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DELLE
Spètt.
Bibiiotgsi Vallase
(Torino) TORRE PELLICB
Quindicina! e
delia Chiesa Valdese
" Gattaie lungi da voi tutte le vostre trasgressioni per le quali avete peccato, e fatevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo
Anno LXXXin — Num. 22
Una copia L.
ABBONAMENTI
{
Eco: L. 700 per Tinterno Eco e La Luce; L. 1200 per l’interno | Spedix. atb. postale II Gruppo
L. 1200 per l'estero
L. 1890 per l’estero | Cambio d’indirizzo Lire 40,—
TORRE PELUCE, - 23 Ottobre 1953
Ammin. Claudiana Torre Péllice -C.C.P. 2-17557
Coniunione universale
“...c/ie siano tutti uno
Giov. I7-. 21
Anche quest’anno, nella prima
Domenica il’Ottobre, il pensiero della Chiesa s’è rivolto al grande fatto
della Comunione Universale. Mi
chiedo se molti ne han sentilo la
grande importanza. E se l’abbiamo
sentita, è bene che non la dimentichiamo. E’ anzi necessario (oltre che
un prezioso privilegio) che il sentimento della Comunione Universale
sia sempre presente, vivo e profondo
nei nostri cuori!
(f Quant’è buono e quant’è piacevole che fratelli dimorino assieme!..
Poiché quivi l’eterno ha ordinato
che sia la benedizione, la vita in eterno » (Sai. 133). Quivi, nel tempio
coioe in qualsiasi luogo dove si riunis( ono i credenti. Ma anche fuori
dei Culto propriamente detto, i veri ( fedenti si sentono sempre spiritualmente uniti nelle comuni aspirazioni, nella preghiera, nella fede e
neli'aniore. E più si sviluppa la vita
s[)irituale, più essa afferma la sua
supremazia sulla materia, piu essa
s'eleva e s’avvicina a Dio e più essa
partecipa alla vita di tutti gli altri
credenti. Come i mezzi moderni abbreviano le distanze e siamo continuamente informati di ciò che accade lontano, aH’altra estremità delia terra, non altrimenti la fede nel
Padre celeste avvicina gli uni agli
alni lutti i Suoi adoratori in una
stessa famiglia, in un solo palpito
di uiilversale amore.
,( io creilo nella Comunione dei
santi «. Grande e benefica, la Comunion - Universale è fonte di sante eneigie nella lotta contro il comune
neiuieo. E’ certezza che le milizie di
Cristo trionferanno. E’ gioia che
condivisa s’accresce. E’ vita rigogliosa e fruttifera dei tralci che appartengono alla stessa Vite: Cristo.
« Siano tutti uno, come Tu, o Padre,
sei in me, ed io sono in Te ».
^
Comunione Universale. Necessaria
per io stabilirsi del Regno di Dio e
per la salvezza umana. Lo Spinto
di Dio è all’opera. Sebbene afflitti
nel vedere le tante manifestazioni
del male, non possiamo d’altra parte non rallegrarci nel vedere g.i sforzi che tendono a riavvicinare le une
alle altre le varie frazioni della chiesa militante, in vista della vittoria
del bene sul male.
Benedetto l’ecumenismo che^ già
ha dato dei buoni frutti ed altri assai maggiori certamente ne produrrà. Non già che riteniamo probabile (d’altrond? non è l’essenziale) che
debba sparire tutto ciò che caratterizza le singole chiese. Ma benediciamo Iddio nel vedere gli animi avvicinarsi, cercando di comprendersi,
di imparare gli uni dagli altri, di unire tutte le energie spirituali che
sono all’opera nel mondo,, di ra^
grapparsi attorno all’Evangelo della
Croce, unico Vessillo di verità e di
redenzione.
L’ideale si sta attuando. Quando
esso sarà una realtà, le singole chiese
saranno più forti, e formeranno nel
loro insieme la vera Chiesa di Cristo. E la vera Chiesa di Cristo conquisterà il mondo, riconducendolo a
Dio.
Ma v’è già oggi una confortante
realtà. Al disopra di tutte le chiese
— istituzioni umane e tutte piu o
meno difettose — v’è il gregp dei
fedeli, dei veri credenti, dei veri
Cristiani, che non nutrono antipatia
verso chi non la pensa esattamente
come loro, nè sarebbero capaci di
atli d’intolleranza, ma amano; ama
no Dio, amano il prossimo, amano
Dio nel prossimo, e sentono un particolare profondo affetto per tutti i
veri credenti di qualsiasi chiesa particolare.
^ *
V’è una chiesa particolare che non
sa guardare con simpatia all’ecumenismo. Il motivo c’è: la Chiesa Cattolica Romana, nella sua assurda
pretesa d’infallibilità, ritiene d’esser la sola vera Chiesa. Eppure, nel
suo stesso seno vi sono delle anime
con le quali possiamo sentirci in comunione fraterna, sia fra laici che
fra ecclesiastici. Gli atti d’intolleranza si susseguono. Ma contro l’intolleranza sorgono qua e là delle nobili proteste. Sono confortanti segni
dei tempi. Chi di noi non potrebbe
ricordare degli episodi rallegranti?
Eccone uno fra i tanti che s’affacciano alla mia memoria. Eravamo in
un campo di prigionieri di guerra.
Una sera stavo attraversando il campo assieme al Cappellano Cattolico
Romano. Questi mi prese a braccetto, dicendomi: « E’ bene che ci vedano assieme. I soldati stan perdendo la fede. E’ bene che ci vedano unili » Egli dimostrava così d’aver
compreso lo scandalo prodotto dalle
divisioni, ed i beneficii dell’amor
fraterno.
Sì, è necessario che il mondo ci
veda uniti, spiritualmente uniti. Se
no, l’umanità camhiinerà sempre
sulla via della perdizione. Per la
sua salvezza, questo è necessario:
« ...che siano tutti Uno... affinchè il
mondo creda ».
E nella fede è la salvezza.
^
Comunione Universale. Abbiamo
fede. Un giorno si compirà il disegno di Dio che, dice l’Apostolo, consiste in questo : « net raccogliere sotto un sol Capo, in Cristo, tutte le cose: tanto quelle che son nei cieli,
quanto quelle sopra da terra » (Efesi 1: 10).
Ù. Bertinatti.
COMUNICATO
I
La Commissione esamtoatrice per la pubblicazione di brevi fogli idi divulgazione del
pensiero evangelico, prèso visione dei manoscritti ricevuti, ha ritenuto di poter raccomandare, suggerendo alcune modifìebe per
eventuale pubblicazione, i seguenti titoli:
li
La verità vi farà liberi: prìsto per te.
Id.: Per un rinnovainento religioso.
Id.: Perchè la Riforma.
Id.: Perchè la Bibbia.
Jubilate: Il vitello d’oro.
Id.: Celibato forzoso.
Discipulus: La proprietà^privata.
Id.: Il vitello d’oro.
Gli autori sono risultati nell’ordine: La
verità vi farà liberi ( Giorgio Girardet); Jubilate (Anita Dalla Chiara); Discipulus
(Giovanni E. Meille). ¡li.
La Commissione ringrazia vivamente lutti coloro che hanno preso parte al concorso.
PER TUTTI...
Per tutti quelli che hanno la bella e pesante responsabilità di educatori: genitori, insegnanti, pastori, monitori,
noi Ti preghiamo. Signore.
Per i fanciulli delle nostre scuole, per i piccoli che s’aprono alla vita
dell’intelletto e dello spirito, per gli adolescenti che cercano una speranza, per quelli che studiano lontani dalle loro famiglie, per gli orfanelli,
gli abbandonati,
noi Ti preghiamo. Signore.
Per l’onestà del nostro insegnamento, la lealtà della nostra testimonianza, lo spirito di umiltà nelle nostre ricerche,
noi Ti preghiamo. Signore.
Per tutte le istituzioni educative, per la testimonianza delle scuole
missionarie in terra pagana,
noi Ti preghiamo. Signore.
Per tutti quelli che hanno qualche autorità su di noi, perchè possiamo obbedir loro con consentimento interiore,
noi Ti preghiamo. Signore.
Per la nostra presenza vigilante nel villaggio o nella città, per la
nostra azione ed orientamento di fronte ai problemi politici, sociali ed
internazionali,
noi Ti preghiamo. Signore.
Per tutti i fanciulli del mondo, perchè gli educatori possano farli crescere in un clima di pace,
noi Ti preghiamo. Signore.
Che tutto il nostro essere: spirito, anima e corpo,
sia conservato puro ed irreprensibile per il Tuo avvento. Signore.
Chiedere, cercare, picchiare...
Perchè leggete queste righe? Leggete forse per soddisfare la vostra
curiosità ed esercitare il vostro diritto di critica verso la linea di pensiero o la persona stessa dello scrivente? No, questo sarebbe troppo banale ed inutile dal punto di vista del
vostro progresso spirituale.
Voi tutti, più o meno chiaramente, cercate quello che manca alla vostra vita per essere serena e felice.
Voi cercate la felicità che dura, che
resiste al morso del tempo e degli elemeuti, alla buona ed all’avversa
sorte, alPinganno degli uomini, al
fuoco della prova che travaglia il
corpo e l’anima; la felicità che resiste vittoriosamente alla brevità dei
giorni lieti ed alle ombre ferali del
sepolcro... Voi cercate insomma la
felicità che dura come la potenza di
vita che nel tardo autunno fa ancora
fiorire le rose nel vostro giardino,
la felicità che non conosce tramonto,
perchè rinasce e si alimenta senza
posa nelle ceneri stesse del suo sacrificio.
