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Anno 121 - n. 4
25 g^ennaio 1985
L. 500
Sped. abbonamento postale
Gruppo 1 bls/70
In caso di mancato recapito rispedire
a : casella postale - 10066 Torre Pellice
delie valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGEUCHE VALDESI E METODISTE
Dunque, la « Beretta » forse ce
l’ha fatta. La nota azienda produttrice di amili leggere di Gardone Val Trompia (Brescia) ha
stipulato con gli Stati Uniti un
grosso contratto mediante il quale fornirà alcune centinaia di
migliaia di pistole calibro 9 per
un ammontare di 50 milioni di
dollari, pari a circa 100 miliardi di lire. Queste armi verranno
date in dotazione alle forze armate americane, in sostituzione
della Colt 45 e saranno prodot
te in parte in Italia e in parte
nella fabbrica della Beretta di
Accokeek (Maryland).
Questa, in due parole, la notizia data con grande rilievo dai
mass media che, coll’occasione,
non hanno mancato di esaltare
la qualità del prodotto italiano
che va ad affermarsi in un Paese
maestro di tecnologia e di armamenti in genere.
I primi commenti non sono
tardati: il « Washington Post »,
che ha pubblicato la notizia a
piena pagina, accenna anche ad
una denuncia della concorrente
statunitense « Smith e Wesson »
che afferma di essere stata in»'
pedita dallo stesso Pentagono a
« partecipare appieno all’appalto ». Secondo il quotidiano, vi
sono anche riserve da parte dei
militari in quanto l’arma italiana « è più leggera ed ha un’im'
magine meno maschilista» (!).
Ma i giochi ormai sono fatti:
il ministro alla Difesa Weinherger ha telefonato al collega Spadolini per felicitarsi con lui affermando che era stato « scelto
il meglio » ed a sua volta quest’ultimo ha sottolineato che la
maxi-commessa «premia Tinte
ro patrimonio tecnologico del
Paese ».
L
INTERVISTA A TRE GIOVANI DELLA FEDERAZIONE GIOVANILE EVANGELICA
La dama di ferro
e gli uomini di carbone
Nello Yorkshire una notevole organizzazione sinciacale e spontanea, con la partecipazione delle chiese, consente la tenuta dello sciopero che dura da 10 mesi. Ma altrove ormai si è alla fame
Paolo Ferrerò, Mauro Long ed Enrica Rochon hanno trascorso
le loro vacanze natalizie visitando le zone minerarie del South Yorkshire. Li abbiamo intervistati al loro rientro alle Valli valdesi.
— Nel vostro viaggio nelle zone minerarie in sciopero dove
siete stati?
— In particolare siamo stati
nella zona di Sheffield, il centro
del South Yorkshire, cioè la regione dove sono concentrate un
gran numero di miniere di carbone. E’ caratteristico di questa regione il legame profondo instaurato tra la miniera e la società
civile, nel senso che in molte
città la miniera è la sola possibilità di lavoro offerta agli abitanti. Così si capisce come mai
ancora oggi il lavoro in miniera
si tramanda da padre in figlio,
anche perché ben pochi figli di
minatori si possono permettere
di andare all’università visto gli
alti costi delle tasse universitarie
inglesi.
— Dopo dieci mesi di sciopero
qual è la tenuta del fronte di lotta dei minatori?
— La lotta dei minatori è stata molto ben organizzata e questo permette loro di resistere a
tutt’oggi. Tutte le mattine il
20-30% dei minatori in sciopero
presidia ogni miniera. Ogni picchetto di minatori è fronteggiato
da uno schieramento imponente
di poliziotti. Nel South Yorkshire sono stati mobilitati almeno 20.000 poliziotti, la maggior
parte dei quali proviene da altre
contee. Sono pagati profumatamente: circa 500 sterline a settimana contro le 120 di un minatore! La gente è sconvolta dall’uso
che è stato fatto della polizia. Infatti dal 1926, in Gran Bretagna,
la polizia non era mai stata coinvolta in una repressione operaia.
Certamente la polizia difende i
crumiri, un centinaio nella zona
di Sheffield, ma soprattutto è
usata per applicare la recente
sentenza di un giudice, con la
quale si vieta a persone non residenti nella contea di una mi
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NOT
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Ma il problema più grosso è
rappresentato dalla perdita del
salario da parte dei minatori.
Questi ultimi, a fronte delle 120
sterline settimanali del loro stipendio, ora ricevono come disoccupati dalle 7 alle 8 sterline settimanali, 30 sterline contando
anche la moglie ed i figli. E’ pur
vero che le mense per i bambini
sono gratuite, che il sindacato
si fa carico delle spese per la luce elettrica, ma vivere con 30.TO0
lire a settimana è molto difficile.
« Carbone, non cordoglio » è
il motto del Sindacato nazionale
dei minatori in Gran Bretagna.
niera di farvi il picchetto. In pratica per estensione nessun cittadino può uscire dalla propria
contea. In questo modo, ed anche in seguito agli abusi interpretativi di una legge, che in
Gran Bretagna vieta il vagabondaggio o il viaggiare senza alcuna destinazione precisa, il numero dei denunciati e degli arresti
domiciliari è di sei o settemila
persone.
LO STRANIERO CHE E’ DENTRO LE TUE PORTE - 1
Il vecchio Beretta, 78 anni, è
felice. A chi gli ha fatto notare
che questo affare avrebbe fatalmente provocato morti e lutti,
ha risposto di sentirsi come un
farmacista che vende stricnina.
Se chi l’acquista avvelena la moglie, lui che colpa ne ha? Forse
aveva « dimenticato » che un’arma serve solo ed unicamente ad
uccidere.
Com’è noto, il nostro Paese è
fra i principali esportatori di
armi ed infatti si trova al quarto
posto nella classifica mondiale:
con questo contratto forse farà
un ulteriore passo avanti. Purtroppo il problema della riconversione industriale non fa alcun progresso. Una lettera dello
scorso settembre del segretario
della CGIL al competente ministro ha riaffermato la disponibilità del sindacato per la ricerca
di produzioni alternative a quella bellica che, come vari studi
hanno dimostrato, sono il mezzo
migliore per promuovere uno
sviluppo diffuso.
Ma più di tutto, da queste colonne, non possiamo lasciar paS'
sare questa notizia senza dare
la nostra testimonianza di credenti. Di fronte a questo nuovo
« export » di morte dobbiamo
riaffermare il nostro rifiuto deh
la falsa sicurezza basata sulle armi, dalla pistola alla bomba nU'
olcdrc
Cristo ha vinto la morte e ci
dà la sua pace. Pace che non
vuol dire assenza di guerra,
ma che significa sconfiggere la
violenza mediante l’amore fra
gli uomini.
Dal ricordo aWaccoglienza
« Non maltratterai lo straniero e non l’opprimerai ; perché anche voi foste stranieri nel paese d’Egitto. Non affliggerete alcuna
vedova, né alcun orfano» (Esodo 22: 21-22).
Roberto Peyrot
Travestito da forestiero Gesù
attraversa città e villaggi d’Europa. Da come viene accolto o
respinto egli misura il grado di
civiltà di un popolo e ne prende
nota in vista dell'ultimo giudizio. L’idea è dei fratelli Grimm.
Certo se dovessero riscrivere oggi questa fiaba (in cui riaffiora
l’antico mito degli dei che scendono sulla terra in sembianze
umane) i fratelli Grimm dovrebbero chiedere consiglio, oltreché
alla Bibbia, al regista Spielberg
che dopo « E.T. » e « Gremlins »
ha dimostrato di avere una particolare vocazione nel descrivere con efficacia gli emarginati
del nostro tempo.
L’antica convinzione, presente
in molte civiltà, che gli stranieri fossero i nemici, era diffusa
anche nell’Israele biblico. Non
è un caso che la raccolta di leggi più famosa della Bibbia tocchi anche questo problema. In
Esodo 22 si mette per iscritto
ciò che prima, nella civiltà nomade e patriarcale, era normale
e condiviso da tutti. Le regole
orali del nomadismo dei tempi
di Abramo circa l’accoglienza, la
protezione, all’ombra della tribù, degli emarginati e dei debelli lasciano il posto, in una
società più progredita, sedenta
ria, ai testi scritti da rispettare.
Essi non vanno intesi come regole morali astratte ma come
l’espressione della volontà di
Dio in un preciso momento della storia. Se l’uomo, dice in buona sostanza la regola dell’Esodo, non è misericordioso con i
suoi simili, se non è solidale e
partecipe delle vicende di chi è
povero, discriminato, privo di
sicurezze sappia almeno che Dio
lo è. All’appello alla fede, alla
solidarietà umana si aggiunge
poi un motivo storico, che troverà un posto sempre più grande nella tradizione biblica successiva: il ricordo dell’oppressione, della schiavitù subita, in
quanto ’straniero’ in Egitto. Così fede e memoria del passato
si intrecciano saldamente insieme. Il motivo umanitario, di
fede, è ancorato ad una precisa
esperienza storica negativa da
cui l’antico Israele è stato liberato dalla ’potente mano di Dio’.
E’ un passato che non si può
dimenticare. Esso inoltre condiziona il presente. Al punto che
nel volto, nei bisogni attuali del
« forestiero che è dentro le tue
porte » si riflette l’esperienza
concreta dei padri che vissero
una lunga stagione di odio, di
discriminazione. Accogliere e ri
— La gente come fa a tirare
avanti, a non morire di fame?
spettare lo straniero, una prescrizione che ricade anch’essa
sotto la regola generale dell’amore del prossimo, subirà nei
secoli diverse ’letture’. Da quella del proselitismo secondo cui
si deve fare ogni sforzo possibile per rendere lo straniero
uguale a te, a quella che identifica (e a volte lo fa usando la
stessa parola) lo straniero col
nemico, sino alla ’lettura’ che
stcibilisce tra il popolo residente e gli stranieri una fredda distanza, per non dire un muro di
separazione. Dalle mutevoli ’letture’ emerge comunque un dato
su cui riflettere: rapportarsi agli
stranieri (siano essi residenti o
popolazioni lontane) non significa né accettarne in blocco le
credenze, la cultura, le abitudini, né pretendere di ridurre lo
straniero a’ nostro stato. Al contrario, da tutte le esperienze negative della storia emerge ancora
una volta, con convincente chiarezza, che si tratta di rispettare
lo straniero nella sua propria
identità. Anch’essa, che piaccia
o no, è pur sempre un’espressione del creato di Dio. Non è necessario condividere il pensiero,
la fede, la morale, gli ideali di
chi non ha la nostra cittadinanza; è sufficiente rispettare chi è
diverso da noi, e se il caso, aiu
— Bisogna dire che lo sciopero
ha sviluppato una grande capacità organizzativa non solo dei minatori in sciopero, ma anche di
tutta la comunità civile locale. In
ogni città, con 30.000/40.000 abitanti circa, c’è almeno una mensa che distribuisce pasti ai minatori ed alle loro famiglie o tutti
i giorni o tre volte alla settimana. Un paio di volte alla settimana viene distribuito il nane.
L’organizzazione delle mense è
stata gestita dal sindacato, ma in
molte zone alcune chiese locali
metodiste ed anglicane o i comitati costituiti dalle mogli e dalle
figlie dei minatori hanno attivato
proprie mense.
A Sheffield, dove ci sono appena 3.000 minatori, il comune, in
mano ai laburisti, ha deciso di
distribuire ai minatori dei buoni,
perché si comperino presso una
serie di negozi convenzionati i generi di prima necessità.
Anche finanziariamente l’organizzazione della raccolta di fondi ha visto la partecipazione delle chiese. Il sindacato invece, ha
utilizzato i fondi accumulati con
le quote del tesseramento o i soldi ricevuti tramite i numerosi
comitati di solidarietà sorti in
tutta Inghilterra, o con l’aiuto
dei sindacati stranieri, in particolare dalla CGT francese.
Intervista a cura di
Mauro Pons
(continua a pag. 2)
Giuseppe Platone
(continua a pag. 2)
SOMMARIO
□ Dove va l’America?,
di R. Nitti, p. 3
□ Un’esperienza in Uruguay, intervista a S.
Ribet, p. 5
□ Come siamo manipolati dall’industria del
tabacco, p. 7
□ I riformati tedeschi sul
BEM, p. 8
□ Priorità all’uomo che
cerca lavoro, p. 9
2
2 fede e cultura
25 gennaio 1985
La dama di ferro
(segue da pag. 1)
Tutto sommato nel South
Yorkshire il tessuto di solidarietà
ohe si è instaurato permette di
vivere abbastanza bene, ma già
nel Nottingham, dove la fascia di
scioperanti è più bassa, dove non
ci sono comuni laburisti, dove il
sindacato è meno forte, allora lì
fanno la fame, come in altre parti della Gran Bretagna, dove appunto i minatori sono più isolati
ed è più difficile organizzarsi e
raccogliere soldi.
— Avete accennato alla partecipazione delle chiese locali all’organizzazione ed alla gestione di
alcune mense. Qual è l’atteggiamento delle chiese rispetto allo
sciopero dei minatori?
— Le chiese non fanno im ragionamento di tipo politico. Esse sostengono che questo sciopero crea una situazione di disagio
e di malessere generalizzato. C’è
gente che non ha da mangiare: il
compito della chiesa è quello di
intervenire perché questa gente
che non ha da mangiare sia sfamata. Gli anglicani, per esempio,
dicono di non avere alcim interesse a sapere se la ragione od il
torto stanno dalla parte dei minatori o della Thatcher. Normalmente i responsabili delle chiese
ritengono che il torto sta da tutte e due le parti.
La chiesa, nella sua neutralità
deve intervenire per limitare il
malessere causato dalla lotta in
corso ed esercitare una cura pastorale nei confronti delle famiglie e della società lacerate dalle
contraddizioni che lo sciopero ha
fatto emergere al loro interno.
Riappacificare il marito con la
moglie che lo accusa di essere
ancora in sciopero oppure più
spesso gli scioperanti con i crumiri.
Molti pastori metodisti hanno
sottolineato come lo sciopero sia
diventato un’occasione per molti
di loro di prendere coscienza
della situazione politica inglese
e che questo ha causato una radicalizzazione a sinistra del clero, a cui però si è contrapposta
una radicalizzazione a destra dei
responsabili delle chiese. Molti
laici presenti nei grupoi dirigenti ecclesiastici simpatizzano per
i conservatori, addirittura un responsabile della chiesa anglicana è un dirigente dell’Ente carbonifero nazionale.
Così si assiste ad una rottura
tra molti dei pastori locali e la
chiesa centrale. In ogni caso la
Chiesa anglicana ha preso ultimamente le distanze dalla linea
politica della Thatcher.
— Oltre ai minatori quali sono
i soggetti politici emersi nel corso dello sciopero?
— I giovani minatori sono
quelli che hanno partecipato
molto attivamente allo sciopero
soprattutto rispetto alTorganizzazione ed alla presenza ai picchetti. Ma la novità è rappresentata dalla costituzione di comitati di solidarietà da parte delle
mogli e delle figlie dei minatori.
Nella gestione delle mense hanno ricoperto il classico ruolo delle casalinghe, ma hanno ben presto preso coscienza della realtà
di lotta vissuta e si sono rese autonome rispetto allo stesso sin
dacato dei minatori. Molte hanno costituito gruppi di picchetto
volanti, che si muovono al di
fuori del controllo degli stessi
minatori. Hanno anche incontrato le femministe del Green
Common, il gruppo mobilitato
nella lotta pacifista, e dal confronto fra i valori femministi e
quelli suscitati dal movimento di
lotta dei minatori è scaturita
una nuova coscienza sul proprio
ruolo sociale e politico. Questa
coscienza, anche nel caso di una
sconfitta dei minatori, non andrà più persa.
Il partito laburista e le Trade
Unions, pur essendo solidali e
coscienti delle implicazioni politiche interne alla scelta di lotta
dei minatori, non hanno saputo
creare e coordinare nessima forma di opposizione efficace al
governo conservatore.
— Quali prospettive hanno e si
pongono i minatori nell’immediato futuro?
— La gente che abbiamo incontrato sostiene che lo sciopero sfinirà quando il sindacato dei
minatori avrà vinto la sua battaglia. E’ vero che gli scioperanti
possono cercare di resistere fino
al prossimo giugno.
Il piano di razionalizzazione
dell’Ente carbonifero prevede la
chiusura immediata di 20 miniere con la perdita secca di 20.000
posti di lavoro. Nel giro di un
anno dovrebbero chiudere altre
50 miniere con la perdita di altri
50.000 posti. Tutto questo avverrebbe in una zona che ha già un
20-25% di disoccupazione, la
quale salirebbe alT80% con la
chiusura di questi pozzi carboniferi. Significa distruggere un
tessuto sociale ed economico rilevante. I minatori propongono
in alternativa la continuazione
dello sfruttamento dei giacimenti carboniferi; lo sviluppo di impianti di trasformazione del carbone, che attualmente viene fatta in altre nazioni, per esempio
la Francia; la riduzione dell’orario di lavoro a 32 ore settimanali, riduzione già prevista e promessa dal governo inglese; il
pensionamento a 55 anni.
Purtroppo l’attacco della Thatcher è un attacco politico che
vuole incrinare l’unico settore
operaio che in Gran Bretagna resiste ancora alla politica conservatrice portata avanti con molta
coerenza e durezza dal fronte
conservatore.
Intervista a cura di
Mauro Pons
TELEVISIONE
La violenza
sui bambini
La puntata speciale di « Italia
sera » andata in onda su RAI 1
l’8 gennaio scorso aveva come
tema la violenza sui bambini. E’
stata un’occasione per riflettere
su di un problema che coinvolge purtroppo anche il nostro
paese.
L’intervista in studio della
conduttrice della trasmissione a
un ragazzo diciottenne, vittima
di maltrattamenti fisici e psicologici da parte del patrigno, era
intercalata a più riprese da vari
servizi e filmati (c’è stato tm
collegamento con una scuola
materna che si occupa in particolare di bambini con gravi carenze affettive e un altro con la
Questura di Roma dove talvolta giungono segnalazioni).
Gli esperti presenti sono riusciti a focalizzare gli aspetti più
interessanti del problema e in
particolare il dott. Cancrini, docente di psichiatria all’Università di Roma, ha affermato che
un medico non ha solo il compito di curare fisicamente il
bambino maltrattato, ma soprattutto quello di individuare
la situazione esistenziale del minore e di ricreare, se ancora
possibile, attraverso colloqui e
rapporti con i genitori, condizioni affettive accettabili per il
bambino nello stesso ambiente
che di fatto gli aveva procurato
i maltrattamenti.
Purtroppo le denunce ufficiali nel 1983 sono state solamente
300 rispetto ai 15.000 casi effettivi e di questi un’alta percentuale si riferisce ad episodi avvenuti all’interno delle famiglie.
Inoltre si sa che, su ogni 100
bambini ricoverati in ospedale.
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DUE TERRORISMI
Dopo le tristi lezioni della sventurata Storia che ci è toccato di vivere,
sarebbe doveroso mettere in chiaro
che nella nostra Nazione esistono due
tipi di terrorismo: quello bianco e quello nero (se così possiamo chiamare
quest'ultimo). E questa considerazione
dovrebbe valere per tutti quelli che
non si limitano a vedere le questioni
solo fino alla punta del naso. Il terrorismo bianco, che .perdura da quaranta anni consiste nella vergognosa situazione 'in cui versano i senzatetto,
mentre lo Stato permette che infiniti
quartieri ed interi villaggi (come ad
esennipio le Case Sales delle Coltie
di Venturina) siano alla mercede dei
topi che vi ballano! Nella sventurata
posizione di tanti invalidi di guerra e
civili, che da troppi anni attendono il
loro riconoscimento. Nella spaventosa
condizione della totalità dei nostri ospedali (come quelli romani e di tante altre città italiane). Nella stomachevole
condizione delle nostre scuole, compresa tutta una struttura d'insegnamento che grida vendetta al cospetto di
Dio e della Umanità! Per non parlare
delle strade, delle ferrovie, della insufficienza degli acquedotti, della carenza delle farmacie, che nei giorni
festivi restano chiuse, costringendo
tanti malati alla disperazione. Delle
condizioni dei Comuni, della incompetenza dei Ministeri, per giungere alle
infinite tragedie delle nostre istituzioni, per cui si è autorizzati a pensare
di trovarci tra le tribù africane piuttosto che in una nazione civile! Talvolta, a tutto questo, si aggiungono gli
stipendi di certe categorie (stipendi
da fame!), come quelli degli operai,
di certi impiegati, di funzionari statali
e parastatali, di ufficiali e sottufficiali
delle Forze Armate. Ci sono colonnel
li e generali in pensione che durano
fatica a tirare avanti, dopo avere lavorato per oltre quaranta anni. E la serie potrebbe durare all'infinito.
Poi, per contro, si viene a sapere
che i parlamentari (quali rappresentanti nientemeno che del popolo), fra stipendio e altre indennità, giungono « ad
un guadagno, sempre netto beninteso,
di circa nove milioni al mese » (come
riporta un settimanale di politica e di
attualità).
Ora. dopo avere citato il terrorismo
bianco, abbiamo quello nero, cioè dei
sequestri, della mafia e camorra, delle bombe sui treni e nei locali pubblici, ciò che completa il quadro catastrofico di questa « Repubblica fondata sul lavoro », decantata libera o democratica.
Vari anni or sono il Presidente Sandro Pertini (mi sembra nel discorso di
Padova) pronunciò coraggiosamente e
saggiamente le seguenti frasi: « il terrorismo si combatte soprattutto rendendo più giusta la società ». Parole
sacrosante, ma che nessun governo, almeno finora, ha mai messo in pratica!
