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Anno IV
riuntot'o 22
jjlel 31 maggio 1996
2000
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taso di nian«to recapito
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jerrispondere il diritto di rosa.
Bibbia e attualità
UN POPOLO
UNITO
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\TEL capitolo 16 dell’Esodo troviaJS mo il racconto della manna: quel
^bo (assieme alle quaglie) che Dio ha
¡'¿Ito a Israele nel corso della marcia
mel deserto. Si tratta di un testo commésso, sul quale Israele è ritornato più
%olte per precisare questo o quel pjartilijotere, amalgamare o collegare i vari
%&erimenii interni. Il testo presenta tre
¡momenti caratteristici: la situazione
(storica (la lamentela del popolo), l’inì'Itervento «miracoloso» e il nuovo progetto di vira. La strada di Israele verso
:%Ubertà c difficile: comporta soffereniga, impegno, un forte senso di appartemenza e di solidarietà. Tutte cose da
imparare, perché in terra di schiavitù
'^Miscuno pensava a se stesso, e tentava
di sopravvivere come singolo, ora si
ìwe pensare al plurale, al collettivo.
À libertà è in fondo una scommes^sa su di una parola che viene da
dinanzi ad una promessa, all’inii'zio c’è una risposta entusiastica, che
ì diventa sempre più debole man mano
h phe aumentano le difficoltà. Nel deser^ to Uràele inizia la sua «lunga marcia»
che la porterà a diventare un popolo
unito, libero e legato da vincoli di corfe^onsabilità. In questo cammino c’è
un momento di difficoltà: ecco allora
¿spuntare le recriminazioni: quanto era
k buona la carne che il carceriere ci pormtava nei piatti da prigionia. La marcia
J è ancora lunga. L’intervento mìracoloI so è il secondo momento dell’episodio:
Dio stesso provvede la manna come
' pane. Certo è cibo speciale. Le ipotesi
scientifiche si sprecano, ma il fatto rimane confinato nell’ambito del mira-^
coloso. E questo è un problema, perché
il miracolo nella Bibbia non è mai fine
use stesso, ma indica che sta accadendo qualcosa di straordinario. Il miracolo è sempre «strumentale»: è un segnale per indicare altro. E questo altro,
a cui si deve prestare attenzione, si ricava dal contesto. Questa è la sfida
presente in ogni testo biblico che presenta un racconto di miracolo.
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Q uello che sta accadendo è della
massima rilevanza: si tratta delle
indicazioni date al popolo per raccogliere la manna. «Ognuno ne raccolga
quanto gli basta per suo nutrimento...
seéondo il numero delle persone;
ognuno ne prenda per quelli che sono^
nella sua tenda. Nessuno ne conservi
fino a domattina». «Ne raccòlsero gli
uni più, gli altri meno... chi ne aveva
raccolto molto non ne ebbe in eccesso;
e a chi ne avevà raccolto poco non
gliene mancava». È molto probabile,
: se non addirittura certo, che ci sia stata una forma di ridistribuzione interna. Chi raccoglie di più diilide con chi
ha raccolto di meno; chi ha di più divide con chi ha meno. Qui giungiamo
M cuore del testo: un popolo appena
uscito dalla schiavitù deve imparare
Una serie di comportamenti e di responsabilità che consentano la comune convivenza. Abbiamo qui delineato
un nuovo progetto di vita, un bel progetto per un nuovo popolo.
L'Onu revoca parzialmente Tembargo contro l'Iraq durato cinque anni v
La «guerra del Golfo» è davvero finita?
Il Cciuto 3VVIO verso I3 normdiità con /'/raq non sllontdnd le preoccupazioni
per l'dssetto politico di una regione che rimQne forteniente a rischio
LUCIANO DEODATO
Le cifre sono sconvolgenti; oltre
alle decine di migliaia di morti
nei giorni della «guerra del Golfo»
del ’91, in Iraq un altro mezzo milione di persone sono morte a seguito dell’embargo, la mortalità
infantile è salita al 40%, la carenza
di medicinali ha condannato a
morte malati, l’acqua non potabile ha provocato altre vittime e così
via dicendo. Difficile quantificare
la tragedia di questo popolo sfortunato. La parziale fine dell’embargo imposto all’Iraq, siglata il 20
maggio scorso all’Onu, va perciò
salutata con un senso di sollievo.
Ma essa non è priva di ombre e di
interrogativi inquietanti.
Anzitutto va osservato che Saddam Hussein continua a mantenere in pieno il proprio potere e
che la democrazia è un sogno
quanto mai lontano da realizzarsi.
E allora, perché questa apertura
nei confronti dell’Iraq? Puramente
per scopi umanitari, come è stato
detto ufficialmente? È possibile
nutrire alcuni dubbi. Intanto va ricordato e in parte chiarito che
l’accordo del 20 maggio permette
all’Iraq una ripresa limitata delle
proprie esportazioni di greggio.
I proventi dovranno (giustamente) essere utilizzati per l’acquisto di medicinali e cibo ma
serviranno anche per indennizzare il Kuwait per i danni della guerra del ’91, e consentiranno anche
alla Francia (tanto per fare un
esempio) di rendere effettivi gli
accordi per lo sfruttamento dei
giacimenti petroliferi. Non è perciò fuori luogo domandarsi quan^
ta parte dei ricavi sarà effettivamente spesa a beneficio della popolazione irachena stremata daUa
guerra prima e dall’embargo poi.
Non dimentichiamo poi che è
interesse dei paesi occidentali, e
anche della nostra econoinia, riprendere normali relazioni commerciali con l’Iraq. Abbiamo tutti
bisogno di mercati e abbiamo tutti bisogno di petrolio. L’Iraq era il
Nonostante l’embargo Saddam Hussein è rimasto saldamente al potere
stato lanciato un allarme sul processo di riarmo dell’Iran, che
avrebbe acquistato tecnologie e
missili da Russia, Ucraina e Corea
ORA noi, non riuscendo a fare i
conti con il problema del «miracolo», lo rimuoviamo, perdendo così il
«cartello indicatore» e la cosa indicata; buttiamo via il bambino insieme
all’acqua sporca. È già successo a
Israele: ha messo nel tabernacolo mobile un vaso con la manna («perché
sia conservato per i vostri discendenti») a memoria perenne. Nella marcia
ha perso il tabernacolo, e quel che
conteneva. Niente più, sdivo una pagina biblica, ricorda quel progetto di
vita. Una grave perdita non solo per
la chiesa e la società di allora, ma anche per noi oggi.
Domenico Tomasetto
secondo produttore di greggio: la
notizia del suo rienljo sul mercato
mondiale ha immediatàmente abbassato il costo del barile di petrolio, tanto che anche da noi il prezzo della benzina ha subito Ima lieve flessione.
Ma c’è dell’altro. La debolezza
dell’Iraq ha contribuito a far crescere l’Iran che cerca un suo spazio politico e militare sul teatro
mediorientale, il che non inanca
di preoccupare gli Stati Uniti e i
loro alleati, e cioè l’Arabia Saudita, gli Emirati, la Giordania. Teheran è stata infatti accusata di essere dietro le azioni dei terroristi anti israeliani e di avere finanziato
gli hezbollah. Accusa credibile, se
si guarda al ruolo di mediazione
svolto ultimamente dal ministro
degli esteri iraniano, Velayati, nella ricerca di un accordo circa la
fi-ontiera tra Libano e Israele.
Dal segretario di stato americano, Warren Cristopher, è anche
del Nord e sarebbe addirittura in
possesso di missili in grado di colpire obiettivi in Europa. Si ripeterebbe così un copione che abbiamo già vissuto recentemente, prima con la Libia (per cui era necessario rafforzare il fianco sud della
Nato), poi con l’Iraq e la questione mai del tutto chiarita dell’invasione del Kuwait.
Mi sia consentito di non credere ai «motivi umanitari» della fine
dell’embargo, anche se me ne rdlegro per gli iracheni. La partita in
Medio Oriente, il controllo cioè
delle risorse petrolifere, è spietata
e non credo alla bontà degli stati e
dell’economia mondiale. Mi domando però se iij questo, campo,
essenziale* per il futuro dell’umanità, le chiese possano limitarsi a
stare alla finestra a guardare.
Conferenza Onu sulle mine
Per le Ong il nuovo
accordo è «vergognoso»
Il segretario generale
della Federazione luterana mondiale (Firn), Ishmael Noko, si è detto
«estremamente deluso»
dal risultato della terza
ed ultima sessione dell’
Onu incaricata di esaminare la Convenzione sulle armi convenzionali.
Oltre 80 paesi hanno
preso parte ai negoziati
di Ginevra che si sono
conclusi li 3 maggio
scorso con un accordo
che limita progressivamente l’uso delle mine
terrestri antiuomo ma
che non ne impone il divieto totale. Per Ishmael
Noko, il nuovo protocollo è «debole» e incorag
gia la produzione di una
nuova generazione di
mine terrestri tecnologicamente piti sofisticate.
Molte Organizzazioni
non governative (Ong)
hanno definito «vergognoso» l’esito della Conferenza. «Ogni mese, nel
mondo, le mine uccidono almeno ottocento persone, soprattutto
donne, bambini e contadini», hanno ricordato la
Firn e il Consiglio ecumenico delle chiese
(Cec). Secondo il quotidiano Le Monde, «ogni
anno 26.000 persone,
per lo più civili, vengono
mutilate o uccise da mine antiuomo», (eni)
Sinodo nazionale dell'Erf
Una nuova
per ì riformati francesi
Si è svolto a Mazamet,
nel Tarn, dal 16 al 19
maggio, il Sinodo nazionale della Chiesa riformata di Francia (Erf). Il
tema centrale è stata la
proposta di una nuova
liturgia. Partendo da im
documento preparatorio
proposto dalla commissione per la liturgia, il Sinodo ha adottato nuovi
testi e ordini liturgici che
esprimono sia la teologia
sia la pluralità dei riformati francesi.
Il secondo tema all’ordine del giorno è stato
quello del lancio di un
processo che si concluderà con il Sinodo dì
Nantes del 1998, dedica
to allo straniero, che
coinciderà con il 400°
anniversario della promulgàzione dell’Editto
di Nantes. L’Erf ritiene
che questo sia un tema
prettamente teologico,
in quanto tratta del «posto dell’altro nella Mia
vita». Il processo inizierà
l’8 e 9 giugno, a Parigi,
con un forum intitolato:
«Straniero, stranieri». Per
accompagnare questo
processo, l’Erf ha pubblicato cinque fascicoli (Dibattiti, Racconti, Sorgenti, Parole, Politiche) con
contributi, fra l’altro, di
Paul Ricoeur e di Catherine Trautìnann, sindaco
di Strasburgo. (Réforme)
LETTERA APERTA A VALDESI E METODISTI. Il quotidiano «Avvenire» del 21
maggio ha pubblicato una «lettera
aperta» di mons. Alberto Abiondi, vicepresidente della Conferenza episcopale italiana, ai «cari fratelli valdesi e
metodisti» in merito alla recente approbazione del «Testo cornune» sui
' matrimoni interconfessionali. Per
mons. Abiondi si tratta di «un evento
che é coronamentò di impegno e pr^
rri^ssa feconda per il futuro». Gli rispondono il presidente dell'Opera per
le chiese metodiste e il vicemoderatore della Tavola valdese. (pag.3)
«DAL VOTO AL GOVERNO: LE ASPETTATIVE DEGLI ITALIANI». È il titolo
della ricerca del Censis sulla motivazione del voto del 21 aprile che ha favorito l'Ulivo. Gli italiani, preoccupati per i
loro bisogni personali e di sicurezza,
chiedono di aumentare l'efficienza
dello stato sociale senza aumentare la
pressione fiscale. Un corapito difficilissimo per qualsiasi governo. (pag.6)
LA MAFIA PUÒ ESSERE SCONFITTA.
L’arresto di Giovanni Brusca dimostra
che se la lotta alla mafia viene condotta con coraggio, serietà e determinazione, per affermare il primato dello
stato democratico su ogni fórma di
eversione e liberare ampie zone del
nostro paese dalla sopraffazione e dalla emarginazione, tale lotta può essere
vinta. Ma gli agresti e i sequestri dei
' patrimoni illeciti non possono bastare
à-fare scomparire la mafia. Oltre
all'impegno delle forze dell'ordine e
delia magistratura ci vuole anche quello degli altri settori dello stato (primo
fra tutti il potere politico locale), della
società e delle chiesè. (pag. 10)
RESA DEUO STATO AL GIUBILEO VO
LUTO DAL PAPA. Lo scrittore Guido
Ceronetti, intervistato dal «Corriere
delia sera» del 24 maggio, è colpito
dalla «resa istantanea del Comune e
dello Stato al Giubileo voluto dal Papa. Non c’è stata, io dko, resistenza a
questa volontà estranea alle nostre
istituzioni. Figuriamoci. Lo hanno preso addirittura per un regalo... Siamo,
lo ripeto, di fronte alla resa della Repubblica italiana davanti a una pretesa dello Stato vaticano. Se c'è un'Italia
laica, dico, che dia un segnale».
2
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, «Jefte;ilGalaadita,
- era un uomo forte e
valoroso, figlio di
una prostituta, e
aveva Galaad per
padre. La moglie di
Galaad gli aveva dato dei figli; e quando
essi furono grandi,
scacciarono Jefie e gli
dissero: “TU non
avrai eredità in casa
di nostro padre, perché sei figlio di un’altra donna”. Jefie se
nefu^ lontano dai
suoi fiatelli e si stabilì nel paese di Tob.
Degli avventurieri si
raccolsero intorno a
Jefie e facevano delle
incursioni con lui.
Qualche tempo dopo
avvenne che i figli di
Ammon mossero
guerra a Israele.
Mentre i figli di Ammon erano in guerra
contro Israele, gli anziani di Galaad andarono a cercare Jefte nel paese di Tob.
DUsemaJefte: “Vieni, sii nostro capitano e combatteremo
contro i figli di Ammon”. Ma Jefte rispose agli anziani di Galaad: “Non mi avete
odiato e scacciato
dalla casa di mio padre? Perché venite da
me ora che siete
nell’angoscia?”. Gli
anziani di Galaad
dissero a Jefie: “Appunto per questo ora
torniamo da te, perché tu venga con noi
a combattere contro i
figli di Ammon e tu
sìa capo di noi tutti
che abitiamo in Gaiaad”. Jefte rispose
.agli anziani di Galaad: “Se mi fate ritornare da voi per
combattere contro i
figli di Ammon e il
Signore li dà in mio
potere, io sarò vostro
capo”» (...)
del «Testi
licievali
jsti», tei
iato dal Í
idista. 1
JEFTE, L'UOMO CHE VOLEVA
CONVINCERE DIO
Jcfts pensB che Dio non fsccis nulls per nulls e che occorrs rìcsmóisre
i suoi favori. Ma in Cristo ci viene rivelata una diversa immagine di Dio
e aitanti
desi, me
ette
di «Oliai
àoni giu
SERGIO TATTOLI
IEFTE è un personaggio inquietante, discutibile. Discu
«Allora lo spirito del
Signore venne su Jefte, che attraversò Galaad e Manasse, passò a Mispa di Galaad
e da Mispa di Galaad mosse contro i
figli di Ammon. Jefte
fece un voto al Signore e disse: “Se tu mi
dai nelle mani i figli
di Ammon, chiunque
uscirà dalia porta di
casa mia per venirmi
incontro, quando
tornerò vincitore sugli Ammoniti, sarà
del Signore e io l’offrirò in olocausto”»
«J^e tornò a Mispa,
a càsa sua; ed ecco
uscirgli incontro sua
figlia (...). Come la
vide, si stracciò le vesti e disse: “Ah, figlia
^ mia! tu mi riempi
d’angoscia! tu sei fra
quelli che mi fanno
soffrire! Io ho fatto
una promessa al Signore e non posso .Revocarla”»
(Giudici 11,
1-11; 29-31; 34-45)
tibile perle sue origini che il te
sto rilette impietosamente in
evidenza fin dalle prime battute:
è fi^o di una prostituta, cacciato via da casa dai fratellastri per
impedirgli di godere l’eredità.
Discutibile per la sua vita. 11 testo lo ritrae circondato (la un
gruppo di delinquenti, a We il
bandito. Discutibile perfino la
sua vocazione. Mentre gli altri
giudici erano uomini di fede
chiamati direttamente da Dio,
Jefte, invece, è invitato dai notabili della città, quegli stessi che
l’avevano cacciato, verso.! quali
Jefte ^sterna senza infingimenti
il suo rancore. Accetta di intervenire solo quando costoro gli
promettono che sarà loro capo e
dopo essersi garantito contro
eventuali ripensamenti, per cui
il suo movente sembra essere
più U potere che la fede.
Accettato U compito di liberare Israele, Jefte per prima cosa
fa un tentativo diplomatico per
evitare il conflitto armato. Gli
Ammoniti si erano già accampati presso la porta di Galaad e
non attendevano altro che l’ordine di sferrare l’attacco decisivo. Chi li avrebbe fermati ora
che il Si^ore è indignato e minaccia di non aiutarli più?
«Voi mi avete abbandonato
per adorare altri dei. Perciò io
non vi libererò più. Chiamate in
aiuto gli dei che vi siete scelti.
Fatevi liberare da loro, ora che
siete nella disperazione» (Giudici 10, 14). Gli israeliti si trovano
in una situazione disperata. I
capi della città assediata devono risolvere un problema tutt’
altro che semplice: trovare un
uomo valoroso che possa guidarli in battaglia. Si ricordano di
quel bastardo che tempo fa avevano scacciato: si ricordano di
Jefte, appunto!
La nostra storia entra nel vivo
quando gli anziani di Galaad
vanno a cercare Jefte e gli propongono di guidarli in battaglia. Dopo aver contrattato, Jefte accetta. Fallito il tentativo di
composizione diplomatica del
conflitto, si va alla guerra. Lo
Spirito del Signore si posa su
Jefte a suggellare la sua acco^ienza: il Signore accetta Jefte e
proteggerà il suo operato. Ma
Jefte ñon se ne rende conto.
Non ha una fede così solida da
affidarsi a Dio come sarebbe
stato opportuno. Fa ima sanguinaria promessa: se Dio gli concederà la vittoria gli offrirà un
sacrificio; non un sacrificio da
poco: un sacrificio umano. La
prima persona che vedrà al suo
ritorno sarà la vittima!
Una promessa assurda
Alla sensibilità odierna un
Í
^ Preghiamo
, O Signore, Dk» no^oi Tu sei grande, sublime,
àopia dipnoi e di tutti gli esseri
umani. In questo manifesti la tua grandezza, ;.
r che non hai voluto dimenticarci, non hai volo- ”
1^.; to lasciarci »oh. Nel tuo amato figlio Gesù Cristo tu hai donato nientenKano che te stesso.
KarlBarth",
-ÍÍ
atteggiamento del genere fa
accapponare la pelle, ma nell’
antichità rientrava nell’ambito,
non proprio della norma, ma almeno nel verosimile, nel plausibile. Sacrifici umani erano praticati dalle antiche popolazioni
cananee all’inizio del primo millermio a.C. in occasioni particolari, all’atto della fondazione di
una città o in caso di estremo
pericolo di fronte al nemico. Come il caso del re di Moab il quale, visto che non riusciva a spuntarla contro gli israeliti, offrì in
olocausto il suo figlio primogenito, cosa che destò tanto orrore
tra i combattenti da indurli ad
abbandonare il campo di battaglia (2 Re 3, 26-27). Anche qualche ré di Giuda, sulla scià dell’esempio cananeo, fece «passare attraverso il fuoco» il proprio
figlio. l’sacrifici umani sono
espressamente condannati nell’
Antico Testamento. La prassi di
riscattare un primogenito con
un’offerta in danaro allontana
l’idea del plauso di Dio al sacrificio umano. Quando Dio chiese
ad Abramo di sacrificare Isacco
si trattò di una prova; e il fatto
stesso che la sua mano venisse
fermata per volere divino conferma che Dio non gradiva tali
sacrifici. A differenza del figlio di
Abramo, la figlia di Jefte non viene risparmiata; la storia ha il suo
cruento epilogo. Tuttavia, l’aspetto più sconvolgente della
storia, il sacrificio, non viene
neppure narrato con particolare^
orrore. Se la prima persona a venire incontro a Jefte fosse stata
un estraneo la vicenda, forse,
non avrebbe destato neanche
troppo l’interesse del cronista. Il
brano si sarebbe presumibilmente concluso dicendo che Jefte combatte con l’aiuto di Dio,
vinse e, fedele al Signore, offrì un
sacrificio per ringraziarlo...
La cosa che emerge e fa riflettere è l’idea che Jefte ha di Dio.
Il timore di essere abbandonato
sul campo di battaglia in balia
del nemico spinge Jefte a fare di
Dio ùn idolo da blandire. Jefte
pensa che Dio non faccia nulla
per nulla. Pensa che bisogna in
qualche modo ricambiare i suoi
favori. È la teologia del «do ut
des», del dare per avere, una
teologia che ha consistenti tracce nella religiosità popolare fino
ai nostri giorni: vedi i voti, i pellegrinaggi a luoghi ritenuti miracolosi, e il diffuso concetto
deU’«aiutati che Dio t’aiuta»,
creduto biblico ma che in effetti
è la negazione della fede nella
sola grazia di Dio.
Nonostante lo Spirito del Signore fosse su di lui, Jefte ritiene
necessario dover ungere le ruote
per far muovere il carro della
misericordia divina, senzp rendersi conto di porsi così al di là
del suo volere. Il suo scellerato
voto si ritorce contro di lui a sottolineare l’assurdità della fede
quando travalica il confine stabilito da Dio. Jefte voleva garantirsi l’aiuto di Dio, ma riesce solo a perdere una figlia! Così Jefte
passa alla storia come un eroe
dato il suo successo militare ma
è un fallito riguardo alla fede.
tua sorte». Ma Jefte non lo fa.
Sulla vicenda cala il silenzio di
Dio. Dio resta silente. Non rivela
nulla. Avrebbe potuto intervenire. Mediante un sogno avrebbe
potuto avvertire Jefte e impedire
che si consumasse quel tragico
rituale: avrebbe potuto mandare
un profeta per convincerlo a desistere dai suoi propositi: e se
non si fosse convinto avrebbe
potuto impedire che il fuoco attecchisse sul corpo di quella ragazza della quale ignoriamo perfino il nome. La storia, invece,
scivola verso il suo tragico destino. Un destino dal quale Dio viene escluso. Non c’è più Dio alla
fine di questo brano biblico.
La vicenda di Jefte ci lascia intuire come Dio possa essere ridotto al silenzio: Dio viene co'stretto al silenzio ogni volta che
noi creature osiamo sfidare lui,
il Creatore! Fino a che punto Dio
è presente nelle nostre vicende?
Dove inizia o finisce l’azione di
Dio? Dove inizia e finisce la libertà dell’uomo? Sono le domande che ci poniamo quando
non sappiamo se un evento
dobbiamo attribuirlo a Dio o se
è frutto del naturale corso
dell’agire umano.
La rivelazione di Cristo
Anche se ll confine è troppo
tenue, indefinito, per cfare
II silenzio di Dio
^ E «il sonno della ragione
S:
la
_ nera mostri», «il torpore
la fede genera fantasmi»: e
strana fede di Jefte lo dimostra!
La fede di Jefte è grottesca, è un
monito: per contrasto ci riporta
alla semplicità della fede.
Nel bisogno il credente confida in Dio, chiede aiuto, porta a
lui il suo carico, «Getta sull’Eterno il tuo peso ed egli ti sosterrà»
(Salmo 55, 22) dice il salmista.
L'esortazione può essere meglio
tradotta «Rimetti nelTEtemo la
una risposta razionalmente accettabile, resta la rivelazione di
Cristo che ci ha presentato Dio
comepn padre premuroso verso
i suoi figli. Cristo è l’espressione
più alta della volontà salvifica di
Dio poiché, nel suo sacrificio
«tutto è compiuto»!
Pur senza arrivare all’aberrazione di Jefte, nella nostra fede
talvolta si annida la tendenza a
pensare di dover fare qualcosa'
per essere in comunione con
Dio: e così/anche noi poniamo
Dio alla stregua di un idolo. «Il
cuore umano è una fucina di
idoli», diceva Calvino; come cristiani, invece, dovremmo aver
cura di liberarci dagli idoli che si
ergono nella nostra vita per far
posto solo a Dio, l’Iddio vivente
rivelato da Cristo. Forse proprio
nell apparente silenzio possiamo cogliere il dolore di Dio per
le azioni che calpestano la sua
signoria e rivelano l’incapacità
di noi umani di apprezzare il
suo immenso amore.
fondità possono darci
saggi originali. È il ca»
testo di Jefte, uno dei
dici d'Israele.
giudici non eranod
esperti di legge cornéf
nome potrebbe far sudi
porre: erano dei capi caS
smatici, degli eroi che il 3
gnore suscitava in qrJ
momenti di difficoltà *
risollevare le sorti dei
polo d'Israele.
Affrontare un testo ci
scabro^ è senz'altro uii¡
sfida. E necessario un m
tavole sforzo per porj,
nell'orizzonte culturale dà
ternpo a cui l'episodio si ri.'
ferisce; tuttavia è un lavi
ro in dispensabile persu.]
perare l'impasse morale e
trarre un messaggio valii
anche per noi oggi. t'as.
sunto di fondo è che Dionon predilige I «santbegli eroi ma assiste anche,'
chi vive la fede nella frágil
lità della natura umani'
Ancora una volta troviamo
conferma della verità ne^*,.,
testamentaria che ii Signiìsi
re «ha scelto le cose deboP '
del mondo per svergogn
re le forti» (1 Cor. 1,27):
Per la predicaziori^è
utile individuare l'equ^
lente moderno del sacrM
ciò se vogliamo che il,^j
sto ci dia un messaggi! ri-'-'
levante nel nostro tPtnj^':
II sacrificio è un attor rei'
gioso di ossequio allàdivl|
nità che si presta à tr#
scendere,in un merd ritO/i
propiziatorio. Per quesw
ragione l'Antico Testa5'
mento mostra delle perii;
plessità contro la pratià^j
del sacrificio in quanto^
può tradursi in unéuso
strumentale. «Tu han
prendi piacere nei saci
ci» (Salmo 51, 16) diceil
salmista e in Isaia il concet^
to è espresso in modo an- .
cora pili esplicito: «Che l
m'importaria moltitudine
dei vostri sacrifici?» (1,
11); «Voglio misericordif
non sacrificio» dirà Gesù
citando il profeta Osea
(Mt. 9, 13).
La religiosità popolare
tratta Dio come un idolo.
E questo è evidente nei
numerosi riti che vengono
tuttora praticati. Ma a un
livello pili profondo possiamo intravedere anche
nella nostra fede le tracce
di una visione idolatra di
Dio. Smascherare questa
visione e abbandonarla è
un momento liberante in
quanto mira a evidenziare
una fede autenticamente
cristiana. La dinamica della
vicenda di Jefte offre l'occasione di meditare sul tema della presenza di Dio
nella nostra realtà. Fintanto che cercheremo «Dio
per la sua utilità, subordinandolo ai propri fini»/
scrive Subilla, sarà un Dio
non utilizzabile e pertanto
«rigettato alla periferia liturgica della vita» (V. Sqbilia. Presenza e assenza di
Dio nella coscienza moderna, Claudiana, p. 12).
II fascino della figura di
Jefte sta nella sua ambiguità: è un antimodello
per quanto riguarda la sua
visione di Dio, ma è un
modello per indicare Tilh'
mitata fiducia di,Dio nel
II d
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ruomo.
Per
approfondire
Per il libro di Giudici si
possono proficuamentfi
consuitare testi introdutbvi. In italiano abbiamo^
J. A. Soggin, IntroduzioPf
all'Antico Testamento, "aideia, e R. Rendtorff, Ivdf
dazione all'Antico Testa'
mento, Claudiana. Per
testo specifico è bene iè9'
■...............«sacrifi
gere gli articoli ^g|
ciò», «voto», *9rezie* '.
Dizionario Biblico edito
dalia Claudiana.
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PAG. 3 RIFORMA
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^ Lettera aperta di mons. Abiondi, vicepresidente della Conferenza episcopale, sui matrimoni interconfessionali
«Cari fratelli valdesi e metodisti, abbiamo fatto una scelta ecumenica»
LNe5SL/na comunione è possibile se non si è disposti a sacrificare qualche cosa di sé o delie sicurezze... Insogna
lasciare le etichette per saper andare oltre e raggiungere la verità che è sempre più profonda del nostro sguar o»
ALBERTO ABLONDI
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ARI fratelli valdesi e meffldistì, la preghiera che
Iti moménti ci ha unito
lo che in questa occasioB Jébba trovare comuni ac«ntì di gratitudine al Signore
*r un evento che è coronaito di impegno e premesinda per il futuro. Avre
r assemblea
porsi, ¡JaCéi, l’8 maggio scorso,
!'i:rJralede| ^deliberato l’approvazione
sodio si ri. Svesto comune fra cattoI lavò, jj I „valdesi sui matrimoni
mSralf isti», testo a suo tempo vagio Milg £ dal Sinodo valdese-me'ggi. L'a^ todista. In questo spinto di
è che Dii Mosa gratitudine al Signore
«santi» e* eaì^fr operosi fratelli valete anchtì ¿esii metodisti e cattolici,
■g^fittetemi alcuni accenni
Mònaca e alcune precisa■ giuridiche che ci conino ben a! di là di esse.
in attesa di un avallo tanto severo quanto utile. Potete
dunque immaginare il clima
di attenzione con cui, in assemblea, si è sviluppata la discussione e si è svolta la votazione. Il risultato? In questa
prima votazione, su 218 votanti, i sì sono stati 187, i contrari 7, gli astenuti 24. La votazione invece suU’intero documento è avvenuta a grande
maggioranza.
