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LA BUOKA NOVELLA
GIORNALE RELIGIOSO
PREZZO n’ASüüOClAZIOXE
Torino, per nn anno . . . L. G »
» per sei mesi ... » 4 »
Per le provincie e l’estero franco sino
ai confini, un anno . . L. 7 20
per sei mesi , <> S 20
La direzione della BUONA NOVELLA è
in Torino, casa Béllora, via del Valentino, n" 12, piano 3’.
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Torino, sotto i portici di Po, n“ 3S.
•Gli Associati delle Provincie potranno provvedersi di un vaglia postale,
inviandolo franco alla ditta sopradetta.
Orìgini e dottrine della Chiesa Valdese (Articoìo terzo), Morte del protestantismo. — Conversazione religiosa (continuazione e pne). — Notizie religiose : Gerusalemme — siali Uniti — Canadá — Irlanda — Roma — Napoli — Cronachetta
poh'tìca.
ORIGINI E DOTTRINE DELIA CHIESA VALDESE
Scrittori d«lla diocesi d^Italia nel VI secolo: San
'Laurenzio, e S. Eooodio. Remission de’peccati.
Confessione. Preghiere. Eucartslia. Morie da
Protestante di S. Epifanio. Scisma da Roma.
Secolo VII, S. Mauro vescovo di Ravenna. San
Mansueto vescoro di Milano. Unico mezzo di
«alute. Comunion« col Papa non nccegRaria
per saWarSt. Eresia c condanna di Papa Onorio. Conformità di molte dottrine protestanti e
\alilftl con quelle della LUocesi d’Italia nei secoli VI e MI.
51. Uno de’ primi scrittori, che
possano somministrarci notizie ecclesiasliclie del vi secolo nella diocesi
Articolo terzo.
d’Italia,èS. Laurenzio (o Lorenzo), il
quale fu traslocato dalla sede vescovile di Novara a quella di Milano circa
l’anno 507. Abbiamo di lui tre discorsi fatti in occasione, che, distrutta
Milano, gli convenne ritornare a Novara e patire l’esiglio. Li lia tratti dall’obblio delle biblioteche il celebre Mabill«n che li pabLlicò.
52. 11 primo è un sermone sulla
donna Cananea, col quale egli prende
a confortare i peccatori pentiti assicu-
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raadoli della miécricordia divina sempre facile e pronta a perdonare. Trascriveremo qni alcune delle sue proposizioni 0 dottrine, che pare le abbia
prese ad imprestito da quel luminare
della Chiesa greca, che fu s. Grisostomo.
53. Per la remission de’peccati egli
richiede come disposizion necessaria
una viva compunzione del cuore, e
uon fa parola deli' assoluzione dei
preti — <1 Tu vai dicendo (così egli
a pag. 24 ) : io ho commesso peccati
assai e gravissimi. Ma qual è l’uomo
impeccabile? Di’più presto; io ho peccato più di tutti gli uomini; e cotesta
confessione li basta per ua sacrifizio.
Dichiara lu prima le tue iniquità, e
verrai giustiflcato : riconosci d’essere
un peccatore; nell’atto di convertirti
fa cordoglio; sii quasi uom disperato
e mesto, ma spargi nel tempo stesso
lagrime di compunzione. Kon vedi in
quanta effusion di lagrime proruppe
la meretrice? Ebbene da quella profusione acquistò coraggio, e fatto animo
trasse a Gesù, fonte e signore di grazia (1).
(1 ) Sed dicis, feci peccala malta et magna.
Ecquis est de hominibus et non peccet? Tu
die, erravi super omnes homines, sufficit
libi in sacrificio isla confessio. Die tu
prius iniquitates tuas, u> justificeris : cognosce quoniam peccator es; habe iristitiam cum converteris; està ac si disperatus
54. Escludo affatto l’errordi coloro
che credono ottener perdono da Dio
per intercessione altrui — « Ma come
ardì (prosegue a pag. 25) una donna
tanto ignara della legge, ed ancor sì
malvagia appressarsi direttamente al
fonte della salute? Ella non pregò Giacomo, non chiamò Giovanni, non
venne da Pietro perchè intercedessero
per lei. Sì, lasciando da banda ogni
ricorso agli apostoli disse fra sè : io
non ho bisogno d’intercessore; ed assumendo ella stessa il patrocinio della
propria coscienza corre a Gesù, lo
ferma colle sue grida esclamando —
Signore, figliuolo di David, abbi pietà
di me. Tu sei disceso infino a noi, ed
hai rivestito la nostra carne, perchè
possa parlarti anch’io e chiederti mercè Î — Non sono questi i medesimi
sensi del Crisostomo al popolo di Antiochia? Nella sua Omelìa 21 sta
scritto — » Ammirabile cosa è che
Iddio non solo ci rimetta i peccati, ma
ce li rimetta senz’obbligo di rivelarli
a persona, e ci comandi che ne rendiamo ragione a Lui, e li confessiamo
a Lui solo ». — La stessa dottrina
inculcano più altri luoghi ed omelie
et mœslus, sed et lacrhymas compunctus
effunde. Num-quid aliud aliquid fuit in
meretrice, quam lacrhymarum effusio?
Et ex hac profusione invenit præsidium,
et accepta fiducia accessit ad fontem Dominum Jesum.
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del medesimo s.Padre, essendo a’suoi
tempi ancor fresca e notoria la scandalosa spubblicazioue di peccati avvenuta in Costantinopoli per colpa del
prete penitenziere, che palesando imprudentemente i segreti confidatigli in
confessione, fece nascere una sollevazione di popolo contro del clero.
Laonde il vescovo Nettario dovette
abolire immantinente il minislero dei
penitenzieri, e ordinò che ciasccrao
si confessasse da solo a solo con Dio.
Quando poi s. Crisostomo gli successe
più tardi nella sede costantinopolitana
tenne fermo questo provvedimento, e
insegnò sempre ai fedeli di confessare
non ad altri che solamente a Dio i
loro peccati. Confrontando ora ii pensare e l’insegnar del Crisostomo con
quello del santo vescovo Laurenzio
si vede apertamente che nelle chiese
della diocesi d’Italia come in quelle
d’Oriente si predicava la necessità
di confessarci unicamente a Dio, siccome fanno oggi i Protestanti e i
Valdesi.
55. Rispetto al luogo dove ci convenga pregare per essere esauditi da
Dio, s. Laurenzio si esprime nel modo
seguente, a pag. 56. — « Il dire, deh,
Signore, abbi pietà di me, è breve discorso ma pieno di virtù. Non imporla
che tu sii fuori della città e del tempio; esclama pure — Signore, abbi
pietà di me — ed Egli ti ascolterà.