Ma è ammissibile che in questa tragica situazione senza previsioni di
sbocco verso il bene, in cui tutti i
cittadini sono responsabili di ciò che
accade, molti (anziché curarsi dei problemi suindicati) si perdano nelle feste, sprecando più del necessario,
ubriacandosi di sport professionistico,
fanatizzandosi in tutto ciò che lede i
diritti umani, e poi reclamando Si'acciatamente tutti i diritti senza avere
com.piuto i propri doveri, ignorando
cinicamente il monito mazziniano: » Ogni diritto deve essere il frutto di un
dovere compiuto »? Solo sulla strada
della rispondenza tra diritti e doveri
è pensabile di poter ottenere la vera
libertà e la giustizia sociale.
Elio Giacomelli, Livorno
15 sono vittime di maltrattamenti.
La realtà ci porta a considerare il problema nei suoi diversi aspetti: la pornografia infantile e il mercato che ne deriva
(anche in Italia è possibile trovare in edicola riviste di questo
genere ) ; la violenza carnale a
minori da parte dei genitori
stessi ; la prostituzione di minorenni e, infine, i vari tipi di maltrattamenti a bambini sotto ai
3 - 4 anni per i più svariati motivi (pianto, scarso appetito, insonnia ecc.).
E’ da tener presente che, se le
percosse possono determinare
disturbi gravi o permanenti nel
bambino dalla prima infanzia,
anche la violenza di tipo psicologico ha conseguenze altrettanto importanti. Infine, non ultimo, anche il disinteresse da parte dell’adulto nei confronti del
minore può causare insicurezze
e problemi nello sviluppo psichico del medesimo.
Al Magistrato dott. A. Moro,
ex presidente del Tribunale dei
minorenni di Roma, è stato chiesto quale alternativa ci può essere all’istituzionalizzazione. Egli
ha risposto che si deve cercare
soprattutto di recuperare la famiglia di origine per rimuovere
le difficoltà che stanno alla base del rapporto fra le persone,
in subordine poi si può ricorrere aH’affidamento familiare e infine, in casi estremi, all’adozione.
La cosa più importante è però riuscire a far emergere le situazioni di rischio ; secondo il
magistrato c’è ancora « troppo
silenzio » da parte di chi conosce i casi (la scuola, il vicinato
ecc.) e si vive troppo «nel proprio guscio »,
E’ stato inoltre detto che non
è facile risolvere integralmente
un problema così complesso e
grave, ma è fondamentale come genitori rivolgere una effettiva attenzione al bambino che
cresce e mantenere sempre un
indispensabile autocontrollo per
non riversare i propri nervosismi su esseri fragili e indifesi.
La prevenzione resta dunque la
via più sicura per un miglioramento della situazione. Infatti,
se puntiamo a una società diversa, dobbiamo adoperarci perché la violenza non faccia più
parte della storia dell’infanzia.
Myriam Bein Puzzi
Dal ricordo
(segue da pag. 1)
tarlo a realizzarsi nella sua, propria, diversa umanità.
Oggi il nostro problema nei
confronti degli stranieri — e qui
penso soprattutto ai lavoratori
provenienti dal Terzo Mondo —
non è tanto quello del proselitismo quanto quello di un eccesso di rispetto. Rispettiamo —
si fa per dire — talmente le persone di colore, i marocchini, gli
egiziani, che evitiamo accuratamente di incontrarli. Tolleriamo
la loro presenza, finché essa non
mette in crisi l'equilibrio dell’economia o della nostra città. Un
diritto che regolamenti il soggiorno dei lavoratori stranieri lo
possiamo anche accettare — l’aveva in fondo realizzato anche
l’Israele biblico — purché il
prezzo da pagare non sia troppo
alto e nessuno dei nostri privilegi venga intaccato.
Ora, per trovare un’esperienza nuova che renda nuove e vere le antiche parole d’Israele riguardo agli stranieri, ai diversi,
è necessario riflettere sull’atteggiamento di Gesù che in un certo senso supera il modo teorico
di affrontare questo problema.
L’indicazione di rispetto e di
amore che emerge dal libro dell’Esodo e che è rivolta alle categorie socialmente più deboli,
come appunto allora erano gli
stranieri, gli orfani e le vedove,
in Gesù Cristo da pura enunciazione giuridico-religiosa, da discorso ideale, diventa realtà. E
tutte le ’letture’, le interpretazioni adottate nella stona su
questo punto particolare delle
regole dell’alleanza mosaica impallidiscono di fronte a Gesù che
dice: io sono la vedova, io sono
l’orfano e lo straniero. Egli non
disquisisce sugli emarginati della società del suo tempo ma ne
vive, giorno per giorno, il destino sociale. Più vicino ai samaritani che ai suoi connazionali,
contro ogni separazione politica
o sottilmente religiosa tra il popolo dì Dio e gli altri, Gesù Cristo è uno straniero a casa sua.
E, sovente, continua a esserlo
anche a casa nostra.
Giuseppe Platone
. L'Eco delle Valli Valdesi »: Rea,
Tribunale di Pinerolo N, 175.
Redattori: Giorgio Gardiol, Roberto Giacone, Adriano Longo, Mauro
Pons, Giuseppe Platone, Sergio
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3
E
25 gennaio 1985
fede e cultura 3
CAMPO INVERNALE A ECUMENE
EDIZIONI CLAUDIANA
Dove va l'America?
Interrogativi su una democrazia pluralistica e complessa che affonda
le sue radici nei valori che sono tipici delle sue origini puritane
deH’orso
Dal 26 dicembre ’84 al 2 gennaio ’85 si è svolto ad Ecumene
un campo internazionale dedicato all’America di Reagan.
Le relazioni iniziali sono state tenute da Mauro Calise, dell’Università di Salerno, da Ed
Grace, da Ruth Santana e da
Sheila Collins, del Partito Democratico. In particolare quest’ultima ha fatto parte, durante la campagna elettorale, dello
staff del Rev. Jackson.
L,’incontro ha alternato momenti di studio a momenti di
spettacolo, proiezione di diapositive sugli Stati Uniti e ascolto
guidato di musica americana così come si è trasformata dagli
inizi del blues e degli spirituals
fino ai nostri giorni.
La discussione è stata ricca e
vivace, in certi passaggi complessa e articolata, non fosse altro per l’uso che è stato fatto di
analisi e riferimenti culturali diversi da quelli che normalmente
utilizziamo per valutare i fatti
e i processi politici.
Il fenomeno America
Il ’fenomeno’ America, infatti, va osservato con occhiali, per
così dire, non europei. Saltano,
o perlomeno assumono valenza
diversa, le categorie alle quali
siamo abituati: lo Stato, la politica, le istituzioni, i meccanismi della democrazia e della
partecipazione.
Anche la vittoria definita
’schiacciante’ di Reagan, appare
ridimensionata in un contesto
elettorale in cui si esprime solo
il 50"0 degli elettori: sul totale,
cioè, degli aventi diritto, ì consensi a Reagan ci appaiono una
cifra francamente un po’ bassa,
che in Italia o in Europa farebbe un partito di medie dimensioni. Questo non cambia naturalmente la portata politica della sua affermazione elettorale.
Ma, al di là della riflessiore sui
meccanismi di funzionamento
del sistema politico americano,
nasce un interrogativo centrale
sul problema della democrazia
in quel paese. Siamo abituati a
considerarlo un paese di grandi
e radicate tradizioni democratiche; ma in un sistema politico
che. così come ci è stato descritto, funziona in modo da
concentrare il potere ai vertici
della Presidenza e del suo staff
in collegamento coi grandi gruppi finanziari del capitale privato, come si sviluppa la moderna
dialettica della democrazia politica? hanno senso le categorie
tradizionali di destra e di sinistra così come potrebbe leggerle
una logica europea? E ancora,
che rapporto c’è tra democrazia
e partecipazione? La scarsa partecipazione al livello politicoelettorale è il segno di un restringimento della vita democratica? o non esistono piuttosto
canali diversi di partecipazione,
e come funzionano?
Viene fuori il quadro di una
società civile estremamente ricca e articolata, un « localismo »,
un particolarismo tipicamente
americani che, in assenza di uno
stato forte, consentono forme di
partecipazione, di ruolo, di identificazione attraverso canali non
direttamente politici o di partito. Una democrazia pluralistica
e complessa che affonda le sue
radici culturali nei valori di tolleranza e di libertà che sono tipici delle sue origini puritane.
Quale America
ha vinto?
Ma intanto, oggi, quale America ha vinto con Reagan?
Il reaganismo come sinonimo
di conservatorismo in politica
ed in economia è diventato una
categoria della scienza jwlitologica in Europa. L’America che
appoggia Reagan è quella che
preme per un restringimento
dei processi democratici e di decisione, per una riduzione dell’intervento statale nell’economia (meno tasse e meno spese
COLLEGIO VALDESE
Torre Pellice
Sono aperte le iscrizioni
per l'anno scolastico '85-86
al
Liceo Pareggiato
indirizzo
classico e linguistico
• Miniconvitto per
studenti
• Trasporto da Pinerolo
in scuolabus riservato
Un certo numero di borse di
studio è messo a disposizione
ogni anno da amici del Collegio italiani ed esteri.
Per informazioni e iscrizioni
rivolgersi a:
COLLEGIO VALDESE
Via Beckwith, 1
10066 TORRE PELLICE (To)
Tel. (0121) 91.260
orario segreteria: 9.00-12.00
per i programmi di assistenza
sociale), per un rilancio del mercato, del ’gusto per il rischio’,
per un aumento della spesa militare, per una ripresa del ruolo internazionale ed imperialistico di questo paese. In questo
senso la svolta è allarmante per
l’Europa e per le sorti del mondo intero.
La domanda decisiva è allora
questa: un sistema che appare
rigido come quello americano,
consente ancora margini di flessibilità? E’ possibile un’alternativa, un blocco reale di forze che
non aggreghi solo le fasce marginali della società americana,
gli strati poveri, i negri, i latino-americani, a cui pure ha dato voce la campagna elettorale
condotta da Jackson?
Il futuro politico non è prevedibile e la partita è certamente
ancora aperta ; ma concentrazioni elettorali del tipo di quella
del Rev. Jackson, che si tiene
insieme più su istanze etiche che
su un concreto programma politico, sembrerebbe una base
fragile per costruire un’alternativa reale. E’ tuttavia un segno
di speranza, il segno che ’’l’altra
America” esiste.
Un’ultima questione resta aperta: Reagan ha fatto solo recuperare la sicurezza, l’immagine perduta di un’America forte
e vincitrice, o con lui e la sua
politica si apre un nuovo ciclo,
un new deal ’anni ’80’, anche se
al rovescio?
Rosanna Nitti
Al limite tra il racconto di avventure e la rievocazione storica,
la vicenda di Francesco Plavan,
ragazzo di Pramollo, si svolge nel
1600 ai tempi delle persecuzioni
contro i Valdesi, dell’esilio, del
Rimpatrio, della resistenza degli
« invincibili ».
Francesco non riesce, pur tentando con ogni mezzo, ad espatriare in Svizzera, e la necessità
di sopravvivere lo conduce attraverso le Valli e la pianura niemontese addirittura in Francia;
impara a nascondere la sua identità valdese ai nemici o alle persone sospette e a confidarsi soltanto con chi parla « patois »,
test infallibile per riconoscere i
correligionari.
Il libro si rivolge ai ragazzi,
per i quali le avventure un no’
rocambolesche di Francesco sono
sicuramente uno stimolo all’immaginazione; anche le persone
più avanti negli anni, però, leggendolo potranno trovare una
UN DIBATTITO DI ATTUALITÀ’
Pentiti e dissociati
PESCARA — « Voci^ dal postterrorismo: pentiti e dissociati ».
Questo il tema di un dibattito
pubblico svoltosi all’inizio di dicembre a Pescara con la presenza del prof. Paolo Ricca, Franco Ottaviano della Sez. Problemi
della Giustizia - Direz. Naz. PCI
ed Egidio Marinaro, Presidente
del Consiglio regionale Abruzzo.
L’incontro culturale ( « il primo del suo genere nella nostra
Regione che avverte il probleina
del terrorismo solo di riflesso, in
quanto piaga nazionale » sottolineava Marinaro in apertura)
era organizzato dal Circolo culturale « XII dicembre » e dalla locale Chiesa metodista. Profonda
commozione e solidarietà in tutti i convenuti per la presenza dell’avv. Alessandrini, padre di Emilio, il giovane magistrato pescarese vittima del terrorismo.
Marinaro pone subito alcuni
quesiti agli amici oratori: Il terrorismo è finito? Perché i « pentiti » ed i « dissociati » si sono
rivolti alle chiese? Cos’è la legge
sui pentiti? ecc.
Per Ricca, il terrorismo è nella sua fase crepuscolare. Almeno quello di questo tipo. Ci sono
altri terrorismi: quello nucleare,
per esempio.
Si sono rivolti alle chiese perché i laici non li hanno ascoltati.
In secondo luogo per le conseguenze della Controriforma che
ha segnato la coscienza del nostro popolo: lo stato e la chiesa
e lo stato vero è il parastato!
La legislazione d’emergenza, è
la « madre » dei pentiti. La legge
e lo scacco politico hanno creato il ’’pentitismo”. Si è anche incentivata la falsa delazione.
« Pentito » è chi confessa l’altrm
peccato, non il proprio!
Inoltre Ricca spiega, in modo
molto stimolante, chi è il « dissociato ». Non è un « pentito »
curiosa rassomiglianza con le vicende della guerra partigiana di
quarant’anni fa, rassomiglianza
probabilmente non casuale: infatti attraverso i secoli le montagne sono state il rifugio dei
perseguitati ed i presidi della libertà.
La storia di Francesco Plavan
si conclude con un lieto matrimonio « interconfessionale » che
rallegra la vicenda, tuttavia in
tutte le pagine si respira una
atmosfera di tolleranza: necessità di sopravvivere, ma non odio
per i nemici; ricerca del cibo,
ma non crudeltà verso gli animali; difesa delle proprie convinzioni religiose, ma non cieco settarismo.
E’ un messaggio valido oggi
come ieri e sempre proponibile
ai giovani.
L. V.
E.A. Beux, Il nido dell’orso, Claudiana, 159 pp., L. 11.000.
che si rifiuta di fare la spia, ma
chi riconosce di aver sbagliato e
non solo di essere stato sconfitto.
Il ’68, afferma il dissociato, è
stato tradito due volte: da noi
con la lotta armata, ma anche da
un certo legittimismo istituzionale che non ha avuto altri sbocchi
se non il « riflusso ».
Ricca termina la sua esposizione con alcune domande: che
spazio può avere il pentimento
(quello vero!) nella materia giuridica? Si può arrivare a punire non per la vendetta, ma per il
ricupero?
Ottaviano si dichiara d’accordo
con Ricca sulla valutazione positiva della dissociazione che rappresenta il 25% dei detenuti per
terrorismo ( « scheggia impazzita
del ’68 »). Cita due disegni di legge (De Martino e Pecchioli) sulla
dissociazione e afferma che su
questo tema si gioca oggi la qualità della democrazia.
Secondo l’esponente del PCI ci
sono quattro passi obbligati per
affrontare la dissociazione: considerarla come fenomeno che parte da radici politiche; libertà di
scelte individuali ad ogni dissociato; il processo sia la sede dove si estrinseca la dissociazione;
non applicabile la non punibilità,
ripulsa del « colpo di spugna ».
Sono seguiti degli interventi da
parte del pubblico e, quindi, le
repliche. Circa tre ore di ascolto attento delle dense e intelligenti relazioni.
Unico neo, secondo il cronista,
il silenzio (o quasi) sulle lettere
« dissociati - Sinodo valdese-metodista » ohe meritavano ampia
trattazione.
Questo rilievo non offusca minimamente i lati positivi dell'appuntamento culturale che ha
avuto ancora una volta la risposta da parte della cittadinanza.
Enos Mannelli
I Salmi nello
specchio della
creazione
E’ questa l’ultima tappa del
prof. Ravasi attraverso il Salterio. Come nei due volumi precedenti, siamo di fronte a liriche
palpitanti d’umanità, accese dai
forti colori tinici della poesia
orientale, piene di sdegno, di dolore e nello stesso tempo di speranza. Nei Salmi, l’uomo grida a
Dio la propria insicurezza, la paura, il rimorso, la delusione
( « Non c’è per me via di scampo/
nessuno ha cura della mia vita »)
per riaprire infine il cuore alla
fiducia e all’ottimismo, perché
« Quelli che seminano nel pianto,
mieteranno nella gioia » (Salmo
126, 5).
Particolarmente attuale quello
che l'A. ha intitolato « Il salmo
dell’uomo politico », dove il salmista auspica una lotta contro la
corruzione, il clientelismo, l’ingiustizia: « Amore e giustizia voglio cantare/ agirò con saggezza
nella via dell’innocenza/ non abiterà nella mia casa chi agisce
con inganno/ guai a chi calunnia
in segreto il suo prossimo (Salmo 101).
Magnifiche le fotografie che affiancano i versi.
« I Salmi nello specchio della
creazione» è indubbiamente un’opera di grande valore poetico e
letterario, tale da interessare anche chi non crede; è edito dalle
Paoline, costa L. 32.000 e ha 238
pagine. E
Gesù,
le sue parole
e la sua terra
Questo libro ci presenta, riportandoli con assoluta esattezza,
parecchi brani tratti dai quattro
Vangeli: una scelta accurata che
ripropone tutti i principali elementi del messaggio cristiano, le
parabole più commoventi, i discorsi più significativi, le promesse più confortanti. L’opera si basa sulla convinzione che il Vangelo, in particolari circostanze,
può anche essere letto « a salti »,
a brani, secondo le necessità, gli
stati d’animo, le situazioni del
momento.
Numerose e splendide fotografie ci mostrano inoltre l’odierno
Israele, l’esatto contesto in cui
si svolsero gli avvenimenti: la
zona dell’antico tempio di Gerusalemme; il lago di Galilea; la niscina di Siloe, risultato di un antico prodigio di ingegneria, che
portava l’acqua attraverso un
tunnel scavato nella roccia; la
valle del Cedron e molti altri luoghi suggestivi e tormentati citati dalle Scritture.
L’opera, poetica nella sua semplicità, verrà credo apprezzata
anche dai non credenti.
« Gesù: le Sue parole e la Sua
terra », curato da Sergio Cattazzo, è edito da Messaggero, costa
L. 12.000 e ha 93 pagine.
E. M.
ASSEMBLEA A FIRENZE 8-10 FEBBRAIO
Domande ai giovani
sull'Associazione
di Volontariato
Sapete che cosa è l’AEV?
A chi si rivolge?
Sinora l’Associazione Evangelica di Volontariato ha avuto risposta maggiore dalle strutture
(istituti per anziani, minori, librerie, ecc.) che hanno ampliato così le loro collaborazioni. Esiste comunque uno spazio che
può essere coperto direttamente dai giovani, in quanto le loro
iniziative possono essere fatte
proprie dall’Associazione.
Vi interessa questo argomento?
Alla prossima assemblea-convegno che si terrà a Firenze nei
giorni 8-9-10 febbraio p.v. ne dibatteremo.
In quell’occasione parleremo
anche di spazi di volontariato all’interno dell’evangelismo italiano e di volontariato internazionale.
Se volete saperne di più, prenotatevi al più presto presso la
Foresteria del Centro Giovanile
Protestante (Istituto Gould) via dei Serragli 49 - 50124 Firenze - tei. 055/212576.
4
4 vita delle diiese
25 gennaio 1985
INCONTRO PASTORALE ALLE VALLI
Se Perosa piange,
Torre non ride
Il lavoro, vecchio pilastro dell’etica protestante è definitivamente in crisi. Salvo un imprevedibile inversione di tendenza
si lavorerà sempre di meno per
lavorare di più. Cioè si faranno
meno ore di lavoro per consentire la realizzazione di nuovi posti di lavoro di fronte alla disoccupazione dilagante. Un raffronto tra la Val Chisone-Germanasca
e la Val Pellice riguardo ai posti
di lavoro dimostra che la prima
è stata, in questi ultimi anni, fortemente penalizzata. Un solo
esempio: al collocamento di Villar Perosa ci sono attualmente
527 iscritti contro i 309 di Luserna San Giovanni, a Perosa gli
iscritti sono 637 contro i 271 a
Torre Pellice. In effetti dopo la
crisi deH'industria tessile degli
anni ’60 in Val Pellice, particolarmente tra Luserna San Giovanni e Bricherasio, si è creato
im nuovo polo industriale. Continuando il raffronto con la Val
Chisone-Germanasca la Val Pellice ha mantenuto in efficienza il
suo quadro agricolo dando maggior dinamismo, in questi ultimi
anni, nel campo della cooperati
vizzazione anche grazie a precise
scelte fatte dalla Comunità Montana.
Ma se Pomaretto piange. Torre
Pellice non ride. Le nostre valli
hanno un tasso di disoccupazione che supera quello nazionale.
Dal 1970 al 1980 nel pinerolese
sono scomparsi 5.000 posti di lavoro. L’ultima grossa crisi in ordine di tempo è quella dell’Indesit che intende mantenere
la stessa produzione con la metà degli attuali operai. Quali prospettive dunque si presentano
per la nostra gente e in genere
per dei protestanti che ritengono
il lavoro l’elemento centrale della loro vita?
Di queste cose si è parlato
nel corso delTultimo colloquio
pastorale, che ha avuto come
interlocutori Giorgio Gardiol,
della nostra redazione e Paolo
Ferrerò della Fiom-CGIL.
Tra le prime indicazioni emerse, su di un argomento come
quello del lavoro che andrà ripreso ed approfondito, troviamo
la necessità di un atteggiamento
da parte delle nostre chiese di
solidarietà con chi è vittima dei
criteri della produttività economica, accompagnato da un impegno che rimetta al centro l’uomo.
Inoltre, attrezzandosi per un
futuro ormai prossimo, è necessario avviare una riflessione teologica sull’uso del tempo libero
che, stando all’attuale crisi del
lavoro, aumenterà sempre di uiù.
