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ECO
DELLE VALU VALDESI
VALDESE
10066 TORRE PEIL ICE
Settimanàle
' ' I
della Chiesa Valdese
Anno 109 - Num. 42
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TORRE PELUCE - 20 Ottobre 1972
Amm.; Via Cavour, 1 bis - 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/33094
Come uscire dalla stasi evangelistica? Wìma
L’argomento della testimonianza
evangelica è di vitale importanza per
il prossimo avvenire della nostra Chiesa. Giorgio Tourn ha fatto bene a riproporlo alla nostra attenzione, e mi
proverò a portare anch’io un modesto
contributo al dibattito, se dibattito ci
sarà.
Il fatto stesso che si sollevino tanti
interrogativi, per quanto legittimi, indica che qualche cosa è andato perso
nel sentimento della nostra vocazione
valdese.
Non occorre spendere parole per dimostrare che mai la Chiesa cristiana
dei primi secoli si è posta il problema
deH’evangelizzazione. Il « Guai a me se
non evangelizzo» dell’apostolo era il medesimo imperativo categorico di qualsiasi credente. Se nel giro di una generazione l’Impero Romano era già costellato di comunità cristiane, è stato
perché un numero imprecisato, ma
certamente rilevante, di credenti « se
ne andava di luogo in luogo, annunziando la Parola » (Atti 8: 4).
Non ci risulta neppure che l’espansione del movimento valdese in tutta
l’Europa alla fine del XII secolo sia
stato frutto di una studiata strategia
evangelistica. E non è stato in seguito
ad approfonditi studi sull’evangelizzazione che i figli dei contadini valdesi
sono partiti il secolo scorso dai loro
alpestri casolari per predicare l’evangelo in ogni regione d’Italia. Anche per
loro era indiscussa verità l’esortazione
del Beckwith: « O voi sarete missionari o non sarete nulla ».
Come mai questa spinta sembra oggi essere venuta meno? Non è possibile parlare di progetti concreti per una
ripresa evangelistica, senza rispondere
a questa domanda. Non si tratta di indagare sulle « colpe » altrui, ma dobbiamo pure renderci conto da quali
cause la paralisi abbia avuto origine.
Cause certamente complesse e diverse, ma tutte responsabili, se non vogliamo dire colpevoli, della medesima
situazione.
Il presupposto politico che emerge
ormai in ogni settore della nostra Chie-.;
sa, e non solo della nostra, ne è una
delle principali. Lo slogan « Politica anzitutto » si è imposto in tutta la sua
trionfante evidenza, anche se Jacques
Ellul, un sociologo di indubbia fama,
l’ha ampiamente confutato nel volume
Eesegesi dei nuovi luoghi comuni.
E ben noto che, attraverso i secoli,
molti teologi hanno cercato di interpretare il messaggio cristiano in clùave delle filosofie in voga. Oggi una
delle massime comunemente accettate
è che la società rende l’uomo cattivo.
Perciò — si sostiene — cambiate le
strutture, createne delle buone, e automaticamente l’uomo diventerà migliore. Si dimentica così che le strutture
politiche e sociali non esistono per
qualche magica virtù intrinseca, esse
sono una elaborazione degli uomini.
Ma se questi uomini sono come degli
alberi cattivi — così diceva Gesù —
come potranno produrre dei frutti
buoni?
L’evangelizzazione — il buon annunzio della salvezza in Cristo — si rivolge anzitutto all’individuo. È costui che
ha un valore unico agli occhi di Dio,
tanto che vi è gioia in cielo per un solo peccatore che si ravvede, e sarà per
mezzo di singoli uomini redenti che
dei migliori rapporti sociali potranno
essere realizzati. Se invece l’Evangelo
va interpretato e attuato secondo determinate categorie politiche, l’evangelizzazione non ha più ragione d’essere,
o per lo meno acquista un carattere
diverso da quello che ci è presentato
dalle Scritture.
Ci sarebbe inoltre da considerare
quale incidenza, nella presente stasi
evangelistica, abbia avuto un certo
ecumenismo. Dico « un certo » ecumenismo, perché siamo ben lungi dall’essere concordi sul significato di questa
espressione, sulla sua mèta ultima e
sui mezzi per ràggiugerlo. Per molti,
ad esempio, l’ecumenismo significa «dimenticare quello che ci separa per
mettere in evidenza quello che ci unisce ». Tutto sommato — si sottintende
— quello che ci divide non è poi tanto
essenziale, e in conseguenza noi protestanti possiamo mettere in sordina
la mariologia della Chiesa Romana, il
sacramentalismo, il purgatorio, il limbo, il papato e via dicendo. Se questo
è ecumenismo — e per molti è proprio
questo — non si vede bene perché dovremmo impegnarci in un’opera di
convincimento nei confronti del nostro
prossimo. Che brutta cosa è il proselitismo, la propaganda! Lasciamo che
ognuno professi la religione nella quale è nato!
Ma guardando più addentro, un’altra
domanda si impone, e qui il mio discorso si fa esitante, perché guai a me
se uno spirito di giudizio mi prendesse
la mano. Comunque, io leggo nel 'Vangelo che a un indemoniato guarito il
Signore ha detto: « Va a casa tua dai
tuoi, e racconta loro le grandi cose
che il Signore ti ha fatto, e come egli
ha avuto pietà di te » (Marco 5: 19). La
domanda che oso fare, spero con umiltà, è questa: «Se oggi non si parla,
non si evangelizza, non potrebbe essere perché molti non hanno fatto una
esperienza personale della salvezza, e
quindi non hanno nulla da dire?».
E infine, per non allungare questa
già troppo lunga lamentela, bisognerebbe domandarci quale incidenza abbia avuto sulla nostra opera di evangelizzazione l’alto grado di intellettualismo raggiunto dalla nostra Chiesa.
Non oserei arrischiarmi su un simile
terreno se non fossi stato sollecitato
da un teologo di fama mondiale Paul
Tillich e di cui la Claudiana ha recentemente pubblicato alcuni articoli. « Il
Protestantesimo — egli scriveva — è
una religione altamente intellettualizzata. La toga del Pastore di oggi è la
toga del professore del Medio Evo e
simboleggia il fatto che le Facoltà teologiche, come interpreti della Bibbia,
sono diventate l’autorità suprema delle Chiese protestanti. Ma i professori
sono autorità intellettuali, cioè autorità in virtù della loro abilità nel campo
logico e scientifico. Questo tipo di autorità è proprio l'opposto di quel che
vogliono le masse disintegrate, la cui
disintegrazione è in certa misura una
eco delle dispute interminabili dei loro capi » (L’Era protestante, p. 256 sottolineatura nostra).
Senza dilungarmi, lascio al lettore di
giudicare se una delle cause della stasi evangelistica non sia anche da ricercare nel semplice fatto che la nostra
predicazione si rivolge a un pubblico
intellettualmente qualificato — come
quello degli Ateniesi al tempo di S.
Paolo — mentre il popolo non riesce
a seguirci.
A questo punto ci troviamo davanti
alla domanda: Che fare? Quali iniziative possiamo suggerire per superare
questo punto morto?
Non dimentichiamo che se dentro di
noi non c’è quel fuoco ardente di cui
parlava Geremia (20: 9), qualunque
proposta, anche la più elementare, per
esempio una campagna per la diffusione della Bibbia, troverà sempre delle
valide obiezioni, o per lo meno una resistenza passiva.
Ma supponiamo che nella Chiesa si
faccia strada la convinzione che lo
schema di questo mondo politico sta
per essere travolto, secondo l’apostolo
Paolo (1 Corinzi 7: 31), ma che ci rimane ancora un piccolo margine di
tempo, allora qualche cosa di diverso
si potrebbe manifestare. Voglio dire
che ritorneremmo a considerare la
presenza reale dello Spirito Santo come condizione indispensabile per qualsiasi azione di testimonianza evangelica.
A questo punto ci sarebbe qualcosa
da dire sulle sette e sui loro progressi
che non sarebbero altro che « un estendersi della schiavitù legalistica ». Sta
bene: ci sono dei settari che praticano
l’uso della decima come espressione
della loro schia\ itù legalistica. Perché
mai allora noi, in uno spirito di libertà,
non siamo in grado di fare meglio di
loro? E come mai i Valdesi, nella diffusione della Bibbia in Italia, figurano
nella percentuale del 5%, contro il 95
per cento dei settari, schiavi del loro
deplorevole legalismo?
Non sono propenso a seguire i movimenti Pentecostali in tutte le loro dottrine e manifestazioni. Tuttavia mi ha
colpito quanto ha scritto uno storico,
autore di una ben nota Storia del Protestantesimo. A conclusione della sua
analisi del Protestantesimo italiano,
il Léonard esprime questo giudizio:
« Protestantesimo giovane e vecchio al
tempo stesso, questa realtà è senza
dubbio all’origine della sua problematica attuale. Esso sente che dovrebbe
dare alla vecchia Chiesa Valdese una
seria dose di ispirazione pentecostale
e trasmettere al pentecostalismo un
poco della sua tradizione vàldese ».
Sarebbe interessante, a questo proposito, se nel programma delle celebrazioni dell’ottavo Centenario Valdese, qualcuno dei nostri storici ci illustrasse il posto che il « Consolamentum » aveva nella dottrina e nella vita
dei primi Valdesi.
Forse l’opera dello Spirito Santo
sembra essere rimasta un poco alla periferia della nostra vita ecclesiastica.
Non è del tutto fortuito se, dei trecentotre inni del nuovo Innario, non più
di nove siano di invocazione allo Spirito. Non è a caso che a Pasqua e a
Natale si riesca ancora vedere le nostre chiese gremite, mentre la celebrazione della Pentecoste raccoglie le solite modeste assemblee.
Non voglio qui discutere sui successi
dei movimenti pentecostali — successi
innegabili — e neppure sulla validità
di certe statistiche — non altrettanto
innegabili. Quello che è sicuro è che il
segreto per uscire dalla attuale stasi
evangelistica è che lo Spirito divampi
nei nostri cuori, nelle nostre comunità,
vi accenda un vero amore per le anime.
Non ci scoraggiamo dunque. È probabile che certe esperienze negative
che andiamo facendo fossero necessarie per farci ritornare al senso della
nostra prima vocazione valdese: quella
di rendere testimonianza a Gesù Cristo Signore e Salvatore di tutte le
genti.
Roberto Nisbet
suspicione
A Roma, dal 3 al 5 novembre, prima assemblea nazionale
del movimento « 7 novembre 1971 »
Per il rìnnovanento evanielico della chiesa
Avrà luogo a Roma il 3, 4 e 5 novembre prossimo la prima assem’olea
nazionale del « Movimento 7 novembre
1971 », creato inizialmente da 210 preti
e laici cattolici al termine dell’ultimo
sinodo dei vescovi (finito il 6 novembre
1971), che aveva completamente deluso
le attese che avevano accompagnato
la sua convocazione e i suoi lavori. I
promotori del Movimento sono ormai
convinti che è inutile aspettarsi dalla
istituzione ecclesiastica il rinnovamento evangelico della chiesa, mentre è
possibile promuoverlo indipendentemente dalla gerarchia con iniziative di
base, in particolare moltiplicando il
numero delle « comunità ecclesiali »
immuni dalla «contaminazione costantiniana » e caratterizzate dalla fede nell’evangelo della liberazione di Cristo e
da un impegno per la liberazione storica degli uomini sia a livello politicosociale che a livello ecclesiastico.
Il Movimento si definisce « strumento di liberazione evangelica delle persone e delle strutture ecclesiali e sociali ». Le tappe della sua storia, ancora
breve ma che speriamo diventi lunga,
sono le seguenti: il 25 gennaio 1972 il
Movimento ha descritto in un documento la sua propria fisionomia e precisato la sua finalità in alcuni punti
programmatici fra i quali ricordiamo
in particolare: la scelta inequivocabile
della classe dei poveri e degli oppressi
« quale forma sostanziale dell’esistenza
cristiana nel mondo »; l’esigenza di superare «ogni modello di chiesa sacrale », « ogni modello di chiesa clericale»,
« ogni modello di chiesa confessionale »; il rifiuto, infine, di ogni riferimento acritico alla tradizione come pure
di ogni strategia riformistica considerata di compromesso, e invece « accettazione radicale dei princìpi rinnovatori del Vangelo (non riformismo ma
conversione) ».
La seconda tappa del Movimento è
la data delal sua nascita ufficiale: Roma, 25 aprile 1972. Quel giorno e il
giorno prima ebbe luogo il Convegno
IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII
Ai lettori
I versamenti per l’abbonamento 1973
(canone invariato) vanno fatti sul
c.c.p. 2/33094 intestato a « L’Eco delle
Valli ■ La Luce », Via Cavour 1 bis,
10066 Torre Pellice; qui possono pure
essere fatti a mano, dagli abbonati
delle zone viciniori. Grazie.
costituente: 95 delegati firmarono il
documento-base costituito dai « Punti
programmatici » or ora in parte citati,
dando così ufficialmente origine al Movimento. Fu poi redatta e approvata
aH’unanimità una Risoluzione conclusiva in cui dopo aver constatato resistenza di una crisi «profonda e irreversibile » della chiesa e della società italiana, cui la chiesa istituzionale non è
in grado di dare uno sbocco positivo,
gli aderenti al Movimento dichiarano
di appoggiare tutti gli sforzi concreti
fatti soprattutto a livello di base per
realizzare e proporre « un nuovo modo di essere comunità 'della Parola,
della Cena e della carità’, nelle concrete esigenze del nostro tempo » ed
esprimono l’esigenza che « l’Evangelo di
Gesù Cristo torni al primo posto, unica condizipne perché la comunità dei
credenti sia non fine a se stessa, ma
servizio al mondo ».
La terza e per ora ultima tappa è la
prossima assemblea nazionale dei primi di novembre, « traguardo importantissimo del nostro Movimento » afferma l’avviso di convocazione contenuto
nel n. di ottobre del ciclostilato « sette novembre '71 » curato e diffuso nei
giorni scorsi dalla segreteria del Movimento. Nello stesso numero è pubblicato il testo integrale delle tesi e dello statuto che saranno proposti alla
discussione e approvazione dell’assemblea.
Non possiamo ora addentrarci in
un’analisi dettagliata di questi importanti documenti. Basti accennare al loro tema dominante, che è quello della
conversione della chiesa intesa in primo luogo come rinuncia sistematica a
ogni connivenza con i poteri mondani
e a ogni ulteriore compiacenza verso
quello statuto costantiniano della chiesa che così profondamente e negativamente ne ha segnato la storia e la stessa anima; in secondo luogo come scoperta dell’evangelo della liberazione
dell’uomo, del mondo e della chiesa
stessa da tutte le sue alienazioni e
schiavitù e, di conseguenza, come partecipazione alle lotte storiche di liberazione che quelTEvangelo provoca e
alimenta; in terzo luogo come ristrutturazione integrale della vita della
chiesa in modo da superare ogni rapporto gerarchico e sostituirlo con rapporti fraterni e realizzare un tipo di
« comunità aperta » verso gli uomini
— una « chiesa per gli altri » e in pri
mo luogo per gli oppressi — profondamente solidale con l’umanità del cui
destino è pienamente partecipe. Ne risulta in complesso una comprensione
del cristianesimo, dell’Evangelo e della
chiesa del tutto desacralizzata e declericalizzata, imperniata non più sul sacramento ma sull’annuncio della liberazione in Cristo da un lato e su una
prassi di iiberazione storica dall’altro.
Così, la comunità cristiana ridiventa
assemblea di fratelli e comunione di
ministeri e allo stesso tempo pattuglia
di credenti direttamente impegnati nelle lotte di liberazione «per la costruzione di una nuova società... autenticamente laica e socialista », alternativa a
quella attuale.
Questo è, molto a grandi linee, il
progetto ecclesiologico che verrà presentato alTasSemblea nazionale del
Movimento. Si vedrà come sarà accolto. Va da sé che il discorso svolto nelle Tesi presenta lacune e punti deboli
che probabilmente saranno rilevati e,
speriamo, emendati. Ne segnaliamo tre.
Il primo è una analisi troppo poco teologica del fenomeno cattolico: il criterio teologico è troppo spesso dimenticato o trascurato a vantaggio del criterio interpretativo politico, utile e anche necessario ma tutt’altro che sufficiente a spiegare una realtà essenzialmente teologica quale è, nel fondo e
alla radice, il cattolicesimo romano. Il
secondo limite è una presentazione
forse un po’ semplificata del problema
delle implicazioni politiche della fede:
l’esigenza della scelta di classe può essere evangelicamente motivata ma non
esaurisce la questione. Il terzo punto
debole delle Tési è la mancata illustrazione del senso della natura e della
portata della liberazione dell’uomo mediante la croce di Cristo: la predicazione della croce non ha il rilievo che
meriterebbe.
Questi limiti, ed altri che si potrebbero indicare, non compromettono a
parer nostro il carattere sostanzialmente evangelico del discorso nel suo
insieme. Perciò è lecito bene sperare
per il futuro evangelico del Movimento
e per la bontà della sua azione e funzione riformatrice. Non ci resta che
augurare all’assemblea giornate feconde e benedette, nella ricerca perseverante di fedeltà alla parola di Dio e
nell’attesa di udire ciò che lo Spirito
dice alle chiese.
Paolo Ricca
La Corte di Cassazione ha ritenuta
che il processo a Valpreda, Borghese e
Gargamelli per gli attentati e la strage di Milano del 12 dicembre 1969 non
si possa celebrare a Milano, per motivi
di ordine pubblicò e per legittima suspicione, e ha stabilito che esso si svolga a Catanzaro.
« L’ultimo torto della giustizia », ha
scritto il magistrato Giovanni Conso.