Non imporla che tu non alzi la voce;
se lo preghi nel segreto deH’anima
ancor ti ascolta, perchè egli intende
fin anche il silenzio di quelli che tacciono, nè guarda a luogo o a strepito,
ma solo allo spirito. Geremia riceve
conforto nel carcere, Daniele esulta
in mezzo ai leoni, cantan nella fornace i tre fanciulli, trionfa sullo strame aH’aria aperta Giobbe impiagato,
trova un paradiso sulla croce il ladrone. Fossi dunque tu pur in piazza
fra il popolo, che monta? Ivi prega in
te stesso, nè ti curar d’altro luogo, lu
sei lu(^o a te, e puoi sempre pregare
dovecchessia ti trovi. Se fossi nel bagno, ed ivi prega, che pel Signore Iddio anche colà è tempio ». — E a pagina 37. — E che? è forse Iddio alla
guisa di noi mortali, che tu debba
ricercarlo affannoso or qua or là? Ad
ogni luogo Egli è presente. Se tu cerchi d’un uomo, talor ti rispondono,
non c’è, talora, non può riceverti ; non
così mai quando tu cerchi Iddio. Sol
che tu dica — abbi, o Signore, pielà
di me, — ed egli è vicino di te per
soccorrerti, e mentre ancor parli, ei
ti risponde — eccomi qua ». —
56. La seconda omelìa, che di lui
ci rimane, pubblicata nella Bihliotheca
Palrum (tom. 5’) distrugge affatto il
tribunale di penitenza — " Tostochè
(ivi è scritto) tu esci fuori dal fonte,
sei vestito di candida veste, e sei prò-
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fumato di mistico unguento. L’invocazione è stata fatta sopra di te, e ti
sopraggiunse la triplice virtù, la quale
riempì di questa nuova dottrina quasi
vaso novello il tuo cuor rinnovato, ed
ebbe quindi costituito te giudice ed
arbitro di te (1) ».—
57. In questo stesso secolo abbiamo
in favore delle credenze protestanti
l’autorità di due santi vescovi di Pavia, s. Epifanio e s. Enodio. Le opinioni del primo ci sono fedelmente
riportate nella vita che di lui ci lasciò
scritta il secondo. In essa leggiamo,
che sant’ Epifanio nel celebrare il sacramento eucaristico stava ogni volta
ritto co’suoi piedi uniti ed immobili
sopra il medesimo punto locale, perchè l’impression delle pedale manifestasse dove precisamente egli consecrava il pane ed il vino, cd i fedeli
sapendo il posto dove egli invariabilmente compiva il sacro rito, potessero
comodamente vederlo anche in lontananza.
Da questo racconto chiaramente
risulta, che s. Epifanio e s. Ennodio
non conoscevano per nulla quelle tante
(I} Mox ul ascendisti de fonte, vestitus
es veste alba et unctus es unguenti) mystico. Facta est super te invocatio, et venti super te trina virtus, guce vasnovum
hac nova perfudit doctrina; exinde te
ipsum tibi statuii jIIdicem et arbitrum.
prostrazioni oggidì in uso presso la
Chiesa papale davanti al sacramento.
58. Al modo poi che s. Ennodio ci
riferisce essere accaduta la morte di
sant’ Epifanio, noi non possiamo non
ravvisarvi quella d’ogni buon protestante.- Perciocché non vi apparisce
faccia di confessore, non formola di
assoluzione, non applicazione d’indulgeaze, non maledizione di esorcismi,
non immagmi di crocifissi, non figjire
nè invocazioni, o litanie di madonne,
di santi ed angeli, non accensioni di
candele o di lampadi, non aspersioni
d’acqua lustrale, non una delle tante
cerimonie ed osservanze lugubri della
chiesa papale. Il santo è steso tranquillamente sul letto dell’agonia, e volgendo le moribonde luci al cielo conforta se stesso e le sue cristiane speranze nella sola parola di Dio. Ed ora
ripete coll’Apostolo ■— Miài vivere
Chì%stus est, et mori liicrum — (la
mia vita è Cristo, ed è il mio morire
un guadagno), or egli recita a memoria alcuno de’ salmi più consolanti
come r88°, e tiene col suo riposato
raccoglimento in Dio tutti ammirati e
commossi gli astanti, finché sentendosi
omai dileguate le forze, In manus tuas
Domine, esclama col Redentore, commendo spiritum meum (nelle tue mani,
0 Signore, depongo lo spirito mio) e
dolcemente spira.
58. E qui s. Ennodio, senza parlare
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di suffragi nè di purgatorio, immediatamente soggiunge che quell’ anima
celeste era tornata alla sua dimora —
Ad sedem suam ccelestis anima remeavit. — Il che giova notare, perchè
si vegga, che anche nel secolo ri non
abbiamo negli scrittori ecclesiastici
della diocesi italiana indizio o memoria di preghiere pei morti.
Lo stesso s. Ennodio compose l’epitaQo a s. Vittore di Novara dove si
osserva il medesimo silenzio intorno
al suffragio dei defunti (1).
59. Nell’anno 590 i vescovi d’Italia
e dei Grigioni iu numero di nove si
divisero dalla comunione del papa,
aderendo allo scisma già esistente fm
daH'anno 553, quando i vescovi della
Venezia, deH’Istria e della Liguria non
vollero accettare i canoni del concibo
di Calcedonia.
Consta così dalla storia che nelle
chiese della diocesi d’Italia, oltre al
non esservi ancora nel vi secolo penetrate molte novità e corrulele, che
avevano già invaso altre chiese d’Oriente e d’Occidente, stavano ancor
saldi i vescovi nel mantenersi affatto
(1) Hicrcddens twnulis ciñeres, ad celsa
vocatus
Spiritus cetherea congaudel lucidas arce.
(Qui resUtuite al sepolcro le ceneri,
volò lo spirito chiamato a godere ^li
eterni splendori del cielo).
indipendenti da Roma, dalla cui comunione noli temevano di vivere apertamente ssparati. E siccome in mezzo
secolo di scisma non troviamo che
siei^ mai mancati al bisogno spirituale
della Chiesa nè preti nè vescovi, resta
chiaramente provato, che i papi di
Roma non esercitavano ancora in
questa parte d’Italia veruno di quei
drilli, cho sì usurparono in seguito
sulla elezione dei vescovi.
60. Venendo al secolo vii abbiamo
appena due autori ecclesiastici della
diocesi d’Italia: uno è s. Mauro vescovo
di Ravenna, che fioriva alla metà di
questo secolo; l’altro ès. Mansueto vescovo di Milano nell’anno 677.