In altre parole se la ricetta sulla
riduzione degli orari di lavoro
funzionerà anche in Italia, occorrerà saper utilizzare i nuovi spazi di tempo-non produttivo come
un ambito in cui non ’’affondare”
ulteriormente ma realizzarsi. C’è
chi aggiunge alla cassa integrazione, al pensionamento o ad un
lavoro di orario limitato (vedi
certi impieghi statali) un « lavoro nero » che consente un maggior introito economico. Il doppio lavoro è anch’esso una forma
di alienazione personale (l’incapacità di saper coltivare interessi o impegni non retribuiti economicamente) oltre che un danno oggettivo nei confronti dei
giovani in cerca di lavoro e delle
fasce sociali economicamente più
deboli.
Giuseppe Platone
Sabato 9 febbraio, ore 20,30
Presso la chiesa valdese di Torre Pellice
DIBATTITO PUBBLICO
ff
Responsabilità delle
nella società
democratica”
intervengono
Francesco COSSIGA, presidente del Senato
Giuseppe CHIARANTE, senatore PCI, direttore di Rinascita
Valdo SPINI, deputato PSI
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Quale etica sessuale?
TORRE PELLICE — Uno dei
temi proposti alle Chiese locali
lo scorso anno dal Sinodo : « L’etica sessuale » è stato affrontato
dalla chiesa di Torre Pellice durante l’Assemblea della domenica 13 gennaio.
La discussione è stata stimolata dal documento della Commissione sulla sessualità nominata dalla Tavola Valdese, ma
ci si è limitati all’introduzione
presentata da una giovane che
ha espresso il lavoro di un gruppo costituitosi a tale scopo. La
conclusione avverrà in una prossima assemblea quando lo studio sarà completato.
Un’assemblea alta per quel
senso di profonda partecipazione e attenzione, alta per una serie di interventi e di pensieri, alta per la riflessione teologica, un
momento insomma dove è bello
sentirsi protestanti evangelici, in
un luogo dove ognuno esprime
se stesso, dove si comunica, dove si cresce e dove ci si scontra. Proprio queste assemblee
danno l’immagine dell’autenticità delle nostre chiese, anche
quando si corre il rischio di
mettere in discussione molto.
L’argomento che si dibatteva
era complesso, non era la «teologia dell’edilizia o dei bilanci »
ma un tema in cui ognuno è
coinvolto in prima persona, in
cui le dinamiche dei rapporti diventano improvvisamente messe
alla luce dell’Evangelo.
Il tono della riflessione è stato dato come al solito dalla predicazione del past. Giorgio
Tourn che ha preso spunto dal
testo di Matteo 19. E’ forse Tunica volta che Gesù fa riferimento alla sessualità richiamandosi a due passi dell’Antico Testamento mettendoli insieme :
« Li creò maschio e femmina...
L’uomo lascia suo padre e sua
madre... ».
La sessualità è una realtà nell’uomo voluta da Dio, né più, né
meno di altre sue realtà. E’ un
modo di relazione con gli altri
che può essere vissuto in modo
vero o sbagliato, condizionato
dal peccato. La volontà di Dio è
che due creature costruiscano
insieme una storia d’amore cioè
l’unione di due persone in cui
il sesso si trasforma in sessualità, cioè amore e dedizione per
l’intera esistenza, nella creazione di altre esistenze da educare
all’amore.
I profeti e gli Apostoli paragonano il rapporto fra un uomo
ed una donna al rapporto fra
Dio e noi. La rottura della fedeltà è distruzione del rapporto
come l’incredulità o l’idolatria
distrugge il nostro rapporto con
Dio. « L’uomo lascerà suo padre e sua madre... » quindi l’uomo non diventa uomo finché non
si distacca dalla famiglia originaria. Alcuni pensieri sono tratti dal libro : « Desiderio e tenerezza» edito dalla Claudiana.
Nel dibattito sono emerse impressioni diverse. Una madre ci
ricordava che per la generazione del ’68 il sesso non è un problema, perché è stato anche molto praticato. Ma come comportarsi oggi con i propri figli, specialmente nelle famiglie dove
esistono situazioni diverse da
quelle tradizionali? Un anziano
pastore invece ha detto ; « Attenzione, qualcosa si muove nell’ombra che non è ben definito
ma può essere un pericolo per
la Chiesa Valdese, per la sua
identità, e con la messa in gioco di alcuni valori fondamentali ». Un altro ci ha parlato della
sua esperienza in fabbrica: è stato interpellato dalla direzione
su cosa avveniva a Torre Pellice
quando c’è stato il convegno degli omosessuali. Una sorella ha
ribadito i fondamenti del libero
esame, sola Scriptura, facendo
notare che molti soffrono per le
posizioni della Chiesa Valdese
sul tema. Qualcun altro ha citato Bonhoffer : Chi non capisce
gli altri non può nemmeno capire se stesso ; secondo uno
dei relatori del documento sinodale ora è tempo di ascoltare,
riflettere prima di dare una risposta. Un altro ha detto che è
necessaria una riflessione sulTetica personale se è vero che un’etica esiste. Qualcun altro ha insistito sull’educazione sessuale
ai giovani.
II documento non soddisfa
molti. Qualcuno dice che manca
la voce autorevole dei nostri teologi ( il pericolo di avere la « Sacra Congregazione per la fede »),
è di difficile comprensione perché espresso con concetti di psicologi e via dicendo, qualcuno è
assolutamente contrario ai principi espressi.
E’ difficile in Italia parlare di
un tema come quello dell’etica
sessuale e non correre il rischio
di cadere nella voragine dei precetti e delle norme. Credo che
questa tentazione può prevalere
se non siamo più che attenti sia
nelle posizioni sulla omosessualità, sui rapporti pre-matrimoniali, sulle convivenze. Sono state e saranno queste le tesi di
cui parleremo e dovremo discutere sapendo di essere oggi nel
1985, austeri ma liberi, severi ma
attenti, nella consapevolezza che
come qualcuno ci ha ricordato
nelTassemblea : chi si sente di
scagliare la prima pietra lo faccia.
• La comunità esprime la sua
solidarietà fraterna alle famiglie colpite dal lutto : sono deceduti Adele Perrou ved. Genre,
Emilio Poet e Luciano Giardini.
Unione femminile
al lavoro
LUSERNA SAN GIOVANNI
— Anche se non dà sovente sue
notizie, la nostra Unione Femminile è più che mai attiva e
quest’anno ha potenziato il suo
programma con un ciclo di riunioni quartierali, due delle quali, Gonin e Peyrot, hanno già
avuto luogo.
Dopo la lettura di alcuni passi biblici, seguita da meditazione e preghiera, le nostre sorelle
hanno portato all'attenzione del
pubblico particolari sulle origini dell’Asilo Valdese poco conosciuti ed appurati in seguito ad
attente ricerche sui verbali del
Concistoro del secolo scorso.
La proiezione di alcune diapositive sull’Istituto ha completato l’interessante studio che
è stato molto apprezzato e che
continuerà, dopo questa esperienza .positiva, ad essere portato a conoscenza in quei quartieri che ancora non sono stati visitati.
• Un simpatico incontro della
nostra Unione Femminile ha
avuto luogo domenica 13 u. s.
a Villar Pellice con l’Unione consorella.
L’accoglienza è stata calorosa
e si è svolta in un clima di vera
comunione fraterna nei locali
della Casa di Riposo « Miramonti » dove, con gli ospiti dell’Istituto, si sono trascorse insieme
alcune ore di sana allegria tra
canti, proiezioni di diapositive
e canzoni nostalgiche di gioventù.
Un grazie al pastore Pons per
le parole di benvenuto e per Tinteressante meditazione ® grazie
alle sorelle dell’Unione per la
ospitalità.
Assemblea
di chiesa
ANGROGNA — Domenica 27
alle ore 10 si terrà l’assemblea
di chiesa con l’esame dei conti
1984, un’informazione sul prossimo 17 febbraio e sull’ipotesi di
unificazione dei culti tra il Capoluogo e il Serre. Il Concistoro si incontra venerdì 25 alle ore
20.30. L’Unione Femminile tiene
una riunione straordinaria venerdì 25 alle ore 15.
Riunione
VILLASECCA — Venerdì 25
corr. ore 20, avrà luogo la riunione quartierale al Giulberso
in cui vi sarà uno scambio di informazioni sul progetto di ristrutturazione dell’Asilo di San
Germano.
• Maria Maddalena Bounous,
ved. Bounous non è più tra noi.
A tutti i familiari esprimiamo
la simpatia cristiana e fraterna
di tutta la comunità. Che la luce e la forza della resurrezione
di Gesù Cristo sia la nostra luce e la nostra forza.
Venerdì 25 gennaio
n INCONTRO DI
PREGHIERA
PINEROLO — Alle ore 20.45 presso
Il Centro Sociale di San Lazzaro, Agape
la Fgei-valli, e la Comunità di Base
propongono un incontro di preghiera
sul tema » La celebrazione del perdono ». La riunione è aperta a tutti gli
interessati.
Sabato 26 gennaio
□ INCONTRO MATRIMONI
INTERCONFESSIONALI
PEROSA — Presso la sala Lombardinl si tiene la riunione delle coppie
interconfessionali. Inizio ore 20.45.
□ ASSEMBLEA CESP
PINEROLO — Alle ore 21 nei locali
del Centro Sociale Protestante si tiene l'assemblea annuale dei soci. L’incontro è aperto a tutti.
Domenica 27 gennaio
□ COLLETTIVO BIBLICO
ECUMENICO
PINEROLO — Presso il Convento dei
Padri Cappuccini (S. Maurizio) con inizio alle ore 14.30 si tiene l'incontro
del Collettivo Biblico Ecumenico che
avrà il seguente programma:
— momento di preghiera (preparato
da P, Oreste)
— studio biblico (presentalo dal Past.
B. Rostagno)
— lavoro a gruppi
intervallo (caffè, thè, ecc.)
— discussione in assemblea e conclusioni.
Il Collettivo sta affrontando quest'anno il tema de « I ministeri nelle chiese » e si riunisce il secondo giovedì
del mese presso la Chiesa Valdese
(Via dei Mille 1 - Pinerolo) alle ore
20.45.
Sabato 2 febbraio
□ CONVEGNO MONITORI
TORRE PELLICE — Con inizio alle
ore 16.30 si tiene presso la casa unionista il Convegno dei Monitori del r
circuito.
5
25 gennaio 1985
vita delle chiese 5
INTERVISTA AL PASTORE SERGIO RIBET
PIEMONTE
Un'esperienza
in Uruguay
— Sei tornato da poco da un
soggiorno di sei mesi in America Latina; esattamente, dove sei
stato e quale è stato lo scopo di
questo viaggio?
— Sono stato invitato dal Centro Emmanuel, un centro ecumenico uruguayano al programma del quale collaborano luterani, mennoniti, metodisti e vaidesi, le stesse chiese che costituiscono la FIEU, la Federazione delle chiese evangeliche Uruguay ane. Il programma che mi
era stato preparato comprendeva quest’anno una serie di contatti con la gioventù, anche in
relazione alla preparazione dell’anno internazionale della gioventù ; una partecipazione al
programma di formazione biblico-teologica permanente del Centro (in particolare ho preparato una serie di lezioni sul « Credo Apostolico » per il « Corso per
laici » che da diversi anni si
svolge); infine ho potuto visitare un buon numero delle chiese uruguayane delle denominazioni sopra citate.
Il programma di quest’anno
era concentrato essenzialmente
sull’area uruguayana, ma grazie
alla collaborazione della Mesa
Vaidense e deH’ISEDET (Istituto Superiore Evangelico di Studi Teologici, la Facoltà di teologia di Buenos Aires, interdenominazionale), ho potuto conoscere qualcosa anche del protestantesimo arpntino, nel corso di un paio di visite, nel nord
argentino, tra le chiese valdesi
e nell’opera interdenominazionale missionaria che si svolge
nel Chaco, tra gli « indios » Toba, e a Buenos Aires e nella
Pampa.
— La realtà che hai incontrato era quella che ti aspettavi di
incontrare, o no? Che cosa ti ha
maggiormente colpito?
— Mi aspettavo di trovare dei
fratelli, e in questo senso l’aspettativa è stata pienamente
colmata, ad abbondanza! Quello che era imprevedibile, almeno nella misura in cui si è verificato, è stato l’aprirsi alle prospettive democratiche, dopo dodici anni di dittatura militare;
al mio arrivo, c’era ancora un
clima abbastanza pesante, una
autocensura nel parlare in pubblico, e molta prudenza anche
negli incontri privati ; col passare dei mesi la situazione si è
scongelata, e si è vissuto un periodo di grande gioia, di molta
speranza, collettiva, dove tutti,
conservatori e progressisti, hanno dato un contributo per giungere alle elezioni del 25 novembre; il governo democratico entrerà nelle sue funzioni il r
marzo, e avrà un compito difficilissimo di « ricostruzione »
del paese, ma lo stato d’animo
in cui lo si affronterà mi sembra che sia decisamente positivo.
— Qual è la situazione dal
punto di vista ecclesiastico ed
ecumenico?
— Da un punto di vista ecclesiastico, la situazione di un paese colto, dove la separazione tra
stato e chiesa è effettiva, e la
secolarizzazione, nel male e nel
bene, assai avanzata, permette,
a mio avviso, un ecumenismo
difficile ma promettente, in cui
le chiese possono incontrarsi su
un piano di parità senza dover
mettere tra parentesi la loro
identità. La chiesa metodista è
quella che ha pagato più duramente le sue prese di posizione
in favore dei diritti umani, e
sul piano locale si è dissanguata
quanto a numero di membri e
quanto a quadri dirigenti (che
tuttavia proseguono il loro im
pegno in altre istanze: si pensi
ad Emilio Castro, alla presidenza del C.E.C., o a Julio de Santa
Ana, recentemente nominato rettore dellTSEDET); i mennoniti,
anabattisti di oggi che fanno
quadrato nelle loro colonie agricole, anche linguisticamente rappresentano un mondo a parte,
un po’ « tedesco », moderato in
campo sociale ma strenuamente pacifista; la lERP (Iglesia
Evangelica del Rio de la Piata,
luterani e qualche calvinista, di
origine svizzera o tedesca) ha
un peso rilevante in Argentina
e Paraguay, minore in Uruguay:
la chiesa valdese, di minor peso
in Argentina, è certamente in
Uruguay una «minoranza significativa », meno minoranza e più
significativa che da noi ; una
prospettiva ecumenica che, a
partire da questo nucleo di chiese, non ignori né il mondo cattolico né quello degli «evangelicals » potrà essere molto importante nella nuova situazione
politica che si profila.
— Quali ti sembrano essere i
problemi di maggior peso nella
situazione del paese e delle chiese?
— Per il paese, le difficoltà
maggiori saranno certo a livello economico ; la politica del
Fondo Monetario Internazionale è disastrosa per tutti i paesi
dipendenti, e forse in modo particolare per quelli di maggiore
cultura, là dove parlare di « sottosviluppo » sarebbe del tutto
inadeguato; per le chiese, trovare un rapporto tra te zone
agricole e le zone cittadine. In
un paese che vede circa metà
della popolazione concentrata
nella capitale, le chiese quasi
esclusivamente cittadine (è il
caso dei metodisti) e le chiese
prevalentemente contadine (è il
caso dei valdesi) rischiano di non
conoscersi a sufficienza, o almeno di non comprendersi, mentre in definitiva e in prospettiva
hanno bisogno le une delle altre.
Il passaggio dalla campagna
alla città mi sembra sia ben affrontato, nella chiesa valdese, in
Argentina ; spesso la sede pastorale è nella città, dove sono
emigrati alcuni valdesi e si recano a studiare gli studenti; dalla città si segue la « colonia agricola », il centro originale di stanziamento valdese, e un lavoro
sociale in periferia, tra le classi
più umili; si tratta di un lavoro complesso, che si articola su
questi fronti così diversi della
tradizione, della città e del lavoro sociale, ma anche di un lavoro interessante, che può permettere di attrezzarsi per una situazione sociale che va mutando rapidamente.
— Vuoi aggiungere qualcosa a
queste osservazioni generali?
— Un saluto ed un ringraziamento. Un saluto a tutti i colleghi italiani che hanno negli ultimi anni lavorato, per_ alcuni
mesi o alcuni anni, nel Rio della
Piata; il loro lavoro è stato apprezzato ed in ogni comunità
dove mi sono recato ho raccolto ricordi e saluti da trasmettere. Un ringraziamento, a quanti
hanno reso possibile questa
esperienza per me così preziosa;
la Tavola, il Centro Emmanuel,
la Mesa, la chiesa di Rorà.
Intervista a cura di
F. Giampiccolì
Festa dei giovani
Si è svolto il 12-13 gennaio
scorso al centro Filadelfia di Rivoli il 1° convegno giovanile organizzato dalla giunta del Progetto Torino.
Vi hanno partecipato 75 giovani, rappresentanti delle realtà
valdesi-battiste di Biella, S. Antonino di Susa, Aosta, Ivrea,
Chivasso, Cuneo, Piossasco, Torino. Età media 17 anni.
Il convegno era sulla « Festa». Sabato pomeriggio i partecipanti sì sono distribuiti in
« laboratori ». Il pomeriggio comprendeva due momenti separati
per ciascun laboratorio, così da
poter garantire una certa rotazione nell’ambito di ciascuna sezione e la possibilità a tutti di
partecipare a più di una attività.
All’Insegna
del coìnvolgimento
Tutto inoltre era preparato all’insegna del coìnvolgimento omogeneo dei presenti. In questo
senso l’animazione biblica di
Claudio Pasquet che distribuiva
parti di personaggi in cui immedesimarsi e situazioni in cui
calarsi.
Il gruppo musica che riempiva di suoni e canti svariati
le aulette del centro, quello sulla pace che affiancava discussioni sul rapporto tra il movimento che per essa si batte e l’argomento del week-end, con giochetti di coinvolgimento. Il grupno di teatro e quello di grafica
i cui rappresentanti si distinguevano dalle chiazze di idropittura sui vestiti. Ed infine anche il gruppo ballo.
Dopo cena è stato proposto
CORRISPONDENZE
Evangelici a Pozzuoli
Una giornata gelida con un
vento fortissimo, ha parzialmente compromesso la buona riuscita dell’incontro, scoraggiando
la prevista partecipazione dì massa alla manifestazione organizzata dalla Chiesa Battista di
Pozzuoli, in collaborazione con
il Consiglio delle Comunità di
Nanoli.
Tuttavia, il 29 dicembre ’84, nei
locali dellTPSIAM, presso il rione Toiano a Pozzuoli, si sono
ascoltate alcune relazioni su
« Gli Evangelici a Pozzuoli ; il
senso di una presenza ».
Paolo Fiorio, mettendo a fuoco il problema dell’emarginazione giovanile di cui la diffusione
di droghe pesanti è il sintomo
più inquietante, ha parlato dei
problemi di inserimento sociale
e nel mondo del lavoro, come di
quelli di natura esistenziale caratteristici di una fase storica
instabile e di trapasso.
Con opportuni riferimenti alla Riforma, egli ha ricordato come l’Evangelo si offra ai giovani, sia come messaggio capace
di dare « senso » ai momenti di
crisi, sia come possibilità di
uscire dalla paralisi provocata
dalla eccessiva preoccupazione
di sé.
Umberto Delle Donne si è invece soffermato sulla situazione
provocata dal bradisismo. Egli
ha espresso le sue preoccupazioni sulla costruzione della Pozzuoli bis, in località Monteruscello. Infatti, la totale smobilitazione dal centro storico della
popolazione verso aree periferiche, rischia di creare altri quartieri ghetto, così come è successo con il rione Toiano, costruito a seguito del bradisismo del
’70 e un radicale smantellamento del tessuto industriale (ITALSIDER, OLIVETTI, SOFER),
tentato più volte, a favore del
terziario.
Quale il senso della presenza
nella città di Pozzuoli della Chiesa Evangelica Battista, una chiesa tradizionalmente attenta ai
problemi del territorio e direttamente coinvolta in essi per la
presenza di molti operai evangelici nelle industrie dell’area?
Il senso di questa presenza è
così riassumibile;
— Predicare un evangelo « incarnato » nella storia. Annunciare cioè un messaggio che non
proponga il « religioso » come
un fatto separato e alienato dalle fondamentali istanze sociali
e politiche della città.
— Riconfermare « la scelta dei
poveri », di quelli cioè che materialmente sono incapaci di opporsi ad un progetto che passa
sopra le loro teste. Predicazione
significa dunque anche invito
alia partecipazione rivolto a coloro che troppo spesso sono
ignorati ed esclusi dalle decisioni che li riguardano.
— Esprimere con atti concreti
di solidarietà la nostra partecipazione alle sofferenze degli altri.
In questo quadro deve essere
capito l’intervento previsto dalla FCEI, rispetto alla costruzione di alcune case, che per l’inerzia delle autorità comunali non
sono ancora state realizzate.
Lettera a Castro
In occasione dell’incontro a
Ginevra tra il segretario di stato statunitense G. Shultz, ed
il ministro degli esteri sovietico
A. Gromyko, che ha segnato 11
rilancio del dialogo tra est ed
ovest, il Consiglio della Chiesa
Metodista di Milano ha invia
to ad Emilio Castro, Segretario
Generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese, la seguente
lettera.
« Caro fratello Emilio Castro,
la ripresa del dialogo di Ginevra fra USA e URSS riapre
la speranza di un rallentamento
della tensione internazionale e
di una riduzione degli armamenti nucleari.
Noi riteniamo che questo avvenimento vada sostenuto con
la preghiera e l’azione di tutti
gli uomini di buona volontà e
dei cristiani in particolare che
pongono oggi la pace e la giustizia al centro della loro predicazione dell’Evangelo di Gesù
Cristo.