Questa felicità non dipende principalmente dalle cose esteriori, perchè stabilisce la sua dimora nei cuori che amano senza egoismo, nei cuori che hanno bevuto alla fonte perenne dell’acqua della Vita, che
sgorga dal cuore di Dio. Ma una tale
felicità non è data miracolosamente
a chi è pigro e neghittoso nella ricerca. Perciò il divin Maestro ha
detto ai suoi discepoli : « Chiedete
e vi sarà dato; cercate e troverete;
picchiate e vi sarà aperto ».
La pili semplice esperienza che
noi facciamo sulla via della ricerca
della verità, è quella che consiste nel
domandare ad altri la direzione in
cui dobbiamo camminare per trovarla.
Ma non dobbiamo mai pretendere dai nostri cortesi informatori che
essi camminino per noi, vedano per
noi, pensino per noi, nè tanto meno
che essi ci portino addirittura sulle
alture che desideriamo raggiungere.
Perciò dobbiamo, con ferma Volontà di fede, mettere in opera tutte
le nostre forze e le nostre facoltà por
scoprire la mèta verso cui l’animo
nostro è proteso. Tale è l’esperienza del credente che vuole camminare nel sentiero del Regno dei Cieli,
per salire sul monte delle beatitudini, verso la luce senza tramonto.
Interrogate pure la storia e la tradizione eroica dell’epopea Valdese,
di cui ancora vi gloriate; interrogate le vetuste pagine della Bibbia,
che vi parlano dell’esperienza dei
credenti antichi e della particolare
rivelazione che fu data nel nome di
Dio; interrogate i veggenti ed i profeti, ma soprattutto interrogate Colui che ha compiuto, nella sua persona e nella sua opera, le loro speranze, i loro sogni e le loro visioni
del regno di Dio. Cosi voi potrete
raccogliere una messe abbondante di
esperienze, di consigli, di esortazioni, di salutari incitamenti a camminare nella via di Dio, verso la mèta
suprema del vostro divenire.
Ma, badate, tutto questo bagaglio
di pie memorie, di nobili tradizioni,
di conoscenze bibliche ben catalogate e ridotte allo schema rigido di
una immutabile dottrina, non possono larvi progredire nella via del Vero e del Bene, se rimangono cristallizzate nella vostra memoria. Non
confondete le vostre credenze ed il
vostro conformismo ecclesiastico con
una lede personale, viva ed operante ne! clima della carità. Badate al
pericolo delle abitudini religiose: le
])ie credenze si tramutano facilmente in opinioni religiose, in acre spirito di parte, quando non sono vivificate continuamente e trasformate
in linfa di vita nuova da una coscienza vigile, sempre aperta al soffio dello Spirito di verità e di sapienza.
Perciò il Maestro, dopo aver esortato i discepoli a chiedere il pane
della Vita a Dio ed agli uomini, li
incita a cercarlo personalmente:
« Cercate e troverete »!
Cercate senza posa la verità che
illumina la mente, che libera la coscienza dai miasmi dell’ignoranza e
dei pregiudizi, che purifica il cuore
e rende ilare lo spirito. E non dite
mai, per giustificare la vostra neghittosità ed il vostro quietismo: Se Dio
volesse che noi conoscessimo cose
maggiori e più profonde. Egli stesso
ce le rivelerebbe chiaramente, senza
alcun particolare sforzo da parte nostra. Ricordatevi piuttosto del servo
infingardo e vile della parabola dei
talenti, e del giudizio del suo Signore: « Toglietegli il talento che non
ha saputo far fruttare »!
Dio vuole che l’uomo adoperi saggiamente i doni della sua Grazia, e
perciò Egli rivela la sua sapienza e
la sua gloria nella misura in cui i
suoi figli, sulla terra, sono preparati
a comprendere la sua volontà ed in
proporzione degli sforzi che essi sanno compiere per afferrare con la
mente e col cuore i misteri del suo
regno di pace, di giustizia e d’amore.
Purtroppo l’uomo, che pur sa adoperarsi, con vigile cura e con tenacia spinta sino al sacrificio, alla
ricerca dei beni perituri e della effimera gloria di questo mondo, si rivela generalmente lento, tardo ed oblioso quando si tratta dei beni spirituali e delle realtà eterne.
Questi beni spirituali che possono
dare luce all’intelletto e duratura
felicità al cuore sono però nascosti
come tutti i tesori che giacciono nel
seno della terra, come tutte le sostanze preziose racchiuse negli elementi naturali, affinchè l’uomo sia
costretto a cercarli, facendo uso delle facoltà che Dio ha depositate nel
suo spirito. Tale è la verità profonda che Gesù ha voluto mettere in luce nelle nitide parabole della perla
di gran prezzo e del tesoro nascosto
nel campo. La perla non abbandona
la sua matrice giacente sul fondo
marino per venire a galla, ed il tesoro non affiora nel campo, se l’uomo si abbandona alla pigra speranza
di venirne in possesso senza fatica e
senza sacrifizi.
Così vuole la divina legge del progresso, tanto nell’ambito delle cose
materiali che in quello delle realtà
spirituali. Se così non fosse, l’uomo
seguirebbe sempre la linea di minor
resistenza, cedendo ai suoi istinti
egoistici. Perciò la divina verità che
può illuminarlo, santificarlo e dargli
una felicità duratura, è certo un dono che scende dal « Padre degli astri
luminosi », ma è pure una nobile
conquista che implica la ricerca assidua, ardua e faticosa sino al sacrificio. Perciò Gesù ci avverte che aspro è il sentiero e stretta la porta
che conduce al Regno dei Cieli !
Il dramma della salvezza non si
compie dunque fuori di noi, nel tempo e nello spazio; ma deve svolgersi,
qui ed ora, in ciascuno di noi: ne’La
nostra coscienza, nel nostro cuore,
per liberare progressivamente l’anima nostra dalla tirannia del mondo
materiale e dalla schiavitù dei nostri
desideri egoistici.
E perciò la ricerca assidua della
divina verità, che dà luce all’intelletto e gioia al cuore, sfocia naturalmente nella crisi interiore dell’audace assalto alla porta del celeste
mistero. Il terzo grado dell’iniziazione del discepolo che vuol mettere
il piede sulla soglia del Regno dei
Cieli è simboleggiato nelle parole del
Maestro : « Picchiate e vi sarà aperto ».
La ricerca personale della verità
viva e perenne deve dunque finalmente assumere un carattere di particolare intensità, che sembra rasentare i limiti di una santa follia. E’ la
pazzia della croce; il dramma della
nostra crocifissione individuale, che
appare come un suicidio assurdo agli
occhi dei savi di questo mondo....
Ecco perchè Gesù ha pronunziato
un giorno quella parola tanto paradossale da scandalizzare i suoi stessi
discepoli: « Il regno dei cieli è preso
a forza ed i violenti lo rapiscono »!
{segue in 4.a pagina)
2
2..—
L’ECO DELLE VALLI VALDESI
[
Ascoltate rtstruzione
• ••
i «
Parla una mamma
Dopo uno sÉttìmano di scuola, oggi mia figlia — otto anni, terza elementare ~~ è tornata a casa con il
visetto lungo lungo e mi ha detto:
” Mamma non voglio più andare a
scuola! ”
Molto sorpresa di questa categorica dichiarazione, ne indago i motivi.
” Non voglio più andare a scuola
— essa mi risponde — perchè tutto
è sempre come l’anno scorso! ”
” Come?..., ma se l’anno scorso
eri in seconda classe! Quest’anno
frequenti la terza, sarà tutto diverso, imparerai tante cose nuove... ”.
’ No, non è questo ■— m’interrompe la bimba —: quando dico che è
sempre la stessa cosa dell’anno scorso intendo parlare di ciò che avviene
lungo la strada, mentre vado e torno da scuola. Ci sono sempre i medesimi ragazzi di quarta e di quinta che ci molestano, che fanno i dispetti a me, a Franca ed alle altre
bambine... Poi, tu sentissi che parolacce dicono! ”
” Via, cara, quest’anno sei più
grande, devi saperti far rispettare ”,
” Ma come si fa? i ragazzi sono
svelti e più forti di noi: ci strappano il nastro dai capelli, e poi scappano a gambe levate; ci buttano la
cartella nel fango; ci spruzzano con
le pistole ad acqua e così arriviamo
a scuola tutte bagnate... Guarda il
colletto bianco che mi hai messo
pulito stamane, com’è tutto stropicciato e sudicio! Ma questo non è
niente: sai. Remo e Aldo? ”
” Sì, quei due ragazzoni alti..., ebbene? ”
” Hanno fatto tanta paura a due
bambine della quinta classe, le hanno rincorse, le hanno minacciate...,
non so io..., fatto sta che alla fine
le due ragazze piangevano... Vedi,
mamma, è per questo che non voglio più andare a scuola: ogni giorno, lungo la strada, accade qualche
cosa di, brutto, proprio come l’anno
scorso, benché io sia diventata
” grande ”.