In assemblea testimonianza
di ecumenismo
Non basta però citare i numeri; vi si debbono anche alcune considerazioni. Voglio
dirvi innanzitutto che il
documento fu accolto favorevolmente dall’ assemblea
dei vescovi per il suo contenuto ecumenico. Come per
la trattazione di altri argo
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re l’ocsul tedi Dio
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,11 diffìcile cammino
lell'approvazione
In sede di assemblea Gei,
ben due votazioni sono state
ifflfffignate per l’approvazione del documento; votazioni
diverse per contenuto, per il
,'ijuoziente richiesto e anche
perle difHgoltà che si potevano presentare.
difficile la prima votazione che riguardava la parte
del testo in cui la Chiesa cattolica, applicando una deroga
P prevista dal Codice di diritto canonico, accetta ecce5 rionalmente, nel caso di sposiffiterconfessionali che tra le
fotme di celebrazione del
itoatrimonio sia possibile anche quella pubblica civile. AfjBnehé tale procedimento potesse diventare normativo,
jirinpegnando ogni vescovo, il
s tillamento Cei richiedeva il
« Consenso, espresso in voti sePeti, di. due terzi più uno degli aventi diritto, presenti o
bo all’assemblea. Nella storia
della Cei si ricordano questioto rimaste in sospeso a lungo
oder
mbiiello
3 sua
è un'
l’illlnel
menti ho avuto l’impressione che l’ecumenismo stia veramente crescendo tiella
consapevolezza di tanti come una «dimensione ecclesiale», secondo la felice espressione di papa Giovanni
XXIII. Forse per questo nella
discussione sili problema dei
matrimoni misti furono
numerosi gli interventi nessuno però con tonalità antiecumenica. Certo sono ernerse Vcurie critiche e perplessità,
ma queste erano dettate soprattutto da preoccupazioni
pastorali. Proprio per tale
consapevolezza vorrei dirvi,
fratelli valdesi e metodisti,
che queste votazioni hanno
assunto un molteplice significato ecumenico. Certo, 1’
accoglienza ha segnato uri
passo decisamente in avanti
in un dialogo per il passato
non facile tra cattolici e protestanti in Italia.
Ma soprattutto vorrei sottolineare che i vescovi hanno
vissuto resperietiza del verbo
«lasciare» che è tipico in ogni
relazione d’amore (ricordate
in Genesi; <^L’uomo lascerà
suo padre e sua madre...», o
nel Vangelo: «Lasciate le reti...», «Lasciate le barche...»).
Ebbene, proprio una povertà
carica di amore ha sollecitato
i vescoiri a lasciare un’incarnata tradizione, vorrei dire,
una gelosa posizione collaudata dall’esperienza E cosi
superare anche una distanza
classica nel nostro costume
tra lo sposalizio religiqso e
quello civile, acquisendo una
possibilità eccezionalmente
autorizzabile dall’ordinafio e
indicata dal citato Codice di
diritto canonico, all’art. 1127
/2, che prevede sufficiente
per la celebrazione del matrimonio«una qualche forma
pubblica».
Comprendete ora il valore
della scelta compiuta. Ma
vorrei rilevare una terza motivazione ecumenica. La richiamavo proprio in aula assembleare concludendo la
serie degli interventi, quando
ammonivo che nessuna comunione è possibile se non
si e disposti a sacrificare
qualche cosa di sé o delle
proprie sicurezze o accettando di mettere a rischio anche
valori che ci starmo a cuore.
Certo all’orientamento posi-,
tivo furono determinanti gli
interventi sul piano ecumenico di monsignor Chiaretti e sul piano giuridico di
monsignor Nicorà, presidenti rispettivamente della Commissione episcopale per
r ecumenismo e di quella per
i problemi giuridici.
Scusate se insisto sui «meriti» episcopali. Devo ancora
dirvi che i vescovi si sono soffermati su un’altra preoccupazione pastorale: l’indissolubilità del matrimonio. Principio infatti che viene affermato sia pure in forme diverse nella realtà ecclesiale
cattolica e in quella valdesemetodista; quest’ultima infatti, com’è noto, ha un approccio diverso alla condizione
del cqniuge divorziato. Per
Ciri si comprende come solo
una forte intenzione ecumenica poteva aiutare i vescovi a
superare certa riluttanza e
certe non gratuite perplessità.
Sarà opportuno riconoscere anzitutto la portata storica
del documento. È vero che sino a questo momento la
stampa e i mezzi di comunicazione non hanno dato
grande rilievo; certo è però
che una votazione negativa
avrebbe avuto triste risonanza in tutto il mondo, per il
presente e, in tempi lontani,
per il futuro. Qualcuno infatti
mi ha chiesto quali saranno
le conseguenze di questo
consenso del Sinodo valdese
metodista e della Cei. Spero
che voi concordiate nel confermare la mia risposta: molte e positive le conseguenze!
Prima fra esse, la maggiore
distensione fra coppie di confessioni diverse. Una disteiisione che eviterà alle famiglie
interconfessionali di cadere
nell’indifferentismo religioso
e di rimandare alla niaggiore
età il battesimo dei figli. Naturalmente sarà diverso anche il clima della preparazione e facilitata la scelta del
matrimonio in chiesa; è dimostrato infatti come, per
tante coppie, il matrimonio
civile fosse la triste conclusione del contrasto fra le famiglie di diversa confessione.
Non solo ma le famiglie interconfessionali, oltre al superamento delle difficoltà,
potranno anche valorizzare
la loro esperienza ecumenica. Saranno cioè utili allo sviluppo del rapporto ecumenico attraverso l’esempio concreto della loro vita.
morismo in fondo è una
componente dell’amore.
Ma mi ha anche colpito, cari fratelli, la vostra sollecitudine. In soli due giorni con le
dovute consultazioni e per
iscritto avete accolto i due ritocchi suggeriti dal cardinale
Ratzinger, prefetto della Congregazione per la dottrina
della fede. La sua risposta infatti era sfata veramente positiva ed è stata certamente determinante nell’orientare i
vescovi, al momento della votazione. Essa diceva; «Il documento.risulta equilibrato e
per quanto riguarda gli aspetti dottrinali non presenta difficoltà; si allegano comunque
alcune osservazioni che potranno contribuire a migliorare il testo».
Leggiamo questo
documento comune
Dopo queste interpretpioni ecumeniche, pastorali e di
procedura penso che dobbiamo insieme riflettere, anzi
leggere la profondità di questo che non e solo un avvenimento, ma piuttosto un evento carico di sviluppi per il
futuro.
La buona volontà
dal primo incontro
Ora, dopo aver sottolineato
l’atteggiamento positivo dèi
vescovi^desidero esprimere
anche a voi fratelli valdesi e
metodisti, il riconoscimento
di tariti gesti di buona vo-.
lontà. Già è stato un segno di
buona volontà aver accettato
otto anni or sono, all’epoca
della mia presidenza della
Commissione Cei per l’ecumenismo, di ritrovarci insieme nella sede ufficiale della
Conferenza episcopale e precisamente il 1“ maggio 1988.
Ricordate che, proprio in
quella occasione, il nostro
dialogo presentò l’esigenza e
l’urgenza di essere confortato
e sviluppato da un gesto concreto? E la discussione sull’
argomento così avvincente e
impegnativa si protrasse tanto che fu proposto un invito a
pranzo non previsto, precisando però alla vostra sensibilità protestante che il pranzo ci sarebbe stato servito alla... «Domus Mariae». L’u
Documento che apre
a nuova qualità"di rapporti
Ma voglio concludere questa lettera interpretando
l’augurio di tutti: i valori che
essa presenta siano una intonazione del cammino futuro.
Intanto sappiate, fratelli vaidesi e metodisti, che noi cattolici abbiamo rilevato un clima diverso nello scambio vicendevole di inviti per momenti importanti delle diverse confessioni; come abbiamo notato una tonalità più
distesa nei mezzi di comunicazione sociale. Sono, anche
questi, segni di accresciuta
mutua fiducia, suscitata dall’iter positivo del documento.
Se penso poi che un documento così importante è nato
da un semplice gesto di vicendevole ospitalità, mi pare
logico il suggerimento di rapporti interconfessionali che
non si limitino alle celebrazioni o ai dialoghi ufficiali.
L’esperienza conferma che,
lontani da tanti secoli, abbiamo bisogno più di convivenza che di incontri. Questi si
rivelano insufficienti, infatti,
alla vicendevole comunicazione dei valori professati.
Ma questo cammino di
ospitalità ha rivelato, proprio
nei primi passi del suo sviluppo, un’altra stupefacente
esperienza. Nella commissione paritetica, i cui membri
erano st^ti nominati rispettivaménte dal Sinodo valdese
metodista e dalla presidenza
della Cei, fu motivo di confortante stupore lo scoprire insospettate ricchezze e affinità
■ nell’interlocutore. Se vogliamo, questa constatazione offre il fianco anche ad ima triste considerazione: quella di
essere stati e di essere tanto
vicini senza conoscerci nella
autenticità; perciò a volte ci
siamo trattati con disprezzo
con sospetto o dispetto.
A questo punto sorge l’ammonimento forse più grave e
più severo: bisogna lasciare le
etichette per saper andare oltre e raggiungere la verità che
è sempre più profonda del
nostro sguardo, spesso superficiale. Con questa attenzione
i valdesi, guardando a quanto
è awenutd, dovrebbero sentire l’opportunità di staccare
l’etichetta di «paura» da quei
vescovi che, nella loro assemblea, hanno scelto il valore
ecumenico dimostrando che
il contrario della paura non è
il coraggio ma l’amore.
Nello stesso modo i cattolici dovrebbero vedere le reazioni delle minoranze con
maggiore rispetto e non con
giudizio di costante sospetto.
Debbono capire insomma
che chi vive nel clima di maggioranza non può comprendere il comportamerito di
fratelli le cui reazioni' sono
provocate proprio dalla difficile condizione di una tninoranza che, quanto meno, viene trascurata o ignorata.
Soprattutto ambo le parti,
per rendere costruttivi i vicendevoli rapporti, debbono
sentirsi impegnate a purificare costantemente i loro valori
alla luce del Cristo e di fronte
ai bisogni dell’uomo come
appunto è avvenuto in questo rapporto per i màtrimoni
misti. Solo in questo modo
potranno rendere i principi!
efficaci nella lord comunità e
più appetibili agli altri.
. Mi accorgo però che tutti
questi propositi finirebbero
per restare solo firammenti di
speranza. Per portare invece
la speranza alla maturità della storia è necessario che i
rapporti non siano più episodici ma continui nella informazione costante e nel confronto firatemo.
Un organismo con questo
scopo realizzerebbe la validità di una comuniepione
che diventa comunione e
sperimenterebbe una intensità di incontri cioè di comunione capace di evitare
deformate comunicazioni e
pericolose informazioni.
Ed ora, per il futuro, cristiani di confessione diversa,
apriamoci al Consolatore
promesso da Gesù per essere
pellegrini verso l’unità in Cristo per scambiarci i doni delle nostre tradizioni, per non
cercare Eunione che fa la forza, ma la comunione capace
di testimoniare al mondo che
suo «è il Regno, la potenza e
la gloria».
Franco Becchino, vicemoderatore della Tavola valdese
Un passo avanti in un dialogo fruttuoso
In assenza del moderatore
— uc
"t^i Rostan, in viaggio ne8n Usa, il vicemoderatore,
pastore Franco Becchino, ha
commentato la «Lettera» del
Vescovo Abiondi. «Ho letto
pande attenzione e con
yivo interesse la lettera aperto diretta dal vescovo Ablonto ai fratelli valdesi e metodico - ha detto Becchino -. Ho
avuto il privilegio di far parc. per il tempo iniziale del
avoro, della commissione
cne ha elaborato il testo, e
posso confermare che lo spiato che animava tutti era di
«icero impegno per giungec a una soluzione adeguata
Problemi che via via si
Ponevano, con apertura di
toénte e di cuore verao i’altoo. Penso che oggi, di fronte
to risultato raggiunto, si pos
idi
sa affermare che Dio ha benedetto la nostra fatica, sicché è legittimo sperare che
egli voglia anche rendere
“stabile l’opera delle nostre
mani” (Salmo90,17).
Il nostto Sinodo nel 1993 si
è posto dinanzi al documento in una posizione duplice:
da un lato, con l’approvazione della propria commissione, il Sinodo ha “riceimto” il
Testo comune e lo ha inviato
alle chiese valdési e metodiste perché lo^titUizzino subito in vista della celebrazione
e della cura pastorale dei
matrimoni interconfessionali; dall’altro però considera il
Testo comune una “base per
continuare la trattativa con
la Cei in vista di futuri ulteriori sviluppi della normativa
sui matrimoni misti e piu m
generale di un dialogo fruttuoso. Sono perciò molto lieto nel constatare, che anche
monsignor Abiondi, nella
sua lettera, giudichi l’approvazione del Testo comune da
parte dell’Assemblea della
Gei più come punto di partenza che come punto di arrivo. Il tema dei matrimoni
misti è sicuramente un tema
ecumenico di grande rilevanza, perché tocca direttamente rincontro delle persone, e un siffatto matrimonio,
lungi dall’essere occasione ffi
contraddizione rispetto aUa
propria tradizione confessionale, può essere opportunità
di una testimonianza quanto
mai vivente e concreta di comunione e di unità in Costo
nel rispetto delle reciproche
identità».
Valdo Benecchi, presidente dell'Opera metodista
Una lezione da accogliere con gioia
«Mi rallegro molto - ha detto Valdo Benecchi, presidente
dell’Opera per le chiese metodiste - per l’awenuta approvazione da parte della Cei
del documento sui matrimoni interconfessionali, che
av.evamo visto un po’ come
uria prova importante e delicata dell’autenticità dei nostri
intenti ecumenici. Da parte
cattolica la prova sembra superata. E ora sarà la volta del
nostro Sinodo, che nel 1993
aveva ricevuto il documento
come base di un ulteriore approfondimento. Il Sinodo si
troverà di fronte a una sfida
che, personalmente, valuto
molto salutare proprio in uri
momento in cui riteniamo di
riprendere la nostra riflessione sull’ecumenismo.
Ho apprezzato molto la
Ietterai del vescovo Abiondi
perché fornisce ulteriori contenuti a quella sfida. Lasciare
“una gelosa posizione cattolica’*, “sacrificare qualcosa di
sé o delle proprie sicurezze o
accettando di mettere a rischio anche valori che ci
stanno a cuore" non sono’
soltanto delle affermazioni di
cortesia firatema. Se satino
fatte proprie dalla Chiesa
cattolica a ogni livello contribuiranno davvero a dare
“un’intonazione diversa deicammino futuro”. Sapete che
cosa, come protestante, mi
rieàce difficile da accettare
da un vescovo cattolico? Una
lezione di libertà. Mi perdoni
il fratello Abiondi: ma accolgo con gioia questa lezione
chiedendo al Signore che,
per l’opéra dello Spirito San
to, renda fecondo questo
cammino comune delle sue
chiese,«onde sia anch’esso
strumento nelle sue mani
per far conoscere a ogni
creatura il suo Regno di
amore, di perdono, di speranza, dì libertà». (nev)
Sul prossimo
NUMERO
ALTRI
INTERVENTI
- M. Venturi Marcheselli
- A. Taccia
- Mons. Chiaretti
4 t
4
PAG. 4 RIFORMA
Ecumene
VENERDÌ 31 MAGGIO i-.Knl 31
Per secoli ì mennonitiiedeschi furono perseguitati dai «fratelli» luterani
Accoglienza reciproca alla cena del Signore
L'intercomunione fra luterani e mennoniti tedeschi sarà presto possibile
È un importante evento ecumenico fra evangelici
HELMUT FRANK
SONO cristiani, ma per loro il crocifisso non significa nulla. «Cristo è risorto e regna alla destra del Padre, non
è più appeso alla croce» dice
Ingeborg Dettweiler, pastora
della comunità mennonita di
Monaco di Baviera. I mennoniti non hanno paramenti né
oggetti sacri, non hanno altari. Praticano il battesimo dei
credenti, per immersione,
come avveniva nella chiesa
antica e respingono il battesimo degli infanti. Queste sono
alcune delle caratteristiche
principali che li imparentano
ai battisti. I mennoniti, che
contano oggi in Germania
circa 50 comunità e 8.000
membri battezzati, furono ferocemente perseguitati per
secoli dai loro «firatelli» luteram. Per questo l’«Accoglienza reciproca alla cena del Si. gnore», che è stata preannunciata il 17 marzo ad Amburgo in un incontro tra luterani e,mennoniti, è un evento
importante dal pulito di insta
ecumenico. Ad Amburgo
c’erano i rappresentanti delle
chiese mennonite e, tra i luterani, il vescovo Maria Jepsen e il vescovo Horst Hischler, presidente della Chiesa evangelica-luterana unita
di Germania.
I mennoniti sono i superstiti del movimento anabattista del XVI secolo, rivoluzionario sotto l’aspetto ecclesiale e sociale. Partendo da Zurigo, per, opera di alcuni seguaci di Zwingli, che chiedevano
una maggiore’ incisività nel
movimento riformatóre, sK
sviluppò a partire dal 1525 in
direzione radicale e pacifista,
mettendo in agitazione sia il
potere religioso sia quello
politico. Gli anabattisti erano
convinti che stato e chiesa
dovessero essere nettamente
separati; ma Lutero si schierò
dalla parte dello stato. Nella
Confessione di fede di Augusta del 1530 le istanze ana
La Santa Cena nella chiesa mennonita «Bij de Toren» ad Amsterdam (seconda metà dèi sec. XVIII)
battiste furono condannate e
Melantone volle il mantenimento della pena di morte.
Le persecuziom raggiunsero un primo momento di
grqssa intensità, quando gli
anabattisti, nel 1527, a Schleitheim, nei pressi di Sciaffusa, redassero il loro programma. La seconda Dieta di
Spira, nel 1529, non segnò
solo la data ufficiale della nascita del protestantesimo, ma
anche la condanna a morte
del movimento anabattista.
Le stesse città, ^i stessi principi evangelici che a Spira
protestavano contro le restrizioni verso la fede evangèlica,
votarono a favore della persecuzione degli anabattisti.
Richiamandosi a leggi contro
gli eretici di oltre mille anni
prima fu decretata la pena di
morte contro i «ribattezzatori». Decine di migliaia di anabattisti furono uccisi, «battezzati nel sangue», come essi stessi dissero.
Il movimento anabattista
non fu mai una grossa entità
unitaria: fu un movimento
popolare con molte sfaccettature sociali e religiose. Alcune figure di capi, originali, ma talvolta anche hizzmrì,
lo divisero in diversi filoni.
Jakob Hutter, per esempio,
organizzò i suoi seguaci in
comuni che si richiamavano
ai raccónti della comunità
cristiana di Gerusalemme,
abolendo la proprietà privata, in una sorta di comunismo anarchico. La catastrofe
giunse quando uno dei loro
capi, Melchior Hoffman, nel
1534, proclamò nel duomo di
Münster l’«Awento del millennio del Regno di Cristo»,
secondo le visioni dell’Apocalisse di Giovanni.
Gli abitanti di Münster si
trovarono in balia del predicatore carismatico che nella
città, da cui nessuno poteva
uscire, instaurò una teocrazia
spietata con la comunione
dei beni e la poligamia. I «miscredenti» che si rifiutavano
di essere ribattezzati venivano giustiziati. I melchioriti
resistettero più di un anno,
ma la riconquista sanguinosa
della città segnò la loro fine.
Nella Germania meridionale
gli anabattisti furono uccisi
'Unó per uno e il inovimento
fu annientato prima della fine del secolo.
Un ex prete cattolico. Menno Simons, nato a Wittmarsum, in Olanda, riuscì a raccogliere i pochi superstiti, che
da allora non si chiamarono
più anabattisti. Isolati dalle
«dispute di questo mondo»,
cercarono di condurre una
vita tranquilla: dapprima
si stanziarono in Moravia,
nella Germania del Nord e in
Olanda. In Svizzera le poche
comunità sopravvissute in
valli appartate emigrarono
nel Palatinato, quasi spopolato dalla guerra dei Trent’
anni (1618-48). Gli anabattisti
di Moravia si rifugiarono in
.Russia, di là fuggirono in Canada e poi negli Stati Uniti.
Verso le Assise della «Comunità evangelica di azione apostolica» (Cevaa)
La piccola Chiesa protestante dell'isola della Riunione
La Chiesa protestante della
Riunione (Epr), autonoma dal
1976, è figlia della cappellania
militare. In un paese ampiamente dominato dal cattolicesimo, essa rappresenta una
piattaforma di incontro. È
aperta alla collaborazione
con le altre chiese protestanti
e con la Chiesa cattolica romana, in particolare attraverso studi biblici ecumenici e
conferenze aperte a tutti, su
temi di attualità. Cerca di
presentare un volto aperto
del cristianesimo.
Si sta sviluppando il collegamento con le chiese sorelle
dell’Oceano Indiano. I contatti avvengono tramite incontri giovanili e seminari di
operatori della comunicazione. È in progetto un, giornale
per l’insieme delle chiese
protestanti dell’Oceano Indiano. Nel 1989 la Chiesa
contava 180 famiglie, con il
70% di malgasci, il 30% di
metropolitani e alcuni creoli.
Vi è un pastore per due luoghi di culto.
La formazione dei laici si
effettua mediante gli studi biblici e i culti. L’Epr è membro
corrispondente della Federazione protestante di Francia,
membro associato della Cevaa e membro dell’Alleanza
riformata mondiale (Arm).
Una chiesa senza opere
La Chiesa della Riunione
non gestisce opere sanitarie,
sociali 0 scolastiche, ma i
suoi nlembri sono fortemente impegnati in associazioni
di donne in difficoltà, di persone appena uscite dal carcere, e di popolazioni rurali. Il
diaconato gioca un grande
ruolo nei confronti dèi rifugiati politici 0 di casi sociali.
L'«American Waldensian
Society» cambia indirizzo
) STAti UNITI — A partire'dal 10 giugno 1996 la sede
defl'«AmeiìÈiUi Waldensian SocÌety»si sposterà In Pennsylvania. U nuovo indirizzo sarà: Box 744, Wbitehatt,' PA18052
(Usa). L'attuale «Brettore esecutivo, il p^oie PraiUtG. Gibson, sta per midare in pensione e sarà sostituito da due
nuovi codirettorì, i pastori Edt^d e Rudi Santana-Gracè. .
Nel campo dei mass media
esiste un giornale, «Ephata»,
destinato alla comunità.
Fra le difficoltà incontrate,
si segnalano la grande diversità delle chiese protestanti,
la religiosità quasi magica
con il timore del malocchio, e
la forte presenza dell’Islam.
Per affermarsi, la chiesa sente il bisogno di avere un luogo di culto, con locali adeguati per accogliere i malati
malgasci curati alla Riunione,
una biblioteca e alcune sale
di riunione.
L’isola della Riunione è un
territorio di 2.511 kmq, con
575.000 abitanti. È un dipartimento ft-ancese d’Oltremare
(Dom). Il prodotto interno
lordo prò capite è di 3.940
dollari.
L’isola produce canna da
zucchero, rum, vaniglia, essenza di geranio, tabacco,
mais. Si praticano inoltre l’allevamento e la pesca. Le lingue parlate sono il francese, il
creolo e il malgascio.
Sul piano religioso, le chiese protestanti rappresentano
il 5% della popolazione, la
Chiesa cattolica romana il
90%, l’islamismo il 2%, l’induismo il 3%.
Appello di Konrad Raiser e di jean Fische
alle chiese protestanti europee
GINEVRA —- Il 24 aprile scorso, il pastore Konrad Raiser
gretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese (r
ha lanciato un vibrante appello alle chiese protestanti d’Eu,
chiedendo loro di mettere da parte le differenze nazioni
confessionaR che permangono tra di loro. L’Europa, ha detÉ
sta eyolvepdo rapidamente verso una situazione «in cui le d
stinzioni tradizionali tra le diverse chiese protestanti diven
senza oggetto e in cui, tra le chiese protestanti, esiste un g,
di comunione che dovrebbe essere riconosciuto in quantos
le». Raiser ha quindi chiesto alle chiese protestanti di svilurt
re una nuova concezione deU'ecumenismo: «La riformula^
dell’ordine del giorno ecumenico deve venire dall’Europa» \
detto, perché è in Europa che le tre grandi tradizioni cristù"
(protestante, cattolica romana e ortodossa) si incontrano 1,
Jean Fischer, segretario generale della Conferenza delle cliii
europee (Kek), le chiese dell’Europa occidentale e quelle deM
Europa comunista hanno un ordine del giorno molto diveii
Le chiese occidentali non sembrano avere preso sul seri
cambiamenti sopraggiunti nel continente dopo la caduta c
comunismo. Invece, «le chiese dell’ex Europa comunista sii
no trovate confrontate a una nuova situazione totalmente rii
luzionaria». Dopo la fine del dibattito ideologico tra capW
smo e socialismo in Europa, ha detto Fischer, «molte chiese^
cettano semplicemente che il mercato diventi la potenza dofl
nante e decida della sorte della società, ovunque in Euro^
Fischer ha chiesto alle chiese europee di impegnarsi
mente a favore dell’ecumenismo nel proprio paese. [sppis
Polonia: il segretario generale del Cec
auspica un maggiore impegno ecumenico!
VARSAVIA — Al termine di una visita di tre giorni in Poli
nia, il segretario generale del Consiglio ecumenico delle eli
se (Cec), Konrad Raiser, ha lanciato, il 17 aprile scorso, unl
pello alle grandi chiese della regione affinché si impegni
più attivamente a favore dell’ecumenismo. Dopo un incoi
con i responsabili del Consiglio ecumenico polacco (Pre)i l
festeggiava il suo 50“ anniversario, il pastore Raiser ha pra
sato che era stato invitato a promuovere un «rafforzameM
della visibilità» delle chiese dell’Europa orientale neU’ambS
del Cec e'della Conferenza delle chiese europee (Kek). Il U
raggruppa le chiese minoritarie ortodossa, luterana, rifom
ta, metodista, battista, vecchio-cattolica e cattolica polac
Raiser ha inoltre incontrato il presidente Kwasniewski per uJ
visita di cortesia nel corso della quale hanno parlato del ràp
porti tra chiesa e stato nell’ambito del nuovo ordine legale
costituzionale della Polonia. Durante un incontro con il cari*
naie Jozef Glemp, il pastore Raiser ha ribadito la posizioneì
Cec, sottolineando che l’ecumenismo mondiale sarebbe iS
completo senza la partecipazione della Chiesa cattolica roi^
na. Finora, in Polonia, il dialogo si è verificato soprattutto^
vello di vertice, e le posizioni della maggioranza dei cittadiffl
continuano ad «essere totalmente modellate» secondo pn)|
spettive cattoliche romane, ha osservato il pastore Raiser. «S
rebbe bene che la Chiesa cattolica facesse di più per promu
vere la coscienza ecumenica». (bs
Scozia: progetto di unità dei protestanti
Francia: Jacques Stewart è stato ricevuto
dai primo ministro Alain juppé
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EDIMBURGO — In un incontro svoltosi il 19 aprile scora
cinque chiese protestanti scozzesi hanno deciso di accelera
il progetto di unità tra di loro. L’iniziativa riguarda la Chiesa]
episcopale di Scozia, la Chiesa congregazionalista di Scozia,!
Chiesa riformata unita, il Sinodo metodista di Scozia eJ
Chiesa di Scozia, la cui struttura è presbiteriana. Una sesti
chiesa, la Chiesa libera unita di Scozia che è fortemente legati
alle tradizioni presbiteriane e che ha partecipato alle rluniol|
precedenti, ha deciso di ritirarsi, mentre i battisti non soi^
coinvolti nel processo. La decisione del 1994 della Chiesa epi;'
scopale scozzese, che fa parte della comunione anglicana, #|
ordinare le donne al sacerdozio ha permesso un’accelerazitr
ne del processo di unità. All’ordine del giorno della riunionti
del 19 aprile non figurava il ruolo del ministero ordinato, benj
sì il ruolo di tutti i cristiani nell’ambito del ministero, noi
il modo di permettere alle chiese di dedicarsi a certe coiw
nità particolari come i centri urbani, periferie e zone rurali
Ifnti
Storii
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JLSEI
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P^IGI — Il pastore Jacques Stewart, presidente della Feo*Ì wthal, ri
razione protestante di Francia (Fpf) è stato ricevuto a Mah4 alca è tn
gnqn il 29 aprile scorso, per un colloquio con il primo miri-ì sqj,
stro francese Alain Juppé. Accompagnato dal pastore Chiiy ca, «jq^a
stian D’Hont, membro della «Missione evangelica zigana», ^ fede e d<
da Jacques Debu, magistrato e membro della «Commissioi® suo pop
sociale» della Fpf, il pastore Jacques Stewart ha illustrato ^ ebrei qut
primo ministro le frequenti difficoltà a cui vanno incontro fR Parole pe
zigani nei loro spostamenti. Ogni anno, la «Missione evang^’j Oìspejca zigana» deve fare fronte a crescenti difficoltà neirorganj^' tutto il n
zazione dei propri incontri annuali e dei propri raduni iecolì, g
hanno una grande importanza per la sua vita di chiesa e di Una nazii
munità disseminata. AI termine dell’incontro, Jacques de reijgj
ha espresso il suo profondo sollievo per l’annuncio fatto d^, tazz
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stesso Juppé di non legiferare sulla base delle conclusioni del'
la commissione parlamentare sull’immigrazione.
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Georgia: il patriarca ortodosso di Tbilisi
chiede l'abolizione della pena di morte ®
O.ofi
TBILISI — Il patriarca ortodosso Ilia II di Tbilisi, in Geot&^i
ha chiesto l’abolizione della pena di morte. Il capo dW
Chiesa ortodossa della Georgia ha posto il parlamento
lisi di fronte alle sue responsabilità invocando il cornano ì
mento biblico del Decalogo: «Non uccidere». Ha chiesto W •
malmente che la pena di morte venga esclusa dal Codice^;
naie. Secondo fonti provenienti dall’ambasciata della Geó^
a Roma, il patriarca Ilia II ha inoltre chiesto alle autorità g®y.
giane di concedere la grazia ai 33 prigionieri del paese
no stati condannati alla pena capitale. (sppK^'P^'
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Cultura
La Claudiana pubblica la seconda edizione del libro di Mister McGrath
Il pensiero della Riforma
Un'opera di notevole chiarezza espositiva che affronta le posizioni
dei riformatori e l'influenza del loro pensiero nella storia
PAG. 5 RIFORMA
La Riforma e la sua epoca
I capisaldi
mphanco hofer
riamente ammessa la
isa ignoranza religio[ia, a cominciare dalla
„jnoscenza della Bibiche se diverse sono le
zioni che se ne danno,
jÈSte non sembra privo
¿nsabilità il quasi mouJo cattolico dell’inforJone e della formazione
posa degli italiani; per
itoUguarda la Riforma si
idi un problema nel proti aggravato dal fatto
da W conoscenza viene
lo fiù dagli eredi della
iWrma, dopo Jedin
^ta anche Riforma catla^cora non raramente,
^inpio in testi scolastici
jria e filosofia, la presenIne della Riforma risulta
Waiia e per luoghi comu[la'ilchiesta di informazio',|0che per questi motivi,
Àe sempre viva. Va detto
,iò ,ehe pure per chi apparterà minoranza religiosa
Ttoale protestante italia. Mn è facile muoversi
el|li4cato mondo del ’500
Iposo.