Si tratta veramente dell’ultimo e più
grave fra i torti che la giustizia italiana
ha commesso, in questo caso, nei confronti di questi accusati. Da quasi tre
anni in carcere, la responsabilità del
loro processo è stata palleggiata fra
Roma e Milano. In tal modo, fra un
passaggio di competenze e l’altro, fra
una mora e l’altra, mesi e anni sono
passati, senza che alcuno fosse pienamente investito della responsabilità di
questo procedimento giuridico. Si di
rebbe anzi che, proprio in questi ultimi tempi, mentre la "pista nera" rendeva ancor più labili gli incerti indizi in
base ai quali i -tre accusati erano detenuti, gli ostacoli legali si siano moltiplicati. Le istanze di scarcerazione,
ripetutamente presentate da varie parti, e in modo particolare quelle presentate dalla difesa, non trovavano mai un
destinatario che le ricevesse. E quando, finalmente, il tribunale di Milano
è risultato infine competente e, ricevuta l’istanza di scarcerazione, l’ha trasmessa alla Procura della Repubblica
di Milano per le necessarie conclusioni
ad essa spettanti, ecco che il pubblico
ministero indugia, e non consegna queste conclusioni in tempo utile: nel
frattempo, infatti, proprio su iniziativa di quella stessa Procura della Repubblica, era stata presentata alla Cassazione richiesta di rimessione del processo ad altra sede per motivi di ordine pubblico e per legittima suspicione,
e la richiesta è stata accolta dalla suprema Corte. La rimessione a Catanzaro blocca ogni procedimento in corso
e ricrea quello che è stato chiamato
un “vuoto di potere"; teoricamente, entro una diecina di giorni tutto potrebbe riprendere (perché poi Catanzaro?
terra particolarmente serena e a-politica?), ma si preannuncia già che, se
tutto va bene, se ne riparlerà al piincipio deiranno prossimo, dopo Paper
tura dell’anno giudiziario. E, dopo tut
to, questo potrebbe anche non essere
ancora “l’ultimo torto della giustizia".
Ci domandiamo e domandiamo: la
legittima suspicione, di cui si fa uso
così generoso, è lecita anche nei confronti dei giudici?
Gino Conte
In Italia si legge male
e pochissimo
^ Come esistono donne di piccola virtù, così esistono Paesi di piccola cultura. Fra questi è l’Italia attuale. Ormai lo sanno tutti: l’italiano legge poco, anzi pochissimo. Alcuni decenni fa
si individuavano le cause nel ritardo
economico e tecnologico rispetto ai
Paesi più progrediti. Oggi, quando i valori del progresso si vanno livellando
e quando l’Italia ha compiuto un bel
passo avanti nel campo dei servizi e
dei consumi (più che molti altri Paesi),
oggi ci si accorge che l’italiano ha progredito in tutto meno che nel gusto
di darsi una cultura.
Non solo: persino nel campo della
informazione Titahano batte ogni record di pigrizia, tant’è vero che non
si arriva alla misera media di un giornale ogni dieci abitanti. Non si supera
infatti da tempo il plafond di cinque
milioni di copie vendute dai quotidiani (si pensi che in Italia le automobili
sono più di dieci milioni, i diplomati
oltre otto milioni, che l’analfabetismo
è pressoché scomparso, che il tempo libero e la capacità di acquisto sono aumentati in modo rilevante).
Che non sia la capacità di acquisto
a negare all’italiano la possibilità di
istruirsi e di informarsi è eventualmente confermato dalla selva di antenne televisive che compaiono ovunque, anche sulle baracche dei barboni.
Evidentemente, ingozzarsi con il pastone televisivo è più comodo anche
se meno producente, meno probante e
meno intelligente di un sàno pasto alla mensa della libera stampa.
Lelio Bernardini
(Il vivace stralcio che precede è riportato da un numero recente del Notiziario USPI).
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pag. 2
N. 42 — 20 ottobre 1972
Padre nostro, che sei nei cieli ¡ SO
cioè, non,sulb terr^nSujJat terià'iì»Àono gl'idoli: Tamore di sé, il
denaro, la volontà di potenza, l’arte, la cultura, il desiderio di
realizzare sé stessi perseguito in tutti i modi meno che jieH’unicQ.
adatto, e quindi mai appagato, e così via. L'uomo, da quando ha
voltato le spalle al suo unico vero Padre, è un instancabile fabbricante, di idoli; ma gli idoli sono nulla: non soddisfano, solo
illudono. Coritro tutta questa vanità, contro il nulla, che è la
fine ineluttabile di tutto ciò che non ha il suo fondamento in Dio,
cioè contro e sopra tutta la terra sta l’unica realtà: l’Iddio unico,
il Padre e 1 Iddio di Gesù Cristo. Egli è all’origine di tutte le cose,
ma fuori e sopra tutte le cose; è il totalmente altro; tutto deriva
da lui rna niente fa parte di lui; ogni cosa viene da lui ma niente
ha in sé una parte di lui; egli è talmente estraneo a tutto ciò che
noi possiamo conoscere, che noi non possiamo parlare di lui con
cognizione di causa, non possiamo conoscerlo, non possiamo vederlo. Egli è TAssoluto e l’Inconoscibile. Eppure egli non è lontano da noi. Noi non possiamo salire a lui, ma egli scende in noi
nella persona di Gesù Cristo, il suo unico Figlio. L’assolutamente
estraneo è divenuto, in Gesù Cristo, l’Emmanuele, Dio con noi,
ed in lui noi abbiamo tutto pienamente. Non siamo soli: siamo
sempre sottoposti alla sua volontà, che ci porta alle sue mete.
Lino de Nicola
é
Per uscire dagJj equivoci marali e politici del « matrimonio concordatario
l’unica soluzione è abolirlo
I LE LAMENTELE DEL VATICANO
= Il dibattito sul divorzio in Italia sta
S riprendendo, dopo la parentesi della
^ elezione del nuovo Parlamento. Il Va= ticano ha ripreso la sua offensiva di= plomatica col discorso di Paolo VI in
= occasione della visita ufficiale del Pre= sidente della Repubblica. Non inten= diamo insistere su questo fatto scon= certante, preferendo analizzare il con= tenuto della protesta vaticana.
= L’avvenimento più importante è che
^ la nuova fase di lotta contro il divor= zio promossa dal clericalismo cattolico
^ nostrano si diversifica dalla preceden= te. Infatti, mentre l’opposizione cleri= cale di due anni fa era contro ogni for= ma di divorzio, attualmente sembra
= che il Vaticano abbia rinunciato ad
= una lotta radicale, limitandosi a richie
IN OCCASIONE DEL 350“ ANNIVERSARIO
DELLA PROPAGANDA FIDE: 1622-1972
ECUMENISMO E MISSIONI
Per un lavoro efficace
Le Missioni cattoliche, sia ben chiaro, non sono nate con la nascita della
Congregazione della Propaganda Fide.
La precedono di molti decenni e sono
il frutto, vorremmo dire quasi spontaneo, di una concezione della vita che
vedeva nelle scoperte, nei viaggi di
Marco Polo e di Cristoforo Colombo
un divino segno provvidenziale: una
porta aperta su mondi nuovi dai quali risuonava l’antica e nuova voce;
passa ed evangelizza.
Lo spirito missionario era stato conie _up fuoco ardente in molti, ma gli
spiriti erano spesso sprovveduti, e debole, oh! quanto debole, la carne. E il
primo compito della Congregazione fu
quello di redigere quello che potremmo chiamare uno Stato Generale delle
Missioni. Conosceva troppo bene lo stato dello Stato della Chiesa, del quale
— circa due secoli più tardi sotto un
altro Gregorio_ papa e prefetto della
Propaganda Fide — si poteva dare
questo giudizio: « ...L’amministrazione
è spaventosa; la metà di Roma comanda e l’altra metà non obbedisce. In fatto di finanze il solo ordine è di non
averne nessuno; all’inizio di ogni anno
si presenta un bilancio preventivo
provvisorio ridotto; successivamene
si interviene con provvedimenti vari, di
modo che il bilancio si gonfia in modo
spaventoso, un torrente in piena che
travolge lo stesso patrimonio dei contribuenti ».
La Congregazione chiese pertanto a
chi di dovere (Nunzi, Vescovi, Superiori di Ordini religiosi) delle relazioni
sullo stato dei vari campi di attività
missionaria. Le prime a giungere furono quelle delle Autorità religiose in
Europa; nelle terre contaminate dalla
Riforma. E di queste, come già abbiamo detto nel precedente articolo, il nostro volume non si occupa. Ancora una
volta, peccato! Si occupa invece diffusamente con onestà scientifica delle
relazioni missionarie in senso stretto.
E il quadro che si presenta agli occhi
dei severi giudici della Congregazione
è straordinariamente e spietatamente
suggestivo, con le sue luci ed ombre,
con tutti i problemi che sorgono e urgono e che non si possono rimandare.
È dubbio che la Congregazione avesse
la forza per affrontare e risolvere tutti
i problemi, ma li ha visti con giudizio
onesto e indipendente; ha tentato di
risolverli nel miglior modo possibile;
anche talvolta con soluzioni o indicazioni anticipatrici di tre secoli. Perché
veramente il compito che le si presentava era tale da far tremare le vene e i
polsi.
Un quadro realistico
Se è vero che si è potuto presentare
a buon diritto un quadro dell’attività
missionaria nel 500 con accenti trionfalistici— i missionari di Roma lanciati allo sbaraglio, alla conquista di
un mondo nuovo, portatori della Croce e del Vangelo di Cristo in India, in
Cina, nel Giappone, nell’America del
Sud — è altrettanto vero che le relazioni che ora cominciano ad affluire
negli archivi della Congregazione non
sono tutte ottinliste. Il rapporto portoghese denunzia l’ignoranza dei missionari, la loro incapacità di adattamento, la loro preoccupazione per i
beni materiali, la rivalità degli Ordini
religiosi.
Se il tono del vescovo e nvinzio Albergati è severo nel denunziàre l’immoralità dei coloni cristiani portoghesi e degli stessi religiosi, severissimo
è il rapporto del francescano Gregorio
Bolivar. In terrà di colonizzazione spagnola egli denunzia la mancanza di
spirito evangelistico di una Chiesa istituzionalizzata, l’ignoranza delle lingue
locali, la cupidigia dei vescovi, la passione del gioco d’azzardo a tutti i livelli (ecclesiastici inclusi), il commercio degli schiavi e del vino comune fra
gli ecclesiastici. Nelle Indie Occidentali la simonia è all’ordine del giorno;
i « religiosi » danno un cattivo esempio dediti alla caccia; non sono propensi a battezzare gli schiavi negri.
Con fermezza e saggezza
La Congregazione non chiude gü
occhi; procede con fermezza nella repressione degli abusi, esorta, minaccia,
punisce. I Superiori degli Ordini religiosi sono richiamati alla loro personale responsabilità: temono di incorrere nell’ira divina e nella censura papale. Ma esortare, minacciare, reprimere non basta; occorre prevenire,
prevedere, costruire. E l’azione della
Propaganda è innovatrice, lungimirante anche negli schemi tradizionali.
Clero autoctono. Fin dagli inizi la
Congregazione considera la formazione di un clero indigeno come un elemento fondamentale dell'attività missionaria. Éd è un fatto degno di nota,
perché, come osserva Karl Mùller, « gli
Indiani, d’india e d’America, specie nel
caso di questi ultimi, erano in quel
tempo comunemente giudicati “incapaci” di esser sacerdoti ». E non esita la
Congregazione a nominare già nel 1637
vescovo e vicario il bramino Matteo
de Castro. E a chi può sfuggire quanto siano gravide di attualità perenne
le parole del primo segretario della
Congregazione, quando scriveva 350
anni fa, che « la Chiesa recentemente
fondata in terra di Missione sarà sempre una bambina senza forze, se non
s’aprono le porte ai Naturali, et non
si procura con Seminari) et Collegii
d’allevare soggetti habili a predicare
l'Evangelio nella lingua materna ».
È impressionante il susseguirsi di
« istruzioni », circolari, ecc. che hanno
sempre lo stesso scopo; aprire nuove
scuole, formare un clero indigeno culturalmente e spiritualmente preparato. Un clero che sia d’esempio di vita
irreprensibile.
Metodologia evangelistica. Anche in
questo campo il linguaggio della metodologia sembra anticipare certi atteggiamenti del Concilio Vaticano IL
Anche se non ci sentiamo di far nostro
il lirismo del Metzler, non possiamo
anche qui non riconoscere la presenza
di suggestive risonanze con quanto affermato nella dichiarazione sulle religioni non cristiane. Per esempio la
Congregazione si occupa anche del
« dialogo » da stabilire con i Maomettani in modo da attirare la benevolenza dei Principi; i missionari dovranno,
preliminarmente, « parlare di quelle
verità che i Maomettani professano come noi Fcattolici]: per esempio il Giudizio universale, il peccato ed altri argomenti analoghi; di lì si potrà procedere più avanti e parlare della necessità di una Redenzione, ecc. ». Questa Dosizione — anche se ovviamente
le discussioni pubbliche sono escluse — è fonte di molteplici dubbi che
conducono ad un ripensamento teologico al quale farà fronte una Commissione teologica della Propaganda. Le
sue relazioni con il S. Ufficio non c’interessano qui.
E parliamo di politica!
Nel processo politico al colonialisnto
che unisce in commovente concordia
di spiriti liberi pensatori e integralisti
clericali, cattolici e protestanti, marxisti e ortodossi, l’azione missionaria
è coinvolta in un pesante atto d’accusa. La Missione è strumento di potere delle potenze coloniali, volutamente secondo gli uni, inconsciamente secondo gli altri.
Questo volume getta ora un po’ di
luce su alcuni aspetti del problema.
La nuova Congregazione deve svolgere la sua attività in un momento
particolarmente critico; l’Europa è dilaniata dal dissenso confessionale; nel
campo cattolico il Re Cattolico e il Re
Cristiano si affrontano senza esclusione di colpi. E di questa lotta per il
controllo politico, economico e commerciale del Nuovo Mondo, dell’Asia,
dell’Africa, risente tutta l’azione missionaria. La Propaganda Fide ne è consapevole e si deve darle atto di aver
cercato in tutti i modi di garantire l’autonomia dell’azione missionaria, la sua
indipendenza dal potére politico. E non
era cosa facile, quando una lunga tradizione ecclesiàstica e laica assicurava
al « Rey católico » i privilegi indiscussi del « patronato regio ».
Un esempio caratteristico ci è offerto dalla lunga e complessa vertenza
sorta col re di Spagna in merito all'invio di missionari e nomina di vescovi
nel Giappone, sul quale il « Rey Católico » rivendica il suo privilegio di « regio patronato ». Dapprima la Congregazione ricorre a sotterfugi: si attribuisce a semplice dinienticanza l’omissione del riferimento al suddetto privilegio nella Bolla; poi si ripiega sull’opportunità di non insospettire il « Principe del Japón »; poi si prende il toro
per le corna e si prospetta l’opportunità di mandare i rnfesionari in Giappone via terra per rioli dover ricorrere
alle basi spagnole: ,« ...É meglio mandare con maggiore spesa i missionari
in Giappone attraverso l’Assiria e la
Persia piuttosto che riconoscere al suddetto re [di Spagna] il diritto di nomina, affinché le Chiese del Giappone
non vengano sottoposte a perpetua servitù ».
E la Congregazione non si stanca di
raccomandare ai missionari di astenersi rigorosamente dà ogni attività politica: è consapevole del pericolo insito
nell’abbraccio caloroso e opprimente
delle Autorità cattoliche laiche; e così,
con azione lungimirante, perfeziona lo
istituto del Vicariato apostolico, rendendosi autonoma in terra di Missione
per la nomina dei vescovi.
E un’azione che non conosce tregua
e nella quale, talvolta, la visione profetica si isterilisce e immiserisce, lasciandosi invischiare nella miseria della « routine » tradizionale; a Costantinopoli la Congregazione stessa fa intervenire l’ambasciatore francese per
ottenere la deposizione del Patriarca,
sospetto di tendenze calviniste. E il
governo portoghese ammette solo missionari portoghesi nelle sue colonie.
« Li Ministri regii pretendono che il
Rè Cattolico habbia il jus [diritto] patronato di tutte le Indie, e che perciò
a sua présentazione, e non altrimenti
si devono conferire le chiese, li benefici secolari et regolari, curati et non
curati di quelle parti. Di più tenendo
essi, che il medesimo Rè sia Legato
Apostolico in quelle parti, pretendono
perciò che a lui solo tocchi di proveder
liberamente per sé o per li suoi ministri tutte le suddette chiese... Che le
cedole regie, massime nelle materie
spirituali s’habbino da tenere per Brevi Apostolici. Non lasciano eseguire
nessuna Bolla o Breve Apostolico,
neanche d’Iindulgenze, ne meno gli ordini dei superiori secolari ne regolari,
se prima non passano per i consegli
regii ».
Ignacio Ting Pong Lee che ha consacrato oltre 100 pagine alla storia delle vicende grame delle esigenze della
prepotenza regia nel campo delle Missioni. ritiene di poter affermare, « generalmente hablando » che vi sia stata, da parte della Spagna, « una generosa colaboración en el común empeño
misional ».
I volumi seguenti ci daranno indubbiamente la misura di questo « comune impegno missionario ». Per ora diamo atte, alia Congregazione de Propaganda Fide di aver visto i pericoli di
questa collaborazione, anche se non è
stata sempre coerente nell’attuazione
dei suoi principi.
L. A. Vaimal
Alla redazione di questo numero
hanno collaborato Giovanni Conte,
Franco Davite, Roberto Peyrot, Ber■ ta Subilia.
dere che il divorzio venga ristretto ai
matrimoni civili e venga mantenuta la
indissolubilità del matrimonio concordatario: è ciò che viene chiamato il
« doppio regime ».