La mia bimba butta la cartella sul
tavolo con gesto stanco, si siede, appoggia il visetto serio serio sulle piccole mani a pugno e rimane così,
mentre due lacrimoni di scoraggiamento le scendono giù per le gote.
La guardo: altro che ” grande ”!
come mi appare piccola ancora, ignara di tante cose, indifesa, impreparata. Tuttavia devo lasciarla andare quattro volte al giorno- da sola
su e giù per quella lunga strada, ove
essa è alle prese con tante piccole
difficoltà, con tante piccole amarezze, e forse anche con veri e propri
pericoli, dai quali non posso preservarla. Mi è impossibile accompagnarla per ragioni di lavoro; ed anche se cón lei c’è Franca, Ci sono altre bambine, all’atto pratico, mi accorgo che ciò non serve a risparmiare loro le sgarberie dei monellacci.
” Se tu sapessi che parolacce dicono! ” esclama, la mia figlioletta di
otto anni: che cosa odono? che cosa
imparano i nostri figli quando sono
lungi dai nostri occhi? come si comportano? ” Le bambine di quinta
piangevano ” dice ancora mia figlia,
sgranando gli occhi al ricordo della
scena che l’ha impressionata: a quali insulti sono esposte queste ragazzine abbandonate a sè stesse, da parte di compagni più grandi di loro e
purtroppo, assai spesso, smaliziati e
grossolani?
Non bisogna esagerare: certamente è necessario che i nostri figli, fin
da piccoli, imparino a stare al mondo, a superare da sè gli ostacoli che
incontrano, senza perdersi d’animo;
non possiamo, evidentemente, metterli sotto una campana di vetro e
farli crescere impacciati come pulcini nella stoppa. Ma, se il ruvido
contatto con il mondo esterno, invece di temprarli ed agguerrirli per
l’avvenire, li trascinasse al male? Se
essi rincasassero sopraffatti dai cattivi esempi, e diventassero falsi, maliziosi, disonesti?
La mia bimba se ne sta sempre
corrucciata, ed io mi sento stringere
il cuore: sarà capace di resistere a
tante piccole tentazioni che già le
si presentano? uscirà da questi primi intoppi che incontra sul suo cammino con quei medesimi occhi lim
pidi, e con quel suo sorriso tanto
) fiducioso?
Dio lo voglia, intanto a me tocca
raddoppiare di vigilanza, di saggi
consigli; e soprattutto dare un esempio migliore e più efficace. Se
mia figlia troverà in me un cuore
sempre aperto a comprendere i suoi
piccoli, ma pur così reali affanni;
se saprò metterla in guardia con
gentilezza, ma nello stesso tempo in
modo chiaro, sui pericoli delle compagnie cattive; se ogni tanto, come
per caso, andrò ad incontrarla a
mezza strada per darle quella sensazione di protezione e di tutela di
cui essa ha ancora tanto bisogno;
se le insegnerò con costanza a detestare il sotterfugio, l’invidia, lo
spirito di vendetta, che così facilmente s’impossessano deWanimo infantile, lasciandovi d’anno in arino
una traccia sempre più profonda e
difficile a cancellare — se non corretta a tempo — sono certa che mia
figlia uscirà vittoriosa da queste prime prove della vita, ed il suo carattere si svilupperà saldo e schietto.
’’Poi, sai mamma?...”, mia figlia
si asciuga le lacrime con un rapido
gesto del dorso della mano, mi guarda con tanto d’occhi, come quando
ha qualche cosa di molto importante da comunicarmi, ed esclama: ”La
maestra vuole che tutte facciano il
segno della croce, quando si prega, tutte sai?... ma io sono valdese e non lo voglio fare!” — ora alza fieramente la testolina — ”e neppure Franca, nè le altre valdesi...
però sai?”; qui lo stupore della
bimba si trasforma in sbigottimento; essa si alza e mi viene vicina:
”Ho visto Bruna che invece l’ha fatto stamane; eppure è valdese anche
lei!... è soltanto per farsi vedere
dalla maestra... Ma noi no; vero
che abbiamo ragione, mamma? all’uscita di scuola abbiamo detto a
Bruna che non la vogliamo più con
noi!...”
Ecco qui un punto cruciale per
noi genitori evangelici: l’imposizione, più o meno velata, di pratiche
religiose che noi respingiamo. Come giudicare queste pressioni, forse
non sempre appariscenti, ma non
per questo meno reali, che vengono
esercitate sull’animo dei nostri figli
in fatto di religione, in senso del tutto contrario all’insegnamento del
puro Vangelo di Cristo, che noi ci
sforziamo, sia nella famiglia che nella scuola domenicale, di dare loro?
In una classe è il segno della croce che ’’tutti devono fare”, ordina il
maestro, senza badare ai suoi alunni di diversa fede religiosa; in una
altra sarà il componimento .sul Pontefice; in un’altra la poesia esaltante la Vergine Maria, che tutti devono imparare a memoria, o l’immagine appesa alla parete che è obbligo di contemplare mentre si recita
il Padre Nostro... E non parliamo
delle continue punte di spillo opporturmtamente date ai piccoli eretici della classe: è tanto facile per
un insegnante aver ragione dei pròprii alunni, e vi sono mille modi,
ahimè!, di angariare un fanciullo in
materia reli^osa, o di influenzare
delle menti non ancora formate.
Eppure Gesù disse che è cosa molto grave ’’scandalizzare questi piccoli che credono in me” ; dovrà dunque proprio la scuola, maestra della vita, rendersi colpevole di sì grave peccato?
Occorre che noi vegliamo e lottiamo, perchè venga scrupolosamente
rispettato l’ammaestramento religioso che noi evangelici diamo ai nostri figli; è molto doloroso per dei
genitori essere in contrasto con quanto avviene nell’ambiente scolastico,
ma pure è indispensabile che su questo punto — della nostra fede religiosa — noi siamo incrollabili.
Dobbiamo vegliare e lottare, con
l’aiuto della chiesa; farci trovare unanimi, compatti, attentissimi, perchè si tratta di salvaguardare un patrimonio d’ inestimahile valore: la
pura fede in Cristo. ’’Bruna, che ha
fatto il segno della croce, non la vogliamo più con noi”, dichiara con
energia la mia figlioletta.
Dio voglia mantenerti in questa
ferma decisione di fedeltà, figlia
mia: la tua mamma farà tutto il
possibile per aiutarti. (Voce)
Quindici giorni
fa, con l’apparire
djeUf imbianchino
nell’ aula.
SI
sparso Iter tutto il
paese un odor... di
Impressioni di un maestro q
Cari genitori,
ileggete con me
queste poche righe
e con me conclu
scuola. Gli alunni, siamo sinceri,
piuttosto tristi, hanno incominciato
a rivolgere al maestro il quotidiano
« buon giorno » non più sereno come in giugno, luglio, agosto, bensì
ripieno di un non so che, che espresso in parole si potrebbe pressapoco
tradurre così : — Purtroppo, fra poco, ci ritroveremo faccia a faccia. E
quel giorno è giunto; i cassettini in
legno, le cartelle sono stati tratti dal
loro angolo, spolverati e un’occhiata,
con qualche battito più accelerato
del cuore, è stata data ai libri ed ai
quaderni che ivi, con un sospiro di
sollievo, erano stati deposti a fine
maggio. Ben pochi son quelli che dicono: — Sono contento di ritornare
a scuola!
E i genitori che cosa dicono?
« Perbacco, la scuola si riapre di
già! cc Magistre » (quando non lo si
chiama con il nome di battesimo)
non potrebbe ritardare di quindici
giorni? C’è la mucca da condurre
ancora al pascolo, c’è la legna da
raccogliere, c’è il letame da portare
nei prati! » Senza contare coloro che
senza mercanteggiare col maestro,
trattengono senz’altro i loro bimbi a
casa con questa magnifica... giusti
■■ficazione: — Ne sapete abbastanza
per diventare domani minatori nelle
nostre miniere!
Quanti, pensando seriamente al
grado di istruzione e di educazione
dei propri figli, vedono con gioia
giungere il primo ottobre?
E il maestro? Il maestro, di fronte a simili realtà, molte volte, invece di porre, paternamente e sorridendo, la propria mano incitatrice
sullo testoline più o meno ricciute
dei bimbi, che per otto mesi gli vengono affidati e nei quali egli vede i
futuri cittadini che un giorno prenderanno il nostro posto, quali dirigenti, quali attivi montanari nel seno del proprio Paese, del Comune,
della Patria, deve fare la faccia feroce e usare tutti i mezzi a sua disposizione per indurre e genitori e
alunni alla ragione. Una cosa è certa però: tutto questo non tende al
progresso della scuola! Un ultimo
sforzo per l’acquisto dei libri che di
tanto in tanto bisogna sostituire a
differenza del passato, quando il libro del primogenito serviva ancora
per il quinto o sesto nato e poi, con
un sospiro di sollievo, si può incomiuciare.
dete: - E’ proprio
cosi! - Eppure di
ditemi la verità: la vigilia di Natalequando voi lasciate la scuola, dove
i vostri, i nostri bimbi sono andati
a gara, intorno ad un magnifico albero per farvi trascorrere in lieta armonia un’ora e mezza o due ore, non
siete voi forse orgogliosi di essi? La
letterina, che più o meno di nascosto
viene posta sotto il vostro piatto nel
giorno stesso di Natale, non dice
nulla al vostro cuore? Oh, sì, perchè
a mezzo giorno io vedo una lacrima
salire dal profondo del cuore di ogni
buon genitore. E per la festa della
chiusura della Scuola, i vostri bimbi non si trasformeranno forse in
piccoli attori e non vi fanno un piccolo resoconto di ciò che ha dato loro la scuola e il maestro?
