto alla classe .......................................
facendo riferimento alle leggi 449/1984, 516 e 517/1988,
101 /1989 — che hanno approvato le intese intercorse tra lo
Stato e, rispettivamente, le chiese rappresentate dalla Tavola valdese, l’Unione italiana delle Chiese cristiane avventiste del 7° giorno, le Assemblee di Dio in Italia,
l’Unione delle Comunità ebraiche in Italia — le quali tutte
prescrivono che l’insegnamento religioso cattolico nelle
scuole pubbliche non sia svolto in orari che abbiano per gli
alunni « effetti comunque discriminanti », e facendo riferimento alla sentenza della Corte costituzionale n. 203 del
12/4/1989 che chiarisce definitivamente il carattere facoltativo che l’IRC ha per gli studenti e le famiglie e definisce
la posizione di chi decide di non avvalersi dell’IRC come
« stato di non obbligo »,
dichiara
di non poter accettare di compilare il « modulo integrativo
per le scelte degli alunni che non si avvalgono dell’insegnamento della religione cattolica » in quanto tale modulo
pone lo studente in una posizione di obbligo in contrasto
con la suddetta sentenza della Corte costituzionale,
chiede
che in base a quanto prescritto dalle citate leggi e al carattere facoltativo dell’insegnamehto religioso cattolico,
tale insegnamento — per la classe dello studente a cui si
riferisce la presente — venga posto all’inizio o alla fine
dell’orario scolastico, assumendosi la responsabilità dell’assenza da scuola durante l’insegnamento stesso.
Data...............Firma............................
N.B. - Nel caso in cui lo studente sia minorenne va aggiunta la seguente
dichiarazione fìrmata da un genitore :
lo sottoscritto . assumo ogni responsabilità per l'assenza da scuola di
mio figlio/mia figlia . durante le ore di insegnamento religiose cattolico.
Fino a 14 anni la lettera va firmata dal genitore; da 14 anni in poi
la lettera va fìrmata dallo studente stesso.
(!) Indicare Preside, Direttore didattico; (2) nome e indirizzo della
scuola; (3) nome e cognome; (4) genitore, tutore o studente.
s t DI I I D t Olitici V 1
6
GIUGNO 1990
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4
prospettive biblicne
29 giugno 1990
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
DIO E CESARE
« ... di chi è questa effigie e questa iscrizione?
Essi gli dissero: Di Cesare.
Allora Gesù disse loro:
Rendete a Cesare quel ch’è di Cesare,
e a Dio quel ch’è di Dio.
Ed essi si meravigliarono di lui »
(Marco 8: 16 ss.)
Conosciamo bene questo passo e
il contesto politico-religioso nel quale si situa, la trappola a due facce
tesa a Gesù, l’acutezza con la quale
la evita, non con una piroetta tattica, prendendo in contropiede tutti.
Sì, conosciamo bene questo passo, del quale forse si abusa facendone il paradigma, il modello e il
principio del rapporto chiesa-stato,
comunità credente-comunità civile.
Se ne abusa nel senso che Gesù qui
non affronta quel problema, tanto
meno espone un principio generale,
bensì annuncia, propone e ordina
un rapporto: un intreccio di rapporti, ma in un ordine ben preciso e
chiaro. Il Signore è uno.
Oggi, dopo mesi di un dibattito
acceso fra noi, e portati dalla nouvelle vague della teologia e dell’esegesi narrativa, stuzzicati da un bel
libro, serio e documentato e al contempo vivo, come L'ombra del Galileo di Gerd Theissen, verrebbe voglia di attualizzare, narrando: ...vennero a Gesù, dopo lunghe discussioni che li avevano accanitamente
divisi per oltre un anno, alcuni membri delle chiese metodiste e valdesi,
e gli domandarono: « Maestro, noi
sappiamo che tu sei sincero e che
non hai riguardi per nessuno, perché non badi all’apparenza delle persone, ma insegni la via di Dio secondo verità. Dicci: dove dobbiamo mettere la firma, sul modulo della nostra dichiarazione dei redditi? L’8
per mille, ci è lecito richiederlo a
nostra volta, o no? ». Allora Gesù
disse loro: « Mostratemi un modulo
740 ». Glielo portarono, ed egli domandò loro: « Di chi è questo marchio? ». Essi gli dissero: « Dello Stato ». Allora Gesù disse loro: « Rendete allo Stato quel che è dello Stato, e a Dio quel che è di Dio ». Ed
essi si meravigliarono di lui.
Gesù suscita
stupore
Ecco, la prima cosa da fare è comunque questa: meravigliarci di lui.
Una volta di più, comunque, ci spiazza, ci sconcerta. Ascoltando le sue
parole, che fanno tutt’uno con il suo
atteggiamento e comportamento, avvertiamo che egli vive con tutt'altri
pensieri dei nostri. E’ ben qui, con
noi, nel nostro mondo, i problemi
li conosce bene e non li elude astraendosi nello « spirituale »; lo sa bene che cosa è in gioco, e quanto
contano, e pesano, le questioni in
gioco. Ma non ragiona come facciamo noi, naturalmente, istintivamente; ha riferimenti diversi da quelli
coscienti o inconsci che ci guidano,
ha un riferimento: Dio. E quando
questo riferimento è capitale, assoluto, quando Dio occupa tutto il
campo, l’orizzonte, quando si « ama
Dio con tutta la mente, con tutto
il cuore, con tutte le forze, con tutto se stesso », si ragiona, si reagisce, si vive in un modo ben diverso,
singolare, sconcertante. E Gesù sconcerta, semina stupore, meraviglia, lì
dove passa. La prima cosa da fare,
di fronte a questo testo, di fronte
a lui che vive in questo testo e per
suo tramite ci interpella, nella nostra situazione e di fronte alle nostre questioni attuali, è stupirci di
Bordighera, domenica 17 giugno: i deputati delle chiese valdesi e metodiste del li distretto sono riuniti, insieme alla comunità locale, per il
culto nel tempio. II pastore Gino Conte affronta il problema dell’8%o, la
questione che ha suscitato un acceso dibattito nel corso degli ultimi mesi.
Lo fa alla luce di un noto brano sinottico, quello del tributo a Cesare.
Ecco il testo della sua predicazione. (red.)
lui. Mai finire di stupirci di lui, a prima vista uomo qualunque, in realtà,
anche se così prossimo a noi, ben più
alieno di un marziano. Mai finire
di stupirci di quest’uomo nel quale
la presenza di Dio è stata così forte,
dominante, assoluta, rendendolo così « altro », così unico, ma non per
questo disumano, anzi. Mai finire
di stupirci di questo figlio del Padre
che, solo, ha veramente vissuto il
grandioso programma esposto dall’ignoto autore dell’Epistola a Diogneto, che, solo, in modo radicale,
ha vissuto in questo nostro mondo,
pienamente incarnato in esso, con
un’altra « cittadinanza »; immigrato
fra noi da un universo tutt’altro e
ben deciso a non « acculturarsi » fra
noi, anzi cosciente di essere fra noi
il testimone e il portatore, il richiamo e il riferimento a quest’altra vita nella quale Dio campeggia, sole
che illumina e riscalda e fa vivere.
Padre che ama.
A chi darebbe ragione
oggi Gesù?
Non so, e nessuno può sapere se,
coinvolto nelle nostre questioni, Gesù darebbe ragione a Giorgio Castelli e a Giovanni Conte e a tanti
altri, oppure a Giorgio Peyrot e a
Umberto Beltrami e a tanti altri ancora. Le situazioni non sono direttamente paragonabili: il modo in
cui i farisei (i politici erodiani, assai
rneno...) da un lato e gli zeloti dall’altro volevano servire Dio e il prossimo non è direttamente confrontabile con il modo in cui i partigiani del « sì » e del « no » circa l’eventuale utilizzo dell’8 per mille a fini
esclusivamente umanitari e sociali
vogliono a loro volta servire Dio e
il prossimo. La legge imperiale romana in fatto di esazioni fiscali e
la legge della Repubblica italiana
applicativa dello pseudonuovo Concordato fra lo Stato italiano e la
Chiesa cattolica italiana (più esattamente: la CEI) non sono norme confrontabili, normano situazioni civili
incomparabili. Probabilmente allora
il cuore di Gesù era più vicino agli
zeloti che agli erodiani e ai farisei;
tuttavia rifiuta di schierarsi, su queste cose; in un certo senso, si disimpegna, le considera penultime: da
viwre, ma in un contesto, in una
« atmosfera » diversa. Sappiamo bene che in questo « disimpegno » c’è
una forte parte di ironia: chi davvero è incomparabile, sono Cesare
e Dio; anche soltanto mettersi a discutere, porre la questione, l’alternativa, significa non conoscere e non
riconoscere Dio, non servirlo, non
amarlo, non con tutto se stesso.