Il ragionamento del Vaticano — fatto proprio dal ricorso della Suprema
Corte di Cassazione presso la Corte
Costituzionale — è il seguente: mediante il Concordato, lo Stato italiano
ha riconosciuto gli effetti civili al « matrimonio sacramento » cattolico. Questo matrimonio, proprio perché « sacramento »,. sottostà soltanto alla giurisdizione ecclesiastica cattolica, perciò il Parlamento italiano non p’uò legiferare sul matrimonio concordatario
né i tribunali italiani giudicare su di
esso, senza violare l’art. 7 della Costituzione che — accettando il Concordato — riconosce la competenza esclusiva dei tribunali ecclesiastici in proposito. Lo Stato Italiano può stabilire
nel suo ordinamento il divorzio, ma
soltanto per quanto riguarda il matrimonio civile.
COSA DICE L'ART. 34
DEL CONCORDATO
È necessario che gli italiani evangelici (e anche i non evangelici!) conoscano bene il testo del famoso art. 34
del Concordato.
« Lo Stato italiano, volendo ridonare aU’istituto del matrimonio, che è
base della famiglia, dignità conforme
alle tradizioni cattoliche del suo popolo, riconosce al sacramento del matrimonio, disciplinato dal diritto canonico, gli effetti civili.
Le pubblicazioni del matrimonio come sopra saranno effettuate, oltre che
nella chiesa parrocchiale, anche nella
casa comunale.
Subito dopo la celebrazione il parroco spiegherà ai coniugi gli effetti civili del matrimonio, dando lettura degli articoli del codice civile riguardanti i diritti ed i doveri dei coniugi, e
redigerà l’atto di matrimonio, del quale entro cinque giorni trasmetterà copia integrale al Comune, affinché venga trascritto nei registri dello stato
civile.
Le cause concernenti la nullità del
matrimonio e la dispensa dal matrimonio rato e non consumato sono riservate alla competenza dei tribunali
e dei dicasteri ecclesiastici.
/ provvedimenti e le sentenze relative, quando siano divenute definitive,
saranno portate al Supremo Tribunale
della Segnatura, il quale controllerà se
siano state rispettate le norme del diritto canonico relative alla competenza del giudice, alla citazione ed alla
legittima rappresentanza o contumacia
delle parti.
I detti provvedimenti e sentenze definitive coi relativi decreti del Supremo Tribunale della Segnatura saranno
trasmessi alla Corte di Appello dello
Stato competente per territorio, la
quale ,con ordinanze emesse in Camera di Consiglio, li renderà esecutivi
agli effetti civili ed ordinerà che siano
annotati nei registri dello stato civile
a margine dell’atto di matrimonio.
Quanto alle cause di separazione
personale, la Santa Sede consente che
siano giudicate dall’autorità giudiziaria civile ».
Abbiamo sottolineato la parte che
viene presa dal Vaticano come fondamento giuridico della sua protesta. Secondo l’interpretazione vaticana, condivisa dalla Suprema Corte di Cassazione, quel comma significherebbe che
lo Stato italiano non può decidere il
divorzio (cioè la rottura) del matrimonio concordatario, perché soltanto i
tribunali ecclesiastici ne hanno la competenza su di esso.
LIBERTA' DELLO STATO
Che il Vaticano cerchi di farsi forte
su quel testo, è comprensibile; non si
capisce, invece, perché anche la Suprema Corte di Cassazione abbia fatta sua
questa interpretazione.
Né al Vaticano, né alla Supreina Corte di Cassazione possono sfuggire due
considerazioni:
1. Lo Stato italiano — benché fosse quello « fascista », pronto a barattare la pelle del popolo italiano per la
sua politica di potenza — ha già respinto nel 1929 la pretesa del Vaticano
di essere l’unico tribunale competente
in tema di matrimonio concordatario.
Infatti lo Stato italiano respinse la formulazione proposta nello schema del
Concordato del 2 dicembre 1928 art. 35
(rinnovata nello schema del 15 gennaio 1929, art. 34) che affermava: « ...lo
Stato riconosce la competenza esclusiva dell’autorità ecclesiastica nelle
cause matrimoniali secondo il Codice
Canonico, salva la competenza dello
Stato in ciò che riguarda gli effetti meramente civili »
Perciò, nonostante l’ambiguità della
formulazione accettata nel testo definitivo, non si può dire che lo Stato
italiano abbia mai riconosciuta la
« competenza esclusiva » dei tribunali
ecclesiastici.
2. La Legge Baslini-Fortuna sul divorzio non pretende di pronunciare
sentenze di nullità del matrimonio con
Cfr. Fr. Pacelli, Diario della Conciliate. Città del Vaticano, 1959, pp. 408, 438.
cordatario: sospendere gli effetti civili
non significa « dichiarare nullo », anzi
significa riconoscerne la validità, altrimenti non ci sarebbe divorzio. Se lo
Stato italiano pretendesse di dichiarare nullo un matrimonio concordatario,
invaderebbe il campo altrui (anche in
base all’art. 34), perché giudicherebbe
della validità di un atto compiuto sotto una diversa legislazione. Lo Stato
non pretende affatto che la chiesa cattolica riconosca il divorzio e muti la
sua dottrina sulla indissolubilità del
rnatrimonio e la sua legislazione canonica: questo è affare della chiesa cattolica. Lo Stato pretende solo ciò che
è suo diritto, cioè di legiferare sugli
effetti civili del matrimonio che, in
realtà, sono anche l’essenza stessa del
matrimonio, considerato « civilmente ».
Lo Stato non pretende di sciogliere un
« sacramento » .perché di queste cose
non se ne intende!
IL « DOPPIO REGIME »
VA RESPINTO
La proposta di modificare la legge
sul divorzio, limitandone la portata ai
soli matrimoni civili, va respinta radicalmente;
1. Perché lo Stato non può conoscere due matrimoni. Per lo Stato esiste
soltanto un matrimonio, quello civile,
cioè la legislazione che esso si dà, come espressione della coscienza civica
dei cittadini.
2. Perché limitare la possibilità del
divorzio soltanto ai matrimoni civili
significa creare una disuguaglianza tra
i cittadini che è contraria alla Costituzione.
3. Perché far questo dopo 40 anni
di pratica del matrimonio concordatario, durante i quali gli italiani sono
stati moralmente sospinti verso il matrimonio concordatario, nella soggettiva convinzione di trovarsi sempre sotto la legge italiana e non in balìa di
una legislazione diversa, significa carpire la buona fede e lasciare il popolo
vittima di un equivoco.
4. Perché la regolamentazione giuridica del divorzio rappresenta un progresso civile e morale, nei confronti di
una legislazione che, sotto la veste di
difendere la indissolubilità del matrimonio, ne disgrega profondamente ia
sincerità morale, mediante l’equivoco
dei « casi di nullità » diversi dall’unico
caso possibile che è il caso della violenza morale o fisica.
L'UNICA SOLUZIONE CHIARA:
L'ABOLIZIONE DELL'ARTICOLO 34
Se il Vaticano ha veramente serie
preoccupazioni di carattere dogmatico,
cioè Se è preoccupato per il fatto che
il divorzio conrtasta con la sua concezione dogmatica del matrimonio sacramento-indissolubile, e desidera realmente la chiarificazione delle coscienze
e dei rapporti civili, l’unica soluzione
chiara e coerente è l’abolizione dell’articolo 34 del Concordato, cioè la separazione netta e precisa tra il matrimonio come fatto civile e il matrimonio
nella concezione religiosa. Il pasticcio
dell’art. 34 deve finire e anche gli italiani facciano quello che si fa negli altri paesi: vadano presso l’ufficiale di
stato civile, come cittadini e poi, se le
loro convinzioni religiose lo richiedono, vadano dove vogliono. Il loro comportamento sarà regolato dalla loro
coscienza e non vincolato dagli accordi che due poteri assoluti hanno stabilito sulle spalle del popolo.
In questo modo cesseranno tutti gli
equivoci: il Vaticano avrà sempre tutto il diritto di dire ai cattolici che il
matrimonio è indissolubile (eccetto
quando sottigliezze legali lo dichiarino
«nullo»!), ma lo Stato sarà libero di
darsi le leggi più adatte alla coscienza
civica dei cittadini e più conformi al
principio della libertà. Nessuno obbligherà i cattolici a divorziare!
LA POSIZIONE DEGLI EVANGELICI
Gli evangelici non hanno mai avuto
un « matrimonio concordatario ». Anzitutto perché lo Stato italiano non ha
mai fatto un concordato con gli evangelici, ma ha deciso unilateralmente.
Inoltre perché lo Stato non ha mai fatto riferimento ad una legislazione matrimoniale evangelica, ma si è limitato a riconoscere la validità agli effetti
civili al matrimonio celebrato « davanti ad uno dei ministri di culto » da lui
approvati (Legge 24 giugno 1929, n.
1159, art. 8,c. 1). Lo Stato non riconosce una legislazione diversa dalla sua
in materia matrimoniale, ma soltanto
una “celebrazione", un rito, al quale
attribuisce efficacia nel suo stesso ordinamento civile soltanto perché presieduto da persona che acquista carattere "pubblico" per il fatto che è da
esso "riconosciuta" come "ministro di
culto”. Senza questa condizione, il matrimonio celebrato dinanzi ad una comunità evangelica, anche in un culto
presieduto da un pastore, non consegue validità agli effetti civili.
Benché si tratti sempre di un pasticcio, si può tuttavia dire che in questo caso non è lesa né la libertà dello
Stato, né quella del cittadino. Se si
trattasse soltanto di evitare un doppio « rito », sarebbe una soluzione cerAlfredo Sonelli
(continua a pag. 5)
3
120 ottobre 1972 — N. 42
pag. 3
LA CHIESA E LA SUA MISSIONE NEL MONDO
klondo speciale del programma la Comunità Evangelica di Azione Apostolica all'avanguardia
il razzisme del C.E. C.
I cespiti del Fondo, le offerte effettuate e le reazioni
conseguenti
Nella prima puntata di questa breve
serie — come forse i lettori ricorde‘ ranno — abbiamo visto la storia del
V Fondo, a partire dalla riunione del Co-, 'mitato centrale del Consiglio ecumenico delle Chiese a Canterbury nel 1969.
In secondo luogo sono stati esposti i
'■ criteri coi quali questi fondi vengono
distribuiti. Vediamo ora altri aspetti
del problema, sempre desumendoli dal
n. 26 del soepi.
Ricordiamo coll' occasione che il
« fondo di solidarietà » del giornale (indipendentemente da altri scopi che verranno quanto prima proposti) è sempre aperto per la lotta antirazzista. Le
' relative sottoscrizioni vanno inviate
al conto corr. postale n. 2/39878 intestato a: Roberto Peyrot, Corso Moncalie/ ri 70, 10133 Torino.
■ CESPITI DEL FONDO
s
Nel 1969, si è iniziato oon 200 mila
dollari (vedi articolo precedente) trai sferiti dalle riserve del CEC. Nel 1970,
fra Chiese, gruppi e singole persone le
sottoscrizioni sono state di 119.507 dollari; nel 1971 sono ammontate a 117.304
dollari e nel 1972, a tutto il 31 maggio,
soho pervenuti altri 64.726 dollari, per
un totale complessivo di 501.537 dollari.
Così, il primo obbiettivo fissato dal Comitato centrale a Canterbury di 500
mila dollari è stato raggiunto e superato.
OFFERTE VERSATE
NEL 1970 E NEL 1971
Dopo aver esaminato le proposte della commissione del Programma di lotta al razzismo (PLR) basate sullo studio approfondito delle richieste fatte
dalle organizzazioni interessate e dei
programmi da loro esposti, il Comitato esecutivo del CEC ha deciso di versare 200 mila dollari a 19 organizzazioni (su un totale di 30 domande) nel
1970 e altri 200 mila dollari a 24 organizzazioni (su un totale di 66 domande)
nel 1971. Diverse organizzazioni hanno
ricevuto offerte nei due casi. Ecco
l’elenco delle organizzazioni beneficiarie:
AFRICA AUSTRALE: Partito africano per l’indipendenza della Guinea e
Capo Verde (PAIGC); Movimento popolare di liberazione dell’ Angola
(MPLA); Governo rivoluzionario dell’Angola in esilio (GRAE); Unione naz.
per Tindipendenza totale dell’Angola
(UNITA); Fronte di liberazione del Mozambico (FRELIMO); l’Organizzazione
popolare del Sud - ovest africano
(SWAPO); la Fondazione Luthuli o
Congresso naz. africano (ANC); i Movimenti di liberazione dello Zimbabwe,
Rhodesia; il Progetto Africa 2.000. Totale delle offerte 265 mila dollari.
NORD AMERICA: Comitato organizzativo lavoratori agricoli (AFL-CIO);
Università Malcom X; Fondo elettorale
Stati del sud; Associazione neri americani impegnati; Istituto per lo sviluppo del diritto degli indiani; Inuiti eskimo Tàpirista, Canada. Totale 30 mila
dollari.
Il caso Brugnoli
non è chiuso
Il 4 ottobre scorso il gesuita p. Pietro Brugnoli ha lasciato la Gregoriana, dopo il suo
allontanamento dalla cattedra di teologia spirituale, che aveva ricoperto per sei anni, in
seguito al suo rifiuto di ritirare l’adesione al
movimento « 7 novembre ». Il giorno stesso è
partito per Trento dove è stato destinato presso la casa dei gesuiti, senza un incarico preciso.
Lasciando Roma, p. Brugnoli scriveva ai
suoi confratelli della Pontificia Università
Gregoriana : « Non vi nascondo che lascio la
Gregoriana con dolore e amarezza indicibili,
per un allontanamento di carattere disciplinare drastico e senza appelli, di cui non riesco a capire le motivazioni, e senza che mi
siano state offerte possibilità di dialogo o di
difesa. Costretto ad accettare una destinazione non consona alle mie propensioni, che mi
cambia completamente vita a 46 anni » .
E tuttavia, il caso Brugnoli non è chiuso;
la pubblicazione — a cura della rivista IDOC
Internazionale (n. 18 del 15-10-’72) — del
testo col quale Brugnoli ha giustificato presso i suoi superiori la sua appartenenza al
movimento « 7 novembre » sembra destinata
a riaprire il dibattito e a riaccendere le polemiche su una vicenda che non coinvolge
solo la persona di Brugnoli, ma l’intero movimento. Scrive Brugnoli nell’introduzione :
« In realtà, è l’intera Chiesa italiana a trovarsi direttamente e completamente coinvolta:- con una lucidità di evangelismo che si
spinge ben oltre le facili accuse di deviaaione e di insofferenza. Lo si voglia o meno,
ciò che vienè messo in questione tocca i valori decisivi. Obbligando tutti e ciascuno a
una presa di posizione sul significato stesso
dell’essere cristiani in Italia oggi ».
Roma, 12 ottobre 1972
SUD AMERICA E ANTILLE: Istituto pro indigeni del Paraguay; Progetto
di aiuto per la liberazione degli indigeni della Bolivia; Comitato di difesa degli indigeni in Colombia; Azione cristiana di sviluppo delle Antille orientali. Totale 40 mila dollari.
ASIA: Comitato internazionale di
lotta contro la legge sull’immigrazione
in Giappone; Comitato di difesa giuridica, Giappone. Totale 7 mila dollari.
AUSTRALIA: Consiglio federale sulla promozione degli aborigeni; Consiglio tribale nazionale. Totale 25 mila
dollari.
EUROPA: Conferenza permanente
sulle Antille; Ufficio per l’Africa; Movimento contro l’apartheid; Fondo internazionale di aiuto e difesa; Fondazione Mondlane, Olanda; Università libera di studi sulla civiltà nera; Progetto di ricerche Europa-Africa; Comitato francese contro Tapartheid; Comitato contro il colonialismo e Tapartheid, Belgio. Totale 33 rnila dottar!. I
vari totali sopra esposti raggiungono la
cifra complessiva di 400 mila dollari.
REAZIONI ALLE OFFERTE
Le reazioni alla decisione presa dal
comitato esecutivo del CEC ad Arnoldshain nel 1970 sono state studiate
accuratamente dal comitato centrale
in occasione della sua riunione di Addis Abeba del 1971. Durante questa riunione, esso ha adottato le seguenti risoluzioni senza opposizioni né astensioni ufficialmente motivate:
« I) Il comitato centrale, dopo aver
studiato a fondo le diverse reazioni alle decisioni prese dal comitato esecutivo di Arnoldshain, ritiene che queste
decisioni sono in accordo col P.L.R. accettato dal comitato centrale di Canterbury, e che le nuove, necessarie decisioni devono essere assunte secondo
la linea tracciata nel rapporto sul Programma di lotta al razzismo e nel bilancio del programma e della ricerca
per il 1971.
II) Il comitato ritiene che le Chiese debbano sempre sostenere la liberazione degli oppressi e delle vittime delle misure di violenza che le privano dei
diritti dell’uomo più fondamentali. Esso richiama Tattenzione sul fatto che
la violenza è in parecchi casi collegata
al mantenimento dello status quo. D’altronde, il CEC non s’identifica e non
può identificarsi completamente con
un movimento politico, qualunque esso sia. Esso inoltre non dà un giudizio
sulle vittime del razzismo costrette
alla violenza, solo mezzo che resti loro
per raddrizzare le ingiustizie e aprire
in questo modo la via a un ordine sociale nuovo e più giusto.