61. S. Mauro vescovo di Ravenna in
uua lettera, la quale venne inserita
nel concilio di Laterano sotto Martino I dell’anno 649 {Ad. 1) s’inlitola
da se stesso — Serviis servorum Dei
— (Servo dei servi di Dio). Non è
dunque vero, che sia questo un titolo
riservato al solo vescovo di Roma,
come osano pretendere alcuni adulatori de’papi, che mettono superbia di
privilegio fin anco nel linguaggio dell’umiltà.
62. Parlando in quella lettera del
modo di ottenere l’eterna salute esce
in questa sentenza oggi ammessa nella
sua pienezza dai protestanti e dai Vaidesi, ma di molto ampliala dalla Chiesa
papale — « 11 solo e singoiar rimedio
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a tulli noi conceduto per la salute dell’anima dal nosti’o Signore Iddio e
Salvatore Gesù Cristo, è senza dubbio
quello di tenerci strettamente alle cose
a noi insegnate per mezzo della predicazione degli Apostoli e della dottrina de’Padri ». — Gli scrittori della
corte papale, che all’ autorità degli
Apostoli e de’Padri fanno superiore
quella del vescovo di Roma che appellano Vicario di Cristo, direbbero
che il santo vescovo Mauro si mostra
qui molto eterodosso, perchè non fa
motto della necessità secondo loro indispensabile a lutti i fedeli di vivere
in comunione colla Chiesa del papa,
se pur vogliono andare a salute.
63. Le stesse opinioni di s. Mauro le
ha espresse anche s. Massimo di Aquileia, a cui bastava per salvarsi la grazia e la parola di Crislo.
64. S. Mansueto vescovo di Milano
scrivendo all’ imperadore Costantino
Pogonato dichiara, 1° che fu Costantino il Grande, ch’ebbe convocato il
concilio di Nicea (cosa ostinatamente
negata dalla Chiesa di Roma) ; che
l’imperador Teodosio congregò il secondo concilio di Costantinopoli; che
l’imperador Marciano fece lo stesso
pel concilio di Calcedonia; che l’imperador Giustiniano segui il loro esemplo pel quinto concilio generale; (gli
scriltori cortigiani di Roma all’opposto
asseriscono, che il solo papa ha di
ritto di convocare concilii ecumenici);
2“ che la fede sua e de’ suoi diocesani
era tutta contenuta nel simbolo degli
Apostoli, di cui non era che una spiegazione la professione di fede mandata da lui all’imperadore. Ciò fa manifesto in modo evidente, chela Chiesa
di Milano e la sua diocesi sotto i regni
di Bertarido e Cuniberto re longobardi
non riconoscevano altra dottrina spettante alia fede e necessaria a salute
tranne solamente quella, che era compresa nel simbolo degli Apostoli, e
niente sapevano di quelle tante decisioni dogmatiche, le quali vennero in
luce colla promulgazione del concilio
di Trento, e furono da Pio IV aggiunte
di sua propria volontà all’antica credenza dei fedeli.
65.1 deputali di s. Mansueto venuti
a Roma condannarono senza riguardi
papa Onorio (Ad. 15) per essere egli
eretico monotelita. Benché il Raronio
ed altri scrittori di Corte abbiano tentato ogni via di sparger dubbii su questo fatto, non è possibile trovarsi (^gi
chi sia mediocremente erudito ed osi
negarlo. I sotterfugi, che seppe inventare la soltiJità de’teologi per dimostrare, che Onorio sbagliò come uomo
ma non potea sbagliare come papa,
sono così screditati, che ne ridono fln
anche i fanciulli e le femmine. Stando
dunque come sta la verità del fatto,
ognuno comprende che anche nel vn
7
secolo i fedeli della diocesi d’Italia
non si faceano scrupolo, <;ome non se
Io fanno oggi i Valdesi e i Protestami,
di chiamar fallibili ed illusi 1 vescovi
di Roma in materia di fede.
66. Possiamo pertanto conchiudere che anche ne’secoli tic vii le
chiese della diocesi d’Italia avevano
opinioni e credenze conformi a quelle
che oggi hanno i Valdesi e i Protestanti intorno a moltissimi capi dell’insegnamento cristiano, ma specialmente :
1° Sulla remissione dei peccati ;
2® Sulla necessità di confessarsi
unicamente a Dio;
3“ Sulla efficacia della preghiera
in qualunque luogo sia fatta;
4” Sulla natura del sacramento
eucaristico sempre assai rispettato,
non mai adorato ;
5“ Sulla niuna soggezione dovuta
alle opinioni o decisioni del vescovo
di Roma.
MORTE DEL PROTESTASTI SMO
Risulta da una relazione ufficiale fatta
al governo Britannico, che il numero delle
chiese attualmente addette al servi*io dei
culti dissidenti nella sola Inghilterra e
nel paese di Galles è di 14,3i0 ripartite
come segue ; i Wesleiani ne hanno 4,430,
gl’lDdipendeDli 2,572 ; i Calvinisti-metodisti 778 ; i cristiani Biblici 41S; i Quac
queri conosciuti sotto'll nome di Società
degli Amici, 330 ; i Wesleiani-metodisti
322 ; i Metodisti nuovi 281 ; gli Unitari
260 ; la Chiesa libera di Scozia 77 ; i
Presi>iteriani uniti 61 ; i Presbiteriani
Scozzesi 12 ; l’associazione di Lady Hurtingdon 30; i Cattolici Latini o papali
397; i due riti elirei per le rispettive lor
sinagoghe, e varie altre sette senza nome
speciale e senza culto determinato per le
loro adunanze S50.
Detratte ora quelle dei cattolici papali,
dei due riti ebrei, e delle poche altre
sette innominate restano esclusivamente
pel culto dei soli Protestanti, che nou
appartengono alla religion dello Stato (ia
quale è protestante anch’essa), tredici
mila e quattrocento quarantatre 13,445.