A scanso di equivoci, io sono dichiaratamente e appassionatamente
fra i partigiani del « no ». E non
posso tacere il mio personale dispia
cere, nella fede, nel vedere e nell’udire tanti fratelli e sorelle di altre chiese evangeliche e anche delle nostre
comunità valdesi e metodiste assumere atteggiamenti e fare ragionamenti che grosso modo si possono
così riassumere: la legge applicativa, in campo fiscale, del nuovo Concordato, e le sue « ricadute » in due
Intese successive, è una brutta, triste legge, diciamo pure una leggetruffa, che in modo ipocrita fa abbondantemente rientrare dalla finestra il finanziamento pubblico del
clero cattolico fatto uscire dalla porta con la parziale revisione del Concordato. Su questo, siamo unanimi:
è una brutta legge, che non doveva
essere votata — neppure proposta!
dal parlamento del nostro popolo. E’ stata votata però, c’è, e non
è giusto che solo una parte ne goda
i privilegi, non è giusto che non possiamo valercene, che ciascuno di noi
non possa personalmente, in coscienza, valersi di una pari possibilità,
non di finanziare la nostra vita di
culto e predicazione, ma l’attività
sociale che mettiamo a disposizione
di membri del nostro popolo, forse
anche di altri popoli. La legge è
brutta, iniqua, ma poiché c’è, perché non provare a trarne un tiene?
Trarre Dio dalla
propria parte
Dio, certo, riesce a trarre un bene anche dal male che noi pensiamo e facciamo. Dio, ma noi no. E
con che autorità potremmo continuare a dire che è ciò che è, un male,
se, pur a fin di bene, di questo male ci serviamo? Quali costi, in fatto
di limpidezza e di autorità di testimonianza, pagheremmo — e alcuni
già pagano — per potenziare con
questo mezzo un nostro servizio sociale? Ci sono altri modi per definire e tenere rapporti di cooperazione con strutture pubbliche, e ve ne
sono già svariati in atto; ma questo?
questa legge? Forse almeno alcuni
di voi han letto, sul numero di maggio di « Credere e comprendere »,
mensile pubblicato nell’area delle
Assemblee dei fratelli, l’articolo che
Marcello Cicchese ha dedicato alla
questione; vale la pena di leggerlo
e rifletterci, tanto più venendo da
evangelici critici di fronte all’istituto stesso dell’Intesa. Cicchese sottolinea soprattutto il tenore della risposta di Gesù: « Rendete a Cesare... ». L’8 per mille, dice Cicchese,
è incontestabilmente dello Stato: ad
esso sia reso; di questo non si sarebbe nemmeno dovuto cominciare
a discutere, almeno in casa evangelica, e diciamo tranquillamente cristiana. Personalmente, sono del tutto d’accordo con lui, e anche la questione della defiscalizzazione dei contributi ecclesiastici (quali? anche
per il culto?) va vista in quest’ottica, a mio parere.
Detto tutto questo, tuttavia, per
tutti noi, anche oggi, non c’è altro
da fare che « stupirci di Gesù » (v.
17). Nessuno di noi può dire tranquillo e sicuro: con queste sue parole, Gesù è con me, con noi.
Non direi davvero che i partigiani del « sì » possano sostenere: ecco, vedete, Gesù dice di accettare una
legge, anche se discutibile e forse
iniqua; di « farsi » alla realtà, di vivere in questo mondo così com’è, cercando di trarre quel po’ di bene che
si può anche dal male, e di dare a
Dio l’adorazione, il culto, i sentimenti dell’anima nostra e, non ultimo,
il servizio offerto a compagni e compagne d’umanità anche grazie a questi soldi discutibili e magari un po’
sporchi. Questa lettura cavourriana e
liberale, questa separazione fra spiritual-cultuale e politico-civile non
è certo fedele all’indiscutibile gerarchia di rapporti che traspare, enigmatica ma non troppo, dalle parole
di Gesù: Cesare e Dio non sono, è
chiaro, poteri paralleli e tra loro paragonabili, men che mai suscettibili
di lottizzarci. No, davvero, l’ironia
di Gesù non può lasciare tranquilli
i partigiani del « sì ».
Una questione che deve
rimanere aperta
Ma anche ai partigiani del « no »,
anche a me questa ironia di Gesù
porta inquietudine. Sia pure il più
limpida possibile — totalmente limpida, mai, lo sappiamo —, una battaglia di correttezza nel vivere e testimoniare in modo evangelico, protestante i rapporti articolati fra comunità cristiana e comunità civile
non ci mette al riparo da quel meraviglioso, sbalorditivo e temibile
« Rendete a Dio quel che è di Dio ».
Al di là di questa battaglia civile,
laica — combattuta per motivi di
fede evangelica, accanto ad alcuni
(non poi tanti) « laici », agnostici e
cattolici —, al di là di questo desiderio schietto di rendere onestamente
a « Cesare » ciò che è suo (Tiberio
e la struttura imperiale romana, anche se forse più funzionante, erano
poi tanto meglio della nostra mediocre e non poco corrotta struttura statale?), al di là di tutto questo sentiamo bene, con stupore e sconcerto, che l’accento del detto di Gesù
cade sul « rendere a Dio quel che
è di Dio ». Perché di Dio è tutto, tutto ciò che abbiamo, tutto ciò che
siamo. E si può fare la più bella
battaglia di limpidezza laica e civile ed essere avarissimi di sé nell’amare Dio e il prossimo. Si può
cercare di essere corretti e scrupolosi verso il fisco statale (cosa mai
abbastanza raccomandabile) ed essere evasori abilissimi e incalliti del
nostro debito smisurato di riconoscenza nei confronti dell’amore sovrano di Dio.
« Rendete a Cesare quel che è di
Cesare, e a Dio quel che è di Dio ».
Avere il nostro Dio, al quale rendere noi stessi, dà senso e gioia alla
nostra vita, anche civile; ci requisisce e ci libera nel mondo della sua
gratuità.
Gino Conte
5
r
29 giugno 1990
fede e cultura 5
TORINO
Lettura biblica oggi
Il metodo storico-critico e quello letterale: è possibile una sintesi? - Esistono altri contributi? - Il bene più prezioso è la fede
Il problema della lettura della
Bibbia, inteso come ricerca del
modo migliore per interpretarne il contenuto, ha rappresentato da sempre un punto di via
obbligatorio nel confronto, a
volte aspro, tra le diverse identità di fede che coesistono nel
cristianesimo. Del resto la raccolta di testi, che da secoli ha
preso il nome di Bibbia, è un
amalgama di prosa, poesia, canti, preghiere, testi giuridici scritti in lingue diverse e antiche
poi tradotte e interpretate durante secoli bui e luminosi, attraverso epoche liberali e retrive
da dotti e religiosi, da laici e
scienziati, ognuno con la presunzione di aver trovato l’unica chiave di lettura possibile.
Ben lungi da questo proposito. ma con l’intento assai più
modesto di proporre un pacato
confronto, venerdì 25 maggio il
Centro evangelico di cultura ha
invitato a parlare su questo tema, al Salone valdese di Torino,
Franco Barbero, animatore teologico della Comunità di base
di Pinerolo, e Stefano Woods,
anziano deH’Assemblea dei fratelli.
Tra i tanti modi di leggere la
Bibbia ve ne sono due che da
sempre si sono contesi il campo come i più affermati e seguiti: quello storico-critico e quello letterale. Noi tutti ricordiamo
ad esempio le parole di Galileo
che, di fronte alla dura sentenza di condanna pronunciata dal
Santo Uffizio nei suoi confronti
esclamò, persistente nella sua
convinzione « antibiblica » sul
movimento della terra intorno al
sole: « Eppur si muove! ».
Barbero ha introdotto il primo metodo, definendolo come
un approccio non dogrriatico al
testo, destinato a sonore smentite nelle sue conclusioni, ma
comunque sempre valido come
modalità di indagine approfondita e chiarificatrice. Non è detto — ha sottolineato Barbero
— che ogni riga, ogni pagina della Bibbia siano necessariamente
« parola di Dio ». Ciò che conta
è il messaggio che è ivi contenuto, magari sfrondato da ciò
che gli uomini e la storia vi hanno aggiunto. Per esempio non
vi è dubbio che la parola « demonio » ricorra frequentemente
nei Vangeli e che persino Gesù
abbia un immaginario che ne
contempla resistenza, ma questo,
nella tesi di Barbero, non significa che dobbiamo cadere nella
demonologia, rappresentandoci
Un diavolo con corna e forcone
che turba i nostri sogni o, peggio, la nostra realtà. Così i racconti dei miracoli di Gesù non
avrebbero altro significato se
non il rafforzamento dell’annuncio portato da Cristo. E se è
sconcertante ritrovare nelle tradizioni e nei racconti ellenistici
i medesimi episodi miracolosi
che Luca e Matteo attribuiscono
a Gesù, resta la certezza che il
messaggio cristiano vale comunque, con o senza miracoli.
Stefano Woods, chiarendo la
posizione dei fondamentalisti e
dei pietisti, ha posto efficacemente in rilievo i limiti del metodo
storico-critico e di conseguenza
la bontà di quello letterale.
