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Anno 112 - N. 4
31 gennaio 1975 - L. 100
Spedizione in abbonamento postale
1 Gruppo bis/70
BIBMOTECA VALDESE
10066 TORRE PEILICE
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
la croce di Cristo e la nostra
Una copertina incriminata - La croce simbolo della sofferenza e della umiliazione
dell’uomo - Necessità di una teologia della croce per una evangelizzazione moderna
la elise è il nmììì die ol muiioii sopra
Con questo titolo l’Espresso del 26 gennaio riportava l’intervento di Giovanni Franzoni apparso su Com-Nuovi Tempi in riferimento al sequestro della
rivista. Dalla nota di Franzoni riportiamo qui sotto alcuni brani significativi.
Per la sensibilità di un credente la visione traumatica di una persona nuda
inchiodata alla croce suscita invece un corso di pensieri positivo e responsabilizzante. Quella donna esprime un giudizio chiaro e duro...
Certo, Cristo, nel proclamare il giudizio sulla croce, fu 1’« innocente ». Ma
chi non ammetterebbe con me che su quella croce se non l’innocente ci sia a
pagare per tutti almeno la meno colpevole, la più fragile e indifesa e quindi
la più vicina a Cristo.
Una seconda considerazione mi sembra importante. La croce fu un infame
strumento di tortura. Essa non è necessariamente e soltanto il simbolo dei cristiani; essa è al pari della forca, della mannaia o della ghigliottina, uno dei
modi con i quali si mettono a morte le persone che la società vuole eliminare
come pericolose. Se essa è diventata un simbolo per i cristiani è perché il Maestro ha accettato di essere condannato per aver condiviso la condizione dei poveri che si ribellano senza avere gli strumenti e le alleanze per farlo. Chi si gloria della croce deve accettare questa logica, altrimenti è uno strumentalizzatore della croce. La croce è di chi ci crepa sopra: dei malviventi, dei profeti,
delle prostitute, dei pazzi, dei poveracci, dei ribelli e dei suicidi. Se loro avessero obiezioni da fare per essere stati messi in compagnia di una donna incinta
che forse per salvare se stessa ed il proprio figlio dal disprezzo sta meditando
di abortire, dovremmo ascoltarle. Ma se le proteste vengono da coloro che sulla croce hanno messo perle, gemme e pietre preziose e se ne sono serviti per
ornare il petto trionfante dei prelati o le corone dei monarchi tiranni, esse non
possono avere udienza...
Non è giudicando e condannando ma condividendo la condizione umana e
stando « accanto » agli affranti, ai percossi ed ai dubbiosi che il Maestro ci ha
dato indicazioni di salvezza. iì
Dopo la battaglia sul divorzio della
scorsa primavera la società italiana è
scossa ora da una seconda polemica :
l’aborto. Una legislazione arretrata, di
impostazione fascista, un costume fondato sull’ipocrisia per cui le cose si fanno ma non si dicono, una diseducazione
generale su tutti i problemi etici, specie
in campo sessuale, prodotta anche da una
educazione cattolica di tipo controriformista, tutti nodi che vengono ora al pettine.
Come tutti i nodi al pettine, c’è chi tira e c’è chi grida, e non si scioglierà se
non tagliando. Il problema dell’aborto
non è di quelli che si affrontano alla leggera, già vi si è fatto cenno sul nostro ^ornale, vi torneremo presto in modo sistematico. A dettare la nostra riflessione di
oggi è un incidente marcale della battaglia, un piccolo fatto di cronaca, quello
dell’Espresso n. 3 e della sua copertina.
Diciamo in due parole di che si tratta
per il lettore che non fosse informato : il
settimanale TEspresso è uscito l’altra settimana con una copertina a colori che riproduceva una donna, nuda e visibilmente incinta crocifissa. Cosa voleva significare? Lo dice il n. di questa settimana:
« Pòttare la croce, essere’messo in croce,
da migliaia di anni a questa parte... vuol
dire subire un’ingiustizia, patire un sopruso, sopportare una umiliazione... il
simbolo del crocifisso è universalmente
simbolo di sofferenza... altro non facevamo se non trasporre in immagine un con
■ La Nuova storia Einaudi P- 2
■ America Latina A cosa servono le pri- gioni P- 3
■ Storia e problemi delle comunità di Milano P- 4
■ Lottare per la liberazip- ne del bambine Ricordo di E. SbafFi ^ P- 5
■ Ancora sulla vertenza Outermann P- 6
cetto da tutti compreso: ...la donna condannata al parto coatto... evoca istantaneamente il crocifisso ». Questo è certo
vero, verissimo. Prescindendo dal fatto che
quella copertina era di un gusto così barocco e decadente da infastidire chiunque,
un fatto è chiaro, la si capiva: la donna
incinta è messa in croce dalla sua società italiana di oggi.
Non c’era dunque, almeno stando alle
intenzioni, nessuna riflessione irreligiosa,
blasfema, nessuna volontà di offendere i
sentimenti dei credenti, una trovata giornaUstica come le altre. Nessuna riflessione dunque? No una riflessione c’è, anzi
una teologia: la croce è simbolo di umiliazione, di sofferenza ingiusta. Ma questo riferimento alla croce ci tocca nel vivo come credenti, qui sta per noi il problema: cosa è la croce? E’ importante
pensarci su un istante perché ne va della
nostra predicazione, della nostra testimonianza, del nostro saper o no annunziare
la salvezza oggi, del nostro saper o no
evangelizzare.
Nel testo qui sopra dom Franzoni
tenta una lettura della copertina citata in
chiave teologica.
La crocè’non è solo il sifiibolo di una
oppressione ma di una scelta : Gesù,
l’innocente ha scelto di condividere la
sorte dei poveri, di essere loro accanto.
La croce è simbolo di solidarietà nel
dolore altrui. Gesù non avrebbe reagito
alla copertina perché è proprio in conapagnia di quegli uomini che ha scelto di vivere : gli umiliati ed offesi di dostoieskiana memoria.
Anche questo è giusto, va l»ne, benissimo eppure qualcosa non mi torna: la
croce è proprio quello? E’ solo quello?
La coscienza apostolica e la riflessione
di Paolo risponderebbero» molta- probabilmente di no. Per tre motivi.
Tre interrogativi
Anzitutto perché la croce non è solo
simbolo di morte, di umiliazione ma di
vittoria: anzi è in primo luogo simbolo
di trionfo. Óisto dopo aver sconfitto le
potenze ha celebrato, come un generale
vittorioso, il suo trionfo, ed era il momento della croce (cfr. Colossesi 2; 15).
LÀ libertà non consiste nel togliersi dal
la croce ma nel riconoscersi in essa. La
croce non è la condizione da cui uno deve essere liberato per essere libero, è la
croce che libera. La vita della risurrezione nasce nella croce non malgrado la
croce.
In secondo luogo la croce non è solo
una espressione della nostra impotenza
ed umiliazione ma l’indice del peccato.
Certo è espressione della solidarietà di
Gesù con l’umanità umiliata, con tutti
gli umiliati, ma non nel senso del possidente borghese che si fa umile, è sì dono
ma espiazione. C’è un nesso tra peccato
e croce, evidente, inscindibile. Certo il
peccato è presente nella copertina di cui
parliamo, è la struttura che condanna la
donna ad oggetto, è la legge che la itnprigiona ma una cosa è il suo essere vittima altro è l’innocenza.
In terzo luogo la croce è comunione col
Cristo nel senso che è simbolo di rinascita. Tutta la lettera ai Galati di Paolo sviluppa questo tema: essere crocifissi con
Cristo, aver crocifisso la carne (Galati 2: 20, 6: 14). E’ comunione con Cristo
oltre che comunione di Cristo con noi, è
partecipazione alla sua risurrezione.
« La croce è di chi ci crepa sopra »,
dice Franzoni. E’ vero, non è di chi fa crepare gli altri, questi non hanno nulla da
dire al riguardo: ma nella visione cristiana è qualcosa di più perché se applichiamo quel ragionamento alla donna dell’Espresso risulta che la donna italiana
liberata dalla sua croce, cioè dalla legge
fascista trova la sua libertà, la sua condizione di creatura nuova nell’abortire.
Per qualcuno la via della libertà passa
forse da quella strada, per noi credenti la
donna italiana ha da trovare un senso
di vita che è assai più profondo del suo
diritto all’aborto, e questo proprio nella
comunione con la croce di Cristo.
Giorgio Tourn
la legge e la vita
L’altro giorno hanno scoperto una "clinica deiraborto” in una villa sul vieile dei
Colli: domenica una massa di dimostranti a favore dell’aborto legalizzato s’è data
convegno in piazza S. Croce; poi l’arcivescovo signor Florit ha evocato addirittura« la strade degli innocenti » e « La Nazione » si è decisamente schierata dalla
parte dei moralizzatori.
Non è facile accettare lo stile immaginifico e indignato del card. Florit: abbiamo visto e vediamo tante « stragi degli
innocenti » — di gente viva, dai bambini agli adulti — e abbiamo avuto, abbiamo degli autentici re Erode; mai il cardinale si è tanto indignato, mai ha osato
mettere il dito sulla piaga. Ora è tardi,
non è credibile. Come non è credibile il
moralismo laico e umanitario de « La
Nazione », un quotidiano che da anni ten
D’altra parte, non convincono certe impostazioni che riducono tutto a una sedicente libertà personale, di illimitata disponibilità di se stesse e della vita nascente. La prima osservazione che viene,
dopo i fatti della clinica, è questa: possibile che la classe dirigente del nostro
paese sia tanto inetta, pigra e conformista da rendere necessaria una clamoro
sa azione-di ròttofa pèr scuotere l'opinione e mettere a fuoco l’urgenza di una
legislazione nuova?
Conosciamo tante care persone che
avrebbero voluto avere una creatura, ed
è loro mancata; non fosse che per questo
fatto, saremmo sempre cauti nell’affrontare un problema che s’affonda nella vita della creatura, staremmo anche attenti a non manipolare la Parola di Dio.
Ma dovremo anche tenere a bada « la
giustizia » deU'ipocrisia.
(Diotparo «wige/ico, Fii««*«, anno Vili, n. 1)
Erode
e Gesù
(MATTEO 2: 13-23)
Nel Vangelo di Matteo Erode appare come anti-Cristo non solo perché vuol far morire Gesù, ma perché
la sua personalità intera ed il suo stile di vita sono l’opposto di Gesù:
— Gesù è un fanciullino debole e
indifeso. Erode è un adulto e un potente.
— Gesù fugge, è un esiliato, fa la
sua prima uscita come profugo politico. Erode mette in fuga, come
tutti gli invasori e gli oppressori.
— Gesù è il principe della pace,
della non violenza. Erode è il principe di una violenza indicibile che semina morte persino tra i fanciulli:
anche i peggiori tiranni massacrano
di solito i loro oppositori adulti, ma
cercano di farsi un po’ di popolarità
(e magari un esercito per il domani) proteggendo l’infanzia.
— Gesù invierà i suoi apostoli di
buona notizia. Erode manda (v. 16,
in greco « aposteilas », proprio il verbo dell’apostolato!) i suoi assassini.
Una simile lista di opposizioni è
però forse un po’ troppo rassicurante per noi che rischiamo di associarci alla parte di Gesù contro Erode
piuttosto a buon mercato. Quindi
conviene sottolineare lo sbocco dell’azione di Erode, appena sfiorato da
Matteo: « ...dopo che Erode fu morto... » Erode è il contrario di Cristo
perché è l’uomo che muore. Lì va a
finire tutta la sua potenza e anche la
sua prepotenza. Gesù invece è l’uomo che vive, che vince la morte. Di
fronte a Erode non scampa soltanto
momentaneamente alla morte con la
fuga in Egitto, ma vince la morte; ed
è inutile dire che in questa contrapposizione siamo dalla parte di Erode e non dalla parte di Cristo perché anche noi moriamo.
Ma Cristo, vincendo la morte, vince anche la nostra. C’è una sottile
ironia nel racconto di Matteo per
mostrare questa vittoria: Erode si
agita, si dà da fare, ma più lo fa —
e più lo fa il suo successore — e più
confermano che Gesù è il Messia
promesso dalle profezie. Mentre
Erode vorrebbe distruggere Gesù,
l’unico risultato è di dimostrare che
Gesù è proprio Colui che non può
essere distrutto. Le profezie citate
qui da Matteo non erano profezie
messianiche, ma il senso del loro richiamo è questo soltanto: far vedere l’impotenza di Erode.
Il fanciullino, il profugo, il debole, il non violento, l’esUiato vince,
perché è Colui che Dio ha mandato.
E allora, se per natura siamo dalla
parte di Erode che muore, per grazia Cristo ci prende dalla sua dove è
vinta la morte. Dalla parte del profugo c’.è il luogo della salvezza.
Claudio Tran
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a colloquio
con ! lettori
Dalle lettere di lettori che ci sono giunte nel corso degli ultimi giorni si ricava
l’impressione che i giornali siano fatti per
essere guardati oltre che letti, anzi più
guardati che letti. Se ne ha una impressione immediata, come di un quadro, piace o non piace, subito, di primo acchito e
questa impressione immediata permane
anche quando si comincia a sfogliarlo e
TRIBUNA LIBERA
crisi materiaie o crisi spirituale
Gli articoli sono troppo lunghi / troppo brevi / troppo
difiFieili / poco interessanti.
Troppo estesa la pagina politica / la cronaca / l'informazione ecumenica / la riflessione biblica.
Quale pagina fu la migliore,
la più interessante negli ultimi numeri?
Quali temi vorresti vedere affrontati?
Cosa apprezzi di più nel
giornale?
Sottolineare quello che interessa.
ci si addentra nei suoi articoli. Questo
sembra accadere alla Luce - Eco delle
Valli.
Alcuni fratelli si dolgono del fatto che
sia stato soppresso lo stemma valdese sulla testala dell’Eco, altri che si sia abolito
il detto "Gesù è la luce del mondo” sulla
Luce (dimenticanza nell’impostare la testata che abbiamo notato subito anche
noi); ad altri non soddisfa il nero delle
rubriche, ad altri il grigio della testata.
Un lettore della Spezia (lettore da 63
anni, dunque fra i più venerandi) lamenta che ha ricevuto due copie del giornale e che non si sono più pubblicati gli
elenchi dei doni (certo se il lancio si fosse effettuato non in coincidenza col cambiamento di direzione e di amministrazione, come egli auspica, le cose sarebbero state più facili! Non è certo volontà
nostra che le cose siano andate come sono andate).
Assai più interessante sarebbe però ricevere dai lettori osservazioni in merito
al contenuto del giornale stesso, suggerimenti, idee, proposte per migliorarlo.
Invitiamo perciò i lettori vecchi e nuovi
a rispondere alle poche, essenziali domande stampate nei riquadro qui accanto inviandoci il ritaglio accompagnandolo eventualmente con altri suggerimenti
per iscritto. Il direttore
libri - recensioni
PROTESTANTESIMO, n. 4 ottobre-dicembre 1974.
Il n. 4 della rivista ci offre due articoli; il primo còstitulto dalla prolusione del prof. Soggin letta in apertura dell'anno accademico presso la nostra facoltà affronta il problema degli scavi* di Gerico e del raffronto fra i risultati archeologici e
i dati del testo sacro. Il secondo è un resoconto dettagliato dei lavori della commissione ecumenica Fede e Costituzione sul tema della speranza cristiana, della fede come ' prospettiva di
speranza. Seguono recensioni.
BOLLETTINO DELLA SOCIETÀ' DI STUDI VALDESI,
n. 135, giugno 1974.