Orbene, per amor loro, accompagnateli più spesso ancora a scuola,
dove essi e il maestro sono contenti
di vedervi e incontrarvi; seguiteli
nelle loro piccole e grandi fatiche
e vi assicuro io che, quando un giorno entreranno in pieno nella vita
civile e noi li lascieremo al timone
della loro piccola barca, il nostro
cuore non tremerà e ancora una volta saremo orgogliosi dei nostri piccoli bambini. Un maestro
• •
.siate savi e non la rigettate
Pensées de saison
Le vieil Echo est devenu l’Eco, mais
il ne reste pas moins l’Eco delle Valli
Valdesi, aussi pensé-je qu’un peu de
français n’y détonnera pas et y trouvera même un bon accueil. Je suis convaincu que les bons Vaudois des Vallées reverront avec plaisir le français
dans notre presse en attendant qu’on
puisse l’enseigner dans nos écoles primaires au même titre que les autres
branches d’étude. *
Et pour comiû^cer, voici un sujet
de saison : la rentrée des classes, c’est
à dire la réouverture des écoles primaires et secondaires. Quel charmant
spectacle que tous ces enfants qui se
dirigent vers les différents locaux scolaires! Il se renouvelle année après année et cependant'il nous émeut toujours, car il nous! rappelle les semailles : les semailles de l’humanité de demain. j
Pour ensemencer son champ l’agriculteur se préoccupe de bien préparer
le terrain, de le fumer, d’avoir une semence de choix et de la répandre au
bon moment : il ne travaille pas au hasard, mais avec réflexion et en tenant
compte des expériences qu’il a faites
par le passé.
L’école est au^si un champ où il
faut semer : qu’y sème-t-on? en d’autres termes quel est le but de l’école?
Elle est née, elle est maintenue pour
instruire: c’est là son premier devoir,
sa première tâche.
L’enfant arrivej à l’école ne sachant
ni lire ni écrire; on le lui apprend pour
qu’il puisse ensuite travailler pour son
propre compte. Au fur et mesure que
son intelligence ise développe, qu’il
progresse, il acquiert de nouvelles notions; s’il est bien doué et s’il ne manque pas de bonne volonté peut-être le
CONCORSO
La Libreria Claudiana bandisce
un concorso per,la pubblicazione di
un’opera teatrale adatta alle possibilità di modeste filodrammatiche.
L’opera, che può anche riferirsi a
situazioni biblicbe o storiche, deve
comunque essere di ispirazione evangelica.
Al vincitore del concorso verrà attribuito un premio di L. 20.000 e il
manoscritto vincitore rimarrà di
proprietà della Claudiana.
I manoscritti, contrassegnati da
uno pseudonimo ripetuto su una busta chiusa contenente il nome e l’indirizzo dell’autore, dovranno pervenire alla Claudiana, possibilmente
scritti a macchina in duplice copia,
entro il mese di Aprile 1954.
La Commissione delle pubblicazioni della Libreria Editrice
Claudiana.
gamin que tu vois arriver à l’école aujourd’hui parviendra-t-il à l’université
et conquerra-t-il un grade académique :
quelle magnifique perspective, n’est-ce
pas?
L’école fournit des diplômes, des titres après avoir enseigné un nombre
presque infini de choses plus ou moins
utiles, mais n’a-t-elle que ce but? Malheureusement pour bien des parents
elle n’est que cela: la fournisseuse de
diplônies et de titres pour réussir dans
la vie, pour arriver aussi tôt que possible à avoir une position. Or ce rêve,
ce souci, légitime en soi-même, donne
de l’école une bien piètre notion.
L’école doit avoir encore un autre
but: qu’elle instruise, qu’elle exige que
le corps enseignant soit intellectuellement préparé et qualifié, c’est juste,
mais qu’elle vise plus haut et plus loin.
Elle doit instruire, car sans l’éducation
l’instruction serait un bien pauvre ornement.
Eduquer est une tâche fort difficile
aujourd’hui surtout que l’enfant subit
l’influence d’un monde corrompu et
par conséquent corrupteur, beaucoup
plus que par le passé: le monde qui
s’impose à lui par le cinéma, par les
journaux et revues, par les'spectacles
de tous genres... Le temps n’est plus
où l’enfant ne vivait que de la vie de
sa famille et de l’école.
Si nous sommes soucieux de l’avenir de nos enfants, qui seront l’humanité de demain, nous ne devons pas
seulement penser à leur instruction,
mais à leur éducation et faire toutes les
tentatives possibles pour enrayer le
mal et contrecarrer les mauvaises influences du monde.
Or pour mener à bien la double belle tâche de l’instruction et de l’éducation il faut l’effort conjugué des maîtres et des parents. A ce moment de
l’année nous nous faisons un devoir
d’appeler l’attention soit des maîtres
(y compris naturellement les professeurs) soit des parents des élèves sur la
nécessité de collaborer.
Comment obtenir cette collaboration
qui est de toute importance? Je pourrais vous faire part de mes idées en la
matière, mais je préfère vous parler
d un essai qui a été fait quelque part
en Suisse, il y a deux ou trois ans.
En Suisse, comme je crois dans tous
les pays, le manque de collaboration
entre la famille et l’école est fort ressenti.
Pour rompre la glace on s’est donc
avi^ d’inviter les parents des élèves à
assister pendant une semaine aux leçons, je pense à tour de rôle.
Ce fut une expérience de la plus
grande utilité.
Tout d’abord bien des parents qui
n’avaient pas une grande estime des
maîtres durent revenir de leur erreur
en constatant quelle peine il y faut
pour dégrossir tout ce petit monde
dont chaque unité représente un problème à soi.
D’autres découvrirent que, contrairement à leur avis, leurs enfants n’étaient pas des génies et que certaines
notes, assez basses du libret scolaire,
n’étaient que bien justes.
D’autres encore s’aperçurent qu’il
ne faut pas trop se fier à ce que disent
les enfants: des saints sont justement
jetés à bas du socle!
L’expérience, ai-je dit, fut d’une
grande utilité, car à ce qu’il paraît elle
servit à créer une meilleure compréhension entre parents et maîtres. Sans cette compréhension la collaboration est
impossible. Les maîtres ne sont pas,
comme on aime souvent à les représenter, surtout en cas d’échecs, la partie adverse qu’on se plaît à décrier; ce
sont des amis qui souvent souffrent,
avec les parents, des insuccès des enfants. 11 faut donc établir une entente
cordiale et collaborer. Les parents doivent avant tout apprendre à ne pas
faire des remarques désobligeantes à
l’égard des maîtres de leurs enfants,
car ceux-ci encouragés dans la voie
d’une critique malveillante n’auront
plus de respect pour leurs maîtres et
leur influence sera de ce fait compromise.
Inutile je pense d’insister sur le fait
que les parents doivent suivre leurs
enfants, s’assurer qu’ils fassent régulièrement leurs devoirs, s’informer de
leur tenue et de leur profit sans attendre le livret scolaire de la fin du trimestre ou, ce qui pis est, de la fin de
l’année scolaire.
S’il est un devoir pressant aujourd’hui, c’est la surveillance des lectures : il y a certaine littérature que l’on
fait circuler sous le manteau et qui est
un vrai poison pour la jeunesse.
Cela pourrait faire le sujet d’un article, mais je me contente d’y faire allusion.
Les forces du mal sont à l’oeuvre et
l’effort conjugué des parents et des
maîtres doit être constant, alerte et intelligent. Si les parents sont invités à
collaborer, les maîtres de leur côté doivent aussi rechercher le contact avec
les parents et les informer surtout lorsqu’il se vérifie quelque chose d’anormal soit du point de vue du profit, soit
du point de vue de la conduite.
La tâche qui est devant nous est
grande et noble et difficile; nous ne savons pas au préalable si nous obtiendrons de bons résultats. Le semeur qui
ensemence son champ aujourd’hui ne
sait pas si la récolte sera bonne, mai.s
il sème avec entrain, avec foi. C’est
l’heure des semailles pour nous aussi,
éducateurs et parents, donc à l’oeuvre
avec joie et avec foi. L’important aujourd’hui n’est pas de savoir quel sera
le résultat de notre travail, c’est de semer, de donner le mieux de nous-mêmes afin que quelque chose de nous
reste et serve à bâtir la cité future.
L. M.
3
L’ECO DELLE VALLI VALDESI
— 3
Scuola Latina di Pomarelto
La Scuola Latina di Pomaretto, media inferiore legalmente riconosciuta,
gestita dalla Tavola Valdese, ha un
nome un po’ antiquato per una mentalità del ventesimo secolo e particolarmente dell’era atomica. In effetti la
sua data di fondazione risale a ben 123
anni fa: fu aperta il 1» maggio 1830,
l’anno in cui la generosità del Gilly
andava concretando il piano per l’apertura del Collegio di Torre PeUice,
che a sua volta, fu inaugurato il 1®
marzo 1831.
Il nome però è ben più antico e si
può riallacciare alla secolare Scuola
Generale, detta anche Latina, che aveva lo scopo di preparare gli studenti
alle accademie svizzere, dove si recacavano a terminare i loro studi i futuri pastori delle Valli.