.Ciòipiega il successo della
Limafdizione italiana del
P,#adotta in modo scorfOle, del libro di Mister E.
iirath, docente di Storia
Jalpologia a Oxford e pres^altri istituti universitari;
[uccesso registrato anche
)ieiror|ginale inglese del
'■■■], per cui nel 1993 si è resa
fissarla una seconda edile che ora appare in italiaiJj^ata anche alla chiarez
za dovuta all’esperienza dell’autore come professore che
non si vergogna di prendere
sul serio la didattica (sono
utili, per esempio le sei appendici; il glossario, come
orientarsi fra le abbreviazioni,
le fonti e le citazioni dei Salmi
che possono creare problemi
tra il testo ebraico e la vulgata, le indicazioni su come aggiornare la bibliografia sulla
Riforma, un prospetto cronologico di avvenimenti e, per il
lettore italiano, una bibliografia selettiva e ragionata).
La presente edizione risulta ampliata in quasi tutti i capitoli, con introduzioni o in- ì
tegrazioni della precedente,
Per quanto riguarda la presentazione dei nodi del pensiero della Riforma, il testo riporta in modo sintetico anche la posizione del Concilio
di Trento, che serve a far emergere con maggiore chiarezza la posizione della Riforma e la risposta della Chiesa
cattolica. Opportunamente il
traduttore annota indicazioni
terminologiche e l’editore segnala le posizioni mutate, o
comunque oggi differenti da
allora. Anche qui affiora l’attualità di questa di questa
presentazione storica, che fa
intendere il nodo di posizioni
affrontate nel lavoro ecumenico, che riprendono le tematiche classiche (si veda la
dichiarazione congiunta luterano-cattolica sulla giustificazione) o fanno capire il
perché di interventi tuttora
ondeggianti, come alcuni di
papa Wojtyla, che se può tal
volta rivalutare con termini
commoventi Lutero per la
sua religiosità, deve improvvisamente ricordare ai cattolici della diocesi di Treiito,
qualche settimana fa, la validità del Concilio tridentino
non solo come rinascita della
fede (e passi) ma anche perché Tassise cattolica «seppe
trovare il coraggio della fedeltà alla tradizione».
La nuova edizione aggiunge un capitolo, l’undicesimo,
sull’influenza del pensiero
della Riforma nella storia, indicando alcune direzioni per
il lettore italiano più consuete
come l’etica del lavoro, Je origini del capitalismo, i diritti
umani, e altre meno note, come l’atteggiamento positivo
verso il mondo e sopr^ittutto
lo sviluppo delle scienze naturali. Pur nello sforzo attualizzante, nonostante qualche
posizione anche recente tesa
a ridimensionare, la Riforma
rappresenta un tornante epo
cale del pensiero religioso e
della cultura, con numerosi e
non facilmente circoscrivibili
riflessi di ritorno anche sulle
altre confessioni cristiane oltre che sulla società.
Forse, rispetto alla Chiesa
medievale d’Occidente con 1
suoi limiti e le sue contraddizioni, e quella orientale della
raffinata cultura bizantina, rimane l’aver messo in mano
tendenzialmente a tutti la
Scrittura con la rottura del
monopolio clericale, diffondendo di fatto la libertà religiosa e la ricerca personale e
comunitaria, non più coercibile da un’autorità centralizzante. Il dramma delle discussioni e delle divisioni nel
protestantesimo delle origini,
descritto con cura e chiarezza
da McGrath, insistendo sulla
funzione di «paletti» divisori
di molte elaborazioni dottrinali, che ha visto Lutero e
Zwingli fortemente contrapposti ma anche impegnati
nell’amore reciproco e nella
preghiera a «Dio onnipotente
affinché, mediante il suo Spirito, ci confermi nella retta
comprensione delle cose» (dichiarazione comune riportata
a p. 271), indica piuttosto una
via ecumenica che può coinvolgere tutte le chiese che
non si ritengano proprietarie
dello Spirito, in un’unità nella
diversità che per certi aspetti
permarrà sempre nella storia.
(*) Mister McGrath: Il pensiero
della Riforma. Lutero, Zwingli,
Calvino, Bucero. Torind, Claudiana, 1995 (II ediz.), traduz. diMdo Comba, pp 400, £ 38.000.
Il volume di- McGrath, che
focalizza già nel titolo l’attenzione su alcuni dei principali
riformatori e vuole essere
un’introduzione metodologica alla Riforma, si inoltra nella complessità dell’epoca,
partendo dal contesto sociale, ricordando l’importanza
dell’invenzione della stampa,
sottolineando la forte caratterizzazione religiosa degli
eventi, non di rado ignorata o
semplificata nelle interpretazioni e negli studi storici.
L’autore presenta le differenti posizioni e le vivaci discussioni descrivendh il movimento in tre ramificazioni
(luterana e calvinista come
Riforma classica; anabattista
come Riforma radicale), con
conseguenze fino all’attuale
protestantesimo; analizza la
religiosità medievale, si sofferma suH’umanesimo e il
suo complesso rapporto con
la Riforma evidenziano rapporto di Erasmo, di cui in Italia viene per lo più enfatizzata
la disputa con Lutero e l’asserita fedeltà a Roma, piuttosto
che la spinta riformatrice testimoniata da opere che resteranno a lungo aU’indice,
dedica attenta considerazione alla scolastica, forse poco
spazio ala spinta al rinnovamento culturale nelle corti rinascimentali.
Il corpo centrale è costituito dalla presentazione dei capisàldi classici della Riforma:
giustificazione per fede, predestinazione, ritorno alla
Scrittura, sacramenti; conclude la dottrina della chiesa e il
pensiero politico della Riforma, facendo via via riferimento alle diverse posizioni e
spiegando le motivazioni delle peculiarità dei riformatori.
Un ritratto di Giovanni Calvino
mdo pro-i
introduzione aH'ebraismo
Jorìe e parole di un popolo
*" ' al destino particolare
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la Chiesa]
Scozia,
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celerazii
È in corso a Rimini .una nostra docLimentaria ricca di spunti interessanti
La diffusione del cristianesimo nei suoi primi tre secoli
J. SERGIO TURTULICI
vuto
LI ebrei, chi sono costoro? E perché ebrei, giu|tó, israeliti, che cosa signifi®|uesta varietà di termini?
^tori come siamo, noi crisni, all'èbraismo, perché
secoli l’abbiamo caricato
■ -ioj®*disprezzo, emarginato,
atn ben- ^^Itato? Perché gli ebrei
\ nnnchi considerati «diver
to rnniu- ecqellenza e quindi arurali • ’ Perché i termi
\ e olocausto esprimo¿entrambi per noi lo ster®too nazista degli ebrei, ma
Pet gli ebrei non sono la stesS3Cosa? Su questa e molte al, r. domande Elena Loew
w rii ricercatrice in ebrai
e 3 e traduttrice, che firma
040 su «11 Sole-24 ore» una rubri
ore Cn ' J®, «ludaica», sui testi della
;ig^a»i fede e della letteratura del
missio 1 popolo, ha scritto Gli
istrato »rei questi sconosciuti. Le
:ontrojH f^nle per saperne di più*.
nella diaspora di
’org^, tatto il mondo nel corso dei
dtini ^ gli ebrei «non sono
oodic ,) ^nazione, né solo una fes ® ''sligiosa, né tantomeno
(come hanno cre® di credere, i per(bm ^toridei nostri tempi). Gli
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tei sono infatti un popolo,
W se dal destino assai partitaare». Ai confini tra Occi- tte e Oriente, essi vissero
per primi quella concezione che ci connota come occidentali, che Carlo Levi ricorda nelle celebri pagine iniziali di Cristo si è fermato a
Eboli: il tempo lineare, la storia che si muove in avanti e
non torna indietro, nella quale leggiamo il legame tra cause e effetti. È dalla teologia
biblica della storia che ci viene questo, da qui abbiamo
tratto l’idea del divenire, del
progresso.
Il libro di Elena Loewenthal si presenta in due parti.
Nella prima l’autrice ripercorre i momenti cruciali della
storia, della memoria collettiva ebraica, quelli che sono
entrati a far parte della coscienza del popolo. E poi ancora la vita e la fede,' strettamente intrecciate, la cultura
del Libro (la Bibbia), la diversità. La seconda è un glossario. La vita ebraica ci viene
descritta nei ritmi quotidiani,
nella fede, nei riti, nei riferimenti fondamentali, attraverso concetti e termini linguistici che le sono propri.
Parole come chassidismo,
golem, haggadah, kippur,
likud, midrash, e molte altre.
Le ripetono la stampa, la tv, i
libri talora, ma non ci dicono
molto: l’autrice ne fornisce di
volta in volta gli elementi di
approfondimento. Ma oltre a
questo riusciamo a capire
meglio qualcosa di noi stessi
in espressioni di matrice
ebraica entrate nel nostro vissuto di cristiani, di protestanti
italiani; benedizione, diaspora, ghettò, giubileo, elezione.
(*) Elena Loewenthal: Gli ebrei
questi sconosciuti. Le parole per
saperne di più- Milano, Baldini &
Castoldi, 1996, pp 145, £ 22.000.
_______BRUNO COSTABEL_______
CERTAMENTE Rimini, ina
in generale tutta la Rìvie-,
ra adriatica, è conosciuta in
Italia e all’estero come centro di divertimenti: ma non è
solo questo: non mancano i
luoghi di cultura e di ricerca spirituale. Nella centrale
piazza Cavour, nelle sale dei
palazzi delTArengo e del Podestà, ha luogo un’interessante mostra intitolata «Dalla
terra alle genti», che presenta
la diffusione del cristianesimo nei primi tre secoli.
La mostra parte dalla constatazione che «il cristianesimo è radicato nella storia e
per questo è possibile tracciarne il cammino» (così il catalogo edito da Electa). La sua
origine è legata alla terra di
Israele, la terra della promessa biblica, la terra di Gesù di
Nazaret, e «a partire da quelhi
terra, la fede cristiana si è diffusa in tempi piuttosto rapidi
in un contesto geografico e
culturale ben più arnpio,
quello del mondo ellenisticoromano, compreso entro i
confini dell’impero e anche al
di là di tali confini. È l’ambito
geografico, che comprendeva
allora il mondo, l’ecumene, e
che sostanzialmente è rimasto
tale fino a quando le scoperte
geografiche dell’età moderna
hanno trasformato totalmente il teatro delle vicende umane (...). Per questo è possibile
allestire una mostra».
La mostra è articolata in
quattro sezioni: Tambiente
delle origini: la Palestina ai
tempi di Gesù; i viaggi delTeVangelizzazione (p^colare cura per i viaggi di Paolo);
la diffusione del cristianesimo tra II e III secolo; segni
della presenza e della vita dei
cristiani; vi predominano, e
non poteva essere che così,
arredi per il culto (calici, piatti, accessori per la Santa Cena), immagini con segni tipici deH’ebraismo - candelabro
a sette braccia, Menorah --,
candele, lumicini, il pesce, il
Buon pastore, raffigurazioni
di scene bibliche scolpite in
gran parte su sarcofagi. Naturalmente vi sono anche pannelli che descrivono il sorgere del cristianesimo in Palestina, presentando l’ambiente giudaico con le varie tendenze religiose e il potere romano con Tinevitablle reazione che suscitava nella popolazione; da una parte ribellione e voglia di riscatto,
dall’altra collaborazionismo,
nicodemismo, «gattopardismo» di molti.
Appassionante la sala in
cui sono esposti alcuni frainmenti di papiro dei famosi
manoscritti di Qumran e una
giara «iscritta da Qumran» i
cui frammenti sono stati in
gran parte ritrovati, tanto
che è stato possibile ricostruirla quasi per intero, con
su ben visibile la parola «Roma» in caratteri ebraici: probabilmente era destinata al
trasporto, via mare, di materiale dalla Palestina a Roma e
viceversa.
A Qumran è destinato il
primo dei due «approfondimenti»; il secondo è dedicato
alla «tomba di Cristo», ossia a
fotografie e plastici in miniatura che cì presentano la
tomba indicata per tradizione come quella di Cristo in
luogo vicino al Golgota. «Nel
325-26 Makariós, vescovo di
Gerusalemme, scoprì una
tomba tagliata nellà roccia
che fu subito proclamata come la tomba originale di Cristo». Subito isolata e custodita in quella che ora è chiama
ta la chiesa del Santo sepolcro, «la roccia fu però demolita e l’imperatore Costantino
ordinò che il masso, ora isolato, si dovesse abbellire con
scelte colonne e abbondanza
di ornamenti, perché la grotta
veneranda brillasse di splendenti decorazioni».
Fotografie di come è oggi la
chiesa del Santo sepolcro illustrano, a mio parere, l’idea
che oggi si ha spesso del qristianesimo: un edificare fastosi monumenti, simboli di
potenza, gloria e ricchezza
come si fa e si è fatto per i
forti della storia umana, piuttosto che ascoltare la voce
dell’umiltà, dell’abnegazione, dell’amore per gli tdtri, di
chi ha deposto la sua vita per
recare al mondo pace e salvezza. Gesù ha detto «Guai a
voi, ipocriti, maestri della legge e farisei. Voi costruite belle
tombe per i profeti, decorate i
sepolcri degli uomini giusti.
Voi dite: se fossimo vissuti ai
tempi dei nostri padri, non
avremmo fatto come loro, che
hanno ucciso i profeti. Intanto voi dichiarate, contro voi
stessi, di essere discendenti di
quelli che uccisero i profeti.
Continuate! State portando a
termine quello che i vostri padri hanno cominciato» (Matteo 23,29-32).
Giustamènte Guido Moscati, su La stampa, ricorda il
pannello che riporta la lettera di un anonimo del II secolo a Diogneto, che descrive i
cristiani tesi nell’attesa del
regno di Dio e operanti nell’
amore per la fraternità di
tutti gli esseri umani, mossi
da una reale spinta proveniente da Dio, ma in nulla
differenti dagli altri comuni
mortali per quanto riguarda
i loro usi esteriori e il loro
modo di vestirsi.
A Filippi Paolo fondò la prima comunità cristiana in Europa
6
PAG. 6 RIFORMA
VENERDÌ 31 MAGGin
19
Denuncia della Fao
I suoli dell'area
mediterranea a rischio
Ambiente mediterraneo a
rischio, inclusa l’Italia s’intende. A lanciare il segnale è
stata la Fao in un documento preparato in occasione
della ventesima Conferenza
regionale. Sotto accusa questa volta è il fenomeno dell’erosione che incombe su
circa il 50% dei terrerii agricoli. Collegati indirettamente sono l’eccessiva salinizzazione favorita dall’aridità, il
disboscamento, la scarsità di
acqua che contribuiscono ad
abbassare le capacità fertili
del suolo.
Niente di nuovo sotto il
sole. Visto che le grida di allarme sull’ambiente sono
numerose e arrivano da tutte
le direzioni. È tempo però
che si corra ai ripari, dove e
quando possibile, salvando il
salvabile. Il pesante intervento delle attività umane
sugli equilibri del suolo sta
causando danni preoccupanti a una delle più preziose risorse di base sulle quali
poggia la nostra stessa sopravvivenza come specie.
«Si calcola che nei paesi
del Mediterraneo - dice la
F^o - ogni anno vento e acqua si portano via un miliardo di tonnellate di terreno
fertile con gravi conseguenze
soprattutto per le terre marginali e i paesi del Sud e dell’Est del bacino». In condizioni normali la velocità di
usura del suolo è assai lenta
e la sua riformazione per decomposizione delle rocce
compensa la perdita subita.
Quando invece per diverse
cause, tra cui la mancanza di
protezione vegetale o la difettosa utilizzazione agricola
del suolo, si verifica la rottura deH'equilibrio in favore
dell’azione erosiva il fenomeno prende una forma accelerata e diventa difficile
dominarlo
11 monito della Fao non si
esaurisce qui. Il 25% delle
terre coltivate, circa 16 milioni di ettari, è a rischio di
salinizzazione a causa dell’
aridità. L’evaporazione dell’
acqua superficiale lascia depositato nel suolo uno strato
di sali minerali che, di fatto,
riducono o perfino annullano, a seconda dell’accumulo
presente, la resa agricola annua del terreno. Infine incombono sui terreni dei paesi del Mediterraneo i rischi
dell’eccessivo disboscamento che procede a ritmo superiore rispetto a quello necessario all’espansione agricola,
non ultima una delle cause è
la raccolta di legna da ardere, e la scarsità dì acqua come conseguenza del fenomeno della desertificazione
che si farà sentire soprattutto in Medio Oriente e in Africa del Nord. Quest’ultimo
viene innescato, in aree tendenti all’inaridimento, da
complesse sinergie nelle
, quali la siccità si accoppia al
degrado dei suoli dovuto a
un eccessivo utilizzo da parte dell’uomo e dalle attività
di agricoltura intensiva. Per
il futuro quindi, vistò che
non si potrà incrementare la
disponibilità di acqua, si dovrà ricorrere, soprattutto
nelle zone predisposte, alla
riconversione di risorse alternative, come le acque salmastre o quelle reflue.
«Il Mediterraneo va protetto - conclude il rapporto della Fao - senza privare dei benefici del progresso i suoi
abitanti. Occorre a tal fine
continuare a sviluppare ed
applicare tecnologie compatibili con l’ambiente». Solo
così potremo forse invertire
la perversa spirale negativa
che sta distruggendo i nostri
suoli; solo così potremo Arenare l’erosione. A questo
proposito occorre ricordare
che il nùmero degli esseri
umtmi è in costante aumento, cresce la domanda per i
più diversi generi biologici
ma la produttività biologica,
annessi e connessi, viene
sempre più «erosa», direttamente o indirettamente, da
una specie sola: la nostra.
Il Censis fotografa le motivazioni del voto
Più servizi e meno tasse
Gii itaiiani hanno sceito iViivo perché credono
sia possibiie che ia poiitica torni a comandare
Che cosa vogliono gli italiani? Federalismo, riforme istituzionali? Macché, gli italiani
chiedono al futuro governo
più servizi e meno tasse, come dire la quadratura del
cerchio, la reinvenzione della
politica. Il dato emerge da
una ricerca del Censis dal titolo «Dal voto al governo: le
aspettative degli italiani», effettuata sottoponendo a una
serie di domande 1.500 elettori all’uscita dai seggi lo
scorso 21 aprile, ed è subito
evidente come a guidare gli
italiani nelle scelte sia una logica sociale e non strettamente politica.
Terreni prioritari per un intervento riformatore, infatti,
sono quelli della sanità (per il
34,4%) e del fisco (32,7%),
chè appaiono importanti trasversalmente, cioè in tutte le
zone geografiche del paese. I
temi che invece dominano
oggi le prime pagine dei giornali, quali le riforme istituzionali e soprattutto il federalismo, sono relegati agli ultimi posti, rispettivamente con
il 12,7% e l’li,7% delle risposte. Perfino nel Nord-Ovest e
nel Triveneto sanità e fisco
vengono assai prima di una
riforma in senso federale dello stato. Nella scala delle
priorità seguono giustizia
(22,8%), scuola (22,4%) e previdenza (19%).
Quasi la metà degli intervistati (48,2%) ha scelto chi votare in base alla «vicinanza
con i propri valori ideali»,
mentre il 20,6% in base alla
«validità delle proposte e dei
programmi». Quanto alla futura forma dello stato la scelta presidenziale è preferita da
coloro che si riconoscono nel
Polo (il 77,1% chiede l’elezione diretta del capo dello stato
o del governo); l’opzione
«meno servizi, meno tasse» è
scelta dal 69,2% degli elettori
di centro-destra che appaiono anche i meno disposti alla
«concertazione»: appena il
37,9% ritiene indispensabile
l’accordo tra maggioranza e
opposizione per le riforme
istituzionali e ancora meno, il
35,5%, quello con le forze sociali per il risanamento dell’economia.
Pagare di meno per avere
meno servizi e la’scelta radicale degli elettori della Lega
(il 74,6% si dichiara d’accordo con questa opzione) per i
quali è decisamente un «optional» la concertazione con
le forze sociali (30,9%). Più
«solldarista», «parlamentari
'Gli orsi bruni lasciano l'ex Jugoslavia per stabilirsi nel Nord Italia
Dal Tarvisio avanza un nuovo tipo di immigrato
Da qualche tempo giungono in Italia dalla Aricina Slovenia immigrati del tutto
speciali e questa volta nessuno drammatizza anzi ci sono, per loro, porte spalancate. Gli inconsueti forestieri
così bene accolti e tanto ambiti sono... orsi. Dal confine
con la ex Jugoslavia un discreto numero di questi simpatici plantigradi ha intrapreso un difficile viaggio verso il nostro paese in cerca di
un po’ di quiete e di maggiore spazio a disposizione,
ignari probabilmente della
reale condizione ambientale
che vi troveranno. Lascitino
una situazione di sovraffollamento, in Slovenia gli attuali '
orsi sono più di 400, e dunque di incremento della
competizione intraspecifica
legata al dominio sul territorio e alla ricerca di cibo, per
dirigersi verso il confine italiano e oltre, dove la loro presenza è hrisoria
In Italia, come è noto, la vita selvatica non è cosa facile:
l’assenza di zone selvagge, il
degrado dell’ambiehte e la
presenza dei cacciatori scoraggiano il loro arrivo e ne
rendono difficile la permanenza. Tuttavia gli orsi non si
deprimono: nella zona di
Tarvisio se ne sono già stàbiliti tra i 4 e gli 8; a loro e agli
altri neocolonizzatori in arrivo Tardùo compito di salvare
dal pericolo di estinzione il
grosso mammifero e per facilitarne il lento flusso migratorio verso il nostro paese nasce un piano d’azione ad
«hoc», promosso dal Wwf,
che prevede una serie di interventi da realizzare nell’arco di dieci anni, coordinato
su tutto il territorio frequen
tato dagli orsi, dalla Slovenia
<111 ' A 11 C trt a • 1’/-kKi X
di
all’Aùstria: l’obiettivo è _
creare una popolazione sta
bile e autosufficiente nel giro
di 10-15 anni.
Punti essenziali del piano
sono la campagna di sensibilizzazione lanciata dall’associazione ambientalista, nella
quale tra le altre cose viene
divulgato il vero identikit della specie perché possa essere
conosciuta e rispettata, e
l’istituzione di Un parco definito «dei tre confini», poiché
includerebbe parte di territorio appartenente ai tre paesi
confinanti, dove il vagabondo eremita, legato alla natura
più intatta, possa trovare
¡’habitat più idoneo.
Niente allarmismi dunque
ma mobilitazione generale
per accogliere questi ospiti
speciali nel modo migliore.
Tuttavia l’Italia non è completamente a digiuno di orsi;
sebbene al Nord ce ne siano
pochi e in continua diminuzione (in Friuli non esistono
più esemplari dal 1912 e in
Trentino sopravvivono quasi
miracolosamente solo cinque
orsi, che però risultano completamente isolati dal resto
delle popolazioni europee e
quindi destinati a scomparire) al Centro la loro presenza
diventa apprezzabile. In particolare in Abruzzo, dove un
opportuno piano di protezione della specie ed efficaci
strategie di conservazione ne
hanno facilitato la diffusione
e il ripopolamento, l’orso
marsicanol(r«Ursus arctos
marsicanus») già sottospecie
fortemente differenziata dall’orso bruno europeo, con
sue peculiarità morfologiche,
gènetiche, etologiche ed ecologiche, sopravvive oggi con
70-100 esemplari, un discreto
numero se paragonato ai 30
del 1920.
11 nucleo essenziale gravita
nel Parco nazionale d’Abruzzo mentre nuclei minori hanno colonizzato altri territori
circostanti dell’Appennino
centrale. La loro presenza in
questi luoghi e il loro costante aumento è un segnale che
la popolazione di orsi in
Abruzzo è vitale e in continua
espansione.
Gli orsi, in tutto esistono
solo sette specie viventi, discendono da forme ancestrali simili ai cani. L’orso bruno
è diffuso in molte regioni
dell’Europa, dalla Scandinavia ai Balcani, con gruppi
sparsi in Francia, Italia e Spagna ed è suddiviso in numerose sottospecie tra cui quella
autoctona, appunto, dell’orso
marsicano.
li
sta» e «concertativo» l’elettorato deiruiivo: solo il 44,8%
è d’accordo con l’assioma
«meno servizi, meno tasse»,
con un segno decisamente
meno per Rifondazione comunista (30,3%) e più per gli
elettori della lista Dini (54,6
per cento). Per ipotesi presidenzialiste solo il 35% degli
elettori del centro-sinistra,
mentre per il 60,3% è indispensabile l’intesa istituzionale e per il 69,2% la concertazione sociale.
È interessante il dato
sull’Europa: solo perii 12,5%
degli intervistati non vale la
pena di affrontare sacrifici
per realizzare Tintegrazione,
mentre il 57,5% si dichiara
«senz’altro disposto a fame».
11 soggetto prioritario da sostenere nel sociale è la famiglia (56% delle risposte), con
un margine inferiore del 49%
per Rifondàzione comunista
e superiore del 68,2% per gli
elettori di Ccd-Cdu. Scarsa la
fiducia nella classe politica
italiana, circa il 70% ne ha
«poca» o «nessuna», largo il
margine degli indecisi fino
all’ultimo momento mentre
aumenta, se raffrontato con i
dati delle elezioni politiche di
due anni fa, il numero di chi
non ha «nessuna idea» di chi
siano i candidati nel proprio
coilegio (15,8% il 21 aprile
1996, contro il 10,8% del 27
marzo 1994).
«Le logiche secondo le quali si è votato questa volta - ha
spiegato il segretario generale del Censii, Giuseppe De
Rita - appaiono dominate dal
sociale e rispondono a bisogni personali e di sicurezza»;
a suo giudizio «la domanda è
di essere padroni della propria vita e di ottenere la tutela del proprio corpo e dei
propri soldi». È un voto che
«concede una delega alla
concertazione sociale e premia il "fare insieme” penalizzando chi sostiene il primato
della competizione, della selezione, del mercato e non
della protezione».
Il ruolo dell’opposizione?
Facile, a giudizio di De Rita,
perché «la domanda posta al
governo comporta una risposta difficilissima, quella di
aumentare Teffidenza dello
stato sociale senza aumentare la pressione fiscale».
; messo
•I mitte
L’Edltor
A diritto
Contro
la prostituzione
infantile
Lo sfruttamento sessuaki
dei bambini e un fenonS
inquietante. La Ecpat (caT
pagna internazionale coSi
la prostituzione infantile^
gata al turismo), nataasbinti
zi del 1995, ha già rag|uj^"
risultati non trascuraMi
cui una proposta di legge’j«
chiede la perseguibilità d®
avviamento e dello sfruttai
mento della prostituzionf
minorile, nonché della pro*i
duzione e del commercio M
materiale pornografico ave7
te per «attori» dei bambin
anche se tali reati sono con
messi all’estero.
La campagna, di cui i proi
motori italiani sono Aifo, ty
ci. Colibrì, Lega per 1 diritl
dei popoli, settore turismi
della Lega delle cooperative^
«Terra nuova», si propone tra"
l’altro di sensibilizzare a
coinvolgere associazioniBi
singoli su questi temi e diso.|
stenere, nei paesi maggiori
mente colpiti, progetti di prei
venzione e riabilitazione di]
bambine e bambini vittima
della prostituzione. ]
Chiunque desideri averi
maggiori informazioni o voi
glia sostenere l’attività deli
TEcpat può rivolgersi ai teli
06-4819183/485534, faxOM
4747599. '
Manca il piano |
italiano per |
le metropoli
Dal 3 al 14 giugno si terrea f
Istanbul «Habitat 11», la se-1
conda conferenza monditi
delle Nazioni Unite sul pit- '
blema della città. Già c
metà della popolazione mortdiale vive in città e le Nazioni
Unite prevedono che questa
percentuale salirà a due tera
nel 2025. Le città dunque crescono di dimensioni, soprattutto nei paesi in via di svi;l
luppo, creando sempre pftj
problemi all’ambiente e alla!
qualità della vita. Anche per-f
ché, avvertono sempre le Na-|
zioni Unite, un terzo degli at=l
tuali abitanti delle città noni
ha un tetto decente sulla te-f
sta, il 40% non dispone di ac-1
qua potabile e di fognature^
La conferenza di IstanbuliI
che ha l’obiettivo di approva-1
re il «Piano di azione mon-|
diale», discuterà anche dellal
partecipazione del dttadinjl
al processo decisionale, dell
rapporti fra istituzioni locali
settore privato e associazio-f
nismo, di come donne e uo-|
mini usano e vivono la citw.|
in modo diverso. Come ac(Su
de spesso, l’Italia è in ritardoj
nella preparazione della con-j
ferenza non avendo ancorai
inviato il «Piano di azione na-|
zionale».
Ul
La Lega Nord
fa il gioco
dei protestanti?
Il
Botta e risposta tra il j
fessor Mistri e Giuseppe Le |
ni, presidente della Con^ i
cattolica della Lega. Il «Co j
riere della sera» del 24 mOf
gio riporta la notizia; dd
pagine del «Gazzettino» 1«
stri avrebbe sostenuto, io|“ :j
in seguito ai diverbi tra la ^ j
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ghista per la Chiesa è di^. j
sione del protestantesitn ' I
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Leoni; «La Lega è laica - ^ .