In questo numero del Bollettino, giunto con
qualche ritardo dovuto agli inevitabili Impegni
del Centenario, R. Cagna prosegue la sua indagine sul valdismo del XV sec. con un contributo
su « storiografia ed ecclesioiogia dei Maestri vaidesi»; O.. Coisson e F. dalla completano la loro
precedente segnalazione di incisioni preistoriche
delle Valli Valdesi.; seguono una nota di S. Carile
« Wesiey e i vaidesi in Georgia» e l'Indice per
materie e per autori dei Bollettini 109- 134.
G. T.
Secondo me, la crisi materiale è una
conseguenza di quella spirituale. Si è visto chiaramente anche nel passato, quando l'uomo si allontana da Dio arrivano le
crisi; le Sacre Scritture ci dicono di cercare prima il Regno di Dio e tutte le altre
cose ci saranno sopraggiunte.
La realtà del Regno, vicino e presente,
malgrado le crisi del mondo e della chiesa, ci libera e ci fa sperare. Soltanto annimciando e vivendo il Regno di Dio si
possono fronteggiare le crisi. Ma ecco che
oggi non si spera più, perché non si è
cercato, né si cerca per prima cosa il Regno. Si cerca soltanto la posizione sociale, si spera soltanto più per questa vita;
anche nelle chiese vediamo dei movimenti cristiani che dicono di vivere la loro
fede nella militanza di classe e nelle lotte del proletario, invece di cercare ed annunciare per prima cosa il Regno di Dio;
il loro fine non è di essere in rapporto
con il Regno di Dio, ma di essere in rapporto con le forze politiche della sinistra
in cui militano; questi militanti della sinistra adoperano l’Evangelo non come
scopo universale, ma come mezzo per attirare rattenzione sulla loro politica. Intanto vediamo a*wicinarsi gli anni magri;
secondo due specialisti americani la fame dell’umanità nel prossimo decennio
non può essere estinta con gli alimenti
sintetici, né con acqua del mare resa dolce per irrigare i campì, né con i concimi
artificiali, né con le riforme agrarie con
controlli socialisti o iniziative capitalistiche.
Di fronte a queste dichiarazioni possiamo constatare che nessuna forza politica è stata in grado di risolvere questi
problemi.
Purtroppo oggi abbiamo in molti Paesi
un socialismo senza democrazia, ma con
una dittatura di partito ed in altri Paesi
una democrazia senza socialismo, ma con
predominio di classe. Tali unilateralità
non aiutano la liberazione deH’uomo. La
miseria viene soltanto spostata da una
dimensione all’altra.
Perciò si trovano oggi, come reazione a
queste situazioni insopportabili, dei movimenti socialisti nelle vecchie democrazie politiche e nei Paesi socialisti, dei
movimenti che lottano per il riconoscimento dei diritti deH’uomo.
Non può esistere nessuna giustizia politica sociale senza il superamento delTestraneamento dell’uomo dalla sua umanità; secondo me, non è possibile superare Testraneamento delTuomo dalla sua
umanità, migliorando la situazione sociale. Bisogna rendersi conto che il miglioramento delle condizioni di vita in campo
economico, politico e giurìdico non basta per produrre automaticamente degli
uomini migliori: è im’illusione materialistica. Se gli uomini non si risvegliano alla
libertà ed al senso della propria vita non
possono migliorare i loro rapporti e non
possono renderli più sensati. Se la fiducia
e l’amore non si riconoscono nel singolo
è impensabile che possa nascere una nuova società.
Soltanto militando per l’Evangelo e
non per i partiti di sinistra, potremo vedere sereno il nostro avvenire e trasformare questo modo in un mondo nuovo e
potremo così attenuare e sorpassare le
crisi attuali e quelle che verranno.
Come figli di Dio siamo eredi del mondo, chiamati a dominarlo con l’aiuto di
Dio che ci ha reso liberi, in Cristo.
Roberto Vicino
diapositive storiche
Il Centro Documentazione della Società di Studi Valdesi ha iniziato nel quadro del Centenario la produzione di una
serie di diapositive storiche per illustrare i principali momenti della Storia valdese.
La prima di queste serie, comprendente 36 diapositive sul valdismo medievale
è ora pronta. Curata da A. Ribet e
G. Tourn presenta in sei bustine trasparenti contenenti ognuna sei diapositive i
principali documenti e luoghi di quel periodo storico accompagnandolo con un
breve commento ciclostilato.
Il materiale, suscettibile di essere via
via ampliato, offre una base sufficiente
per una serata comunitaria o lezioni ai
catecumeni. La serie viene posta in vendita al prezzo di L. 9.000; rivolgersi a
G. Tourn, Centro di Documentazione, Società di Studi Valdesi, 10C66 Torre Felice.
gli italiani e il loro passato
La storia non sono soltanto i fatti ma la vita degli uomini - La scelta valdese fu
nel Medio Evo rischiosa e radicale - Un parere autorevole in merito alla Storia Einaudi
L’opera dello storico ha sempre un impatto sul presente, impatto che può essere assai specifico, assai concreto.
Penso al rilievo assai concreto e positivo che hanno avuto nella formazione
di un’opinione pubblica più vigile e avvertita, in grado di sostenere oggi il progresso democratico della società italiana,
talune ricerche di giovani storici, come
Tranfaglia, Rochat e altri, sulla magistratura, l’esercito, altre strutture fondamentali della vita civile; penso, per contro, all’affermazione che ho udito recentemente da fonte assai autorevole, secondo cui taluni insuccessi della mostra politica economica per il Mezzogiorno dipendono da premesse storiche errate, assunte acriticamente.
Oppure il rapporto fra l’opera degli
storici e la realtà può essere meno immediato, esplicarsi nel lungo periodo. Tale poté essere, per fare un esempio risorgimentale, la Storia delle repubbliche italiane del medioevo del protestante Sismondi, fonte di riflessioni che Mazzini
e altri tradussero in azione (e si pensi
alla tesi sismondiana che faceva la Chiesa cattolica responsabile della decadenza italiana).
Secondo una prospettiva di ampia e
duratura riflessione hanno voluto operare coloro che hanno impostato e stanno
realizzando la Storia d’Italia edita da
Giulio Einaudi, e lo stesso editore presentando l’opera esordisce dicendo che
« un’opera che affronta la storia d’Italia
— nella sua più ampia durata o in particolari periodi — si è sempre proposta di
rispondere ai più gravi interrogativi che
ponevano i problemi del momento e i
maggiori cambiamenti intervenuti in
tempi recenti » e rammenta poi l’ammonimento di Droysen secondo cui>, con la
ricerca storica, « non sono le cose passate che diventano chiare, poiché esse non
sono più, ma diventa chiaro quello che
di esse, nell’hic et nunc, non è ancora
passato ».
Le ’’molte vite” degli italiani
Articolata in cinque volumi, la Storia
contiene lo svolgimento diacronico, dalla
caduta dell’Impero romano fino ad oggi,
nei tre volumi centrali, II, III e IV (l’unico, quest’ultimo, non ancora pubblicato). Il primo volume (I caratteri originali) e il quinto (I documenti) sonò da
considerare, dice l’editore, in im rapporto « speculare », compleihéntare. Il priiho
intende delineate « I caratteri originali
del nostro passato », presenti per tutto
l'ateo storico anzidetto nel sènso più
esteso, dall'ambiènte naturale aÌTecohomia, alle istituzioni, alla ' religiosità iléllè
sue varie vibrazioni, alla ordturà' nelle Stie
varie forme ; pur senza pretendere a
« un’impossibile totalità ». I Documenti
di cui si tratta nel quinto volume (in due
tomi) datino lo spunto per illustrare
« momenti e aspetti della storia d’Italia,
che la narrazione tradizionale ha spesso
trascurato », sia pure ogni volta contenendo la trattazione, appunto, entro il
« momento » in cui un determinato aspetto è particolarmente significativo. Questa
formula così, aperta consente d’introdurre oltre quaranta saggi sui più svariati
documenti ed argomenti, dalle carte geografiche e dai rilievi aerofotograflci delle
città ad aspetti quotidiani del costume,
come le mode e la cucina, passando per
temi come gli archivi, la storia della
Chiesa fra i due Concili vaticani, i sindacati, l’esercito.
Anche i volumi del gruppo centrale,
che narrano la vicenda italiana, ce la fanno vedere a tutto tondo grazie ad alcune
fondamentali coordinate ; « la storia politica e sociale », « la storia economica »,
« la cultura » ; in più, con prezioso arricchimento di prospettiva, « l’Italia fuori
d’Italia», cioè nelle sue correlazioni con
altre nazioni, paesi, culture. Tema che,
svolto in tal modo specifico, risulta affascinante, tanto più se si considera a
quali storici è stato affidato; nel terzo
volume (Dal primo Settecento all’unità)
a Franco Venturi ; nel secondo volume
(Dalla caduta dell’Impero romano al secolo XVIII) a Jacques Le Goff e a Pernand Braudel.
Gli eretici nell’Italia medioevàle
A tali coordinate si aggiunge, nel secondo volume, la trattazione della « storia religiosa », affidata a Giovanni Miccoli, giovape e valente medievista, allievo
di Cantimori, la cui trattazione si colloca nel mòdo più degno fra quelle di storici di fama internazionale, da Giovanni
Tabacco a Fernand Braudel . (Miccoli
inoltre è l’autore del saggio su Chiesa e
società in Italia dal Concilio Vaticano I
al pontificato di Giovanni XXIII, nel volume V). . -,
La nostra attenzione, in quanto valdesi, si rivolge ovviamente a questo contributo, e, sebbene la rapidità della lettura
e là mia scarsa competenza in materia
non mi consentano di esprimerà altro
che impressioni, direi,,tuttavia .ohe, l’ottica «italiana» nella ùùàiè riécesfeariàmente esso si colloca costituisca un complemento assai ùtile al modo in cui vediamo
solitamente queste; cose, al Ape di averne , ,una visione, fficiarno, « binoculare ».
jn un’ottica di t,al generé, nelTapibito italiano, il vaidisnio .italiano risulta ^còstahfemente' marginale • "ancìhé iiél. tpcfinentó
dì maggior diffùsibne, fesso apparfe ’ ' di
gmn lùfigà soí>rayáñflíáfó daie càtatfemo >
e a tal proposito Miccoli fa considerazioni di grande interesse; nel caso del
valdismo, « si trattava di un vero e proprio salto culturale e di mentalità, ovviamente anche non facile anche a membri
degli stessi ceti subalterni : rifiutare le
chiese... tutto l’apparato esterno... per
stabilire solo un’incarnazione totale in se
stessi del messaggio cristiano, comportava una lacerazione... quale il catarismo
certo non reclamava ai propri aderenti ».
Il catarismo, inoltre, era adatto, grazie
al rapporto « perfecti >m< credentes », simile in certa misura a quello tra chierici e laici, a penetrare meglio fra le classi
più elevate; per circa un secolo potè
mantenere nell’Italia centro-settentrionale una struttura organizzativa assai
consistente; fu poi, per ciò stesso, un
bersaglio più esposto alla repressione antierèticale, allorché a partire dal papato
d’Innocenzo III, la « strategia pontificia »
(secondo l’espressione adoperata da Molnar), praticando con abilità e ferocia il
sistema della carota (clemenza, inserimento, assorbimento dei seguaci di Durando d’Osca, degli umiliati, ecc.) e del
bastone (le stragi di massa della crociata, poi la vigilanza capillare) riusciìi a ridurre l’ondata eretica medievale, quanto
meno in Italia, allo stato di sopravvivenza cospirativa, quale si conservò fino all’età della Riforma nei suoi superstiti.
Dopo che ho fornito, sulla Storia d!Italia Einaudi, le informazioni e l’assaggio, sarebbe il momento di fornire il commento, che potrebbe dare occasione di
altre interessanti considerazioni, pérché
gli storici che ne hanno curato l’impostazione (e sono più volte intervenuti anche come autori), Ruggiero. Romano e
Corrado Vi vanti, hanno anche dichiarato in varie occasioni- quali siano stati i
criteri e i metodi del lavoro. Ma mi accorgo che lo spazio a mia disposizione è
quasi esaurito. Mi limiterò allora a riferire il giudizio di uno storico illustre, da
poco scomparso, dopo, avere militata per
sessant’pfai ih quésto campò; Luigr^alvatorelli: «Abbiamo qui il ,tentativo
grandioso di una analisi e di uria sintesi
di tutti gli eleiheriti’della nòstra struttura e vita storica. Non potrei'diré che la
difficile iinpresa sia riuscita di un cplpò
alla perfezione : in'a,' pensando ' àllà’*^ sua
novità'^ si pòssorib ricordare'lè Antiquitates itallc^ muratoriaiie — debbiamo, dire che” SÌ'trattà di ùria' reàlizmzione imbonente». ' ■'
’ Augusti^ CÌOmba I
I
STORIA D’ITALTA, VoT. II, Oàlfa Widii
tà deH’Impero romano'“^'Sedérlo XVIII,
Ed. Einaudi, Torino 1974, 2 tomi di
compL pp. 2361, L. 4Q.000. . . '
3
AMERICA LATUM A
il continente dalle vene aperte
Una nazione che non è in guerra ma vive come se lo fosse - Qui si mangiano solo polli
- Il centro mennonita: una porta aperta - Alla scoperta dei mondo valdese
dal mondo cristiano
Montevideo
La veduta di Montevideo dal mare è
come un bel ricordo: alti palazzi, ville,
un campo di golf tenuto in maniera perfetta. Il centro della città è meno incoraggiante: sugli autobus si incontrano
venditori di vecchie riviste, quasi tutti
i passeggeri portano vestiti vecchi, come
da noi durante la guerra. Eppure non c’è
guerra in questo paese: anzi, regna la
pace, come un tempo a Varsavia. Certo,
l'aria della gente è un po’ malinconica:
forse a causa del clima.
Cerchiamo di cambiare qualche lira e
di colpo ci sentiamo quasi miliardari: i
prezzi qui ci appaiono notevolmente bassi: ma allora perché tanta povertà? Affannati a imparare il più possibile, ci informiamo deH’andamento dei cambi: venticinque anni fa un dollaro valeva circa 2,6
pesos: ora ne vale 2.350; ma in certi momenti arriva a 3.150.
Andiamo in uh ristorante e vediamo
che tutti mangiano pollo: ma questo non
era una volta il paese della carne? Nei
quartieri periferici si vedono molte case
abbandonate; su molte altre c’è scritto:
« se vende ». Rettifichiamo: ci sono delle
costruzioni nuove, e anche abbastanza
eleganti: sono carceri e caserme. Di notte sono anche illuminate. In giro si vedono pochi giovani. Chiediamo dove sono
andati: in Argentina, in Australia, nel Canadá. Si dice che il paese sia in declino,
che i brasiliani stiano acquistano terre e
industrie.
Una certa crisi è nell’aria. Di chi la
colpa? Qualcuno ci risponde sicuro di sé:
la colpa è di chi ha scatenato la violenza,
la guerriglia. Ci dichiariamo subito convinti: questa è una spiegazione netta, logica, irrefutabile: è la febbre che fa venire la polmonite. E di febbre, come tutti
sanno, si può anche morire.
A -Montevideo operano diverse chiese
evangeliche. Abbiamo un colloquio franco e cordiale con i pastori metodisti:
chiesa piccola, quasi tutta composta di
ceto medio ciftadino, la comunità metodista . ha duramente scontato la crisi di
questi anni, anche nella persona di alcuni pastori. C’è un vivo interesse per l’Italia, e subito affiora la domanda: « pensate che il "progetto di integrazione globale” tra valdesi e metodisti sia in qualche modo, utilizzabile anche qui in Uruguay? ». Le due chiese hanno una storia
profondamente diversa, ma sembrano
complementari sotto molti punti di vista.
Non tocc^ perto, q poi risponder-e,, ma è
difficile reprimere la speranza che quantb, faticolamente avviato ip. Italia pòssa
essere utile anche in questo paese, pur
nel pieno rispetto delle diversità e originalità delia situazione uruguayana.