Pomaretto era stato più volte, nel
passato, sede della Scuola Latina, perchè, alternativamente, i corsi si tenevano nelle due valli, per un periodo di
tre anni, salvo eccezioni dovute a mancanza o deficienza di locali o ad abusi del rettore.
Nei sinodi del 1778 e del 1791 i delegati della Val S. Martino protestarono perchè da tempo la scuola non
aveva più avuto la sua temporanea
sede nella loro Valle. La Tavola allora decise di trasportare la Scuola Latina Inferiore a Pomaretto, ma la iniziativa non ebbe successo e la scuola
fu chiusa dopo poco tempo, per cui
si rinnovarono la rivalità e le gelosie
fra le due valli. Assai più tardi (1828)
fu aperta a Pomaretto una scuola nuova ; « La Scuola dei Maestri », ma la
sua esistenza fu breve: dopo solo otto
mesi si chiudeva per mancanza di
fondi.
ì.a prima sede della Scuola Latina
nel 1830 fu una sala tolta in affitto
nel centro del paese (casa Peyran) e
il primo Rettore fu Giov. Giac. Rodolfo Peyran, figlio del defunto moderatore Rodolfo Peyran.
Í primi anni della Scuola furono un
po’ incerti per vari motivi: un solo
insegnante era incaricato di tutte le discipline. Tale situazione durò fino al
1865, anno in cui fu inaugurata l’attuale sede della scuola; i programmi
non ben definiti; mancava uno scopo
ben chiaro per cui si cercava di raggiungerne molti.
Gli insegnamenti principali erano il
latino e il francese. L’anno seguente
(1831) fu anche iniziato un corso di
lingua italiana in modo assai curioso;
ecco come riferisce il fatto il prof. D
Jahier (1): « Vediamo aggiunta un anno dopo una nuova classe di italiano
composta di un solo alunno, il quale
da noi richiesto perchè una nuova classe fos:-,c stata introdotta per lui solo,
così spiegò il fatto. Figlio prediletto
di una agiata famiglia di Pramollo, in
egli mandato alla Scuola Latina di Pomarelto, non appena dessa fu aperta;
non per altro se non per studiare il
francese alcun poco e tornarsene fra
gli ignari compaesani più dotto. Così
passò un anno. E siccome nelle vacanze estive, il rettore Peyran capitò un
giorno a Pramollo in casa di lui, suo
padre gli espresse il rincrescimento
che alla Scuola Latina si insegnasse
tutto fuorché la lingua ufficiale delle
leggi e dei contratti, quando a lui,
consigliere comunale, premeva che il
figlio l’imparasse anzitutto.
Subito il rettore promise: mandi un
altro anno suo figlio alla Scuola ed
imparerà l’italiano. Detto fatto fu fondata la classe italiana. Il Peyran incapace di insegnare quella lingua ricorse ai buoni uffici di un amico; e dalla
vicina Perosa ogni giorno movevasi un
macellaro, toscano di origine, che recando la carne al rettore dava una lezione di italiano alla scuola. Tale l’origine della classe italiana, nel 1831.
Primo professore un macellaro, primi
testi di lingua strumenti ed atti notarili, prima classe un allievo! ».
Nel 1838, per interessamento del
Colonnello Beckwith, la scuola fu dotata di un locale con alloggio del rettore. Fu in tale occasione che la Tavola, per ottenere la necessaria autorizzazione, sia per la costruzione dell’edificio sia per adibirlo a scuola, presentò la nuova Scuola Latina come la
naturale continuazione della antica che
in Pomaretto tante volte già aveva avuto sede. In quel periodo ci fu anche im
cambio di rettore e a G. G. Combe
successe P. Lantaret, giovane dotato,
che in soli quattro anni di rettorato
seppe dare all’istituto uno sviluppo
notevole, stabilendo la scuola su sal
de basi e rendendola adatta al suo vero scopo: preparare i giovani studenti
ai corsi superiori del Collegio di Torre Pellice. Con il rettorato di P. Lantaret si può considerare il periodo dei
principi chiuso e iniziato quello del
pieno sviluppo.
Negli anni che seguono, fino al
1865, il numero degli allievi si aggira
sui venti-trenta, con una punta massima nel 1861-62 con ben quaranta allievi, numero mai più superato fino a
questi ultimi anni.
Nel 1865, per far fronte alle necessità create dai tempi, grazie alla munificenza del rev. Stewart, fu costruita la
attuale sede. Sopra una lapide in granito leggiamo ; COLLEGIO INFERIORE DI POMARETTO. AI VALDESI DI S. MARTINO E PEROSA.
IL REV. D. W. STEWART PASTORE SCOZZESE A LIVORNO ED I
SUOI AMICI DELLA SCOZIA. MDCCCLXV. — Fu da quel periodo,
se non andiamo errati, che gli studenti di secondo e terzo anno ebbero in
programma anche i primi elementi del
greco; Le materie d’insegnamento erano: Bibbia, geografia, storia, italiano,
francese, latino, greco, matematica,
calligrafia, disegno.
Verso il 1895 la Scuola Latina aprì
le porte anche alle ragazze e poco più
tardi studenti e studentesse cattolici
del posto incominciarono essi pure a
seguire i corsi del nostro Istituto.
Molti dei giovani che frequentavano
la Scuola Latina provenivano dalle
parrocchie più lontane e disagiate e
non era loro possibile far, ogni giorno,
ritorno in seno alla propria famiglia.
1 più abbienti collocavano i loro figli
in pensione presso conoscenti, ma i
meno abbienti convivevano in un ciabot in due, tre o quattro. Il sabato di
ogni settimana facevano ritorno alla
casa paterna (il sabato era giorno di
vacanza) e la domeniai sera ritornavano a Pomaretto con le provviste per
una settimana. E’ da notare che i giovani iniziavano gli studi in età più avanzata che non oggi: non era raro
che alcuni di essi avessero sedici, diciassette, diciotto anni, ragion per cui
si spiega come potessero vivere in piccole comunità, accudire a tutte le faccende che
la loro situazione comportava ed avere la forza e la volontà di studiare, molto spesso, con ottimo profitto.
Con l’inizio del secolo XX
anche i giovani montanari si
misero a frequentare la scuola media in età più tenera, e
quel modo di vivere in solitudine senza che nessuno si occupasse di loro non era più
confacente, nè voluto dalle
famiglie. Nel 1922, era allora
moderatore il Pastore Giampiccoli, fu costruito un convitto, in memoria dei caduti
della guerra 1915-18.
Il fabbricato è vasto, a tre
piani, con grandi corridoi e
grandi scale, con immense finestre, ed è fornito di molte
comodità quale il riscaldamento centrale con termosifone ed è capace di una quarantina di posti letto, ma il numero dei convittori era allora assai limitato e le spese di manutenzione
erano sproporzionate alle possibilità
dei pochi ospiti. Si dovette lasciare vuota quella magnifica costruzione ed affittare, quale convitto, una graziosa casetta sita nella parte alfa del borgo. La
pesante situazione eccmomica del ’29’30 e il numero ridotip degli studenti
fece, nel 1931, prendere dalla Tavola
la grave decisione di chiudere la Scuola Latina. Il Convitto fu in un primo
tempo adibito a casa delle Diaconesse
e successivamente aprì le sue porte ad
un orfanotrofio maschile. La Scuola
Latina rimase abbandonata fino alla
seconda guerra mondiale, poi ospitò
degli sfollati dalla città.
Terminata la guerra, per opera in
modo particolare del signor Guido
Matthieu, allora pastóre a Pomaretto,
la causa della Scuola Latina venne rimessa sul tappeto e là Tavola coraggio.samente la riaprì. Il signor Mat
(segue in 4.a pagina)
I. Scuola Latina: sede attuale. L’edificio
costruito per la generosità del Rev. Stewart
« pastore scozzese a Livorno », come dice
la lapide murata in ricordo. Fu inaugurata
nel 1865. Attualmente le aule sono quasi insufficienti ad ospitare tutti gli alunni.
La Scuola Latina dispone di una bella e
preziosa biblioteca, che però ha urgente bisogno di essere riordinata, cosa che si rimanda di anno in anno per la mancanza di
fondi. Hanno lasciato la loro biblioteca privata all’Istituto i pastori Maurin e Léger, e
il professore L. Grill, tutti ex allievi della
scuola.
Noterella quasi viticola
Passata è la vendemmia e non è
difficile, girando in questi giorni per
le nostre colline, vedere certi vignaiuoli attenti ed intenti alla potatura
delle loro viti alle quali ritengono
di conferire maggior vigoria recidendo fin da ora i sarmenti che hanno
fruttificato e quegli altri non destinati a fruttificare nell’anno venturo,
nè a rimanere come speroni per la
fruttificazione del 1955.
Questa sollecita potatura da molti
giudicata espressione di speciale diligenza di chi la eseguisce è invece
osteggiata dai tecnici, i quali spiegano che anche il sarmento testé spogliato del suo frutto e che dovrà essere asportato in fine di stagione ha
ancora una funzione da compiere,
finché, è fornito di qualche foglia
verde, in quanto concorre a formare nel ceppo della pianta quella riserva di linfa elaborata, necessaria
al primo sviluppo dei germogli dell’anno venturo, fino a quando cioè
siano forniti essi stessi di quella sostanza verde che permetta loro di
funzionare e vivere di vita propria.