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Cii^peclizlone in abb. postale/50 - Torino
T ueaso di mancato recapito si prega restituire
^ si mittente presso l’Ufficio PT Torino CMP Nord.
L'Editore si impegna a corrispondere
il diritto di resa.
Fondato nel 1848
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Da oltre 30 anni era fermo, il grande orologio della torre
dell’ex Convitto valdese di Torre Pellice, oggi sede del
Centro culturale e della Ciov. Su iniziativa del signor Roberto Prochet, la scorsa settimana una ditta specializzata ha
■provveduto alla sostituzione dei complessi meccanismi e
T delle lancette offrendo così un servizio alla popolazione e
^un’immagine più decorosa allo stabile. Il costo dell’operazione si aggira sui 2 milioni e mezzo; una cifra che verrà
coperta grazie all’aiuto di amici e di quanti apprezzano
riniziativa, si augura il promotore/
Delle Yaui ìàldesi
venerdì 31 MAGGIO 1996
ANNO 132 - N. 22
LIRE 2000
Nella sala unionista di Angrogna si susseguono i
sunti delle relazioni annue
delle diverse chiese della vai
Pellice; non vi sono segni di
noia o di sufficienza in chi
ascolta, ma consapevolezza
che dietro alle poche righe
che riassumono le cose fatte e
quelle che rimangono da fare
vi sia il tentativo onesto e faticoso di chi ha cercato e cerca
di essere chiesa di Gesù Cristo nel proprio contesto sociale, carico di contraddizioni.
Prima che rincontro inizi,
un amico si lamenta per la
pòca visibilità che tutto il lavoro di routine in queste chiese produce. Credo che questo
fratello di chiesa àbbia ragione nell’esprimere quel senso
di marginalità che oggi le
LA FORZA DELLE CHIESE NELLE VALLI
MANOVALANZA
OIANNI OENRE
chiese delle Valli avvertono
all’interno dell’evangelismo
italiano. Qui c’è il rischio che
tutto quanto accade in queste
nostre piccole realtà venga
dato per scontato, come se la
macchina che fa funzionare il
sistema andasse da sé, senza
le persone. Così non è e dobbiamo accorgercene prima
che sia troppo tardi.
Non va da sé che si trovino
sempre persone motivate a la
vorare gratuitamente, pronti
nello stesso tempo ad accettare le critiche di chi sta-a guardare dalla finestra; ed è sempre più difficile trovare pastori disponibili a lavorare in
queste chiese dove, accanto al
lavoro quotidiano di contatti
e coordinamento, al numero
infinito di riunioni, si può essere chiamati a preparare nel
corso della settimana quattro
o cinque culti per contesti di
versi (dal matrimonio al funerale). Nessuno chiede gratificazioni, ma il peso della «manovalanza» ecclesiastica che
qui viene richiesto a molti
può essere agevolmente portato se si avverte la consapevolezza che qui alle Valli si
gioca una parte importante
della testimonianza in Italia.
I segnali positivi noti sono
mancati nelle relazioni. Una
maggiore unità di azione può
portarci ad immaginare di essere un’unica grande comunità umana di circa 6.000 persone, fratelli e sorelle che sono in grado di produrre più
dialogo e coordinamento fra
le attività. Incontrasi per riflettere, discutere e programmare insieme continua ad
avere senso.
iul pri- '
;ià aggi
le monNazioni
Còme si sono regolate le amministrazioni del Pinerolese per stabilire le aliquote
lei: un balzello in più per i cittadini che dà
un po' di respiro alle casse dei Comuni
PIERVALPO ROSTAN_______
on il decreto 504 del
, 1992 lo stato italiano si
5?^ iarricchì di una nuova tassa
l^fc-Che andava a colpire direttaÌJ® mente le proprietà immobiliari li (fabbricati, aree fabbricabili, terreni agricoli): l’Ici. Una
^;delle novità più significative
|/Va il destinatario dei proventi
É della tassa: il Comune.
Già allora si parlava di federalismo fiscale, di un rap^l^porto più diretto fra il con'à tribuente e l’amministratore
chiamato a spendere per la
mon- collettività il denaro ottenuto.
J; In qualche modo, si diceva, ci
sarà un controllo più immedialo sull’operato degli amf^K . fflinistratori. Quel che è certo
A;'è che l’applicazione delTIci
' non è stata seguita da riduzione di altre tasse per cui si è
® , trattato di un balzello in più.
L’imposta può essere appliif: cala in misura variabile riISSi' spetto al valore dell’immobile
e non sull’eventuale reddito
derivante dal fabbricato o dal
e uo‘,
a ci®
I accaitardi
a collncota
ird
terreno. L’aliquota è, come si
diceva, variabile dal 4%c al
6%c, con possibilità per i Comuni in grave situazione di
bilancio di salire al 7%c. Oggi, come si vede dal prospetto, in nessun Comune si è saliti fino alla massima soglia,
ma soltanto più un Comune,
Villar Perosa, ha fatto la scelta politica di mantenere l’aliquota al minimo, cioè al 4%o.
In sei Comuni si paga il 5%c e
negli altri ancora di più, fino
al 6%c della metà dei paesi,
14 sui 28 da noi considerati.
In due soli casi (Bricherasio e
Torre Pellice) sono previste
aliquote differenziate fra residenti e non residenti, mentre
a Bobbio Pellice, Perrero e
Salza è concessa la riduzione
per la prima casa nella misura
massima di 300.000 lire. Attenzione però: una recente
circolare del ministero delle
Finanze, a proposito dei Comuni con aliquota ridotta per
l’abitazione principale dei residenti considera tale riduzione valida soltanto sulTabita
zione principale, non estendendola quindi «ai box, autorimesse, posti auto, soffitte,
cantine anche se destinati a
servizio delle abitazioni principali».
Un altro elemento che molto spesso viene trascurato riguarda i terreni fabbricabili,
pure soggetti all’imposta; non
sono infatti infrequenti i casi
di elusione dei tributi dovuti e
accertamenti messi in atto in
alcuni Comuni hanno consentito il recupero di significative somme dovute. Non sono
soggetti a tassazione i fabbricati utilizzati per attività culturali 0 di culto, così come i
terreni agricoli in zone montane. Per i fabbricati inagibili
o inutilizzati è prevista una riduzione del 50%.
Se per i cittadini Pici ha sostanzialmente rappresentato
un’imposta in più, per i Comuni sempre alla ricerca di
nuove fonti, le entrate a bilancio derivanti dall’imposta
sugli immobili rappresentano
ormai una percentuale assai
elevata, più delle stesse entrate dallo stato che sono costantemente in diminuzione.
Così nel giro di pochi anni
le aliquote sono rapidamente
salite alla costante ricerca del
pareggio di bilancio. Per alcuni paesi Pici è diventata
una fonte preziosissima; basti
pensare alle piccole località
turistiche come Prali o Pragelato che ogni anno introitano
in questo modo alcune centinaia di milioni grazie alle numerosissime seconde case.
Pragelato, con i suoi 800 milioni, incassa dall’lei poco
meno di Torre Pellice con
ben altro numero di cittadini
residenti. Due città superano
il miliardo; Lusema San Giovanni, con 1.350 milioni e,
ovviamente Pinerolo, con
9.070 milioni. Le dichiarazioni lei vanno effettuate entro il 30 giugno, presso il Comune in cui i fabbricati sono
ubicati. Il pagamento, a differenza delPIrpef, si riferisce
all’anno in corso al momento
del versamento.
Il decennio 1880-1890 è caratterizzato, per il protestantesimo italiano, da
una serie di tentativi di unione delle varie denominazioni evangeliche. Su questo argomento nella Chiesa valdese si
muovevano due correnti piuttosto distanti tra di loro: da un lato coloro che
erano impegnati nell’evangelizzazione
dell’Italia, primo tra tutti il professor
Paolo Geymonat della Facoltà teologica
di Firenze, i quali speravano così di poter presentare in maniera più credibile il
messaggio evangelico; dall’altra la maggioranza dei pastori che lavoravano alle
Valli, nelle vecchie chiese (allora chiamate parrocchie) di forte tradizione e
struttura calvinista. ,
Devo alla cortesia del professor Rostagno Pavermi segnalato un opuscoletto di
dieci pagine, naturalmente in francese,
scritto da Cesare Augusto Bert nel 1886
e pubblicato a Nizza. In questo poemetto
in versi dodecasillabi dal titolo: «Le nom
vaudois et Péglise italique» (il nome vai
IL FILO DEI GIORNI
RIVINCITA?
BRUNO ȓLLIOW
dese e la chiesa italica) si sostiene la tesi
contraria alla rinuncia al nome valdese.
La lettura è gustosa, pemhé vengono
messi in campo personaggi rappresentanti le varie opinioni che evidentemente ®lora avevano corso all’interno delle chiese valdesi. Si propone di valutare i pro e
i contro di una tale eventualità.
Secondo l’uno si tratterebbe di seguire
il corso degli eventi, la moda se si vuole,
la quale suggerisce l’unione, «se non come sposi amorosi, almeno come società
che, cessando di èssere estranee e concorrenti, mettono sotto un nome comune
il nome e gli affari, pegno di futuri mag
giori introiti». Secondo altri si tratterebbe invece di rinunciare volontariamente a
un nome glorioso certo, ma che acquisterebbe maggiore gloria proprio dalla rinuncia per un fine più alto. Questa è la
voce «che rivela lo studente fresco di
studi storici, e caratteristica della gioventù, non sempre sede di saggezza».
E di fronte ancora al timore di un terzo che la perdita del nome valdese possa
significare rimanere indifesi di fronte
agli attacchi clericali appoggiati dallo
stato, un.altro ribatte che «l’angelo custode di Roma non è forse morto? e non
siamo forse in grado di prendere la nostra rivincita contro Roma predicando
ogni giorjio, come la domenica, i dogmi
opposti alla fede romana?». E il contadino, con la sua saggezza positiva, si
chiede se la «rivincita» debba diventare
la legge della nuova chiesa, dimenticando le sofferenze e l’ingiuria che si faceva ai valdesi quando li si voleva convertire ad ogni costo.
Comune aliquota ’96 detrazione prima casa preventivo entrata ’96
Angroena 6%o 180.000 86
Bibiana 5%c 180.000 230
Bobbio Pellice 6%o 300.000 120
Bricherasio 5%c - 6%c 230.000 505
Lusema S. Giov. 6%c 250.000 1.350
Lusemetta 6%c 180.000 56
Rorà 6%c 180.000 34
Torre Pellice 5%c-6%o 2Ô0.000 860
Villar Pellice 5%o 220.000 90
Massello 6%c 180.000 20
Perrero 6%c 300.000 128
Pomaretto 5,5%c 180.000 160
Prali 6%c 180.000 375
Salza 6%c 300.000 18
Fenestrelle 6%c 180.000 410
Inverso Pinasca 6%o 180.000 99
Perosa Argentina 5,5%c 180.000 525
Pinasca 5,5%o 180.000 420
Porte 5,5%c 250.000 130
Pragelato 5%o 180.000 800
PramoUo 6%c 180.000 46
Roure 5%c 180.000 215
San Germano Ch. 5,5%c 180.000 205
Usseaux 6%c 180.000 80
Villar Perosa 4%c 180.000 720
Pinerolo 5,6%c 280.000 9.070
Prarostino 6%o 180.000 170
San Secondo 5%c 180.000 580
Note: Nei Comuni con due aliquote, il secondo dato è relativo a seconde case, terreni edificabili e pertinenze (garage, depositi, soffitte) delle prime case.
I preventivi di entrata sono espressi in milioni di lire.
Provincia: valutazione della presidente
Bilancio di un anno
Solidarietà sociale, cultura,
trasporti, viabilità e sostegno
alle attività produttive e aifi occupazione: sono questi i
punti su cui, secondo la presidente Mercedes Bresso, si è
mossa l’attività della nuova
Provincia di Torino eletta un
anno fa.
Nel corso di una conferenza stampa svoltasi la scorsa
settimana a Torino, la giunta
della Provincia ha illustrato
gli argomenti affrontati e ìe '
intenzioni dell’esecutivo. Alle Provincie sono stati affidati nuovi importanti compiti
nella pianificazione e sull’
ambiente; pertanto, ha ricordato la presidente, si è reso
necessario adeguare gli uffici
alle nuove esigenze. È stato
possibile avviare il collegamento informatico con le Comunità montane e sono stati
affidati gli incarichi per la redazione dei piani dei bacini
fluviali della Provincia.
Sulla cultura sarà pronto
fra poco il progetto per la valorizzazione della cultura materiale; per i trasporti questo
è stato l’anno dell’avvio della
contestatissima «formula» di
abbonamento integrato: primo passo, ci auguriamo nonostante le contestazioni che
sono divampate, di un sistema di rete più efficiente e rispettoso dell’ambiente. Sullo
sviluppo la Provincia di Torino ha scelto di appoggiare
tutte quelle iniziative volte
alla formazione.
8
PAG. Il
La piazza di Guiilestre
IL SENSO DELL’ABITARE: CONVEGNO A TORRE
PELLICE — La «Bottega del possibile» organizza per il
7 e l’8 giugno, presso il cinema Trento di Torre Pellice, un
convegno sul tema: «Oltre la famiglia, oltre la casa: il senso dell’abitare». È prevista la partecipazione di numerosi
operatori sociali, pedagogisti, amministratori e psicologi.
Verranno affrontati i ruoli della sociétà, dalle famiglia,
delle chiese, della comunità locale, degli enti pubblici
neH’offrire risposte alle situazioni di difficoltà.
RACCOLTE 12.000 LATTINE — Hanno raccolto oltre
2.000 lattine di alluminio i cinque componenti della squadra vincitrice della caccia alla lattina organizzata in vai
Pellice da Radio Beckwith e conclusasi sabato 25 maggio.
In tutto circa 12.000 lattine sono state inoltrate al consorzio per il recupero deH’alluminio.
'E Eco Delle "\Alli "\àldesi
GIORNATA DI FESTA A GUILLESTRE — Oltre 200 abitanti di Torre Pellice hanno partecipato domenica 26 maggio alla giornata del 41° gemellaggio a Guiilestre, nella confinante regione del Queyras. Incontri sportivi (pallavolo,
tennis, bocce, judo) hanno fatto da contorno alla bella giornata. Numerosi momenti musicali e di canto hanno allietato
la giornata a suggellare un’amicizia di lunga data che coinvolge le associazioni dei due paesi e tutta la popolazione.
LA RIUNIFICAZIONE DI LUSERNA E SAN GIOVANNI
PELLICE — In occasione del 50° anniversario della proclamazione della Repubblica e dei 125 anni dalla riunificazione dei Comuni di Lusema e San Giovanni Pellice il Comune e l’Anpi hanno organizzato una serie di manifestazioni e di iniziative. Domenica 2 giugno dalle 8,30, ci saranno
cortei e saluti delle autorità; alle 10 la commemorazione ufficiale tenuta dal presidente regionale dell’Anpi, Gino Cattaneo. Alle 11 verranno inaugurate due mostre: alla sala
mostre, la rassegna di giornali dell’era fascista «D fascismo
attraverso la stampa délTepoca» curata da Bruno Carli; nella saletta d’arte «Curiosità d’archivio», documenti tratti
dall’archivio storico di Lusema e San Giovanni Pellice. In
serata, alle 21, alla palestra comunale, presentazione del libro «Lusema San Giovanni, dal fascismo alla resistenza;
1919-1945» di Tullio Contino. Interverrà l’on. Valdo Spini.
INVERSO: I BAMBINI SCOPRONO LA MINIERA —
Alle 14 di mercoledì 5 giugno, nelle aule della scuola elementare, i bambini della scuola presenteranno uno spettacolo sul lavoro dello «Scopriminiera». In seguito verrà
inaugurata una mostra sullo stesso argomento, preparata
dai bambini nei locali del municipio. I pannelli saranno
esposti in orario di ufficio fino al 12 giugno.
INVERSO PINASCA: AVANZO DI 64 MILIONI — Il
Consiglio comunale di Inverso Pinasca, svoltosi lo scorso
lunedì 20 maggio, ha provveduto all’individuazione
dell’avanzo di amministrazione e alla sua destinazione.
Saranno 64 i milioni a disposizione: 40 verranno destinati
all’ampliamento del cimitero comunale, 10 per la manutenzione straordinaria della scuola elementare, 2 per l’acquisto di un tosaerba. Lo stesso Consiglio ha dato parere
favorevole per l’alienazione di un modesto appezzamento
di terreno comunale dietro il vecchio municipio, ha provveduto a sostituire Franco Calegato e Daniele Ribet dimissionari dalla commissione consultiva Servizi sociali e
scuola con Marco Galliano e Tiziana Reymondo. Sqno
state infine nominate le commissioni consiliari permanenti: per il Bilancio sonò stati eletti Rosanna Orsello, Mara
Balcet e Odino Monteschio; per i Lavori pubblici Alessandro Coucourde, Aldo Ribet e Giovanni Olivero; per i Servizi sociali e scuola Valter Coucourde, Milena Martinat e
Giovanni Olivero; per lo Sviluppo economico Andrea
Coucourde, Erminio Ribet e Luigi Bounous.
FORZA ITALIA SUL RISCHIO ALLUVIONE — Alcuni
consiglieri regionali di Forza Italia hanno presentato
un’interrogazione urgente al presidente della giunta del
Piemonte, Ghigo, e all’assessore Cavallera chiedendo conto dei numerosi ritardi, denunciati da molti sindaci i cui
paesi furono colpiti dall’alluvione del 1984, per le autorizzazioni ad estrarre i detriti accumulati nei corsi d’acqua.
RIPOPOLAMENTI DI PESCI — L’Associazione pescatori
riuniti della vai Pellice comunica che è disponibile, presso
l’incubatoio di valle a Lusema San Giovanni, il materiale
ittico per i ripopolamenti nel bacino del Pellice (esclusa la
zona a marmorata, del tratto tra Torre Pellice, confluenza
con l’Angrogna, e la confluenza col Po).
PINEROLO: ISCRIZIONE AL NIDO — Sabato 1° giugno
sarà possibile visitare gli asili nido di Pinerolo, in zona Serenà e zona Tabona, dalle 14,30 alle 18,30 da parte delle
famiglie in vista delle iscrizioni. Le domande di iscrizione
si ricevono presso l’asilo nido di zona Serena tutti i giorni
feriali fino al 14 giugno.
Pinerolo verso il voto: ne parliamo con il consigliere di Rifondazione comunista
Bassani: un confronto con la cittadinanza
per poter discutere dei programmi
A Pinerolo nel prossimo
novembre si dovrà eleggere il
nuovo Consiglio comunale.
Abbiamo colto l’occasione di
una lettera mandataci dal
consigliere comunale di Pinerolo per Rifondazione comunista, Alberto Bassani, per
cominciare proprio da lui un
giro esplorativo sull’atteggiamento delle diverse forze politiche pinerolesi in vista di
questo appuntamento. «L’approssimarsi delle elezioni per
il rinnovo del Consiglio comunale di Pinerolo - dice Alberto Bassani - richiede fin
d’ora l’inizio di un confronto
a sinistra che non si limiti alla
discussione sui nomi dei “papabili” alla carica di sindaco
ma si concentri sui progetti e
su alcune questioni programmatiche che possano essere il
centro di un programma di alternativa. Questo non per disconoscere l’importanza di
quel tipo di discussione ma
per sottolinearne la secondarietà, perlomeno temporale,
rispetto al confronto su progetti e programmi».
- Da dove potrà cominciare questo confronto?
«Non ci sembra superfluo
cominciare dalle questioni
progettuali, iniziare una discussione pubblica che coinvolga i vari soggetti politici e '
sociali della sinistra pinerolese, che parta da quanto l’amministrazione uscente lascia
in eredità, a partire dalla sua
eterogeneità di composizione.
Non può essere un dato da
sottovalutare che attualmente
a governare la città sia una
coalizione composta da pezzi
importanti del centro-sinistra
e del centro-destra. E non ci
sembra che elemento unico e
sufficiente a sostenere una
coalizione per le elezioni comunali possa essere la considerazione sul pericolo rappresentato dalle destre nel nostro
paese. È necessario contrapporsi alla destra ma a partire
da politiche che, più che puntare al “tutti insieme appas- •
sionatamente”, diano risposte
alle esigenze dei settori sociali più deboli e si pongano come alternative alle spinte ultraliberistiche e di drastico ridimensionamento dello stato
sociale (quindi arithe di quelle parti gestite e sostenute
dall’ente locale)».
- Quali sono però le cose
su cui deve confrontàrsi la sinistra per il Prc?
«Bisogna intendersi sui livelli di servizi da offrire ai
cittadini e sul reperimento
delle risorse per garantire
questi ultimi, cosa che non
può attuarsi con aumenti delle
tariffe 9 delle imposte a danno dei lavoratori. Vi è sempre
maggiore richiesta di servizi e
minore capacità contributiva
dei lavoratori non essendoci
più nessun meccanismo diretto che agganci i salari e gli
stipendi all’inflazione. Bisogna poi intendersi sulle iniziative volte a favorire l’occupazione a cominciare, ad esempio da piccoli e possibili interventi di risanamento ambientale anche in collaborazione con altri enti o accedendo a specifiche fonti di finanziamento. Di pari passo devono porsi al centro dell’attenzione della sinistra le questioni che riguardano i giovani:
r irrisolta richiesta di spazi sociali e di possibilità aggregative deve trovare grande attenzione. Il diritto alla casa, poi,
per larghi strati della popolazione, è ancora tutto da conquistare e in questi anni il disagio a Pinerolo è stato acuito
da quanto accaduto al cantiere
ex lacp di via Bignone, nonostante in città esistano circa
1.500 alloggi sfitti. Un’amministrazione non può limitarsi
ad osservare lo stato di fatto e
studiare lodevoli iniziative
per i casi sociali: c’è tutta una
parte della popolazione che ne
rimane fuori e alla quale bisogna dare risposte».
tuteli
I me
• nel vas
ytft rivol
^-■éare
- E il nuovo piano regoh
tore adottato in questa W
slatura e che ora è al vagl^kH‘^
della Regione? ^
«Il nuovo piano regolato««&.
generale, al quale siamo st*
fermamente contrari, è decisi
sámente sovradimensionati
per quanto riguarda l’edilizj| ^
privata e le aree destinatesi ^
terziario: il tutto abbiamo de-'
nunciato, nella totale assenzi
di indagini serie sulle esigei
ze e perseguendo la nuope
tica dell’estensione delle nutó
ve edificazioni e della ulterioL
re compromissione di un be-f
ne non riproducibile qualéèifi
territorio. Sarebbe stato ■
non
étófint
glio puntare sul recupero del-i upet ladc
l’esistente e basarsi più suD^ jadelposs
esigenze abitative che ss'] Oiàda 1
quelle del mercato».
Temi per avviare un con«
fronto possono essere ancht
le rette proibitive delle case
riposo per anziani, della ne-j
cessità di potenziare il servi
zio di assistenza domiciliaredel recupero del centro storie^
e della sua chiusura al traffieol
per iniziarne un risanamenti
che non preveda l’espulsioW^
di chi fino ad oggi lo ha abitw|i;#ce. L
to, in condizioni spesso mais
sane. «Questi e altri posSonfi
essere - conclude Bassani -|j
temi per avviare un confronto,.;
non i nomi e le formule».
¡àrsa chi:
nilbil
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lavQlontà
[o|nuno d:
'tango poi
ieiUo.
Consiglio comunale di Pinerolo
Approvato ¡I nuovo
piano commerciale
DAVIDE ROSSO
La città di Pinerolo ha il
nuovo piano commerciale: è stato approvato nel corso
del Consiglio comunale svoltosi giovedì 23 maggio. Il
nuovo piano, la cui stesura
era stata affidata al dott. Renato Iaconi, andrà a sostituire
il precedente scaduto nel ’94.
Gli obiettivi dichiarati del
nuovo piano (al quale anche
l’associazione commercianti
ha dato parere favorevole) sono quelli da un lato di migliorare il servizio verso i consumatori dall’altro aumentare le
dimensioni medie degli esercizi al fine di incrementare la
produttività media degli stessi
prevedendo sul territorio la
coesistenza di medi e piccoli
punti vendita, realizzare un
più equilibrata distribuzione
sul territorio delle attività
commerciali e infine, ma non
ultimo per importanza, creare
i presupposti affinché il centro storico di Pinerolo possa
assumere il carattere di centro
commerciale specializzato di
prodotti non di largo consumo al fine di permettere un
recupero della zona.
Nel corso della discussione
del piano da parte del Consiglio alcuni consiglieri hanno
fatto notare la necessità che il
nuovo piano commerciale e il
piano urbanistico siano in
sintonia fra di loro, mentre
alfti hanno sottolineato la necessità di sburocratizzare alcune procedure per evitare i
tempi lunghi, ed è stato fatto
notare l’opportunità di un
equilibrio tra grossi e piccoli
centri di distribuzione. Alla
discussione sul Piano commerciale era preceduta l’approvazione dell’organizzazione dell’ufficio del difenso
Giorno di mercato a Pinerolo
re civico. In via sperimentale,
su proposta dello stesso difensore civico. Renato Storero, l’ufficio dello stesso (che
troverà sistemazione in un locale del Palazzo comunale)
sarà aperto al pubblico il
martedì e il giovedì dalle
14,30 alle 16,30.
L’approvazione è venuta
dopo una nutrita discussione
che si è accesa su alcuni punti. Alcuni hanno fatto notare
l’inopportunità dell’atteggiamento del difensore civico
durante la recente campagna
elettorale nazionale quando
aveva dimostrato apertamente
simpatia per una forza politica, ed è stata quindi sottolineata la necessità che il difensore civico sia al disopra delle
parti e non prenda posizione
politica. Per quel che riguarda
l’a.spetto tecnico dell’organizzazione dell’ufficio molti
hanno fatto notare l’inadeguatezza degli orari proposti alle
esigenze di utenti lavoratori,
cosa tra l’altro che impedirebbe al difensore civico di diventare quel punto di riferimento per il cittadino che ci si
proponeva per tale ruolo.
Il Pellice e il Magistrato del Po
Gli interventi che
il torrente richiede
altura c
ài cui la «
Quasi 2 miliardi di lire per
interventi sul torrente Pellice
nel corso del 1996: sono questi i soldi a disposizione del
Magistrato del Po per intervenire nelle zone definite più
critiche del corso d’acqua.
Dell’utilizzo di questa disponibilità si è discusso la scorsa
settimana a Torre Pellice alla
presenza dei tecnici del Magistrato del Po e dei sindaci
dei Comuni che si affacciano
sul Pellice.
A seguito di numerose prese di posizione e di manifestazioni promosse dal Comune di Cavour e dal suo sindaco, Bertone, la Provincia di
Torino ha affidato allo studio
Barra la redazione di uno studio dei punti più critici e delle possibilità di intervento. Le
zone a rischio individuate sono assai numerose, sia a monte che a valle, e sono legate
da un lato all’abbandono della montagna e delle cure che
le sponde ricevevano in passato, da un altro a movimenti
franosi anche consistenti e da
un altro ancora dall’accumulo
di grandi quantità di materiale ghiaioso o pietroso a formare delle vere e proprie isole su cui una ricca vegetazione cresce in pochi anni.
Non sempre il taglio del legname, per altro di scarso
pregio, avviene con regolarità
per cui si formano facilmente
SI
ahi
jacehiude:
la person
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isaoi affi
le sue am
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ionate
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ÌMcdelli
«càia noti
iiio,eonse
parla l’E\
esemplari di grossa mole, ab
beri assai pericolosi in caso li
piena. Ci sono poi prese d’a^^
qua che rischiano di deviass
in modo anomalo il corso ddr,
le acque, piloni dei ponti noni
troppo sicuri, tempi di scotjJ'
mento dell’acqua sempre pii
bassi. Il Magistrato del Po ba
annunciato interventi in quattro punti: a Villar Pellice, a
valle dei ponti dove una raà-'
cale, e forse esagerata pulizia,
venne effettuata nello scorso
autunno sradicando ogni tipo '
di vegetazione e allargando u
letto del torrente in modo giudicato eccessivo dai pescaton
e dagli ambientalisti; a Luser«
na san Giovanni dove un ana- i
logo intervento su un tratto^
venne realizzato in ottobre, a^
Bricherasio e a Cavour.
Nulla è stato previsto sul
tfatto di Torre Pellice, dovo
pure l’accumulo di maten^P
è notevole e dove ponti e i®'.
frastrutture paiono in più pò®'
ti a rischio; un successivo ^
pralluogo da parte dei tecnic
ha in effetti evidenziato la
cessità di intervenire onch®
questo territorio, evitan? ^
però quelle forme di
zazione» delle acque che ol
a rovinare l’ecosistenia u '
viale, rischiano di scaricar®
valle in caso di piena onq
di grande forza d’urto. IP^
lavori sul Pellice dovrebbe
partire nei prossimi mesi.
•
VINCENZC DARCECA
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E Eco Delle Yalli W.desi
PAG. Ili
¡(jiverse modalità di aiuto agli anziani sono state oggetto di un seminario di studio a Torre Pellice
lomicìHarìtà e servìzio residenziale: no all'antitesi
ji0Ìstente domiciliare e dei
tutelari (Adest) costituirla nuova figura di opera
» ylytì 1 * yf rcì
Ifli/ vasto campo delVassi
> regokà rivolta all^P^>-^TYj"
sta motare alle fasce piu debo2l vaili Mia popolazione, come gli
^ Biani in situazione di diffi-golatottl 0Miladine, malattia, disamo s2 èìmomico e ambientale.
V .^5 _ 'A^enrtut/
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■ tende ad aumentare.
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1 0tre la società appare semm oeno preparata ad ajfronin modo adeguato tale si0one assicurando a tutti un
Ìivfi/o di esistenza degno di
P^ttbli^iamo in
’’ ^1 0lo l’intervento che il pasto
1 jMßiio Taccia ha presentato
¿ne settimane or sono du0te m seminario organizzato
¡torre Pellice dall'associaziogperia domiciliarità la Bottejadel possibile.