I Mennoniti
Da qualche anno in Uruguay ci sono anche i Mennoniti: hanno formato quattro
colonie agricole, dove continuano a parlare tedesco: la solita storia delle « chie
lutto nella CEVAA
Il 7 gennaio scorso è deceduto il pastore Henry Bruston della Chiesa Riformata di Francia, che aveva partecipato
attivamente alla costituzione della Comunità Evangelica di Azione Apostolica
(vedi n. 2, pag. 4). Infatti quando nel
1968, il Comitato della Società delle Missioni di Parigi venne incaricato dalla Assemblea Generale di presentare un progetto per una nuova organizzazione missionaria, che rispondesse meglio alla situazione creata dalla autonomia concessa alle Chiese indigene, fondate dai missionari, il Bruston fu incaricato di questo studio preparatorio. Egli presentava
all’Assemblea Generale del 1969 un rapporto che tracciava le grandi linee da seguire, documento molto interessante di
cui basta citare la .conclusione: « La mia
convinzione è che questa organizzazione
non potrà nascere che per un nuovo impulso dello Spirito, da una nuòva visione
di ciò che Cristo fa e vuol fare in questo
mondo in piena evoluzione, in pieno
scompiglio ». (Journal des Missions, Oct.,
Nov., Dee. 1969, pag. 243).
Il progetto realizzato ed i suoi organismi in funzione sono certamente la testimonianza più-bella resa al ministero di
Henry Bruston, uomo di fede, ecumenico
convinto, dalla mente aperta e sensibile
alle esigenze diun’epoca ih- piena evoluzione come da nosiraj. *itr ■ '
* ■ b L i?.: O,
se di immigrazione », chiuse nella loro
tradizione culturale... E invece no: in
uno dei quartieri più miserabili di Montevideo incontriamo un pastore mennonita che sta vivendo, con altri, un’a-wentura straordinaria: un nucleo comunitario aperto a tutti, dove si trattano i problemi quotidiani, non si evitano i problemi sociali, si predica l’evangelo in lingua
castigliana « ad ogni creatura », militari
compresi.
Il centro è sempre disponibile, ma si
sa che il sabato pomeriggio-sera c’è il
culto: canti latino-americani, lettura comunitaria della Bibbia, libera discussione: è uno dei pochi posti in cui si incontrino dei giovani. « Certo, è stata dura
per noi, confessa la moglie del pastore,
rinunciare airabitudine del culto la domenica mattina; ma abbiamo dovuto renderci conto che qui la gente la domenica
mattina ama dormire. Invece il sabato sera stanno qui anche quattro o cinque
ore ».
« E come fate a predicare a questa gente così diversa, in questa situazione così
pericolosa? ». « È facilissimo », mi risponde il mennonita guardandomi dritto coi
suoi occhi limpidi: « la Bibbia parla da
sola ». Più tardi, apprenderemo, per caso,
che è stato in carcere: non ha parlato, se
non della Bibbia.
E dire che mi immaginavo i mennoniti
come una setta rinsecchita nelle sue tradizioni marginali, obsoleta, imborghesita.
Invece apprendo che qui ci sono quattro
gruppi di questo tipo (piccoli: tutte le
comunità « confessanti » che abtìiamb' incontrato in questo viaggio sono poco numerose), che negli Stati Uniti, queste esperienze si contano a decine, che il 25% dei
mennoniti di oggi sono africani o asiatici.
Beh, davverefò ai^anió più ignoranti di
quanto àbbiàmè confessato agli amici
della Facoltà di Buenos Aires:: ignoravamo questi fratelli, preziosi come la,,« perla dì gran prezzo » a cui hanno dedicato,
in assoluta semplicità, la loro vita.
Colonia Vaidense
Prendiamo l’autobus che va versò Colonia. Passiamo davanti al monumento a
Artigas: era uno che voleva dare la terra
ai contadini: ' prima lo hanno sconfitto,
poi ne hannb fatto un .eroe ^azionale.
Una ,,specie di Màzizini agricolo, iùsomma.
Le tèrre infatti, in Uruiguay appartengono
quasi tutte a dei grandi proprietari. L’unica zona in cui la media e piccola proprietà è largamente, diffusa è il dipartimento
di Colonia: la zona di massima concentrazione' di colònie valdesi.
L’autobus, dopo-due ore, ci' sbarca in
una località ignota’che risponde al nome
confortevole di ■« BrizaS del Fiata ».,> Dato
che nel frattempo presumiamo di aver
imparato lo spagnolo, traduciamo prontamente:, «rl^rezze del Rio de la Piata».
Non abbiamo finito di congraturalci con
noi stessi per la nostra sapienza di turisti della cultura che,, subito arriva il primo shock: a sinistra, c’è un negozio che
si chiama « Farmacia Vaidense ». A destra, la strada porta il nome di « Charbonnier ». Poi via via, Armand Ugon (qui
si scrive così), Negrin, Malan, tutta un’orgia di « nomi valdesi ». Seguono: il centro sportivo « Vaidense », la Libreria Miguel Morel (la Claudiana locale),'il museo
valdese e, naturalmente, la chiesa: siamo
a Vaidense.
G. e T., .Bouchard
(continua)
A che cosa servono ..ìe .prigioni? Pensandoci bene una società sana non dovrebbe avere che una piccolissima parte
di delinquenti comuni; ammettiamo che
esistèfanno' sempre delle personé che sfidano in un modó o hell’àltfò la legge della” sòcietà:’ tuttavia il'loro numero nondovrebbe superare una percentuale piccolissima della popolazione, .
Quando dunque il tessuto di una società è buono, non c’è difficoltà a ridurre
una piccola fperceñtqál^ di ' inori; 'li^ge.- '
^a mcciamó adesso il,'(caso, dà fin au-1
merito della criminàlitài i grandi ifièzzi
d’informazione stanno tempestando le
orecchie del pubblico con questa storia
della crescita del numero dei definquenti.
Facciamo attenzione a non lasciarci solo
impressionare superficialmente. Alcuni
uomini politici, che hanno diretto la nostra società e l’hanno portata al punto
che è, si danno molto da fare ora per invocare delle ’’soluzioni” ai problemi della delinquenza. Per loro queste soluzioni
sono l’aumento della repressione, delle
carceri, ecc. Ed è qui che il loro ragionamento è falso.
Una società ’’sana” dovrebbe poter
isolare e rieducare abbastanza facilmenta una minoranza di delinquenti. Là dove
non ci riesce, è che non è più una società
sana. Infatti è la società che rieduca,^ non
certo il carcere che Filippo Turati nel
1904 ha chiamato ’’casa di corruzione” e
non di ’’correzione”, e questo vale tanto
più oggi. , ,
(Juando cresce la delinquenza, vuol
dire che la società è malata. A questo
punto non serve a niente un aumento
delle prigioni, anzi è un rimedio peggiore del male. Per ridurre veramente la deUnquenza non c’è altro mezzo che risanare la società.
In Italia ci sono certamente più poliziotti che delinquenti: ma risulta che
molti di questi poliziotti non sono affatto preparati ed istruiti per combattere
scientificamente la cosidetta piaga della
criiiiinaUtà. Sarebbe dunque auspicabile,
prima di tutto j un controllo democratico
sulle soaold diipolizia. Per.es^pio i giovanotti (carabinieri) che lunedì 20 sono
intervenuti così massicciamente contro i
lavoratori . .Gütermatm.-, .avrebbero forse
potuto .passare ,Ìa ,ma1,tinata in mpdp più
utile.,per loro ^ per.qpelló.che^la società
si aspetta da loioU;-,,' > .mi i
a che servono le prigioni?
Sul problema della delinquenza si orchestrerà una parte della prossima campagna elettorale. Molti faranno leva sui
sentimenti dei cittadini per chiedere un
aumento della forza. Dietro a questa richiesta c’è senz’altro il tentativo di spingere l’Italia verso soluzioni autoritarie.
Un discorso onesto sul problema della
criminahtà si orienta invece verso .un _migiiore uso della intelligenza per cambiare
in meglio la società e così porre un freno
effettivo alle .dege^erasàóni ;prpvoc^te dal
mkigoyèmo.U^ ’\ 5 S. lipstajsiio
Fondo di solidarietà
Nei giorni scorsi ci sono pervenute altre nuove sottoscrizioni, come da elenco
che pubblichiamo qui sotto. Come i lettori certo ricorderanno, attualmente il
Pondo è destinato a varie iniziative. Tre
sono collegate a quelle del Consiglio ecumenico delle Chiese e precisamente: contro la siccità in Africa e in modo particolare del Sahel ; a favore delle vittime
della situazione cilena, sia per quanto riguarda coloro che sono rimasti in patria
e sia per i fuorusciti ed infine il programma di lotta al razzismo. Un’altra
iniziativa del « fondo » riguarda invece i
prigionieri politici del sud 'Vietnam; per
questa ci stiamo avvicinando alla somma
di mezzo milione di lire, somma che invieremo quanto prima al pastore Tullio
Vinay, per un rapido reinoltro.
Ricordiamo ai lettori che le offerte vanno inviate al conto corr. postale n. 2/39878
intestato a Roberto Peyrot, corso Moncalieri 70, Torino, specificando possibilmente la causale del versamento stesso.
In caso di mancanza di una precisa
stinazione, provvederemo noi stessi in
relazione alle singole necessità.
Ed ecco l’elenco delle ultime offerte
giimte :
E. Ricca L. 5.000; P. P. 2.000; G. Grillo 5.000; W. Fumagalli 5.000; M. Jon
Scotta 5.000; C. Gilento 5.000; Un gruppo
di amici 30.CKX); A. e C. Vetta 10.000; M. L.
Vingiano 10.000; V. V. V. 3.000; E. Peyrot
Albarin 15.000; A. Patete 1.000; G. Ermini (3 vs.) 4.000; G. Laetsch 5.000; R. Cavo
5.000; A. Martines 5.000; L. Ranzani
15.000; Un lettore 100.000; A. e E. Balma
5.000; R.M.P.CV 4.000; Jean Daniel 2.000;
Emmanuele 1.000; P. Gorbo 4%060; D.. Dì
Toro 50.000; Illeggibile 450; -F< Bufalo
lOiOOOi; Diaspora lucchese 50.000; • /•«. ’
ìTotaie Iä! 35fl>450>;’i^reB; L. 853.186 in
cassa E. i‘1.209JS35.b »m.,»..; ki',-!.- •„
URSS (hip) — La mattina del 28 ott.
1974, 200 soldati della polizia sovietica
cori altre unità di rinforzo * giunte da Mosca, hanno occupato una tipografia della
Chiesa Battista Lituana, e confiscato 15
mila copie del Nuovo Testamento e IO
tonnellate di carta. Inoltre hanno arrestato sette tipografi, fra cui alcune
donne..
Otinencù
(LWF) Il governo militare di Pinochet, dopo aver tentato inutilmente di
garantirsi l’appoggio delle chiese minoàitarie,- come quella luterana che conta
in Cile 250.000 membri, ,ha tentato con un
mini-golpe di rovesciare il sub presidente, il vescovo Helmut Prenz. 'Ricordiamo
che la Chiesa Luterana Cilena aveva a
suo tempo appoggiato e sostenuto il governo del Fronte Popolare di Allende.
Durante l’ultimo Sinodo, tenutosi il novembre scorso a Frutillar, una ventina
di Delegati (su 52) rappresentavano l’ala
più conservatrice della Chiesa. Data la
struttura giuridica della chiesa luterana
è riuscito agli avversari di Frenz introdurre in determinate parrocchie persone
estranee che, mediante contribuzioni e
false confessioni di fede, hanno ottenuto il diritto di voto nelle assemblee, giungendo infine ad, essere delegate al Sinodo. Qui hanno cercato di mettere in minoranza il vescovp, Frenz e . sostituirlo
con uno dei loro uomini. Ma la manovra
è stata respinta con 32 voti favorevoli a
Frenz e 20 contrari-. A questo punto gli
avversari hanno abbandonato il Sinodo
dichiarando l’intenzione di dar vita a una
nuova chiesa,-e, minacciando di sollevare presso la giunta militare la questione
della legalità di quel Sinodo.
Il primo risultato di quest’azione è stato che d’ora in avanti il governo controllerà le assemblee della Chiesa Luterana
ed anche- le sue finanze.
Méssico (ádistá) — Secondo un mensile messicano, « Revista SP », l’Opus Dei
avrebbe collaborato con la CIA per il
rovesciamento del governo Allende. Parecchie personalità attualmente in primo
piano nel mondo politico ed amministrativo cileno sono membri dell’Opus Dei.
La rivista cita, tra gli altri, Fernando Leniz, ministro dell’economia della giunta
militare.
New York (soepi) — Il Consiglio missionario della Chiesa Presbiteriana degli
U.S.A. ha chiesto alla ditta Procter &
Gamble che produce detersivi di rivedere il modo in cui l’immagine femminile
viene usata per la pubblicità; essa viene
infatti considerata come intellettualmente inferiore all’uomo, e facendo leva sulla sessualità, essa è strumentalizzata per
poter aumentare le vendite.
Hca
(Soepi) Secondo ultime notizie giunte
dal Sud Africa il 27 die. scorso il « South
African Bantu Trust » (im organo del governo sud-africano) è diventato il nuovo
proprietario legale della Facoltà teologica di Alice. Ricordiamo che tale istijfeuto
provvedeva alla formazione di ben 190
pastori africani, meticci ed indiani, appartenenti a diverse confessioni religiose,
e dipendenva quindi dal Consiglio Ecumenico delle Chiese.
Quest’ultimo ha vivacemente reagito a
tale misura, denunciando per bocca del
Past. Alan Brash, Segretario ad interim
del C.E.C., « la crescente oppressione che
il governo di tforster installa nel paese »,
ed ha domandato a tutte le chiese membro del C.E.C; di addperarsi presso i rispettivi govèrni affinché -èssi facciano
pressióne Su .quello del Sud-Africa perché annulli- una tale misura repressiva.
4
MILANO; metodisti e vaidesi verso un nuovo impegno
Dopo un secolo di vita l’evangelismo milanese ripensa la sua posizione - Comunità
antiche impegnate con strumenti nuovi - Ricerca in periferia e presenza in centro - Dal
centro di via Porro Lambertenghi alla scuola J. Lombardini - L’integrazione valdo-metodista è qui un punto d’arrivo più che un punto di partenza
Fra le recenti iniziative evangeliche milanesi si segnala l’apertura della libreria
Claudiana, accanto alla chiesa di via Francesco Sforza. Un lavoro lungo e paziente di contatti ed incontri che non mancherà di dare i suoi frutti.
Il 12 gennaio una numerosa Assemblea
di Chiesa congiunta valdo-metodista, votava airunanimità in apertura di seduta il
seguente ordine del giorno: « L’Assemblea... sentite le relazioni del gruppo di
studio congiunto valdo-metodista, approva il progetto di integrazione globale
tra le Chiese valdesi e metodiste; auspica
che il processo di integrtizione si attenga
rigorosamente ai tempi previsti dalla relazione della Commissione; si rallegra
per questa opportunità di testimonianza,
offerta alle nostre Chiese dalla Grazia del
Signore ». Una tale dichiarazione non è
però il punto di partenza per un lavoro
integrato neH’area milanese, esso rappresenta bensì in un certo senso il punto di
arrivo di una stretta collaborazione che
data ormai molti anni, e nello stesso tempo rappresenta la volontà di porre in modo nuovo, più organico e più continuo
questa collaborazione; ne è testimonianza infatti l'ultimo ordine del giorno, votato da questa stessa Assemblea, che dà
mandato al due Consigli di Chiesa di preparare insieme un progetto di integrazione a livello locale, che sarà poi discusso in
una prossima Assemblea congiunta.