Ili) Il comitato centrale chiama di
nuovo le Chiese membro a sostenere il
Fondo speciale del P.L.R. creato a Canterbury e fissato originariamente ad un
minimo di 500 mila dollari. Il comitato
centrale nota con soddisfazione che il
comitato esecutivo ha ricevuto da tutte
le organizzazioni che finora hanno chiesto dei fondi l’assicurazione che esse
non avrebbero utilizzato le offerte ricevute a scopi militari, ma che le avrebbero destinate ad attività coerenti agli
obiettivi del Consiglio ecumenico delle
Chiese. Il comitato centrale invita i
responsabili del P.L.R. a sottoporre
progetti e programmi speciali alTattenzione delle Chiese-membro, affinché
esse diano il loro appoggio (dai verbali
e dai rapporti del c.c. di Addis Abeba) ».
Questo rinnovato appello alle Chiesemembro ha avuto, come risultato, un
nuovo sostegno al Fondo. E’ Stato così
che nel settembre 1971 il comitato esecutivo del CEC ha potuto approvare
una nuova serie di offerte per un totale di 200 mila dollari. Questa decisione ha provocato poche reazioni da
parte delle Chiese, ma allo stesso tempo il dibattito sui problemi fondamentali posti dalle offerte del 1970 e del
1971 ha proseguito. Durante la sua ultima riunione, la commissione del
P.L.R. ha pregato il comitato esecutivo
di raccomandare la ripartizione di altri 200 mila dollari da parte del comitato stesso che deve riunirsi nel gennaio 1973.
(continua)
La Chiesa presbiteriana del Messico ha
cento anni, le celebrazioni centenarie saranno particolarmente intense nella settimana
dal 22 al 29 ottobre.
In novembre la Chiesa unita della Papuasia celebra il centenario dell’inizio dell’evangelizzazione cristiana nella regione, per
opera dell’antica Società missionaria di Londra in Nuova Guinea. Questa Chiesa conta
oggi circa 250.000 membri, che parlano óltre
700 lingue o dialetti diversi .
Il « Methodist Recorder », settimanale della Chiesa Metodista in Gran
Bretagna, nel riferire usuila Conferenza Annuale delle Società Missionarie
in Gran Bretagna, che comprende 150
delegati di circa 30 Società, spiega che
l’argomento di fondo ,è stato questa
domanda: « Le Società Missionarie si
preparano a far fronte, alla situazione
futura, o credono che le vecchie formule siano ancora valide per una diecina di anni? ». E il resoconto prosegue: « Molti segni indicano che la vecchia formula: società missionarie dell'Occidente che mandano mezzi finanziari e uomini nel Terto Mondo, conservandone il controllo, non corrisponde più alla situazione Molti cristiani
del Terzo Mondo, per giungere alla
piena maturità e prosare la propria
vitalità, desiderano stabilire relazioni
con altri cristiani su un livello di uguaglianza, e non in una relazione da donatore a beneficato. Se le società missionarie potessero spafrire dalla scena,
le possibilità per il proseguimento del
Topera di evangelizzazione del mondo
aumenterebbero.
La Conferenza ha preso conoscenza
con vivo interesse dell’azione drastica
intrapresa dalle Chiese Protestanti della Francia e della Svizzera, per fondare la Comunità Evangelica di Azione
Apostolica (CEVAA), che comprende
varie Chiese, in cui ciascuna può partecipare alle decisioni che determinano le linee di azione e l’impiego delle
disponibilità umane e finanziarie. Non
esiste più la Società delle Missioni di
Parigi, ma una società in cui tutte le
Chiese dei paesi dove si svolgeva l’azione di detta società, sono considerate
allo stesso livello.
L’articolista dice che dal dibattito è
apparso chiaramente che le Società
Missionarie Britanniche si accingono
molto lentamente a considerare l’avvenire, e a cercare nuovi modi di lavorare insieme con le Chiese da loro
fondate. C’è tanta tradizione legata ai
vecchi modi di agire. Molti chiedono
con ansia: « Le chiese continueranno a
NELLA FAMIGLIA DELLA CEVAA
la Chiesa prteriana del Mozambice
daramente provata dalla repressione portophese
contribuire? La massa dei membri delle chiese capisce che bisogna cambiare? » Un tempo le Società Missionarie
erano all’avanguardia del movimento
ecumenico; ora, però, questo è forse
vero negli altri continenti, ma in Gran
Bretagna tali società non mostrano un
vivo desiderio di lavorare insieme.
Da tutto questo appare chiaramente
che il successo o l’insuccesso della CEVAA potrà avere conseguenze che andranno al di là della sfera in cui si è
svolta fin’ora l’attività della Società
delle Missioni di Parigi.
Questa società sorse dopo le grandi
società missionarie (come la Società
di Londra, quella Battista e quella di
Basilea); allora era alla retroguardia.
Ma ora sembra che si sia portata all’avanguardia, accettando di sparire
per permettere la costituzione della
Comunità Evangelica per l’Azione Apostolica.
Quindi è da augurare vivamente che
i membri delle Chiese Europee (fra
cui la Chiesa Valdese) e delle loro sorelle in Africa, nel Madagascar e in
Oceania, le quali fanno parte della CEVAA, sappiano capire la necessità di
questa nuova forma di collaborazione,
per continuare insieme, con crescente
energia la evangelizzazione del mondo,
e rechino a questa comunità un vivo
interesse e una collaborazione in uomini e mezzi sempre maggiore.
Roberto Coisson
Verso la metà di giugno, nel corso
di una ondata di arresti nel Mozambico, sono stati arrestsati a Lourenqo
Marques il Moderatore della Chiesa
presbiteriana, Zedequias Manganhela,
iì yicemoderatore Casimir Matié e una
ventina fra pastori e laici impegnati
nella chiesa del Mozambico. Fra gli altri, un infermiere ed un laboratorista
delTospedale presbiteriano di Lourenqo
Marques. Quasi tutti gli arrestati sono
persone anziane, che hanno superato i
60 anni; uno di essi, il pastore Macavi
(ex moderatore) ne ha 75. Ci sono quindi serie preoccupazioni per la loro salute, oltre che per l'arresto di cui non
si conoscono i motivi precisi.
Infatti, sulla falsariga delle leggi razziste del Sud Africa, anche in Mozambico una persona può essere arrestata
senza che siano precisati i motivi dell’arresto, se si tratta di sospetti politici; in seguito Tarrestato può essere tenuto in prigione per lunghi periodi di
tempo senza processo e senza che le
imputazioni siano precisate.
Qltre a questi fratelli sono pure stati
arrestati altri responsabili delle chiese:
per lo più anziani od altri membri dei
Concistori, sia a Covo, alla periferia di
Lourenqo Marques, sia ad Antioca-Macuvulane, a 100 km a nord-est della capitale. Di questi si sa ancora meno che
dei primi.
In Ogni caso a oltre due mesi dall’arresto non era ancora stato loro possibile prendere contatto con gli avvocati
difensori che la chiesa ha nominato
per loro,e a metà settembre non avevano ancora potuto ricevere visite dalle loro famiglie.
Sebbene il governo dichiari che le
accuse contro i prigionieri sono personali e non coinvolgono la chiesa stessa,
essa attraversa un momento molto difficile di prova e di distretta, anche se
è sostenuta dalle altre comunità e soprattutto dalle chiese svizzere che hanno diversi collaboratori in Mozambico.
Franco Davite
Certi morti
bisogna continuare
a ucciderli
Ancora recentemente la « Pravda » constatava che (( le superstizioni religiose fanno par’
te delle sopravvivenze più vivaci del passato ».
L’organo del PCUS ricorda che « la propaganda atea scientifica non puh avere un carattere
primitivo », e che è « assai importante denunciare il legame esistente fra la religione
e i costumi nazionalistici^ poiché in vari
casi le Chiese e le sette si attribuiscono il
compito di guardiano dei valori nazionali ».
a Non si può tollerare — aggiunge la
’’Pravda” — come si è verificato nelle regioni di Semerov, di Orci e di Nikolaev^ che
dei comunisti e dei komsomols partecipino a
cerimonie religiose ».
SIGNORNÒ’
La secenda eiarcla antleillltarista del GVAN
In Val Susa, contro gli armamenti e l’esercito, per una giusta legge sull’obiezione di coscienza
(R. P.) - Come anche annunciato nel
nostro settimanale, ha avuto luogo, domenica 8 ottobre la seconda marcia
antimilitarista nonviolenta organizzata
dal GVAN, il Gruppo Valsusino di Azione Nonviolenta di Condove.
Oltre un centinaio di persone, in
maggioranza giovani, hanno percorso
a piedi, ai due lati della statale del
Moncenisio, i venti chilometri che separano Condqye da Susa. Sulla strada,
intanto, sfilavàno le centinaia di automobili che ogni domenica percorrono
la valle i>er la jgita domenicale ed era
uno spettacolo inconsueto vedere altrettante centinaia di mani che si tendevano dai finestrini per raccogliere i
volantini che i dimostranti offrivano
loro.
Gli scopi di questa manifestazione
erano plurimi. Iipanzi tutto, la motivazione di fonoo: la decisa protesta
contro l’esercito, contro la politica degli armamenti e della subordinazione
che deriva dai patti militari, e la rinnovata richiesta ai parlamentari di promuovere una legge giusta sull’obiezione di coscienza che oltre tutto sia anche coerente colla Costituzione che, all’articolo 2° riconosce ad ogni cittadino
« i diritti inviòtabili dell'uomo ».
Altro scopo della manifestazione era
quello di solidarizzare con il giovane
cattolico Gualtiero Cuatto, della comunità della Chiusa di S. Michele, che ha
rifiutato la chiamata alle armi in virtù
dei suoi princìpi religiosi e sociali. Il
giovane aveva a suo tempo inviato —
per motivare il suo rifiuto — delle lettere al sindaco e alTufficio militare di
leva. Gli venne risposto che, siccome
non si era presentato alla visita medica
erà stato « arruolato senza visita ».
Cuatto respingeva la comunicazione inviandola al capo della Stato, nella sua
qualità di capo supremo delle forze armate, unitamente ad una lettera colla
quale veniva richiesta un’autorevole
presa di posizione sull’obiezione di coscienza. Nessuna risposta, nuova chiamata alle armi e nuova lettera del giovane inviata, per conoscenza, anche a
tutti i parlamentari del distretto Torino-Novara-Vercelli. Dalle sue lettere
stralciamo alcune frasi fra le più significative:
«.Non intendo collaborare ad una istituzione (ndr: Tesercito) che ha il solo
scopo di addestrare i giovani a uccidere.
La guerra e tutto ciò che contribuisce
alla sua preparazione è un crimine contro l'umanità intera in quanto tutti gli
uomini sono fratelli... Lo spreco in tempo di pace di quelle somme che servono per il mantenimento degli eserciti è
un grave insulto a quei due terzi dell'umanità che soffrono la fame... Rifiu
Nella prima guerra mondiale i morti
furono il 5% civili e il 95% militari;
nella seconda 48% civili e 52% militari; in quella di Corea 84% civili e
16% militari.
Sappiamo tutti che i generali studiano la strategia d’oggi con l'unità di
misura del megadeath (un milione di
morti) e cioè che le armi attuali mirano direttamente ai civili e che si salveranno forse solo i militari.
Che io sappia nessun teologo ammorti) e cioè che le armi attuali mirarettamente ai civili. Dunque, in casi
del genere il cristiano deve obiettare
anche a costo della vita. Io aggiungerei che mi pare coerente dire che a
una guerra simile il cristiano non potrà partecipare nemmeno come cuciniere.
don Milani
to il servizio militare in quanto mezzo
di oppressione psicologica e di diseducazione delle masse. Sotto la vita militare si abitua il cittadino a non pensare
e a ubbidire a ordini senza la minima
possibilità di discussione, si isola il soldato dai problemi sociali e politici del
paese... Sia però ben chiaro: se mi rifiuto di entrare a far parte dell'esercito, non è per non servire la patria.
Chiedo solo che il servizio che devo
svolgere non si ponga contro i fondamentali princìpi della mia coscienza...
Voi volete le armi e gli eserciti, io voglio il lavoro pacifico e costruttivo; voi
spendete somme favolose nell'industria
bellica, io penso ai milioni di affamati,
di malati, di senza tetto; voi vi prepa
rate alla guerra contro i vostri simili, io voglio fare la guerra ai mali dell'umanità e contribuire al sollevamento dei miei fratelli come insegna il
Vangelo ».
Alla manifestazione avevano anche
dato la loro adesione i consigli di fabbrica dei metalmeccanici del 9° centro
operativo unitario della Valsusa che,
mediante un ordine del giorno approvato allunanimità, hanno espresso la
loro piena solidarietà a Gualtiero Coatto « per l'azione coerente da lui intrapresa nei confronti di una istituzione
che grava in modo particolare sui lavoratori di tutto il paese con delle spese passive », hanno sollecitato il riconoscimento dell’obiezione di coscienza
e hanno inviato « i lavoratori, gli amministratori e i responsabili dei partiti
politici a prendere iniziative a favore
dell’o.d.g. considerando l'alto valore
morale in essa contenuto ».
La manifestazione si è conclusa su
una piazza di Susa dove vari intervenuti — fra cui Piero Pinna, il primo obiettore di coscienza italiano — di fronte
ad un pubblico non molto numeroso,
ma attento, hanno parlato dei vari
aspetti del problema.
Malgrado i numerosi inviti al pubblico di partecipare al dibattito, anche
con argomenti contrari, nessuno ha
raccolto la proposta. Notata l’assenza
di servizio d’ordine pubblico mentre si
è visto un reiterato passaggio della
ronda militare degli alpini, che evidentemente tendeva ad assicurarsi che nessun soldato si lasciasse accalappiare
dalla propaganda « sovversiva » dei pacifisti.
Per coloro fra i lettori che sono particolarmente interessati alla problematica della nonviolenza e dell’obiezione
di coscienza (oltre al quindicinale già
segnalato nello scorso numero) ricordiamo il mensile del Movimento nonviolento per la pace, dal titolo « Azione nonviolenta », ed il cui indirizzo è:
Casella postale 201, Perugia: il numero
costa L. 150 e l’abbonamento minimo
annuo L. 1.500.
4
pag. 4
N. 42 — 20 ottobre 1972
Il pastore di San Germano e la nere Chiesa
La lettera di protesta indiriizata dà un cattolico pinerolese alla redazione dell'Eco del Chisone per pii auguri di
«buon apostolato» indirizzati al pastoré di San Germano dimostra che la «'base » non ha ahcora digerito la
nuova linea ecumenica improvvisamente adottata dalla diocesi - Di chi la colpa?
Sull'Eco del Chisone è apparso, alcune settimane or sono, un riquadro
molto ben segnato con gli auguri di
« buon apostolato » rivolti al pastore
di S. Germano, dopo il suo insediamento. Lo stesso parroco di S. Germano si era preoccupato di raccogliere i
dati necessari per questo trafiletto, informandosi della provenienza della
famiglia Conte, del culto di insediamento ecc. Fin qui tutto bene, un saluto ed un augurio sono espressione
di stima e correttezza e possono sempre fare piacere.
Nel numero seguente del giornale
però la questione assumeva un rilievo
ed una importanza del tutto inattesa.
Un lettore dell'Eco del Chisone, infatti, Felice Morello, scriveva una lettera
alla redazione per protestare contro
questo saluto dato da un giornale cattolico ad un « eretico ». Di chiesa ce
n'è una sola : quella di Roma ed i
fratelli valdesi possono solo essere
invitati ad una « feconda conversione ». « La verità va detta anche se costa » e Paolo non ha mai fatto gli
auguri di apostolato ai sacerdoti pagani del suo tempo. Anche questa lettera va bene perché è chiara, lineare ed
onesta, uno la può accettare o respingere ma dice quello che dice.
C'è però la risposta del giornale,
siglata ft, ed è questa risposta che ci
spinge a scrivere oggi. Lo facciamo
con molta umiltà e contro voglia ; i
problemi di casa nostra sono tanti e
tali che non sarebbe proprio il caso di
gettare sassi nel giardino altrui ; le
comunità valdesi hanno abbastanza
da fare per ravvedersi e fare frutti di
fede autentica senza andare ad insegnare ai cattolici cosa devono fare,
però alcune cose vanno chiarite perché da alcuni mesi il giornale della
diocesi pinerolese si interessa con particolare attenzione alle cose di casa
nostra e lo fa in un modo non del
tutto convincente.
Vediamo dunque la lettera di ft,
cioè del giornale, al signor Morello.
A leggerla molti cattolici e quasi tutti
i valdesi hanno detto senza dubbio :
« Guarda come scrive bene, finalmente un modo di parlare moderno che da
a quel bravo uomo di Morello quello
che si merita ; fa certo piacere vedere
come sono cambiate le cose da alcuni anni... ». Questa risposta a me invece dispiace e vorrei cercare di dire
perché.
Anzitutto offende ( offende me, che
non c'entro ) il titolo con cui si presenta : « Quando si coltiva la follia di
identificarsi con la verità». Questo si-^
gnifìca non solo dare del folle ( alla .
buona del « matto » ) al sig. Morello
ma trattare da folli tutti i cattolici che
credono di possedere la verità. Per
noi evangelici non è una follia ma un
errore di fede cioè un peccato. Siamo
però seri, non è forse questo che ogni
cattolico della diocesi di Pinerolo ha
imparato sul suo catechismo sino a
dieci anni fa, e non pochi continuano
forse ad imparare tutt'oggi ; chi lo ha
reso folle il sig. Morello se non i sacerdoti che lo hanno educato? E non
si può dire bianco fino a ieri e oggi
nero, così, senza spiegazione, solo
perché lo dice il magistero, senza cioè
motivare dicendo dove ci si era sbagliati. E sopratutto non si può dire
che fino a ieri era buon cattolico chi
credeva i protestanti eretici e oggi
quello diventa un « folle », mentre
buon cattolico è chi rispetta i protestanti come dei fratelli. Non è la stessa cosa credere una cosa o l'altra come il bianco non è lo stesso colore
del nero. Il discorso cattolico conciliare è assurdo per questo : perché continua a dirti che sei sempre cattolico,
credi sempre la stessa cosa : ieri era
nera oggi è bianca ma non è cambiato
niente ! È quello che Morello non capisce, e non lo capisco neppure io.