Già da parecchi anni è apparsa chiara 'una soluzione
- »orribile e accettabile, confate nel rendere concreta
la wlontà e la possibilità di
ella ne| pjnuno di rimanere il più a
il seivil tago possibile nel proprio
........»icilio. Da qui lo sviluppo
.^quella che viene chiamata
i^tura della domiciliarità»
di cui la «Bottega del possibile» è Otgano promotore in vai
Pìice. La domiciliarità non
riguarda soltanto la casa come
qrario abitativo, ma la salvapÉdia dei valori che essa
lacehiude: la storia stessa dellipersona, le sue «cose», i
suoi ricordi, le sue esperienze,
■ ìi suoi affetti, le sue relazioni,
le sue amicizie, ecc. Sappiano quanto sia doloroso e
Äanto incida profondamente
Jj&’animo delle persone abpPldonate tutte queste realtà,
p Sto che un giorno dovreM^ciare ogni cosa al teriiiiiiedella vita per ritrovare la
«casanon fatta da mano d’uomo, conservata per noi» di cui
parla l’Evangelo (I Cor. 5, 1).
liciliaKii
0 storicriï
1 traffico
tamenB
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so rnri-,
possono
¡sani -1
nfrontOj.
caso di
Ma cosa può succedere prima
di quel momento? Sicuramente possono verificarsi condizioni tali per le quali la persona anziana non desidera più
rimanere nella sua casa, là dove tutti i valori della domiciliarità si vanno disgregando
riducendo la casa a quattro
mura sempre meno vivibili.
E allora, la casa di riposo
può costituire una risposta,
quando appare chiara l’impossibilità obiettiv^a di continuare a risiedere nel proprio
domicilio o quando questa sia
volutamente scelta dalla persona interessata. La casa di rir
poso dovrà mantenere per
quanto possibile le caratteristiche della «casa» e dei suoi
valori; accoglienza, fraternità,
calore umano, nel rispetto
della dignità e della individualità di ciascuno. Non è
quindi accettabile la contrapposizione tra servizio domiciliare e servizio residenziale: si
tratta di due modi di intervento differenziati che devono essere valorizzati ciascuno nella
sua specificità, tendendo
ognuno alla massima promozione della qualità della vita,
qualunque sia la condizione
fisica, mentale o economica
della persona. Non perr nulla
l’Adest è operatore riconosciuto e qualificato per lavorare sia sul territorio che nelle
strutture residenziali.
Deve rimanere tuttavia
chiaro che il primo obiettivo
da stabilire e perseguire è la
domiciliarità. Con un’apposita delibera il Consiglio regionale prevede per l’Adest il seguente profilo professionale:
«L’Adest è operatore il quale,
attraverso una specifica preparazione professionale di tipo teorico-pratico, fornisce
prestazioni sostitutive delle
cure familiari attraverso attività integrate di aiuto domestico, di assistenza diretta alla
ieviare'
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CE
Assessorato regionale all'Ambiente
Composti organici
La raccolta e il conferimendelle frazioni organiche, la
¡Wduzione del compost e il
ilTattamento della frazione
''orde sono state regolamenta■*Tlla giunta regionale con
.jrovazione di una delibepresentata dall’assessore
^ ambiente, Ugo Cavallera.
“da delle motivazioni che
^0 condotto a tale deliberà stata innanzitutto, la ne;f®*®ita di semplificare l’iter
r^ocedurale che deve essere
"^rvato da chi intende trat^ la frazione verde, costimda potature, foglie e
«alci di prati e giardini. La
regionale a tale propoIta ritenuto opportuno darei^lici prescrizioni aven°,^Bopo di agevolare la fadi stoccaggio e trattamento
tnateriale, garantendo nel
tempo il rispetto dell’am“¡te e l’economicità di tale
7®^loni. La delibera intro^ anche i termini di ade^*J^®nto per il divieto di
'mento in discarica della
-«jne verde e indica per il
p„,7*^®rebre ’96 il termine
«itro
cui i Comuni e gli altri
enti interessati sono tenuti ad
attivare le raccolte e i conferimenti separati del verde e a
individuarne le opportune
collocazioni. Sarà comunque
possibile trattare in proprio il
materiale, oppure farlo fare
dalle ditte che provvedono
per conto dei Comuni alla
manutenzione del verde, oppure ancora conferirlo a operatori pubblici o privati che
provvedono a lavorarlo e a
curarne la commercializzazione. La delibera si occupa
anche degli altri materiali organici (derivanti da utenze
domestiche o specifiche come
mercati, ristoranti e negozi,
oppure da scarti di industrie
alimentari e similari) definendo e aggiornando la procedura relativa al loro trattamento
per la produzione di compost.
Ribadendo la necessità di ottenere compost di elevata
qualità, la giunta regionale invita le Province a individuare,
nell’ambito della loro peculiare attività di programmazione territoriale, le città e le
zone in cui attivare la raccolte
di tali frazioni organiche.
Per la pubblicità su
tei. 011-655278, fax 011-657542
persona, di aiuto nella vita di
relazione, di prestazioni igienico-sanitarie di semplice attuazione, qualora esse siano
complementari alle attività
socio-assistenziali e coincidano con quelle svolte normalmente da un familiare. La
professione dell’Adest si ispira ai principi del rispetto e
della valorizzazione delle esigenze dell’utente che comportano la, personalizzazione
del suo ambiente di vita.'I
compiti dell’Adest sono finalizzati al recupero, al mantenimento e allo sviluppo del li-,
vello di autpnomia utente nel
rispetto delia sua autodeternrinazione».
Un seminario sul come costruire correttamente, diffondere e difendere l’immagine
dell’Adest, organizzato a
Torre Pellice dalla «Bottega
del possibile», è stato una
importante occasione per
chiarire e sottolineare la rilevanza e la dignità di questa
nuova figura di operatore che
non può essere confusa con
una colf, una donna delle pulizie o una domestica.
L’intervento operativo dell’
Adest è stato connotato in una
serie di «parole chiave» che
ne determinano il programma
e l’atteggiamento soggettivo.
Tra esse ricordiamo: la necessità di una formazione permanente; la capacità di essere
strumento di comunicazione e
collegamento con altre realtà;
sapere esprimere creatività,
fantasia, flessibilità e attenzione a cogliere e capire i desideri e le aspirazioni espresse
in modo anche implicito, senza imporre i propri ritmi, ma
adeguandosi a quelli dell’anziano; saper costruire e verificare un progetto di vita personalizzato e adeguato alle necessità oggettive e alla situazione della persona che deve
essere aiutata; essere animata
da sentimenti di tolleranza,
pazienza, umiltà, rispetto, ecc.
Si tratta dunque di un programma ideale molto bello di
grande portata umana che costituisce r obbiettivo e la sfida
che si pone davanti alle Adest
e che peraltro dovrebbe trovare applicazione presso qualsiasi. soggetto impegnato in
una relazione di aiuto. Appare
pure chiaro che l’Adest non
può essere isolatameli’espletamento del suo servizio. Non
può diventare operatore autosufficiente che non ha bisogno di nessuno, sostituendo e
deresponsabilizzando ogni al
tra figura. Uno dei primi obbiettivi è il sostegno alla famiglia della persona anziana;
aiutare chi aiuta e non sostituirsi ad essa.
L’integrazione delle funzioni dell’Adest con altre figure professionali è stata segnalata nel seminario con interventi di un medico, un infermiere, uh assistente sociale, un operatore dei servizi di
salute mentale e un educatore. Inoltre uno dei compiti
dell’Adest, importante e delicato, appare quello di stimolare e promuovere, in collaborazione con altri, la ricostruzione di positivi rapporti
di vicinato e di solidarietà
umana, là dove questi valori
appaiano dimenticati o deteriorati. In questo campo la
comunità cristiana è direttamente chiamata in causa.
La fiducia dell’Adest sarà
tanto più valorizzata, quanto
la sua funzione sarà compresa
e sostenuta dalle pubbliche
amministrazioni, le quali dovranno, in una politica di
attuazione e coordinamento
dei servizi sociali di base, facilitare e favorire l’adempimento dei suoi compiti. Lo
stesso dicasi per le direzioni
delle strutture residenziali che
d’ora innanzi potranno assumere soltanto personale Adest. Anch’esse dovranno valorizzare appieno la preparazione professionale di questi
operatori per interventi sempre meglio adeguati, tecnicamente e umanamente, ai compiti di accdglienza e assistenza propri della «casa».
Una nuova possibilità di
occupazione dunque offerta
ai nostri giovani, utile, ricca
di significato e anche gratificante per chi vuole essere di"
aiuto e di sostegno a coloro
che, sempre più numérosi, la
società tende a dimenticare e
isolare.
Posta
Democrazia
I
sindacale?
"Vi ricordate quando, solo
pochi mesi fa, parlavamo di
«democrazia sindacale»? Vi
erano allora, e vi sono ancora
oggi, coloro che non credono^
o sorridono all’idea che tale
democrazia sia realmente in
pericolo.
La democrazia in generale è
pluralismo, riconoscimento
delle diversità, è la possibilità
per tutti di esprimere la propria opinione. Sui posti di lavoro sotto l’egida della «democrazia sindacale», le Rsu/
Cgil-Cisl-Uil fanno invece sapere che «non sono disponibili alla partecipazione alle
Commissioni bilaterali (commissioni paritetiche previste
dai contratti) in presenza dei
rappresentanti Rdb-Cub».
I movimenti di base esistono, hanno riconosciinento
giuridico-legale e pari dignità
dei sindacati confederali;
inoltre ogni giorno acquistano
sempre più riconoscimento^
sociale. Al di là di come un
governo o una qualsiasi azienda si prefigga di risolvere il
problema, rimane il fatto che
dei democratici (Rsu/Cgil-Cisl-Uil) si arrogano la pretesa
di poter decidere che per discutere dei problemi dei lavoratori non debbono sedersi
con quelli che la pensano diversamente. Certo è che, così
facendo, la democrazia sindacale sui luoghi di lavoro non
vivrà più a lungo, ma quello
che uccide ancor più nel
profondo è l’omertà e il silenzio di coloro che su queste
questioni fanno finta di non
vedere e non sapere.
Agostino Valenti — Pinerolo
Identità
e elezioni
Bene hanno fatto i pastori
Gianni Genre e Giorgio Toum
a riproporre i noti quesiti
sull’identità valdese alle Valli; valore etnico o vocazione
di fede? Se l’unità valli valdesi, si chiedono, scompare di
fronte al nuovo peso delle Comunità montane come gestire,
per esempio con i turisti, il
prodotto valdese con i suoi
luoghi storici, i suoi templi, i
suoi musei? E, in questa cornice, come inquadrare al meglio l’attività dei pastori e degli altri responsabili, anziani e
diaconi, delle singole parrocchie? (cfr. «L’eco delle valli
valdesi», 10-5-’96).
Tutto ciò mi ha richiamato
alla memoria una classificazione «geo-confessionale» in
5 gruppi; valdesi convinti,
valdesi solo di nome, laici
puri e semplici, cattolici solo
di nome, cattolici convinti,
che -avevo ideata, in occasione delle elezioni del marzo
1994, tra i votanti di 16 Comuni da me ritenuti, a torto o
a ragione, a maggioranza vadose; 6 in vai Pellice (Bobbio
Pellice, Villar Pellice, Torre
Pellice, Angrogna, Rorà, Lusema San Giovanni), 2 nella
Nelle
Chiese
Valdesi
zona collinare a sud-ovest di
Pinerolo (San Secondo, Prarostino), 3 sulla sponda destra
della bassa vai Chisone (San
Germano, Pramollo, Inverso
Pinasca), 5 in vai Germanasca (Pomaretto, Perrero, Salza, Massello, Prali), cfr.
«Riforma», 29-4-’94.
Tale distinzione è tuttora
valida? Ci aiuterà forse a dare
una risposta il confronto tra le
elezioni del 1994 e quelle
odierne. Intanto, il numero
dei votanti, in quei 16 Comuni, è diminuito rispetto a due
anni fa; essi erano, per la Camera uninominale, 17.399 nel
1994 e sono scesi a 16.275 iL
21 aprile scorso. Per il proporzionale erano 17.100 e sono scesi à 16.124. Quanto al
Senato erano 15.667 due anni
fa e sono ora 14.930.
Sul terreno politico, invece,
c’è stato un autentico travaso
di voti dalla destra o centrodestra alla sinistra o centrosinistra, con l’inclusione di
un terzo «polo» indipendente,
la Lega Nord;
Camera uninominale; 15
Comuni per l’Ulivo, uno solo
alla Lega Nord (Salza).
Camera proporzionale; 10
Comuni per la Lega Nord
CVillar Pellice, Angrogna,
Rorà, Lusema San Giovanni,
San Secondo, Prarostino, Inverso Pinasca, Perrerp, Salza,
Prali) e i rimanenti 6 all’Ulivo (compreso Massello per
Rifondazione comunista).
Senato; tutti per l’Ulivo.
Naturalmente si tratta delle
maggioranze nei singoli comuni.
Giovanni Gönnet - Roma
FESTA DEL CANTO
CRISTIANO — Sabato V
giugno, alle 20,45, nel tempio
valdese di Torre Pellice, si
svolgerà la seconda Festa del
canto cristiano, con la partecipazione di gruppi corali in
rappresentanza delle chiese
evangeliche di Torre Pellice e
Lusema San Giovanni.
TAVOLA ROTONDA
SULL’IDENTITÀ VALDESE — Sabato 1° giugno, alle
21, nel teatro di Pomaretto,
tavola rotonda organizzata dal
3“ circuito sul tema: «I valdesi; chi eravamo, chi siamo,
chi stiamo diventando». Intervengono Gianni Genre, Giorgio Toum e Claudio Tron.
GIOVANI III circuito — Per domenica 2 giugno è organizzata una gita in
bicicletta da Pomaretto a Maniglia; partenza alle 9,30 dal
Convitto.
COORDINAMENTO
SCOUT — Il coordinamento
Scout del I distretto organizza
un’escursione al colle del
Beth nei giorni 15, 16 e 17
giugno per giovani oltre i 13
anni. Per iscrizioni telefonare
a Dario Tron (81319) o Massimo Long (953107).
INCONTRI TEOLOGICI
MTF.GGE — L’ultimo incontro del collettivo teologico
Miegge avrà luogo presso
l’abitazione di Roberta e Marco Rostan a Lusema San-Giovanni, in strada dei Peyrot 20,
domenica 9 giugno alle 19,30
per riflettere su alcuni argomeiiti rimasti in sospeso della
Teologia sistematica di Tillich
e programmare l’attività del
prossimo anno. L’appuntamento è previsto al piazzale
del tempio per proseguire insieme verso il luogo della riunione e della cena in comune.
ANGROGNA — Sabato 1°
giugno, alle 21, nel tempio del
Serre serata con i cori di Angrogna: partecipano la corale
valdese e il coro La Draia.
Domenica 2 giugno, giornata
comunitaria; dopo l’agape
nella sala del capoluogo, si
svolgerà il bazar curato dall’
Unione femminili.
LUSERNA SAN GIOVANNI — La Società di cucito di San Giovanni organizza per il 16 giugno il bazar,
nella sala Beckwith, a jjartire
dalle 14,30.
POMARETTO — Domenica 2 culto all’Inverso Clot
alle 11,15; segilirà agape e
pomeriggio comunitario.
FRALI — Domenica 2
giugno, alle 10, l’assemblea
di chiesa è convocata per nominare il deputato a Sinodo e
approvare la relazione morale. Lo stesso giomo,dalle 10,
giornata della scuola domenicale con la partecipazione dei
bambini di Villar Pellice; previsti il pranzo al sacco e giochi. Mercoledì 4 inizierà un
cinefomm sul tema della violenza con la proiezione del
film «Pulp fiction». Chiunque
sia interessato a far parte del
gruppo «Guida al museo» è
invitato a contattare il pastore. Dal 16 al 20 giugno ci sarà
la gita dei giovani a Venezia
e a San Fedele Intelvi: iscrizioni presso il pastore.
TORRE PELLICE —
Domenica 2 giugno, nel tempio del centro, alle 10, è convocata l’assemblea di chiesa;
all’odg relazione annua e
l’elezione di due anziani. Lunedì 3 giugno, alle 20,45, al
presbiterio, il prof. Giorgio
Peyrot parlerà sul tema: «Funzionamento del Sinodo».
VILLAR PELLICE
Domenica 2 giugno gita della
scuola domenicale a Frali.
VILLASECCA — L’Unione fehiminile avrà la riunione conclusiva delle attività
giovedì 6 giugno alle 14,30.
Domenica 2 giugno, alle 9,
culto a Combagarino.
10
:V.
PAG. IV
E Ed). Delle Yaui ^ldesi
Pinerolo: un'interessante mostra allestita nel Pala^zzo degli Acaia
Il diritto alla salute tra '800 e '900
N.SEROIOTURTULICI
LJ 800 della fiducia nella
scienza e nel progresso
è il secolo delle grandi scoperte nel campo della medicina, della sanità e della salute.
Con la coscienza di classe e
di ruolo del movimento operaio nell’età industriale si
evolve l’approccio al bisogno
e all’aiuto sociale: non più
beneficenza ma assistenza.
Di questo tempo fervido,
che ha alimentato la concezione di una nuova solidarietà
sociale, Pinerolo e l’Usl 10
offrono uno spaccato di forte
interesse con la mostra «Protón. Sanità e salute nel Pinerolese tra ’800 e ’900», nelle
sale del Palazzo del Senato
degli Acaja. C’è una didascalia che va letta per penetrare
il significato della mostra, ripercorre l’organizzazione della sanità pubblica in Italia tra
il 1860 e il 1935, i suoi primi
passi ambigui e incerti. La
destra parlamentare, espressione dei ceti che hanno avuto l’egemonia nel processo di
formazione dello stato unitario, è chiamata ora a superare
l’insicurezza sociale, a organizzare la sanità e la previdenza pubblica, ma risente
del suo «laissez faire, laissez
passer» liberale.
La legislazione sociale decolla faticosamente, la didascalia ne ripercorre le tappe.
1862, legge n. 753: finora è
stata la Chiesa cattolica con
gli ordini religiosi a gestire la
beneficenza ai bisognosi, ora
la legge italiana sancisce
l’autónomia degli istituti di
cura e il controllo dell’autorità governativa. 1865, legge
n. 2.248: è abolita la legislazione degli antichi stati preunitari, la sanità pubblica è affidata alle autorità civili.
1882, legge n. 406: obbligatorietà della vaccinazione antivaiolosa. 1882, legge n.
869: bonifica dei terreni paludosi e malarici. Nel 1876 era
subentrata la sinistra alla destra parlamentare, senza far
compiere sostanziali passi alla sanità pubblica almeno fino al 1888, l’anno che vide
alla luce la legge «BaianoCrispi», che ispirerà tutti i
successivi interventi.
Nel 1890 sono istituite le
Ipab; una svolta decisiva, è
qui che il concetto di beneficenza evolve in quello di assistenza, le opere pie sono
laicizzate, gli ospedali delegati a curare i poveri, gli affetti da malattie acute, le
donne nèll’imminenza del
parto, è istituito il domicilio
di soccorso (diritto all’assistenza nel Comune dove si è
maturato un tempo di dimora). La legislazione sociale va
avanti col fascismo. Nel 1925
nasce l’Opera nazionale maternità e infanzia, nel 1927 il
Regolamento di igiene del lavoro, nel 1933 l’Inail, nel
1934 la legge sulla tutela delle lavoratrici madri e il Testo
unico delle léggi sanitarie,
nel 1935 l’Inps.
La mostra di Pinerolo presenta un’ampia rassegna di
strumenti, oggetti medici, farmaceutici, odontoiatrici, un’
antica sedia da dentista, certo
rudimentale rispetto alle sofisticate apparecchiature di oggi. E c’è la sala dedicata al
«Proton». Molti della generazione dei cinquantenni ricorderanno di avere assunto da
bambini questo sciroppo ricostituente, curatore dell’anemia, della debolezza generale.
Creatore del «Proton» era un
pinerolese, Carmelo Rocchietta, e a Pinerolo veniva
prodotto. «Un liquido gustoso
come il rosolio - si legge
sull’etichetta - se ne prendono tre cucchiaini al giorno.
Efficacia assolutamente garantita. Ogni boccetta costa
1.3,00. Nelle farmacie. Per posta 1.0,70 in più». Alla mano
pubblica nel campo dell’assistenza sanitaria si affiancò
presto nel Pinerolese l’iniziativa privata o meglio del paternalismo industriale e quella
delle chiese valdesi. La rassegna ne presenta una bella documentazione fotografica nella stèssa sala del «Proton». Il
sanatorio di Pra Catinai e
l’ospedale di Pinerolo sorgono ad opera della famiglia
Agnelli. A Torre Pellice e Pomaretto gli ospedali valligiani
sorgono a marcare nel campo
della diaconia la teologia pratica delle chiese valdesi.
Nell’ambito della mostra è
stato presentato un libro che
traccia un panorama suggestivo sulla tematica della malattia, della medicina ufficiale
e popolare, delle strutture sanitarie nel Pinerolese all’epoca della nascita dello stato
italiano.
Luserna S. Giovanni
Gemellaggio
con Pievidza
In occasione della XV Festa
dello Sport in vai Pellice, giovedì 30 maggio, arriverà a
Luserna San Giovanni una delegazione della città slovacca
di Pievidza. Il gemellaggio
ufficiale con la città slovacca,
situata alle pendici dei Carpazi, arriva dopo anni di scambi
culturali, artigianali, turistici e
sportivi e dopo vari scambi di
visite fra le rispettive amministrazioni comunali. Sabato
pomeriggio inizierà un torneo
interregionale di pallamano a
livello assoluto maschile e
femminile, le cui partite verranno giocate sui campi del
complesso sportivo «Alpi Cozie» e nella cornice del palazzetto del ghiaccio di Torre
Pellice; il torneo vedrà la partecipazione di 28 squadre di
Piemonte, Valle d’Aosta,
Lombardia e Liguria. Lo sport
più presente nel programma
della manifestazione è però la
pallavolo con vari tornei disputati in palestra e sui campi
in erba allestiti sull’intero
spazio all’aperto. Per quel che
riguarda l’atletica leggera, oltre alle gare scolastiche, nel
meeting «Isoardi» sono previste gare dei 100, 200, 8()0,
3.(K)0 metri e salto con Fato
in cui si cimenteranno vari
atleti provenienti da tutto il
Piemonte. Altre discipline
previste nel corso della festa
dello sport sono poi il tennis,
la ginnastica artistica, il judo,
il karaté, la danza moderna e
il nuoto con uno staffettone
organizzato dall’Associazione
2 Valli e libero a tutti.
La rassegna «Diversamente uguali» .
Un «Mostro» per
affrontare le diversità
CUIDO CASnOLIA
La manifestazione «Diversamente Uguali 1», promossa dalla Comunità montana vai Pellice e patrocinata
dalla Regione Piemonte, sarà
inaugurata giovedì 6 giugno
alle ore 21 presso il salone
Opera gioventù di Torre Pellice, con la presentazione del
programma dell’intera manifestazione e lo spettacolo
«Mostro» della compagnia
toscoemiliana «Tapellabardini Nautai».
«Mostro» è uno spettacolo
teatrale che affronta la diversità attraverso la storia di due
fratelli realmente vissuti tra la
fine del ’700 e l’inizio dell’
800, che furono poeti e scrittori originali il cui maggior
merito letterario fu la divulgazione dell’opera di Shakespeare fra i fanciulli, grazie ai
fini riassunti di numerose tragedie e commedie del drammaturgo. Dotati di rara sensibilità artistica, furono purtroppo dotati dalla natura di
una rara bruttezza, ai limiti
della deformità. Questa condizione di diversi condannati
alla solitudine è il tema dello
spettacolo: la difficoltà del
«brutto» di entrare a contatto
con il «normale» e l’estremo
disagio di quest’ultimo nei
confronti della deformità fisica. Lo spettacolo è nato da
una stretta collaborazione tra
regia (Bruno Stofi) e attori
(Gigi Tapella e Miriam Bardini). Gli attori, al pari del regista, sono diventati creatori
della drammaturgia e del testo attraverso un costante lavoro di improvvisazione sui
caratteri dei personaggi e sui
temi dello spettacolo.
«Sembrano uscire da un’
acquafòrte di Goya: lei,
Mary, quieta nella sua bruttezza che arriva alla deformità, attenta, sensibile, delicata; lui, Charles, con una
grossa testa da idrocefalo,
che sembra sovrapposta come
una maschera di carnevale.
Nella loro solitudine, nel loro
tragico accordo, scrivono per
l’infanzia forse per trovare la
loro»; questa è la poetica dello spettacolo «Mostro», ma è
anche la poetica intrinseca
nel lavoro di formazione degli attori che da circa vent’
anni dedicano la loro vita e la
loro professione all’arte del
teatro dopo 13 anni di lavoro
con il Teatro del Sole di Milano e collaborazione con
teatri di tutta Europa.
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CALCIO: PARI PER IL PINEROLO — Pareggio per il Pinerolo nella partita di apertura dei play off del campionato
nazionale dilettanti; opposti al Borgosesia i biancoblù non
sono andati oltre lo 0 a 0 spingendo molto ma anche rischiando di subire qualche rete. Le altre partire del girone
hanno visto la Biellese partire bene vincendo sull’Aosta
per 1 a 0 e il Calangius imporsi, col medesimo punteggio
sul Punte S. Pietro. E proprio in terra lombarda sarà in trasferta il Pinerolo domenica 2 giugno.
VOLLEY: BEf® LE PINEROLESI — Giunte entrambe ai
play off promozione le due formazioni pinerolesi di pallavolo si sono ben comportate nel primo turno. Le ragazze nel
girone B della lotta per la promozione in B1 hanno superato
agevolmente la Cassa rurale di Cantù per 3 a 0.1 ragazzi in
CI hanno espugnato il campo di Bergamo col Boccaleone: il
3 a 1 finale consente di sperare nella promozione in B2.
CICLISMO: CRONOSCALATA VILLAR PEROSAPRAMARTINO — Si svolgerà domenica 2 giugno la
cronoscalata Villar Perosa-Pramartino su un percorso di
6,9 km e partenza del primo corridore alle 14,30 dal bar
della stazione. Il dislivello è di 416 metri.
FESTA DELLO SPORT IN VAL PELLICE: I PROSSIMI APPUNTAMENTI — Prosegue il programma della
Festa dello sport in vai Pellice; sabato, agli impianti sportivi di Luserna e al palazzo del ghiaccio di Torre Pellice,
tornei di pallavolo e intemazionale di pallamano a partire
dalle 14. Alle 20 accensione del tripode con esibizioni di
gruppi folcloristici e saggi di attività sportive. Domenica
pomeriggio al campo sportivo di Luserna meeting interregionale di atletica leggera e prosecuzione di tornei vari.
/llsëËïiësVita
Agente
Maria Luisa POGGIO GÖNNET
Agenzie generale
via Trieste, 47 - Pinerolo - tei. 0121 /7Ó464
venerdì 31 MAGGIO 1^
30 maggio, giovedì — TORRE PELLICE: A cura delFUnitrè, alle 15,30 alla Casa valdese,
si svolgerà un concerto del coretto valdese di Torre Pellice.
l"-9 giugno — PEROSA
ARGENTINA: L’Associazione
Auser organizza fino al 9 giugno
la mostra hobbistica della 3“ età.
1" giugno, sabato — TORRE PELLICE: Alle 20,45,
presso il salone Opera gioventù
di via al Forte, la compagnia
' Vecchio teatro presenta la cpmmedia brillante in tre atti, di
Carlo Veneziani «Il Signore è
servito». Lo spettacolo verrà replicato sabato 8 giugno.
1“ giugno, sabato — VILLAR PEROSA: Il villaggio
operaio di Villar Perosa sarà al
centro di una mattinata di riflessione; dalle 9,30, presso la sala
Skf, interventi sugli insediamenti residenziali operai nelle valli
Chisone e Germanasca, sull’integrazione fra impresa e comunità locale e presentazione del
relativo dépliant realizzato dalla
scuola media. Alle 21 presentazione, a cura della scuola media,
di un secondo dépliant turistico
«La chiesa di San Pietro in Vincoli», nella chiesa stessa, e concerto di musica classica con il
«Musica alchemica ensemble»,
quintetto di ottoni e organo.
1“ giugno, sabato — TORRE pellice; Alle 17, nella
sala Paschetto del Centro culturale valdese, si inaugura la mostra di Giulio Mosca, che resterà
aperta fino al 14 con il seguente
orario: lunedì, martedì, mercoledì, venerdì ore 14-17, giovedì,
sabato e domenica 15-18.
1“ giugno, sabato — VILLAR PEROSA: Alle 21, nel
tempio valdese, il coro Fihavanana presenterà un concerto con
un repertorio di canti malgasci e
sudafricani. Le offerte raccolte
andranno a favore del progetto
di accoglienza di bambini dalla
Bielorussia messo a punto da un
apposito comitato sorto nelle
valli Chisone e Germanasca.
2 giugno, domenica —
TORRE PELLICE: Dalle
14,30 alle 18, presso il foyer di
Villa Elisa, pomeriggio di solidarietà con le opere sociali
dell’Ywca-Ucdg.
2 giugno, domenica — ANGROGNA: Organizzata dalla
commissione comunale Sport e
tempo libero si svolge la Festa a
Serre Malan.
2 giugno, domenica — PINEROLO: Dalle 9 biciclettata
non competitiva di 15 km nelle
vie del borgo di San Lazzaro.
2 giugno, domenica —- PRAROSTINO: La Compagnia Balestrieri di Roccapiatta partecipa
al XII torneo nazionale di tiro
alla balestra antica a Torre del
Sole (Forlì).
2 giugno, domenica — SALUZZO: Nelle vie del paese si
svolge l’esposizione «Mercanti- ■
co di Saluzzo».
2 giugno, domenica —
CANDIOLO: Il Comune organizza la Fiera del legno in piazza Sella.
3 giugno, lunedì — PEROSA ARGENTINA: Si svolge la
fiera primaverile.
4 giugno, martedì — TORRE PELLICE: Alle 15,30, alla
Casa valdese, per gli incontri
dell’Unitrè, la professoressa Annia Albani parlerà su «Il liberty
a Torino».