Un punto d’arrivo
Ma come si è giunti a questa linea di
lavoro? L’iniziativa è partita dai gruppi
giovanili, all’inizio già del discorso federativo, quando i tre movimenti battista,
metodista e valdese cominciarono a lavorare in comune: da questi ambiti è venuto infatti tutto il lavoro preparatorio
e poi di lancio dell’attività di Cinisello
Balsamo e della sua scuola serale. Le attività che hanno in seguito preso corpo
possono dividersi grosso modo in due
categorie: le attività interne e quelle
esterne. Tra le prime vogliamo soprattutto ricordare le riunioni quartierali, attraverso le quali si tentava di dare una
risposta al problema sempre urgentemente emergente della situazione di dispersione nella città dei membri delle nostre
chiese. Non dappertutto esse hanno incontrato il favore della gente, tanto che
ora solo in pochi posti esse proseguono o
in forma non interdenominazionale o sotto una veste completamente nuova. Un
altro tema affrontato è stato quello dell’istruzione, della scuola domenicale e
della preparazione dei monitori, iniziando
una collaborazione che, sia pure a fasi
alterne a seconda delle necessità più immediate, prosegue tuttora. Si sono poi
tenuti culti in comune per l’inaugurazione
della nuova Chiesa metodista e in occasione del 17 Febbraio dello scorso anno,
quando una delle due Chiese ha sospeso
il proprio per partecipare al culto presso
la comunità sorella. Assemblee di Chiesa,
quella citata del 12 gennaio era già la
seconda, e diversi Consigli di chiesa. Tra
le attività esterne abbiamo soprattutto il
lavoro di contatti ecumenici che, partiti
sotto il segno di una promettente vitalità,
hanno visto nei loro incontri via via perdere gli elementi ed i gruppi cattolici più
attivi e più interessanti, risucchiati o dispersi dall’azione di « normalizpzione »
della curia, tanto che i dibattiti che in
questo quadro venivano organizzati finivano col dimostrarsi assolutamente privi di interesse.
I centri comunitari
A questo punto, però, nel pieno degli
anni settanta, occorre ripensare la funzione che i tre centri comunitari dell’area
milanese possono avere, per esaltare le
caratteristiche specifiche di ognuno e inserirle così in un piano comune di presenza nella città, valorizzandone al massimo l’apporto evitando così che da un
lato si. facciano concorrenza e dall’altro
uno spreco di forze che in ogni caso non
ci possiamo permettere.
Ih questo piano, la Chiesa di via Fran
cesco Sforza, valdese, in pieno centro, gode di ampi locali, è ben servita dai mezzi
pubblici che la avvicinano a tutti i punti
della città e può essere il classico centro
cultuale e nello stesso momento, data la
vicinanza della libreria Claudiana e dell’Università, può essere anche il punto
d’incontro con la cultura cittadina.
La nuova Chiesa metodista di via Porro Lambertenghi appare più decentrata
rispetto alla prima e si situa vicino al
centro dirigenziale che sta sorgendo in
questi anni; essa può però fare preciso
riferimento ad un quartiere che pure in
questi anni vede di molto mutare il proprio volto. Il quartiere, costituito da case
vecchie, spesso cadenti e mal servite ed
ora abitato per lo più da immigrati di recente, dovrebbe attendere solo di essere
abbattuto per lasciare il posto ai nuovi
edifici del centro dirigenziale, secondo il
piano della nuova speculazione che vuole
ampliarsi in quella direzione; chi lo mantiene in vita è la lotta dei suoi abitanti
che dal comune vogliono non le ruspe per
abbattere, ma i servizi per dare un volto
più adeguato alle case in cui sono ed in
cui vogliono restare. Ed’ in questa situazione nei locali della chiesa metodista si
è aperto, con l’appoggio della FGEI, un
doposcuola per i ragazzi delle elementari
e delle medie, condotto da un gruppo di
giovani di diversa provenienza che si sono dati il nome di « Comunità Claudio
Tassan» e che vogliono con questo loro
lavoro sensibilizzare il quartiere e la città al problema dei minori.
Cinisello
Il terzo centro comunitario, a Cinisello,
è certo il più conosciuto per il suo lavoro
non solo in Italia, ma anche all’estero, soprattutto nell’ambiente giovanile. Esso è
nato, come detto, su iniziativa dei gruppi giovanili e intende sviluppare soprattutto un tentativo di presenza e di predicazione nella classe operaia e non si presenta, come gli altri due, come luogo di
culto, nia essenzialmente come luogo di
confronto a livello politico, sociale ed individuale.
La * costruzione di questo tappato di
possibilità »di presenza e di* lavoro è costato parecchio, come forze e come uomini; si è costruito su ipotesi diverse che
nelle altre grandi città, Roma e Torino,
per esempio, costituendo dei centri autonomi e differenziati; occorre ora pertanto ritornare un attimo indietro e ritessere con pazienza la tela delle nostre comunità. Non si può più chiedere ai pochi
che hanno in questi anni portato con efficacia ed entusiasmo il peso di questo
lavoro di riaggancio con la città, di farsi
carico anche del cammino, dopo aver
aperto le porte e mostrato la strada. Le
comunità nel loro insieme devono rendersi partecipi di questo lavoro, senza timori mostrarsi pronte a dare e mettere
a disposizione i loro doni; ma per poterlo
fare devono riconoscersi come comunità,
deve sentire ognuno l’incoraggiamento, il
sostegno e la presenza degli altri. Sarà
dunque un compito ed una preoccupazione primaria di questi anni, attraverso un
lavoro di contatti e di visite che questo
ritessere la tela delle comunità sia fatto,
tenendo però presente lo scopo a cui si è
teso nel recente passato.
Cintura Kord
Ma anche questo può e deve essere fatto insieme, ed un esempio di quanto possa essere efficace una tale collaborazione
è dato dall’iniziativa, partita ormai da
più di un anno, per raccogliere quanti sono dispersi nella cosiddetta cintura nord
di Milano: una quantità di paesi e piccole città che gravitano attorno al capoluogo. Ogni mese un centinaio di membri
e simpatizzanti delle tre chiese battista,
metodista e valdese si incontrano nei locali metodisti per una giornata comunitaria, vincendo in questo modo l’isolamento a cui sarebbero altrimenti obbligati ; in questo caso, come in altri, bisogna
però notare anche la attiva presenza della piccola comunità battista « B » di Milano, di recente riconosciuta come autonoma dairUCEBI.
Claudiana
Per la Claudiana può qui valere lo stesso discorso fatto per gli incontri della
« cintura »: essa può compiere un’opera
efficace in quanto frutto dello sforzo dell’intéra Milano evangelica. Per il lavoro
interno, studi biblici, consigli di Chiesa e
Assemblee in comune, progetti questi già
in parte divenuti realtà, possono dare il
coordinamento, il senso di marcia e la
coesione nel lavoro che, ciascuno nel suo
campo, può e deve sviluppare. L’ultimo
ordine del giorno vottdoifdàll’AsiSBiiiiMea
dei 12 gennaio, che è stato ricordato in
apertura deH’articolo, va in questa linea
e questo chiede.
LA COMUNITÀ’ VALDESE DI MILANO
rinnovare la propria testimonianza
Davide Turino
Il sorgere della chiesa di Milano è legato alle vicende della seconda guerra di
indipendenza ed all’attività di una caratteristica figura di evangelizzatore del
XIX secolo, Davide ’Turino. Giunto nella capitale lombarda a metà del 1861, pochi mesi dopo le truppe franco-piemontesi, l’instancabile evangelista si dà da
fare per trovare un locale adatto per le
assemblee, organizzare una scuola domenicale (partita con tre soli alunni!), una
scuola elementare diurna ed una serale,
cicli di conferenze a cui partecipa anche
il Gavazzi, l’ex frate diventato cappellano delle truppe garibaldine. L’infaticabile Turino non è presente solo in Milano
ma in tutta la Lombardia se, come dice
una relazione, teneva nel 1875 non meno
di sette predicazioni settimanali. A lui infatti si deve raffermarsi della presenza
evangelica valdese nelle zone di Como,
Brescia, Pavia.
I risultati di questa attività intensa in
un momento cosi decisivo per la vita nazionale non potevano mancare, la comunità cresce, si fortifica e si espande.
S. Giovanni in Conca
Nel 1879 la chiesa valdese entra in possesso della chiesa di S. Giovanni in Conca in pieno centro della città e l’inaugura nel 1881, non senza opposizioni da
parte delle forze clericali che mal sopportano, qui come altrove, la presenza
alla luce del giorno di un locale adibito
al culto evangelico. L’opera di predicazione e di formazione religiosa centrata
sul nuovo locale di culto non esaurisce
però lo slancio missionario della comunità milanese. Per molti anni il locale
aperto a Porta Volta dal pastore Paolo
Longo rappresenta un punto di riferimento per la predicazione deU’evangelo
in una zona popolare della città e corri
sponde molto esattamente ad una visione dinamica, in espansione della presenza evangelica milanese.
Via Fabbri
Accanto alla comunità valdese infatti
è all’opera la chiesa Libera creata e curata dal pastore Damiano Borgia che ne
fu per molti decenni l’anima. Quando si
sciolse (nel 1895) l’opera della Chiesa libera, la comunità milanese si un , alla
chiesa valdese costituendo così la seconda chiesa milanese.
Paolo Longo di Torre Pellice, pastore a Milano dal 1884 al 1901, sensibile all'imperativo evangelistico consumò molte energie all’ opera di
corso Garibaldi.
L’Esposizione di Milano del 1907 fornì
l’occasione per una presenza evangelica
con l’allestimento di uno stand. In quella occasione la Chiesa Valdese si meritò
la medaglia d’argento per l’opera da lei
compiuta presso i suoi emigrati in America Latina. Un diploma accompagna la
medaglia e si trova al Museo di Torre
Pellice, dove i milanesi lo possono leggere con una punta di soddisfazione!
Verso il 19Jp si verificò purtroppo anche a Milano « come in molte altre città
il fenomeno dell’accentramento verso il
’Tempio’ e la ’Parrocchia’ delle energie
dei pastori e del nucleo vivente della
chiesa stessa. Più che movimento di
avanscoperta l’opera diventa ecclesiastica e riduce l’attività evangelistica alla
predicazione nella chiesa » ( Cento anni
di Storia Valdese, p. ICO).
Si tratta di un fenomeno generale di
tutto l’evangelismo italiano determinato
anche dalle circostanze e dal clima politico e culturale del tempo. Vi reca un
certo correttivo Tattività giovanile in
via De Amicis, punto di riferimento alternativo al « tempio ».
Il 1936
Nel 1936 le due chiese sono costrette
dalle necessità del momento a fondersi
e dopo la guerra il locale di via De Amicis veniva demolito.
Uri grave problema rappresentà nel secondo dopo guerra lo spostamento del
tempio di via S. Giovanni in Conca demolito per necessità urbanistiche. Un
nuovo locale di culto venne aperto in via
Francesco Sforza con la facciata del vecchio edificio, adiacente la casa pastorale.
Da questo momento inizia un nuovo periodo della vita evangelica valdese milanese, il periodo che stiamo ora vivendo
e che appartiene al presente di cui si
dice in altra parte della nostra pagina.
5
UNA POLITICA CHE CREI E NON REPRIMA
figli consumisti o responsabili?
La scuola italiana reprime la potenzialità del bambino - imparare a crescere insieme
nella solidarietà - L’insegnante non è il notaio del fallimento del bambino _
Pietro Pinna arrestato
Sabato 25 alle ore 18,30 ha avuto luogo, partendo da Corso Principe Oddone 7,
una manifestazione organizzata dal Movimento Antimilitarista Internazionale in
favore di Pietro Pinna, segretario del Movimento NonyiOlehto, arrestato il 17 gennaio in esecuzione ad una condanna della Corte d’Assise di Perugia per «vilipendio alle Forze Armate ».
Nelle nostre conversazioni e nella nostra predicazione ricorre spesso l’espressione; « Dare segni del Regno che viene ». Si tratta di un momento certamente essenziale della nostra fede. Il Regno
:già oggi imprime una impronta nuova,
diversa al nostro modo di vivere e di
leggere la storia, di impostare i nostri
rapporti umani, e questo concretamente
si attua impegnandoci a costruire una
società diversa dalla attuale.
Come tradurremo quella vocazione nella prossima scadenza elettorale per i decreti delegati?
Dobbiamo partire da una convinzione
•di fondo: il bambino è un essere pieno
di potenzialità. Oggi nella scuola italiana
questa potenzialità, con tutti i valori che
contiene, è impedita. I bambini sono considerati oggetti senza diritti, esseri emarginati nella cui piccola vita si ripercuotono le contraddizioni di una società che
•offre al bambino solo il consumo di miti,
fumetti, giocattoli, informazioni, caroselli ecc. Il nostro impegno dovrebbe
perciò essere diretto proprio a liberare
•questa potenzialità creando le premesse
per una sua piena manifestazione.
Il discorso si fa dunque politico. La
scuola ha funzionato sin qui in vista di
determinati fini, è frutto di determinate
scelte politiche.
Questa politica affonda le sue radici
lontano ma è stata rinvigorita dal fascismo ed ereditata dalla Democrazia Cristiana che per trent’anni ha avuto il monopolio della scuola. Si tratta ora di fare
una politica diversa che tenda alla liberazione del bambino, che crei e che non
reprima.
Uno dei caratteri del fascismo è la sottolineatura delle differenze. Nella scuola
significa selezione. Il nostro impegno ten•derà a superare le differenze in tutte le
sue forme. È capitato a tutti di venire
■a contatto con persone che, sostengono il
-carattere « naturale » della sele?ipne,-Per,a
costoro-le diff^nfe fra « bravi » e « somari » dipendono dalla natura che sarebbe stata generosa con alcuni ed avara
-con altri. La selezione trova invece chiaramente origine nelle condizioni socioeconomiche da cui proviene il bambino
sia dal tipo di cultura che gli viene imposta nella scuola.
Uno dei modi per abolire la selezione
•è il superamento del voto. L’effetto del
collettivo Bonhoeffer
Da 4 anni il Corso Bonhoeffer continua radunandosi in varie sedi, abbandonandoci alle esigenze di vita pratica. Dopo le esperienze molto gradite nella Foresteria di Torre Pellice, al Castagneto
di Villar Pellice, a Villa Olanda e nella
spaziosa sala di Via Pio Quinto, ci siamo
trasferiti a Villar Perosa accolti alla Foresteria. Questa nuova sistemazione ci
permetterà di avere in gruppo comunitario gli studi e le meditazioni bibliche.
Il gruppo più numeroso viene da Milano. Da Torino si sono aggiunte alcune
unità: fedelissimi quelli di Pinerolo e Val
Germanasca, di Cuneo. La presenza di
molti giovani e giovanette, alleggerisce e
ringiovanisce i nostri incontri. Le ricerche in comune sempre guidate dai pastori G. Tourn, P. Ricca e F. Giampiccoli,
si approfondiscono e ravvivano la nostra
fede.
Il sabato sera facciamo, regolarmente,
lo studio esegetico del brano che sarà
predicato l’indomani, al culto che frequenteremo. Cosi il 22 dicembre 1974 eravamo ai Coppieri ed il 12 gennaio 1975 a
San Secondo. '
Vogliamo cogliere quest’occasione per
indirizzare un grazie di cuore alla comunità di San Secondo e in modo particolare alle sorelle che ci hanno invitati a
partecipare al pranzo preparato per i predicatori laici. Un pranzo profumato della verdura e frutta raccolta nei loro orti.
Anche noi indirizziamo un invito molto caldo ai giovani che volessero unirsi
al gruppo Bonhoeffer per esperimentare
la gioia di sentirsi tutti veramente legati
in Cristo Gesù.