C'è però di più : si vorrebbe sapere
una buona volta se i cattolici credono
ancora oggi che la Chiesa fondata da
Cristo è quella di Roma, unita al successore (presunto, aggiungo io) degli
apostoli, il papa, ed è quella l'unica
Chiesa. Q è sì, o è no. Che la chiesa
cattolica sia una chiesa cristiana, o
sia « nella » Chiesa di Cristo, tutti concordi, che dentro ci siano anche altri
cristiani, va bene, ma è o non è « la »
Chiesa di Cristo?
A questa domanda ft non risponde,
perciò il suo discorso non significa
nulla. I un discorso pieno di buon
senso e di ottime cose ma è come uno
che ti chiede la strada ad un bivio, e
tu gli dici che è meglio viaggare col
bel tempo anziché con la pioggia. Un
pastore non è un pagano ( bestiale ed
errato fare questo paragone I ), è un
fratello in Cristo e predica la buona
novella ; le divisioni che ci sono nella
chiesa sono colpa di tutti, e perciò i
cattolici devono pentirsi del male com
messo, non bisogna identificarsi con la
verità ma essere umili e riconoscere i
valori che ci sono anche nelle altre
comunità.
Tutto questo è buono ma è sempre
parlare del bel tempo non della strada. Lo ha detto il Concilio: gli evangelici ( perciò anche noi valdesi ) abbiamo dei « valori cristiani », abbiamo per grazia di Dio delle verità
evangeliche, del buono, ma « la verità » è o non è nella comunità romana? Se ft non risponde su questo, risponde per lui il papa, che ci ripete in
ogni occasione che soltanto l'unità
con Roma costituisce il fondamento
della verità e ce lo ripetono tutti i
predicatori della Rai TV. Ora se a noi
piace la risposta sdegnata di ft e la
comprendiamo, non solo, ma ne ap
Linee di lavoro del l" Distretto
COMMISSIONI AL LAVORO
Nell'incontro del Castagneto del 29
settembre i pastori'del primo Diàtret-'
to hanno deciso di procedere nel lavoro per commissioni onde distribuire
razionalmente le linee di lavoro'e le
forze. Alcune di queste commissioni,
formate da pastori e laici, sono tuttora al lavoro: il gruppo che si occupa
del colportaggio ha inviato una lettera a tutti i pastori del I Distretto comunicando la decisione di dedicare la
domenica della Riforma (29 ottobre)
ad una « particolare campagna di diffusione della Bibbia ». Il motto scelto
per questa campagna è: «Una Bibbia per l'altro », richiamando l'attenzione sul fatto che la Bibbia va diffusa anche all'esterno del nostro ambiente, suggerendo ai membri di chiesa alcune indicazioni pratiche.
La commissione sociale in collaborazione con la C.D. si è pure riunita
per organizzare alcuni incontri di Concistori nelle valli, per una discussione
preliminare da estendersi alle comunità in vista di un convegno allargato
a tutti, in riferimento ad un ordine del
giorno della Conferenza del I Distretto (Atti della Conferenza art. 10). La
Commissione Distrettuale comunica
accanto il programma di questi incontri.
Sempre alla commissione sociale è
stato affidato l'incarico di occuparsi
del problema dell'obiezione di coscienza, in riferimento ad un o.d.g.
dell'ultimo sinodo e alla lettera inviata
alle comunità (art. 57 e 58 degli Atti). Il corpo- pastorale ha discùsso ilproblema in alcune sedute, una delle
quali con la partecipazione del Dott.
Gustavo Comba e, in collegamento
con la commissione nominata dalla
Tavola sul problema dell'obiezione di
coscienza, deciso di predisporre una
serie di incontri a livello di informazione e documentazione. In questa
prospettiva si pensa di organizzare un
incontro aperto a tutti a Pinerolo, in
data e con programma da stabilirsi e
che verranno tempestivamente comunicati sulla stampa. Dopo lo studio e
l'informazione accurata il dibattito
dovrà coinvolgere le comunità per
una chiara presa di coscienza e di posizione su questo problema.
COMUNICAZIONI
DELLA COMMISSIONE DISTRETTUALE
La Conferenza Distrettuale tenutasi
a Bobbio il 28 e 29 giugno di quest’anno ha affrontato fra gli altri anche il
problema della situazione economica
in cui si trovano le nostre Valli. La
discussione è stata, come altre volte
sullo stesso tema, abbastanza vivace e
costruttiva ma non è giunta a conclusioni molto concrete. Si è semplicemente detto di continuare a riflettere
al problema e sopratutto si è rivolto
un invito alle comunità perché si
preoccupino della loro vita e del loro
atteggiamento in questa situazione.
Sul problema sociale è evidente che
non possiamo fare molto, nessuno di
noi individualmente o come comunità
valdese può fare cambiare una situazione che è quello che è, probabilmente però possiamo fare più di quanto
pensiamo con una maggiore unione di
forze ma sopratutto dobbiamo pensare
a quale deve essere il nostro atteggiamento ed il nostro comportamento rispetto a questa situazione.
Ecco quanto diceva l’ordine del giorno: « La Conferenza... presa coscienza
della grave situazione economica che
attraversano le Valli, specie per quanto concerne l’occupazione, invita le comunità a riflettere su questo problema,
effettuando questa riflessione nell’ottica di una testimonianza evangelica;
chiede alla Commissione Distrettuale
d’indire un convegno che, valendosi
llllllllllltllilllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll
Hanno collaborato a questa pagina: A. Frache, A. Geme, E. Geme,
R. Geme, C. Tourn, G. Tourn,
L. Viglielmo.
della documentazione necessaria, esamini questo terna e suggerisca gli interventi ritenuti hpportuili ».
In otteitìperanzà a quesfo invito della Conferenza la Commissione Distrettuale, in accordo cori il Corpo pastorale, ha provveduto; a ipdire un Convegno
sul tema sociale'il giorno 8 dicembre.
Per renderlo però profittevole, ed avere il frutto di una riflessione di tutti,
ha pensato di suggerire a tutti i Concistori di esaminare il problema già
nel corso del mese di novembre, nelle
riunioni di quartiere, eventualmente in
assemblee di chiesa, nelle unioni giovanili ecc. Per fare questo è necessario
però che i fratelli dei Concistori si incontrino per uno scambio di idee e per
dare il proprio avviso e la propria opinione. Sono stati perciò indetti tre incóntri di Concistori, nelle tre diverse
zone delle Valli nelle seguenti date:
Domenica 22 ottobre
a Ferrerò per i concistòri della vai
Germanasca.
Domenica 29 ottobre
a.yUlar Pellice per ì concistori della
vai Péllice; a S. Secondo per la vai
Chisone, Pinerolo, Prarostino e San
Secondo.
Il programma in linea di massima è
il seguente:
oré 14,30-15 : Introduzione del pro
blema;
ore 15-15,30: Dibattito;
ore 15,30-16,30: Risoluzioni finali.
La Comm. Distrettuale
Il via al Collettivo
Bonhoeffer
L'inGontrbT'del gruppo evangelico
programmato per il week end 'di sabato 14 e domenica 15 ha avuto luogo come previsto ed ha avuto una insperata partecipazione di fratelli, dalle comunità valdesi e battista della
zona Valli-Torino-Rivoli. Il numero dei
partecipanti non è sempre stato uniforme, alcuni hanno preso parte ai
lavori del sabato, altri della domenica; nel complesso però ih nucleo di
coloro che hanno seguito l'intero incontro si è stabilizzato sulle 35 persone.
Buona parte del tempo è stata dedicata, come si poteva prevedere, all'organizzazione del futuro piano di
lavoro che è stato approvato nelle linee seguenti : sabato pomeriggio, lavoro biblico; sabato sera esame in
comune di un testo biblico sotto la
guida di un esegeta ; domenica mattina partecipazione al culto e discussione della predicazione sul testo
esaminato la sera prima; domenica
pomeriggio studio teologico.
Programmato il piano dei prossimi
incontri : il primo tema teologico è
stato individuato nel problema scienza-fede prendendo come base la polemica avvenùfti’ di recente tra il premio Nobel Monod ed i suoi critici.
Già nel corso dell'incontro,avvenuto si sono sperimentati alcuni elementi di questo programma con lo studio
esegetico tenuto la sera di sabato dal
prof Corsani sulla pericope Luca
4: 16-30, la predicazione del past.
Genre sul medesimo testo, la discussione al termine del culto con un buon
gruppo di fratelli. Il problema ha occupato non solo l'ora prevista ma ha
fornito materia di riflessione anche
per parte del pomeriggio.
Molto resta da fare per trasformare questo incontro di fratelli in vera
comunità di ricerca, occorre imparare
a ricercare insieme con umiltà, a rispettare e comprendere la posizione
altrui, a dare il proprio contributo personale senza aspettare di ricevere lezioni, a costituire un clima di meditazione spirituale ecc. La via che resta
da percorrere è lunga ma i primi passi sono incoraggianti, auguriamoci
non siano entusiasmi passeggeri ma
reali impegni di vita.
Cronaca delle Valli
prezziamo la tonalità spirituale, nulla
toglie a| fatto che risposta non è. Risposta, a nostro modo di vedere, sarebbe solo quésta: «caro fratello Morello, il tuo ragionamento non è evangelico, e ci siamo sbagliati quando lo
abbiamo fatto, la nostra comunità ecclesiale è una comunità cristiana, come quelle evangeliche, né più né meno, che cerca di riformarsi secondo il
Vangelo ; non siamo la Chiesa di Cristo ma una delle tante comunità cristiane nel mondo che possono solo
augurarsi di essere fedeli».
Questa risposta sarebbe protestante e perciò ft non la può dare, benissimo, non la dia, ma da parte nostra
non si scambi per sdegnata profezia
quella che è solo una nuvola di incenso. GIORGIO TOURN
SCUOLE
Il giórno 3 ottobre'hanno avuto, regolarmente inizio le lezioni, ad óràfio
completo, nella Scuola Media di Ferrerò. Putroppo mancano ancora le nomine degli animatori dèi dopo-scuOla, per’
cui si presume che questo servizio entrerà in funzione soltanto a metà novembre. Alla stessa data incomincerà
l’attività della refezione scolastica.
Per predisporne l’organizzazione si
sono riuniti lunedì 2 ottobre i rappresentanti dei Patronati scolastici di Ferrerò, Frali, Salza e Massello E’ stata
riconfermata alla conduzione della refazione la Sig.ra Rita Barai Coutandin
che ha svolto questo incarico negli ultimi tre anni con serietà e competenza.
Trasporto allievi,, riscoldamento, illuminazione e manutenzione dei locali
e degli impianti sono problemi di competenza delle quattro amministrazioni
comunali di Ferrerò, Frali, Salza e Massello, riunite in Consorzio con l’am, ministrazione provinciale; questi problemi sono stati esaminati nella seduta del consorzio scolastico, convocato
il 5 ottobre a Ferrerò.
Gli allievi che frequentano la Scuola Media di Ferrerò sono quest’anno
81; le spese previste per tutti i servizi
sono di Lire 5.500.000 circa. Le spese
sono coperte per un po’ meno di 2/3
dallo Stato e dalla Provincia di Torino; il resto è a carico dei Comuni consorziati in proporzione al numero degli
allievi che ha ogni singolo Comune.
Sono forse spese non eccessive, ma
sufficienti per creare problemi al Consorzio scolastico, che non sempre è in
grado di rispettae le scadenze dei pagamenti, soprattutto perché i contributi dello Stato e della Provincia arrivano con notevole ritardo. Questa situazione si riflette evidentemente sul costo di alcuni servizi, in quanto i ritardi ricorrenti diminuiscono di molto la
possibilità di contrattazione da parte
del Consorzio.
Se la riapertura della Scuola Media
è stata regolare, non si può dire altrettanto per le lElementari. A Salza di Piroio è stata soppressa la scuola del Capoluogo per insufficienza del numero
di alunni e il posto d’insegnamento è
stato trasferito a Ferrerò, dove si era
reso necessario un insegnante in più.
Nella zona di Fontane, Miniera Gianna, Gardiola e Rodoretto, dove vi sarebbe un numero di alunni sufficiente
per tenere aperta una Scuola, sono sorte difficoltà d’intesa tra i Comuni di
Frali e di Salza e le famiglie interessate sulla scelta della sede scolastica. Se
non verrà raggiunto un accordo anche questa scuola sarà chiusa, con grave disagio delle famiglie che saranno
costrette a trasferirsi altrove.
Se l’alta Valle si spopola, a Pomaretto invece la Scuola di recente costruzione non ha aule in numero sufficiente per accogliere tutti gli alunni, per
cui una parte dei bambini ospiti del
Convitto valdese di Pomaretto viene
trasportata giornalmente a Chiotti, a
Ferrerò e ad Inverso Pinasca. Le altre
scuole della Valle si sono riaperte normalmente.
VILLASECCA
Un giovane minatore di Linsardo
(Ferrerò), Romildo Peyronel, ha perso la vita in un incidente stradale, sabato 7 ottobre, mentre ritornava dal
lavoro.
Per cause ancora imprecisate, il giovane, che guidava una motocicletta,
ha sbandato sulla sinistra della strada provinciale, poco sopra la caserma
di Ferrerò, ed ha urtato violentemente col capo contro la parete rocciosa.
Pensiamo con viva partecipazione
cristiana ai genitori, già anziani, che
hanno perso così tragicamente il loro
unico figlio.
Ringraziamo gli Anziani Aldo Tourn
di Rorà e Aldo Varese di Torre Pellice e i Maestri Paschetto di Torre Pellice e Forneron di Prarostino che hanno presieduto il culto durante l'assenza del Pastore.
PERRERO-MANIGLIA
Il 1° ottobre si sono riuniti nella
vecchia scuola di Maniglia i capi-famiglia e gli altri responsabili della zona
per prendere definitivi accordi circa i
lavori di restauro da eseguirsi nel
tempio di Maniglia, trascurato per
molti anni. Si è espressa la volontà
comune di non lasciare andare in rovina l'edifìcio, per la costruzione del
quale tutte le comunità valdesi e molte chiese sorelle dell'estero avevano
generosamente contribuito. Si è deciso
di rifare completamente il soffitto, pericolosamente lesionato in vari punti,
a perline di larice. Tutti i presenti si
sono generosamente offerti di dare
gratuitamente giornate di lavoro, al
flne di contenere il più possibile le
spese. Se tutti manterranno fede al
proprio impegno si prevede di poter
finire i lavori entro il prossimo dicembre.
Sabato 7 ottobre Ugo Pons (Bessé)
e Luciana Micol (Lorenzo) si sono spoti. La cerimonia, riprendendo una tradizione che si era ormai persa da molto tempo, si è svolta prima in Municipio e poi nel Tempio di Perrero, dove
gli sposi hanno dichiarato, davanti al
A Porosa:
Verso la chiusura
del Vailesusa?
In seguito alle insistenti voci secondo le quali sarebbe prossima (1® novembre) la chiusura dello stabilimento
Vailesusa di Ferosa Argentina, il Fres.
del Consiglio delle Valli Chisone e Germanasca dott. E. Maccari ha inviato
una vibrante lettera al senatore Coppo,
Ministro del Lavoro, sollecitando un
incontro a livello di Consiglio di Valle
per fare il punto sulla situazione occupazionale della valle con particolare
riferimento alla situazione del Valle
susa.
Sabato 14 ottobre, dopo un incontro
di partito che si è tenuto presso il Municipio di Ferosa, il Ministro si è recato per pochi minuti presso la nuova
sede del Consiglio di Valle dove erano
ad attenderlo oltre al Consiglio di Fresidenza, alcuni sindacalisti ed i delegati di fabbrica del Vailesusa.
Dopo concitate ed imbarazzanti trattative il Ministro ha accettato di incontrare i rappresentanti dei lavoratori
dichiarando che non era in grado di
anticipare quello che sarebbe stato
l’esito delle trattative già fissate per
lunedì 16 tra l’Azienda, i sindacati e i
tre Ministri del Bilancio deH’Industria
e del Lavoro. È stato quindi oltremodo
evasivo lirriitandosi ad assicurare che
« FerOsa non dovrebbe correre gravi
rischi né nutrire eccessive preoccupazioni » anche se è da prevedere un periodo di assestamento che permetta
all’Azienda di apportare le necessarie
riconversioni allo stabilimento in quanto intende renderlo competitivo anche
sul mercato internazionale.
Gli avvenimenti dei prossimi giorni
diranno se Veramente gli operai di Perosa possono continuare a lavorare
«senza eccessive preoccupazioni» per il
domani, oppure smentiranno le parole
rassicuranti del Ministro Coppo.
R. G.
DELIBERE DELLA GIUNTA COMUNALE
DI PERRERO
Nella sua seduta di giovedì 12 ottobre la
Giunta comunale di Ferrerò, dopo alcune delibere di normale amministrazione, ha assunto alcune delibere di particolare interesse.
Ha prima di tutto esaminato e accetUito
la proposta della Provincia di asfaltare un
primo tratto della strada di Faetto per un importo dì lire 15 milioni, di cui sei a carico
del comune di Ferrerò. Si avvia così a conclusione l’annoso problema della strada di
Faetto ormai quasi impraticabile a causa della
continua e forte usura delle intemperie e del
transito.