Mi sembra che questa ben intenzionata frettolosità nel compiere un
importante lavoro a vantaggio delle
nostre viti possa essere raffrontata a
certa faciloneria con la quale si considera talvolta, anche da chi ne è
soggetto, la prolungata vita di quelle persone che sembrano aver adempiuto il loro compito e costituire ormai un inutile peso per i loro familiari o per gli istituti che le ospitano.
Ma, come i tecnici agrari combattono la intempestiva potatura delle
viti, altri tecnici, quelli dello spirito (e non alludo soltanto ai pastori
« consacrati ») possono e debbono
correggere questo errore morale, insegnando che, finché abbiamo vita,
ci resta una missione da compiere.
Dover nostro è quello di compierla
e dover nostro è quello di accettare
ed applicare quegli insegnamenti
che persone avanzate in età o malandate in salute ci possono dare
con la loro autorevole parola, la loro condotta, il loro atteggiamento,
la loro feconda rassegnazione.
{Ampelofilo)
Agricoltura ed economia
domestica
La Scuola Valdese di agricoltura
ed economia domestica, sorge in quel
di Lusenm San Giovanni (ai Monnet). E’ nata nel 1950: Vultinwgenita degli Istituti di educazione e
istruzione della Chiesa Valdese. E’
giovane e gode quindi di quella....
diffidenza con cui oggi tutti i benpensanti guardano ai giovani.
” Una scuola d’agricoltura? E da
quando mai s’è sentito che bisogna
andare a scuola per imparare... l’agricoltura?! La pratica vai più che
la grammatica, specialmente in campagna: due buone braccia, una buona volontà... e lasciate i libri ai professori ”.
Perchè se c’è una cosa di cui il
buon contadino valdese diffida è dei
” professori ” ; una razza di gente
che appare ogni tanto a far delle
confereiize, magari delle ” cosidette
le zioni ” per insegnare tante belle
cose che: ” o si sanno già ” o sono
inapplicabili ” ma poi, quando
si tratta di zappare, allora i professori scompaiono e rimangono sola
più i contadini ”.
Perciò non si può dire che la Scuola Valdese di agricoltura e di economia domestica abbia avuto la vita
facile in questi suoi inizi. Ha dovuto combattere su due fronti: mia diffidenza generica, cui abbiamo accennato e quella più specifica e pericolosa, che spinge a veder nella Scuola una fucina di ” diplomati ” che,
per il fatto di aver studiato, finiscono col perder l’amore della temi-,
con ” sentir vergogna del lavoro manuale ” : si guarda cioè con sospetto alla Scuola di agricoltura come ad
un’altra fucina di ” spostati ”. Alla
diffidenza generica, la Scuola risponde con la sua attività: non ha fatto
e non fa della cultura fine a se stessa; vive la vita della ” campagna
ma la vive sotto il segno del ” progresso ”,
Non si possono più ignorare i concimi chimici, soltanto perchè i nostri padri non li conoscevano! Non
si può ignorare che la tecnica offre
oggi al contadino degli strumenti efficienti e, perchè no, dei motori, che
gli rendono più facile e più efficace
il lavoro! Non si può più ignorare
che la parola ” anticrittogamici ”
non è più riservata ad una piccola
cerchia di iniziati! Non ci si può più
cullare nel rispetto della tradizione,
per chiudere gli occhi, per esempio,
davanti alla necessità di trattare razionalmente il frutteto. C’è forse ancora chi affetta di sorridere, quando
sente parlare di... golden delicious
ecc. e dice: ” Tutte storie; le mele
sono sempre mele ”; ma è un sorriso che sa di amaro, perchè, perfino
il mercato locale non assorbe più le
” sue vecchie mele ”!
Ma lasciamo stare i sorrisi e i dubbi; alla diffidenza la Scuola risponde
con i fatti: con la sua magnifica stalla
dove trionfa la razza bruno-alpina;
con la coltivatone del frumento
Mont Calme 245: da Luserna San
Giovanni a Frali, ha fornito risultati
stupefacenti.
Risponde insegnando ai ragazzi
come bisogna e come si può trasformare in pratica, vissuta ogni giorno
nel lavoro manuale, le nozioni teoriche. Perciò la Scuola non fa degli
spostati! Fa dei buoni contadini, che
amano la terra perchè ne conoscono
i segreti.
Come li prepara ?
Con un corso di due anni: il primo, suddiviso in due periodi: I di
preparazione (studio di nozioni elementari di chimica, zoologia, botanica, zootecnica, arboricultura, frutticultura, viticultura, lavorazione
del latte ecc. ecc) da novembre ad
aprile; II applicazione pratica da
maggio ad ottobre; U secondo corso
è di specializzazione e perfezionamento. Specializzazione e perfezionamento non teorici, ma pratici: accanto alla stalla, la latteria, attrezzata razionalmente in modo da ottenere dalla lavorazione del latte i migliori risultati: un formaggio, per esempio, che possa sostenere la concorrenza sul mercato; che non costringa il contadino a svendere il suoprodotto; un ambulatorio per la cura e la fecondazione artificiale delle
bovine; uno strumento prezioso di
cui i nostri contadini dovrebbero valersi sempre di più.
Chi accoglie questa scuola?
I giovani tra i 14 e 18 anni; in
casi eccezionali, ragazzi di età inferiore. La Scuola è gratuita; una
retta mensile modesta è richiesta per
il vitto e l’alloggio; sono però concesse riduzioni in casi particolari e
sono anche disponibili borse di .studio.
Chi è stato accolto finora ?
Qui comincian le dolenti note!
Pochi ragazzi sono venuti dalle parrocchie delle Valli. Comprendiamo
benissimo che un ragazzo di quattordici anni (e anche a dodici)
rende ” già a casa, in campagna
(e anche prima!). Abbiamo però la
impressione che, tutto sommato, dal
punto di vista del ” rendimento ” i
genitori non dovrebbero fermarsi ad
un esame superficiale, ma esaminare
tutti i fattori; troverebbero indubbiamente che questo soggiórno alla
Scuola costituisce un ” arricchimento ”.
I genitori si lamentano oggi spesso che i figliuoli non vogliono più
lavorare la terra, che guardano con
invidia alle otto ore della fabbrica
perchè la terra ” non rende ” più.
In realtà la terra ” renderebbe ” ancora, anche la sfruttati&sima terra
delle nostre montagne! Ma ci vogliono anche nuovi accorgimenti tecnici; non bisogna aver paura di quelle macchine che attirano i gUnmni;
bisogna interessarsi alle sementi se-
4
4 —
L’ECO DELLE VALU VALDESI
lezionat^; bisogna aprir gli occhi davanti alle conclusioni ed agU esperimenti della mostra della frutticultura di Saint Vincent; bisogna ” venire e vedere poi, magari, fare delle critiche, dare dei consigli; nessuno se ne offenderà; ma prima venite
e mandate i vostri figli dalle Valli e,
naturalmente, anche da fuori delle
ValU.
I vostri figli: cioè anche le vostre
figlie! perchè ” esiste ” anche una
scuola di economia domestica, dove
le brave ragazze Valdesi imparano
tante cose utili in una casa (e non
soltanto ” di campagna, propriamente detta ”): imparano taglio, cucito, stiro, cucina, puericultura, cultura delForto ecc. e cosa che, dopo
tutto, non guasta, anche dal punto
di vista pratico, un po’ di francese
e contabilità.
Ed allora?
Prendete nota che Vutizio dei nuovi corsi, sia per l’agricoltura che per
l’economia domestica, ha luogo lu’nedì 9 novembre 1953. Le domande
di iscrizione e la richiesta di informazioni vanno rivolte a : Direttore
Scuola Valdese di agricoltura (ai
Monnet) - Luserna San Giovanni Torino. Uno che c’è stato.
Si studia di uiii o di meno?
Chiedere,
cercare, picchiare...
(Continua dalla l.a pag.)
Santa violenza, infatti, è quella
dei poveri in ispirito, degli afflitti,
dei mansueti, dei perseguitati per
cagion di giustizia, dei misericordiosi e dei facitori di pace, dei puri di
cuore e degli assetati di verità e di
giustizia. Essi hanno rinunziato al
mondo ed alle sue illusioni di possesso, di grandezza e di effimera felicità; eppure posseggono ogni cosa,
perchè avendo bussato con tutta la
potenza della loro fede alla misteriosa porta del regno dei cieli, l’hanno veduta aprirsi lentamente e sono
stati inondati di quella luce di Cristo che illumina le vette e gli abissi
piofondi, rivelando al loro spirito
la gloria dell’invisibile Iddio, negli
astri e negli atomi, nello splendore
del cielo e nel cuore degli uomini.
Tale è lo scopo di questa eroica
ricerca che dura tutta la vita ed è
destinata a coronarsi nei cieli infiniti di uno splendore di eternità.
Domandiamo dunque, cerchiamo
con santa passione, bussiamo con potenza di fede alla porta del Regno
dei cieli, finché noi stessi saremo la
verità che amiamo e diventeremo la
luce che cerchiamo. Allora il nostro
amore per Dio e per gli uomini fratelli non sarà più una vana parola
o una sterile credenza, ma una viva
realtà di vita: l’intima legge scritta
dallo Spirito nei nostri cuori governerà i nostri pensieri ed i nostri affetti, santificando i nostri dolori e
le nostre gioie. Allora, in tutta umiltà, potremo dire di essere anche noi
« il sale della terra e la luce del
mondo ».