Il prossimo incontro avrà luogo preslo la chiesa di Villar Perosa. Una tazza
di tè ci sarà offerta al nostro arrivo. In
anticipo ringraziamo.
Graziella Jalla
voto è evidente: produrre nel cosidetto
« somaro » la convinzione di essere un
incapace, costretto quindi ad adattare la
propria vita ai suoi presunti limiti. Eliminazione della bocciatura (che fa pagare al bambino il prezzo delle differenze
socio-culturali della nostra società), lotta
contro ogni tipo di emarginazione, lotta
contro l’autoritarismo.
Possiamo tradurre quest’esigenza in
positivo. Credo che siamo nello spirito
del Regno se cerchiamo di costruire un
domani diverso impegnandosi oggi a fare della scuola uno strumento in cui i
bambini imparino a crescere insieme,
nessuno escluso, e in cui imparino a rispettarsi e a volersi bene. Questo naturalmente comporta organizzare il lavoro scolastico in modo che il bambino, oltre a
soddisfare le sue curiosità intellettuali e
le sue esigenze di socializzazione, sia indotto a valorizzare lo spirito di solidarietà piuttosto che lo spirito di competizione.
Preparare un mondo diverso in cui
ognuno possa dare il meglio di sé e possa ricevere ciò di cui ha bisogno.
La scuola perciò deve essere il luogo
in cui al bambino sia possibile ricostrui
re un rapporto razionale consapevole con
la realtà sociale. ' , r
L’insegnante non è il notaio del fallimento del bambino, ma colui o colei che
scopre i valori presenti in lui e li manifesta. Infine anche noi genitori dobbiamo fare un salto di qualità. Spesso pensiamo che nostro figlio sia al centro del
mondo. Rendiamoci conto invece che
non è solo. Se ognuno di noi pensa solo
a difendere il proprio figlio, gli altri genitori hanno lo stesso diritto. E questa
non è certamente la prenaessa per im
mondo nuovo, ma è la continuazione dell’attuale in cui siamo protesi solo a difendere i nostri interessi, i nostri egoisnii
in un mondo in cui ci si sbrana a vicenda.
Questi alcuni pensieri certo non nuovi,
che desidero riproporre perché ritengo
possano orientarci nella nostra scelta dei
programmi e di coloro che eleggeremo
per attuarli e per rappresentarci nei vari
organismi. E forse questo può essere un
contributo, anche se molto modesto, per
l’affermazione nel nostro Paese di uno
spirito nuovo, più vicino al messaggio
dell’Evangelo.
Valdo Benecchi
Torino
Su iniziativa della Lega Italiana Diritti
dell’Uomo (LIDU), dell’Associazio/ie del
Libero Pensiero « Giordano Bruno », della Lega Italiana per l’Abrogazione del
Concordato (LIAC), si terrà a -ronno domenica 9 febbraio 1975 ore 10 al cine teatro Romano (piazza Castello) una pubblica manifestazione sul tema: « Abrogare il Concordato». Parleranno 1 on. Pasquale Bandiera (presidente della LIDU)
e l’avv. Bruno Segre (Presidente sez. torinese « Giordano Bruno »). Presiederà il
prof. Francesco Poietti-Ricci. Seguirà un
pubblico dibattito.___________________________
Milano
EMANUELE SBAFFI
un credente disponibile
Forse un ricordo di Emanuele Sbaffi
nel decimo anniversario della sua scomparsa, avrebbe potuto essere meglio pr^
sentato da chi lo conobbe in modo più
diretto.
A parte quanto Mcùcella
’■'sùltSìlo ràfpbrlS3’('bbri vBi5òBaiùti, mi pare
che- il miglior ricordo che si possa avere
di lui è legato alla completezza della sua
vita cristiana.
In alcuni nostri ambienti si rimprovera
(e non senza ragione) chi si sottrae, sotto il pretesto delle cure familiari, ai doveri che ha verso la Comunità di cui pretende far parte. Se può essere "evasione”
dedicarsi alla famiglia e trascurare i dc>
veri sociali, altrettanto "evasione è dedicarsi ai problemi sociali e trascurare
quelli familiari. Ma Emanuele Sbaffi ha
dimostrato, come meglio non si poteva,
che la vera soluzione di questo conflitto
non è nella rinuncia all’una delle due attività a favore dell’altra, ma nel conciliarle ambedue in modo omogeneo e cristiano.
Ha saputo come pochi conciliare i due
doveri e rispettarli pienamente nei due
campi in cui ha operato. Non ricorderò
ai lettori di questo periodico come Egli
sia stato nella sostanza il vero artefice
della costituzione in Chiesa autonoma della Comunità Metodista italiana; come ne
abbia saputo difendere la esistenza ed assicurarne la sopravvivenza in tempi quanto mai calamitosi; come abbia saputo
svolgere questa sua preziosa opera senza
rinunciare in nulla alla tipica caratterizzazione cristiana (e, lasciatemi dire, anche metodista) della sua vita; come abbia
avuto la soddisfazione di vedere prima
della fine della sua vita concretarsi il programma perseguito con tanta co.stanza e
tanta coerenza.
Vorrei solo ricordare che a fianco di
tutto questo egli seppe allevare una famiglia cristiana avendo anche in questo, apparentemente minore campo la gioia di
vederne i risultati. Tutti i suoi figli sono
stati e sono tuttora pienamente impegnati nella attività evangelica italiana. Tre di
essi sono pastori, uno, avviatosi al giornalismo, è membro impegnato della Chiesa, sia nella rubrica Protestantesimo, sia
come vice presidente in carica della Chiesa Metodista. E le figliole non sono da
meno. Tutto questo viene qui ricordato,
non per un vano e formale ricordo ma
perché ciò serva a noi di ammonimento
e di esempio.
Ci siamo a suo tempo battuti per il divorzio, inteso come battaglia di libertà
cristiana; ma questo non ci mpedisce che
una famiglia cristiana è qualcosa di unito, di omogeneo, di solido che va difeso
e che rappresenta il primo campo nel
quale sarà svolta (e a suo tempo giudicata) la nostra vita cristiana. Se riusciremo, come E. Sbaffi riuscì, ad accompagnare una partecipazione cristiana alla
,vita di famiglia ad una partecipazione
cristiana alla vita della comunità e della
società in cui siamo chiamati a testimoj
niare allora potremo, come i patriarchi
della Bibbia, chiudere la nostra yitg aon
solo '« .sazi'idr'giòtni » ; ni’a ttttdié siiaddisfàtt
ti, lìella misura in cui possiamo esserlo,
di come abbiamo speso i giorni che ci sono stati concessi.
Niso de Michelis
rincontro con
Ernesto Buonaiuti
Fra coloro che ricordano Emanuele
Sbaffl non debbono e non vogliono mancare gli amici di Ernesto Buonaiuti.
È noto che il Buonaiuti fu tra i pochissimi che rifiutarono di prestare il giuramento imposto nel 1931 dal regime fascista a tutti i professori universitari. Perdette cosi la cattedra e il relativo stipendio, senza diritto a pensione perché non
aveva raggiunto vent’anni di servizio statale. Né c’era, da sperare che la chiesa
cattolica lo aiutasse, perché era scomunicato vitando. A parte la sofferenza morale portatagli dal duplice ostracismo, il
Buonaiuti si trovò a dover risolvere il
problema della vita quotidiana non solo
per sé, ma anche per la madre, la quale
era sempre vissuta, e sarebbe sempre
vissuta, con lui.
Fu allora che Emanuele Sbaffl, il quale dirigeva la Facoltà teologica metodista, invitò il Buonaiuti ad assumervi l’insegnamento di esegesi e di teologia neotestamentaria; e questo senza chiedergli
menomamente di modificare le sue idee,
e tanto meno di aderire a una comunità
protestante. Con questo gesto, Emanuele
Sbafa si attirò molte critiche da parte di
alcune correnti protestanti che lo rimproverarono di avere chiamato ad insegnare, in una Facoltà metodista, un cattolico ed un ebreo (si trattava del prof.
Ugo Della Seta, privato della cattedra
dalle leggi razziali italiane).
Da questo insegnamento il Buonaiuti
non trasse solo un vantaggio materiale,
ma anche il prezioso dono morale di quel
contatto con i giovani che l’esclusione
dall’insegnamento universitario gli aveva
fatto in gran parte perdere. Il contatto
con la chiesa metodista gli diede pure
un poco di quel conforto della vita ecclesiastica, dalla quale la scomunica lo aveva escluso. L’amicizia con Emanuele
Sbaffl durò fino alla morte, e ai funerali
del Buonaiuti parlò fra gli altri lo Sbaffl, il quale poi del Buonaiuti serbò sempre memoria affettuosa.
Marcella Ravà
Si è tenuta a Milano, nella sala della
Chiesa Valdese, mercoledì 22 gennaio ima
conferenza dal titolo; « Verso l’unita dei
cristiani; prospettive e opposizioni ». Davanti a circa 180 persone hanno preso la
parola Neri Giampiccoli, pastore valdese
e Mario Cuminetti, una delle personalità
più in vista del « dissenso cattolico » a
Milano. Il pastore Giampiccoli ha tracciato a grandi linee la storia del inOTimento ecumenico e le sue problematiche,
anticipando quali saranno^ i temi di dibattito dell’incontro di Nairobi; dal canto suo il sig. Cuminetti, esaminando il
problema dal punto di vista cattolico, ha
messo in luce le opposizioni che il ®ovimento ecumenico deve affrontare ed ha
terminato insistendo sul legame profondo che deve esistere tra il culto reso a
Dio e l’osservanza della Sua giustizia nell’azione quotidiana. All’esposizione dei
due oratori ha fatto seguito un breve dibattito in cui si è posta 1 attenzione sul
programma del CEC per combattere il
razzismo e sull’esperienza dei focolari misti, come interessante tentativo di vivere
l’ecumenismo.
Questa còtìfereiiza assumeva un, partiGoiare signlficafò^ poiché in essa si es^rivano le prese di posizione pubbliche
sull’ecumenismo, da parte delle Chies®
metodista e valdese, durante l’ottavario
di preghiera per l’unità dei cristiani, senza farsi trascinare in celebrazioni liturgiche, lontane, in definitiva, da un vero
spirito ecumenico. _____
Firenze
• Il Centro di Solidarietà ha ripreso
con l’autunno il suo servizio di scuola
e doposcuola in via de’ Macci e via Maiizoni. Una parte della scuola ha partecipato alla festa dei bambini la domenica
prima di Natale e per l’occasione ha cantato inni e canzoni e preparato una piccola recita.
• Il Gould ha quest’anno 28 alunni, si
stanno effettuando lavori di restauro
per rendere più funzionali gli ambienti e
migliorare l’ospitalità. Il buon collegamento fra personale dell’istituto e insegnanti delle scuole ha permesso un maggiore inserimento dei ragazzi nella vita
del quartiere con nuove attività.
• Il moderatore ha preso contatto con
la comunità gioved;-. 9 durante il culto serale, ha visitato pure Siena ed Empoli.
• Incontri di preghiera, di studio biblico ed agape fraterna hanno avuto luogo lunedì 20, martedì, 21, venerd ì 24 presso la chiesa battista, in via Manzoni e
nei locali dell’Esercito della Salvezza. In
occasione della settimana ecumenica si
è avuto un incontro con la parrocchia
cattolica di Coverciano.
• La vetrinetta affittata nel sottopassaggio delle Cure dove erano esposti libri della Claudiana è stata distrutta da
ignoti, come tutte le altre.
S. Fedele Intelvi
Il Centro di S. Fedele ha organizzato
una serie di incontri sul tema « Unità
della chiesa, unità dell’umanità», seguendo la traccia dei documenti della prossima Conferenza Ecumenica di Nairobi. Il
past. Ricca ha presieduto sabato e domenica al primo incontro, con un numeroso gruppo di partecipanti che ha dato
luogo ad un vivace dibattito.
Telefono
n numero telefonico del prof. Bruno Corsani
non è 361.00.40 come indicato su Valli Nostre
1975, bensì 360.1040.
6
alle vain oggi
non arriva
la politica
Lo scrìtto di Adelchi Ricca pubblicato
qui accanto la settimana scorsa pare aver
suscitato non poche discussioni ad Angrogna. È cosa normale quando si toccano i problenti concreti, vissuti e sofferti.
Evidentemente il dito è stato niesso sulla
piaga. In attesa di altri contributi (preannunciati), per mantenere vivo il discorso,
aggiungo alcune considerazioni. Che manchino le strade di collegamento fra le varie borgate e tra queste e gli sbocchi a
valle è un fatto che tocca Angrogna come tutti i comuni delle valli. Ad Angrogna la cosa è particolarmente evidente,
data la sua particolare configurazione
geografica che ne fa forse la valle più
bella, più pittoresca, più aperta, che da
San Giovanni e da Torre sale fino alla
Vaccera, al Bagnau, per scendere a picco su Pradéltomo; ma anche una valle
scomòdissima per la viabilità. In verità
qui non sono Soltanto le'strade che mancano: manca l'energia elettrica, mancano
le casé popolari, l’acqua. Insomma rnanca tutto ciò che potrebbe frenare lo spopolamento méntre offre notévoli possibilità per chi ha intenzione di costruirsi lo
chalet per brevi periodi di vacanza (costruendolo evidentemente dove c’è la strada, l’acqua e l’energia elettrica).
Dal bqlco.ue -di casa sua. Ricca si guarda attorno e vede qua e là delle villette
che, guarda caso, accedono aita strada.
E lui, ,che. se ne sta lassù; isqlqto, col vecchio nonno riflette e dice: « Dunque, le
differenze di classe, esistono perfino pei
piccoli comuni montani... ». Queste parole vale la . pena di sottolinearle perché
non sono le solite frasi dello studentello
facilmente criticabile: sono parole di un
contadino autodidatta che riflette sulla
realtà, che gli.sta attorno. Mentre in numerose .zone .di Angrogna . (soprattutto
verso il Martel) le ville crescono corpe i
funghì, gli angrognini. restan nelle loro
vecchie arse, spesso isolate, scomode, come. 5Q anni fa.'. E l’alternativa è una sola:
l’abbandono., • • . .
Di fronte all’impossibilità del òomune
di far frorU¿,^alle necessità fondamentali
detla'ipopoUiztone sorgono delle iniziative
spontanee: come quella descritta dal Ricca.-, Nonostante i. richiedenti fossero disposti h sborsare dii tasca loro, una considerevole somma (tanto più consistente se
là si confronta al loro reddito!) il comune non ha potuto intervenire in modo risolutivo. A un certo pùnto pareva aprirsi
un nuovo spiraglio, grazie all’interesse del
parroco don Ricca il quale ha delle proprietà in quella zona ed era disposto a
contribuire per il finanziamento dei lavori. Però, di fronte alle grosse spese, si è
rinunciato.
Questo episodio è uno dei molti che si
possono citare: indica l'impotenza dei
nostri comuni a risolvere i grossi problemi che toccano la vita quotidiana di molte famiglie delle valli. I comuni hanno
perso da tempo ogni peso politico, ogni
potere decisionale; ogni piccola spesa necessita un finanziamento che va richiesto
alla Provincia o alla Regione.
Oggi ci si accorge che i “favori” concessi secondo un modo di fare politica
''all’italiana" (io ti prometto questo se tu
mi dai il tuo voto) non risolvono i problemi dei nostri comuni. Alle valli (e nell’intero paese) si portano le conseguenze
di questa politica "all’italiana”, fatta di
attese e di favori. E finiti i favori restano molte attese, molti diritti da rivendicare (i servizi per cui si pagano le tasse).