Ti preghiamo di farti interprete di questa speranza presso
le delegazioni americana e sovietica e di rendere le chiese ancora più attente ai problemi della pace, del disarmo e della giustizia secondo lo spirito e le indicazioni dei documenti dell’Assemblea di Vancouver.
Fraterni saluti.
Il Consiglio delia Chiesa
Metodista di Milano »
Denuckarizzazìone
SAVONA — All’ingresso della
Chiesa Metodista un cartello dice : « Denuclearizzazione, un gesto di protesta e di speranza,
una sfida al sorrisetto degli scettici e all’alzata di spalle degli
sfiduciati. Anche convinzione che
la fede in Gesù Cristo ci richiede segni visibili alla gente: ’chi
ha orecchi per udire, oda; chi
ha occhi per vedere, veda’ ».
Al cartello il « Secolo XIX »
ha dedicato un articolo e una
parrocchia cattolica ha inviato
un’adesione.
un gioco di simulazione, nel quale bisognava far finta di esser
capitati in una certa situazione
ed immedesimarcisi.
La situazione in questione era
quella di un’esplosione nucleare
su Torino e dopo alcime diapositive, al suono di un allarme,
tutti sono fuggiti in rifugi antiatomici allestiti per l’occasione.
Bisognava rimanervi chiusi
dentro, come diceva un messaggio dell’unità mobile antiradiazioni del governo : « La porta è
apribile solo dall’esterno in caso di cessato pericolo », per
un’ora.
Anche se molti si sono lamentati di non essere riusciti a crederci davvero, è stato un momento per pensare e per sperimentare tensioni ed incomprenj
sioni nei rapporti con gli altri
in una situazione simile.
La mattina di domenica bisognava cercare di creare qualcosa, di sintetizzare il lavoro fatto.
In una riunione a metà mattina i rappresentanti dei laboratori hanno abbozzato quello
che sarebbe stato il culto del
pomeriggio. Si sono messi in
cerchio, uno dì loro ha preso
appunti e gli altri hanno elencato i contributi che i loro grupj
ni avrebbero dato e i momenti
nei quali sarebbe stato meglio
collocarli. La scaletta che ne è
risultata era densa di cose da
fare, diverse fra loro ma legate
saldamente dal motivo centrale
«la festa ». Festa intesa come
incontro, come scambio, come
voglia di voler bene a quelli che
ti stanno attorno abbattendo le
barriere che di solito ci si crea
nei loro confronti. Non festa
con emarginazione, con leaderismo di pochi, con falsa cortesia
e neanche festa con ritualità
ma con fiducia nel prossimo e
tutto ciò non può non essere
fonte di felicità, quindi la festa
è anche tanta allegria.
Quando il culto
può durare 3 ore
Il culto si è svolto nel dopopranzo ed è durato tre ore.
C’è chi dice che la ritualità
evangelica invece di palesarsi in
culto delle immagini o in sacralità esteriore sia in una sobrietà a tutti i costi, questa volta
però si è fatto della riflessione
sulle scritture un momento di
gioia. Dal ballo iniziale alla canzone conclusiva tutti hanno partecipato, chi con una lettura, chi
con una preghiera, chi, come il
laboratorio sul disarmo, con bigliettini con frasi sulla pace distribuiti fra i presenti.
Anche quando la proposta di
qualcosa è venuta da pochi gli
altri hanno partecipato attivamente, cosa più scontata per le
canzoni e i balli, non sempre invece per il sermone. Il momento centrale è stato infatti quando ci siamo divisi in quattro
gruppi: Sadducei. Esserli, Farisei, Zeloti. Ad ogni gruppo è stata spiegata la situazione storica
in cui si doveva situare, li suo
rapporto con Cristo e con la società del tempo.
Con gli interventi dei loro portavoce i gruppi hanno poi risposto a varie domande sul loro modo di rapportarsi alle feste e a Gesù.
Tra canzoni, rappresentazioni
delle nozze di Cana, balli portoghesi, russi, bulgari, dipinti di
popoli in festa, il culto è poi
terminato.
La giunta ha precisato che
non si dovranno dimenticare le
cose fatte fino a quel momento
e che il lavoro dovrà proseguire
oltre il convegno, magari per
organizzarne un altro. Per il
momento « la festa » si è chiusa
con l’applauso di 70 ragazzi che
poco dopo tornavano a casa nella neve.
Federico Jahier
6
6 prospettive bibliche
25 gennaio 1985
IMMINENTE L’INTERA BIBBIA TRADOTTA IN LINGUA CORRENTE — 7
Traduzione e destinatario
Pubblichiamo in questo numero l’ultimo di una serie di articoli che hanno presentato ai nostri lettori vari aspetti della traduzione interconfessionale in lingua corrente della Bibbia. La traduzione, comprendente una revisione del Nuovo e la versione ex novo
dell’Antico Testamento, è annunciata per Pentecoste ’85.
Scoprire che il sole e non la
terra fosse il centro del nostro
universe è stata certamente una
grande rivoluzione per i nostri
sistemi di pensiero. Nel nostro
secolo abbiamo dovuto registrare altri scossoni simili in altri
settori di studio e di ricerca. A
livello pedagogico si è compiuta un’ulteriore rivoluzione copernicana spostando il centro di
interesse dall’insegnante all’allievo. Allo stesso modo, all’intemo
del movimento ecumenico, la riflessione teologica si è mossa in
chiave cristocentrica e non più
in chiave confessionale. Anche
nell’area della traduzione della
Bibbia le scelte prioritarie sono
andate a favore del destinatario
e non dell’esperto.
Gli stessi autori biblici quando
hanno voluto esprimersi in greco
si sono serviti di una terminologia corrente, carica per altro di
significati estranei ai mondo ebraico (logos, doxa e aletheia).
Oggi, dopo secoli di esasperato letteralismo nel tradurre la
Bibbia, ci si accorge che la lettera con il passare del tempo può tradire più che tradurre
il contenuto. Si è quindi particolarmente attenti nel rispettare le strutture della lingua del
ricevente evitandogli contorsioni
di pensiero che gli sono improprie. Soprattutto ci si preoccupa di rivolgersi a lui con il suo
linguaggio consueto, familiare e
corrente per fargli rivivere il
contenuto di testimonianze scritte in altri tempi e in culture
molto diverse. L’immutabile anmmeio del Vangelo dev’essere
calato nelle categorie dello spazio e del tempo che sono esposte a continue variazioni.
Destinatario è
l’uomo secolarizzato
La traduzione interconfessionale della Bibbia è stata impostata tenendo presente un destinatario ben preciso; l’uomo secolarizzato di oggi che ha perso
contatto con la comunità cristiana. E’ l’uomo che non parla il
gergo ecclesiastico e che non conosce più la terminologia biblica di tanti e tanti secoli fa. Con
questa nuova traduzione s’intende trasmettere le stesse informazioni senza aggiungere nulla
e senza togliere nulla seguendo
la struttura della nostra lingua e
il vocabolario condiviso da tutti.
Gli esperti non hanno bisogno
di questo servizio perché possono ricorrere direttamente al testo originale e anche riferirsi
ai termini biblici tradizionali
senza nessuna difflcoltà. Non è
così per chi tenta, per la prima
volta, di avvicinarsi al testo della Sacra Scrittura. Non bisogna
evidentemente costringerlo a
servirsi di mezzi d’interpretazicne che non ha a sua disposizione. Il modo di misurare l’ora, le
distanze, le lunghezze, le capacità, i pesi non sono più quelli
dell’epoca romana o quelli delle
epoche precedenti. I nostri Agli
non vedono più i « covoni », ma
solo cemento. Ciò va detto chiaramente anche se non dobbiamo
dimenticare che lo stesso amore
di Dio coinvolge tutte le generazioni sempre.
Questa rivoluzione copernicana nell’area delle traduzioni ha
fatto ormai la sua prova a livello mondiale. L’Alleanza Biblica Universale ha adottato questo nuovo metodo di tradurre in
oltre 160 lingue parlate oggi nel
mondo ed ha così dato un nuovo senso all’evangelizzazione di
tutte le chiese arricchendone il
senso della missione centrato
sulla Parola di Dio.
Questa traduzione
non è il toccasana
Questa nuova traduzione non
è il toccasana. E’ marcatamente
datata, non vuol essere definitiva e per sempre, ma per oggi e
per quel tipo di destinatario. E’
sempre migliorabile; costituisce
un invito costante a rivisitare i
testi originali. Soprattutto non
risolve il problema della comunicazione del Vangelo. E’ lo Spirito santo che comunica il Vangelo e la fede. Senza lo Spirito
di Dio la Bibbia in qualsiasi traduzione e anche nei testi originali è e rimane muta e ridotta
a una documentazione culturale... Inoltre solo lo Spirito, che
ci dà appuntamento in queste
pagine, vince i nostri soggettivismi, oggettivismi, collettivismi e individualismi. Al di fuori del suo intervento non c’è rivelazione. I traduttori, come i
predicatori e i teologi, sono chiamati solo a servire come « servi inutili ».
Ci è richiesto un servizio impegnato dove è in gioco il nostro
essere in questo mondo con tut
to quello che abbiamo. Il servizio dev’essere paragonato all’obolo della vedova, ai cinque pani
e ai due pesci. Infine, non siamo garantiti contro il fraintendimento perché non lo è stato il
Cristo e non lo sono stati gli
apostoli.
Oggi, a differenza di ieri, sappiamo che servire il destinatario prescelto significa tener conto della comunicazione. E’ difficile prendere atto delle novità
che emergono in quest’area di
ricerca. Nessuno è maestro. Siamo avvertiti che la comunicazione avviene a livello inconscio, che incide più il modo di dire che il contenuto
stesso, che il destinatario decide del significato da dare alle
nostre parole e che occorre trovare il codice adatto o il permesso per inserirsi nell’area di
ascolto del ricevente. Superare
tutte le difficoltà, lavorare di gomito tra i tanti messaggi proposti dalla nostra civiltà, non è
certo un calcolo matematico facilmente risolvibile. Anche i
« servi inutili » hanno un compito più gravoso che nel passato;
perciò la loro fatica è tutta proiettata nell’attesa del dono dello
Spirito che rende stabile ogni
testimonianza e trionfa delle nostre vanità.
Renzo Bertalot
UN’ORA STORICA
ATTI 8: 1-8
8Saulo aveva approvato l'uccisione di Stefano. E vi fu in quel tempo una grande persecuzione contro la chiesa che era in Gerusalemme. Tutti furono dispersi per ie contrade delia
Giudea e delia Samaria, saivo gii apostoli.
2 Persone pie seppeliirono Stefano e fecero gran
cordogiio per lui.
3 Ma Saulo devastava la chiesa, entrando di casa in casa; e, trascinando via uomini e donne. Il
metteva in prigione.
4 Quelli dunque che erano dispersi se ne andarono di luogo in luogo, annunziando la Parola.
5 Filippo, disceso nella città di Samaria, vi predicò il Cristo.
6 E le folle unànimi prestavano attenzione alle
cose dette da Filippo, ascoltandolo e osservando i miracoli che faceva.
7 Infatti gli spiriti immondi uscivano da molti
indemoniati, mandando alte grida; e molti paralitici e zoppi erano guariti.
8 E vi fu grande gioia in quella città.
Ecco, è giunto il momento memorabile: si potrebbe quasi dire il momento
storico mondiale, ma sarebbe troppo poco, perché è in gioco, qui, non la storia
mondiale ma la storia del Regno di Dio
nel mondo; ecco, è giunto il momento
storico, nella storia del Regno: la chiesa
di Cristo fa il passo (o il salto?) oltre i
confini, fuori le mura; non ancora in terra pagana ma, per il memento, in zona
samaritana. Quest’evento ’’storico”, nella
prospettiva del Regno, sta dietro la notizia che « Filippo, sceso [da Gerusalemme si ’’scende” verso la Samaria] in una
città samaritana, vi predicò il Cristo ».
Saulo, il lupo rapace
Lo si noti: non sono le vaste visioni
degli apostoli, né una passione missionaria della comunità, desta d’improvviso,
a determinare questo passo; no, è la
sventura. Una sventura amara è qui, come sovente accade, un mezzo di benedizione nelle mani di Dio. L’inizio di questo
capitolo ci mostra una salma, quella di
Stefano, il primo martire cristiano.
Quanto si sia scatenata terribile, a Gerusalemme, la furia popolare contro i
cristiani, risulta dal particolare che non
sono stati dei fratelli cristiani a osare
la sepoltura di Stefano. Questo
servizio è stato compiuto da « uomini timorati (di Dio) », ebrei o pagani che
simpatizzavano con la comunità cristiana; sono loro a « far cordoglio » per lui
(V. 2).
Ma oltre alla bara di Stefano, all’inizio
di questo capitolo c’è una truce figura,
quella di un beniaminita di nome Saulo.
Della stirpe di Beniamino il patriarca
Giacobbe aveva detto un giorno: « Beniamino è un lupo rapace...» (Gen. 49: 27).
Saulo, il beniaminita, è diventato adesso
un lupo rapace per la giovane chiesa.
a cura di Gino Conte
Abbiamo vissuto la « giornata della missione ». Rileggiamo la pagina neotestamentaria che, per cosi dire, apre la missione cristiana fuori le mura. Ripor'
tiamo il commento che a questo passo degli Atti ha dato Walter Liithi, un grande predicatore bernese (tratto da «Die Apostelgeschichte»; ne esiste pure una ver^
sione francese, presso Labor et Fides, « Les Actes des Apôtres »). Il Lüthi nota
che, fino a questo punto, il pur rapido accrescersi della comunità cristiana si
verifica concentrato a Gerusalemme e Immediati dintorni; forse i discepoli seguono ancora le istruzioni date a un certo pimto da <5esù (Matt. 10: 5-6), anche se non possono aver dimenticato le ’’uscite” di Gesù in terra samaritana, e
che il Risorto ha dato loro un chiaro ordine (Atti 1; 8).
Quando sarà diventato apostolo, ripenserà spesso, con vergogna e con dolore, a
questi giorni di sangue. Dal Sinedrio egli
riceve il mandato di perquisizioni domiciliari, e le esegue con una spietatezza
che risulta dal fatto che ora non più soltanto uomini ma, com’è dettò esprèssamente, « uomini e donne » vengono trascinati in giudizio per la loro fede; « Paolo devastava la chiesa, entrando di casa
in casa; e trattine uomini e donne, li gettava in prigione » (v. 3). La liquidazione
dei cristiani è ormai decisa.
Sangue, semente
di cristiani
Sono i giorni in cui la maggior parte
dei membri di chiesa ricevono dallo Spirito santo libertà e autorizzazione ad abbandonare Gerusalemme, migrando. Solo
agli apostoli è chiaramente vietata quest’uscita di sicurezza. Essi rimangono nella città, a rischio della vita. Fra coloro
che cercano rifugio c’è un amico e collega di attività di Stefano, Filippo, e a lui
è attribuita una posizione di relativa responsabilità.
Si manifesta così per la prima volta
un fatto che continuerà a verificarsi costantemente nella successiva storia della
chiesa fino a oggi: per disegno e volere
di Dio, dalla persecuzione e dalla dispersione scaturisce un miracolo missionario. Con quanta più furia Saulo picchia sul fuoco, tanto più abbondanti
sprizzano le scintille, e già va a fuoco
la casa vicina; la vicina della Giudea è
la Samaria. Il sangue di Stefano non è
corso invano. Padri della chiesa come
Tertulliano e Agostino hanno descritto
più tardi questo miracolo della missione
che scaturisce dalla persecuzione, con il
noto detto: il sangue dei martiri è la semente della chiesa. E quando Lutero ricevette la notizia che due studenti erano
stati arsi sul rogo a Bruxelles per la
loro fede evangelica, scrisse un inno che
inizia con questo audace pensiero: Il
vento porterà in ogni terra le ceneri di
quei due credenti. E’ nota, poi, la diffusione larghissima e la benedizione della
fede, in tutti i circostanti paesi europei,
derivanti dalla persecuzione contro gli
Ugonotti francesi. Anche le persecuzioni
contro gli anabattisti del 16“ e del 17“
secolo meritano di essere menzionate in
questo contesto, ne restano visibili tracce anche oggi, dalle estremità della Siberia all’America del nord e del sud. Se
oggi, infine, potessimo già gettare uno
sguardo sulla storia segreta delle persecuzioni per la fede, negli ultimi decenni,
avremmo di che stupirci assai sui miracoli di questa missione di sangue. A questo miracolo assistiamo per la prima
volta a Gerusalemme: « Quelli che erano
stati dispersi se ne andarono di luogo in
luogo annunciando la Parola» (v. 4).
Luoghi in cui
testimoniare
Ciò che ci colpisce, qui, e continuerà
a colpirci nel seguito degli Atti, è il fatto che si ragiona, anzi, meglio, si crede,
si spera e si ama in determinati luoghi.
Non si tratta mai di singoli individui,
ma di intere località, una città, una regione, un gruppo etnico. Mi viene in mente una semplice distributrice di opuscoli
evangelistici, che mi capita ogni tanto
d’incontrare e la cui attività mostra qualcosa di questa ’’localizzazione” della fede. Essa ragiona sempre in termini di
luoghi, nei quali può portare il nome di
Cristo, ora la stazione ferroviaria, ora
un determinato treno, ora un particolare
gruppo professionale; essa può dire; oggi devo andare alla posta centrale, o in
questo o queU’edificio amministrativo, o
in una data area sportiva o d’esposizione, dove ha luogo una grande manifestazione.
Così, dopo l’esecuzione di Stefano, i
cristiani perseguitati giungono nella regione della Samaria. Dovevano aver con
sé pochissimi bagagli, ed essere per così
dire affidati totalmente alle cure di ospiti benevoli. Qualcosa però essi portano
con sé: oro e argento, no, ma il nome
di Cristo, la Parola, la fede. E attendono
con una certa tensione gli effetti di questo nome di Cristo. Fuori di Gerusalemme, in terra straniera, scatenerà un qualche effetto? Anche se a portarlo non sono gli apostoli originari, che ne hanno
ricevuto il mandato e l’ufficio, ma soltanto loro, semplici credenti?
Oltre ogni aspettativa
L’effetto supera ogni aspettativa. Questi profughi, non son nulla, non hanno
nulla e non contane nulla, eppure operano in Samaria come un esercito straniero, come un’armata d’invasione, una forza d’occupazione della fede, come schiere
di lavoratori immigrati. Proprio perché
non possono costruire su di un esercito,
sulla forza, ma solo sullo Spirito e sulla
Parola, la loro efficacia è tanto più grande.
Naturalmente la Samaria non è il vuoto. La Samaria è già terra occupata, e
come! Tanta miseria di malattie vi si è
insediata, ma anche moltissima superstizione e oscurità semipagana. Ogni genere
di detentori e distributori di ’’energie”
vi sono all’opera. Questi mediatori di
’’forze”, queste persone che danno aiuto
valendosi di energie della natura e dello
spirito, la Bibbia li chiama maghi. Ci
sono, è un fatto, negli Atti li incontreremo ancora spesso, ma non ci sono solo
all’epoca della composizione degli Atti,
ci sono anche oggi, anche qui, e oggi più
che mai. La magia è una realtà e non è
consigliabile pensare che si tratti di uno
stadio umano da tempo superato. Nella
cura d’anime, s’incontra la magia, in città
e in campagna. [Qui il Lüthi cita casi con
i quali ha avuto a che fare].
In piena magia
Questa magia ha caratteri distintivi.
L’uno sta nel fatto che quelli che si mettono su questa strada sperimentano una
forte dipendenza dai guaritori e medium
di ’’forze”. La gente ne è, come traduce
Lutero, « stregata », legata, resa dipendente. Altra caratteristica della magia è il
segreto: non c’è peccato che, come la
magia, si circondi di segreto. Tale è la
forza del segreto, in quest’attività, che
spesso proprio coloro che vi • partecipano, attivi o passivi, ne restano a lungo
ignari. La magia può presentarsi in modo tale che è spesso difficile distinguerla dalla religiosità. In persone che si sono date alla magia, si nota che non le si
ode più ridere o cantare di cuore. Non
c’è più gioia. Una certa oscurità plana
come nebbia su loro.
Quest’attività crepuscolare si è concentrata e riassunta, in Samaria, essenzialmente in una persona, di nome Simone.
Walter LiitM
(continua)
7
25 gennaio 1985
I GOVERNI COMPLICI DI UNA PIAGA CHE SI ALLARGA SOPRATTUTTO NEL TERZO MONDO
Come siamo manipolati
dail’industria del tabacco
Che il fumo sia nocivo alla salute è cosa
risaputa. Sono forse meno noti gli aspetti
economici ed anche ecologici collegati a
questo settore in cui una notevole parte
dell’umanità è coinvolta. Al riguardo, leggiamo su Monde Diplomatique dello scorso
dicembre un articolo di Susan George (che
lavora per il TIE, un Istituto collegato al
Consiglio Ecumenico delle Chiese) originato dall’apparizione di un libro negli Stati
Uniti. Ne diamo qui appresso una larga
sintesi nella speranza, fra l’altro, che qualche lettore si lasci convincere a non più
fumare.
Le prove sulla nocività del tabacco sono state ampiamente
fornite, e se i fumatori non lo
sanno è perché sono rimasti volontariamente sordi e ciechi da
oltre vent'anni. Se le informazioni mediche, per spaventose
che siano, non li hanno convinti
a smettere di fumare, vi è forse
un altro modo per disintossicarli una volta per tutte: quello di far loro conoscere fino a
che punto — fumatori e no —
siamo manipolati dall’industria
del tabacco. Questa gigantesca
manipolazione viene minuziosamente descritta da Peter Taylor
nel suo libro « Il re tabacco, il
denaro e la politica delle multinazionali ».