Poi ha deciso di richiedere, con procedura
urgente, un contributo statale che permetta
la sistemazione della bealera dei mulini dì
Ferrerò che dovrebbe essere completameli le
coperta ed intubata per eliminare gli inconvenienti che si lamentano da diversi anni ed
ai quali non si era finora trovata una soluzione soddisfacente.
Infine la. Giunta ha ritenuto opportuno ed
indilazionabile un ritocco alla tassa di famiglia ed al valore locativo sìa per adeguarsi
a quelli che, sono le aliquote pagate dai cittadini dei comuni vicini, sia per far fronte ad
alcune spese tra le quali di particolare impegno: il trasporto allievi, l’asfaltatura della
strada di Faetto e Facquisto di un apripista
AD7 Fiat da adibire allo sgombero della neve
sui tratti di strada non asfaltata ed alla sistemazione, conservazione e costruzione di
strade durante il periodo estivo.
C.A.I. VAL GERMANASCA
La sezione del C.A.I. della Val Germanasca comunica che è stato fissato pe,r domenica 29 ottobre alle ore 12,30 presso la pensione Serenella a Ghigo di Frali, il tradizionale
« Pranzo sociale » al quale potranno prendere
parte, oltre ai soci, familiari, amici e simpatizzanti.
Le adesioni, accompagnate dall’acconto di
lire 1.000, devono pervenire al Consiglio Direttivo o alla pensione Serenella entro il 23
ottobre p. v.
San Secondo
I giovani sono convocali pei' sabato
21 ottobre, alle ore 20, nella sala.
II culto di domenica pross., 22 corr.
sarà presieduto dal prof. J. A. Soggin,
della nostra Facoltà Valdese di Teologia. Nello stesso giorno, alle ore 9,30,
si aprirà la scuola domenicale.
In occasione della festa della Riforma, che quest’anno cadrà il 29 ottobre,
nell’atrio del tempio verrà messo in
vendita uno stock di Bibbie a prezzo
speciale. Ogni famiglia ne acquisti almeno una copia da offrire all’amico o
al conoscente. Sotto il motto « Una
Bibbia per l'altro » diffondiamo insieme la Farola di Dio.
la comunità la loro Yolpptà di vivere
cristianamente il pròprio nriatrinhiViio,
-'e -su di loro la chiesa ha invocató la
benedizione del Signore.
, ; Dopo breve malattia si è spenta Luigia Micol, ved. Peyran. Il funerale ha
avuto luogo a Maniglia il 5 ottobre.
Ricordiamo con nostalgia la figura di
questa nostra sorella che attraverso
molte difficoltà e molte prove aveva
sapunto mantenere intatta la sua 'fede,
Ai familiari, ed in particolare ai figli,
rinnoviamo l'espressione della nostra
simpatia.
5
20 ottobre 1972 — N. 42
pag. 5
I cervelli
airammasso?
^ Un lettore, da Basilea:
Signor direttore,
Sulla « Luce » del 29.9.72 Lei ha pubblicato una lettera di un certo Valdo Friulan che non posso accettare.
Questo Signore vorrebbe che si considerassero i Sovietici come essendo nel loro
diritto di perseguitare i cristiani i evangelici, benché la Costituzione ''russa "garantisca la libertà di coscienza. Sfortunatamente così è soltanto sulla carta. Il distribuire
copie delle Sacre Scritture non deve essere un reato perché la libertà di coscienza
dovrebbe essere rispettata dallo Stato Sovietico. Invece, io credo che i Sovietici sono più ipocriti dei fascisti, proclamando
« pace, pace », mentre non c’è nessuna libertà in casa di loro. Perciò hanno soffocato la Cecoslovacchia e ultimamente uno
degli Stati baltici. Se non fosse una dittatura atea, non farebbero le cose che fanno. Preghiamo Dio che non ci tolga la
libertà di amare la Sua Parola, ma al
momento opportuno non esiteranno a invadere l’Europa. Io credo che il Friulan
è veramente cieco o non vuole vedere le
le cose come sono.
Suo lettore fedele,
E. Kunzler-Koelner
•Un lettore, da Torino:
Caro direttore,
devo anzitutto confermare che qualche
Tolta ho pensato anch’io che sì potrebbe
•evitare la pubblicazione sul nostro giornale di scritti troppo inneggianti agli estre' mismi di destra o di sinistra ma riconosco
-che questi scritti, anche se un po’ duri da
mandar giù, è bene che siano conosciuti
perche ci aiutano a capire cosa ci aspetta
•se dovessimo cadere sotto qualcuno dì quei
regimi ed hanno perciò una utile azione
,<c vaccinante ». Pensavo a questo leggendo
. l’articolo di Valdo Friulan sul n. 39 del
■29 settembre: Sulle speculazioni anticomuniste in Italia.
Per chi. come il sottoscritto, ha vissuto
■e subito tutto il « ventennio » scritti come questo danno solo un senso di fastidio
. perché certe affermazioni non si risentono
più volentieri, ma è opportuno che anche
i più giovani le sentano e ci riflettano su.
Ci sono in questo scritto alcuni punti
che definirei « perle » su cui merita soffermarsi. Sulla prima... « da una parte gli
ebrei con la loro smania di raggiungere
Israele per aumentare la carneficina a danno degli inermi palestinesi... » non c’è
- molto da dire tanto è chiara la sua derivazione nazista. Ma leggendo la seconda
« |)('rla »: « ...dall’altra gli evangelici con
la loro testardaggine nel distribuire al di
fuori delle chiese copie delle Scritture in
violazione alle leggi dello stato... » sorgono
non pochi interrogativi: come dobbiamo
giudicare i valdesi e tutti i testimoni della
fede che attraverso i secoli hanno lottato
anche contro lo stato e le leggi vigenti per
il diritto di leggere la Bibbia e vivere se’condo i suoi dettami ed annunziare l’Evangelo ai pagani e agli atei? Parliamo ancora di evangelizzazione ma quale testimonianza sarà possibile in quegli stati dove
solo nelle chiese è possibile distribuire le
Scritture? chiese naturalmente vuote perché nessuno, per paura, oserà entrarvi anche se (altra « perla ») « ...la libertà è un
dato di fatto, un qualcosa cioè acquisito da
tempo attraverso la rivoluzione socialista ».
Prendiamo atto di quanto ci dice V.
Friulan che loro (penso siano quei giovani che erano a Ecumene) « ...hanno potuto
dimostrare che non solo ogni comunista
non deve necessariamente essere un ateo
combattente, ma anche il fatto che ogni
buon cristiano non può non essere di sinistra nelle sue scelte... »; ma questa dimostrazione l’hanno potuta fare qui in un
jpaese democratico, infatti la prima parte
dell’articolo ci dice chiaramente cosa si
può e si deve fare sotto quell’altro regime; sarebbe comunque molto interessante
che tutti potessimo conoscere questa dimostrazione cosi formidabile da smentire
la realtà nonché la stessa prima parte dell’articolo.
Forse il nostro articolista non ci crederà ma la storia non si può cancellare anche se qualche volta la si ignora e così
è opportuno ricordargli che 40 e più anni
fa l’A.C.D.G. (Associazione Cristiana dei
giovani e anche l’UCDG già aveva realizzato una... « sincera e proficua comunione fraterna tra evangelici italiani, cat•tolici del dissenso (ce n’erano già allora)
e compagni non credenti... » (ce ne sono
sempre stati molti) fondandosi sulla Scrittura e non sul marxismo. Ma altri interrogativi ancora si pongono : ho avuto
spesso occasione di assistere come anziano,
Una sosta felice
in ambiente
evangelico
Questo è quanto la Casa Valdese di Vallecrosia, grazie ad importanti lavori eseguiti recentemente è ora in grado di offrire a
singoli, famiglie, persone anziane, a tutti coloro insomma che
necessitano di un periodo di riposo in un clima più mite, a partire dal 1° gennaio 1973.
Per informazioni e prenotazioni rivolgersi alla « Casa Valdese
per la Gioventù », Via Col. Aprosio, 255 - 18019 Vallecrosia (IM).
Tel. 0184/21283.
ci scrivono
durante ben 25 anni, ad esami di fede di
fratelli, provenienti dal cattolicesimo o
dall’ateismo, che chiedevano di essere accolti nella nostra chiesa e quello che mi
ha sempre colpito di più era la gioia,
che essi portavano nel cuore e cercavano di esprimere, di aver trovato il Salvatore, la gioia di servire il Signore e di
poter leggere la sua Parola. Ora usciamo
spesso dalle nostre chiese guardando le nostre mani lorde del sangue di popoli e
tribù, curvi sotto il peso della nostra compartecipazione ai delitti più feroci, responsabili di tutte'Ìe^^mi insanguinate che
si trovano nel mondo, per fortuna quelle
provenienti da certe nazioni sono rosse
già per fabbricazione e su quelle il sangue non si vede e quindi non se ne
parla; siamo sollecitati ad aderire a sottoscrizioni e proteste quasi sempre (sarà il
caso) patrocinate da noti gruppi extraparlamentari, e ci chiediamo : come mai
la nostra evangelizzazione sembra inaridita? Come mai si sono dissolti tanti gruppi giovanili? Come difenderci dal dubbio
che il cosidetto cristianesimo marxista
non soltanto allontani gli evangelici ma
non attiri (e questo è logico) nessun compagno marxista ateo? E come miai fanno
tanti proseliti in questi tempi i pentecostali ed i Testimoni di Geova? forse predicando un cristianesimo marxista, o marxista-leninista, o maoista?
Molti sono gli interrogativi, qualche volta anche angosciosi, ma forse è meglio che
sia così, poiché quando non ci sono più
significa che si è compiuta la consegna dei
cervelli all’ammasso.
Grazie per rospitalità. Cordialmente,
Carlo Pons
Vita, problemi, prospettive delle chiese valdesi
Lavoro diaconale
Lo scritto in questione era in chiave ironica: un lettore — un giovane, di quelli
che non si riconoscono nella scelta e nella
linea della F.G.E.l. — calcando (ma non
tanto) i toni e le tinte, ha ripreso certe
tesi correnti anche in alcuni settori della
nostre chiese; si potrà dire che le ha caricaturate, ma nella caricatura vi sono non
pochi tratti reali: su questi voleva far riflettere. La forma del suo scritto non
sembra essere stata efficace per tutti
G. C.
Trepida cura
per lettori ignari
Un gruppo di lettori, da Torino:
Caro direttore.
Ti preghiamo di pubblicare questa lettera che vuol esprimere il nostro stupore
per il costume giornalìstico di recente instaurato.
Ci riferiamo aU’articolo « Sulle speculazioni anticomuniste in Italia », apparso
sul n. 39.
Ecco i motivi del nostro dissenso.
Un articolo il cui autore chiede e, quel
che è peggio, ottiene Tanonimato, per di
più camuffato sotto un innocuo pseudonimo, non avrebbe dovuto esser preso in considerazione : non solo perché l’autore usa
tale mezzo per buttare il sasso nascondendo la mano, ma soprattutto perché carpisce la buona fede dei lettori, come dimostra la lettera della Signora Giuliana Gay
Eynard (pubblicata sul n. 41) che sostanzialmente ringrazia per lo scritto, di cui
pure aveva avvertito il carattere oscuro.
Infatti, ad una lettura normale dell’articolo in questione, non traspare che si
tratti di un montaggio denigratorio verso
ipotetici fratelli.
D’ora innanzi è logico che i lettori si
chiedano, davanti ad ogni articolo di cui
non conoscono l’autore : è un’espressione
autentica di pensiero o una presa in giro?
E, in questo caso, dovuta a chi scrive certe cose 0 a chi ce le fa leggere?
Credo esista un solo modo per tranquillizzare i lettori e ridare la fiducia nella
doppia testata : spiegare come sono costruiti gli pseudonimi (abbiamo tentato l’anagramma, ma con risultati deludenti).
Cordiali saluti,
Evelina Pons, Renzo Turinetto,
Marvi Revelli, Oriana Beri, Laura
Mariotti, Luca Zarotti, Stella Ricca
Mi pare che bisogna distinguere nettamente due questioni: quella dello pseudonimo e quella del contenuto; le confondete, e mi pare che Virritazione per la prima
è conseguenza di quella per la seconda.
Lo pseudonimo non è anonimato (a parte il fatto che, per la stragrande maggioranza dei lettori, anche le sigle, i praesens
etc., che non mancano sulle nostre colonne, sono pseudonimi). Personalmente preferisco in genere nome e cognome. Ma nel
nostro piccolo ambiente, non privo di malevolenze e di pervicaci rancori, capisco
che qualcuno preferisca avanzare delle
idee cercando di evitare i personalismi.
Potrei fare vari esempi di persone che in
questi anni hanno scritto o detto certe
cose, e che sono rimaste segnate dal marchio indelebile e fasullo di questa o di
quella etichetta. Sicché non riconosco la
fondatezza della vostra critica di costume
giornalistico, non accetto come vincolanti
le norme che esponete e non farò Vantocritica che mi chiedete.
Il contenuto: è un po* singolare che si
preoccupino tanto della possibile non-comprensione degli altri, quelli che hanno capito. Si ha fondato motivo di ritenere che
ciò che li irrita è il contenuto; Vattacco
allo pseudonimato è — come già ho risposto a M. Rostan — un facile e comodo
transfert dalle idee avanzate, e discutibili
come ogni altra (a me pare che quelle
sole interessano), al fatto personale, alla
caccia al dissenziente, al reprobo.
Non so se vi ho tranquillizzati; vi saluto comunque fraternamente
Gino Conte
Il Sinodo dell’anno prossimo sì occuperà in
maniera approfondita del lavoro diaconale nella chiesa, sia in rapporto all’attività della
CIOV (Commissione Istituti Ospitalieri Vaidesi) sia a quella, appena progettata, del Centro Diaconale di Torre Pellice. Non sarebbe
affatto fuori luogo che le chiese, anche in vista del prossimo dibattito sinodale, affrontino
quest’anno il problema e si facciano un’opinione in merito. L’attività assistenziale, da chiunque sia svolta, è oggi sospetta: a ragione o a
torto? La diaconia (= servizio fraterno) è
certo un aspetto essenziale dell’esistenza della chiesa nel mondo : ma in che cosa consiste propriamente? Dobbiamo come chiesa gestire istituti assistenziali di varia natura o soltanto fornire uomini animati di spirito di
servizio? O fare le due cose? Oppure oggi il
programma diaconale della chieas deve nettamente scostarsi da quello di « chiesa crocerossina », come diceva Giuseppe Gangale, quale tuttora largamente siamo? Come si vede,
gli interrogativi sono tanti ed esigono un’ampia riflessione corale (cioè locale e sinodale)
della chiesa. Speriamo che avvenga e invitiamo i consigli dì chiesa a promuoverla localmente.
Intanto, trasmettiano due espliciti inviti
sinodali:
1) incoraggiare i giovani delle nostre
chiese a intraprendere la professione infermieristica sia generica che specializzata, da eserictare poi nei nostri istituti ospedalieri, in
quella per l’assistenza alle persone anziane e
in quelli per minori (Atto n. 43); si ricordi
che a tal fine sono state istituite borse di studoi;
2) sostenere finanziariamente in modo
speciale il Convitto Femminile (ex-Orfanotrofio) di Torre Pellice, cht ha ampliato e ristrutturato la sua attività e che, in questa fase di rilancio, ha bisogno di un appoggio particolare (Atto n. 45).
(dalla recente circolare della Commissione
del II Distretto).
Frali
bisogna che altri si uniscano a noi per questo lavoro essenziale.
La riunione dei monitori ha luogo la domenica pom., alle 18, ogni 15 giorni.
I catechismi hanno quest’anno luogo quindicinalmente, rispettivamente per il I e II e
per il III e IV anno. I prossimi incontri dei
catecumeni avranno luogo sabato 21 ottobre:
ore 14,30, I anno; ore 15,30, II anno; sabato
28 : ore 14,30, III anno; 15,30, IV anno. Si
raccomanda la massima puntualità.
Abbiamo accolto con piacere la Fanfara di
Lich (Francoforte), che ci ha dato una bella
serata nel tempio. Una parte della colletta è
stata devoluta alla Casa di riposo.
h'Unione Femminile e la Corale svolgono
regolarmente la loro attività e contiamo molto
sul contributo di questi fratelli e sorelle al lavoro comune.
Walldorf
8 ottobre 1972:
Adunata annuale
dei Valdesi di Germania
= La nostra sorella Elda Rostan, moglie di
^ « Barbo Edmond » Grill, ci ha lasciati quasi
^ improvvisamente il 24 settembre. E’ stata in
= mezzo a noi una persona molto conosciuta che,
= con alcuni pralini, in parte già scomparsi, ha
= contribuito a creare l’aimosfera di tradizionale
= ospitalità a Frali. Chi è salito quassù negli
^ anni prima dello sviluppo turistico non ha
= mancato di conoscerla all’albergo delle Alpi
^ a Ghigo, che ha gestito per molti anni con il
= marito, allora sindaco. Riqnoviamo il nostro
= pensiero fraterno a « Baibo Edmond » ed a
= tutta la famiglia colpita jfa questo lutto.
= Due matrimoni han^ rallegrato la nostra
= comunità. Il 10 settembre il pastore Eranco
= Giampiccoli ha invocato la benedizione del
= Signore su Renato Malocchi e Nice Impallo
= meni durante il culto del 10 settembre. Re
= nato Malocchi ora membro della équipe radio
= televisiva della Federazione Evangelica è ben
= conosciuto a Frali quale predicatore laico e
= membro della corale durante tutto il periodo
S della sua permanenza nella comunità a Agape.