Oggi anche i più sprovveduti hanno capito che ci sono dei motivi ben precìsi,
che non sono attribuibili al caso o al destino, ma a chi ha la possibilità di decidere in un senso o nell’altro (appunto,
di mandare o no la pala meccanica), che
determinano la vita della gente.
Alcuni anni fa, nella discussione avuta
dopo una riunione quartierale ad Angrogna, mentre informavo sulla situazione
della valle (crisi nel Consiglio di valle),
qualcuno disse quasi coñ soddisfazione:
«quassù per fortuna la politica'non è ancora arrivata ».
, Farse. Ma neppure la strada per gli abitahjfììakPrÉetStm, degli Arpanot, del Pisaioi e di tante altre borgate di Angrogna.
Ermanno Genre
ritirate le sospensioni
a|la.i GUternriann^
Cassa Integrazione a rotazione per tujtte le niaéstrianze
Dopo due settimane di lotta contro le decisioni dell’Aziende di mettere a zèro
ore 192 lavoratori per procedere successìvàménte a 17Ò 1icen2iaitienti, sì è definito il 27 gennaio 1975, presso l’Ufficio del lavoro di Torino, un accordo che
prevede il ricorso alla Cassa Integrazione a rotazione per tutte le maestranze
(da un volantino del Consiglio di Fabbrica).
la comunità montana
discuto suiia crisi
La Comunità Montarla dèlie Valli CMsone e Germanasca ha dedicato al problema dell’occupazione nelle valli e alla
crisi della Giitermann l’intera seduta di
venerdì 24 gennaio, convertita in assemblea aperta.
Operai dell’azienda tessile, sindacalisti
e amministratori hanno discusso, anche
con toni violenti, su questo argomento
che purtroppo, come hanno ricordato alcuni, è il banco di prova delle possibilità
di sopravvivenza per gli abitanti delle due
valli.' Lo smantellamento delle industrie,
infatti, in una zona dove non si può vivere solo di agricoltura e di turismo, significa l’emigrazione o la miseria.
Le pretese dell’azienda (1.150 milioni di
contributo per la ristrutturazione, turno
di notte per la mano d’opera femminile,
30% in più di carico di lavoro e licenziamento di almeno 170 dipendenti) sono
state definite provocatorie; accompagnate dalla minaccia della chiusura totale
della fabbrica, ' possono essere considerate un vero e proprio ricatto.
A questo punto che cosa può fare un
organismo come la Comunità Montana?
, Legalmente ^eji .pgco, perché - sarebbe
impensabile nel clima politico italiano
che si permettesse agli organi pubblici
di intervenire in qualche modo nelle decisioni delle imprese private. Una sola
leggina prevede che la Comunità Montana possa esprimere un parere sugli insediamenti turistici, non certo su quelli
aziendali.
Tuttavia, il Consiglio della Comunità
ha ritenuto di dover prendere posizione
su questo argomento e ha formulato un
ordine del giorno nel quale si chiede che
la Comunità Montana partecipi alle trattative tra le varie parti in causa nella vertenza Giitermann e che possa decidere
sul contribùto concesso col pubblico denaro.
L’obbiettivo principale, ha ricordato un
sindacalista, deve essere il mantenimento dell’attuale livello di occupazione,
cioè la revoca delle sospensioni. Se si impone un programma di ristrutturazione
(gli impianti della fabbrica sono ormai
centenari) questo dovrà essere concordato con i rappresentanti dei sindacati e
del consiglio di fabbrica.
L’ordine del giorno è stato approvato
aU’unanimità dai consiglieri presenti,
quindi il Presidente ha riconvocato il
Consiglio per una prossima seduta, che
sarà dedicata all’agricoltura.
^ vV L- Viglielmo
DECRETI DELEGATI
consiglio di
i alunni
disciplina
un regolamfinto di chiara marca fascista accompagna le
innovazioni dei decreti delegati
!»• -.V
Fra i vari organi qcJIegiali ohe i genitori e gli' siudenti potranìfo elèggere rispottivamente il 16 e il 23 febbraio 1975
vi è il consiglio di disciplina degli alunni.
Tale consiglio sarà costituito solamente
per la scuola media e gli istituti di istruzione secondaria, non esisterà invece per
la scuola, elementar e e materna. Tale consiglio sarà composto per la scuola media
inferiore da due insegnanti e da due genitori, mentre per la scuola media superiore sarà compwsto da due insegnanti, un
genitore, e uno studente. Il preside sarà
d’ufScio presidente del consiglio di disciplina. Quali compiti dovrà svolgere questo consiglio? L’articolo 7 del titolo I dei
decreti delegati dice: « (...) Il consiglio di
disciplina è organo deliberante in materia disciplinare degli alunni per l'irrogazione delle punizioni che dal regolamento
di disciplina siano attribuite alla competenza degli organi collegiali. (...)».
Regolamento fascista
Ora il regolamento di disciplina vigente
nella scuola italiana è un regolamento fascista che non è ancora stato abrogato.
Infatti fino al momento deH’entrata in vigore dei decreti delegati il compito disciplinare poteva essere esercitato e seconda
della gravità delle mancanze dell’alunno,
dal professore, dal preside, dal consiglio
di classe, dal collegio dei professori. Di
competenza dell’insegnante erano le
« mancanze ai doveri scolastici, negligenza abituale, assenze non giustificate » dell’alunno che comportavano « ammonizione privata e allontanamento dalla classe ». Di competenza del preside erano i
« fatti che turbano il regolare andamento della scuola », che potevano comportare per lo studente da « 5 fino a 15 giorni »
di sospensione se il consiglio di classe
l’avesse ritenuto opportuno. Di competenza del consiglio di classe erano le « offese
al decòro del personale, della religione,
delle istituzioni » che comportavano per
l’allievo « sospensione fino a 15 giorni,
esclusione dalla propozione senza ésahti
o dalla I sessionè di esami, sospensione
fino al termine delle le&Oni»'./.
Infine’ di conipetdnz^ .dei collègio dei
professori erano 16' « off ese allá' mbr ale,
oltraggio, all’istituto o al corpo insegnan
te » che comportavano l’espulsione dello
studenté da tutti gli istituti del Regna.
Con l’entrata in vigore dei decreti delegati queste norme sono rimaste tali e
quali, l’unica cosa che è cambiata è il
volere nella gestione della disciplina rappresentanti dei genitori e degli studenti.
Rilancio delle punizioni
Per la scuola elementare non esisterà il
consiglio di disciplina, come già dicemmo, comunque continueranno ad esserci le
norme 'vigenti che danno la facoltà all’insegnante di ammonire, di censurare (con
comunicazione scritta alle famiglie), di
sospendere da 1 a 10 giorni rallievo, e al
direttore didattico di escludere dagli scrutini e dagli esami di I sessione il bambino oppure di espellerlo dalla scuola con
perdita dell’anno scolastico. Il rilancio
della punizione soprattutto attraverso la
creazione di un apposito organismo, qual
è il consiglio di disciplina, non è di certo
casuale. Forse vuole essere una risposta
a quanto alcuni genitori, insegnanti e studenti hanno cercato di fare in questi ultimi anni: cioè modificare le strutture repressive e coercitive della scuola.
Modificare e cambiare vuol dire trasformare la scuola in un istituto realmente
democratico e antifascista, vuol dire cercare di trovare delle soluzioni ai problemi della scuola attraverso rincontro e la
discussione. A che cosa servono infatti le
punizioni? A che cosa serve l’allontanamento dello studente dalla scuola? A nulla, se non ad evidenziare il fallimento della scuola. Fallimento, perché la scuola
sbarazzandosi dello studente disturbatore rinuncia al suo compito educativo fondamentale che è la formazione dell’individuo responsabile, partecipe della vita
della società.
Si è detto un giorno di no alla società
fascista del « credere, obbedire, combattere ». Oggi più che mai Ognuno si deve
impegnare nella lotta antifascista, contro
le leggi fasciste ancora vigenti nella nostra Società. Infatti solo con l’impegho
effettivo di tutti per una scuola democratica e antifascista si riuscirà a rinnovare lè''-strutture della mjedesima.
Arihand.Hugon'
cronaca
gruppi di cristiani
prendono posizione
suiia Giitermann
Da due settirpane i lavoratori della Gü’termann di Perosa‘ Argentina sono in
sciopero : è la risposta' che il consiglio di
fabbrica e gli operai convocati in assemblea permanente hànnù datò àll’azìenda,
che ha sospeso 192 dipendenti, richiedendo il terzo turno anche per le donne oltre ai maggiori carichi di lavoro per tutti.
Questo non interessa solo i lavoratori
della Giitermann, ma colpisce ancora
una volta gli abitanti di una zona che
negli ultimi anni ha visto dimezzato il
numero dei posti di lavoro.
Di fronte a questo fatto basta dare un
giudizio generico?
Pino a pochi _anni fa la gente pensava
che queste cose avvenissero per una fatalità, mentre oggi sappiamo benissimo
che sono la conseguenza del fatto che
le scelte le fa sempre il padrone e i lavoratori le subiscono.
Alcuni pensano che subire le avversità
(specialmente quando... toccano gli altri)
sia virtù cristiana. In realtà il coraggio
e la forza che sono suscitati dalla persona di Gesù Cristo sono proprio il contrario di una mite rassegnazione di fronte
ai metodi usati dai ricchi proprietari verso i lavoratori. Nel nome del nuovo biondo predicato dal vangelo occorre resistere alle malvagità e dimostrarsi solidali
gli uni con gli altri.
In questa situazione esprimiamo piena solidarietà con quelli che scioperano
per la difesa dei posti di lavoro e che resistono all’imposizione padronale.
Invitiamo a riflettere quei lavoratori
che non partecipano alla lotta o peggio
cercano di ostacolarla: non c’è giustifizione cristiana per chi fa il « crumiro ».
Ci rivolgiamo a tutti gli altri membri
delle comunità cristiane che hanno per
ora un lavoro sicuro, perché siano disposti a non lasciar soli i lavoratori della
Giitermann e a dare un contributo (ad
es. il corrispettivo di una giornata di lavoro ) qualora si apra la sottoscrizione a
favore degli operai in lotta.
Collettivo di ricerca biblica di' Pinerolo (cattolici e. valdesi) - Alcuni membri della. Comunità valdese di Pomaretto - Alcuni membri della Comunità cattolica di
Porosa Argentina - Gruppi delle
Comunità di S. Lazzaro, S. Domenico, Portici Nupvi,. Tahona di
Pinerolo - Agape - Pgei' valli.
Perosa Argentina
Marted’i 21 gennaio un’assémblea degli insegnanti della Scuola Media ha concordato una lista unica,' mediante elezióne di sei persone, da presentare come
componente degli insegnanti del Consiglio di Istituto. Il programma va nella linea della piattaforma sindacale, di zona,
ma Cerca soprattutto di precisare quello
che si dovrà fare stando alle competenze che la legge assegna al Consiglio, di
Istituto. È previsto per il doposcuola un
progranìma di educazione sanitaria, psicologica e sociale, nella linea che ánche
la nostra Conferenza Distrettuale aveva appoggiato.
I candidati sono i seguenti: Clara Bertalotti (Appi. Tecniche); Renzo Furlan
(Lettere); Ettore Micol (Lettere); Giuseppe Bamella (Matematica); Claudio
Tron (Lettere); Luigi 'Vignetta (Matematica).
Nuovi numeri telefonici per tutti gli
abbonati di Perosa e Pomaretto: occorre semplicemente inserire la cifra «1»
dopo la prima cifra, passando cosi alla
serie di cinque cifre 81.000 ecc. Ospedale
di Pomaretto: 81.228; Convitto Valdese:
81.273; pastore valdese: 81.288.
I nuovi numeri entrano in uso da giovedì 30 gennaio 1975.
doni prò Uliveto
Dda Revel, San Gennano Chisone L. 5.000;
Giorgina Giacone, id. 10.000; Alunni della 3/A
Scuola Media « Brignone », Pinerolo 47.000; Cristina e Claudio Boer 6.100; Chiesa Valdese di
New York 100.000; Besson Bruno, in memoria
del Doti. Eynard 5.000; Anna Oliva (Torino) in
memoria del marito 10.000.
Per pulmino Uliveto:
Ilda Beve, S. Germano Chisone 5.000; Giorgina Giacone San Germano Chisone 5.000; E. B.,
in memoria del padrino, S. Germano Chisone
5.000; Magliana Lidia, C.so Oddone 6, Torino 2.000; U.C.D.G. Torino 100.000; Nadine
Pennington De Jongh 20.000.
■ Hanno collaborato: R. 'Cotsson, Giovanni Caritè, Luciani Dkó'datò, DinòGardiol, A. Genre, T. ' Gtarhpiccòlf,.
^.Pqola,^Ìf^!ì
7
' delle valli
S. Germano
* Sabato 25 e domenica 26 gennaio hanno avuto luogo i funerali del giovane Ettore Vinçon di anni 22 e della sorella
Adele Vinçon ved. Bertetto, di anni 84.
Che il Signore consoli e fortifichi la fede
di quanti sono chiamati a «proseguire
il corso ».
* Il Concistoro, riunitosi recentemente, ha preso in considerazione la possibilità di convertire in alloggi una parte
dello stabile delle scuole, di installare im
impianto di amplificazione nel tempio, ha
nominato il Comitato del XVII febbraio
nelle persone delle sig.re Nelly Rostan,
Olimpia Tron, Pireddu e dei signori Giulio Martinat, Mario Beux, Enzo Tron, Arturo Meytre, Cappello. Tale comitato si
riunirà sabato 1 febbraio alle ore 20.30,
al presbiterio. Alla stessa ora, a Porte,
culto serale.
* Ringraziamo sin d’ora i filodrammatici di San Secondo che reciteranno tra
di noi la sera del XVII. Quanto alla nostra filodrammatica, essa sta preparando il suo ennesimo debutto tra alcune
settimane; e contiamo che sia veramente nel quadro di un programma di lavoro definito, stabile e impegnato.
* Domenica 26 gennaio è stata sottolineata al culto la nostra responsabilità comune nel quadro dell’azione missionaria
svolta dalla CEvAA. La colletta è stata
naturalmente versata a sostegno di questo lavoro. Anche nel quadro delle riunioni quartierali si è cercato di ricordare
che « la missione di tutti verso tutti » non
può ormai più essere soltanto un bello
slogan per noi (se mai lo è stato).
* Ci siamo resi conto di non aver dato
notizia dei battesimi di Norma Plavan, di
Aldo e di Lina nata Obialero, Davide e
Daniele Balmas, di Sergio e di Laura nata Laurenti, Flavio e Cinzia Balmas, di
Franco e di Rosalba nata Bert, Alessandra Barai, di Aldo e di Bruna nata Gilli.
Questa dimenticanza, di cui ci scusiamo,
ci permette di rinnovare alle famiglie di
questi bimbi l’augurio di poter essere fedeli alla vocazione di genitori cristiani
che è stata loro rivolta e che essi hanno
accettato dinanzi al Signore.
Rorà
SERVIZIO MEbjlCO
festivo e notturi^
f» r '
Comuni di ANGROGNA - TORRE PELLiCE LUSERNA, S. GIOV. - iÙSERNETTA - RORA'
dal 1 ai 7 febbraìd'1975
DOTT.. ENRICO GARlÒt . Tel. 91.277
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béméniEa 2 febbràio Ì975 '
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LUSERNA SAN GIOVANNI
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Martedì. 4 febbraio 1975
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Prarostino
Torre Pellice
Presso la parrocchii^ di S. Martino è in
corso un ciclo di conversazioni sul tema
della riforma della Chiesa. Hanno parlato V. Morero, A. Armand Hugon. Parleranno G. Tourn e E. Bianchi, rispettivamente venerdì, 31 e 7 febbraio su « La Riforma e le riforme nella Chiesa» ed
« Esperienze di riforma nelle chiese di
oggi ».