Dopo simili dimostrazioni di vita vigorosa
e fiorente, dicano i nostri lellori se loro
sembri così vicina la morte del Protestantismo in Inghilterra, come lo vanno
trombettando i giornali, i predicatori, e i
teologi della corte di Roma. Noi ci consoliamo vedendo che il Signore Iddio
prolegge così evidentemente i progressi
della fede evangelica, perchè ammaestrati
alla scuola di N. S. Gesù Cristo sappiamo
che ogni anima, la quale vengo in possesso delia vera fede, è sicura di sua
eterna salute. Ora tutte le chiese protestanti posseggono questa vera fede, perchè lutte l'apprendouo dalla parola di
Dio registrata nel santo evangelo, e tutti
sanno che l’unica via, la quale ci scorga
sicuramente alla remission de’ peccati e
alla vita immortale è Gesù Cristo, e a Lui
si stringono, e in Lui eonCdano, e si lasciano come portar da’ suoi meriti infiniti nel cielo. Egli ci ha redenti, e redenti
ima volta per tutte e per sempre, e daj
8
— aOO
¡reccati antictìi edai’nuovi, e dài passati e
(fai futuri. Noi senza di lui^non siamo' che
peccatori, e corrotti], e viziosi, e perciè
perduti. Annulla ci giovano le misere nostre virtù: agli occhi d’iddio è immonda
ed oscura Cn anche la luce, €¡80110 imperfetti gli angeli stessi. Come ardirenHno
noi di crederci meritevoli d’alcun riguardo innanzi a Lui per poche opericciuolc
che hanno sì qualche apparenza di bene,
ma che vedute al chiarore della divina
giustizia sono pur troppo in mille parti
mancanti e difettose e colpevoli ? Oh povera umanità se non dovesse che sperare in se stessa, e nelle sue meschine
virtù ! Buon per noi che abbiamo un Salvator potentissima in Gesù Cristo, che ci
riveste di tutti i suoi meriti e c’introduce
nell’eterna gloria. I protestanti di qual sia
comunione convengono lutti in questa essenziale e fondamental verità del vangelo,
che non si possono cioè salvare che unicamente per Cristo, e non mettono fiducia nè in sè, nè in alcun’opera propria,
né in alcun uomo od angelo, ma tutta e
solo la ripongono in Cristo, nella cui fede
vivendo non possono non vivere nella carità di Dio, la quale ricopre le moltitudini
de’ peccali, e morendo son certi di andare
a salute — Credi nel Signor Gesiìi Cristo,
ha detto S. Paolo, 0 sarai salvalo (Atti,
XVI. 31).
I protestanti non son che credenti in
Cristo, e se tutti coloro che si salvano
denno essere credenti in Cristo, è chiaro
che vi avrà protestanti al' mondo finché vi
avrà cristiani, che certamente si saivano.
All’uomo evangelico non fa scandalo che
r protestanti sieno discordi fra loro nella
organizzazione e nell’esercizio del culto.
Queste son cose indifferenti alla salute ;
l’importante è di aver fede in Cristo-, e i»
nissun altro al mondo né fuori, né dentro
di noi. Del resto 0 preghiate alla maniera
del quacquero 0 del presbiteriano di Scozia, 0 del luterano di Francia, 0 dell’anglicano di Londra, 0 dei calvinista di Ginevra, 0 del valdese di Piemoate, o di
chiunque altro cristiano che sia fedele
amatore di Cristo, ciò non vi farà mai
ostacolo ad ottenere salute. Chi ha la fede
in Cristo è salvo, a qualsiasi communion
di Cristiani appartenga ; ehi non ha questa fede, sia pure della communione più
rigorosa che esista,, faccia pure quanta
opere di penitenza egli voglia, pratichi
pure le virtù più difficili, sia pure divolissimo del Papa, non giungerà a salvarsi.
UNA
CO-WERSAZIOSE RELIGIOSA
III.
(continuazione e fine V. N'‘ IS e 18).
All’ora posta di sabbato sera fummo secondo il solito a casa la principessa ansiosi di assistere ali’esito della conversazione coi due teologi. Terminate le accoglienze, la principessa ci venne a sedere
da costa, e con lei il marchese e monsignore. Dopo convenevoli gentilmente scambiali da una parte e daU’altra; mi ricordo,
prese a dir la principessa, che parlavamo
sabbato d'elle diverse ragioni individuali,
onde rimane talvolta persuaso alcuno
d’elle verità di una cosa, che per le stesse
ragioni non apparisce vera ad“ altri. Potea
quindi la religion catlolica romana parere
benissimo vera al principe di Prussia, per
le sue cinquantadue ragioni, senza ohe
paia a me e ad altri. Lasciamo dunque.
9
ro volea dire, da parte tutto qnesto apparato di motivi e ragioni personali, eveniamo all’essenziale o vogliam dire, all’inirinseco della religione. Perchè io amo la
religione? io l’amo per salvarmi, perchè
eioè dopo morte io non voglio star peggio clw in vita, e desidero essere pienamente felice nel regno di Dio. L’unica ragione che mi deve condurre a preferire
una religione a tutte le altre è la sicurezza di salvarmi. Graditemi in grazia, o
signori, quand’io avrò abbraccialo la fede
a modo vostro, sarò ben sieura dr salvarmi ?
I due signori non tardarono a rispondere die si; poiché chi sta col papa è sicuro distar con S. Pietro, di cui egli è il
successore, e chi sta con S. Pietro è sicuro di stare colla chiesa di Cristo, avendogli detto egli stesso quelle memorabili
parole; tu sei rietro e su questa pietra io
fonderò la mìa ehiesa, e contro di tei non
prevarranno le porte delVinferno. Conlro
ogni altra chiesa le porte dell’ inferno prevalgono; perchè le manca questa promessa
di Cristo, fatta alla sola chiesa fondata su
Pietro.
— Dunque, ripigliò la principessa,
stando’,io col papa, sono certa di dovermi
salvare? Se ciò è, tutti i vostri papi si saranno salvati ? E perchè allora non li avete
canonizzali lutti quanti? o perchè di
quelli che muoiono in comunione col papa,
io veggo che alcuni li canonizzate per
santi, (che secondo voi significa certamente salvati In paradiso) e i piii non li
canonizzate? Dunque i più per voi non
sono sicuramente salvati.
— Eh! Signora principessa, risposero
ammirali que’ due teologi : le pare ? la via
della salute è slrcKa, pochi si salvano,
perchè pochi entran per essa. L’edifici»
di nostra salute è assai diftìcile; perciò i
santi stentarono tanto in penitenze, in
macerazioni, in digiiuii, perchè conobbero la difficoltà di salvarsi. Certamente
fra i nostri papi ne abbiam dei sanli e dei
gran santi, ma pur troppo dobbiamo confessarlo a nostra vei^ogna, papi malvagi,
sacrileghi, spergiuri, avari, disseluti c
scandalosi pur troppo non mancano; o ii
papato non è patente di santità per nessuno; anche i papi se vogliono salvorsi
debbono, come l’ultimo de’fedeli, meritarselo colle opere buone; senza di questo
è vana presunzione lo sperar di salvarsi.
Ma dunque, riprese la principessa, facendomi io caltofica a modo vostro, che vengo
a guadagnare in sostanza, riguardo alla
mia eterna salute?