Woods è partito dalle conseguenze alle quali porterebbe un’interpretazione storico-critica drastica e integrale: insicurezza,
frustrazione del fedele da un lato, frammentazione e disintegrazione del testo biblico dall’altro.
Ben poco resterebbe allora intatto nella coscienza del fedele,
al quale verrebbe sottratta l’una
dopo l’altra ogni certezza, fino
a mettere in discussione persino le modalità e la veridicità
della risurrezione. La lettura
fondamentalista, che ha avuto il
GRANDE SCHERMO
cinema è sogno
L’ultimo film dei giapponese Kurosawa è un’indagine sulle paure e
sulle emozioni che caratterizzano l’interiorità di ciascuno di noi
Prendere dei frammenti di
realtà, trasporli sulla pellicola,
dar loro un ritmo, una cadenza,
una colonna sonora (poca e ben
scelta musica, pochi dialoghi,
molto rumore e parole « urlate ») e con tutti questi ingredienti coinvolgere lo spettatore in
una dimensione fantastica, uno
spazio virtuale tra lo spettatore
e lo schermo, avvicinato dai suoni: in pratica, andare all’origine del linguaggio del film, restituirgli una nuova giovinezza
che credevamo, nell’epoca degli
effetti speciali e del computerfilm, di non rivedere più.
Ci riesce 1’ « imperatore » Akira Kurosawa, a ottant’anni suonati, riscoprendo i sogni della
sua infanzia e giovinezza.
Molto semplicemente il film, al
culmine della carriera dell’autore di Rashomon e de / sette
samurai, s’intitola Sogni: e in
queste otto storie emergono le
paure e le ossessioni, le nostalgie e i rimpianti di un uomo
profondamente giapponese, figlio
di un samurai, e affannosamente alla ricerca dell’occidente.
Ultimo dei .sette figli di un samurai (come avrebbe potuto essere altrimenti?) Kurosawa parte dai sogni avuti da bambino;
tale lo ritraggono i primi due
episodi del film, visivamente incantevoli.
In Sole attraverso la pioggia,
per una disobbedienza la madre
lo chiude fuori di casa, finché
non abbia chiesto scusa alle volpi che è andato a vedere di nascosto nel bosco. La storia successiva, Il pescheto, con le incongruenze che sono tipiche dei
sogni, ci mostra il fanciullo alle prese con una teoria di danzatori, che poi si trasformano
in peschi (estremamente affascinanti i colori) per poi ritornare alla realtà (del risveglio?).
La parte centrale è probabilmente la più bella; sono due
esperienze « militari ». La tormenta, tre soldati in preda a
vento e neve, alla ricerca disperata del campo base: non succede, nel senso stretto, niente;
l’inquadratura pressoché fissa, si
urla, si divincolano, annaspano,
tacciono. Poche volte un film ha
reso con tanta immediatezza la
natura e i suoi fenomeni (ci riusciva più di tutti il sovietico
Tarkovskij). Nel Tunnel i] protagonista è un ufficiale, il cui
battaglione, sterminato dai nemici, riemerge sotto l’aspetto del
rimorso, da una galleria. Egli
dovrà scongiurare i soldati dal
volto imbiancato di tornare indietro, non sopportandone la visione.
Corvi è un viaggio metafori
SU « ASCANIO E MARGHERITA »
Bovarismo valdese?
L’identità valdese; non ha senso ’’cercarla”,
la si trova nell’assemblea, durante il culto
merito di conservare fedelmente
la forma di questo messaggio
in tempi nei quali la ripetizione a memoria e, più tardi, il lavoro di ricopiatura rischiavano
di deformarla, manterrebbe invece intatto il messaggio biblico, nella sua purezza, essenza e,
perché no, nella sua poesia millenaria un po’ fantastica e a volte bizzarra.
Coloro che adottano una interpretazione letterale della Bibbia non rifiutano aprioristicamente il contributo di una sana esegesi, non vogliono essere dei
nuovi farisei, ma si sforzano di
preservare l’integrità del messaggio cristiano, che è innanzitutto atto di fede nella sua interezza, senza compromessi, con
un senso di incrollabile fedeltà.
Qual è dunque il modo migliore per leggere la Bibbia? Difficile dirlo; probabilmente, in termini astratti, non esiste.
Forse una sintesi del metodo
storico-critico e di quello letterale con il contributo di altri
ancora anche se, come è emerso dal vivace dibattito che ha
concluso la serata, le posizioni
Contrapposte restano distanti e
la voglia di compromesso poca.
La fede è sicuramente il bene
più prezioso, ma non si può rinunziare ai contributi dell’esegesi e della scienza, che sono pur
sempre dono di Dio, per riconoscere il messaggio rivelato, accogliendolo con spirito sereno,
curioso e missionario al contempo.
E se oggi nessuno dubita più
che sia la terra a girare intorno
al sole e non viceversa e che
Galileo venne condannato ingiustamente, tuttavia molti problemi restano insoluti e molte controversie attuali, pur se vissuti
finalmente in un clima più sereno e maturo.
Michele Vellano
co (ma non troppo) attraverso
alcuni quadri di Van Gogh; lo
seguono Fujiama in rosso e II
demone che piange, dedicati al
disastro nucleare e alla distruzione dell’ambiente; più didascalici ancorché suggestivi, evidentemente costituiscono un robusto strato di inconscio nei giapponesi nati prima dell’atomica;
e il poetico Villaggio dei mulini.
Le sensazioni, i ricordi (che
più di tanto, in una recensione,
non si possono rendere) sono
quelli che in determinate circostanze possiamo aver avvertito
tutti noi. Ci ritroviamo, non tanto nei personaggi che di volta
in volta vivono queste avventure (a rigore, essi non dovrebbero comparire « personalmente », ma vedere come noi delle
ombre sullo schermo), quanto
nelle sensazioni di pace o di disagio, che a tratti diventano come « fisiche » e quasi insopportabili (La tormenta).
In tanti, al cinema, hanno affrontato il sogno: Buñuel, Bergman, Buster Keaton. Sogni ci
riporta, senza intenzioni ideologiche o intellettuali, al piacere
della fantasmagoria, delle origini del cinema come illusione,
ombra cinese, lanterna magica.
A. C.
Ogni romanzo è la propria
storia, ogni romanzo storico è
il racconto della propria storia
nella storia del popolo di cui ci
si sente figli. In questa prospettiva ho letto e consiglio «Ascanio e Margherita», prima meglio titolato « Il combatto della
neve e del fuoco ».
Due brevi considerazioni iniziali: si può raccontare di vaidesi con esiti positivi; un editore importante ha investito in
questa impresa.
La prima sfata ingiustificate
paure e accredita letterariamente le iniziative di questi anni.
La seconda pone il quesito se
l’editore Bollati-Boringhieri voglia parlare soltanto ai valdesi,
agli appassionati di storia, ad un
pubblico che ama le storie secondo la moda corrente, oppure se l’operazione abbia un respiro più ampio. Bisognerebbe
chiederlo direttamente a Giulio
Bollati.
Il romanzo regge sino in fondo, anche se la vicenda d’amore
appare stilisticamente posticcia,
e perciò condivido relativamente le critiche di chi ritiene migliori i capitoli in cui l’occhio
della bimba Margherita scruta
con asciuttezza dentro il territorio spirituale e materiale dell’autrice.
Ad un’analisi più attenta mi
pare però che la seconda ci tocchi più da vicino.
Facile infatti è lasciarsi prendere dal bello scrivere, ma non
si capisce poi molto se ci troviamo tra protestanti che lottano per la fede o tra ribelli di
Mondovì che rifiutano la tassa
sul sale, tanto generico appare
il segno distintivo di quella popolazione come comunità riformata.
La seconda parte è meno godibile perché più complessa.
L’autrice ha un conto da regolare con il proprio « essere
valdese », e nella tensione tra appartenenza e fuga sembra tratteggiare la figura di una « Madame Bovary» valdese.
Bello, rispettabile, dignitoso è
il legame di Margherita/Jarre
con la propria terra, reso efficace nel racconto della ricostruzione. Il patto segreto e profondo con quel mondo, quei valori,
quelle figure rappresenta per
lei una placenta di cui non si sa
o non si può liberare. Per questo
Margherita ritorna dall’agiata
Ginevra a far la contadina e la
fame, va sposa ad un soldataccio senza volto, amerà i figli di
lui più di quello dell’adorato
Ascanio.
Neppure il grande amore saprà recidere quelTintreccio, innanzitutto carnale, prima che
psicologico, sociologico ed etnologico. Un dubbio si insinua però nell’autrice: Bartolomeo, il
personaggio forte che fa da controcanto alla protagonista (forse il nonno trasfigurato), ha
combattuto solo per i suoi campi o soprattutto per qualcos’altro, lo si chiami «la fede dei
padri » o « il popolo-chiesa » perseguitato ed eletto? Tutto questo fatica a cacciar fuori la festa.
L’apparentemente lieto fine è
infatti venato di malinconia, se
non di vergogna (l’espressione
è della Jarre), per l’abbandono
definitivo di quel mondo.