L’Amministrazione comunale di Rorà
rende noto che per il giorno sabato 1°
febbraio 1975 alle ore 15,30, presso la Sala delle Attività, sarà tenuta un’assemblea aperta a tutti — promossa dal Comune — relatrice la Comunità Montana
« Val Pellice », per discutere sul programma della Comunità in ordine al piano di
sviluppo e urbanistico di Valle.
Data l’importanza che rivestono per
tutta la Comunità di jRorà tali problemi,
si auspica la partecip izione di tutti.
Il Sindaco
Arct. Bongo Piercarlo
Il pastore Marco Ayassot sta trascorrendo un periodo di convalescenza a Vallecrosia. La Comunità, che lo segue con
simpatia ed affetto, gli augura di poter
presto ritornare al suo posto di lavoro.
Le celebrazioni natalizie hanno riunito
delle belle assemblee. La Corale ha cantato a Natale ed a Capodanno e la Festa dei bambini si è svolta nel pomeriggio del 26.
Due belle serate ci sono state offerte
dalla nostra Filodrammatica, che ha rappresentato, in modo lusinghiero, un atto
unico di Vittorio Calvino « Merenda sull’erba » ed una brillante commedia in tre
atti. La prossima recita — un dramma
scritto dal pastore Ayassot, dal titolo
« La miniera » — verrà presentata nel
pomeriggio del XVII Febbraio alle ore 16.
Ringraziamo il pastore Gustavo Bertin
che ha presieduto il culto del 22 dicembre ed i trombettieri che hanno accompagnato gli inni al culto del 15 dello stesso mese.
Alla famiglia di Raymond Godine dei
Barbé, ed in modo particolare al fratello, membro della nostra Comunità, rinnoviamo l’espressione della nostra sincera solidarietà in quest’ora di prova.
Il 24 gennaio, nel cimitero di S. Bartolomeo, sono state deposte le spoglie mortali di Brosia Metilde ved. Costantino,
deceduta all’Ospedale Agnelli di Pinerolo,
all’età di anni 86.
Ai familiari esprimiamo la nostra simpatia cristiana.
Prall
* Nella sua ultima seduta il Consiglio
comunale di Frali ha deciso di stanziare
un contributo straordinario a favore dell’Ospedale di Pomaretto.
* L’Amministrazione Provinciale di Torino, nell’intento di concorrere e promuovere l’ampliamento, il rinnovamento e il
miglioramento degli esercizi alberghieri
e della ristorazione della provincia di
Torino (escluso il comune di Torino),
bandisce un concorso provinciale a premi per complessive L. 20.000.0CtO.
Potranno partecipare a!t concorso i proprietari e conduttori di alberghi di III e
IV categoria, di pensioni di II e III categoria, di locande, di trattorie e di ristoranti siti in tutti i comuni della provincia (escluso il comune di Torino) che
hanno eseguito opere di abbellimento,
ampliamento, rimodernamento della costruzione, nonché opere di miglioramento delle attrezzature dopo il 1° gennaio
1970.
Sono escluse in ogni caso le nuove costruzioni.
Le opere di miglioria devono rispondere alle norme vigenti, sia per la disposizione interna che per le modalità costruttive e per le caratteristiche dei materiali
impiegati.
Sono comunque esclusi dal concorso
quegli esercizi che, a lavori ultimati, non
presenteranno servizi igienici funzionali
ed impianti di cucina adeguati.
Costituirà titolo di merito per i ristoranti e le trattorie il fatto di praticare il
menu turistico a prezzo fisso.
Le domande di partecipazione dovranno essere redatte su appositi moduli da
richiedere presso l’Assessorato al Turismo e allo Sport, presso l’Ente Provinciale per il Turismo, presso l’Associazione Italiana Albergatori Torino, presso le
Segreterie Comunali e presso le Associazioni Pro Loco.
Le domande dovranno essere spedite
con lettera raccomandata, entro il termine perentorio del 15 febbraio 1975, all’Amministrazione Provinciale — Assessorato
al Turismo e allo Sport — via Maria Vittoria 12 — 10123 Torino. *
Le domande pervenute dopo il termine
sopraindicato non saranno prese in esame, ■- .... .1 ••
Le domande dovranno essere presentate esclusivamente ■ dai titblari delle licenze relative aH’eserctóio concóffènte.
La Commissiohè provvedérà alla formulazione di apposite gràtìuàtorié di merito, tenendp conto del gràdó di ’ sy'Uuppo
toristlco di ógni zòna e fayòreiidò quelle zone in cui Si ravvisano buòne possibilità di sviluppo. ' .. r ,
Pomaretto
Luserna S. Giovanni
All’età di 85 anni è deceduto domenica
mattina il fratello Guglielmo Tagliabue,
papà della signora Taccia.
I funerali, presieduti dal pastore Ermanno Genre, si sono svolti martedì) pomeriggio nel tempio dei Bellonatti e la
salma, dopo la cremazione, è stata tumulata nel cimitero di Milano.
Alla famiglia Taccia porgiamo ancora
le nostre più sentite condoglianze.
Con vivo e sincero dolore si è appresa
lunedì, scorso la triste notizia della scomparsa improvvisa della signora Anita Della Chiara, consorte del Pastore Felice
Bertinat, deceduta a Verona.
La comunità partecipa commossa al
grave lutto che ha colpito l’affezionato
pastore Bertinat e gli esprime tutta la
sua simpatia cristiana in questi momenti di sofferenza e di prova.
Pinerolo
Doni Eco-Luce
È deceduto alTospec^ale di PinefOlo dopo lunga malattlà Eraldo Bosco funerali Hanno avuto luogo ^ovetìì a Pinefolo. RicoTdàndo questo fratello che si è
ifrtpegtìàto con, tanto ' dinarnismo nei, laypro giovahije anni òr soii^, esprimiamo
alla móglie di lui ed ài suoi'^figiria nostra fraterna simpatia.
Paolo Sanfilippo, Chiavari 5.000; Eros Lala,
Roma 1.000; Gigi Pamio, Roma 3.000; Isabella Peraldo Bert, Cándelo 1.000; Santina
Albano Lena, La Maddalena 1.000; Enrico e
Fortunata Pons, Torino 500; Eugenia Borione, Torino 500; Francesco Toma, Sansevero 1.000; Rachel Rostaing, Svizzera 500;
Iolanda Davit, Torre Pellice 1.000.
Franco Taglierò, Torre Pellice L. 1.000;
Joseph Signa, U.S.A. 400; Tullio Beux, Torre Pellice 1.500; Guido Botturi, Torino 5.000;
Alma Rivoir, Bergamo 1.000; Ruggero Henking, Torre Pellice 2.000; Emilie Moret,
Svizzera 4.000; Davide Bouchard, S. Germano 1.000; Eugenia Melchiorri ved. Peyronel,
S. Germano 1.000; N.N. 2.000 Gustavo Comba, Torre Pellice 10.000; Luigia Bertalot, S.
Germano 500; Oreste Meytre, S. Germano
500; Arturo Meytre, S. Germano 500; Giancarlo e Anna Bounous, S. Germano 500;
Riccardo Pellenc, Torre Pellice 1.000; Salvatore Gatto, Luserna S. Giovanni 3.000;
Dino Fornerone, Abbadia Alpina 1.000; Mary Canipese Genre, Pinerolo 1.000; Lillina
Bert, Torino 500; Ernesto Giampiccoli, Torre
Pellice 1.000; Giulia Viglielmo, Perrero
1.000; Milca Cornelio Falchi, Torre Pellice
1.000; Savino Paradiso, Foggia 500; Paola
Citernesi, Torino 3.000; Libero Banchetti,
Rio Marina 2.000; Amelia Spedicato, Bari
5.000; Sergio Bibet, Pomaretto 1.000; Armanda Ricca, Firénze 6.000; Evelina Vigliano, Bari 5.000; Ferruccio Giovannini, Pisa
3.000; Giovanni Messina, Roma 2.000; Sila
lAlbertazzi, Raima Biellese 1.500; Giulio Gior- •
dano. Torre Pellice 1.000; Samuele Serre, Villar Perosa 500; Anna Di Gennaro, Frali
1.000; Giovanna Giordan, Angrogna- 500;
Umberto Savoja, Roma 1.000; Lidia Lantaret, Firenze 2.000; Erica Kesselring, S. Giovanni Lupatoto 2.000; Bruno Ispodamia, GeSampierdarena 5.000; Enrico Poiit, Perrero
1.000. .- ,• •
Giovanni Laetsch, Pomaretto 1.000; Elsa
Ricca, Torino 1.000; Bergna-PedragHoj Gomo 1.500; Ennio Sasso, Arenzano 2.000; Michele Anelli, Corato 1.500; Mittendorf, Olanda' 4.000; Enrichetta Fenouil-Pons, Torino
1.000; Rosetta MMan, Luserna S. Giovanni
500; Bruno Paschetto, Torre Pellice 1.000;
Renata Jalla, • S, Germano Chlsone '5.000;
Yvonne ¿ardipl, U.S.A'. 5.000; F»“- Coisson,
Angrogna ■ l.OÒO;. .Paolo Montaldo^ Riva di
•Pinerolo. 1.000; i-Rutti Uhlmann," Svizzera
5A20.‘ ■■ ■
Bobbio Pellice
* Il 23 gennaio è improvvisamente deceduto nella sua abitazione al Serre dei
Campi Davide Garnier, di 92 anni. Malgrado la borgata sia tuttora sprovvista
di strada egli aveva sempre manifestato
il desiderio di non abbandonare la sua
casa.
* Lo stesso giorno, a Spotorno dove si
trovava con la moglie per passare l’inverno in un clima meno rigido di quello di Bobbio, veniva improvvisamente
colto da malore Davide Gönnet, di 72
anni, residente al Bidone; malgrado le
cure prestategli decedeva il mattino successivo all’Ospedale San Paolo di Savona.
* Sabato 25 gennaio, nel tempio valdese, Adele Charbonnier, residente a Perlà,
e Gino Barolin, residente alla Budeina
di Villar Pellice, hanno dichiarato la loro volontà di voler vivere insieme come
marito e moglie cristiani. Agli sposi che
si sono stabiliti a Villar Pellice, gli auguri di ogni benedizione.
Sabato 25 ha avuto luogo il funerale di
Ettore Vinçon, tragicamente perito a Londra il mese scorso; il Signore conceda ai
genitori una fede serena e forte nella
prova.
* L’assemblea di chiesa radunata domenica dopo il culto ha esaminato e discusso il progetto dell’integrazione valdo-metodista approvandone le linee generali.
Martedì) si è svolto nei locali della nostra comunità il progettato incontro con
la comunità di S. Donato per un fraterno confronto sul tema della riconciliazione e del pentimento.
Un buon numero di fedeli ha partecipato al dibattito. Dopo un breve saluto
del past. ÌDeodato si è avuto un momento di preghiera e di lettura biblica; hanno poi introdotto il tema il can. don Mercol ed il past. Deodato, il primo riferendo la concezione cattolica con particolare riferimento all’Anno Santo, il secondo
esponendo il risultato di uno studio biblico fatto nella comunità sulla traccia
dell’esegesi di Cari Barth.
Fraterno e libero il dibattito che ha rivelato però quanto siano numerosi i
fraintendimenti, gli equivoci e quanto
forti i condizionamenti anche nelle nostre posizioni di lede. Si sono progettati
altri incontri su temi impegnativi nella
nostra situazione di dialogo ecumenico:
matrimoni misti, istruzione religiosa, potere della Chiesa ecc.
rettifica
Il dono per il pulmino deU’Asilo di Pachino
inviato dal pastore Edoardo Micci è di L. 50.000
(cinquantamila) non 20.000 come erroneamente
pubblicato.
RINGRAZIAMENTO
Dopo lunga e penosa malattia, è mancata all’affetto dei suoi cari
Amalia Pascal ved. Avondet
di anni 81
Ne danno il doloroso annimcio i figli:
Augusto con la moglie Guerrina Bertin;
Alìna vedova Maggiore; Roberto con la
moglie Ida Rostan; Elena con il marito
Renato Toscano; i nipotini Bruno e Irma con la piccola Cinzia; Ivana; Giannamaria e Santi con il piccolo Gianrico; le
cognate; l’affezionata Mirella; i nipoti,
i cugini e parenti tutti.
Torre Pellice, 26 gennaio 1975.
«La mia grazia ti basta perché la
mia potenza si dimostra perfetta
nella debolezza ».
(2 Corinzi 12: 9)
La famiglia riconoscente ringrazia tutte le gentili persone che di presenza o
con scritti hanno partecipato al suo dolore. Un ringraziamento particolare al
Dott. E. Gardiol per le assidue cure prestate alla cara Estinta, a tutto il personale dell’Ospedale Valdese ed al pastore
sig. Sonelli. _________________________
« Nel giorno che ho gridato a Te
Tu m’hai risposto,
m’hai riempito di coraggio
dando forza alPanima mia»
(Salmo 138; 3).
È piaciuto al Signore richiamare a sé
Fanny Letizia Cosani
n. Davyt
Ne danno l’annunzio il marito Mario,
i figli Bruno e Ferruccio con le loro famiglie, il cognato Emilio e la cognata Ondina con le loro famiglie, e i parenti tutti.
La famiglia ringrazia i dottori De Bettlni e Gardiol, la Direzione e il personale dell’Ospedale Valdese per le loro affettuose cure.
Torre Pellice, 27 gennaio 1975.
«Io rimetto il mio spirito nelle tue
mani, tu m’hai riscattato, o Dio di
verità» (Salmo 31; 5).
È mancato, all’età di 85 anni
Guglielmo Tagliabue
Lo annunciano, nel dolore della separazione c nella cértezza della vita in Cristo, la moglie Adriana Raya, i fratelli
Carlo e Anna, i figli Carlo, Ludima, Luisella con le loro famiglie Tagliabue, Royeda. Taccia.
Luserna S. Giovanni, 26 genhaió 1975.
j « Quand’anche camminassi nella valle
ì dell’ombra della morte, io non te, merci male alcuno, peròhé tu sei
meco» (Salmo 23: 4).
I familiari del compianto
Davide Gönnet
aieirimpossibilità di farlo personalmente-,
ringraziano sentitamente quanti sono sta,,ti loro vicini nella dolorosa circostànza
della dipartenza del loro congiunto awc;
ìiuta improvvisamente a Savona il 24 geni
inaio. Un ringraziamento particolare al
pastore Gino Manzieri della chiesa me;
Grazie!
{coniùiua) '
¡todista di Savona,
ìobbio Pellice, æ gennaio Ì975.
i
8
8
vita italiana
a cura di emilio nitti
la crisi economica
ed i suoi riflessi politici
Le scelte del capitalismo statunitense - Disoccupazione e
perdita di coscienza critica - la collocazicne sociale e politica dei ceti medi europei
uomo e società
L’andamento della crisi economica in
atto non lascia alcuna illusione sulla sua
rapida soluzione e rivela che è ancora
lontana daU’aver raggiunto il massimo
della sua gravità. Che qualsiasi crisi economica abbia dei risvolti politici è cosa
scontata, ma sembra che questa attuale
stia intaccando equilibri sociali già definiti da generazioni e stia producendo
grossi scollamenti politici. Quello che a
noi importa sapere è se sarà possibile
mantenere compatta la classe operaia e
se sarà possibile realizzare nuove alleanze capaci di determinare prospettive di
soluzioni in senso popolare e democratico.
La vastità di questa crisi impone che si
cerchi di individuare i suoi sbocchi nel
quadro economico internazionale ed è
chiaro a tutti che la forza maggiore, capace di controllare e di gestirla a suo fafore, va ricercata nel capitale multinazionale prevalentemente statunitense. Dopo
una fase in cui i vari paesi industralizzati
si erano dati la mano per lo sfruttamento diretto o indiretto del terzo mondo, oggi si è riaccesa tra le potenze capitalistiche quella lotta senza quartiere, che solo
in modo riduttivo ed eufemistico può essere definita libera concorrenza.