—Oh! molto maggior probabilità di salvarsi, risposero quefli. Noi abbiamo tulli
i mezzi possibili per agevolare la via di
salute. Lasciamo stare i precetti delta
chiesa che ben osservati ci fanno adempiere, senza quasi avvedercene, quell’obbligo che tutti abbiamo di far penitenza.
Noi non mangiam carne nè il venerdì, nè
il sabbato; noi digiuniamo la quaresima
ed altre vigilie, noi paghiamo le decime,
0 non volendole pagare le redimiamo con
pronti contanti, noi abbiamo ta protezione della Vergine, abbiam quella degfi
Apostoli, dell Martiri, dei Confessori,
dei Santi, delle Sante, e di tulli I nove
cori degli Angeli : noi abbiamo la podestà
delle chiavi, per cui il papa apre e chiude
le porte de’cieli, e v’introduce tulli coloro
che ne son degni, escludendone i soli indegni ; abbiamo il tesoro delle sante indulgenze, dove ognuno attinge secondo
il bisogno, e appropria a sè stesso i me-
10
riti di Cristo, della madonna, dei santi,
in remission de’ peccati : abbiamo tanti
monasteri di monache, le quali non hanno
altra occupazione che quella di pregare;
conventi di frati dove, checché ne dicano i miscredenti, stanno uomini di santità senza pari ; abbiamo un’istituzione
tutta recente, la quale fa un gran bene
alla chiesa, come consta da rivelazioni
autenticissime, ed è l’adorazione perpetua del Sacramento eucaristico : abbiamo
feste e funzioni che commoverebbero i
sassi a compunzione. Or tutti questi
mezzi di salute sono tutti proprii della
nostra chiesa.
No : v’ingannate, replicò la principessa,
perchè poco più poco meno di simili mezzi
adopera anche la chiesa Greca e Russa,
che io conosco benissimo. Ma fossero
pure come voi dite mezzi ottimi di salute,
io non ne ho bisogno alcuno, perchè nella
mia religione, se non lo sapete, io ho e
posseggo la mia eterna salute. Voi mi
date speranze probabili di salute, ed io
ne ho la certezza infallibile, e ne sono
in sicuro possesso. Permettete e ve lo
dimostro. Vi parrà strano che una donna entri in simili disquisizioni con uomini pari vostri, addottrinati nelle profondità teologiclie ; ma noi donne inglesi
veniamo generalmente fin da bambine
molto ammaestrate nelle cose di religione.
C’istruiscono a possedere l’arte del ricamo, del cucire, far fiori, il ballo, e il disegno, e il suonare il piano forte, e simili
donneschi esercizi : ma c’imparano anche
assai profondamente, come può donna
apprendere, la scienza della nostra eterna
salute. Le madri v’inculcano spessissimo
che provveduti i bisogni deH’anima, tutto
il resto facilmente s’accomoda. Veniamo
dunque a noi.
Gli uomini per sapienti che sieno, mi
concederete che fallano tutti, e innocentemente ingannati possono anche innocentemente ingannare ; solo Iddio nè inganna
mai nè può ingannarsi o ingannare. Noi
inglesi per tanto non andiamo aiuterrogare
gli uomini sul conto delia nostra eterna
salute, dove un inganno sarebbe funestissimo. Poiché la Provvidenza di Dio ci ha
benignamente largito il suo lume Infallibile nel consegnarci la sacra Bibbia, dove
sta scritta la sua divina parola; noi appena sappiamo leggere e intendere corriamo a consultarla, e lutto ciò che ella
ci dice, noi lo riceviamo come ammaestramento del cielo. Aprendo questo divin libro vi ho imparato che noi, come
figli e servi di peccato non potevamo salvarci, ma Cristo vero uomo e vero Dio,
perchè figlio di Maria e figlio consustanziale deiretemo Padre, si accollò lutti i
peccati nostri, e colla sua morte, e col suo
sangue soddisfece l’Eterna giustizia per
noi, di modo che noi siamo giustificati, verificandosi quella profezia registrata al 50
di Geremia, dove si legge; « in que’giorni
ed in quel tempo, dice il Signore, si cercherà l’iniquità d’Lsraele, ma non vi sarà
più, si cercheranno i peccati di Giuda,
ma non si ritroveranno più ». L’Apostolo
S. Paolo, nella sua agli Ebrei al c. X. non
ci lascia alcun dubbio sopra questa verità,
dicendo che Gesù Cristo, colla sua sola
offerta, ha in perpetuo purificati appieno
coloro eh« sono santificati. « Lo Spirito
t' Santo ancora ce lo testifica : perchè
« dopo aver detto : questo è ii patto che
« io farò con loro dopo que’ giorni ; il
« Signore dice, io metterò le mie leggi
11
0 ne’ lor cuori, e le scriverò nelle loro
« menti : e non mi ricorderò più dei loro
« peccali, nè delle loro iniquità. Ora dove
i> è remissione di queste cose, non si dà
« più offerta per lo peccalo. Avendo dun« que, 0 fratelli, liberlà di entrare nel santi tuario in virtù del sangue di Gesù, che
« è la via recente e vivente, la quale egli
« ci ha rivelata per la cortina, cioè per
« la sua carne ; ed avendo in Liti un
« sommo sacerdote che domina sulla casa
« di Dio, accostiamoci a Lui con sincero
IC affetto, e in piena certezza di fede ,
« avendo i cuori netti da ogni macchia di
« mala coscienza, e il corpo lavato di ac« qua pura. Perseveriamo costanti nella
« speranza delk nostra professione ; per
ii ciocché fedele é Colui che ha fatte ie
« promesse ». Se avessi qui meco in
pronto la bibbia vi citerei altri ti'sti di
S. Giovanni, di S. Pietro, di S. Matteo,
e dello stesso S. Paolo ai Romani dove
apparisce manifesto il perdono de’peccati
a noi dato pei meriti di Cristo. Ora se i
miei peccati ììod già tutti perdonati pei
meriti di Cristo, non debbo incaricarmi
d'altro più per la mia salute, che di sapere l’unico e sicuro mezzo di applicarmi
questi meriti infiniti di Cristo. Ciò me lo
insegna quasi ad ogni pagina il sacrosanto Evangelo, ed è ia fede viva in Nostro Signor Gesù Cristo. Non vi farò
molle citazioni, ma voglio ricordarvi solo
quel passo di S. Paolo ai Romani al c.