4 giugno, martedì — PINEROLO: Alle 21, presso la sede
dell’associazione Nexus in via
Vescovado 6, serata sull’analisi
corporea della relazione; conduce la serata Ugo Bertot, psicomotricista e analista corporeo.
6 giugno, giovedì —TORRE
PELLICE: Alle 16,30 al Collegio valdese ci conclude il corso
di aggiornamento insegnanti organizzato dal Centro culturale
valdese con una lezione di JeanLouis Sappé su «Come raccontare a scuola».
7 giugno, venerdì — PINERO
LO: Alle 21, al Teatro-incontro
di via Caprini, concerto dell’Orchestra camerata ducale «Città
di Pinerolo» «Il carnevale degli
animali». Ingresso lire 25.000,
ridotto lire 20.000.
VALLI Jt
CHISONE - GERMANA^
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
Ospedale di Pomaretto, tei. 81154
Guardia farmaceutica;
DOMENICA 2 GIUGNO
Perosa Argentina: Farmacia
Bagliani - Piazza Marconi 6
tei. 81261
Ambulanze:
Croce Verde, Perosa) tei. 81000
Croce Verde, Porte : tei. 201454
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
■J;
Guardia farmaceutica: ’
DOMENICA 2 GIUGNO i
Torre Pellice: Farmacia Muston - Via Repubblica 22, tei.
91328
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790 •
,.H*S
PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
Ospedale civile, tei. 2331
Ambulanza:
Croce Verde, tei. 322664
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dalle ore 8 alle 17, presso io
sedi dei distretti.
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TORRE PELLICE — Il .
cinema Trento ha in pro-,;,
gramma, giovedì 30, venerdì ■
31 ore 21,15 e sabato 1° giu^
gno, ore 20 e 22,10, DeadSi
man walking; domenica 2,
ore 20 e 22,10 e lunedì 3 alle'
21.15, Sabrina. ¿¿>1
BARGE — Il cinema Co?
munale ha in programma, venerdì 31, Hong Kong; sabato
1° giugno Jack frusciante è
uscito dal gruppo; da doménica, ore 15,15, 17,15, 19,15.
21.15, a giovedì, Diabolique. :
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Pubblicazione unitaria con Rilomna
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Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/60
Resp. Franco Glatnpiccoll
Stampa: La Ghisieriana Mondavi
Una copia L. 2.000
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Il futuro
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DÌ 31 MAGGIO 1996
Fede e Spiritualità
Un uomo legato alla propria terra, testimone dell'amore di Dio
Una valìgia piena di semi del Regno
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Il dramma dei profughi del Mozambico, soprattutto bambini abbandonati
Accoglienza e spontaneità in vna «grande famiglia»
renato coisson
Oriente Sibane: l’ho incontrato alle riunioni del
it^nsiglio della Cevaa. Un po’
lasandato nel vestire, im.pacciato nel parlare in quelle
gjij^e europee così lontane
^la sua per cui doveva
^ijprimersi o in francese o in
'Illese perché il portoghese
incui aveva dovuto compiere
' isuöi studi non era comprensibile ai più, ma sempre allegro, come sanno essere allegre le persone un po’ su di
peso a in particolare gli afri^i. Nei suoi interventi usciva con delle espressioni spest so semplici, quasi ingenue,
ifìsa che il più delle volte cen: favano bene il tema in di%USSÌone e aprivano delle
Prospettive nuove, perché
Iettate da una carica umana
non indifferente.
Abbiamo fatto amicizia.
Negli intervalli fra una seduta e l’altra lo interrogavo sulla sua famiglia, sul suo paese,
il Mozambico che viveva il
dramma della guerra civile,
Julia vita della sua chiesa. Bisognava interrogarlo, stimoilarlo perché parlasse, perché
si aprisse e raccontasse qual
Mi aveva così raccontato
delle migliaia di profughi che
si addensavano alla periferia
diMaputo, delle difficoltà
che incontravano, i drammi
che avevano lasciato dietro
alle loro spalle: i parenti uccisi, i villaggi distrutti, Timpossibilità di trovare lavoro,
la fame, la miseria con l’abbrutimento che tutto questo
può portare. Mi raccontava
dei progetti della sua chiesa:
fare coltivare dai profughi
dei terreni incolti alla periferia della città, ma mancava
l’acqua, sarebbe bastata una
pompa, perché il sottosuolo
era ricco di acqua.
Con l’aiuto del Servizio diocesano per il Terzo Mondo
che aveva in corso un progetto di sensibilizzazione comune con la Chiesa valdese di
Torino, sono arrivati i soldi
per una pompa e le sementi.
Purtroppo il risultato era stato, scarso: troppa salsedine
nel terreno. Ma Oriente nòn
si scoraggiava. Tutte la volte
che tornava dall’Europa dopo
una riunione, riempiva le valigie con sementi, piccoli attrezzi agricoli 0 altre cose che
potessero aiutare questa piccola cooperativa di profughi.
Un’altra volta mi aveva
raccontato di ùn bambino,
Milagré Mblate; la moglie lo
aveva trovato tornando a casa la sera in un angolo della
piazza a piangere. Era fuggito
dal suo villaggio semidistrutto dai ribelli che gli avevano
ucciso la madre, mentre del
padre che si era arruolato
nell'esercito non aveva avuto
più notizie; Giunto a Maputo
si era messo a giocare con altri bambini, finché questi
erano tornati alle loro case.
La signora Sibane lo aveva allora condotto a casa, anche
se erano già in sedici. Fra
nonni, genitori, figli e le loro
famiglie si sarebbe fatto posto a questo poveretto. E T
Unione femminile di Sanremo accetterà con gioia di seguirlo nei sùoi studi per alcuni anni con un aiuto finanziario regolare, finché Milagré trova ad occuparsi con i
pescatori: ma al suo posto c’è
già un altro bambino abbandonato dai genitori che la famiglia Sibane ha già accolto!
Ho avuto la gioia di entrare
nella casa di Oriente Sibane a
Maputo, quando il Consiglio
della Cevaa si è riunito a Mozambico. Era come me la immaginavo:-una grande casa
molto semplice e povera, arredata con il minimo indispensabile ma nella quale ci
si sentiva accolti e a proprio
agio, pur nella timida riservatezza del padrone di casa. La
signora Sibane e la vecchia
mamma erano nel cortile intente a preparare la cena per
la grande famiglia; una nuora
ci ha servito il tè con insalata
e verdure fresche, e così scopro che la nuora è campio
a Cola, vesabato
inte è
iome19,15,
lique,
:oledl
nobili
i vari:
\NI
mi
’la
lente
Il futuro del Mozambico dipende anche dalla capacità di creare scolarità
nessa di atletica leggera mentre il marito gioca nella nazionale di calcio del Mozambico... Il padre non me ne
aveva mai parlato!
Intanto la guerra finisce e
per molti profughi si apre la
possibilità di tornare ai propri villaggi, fra questi il gruppo seguito da Oriente Sibane.
E qui parte l’iniziativa delle
«mucche per Manzir» che i
lettori di «Riforma» ricordano. Il «fondo di solidarietà»
del giornale raccoglie la somma per comprare le primé
cinque mucche, poi altre cinque. Ma la vita è difficile e
ancora Oriente, a gennaio,
dopo una riunione del comitato Cevaa a Parigi, riempie
la sua valigia di sementi, sperando nella pioggia ma questa volta ne cade troppa e le
alluvioni spazzano via i campi appena seminati. Duemila
famiglie sono senza un tetto.
Un nuovo appello per aiutare
la cooperativa di Manzir è in
corso sempre presso il «fondo di solidarietà».
Potremo ancora parlare dei
due profughi dell’Etiopia rimasti ospiti della famiglia Sibane per due anni prima di
ottenere il visto per emigrare
in Canada, anche loro subito
sostituiti da altri profughi,
questa volta del Ruanda, tutti
giunti come e chissà perché
in quello che è uno dei paesi
pithpoveri del mondo ma anche per loro le porte si aprono, le porte della solidarietà e
della condivisione.
Oriente Sibane, pastore
della chiesa presbiteriana del
Mozambico, umile testimone
di Gesù Cristo. Quante volte
incontrandolo, parlando con
lui, ho pensato a quanto la
chiesa nel mondo è debitrice
a gente come lui. Umili credenti che non fanno suonare
le. trombe davanti a loro, che
non pretendono di sedersi ai
primi posti nelle assemblee, e
non ricercano l’applauso delle folle, ina in silenzio, senza
che nessuno se.ne accorga,
forse neanche loro stessi,
compiono delle piccole azioni che racchiudono il seme
del nuovo regno di Gesù Cristo. Questa è la ricchezza e al
tempo stesso la speranza della chiesa e di questo dobbiamo lodare e ringraziare Dio.
Il problema del Regno non è nel futuro ma è attualità
Il linguaggio della fede parla di impegno e partecipazione
LUCIANO DEODATO
«IVi 01, che siamo del giorno, siamo sobri, avendo rivestito la corazza della
fede e dell’amore, e prestí per
®lnio la speranza della sal^zza» (I Tess. 5, 8). La chiesa
di’Tessalonica (l’odierna Sat fehicco) era preoccupata per
jj ritardo della «parusìa», cioè
della venuta del Signore e
(ftiindi del regno di Dio. Due
fe particolare dovevano essete le domande che si poneva.
Jj? prima riguardava la sorte
di quei credenti che già erano
^orti, e che quindi ,non sai^obbero stati presenti nel
gran giorno del ritorno del
^sto. Che cosa sarebbe suc, di loro? La morte aveva
dro tolto la possibilità di una
^ecipazione al Regno; non
^evano fatto in tempo a vedere il Signore. La loro fede
, ra perciò stata vana. Da qui
^ Senso di profonda tristez^ per ciò che avevano perso
poi di scoraggiamento.
. ^ i epistola ai Tessalonicee anche la prima delle let■"e dell’apostolo Paolo e
probabilmente 11 primo documento scritto del Nuovo
Testamento. Grande è pertanto il suo valore documentario, in quanto ci riporta
l’eco della prima, grave crisi
del cristianesimo primitivo.
La risposta di Paolo si muove
lungo tre direttrici. La prima
riguarda la preoccupazione
relativa alla sorte di «quelli
che dormono», un eufeiriismo per dire «quelli che sono
morti». Non è una semplice
attenuazione di un’espressione altrimenti dura; ma un
modo per relativizzare il carattere definitivo della morte.
Il «morire in Cristo» è in un
certo senso essere già strappati al potere assoluto della
morte. Essi non appartengono alla morte, ma a Cristo e
dunque sono entrati nella dimensione della resurrezione.
La seconda linea tigu^da i
tempi della «parusìa». E inutile, dice Paolo, fare calcoli,
scrutare l’orizzonte, perdersi
d’animo; egli verrà «come un
ladro nella notte», inaspettato, improvviso. Per quanto
tu lo aspetti, la sua venuta
sarà sempre una sorpresa
che ti coglie impreparato. E
tutta^aa la sua venuta è certa,
come «le doglie alla donna
incinta». Paolo avrebbe potuto fermarsi qui. C’era già
abbastanza materiale per
rasserenare la fede dei fratelli e delle sorelle di Tessalonica. E invece va avanti perché
il problema del Regno non è
il problema del futuro, ma
del presente. Da qui una serie di esortazioni a vivere oggi in un certo modo. È questa la terza direttrice, quella
che dopo tutto ci deve interessare di più.
Nel breve passo citato
aU’inizio troviamo tre termini chiave: fede, speranza, amore o carità o, ancora, agàpe; quelli stessi che più tardi
Paolo svilupperà nel famoso
capitolo 13 della I Corinzi.
Infatti parlare del Regno, come anche parlare della resurrezione, significa certamente
fare un discorso che riguarda
il futuro, ma soprattutto parlare del presente. Il discorsb
del Regno non è un modo
per evadere da un presente
PAG. 7 RIFORMA
Una cooperativa agricola
oscuro, faticoso, penoso, e
proiettarsi in un futuro luminoso e gioioso (come comunque speriamo che sarà),
ma vivere l’oggi in modo costruttivo e significativo. Con
sobrietà, senza strombazzamenti e vuota retorica, senza
gesti clamorosi e gonfi di orgoglio personale.
Non siamo noi che costruiamo il Regno, perché Dio ci
ha già pensato; noi tutt’al più
diciamo semplicemente ciò
che Dio ha fatto, e non siamo
neppure sicuri di dirlo in
modo giusto. Però lo diciamo
con fede, perché sappiamo
che la parola di Dio è certa. E
il linguaggio della fede non è
Tarròganza del fanatismo,
ma il suono dolce e profondo
dell’amore verso ogni creatura, la partecipazione alla sua
sofferenza, l’ascolto discreto
e rispettoso, l’apertura e la
comprensione, la mano tesa
per aiutare, l’impegno per la
giustizia, la gioia di dare come anche quella di ricevere.
In questo modo si è figli della
luce, cittadini oggi del Regno
di domani.
Testimone nel mondo
Credevo, Signore
Credevo, Signore,
che tu mi avessi inviato in Sud America,
per parlare.
Laggiù, ho scoperto
che tu sei un Dio che ascolta,
e ho taciuto.
Eppure,
i miei fratelli e le mie sorelle
in lotta, mi hanno insegnato cosa significa
un ascolto che parla.
Credevo, Signore,
che tu mi avessi inviato in Africa,
per agire.
Laggiù, ho scoperto,
che tu sei un Dio che medita,
e mi sono calmato. ^
Eppure, ,
i miei fratelli e le mie sorelle
che resistono, mi hanno insegnato cosa significa
la grazia dell’azione silenziosa.
Credevo, Signore,
che tu mi avessi inviato in Asia,
per insegnare.
Laggiù ho scoperto,
che sei un Dio discreto,
e non ho imposto il mio sapere.
Eppure,
i miei fratelli e le mie sorelle
che testimoniano, mi hanno insegnato cosa significa
una discrezione che convince.
Credevo, Signore,
che tu mi avessi inviato nei sobborghi di Parigi,
per salvare.
Laggiù ho scoperto,
che sei un Dio crocifisso
e mi e mancato il coraggio.
Eppure,
i miei fratelli e le mie sorelle
professanti, mi hanno insegnato cosa significhi
il dono di sé, nella morte di Dio.
Dio delle sorprese inesprimibili
rivelati ancora a noi
come il Signore dei capovolgimenti inattesi.
Amen!
Philippe B. Kebango-Mbaya,
«Mission» 1993, in Al di là delle barriere
Spirito Santo
Che tu sia lodato e adorato,
o Spirito Santo,
che non vediamo,
perché sei la sorgente di ogni visione;
che non udiamo,
perché sei il nostro stesso udito;
che non conosciamo,
perché sei aU’origine di ogni conoscenza.
Spirito Santo, che ti occulti
per servire e condurci al Padre.
Oh tu, l’eterno dimenticato,
che tu sia lodato e adorato.
Michel Bouttier
(da «Quêtes et requètes»,tratto da
Al di là delle barriere della Cevaa, 1995)
Un campo di sfollati
12
':Av:
■:U
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
Si è svolto a Ecumene, dal 30 aprile al 2 maggio, il Congresso della Fdei
Donné evangeliche in una società che cambia
In occasione del ventennale della Federazione le partecipanti hanno potuto
riflettere sui nuovi modi in cui portare la loro testimonianza di speranza
DANIELA.FERRA80
u;
N flocco variopinto, lavorato a mano, appuntato sulla maglia, distingueva le
partecipanti al sesto congresso della Federazione donne
evangeliche in Italia (Fdei)
che quest’anno celebrava il
suo ventennale sotto il motto
biblico: «Va’ con codesta tua
forza...». La pastora Daniela
Di Carlo nella sua predicazione iniziale ha saputo coinvolgere direttamente le congressiste creando fin dall’inizio
dei lavori un’atmosfera di
forte partecipazione. Se si è
riusciti ad affrontare i tanti
temi proposti dalla densa re' lazione del Comitato nazio
nale uscente, presentata da
Maria Chiarelli, è grazie alla
conduzione dei lavori, da
parte del seggio presieduto
> da Doriana Giudici.
Si sono ripercorsi vent’anni
di lavoro di formazione, di
crescita, di presenza delle
donne evangeliche, riflettendo sui nuovi modi di portare
H-r,- avanti l’impegno delle donne
evangeliche in una società in
rapido mutamento che ha bi’’ sogno dell’annuncio di speranza deü’Evangelo. Dall’ultimo Congresso della Fdei a
Santa Severa nel 1992 sono
stati avviati numerosi contatti nazionali e intemazionali
con associaziom e organizzazioni femminili. Non era
quindi un caso che a Ecumene fossero presenti alcune
delegate straniere. Dal Portogallo Etinice Alves e lilda Silva, dalla Spagna Manolita
Fuentes; dalla Francia Elisabeth Blanchard e Monique
Ramson (in rappresentanza
della Cepple); dalla Svizzera
le sorelle Bachmann, Jelmini
La saia dei iavori a Ecumene
e Voser (Comitato svizzero
della Gmp), Schadalin (tesoriera del Forum delle donne
europee): tutte hanno portato non solo un saluto ma
informazioni sulle singole
realtà. Apprezzati sono stati
anche i saluti portati dalla
Fcei (Domenico Tomasetto),
dairOpcemi (Valdo Benecchi) dalla Tavola valdese
(Franca Long), dalla Fgei (Silvia Rostagno), dal Sae (Maria
Vingiani).
Importante è stata la riflessione di Adriana Gavina sui
metodi nonviolenti nei rapporti interpersonali che ha
introdotto fi lavoro dei gruppi. La logica dell’imporsi, del
vincere sull’altro è pur sempre una forma di violenza. Il
«ipetodo dell’avversario» è
quello che va per la maggiore,
ma non per le donne. Esse
devono trovare un altro tipo
di relazione; devono imparare ad ascoltare se stesse, a co-^
noscere i propri bisogni per
capire quelli degli altri, autoascoltarsi anche per sentire
la voce di Dio che mette a nudo le loro ambiguità, abbandonare il «metodo dell’awer
sario» per adottare quello del
silenzio, dell’esempio in positivo, devono avere consapevolezza della propria relatività. È necessario adottare
uno stile di vita di maggiore
semplicità, si può parlare di
Dio senza usare il linguaggio
maschile che presenta Dio
soprattutto come onnipotente, sovrano, giudice.
Tra le riflessioni emerse c’è
anche quella che vede l’amicizia come luogo di spiritualità: le persone amiche infatti
si conoscono in profondità e
in questa dimensione si può
riconoscere la voce di Dio.
Altra questione importante è
quella che sottolinea la necessità per le donne di impegnarsi maggiormente anche
come interpreti dei bisogni
della fasce più deboli della
società. Sul terreno più pratico.si è concordato sulla necessità che si costituisca un
comitato italiano/ per la
«Giornata mondiale di preghiera», esigenza emersa anche dai dati di un recente
questionario distribuito tra le
(Jnioni femminili.
Infine le prospettive: a 20
anni dalla sua nascita la Fdei
si trova a fare i conti con una
realtà fortemente mutata; nel
frattempo sono sorte nuove
organizzazioni femminili di
riflessione teologica (Sophia e
Cassiopea), la commissione
bmv sul «Decennio di solidarietà con le donne» indétto
dal Consiglio ecumenico delle chiese di Ginevra, infine il
mondo femminile dell’immigrazione, che è in contatto
con il Servizio rifugiati e migranti della Fcei e tutta la ri, cerca che è nata all’indomani
del congresso mondiale delle
donne di Pechino. Ci sono
molte realtà femminili evangeliche in movimento. Si rischia che questa ricchezza di
pensiero, di ricerca e di proposte non incida a causa della sua frantumazione. La Fdei
potrebbe essere di più e meglio il luogo in cui le varie
realtà femminili evangeliche
sono rappresentate senza togliere nifila all’autonomia di
ciascuna. È vero che le donne
immigrate non si sentono
rappresentate dalla Fdei ma
gli organismi femminili non
sono dei dogmi calati dall’alto, si possono cambiare: essi
sono semplicemente degli
strumenti adattabili che devono essere utili al lavoro e
non diventare di ostacolo. Sul
tavolo del nuovo Comitato
nazionale, fortemente rinnovato, c’è ora la questione di
far sì che la Fdei possa servire, ancora di più e meglio, come luogo di riferimento e di
scambio del mondo evangelico femminile. Questo vuol dire riflettere prossimamente
. sui contenuti, sulla struttura,
su strumenti anche giuridici
più aderenti alla realtà che
oggi viviamo.
H Un disegno per riflettere
Donne dì tutto il mondo
unite nella preghiera
TEATENARELU
Osservando questo disegno ciò che colpisce
subito è la croce. Attorno ad
essa quattro figure in uguale
atteggiamento: sono quattro
donne disposte nei quattro
angoli, possiamo dire che sono quattro direzioni del
mondo che, come in un cerchio ideale, circondano la
croce. Le loro braccia si pro
tendono le une verso le altre
con l’intento di unire le mani
nella ricerca e nel desiderio di
un lavoro comune. Certamente questo insieme suggerisce l’idea della danza: le figurine sembrano muoversi
con l’armonia che proviene
dall’amore di Dio e dalla
gioiosa consapevolezza di poterlo annunziare. Dà pure
l’idea di un flore il cui profumo, come è scritto nella Bibbia, sale al cielo quando viene
dato alle preghiere di coloro
che confidano nel Signore.
Vuole rappresentare le
donne, tutte le donne dei vari
paesi del mondo, unite a pregare il loro unico Dio nella
«Giornata mondiale di preghiera», in cui uniscono le loro voci. Infine, osservando
bene la croce, si nota che essa non è chiusa alle sue estremità ma aperta, aperta a tutto il mondo.
Il saggio del Congresso Ffevm al lavoro
■ Donne valdesi e metodiste
Salvaguardare il rapporto
con le Unioni locali
LIDIA RIBET MOFFKE.
IL saluto della presidente
Françoise Vuf&ay, una meditazione su Atti 18, 9-11 e il
saluto della Tavola valdese
portato da Maddalena Giovenale hanno aperto, il 30 aprile, l’S“ Congresso della Federazione femminile evangelica
valdese.
È stato un inizio un po’ sofferto perché il numero delle
partecipanti metteva in forse
la sua validità. Esaminato attentamente lo statuto, il 1”
maggio abbiamo potuto dare
inizio ai lavori del Congresso
stesso, validamente costituito. Danielle Jouvenal, membro della Commissione regolamenti della Tavola, ci ha
aiutate a esaminare e trovare
delle possibili soluzioni per
fare un volto più attuale a alcuni articoli dello statuto.
Una commissione ad referendum è stata nominata
nelle persone di Florence
Vinti, Graziella Fornerone,
Lidia Ribet; Danielle Jouvenal
darà la sua consulenza.
Con il cambiamento della
nostra società, in questi ultimi anni anche il ruolo delle
Unioni e dei gruppi non è più
lo stesso: molte sorelle preferiscono lavorare insieme alle
comunità anziché unirsi in
un gruppo settoriale. Il Consiglio ha preso atto di questi
cambiamenti e nella relazione morale chiede se una federazione denominazionale
abbia ancora un senso. Il
Congresso in un suo atto ha
affermato quésta necessità in
quanto collegamento, anche
spirituale, delle Unioni e
gruppi, e ha affermato l’importanza degli incontri a livello locale come spazio per
la crescita di fede e di presa
di coscienza femminile.
Il Congresso ha chiesto al
Consiglio di mantenere viva
la «Lettera circolare» che
rappresenta uno scambio di
inforniazioni attraverso il
nostro paese che, per la sua
configurazione geografica,
racchiude diverse esperienze
culturali. La «Lettera circolare» è anche un mezzo per avvicinare le sorelle che vivono
isolate. Sono ormai molti anni che la Federazione, attraverso i doni delle Unioni e
gruppi, contribuisce in modo
sostanzioso a una borsa di
studio per la Facoltà valdese
di teologia e, anche se in
quantità minore, collabora
allo svolgimento delle attività della scuola materna di
Scicli.
Il Congresso ha eletto il
Consiglio nazionale, che al
suo interno designerà la presidente, nelle persone di Anita Braschi, Lucia Doria, Gianna Mazzarella, Rosanna Revel, Edi Schmidt, Wanda
Tourn e Françoise Vuffray.
Elsa Antonelli, Irma Nitti e
Angela Mastrototaro, che
hanno lavorato per sei anni
nel Consiglio nazionale, hanno terminato il loro mandato.
Il Congresso le ha ringraziate
per il lavoro svolto con impegno e serietà.
VENERDÌ 31 MAGGIO iqo^
Verso una revisione della struttura
Le decisioni assunte
Sono numerose le decisioni prese dal Congresso della
Fdei. Fra le altre, quella di avviare un processo di revisione della struttura della Federazione a vent’anni dalla sua
creazione (la Fdei era stata
costituita il 14 maggio 1976 a
Santa Severa), in vista del
coinvolgimento di tutte le
realtà evangeliche femminili
presenti in Italia: gruppi appartenenti ad altre denominazioni (un gruppo di donne
luterane della Sicilia ha già
chiesto di aderire), donne
immigrate, giovani.
Sul piano ecumenico la
Fdei ha deciso la costituzione
di un comitato nazionale
che, come accade in quasi
tutti gli altri paesi del mondo,
organizzi la Giornata mondiale di preghiera delle donne (1° marzo) coinvolgendo
le donne di tutte le confessioni cristiane, incluse le cattoli
che, ortodosse e anglicane, n
Congresso ha inoltre chiesta
che il Comitato nazionale
promuova tra le donne evan.
geliche una «particolare sen'
sibilità verso le donne migranti». In vista del Giubileo
del 2000, la Fdei invitale chiese evangeliche italiane a
«riflettere sul significato biblico del giubileo (Levitico\
25) e a farsi promotrici nonci ^
eventi celebrativi improntafiì^
alla grandiosità», bensì richiamando all’attuazione del
mandato biblico: giustizici
per tutti, condono dei debiti®',
pace duratura. • '
Ricordiamo infine la deci-,
sione di aderire alla sezionel
italiana di Amnesty Interna-i
tional come associazione af- i
filiata, e di coinvolgere iì
gruppi femminili e le comu-v
nità di appartenenza nel prezioso lavoro di difesa dei diritti umani. (nev) \
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Assemblea a Rocca di Papa
Le donne battiste per un
rinnovamento evangelico
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jÉtélle de
(hlmipob
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sfanno di e
Dalla sera del 30 aprile a
tutta la mattina del 2 maggio, nel Centro battista di
Rocca di Papa, si è tenuta
l’assemblea del Movimento
femminile evangelico battista (Mfeb), movimento che,
agendo nella linea dell’Ucebi,
gode della sua autonomia e
neU’assemblea propria trova
l’espressione delle sue deliberazioni. Al centro di Rocca
di Papa ci sentiamo a casa
nostra, in quanto esso è stato
istituito, organizzato ed è gestito dal nostro movimento.
Il 30 aprile sera, all’apertura dell’assemblea, dopo il saluto della presidente Hélène
Ramirez, si è eletto il seggio
con presidente Ester Coccia,
sorridente, incoraggiante, ma
ben vigile dal principio alla
fine. I lavori sono iniziati con
un breve culto edificante,
con la meditazione di Agnese
Rossi. Quindi sono seguite
tutte le relazioni delle revisore di ordine amministrativo,
finanziario e morale.
La relazione del Cn è stata
confortante perché sia per
quanto riguarda la nostra vita
all’interno del paese, sia per
quanto riguarda l’apporto alle iniziative all’estero vi sono
stati notevoli progressi. Nei
vari convegni le donne partecipano molto al lavoro di testimonianza. I tre seminari
per donne leader tenuti a
Rocca di Papa e in Sicilia, e
dùetti da due pastore battiste
(Adriana Gavina e Elisabeth
Green), frequentati da 50-60
donne alla volta, hanno destato interesse.
Il Movimento femminile
battista ha promosso l’iniziativa nelle chiese di raccogliere a Natale l’offerta d’amore
che viene devoluta alla Missione battista europea per i
lavoro in Africa, e neU’America del Sud, accanto al programma di base di studio per
bambini africani, ormai ge
stito da anni. Il Mfeb
parte alla «Giornata mondiale di preghiera» preparata'
dalle donne battiste in uno;^
dei sei continenti, che raccoglie un’offerta per i grandi bisogni del mondo.
La relazione dettagliata e
diffusa della direttrice del
centro di Rocca di Papa ha
sottolineato, fra l’altro, chéj,
Istmo, la p
^e,pren
la lettura d
pnto del
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l’attività dei ragazzi costituii)
sce uno degli scopi più importanti e che tutti i campi,
da quello teologico a qUelh
per i «single», sono stati ap^
prezzati.
Alla fine dell’assemblea 5Ìè,
notificato il risultato delle eie»
zioni, che ha visto confermate tutte le nomine che lo potevano essere: la vicepresidente Pina Cozzolino, la cassiera Antonella Macari, le revisore Rosa Uccello e Luisà
Mangione, l’addetta stampa
Mercedes Cempenni e la
nuova presidente Adriana Gavina. (^uest’ultima, dopo la
sua elezione, ha presentato le
linee programmatiche della
sua presidenza. Sarà difesa e
rispettata la linea autonoma,
ma saranno altresì rispettate
le regole nei confronti dell
Ucebi. Rocca di Papa, ha detto, è il centro nostro e vi ci riconosciamo, ma rappresenterà la linea di equilibrio &a
autonomia e rispetto delle regole con rUcebi.