^ Il 14 ottobre è stato celebrato il matrimo= nio di Ugo Feyrot (Indritti) e Jole Feyrot,
= figlia dell’anziano di Orglere. A queste cop= pie di sposi la comunità di Frali rinnova il
= suo augurio affettuoso.
= Durante l’assenza del pastore per il perio^ do di vacanza e le sedute della CEVAA i
= culti sono stati presieduti da Marco Gay,
^ Franco Giampiccoli e Bruno Rostagno. Li
= ringraziamo sentitamente, come pure Faolo
= Corsani che ha accompagnato i cantici al
1 l’organo.
= Le attività a invernali » sono riprese. E
= quest’anno si possono chiamare tali perché in
= settembre e in ottobre ha già di nuovo nevi
^ cato tre volte sulle nostre borgate. E’ rico
= minciato il lavoro del catechismo, della cora
= le, della filodrammatica e della scuola do
= menicale. Quest’ultima ha avuto la sua « as= semblea di chiesa » domenica 15 ottobre ed
= ha eletto quali segretarie : Loretta Artus e
= Sergio Grill; Lucetta Artus e Carla Fascal
= saranno responsabili della cassa. I <c franco
= bollisti » di turno sono Silvana Richard e
= Fiero Fascal di Ghigo che si occuperanno di
E raccogliere e preparare i francobolli per la
= CEVAA e la missione contro la lebbra.
= La filodrammatica di Angrogna presenterà
= il lavoro « Delitto al Central Fark » sabato 28
^ ottobre, nella sala di Ghigo. Tutti sono invi= tati.
I San Germano
I Chisone
= Le attività stanno tutte riprendendo nor= malmente. Il pastore ha visitato i seguenti
E quartieri: Martinat, Cosabella, Sagna, Ga
E rossini e Balmas e conta proseguire le visite
E negli altri quartieri. Un ringraziamento agli
= anziani e ai responsàbili che l’hanno finora
= guidato.
= Ringraziamo assai il pastore Teofilo Pons
= che ha presieduto due culti alla Casa di ripo
^ so, permettendo così al pastore di fare altre
E visite.
E Abbiamo dovuto registrare due decessi alla
= Casa di riposo. Si tratta delle sorelle Maria
= Rochon e Susanna Long ved. Long. Alle fa
= miglie in lutto diciamo ancora la nostra sin
= cera simpatia e riitgraziamo la direzione e il
= personale della Casa di riposo per le cure
E prodigate alle due malate.
E I nostri auguri jriù sinceri alle tre giovani
E coppie che si sono recentemente unite in ma
= trimonio : Giuseppe Devalle e Dorella Com= ba, Enzo Avondetto e Graziella Bordiga, Gui= do Balmas e Lia Bertalot.
E La scuola domenicale ha avuto inizio do
E manica 8 ottobre con un culto in comune con
= gli adulti. Abbiamo soltanto sei monitori e
Qualche notizia già è giunta ai lettori del1’« Èco-Luce » tramite un sollecito corrispondente, ma vale la pena di aggiungerne ancora
qualche altra.
Malgrado l’ubicazione assai periferica e lontana della città e il fatto che i Valdesi vi
siano oramai ridotti ad una piccola seppur vivente minoranza, l’affluenza dei convenuti è
stata notevole. Come sempre è stato cordiale
il rivedersi di tanti fratelli costretti da secoli
a vivere dispersi in una immensa diaspora senza tuttavia perdersi di vista, i quali, se con
tristezza contano ogni volta dei posti vuoti,
salutano anche con gioia il numero crescente
delle nuove reclute.
Non si spende che una breve seduta sui
problemi amministrativi : l’Associazione non
riceve aiuti statali e neppure dalle proprie
ehiese regionali. Si oeeupa del proprio museo
Valdese di Schiinenberg, di qualche dettaglio
organizzativo e di qualche opera di solidarietà
fraterna. Soprattutto si ispira ai « testimoni
che guardano dall’alto per correre con maggior
perseveranza il proprio arringo » (Ebr. 12: 1).
Quest’anno si spende una mezza parola sul
problema vagheggiato da qualche solitario, di
una fusione eventuale del sodalizio Valdese
con quello Ugonotto. Rapida e chiara la risposta : Entrambi sono ottimi ed hanno una propria ragion d’essere, ma sono diversi. Una fusione sarebbe nociva per le due parti. Segue
la proposta di inviare un dono per aiutare il
Collegio Valdese e la Scuola Latina di Fomaretto. L’Assemblea è favorevole. Kiefner, il
il pastore storico che conosce la situazione ed
è presente, approva. Solo una giovane voce
Convitto di Pomaretto
Il direttore del Convitto di
Pomaretto è alla ricerca di due
assistenti; chiunque sia interessato a questo tipo di lavoro è
pregato di prendere immediatamente contatto col direttore
A. Longo.
italiana contesta e propone una idea personale
e non prevista dall’ordine del giorno. Il sottoscritto ribatte, l’assemblea applaude ed il
presidente Schofer chiude signorilmente l’incidente assicurando che la presidenza si prenderà cura di sapere come sono stati spesi i
denari inviati.
Un altro argomento delicato si presenta nel
pomeriggio quando si svolge una tavola rotonda — richiesta da qualcuno in precedenza
— suUa utilità del continuare ad esistere o
meno del sodalizio dei Valdesi di Germania:
Dati i tempi moderni, le esigenze d’oggi, il
mondo <e nuovo » in cui si vive, le cose di cui
l’origine risale ad un passato lontano hanno
ancora utilità?
Non è un parlare consueto in queste adunate. Nessuno ci va se ha simili pensieri in
mente. La maggior parte degli intervenuti è
visibilmente contraria a questa problematica.
Solo una giovane voce italiana fu udire una
nota contestatrice e il proponente della tavola
rotonda insiste : ecco, sono contento che abbiate udito la voce di una che è nato dopo il
1934... Ma ribatte, allora, un’altra voce italiana per insistere sul significato vocazionale, implicito contenuto nel nome « Valdese » e sull’importanza insostituibile dell’opera di collegamento che i Valdesi di Germania compiono
tra varie chiese del loro paese e, malgrado le
frontiere, con i Valdesi della lontana Italia : i
Valdesi esistono e debbono continuare ad esistere... Un applauso, un ringraziamento ai pastori Schofer ed Eiss e ci si separa ben decisii almeno per ora, a non spezzare quei vincoli di solidarietà in Cristo che ci son dati
e per i quali continueremo a lavorare per il
servizio di Dio e del prossimo.
Enrico Geymet
che frequenta questi convegni
da oltre trentanni.
PERSONALIA
A Torino si sono sposati Minima Pecoraro e Gian Franco Sardi. I nostri
auguri più cordiali.
Illlllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll
Doni prò Eco-Luce
N.N., Canadà L. 6.000; Livio Godine, Canadà 4.000; Liliana Ribet, Torino 1.000; Sergio Innocenti, Firenze 1.500; Aldo Long, Roma 500; N.N., Torino 2.000; Beniamino Peyronel. Torre Pellice 6.000.
Grazie! / continua )
DIVORZIO
E CONCORDATO
(segue da pag. 2)
tamente più chiara del matrimonio
concordatario.
Tuttavia gli evangelici italiani vivono nel clima di continua ambiguità
che dal 1929 è più che mai trionfante
in Italia e U loro comportamento deve
esser cosi netto e preciso da facilitare
là' chiarezza anche agli altri.
Già da anni i Sinodi, le Conferenze
Distrettuali e le Assemblee di Chiesa
esortano i membri di chiesa a rendere
testimonianza della chiarezza della coscienza cristiana separando il matrimonio civile dal loro presentarsi alla
comunità (il cosidetto « matrimonio
religioso »). Purtroppo queste voci non
sono state ascoltate che in rarissimi
casi, trovando comodo la maggioranza
di andare soltanto dinanzi alla chiesa,
senza misurarne le conseguenze per gli
altri cittadini italiani.
È giunto il momento di prendere
una chiara posizione. I membri di chiesa, specialmente i giovani, cerchino di
capire la gravità della situazione e la
importanza degli appelli dei Sinodi:
bisogna rinunciare anche a ciò che si
potrebbe fare con tranquilla coscienza, affinché il nostro comportamento
diventi chiaro non solo a noi, ma anche agli altri. Non si può attendere che
un altro Sinodo decida: sarebbe un rinunciare alla libertà del cristiano! È
necessario che venga spontanea dai
membri di chiesa e specialmente dai
giovani la libera decisione che può essere di esempio e di testimonianza per
gli altri italiani; CI SI VADA A SPOSARE IN MUNICIPIO E POI SI VENGA DAVANTI ALLA COMUNITÀ’.
Alfredo SonellI
RINGRAZIAMENTO
Le famiglie Mattone e Ostorero,
commosse per le dimostrazioni di affetto ricevute in occasione della dipartenza del loro caro
Marcello Mattone
ringraziano tutti coloro che hanno
preso parte al loro dolore; un grazie
particolare al Prof. Dario Varese, dottori e infermiere dell’Ospedale Evangelico Valdese di Torino; pastori Rutìglìano. Ricca e Ayassot.
Gesù disse : « Io son la risurrezione e la vita: chi crede in me
anche se muoia vivrà».
(Giovanni 11: 25)
Coazze, 6 ottobre 1972.
Dio ha richiamato a Sé
Fanny Beux ved. Grill
Addolorati, ma sorretti dalla fede
ne danno il mesto annuncio la figlia
Ada; il figlio Arturo con la moglie Mariuccia Bleynat e figli; Fiorella con il
maritoRoberto Rollier, Enrico. La cognata Elvira Grill; nipoti, cugini e
parenti tutti.
« L’anima mia s’acqueta in Dio
solo, da Lui viene la mia salvezza» (Salmo 62, v. 1).
Pinerolo, 16 ottobre 1972.
La famiglia profondamente commosmossa per la dimostrazione di stima
e di affetto ricevuta in questa circostanza, ringrazia sentitamente il Pastore Achille Deodato, il dott. Ghigo e
tutte le gentili persone che l’hanno
seguita e confortata nel suo dolore.
È mancato improvvisamente all’affetto dei suoi cari
Rostan Francesco
Lo annunciano la moglie Bertalot
Adelina, il figlio con la moglie. Ringraziano tutti coloro che hanno preso
parte al loro dolore, con fiori, scritti
e parole di conforto.
Pomaretto Molino, 26-9-1972.
« Il mio aiuto viene dal Signore »
(Salmo 121: 2).
RINGRAZIAMENTO
Le famiglie Peyronel e Massel, profondamente commosse per la manifestazione di affetto tributata loro nella triste circostanza della tragica
scomparsa del loro caro
R o m i I d o
nell’impossibilità di farlo personalrnente, ringraziano quanti si sono prodigati nella triste circostanza e quanti di persona, con scritti e con fiori
hanno partecipato al loro dolore.
Linsardo di Perrero, 12 ottobre 1972.
« ...Dio asciugherà ogni lacrima
dagli occhi loro e la morte non
sarà più; né ci saran più cordoglio, né grido, né dolore, poiché le, cose di prima sono passate... Egli muta l’ombra di
morte in aurora».
(Apoc. 21: 4; Amos 5; 8).
La famiglia Peyran, nell’impossibilità di farlo personalmente, ringrazia
caldamente tutti coloro che hanno
partecipato al suo dolore con affettuosa e tangibile solidarietà, specialmente il Dr. Vivalda e il pastore Deodato,
in occasione della dipartita della cara
Mamma
Lorenzo (Maniglia), 5 ottobre 1972.
6
pag.' i
N. 42 — 20 ottobre 1972
tN PIENA CAMPAGNA PER LE ELEZIONI PRESIDENZIALI NEGLI U.S.A.
IL PROCESSO AGLI ANTIMILITARISTI DJ TORINO
Un comizio di McGovern e Boston
Una calda giornata — una fra le
tante di: questo splendido autunno che
la Nuova Inghilterra ci sta regalando
— invitava; ieri al meeting fissato per
mezzogiorno nel. centro di Boston: per
la prirna volta dopo la vittoria dell’aprile scorso alle elezioni primarie
del Massachusetts,, il candidato presidenziale George Me Govern faceva la
sua ricomparsa ufiiciale in questo stato, che viene considerato come il maggior « feudo » del partito democratico
in tutti gli Stati Uniti.
Era un pubblico giovane, in gran
parte, quello che si ammassava ieri a
Post Office Square, in un ambiente quasi irreale, da fantascienza, con i grattacieli delle più grandi banche e compagnie di assicurazione che proiettavano la loro ombra, reale e metaforica
al tempo stesso, sul palco ufficiale: gli
interessi di queste imprese commerciali sono stati infatti, finora, tra i principali bersagli del candidato democràtico alla Casa Bianca.
A Boston, Me Govern ha avuto la sua
più grande fplla, daH'inizio della campagna: i giornali locali, stamane, parlano di 150.000 persone presenti; e anche se si può arguire che questa cifra
sia un po' ottimistica, è certo che il
pubblico sfiorava i centomila presenti.
Non eravamo sinceramente abituati ad
una simile parata multicolore, a questa specie di grande festa che è contorno ed al tempo stesso parte integrante (più di quanto si sia portati comunemente a credere) di ogni discorso elettorale. Anche se mi assicurano
che qui la campagna è condotta nella
serietà e austerità più rigorosa ed assoluta, rispetto ad altri stati dell’Unione.
Molti gli oratori intervenuti, a sostegno dell’avversario di Nixon nella
corsa verso la Casa Bianca; tra essi il
più applaudito è stato Eugene Me
Carthy, segno che la popolarità ed i favori che seppe riscuotere nelle primarie del ’68 (pur senza riuscire a strappare l’investitura democratica) non si
sono ancora sopiti. Unico grande assente Ted Kennedy, ma sono abbastanza noti i dissapori che intercorrono tra
lui ed il candidato ufficiale 1972.
Infine Me Govern. Il suo timbro di
voce chiaro e comprensibile, le sue
considerazioni precise, ma non astiose,
le sue accuse pungenti, ma verbalmente e politicamente corrette e documentate: ha parlato per circa quaranta minuti; un discorso tipicamente elettorale, di circostanza, ma condotto con linearità e rigore, senza mai eccedere
in gratuiti squarci oratori. Del resto,
anche l’enfasi impiegata nel definire
l’Amministiazione. Nixon come « la più
immorale e la più corrotta nella storia
di questo paese », è parsa giustificata
dà scandali reali — buon ultimo quello scoppiato poche settimane or sono
per la irregolarità del rep>erimento dei
fondi elettorali da parte della staff
presidenziale —. Pure il salace paragone tra il gretto e patetico personaggio di Ebenezer Scrooge, di dickensiana memoria, « che cerca crediti per
Natale», ed i meriti che Nixon ora
vuole arrogarsi per la legge recentemente approvata dal Congresso sullo
aumento delle pensioni del 20% — legge da lui sempre osteggiata e definita
« fiscalmente irresponsabile ed inflazionistica » — è parso azzeccato e puntuale. Il suo discors'o è continuato sul
problema della criminalità e della droga
( « il bersaglio numero uno della politica interna », se verrà eletto), per culminare poi sul suo cavallo di battaglia,
quello che lo ha reso popolare e lo ha
condotto ai vertici del partito: la guerra nel Vietnam. Ha ribadito le sue ormai note teorie di cessazione delle ostilità entro 90 giorni dalla sua elezione,
citando però a conclusione una frase
a grande effetto che il candidato Nixon
aveva malauguratamente pronunciato
nella campagna del ’68: « Quelli che
hanno avuto quattro anni di tenipo
per portare la pace ed hanno fallito,
non meritano ttfla ulteriore prova d’àppello ». Una vera spada di Damocle,
questa frase, una zappa che Nixon rischia di darsi sui piedi.
Fin qui il comizio di Me Govern, a
quattro settimane dalle elezioni presidenziali del 7 novembre. Assistendo alla parata di ieri, si poteva tuttavia av^
re una immagine trionfalistica falsa ed
atipica delle opinioni politiche americane: il Massachusetts è infatti lo stato democratico (intendo qui il partito!)
per antonomasia; anche l’Università di
Harvard — dove tutti i Kennedy hanno studiato — è totalmente megoverniana, sia per quanto riguarda il corpo docente, sia per quello che concerne gli studenti. E la cosa avrà un valore più preponderante che nel passato
— lo ricordo —, in quanto da queste
elezioni l’età limite per il voto è stata
fissata a diciotto anni. _
In questo stato la sconfitta di Nixon
è già scontata: se Me Govern non vincesse qui, non vincerebbe in nessuno
degli altri stati. Ma che cosa accadrà
nei 49 rimanenti? È quanto si chiedono
e cercano di appurare le varie statistiche e sondaggi elettorali, che vengono redatti con frequenza settimanale
dalle agenzie specializzate o dagli stessi quotidiani.
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 ■ 8/7/1960
Il più recente sondaggio, pubblicato
dal Boston Globe ed effettuato su un
campione di 1640 votanti, svela dei risultati sorprendenti e finora mai raggiunti: a Nixon toccherebbero il 63%
dei suffragi, a Me Govern il 29%, mentre gli incèrti sarebbero ancora l’8%.
E opihione comune che la scelta —
poi rientrata, a favore di Shriver — di
Eagleton in qaultià di candidato vicepresidenziale abbia inferto un colpo
mortale,, quasi sicuramente irreversibile, alle aspirazioni di Me Govern. Il
senso di questa scelta pare sia da ricercarsi in ragioni di partito e di alleanze e compromessi politici: sta di
fatto che, prima dello scoppiare dei
caso Eagleton, i sondaggi lo davano
sconfitto di strettissima misura, 41%
contro 48%, e con l’ll% di incerti.