Ma che cosa rappresentano infine queste valli? Sono migliori
e privilegiate rispetto ad altre?
La contraddizione è dolorosa e
l’autrice non vi sa dar risposta
se non nel rimpianto.
Tra celebrazione della valdesia
e spasimo per la fuga non c’è
soluzione: il rischio è di cedere
al mito, comunque lo si descriva.
Il romanzo mi ha interessato
come mi interessano quei valli
giani che, dopo essersi dichiarati valdesi a denominazione d’origine controllata, rigettano la loro terra perché provinciale, chiusa, noiosa, dall’odor di sagrestia,
ma continuano a discuterne in
maniera tormentata come si fa
dell’amata abbandonata, pur non
avendone mai ascoltato il respiro profondo.
Mi interessa perché sono tra
coloro che si sono trovati davanti quelle valli come una realtà misteriosa che all’inizio li rifiuta, che forse non capiranno
mai, ma dalla quale sono interrogati con la stessa passione.
Si ha forse più fede nelle valli, luogo sacro al quale far pellegrinaggio ogni anno? Ho faticato a dare una risposta negativa.
Penso che esse rappresentino
invece qualcosa per l’oggi in
quanto lì si è praticato un tentativo, fra i molti altri nella
stessa direzione, di essere chiesa
e popolo, comunità che vive la
fede come legame tra ciò che si
crede e vita della collettività,
senza costruire la città di Dio
né monasteri, ma soltanto realtà
storiche, relative, di minoranza.
Il concetto
di minoranza
A proposito, credo vada rivisto il concetto stesso di minoranza: TE vangelo che si armimzia non è « di minoranza » o per
una minoranza. Semmai è il modo in cui lo si vive che resta
comunque minoritario perché
storico.
Per questo le valli stabiliscono un dialogo tra la propria
marginalità ed il Paese di cui
sono parte. In questa dimensione trovano importanza la tradizione e gli uomini che Thanno
costruita, il territorio e chi lo
abita. Ciò che fa la differenza
resta quel modo di confrontarsi
con TEterno: il sermone della
domenica, bello o brutto che
sia, le riunioni quartierali, gli
anziani ed i concistori sono il
cuore della vicenda.
Senza questo le valli sarebbero ima riserva indiana con i costumi colorati, le penne, i fuochi,
i capi burberi e rancorosi, i giovani riottosi che scappano alla prima occasione o invecchiano precocemente. Al contrario se
dicono ancora a me: « Stai
attento perché qui è successo
qualche cosa per cui scegliere »,
allora ha senso scriverne; la memoria si fa cultura, si trasmette
e parla.
« Ascanio e Margherita » è un
romanzo da leggere non in quanto bello, ma perché fa comprendere che l’identità valdese in
quanto tale è una categoria ormai inutile da cercare, poiché essa si esprime ogni qual volta il
« prédicant » dal pulpito invita
l’assemblea ad alzarsi per invocare la presenza del Signore e
poi annuncia la verità delTEvangelo; si manifesta nella capacità
di far capire che la predicazione
diventa etica, sempre criticabile
perché sempre concreta, storica.
Per questo si continua a scavare nelle vicende delle valli.
Porse ciò che amareggia, angoscia, pungola Margherita/Jarre e
tutti noi non è il momento magico del « sentirsi parte », quanto l’appello arduo ad essere, comunelle discutibilmente, credenti in Cristo, sempre in bilico fra
trionfalismo e pochezza, orgoglio e pregiudizio.
Il binomio apparteneriza e fuga è superato; non di questo si
dovrebbe continuare a discutere.
Il limite del libro sta qui: nel
non aver saputo o voluto cogliere fino in fondo il livello della
sfida.
Massimo Rocchi
6
vita delle chiese
29 giugno 1990
SUCCESSO DELLA SOTTOSCRIZIONE NELLE CHIESE METODISTE
PENTECOSTE
Superati i 70 milioni
L’appello ha trovato una buona risposta nella mobilitazione delle
chiese locali - L’operazione dovrebbe proseguire fino a Pasqua ’91
Da Siena a Wetzlar
La sottoscrizione straordinaria
a favore dell’Opera per le Chiese evangeliche metodiste in Italia ha preso avvio e ci pare importante dare ai nostri lettori
una prima informazione sui risultati fin qui raggiunti così che
sei-vano di stimolo a coloro che
si sono impegnati come persone, gruppi, comunità in questa raccolta di fondi con l'aiuto
dei quali eliminare il deficit pregresso accumulato tra gli anni
1961 e 1988.
L’obiettivo (400/450 milioni),
se raggiunto, consentirà due altri importantissimi risultati: a)
risparmiare notevoli costi sugli
interessi passivi; b) mettere a
disposizione più risorse per l’unico vero « investimento » che la
chiesa è chiamata a fare: l’evangelizzazione.
Benché il bilancio dell’OPCEMI
si sia chiuso nel 1989 in attivo
(e non è la prima volta certamente dal 1961, anno dell’autonomia dalla missione inglese),
non è pensabile — se non in
tempi limghissimi — di ripianare il deficit facendo ricorso agli
avanzi attivi di bilancio considerando che essi, quando si realizzano, sono di entità modesta.
Tuttavia è buon segno il fatto
che si stia imboccando un cammino economicamente positivo e
ciò grazie al generoso impegno
delle chiese locali che, nella loro grande maggioranza, stanno
facendo veramente un ottimo lavoro di responsabilizzazione dei
membri e dei simpatizzanti per
ima contribuzione personale, periodica e proporzionale. Il CP,
da parte sua, si è messo d’impegno al lavoro fornendo un ampio quadro di informazioni, predisponendo Un piano per la massima valorizzazione del grande
patrimonio immobiliare, anche
con opportuni interventi (in corso di progettazione e attuazione) per il restauro non solo della parte a reddito ma anche di
quella destinata al servizio.
Le chiese stanno rispondendo
e rilanciando a livello locale l’informazione. Tra le varie iniziative mi sia consentito di citare
— come esempio — la circolare
delle chiese di Alessandria e Bassignana, della quale desidero riportare un passo;
Dobbiamo renderci conto
che se le nostre comunità
possono disporre, ad esempio,
di un pastore, è perché altri
pagano per noi, visto che le
nostre contribuzioni sono largamente insufficienti a coprire i costi. Questo deficit va
ridotto. A questo proposito,
non è forse inutile ricordare
che le somme richieste dall’OPCEMI alle nostre comunità (per nulla pazzesche) non
sono un obiettivo, ma il livello minimo sotto il quale
non si può scendere: dobbiamo, al contrario, sentirci impegnati a superarlo, e con
decisione. Nel momento di
preventivare le spese per le
vacanze verifichiamo, per favore, che la somma messa a
parte per la contribuzione intanto ci sia, e in secondo luogo non sia, come a volte purtroppo accade, semplicemente vergognosa.
Per quanto riguarda la sottoscrizione straordinaria l'abbiamo già detto, ma ripetiamolo: nessuno è scappato in
Svizzera con i soldi dell’OPCEMI. Semplicemente, le
contribuzioni erano inferiori
alle spese. Tanto per essere
chiari: ancora nell’87, le nostre chiese contribuivano alle
entrate OPCEMI nella misu
ra, francamente poco decorosa, di circa 60 mila lire all’anno per ogni membro iscritto; e anche le 120 mila lire
circa dell'89 non sono gran
che: ecco, così nascono i deficit. Con la colletta straordinaria, più che offrire, restituiamo quanto non corrisposto in passato.
Solo un esempio, tra i tanti,
ma indicativo di come stia emergendo il profondo valore della
solidarietà delle chiese locali nella questione di un’opera della
quale tutti siamo responsabili di
fronte al Signore della chiesa.
A tutto il 15 giugno erano
giunte a Roma offerte per oltre
71 milioni di lire. Sono anche
a conoscenza che altri importi
sono già stati raccolti da chiese, da persone, da gruppi e che
presto si aggiungeranno, facendo
lievitare il totale. Varie iniziative sono state messe in moto
perché lo sforzo non si esaurisca e possa proseguire fino alla
Pasqua del 1991 quando, speriamo con successo, la sottoscrizione si chiuderà.
Nello scorrere l’elenco delle offerte si resta colpiti dal fatto
che, accanto al lavoro comunitario, abbia preso corpo anche
rimpegno personale di molti (e
tra noi sono veramente tanti,
perché non siamo una chiesa di
milionari) che, mattone dopo
mattone, costruiscono la loro offerta globale nell’area di 15 mesi. E’ un segno molto bello, commovente, di amore e di responsabilità e per questo siamo grati al Signore.
Per ogni ulteriore informazione potete rivolgervi aH’Uffìcio
dell’OPCEMI di Roma o direttamente al sottoscritto.
Claudio H. Martelli
Presidente OPCEMI
CORRISPONDENZE
Unità e diversità
PAVIA — La comunità manifesta due tipici connotati : rispetto delle diversità, forte desiderio di unità. Che cosa è oggi la
comunità pavese? Indice di riferimento ne è stato il culto di
Pentecoste.