G. Francesco Peyronel.
CoDGorso Dorse di Slndio
'Willv iBniis'
La Commissione nominata per 1 assegnazione delle « Borse di Studio W. Jervis »,
visto il Regolamento che regge la fondazione delle borse suddette,
COMUNICA
è aperto per l’anno 1953-54 il Concorso per
l’assegnazione di N. 2 borse di studio di
L. 4.500 (quattromilacinquecento) caduna,
per studenti delle scuole secondarie oriundi delle Valli Valdesi senza distinzione di
confessione religiosa, uno dei qnah preferibilmente iscritto all’Istituto Magistrale
di Stato o (gli altri due) al Collegio Valdese di Torre Pellice o alla Scuola Latina di
Pomaretto.
Per partecipare al Concorso sono richiesti i seguenti documenti:
a) la pagella dell’ultimo anno scolastico
od un documento equivalente (media pun
b/ certificato in carta libera dell’Agente
delle Imposte.
c) Ogni altro documento utile per la migliore classificazione del concorrente o comprovanti le condizioni economiche del candidato e dei membri della sua famiglia.
Ogni studente non può concorrere che ad
una sola borsa.
Domande e documenti devono essere indirizzati alla Commissione Borse di Studio «Willy Jervis» presso il prof. Teofilo
Pons — Torre Pellice — (Torino) nei quaranta giorni successivi alla data del Bando
stesso.
Torre Pellice. 20 ottobre 1953.
LA COMMISSIONE
Una pagina cfmsacrata alla Scuola
sarebbe incompleta se non ci fosse
anche un profumo, sia pur leggero
di ” scartoffie Perciò diamo qui
qualche dato statistico, a puro scopo
orientativo, data la loro incompletezza.
I Valdesi, oggi, studiano di più o
di meno? Prescindendo dalla scuola elementare, dove si riscontra, ovviamente, una presenza totalitaria
terminato il quinquennio elementare, cosa fanno le famiglie Valisi?
Approfittano, ed in quale misura,
delle istituzioni scolastiche valdesi
(e statali) locati? Per essere più
chiari; della Scuola Media Valdese
e della Scuola Latina, a Torre Pellice ed a Pomaretto? Dell’Avviamento al Lavoro di Torre Pellice (statale ) ? Del ginnasio Liceo Valdese di
Torre e di altri Istituti di Pinerolo?
Purtroppo non abbiamo che dati'
che si riferiscono al Collegio Valdese. Ma anche nella loro incompletezza, essi ci permettono di trarre
qualche conclusione interessante.
Alla fine del secolo scorso troviamo, tanto per fissare una data, diciamo nel 1897, il Liceo^ Ginwsio
con 68 studenti; accanto l’Ecole Supérieure con 29 ragazze: totale una
popolazione di 97 stì^enti; dal punto di vista confessionale, appartenenza quasi totalitaria alla Chiesa
Valdese. Al principio del
nuovo, cinque anni dopo, nel 19UZ,
situazione pressoché immutata: e
presente una popolazione scolastica
di 86 alunni; aumenta il numero degli studenti del Liceo Ginnasio, diminuisce quello dell’Ecole Supérieure Lasciamo passare un altro quinquennio: Ü 1907 ci conferma che la
popolazione scolastica del Collegio
è in aumento : siamo passati a 107,
un progresso rallegrante cui si accompagna una nota malinconica.
L’Ecole supérieure che è stata una
istituzione preziosa per la formazione di una classe dirigente femminile qualificata, in seno alla Chiesa.
Valdese, è morta. E non si tarderà
a sentire la sua mancanza cui
vierà con la istituzione, a Torre Pellice, di una Scuola Normale.
Gli anni felici non hanno storia e
le statistiche non presentano grandi
variazioni. Bisogna aspettare lo scoppio della ” grande guerra ” (1914)
per trovare un cambiamento sigiificativo. Nel 1917 gli studenti del Collegio Valdese sono 169, cui si aggiungono 45 ragazze e 6 ragazzi alla Scuola Norinale di Torre; in totale 220
Effetto dello sfollamento? Solo in
minima parte; in realtà si sta iniziando queir inflazione scolastica caratteristica di quel tormentato dopoguerra. Infatti nel 1922 gli studenti
del nostro Collegio sono 137 cui si
aggiungono 65 ragazze e 5 ragazzi
della Scuola Normale di Torre: totale 200. Purtroppo questa Scuola
Normale che ha reso così preziosi
servizi alla Chiesa ed all’istruzione
elementare, diplomando un buon
numero di ” maestrine ” deve chiudere i battenti con Ventrata in vigore della nuova riforma scolastica e
la popolazione scolastica del Collgio
• si stabilizza: nel 1927 sono in tutto
121. Troppo lungo sarebbe ora seguire gli sviluppi posteriori, tanto
più che la storia si ripete; dopo la
stasi della pace, una nuova inflazione; infatti, prescindendo dagli sfollati, si deve rilevare un aumento della popolazione scolastica del Collegio, cui .segue, dopo il 1947 un netto
periodo di declino fino al 19jO;
quindi una ripresa che è tuttavia in
atto; da 107 (1950) si arriva a 133
(1953).
Ma... dal punto di vista confessionale che cosa significano queste cifre? Se infatti fino alla guerra 1914la ma.s.sa stuflentesca è prevalentemente evangelica, dopo le co.se cambiano. In questo ultimo quinquennio la percentuale degli studenti
valdesi è di circa il- 70%. Sembra
quindi legittimo affermare che la popolazione valdese non è stata in aumento, al Collegio, in questi ultimi
anni, in confronto al passato. Abbiamo mantenuto faticosamente le posizioni raggiunte, e forse questo è
ancora una considerazione ottimistica, in riferimento al Collega. Non
in riferimento allo studio in sè, in
quanto è necessario tener presente
il numero rilevante di elementi che
.seguono i corsi dell’Avviamento al
Lavoro e quello, non irrilevante, che
prosegue i suoi studi a Pinerolo. Una situazione quindi non così disastrosa, come talvolta viene presentata, ma che presenta alcuni dati oscuri: la Chiesa ha perso posizioni
(Ecole supérieure « Scuola normale);
non esercita più un’influenza religiosa diretta per mezzo dell’insegna
mento religioso sugli studenti che
non frequentano il Collegio. Inoltre
permane insoluto il problema delle
parrocchie di alta montagna o di
fondo Valle: per intenderci, nel Val
Pellice, in che misura Rorà, Bobbio
Pellice, Angrogna, usufruiscono di
queste istituzioni scolastiche? E non
parliamo soltanto del Collegio Valdese!
L’archivista.
PREZZI DI A^BO N A. bd E N T O
I nuovi canoni di abbonamento sono stati fissati dalla
Tavola Valdese come segue :
Interno
Eco delle Valli annu
sem.
Cumul. con La Luce
Numero singolo
Estero
L. 700 Eco delle Valli annuo L. 1200
» 400 sem. » 700
» 1200 Cumul. con La Luce 1800 1
» 25 Cambio d’indirizzo » 40
Scuola latina di Pninarello
(Continua dalla 3.a pag.)
thieu, invitando gli insegnanti ad una
prima seduta per prendere contatto ed
organizzare il funzionamento della
scuola stessa, scriveva ; « Vi prego di
non mancare; sarà una giornata storica ». Aveva visto giusto: la scuola,
riaperta nel novembre del ’45, superate
le difficoltà dei primi tempi, si dimostrò non solo utile, ma indispensabile
alla Valle.
Nel 1947 fu pure riaperto il convitto, per ospitare gli studenti provenienti dalle parrocchie .più lontane, e il numero dei suoi ospiti è salito con la^ seguente progressione a partire dall’anno di riapertura; 2-8-19-20-26-28. La
nostra impressione è che l’aumento
continuerà ancora nei prossimi anni,
talché incomincia a porsi il problema
dei posti letto, dato che solo il secondo piano è adibito per gli studenti, ed
ormai è al completo.
Anche la Scuola Latina ha visto il
numero dei suoi iscritti aumentare gradualmente fino a raggiungere, questo
anno, la notevole cifra di 46 allievi e
anche per la scuqla sorge urgente il
problema dello spazio, dato che complessivamente le àule non potranno
ospitare più di fea cinquantina di alunni. *
Nuovi problemi si pongono, per la
Scuola Latina, ma questo ci dice che
il nostro Istituto ha un compito prezioso da svolgere nella valle e per la valle S. Martino, cqSa che è di conforto a
tutti quelli che hanno a cuore il suo
passato e il suo avvenire. E. T.
laaugiirazioiie deiraono scoìastlcu
alla Scuola latina di Fumareiio
Genitori ed amici convenivano. Domenica 4 Ottobre u. s., nel grande salone del
Convitto di Pomaretto, per la inaugurazione dell’anno scolastico e per circondare,
con la simpatia e col loro incoraggiamento,
i 47 giovani studenti inscritti quest’anno.
Il Sopraintendente Fast. Nisbet portava
l’adesione dell’Amministrazione, esprimendo pure il suo rallegramento circa il recente sviluppo dell’Istituto.