La differenza, secondo l’autore, fra le grandi epidemie del
passato e questa di oggi è che
per le prime si sono potuti controllare gli effetti una volta conosciute le cause, mentre per la
seconda non è così. Se il numero dei morti dovuti all’epidemia
de) tabacco continua ad aumentare, questo è dovuto all’immenso potere dell’industria produttrice, di cui i governi sono i
primi complici.
Qualsiasi altro fenomeno che
mandasse al cimitero ogni anno
300 mila americani e un mezzo
milione di europei (dell’est e dell’ovest) provocherebbe nella pubblica opinione proteste tali da
costringere gli Stati ad agire.
Ma il tabacco non è una calamità naturale; è la base di una
industria che vende quattro friliardi di sigarette all’anno, per
un ammontare di quaranta miliardi di dollari e con un utile
netto di tre miliardi di dollari.
Una industria ultra-redditizia di
cui i governi, a loro volta, approfittano: le sigarette costituiscono una delle loro fonti di
reddito più lucrative e più stabili, anche in tempo di crisi.
I giganti e Reagan
Il rapporto fra gli utili che i
governi ricavano dal tabacco e
le spese per la salute pubblica
che questo impone è scandaloso:
ad esempio, in Gran Bretagna le
tasse sulle sigarette rendono
quattro miliardi di sterline all’anno, mentre il Servizio sani
tario nazionale non spende che
165 milioni per le malattie da
esse causate, e vale a dire il 4%.
Peggio ancora, i governi hanno
un sinistro interesse a che si
continui a fumare, per evitare
che ci siano troppe persone anziane a carico della collettività.
Inoltre, l’industria del tabacco
crea posti di lavoro e licenze
di esportazione. In certi Paesi
(Stati Uniti in testa) ne sono
interessati migliaia di agricoltori e intere regioni.
I produttori principali sono
sei: Philip Morris, R. J. Reynolds, American Brands (negli
Stati Uniti); British-American
Tobacco Industries, Imperiai
Group (in Gran Bretagna); Rembrandt Group Rothmans (in
Sucl Africa). Sebbene non accettino il verdetto dei medici, esse hanno cercato di diversificare la loro produzione, anche se
quella delle sigarette resta la loro più importante attività.
Questa diversificazione dà loro una potenza economica apparentemente irresistibile, dato
che in parte controllano dei budgets pubblicitari non solo per le
sigarette, ma per una quantità
di altri prodotti. I mass media
lo hanno capito e perciò dedicano ai problemi sanitari causati dal tabacco uno spazio redazionale inversamente proporzionale ai moduli pubblicitari
che ricevono dai sei grandi gruppi. Peter Taylor cita dei casi di
censura o di autocensura da parte di giornali del calibro del
Sunday Times.
La collera della Philip Morris si è abbattuta sullo stesso
Taylor a causa di un filmato televisivo che aveva fatto nel 1976.
Prendendo a simbolo rimmagine del cow-boy « Marlboro » (la
sigaretta più venduta nel mondo). Taylor è andato nel Far
West alla ricerca di veri cowboys fumatori. Dei sei uomini
intervistati, uno solo è sopravvissuto per pochi mesi dopo che
era stato fatto il film, e per di
più con un cilindro di ossigeno
sulla schiena. Il filmato, proiettato a Londra, era stato acquistato dalla catena CBS. La Philip Morris, senza lesinare sulla
spesa, riuscì a bloccarlo per sei
anni. Poi, la cosa prende un ri
svolto eminentemente morale.
Il grande killer
Secondo un’inchiesta condotta a livello nazionale dal
National Cáncer Institute
(Stati Uniti), ma che certamente ha la sua validità anche almeno a livello europeo,
fra i tumori provocati da
agenti che dipendono dalle
singole persone, il tabacco incide per il 30 per cento, l’alimentazione per il 35 pei cento, l’alto consumo di alcool
per il 3 per cento, l’eccessiva
esposizione al sole per il 3
per cento.
L’Istituto sta distribuendo
milioni di opuscoli sulla prevenzione e fornisce pure informazioni sul problema. Fra
i punti principali esposti nell’opuscolo, ecco quanto viene
precisato in merito al rapporto fumo/cancro:
1) Non fumare e non usare tabacco sotto alcuna forma. Il fumo aumenta enormemente il rischio di tumore ai polmoni, alla laringe,
all’esofago, al pancreas, alla
vescica, ai reni, alla bocca.
?) Chi beve alcolici deve
farlo con moderazione (uno
o due bicchieri al giorno):
l’associazione del fumo coll’alcool aumenta il rischio del
cancro alla bocca, alla gola,
all’esofago e al fegato.
(da Tuttoscienze)
Qualcuno — precisa Taylor —
manda una copia video pirata
ad un militante antitabacco americano e ne vengono tratte centinaia di copie. La Morte riel
West diventa così un film-feticcio proiettato perfino in Australia.
Ma questa piccola vittoria non
ha intaccato il prestigio delle
compagnie del tabacco. Le corse automobilistiche (fateci caso),
i tornei di tennis o di cricket si
svolgono sotto il loro patronato
(eccellente modo per eludere la
interdizione della pubblicità del
tabacco in televisione); prestigiosi concerti, opere liriche e
teatrali, mostre varie vengono
organizzati sotto la loro egida.
Esperti in pubblicità stimano
che la sponsorizzazione praticata dalle compagnie del tabacco
ha il miglior rapporto possibile
fra costo e ricavo, non rappresentando esso che il 2% della
spesa.
Far dimenticare i cattivi rapporti medici è uno dei maggiori
scopi dell’industria del fumo,
cui segue quello di mettere in
condizione di non nuocere tutti
coloro che vorrebbero ricordarli
alla gente. Due ministri della Sanità — rispettivamente della presidenza Carter e del governo
Thatcher — hanno avuto il torto di prendere sul serio la loro
missione di prevenzione per la
salute e l’alleanza governo-industria li ha eliminati.
Negli Stati Uniti la Commissione federale per il commercio
ha condotto, nel 1976, una vasta
inchiesta sui sistemi pubblicitari delle compagnie del tabacco
allo scopo di ottenere su ogni
pacchetto di sigarette e su ogni
avviso pubblicitario un avvertimento denunciante chiaramente
il legame fra il tabacco ed una
morte prematura. Qrganismo autonomo con un largo mandato
del Congresso, la Commissione
era ad un passo dal riuscire nel
suo intento, ma non aveva fatto
i conti con l’influenza che la lobby del tabacco ha sul Congresso
stesso. Il Senato ha infatti privato la Commissione dei poteri
di condurre inchieste e di occuparsi della pubblicità, eliminando così la principale fonte di
pericolo.
Si Duò anche addurre a credito di detta lobby la presenza
di Ronald Reagan alla Casa
Bianca. Chi ricorda ancora che
all’inizio del 1976 Reagan era politicamente moribondo? Egli aveva catastroficamente perso
tutte le elezioni primarie a vantaggio di Gerald Ford. Una ulteriore disfatta, nella Carolina del
Nord, avrebbe sancito il suo destino. A questo punto entrano in
scena il senatore di estrema destra lesse Helms ed altri membri della lobby del tabacco, in
questo Stato che ne è un forte
nroduttore. Essi congedano tutto il personale della campagna
Reagan, prendono il loro candidato in mano ed ottengono così
una strepitosa vittoria che rimette il candidato in carreggiata. Ford ottenne egualmente la
investitura ma Reagan lo aveva tallonato molto da vicino. E’
poi ancora stato Helms a convincere il suo partito che Reagan avrebbe potuto vincere le
elezioni del 1980.
Durante la campagna dell’80
Reagan ha scritto agli elettori
del Nord Carolina: « Vi assicuro
che la mia amministrazione porrà fine ad un rapporto diventato sempre più antagonista fra
il governo federale e l’industria
del tabacco. Vi garantisco che
il mio Gabinetto sarà troppo occupato (...) per fare dei sermoni sui pericoli delle sigarette
(...) e che terrò sempre conto
del parere del senatore Helms in
ogni decisione che la mia amministrazione dovesse prendete relativamente al tabacco ».
Promesse mantenute. Un portavoce di Helms ha infatti precisato: « Il modo con cui gli interessi del tabacco vengono ora
trattati (in relazione al periodo
Carter) sta come la notte al
giorno. Noi ora abbiamo una
amministrazione molto comprensiva, mentre prima ci era ostile ».
Un disastro
per i paesi poveri
Si potrà dire che tutto questo
è interessante, ma, dopo tutto,
non sono solo forse problemi fra
ricchi? Niente di più errato, ed
infatti l’impero del tabacco ha
ben capito che i mercati dei paesi sviluppati non aumenteranno
che dell’1% all’anno. Malgrado
tutti gli sforzi della propaganda, la sigaretta diventa meno accettabile socialmente, per lo meno negli Stati Uniti, dove 30 milioni di persone hanno smesso
di fumare e dove la militanza
dei non-fumatori provoca negli
altri un senso di colpa. Le compagnie multinazionali puntano
perciò forzatamente sul Terzo
Mondo e sulle sue immense « riserve » di potenziali fumatori.
In effetti, il fumatore del Sud
può fare grandi « progressi »,
dato che attualmente non consuma che 300 sigarette all’anno,
contro le 2.500 fumate dal suo
omologo del Nord. La Cina costituisce già il più grosso mercato del mondo, con 700 miliardi di sigarette fumate annualmente (100 miliardi più degli
Stati Uniti), ed è R. J. Reynolds
ad avere il monopolio delle sigarette straniere in Cina.
Adottando tutte le tecniche
pubblicitarie messe a punto durante lunghi anni, le compagnie
si rivolgono soprattutto ai giovani del Terzo Mondo (che co
stituiscono oltre il 50% della popolazione), dato che è raro che
uno cominci a fumare dopo i 25
anni. In molti paesi, come ad
esempio il Brasile od il Pakistan,
il consumo aumenta da un 6 ad
un 8% all’anno. Sia nel Sud come nel Nord, i governi sono
preziosi alleati dell’industría. In
Brasile il tabacco rappresenta
addirittura il 10% dei redditi federali.
In parecchi paesi del Sud il
tabacco rappresenta una delle
coltivazioni più remuneratrici,
sia per l’agricoltura, sia per le
casse dello Stato. Ma, senza voler parlare delle conseguenze per
quanto concerne la salute di
questi nuovi fumatori, il tabacco fin da ora costituisce un disastro per il Terzo Mondo, un
disastro ecologico.
Per essicare il prodotto di un
solo ettaro di tabacco, sono ne
cessari 375 alberi. Nel Rio Grande do Sul, in Brasile, i 100 mila
coltivatori di tabaqco consumano, per la sua essicazione, la legna di 60 milioni di alberi, vale
a dire 600 mila ettari di foreste
ogni anno. Immense regioni del
Terzo Mondo sono diventate desertiche a causa delle esigenze
del tabacco. Le stesse compagnie ne sono allarmate. La British .American, ad esempio, incoraggia i coltivatori del Kenya
che producono per suo conto a
piantare degli alberi per poter
diventare autosuificienti in fatto
di energia. Ma disgraziatamente, ben pochi di quei coltivatori
hanno terreni sufficienti per
produrre assieme tabacco e foreste... In Brasile, la suddetta
compagnia ha piantato sei milioni di alberi all’anno per venti
anni, ma ciò non rappresenta
che un decimo del fabbisogno
energetico annuale di quella
pianta vorace.
Chi potrebbe frantumare 1’« anello di fumo » nei paesi poveri?
Non certamente le Nazioni Unite: la FAQ infatti vi incoraggia
la produzione di tabacco, tenendo solo conto dei risultati economici (e per di più in senso
molto stretto, dato che non parla della deforestazione). L’Qrganizzazione mondiale della Sanità ha deciso nel 1982 (dietro
pressioni?) di ridurre della metà i fondi destinati al programma « tabacco e salute » e di limitare le sue attività in questo
campo a « basso livello ». Dal
1974 al 1982 il gruppo della Banca Mondiale ha prestato oltre
600 milioni di dollari per dei
provetti di coltivazione di tabacco. Pochi governi sono pronti a
fare dpi sacrifici economici e politici che sarebbero richiesti da
una regolamentazione di questa
industria. Il Sudan, che nel 1983
proibì di fumare nei luoghi pubblici e vietò qualsiasi pubblicità
del tabacco, pare essere il solo
paese del Terzo Mondo ad aver
fin qui avuto questo coraggio.
Nel frattempo, le compagnie
del fumo continuano ad accrescere i loro mercati nel Terzo
Mondo, dove il prestigio dei tabacchi stranieri (biondi) è altrettanto grande di quello degli
alimenti importati. Parallelamente a quanto succede per i
cibi, si batta, per gli esportatori, di far cambiare i gusti e
di creare dei bisogni. Gli interessi americani del tabacco hanno
ricevuto un grosso aiuto da parte del programma « Food for
Peace » (Viveri per la nace) che
ha finanziato un miliardo di dollari di esportazioni di tabacco
americano verso il Terzo Mondo da venticinque anni.
Dispiace che Peter Taylor non
abbia rivolto la sua ricerca e le
sue capacità indagatrici alle attività dell’« anello di fumo » nei
paesi socialisti od in paesi come la Francia e l’Italia, dove il
tabacco è un lucroso monopolio
nazionale. A prescindere da onesta riserva bisogna dare atto
che questo libro ci introduce,
con chiarezza e con grande abbondanza di dettagli, nei segreti
di un prodotto che ha ucciso legalmente un numero maggiore
di persone di quelle morte in
tutte le guerre del nostro secolo.
(a cura di Roberto Peyrot)
8
8
25 gennaio 1985
UNA CHIESA RISPONDE AL DOCUMENTO SU BATTESIMO EUCARISTIA E MINISTERO DEL CONSIGLIO ECUMENICO
I riformati tedeschi sul BEM:
qualche consenso, molte perplessità
In un documento — di cui pubblichiamo la parte centrale nella traduzione diffusa in Italia dall’agenzia «nev» — il «Moderamen » ( direttivo ) dell’Alleanza riformata tedesca si pronuncia sulle «Dichiarazioni (U convergenza della Commissione Fede e Costituzione del Consiglio ecumenico delle chiese su Battesimo, ministero e eucarestia », il cosiddetto BEM.
Per una valutazione adeguata
dèi BEM emergono tre questioni
centrali:
1) Quali affermazioni dèa
BEM possono essere da noi accettate senza riserve o domande
critiche?
2) Quali sono le domande critiche che il BEM rivolge a noi?
3) Quali sono le nostre domande e riserve?
Per continuare un dialogo fecondo ci sembra che queste tre
domande siano più utili di quelle « domande alle chiese» che si
trovano alla fine della prefazione del BEM. Queste infatti danno l’impressione che al BEM sia
possibile soltanto dare ima risposta positiva di accettazione,
quasi fosse un « kairos del movimento ecumenico ». Se il BEM
è veramente « kairos » lo si vedrà solo quando saranno giunte
le reazioni e le prese di posizione delle chiese. Ma p>er questo
è necessario anzitutto confrontarsi seriamente con il BEM stesso, per vedere se la « convergenza » di cui si parla esiste realmente, e se è capace di far progredire il cammino ecumenico.
Ci limitiamo ad alcune questioni di principio, che hanno
rilievo per le chiese evangeliche
e, in modo particolare, per quelle riformate.
Rilievi positivi
Esprimiamo anzitutto la nostra soddisfazione per il lavoro
con cui la Commissione « Fede
e Costituzione » del CEC ha attirato l'attenzione delle chiese
su temi essenziali come il battesimo, l’eucarestia e il ministero.
Molti orientamenti del BEM invitano tutti i cristiani ad un esame autocritico delle proprie tradizioni e confessioni, stimolando in questo modo le chiese ancora separate ad una migliore
e più approfondita conoscenza
reciproca. Per esempio:
— Battesimo, eucarestia e ministero vengono esplicitamente
riferiti a Gesù Cristo, il solo Signore della chiesa.
— C’è una reale preoccupazione di fondarsi esplicitamente
sulla Bibbia, sottolineando anche il ruolo svolto da altre considerazioni e valutazioni, non
fondate sulla testimonianza biblica.
— Il ministero viene inquadrato nella vocazione di tutto il
popolo di Dio, correggendo in
questo modo, anche se sommariamente, la sopravvalutazione,
che si fa in alcune chiese, del
ministero episcopale'.
— La dimensione etico-politica
del culto è presa in una qualche
considerazione.
— Sono da valutare positivamente gli sforzi fatti per individuare le convergenze scritturali e le dinamiche deL’avvicinamento teologico. Non ci si limita ad elencare le differenze sulla base di una ecclesiologia comparativa, o a proclamare scoloriti « consensi ». Il BEM si presenta come un contributo a un
ulteriore processo di comprensione, che comprende anche questo dibattito e queste nostre reazioni \
— Infine, è positivo che il
BEM, anziché nascondere le differenze, anche importanti, che
esistono ancora in campo teologico e pratico, le menzioni esplicitamente, e precisamente la pra
tica battesimale, la consacrazione delle donne al ministero ecclesiastico e i rapporti, che sono in discussione nè.le stesse
chiese episcopali, fra presbitero
(pastore o prete) e vescovo; e
altre ancora.
Notevoli difficoltà
Tuttavia, non è possibile e neppure lecito tacere il fatto che
importanti aspetti e affermazioni del BEM creano notevoli difficoltà alle chiese evangeliche e
riformate; non solo su punti di
dettaglio, ma nell’impostazione
complessiva che dai cristiani evangelici non può essere accettata per l’essenziale; anche da
quelli che sono impegnati nel
movimento ecumenico. Lo esponiamo in cinque punti.
4 Le domande che nella pre• ■ fazione vengono rivolte alle
chiese presuppongono una concezione della chiesa e del magistero che è estranea alle chiese
evangeliche. Già il parlare, come
fa il BEM, di una « fede della
chiesa attraverso i secoli » suona
strano a quanti non possono riconoscere, e neppure concepire,
che il criterio della verità divina
ed evangelica vada cercato in
una realtà definita a quei modo.
Per la Riforma, criterio decisivo di verità non è la chiesa,
e neppure la continuità storica
del suo insegnamento, ma solo
e soltanto la parola di Dio in
Gesù Cristo, secondo la testimonianza delle sacre scritture. Nel
BEM è difficile riscontrare accenni a una ecclesiologia critica
che nasca da queste premesse.
O Per noi il significato duraturo della Riforma sta nel
fatto che essa, partendo da tale
visione di fondo, ha realizzato
nella chiesa e nella teologia la
verità delTevangelo; e che la riscoperta del messaggio evangelico ha portato a una revisione
radicale dell’essenza e della missione della chiesa, e di qui a
nuove strutture degli ordinamenti ecclesiastici. Anche se non
vogliamo restare ancorati a quello che fu deciso e fatto allora,
non possiamo in alcun modo
accettare una prospettiva per
cui la Riforma avrebbe il solo
significato di un « tempo di crisi », in cui si sarebbero soltanto sviluppati ordinamenti e
strutture ecclesiastiche diverse
da quelle che sarebbero veramente normative.
Al BEM sembra ovvio che la
norma si trovi esclusivamente
nella chiesa antica. Che la Riforma protestante, soprattutto nella sua ala riformata, abbia posto
in modo radicalmente nuovo il
problema di costituire un ministero e un servizio della chiesa
che siano conformi all’evangelo;
e che essa abbia approfondito
tale problema, dandovi risposta,
non viene neppure menzionato;
né tanto meno questo è stato
considerato, nella riflessione ecumenica, un problema di sostanza.
3 Su battesimo e eucarestia
• non poche sono le affermazioni che non ci è possibile accettare così come sono formulate, se dobbiamo partire dal
nostro modo di comprendere la
testimonianza della Bibbia e la
confessione di fede riformata. In
particolare, ci domandiamo come sia possibile affermare che
il battesimo « è incorporazione
in Cristo »; che esso « è l’atto
per cui si è ricevuti nel nuovo
patto fra Dio e il suo popolo »
(par. 1); che « esso unisce i battezzati con Cristo e col suo popolo » (par. 2); che « porta con
sé la realtà della vita nuova »,
che « garantisce la partecipazione alla comunione dello Spirito
santo» (par. 7). E’ veramente
possibile affermare che il battesimo « rende i cristiani partecipi al ministero della morte e risurrezione di Cristo » (par. 4)
e che esso « unisce nella fede a
Cristo»? (par. 6). Non dovrebbe forse emergere chiaramente,
anche nella terminologia, che il
Dio uno e trino è la sola origine
e fonte di ogni salvezza e di ogni
dono e che il battesimo è un
« mezzo di grazia »? Per l’eucarestia ci poniamo domande sìmili. Non ci è possibile definirla —
presa isolatamente — come
« l’atto centrale del culto della
chiesa» (par. 1); per noi essa è
uno degli atti centrali del culto,
che è l’annunzio della parola di
Dio. E’ possibile, ancora, affermare che l’eucarestia «ci trasmette l’amore di Dio in Gesù Cristo? » (par. 1 ) e che in essa noi
« siamo santificati e riconciliati
nell’amore »? (par. 10, vedi anche par. 24). Per noi la Cena del
Signore è la testimonianza valida ed efficace della riconciliazione avvenuta nella morte e risurrezione di Cristo, ma non è
l’evento stesso di tale riconciliazione.