Presenti 31M0 persone, sui
3040 anni. Provengono dalla città
di Pavia, dall’Oltrepò, dalla Lomellina. Vengono dalla Chiesa
dei fratelli, poi ci sono i battisti,
i valdesi, africani, africane.
Oggi predica Cameran, un amico milanese, un laico. Il suo sermone non imita i « sermoni pastorali ». E’ biblico, intercalato
da citazioni di Pascal e Agostino
d’Ippona, è spontaneo e colto.
L’assemblea è attenta e intercala
il culto con i canti più conosciuti
del nostro repertorio, il culto
comprende gli avvisi, le notizie
sugli assenti. Con molti saluti affettuosi ci si congeda e toma a
casa.
Nulla di superfluo, di artefatto.
Essenziale : predicazione, incon
tro di un gruppo che non ha limiti « confessionali », ma vive
nella realtà federativa, è particolarmente collegato con i valdesi
di Milano, ma è unito con tutti
ed è libero da tutti.
Nella città di Pavia, bagnata
dal Ticino, piena di studenti universitari, con ima popolazione attiva, artisticamente valida, la comunità rappresenta un protestantesimo unito, educato da
un’esperienza biblica vissuta insieme, non settario, non divorato
da un astratto intellettualismo,
ma nutrito di ricerca spirituale,
che non disdegna orizzonti attuali culturali e scientifici. La sua
semina non sarà inutile, né vana
la sua testimonianza.
Giornata
comunitaria
ASTI — Domenica 10 giugno,
presso la comunità ecumenica e
poi dal pastore Giaccone, abbia
Se vi occorre
/WM MOBILIFICIO un mobile piccolo
yesposizione e laboratorio : rivolgetevi a
via S. Secondo, 38 - tei. (0121) 201712 (di fronte alla caserma alvini) minimobilì
II Pinerolo
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Sono ormai cinque anni che il
rapporto amichevole e di collaborazione stabilitosi tra la città
di Wetzlar (Germania occidentale) e la nostra città di Siena si
è esteso dalla comunità civile a
quella evangelica riformata e
valdese.
Dalla chiesa riformata di
Wetzlar abbiamo infatti ricevuto un grande aiuto per la ristrutturazione del tempio di viale Curtatone. Per questo, su invito
del past. Theodor Preis, sovrintendente del circuito a cui Wetzlar appartiene, una nostra piccola delegazione, composta dalle sorelle Francesca Reggiani
e Giovanna Pons, si è recata da
Siena a Wetzlar per prendere
parte al Kreiskirchentag, svoltosi nel centro di Münchholzhausen, il 4 giugno scorso, festa di
Pentecoste.
Sono confluiti, per questo
« giorno del circuito della chiesa », oltre ai rappresentanti della
chiesa tedesca, anche gli invitati
delle chiese evangeliche della Namibia, della DDR, della chiesa
valdese in Italia e in Svizzera (il
prof. Emidio Campi, pastore a
Zurigo, e la nostra piccola delegazione) e di Avignone (Francia).
La mattinata ha trovato il suo
centro nella predicazione del sovrintendente, pastore Günter
Buchenau di Halle, nella DDR.
Egli ha predicato sulla parola
della lettera ai Romani 8/14:
« Infatti tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro
sono figli di Dio ».
Al culto hanno partecipato pure
tutti i pastori stranieri invitati, i
quali hanno pregato ciascuno
nella propria lingua. I due pastori valdesi di Zurigo e Siena hanno preso parte in momenti diversi al culto, alla tavola rotonda
del gruppo di lavoro « Alte Kirche - neue Wege» (vecchia chiesa - nuove vie), ad interventi che
illustravano la realtà della chiesa di Siena ed alla presentazione
del diacono e collaboratore per
la gioventù Harald Würges.
Una giornata ricca di esperienze, di solidarietà, di collaborazione, di ascolto, di preghiera e
di amicizie fatte e ritrovate. La
nostra sorella Francesca Reggiani è stata infatti ritrovata dai
molti amici che da Wetzlar avevano visitato Siena ed erano stati presenti all’inaugurazione del
tempio al tempo del ministero
del pastore Campi.
Bello rincontro serale con tutta la famiglia del pastore Preis,
che ci ha dedicato alcuni bei
brani di musica e canto. Un grazie di cuore anche alle diaconesse della Casa madre di Altenberg
che ci hanno accolte per il pernottamento e la prima colazione.
La loro gentilezza ed il loro servizio ci hanno ricordato che le
radici del diaconato stanno nella
loro tradizione.
Giovanna Pons
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Valli e informazione
mo avuto una bella giornata comunitaria.
L’incontro ha riunito molti
giovani provenienti da diverse località piemontesi, di diversa denominazione per gli evangelici, e
vi erano anche dei cattolici :
un’occasione, insomma, per ritrovarsi insieme.
Questo dimostra che la comunità cristiana ecumenica di Asti
è estremamente attiva e laboriosa nel tessere rapporti con altre
comunità, con altri credenti e
con chiunque sia disposto ad un
dialogo senza pregiudizi ma con
proposte concrete sul da farsi.
Di questo la comunità deve essere ringraziata.
Nel corso della giornata, i giochi di animazione sono stati
coordinati da persone che non
fanno direttamente parte delle
nostre chiese, il tutto con discrezione e con passione. Anche questo è stato senz’altro positivo, a
dimostrazione che i giovani rispondono a queste forme di aggregazione.
Un grazie, dunque, a quanti lavorano, magari in ombra, attorno alla comunità.
MASSELLO — Nella stupenda
radura di « Pian d’sarassin », circondata da larici, vicino alle Porte di Massello, domenica pomeriggio 24 giugno si sono ritrovati giovani e meno giovani, provenienti dai vari villaggi della
vai Germanasca, insieme ad altri, venuti da più lontano.
L’incontro era organizzato dal
III circuito, ed intendeva affrontare la questione delTinformazione alle Valli. In discussione, dunque, due temi: il futuro de
« L’Eco delle Valli », in relazione
al progetto di giornale unico per
le chiese battiste, metodiste e
valdesi. L’ipotesi ventilata dal
direttore, Giorgio Gardiol, di
mettere nel nuovo giornale un
inserto di 4 pagine, con la cronaca civile delle Valli, non ha
suscitato reazioni negative.
L’altro tema è stato quello di
« radio Beckwith »: una radio
che, attualmente, raggiunge solo la vai Penice e il pinerolese.
Tuttavia i presenti hanno espresso simpatia verso questa iniziativa, anche se, per questioni
tecniche, la radio non può essere
ascoltata.
I membri delle corali hanno
cantato alcuni inni e i giovani
hanno fraternizzato insieme. La
colletta sarà inviata alla Federazione delle chiese, per alimentare la sottoscrizione indetta per
aiutare le popolazioni dell’Iran
colpite dal terribile sisma di
questi ultimi giorni.
Auguri
ANGROGNA — Sabato 23 giugno, nel tempio del Serre, si sono
sposati Willy Bertin dei Gonin e
Donatella Gelso di Rorà. Ai giovani sposi l’augurio di una vita
insieme illuminata dalla Parola.
• Recentemente ci siamo congedati da Edoardo Rivoira, originario del Cumin, di 76 anni, ospite al Rifugio Carlo Alberto, Giovanni Castagnoli, residente a
Bruino, di 77 anni, legato alla
borgata dei Malan tramite la moglie ed infine venerdì 22 ci siamo
raccolti attorno ai familiari di
Maddalena Rivoira, dell’Arvura
(Grangia), spentasi ad 87 anni.
Alle famiglie colpite rinnoviamo
la parola di speranza predicata
dal pulpito.
Tempio aperto
TORRE PELLICE — A partire
da domenica 1“ luglio riprende,
per il periodo estivo, l’iniziativa
volta in particolare ai turisti, denominata «Tempio aperto» ; ogni
domenica e sabato pomeriggio
sarà a disposizione un banco libri e, aH’intemo del tempio, verrà posto in visione un video sulla
storia valdese.
• Domenica 1° luglio, alle ore
15, nella scuoletta della Ravadera, si svolgerà un pomeriggio comunitario.
Visita
LUSERNA S. GIOVANNI —
Durante il culto di domenica 24
giugno la comunità ha dato il
benvenuto ai fratelli e sorelle della chiesa di Berna-Ostermiindigen in visita alle valli. Grazie al
loro pastore per il messaggio e
grazie agli ospiti per la loro simpatica partecipazione al canto
degli inni.
• Il culto di domenica 1“ luglio,
alla cappella dei Jalla (ore 18),
sarà presieduto dal pastore Vito
Gardiol.
Nozze
PRAMOLLO — Sabato 2 giugno è stato celebrato il matrimonio di Fiorella Travers e Graziano Godio dai pastori Noffke e
Vinti. Anche a questa giovane
coppia esprimiamo gli auguri
della comunità per una vita felice e sempre benedetta dal Signore.