Rocca di Papa intesa come
sede della formazione delle
donne, scuola di assertivita,
con la finalità del lavoro nelle
nostre chiese. Si avranno
contatti con le unioni feffl'
minili soprattutto dove ess
sono più deboli. Adriana Gavina ha continuato non *
prospettare che la fine secolo
va affrontata anche coin
rinnovamento evangelico,
una fine secolo che dà in j
curezza e paura ooUol** '
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ì 31 MAGGIO 1996
Vita Delle Chiese
PAG. 9 RIFORMA
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Si è svolta a Pescara l'assemblea del 12° circuito
Strumenti visibili della Grazia
iValdesi, metodisti e battisti hanno tracciato un positivo
Rilancio del lavoro in un «ambito di evangelizzazione»
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étHLETTO CARLONE
E chiese come strumenti visibili della graIdTDio che opera»; potrebre questa la chiave di
[.¡torà dell’assemblea ordiHa-del 12° circuito che si è
%ta a Pescara il 12 maggio
prso. Presso i locali della
Jesa inetodista si sono riujiji ¡.-rappresentanti delle
tliiese valdesi e metodiste
IO presenti anche fratelli
relle della Chiesa battista
ipobasso) per un bilanóoiefl’operato svolto in quest’anno di attività,
piante il culto introduttfj,tarato dai fratelli e dalle
Sorelle dei gruppi di Pescara e
fermo, la pastora Gianna Scidone, prendendo spunto dalla'lèttura di Esodo 32 (il racconto del vitello d’oro), ha
lente analizzato il
Importo esistente tra la visione che si ha del Signore e il
'Signore stesso, tra la necessità di, credere in un Dio visibile el fatto che di Dio non si
hanno immagini: le chiese e i
pppi di credenti possono é
‘ievono diventare allora i luoghi in cui è possibile vedere la
sua opera. «Cristo», ha sinteteto la Sciclone citando la
Jatera ài Colossesi, «è la noSttaunica immagine di Dio».
. La mattinata è quindi proseguita con la lettura delle reMoni provenienti dalle singole,re4tà dalle quali è emerso uno stato di salute buono
ideamente per tutti gli am, ségno evidente che si sta
rando con criterio e che i
i affrontati stanno pori loro frutti: la signifiI unione raggiunta a
Campobasso tra la Chiesa
e quella battista, pur
bisognosa di attenzione e
conforto, rappresenta un
punto di riferimento e di stimolo per tutto il circuito. Dopo l’agape, con la grande
ospitalità della comunità locale, l’assemblea ha proseguito i suoi lavori, analizzando alcuni aspetti particolari:
il «progetto Pescara», la ricollocazione delle forze pastorali nel circuito, l’ecumenismo,
i prossimi appuntamenti.
11 «progetto Pescara» è uno
dei quattro ambiti di evangelizzazione in atto in Italia (gli
altri sono Rio Marina, Perugia e Viterbo), e vede la comunità locale impegnata in
prima persona. Questa però
necessita, affinché il progetto
si affermi compiutamente nei
prossimi anni, del sostegno e ,
dell’aiuto che può venire dal
circuito, sia nella preghiera,
sia economicamente, sia nella disponibilità di fratelli e
sorelle per eventuali iniziative, come il volantinaggio o
interventi in spazi radiotelevisivi: si delibera pertanto un
ritocco delle quote di contribuzione di ogni singola chiesa o .gruppo per far fronte a
quest’impegno, nonché un
sostegno attivo e pratico.
La ridistribuzione delle forze pastorali è un altro punto
importante per l’assemblea,
la quale auspica che essa
venga affrontata e definita
nei suoi termini sia dagli esecutivi (valdese metodista e
battista) sia dalle stesse chiese locali, in considerazione
delle diverse ecclesiologie, e
sempre compatibilmente alla
disponibilità in organico:
l’idea, in sostanza, si configura nella sistemazione di due
pastori in Molise e due in
Abruzzo, il tutto nel quadro
È
AOSTA — L’Assemblea del 4° circuito, sabato 18 maggio, si è
riunita per affrontare le rituali scadenze amministrative, come il rinnovo del Consiglio di circuito (con la conferma del
'sovrintendente pastore Cesare Milaneschi) e la delimitazione dell’area circuitale, e riflettendo su specifici problemi
che toccano la vita delle chiese. In particolare sono state
Sottolineate le difficoltà che incontra un’efficace azione di
evangelizzazione, si è riflettuto sul rapporto comunità-pastori, che con troppa facilità viene accantonato con la ripetitiva affermazione di una carenza numerica di pastori, e si
è ribadita l’esigenza di un costante aggiornamento della
preparazione dei predicatori locali.
SAN SECONDO — Esprimiamo i nostri rallegramenti a Elisa,
Michela e Arturo Peyrot per la nascita del piccolo Edoardo;
jl Signore benedica questo bambino e assista i suoi genitori
•pènnettendo loro di vivere nella sua gioia.
Intana di papa — La comunità evangelica battista si è
presentata alla cittadinanza enunciando i punti essenziali
i ’ della sua fede: crede in un solo Dio, creatore del mondo e
padre dell’intera umanità; crede che Gesù Cristo, figlio di
I^lo, secondo la testimonianza delle Scritture, si è fatto uomo in una determinata epoca storica, vivendo, annunciando l’Evangelo, morendo e resuscitando per ciascuno di noi,
donandoci la salvezza gratuita e chiamandoci alla testimoManza della fede; crede che Gesù Cristo è l’unico mediatore tra Dio e l’umanità. I cristiani sono posti dunque di fronte alla grazia di Dio manifestata in Gesù Cristo, che chiama
A una risposta di coerenza e responsabilità; perciò la vita di
ogni cristiano si colloca in questa prospettiva.
f’^ONlA — Il 15 di maggio è decollata la prima iniziativa
i. ecumenica tra battisti, avventisti e cattolici che consisteva
‘ HaII- . .... ... L____A olia tro
* -6*'
ecUiiiciiica tra oattisu, awenusu c v- -------
ftella raccolta di indumenti sia tra le proprie famiglie che tra
¿tammerdanti per poi distribuirli, attraverso gli uffici della
^ritas, alle famiglie più indigenti della città di Carbonia.
*^er la parte battista, l’iniziativa è stata coordinata dalla coppia Giannino e Laura Madeddu che hanno tra 1 dtro svolto
'riiiimo lavoro di raccordo tra tutte le parti in causa,
iniziativa ha partecipato attivamente la stampa locale.
f^^STINO — La comunità si rallegra per la nascita del piccolo Alex, di Laura e Flavio Ferrerò. ■
-,|ono stati celebrati i funerali delle sorelle Ennlnia Uliva
«iors e Paimira Amandina Genre Avondetto. Alle famiglie
Vaia cristiana simpatia della chiesa.
PELLICE—L’Assemblea di chiesa del 19 maggio ha noiBiinato i deputati per la Conferenza distrettuale: Rntao UalSilvia Geymet, Stefania Geymonat (supplenti B^bara
'^Arbonnier e Isella Garnier) e per il Sinodo: Bruna Fran^ e Davide Dalmas (Liliana Grill e Marina Gejnnonat).
L Evangelo della resurrezione è stato annunciato in occa‘One del funerale di Susanna Elena Rivoira Gönnet.
K Luterani
Culto
ecumenico per
l'Ascensione
BÄRBEL NAEVE
di una razionalizzazione delle risorse e di un nuovo sviluppo delle potenzialità presenti in quelle realtà finora
penalizzate. Il tema dell’ecuraenismo ha fatto la sua
comparsa in maniera quasi
casuale ma gradita: non era
infatti previsto che se ne parlasse. L’occasione è stata offerta dalla visita di don Achille Villanùcci, viceparroco
della chiesa di San Giuseppe
di Pescara, che si è mostrato
disponibile a sviluppare un
discorso serio e costruttivo.
L’auspicio dei delegati è che
in tutte le realtà si approfondisca questa tematica, in parte già in corso, tenendo presente che Fobiettivo verso cui
guardare è quello delle «diversità riconciliaie» come recita il documento «Riconciliazione, dono di Dio é sorgente di vita nuova», strumento di lavoro per l’assemblea ecumenica del giugno
’97 (efr Riforma Testi & Documenti, die. ’95).
In conclusione ai lavori c’è
stata reiezione del nuovo
Consiglio e sono stati ricordati i prossimi appuntamenti, tra i quali Una «festa di popolo» a San Bene’detto dei
Marsi (Aq) il 16 giugno prossimo di tutte le chiese del 12°
circuito e di parte dell’11° e
una vacanza per le scuole domenicali a Villa Sem Sebastiano in luglio. Ci si augura che
queste iniziative possano essere sempre più dei momenti
di aggregazione nello spirito
di comunione che proviene
dal Signore.
La celebrazione dell’Ascensione nella Chiesa
luterana di Roma, con un
culto a cui partecipano cristiani delle diverse comunità
della città, è ormai una tradizione radicata. Così domenica 19 maggio oltre cento persone si sono radunate per
l’occasione nella «Christuskirche»: ha predicato il pastore metodista Valdo Benecchi sul racconto del primo capitolo degli Atti, sottolineando la promessa del ritorno di Cristo e invitando,
secondo le parole stesse del
testo biblico, a non starsene
a guardare verso il cielo, ma
ad agire nella società.
Tra i presenti c’erano numerosi membri delle comunità valdesi, metodiste e battiate di Roma, rappresentanti
di diverse parrocchie cattoliche (San Fabiano, San Venanzio, Natività, Gesù Divin Salvatore), gli amici di Sant’Egidio, i Focolari, il Sae, il gmppo di Taizé, il gruppo liturgico di S. Luigi Montfort; da
non dimenticare alcuni gruppi che si riuniscono per il culto nel nostro tempio: i metodisti coreani, i luterani danesi. L’inconiro è terminato
con una cena semplice nel
bellissimo giardino della
chiesa, un’ulteriore occasione per approfondire la conoscenza reciproca. È stata anche effettuata una colletta,
destinata al lavoro del Servizio rifugiati e migranti della
Federazione delle chiese
evangeliche (Fcei), rappresentato da Annemarie Dupré.
i 1125 aprile a Bassignana
Un incontro che deve essere
sempre più «di popolo:
MANUEL KRONER
La Federazione delle chiese evangeliche della Li^ria e del Piemonte meridionale ha organizzato quest’anno a Bassignana il tradizionale «incontro di popolo» che
ogni 25 aprile viene tenuto in
una località diversa. Un culto
nella piazza principale del
paese al mattino, una conferenza sul'tema «attualità di
Lutero a 450 anni dalla sua
morte», tenuta dal pastore
Platone il pomeriggio, sono
stati i due momenti forti del
programma.
*11 culto mattutino, benché
sfiorato dalla pioggia, si è dimostrato un’occasione importante per sottolineare la
necessità di uscire dalle nostre mura sicure e protettive
e tornare a riportare l’Evangelo fra la gente. Così la predicazione del pastore Fulvio
Ferrario, partendo da Romani 1,16, è stato un richiamo a
«non vergognarsi dell’Evangelo». Ripercorrendo la storia
della comunità metodista di
Bassignana Ferrario ha esortato a portare un contributo
fattivo nella società, non dimenticando l’eredità storica
della Riforma, di cui siamo
portatori. La liturgia del culto, con la ampia partecipazione dei «laici» e in particolare delle donne, ha sottolineato U concetto del sacerdozio universale dei credenti.
Un grazie alla corale della
Spezia, il cui apporto è stato
notevole per la buona riuscita della manifestazione.
Dopo l’agape fraterna il pastore Platone ha tenuto una
conferenza su Lutero, offrendo una panoramica interes
I»
sante dèlia sua vita e della
sua opera e traendone stimoli efficaci per Tattualizzazione del pensiero luterano nella realtà protestante odierna.
Così egli ha esortato alla riscoperta della Bibbia e della
spiritualità evangelica legata
alla Parola di Dio. Alla rivalutazione dell’etica protestante
formata attraverso la ricerca,
il confronto, l’assunzione di
responsabilità. Alla valorizzazione del sacerdozio universale, rifiutando logiche di delega, e del concetto biblico di
unità nella diversità. E infine,
a vivere senza timori l’ecumenismo, ancorandolo alla
fede in Cristo. Gradito l’intervento della corale che hapresentato inni della Riforma.
La partecipazione «indigena» è stata piuttosto limitata,
anche se sono state apprezzate la presenza del parroco e
del sindaco. Nonostante abbiano preso parte alTincontro oltre 150 persone, e tra
queste vogliamo segnalare
anche diversi fratelli avventisti, ci sembra necessario verificare se questi incontri annuali che dovrebbero essere
«di popolo» non tendano a
restringersi alle élite delle
varie chiese invece di coinvolgere le varie comunità nel
loro complesso.
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Agenda
TORINO — Nell’ambito di una serie di
culti di evangelizzazione, il pastore Piero
Bensi parla sul tema «L’iniziativa di Dio:
Gesù Cristo»; ore 18, tempio di via Passalacqua 12. Informazioni al 011-537283.
FIRENZE — Si conclude il ciclo di conferenze organizzate dal Centro culturale
«Pietro Martire Vermigli»; il pastore Fulvio Ferrario, alle ore 17,30, presso la sede
del centro in via Manzoni 21, parlerà su
«Insegnaci a pregare». Modera l’incontro il
pastore Gino Conte. Per informazioni tei. 055-2477800.
TORINO — Nell’ambito di una serie di culti di evangelizzazione, il pastore Piero Bensi parla sul tema «La Bibbia
testimone di Cristo per noi»: ore 18, presso il tempio di via
Passalacqua 12. Per informazioni tèi. 011-537283.
TORRE PELLICE — Nella Sala Paschetto del Centro
culturale valdese, alle ore 17, si inaugura la mostra delle
opere del pittore e scultore Giulio Mosca. La mostra sarà
aperta fino al 14 giugno il giovedì, sabato e domenica dalle 15 alle 18 e il lunedì, martedì, mercoledì e venerdì dàlie
14 alle 17. Per informazioni tei. 0121-932566.
BOVES — Alle ore 10, al parco Márquez,
festa primaverile delle comunità evangeliche
di Alba, Bra, Cuneo e Mondovì, organizzata
dalle chiese evangeliche del Cuneese. Culto
all’aperto, agape fraterna, canto e giochi.
Informazioni al 0171-630296 (past. Anders).
RIVOLI — Presso il parco del Centro Filadelfia in viale
Passano 12, le chiese battiste e valdesi del Torinese organizzano un raduno evangelico, con inizio alle ore 13 con il
pranzo al sacco; alle ore 15 la giornata prosegue con canti,
musica, testimonianze. Per informazioni tei. 011-6692838.
TORINO — Nell’ambito di una serie di culti di evangelizzazione, il pastore Piero Bensi parla sul tema «L’Eyangelo ci interpella e ci insegna»: ore 18, nel tempio di via
Passalacqua 12. Per informazioni tei. 01D537283.
MODENA — Per il ciclo di incontri sul tema «Verità, paura, poterè», alle ore 21 presso la sala 150 della Camera di Commercio
in via Ganaceto 134, il prof. Francesco Maria Feltri tiene una conferenza su «La città
indemoniata; puritanesimo, stregoneria e
tensioni sociali». Organizzano il Centro culturale protestante «Leroy M. Vemon» e l’Istituto Gramsci di Modena.
Per informazioni tei. allo 059-220564.
PADOVA — «Le strutture economiche mondiali e i loro 1
accordi» è il titolo di una conferenza di Francescuccio Gesualdi che si tiene nel quadro dell’iniziativa «Lunedì con il
Sud del mondo»: ore 20,45, presso il Cuamm in via San
Francesco 26. Per informazioni tei. 049-690269.
PERUGIA — «I valdesi e le origini del pacifismo» è il titolo di una conferenza che il prof. Lucio D’Angelo terrà
alle 18 nei locali della chiesa valdese in via Benincasa 6.
Per informazioni tei. a Gianni Sagripanti, 075-5179804.
TORINO — Il Comitato per la laicità della scuola, il Cidi
e il Coordinamento genitori nidi, materne, elementari e medie di Torino organizzano un incontro con i parlamentari
eletti nelle liste dell’Ulivo e dei Progressisti: ore 20,30, nella sala dell’Antico Macello di Po, via M. Pescatore 7.
UDINE — A conclusione del ciclo di filmati su «L’uomo di Nazareth», a cura del vicario Andrea Kòhn, nella sàia della Chiesa metodista di piazzale D’annunzio 9, alle 20,30
si replica la proiezione del film «L’ultima
tentazione di Cristo» di Martin Scorsese.
GARBAGNATE MILANESE — «50° anniversario della Repubblica. La presenza
degli evangelici nella Repubblica» è il titolo
della conferenza che il pastore Giorgio
Bouchard terrà alle ore 21 presso il Centro
«Il cardellino» di via Villoresi. L’incontro è
organizzato dal Centro studi sulle civiltà e le religioni del
Mediterraneo. Per informazioni tei. 02-99026644.
FONTANA DI PAPA — Nell’ambito del bazar di beneficenza che si tiene alle 16,30 nei locali della Chiesa battista,
verranno proiettate dèlie videocassette della rubrica «Protestantesimo». Per informazioni 06-9310604 (past. Stretti).
MODENA — Per il ciclo di incóntri sul tema «Verità, paura, potere», alle ore 21 nella
sala 150 della Camera di Commercio in via
Ganaceto 134, il prof. Francesco Maria Feltri tiene una conferenza su «Conservatorismo, fondamentalismi e rifiuto della modernità: una sfida per l’Occidente». Organizzano il Centro culturale protestante «Leroy M. Vemon» e l’Istituto Gramsci.
CULTO EVANGELICO: ogni domenica
mattila alle 7,27 sul primo programma radiofonico della Rai, predicazione e notizie
dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: mbrica televisiva
realizzata dalla Federazione delle chiese
evaiigeliche in Italia, trasmessa a domeniche
alterne da Raidue alle 23,40 circa e, in replica, il lunedì della settimana seguente alle
ore 9,30. Domenica 2 giugno (replica lunedì
10 giugno) «Cinque evangelici a Montecitorio».
AVVERTENZA: chi desidera usufruire di questa rubrica
deve inviare i programmi, per lettera o fax, quindici giorni prima del venerdì di uscita del settimanale.
14
ì- V
PAG. 10 RIFORMA
Ritorma
La mafia
può essere sconfitta
Pietro Trotta
I teleschermi ci hanno offerto, a partire dalla serata
di, lunedì 20 maggio, lo spettacolo di alcuni esponenti
dei nuclei speciali della polizia di stato esultanti per il
positivo esito deU'operazione che ha condótto alla incruenta cattura di Giovanni Brusca, sanguinario capo
dell’ala militare di Cosa nostra e autore, in prima persona, di alcuni dei più feroci attentati terroristici compiuti dalla mafia negli ultimi anni e, sembra, della
atroce soppressione del figlio dodicenne del collaboratore di giustizia Di Matteo. Sono subito intervenuti
alcuni dei più accreditati maîtres à penser del giornalismo itaiiano ai quali quella esplosione di gioia è ap-^
parsa sconveniente e perfino in contrasto con i principi garantistici della nostra democrazia.
Non condividiamo tali censure. Non abbiamo interpretato queUe manifestazioni di giubilo come espressione deUa soddisfazione per avere eseguito una vendetta personale o corporativa (da parte dei compagni
di diversi agenti rimasti vittima degli attentati compiuti da Brusca) ma vi abbiamo letto il compiacimento
per avere svolto, rischiando la vita, un ottimo lavoro,
per avere assicurato alla giustizia un pericolosissimo
delinquente, ma anche per avere dimostrato che se la
lotta alla mafia viene condotta con coraggio, serietà e
determinazione, per affermare il primato dello stato
democratico su ogni forma di eversione e Uberare ampie zone del nostro paese dalla sopraffazione e dalla
emarginazione, tale lotta può essere vinta.
E abbiamo gioito con gli esponenti dei Nocs, senza
che ci passasse nemmeno per un attimo per la mente o
dal cuore di essere, consapevolmente o inconsapevolmente, influenzati da spinte contrarie all’affermazione
nel nostro popolo dei principi della liberaldemocrazia.
Sul piano personale poi abbiamo trovato riscontro alle
tesi esposte sulle pagine di Un patto per la vita, (raccolta ^ interventi su alcuni temi etici, edito dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia) che sono state da alcuno considerate come viziate da un eccesso di
ottimismo. Certo, non sarà l’avere assicurato alla giustizia Riina, Bagarella, Brusca e qualche centinaia di
loro accoliti o l’avere sequestrato ingenti patrimoni,
fhitti del delitto, a fare scomparire la mafia.
Su tale fatto i magistrati e i rappresentanti delle forze dell’ordine, che sono intervenuti, hanno sgombrato
il campo da facili entusiasmi. Certo occorrerà che tutti
i settori dello stato (primo fi*a tutti il potere politico locale) spezzino i perversi legami con la mafia, che ne
hanno da sempre condizionato l’operato, e gettino le
basi, anche in Sicilia, per la costruzione di una società
nella quale il diritto al lavoro esca dalle mere affermazioni À principio e si traduca nell’effettivo presupposto di un’esistenza libera e dignitosa. Occorrerà che la
Chiesa cattolica, che tanta parte ha avuto e ha nella
costruzione dei valori e nella formazione dei giovani,
persista nella svolta positiva che, da qualche tempo,
ne ha portato ampi settori a schierarsi decisamente,
con i metodi propri di una confessione religiosa, dalla
parte di coloro che combattono la mafia. Occorrerà
che le piccole chiese e opere evangeliche rafforzino la
loro presenza nella costruzione di coscienze libere e
responsabili, nella diffusione della speranza in una società più giusta per la quale vale la pena di impegnarsi
e nella costruzione di segni visibili di umana solidarietà, da vivere con spirito di servizio. Occorrerà che i
bambini delle elementari e delle medie continuino a
manifestare, guidati dai propri maestri, il loro rifiuto
della violenza.
Occorreranno tante altre cose. Ma il successo riportato dalle forze dell’ordine e, perché no, la loro ^oia
stanno a dimostrare che l’impegno e il sacrificio non
sono vani e spronano ciascuno a fare la propria parte
con una certezza: la mafia può essere sconfitta!
Riforimia
Via Pio V, 15 -10125 Torino - tei. 011/655278 - fax 011/657542
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DIRETTORE; Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORI: Luciano Deodato, Emmanuele Paschetto REDATTORI: Stello Amnand-Hugon, Claudio Bo, Alberto Bragaglla, Alberto Corsani, Avemmo Di Croce, Fulvio Ferrarlo, Giorgio GardioI (responsabile ai termini di legge),
Maurizio Girolami, Anna Mattel, Milena Martinat, Carmeima Maurizio, Luca Negro, Luisa
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S.r.l. Mondovì - tei. 0174-551919. STAMPA: La Ghisleriana s.n.c. Mondovi - tei. 017442590. EDITORE: Ediziooi Protestanti s.r.l. - via Pio V, 15 bis -10125 Torino.
Tariffe inserzioni pubblicitarte: a modulo (42,5x40 mm) £ 30.000. Partecipazioni: mjllimetio/coionna £ 1.800. Economici: a parola £ 1.000.
Rrtorma è il nuovo titolo defe testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n.
176 del 1° gennaio 1951, resporsabile Franco Giampiccoli. Le mocfiticbe sono state registrate con ordinanza m data 5 marzo 1993.
VENERDÌ 31 MAGGIO ir|-' Mj|5DÌ 3
n numero 21 del 24 maggio 1996 à stato consegnato per l’inoltro postale all'Ufficio CMP
Nord, via Reiss Romos 44/11 (Í Torino mercoledt 2 maggio 1996.
Prosegue il dibattito sul Giubileo
ÌT
Anche nel protestantesimo c^è clericalismo
Tiitli
È necessario discutere del Consiglia ecumenico delle chiese, della sua teologici
e della sua linea'ecumenica, troppo «istituzionale»
§
Idei va
MARCO ROSTAN
Non si tratta solo del Giu1
bileo ma di questioni più
decisive. La risposta di Paolo
Ricca (Riforma n. 19 del 10
maggio) me lo conferma e mi
spinge a scrivere di nuovo,
perché bisogna che ne discutiamo con chiarezza nelle
chiese, al di là delle polemiche personali.
Sgombriamo il campo da
ciò che non è in discussione e
che sembra invece, a Ricca, il
punto di dissenso: nessuno
pensa che sia meglio ignorarsi o «spararsi» addosso piuttosto che dialogare; e siamo
anche convinti che in un vero
dialogo ciascuno «rischia»
qualcosa, cioè mette in gioco
un po’ della sua identità, perché nessuna confessione religiosa può pretendere di esprimere in modo veramente
fedele e completo il messaggio cristiano. Nella mia vita
ho lungamente dialogato,
collaborato e anche convissuto quotidianamente con sorelle e fratelli cattolici e ringrazio il Signore per questi incontri. È invece necessario discutere del Consiglip ecumenico, della sua teologia e della
sua linea ecumenica ed esprimere più chiaramente i punti
centrali di una concezione
riformata della chiesa.
Illustrando la richiesta fattagli personalmente dal Cec,
Ricca afferma che sarebbe
stato il colmo rifiutare questo piccolo servizio, perché
nei confronti del Cec abbiamo un grande debito di riconoscenza, ricevendo molto e
dando poco. Sono d’accordo
con lui sulla riconoscenza:
mi domando, invece, se il
servizio che potevamo rendere al Cec, in questa specifica occasione, non sarebbe
stato quello di indicare per il
dialogo ecumenico delle prospettive diverse da quelle
ipotizzate in collegamento
con il giubileo romano. Forse
un po’ ingenuamente penso
che potevamo in tal modo
aiutare il Cec, che sta attraversando (come è stato spiegato anche su Riforma n. 3
del 19 gennaio) una preoccupante involuzione burocrati
ca e istituzionale. L’aspetto
più evidente di questa «crisi»
è quello finanziario, quello
più preoccupante riguarda le
relazioni con le chiese e la
teologia.
All’interno di una logica
«istituzionale», il rapporto
con l’altra grande istituzione
mondiale che si occupa di
«materie» simili, cioè il Vaticano, diventa essenziale, perché dà argomenti e «lavoro»
per andare comunque avanti
(e un discorso in parte simile
si potrebbe fare per altre organizzazioni ecclesiastiche e
conferenze che sembrano
destinate a susseguirsi quasi
inesorabilmente, non si sa
precisamente in vista di che
cosa). Ed ecco allora, come ci
racconta Ricca, che il Pontificio Consiglio per l’unità dei
cristiani propone, e il Cec acconsente, di vedere se ci sono
le condizioni per «progettare
qualcosa di ecumenico nel
quadro e in occasione del
Giubileo cattolico».
A nessuno sfugge l’interesse, di sostanza ma soprattut
to di immagine, che Roma ne
ricaverebbe: ma per Ginevra?
Anche lì sembrava scontato
che ci si debba provare: a
nessuno viene in mente che,
invece, per la chiarezza del
dialogo e per evitare la confusione, proprio in occasione
del Giubileo è opportuno
non organizzare un bel niente. Non solo, una volta deciso
nelle stanze ginevrine che bisognerebbe fare qualcosa di
«ecumenico» il Cec che, come spiega Ricca, «la sa lunga», invece di rivolgersi alle
chiese di cui è espressione, si
rivolge a persone o «personalità» protestanti, perché verifichino con esponenti cattolici le condizioni e la «fattibilità» dell’obiettivo.
Coinvolgendo le chiese, il
Cec sa benissimo che il percorso poteva essere lungo e
accidentato, forse poteva
portare al rifiuto dell’iniziativa: ma questa era la strada da
seguire. Nell’altra strada è
inevitabile scorgere il rischio
di un clericalismo protestante. C’è clericalismo anche nel
protestantesimo quanda
questioni rilevanti pei ' ‘
si pénsa che un detei
gruppo di «addetti» (pagi
laici, teologi, membri di
mirati) debba prevenir
mente valutare, approfoi
re, contemperare per
orientare le decisioni
assemblee in una deten
ta direzione. Si tratta di
schio fortemente presei
all’interno di grandi org¡
zazioni ecclesiastiche; m
so esiste, in parte, anche
nostro modesto mondo ei
gelico italiano. Me nes
reso conto come méinl
della Tavola, so che esso
dipende dalla cattiva volo]
delle persone ma, spei
dalla complessità e qui
di questioni di cui oggi
stri esecutivi si devono oci
pare. Bisogna vigilare coni
questo rischio e occorre®
fiducia nel metodo delle
semblee locali, metodo lun¡
e faticoso che tuttavia e
me la nostra concezione
chiesa. Si faranno forse
cose, ma quelle che si fi
saranno sentite e partaci)
dai membri di chiesa.
Nel caso specifico del Gii
bileo non c’è dubbio
Cec avrebbe dovuto intei
lare le chiese, tanto
chiese evangeliche in 1
fratello Ricca, pur deciden!
personalmente, per rispi
re la richiesta fattagli, haj
munque coinvolto, cornei
sultato dalla stampa, le
stre chiese: a quel punto
sarebbe stato meglio
cosa avvenisse espliciti
te? Occorre reagire. 0
menismo riuscirà a distrii _
dall’imbuto istituzionalel
cui sembra essersi costì
oppure, se rimarrà prevali
temente in mano al
nario» ecclesiastico,.
be aumentare il distaccoftil
le chiese locali e le loro
presentanze nazionali e ^
ternazionali, con ripercusa^
ni negative anche sull’unii
piano veramente vivo e seni
to nelle chiese, quello dellS
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A differenza di Basilea e di Graz, il Giubileo è solo cattolico romano
^ecumenismo cresce nella chiarezza, non nella confusione
FRANCO GIAMPICCOLI
A parer mio. Salvatore Ricciardi e Paolo Ricca hanno fatto bene ad accettare
l’incarico di dialogare con il
Vaticano sulla possibilità di
una rilevanza ecumenica di
quell’evento. Meglio ha fatto
Ricciardi che ne ha informato
la chiesa a livello generale e
locale. L’uno e l’altro penso
useranno della opportunità
di dialogare offerta loro
dall’incarico rispettivamente
dell’Alleanza riformata mondiale e del Consiglio ecumenico delle chiese per dare il
loro parere negativo riguardo
all’eventualità in questione,
sia all’interlocutore vaticano
che, nel loro rapporto, al
mandante del loro incarico.
Ritengo infatti che ci siano
due criteri che devono guidare i nostri rapporti con Roma:
uno formale, di chiarezza,
l’altro sostanziale di condivisione, a cui non si può rinunciare. E nel giubileo, partecipandoci, saremmo in difetto
su entrambi i fronti.
L’ecumenismo cresce nella
chiarezza e fa passi indietro
nella confusione. Chiare^ è
partecipare a un evento evidentemente cattolico, coijie
ospiti, senza essere «integrati», senza diventare uno stmmento dell'orchestra.
In questo senso non mi è
stato difficile far parte della
«delegazione fraterna» invitata al III Convegno ecclesiale di Palermo dello scorso
novembre. Chiarezza è anche organizzare insieme un
evento ecumenico, come le
conferenze di Basilea e Graz,
0 la Settimana di preghiera
per l’unità, in questo caso
badando a che sia osservata
la regola della pariteticità
propria di ogni iniziativa comune e congiunta.