A La concezione che le chiese riformate hanno del ministero e del servizio nella chiesa si discosta su punti essenziali da quella che viene presentata
dal BEM. Questo parla di un
triplice « ministero » come norma classica e come meta da raggiungere in futuro, vale a dire
ruflicio del vescovo come istanza ecclesiastica regionale, l’ufficio presbiterale come ministero
locale e l’ufficio dei diaconi. Secondo la concezione riformata a
tutti nota, esiste un ministero
(o meglio, un servizio) ordinato
della predicazione della parola e
della celebrazione dei sacramenti ed esiste il ministero (o servizio) dell’anziano, o presbitero
laico. Le chiese della Riforma
hanno una costituzione ecclesiastica sinodale che vede non soie
la partecipazione dei teologi consacrati come pastori, ma anche
degli anziani laici, e questo fino
ai livelli più alti: una tale costituzione si è recentemente affermata in molte chiese evangeliche. Siamo persuasi che questo
rappresenti anche oggi un modello di chiesa e di ministero
migliore di quella struttura ramificata del ministero ordinato
proposto dal BEM. Qui si deve
esprimere una riserva anche per
la diaconia, che nelle chiese evangeliche viene intesa in modo
del tutto diverso da quello che
appare nel BEM.
5 Infine, ci si deve domanda• re quale è il rapporto fra
l’evidente tendenza del BEM di
proporre un modello unico di
ministero ecclesiastico e la definizione programmatica corrente, secondo la quale invece si
dovrebbe tendere ad una « diversità riconciliata »; e ci si deve anche domandare se questa
tendenza è compatibile con il
latto che nel programma ecumenico si presentano oggi numerosi altri compiti che riguardano
tutti i cristiani, e non soltanto
quelli del ministero ecclesiastico. E ancora: il reciproco riconoscimento ufficiale dei ministeri ecclesiastici è veramente il
passo decisivo in vista di una
più profonda comunione fra le
chiese? Non contestiamo che un
tale riconoscimento, fino a ieri
impossibile, possa avere un aiuto in quella direzione: ma temiamo che il BEM lo sopravvaluti
troppo.
Sollevando queste domande
critiche non vogliamo in alcun
modo prendere le distanze dal
dialogo ecumenico, ma anzi portare un contributo alla comprensione ecumenica. La chiesa riformata secondo la parola di Dio
sa di essere profondamente legata a tutte le chiese e comunità cristiane, nelle quali la parola di Dio viene predicata secondo le scritture, e i sacramenti
di Gesù Cristo vengono amministrati secondo la sua istituzione
ed essa vede in tale predicazione
e in tale amministrazione dei
sacramenti i segni visibili della
vera chiesa. La sua speranza è
che la sola chiesa di Gesù Cristo si manifesti ancora più chiaramente nella sua unità, già data dal solo Signore e in lui fondata. In questo senso vorremmo
che fossero intese le nostre osservazioni e gli interrogativi critici che poniamo alle « Dichiarazioni di convergenza della
Commissione Fede e Costituzione del Consiglio ecumenico delle
chiese su Battesimo, ministero e
eucarestia ».
' Avremmo tuttavia preferito die il
BEM avesse approfondito maggiormente l'identità del popolo di Dio, e che
in particolare avesse allargato la riflessione alla vocazione del popolo giudaico. Sembra che il popolo di Dio vi sia
semplicemente identificato con i membri laici delle chiese cristiane, rive
landò così una visione troppo ecclesiastica e clericale.
^ Sarebbe però stato meglio non definire questo processo con il termine
di « ricezione »: un termine che è nuovo per molti e che si presta a equivoci.
Echi dal mondo
cristiano
a cura di CLAUDIO PASQUET
Il Papa in Olanda
(SOEPI) — Al fine di dare un
« pronunciato carattere ecumenico » alla annunciata visita del
papa in Olanda nel maggio ’85,
la commissione preparatoria ha
scelto come testo della visita il
« Padre Nostro ». In realtà però
di ecumenico non vi sarà molto
di più perché il papa incontrerà
i rappresentanti delle chiese protestanti dei Paesi Bassi in un
solo incontro della durata prevista di 45 minuti. Lo stesso arcivescovo cattolico Adrianus J.
Simonis ha dichiarato che « non
ci si deve attendere una discussione approfondita tra i protestanti ed il papa ». Giova ricordare che dei 14 milioni di Olandesi il 36% appartiene alla chiesa cattolica e il 31% alle chiese
protestanti.
BEM: best-seller
(SOEPI) — Il documento su
Battesimo Eucarestia e Ministero, pubblicato dal Consiglio Ecumenico delle chiese, il quale
prevedeva di venderne circa 5000
copie, è diventato il libro più
venduto di tutte le pubblicazioni del CEC. Al momento attuale il BEM è stato tradotto in
25 lingue e stampato in 300.000
esemplari.
Autore del libro è la commissione « fede e costituzione » del
CEC nella quale convergono anche 12 rappresentanti ufficiali
della chiesa di Roma.
Scomunicare
i torturatori
(SOEPI) — Le donne che hanno avuto figli o nipoti fatti sparire in Argentina dal regime dittatoriale, donne note col nome
di « Madri della piazza di maggio », chiedono ora che i militari
che si sono resi colpevoli di violazioni ai diri"! umani vengano
scomunicati dalla chiesa cattolica.
Falkland/Malvine: le
chiese si incontrano
(SOEPI) — Per la terza volta dopo il conflitto per le isole
Falkland/Malvine, i cristiani di
Argentina e di Gran Bretagna
si sono incontrati : una delegazione di 10 argentini ha partecipato, il 28 novembre ’84, alla
sessione del Consiglio delle chiese di Gran Bretagna a Londra.
Durante una riunione presieduta dall’arcivescovo di Canterbury, Robert Runcie, il pastore me
todista José Miguez Bonino e il
pastore luterano Ricardo Pietrantonio (professori alla Facoltà Teologica di Buenos Aires) hanno esposto il punto di
vista delle chiese argentine. Detto punto di vista può essere così riassunto: l’Argentina ha diritto alla sovranità sulle isole,
ma il problema va risolto mediante negoziazioni diplomatiche, con mezzi pacifici, attraverso la mediazione dell’ONU.
Giappone: verso la
chiesa elettronica?
(SOEPI) — Un apparecchio
elettronico, grande quanto un libro, è in vendita sul mercato
giapponese. Esso comprende più
di 800 inni della raccolta dei
canti Kyodan (Chiesa Unita di
Cristo in Giappone). Secondo la
pubblicità che accompagna questa macchina, basta selezionare
il numero dell’inno, il numero
delle strofe, il volume e il tempo, scegliere la tonalità fra le
quattro disponibili (2 armonium, organo o orchestra), quindi si schiaccia un bottone e lo
strano marchingegno sussurra
un accompagnamento a 4 voci.
Nuovo presidente
del Sinodo tedesco
Il Sinodo della chiesa evangelica dell’Assia-Nassau (Germania Ovest) ha eletto come presidente della chiesa per i prossimi 8 anni il pastore Helmut
Spengler. Egli succede a Hild,
presidente dal 1969, il quale andrà in emeritazione nel marzo ’85.
9
F
25 gennaio 1985
cronaca delleValli 9
Nozze
un po
diverse
COMUNITÀ’ MONTANA VALLI CHISONE E GERMANASCA
Recentemente sono stata invitata ad uno sposalizio che non dimenticherò facilmente, per due
o tre piccoli fatti che secondo me
hanno profondamente modificato la cerimonia abituale.
Prima di tutto, non solo la sposa ha saputo rinunciare all’inutile sfarzo del favoloso abito lungo,
con veli e merletti, che costa un
patrimonio e si usa solo per poche ore, ma, invece di arrivare alVultimo momento come la regina
della festa, ha accolto insieme al
fidanzato gli invitati, conversando con loro fino al momento di
entrare in chiesa.
Ma quel che sconcertava di più
i passanti erano appunto gli invitati. Spesso, oltre ai parenti
stretti e agli amici più cari, si radunano i conoscenti più ricchi ed
importanti, che possono offrire
grossi regali e fan fare bella figura alla famiglia.
Questi sposi, al contrario, hanno dato il primo posto al gruppo
di handicappati con cui trascorroììn gran parte del loro tempo
libero: gli handicappati, si sa, raramente sono belli, portano nella persona e nel gestire i segni
delle loro minorazioni, tanto che
spesso anche chi è disposto ad
aiutarli è respinto dal loro aspetto, e riesce a dare al massimo
pietà, non un amore fra eguali. E
poi, almeno nella giornata tutta
speciale delle nozze, è normale
cercar di circondarsi di bellezza
e di gioia, dimenticare per un
momento sofferenze e problemi
degli altri. Ma sono convinta che
questi due ragazzi abbiano saputo circondarsi della bellezza più
vera e della gioia più duratura,
regalando ai loro amici handicappati ed a se stessi un’esperienza
di felicità che raramente ho trovato in altri matrimoni più convenzionali. Anche quando festeggeranno le nozze d’oro non
dimenticheranno i volti radiosi e
l’applauso spontaneo dei loro
amici. Perché il bello è che si
trattava realmente di amici, non
di sconosciuti accolti per un bel
gesto simbolico.
infine, gli sposi stessi hanno
preso la parola, presentando la
loro scelta di formare una nuova
famiglia, di vivere insieme la loro
fede e la loro testimonianza cristiana, confessando la loro debolez.z.a. chiedendo al Signore ed
ai fratelli di benedire il loro matrimonio e di aiutarli a mantenere le loro promesse, nei momenti tristi come in quelli lieti.
\'on ho potuto fare a meno di
pensare che spesso cerchiamo
nuove liturgie, per superare il
senso di stanchezza e di lontananza che nasce dal ripetere formule abituali di cui non cogliamo più il significato: ma forse
molli tentativi cadono nell’indifferenz.a generale perché troppo
spesso ce la prendiamo solo con
le forme. Soltanto quando impostiamo tutta la nostra vita in modo diverso, come hanno fatto
questi due giovani, pensando agli
altri prima che a se stessi, nascano gesti veramente nuovi, oppure anche i gesti abituali riacquistano tutto il loro significato
originario, non sono più formule,
ma esperienze di vita.
Arriverà il metano
In breve
Dura lotta tra l’AMGAS e l’Italgas per aggiudicarsi l’appalto dei lavori
Nuovo medico
Il progetto di un metanodotto
a servizio della bassa Val Chisone, e in modo particolare dell’area industriale di Villar Porosa, comincia a suscitare perplessità e polemiche. Una eco di questa situazione confusa si è avuta
nella seduta del Consiglio della
Comunità Montana Valli Chisone
e Germanasca, venerdì 18 gennaio, quando si è proposto che
i Comuni delegassero la Comunità Montana ad assumersi l’appalto a nome loro per la conduttura principale. Non era in questione questa semplice formalità
burocratica, ma tutta l’operazione di fornitura del metano che
vede lotte accanite tra le varie
società per un appalto che è sicuramente un ottimo affare.
Il sindaco di Pinasca, Richiardone, si è detto assai preoccupato per la somma di due miliardi
e oltre richiesta dall’AMGAS di
Pinerolo per la metanizzazione
del Comune di Pinasca, dopo esser stato informato che un’altra
società porterebbe il metano in
valle senza spese, pur di ottenere
la fornitura della RIV.
Il sindaco ha chiesto che si
ascoltino le proposte delle due
società e che la popolazione sia
informata con esattezza sui costi
e sulla convenienza di adottare
il metano nelle abitazioni.
Un’altra discussione di minor
rilievo è sorta alla presentazione
del piano per la raccolta dei rifiuti riguardo alla possibilità di
organizzare su tutto il territorio
il ricupero e la vendita del vetro.
A tutt’oggi il problema non
sembra avviato a soluzione, sia
per la difficoltà di sistemare contenitori adatti, sia perché, una
volta raccolto, il vetro non si
riesce a venderlo. Nessuna proposta concreta è venuta fuori,
anche se è stata espressa l’opinione che le finalità ecologiche
dovessero prevalere sull’aspetto
puramente commerciale.
Per il programma turismo e
sport 1985, la Comunità Montana si propone di aprire un cantiere di lavoro temporaneo che
occuperà disoccupati in lavori di
manutenzione delle aree verdi attrezzate e dei percorsi ginnici e
nel ripristino di dodici tratti di
sentieri e mulattiere. Per quanto
riguarda lo sport nelle scuole, oltre ai corsi di sci attualmente in
funzione sono previsti i soliti
corsi di atletica, o alternativamente, se si aprirà la piscina di
Perosa Argentina, corsi di nuoto.
Nel mese di giugno il Comune
di Pomaretto ospiterà la 5” edizione dei Giochi olimpici di valle.
Con altre decisioni assunte pacificamente, quali l’approvazione
del programma, di opere e interventi per uno stanziamento di
circa 310 milioni e del piano per
l’uso dei mezzi meccanici della
Comunità, si è concluso uno degli ultimi Consigli che precedono la scadenza elettorale. Sulla
passata gestione, ma anche sulle
prospettive per il futuro e sulla
funzione stessa delle Comunità
Montane tra poco si potrà aprire
il dibattito.
L. V,
FERRERÒ — Ha preso servizio il nuovo medico di base,
dott. Salvatore Meli, per i Comuni di Ferrerò, Frali, Salza e
Massello, in sostituzione del dottor Vivalda, trasferito a Pinasca.
Sono in distribuzione i moduli per la scelta del medico da
parte degli assistiti, scelta che
potrà essere modificata quando
sarà ricoperto anche il secondo
posto a concorso.
Il recapito del dott. Meli è:
Ferrerò, via Monte Nero, 25, col
seguente numero telefonico :
84.89.05.
Goncerto
TORRE PELLICE — « Immaginata » è il titolo dello spettacolo-concerto con Enzo Maolucci ed Aldo Russo, che Radio
Beckwith propone alla Foresteria Valdese per sabato 28 gennaio p.v.
' Tra i successi del cantautore
torinese ricordiamo « Baradel »,
« Barbari e bar » e l’ultimo ellepì, appunto, «Immaginata».
CATTOLICESIMO LOCALE
Priorità aii’uomo che cerca lavoro
Il comprensorio di Pinerolo è
attraversato da una crisi industriale molto profonda. In questi
ultimi 20 anni gli occupati nelle industrie locali sono diminuiti dell’80% (del 37% negli ultimi quattro anni), i disoccupati
sono quasi 5.000 e il tempo di
attesa per ottenere un lavoro
non precario è diventato per i
giovani di tre/quattro anni. Ed il
peggio deve ancora venire. Situazioni di crisi industriale stanno esplodendo. Alla Talco e Grafite, il piano di ristrutturazione
prevede un taglio occupazionale
di 110 persone sulle circa 400 occupate; è nota la crisi àeW’Indesit
che prevede un ridimensionamento occupazionale di 2000 unità (su 3.400 addetti).
Di ridimensionamento aziendale si parla anche alla Filseta di
Perosa, alla Crumière di Villar
Pellice, altre fabbriche come la
Fiat di Villar Perosa, la ThorFiap di Frossasco hanno già chiuso. I lavoratori pendolari fuori
comprensorio sono ormai circa
15.000 (su una popolazione complessiva di 120.000 abitanti).
E’ in questa situazione di deindustrializzazione che si colloca
una « lettera pastorale » del vescovo di Pinerolo, Pietro Giachetti, diffusa in occasione del
Natale.
Osserva il vescovo:
«(...). Gli ultimi sono in mezzo
a noi. Non ci vogliono tante analisi sociologiche per capirlo; sono
i disoccupati, sono i cassaintegrati sui quali grava la minaccia delia disoccupazione, sono i giovani
che non trovano lavoro.
Questi sono oggi gli ultimi tra
gli ultimi in una società tecnicamente progredita e avanzata, che
genera però sacche di nuova po
vertà. E oggi la povertà di lavoro, ossia il non avere un posto
di lavoro e il non poterlo trovare è la prima, la più grave povertà che porta con sé una serie
di drammatiche conseguenze, in
modo particolare per i giovani (.••)•
Queste grandi trasformazioni e
la crisi che le accompagna provocano reazioni complesse e spesso
contraddittorie. Si constata una
preoccupante caduta del signifi, cato del lavoro che si tende ad
interpretare in modo riduttivo
come semplice fonte di reddito.
Sembra dissolversi anche il patrimonio di valori costruito in
tanti anni dal movimento dei lavoratori. Così alla giustizia si sostituisce una crescente divaricazione tra protetti e non protetti,
tra occupati e non occupati; alla
solidarietà il particolarismo individuale e il corporativismo collettivo; all’eguaglianza il privilegio (...) ».
Di fronte a questa situazione è
necessario quindi che « come cristiani » vengano promossi alcuni
valori fondamentali che il vescovo di Pinerolo identifica in « il
lavoro è per l’uomo e non l’uomo
per il lavoro » e perciò l’uomo
non deve essere ridotto a « fattore lavoro ».
In secondo luogo deve essere
salvaguardata la dignità umana
di ciascuno indipendentemente
dal fatto che abbia lavoro o no,
come va assicurato un lavoro secondo « le capacità » anche all’handicappato.
In terzo luogo nelle ristrutturazioni industriali va affermato il
principio del « primato dell’uomo sul lavoro e del lavoro sul capitale » e le istituzioni pubbliche
dovrebbero ricercare « una diver
sa organizzazione dei tempi di lavoro e nuovi progetti occupazionali, dando particolare rilievo al
metodo della cooperazione ».
L’ultimo e più importante valore da promuovere è quello di
una « cultura della solidarietà ».
Percorso di questa cultura è opporsi ad ogni forma di egoismo
corporativo di categorie di lavoratori e di operatori economici,
l’adeguamento della « liturgia »
della chiesa alla cultura operaia,
il prendere posizione per i più
colpiti nei loro diritti, il solidarizzare con chi « disinteressatamente opera per la giustizia, la libertà, la vita, la dignità di tutti e
ciascuno ». Tutto ciò non deve
mirare a costruire un progetto
politico cristiano quanto piuttosto ad « animare di valori cristiani ed umani la politica e la
economia che credenti e non crédenti cercano di realizzare nella
società ».
Al documento del vescovo ha
fatto seguito una prima concreta presa di posizione della Commissione per la Pastorale del lavoro che in un suo comunicato
diffuso in occasione del Natale
ha stigmatizzato l’uso di straordinari alla Riv-Skf: « ...soltanto
chi non fa il doppio lavoro e lo
straordinario, soltanto chi ha il
coraggio di denunciare e condannare queste forme di egoismo
e di ingiustizia ha il diritto di
andare in chiesa il giorno di Natale ».
Poiché sia il documento del vescovo che il comunicato della
Commissione per la Pastorale del
lavoro si presentano come un tentativo di predicazione nel concreto della crisi, e non solo come
una presa di posizione culturale,
la reazione degli ambienti industriali pinerolesi non ha tardato
a farsi sentire.
La Riv-Skf, rompendo il tradizionale riserbo, è intervenuta con
un suo comunicato in cui ribadisce le ragioni produttive e di
mercato che rendono necessario
il lavoro straordinario e osserva
che « una impresa industriale
non può basare la sua strategia
su scelte avventurose o demagogiche ».
Sul fronte sindacale e politico
per ora non si hanno reazioni.
Giorgio Gardiol
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L
10
10 cronàca deUe^yii
25 gennaio 1985
GRUPPO AMNESTY DI TORRE PELLICE
Scuola e diritti umani
Il Gruppo in formazione « Val
Pellice » di Amnesty International, d’intesa con il Distretto scolastico n. 43 ha ricordato a Torre
Pellice la promulgazione della Dichiarazione Universale dei Diritti
dell’uomo, avvenuta il 10 dicembre 1948.
Hanno partecipato all’incontro
il prof. Roberto Eynard, psicopedagogista e direttore didattico,
che ha trattato il tema: La scuola e la Dichiarazione Universale
dei Diritti umani e Massimo Novarino, membro del Coordinamento nazionale spuola di Amnesty, che è intervenuto su: L’impegno di Amnesty ver l’educazione ai Diritti deil’uomo.
Il prof. Eynard mette subito a
fuoco Tobiettivo dell’incontro affermando che la scuola è da considerarsi come « una realtà in
cui si pongono le basi dei futuri
comportamenti » e che « una corretta educazione sociale può incidere sulle decisioni collettive
future ». La scuola, prosegue
l’oratore, è un luogo di formazione, per le esperienze che vi si
fanno, e un luogo di informazione per le conoscenze che vi si acquisiscono. Per il primo è importante il clima in cui il soggetto viene a trovarsi: l’adulto è
tenuto a rispettare i ritmi di crescita, di maturazione e apprendimento di ogni alunno.
D’altra parte i ragazzi devono
imparare ad accettare gli altri
nella loro diversità.
La seconda funzione della scuola è quella di informare, ma non
è valida senza la prima. Per evitare il pericolo di fare una « bella lezione » o una « dotta ricerca », occorre il coinvolgimento
degli insegnanti delle varie discipline e l’attualizzazione del
discorso.
Per quest’ultimo punto bisogna far capire ai ragazzi che il
rispetto dell’altro può essere il
rispetto del proprio vicino, magari diverso per età o religione o
lingua o colore della pelle. Il rispetto dell’altro è dunque l’obiettivo principale di ogni programma e può esplicarsi nell’educazione alla vita comunitaria come
nello studio della storia o di altra materia. Terminando il prof.
Eynard propone per i gruppi di
lavoro tre temi di studio e ricerca: a) le grandi tappe della lotta
della umanità per la libertà; b) i
diritti nel mondo attuale proclamati e disattesi; c) i mezzi di
lotta individuale e collettiva per
i diritti dell’uomo.
E qui si può inserire il discorso su Amnesty International.
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riale per compiere ricerche, studi; ai ragazzi piace « far qualcosa ». Inoltre si possono stabilire
contatti con l’esterno invitando
persone di fuori a collaborare,
così tutto il lavoro non avviene
più solo « tra le 4 pareti dell’aula ». In questo senso la seconda funzione della scuola si ricollega con la prima.
Educazione
e diritti umani
Il tema dell’impegno di Amnesty nella scuola viene ampiamente svolto da Massimo Novarino.