La scelta di determinare in Europa congiuntamente inflazione e recessione tende alla polverizzazione di sistemi produttivi concorrenti. Dopo la svalutazione selvaggia del dollaro, operata l’anno scorso,
collegata e in parte favorita dalla crisi
petrolifera, l’attuale stategia capitalistica
statunitense sembra ormai puntare alla
creazione di nuove aree di sottosvilupno
e a conservare un certo livello di « benessere » per la sua popolazione, mettendo
in crisi le capacità produttive dell’Europa, iniziando dai suoi punti più deboli,
Italia e Inghilterra. All’interno di questi
paesi, poi, sembra che le medie e piccole
industrie siano condannate a sparire per
consentire il salvataggio di quelle più
forti in un regime monopolistico. Non è
il caso di sottolineare che queste industrie più forti sono proprio le multinazionali.
Questa scelta risulterebbe felice (...per
gli USA!) anche per i suoi risvolti sociali e politici. Colpire la produttività di un
paese significa innanzitutto accrescere la
disoccupazione e gettare nella miseria
milioni di lavoratori; ma una tale situazione diminuisce anche la capacità politica delle masse, frantumate in individui
isolati, in lotta solo per la loro sopravvivenza, una volta che sono tratti fuori
dall’ambiente socializzante e responsabilizzante della fabbrica. Gli stessi operai
messi in cassa integrazione, tenuti forzosamente lontani dairambiente di lavoro,
pur se retribuiti con il 90% circa del salario, perdono di sensibilità per i problemi
più generali della società e perdono quindi di mobilità. La coscienza di classe non
è un dono carismatico, bensì essa è data
da una collocazione storica, determinata
da obiettive condizioni di vita e di lavoro. Nelle situazioni di emergenza e di insicurezza occupazionale è facile verifica
ComHMe di Radadon«! Bruno Bellion, Valdo Benecchi, Gustavo Bouchard, Niso De
Michelis, Ermanno Genre, Roberto Peyrot,
Paolo Ricca, Giampaolo Ricco, Bruno Rostagno, Giorgio Toum, Tullio Viola.
Direttore: GIORGIO TOURN
Direttore retpanaabile : GINO CONTE
Amminitlraiiene : Casa Valdese, 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/33094 intestato a L'Eco
deile Valli - La Luce - Torre Pellice
Abbonamenti : Italia annuo l. 54100
semestrale L. 2.500
estero annuo L. 6.000
Una copia L. 100, arretrata L. 150
Cambio di indirizzo L, 100
Interziani : Prezzi per mm. di aitezza, laighezza una col.: commerciali L. 100 - mortuari L. ISO • doni SO 1 economici L. 100
per parola.
Reg. al Tribunale dì Pinerolo N. 175
8 luglio 1960
Coop. Tipografica Subalpina - Torre Pellice
re il crescere della sfiducia in qualunque
organizzazione sociale e politica: i sindacati, i partiti, il governo, e in fin dei conti,
lo stato stesso, perdono di credibilità e
vengono giudicati inutili e dannose sovrastrutture. Nessuna mediazione politica
viene più accettata in un generico qualunquismo, capace magari di rivolte anarcoidi, ma non più di organizzazione e di
lotta. E quanto più si disgrega la società con le sue strutture, tanto più c’è
spazio per le manovre di chi decide in
campo economico.
Questa disgregazione non tocca solamente il ceto operaio, ma, per i motivi
già esposti, vasti ceti medio-borghesi vengono coinvolti in una situazione di impoverimento e di declassamento. Con l’attuale crisi cominciano ormai ad essere intaccati, cosa mai accaduta, anche i consumi essenziali dei ceti medi. Le crisi
precedenti erano state sempre ricomposte scaricandone i costi sui ceti proletari
e sottoproletari e preservando un certo
benessere ai ceti medi per garantirsene il
consenso nei confronti del sistema.
L’impegno del movimento operaio in
questo quadro non può essere che quello
di una grande iniziativa unificante delle
masse popolari, perché i ceti medi produttivi prendano coscienza della gravità
deH’attuale svolta storica e perché siano
coinvolti in tempo nell’ipotesi di un nuovo modello di sviluppo.
miliardi e baracche
Ricorre in questi giorni il settimo anniversario del terremoto che colpì la valle del Belice in Sicilia. Probabilmente
molti lettori (dato che i giornali ne parlano poco) riterranno che nel frattempo
lo Stato abbia provveduto ad un dovere
elementare, ridando una casa ai sinistrati. Invece, a distanza di sette anni — secondo l’inchiesta di un quotidiano —
« ICO mila terremotati marciscono nelle
baracche, con scarse speranze di avere un
giorno, quando che sia, un’esistenza da
cristiani ».
I motivi di questa situazione veramente indegna di un paese civile sono all’incirca gli stessi che ci hanno portato alla
attuale situazione di crisi generale: l’inettitudine, l’Inerzia, la corruzione della classe dirigente. Il capo dell’« Ispettorato generale per le zone colpite dai terremoti
del 1968 » ha dichiarato che « a meno di
una improbabile pioggia di miliardi tra
dieci anni la valle del Belice avrà più o
meno lo stesso numero di baraccati di
ora ».
A suo tempo, sollecitato anche dalle
pressioni della pubblica opinione, il governo promise di trasformare al più presto l’area terremotata (14 paesi e 44 mila
abitanti) in una zona industriale verso
cui avrebbero gravitato le nuove città.
Le discussioni sulla loro realizzazione andarono avanti per tre anni. Successivamente l’ente incaricato per la ricostruzione venne soppresso e il suo compito
passò all’Istituto per le case popolari.
Passano altri anni ed intanto i 350 miliardi stanziati in due tempi vengono decurtati daH’infiazione.
Nel frattempo, i baraccati stanno nei
loro ricoveri sempre più marci, sempre
più fatiscenti mentre « appare sempre
più vicino il giorno (secondo la testimonianza del parroco di S. Ninfa) in cui le
baracche crolleranno, torneranno i reparti militari coi camion carichi di tende e le attuali baraccopoli cederanno il
posto alle vecchie tendopoli».
la settimana internazionale
a cura di tul No viola
COME IN ITALIA...
...e altrove. Porcherie, piccole e grandi, avvengono sotto tutti i cieli, al coperto di tutte le possibili ideologie, e qualche volta anche allo scoperto.
« La “Komsomolskdia Pravda" del 23.11.
’74 ha denunciato numerosi ’affari’ recenti, concernenti le scuole secondarie dell’URSS (si legge su ”Le Monte de l’éducation", mensile di recente creazione, a
complemento de "Le Monde’’, n. 2 del gennaio ’75). Il quotidiano dei Komsomols
(organizzazioni politiche giovanili) informa che 23 fra insegnanti e studenti di
una scuola tecnica della città di Kowibychev sono stati recentemente condannati
e incarcerati. Essi avevano organizzato (o
fatto ricorso a) una specie di ’’ufficio dei
favori”, di cui ecco l'elenco delle tariffe:
1) ammissione alla scuola, senza esame: 150 rubli;
2) ammissione alla seconda o terza
classe, senza esame: 300 rubli;
3) ammissione alla quarta classe, senza esame: 400 rubli;
4) ammissione alla quinta classe senza esame e con diploma finale garantito:
550 rubli. (...)
Secondo la ’’Komsomolskdia Pravda”,
all'Istituto dei Trasporti ferroviari della
città di Rostov regnava una situazione
analoga. Ivi il progetto finale, di diploma
si vendeva, _qnc&tid' recentemèttte per 150
rubli. Il direttore di quell’istituto era al
corrente d’un simile commercio, preciso
e quotidiano. La stessa cosa in una scuo^
la di meccanica automobilistica e nell’Istituto dell’aviazione, entrambi a Mosca: ivi
dei compiacenti bibliotecari tenevano a
disposizione di tutti gli studenti, a fine
d’anno, i testi dei diplomi già superati.
Sono stati condannati a otto anni di prigione. (...) „ .
La "Literatumaia Gazeta cita tl caso
del consiglio della facoltà di scienze economiche della città di Yakuts (Siberia
orientale), il quale (nella sua seduta del
28.6.'71) ha accettato la stessa tesi pèr due
diversi candidati. Le due tesi erano perfettamente identiche, ivi compresi gli errori di stampa: soltanto i due titoli erano
diversi. Responsabile della truffa era un
certo Borbatenko, dottore in scienze economiche e presidente del consiglio delle
tesi. Per potenziare il suo fruttuoso commercio, il Gorbatenko aveva organizzato
tutta una rete di complicità che si estendeva fin nell’interno dell’università di Mo
sca, cui spetta il compito di verificare il
valore scientifico delle tesi ».
Non varrebbe forse la pena di raccogliere simili notizie scandalistiche, se non
fosse utile farsi, una buona volta, un’idea
chiara sull’universalità di certe corruzioni di costume. A più alto livello e con diversa finalità (quella della vera e propria
carriera scientifica), non è forse diffusa
nelle università americane la parola d’ordine: « Pubblicare o morire »?
« Non v’è nulla di nuovo sotto il sole »,
dice l’antico saggio (Ecclesiaste 1: 9).
Importa soprattutto convincersi che le
corruzioni in casa degli altri non possono
e non debbono considerarsi, in alcun modo, delle scuse per le corruzioni in casa
propria.
BURGUIBA CRITICA ARAFAT
-ir « Io non penso che il progetto d’uno
Stato Palestinese laico, qual è stato presentato da Yasser Arafat davanti all’Assemblea generale dell’ONU, costituisca un
affare per la rivoluzione palestinese ».
Questa la dichiarazione, in sostanza, fatta lunedì 13.1.’75 dal sig. Burguiba, capo
dello Stato tunisino.
« Ha anche precisato che la creazione
d’uno Stato laico implicherebbe la scomparsa dello Stdto^ israelianp;^ie^che -questa
soluzione sarebbe inaccettabile per molti
paesi. (...)
È la prima volta che un capo di Stato
arabo critica apertamente la proposta di
Arafat. Le dichiarazioni di Burguiba sono
state fatte poco dopo una lunga visita ufficiale del sig. Medi Nouira, primo ministro tunisino, a Damasco.
D’altra parte, nella sua allocuzione,
Burguiba ha riaffermato che si sarebbe
dovuto "applicare la decisione di spartizione della Palestina, presa dall’ONU nel
1947, benché quella decisione fosse ingiusta e benché t’ONV non avesse tenuto conto, a quell’epoca, del parere della popolazione” ».
(Da un articolo, siglato D.J., pubblicato
su « Le Monde » del 17.1.’75).
Le opinioni di Bourguiba concordano
sostanzialmente con quelle di Nahum
Goldmann (v. questo settimanale, n. preced.): ci sembra dunque che anche le nostre ne risultino rinforzate (v. ad es. il nostro art. « L’Vnesco e Israele » sul n. 47
del 29.11.74).
Da Montecalvo Irpino, in provincia di
Avellino, spazzata dalla bufera un mese
fa, è partito un drammatico appello del
sindaco, secondo cui « le baracche sono
state distrutte ». Quali baracche? Si tratta di quelle costruite in legno e lamiera, in numero di 312, dopo il terremoto
del 1962. La bufera ha anche gravemente
danneggiato le 250 casette di fortuna rizzate dopo il terremoto del 1930.
I miliardi stanziati si sono dissolti come nebbia al sole e di nuovi stanziamenti non si parla più. In compenso all’ingresso del paese è sorta ex novo 1’« oasi »
Maria Immacolata, uno splendido convento che pare sia costato 500 milioni.
Il giustiziere
Da qualche tempo è in programma sugli schermi italiani un film americano il
cui protagonista, in^veste di «giustiziere » privato, ammalia ogni delinquente
che gli-capita sotto tiro, per vendicare la
morte della moglie, caduta a sua volta
sotto i colpi di un criminale. Secondo
quanto riferisce un diffuso rotocalco, gli
spettatori applaudono. Occorre anche
precisare che questo « giustiziere » viene
presentato — con sottile perfidia — come un obiettore di coscienza che evidentemente si è reso conto che alla violenza non si può che rispondere che con la
violenza.
II motivo degli applausi del pubblico
è più che chiaro:, la gente è stufa, non
ne può più, e ritiene naturale che di fronte airinefficienza ^delle forze dell’ordine,
di fronte alle lac^e dell’apparato giudiziario (cui si corìrappc-ne un progressivo estendersi dell| violenza) il cittadino
sia portato a fars|giustizia da sè.
Il paese degli ailnaioli
Ciò che desideri! no segnalare è che la
popolazione non r agisce solo cogli applausi alle scene d un film o alla vista
di un cadavere di i n « malvivente » steso
al suolo, ma lo fa ! iche armandosi a sua
volta. Si calcola ii fatti che in Italia —
fra legali ed illegali — vi siano 20 milioni di armi a canni corta in mano a privati. Siamo uno lei popoli più armati
della terra e risei iamo di avvicinarci allo stesso livello c;gli Stati Uniti, dove
una famiglia su d e possiede una pistola o un fucile e 7 persone al giorno
muoiono per arma da fuoco. Nel nostro
paese ormai una fi niglia su tre ha legalmente in casa un’rma: un italiano su
cinque possiede un pistola o un fucile.
Nel solo 1974 oltre tOO mila persone hanno ottenuto il pei lesso di avere un’arma per difesa: le ichieste di autorizzazione sono aumen ite circa del 40%.
Nonostante l’aunmto dei prezzi — secondo l’inchiesta cndotta dal già citato
settimanale — gli irmaioli hanno visto
sparire in poco teipi
gazzino, soprattutf
tale. Pare infatti eh
stato molto di moa
si una Magnum 0])u:
In alcune vetrine c
anche la pubblicità
o le scorte di manel periodo di Nasotto le «feste» sia
regalare o regalarre una 38 Special,
negozi d’armi vi era
«un regalo a colpo
sicuro », oppure : <^ate per essere desiderate ».
Legislazione careie
' lesta
del q:
spieg ione ».
ind id
La legge è molte
concerne racquisto|di
Cile procurarsele,
fissati i casi in cu:
concedere l’autori^zii
go interpellato su
nere armi sottoline
fragile come quelli
quinata da nevrosi
aggressive, si mettqo
l^tgqrezza omicida
’!*Trfòéte»>.’^ì»er di più
no per difendersi
magri inconsciamei|e,
gressori. Molta
va qui la sua
Questa corsa
da un lato, sintomaf^a
cupante. Il singolo
si ad. una mentalit^la:
la legittimità, anzi
fesa (che è anche
chi attenta ai suoi
questo anche in
al più vasto «equilti
t^igiOre) » instaurati f;
là cosa è anche son4u
te in quanto, oltre
tanti uomini, si lei
za» sempre di
che affida alla violai
naie — oltre che
zione di situazioni
ben altri interventi,
pegno sociale.
carente per quanto
armi: è assai faengono infatti solo
la polizia non deve
ione. Il criminolofacilità di otteche « in una società
in cui viviamo, inpsicopatie, tendenze
a disposizione con.
aezzif individuali di
coloro che si armaaggressioni sono^
dei possibili ag[uenza fascista tro
uale alle armi è,
e, dall’altro, preoclOn fa che adeguar' rgamenjte diffusa:
dovere-» di una difesa) armata contro
ini, allá sua vita, e
,uio ed in coerènza
o delle forze (del
ra le' nazioni. Ma
mente preoccupan^ morte violenta di
e si «normalizn comportamento
a cieca éd irrazioristiana — la solule richiederebbero
un ben diverso im
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Roberto Peyrot