HI. « Ora senza la legge è manifestata la
« giustizia di Dio, alla quale rendono te<• stimonianza la legge ed i profeti, la
K giustizia, dico, di Dio per la fede in
« Gesù Cristo, giustizia che si estende a
u tutti e sopra tutti i credenti : pcrcioc<1 eliè non vi è distinzione, avendo tutti
« peccalo, ed essendo privi della gloria
n di Dio. Ma tutti vengono giustificati per
« puro effetto della sua grazia, per la rc« denzione, che è in Cristo Gesù ; il quale
<1 è stato da Iddio preventivamente ordi« nato a purgare i peccati col suo sangue,
« mediante la fede ; acciocché si pale« sasse la sua giustizia nella remission
<t de’peccati commessi innanzi nel tempo
« della pazienza di Dio, e acciocché, io
« dico, si palesasse la sua giustizia nel
«tempo presente, in modo cbe Egli
«venga riconosciuto per giusto, e giu« stificante coloro che hanno fede in Gesù.
« fwve è dunque ragionevoi motivo di
« vantarsi? egli è affatto escluso. E per
« qual legge ? Forse per quella delle
«opere? no, anzi |>er la legge della
« fede. Noi adunque conchiudianM), che
l’uomo è giustificaio per la fede senza
» le opere della legge. Iddio è egli Iddio
« sol de’Giudei ? o non anche dei Gentili ?
■- certo egli è Dio pur dei Gentili: poiché
« si è un solo Iddio, il quale giustificherà
« per la fede i circoocisi c i non circon<• cisi. Annulliamo noi adunque la legge
« per ia fede ? a Dio non piaccia : anzi
« stabiliamo la legge ». Sicura io dunque
essendo per la parola di Dio, che non
può ingannarmi, di ottenere la remissione
dei peccati pei meriti di Cristo mediante
la fede viva in Lui, sono anche sicura di
avere la mia eterna salute, quando io abbia cotesta fede.
Ora se io abbia o no questa fede, non
lo posso sapere nè da voi, nè dal papa
vostro, nè da alcun vivente sulla terra,
ma lo debbo sapere unicamente da me, e
dallo spirito di Dio che lo riveli a ?nc, e
lo faccia sentire dentro di me. Quando io
abbia questo sentimento che è dono di Dio,
12
dalla cui grazia ci viene la fede, e non sia
contradetto dalla mia condotta con opere
malvagie, io mi tengo sicuro sulla fedeltà
di Dio che me l’ha promesso, di dovermi
salvare. La morte non ha terrori per me ;
il giudizio di Dio è sospirato allora da me,
come il principio delle consolazioni, che
mi stanno riposte nella eternità ; perciocché io mi vi presento rivestito dei meriti
di Crislo, e so che Iddio giusto mi deve
nel suo regno l’eredità del suo divin figliuolo. Io non ho bisogno, come ben vedete, nè d’angeli, nè d’uomini che intercedano per me, io sono unita per la mia
fede a Crislo, ed entro con Lui sicura nelle
beatitudini della immortalità. Ecco dunque, che nella mia chiesa trovando sicurtà di salute, non posso far cambio colla
vostra, dove tutt’al più promettete darmi
una tal quale probabilità di salute.
A così fermo discorso non mai aspettato dal labbro di graziosissima dama ,
che sotto le apparenze più vaghe d’uno
splendido far signorile ascondeva modestamente tanto sapere di religione, rimasero come stupefalli que’ due che, mal
conoscendola, si fecero ad insidiarne con
troppa leggerezza la fede. Mal sapendo
rispondere a questo, per loro insolito,
linguaggio, che non si usa fuorché da un’
anima che sente profondamente la verità
di cui parla, uscirono a rallegrarsi con
lei dello studio posto alle cose sacre, e
confessarono essere pressoché sconosciuti
in Italiasimili esempi di donne cosi istruite
nelle cose più arcane di religione. Dissero
di non voler disturbare, per quanto da
lor dipendeva, un’anima di così tranquilla
coscienza. Ammisero che il Signore Iddio
non manca mai d’avere 1 suoi in tutle le
parti, e forse la principessa potea esser
de’ pochi a cui la divina grazia si comunica, benché sieno visibilmente fuor della
chiesa da lui fondata su Pietro. La principessa all’ udirsi parlar nuovamente della
chiesa di Cristo fondata su Pietro, dopo
che avea così chiaramente esposto, che
unico scampo di salute peli’ uomo è la
fede in Crislo, non potè frenarsi dall’osservare, che persistendo essi nell’ammettere fuor di Cristo un altro fondamento
di fede nella persona dell’apostolo s. Pietro, mostravano che nella lor chiesa mancava 0 era poco curato il solo ed unico
vitale elemento di salute, che consiste nel
riporre ogni fede nei meriti di Cristo.
Senza questo, ella continuò, il Vangelo non
serve, l’incarnazione del Verbo non serve,
la passione e morte di Cristo non giova;
perchè tolta di mezzo o lasciata in dimenticanza la fede in Cristo, non vi è
modo di ottenere la remissione de’ peccati, e senza la remissione de’ peccati,
non vi può essere salute. Quelle parole
dette da Cristo a s. Pietro, voi sapete
meglio di me, che presso la maggior
parte de’santi padri hanno tuli’ altro
senso dal vostro, perchè voi interpretate
che Cristo abbia voluto indicare che san
Pietro veniva fatto pietra fondamentale
della Chiesa, e invece Origene, s. Gio.
Grisostomo, e s. Agostino ci dicono che
quella pietra sopra cui si fondava la
chiesa di Cristo, o era la fede sopra cui
riposa il Vangelo in ognuno dei credenti,
0 era Cristo unica pietra angolare, come
lo chiamano i profeti, che unisce in un
solo edifizio i Gentili e I Giudei. Ma dalo
ancora che quella pietra, come voi dite,
fosse la persona di [Pietro ; chi non vede
che si alluderebbe al suo apostolato, che
fu nc più nè meno dcH’aposlolalo di tulli
13
gli altri; perci»ccliè l’apostolo s. Paolo,
che fu l’ullimo di lutti, ci assicura nella
sua ai Corinti, che uon era nei doni dell’apostolato inferiore a'veruno. Voi sapete
che anche le chiavi Gesù Cristo le diede
particolarmente a s. Pietro, c poi generalmente a tutti gli apostoli, anzi a tutti i
discepoli, uomini e donne, che si trovarono congregati nel cenacolo, quando
loro apparì risorto. Ed io tuttoché donna,
se fossi dalla Provvidenza prescelta ad
evangelizzare oggi o domani sia un israelita, sia un Turco, con niente più che annunziare loro la parola di Dio, avrei esercitato sopra di essi la podestà del legare
e sciogliere, perchè non convertendosi rimarrebbero legali nei loro errori e peccati, e convertendosi nc sarebbero sciolti.