Prima di entrare direttamente
nell’argomento, l’oratore illustra
i compiti che Amnesty si è prefissa sin dalla sua fondazione
(1961): innanzitutto esigere processi equi e tempestivi, condizioni carcerarie umane, libertà per
i prigionieri per motivo di coscienza, abolizione della tortura
e della pena capitale. Ma già da
qualche anno, informa Novarino,
la Sezione italiana ha avvertito
la necessità di adoperare le sue
forze per affrontare il problema
dell’educazione ai diritti umani.
Sia il Coordinamento nazionale
scuola sia i Gruppi e i Nuclei che
i soci singoli hanno preparato
materiale adeguato alle attività
didattiche per i diritti umani,
hanno promosso seminari e convegni, in cui sono state ampiamente dibattute queste tematiche. In molte scuole sono sorte
iniziative, si sono fatte programmazioni, si sono poste ipotesi di
lavoro e indicati itinerari didattici. Tante proposte sono già state verificate e concretizzate. All’interno di alcune scuole sono
stati creati nuclei di ricerca e di
azione soprattutto per iniziativa
di insegnanti soci di Amnesty.
L’obiettivo dell’ educazione ai
diritti dell’uomo si può anche
raggiungere con attività fuori
della scuola; a questo proposito
sono importanti i due progetti
formulati da Amnestv: l’uno dell’Editoria, l’altro delle Biblioteche. In quanto al primo 800 editori ed autori di testi scolastici
sono stati invitati ad inserire nei
loro libri le tematiche dei diritti
umani.
Per ciò che riguarda il secondo,
esso fa parte di un più ampio lavoro di sensibilizzazione di Enti
pubblici e privati preposti ad un
compito didattico-culturale e consiste in un supporto di materiale, di suggerimenti, di promozione di attività specifiche dei mandati di Amnestv.
Non è da molto tempo che la
Sezione italiana si impegna nel
campo dell’educazione ai diritti
dell’uomo; le sezioni nazionali
degli altri paesi vi lavorano da
molti più anni. Le esperienze in
particolare della sezione del Belgio nel campo della scuola elementare, quelle di Stefano D’Errico, maestro elementare a Torino, l’apporto del Seminario di
Roma dimostrano che anche i
bambini della scuola elementare
possono prendere coscienza del
« diritto dell’altro ».
11 materiale preparato per facilitare al massimo il processo di
coinvolgimento dei ragazzi e il
compito di educatori degli inse
gnanti si rivolge alle tre fasce di
età corrispondenti alle elementari, alle medie inferiori e alle superiori. Questo materiale è costituito da pubblicazioni, opuscoli
ciclostilati, schede, audiovisivi,
proposte per una filmografia per
i diritti umani, favole di carattere didattico (il materiale può essere richiesto a M. Novarino, A.I.
Via Valgioie 10 - 10148 Torino).
« Il mondo della scuola, contìnua l’oratore, è dunque un settore di particolare importanza e
rilievo per l’impegno di Amnesty ». Per fare un lavoro serio ed
efficace in questo campo prima
di coinvolgere gli alunni, occorre
soprattutto sensibilizzare gli in
segnanti alle problematiche imposte dalle continue e sempre più
gravi violazioni dei diritti umani nel mondo. Un lavoro interdisciplinare a questo riguardo può
meglio favorire uno sviluppo corretto ed armonico della personalità dell’ allievo nel rapporto
con gli altri. I docenti delle varie
discipline possono essere tutti
interessati, in una scuola, al progetto dell’ educazione ai diritti
umani, anche, per es., il professore di inglese o quello di matematica (v. i due opuscoli: I diritti
umani nell’insegnamento dell’inglese —• I diritti umani neH’insegnamento della matematica). Se
si predilige, a volte, il lavoro interdisciplinare, non meno importante è il lavoro spesso appassionato e competente di singoli insegnanti nella propria classe. E’
comunque bene che questa attività nella scuola sia coordinata e
collegata a tutto il resto dell’opera svolta da Amnesty International. Anna Marnilo
Per informazioni: sig.ra Carmen Chiapperò Deiana, responsabile di A.I. per la scuola nella
Val Pellice - Via Tolosano 9.
10062 Luserna S. Giovanni - Tel.
90887.
_______________PERRERO
Petizione
popolare
267 abitanti degli otto quartieri di Villasecca, quasi il 90% della popolazione residente, cattolici
e valdesi, hanno firmato la petizione al sindaco del paese (Perrero) perché venga denuclearizzato il comune.
L’iniziativa è partita dalla
chiesa valdese di Villasecca che
ha dichiarato denuclearizzate
tutte le sue proprietà.
Spiega il pastore Rutigliano:
« l’iniziativa ha raccolto un consenso molto ampio, perché i temi
della pace e della necessità di instaurare rapporti fraterni e non
di guerra tra i popoli sono molto
sentiti tra la gente. La chiesa
valdese, seguendo le indicazioni
del Sinodo e della Conferenza)
distrettuale, si è impegnata in
quest’opera di sensibilizzazione ».
La petizione è stata inoltrata
l’il gennaio al sindaco e si è in
attesa di una risposta del consiglio. G. G.
Mobilificio
GIUSEPPE GRIVA
ARREDAMENTI
FABBRICA • ESPOSIZIONE
Via 8. Secondo, 38 - PINEROLO - Tel. (0121) 201712
(di fronte Caserma Alpini « Berardi »)
DONI
DALL’ESTERO
Ho particolarmente apprezzato l'articolo di Claudio Tron. E’ un modo di
parlare chiaro e che fa riflettere. Certo
è che già oggigiorno, un operaio medio
con la pensione derivante da 35 anni
di contributi, non ha più la possibilità
di essere ospitato in un qualsiasi istituto per anziani con il solo reddito
della pensione. Lo dovrà integrare (se
ne ha), con i risparmi o farsi aiutare
dalla famiglia (se ce l'ha), e dal comune 0 comunque dall'assistenza pubblica. I coltivatori diretti stanno peggio ancora. Continuando di questo passo ci si domanda: chi potrà in futuro
usufruire di questi istituti? solo le persone agiate? ma allora per chi ha solo
lo stipendio di un operaio o la relativa
pensione è un onere rilevante prendere l'impegno di fare l'offerta di un
milione, e poi se avrà bisogno di essere ospitato dovrà essere aiutato da
qualcuno. Certo che conoscendo quanto costa solo il progetto dell’architetto, ci rendiamo conto della differenza
che esiste nella nostra società.
In quanto al Bagnau, quando si è dibattuto Il problema in assemblea, ho
manifestato la mia perplessità per lo
eventuale acquisto di questa costruzione diroccata e ho dichiarato che
se si decideva con una votazione, mi
sarei astenuto. La votazione c’è stata
e la maggioranza è stata favorevole
per l’acquisto. E’ stata una cosa democratica e sono anche in seguito stato
invitato a far parte del comitato, ho
accettato e mi adopero nelle mie possibilità a portare avanti quest’opera.
Mi ricordo quando ero ragazzino e i
tedeschi erano venuti con i loro cannoni a distruggere questo edificio, mai
avrei immaginato che in seguito con
le loro offerte avrebbero in pratica
dato la possibilità di ricostruire quanto stavano distruggendo. Perché questa è la realtà, finora non si è chiesto
alla comunità di Angrogna una particolare contribuzione, anche se le libere
offerte sono accettate con riconoscenza.
Anche in futuro, mi auguro sia un’opera autosufficiente e che non sia di
peso alla chiesa di Angrogna. Spero di
aver chiarito che il Bagnau non grava
sulla comunità a danno di altri eventuali impegni.
Leo Coisson, Angrogna
CINGHIALI E
MONTANARI
Su La Stampa (numero 307 sabato
29 dicembre 1984), leggiamo un articolo: Caccia libera ai cinghiali, sono alle
porte di Torino.
Nelle valli Chisone e Germanasca
i cinghiali si sarebbero moltiplicati negli ultimi anni.
Ma queste non sono le parole giuste, in quelle zone i cinghiali sono
stati immessi dai cacciatori ripetutamente. E' un pericolo per le ultime
coltivazioni rimaste in montagna. Ma
questo è detto con 12 anni di ritardo,
perché i contadini la questione della
distruzione dei raccolti in montagna
l'hanno sollevata fin dal 1973. La prima assemblea pubblica ha avuto luogo
-il 3.11,1973 in località Fleccia (Inverso
fRinasca), una delegazione dei comuni
di Pomaretto, Inverso Rinasca e S, Germano Chisone, si è recata a Torino
presso l'Assessorato caccia. Vi sono
state altre due assemblee, poi petizioni con centinaia di firme, corrispondenze con le Comunità Montane, Provincia, Regione, ma tutti sono stati
sordi. Fin da allora era stato denunciato che i cinghiali erano stati immessi, ma sono stati tutti presi per dei
bugiardi dalle autorità, perché per loro i montanari dicono solo eresie.
(L'articolista dice che al 9 di dicembre
1984 erano stati abbattuti 352 esemplari in tutta la Provincia, poi dice che
dei cacciatori affermano che vagano
nella Provincia degli incroci con maiali domestici). A questo punto risulta
chiaro, che sono stati immessi, gli
incroci con maiali non vengono sulle
montagne, per poi scendere in pianura. (Ma qui l’articolista cerca subito
di attenuare la verità, dicendo che si
può trattare di voci leggendarie. E già
si parla, per un altr'anno, di mettere
nuovamente il cinghiale sotto protezione, dopo che le guardie avranno fatto un censimento). Ma cosa credono
di aver fatto con i’abbattimento di 352
esemplari? E' come un campo di diversi ettari, invaso dalla gramigna, se
ne toglie una manciata e già si pensa
di aver fatto troppo. Cosa possono
censire le guardie nelle zone montane dove i pascoli sono abbandonati,
ridotti a foreste? C’è una riserva di
caccia che parte dalla Germanasca
sotto Perrero e va fino alla comba dell'Aguglia sotto Crosetto e sale fino
ai 2000 metri di quota, abbracciando
tutto l'alpeggio di Faetto e di Crosetto
per centinaia di ettari. L’alpeggio di
Crosetto ove c'è un pastore con la
sua mandria, viene quasi compietamente devastato dai cinghiali, che seno
centinaia in quella sola riserva. Di
queste zone in montagna ce ne sono
tante, e le guardie non possono censire nulla in zone inaccessibili.
Sono 14 anni che i montanari hanno
i loro raccolti distrutti e già si sentono volare parole di protezione.
La cosa più giusta sarebbe sop,orimere del tutto la caccia e una volta
all'anno fare delle battute per mantenere l'equilibrio dei cinghiali, i cacciatori non avrebbero più l’interesse
di immetterli e in pochi anni l'equilibrio verrebbe da solo. E' ovvio dire
che i cinghiali sono emigrati dalla Savoia, ma sono arrivati in macchina, come tutti sanno ma come nessuno ha
il coraggio di dire. E ci sono ancora
allevamenti in Piemonte, le pubblicità,
apparse sui giornali, che invitavano ad
acquistare cinghiali anche telefonicamente, ne fanno testo.
Questo le autorità l’avranno pure visto anche loro, ma fanno orecchio da
mercante.
Seguono 32 firme, Val Germanasca
DISACCORDO
Caro Direttore,
Forse non a caso sull’ultimo numero dell'Eco-Luce (18.1) le due lettere
di Alba lazeolla e di Albina Occhipinti Ferrare, sono state accoppiate
nella rubrica « Lettere all'Eco ».
L’una lamentava la non avvenuta discriminazione della TEV: l’altra I avvenuta discriminazione dei marocchini.
Non condivido né Luna, né l’altra.
Se i marocchini sono stati « cacciati » anche da Torre Pellice non sembra sia per ragioni imputabili ai valdesi, od alla Val Pellice in genere, ma
per via che le cosiddette « autorità »
al di là dalle Valli hanno fatto cessare il loro commercio ambulante pare
non autorizzato. Mi spiace per loro,
ma il fatto si chiude cosi.
Quanto alla TEV invece, quello ohe
dice la lettera è probabilmente vero;
10 non ne so più che tanto, perché non
sono « onorato » in quella direzione e
non ci tengo ad esserlo. Trovo perocontrario alla mia sensibilità di valdese,
11 pensare che una tale attività debba
essere repressa o discriminata, li Signore fa piovere e brillare il sole sui
giusti e sugli ingiusti. Del resto anche
la lazeolla considera favorevolmente
che le - reazioni spiacevoli che avrebbe potuto suscitare » la presenza di
tale “ associazione caratterizzata da distinzioni 0 separazione ideologica ».
sono state sino ad ora evitate perché
v’é « stato da parte di altri membri di
chiesa equilibrio ed una ferma consapevolezza ». Quindi... se malgrado la
TEV vi sono in atto mezzi validi per
evitarne l'errore, mi sembra che il
tutto vada ancora abbastanza bene e
me ne rallegro. Penso si debba perciò
consentire ad ognuno di prendere il
suo piacere dove lo trova.
Giorgio Peyrot, Torre Pellice
ERRATA
Un errore rende incomprensibile il
mio articolo « La strage delle vacche »
apparso sul numero scorso. Il patrimonio zootecnico italiano è di 8.467 000
capi (non 467.000) e la percentuale di
abbattimento prevista è del 2,5% (non
25%). Strage sì, ma non sterminio,
G. G.
11
25 gennaio 1985
cronaca delleValli 11
DIBATTITO
«Lingua e dialetti»
come autogestione culturale
Molto puntualmente Osvaldo
Coi’sson (Eco/Luce n. 1) sostiene
che la proposta di legge di attuazione dell’art. 6 della Carta
Costituzionale dovrebbe render
giustizia alla lingua francese anche fuori dalla Valle d’Aosta:
come nelle Valli valdesi, ed in
quelle franco-provenzali della
provincia di Torino. Ma a questa nota vorrei aggiungere due
osservazioni. La prima, per esprimere il rammarico nei confronti
deH’imperialismo mercantile inglese che sopraffà la lingua francese anche nel resto della Regione, là dove pure costituiva un patrimonio comune a tutte le classi
sociali come dimostra la produzione letteraria ed il bilinguismo
ufficiale, sino al 1859; ad esempio
anche nel Biellese vi era una forte corrente migratoria stagionale
oltralpe, mentre la borghesia "sedentaria" era quasi bilingue (nelle carte di un mio bisnonno, notaio a Bioglio, ho trovato pagine
di diario, esercitazioni, lettere in
francese: eppure mai s’era mosso dal paese). La seconda, è che
la proposta di legge sta per operare una discriminazione inaccettabile, a differenza del primitivo buon progetto del PCI. Dove
infatti, starebbe scritto — come
sembra invece affermare l'amico
Coisson — che « Le minoranze
linguistiche, cui questo articolo
si riferisce sono gli Albanesi, i
Catalani... » e via elencando? E
« soltanto » quelle? Chi deve decidere se la lingua è tagliata: il
Palazzo, od il titolare della lingua? La commissione costituente
nel 1945 in verità aveva pur
«discriminato», individuando per
alcune minoranze linguistiche
(categoria A) una tutela meramente « passiva » (cioè la garanzia che il loro « parlar diverso »
non si sarebbe risolto in una
persecuzione) e per poche altre
(categoria B, ma in realtà, diremmo noi, di « serie A ») una tutela
« attiva », e cioè la previsione di
« apposite norme », che avrebbe
dovuto riguardare « soltanto » i
"francesi” della Valle d’Aosta e
delle valli valdesi (poi invece dimenticate), tedeschi e ladini della provincia di Bolzano e sloveni
dei confini orientali allora quanto mai incerti. I commissari costituenti quindi erano ben lungi
dal prevedere una tutela per alcune lingue, quali il Friulano ed
il Sardo, allora a torto ritenute
« dialetti » e l’Occitano (noto soltanto a qualche dialettologo, ma
non ai commissari posto che i
vecchi censimenti davano, per
esempio, Casteldelfino come ’francese’). Ma l’art. 6 rappresentò
un passo avanti rispetto a quella
concezione restrittiva, non ha
fatto alcun elenco, consentendo
oggi appunto di riferirlo anche a
minoranze allora ritenute tra
scurabili (come gli Albanesi, i
Catalani, i Croati ed i Greci), o
neppure prese in considerazione
(Friulani, Occitani e Sardi).
Ma allora, perché mai oggi si
dovrebbe fissare un’interpretazione restrittiva dell’art. 6, impedendo che altre comunità tutelino il proprio patrimonio linguistico alternativo? « No, tu no »,
è il ritornello di una canzoncina
di Jannacci, e non deve divenire
un principio fondamentale della
Costituzione. La differenza lingua/dialetto ha una rilevanza
politica, e nessuna per la sociolinguistica, la letteratura, la
scienza giuridica.
E’ una trouvaille borghese affermatasi nel secolo scorso, o come scrive il socio-linguista della
Sorbonne, L.J. Calvet, una « falsa
coppia teorica, venuta dai tempi
remoti ma ripresa e rinnovata
con una vernice di "scientificità”
dai linguisti, ohe si è fatta così
strada fin nel più profondo della
mente della gente » {Linguistica
e colonialismo, piccolo trattato
di glottofagia, Mazzetta ed.). Piemontese, Lombardo, Ligure, Siciliano ecc. non sono « varianti »
dell’Italiano, ma del Latino: proprio come le lingue d’Oc e d’Oil,
il Catalano, il Castigliano, il Portoghese (e Galiziano)... Giuristi
come A. Pizzorusso sottolineano
infatti: « ...l’errato presupposto
che le cosiddette "lingue" si differenziano in modo più accentuato e comunque diverso rispetto
ai "dialetti” (laddove esistono
lingue romanze assurte a dignità
di "lingua nazionale" che si differenziano dall’italiano molto meno di quanto taluni dialetti italici differiscano dal Toscano).
In realtà ciò che conta per
valutare se ci troviamo di fronte
ad un gruppo linguistico suscettibile di esercitare il ruolo della
minoranza è ohe l’idioma del
gruppo (identificabile o meno in
una lingua diversa da quella della maggioranza) rappresenti —
anche se non in via esclusiva —
il fattore di aggregazione del
gruppo e di separazione di esso
dal gruppo contrapposto » {Il
pluralismo linguistico tra Stato
nazionale e autonomie regionali,
Pacini, Pisa 1975). Mentre la Costituzione spagnola ora riconosce alle Regioni la facoltà di tutelare e promuovere il proprio
patrimonio linguistico alternativo (un « valore », quindi; non degradato a « minus-valore », a
vernacolo), la proposta di legge
italiana fa invece due passi indietro, riportandoci alla discriminazione dei costituenti, ed ad una
concessione « octroyée » . Molto
più correttamente democratico
sarebbe prevedere l’autogestione
culturale, fondata sulla presa di
coscienza, sul « riconoscersi »
nella tutela prevista dall’art. 6:
così non verrebbero dimenticati
né rOccitano né il Francese nelle
valli; né la lingua di Ignazio Buttitta né quella del Ruzzante; e
neppure quella piemontese della
comunità montana (poiché « lingua » la riconosce nel suo Statuto) dove nel Biellese, chi scrive
vive e lavora.
Tavo Burat
Pro Asilo Valdese
di Luserna San Giovanni
Pervenuti nel mese di dicembre 1984
L. 10.000; Emma e Mimi Arnoulet,
in mem, di Emilia Caffarel; Giordano
Delfina, in mem. di Mourglia Mirella;
Famiglia Roman Piero e Erica, in memoria di Anita Chiavia; Aldo e Nella
Rostan (Milano); Malan Toscano Ivonne- Revel Guido e Elma, in mem. del
caro figlio Adolfo; Rivoira Rosina, in
mem. della mamma: Revel Guido e
Elma, in mem. di Revel Samuele e
Boe.^ Margherita: Unione Femminile di
Luserna S. G., in mem. di Margherita
Muraglia Girardon: Maccagno Paolo
(Torino).
L. 15.000: Suor Ernesta (Torino).
L. 20.000: Agli Giulio (osp. Asilo);
Juliette Balmas. in mem. del mio caro
Fredv: Emilia e Giovanni Bianco; Elvine Manzoni Cougn (Milano); Long Piston Catterina, in mem. dei miei cari;
Rina Berlin, in mem. di Emma Tourn
Salvagiot; Priotto Amalia, in mem. di
Malan Emilia; Chauvie Valdo e famiglia, in mem. di Emilia Caffarel; Ricca Marta, in mem. del marito.
L. 22.000; Zecchin Nelly (Venezia).
L. 25.000: Federica Bevilacqua.
L. 30.000: Alliaud Elise, in mem. di
Clementina Avondet (osp. Asilo); Planchon Costanza.
t. 40.000: Lucio Malan.
L. 50.000; Silvia e Renata Bounous
(Pinerolo); Olga e Edi, per chi lavora. con tanti auguri di buone feste;
Bonnet Margherita, in mem, dei miei
cari; Lucia Morello, con auguri a tutti
di buone feste: Alda e famiglia, con i
migliori auguri; Odetto Ivonne. in memoria di Eugenio Long (osp. Asilo):
Odette Balmas Eynard, in mem. di Fredino Balmas: Odette Balmas Eynard, in
mem. di Luigia e Federico Eynard:
Anna Vasario Albarin, per un buon
Natale con auguri a tutti; Ida e Annalisa Coisson, in ricordo di Anita
Eynard Mathieu: Olga e Edi Pons, con
tanti auguri a tutti; Gino e Mariuccia;
Enrico Peyrot, in mem. di Nora: Clot
Enrico, in mem. del fratello Alberto;
Ricord, la grand'maman Durand Ester,
Tullio e Gisella; N. N., in mem. di Paschstto Ada; Guido e Laurina, riconoscenti; Giordano Bensì, in mem. della moglie; Revel Giovanni e Ester, in
mem. di Malan Emilia in Caffarel.
L. 60.000: Ida e Guido Benech, in
mem. di Clara, Giulio, Emilia e Paolo Revel; Louisette Bellora Bardo, in
mem. del papà (Napoli).