Confusione invece sarebbe
far passare per evento comune qualcosa che è soltanto
cattolico. Il giubileo è cattolico, a differenza di Basilea e
Graz sta nel codice di diritto
canonico. Questo lo sa il Vaticano e lo sappiamo anche
noi, ma l’immagine che si darebbe con una partecipazione all’anno santo delle chiese
che fanno parte del Cec sarebbe una sorta di fotomontaggio pancristiano, un’immagine che va ben al di là
della realtà in un’illusoria fuga in avanti della coscienza
religiosa dell’umanità. E siccome è appunto questo il
contenuto di «accelerazione
ecumenica» che il papa vuole
dare con qualche forma di
associazione riconciliativa
delle chiese divise nel quadro
dell’anno santo, bisogna dire
al papa con gentile fermezza
che non è questa la strada
per far avanzare l’ecumenismo; e che se si vuole sottolineare una prospettiva rallegrante e in avanzato stato di
realizzazione, quella della fine dei rancori confessionali
(che deve depurare, ma non
può di per sé eliminare le nostre divergenze), ben venga
un incontro che metta in luce
e sottolinei questa importante prospettiva, ma sia un
evento comune e congiunto,
e perciò organizzato (non a
Roma) pariteticamente.
Dal punto di vista sostanziale, la partecipazione ecumenica a un evento proprio
di un’altra chiesa esige un
minimo di condivisione, altrimenti ha il suono inautentico di una moneta falsa. Possiamo partecipare, ad esem
pio, a un matrimonio
celebrato in forma canoOT
ancorché non lo ritenia®
un sacramento né cono*.
diamo il quadro
delle garanzie pretese
Chiesa cattolica, sopral®*^
se ci è data la possibn‘®^|i
spiegare le nostre
sarebbe possibile una no
partecipazione a una pt^.j
sione della Madonna
grina? Potremmo associ i
(ci è stato offerto) ad un k
cattolico con pteghietevi
un nostro defunto? ¡„¿||
mi pare avere il naini^P J
spensabile di condivisio
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partecipazione a un ev J
come il giubileo, che non p j
Che svolgersi «cum Pe ,.^
cne svuigeisi «m.** -, .
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indulgenze.
Per questi motivi, son^^
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ì 31 MAGGIO 1996
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B sì
artecipal
a.
ti gli amici
dei valdesi
Ì3 piacere di leggere gli artiisuU’inaugurazione del
pio di Marsala è offuscato
Ippiacere che non ci sia il
^o 'iiferiniento agli amijra^lli inglesi che hanno
ipejflato un valido contrinalla realizzazione di
biella opera,
pare che la Germania e
lizera siano sempre am,®te citate e ringraziate
j|stri giornali e bollettini,
itre le altre chiese e naziojpiiche sono lasciate in
itdinà. Questo è probabil■¡nte$ovuto al fatto che la
ia e la Svizzera danno
più sostanziosi, ma non
we un buon criterio. Nel
Jpare caso di Marsala, i
libri e gli amici della Waliian Church.Mission si
IO presi a cuore la comuIpstretta a frequentare il
pinun garage e dal ’90 filad oggi hanno sempre iniioliuti. 1 fratelli e le sorelle
■sala sono stati sempre
lenti nei nostri pensieri e
ille nostre preghiere. L’iazione di una chiesa a
contribuito sia
•é^lo con decine di milioanziché con miliardi ci
rode felici.
e immagino saprete la
fa%etagna non è più un
bio cheil
) interpd
in Italia; I
lecidei
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gli, ba ci
come èri-1
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!. 0 l’e^'
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donale in
cositi
3 del GÌ® F®liceo, il nostro è un co
lato interdenominazionale
a nessuna chiesa.
Ito pible ¡Ptadit^ sterlina è un con
:o individuale, uscito da
portafogli privato e non
' ijaasse di una chiesa o di
lo ttato. A maggior ragione
itzo dovrebbe essere apio. Ringraziare sempre
do ^ amici più ricchi mi
poco fine (la riconoscenime il sorriso, non costa
e produce grandi effetluttivo nel senso che fa
le nostre chiese come
Ae germaniche, a una so' iasione. La Chiesa valìqsì come le chiese meiste e battiste, ha amici in
il mondo e gli scambi e
itéciproca conoscenza deWo essere incoraggiati in
■Itìdirezione. Citare tutti cocche, hanno aiutato Marlaluarebbe stato un passo
la costruzione di un
di'i corfesfe^W^nto di solidarietà e
IO internazionale.
il «fUH2Ì!l'
3,
stacco
loro ti
nàli e inDcrcussii
sull’unii ^
ITO e sentii
Ilo dell’in‘
¡lia cornu*
timonian
no
ione
nio niisu|
canonie?!
■ In merito alla circo
^tìcaScroppo, responsabile
della Waldensian Church
■ Mission in England,
Cambridge
I.Ùbbìdire agli
uomini 0 a Dio
In margine al processo
™ubke, a proposito dell’inviul perdono espresso dal
Wino Toaff (ma il discorso
panche per altri casi con
iteniatne ^i), condivido pienamen
condivs I;....... ■
giuridijì^,
[ ÿanto detto da Paolo
'^“brisu Riforma del 10
dtutto non è ammissibi
iserve.
na nosW
lU I" 11,
ina pfli'
issociab
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hiere p®j
Cosi no®
limo«
¡visione»
n even‘%jv,
enonp'^i^^ . ____
ìitinua^^ r‘®^Ulano, 20- 10122 TORINO
e conn^;
le sostenere (come si legge
qua e là, in questo periodo di
notevole confusione) che la
«colpa» della strage fosse da
attrilDuire all’attentato contro
militari tedeschi che l’aveva
preceduta. Un’azione di
combattenti contro feroci occupanti in armi non è in alcun modo equiparabile al
massacro a freddo di un numero esorbitantemente superiore di civili inermi, estranei all’episodio. I movimenti
di resistenza nei paesi occupati nacquero ed agirono
benché si fosse consapevoli
della barbarie e crudeltà
dell’ideologia e della pratica
nazista, anzi proprio perché
consapevoli.
Un secondo motivo di riflessione per noi, anche in
quanto credenti, ci è offerto
dall’autogiustificazione dei
vari Priebke, secondo cui non
si è colpevoii se si ubbidisce a
un ordine superiore. A parte il
fatto che, nel caso specifico,
l’imputato apparteneva alle
Ss, quindi ad un corpo (efferato) di volontari, bisogna
rendersi conto che (cito Ferdinando Camon su La stampa del 4 aprile) «è la catena
delle obbedienze che ha permesso la catena degli ordini».
Ribellarsi a ordini criminali
o arlche semplicemente ingiusti può costare molto caro
e tuttavia molti lo fecero, come Pietro e Giovanni quando
risposero ai capi sacerdoti:
«Giudicate voi se è giusto ubbidire a voi anziché a Dio»
(Atti 4,19).
Mirella Argentieri Bein
Torre Pellice
Tri II decennio
di solidarietà
Quando nel lontano 1988
ricevetti la lettera dell’allora
presidente dell’Ucebi, Paolo
Spanu, mi riempì di gioia apprendere che un uomo affermasse: «Sono più che mai
convinto che il vostro ruolo è
fondamentale per la testimonianza battista in Italia». Sono parole che durante la scorsa assemblea del Movimento
femminile battista mi sono risuonate nella mente e ho desiderato riscoprire e condividere la loro forza incoraggiante con le sorelle lì presenti.
La lettera giungeva all’inizio del decennio che ecumenicamente la chiesa aveva
deciso di vivere in solidarietà
con le donne: «Perciò oggi
avete un compito in più , che
è quello di aiutare le chiese a
capire che la solidarietà con
le donne non è una celebrazione, né una condiscendente parentesi storica per placare le coscienze dei singoli o
delle comunità, ma una sfida
di riforma della nostra vita,
intendo degli uomini, delle
chiese e delle strutture, perché si realizzi fra noi un’umanità rinnovata in una chiesa
più evangelica per un mondo
più giusto e pacifico. (...) In
particolare desidero far un
appello a voi perché rivplgiate vocazioni adle vostre sorelle, affinché più donne occupino posti di servizio e di responsabilità nella nostra
Unione e tutte voi vi facciate
carico della sfida che l’attività
one
dell«
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Tel./fax0ii/5215370
CROCI UCONOm
*1 oro 18 kt a partire da L. 35.0CX)
^NTO 10% Al FRATELLI VALDESI
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PAG. 1 1 RIFORMA
ligi
Neuropsicologo e membro di chiesa>in Uruguay
là' scomparsa di Fernando Dàlmas
~ ' Aldo e rbbmawda cowba
•ik ’ il?''
E giunta in questi giorni la
notizia della morte prematura iji Fernando Dalmas, avvenuta in Uruguay il
1® aprile per un incidente
d'atrto/'i*, _ ííí
, Fernando Dalmas, di-66
anni, erà pato a Arroyo Ne-,
grò da una famiglia di agricoltori valdesi. Era diventato
un luminare di fama internazionale nella sua specialìtià, la neurologia e la neuropsicologia. Era al tempo
stesso una persona estremamente modesta e servizievole. Professore universitario,
medico delle principali cliniche di Montevideo, compreso l’Ospedale evangelico,
presidente della Società latinoamericana di heuropslcologia, aveva continuato a
prestare la sua opera à fevo
re delle più piccole mutue
del paese e da sempre seguiva i pazienti della «Mutualista Obrera» della cittadina
industriale di juan Lacaze.
Autore dì libri specialistici^
conferenziere di fama in Argentina, in Francia e in Ca^
nada, massimo specialista
uruguaiano della sua disci-i
piina, Fernando Dalmas è
stato per alcuni anni (197173) membro della Mesa Vaidense e per un ventennio
diacono del Concistoro valdese di Montevideo. Nel
1987 la morte accidentale di
suo figlio Federico, di 8 anni,
era stata per lui un trauma
gravissimo, da cui solo ultimamente cominciava a riprendersi.
La sua morte è per noi la
perdita di un caro amico,
che avevamo conosciuto ra-^
gazzo quando nelle nostre'
visite ai valdesi disseminati
nel Nord uruguaiano soggiornavamo nella casa dei
suoi genitori: un amico con
cui abbiamo rinnovato i legami nella nostra vista alle
chiese dell’America del Sud
qualche mese fa.
Per l’Uruguay è la perdita
di uno specialista di fama internazionale clje dava lustro
alla medicina di quel paese;
per la Chiesa valdese tutta è
la scomparsa di una persona
che ha saputo unire ai massimi successi scientifici e professionali una pratica di aiuto ai poveri e di intensa vita
comunitaria. Era, come dice
di lui il pastore di Montevideo, «saggio e buono». Alla
famiglia di Fernando Dalmas
e alla Chiesa di Montevideo
di cui era membro rivolgiamo un pensiero di affettuosa
e solidale condoglianza.
della Missione interna costituisce per tutte le nostre
chiese (...)». Tornata a casa
ho sentito di ricordare questo
messaggio ad altre sorelle e
ad altri fratelli e di condividerne l’allegrezza nell’annuncio del Signore di ogni
grazia che in Cristo Gesù ha
abbattuto tutti i muri di separazione della nqstra umanità.
Pinuccia De Crescenzo
Mottola
^ Quale '
Risorgimento?
Caro direttore,
il richiamo al Risorgimento
(dichiarazione di Giorgio
Bouchard, nella rubrica «Panorama» del numero 20 di
Riforma) mi sta bene, ma domemdo: quale? Il Risorgimento patriottardo, retorico e falso che ha prodotto le prevaricazioni sabaude e piemontesi, il fascismo e il regime catto-social-comunista degli ultimi 50 anni o quello eroico e
sofferto di un Giuseppe Mazzini, morto in contumacia ed
esule in patria, su cui pendeva la condanna a morte e al
cui funerale in Pisa nel 1872
non c’era nessuno?
Di Giuseppe Garibaldi,
espulso dal Parlamento subalpino e relegato in libertà
vigilata nell’isola di Caprera,
e soprattutto dell’ignorato,
minimizzato e rimosso dalla
storiografia ufficiale e dai libri dì testo Carlo Cattaneo,
grande teorico del federalismo, morto in esilio a Lugano
e profeta del fallimento inevitabile dello «stato unitario»
costruito sull’annessione forzata di im Sud la cui «classe»
dirigente era arretrata, immatura e estranea alla tradizione culturale europea?
Contrp chi e che cosa hanno combattuto questi grandi
del nostro Risorgimento?
Contro l’egemonia austriaca,
certamente, ma di più contro
lo stato jìontificio e il regno
borbonico delle Due Sicilie, i
cui eredi fisici e «culturali»
hanno progressivamente occupato i vertici del potere
centrale e l’intera struttura
periferica dello stato italiano,
generando un intollerabile e
pericoloso sbilanciamento a
favore del Sud Italia nell’oc-,
cupazioné delle cariche dirigenti a ogni livello della pub- ,
blica amministrazione e soprattutto al Nord. E il Vaticano ha forse oggi rinunciato al
potere temporale e all’ingerenza sistematica negli affari
interni del nostro stato? Le
cose non sono cambiate; i
nemici della libertà, della
giustizia e del progresso sono
sempre i medesimi, la Roma
«ladrona» e papalina e l’Italia
borbonica erede del regno
delle Due Sicilie. Cari fratelli
protestanti e evangelici italiani: risvegliatevi.
Adamo Donini - Treviso
CalvinO; Farei
e i valdesi
Malgrado le numerose
«messe a punto» in sede sia
documentaria che divulgativa, si legge ancora, anche sulla nostra stampa (cfr. Riforma n. 17 del 26 aprile ’96, rubrica su Perugia) che, «con il
Sinodo di Chanforan, il movimento [valdese] aderisce alla
Riforma calvinista e diventa
chiesa». Ora, se la cosa è virtualmente vera, non lo è nella
realtà e dicendo così si invertono i termini della storia:
non sono i tardi seguaci di
Valdesio di Lione ad «aderire» alle idee di Calvino, caso,
mai è quest’ultimo a «godere», sia pure implicitamente,
i frutti spirituali della secola
re protesta dei Poveri sia lionesi che lombardi!
Mi spiego. Nel 1532, quando i valdesi della diaspora
valdese si riuniscono nel vallone di Angrogna per chiarire
il loro rapporto con la Riforma nascente, Calvino era ancora un illustre ignoto! Il tratto di unione tra i valdesi e i
gruppi di «luterani», già attivi
dalla Germania alla Svizzera
e alla Francia, è il francese
Guillaume Farei di Gap, ben
coadiuvato dai «barba» Morel
e Masson. Al termine del Sinodo, Farei si reca a Ginevra
per dar mano ai primi predicatori dell’Evangelo, in una
città ancora dominata dal
connubio Chiesa romana e
Casa sabauda! Ed è a Ghievra
che Farei, come tutti sanno,
«fermerà» quattro anni dopo
il giovane umanista francese,
sconosciuto ai più. È bensì
vero che in quell’anno Calvino aveva già abbozzato la sua
Istituzione della religione cristiana, ma è solo grazie ai
contatti con la realtà quotidiana dell’insegnamento biblico, prima a Ginevra e poi a
Strhsburgo, che egli diventerà
il vero «edificatore» delle
chiese riformate europee.
Giovanni Gönnet - Roma
Ä Ora di religione
e otto per mille
Signor direttore,
ho letto con interesse l’opinione di Marco Rostan nel n.
19 del 10 maggio di Riforma,
e ne condivido il contenuto
che, a mio avviso, dovrebbe
far riflettere il mondo della
scuola pubblica. La proposta*
di legge n. 464 relativa aU’introduzione della seconda Un-.
gua straniera nella scuola
media, approvata durante
rxi legislatura dalla VII Commissione della Camera, ri
mane bloccata in Parlamento perché non ci sono soldi.
-E.«il buon Wojtyla ha già
messo le mani avanti perché
la scuola cattoUca abbia più
soldi». Sul Corriere della Séra dell’11 maggio ho letto: «I
finanziamenti di quest’anno;
l’otto per mille frutta 1.425
miliardi. È quanto confluirà
quest’anno nelle casse della
Chiesa cattolica». Perché dare tanti soldi quando il deficit dello stato è in continua
crescita?
Sulla Repubblica, pochi
anni fa, l’ex direttore Scalfari
chiedeva quanto costa il Vaticano allo stato italiano.
Quando il papa va di qua e di
là, da un continente all’altro
per annunciare il Vangelo
(sic!), chi paga le spese di trasporto? Perché cattolici, laici,
comunisti compresi, non
hanno il coraggio di dire - urbi et orbi - che il Vaticano è
uno stato a parte, come lo è
la Repubblica di San Marino,
e^ehe deve vivere a sue spese?
Non è tempo di riflettere?
Una riflessione che dovrebbe
cominciare nella scuola pubblica, durante l’ora di religione: un’ora che costa allo stato 900 miliardi l’anno! Con
quali risultati? Perché l’ora di
religione non deve essere pagata con le entrate dell’8 per
mille? E se lo stato deve continuare a pagare, che questa
sia un’ora di storia delle religioni, affidata ad insegnanti
laureati e abilitati, e nòn a
semplici diploinati con il
placet di un monsignore.
Lo stato deve dire dimque
basta allo spreco di denaro e
di energie. Ora tocca ai nostri
cinque deputati, eletti il 21
aprile scorso, aprire un dibattito in Parlamento, invitando tutti a riflettere. La
Chiesa cattolica e il Vaticano
non possono continuare a
imporre sacrifici a chi non
condivide questo sperpero di
miliardi: uno sperpero scandaloso. •
Francesco Amato - Firenze
Fondo Di Solidarietà
CCP 11234101 INTESTATO LA LuCE
VIA Pio V, 15 -10125 Torino
La Chiesa evangelica di Fiume/Rijeka, erede della Chiesa
valdese di Fiume Abbazia, in
Croazia, ha avuto in risarcimento dell’esproprio dei locali di culto, la ex sala della Massoneria. È una sala situata due
piani sotto terra in un antico
palazzo nel centro della città.
Annesso alla sala vi è un piccolo ripostiglio. Per accedere
alla sala bisogna scendere una
scala stretta e molto ripida.
In questi locali, dal 1991, la
comunità si è dedicata a un lavoro di aiuto comunitario, in
parte sostenuto dal Servizio rifugiati e migranti della Fcel.
Ogni mese nei locaU vengono
distribuiti pacchi viveri a 120
famiglie di rifugiati, profumi e
famiglie indigenti. Sono circa
200 persone che scendono e
salgono queste povere scale,
fra loro donne e bambini.in
braccio e anziani.
Il progetto della Chiesa
evangelica sarebbe di dotare
questi locali di servizi igienici
e di un piccolo angolo cucina.
Queste attrezzature verrebbero incontro a diversi inconvenienti: migliorerebbero il servizio e permetterebbero anche di offrire una bevanda calda, per dare la possibilità di
instaurare un colloquio essenziale per chi vive in situazioni
tragiche di isolamento e di necessità. ,
Dal denaro che riceve per
acquistare i viveri da distribuire, la Chiesa evangelica non
vuole detrarre la somma occorrente per compiere questi
lavori. I lettori di Riforma sarebbero disposti a offrire il denaro necessario che può essere quantificato sui cinque milioni di lire?
Renato Co'isson - Trieste
OFFERTE PERVENUTE IN
MARZO E APRILE
£ 300.000: Società missioni Torre Peliice.
£ 200.000: Bruno Ricca; Fede
Miletto.
£ 100.000: «J»; Delia Fontana;
Helga Bongardo; Mirella Ar, gentieri Bein; Ester La Scala;
Annalisa CoTsson.
£ 50.000; Ernesta Scorzon; Lidia
Frache Peruggia; Febe Mollica; A. C.; Vittoria Rivoira; FNT;
NN Verbania.
£ 30.000; NN Arézzo.
Totale; £ 1.680.000
Totale precedente: £6.154.33L
Totale: £7.834.331.
Trasméssi per l'Ecole évangélique del Togo,a mezzo Cevaa,
£ 5.000.000.
Incassa: £2.834.331.
Le.offerte per la semina dei
campi di Manzir (Mozambico)
hanno raggiunto la somma preventivata di 2.500.000. Graziai
RINGRAZIAMENTO
«L'Eterno è ilmip pastore
nulla mi mancherà»
Salmo 23,1
Tristementè ci ha iasciati
Mirella Cossi Jahier
Le figiie Chita con Roby, Silvia
con Danieie, Elena con Carlo, i
nipoti e nipotini Pietro, Giulia,
Francesca, Nicola e Marcp ne ricordano l’esempio di umiltà e generosità.
Un sentito ringraziamento al
personale dell'Asilo dei vecchi di
San Giovanni e a tutte le persone
che si sono occupate di lei con
grande affetto nei tre anni ivi trascorsi.
Luserna San Giovanni
21 maggio 1996 /
«Il Signore ò il mio pastore
nulla mi mancherà»
Salmo 23,1.
Il giorno 25 maggio ha chiuso
la sua esistenza terrena, all’età di
83 anni *
Domenico CIrlca
Con profondo dolore, ma nel ricordo della sua fede e dei suoi
ideali di libertà, lo annunciano la
moglié Pierina, il figlio Luciano
con la moglie Daniela, Lucia e
Caterina Figlietta.
Roma, 25 maggio 1996
RINGRAZIAMENTO
I familiari della cara
Enrica Rostan ved. Gérard
riconoscenti, ringraziano tutti coloro che con presenza, fiori, scritti
e parole di conforto hanno preso
parte al loro dolore.
Un grazie particolare al dottor
Giancarlo Baret, al dottor Domenico Franzé, ai medici e al personale tutto dell’Ospedale evangelico valdese di Torino e al pastore
Paolo Ribet.
San Germano Chisone
30 maggio 1996
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VENERDÌ 31 MAGGIO IS
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Intervista al segretario alia Comunicazione della Cevaa
In Africa il compito delle chiese è di stare
all'avanguardia e di suonare raliarme
• •.».
JEAIMACQUES PEYRONEL
A NANI Kuadjovi-Ayedewou è membro della Chiesa presbiteriana del Togo.
DaUo scorso anno è Segretario alla Comunicazione-informazione della Cevaa («Comunità evangelica di àzione
apostolica») a Parigi. Alla vigilia delle prossime Assise
della Cevaa, che si terranno a
Torre Pellice (To) dal 24 giugno al 4 luglio 1996, ha accettato di rispondere ad alcune
domande sulla situazione del
continente africano.
- In quanto africano, come
reagisce di fronte al dramma
che stanno vivendo i liberiani? I '
- «Parlare della Liberia vuol
dire prendere in considerazione la situazione dell’intero
continente africano. I paesi
africani danno al mondo
l’immagine di popoli che non
riescono a fare propria la nozione di nazione e di cittadini
di uno stesso paese che insieme devono sviluppare e trasmettere alle future generazioni. In quanto africano,
non solo mi ribello contro ciò
che sta avvenendo in liberia,
ma non posso che provare
vergogna. Tutte le parti coin-,
volte nel conflitto affermano
di voler difendere uno stato
che in realtà stanno distruggendo, ipotecando così la vita e il futuro di centinaia di
migliaia di persone. ,Non è
così che si s\^upperà TAfrica.
Si ha la sensazione che i responsabili politici dei nostri
paesi siano ciechi. Gli appoggi logistici (armi) e militari di
cui godono le fazioni in lotta
dovranno prima o poi essere
pagati dal paese che quindi
continuerà a indebitarsi».
- Liberia, Sierra Leone, Niger. Nitriti, Somalia, Ruanda, Burundi, Zaire, Congo,
Togo, Sudan.... È senza fine
l’elencQ dei paesi africani
schiacciati dai conflitti etriici,
dalla repressione, dalla fame,
dal debito:.. L'intera Africa è
condannata ad andare alla
deriva? E perché? Quali sono
le cause economiche, politiche e culturali di questa situazione?
«A questo elenco va aggiunto anche il Centro Africa
dove, dopo il tentativo del 22
aprile scorso, una parte dell’esercito è di nuovo in rivolta. È vero, molti paesi africani sono percorsi da una grande instabilità. L’insieme del
continente è minacciato da
gravi tensioni. Pochi paesi ne
sono /esenti: anche dove non
succede nulla in questo ipomento, c’è in realtà una situazione di precarietà. Finché le popolazioni verranno
maltrattate e non verranno
pienamente coinvolte nélla
costruzione del proprio futuro, non ci sarà stabilità. E
coinvolgerle pienamente
Anani Kuadjovi-Ayedewou
vuol dire ascoltare i loro reali
bisogni e renderle partecipi,
in modo responsabile, della
creazione di strutture in grado di rispondere a questi bisogni. Troppo spesso i leader ^
politici si preoccupano della
propria Immagine a livello
internazionale e trascurano
la realtà dei loro popoli,
mantenendoli nella dipendenza. Il futuro dell’Africa si
gioca in un contesto sociopolitico mondiale che invita
ad evitare l’autodistruzione
alla quale invece stanno andando incontro alcuni paesi
del continente».
- Quali sono le responsabilità specifiche delle ex potenze
coloniali?
«Le responsabilità delle ex
potenze coloniali nella situazione attuale dell’Africa sono
reali. Prova ne sia la politica
condotta in nome degli interessi delle ex potenze coloniali, le quali appoggiano determinati leader politici senza preoccuparsi dei maltrattamenti inflitti alle popolazioni locali. In nome di una
certa cooperazione i responsabili politici si sentono legati
a chissà quali impegni; eppure si parla di sovranità e di
non ingerenza. Vien da chiedersi se si possa ancora parlare di indipendenza degli
stati africani».
- I mass media parlano
dell’Africa solo quando succedono tragedie (in Somalia,
Ruanda, Liberia). Può citare
esempi di paesi africani che
invitino ad un maggiore ottimismo?
«Sì, nonostante tutto ci sono motivi per essere ottimisti. Il pessimismo impedisce
la responsabilizzazione e la
Un campo profughi al cpnfine tra Ruanda e Burundi
partecipazione. Africani di
diversi paesi stanno prendendo coscienza della necessità di agire insieme per evitare il disastro del loro continente; occorre quindi creare
le condizioni perché essi
possano tornare e impegnarsi nello sviluppo del proprio
paese. Il Senegai, ad esempio, ha una lunga tradizione
democratica: le sue strutture
sono meno minacciate. Anche se gli indipendentisti si
manifestano di tanto in tanto, esiste da molto tempo un
pluralismo politico riconosciuto, rispettato e accettato.
Possiamo aggiungere la Costa d’Avorio e il Benin che ha
appena dato a tutti una bella
lezione di pluralismo politico. Si potrebbero citare altri
paesi ma temo che la loro attuale stabilità non durerà a
lungo se i loro responsabili
non trarranno le conseguenze di quello che sta awenendò sul continente. Lo sviluppo economico può verificarsi solo in ima situazione politica stabile».
- Quale ruolo possono giocare le chiese, e in particolare
le chiese membro della Cevaa,
per contribuire a un reale sviluppo dell’intero continente
africano?
«Credo che la sfida lanciata
oggi alle chiese sia molto forte. Non spetta a loro prendere il posto dei politici ma esse devono essere all’avanguardia, come un esploratore, per tirare il campanello
d’allarme. Per questo, devono rinforzare la loro credibilità e usare discernirnento e
coraggio.
Devono dialogare con i responsabili politici sulle questioni importanti, senza con
ciò compromettersi e mantenendo la propria indipendenza. Ci vogliono quindi responsabili di chiese vigilanti,
uomini e donne di profonda
convinzione. La missione
delle chiese non può fermarsi ai muri del tempio.Oltre
ad annunciare la salvezza in
Cristo, le, chiese devono contribuire a porre le condizioni
concrete che permettano
agli uomini e alle donne dfi
vivere in pace. È chiaro che !
una chiesa che si preocci^<i|
passe soltanto della salvezza,
delle anime sbaglierebbe la |
propria missione. Le chiese^
membro della Cevaa posso- J
no agire solo nei paesi in cuil|
sono presenti ma, con il rih'Ì
novamento della loro visione;,^
e delle loro strategie di pre-J
senza, sono convinto che es* j
se possano contribuire a for-, '
mare una coscienza propiziai^
allo sviluppo e alla pace»,-Personalmente, pensa
TAfrica se la caverà? g :
«Il mio naturale ottimismdi|
non può certo influenzare il |
corso della situazione sùtj
continente ma, a parer mio,’|
ci sono fattori che permetto-^;
no di pensare che l'Africa sp'|
la caverà. In molti africanisi '
sta facendo strada l 'idea che ;;
la politica non è fatta pér ar-^
ricchirsf, ma che ci si impe-|
gna in politica perché si 1
no delle idee e dei proget|
sociali per il benessere dellS
gente. Il mio augurio è chi
questo si realizzi presto».
Perché sono una donna e in un mondo ancora dominato dagli uomini dovrei essere considerate una santa. Perché nel h
■4
DO uono PER MILLE
le Chiese Evangeliche Valdesi e Metodiste, insieme alle Chiese Protestanti di tutto il mondo, hanno indetto un decennio di solidarietà
ALLA CHIESA VALDESE
nei confronti delle donne; dieci anni per analizzare e denunciare i meccanismi culturali, politici e economici che hanno soffocato la
PERCHE
libertà e i diritti di milioni di donne, e per valorizzarne il ruolo nella società, nel mondo del lavoro e nelle chiese. Do l'otto per
SONO UNA SANTA.
mille del reddito IRPEF olla Chiesa Valdese perché ha fatto della tolleranza, della convivenza tra etnie, fedi e culture diverse
EVANGEU^
VALDESE
Unione .
DELLE Chiese
Metodiste
E Valdesi
Via Firenze 3».
00184 W,Tel. D6/4745W
Fax 06/474332^
PIU
un principio per il quale vale la pena vivere e lavorare. Perché so che verrà investito in ospedali, scuole, case per anziani, in
DIRISPOH
n
attività e centri culturali e non in chiese e spese di culto. Do l'otto per mille alla Chiesa Valdese per un'ottima ragione: sono una donna.
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CHIUNQUE VOG^O Í
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