• Ringraziamo Florence e Andrea Vinti, i bambini della Scuola domenicale e i giovani del
gruppo EGEI di Torino per
gli apprezzati messaggi che ci
hanno portato nel corso dei culti
da loro preparati, il 27 maggio, H
3 e il 10 giugno.
7
29 giugno 1990
valli valdesi
SEGGIOVIE VANDALINO
POMARETTO
Tutti insieme
Uno sviluppo impraticabile
Gli impianti, ormai in disarmo, sono oggetto di vandalismo - Elevati i costi per lo smantellamento - Quale il futuro della strada?
Furono circa 800 le persone
che, negli anni '60, aderirono al
progetto di società Seggiovie
Vandalino per la costruzione di
un impianto a fune fino al colle della Sea e sfruttare sul piano turistico una delle più belle
zone di Torre Pellice.
Ma alla Sea, contrariamente
agli auspici di qualcuno, non fu
possibile costruire; la neve, che
doveva essere un’attrattiva invernale, si vide un anno sì e cinque
no: la gestione della cabinovia
lini con l'essere, anche nei momenti migliori, in passivo, e solo il buon andamento del ristorante consentiva di chiudere i
bilanci annuali in pareggio.
Un deficit
incolmabile
All’inizio degli anni ’80 però si
arrivò alla soppressione del servizio della cabinovia, ormai troppo deficitaria e, nel giro di pochi anni, anche del ristorante
sito nella stazione di partenza
della seggiovia.
Da allora i due edifici sono
stati oggetto di vandalismo ripetuto, tralicci e fune portante
hanno rappresentato un segno
poco attraente di un sogno di
sviluppo impraticabile. Lentamente la vegetazione ha coperto il percorso dell’impianto di
risalita. Ottocento persone avevano sottoscritto azioni della società: di quel loro « investimento » la maggior parte preferisce
non parlare più; in pochi si
sono accorti che una ditta specializzata ha nei giorni scorsi
provveduto a togliere la fune di
traino: oltre 7 chilometri di cavo, che al momento della chiusura della seggiovia era appena
stato installato. « Abbiamo sperato — ci ha detto l’aw. Cotta
Morandini, presidente della società Seggiovie Vandalino — di
poter monetizzare la vendita del
cavo in modo da coprire le spese di smantellamento; in realtà
anche questa operazione ha comportato un deficit di alcuni milioni ».
Tolto il cavo, i tralicci invece
rimarranno; forse verranno eliminati quelli più prossimi alle
due stazioni; i costi in ogni caso saranno elevati.
Da tempo si parla della vendita dei due immobili; a che punto siamo?
« Per quanto riguarda la stazione della Sea — aggiunge Cotta Morandini — le trattative di
vendita sono in dirittura d’artivo; stiamo formalizzando la ces
sione ad un gruppo di privati
che dovrebbe utilizzarla come
rifugio o posto tappa alpino. In
alto mare invece il futuro dello
stabile di Rio Crò ».
Da notare che anche l'amministrazione comunale di Torre
Pellice ha espresso l’intenzione
di rilanciare, sul piano turistico,
la zona della Sea, e che è previsto, entro breve tempo, un miglioramento del collegamento
viario con il colle.
Piervaldo Ro»tan
« Venite alla Piera a giocare
con noi » ; questo era l’invito rivolto a genitori, nonni, amici dai
ragazzi della scuola elementare
di Pomaretto '.
Già da due anni i genitori diventano i protagonisti di questa
festa, partecipando a giochi e attività di vario tipo, che vogliono
ripercorrere una parte del programma svolto dai bambini durante l’anno scolastico.
Quest’anno, in particolare, i
bambini del lo ciclO' hanno seguito un percorso « scuola-torrente », studiando l’ambiente « acqua », il rapporto uomo-torrente,
la flora e la fauna del torrente e
dell’ambiente vicino; le proprietà dell’acqua e i vari « stati ».
Al termine di percorsi ed esperimenti vari, hanno preparato
dei giochi per i genitori e i visitatori della Fiera: il gioco dell’acqua, sulla falsariga del gioco dell’oca, e il domino degli « stati »
dell’acqua, dipinti con cura.
Per poter presentare il lavoro
sul percorso « scuola-torrente »
si è pensato all’uso della telecamera: si sono registrate le varie
fasi del percorso, la raccolta del
materiale, la discussione per presentare il lavoro sul torrente.
Avendo anche lavorato all’analisi della pubblicità, i bambini
hanno pensato alla realizzazione
di volantini molto simpatici, da
distribuire nei negozi.
Nel 2" ciclo i bambini hanno
realizzato ima serie di giochi sulle esperienze svolte in scienze fisiche e sul concetto di forza e
di peso.
A « braccio di ferro » genitori,
nonni e insegnanti hanno voluto
misurare reciprocamente le loro
forze, con grande ilarità dei loro
figli e scolari. In particolare, .è
diventato « spettacolo », suscitando tifo e risate a non finire, il
tiro alla fune.
In questi giochi, giovani e anziani hanno dimostrato la loro
voglia di partecipare, diremmo
quasi di « tornare bambini ».
Un altro gruppo di giochi si è
rivelato un pochino difficile da
eseguire, essendo di tipo un po’
più «cerebrale»; per cui inizialmente vi sono state alcune perplessità e timori. La curiosità e
la novità della cosa hanno comunque spinto un folto gruppo
di persone a cimentarsi in queste prove; equilibrio di monete
su bilance di legno; prove di calamita su materiali diversi; costruzione di una bussola.
Sempre nel 2° ciclo, i bambini
del laboratorio di pubblicità hanno realizzato dei cartelloni, facendo pubblicità a prodotti di
fantasia, o cimentandosi in una
campagna pubblicitaria : im
gruppo ha scelto come prodotto
10 yogurt e l’altro la scuola, una
scuola nuova con più gite, più
attrezzi in palestra, più lavori a
contatto con la natura. Anche
questi due gruppi sono stati seguiti con la telecamera durante
le discussioni, le interviste e la
realizzazione finale di un giornalino, molto colorato e simpatico,
che poi hanno venduto ai visitatori della Fiera.
Ci sembra, a questo punto, di
aver raggiunto un obiettivo: le
famiglie entrano veramente a far
parte della scuola, conoscono i
metodi con i quali si lavora, capiscono che la scuola oggi è più
attiva, più operativa.
E i bambini? Mentre gli adulti
verificano le loro capacità, i bambini si mettono al posto degli insegnanti e, con pazienza, spiegano, aiutano, danno consigli, spronano i loro genitori che, forse inconsapevolmente, si scrollano di
dosso anni, preoccupazioni, problemi quotidiani.
Senza dubbio, se c’è soddisfazione da parte dei bambini, delle
famiglie e degli insegnanti, ecco:
11 triangolo è perfetto, e... arrivederci all’anno prossimo.
Silvana Marchetti
e Paola Revel
' Nel plesso di Pomaretto le 5 classi
sono a tempo pieno.
VAL PELLICE |
vicinanze Torre Pellice, in posizione I
tranquilla, soleggiata, nel verde, ven-*
desi 2 case parzialmente ristrutturate, I
abitabili subito: una composta da ca-•
mera, cucina, wc ; l'altra da soggior-■
no, cucina, bagno, 2 camere. L. 75 m. I
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Viale De Amicis 3/1
Tel. (0121) 901.SS4 a
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OTTICA ■ VlH Anuiud, R
10066 TORRE PELLICE (T0>
Oggi
e domani
Fiere
TORRE PELLICE — Lunedì 2 luglio si
svolgerà l'annuale fiera d'estate: all’iniziativa verrà abbinata un’edizione straordinaria del mercatino biologico.
Cinema
TORRE PELLICE — li cinema Trento
ha in programma per il prossimo fine
settimana, sabato 30 giugno e domenica 1° luglio, ore 20 e 22.10: « L'avar
ro », con A. Sordi.
Spettacoli
POMARETTO — Venerdì 29 giugno,
alle ore 21, presso il cinema Edelweiss,
avranno luogo due spettacoli di cabaret; Pietro Del Vecchio e Mario Cavallari presenteranno « Scanzonissìma » e
i gemelli Barolo la storia ironica della
propria infanzia in « Anime gemelle ».
Mostre
TORRE PELLICE — Dal 1” al 15 luglio,
presso la sede della Pro Loco in via
Repubblica, sarà esposta al pubblico
una mostra di pittura di Elena Deodato Comba.
Segnalazioni
LUSERNA SAN GIOVANNI — Domenica 1° luglio verrà inaugurata la
nuova sede dell'ufficio turistico ottenuta con la ristrutturazione dell’ex peso pubblico totalmente rimesso a nuovo; nella giornata sarà anche esposta
al pubblico una mostra di fotografie
e funzionerà un mercatino delle pulci.
Amnesty International
VILLAR PELLICE — Il Gruppo Italia
90 Val Pellice ricorda che il « Trtrttenimento pomeridiano per Amnesty » si
svolgerà al Castagneto con inizio alle
ore 15, domenica 1° luglio; tutti sono
cordialmente invitati.