L. 75.000; Il Centro d’incontro di S.
Giovanni, in mem. di Emilia Caffarel.
L. 100.000; Ada, Emma e Relio, ricordando Paul: Cristiana, Massimiliano
e Chantal, ricordando grand-papa; Paola
Bein Peyrot, in ricordo della mamma;
Irma Schellenbaum; Silvio e Marco
Armand Pilon; Paola e Vittorio Bertone in mem. di Giacomo Moirano; Famiglie Canale-Burrato e Depetris, porgono i migliori auguri di buone feste;
L. M., Pinerolo; Elda, Piero e Luca
Chauvie, in mem. di Malan Caffarel
Emilia; Nino Ferrerò e famiglia, con
auguri di buone feste; Carlo e Zelia
Pons; Hanni Merkii, con i più sentiti
auguri per Natale e Anno Nuovo; In
ricordo dei miei genitori, Iolanda Villa
Rivoiro Pellegrini.
L. 120.000: L'Amministratore, i condomini e gli inquilini del Condominio
« Condré » di Torre Pellice, in mem.
del sig. Davide Eynard.
L. 150.000: Famiglie Danna-Odino e
Airaudo; Bertin Ada; Torchio Domenica.
L. 200.000; Rigogliosi Luigi (Carinate Como); Stefano, in ricordo della cara bisnonna Emilia; Sperando ohe questa offerta riesca a colmare qualche
piccola lacuna finanziaria vi auguriamo
buon Natale e felice Anno nuovo di vero cuore, Elisa, Elena e Ugo.
L. 400.000; La moglie, la figlia e il
genero in mem. di Paolo Revel.
L. 500.000: G.I.E.; Past. Giovanna
Pons (Svizzera).
L. 600.000; Nel ricordo di Luigi Albanin. Maria, FIélène e Michi, con molta riconoscenza.
L. 2.681.525: Comitato Valdese Amsterdam (Olanda).
Asilo dei Vecchi
di San Germano Chisone
FONDO DI SOLIDARIETÀ’
Pervenuti nel mese di dicembre 1P84
L. 1.000.000: RIV-SKF, Villar Perosa.
L. 404.900: Baret Albertina, Pomaretto.
L. 200.000; Comune Inverso Pinasca.
L. 165.090: Catecumeni 4" anno, Pomaretto.
L, 100.000: Comune di Praros^ino;
Centro d'incontro, S. Germano; Lrng
Attilio e famiglia, in mem. di Long
Florence, Inverso P.; Peyronel Adriano
e Elda, in ricordo dei nostri cari, Villar; Lageard Maria; Chiesa Valdese,
Pramollo: Gabriella Titta Dreher, Po
ma; Irma e Mario Bianconi, in mem.
del caro fratello e cognato Edvy Long,
Roma; Anita e Geraldo Mathieu, in
mem. del cugino Edvy Long, Torre P.;
Chiesa Valdese Biella; Elvira Avo.ndet
V. Beux e famiglia, a ricordo del caro
marito e papà, S. Germano.
L. 90.000: Chiesa Valdese S. Secondo.
L. 70.000: In memoria di GardioI
Amelio, i colleghi di lavoro della figlia Enrica, Villar Perosa.
L. 50.000; Comune di Fenestrelle;
Antonio e Ada Malatesta, per la confermazione del figlio Luca, Inverso P.;
N. N., Villar Perosa; Chiesa Evangelica dei Fratelli, CoHegno; Murialdo Vlncenzina. Vado Ligure; Mirella e Sergio
Bianconi, in mem. del caro zio Edvy
Long, Roma; Enrica e Claudio Bertin,
in mem. del papà GardioI Amelio, Villar Perosa; Daniele, in ricordo del nonno Amelio, Villar Perosa; Peyronel Ferruccio, Pomaretto; In mem, di Long
Enrico, la moglie. Franco, Livio e llda,
Pomaretto; Ribet Ernesto e Ida, Pomaretto; Sappè Aldo, ricordando la moglie Franca nel 2" anniversario della
scomparsa, S. Germano; Paola e Ermanno Bounous, in mem. dei genitori
e cognata Franca Favaretto Sappè, S.
Germano; Giorgio e Carla Bounous,
in mem. dei nonni e della zia Franca
Favaretto Sappè, San Germano; Tosca
Favaretto Busato, ricordando il marito
Bruno, la sorella Franca e la cara
mamma, S. Germano; Long Emma v.
Long, in mem. del marito Long Bartolomeo, S. Germano; Enzo e Franca
Bouchard, ricordando Clelia, Ercole e
tutti i suoi cari, S, Germano; Tamietti
Corrado, in mem. del past. Rostan,
Ivrea; N. N., Ivrea.
L. 30.000: Tiziana Bouchard, ricordando Memè e Parrain e i suoi nonni, S.
Germano; Brizzi Malan Giovanna, in
mem. del marito, Ivrea; Soulier llda v.
Ruffino, Villar Perosa.
L. 29.000: Colletta riunione quart.
Gay, Prarostino.
L. 25.000; Barai Edmondo, Ferrerò;
Romano Alfredo, Prarostino; Gozzano
Ines, Vado Ligure: Rivoira Silvio, in
mem. del fratello Fiorentino, S. Germano; Marangoni Caterina, Ivrea; Famiglia Rivoira Olga, un fiore in mem.
di Barba Tino e Barba Guido, S. Germano.
L. 20.000: Long Giulio e fam., ricordando la cara sig.ra Meytre, S. Germano; Olga e Eraldo Sappè, ricordando caramente Ivonne Meytre, S. Germano; Elio e Loredana, ricordando
Grand-papa, S. Germano; Ribet Rino
e Comba Clara, in mem. dei loro cari.
S. Germano; Cristoforo Emilio, Ivrea;
Peyronel Olinto e Luigia, in mem. di
Aldo Peyronel, Pramollo; Long Francesco e Elsa, Pomaretto; Rostagno Arturo; Rostagno Arturo, in mem. della
moglie Irma Rostan, Pomaretto; Edith
Revel Micol, in mem. di Ivonne Micol Meytre, Pomaretto; Baret Giulio,
Pomaretto; Rostan Francesco e Ribet
Mafalda, in mem. di Giovanni Pascal,
Pomaretto; Venturi Irma Roccione, per
il battesimo di Valentina, Villar Perosa; BIvina Manzoni Cougn, Milano.
L. 15.000: Fedora e Luigi Lupino, in
mem, dei cari amici, S. Germano; Balmas Gustavo, ricordando il cognato
Milu, S. Germano; Bertarione Bice,
Ivrea.
L. 14.500; Colletta quartiere Collaretto, Prarostino.
L. 10.000: Martinat Albino; Martinat
Guido; Forneron Mirella; Pons Elio;
Long Eli; Rostan Miranda in Fogliame;
Ghigo Flavio e Bruna; Ferrerò Franco
e Marina da San Secondo; Maria
Meytre v. Peyran, in mem. dei miei
cari; Maria Meytre v. Peyran, in me
moria di Ivonne Micol Meytre, Poma'
retto; Stocco Alfonsina, in mem. di
Silvano, Inverso P.; Micol Bertetto Loredana, Villar Per.; Micol Enrico e Al
ba, Villar Per.; Bounous Aldo e fami
glia, in mem. di Reynaud Alberto; Bounous Aldo e fam., in mem. di Long
Ernesto, Sapiatti, S. Germano; Elmo
e Alva Peyrot, in mem. del papà, S.
Germano; Beux Frida, in mem. del padrino Beux Aldo, S. Germano; Gustavo
Bleynat e famiglia, in ricordo della cara mamma, S. Germano; N. N., Ivrea;
Fabiole Matilde, Ivrea; Canale Aldo,
Ivrea; Aldo e Nella Rostan, Milano.
L. 5.000: Elda e Matteo, riconoscenti, S. Germano.
L. 3.000: Balmas Olga v. Bert, Villar
Perosa.
L. 2.000: Fornerone Cesira, S. Secondo,
Ospedale di Torre Pellice
Pervenuti nel mese di novembre 1984
L. 10.000; Giordan Maddalena, Asilo
Luserna San Giovanni.
RETTIFICA
Ho letto sul numero u.s. dell'Eoo del
le Valli nelle notizie su offerte e con
tribuzioni, sotto la voce Ospedale Val
dese di Torre Pellice: « Malanot Ferruccio, Pinerolo, L. 50.(KI0 » e quindi
vorrei solo precisare che l'indirizzo è
Torre Pellice. Non per mettermi in luce ma solo per questione di esattezza.
Distinti saluti.
Malanot Dr. Ferruccio, Torre Pellice
ERRATA CORRIGE
Nel necrologio pubblicato sullo scorso numero siamo incorsi in un errore.
In luogo di Adele Perron ved. Genre
si deve leggere
Adele Perrou ved. Genre
Ci scusiamo con la famiglia per l’involontario errore.
RINGRAZIAMENTO
« Beati quelli che non han veduto e hanno creduto! d
(Giov. 20: 29)
I familiari del compianto
Luigi Pons
ringraziano tutti coloro ohe hanno partecipato al loro dolore.
Un ri’ngraziamento particolare al
dottor Rol, al pastore Peyrot e fd prof,
Tron.
Maniglia di Ferrerò, 12 gennaio 1985
RINi&RAZIAMENTO
^ in pace io mi coricherò e in
pace dormirò, perché tu solo, o
Eterno, mi fai abitare in sicurtà »
(Salmo IV, V. 8)
Nell’impossibilità di farlo singolarmente i familiari della compianta
Giulia Fornerone
in Pastore
ringraziano sentitamente tutti coloro
ohe con la loro presenza, fiori, seritti
e parole di conforto si sono uniti aUa
triste circostanza.
Un grazie particolare al doti. Bertolino, al pastore Cipriano Tourn e Signora e a tutti coloro ohe le sono stati
vicini durante la malattia.
Roccapiatta, 21 gennaio 1985
(( Non uno di essi è dimenticato
davanti a Dio »
(Luca 12: 6)
Ernesto Lupi
Ten. Col. del Genio
Cavaliere di Vittorio Veneto
si è addormentato con la fede nel Signore il giorno 9 gennaio 1985 all’età
di 90 anni. Lo annunciano i figli Luciana, Franca, Odoardo ed i parenti
tutti.
Roma, 10 gennaio 1985
AVVISI ECONOMICI
TRASLOCHI e trasporti per qualsiasi
destinazione, preventivi a richiesta:
Sala Giulio, via Belfiore 83 - Nichelino - tei (Oli) 6270463 - 6272322.
TRASPORTI - Corriere Maurino O.
s.n.c. - Via Roma, 33 - Perosa Argentina - Tel. 0121/81242 - 81046.
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 81000 (Croce Verde).
Guardia Farmaceutica :
DOMENICA 27 GENNAIO 1985
Perosa Argentina: FARMACIA Oott.
BAGLIANI - Piazza Marconi 6 Tel. 81261.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa: tei. 81.000
Croce Verde Porte: tei. 201454
USSL 44 - PINEROLESE
( Distretto di Pinerolo )
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva; telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: 22664.
USSL 43 • VAL PELLICE
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva e festiva:
tei, 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia Farmaceutica :
DOMENICA 27 GENNAIO 1985
Bibiana; FARMACIA GARELLA - Via
Pinerolo, 21 . Telef. 55733
Bobbio Pellice: FARMACIA MEYNET - Via Maestra 44 - Tel. 92744
Ambulanza ;
Croce Rossa Torre Pellice: telefono 91.996.
12
12 u^oesodetà
25 gennaio 1985
SITUAZIONE ABBONAMENTI ECO-LUCE AL 31 DICEMBRE 1984
1984: ancora una leggera flessione
Nel 1983 il calo degli abbonamenti raccolti nei 16 circuiti delle nostre chiese,
che rappresentano il nerbo dei nostri lettori e il risultato dell’impegno delle chiese, è stato del 4,1%. Nel 1984 è stato del
2%.
Viene così confermata l’impressione
di assestamento rispetto alla crescita degli anni precedenti (da 3.300 nel ’77 a
4.429 nell’82). Ci stiamo perciò stabilizzando intorno ad un « tetto » realistico
rispetto al traguardo, forse troppo ambizioso, dei 5.000 abbonamenti che ci davamo qualche anno fa.
E’ proprio inevitabile che sia così?
Può darsi che la diffusione del giornale abbia raggiunto un certo limite all’interno delle chiese valdesi e metodiste.
Non però in senso assoluto. Se è vero
che una copia del giornale viene spesso
letta da più di im nucleo familiare, vi
sono famiglie che non conoscono il giornale, altre che lo ignorano in base a pregiudizi che forse la lettura di qualche
numero di saggio basterebbe a smuovere, altre che in situazioni economiche precarie potrebbero permetterselo solo pagando una quota parte dell’abbonamento.
Abbiamo fatto davvero tutto il possibile
nelle nostre chiese per far conoscere, diffondere e sostenere il giornale? E’ con
gratitudine che segnaliamo il lavoro di
tutta una rete di responsabili locali che
ogni anno con cura e tenacia lavorano
per la raccolta dei rinnovi. Ma probabilmente ci sono ancora zone più o meno
vaste che potrebbero essere coperte dall’opera dei concistori e consigli di chiesa
e di singoli e gruppi che prendano a cuore il reperimento di nuovi abbonamenti
all’interno delle chiese.
Ma è soprattutto all’esterno delle nostre chiese che ci siamo finora affacciati troppo timidamente. Certo il nostro
giornale non è « esportabile » ovunque e
in senso pieno: si esprime spesso in un
linguaggio e in categorie che non sono
immediatamente percepibili aU’esternc
delle nostre chiese; in larga parte concerne la vita di alcune migliaia di persone raggruppate in strutture ecclesiastiche
piuttosto introverse; dà uno spazio e
un’attenzione inspiegabili ad im piccolo
comprensorio dell’Italia nord-occidentale. E tuttavia in questo e in molte altre
cose è lo specchio della nostra concreta
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realtà ecclesiastica che proprio in questa
sua particolarità porta avanti lo sforzo
di dare una testimonianza evangelica in
questo paese. Non è detto che questa
testimonianza interessi solo i membri
delle nostre chiese e là dove interessa
persone che sono al di fuori delle nostre
chiese è illusorio pensare che la testimonianza evangelica che cerchiamo di portare sia tanto più ricevibile quanto più
spogliata della nostra realtà ecclesiastica, ricondotta solo al mondo delle idee
astratte e privata del contesto concreto
in cui è vissuta.
Intorno alle nostre chiese e nel raggio
d’azione di ciascuno di noi esistono persone che sono potenzialmente aperte ad
una testimonianza evangelica. Si tratta
di cercare di reperirle e di stabilire un
contatto che può avere nel nostro settimanale uno strumento di presentazione
e di dialogo. Aspettare di avere un giornale privo di difetti di involuzione, provincialismo, ecc. signiñcherebbe rinunciare a rivolgerci aH’esterno delle nostre
chiese.
Prospettive
Abbonamenti 1985
Eco-Luce
Annuo
Semestrale
Sostenitore
Estero
Extra Europa
c.c.p. 327106 Eco Valli-Luce, Torino
T estimonio
1982 1983 1984
I DISTRETTO
Questo non ci esime certo dal fare
ogni sforzo per migliorare il giornale. E’
quanto abbiamo già cercato di fare nel
passato e ultimamente abbiamo fatto
evitando di parlare per sigle comprensibili solo aH’intemo, operando nella selezione del materiale e talvolta, parzialmente, nella riscrittura, ecc. Per l’anno
che è iniziato la redazione intende continuare a lavorare per rendere il giornale
più leggibile anche dal punto di vista
deirimpaginazione e della grafica potenziando i mezzi limitati a nostra disposizione; preparare una nuova inchiesta tra
i lettori e un convegno nazionale sull’Eco-Luce che faccia il punto sulla situazione del giornale, ecc.
Speriamo che parallelamente all’impegno della redazione si consolidi e si allarghi l’impegno di tutti gli evangelici
nell’utilizzazione del giornale e nella sua
diffusione àH’interno e aH’estemo delle
nostre chiese.
In questa prospettiva non è irreale sperare che all’attuale fase di assestamento
faccia seguito una nuova crescita.
Progetto
Eco-Luce/Testimonio
Il progetto di collaborazione tra il nostro settimanale e il mensile battista « il
Testimonio », varato dal Sinodo e dall’Assemblea battista, inizia la sua prima fase: presenza reciproca nelle redazioni,
inizio o potenziamento di collaborazioni
incrociate, conoscenza reciproca. Dopo
questa fase di avvio un lancio ulteriore
avverrà di questi due strumenti mediante
la specializzazione del Testimonio verso
numeri monografici e di riflessione su
temi evangelici e l’utilizzazione della Luce come voce anche delle chiese battiste.
Una circolare comune ha presentato in
dicembre alle chiese il progetto che è ora
illustrato dal manifesto, riprodotto in
questa pagina, che ne ricorda i punti salienti ai membri di chiesa. Altre copie
del manifesto sono disponibili per chiese e singoli.
Eco-Luce e Testimonio si avviano dunque a dare il meglio delle nostre possibilità alle nostre chiese e a quanti sono
aperti ad una testimonianza evangelica.
Spetta ai lettori, alle redazioni, alle chiese locali e agli esecutivi impegnarsi a
realizzare al meglio questo progetto.
1“ Circuito
Angrogna 84 83 84
Bobbio Penice 45 43 41
Luserna San Giovanni 253 249 233
Rorà 39 22 23
Torre Pellice 271 253 251
Villar Pellice 55 57 56
Totale 747 707 688
2“ Circuito
Pinerolo 216 194 180
Piossasco — 11 10
Pramollo 64 59 55
Prarostino 89 84 83
S. Germano Chisone 179 172 164
S. Secondo di Pinerolo 122 115 101
Villar Porosa 51 49 50
Totale 721 684 643
3“ Circuito
Massello 17 16 18
Perrero 61 60 62
Pomaretto 222 219 217
Prali 54 54 57
Villasecca 40 38 38
Totale 394 387 392
Totale I Distretto 1862 1778 1723
II DISTRETTO
4” Circuito
Aosta
Biella
Chivasso
Coazze
Ivrea
Susa
Torino
30 27 29
35 32 30
6 8 7
11 11 11
41 42 41
21 19 16
386 387 392
Totale 530 526
5” Circuito
Alessandria 20 19
Bassignana/V alenza 10 12
Genova 122 115
S. Marzano/Calosso 32 34
S. Remo/Alassio/Imperia 16 13
Savona/Albenga 47 40
Vallecrosia/Bordighera 13 15
19.000
24.000
13.000 ----
50.000 30.000
50.000 23.000
74.000 45.000
c.c.p. 16551509 Testimonio, Firenze
Totale
7“ Circuito
Gorizia
Padova
Treviso
Trieste
Udine
Venezia
Verona
Vicenza
Totale
8" Circuito
Bologna
Cremona
Pelonica
Mantova
Parma
Piacenza
Rimini
Totale
9“ Circuito
Svizzera
Totale II Distretto
526
17
13
119
28
13
46
15
Totale 260 248 251
6° Circuito
Bergamo 46 41 41
Brescia 26 23 22
Como/Varese 36 39 39
Intra/Domodossola 12 13 10
Luino 7 8 7
Milano/Sondrio 233 220 217
Novara 8 9 9
Omegna 18 17 16
Vercelli 22 22 20
Vintebbio 6 6 6
414 398 387
2 2 2
20 21 21
14 12 13
34 34 35
30 31 32
43 41 41
17 16 15
17 18 18
177 175 177
36 35 34
20 23 20
16 15 15
8 8 9
31 29 29
10 7 7
28 27 28
149 144 142
123 118 113
1653 1609 1596
1982 1983 1984
III DISTRETTO
10“ Circuito
Carrara 9 8 7
Firenze 112 103 98
La Spezia 30 24 23
Livorno 18 22 25
Lucca 6 8 7
Pisa 19 16 15
Rio Marina 3 3 3
Siena 4 3 4
Totale 201 187 182
11“ Circuito
Colleferro 21 20 20
Ferentino 9 7 7
Forano 32 28 27
Roma 157 157 154
Terni 12 9 12
Totale 231 221 220
12" Circuito
Campobasso 26 23 22
Carunchio 9 9 7
Palombaro 24 26 27
Pescara 13 15 16
S. Giacomo Schiavoni 12 10 10
S. Giovanni Lipioni 6 5 5
Villa S. Sebastiano 14 10 8
Totale 104 98 95
Totale III Distretto 536 506 497
GRATIS
tre numeri di saggio, insieme ad
una proposta di abbonamento, saranno inviati ai nominativi che_ ci
verranno indicati con una cartolina
dai lettori. Collaborate a diffondere
il nostro giornale!
IV DISTRETTO
13" Circuito
Napoli 65 61 68
Portici 3 5 4
Salerno 13 14 12
Totale 81 80 84
14" Circuito
Bari 18 14 14
Brindisi 8 6 7
Cerignola 9 8 10
Corato 9 9 9
Orsara 18 15 11
Rapolla 4 4 4
Taranto 31 34 35
Venosa 3 2 2
Totale 100 92 92
15" Circuito
Catanzaro 6 9 14
Cosenza 4 8 8
Messina 18 18 18
Reggio Calabria 11 9 10
Totale 39 44 50
16” Circuito
Agrigento 8 11 12
Caltanissetta 6 6 5
Catania 35 28 23
Pachino 16 16 13
Palermo 50 50 41
Riesi 20 14 13
Scicli 6 5 5
Trapani 9 8 8
Vittoria 8 8 9
Totale 158 146 129
Totale IV Distretto 378 362 355
Totale generale 4429 4255 4171
Estero Luce 63 74 77
Estero Eco 44 51 47
Abbonamenti Tavola 261 285 301
Abb. altri enti — — 184
Cambi 132 132 135
Totale spedizioni 4929 4797 4915