Vedete duuque che quel vostro testo così
decantato non può avere efficacia di sortà
sopra un’anima educata alla scuola del
santo Evangelo. Nella vostra chiesa, dove
la lettura del Vangelo non è che una occupazione scientifica di pochi, quel testo
ha fallo e farà sempre molto effetto, non
mai, vedete, fra i credenti evangelici, ai
quali è difficile dare ad intendere un dogma sopra un testo qualunque mal interpretato e male applicato. Se gli stessi Ss.
Padri, sulla cui autorità voi vi fondale,
non vanno fra lor d’accordo nel dare un
medesimo senso a queste parole dette
da Cristo a ,s. Pielro, come potete addurle a prova evidente di una vostra
particolare credenza?
Così dicendo la principessa levossi in
fretta, perchè si avvide che la conversazione andava insensibilmente assotigliaadosi, e qualche dama attendeva il momento che il colloquio di lei cessasse per
accomiatarsi. Entrata ella pertanto, come
se niente stato fosse, a far le parli che le
convenivano, come signora di casa, verso
le persone che l’avevano favorita, fu in
quella sera straordinariamente graziosa
con tutti, ella graziosissima sempre. Noi
testimoni della conversazion religiosa, ne
vedevam la cagione dover essere il pieno
trionfo riportato su quei due signori, che
s’ingannarono a partito venendola a tentar
nella fede sulla speranza di guadagnarla.
Noi non sappiamo se abbiano o no provato
in cuor loro, quando la principessa parlava da angelo, alcun movimento interiore
di grazia; certo è che si rizzarono in
piedi assai turbati e confusi ; ci onorarono
d’un silenzioso inchino, e tosto si dileguarono entrambi nella folla, senza nemmeno
riverire la principessa. Qualche altro della
conversazione avea dovuto accorgersi della
loro vergognosa disfatta, perchè all’uscire,
noi osservammo diverse persone, che rivolgevano con compiacenza gli occhi a
noi, come ai fortunati spettatori delle vittorie riportate dalla buona principessa....
Dall’Album di Lady____
XOTIZIE REliieiOS£
Geucsalemme. —Scrivono al giornale
dei Debats : Da luogo tempo Gerusalemme
era sotto l’influenza esclusiva dei Cattolici papali, e per la solita tolleranza evangelica di costoro i viaggiatori protestanti
europei non vi potevano fermar domicilio
pacifico. Alcuni missionari Inglesi, Americani, e Tedeschi inviati colà dalle società bibliche viveano da scomunicati in
mezzo a Ciistianl, che caritatevolmente
ne fuggivano il consorzio comedi uomini
appestali o indiavolati. Dopo però che
14
l’inghilterra e la Prussia si sono intese
per l’erezione di un vescovado protestante in quelle parti, anche I cattolici
evangelici non impali di qualunque comunione vi sono protetti, e godono
egualmente i diritli che fin qui godevano
I soli cristiani greci e latini. Ultimamente un nuovo predicatore tedesco il
sig. Valenllner, nominalo dal Governo
Prussiano, è stato posto in possesso del
tempio di Sion, e presentato a tutta la
Chiesa tedesca dal vescovo augUcano.
Oggi i protestanti di Gerusalemme vi
mantengono a proprie spese diversi stabilimenti di crisliana beneficenza, ed
hanno un ospedale per gli Ebrei, una
scuola d'arti e mestieri pei convertiti,
maestri che danno lezioni gratuite di
lingua tedesca, inglese, ed araba, ed una
casa di Diaconesse con sale d’infermeria
pei poveri, un ospizio pei fanciulli, ed
un incunabolo pei bambini lattanti. Hanno
anche formato una società letteraria col
suo piccolo museo, e biblioteca, e gabinetto di lettura. Questa società tiene le
sue adunanze ebdomadarie per tutlo l’inverno, ed è in corrispondenze colla R.
Società Asiatica di Londra, e con altre
società scientifiche d’Europa.
Tutto questo hanno operato in pochi
anni i protestanti in un paese, dove stabiliti da secoli i Cattolici papali non hanno
saputo far nulla di simile. Eppure all’udire i giornali ultra-cattolici i protestanti
sono sterili di opere buone, e tutto il
bene vero del prossimo lo sanno fare solamente i fedeli del Papa.
Stati-Uniti d’Asierica. Leggiamo nell’ultimo numero del New.York Observer:
Audace menzogna. Il sig. Hughes, arcivescovo dei papalini di New-York, tro
vandosl a Roma per avere il grado cardinalizio, che ancor non ebbe, disse che i
gloriosi fondatori della nostra costituzione
Americana, si astennero dallo stabilire la
religión dello Stato, perchè sapevano, che
r unico vero capo della Chiesa di Cristo,
bisognava cercarlo a Roma nella persona
del Papa. Il Winess, giornale scozzese
di Edimburgo, osserva che più sfacciata
bugia non usci mai dal labbro d’un Americano ; e più deve sorprendere nella
bocca d un vescovo, che ha giurato obbedienza al Papa.
— Peogressi del Vìngelo »Et, Tesassi sono qui di recente organizzati due sinodi, ano deiranlica chiesa presbiteriana,
l’altro della chiesa luterana. Il primotenne
le sue prime adunanze nella città di Austin , l’altro nella città di Houston. In
Anderson è stala stabilita una scuola episcopale solto la direzione del Rev. dottor
Carlo Gillet. Ai Rio Grande si vanno fabbricando diversi templi dì diverse communioni evangeliche, e in ogni parte le
società di soccorso e d’istruzione, travagliano a promoveré con ogni possibile
mezzo il miglioramento religioso e civile
di quelle popolazioni. Anche ia società
Biblica vede ognor crescere in quelle parti
la sete della parola di Dia, e sono a quest’ora moltissimi coloro che sanno leggere
e meditare la Bibbia.
Canad.^. Quattrocento individui hanno
rinunziato pubblicamente agli errori del
papismo, e 250 giovani di famiglie francesi domiciliate colà frequentano le scuole
d’istruzione religiosa ed evangelica dirette dai Missionarii protestanti della Società delle Missioni,
Irlanda. Un libro destinato a diventar
inutile. Una signora convertita da poco
tempo, in Dublino, regalò alla sua fante-
15
sca una copia del Manuale delle Orsolinc,
di cui non avea più che fare, accompagnando il presente colle seguenti parole:
« Questo libro ha ^perduto per me ogni
valore, ma a voi potrà giovare per (|uanlo
tempo piacerà a Dio di lasciarvi nella
Chiesa di cui insegna I principii ». La
fante grandemente maravigliala dilla nobile tolleranza della sua padrona accettò
con gratitudine il dono cbe le veniva fatto, supplicando internamente Iddio, con
fervida orazione (come lo confessò dipoi),
perchè si degnasse di ritrarre dall’errore
la sua signora. Non mai questa ragionava
colla sua fantesca del cangiamento operatosi nelle sue credenze religiose, non
volendo co’ suoi discorsi esercitare su lei
influenza di sorta, e persuasa, secondo
ella dicea, che uella stessa guisa che l’avea il Signore posta nella via del vero,
così farel)l»e colla sua fante se tale fosse il
suo divino beneplacito. Ciò fu infatti
quel che accadde. Un bei giorno, quella
giovine ebbe cbe dire col suo confessore
per aver questi usalo un tal linguaggio da
esserne la onesti legittimamente oiTesa.