TORRE PELLICE
Concorso
letterario
In occasione delle giornate di
Radio Beckwith, che sono previste a Torre Pellice per l’il e
12 agosto prossimi, l’associazione culturale Francesco Lo Bue,
proprietaria deH’emittente, lancia un concorso di carattere
« letterario » tendente a valorizzare il patrimonio linguistico dell’area alpina.
Gli interessati potranno scrivere un « racconto in trecento parole », a tema libero, in francese o in patois.
Una apposita giuria esaminerà
i pezzi inviati, che dovranno pervenire alla sede della radio, in
via Repubblica 6, 10066 Torre
Pellice, entro il 5 agosto.
La premiazione dei racconti
giudicati migliori avverrà nel corso della serata deH’ll agosto in
piazza Muston, quando è prevista anche l’esibizione di un gruppo musicale occitano, i « Sarvanot ».
I] « concorso letterario » potrebbe anche consentire una verifica empirica sul reale e concreto bi o trilinguismo attribuito a queste valli, ovvero se
siamo di fronte ad una semplice
tradizione orale, comunque in
lento ma progressivo alRevolimento.
Nel frattempo, con il ripristino totale delle trasmissioni nel
pinerolcse e nel saluzzese si può
constatare il buon esito della
sottoscrizione promossa per coprire il danno del furto del ponte di trasmissione; in particolare ciò è stato possibile, oltre che
con il sostegno di amici ed ascoltatori, grazie all’intervento della
CED del I distretto delle chiese
valdesi e con un contributo di
1 milione di lire da parte della
Cassa di Risparmio di Torino.
« Beato chi ripone nell’Eterno
la sua fiducia e non si rivolge ai
superbi né a chi segue la menzogna »
(Salmo 40: 5)
Elena Maurin annuncia con cristiana serenità la separazione dall’amata
sorella
Silvia
Genova, 14 giugno 1990.
« ...chiunque avrà invocato il
nome del Signore sarà salvato »
(Rom. 10: 13)
Liliana e Bruno partecipano con affetto al grande dolore di Elena per la
scomparsa dell’amata sorella
Silvia Maurin
Genova, 14 giugno 1990.
RINGRAZIAMENTO
« Je me conche et je m’endors
ere paix, car toi seul, S Étemel,
tu me donnes la sécurité dans
ma demeure »
(Psaume 4: 9)
I familiari di
Albertina Olga Albarin
ved. Revel
nell’impossibilità dì farlo personalmente ringraziano tutti coìloro ohe hanno
preso parte al loro dolore.
Luserna S. Giovanni^ 14 giugno 1990.
RINGRAZIAMENTO
a Dio... asciugherà ogni lacrima
dagli occhi loro, e la morte non
sarà più, né ci saran più cordoglio, né grido, né dolore, poiché
le cose di prima sono passate »
{Apocalisse 21: 4)
E’ mancalo aU’affetto dei suoi cari
Ernesto Avondet
di anni 65
Nell’impossibilità di farlo personalmente, si ringraziano tutti coloro ohe
con scritti, fiori e partecipazione sono
stati loro vicini in questa triste circostanza.
Un ringraziamento particolare al pastore Klaus Langeneck, ad medici e paramedici deirOspeda'le valdese di Pomaretto.
San Germano Chisone^ 29 giugno 1990.
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Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 2331 (Ospedale Civile).
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Guardia medica ;
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tero: tei. 116.
8
8 fatti e problemi
29 giugno 1990
CONFERENZA NAZIONALE DELL’IMMIGRAZIONE
Cercare la strada per
l’arricchimento reciproco
Tre giornate di dibattito, ma nulla di nuovo nel concreto - Il problema dell’associazionismo - La clandestinità e I’« emergenza-casa »
APPELLO
Perché il calcio torni
a essere un gioco
In occasione dei Mondiali di
calcio in Italia intendiamo richiamare l’attenzione dell'opinione pubblica sui pericoli e sui limiti dell’attuale gestione dello
sport calcistico.
Circa 1.500 partecipanti a cui
vanno aggiunte altre presenze
che, a rotazione, seguivano i lavori, quindi circa 2.000, una realtà intemazionale e multirazziale
che ha animato la Conferenza
nazionale per Timmigrazione che
per la prima volta è stata indetta in Italia. Parlare di torre di
Babele non mi sembra improprio se ripenso a quell’albergo
enorme in cui nord e sud, oriente e occidente formavano un popolo continuamente in movimento, continuamente in dialogo nei
corridoi, nelle sale e dove i linguaggi diversi si mescolavano.
Quante nazionalità erano rappresentate? Non lo saprei proprio
dire, molti erano però i partecipanti provenienti dai paesi del
Terzo Mondo.
Una passerella
di interventi
Le tre giornate (4-6 giugno)
sono state un fìtto susseguirsi
di interventi, una passerella di
nomi illustri della politica italiana, di rappresentanti di istituzioni locali, del mondo della
economia, della statistica, delle
organizzazioni sindacali e della
Chiesa cattolica. L’hnmigrazione in Italia è stata studiata e
presentata in tutti i suoi aspetti,
positivi e negativi; sono stati
evidenziati i problemi che necessitano di soluzioni urgenti
(casa, lavoro, inserimento nella
nostra società) e, da posizioni
diverse, si è insistito sulla necessità di cambiare i meccanismi
economici del nostro mondo occidentale affinché i paesi poveri possano svilupparsi e creare
condizioni di vita tali da garantire la sopravvivenza, che ora
viene cercata altrove.
La legge Martelli (n. 39/1990),
contenente le norme in materia
di asilo politico, ingresso e soggiorno dei cittadini ejctracomunitari e di regolarizzazione per
quelli già presenti sul nostro
territorio, è stata la base di partenza per analizzare il problema
e per lanciare uno sguardo sull’Europa 1992, termine entro il
quale la nostra legislazione dovrà « armonizzarsi » con quelle
europee per quanto concerne le
migrazioni. Ma a parte le voci
che vogliono porre l’immigrazione come elemento destabilizzante sia a livello economico che
sociale, parecchie altre affermazioni mi fanno sperare in una
apertura, anche se non delle
frontiere, più di quanto le leggi
attuali permettano, almeno dell’accoglienza, che dovrà esprimersi in una maggiore attenzione a quanti vivono oggi in mezzo a noi con il riconoscimento
dei diritti essenziali, con una tendenza a non voler creare dei
ghetti o delle separazioni che
altro non farebbero che fomentare il razzismo e la xenofobia.
Si auspica anche una rinnovata
apertura alla formazione culturale con l’accoglienza di studenti stranieri presso le nostre università; essi rappresentano attualmente una percentuale bassissima dell’immigrazione.
stranieri e delle loro famiglie.
Così pure la programmazione di
flussi migratori, a seconda del
bisogno di manodopera, argomenti che hanno, a mio parere,
dimenticato che si stava parlando di uomini e donne e non di
merce, e non di fabbisogno nazionale!
Contro gli accordi
di Schengen
Solo in un intervento si è sentito un parere sugli accordi di
Schengen, che sono la negazione
di una politica di accoglienza,
di scambio e di arricchimento
culturale. Spero che non resti
la sola voce in questa Europa
che abbatte i muri interni ma
costruisce muraglie ai suoi cccnfìni. Qualcuno diceva che se non
si cercherà la comprensione, la
solidarietà e il rispetto non vi
sarà equilibrio sul nostro pianeta.
Di nuovo, di operativo immediatamente non è emerso nulla:
rimangono da risolvere aodi come la situazione dei clandestini
giunti in Italia dopo il 31 di
cembre scorso (alcuni di loro
vi sono stati introdotti senza
informazione e con promesse
non corrispondanti alle realtà
poi vissute qui e senza un minimo di conoscenza delle nostre
leggi!). Rimane senza risposta
la ricerca di casa (sia per gli
italiani come per gli stranieri),
rimane da studiare un rispettoso
inserimento dei figli dei migranti nel nostro sistema scolastico,
il problema dell’associazionismo
degli stranieri che non trovano
spazi per loro riunioni o feste,
quello della sanità. Si spera che
a livello di amministrazioni locali ci sia una maggiore presa di
coscienza e volontà di affrontare le carenze prima che le intolleranze crescano.
Un difetto di questa conferenza è stato quello di aver dato
per scontata da parte nostra
una conoscenza del mondo così
diverso degli extracomunitari,
tanto è vero che lo spazio dedicato ad essi è stato pochissimo
e solo per brevi comunicazioni.
Si parla di arricchimento reciproco, ma questo avviene se tutti hanno lo stesso spazio per
informare e interrogare.
Elena Vigliano
Molti vizi e
poche virtù
Il calcio appare oggi dominato da logiche di puro e semplice mercato che portano a considerare tale pratica sportiva un
ulteriore terreno d’investimento
e di speculazione per i professionisti della finanza e del capitale.
Tutto viene esasperato dalla
necessità del guadagno che porta a sfruttare il calcio per tutt’altri scopi che quelli sportivi,
incrementando fenomeni di corruzione e parassitismo.