La Preside, Sig.na Balma, dopo aver letto i risultati dell’anno scolastico scorso, dava il benvenuto alle due nuove insegnanti,
Sig.ra Matilde Tron-Gay (matematica) e
Sig.na Speranza Tron (francese), in sostituzione delle Sig.ne Monastier e Genre.
Essa si soffermava pure sul problema finanziario mettendo in rilievo lo sforzo non indifferente della Tavola per il funzionamento regolare dell’Istituto.
Ultimo oratore era il Prof. Silvio Tron
che dava una nota didattica alla festa ed incitava i giovani ad approfondire sempre più
le cognizioni del sapere.
Ci gode veramente l’animo di vedere l’Istituto sempre più apprezzato dalla popolazione delia Valle ed i suoi Corsi seguiti
da un sempre maggior numero di studenti,
segno indubbio della sua pratica utilità e
non possiamo non ringraziare, a nome di
tutti, l’Amministrazione centrale della Chiesa per aver avuto fede nel suo avvenire.
Ada Geymonat e Paola Sarà di Torre Pellice, ex allieve del Collegio Valdese, che
hanno conseguito il diploma di ragioniere
all’Istituto Tecnico di Pinerolo.
AVVISI ECONOMICI
FAMILLE Médecin cherche veuve ou fille
30 ans Cuisinière, pratique maison, français. De 200 à 250 fr. par mois. Ecrire:
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un quarto d’ora circa dalla corriera S. Secondo-Pinerolo. Rivolgersi a G. Vicino S. Secondo.
Associazione InsegoaDti CristiaDi
Evangelici
Tutti gli insegnanti evangelici sono invitati a partecipare al Convegno d’autunno,! che avrà luogo domenica V. a Pomaretto il 1“ novembre col seguente programma:
Partecipazione al culto locale;
Pranzo in comune.
Pomeriggio - Ore 14,30: Pastore
Virgilio Somniani: « La missione
dell’insegnante evangelico »; Maestro Eric Avondet: cc L’insegnamento del francese visto da Parigi».
Comunicazioni e Varie.
Sarà organizzato un pullmann per
i col leghi della Val Pellice e Val
Chisone. H Seggio
Finalmente nna sorpresa per le
nostre filodrammatiche
E’ in avanzato t corso di stampa e uscirà
per i primi del mese di novembre il dramma « Padrone dopo Dio », tanto richiesto
dalle nostre Filodrammatiche. Il lavoro, in
tre atti, pone di fronte personaggi ed eventi di un recentissimo passato, in vivo conflitto, tra gli estremi della legalità, della fede, della tolleranza religiosa, finalmente placato nell’esperienza toccante del « Dio ha
dato, Dio ha tolto, sia benedetto il nome
di Dio ». „ c
Il fascicolo costa L. 200. Si accettano fin
d’ora prenotazioni, presso la Libreria editrice Claudiana, a Torre Pellice, e presso la
Libreria evangelica e di cultura, a Torino
(via Principe Tommaso, 1 B). Le filodrammatiche che ne ordineranno il quantitativo
di copie utile per la messa in scena, godranno della tredicesima e quattordicesima copia gratuita, porto franco.
Il fascicolo esce come N. 1 di una collana di lavori teatrali, intitolata « La Scena
e la Fede», che pubblicherà opere adatte
alle nostre Filodrammatiche, e di indiAbio
valore letterario e religioso, ed è diretta
dal dott. Teodoro Balma, al quale possono
anche rivolgersi coloro che abbiano da^ segnalare dei lavori drammatici suscettibili
d’esser pubblciati nella nuova collana.
Canto Sacro
La commissione del Canto Sacro propone
allo studio delle Corali e delle Scuole Domenicali, in vista delle Feste di Canto della primavera del 1954, gli inni seguenti;
CORALI
Innario Cristiano
N. 212 strofe 1. 2. 3. (metronomo Semimin. 80);
N. 139 strofe 1. 2. 3. 4. (metronomo Minima 72);
N. 214 strofe 1. 2. 3. (metronomo Semimin. 80).
Psaumes et Cantiques
N. 201 strofe 1. 2. 3.
N. 198 strofe 1. 2. 3.
Ogni Corale è tenuta a cantare da sola
alla Festa di Canto: 1) un « CORALE o
SALMO » tratto dall’Innario o dal Ps. et
Cani., di sua scelta; 2) un Coro (o Inno).
Si prega di voler dare tempestivamente
comunicazione al Presidente della Commissione circa la scelta dell’inno, onde evitare
che uno stesso inno venga cantato da due
Corali.
SCUOLE DOMENICALI
Innario Cristiano
N. 6 Strofe 1. 2. 3. (metr. Semiminima 88)
N. 50 Strofe 1. 2. 3. (metr. Semim. 92).
Oss. Fondere le due penultime battute di
4/4 in una sola di due minime.
N. 280 strofe 1. 2. 3. (mtr. semim. 80).
Psaumes et Cantiques
N. 38 strofe 1. 3.
N. 141 strofe 1. 2. 3.
Le singole Scuole Domenicali sono tenute a preparare almeno un inno a scelta in
una delle raccolte da cantare singolarmente
alla Festa di Canto.
Un augurio fraterno di un lavoro abbondantemente benedetto alle Corali, alle Scuole Domenicali ed a coloro che le dirig)ono.
La Commissione del Canto Sacro.
(1) (V. pag. preced. riga 16) Elenco dei
Corali o Salmi.
INNARIO: Nn. 1.2.23.29.32.56.100.
PS. ET CANT.: Nn. dall’l al 24; Nn. 26.
35. 37. 38. 42. 45. 46. 48. 51. .52. 53. 59. 70.
73. 122. 135. 149. 189. 197. 204. 206. 211.
230. 295.
Questo elenco è compilato per facilitare il
compito delle Corali. Quelle che sono in
possesso di altre Raccolte di Corali o Salmi possono senz’altro scegliere in esse il
Canto da eseguire.
NOTA. — Si prega di voler porre attenzione che alla 2.a battuta di pag. 349 dello
Ps. et Cant. (Inno 20l) la terza semiminima
del Tenore è un SI anziché DO diesis come
erroneamente stampato.
FUV - Gruppo Valli
Il Convegno Responsabili avrà
luogo ad Agàpe nei giorni sabato
31 ottobre e domenica 1" novembre.
Il programma dettagliato sarà inviato alle Unioni.
I giovani sono pregati di intervenire numerosi. Il Capogruppo
Carlo Alberto TheUer
PERSO^ALIA
Le nostre felicitazioni alle Signorine Paola Calissano, Ada Silenzi, Èva Bounous ed
a Suor Lucetta Tenger che hanno conseguito il diploma di abilitazione magistrale,
presso l’Istituto magistrale di Pinerolo.
Le nostre felicitazioni anche alle Signorine: Aurora Pattini di San Germano Chisone; Marta Laclsch. di Perosa Argentina,
ex allieva della Scuola Latina di Pomaretto;
ORECCHI
NASO - GOLA
Doti. DANIELE ROCHAT
riceve in Torre Pellice viale
Fuhrman 1 (presso Dr, Gardiol)
il VENERDF
dalle ore 10 alle 12.
a Torino riceve gli altrigiorni,
dalle ore 14,30 alle 16 in via
Berthffllet, 36 ( OspcdaleEvan
gelieo).
Nell’impossibilità di farlo personahnente,
la famiglia Cougn profondamente ctunmos•Sii per le prove di simpatia ricevute in occasione della dipartenza improvvisa del caro
Giovanni Cougn
avvenuta ad appena 7 mesi di distanza dalla
dipartita della Consorte, sentitamente ringrazia quanti si associarono al suo dolore.
Un ringraziamento particolare ai Sigg.
Pastori Ayassot, Jaìiier e Bertinatti; alla
Soc. Gen. Operaia ed al Crai Frateìlanza
che intervennero con bandiera, ai rfc /// di
casa e a tutti coloro che si prestarono per
aiuto e conforto ed a quanti in grandissimo numero vollero accompagnarne la cara salma sino aWultima dimora.
Luserna S. Giovanni (Ciaperassa), 7 9-53.
La figlia Vilma, unitamente ai parenti,,
commossa per la dimostrazione di stima e
di affetto tributata alla sua carissima Mamma
Giulia Paschetto
ved. Gaydou
ringrazia sentitamente tutti coloro che hanno voluto associarsi al suo grande dolore.
Un particolare ringraziamento rivolge alle Sig.ne Goss e Malan. al Pastore Sig. Bertinatti che Vassistettero durante la lunga
malattia, al Pastore Ermanno Rostan ed. alla famiglia Rivoiro.
Luserna S. Giov., 15 ottobre 1953.
Le famiglie Compra, Bergero, Balma Tivola, sentitamente ringraziano tutte le persone che, in vari modi, hanno partecipato
al loro lutto in occasione della dipartenzd
della loro cara
Luigia Bergero
nata Avenotti
deceduta in Abbadia Alpina il giorno 10
ottobre 1953.
Abbadia Alpina, 15 ottobre 1953.
Direzione e Redazione: Past. Frmanno
Rostan - Via dei Mille 1 - Pinerolo •
Tclef. 2009.
Pubblicazione autorizzata dal Tribunale di Pinerolo, con decreto del 27X [-195(1. _________________________
Tipografia Subalpina S. i. A.
Torre Pellice (Torino)
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