Non crediamo, tuttavia, che la sconfitta di Me Govern, qualora dovesse
verificarsi, sarebbe così catastrofica:
altrimenti supererebbe, in termini e
proporzioni, quella, scontatissima, del
qualunquista Goldwater nel ’64, quando ottenne 27 milioni di suffragi, contro i 43 di Lyndon Johnson.
Ogni sorpresa è del resto ancora
possibile. Il « Gallup poli », uno dei
sondaggi più accreditati, dà Me Govern
sulla via del recupero di parecchie posizioni, in questa ùltima settimana. Ma
saranno sufficienti i rimanenti trenta
giorni per rovesciare il risultato?
Dalla sicurezza, e quasi noncuranza,
con cui Nixon conduce la sua campagna elettorale, rimanendo pressoché
costantemente entro le mura della Casa Bianca per sbrigare il suo lavoro
politico, ed affidando tutto il peso della tenzone « politica » alla moglie, si
direbbe proprio di no.
A ineno che questo suo agire non
obbedisca ad un cliché precostituito,
che vuole il presidente uscente « fedelmente » dedito, fino all’ultimo istante,
agli impegni assunti di fronte alla nazione, e non sia piuttosto l’unica via
imposta dai fatti, un’immagine sapientemente costruita di chi si mostra
ostentatamente sicuro: ma che, in realtà, non ha argomenti validi da opporre
ad alcuni interrogativi che una parte
almeno della popolazione gli pone.
Harvard University, 4 ottobre 1972.
Roberto Giacone
I I colloqui sovietico-americani per la limitazione degli armamenti strategici (SALT)
riprenderanno a Ginevra a metà novembre.
Finora, i negoziati si sono svolti, alternativamente, a Vienna e a Helsinki; tuttavia, nella
primavera scorsa, russi ed americani si sono
messi d’accordo per tenerli a Ginevra.
H Dal 13 al 20 ottobre l’URSS ha proceduto, come comunica la Tass, ad esperimenti di
lancio di vettori di missili, in una zona del
Pacifico, dal raggio di circa 75 km.; le linee
di navigazione marittima e aerea sono state
invitate ad evitare, in quei giorni, la zona
degli esperimenti.
H Dal 16 al 20 ottobre si tengono a Roma
alcune riunioni di commissioni del Parlamento europeo; all’o.d.g.: situazione e prospettive dell’associazione CEE-Grecia; proposta sullo statuto della società per azioni europea;
preparazione della conferenza sulla sicurezza
e sulla cooperazione in Europa e sulla situazione politica in Medio Oriente; conseguenze che l’ampliamento della Comunità determina per le sue relazioni con i Paesi del bacino del Mediterraneo; relazioni con l’America latina.
m Secondo il quotidiano del Cairo <c Al
Ahram », che cita fonti palestinesi, il Comando dell’organizzazione dei guerriglieri palestinesi (OLP) sarà trasferito da Beirut a
Damasco.
I 11 corpo accademico dell’istituto « Karolinska », della facoltà di medicina dell’università di Stoccolma, ha assegnato il Premio Nobel 1972 per la medicina ai professori Gerald Maurice Edehnan, dell’università Rockfeller di New York, e Rodney Robert Porter, dell’università di Oxford (Gran
Bretagna), « per le loro scoperte sulla struttura chimica degli anticorpi ».
Alla vigilia del processo presso la
corte d’Assise di Torino contro i nove
antimilitaristi denunciati in. occasione
di due manifestazioni avvenute il 17
marzo e il 4 novembre 1971, il MAI
(Movimento Antimilitarista Internazionale) ha tenuto una conferenza-stampa
nei locali della casa comunitaria di via
Venaria 85/8, casa funzionante da poco tempo (e in via di acquisto con
gravi sacrifici finanziari), avente per
scopo fondamentale lo studio, la diffusione e il coordinamento della teoria e
della prassi nonviolenta.
Dobbiamo premettere, a scorno dei
giornali invitati, che le testate presenti
erano piuttosto scarse; desideriamo
sottolineare questo assenteismo e disinteresse del tutto ingiustificati (ma
forse giustificati anche troppo!!) verso
movimenti libertari e antiautoritari i
quali, basandosi appunto sul così contrastato diritto alla libertà del singolo,
operano al fine di dare un nuovo indirizzo, un nuovo volto ad una società
sempre più repressiva, sempre più autoritaria, sempre più dedita ad un malinteso culto della tradizione e del falso prestigio.
Mentre ci riserviamo di tornare in
argomento nel prossimo numero in occasione del processo, ecco brevemente
i fatti. A seguito delle anzidetto manifestazioni del marzo e del novembre
1971, la legione dei carabinieri di Torin denunciò alla procura della repubblica (la prima volta a piede Libero e
la seconda in stato di arresto) undici
dimostranti (di cui due poi prosciolti)
per vilipendio alle forze armate (slogans antimilitaristi) e istigazione ai
militari a disobbedire. Accanto a queste denuncie, i CC. ne sporsero un’altra, a carico del prof. Giuseppe Marasso, che è uno degli esponenti più « in
vista » del Movimento: lo hanno cioè
accusato del possesso di una mazza
ferrata nel corso della manifestazione
del 4 novembre, mazza che avrebbe
poi abbandonata all’atto dell’arresto.
Marasso a sua volta ¿enunciò subito i
CC. per falso ideologico e calunnia
(tralasciando di denunciarli per le violenze fisiche subite all’atto dell’arresto)
negando il fatto. A seguito di un supplemento di indagine della magistratura, il Proc. della repubblica La Marca lo assolse in istruttoria con formula piena. È curioso a tal proposito notare la testimonianza degli agenti di
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
Coop. Tip. Subalpina - Torre Pellice (Torino)
MC-GOVERN
UOMO POLITICO
Non sappiamo se sia lecito dare
fin d’ora per sconfitto il rivale di
Nixon nelle prossime elezioni americane, come fanno molti osservatori,
uomini politici, giornalisti. Siamo certi però che la proposta di McGovern
a candidato alla Casa Bianca da parte
del partito democratico, esprima qualcosa di profondo che va maturando
nella coscienza americana. Come scrive Jean-Claude Bufile sul « Journal de
Genève » del 5 c., McGovem, « con la
sua povera maschera di perdente, con
le sue contraddizioni che non [anno altro che riflettere le contraddizioni dell’America, (...) assomiglia troppo a
quella parte di sé che gli Americani
non hanno ancora il coraggio di guardare ».
Nel 11. preced. di questo settimanale
abbiamo dato la parola allo stesso
McGovern nel tratteggiare alcuni
aspetti caratteristici della sua personalità nel periodo giovanile (v. l’art.; La
giovinezza di McGovern). Se non possiamo, consentire ad ogni- sua affermazione (per es. non condividiamo la sua
concezione del pastorato), vogliamo
però dichiarare tutta la nostra simpatia per certi tratti vigorosi del suo carattere: soprattutto per la sincerità, la
bontà, la laboriosità, il coraggio. Le
figure di parenti, cui egli accenna, sono
vive e toccanti: il padre lavoratore indefesso, prima minatore poi giuocatore
di base-ball, infine pastore « costruttore di chiese »; la madre economa; la
moglie devota fino al sacrificio di sé,
ricca d’un realismo tipicamente americano, che richiama in modo suggestivo un antico ritratto di donna ebrea
(Proverbi 31; 10-31).
Riportiamo ora alcuni passi del racconto de McGovern fa della propria
carriera politica.
« Nel 1953 avevo una situazione stabile: una cattedra nella “Dakota Wesleyan University” di Mitchell. Avevo
trentanni, ero dottore in lettere e dirigevo la sezione di storia e di scienze
politiche. Amavo insegnare e pensavo
d’aver qualche influenza sui giovani:
ma vedevo la possibilità di farlo su
scala più grande. Diedi dunque le dimissioni per consacrarmi alla riorganizzazione del partito democratico nel
Sud-Dakota. Tutti, o quasi tutti, mi
presero allora per un matto. Bradley
Young, il democratico n. 1 della città,
mi disse testualmente: “Tu sei un
brav’uomo, ma non c’è speranza. Lascia perdere”. (...)
Tre anni più tardi posi la mia candidatura ad un seggio della Camera dei
Rapresentanti. (...) Noi avevamo allora cinque bambini, ma non un soldo
da parte. Mia moglie faceva tutto in
casa. Alcune persone mi diedero del
denaro per la mia campagna politica,
altre m’aiutarono a far vivere i miei ».
McGovern racconta poi dei suoi primi successi ed accenna alle sue idee
politiche. « In ciascuna delle campagne
elettorali che ho condotte a partire
dal 1956, mi si è sempre mossa la stessa accusa: io sono troppo radicale. Mi
si è accusato d’esser l’uomo dei gruppi di sinistra, o di John Kennedy. Ed
è vero che io mi considero un radicale, nel senso che io voglio andare al
dilà delle opinioni convenzionali. Credo che dei cambiamenti fondamentali
sono necessari, e sotto questo rapporto m’è indifferente che mi si tratti da
radicale. Spesso mi sono domandato
se le persone che, come me, sono ere-,
scinte nel mezzo di grandi pianure,
non siano più coscienti, degli altri, della possibilità di muoversi in quella direzione qualunque, da loro scelta. È
un pensiero esaltante e rassicurante.
Sono abbastanza realista per sapere
che molte cose, da me proposte, non
hanno troppa probabilità d’esser approvate dal Congresso: so che nessun
Presidente ha mai potuto realizzare
ogni suo desiderio. Ma credo che il
Presidente possa dare un certo tono
ed aiutare la nazione ad agire secondo
buon senso. (...)
Quando, all’inizio del 1969, decisi di
partecipare alla corsa alla Casa Bianca, quasi tutti quelli a cui ne parlai,
cercarono di dissuadermi. La quasi-totalità dei miei collaboratori erano contrari. Ma il mio amico Henry Kimelan
(il direttore poi della mia campagna
elettorale) era molto nettamente favorevole. Se egli non mi avesse incoraggiato con tanto zelo, avrei forse rinunciato.
Avevo veramente la. sensazione di
poter ottenere l’investitura del partito
democratico. A Ted Kennedy davo
maggiori speranze ma, tutto considerato, ero in dubbio che egli avrebbe
posto la propria candidatura, perché
gli elettori non avrebbero certo voluto
rifare l’esperienza del 1968. Mi pareva
anche d’aver maggior peso e più immaginazione di Muskie. Ero poi sicuro
che tutti i candidati avrebbero condotto la propria campagna elettorale nello stile tradizionale di cui il paese è
sazio. (...)
Ch inon mi crede abbastanza energico per essere Presidente, non mi conosce. Non comprende che si può essere
insieme energico e tranquillo e riservato. La mia energia è fondata su un
senso, ben sviluppato, della giustizia.
Le persone che godono fama d’esser
le più energiche (i “fusti” del Pentagono) scopriranno la mia energia, se sarò eletto Presidente. Quella sarà la
prova principale (io credo) che attenderà il prossimo Presidente: poter tener testa ai militari. Non già ai militari russi o cinesi, ma ai nostri militari. Io credo di progredire insieme
con un’avanguardia, cui la maggioranza del popolo americano è disposta
ad obbedire. Sono convinto che esiste
una coalizione (formata di giovani, di
avversari della guerra, di abitanti delle
periferie, di contadini, di operai, di negri) pronta a stringersi intorno ad un
capo politico, e non disposta a ricever
ordini né dai capi-partito, né dai capi
dei sindacati, né da quelli delle comunità rurali, e neppure dai capi ecclesiastici. Voglio che il paese abbia
non necessariamente una nuova scala
di valori, ma un modo di mettere in
armonia le nostre azioni coi nostri
principi di sempre. Voglio che ci si
preoccupi meno di fondare la nostra
sicurezza sulla potenza militare, e che
ci si preoccupi più di gius.tizia, di dignità, d’uguaglianza a favore di ognuno; più delle frustrazioni e delle inquietudini che opprimono i cittadini,
in modo che il governo divenga uno
strumento più sensibile. Credo insomma che questi sono i criteri cui si dà
valore nelle piccole città (lo spirito di
buon vicinato, il senso reciproco di
responsabilità,...), i criteri ai quali mi
fu insegnato a credere fin dalla più
tenera infanzia ».
(Dal mensile "Lectures pour tous’,
del settembre 1972).
UNA IPOTESI
« Radio-Hanoi, captata a Saigon,
ha dichiarato domenica (15.10.’72) che
Nixon ha abbassato un "sipario di fumo”, facendo credere ad una prossima
pace. La radio ha ricordato le recenti
dichiarazioni “belliciste" del sig. Thieu,
qualificato la “coda di cane che obbedisce alla testa”. La “testa”, aggiunge
la radio, è “il padrone americano”. E
"Thieu è lo specchietto di coda che riflette fedelmente le manovre di Nixon
destinate ad ingannare l’opinione pubblica, per assicurarsi la rielezione” ».
Da "Le Monde" del 17.10.’72).
Per noi, la dichiarazione di RadioHanoi, circa l’ultima politica di Nixon
Oe “manovre” di Nixon) non è che una
ipotesi, ahimè, quanto plausibile! Ma
in un futuro non lontano, ognuno potrà chiaramente riconoscere se tale
ipotesi corrisponde, o meno, alla verità.
polizia presenti, i qúali,- oltrè a 'non
aver visto Marasso armato, hanno
escluso che egli, notoriamente nonviolento andasse in giro munito di armi,
sia pure, come si suol dire, « improprie »,
Ma perché allora questo particolare'
accanimento dei CC. contro il Movimento pacifista? La ragione è stata
spiegata nel corso della conferenza:
com’è noto, i CC. fanno parte dell’esercito, delle fi. aa. e pertanto si sentono
particolarmente « colpiti » dalle manifestazioni antimilitariste. Di conseguenza, essi hanno cercato di distruggere moralmente il Movimento, dandogli la patente della violenza con una
denuncia il cui falso è stato giudizialmente accertato.
Al processo in sostanza si presentano
delle persone accusate di reati d’opinione che il potere costituito perseguita sempre di più, in contrasto colle
stesse norme della Costituzione e valendosi di un codice fascista.
Nel corso della riunione non è mancato un accenno — con un opportuno
e «pertinente » riferimento alla situazione del paese — al nuovo grave oltraggio recato alla giustizia nei riguardi di Valpreda e compagni che non
solo vedono ancora una volta allontanarsi il loro processo dopo tre anni di
galera, ma hanno visto cadere nel nulla anche la domanda di scarcerazione
in attesa di processo. Si tratta di un
fatto di eccezionale gravità che in genere la stampa ha posto in rilievo: è
un fatto che non esitiamo a paragonare alla prassi tristamente nota dei paesi dittatoriali e che anzi forse le supera. In quei paesi infatti il giudizio, di
norma (indipendentemente dalla sud
« qualità ») è assai più sollecito. Come
è stato fatto notare, siamo giunti al
punto di assistere al fatto che la stessa « giustizia » che ha incarcerato gii
anarchici tre anni fa sulla base di indizi, pretende ora di non potere né
giudicarli né scarcerarli.
Roberto Peyrot
IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII||||||||||[|||||||||||||||||||||||||||||||||
Cronache ecologiche
B II 14 ottobre si è riunito a Milano, presTouring Club Italiano, il direttivo del1 Associazione Amici del Po^ di cui fanno parte enti e organizzazioni pubbliche e private dì
tutta la Valle Padana, e che da anni si occlipa del rilancio del nostro massimo fiume e
della salvaguardia del suo ambiente naturale.
H Si sta svolgendo a Buenos Aires il T
Congresso forestale mondiale, cui partecipano
1.500 delegati di tutti i Paesi. I lavori vertono in particolare sul continente latinoamericano, che con le sue risorse agricolo-foreslali può dare al mondo, oltre che a se stesso,
un apporto assai maggiore di quello attuale.
Come in altre regioni in sviluppo, i due problemi più gravi sono: il lento incremento della produzione agro-zootecnica rispetto al rapido aumento della popolazione, e gli insufficienti sistemi di lavorazione e di esportazione dei prodotti agro-zootecnici. Nella Piazza
Nazioni Unite di Buenos Aires ogni delegazione straniera ha piantato un albero.
Per mancanza di spazio il quarto articolo di P. Comba sulVecologia deve essere
rinviato al prossimo numero.
A TORRE PELLICE
Seminarlo
sulle Alpi occidentali
Universitario di Studi Europei
di Torino ha organizzato un seminario sulle
Alpi Occidentali che si tiene a Torre Pellice
dairs al 22 ottobre.
Domenica il seminario ha tenuto una sessione allargata con la partecipazione di altre
persone provenienti dalle valli alpine e dalle
città. Particolarmente importanti gli interventi sui trafori del Prof, Roger M^cé, delegato interministeriale del Tunnel sotto la Manica, sulla situazione silvo-pastorale in Val
Pellice dei Dott. Alberto Baridon e Gian Paolo Mondino dellTstituto Nazionale per Piante da Legno, sulPagricoltura e la popolazione
del Prof. Jean Miège direttore del Laboratorio di Geografia di Nizza, e sulla situazione
nella montagna slovena della sociologa Sonja
Lokar delPIstituto 'per le Questioni Nazionali
di Lubiana.
Nella prima settimana, dopo un’introduzione del Prof. Giuseppe Dematteis, avevano
tenuto relazioni i Proff. Jacques Jely e Pierre Préan delPUniversità dì Grenoble II e il
Prof. Paul Guichonnet dell’Università di Ginevra. Nella seconda settimana intervengono
i Proff. Etienne Dalmasse dell’Università di
Strasburgo, Corrado Grassi dell’Università e
Mario Federico Roggero del Politecnico di
Torino e Bernard Barbier dell’Universilà di
Aix-en-Provence. Le conclusioni saran tratto
domenica 22 con il Prof. Pierre George della
Sorbona.