In questi ultimi mesi abbiamo assistito a un’enorme colata
di denaro pubblico per la costruzione di mega impianti calcistici anche là dove non erano
strettamente necessari, in tutti
i casi impianti decisamente sovradimensionati rispetto alle reali e cornimi esigenze.
In più continuiamo ad assistere — esterrefatti — al pagamento di cifre record per l’acquisto
di « giocatori », da ultimo 25 miliardi per un ragazzo di 22 anni.
Riteniamo che tutto questo
debba essere chiamato con il suo
IL BILANCIO DELLA DIFESA
La spesa militare in Italia
23 miliardi per il 1989 ma è previsto un innalzamento del tasso di
incremento annuo - Tutto quello che si potrebbe fare con quei soldi
Il fantasma
demografico
Il calo demografico è stato
sbandierato da posizioni anche
qui diverse per giustificare i prò
e i contro l’arrivo di lavoratori
22.939 miliardi di lire. E’ la spesa militare dell’Italia per il 1989,
secondo lo stato di previsione del
Ministero della Difesa. Se consideriamo che tra il 1975 e il 1988 i
pagamenti effettivi sono aumentati deir86%, pari ad un tasso
di incremento annuo del 4,9%, la
spesa effettiva per lo scorso anno
raggiunge 24.063 miliardi.
Considerando sempre il periodo 75/88, emerge che le previsioni di spesa — ovviamente minori
dei pagamenti effettivi realizzati — hanno avuto una crescita
complessiva del 77%, pari a im
tasso medio annuo di incremento
del 4,5%.
In tempi in cui le stesse superpotenze stanno valutando una
riduzione dei propri organici difensivi, il bilancio di previsione
pluriennale per il triennio 19901992 presentato dal Ministero
della Difesa fa salire tale tasso
al 6% di incremento annuo, ipotizzando 23.615 miliardi per il
1990, 25.754 miliardi per il 1991 e
27.421 miliardi per il 1992. Applicando nuovamente la quota
del 4,9% — ovvero l’aumento reale negli ultimi 15 anni dei pagamenti effettivi (anche se considerando solo gli anni ’80 si registra un aumento del 12% annuo) — nei prossimi tre anni
verranno spesi rispettivamente
24.772, 27.015 e 28.764 miliardi.
Dai dati, tratti dal bilancio previsionale ufficiale del Ministero
della Difesa e da un’analisi della
spesa militare italiana effettuata
dalTAssociazione per la pace in
collaborazione con TIRES Toscana, emerge chiaramente l’espansione di un settore che dovrebbe
invece registrare segnali di ridimensionamento, sia per ragioni
strategiche che per fattori economici, oltre che per opportunità
ideologico-politiche.
Charles Cooper, del Policy
Planning Board del Dipartimento di Stato USA, ha recentemente affermato la necessità di rivedere l’incidenza delle spese militari sul PNL (Prodotto nazionale lordo) statunitense, passando
dall’attuale 6,6% al 4 o 3%. Già
attualmente negli Stati Uniti si è
registrata negli ultimi tre anni
una stabilizzazione in termini
reali delle spese militari, cosi come in Germania Federale, Francia, Olanda, mentre riduzioni effettive sono in corso in Gran
Bretagna, Belgio e Danimarca.
L’Unione Sovietica ha annunciato per i prossimi tre armi una
riduzione della spesa del 14,2% e
del 19,5% per l’acquisto di armamenti.
Oltre a ciò, si aggiunge il progressivo calo delle esportazioni
di armi italiane, passate nell’arco di tre anni (1984-86) da 1.100
a 250 milioni di dollari, come documentano De Andreis e Devoto
nel loro studio Le esportazioni
italiane di armi nel dopogpierra
(Roma, CESPI Ricerche, 1989).
Quali allora le ragioni del continuo incremento delle spese militari previste dallo Stato italiano?
Nell’attuale bilancio del Ministero della Difesa, la voce più
importante è quella relativa agli
investimenti in infrastrutture ed
armamenti, che incide per il 35%.
Seguono poi le spese per il personale (29%), e quelle di funzionamento (11%) che comprendono le spese generali, amministrative e gli acquisti vari. Il restante 25% comprende attività solo
marginalmente legate alla difesa
nazionale, come le spese per i carabinieri (19%), per le pensioni
provvisorie (3%), per attività ci
vili (1%), servizi di informazione (1%) e contributi alle alleanze (1%).
Proprio il settore che già incide maggiormente, quello degli armamenti, è destinato ad aumentare; per i prossimi dieci anni è
stato richiesto un programma
straordinario di ammodernamento delle Forze armate per complessivi 30 mila miliardi, buona
parte dei quali indirizzati a sistemi d’arma tipicamente offensivi. Alcuni di questi progetti, in
particolare quelli aeronautici,
sembrano in realtà avere obiettivi economici ben precisi, quali
lo sviluppo dell’industria aeronautica nazionale e la possibilità
di attirare nuovi acquirenti dal
Terzo Mondo, mercato divenuto
sempre più diffìcile sia per l’accresciuta concorrenzialità di altre nazioni che per raggravarsi
del debito di tali paesi.
E’ possibile ipotizzare un differente impiego di questi miliardi, ridefinendo organicamente gli
impegni per le spese militari?
L’Associazione per la pace ne è
convinta ed ha promosso, insieme a oltre una ventina di associazioni ed organismi nazionali,
la campagna « Venti di pace »,
che propone una riduzione del
20% delle spese militari italiane,
recependo l’invito del Tribunale
dei popoli, riunito a Berlino nel
settembre 1988. I due terzi di
tali riduzioni dovrebbero interessare le spese per infrastrutture ed armamenti; la quota risparmiata potrebbe essere utilizzata per rilanciare la cooperazione Nord-Sud, per affrontare
seriamente le emergenze ecologiche ed il degrado ambientale
e per favorire gli scambi e i rapporti commerciali con l’Est.
(da L'Incontro)
vero nome: spreco, e che sia del
tutto illecito eticamente dato l’attuale contesto nazionale ed internazionale che ancora presenta situazioni di fame, squilibrio
ecologico ed ingiustizia sociale.
Collegato a questi eccessi vi
è il mito del campione, la ricerca parossistica dell’idolo calcistico che alimenta inutili speranze nei giovani e nelle loro famiglie, che affidano i figli alle società calcistiche sognando chissà cosa e trovandosi — il più
delle volte — con niente in mano se non frustrazioni che potevano facilmente essere evitate.
Il campionismo è sintomo di
scarsa attenzione ai valori di
partecipazione collettiva, ai valori di un’attività sportiva effettivamente intesa per tutti e non
solo per pochi eletti.
C’è una strisciante complicità
con la violenza, con il fanatismo
distruttivo di una certa • frangia
di tifosi che trova facile tolleranza negli ambienti delle società calcistiche e controproducenti risonanze sui mass media.
E’ ora che le società calcistiche e i calciatori diano chiari
segnali di totale delegittimazione di questi fenomeni.
L’agonismo esasperato, il voler prevalere ad ogni costo, il
fare dell’attività calcistica una
sorta di « ragione di vita » implica l’imporsi, specie nelle nuo
ve generazioni, di una visione
prevalentemente competitiva del
la vita, di una logica del tipo
« mors tua vita mea » adatta all’epopea militare, ma non certo
ad una società che intende ispirarsi ai valori della democrazia
e cella partecipazione.
Per giunta questa mentalità si
scontra con la legittima istanza
femminile ad avere pari_ opportunità sociali di espressione.
La crescente violenza e scorrettezza in campo fra i calciatori è segno di questa tendenza
alla « militarizzazione » del football, che trova nel mito della
« sana virilità » la sua forma più
ambigua ed eclatante di manifestazione.
L’agonismo, concetto già di per
sé piuttosto lontano da quello
di «gioco», finisce così per collocarsi definitivamente nell’area
semantica di agonia, da cui peraltro pare derivi.
Un appello
alla famiglia
e alla società
Invitiamo le forze sportive, sociali, politiche, religiose, i mass
media perché s’impegnino a ricollocare il calcio nella sfera del
gioco, eliminando le deformazioni di cui è stato fatto oggetto
negli ultimi anni. Vogliamo che
il calcio sia un gioco educativo
in cui i valori di dialogo, solidarietà e accettazione reciproca si
impongano in modo palese.
Sarebbe grave perdere il ricco repertorio di valori popolari
legati a questa esperienza in nome di Un esasperato affarismo
e di un’idolatria del mito del
campione e della competizione
fino allo stremo.
Proponiamo che la scuola, le
famiglie, le associazioni educative si facciano carico di educare
ad una visione più oggettiva e
realistica del calcio.
Primi firmatari; Damele Novara, Ernesto Balducci, Antonio
Bello, Luigi Bettazzi, Giovanni
Catti, Luigi Ciotti, Giancarlo Codrignani, Danilo Dolci, Goffredo
Fofi, Remo Fornaca, Mario Lodi,
Giuliana Martirani, Guglielmo
Minervini, Antonio Monaco, Gianni Novelli, Franco Passuello, Gtno Stefani.