Aprì in proposito il suo cuore alla sua
padrona; un coIImjuìo di controversia religiosa nacque da quella confidenza, dietro al quale poco dopo la giovine abbandonò essa pure la Chiesa di Uoma , ed
ora sull’esempio della sua padrona, cerca
cui regalare il suo Manuale delle Orsoline
diventato anclie per essa privo di ogni
valore».—Oh! si diffonda qui fra noi
la conoscenza deH’Evangelo; si avvezzino
vieppiù i cuori a quel santo cibo che è
la Parola di Dio, e quanti saranno i
manuali, e quante le pratiche in essi
insegnate, e quanti i libri detti buoni,
edificanti e divoti, cui toccherà quella
medesima sorte di «liveutare inutili e
senza alcun valore!
— Dublino. 1 preti cattolici romani
non furono mai cosi attivi,'come in^questo momento; vanno informandosi ovunque dello stato del proselitismo; tutte le
scuole protestanti di Dublino sono state
visitate, allo scopo di conoscere quanti sieno e di chi sieno i bambini cattolici romani
che le frequentano. Il numero di questi ultimi è di parecchie migliaia.
— Il vescovo papale D. Paolo Cullen
che s’intitola Primate di tutla l’Irianda,
ha pubblicato un editto con cui destituisce
dalla carica onorevole di protettore dell’isola, s. Patrizio, e vi surroga d’ora in
avanti la s. Vergine sotto il titolo della
Immacolata Concezione.
floMA. Il Papa ha spedito patenti onorevoli di Dottore di s. Chiesa a s. Ilario
vc.'covo di Poitiers, in premio di avere
nel IV secolo fulminato gli Ariani. La ragione del merito è un po’ antica, ma resta
meglio autenticata da un esame di IS secoli. Le patenti sono in forma di Drevc,
dato a Roma dnl palazzo di s. Pielro solto
l’anello dei Pescatore il giorno 15 maggio
dcN’anno 1851, quinto del pontificato d'
Pio IX. Come arriveranno al suo destinatario? Per qual corriere? o vapore ? o
telegrafo ? soli mezzi fm qui conosciuti ai
mortali per inviare dispacci agli abitanti
di lontani paesi.
— È mancato ai vivi in Fermo sua pa-'‘<
tria il cardinale Tommaso liernelli ex-segretario di Stalo di Leone XII e per alcuni
anni di Gregorio XVI. Fu piolettore dei
Sanfedisti e dei Calderari, fu organizzatore
dei Centurioni in Romagna che straziarono
impunemente per anni ed anni i liberali,
fu istitutore delle odiose commissioni cbe
16
svegliarono la magnanima bile di Massimo
d’Azeglio, fu sempre avverso a qualunque
riforma, e mori dolente, che Roma fosse
ancor occupala daH’armi francesi.
(Corr. Part.)
Napoli. — Si parla molto d’una guarigione miracolosa operata in favore d’una
povera donna che era coperta di lebbra,
e non poteva aver quiete nè cotte nè giorno. Dicono che le apparve in sogno una
matrona morta non molti anni indietro; le
suggerì dì andare n«lla chiesa dov’era il
«uo sepolcro, di recitare colà alcune preghiere, ed ella, obbedendo prontamente
alle avute prescrizioni, rimase all’istaiite
sanata.
Ek;co i discorsi e le occupazioni religiose dei paesi, dove manca la istruzione
del puro evangelo, e domina esclusivamente il catechismo e la religion del Liguori e del Loiola ! Chi ci ba riferito il
fatto è persona di fresco ritornata da Napoli, e superiore ad ogni eccezione, e
come Doi sorpresa che In pieno secolo
XIX. si possa ancora in una città capitale
dar corso a simili ciurmerie !
CUOXACIIETTA POLITICA.
Piemonte. La popolazione è lieta che
S. A. R. il Duca di Genova abbia felicemenle superalo i pericoli d’una maialila
sicché tenne mollo angustiata l’intera famiglia reale.
— La Camera dei Deputali ha respinto
a grande maggioranza la legge sulle pensioni degl’impiegati.
— Francia. Fra i molti importanti decreti pubblicati Gn qui dai Montteur è imporlanlissimo quello che modifica e cor
regge l’accentraraenlo soverchio dell’amministrazione, concedendo ai dipartimenti
e ai comuni facoltà amplissime di provvedere come parerà lor meglio ai proprii
locali interessi.
— Oggi 29 marzo, all’una dopo mezzo
giorno, il presidente della francese repubblica in persona apriva nel palazzo dell«
Tuilleries la prima sessione dei grandi
poteri dello Stato costituiti da luì. Indossava l’ufliforme di tenente generale d’armata, € invitati gli astanti a sedere, lesse,
stando in piedi, il discorso, che fu accollo
con acclamazioni assai numerose e frequenti. Disse che cessava oggi stesso la
dittatura che il popolo gli aveva affidata;
ricordò l’impossibilità in cui era di mantenere più oltre l’ordine e la pace in Francia senza ii colpo di stato del 2 dicembre.
Negò di avere alcuna ambizione di rinnovare l’impero, bastargli il titolo di presidenle, e nel solo caso dì non potere altrimenti salvare dall’anarcfaia la Francia
accetterebbe la corona e il nome d’imperatore, Del resto bisognava conservar la
repubblica, che non minaccia alcuno e
rassicura tutti. Egli voleva inaugurare
un'èra novella di conciliazione e d’obblio,
e sperava dovesse la Provvidenza aiutarlo
nel compier l’opera, che deve assicurare
la felicità della patria e il riposo dell’Europa.
Finito il discorso, senatori e deputati
prestarono il giuramento, dopo il quale
il signor de Casabianca ministro di stato
dichiarò aperta la sessione del 1832.
Direttore G. P. MEILLE.
Rinaldo Bacchetta gerente.
Torino, —Tip. Soc. di A. Pon» e C.